Insieme - Maggio 2019

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MAGGIO 2019 N. 5 ANNO XIV € 1,20

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

AUGURI MAMMA

LORENA BIANCHETTI RACCONTA LA SUA MATERNITà

XII premio euanghelion




Sommario

MAGGIO 2019 N. 5 ANNO XIV € 1,20

sieme

Tibi non sit grave dicere Mater Ave!

MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Come è bello, specialmente nel mese di maggio, trovare lungo la strada un’edicola con l’immagine della Madonna e la scritta “Non ti sia pesante, gravoso, recitare un’Ave Maria!”. E si continua ad andare. † Giuseppe, Vescovo

AUGURI MAMMA

LORENA BIANCHETTI RACCONTA LA SUA MATERNITà

XII pREMIO EUANGHELION

Maggio è il mese dedicato alle mamme, lo festeggiamo con un’intervista a Lorena Bianchetti, volto celebre di A Sua immagine, che lo scorso 5 marzo è diventata mamma della piccola Estelle. «Dio è grande – racconta – e a volte sa sorprenderci proprio quando non ci speriamo più». L’approfondimento è dedicato ai protagonisti della XII edizione del Premio Euanghelion, in programma per il prossimo 25 maggio. Il Premio, nato nel 2006 insieme a questa rivista, come riconoscimento da assegnare a quanti si impegnano per comunicare la buona notizia, quest’anno sarà conferito a Laura Guerra, giornalista professionista che segue la redazione napoletana di Scarp de’ Tenis, modello di inclusione e riscatto per gli “ultimi”. Il secondo premiato è Gennaro Ferrara, salernitano di origine e romano di adozione che su Tv2000, con la trasmissione “Il diario di papa Francesco”, racconta il pontificato di Bergoglio. Per la XII edizione, il premio si arricchisce di una raccolta fondi straordinaria per sostenere le realtà del territorio che si occupano di minori a rischio, con lo spettacolo Ago di Giovanni Scifoni in programma al teatro Diana di Nocera Inferiore. Nelle pagine della scuola ci occupiamo del concorso per direttore dei servizi generali e amministrativi. Oltre 100 mila gli iscritti per circa 2mila posti. Nelle pagine culturali, tanti spunti per leggere, andare al cinema e scoprire il nostro territorio. In Vita ecclesiale presentiamo la Lettera pastorale “I Cortili dell’Evangelizzazione”, il documento firmato da mons. Giuseppe Giudice che contiene una prima lettura della Visita Pastorale. L’ultima è firmata da M. Michela Nicolais di AgenSIR e presenta l’esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit”.

COMMENTI 5 Se l’odio avanza

di Silvio Longobardi 62 L’ultima

di M. Michela Nicolais

VITA ECCLESIALE 34 I Cortili

dell’evangelizzazione 36 Visita Pastorale 40 I pastorelli di Fatima 44 Diocesi in festa

per san Prisco 8 10 14

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’APPROFONDIMENTO Cronisti appassionati Rendere protagonisti gli “ultimi” Tv e Vangelo, il Pane quotidiano di Gennaro Ferrara Un attore da sould-out SCUOLA&UNIVERSITà

16 Concorso DSGA, 2000

posti nelle scuole di Martina Nacchio 18 In ricordo di don Mario

SPECIALE FESTA DELLA MAMMA 19 I segreti di Lorena Bianchetti 21 Maggio si tinge di giallo VITA NELL’AGRO 26 Per una nuova

economia di Martina Nacchio 27 Autismo 28 Il teatro per tutti 51 BACHECA

NEWS PARROCCHIE 47 Notizie dalle parrocchie IN PARROCCHIA 53 Pagine parrocchiali RUBRICHE 22 Associazioni e realtà del territorio di Sofia Russo 24 Fisco e tributi di Andrea Perrillo Il dottore dei bambini di Salvatore Guercio Nuzio 25 Sale in zucca di Raffaella Marciano 32 Insieme con Maria di Antonietta Abete 38 Gli operai del Vangelo di mons. Giudice 42 Le parole della fede di Silvio Longobardi CULTURA 29 L’angolo delle recensioni 30 Appuntamenti culturali In sala 31 I tesori del Museo Diocesano "San Prisco"

6. La sua spiegazione non fa una piega

33. Come immagini la Madonna

39. Incontri di Quaresima


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Se l’odio avanza M

ilano, un ragazzo di 16 anni con problemi psichici è stato picchiato selvaggiamente per futili motivi. Ad aggredirlo un ventenne che in quel momento si trovava assieme ad alcuni amici che nulla hanno fatto per fermarlo. Ferrara, un bambino di 11 anni rivolge ad un compagno di classe, ebreo, parole minacciose: “Quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz”. Verona, durante le ore scolastiche, un bimbo di 9 anni aggredisce con calci e pugni una sua coetanea, costretta a ricorrere alle cure dei sanitari. Napoli, questa volta siamo in una scuola materna, 4 anni sono sufficienti per dire ad un bimbo della stessa età che non lo avrebbe invitato alla festa di compleanno perché… era nero. Mi fermo qui. Se volessi continuare, la lista sarebbe molto più lunga. Mi sono limitato a raccogliere alcune notizie apparse nella cronaca dell’ultimo mese. Ho scelto episodi che hanno come protagonisti le nuove generazioni. In questi casi si parla di bullismo, antisemitismo, razzismo… le parole cambiano ma in fondo la radice è la stessa. Anzi, talvolta le aggettivazioni sono devianti perché finiscono per offrire un’interpretazione ideologica. In realtà, dobbiamo registrare un crescente tasso di violenza che si diffonde rapidamente in ogni ambito della vita sociale. I social amplificano a dismisura le reazioni emotive, provate a leggere i commenti dei tifosi di calcio o le minacce feroci degli animalisti. Il legittimo dissenso non viene spiegato con la pacatez-

za delle proprie ragioni ma è gridato attraverso il turpiloquio e l’offesa. Nessuno interviene. Eppure, se le stesse parole fossero rivolte ai membri LGBT sarebbero subito censurate. Evidentemente, non c’è la decisa volontà di combattere uno stile che esprime e alimenta l’odio sociale. Si diffonde un clima di tutti contro tutti. Non è solo un fenomeno italiano, anzi forse nel nostro Paese il fenomeno è più contenuto che altrove. In questo clima di paura è più facile alzare muri che aprire le porte, più facile inveire che dialogare. Questa deriva violenta mi rattrista ma non mi stupisce affatto. Una società che permette ad una mamma di sopprimere il figlio che porta in grembo, fa della libertà individuale un principio assoluto che prevale sempre e comunque su ogni altra relazione, anche più oggettiva e cogente. Una società che innalza l’aborto a diritto inalienabile non ha alcuna credibilità etica. La sindrome di Caino è scritta nel nostro DNA. È facile cadere nella trappola dell’odio. Lo sappiamo per esperienza. Per diventare artigiani di pace e costruttori di fraternità, la ragione non basta. Solo la fede in Gesù Cristo può generare uno stile in cui la relazione umana è cercata e perseguita come un bene essenziale. Solo la fede in Colui che per amore si è lasciato inchiodare alla Croce può generare un amore che non risponde all’odio con la stessa moneta. Di questa fede oggi abbiamo più che mai bisogno. Le chiacchiere le lasciamo ai talk show.

Immagine di repertorio

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posta@insieme.it a cura di Antonietta Abete

“La sua spiegazione non fa una piega” Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Elisa, indirizzata a padre Domenico Marafioti, docente presso la Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, che sul numero di marzo ha pubblicato un’interessante riflessione sul titolo “Madonna delle Galline” che a Pagani potrebbe aver nascosto, per anni, la devozione alla Madonna del Megalini Carissimo padre Domenico Marafioti, ho letto con grande interesse l’articolo da lei scritto e pubblicato sul mensile “Insieme” dal titolo “Madonna delle Galline o Madonna del Megalini?” Le confesso che anch’io, come lei, e come credo tanti altri, mi sono spesso chiesta da dove venisse fuori questo nome così “bizzarro”, poco regale e raffinato dedicato a Maria. L’interessante ricostruzione linguistica e storica da lei elaborata ci riconduce al nostro dialetto napoletano e sembra proprio che “A Madonna di galini” fosse la Madonna del Megalini, ovvero la maestosa Madonna del Magnificat. Ho fatto leggere l’articolo anche ai miei alunni. Io insegno Religione al liceo classico di Angri, un paese molto vicino a Pagani, luogo dove si venera la Madonna delle galline. I ragazzi, con vivo interesse, dopo la lettura hanno condiviso le loro riflessioni giungendo alla conclusione che le sue spiegazioni, come si dice dalle nostre parti, “non fanno una piega” e sembrano davvero svelare il mistero delle galline. Statua della Madonna delle Galline (Foto Salvatore Alfano)

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Ma... nulla accade per caso e spesso la fede supera nella logica la ragione. La Madonna del Magnificat, umile serva di Dio, creatura senza peccato ha innalzato gli umili, le persone del popolo, quelli che usavano il dialetto come unico linguaggio, diventando non senza il suo compiacimento “A Madonna di galini” o la “Madonna del popolo”. Questa festa, tanto amata anche dai giovanissimi, è un evento che proprio il popolo aspetta. La gente per onorare Maria ama vestirsi con abiti d’epoca, cucinare piatti tipici e partecipare alla tammurriata, per poi depositare i loro strumenti ai piedi della Vergine, ringraziandola. Tutte queste cose rendono davvero Magnifica Maria. La devozione a Maria, Madre di Dio costituisce una delle radici più profonde del sentimento religioso. La Chiesa venera questa Madre che porta il nome di Maria più di tutti gli altri santi. La sua figura è intessuta con i fili della storia della salvezza. Ella riassume in sé tutte le attese e appartiene proprio agli umili e ai poveri del Signore. La saluto con affetto. Elisa


IMPRONTE Il Teatro romano di Sabrata, in Libia, Patrimonio dell'UmanitĂ dal 1982, fu eretto tra il II e il III secolo d.C. Gli spalti rivolti verso il mare e il muro di scena a tre livelli, offrivano una vista spettacolare ai circa cinquemila ospiti che poteva contenere. Guardando questa foto si fa fatica a pensare alla Libia di oggi. Teatro di guerra, luogo di detenzione e morte per tanti migranti. Macerie nuove che si sovrappongono a quelle antiche ma, di certo, alla vista non sono affatto belle e non saranno mai un patrimonio per nessuno. Serviranno solo a scrivere l'ennesima pagina nel libro delle infamie umane. (Foto Salvatore Alfano)

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

Cronisti appassionati N

on è facile fare il mestiere del giornalista. Ancora più difficile quando gli occhi sono bendati da ideologie o da altri interessi che amplificano taluni aspetti e nascondono altri. Non è facile custodire la libertà di parola perché tutti i mezzi di informazione – compresi quelli cattolici – hanno padroni e interessi da difendere. Vedo in giro una faziosità sconcertante che solleva non pochi dubbi sull’ostentata professionalità. A volte mi capita di leggere o vedere interviste in cui il cronista non si pone in dialogo critico con il suo interlocutore, come vorrebbe la deontologia professionale, si limita a prestargli il microfono. L’intervista così diventa un morbido tappeto. Reporter con la schiena dritta, per usare un’espressione abusata, se ne trovano pochi. Non poche volte il desiderio di far carriera inquina le pur buone intenzioni di partenza. Nessuno si offenda. Una volta i reporter avevano il compito di tenere desta la coscienza critica, oggi siamo noi che dobbiamo leggere con ponderato giudizio.

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Il Premio Euanghelion è nato nel 2006, insieme alla nostra rivista, per individuare e proporre ogni anno persone che hanno onorato questa professione e si sforzano di raccontare la realtà e di far emergere quegli aspetti che rischiano di restare sommersi nello tsunami di notizie che ogni giorno invadono le redazioni. I mezzi di informazione hanno la tendenza ad amplificare oltremisura le cattive notizie, noi invece abbiamo bisogno di notizie che mostrano tutto il bene che c’è nel mondo per contrastare uno strisciante pessimismo e alimentare uno sguardo di speranza. Non mancano i fatti ma la volontà di raccontarli. Un giornalista ha una grande responsabilità sociale, la sua parola non può né deve essere distaccata e fredda. Al contrario, deve essere una cronaca appassionata che apre gli occhi e mette nel cuore tanta voglia di fare. Tanti ci riescono perché non hanno altro interesse se non l’amore per la verità. Non sta a me dire se noi apparteniamo a questa categoria ma vi assicuro che ce la mettiamo tutta. Silvio Longobardi


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L'APPROFONDIMENTO La copertina dell'ultimo numero

I redattori di strada con l'equipe redazionale

Rendere protagonisti gli “ultimi”

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a redazione napoletana di Scarp de’ Tenis, una delle dieci sparse in tutta Italia, è un modello di inclusione e riscatto per gli “ultimi”. Il giornalismo può rappresentare una seconda chances per i poveri. L’esperienza partenopea, nell’ambito di quella più ampia di Scarp, che nasce a Milano nel 1996, è un esempio unico ed è per questo che sarà riconosciuta con il Premio Euanghelion. Dalla sua fondazione, in 23 anni di acqua ne è passata sotto i ponti. La società italiana, le povertà e l’approccio a questi temi sono profondamente mutati. Una sfida tra le tante che Scarp ha accolto a testa alta: «Con le nostre pagine – spiega Laura Guerra, giornalista dell’equipe della redazione napoletana – abbiamo attraversato il passaggio dal Novecento al nuovo Millennio, abbiamo cambiato grafica e formato più di una volta, il prezzo di copertina è passato dalla lira all’euro; c’è stato un avvicendamento alla direzione. Quella che non è cambiata è la linea editoriale: mettere al centro la strada e chi la vive, la raccontiamo senza sconti sulla durezza ma ci piace anche dare spazio alle storie positive che ci vengono incontro. La cadenza mensile ci permette di soffermarci sui temi sociali e di approfondirli con focus e speciali usando la long-form narrativa».

Parlare di povertà non è semplice.

Parliamo di povertà e in più di vent’anni siamo passati dalla narrazione delle povertà storiche legate alla deprivazione sociale perlopiù metropolitana o a dipendenze diverse, a registrare i fenomeni legati ad una povertà più strutturale, come quella dei working poors – persone impoverite nonostante abbiano un lavoro – dei precari di ogni generazione, dei giovani che passano da uno stage all’altro e che si mantengono

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Laura Guerra, giornalista professionista che segue la redazione napoletana di Scarp de’ Tenis, spiega come si può raccontare la povertà e come un giornale può essere occasione di riscatto per gli emarginati Un po’ di storia

Scarp de’ Tenis è nato a Milano nel 1996 grazie al sostegno della Caritas Ambrosiana. Lo tennero a battesimo il cardinale Carlo Maria Martini ed Enzo Jannacci cantautore degli ultimi e alla cui celebre canzone “El purtava i scarp del tennis” si ispira la testata. Ha 10 redazioni in tutt’Italia. I venditori sono più di 150, ci lavorano 20 giornalisti; lo dirige Stefano Lampertico che ha intervistato in esclusiva papa Francesco, il servizio è stato ripreso da tutti i più grandi network informativi internazionali. Firmano rubriche fisse Giangiacomo Schiavi, Gianni Mura, Piero Colaprico, Paolo Lambruschi. Fa parte dell’Insp, Rete Internazionale dei Giornali di Strada, e ha vinto i premi giornalistici Biagio Agnes, Il Premiolino, Buone Notizie, Insp Special News Award.


facendo i riders. Di pari passo si sono affievolite le tutele e il welfare sociale ed oggi finiscono per strade persone che fino a pochi anni fa avevano una vita assolutamente normale. Scarp è fatto e venduto da redattori di strada, ci spiega meglio cosa si intende?

hanno fatto un servizio fotografico velando tutti noi, abbiamo visto il reportage di Domenico Iannacone “Spaccanapoli” per I Dieci Comandamenti e infine siamo andati a vedere il capolavoro del Sanmartino, che è stata davvero un’emozione forte. Ogni tappa è stata raccontata dai loro articoli.

La redazione napoletana gestita dalla cooperativa La Locomotiva, ente impegnato da 20 anni nel contrasto del disagio adulto, ha investito molto sulla creazione di spazi che offrissero un’occasione di autonomia per le persone che beneficiano del progetto. Con i laboratori di formazione alla vendita e di scrittura narrativa e giornalistica si offrono strumenti per vendere il giornale e per scriverlo; questo permette di guadagnare qualcosa sia sulle copie vendute che sugli articoli pubblicati. Quando diciamo che Scarp è un progetto sociale di reinserimento socio lavorativo intendiamo dire che facciamo un giornale in cui gli utenti acquistano il protagonismo di venditori e redattori di strada.

Eppure si potrebbe pensare che chi vive nell’ombra, nell’abbandono, potrebbe non avere la luce e l’ispirazione per narrare il bello.

Insomma, è un vero e proprio lavoro. Si aiutano gli “ultimi” ad emergere, a riscattarsi, a formarsi?

Il razzismo, il benaltrismo, l’emarginazione sociale sono sentimenti sempre più presenti. Alcune scelte, anche politiche, sembrano averli sdoganati. I redattori di strada come si rapportano e come tengono testa a una rabbia crescente?

Si proprio così: è un lavoro d’equipe fatto da Marta Attanasio, operatrice sociale che segue tutti gli aspetti della vendita compresa la formazione dei venditori, da me che curo gli aspetti giornalistici e la scrittura dei testi ed è coordinato da Mena Severino educatrice professionale. Come scegliete gli argomenti da trattare, le interviste da realizzare?

Se sei un invisibile e ti senti in credito con la vita è molto facile sottolineare le cose che non vanno e le ingiustizie, alimentando quel mood vittimista che a Napoli non manca mai. Abbiamo scelto di raccontare la Napoli bella che è fatta di persone interessanti che i nostri redattori di strada intervistano in redazione: sono venuti a trovarci Ottavio Lucarelli, le guide Le Capere Laura e Valeria, Maurizio De Giovanni, Amalia De Simone.

È un pensiero pigro, l’arte conquista ed emoziona tutti, non importa quanto hai in tasca. C’è stato qualche redattore che grazie al vostro sostegno è riuscito a riscattarsi, ad abbandonare la vita di strada?

Scarp fa parte di una rete di servizi per senza dimora che comprende anche la prima accoglienza, integrando diversi interventi abbiamo accompagnato tanti percorsi che si sono concretizzati nell’affitto di una casa.

Con la dignità del lavoro che fanno; vendono un giornale che accoglie il loro punto di vista e che gli viene riconosciuto anche economicamente; se sei riconosciuto, rivendicare un diritto perde il carattere dell’assistenzialismo che invece ti lascia esattamente nella condizione in cui sei. Considerato il contesto, qual è l’obiettivo che si fissa Scarp per i prossimi anni?

Farci conoscere sempre di più per farci apprezzare come giornale che propone contenuti interessanti e belle storie. Salvatore D’Angelo

C’è poi la scoperta del territorio, che si rapporta spesso alla bellezza di dove si vive. La redazione napoletana le racconta. Ci parla della visita al Cristo Velato?

Napoli è anche tanti luoghi di una bellezza magnifica e sconosciuta, spesso vicinissima a noi che abbiamo la redazione in centro storico a pochi metri dalle Sette Opere di Misericordia del Caravaggio; ultimamente siamo andati a vedere la Crocefissione del Vasari nella chiesa di San Giovanni a Carbonara e ne parliamo nell’ultimo numero appena uscito. Andare a vedere il Cristo Velato è stata l’emozionante conclusione di un lavoro sul velo come simbolo espresso in molte forme. Siamo partiti raccontando la mostra Napoli Velata del fotografo Oreste Pipolo, poi abbiamo intervistato le figlie che

Laura Guerra

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L'APPROFONDIMENTO Gennaro Ferrara

Tv e Vangelo, il Pane quotidiano di Gennaro Ferrara Gennaro Ferrara è stato scelto dalla Diocesi di Nocera InferioreSarno come vincitore della XII edizione del Premio Euanghelion. Conosciamolo meglio

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guardo acuto e stile pacato: Gennaro Ferrara è il volto del piccolo schermo che dal lunedì al venerdì, a partire dalle 17.30, racconta il pontificato di Bergoglio, con la trasmissione “Il diario di papa Francesco”. Salernitano di origine e romano di adozione, il giornalista ha 48 anni, è stato responsabile nazionale dei giovani di Azione Cattolica e nel 2001 è approdato a Tv2000, dopo una breve collaborazione con l’Ansa. Conosciamo meglio il premiato della XII edizione del Premio Euanghelion. Marito, papà, giornalista. Gennaro, da dove iniziamo per presentare il tuo biglietto da visita?

Marito e papà sono il mio tempo pieno, giornalista è il mio part time. Quindi il mio biglietto da visita parte necessariamente dai titoli familiari, poi arrivano quelli professionali: sono il marito di Enrica e il papà di Francesco, Giulio e Adriano. Guardando poi tutto insieme c’è un fatto, per certi versi sorprendente ai miei stessi occhi: sono un marito, un papà e persino un giornalista felice. Nel tuo percorso formativo ha avuto un peso determinante l’esperienza di fede vissuta in Azione Cattolica. Che anni sono stati?

Sono stati anni decisivi, è soprattutto in A.C. che ho impa-

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rato a conoscermi, a stare con gli altri e a pregare. È in Azione Cattolica, e non a scuola o all’università, che ho capito che volevo fare il giornalista. E questo non in base a una passione ideale, ma verificando giorno dopo giorno i miei talenti, confrontandoli con quelli degli altri. Fino a capire che avevo delle capacità nella comunicazione, nel raccontare le cose, nell’interpretare dei fatti e che esercitare questi talenti mi faceva stare bene e spesso faceva bene anche i miei interlocutori. In Azione Cattolica poi ho anche conosciuto mia moglie, che all’epoca era presidente nazionale della FUCI. Che vuoi di più? Ci racconti l’approdo a Tv2000?

Merito di un curriculum mandato durante gli anni della scuola di giornalismo, in verità l’avevo mandato ad Avvenire (il mio sogno era di scrivere di politica su un giornale), però il direttore del quotidiano (all’epoca Dino Boffo) era lo stesso della Tv. Accettò di incontrarmi, pur non avendo avuto nessuna segnalazione, al termine di un lungo dialogo mi disse che al giornale non c’era spazio, ma mi vedeva bene in Tv. Contemporaneamente ebbi anche un’altra proposta dalla redazione politica dell’Ansa, poi le cose ebbero una loro evoluzione, persino indipendente dalla mia volontà e così sono felicemente a Tv2000 da quasi 18 anni.


Con “Il diario di papa Francesco” permetti ogni giorno a tantissime persone di seguire i passi del Santo Padre. Quali sono i tratti di questo pontificato che ti sorprendono?

Sono continuamente sorpreso da Francesco. Dialoghiamo all’indomani di un gesto che mi ha commosso: l’inchino e i piedi baciati ai leader del Sud Sudan, in nome del popolo e in nome della pace. Un gesto che sa di Giovedì Santo, che sa di un’umiliazione, che rimanda all’amore estremo della Croce. Questo pontificato mi riporta continuamente all’essenziale del Vangelo. E il Vangelo, se preso sul serio, ti sorprende, ti scandalizza e ti commuove. Questo pontificato poi mi ha sorpreso anche da un punto di vista professionale. Prima del 13 marzo del 2013 non avevo mai fatto informazione religiosa, facevo un altro tipo di trasmissioni, poi sorpresa dopo sorpresa sono finito a occuparmi quotidianamente del Papa. Nel Messaggio per la 53ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Papa ci invita a passare dalle social network communities alla comunità umana. Credi che gli strumenti digitali possano aiutarci nella costruzione di questa comunità umana? In che modo?

Certo che possono aiutarci, bisogna però superare la logica del selfie. Da questo punto di vista, lo smartphone è emblematico. È ormai una parte di noi stessi che ci mette in contatto con tante persone e tanta parte di mondo, ma se lo orientiamo su noi stessi e non sugli altri diventa solo un potentissimo specchio, a servizio della nostra va-

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco

nità, della nostra apparenza e, in ultima analisi, della nostra solitudine. Quali credi siano le derive del giornalismo italiano e quali gli esempi virtuosi di buona comunicazione?

Le derive più pericolose sono l’autoreferenzialità e l’asservimento al potere. L’autoreferenzialità è quel meccanismo per cui i media riconoscono come notizia solo ciò che rientra in una logica interna e precompilata del medium stesso. Per esempio, una frase semplice e piuttosto ovvia del Papa sulla famiglia tradizionale fa notizia perché risponde allo schema prestampato Chiesa vs matrimonio gay. Mentre il gesto del Papa che bacia i piedi a chi può decidere la pace per il popolo del Sud Sudan è più difficile da inquadrare e quindi non fa notizia. La buona comunicazione per me è il servizio pubblico e non mi riferisco alla Tv di Stato, ma a tutti i media, Rai compresa, nel momento in cui riescono a servire il pubblico. A offrire cioè una informazione interessante per i cittadini, che aiutino ad avere una conoscenza migliore del contesto, senza appesantirlo di sovrastrutture ideologiche dettate da interessi di parte. Il prossimo 25 maggio, la Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno consegnerà a Gennaro Ferrara il Premio Euanghelion, il tributo conferito ai comunicatori che si distinguono nel racconto della Buona Notizia. Un riconoscimento per la carriera di un professionista che ogni giorno annuncia il Vangelo. Mariarosaria Petti

Abbonamenti € 5,00 digitale € 10,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 15,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Elisa Cafaro, Sofia Russo, Salvatore Alfano, Andrea Perrino, Salvatore Guercio Nuzio, Raffaella Marciano, don Natalino Gentile, Rosaria Vincelli, Marilena De Angelis, Dina Grimaldi, Livia Rossi, Carmelina Pace, don Giuseppe Pironti, Donatella Ferrara, Clan Lacio Drom, Lucio Annunziata, Agostino Fusco, Sabrina Perrino, Anna Petrosino, padre Paolo Saturno, M. Michela Nicolais

UNICREDIT BANCA IBAN: IT 88 B 02008 76271 000103952691 Intestato a: PRISCUS SOCIETÀ COOPERATIVA Causale: Contributo annuale INSIEME

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Questo numero è stato chiuso in redazione 26 aprile 2019 Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­ cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Redazione Via Vescovado, c/o Palazzo Vescovile 84014 Nocera Inferiore (SA) insieme@diocesinocerasarno.it tel/fax 081 517 04 66 Insieme, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina MAGGIO 2019 Insieme della Comunicazione Commerciale.

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Un attore da sold-out

Giovanni Scifoni (Foto Stefania Casellato)

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tasera è sold-out. Il teatro più grande di Roma. Ho lavorato 23 anni per arrivare a oggi. 1700 di voi sarete qui con me. Grazie». La felicità racchiusa in un post, è così che Giovanni Scifoni ha raccontato uno dei traguardi più importanti della sua carriera, raggiunto il 10 aprile scorso con l’ultimo spettacolo teatrale “Santo piacere”, da lui scritto e interpretato. Classe 1976, Scifoni è nato a Roma, dove vive con sua moglie Elisabetta e i tre figli di 13, 10 e 6 anni: Marco, Cecilia e Tommaso. Diplomato presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, l’attore debutta al cinema con La meglio gioventù per poi diventare famoso nel piccolo schermo con celebri fiction: Squadra Antimafia, Una pallottola nel cuore3. Nel 2017 arriva alla conduzione con il programma Beati Voi, su Tv2000. A consacrare come virali i suoi lavori è l’appuntamento sui social network con la video rubrica Il Santo del giorno: pochi minuti in cui Scifoni racconta in modo ironico l’a giografia dei santi. «Sono nati sotto impulso del mio ex direttore Paolo Ruffini a Tv2000, all’inizio erano degli sproloqui teologici che non si filava nessuno – racconta l’attore – poi una notte alle tre, ho svegliato mia moglie Elisabetta mentre dormiva per chiederle di san Tommaso d’Aquino. Non ti dico cosa mi ha risposto. Bisogna risvegliare i morti e togliere questa col-

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tre di polvere sotto cui sono nascosti i santi, che è l’umano al 100%. Per farlo mi domando sempre: come lo racconterei ad un bambino ateo?». L’attore ha un rapporto vivo con la fede: «Seguo il Cammino neocatecumenale, insieme a mia moglie. Inoltre, ho avuto degli straordinari padri spirituali: don Fabio Rosini, al quale mi ispiro anche per i miei spettacoli (gli rubo tutto quello che dice!), e Pino Manzari, un regista e attore, nonché catechista e missionario, che mi ha insegnato moltissimo». E come tutti i papà si preoccupa del suo lavoro impegnativo, che lo tiene spesso lontano da casa: «I miei figli vivono come tutti i figli degli artisti con l’assenza del papà in tournée, non è solo importante la qualità, ma è essenziale anche la quantità, serve anche la quotidianità, di questo soffro io, loro, mia moglie. Nelle cose straordinarie sono bravissimo, meno sull’ordinario». Il prossimo 25 maggio, Giovanni salirà sul palco del Teatro Diana con lo spettacolo Ago. Sarà uno dei protagonisti dell’annuale premio promosso dalla Diocesi di Nocera InferioreSarno per i comunicatori della Buona Notizia, aiutandoci con la campagna Euaghelion for Children, una raccolta fondi straordinaria a favore dei minori disagiati del territorio locale. Appuntamento imperdibile da segnare in agenda. Mariarosaria Petti

Giovanni Scifoni salirà il 25 maggio prossimo sul palco del Teatro Diana con lo spettacolo Ago, una proposta per raccogliere fondi per i bambini dell’A gro in difficoltà


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SCUOLA & UNIVERSITà Marika Arcopinto

Nei prossimi mesi si terrà il concorso per Direttore dei servizi generali e amministrativi. Oltre 100 mila gli iscritti per circa 2 mila posti. Ne abbiamo parlato con una giovane candidata

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acci solo quattro monete e ti iscriviamo al concorso per la celebrità” cantava Edoardo Bennato. Quante monete darebbero i giovani per un briciolo di speranza lavorativa? Bisognerebbe chiederlo ai cento mila iscritti al concorso per Direttore dei servizi generali e amministrativi che si terrà nei prossimi mesi. Vengono soprattutto da Campania, Lombardia, Sicilia e Lazio i partecipanti. Un esercito di laureati in Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economia e Commercio, e di assistenti amministrativi facenti funzione di Dsga con almeno tre incarichi, che si andranno a contendere a suon di crocette duemila posti vacanti o che si libereranno da qui al 2021 nelle scuole pubbliche italiane di ogni ordine e grado. Tutti alla ricerca di una stabilità lavorativa, qualcuno forse del tutto lontano dal mondo della scuola, ma speranzoso di trovare il tanto famigerato posto fisso. Dall’11 al 13 giugno è fissato il primo scoglio: la prova preselettiva. Tra gli iscritti c’è Marika Arcopinto, una giovane ventisettenne laureata in Scienze politiche dell’Europa e strategie di sviluppo, attuale animatrice di comunità del Progetto Policoro della diocesi di Acerra. Le abbiamo chiesto il prima, il dopo e il durante di un percorso verso una realizzazione lavorativa complessa, ma che con tenacia sta costruendo mattone dopo mattone. Nelle sue parole c’è l’ambizione ma anche la consapevolezza di quei giovani che non si sottraggono alla fatica e cercano di fiorire, nonostante tutto, anche nell’aridità.

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Concorso Dsga, 2000 posti nelle scuole


di Martina Nacchio

A guardare la tua esperienza lavorativa attuale, l’università è stato solo l’inizio di un percorso formativo. È così. Dopo la laurea specialistica non ho mai vissuto davvero lo stallo della disoccupazione: prima volontaria del Servizio Civile, poi babysitter, successivamente impegnata a tempo pieno nello sportello di segretariato sociale Job Cafè con il Progetto Policoro, in contemporanea tutor in una scuola privata. Indubbiamente la ricerca di una stabilità lavorativa alla soglia dei 28 anni diviene sempre più importante, per questo gli anni successivi alla conquista della laurea sono stati caratterizzati da uno studio costante, dapprima con un Master in Gestione, Organizzazione e Sviluppo delle Risorse Umane e ora con la ricerca di un percorso formativo in Europrogettazione. Nonostante i tanti impegni, hai deciso di partecipare al concorso per DSGA. Perché? È il primo concorso pubblico a cui partecipo. Me ne ha parlato il direttore della scuola in cui lavoro come tutor privato. Avendo l’opportunità di essere seguita nello studio per questo concorso con un corso organizzato nella mia città, mi sono sentita “accompagnata” ad affrontare una prova preselettiva complessa ma ricca di opportunità: lavorare nell’amministrazione di una scuola, con un ottimo stipendio, potrebbe rappresentare davvero una base sicura per il futuro. Ho scelto come regione l’Emilia Romagna in quanto vi sono maggiori opportunità – un numero di posti disponibili superiore rispetto alla Campania – e per provare a vivere in un’altra realtà.

I tuoi studi sono stati indirizzati verso un lavoro nella Pubblica Amministrazione? Assolutamente no. Il mondo dei concorsi pubblici non ha mai interessato il mio percorso di studio e non ha mai stuzzicato il mio interesse. Numerosi concorsi sono stati banditi dal comune di Acerra, ma non vi ho mai preso parte. Il mio sogno è un lavoro dinamico, in un’azienda privata, magari nella gestione delle risorse umane. Però l’età e le scarse opportunità di lavoro nel settore del mio master mi stanno spingendo a guardare anche nella direzione dell’impiego pubblico. Come stai affrontando questo concorso? Lavoro tutto il giorno, non ho sempre tempo per dedicarmi allo studio o alla ricerca di materiale idoneo, per questo mi sono iscritta ad un corso che indirizza e ricerca materiale per prepararsi alla prova preselettiva. Attendo la banca dati, che dovrebbe uscire circa venti giorni prima della prova per dedicarmi anima e corpo allo studio incessante. Se dovesse andar bene? Andrò a vivere in Emilia Romagna. Se dovesse andar male? Riparte la ricerca di lavoro. Ricomincerò ad inviare il mio curriculum alle aziende e nel frattempo mi metterò in attesa del prossimo concorso pubblico. Una definizione per il tuo futuro. Pieno di speranza. Martina Nacchio

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SCUOLA & UNIVERSITà

Andrea Apicella è premiato dal sindaco Carmine Pagano insieme alla sorella di mons. Vassalluzzo, Lina, la dirigente Anna De Simone e la giornalista Luisa Trezza

Foto Ciro Paolillo (2)

La giuria della prima edizione del premio “Mons. Mario Vassalluzzo”

In ricordo di don Mario

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n premio letterario-giornalistico alla memoria di monsignor Mario Vassalluzzo, in occasione dei 5 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 4 marzo 2014. L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto comprensivo di Roccapiemonte, a lui intitolato, in sinergia con il Comune rocchese, le associazioni Amici di don Mario, Fedora, Philantrope, Assostampa Valle del Sarno, l’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali e il mensile Insieme.

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L’evento è stato organizzato per ricordare la figura e la testimonianza del grande sacerdote e uomo di cultura. Il concorso, rivolto alle scuole secondarie di I grado del territorio, ha previsto l’elaborazione di un testo argomentativo sul tema “La comunicazione significativa” e la questione delle fake news. La premiazione c’è stata il 30 marzo, ad aggiudicarsi il primo premio è stato l’alunno dell’Istituto comprensivo rocchese, Andrea Apicella. R.V.


Speciale festa della mamma Lorena Bianchetti dondola la figlia mentre sfoglia il suo libro Una guerriera disarmata

Moglie, mamma e personaggio noto al grande pubblico: la popolare conduttrice di A Sua immagine ci racconta il suo segreto. Madre di Estelle dallo scorso 5 marzo, per la sua prima festa dice: «Sperimento una felicità che mi ha donato una forza ulteriore che mai avrei creduto di avere»

I segreti di Lorena: la fede e i miei affetti

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in televisione da venticinque anni. Ha esordito giovanissima. Dal 1999 al 2005 e poi dal 2014 ad oggi è il volto di A Sua immagine, la trasmissione religiosa di Rai1. La sua figura è legata a decine di eventi ecclesiali, dal Giubileo del 2000 a tante Giornate mondiali della gioventù, a decine di iniziative promosse dalla Conferenza episcopale italiana. È stata anche padrona di casa per due edizioni di Domenica In e conduttrice di talk televisivi. Da dietro le quinte del suo salotto domenicale, Lorena Bianchetti ci racconta il suo essere donna, moglie e madre, come coniuga questi aspetti con l’essere tra i personaggi più amati del grande pubblico. E mentre con il marito Bernardo De Luca si preparava ad accogliere Estelle ha anche dato alle stampe il libro Una guerriera disarmata dove racconta la battaglia quotidiana delle donne normali. C’è chi la riterrebbe un’eroina: professionista, personaggio televisivo, compagna e madre. Cosa risponde? Non credo di essere un’eroina ma una donna come tante altre, innamorata della vita, della semplicità della quotidianità e della verità nelle relazioni. Una donna che corre per conciliare famiglia, lavoro, casa con le proprie fragilità e imperfezioni e che, allo stesso tempo, lotta senza le armi convenzionali di questa società (sgambetti, scorrettezze, arroganza, violenza) per quello in cui crede. Una guerriera disarmata delle armi tradizionali, ma da qualche parte pur deve trovare la forza per coniuga-

re tutti questi aspetti della vita. Qual è il suo segreto? La fede e i miei affetti. Sono stata fortunata perché fin da piccolissima ho avuto il dono di sentire la presenza di un Amore infinito e la mia famiglia mi ha insegnato la gratuità delle relazioni. La loro serietà e correttezza umana, la passione nel lavoro che hanno svolto, il senso del sacrificio per raggiungere obiettivi... il loro esempio continua a darmi forza in ogni momento della mia vita. È diventata mamma di Estelle, una gioia grande. Cosa si augura per la piccola? Che possa essere felice, che possa portare luce a tutte le persone che incontra e realizzare quello che ha dentro. Amo la danza e non nego che mi piacerebbe vederla con un tutù ma sperare questo significa far emergere il mio egoismo. Ecco perché farò di tutto per trasmetterle gli strumenti capaci di far affiorare le sue inclinazioni. Le starò a fianco in ogni istante ma, spero, senza soffocarla, vigilando ma lasciandole anche fare la strada che è chiamata a percorrere. E cosa augura a lei e a tutte le mamme come lei? Mi auguro di riuscire a fare tutto questo, a vivere la maternità non come una proprietà. Estelle è il mio sangue, la mia anima e oggi, vedendola nella sua fragilità di neonata, mi fa scattare un istinto di protezione fortissimo. Spero che, quando sarà più grande, riuscirò a dosare tutto questo pensando più alla sua felicità piuttosto che alla mia tranquillità. MAGGIO 2019 Insieme

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Speciale festa della mamma

Lorena Bianchetti nello studio di Saxa Rubra durante la gravidanza

Ha ripreso il timone di A Sua immagine pochi giorni dopo il parto, una decisione impegnativa. Nessun timore o ansia per Estelle? Staccarmi anche per pochi istanti da Estelle non è facilissimo, ma la nostra trasmissione va in onda solo nel fine settimana. Si tratta di lasciare la piccola per due ore nelle braccia della nonna (mia madre) o del papà e questo mi fa stare tranquilla. Inoltre, un senso di responsabilità anche del lavoro, unito all’esempio di una mamma che ha lavorato fino a due ore prima di partorirmi e che una settimana dopo la mia nascita era già al lavoro con mio padre, mi fa continuare una tradizione di famiglia che a me ha portato bene. In più sono stata fortunata, ho avuto una gravidanza serena, senza complicazioni e questo mi ha permesso di far respirare alla piccola le emozioni che vivevo giorno per giorno. La gravidanza non è una malattia ma un dono immenso così come la maternità. La bimba la accompagna in studio? Per il momento la bimba non mi accompagna in studio, anche perché la quantità di tempo che passo a Saxa Rubra, come dicevo anche prima, è breve e preferisco non stressarla con la macchina, con i rumori. Tra qualche mese però vorrei farle condividere anche la mia professione, proprio come abbiamo fatto mentre era in pancia. Spero che ciò possa esserle stimolo di vita, di curiosità da appagare. Lavorare in un ambiente come quello di A Sua immagine, dove c’è attenzione per gli aspetti della maternità e della famiglia, quanto l’aiuta? Tantissimo, anzi voglio cogliere l’occasione per ringraziare i responsabili del programma padre Gianni Epifani, Laura Misiti e tutta la redazione per l’affetto e la vicinanza che mi hanno mostrato. Grazie a loro e ai tecnici della Rai ho vissuto la gravidanza con grande serenità e senso di famiglia. Ha dichiarato che sua figlia è stata un dono di Dio. Cosa si sente di dire a quelle mamme e a quei papà che attendono l’arrivo di un bambino? Di non disperare, che Dio è grande e che, a volte, sa sorprenderci proprio quando non ci speriamo più. A me è successo questo, stavo cominciando a pensare che la maternità per me non rientrasse nei disegni di Dio. Per fortuna non mi sono accanita, non ho mai vissuto la possibilità di avere un figlio come un’ossessione o come status symbol. Lo desidera-

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Lorenza Bianchetti insieme a padre Gianni Epifani nello studio di A Sua immagine

Lorena Bianchetti e il marito Bernardo De Luca sul red carpet dei premi David di Donatello

vo sicuramente ma, ad un certo punto, ho pensato che nella vita si può essere madre in tanti modi: nell’amicizia, nel lavoro... insomma ho “staccato il cervello” e mi sono affidata! In quel periodo stavo iniziando a scrivere il mio libro, mi sono buttata nel rivivere tante emozioni e a metà scrittura, quando proprio non ci pensavo più, è arrivata Estelle! Come trascorrerà la sua prima festa della mamma? Con emozione grande, anzi, grandissima e con una felicità che ha segnato incredibilmente il confine tra il primo e il secondo tempo della mia vita, donandomi una forza ulteriore che mai avrei creduto di avere. Salvatore D’Angelo

Gli scatti pubblicati su Chi

La coccarda per annunciare la nascita di Estelle

A 45 anni, quando ormai non pensava di poter più avere figli, la Bianchetti ha dato alla luce Estelle, ovvero Stella, la piccola è nata lo scorso 5 marzo al policlinico Gemelli di Roma. Lorena ha annunciato il suo arrivo con una coccarda postata sui suoi profili social e un messaggio a nome della neonata: «Ed eccomi qua! Sono Estelle e finalmente sono arrivata! Sono nata questa mattina e peso kg 3650... mamma e papà sono emozionantissimi ed io più di loro. Un abbraccio grande, anzi grandissimo da parte mia a tutti voi!». Poi, posando con tutta la famiglia per il settimanale Chi, ha confessato: «Ho capito che questo nome, “mamma”, è un privilegio ed è un titolo nobiliare».


Giuseppina Belcuore

Maggio si tinge di giallo Arriva da Poggiomarino un omaggio floreale per ricordare la bellezza della vita consacrata

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nche quest’anno maggio si tinge di giallo: in regalo, per tutti i nostri lettori, dei semi di girasole, da piantare su balconi e giardini per ricordare il dono della maternità. Ancora una volta dobbiamo ringraziare Poggiomarino, in particolare quattro fratelli, Santolo, Teresa, Luigi e Mariarosaria D’Amore che hanno sostenuto quest’iniziativa per ricordare la mamma Giuseppina Belcuore, tornata alla Casa del Padre il 5 settembre del 2018. Assicuriamo la nostra preghiera perché questa mamma generosa pos-

sa godere della compagnia degli angeli mentre facciamo i nostri più sentiti auguri al figlio Santolo, divenuto papà del piccolo Domenico, dopo 13 anni e due figlie femmine. Le mamme non sono solo quelle che generano nella carne, ma anche quelle che custodiscono la vita e se ne prendono cura. A Poggiomarino, dal 1909 le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret hanno tirato su intere generazioni di bambini a cui hanno trasmesso l’amore per vita, il rispetto per gli altri e la premura verso il prossimo.

Questi fiori sono per loro, per suor Maria e per suor Olimpia (sul prossimo numero, potrete leggere la loro esperienza) e per tutte le suore della nostra Diocesi. Grazie, perché nelle case religiose, nelle chiese, negli ospedali, negli asili e tra la gente, ci ricordate l’essenziale. Un ultimo ma doveroso ringraziamento a quanti hanno “confezionato” questo dono, ad Aniello Lettieri, regista attento e generoso: ci ricordate ogni volta che Insieme si può. Antonietta Abete

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ASSOCIAZIONI Foto isabellaquintana/pixabay.com

“Forza donna”

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iseguaglianze sociali e discriminazioni la fanno ancora da padrone nelle cronache quotidiane. Protagoniste predilette sono le donne, vittime di “tempeste emotive”, di violenza assassina, con poche tutele e succubi di una mentalità machista, patriarcale. Una cultura che fa accogliere con applausi tre violentatori, che dimezza le pene ai colpevoli di femminicidio, che “comprende le ragioni” di un estremo atto di gelosia. In Italia, negli ultimi 5 anni, si sono registrati 4 milioni e 350mila casi di violenza fisica o sessuale sulle donne, ma sono ancora poche le richieste di aiuto che arrivano ai centri antiviolenza perché, spesso, ciò che manca è la consapevolezza della vittima di riconoscersi tale. Da queste premesse parte il progetto “Forza Donna”, promosso dall’associazione ArciRagazzi Punto Lab di Nocera Inferiore, con il supporto del Centro Servizi per il Volontariato Sodalis di Salerno. Progetto che si rivolge sia alle donne vittime di violenza e sia alle giovani proponendo percorsi di autodeterminazione e strumenti di conoscenza per la prevenzione. Punto di riferimento è il CIF, Centro Italiano Femminile, associazione nata nel 1944 e presente in tutta Italia con sportelli d’ascolto. Uno dei Centri d’ascolto Donna più importanti in Campania è quello di Salerno, che ha sede presso la Caritas diocesana di Salerno – Campagna – Acerno, con servizi di accoglienza, consulenza legale e psicologica. Ha le idee chiare la presidente del CIF

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provinciale di Salerno, l’avvocato Maria Pia Perisano. «Deve cambiare l’approccio al problema – sostiene – perché non basta mettere al centro la tutela della donna, è necessario promuovere l’educazione all’affettività, la cultura del rispetto e della prevenzione. Spesso ci ritroviamo donne diverse che hanno subito violenza dallo stesso uomo, è necessario proporre percorsi educativi, fin da bambini». Proprio conto la prevenzione si batte l’avvocato Perisano: «Essere consapevoli dei segnali che vengono fuori dalla relazione è importante. Gli uomini che esercitano violenza rispecchiano un cliché ben definito, come le numerose telefonate e il desiderio di controllare la compagna. Fare in modo che la donna non abbia indipendenza economica e sia isolata da amici e familiari; l’umiliazione, la mortificazione: sono tutti segnali di un comportamento non sano». Un impegno sociale che però deve fare i conti con l’assenza di fondi. «Le strutture funzionano grazie ai volontari: psicologi, assistenti sociali, avvocati. Il volontariato però non basta, ci vuole una progettualità a lungo termine per seguire casi difficili o arrivare prima che la violenza sia perpetrata. In Campania ci sono 49 centri antiviolenza, ma la maggior parte di essi esistono solo sulla carta, nati da progetti annuali finanziati e poi abbandonati». Fare rete resta una delle modalità più efficienti per aiutare donne vittime di violenza, basta volerlo: forza donna! Sofia Russo

È il progetto a favore delle vittime di violenza promosso dall’associazione ArciRagazzi Punto Lab di Nocera Inferiore, con il supporto del Centro Servizi per il Volontariato Sodalis di Salerno

Per info e volontariato: CIF provinciale Salerno Sede Centro Ascolto Donna Via Bastioni, 4 – Salerno NUMERO ANTI VIOLENZA 329 59 56 144 (tutti i giorni, dalle 9.00 alle 22.00)


qui AGRO Immagine di repertorio

MANIFESTO GREEN I candidati si impegnino ad attuare politiche di rispetto e salvaguardia dell’ambiente

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ittà a misura d’uomo, vivibile, amministrate da persone che tengano in debita considerazione la salvaguardia del Creato: è l’obiettivo del Manifesto green promosso da Vittorio Sangiorgio, da sempre impegnato in prima linea per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente. Dall’esperienza di Villa Modestina e dei suoi laboratori di didattica in campagna è venuto fuori un decalogo da sottoporre ai candidati a sindaco e al consiglio comunale di Pagani, ma praticamente estendibile a tutte le città chiamate al voto amministrativo e a quelle che hanno un sindaco e un consiglio comunale legittimamente in carica. Nessuno è esente da responsabilità quando si parla di ambiente, ecologia, tutela del verde. Il Manifesto prevede 10 buone regole per il rispetto degli alberi, partendo dal presupposto che l’albero è un amico: «Sarò un amministratore di beni che appartengono alla comunità, voglio proteggere il verde pubblico e lasciarlo al termine del mio mandato in condizioni migliori di quelle del mio arrivo; sono consapevole che gli alberi e il verde migliorano la vita del

territorio in cui vivo, la qualità dell’aria, il valore delle proprietà, il clima sociale, il benessere psicologico della gente; gli alberi sono bellissimi come li ha fatti la natura, non voglio amputarli o “straziali” con interventi non idonei; ho imparato poi che la potatura migliore è quella che non si nota». Ma anche evitare di «mutilare» le alberature lungo le strade, affidarsi ad esperti del settore, censire bene gli alberi da abbattere, lasciare «alla città più alberi di quelli che ho trovato al mio arrivo», perché «la compagnia delle piante e la cura degli alberi renderanno la città sempre più bella, sempre più vivibile». L’adesione al Manifesto, è stato predisposto un modulo che sarà sottoposto ai candidati, richiede il rispetto delle dieci regole per gli alberi e un decalogo più generale sull’ambiente, che prevede la progettazione di almeno tre parchi, la piantumazione di almeno 5mila alberi in cinque anni e la promozione di una «conferenza sul verde urbano dell’Agro nocerino sarnese», ma anche organizzare passeggiate in bici e stimolare la cultura dell’educazione ambientale. Sa.D'An.

Nuovi vertici per l’Assostampa L’Assostampa Campania Valle del Sarno ha un nuovo organismo dirigente. Le elezioni si sono tenute lo scorso 14 aprile, nel seggio allestito al caffè letterario di Pagani. Lo scrutinio è avvenuto alla presenza di Mimmo Falco, vice presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania. Nel consiglio direttivo sono stati eletti: Salvatore Campitiello, Barbara Ruggiero, Salvatore D’Angelo, Susy Pepe, Brigitte Esposito, Daniela Apuzza, Giuseppe Calabrese, Carmine De Nardo e Viridiana Myriam Salerno. Nel collegio dei probiviri sono stati eletti: Pasquale Cuofano, Pippo Della Corte e Giovanni Savarese. Revisori: Annamaria Nitto, Vittorio Giacobello e Giuseppe Petrucciani. Il nuovo direttivo si è insediato il 2 maggio.

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FISCO E TRIBUTI

IL PEDIATRA RISPONDE di Andrea Perrino*

di Salvatore Guercio Nuzio*

Rubrica Fiscale e Tributaria a cura dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del Tribunale di Nocera Inferiore

Se desideri sottoporre una domanda al dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

Novità per gli assegni Familiari

è TEMPO DI ALLERGIA,

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seguito della circolare INPS 45/2019, dallo scorso primo aprile per richiedere l’assegno familiare i lavoratori dipendenti devono presentare la domanda direttamente all’INPS attraverso il sito internet, non può più essere presentata cartacea al datore di lavoro. In tal modo l’INPS garantisce la correttezza nel calcolo dell’importo dell’assegno. La domanda è stata telematizzata per tutti i dipendenti del settore privato non agricolo. Due le opzioni: attraverso il sito INPS, nell’area riservata al cittadino, con le proprie credenziali; tramite patronato o altri intermediari INPS. Il modulo da compilare è sempre lo stesso e, ove previsto, il lavoratore dovrà presentare anche il modulo di autorizzazione ovvero il modello ANF 42 per i genitori non coniugati. Nulla cambia per la domanda di assegno da parte dei lavoratori agricoli a tempo indeterminato. Questi possono continuare a compilare il modello cartaceo e consegnarlo al datore di lavoro. In caso di dipendenti di ditta cessata o fallita, la domanda si dovrà presentare on-line all’INPS nel limite della prescrizione quinquennale. In questo caso può essere presentata oltre che via web e presso i patronati anche tramite il contact center che risponde ai numeri 803164 da rete fissa e 06164164 da rete mobile. Una volta presentata la domanda, l’Istituto calcola l’importo dell’assegno giornaliero e mensile, secondo i consueti parametri che sono: composizione del nucleo familiare e reddito complessivo familiare. Successivamente lo rende disponibile nel cassetto previdenziale del datore di lavoro, il quale lo inserirà in busta paga. Le domande cartacee in corso o presentate fino al 31 marzo 2019 hanno validità fino al 30 giugno di quest’anno. Il datore di lavoro deve comportarsi come sempre fino alla loro naturale scadenza.

* dottore commercialista in Angri

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fra falsi miti e verità scientifiche Giorgia, 3 anni, soffre di riniti ricorrenti. È troppo presto per fare le prove allergiche? Rosa L’allergia è una risposta anomala del sistema immunitario scatenata dal contatto con sostanze estranee all’organismo che comunemente sono innocue. Soprattutto nei bambini ereditariamente predisposti (spesso nati da genitori allergici) le allergie causano sintomi, infiammazione e patologie a carico di differenti organi e apparati. In particolare, il bambino allergico, quando viene a contatto con sostanze estranee normalmente innocue (gli allergeni), produce con molta facilità e in grande quantità un tipo di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE, dette anche reagine) che scatenano le reazioni e le malattie allergiche. L’allergia è quindi una condizione in cui il sistema immunitario riconosce una sostanza estranea normalmente innocua (allergene) come se fosse un agente aggressivo da cui difendersi energicamente, scatenando una violenta reazione infiammatoria. L’allergia può comparire ad ogni età, anche nel primo anno di vita, ed è fortemente influenzata dalla predisposizione genetica. Se mamma e papà non sono allergici, il rischio che un figlio sia allergico è pari al 10-15%. Ma se uno dei genitori è allergico, il rischio sale al 30% mentre se entrambi i genitori soffrono di una malattia allergica, il rischio raggiunge il 60-80%. La letteratura internazionale afferma ormai da anni che il vivere negli agglomerati urbani ad alto livello di inquinamento come pure l’esposizione del bambino a un ambiente in cui uno/due genitori sono fumatori (anche occasionali e in ambienti aperti) favoriscono l’insorgenza e/o il peggioramento della patologia allergica. La diagnosi di malattia allergica si basa prevalentemente sulla storia clinica dei disturbi accusati dal bambino e sui risultati di indagini specifiche per confermare il sospetto clinico. Contrariamente a quanto spesso si crede, nel caso in cui ci siano dati clinici ben precisi, il bambino può essere sottoposto a un primo screening allergologico sin dalla primissima infanzia, attraverso per esempio l’esecuzione dei prick test già nei primi mesi di vita.

* Pediatra


SALE IN ZUCCA di Raffaella Marciano*

Sale in zucca offre riflessioni e consigli per prendersi cura di sé. La primavera è la stagione in cui rincorriamo maggiormente la forma fisica ideale, in vista dell’estate. Come reagire al bombardamento mediatico che inneggia alla forma perfetta?

Esiste la dieta perfetta?

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a primavera è la stagione in cui rincorriamo maggiormente la forma fisica ideale, in vista dell’estate. Di fatto si moltiplicano passaggi televisivi, radiofonici e soprattutto social che inneggiano alla forma perfetta, che promettono diete istantanee per perdere chili acquisiti durante i lunghi mesi invernali. Insomma, siamo bombardati da messaggi che indirettamente ci spingono a ricercare la perfezione in standard fisici socialmente accettabili. Tutto questo al di fuori di noi stessi. Questa vera e propria frenesia è sintomatica di una società fragile, che non riesce a riappropriarsi dei suoi tempi. Come ricordato nel precedente articolo, il cibo rispecchia il nostro mondo interiore e, a volte, non riusciamo o vogliamo vedere ciò che si nasconde nel nostro animo. Le emozioni si alternano così tanto ferocemente da non darci respiro, si ha paura di non poter sopravvivere ad esse, e si attivano strategie per gestire questo tsunami interiore. Come reagire a tutto questo? Diventa fondamentale fermarsi e assaporare realmente il gusto del cibo; riuscire, nello stesso tempo, a stare

con alcune parti di noi che troppo a lungo abbiamo cercato di evitare o allontanare. Un buon punto di partenza per riflettere sulla qualità del nostro rapporto con il cibo potrebbe essere uno qualsiasi dei punti elencati di seguito: Ritagli del tempo per te stesso? Fai sport? Hai la buona abitudine di informarti su ciò che mangi leggendo le etichette degli alimenti? Sai cosa ti spinge realmente a voler dimagrire? Riesci a stare in modo sereno con le tue emozioni? Ti affidi a un professionista dell’alimentazione o a diete fai da te? Quante diete hai fatto nella tua vita? Con questo non ho voluto dare soluzioni preconfezionate ma spunti di riflessione su come prendersi cura di sé, senza utilizzare stratagemmi, accogliendosi nella propria interezza, accettando le risorse ma anche le imperfezioni. Il primo passo verso la comprensione di se stessi passa per la riflessione sulle nostre azioni e su come viviamo le nostre emozioni. *psicologa psicoterapeuta

Per maggiori informazioni scrivete a dottoressa.marciano@gmail.com

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Don Giuseppe Pironti e Martina Nacchio, responsabili del Progetto Policoro

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, interviene al Festival Nazionale dell’Economia Civile

L’economia civile può regolare i processi produttivi? Esperti e imprese ne hanno discusso a Firenze lo scorso marzo, in una tre giorni di convegno

Per una nuova economia

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uò esistere un modello alternativo di economia, in cui il profitto abbia lo stesso peso sulla bilancia dell’impatto sociale? Questo è l’interrogativo di fondo della prima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, tenutosi a Firenze dal 29 al 31 marzo scorso. Nell’incantevole salone di Palazzo Vecchio, studiosi di economia, imprenditori, associazioni e singoli desiderosi di costruire una nuova visione del mondo si sono confrontati su questi temi che si concretizzano nella creazione di valore sostenibile. Oltre 3 mila i partecipanti ai seminari, circa 80 i relatori saliti sul palco – tra cui anche i ministri Giovanni Tria e Sergio Costa e il premier Giuseppe Conte – in una full immersion che aveva inizio al mattino e terminava con gli spettacoli del Fuori Festival serali. Direttore del Festival è stato Leonardo Becchetti, cofondatore della SEC (Scuola di Economia Civile). Da sempre il profitto è posto al vertice di una piramide, motore regolatore di tutte le decisioni all’interno di un’impresa. Capitale umano, rispetto per l’ambiente, equità sono posti nell’ombra, mortificati a favore di guadagni sempre maggiori nelle mani di pochi, rafforzando l’iniquità e penalizzando l’ambiente. Un sistema di cui risentono particolarmente donne e giovani.

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Eppure un modo alternativo di fare impresa e di gestire l’economia è possibile. Ne hanno parlato approfonditamente i relatori, provenienti dal mondo accademico, della Scuola dell’Economia Civile, del giornalismo, dell’imprenditoria, della rappresentanza di categoria e sindacale. «Il bene totale può essere reso con l’immagine di una sommatoria, i cui addendi sono i beni individuali, il bene comune è invece una moltiplicazione. Anche l’annullamento di un solo fattore comporta l’azzeramento dell’intero prodotto» ha detto Stefano Zamagni. Con questo sguardo innovatore, che pone al centro dell’economia la persona, sono stati presentati esempi concreti di questo modello: dieci aziende ambasciatrici dell’Economia civile e dieci startup sostenibili sono state premiate con delle votazioni che hanno coinvolto la platea. Imprese incentrate sul riciclo, sul recupero degli scarti alimentari, ma anche sui detersivi ecosostenibili, sul pellet ecologico, sul design, sull’agricoltura sociale, sull’acqua potabile e sulla musica classica. Esempi tangibili di come sia possibile porre al centro della propria impresa l’impatto sociale, senza per questo demonizzare il profitto. Martina Nacchio


Autismo

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uando la riabilitazione si lega alla sensibilizzazione, quando la disabilità diventa abilità speciale ed ogni contesto può essere quello giusto per fare cose meravigliose e uniche. A La Filanda di Sarno ogni giorno è un momento unico fatto di passi in avanti per bambini ed adulti e l’aspetto sanitario sposa indissolubilmente eventi per abbattere le barriere dei pregiudizi. Così ad aprile la città di Sarno si è colorata di blu per la campagna di sensibilizzazione sull’autismo lanciata dal Polo Sanitario, azienda leader nel campo della riabilitazione. Da La Filanda, con la direttrice Nilde Renzullo, è partita l’idea di far predominare il colore legato all’autismo facendolo riflettere, non solo sulla facciata del

centro di via Roma, ma anche su Terravecchia e sul Lungofiume. Un progetto di solidarietà sposato da don Roberto Farruggio che ha voluto fortemente Terravecchia, le mura antiche della città, come faro blu di sensibilizzazione contro le barriere dei pregiudizi e simbolo della vicinanza alle famiglie. Il tutto legato alle manifestazioni FilandAut e La Settimana della Consapevolezza sull’autismo fatte di approfondimento e confronto con medici ed esperti, giornate integrative con la partecipazione di associazioni, scuole, centri sportivi, famiglie; il concorso di cortometraggi che ha visto coinvolte le scuole delle province di Salerno e Napoli. Ospite speciale Daniele Cassioli, campione paralimpico di sci nautico, cieco dalla nascita.

Selfie di gruppo della direttrice Nilde Renzullo in occasione dell’iniziativa FilandAut

La Filanda tra ricerca, riabilitazione e sensibilizzazione

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redazionale a cura di airone comunicazione

Lo spettacolo degli Arteteca

Giovanni e Mino Pepe con Tullio De Piscopo

Il teatro per tutti

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empre più accessibile, sempre più sociale, sempre più variegato. Queste saranno, ancor più che in passato, le caratteristiche dei cartelloni d’eventi promossi da Airone Comunicazione, la dinamica realtà dell’Agro nocerino sarnese fondata dai fratelli Giovanni e Mino Pepe. È da poco terminata la programmazione di successo, e già si guarda al futuro, con qualche novità: oltre ai grandi nomi uno sguardo anche alle piccole compagnie teatrali, per valorizzare chi porta cultura sul territorio, proponendo un progetto culturale teatrale variegato. Un progetto sempre più fattibile, grazie alla sinergia tra associazioni, realtà culturali ed attività imprenditoriali. Tutto parte sulla base di quanto già costruito: la stagione appena conclusa ha registrato un ulteriore aumento delle presenze rispetto al passato. L’Auditorium Sant’Alfonso di Pagani quest’anno ha ospitato nomi del calibro di Pippo Franco, Jerry Calà, Vittorio Marsiglia, il duo degli Arteteca e Tullio De Piscopo che ha affiancato, nel finale di stagione, i Soul Six, talentuoso gruppo del territorio. Al Teatro Diana di Nocera l’istrionico Maurizio Casagrande con il nuovissimo spettacolo Mostri a parte, l’irriverenza di Gerardo Amarante accompagnato dai suoi Spaccapaese, e Giacomo Rizzo che, insieme a Caterina De Santis, ha proposto il classico sceneggiato Ce penza mammà.

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Non è mancato l’impegno per il sociale: la società ha regalato alcuni biglietti dei propri spettacoli a famiglie meno abbienti che mai avevano avuto modo di recarsi a teatro a causa della propria fragilità sociale. Nell’ambito delle stagioni teatrali i fratelli Pepe hanno sostenuto l’acquisto di biglietti rivolti a destinatari conosciuti e individuati tramite centri sociali anziani, gruppi di aiuto o altre associazioni e realtà sensibili presenti e particolarmente attive sul territorio. Spazio anche alla formazione con un workshop professionale di comicità guidato dall’artista Ciro Villano, che ha visto artisti rinomati come Sal Da Vinci, Gianni Parisi, Ciro Ceruti e Davide Marotta protagonisti degli incontri che si sono tenuti all’Auditorium di Pagani. «Siamo soddisfatti di quanto abbiamo realizzato in pochi anni – ha dichiarato Giovanni Pepe – ora inizia il lavoro di programmazione e stiamo anche vagliando qualche progetto per coinvolgere gli istituti scolastici. È un investimento che facciamo non solo per favorire la cultura, ma agevolare le fasce deboli che non possono permettersi una serata di puro intrattenimento». L’idea è quindi quella di allargare il pubblico e, perché no, richiamare turismo, poiché molti degli spettatori arrivano anche da fuori città.

Soddisfazione di Airone Comunicazione per gli spettacoli organizzati all’Auditorium Sant’Alfonso di Pagani e al Teatro Diana di Nocera Inferiore


CULTURA L'ANGOLO DELLE RECENSIONI di Mariarosaria Petti

Fedeltà Autore: Marco Missiroli Editore: Einaudi Prezzo: € 19,00 Margherita e Carlo sono sposati e hanno due figli. La loro relazione è improvvisamente messa alla prova e dovranno fare i conti con il valore della fedeltà. La trama si allarga fino ad indagare il passato di Anna, mamma della protagonista e di Sofia, giovane studentessa e ossessione di Carlo. Sulla scena anche Andrea, il fisioterapista di Margherita, che dovrà scoprire la sua vera identità.

Le straordinarie avventure di Gesù Autore: Jean Mercier Edizioni: San Paolo Prezzo: € 14,00

G Lo slancio verso l’alto Autore: Claudio Risé Editore: Edizioni San Paolo Prezzo: € 14,50 In un mondo globale appiattito, abbiamo perso la profondità dell’alto. È questa la tesi dell’autore, psicoterapeuta e giornalista, che vuole rispondere con il suo testo al senso d’insoddisfazione dell’uomo moderno, indagandone i motivi e proponendo delle soluzioni. Un libro che abbraccia antropologia, religione, sociologia e psicologia, riuscendo a essere allo stesso tempo accessibile al vasto pubblico.

Le nostre ore contate Autore: Marco Amerighi Editore: Mondadori Prezzo: € 18,00

ià conosciuto e amato in tutta Europa per il suo Il signor parroco ha dato di matto (2017), Jean Mercier lo scorso luglio ci lascia, dopo una dura battaglia contro il cancro. Inedito per il pubblico italiano, che lo scopre solo nei primi mesi di quest’anno, Le straordinarie avventure di Gesù sono già conosciute dai lettori francesi, che hanno avuto modo di apprezzarlo attraverso le pagine del settimanale “La Vie”, di cui Mercier era redattore capo. Pubblicato in tre parti tra la fine del 2013 e la metà del 2014, a Natale, Pasqua e Pentecoste, con questo romanzo l’autore vuole raccontare con stile nuovo la vita di Gesù, prendendo spunto da episodi e protagonisti presenti nei Vangeli, per intrecciarli in una struttura narrativa che lascia affascinati per la verosimiglianza dei dialoghi e degli scenari raccontati. Mercier suggerisce, così, nuove prospettive di lettura per la pastorale, la catechesi e l’educazione al Vangelo. Sofia Russo

Badiascarna è un piccolo borgo toscano infestato dall’amianto della centrale geotermica NovaLago. In questo contesto, si sviluppa la storia di Sauro Terra, quattordicenne intento a diventare l’esatto opposto di suo padre. Il protagonista si trasferirà in città e sarà costretto al ritorno nel luogo natio vent’anni più tardi. Al suo romanzo d’esordio, Amerighi intreccia tema sociale, romanzo di formazione e racconto di una resa dei conti. Imperdibile. MAGGIO 2019 Insieme

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CULTURA APPUNTAMENTI CULTURALI

IN SALA di Martina Nacchio

#Noceralegge: prima edizione del Festival Letterario nocerino, dal 2 al 5 maggio, promosso dalla libreria UBIK, sita al Corso Vittorio Emanuele II, 40. Scrittura, lettura e arte: cultura a trecentosessanta gradi a Nocera Inferiore. “Leonardo da Vinci, il genio del Rione Sanità”: mostra interattiva sulla vita, le macchine e le opere del genio del Rinascimento, per il cinquecentenario dalla morte, alla Cripta del Complesso Monumentale Vincenziano, in via Vergini 51 (Napoli), fino al 30 giugno. Aperta dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 17.00 e, nei giorni festivi e prefestivi, la visita guidata con gli attori in costume è prevista ogni 45 minuti. Biglietti: intero 8 euro per gli adulti; ridotto 6 euro per under 12, over 65, scolaresche e gruppi di almeno 25 persone. “Il sogno di Bayard e l’ingegneria borbonica”: mostra al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e alla Galleria Borbonica sulla nascita della strada di ferro che da Napoli e Portici raggiungeva la città di Nocera, con una diramazione per Castellammare. Il percorso espositivo prevede 5 sezioni, ovvero la linea, le stazioni, i ponti e i viadotti, le carrozze, i binari e gli scambi, ognuna delle quali ripercorre e racconta la complessa fase della realizzazione di un progetto estremamente ambizioso. È possibile visitare la mostra il venerdì, il sabato e la domenica (10.00 – 12.00 – 15.00 – 17.00) fino al 10 giugno, al costo di 10 euro a persona.

#IoVadoAlMuseo. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che ospita al suo interno una delle collezioni di reperti greco-romani più famose del mondo, partecipa alla campagna ministeriale di sensibilizzazione alle visite culturali, proponendo le seguenti date di apertura gratuita al pubblico: la seconda, terza e quarta domenica di maggio.

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di Donato D’Elia

Questo mese ci occupiamo di sport, e per celebrare degnamente la storica vittoria del tennista italiano Fabio Fognini al Masters 1000 di Montecarlo, uno dei più prestigiosi tornei sulla terra battuta, non c’è niente di meglio che segnalare l’uscita in sala, il 6 maggio, di “John McEnroe – L’Impero della perfezione” di Julien Faraut, vincitore dell’ultimo Festival del Nuovo Cinema di Pesaro. Un oggetto filmico alieno e inclassificabile, come lo straordinario campione di cui racconta le gesta, che unisce il film didattico, il documentario, la (inedita) ripresa sportiva, per analizzare a fondo la naturalezza nella straordinarietà che può convivere solo nel genio puro, in qualsiasi campo questo si manifesti. Prima i filmati di Gil de Kermadec, vere e proprie lezioni di tennis, l’origine primigenia e primitiva del gioco e della sua rappresentazione, poi una parte centrale tesa a inquadrare il “mostro” McEnroe, la sua febbrile voglia di vittoria, l’ispirazione dal Tom Hulce di “Amadeus”, la sua totale incapacità a recitare fuori dal campo in spot e programmi televisivi, la difficoltà di trovare un’identità propria al di fuori della “scena”, del campo da gioco. Infine, il match, la finale del Roland Garros del 1984 giocata contro il cecoslovacco Ivan Lendl: siamo all’acme totale del discorso filmico, siamo all’incontro finale di “Rocky”, ma guardiamo le VERE immagini della partita. Con la camera puntata su McEnroe, interprete principale del film supremo, il dramma sportivo nel suo farsi, con il solo filtro della pellicola cinematografica, che ridà al tutto une veste nuova. INCREDIBILE e difficile da descrivere a parole. Jean-Luc Godard, citato nel film, affermò che “il cinema mente, lo sport no”: qui, forse, per la prima volta, Faraut contraddice questo assunto incontestabile, usa il suo lavoro da archivista dei film in 16mm all’Istituto Nazionale dello Sport, s’imbatte in un tesoro inestimabile sepolto sotto la polvere, e ce lo presenta, nuovo e splendente. Semplicemente imperdibile, per appassionati di tennis e di cinema, per tutti.


CULTURA I TESORi DEL MUSEO DIOCESANO

Un santo ritocco questa pagina ci aiuta a conoscere la storia del primo vescovo di Nocera, del busto che lo ritrae e del suo restauro

Il restauro del busto

di Salvatore Alfano

Durante il saggio preliminare di restauro è stata fatta una ricognizione degli innesti di pietre dure colorate su alcune parti in argento e in bronzo dorato del Busto. Esso era ricco di questi elementi decorativi, sia sulla mitria che sullo spillone che raccorda il piviale del Santo. Allo stato attuale risultano evidenti alcuni castoni vuoti.

In blu le pietre mancanti Pietre collocate sulla spilla in bronzo dorato

Pietre collocate sulla mitria in argento

Sulle orme di Prisco Parliamo finalmente della statua. Lo so, il popolo è affezionato a questa immagine. Ricordo come i fedeli, vedendomi per la prima volta al museo diocesano, si inginocchiavano e potevano finalmente toccarmi e portarmi con un bacio alla loro bocca. In precedenza c’era l’altra mia immagine, in legno policromo; poi il vescovo Benedetto dei Monti Sanfelice pensò di fare questo busto d’argento (ordinato all’argentiere Saverio Manzone nel 1771). È realizzato in fusione d’argento parzialmente dorato, bronzo, rame dorato, tutto su anima di legno. Qualche particolare della storia del busto? Fu pagato 900 ducati (circa 450mila euro) e portato in Cattedrale a Nocera con una solenne processione, iniziata tra spari di mortaretti e suoni di campane. Per lo schema iconografico, la plastica del modellato e la ricchezza del panneggio è affine con il busto di san Paolino, realizzato nel 1741 da Andrea Di Blasio per la Cattedrale di Nola. Dobbiamo di nuovo ringraziare l’amico Vescovo originario della Francia ma naturalizzato italiano.

Presenta qualche altra particolarità? L’iconografia è quella classica, quella cioè di un Vescovo con sacri paramenti, il piviale, la stola, la croce pettorale, il pastorale e la mitra. E così potrebbe essere un sant’Agostino, un sant’Ambrogio o un altro qualsiasi vescovo santo; ma c’è il particolare della città sulla base che lo identifica ulteriormente. Una visione piuttosto ideale della città (e quindi della Diocesi) di cui sono patrono. Qualcosa come si può ammirare, sempre al Duomo di Napoli, sul busto di santa Irene, opera di Carlo Schisano del 1733. E della croce che mi dici? Probabilmente è un rifacimento moderno su modello settecentesco; è realizzata in cristalli molati di ametiste e topazio centrale, montati in argento, contornati da cristalli sfaccettati. Una piccola teca posteriore forse conteneva una reliquia. Natalino Gentile MAGGIO 2019 Insieme

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Insieme con Maria La Madonna della Rosa

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el mese mariano per eccellenza, facciamo tappa a Ostra, in provincia di Ancona, per raccontare il miracolo che la Madonna ha fatto ad una mamma. Siamo nella diocesi di Senigallia, qui nel 1666, in una ridente valle circondata da colli ubertosi, esisteva da tempo immemorabile un’edicola in cui si venerava un’immagine della Vergine, dipinta su una parete rozza, ai piedi della quale defluiva un ruscello di limpida acqua. Dal fiore che la Vergine benedetta teneva nella mano sinistra, i fedeli cominciarono ad invocarLa col dolce titolo di “Madonna della Rosa”. Un giorno una fanciulla venne a pregare la Vergine per la mamma gravemente malata. Le portò un giglio, che restò fresco e profumato per mesi, e riempì dell’acqua dalla sorgente. Poteva la Madonna, mamma per eccellenza, rimanere sorda al grido di dolore di una figlia preoccupata per la salute della sua di mamma? Evidentemente no. Infatti la donna, appe-

na bevve l’acqua, guarì all’istante. Da quel momento, folle immense di fedeli accorsero ai piedi della Vergine Santa e i miracoli si ripeterono e moltiplicarono. L’edicola venne ampliata e fu costruita una prima cappella, in seguito ingrandita e affrescata. Verso il 1755, poiché i fedeli aumentavano, si costruì una Chiesa grande. Le acque del ruscello, strumento di tanti prodigi, vennero raccolte in un pozzetto ai piedi dell’altare di Maria. Oggi, come allora, i fedeli rimangono sorpresi dal fatto che il volume dell’acqua si mantiene sempre al livello di 80 centimetri, sia d’estate che d’inverno, qualsiasi quantità se ne attinga. 
 La fama dei prodigi operati dalla Madonna della Rosa giunse fino al Soglio Pontificio e il Rev.mo Capitolo Vaticano, nel 1726, concesse alla miracolosa immagine l’onore della solenne Incoronazione, e alla cappella il titolo di santuario. Antonietta Abete

Se conosci qualche particolare tradizione mariana, puoi segnalarla alla redazione. Tel. 081 517 04 66 - segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it

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Madonna Adorante, metà del XVI sec. Museo Diocesano "San Prisco" (foto Salvatore Alfano)


Come immagini la Madonna? Federico - 8 anni

Clarissa - 8 anni

Maira - 6 anni

Raffaella - 8 anni Filomena - 8 anni

Nicola - 8 anni

Inviateci una foto di disegni e preghiere con nome ed età del bambino a segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it - Whatsapp: 349 2500598 Le immagini pervenute in redazione saranno pubblicate in questa rubrica.

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VISITA PASTORALE a cura di Antonietta Abete Il cortile del Palazzo vescovile, in un acquerello di Visconti

Il documento firmato da mons. Giuseppe Giudice, presentato ai giornalisti lo scorso 17 aprile e consegnato ai vicari foranei durante la Messa Crismale, contiene una prima lettura della Visita Pastorale e sarà approfondito durante la Sosta ecclesiale del 17 giugno

I Cortili dell’evangelizzazione

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opo 16 mesi dall’indizione della Visita Pastorale – era il 6 gennaio del 2018 – e dopo aver incontrato tre foranie, quella di Sarno, di San Valentino Torio e Nocera Inferiore, ben 25 comunità parrocchiali e tutto il tessuto sociale ed economico nel quale sono innestate, mons. Giuseppe Giudice ci consegna una prima lettura di questa esperienza contenuta nel documento “I Cortili dell’evangelizzazione”. Il sottotitolo – Lettera Pastorale nel cuore della Santa Visita per un urgente e rinnovato annuncio evangelico – traccia già il “perimento” delle ansie e delle preoccupazioni del pastore diocesano. O, per usare un linguaggio che guarda al positivo, di ciò che gli sta a cuore. Un testo corposo, composto da 8 paragrafi che richiamano l’ottavo giorno, la resurrezione, per tracciare un primo bilancio e offrire spunti per ritornare “alla sorgente cristiana”. Il documento si apre con uno sguardo sui cortili, lo spazio delle relazioni, il luogo nel quale le famiglie condivido-

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no la vita. “Devono diventare luogo di dialogo reale e non virtuale” dice il Vescovo che ricorda come oggi essi siano spesso immagine dell’impoverimento delle relazioni, della solitudine, dell’individualismo. “Viviamo troppo nel virtuale e di fretta” ammonisce. “Dai cortili dove il Vangelo passa con uno sguardo e un sorriso si può, forse, ripartire per una società e una politica non rancorose, che non alza muri ma costruisce ponti”. In questo spazio, ci rassicura mons. Giudice, Dio scende. Perché Dio, che è Padre non rimane nel palazzo, alla finestra, “ma nel mistero dell’incarnazione si abbassa, scende gli scalini, si fa vedere nel cortile”. Il Signore viene a cercarci nel luogo delle relazioni ove si snoda la nostra esistenza, non ci lascia in balia della solitudine. Il cruccio del Vescovo lo abbiamo individuato all’inizio, è l’annuncio del Vangelo. Per farlo, egli scrive che è necessario “recuperare il valore delle persone”, operazione


possibile a patto che si svuoti il cuore e la casa dalle cose inutili, dal di più. Quando siamo troppo pieni di noi, troppo presi dalle nostre preoccupazioni non ci accorgiamo della bellezza di chi ci vive accanto né siamo in grado di scorgere nell’altro un capolavoro di Dio. "Se vogliamo ridire e ridare il Vangelo dobbiamo riscoprire il primato della persona, di tutte le persone, e di ogni persona, per non incappare in coloro che vogliono ridere del Vangelo", dice il vescovo che aggiunge: "Evangelizzare è invitare ogni persona ad entrare nella sala della festa per gustare la bontà di Dio". Quali strumenti ci vengono in aiuto? Che stile bisogna assumere per generare questa nuova stagione di evangelizzazione? Non c’è nulla da inventare, lo dice più volte mons. Giuseppe Giudice. Dobbiamo solo farci accompagnare dal maestro e dalla sua lezione, sempre attuale, sul tema delle parabole, “un racconto articolato il cui unico scopo è portare l’uditore verso un punto centrale, un obiettivo, un insegnamento”. "Per noi uomini e per la nostra salvezza, Egli sceglie le nostre parole, utilizza i nostri segni, le nostre immagini per dire l’oltre, il di più" spiega il Vescovo. Ma c’è di più. Nelle parabole Gesù, oltre al contenuto, ci offre un metodo e uno stile per evangelizzare, Egli ci invita a cominciare dalla nostra vita, frumento e zizzania, prima di raggiungere tutti gli strati della società e la vita reale delle persone che incontriamo sulle nostre strade.

ta, il proprio ministero, la porzione di popolo di Dio di cui si è responsabili. Nella parte conclusiva del documento, mons. Giudice ci ricorda che si evangelizza solo ciò che ci sta a cuore. Durante la presentazione del documento ai giornalisti, lo scorso 17 aprile, il Vescovo ha spiegato che “il seme bisogna farlo lievitare nel cuore, perché oggi abbiamo troppi professionisti e pochi testimoni”. Il documento, che si è aperto gettando uno sguardo sul cortile, si chiude nello stesso luogo, con l’accorato invito del Vescovo: "Come seminatori appassionati, con gioia ed entusiasmo, è bello tornare a farci voce del Vangelo tra le famiglie, a scuola e in parrocchia affinché, in un rinnovato slancio missionario, questi luoghi ridiventino cortili permanenti dell’evangelizzazione, dove è seminata la buona notizia, capace di ridare gusto e senso alla vita, strappandola alla sciatteria per aprirla al soffio dell’eterno". Il cerchio si chiude, le indicazioni e le tante sollecitazioni invece aspettano di trovare terreno fertile per produrre frutti abbondanti. Il documento, consegnato ai vicari foranei durante la Messa Crismale del Giovedì Santo, è arrivato nelle diverse comunità insieme all’accorato invito del Vescovo di leggerlo e approfondirlo. È possibile scaricare il testo anche dal sito della Diocesi www.diocesinocerasarno.it. Antonietta Abete Un momento della presentazione

I primi dati. A questo punto del documento, troviamo i primi dati della Visita, le prime impressioni. "Con drammatica evidenza, addolcita da cristiana speranza, la Visita Pastorale sta svelando la sete di Parola, la fame di Pane e la debole attenzione verso i Poveri". Nelle comunità c’è un nugolo di anime buone, attente alle cose di Dio e serenamente e sinceramente impegnate nella vita pastorale; questo zoccolo duro contrasta con l’indifferenza di molti. Da un lato la sete di autenticità, la ricerca di senso, dall’altro chi ha organizzato la sua vita senza Dio, quella che il Vescovo definisce la religione dell’indifferenza. La sfida dunque è rilanciare il grande tema dell’evangelizzazione, permettere al popolo di diventare missionario e cogliere le tante sfide contemporanee non come incidenti o problemi ma come opportunità aperte al soffio sempre rigenerativo dello Spirito Santo. A questo punto, il Vescovo rilegge il capitolo 13 del Vangelo di Matteo e offre spunti, consigli, suggerimenti per ridare vigore all’annuncio. Qui leggendo ognuno può prendere quello che è più adatto per sé, per la propria viMAGGIO 2019 Insieme

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VISITA PASTORALE Il Vescovo al termine della Celebrazione presso la sede dell’INPS di Nocera Inferiore

Il Vescovo con i ragazzi diversamente abili della Casa del Monello

«Abbiate fiducia in Gesù»

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arrocchia è casa tra le case, famiglia tra famiglie, e quando il Vescovo viene a trovarci fervono i preparativi, aumenta l’adrenalina, ma poi ci si sente subito a proprio agio. In fondo non viene a trovarti un estraneo, ma il Vescovo, il Pastore, un po’ il capo-capofamiglia e, quindi, anche se non mangi sempre con lui, resta che fa parte della tua famiglia, senti che ti appartiene e questo rende tutto più semplice. Pensare, organizzare e vivere questa settimana di Visita Pastorale non è stato per niente semplice, ma è stata una straordinaria esperienza per tutta la comunità. La cosa più bella è avere avuto la possibilità di incontrare il Vescovo più da vicino, avere la possibilità rivolgergli qualche parola ed ascoltare la sua risposta; conoscerlo non attraverso i microfoni delle solenni liturgie o dei mezzi della comunicazione, ma faccia a faccia, è stata tutta un’altra storia. Le cose da fare sono state tante e le persone da incontrare ancora di più, ma il Vescovo ha avuto il tempo ed una parola per tutti. Le parole di incoraggiamento ancora risuonano nelle strade della parrocchia che ha percorso con noi. I piccolissimi gli hanno chiesto: «Chi sei?». I bimbi delle elementari gli hanno chiesto: «Perché sei venuto a trovarci?». Quelli delle medie gli hanno detto: «Hai qualcosa da dirci?». A tutti il Vescovo ha insegnato a guardare in alto, ad avere fiducia in Gesù. Quando poi ha incontrato i giovanissimi, i giovani e gli adulti, ma soprattutto gli ammalati e gli anziani, ha ascoltato i loro racconti e ha invitato tutti a rileggere la propria vita, la propria storia alla luce della fede. Rileggere la propria quotidianità indossando gli occhiali che Dio ci ha donato, quelli del bene e della speranza! Una settimana ordinaria eppure straordinaria perché ricolma della presenza e della Grazia di Dio. Grazie vescovo Giuseppe!

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Il Vescovo è stato in Visita Pastorale nella parrocchia di San Giovanni Battista di Nocera Inferiore, comunità guidata da don Andrea Annunziata, dal 26 al 31 marzo

Il Vescovo con lo staff e alcuni allievi del centro Kami No Kan Dojo

Il Vescovo con don Andrea Annunziata e don Marco Siano scherza con un bambino mentre è in visita ad un’ammalata

Il Vescovo incontra i bambini della scuola materna ed elementare del Terzo Istituto Comprensivo


Il Vescovo e fra Michele Floriano con i rappresentanti delle associazioni

Il Vescovo con i bambini del IV Istituto Comprensivo

Si è svolta dal 2 al 7 aprile la Visita Pastorale di mons. Giudice alla parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore

La bellezza dell’incontro

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on la visita alla parrocchia di San Giuseppe in Nocera Inferiore, guidata da fra Michele Floriano, si è conclusa il 7 aprile l’incontro di monsignor Giuseppe Giudice con l’ultima comunità della forania cittadina, nell’ambito della Visita Pastorale. La Visita a San Giuseppe ha avuto inizio martedì 2 aprile, quando la comunità ha calorosamente accolto il suo Vescovo, venuto per portare la grazia del Signore Gesù a questo piccolo gregge. Nel Suo “fermarsi nelle nostre case”, il Vescovo ha voluto condividere il Pane e la Parola con i fedeli, rivestendo le vesti del buon Pastore venuto a supportare, incoraggiare e ravvivare il vivere quotidiano con il Signore. Secondo il programma, il Vescovo è stato impegnato ad incontrare la comunità nei luoghi e nei momenti della sua quotidianità. Ha avuto così modo di intrattenersi e conoscere diverse realtà del territorio: da quelle scolastiche (Scuola Statale plesso Madre Teresa di Calcutta del IV Istituto Comprensivo e Scuola Paritaria Arcobaleno) a quelle lavorative (Daniflex e Battipaglia), a quelle associative del quartiere (Associazioni Montevescovado e Rione Calenda). Monsignor Giudice ha anche avuto l’opportunità di incontrare gli anziani della casa di riposo Isama, gli ammalati, il gruppo Caritas, relazionandosi con loro e portando conforto e speranza. Ha poi ascoltato i gruppi pastorali, da quello liturgico a quello catechistico. Partendo sempre dall’ascolto della Parola, tutti gli incontri si sono svolti in un clima di calorosa cordialità e semplicità. Particolarmente coinvolgenti sono stati i momenti con i bambini, delle scuole e del catechismo; molto intense e significative le esperienze della Lectio divina, il Cenacolo del Vangelo presso una famiglia della parrocchia e la Via Crucis che si è svolta in chiesa, pio esercizio che, attra-

verso la commemorazione della passione di Gesù, ha dato modo di invocare la misericordia di Dio sulle tante difficoltà della vita di ogni giorno. La tanto attesa Visita Pastorale si è rilevata un’occasione di conoscenza reciproca, tra il Buon Pastore e il suo gregge, ed ha lasciato un importante e bel ricordo nel cuore di tutti, oltre che il significativo messaggio sull’importanza di puntare sempre sui giovani, futuro fiorente di ogni comunità e di trovare nella famiglia, nella scuola e soprattutto nella chiesa, il proprio sicomoro sul quale “salire”, come fece Zaccheo, per avvicinarsi sempre più al Signore. La comunità di San Giuseppe

Il Vescovo con alcuni operatori pastorali

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GLI OPERAI DEL VANGELO di mons. Giuseppe Giudice

“… non seppellire mai definitivamente una vocazione”

(Francesco, Christus vivit, 272)

Come fiumi carsici La vocazione è opera di Dio che attende fiducioso la risposta dell’uomo. Egli ci lascia liberi, anche di cadere e sbagliare. Poi, all’improvviso, come i fiumi carsici, l’acqua ritorna in superficie, pronta a dare nuova vita

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el mese di maggio, trapunto di fiori, odoroso della devozione a Maria e del pane vivo delle Prime Comunioni, mi piace soffermarmi sul tempo della vocazione e della scelta personale che ne segue, riferendomi al fenomeno dei fiumi carsici. Cosa intendo dire? La caratteristica dei fiumi carsici è che, a un tratto, l’acqua scompare, si inabissa e sembra quasi non esserci più per poi riaffiorare fresca e zampillante in un altro luogo. Nel tempo in cui il vocato deve decidere della sua vita, può accadere proprio questo fenomeno. Dopo un primo innamoramento, un abbozzo di sì, arriva il tempo del silenzio, dell’allontanamento e anche quasi del fastidio per tutto ciò che sa di fede e di Chiesa. Capita soprattutto quando esplode il tempo dell’adolescenza, che non è una malattia, ma è tempo di crescita e di domande in tutti i sensi, che può dilatarsi ed estendersi per molti anni. Sembra scomparire la domanda vocazionale, ci si dedica ad altro e la vita prende altre direzioni. Quando nella vocazione succede tutto questo, non bisogna allarmarsi, preoccuparsi più di tanto, correre subito ai ripari, ma permettere al tempo di prendersi lo spazio necessario e alla vocazione di essere veri-

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ficata nel nascondimento e nel silenzio. Certamente, in quel tempo qualcuno pregherà per noi e per chi deve decidere. La vocazione, se non è un’illusione, è sempre opera di Dio che attende la libera risposta dell’uomo ed Egli, normalmente, porta sempre a compimento ciò che ha iniziato, scrivendo diritto anche sulle righe storte. Quante storie vocazionali sembrano finite, quanti amori perduti e sopiti mentre si battono altre strade, non poche volte anche in contraddizione con la prima vocazione, o addirittura in opposizione. E Dio ci lascia liberi, anche di cadere e di sbagliare, proprio per provarci come l’oro nel crogiuolo. Egli, come un innamorato appassionato, sempre ci attende e sa aspettare. Non bisogna disperare, o darsi per vinti, perché se sono rose fioriranno e Dio, paziente fino alla Croce, attende la nostra maturazione, che non può non coincidere con la nostra felicità. Poi, all’improvviso, come i fiumi carsici, l’acqua ritorna in superficie, pronta a dare nuova vita. Ed è la gioia di chi, anche nel deserto, ha saputo attendere il rifiorire del giardino. † Giuseppe, vescovo


Un momento dell’incontro nel Duomo di Episcopio

Un momento dell’incontro nella Basilica di Sant’Alfonso

Incontri di Quaresima

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a festa, la casa e il vestito, priorità di ogni coppia di sposi, anche se spesso le si guarda dalla prospettiva sbagliata. Il Vescovo ha invitato a posizionarsi da un’altra angolazione per leggere e vivere al meglio queste “ansie”. La riflessione è arrivata nel corso dell’incontro con i nubendi della diocesi, ovvero le coppie di fidanzati che si preparano al matrimonio. Circa 200 quelle che si sono date appuntamento lo scorso 9 aprile nella Basilica di Sant’Alfonso Maria de Liguori di Pagani, su invito della Consulta diocesana della famiglia e della Pastorale familiare diocesana diretta da don Antonio Mancuso e dai coniugi Giuseppe e Giovanna Galasso. Monsignor Giuseppe Giudice ha ricordato che il matrimonio è una «chiamata», una vocazione che passa dalla «scoperta dell’amore» alla «decisione di sposarsi», non l’inverso. Rispetto alle priorità ha parlato prima della festa, poi del vestito e infine della casa. «Se alla nostra festa non invitiamo Gesù – ha detto il Vescovo – il vino, che è la grazia di Dio, la gioia, finisce». Il matrimonio ci porta a fare «un atto di umiltà perché ci mostra che abbiamo bisogno di un Altro (Dio, ndr) che ci mette insieme, ci impasta in un amore umano, fedele, fecondo e totale». In merito al vestito, monsignor Giudi-

ce ha ricordato che «Dio è un sarto, ci cuce un vestito di luce», che deve avere come caratteristiche «umiltà, tenerezza e bontà, ma soprattutto deve esserci il vestito della carità». Poi ha aggiunto: «Il matrimonio ci porta a lasciare la casa dove siamo stati per costruire una nuova famiglia, non si può continuare ad essere figli di famiglia». L’invito del Vescovo è stato: «Noi dobbiamo essere casa di Dio, trasparente e aperta alla vita, dove il vino buono, l’amore, resta fino alla fine. E l’amore vero non si compra ai discount, l’amore vero discende da Dio». Il 4 aprile ha, invece, incontrato i cresimandi nella Concattedrale di San Michele Arcangelo, a Episcopio di Sarno. «Carissimi Restate Entusiasti Semplici Insieme Maturi Amando»: è l’acrostico di Cresima ed è stato l’augurio che il Vescovo ha voluto fare ai 300 ragazzi che hanno accolto l’invito all’incontro. L’appuntamento con i cresimandi è servito a ribadire che la confermazione non è «il compimento di un corso» o «il biglietto per andare via» ma «l’inizio di tutto, dell’essere veramente testimoni di Cristo, del non vergognarsi di dirsi cristiani», è il «cammino verso la maturità». Se il dono della Cresima è accolto con questo spirito, «la nostra diocesi – ha detto – avrà un sussulto di vita». Rosaria Vincelli

Il Vescovo ha parlato ai cresimandi e alle coppie di fidanzati che si preparano al matrimonio. Due messaggi che hanno mostrato l’autentico volto dei due Sacramenti

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VITA ECCLESIALE Papa Francesco presiede la Canonizzazione dei pastorelli Francesco e Giacinta Marto a Fatima, il 13 maggio 2017 - Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va)/SIR

I tre pastorelli, Lucia dos Santos (a sinistra) e i suoi cugini Giacinta e Francesco Marto

Suor Angela de Fatima, ospite della parrocchia Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore, parla del messaggio delle apparizioni mariane e della testimonianza dei pastorelli che videro la Vergine dal 13 maggio al 13 ottobre 1917

I pastorelli di Fatima esempio di santità per tutti

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eicola il messaggio di Fatima attraverso l’esperienza dei fratelli Francesco e Giacinta Marto e della cugina Lucia dos Santos ( futura suor Lucia), i tre pastorelli a cui la Vergine Maria apparve per sei volte, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. È passato oltre un secolo, ma il messaggio lasciato dalla Madonna in Cova d’Iria suscita sempre grandi emozioni e suggestioni, soprattutto legato all’essenza del segreto che la Madre di Gesù ha rivelato ai veggenti. «In alcuni contesti – spiega suor Angela de Fatima, postulatrice della Causa di Canonizzazione di Francesco e Giacinta – il segreto ha assunto dimensioni così importanti da distrarre dall’essenza del messaggio. La cosa fondamentale del messaggio di Fatima è il ri-annucio dell’amore trinitario di Dio, della misericordia che scende su tutti noi. La Madonna a Fatima ci ha detto che Dio ci ama tanto e vuole un rapporto personale con ciascuno. A questo amore, a questa chiamata all’intimità con Dio, si risponde con amore. Quando la Madonna chiede che i bambini offrano preghiere, piccoli sacrifici per la conversione dei peccatori, vuole che ognuno si riavvicini a Dio». Suor Angela, questa è la dimensione mistica. Qual è quella profetica?

La Madonna ci mostra la storia nella sua dimensione esca-

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tologica (l’infermo) e nella sua dimensione temporale (la sofferenza del mondo e della Chiesa). La Madonna non lo fa per spaventarci, ma per farci riflettere. Il nucleo fondamentale del segreto è: avete visto tutto questo perché Dio vuole portare la salvezza e la pace nel mondo, vuole stabilire la devozione al cuore immacolato di Maria. Dio continua a interessarsi e a preoccuparsi di noi, della nostra storia. Perché tanta attenzione all’aspetto profetico e meno al messaggio di salvezza?

La nostra società è più attirata dalla spettacolarità, dal sensazionalismo. Si fugge dall’essenziale, dalla vita intima con Dio. Il nostro contesto post moderno, caratterizzato dall’individualismo, favorisce la ricerca di queste cose anche per soddisfare un’ansia interiore. Francesco e Giacinta sono i primi bambini diventati santi, papa Francesco li ha canonizzati a Fatima il 13 maggio 2017. Francesco morì a 11 anni il 4 aprile 1919, la sorellina il 20 febbraio 1920 a 9 anni. In questo modo la Chiesa ci ribadisce che ha tenuto «nascoste queste cose ai sapienti e ai saggi» e le ha «rivelate ai piccoli»? Che la fede passa se ci facciamo piccoli?

Quando la Madonna appare ai pastorelli ci mostra che la santità è per tutti. A noi adulti vuole dire che la chiamata al-


Suor Angela de Fatima Coelho da Rocha Pereira da Silva è una suora della congregazione Aliança de Santa Maria, è stata postulatrice della Causa che ha portato alla Canonizzazione di Francesco a Giacinta Marto ed è vice postulatrice della Causa di Beatificazione di suor Lucia dos Santos

la santità presuppone una semplicità dei cuori, è come vivere un’infanzia spirituale. La Madonna ci ricorda l’importanza di preservare l’innocenza e che a una società in mezzo alle tenebre fa bene avere accanto i bambini, persone dal cuore puro. Vivere accanto ai piccoli, averli come testimoni è una sfida a diventare puri. Essere piccoli non vuol dire però piccolezza?

Stiamo parlando di infanzia spirituale, non di infantilismo. Francesco e Giacinta erano piccoli, ma non infantili, anzi, erano molto maturi. La loro maturità ha una forma di responsabilità nella risposta alla chiamata di Dio che diventa un modello per tutti. Hanno preso su di loro la responsabilità di fare qualcosa. La semplicità non è diminuire, ma focalizzare nell’essenziale. Un invito a far passare la fede fin da piccoli?

Il modo migliore per insegnare ai piccoli è la testimonianza. Se un adulto vive bene la fede, i piccoli faranno lo stesso. È la coerenza della nostra vita la più grande testimonianza. Parte dai genitori, poi passa dai catechisti, i sacerdoti e da tutta la Chiesa. Non bisogna sottovalutare l’insegnamento anche di piccoli segni come può essere il segno della Croce. Lucia è vissuta molti più anni dei suoi cuginetti, diventata Carmelitana è morta a Coimbra il 13 febbraio 2005, a 97 anni. Esperienze e messaggi diversi, tuttora attuali?

La vita di Francesco e Giacinta è chiara nell’impegno verso la salvezza, verso la consapevolezza della responsabilità dell’uso della nostra libertà. Lucia ci offre come esempio l’obbedienza alla Chiesa. Lei ha ascoltato la sua vocazione da piccola e anche quando avrebbe potuto dire di no

ha seguito Dio e obbedito alla Chiesa. È stata testimone di una lunga fedeltà a un amore così grande ed esigente, ha avuto la capacità di dimenticare se stessa. Al suo padre spirituale chiese che tutti i suoi scritti fossero buttati perché non ne rimanesse memoria. Era un ribadire che era stata uno strumento di Dio, non protagonista. È una lezione fondamentale per noi operatori ecclesiali. Siamo strumenti nelle mani di Dio, preziosi ai suoi occhi, ma se lo facciamo per diventare protagonisti roviniamo tutto. Il Rosario può essere considerato una pratica del passato?

Sbagliato! È una preghiera antica, fa parte del tesoro della Chiesa. Non è superficiale, ma è un itinerario che ci porta alla configurazione con Cristo, alla santità. Maggio, mese delle mamme, Fatima che cosa dice a queste generatrici di vita?

Avere un cuore di mamma è avere un cuore che si dimentica di se stesse, è un offrire se stesse per i figli, il marito, la famiglia. È essere un rifugio per chi ami. Chi vuole guadagnare la vita, la deve perdere. Con questo atteggiamento di cuore le madri hanno una via privilegiata per guadagnare la vita eterna. Salvatore D’Angelo

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

La famiglia è il luogo in cui la persona cresce ed è accolta indipendentemente dalle sue qualità e dai beni che possiede

La solidarietà s’impara in famiglia

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on lo sa nessuno. O quasi. Il 15 maggio è la Giornata internazionale della Famiglia, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1994. Venticinque anni fa. Il giubileo potrebbe fornire l’occasione per una celebrazione più ricca ma dubito che questo avvenga. Poche e sparute le iniziative ecclesiali. Ancora più invisibili quelle civili. La famiglia appare sempre più la cenerentola della vita sociale. Eppure tutte le indagini mostrano che resta un elemento essenziale e insostituibile della convivenza umana.

Un patto di solidarietà

La solidarietà è diventata oggi una parola chiave, esprime una cultura che cerca di sostituire o temperare l’individualismo dominante con i valori dell’accoglienza e dell’ospitalità, con l’impegno a favore della pace e lo sviluppo dei popoli. Lo sguardo al macro-sociale ci impedisce di riconoscere che la prima e fondamentale esperienza di solidarietà è proprio la famiglia: essa è fondata sul patto che unisce due persone radicalmente diverse. In base a questo patto l’uo-

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mo e la donna scelgono di essere l’uno con l’altro, l’uno per l’altro. Questa scelta di reciproca appartenenza genera una condivisione che abbraccia tutta la vita, cioè tutti gli anni che Dio dona di vivere e tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Questo patto di solidarietà, vissuto nella totalità del proprio essere, coinvolge tutta la persona, in ogni sua dimensione. A ben vedere, al netto di ogni lettura romantica, il legame coniugale si presenta come la prima e più importante vittoria sull’individualismo. La solidarietà appartiene per sua natura alla famiglia, è un elemento costitutivo del suo sorgere e del suo crescere. E difatti, se viene a mancare lo slancio di solidarietà, se la legittima ricerca del proprio benessere prevale sul desiderio di donarsi all’altro, la famiglia perde colpi e si trova ben presto svuotata, priva della sua forza costitutiva. E rischia così di crollare dinanzi alle tempeste della vita. La solidarietà coniugale è contagiosa perché genera un altro legame, quello tra genitori e figli. La comunio-

ne che lega gli sposi non li chiude in un cerchio dorato ma li apre alla procreazione. Non dovremmo spendere molte parole per dimostrare quanto sia decisivo per un bambino crescere nel contesto della casa domestica in cui sperimenta l’accoglienza e la cura dei genitori. In famiglia il figlio si sente accolto e amato come persona, al di là delle sue capacità e dei suoi meriti. In tal modo egli impara a comprendere che il significato più profondo dell’esistenza umana non è legato all’affermazione orgogliosa di sé (individualismo) ma al dono generoso di sé (solidarietà). È questo il contributo essenziale che la famiglia può e deve dare all’umana società. L’accoglienza e l’educazione della vita rappresentano il suo compito specifico e nessun’altra istituzione può sostituirla in maniera degna ed efficace. Alla famiglia dobbiamo anzitutto chiedere di essere una comunità domestica, cioè un ambiente di vita e di amore nel quale le nuove generazioni possano trovare le ragioni per cui vale la pena vivere ed inserirsi così da protagonisti nel vivere sociale.


Una famiglia normale – quella che talvolta con accezione negativa viene chiamata famiglia tradizionale – svolge un indiscutibile ruolo sociale. Il lavoro educativo, infatti, ha una forte valenza sociale perché cura la crescita delle nuove generazioni. Gli studi sociologici più recenti mostrano che questo contributo si rivela decisivo perché è un’efficace opera di profilassi sociale. I media danno più risalto a quelli che s’impegnano nel disagio sociale e trascurano quelli che, attraverso una paziente e intelligente opera di prevenzione, impediscono alle persone di cadere nel disagio. La famiglia è un’istituzione che lavora nel campo della prevenzione; ed è la prima forma di volontariato perché si basa sulla più assoluta gratuità.

Il ruolo sociale della famiglia

Non capisco come sia possibile fare della solidarietà un cavallo di battaglia e combattere la famiglia. È una delle schizofrenie della cultura e della politica contemporanea che, di fatto, impedisce o frena lo sviluppo umanistico della società. Il legame coniugale e quello genitoriale sono le strutture portanti dell’impalcatura sociale. La debolezza della famiglia lascia ampia libertà alla cultura che esalta l’io egoistico, cioè quell’individualismo che si esprime nelle più diverse forme. Una cultura come questa riduce oggettivamente gli spazi della solidarietà. Il primato dell’individuo contrasta alla radice con quella solidarietà che a parole vogliamo realizzare. La famiglia è il primo ed essenziale luogo in cui la persona cresce. In essa s’impara ad accogliere e a rispetta-

re l’altro. In famiglia ciascuno è accolto come persona, indipendentemente dalle sue qualità e dai beni che possiede. Forse è l’unico ambiente in cui la persona non vale per quello che ha o per quello che sa fare. Al contrario, in famiglia quelli che sono più deboli vengono custoditi con maggiore premura e tenerezza. In famiglia tutti condividono tutto: la vita comune invita ad uscire dall’istintivo egoismo. La famiglia diventa così una “scuola di umanità” e contribuisce non poco a umanizzare la vita sociale. Se la famiglia diventa un luogo franoso, tutta la società diventa più povera. Se perde la sua stabilità chi preparerà la culla per accogliere il bambino non ancora nato? Se non riesce più a trasmettere serenità dove il bambino potrà trovare quella necessaria sicurezza affettiva per crescere? Se si lascia travolgere da un ideale consumistico chi aiuterà l’adolescente e il giovane a trovare i valori ideali che danno senso alla vita? Tante famiglie non sono più capaci di trasmettere questi valori. Lo so bene. Come ogni altra realtà sociale, la famiglia ha bisogno di essere sostenuta. La costante opera di penalizzazione dell’istituzione famiglia, che attraversa tutto il mondo occidentale, rappresenta un vero suicidio sociale. Un progetto sociale che riconosce il ruolo della famiglia e s’impegna a sostenerlo, lavora per una società in cui i valori della solidarietà saranno maggiormente garantiti. Se la famiglia diventa un oggetto privilegiato dell’impegno sociale, diventerà il primo e più efficace soggetto di quella solidarietà che, a parole, tutti cercano.

«Una coppia di sposi che sperimenta la forza dell’amore, sa che tale amore è chiamato a sanare le ferite degli abbandonati, a instaurare la cultura dell’incontro, a lottare per la giustizia. Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere “domestico” il mondo, affinché tutti giungano a sentire ogni essere umano come un fratello» (Papa Francesco, Amoris laetitia, 183)

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VITA ECCLESIALE

Diocesi in festa per san Prisco Il Discorso alla Città ha aperto il novenario caratterizzato dal pellegrinaggio delle comunità parrocchiali. Il 9 maggio, solennità di san Prisco, il Pontificale in Cattedrale e la processione pomeridiana per le strade di Nocera Inferiore

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tutto pronto per festeggiare san Prisco, patrono della Diocesi e della Città di Nocera Inferiore. La festa si svilupperò nei giorni 8, 9, 10, 11 e 12 maggio. I solenni festeggiamenti, dopo il novenario con la visita delle altre parrocchie di Nocera Inferiore, cominceranno la sera dell’8 con l’Offerta del cero. È la seconda volta che si tiene questa celebrazione, che prevede l’offerta da parte di tutte le parrocchie cittadine di un cero a san Prisco. Dopo questo segno di una devozione rinata nelle varie zone della città, è in programma la veglia di preghiera per ricordare il miracolo del pane e prepararsi alla festa, che a mezzanotte sarà annunciata dal suono gioioso delle campane di tutta la città. Il 9 maggio, dopo l’annuncio della festa con le musiche della banda musicale che girerà per le vie della città, è il giorno del pellegrinaggio in Cattedrale. Le Celebrazioni Eucaristiche sono in programma ogni ora a partire dalle 7.00 del mattino, mentre alle 10.30 ci sarà il Pontificale presieduto dal vescovo monsignor Giuseppe Giudice. Le vie cittadine accoglieranno il busto d’argento del Santo in occasione della processione che alle ore 18.00 partirà dalla Cattedrale e che dalla parrocchia di San Matteo Apostolo, alle ore 19.30, diventerà solenne e vedrà la partecipazione del Vescovo e delle autorità civili e militari della Diocesi.

Il programma civile

Il classico concerto bandistico in piazza Vescovado, tenuto dalla banda di Bracigliano “Vieni a Suonare con noi” e dalla banda della città di Carbonara, darà il via alle manifestazioni civili che affiancheranno la parte religiosa. Gli Schizzekea con il loro sound mediterraneo allieteranno la serata dell’11 in piazza Vescovado, mentre il 12 ci sarà il concerto di Sal Da Vinci che chiuderà i festeggiamenti.

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A regalare una nota di storicità alla festa patronale sarà la rappresentazione del Maggio del ‘600: il 5 maggio i cortili del Borgo Vescovado saranno animati da figuranti in costume d’epoca. Come ogni anno, durante tutti i giorni dei festeggiamenti, si potrà visitare il Museo diocesano. L’intera Diocesi si prepara dunque a vivere i giorni della festa dedicata al patrono san Prisco, primo Vescovo dell’A gro, esempio di cristiana carità e motore di evangelizzazione di una terra allora pagana che accolse la Parola e l’opera di un umile ma instancabile annunciatore di Cristo. Marilena De Angelis


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Diocesi in festa Preghiera per le vocazioni

L’11 maggio, alle ore 20.00, il Vescovo presiede la Veglia vocazionale sul tema “Come se vedessero l’invisibile”. L’appuntamento è per le ore 20.00 nella parrocchia di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore.

Insieme ai vescovi

Il Vescovo dal 20 al 23 maggio partecipa all’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana a Roma. Il 4 e 5 giugno è con i vescovi della Conferenza episcopale campana a Mugnano del Cardinale.

Premio Euanghelion

Il 25 maggio il Vescovo partecipa alle iniziative in programma per il Premio Euanghelion.

Sull’esempio di Chiara d’Assisi

Il 31 maggio, alle ore 17.00, il Vescovo presiede la professione temporanea di suor Agnese Federica Piscopo nel monastero di Santa Chiara, a Nocera Inferiore. Per le Cresime e gli orari di apertura della Curia consultare il sito internet www.diocesinocerasarno.it.

Il 9 maggio ricorre la Solennità di san Prisco, patrono della Diocesi e della Città di Nocera Inferiore. Il Vescovo presiede il Pontificale in Cattedrale, alle ore 10.30, e la processione solenne dalla parrocchia di San Matteo Apostolo alle ore 19.30.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

L’altare della reposizione

FOTONOTIZIA

Il parroco, don Giuseppe Ferraioli, e il braciere che arde fuori alla chiesa di San Giovanni Battista a Roccapiemonte, nella notte di Pasqua, al principio della Veglia, e da cui è stato acceso il cero pasquale. Il trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo, della vita sulla morte si esprime con il linguaggio del fuoco nuovo, intorno al quale si riunisce la comunità.

Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

La perla preziosa

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l tema dell’altare della reposizione per la Pasqua appena trascorsa è stato scelto per risollevarci, attraverso la parola di Dio, dalle perdite dei giovani che la nostra parrocchia ha subito in questo anno appena trascorso. Ai piedi del tabernacolo è stato ricreato un ambiente marino per rappresentare la nascita di una perla. Ogni perla è la conseguenza di un’ostrica che è stata ferita da un granello di sabbia entrato al suo interno. Un’ostrica che non è stata ferita non può produrre perle. Nella parte interna dell’ostrica c’è una sostanza chiamata madreperla e quando un granellino di sabbia entra nell’ostrica, questa lo ricopre con filamenti di madreperla per proteggersi. Come risultato si va formando una meravigliosa perla. Gesù ci invita a ricoprire le nostre ferite con filamenti di amore, ricordando che quanto più le nostre ferite sono rivestite tanto più lieve sarà il dolore. Solo le ferite aperte continuano a fare male. La nostra bellezza interiore è il prodotto di tante tribolazioni, di molte sofferenze e di tanto dolore. Dio stesso ha permesso di lavarci e purificarci di tutto il peccato e di tutto il male per fare di noi persone nuove, con una vita rinnovata e orientata all’amore. Ognuno di noi è una perla preziosa! Dina Grimaldi

FOTONOTIZIA

Nella notte di Pasqua, nella parrocchia Santa Maria del Presepe di Nocera Inferiore, Ruben, giovane di 22 anni, ha ricevuto i sacramenti del Battesimo, della Comunione e della Cresima, dopo il percorso d’iniziazione cristiana vissuto nel periodo quaresimale. MAGGIO 2019 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE Un momento della Via Crucis

FOTONOTIZIA

Altare della reposizione della parrocchia Santa Maria delle Grazie ad Angri.

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

La Via Crucis interparrocchiale

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l 12 aprile scorso, a conclusione del “cammino a tre” nel tempo quaresimale, è stata vissuta per le strade di Corbara e Sant’Egidio una grande esperienza di fede: passeggiare ascoltando la Parola di Dio, cantando e seguendo il Signore Gesù pendente dalla Croce. Le meditazioni del card. Comastri lette durante le 14 stazioni hanno accompagnato ed illuminato menti e cuori dei numerosissimi fedeli accorsi lungo tutto il percorso, aprendo così meravigliosamente la Settimana Santa. In particolare, una delle riflessioni che ha ripreso p. Massimo una volta giunti nella chiesa di San Lorenzo è stata quella dell’amore salvifico di Gesù. Egli, infatti, ha reagito al nostro orgoglio con l’umiltà; ha reagito alla nostra violenza con la mitezza; ha reagito al nostro odio con l’amore che perdona: la Croce è l’amore di Dio che entra nella nostra storia, si fa vicino a ciascuno di noi e diventa esperienza che risana e salva. Livia Rossi

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La locandina della Veglia

San Giovanni Battista Nocera Inferiore

Veglia vocazionale

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ome se vedessero l’invisibile”. È questo passaggio della Evangelii Gaudium (150) che ha ispirato il tema della Veglia vocazionale, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale vocazionale, il prossimo 11 maggio, a partire dalle ore 20.00, presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore. Al momento di preghiera per le vocazioni seguirà un concerto di evangelizzazione con la corale regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Al centro della serata, la testimonianza vocazionale del Vescovo Giuseppe, Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. L’appuntamento si concluderà con una festa animata dall’Azione Cattolica diocesana, dall’Agesci e dalla Gi.Fra. M. P.

San Teodoro Martire Sarno

Restauro e mese mariano

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La statua di Maria SS.ma Addolorata restaurata

o scorso 10 marzo la comunità di S. Teodoro ha accolto con entusiasmo e amore la statua di Maria SS.ma Addolorata dopo cinque mesi di restauro voluto fortemente dal parroco, don Antonio Agovino. Negli anni ottanta la statua, scultura napoletana, il cui autore risulta tutt’oggi ignoto, era stata già soggetta a un indegno restauro: il colore del vestito originario era stato sostituito con una copertura di un nuovo colore policromo che le aveva fatto perdere la memoria delle origini e l’aveva privata delle nobili fattezze della struttura lignea. Nel corso del recente restauro pittorico, ad opera di Salvatore Squillante, è emerso il vero colore originale, quindi è stato così reintegrato il pigmento antico e le parti lignee mancanti.

La statua oggi può finalmente godere del suo antico splendore ed essere nuovamente esposta al culto. Maggio è il mese dedicato alla nostra Mamma Celeste. Quest’anno il nostro parroco ha organizzato la “settimana in preghiera con Maria”, da lunedì 13 a domenica 19 maggio, con la festa parrocchiale in onore di Maria SS.ma della Purità a conclusione. Dal 13 al 15 maggio verranno celebrate varie messe nei quartieri più periferici, con il quadro della Madonna, dal 16 al 18 maggio in parrocchia ci sarà un triduo solenne alla Beata Vergine e per finire – nel giorno della festa – il 19 maggio, l’effige della Madonna sarà portata in processione per alcune strade della nostra città in segno di fede e speranza. Francesco Pio De Stefano

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NEWS DALLE PARROCCHIE Un momento della Via Crucis vivente

FOTONOTIZIA

50 candeline per don Antonio Cuomo, parroco di Regina Pacis ad Angri, che lo scorso 11 aprile ha festeggiato il compleanno insieme alla comunità parrocchiale.

Gesù Risorto e Madonna di Fatima Pagani

Via Crucis vivente

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er il secondo anno di fila, grande commozione e partecipazione per la Via Crucis vivente, inscenata dai ragazzi dell’Azione Cattolica delle parrocchie Gesù Risorto e Madonna di Fatima. La rappresentazione, avvenuta nel giorno del martedì santo, ha preparato la comunità alle celebrazioni del Triduo pasquale. Una Via Crucis atipica, iniziata con Gesù che fa visita al lebbroso nella casa di Betania e terminata con la morte in croce. Nel mezzo, gli episodi più toccanti della Passione di Cristo. Dalla trattativa di Giuda per vendere Gesù fino al suo pentimento, passando per l’ultima cena, la notte di preghiera nell’orto degli ulivi al quale ha fatto seguito la cattura, finendo con il percorso fino al Golgota con Gesù che porta la croce, aiutato dal cireneo, e che, prima di morire, perdona il ladrone pentito. Danilo Sorrentino

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Buon compleanno

Mons. Carmine Citarella festeggia 59 anni, il 14 maggio; mons. Domenico Cinque spegne 52 candeline, il 19 maggio; don Domenico D’Ambrosi compie 66 anni, il 20 maggio. Siate sempre gioiosi annunciatori del Vangelo. Auguri!

Auguri speciali

Buon compleanno ai referenti

Congratulazioni a Federico Bevilacqua per aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia, lo scorso 27 marzo. Auguri a papà Biagio e a mamma Enza.

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

Congratulazione al dottore Salvatore Guercio Nuzio per aver conseguito il master universitario in Endocrinologia e Diabetologia pediatrica.

Rosa Confessore (S. Teodoro, Sarno) festeggia il compleanno il 4 maggio; Salvatore Scalogna (S. M. dei Bagni, Scafati) compie gli anni il 21 maggio. Ai nostri operatori della cultura e della comunicazione, i migliori auguri per un futuro radioso.

don Marco Siano, il 24 aprile, mons. Carmine Citarella, il 3 maggio; don Romualdo Calcìde, il 14 maggio; don Antonio Adinolfi, il 27 maggio. Il vostro sì a Cristo possa rinnovarsi ogni giorno, nella preghiera e nel servizio al prossimo. Auguri!

Diocesi in festa

Il 13 maggio ricorre l’ottavo anniversario di ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Giudice. L’entusiasmo dei giovani possa far gioire il cuore del vescovo Giuseppe, che con il suo ministero guida con amore la nostra Chiesa locale.

Redazione in festa

Il 5 maggio Salvatore Alfano e Maria Luisa Franco festeggiano il compleanno. A voi, preziosi amici, che ci donate creatività e cura materna ogni giorno, auguriamo di realizzare i vostri sogni e progetti. Ci troverete sempre accanto, a gioire con voi. La redazione di Insieme.

Il nostro cordoglio

Ci uniamo al dolore della famiglia D’Ambrosi per la perdita del caro Aniello, fratello del nostro sacerdote don Domenico, tornato alla casa del Padre il 20 aprile scorso. Possa godere della luce della vita eterna. Condoglianze a Mario Marra, collega di Telenuova, per la perdita della cara madre, scomparsa il 17 aprile scorso. Esprimiamo vicinanza nella preghiera alla famiglia Marra e alla nuora Patrizia Sereno, collega giornalista.

Il 30 maggio Francesco Petti e Teresa Oliva festeggiano il decimo anniversario di matrimonio. Dal loro amore è nata la piccola Giulia. Auguri di ogni bene!

Congratulazioni a Roberto Citarella per aver conseguito la laurea specialistica in Ingegneria gestionale alla LIUC, a Castellanza. Sia l’inizio di una brillante carriera.

Auguri ad Angelo Santitoro e ad Imma Gentile per la Promessa di matrimonio, dello scorso 23 aprile. Camminate con gioia verso il giorno delle nozze.

Promessa di matrimonio per Daniele Parlato e Rosanna Stoia, entrambi impegnati nel servizio diocesano di Pastorale giovanile, la firma è avvenuta martedì 23 aprile.

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

CANTARE BENE per pregare meglio

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l culto cristiano, fin dalle sue origini, ha sentito la necessità di utilizzare il particolarissimo linguaggio del canto per vivere l’assemblea liturgica e celebrare l’incontro con Dio. Dobbiamo ricordare infatti che il canto liturgico, in origine, non è legato all’attività corale. La prova è che la presenza dei cori nella liturgia, prima del IV e V secolo, non è documentata, mentre fin dall’inizio è presente il canto. Per questo motivo, don Antonio Mancuso, parroco della comunità Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata in Angri, avendo la fortuna di avere in comunità molti strumentisti, cantori e corali, fin dal suo arrivo ha chiesto a tutti, e per ogni celebrazione, di coinvolgere l’intera assemblea.

Se “Liturgia” significa “azione di popolo”, cioè è degna di essere chiamata come liturgica un’azione che “coinvolge”, vede tutti, in un modo o nell’altro, protagonisti, è giusto che tutti partecipino anche con i canti. Per don Antonio il cristiano è colui che canta a Cristo. È bellissimo vederlo invitare l’assemblea a cantare mentre anche egli canta. «È stato Gesù a volerci insieme; Gesù si è presentato come la vite di cui noi siamo i tralci, come la Pietra angolare del Tempio nuovo di cui noi siamo le pietre vive, come la guida del gregge di cui noi siamo le pecore»: con queste parole il sacerdote cerca di spiegare il significato di comunione, comunità, Chiesa.

Educazione al canto. A quanti collaborano in parrocchia è chiesto di fare ogni sforzo possibile per far crescere il canto dell’assemblea, perché le nostre assemblee imparino a celebrare cantando, che non significa tanto riempire di canti una celebrazione ma vivere l’esperienza celebrativa con il linguaggio del canto. Se la liturgia è esperienza di comunione con Dio e tra di noi, noi non possediamo un linguaggio di comunione più forte di quello del canto. Perché l’assemblea arrivi a celebrare cantando, deve essere educata al canto. L’impegno di don Antonio è far capire che siamo tutti convocati anche per cantare e per cantare insieme: cantare la propria fede nel Cristo risorto, cantare la speranza che portiamo nel cuore, cantare la gioia di sentirsi amati da Dio. Un’assemblea che non canta – nel senso pieno della parola – non è un’assemblea liturgica. Se non canta, non è (o, almeno, non sempre) perché non conosce il canto proposto; è perché non ha il canto nel cuore. E se non ha il canto nel cuore, come può fare l’Eucaristia? Le parole di don Antonio hanno trovato in noi un autentico desiderio di servire. Io presto il mio servizio alla Celebrazione domenicale delle 8.00. Al termine del Rosario, dopo aver distribuito i foglietti dei canti, mi porto di fronte all’assemblea e proviamo i canti. Le prove dei canti prima della Celebrazione è diventato un rituale a cui tutti partecipano con piacere. Carmelina Pace

La comunità Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata di Angri dedica grande attenzione ai canti per la liturgia

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PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Densa di eventi e di gioia la vita della comunità parrocchiale Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino. A presiedere la Celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme c’era mons. Giuseppe Giudice

Ripartiamo dal bello

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risto uomo nuovo è risorto per noi”, abbiamo cantato nella veglia santa. E, allora, risorgiamo in Lui dal torpore delle nostre giornate che lasciano sempre meno spazio all’incontro con l’io e con Dio. Ripartiamo dalle cose belle. Possibile ci siano anche a Poggiomarino? Sì, le vediamo ogni giorno se indossiamo gli occhiali della fede. La prima è stata il pellegrinaggio alla Madonna del Granato, dietro alla croce e in salita, con un panorama sempre più bello, per una Via Crucis vera e sentita. La più attesa è stata la visita del vescovo Giuseppe la Domenica delle Palme, annunciata durante la recente Visita Pastorale, con la chiesa gremita come non si vedeva da tempo. Sorpresa riuscita l’8 aprile per il compleanno di padre Aldo che si è visto “costretto” a soffiare le candeline del suo 67esimo compleanno sull’altare, subito dopo la benedizione. Grande il suo impegno per riportate i locali dei Santi Sposi ai fasti di un tempo, con il teatro chiuso vent’anni fa. La Cei farà la sua parte ma tocca a noi mettere la metà, per una gioia che sarà doppia. Rivedere giovani che affollano la struttura di via Iervolino non sarà solo un ricordo. In questo mese inizieranno i lavori. La ricchezza delle suore. L'emozione più grande è quella che rivivremo il 23 maggio, nel cortile dell’asilo delle Suore, per una volta lasciatecelo chiamare così, visto che dal 1909 al 1996 ci soVia Crucis parrocchiale presso la Madonna del Granato

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Domenica delle Palme

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no state realmente. Subito dopo l’eruzione del Vesuvio, il Comune, tramite richiesta del commissario marchese Pignatelli, le volle qui per educare e aiutare intere generazioni di bambini poggiomarinesi. Poi il comune decise diversamente: “le suore non servivano più”. Racconta suor Maria: «La notte prima del trasloco andai vicino al tabernacolo e piangendo pregai Gesù, implorando, manda via me ma non permettere che le suore della Carità lascino Poggiomarino». La caparbietà dell’allora parroco padre Silvano Controne fece il resto quando la mattina successiva bussò alla porta dell’asilo: «Chiamate la superiora a Napoli, voi da qui non ve ne andate, la parrocchia si accollerà le spese per la vostra permanenza». Da allora le tre suore sono relegate in un appartamento dove c’è una cappellina, ciò ha permesso che questa storia di amore e carità continuasse fino ad oggi, 110mo anniversario della presenza delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret a Poggiomarino. Si auspica la cittadinanza onoraria per suor Maria e suor Olimpia (170 anni in due) che vorremmo fosse un plebiscito d’affetto più che una richiesta formale. Dal mensile Insieme, tramite il dono dei girasoli che anche quest’anno partono da Poggiomarino, diciamo GRAZIE alle “nostre” ed alle suore della diocesi, nelle case, nelle chiese, negli ospedali e in clausura, negli asili e tra la gente, italiane e straniere, sono tutte mamme nel cuore. Il fiore di maggio è per voi. Il compleanno di padre Aldo


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI

TELEGRAMMI ALLA COSCIENZA Don Giuseppe Pironti, a cui è affidata la comunità San Sisto II di Pagani, propone ogni mese una riflessione ai nostri lettori. Iniziamo con l’incapacità di custodire la festa

La comunità San Sisto II di Pagani, oltre a distribuire il mensile diocesano Insieme, strumento di grande valore culturale al servizio dell’evangelizzazione, realizza in proprio un mensile, il Parrocchiale, che ha finalità diverse rispetto al primo. Esso riporta, infatti, informazioni interne alla comunità e serve da promemoria per i tanti appuntamenti che la parrocchia vive. Dal mese di aprile 2019, il Parrocchiale si è arricchito della rubrica “Telegrammi alla coscienza”, brevi scritti con i quali, come parroco, desidero parlare alla mia comunità di tematiche importanti, che richiedono una riflessione e una scossa alla coscienza. Mi sembra interessante proporre la rubrica anche per la pagina che ogni mese la comunità cura per Insieme, per condividere questi pensieri con tutti i lettori. Iniziamo pubblicando il primo telegramma, quello del mese di aprile. don Giuseppe Pironti

CONDOGLIANZE, È MORTA LA FESTA!

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gregia coscienza, ci è giunta voce della grave perdita che ha colpito voi e l’uomo. Con molta tristezza abbiamo appreso la notizia della morte della festa. Condoglianze! Le nostre fonti ci hanno messo al corrente dello svolgersi degli eventi e ci hanno spiegato che la dipartita della festa non è avvenuta all’improvviso ma gradualmente. Secondo quanto a noi giunto, sembra che la cosa si potesse evitare. Ciò che ha portato la festa a morire è stato l’abuso che se ne è fatto. Egregia coscienza, era vostro dovere accorgervi del pericolo. Era vostro compito impedire lo straziante sfruttamento che silenziosamente ha consumato la gioia della festa. Il vostro comportamento è inammissibile, la vostra superficialità inaccettabile, la vostra debolezza imperdonabile. Avete ceduto al comune costume che rende ogni singolo e minimo momento un evento di immensa portata. Non sarebbe stato meglio vivere la quotidianità nella sua semplicità, evitare di vestire di festa quelli che dovevano essere solo momenti di gioia? Come avete potuto confondere la gioia con la festa? Avete consentito all’uomo di abituarsi al punto da non avvertire più la novità che la festa era chiamata a portare. È

stato il Signore Iddio a creare la festa perché interrompesse il corso naturale degli eventi per poi sprigionarvi la sua potenza vitale. Ma voi ne avete smarrito il senso sicché, oltre a non avvertire più la devastante gioia della festa, l’uomo ha cominciato a vivere male tutto ciò che non ha saputo ingannare con sfarzose ma vuote apparenze. Egregia coscienza, per questa vostra imprudenza che ha vestito tutto a festa, ora l’uomo è diventato incapace di “fare festa”. L’uomo che voi, invece, dovevate difendere proprio da questi pericoli. Condoglianze, egregia coscienza, e che il Signore possa perdonarvi per ciò che avete fatto. don Giuseppe Pironti

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A CURA DELLe #PARROCCHIeCENTROSARNO San Francesco d’Assisi - Santuario Maria SS. delle Tre Corone Insigne Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista In redazione Donatella Ferrara

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a povertà è una realtà di cui sentiamo parlare ogni giorno, ma la conosciamo davvero bene come crediamo? Noi ragazzi del Clan Lacio Drom del gruppo scout Sarno I ci siamo posti questa domanda e abbiamo voluto darci una risposta concreta; per questo motivo, in pieno stile scout ci siamo immersi in questa realtà attraverso un’azione di volontariato all’interno del Centro Caritas di Roma. Qui, grazie al servizio svolto in una delle mense, siamo stati a contatto diretto con le persone che si trovano in questa condizione. Segnati da questa esperienza, abbiamo capito che questa problematica, tanto pubblicizzata quanto poco conosciuta, non è poi così lontana da noi. Ed è per questo che abbiamo deciso di approfondire questa tematica attraverso quello che noi chiamiamo “Capitolo”, ossia un mezzo attraverso il quale discutiamo un tema, prendendo una posizione in merito per poi arrivare ad un impegno concreto per sensibilizzare il popolo.

Il cammino di Azione Cattolica

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Alcuni momenti del servizio svolto presso la Caritas romana

Dopo aver analizzato i dati raccolti sulla povertà nazionale e locale, abbiamo chiesto un incontro con l’esperto Enzo Salerno, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Sarno, e con il parroco don Roberto per chiarimenti sull’incidenza della problematica nella nostra zona, in particolare nell’Agro nocerinosarnese. Spronati dalla produttività di questo incontro, ci siamo messi all’opera per realizzare, seppure nel nostro piccolo, un cambiamento visibile nella nostra comunità, sporcandoci le mani per far sì che i nostri concittadini aprano gli occhi su questo problema, purtroppo sempre più rilevante sul nostro territorio. Alla fine di questo percorso speriamo che la nostra azione possa dare alle persone un nuovo punto di vista, in modo da diventare ognuno parte di quel cambiamento che da sempre noi scout cerchiamo di attuare nel mondo, per “lasciarlo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato”. Clan Lacio Drom

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o scorso sabato 6 aprile i ragazzi e gli adulti della nostra famiglia associativa di Azione Cattolica si sono messi “in cammino” Gli acierrini hanno vissuto la bella pratica della Via Crucis assieme ai ragazzi delle altre realtà associative (Catechismo, Araldini) presso il Centro Pastorale delle #ParrocchieCentroSarno. Invece alcuni adulti si sono recati a Nocera Superiore - presso il Santuario di Materdomini - per accoglie-

A scuola di povertà I ragazzi del Clan Lacio Drom del gruppo scout Sarno I, dopo aver svolto volontariato all’interno del Centro Caritas di Roma, hanno incontrato Enzo Salerno, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Sarno e don roberto farruggio

re l’Immagine di Maria Immacolata custodita nel “polmone spirituale dell’AC”, la Domus Mariae, che sta visitando, a partire dal Centro Nazionale, tutte le diocesi d’Italia! Un momento vissuto insieme a tanti fratelli di altre diocesi della nostra metropolia, per riscoprire il dono di Maria nel quotidiano e per confermare il nostro legame all’AC sulla scia di quel Suo sì! Lucio Annunziata


Alcuni momenti vissuti insieme alle famiglie

I Centri di ascolto

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el periodo di Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua, il nostro parroco don Roberto ha cercato di coinvolgere alcune famiglie delle parrocchie Centro Sarno per vivere insieme momenti di preghiere in vari centri di ascolto. Infatti il Centro di ascolto è stato il luogo in cui le persone potevano sperimentare, attraverso l’accoglienza e l’ascolto, il volto fraterno della comunità cristiana.

Don Roberto, insieme ad alcuni ministranti, ha girato in alcune famiglie nelle quali ha cercato di portare la 
Parola del Signore attraverso il Vangelo, partendo dalla Quaresi-

ma, periodo di penitenza di quaranta giorni osservato dalla Chiesa Cattolica, tempo di grazia che il Signore ci concede per pregare, per digiunare e per convertirci fino alla Pasqua, Risurrezione del Signore. A conclusione dei vari momenti, gli obiettivi principali del Centro di ascolto sono stati l’accoglienza, l’ascolto e l’orientamento delle persone in difficoltà. L’impegno preso è quello di continuare ad andare nelle famiglie e di impegnarsi a confrontarsi con il resto della comunità, tutti i membri devono essere coinvolti con precise responsabilità. Donatella Ferrara

Nel tempo quaresimale, don Roberto Farruggio, insieme al alcuni ministranti, ha portato la Parola in diverse famiglie della comunità

Lo scorso 17 marzo, padre Ihor Sturs ha presieduto la celebrazione eucaristica in lingua ucraina presso il santuario Maria SS. delle Tre Corone

Messa in lingua ucraina

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l 17 marzo, come ogni terza domenica del mese, si è celebrata la divina liturgia in lingua ucraina presso il Santuario di Maria SS. delle Tre Corone. A presiederla è stato padre Ihor Sturs, cappellano degli ucraini al Santuario Pontificio della Beata Vergine del Santo Rosario a Pompei. Ad animare la divina liturgia sono stati i seminaristi del Collegio Pontificio ucraino rumeno San Giosafat di Roma, venuti in occasione del tempo di Quaresima. Dopo la divina liturgia si è svolto il pio esercizio della Via Crucis meditata dai seminaristi. Il parroco don Roberto ha fatto loro dono di una riproduzione del quadro originale della Madonna delle Tre Corone, a cui è dedicato il Santuario, e di alcuni sacchetti di semi di grano benedetto, che vengono piantati per l’altare della reposizione. Agostino Fusco MAGGIO 2019 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

L'altare della reposizione

“Cercate il mio volto”

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opo aver vissuto con Gesù la Quaresima in meditazione nel deserto, lo abbiamo accompagnato al Calvario, abbiamo assistito alle sue sofferenze, visto i dolori che lo affliggono mentre si dirige verso la croce, sotto il peso dei nostri peccati, per la nostra redenzione. Nell’ultimo tratto, il Signore rinnova l’invito espresso dal Salmo 26: “Cercate il mio volto!”. Tema che ha scandito il periodo quaresimale della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casatori che, calorosamente, ha risposto: “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Salmo 27). Il triduo della grande Settimana Santa è stato un vero e proprio percorso in compagnia di Gesù, durante il quale abbiamo conosciuto meglio alcune personalità importanti dei Vangeli, che hanno potuto godere di un incontro ravvicinato con il Volto del Signore. Prima fra tutti, la Vergine Madre che, afflitta da una sofferenza senza limiti, abbraccia il legno della croce e con consapevolezza e infinito amore materno si rassegna alla profezia di Simeone. Quando la salita e il peso sulle spalle diventano ancora più ardui, Gesù ha bisogno di qualcuno che lo aiuti: ecco giungere sulla scena Simone di Ci-

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rene, divenuto l’emblema del volontariato perché, anche se obbligato a prestare servizio al condannato, grazie a quell’incontro involontario, riconosce che c’è più gioia nel dare piuttosto che nel ricevere. Infine, la figura di sicuro più rilevante in rapporto al Volto è la Veronica che asciuga il volto di Gesù intriso di sangue e sudore. A lei il Cristo si manifesta pienamente lasciando il suo viso impresso sul fazzoletto di lino. Il gesto della donna era una sorta di ringraziamento nei confronti di colui che con le proprie azioni e la sua Parola di vita aveva asciugato le lacrime e lenito le ferite di molti. Dopo quest’episodio, la Veronica diventa simbolo di annuncio, testimonianza del Vangelo e rivelatrice del Volto Umano di Gesù per quanti lo cercano con fede sincera. L’invito per tutti, come ha ben ricordato il nostro parroco, don Gaetano Ferraioli, è di “Cercare il Suo Volto” per rimetterci con fiducia e speranza alla sua sequela, per affidarci totalmente nelle mani di Dio. Solo così potremo muoverci tra i rivoli e i rigagnoli della vita, senza smarrire la meta. Sabrina Perrino

è questo il tema che ha aiutato la comunità Santa Maria delle Grazie di Casatori a prepararsi alla Pasqua, accompagnati nei giorni del Triduo pasquale dall’incontro con tre figure che hanno avuto un rapporto speciale con il volto di Cristo


pagina A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI

L’altare della reposizione della comunità Santa Maria del Carime di Pagani

Il cuore della storia della salvezza

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l Mistero della Morte e Resurrezione di Gesù è l’evento centrale della storia della salvezza, il cuore dell’intero Anno Liturgico, nel quale celebriamo l’amore immenso di Gesù per l’intera umanità. Un amore che si fa servizio e che si dona, fino all’estremo sacrificio della croce. Quest’anno l’oratorio San Giovanni Bosco ha pensato di proporre ai fedeli una rappresentazione recitata della Passione di Gesù, per meditare sul Mistero Pasquale. Così, è stato realizzato un percorso, articolato in cinque scene, attraverso le quali si potessero rivivere gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù. La rappresentazione ha suscitato grande emozione nel cuore dei visitatori che, partendo dall’ultima cena, hanno poi attraversato il Getsemani e assistito all’ingiusto processo. Particolarmente suggestiva è stata la scena della Crocifissione, accompagnata da musiche ed effetti speciali che hanno creato un’atmosfera molto commovente. La rappresentazione si è conclusa con l’esultanza delle donne che di buon mattino, “il giorno dopo il sabato” si recarono al sepolcro e con grande stupore, lo trovarono vuoto. Anna Petrosino

Le immagini più belle della rappresentazione della Passione di Gesù messa in scena dall’oratorio San Giovanni Bosco

Alcuni momenti della rappresentazione della Passione di Gesù

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Il governo di madre Letizia Manganelli Le decisioni prese dal consiglio generale il 20 febbraio e il 2 aprile del 1958

I

l ventiduesimo consiglio del governo generale di madre Letizia Manganelli si tiene nella Casa Madre di Napoli il 20 febbraio 1958. Si discute e si delibera sugli argomenti che seguono. Innanzitutto si stipula un contratto di fitto tra l’Istituto e il Comune di Pagani. Le suore metteranno a disposizione, nella casa del Carminello in via Matteotti, oltre le aule già adibite alla Scuola Media del Comune, anche altre sei stanze che costruiranno per il primo ottobre dell’anno scolastico in corso, al fine di soddisfare le esigenze della popolazione scolastica degli alunni del Comune. In cambio l’Amministrazione comunale s’impegna a corrispondere all’Istituto £ 45.000 mensili come fitto. Si stabilisce anche di dar mandato all’ingegnere Ferentino e all’appaltatore Gentile per procedere ai lavori per la costruzione di un secondo piano in quella parte del Carminello già adibita alla Scuola Media. Si decide pure di dare alle stampe sia una nuova immaginetta della fondatrice, suor Maria Luigia del Cuore di Gesù, che la biografia del francescano p. Paolo Rosato preparata su quella manoscritta del sacerdote Gabriele Conte ritenuta troppo lunga e piuttosto pesante nella lettura. Si stabilisce anche di stampare il testo tradotto in italiano da quello latino del rituale della Rinnovazione dei Voti, stabilita al 16 aprile, delle nozze d’oro delle religiose, delle preci per l’inizio dell’anno scolastico, della liturgia relativa agli esercizi spirituali e al rito del Capitolo Generale, della memoria del Transito di san Francesco e della Visita canonica.

Il ventitreesimo consiglio generale si tiene nella Casa Madre di Napoli il 2 aprile 1958. Si decide l’espulsione

della postulante Zampone Marta per la sua condotta poco consona allo stato religioso. Si delibera, invece, l’entrata nel postulantato di cinque ragazze che sembrano dimostrare attitudini alla vita religiosa. Si tratta di Erminia Laierno di Pagani, Filomena Roma, Franca Bove, Rosetta Falco e Carolina Gaudiano. Si parla poi del profitto nello studio delle aspiranti Olga Bove, Rosalia D’Angelo e Anna Marino per le quali si valuta l’opportunità di sottoporle agli esami di ammissione alla Scuola Media. Si stabilisce, inoltre, di vendere al signor Barbone di Francavilla a Mare mille metri quadri di un terreno donato alle Suore dalla signora Palma Eleonora, vedova Caso, della quale il Barbone era stato colono. Nonostante la riluttanza della Superiora Generale, madre Letizia Manganelli, contraria a spezzettamenti del terreno, si aderisce in parte alla richiesta di Donna Eleonora a favore del suo ex colono, perché se ne concedono solo mille rispetto ai duemila richiesti. E ciò per manifestare gratitudine alla donatrice particolarmente legata al Barbone per la devozione e i servizi a lei resi. Il Consiglio, infine, dà mandato alla Madre Generale per invitare l’appaltatore Amedeo Apostolico a chiedere un preventivo per l’ampliamento e la sopraelevazione della costruzione di Quisisana. Questo soprattutto in vista del fatto che la Curia diocesana di Castellammare di Stabia ha fissato un termine per i lavori e la scadenza è prossima. Pertanto madre Manganelli s’impegna ad invitare l’appaltatore Apostolico di Cava de’ Tirreni e l’architetto Gianni di Roma per la realizzazione di un secondo e terzo piano su quello già esistente al fine di svolgere l’apostolato ivi previsto.

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L'ULTIMA M. Michela Nicolais, AgenSIR (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Christus vivit

I giovani possono aiutare la Chiesa a non cadere nella corruzione: l’esortazione apostolica post sinodale “Christus vivit”, una sorta di “Magna Charta” per la pastorale giovanile

“Q

uando ho iniziato il mio ministero come Papa, il Signore ha allargato i miei orizzonti e mi ha dato una rinnovata giovinezza”. Comincia con questa confidenza l’esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit”, 299 numeri divisi in nove capitoli, rivolta ai giovani e a tutto il popolo di Dio. Una sorta di “Magna Charta” per la pastorale giovanile, esortata da papa Francesco ad essere, da ora in poi, “pastorale giovanile popolare”, pronta a cambiare partendo dalla capacità di raccogliere le critiche dei giovani. Perché sono i giovani che possono aiutare la Chiesa “a non cadere nella corruzione, a non trasformarsi in una setta”. “La gioventù non esiste, esistono i giovani con le loro vite concrete”, il punto di partenza del testo, che attinge a piene mani, e nello stesso tempo rimanda, al documento finale del Sinodo di ottobre. “Gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; la scarsa cura nella preparazione dell’omelia e nella presentazione della Parola di Dio; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea” 
sono le ragioni principali che allontanano i giovani dalla Chiesa, secondo l’analisi di Francesco.

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Il dolore dei giovani è “come uno schiaffo”, scrive il Papa a proposito della violenza che “spezza molte giovani vite” con varie forme di abusi e dipendenze, mietendo vittime anche grazie alla “colonizzazione ideologica” e alla “cultura dello scarto”. La morale sessuale è spesso “causa di incomprensione e allontanamento dalla Chiesa”, mentre i giovani vogliono un confronto su identità maschile e femminile, sulla reciprocità tra uomo e donna e sull’omosessualità.
“Non è sano confondere la comunicazione con il semplice contatto virtuale”,
l’ammonimento per i frequentatori della rete. La parte finale del terzo capitolo della “Christus vivit” è dedicata agli abusi, definiti dal Papa “una nuvola nera” da allontanare all’orizzonte anche grazie all’aiuto e alle segnalazioni dei giovani. Dare spazio a una “pastorale giovanile popolare”, “dove ci sia posto per ogni tipo di giovani”, la proposta del settimo capitolo. “Una pastorale più ampia e flessibile”, spiega Francesco, che sappia valorizzare anche “quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti”. La famiglia continua a rappresentare il principale punto di riferimento per i giovani, come è emerso dal Sinodo: i giovani sognano una famiglia, e il matrimonio non è fuori moda, assicura il Papa.
 “Suscitare processi, non imporre percorsi” o “costruire ricettari”, l’indicazione dell’ultimo capitolo, dedicato al discernimento.


Parrocchia San Bartolomeo Apostolo Associazione Corbara in flora

Infiorata del Corpus Domini III edizione

22 - 23 giugno 2019

Domenica 26 maggio S. Messa delle 11:00

benedizione del bozzetto

della terza edizione dell’Infiorata

Venerdì 21 giugno Fasi preparatorie “spetalamento” dei fiori nei rioni di Corbara

a sera preparazione del bozzetto in parrocchia.

Sabato 22 giugno dalle ore 8:00 si infiora in parrocchia ore 19,00 S. Messa inaugurazione

del tappeto floreale, veglia e Adorazione Eucaristica

per tutta la notte.

Domenica 23 giugno ore 9:00 Lodi mattutine e S. Messa. Ore 17:00 Processione Eucaristica, passaggio del SS. Sacramento e S. Messa.


XII Premio Euanghelion

25 maggio 2019

GENERARE COMUNITà Ore 9.30 – Aula Magna “A. Pepe” – Curia vescovile – Nocera Inferiore

Introduce don Andrea Annunziata - dir. responsabile Mensile Insieme Intervengono Gennaro Ferrara - giornalista Tv2000 "Fare comunità attraverso i media" Laura Guerra - giornalista Scarp de’ Tenis "Raccontare chi è messo fuori dalla comunità" Conclude S.E. Monsignor Giuseppe Giudice PATROCINIO

IN COLLABORAZIONE CON

INIZIATIVA RICONOSCIUTA DA

Assostampa Valle del Sarno

Unione Cattolica della Stampa Italiana - Campania

Ordine dei giornalisti per la formazione continua professionale

Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno

Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano

Mensile diocesano

ago

giovanni scifoni in

Teatro Diana Nocera Inferiore - o re 20.30


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