Insieme - Febbraio 2016

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FEBBRAIO 2016 N. 2 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

quaresima Il messaggio del Vescovo

DIOCESI Giubileo dei giornalisti

L’APPROFONDIMENTO

IL MISTERO DELLA VITA

la Terapia Intensiva Neonatale: un’eccellenza del nostro Agro




Foto di copertina Salvatore Alfano

FEBBRAIO 2016 N. 2 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

quaresima il messaggio del Vescovo

DiOCesi Giubileo dei giornalisti

l’aPPrOFONDimeNTO

IL MISTERO DELLA VITA

la Terapia intensiva Neonatale: un’eccellenza del nostro agro

In copertina un'immagine scattata nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore

febbraio2016

22. L’angolo delle dediche di San Valentino

33. La celebrazione eucaristica con i ministranti

Sommario

5 EDITORIALE Una terra arrossata dal sangue di Silvio Longobardi

VITA NELL'AGRO 24 Il reparto dei record di Salvatore D’Angelo

6 CRESCIAMO INSIEME Che cos’è l’amore? di Donatella Salvati

29 LA BACHECA a cura della redazione

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L'APPROFONDIMENTO Morte e vita si affrontano di Silvio Longobardi Undici anni al servizio della vita di Salvatore D’Angelo

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La famiglia della Tin di Mariarosaria Petti

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Un esame salvavita per i nati all’Umberto I di Mariarosaria Petti

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Ogni figlio è parola di Antonietta Abete

SCUOLA&UNIVERSITà 18 Più cultura…nelle tasche degli insegnanti di Martina Nacchio

34. La rubrica sulle Opere di Misericordia

VITA ECCLESIALE 33 Veste bianca, rossa o tarcisiana? di Donatella Salvati

RUBRICHE 60 Le suore francescane di sant’Antonio di p. Paolo Saturno 61 Le parole della crisi di Peppe Iannicelli CARISSIMI 62 Gesù, ricordati di me di mons. Giuseppe Giudice

34 Le Opere di Misericordia di Mariarosaria Petti 36 Le parole della fede di Silvio Longobardi 38 Il Pane della Domenica a cura di p. Luigi Lamberti NEWS PARROCCHIE 46 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti IN PARROCCHIA 50 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

36. Le parle della fede


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Una terra arrossata dal sangue

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ncora una volta ho respirato la polvere rossa del Burkina Faso, ho visto quella povertà che mette a disagio, ho stretto le mani dei bambini che si avvicinano con sorriso che sembra contrastare con le loro condizioni di vita, ho ascoltato il grido di chi chiede aiuto ma anche i canti di un popolo che crede, ho gustato la gioia dell’amicizia, ho seminato parole e speranze… È da questa terra che vi scrivo, una terra che oggi è rossa anche per il sangue di altre vittime innocenti. Negli ultimi mesi questo Paese ha conosciuto una faticosa transizione politica, mandando a casa un Presidente che dal 1987 aveva preso il potere e non sembrava affatto intenzionato a cederlo. Un delicato e difficile passaggio verso la democrazia che ha confermato il carattere pacifico di un popolo che non conosce conflitti etnici o religiosi. Ma oggi questo Paese si sente più debole e scopre di avere al suo interno cellule jihadiste ben inserite, organizzate e capaci di attuare un attentato di ampie proporzioni. Un attentato non è solo una minaccia ma anche una proposta. Sembra paradossale ma è così! Non solo semina morte ma cerca di attirare dalla sua parte tutti coloro che, per motivi religiosi o politici, odiano l’Occidente. Da diversi anni in Burkina la presenza di predicatori stranieri aveva determinato un aumento significativo del fondamentalismo. Una strategia già attuata con successo in altri Paesi. L’attentato potrebbe dare la stura a chi attende nell’ombra e… Dio non voglia.

Il Burkina sta cercando con fatica di liberarsi dal suo passato politico, non a caso proprio in questi giorni si è insediato il nuovo governo, il primo del neo-presidente Marc Christian Kaboré. Un Paese che vuole guardare al futuro e imboccare la via dello sviluppo e che invece è costretto ancora a fare i conti con il terrore. Un Paese che dovrà investire maggiori risorse per difendersi da questa violenza cieca, tutte sottratte alla povera gente che attende, da troppo tempo, di veder riconoscere i propri diritti. Il male non solo uccide e soffoca la speranza ma distoglie preziose energie e risorse allo sviluppo di una società più giusta e perciò più umana. È certamente una nuova sfida. Ma tutto questo non deve, nemmeno per un istante, togliere il sonno. In realtà oggi non c’è più un luogo sicuro, in nessuna parte del mondo. Come dimostrano gli attentati a raffica che spaziano dall’Asia all’Africa toccando anche l’Europa. “Il nostro aiuto è nel nome del Signore”, dice il salmista. Ed è quello che vogliamo ripetere anche noi. Non come un mantra consolatorio ma come una certezza che anima il nostro cuore e mantiene sempre viva la speranza. In Burkina noi abbiamo una missione e continueremo a fare la nostra parte, quel poco che sappiamo fare, continueremo a seminare la carità, ad accompagnare i giovani, ad offrire o accrescere l’opportunità di una vita più degna e rispettosa di quel progetto di bene che Dio vuole realizzare. E tanto più lo faremo, quanto più avremo il sostegno di coloro che credono nella pace e contribuiscono a costruire una società più giusta. FEBBRAIO 2016 Insieme

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CRESCIAMO INSIEME Cambia look la nostra rubrica dedicata ai ragazzi che da questo mese dà la parola agli adolescenti per scrutarne i sogni e le attese, le speranze e la fatica di diventare grandi. Se vuoi raccontarci la tua esperienza, manda una mail a insieme@diocesinocerasarno.it

Chiara Corrado

Chiara Corrado ha 14 anni e vive a Sarno. Ama le lingue straniere, il canto e la fotografia. Responsabile del gruppo ministranti e membro di Azione Cattolica, ci racconta che cos’è l’amore

Che cos’è l’amore

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rova a farti raccontare il mare da un marinaio e saprai quante onde si infrangono sulla spiaggia in un’ora, chiedi ad un adolescente cosa ne pensa dell’amore e non stupirti di veder brillare i suoi occhi. La sensazione è sempre la stessa: le farfalle svolazzano nello stomaco, le labbra si allargano in un sorriso e la testa è sempre sulle nuvole. Che sia in adolescenza, in giovinezza o in età adulta l’amore non cambia, resta il sentimento più profondo di tutti. A raccontarcelo è la quattordicenne Chiara Corrado. La passione per le lingue straniere l’ha fatta approdare al liceo linguistico di Sarno, dove frequenta il primo anno. Mette alla prova la sua timidezza socializzando con i suoi coetanei. Ama il canto e la fotografia ed ha una predilezione per il viaggio, secondo lei fonte di conoscenza e di cultura. Frequenta assiduamente la parrocchia Sant’Alfonso a Sarno, dove è responsabile del gruppo ministranti e membro di Azione Cattolica. Con naturalezza ci raccontiamo l’amore. La sua razionalità di fronte ad un sentimento così profondo quasi mi spiazza. È fresca come una rosa appena sbocciata, eppure i suoi discorsi profumano di maturità. «Talvolta per noi adolescenti risulta difficile credere nell’amore vero, pensare che chi ci fa battere il cuore oggi possa restare accanto a noi per tutta la vita». Chiara usa parole grandi, “adulte”. Parla di fiducia, quella che spesso riponiamo nelle persone sbagliate, chiudendo gli occhi di fronte a chi invece ci sta tendendo la mano. Racconta di fili invisibili che ci collegano alle persone che amiamo, tanto forti da non spezzarsi mai, anche nella lontananza e nelle difficoltà, marchiando di infinito quel legame. Quattordici anni sono l’età giusta per una cotta, per i so-

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gni in rosa e i quaderni tappezzati di cuoricini, tra i quali non manca mai quello della migliore amica. Ma quale meravigliosa forma di amore si nasconde proprio nell’amicizia? «Non potrei mai immaginare di vivere una vita in cui non sia presente la mia amica del cuore Alfonsina – racconta la giovane –, mi completa e so che con lei posso essere me stessa». I capelli castani ad incorniciarle il volto, mentre con ardore racconta ancora del sentimento più ambito al mondo. Per lei l’amore muta forma, si manifesta sotto aspetti diversi e soprattutto in vesti differenti. L’amore è quello di una madre che rimbocca le coperte al proprio figlio, è quello di un padre che sacrifica le ore migliori per assicurare il calore di una casa alla propria famiglia, è quello dei nonni che ti regalerebbero la luna se solo potessero. È proprio ai suoi nonni che si ispira pensando all’amore. Quei nonni che anche nei momenti più duri hanno superato gli ostacoli, senza mai lasciarsi abbattere; nemmeno dalla malattia che dopo una lunga lotta li ha divisi. La quattordicenne di Sarno racconta, infatti, di una nonna innamorata, sempre pronta a parlare di quel giovane con cui, un giorno di tanti anni fa, intrecciò la propria vita e che oggi è una presenza sempre viva nel suo cuore. Chiara crede in un disegno più grande, che lega due persone inconsapevolmente, e che prima o poi si incontreranno per non lasciarsi più. Alle spalle di esempi di amore ne ha tanti, alcuni profumano di eterno, altri invece spesso inciampano lungo il cammino. È per questo che agli adulti chiede di amarsi con il cuore di un adolescente, sempre pronto a ripartire, a rimettere insieme i pezzi per camminare insieme verso la felicità. Donatella Salvati


L'ANGOLO PSICOLOGICO di Carolina Rossi

il gioco Evitiamo di riempire la giornata dei nostri figli CON appuntamenti programmati. I bambini hanno bisogno di tempo per giocare

L’

infanzia è un tempo intenso ma breve rispetto alla vita intera di una persona. È tempo di conquiste, di scoperte e di apprendimento. La scuola e gli impegni quotidiani assorbono tante energie. Ma non possiamo dimenticare il bisogno di giocare del bambino. Tempo di movimento, di finzione, strutturato o libero, il gioco è il modo più semplice col quale il piccolo si accosta al mondo. Gli consente di sperimentare, sbagliare e correggersi in un clima giocoso, di assumere ruoli diversi e prepararsi al futuro, di liberarsi da ansie e preoccupazioni. Permettiamo ai nostri bambini di giocare, in spazi chiusi o all’aria aperta! Saltare, correre, arrampicarsi, consente loro di mettersi alla prova, li aiuta ad acquisire sicurezza e autocontrollo, a relazionarsi con i coetanei dosando le proprie azioni. Evitiamo di riempire la giornata dei nostri figli di appuntamenti “programmati”. Le attività strutturate sono importanti per accrescere le abilità motorie, cognitive e linguistiche, ma quelle spontanee sono di gran lunga più essenziali per la loro crescita.

ILMIO

LIBRO

Il PICCOLO PRINCIPE DI Antoine de Saint-Exupéry LA prima pubblicazione RISALE AL 1943 AD OPERA DELL'EDITORE Bompiani

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l Piccolo Principe è la storia dell’incontro in mezzo al deserto tra un aviatore e un buffo ometto vestito da principe che è arrivato sulla Terra dallo spazio. Ma c’è molto di più di una semplice amicizia in questo libro surreale, filosofico e magico. C’è la saggezza di chi guarda le cose con occhi puri, la voce dei sentimenti che parla la lingua universale e una sincera e naturale voglia di autenticità. Perché la bellezza, quando non è filtrata dai pregiudizi, riesce ad arrivare fino al cuore dei bambini, ma anche a quello degli adulti che hanno perso la capacità di ascoltare davvero.

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

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Una delle incubatrici della Terapia Intensiva Neonatale

vita e morte si affrontano Q

uesta volta, con una discrezione ancora più grande, entriamo nella vita degli altri. Ci accostiamo con un senso di pudore, come di chi sa di violare un luogo sacro. Siamo entrati nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale di Nocera Inferiore. In questo dossier parliamo di bambini e di quelli che sono chiamati, fin dall’inizio, a lottare per custodire la fragile scintilla della vita. Sono ancora in-fanti, cioè incapace di parlare, eppure già capaci di combattere una difficile battaglia. E parliamo dei genitori, adulti che hanno imparato ad affrontare la vita ma che si sentono improvvisamente impotenti dinanzi al male che, come un drago, artiglia la carne dei loro bambini. Si sentono come fuscelli in mezzo alla tempesta. Il canto della gravidanza lascia il posto allo sguardo muto di chi non sa più cosa dire e spesso non sa pronunciare neppure le parole della fede. Come raccontare tutto questo? Dove trovare le parole per descrivere il dramma che a volte si consuma in poche ore e lascia tracce indelebili nella vita dei protagonisti? Tra i bambini e i loro genitori si muove il personale sanitario. Sono come le scialuppe di salvataggio durante il mare in tempesta. Tutti si aggrappano a loro. Ma loro sanno di essere solo

ministri, cioè umili servi di una professione che non sempre può dare la guarigione ma sempre può vestire di dignità le ore di angoscia. In un bel libro (non ancora tradotto in italiano), in cui una mamma racconta la storia della figlia affetta da una malattia genetica incurabile, ho letto l’esperienza di un affermato primario che, dopo aver fatto di tutto per salvare un bambino, vedendo inutili i tentativi medici, si è seduto sul letto accanto al piccolo ed ha cominciato a cantargli una ninna nanna. Poteva ancora fare qualcosa, poteva manifestargli tutto l’amore che un essere umano porta nel cuore. La cronaca morbosa ama soffermarsi sui particolari, spesso più truci, ma raramente entra nel cuore delle persone, il giornalista si nasconde dietro il fragile paravento dell’imparzialità. Noi invece vogliamo essere di parte, noi siamo dalla parte di chi vive il dramma. E siamo dalla parte di chi lotta contro il male con determinazione, pur sapendo che non sempre può sconfiggerlo. “La più grande sofferenza, diceva madre Teresa, è di sentirsi sola, senza l’amore, isolata dagli altri”. Che nessuno sia solo. Anche per questo raccontiamo le storie del dolore. Silvio Longobardi FEBBRAIO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Le pendenze, lungo la storia della Tin, non sono mai mancate e ancora oggi, con un bagaglio di esperienza straordinario, ogni tanto, si fa fatica a percorrere qualche tratto. Negli ultimi mesi a complicare le cose è arrivata la legge 161 del 2014, ovvero il recepimento di una norma europea che rimodula i turni assicurando ai professionisti della salute il giusto riposo. Un diritto sacrosanto che però cozza con un turnover bloccato da anni, a causa della carenza di personale. Di quel gruppo iniziale, in tanti sono ancora in servizio. A partire dalla coordinatrice infermieristica Olimpia Ferrentino: «Io venivo dall’ospedale di Scafati. Ero stata sempre nell’area neonatale. Ricordo che organizzammo per tre mesi il reparto e poi ci fu l’inaugurazione». Il primo ospite accolto arrivò, però, solo il mese dopo. Era il 14 febbraio 2005, si trattava di un bimbo ittero proveniente dall’ospedale di Sarno. Di quell’equipe di lavoro faceva parte pure Ignazio Franzese, l’attuale primario: «Per alcuni sembrava una scommessa, ma noi credevamo e ancora oggi, nonostante numerose difficoltà, continuiamo a credere nel servizio che prestiamo». A guidare il reparto fino al 2012, anno in cui è subentrato Franzese, è stato il neonatologo proveniente da Battipaglia, Norberto Nosari. Se oggi la Tin è tra i fiori all’occhiello della sanità campana lo si deve anche alla sua caparbietà. Immediatamente quelle iniziali 23 cullette furono occupate anche da neonati provenienti da ospedali e cliniche private del circondario. Il reparto al primo piano di viale san Francesco, infatti, non accoglie solo i nati all’ospedale “Umberto I” che hanno bisogno di assistenza particolare. A Nocera Inferiore arrivano piccoli da tutta la Campania. Rappresentano il 25% di tutti gli ospiti. Un fenomeno che è diminuito con il passare degli anni perché sempre più partorienti hanno scelto di far nascere qui, per le professionalità e le garanzie di assistenza che offre la struttura, i propri figli. La Tin è infatti a supporto del servizio gravidanze a rischio presente nel reparto di ostetricia e ginecologia di Nocera. Insomma, un unico blocco che si prende cura di madri e figli, a cui si aggiunge la pediatria. È quest’ultimo reparto quello da cui dipende la Terapia intensiva neonatale, che con esso forma un’unità operativa complessa.

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Undici anni al servizio della vita La Terapia intensiva neonatale di Nocera Inferiore opera dal 15 gennaio 2005. Un gruppo di lavoro encomiabile per professionalità e abnegazione ha consentito di raggiungere risultati importantissimi

L’interno del reparto

Foto Salvatore Alfano

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a compiuto undici anni lo scorso 15 gennaio. Non è l’età di uno dei tanti neonati salvati grazie all’abnegazione di medici e infermieri, ma è il compleanno della Terapia intensiva neonatale dell’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore. Il nastro fu tagliato il 15 gennaio 2005. Quel giorno, quando l’azienda sanitaria era ancora scorporata e a guidare l’ex Asl Salerno 1 era Raffaele Ferraioli, probabilmente nessuno immaginava i successi che avrebbe mietuto la divisione medica. Forse lo si sperava, ma la strada era in salita.


I DATI Dopo una riorganizzazione del servizio, dovuta anche al piano di rientro del deficit sanitario regionale, attualmente il reparto ospita stabilmente 16 cullette, che in caso di epidemie influenzali invernali arrivano a 18. Posti letto che si dividono in Tin, sei culle, e sub Tin, dieci culle. In questi undici anni il saldo dei ricoveri è stato sempre costante. Si è partiti accogliendo 357 bambini nel 2005, su 1278 nati a Nocera Inferiore, per arrivare ai 331 ricoverati del 2015, su 1487. Una cifra simile a quella 2014, quando i bimbi nati furono 1456 e i ricoverati, non solo nocerini ma provenienti dall’intera Campania, 334. Il picco probabilmente fu raggiunto nel 2010, quando c’erano 23 cullette a disposizione e i piani di rientro stavano appena facendo capolino nelle stanze del potere sanitario. All’epoca i neonati accolti furono 497. In totale, dal 2005 a gennaio 2016 sono stati circa 4800 i bimbi assistiti. Nel 70% dei casi la degenza ha superato i venti giorni. Non bisogna poi dimenticare i 1746 ricoveri in day hospital.

I numeri, però, lasciano il tempo che trovano davanti agli innumerevoli “miracoli” della vita che si sono verificati all’interno della Tin. Risultati ottenuti grazie a un potenziale umano che non si lamenta dei disagi, ma si rimbocca le maniche e lavora sodo. «È grazie a questo gruppo che riusciamo a fare quello che facciamo», hanno detto Franzese e Ferrentino ringraziando tutti i loro colleghi per la professionalità espressa. In questi anni non sono mancate le novità, non solo relative all’assottigliamento dei posti letto. Nella Terapia intensiva neonatale ci si è anche perfezionati nell’assistenza dei bambini nati con il dotto di Botallo aperto, ovvero un vaso sanguigno che dovrebbe chiudersi nelle prime dodici ore dalla nascita. A Nocera si segue questa patologia con una forte cura farmacologica, ma quando questa è stata insufficiente i medici sono anche intervenuti chirurgicamente risparmiando trasferimenti in altri ospedali, dimostrando anche in sala operatoria l’amore e la professionalità nel salvare una vita. Salvatore D’Angelo

15 gennaio 2005, foto storica dell'inaugurazione del reparto

Dal taglio del nastro ad oggi sono stati accolti circa 4.800 nascituri. Un reparto record, che va avanti a testa alta tra razionalizzazioni e normative a cui sottostare

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Il primario Ignazio Franzese insieme ad una parte della equipe della grande famiglia Tin

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olo 24 settimane nel grembo materno. Venuta al mondo con il peso di un’arancia o poco più. È dal 14 giugno che Aurora è assistita al reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. Ha deciso di nascere troppo in fretta ma oggi, grazie alle cure di medici e infermieri, è quasi pronta per andare a casa. Dorme serena accanto a compagni di viaggio che ogni giorno danzano su quel filo sottile che divide la vita dalla morte. Piccoli guerrieri che lottano per non travalicare quel confine. Come Francesco, nome di fantasia del gemellino nato a 650 grammi con un’infezione polmonare. Il pediatra. Il 2015 è stato un anno positivo per il reparto: soltanto 4 decessi. La media si aggira dai 6 agli 8 annuali. Ma in Tin più che i numeri contano i nomi. È il caso del pediatra Attilio Barbarulo. Quando rivede i suoi pazienti ricorda perfettamente come si chiamano, anche a distanza di anni. In corridoio spiegano: «Gli altri diventano pediatri, lui è nato pediatra». A 15 anni, il giovane Attilio ha già le idee chiare: diventerà medico. Il dottore racconta: «L’età pediatrica mi ha sempre affascinato perché è la cosiddetta età ingenua. Ho scelto di dedicarmi ai piccoli perché sono sempre stato un difensore della vita e del connubio madre-figlio». Alcuni colleghi avvertono: «Il rischio di questo lavoro è di diventare asettici». Un pericolo che il dottor Barbarulo non corre: «Oggi come ieri ci sono sempre le difficoltà. Quando abbiamo casi problematici è sempre come se fosse la prima vol-

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La famiglia della Tin Eccellenza per la sanità campana, il successo del reparto di Terapia Intensiva Neonatale si cela dietro i volti dei medici e degli infermieri che lavorano con amore e passione per il bene dei neonati in difficoltà. Conosciamoli meglio


Il gruppo della prima ora Buona parte del team che ha visto nascere il reparto lavora ancora in Tin. Oggi come allora la dedizione è incondizionata per offrire un buon servizio alle famiglie

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olti dei medici e degli infermieri della Terapia Intensiva Neonatale lavorano nel reparto dalla sua inaugurazione. 1100 metri quadri allestiti anche grazie alle direttive del personale di oggi. Le infermiere hanno seguito gli operai e il cantiere con i lavori in corso. Hanno scelto il colore della divisa, disposto le attrezzature, tolte dal cellophane le incubatrici. Ogni giorno si prendono cura di un reparto caldo e accogliente che sfugge alle descrizioni aberranti delle strutture ospedaliere italiane. Fiore all’occhiello in Campania che ha non poche responsabilità da fronteggiare. «Tutto l’ospedale ha dovuto imparare il metodo Tin» spiega il personale sanitario. Dalla ginecologia al laboratorio analisi: i pazienti della Tin pesano intorno al chilo e ad esempio necessitano di provette dedicate. Dunque, per il buon funzionamento del reparto, è richiesta una cura costante per il rifornimento dei farmaci e dei presidi idonei ai piccoli ospiti della struttura.

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Insieme Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

ta. Bisogna fare un bagno d’umiltà e rimboccarsi le maniche». Per ogni decesso, le lacrime rigano il suo volto, confessa: «Quando perdiamo un bambino avvertiamo l’urgenza di “resettare”, ripartire da zero e ripeterci che dobbiamo agire meglio in futuro». Lo specialista dallo sguardo attento confessa uno dei segreti per essere un buon pediatra: «Nel rapporto con i genitori, anche i medici devono esserlo. Un dottore è più completo se è anche padre, perché deve compenetrarsi nella situazione dell’uomo e della donna che hanno di fronte. I genitori di un paziente pendono dalle tue labbra, elaborano in modo esponenziale la parte della diagnosi che procura loro meno dolore in quel momento, come autodifesa. Cercano una speranza a cui aggrapparsi. Dialogare con loro è complicato, bisogna avere una grande umanità». Il successo di questo reparto è nel gioco di squadra che medici, infermieri e personale sanitario quotidianamente riescono ad imbastire. Il dottor Barbarulo conferma: «Lo staff deve essere omogeneo ed unito. Soltanto così è possibile ottenere risultati a breve, medio e lungo termine». L’infermiera. «È il sogno della mia vita. È ciò che ho sempre voluto fare ed è quello per cui ho studiato». È il biglietto da visita di Rosita Annunziata, infermiera pediatrica in servizio alla Tin dell’Umberto I dalla sua apertura: «Io sono stata scelta ancor prima che il reparto fosse costruito – precisa l’infermiera – infatti, i responsabili dell’epoca avevano valutato i profili di alcune persone che lavoravano nelle altre Asl. Cercavano qualcuno con il titolo di infermiera pediatrica, figure rare in passato». Rosita ha alle spalle già diverse esperienze in questo ruolo, prima a Roma e poi a Scafati: «Con estremo piacere ho accettato subito la proposta». L’infermiere pediatrico ha un identikit ben preciso, che Rosita presenta così: «C’è un approccio al paziente completamen-

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 28 gennaio 2016

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Concessionario Priscus Società Cooperativa

Marketing Sofia Russo

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Hanno collaborato Carolina Rossi, Luisa Trezza, p. Luigi Lamberti, Annamaria Barbato, Francesca Oliva, Erasmo Capriglione, Federica Pepe, Federica Pepe, Michele Lanzetta, Dina Grimaldi, don Natalino Gentile, Livia Rossi, don Alessandro Cirillo, Aniello Donnarumma, Marina Longobardi, Mariano Rotondo, p. Aldo D’Andria, Giovanni Giordano, Elisa Califano, Chiara Palmieri, Annamaria Pecoraro, Marina Massa, Anna Russolillo, Michele Raiola, Stella Giordano, Vincenzo Amodio, Gianni e Rossella Mauri, p. Paolo Saturno, Peppe Iannicelli, mons. Giuseppe Giudice. Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

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L'APPROFONDIMENTO

te diverso. Soprattutto se è un lattante, la via di comunicazione non può essere verbale. Bisogna entrare in relazione con il neonato per via emozionale». Molti colleghi hanno imparato ad essere ottimi infermieri pediatrici perché si sono appassionati ed hanno acquisito la sensibilità per entrare in empatia con l’ammalato. Un altro aspetto della relazione da curare riguarda ciò che Rosita definisce la “triade”: il rapporto tra medici, genitori e pazienti. «Il nostro ruolo è anche quello di far accettare ad una madre ed un padre la malattia del figlio. È capitato che per il dolore troppo grande alcuni genitori abbiano abbandonato un neonato in fin di vita. Si tratta di persone che alla morte dei loro figli hanno sofferto ancora di più: per la perdita del bambino e per non essergli stati accanto nel momento del bisogno». Una sensibilità da abbinare sempre ad un’adeguata preparazione scientifica: «Io ho studiato pedagogia, psicologia. Solo ora mi accorgo dell’importanza».

L’infermiera traccia anche gli obiettivi di crescita per il futuro del reparto: «Accettare la presenza del genitore sempre, anche per le manovre dolorose del bambino. Una buona infermiera deve fornire tutte le conoscenze adeguate ai genitori per tornare a casa sereni con i loro piccoli». L’incursione nel mondo della Terapia Intensiva Neonatale è giunta al termine. Il pianto dei neonati si confonde con il cicalino delle macchine a cui sono collegati. Nel guadagnare l’uscita, incrocio il papà di Francesca, una bimba di 2 anni, oggi sana. È nata dopo 25 settimane di gestazione e pesava 480 grammi. L’uomo ha un vassoio ricco di bontà da donare al personale della Tin. È un panettiere e quel gesto è il suo ringraziamento per gli angeli che hanno custodito la vita della sua bambina. Gli anni non smorzano la sua gratitudine. In Tin ogni giorno si celebra la vita. Mariarosaria Petti

Ogni anno una Messa per ricordare chi non ce l’ha fatta

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cembre, presieduta da mons. Giuseppe Giudice. Il dolore più grande per chi perde un figlio così piccolo è l’oblio. Poterli ricordare e pregare per loro è come balsamo su una ferita che rimarrà scritta per sempre sul cuore. Da quest’anno, un bellissimo Gesù Bambino accoglie coloro che entrano nel reparto: genitori, operatori e medici. Lo scorso 30 settembre, il Bambinello della Tin è stato benedetto da Papa Francesco in piazza San Pietro. In un luogo ove vita e morte si affrontano in un misterioso duello, quando mancano le parole per consolare, c’è lo sguardo di Gesù Bambino ad incoraggiare. A. A.

Foto Salvatore Alfano

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n un luogo che accoglie ogni giorno la vita sofferente, che fa i conti con la fragilità e il dolore, piccoli segni di speranza assumono un grande significato. Dal 2007, prima del Santo Natale, gli operatori del reparto organizzano una celebrazione eucaristica per ricordare i bambini che non ce l’hanno fatta. La prima Messa fu dedicata a Cristina, una bambina nata con una grave malformazione che i genitori non riconobbero. La piccola fu adottata dalla famiglia Tin che si preoccupò del suo funerale e della tomba al cimitero di Nocera. «È sempre emozionante sentire il nome dei nostri figli» racconta una coppia di genitori al termine della celebrazione dello scorso 19 di-

Un momento della celebrazione eucaristica dello scorso 19 dicembre


Foto di repertorio

Un esame salvavita per i nati all’Umberto I

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reparazione, tenacia e sensibilità. Con questi ingredienti la dottoressa Cristina Di Stefano è riuscita a intraprendere 10 anni fa un progetto pilota all’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore per eseguire lo screening neonatale metabolico allargato ai pazienti della struttura sanitaria. Genetista, pediatra e specializzata in malattie metaboliche, Di Stefano ha collaborato con i professori Andria e Parenti della Federico II di Napoli intuendo la necessità di avviare la sperimentazione anche a Nocera Inferiore. A cosa serve lo screening neonatale metabolico allargato? È obbligatorio per legge eseguire alla nascita – tra le 48 e le 72 ore di vita – uno screening neonatale grazie al quale si può scoprire se il bambino è affetto da una malattia genetica ereditaria (ipotiroidismo, fibrosi cistica, fenilchetonuria), malattie gravi che se trattate precocemente possono dare una buona speranza di vita. Non tutti sanno che con la stessa metodica è possibile effettuare uno screening approfondito che accompagni la procedura standard. Lo spettro di indagine si allarga a circa 40 malattie che se diagnosticate preventivamente possono impedire l’insorgere di gravi handicap o addirittura la morte in culla. «Ad esempio, grazie a questo screening – spiega la pediatra Di Stefano – oltre al-

le malattie metaboliche è possibile accorgersi anche della carenza della vitamina B12. Si tratta dei casi in cui la mamma in gravidanza ne ha passata poca al bambino. Se questa carenza persiste dopo la nascita può provocare un deficit mentale, ma diagnosticata tempestivamente non causa nessun tipo di problema». L’Umberto I capofila nello screening. La dottoressa Di Stefano racconta di aver trovato grande disponibilità nei primari che si sono avvicendati alla guida del reparto ed anche nel personale infermieristico: «La difficoltà è soltanto burocratica. Bisogna compilare delle schede, far firmare un consenso informato ai genitori e preoccuparsi di inviare tutto a Napoli». Nonostante l’apparente banalità tanti punti nascita hanno abbandonato in corsa il progetto: «Attualmente oltre Salerno e Napoli – ricorda la pediatra – siamo gli unici ad eseguire questa procedura».

Con lo screening metabolico allargato, tra le 48 e le 72 ore di vita di un neonato, è possibile scoprire circa 40 malattie genetiche, che se non diagnosticate preventivamente, possono causare gravi handicap al bambino, fino alla morte in culla

In alcune Regioni lo screening neonatale metabolico allargato è già obbligatorio per legge, come in Toscana e in Veneto. Fino a quando non lo sarà in tutta Italia, alcuni bambini saranno più fortunati di altri, chi per legge e chi per la caparbietà di pochi medici che ancora si domandano: «E se fosse mio figlio?». Mariarosaria Petti FEBBRAIO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO Sabatino e Rosa insieme a Martina e alla piccola Giulia

LA STORIA

Ogni figlio è parola M

artina è un piccolo uragano. Vivace, solare, allegra. «Conta per tre», racconta sorridendo Rosa, la sua mamma. Gli occhi chiari celano una sofferenza profonda. Ogni figlio è parola. Una parola che va oltre la storia terrena per inserirsi in un disegno contornato di eterno. Martina è una parola speciale. La bambina è nata a 25 settimane di gestazione e pesava appena 700 grammi. Ha condiviso il grembo della mamma con due sorelle gemelle, Giada e Melissa, ritornate al Padre, una appena nata, l’altra dopo venti giorni. Rosa ha 32 anni, Sabatino appena due anni più di lei. Erano giovanissimi quando si sono innamorati. Quattordici anni di fidanzamento, poi il matrimonio celebrato il 2 settembre del 2010. Dopo un anno di vita matrimoniale decidono di aprirsi alla vita. Il primo ritardo, il test positivo, la conferma del ginecologo: la scintilla della vita si è accesa nel grembo di Rosa. Alla prima ecografia scoprono di aspettare due gemelli. Rimangono sorpresi, giusto il tempo di masticare l’idea, dilatare il cuore e duplicare la gioia. Ma le sorprese non sono finite. È domenica, Sabatino è a pranzo fuori con degli amici, Rosa a casa con i suoi genitori. Ha delle perdite improvvise, pensa di aver perso uno dei due bambini. In clinica, il medico mette il gel sulla pancia e passa più vol-

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Rosa e Sabatino Malafronte vivono a Scafati. Nel 2012 aspettavano tre gemelline. Le bimbe sono nate premature. Due sono ritornate in Cielo. Martina, invece, ha vinto la sua battaglia per la vita


te la sonda dell’ecografo. Affonda, ripete l’operazione. Rosa ha paura. «Dottore, come stanno? – domanda preoccupata–. Guardi che sono due! Io aspetto due bambini». «Signora, in realtà i bimbi sono tre», risponde il medico. E la giovane mamma resta senza parole. La gravidanza è serena. Il pancione è grande, a pochi mesi somiglia già a quello di una donna prossima al parto. Mi mostra un’ecografia in cui le tre bimbe si distinguono chiaramente. L’unica immagine che le ritrae insieme. Un ricordo prezioso custodito gelosamente. I primi fastidi si presentano a cinque mesi e mezzo di gestazione. Rosa deve fare un cerchiaggio, una pratica chirurgica che si effettua in gravidanza quando il collo dell’utero non rimane chiuso e vi è la possibilità che il bambino possa nascere prima del termine. Il dottore la rassicura: «Stai bene, puoi anche continuare a lavorare, ma senza stancarti troppo». Passano 10 giorni. Era il 2 luglio del 2012, festa della Madonna delle Grazie. Rosa ha forti dolori, il suo ginecologo le consiglia di recarsi all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore perché la Casa di Cura Mariarosaria di Pompei non è attrezzata per una gravidanza trigemina. Viene ricoverata e passa dieci giorni in ospedale. Il 12 luglio il dottore le dice: «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare. O qui o a casa è la stessa cosa». E la dimettono. Il giorno seguente passa tranquillo. Il 14 luglio Rosa ha dolori fortissimi. Una stitichezza violenta la fa soffrire fino alle lacrime. Sta malissimo, corrono in ospedale. Al pronto soccorso, un ginecologo la visita: «Non sento né collo dell’utero né cerchiaggio». Immediatamente si aprono le porte della sala parto e quelle della sala operatoria. Rosa è alla 25esima settimana di gestazione. Se fosse rimasta in ospedale la storia della sua famiglia avrebbe potuto avere un epilogo diverso? È una domanda a cui nessuno può dare una risposta certa. Ma nelle sere di inverno, quando si alza un forte vento di terra, pesa sul cuore come un macigno. Alle 16.20, con parto naturale, nasce Giada, “quella che ha sofferto di più”. «Vuole battezzarla?» chiedono immediatamente al papà. La piccola è gravissima, le possibilità di vita sono poche. Alle 16.32 con parto cesareo nasce Martina, due minuti più tardi viene alla luce la terza gemella, Melissa. Era stata la nonna Lucia a scegliere il suo nome. Le piccole sono immediatamente trasferite nella Terapia Intensiva Neonatale. Gli occhi di Sabatino raccontano più di mille parole la tempesta che in poche ore ha travolto la loro vita. Quel-

la notte dorme a casa della sorella, è troppo scosso. Rosa è ricoverata in ospedale. «Ero in stanza con altre mamme – racconta –. C’era una signora che aveva dato alla luce il quarto figlio, un bimbo bellissimo di 4 kg». Dolore che si aggiunge al dolore. Bisognerebbe avere un’attenzione diversa per queste mamme. A partire dalla composizione delle camere. Il 15 luglio Giada ritorna in Cielo. «È dura prendere in braccio la tua prima figlia morta», racconta Sabatino. Il 16 luglio, l’accompagna al cimitero. Da solo, perché Rosa è ancora ricoverata. «Ho chiesto ad un amico sacerdote di venire per la sepoltura». Lo stesso destino attende Melissa che ritorna in cielo 20 giorni dopo. Raccontano i suoi genitori: «Andavamo in ospedale tutti i giorni. L’abbiamo vista, toccata». Sabatino ha gli occhi pieni di lacrime: «La telefonata è arrivata alle tre di notte. Pensavo fosse la sveglia per andare al lavoro. Arrivammo di corsa in ospedale, la piccola stava male. Era gonfia, non riusciva ad urinare». Restano fino alle 6.00 del mattino, poi si recano a Pompei, ai piedi della Madre che tutto comprende e tutto può. Alle tre del pomeriggio, l’ora della croce, sono di nuovo fuori al reparto insieme ai genitori degli altri bimbi ricoverati. «Qualcuno disse che ci avevano cercato mentre non c’eravamo. Fu un momento terribile. Sarebbe davvero importante un supporto psicologico per i genitori che attualmente manca». La terribile telefonata li raggiunge in autostrada. «Preparammo anche per lei un vestitino bianco». Stretta tra le sue braccia, il papà l’accompagna in obitorio. Un infermiere segna la fronte della piccola con il segno di croce e sussurra: «Se Dio vuole, ci rivedremo nell’al di là». La partita di Martina. Anche le condizioni di Martina sono gravi. «Signore, ti prego, un padre non può stringere tra le braccia tutte le sue figlie morte»: è questa la preghiera che silenziosa si leva dal reparto, accompagnata da una scritta sul monitor: forza Martina Malafronte. E Martina vince la sua partita per la vita. Dopo 110 giorni di ospedale torna a casa. È il 3 novembre del 2012. Un sabato. Oggi gira felice per casa, dice di essere grande mentre accarezza Giulia, l’ultimo dono di casa Malafronte, nata il 4 maggio del 2015. Non sa ancora nulla dei due angeli che dal cielo vegliano su di lei. Antonietta Abete FEBBRAIO 2016 Insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

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ottostimati e malpagati, spesso usurpati della loro autorità, bistrattati dall’amministrazione pubblica: i docenti italiani di oggi hanno molto da rimpiangere rispetto alla posizione che occupavano i loro colleghi decenni fa. Dal punto di vista sociale e dal punto di vista economico. Secondo l’ultimo rapporto Eurydice – rete europea che fornisce analisi sui sistemi educativi all’interno dell’Unione – in relazione alle retribuzioni di docenti e dirigenti scolastici in Europa, l’Italia è tra i sei Stati europei in cui gli stipendi sono rimasti congelati, a fronte della maggioranza che, crisi alle spalle, ha visto innalzato il reddito dei propri insegnanti. E anche guardando al netto dei guadagni la situazione non migliora: i docenti italiani percepiscono stipendi molti più magri della metà dei Paesi europei. Correlata è poi la questione dello scarto della retribuzione dall’inizio alla fine della carriera, prima legato agli scatti di anzianità, og-

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Più cultura… nelle tasche degli insegnanti Il bonus cultura previsto dalla Buona Scuola è arrivato in busta paga ai docenti. Un riconoscimento concreto per anni di sacrifici e di stipendi molto più bassi dei colleghi europei? L’abbiamo chiesto a quattro insegnanti di diverso ordine e grado dell’Agro


gi, in seguito alla Buona Scuola, connesso al meccanismo meritocratico dei bonus supplementari. Anche da questo punto di vista gli stipendi degli insegnanti italiani crescono meno e molto più lentamente degli Stati vicini. Insomma se è vero che la riforma scolastica ha previsto investimenti maggiori del 2014 nel settore dell’istruzione, con aumenti di spesa sia per il personale scolastico assunto sia per il budget maggiore destinato alla ristrutturazione degli edifici scolastici, poco ne hanno beneficiato le tasche dei lavoratori già inseriti. La carta del docente. Questo “poco” prende il nome di “Carta del docente”, un bonus di 500 euro che gli insegnanti si sono visti versare in busta paga nel mese di ottobre. Destinato alla formazione e all’aggiornamento del corpo docente assunto a tempo indeterminato, il bonus può essere utilizzato, con valore retroattivo, dal 1 settembre 2015, fino al prossimo 31 agosto, data entro cui dovrà essere presentata la rendicontazione. Varie le tipologie di acquisti possibili: dai testi alla tecnologia, dai corsi di aggiornamento convenzionati con il Miur a biglietti per cinema e teatro. Sì all’utilizzo del bonus per tablet e personal computer, no all’acquisto di prodotti di telefonia, titoli di viaggio, abbonamenti alla linea internet o ai mezzi di trasporto. Parola agli insegnanti. È finalmente arrivato, dunque, il meritato riconoscimento in denaro per anni di surplus lavorativo, stress psicologico e costi di formazioni sempre e solo a carico degli insegnanti? Abbiamo raccolto gli umori di alcuni insegnanti dell’Agro nocerino-sarnese. «Per chi è in formazione continua – dice Piera Romano, insegnante di matematica presso il Liceo scientifico e linguistico “B. Mangino” di Pagani – non è possibile quantificare la reale necessità, ma certamente il bonus è un inizio con cui viene riconosciuto che la formazione, necessaria, non può sempre essere a completo carico dei docenti». Picchia duro, invece, Teresa Staiano, insegnante di italiano

e latino presso il Liceo classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore, definendo il bonus «mera elemosina di Stato». La percezione è che il contributo in denaro che lo Stato ha versato nelle tasche dei docenti abbia un fine più ampio, più a favore del mondo che eroga strumenti e servizi “culturali”, che di chi dovrebbe acquistarli. «C’è un fiorente mercato per la formazione, strumenti informatici per la didattica, riviste e volumi per l’aggiornamento. E con l’introduzione del bonus l’offerta si è ulteriormente allargata. Stranamente molti corsi costano esattamente 500 euro» ironizza Angela Corolla, insegnante di storia e geografia presso la Scuola media “A. Genovesi-I. Alpi” di Nocera Inferiore. In alcuni casi, il bonus non è neppure sufficiente per prendere parte ad un solo corso di formazione. «In genere il costo dei corsi di aggiornamento supera quello del bonus di 100, 200 euro» spiega Costanza Virno, insegnante di religione cattolica presso il III circolo didattico di Nocera Inferiore (plesso Cicalesi). I risultati. Dunque solo fumo negli occhi? Per gli insegnanti amareggiati dell’Agro – che pure utilizzeranno il bonus per l’acquisto di pc e tablet, abbonamenti a riviste e corsi di formazione – sembrerebbe di sì. «Ovviamente il bonus è un contributo che non dispiace. Ma immaginiamo di spalmarlo su 12 mesi: si tratta di un aumento mensile di 40 euro circa. Non cambia molto rispetto alla situazione attuale, con un contratto bloccato da anni. In realtà ciò è accettato dall’opinione pubblica perché la classe docente è descritta come una massa informe di dipendenti pubblici che lavora “solo 18 ore” a settimana. Molto più apprezzata sarebbe una revisione del contratto, in cui gli stipendi vengano adeguati alla media europea, riconoscendo che l’ammontare di ore di lavoro minimo di un insegnante è 36, considerato che per ogni ora trascorsa in classe ne occorre almeno un’altra a casa per la preparazione delle lezioni, delle verifiche, delle correzioni» riflette Piera Romano. E come darle torto? Martina Nacchio FEBBRAIO 2016 Insieme

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NEWSDALLESCUOLE a cura di Martina Nacchio

Scuola dell’infanzia Casali di Roccapiemonte

Liceo scientifico “B. Mangino” Pagani

Gli alunni della Scuola dell’infanzia di Casali di Roccapiemonte che hanno animato il presepe vivente

Vivarium - Wiki at school!

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l liceo scientifico e linguistico “B. Mangino” ha preso il via lo scorso mese il progetto Vivarium – Wiki at school, un percorso finalizzato all’informatizzazione del mondo della scuola, che si rivolge a docenti e alunni affinché prenda forma una nuova concezione di didattica condivisa. E all’insegna dell’immersione nell’universo wikimedia, una delegazione dell’istituto paganese ha preso parte anche all’evento organizzato dall’Università degli Studi di Salerno in occasione del quindicesimo anno di vita di Wikipedia, lo scorso 15 gennaio. Un’occasione, quest’ultima, per presentare i primi risultati del progetto conseguiti. Mar. Nac.

Il presepe vivente dei piccoli

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el mese di dicembre, per due giorni, la Scuola dell’infanzia di Casali di Roccapiemonte si è trasformata in un meraviglioso presepe vivente. Protagonisti i 46 bambini che la frequentano e che hanno vestito i panni dei personaggi della Betlemme di 2000 e passa anni fa. I perfetti e navigati attori, sotto la regia delle maestre Teresa Vitiello, Angela Federico, Teresa Capaldo, Maria Romeo, Agnese Raina e dei collaboratori scolastici Rosaria Ciancone e Angelo Amabile, hanno guidato i visitatori in un meraviglioso viaggio, quello che ha porta-

FOTONOTIZIA Si è svolta anche quest’anno la Notte nazionale del Liceo classico. A rispondere all’invito anche gli istituti dell’Agro nocerino-sarnese, dal “Don Carlo La Mura” di Angri al “Tito Lucrezio Caro” di Sarno, per finire con il “G.B. Vico” di Nocera Inferiore. Rappresentazioni teatrali, concerti, performance, mostre fotografiche e di arti visive, degustazioni ispirate al mondo antico, conferenze e dibattiti hanno animato la notte del 15 gennaio scorso, con l’obiettivo di rivalutare la cultura classica, promuovendone la diffusione tra le giovani generazioni. M.P.

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to alla nascita di Cristo. Ad accogliere gli stupefatti visitatori l’Arcangelo Gabriele che dava a Maria la notizia che avrebbe cambiato la storia dell’umanità. E poi l’Angelo che appare a Giuseppe e lo rassicura, ed ecco Maria sull’asinello e Giuseppe in cammino da Nazareth a Betlemme. E ancora la chiassosa e variopinta locanda che purtroppo non aveva posto per loro. Infine, la meraviglia della grotta in cui un vispo Gesù Bambino, attorniato da angeli e dai re Magi, accoglie tutti con un dolce sorriso. Luisa Trezza


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L'ANGOLO DELLE DEDICHE a cura della redazione

Rimani davanti ai miei occhi Rimani davanti ai miei occhi, e lascia che il tuo sguardo infiammi i miei canti. Resta fra le tue stelle, e alla loro luce lascia ch’io accenda la mia adorazione. La terra rimane in attesa sul ciglio della strada del mondo; Rimani in piedi sul verde mantello ch’essa ha steso sul tuo cammino; e fa ch’io senta nei fiori di campo il prolungamento del mio saluto. Resta nella mia sera solitaria dove il mio cuore veglia da solo; e colma la coppa della sua solitudine, che sente in me l’infinità del tuo amore. Rabindranath Tagore

Insieme diventa messaggero d’amore. Gli auguri dei nostri lettori per la festa di san Valentino Per Antonio La vera vittoria nella vita è trovare il vero amore ed io ho trovato te. Ti amo per la tua semplicità, per il tuo modo di fare e di amarmi, per ogni istante che mi dedichi. Per tutte le volte che tendo la mano e trovo la tua. Grazie per la tua presenza e le continue attenzioni. Buon san Valentino. Serena

Per Angela Matrone Innamorato di te come il primo giorno da... 50 anni. Nino Di Sarno Per Roberto “Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la sua sono la medesima cosa”. Buon san Valentino. Martina

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Per Enzo Per te Enzo, per questa 28esima festa degli innamorati vissuta insieme e per tutto l’amore che mi hai donato in questi anni. Buon san Valentino. Tua Maria


Per Emilia A te vita mia, grazie per l’amore che metti in ogni singola cosa, in ogni piccolo gesto. Ti abbraccio con infinito amore, calore e dolcezza. Auguri, tuo per sempre. Giovanni Per Francesco A te che sei il mio amore grande, a te che hai cambiato la mia vita, a te che illumini le mie giornate. Oggi è la nostra festa e il mio augurio è che il nostro amore cresca sempre di più. Buon san Valentino dal tuo cuoricino. Maria

Per Giacomo “É una storia, sai, vera più che mai, solo amici e poi uno dice un noi, tutto cambia già. É una realtà che spaventa un po’, una poesia piena di perché e di verità! Ti sorprenderà come il sole ad est, quando sale su e spalanca il blu dell’immensità! Stessa melodia, nuova armonia, semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà! Quando sembra che non succeda più, Ti riporta via, come la marea, la felicità...”. Buon san Valentino. Sonia

Per Maria Chiara Ogni volta che sto con te è una volta nuova. Ogni volta che respiro te è un profumo nuovo. Ogni volta che ti abbraccio è un calore nuovo. Nell’amore che si rinnova continuamente, ti chiedo di trasformare tutte queste volte in un “sì infinito”. Auguri amore mio. Michele Per Raffilina Grazie per amare anche il lato peggiore di me. Grazie per amare i miei difetti. I miei sbalzi d’umore. Grazie per ogni lacrima che mi hai asciugato e per ogni sorriso che mi hai regalato. Grazie semplicemente per essere la mia vita. Peppino Per Grazia Ridursi ad uno solo giorno dell’anno per esprimere all’amata i propri sentimenti è troppo scontato. L’amore è dedizione costante e perenne, come quella che io ho per te da 40 anni. Con amore, Mimmo

Collegati alla pagina Mensile Insieme, cerca la tua frase nell’album L’ANGOLO DELLE DEDICHE e tagga la persona che ami.

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Il centro nascite di Nocera Inferiore tra luci e ombre. L’ostetricia sempre più da primato per il numero di parti, ma il personale scarseggia. Infermieri ridotti e medici prossimi alla pensione

Il reparto dei record S

e il 2015 è stato da record, il 2016 potrebbe sbaragliarlo. Gennaio è stato un mese prolifico per l’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno si sono registrate circa sessanta nascite in più. Solamente nelle prime due settimane del mese ci sono stati settanta parti, rispetto ai 43 di gennaio 2015. Un trend che sembra non fermarsi e che probabilmente, a fine anno, farà superare le 2000 nascite. Un carico di lavoro importante, che colloca il centro tra i migliori in Campania per numeri e risultati, e che si ripete da almeno un triennio. «Noi crediamo anche si possa anche andare oltre se ci basiamo su questo trend – ha detto Antonio Vitiello, primario da un anno della divisione specialistica nocerina –, soprattutto bisognerà capire se ci sarà uno spostamento di utenze in base alle riorganizzazioni in atto negli ospedali vicini». In questo quadro si colloca il lavoro dell’equipe medica e infermieristica. Un gruppo che fa la differenza, ma che rischia di scontrarsi con le nuove normative europee e il turnover bloccato. Se per ora occorrerebbe qualche unità ostetrica e infermieristica in più, tra qualche mese l’affanno potrebbe interessare pure i camici bianchi: «Per il momento il personale è sufficiente, ma abbiamo in previsione la quiescenza (ndr. pensionamento) di tre colleghi e quindi

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dovremmo, gioco forza, far fronte a questa novità». Se si vuol dare ulteriori opzioni alle donne dell’Agro bisognerà superare questo ostacolo, nel reparto nocerino si effettuano già delicati interventi di oncologia ginecologica, non c’è tempo per stare fermi, ma si vorrebbe fare di più: «Il nostro obiettivo, la nostra volontà, è quella di implementare servizi di ginecologia come l’uroginecologia e la chirurgia video laparoscopica. Avremo, quindi, bisogno di ulteriore personale per offrire alla cittadinanza qualche servizio in più che non sia solo l’ostetricia». Nonostante tutto, il primo bilancio annuale da dirigente per Vitiello, subentrato a gennaio 2015 con la quiescenza di Antonio Del Bene, è positivo: «È stato un primo anno ricco di soddisfazioni. Se abbiamo ottenuto questi risultati è anche merito dei miei predecessori perché hanno creato una struttura che dà fiducia alle persone. Le partorienti sanno che qui trovano persone, dal punto di vista medico e paramedico, capaci di assicurare loro che il parto sia un evento lieto». Lo conferma la fiducia delle mamme dei 1500 bambini nati nel 2015. L’ospedale nocerino viene scelto anche per l’offerta assistenziale fornita ai figli. Da non dimenticare la presenza della TIN che supporta le gravidanze a rischio (cfr. pagg. 10 e 11). Salvatore D’Angelo

Il dottor Antonio Vitiello


Alcune immagini dell'edizione 2015 del Carnevale Palmese

Un Carnevale da star

Federica Panicucci e Dj Francesco ospiti delle sfilate “grasse” organizzate a Palma Campania il 7, 8 e 9 febbraio. Eventi imperdibili

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l Carnevale più bello è a Palma Campania. Quattro quadriglie per tre giorni di sfilate ed eventi. Il 7, l’8 e il 9 febbraio coriandoli, scherzi e spettacoli per quanti desidereranno di passare i giorni “grassi” nella cittadina vesuviana. Federica Panicucci e Francesco Facchinetti saranno la madrina e il padrino dell’evento promosso dalla Fondazione Carnevale Palmese, presieduta da Daniele Rainone. Lungo il corso mascherato di Palma Campania sfileranno le quadriglie Teglanum, con tema Lo schiaccianoci e il Re dei Topi, Scusate il Ritardo con tema messicano, Tutta N’ata Storia con tema africano e Scugnizzi con i personaggi della Marvel. «Federica Panicucci presenterà la serata di domenica 7 febbraio mentre Francesco Facchinetti quella di martedì 9: si tratta di nomi importanti, che hanno accettato con entusiasmo e porteranno un contributo di ulteriore popolarità a una festa che è già bellissima – ha spiegato Rainone –. Ancora una volta Palma Campania sarà protagonista del divertimento e della cultura grazie al suo Carnevale: dobbiamo proseguire su questa strada per crescere anno dopo anno». Abbinata al Carnevale ci sarà anche la lotteria, in palio una fiammante Fiat Panda.

Carmine Imparato e il suo gelato all’amarena

Ciliegina sul…gelato

È

davvero un “Gelato 100 e lode” quello del nocerino Carmine Imparato. A sancirlo è stato l’omonimo concorso promosso dalla Fabbri. La finalissima c’è stata al Salone internazionale di gelateria, pasticceria e panificazioni artigianali di Rimini. Imparato si è aggiudicato la medaglia d’argento. Il suo resta comunque un primato, in quanto era l’unico gelatiere del meridione a essere arrivato in finale. Con lui cinque colleghi, tutti del centro e del nord Italia. A valergli il secondo posto è stato il suo gelato all’amarena, che prepara con dedizione all’East River Cafè di Nocera Inferiore.

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VITA NELL'AGRO Giuseppe Marenco con la figlia Rosalia

Schiaccia la Sla Un calendario per dar voce a chi non ce l’ha

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ensibilizzare al tema della Sla attraverso le poesie. Ci ha provato Giuseppe Marenco, che vive da quasi cinque anni attaccato a un respiratore. Giuseppe si nutre con un sondino e comunica attraverso un lettore ottico, ma non ha perso le speranze. Il 55enne di Nocera Inferiore ogni giorno, dal suo letto di sofferenza, lotta contro la sclerosi laterale amiotrofica. Una malattia tremenda, che però non gli spegne l’entusiasmo e la voglia di stare vicino alla sua famiglia, ai suoi amici e a tanti malati come lui. Quest’anno, aiutato da quanti lo vogliono bene e lo assistono giorno e notte, ha deciso di fare qualcosa per sé e per la ricerca. È nata l’idea di realizzare un calendario: dodici poesie abbinate a dodici foto. Testi carichi di aspettative per una vita migliore, di pensieri per chi gli sta vicino, ma anche al mondo spesso indifferente. Le foto sono di Mariacarmen Fiorenza Ranieri e di Maria Eugenia Palazzo. Immagini che danno vigore a parole che sono come macigni contro chi è indifferente al dramma dei malati di Sla. A sostenere Giuseppe Marenco, in prima fila, c’è la figlia Rosalia. È lei che, insieme all’associazione Urbe, ha assistito il padre nel percorso di ideazione e realizzazione del calendario 2016.

Torna la scuola serale

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uove opportunità di integrazione e formazione a Sarno. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Canfora, ha deciso di organizzare corsi serali di istruzione e formazione per disoccupati e immigrati. Si terranno lezioni di lingua italiana e informatica. L’iniziativa è resa possibile grazie al protocollo d’intesa approvato tra il comune di Sarno e il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti. L’intesa avrà una durata triennale. L’amministrazione sarnese metterà a disposizione i locali dove tenere i corsi serali. Ogni classe potrà accogliere almeno dodici allievi.

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Il generale Gennaro Niglio

Una strada per il generale

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Agro ricorda Gennaro Niglio. La memoria del valoroso carabiniere, artefice dell’arresto degli assassini della piccola Simonetta Lamberti e che negli anni Ottanta è stato l’incubo delle bande camorristiche, è stata onorata durante una serie di manifestazioni. Ultima città a ricordare il generale, dopo Angri e Nocera Inferiore, è stata Pagani. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Bottone gli ha dedicato una strada. La cerimonia si è svolta sabato 23 gennaio. La mattinata è stata divisa in due parti. Prima un convegno nell’aula magna del liceo scientifico ”Mangino”, poi l’intitola-

zione di una strada. «Ricordare, conoscere e trasferire ai ragazzi l’esempio di persone importanti e che hanno dato tanto alla nostra città è fondamentale per la sana crescita della collettività – ha detto il sindaco Bottone –. Una crescita tesa a ricostruire identità e storia. Un percorso possibile solo grazie al giusto riconoscimento conferito a coloro hanno contribuito a rendere la nostra società migliore. E, senza dubbio, il generale Gennaro Niglio merita tutto ciò». Alla cerimonia hanno preso parte i massimi rappresentanti dell’Arma e i familiari del generale: la moglie Assunta Sabatino e il figlio Rhemy Niglio.

Teoria gender e famiglia, due incontri nell’Agro

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i discute molto di famiglia e teoria gender. Nell’Agro si prova a fare chiarezza attraverso degli incontri tematici. Il primo appuntamento è il 6 febbraio, alle 19.00, ad Angri, alla Cittadella della Carità. “Gender: di cosa stiamo parlando?” è il tema che affronterà l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita. “La famiglia che verrà” è, invece, l’argomento approfondito durante un incontro promosso dall’Associazione Medici Cattolici Italiani e in programma il 13 febbraio all’auditorium “Sant’Alfonso” di Pagani. Relazioneranno Mario Salisci, Docente di Sociologia dei Processi culturali all’Università Lumsa di Roma, Giancarlo Cerrelli, Consigliere Centrale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, e Filippo Boscia, presidente nazionale dell’AMCI. Introdurrà i lavori il sindaco di Pagani Salvatore Bottone, presenterà Mario Ascolese, presidente regionale AMCI.

Pagani ricorda Gennaro Niglio, eroico carabiniere che si è battuto contro la camorra negli anni 80. Il generale morì a Caltanissetta nel 2004, a causa di un incidente stradale

Sport e cultura

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stato istituito il Fondo nazionale per lo Sport e le Periferie, pensato per incentivare l’attività sportiva agonistica e la cultura dello sport nelle aree svantaggiate e nelle aree periferiche urbane. Il Fondo sarà gestito dal Coni e dotato, per il triennio 2015-2017, di risorse complessive per 100 milioni di euro. La legge di conversione introduce la possibilità per le associazioni e le società sportive senza fine di lucro di presentare agli enti locali progetti finalizzati a rigenerare, riqualificare o ammodernare impianti sportivi presenti sui territori, che prevedano il successivo affidamento in gestione gratuita dell’impianto per un utilizzo teso a favorire l’aggregazione sociale e giovanile. FEBBRAIO 2016 Insieme

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Padre Giuseppe Ferraioli (S. Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte, Roccapiemonte) ha festeggiato 41 anni, il 2 febbraio; don Ciro Scarpetta (cappellano del cimitero di Nocera Inferiore) ha compiuto 74 anni, il 5 febbraio; mons. Antonio Calabrese (San Michele Arcangelo, Episcopio di Sarno) spegne 70 candeline, il 16 febbraio; don Vincenzo Califano (cappellano del cimitero di Nocera Superiore) compie 59 anni, il 28 febbraio. A voi, pazienti ed umili pastori nelle periferie dell’umano, auguri di vero cuore dalla redazione di Insieme.

auguri ai nostri referenti

Enrico Annunziata (San Sebastiano, Sarno) compie 41 anni, il 18 febbraio. L’augurio di ogni felicità per il compleanno dal team della rivista diocesana!

un augurio speciale

Un abbraccio al carissimo Peppe Iannicelli, che da sempre arricchisce il nostro giornale con la sua firma e i suoi articoli. Spunti di riflessioni che consentono alla redazione e ai lettori di Insieme di crescere. Lo scorso 26 gennaio è diventato più saggio. I nostri migliori auguri di buon compleanno.

benvenuta anna

Fiocco rosa in casa Senatore. È nata la piccola Anna, un frugoletto di 2,7 kg. La cicogna ha fatto tappa all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore lo scorso 7 gennaio. Una gioia immensa per papà Mimmo e mamma Rosa Belgiorno. A loro giungano gli auguri per una vita straordinaria da zia Mariagrazia Cafisi.

il nostro cordoglio

Una donna gentile, garbata e premurosa con tutti. Così vogliamo ricordare la signora Enza Lamberti scomparsa lo scorso 25 gennaio. L’intera redazione si stringe al sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, per la perdita della cara mamma, sicuri che dal cielo continuerà a vegliare su di lui e la sua famiglia. Foto Ciro Paolillo

Auguri di buon compleanno

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Da sinistra: Salvatore D’Angelo, Sara Fornaro, Cristina Renzi, Carlo Chirico e Mimmo Falco

Giornalisti misericordiosi

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a Buona Notizia della Misericordia è risuonata durante l’incontro degli operatori della comunicazione ritrovatisi nella Cattedrale di San Prisco per il Giubileo della comunicazione, in occasione della festa di san Francesco di Sales. Un momento di formazione e preghiera che ha consentito ai presenti di crescere, insieme, attraverso le esperienze di quattro giornalisti. Donando la loro vita, le loro conoscenze specifiche, i protagonisti della tavola rotonda sul tema “Un’informazione che non giudica. La Misericordia ai tempi di internet, radio e tv” hanno consentito ai presenti di compiere un passo in avanti verso un modo migliore, si spera, di comunicare. Interessanti gli interventi di Sara Fornaro, redattrice di Città Nuova, e Cristina Renzi, direttore del giornale della FUCI Ricerca. Le due giornaliste hanno parlato della comunicazione odierna, che fa i conti con la crisi della carta stampata e con le nuove frontiere digitali. Insieme a lo-

Seguendo l’esempio del patrono san Francesco di Sales, gli operatori della comunicazione hanno vissuto il loro Giubileo attraversando la Porta Santa della Cattedrale. Prima del momento liturgico c’è stato un incontro formativo promosso dall’Ufficio diocesano Comunicazioni Sociali

“Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi”. Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo

Foto di gruppo dei giornalisti premiati dall’Assostampa

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Foto Salvatore Alfano

“Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco. Ascoltare non è mai facile. Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui”. Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo

La libreria sarà materialmente donata al polo oncologico il prossimo 26 febbraio, alla presenza del direttore sanitario dell’Asl Salerno Maurizio D’Ambrosio, del primario Catello Califano e del vescovo diocesano Mons. Giuseppe Giudice. Inizio del Giubileo dei giornalisti

ro Mimmo Falco, presidente del Movimento unitario dei giornalisti, che ha puntato sugli aspetti deontologici della professione, e il professore Carlo Chirico. Il docente universitario ha presentato due modelli di comunicatori/ scrittori del Novecento: Mario Luzi e Alfonso Gatto. C’è stato anche un momento celebrativo proposto dall’A ssostampa Valle del Sarno. Il presidente Salvatore Campitiello ha consegnato una medaglia ricordo dell’Ordine ai giornalisti con una maggiore anzianità di iscrizione. In Cattedrale, dopo il momento formativo nella congrega ed aver attraversato la Porta Santa, il Vescovo ha presieduto la Liturgia della Parola. Nella sua omelia, monsignor Giuseppe Giudice ha sollecitato i giornalisti ad essere misericordiosi «verso il lettore e verso se stessi», poi ha aggiunto: «Il mio scrivere, il mio comunicare, ha l’inchiostro della misericordia? Sapete bene che alcune parole provocano risentimento». Un passaggio è stato riservato alla cultura e al mondo digitale: «La comunicazione on line

è comoda, ma è passeggera. Non sempre aiuta a capire, a leggere. C’è come una moda: vado su internet, vado a scaricare. Alla fine però non ho capito, non ho approfondito nulla. Bisogna vedere le fonti, per avere un po’ di cultura». Una giornata non fine a se stessa, ma che diventa carità verso i sofferenti. Gli operatori della comunicazione presenti hanno compiuto un’opera di misericordia culturale. Sono stati invitati a donare un libro per l’allestimento, a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, di una piccola biblioteca nel reparto di oncologia dell’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani. Un gesto che consentirà di realizzare uno degli aspetti auspicati da papa Francesco. Nel Messaggio per la cinquantesima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”, il pontefice chiede di realizzare una comunicazione capace di accompagnare e stare vicino alle persone. In questo caso vicino a chi sperimenta sulla propria carne la sofferenza di Cristo. Salvatore D’Angelo

“Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua isposizione”. Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo

Il vescovo Giuseppe insieme a don Carmine Cialdini

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Per un vero Giubileo delle famiglie Il messaggio per la Quaresima del Vescovo si rivolge a quanti sono divisi per motivi di interesse patrimoniale, l’auspicio è che si possa compiere «un’opera di bonifica familiare»

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e famiglie separate, non dal punto di vista coniugale ma patrimoniale, sono le destinatarie privilegiate del messaggio del Vescovo per la Quaresima “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”. Utilizzando l’esortazione che san Paolo rivolse ai Corinzi, monsignor Giuseppe Giudice mette «il dito su una piaga, per tentare di curarla e guarirla, che blocca e distrugge tante famiglie». Lo scandalo è che poi, come se nulla fosse, i protagonisti di queste liti «vanno a Messa, chiedono i sacramenti, scambiano con altri il segno della pace, ma nella propria famiglia sono in guerra, non si salutano, sottraendo ai piccoli e alle future generazioni il dono e il gusto della famiglia». Monsignor Giudice si chiede: «E se i fratelli si ricordassero di essere stati nello stesso grembo materno? E se fosse questo il Giubileo straordinario di tante famiglie? E se veramente prendessimo sul serio la parola misericordia nelle nostre famiglie? E se restituissimo perdono e dignità, coniugando insieme giustizia e misericordia?». «Che gioia, che giubilo, che Anno Santo sarebbe!» è la risposta. Corresponsabili, a volte, sono le comunità: «Si tace come se niente fosse, continuiamo a dirci cristiani, ad accumulare oggetti religiosi, mentre un vero patrimonio, mobile e immobile, affettivo ed effettivo, frutto del sacrificio e del lavoro degli antenati, rimane bloccato, disperso, non fruibile, lasciato a marcire. E non ci si incontra

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più; e i giovani, i nipoti, i parenti, crescono nella solitudine, nella ingratitudine, nell’indifferenza, nel sospetto e, forse nell’odio, mentre la festa si allontana dalla casa e facciamo fatica a fare festa». Conseguenze gravissime a cui va messo rimedio: «Vi invito, in questa Quaresima della Misericordia, ad essere misericordiosi come il Padre (cfr. Lc 6,36), non in opere o fioretti banali che servono solo per la dieta, ma a toccare le piaghe che infettano e incancreniscono il bene personale e comune, il bene familiare, a cominciare dalle piaghe del cuore». «Famiglie, famiglie separate per motivi di interesse, attraversate la Porta Santa, per tornare alla sorgente del giubilo e, insieme con saggezza e buon senso, cercate di mettere ordine nelle diverse questioni familiari secondo il pensiero dei vostri cari, se veramente volete lasciarli vivere e poi riposare in pace». Il vescovo definisce quest’azione «opera di vera bonifica familiare, che ci fa uscire dalle sceneggiate coreografiche e ci restituisce al vero senso del Giubileo». Un esempio di pastorale familiare affidata anche ai presbiteri: «Si facciano ministri di pace, artefici di comunione, artigiani di riconciliazione, anche all’interno della famiglia presbiterale». Un percorso difficile, forse, ma sicuramente possibile se davvero si vuol essere e sentirsi cristiani riconciliati con Dio.


Un momento della celebrazione con i ministranti, dello scorso 19 dicembre

A colloquio con don Andrea Annunziata, responsabile diocesano dei Ministranti

Veste bianca, rossa o tarcisiana?

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re 10.15. Sta per cominciare la Santa Messa. Il ministrante indossa velocemente la sua veste e ascolta il responsabile, o il cerimoniere, che ricorda a tutti il proprio ruolo, perché guai a fare confusione sull’altare! L’assemblea si distrarrebbe e gli occhi di tutti sarebbero puntati su di lui. Infatti si sa, il ministrante – o chierichetto – è quella figura quasi invisibile che serve il proprio sacerdote sull’altare, sull’esempio di Gesù che insegnava ai suoi discepoli che grande è colui che serve. Ma quanti aneddoti e pregiudizi intorno a questa figura, che col tempo ha saputo ritagliarsi il suo spazio dignitoso all’interno della comunità, senza alcuna improvvisazione, partecipando assiduamente agli incontri gestiti dal responsabile, anche lui ministrante. L’abito. Veste bianca, veste rossa o tarcisiana? Quanta confusione! Una regola non c’è, l’abito in questo caso non fa il monaco, purché sia pulita e per niente sgualcita, così come sottolinea don Andrea Annunziata, responsabile diocesa-

no dei Ministranti, che ha risposto per noi ad alcune domande. Maschi e femmine li creò, ma vale anche per i ministranti? Non vi è una norma regolamentare, ma il buon costume vuole che dopo i 14 anni a servire l’altare siano per lo più i ragazzi. Nulla vieta però alle giovani di continuare a svolgere il proprio servizio, purché mettano da parte trucco e parrucco per dedicarsi principalmente al Signore, incarnato in quel momento dal sacerdote. A guardarli dinamici eppure fermi, sull’altare rassomigliano ad una schiera di angeli, e tutto sommato un po’ è così. Dio può infatti fare a meno dei suoi angeli perché ha in sé tutto ciò di cui ha bisogno, ma quanto sono belle le sue opere quando un coro di angeli è lì a cantare? E quanto è bella la sua chiamata quando ad annunciarla sono gli Arcangeli? Ebbene sì, un sacerdote potrebbe fare a meno dei suoi ministranti, ma sarebbe come un pittore senza pennello. E così, nelle celebrazioni straordinarie sono proprio i suoi “angeli” ad andare in suo

soccorso, gestendo la liturgia e tutto ciò che essa concerne. La formazione. Non si muovono da soli i ministranti, fanno parte infatti della grande famiglia diocesana che si incontra più volte in un anno, per camminare insieme e non sentirsi mai come delle mosche bianche. «Spesso i ragazzi si sentono soli, quasi come se fossero gli unici a svolgere questo servizio. Mi piace ricordare loro che non è così, e che sono in tanti a condividere questa vocazione che, ci tengo a sottolineare, non è propedeutica al sacerdozio». Il responsabile dei Ministranti scherza sull’antico pregiudizio che accompagna da sempre questa figura, invogliando i giovani ad ascoltare i desideri del proprio cuore, abbandonando le paure e le insicurezze. Ora che i dubbi si sono sciolti e la curiosità ha ceduto il posto alla consapevolezza, guarderemo con occhi diversi al ruolo del ministrante, consapevoli della grande responsabilità che ha e del suo fondamentale contributo. Donatella Salvati FEBBRAIO 2016 Insieme

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LE OPERE DI MISERICORDIA a cura dI Mariarosaria Petti L’inizio del Giubileo della misericordia è alle porte, come possiamo vivere al meglio questo Anno Santo? Riscopriamo le Opere di misericordia, lasciamo che la santità di alcune figure esemplari illuminino il nostro agire, valorizziamo tempi e spazi della preghiera personale e comunitaria per rivestirci di misericordia

“Visitare gli ammalati”

«S

acerdote santo costi quello che costi»: è il motto di vita di Pere Tarrés i Claret, prima laico e medico impegnato a favore dei più deboli e poi presbitero nella vigna del Signore. La sua è una famiglia operaia di Manresa, città della Spagna, famosa per S. Ignazio di Loyola. Una borsa di studio del Municipio consente a Pere di frequentare il liceo. I suoi voti brillanti gli spalancano le porte dell’Università. La scelta della Facoltà è scontata per il giovane: Medicina, poiché la professione di medico – amava ripetere – offriva una grande possibilità di aiutare coloro che soffrono. A 23 anni si laurea, dopo aver collezionato 24 note di lode. La vocazione sacerdotale però bussa alla porta del suo cuore. Nella notte del Natale del 1927 fa un voto di castità perpetua. La carriera professionale. Pere inizia ad esercitare la professione di medico a Barcellona, dove ha completato i suoi studi. È un medico scrupoloso dotato di grande sensibilità: quando visita persone in condizione di povertà non solo non accetta l’onorario della sua prestazione, ma lascia anche il denaro per comprare le medicine prescritte. Tarrés valorizza l’aspetto psicologico dell’infermo: «Riuscire ad addolcire il cuore di un malato è un dono grande». Apostolo laico. Tarrés riesce a conciliare i suoi studi e la professione medica con molte attività apostoliche.

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L’incontro decisivo sarà con la “Federazione di Giovani Cristiani di Catalogna” (F.J.A.), realtà dove si riunivano i giovani cristiani dell’epoca per riflettere su temi di attualità. Pere è eletto presidente e dopo poco è chiamato al Consiglio Federale come vice presidente. Con gli altri dirigenti della Federazione percorre instancabilmente le strade della Catalogna per parlare apertamente ai giovani di Dio, della Chiesa, della vita cristiana. Medico al fronte. Dal luglio del 1936 all’aprile del 1939 la guerra civile imperversa in Spagna. Il dottor Tarrés accetta malvolentieri di nascondersi, perché minacciato. Una clausura forzata che rappresenta però il periodo più fecondo di crescita spirituale. Redige un “Diario intimo” dove rivela le sue emozioni, i suoi timori, le speranze vissute in piena guerra. Nel 1938 è obbligato a inquadrarsi come medico dell’esercito repubblicano. Otto mesi molto duri, alleviati dalla scrittura di un “Diario di guerra”, un vero e proprio documento storico per la dovizia degli elementi raccontati, in cui risplende sempre la sua fede matura. Il volto del sacerdote. Il medico decide di entrare in Seminario, scelta giudicata negativamente dai suoi amici e colleghi. Pere affida alle pagine del diario le sue impressioni: «Come è sbagliato quello che dicono gli amici quando hanno saputo della mia decisione: “Che pena, con tutto il bene che poteva fare!” E non lo potrò

Pere Tarrés i Claret, beatificato da Giovanni Paolo II nel 2004 a Loreto, è stato un medico e sacerdote spagnolo attento ai problemi dei più bisognosi, in particolar modo dei malati nei quali scorgeva il volto di Cristo

Pere Tarrés i Claret


Celebrare la misericordia: La Quaresima è tempo propizio per riscoprire il volto misericordioso del Padre. Viviamo con gioia la Liturgia della Parola e curiamo con attenzione la preparazione delle omelie, delle monizioni e delle preghiere dei fedeli. fare ora? Moltiplicato al massimo!». Il 30 maggio del 1942 è ordinato sacerdote. Dopo appena pochi giorni riceve il suo primo incarico come coadiutore in alcune comunità parrocchiali che aveva già visitato ai tempi della F.J.C. Qui ritrova tanti giovani conosciuti anni prima. Pere sa coinvolgerli ed entusiasmarli: «Signore, solo mi interessa conquistarli per te!». Per obbedienza ai suoi superiori entra all’Università di Salamanca per una licenza in Teologia. In questi anni comincia un lavoro instancabile nei campi più diversi: si preoccupa dei poveri, delle famiglie che vivono nelle periferie e dei malati. Grazie ad un lascito testamentario fonda – con il dottor Gerardo Manresa – la “Clinica Sanatorio Nostra Signora della Mercede”, per far fronte al rapido diffondersi della tubercolosi.

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a Quaresima è il tempo più indicato per riscoprire il volto misericordioso del Padre, grazie alla liturgie penitenziali e alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Come si legge in Celebrare la Misericordia, pubblicazione curata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione: «Un momento da privilegiare in questo tempo è la celebrazione della Liturgia della Parola». In quest’anno, prepariamo con attenzione l’omelia, le monizioni e le preghiere dei fedeli. I Pastori con i loro collaboratori aiuteranno così l’assemblea ad entrare nel mistero della misericordia. Papa Francesco raccomanda: «La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio».

Malattia e morte. A 7 anni dalla sua ordinazione sacerdotale, gli viene diagnosticato un cancro. È in questa fase che il reverendo Tarrés dà un ammirabile esempio di accettazione della malattia e della sofferenza. Muore a soli 45 anni. Nel 2004, è beatificato a Loreto da Giovanni Paolo II. Un modello di cristiano esemplare. Il Vescovo di Barcellona, mons. Gregorio Modrego, aveva affermato al suo funerale: «Quando muoiono i miei sacerdoti vi chiedo sempre di imitarli in questa o quella virtù; il dottor Tarrés vi chiedo di imitarlo in tutto». Mariarosaria Petti FEBBRAIO 2016 Insieme

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

Insieme apre il 2016 con una nuova rubrica. La fede si esprime attraverso le parole. Alcune sono cadute in disuso, altre sono coperte di polvere, altre sono ormai incomprensibili. La rubrica si propone di rileggere il patrimonio della fede attraverso alcune parole essenziali

Le apparizioni La storia umana è piena di fatti prodigiosi che riguardano la Vergine Maria. Non c’è angolo della terra in cui non ci sia memoria della sua presenza: un dono della misericordia di Dio

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ebbraio è il mese in cui tanta gente, in ogni parte del mondo, ricorda le apparizioni avvenute a Lourdes nel 1858. E tanti si recano in quella cittadina, nascosta tra le montagne che confinano con la Spagna, per ringraziare la Vergine e ricorrere ancora una volta alla sua materna intercessione. E proprio delle apparizioni desidero parlare. Una premessa mi sembra scontata eppure sempre necessaria: la fede non dipende dalle apparizioni né tanto meno dai fenomeni che ad esse sono collegati. In ultima analisi la fede dipende dal credere che Gesù, proprio Lui che è stato Crocifisso, è risorto da morte e vive per sempre. La fede si manifesta attraverso la partecipazione alla celebrazione eucaristica con la coscienza

che in essa si svela e si compie il mistero della salvezza. E tuttavia… se la Chiesa impegna la sua autorità e riconosce l’autenticità di alcuni eventi non lo fa solo per difendere i fedeli dalle illusioni ma anche per raccogliere e custodire quelle parole che, nella sua misericordia, il Padre celeste dona alla sua Chiesa per confermare e orientare il cammino lungo i sentieri della storia. Il Nuovo Testamento inizia con un’apparizione, quella di un angelo. Una luce improvvisa rischiara la casa di Nazaret, illumina la vita di Maria. Dio entra così nella storia della giovane fanciulla, senza forzature ma in modo impetuoso. Un’apparizione non è mai discreta perché indica che Dio entra

“Assunta in cielo Maria non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 62)

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“La Madonna di Fatima per me è un segno della presenza della fede che proprio dai piccoli nasce una nuova forza della fede che non si riduce ai piccoli ma che ha un messaggio per tutto il mondo, in tutta la storia, in tutto il suo presente e illumina questa storia” (Benedetto XVI, 10 maggio 2010)

senza bussare, si mostra senza aver preannunciato la sua visita. Nulla può restare come prima. Così accadde quel giorno a Maria. Se la vicenda umana di Maria ha trovato nell’apparizione un passaggio decisivo, perché stupirsi se lei stessa appare lungo i secoli e dona parole luminose? Nella storia della Chiesa, la supplica mariana trova spazio fin dai primi secoli, come attesta la preghiera: “Sotto la tua protezione”, che secondo gli studiosi è stata formulata nel terzo secolo. Maria rimane al centro della storia, a Lei si rivolgono tutti i poveri sapendo di trovare in Lei una Madre che tutti accoglie. È questa la fede della Chiesa, confermata nel Concilio Vaticano II. La storia umana è piena di fatti prodigiosi che riguardano la Vergine Maria. Non c’è angolo della terra in cui non ci sia memoria della sua presenza. Ma negli ultimi due secoli questa presenza si è fatta assai più intensa: non solo Lourdes e Fatima, i luoghi delle apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa sono molto più numerosi e sono solo la manifestazione più clamorosa di una costante ed incisiva presenza nel cammino della Chiesa. Proviamo a ripercorrere questo cammino. A Guadalupe (Messico) la Madonna apparve nel 1531, a Juan Diego, un indigeno messicano, da poco convertito e battezzato. La scoperta delle Americhe era avvenuta pochi anni prima. Nel 1830 si mostra a Parigi a Caterina Labourè, 23 anni, giovane novizia delle Figlie della Carità. Qualche anno dopo (1846), apparve a La Salette, sempre in Francia, a due pastorelli di 11 e 14 anni. E poi ancora a Lourdes nel 1858. E a Pontmain, sempre in Francia, nel 1871. Agli inizi del Novecento la troviamo a Fatima (1917), a Siracusa (1954), a Kibeho (Rwanda, 1981) e in altri luoghi, me-

no conosciuti ma non per questo meno importanti nella mappa salvifica che Dio disegna lungo i secoli. Non faccio esplicito riferimento a Medjugorie perché questi eventi non sono stati ancora riconosciuti come soprannaturali. Tra le diverse apparizioni e il contesto storico vi sono strette correlazioni. Scorrendo l’elenco delle apparizioni sorprende il fatto che il numero cresce negli ultimi due secoli. Questa continua ed insistente rivelazione nasce forse da una preoccupazione materna, Maria vede che l’umanità si allontana da Dio. Ella si rende conto che tra Dio e l’uomo vi è un fossato che tende ad allargarsi e spesso l’uomo neppure si accorge di questa distanza. Vive come se Dio non ci fosse. Potremmo dire che Maria rimane in allerta, come una fedele sentinella scruta l’orizzonte, intravede i pericoli e ammonisce i suoi figli, incoraggia tutti a camminare nelle vie di Dio. Nelle apparizioni ella invita a vivere il Vangelo, a ritornare a Gesù. Alcuni cristiani, quelli che si considerano “adulti”, guardano questi fenomeni con una certa supponenza. È vero che la Chiesa non ci obbliga a credervi. Ma non possiamo chiudere gli occhi e non riconoscere che grazie a questi numerosi interventi della Madonna tanta gente è stata ricondotta a Gesù e tanti cristiani hanno preso sul serio la propria fede. È vero che queste rivelazioni vengono catalogate come “private” in quanto nulla aggiungono alla rivelazione pubblica, quella contenuta nella sacra Scrittura. È vero che esse non sono strettamente necessarie ma proprio per questo sono un dono ancora più gratuito, un segno ancora più eloquente della misericordia di Dio.

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ILPANEDELLADOMENICA commenti a cura di padre Luigi Lamberti, eremita diocesano

Sussidio liturgico dalla I alla IV domenica di Quaresima (Anno C)

Spiritualità della bicicletta “Andate...” dici a ogni svolta del Vangelo. Per essere con Te sulla Tua strada occorre andare anche quando la nostra pigrizia ci scongiura di sostare. Tu ci hai scelto per essere in un equilibrio strano. Un equilibrio che non può stabilirsi né tenersi se non in movimento, se non in uno slancio. Un po’ come in bicicletta che non sta su senza girare, una bicicletta che resta appoggiata contro un muro finché qualcuno non la inforca per farla correre veloce sulla strada. […] Madeleine Delbrêl

14 I DOMENICA FEBBRAIO DI QUARESIMA 2016 (Anno C) Agnolo Tori, detto il Bronzino fu pittore e poeta fiorentino, nato nel novembre 1503, morì nel 1563. Le figure da lui dipinte danno il senso del marmo, tutte le forme sembrano scolpite, tanto i loro contorni sono vivi. Fra le altre, il Bronzino ha accolto le suggestioni della pittura veristica fiamminga.

L’agone Le letture: “Tentato dal diavolo” Prima lettura: Dt 26,4-10 Salmo: Sal 90 Seconda lettura: Rm 10,8-13 Vangelo: Lc 4,1-13 Il Vangelo: Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». (Cfr Lc 4, 5-8)

Agnolo Bronzino, Ritratto di giovane ragazzo con libro

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Colore liturgico: VIOLA

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esù è tentato in tanti modi. Le tentazioni sono tantissime ed ogni età ha le proprie. Il cristiano non è chi non commette peccati ma chi ha la coscienza dei propri peccati. Accorgersi della tentazione è una grazia. Non bisogna meravigliarsi di essere continuamente tentati, lo saremo fino al giorno della nostra morte e in quel momento sarà più forte la tentazione, la lotta. Saremo nell’agone – da cui “agonia” – saremo a combattere per rimanere nel “sì” a Dio. La tentazione ci forma quando riusciamo a dire di no, non una volta per tutte ma di volta in volta. Il tentatore agisce con noi come ha agito con Gesù: ci fa delle proposte che all’apparenza sono di bene, ma egli ci induce a fare il bene che Dio non vuole. Coraggio! Essere tentati non vuol dire essere perduti ma essere “umani”. Da Gesù impariamo il segreto: familiarizzare con la Parola. È uno scudo, una corazza.


21 II DOMENICA FEBBRAIO DI QUARESIMA 2016 (Anno C)

28 III DOMENICA FEBBRAIO DI QUARESIMA 2016 (Anno C)

Le letture: “Venne una nube e li coprì con la sua ombra”

Le letture: “Vedremo se porterà frutti per l’avvenire”

Prima lettura: Gen 15,5-12.17-18 Salmo: Sal 26 Seconda lettura: Fil 3,17- 4,1 Vangelo: Lc 9,28-36

Prima lettura: Es 3,1-8.13-15 Salmo: Sal 102 Seconda lettura: 1Cor 10,1-6.10-12 Vangelo: Lc 13,1-9

Il Vangelo: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. (Cfr Lc 9, 28-31)

Il Vangelo: Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?». (Cfr Lc 13, 2-4)

Colore liturgico: VIOLA

Colore liturgico: VIOLA

La bellezza? Una finestra

Agnolo Bronzino, San Matteo, 1525 circa

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ltre a “figurarci” la realtà, noi abbiamo la possibilità di “sfigurarla” o di “trasfigurarla”. Nella seconda stazione del cammino quaresimale Madre Chiesa ci dice che frequentando la Parola possiamo diventare “bellezza”: finestra di Dio Padre, capaci di far vedere Lui, capaci di portare Lui, la Sua tenerezza. E questo attraverso il nostro volto se rimane rivolto a Gesù, attraverso le nostre mani se toccano con delicatezza la parola di Gesù. Il “volto” e la “veste”: non solo la persona ma anche il ruolo. La Sua frequentazione si rivela attraverso un riverbero che noi chiamiamo “bellezza”. Occorre imparare a salire sul monte della trasfigurazione; l’altro monte, quello della croce, lo conosciamo bene e lo nominiamo spesso a causa delle difficoltà di cui è intrisa la nostra esistenza. Salire sul monte della trasfigurazione è un itinerario spirituale: guardare la realtà alla luce della Sua parola.

Agnolo Bronzino, Sacra Famiglia, 1540 circa, particolare

Fragilità e fedeltà

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ella terza stazione del cammino quaresimale Madre Chiesa ci invita a fare un piccolo bilancio in merito alla “conversione”. Conversione non significa essere perfetti ma continuamente orientati a Gesù, è imparare a convivere con le nostre fragilità credendo che la fedeltà a Gesù può sanarci dal di dentro. Nella seconda colletta che la liturgia oggi ci propone chiediamo che la nostra conversione sia “vera” e “continua”. Siamo in tale stato quando tutto ciò che svolgiamo e continuiamo a svolgere, tutto ciò che rientra nei nostri doveri, lo facciamo in “stato di obbedienza” alle indicazioni che il Maestro ci dà. Beati noi che abbiamo Gesù come avvocato presso il Padre. Il fico che non porta ancora frutti siamo noi e Gesù continuamente dice al Padre: «Diamogli un’altra possibilità». Coraggio! La Sua parola è “bella e possibile”. FEBBRAIO 2016 Insieme

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IL PANE DELLA DOMENICA

6 IV DOMENICA MARZO DI QUARESIMA - LAETARE 2016 (Anno C)

Perdonami, sono stato fortunato

Le letture: “Tuo fratello era morto ed è tornato in vita” Prima lettura: Gs 5,9-12 Salmo: Sal 33 Seconda lettura: 2Cor 5,17-21 Vangelo: Lc 15,1-3.11-32 Il Vangelo: Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. (Cfr Lc 15, 25-27) Agnolo Bronzino, Deposizione di Cristo morto

Colore liturgico: VIOLA O ROSACEO

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a parabola che oggi Madre Chiesa ci consegna è la quintessenza del Vangelo. Il Padre ha vinto perché non si è dimesso, entrambi i figli lo hanno trovato al suo posto. Il “minore” è il figlio ribelle, ama fare il contrario di quanto il padre gli chiede. Quante volte emerge in noi il “minore”? Il “maggiore” è il figlio che non riesce a vedere come è fortunato nell’avere un padre così paziente. Guardano al “minore” scopriamo quanto sia importante imparare a dire: «Ho sbagliato, perdonami», quanto sia costruttivo ritornare sui propri passi. Guardano al “maggiore” scopriamo quanto sia sanante vivere la gratitudine. Coraggio! Beati noi, Dio Padre non fa sconti in merito alla misericordia, ce la dona sempre tutta.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Piero Macchi e l’eredità di 1,5 milioni lasciata ai suoi operai

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n Natale da favola quello appena trascorso per gli operai della Enoplastic, azienda di Bodio Lomnago, piccolo paese in riva al lago di Varese, nata nel 1957 dal genio di Piero Macchi. Dopo un anno di malattia, il patron dei tappi di plastica è mancato lo scorso giugno a 87 anni. A suggello di una vita straordinaria, il signor Piero ha lasciato disposizioni ben precise a moglie e figlia in tema di eredità. Prima del 25 dicembre, la signora Carla si è preoccupata di recapitare ai dipendenti del marito una lettera di ringraziamento con una “gratifica”, per un totale di 1,5 milioni di euro. Non una ripartizione a caso: circa 2 mila euro per i giovani fino a 10 mila per i più anziani. Per qualche famiglia in difficoltà – che Macchi conosceva be-

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ne – la cifra è stata più generosa. «Non dimentichiamo le persone. Non è mai una persona sola che può fare tutto, deve sempre essere un gruppo» così aveva dichiarato in un’intervista, svelando il successo della sua azienda che oggi esporta in 86 Paesi del mondo. Piero Macchi conosceva una ad una le storie dei suoi operai. Ne intuiva l’abnegazione, naturale risposta alla sua totale dedizione. Quanto abbiamo bisogno di vedere riconosciuto il nostro impegno sui luoghi di lavoro, senza bugie e sfruttamenti. Cosa c’entra il Vangelo con il mercato finanziario e l’eredità di un uomo benestante? Tutta l’umanità che irrompe nel mezzo. Mariarosaria Petti


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Pregare per gli ammalati Il 4 febbraio, alle 20.00, al Monastero della Purità di Pagani, il Vescovo tiene una catechesi in vista della Giornata diocesana del malato. Dal 10 al 13 febbraio è a Lourdes per il pellegrinaggio diocesano in aereo. Il 21, in Cattedrale, si tiene la Giornata diocesana del malato.

Impegni regionali

Il 3 febbraio il Vescovo incontra gli insegnanti di

religione della Campania, a Nola. Dal 15 al 19 febbraio partecipa agli Esercizi spirituali dei vescovi della Conferenza Episcopale Campana a Mugnano del Cardinale. Il 3 marzo, alle 19.00, presiede la Celebrazione eucaristica al seminario di Capodimonte a Napoli.

Impegni diocesani

Il 5 febbraio, alle 20.00, il Vescovo incontra i responsabili dell’animazione liturgica in Cattedrale. Il 9 febbraio c’è il consue-

to ritiro del clero. Il 28, alle 18.00, conferimento del Ministero del Lettorato in Cattedrale.

Festa a Roccapiemonte

Il 7 febbraio il Vescovo presiede la Celebrazione eucaristica di inizio Ministero di don Giuseppe Ferraioli. Appuntamento alle 11.00 nella parrocchia San Giovanni Battista di Roccapiemonte.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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Un momento degli esercizi spirituali

Cristiani insieme Il 21 gennaio un incontro in Cattedrale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

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hiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” è stato il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani. In Diocesi c’è stato un momento di preghiera ecumenico giovedì 21 gennaio. Nella Cattedrale di San Prisco, insieme al vescovo monsignor Giuseppe Giudice, si sono ritrovati i rappresentanti del Centro IRINI e delle altre chiese cristiane presenti in Campania. «La nostra Chiesa – ha detto don Carmine Vitolo, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo – ha vissuto un momento molto importante e bello perché ha celebrato la Parola di Dio insieme alle chiese sorelle. È stato un arricchimento per la nostra comunità diocesana». Momenti come questi non sono nuovi per la diocesi, un aspetto sottolineato da Elisabetta Kalampouka del patriarcato ecumenico di Costantinopoli: «È da anni che veniamo in questa Diocesi per celebrare questa Settimana che è molto importante. L’unità dei cristiani è un dono dato da Dio e dobbiamo continuare a lavorare per l’unità». «Vogliamo essere quanto più uniti possibile e dare trasparenza di questo – ha detto Paolo Poggioli, pastore della Chiesa luterana –. Mostrare che le confessioni cristiane sono riunite nel medesimo intento e con il medesimo è la dimostrazione della presenza dell’amore di Cristo in tutti noi».

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a presenza ogni sera di centinaia di fedeli laici ha confermato la bontà della scelta di tenere, anche quest’anno, gli esercizi spirituali con i laici. “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” è stato il tema che sera dopo sera, da lunedì 25 a venerdì 29, ha affrontato il Vescovo. Monsignor Giuseppe Giudice ha parlato di Davide, dalla caduta alla risalita. Ogni appuntamento è stato caratterizzato dalla presenza di uno o più movimenti, che hanno animato la semplice ma intensa liturgia che si concludeva con l’adorazione eucaristica. Una meditazione che poteva continuare anche a casa, il Vescovo ogni sera ha dato un testimone da seguire e indicato un’opera di misericordia da compiere.

Vicino ai territori

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n incontro proficuo, per mostrare a livello locale la vicinanza e il sostegno nel campo della comunicazione della Conferenza Episcopale Italiana. Lo scorso 19 gennaio don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali, ha incontrato i suoi omologhi delle diocesi campane. A Pompei, nella sede della Conferenza Episcopale Campana, alla

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Esercizi spirituali con i laici

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presenza di monsignor Ciro Miniero e di don Valeriano Pomari, don Maffeis ha ascoltato il lavoro che viene svolto nelle diocesi e a tutti i presenti ha assicurato: «Il centro vuole essere aiutato da voi a non girare a vuoto. Vogliamo sintonizzarci sulle vostre frequenze. Vogliamo investire ancora di più sui territori, dove ci sono progetti e iniziative sostenibili». Sa. D’An.

Da sinistra don Ivan Maffeis, mons. Ciro Miniero e don Valeriano Pomari


Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce Don Stefano insieme ai bambini durante la Celebrazione del 10 gennaio

“Aprite il vostro cuore a Gesù” Lo scorso 10 gennaio, durante la Celebrazione eucaristica, i bambini hanno consacrato il loro cuore a Gesù Bambino

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ra bimbi, in silenzio, aprite i vostri cuoricini a Gesù”: così don Stefano, un sacerdote della Repubblica della Costa d’Avorio, ha parlato ai tantissimi bambini che hanno partecipato alla Celebrazione eucaristica, lo scorso 10 gennaio, per la loro consacrazione a Gesù Bambino. Una mamma, a nome di tutti i piccoli raccolti ai piedi del Bambinello di Praga, ogni anno consacra al dolcissimo Gesù il suo cuore che racchiude quello di tutti. Mi emoziono sempre nel vedere l’altare del santuario San-

ta Maria della Purità invaso da tanti bambini, alcuni piccolissimi. Un’omelia divisa in due parti quella di don Stefano: una per i grandi, l’altra per i più piccini. Simpatiche le manine alzate per rispondere alle domande del sacerdote sul Battesimo, divertente la risposta di un bimbo di 5 anni: «L’olio la mia mamma lo usa per cucinare, per questo è importante!». Quanta gioia quando tenendosi per mano hanno recitato insieme il Padre Nostro, che tenerezza vederli andare tra i banchi per dare il segno della pace ai propri genitori.

Meraviglioso sentirli cantare con i ragazzi della P.U.A.C.S. che hanno animato la celebrazione. Finita la Messa, in fila verso l’altare, hanno ricevuto dalle mani del sacerdote una calzetta piena di tante cose buone e una preghiera da recitare a Gesù Bambino prima di andare a dormire. Sarebbe una grazia vedere sempre tanti bambini nelle nostre chiese. “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli” (Mt 19,13-15). Annamaria Barbato

Il valore di una promessa A febbraio i fratelli della P.U.A.C.S. rinnovano il loro sì al servizio della vita sofferente. L’esperienza di Francesca ciò che si ha. Molti dei problemi per i quali ci “ammaliamo” sono superficiali, nascono da una visione contorta della realtà, da una falsa interpretazione di ciò che è grave e di ciò che non lo è. Dovremmo imparare ad avere cura di quanto ci è stato donato, anche delle cose più piccole, sempre. Il bisogno di sentirmi utile mi ha spinta ad avvicinarmi a questa bella realtà, a distanza di un anno, posso dire che la qualità della mia vita è migliorata. Rinnovo con fermezza il mio sì e prego il Signore affinché ci doni sempre uno sguardo limpido per guardare il mondo. Francesca Oliva

L’APPUNTAMENTO

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on l’arrivo del nuovo anno, ecco avvicinarsi febbraio, il tempo della tanto attesa “promessa”. La decisione di iniziare questo cammino nasce dal bisogno di individuare una strada da percorrere, quella giusta per rendere felice il cuore e far bene all’anima. Pensavo che mettendomi al servizio degli ammalati, avrei potuto fare qualcosa per loro. Mi sbagliavo. Senza rendermene conto, hanno guarito il mio cuore con gesti piccoli e semplici. Capita a tutti di vivere momenti di difficoltà, ma quando si è a contatto con la grande sofferenza, quella vera, si impara ad apprezzare la vita e a ringraziare Dio per

Il sì di Francesca, nella foto insieme a don Gaetano Ferraioli

Il prossimo13 febbraio, alle ore 20.00, i fratelli e le sorelle della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza rinnovano la loro promessa di servire gli ammalati.

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I ragazzi durante la formazione, insieme a don Domenico D’Ambrosi

Fare memoria del proprio incontro con Dio è il punto di partenza di ogni azione educativa: ecco cosa è emerso dai primi due incontri del percorso formativo proposto dall’Anspi

Fianco a fianco “L’ educazione è cosa del cuore” diceva san Giovanni Bosco. É con questa frase che ha avuto inizio il secondo dei primi due incontri del percorso formativo che l’Anspi diocesana ha programmato per quest’anno con il desiderio di offrire strumenti indispensabili a quanti svolgono nelle diverse comunità un compito educativo.

Le riflessioni. “Comunità educante” e “Spiritualità dell’animatore”, temi affrontati dalla dottoressa Francesca Napoletano e da don Alessandro Bottiglieri, hanno visto una nutrita partecipazione. Siamo partiti dalla constatazione dell’importanza di una comunità cristiana aperta e accogliente che attraverso un gruppo di adulti e giovani, insieme con il sacerdote, si fa carico della conduzione e concretizzazione di proposte, predisponendo un progetto educativo in un ambiente che facilita l’aggregazione e l’incontro, esprimendo vitalità giovanile. Compito fondamentale di un educatore è stare di fianco al ragazzo, accostarsi al suo cammino per condividerne la vita e, poi, una volta “scaldato il cuore”, portare l’annuncio del Vangelo. La spiritualità è l’incontro tra due cuori: quello di Dio e quello dell’uomo. Parlare di spiritualità significa raccontare questo incontro, aiutare ogni educatore a scoprire dentro di sé quando e come è avvenuto.

Ponte tra Dio e i ragazzi. “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” diceva sant’Agostino. Solo un cuore che ha conosciuto Dio può superare le paure e le difficoltà dell’incontro con l’altro. La spiritualità è il cuore dell’azione educativa: cuore, senso e passione sono la base della spiritualità dell’animatore che diventa il “ponte” tra i ragazzi e Dio. Per gettare un ponte occorre innanzitutto costruire le basi. Il primo passaggio per un animatore è fare memoria dell’incontro con il cuore di Dio, avvenuto attraverso i genitori, i catechisti, un sacerdote, i propri amici. Dopo aver gettato le basi è possibile sistemare la “campata”, cioè il luogo in cui l’animatore diventa strumento d’incontro tra Dio e i ragazzi: la missione. Se animare è una missione, quella dell’animatore è testimoniare ciò che si è sperimentato nell’incontrare Dio e trasmetterlo ai ragazzi. Se il cammino dell’animatore col ragazzo è positivo, diventa la base su cui innestare l’annuncio dell’amore di Dio.

I prossimi appuntamenti - I linguaggi di animazione in oratorio giovedì 11 febbraio, ore 20.00, presso la parrocchia San Michele Arcangelo, viale Croce, Nocera Superiore - La progettazione dell’oratorio giovedì 18 febbraio, presso la parrocchia San Michele Arcangelo, viale Croce, Nocera Superiore

L’incontro si fa fede e la fede si veste di elementi che la nutrono e la rinforzano: la vita comunitaria, la parrocchia, l’incontro con il Signore nell’Eucarestia e nella sua Parola. La vita di fede dell’animatore è ben descritta dall’apostolo Paolo quando suggerisce ai cristiani di Colossi: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col 2,7). FEBBRAIO 2016 Insieme

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti La struttura Domus Pacis

San Bartolomeo Apostolo Corbara

L’emozione del presepe vivente

U Regina Pacis Angri

Riapre la Domus Pacis

È

sempre stato lì. Ha accolto generazioni intere, invecchiando con loro, nell’allegria di un cortile colmo di ragazzini. Ha accolto gli anni migliori della parrocchia Regina Pacis, quelli in cui fioriva come comunità di giovani. Una sera però le luci si sono spente e le porte si sono chiuse. Lunghi periodi di sacrifici e raccolte fondi, per poter riportare il vecchio stabile al suo originale splendore, permettendo così ai fedeli di poterne nuovamente usufruire. La Domus Pacis rinasce con l’attuale guida di don Antonio Cuomo. «Una struttura dedicata a don Giacomo Fiorelli, il parroco tanto amato e ricordato da grandi e piccini, sempre in sella alla sua bicicletta e con i tasca i suoi indimenticabili confettini» afferma don Antonio. Il 19 dicembre canti e testimonianze si sono alternati tra l’emozione generale di coloro che dopo tanti anni hanno rivisto lo splendore di quelle mura. Donatella Salvati

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n grande successo l’edizione 2015/2016 del presepe vivente. È stata inscenata anche la rievocazione della Natività, in un contesto scenografico naturale con effetti e giochi di luci. La prece trascritta, sovrastante la capanna si è animata di tante fiaccole che hanno guidato i pastorelli lungo le impervie strade che portavano al Dio Bambino. Chi ha vissuto quel momento è stato preso dall’euforia e ha donato qualcosa a Gesù. Il nostro presepe ha lasciato un messaggio: solo nel Dio fatto uomo, perciò solo nella forma sperimentabile della Sua presenza – vale a dire la Chiesa –, l’uomo può essere più vero e l’umanità più umana. È quindi dalla Sua presenza che scaturiscono, certamente, moralità e passione per la salvezza dell’uomo. Erasmo Capriglione

Il presepe vivente proposto dalla parrocchia

I ragazzi che hanno fatto visita ad Andrea

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

“Regala un sorriso”: un progetto in segno di affetto

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n’idea voluta da Gesù, i giovani scelti hanno tanto da donare» afferma entusiasta Liliana Coppola, ideatrice dell’iniziativa "Regala un sorriso". Liliana racconta che, durante le sue visite agli ammalati e ai disabili per la distribuzione dell’eucarestia, ritrovava in loro una gioia che non poteva limitarsi a quel momento. Era necessario far qualcosa di concreto e uscire dalle mura della parrocchia, così come le era stato suggerito da un giovane. Il primo sorriso è stato donato ad Andrea. Ad accompagnare i ragazzi in questa avventura una valigetta, simbolo del cuore di ogni piccolo e grande missionario. Cosa vi è dentro? Ciò che ognuno è in grado di regalare spontaneamente a chi ha bisogno di presenza. Federica Pepe


San Teodoro Martire Sarno

“Dare da bere agli assetati”

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n avvicinamento al periodo quaresimale nel segno della misericordia e della preghiera: è quello che si prepara a vivere la parrocchia San Teodoro Martire in Sarno, che – dopo il Santo Natale – si appresta ad accogliere la Quaresima come momento di invito alla conversione e alla pratica della carità. «In tutte le nostre intenzioni – afferma don Antonio Agovino – dobbiamo ricordare gli emarginati, i poveri, i carcerati, i malati, i lontani dal Signore. La più grande opera di misericordia a cui siamo chiamati è quella di “dare da bere agli assetati”, ossia accogliere gli “ultimi” perché loro sono i privilegiati della misericordia divina». In tale prospettiva, per tutto il prossimo periodo, il parroco farà visita alle famiglie della parrocchia e ai centri di ascolto della zona per momenti di conoscenza e di evangelizzazione. Il 7 febbraio, intanto, si terrà la festa di san Teodoro: a caratterizzarla esclusivamente la processione e la fiaccolata per le strade della parrocchia, senza la banda musicale e la questua. Di sera la Santa Messa e momenti di preghiera in Chiesa. Michele Lanzetta La parrocchia San Teodoro Martire

Un’immagine dalla “Festa del Ceppo”

Santa Maria delle Grazie Angri

La Festa del Ceppo

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hiesa di Dio, popolo in festa. Anche in questo anno liturgico si è rinnovata, nella splendida cornice del sagrato della Chiesa Santa Maria delle Grazie di Angri, il tradizionale appuntamento con la “Festa del Ceppo”. Domenica 13 dicembre, subito dopo la celebrazione eucaristica, c’è stata la benedizione del fuoco e l’apertura dei mercatini di Natale curati dai gruppi della parrocchia. Tra le novità di quest’anno, un’irresistibile carrellata di prodotti prelibati tipici locali, dai fusilli fatti a mano al “cuoppo” di caldarroste, dalle zeppole dorate alla cioccolata calda per poi finire con delle squisite pizze cotte con forni a legna da gustare durante il concerto natalizio del gruppo musicale parrocchiale “Gli scordati”. È stato possibile partecipare anche alla tombolata comunitaria con tantissimi premi. Tra gli stand c’erano anche i giovani de “La raccolta delle briciole”, un’associazione a tutela degli animali abbandonati. «La festa è stata un richiamo alla dimensione familiare del focolare – ha dichiarato il parroco don Ciro Galisi – è proprio in preparazione al Natale che, come famiglia cristiana, siamo chiamati a guardare alla famiglia di Nazareth per recuperare la gioia e la bellezza dell’essere chiesa domestica. Esprimo il mio grazie per i tanti volontari della parrocchia che manifestano un forte attaccamento alla nostra comunità». Gruppo web & comunicazione

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NEWS DALLE PARROCCHIE Santa Maria Addolorata San Potito di Roccapiemonte

La grotta degli animali

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Don Gerardo Coppola e don Edoardo Tafuto, in un momento della celebrazione eucaristica del 24 dicembre

Sant'Antonio di Padova Orta Loreto

Il nostro Natale in parrocchia

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l periodo di Natale appena trascorso è stato vissuto intensamente. Il 24 dicembre la Messa di mezzanotte è stata celebrata nello stabile in via Gaeta Cosimo messo a disposizione dal proprietario Giuseppe Esposito. Il nostro parroco ha deciso – già da alcuni anni – di allestire la struttura con 500 sedie per accogliere tutta la comunità, senza limitazioni di spazio. Al termine della celebrazione abbiamo portato l’icona di Gesù Bambino in chiesa per deporlo ai piedi dell’altare. Nei giorni 2 e 3 gennaio è stato organizzato il presepe vivente dall’associazione Araldi di Sant’Antonio, un gruppo nato circa un anno fa e formata da giovani e meno giovani. Il presepe ha avuto come cornice un terreno nei pressi della parrocchia ed è stato diviso in due parti rappresentanti la città di Nazareth e di Betlemme. Più di 100 figuranti vi hanno preso parte, immedesimandosi nei mestieri comuni dell’epoca: fabbri, falegnami, tessitrici, lavandaie, pastaie, osti, albergatori e guardie romane. Nonostante la pioggia, numerosi sono stati i visitatori, che hanno anche potuto degustare prodotti tipici natalizi preparati da alcune signore della comunità. Dina Grimaldi

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iù conosco gli uomini e più amo gli animali, diceva un saggio antico; ma se gli animali sono la proiezione antropomorfa e quindi, come nelle favole di Esopo, personificazioni dei difetti e dei pregi degli umani, si può facilmente invertire il detto. Più conosco gli animali e più amo gli uomini. Soprattutto quando l’amore, in un respiro cosmico ed universale, abbraccia tutto il Creato, dando al concetto di ecologia la dimensione della divinità che ama abitare con l’umanità. Questo è il senso più intrinseco del Natale appena celebrato. Et verbum caro factum est: caro, cioè carne, storia, limite, aspirazioni, progetti. Accettandoci per quello che siamo, con le nostre ignoranze, gli orgogli, le aggressività, le invidie. In un abbraccio di amore che annulla e contenta, che redime e solleva ad altezze celesti. Quanto hanno voluto rappresentare i piccoli della parrocchia, con la semplice storia di una zebra che, scontenta per il suo vestito a strisce, disprezzata dagli altri animali, è bellissima davanti al Bambino. Don Natalino Gentile Don Natalino Gentile con i bambini della parrocchia in occasione della recita natalizia


Santa Maria M. in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

Le Sette Opere di Misericordia di Caravaggio

Cenacoli di preghiera

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ove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt, 18, 20). Partendo dalle parole stesse del Signore Gesù, da anni, durante il tempo di Quaresima, i fedeli della comunità parrocchiale vivono l’esperienza di sentire vicino l’amore di Dio nei cenacoli di preghiera. Inoltre, in quest’anno particolare del Giubileo straordinario della Misericordia, a partire da venerdì 12 febbraio, le varie abitazioni si trasformeranno in piccole chiese domestiche in cui meditare i vari versetti del Vangelo delle domeniche di Quaresima per arricchirne il significato nella vita di fede. Così, fino al 18 marzo, la vicinanza alla Parola di vita eterna accompagnerà ogni fedele alla Pasqua di Risurrezione. Livia Rossi

San Giacomo Maggiore San Valentino Torio

Il cammino per riscoprire le Opere di Misericordia

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n questo Anno Santo straordinario della misericordia, come comunità abbiamo scelto attraverso il Consiglio pastorale parrocchiale di non voler moltiplicare i già tanti intasati calendari parrocchiali e associativi, ma di darci un cammino comune che ci riveda tutti alla riscoperta delle Opere di Misericordia corporale, proprio sull’invito di Papa Francesco che ci chiede: «È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle Opere di Misericordia corporale e spirituale» (MV n.15). Per questo, tutta la comunità, ogni terzo giovedì del mese, sta vivendo un cammino alla volta delle Opere di Misericordia corporale, con catechesi audiovisive, guidate da me. Icona di questo cammino giubilare sulle Opere di Misericordia corporale è la celebre tela del Caravaggio Le Sette Opere di Misericordia corporale, custodita a Napoli presso il Pio Monte della Misericordia, che visiteremo il 12 giugno prossimo, per quanti avranno vissuto questo cammino giubilare. Tutti chiamati, quindi, ad incarnare la misericordia, avendo un cuore misero con i miseri. Don Alessandro Cirillo

FOTONOTIZIA L’amministrazione comunale di Sant’Egidio del Monte Albino, lo scorso 29 dicembre, ha premiato la sedicenne concittadina Sofia Pappacena proclamandola “Ragazza sportiva dell’anno”. Infatti, si è classificata al primo posto ai Campionati del Mondo, svolti a Maribor, in Slovenia, battendo in finale nel kumite individuale la sua avversaria irlandese. Gli auguri più cari da parte anche della comunità parrocchiale di Santa Maria Maddalena in Armillis perché il Signore la guidi sempre.

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IN PARROCCHIA

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEI BAGNI - SCAFATI

a cura di Antonietta Abete In cammino verso la porta Santa guidati da fra Michele Floriano

Lo scorso 27 dicembre, un nutrito gruppo della comunità Santa Maria dei Bagni ha varcato la Porta Santa in San Pietro per vivere il Giubileo della Misericordia come “Famiglia di famiglie”

Pellegrini sulla strada della misericordia

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dicembre 2015, Giubileo della Famiglia: un’occasione che non potevamo farci sfuggire. Le famiglie impegnate attivamente in parrocchia si ritrovano puntuali alle 4.30 del mattino in piazza a Bagni. Ci sono le catechiste, i membri della Caritas e dell’Ordine Francescano Secolare, quanti si occupano della pastorale familiare, il parroco fra Michele e i giovani della Gioventù Francescana, i disabili ed i più piccoli. Tutti insieme per vivere il Giubileo della Misericordia come “Famiglia di famiglie”. Le diverse tappe. Il viaggio è sereno, tanti appuntamenti ci attendono. Mentre ci avviciniamo a piazza San Pietro, ecco la prima piacevole sorpresa della giornata: una suora vede Carmine in carrozzina e Car-

Foto di gruppo dei partecipanti al pellegrinaggio

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men, uniti dal nome e dalla disabilità e li invita insieme ai due accompagnatori – Enrico ed Enza, genitori di Carmen – a seguirla per un’entrata laterale. Assisteranno alla Santa Messa ai piedi dell’altare, di fronte a papa Francesco. Superati i controlli di sicurezza, c’è la seconda separazione: fra Michele si incammina verso il braccio di Costantino per accedere all’ingresso dei concelebranti. È senza permesso a causa del ponte festivo degli uffici vaticani, ma ancora una volta dà dimostrazione della sua innata capacità di improvvisazione ed alle 10 è tra i concelebranti in processione a soli 5 metri dal Pontefice. Mentre siamo in piazza San Pietro, di fronte ad uno dei maxi schermi, vengono aperte le transenne. L’afflusso dei pellegrini è inferiore rispetto alle attese. Ci ritroviamo così tutti e 54 all’interno della Basilica, in posti diversi ma uniti nello Spirito. L’omelia di papa Francesco ci rapisce: le famiglie che vivono un “pellegrinaggio quotidiano” e la sollecitazione che il nostro pellegrinaggio “non termina nella Basilica”. Parole che riecheggiano nella mente quando poche ore più tardi attraversiamo la Porta Santa.

L’Angelus. Alle 12.00 ci ritroviamo ai piedi del grande albero ad ascoltare con il naso all’insù le parole del Papa. Si conclude così la ricca mattinata. Ma non c’è tempo di riprendere fiato. Dopo un veloce pranzo a sacco, cominciamo la preparazione al momento più importante della giornata. Ogni famiglia condivide al suo interno i motivi per cui ringraziare il Signore e, successivamente, in maniera individuale, ciascuno riflette su ciò per cui chiedere perdono. Adesso siamo pronti. Prendiamo la croce e partiamo per il nostro ultimo pezzo di cammino cadenzato da 5 momenti di preghiera grazie ai quali fra Michele ci conduce per mano sulla strada della meditazione. Arriviamo così davanti alla Porta Santa. L’emozione è tanta. Ad uno ad uno l’attraversiamo. È fatta! Ci sciogliamo in un abbraccio collettivo che fa emergere tutto il piacere e la gioia di aver affrontato questo cammino insieme: la Famiglia di famiglie! Sulla strada del ritorno nel nostro cuore risuonano le parole di san Giovanni Paolo II: “E quando le vostre gambe saranno stanche... camminate col cuore!”. Aniello Donnarumma


PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN MICHELE ARCANGELO - NOCERA SUPERIORE

Giovani e giovanissimi insieme al parroco don Giuseppe Perano

San Michele:

quattro giorni all’insegna dello «stare insieme» Dal 2 al 5 gennaio il campo invernale ha visto i giovani della parrocchia nocerina, guidata da don Giuseppe Perano, impegnati in un pellegrinaggio ricco di riflessioni e preghiere nella regione umbra

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on una semplice gita» dice don Giuseppe Perano, parroco di San Michele Arcangelo a Nocera Superiore, «bensì un viaggio per stare e crescere insieme perché non è così semplice come sembra». Per quattro giorni giovani e giovanissimi della medesima parrocchia hanno avuto l’opportunità di visitare i luoghi più suggestivi dell’Umbria. Durante il viaggio di andata i ragazzi hanno visto un film sulla vita di santa Rita, conosciuta come la «santa dei casi impossibili», donna vissuta negli ultimi anni del ‘300 che ha dovuto patire varie sofferenze durante la propria vita, tra cui l’assassinio del marito e la morte dei suoi due figli. Dunque, un campo incentrato sulle virtù e la devozione di questa donna, colma di tenacia e forza d’animo. Cascia, Roccaporena: questi i luoghi visitati, luoghi presso i quali la santa ha trascorso parte della propria vita tra cui il lazzaretto all’interno del quale la donna ha portato il proprio aiuto concreto a persone sofferenti e disagiate. La pioggia e il cattivo tempo non hanno sconfortato il gruppo che si è recato presso lo «Scoglio di Roccaporena» alto 827 metri, scoglio sul quale Rita si genufletteva per pregare. Oltre questa figura i ragazzi hanno avuto modo di conoscerne un’altra. Si tratta della beata madre Speranza Alhama di Gesù che nel 1951, per disposizione della Divina Provvidenza, venne a stabilirsi a Collevalenza, un paesino in provincia di Perugia ed è qui che dette poi disposizioni affinché potesse essere eretto quello che oggi è conosciuto come «Santuario dell’Amore Misericordioso». È proprio in questo luogo che i giovani hanno vissuto un’importante esperienza: l’immersione nelle acque misericordiose. Ma-

Un momento del pellegrinaggio

dre Speranza nel 1960, infatti, per ispirazione di carattere soprannaturale, cominciò a realizzare delle piscine per il bagno dei malati. Il rientro. L’ultima tappa dei ragazzi li ha visti pellegrini presso l’Abbazia di Montecassino sulla strada di ritorno verso casa. Qui i giovani hanno potuto fare esperienza dei canti gregoriani attraverso cui i monaci pregano durante i vespri. Come ricordo di questo pellegrinaggio il sacerdote ha ricevuto una statuetta di santa Rita. Lo stesso parroco ha voluto far dono ai giovani di un braccialetto raffigurante due orme con su scritta una citazione del vangelo: «Dove tu andrai, andrò anch’io». «Il perdono è qualcosa che si può vivere e che il Signore si aspetta da tutti noi»: queste le parole del sacerdote a fine campo. Federica Pepe FEBBRAIO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE - CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

Viaggio nel tempo con l’Azione Cattolica

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eggendo la cronaca parrocchiale è possibile risalire al 1934 e scoprire che l’Azione Cattolica – chiamata allora Gioventù Cattolica – era già presente nella comunità Santa Maria delle Grazie in Casatori. Si parla, infatti, di un convegno diocesano svolto nella nostra parrocchia, ne dà testimonianza anche uno stendardo della Gioventù Cattolica Femminile che risale a quel periodo, ancora esposto in chiesa. Non si può affermare con certezza se negli anni questo gruppo abbia aderito in modo continuativo all’associazione nazionale, probabilmente durante gli anni della II Guerra mondiale vi saranno state delle interruzioni. Ma nel dopoguerra, le attività formative e ricreative ripresero a gran ritmo per creare un clima di serenità e voglia di ricominciare. Dal 1975 in poi, ininterrottamente, l’AC è stata sempre una realtà ufficialmente iscritta, presente e attiva sul territorio. Qualche dato. Nella nostra comunità ci sono famiglie membri che da 40 anni continuano a rinnovare la propria adesione. Un presidente dell’allora Gioventù Cattolica è ancora in vita e non perde occasione per ricordare quanto l’associazione ha dato alla nostra parrocchia. Chiunque ha vissuto quest’esperienza, anche per un breve periodo, serba momenti indimenticabili di formazione, crescita e divertimento. Attualmente sono presenti tutti i settori di AC e ACR e si contano 165 iscritti.

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È l’unica realtà presente nella nostra comunità che collabora con il parroco, il Consiglio pastorale, la Caritas e il Comitato dei festeggiamenti. Ogni anno i soci rinnovano l’adesione promettendo di aderire agli ideali dell’associazione. È consuetudine celebrare questa festa il giorno 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione: sull’esempio della Vergine che disse il suo sì all’angelo, i soci si impegnano con responsabilità a servire la Chiesa. Appuntamento posticipato. Anche quest’anno, nella nostra comunità, i membri di AC hanno rinnovato l’impegno, ma per l’assenza di don Gaetano, l’appuntamento è stato posticipato a domenica 17 gennaio: non si poteva vivere questo momento così importante senza l’assistente. Durante la celebrazione delle 11.30, l’associazione si è ritrovata per celebrare questo momento di festa insieme alle famiglie dei ragazzi dell’ACR che partecipano al cammino di formazione in preparazione ai sacramenti. Il momento più toccante è stato l’accorato discorso del presidente, che alla fine del suo mandato – il prossimo ottobre vivremo il periodo assembleare, con il rinnovo del consiglio – appariva visibilmente emozionato. Ci ha invitato a riflettere su come la nostra associazione ha saputo ricevere con umiltà e dare con passione: ha arricchito il nostro paese e ha vissuto il proprio essere Chiesa in pienezza. Longobardi Marina

Lo scorso 17 gennaio, la grande famiglia di Azione Cattolica ha rinnovato il proprio sì. La festa dell’adesione è stata posticipata per attendere il rientro in parrocchia di don Gaetano Ferraioli Nelle immagini, alcuni gruppi di Azione Cattolica nel giorno dell’adesione, insieme al parroco don Gaetano Ferraioli


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Viaggio missionario in India

In alto, padre Aldo insieme a Roberto e ai gemelli Salvati

Padre Aldo racconta le due settimane trascorse in India insieme a Roberto e ai gemelli Salvati

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ndiamo in India, l’incredibile India! Un viaggio concepito durante l’esperienza missionaria nelle Filippine, nell’aprile dello scorso anno. L’India con la sua storia, l’arte e la cultura, permeata di religiosità al punto che dei e cerimonie religiose sono una presenza costante nella vita. Un mondo dove passato e presente convivono: sulla bandiera c’è il simbolo di una ruota che simboleggia il movimento, il progresso, il dinamismo della società. Industrie e satelliti convivono con i tradizionali festival religiosi, le scimmie, gli elefanti, le mucche. Siamo partiti con spirito missionario e questo popolo ci ha trasmesso la gioia che nasce dal servizio. Io, Roberto e i gemelli Salvati abbiamo visitato la missione stimmatina del Kerala, a sud ovest dell’India, e precisamente a Cochin, città a noi familiare per la triste vicenda dei marò. I nostri confratelli hanno una missione nata nel 2002. Attualmente c’è un seminario e una casa che ospita 18 pazienti, malati mentali o terminali, completamente abbandonati dai familiari, recuperati sui marciapiedi, autobus e treni. I padri curano l’aspetto fisico, spirituale e psicologico. Alcuni seminaristi sono impegnati in corsi filosofici, altri negli studi teologici. Nel corso di quest’anno, tre giovani saranno ordinati sacerdoti. La nostra piccola comunità è un seme germogliato in un tempo speciale per gli Stimmatini. Infatti, proprio nel 2016 celebriamo il bicentenario della fondazione del nostro Istituto religioso, nato a Verona il 4 novembre 1816. Davvero un segno di speranza per noi tutti. Durante la prima settimana del nostro viaggio, abbiamo riverniciato i letti degli ammalati e ci siamo presi cura di loro, facendo compagnia e imboccandoli se necessario. Tante persone portavano cibo, alcuni, facendosi carico delle rate, hanno donato un’ambulanza. La settimana successiva abbiamo pregato sulla tomba di san Francesco Saverio, patrono di tutti i missionari, a Goa, città dove il Santo approdò nel 1530 portando il cristianesimo nelle Indie. Qui c’è un mare meraviglioso ed una spiaggia lunga 100 chilometri, così abbiamo potuto rilassarci per qualche giorno. Abbiamo anche visitato Mumbai e Delhi, altre storiche e meravigliose metropoli dell’India. Siamo partiti con il desiderio di donare, a casa abbiamo portato il grazie di chi non si sarebbe mai aspettato questa nostra attenzione e tenerezza fraterna. Padre Aldo D’Andria

In basso, insieme agli ammalati accolti nella casa della missione stimmatina del Kerala

Rinnovo delle promesse nuziali ai Santi Sposi Lo scorso 23 gennaio, alla presenza del vescovo Giuseppe, gli sposi che nel 2016 festeggiano lustri di matrimonio hanno rinnovato le promesse nuziali. «In questo periodo storico in cui la famiglia viene messa in discussione la forza del matrimonio deve risplendere con più vigore», ha ricordato il Vescovo. Per gli sposi presenti, una pergamena in ricordo della bella giornata.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO

Un’occasione per divertirsi e stare insieme

I bambini impegnati in diverse attività

Grande successo la prima edizione de “Il Natale Ragazzi”, versione invernale dell’Estate Ragazzi, che ha coinvolto i bambini della parrocchia

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i è conclusa da poche settimane la prima edizione del Natale Ragazzi, ospitata dall’oratorio parrocchiale “A. Fiorillo” di via Pecorari. L’iniziativa è nata grazie all’impegno di giovanissimi e giovani della parrocchia Maria SS. di Costantinopoli che con entusiasmo hanno donato il loro tempo per organizzare questo nuovo evento i cui protagonisti assoluti sono stati i bambini. Il Natale Ragazzi, versione invernale della tanto amata Estate Ragazzi, è stata un’occasione ulteriore per divertirsi e condividere insieme la gioia del Natale. Il 2 e 3 gennaio i piccoli sono stati coinvolti in giochi e attività sul tema della famiglia. Hanno partecipato bambini di tutte le età e ciascuno ha contribuito alla buona riuscita della due giorni. Chiara Palmieri Le immagini più belle del pranzo solidale

“E Insieme come una famiglia Lo scorso 6 gennaio, il Centro sociale di Nocera Superiore ha ospitato, per il settimo anno consecutivo, il pranzo di solidarietà

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sercitate la carità, esercitatela con entusiasmo” ammoniva san Giuseppe Benedetto Cottolengo. E l’entusiasmo non è certo mancato al gruppo adulti di Azione Cattolica né ai giovani del Movimento Giovanile Costruire e dell’Azione Cattolica, guidati dal parroco don Roberto Farruggio. Infatti, per il settimo anno, il Centro sociale di Nocera Superiore è stato trasformato in un elegante ristorante per il consueto pranzo di solidarietà nel giorno dell’Epifania. Tanti ospiti tra indigenti, extracomunitari, anziani e persone sole. Quest’anno anche il sindaco, Giovanni Ma-

ria Cuofano, è stato nostro ospite. È stata una giornata stupenda: abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo dato. Non si può quantificare la gioia nel veder ridere una persona anziana la cui unica di compagnia è la tv, né lo stupore negli occhi di un bambino alla vista di tanta abbondanza o per un semplice giochino fatto di palloncini, o l’allegria di quei giovani nordafricani e rumeni che si sono sentiti liberi di mostrarci i loro balli. Dopo la preghiera, cristiana e musulmana, tutti a tavola! Una giornata all’insegna della fratellanza, riuniti tutti insieme come una famiglia. Annamaria Pecoraro


Il presepe artistico

L’Adorazione eucaristica del 31 dicembre

È nato Intensa la partecipazione della comunità alle Celebrazioni del Natale

I Un insolito presepe Ha suscitato scalpore il presepe artistico che raccontava l’attualità

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uest’anno non c’era il solito presepe ad abbellire il salone parrocchiale. Il Natale diventa sempre più una festa commerciale che distrae e ci fa dimenticare di coloro che abbiamo accanto. L’artistico presepe ha voluto rappresentare una gran folla di immigrati che scappando dalla guerra, vengono in Europa e non sono accolti: tutti sono impegnati a vivere il Natale in maniera così frenetica da non accorgersi che un grande muro divide le due realtà. La Sacra Famiglia è tra i primi immigrati e non viene accolta, come non venne accolta nella piccola Betlemme dagli albergatori. Inoltre, illuminata da un fascio di luce viene fermata da un militare per rappresentare tutti coloro che non vogliono aprire le porte del proprio Paese a questi fratelli che hanno perso tutto e vagano alla ricerca di quella tranquillità che noi abbiamo e non apprezziamo. Impariamo a stimare quello che abbiamo e a condividerlo con gli altri, ricordando le parole di Gesù: «Chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato». «Quella notte - spiega don Roberto - a noi è piaciuta ricordala così. Il nostro desiderio era comunicare un messaggio forte a chi si fosse soffermato a guardare questa rappresentazione». Giovanni Giordano

l Natale è il tempo dell’attesa, il cuore fa spazio per accogliere la speranza che la nascita di Gesù dona a ciascuno. Anche quest’anno nella nostra parrocchia la comunità ha partecipato numerosa alle celebrazioni eucaristiche e agli eventi organizzati dai vari gruppi parrocchiali. In un anno caratterizzato da tanta violenza, dolore e smarrimento c’è chi trova conforto nella preghiera, chi dà ancora valore al vero significato del Natale, chi offre il proprio tempo agli altri. Noi siamo quello che facciamo, doniamo, amiamo… Ognuno di noi può fare la differenza, ogni singola persona è come la fiamma di una candela: insieme danno luce e speranza a questo mondo. “Tutti noi siamo vasi d’argilla, fragili e poveri ma nei quali c’è il tesoro immenso che portiamo” ha ricordato Papa Francesco. Elisa Califano

La tombolata in piazza Un momento atteso per passare qualche serata in allegria con gli amici della parrocchia. Tre serate organizzate dal gruppo Giovanissimi di Azione Cattolica e tanti premi offerti dai commercianti della città. Questi gli ingredienti del successo di un’iniziativa messa in piedi con passione ed entusiasmo. Marina Massa

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A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI La corale “Propheta Altissimi” insieme al parroco don Andrea Annunziata

Auguri in musica Un concerto per augurare a tutti un felice e sereno 2016

Un momento del concerto

Lo scorso 2 gennaio la corale “Propheta Altissimi” si è esibita nel classico concerto natalizio. Un’atmosfera arricchita dalla presenza dell’Orchestra di San Giovanni Battista che insieme alla corale ha saputo far emozionare i numerosi presenti augurando a tutti un anno meraviglioso.

Nelle immagini, i giovani della parrocchia durante la consegna dei giocattoli

Regala un sorriso Lo scorso 22 dicembre, i giovani della parrocchia, vestiti da Babbo Natale, hanno portato giocattoli in dono ai bimbi del quartiere

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nche quest’anno il gruppo giovani della parrocchia ha deciso di vivere il Natale regalando un sorriso a chi è meno fortunato. Abbiamo chiesto ai bambini del catechismo di donare un giocattolo per altri bambini, iniziando così ad educarli alla cultura del dono per chi ci circonda ed è meno fortunato. Vestiti da Babbo Natale e con il sacco pieno di doni, la sera del 22 dicembre i nostri giovani hanno visitato molte case. È indescrivibile l’emozione che si prova nel vedere i bambini aprire quel regalo e i loro occhi brillare di felicità. Abbiamo voluto mettere ali al nostro cuore ed essere angeli che portano amore, quell’amore che poi ritorna centuplicato e permette di vivere pienamente la venuta di Gesù. È guardandosi dentro che si può scoprire la felicità, ma è soltanto aiutando il prossimo che si sperimenta quella vera. Anna Russolillo

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola Foto Pasquale del Sorbo

Piccoli in scena Le immagini più belle della recita natalizia dei bambini della parrocchia, presso il Centro Sociale di Pagani

Natale nel segno della Carità “…perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario”. Il versetto 14 della Lettera a Filemone, di san Paolo, è stato letto all’ingresso del palazzo di via Barbazzano che ha ospitato, lo scorso 22 dicembre, “Natale nella Carità” alla sua II edizione. Meglio non si poteva esprimere il senso della serata che, nonostante la ferialità del giorno, ha registrato la partecipazione di molti visitatori fino a sera inoltrata. Anche se la gastronomia ha fatto la parte del leone, non si possono relegare in secondo ordine le “performances” del trio musicale “Gruppo Artistico Alfonsiano”, che ha intrattenuto gli ospiti, e le esibizioni degli zampognari che hanno creato un'atmosfera natalizia di notevole suggestione. “Natale nella Carità” era inserito nel ricco cartellone natalizio “Pagani sotto le stelle”, allestito dal Comune. Anche il sindaco Salvatore Bottone ha onorato la serata. La Redazione

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

A scuola di misericordia

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a parola Quaresima, dal latino Quadregesima, che significa quaranta, è un periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Santa Pasqua. Durante questo periodo dell’anno liturgico si fa memoria dei giorni trascorsi da Gesù nel deserto, prima dell’inizio del suo ministero pubblico. I nostri bambini saranno guidati attraverso un percorso realizzato dai nostri educatori e animatori. Quest’anno, ad accompagnarli a vivere la Quaresima ci sarà l’approfondimento delle opere di misericordia spirituali. La misericordia, come scrive anche papa Francesco, è la via che unisce Dio e l’uomo perché apre alla speranza di essere amati per sempre, nonostante il limite del nostro peccato. Ogni domenica di Quaresima, attraverso alcuni simboli posti ai lati dell’altare e dei pensieri che loro stessi leggeranno durante la celebrazione della Santa Messa, si darà la possibilità ai bambini di riscoprire il vero significato delle opere di misericordia spirituali.

I bambini della parrocchia, durante la Quaresima, saranno guidati nella scoperta delle opere di misericordia spirituali, grazie ad un percorso pensato su misura per loro

Porta e lucchetti. Ad aiutarci, la realizzazione di una Porta Santa simbolica ed una serie di lucchetti aperti che saranno posti singolarmente, ogni domenica, su di essa e ne apriranno simbolicamente una parte, così da poter “sbloccare” un’opera di misericordia alla volta. La prima domenica di Quaresima – giorno in cui ai bambini sarà consegnata in miniatura la stessa porta presente sull’altare – don Enzo, insieme ad educatori e animatori, donerà un lucchetto di colore e forma diversa fino ad arrivare alla Pasqua, domenica in cui la Porta sarà totalmente “sbloccata”. Con la mente e il cuore. Di domenica in domenica, per fornire ai bambini una visione più semplice del percorso, alla Porta e ai lucchetti sarà associato un fiorellino diverso a seconda dell’opera di misericordia trattata. Lo scopo di questo percorso è quello di far capire ai bambini, e non solo, che anche se non fisicamente, le Porte che ci sono state aperte per godere della Grazia di Gesù, si possono varcare con la mente e con il cuore, per far sì che, ancora una volta, il Nostro Signore Gesù Cristo possa risorgere in noi nella Santa Pasqua. Stella Giordano e Vincenzo Amodio

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

I coniugi Mauri insieme ai figli Nello e Anna Chiara

«La grazia della Santa Messa nella nostra famiglia»: la testimonianza di Gianni e Rossella Mauri

Dio al primo posto

D

io è il primo servito nella nostra casa. Lui che ci ha generato ed amato già nel ventre di nostra madre non può che essere la nostra ragione di vita. Il nostro matrimonio è stato benedetto dal Signore che ci ha posto l’uno accanto all’altro nella buona e nella cattiva sorte, facendoci diventare una sola carne.

Da qui abbiamo formato con la Sua volontà la nostra famiglia. Il Signore ci ha donato tre figli, due sono sulla terra e l’altro, il nostro Angelo, è in cielo. Andare a Messa è come andare a trovare una persona che amiamo. Per noi la Domenica è una grande festa, Lui ci attende per donarci il suo abbraccio misericordioso, perché il suo amore non ha mai fine, mentre al contrario noi lo feriamo di continuo con i nostri peccati. La Santa Messa per noi è l’incontro con il Padre Creatore che non ci lascia mai soli. È portare, con l’aiuto della grazia dello Spirito Santo, l’annuncio della Parola, che ci riempie di luce e di amore, ad altre famiglie che fanno fatica a credere, costruendo così chiese domestiche. I nostri figli. Nello e Anna Chiara sono stati da sempre educati ad andare in chiesa. Già da piccoli sono cresciuti con la preghiera insegnata loro dal nonno materno. La nostra Domenica è del Signore. Noi genitori come educatori dobbiamo aiutare i nostri figli a crescere, cercando di non fare errori. Siamo per loro specchi che riflettono il bene e il male, per questo il Signo-

re ce li ha donati, per aiutarli su questa terra a scegliere la strada da seguire. Dobbiamo ringraziare il buon Dio perché ci ha fatto incontrare sacerdoti e persone che credono e proteggono i valori della famiglia in cui crediamo anche noi e che sosteniamo. Ci riteniamo genitori fortunati perché il Signore ci ha donato tante grazie e noi non possiamo che ringraziarlo. Il nostro sguardo è rivolto alla Sacra Famiglia e sulle loro orme rivolgiamo lo sguardo al Cielo affinché anche noi, come i Santi Coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresina di Lisieux, possiamo aspirare nel nostro quotidiano di diventare una famiglia santa. Noi ci stiamo impegnando anche se il mondo di oggi è attaccato ancora dal male. Ma con la nostra arma potente, la preghiera, possiamo sconfiggerlo e trasformarlo in amore. Perché Dio è Amore. Famiglia Mauri

La nostra preghiera

Padre Misericordioso, sostieni le nostre famiglie perché il Tuo amore possa accendere in ognuna di esse il desiderio di annunciare il Vangelo. La loro disponibilità possa trasformarsi in doni di grazia.

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Il governo di madre Chiara Luciano

Madre Chiara Luciano

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entisei sono i verbali che madre Chiara Luciano ha redatto durante il suo generalato. I più importanti riguardano la nascita di nuove comunità che arricchiscono l’Istituto. Il primo verbale è del 2 febbraio 1937. In esso si decide di portare a cinque lire la precedente diaria di due lire per il mantenimento giornaliero delle Postulanti e delle Novizie. Il secondo, del 4 marzo, contiene la deliberazione di intestare all’Istituto beni immobili di Suore e di affidare all’avvocato Alfredo Gelanzé la pratica del riconoscimento giuridico dell’Istituto. Infine, di far conseguire ad alcune Suore il titolo di Maestre giardiniere e di infermiere. Il terzo, del 17 agosto, riporta la delibera di accettare la donazione da parte del dottor Giuseppe Magliulo – di Frignano Maggiore (CE) – di uno stabile da destinare ad asilo infantile. La struttura verrà fusa con quello della signorina Albina Inella. Si stabilisce, inoltre, di far studiare altre Suore per divenire Maestre giardiniere.

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I principali atti del generalato di madre Chiara Luciano sono riportati in ventisei verbali, redatti durante i suoi mandati. Ricordiamo quelli relativi alla nascita di nuove comunità dell’Istituto Il quarto, dell’8 ottobre, riporta il permesso del Vescovo di Aversa, mons. Antonio Teutonico, di aprire il nuovo asilo infantile in Frignano. Il Vescovo accetta ad tempus la donazione del Magliuolo fino a quando l’Istituto non sia riconosciuto giuridicamente e permette la convivenza della signorina Inella con la comunità delle Suore. Stabilisce anche quali Suore dovranno formare la comunità di Frignano. Il quinto, datato 22 maggio 1938, stabilisce che madre Chiara Luciano sia la legale rappresentante dell’Istituto presso la Santa Sede per il riconoscimento giuridico dell’Istituto. Nel sesto, del successivo 5 luglio, si delibera di accettare la richiesta di don Francescopaolo Graziani di affidare il suo asilo infantile “Sacro Cuore”, sito in Borgo di Aversa, alla direzione delle Suore. L’accettazione è sottoposta all’approvazione del Vescovo. Si decide, inoltre, di ammettere alla professione temporanea le undici novizie e alla vestizione le sette postulanti.

Nel settimo, del primo novembre, si nomina madre Veronica Esposito superiora della casa di Frignano Maggiore. Si delibera inoltre che il 7 dicembre le Suore assumeranno la direzione dell’Asilo infantile “Sacro Cuore” di Borgo di Aversa, di cui sarà superiora madre Elena Tucci. Nell’ottavo, del 30 giugno 1939, stabilisce che madre Agata Brandi sia nominata superiora della casa di Bonefro al posto di madre Pia Daldanise, inferma da diversi mesi, e di far professare le novizie e vestire le cinque postulanti. Il nono, del 4 novembre, nomina suor Gesuina Ruggiero superiora di Bonefro. La suora, non avendo emesso ancora i voti perpetui, svolgerà la mansione come delegata della Madre Generale. Si sancisce anche l’espulsione canonica dall’Istituto di suor Clotilde Castellano, ritornata in famiglia per perdita di vocazione. Il decimo, del 2 gennaio 1940, decide di sostituire, per motivi di salute, madre Elena Tucci, superiora di Aversa, con madre Teresa Continelli.


PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

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ddio paghetta settimanale, dopo gli Stati Uniti arriva anche in Italia la carta di credito per gli adolescenti. Sono loro il target più ambito del marketing perché in quell’età convivono l’emersione dei desideri commerciali autonomi, il bisogno di affermare la propria personalità attraverso oggetti e stili di vita, una forte propensione al consumo in assenza di un’adeguata comprensione del valore del denaro e degli sforzi necessari per guadagnarlo, una gran capacità d’influenza sulle scelte di spesa dei genitori. Questi consumatori potenziali così importanti hanno però “l’handicap” di una scarsa disponibilità di denaro. I loro acquisti sono pur sempre vincolati dalla “borsetta di mammà”, come cantava beffardo Renato Carosone nei riguardi di un giovanotto che, guarda caso, “voleva fare l’americano”. Ed allora ecco partire l’assalto finale per espugnare il fortino del conto bancario dei genitori ed aprire una linea di finanziamento elettronico anche per il rampollo. L’adolescente con carta di credito è il sogno proibito d’ogni direttore marketing. Negli Stati Uniti questo sogno, grazie alle offerte di tanti istituti bancari, diventa una realtà sempre più diffusa ed in Europa è bene prepararsi al peggio quando arriveranno i primi estratti-conto.

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: paghetta

addio paghetta Arriva anche in Italia la carta di credito per gli adolescenti, il sogno proibito di ogni direttore marketing: avere come consumatori soggetti con forte propensione agli acquisti e scarsa capacità di giudizio sul valore del denaro

Il rapporto adolescenti-denaro è molto delicato. Credo sia dovere dei genitori educare serenamente e gradualmente i propri figli ad un rapporto corretto con il denaro facendo maturare in maniera armonica la capacità di apprezzarlo e di spenderlo con oculatezza. È giusto che gli adolescenti comincino a sviluppare questo rapporto anche attraverso l’utilizzo indipendente di alcune risorse economiche congrue alle reali possibilità familiari. È giusto pertanto assegnare un budget personalizzato, mensile o settimanale, che il figlio beneficiario potrà risparmiare o spendere a suo piacimento verificando sulla propria pelle l’utilità o la stupidità dell’acquisto di un cd, di una felpa griffata, di una serata al cinema o in pizzeria. I genitori debbono garantire, però, insieme allo stanziamento dei soldi, anche un discreto monitoraggio sulle spese ed un dialogo critico con i figli riguardo alle scelte compiute, senza pregiudizi e sentenze preconfezionate. FEBBRAIO 2016 Insieme

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CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice

GESù,

ricordati di me

Crocefissione, Antonello da Messina 1475, particolare

Carissimi ladroni, il Vangelo registra la vostra presenza accanto a Gesù nell’ora della Croce. Era una situazione abituale, ordinaria, perché tanti venivano giustiziati così. A voi è capitato un fatto singolare: accanto alle vostre croci, strumenti di morte, avete incontrato Gesù, Croce di vita. Matteo, l’evangelista, ci ricorda che anche i ladroni crocifissi con Lui lo insultavano, mentre aveva già annotato che insieme a Lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra (cfr. Matteo 27,44.38). Anche Marco annota la vostra presenza e gli insulti a Gesù (cfr. Mc. 15, 27-32). E Giovanni ricorda che lo crocifissero e con Lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo (Cfr. Gv. 19,18) Gli evangelisti sono concordi nel registrare la vostra presenza in Croce, accanto alla Croce di Gesù nel Venerdì Santo. Egli è sempre in mezzo alle tante croci degli uomini e, in questa sua presenza, incarnazione e redenzione si danno la mano. Sì, nella solitudine estrema del figlio di Dio voi, carissimi, eravate accanto a Gesù, quasi a dire nella stessa cella, nella stessa stanza di ospedale. Luca, lo scriba della mansuetudine, si discosta dagli altri con un particolare non secondario. Ci ricorda che uno dei due insulta Gesù perché vuole essere salvato, in quell’istante, insieme a Lui: Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi. L’altro, racconta l’evangelista, rimprovera il compagno di cella: noi siamo condannati giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; Egli invece non ha fatto nulla di male. Che bella confessione, il ladrone riconosce il proprio peccato e l’innocenza di Gesù che non ha fatto nulla di male. Siete in croce, accanto a Gesù, ma uno impreca e l’altro prega. Si può stare accanto senza essere vicino. Solo l’amore ci fa essere vicini e voi siete l’icona del mondo, accanto ma con pensieri e destini diversi. E non sempre vicini. Carissimo buon ladrone, sulla croce accanto a Gesù tu ci hai insegnato la più bella preghiera, perché lo hai riconosciuto non nella gloria ma mentre rivestiva i panni del povero: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel Tuo Regno. Non ti sei scusato, non hai presentato alibi o credenziali, semplicemente hai chiesto a Gesù di ricordarsi di te. È una bella lezione per noi smemorati che non ci ricordiamo più di Gesù. E Lui non ti fa aspettare, risponde immediatamente, ti canonizza all’istante: In verità io ti dico: oggi con me sarai in Paradiso. Ha scritto F. Mauriac: Il Paziente eterno,/ immobilizzato da tre chiodi,/li aspetterà allo stesso posto…/e nel moribondo/carico del peso di tutta una vita,/forse Cristo/non vedrà altro che il bambino/che in un radioso mattino/tendeva verso di Lui/ il suo piccolo viso fiducioso. Che colpo, carissimi, il buon ladrone ha rubato anche il Paradiso!

† Giuseppe, Vescovo

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«Siete in croce, accanto a Gesù, ma uno impreca e l’altro prega». Nell’Anno della Misericordia, il vescovo Giuseppe scrive ai due ladroni

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. (Lc 23, 39-43)


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