Insieme - Marzo 2014

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MARZO 2014 N. 3 ANNO IX - € 2,00

“Bisogna essere in due per ascoltare la voce di Dio” Intervista a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari PRIMO PIANO I Movimenti: la fantasia dello Spirito

ELEZIONI AMMINISTRATIVE La parola ai cittadini per scrivere il futuro

CARITAS Appello agli amministratori per costruire sinergie



EDITORIALE di Silvio Longobardi

Particolare del Giudizio Universale di Michelangelo

C’

L’unica immagine di Dio

è una stridente contraddizione nell’acceso dibattito sulla sperimentazione animale che i tenaci oppositori chiamano senza mezzi termini vivisezione. Questo termine, a loro dire, smaschera l’ipocrisia e costringe a guardare la realtà. Forse hanno ragione, l’antilingua, come la chiama Pier Giorgio Liverani, è un espediente culturale assai efficace. È quello che accade quando parliamo di interruzione volontaria della gravidanza e non di aborto, quando sostituiamo il termine bambino con quello di feto, quando usiamo l’espressione procreazione assistita per indicare quella che in realtà è solo un’artificiale fecondazione. Tornando al caso specifico, sperimentazione pone l’accento sull’obiettivo che persegue il ricercatore, e cioè testare l’effetto di alcune sostanze sugli animali al fine di verificare gli effetti che esse producono nell’organismo. Si tratta evidentemente solo di un anello di una catena che gradualmente conduce alla produzione di nuovi farmaci.

anche una motivazione etica. Prima e al di là dell’effettiva utilità della ricerca, essi dicono che non abbiamo il diritto di usare gli animali. Un problema serio. Fino a che punto possiamo utilizzare un essere vivente al fine di raggiungere un bene probabile o sicuro per altri esseri viventi? La domanda ovviamente riguarda anche la creatura umana. Anzi, dovrebbe avere una particolare valenza per la nostra specie. Come mai allora gli accaniti difensori della vita animale tacciono quando è in gioco la dignità dell’essere umano? Possibile che siano inteneriti dal topolino e passano indifferenti dinanzi al microscopio che indaga sui resti degli embrioni umani? L’attenzione alla vita animale non si allarga a quella del bambino quando ancora si trova nel grembo materno? Non suscita sdegno il fatto di sapere che quel che resta dei bambini abortiti a volte viene utilizzato per scopi commerciali, ad esempio nella produzione di cosmetici? Quelli che si battono contro la vivisezione lo sanno con quali metodi viene ucciso il bambino nascosto nel grembo materno?

Gli animalisti contestano questo procedimento nel merito e nel metodo. A loro parere la vivisezione non produce risultati degni di nota. Lo dicono con nettezza, come chi osservando le prime luci dell’alba annuncia che il sole sta per sorgere. A che serve allora l’opera dei ricercatori? È solo una finta? La ricerca farmacologica spende energie e denaro per un’attività che di fatto si rivela incapace di ampliare l’orizzonte della conoscenza? È tutto una farsa, una messinscena per mantenere in vita un poderoso meccanismo che gestisce soldi e potere? Si fa fatica a crederlo ma tutto è possibile. La parola va data a chi possiede una specifica competenza.

Se la scienza può fare a meno della sperimentazione animale, siamo più che contenti, se vi sono metodi alternativi, non siamo certo noi ad opporci. Restiamo perplessi però nel vedere la vista corta o la doppia morale: attentissimi nei confronti degli animali, fino al punto da mettere in cantiere assalti ai luoghi di ricerca, e improvvisamente ciechi nei confronti di tutti gli attentati che vengono compiuti ai danni dell’uomo. È la schizofrenia di una cultura che ha smarrito le verità originarie e tra queste la netta distinzione tra gli animali e l’uomo. La Bibbia assicura che tutti gli essere viventi sono creature di Dio, e dice ancora che animali e umani sono stati creati nello stesso giorno. Ma aggiunge che solo l’uomo può vantarsi di essere immagine di Dio. Non è una differenza di poco conto.

La decisa opposizione degli animalisti alla vivisezione ha

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Sommario

“Bisogna essere in due per ascoltare la voce di Dio”

Marzo 2014

Intervista a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari PRIMO PIANO I Movimenti: la fantasia dello Spirito

ELEZIONI AMMINISTRATIVE La parola ai cittadini per scrivere il futuro

CARITAS Appello agli amministratori per costruire sinergie

Foto di copertina Salvatore Alfano

MARZO 2014 N. 3 ANNO IX - € 2,00

PRIMO PIANO a cura della Redazione

3 EDITORIALE L’unica immagine di Dio di Silvio Longobardi

7 I MOVIMENTI: LA FANTASIA DELLO SPIRITO 8 INTERVISTA A MARIA VOCE 11 NEL SOLCO DELLA COMUNIONE 12 AZIONE CATTOLICA, “ARTIGIANA DI ECCLESIALITÁ” 14 “NEL VOLTO DELL’AMMALATO VEDO GESÚ” 15 SERVIRE LA FAMIGLIA IN GINOCCHIO 16 CON FRANCESCO ALLA SEQUELA DI CRISTO

5 L’ABC DELLA FEDE Il senso della preghiera risponde mons. Giudice

17 SCUOLA & UNIVERSITÀ Al via la pastorale scolastica

VITA NELL’AGRO 18 Parola alle urne di Salvatore D’Angelo

19 Contro il gioco d’azzardo 22 I PASSI DI FRANCESCO di Silvio Longobardi

VITA ECCLESIALE 25 Messaggio di Quaresima di mons. Giudice

30 La sofferenza, “scuola di umanità”

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di Mariarosaria Petti

IN DIOCESI 37 Ritrovare l’unità a cura della Caritas diocesana

41 Controcorrente a cura dell’Ufficio per la pastorale familiare

44 BACHECA I nostri auguri a cura della Redazione

45 NEWS DALLE PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

I PASSI DI GIUSEPPE

LE RUBRICHE 59 Pagine della nostra storia di Silvio Longobardi

60 Arte... rischi di don Natalino Gentile

61 Il legale risponde a cura dell’avv. Gianni Severino

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DON ENRICO SMALDONE

LE PAROLE DELLA CRISI 62 Pizza e caffè sospesi di Peppe Iannicelli

51 IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

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PRESENTATE LE NORME PASTORALI PER LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI


L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Il senso della preghiera «Se Dio ha una sua volontà sulla nostra vita, e non cambia idea, perché dovrei continuare a pregare?». Il vescovo Giuseppe risponde alla domanda di una lettrice che ha perso il marito da pochi mesi Eccellenza, ho perso mio marito da pochi mesi. Ho pregato tanto per la sua guarigione, fino a sbucciarmi le ginocchia. Angelo era giovanissimo e tra indicibili sofferenze è volato in Cielo. Se Dio ha una sua volontà sulla nostra vita, qual è il senso della preghiera? Se Lui non cambia idea, perché dovrei continuare a pregare? Rosaria Fino a sbucciarmi le ginocchia, fino a sbucciarmi il cuore. A che cosa è servito, se poi Dio ha fatto come ha voluto Lui, ha compiuto la sua volontà? Angelo se n’è andato, è volato via. Signore, perché? Dio mio, perché (cf. Mt 27,46)? È la stessa domanda che Gesù sulla Croce rivolge al Padre. La sua domanda è la nostra domanda, anzi le nostre si incrociano con la Sua. Perché, a quale scopo, a quale fine, per quale motivo? Allora, è inutile pregare? No, perché la preghiera non è voler piegare Dio alla nostra volontà ma è sintonizzarci con la sua per entrare nel suo mistero, nel cuore stesso di Dio, che soffre con noi e per noi. Paolo dirà: la volontà di Dio è la vostra santificazione. Seduti sullo sgabello basso, mentre la nonna sta ricamando, noi vediamo il quadro al rovescio e ci soffermiamo su un intrigo di fili, di tanti colori. Così è la nostra vita, la vita di Angelo: noi siamo se-

duti in basso e vediamo una grande confusione e non comprendiamo. Quando saremo in piedi e guarderemo l’opera dal diritto, allora comprenderemo la sua volontà, capiremo perché Angelo e tanti altri, con sofferenza indicibile, sono passati all’altra riva. Allora capiremo, non gli chiederemo più nulla e… lo ringrazieremo per il dono ricevuto. Nel frattempo preghiamo anche per chiedere, per chiedere tutto, sapendo però che egli non risponde alle nostre richieste, ma sempre realizza le sue promesse e dà la forza per accogliere la croce, ogni croce e per non disperdere il bene ricevuto. Sì, perché i suoi pensieri non sono i nostri, anche quando sono buoni, come chiedere la vita per Angelo. Noi preghiamo perché ci fidiamo di Dio e ci affidiamo a Lui nella notte del mondo e del nostro dolore. Dio non illude e non delude perché è il Dio della speranza. Mons. Giuseppe Giudice

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IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

I MOVIMENTI:

la fantasia dello Spirito

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io distribuisce i suoi doni a chi vuole e quando vuole. Tutta la storia del cristianesimo è accompagnata da innumerevoli carismi che in ogni epoca hanno arricchito e potenziato il cammino della comunità ecclesiale. È famoso il sogno di Papa Onorio, immortalato da Giotto: il Pontefice vede la basilica del Laterano che sta per crollare ma proprio in quel momento arriva un religioso, piccolo e miserabile, che la sostiene sulle sue spalle ed evita la rovina. Quel religioso si chiama Francesco. Un carisma senza dubbio straordinario e tuttavia è solo uno dei tanti tasselli di quel mosaico di santità che lo Spirito ha disegnato con divina saggezza. Cosa sarebbe oggi la Chiesa senza il carisma francescano? E non sarebbe più povera se venisse a mancare la presenza dei salesiani? Senza gli istituti missionari, chi avrebbe portato il Vangelo alle genti? E senza le numerose congregazioni religiose, dedite all’accoglienza dei poveri, come avrebbe potuto esercitare a piene mani quel ministero della carità testimoniato da Gesù di Nazaret? Queste domande valgono anche per i movimenti ecclesiali: il carisma dell’unità, affidato ai focolarini, non arricchisce forse la Chiesa? E lo slancio di evangelizzazione che caratterizza l’esperienza neocatecumenale non apre forse nuovi orizzonti all’annuncio del Vangelo? E l’impegno sociale e culturale di Comunione e Liberazione non permette forse

al Vangelo di entrare in luoghi in cui finora era come escluso? E come non ringraziare il Signore per aver regalato alla Chiesa un’esperienza come quella dell’Arca in cui le persone disabili trovano un’accoglienza fraterna? E chi può negare il dinamismo apostolico del Rinnovamento nello Spirito? E come dimenticare la sana pedagogia ecclesiale dell’Azione Cattolica? L’elenco ovviamente potrebbe continuare a lungo perché ciascun movimento ha ricevuto un carisma che immette nella Chiesa nuove energie ed apre nuovi orizzonti di evangelizzazione e testimonianza. I movimenti non sono frutto di una deficienza pastorale, come alcuni pensano, ma sono il segno visibile di una eccedenza, rappresentano la conferma che la Chiesa nasce dall’alto, è opera dello Spirito, la cui fantasia è più ricca dei nostri schemi pastorali. Oggi i movimenti ecclesiali sono senza dubbio uno dei “luoghi di formazione” più significativi in cui i laici “ricevono aiuto per meglio conoscere la loro dignità battesimale e per partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa”. Così scrivono i vescovi italiani. Questo dossier, con lo sguardo rivolto al nostro territorio, racconta qualche esperienza, frammenti di una presenza assai più variegata e multiforme che certamente rende più ricca e intraprendente la nostra Chiesa locale. Silvio Longobardi Insieme - Marzo 2014

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L’INTERVISTA Maria Voce

Foto Salvatore Alfano

Maria Voce è la presidente del Movimento dei Focolari, conosciuto anche come Opera di Maria. Guida, insieme al co-presidente Giancarlo Faletti, la realtà fondata dalla mistica trentina Chiara Lubich. In quest’intervista a tutto campo racconta la sua esperienza, il rapporto con Chiara, parla dell’impegno dei focolarini nella Chiesa e del ruolo della preghiera. Racconta di papa Francesco e invita tutti a non scoraggiarsi in questo tempo di crisi perché «siamo al seguito di uno che ha detto io ho vinto il mondo»

“Siate una famiglia” È questo il testamento che Chiara Lubich ha lasciato ai suoi figli spirituali. A colloquio con Maria Voce, chiamata a guidare il Movimento dei Focolari dopo la morte della fondatrice

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ncontra per la prima volta il Movimento dei Focolari quando era studentessa universitaria, all’ultimo anno di Giurisprudenza. Sono passati più di cinquant’anni e le loro strade non si sono più separate. Maria Voce è l’attuale presidente del movimento fondato da Chiara Lubich il 7 dicembre 1943. Un’opera che ha per carisma l’unità. I focolarini lo chiamerebbero “l’Ideale”. Maria Voce è la prima presidente dopo la morte della fondatrice (era il 14 marzo del 2008), un compito importante e a tratti difficile. Ma la tenacia, la forza, l’amore che contraddistinguono questa donna ne fanno un esempio unico. Racconta così questo momento particolare: «Guidare il Movimento subito dopo la partenza della Fondatrice è una responsabilità molto grande, però condivisa e partecipata insieme a tutti gli altri. Dal primo momento ho sentito che era una cosa che Dio mi chiedeva, io gli dicevo di sì come gli avevo detto sì quando mi aveva chiamata ad entrare nel Focolare. Questa volta, però, il sì lo dicevo anche a nome del Movimento: insieme decidevamo di raccogliere l’eredità di Chiara e di portarla avanti».

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È la comunione, dunque, che caratterizza oggi il Movimento e che era ben visibile già quando Maria Voce incrociò le prime focolarine: «Ricordo la grande sorpresa che ho avuto al primo incontro con alcune di loro e chiesi se dovevo iscrivermi per far parte del movimento. Esse mi hanno risposto: “No, perché la nostra è una vita. Quindi, se non la vivi, anche se ti iscrivi non fai parte di noi”. Questo mi ha dato un grande senso di libertà e anche di responsabilità perché ho detto: “sono io che scelgo di vivere così”. Questo non ha significato entrare subito a far parte del Movimento come focolarina, ha comportato però trasformare la mia vita, cominciare a vedere gli altri come fratelli, cominciare ad unificare il momento della preghiera con il momento del lavoro e dello studio». Com’era il rapporto con Chiara? «È sempre stato molto semplice, molto più di quanto si possa immaginare. Ho lavorato con lei alla revisione degli statuti del Movimento, andavo in Svizzera quando in estate si trasferiva lì. La cosa più bella era


Foto Salvatore Alfano

vederla nel suo essere semplice». La calabrese che succede alla trentina. L’eterna contrapposizione nord/sud non volgerebbe a vostro favore? «Questa volta sì. Credo però che non sia importante. Trentini o calabresi non significa nulla, siamo figli di Dio prima di tutto». Uno scritto, un’esortazione che è rimasta impressa nella sua mente, a cui fa riferimento nei momenti meno felici? «Quella che corrisponde al nome che mi è stato dato da Chiara e col quale tutti mi conoscono nel Movimento: Emmaus. È una frase del Vangelo che per Chiara ha significato la possibilità di riportare Dio tra gli uomini attraverso l’amore scambievole, attraverso questo rapporto di carità reciproca che permette a Dio di vivere ancora oggi non soltanto nell’eucaristia, nella Chiesa, nel ministero dei sacerdoti, ma anche tra gli uomini. Questa è la cosa che mi anima e mi spinge ad andare avanti sempre». La preghiera è essenziale per un cristiano. Come viverla? «Chiara una volta ci ha detto che nel Vangelo c’è scritto che occorre pregare sempre. Ma con il ritmo della vita di oggi come si fa? Allora lei l’ha tradotto così: che cos’è la preghiera? Il rapporto d’amore con Dio. Quindi, per pregare sempre bisogna amare sempre. E se si è nell’amore, si è nella preghiera». Qualcuno ha detto che l’Ideale dell’unità può essere lievito nelle comunità. Come caratterizzare, quindi, i rapporti nelle diocesi con i vescovi, i sacerdoti, gli altri movimenti? «Io penso che il Movimento deve essere se stesso, cioè deve portare la sua specificità: testimoniare l’amore reciproco. Innanzitutto tra i membri del Movimento stesso, poi deve essere capace di costruire ponti e relazioni con gli altri attraverso la testimonianza, la parola, ma anche il sostegno alle cose buone che ci sono nel mondo, lodando le cose belle, il bene e i progressi delle altre associazioni».

Anche nel silenzio? «Sì. Il più delle volte la nostra è una testimonianza silenziosa, ma allo stesso tempo eloquente perché è una testimonianza d’amore». In un’intervista pubblicata su Città Nuova parla del ruolo della donna nella Chiesa. Mette in guardia da un’emancipazione forzata e dai luoghi comuni. Probabilmente sarebbe auspicabile che questa presa di coscienza sull’impegno femminile parta dal basso? «Penso di sì. Penso che la prima parte dobbiamo farla noi nel vissuto quotidiano. Noi donne che abbiamo un impegno nella Chiesa, nella politica, nella famiglia, nelle associazioni. Dobbiamo testimoniare qui il nostro essere donne, il nostro genio femminile come ha detto Giovanni Paolo II». Lei è una donna del meridione che ce l’ha fatta. Cosa dice alle donne, ai giovani di questa terra? «Penso che non c’è motivo di essere disperati perché sappiamo che siamo insieme e abbiamo una forza che viene dall’unità. E non c’è motivo di essere scoraggiati perché siamo al seguito di uno che ha detto: “Io ho vinto il mondo”. Quindi, se ci mettiamo nella sua scia, lo vinciamo con lui». La Campania è una terra martoriata, ma al tempo stesso ricca di speranza. Eppure sembra emergere sempre altro. C’è forse carenza di testimoni? «Io credo che ci sono i testimoni. In Campania si vede tanta buona volontà e tanti esempi di bene. Forse occorre metterli in rilievo. Forse i media hanno una responsabilità in questo senso». Come la Chiesa potrebbe concretamente operare in queste periferie del mondo? «Credo che ci voglia un’illuminazione particolare dello Spirito Santo. Lui agisce quando davvero siamo uniti nell’amore reciproco. Di fronte ad ogni problema bisogna avere il coraggio di mettersi insieme, guardare il problema, non chiudere gli occhi, e cercare insieme Insieme - Marzo 2014

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Chiara Lubich

le risposte. Nell’incontro che ho avuto insieme al co-presidente Giancarlo Faletti con il Papa, lui ci ha detto “ho capito che Dio parla quando siamo insieme, non parla all’uomo da solo”. Mi è sembrata la conferma di quello che noi viviamo. Veramente sentiamo che le soluzioni a qualsiasi sfida le troviamo se siamo uniti dall’amore reciproco». Crisi politica, crisi economica, come vedere in questo Gesù abbandonato? «La crisi è Gesù abbandonato. Però la crisi è un’opportunità di crescita. Occorre sfruttare questi momenti difficili per riconoscere l’amore di Dio e farne occasione per nuove costruzioni». Il Movimento propone iniziative come l’Economia di comunione, il Movimento Politico per l’Unità. «Sono iniziative che hanno alla base la parola comunione. È la comunione che incide nella politica, la comunione che incide nell’economia. Si parte dalla comunione e dopo vengono le aziende, la teoria economica. Così nella politica, dove c’è un movimento che mette insieme persone appartenenti a partiti differenti che però vogliono il bene dell’uomo».

fondamentale che Dio ama gli uomini. Anche quando il Papa ha parlato della nuova evangelizzazione ha detto che il primo annuncio da dare è che Dio è amore, che Dio ci ama. Se ci crediamo è un qualcosa di straordinario, capace di rivoluzionare la nostra vita». Papa Francesco è stato anche definito un segno di quest’Anno. Cosa deve aspettarsi la Chiesa, anche nel dialogo con i non credenti e con le altre religioni? «Che cosa può cambiare lo vediamo già, perché sta cambiando tanto. Una persona mi ha detto “io ascolto papa Francesco e mi convince di chiedere perdono a Dio, cosa che nessuno era finora riuscito a fare”. Qualcuno ha ringraziato il Papa perché fa cambiare tante persone, io dico ringraziamo Dio che ci parla attraverso papa Francesco». L’intervista si chiude con il testamento spirituale di Chiara Lubich che ha chiesto al Movimento di “essere una famiglia”. Una volontà che per Maria Voce e i focolarini diventa stile di vita: «Non può essere diversamente. È il desiderio di Gesù: “Che tutti siano uno” e che Chiara ha tradotto in “siate una famiglia”. Il modello principale della famiglia è la Trinità, la famiglia di Dio. Se noi dobbiamo rispecchiare questo modello trinitario non possiamo che essere famiglia ed avere quei rapporti che la caratterizzano: essere fratelli».

Che cosa resta dell’Anno della fede? «Resta il desiderio rinnovato di annunciare la verità

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Salvatore D’Angelo

selice, Maria Bonfiglio, Andrea Pappacena, Sergio Velardo, Livia Rossi, Michele Lanzetta, don Natalino Gentile, Raffaele Massa, don Giuseppe Pironti, Marianna Vergati,

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

don Alfonso Giordano, Barbara Senatore, don Roberto Farruggio, Giovanni Giordano e Nausicaa Occhipinti, Raimondo Russo, Vincenzo Spinelli, Mariano Rotondo,

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it

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Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

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Hanno collaborato

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Direttore Responsabile Andrea Annunziata

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MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA)

Giovanni Severino, Peppe Iannicelli

Coordinatrice Antonietta Abete

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

€ 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

stantina Fugaro, Fernando Faiella, Antonio Francese, Giovanna Pauciulo, don Gerardo Coppola, Matteo Ba-

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 24 febbraio 2014 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


Papa Francesco con Kiko Argüello fondatore del Cammino Neocatecumenale

Nel solco della comunione Papa Francesco ha ricevuto in udienza 8.000 membri della Comunità del Cammino Neocatecumenale. Anche la nostra diocesi era rappresentata. A colloquio con Aristide ed Angela Torre Aristide ed Angela Torre

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ncontrare un Papa è sempre un’emozione. Incontrare Papa Francesco, specialmente in questo momento, lo è ancora di più. Aristide ed Angela Torre lo scorso 1 febbraio erano nell’aula “Paolo VI” tra le migliaia di aderenti al Cammino Neocatecumenale iniziato da Kiko Argüello e Carmen Hernández. I coniugi Torre sono originari di Nocera Inferiore e fanno parte del coordinamento diocesano del movimento che vede impegnati anche Antonio e Rosaria Tobia di Angri, Mario e Maria Luisa Morra di Poggiomarino e don Michele Fusco, in qualità di sacerdote referente. Un’esperienza, quella del Cammino, radicale, senza mezze misure, che Aristide Torre vede come «una palestra, un’esperienza di Chiesa che si vive nelle comunità». Le parole del Papa. Il Santo Padre ha dato tre importanti indicazioni ai membri del movimento. Al primo posto, la comunione. «Abbiate la massima cura nel costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari dove lo Spirito vi chiama ad operare» ha ricordato il Pontefice che poi ha aggiunto: «Dovunque andiate, vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi. Il Signore sempre ci precede! Anche nei posti più lontani,

anche nelle culture più diverse, Dio sparge dovunque i semi del suo Verbo». Un’esortazione che Aristide Torre rilegge in questo modo: «Il Papa ci chiede di andare nelle periferie e far sentire l’amore che Dio ha per i peccatori. Educare, far toccare agli uomini la dimensione misericordiosa di Dio». Un aspetto importantissimo per i neocatecumenali: «Non dobbiamo vivere per noi stessi – aggiunge Torre –. Se Dio ha consentito la venuta del Figlio è perché noi non vivessimo per noi stessi». Infine il Papa ha esortato «ad avere cura con amore gli uni degli altri, in particolar modo dei più deboli. Il Cammino Neocatecumenale, in quanto itinerario di scoperta del proprio Battesimo, è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella possono trovare delle difficoltà impreviste». «Nelle comunità – commenta Aristide – noi viviamo per l’altro, questo diventa una forza, la forza della famiglia. La comunità, poi, si relaziona al passo del più lento». Un’esperienza straordinaria, che va vissuta con grande impegno ed intensità. Solo in questo modo, conclude Angela Torre, si potrà rispondere con gioia al mandato del Papa: «messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre». Salvatore D’Angelo

I NUMERI La presenza del movimento in diocesi Il Cammino Neocatecumenale è presente in numerose parrocchie della Diocesi, con circa trenta comunità composte in media da 25 persone ciascuna. A Nocera Inferiore ci sono sette comunità nella parrocchia Santa Maria del Presepe, a Pagani ci sono sei comunità nella parrocchia Santissimo Corpo di Cristo, ad Angri ci sono nove comunità nella parrocchia San Giovanni Battista, una comunità è presente nella parrocchia San Bartolomeo apostolo di Corbara, mentre sette sono presenti nella parrocchia Sant’Antonio di Padova a Poggiomarino e tre nella parrocchia San Giovanni Battista di Striano.

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Don Antonio Guarracino e Giovanna Civale

AZIONE CATTOLICA, “ARTIGIANA DI ECCLESIALITÀ” A colloquio con Giovanna Civale, presidente diocesana di AC per il triennio 20112014, riviviamo i momenti principali del percorso assembleare, raccogliendo la testimonianza di una moglie, madre, insegnante e laica impegnata

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n sapore come di attesa ed emozione è sospeso nell’aria quando in famiglia è imminente una festa. Ciascuno è interpellato: dai genitori ai figli primogeniti fino ai più piccoli. Il tempo dei preparativi coinvolge tutti, nessuno escluso. Le impronte di ognuno, poi, si distinguono e confondono nella gioia grande della ricorrenza. È con questo spirito che l’Azione Cattolica ha intrapreso il percorso per la XV Assemblea diocesana. Il percorso assembleare. Una strada imboccata dallo scorso novembre, quando pian piano ogni parrocchia ha vissuto la propria assemblea per rinnovare incarichi e programmi. Il 2 febbraio l’apertura ufficiale con la consegna del mandato ai neo presidenti parrocchiali da parte del vescovo Giuseppe Giudice, presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore. «Permettimi di avere per Te, artigiana di ecclesialità, uno sguardo tutto particolare» così si è espresso il Pastore nella lettera rivolta all’associazione e ha indicato, in seguito, tre piste: essere scuola di umanità, ecclesialità e santità. Il tema scelto per l’importante snodo della vita associativa è: “Persone nuove in Cristo Gesù – corresponsabili della gioia di vivere”. Due settimane in cui ogni associato si è fermato a riflettere sul documento assembleare proposto dalla presidenza diocesana di Azione Cattolica, frutto di una sapiente sintesi tra le indicazioni del livello nazionale e le istanze raccolte sul territorio, nel seno della Chiesa locale. Il volto. Le associazioni, i movimenti offrono strumenti e occasioni, luoghi e stili per abitare la Chiesa. Ma il segreto di realtà radicate e vivaci come l’AC è sempre inscritto nelle storie di coloro che decidono di impegnarsi senza riserve, impastando i propri giorni con alcune delle pagine della ultracentenaria associazione. A colloquio con Giovanna Civale, presidente diocesana di AC per il triennio 2011-2014, abbiamo passato in rassegna i momenti principali del percorso assembleare, rac-

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cogliendo la testimonianza di una moglie, madre, insegnante e laica impegnata. È adolescente quando abbraccia la proposta dell’Azione Cattolica. La passione educativa diventa ben presto il comune denominatore della sua esperienza in famiglia, a scuola e in AC. Una vocazione che arricchisce l’altra: «Sono cresciuta con l’attitudine a provare a tirar fuori il bello, a sapere ascoltare i bisogni e scorgere i talenti – racconta e prosegue – ciò che ho sperimentato in tutti i contesti che vivo è la necessità di saper stare accanto». La conversazione procede, commentiamo insieme alcuni dati: recenti indagini ripropongono una visione cupa in tema di rapporto tra giovani e fede. Sempre più giovani non si dichiarano neanche in contrasto con “l’idea di un Dio”, semplicemente hanno imparato a vivere “senza Dio”. «Si fa più fatica a fare da ponte. I giovani con cui ho condiviso il triennio sono motivati, pieni di entusiasmo. Hanno un rapporto significativo con Dio, non intimistico. Non si può non considerare un’indifferenza dilagante, che nasconde senz’altro grandi fragilità» commenta Giovanna. Come per una libreria traboccante arriva il momento di salutare vecchi libri e rispolverarne altri per riassaporare messaggi antichi ma sempre nuovi, anche per un’associazione che nella sua carta d’identità dichiara oltre cento anni è necessario un bilancio. L’insegnante affronta così il tema: «Credo sia necessario rimpadronirsi di un linguaggio semplice. Il Vangelo è per tutti, e il modo di comunicare non deve far sentire non appropriato chi si accosta alla Buona Notizia. Ancora, bisogna rilanciare la grande scommessa dell’unitarietà ovvero la capacità di mettere insieme e in dialogo generazioni diverse». Un proficuo scambio di prospettive che volge al termine, non prima che Giovanna abbia raccontato la felice esperienza della corresponsabilità tra laici e presbiteri in AC: «A volte, sembra esserci una confusione tra i due ruoli, ognuno è chiamato a interpretare bene il proprio. Questo triennio porta con sé la


UNA PROPOSTA CULTURALE Dal 2011, il gruppo MEIC opera in Diocesi, per un apostolato responsabile

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ostola storicamente importante dell’Azione Cattolica è stato il Movimento Laureati, da cui ha poi preso vita il MEIC, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Nel 2011 è nato un gruppo anche in Diocesi: circa 40 gli aderenti, guidati dall’assistente, don Ciro Galisi e dal presidente, Roberto Galisi. Durante gli incontri mensili, che si svolgono

al centro pastorale “Il Buon Samaritano”, è proposto un approfondimento e una riflessione sui temi della fede e della società in continua trasformazione. Racconta Maria Bonfiglio, delegata MEIC per la consulta laicale: «Il desiderio di costituire il gruppo è nato per portare avanti con responsabilità e spirito di servizio l’apostolato nel-

bellezza del rapporto con don Antonio Guarracino, assistente unitario, con cui ho vissuto l’avventura di questo mandato». Nel congedarci azzardo una domanda personale e chiedo quale sia la preghiera costante che custodisce nel cuore: «Penso e prego per quegli adulti che hanno ceduto il passo, che lasciano o sfuggono le responsabilità. Serve una pastorale più incisiva per gli adulti affaticati, perché siano più desiderosi di accompagnare i giovani». Il convegno pubblico. Lo scorso 15 febbraio, il Castello Doria ad Angri ha fatto da cornice all’incontro “Così in terra…” con ospiti di rilievo, a conclusione del cammino assembleare. Ad aprire la conferenza i saluti di mons. Giudice e di Giovanna Civale. Scuola, Chiesa, città e famiglia chiamati all’appello per una sinergia che dia buoni frutti. È ancora la presidente diocesana a ribadire: «La vera svolta è pensare che la Verità va cercata insieme agli altri». Ecco dunque riuniti a discutere insieme Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Costi-

le realtà in cui ognuno vive e opera e per sensibilizzare all’impegno socio-culturale, promuovendo incontri formativi, dibattiti, gruppi di lavoro, seminari e tavole rotonde». Per una lettura consapevole della situazione del Paese e per agire come lievito nella massa, il gruppo MEIC è aperto all’adesione di nuovi membri. M.P.

tuzionale e presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto Toniolo; Mena Savarese e Luciano Gambardella, responsabili dell’oasi san Paolo, casa famiglia della Fraternità di Emmaus; Filippo Toriello, dirigente scolastico Liceo classico-scientifico “La Mura” di Angri e direttore dell’Ufficio educazione, scuola e Università; infine, mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e incaricato CEC per il laicato. Una sinergia possibile. È Luciano Gambardella a riassumere il senso dell’impegno delle realtà convocate: «il bisogno di essere per l’altro». In contesti complicati, come ha riferito il vescovo della Terra dei fuochi, mons. Spinillo; in epoche storiche delicate, nel periodo della nascita della Costituzione, presentata da Di Siervo; in relazione al difficile rapporto educativo con le giovani generazioni, espresso dal preside Toriello. Segno che una presenza cristiana può dettare una sinergia possibile a favore del bene comune. Mariarosaria Petti

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L’ESPERIENZA Foto Rosa Maria Scuderi

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Un momento dell’iniziativa “Dieci piazze per dieci Comandamenti”, Palermo 21 settembre 2013

“Nel volto dell’ammalato vedo Gesù” ino al giorno dell’incontro con il Rinnovamento era una cristiana della domenica, come la maggior parte dei frequentatori delle nostre parrocchie. Poi il carisma del Rinnovamento nello Spirito Santo le ha cambiato

la vita. Grazia Ruggiero, infermiera all’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani, moglie, madre di tre figli e nonna di quattro «splendidi nipoti», racconta la storia della sua conversione. Ha incontrato il movimento in un momento particolare della sua vita. «Gli alti e bassi non mancano mai» confida. Una persona cara la invitò a partecipare ad un incontro. «Dal primo minuto – ricorda – ho provato un grande sollievo. Non è che prima non credevo – spiega la signora Grazia –, probabilmente non andavo oltre. Dopo aver incrociato il cammino del Rinnovamento ho scoperto l’importanza di andare alla fonte. È così che è cambiata la mia vita, forse era quello che cercavo da sempre, ma che non avevo mai trovato». Grazia da sei anni si è messa in cammino, due volte a settimana partecipa agli incontri che si tengono nella parrocchia Sant’Alfonso in Pagani ed ha notato come il suo modo di vivere la vita e il lavoro è notevolmente cambiato. «In ospedale sono a contatto con decine di persone. Prima vivevo le giornate in corsia con dedizione, ma era solo un lavoro. Oggi, invece,

Grazia Ruggiero racconta la sua esperienza di conversione. Ha riscoperto la fede circa sei anni fa grazie all’incontro con il Rinnovamento nello Spirito nel volto di ogni ammalato vedo Gesù». Una sensazione che è difficile anche da raccontare, basta solo sapere che «una volta che Lui ti tocca non puoi fare a meno di contagiare con il suo amore ogni persona che incontri». E di questo se ne sono accorti in famiglia, molto intenso è stato sentire la vicinanza e la preghiera dei tanti amici che si stringevano a Grazia in occasione del ricovero ospedaliero del marito, piuttosto che sul posto di lavoro: «In tanti hanno chiesto di poter partecipare agli incontri». E il rapporto con la comunità? «È meraviglioso. Ognuno, nonostante i suoi problemi, cerca di aiutare e rimanere accanto al fratello». Una storia intensa che Grazia conclude con queste parole: «Vorrei che tutti facessero questa esperienza, perché si trova il cuore di tutto. Per questo ogni giorno dico: Grazie Gesù!». Salvatore D’Angelo

I NUMERI DEL RINNOVAMENTO

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n diocesi questo movimento è molto diffuso. Nella forania di Pagani gruppi del Rinnovamento nello Spirito sono presenti nelle parrocchie Sant’Alfonso, Corpo di Cristo, Santa Maria delle Grazie e San Sisto II. A Nocera Inferiore un gruppo è attivo in Cattedrale, mentre ad Angri delle comunità sono presenti

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nelle parrocchie Santissima Annunziata, San Giovanni Battista, Regina Pacis e Santa Maria di Costantinopoli. Il Rinnovamento è presente anche nella parrocchia San Giacomo Maggiore di San Valentino Torio e in quella di San Biagio a San Marzano sul Sarno. Infine, a Sarno un gruppo è in formazione nella parrocchia

Sant’Alfonso, mentre altri due sono già attivi a San Teodoro e a Sant’Alfredo. A coordinare le attività diocesane è Liliana D’Ambrosi insieme a Giovanna Vincenti e Rosa Moreno. La diocesi è rappresentata anche a livello campano, il coordinatore regionale è infatti il paganese Giuseppe Contaldi.


Celebrazione eucaristica per il 30° anniversario di Geppino e Carla Sessa

Servire la famiglia in ginocchio

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l Concistoro straordinario indetto alla fine di febbraio e che vuole preparare il prossimo Sinodo di ottobre dedicato alla famiglia si interroga sulle strategie da utilizzare per affrontare questa decisiva sfida pastorale. “Lo faremo - dice papa Francesco intervenendo alla prima seduta del Concistoro - senza cadere nella casistica, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro”. E aggiunge: “La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”. Annunciare la bellezza della famiglia è uno degli aspetti prioritari del carisma della Fraternità di Emmaus. Le azioni e le opere di sensibilizzazione, di evangelizzazione e di solidarietà che dagli anni ’90 si mettono in campo sono tante ma a noi piace sottolineare e ricordare che tutto nasce dalla preghiera e nella preghiera trova compimento. In realtà il movimento è nato proprio da questa semplice disponibilità ad accompagnare il cammino della Chiesa attraverso una preghiera nascosta e silenziosa. Tanti rivoli di preghiera. Oggi questo ministero trova un’espressione più ampia ed articolata grazie alla Cappella dedicata a Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, beatificati nel 2008. Ogni giorno, attraverso l’adorazione eucaristica continua dalle 7 del mattino fino alle 22 di sera, si innalza a Dio una

preghiera per gli sposi, i genitori, i figli e l’intero focolare domestico. E ogni sabato notte, la preghiera continua con l’adorazione eucaristica notturna che prepara la celebrazione del giorno del Signore. La luce della preghiera si accende grazie alla disponibilità, tra impegni lavorativi e familiari, di sposi e di giovani che scelgono di dedicare un’ora della loro giornata ad alimentare questo incessante fuoco orante. Ci sono poi degli appuntamenti mensili dedicati ad una intenzione particolare di preghiera per la famiglia che da novembre vedono la partecipazione di tante persone. Le celebrazioni sono dedicate ai fidanzati per accompagnarli nel cammino dell’amore, alle coppie in crisi o segnate dalla divisione, ai vedovi che spesso sono lasciati soli a vivere il loro dolore, alle coppie che non hanno figli e l’attendono con gioia, alle famiglie che hanno un figlio in cielo, agli sposi che vogliono ringraziare Dio per la nascita di un figlio. E poi si celebrano anniversari di matrimonio il 12 di ogni mese per ricordare la bellezza della promessa nuziale. La Cappella Martin ha accolto dal 26 marzo 2012, giorno dell’inaugurazione, tantissime persone che si sono recate lì per un pellegrinaggio o un momento di preghiera. Si contano più di 150 eventi tra momenti di preghiera e celebrazioni particolari oltre quelle ordinarie e tanti sacerdoti e vescovi venuti per presiedere le celebrazioni o per affidarsi a Teresa e ai suoi santi genitori. Giovanna Abbagnara

Annunciare la bellezza della famiglia: il carisma della Fraternità di Emmaus. Da novembre, nella Cappella Martin tanti appuntamenti mensili dedicati alle intenzioni particolari per la famiglia

LA PREGHIERA PER LA FAMIGLIA I responsabili della Cappella Martin sono una giovane coppia di sposi, Anna e Salvatore Caracciolo. Per conoscere gli appuntamenti dei diversi momenti di preghiera dedicati alla famiglia: 081 5131062 o 393 9473611 www.chiesamartin.it

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Con Francesco alla sequela di Cristo Molteplici le opportunità per coloro che vogliono vivere la propria esperienza di fede seguendo l’esempio del santo di Assisi

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ono tanti i bambini, i giovani e gli adulti che portano avanti lo spirito di San Francesco attraverso le attività dell’Ordine Francescano Secolare, della Gi.fra. e degli Araldini. L’Ofs oggi è presente in tutto il mondo con circa un milione di aderenti. Rispetto a qualche altro movimento, la vocazione dei francescani secolari diventa radicale dopo un periodo di formazione e discernimento, grazie alla “professione” perpetua. In diocesi l’Ordine Francescano Secolare è presente

presso il convento di Sant’Antonio e il convento di Sant’Andrea a Nocera Inferiore, nella parrocchia Santa Maria degli Angeli e nel santuario di Materdomini a Nocera Superiore, a Pagani una comunità è attiva nella parrocchia Santa Maria delle Grazie e a Poggiomarino nella parrocchia Sant’Antonio. Un gruppo si incontra nella parrocchia San Francesco di Sarno, uno presso il convento di San Francesco ad Angri ed uno presso la parrocchia Santa Maria di Bagni a Scafati. La Gioventù Francescana e gli Araldini rappresentano la nuova

Don Luigi - Napoli

Insieme. Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli.

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CEI Conferenza Episcopale Italiana Chiesa Cattolica

generazione francescana. Sono presenti al convento nocerino di Sant’Antonio, a Santa Maria degli Angeli e a Materdomini di Nocera Superiore, nella parrocchia San Francesco di Sarno e nella parrocchia Santa Maria di Bagni a Scafati. La Gi.Fra. accoglie i giovani dai 14 ai 30 anni ed è un cammino che aiuta a capire la propria vocazione. L’araldinato è rivolto a bambini e ragazzi che, mediante una promessa, vivono in fraternità l’esperienza di fede all’interno della famiglia francescana. Sa. D’An.


SCUOLA&UNIVERSITÀ Filippo Toriello, il nuovo direttore dell’Ufficio educazione, scuola e Università

Al via la pastorale scolastica

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addove vi è la sfida del ragazzo o della ragazza che cresce, vi sia un adulto a raccogliere la sfida»: portando nel cuore il desiderio di raccogliere l’invito del psicoanalista inglese Donald W. Winnicott, lo scorso giovedì 13 febbraio il vescovo Giuseppe Giudice ha costituito la nuova squadra dell’Ufficio di pastorale scolastica. «Quali sono gli ambiti che le persone necessariamente attraversano e nei quali la presenza cristiana fatica ad essere incisiva?» ha domandato mons. Giudice durante l’incontro inaugurale e ha concluso «uno dei luoghi fondamentali e decisivi per la partita della formazione integrale della persona è la scuola». La squadra. Il dirigente scolastico del Liceo classico-scientifico “don Carlo La Mura” di Angri, Filippo Toriello, è il nuovo direttore; a coordinare le attività dell’Ufficio, Dina Coppola, già responsabile del Centro diocesano di formazione. A comporre il gruppo di lavoro Adamo Desiderio, insegnante di religione; Giovanna Civale, docente e presidente diocesana di AC; Rossella Tedesco, docente e impegnata nell’Agesci; Mariarosaria Petti, già vicepresidente nazionale della Fuci e collabo-

Insediato il nuovo Ufficio educazione, scuola e Università dal vescovo Giuseppe lo scorso 13 febbraio ratrice della rivista Insieme; don Ciro Zarra, neo diacono e prossimo a terminare gli studi in Beni Culturali. Le attività. «Proponiamo pochi ma qualificati appuntamenti e lavoriamo insieme» questo il monito del Pastore della nostra Diocesi, delegato della Conferenza Episcopale Campana per il settore “educazione cattolica, scuola e Università”. Tra i primi orizzonti di impegno l’incontro di Papa Francesco con il mondo della scuola (famiglie, alunni e insegnanti) per il prossimo 10 maggio in piazza San Pietro. Tutto l’universo scolastico è chiamato all’appello, non solo la realtà della scuola cattolica, sul tema “La Chiesa per la scuola”. Incontrare i dirigenti scolastici è una delle priorità del nuovo Ufficio di pastorale scolastica, per inaugurare le attività e prepararci all’incontro con il Santo Padre.

La professoressa Lucia D’Arienzo

IN RICORDO DI LUCIA Concorso letterario e un concerto in memoria dell’insegnante D’Arienzo

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nche quest’anno il Liceo classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore ha voluto ricordare con un evento commemorativo la professoressa Lucia D’Arienzo, indimenticata docente dell’Istituto. Gli alunni hanno partecipato al secondo concorso letterario “Lucia D’Arienzo”, scrivendo un tema d’italiano sull’amicizia. Accanto alla passione per le humanae litterae, l’amore dell’insegnante di lettere classiche per la musica, onorata con il terzo concerto in sua memoria. Suo marito, il professore Alberto Sammartino ha selezionato alcuni tra i brani più amati dalla moglie, eseguiti poi dal quartetto Rossini e dal soprano Gilda Fiume. Promotori dell’iniziativa l’associazione “Amici di Lucia”, un gruppo di amici, ex colleghi ed alunni intenti a diffondere le capacità umane e pedagogiche che hanno sempre caratterizzato Lucia D’Arienzo, affinché il suo ricordo non si spenga mai. Mariarosaria Petti

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VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Foto Salvatore Alfano

I cittadini di Nocera Superiore, Pagani e Sarno tra qualche mese sceglieranno il loro nuovo sindaco. A loro la parola per scrivere il futuro. Partiti, movimenti e liste civiche si caratterizzano, invece, per le forti frizioni interne

PAROLA ALLE URNE

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l voto tra resistenze e divisioni. Sarno, Nocera Superiore e Pagani sono i comuni che tra qualche mese sceglieranno il loro nuovo sindaco e consiglio comunale. Un voto che nasce sotto la stella delle spaccature e in un periodo di rigetto totale della politica. Ma se i cittadini sono stufi di tutto, loro, i politici, sono invece l’esempio perfetto di “conservazione della specie”. Il potere, diceva qualcuno, “logora chi non ce l’ha”, ma logora soprattutto chi ambisce ad averlo. Non importa, dunque, se mettersi in disparte per un giro o trovare l’unità possa davvero riflettere il bene comune. Importa dimostrare chi è il “reuccio”. Accaparrarsi cinque anni di potere può fare la differenza, soprattutto in un tempo di grandi mutazioni politiche.

TRE COMUNI, TRE DIVERSE SITUAZIONI Sarno e Nocera Superiore, governate dal centro destra, arrivano all’appuntamento con le urne dopo un quinquennio di apparente stabilità. Il sindaco è rimasto lo stesso, ma più volte le giunte sono state rimodulate a causa di maggioranze variabili. In più occasioni, inoltre, si è stati sul punto di mandare tutto alle ortiche. Come

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è accaduto a Sarno lo scorso 24 febbraio quando è stato sfiduciato il sindaco Mancusi a tre mesi dal voto. Le città hanno risentito molto di questa gestione sul filo di lana. I malumori sono emersi più volte, ma il “grido d’aiuto” non sempre è stato colto. La preparazione delle liste, la scelta dei candidati a sindaco, sono l’esempio di quanto è accaduto nei mesi scorsi, ma che pur di non andare a casa è stato negato. Chi fino a ieri stava insieme, oggi fa scelte diverse. Situazione molto diversa a Pagani. Non per le frizioni, quelle ci sono, ma per la storia amministrativa della città. I paganesi sceglieranno il sindaco ed il consiglio comunale dopo un periodo di lungo commissariamento, successivo anche ad un’amministrazione di “facenti funzione”. Solitamente l’esperienza insegna, in questo caso sembra di no. Lo sport nazionale sembra essere la “fuga in avanti” e difficilmente si può prevedere cosa accadrà in caso di ballottaggio. Chi vincerà alla fine? Tutti dicono che saranno le città e i cittadini. In questo quadro però, dove tutti cercano di dimostrare qualcosa, questo non si evince. Salvatore D’Angelo

BABY CONSIGLIERI Roccapiemonte ha anche il Consiglio comunale dei ragazzi

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i è ufficialmente insediato lo scorso 26 febbraio il Consiglio comunale baby a Roccapiemonte. Composto da 19 consiglieri eletti tra gli studenti delle classi IV e V delle Scuole primarie e della Scuola Secondaria di primo grado del territorio, il parlamentino dei ragazzi si prefigge, come obiettivo principale, quello di avvicinare i più giovani alla vita sociale ed istituzionale della propria città. L’iniziativa è stata fortemente voluta dal sindaco Andrea Pascarelli e coordinata dall’assessore alla cultura e pubblica istruzione Luisa Trezza. «Il consiglio comunale dei ragazzi – ha dichiarato l’assessore – avrà funzioni propositive e consultive su temi e problemi che riguardano il mondo giovanile e i diritti dei minori».


Contro il gioco d’azzardo Il Comune di Nocera Inferiore aderisce alla campagna nazionale contro la ludopatia lanciata da Italia dei Valori

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l sindaco Manlio Torquato aderisce all’iniziativa promossa da Ignazio Messina, Segretario Nazionale dell’IDV, in merito al fenomeno della ludopatia. Lo scorso 29 gennaio il segretario nazionale di Italia dei Valori ha, infatti, depositato le firme per l’avvio dell’iter parlamentare per un progetto di legge d’iniziativa popolare sul gioco d’azzardo, considerato una vera e propria piaga sociale. «La comunità di Nocera Inferiore che mi onoro di rappresentare – ha scritto il primo cittadino – ha ben presente come la ludopatia sia un moltiplicatore dello stato di crisi soprattutto per i cittadini meno tutelati, e quindi non posso che assicurarle di condividere la sua giusta sollecitudine ad una rapida calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare appena depositata alla Camera dei Deputati. Stia certo che eserciteremo il massimo della moral suasion sui parlamentari dell’area in funzione di questo obiettivo».

Solidarietà per il canile comunale

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impatica e divertente la serata di beneficenza organizzata lo scorso 31 gennaio al Circolo sociale di Nocera Inferiore per dare un aiuto concreto ai 500 amici a quattro zampe che affollano il canile nocerino. “Canti da cane”, questo il nome che i giovani del Rotaract di Nocera Inferiore-Sarno hanno scelto per l’evento, arrivato alla sua terza edizione, in sinergia con l’Inner Wheel e il Rotary. Come hanno evidenziato i volontari presenti dell’Associazione zoofila nocerina, le esigenze e le cure di cui gli amici a quattro zampe hanno bisogno sono sempre tante. L’evento è servito anche a sensibilizzare i presenti ad adottare gli ospiti del canile o a dedicare loro un po’ del proprio tempo. Sponsor della serata l’Ambulatorio veterinario “Sant’Andrea”. Costantina Fugaro

FISCHIO D’INIZIO

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rimo campionato diocesano di Calcio a 5 intitolato alla memoria del medico paganese Marcello Grimaldi. Otto le squadre che hanno aderito all’iniziativa. Il calcio d’avvio è stato dato da Stefania Grimaldi, figlia del dottore scomparso prematuramente per un male incurabile. Il torneo servirà anche a raccogliere fondi per sostenere alcune attività in favore dei malati oncologici. Otto le squadre parrocchiali che si affronteranno per la

Foto Luisa Rescigno per www.zero-zero.it

coppa “Memorial Marcello Grimaldi”: Sant’Alfonso e Gesù Risorto di Pagani, Regina Pacis e SS. Annunziata di Angri, San Matteo di Nocera Inferiore, il sodalizio San Giovanni Battista di Striano/Santa Maria del Presepe di Nocera e le associazioni PUACS di Pagani e l’Azione Cattolica Paolo VI di Nocera Superiore. Il campionato ha preso inizio lo scorso 19 febbraio e si concluderà ad aprile. Fernando Faiella Stefania Grimaldi tira il calcio d’inizio del torneo diocesano

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Insieme... sì lo voglio!

Arrivederci! Si conclude questa rubrica che speriamo abbia potuto aiutare tante coppie prossime al matrimonio. Partecipazioni e bomboniere gli ultimi suggerimenti

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e il buongiorno si vede dal mattino, è importante curare al meglio l’invito al matrimonio. È opportuno affidarsi ad esperti tipografi, ma un po’ di fantasia ed originalità non guasta mai. Se le nozze saranno eleganti e formali, è bene puntare su una partecipazione sobria con una carta preziosa, un carattere aggraziato, una busta con le iniziali. Ad una cerimonia più country, invece, si intonano materiali e decori romantici, come la carta fatta a mano con inclusioni di fiori, oppure più rustici ed eco-chic. Grafica colorata e immagini spiritose saranno perfette se il matrimonio è informale. Le nuove tendenze, infine, strizzano l’occhio al vintage. Capitolo bomboniere: evitate che diventi

un problema per chi la riceve! Messi da parte piattini, vasetti e statuine, un’idea molto raffinata potrebbe essere quella di regalare un libro che vi ha particolarmente colpito. Sono trendy anche le mini riproduzioni artistiche come quelle che si acquistano nei bookshop dei musei. Simpatiche le bomboniere bonsai: scegliete tra le varietà da interno come l’albero del tè, l’olmo cinese, il ficus benjamina. Intramontabili, invece, i cuscinetti di lavanda profuma biancheria. Da tenere presente anche i barattolini con le spezie da cucina. Da non dimenticare le bomboniere solidali: sono tante le associazioni che propongono scatoline o pergamene da donare agli ospiti per far loro sapere che avete pensato a chi è più sfortunato.

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REDAZIONALE A CURA DELLA CASA ALBERGO PER ANZIANI “SANTA RITA” Un momento della lezione di ballo con i maestri Agovino e Mirabella

I partecipanti al corso di cake design

Il privilegio di partecipare Il coro della Casa albergo Santa Rita

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albergo per anziani Santa Rita si apre alla città. La struttura all’avanguardia per l’accoglienza per brevi e lunghi periodi di persone anziane autonome e semiautonome, si propone di diventare per tutti i “giovani anziani” di Sarno un punto di riferimento e di ritrovo per potersi divertire in modo spensierato. In tal senso è stato sviluppato il progetto “Santa Rita Privilege”, un’iniziativa assolutamente gratuita che permette agli over 65, anche non residenti nella struttura, di partecipare a tutte le iniziative previste all’interno della Casa albergo. Tre le iniziative promosse: un corso di ballo, uno di canto e uno di cake design.

Passo di danza La prima iniziativa di “Santa Rita Privilege” è l’avvio di un corso di danza. Con

INFO

Casa albergo Santa Rita: un punto di riferimento per i “giovani anziani” di Sarno. Nelle scorse settimane sono stati avviati un corso di danza, uno di canto e uno di cake design la manifestazione “Ti va di ballare?” è stata creata una vera e propria scuola di ballo guidata da una coppia di ballerini professionisti: Enrico Agovino e Lina Mirabella. Tutti i partecipanti, dopo una iniziale timidezza, si sono entusiasmati e con gioia hanno seguito gli insegnanti nei balli di gruppo, così come nei più classici balli di coppia.

Pasticcieri per un giorno Il terzo step del programma è stato anche il più dolce. Approfittando della ricorrenza di San Valentino ci si è dedicati al cuore ed al palato con il 2° Corso di cake design ribattezzato “Cake in Love”. Tutti i neo cuochi, sotto la guida dell’esperta cake designer Giovanna Amato, hanno decorato cup cakes con orsacchiotti, rose e cuori da regalare ai propri cari.

Cantiamo insieme La seconda iniziativa promossa è il corso di canto “Musica… senza età”. Si tratta di un vero e proprio percorso storico musicale alla riscoperta delle tradizioni al quale i partecipanti contribuiscono con i ricordi personali. Queste memorie sono raccolte dall’esperto maestro di musica Miky Belmonte che le ricuce e le rimette in circolo grazie al coro della struttura.

Se il buongiorno si vede dal mattino, i primi tre passi compiuti fanno immaginare un futuro sempre più stimolante per gli ospiti della Casa albergo Santa Rita. Per i prossimi mesi si prevede, infatti, l’allestimento di un ricco programma che unirà i momenti ludici a quelli culturali per far sì che per “i più grandi” di Sarno vi possano essere sempre tante alternative che li impegnino con il corpo e con la mente.

Casa albergo per anziani “Santa Rita”, Via Isonzo, 22 – Sarno (SA) Tel. 0815136548 - info@albergosantarita.it - www.albergosantarita.it Insieme - Marzo 2014

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IPASSIDIFRANCESCO di Silvio Longobardi

Uno stile di povertà

Una data felice

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La riforma

apa Francesco ha scritto una lettera ai nuovi cardinali. Dopo aver ricordato che il cardinalato “non significa una promozione, né un onore, né una decorazione, semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore”, ha aggiunto che la gioia interiore per questo nuovo e importante ministero ecclesiale non deve tradursi in scelte festaiole che contrastano con la lettera e lo spirito del Vangelo: “fa’ in modo che questo sentimento sia lontano da qualsiasi espressione di mondanità, da qualsiasi festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà”. A mio parere, la parola “austerità”, posta in principio della triade, dà un inequivocabile significato e valore anche alle altre. Una lettera semplice e fraterna in cui, per due volte, il Papa scrive “per favore”. Non impone precetti, si limita a chiedere con umiltà.

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apa Francesco ha deciso di passare in rassegna i sacramenti. Vuole tornare alle radici della fede, a quelle cose semplici e fondamentali che rischiamo di dimenticare. Nella prima catechesi ha chiesto alla numerosa folla radunata in piazza San Pietro se conosceva la data del battesimo. Ed ha commentato: “È importante conoscere il giorno nel quale io sono stato immerso proprio in quella corrente di salvezza di Gesù. E mi permetto di darvi un consiglio. Ma, più che un consiglio, un compito per oggi. Oggi, a casa, cercate, domandate la data del Battesimo e così saprete bene il giorno tanto bello del Battesimo. Conoscere la data del nostro Battesimo è conoscere una data felice. Il rischio di non saperlo è di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto” (8 gennaio 2014).

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n vista del Concistoro i mass media hanno scrutato attentamente tutte le scelte e le nomine del Papa. Hanno avuto ragione a farlo perché in questi mesi si va delineando il nuovo volto della Curia Romana e la strategia che Francesco intende realizzare nel prossimo futuro. Al di là delle forzature di alcune interpretazioni giornalistiche, è chiara a tutti la decisa volontà del Pontefice che lavora ad una sostanziale e durevole riforma ecclesiale che non tocca solo la struttura vaticana ma anche la vita delle diocesi. Ma la vera riforma non riguarda la struttura, il Papa sa bene che tutto parte dal cuore. In un’intervista concessa ad Andrea Tornielli ha riferito il pensiero che gli ha rivolto un anziano cardinale: “La riforma della Curia lei l’ha già cominciata con la messa quotidiana a Santa Marta”. Papa Francesco ha commentato così: “Questo mi ha fatto pensare: la riforma inizia sempre con iniziative spirituali e pastorali prima che con cambiamenti strutturali”.

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Una battuta La sana allegria è un segno della fede. Introducendo il Concistoro straordinario sulla famiglia (20-21 febbraio 2014) e presentando il cardinale Kasper, al quale egli stesso aveva affidato la relazione introduttiva, Papa Francesco ha detto: “Ieri, prima di dormire – ma non per addormentarmi – ho riletto il lavoro del cardinale Kasper”. A volte una battuta riscalda il cuore più di tante parole.


IPASSIDIGIUSEPPE Un suono per la vita

di Antonietta Abete

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n suono che ricorda una nenia struggente annuncia che Daniele è ritornato in Cielo. La lunga sofferenza ha reso certamente la sua anima candida, pronta per essere presentata al trono dell’Altissimo. I rintocchi cadenzati della campana si uniscono alle lacrime della moglie e dei figli, affranti dal dolore. Mentre in silenzio seguo il corteo funebre, mi accorgo che sono solo due i suoni di campana che riconosco: quello che annuncia il ritorno al Padre di un figlio di Dio e il rintocco che la domenica, e durante i giorni della settimana, ci ricordano dov’è l’essenziale, quel suono che aiuta a non smarrirsi tra i mille affanni della vita: «Se il Signore non costruisce la città, invano vi faticano i costruttori». In questo solco si inserisce l’iniziati-

Qual è l’ultimo romanzo che avete letto?

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orse i sacerdoti non si aspettavano questa domanda durante un ritiro del clero. Collocati in un preciso contesto culturale, i presbiteri sono chiamati ad annunciare Cristo in un mondo che cambia e spesso molto velocemente. «La lettura di un buon libro – spiega il Vescovo – attraverso lo stile e il filtro dell’autore, può aiutarci a cogliere alcune sfaccettature della nostra società». «Quali sono le riviste che segui, i libri che leggi e i giornali che sfogli?». Un invito a non trascurare la formazione permanente, un cammino senza sosta per arrivare al cuore delle persone e penetrarne l’essenza.

va proposta dal vescovo Giuseppe, lo scorso 2 febbraio, nella Cattedrale di Nocera Inferiore. A conclusione di una giornata speciale in cui la Chiesa festeggiava la 36esima Giornata per la Vita e la 18esima Giornata per la Vita consacrata il Pastore diocesano ha chiesto ai parroci di ricercare, tra le diverse melodie, un suono per annunciare a tutti che Dio ha benedetto una famiglia con il dono di una nuova vita. Quando ascolteremo i rintocchi gioiosi della campana sapremo che ci è stato donato un figlio, che in una famiglia la culla è pronta per accogliere un frugolo di Dio. «È un modo per intensificare la rete di relazioni tra le comunità parrocchiali e le famiglie – sottolinea il vescovo –. Oggi ci si presenta al parroco per chiedere il

Battesimo e gli altri sacramenti oppure quando muore un congiunto». Che bello, invece, accogliere un papà che viene a portare il lieto annuncio, deponendo un mazzo di fiori ai piedi della Vergine mentre la mamma è ancora in ospedale con il bambino. E se la festa continua con un caffè e un dolcino consumanti insieme nel bar di fronte la parrocchia avremo recuperato un altro pezzo di quelle relazioni che in anni non troppo lontani rendevano più umano il volto delle nostre città.

Una tesi sulle Lettere pastorali del vescovo

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risco, quel bambino che abbiamo imparato a conoscere fin dal Natale del 2011, approda all’Università. Le Lettere pastorali del vescovo Giuseppe saranno oggetto di una tesi di Licenza in Teologia Pastorale profetica. Don Giuseppe Perano, ordinato il 5 luglio del 2012, sta concludendo il Biennio di specializzazione presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Sotto l’attenta regia del professore Pasquale Incoronato analizzerà le lettere del vescovo Giuseppe per scandagliare l’uso del racconto come strumento di evangelizzazione e catechesi.

«In un mondo in cui siamo bombardati da tanti messaggi – racconta il giovane sacerdote – lo stile del vescovo Giuseppe può essere un utile strumento per parlare al cuore di diversi destinatari». Prisco continua a tessere il suo racconto.

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VITA ECCLESIALE IL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA

Stefano Di Stasio, “San Francesco, nello Speco di Narni, tramuta l’acqua in vino” (2004), olio su tela. Terni, chiesa di Santa Maria della Pace

Nel faticoso itinerario quaresimale il vescovo Giuseppe invita le famiglie e le parrocchie a diventare case dell’acqua, dove ognuno può attingere a tutte le ore. Un bicchiere d’acqua è una carezza, una mano che stringe l’altra, uno sguardo complice, una visita ad un ammalato

“Riscopriamo il silenzio, la preghiera, la meditazione, la riconciliazione”

Dammi da bere Sorelle e Fratelli, ancora una volta, per grazia di Dio, ci mettiamo in cammino come Chiesa in questo faticoso itinerario quaresimale che, passando per il deserto, approda alla Pasqua di Resurrezione. E risentiamo la bella parola di Sant’Agostino che ci ripete: “Ma se non vogliamo morire assetati in questo deserto, beviamo la carità”. (Dal «Trattato sulla prima lettera di san Giovanni» di sant’Agostino, vescovo (VII, 1. 7. 9; PL 35, 2029. 2032. 2033. 2034). Invitati dal Messaggio di Papa Francesco a superare la miseria materiale, morale e spirituale, vogliamo sempre meglio accogliere l’invito del Signore che ci vuole poveri, cioè liberi e gioiosi, per correre spediti verso il sole di Pasqua. Accogliere è il verbo che sta ritmando il nostro cammino di Chiesa, ma dobbiamo stare attenti che non diventi una semplice parola o uno slogan, messo da parte con la conclusione dell’Anno Pastorale. La Chiesa, o è accogliente o non è. Accogliere è il gesto che Dio compie verso di noi, poveri peccatori mendicanti e, solo dopo questo primo abbraccio, noi osiamo accogliere l’altro, ben sapendo di dover sempre fare memoria della misericordia che Dio ha usato verso di noi. Segno di accoglienza diventi, quest’anno, secondo la Parola del Maestro (cf. Mc 9,41), un semplice bicchiere d’acqua. Un bicchiere d’acqua è niente ed è tutto; è piccola e grande cosa; è gesto ma soprattutto uno stile: fatevelo dire da un assetato. E dar da bere agli assetati è una delle opere di misericordia, che non dobbiamo mai dimenticare. Anche Gesù ha chiesto ad una donna: dammi da bere (cf. Gv 4,7) e in croce ha ripetuto: ho sete (cf. Gv 19,28). Gesù oggi ha ancora sete in tanti fratelli, e per questo motivo Madre Teresa, accanto ad ogni Crocifisso nella cappella, faceva scrivere: sitio – ho sete. Un bicchiere d’acqua è un sorso di speranza, di gioia, di vangelo, di amicizia, di accoglienza, di incontro, di stupore. Un bicchiere d’acqua è una carezza, una mano che stringe l’altra, uno sguardo complice, una telefonata, un messaggio, una visita ad un ammalato, un dire: ci sono io, ci sono sempre, coraggio, non temere! Che le nostre famiglie e le parrocchie ridiventino, nel tempo quaresimale, case dell’acqua, dove ognuno può andare ad attingere a tutte le ore, secondo la propria sete, con recipienti differenti, ben sapendo che la sorgente continuerà a dare acqua, anche quando nessuno le dice grazie. Andare alla fonte sapendo di poter attingere gratuitamente, sempre, senza vergogna, portando con sé non recipienti screpolati che perdono acqua, ma le nostre mani non solo come conche, ma soprattutto come canali. Riscopriamo il silenzio, la preghiera, la meditazione, la riconciliazione e la brezza dello Spirito ed allora, solo allora, sentiremo Gesù che ripete: Se qualcuno ha sete, venga a me e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. (Gv 7,37-38) In Quaresima, affinché sia Pasqua e sia una Pasqua di gioia, offriamo un bicchiere d’acqua e accoglieremo il Maestro che ci ripete: l’avete fatto a me! (Mt 25,40). Vi benedico! † Giuseppe, Vescovo

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Il tavolo di presidenza, da sinistra: don Piercatello Liccardo, mons. Francesco Pio Tamburrino, mons. Giuseppe Giudice e mons. Giovanni Iaquinandi

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n testo ricco di indicazioni e suggerimenti, quello voluto dal Vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, perché «la liturgia semplice, bella e solenne sarà la finestra della nostra comunità». A presentare le Norme è stato monsignor Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo di Foggia-Bovino e già segretario della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Si tratta del frutto di un percorso di condivisione e confronto: «Entrando in diocesi – ha detto monsignor Giudice – ho recuperato il lavoro sinodale. Lo abbiamo rivisto insieme ai sacerdoti e alla commissione liturgia ed ora consegniamo questo testo a questa Chiesa perché la liturgia ci ricorda sempre il primato di Dio. Non a caso il primo documento del Concilio Vaticano II è stata la Sacrosantum Concilium, perchè è da come preghiamo, da come celebriamo, da come teniamo le nostre chiese che ci accorgiamo del valore che diamo al Signore». Il Vescovo precisa che le norme non nascono per essere imposte, ma per essere accolte, infatti, non si dà obbedienza alle «norme, ma al cuore delle norme: il Vangelo». Monsignor Tamburrino si è congratulato per il lavoro fatto: «Ce ne sarebbe bisogno in ogni diocesi. L’accoglienza di questa esperienza – ha detto – sarà segno visibile della comunità diocesana». Tre i capitoli: sacramenti dell’iniziazione cristiana, sacramenti della guarigione, sacramenti al servizio della comunità. In queste pagine si approfondiscono temi come il battesimo, la confermazione, la prima comunione, piuttosto che l’iniziazione cristiana degli adulti, il sacramento della penitenza e dell’unzione degli infermi, l’ordine sacro ed il matrimonio. Nelle Norme si parla anche di esequie e, nelle appendici, di pietà popolare, spazio e arredo liturgico, disposizioni per concerti e servizi fotografici. «I parroci – ha scritto il Vescovo nelle conclusioni – siano vigilanti nell’osservanza di queste norme e siano solleciti nel far comprendere ai fedeli le motivazioni che le ispirano».

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CAMMINARE INSIEME Sono state presentate nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore, lo scorso 18 febbraio, le Norme pastorali per la celebrazione dei Sacramenti. Per il Vescovo sono indicazioni per una «liturgia bella, semplice, significativa, solenne e sobria nello stesso tempo, capace di parlare e dire il mistero agli uomini e alle donne del nostro tempo»

Per evitare, infatti, che sembrino imposizioni, è opportuno che queste direttive siano accolte, lette e interiorizzate dalle comunità fin da subito e non all’occorrenza. Il vescovo Giuseppe ha poi aggiunto: «I pastori sappiano contemperare fedeltà alla disciplina e saggezza pastorale, per il “bene delle anime”, che nella Chiesa è “legge suprema”». Il nuovo testo, promulgato lo scorso 2 febbraio, entrerà in vigore il 20 aprile, Pasqua del Signore. Nei prossimi numeri scopriremo insieme alcuni punti essenziali. Salvatore D’Angelo

I partecipanti alla tappa ecclesiale


DENTRO LE NORME Approfondiamo come primo tema quello del Battesimo dei bambini. Riportiamo i passaggi salienti del testo in riferimento a questo Sacramento dell’iniziazione cristiana

«L

a celebrazione del Battesimo si svolga in modo dignitoso e ci si attenga alla struttura del Rito, pur con i dovuti adattamenti. Si arricchisca la celebrazione con la partecipazione ai momenti di esso e con il canto. Per porre in luce il carattere pasquale del Battesimo, il Sacramento ordinariamente venga celebrato di domenica. Si faccia in modo che non manchi il Battesimo nella Veglia pasquale. Per celebrare il Battesimo per immersione è sempre necessario concordare le modalità con il Vescovo. Si ricorda che non è opportuno celebrare il Battesimo nella notte di Natale e, per quanto possibile, è opportuno evitarne la sua celebrazione altresì nel tempo di Quaresima». «Il luogo proprio del battesimo è la chie-

sa parrocchiale del battezzando. Si fa divieto di celebrare il Battesimo in cappelle “private”, nelle chiese congregatizie, negli oratori anche se pubblici, nei santuari che non sono eretti a parrocchia. Salvo il pericolo di morte, è altresì vietata la celebrazione negli ospedali, nelle case o in chiese non parrocchiali». «Per la preparazione prossima al Battesimo si invitino i genitori, i padrini e le madrine ad alcuni incontri di catechesi. Non possono essere ammessi come padrini: quanti notoriamente sono ritenuti di appartenere ad organizzazioni malavitose; quanti praticano l’usura o altre attività criminali; i divorziati risposati, gli sposati solo civilmente ed i conviventi. In ogni caso non si ammettano persone di cui non sia notoria l’onesta della vita pubblica e privata».

NUOVO VICE CANCELLIERE Si arricchisce l’Ufficio cancelleria della Diocesi. Il Vescovo ha nominato don Ciro Galisi, vicario episcopale per il laicato, nuovo vice cancelliere. Un incarico importante ed oneroso. Don Ciro Galisi collaborerà con don Salvatore Fiocco, cancelliere diocesano, e i due vice cancellieri già in servizio: monsignor Mario Ceneri e don Romualdo Calcide.

Don Ciro Galisi

8xmille Gli incaricati delle diocesi campane si sono incontrati a Nocera Inferiore

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i è parlato di Sovvenire, ossia come sostenere economicamente la Chiesa Cattolica, lo scorso 19 febbraio, in curia a Nocera, per l’incontro regionale tra gli incaricati diocesani e monsignor Ciro Miniero, vescovo delegato dalla Conferenza episcopale campana per questo settore. Ad accogliere il Vescovo di Vallo della Lucania e gli incaricati di venti diocesi campane è stato il Vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, e l’incaricato di NoceraSarno Nunzio Desiderio. Monsignor Miniero ha ringraziato i presenti esortandoli a «continuare a costruire la rete di sensibilizzazione, specialmente nelle parrocchie» perché quella è la famiglia e

«da lì bisogna partire». Era presente anche Stefano Casseri, dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, il quale ha ribadito che il lavoro degli incaricati diocesani è quello di favorire la «comunione, la corresponsabilità, la partecipazione dei fedeli», ma anche la perequazione, la solidarietà e «la trasparenza». Tra i prossimi impegni c’è la promozione del progetto/concorso “ifeelCUD”, per stimolare i cittadini a firmare l’8xmille in favore della Chiesa Cattolica. Questa è una delle due strade percorribili per sostenere la Chiesa Italiana. L’altra via, invece, è quella delle offerte spontanee all’Istituto Centrale Sostentamento Clero.

Un momento dell’incontro in Curia

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Classe 1925, don Giovannino Longobardi è tornato in Cielo lo scorso 2 febbraio. “Aveva un animo da fanciullo ed è sempre rimasto fedele alla Chiesa, come uno sposo innamorato”. Il ricordo del direttore editoriale don Silvio Longobardi Don Giovannino Longobardi

Un prete povero e felice

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uando il telefono squillava verso le sei del mattino, era don Giovanni. “Ho passato una notte terribile – mi diceva – puoi andare a celebrare tu a Santa Caterina”. Chissà quante volte accadeva così! Non aveva una buona amicizia con il sonno. Ma aveva un buon rapporto con i libri. Leggeva con avidità. Amava le poesie di David Maria Turoldo, i libri di Primo Mazzolari, testi di Pronzato e del cardinale Martini.

rimasto intatto, fino alla fine, e lo si vedeva quando celebrava Messa. Anche se talvolta confessava che le domande che egli rivolgeva in preghiera, spesso restavano senza risposta. Nella sua vita non ha mai chiesto sconti, anzi ha sempre donato con generosità, mettendosi da parte per evitare ogni possibile conflitto. È vissuto come prigioniero del suo stesso carattere che lo portava ad essere spietatamente critico verso se stesso e gli altri.

Don Giovanni è stato un uomo schivo e riservato, fino ad apparire timido e introverso. Aveva un’anima da fanciullo ma nel cuore portava ferite che i lunghi anni non sono riusciti a rimarginare. La memoria, lucidissima fino a qualche anno fa, lo portava a ripescare fatti e situazioni lontane. Emergeva così uno spaccato esistenziale fatto di battaglie e delusioni, amarezze e incomprensioni. La Chiesa era stata avara con lui, diceva spesso nelle sue confidenze. Non era stata sempre (almeno tale era apparsa ai suoi occhi) come una madre premurosa, non sempre aveva gustato la dolcezza del suo latte materno. E tuttavia è sempre rimasto fedele, come uno sposo innamorato, anche nelle piccole cose. Non ha mai conosciuto l’ambizione, anche quella più ingenua; ed ha accolto sempre con umiltà tutti gli incarichi che gli sono stati affidati senza la pretesa di saper rispondere a tutte le incombenze, non si è mai tirato indietro. È vissuto appartato, solo chi lo ha conosciuto da vicino ha potuto conoscere l’innocenza del cuore e la limpidezza degli occhi.

Ricordo quando abbiamo organizzato, a sua insaputa, una piccola e semplice festa per gli 80 anni. Non se l’aspettava. Nella Messa ha ringraziato tutti con lo stupore di un bambino. “Sono un povero prete”, ha detto. Ma subito dopo ha aggiunto che un prete non è mai povero perché porta con se tutta la ricchezza di Dio. Un prete povero e felice. Silvio Longobardi

Don Giovanni non nascondeva le ferite, come un vecchio soldato passato per la grande guerra. Ferite invisibili, scritte nel cuore e nella mente, che si manifestano nel disincanto con cui leggeva gli eventi, anche quelli di vita ecclesiale. L’amore per Gesù Cristo è

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NOTE BIOGRAFICHE Nacque ad Angri il 28 aprile del 1925 e fu ordinato presbitero da mons. Teodorico De Angelis il 4 luglio del 1948. Vicino all’opera di don Enrico Smaldone, don Giovannino fu assistente della Fuci negli anni 60’. Nominato padre spirituale della Congrega di Santa Caterina il 21 luglio del 1997, celebrava la Messa quotidiana nella Chiesa della Confraternita. Ha sempre svolto il suo ministero ad Angri, nel 2000 fu nominato vicario foraneo. Nello stesso anno fu nominato anche cappellano di Sua Santità. Insegnante di religione cattolica e assistente spirituale del Gruppo Scout Angri 1, per molti anni fu cappellano di Casa Serena . È stato anche membro del Consiglio presbiterale diocesano, membro della Commissione per il Clero e Amministratore parrocchiale della Chiesa Regina Pacis.


Nella foto la tela raffigurante l’Immacolata di Giovan Battista Beinaschi

TESORI DI PITTURA

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Le parrocchia del Corpo di Cristo di Pagani e San Bartolomeo di Nocera Inferiore ritrovano le loro opere d’arte

itornano al loro posto dopo restauri necessari o dopo essere state trafugate, alcune opere d’arte appartenenti ad alcune chiese della diocesi. Ad aprire la serie la ricollocazione, dopo un lungo e delicato restauro, delle opere di Marco Pino e Luigi Rodriguez nella parrocchia San Bartolomeo apostolo di Nocera Inferiore (vedi anche articolo pag. 60). Gioia grande anche per don Flaviano Calenda che ha accolto nella parrocchia del Corpo di Cristo di Pagani tre tele trafugate qualche decennio fa e ritrovate dalla Guardia di finanza il 29 gennaio

Viva l’amore

1985. Dopo 30 anni ritornano al loro posto il bellissimo dipinto raffigurante l’Immacolata di Giovan Battista Beinaschi, il quadro della Madonna Addolorata con puttini e la tela raffigurante Sant’Anna, San Gioacchino e la Vergine bambina accolti in paradiso. Un momento storico per la parrocchia madre paganese perché ritrova dei tesori per lunghi anni conservati nei depositi della Guardia di finanza e che oggi vengono restituiti al culto per «aiutare nella fede e educare alla bellezza» ha detto il vescovo Giuseppe nell’annunciare la consegna dei quadri. Queste attività sono state portate

avanti in sinergia con la Soprintendenza di Salerno e Avellino che nelle prossime settimane restituirà, dopo i necessari restauri, anche l’Assunzione della Vergine proveniente dalla cattedrale di San Prisco e la SS. Trinità con Cristo morto della congrega di Santa Caterina di Nocera Superiore. Salvatore D’Angelo

Per tutti i “Promessi Sposi” un cuscino per le fedi nuziali regalato da Francesco

Incontro con il Vescovo Giuseppe e con Papa Francesco per i fidanzati della Diocesi

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ue intensi momenti dedicati ai fidanzati della diocesi per celebrare l’amore. Il primo ed il 14 febbraio tantissime coppie hanno ripercorso le tappe della loro storia alla luce della fede. La concattedrale di San Michele Arcangelo di Sarno ha accolto il primo momento: l’incontro del vescovo Giuseppe con i fidanzati. Una bella esperienza durante la quale si è pregato ed ascoltato alcune significative testimonianze di vita. Erano giovani che parlavano ad altri giovani e raccontavano loro la bel-

lezza dell’amore. Un cammino percorso insieme ad “Anna e Gioacchino”, i santi genitori della Madonna protagonisti del dialogo scritto da monsignor Giudice e pubblicato in occasione della Giornata per la Vita. Questo è stato il preludio al grande evento del 14 febbraio. Quarantacinque coppie di tutta la diocesi hanno partecipato all’incontro di papa Francesco con i fidanzati. Con due autobus hanno raggiunto piazza San Pietro al grido de “La gioia del sì per sempre”,

ovvero il tema della giornata promossa dal Pontificio consiglio per la famiglia. Ad accompagnare i nubendi - la maggior parte delle coppie del gruppo diocesano si sposerà tra marzo ed ottobre 2014 - alcuni catechisti ed i sacerdoti padre Giuseppe Ferraioli e don Roberto Farruggio, i quali hanno presieduto nel pomeriggio una celebrazione di ringraziamento nella basilica dei Santi apostoli. «Un San Valentino memorabile, da raccontare ai figli che Dio vorrà donarci!» hanno commentato alcuni fidanzati.

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A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE Mons. Giudice durante la celebrazione eucaristica con don Ciro Galisi, don Gaetano Ferraioli e la famiglia presbiterale

La sofferenza,

“scuola di umanità” La celebrazione eucaristica in occasione della I Giornata Diocesana del malato, per ricordare Alfonso Russo ritornato in Cielo il 22 febbraio del 2013

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l letto come altare di preghiera e missione, la sofferenza come “scuola di umanità”: in questo solco ha preso le mosse la I Giornata Diocesana del malato, con la celebrazione eucaristica dello scorso 22 febbraio presso la Basilica di S. Alfonso M. de Liguori, a Pagani. Riunite intorno alla mensa eucaristica si sono ritrovate tutte le associazioni che prestano servizio a favore dei sofferenti: PUACS (Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza), UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani), AVO (Associazione Volontari Ospedalieri). Insieme con i ministri straordinari dell’Eucarestia, le Suore del Preziosissimo Sangue, i cappellani ospedalieri e gli amici del Granello di Senape. Don Gerardo Coppola, responsabile del nuovo Ufficio pastorale della salute, ha raccolto in un solo coro il sentimento di tutte le realtà convocate e ha espresso gratitudine al Pastore: «A lei il nostro grazie per come sta vivendo il suo ministero a favore delle persone più fragili. Grazie, a nome degli ammalati, per le tante visite». Una data speciale. Celebrata in tutto il mondo l’11 febbraio, il vescovo Giuseppe ha scelto una data diversa e speciale per la Diocesi: il “dies natalis di Alfonso Russo”, fondatore dei Piccoli Discepoli della Croce e della PUACS. «Penso alla bella e ricca testimonianza del cav. Alfonso Russo, ritornato nella casa del Padre il 22 febbraio 2013, il quale, anche se per un tempo breve, ha sfiorato la mia vita di Vescovo ed io ho potuto cogliere lo spessore della sua umanità e spiritualità» così si è espresso il presule nel messaggio per l’istituzione della giornata. Il ricordo del fondatore Russo riempie di commozione l’assemblea. Molti annuiscono con il capo, come a confermare la grandezza di un uomo che ha re-

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galato alla nostra terra “una lezione di ecclesialità”. L’invito del Vescovo. Nel giorno della festa della Cattedra di Pietro, mons. Giudice ricorda: «Gesù ha deciso di salire su un’altra cattedra, quella della sofferenza. Il dolore ha un valore salvifico, non è punitivo». Un passaggio ancorato alla Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II del 1984, Salvifici doloris, che compie 30 anni: «Sarebbe bello incontrarsi e riflettere su questo testo» ha auspicato il Vescovo, lanciando l’invito ai presenti. Rivolto ai malati, al termine dell’omelia, mons. Giudice ha affermato: «Accanto alla vostra croce, c’è la Vergine Madre di Cristo. Ognuno di noi può trovare tra le sue braccia il senso della sofferenza». Mariarosaria Petti

DAL TO CURE AL TO CARE Il convegno promosso dall’A.M.C.I. in collaborazione con la Diocesi

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urare e prendersi cura. La centralità della persona nella patologia oncologica” questo il titolo del convegno che si è tenuto a Pagani, lo scorso 8 febbraio. L’incontro è stato promosso dalla Sezione “V. De Colibus” dell’AMCI diocesana in collaborazione con l’UOC di Chirurgia Generale ed Oncologica dell’Ospedale di Pagani. Il passaggio dal to cure al to care, cioè dal curare al prendersi cura al centro della riflessione presentata da Mario Ascolese e Renato Giordano, cui hanno preso parte in qualità di relatori: Vincenzo Gallo, Luciano Tarantino e Biagio Esposito, Tiziana Oliveto e il diacono don Ivan Cerino. Con la folta partecipazione dell’AVO, graditi ospiti sono stati Antonio Squillante e Bruno Ravera.


Giuseppe Tortora con la moglie Giuseppina e mons. Giudice

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alute e malattia, un filo sottilissimo le divide. Un confine rappresentato per il credente dalla volontà di Dio. Una volontà che a volte appare ingiusta e cattiva. E se, invece, proprio la malattia fosse l’unico modo per entrare in noi stessi e fare verità? E se di fronte ad un ammalato, invece di provare disagio e imbarazzo, provassimo a metterci in ascolto? È stata la sfida dell’incontro che il nostro vescovo Giuseppe, insieme a me, ha avuto con Giuseppe Tortora, fedele della parrocchia di Orta Loreto. Un uomo esemplare, dedito al lavoro e alla famiglia, di grande fede. Sono tante le cose che ha sempre fatto con amore e passione, tra queste in modo particolare spiccava la sua propensione per la musica, il canto e la poesia, tanto da diventare un vero compositore

Seme di speranza per ogni circostanza. Ormai da diversi anni la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, lo ha inchiodato al suo letto di dolore, ma la fede è aumentata sempre di più. Oggi si esprime attraverso l’accettazione delle sofferenze per lui e la moglie Giuseppina, che lo assiste con un amore infinito. Non solo. Nella sua condizione ha pensato a quanti soffrono della sua stessa malattia e si è attivato – insieme ai suoi cari – per cercare fondi per la ricerca. I suoi occhi erano grondi di lacrime per la presenza del nostro Pastore: la nostra visita – nonostante l’evidente sofferenza di Giuseppe – ci ha lasciato una grande gioia nel cuore. Oggi cerchiamo la gioia in molte cose effimere, ma quella vera, sgorga altrove. Nasce dal cuore. Dobbiamo imparare a purificare il ricordo, affinare il sentire,

Don Gerardo Coppola racconta la visita del vescovo Giuseppe ad un ammalato della sua parrocchia puntare oltre l’allegria. E accogliere la verità nascosta in noi stessi. Non possiamo scegliere di vivere a metà. Incontrare Giuseppe e sua moglie è stata una provocazione per noi: i suoi occhi brillavano e ci siamo aperti ad un ascolto inedito. Ritornando a casa, insieme a mons. Giudice, un senso di gratitudine ci ha pervasi per la grande testimonianza ricevuta, quella di un uomo, sua moglie e i suoi cari, che ogni giorno con lo sguardo rivolto al Crocifisso non rendono vana la sofferenza. Sac. Gerardo Coppola

LA FOTONOTIZIA Il gruppo della Diocesi che ha partecipato al viaggio a Lourdes, dal 9 al 12 febbraio scorso, organizzato dall’Opera Diocesana Pellegrinaggi, PUACS, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Madonna a Santa Bernadetta Soubirous. Il pellegrinaggio è stato guidato dal vescovo, mons. Giuseppe Giudice.

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla III domenica di Quaresima alla domenica delle Palme Commenti a cura di mons. Giuseppe Giudice

Non gli occhi, ma il cuore della tua visione Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo Volto, fa che un giorno, rimosso il velo, possiamo contemplarlo. Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te E sotto il velo della Sapienza, frutto della ricerca delle genti. Ti cerchiamo nei volti radiosi di fratelli e sorelle Nelle impronte della tua passione nei corpi sofferenti. Ogni creatura è segnata dalla tua impronta Ogni cosa rivela un raggio della tua invisibile bellezza. Tu sei rivelato dal servizio del fratello al fratello Sei manifesto dall’amore fedele che non viene meno. Non gli occhi ma il cuore ha la visione di te Con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con te. (Preghiera dei giorni, dalla liturgia di Bose)

23 marzo 2014

III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno A) Le letture “Una sorgente d’acqua che zampilla” Prima lettura: Es 17,3-7 Salmo: Sal 94 Seconda lettura: Rm 5,1-2.5-8 Vangelo: Gv 4,5-42 Il Vangelo Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna – dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete». (cfr Gv 4, 13-15) Colore liturgico: VIOLA

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Dammi da bere C’è un deserto, oggi, che diventa sempre più esteso, ed è il deserto delle relazioni, delle non accoglienze. Costruito dai nostri pregiudizi, dalle nostre paure, dai nostri ritardi e, tante volte, amplificato dai mezzi della comunicazione. Ma c’è sempre un pozzo dove Gesù ci attende per accoglierci ed aprirci, dopo una reale conversione, ad un nuovo incontro. Cristo è morto per gli empi, nel tempo stabilito, per questo ogni incontro è ancora possibile, anche quando ci domandiamo: il Signore è in mezzo a noi, sì o no?


30 marzo 2014

IV DOMENICA DI QUARESIMA (Anno A) Le letture “Ho acquistato la vista” Prima lettura: 1Sam 16,1.4.6-7.10-13 Salmo: Sal 22 Seconda lettura: Ef 5,8-14 Vangelo: Gv 9,1-41 Il Vangelo Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e lavati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». (cfr Gv 9, 10-12) Colore liturgico: VIOLA O ROSACEO

Figli della luce Ma il Signore vede il cuore. Siamo invitati a vedere con il cuore: eravamo tenebre, ora invece siamo luce e dobbiamo comportarci come figli della luce. Continuamente abbiamo bisogno di essere guariti da Gesù per “passare” dalla cecità alla capacità di vedere. Vedere è più di guardare: vedere chiaro, vedere vicino, vedere dentro, vedere oltre. Nati ciechi, marinati nella luce, Luce che è Gesù, da accogliere sempre, specialmente quando brancoliamo nel buio del peccato e ci stiamo abituando.

6 aprile 2014

V DOMENICA DI QUARESIMA (Anno A) Le letture “Tuo fratello risorgerà” Prima lettura: Ez 37, 12-14 Salmo: Sal 129 Seconda lettura: Rm 8, 8-11 Vangelo: Gv 11, 1-45 Il Vangelo E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. (Cfr Gv 11, 43-44) Colore liturgico: VIOLA

Una voce da accogliere Visione del profeta che chiama alla risurrezione di un popolo, ad uscire dai sepolcri dove moriamo da vivi. Dio è Colui che riconduce nella propria terra, tirandoci fuori da ogni sepolcro di morte. Dio conosce, e solo Lui la conosce, la via per uscire dal sepolcro. Ed è lo Spirito che ci tira fuori dal nostro corpo morto. Anche dopo 4 giorni, Gesù, Risurrezione e Vita, può far uscire fuori Lazzaro, certo ancora legato, ma già sulla via della risurrezione. Voce che chiama, che rialza, che fa uscire fuori: è la voce di Gesù. Voce da accogliere per fare Pasqua.

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13 aprile 2014

DOMENICA DELLE PALME Le letture “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Prima lettura: Is 50, 4-7 Salmo: Sal.21 Seconda lettura: Fil 2, 6-11 Vangelo: Mt 26,14-75.27,1-66 Il Vangelo E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò. (Cfr Mt 27, 48-50) Colore liturgico: ROSSO

Osanna e crocifiggilo, poli della nostra esistenza Entriamo nel mistero grande della Settimana Maggiore, intorno alla quale tutto ruota e verso la quale ognuno deve incamminarsi. Entriamo cantando Osanna, ben sapendo che fra poco grideremo anche: Crocifiggilo! Osanna e crocifiggilo sono i poli della nostra accoglienza o non accoglienza del Signore. Oggi Osanna e fra qualche giorno crocifiggilo. E siamo sempre noi. Entriamo, non distratti e assonnati, ma con l’orecchio attento perché io ascolti come i discepoli. Entriamo sapendo di partecipare al dramma umano e divino della storia sacra. Immedesimiamoci in qualche personaggio di questo dramma e seguiamoLo.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Quei ricordi d’infanzia scritti con il mento

C

Quattro righe al giorno per onorare la vita, anche quando è graffiata da una grave forma di distrofia muscolare i ha messo sette anni ma

ma e il papà mentre ricordava-

nei confronti degli ultimi. “La

barriera architettonica e men-

ne è valsa la pena. Grazie

no e raccontavano la loro vita

segreteria vaticana ci ha contat-

tale. “Il giovane vive oggi insie-

alla sua tenacia Loren-

nel paese. Tutto ciò ha stimolato

tato – spiega la docente – e non

me al padre che è le sue braccia

zo Genovese, giovane affetto

in Lorenzo una grande curiosità

si esclude che ci possa essere

perché, purtroppo, la mamma è

da una grave forma di distrofia

per la vita del passato che lo ha

una risposta del Santo Padre nel

morta l’anno scorso per una gra-

muscolare è riuscito di portare

spinto, giorno dopo giorno, a

modo in cui riterrà più opportu-

ve malattia – racconta la docen-

a termine il suo libro “U Latru

cimentarsi nella scrittura di que-

no”.

te. Il ragazzo, dopo essersi diplo-

di Ficupali” (“Il ladro di fichidin-

sto racconto.

Lorenzo è nato a Buscemi, un

mato nell’istituto agrario, aveva

dia”). Il suo impegno quotidiano

A parlare di lui e della sua im-

paesino dell’altopiano ibleo in

anche intenzione di iscriversi ad

è stato quello di scrivere quattro

presa artistica è la professoressa

provincia di Siracusa. Costretto

una facoltà universitaria on-line

righe al giorno con il solo mo-

Lucia Vaccaro che ne ha curato

all’immobilità da quando aveva

ma le sue condizioni di salute

vimento del mento registrato

la traduzione in italiano perché

tre anni, il giovane, che adesso

non glielo hanno permesso”.

da una telecamera collegata ad

il testo è stato scritto tutto nel

di anni ne ha 27, ha sempre vis-

La scomparsa prematura della

una tastiera virtuale. Il racconto

dialetto siciliano del piccolo

suto la sua disabilità con grande

mamma non ha scoraggiato la

trae spunto dalle lunghe serate

centro ibleo. Una copia del libro

dignità, circondato dall’affetto

sua vena artistica e la sua voglia

d’inverno trascorse dal ragazzo,

è stata inviata a papa Francesco

e dall’aiuto dei familiari e del-

di vivere. […]

fin da quando era bambino, ad

a cui Lorenzo ha voluto dedica-

la sua comunità che hanno da

ascoltare i nonni, gli zii, la mam-

re il libro per la sua sensibilità

sempre lottato contro qualsiasi

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Insieme - Marzo 2014

(Da Avvenire, 14 gennaio 2014)


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Le cresime

Figli in cielo

Prepariamoci alla Pasqua

Il Vescovo amministrerà il sacramento della Confermazione il 16 marzo, alle ore 18:00, nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore, il 29 marzo alle ore 18:30 nella parrocchia San Teodoro di Sarno e il 30 marzo, alle ore 18:00, nella parrocchia Santa Maria degli Angeli di Nocera Superiore. Il 6 aprile, invece, alle ore 19:00, appuntamento nella parrocchia San Francesco di Paola a Pagani.

Il 23 marzo, alle ore 16:30, nell’abbazia Santa Maria Maddalena in Armillis di Sant’Egidio del Monte Albino, il Vescovo presiederà la santa messa in memoria dei figli in cielo, ovvero per quei giovani morti prematuramente.

Il 9 aprile, alle ore 21:00, Via Crucis diocesana a Nocera Inferiore con partenza dal Monastero di Santa Chiara e conclusione nella parrocchia Santa Maria del Presepe in piazza Amendola. Il 13 aprile il Vescovo presiederà la solenne celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme nella parrocchia San Bartolomeo apostolo di Corbara alle ore 11:00.

Festa di San Giuseppe Il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica nella solennità di San Giuseppe, alle ore 20:00, in Cattedrale.

Pellegrinaggio diocesano Così come avviene da qualche anno, la Diocesi si ritrova insieme per un pellegrinaggio. Il 5 aprile appuntamento al Monastero di Monte Cassino in provincia di Frosinone per scoprire la spiritualità benedettina.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

INSIEME AI GIOVANI Il 21 marzo, alle ore 20:00, il Vescovo incontra i 12 del Consiglio episcopale dei giovani ed i 72 per un momento di preghiera e formazione nella parrocchia San Giovanni Battista di Striano. Il 12 aprile, invece, in occasione della Giornata diocesana dei giovani, monsignor Giudice partecipa ad un momento di festa che si terrà al rione Monte Vescovado di Nocera Inferiore a partire dalle ore 16:00.

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Don Enrico e i ragazzi della Città

IL PRETE CHE AMAVA I BAMBINI

La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

C

hi si sofferma a leggere la vita di don Enrico rimane affascinato dal suo sguardo profetico. Nei bambini abbandonati, laceri e sporchi egli scorge i cittadini del futuro, onesti e laboriosi. E mentre si affanna per costruire la Città dei Ragazzi, non immagina soltanto un luogo fatto di mura e cemento. Sa bene che il compito che Dio gli affida è più nobile e delicato. In una lettera indirizzata ad un amico parla della costruzione di un edificio morale: “la mia aspirazione, che regge e domina tutta la mia esistenza - scrive - è quella di edificare l’edificio morale dei figli della sventura. Ai figli della strada, che a stuoli sono venuti fuori dai rottami di una guerra distruggitrice, privi del sorriso della madre, della protezione del padre, i quali nella vita avanzano senza ideali, senza speranza, io debbo ridonare loro l’anima che essi hanno inconsapevolmente perso”. Portando nel cuore questi sentimenti, il 10 marzo del 1949 stila il metodo pedagogico da adottare nella Città. Per don Enrico, nel processo formativo l’esperienza diretta ha un valore superiore rispetto all’insegnamento. Nel piccolo mondo della costruenda Città, i ragazzi dovranno confrontarsi con i problemi e le esigenze “della vita più complessa che essi affronteranno domani”. Poche regole, che don Enrico definisce i principi fondamentali. A fare da collante vi è l’educazione religiosa. Al primo punto il sacerdote pone l’assistenza e la vigilanza. Mentre è in atto il delicato processo di formazione delle giovani coscienze, è necessario vigilare, quasi vegliare sui ragazzi, senza che essi se ne accorgano. «Si faranno ad essi rilevare le loro manchevolezze, perché essi

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Il metodo educativo Quinto appuntamento con la rubrica dedicata al sacerdote angrese. Il 10 marzo del 1949 don Enrico stila il metodo educativo da utilizzare nella Città dei Ragazzi stessi sappiano e possano correggersi». Sia l’assistenza che la vigilanza vanno esercitate con dolcezza. Un giorno si presenta alla “Città” un ragazzo di nome Ugo. È don Benedetto Abate, 86 anni compiuti da poco, a raccontare l’episodio: «Aveva dodici anni ed era reduce da un tentativo di suicidio. Portava al collo ancora i segni della sua disperazione. Don Enrico, animato dalla sua fede, lentamente e con adeguata attenzione, riuscì a ricostruire quel ragazzo, aprendolo alla gioia della vita e ai valori del lavoro». Quanta dolcezza ha usato don Enrico, con quanta apprensione e dedizione ha vigilato su questa giovane anima lacerata dal dolore per ridonarle la gioia di vivere? Al secondo punto del suo metodo pedagogico scrive: Bisogna prevenire, mai reprimere. «In caso di mancanza, il ragazzo deve essere fatto amorevolmente persuaso del male commesso, perché si abitui ad aspirare esclusivamente per amore e persuasione e non mai per timore e imposizione degli altri. Perciò sono escluse le pene corporali e tutti i sistemi che importino privazioni». Al terzo posto vi sono la Fiducia, la Responsabilità e la Lealtà. «La leva

più potente e che dovrà esplicare una funzione di primaria importanza nella rieducazione è la certezza del ragazzo che l’educatore ha fiducia in lui. Questo credito morale, di cui il ragazzo non ha forse mai goduto, genera in lui un profondo senso di responsabilità e lealtà». Nel 1965, Salvatore Buono viveva da qualche anno nella Città. Aveva terminato la scuola media e faceva un po’ di pratica nell’officina meccanica. «Ero ancora molto piccolo - racconta - e per svitare un dado sulla contropunta della dentatrice mi servivo di uno sgabello. Erano passati sei mesi ed ero già in grado di manovrare la macchina da solo. Un giorno, per distrazione, ruppi un creatore nuovo (un utensile per ingranaggi) dal costo di £ 250.000». In quegli anni, la paga media di un operaio specializzato si aggirava sulla 80mila lire al mese. Aveva combinato un bel pasticcio. Gli istruttori non sapevano come dirlo a don Enrico. «Quando arrivò gli riferirono dell’accaduto. Lui mi venne vicino chiedendomi spiegazioni. Tremavo tutto e non ricordo se dalla mia bocca uscì una spiegazione plausibile. Mi mise una mano sulla spalla e, sorridendo, mi disse che non mi avrebbe fatto mangiare per dieci giorni. Capii subito che scherzava e che nella sua grande bontà mi aveva perdonato». Grazie al calore di un sorriso e di una mano sulla spalla Salvatore comprende quanto può costare cara una distrazione. La dolcezza di don Enrico aiuta il ragazzo a prendere coscienza dell’errore commesso e diventa un faro per non commetterne altri. Antonietta Abete


IN DIOCESI A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Ritrovare l’unità Il direttore Caritas lancia un appello alle istituzioni locali affinché si ritrovi una sinergia operativa. È questo l’unico modo per dare risposte ai bisognosi

R

ilanciare una sinergia territoriale per rispondere alle criticità del territorio. Diventa, infatti, sempre più lunga la fila all’esterno dell’ufficio della Caritas diocesana. Alle decine di persone che si presentavano per la bolletta o per un aiuto economico, oggi si aggiunge chi non riceve più il pacco alimentare e ha necessità di mangiare. La sospensione dell’erogazione di aiuti alimentari da parte di numerose associazioni del territorio sta mandando in tilt un sistema già fortemente precario. Solo l’unione dei vari attori sociali dell’Agro potrebbe dare una risposta concreta. La riflessione è del direttore della Caritas diocesana don Alessandro Cirillo. Per il sacerdote ci sono decisioni da assumere non più rinviabili. Occorre rivedere il sistema welfare dell’Agro, perché «anche un’ora di ritardo dovuta alla burocrazia potrebbe compromettere una famiglia, una vita». Ogni giorno don Alessandro è a contatto con storie molto difficili e controverse, espressione di una crisi economica che ha colpito molto duramente le famiglie dell’Agro. Spesso chi si è trovato in difficoltà fino a qualche mese prima aveva vissuto senza troppi problemi, poi un licenziamento e la rata per il nuovo frigorifero hanno compromesso tutto. «Ci rendiamo conto che la situazione non è delle migliori, no-

ITALIA: QUADRO A TINTE FOSCHE Una situazione drammatica emerge dal rapporto Noi Italia dell’Istat. Una famiglia su 4 è in una situazione di ”deprivazione” ovvero ha almeno 3 dei 9 indici di disagio economico, come ad esempio non poter sostenere spese impreviste, arretrati nei pagamenti o un pasto proteico ogni due giorni. Secondo l’istituto di statistica il disagio economico è cresciuto dal 22,3% del 2011 al 25% del 2012, con picchi del 41% al Sud.

nostante qualcuno a livello nazionale dica di vedere la ripresa – afferma don Alessandro – perché le richieste di aiuto non accennano a diminuire. Anzi, siamo sollecitati soprattutto sui bisogni essenziali e questo non volge affatto a favore della ripresa». Per quanto riguarda il territorio, si assiste ad una situazione di stallo da parte degli organismi preposti a dare risposte. I cittadini in difficoltà si sono talmente scoraggiati, che quasi non bussano più alle porte dei Comuni. Gli enti locali sono in deficit e tagliano, loro malgrado, anche la spesa sociale. C’è poi il Piano di zona che rispetto al passato vive una situazione di empasse. Ci si è impelagati nella palude della politica, delle poltrone e dei ricatti, senza che si trovi una soluzione: «Gli organismi che lo Stato ci mette a disposizione – dichiara il direttore Caritas – non sono sempre sinonimo di efficienza e questo finisce con il penalizzare ancora di più il territorio». «Bisogna fare presto» sollecita don Alessandro, rispondendo anche all’invito del Vescovo che a Natale, incontrando i sindaci della valle del Sarno, esortò a ritrovare un ritmo comune e camminare per la progressione di una terra fortemente in difficoltà. Un’unità che potrebbe essere sperimentata sull’emergenza viveri. Non percorrere strade isolate e differenti, ma studiare un sistema unico che possa dare certezze a quanti non riescono ad assicurare ai propri figli un pasto caldo. «Il percorso non è semplice – chiosa don Alessandro – ma è necessario trovare una soluzione. Bisogna fare assolutamente qualcosa. Insieme vediamo cosa e come». Salvatore D’Angelo

Il direttore della Caritas diocesana don Alessandro Cirillo

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La tessera per il triennio 2014-2016, accompagnato da una riflessione sul tema delle Generazioni

LA FESTA DEL TESSERAMENTO Lo scorso 31 gennaio, memoria di San Giovanni Bosco, in tutte le parrocchie della Diocesi si è celebrata la festa del tesseramento all’Associazione Nazionale San Paolo Italia Oratorio Chiara Luce Badano

L’

Associazione Nazionale San Paolo Italia è l’organo di collegamento, promozione, patrocinio e aggiornamento degli oratori e circoli giovanili delle parrocchie. Ha natura ecclesiale e civile. L’appartenenza all’Anspi si esprime tramite una tessera annuale che chi frequenta l’oratorio è tenuto ad avere. Oltre a fornire la copertura assicurativa, la tessera è un significativo gesto di corresponsabilità e condivisione del progetto educativo dell’oratorio e un piccolo segno di collaborazione per le spese correnti: materiale per le attività, riscaldamento, luce, strumenti. Triplice è il significato della tessera: è un segno di adesione alle finalità educative che l’oratorio si propone, permette di partecipare con alcune agevolazioni alle varie attività oratoriane (corsi di formazione, feste, tornei, gite, campi estivi, ecc. ), offre infine una copertura assicurativa grazie alla Convenzione stipulata tra la Presidenza Nazionale ANSPI e l’Agenzia Generale di Sassuolo di CATTOLICA Assicurazione.

Oratorio Don Biagio Frasci

Oratorio San Giovanni Bosco

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La festa del tesseramento. Lo scorso 31 gennaio - giorno in cui la Chiesa fa memoria di San Giovanni Bosco, il grande apostolo dei giovani che con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore ne fu guida e salvezza - nelle parrocchie della diocesi di Nocera Inferiore - Sarno si è svolta la FESTA DEL TESSERAMENTO 2014. La tessera - che ha valore annuale (da gennaio a dicembre) e si può richiedere in tutti gli oratori ANSPI - ogni anno ha una nuova veste grafica che è la sintesi del tema sul quale l’Associazione vuole riflettere. Per il triennio 2014-2016 il tema scelto è quello delle Generazioni che tiene conto anche della necessità di pensare al ruolo degli adulti che frequentano l’oratorio. La parola “generazioni” può avere più significati. Per questo motivo, l’immagine scelta ricorda l’albero genealogico nel quale tutte le generazioni sono capaci di ritrovarsi: un albero con delle radici solide che affondano nella TRADIZIONE, i cui rami tendono verso l’alto, in un anelito di speranza per il FUTURO. Alla base dell’albero c’è una famiglia: soggetto educativo primario nel quale è possibile l’intreccio delle generazioni che si traduce in quella vitalità rappresentata dai soggetti dell’immagine.


Oratorio San Domenico Savio

Oratorio San Michele Episcopio

Oratorio San Lorenzo e San Diodato

L’APPUNTAMENTO

Obiettivo formazione Si svolgerà a Sacrofano (Roma), dal 20 al 22 marzo, il I corso nazionale di esercizi spirituali ANSPI, pensato per sacerdoti, dirigenti nazionali, responsabili dei Comitati regionali e zonali e operatori ANSPI

G

li esercizi spirituali sono nati dall’ispirazione del Presidente nazionale ANSPI don Vito Campanelli che lo scorso 6 gennaio fu colpito da una riflessione di Papa Francesco riportata dal quotidiano Avvenire: “Nel mistero dell’Incarnazione del figlio di Dio c’è anche un aspetto legato alla libertà umana, alla libertà di ciascuno di noi. Infatti il Verbo di Dio pianta la sua tenda fra noi, peccatori bisognosi di misericordia. E tutti noi dovremmo affrettarci a ricevere la grazia che egli ci offre. Invece, continua il Vangelo di S. Giovanni, i suoi non lo hanno accolto”.

Mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica

Gli esercizi saranno animati da Sua Eccellenza Monsignor Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ci “guiderà” nella riflessione. Sarà un’occasione importante per riscoprire le radici dell’ANSPI e per fare quel necessario rifornimento spirituale per sostenere l’impegno associativo quotidiano nella Chiesa e nel Mondo.

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A CURA DELL’UFFICIO DI PASTORALE GIOVANILE

La cornice del XIII Convegno Nazionale di pastorale giovanile

A Genova, riflettori sulla pastorale giovanile Il racconto di Antonio Francese del XIII Convegno Nazionale che si è svolto dal 10 al 13 febbraio

È

con questo titolo, evocativo ed emblematico, che si è svolto il XIII Convegno Nazionale di pastorale giovanile. Un luogo da cui partire e uno a cui tendere. Sullo sfondo il tema del viaggio, comune a cristiani e sognatori. Chi si situa nelle due dimensioni prova a sognare, cristianamente, un futuro più dignitoso per i giovani che – dentro e fuori dalle nostre parrocchie – abitano la loro precaria esistenza. Il mio approdo è ai magazzini del cotone, oggi trasformati in un centro congressi, segno del cambiamento dei tempi: dove una volta si lavorava il cotone, oggi si tessono modelli nuovi di attenzione ai giovani. “Il futuro non è più quello di una volta” recita il titolo della relazione introduttiva del convegno, tenuta da mons. Brambilla, che interroga e si interroga su che futuro abbiano davanti, giovani che – come me – cercano la strada della propria consapevolezza nel mondo. L’arrivo a Genova trova nella Santa Messa l’ancora sicura in una giornata – letteralmente e figuratamente – tempestosa. Il secondo giorno di convegno ci apre la “sala comandi” di questa nave in cammino che è la Chiesa che si pre-occupa dei giovani: l’attrezzatura tecnica consiste in una ricerca, “Rapporto Giovani”, condotta dall’Istituto Toniolo che fornisce un’analisi statistica sulla condizione giovanile e sulle prospettive di intervento educativo. Nel pomeriggio veniamo condotti al “Museo del Mare”, stiva capiente della storia delle migrazioni genovesi. È l’esperienza di ieri che s’intreccia con il presente di una realtà giovanile spesso costretta a migrare, perché figlia di un territorio

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povero di possibilità, a cui noi siamo chiamati a dare risposte alternative. Esperienze e confronto. Il terzo giorno è dedicato a “Testa e cuore” dei giovani: storie di esperienze vissute da chi ha lavorato con le fasce più delicate dell’universo giovanile: carcerati, mafiosi, tossicodipendenti. Un’iniezione di speranza e una richiesta di impegno perché il nostro interesse si diriga verso ciò che è più difficile e spesso più distante da noi. Il pomeriggio, aperto al confronto tra i vari delegati diocesani, porta con sé la bellezza della diversità e la consapevolezza che la nostra azione pastorale locale si sta dirigendo, più che in altre parti, in modo convinto verso una pastorale ripensata “per i giovani e con i giovani”. L’ultima serata con lo spettacolo teatrale cala il sipario sull’esperienza genovese, che si conclude il giorno dopo con il saluto alla città e la celebrazione eucaristica. È il momento di preparare la valigia e rimettersi in viaggio. Porto nel mio bagaglio pensieri colmi di desiderio di riscatto, pieni di proposte di impegno e la consapevolezza, sempre più matura, di poter e dover fare qualcosa di più per chi è apparentemente lontano da noi. Noi che stiamo “dentro” riteniamo di essere lontani dai nostri fratelli che sono “fuori”, come se fossimo cielo e mare. Ma chi sa guardare nel profondo, cambiando prospettiva, sa che quella distanza non è che una sottile linea: l’orizzonte della diversità. Da quell’orizzonte riparto verso il porto della mia terra, con lo sguardo teso verso l’alto, portando nel cuore una speranza: il sogno di vederci tutti così vicini, fino a con-fonderci. Antonio Francese


CONTROCORRENTE A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

I metodi naturali sono difficili da imparare?

Nel 2014 l’Ufficio per la pastorale familiare accompagnerà i lettori di Insieme con la rubrica Controcorrente, uno spazio per riflettere e approfondire il tema della procreazione responsabile e l’utilizzo dei metodi naturali

Ecco la domanda che molte coppie si pongono. In realtà, è sufficiente farsi accompagnare da un’insegnante qualificata nel percorso di conoscenza del proprio corpo, per imparare a riconoscere i segni e i sintomi della fertilità

I

metodi naturali per una procreazione responsabile sono difficili da imparare? Conoscere i Metodi Naturali non è più facile o più difficile di qualsiasi altro tipo di apprendimento. Non è necessario alcun tipo di preparazione scientifica. È sufficiente contattare personalmente un’insegnante qualificata (è sufficiente cercare sul sito internet www.confederazionemetodinaturali.it) e programmare con lei gli incontri. L’insegnamento è, dovunque, disponibile e gratuito ed è rivolto alle coppie e alle donne singole. Non essendo fondati su calcoli di probabilità (come il vecchio Metodo del Ritmo conosciuto anche come Metodo di Ogino-Knauss), questi metodi non richiedono che i cicli siano regolari, ma possono essere applicati in ogni circostanza della vita riproduttiva della donna (anche in cicli irregolari, durante l’allattamento al seno, in premenopausa, dopo la sospensione dei contraccettivi orali...). L’efficacia dei metodi naturali è fortemente condizionata dalla capacità acquisita dalla donna di riconoscere i vari sintomi, perciò i Metodi devono essere correttamente insegnati e, soprattutto, correttamente appresi e applicati. Conoscere il proprio corpo. Con un’osservazione quotidiana di tutti i segni, la donna è in grado riconoscere il sintomo della fertilità e di ricevere il beneficio della conoscenza del proprio corpo sotto il profilo della fertilità. Ci potrebbe essere la fatica del riconoscimento dei segni. Ma quest’impegno assume un valore diverso - faticoso, artificioso o piuttosto arricchente e naturale - in virtù della motivazione che la donna o la coppia mette nella scelta dei Metodi Naturali. Un punto qualificante, dunque, per il buono e facile apprendimento è la motivazione. Quando è sana dà alla donna e alla coppia una facilità nell’uso, nella costanza e nell’osservazione che deve essere attenta e quotidiana per cogliere i segni e i sintomi di fertilità. Ed una eventuale difficoltà ad interpretare è

superata dall’aiuto di un insegnante qualificato. Dove manca una conoscenza, la fertilità viene percepita dalla coppia come un’incognita, una situazione incontrollabile che genera timore e preoccupazione. Il rapporto con se stessi, l’ascolto e la conoscenza del proprio corpo possono apparentemente sembrare un peso. In realtà, grazie all’osservazione dei segni di fertilità e alla loro interpretazione è possibile vivere liberamente, e in maniera appagante, la procreazione responsabile e la relazione sessuale coniugale, scegliendo di ricercare o distanziare una gravidanza. Libertà e responsabilità. Confrontarsi con il proprio corpo, prendere coscienza che avere rapporti coniugali in presenza di fertilità significa aprirsi alla possibilità di concepire una nuova vita è uno strumento di libertà e responsabilità. Libertà, perché solo la conoscenza consente scelte autenticamente libere. Responsabilità, perché la consapevolezza della propria fertilità porta ad interrogarsi sul fondamento delle proprie scelte e dei propri comportamenti. In questo modo, la responsabilità della procreazione non viene delegata ai mezzi esterni ma è assunta direttamente dai coniugi. Giovanna Pauciulo

PER SAPERNE DI PIÙ Cerca le insegnanti sul territorio - Consultorio Granello di Senape, telefono 081.94.08.81 - Dott. Giovanna Pauciulo, cell. 392.97.70.260 - Dott. Carmen Miranda, cell. 329.61.86.904

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L’interno della Chiesa della “SS. Vergine Addolorata”

La Confraternita della “SS. Vergine Addolorata” di Pagani

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erfettamente in linea con il contesto storico in cui sorge e si diffonde il movimento confraternale nel Salernitano, la confraternita della SS. Vergine Addolorata di Pagani, già denominata dei Sette Dolori, ha un’origine antica, trovandola presente nella città di Pagani nel 1691, presso la Chiesa di San Felice. Inoltre, è tra le Confraternite la più antica aggregata spiritualmente all’Ordine dei Servi di Maria. Fu la grande devozione del popolo paganese alla Madonna Addolorata, che diede l’idea di fondare nella città di Pagani la Confraternita dei Dolori di Maria. Tale Congregazione venne istituita con approvazione diocesana, dall’allora Priore Generale dell’Ordine Servita, il venerabile Giovanni Francesco Poggi, con

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Brevi cenni storici sulla Confraternita della “SS. Vergine Addolorata” di Pagani che ha un’origine antica: era già presente a Pagani nel 1961 presso la Chiesa di San Felice decreto del 15 settembre 1691. Questa Confraternita fu fortemente voluta da donne devote, tanto da essere inizialmente nominata “Congregazione delle Pie Donne. La Confraternita, così come aggregatasi, ottenne i medesimi benefici spirituali concessi dalla Santa Sede all’Ordine dei Servi di Maria. Successivamente, nel 1749, fu adottata la Regola e si realizzarono le insegne necessarie alle processioni. Sempre nel 1749, il sacerdote don Agnello Contaldo, istituì la “Compagnia dell’Abito”, rivestendo sette uomini dell’abito Servita, in memoria ed onore dei Sette Santi

Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria. A memoria di tale evento, presso la Chiesa della Confraternita, si trova l’antico quadro raffigurante la Vergine Addolorata che consegna il Sacro Scapolare a San Filippo Benizi e a Santa Giuliana Falconieri dei Servi di Maria. Oggi di queste due realtà esiste un’unica Confraternita, sia maschile che femminile, intitolata alla SS. Vergine Addolorata, che dal 1814 ha preso possesso della ex Chiesa di San Carlo, che componeva l’ex Convento degli Scolopi, oggi sede municipale. La chiesa, restaurata a cura e spese dei Confratelli, fu riaperta al


A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LE CONFRATERNITE

La Chiesa della “SS. Vergine Addolorata” Sull’altare maggiore è posta la tela settecentesca raffigurante la Madonna Addolorata nell’atto di consegnare lo scapolare dei Servi di Maria a San Filippo Benizi e Santa Giuliana Falconieri

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a Chiesa dell’Addolorata, dalle linee essenziali e nitide, è a croce latina, con una piccola cupola illuminata da quattro piccole finestre ovali che poggia su otto colonne corinzie. Sull’altare maggiore, composta di marmi policromi, è posta la tela settecentesca raffigurante la Madonna Addolorata nell’atto di consegnare lo scapolare dei Servi di Maria a San Filippo Benizi e Santa Giuliana Falconieri, mentre alcuni angeli mostrano la Croce ed i simboli della Passione di Cristo. Ai lati della navata si aprono due piccole cappelle, una dedicata ai “Sette Santi dell’Ordine dei Servi di Maria” ed ospita oltre ad una reliquia, anche, i quadri raffiguranti gli stessi Santi Padri Fondatori. Vi è poi la cappella dedicata alla “SS. Vergine Addolorata” ed accoglie una preziosa statua lignea della Madonna, databile fine diciottesimo secolo, rivestita

culto nel 1817. Lo storico locale Ovidio Forino, nell’elenco delle “chiese fatte a tempo mio”, riporta tale Chiesa come intitolata a S. Carlo e la dà sicuramente in funzione dal 1637, perché citata quale luogo di sepoltura. A seguito della tragica epidemia di peste del 1656, che annienta l’intera comunità monastica, tutto il complesso venne abbandonato. Successivamente la municipalità di Pagani favorì il ripristino del convento e il rientro dei Padri Scolopi, che vi rimasero fino alla soppressione napoleonica degli Ordini religiosi del 1806. Passata la “bufera francese”, con un decreto del 1816 i Borboni ratificarono l’assegnazione al Comune del convento e dell’annessa chiesa dove la Confraternita già si trovava. Nel 1897, accresciuta maggiormente la

di un ricco abito ricamato in filigrana d’oro. Questa statua è stata recentemente restaurata dalla “Scuola Europea del Restauro” presso il castello Aragonese di Ischia. Nella cappella vi sono, anche, esposti i quadri raffiguranti la “Via Matris”, cioè i sette dolori che la Vergine ebbe a subire nella sua vita. Tra le altre opere, si conserva anche una tavola del XVII secolo, raffigurante “Cristo morto”, nonché un pregevole organo a mantice in legno intarsiato e rifinito in foglia d’oro e d’argento, la cui costruzione potrebbe risalire alla fine secolo XVII, da autore ignoto, ma di sicura Scuola Organaria Napoletana, come da scheda storico-tecnica rilasciata dalla “Premiata Fabbrica d’Organi Continiello” da Monteverde (AV), che ne ha curato il prezioso e delicato restauro, col quale si tengono vari concerti di musica sacra.

devozione alla Madonna Addolorata, i confratelli e le consorelle della suddetta Confraternita, spinti anche dal desiderio di stringere maggiori legami con l’Ordine dei Servi di Maria, tramite il Vescovo Diocesano mons. Luigi Del Forno, fecero formale richiesta di erigere nella stessa Chiesa un sodalizio del Terz’Ordine dei Servi di Maria (oggi Ordine Secolare), approvato dall’allora Priore Generale

M. B.

Giovanni Angelo M. Pagliai il 1° febbraio 1897 (AGOSM, Cartella-Confraternita anno 1897). Ancora oggi è privilegio, dei Confratelli, vestire l’abito proprio dei frati dell’Ordine dei Servi di Maria e per le Consorelle, indossare, uno Scapolare con lo stemma dell’Ordine e l’immagine della Madonna Addolorata. Matteo Baselice

L’APPUNTAMENTO Il percorso formativo Il prossimo appuntamento del percorso formativo per le Confraternite è previsto per mercoledì 12 marzo alle ore 20.00 presso la Confraternita del Santo Rosario in San Marzano sul Sarno. Mons. Giovanni Iaquinandi, Vicario Generale, affronterà il tema “Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori”.

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IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno

Auguri di buon onomastico a:

Mons. Giuseppe Lanzetta (Nocera Inferiore) ha festeggiato 86 anni, il 5 marzo; don Alessandro Cirillo (S. Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio) compie 41 anni, il 27 marzo. Le vostre vite siano sempre orientate alla santità. Auguri!

Padre Giuseppe Ferraioli (S. Giovanni Battista e S. Maria del Ponte, Roccapiemonte); mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della cattedrale); mons. Giuseppe Lanzetta (Nocera Inferiore); don Giuseppe Pironti (Santa Maria del Carmine e Ss.ma Annunziata, Angri); don Giuseppe Perano (S. Michele Arcangelo, Nocera Superiore), il 19 marzo. Auguri!

Un augurio speciale a: Mons. Giuseppe Giudice, per la festa del suo onomastico, il 19 marzo. Affidiamo il Vescovo all’intercessione di san Giuseppe, perché il suo sguardo e amore paterno custodisca i passi del Pastore della nostra comunità.

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale Don Michele Fusco (S. Giovanni Battista, Striano) festeggia il 19 marzo; don Vincenzo Ruggiero (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inferiore) festeggia il 29 marzo. Affidiamo a Maria, Madre dell’amore, i vostri ministeri, perché siate sempre sorretti dal suo conforto.

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti:

Redazione in festa «Signore, Tu mi hai chiamato a servire il prossimo attraverso i mezzi dell’informazione. Donami di farlo sempre nell’obbedienza alla verità, con il coraggio di pagare di persona affinché essa non sia mai tradita». (Preghiera di mons. Bruno Forte)

Danilo Sorrentino (Gesù Risorto, Pagani) compie 21 anni, il 16 marzo; Massimo Ferrara (San Matteo Apostolo, Nocera Inferiore) compie 43 anni, il 24 marzo. A voi, preziosi collaboratori, l’augurio di annunciare sempre con gioia la Buona Notizia.

Danilo Sorrentino

La redazione di Insieme formula i migliori auguri ad Antonietta Abete e Sofia Russo, coordinatrice della rivista e responsabile del marketing, per il compleanno, rispettivamente il 22 e il 26 marzo. Auguri!

Sofia Russo

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Mariangela Giudice

Un augurio speciale Donatella Salvati e Mariangela Giudice, collaboratrici di redazione, hanno conseguito il traguardo della laurea rispettivamente in Editoria e Pubblicistica (il 13 febbraio) e in Lettere Classiche (21 febbraio). I più cari auguri per il raggiungimento dell’importante tappa: affinché la vostra penna sia sempre intinta alla sorgente dell’amore per la Verità. Congratulazioni! Donatella Salvati


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

La Messa vespertina dei bambini Una celebrazione eucaristica per i più piccoli dell’AC e del Buon Samaritano

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ome ogni sabato, l’8 febbraio scorso alle 17.30, la parrocchia è gremita di bambini dell’Azione Cattolica e del Buon Samaritano con catechiste ed educatori. Si respira una gioiosa atmosfera: tanti i bambini sull’altare, stretti attorno a don Ciro e altri ancora, seduti nei banchi delle prime file, pregano e cantano insieme, si sentono tutti coinvolti con trasporto dalla celebrazione presieduta dal parroco, animata dal coro “Che bella compagnia” e scandita dal battere ritmato delle mani dei fedeli. Volti gioiosi, canti e sguardi innocenti rendono ancora più intensa la partecipazione della comunità alla preghiera e al raccoglimento. Prendendo spunto dal Vangelo di Matteo, don Ciro nell’omelia ricorda che «il cristiano deve dare sapore a ogni situazione della vita quotidiana, affinché possa risplendere sempre la luce del Vangelo». È un messaggio intenso, quello rivolto da don Ciro, che con immagini semplici invita i fedeli a compiere opere concrete di carità, perdono, accoglienza e condivisione per essere “sale e luce”. È davvero fondamentale per i bambini questo momento vissuto nella preghiera: «Insieme è più bello pregare!» ha osservato una bambina convinta che vivere la relazione con gli altri rende più significativo ogni momento. La celebrazione si conclude: si scioglie l’assemblea e don Ciro abbraccia i tanti bambini con l’affetto e il sorriso che lo contraddistinguono. Maria Bonfiglio

Andrea Pappacena all’incontro dei Pavoniani

Sant’Alfredo Sarno

Una famiglia che si ritrova Incontro dei pavoniani a Lonigo

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ei giorni 1 e 2 febbraio la famiglia pavoniana – religiosi, laici e collaboratori – come ogni anno, si sono riuniti a Lonigo, in provincia di Vicenza. Erano presenti circa 100 persone, quasi tutti delle comunità del Nord Italia. Per la parrocchia di S. Alfredo in Sarno ha partecipato Andrea Pappacena. L’incontro si è svolto nella villa San Fermo, struttura che risale al X secolo. Il tema di questo incontro ha riguardato la missione dei pavoniani per l’evangelizzazione dei giovani nei loro processi di crescita e vocazione. I lavori sono stati condotti dal superiore provinciale, padre Battista Magoni, accompagnato da diversi e importanti relatori, tra cui lo scrittore Paolo Gulisano, autore del volume “Fino all’abisso. Il mito moderno di Moby Dick”. Durante lo svolgimento dell’incontro abbiamo avuto modo di prendere visione di alcune scene tratte dalla sua opera, basata sull’avventura, la ricerca e la fede. In conclusione, posso affermare che questi incontri annuali di scambi di idee sono molto formativi e costruttivi. Andrea Pappacena

La parrocchia gremita per la Messa vespertina dei bambini

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Santa Maria Addolorata Roccapiemonte

San Potito, vestito di nuovo Una nuova statua del Santo per la piccola comunità, in terracotta e cartapesta

E La celebrazione eucaristica

San Teodoro Martire Sarno

Tutti in festa per San Teodoro Una due giorni speciale in onore del Santo a cui è intitolata la parrocchia

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ioia, condivisione e partecipazione. Inebriata dalla luce della preghiera, domenica 16 e lunedì 17 febbraio la parrocchia San Teodoro Martire di Sarno ha vissuto un’intensa due giorni di festa in onore del soldato e martire a cui è intitolata la parrocchia stessa. L’iniziativa, fortemente voluta da don Vincenzo Buono per ricordare il Santo nel giorno in cui il martirologio ha celebrato la memoria di Teodoro, è stata caratterizzata da forti momenti liturgici, condensati anche dalla presenza del teodorino Francesco Maria Rea, parroco di S. Francesco e di S. Maria della Foce in Sarno, che ha presieduto la Santa Messa della domenica sera. Ad aprire i festeggiamenti in mattinata era stato il vescovo, mons. Giuseppe Giudice con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00, impreziosita dalla partecipazione dei bambini del catechismo. L’esposizione del Santissimo Sacramento, le lodi mattutine, l’adorazione eucaristica, l’Ora Media, il Santo Rosario, l’Angelus e la benedizione eucaristica sono stati, invece, i momenti di preghiera che hanno scandito la giornata del 17 febbraio, festività di San Teodoro. In serata, poi, la Santa Messa presieduta dal vescovo emerito della Diocesi, mons. Gioacchino Illiano, durante la quale la signora Italia De Felice, ospite delle Suore di Santa Marta, ha spento le sue “prime” 100 candeline. Michele Lanzetta

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ra il 1956 quando l’allora don Mario Vassalluzzo, fresco di messa e mandato in quel di San Potito come vicario parrocchiale, ebbe l’idea di realizzare una statua del Santo da cui il paese, frazione di Roccapiemonte, prende il nome. Era un’esigenza liturgica, quella di portare in processione l’immagine del piccolo Martire. Ma l’artista di Mercato San Severino, Giuseppe Piazza, pensò bene di alterare i dati anagrafici e fisiognomici: invece di un ragazzo non ancora tredicenne, ne uscì dalla sua bottega un giovanotto maturo, un novello Cesare, con paludamenti pesanti e statici. Oltre ad un peso eccessivo della statua che insieme alla pedana massiccia diventa un problema da portare a spalle. Ed oggi non tutti sono disposti a tale carico. Finalmente nasce il progetto di qualcosa di nuovo e di diverso, in materiale leggero, cartapesta e terracotta. Con la fortuna di aver trovato un buon artista che ci ha creato la dolce immagine di un adolescente romano, anzi “romeno”, come la tradizione e la leggenda ci tramandano. Proveniente forse dalla Romania, Potito fu martirizzato sotto Antonino Pio, perché cristiano, nonostante avesse guarito la stessa figlia dell’imperatore. Era appena tredicenne. Correva l’anno 160. Grande festa quindi l’8 febbraio, nel paese che ricorda il martirio il 13 gennaio. Per l’occasione è stato possibile anche recuperare un frammento osseo del Santo, grazie alla generosità dell’abate di Montevergine, presso il cui santuario si conservano le reliquie. E con la benedizione del Vescovo è stato davvero un grande evento per una piccola comunità. d. Natalino Gentile La nuova statua di San Potito


Santa Maria delle Grazie Angri

Presentata l’Evangelii gaudium Momento di convivialità durante la festa del perdono

Santa Maria M. in Armillis S. Egidio del M. Albino

Festa del perdono Intensa tappa spirituale per accogliere il sacramento della riconciliazione sulle orme del Beato Alfonso Maria Fusco

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o scorso 9 febbraio, presso la Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista in Angri, sono stati accolti – insieme ai rispettivi genitori – i 27 bambini della comunità parrocchiale dell’Abbazia che, tra giugno e settembre, riceveranno il sacramento della Prima Comunione. Una giornata vissuta all’insegna della spiritualità, della cultura e della fraternità. Dopo l’iniziale momento di preghiera, i bambini ed i genitori sono stati coinvolti dalle catechiste in varie attività ludiche. Raggiunti successivamente da don Massimo, è stato proposto un momento di catechesi centrato sulla parabola della “pecorella smarrita”. Dopo il pranzo, consumato fraternamente insieme, mentre i genitori visitavano il museo del Beato, i bambini si sono preparati in preghiera a ricevere per la prima volta il sacramento della confessione. La giornata si è conclusa con una vivace celebrazione eucaristica in cui i bambini hanno manifestato la loro gratitudine con la preghiera e ciascuno, infine, ha portato un fiore in saluto sulla tomba del Beato Alfonso Maria Fusco. Livia Rossi

Mons. Alfano illustra l’esortazione apostolica di Papa Francesco alla comunità

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l 13 gennaio scorso mons. Francesco Alfano ha riempito di gioia i cuori dei tantissimi fedeli accorsi per ascoltare la presentazione della esortazione apostolica, Evangelii gaudium, di Papa Francesco. Tante le persone provenienti dall’intera forania di Angri, da ogni luogo dell’Agro nocerino-sarnese, ma anche da Solofra e Sorrento. Ad accoglierlo don Domenico, suo successore in parrocchia e mons. Gioacchino Illiano. Mons. Alfano ha illustrato l’esortazione di Papa Francesco proponendo tre punti chiave: linguaggio, contenuti e reazioni. Il linguaggio semplice e accattivante – così definito da mons. Alfano – chiama in causa ognuno di noi. I contenuti dell’esortazione, invece, individuano altri tre nuclei principali: il riferimento alla crisi dell’impegno comunitario, l’esigenza di recuperare la freschezza del Vangelo, l’attenzione all’omelia per i presbiteri. Senza dimenticare i poveri, vero cuore dell’annuncio cristiano. Infine, mons. Alfano ha concluso sottolineando la preghiera del Pontefice non solo ad aprire le porte della Chiesa ma ad uscire anche dalla stessa per offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Avere il coraggio di raggiungere le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo, senza avere paura di sporcarsi nelle strade. La Chiesa, non sia un rifugio per gente triste, ma una casa di gioia, una gioia che trova la sua ragione nel sapersi accolti e amati da Dio. A fine incontro il parroco, don Domenico, ha voluto pregare per e con Maria leggendo la preghiera presente alla fine dell’esortazione. La comunità parrocchiale

LA FOTONOTIZIA Spettacolo “Il presepe piangente secondo Matteo” della compagnia “Gruppo Teatro Oratorio della parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Angri, andato in scena il 6 gennaio scorso per la regia di Antonio D’Andretta.

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San Giacomo Maggiore San Valentino Torio

I bambini del laboratorio teatrale “La Quarta Scena”

Oratorio San Domenico Savio Nocera Inf.

Work in progress per i bambini

La comunità riunita per San Valentino

San Valentino e la reliquia

La festa religiosa organizzata dalla comunità in memoria del Santo Patrono

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ersione soft per i festeggiamenti in onore di San Valentino, prete e martire, patrono della nostra comunità. «Che la situazione economica sia difficile non è una novità – ha affermato don Alessandro Cirillo – la mancanza di lavoro e le tante persone che chiedono aiuto presso la Caritas diocesana e la parrocchia mi hanno fatto decidere (in simbiosi con la commissione) per una festa religiosa, con la processione della statua del Santo per le strade della città e la storica sagra “da’ purpette e’ pastenaca” con incasso devoluto alla missione di Veyula in Tanzania, organizzata come sempre da Marilina Landolfi». Lo scorso venerdì 7 febbraio è iniziato il settenario in onore di San Valentino con riflessioni sull’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium. Venerdì 14, il giro per le strade cittadine della banda “Città di Sarno”, diretta dal maestro Ciro Ruggiero; alle 17.30 la solenne processione della sacra effige con rientro in parrocchia alle 19.30 per la celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Giuseppe Giudice e con la partecipazione delle autorità civili e militari. Le altre due celebrazioni della giornata sono state presiedute da don Giuseppe Perano e da don Domenico Cinque. Sabato 15, invece, è stata animata la veglia di preghiera per i fidanzati con la presenza di don Mimmo Iervolino, parroco di Pomigliano D’Arco e noto cantautore religioso. A seguire tante le iniziative delle associazioni per arricchire la giornata in memoria di San Valentino. Sergio Velardo

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Procedono le prove per la messa in scena dello spettacolo liberamente tratto da Il Piccolo Principe per il prossimo 11 maggio

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ario, Luca, Antonio e il fratellino Prisco sono sempre i primi ad arrivare. Le porte del teatro sono ancora chiuse, ma loro sono lì ad aspettare. Condividono i banchi di scuola, il catechismo e anche la passione per la recitazione. Con il laboratorio proposto dalla compagnia di teatro amatoriale La Quarta Scena sono impegnati nella preparazione di uno spettacolo liberamente tratto da Il Piccolo Principe. E tra la postura e la dizione da controllare stanno imparando ad interpretare la lettura di un copione. Annusano cosa si nasconda dietro lo strano viaggio di un bambino come loro. Lo sa bene Francesca che interpreta la volpe e ha il compito arduo di mettere in scena la nascita di un’amicizia. Ha nove anni e mette tutto il suo impegno per capire il suono giusto di ogni singola parola. La memoria non è un problema per lei come per Maria, la più grande del gruppo, che ha accolto con entusiasmo il suo ruolo di aviatrice. Poi c’è Emilian e la sua voce sottile, Giorgia e Francesca, ultime arrivate. Il primo giorno hanno osservato dalla platea, ma poi si sono lasciate contagiare da un lavoro che pian piano prende forma e appassiona tutti. Anche le insegnanti, Roberta Belli, Francesca Bruno e Grazia Del Bene. A marzo le tavole del palco si trasformano in officina: saranno infatti i bambini a preparare le scenografie. Servirà un aeroplano, una montagna e un pozzo e i loro occhi grandi e pieni di stupore si domandano quando arriverà il momento fatidico per pasticciare con cartoncini e colla. A ciascuno l’invito a non perdere lo spettacolo il prossimo 11 maggio, presso l’Oratorio San Domenico Savio a Nocera Inferiore. Mariarosaria Petti


INSIEME TI REGALA LOURDES, L’ESTRAZIONE La Chiesa della Confraternita del SS. Crocifisso

San Giovanni Battista Striano

La candelora a Striano Gesù luce delle genti

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l 2 febbraio celebriamo la Festa della Presentazione di Gesù, anche detta “Festa delle luci”. Quaranta giorni dopo il Natale Gesù, “luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele” (Lc 2,30-32), fu condotto da Maria e Giuseppe al tempio per incontrare il suo popolo credente ed esultante. Da qui, la festa del 2 febbraio assume il senso di festa della luce ed è tradizionalmente celebrata anche a Striano con il rito della processione e benedizione delle candele. La funzione ha avuto inizio alle ore 17 con la recita del Santo Rosario presso la Chiesa della Confraternita del Santissimo Crocifisso, seguita dalla benedizione delle candele e dalla processione che si è inerpicata per le strade storiche. A concludere la serata la solenne celebrazione eucaristica in parrocchia, presieduta dal parroco, don Michele Fusco, e dal viceparroco, don Enrico Ascolese. Le celebrazioni – animate dal coro severiniano – sono state arricchite dalla Fraternità di Emmaus che in occasione della 36ª Giornata per la Vita ha distribuito dei volantini per la prevenzione del fenomeno dell’aborto. Raffaele Massa

È giunta al termine, lo scorso 28 febbraio, la campagna abbonamenti della rivista diocesana. È tempo di estrazione del fortunato lettore che vincerà un posto gratuito al prossimo pellegrinaggio diocesano a Lourdes (agosto 2014), organizzato ed offerto dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Durante il Convegno per la consegna del Premio Euanghelion a Lucetta Scaraffia, il prossimo 15 marzo alle ore 10.00 presso la Sala Polifunzionale “Galleria Maiorino” a Nocera Inferiore, avrà luogo l’estrazione.

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IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA ANGRI

Foto di gruppo scattata dopo la Celebrazione eucaristica conclusiva del 13 febbraio

Una grande e bella famiglia

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iamo tutti un sogno di Dio! Con questa certezza si è conclusa la seconda tappa della missione cittadina ad Angri. Dopo il mandato del vescovo consegnato il 30 novembre del 2013 a 60 seminaristi del Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II di Pontecagnano, dal 9 al 13 febbraio i giovani in formazione hanno invaso le strade, le case e le parrocchie di Angri per annunciare la bellezza di seguire Gesù. Visitando gli ammalati e le scuole, incontrando i giovani e le famiglie nei cenacoli, pregando ogni giorno davanti all’Eucaristia con la Liturgia delle Ore e la Santa Messa, ci hanno ricordato che siamo chiamati a realizzare un progetto di felicità. Accompagnati dai loro animatori e dal vicerettore, don Antonio Motta, i giovani seminaristi hanno coinvolto le comunità parrocchiali in una sinergia che ha visto tutti protagonisti, perché ognuno è testimone di chi ha al suo fianco. Le esperienze. Tante famiglie generose li hanno ospitati nelle loro case, memori che tutto ciò che hanno fatto al più piccolo di questi fratelli lo hanno fatto a Gesù. Durante i cenacoli con i giovani, mettendo la propria vita fatta di attese e di speranze ai piedi del Signore, i missionari hanno insegnato la preghiera fiduciosa che dice a Dio: Tu solo puoi… «Ho imparato ad avere più fiducia in me perché ho scoperto che Gesù mi ama così come sono», racconta Michela, giovane

Dal 9 al 13 febbraio le nostre comunità parrocchiali hanno vissuto la seconda tappa della missione cittadina, sotto il segno dell’accoglienza 15enne della parrocchia S. Maria del Carmine. «Ora sono consapevole di essere un capolavoro di Dio – continua –, lo siamo tutti. Io e la mia famiglia abbiamo avuto la gioia di ospitare uno di questi giovani, Carmine. È stata un’esperienza stupenda, ora ho un fratello in più! I momenti più belli sono stati i cenacoli, fatti di preghiera e condivisione. Lì, ho avuto la certezza che Dio mi accompagna sempre, che non mi lascia cadere, e che mi sceglie perché mi ama». Proprio in quei giorni tornava all’improvviso al Cielo Giovanni Siciliano, ministro straordinario della Comunione della parrocchia dell’Annunziata. I seminaristi, accompagnati dal vicerettore e dal responsabile Pietro Iozzino hanno fatto visita alla famiglia chiamata a vivere il dolore del distacco. Prima della Messa conclusiva, don Antonio Marotta in cerchio insieme ai seminaristi, nella sagrestia della parrocchia dell’Annunziata, ha fatto sintesi dell’esperienza vissuta. Racconta Fabiola, una giovane che vive il suo servizio come responsabile dei ministranti: «È emerso il profumo dell’accoglienza ricevuta. Ricordando Giovanni

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

Siciliano, il vicerettore ha aggiunto che bisogna essere abituati all’imponderabile, pronti a tutto». Come ricordato più volte da Papa Francesco, don Antonio ha sottolineato che la missione del sacerdote è tra la gente. “Ci siamo sentiti una grande e bella famiglia”, è questa la frase che ricorre maggiormente quando si ripensa a quei giorni ricchi di grazia. Una grande e bella famiglia, perché questa è la Chiesa, la famiglia dei figli di Dio. Questi giorni a stretto contatto con i seminaristi hanno lasciato la consapevolezza che siamo invitati, come comunità, a impegnarci nella preghiera e nella carità a sostenere gli operai della messe, e a ringraziare il Padrone della messe per le tante vocazioni che fa nascere nel cuore di ognuno. Attendiamo con trepidazione i due momenti conclusivi: dal 2 al 4 maggio vi sarà la festa in piazza, mentre il 14 maggio restituiremo la visita presso il Seminario Metropolitano. Giuseppe Pironti

Un momento del Cenacolo Giovani nella parrocchia S. Maria del Carmine Insieme - Marzo 2014

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Don Gaetano Ferraioli benedice un giovane che porta all’altare le tessere che saranno consegnate a tutti i membri di Azione Cattolica

Nel cuore del Vangelo

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novembre 2013: prende il via la XV Assemblea parrocchiale. Sulle parole del Cardinal Bergoglio, il nostro amato Papa Francesco, tutti i membri dell’Azione cattolica sono spronati a vivere l’appartenenza all’associazione con forza, portando nel cuore quella costante tensione ideale che a partire dall’incontro con Cristo spinge verso l’esterno, verso i fratelli e invita costantemente a mettere tutto in discussione, in un continuo fluire tra il dentro e il fuori, tra il cuore e la vita. Diversi i temi da affrontare. Per i giovani e giovanissimi la riflessione si è snodata intorno al tema dell’adesione e della vita associativa, gli adulti e i giovani si sono soffermati sugli stili di vita, sulla politica e il bene comune, gli adulti sul tema della spiritualità e dell’intensità. Don Gaetano Ferraioli - assistente spirituale e parroco - ha concluso la sua relazione ricordando a tutti che “l’Azione Cattolica è un’associazione fondata sul Vangelo”. Di conseguenza, siamo tutti chiamati ad essere innamorati dell’Azione Cattolica, perché innamorati del Vangelo. All’Assemblea sono state illustrate le modalità di voto e il numero dei membri eleggibili. Tutto era pronto per le elezioni che si sarebbero svolte il 19 novembre, dalle ore 18.00 alle 20.00. 10 novembre 2013: “Insieme c’è più festa” perché l’Azione Cattolica Ragazzi è allegria, gioia e amicizia vera. Alle 10.00 anche i membri più piccoli dell’Azione Cattolica (gli accierrini) hanno vissuto il loro momento assembleare guidati da Lucio Annunziata, membro dell’Equipe diocesana dell’ACR, che ha illustrato ai piccoli soci la bellezza di appartenere alla grande famiglia dell’AC. Il coinvolgimento dei ragazzi è stato tale che essi hanno invitato Lucio a vivere insieme a loro la Santa Messa, per ringraziarlo della testimonianza e della gioia trasmessa. Alle 18.00 il seggio elettorale era aperto, le votazioni sono andate avanti fino alle 19.45 con successivo scrutinio e nomina dei consiglieri che hanno formato il nuovo Consiglio di Azione Cattolica. 28 gennaio 2014: il consiglio neo eletto si riunisce per la prima volta, convocato dall’assistente don Gaetano Ferraioli (ritornato in parrocchia dopo l’intervento chirurgico e la convalescenza). In seno al consiglio vengono eletti il nuovo presidente, il segretario, il responsabile Acr, l’amministratore, il vicepresidente giovani e

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Le diverse tappe di un percorso che conduce il cuore alle sorgenti della fede: dall’apertura della XV assemblea parrocchiale di Azione Cattolica all’elezione del nuovo consiglio e al tesseramento di grandi e piccini quello adulti. Insieme è stata decisa la data del tesseramento. 9 febbraio 2014, ore 11.30: anche se in ritardo rispetto agli anni precedenti - e nonostante il tempo avverso - l’Azione Cattolica tutta era pronta a dire il suo Sì. La Messa è stata attraversata da un fremito di gioia, tutti i membri, divisi per settore, chiamati all’altare in un unico abbraccio con l’assistente don Gaetano ed il neo presidente Gianfranco Cascone, hanno preso consapevolezza della loro appartenenza, rinnovata in Cristo. La celebrazione eucaristica ha avuto il suo culmine con la recita corale della preghiera che il nostro amato Vescovo Giuseppe ha scritto in occasione della XV assemblea diocesana di Azione Cattolica e donata a tutti i membri. Il nuovo presidente Gianfranco Cascone

Marianna Vergati

Le tessere, segno di appartenenza all’associazione

Due piccoli accierrini portano il pane e il vino durante la presentazione dei doni


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA NOCERA INFERIORE

IN REDAZIONE: ALFONSINA VICIDOMINI, ANNATERESA

Foto di gruppo per il mandato ai catechisti, novizi ed educacuori

SCARPA E FRANCESCO COPPOLA

Il logo Il secondo appuntamento con la spiegazione del simbolo grafico ideato dalla parrocchia

La carta d’identità dell’educacuore Conferito il mandato dal parroco a catechisti, novizi e alla nuova figura degli educacuori

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omenica 9 febbraio, durante la celebrazione eucaristica, alcuni membri della nostra comunità sono diventati catechisti, educacuori e novizi, mediante il mandato conferito dal parroco e grazie all’impegno a evangelizzare e a educare alla fede i bambini e i ragazzi della parrocchia. Catechista e novizio, nel loro significato, sono due sostantivi conosciuti; mentre educacuore è un termine completamente nuovo che nasce dall’unione di due parole: educatore e cuore. Ma chi è l’educacuore? Il fondamento si trova negli scritti e nella vita di San Giovanni Bosco, il quale afferma: «L’educazione è cosa di cuore e Dio solo ne è il padrone». Il cuore per don Bosco abbraccia la totalità della persona, è il cuore biblico: luogo in cui l’essere umano decide l’orientamento della sua vita, plasma la propria volontà e opera scelte decisive. L’educacuore, nel compiere il suo servizio, è un artigiano che lentamente con le sue mani, con le sue parole, con il suo esempio e con il suo amore modella e plasma il cuore dei bambini e dei ragazzi che gli sono affidati. L’educacuore deve far entrare nei cuori l’amore di Dio e la gioia dell’essere cristiano. Egli racconta, dipinge, balla e canta la storia di Cristo, vive nel cuore della Chiesa e chiama tutti a vivere da fratelli e sorelle nella grande famiglia della parrocchia. Il vero educacuore è colui che scrive la parola Gesù nell’elettrocardiogramma del cuore di ogni persona che incontra. Tutti gli educacuori devono essere circondati dall’affetto e dalla solidarietà di tutta la comunità affinché possano essere sempre sostenuti nel formare cuori limpidi, veri, puri ma soprattutto cuori che hanno il sapore intenso di Dio. Don Alfonso Giordano

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e due ali che formano il cuore del logo disegnano, con la “S” che vi si intreccia, i lineamenti della “B” del Battista. Al tempo stesso però l’ala destra, tagliata dal braccio verticale della croce, forma una “P”. Siamo noi – come parrocchia – che scegliamo di legarci a quella croce, scegliamo di condividerne le gioie e i dolori. Non c’è dono d’amore più grande, non c’è esperienza di fede più bella di questa: uniti, un cuore solo e un’anima sola, per dar gloria a quella croce che per amore ci ha redenti e salvati. È il cuore che metti in quello che fai a rendere tutto unico e speciale ed è da qui che nasce il nostro nuovo logo.

Un momento della festa per il tesseramento

FESTA PER IL TESSERAMENTO DELL’ANSPI

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omenica 16 febbraio si è svolta la festa del tesseramento Anspi ed è stato il gruppo della “Formazione Ragazzi” – insieme a educacuori e novizi – a mettersi in gioco per mostrare a tutti la gioia dello stare insieme. Ai ragazzi dalla quinta elementare fino alla terza media l’invito a recarsi ogni sabato, dalle 16:00 alle 17:30 presso il salone parrocchiale per scoprire insieme un nuovo mondo fatto di divertimento, condivisione e amore verso Dio e il prossimo.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

I fidanzati della diocesi che hanno partecipato all’incontro con il Papa

Il concerto della Corale Polifonica Priscana, il 9 febbraio

Dacci oggi il nostro amore quotidiano 36 giovani, accompagnati da don Roberto Farruggio, hanno partecipato insieme ai fidanzati di tutta la Diocesi all’incontro con il Papa

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el giorno dedicato agli innamorati, il 14 febbraio, Papa Francesco ha avuto la bellissima intuizione di invitare i fidanzati di tutto il mondo per riflettere sul significato del matrimonio cristiano. C’eravamo anche noi, in 36, accompagnati dal nostro parroco, insieme ai fidanzati di tutta la Diocesi. «È possibile amarsi per sempre - ha domandato il Papa - in una società in cui domina la precarietà e si ha paura di fare scelte definitive?». Sì, è possibile e lo hanno confermato anche le coppie che ci hanno raccontato la loro testimonianza. È possibile, perché l’amore è relazione ed è una realtà che si costruisce assieme giorno per giorno. La moglie deve aiutare il marito ad essere più uomo e il marito deve aiutare la moglie ad essere più donna, senza rinunciare alla propria autonomia e individualità, proprio come due colonne che sorreggono l’architrave, lontane tra loro ma entrambe fondamentali. Non dobbiamo lasciarci vincere dalla cultura del provvisorio, perché la paura del per sempre si cura giorno per giorno, affidandosi al Signore il quale, donando la sua Grazia, nella preghiera personale e di coppia, aiuta a moltiplicare l’amore. Bisognerebbe pregare Dio dicendo

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“dacci oggi il nostro amore quotidiano”, ha suggerito il Papa ribadendo le tre parole che dovrebbero guidare la vita di ciascuno: permesso, grazie e scusa. Permesso, perché chi ama veramente non obbliga, non costringe ma si fa largo con cortesia e delicatezza nella vita dell’altro; grazie, perché bisognerebbe riflettere sul dono che siamo per l’altro e che riceviamo dall’altro. Infine scusa, perché abbiamo bisogno di riconoscere i nostri limiti e non finire mai la giornata senza aver fatto la pace per avere subito la possibilità di ricominciare. L’udienza è stata una festa di preghiera, colori, culture e canti. Barbara Senatore

Il momento di festa in Piazza Duomo

I giovani partecipano al centro di ascolto


IN REDAZIONE MARIA ANGELA BISOGNO E CINZIA FAIELLA La Santa Messa solenne nel giorno della Dedicazione della Chiesa Parrocchiale il 30 gennaio

Tempo di salvezza, cammino di grazia

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ra il 1614 quando fu elevata al cielo la bella Chiesa parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli. Le pietre, intrise di arte e cultura, i capitelli, gli stucchi, gli altari marmorei, gli affreschi i dipinti, le statue sono impregnate di storia, del sudore e dei sacrifici della gente. «Quante persone - ha ricordato il parroco don Roberto - hanno costruito le loro case intorno al Tempio di Dio, hanno lavorato nei campi, allevato animali, aperto botteghe e officine. Quante sofferenze e gioie, quanti incontri e scontri, litigi e riappacificazioni, quante demolizioni e costruzioni. E quanti fedeli in questa Chiesa hanno pregato, hanno ricevuto il Battesimo e la Confermazione, quanti bambini hanno frequentato il cate-

Tante iniziative in cantiere per festeggiare il 400esimo anniversario della costruzione della Chiesa parrocchiale chismo e ricevuto la Prima Comunione. Quanti giovani si sono sposati e quanti hanno accompagnato i loro cari in partenza verso la vita eterna. Quanti fedeli, ragazzi, giovani e adulti, si sono formati, sono cresciuti nella fede e impegnati nel servizio». Non sono mancati nella lunga storia quanti hanno detto sì alla chiamata di Dio a seguirlo più da vicino, nel sacerdozio e nella vita consacrata. «Preghiamo il Signore della messe che mandi operai per la sua messe anche da questa parrocchia!», ha scritto il sacerdote nella Programmazione stilata per la parrocchia per l’anno 2013 - 2014. Numerose le iniziative in cantiere per vivere questo grande evento. Lo scorso 23 febbraio il vescovo Giuseppe ha tenuto una catechesi al popolo sul

tema dell’accoglienza. Il verbo accogliere accompagna per questo anno il cammino di tutta la Chiesa diocesana. In quell’occasione è stato presentato il XVI Concorso internazionale del Madonnari. In Quaresima sarà celebrata la tradizionale Via Crucis, dai diversi quartieri la processione si snoderà verso la parrocchia, cuore pulsante di ogni attività. Il 400° della Chiesa parrocchiale giunge dopo 7 anni dalle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’istituzione della Parrocchia (1857-2007) e segna per la comunità una continuità che richiama al tempo vissuto “in Dio, tempo di salvezza, incontro con Lui… Tempo trasformato in cammino di grazia”. R.F.

“NIENTE SARÀ PIÙ COME PRIMA!” Questo lo slogan della missione popolare che dal 19 gennaio al 2 febbraio ha toccato tutte le parrocchie di Cava de’ Tirreni, guidata dai Padri Oblati di Maria Immacolata

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n tempo di grazia che ha toccato anche la nostra comunità perché la spiritualità dei Padri Oblati di Maria Immacolata si ispira il Movimento Giovanile Costruire. Anche il gruppo della nostra parrocchia è stato coinvolto in questa bella esperienza, insieme ad alcuni catechisti. La missione, divisa in due momenti, è iniziata con la Santa Messa nella Concattedrale di Cava de’ Tirreni, presieduta dall’Arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni, mons. Orazio Soricelli. La prima

settimana è stata rivolta ai più giovani, una “Missione Giovanile” con la visita dei missionari, accompagnati dai Padri Oblati, nelle scuole medie e superiori. In serata, incontri e centri di ascolto nelle parrocchie che, inaspettatamente, hanno avuto una grande affluenza. Molto ricche le ultime tre serate, segnate da una marcia penitenziale nella Chiesa delle Anime del Purgatorio, da un pellegrinaggio verso la Badia di Cava e da un momento di

festa in Piazza Duomo, l’ultima sera, seguito dall’Adorazione Eucaristica. La seconda parte della missione è stata dedicata agli adulti. Altrettanto ricca l’affluenza nei centri di ascolto, incentrati sul tema della famiglia. La missione si è conclusa con una Via Crucis nella Concattedrale di Cava de’ Tirreni, molto toccante per la comunità, e con una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Soricelli. Giovanni Giordano e Nausicaa Occhipinti

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

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La gioia di camminare insieme

a qualche mese ormai, i ministranti della nostra parrocchia Maria SS. delle Tre Corone stanno condividendo la loro esperienza di servizio a Dio e alla comunità in comunione con un’altra parrocchia della nostra Forania, la parrocchia di S. Alfonso. Insieme con allegria. Ogni settimana i gruppi ministranti si incontrano per un momento di gioco, di preghiera e di formazione, ma anche semplicemente per stare insieme, mangiare una pizza e guardare un film. I protagonisti di questi incontri

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sono i ministranti, bambini dai 5 ai 15 anni, piccoli fratelli impegnati a servire fedelmente e con puntualità all’altare del Signore, sull’esempio di Gesù che ci ha insegnato a servire Dio e i fratelli. La gioia del servizio. Entrambi i Gruppi Ministranti delle rispettive parrocchie, guidati dal nostro parroco don Antonio Mancuso, vivono e condividono nell’entusiasmo e nella comunione in Gesù, questa nuova esperienza di crescita, di comunione fraterna, maturità collettiva e personale nel servizio alla Chiesa e ai fratelli. Raimondo Russo

Nella foto, alcuni momenti di condivisione

Un momento di preghiera, di gioco o anche una semplice pizza condivisa in allegria sono gli ingredienti per il cammino di condivisione che i giovani ministranti della comunità Maria SS. delle Tre Corone hanno intrapreso insieme a quelli della parrocchia di Sant’Alfonso in Sarno


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Vivere da protagonisti

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a ottobre sono immerso nella vita pastorale della comunità di S. Maria del Carmine e da subito ho percepito che qualcosa di unico caratterizzava le sorelle e i fratelli di questa parrocchia. Ebbene sì, i ragazzi e i giovani sono il cuore pulsante della parrocchia. L’oratorio “San Giovanni Bosco” offre un’occasione e un’opportunità per crescere e stare insieme lontano dai pericoli della strada. Tutti insieme, come una grande famiglia, grandi e piccini, condividiamo il gioco e la Parola. Con percorsi differenziati a seconda delle età si cerca di portare ad ognuno la gioia del Vangelo. Riscoprire il dono del corpo. Per i bambini e i pre-adolescenti l’obiettivo dell’anno è riscoprire il corpo che Dio ci ha donato. Oggi il corpo è esaltato, ma anche purtroppo banalizzato, disprezzato e perfino violato. Il corpo dice il nostro modo di essere nel mondo e in tal senso si presenta come il segno eloquente della nostra identità personale. Esso è nel contempo dono e compito, limite e possibilità, condizione di libertà e chiamata alla responsabilità. Il corpo dice la differenza ma anche la comunione, poiché è anche luogo e strumento della relazione con l’altro; meglio ancora, esso si pone come fondamentale crocevia di relazioni ed è sempre un’identità in relazione. Il corpo è anche un rimando efficace a Dio. Noi siamo un corpo, eppure questo corpo non viene da noi, ci è stato donato. Se vissuta in profondità, nell’esperienza corporea si coglie tutta la carica di simbolicità che permette di scorgere l’immagine di Dio. Il corpo in tutta la storia della salvezza è stato la via di Dio verso l’uomo: dalla creazione all’incarnazione, dalla passione alla risurrezio-

La festa dell’oratorio, lo scorso 31 gennaio, memoria di San Giovanni Bosco

ne. Esso costituisce d’altra parte anche la via dell’uomo verso Dio, poiché attraverso di esso passa l’esperienza della santificazione, così come ricorda san Paolo: «Vi esorto a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12, 1). Protagonisti e non spettatori. Per gli adolescenti puntiamo sulla qualità delle relazioni, perché come ci ha indicato anche papa Francesco, i giovani cristiani devono essere “non spettatori, ma protagonisti” nelle “sfide” del mondo contemporaneo. Non mediocri o annoiati, non omologati. «Non si può vivere senza guardare le sfide», «non state al balcone, lottate per dignità e contro la povertà». «Vivere, mai vivacchiare». Insieme camminiamo prendendoci per mano affinché nessuno resti indietro o da solo e sull’esempio di S. Giovanni Bosco vogliamo essere giovani che comunicano la gioia del Vangelo. Vincenzo Spinelli

Il seminarista Vincenzo Spinelli dallo scorso ottobre vive la sua esperienza pastorale presso la comunità Santa Maria del Carmine in Pagani. Questo mese ci racconta il percorso vissuto insieme ai giovani e ai ragazzi dell’oratorio “San Giovanni Bosco”

Il gruppo dei giovanissimi insieme a Vincenzo Spinelli

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Padre Aldo D’Andria insieme a don Bruno Montanara e don Raffaele Zoppi

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a parrocchia di Poggiomarino “esce dalla sacrestia”, accogliendo pienamente l’invito di Papa Francesco. Occhio, dunque, ai problemi reali della gente. Questo il tema delle ultime due riunioni del consiglio pastorale, dove sono arrivate proposte ed azioni concrete da mettere in campo per sostenere le famiglie e i meno fortunati durante il periodo di crisi sociale e di fede. Banco farmaceutico, doposcuola per i bambini meno abbienti, rete Caritas più robusta, spesa cumulativa, impegno verso i poveri, censimento delle competenze per la macchina del volontariato, rapporti con il sistema politico e banca del tempo. Sono solo alcuni degli interventi che la parrocchia Sant’Antonio di Padova in Poggiomarino ha pensato di pianificare per lenire le sofferenze di un nutrito gruppo di fedeli sopraffatto dalle difficoltà dell’attuale congiuntura finanziaria. L’obiettivo, adesso, è tradurre l’impegno “su carta” in atti concreti e per questo scopo

Povertà e ambiente

sono all’opera i componenti del consiglio pastorale che stanno lavorando su più fronti al fine di consentire un’assistenza concreta al territorio. «Naturalmente l’impegno è esteso a tutti i bisognosi della città - spiega il parroco, padre Aldo D’Andria -. Abbiamo pensato di raccogliere in questo modo l’invito del Santo Padre che ci ha chiesto in un’accorata missiva di fare sentire la presenza della Chiesa sui territori. Il primo incontro è stato promosso a fine novembre, quando abbiamo tracciato le linee guida. Ora è arrivato il momento di avviare un programma che deve necessariamente partire nel giro di qualche settimana». Tre, sotto questo aspetto, sono i laboratori messi in piedi dal consiglio pastorale: il primo, molto ampio, riguarda appunto quello della povertà. Gli altri due, invece, puntano in direzione del bene comune ed al campo ambientale per la salvaguardia del Creato. Mariano Rotondo

La parrocchia di Poggiomarino accoglie l’invito di Papa Francesco ed “esce dalla sagrestia”: numerose le iniziative in cantiere

I fidanzati in Piazza San Pietro

UN’EMOZIONE INDESCRIVIBILE Nove coppie poggiomarinesi benedette da Papa Francesco

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ove coppie di Poggiomarino che si uniranno in matrimonio entro l’anno sono arrivate alla corte di Papa Francesco. L’occasione è stata la ricorrenza di San Valentino, quando il Santo Padre ha invitato in piazza San Pietro tutti coloro che stanno seguendo i corsi di

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matrimonio: obiettivo è fortificare la loro prossima unione con il sigillo della fede. Aria di festa, insomma, anche per i fidanzati poggiomarinesi, giunti in Vaticano con la nutrita pattuglia della Diocesi di Nocera-Sarno. Per loro, come per tutti gli altri partecipanti, in omaggio il cuscino su cui

poggiare le fedi donato direttamente dal Pontefice argentino. Un “regalo” indimenticabile, che renderà unico ognuno dei matrimoni che si celebreranno nel corso di quest’anno. «Emozione indescrivibile», è stato il commento unanime delle coppie di Poggiomarino accolte da Bergoglio.


PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

L’amicizia come via alla santità

Jerzy Ciesielski (1929-1970)

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a santità è contagiosa, non c’è da stupirsi perciò se nello stesso anno in cui Giovanni Paolo II viene proclamato santo, un suo amico e discepolo, Jerzy Ciesielski, riceve il titolo di Venerabile che – alla luce di un’accurata documentazione – attesta con l’autorità della Chiesa la santità della vita. Per la beatificazione manca soltanto il miracolo. Jerzy ha conosciuto don Karol a Cracovia negli anni della giovinezza. Aveva fondato il gruppo Srodowisko, di cui era evidentemente l’intraprendente animatore; aveva bisogno di un prete e lo trovò proprio nel giovane e dinamico sacerdote, destinato a salire un giorno sulla cattedra di Pietro. Jerzy aveva maturato un’intensa vita interiore ma nello stesso tempo aveva ben chiaro di essere chiamato al matrimonio. La sua santità è passata attraverso i canali più ordinari dell’esistenza: lo studio, le amicizie, la famiglia, il lavoro. Ha cercato di vivere sempre con l’intima coscienza di stare alla presenza di Dio, ogni impegno vissuto con una specifica intenzione che egli riassumeva così nei suoi appunti personali: «Per te, o Dio». Sapeva stare in ginocchio e lì attingeva la forza per vivere la sua fede e resistere a tutti i condizionamenti di una politica che faceva di tutto per allontanare l’uomo da Dio. Ma sapeva anche darsi da fare: divenne ingegnere e fu docente universitario, amava e praticava lo sport agonistico fino al punto di far parte della nazionale polacca di basket. «Jerzy amava la vita e nello stesso tempo la concepiva come un compito assegnatogli da Dio», così ha testimoniato il cardinale Wojtyla dopo la morte, avvenuta in seguito

Jerzy fu ingegnere e docente universitario, amava e praticava lo sport agonistico. Più di tutto fu amico di don Karol: “fonte d’ispirazione” della teologia della famiglia, uno dei capisaldi del magistero di Giovanni Paolo II ad un tragico incidente nel 1970, quando aveva appena 41 anni. Tra Jerzy e don Karol nacque una profonda e duratura amicizia, fu una reciproca contaminazione. Ricordando l’amico scomparso prematuramente Wojtyla scriveva: «Abbiamo dedicato molte ore della nostra vita a conversazioni sul matrimonio inteso come vocazione di due persone». Jerzy pensava al matrimonio come via di santità e così ha cercato di viverlo, assieme alla moglie Danuta. Questi dialoghi furono per don Karol, come lui stesso riconosce, “fonte di ispirazione” e posero le basi per il libro Amore e responsabilità, pubblicato nel 1960. Anche la testimonianza giocava un ruolo non secondario: «Nel vedere come lui stesso si preparava al matrimonio, ci convincevamo che veramente il matrimonio e la vita familiare sono una vocazione del cristiano». Fu don Karol a preparare Jerzy e Danuta al matrimonio e a celebrare le loro nozze, nel 1957. La sua preparazione spirituale e teologica, la sua presenza amicale e paterna, fu senza dubbio una grande ricchezza per la giovane coppia. Ma la comunicazione tra loro aveva il sapore della reciprocità: ciascuno sapeva donare e s’impegnava a ricevere. Ciascuno arricchiva l’altro. Un’esperienza come questa ha lasciato un segno indelebile nella vita e nel ministero del vescovo Wojtyla ed ha preparato le basi per quella teologia della famiglia che rappresenta uno dei capisaldi del magistero di Giovanni Paolo II, certamente l’ambito in cui egli ha lasciato l’impronta più significativa.

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CULTURA Arte... rischi

ANCHE NOI ABBIAMO I BRONZI

di don Natalino Gentile

Lo scorso 24 gennaio, dopo un attento restauro, è stata restituita allo sguardo dei fedeli e degli appassionati di arte la tavola “Madonna con Bambino e Santi”, dipinta da Marco Pino da Siena

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on è un’esagerazione, anche se il pensiero va immediatamente ai due atleti di Riace. Parliamo invece di un evento eccezionale che abbiamo avuto la ventura di seguire dal principio. Da quando il parroco di S. Bartolomeo Apostolo di Nocera Inferiore, mons. Giuseppe Lanzetta, ora a riposo, ebbe l’idea del restauro. Sull’altare maggiore troneggia un dipinto che dal lontano 1557 arricchisce il patrimonio dell’Agro. Parliamo della tavola “Madonna con Bambino e Santi”, dipinta da Marco Pino da Siena, che sincretizza le forme poderose di Michelangelo (di cui fu allievo) e la grazia di Raffaello. Sembra strano, ma la fortuna di certi dipinti è che non tutti ne capiscono il valore e non ci meraviglia se a volte queste tavole diventano semplice supporto ligneo per infilzarci le ponesse di un apparatore. Trovarsi di fronte a tale capolavoro e lasciarlo così abbandonato, non sembrò più opportuno a don Peppino che, armato di buona volontà, decide di intervenire. Era il 2007 quando diede l’incarico alla ditta Ruggiero Restauri di Nocera Superiore. Adele Ruggiero e Raffaele Ronca hanno lavorato con competenza e professionalità, visto che l’idea è stata condivisa e continuata, anche dal punto di vista economico, dall’attuale parroco successore, don Vincenzo Ruggiero.

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Con lo stesso entusiasmo e gli stessi sacrifici, per arrivare alla mattinata straordinaria del 24 gennaio 2014, quando l’elevatore accoglieva con delicatezza la tavola, sostenuta non solo dalle mani dei vari collaboratori ma dal cuore e dall’emozione di chi seguiva le operazioni: in quel momento si concretizzavano sacrifici ed emozioni, lavoro e soddisfazioni, con un luccichio di occhi, anche per i più tenaci, che per poco non si trasformavano in lacrime. Provare per credere. Sembrava davvero un parto, la nascita, in questo caso la rinascita, di una creatura che aveva avuto più dei nove mesi canonici per vedere la luce. E parliamo di luce davanti a quest’opera gigantesca (m.3,60 per m.2,45). Averla goduto sia pure per lo spazio di una mattinata, da vicino, è stata un’esperienza incredibile. È vero che l’opera è creata per essere posta in alto e vista da lontano, ma accostarsi a quelle figure, toccare quella pellicola pittorica, rivedere la policromia originale e perfino qualche ripensamento lasciato ad arte dal nostro pittore senese, è stato davvero emozionante. Le due figure collaterali ci sembrano colossali, altro che bronzi di Riace. Il poderoso Giovanni Battista, dalle forme michelangiolesche da Giudizio Universale; quel viso splendido di una Madonna che, occhi abbassati, rivela tutta la sua bellezza interiore e la sua maestà; quel Bambino, stante, quasi in atto di spiccare un salto dal grembo della madre; quell’angioletto malizioso che si cela dietro il manto della Vergine; il paesaggio quasi leonardesco, e quella testa di S. Andrea, vegliardo eccezionale, sembra il nostro ritratto. Lo sguardo rapito in alto, in una visione di paradiso dove la vegetazione di una frondosa chioma di quercia ci rinvia direttamente all’Eden. Ho letto che per vedere i bronzi di Riace i turisti devono decontaminarsi: io direi che di fronte a questo dipinto dovremmo contaminarci, cioè toccarlo, penetralo, naufragare in esso, sicuri che l’Arte è la via della pulchritudo divina. Non ha detto qualcuno che la bellezza salverà il mondo? Don Vincenzo Ruggiero insieme ad Adele Ruggiero e Antonio Braca della Soprintendenza dei Beni culturali


IL LEGALE RISPONDE

La crisi e il fallimento delle aziende La storia di Filomena, licenziata a causa del fallimento della società in cui lavorava Caro avvocato, mi chiamo Filomena e sono stata licenziata dieci mesi fa. Dopo poco l’azienda per cui lavoravo è fallita. Mi sono rivolta ad un sindacato per avviare l’iter per ottenere l’indennità sostitutiva della retribuzione. Cosa posso fare per recuperare gli stipendi che non ho percepito? Filomena Carissima Filomena, quando un datore di lavoro fallisce, frequentemente i suoi dipendenti si trovano ad essere creditori di una o più retribuzioni non corrisposte nonché, in caso di risoluzione del rapporto, delle spettanze di fine rapporto. In questa ipotesi, il primo passo che il lavoratore creditore deve compiere per salvaguardare i propri diritti è la presentazione al giudice fallimentare di un ricorso per l’ammissione al passivo ai sensi dell’art. 93 Legge Fallimentare. Con tale atto, il lavoratore rivendica tutti i crediti vantati nei confronti del fallito e il giudice fallimentare decide sulla sussistenza e sull’ammontare degli stessi (l’insieme delle domande di ammissione al passivo andrà a formare lo stato passivo del fallimento). Ovviamente, non tutti i crediti godono di uguale tutela, in particolare sono distinguibili essenzialmente due categorie di crediti: quelli muniti di privilegio e quelli non muniti di privilegio (chirografari). I crediti nascenti dal rapporto di lavoro appartengono alla prima categoria e, dunque, sono privilegiati rispetto ad altri. Durante la procedura fallimentare, accanto allo stato passivo, si andrà a formare (se possibile) uno stato attivo del fallimento (dato, essenzialmente, dalla vendita dei beni mobili e immobili di proprietà dell’impresa dichiarata fallita). Al termine delle operazioni succintamente spiegate il giudice fallimentare procede alla distribuzione delle somme ricavate dalla liquidazione dell’attivo. In buona sostanza, il ricavato del fallimento viene suddiviso fra i vari creditori.

È possibile, dunque, che il lavoratore venga interamente soddisfatto dei suoi crediti; tuttavia, spesso accade che egli lo sia solo parzialmente. In quest’ultimo caso, il lavoratore potrà presentare domanda, nei limiti già indicati, al Fondo di Garanzia istituito presso l’INPS.

LA LETTERA DELLA NORMA Tornando alla questione che qui interessa, l’art. 2 D. Lgs. 80/82 ha disposto che il lavoratore può chiedere al Fondo di garanzia dell’Inps il pagamento delle ultime tre retribuzioni, che non siano state corrisposte dal datore di lavoro, sempre che le retribuzioni in questione rientrino nei dodici mesi precedenti la sentenza dichiarativa di fallimento del datore di lavoro. La norma, così formulata, ha dato adito a numerose perplessità. Nel caso che il rapporto di lavoro finisca, a causa della durata della procedura per la dichiarazione di fallimento, prima dei dodici mesi antecedenti la dichiarazione di fallimento, il lavoratore – secondo la lettera della disposizione della legge nazionale – non avrebbe il diritto di rivolgersi al Fondo di garanzia per il pagamento dei suoi crediti di lavoro. Attenzione, però, perché parliamo di crediti sorti nei dodici mesi antecedenti l’apertura della procedura per la dichiarazione di fallimento, e non nei dodici mesi antecedenti la sentenza che abbia dichiarato il fallimento del datore di lavoro. Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: solidarietà

Pizza e caffè sospesi Contro la crisi economica e sociale, il cuore creativo dei napoletani

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a fantasia e la tradizione napoletana contro la crisi economica. La storica pizzeria “Concettina ai tre Santi”, nel popoloso quartiere della Sanità, sforna la “pizza sospesa”, che riprende l’antica usanza del “caffè sospeso” praticata nello storico Caffè Gambrinus in piazza Plebiscito. Mangi una pizza e ne paghi due, bevi un caffè e ne paghi due lasciandone il “sospeso” per chi non può neanche pagarsi la pietanza principe della cucina partenopea o bersi la deliziosa bevanda. Una donazione ignota che sfama e ristora una persona in difficoltà togliendogli l’appetito e la tristezza. L’avventore aspirante beneficiario domanderà al pizzaiolo o al barista se c’è un sospeso. In caso positivo, con una catena mirabile di solidale e reciproca fiducia, potrà addentare la margherita o sorbire l’espresso.

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Alcune catene della ristorazione di massa stanno studiando il “sospeso” progettando di proporlo ai propri clienti

La crisi economica, infatti, rende precari non solo il bilancio familiare ma anche le relazioni sociali. “Farsi una pizza” è uno straordinario sistema per ritrovare un pizzico di allegria, magari pagandola dopo otto giorni come consente di fare l’immaginifico pizzaiolo partenopeo Gino Sorbillo ai Tribunali. Bere un caffè e scambiare due chiacchiere sul calcio e sul tempo può alleviare il fardello dei pensieri più cupi. Il cuore creativo dei napoletani sta diventando un esempio contagioso. Alcune catene della ristorazione di massa stanno studiando il “sospeso” progettando di proporlo ai propri clienti come originale forma di solidarietà in Italia ed in Europa.

Il sospeso è diverso dalla carità. Non soccorre un bisogno drammatico, ma piuttosto esalta il valore sociale e relazionale del cibo. In fondo siamo quel che mangiamo, ma anche con chi lo mangiamo. Offrire anonimamente una pizza o un caffè è quasi come donare sangue ad uno sconosciuto. Alla fine si sentiranno meglio entrambi: il donatore e il beneficiario con la benefica complicità dell’esercente tenuto alla contabilità delle pizze e dei caffè sospesi. Un contagio virtuoso di reciproca comprensione che con il contributo di tutti potrà sconfiggere l’egoistica e dissennata bulimia di chi vive per consumare, ignorando completamente il proprio prossimo.


Cerchiamo un progetto serio, che porti il sorriso tra la gente. Partecipa al concorso ifeelCUD, puoi vincere fino a 29.500€ per un progetto di solidarietà. Scopri come su www.ifeelcud.it

Partecipare è semplicissimo. Insieme al tuo parroco, crea una squadra, raccogli le schede allegate ai modelli CUD e scrivi un progetto che abbia come obiettivo quello di migliorare la vita della tua parrocchia. Potrai vincere un contributo fino ad un massimo di 29.500€ per realizzare il tuo progetto di solidarietà. In più, se presenti anche un video, potrai ricevere un bonus del 10% sulla somma vinta. Partecipando, porterai un sorriso tra le persone a cui vuoi bene e contribuirai a sostenere anche i tanti progetti che la Chiesa cattolica porta avanti in Italia e nel Mondo.

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Il concorso è organizzato dal Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica in collaborazione con il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della C.E.I. e con i Caf Acli.

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Il genio femminile L’impegno delle donne nel mondo della comunicazione IX Edizione del Premio Euanghelion Sabato 15 marzo, ore 10,00 Sala Polifunzionale “Galleria Maiorino” Via Matteotti - Nocera Inferiore (SA) Convegno annuale sulla comunicazione promosso dalla rivista Insieme e dalla diocesi di Nocera Inferiore - Sarno

A conclusione della Lettera apostolica Mulieris dignitatem, Giovanni Paolo II ringrazia per tutte le manifestazioni del «genio» femminile apparse nel corso della storia. Ricorda le madri, le sorelle, le spose e le donne che lavorano. Donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale. Che spazio hanno oggi le donne nel mondo della cultura e della comunicazione? A 25 anni dalla pubblicazione della Lettera dedicata alle donne, il genio femminile trova un sereno e aperto riconoscimento o anche in questo campo la donna è costretta a vivere in una posizione subalterna rispetto a quella maschile?

Introduce

Saluti

Silvio Longobardi

Manlio Torquato

Direttore editoriale di Insieme

Sindaco di Nocera Inferiore

Interviene

Modera

Lucetta Scaraffia

Salvatore D’Angelo

Giornalista e scrittrice Collabora con l’Osservatore Romano, Il Foglio, Il Sole24Ore e Il Messaggero

Conclude

Mons. Giuseppe Giudice Organizzato da:

Diocesi Nocera-Sarno

Con il patrocinio di:

Ufficio Comunicazioni Sociali

Servizio diocesano per il Progetto Culturale

Mensile di attualità e cultura dell’Agro

Comune di Nocera Inferiore


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