Insieme - Aprile 2013

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APRILE 2013 N. 4 ANNO VIII - € 2,00

Si chiama

FRANCESCO ORDINAZIONI

P.U.A.C.S.

Il CONVEGNO

Intervista ad Alfonso Giordano e Giuseppe Pironti

Il ricordo del fondatore Alfonso Russo

L’esperienza degli Istituti superiori coinvolti




APRILE 2013 APRILE 2013VIII - € 2,00 N. 4 ANNO N. 4 ANNO VIII - € 2,00

Si chiama

FRANCESCO

aprile 2013 ORDINAZIONI ORDINAZIONI

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CONVEGNO IlIlCONVEGNO

Intervista ad ad Intervista Alfonso Giordano Giordano Alfonso Giuseppe Pironti Pironti ee Giuseppe

ricordo IlIl ricordo del fondatore fondatore del Alfonso Russo Russo Alfonso

L’esperienza L’esperienza degliIstituti Istituti degli superioricoinvolti coinvolti superiori

PRIMO PIANO

5 EDITORIALE

Quella denuncia piena di ipocrisia

a cura della redazione

di Silvio Logobardi

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6 L’ABC DELLA FEDE Morto per amore

risponde mons. Giudice

16 SPECIALE EUANGHELION

I primi interventi di Papa Francesco 10 L’agenda del Papa 12 La voce della gente 14 Le parole del Papa ai giornalisti

Un Premio, tante esperienze di Salvatore D’Angelo e Martina Grimaldi

41 IN DIOCESI

20 VITA NELL’AGRO

Uffici diocesani e associazioni

Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

28 MONTE TABOR

Nessuna scorciatoia per sostare dinanzi all’Eucarestia di p. Matteo Ferrari

a cura della Redazione

44 BACHECA

50 IN PARROCCHIA

Pagine parrocchiali

59 CULTURA

Libri, storia e arte

I nostri auguri

a cura della Redazione

45 NEWS DALLE PARROCCHIE

a cura della Redazione

60 LE RUBRICHE

Suore di San Giovanni Battista Il legale risponde

Notizie dalle parrocchie

30 VITA ECCLESIALE

a cura di Mariarosaria Petti

Alfonso Russo: apostolo del Vangelo

a cura dell’avv. Gianni Severino

62 LE PAROLE DELLA CRISI

di Antonietta Abete

Osservare il bello di Peppe Iannicelli

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato Iannicelli, p. Matteo Ferrari, Gabriella Calenda, Giovanni Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Lorenzo Ruggiero,

€ 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

tano Ferraioli, Giovanna Pauciulo, Domenico Delle Foglie, Maria Bonfiglio, Iolanda Campanella, Lucia Dell’Aglio, Carmine Giordano, Fernando Faiella, Giuseppe Vitiello, Annamaria Pentangelo, Maria Russo

Coordinatrice Antonietta Abete

Mons. Giuseppe Giudice, Mariangela Giudice, Peppe

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Donatella Ferrara, Alfredo Forino, don Natalino Gentile, Francesca Anna Crispo, Piera Angela Cascone, don Gae-

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Martina Nacchio, Francesco Falcone, Angela Schiavo,

Amministrazione Via Adriana, 18 - 84012 Angri (SA) Tel/Fax 081 5134504 redazioneinsieme@alice.it Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola

MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Adriana 18, 84012 Angri (SA)

Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 28 marzo 2013 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Don Pino Puglisi

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ella denuncia si annida un sottile velo di ipocrisia, in fondo l’accusa riguarda sempre e solo gli altri, mette in luce le mancanze e le omissioni altrui. Troppo facile puntare il dito e mettere alla gogna gli avversari. Alcuni lo fanno benissimo, da attori consumati, e vengono anche pagati profumatamente per svolgere questo mestiere. Veri artisti della parola, sanno sempre dove e come colpire. A volte la denuncia è necessaria, in alcuni casi è anche coraggiosa. Altre volte, è facile denunciare le malefatte altrui, rimanendo comodamente seduti sulla propria poltrona. Specie nella politica dove accusati e accusatori si scambiano spesso il ruolo, amplificando o minimizzando gli errori, a seconda dei casi. È facile alzare la voce quando affrontiamo temi di ampio consenso, l’applauso è assicurato. Quanta vanagloria si nasconde – ma non troppo! – in quelli che combattono queste battaglie sociali. Il problema inizia quando dobbiamo andare controcorrente, quando dobbiamo dire verità che non appartengono più alla grammatica comune, quando dobbiamo annunciare idee e valori che il potere culturale – quello che Papa Francesco ha denunciato con le stesse parole di Benedetto XVI come una “dittatura del relativismo” – ha ormai messo nello sgabuzzino, tra le cose ingombranti e inutili. Facile portare in tv una coppia omosessuale che racconta la sua love story, più difficile far parlare una mamma che ha difficoltà ad accogliere la vita che porta in grembo. Specie se ha già deciso di tenersi il bambino. Più difficile dare la parola a quei genitori che vorrebbero adottare un figlio ma non se lo possono permettere. Quasi impossibile raccontare la vicenda di chi ha deciso di convivere con la malattia, anche se lo costringe all’immobilità.

Quella denuncia piena di ipocrisia La denuncia è autentica, diceva il compianto don Tonino Bello, quando è accompagnata dall’annuncio. Ma soprattutto, aggiungeva, quando implica la rinuncia. Chi contesta deve portare il peso delle sue convinzioni, il rinnovamento passa attraverso il sacrificio personale, l’emarginazione sociale, a volte anche il martirio. La Scrittura, in cui troviamo la grammatica della vita umana, insegna che il male non si vince con le parole ma con i fatti. Solo facendo il bene, a proprie spese, possiamo ridurre gli spazi del male. Non è forse questa la testimonianza di don Pino Puglisi, il parroco palermitano che verrà beatificato il prossimo 25 maggio? Non ha partecipato ai dibattiti dell’antimafia militante, la stampa nazionale non si occupava di lui, aveva riflettori puntati altrove. Don Pino non si limitava a fare manifestazioni, in un quartiere ad alto rischio come il suo, invitava la sua gente a non rassegnarsi ma soprattutto cercava di contrastare la criminalità seminando il bene. Solo così poteva sottrarre i giovani alla morsa della mafia. Ha pagato con la vita, ma la sua morte ha dato a molti il coraggio di lottare contro il male. È Pasqua, cari amici, chi crede nella resurrezione sa che la morte non ha l’ultima parola. Quel sepolcro vuoto per noi è come il grembo della speranza. “Non lasciatevi rubare la speranza!”, ha detto Papa Francesco ai giovani; ma ha aggiunto: “quella che ci dà Gesù”. Una postilla non superflua. Quante ideologie nel Novecento hanno predicato speranze e venduto illusioni. Hanno generato regimi intolleranti che la storia ha già condannato. Hanno lasciato macerie nel cuore dell’uomo e nella vita sociale. Chi segue Cristo e sta con la Chiesa ha la certezza che la sua speranza non potrà naufragare. Insieme - Aprile 2013

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Morto per amore «Chi ha ucciso Gesù», chiede un bimbo alla sua mamma. Ecco la risposta del vescovo Giudice

Eccellenza, ieri mattina il mio nipotino Paolo, 4 anni, dopo la Messa, ha chiesto alla madre: “Chi ha ucciso Gesù?”. Salvatore

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lziamo gli occhi verso la Croce, dove pende illanguidito e dissanguato il figlio di Dio. Il cuore trema e si chiede: chi è stato? La prima risposta mi sembra raccoglierla dalla voce di una mamma che, quasi per giustificarsi, dice al suo bambino: gli uomini cattivi hanno ucciso Gesù; pensando agli uomini come ad una categoria distante, come quando noi pronunciamo la parola “gente”. La risposta può essere vera ma non ci convince. Chi è stato? Attingendo alla tradizione mistica e popolare, la seconda risposta sembra salire da un antico canto della Passione: sono stato io l’ingrato, Gesù mio, perdon pietà! Ma ci accorgiamo che questa risposta, pur se vera, è ancora una risposta parziale. Chi è stato? Qui dinanzi al Crocifisso, la domanda si fa più profonda e va ad attingere alla sacra Pagina e alla meditazione teologica, mentre continua ad interrogare la coscienza di ogni uomo. Allora, chi è stato?

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART EDICOLA Daniele Raffaela EDICOLA D’Andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M. Rosaria MIR MIR MIR BLOB di Celentano Carolina CARTOLIBRERIA Archimede

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Insieme - Aprile 2013

Via Dei Goti, 11 Via Dei Goti Piazza Doria C.so Vitt. Eman., 42 via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via g. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Lavorate di Sarno Via Dante Alighieri

La risposta più vera è: il suo amore. È morto per il suo amore. È in croce inchiodato dall’amore. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito” (Gv 3,16). Ed ancora “per questo il Padre mi ama; perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo” (Gv 10,17). Pur nell’intreccio delle diverse situazioni e responsabilità umane, la Croce è frutto dell’amore smisurato di Dio, che cozza con il pensiero dell’uomo. La Parola apre uno spiraglio sul cuore stesso di Dio, che si offre e dona suo Figlio; per cui ci accorgiamo che, mentre tutte le altre risposte sono parziali, la riposta più vera è molto profonda: Dio stesso, il Padre, l’Amore, è coinvolto nella storia di sofferenza e di Croce del Figlio. Ai piedi della Croce, ogni uomo può ripetere: si è donato per me, ha dato la vita per me, proprio mentre io ero lontano da Lui. Mons. Giuseppe Giudice

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

“Non lasciatevi rubare la speranza” Papa Francesco


LE PRIME PAROLE DEL PAPA a cura di Antonietta Abete

Il nome Francesco

Siate custodi dei doni di Dio

[...] ci sono vari motivi per cui ho scelto il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è l’amore che Francesco aveva per i poveri. [...] E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra. (22 marzo, Discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico)

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! (19 marzo, Messa inizio ministero petrino)

Servire il Vangelo (…) esprimo la mia volontà di servire il Vangelo con rinnovato amore, aiutando la Chiesa a diventare sempre più in Cristo e con Cristo, la vite feconda del Signore. Stimolati anche dalla celebrazione dell’Anno della fede, tutti insieme, Pastori e fedeli, ci sforzeremo di rispondere fedelmente alla missione di sempre: portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo di ogni uomo. (15 marzo, Discorso ai Cardinali)

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Il valore della tenerezza Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che


La Consegna dell’Anello del Pescatore

distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! (19 marzo, Messa inizio ministero petrino)

Sarà questo il nostro migliore servizio alla causa dell’unità tra i cristiani… (20 marzo, incontro con i rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali, e di altre religioni)

Foto Carmine Giordano (3)

Messa di inizio Pontificato, l’uscita dei Cardinali

La misericordia di Dio (…) In questa quinta Domenica di Quaresima il Vangelo ci presenta l’episodio della donna adultera, che Gesù salva dalla condanna a morte: colpisce l’atteggiamento di Gesù. Non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione: “Neanche io ti condanno: và e d’ora in poi non peccare più”. Fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso che sempre ha pazienza. Avete pensato alla pazienza di Dio? La pazienza che lui ha con ciascuno di noi? È quella la sua misericordia (…). Ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. (17 marzo, I Angelus in piazza San Pietro)

Ut unum sint Sì, cari fratelli e sorelle in Cristo, sentiamoci tutti intimamente uniti alla preghiera del nostro Salvatore nell’Ultima Cena, alla sua invocazione: ut unum sint. Chiediamo al Padre misericordioso di vivere in pienezza quella fede che abbiamo ricevuto in dono nel giorno del nostro Battesimo, e di poterne dare testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa.

Testimoni della gioia Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! (24 marzo, omelia Domenica delle Palme)

Cari Giovani, voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! (24 marzo, omelia Domenica delle Palme)

Costruire ponti Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare! Le mie stesse origini poi mi spingono a lavorare per edificare ponti. Infatti, come sapete la mia famiglia è di origini italiane; e così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità. In quest’opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam. (22 marzo, incontro con il Corpo diplomatico)

Messa di inizio Pontificato, il saluto del Papa Insieme - Aprile 2013

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IL COMMENTO

Foto Carmine Giordano

di Silvio Longobardi

L’agenda di Papa Francesco Raffinati opinionisti pretendono di scrivere l’agenda che il Papa deve affrontare e le riforme che deve attuare. Un Papa obbedisce a Dio, accoglie lo Spirito, si lascia guidare dalla Scrittura. È Dio che scrive le priorità

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asciamo da parte le letture giornalistiche sui motivi contingenti che hanno condotto il collegio cardinalizio a fare questa scelta, non importa quali sono le ragioni (peraltro legittime) che hanno orientato il discernimento, ciò che conta è riconoscere in quest’uomo il Pastore che Dio oggi dona alla Chiesa. Nessuno avrebbe scommesso sull’elezione di Wojtyla, oggi sappiamo che la sua scelta fu determinata da uno stallo tra due candidati italiani. E tuttavia, quali che siano le ragioni umane, oggi possiamo dire con tutta certezza che era proprio lui l’uomo della Provvidenza, l’uomo che ha contribuito a far crollare le frontiere tra Est ed Ovest. Dio sa meglio e più di noi cosa serve alla Chiesa e al mondo. In questa luce dobbiamo leggere anche l’elezione del nuovo Pontefice. Giovanni Paolo II ha voluto che il conclave si svolgesse nella cappella Sistina, e in particolare avendo nel cuore e negli occhi l’immagine del giudizio finale. La scelta del Papa appartiene alla storia della salvezza, rende i cardinali ministri di quella storia. Lì, in quella cappella, tutto parla di Dio e del Suo amore per l’uomo. Lì è più immediato comprendere che la scelta ha un significato salvifico. Nel momento in cui una persona diventa Papa riceve le energie soprannaturali per assolvere il suo ministero. Non possiamo giudicare una persona a partire da ciò che finora ha vissuto anche se porta con sé la sua storia, il suo carattere, le convinzioni che ha maturato. Oggi inizia una nuova avventura, l’unica preoccupazione del Papa è quella di essere docile all’azione del suo Spirito. Per questo occorre pregare perché conservi quella fondamentale libertà interiore che gli permette di accogliere

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Il Papa all’udienza con i giornalisti

quello che Dio vuol dire alla sua Chiesa. La scelta del nome non è passata inosservata anzi ha creato subito un feeling con la gente. Francesco d’Assisi ha contribuito al rinnovamento della Chiesa ma – in un periodo in cui si diffondevano le eresie – lo ha fatto con la più rigorosa obbedienza ai Pastori, la testimonianza di una vita povera, la predicazione itinerante sullo stile della primitiva comunità apostolica e con una preghiera intensa, vissuta nel silenzio dell’eremo. Elementi diversi e complementari che oggi fatichiamo a tenere insieme e che tratteggiano assai bene l’immagine della Chiesa. I primi gesti mostrano un Papa che si presenta con umiltà. La sera stessa della sua elezione, fra lo stupore generale, non solo ha chiesto alla gente di pregare per lui – come è ovvio e quasi scontato – ma si è chinato come per ricevere la benedizione di Dio, invocata attraverso la preghiera corale di tutto il popolo di Dio presente nella piazza e in tutto il mondo che ha seguito l’evento in diretta televisiva. Una manciata di secondi ma sufficienti per comprendere lo stile che questo Papa vuole imprimere nella Chiesa. In questo gesto leggo un modo nuovo di intendere i rapporti all’interno della Chiesa, una reciprocità che nulla toglie all’autorità che il Pastore è chiamato a esercitare ma sottolinea la reale compartecipazione del popolo di Dio. “Che Papa vorresti?”, chiedevano i giornalisti. Fa parte del circuito mediatico sottoporre tutto a tutti, dando così l’illusione di essere protagonisti. Altri e più raffinati opinionisti pretendono di scrivere l’agenda che il Papa deve affrontare e le riforme che deve attuare. Un Papa, chiunque esso sia, obbedisce a


Dio, chiede e accoglie lo Spirito, si lascia guidare dalla Scrittura. È Dio che scrive le priorità, le scrive nel cuore del Pastore scelto a governare la Chiesa. Chi vive l’esperienza di fede sa cosa significa lasciarsi condurre dallo Spirito, lasciare a Dio il compito di tracciare la strada. All’inizio del pontificato di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II chi poteva prevedere le scelte che avrebbero fatto? Forse nemmeno loro, i diretti protagonisti. Un Papa è certamente chiamato ad esercitare in modo autorevole – più ancora rispetto al pur gravoso compito episcopale – il ministero dell’insegnamento. In fondo il suo compito primario, stando alle parole di Gesù, è quello di “confermare” i fratelli (Lc 22,32). Ma questo lo può fare, dice ancora Gesù a Pietro, a condizione di convertirsi. Un Papa può essere Pastore a condizione di essere lui per primo una docile pecorella di Dio, può insegnare con autorità solo se diventa un umile discepolo di Gesù Cristo. A Pietro Gesù ha consegnato “le chiavi del Regno” (Mt 16,19). Un’immensa responsabilità, da far tremare i polsi. Cosa ci attendiamo dal Papa? Suor Cristiana Dobner, monaca carmelitana, la sera stessa dell’elezione ha risposto così: “Semplicemente tutto, senza eccezioni. Tutto e integro l’ascolto della Parola. Tutto e integro l’annuncio della Buona Novella. Tutto e integro il desiderio di salvezza per tutti. Tutto e integro l’impegno per

la pace fra i popoli. Tutto e integro il sollievo al grido dei poveri, degli emarginati, degli oppressi” (Agenzia Sir, 13 marzo 2013). Ma anche noi dobbiamo essere pronti a dare tutto, senza eccezioni, iniziando ad accogliere con assoluta docilità quello che il Papa chiede. “Extra omnes”, tutti fuori, dice il maestro delle cerimonie per annunciare l’inizio del conclave. “Extra omnes” potremmo dire ancora oggi: accompagniamo il Papa con la nostra preghiera, facciamogli sentire il nostro affetto, ma lasciamogli quello spazio di silenzio in cui risuona solo la Parola di Dio. La molteplicità di voci può anche diventare un frastuono. Durante un ritiro personale, meditando sul compito che la Provvidenza gli ha affidato, Paolo VI scrive: “Questa posizione (l’essere Pontefice, ndr) mi costituisce in un’estrema solitudine. Era già grande prima, ora è totale e tremenda. Dà le vertigini. Come una statua sopra una guglia. Niente e nessuno mi è vicino ... Io e Dio. Il colloquio con Dio diventa pieno e incomunicabile”. Dio sa dove vuole condurre la Chiesa. Il Papa deve restare in conclave, per svolgere efficacemente il suo ministero egli deve entrare ogni giorno in quella camera segreta, chiusa a chiave, in cui Dio parla al suo cuore e gli suggerisce le scelte da fare. Da questi dialoghi luminosi scaturiranno parole e gesti che daranno forma alla Chiesa di domani.

L’INTERVISTA

“Si chiamerà Francesco” Abbiamo intervistato Rosario Carello che, sul numero di Insieme di marzo, aveva profeticamente indicato il nome che il nuovo Papa avrebbe scelto Il nuovo Papa si chiama Francesco, così come tu avevi scritto. Profezia o fortunata intuizione giornalistica? Nessuna delle due, solo una preghiera che il Signore ha esaudito. C’era bisogno di un Papa Francesco che dicesse a tutti: d’ora in poi il Vangelo lo applichiamo senza interpretazioni. Da questo punto di vista è esemplare il gesto del Giovedì Santo: andare in carcere per baciare i piedi dei minori detenuti, fa comprendere davvero cosa intendesse Gesù con la lavanda dei piedi, molto meglio che baciando i piedi di 12 sacerdoti nella Basilica di San Pietro.

Cosa ti ha colpito di questi primi giorni di pontificato? La capacità di Papa Francesco di parlare al cuore di tutti. Mi piacciono le sue parole di tenerezza e i suoi gesti di radicalità evangelica. Ma più di tutto mi ha colpito quello che è successo nella Chiesa: dalla docilità allo Spirito di un grande Papa e uomo di Dio come Benedetto XVI, al Conclave fino all’elezione di Papa Bergoglio. È evidente che ha operato lo Spirito Santo e che tutto questo, in poco più di un mese, non è opera dell’uomo.

Rosario Carello

L’incontro tra Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI ha commosso il mondo. Come evolverà in futuro questo rapporto? Come ho scritto nell’articolo: il Papa Emerito sarà una straordinaria riserva spirituale e di esperienza, cioè una grande forza, per il Papa regnante. Il quale avrà per lui più la devozione, se così si può dire, che ciascuno di noi ha sempre per le persone che ci hanno dato tanto. E Papa Benedetto ha dato tantissimo alla Chiesa, e darà ancora tanto, come ha detto lui, con la preghiera e la riflessione.

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LA VOCE DELLA GENTE a cura di Salvatore D’Angelo

L’invito alla tenerezza, il richiamo alla povertà, i segni di carità. Colpisce tutti il successore di Benedetto XVI, religiosi e sacerdoti, laici e non credenti, studenti e professionisti

Entusiasmo per papa Francesco

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uante volte abbiamo sentito: credo in Dio, non nella Chiesa, con le sue ricchezze. Quante volte ci siamo difesi: ecclesia casta et meretrix, fatta di uomini; tormentandoci dentro, perché abbiamo bisogno di testimonianza vissuta. Ora ascoltiamo Francesco, povertà, semplicità, misericordia. Ora vediamo una croce di ferro. Non comprendiamo sempre come agisce il Paràclito ma stavolta abbiamo la sensazione di averlo intuito. Massimiliano Giordano avvocato e presidente Salerno Mobilità S.p.a.

Papa Francesco è il frutto dello sguardo d’amore fra Gesù e Benedetto XVI quando è scaturita la coraggiosa ed eroica decisione della rinuncia. Era lui il frutto del soffio dello Spirito Santo. Papa Francesco, augurandoci “buonasera”, ci ha accolti. Con la richiesta della preghiera a Dio ci ha resi

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“amici” e ci ha uniti a tutto il mondo. Paolo e Maria Teresa Balestrazzi docenti scuola superiore Nomen omen, nel nome che ha scelto è il suo destino di pastore della Chiesa. Con pochi gesti e semplici parole ha rapidamente riportato la cristianità alle sue origini, rimettendo al centro la famiglia, gli emarginati, “le periferie” del mondo e della società. Ora è chiamato a sgombrare la sua Chiesa da fantasmi, intrighi e fastidiose presenze. Avrà forza e carattere per farlo. Giuseppe Calabrese Ufficio stampa Asl Salerno Quello che ho avvertito nella serata dell’elezione di Papa Francesco è indescrivibile. Un senso di serenità mi ha pervasa. La semplicità, l’umiltà, l’ordinario del nuovo pontefice hanno scardinato ogni finta aspettativa. Confido nelle sue parole e nei

suoi gesti. Lasciamoci guidare da quello che lo Spirito Santo ha voluto donarci. Emanuela Pandolfi studentessa universitaria Habemus papam, è la prima volta che ascolto queste parole da presbitero, nel 2005 ero seminarista. Da Benedetto a Francesco. In Benedetto Cristo ci ha mostrato la sua bellezza, l’estrema serietà del suo messaggio e l’urgente bisogno di fede di cui il mondo ha bisogno. Attraverso Francesco, lo stesso Cristo mostra all’umanità la sua tenerezza e si lascia trovare nei gesti semplici di colui che si fa prossimo. Dio non è assente e continua a stupirci. Don Raffaele Ferrentino, parroco San Matteo apostolo Nocera Inferiore Tranne i cardinali in Conclave, nessuno aveva vagliato la possibilità di un papa “genuino” che si mostra al pubblico dicen-


Foto Carmine Giordano

Vista dall’alto della Messa di inizio Pontificato

do buonasera! Il nuovo Vescovo di Roma ha creato, in quelli che come me hanno vissuto l’evento in diretta televisiva, una sorta di fermo immagine dei pensieri. Mi ha colpito quando nel primo Angelus ha detto: “Non abbiate paura della tenerezza”. E nell’epoca della globalizzazione e della forte compromissione tecnico-scientifica dei rapporti umani, una semplice asserzione diventa la sintesi del messaggio al mondo. In questo modo ha fatto di più, ha aperto la sua preghiera a chi «è alla ricerca della Verità e della Bellezza». Rosmunda Marra, sociologa Credo che i Cardinali abbiano fatto proprio bene ad eleggerlo. Già nella scelta del nome ha mostrato semplicità e umiltà. Mi è piaciuto molto la definizione «Vescovo di Roma», come per ribadire la necessità di stare tra le persone, non nel palazzo. Vuole incontrare la gente, abbracciarla, avvicinarla. Credo sia il Papa giusto. Mariarosaria D’Avino studentessa universitaria Mi ha colpito la semplicità, la scelta del nome, la provenienza da una terra lontana e le umili origini: caratteristiche che lo fanno sentire più vicino. In questo difficile momento papa Francesco ci aiuta ad avere speranza. La scelta del nome deve condurci ogni giorno a fare memoria del nostro impegno a riscoprire i valori del frate di Assisi, per ritornare all’essenziale, amando senza riserve la Chiesa e i fratelli. Andrea Pastore vice presidente ACLI Salerno Nonostante un mio tradizionale scetticismo, inquadro papa Francesco come

uomo umile, semplice e spontaneo. Il più volte citato desiderio di una Chiesa povera pone le basi per un deciso avvicinamento ai bisognosi. Tutto questo lascia presagire un cambiamento radicale. Che sia o meno il Papa della svolta si vedrà. A noi non resta che aver fede e sperare che tutto prosegua per il verso giusto. Rosario Barone, studente universitario Papa Francesco ha voluto “mettere in pratica” quello che Gesù ci ha insegnato nella sua vita: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,39), seguendo le orme di San Francesco d’Assisi. Un esempio da imitare. Salvatore La Femina, studente Alla fumata bianca ero in piazza San Pietro. Ho fatto molta attenzione ad ascoltare il nome dell’eletto. Quando ho sentito Francesco, oltre all’esultanza, mi sono detta: ci siamo. L’ho percepito come un programma di vita. In pochi giorni ci sta dimostrando che la Chiesa vuole tornare effettivamente ed affettivamente a camminare al fianco dei poveri, a ciascun uomo di buona volontà, anche a chi per vari motivi si è allontanato. E se la bocca parla dalla pienezza del cuore, le sue parole mi mettono dentro tanta Primavera dello Spirito. Sr. Anna Maria Senatore Congregazione Suore della Carità Papa Francesco mi ha dato l’impressione di essere molto vicino alla gente, riesce a trasmettere un senso di umiltà e di ritorno alla croce. Ho apprezzato molto il voler celebrare la Messa del Giovedì Santo in un Carcere minorile: è vicino a tutti, anche a

chi ha sbagliato. E la scelta di chiamarsi Francesco ci dimostra, come ha detto lui stesso, che vuole una «Chiesa povera tra i poveri». Alessandro Barbato, geometra Un gesto e poche parole lo hanno proiettato nei cuori e negli occhi degli uomini, fedeli e non, come se quel posto tra la gente fosse stato suo da sempre. Come se non si aspettasse altro che il Signore mandasse Papa Francesco ad occuparlo. Un compito arduo: dare speranza ad un mondo dove ogni differenza tra ricchezza e povertà, felicità e tristezza, sembra ingrandirsi sempre. Credo, nel senso più cristiano del termine, che il Santo Padre ce la farà. Angelo Forino, avvocato Ho avuto l’onore e il piacere di seguire il Conclave e l’elezione di Papa Francesco da giornalista ed è stata un’esperienza meravigliosa. Ci sono stati luoghi che per due settimane sono diventati quasi una casa: da un lato il Media Center con 5600 giornalisti accreditati provenienti da tutto il mondo; dall’altro lato Piazza San Pietro, che ha visto passare centinaia di migliaia di persone in attesa dell’Habemus Papam. L’emozione più grande la sera del 13 marzo: due ore intense sotto il balcone più inquadrato del globo e alla fine si affaccia un Papa semplice che saluta con un “buonasera”. Poche parole, pochi gesti, tanta preghiera. Non aveva ancora finito di parlare, che già dicevo a chi mi stava accanto: «Questo Papa è anticonformista». Tutti a fare il toto-papa, ma lo Spirito Santo ci ha stupito donandoci quello di cui abbiamo bisogno. Carmine Giordano, resp. sito diocesano

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Santità, conti su di noi

Domenico Delle Foglie

All’incontro con Papa Francesco non potevamo mancare noi che raccontiamo i territori e le diocesi. Quel “popolo di Dio” che gli sta tanto a cuore. A tutti i giornalisti il mandato di comunicare “la Verità, la Bontà e la Bellezza”

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e un Papa vi ringrazia per quello che avete fatto, e magari aggiunge sornione e divertito “avete lavorato, eh?”, ne sarà valsa sicuramente la pena. E se poi quel “grazie” te lo ripete stringendoti forte la mano e guardandoti dritto negli occhi, dopo aver saputo che tu lavori per garantire l’informazione dei settimanali diocesani italiani, allora il tuo cuore fa un salto e speri di non dimenticare mai. Non dimenticare l’emozione, ma soprattutto il mandato che il Papa ha affidato a te, come agli altri comunicatori accorsi numerosi in sala Nervi per la prima udienza di Francesco. Che lui ha voluto fosse dedicata a tutti noi giornalisti, ma anche alle nostre famiglie, prima che migliaia di colleghi giunti a Roma da ogni angolo del mondo riprendano la via del ritorno. E possiamo solo immaginare con quale ricchezza nel cuore torneranno nelle loro redazioni i giornalisti latinos che hanno avuto la fortuna professionale di raccontare la salita al soglio di Pietro del primo Papa latino, “preso dai cardinali alla fine del mondo”. L’emozione, però, si accompagna con la razionalità e la responsabilità. Certo, se il Papa Francesco vorrà continuare ad usare parole semplici per concetti altissimi, così da farsi capire da tutti, il nostro lavoro di comunicatori sarà facilitato. Anche perché questo

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Papa ci mette – lo abbiamo capito in questi primi giorni – tutta l’intenzionalità possibile non solo nelle parole, ma anche nei gesti e nei segni. Dunque, si apre per noi giornalisti una pagina nuova della professione, nella quale dovremo letteralmente farci rimodellare da lui. Lo dobbiamo ai nostri lettori, numerosissimi, che fanno parte di quel “popolo di Dio” per il quale Francesco ha una chiara predilezione e con il quale è evidente un feeling destinato a corroborarsi nei giorni che verranno. Un mandato impegnativo. Ma il mandato che Papa Francesco ci affida è tanto chiaro quanto impegnativo: a noi toccherà raccontare la verità, la bontà e la bellezza. Una “triade esistenziale” l’ha definita, che per i comunicatori cattolici appare come un imperativo categorico se è vero che Verità, Bontà e Bellezza sono una Persona. E se riusciremo a raccontare quella Persona attraverso la verità, la bontà e la bellezza del mondo, avremo risposto alla nostra vocazione. Un impegno ciclopico considerati spirito e prassi del mondo e del tempo, ma vi assicuro che ci proveremo. Lo dobbiamo a lui che ce l’ha chiesto, ma soprattutto lo dobbiamo agli uomini e alle donne del nostro mondo e del nostro tempo. E se il Papa si spinge ad affermare “come vorrei una Chiesa povera e per i poveri…”, allora capiamo che

la faccenda si fa molto seria. E che Papa Francesco è destinato a sorprenderci. Come tutti siamo stati sorpresi dallo Spirito Santo che ha ispirato i grandi elettori. Seguendo l’auspicio con il quale, in un titolo di questa agenzia, avevamo sintetizzato le attese di tutti: “Sorprendeteci ancora”. La sorpresa, però, non liquida le nostre responsabilità di comunicatori e di comunicatori cattolici. Già da oggi, dobbiamo chiederci “cosa fare”. E qui consentitemi, con uno strappo alle regole giornalistiche, di parlare in prima persona. Presentato al Papa come il direttore dell’Agenzia Sir che serve i settimanali diocesani italiani, mi sono permesso di dire, a nome di tutti i colleghi che partecipano a questa nostra avventura professionale: “Santità, ci aiuti ad amare il mondo e i poveri. E noi li racconteremo”. Lo sguardo del Papa si è illuminato diventando quasi trasparente, si è sciolto in un caldo sorriso e ha detto un semplice “grazie”. Che io mi permetto di trasmettere a tutti i giornalisti e collaboratori del Sir e dei settimanali diocesani italiani. Noi conosciamo da vicino il “popolo di Dio” e ci impegniamo a raccontarlo, sempre. E poi sarà una gioia condividere con Francesco il sogno di “una Chiesa povera e per i poveri”. Santità, conti su di noi. Domenico Delle Foglie direttore Agenzia Sir



SPECIALEPREMIOEUANGHELION Padre Ugo Sartorio riceve l’angelo in ceramica argentata dal Vescovo Giuseppe

Foto Salvatore Alfano (2)

Guido Abbagnara, della parrocchia sant’Antonio di Padova, consegna il premio a Mariapia Bonanate

Un Premio, tante esperienze

U

na serata emozionante. Si conferma un bel momento culturale e sociale il Premio Euanghelion, che si è tenuto lo scorso 11 marzo nella sala “Pepe” della Curia vescovile. Protagonisti dell’ottava edizione padre Ugo Sartorio, direttore generale del Messaggero di sant’Antonio, e la giornalista e scrittrice Mariapia Bonanate. Nel corso della serata si è parlato di fede, giornalismo, comunicazione, ma anche di sofferenza. Il tema portante del convegno era «Fatti per sperare».

Si è conclusa tra gli applausi l’edizione 2013 del Premio Euanghelion. I testimoni della “Buona Notizia”, ribattezzati dal Vescovo «pellegrini di speranza», confermano la bontà dell’iniziativa

IL GIORNALISMO DAL VOLTO UMANO Ad aprire i lavori è stato don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme. Il sacerdote ha detto che nel «mondo della comunicazione non è facile tenere alta la speranza, perché si corre il rischio di cadere nel sensazionale». Riferimento che si cerca di tenere presente quando si lavora alla realizzazione di Insieme. Per il direttore editoriale della rivista diocesana «bisogna raccontare i gesti di speranza e guardare con uno sguardo diverso la realtà». «Il giornalismo dal volto umano – ha aggiunto – sollecita la parte migliore della società a fare ancora meglio».

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Il cuore dell’incontro è stato rappresentato dalle esperienze dei due protagonisti: Sartorio e Bonanante.

GIORNALISMO: COLLOQUIO PERMANENTE CON L’ALTRO

A raccontare per prima la sua esperienza è stata la giornalista torinese, condirettore de Il nostro tempo, che ha voluto spiegare la scelta di lasciare l’insegnamento per le inchieste: «Il giornalismo è stato una chiamata, una missione che all’inizio non mi era chiarissima e che poi ho vissuto con consapevolezza. Quando insegnavo all’Università sentivo che non c’era quel rapporto con la vita di tutti i giorni. Una distanza abissale che il giornalismo ha consentito di colmare». Poi ha parlato della sua professione: «Ho voluto realizzare un giornalismo che fosse colloquio permanente con l’altro, basandomi su diversi principi. Tre “no”: mai uno scoop negativo; mai foto che potessero essere offensive; mai l’utilizzo di banalità. E alcuni sì: un giornalismo che abitasse le situazioni raccontate e la scelta di mettere in luce il buono che si cela dietro le cattive notizie». Bonanate ha anche parlato del suo ultimo libro Io sono qui. Il mistero di una vita sospesa (Mondadori 2012) nel quale racconta l’esperienza vissuta accanto al marito colpito dalla sindrome di locked-in: «Dal buio – ha detto – nasce la speranza, che ho


Antonietta Abete, coordinatrice di Insieme, legge la motivazione del premio assegnato a Mariapia Bonanate

La storia Il Premio Euanghelion è stato istituito nel 2006 per dare un pubblico riconoscimento ad una persona o ad un’istituzione che si è particolarmente distinta nel Foto Salvatore Alfano

mondo dei mass-media. Euanghelion è un termine greco che significa buona notizia. Ai premiati dell’ottava edizione sono stati consegnati due angeli in ceramica argentata, opere esclusive realizzate dall’artista Antonella Ferrisi di Caltagirone.

trovato tra mille domande e l’impotenza».

LA SPERANZA È NEL NOSTRO DNA Padre Ugo Sartorio, illuminato direttore del Messaggero di sant’Antonio, 1 milione di copie distribuite in tutto il mondo, si è soffermato sulla difficile realtà mass mediatica. «A volte – ha detto – si comunica aggiungendo le cose. La verità, invece, è semplice. Raccontarla è un’esperienza faticosa, ma al tempo stesso bellissima». Il religioso francescano conventuale ha poi rilanciato: «Il comunicatore deve essere discepolo dei suoi interlocutori». Ci sono poi dei doveri per il giornalista: «Essere preparato, avere toni bassi perché se grida sta de-valorizzando la comunicazione. Deve, quindi, trovare la sintonia, guardare alla foresta che cresce, saper coniugare voci diverse e argomentare». Rispetto al Messaggero ha detto: «Andiamo in cerca di eventi che ci permettono di sperare, perché la speranza noi cristiani l’abbiamo nel DNA». Sul periodo che vive il paese ha affermato: «Bisogna reagire. Come? Facendo prove di futuro: iniezioni di cose concrete capaci di sostenere il domani».

PELLEGRINI DI SPERANZA Il vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, che ha definito Sartorio e Bonanate «pellegrini di speranza», ha lanciato un augurio finale: «Occorre abbassare il tono della voce e alza-

re il volume del cuore perché siamo fatti per sperare, è questa la nostra dimensione più profonda. E bisogna trovare giornalisti che vadano a caccia di questo». Sempre ai comunicatori ha ricordato: «Bisogna recuperare la “parola etica”, il valore delle cose, perché il vostro compito è aiutare a sperare. Bisogna mutare il lamento in danza». All’incontro hanno partecipato alcuni studenti del Liceo scientifico “Nicola Sensale” e del Liceo classico-linguistico “Gian Battista Vico” di Nocera Inferiore, dell’Istituto per i servizi sociali “Gaetano Milone” di Sarno e dell’Istituto superiore “Don Vincenzo Pastore” di Angri, i quali si sono trasformati in “giornalisti per una sera” rivolgendo alcune domande ai premiati. L’edizione 2013 è stata davvero entusiasmante, l’incontro ed il confronto che scaturisce dall’ascolto di queste numerose esperienze invoglia a fare sempre meglio. Tanti i suggerimenti raccolti che potranno arricchire maggiormente l’edizione 2014. Salvatore D’Angelo

TANTA FATICA E TANTI GRAZIE

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nche se condensata in una sola giornata, l’organizzazione del Premio Euanghelion comporta non poca fatica. Diverse le persone che pure senza preavviso hanno dimostrato disponibilità e attenzione. Un ringraziamento particolare va ai religiosi francescani conventuali, in particolare a padre Damiano Antonino, per aver aperto le porte del Convento e della Pinacoteca di Sant’Antonio, e alle monache domenicane per aver aperto la chiesa del Monastero di Sant’Anna ai vincitori del Premio Euanghelion per due visite straordinarie. Grazie all’archeologo Gianluca Santangelo che ha guidato questi incontri. Uno speciale ringraziamento a don Natalino Gentile per essere stato eccellente cicerone durante la visita al Museo diocesano San Prisco. Un grande riconoscimento alle suore del Preziosissimo Sangue, che hanno accolto nella loro casa Mariapia Bonanate e padre Ugo Sartorio, e all’Oasi Maria Madre della Vita di Sant’Egidio del Monte Albino per aver condiviso una serata di intensa fraternità.

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SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

I ragazzi che hanno partecipato al Premio insieme al vescovo Giuseppe Giudice, Padre Ugo Sartorio e Mariapia Bonanate

Giornalisti per un giorno

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l premio Euanghelion 2013 comunica la speranza a tantissimi ragazzi: si tratta di quei giovanissimi protagonisti della serata che hanno seguito il convegno in silenzio, con occhi vispi e attenti dal fondo della sala e che si sono preparati alla conferenza svolgendo con dedizione lavori di gruppo. Sto parlando di alcuni alunni, circa una quarantina, provenienti da quattro scuole del nostro Agro: il Liceo Linguistico G.B. Vico, il Liceo Scientifico N. Sensale di Nocera Inferiore, l’Istituto Superiore Mons. Pastore di Angri e l’Istituto Psicopedagogico G. Milone di Sarno. Ai ragazzi è stato chiesto di trasformarsi in giornalisti per un giorno. Leggere gli ultimi libri dei giornalisti vincitori del premio (Io sono qui di M. Bonanate e Scenari della fede. Credere

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Quattro Istituti Superiori coinvolti per il premio Euanghelion 2013. Ascoltiamo le loro impressioni e come si sono preparati al convegno in tempo di crisi di padre Ugo Sartorio) ed elaborare alcune domande da porre durante il convegno: ecco il compito affidato agli studenti. I giornalisti hanno risposto con entusiasmo alle domande concrete e precise degli alunni.

LE IMPRESSIONI DEGLI STUDENTI Come hanno fatto i ragazzi e i loro professori a prepararsi al convegno? Quali

le tempistiche e le modalità di approccio a questa iniziativa? Abbiamo voluto seguire più da vicino il percorso intrapreso dagli studenti. Gli alunni del Liceo Scientifico N. Sensale parlano di come avrebbero voluto avere ancora più tempo a disposizione da dedicare alla lettura del libro. Le domande che questi ragazzi hanno scelto sono nate da discussioni in classe che si basavano spesso sull’esperienza straordinaria di padre Ugo Sartorio e su temi esistenziali o di fede (famiglia, Chiesa e politica, comunicazione, crisi di valori). «Noi ragazzi avvertiamo un grande bisogno di testimoni forti e coerenti con il messaggio evangelico – affermano gli studenti del Sensale – se i giornalisti riescono a non limitarsi alla semplice denuncia ma a comunicare la speranza at-


traverso l’esperienza personale possono orientarci in modo costruttivo». Gli alunni dell’Istituto Superiore G. Milone mi raccontano schiettamente: «Inizialmente non eravamo molto entusiasti di leggere un libro in classe durante le ore di italiano. Poi però è bastato poco per ricrederci! Io sono qui tratta di tematiche molto vicine al nostro percorso di studi, come l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, il rispetto della vita». Infine, affermano che il convegno per loro è stato un momento per riflettere ancora di più, sulla base delle parole dei giornalisti, su come non bisogna fermarsi ai primi ostacoli ma lottare e avere fede, sempre. I giovani dell’Istituto Mons. Vincenzo Pastore, guidati e spronati dai loro insegnanti, hanno approfondito la lettura del libro Io sono qui, con integrazioni

riguardo la malattia di cui si parla all’interno del testo e con riferimenti storici riguardo gli ebrei e l’olocausto. Uno sforzo per inquadrare al meglio le vicende dei protagonisti del libro. Alla domanda che ho posto loro «Perché sperare?» mi hanno risposto: «Sperare in un mondo come il nostro è fondamentale per guardare alla vita con il sorriso e positività, per ringraziare giorno dopo giorno, con la sola gioia di vivere, Dio per il dono immenso che ci ha dato». Infine, mi riferiscono gli alunni del Liceo Linguistico G.B. Vico di aver letto con entusiasmo il libro loro assegnato durante le ore di religione. L’invito che proponeva di essere giornalisti per una sera è stato accolto dagli alunni con spirito di intraprendenza. Mi spiegano come il tempo sia stato breve, ma molto

proficuo per loro. «Durante il convegno abbiamo ascoltato con curiosità e interesse i vincitori del premio, cosa avevano da dire a noi giovani, le vicende della loro vita – affermano i ragazzi del Vico e continuano – abbiamo compreso che potevamo imparare qualcosa dalle loro parole». «Ciò che mi è rimasto impresso di questo avvenimento – spiega la prof. di religione Teresa Ferraioli – è stato il desiderio dei ragazzi di avere un “contatto fisico” alla fine della premiazione. Ognuno infatti si è avvicinato per stringere le mani ai premiati e per farsi autografare i libri». Questo è il modo in cui due perfetti sconosciuti sono diventati familiari e messaggeri di speranza che, come ha precisato il Vescovo «è l’ultima a morire e la prima che ci fa vivere». Martina Grimaldi


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Scherzi del Porcellum

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ue paganesi ed un nocerino al Parlamento. Davvero? Sì, ma solo perché ci sono nati. La valle del Sarno non è riuscita ad esprimere rappresentanti locali alle ultime elezioni. A dire il vero quelli candidati non erano tantissimi e, di più, non erano nemmeno in posizioni utili. La legge elettorale, si sa, favorisce chi è in pole position, non chi staziona nelle retrovie. E così, scorrendo la lista degli eletti, ci si accorge che ben due onorevoli, Simone Valiante (PD) e Giuseppe Esposito (PDL), sono nati nella città di Sant’Alfonso. Ma non ci sono rimasti. Il primo vive nel Cilento e per anni si è battuto per quei territori. Il secondo risiede a Roma, tranne qualche parentesi di vita passata tra Angri e Pagani. Il terzo è Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), nato a Nocera Inferiore, e probabilmente l’unico che davvero ha mantenuto legami con la sua città natale. È dalla conclusione della 14esima legislatura, 27 aprile 2006, che l’Agro nocerino-sarnese

non esprime un proprio rappresentante. Da quando si è votato con il cosiddetto Porcellum. Incredibile, dunque, che in un territorio così popolato accada ciò, mentre Pellezzano, 10 mila abitanti nella valle dell’Irno, abbia portato alla Camera Angelo Tofalo (M5S) e Antonio Cammarota (PdL) e al Senato Eva Longo (PdL). Scherzi del Porcellum, come l’elezione in quota Berlusconi di due cittadini di Grammichele, ridente cittadina di 13 mila abitanti circa in provincia di Catania, che ha visto eletti l’onorevole Angelo Attaguile nella circoscrizione Campania 2 (quella di cui fa parte anche la valle del Sarno, ndr) e il senatore Giuseppe Compagnone nell’unica circoscrizione regionale. Tutto questo avveniva mentre il giovane Giuseppe Agovino (PdL) di Sarno si ritrovava al 19esimo posto in Campania 2. Lo ricordava qualcuno: se si vuole rappresentanza, non basta mettere solo una croce. Salvatore D’Angelo

L’Agro nocerino senza rappresentanti al Parlamento. È dal 2006 che non ci sono delegati diretti tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama

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PERIODICI

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Longola c’è Al via il progetto “Cool tour in Valle” sostenuto da Fondazione con il Sud che vede protagonista il sito archeologico di Poggiomarino

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ue mesi di incontri formativi per discutere di conoscenza, tutela e valorizzazione del territorio e dei suoi tesori storici e archeologici. È iniziato sabato 23 marzo e terminerà il 25 maggio la fase formativa del progetto “Cool tour in Valle – esplorare gli spazi della storia e dell’anima”, promosso dal gruppo archeologico “Terramare 3000” e sostenuto da Fondazione con il Sud. Cinque associazioni di volontariato coinvolte: Terramare 3000, Amici del Sarno, La Quercia, Crystal e La Sveglia. Tre i Comuni partner, Poggiomarino, Striano e San Va-

lentino Torio, insieme alla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei. Tutti insieme questi enti hanno dato vita ad un’opera di valorizzazione del sito archeologico di Longola e dell’intero territorio della valle del Sarno. L’iniziativa si chiama “cool tour” proprio perché intende far diventare “cool”, ovvero di tendenza, la visita e la conoscenza delle emergenze archeologiche e ambientali del territorio nocerino-sarnese. «Il nostro obiettivo è mettere in rete le diverse esperienze per costruire i comuni saperi», spiega la presidente di Terramare 3000 Linda Solino.

Gli scavi della Longola

Nuovo look

Inaugurato il nuovo plesso scolastico “Tortorelle” dal sindaco Leo Annunziata. Il progetto, realizzato con fondi del Comune di Poggiomarino, ha riguardato la redistribuzione degli spazi, il miglioramento dei servizi igienici e degli infissi, la messa a norma dell’intera struttura.


REDAZIONALE A CURA DELL’UFF. STAMPA DEL COMUNE DI SARNO

Il sindaco Mancusi in una foto di Luigi Pepe

Città a misura di adolescenti La collaborazione tra enti è la nuova frontiera per portare avanti progetti ed iniziative per la comunità cittadina. Palazzo San Francesco stringe un accordo con l’Università di Salerno

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l Comune di Sarno per gli adolescenti. L’amministrazione guidata dal sindaco Amilcare Mancusi lavora ad un nuovo Progetto di ricerca, svolto in collaborazione tra il dottor Oreste Fasano della Cattedra di Psicologia dello Sviluppo della facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Salerno e l’Assessorato alle Politiche giovanili, guidato da Alfredo Mandola. Una partnership che gode del supporto del settore Servizi alla Persona dell’Ente, retto da Clelia Buonaiuto.

I protagonisti Tale iniziativa intende coinvolgere attivamente gli Istituti scolastici superiori del territorio in un processo di conoscenza reciproca finalizzato allo studio dei temi legati all’adolescenza, utile alla messa a punto di interventi di sensibilizzazione, informazione e prevenzione rivolti alla comunità. L’idea di fondo è quella di capire alcune dimensioni dell’adolescenza e della gioventù, nonché sui bisogni e sulle modalità di relazione, comunicazione ed espressione del disagio psicologico nei processi di sviluppo.

Amministrazione comunale crede fermamente che la cooperazione tra Istituzioni e la partecipazione attiva della Comunità educativa costituisca l’unico mezzo valido per il concreto cambiamento culturale di un territorio come il nostro». Il sindaco Amilcare Mancusi ha aggiunto: «Questo è un Progetto interessante e ben studiato che ha subito suscitato il nostro interesse. Dialogare con il mondo dei giovani per la nostra Amministrazione è, da sempre, una priorità irrinunciabile». Il Progetto di ricerca prevede la collaborazione del GRIS (Gruppo di Ricerca sulle Interazioni Sociali). Tale iniziativa intende coinvolgere attivamente la giovane utenza del servizio Informagiovani del Comune di Sarno e gli Istituti scolastici superiori in un processo di conoscenza reciproca.

I benefici per la comunità Tale lavoro consentirà di strutturare, in maniera più efficace, percorsi formativi e progettare servizi per adolescenti e giovani maggiormente rispondenti alle loro reali esigenze e a quelle della comunità nella quale sono inseriti. Un’iniziativa che coinvolga anche i Dirigenti scolastici nella promozione del benessere delle nuove generazioni e delle famiglie. Ha dichiarato l’assessore Alfredo Mandola: «La nostra

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L’assessore Alfredo Mandola


Sì al futuro

A tavola Il meglio dell’enogastronomia salernitana al centro degli incontri di “Colti e mangiati”

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alorizzare le tipicità salernitane. È l’obiettivo che si è posto l’iniziativa “Colti e mangiati” promossa dalla Coldiretti provinciale. L’iniziativa prevede una serie di incontri degustativi in diversi ristoranti ed aziende del territorio. Durante questi appuntamenti i produttori illustreranno le caratteristiche degli alimenti, dando indicazioni utili per poterne valutare la qualità ed il loro corretto consumo. Ai conviviali sono invitati campioni di cittadini che possono gustare a pieno i frutti della terra salernitana. Protagonisti di queste tavolate gli ortaggi più famosi come il pomodoro San Marzano, il cipollotto

nocerino, i fagioli di Controne, ma anche i salumi ed i formaggi, le mozzarelle di bufala, i fior di latte dei Monti Lattari, le confetture artigianali ed i vini salernitani. In questo modo Coldiretti vuole promuovere i cibi a “Km 0” rafforzando il rapporto tra consumatori, operatori, imprese e cittadini e incoraggiando il consumo dei prodotti di qualità salernitani. Il tour del gusto ha toccato quasi tutti i punti del territorio provinciale, dall’Agro nocerino-sarnese al cilento, passando per la costa amalfitana, i picentini e gli alburni. Per informazioni www.coltiemangiati.blogspot.it. Sa. D’An.

Petizione per tutelare l’infanzia a rischio

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na firma per dare un futuro ai bambini e ai ragazzi in difficoltà. La petizione pro “Diritto dei minori a crescere in una famiglia” è stata lanciata dall’associazione Progetto Famiglia e dalla Redazione di Punto Famiglia, insieme a numerosi altri enti italiani. I dati diffusi a fine 2012 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sono allarmanti, hanno portato alla luce una condizione di estremo disagio in ben otto Regioni Italiane dichiarate “Fuori Famiglia”. Tra queste c’è la Campania. Davanti ad un simile disagio, le istituzioni hanno sempre meno fondi a disposizione. La petizione chiede il rispetto dei diritti essenziali dei minori a rischio. Le firme saranno presentate, il prossimo anno, al Presidente della Conferenza Permanente delle Regioni. Per ulteriori informazioni e per sottoscrivere la petizione è possibile consultare il sito internet www.dirittoallafamiglia.it.

Una speranza per il Nicaragua L’ASI promuove una nuova missione sanitaria nel Paese più povero del Centro America

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uova missione dell’ASI, Associazione Solidarietà Internazionale, in Nicaragua. È dal 2000 che il sodalizio operante da circa 20 anni nel settore del volontariato internazionale promuove iniziative di solidarietà nel Paese più povero del Centro America. L’impegno dell’associazione con sede a San Valentino Torio si è svolto prevalentemente a San Rafael del Norte, paesino del dipartimento di Jinotega con circa 16 mila abitanti, di cui solo il 20 per cento risiede nel centro abitato, mentre la maggior parte vive nelle comunità o “pueblos” disseminati sulle montagne a circa 1500 metri sul livello del mare. Il 48 per cento della popolazione è rappresentato da donne e bambini, il 40 per cento è analfabeta e l’80 per cento di essi vive una povertà certificata. In dieci anni l’ASI ha contribuito a realizzare tante cose: un

centro sanitario, due progetti per l’educazione alla salute e per sensibilizzare sui diritti dell’infanzia, sostegno a cooperative di ragazze madri impegnate in scuole di cucito. Si vuole continuare su questa strada. L’ASI per il 2013 intende realizzare una Missione Sanitaria per portare medici e medicinali sul luogo. Alla missione parteciperanno alcuni medici dell’Agro Nocerino-Sarnese, nonché professionisti provenienti da altre parti d’Italia. Questa Missione ha bisogno di sostegno attraverso l’aiuto di Enti pubblici, enti privati e i tanti uomini e donne di buona volontà. Da qui l’appello rivolto a tutti: aiutaci a sostenere la missione. Tante le possibilità per contribuire. Bisogna solo rivolgersi all’ASi, consultando il sito internet www.asi-online.it o recarsi presso la sede del sodalizio in via don Tonino Bello a San Valentino Torio.

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A Benevento si premia il dialogo

M Il Museo diocesano a Nocera Inferiore

Quando i bambini fanno oh!

di don Natalino Gentile*

Centinaia di studenti delle scuole di primo grado hanno visitato il Museo diocesano e la Cattedrale

M

eno male che ci sono loro, i bambini ed i ragazzi che almeno fino alla V Elementare si possono considerare i contenitori ideali e più duttili per quanto gli adulti ed il mondo circostante vi mette dentro. È stata questa la piacevole sensazione, accompagnata a tante altre, quando – tra febbraio e marzo – centinaia di alunni delle scuole elementari di Nocera Superiore (De Amicis, Marco Polo) e di Nocera Inferiore (Regina Mundi, De Lorenzo) hanno visitato le nostre sale museali e gli ampi spazi della Cattedrale. Grazie alla signora Gigliola Famiglietti che, conscia della validità culturale e quindi formativa dell’arte del nostro territorio, ha organizzato questo interes-

sante tour artistico-religioso. Come si fa a progettare un futuro se non si conoscono le radici da cui siamo partiti? Come si può programmare una crescita “enciclopedica” se non si affonda nell’humus della nostra terra, delle nostra religiosità, delle nostre tradizioni, della nostra storia? È quanto hanno potuto constatare i ragazzi che, armati di notes e di cellulari registratori, hanno fatto un viaggio interessante tra documenti, opere d’arte, tele e reliquiari, fino al sarcofago strigilato ed ai ruderi medievali della Cattedrale. Un’avventura straordinaria che, come la caccia al classico tesoro, necessita di diverse tappe, prima di raggiungere i forzieri preziosi. Ma siamo sulla buona strada. *Direttore Museo Diocesano San Prisco

onsignor Giancarlo Maria Brigantini e l’imam Kamel Layachi sono i vincitori della VI Edizione del Premio “Fraternità - Città di Benevento”, voluto dal Movimento dei Focolari e promosso dal Centro La Pace di Benevento e dall’associazione Focus dei Focolari, con il patrocinio di Comune e Provincia di Benevento, dell’Università degli Studi del Sannio e del Centro di Cultura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il Premio verrà consegnato il 27 aprile prossimo, presso il Centro La Pace, a chi si adopera per il dialogo tra culture e religioni. Da quest’anno, si sono aggiunti i prestigiosi riconoscimenti delle medaglie di rappresentanza concesse dal presidente della Repubblica italiana, il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Unesco. Monsignor Brigantini è stato premiato per il suo coraggio nella condanna della criminalità mafiosa nella Locride e per il dialogo interculturale, mentre all’imam Layachi è stato riconosciuto il suo impegno, in una comunità del Nord Italia, a favore del dialogo tra musulmani e cristiani. Il Premio vuole sottolineare il valore del dialogo e del confronto delle culture e delle religioni in una ottica di pace. Per informazioni www.premiofraternita.it.


Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

Lavoriamo! Il chiuahua più piccolo al mondo

Chihuahua! di Gabriella Calenda*

Bandi, stage e tirocini Dal settore bancario a quello culturale, sono diverse le opportunità per neolaureati e gruppi di giovani

La cultura che dà lavoro La Fondazione Unipolis lancia il bando “Culturability, fare insieme in cooperativa” per promuovere la creazione di start up culturali e creative realizzate da ragazze e ragazzi: 200.000 euro e una rete di partner per un percorso di accompagnamento alla costituzione delle imprese. La partecipazione al bando è aperta a progetti imprenditoriali presentati da giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano creare una nuova cooperativa. Il team di lavoro deve essere composto da almeno 3 persone. Fino al 30 aprile è possibile inviare il proprio progetto direttamente on-line sul sito www.culturability.org.

Non un semplice corriere È possibile candidarsi per la nuova edizione del Progetto Virgilio 2013 organizzato dalla SDA Express Courier, il noto corriere espresso che fa parte del Gruppo Poste Italiane. Grazie al “progetto Virgilio” giovani candidati potranno realizzare un’esperienza di formazione e lavoro all’interno dell’azienda. Le selezioni sono rivolte a giovani neolaureati da inserire in un percorso di tirocinio formativo della durata di 6 mesi. Gli interessati possono inviare il proprio curriculum vitae tramite la pagina web del corriere. Il bando scade il 30 aprile.

Opportunità in banca Unicredit, realtà bancaria che opera a livello internazionale, è alla ricerca di personale da inserire in stage a Milano. Gli interessati alle assunzioni Unicredit possono valutare le offerte di tirocini attive in questo periodo sul sito internet dell’istituto bancario, alla sezione lavora con noi.

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n saluto a tutti i miei amici amanti degli animali, in questo numero di Insieme introduco un’altra razza cosiddetta toy, ossia di piccolissime dimensioni: il Chihuahua. Questo nome deriva dall’omonimo Stato Messicano dove sono nati i primi allevamenti. In Europa è arrivato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Per quanto riguarda le caratteristiche morfologiche della razza, questo cane presenta una struttura del cranio molto tonda, “a mela”, più grande rispetto al corpo e con fontanella parietale persistente, per questo bisogna fare molta attenzione a non fagli prendere urti col capo. Gli occhi non devono essere troppo prominenti e possono essere neri, blu o rubino, mentre il mantello può essere raso o lungo ondulato, con colorazioni diffuse: crema, fulvo, nero, bianco. La coda è lunga ed a volte portata lateralmente. È uno dei cani più leggeri, va dai 900 gr ai 3,5 kg al massimo. Il carattere è davvero poco attinente alla dimensione: robusto, fiero, coraggioso, attaccato morbosamente al suo padrone, non tollera molto i bambini, abbaia tanto e lega poco con gli estranei, ci vuole un padrone dal polso duro. È molto sensibile al freddo, delicato di occhi e facilmente forma tartaro ai denti. Ha bisogno di cure e passeggiate quotidiane. La curiosità In America abbiamo il primato di Chihuahua più piccolo al mondo: ha 4 anni, pesa neanche un chilo ed è “grande” quanto una lattina di Coca Cola perché affetto da nanismo. Per qualsiasi domanda sono sempre reperibile all’indirizzo e-mail gabriella.calenda@libero.it Un saluto a tutti! *Medico veterinario

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CHIESANELMONDO

UNA SOLA FEDE

DON TONINO BELLO

di Silvio Longobardi

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inanzi alla crisi che oggi viviamo, don Tonino avrebbe detto di non guardare solo le foglie che cadono ma di scorgere con gli occhi della speranza anche i germogli che crescono. È morto vent’anni fa, lasciando una lunga scia di rimpianti in coloro che lo avevano conosciuto, anche al di fuori del mondo cattolico. L’attenzione all’uomo, il suo impegno per la pace, la sua testimonianza personale, il linguaggio fascinoso e ricco di immagini hanno certamente contribuito a farlo apprezzare. Le numerose pubblicazioni e le ristampe altrettanto numerose dei suoi testi, sono una misura eloquente del consenso. È stato lui a usare l’espressione “Chiesa del grembiule” per indicare una comunità cristiana capace, come il suo Maestro, di chinarsi sulle piaghe dell’uomo. Un giorno, per spiegare la tradizionale distinzione tra basilica maggiore e minore, se ne esce con questa affermazione: “Basilica minore è la chiesa fatta di pietre... Basilica maggiore è quella fatta di carne. È l’uomo, insomma!”. Una definizione certamente poco canonica ma non priva di suggestioni. Nel 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ha autorizzato il processo di beatificazione, segno che la sua vita è stata attraversato da un raggio di luce.

Custodire il matrimonio

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’omelia della Messa inaugurale di Papa Francesco è stata segnata dal verbo custodire. Anche il matrimonio appartiene ai beni della creazione che siamo chiamati a custodire con cura. Nel 2010 l’allora cardinale Bergoglio scrisse un durissimo messaggio contro il progetto di legge del governo argentino che intendeva legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali. «Non è un’unione qualsiasi tra persone, ma possiede caratteristiche proprie ed irrinunciabili che fanno del matrimonio la base della famiglia e della società. [...] L’unione tra persone dello stesso sesso difetta degli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. [...] Nella vita familiare e nella relazione con il proprio padre e la propria madre, i figli scoprono la loro identità e apprendono la loro autonomia personale». Parole chiare e inequivocabili.

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a Chiesa, ha detto Benedetto XVI nella sua ultima udienza, “non è un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle”. La Chiesa, ripete Papa Francesco nella sua prima omelia, non è “una ONG assistenziale”. Diversi per carattere e storia personale – timido ed elitario Papa Ratzinger, espansivo e popolare il suo successore – ma una è la fede che essi professano. Parole e gesti saranno diversi. Ed è giusto che sia così. Ma il Vangelo che annunciano è lo stesso. Enzo Bianchi, priore di Bose, ha commentato: «La continuità nella fede e nel servizio alla comunione sono assolutamente necessarie per un Papa, ma poi lasciamo che ci sia differenza nella modalità di attuazione, anche per mostrare che la comunione cattolica è sempre plurale e non significa mai uniformità».

La folla alla Messa di inizio Pontificato

Il nome più quotato

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uante previsioni puntualmente smentite. Intervistato prima del Conclave il cardinale Dolan, arcivescovo di New York, ha risposto con arguzia e humor. A chi gli chiedeva quali erano i candidati più accreditati, ha detto che il nome più quotato tra i cardinali è quello di… Gesù Cristo. Intelligente e raffinata ironia ma al tempo stesso un’ottima provocazione.

Il cardinale Dolan

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CHIESALOCALE Il cammino della croce

a cura della Redazione

Un nuovo modo di fare catechesi La Via Crucis diocesana presieduta dal vescovo Giuseppe

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a comunità diocesana si è ritrovata lo scorso 20 marzo per la Via Crucis. Il pio esercizio è stato presieduto dal vescovo e si è tenuto nella parrocchia San Francesco di Sarno. La serata di pioggia ha impedito che si tenesse per le strade del centro cittadino, così come è avvenuto negli anni scorsi lungo i tornanti del colle Sant’Andrea di Nocera Inferiore. I presenti hanno avuto modo di pregare grazie alle riflessioni che monsignor Giuseppe Giudice ha scritto nel libretto Come se vedesse l’invisibile, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.

La tre giorni organizzata all’equipe diocesana Area Annuncio e Catechesi

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re giorni di incontro per guardare alla catechesi in maniera nuova. Questo lo spirito che ha spinto don Antonio Adinolfi, insieme all’equipe diocesana Area Annuncio e Catechesi, a convocare lo scorso 4, 5 e 6 marzo, all’auditorium Sant’Alfonso di Pagani, quanti sono impegnati in questo ambito per confrontarsi sul tema “Comunicare e trasmettere la fede. Per uno stile nuovo di catechesi”. A relazione suor Giancarla Barbon e padre Rinaldo Paganelli, direttori della scuola nazionale di formazione per la nuova evangelizzazione. Nella prima serata i relatori hanno invitato i presenti, circa 600, a liberarsi dai pregiudizi e dai preconcetti e a scegliere di «stare in mezzo» e «sporcarsi di catechesi». Un auspicio ripreso anche dal vescovo nella serata conclusiva, che ha fatto seguito ai laboratori di progettazione delle aree ragazzi, giovani e adulti. «Non siate impegnati solamente nella catechesi – ha detto monsignor Giuseppe Giudice –, ma siate impregnati di Cristo». Fernando Faiella

I relatori al Convegno catechistico

Un momento della Messa crismale

Il dono del crisma

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l vescovo Giuseppe con i presbiteri, diaconi, religiose e religiosi ha celebrato la Messa crismale, lo scorso 28 marzo, nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. Durante la celebrazione del Giovedì Santo «la Chiesa riceve dal Cristo-Sposo l’olio per ungere i catecumeni che verranno bat-

tezzati; il crisma per la cresima e l’ordinazione sacerdotale (pensiamo ad Alfonso e Giuseppe), e pure l’olio per l’unzione degli infermi. È l’olio che, scorrendo ed impregnando, profuma questa celebrazione» così si è espresso mons. Giudice nell’omelia. Il Pastore della nostra Diocesi ha con-

tinuato: «Ed è quest’olio di letizia, olio che allieta, olio che profuma, olio che consacra, che non può mai mancare alla sua Chiesa; per questo motivo, in questa celebrazione unica ed originale, lo riceviamo con gratitudine per ungere e profumare, ancora una volta, le nostre comunità, che lo accoglieranno questa sera in Coena Domini». Al riferimento delle «povere vedove che, prestando fede alle parole dei profeti Elia ed Eliseo, videro il miracolo dell’olio che mai si esauriva nel piccolo orcio» è seguita una considerazione del presule sugli avvenimenti storici che la Chiesa ha vissuto: la rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco: «Abbiamo così ricompreso la fede come un affidamento totale al Pastore supremo, buono e bello». Insieme - Aprile 2013

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MONTE TABOR di p. Matteo Ferrari

Nessuna scorciatoia per sostare dinanzi all’Eucarestia

Padre Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli. Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il PIB di Roma.

Occorre guidare ad una “soave conoscenza” della Parola di Dio, come lettera d’amore che parla agli uomini e alle donne di ogni tempo Il vescovo Giuseppe invita tutta la comunità a sostare nella preghiera e nell’Eucarestia. Una pratica spesso difficile per gli adolescenti. Come si può trasmettere efficacemente questo messaggio? Preghiera ed Eucaristia sono certamente, insieme alla Parola di Dio, la fonte che può alimentare e sostenere la vita cristiana. É triste, però, che queste realtà vengano quasi automaticamente identificate dalle generazioni più giovani – e non solo – come esperienze per nulla gioiose. Spesso sono sopportate con grande fatica e, quando possibile, disertate. Di fronte a queste situazioni è facile colpevolizzare semplicemente coloro che faticano ad avere una vita di preghiera e a partecipare all’Eucaristia domenicale, accusandoli di poco impegno e di mancanza di senso del dovere. Dobbiamo invece domandarci che testimonianza diamo come comunità cristiana. Non basta più richiamare al dovere, occorre testimoniare la “sensatezza” di ciò che si fa, se si vuole che le realtà che consideriamo più importanti della vita cristiana riconquistino una loro “bellezza”. Le comunità parrocchiali organizzano tanti momenti di incontro con i giovanissimi. Come si possono costruire percorsi accattivanti tenendo al centro il Signore? Suggerirei semplicemente di non scegliere “scorciatoie” ma di imboccare le vie lunghe, faticose, quelle che richiedono preparazione, impegno e perseveranza. La nostra tentazione è oggi quella di adottare espedienti che magari sembrano portare frutti immediati ma poi ci lasciano a mani vuote. Occorre ricominciare a fare una vera iniziazione alle esperienze fondamentali della vita cristiana. Bisogna innanzitutto insegnare linguaggi che ormai non sono più co-

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«Solo se educhiamo a rimanere presso il Signore, a cominciare dalla sosta della Preghiera e dell’Eucaristia, allora avremo fedeli capaci di andare, di abitare la storia da credenti, per far rimanere il Signore nel mondo e trasformarlo attraverso vite riconciliate». Dagli Orientamenti pastorali, n.3 muni e che possono risultare “incomprensibili”. Come consentire l’ingresso nei linguaggi della preghiera e dell’Eucaristia? Occorre innanzitutto ascoltare il Concilio. Nel documento dedicato alla liturgia, Sacrosanctum Concilium, il Vaticano II ci invita a considerare la Bibbia come la fonte di tutti i linguaggi che si usano nella liturgia e quindi nell’Eucaristia e anche nell’esperienza della preghiera personale (SC 24). È necessario allora intraprendere lunghi e attenti percorsi di formazione biblica, facendo cogliere soprattutto – sempre usando le parole del Concilio – una “soave conoscenza” della Parola di Dio, non come un noioso manuale di morale, ma come una lettera d’amore nella quale Dio parla agli uomini e alle donne di ogni tempo come ad amici. Allora anche l’Eucaristia diventerà quel luogo nel quale possiamo custodire, attraverso i suoi gesti e le sue parole, la memoria di Gesù in mezzo a noi. La preghiera diventerà quel momento nel quale vivere personalmente quel dialogo nel quale Dio si intrattiene con noi per farci partecipi della sua stessa vita. P. Matteo Ferrari osb


VITA ECCLESIALE

“Andate e fate discepoli tutti i popoli” Si è svolto a Pagani, lo scorso 17 marzo, il ritiro regionale dei giovani del Rinnovamento nello Spirito Santo

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omenica 17 marzo, le vie di Pagani si colorano di presenza giovanile: all’ingresso del Palazzurro tanti ragazzi provenienti da tutta la Campania, per il ritrovo annuale dei giovani del Rinnovamento nello Spirito Santo. È primo pomeriggio quando li raggiungo, sono in pausa anche se il fermento continua per la preparazione dell’imminente celebrazione eucaristica. Preparano con dovizia i canti, si scambiano esperienze e sorrisi: hanno la freschezza della fede che nutrono. «Siamo stati onorati di accogliere i giovani dell’intera regione in Diocesi» racconta Giuseppe Contaldo, membro del Comitato Regionale del movimento. Il benvenuto ai partecipanti è giunto soprattutto da mons. Giuseppe Giudice: «Ricordate, cari giovani, nella vita cristiana si va nella misura in cui si sta» che ha commentato così il tema scelto per il raduno “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). Alla catechesi di don Fulvio Bresciani – consigliere nazionale aggiunto del Rinnovamento nello Spirito, ambito giovani – incentrata sulle difficoltà nell’annunciare il Vangelo, ha fatto seguito l’esperienza di Adorazione Eucaristica, denominata Roveto Ardente. Al termine della celebrazione eucaristica delle 16:00, i giovani si sono ritrovati per un momento di festa in piazza Sant’Alfonso, dove hanno animato un’esperienza di evangelizzazione di strada.

L’ESPERIENZA È indaffarato. Si avvicinano tanti giovani per indicazioni di vario genere. Risponde a tutti con un sorriso. Manca una manciata di minuti all’inizio della Santa Messa, ma non rifiuta di rispondere a qualche mia Angelo domanda. È Angelo Brancaleone, Brancaleone responsabile regionale dei giovani del Rinnovamento nello Spirito. «Ho accolto la mia chiamata e l’impegno a dedicarmi al movimento in un incontro come questo, dieci anni fa». Era un periodo difficile della sua vita, lo Spirito Santo ha soffiato sulla sua esistenza e di lì si è dispiegata la sua vita dedicata ad annunciare Cristo. Gli chiedo provocatoriamente in cosa consiste l’evangelizzazione di strada: «Quando si evangelizza non si dice niente di particolare, si racconta la propria esperienza». Il giovane di Aversa mi risponde con semplicità ed entusiasmo. Ed è proprio l’entusiasmo la cifra che caratterizza la dedizione dei giovani del movimento: con una chitarra e una luce speciale negli occhi hanno riempito la piazza principale di Pagani per un’intera serata, con un solo obiettivo: raccontare come hanno abbracciato il Vangelo. Mariarosaria Petti


Apostolo del Vangelo Un breve profilo di Alfonso Russo, fondatore della P.U.A.C.S. e dei Piccoli Discepoli della Croce, ritornato in Cielo lo scorso 22 febbraio

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o combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”. Le parole dell’apostolo Paolo, richiamate dal vescovo Giuseppe nel giorno dei funerali di Alfonso Russo, celebrati lo scorso 23 febbraio nella Basilica di San’Alfonso a Pagani, sono un piccolo faro per tentare di delineare la vita del fondatore della P.U.A.C.S., tutta orientata a Dio e al servizio agli ammalati. Nato il 26 ottobre del 1944, Alfonso ha servito il Vangelo con totalità di cuore e discrezione. Sono i suoi figli spirituali ad aiutarmi a tratteggiare i passaggi fondamentali della sua vita. Anno 1976. Il piccolo Mimmo ha solo 9 anni e trascorre il fine settimana a Pagani a casa della nonna che frequentava la Chiesa della Purità. «Non conoscevo nessuno, così mi misi in fondo alla Chiesa», racconta. Alfonso, che era capace di gettare sul mondo e sulle persone uno sguardo intriso di grazia, lo scorge e gli chiede di portare la candela accanto alla croce, nella processione del Venerdì Santo. Gaetano, 9 anni, partecipa insieme al cugino al presepe vivente. Alfonso, appena 32enne, riusciva già ad attirare 400 ragazzi. Qualche anno più tardi, Gerardo di anni ne ha 7 e frequenta il Santuario insieme alla mamma. Alfonso gli propone di fare il ministrante e gli fa preparare la tunica. Ha avuto una predilezione speciale per il sacerdozio e ha saputo scorgere in quei 3 bambini, come in tanti altri, i segni di una speciale chiamata del Signore. La mattina del 22 marzo, insieme a don Mimmo Cinque, don Gaetano Ferraioli e don Gerardo Coppola, suoi figli spirituali, ritorno idealmente tra le strade di Pagani dov’è maturata la vocazione di Alfonso. È l’inizio degli anni ‘60, il giovane Russo è presidente dell’Azione cattolica della parrocchia di san Sisto II.

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Alfonso Russo, in pellegrinaggio a Lourdes

Cresciuto all’ombra di Sant’Alfonso, ha un rapporto speciale con i padri redentoristi. Prende parte alle loro missioni ed emerge la sua particolare attenzione per gli ammalati. Conosce l’Associazione Volontari della Sofferenza nella quale muove i primi passi. Dopo un pellegrinaggio a Lourdes, insieme a padre Agostino Natalino, morto a 33 anni, e a padre Bernardino Casaburi, scomparso negli anni ‘70 (sacerdoti redentoristi), a soli 19 anni, acquista una statua della Madonna e fonda prima la P.U.A.C.S.. «Me lo ha chiesto la Madonna», sostiene. Qualche anno più tardi entra a far parte dell’associazione anche il giovane Gerardo Tipaldi. La prima sede associativa è la sua casa, vicino alla parrocchia Santa Maria delle Grazie. Coinvolge la mamma e le sorelle, chiede ai padri redentoristi di andare a fargli visita. Poi domanda una sede: gli fu data la sagrestia della Congrega di San’Alfonso. Iniziano le prime corrispondenze con gli ammalati, lettere di conforto e di vicinanza. L’associazione cresce, si sposta in un grande appartamento preso in fitto al primo piano di palazzo Califano, di fronte alla Basilica di Sant’Alfonso. Si organizzano i pellegrinaggi e l’assistenza a domicilio. Nel 1968 c’è il I raduno degli ammalati a Bagni, l’11 febbraio del 1971 si celebra la prima giornata diocesana degli ammalati, approvata dal vescovo Nuzzi. Fonda nel 1976 i Piccoli Discepoli della Croce, un’associazione pubblica di vita consacrata, cuore dell’opera per lo speciale rapporto che li lega a Cristo (nel 1984 essa ottiene il riconoscimento della personalità giuridica). Una bella amicizia lo lega alla priora delle Carmelitane Scalze, che gestiscono in quegli anni il complesso della Purità. Ben presto l’istituto deve fare i


1962, Colle sant’Alfonso a Torre del Greco, ritiro spirituale con gli ammalati

conti con la penuria di vocazioni. Sempre nel 1976 gli viene affidata la Chiesa. «La Provvidenza poi ha suscitato nel 1980 un accordo tra il padre generale dei carmelitani e il vescovo Nuzzi con il quale anche il monastero è stato donato ai Piccoli Discepoli della Croce. Finalmente una sede stabile. Iniziano le prime raccolte fuori ai cimiteri, all’ingresso delle autostrade, dinanzi alle parrocchie per ristrutturare lo stabile e creare le stanze per accogliere gli ammalati. «In quel particolare periodo storico a Pagani e nell’Agro la disabilità era nascosta. L’associazione inizia a lavorare per tirar fuori dalle case gli ammalati – ricorda don Gerardo Coppola. L’opera, nata nel ‘63, è attenta alle indicazioni del Concilio Vaticano II, con una grande apertura ai laici, collaboratori di Dio nel piano di salvezza. Nello statuto anticipa quello che Giovanni Paolo II ha scritto nella Lettera Apostolica Salvifici Doloris». La malattia. Il Signore chiama Alfonso a condividere nella sua carne la sorte delle tante persone a cui ha dedicato la sua vita. Arriva anche per lui l’ora della croce. Qui il racconto diventa più doloroso. Gli occhi offuscati dalle lacrime dei suoi figli spirituali dicono più delle parole. «Nel 1992 – racconta don Mimmo – io e don Gaetano eravamo a Roma per frequentare i corsi di specializzazione in teologia. Al telefono ci disse: ho una malattia al fegato, pregate per me». Inizia una pagina nuova, fatta di attenzione all’alimentazione, all’affaticamento fisico, intrisa di controlli e ricoveri prima al Policlinico di Bari, poi al Gemelli di Roma. Supera molti momenti difficili, sostenuti dalla grazia di Dio e continua la sua vita. Apre le porte a tanti anziani, anche quando non c’è posto a tavola. Riceve qualche rimprovero dai tre sacerdoti: fare il bene deve avere un limite. Ma il metro di misura di Alfonso

è quello della Provvidenza. Lo scorso dicembre la sua salute ha un brusco peggioramento. Dice: «Io sono pronto. Dovete essere forti». Ricoverato al Gemelli fino al 5 gennaio, racconta: «Non vi preoccupate, sono con Gesù Bambino». Ritorna a casa, ma la tregua dura poco. Iniziano i ricoveri, a Nocera e poi a Sarno. Qui di notte si prende cura di un vecchietto. Il 21 febbraio don Gaetano Ferraioli convoca l’associazione per un momento di preghiera. «Alfonso si sta preparando per andare in Cielo». Tutti sono invitati a pregare per lui che ha un solo pallino fisso in quei giorni: salvare la sua anima. Si confessa spesso, chiede a don Gerardo se il Signore perdonerà i suoi peccati. «Penso che abbia combattuto a lungo con il male». L’ultima notte non vuole che i giovani vadano a casa, chiede di farli rimanere in una camera attigua alla sua. Nella stanza insieme a lui i tre sacerdoti che ha generato: don Gaetano, don Mimmo e don Gerardo. Ricordano i tempi passati, le ore trascorse facendo la visita a Gesù sacramentato, le preghiere che recitavano dopo il santo Rosario, cantano vecchi canti eucaristici. L’ultima raccomandazione è per Gerardo Tipaldi che ha condiviso con lui 46 anni di vita – «Ve lo affido, prendetevi cura di lui» - e per un giovane nel quale ha intravisto i segni di una speciale chiamata di Gesù. Ha pregato con loro fino al primo sbocco di sangue. Chiedono che la sua agonia duri poco. Il Signore li ascolta. Sereno e sorridente ha esclamato: «In Paradiso mi accolgono gli angeli», prima di esalare l’ultimo respiro. La sua vita è troppo ricca per essere racchiusa in queste pagine. Mentre scrivo mi avvolge il profondo dispiacere di averlo sfiorato in qualche corridoio, senza incontrarlo davvero. Antonietta Abete

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Giuseppe e Alfonso, insieme al Vescovo Giudice, durante la Messa crismale

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preti dovrebbero essere felici», così si confidava il regista Mimmo Calopresti a don Dario Viganò – in un libro intervista pubblicato nell’Anno Sacerdotale (2010) – e continuava: «Solo la felicità contagia». Per il suo film Preferisco il rumore del mare si è lasciato ispirare da don Luigi Ciotti e don Lorenzo Milani: nell’inciso riportato deve esserci la considerazione di chi quella felicità l’ha vista brillare negli occhi di persone vere, in carne e ossa. Un luccichio ritrovato nello sguardo di don Alfonso Giordano e don Giuseppe Pironti, alla vigilia dell’ordinazione presbiterale, che avrà luogo il prossimo 18 aprile. Il nostro incontro ha il sapore della “seconda puntata” di un colloquio mai interrotto: sul numero di settembre 2012 abbiamo raccolto le storie dei due giovani che attendevano l’ordinazione diaconale. In quell’occasione abbiamo ripercorso insieme il sentiero della loro vocazione. Torniamo ad ascoltarli ad un passo dal loro “sì” più importante.

Nel nostro colloquio di luglio abbiamo seguito la vostra attesa per l’ordinazione diaconale. Anche adesso vivete un’attesa, che sfumature ha questa volta? G: «Il diaconato lasciava un’attesa per un’altra. Il presbiterato apre ad una missione. Ho vissuto il percorso da diacono come tappa di un cammino più grande, che mi porterà ad essere presbitero, ciò che ho scelto e per cui sono stato scelto». A: «Come ogni evento che cambia la vita – così come è stato per il diaconato – vivo con ansia questa attesa. Stavolta però mi avvolge anche un clima di serenità, forse perché non sto affrontando questo periodo da solo ma in piena comunione con gli altri, famiglia e amici

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soprattutto». Il rito di ordinazione è ricco di gesti colmi di significato. Quale di questi aspettate con particolare emozione? G: «L’intero rito è per me importante, però attendo con trepidazione l’imposizione delle mani del Vescovo e degli altri presbiteri. È un passaggio che mi ricorda la paternità di Dio e la circostanza che ogni azione sarà condotta sotto le Sue mani. Mi riporta ad un’espressione di Giovanni Paolo I: Signore tieni le tue mani sul mio capo, ma soprattutto fa che io tenga sempre il mio capo sotto le tue mani». A: «Io attendo il momento delle Litanie dei Santi, quando il candidato si prostra a terra. È stata l’emozione più intensa del diaco-

Sulle orme di Cristo sacerdote Il prossimo 18 aprile, nella splendida cornice della Collegiata di san Giovanni Battista in Angri, don Giuseppe Pironti e don Alfonso Giordano saranno ordinati sacerdoti. Ad un passo dall’ordinazione presbiterale, i due giovani diaconi si raccontano in un’intervista

nato, perché non mi sono sentito da solo, ma ho portato tutti con me in quel gesto. Aspetto di nuovo di prostrarmi per riportare tutti con me e consegnarmi totalmente alla Chiesa». La vostra ordinazione presbiterale ha delle coordinate storiche speciali: la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, l’elezione di Papa Francesco nell’Anno della Fede e con alle spalle i primi cinquanta anni del Concilio Vaticano II. Come vi inserite nel solco della memoria e del rinnovamento? G: «Ho sempre vissuto serenamente il rinnovamento e la memoria alla luce della considerazione che il presente è preparato dal passato. La bellezza di una pianta o di un fiore è il risultato di un seme


I due futuri sacerdoti

che è morto. Benedetto XVI ha compiuto uno dei gesti più alti che un uomo possa compiere, riconoscendo che il bene della Chiesa dipende solo dal Sommo Pastore. La sua rinuncia e l’inizio del pontificato di Francesco è come una corsa a staffetta: si vince solo insieme e soltanto se ciascuno fa la sua parte». A: «Tutte le vicende citate mi hanno permesso di riflettere – a partire da Lumen Gentium 1, “Cristo è luce delle genti” – sulla centralità di Gesù: è Lui che ama e sostiene, è Lui il Pastore della nostra Chiesa. Su questa centralità si fonda la rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco. Eventi inaspettati, sorretti dallo Spirito Santo: questa è la luce di Cristo, che stupisce negli avvenimenti storici e fa sì che diventino giorno per giorno storia di salvezza. Sarà prezioso ricordare di essere stato ordinato presbitero in questa cornice». Quali sono le paure e le speranze che abitano i vostri cuori? G: «Nutro qualche timore, non

paure. Il timore ti consente di vedere i confini del recinto entro il quale restare, la paura è buio assoluto. Io vivo con la certezza che rimanendo nella volontà di Dio, sotto la Sua Parola – oltre che sotto le sue mani – non valicherò mai il sentiero tracciato per me. La speranza che coltivo è di essere un buon sacerdote, un buon presbitero e un buon padre, sapendo indicare agli altri e a me stesso la felicità di Dio, ovvero la realizzazione della vocazione personale». A: «Il terrore più grande è quello di avere comportamenti che non sono quelli che caratterizzano un sacerdote. Supero questo timore nutrendomi continuamente del Signore, con la preghiera, la Parola e l’Eucarestia. Inoltre temo la solitudine della vita da presbitero, ma mi rassicura la consapevolezza di essere inserito in un presbiterio, in una vita comune con i confratelli. Spero di essere un buon padre ma anche un buon figlio, vivendo bene il rapporto di paternità e figliolanza con il mio Vescovo. Desidero essere un sa-

cerdote che sappia trasmettere la luce di Cristo agli altri, affinché ci siano altre persone che attraverso me possano risplendere della stessa luce di Dio». Di cosa ha bisogno la nostra Diocesi, secondo lo sguardo di un giovane prete? G: «Paolo VI diceva che la vera rivoluzione per la Chiesa è celebrare la Messa ogni mattina. È ciò che desidero fare: celebrare una buona Messa, annunciare il Vangelo e… confessare molto». A: «Sacerdoti e laici che consumano le ginocchia davanti a Cristo». A fine intervista ripenso alla frase del regista calabrese. Posso dire che è vero: la felicità contagia. Bisognerebbe immortalarla, stringerla e non perderla, come si fa con una fotografia. A don Giuseppe e don Alfonso l’augurio di custodire queste parole come un’istantanea interiore, da rivedere e accarezzare lungo la via del ministero. Mariarosaria Petti

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20 Mag 13 gio


Da sinistra: don Ciro Galise, Mons. Giuseppe Giudice, don Roberto Palazzo e don Andrea Annunziata

Ripartire dalla Parola

T

prima di ogni altra cosa, l’essere. appa intermedia con Lo scorso 26 febbraio, Non occorre saper dire bene, ma don Roberto Palazzo per nell’auditorium di dire il vero e il bene». Una riflesil percorso pastorale sione che dà valore al verbo, condella Diocesi. Un nuovo Pagani, c’è stata una traddicendo il tradizionale adagio cammino ecclesiale cominciato tappa del Cammino che recita «non contano le parole, con l’arrivo del vescovo monsiecclesiale durante la ma i fatti». Non è così, ha affermagnor Giuseppe Giudice e che, nel to don Palazzo, perché «la parola giugno 2012, con la prima sosta quale si è riflettuto sul umana è la prima rivelazione», ecclesiale, ha assunto uno stitema «Fides ex auditu» dunque, un qualcosa di concreto. le proprio. Un’esperienza che ha generato i Cortili dell’Evangelizcon don Roberto Palazzo. Infatti dicendo la verità, l’interlocutore già può cogliere qualcosa zazione: «Sono un’occasione – ha L’occasione è stata utile di tangibile: «Se un uomo dice la spiegato don Ciro Galisi, vicario per rilanciare i Cortili verità – ha precisato –, già espriepiscopale per il laicato – per inme qualcosa di definitivo». dividuare nuovi percorsi e far sì dell’evangelizzazione Il passo successivo è la domanda, che il messaggio di Cristo possa ossia la sintesi tra «comunicaziorisuonare in ogni ambiente, non ne e relazione». Il biblista ricorda però che solo «chi solo in quello ecclesiale, ma anche e soprattutto sa porre bene la domanda è a poca distanza dalla dove la gente vive e lavora, perché tutti sono destirisposta giusta». Tutto si compie, inoltre, nell’ascolnatari del messaggio di salvezza cristiano». to che «è l’incontro tra domanda e risposta». Traccia portante dell’incontro dello scorso 26 febIn questo quadro si inserisce la Parola di Gesù che braio la riflessione di San Paolo, contenuta nella «diventa foriera di un continuo aggiornamento circa lettera ai romani, nella quale l’apostolo delle genti le domande dell’uomo». evidenzia che la fede viene dall’ascolto. «Ogni autentica esperienza di fede – ha detto il sacerdote – non nasce primariamente dall’ascolto, ma dalla parola e dal parlare. È la parola che manifesta,

l oa o Fin ag gi M 15

A conclusione dell’incontro il Vescovo ha esortato i presenti a ritornare a porgersi domande, così come gli israeliti nel deserto quando videro la man-

Ritaglia questo coupon e potrai consumare, fino al 15 maggio, PIZZA E BEVANDA a soli 5 euro in uno dei due ristoranti indicati.

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La relazione di don Roberto

PER CONTINUARE A LAVORARE INSIEME Queste le date in cui si riuniranno i Cortili dell’Evangelizzazione scaturiti all’indomani della Sosta ecclesiale di giugno 2012. Occasioni di comunione e progettazione pastorale per i diversi ambiti pastorali. Attraverso la partecipazione di tutte le parrocchie sarà possibile annunciare a tutti e con maggiore forza la Buona Novella.

na, questo perché «la gente non vuole più risposte preconfezionate». «Noi – ha detto il vescovo – dobbiamo suscitare le domande perché ognuno possa arrivare alla risposta che non è nuova in sé, ma saranno nuove per me. Se però l’uomo non fa un cammino, queste risulteranno tutte preconfezionate». Dunque, buon cammino e come ha ricordato monsignor Giudice: «I cortili sono aperti. Cerchiamo di partecipare». Salvatore D’Angelo

Carità Lunedì 29 aprile e lunedì 27 maggio, ore 19:00, per gli ultimi due appuntamenti del Corso di formazione promosso da Caritas a Villa Rosalia di San Valentino Torio. Lavoro e Cittadinanza Mercoledì 24 aprile e mercoledì 22 maggio, ore 20:00, Complesso parrocchiale Santa Maria del Ponte in Roccapiemonte. Comunicazione Lunedì 8 aprile e lunedì 6 maggio, ore 20:00, Centro Pastorale Santa Maria del Presepe in Nocera Inferiore. Liturgia Lunedì 15 aprile, ore 19:30, parrocchia

Sant’Antonio da Padova in Sant’Egidio del Monte Albino. Tradizione e Festa Lunedì 8 aprile e lunedì 6 maggio, ore 20:30, Cattedrale San Prisco in Nocera Inferiore. Volontariato Martedì 16 aprile e mercoledì 14 maggio, ore 20:00, Monastero della Purità in Pagani. Spiritualità Lunedì 15 aprile, ore 20:00, parrocchia San Giovanni Battista in Striano; lunedì 27 maggio, ore 20:00, parrocchia San Matteo Apostolo in Nocera Inferiore

Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti in tempo reale è possibile consultare il sito www.diocesinocerasarno.it


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla IV domenica di Pasqua all’Ascensione del Signore Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Sorgenti di amore Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio - Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei così diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato. Benedetto XVI (Preghiera conclusiva dell’enciclica Deus Caritas est)

21 aprile 2013

IV DOMENICA DI PASQUA (Anno C) Le letture “Le mie pecore ascoltano la mia voce” Prima lettura: At 13, 14. 43-52 Salmo: Sal 99 Seconda lettura: Ap 7, 9. 14-17 Vangelo: Gv 10, 27-30 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». (Gv 10, 27-30) Colore liturgico: BIANCO

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Insieme - Aprile 2013

I sacerdoti immagine del Pastore L’Agnello, Gesù, sta in mezzo al suo popolo ed è il loro Pastore. Il Pastore si identifica con l’Agnello, perché nessuno può guidare alle fonti delle acque della vita se non facendosi modello del gregge. Noi ascoltiamo la voce di Gesù, il vero pastore, e attraverso le voci dei nostri pastori lo seguiamo. Nessuno può strappare le pecore dalla mano di Gesù e dalla mano del Padre. Solo in quelle mani esse sono al sicuro, e quelle mani oggi si moltiplicano nelle mani dei pastori. Il Padre le ha date a Gesù e Gesù, per esse, ha dato la vita. C’è sempre uno scambio d’amore tra il Padre, Gesù e le anime. Per questo, i discepoli sono sempre pieni di gioia e di Spirito Santo. Domenica del buon Pastore: preghiamo per tutti i nostri pastori, ben sapendo che Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.


28 aprile 2013

V DOMENICA DI PASQUA (Anno C) Le letture

Libertà e responsabilità dell’amore

“Così amatevi anche voi gli uni gli altri”

Giuda esce dal cenacolo, esce liberamente dall’amore, esce dal cuore del maestro, ma non è Gesù a cacciarlo fuori. Semplicemente, Egli rispetta la nostra libertà. Mentre usciamo liberamente dal recinto del suo amore, Gesù ci dona il comandamento nuovo: la legge obbliga, l’amore invita ed aspetta. Il comandamento nuovo chiede l’amore dell’uno per l’altro e non è semplice filantropia. Il comandamento è nuovo se ama come ama Gesù: come io ho amato voi! “Come, Signore?” È quel come che fa la differenza. Come? Così come siamo, senza pretendere, senza reagire, sempre e per sempre, fino a dare la vita; ma non solo per gli amici, soprattutto per i nemici. Qui si apre, anzi si spalanca, la porta della fede: porta fidei.

Prima lettura: At 14, 21-27 Salmo: Sal 144 Seconda lettura: Ap 21, 1-5 Vangelo: Gv 13, 31-33. 34-35 Il Vangelo Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». (cfr Gv 13,31.34-35) Colore liturgico: BIANCO

5 maggio 2013

VI DOMENICA DI PASQUA (Anno C) Le letture “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” Prima lettura: At 15, 1-2. 22-29 Salmo: Sal 66 Seconda lettura: Ap 21, 10-14. 22-23 Vangelo: Gv 14, 23-29 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato». (cfr Gv 14,23-24) Colore liturgico: BIANCO

Il Dio con noi Noi verremo a Lui e abiteremo presso di lui. Noi e Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questo abitare è possibile nell’osservanza della Parola e nell’amore. Il Dio Trinità viene ad abitare in noi soltanto se nell’amore si osserva la Parola; c’è una relazione profonda tra amore e osservanza della Parola. Ed è compito dello Spirito, nel frattempo, insegnare e ricordare tutte le parole del Maestro. Colui che va dal Padre è Colui che tornerà a noi. La vita di ogni credente è questo spazio bellissimo tra il suo andare e il suo venire: andare dal Padre e ritornare da noi. Nel frattempo, noi abbiamo bisogno di segni – amore e fedeltà – poi saremo nella città dove non ci sarà più alcun segno, alcun tempio, ma la lampada sarà l’Agnello.

Insieme - Aprile 2013

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12 maggio 2013

ASCENSIONE (Anno C - Solennità)

Noi: la voce e i passi di Cristo

Le letture “Di questo voi siete testimoni” Prima lettura: At 1,1-11 Salmo: Sal 46 Seconda lettura: Eb 9,24-28; 10,19-23 Vangelo: Lc 24,46-53 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme». Poi li condusse fuori. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. (cfr Lc 24,46-47.50-51) Colore liturgico: BIANCO

Il suo corpo glorificato ascende al cielo, il suo corpo ecclesiale comincia il pellegrinaggio: popoli tutti battete le mani! Gesù è per noi la via nuova e vivente per entrare nel santuario del cielo. Non ci sono altre vie, e se esistono, sono sempre suoi sentieri: via nuova e vivente, la sua carne, il suo corpo, come un velo, per andare a Lui. Manteniamo senza vacillare la nostra speranza e torniamo con gioia nelle nostre comunità per testimoniare l’Amore. L’Amato non è assente, è tornato presso il Padre dopo aver compiuto l’opera che il Padre gli aveva affidato. Con l’Ascensione ha inizio la Missione: andiamo, rivestiti di potenza dall’alto, a dire ad ogni uomo l’amore che Egli ci ha comunicato.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Il «segreto» del cristiano nel silenzio di ogni mattino Lo sguardo che serve

«T

i adoro, mio Dio,

to un’eco interiore che risuona

ogni dono ringrazierai, lieto.

insieme da «operai nella vigna

ti amo con tutto il

se possibile più forte, a giorni

Che bellezza le parole di Papa

del Signore».

cuore...». Altri sono

di distanza. L’ha definita, Papa

Benedetto nell’ultimo scorcio

La vita – ci ha insegnato con-

stati i passaggi dai quali le emo-

Benedetto, «una bella preghiera

del suo servizio alla Chiesa: ha

gedandosi Papa Ratzinger – è

zioni di tutti sono state afferrate

da recitarsi quotidianamente al

confidato persino che la sua

servizio che non si aggrappa a

nel lungo e intenso congedo di

mattino», e una schiera di cre-

preghiera del mattino è la stes-

nulla perché niente cerca per sé.

Benedetto XVI. Ma la sua cita-

denti in ogni continente avran-

sa che in tanti abbiamo impa-

E la vita di Benedetto si è certa-

zione nell’ultima udienza ge-

no d’istinto pensato «Anch’io,

rato dalla mamma e nella qua-

mente consumata «per il bene

nerale in piazza San Pietro della

Santità, mi levo al mattino con

le, ancora impastati di sonno,

della Chiesa», e per quello stes-

preghiera umile del cristiano

le sue stesse parole».

tentiamo di scrollare pigrizie e

so «bene» ci dice di aver com-

che, appena alzato, rivolge anzi-

Pellegrino come noi, ecco cos’è

paure dicendo anzitutto a noi

piuto la sua scelta aderendo alla

tutto il pensiero a Dio e gli offre

anzitutto il Papa: ed è proprio

stessi che non ci attende un

nuova e inattesa vocazione del

con la semplicità del bambino

questa l’immagine che Benedet-

piedistallo dove saziarci di gra-

Signore che lo porta con sé per

«le azioni di questa giornata»,

to ha lasciato infine nelle nostre

tificazioni ma il servizio, la gra-

«salire sul monte».

chiedendo che «siano tutte se-

mani. Sei anche tu pellegrino,

titudine, l’attesa a mani aperte

condo la tua santa volontà e per

niente ti appartiene, tutto ti è

e l’offerta, a sera fatta, di quel

(Da Avvenire

la maggior tua gloria», ha lascia-

dato, ogni cosa va chiesta, per

poco o tanto che avremo messo

del 7 febbraio 2013)

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Insieme - Aprile 2013

Francesco Ognibene


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

CELEBRAZIONI FORANIALI DELLE CRESIME 14 aprile, ore 19:00, parrocchia Santa Maria degli Angeli in Nocera Superiore 21 aprile, ore 18:00, parrocchia SS. Annunziata in Angri 28 aprile, ore 11:00, parrocchia Santa Maria del Carmine in Pagani 5 maggio, ore 19:00, parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo in San Valentino Torio 12 maggio, ore 19:00, parrocchia San Francesco in Sarno LECTIO DEL VESCOVO 10 aprile, ore 20:00, parrocchia San Biagio in San Marzano sul Sarno

NOVELLI SACERDOTI

CITTÀ IN FESTA

Il 18 aprile, nella parrocchia San Giovanni Battista di Angri, il Vescovo presiederà l’ordinazione sacerdotale dei diaconi don Alfonso Giordano e don Giuseppe Pironti. La solenne celebrazione comincerà alle ore 19:00.

L’8 maggio, alle ore 19:00, in occasione della festa di San Michele Arcangelo, patrono della città di Sarno, presiederà la santa Messa nella Concattedrale. Il 9 maggio, festa di San Prisco, patrono della città di Nocera Inferiore e dell’intera Diocesi, il Vescovo presiederà una solenne concelebrazione eucaristica nella Cattedrale nocerina.

DISCORSO ALLA CITTÀ Il 30 aprile, il Vescovo, per il secondo anno, rivolgerà un discorso ai cittadini e alle istituzioni dei Comuni che compongono la Diocesi. Appuntamento alle ore 10:30, nella Cattedrale di San Prisco.

ALTRI APPUNTAMENTI 17 maggio, ore 19:30, celebrazione eucaristica per la riapertura della chiesa Regina Pacis in Angri; 18 maggio, ore 21:00, solenne Veglia di Pentecoste in piazza Diaz a Nocera Inferiore.

Tutti insieme ai piedi di Maria Il prossimo 27 aprile si terrà il pellegrinaggio diocesano al Santuario di Montevergine. Un sabato pomeriggio comunitario da passare sul monte irpino dedicato a Maria. Dopo l’arrivo previsto per le ore 17:00, i fedeli ascolteranno una riflessione mariana, avranno la possibilità di confessarsi e, infine, parteciperanno al Santo Rosario e alla Messa presieduta dal Vescovo e concelebrata insieme ai parroci della Diocesi.


Il giovane Alessandro Ruggiero

Ripartire dalla Parola La testimonianza di una mamma che ha perso un figlio e ha ritrovato il filo della fede con la celebrazione per i figli in Cielo di mons. Giudice

È

il 26 settembre 2012: una famiglia riunita per la cena. Una sera come le altre che segna, però, lo sgretolarsi della serenità. Mamma Lucia è al computer, suo marito alla tv a tifare per il Napoli. Alessandro, il figlio, si dedica agli ultimi ritocchi della moto, costruita con passione da solo, pezzo per pezzo. Terminato il lavoro, decide di provare la sua creatura: un desiderio che gli costerà la vita. «Non posso nemmeno lontanamente ricordare l’immenso dolore che ci travolse. Cinque giorni di attesa per l’esequie, migliaia di persone che ci passarono innanzi e a fianco, un dolore insopportabile. Era domenica, era presente tutta Poggiomarino per dimostrarci il loro affetto» così racconta Lucia e continua: «Quando entrai in chiesa sperimentai un momento di gioia, sembrava la festa in onore di Alessandro: sentivo un amore che mi travolgeva, una luce che mi riscaldava. Il giorno dopo, quello della sepoltura, tutto nero: veder mettere il corpo del proprio

figlio sotto terra mi provocò una indicibile sofferenza. Avrei voluto tirarlo fuori da quella fossa, ma, all’improvviso, un raggio di sole sbirciò fuori dal cielo nuvoloso e mi riscaldò: era mio figlio che mi abbracciava e mi riscaldava con il suo calore». L’invito del parroco. Alla Messa del trigesimo la mamma di Alessandro non sente il bisogno di andare. Non vuole vedere nessuno, né tanto meno riesce a mettersi al cospetto del Signore. Costretta dalle circostanze partecipa alla celebrazione eucaristica, di ritorno a casa è avvolta da un profumo di incenso e si sente come abbracciata. Era Alessandro. «Il mio parroco, p. Aldo D’Andria, che sempre ci è stato vicino in questa vicenda dolorosa, mi consigliò di partecipare alla Messa per i giovani defunti, celebrata dal Vescovo a Sarno». Lucia decide di andare, arriva in anticipo con suo marito e vede scorrere davanti ai suoi occhi presbiteri e accoliti intenti alla preparazione della litur-

gia. Inizia la celebrazione, il coro intona le prime note e il cuore di Lucia si gonfia di un sentimento nuovo. «Quando mons. Giudice iniziò l’omelia, lo ascoltavo con tanta attenzione, ma non immaginavo la sua fermezza e quell’espressione convinta che traspariva dalla sua parola: quei pensieri mi entrarono dentro, mi trasmisero la sicurezza che il mio Alessandro stava bene, in un posto sicuro. Il Vescovo mi comunicò questa certezza, di cui avevo bisogno» così Lucia commenta e prosegue: «Le sue parole non mi risuonarono come sillabe dette a memoria dal solito prete, ma come la voce del Signore e io ho creduto in lui e questo mi basta per andare avanti nel mio cammino». Da quella Messa per i figli in Cielo si irradia la consapevolezza che Alessandro è nelle braccia del Signore. Da allora non c’è domenica che Lucia non partecipi all’Eucarestia con la sua famiglia. Mariarosaria Petti


IN DIOCESI

UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Riscoprire la grazia del matrimonio

Questa rubrica desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori

Il Tempo pasquale è un’occasione preziosa per ritornare alle origini dell’amore coniugale, rinnovare il patto sponsale e gustare i frutti della fecondità

D

opo l’austerità della Quaresima ALCUNI SUGGERIMENTI i cristiani godono della salvezza Nell’Anno della Fede, gli sposi sono invitati concessa e conquistata da Cria vivere il tempo pasquale con uno speciaIo accolgo te sto. E la famiglia cristiana che le sguardo di gratitudine verso il dono del come mio sposo/a cosa fa? Rimane ai margini, spettatrice più matrimonio e della persona del coniuge. che protagonista? Cosa c’entra la Pasqua Ciò si potrebbe concretizzare scegliendo Con la grazia di Cristo con il matrimonio cristiano? di salutarsi al mattino baciando non solo prometto di esserti fedele sempre, Non si tratta di forzare il significato della la sposa/o ma anche la fede, così un gesto nella gioia e nel dolore, Pasqua perché il legame nuziale è il centro affettivo può dire silenziosamente tutto il nella salute e nella malattia, e il cuore dell’evento pasquale. Per dirla significato dell’amore tra i due simbolegcon san Paolo, la Pasqua del Signore è la giato dalle fedi nuziali. e di amarti e onorarti celebrazione dell’alleanza nuziale, di Cristo I genitori possono coinvolgere i figli nel tutti i giorni della mia vita. sposo con la Chiesa sua sposa, attraverso il fare memoria della grazia celebrata nel sangue della croce. In questa alleanza, ogni giorno del matrimonio in cui il patto umarelazione sponsale umana, ogni legame cono tra due giovani innamorati ha segnato niugale autentico, trova significato e gioval’inizio dell’avventura familiare. Si può rimento. Per gli sposi cristiani la Pasqua del Signore è una prodigiosa prendere l’album delle foto del matrimonio e cogliere l’occasione, occasione per tornare alle origini dell’amore sponsale, rinnovare mentre scorrono le immagini, per raccontare ai figli come ci si è l’offerta e gustare i frutti della fecondità. In una parola, significa rinpreparati al matrimonio, avendo attenzione ad avere un linguagnovare il patto nuziale. Segno di questo patto sono le fedi nuziali. gio positivo e di gratitudine e non di rivendicazione. Portate sull’anulare sinistro, dove si racconta che passa la vena amoTutti possono recuperare il testo della promessa nuziale e tenerlo ris che arriva direttamente al cuore, le fedi nuziali sono un invito a in un luogo ben visibile della casa, magari adornato. Questo segno rinnovare ogni giorno il patto di amore e fedeltà. Esse sono il segno aiuta i coniugi, i figli e chiunque frequenta la casa, a ripensare alle del dono reciproco tra gli sposi che stringono un patto pubblico parole che si pronunciano nel giorno solenne del matrimonio. La d’amore e di fedeltà che si impegnano a custodire e fortificare socoscienza che l’amore è un dono di Dio e che il matrimonio è una prattutto con la grazia di Cristo. La fedeltà che i coniugi si prometvocazione impegna a mettersi e a rimanere in ascolto della Parola tono nel giorno del matrimonio è totale, arriva fino al dono di sé ma e a trovare in Dio la fonte a cui attingere sempre e nuovamente chiede di essere rinnovata e custodita per resistere agli inevitabili la forza dell’amore e il coraggio della fedeltà. Ecco perché ogni urti della vita e portare frutto. Si tratta di un memoriale. Il sacramendomenica, ritornando dalla celebrazione eucaristica, gli sposi si to, celebrato una volta e per sempre, per portare frutti ha bisogno di fermano per rinnovare reciprocamente davanti ai figli la promessa essere rinnovato. Il tempo pasquale è per gli sposi il tempo propizio nuziale. per rigenerare il legame nuziale. Giovanna Pauciulo

La promessa nuziale

Insieme - Aprile 2013

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A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Insieme per rilanciare le politiche sociali Il direttore della Caritas diocesana ha incontrato gli assessori comunali responsabili del welfare per fare il punto della situazione sulle povertà

U

n confronto tra istituzioni territoriali e Chiesa per studiare un’azione sinergica mirata a dare risposte alle tante famiglie che risentono della crisi economica italiana. Questo l’obiettivo di don Alessandro Cirillo che lo scorso 18 marzo ha convocato gli assessori alle politiche sociali dei Comuni che ricadono nel bacino diocesano. Un appello, però, rimasto inascoltato dalla maggior parte dei delegati di giunta. Solo quattro le amministrazioni che hanno accolto l’invito: Sarno, San Valentino, Corbara e Roccapiemonte. E tutti gli altri? «Probabilmente – ha detto don Alessandro – non è stato colto a pieno il significato del mio invito, ma non mi scoraggio. A breve, grazie alla disponibilità degli assessori presenti, convocherò nuovamente gli amministratori comunali dell’Agro. Bisogna dare risposte urgenti e lo si potrà fare solo insieme». Non si scoraggia il direttore della Caritas diocesana, tutt’altro. Al prossimo coordinamento del Piano di zona S1, infatti, gli assessori presenti il 18 marzo chiederanno di consentire la partecipazione anche a don Cirillo. «Davanti alle crescenti richieste di aiuto che arrivano al Centro diocesano e alla contestuale riduzione dei servizi offerti dai Comuni e dal Piano di zona – ha affermato il sacerdote – si rende necessario un confronto anche programmatico. Le persone non riescono più a soddisfare i bisogni primari. Si deve inter-

venire e presto!». In tanti, infatti, trovando non sempre le porte aperte nei Comuni di riferimento, ripiegano su parrocchie e Caritas diocesana. Una responsabilità enorme: «Noi siamo per la sussidiarietà – ha continuato don Cirillo – oggi, invece, siamo chiamati a fare da supplenti. Così non può essere». I dati relativi alla Campania sono allarmanti. L’ultimo dossier regionale sulle povertà parla chiaro. Nel quinquennio 20082012 gli utenti dei Centri di ascolto sono raddoppiati e ormai il 56 per cento di chi chiede aiuto è italiano. Un trend in continua crescita: nel 2009 erano il 37 per cento e nel 2010 il 27 per cento. «Tra le richieste è sempre più crescente quella di sussidi economici per diversi bisogni, quali utenze domestiche, prodotti per neonati, aiuti per l’accesso all’istruzione scolastica» ha evidenziato don Raffaele Corrado, vice direttore della Caritas diocesana. C’è poi il tasto delicatissimo dell’occupazione. Tante le richieste fatte ai sacerdoti, dal semplice operaio al giovane neolaureato. Appare, dunque, necessario studiare vie d’uscita da un simile pantano. Ai nuovi poveri non basta più il solo “pacco alimentare”. Le esigenze sono tante e qualcuno dovrà pure dare delle risposte. Per questo si auspica che alla prossima convocazione del direttore Caritas ci siano più di quattro assessori interessati. Salvatore D’Angelo


A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

Aperte le iscrizioni per la GRG Salerno 2013 La Giornata Regionale della Gioventù si terrà dal 26 al 28 luglio in concomitanza con la GMG di Rio

L

o scorso 24 marzo, domenica delle Palme, si sono aperte le iscrizioni alla Giornata Regionale della Gioventù Salerno 2013. Si tratta di un appuntamento rivolto ai giovani di tutta la Campania che vogliono vivere una forte esperienza di Chiesa. La GRG Salerno 2013 nasce per dare una risposta a tutti coloro che non potranno andare a Rio de Janeiro per incontrare Papa Francesco in occasione della GMG e vuole essere non solo un incontro di fraternità e di gioia, ma vuole l’opportunità di testimoniare la propria fede in Cristo. I momenti principali della GRG sono la Catechesi sul Credo nella Cattedrale di Salerno; gli itinerari storicoculturali ed i workshop della fede in giro per la città; la grande veglia e la festa a piazza della Concordia. Senza dimenticare i collegamenti video con Rio de Janeiro, dove il Papa incontrerà più di due milioni di giovani. Inoltre, per tutta la durata della GRG, in tre luoghi diversi di Salerno ci sarà l’ado-

razione eucaristica continua con la disponibilità di sacerdoti per accostarsi al Sacramento della Riconciliazione. Per info e contatti: www.salerno2013.it e www.diocesinocerasarno.it Carmine Giordano

Pacchetto e quota della GRG Salerno 2013 Sul sito www.salerno2013.it è possibile iscriversi alla GRG Salerno 2013. Le iscrizioni pervenute saranno comunicate al nostro Servizio di PGV che provvederà a dare tutte le informazioni sugli spostamenti, sugli alloggi e sugli appuntamenti preparatori. Attraverso la nostra PGV sarà anche possibile saldare la quota di partecipazione. La quota del pacchetto ufficiale della GRG Salerno 2013 è indivisibile ed è stata fissata sui € 30,00. Nella quota sono compresi: iscrizione; alloggio (con sacchi a pelo in aule parrocchiali e scuole); pasti di sabato 27 luglio (colazione, pranzo e cena) e di domenica 28 luglio (colazione); assicurazione; kit GMG Rio2013 Italia (occhiali, cappello, zaino e borraccia). C.G.


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Don Gaetano Ferraioli, (Santa Maria delle Grazie, S. Valentino Torio) ha festeggiato 46 anni il primo aprile; don Salvatore Agovino (S. Biagio Vescovo e Martire, S. Marzano sul Sarno) ha festeggiato 35 anni, il 3 aprile; p. Aldo D’Andria (S. Antonio di Padova, Poggiomarino) ha compiuto 61 anni, l’8 aprile; don Luigi La Mura (S. M. di Costantinopoli, Angri) ha spento 70 candeline, il 9 aprile; p. Antonio Cuomo (S. Giovanni Battista, Nocera Inf.) e mons. Vincenzo Leopoldo (S. Giovanni Battista, Angri) hanno festeggiato rispettivamente 44 e 72 anni, l’11 aprile; don Natale Gentile (M. SS. Addolorata, San Potito) compie 72 anni, il 16 aprile; p. Raffaele Bufano (S. M. degli Angeli, Nocera Sup.) e don Carmine Vitolo (S. Lorenzo, S. Egidio del M. Albino) festeggiano rispettivamente 42 e 36 anni, il 17 aprile; mons. Giovanni Longobardi (Angri) compie 88 anni, il 28 aprile; don Ivan Cerino (diacono permanente) festeggia 65 anni, il 30 aprile. A ciascuno di voi l’augurio di essere riconfermati nella testimonianza di fede, speranza e carità, come portatori gioiosi del lieto annunzio di salvezza. Auguri!

Don Roberto Farruggio (M. SS.ma di Costantinopoli, Nocera Sup.) festeggia 16 anni di sacerdozio, il 5 aprile; p. Natalino Rauti (S. Alfonso, Pagani) celebra 22 anni di sacerdozio, il 21 aprile; p. Massimo Staiano (S. M. Maddalena in Armillis, S. Egidio del M. Albino) festeggia 13 anni di sacerdozio, il 30 aprile; mons. Carmine Citarella (S. M. delle Grazie, Casali di Roccapiemonte) celebra 27 anni di sacerdozio, il 3 maggio. Gli anni donati a servizio di Cristo vi regalino vigore per proseguire con ardore sulla via della santità. Auguri!

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti: Marilena De Angelis (S. Prisco, Nocera Inf.) compie 44 anni, il 31 marzo; Luigi Somma (S. Giovanni Battista, Angri) compie 61 anni, il 2 aprile; Renata Ciannella (S. Lorenzo Martire, S. Egidio del M. Albino) festeggia 75 anni, il 14 aprile; Francesco Coppola (S. Giovanni Battista, Nocera Inferiore) compie 20 anni, il 28 aprile; Nunzia Pirro (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.) compie 28 anni, il 29 aprile. Francesco Coppola

Redazione in festa, auguri a: Antonietta Abete (coordinatrice di Insieme) ha festeggiato il compleanno il 22 marzo; Sofia Russo (responsabile marketing) ha compiuto 32 anni il 26 marzo; don Andrea Annunziata (direttore responsabile) festeggia 36 anni il 18 aprile; Maria Luisa Franco (responsabile della segreteria) e Salvatore Alfano (fotografo e grafico) festeggiano rispettivamente 32 e 42 anni, il 5 maggio. A ciascuno un caro augurio!

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Padre Natalino Rauti

Auguri di buon onomastico a:

Don Vincenzo Buono (S. Teodoro, Sarno), don Vincenzo Califano (S. M. delle Grazie, Lavorate di Sarno), don Vincenzo Di Nardi (S. M. del Carmine, Pagani), mons. Vincenzo Leopoldo (S. Giovanni Battista, Angri), don Vincenzo Ruggiero (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.), don Vincenzo Russo (S. Marzano sul Sarno), don Vincenzo Vergati (diacono permanente) il 5 aprile; don Marco Limodio (SS.ma Annunziata, Angri) il 25 aprile. I Santi di cui portate i nomi vi custodiscano nel vostro ministero. Auguri!

Il nostro cordoglio Salita al cielo il 9 marzo scorso, Irma ha atteso con serenità l’arrivo di nostro Signore. La sua casa, per tanti laici e sacerdoti, è stata come una sagrestia. Testimone della fedeltà coniugale pur avendo perso il marito in guerra sei mesi dopo il matrimonio. La comunità tutta ringrazia Dio per avercela donata per tanti anni. Comunità di Sant’Antonio di Padova, PoggioBonagura Irma, marino 98 anni


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

S. Maria Addolorata San Potito – Roccapiemonte

In memoria dei fondatori Sulle orme dei Santi sette fondatori dei Servi di Maria per riscoprire il valore delle Fraternità

I bambini che hanno partecipato all’Open Day

San Biagio San Marzano sul Sarno

San Marzano: di nuovo Open Day Una giornata per presentare il Piano di Offerta Formativa della scuola ai genitori

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ennaio 2013: tempo d’iscrizioni per il prossimo anno scolastico, tempo di Open day per le scuole di San Marzano sul Sarno. Così, dopo la fortunata esperienza dello scorso anno, domenica 27 gennaio 2013 nel plesso di piazza Amendola si è celebrata la nuova edizione dell’Open Day, che ha radunato nella sede scolastica decine di bambini e genitori per la presentazione del Piano dell’Offerta Formativa della Scuola Primaria e della Scuola dell’Infanzia di San Marzano per l’anno scolastico 2013-2014. Fortemente voluta dalla dirigente scolastica, Emma Tortora, ed organizzata con cura dall’intero personale docente e non, la manifestazione ha visto anche brillanti performance musicali e canore da parte dei bambini delle diverse classi ed età. In una cornice lieta e cordiale, la dirigente e tutti suoi collaboratori hanno illustrato, attraverso interventi vari, stand espositivi e brochure esplicative, il variegato panorama delle attività formative in programma nell’arco del calendario scolastico, arricchito da progetti curricolari e numerosi laboratori extracurriculari, tra i quali spiccano il progetto Trinity ed il laboratorio informatico, organizzati con le preziose partnership del Trinity College London e dell’ Ei-Center. Centrale, nel POF della scuola marzanese per il prossimo anno, resta il rapporto con le famiglie, l’altro presidio educativo fondamentale, che si interfaccerà costantemente con la scuola attraverso vari momenti informativi sia collettivi che individuali per una crescita dell’intera comunità cittadina, che tragga slancio dalla scuola. Lorenzo Ruggiero

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l 17 febbraio ricorre la festa liturgica dei Santi sette fondatori dei Servi di Maria. Era il 21 marzo del 1233 quando i sette mercanti fiorentini, in un clima di tensioni politiche, vollero dare un esempio di convivenza, come la prima comunità cristiana. Nacque l’Ordine che, attraverso i secoli, ha dato alla Chiesa figure nobili di santità. Sono diverse le comunità anche laiche, chiamate Fraternità, che tuttora realizzano gli ideali del servizio al prossimo. Una di queste Fraternità sussiste da una trentina d’anni nella parrocchia dell’Addolorata di S. Potito di Roccapiemonte. É consuetudine, per l’occasione, allargare il senso di comunione anche ad altre associazioni religiose del territorio. Quest’anno l’invito è stato rivolto ai confratelli della limitrofa congrega di S. Biagio di Lanzara. Non solo sono intervenuti alla celebrazione, ma hanno espresso anche il desiderio di intensificare questi legami, con l’intervento alla processione parrocchiale dell’agosto prossimo. La cerimonia liturgica è stata essenziale e l’omelia ha voluto sottolineare – in un clima di divisioni politiche e di “stordimento” per l’umile gesto di Benedetto XVI – l’attualità della scelta dei fondatori, come ha anche ricordato il priore dell’Ordine, Fray Angel, nel saluto inviato per l’inizio della Quaresima. Non poteva, al termine, mancare la degustazione dei dolci preparati dalle nostre donne. Come si fa in ogni buona famiglia. Don Natalino Gentile Assistente spirituale

Don Natalino Gentile con il gruppo della Fraternità

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S. Maria delle Grazie Angri

Gli irriducibili del teatro “home made” Successo per la rappresentazione di “Pensione ‘O Marechiaro” del “Gruppo Teatro Oratorio”

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abato 16 febbraio nel teatro della Congrega Santa Caterina di Angri il “Gruppo Teatro Oratorio” della parrocchia di Santa Maria delle Grazie ha presentato la commedia “Pensione ‘O Marechiaro” di Valerio di Piramo, con la regia di Antonio D’Andretta. Il gruppo, nato nel 2011, si è cimentato inizialmente con la preparazione di sketch per poi approdare alla messa in scena della commedia brillante in due atti, ambientata in una pensione di Genova gestita da una famiglia napoletana. Sotto la costante e attenta guida di Antonio D’Andretta e nell’impegno bisettimanale dedicato alla preparazione della commedia, ogni attore ha rallegrato i presenti in un crescendo di comicità genuina. Il parroco, don Domenico, ha assistito allo spettacolo e ha gradito il lavoro dei suoi parrocchiani, complimentandosi per la professionalità e serietà del loro impegno. Il sacerdote ha esortato all’ultimazione dei lavori della sala teatrale nei locali sottostanti alla parrocchia, fermi per mancanza di fondi. Il pubblico presente in sala si è divertito molto e alla fine dello spettacolo si è soffermato a lungo per complimentarsi con gli attori rilasciando anche le proprie impressioni. Il prof. Gianni Panella ha parlato di «irriducibili del teatro “home made”»; Damiano Buonaiuto (Scafati) ha descritto la piéce de théâtre come «un tuffo in un mare di gioia e di ilarità»; Michele Nocera ha lodato gli attori «che hanno dato prova di tecnica interpretativa vera senza illusione alcuna». Il successo ottenuto il mordente per riproporre la commedia. Annamaria Pentangelo e Maria Russo

Gli attori in scena

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Le coppie che con padre Massimo Staiano hanno testimoniato l’impegno familiare nell’educazione alla fede

S. M. Maddalena in Armillis S. E. del Monte Albino

Pastorale familiare: amore e fede Voce alle testimonianze dei genitori impegnati nel percorso di preparazione dei figli alla Prima Comunione

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allo scorso mese di novembre si svolgono, presso l’Abbazia S. M. Maddalena in Armillis, appuntamenti mensili di pastorale familiare rivolta ai genitori dei bambini che in quest’anno liturgico riceveranno il sacramento della Prima Comunione. I temi, ispirati agli orientamenti di don Silvio Longobardi, sono centrati sulla riflessione del matrimonio come “vocazione alla santità” e della famiglia come “piccola Chiesa domestica” nella quale il benessere familiare dipende, soprattutto, dal benessere cristiano. Per l’incontro del mese di marzo abbiamo ascoltato le esperienze di vita di alcuni genitori della comunità di S. Egidio, Emilio e Nella Brancelli, Nico e Lina Prisco. I loro discorsi hanno espresso testimonianze di conversione e dialogo costante con il Signore. La preghiera, l’Eucarestia e l’impegno parrocchiale rappresentano per questi genitori momenti di condivisione familiare per orientare i figli a riconoscere il dono della fede. Per l’occasione, sono stati invitati anche Maria e Stanislao Albano, provenienti dalla comunità di Bracigliano (Sa), da anni impegnati nella partecipazione ad incontri di catechesi e pastorale familiare. In particolare, Maria ha raccontato di impegnarsi ogni sera con la figlia Chiara (che riceverà la Prima Comunione a giugno) nella recita di una semplice preghiera. Il testo, poi consegnato a p. Massimo, è stato l’augurio della famiglia per i tanti genitori in attesa del sacramento dell’Eucarestia per i loro figli. Maria Ermelinda Di Lieto


SS.mo Corpo di Cristo Nocera Inferiore

L’ultima Cena al Corpo di Cristo di Nocera Gli sposi, Giovanni e Fortunata

Restaurata l’opera del 1700 di Saverio Persico

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erimonia semplice ed essenziale ma altamente significativa e qualificata dai vari interventi. Un’ora di cultura e di fede nella contemplazione dell’opera restaurata e rientrata all’altare maggiore della chiesa nocerina, tenuta dai padri del Convento di S. Antonio. Il più contento è ovviamente il parroco, p. Damiano Antonino, che ha seguito l’iter di restauro della grande tela. Le sapienti mani della ditta Marina Imparato hanno ridato all’opera lo splendore e la chiarezza policroma che l’autore Saverio Persico aveva dato nel ‘700. La relazione storico-artistica è stata tenuta dal dott. Antonio Braca, funzionario della Soprintendenza ai Beni Culturali di Salerno. Non si sapeva molto di questo pittore, Saverio Persico, la cui firma è stata evidenziata nel restauro. Egli, mutuando l’immagine da un bozzetto di Francesco De Mura, con alcune variazioni, attinge nello stile direttamente alla bottega dei Solimena, pittori incontrastati dell’epoca, con particolare riferimento a Francesco Solimena per le cui committenze gareggiavano i regnanti d’Europa. Un momento, quindi, storico ed importante sia per il territorio nocerino che per l’arte del Meridione. Il Vescovo – assente per motivi pastorali – mi ha incaricato di leggere il suo saluto, al quale sono seguiti gli interventi del sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, e del Padre Provinciale dei Conventuali e di mons. Francesco Alfano. Spiritualmente legato alla parrocchia, don Franco ha ricordato che proprio all’ombra di quella grande Cena ha maturato la sua formazione vocazionale. Il coro della Polifonica ha concluso l’interessante incontro. Un invito particolare ai nocerini di sostare davanti a quella immagine e meditare. don Natalino Gentile

S.S. Apostoli Simone e Giuda Nocera Inferiore

Via crucis del malato e nozze d’oro in parrocchia “Signore, voglio rifare con Te la strada della Croce”

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lleviare le sofferenze del corpo e dello spirito: è stato questo l’invito di don Rosario, durante la celebrazione della via Crucis del malato, venerdì 15 febbraio scorso, alla comunità in preghiera davanti all’altare su cui era esposto il Santissimo Sacramento. «Non si può escludere la croce dalla nostra vita – ha ricordato – perché essa fa parte della condizione umana». Il parroco e i 15 fedeli, che si sono alternati nella rievocazione delle stazioni della via Crucis, hanno coinvolto emotivamente i numerosi presenti.

Un momento speciale da ricordare Il 2 marzo scorso, la comunità parrocchiale si è stretta intorno ad una bella coppia di amici, Giovanni e Fortunata, che hanno rinnovato le promesse matrimoniali, pronunciate 50 anni fa. Suggestivo è stato l’ingresso in chiesa dei due sposi, accompagnati dai cinque figli e dai tanti nipoti, mentre il coro intonava l’Ave Maria. Il parroco, dopo aver ricordato che la fede ha sempre sorretto Giovanni e Fortunata, si è soffermato sul loro percorso di vita, improntato alla luce del Vangelo, di cui hanno dato testimonianza nella vita quotidiana, realizzando pienamente la “famiglia cristiana”. Messaggio bellissimo rivolto sì a Giovanni e Fortunata, ma invito alla riflessione per tutte le coppie di sposi presenti. «L’anno della Fede che stiamo celebrando – ha concluso don Rosario – deve spronarci a rendere più salda nelle nostre famiglie la fede come hanno fatto sempre Giovanni e Fortunata». Maria Bonfiglio


San Domenico Savio e san Giovanni Bosco

Come san Domenico Il comitato zonale dell’ANSPI propone una tre giorni di formazione per gli animatori

“S

top! Animatori in formazione”, è il tema della tre giorni organizzata dall’ANSPI per il 26, 27 e 28 aprile prossimi all’Oasi San Michele ad Episcopio di Sarno. Il percorso formativo vedrà la partecipazione degli animatori, o aspiranti tali, che operano negli oratori parrocchiali che fanno capo al comitato zonale Nocera Inferiore – Sarno e Sorrento – Castellammare di Stabia. Insieme con i formatori, i ragazzi percorreranno un sentiero lungo il quale si interrogheranno sull’essere animatore e sul come esserlo. Il tutto prenderà avvio da una frase di san Domenico Savio,

rivolta a san Giovanni Bosco: «Io sono la stoffa, lei sia il sarto. Mi prenda con lei e farà un bell’abito per il Signore». In soli due anni il giovane Domenico si rivelò ottima stoffa: il piccolo santo fu portatore di speranza e testimone di fede. «Ciascun animatore – spiegano dal Comitato zonale – accettando di prestare servizio educativo o di animazione, porta in sé la stessa scintilla che spinse san Domenico a fare del suo meglio per rendere più bello il mondo, partendo dai ragazzi». Per informazioni consultare www.anspinocerasarno.it. Salvatore D’Angelo


Santa Maria dei Bagni Scafati

Concilio Vaticano II, “bussola” per la Chiesa del nuovo millennio Presentato il libro di padre Gerardo Cardaropoli nella comunità parrocchiale di S. Maria dei Bagni di Scafati

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n prossimità della conclusione del Concilio Vaticano II, avvenuta nel 1965, per la Chiesa e per il mondo sembrò tornata la primavera». È quanto si legge in Il Concilio Vaticano II, l’ultimo libro di padre Gerardo Cardaropoli, teologo e francescano, al centro di un incontro, lo scorso 10 febbraio, con la comunità parrocchiale di Santa Maria dei Bagni di Scafati, guidata dal parroco, fra Michele Floriano. Numerosi fedeli si sono ritrovati nel Santuario ad ascoltare le riflessioni di padre Gerardo su quella che è stata «la grazia di cui ha beneficiato la Chiesa nel corso del secolo XX» così come lo definì Giovanni Paolo II al termine del Giubileo del 2000.

Dopo il benvenuto iniziale di padre Epifanio D’Antonio, guardiano del convento, sono intervenuti mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della Diocesi di Nocera-Sarno che si è soffermato su alcuni dei documenti principali del Concilio, e Massimo Cavallaro, Presidente del Banco di Credito Cooperativo, che ha esposto il punto di vista di un laico impegnato nel difficile settore dell’economia con il desiderio di coltivare gli spunti conciliari. La presentazione del libro di padre Gerardo ha rappresentato l’occasione per riaccendere l’attenzione su un evento che «ha rappresentato l’occasione storica per una grande rivoluzione ecclesiale anche se, dopo 50 anni, non si è ancora del tutto

concretizzata». Grazie allo spirito conciliare, la Chiesa si è aperta al mondo, ma numerosi passi avanti devono essere ancora compiuti. Attraverso il suo libro, padre Gerardo ha fornito una testimonianza di freschezza e un prezioso contributo di scienza, frutto della sua esperienza vissuta prima, durante e dopo l’evento conciliare, che consente di esplorare e illustrare i passaggi chiave dei singoli documenti, con un linguaggio semplice e in grado di rendere accessibile a tutti, addetti e non addetti ai lavori, teologi e storici, religiosi e laici, l’intero percorso disegnato dal Concilio Vaticano II. Giuseppe Vitiello


IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Il tavolo dei relatori: da sinistra Pasqualina Pacelli, sostituto commissario di polizia di Nocera; Luisa Cesarano, pediatra; Aurora Torre, direttrice di Telenuova; Grazia Gentile, direttore del Distretto Sanitario Scafati-Angri; don Enzo Di Nardi

UN GRIDO DI SPERANZA Il dramma della violenza su donne e bambini cresce a dismisura. Ne abbiamo parlato con esperti e professionisti in un dibattito dal titolo “Violenza sulle donne e sui minori. Prevenzione e repressione del fenomeno”

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na casa in mezzo ad altre. Un urlo. Silenzio. Un altro. Silenzio. Un grido straziante. Silenzio. La violenza sulle donne e i bambini è un problema sempre più grande. Ci circonda come un abbraccio soffocante, fino a stritolarci. Le vittime sono tra noi, i mostri sono tra noi e spesso lo sappiamo, lo immaginiamo, eppure non muoviamo un dito. Don Enzo Di Nardi, ancora una volta, ha deciso di affrontare una tematica forte, dilagante, organizzando nella nostra parrocchia l’incontro: “Violenza sulle donne e sui minori. Prevenzione e repressione del fenomeno”. Molti gli ospiti presenti: la dott.ssa Aurora Torre, direttrice di Telenuova che ha coordinato il dibattito, la dott.ssa Grazia Gentile, direttore del Distretto Sanitario Scafati-Angri, la dott.ssa Pasqualina Pacelli, sostituto commissario di polizia di Nocera, la dottoressa Luisa Cesarano, pediatra. La famiglia, il primo scenario. La povertà e la disperazione sono tra le principali cause di violenza su donne e bambini. Il 98% delle volte è un uomo - marito o padre - a far loro del male. Anche l’omertà è rilevante causa di incremento della violenza: il mancato rapporto con i vicini, il fatto che ognuno pensa solo a sé e crede che non ci si debba intromettere negli affari degli altri, nei dolori degli altri, anche se si è testimoni involontari di questi drammi, fa si che gli aggressori si sentano liberi di agire indisturbati e che le vittime siano abbandonate alla solitudine. Solitudine che non dà loro la forza di reagire poiché, senza alcun sostegno, credono che denunciare la violenza comporti solo sfasciare la loro pseudo-famiglia senza migliorare la situazione. È quasi sempre questa la causa della mancata denuncia delle

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mogli maltrattate o delle mamme che assistono inermi alla violenza che osceni padri arrecano ai loro bambini. Mamme che nella loro debolezza diventano complici. Non si può giustificare in nessun modo una madre che dice di non essersi resa conto che suo marito abusava di sua figlia o era violento: i bambini rimangono segnati a vita, diventano malinconici, chiusi in se stessi e una madre non può non riconoscere nel loro sguardo queste ferite. Rompere la catena della violenza. Un bambino vittima di violenza diventerà a sua volta un adulto violento, dando vita ad una catena difficile da spezzare. Eppure dire tutto alla polizia potrebbe risolvere il dramma e segnare la fine dell’incubo. È quasi sempre infondata la paura di non ricevere protezione dalle forze dell’ordine e dagli assistenti sociali: esiste un percorso di vita nuova che tutti possono compiere aiutati da esperti che della lotta alla violenza hanno fatto la loro ragione di vita. Un aiuto importante può essere dato dai pediatri, che accompagnano i bambini dai primi giorni di vita e osservano le dinamiche familiari. Il loro sguardo, la meticolosità delle visite, il dialogo costante con i piccoli e i genitori può essere un’importante arma contro l’abuso. Spiegare ai bambini che ogni organo è uguale ad un altro, senza creare tabù, permette di instaurare un rapporto di fiducia: i piccoli non rimarranno più in silenzio se al posto del mal di pancia avvertiranno dolore in parti intime del corpo. La violenza è una malattia sempre più radicata nella nostra società. Combatterla è possibile, tutti uniti possiamo sconfiggerla. Martina Nacchio


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI COORDINATORE DI REDAZIONE MICHELE RAIOLA

foto Salvatore Donato (2)

I nuovi ministranti

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oi che avete il privilegio di essere messi a contatto con le suppellettili sacre che conterranno il corpo e il sangue di Cristo, promettete di impegnarvi a vivere in conformità alla Sua volontà e a partecipare fedelmente alla celebrazione eucaristica domenicale?”. “Sì, lo prometto!” è stato il coro di nove voci che, nella celebrazione comunitaria di domenica sera 3 marzo, ha dato il via alla vestizione dei nuovi ministranti. Il loro compito, come quello degli altri quaranta, che ogni domenica partecipano alle tre diverse funzioni religiose domenicali, è indubbiamente quello di svolgere un servizio liturgico durante la celebrazione del mistero eucaristico, ma l’importanza del ruolo assunto consiste essenzialmente nell’immagine che devono dare di se stessi come persone che amano davvero Gesù e che cercano di vivere secondo i Suoi insegnamenti.

Foto Antonio Venditti

I ragazzi che frequentano l’Oratorio

Il privilegio di servire I ministranti, insomma, diventano dei pilastri, dei modelli che devono essere riconoscibili da tutti. C’era aria di attesa in Chiesa: ogni fedele, proprio perché non erano noti i nomi dei “9 chiamati”, ha potuto immaginare che la persona seduta al suo fianco poteva essere quella destinata ad indossare una delle nove albe poste su due tavolini sotto la mensa, una persona che, da quel momento in poi, doveva abbandonare la sua sterilità, come la parabola del Vangelo ascoltata e spiegata con profondità dall’omelia di don Salvatore, per gridare il suo “eccomi!” e la sua disponibilità “a professare con pienezza la fede e a manifestare la volontà di essere uniti a Cristo”. Poi abbiamo ascoltato i nomi: Alessia Luigi, Mariateresa D’Amato, Antonietta De Angelis, Martina Teresa Fontanella, Mariateresa Lauriano, Emanuele Fioritto, Antonio Giannini, Michele Raiola, Romualdo Pio Vicidomini. Francesco Falcone

Lo scorso 3 marzo la comunità ha vissuto la vestizione di 9 ministranti che si aggiungono ai 40 che ogni domenica già svolgono il loro servizio

I ministranti hanno rinnovato il loro impegno lo scorso 27 gennaio

In oratorio come… in Paradiso

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a quest’anno l’oratorio della Chiesa San Sisto ha preso vita attraverso le attività dei giovanissimi (età compresa tra i 14 e i 18 anni), i quali hanno cominciato col dargli un nome. L’Oratorio si chiama “Preferisco il Paradiso” e gli incontri sono strutturati in questo modo per l’intero mese: il primo giovedì c’é il Consiglio Giovanissimi o talvolta la Collatio, durante la quale i giovanissimi possono confrontarsi, scambiarsi idee e fare proposte. Il secondo giovedì è occupato dalla catechesi di don Salvatore, il quale tratta tematiche vicine e appartenenti alla vita dei ragazzi… Infine, nei due ultimi appuntamenti i giovanissimi si riuniscono per gruppi, con i rispettivi animacuori che li aiutano a riflettere. Oltre al giovedì, l’oratorio è aperto anche il martedì e il mercoledì per venire incontro alle istanze associative dei ragazzi e per permettere loro di svolgere varie attività oratoriali: tornei di calcio balilla, corsi di chitarra, realizzazione di un cortometraggio e tanto altro. Angela Schiavo

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DA PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Percorsi di fede e santità

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La comunità parrocchiale ha accolto l’invito di Papa Benedetto a contemplare i santi nell’Anno della Fede

n questa Quaresima dell’Anno della Fede, lo Spirito Santo ha effuso sulla nostra parrocchia di sant’Antonio di Padova la sua grazia con una sovrabbondanza di doni attraverso un intenso cammino spirituale. Durante l’omelia della liturgia delle Ceneri il parroco, p. Aldo D’Andria, ha esortato tutti noi fedeli a cogliere le diverse e molteplici occasioni di preghiera e di meditazione della Parola per vivere una santa Quaresima ricca di frutti di conversione. La centralità della fede nella vita del cristiano è stata approfondita alla luce della Parola di Dio e della vita dei Santi. Durante le Quarantore, all’adorazione silenziosa del Santissimo Sacramento si sono alternati momenti di preghiera comunitaria e di catechesi sulla fede nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, tenute da p. Antonio Finelli, stimmatino e nostro concittadino.

Sulle orme di s. Giovanna Antida Thouret Ogni settimana, nei “percorsi di fedeltà”, è stato bellissimo attingere alla fede vissuta dei santi, una fede testimoniata che ci ha aiutato a volgere lo sguardo a Dio e ai fratelli, nonostante i nostri limiti umani, e a comprendere che il buio non è il luogo della caduta o della fine, bensì la dimensione silenziosa in cui si incontra Dio in un modo autentico. Ciò è quanto ci ha in-

Il relatore dell’incontro su Giuseppe Toniolo, Michele D’Avino, direttore dell’Istituto Toniolo di AC

segnato s. Giovanna Antida Thouret, fondatrice della Congregazione delle Suore della Carità che, nel momento di maggior dolore, ha riconosciuto il volto e il dito di Dio ed ha saputo vivere nell’umile nascondimento la sua fede ed il suo impegno apostolico. Anche conoscere la figura e lo spessore culturale di Edith Stein, la beata Teresa Benedetta della Croce, ci ha imposto una verifica sul nostro vivere la fede, la croce e la carità, nonché sulla nostra capacità di “andare oltre” la ragione, “uscendo da noi stessi” per porci ai piedi di Gesù crocifisso.

La santità coniugale degli sposi Beltrame Quattrocchi e l’esempio di Giuseppe Toniolo Per noi sposi poi un luminoso esempio: quello dei beati coniugi Beltrame Quattrocchi, che hanno vissuto la loro coniugalità come un cammino fatto con l’altro e per l’altro verso la santità; un cammino in cui se il passo dell’uno si fa incerto e dubbioso, l’altro “gli presta la sua fede”, perché non ceda o perda la strada. Ultimo ma non meno interessante e significativo il volto e la storia del beato Giuseppe Toniolo. Trevigiano, economista e sociologo morto nel 1918 a Pisa a conclusione della prima guerra mondiale. Autentico precursore della Dottrina sociale della Chiesa, profeta dei valori umani e sociali che dovrebbero essere a fondamento dell’economia e della democrazia, ricercatore e promotore del bene comune e di una cittadinanza responsabile e partecipativa. Antesignano dei contenuti del Concilio Vaticano II. La narrazione dell’esperienza di fede di questi Santi ha avuto e continuerà ad avere, senz’altro, una ricaduta spirituale nella vita di ciascuno di noi: essi ci hanno aiutato a riconoscere il primato di Dio nel nostro vivere, a farne l’anima del nostro essere e agire, a dedicare il nostro tempo a Lui e al prossimo, con lo stesso entusiasmo e con lo stesso ardore di fede che contraddistinse la loro esistenza in tempi non meno difficili dei nostri. Maria Giuseppina Parisi I partecipanti all’incontro

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Piccole soddisfazioni Pubblichiamo la lettera ricevuta da Mons. Tommaso Caputo per il tappeto floreale realizzato in suo onore lo scorso 12 gennaio, inizio del suo ministero pastorale a Pompei

Reverendo don Ferraioli, ho molto gradito la bellissima “INFIORATA” realizzata con il patrocinio del “Consorzio Campano del Florovivaismo”, in occasione dell’inizio del mio ministero pastorale a Pompei, il 12 gennaio u.s., e raffigurante il mio stemma episcopale, opera che ha abbellito il sagrato del Santuario. Desidero ringraziare vivamente la Comunità parrocchiale e gli artigiani dell’Associazione Le Vie dei Colori per l’artistico lavoro, che è stato apprezzato da tutti. Per Lei, la Comunità parrocchiale e i membri dell’Associazione, assicuro preghiere davanti alla venerata Icona della Vergine del Rosario, auspicando di cuore ogni bene. + Tommaso Caputo

INFO Sono partiti i concorsi nazionali “Un Bozzetto per l’Infiorata” dal tema La Rivelazione e “Piccoli Infioratori” dal tema Hanna - Barbera. Per leggere il regolamento e per tutte le altre informazioni, seguici sulla pagina fb dell’Infiorata di Casatori. Il tappeto floreale realizzato per Mons. Tommaso Caputo

Famiglie a confronto Il 3 marzo scorso la piccola comunità parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in Casatori si è riunita per la festa della famiglia

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a festa della famiglia è da qualche anno un appuntamento fisso, un momento per condividere il nostro tempo e le nostre esperienze. Lo slogan scelto “Comunichiamoci” è stato un chiaro invito a discutere e affrontare il delicato tema della comunicazione, in particolare della difficoltà a mettere a nudo le proprie emozioni e i propri bisogni, soprattutto con i nostri cari. La giornata ha preso il via alle 9.30 del mattino, dapprima l’accoglienza di tutte le famiglie, poi il momento di preghiera e la suddivisione in gruppi per i laboratori, sotto la guida del dott. Fabio Martino che ha seguito il gruppo adulti-giovani, il dott. Benito Petrone che si è occupato dei giovanissimi e della dott.ssa Serena Mariniello con i più piccoli. Avvalersi dell’aiuto di psicoterapeuti è stato importante per mettere sotto una nuova luce le dinamiche famigliari e i conflitti che si creano all’interno di essa, abbiamo infatti studiato aspetti che solitamente cadono nel dimenticatoio, ci sono stati suggeriti “sistemi” diversi di educare i figli e abbiamo am-

piamente discusso della concezione negativa che spesso gli adulti hanno dei giovani. Gli spunti di riflessione sono stati molteplici e anche il clima del dibattito, dapprima più teso, con il trascorrere delle ore si è rasserenato, ha preso anzi una piega confidenziale e tollerante, ed è stato davvero soddisfacente ed emozionante constatare la partecipazione attiva di chi durante l’anno per impegni lavorativi non può seguire la vita parrocchiale e che in questa giornata, invece, dà il suo pieno contributo. Abbiamo poi condiviso tutti lo stesso cibo, lo stesso spazio, gli stessi momenti esilaranti e divertenti, grazie anche all’aiuto di don Andrea Amato, sempre attento a creare momenti di gioco stimolanti che hanno coinvolto tutti, dagli anziani ai bambini e che hanno messo in pratica i messaggi dei dibattiti “ascolto”, “collaborazione”, “condivisione”. Sentirsi a casa, sentirsi realmente famiglia è ancora possibile, a volte basta volerlo. Piera Angela Cascone Gaetano Ferraioli

Alcuni momenti della giornata

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Un momento di fraternità con la comunità parrocchiale dopo l’incontro con il parroco

Condividere la Pasqua con i fratelli stranieri Grazie alla sensibilità di don Roberto, è iniziato un cammino per consentire a chi arriva da terre lontane di trovare nella comunità parrocchiale amici affettuosi e sinceri

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ari amici,

negli ultimi anni, siete in tanti coloro che, provenienti da più parti del mondo, vi siete stabiliti qui a Nocera Superiore, e in particolare nella nostra comunità parrocchiale che ci piacerebbe molto che diventasse anche vostra.” Così esordisce il nostro parroco, don Roberto Farruggio, nella lettera indirizzata lo scorso 10 marzo agli amici immigrati. “La vostra presenza rende più ricca e bella la nostra comunità”. Don Roberto, facendo riferimento alle missioni italiane in Francia e in Germania - “una particolare Parrocchia per gli italiani residenti in quei paesi”, che egli ha avuto modo di visitare - ha sottolineato che “non essendoci qui una comunità omogenea di immigrati, Cattolici provenienti da una stessa area geografica, le missioni per gli immigrati non hanno avuto sviluppo. La Parrocchia, però, è per sua natura una casa accogliente, dove ognuno può sentirsi a casa propria, tra fratelli e amici, chiamata ad accogliere nel calore di un’unica casa chiunque si stabilisce o trascorre qualche tempo tra le sue case”.

Nocera Superiore, 10 marzo 2013

IV Domenica di Quaresima Mentre va in stampa il numero di aprile di Insieme celebriamo la Pasqua. Il programma parrocchiale è stato pubblicato sul numero di marzo. Su quello di maggio… vi racconteremo la gioia di aver celebrato la Resurrezione di Gesù!

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Insieme - Aprile 2013

Anche se di altre confessioni cristiane o di altre religioni, in Cristo non vi è separazione nel dialogo fra tutti gli uomini di buona volontà, sottolinea don Roberto, e pur evitando qualsiasi forma di sincretismo e di relativismo, si può crescere nel sostegno e nell’amicizia con senso di profonda fratellanza universale. Da qui l’invito a quanti hanno dovuto lasciare la loro terra per venire a cercare lavoro qui: «In tutte le culture, nei momenti di festa, si invitano parenti e amici per condividere la propria gioia. Pasqua per noi è una grande festa che resta a metà senza invitare tutti gli amici a condividere la nostra gioia… È mio vivo desiderio, come parroco di questa comunità - continua don Roberto - incontrarvi e intessere con voi una serena amicizia». Durante le Messe domenicali, don Roberto ha affidato il suo invito a tutti i fedeli, chiedendo loro di trasformarsi in missionari, di farsi portavoce del suo desiderio, avvicinando e invitando quanti incontrano quotidianamente nei loro quartieri. Da questa spedizione fraterna e dagli inviti fatti personalmente da don Roberto, lo scorso 23 marzo, hanno risposto all’invito alcuni amici provenienti dall’India, dalla Colombia, dall’Ucraina e dalla Romania, che in un clima di serena fraternità, hanno apprezzato l’accoglienza e la disponibilità che la parrocchia ha avuto per loro. È l’inizio di un bel cammino, affinché chiunque arrivi qui possa sentirsi a casa e trovare nella comunità parrocchiale degli amici con cui intessere rapporti affettuosi e sinceri. Un primo frutto di questo incontro fraterno è sbocciato lo scorso Giovedì Santo: 12 amici, cattolici e ortodossi provenienti da varie nazionalità, sono stai i protagonisti della “lavanda dei piedi” durante la Messa in Coena Domini. L’equipe Caritas Parrocchiale


COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

Un momento della missione popolare, nella foto la statua di Santa Maria di Costantinopoli e quella di S. Pasquale Baylon

Avvolti dal suo sguardo di Madre Continua la missione parrocchiale, accompagnati dalla Madonna di Costantinopoli. La testimonianza di Maria

N

luminati e addobbati con bellissime

vati a riflettere e a meditare sulla

continua l’esperienza del-

coperte.

preghiera del Padre Nostro, sul Cre-

la missione nell’Anno del-

L’emozione

subito:

do, sul segno della Croce, che spesso

la Fede. Dico “la nostra

quando la Madonna arriva è come

ripetiamo meccanicamente senza sa-

parrocchia” anche se sono soltanto

ricevere nella propria casa l’ospite

pere quali ricchezze contengono.

tre anni che ne faccio parte. Sono

più importante, più illustre e tanto

Infine, pregare insieme ai vari gruppi

entrata in punta di piedi, ma la co-

atteso.

che vivono il cammino di fede in par-

munità mi ha accolta e subito mi ha

Le famiglie accolgono con semplicità

rocchia è uno stimolo nella condivi-

fatto sentire parte di essa al punto

quanti vengono a pregare e a salu-

sione della nostra fede.

che il nostro parroco mi ha chiesto di

tare la Mamma celeste. Nel guardar-

L’emozione

scrivere la mia esperienza su questo

la da vicino, i suoi occhi arrivano al

sti avvenimenti è intrisa di gioia; si

evento di grazia.

cuore trasmettendo tanta pace.

percepisce la presenza dello Spirito

ella

nostra

parrocchia

si

percepisce

che

accompagna

que-

Il centro della missione è l’appunta-

Santo e i cuori si riempiono dell’a-

L’accoglienza della Madonna di Co-

mento per la catechesi: don Roberto

more di Dio e della speranza che, no-

stantinopoli è sempre coinvolgente,

Farruggio usa un linguaggio sempli-

nostante le mille difficoltà della vita,

cresce il numero delle persone che

ce, tutti riusciamo a comprendere fa-

si radica nella preghiera e nella cer-

l’accompagnano

spostamen-

cilmente gli argomenti teologici che

tezza che la vera serenità passa per

ti, sempre più affollate le case che

ci vengono proposti di volta in volta.

una vita di fede.

l’accolgono: i balconi sono tutti il-

E così, per esempio, ci siamo ritro-

negli

Lucia Dell’Aglio

“I Cardinali mi hanno preso dalla fine del mondo” Mercoledì 13 marzo 2013: tutti insieme in attesa del nuovo Papa I giovani e i giovanissimi nello studio del parroco e i tanti fedeli in attesa della Catechesi a casa Senatore – Dell’Aglio che ospitava la Madonna. La catechesi quel giorno l’ha tenuta Papa Francesco con le sue prime parole dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di S. Pietro.

I ragazzi nello studio di don Roberto, a fianco le persone riunite a casa Senatore - Dell’Aglio

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

I Santi e l’Eucarestia Alcuni testimoni hanno aiutato la comunità a vivere le Sante Quarantore

A

nche quest’anno nella nostra parrocchia Maria SS. delle Tre Corone, dal 28 febbraio al 3 marzo, si sono tenute le Sante Quarantore. Il primo giorno, il parroco don Antonio Mancuso ha coinvolto padre Paolo Saturno, dell’ordine dei Redentoristi di Pagani, che ci ha parlato del rapporto di Sant’Alfonso con l’Eucarestia, evidenziando il suo grande amore per Gesù Eucarestia che emerge anche dagli scritti e dai canti. Il secondo giorno ha pregato con noi padre Alberto dell’ordine dei Frati Minori di Foce. Nell’omelia egli ha sottolineato l’umiltà di San Francesco d’Assisi il quale, fortemente innamorato di Gesù, ha abbandonato tutte le ricchezze del mondo, uniformandosi

Suor Giovanna e suor Rosaria dell’ordine delle Ancelle Eucaristiche di Nocera Inferiore alla povertà del Figlio di Dio. Sabato 2 marzo, suor Giovanna e suor Rosaria dell’ordine delle Ancelle Eucaristiche di Nocera Inferiore hanno parlato alla comunità del loro rapporto con Gesù Eucarestia, testimoniato poi con il servizio agli ultimi: poveri, emarginati, extracomunitari e rom. Ha concluso domenica 4 marzo, il parroco don Antonio, con il tema della conversione dei cristiani, mettendoci in guardia dal pericolo di trasformare il servizio alla Chiesa nell’esercizio di un potere. Un peccato grave che può macchiare la Chiesa tutta. Donatella Ferrara Alfredo Forino


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIUSEPPE NOCERA INFERIORE

Foto di gruppo insieme al vescovo Giuseppe e al parroco don Alfonso Santoriello

San Giuseppe, un esempio per tutti

La comunità parrocchiale ha vissuto la festa di san Giuseppe nel silenzio, lontana dai fuochi d’artificio e da altre distrazioni

La statua di san Giuseppe portata a spalla dai Cavalieri d’Onore di S. Giuseppe

U

na bella e particolare esperienza di fede è stata la preparazione e la celebrazione della solennità di S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale, e la festa, vissuta nella sobrietà e nella testimonianza di fede. La Comunità parrocchiale di S. Giuseppe ha offerto attraverso un mese di preghiera il “Sacro Manto” allo sposo verginale della Beata Vergine Maria, accompagnato dalle meditazioni evangeliche e dagli Orientamenti Pastorali n°5 Il silenzio di Nazareth: «Per ascoltare, però abbiamo bisogno di silenzio. E dove meglio di Nazareth possiamo diventare alunni del silenzio? Si può proporre, oggi, nel caos e nella confusione, una pastorale del silenzio?». L’esperienza che ne è venuta fuori nella festa annuale di S. Giuseppe è stata appunto il silenzio, dai fuochi d’artificio e dalle distrazioni, e la grande partecipazione di fedeli ha gradito ed è rimasta edificata dalla scelta forte e coerente che è stata fatta. Una Messa per i papà. La presenza del Vescovo Giuseppe nella serata di domenica 17 marzo è stata la sintesi magistrale della novena, sul ruolo di S. Giuseppe nella Famiglia di Nazareth, nelle nostre famiglie e nella Chiesa alla luce dell’elezione al soglio pontificio di papa Francesco, grande devoto di S. Giuseppe. Una grande fiaccolata si è snodata per le strade principali della parrocchia, seguita da una moltitudine di fedeli festanti. Gli aderenti all’Apostolato della Preghiera e i giovani dell’Ass. S. Giuseppe hanno formato all’unisono cori oranti, con canti di lode hanno accompagnato, portato a spalla dai Cavalieri d’Onore di S. Giuseppe, il sacro simulacro del Santo. Preziosa la partecipazione del gruppo giovani che ha addobbato con gonfaloni e bandierine le strade della parrocchia rendendole uno scenario veramente suggestivo. Grande

emozione alla S. Messa celebrata per tutti i papà nel giorno della loro festa, alle 7 del mattino. Essi hanno rivolto al padre davidico di Gesù la loro fervorosa preghiera. Un modello per tutti. Ciò che caratterizza S. Giuseppe, che ha vissuto un’ intensa comunione di vita con Gesù e Maria, è il suo servizio per amore. Questo è il segreto della sua grandezza che si armonizza bene con la sua umiltà. Uno splendore che gli rende gloria: servire Cristo è stata la sua vita, servirlo nella dedizione più completa, servirlo con amore e per amore. Egli ha vissuto da uomo “impegnato”, “tutto per Maria e per Gesù”. Essere buoni ed autentici discepoli di Cristo non richiede grandi cose, sono sufficienti le virtù comuni, umane e semplici. Il papa Leone XIII propone S. Giuseppe come modello per i diversi stati di vita del Popolo cristiano: i genitori hanno il più sublime esempio di attenzione genitoriale e provvidenza; i coniugi, un perfetto esemplare di amore, concordia e fedeltà; i vergini, un difensore dell’integrità verginale. Per il Beato Giovanni XXIII, “S. Giuseppe offre un esempio attraente di disponibilità alla chiamata divina, di calma in ogni avvenimento, di piena fiducia che trova compimento in una vita di fede e carità soprannaturale, e nel grande mezzo che è la preghiera”. Papa Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica “Il Custode del Redentore”, si rivolge a tutto il popolo cristiano, perché possiamo avere “sempre sotto gli occhi il modo umile e maturo di S. Giuseppe, di servire e di partecipare all’economia della salvezza”. In S. Giuseppe impariamo ad abbassare il tono della voce per alzare il volume del cuore, del cuore in ascolto. Questo è il primo servizio, la prima diaconia, che attendono le nostre comunità. (Orientamenti Pastorali n.5) Iolanda Campanella

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I cancelletti violati

P

rima del Concilio le nostre chiese avevano una conformazione diversa dall’attuale, forse più complicata ma certamente più significativa. C’era una volta il luogo privilegiato dei presbiteri, cioè del celebrante e degli altri sacerdoti (da cui il nome ancora attuale di presbiterio), con l’altare addossato alle pareti, gli stalli, cioè il coro con i sedili per il clero ed i ministranti; e c’era soprattutto una forma di divisorio con la navata centrale e principale, costituito da una balaustra che anche fisicamente delimitava gli spazi. E molto spesso, le due parti della balaustra erano congiunte da una ulteriore chiusura costituita da un cancelletto. Al di là delle norme liturgiche che volevano abolita la balaustra con relativo cancello, fortunatamente in molte chiese, anche della nostra Diocesi, si sono conservate esemplari di fattura eccezionale, normalmente di marmi intarsiati e lavorati dagli abili marmorari del ‘700. Ricordo ancora le polemiche fatte con qualche collega dallo scalpello facile e distruttivo che, presumendosi architetto, ar-

Habemus… verba!

A

soli 8 anni dalla sua prima apparizione sulla Loggia delle Benedizioni della basilica di San Pietro (dal greco logeium, proscenio, tribuna a sua volta da lògos, discorso), lo scorso 11 febbraio Benedetto XVI ha annunciato la sua volontà di rinunciare (dal latino re, che ha talora il senso di respingere, e nuntiáre, far sapere, quindi comunicare che ci si allontana da qualcosa) al ministero papale (dal latino miníster, servo). Oltre a sconvolgere l’intero mondo cattolico per l’unicità di tale evento (previsto, tuttavia, dal Codice di Diritto Canonico) la notizia ha portato alla ribalta una serie di espressioni, più o meno familiari che, complici i mass media, continuano a riecheggiare tutt’ora nelle nostre menti. Innanzitutto, l’appellativo di Papa emerito, istituito dallo stesso Benedetto XVI per sé e per i pontefici che verranno. Dal latino e-merère, meritare, guadagnare, tale titolo veniva attribuito nella Roma antica ai soldati (emeritus miles) che avevano compiuto il servizio militare e ricevuto il congedo e i relativi premi (emerita). Attualmente, il titolo è con-

Arte... rischi di don Natalino Gentile

cheologo, storico dell’arte e quant’altro dava giù con sacro furore. Molti di questi cancelletti ora sono stati tolti, o poco usati per cui non ci si accorge nemmeno se mancano del tutto o se siano stati depredati di un fregio, di un decoro bronzeo, di una sculturina, o addirittura dei due puttini alati, speculari che, sulla parte apicale, provvedono alla chiusura. Ed i cancelletti li troviamo non solo all’altare maggiore ma in quasi tutte le cappelle laterali. Spesso sono di ghisa o di metallo pesante, a mo’ di ringhiere lavorate e decorate di solito con i simboli del Santo o della Santa. E quanti di questi, nelle ristrutturazioni, sono finiti o al macero o, per guadagnarci qualcosa, ai raccoglitori delle cianfrusaglie. Sono sempre pezzi di storia e della nostra storia che perdiamo lungo il cammino della nostra esistenza. Ci raccomandiamo alla solerzia dei parroci perché ognuno di noi è responsabile di quanto ci viene affidato, sia una preziosa statua o un apparente ed insignificante “ferro vecchio”.

Non solo parole di Francesca Anna Crispo

ferito anche ad altre figure (professori universitari, Presidenti della Repubblica) e agli ecclesiastici che lasciano l’ufficio con onore, normalmente per trascorsi limiti di età. Con la convocazione del collegio cardinalizio (dal latino cum, insieme, e lègere, raccogliere) ha inizio ufficialmente l’iter che porta al Conclave, dal latino cum, con, e clavis, chiave, in riferimento alla pratica di chiudere a chiave nella Cappella Sistina i cardinali durante lo svolgimento delle elezioni del nuovo Pontefice. Pare che l’espressione con cui normalmente si designi il capo della Chiesa cattolica risalga all’epoca romana e sia strettamente legata (anche metaforicamente) ai ponti. Dal latino pons-pontis e facere, il termine significa proprio costruttore di ponti (o colui che lega). Secondo uno storico erudito dell’epoca di Cesare, l’origine di tale espressione risalirebbe alla costruzione del ponte Sublicio sul Tevere, considerato sacro perché, oltre a permettere l’accesso al tempio che si trovava al di là del fiume, era adibito a luogo di sacrifici e cerimonie religiose.

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Le parole di una mamma

L

L’esperienza del genitore di un bambino che frequenta la scuola materna “Casa del Padre” a scelta della scuola materna è

e da un abbraccio.

hanno mediato l’integrazione del nostro

sempre difficile per un genito-

In questa scuola, oltre alla collaborazio-

bimbo in classe, rispettando i suoi tem-

re. La scuola, oltre a la forma-

ne tra le suore insegnanti che con im-

pi ed attuando le strategie più idonee al

zione didattica, deve educare i

pegno e competenza educano i nostri

raggiungimento degli obiettivi. Grazie

nostri figli ad essere futuri cittadini cri-

bambini, rispettandone l’individualità,

alla loro professionalità, esperienza e

stiani. Sembra ieri quando con nostro

c’è l’amore cristiano, testimoniato dai

competenza, oggi mio figlio comincia a

figlio abbiamo varcato per la prima volta

gesti e dalle parole. Credo che sia stato

mostrare i primi miglioramenti.

la soglia della scuola materna “Casa del

il Signore a farci incontrare questa me-

Il percorso è ancora lungo e tortuoso ma

Padre”. Tutti i piccolini piangevano e le

ravigliosa comunità sempre vicina a noi

so che la mia famiglia non è sola, ci sono

insegnanti, senza scoraggiarsi, li strin-

genitori, pronta ad ascoltarci e condivi-

degli angeli che il Signore ha messo sul-

gevano con amore per calmarli. Ora sia-

dere le ansie, ma soprattutto trovando

la nostra strada e su cui possiamo sem-

mo già al secondo anno e non c’è gioia

le parole giuste per infonderci coraggio e

pre contare.

più grande nel vedere la felicità di mio fi-

forza. Quando io e mio marito ci siamo

Grazie di cuore!

glio quando entra nel cortile della scuo-

accorti che il nostro piccolo aveva qual-

la, corre verso la porta, suona il campa-

che difficoltà, le insegnanti di “Casa del

nello e sa che sarà accolto da un sorriso

Padre” si sono rivelate preparatissime,

Una mamma

Al passo con la tecnologia

T

ra le competenze chiave, che devono essere acquisite al termine del periodo obbligatorio di istruzione, vengono incluse la conoscenza dell’inglese e la competenza informatica. L’Unione Europea già da anni sta investendo sulla formazione digitale delle nuove generazioni, poiché si ritiene necessario che i suoi membri siano capaci di utilizzare le tecnologie della società dell’informazione, perché esse trasformano non solo il nostro modo di agire nel mondo ma anche il nostro modo di pensare.

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La nostra scuola, da quest’anno, vuole offrire ai suoi allievi e a tutti i cittadini interessati, la possibilità non solo di acquisire tali competenze ma anche di certificarle, dando agli studenti in uscita dalla scuola primaria e a tutta la cittadinanza, l’opportunità di conferire un valore aggiunto alla conoscenza nell’utilizzo del computer. Seguendo il carisma del Beato Alfonso Maria Fusco, che aveva intuito che la formazione è la chiave di accesso per la realizzazione personale e per l’inserimento sociale, il nostro desiderio è quello di consentire a tutti di entrare

in possesso dei requisiti di competenza prescritti nelle indicazioni del Syllabus di riferimento, mediante la dichiarazione di un ente certificatore riconosciuto e accreditato. La certificazione diventa un’ulteriore garanzia della costante serietà e diligenza prodigata per il raggiungimento di un livello di competenza certo e riconosciuto. Per qualsiasi informazione rivolgersi presso il nostro istituto. Le sorelle battistine


IL LEGALE RISPONDE

Attenti all’avvocato L’esperienza di Jacopo e della sua causa seguita da un avvocato non iscritto all’albo dei cassazionisti Caro avvocato,

ria in merito alla mancata abilitazione alla difesa per non

ho appena perso una causa in Cassazione durata oltre ven-

aver tale circostanza procurato danno all’attore, la accolse,

ti anni per danni derivati da infiltrazione. Un mio cugino,

invece, con riferimento ai danni richiesti dall’attore come

giovane praticante avvocato, mi ha fatto notare che l’avvo-

conseguenza del falso.

cato a cui ho dato il mandato per la difesa dei miei diritti

Il professionista, proponendo ricorso per Cassazione, aveva

non poteva patrocinare in Cassazione per mancanza dell’i-

sostenuto che è onere del danneggiato fornire al giudice di

scrizione all’albo dei cassazionisti. Posso citarlo per danni?

merito i necessari elementi di prova funzionali a dimostra-

Jacopo

re, sul piano processuale, tanto l’esistenza quanto l’entità delle conseguenze dannose risarcibili.

Caro Jacopo, il tuo dubbio è ampiamente chiarito da una recente pro-

LA SENTENZA

nuncia della Cassazione.

La Cassazione, accogliendo il ricorso, ha rinviato il procedi-

Non è obbligato a risarcire il proprio cliente, l’avvocato che

mento dinanzi alla Corte d’appello in diversa composizione.

ha esercitato dinanzi alle giurisdizioni superiori senza es-

«Apodittica si appalesa – si legge nella sentenza – l’afferma-

serne abilitato, se ciò non ha causato danni. Non costitui-

zione secondo la quale la mera circostanza del falso per so-

sce danno in re ipsa, l’esercizio della professione di avvoca-

stituzione di persona avrebbe arrecato un danno risarcibile

to dinanzi alle superiori amministrative giurisdizioni, pur

al cliente (tra l’altro a distanza di oltre due anni dalla pub-

in assenza dell’iscrizione all’apposito albo speciale.

blicazione della sentenza del Consiglio di Stato). Del tutto

Lo ha deciso, con sentenza n. 22890 del 13 dicembre 2012,

sfornita di prova, inoltre, la deduzione dell’esistenza di un

la terza sezione civile della Suprema Corte di Cassazione,

danno conseguente alla pretesa lesione del diritto costituzio-

adita da un avvocato, cui un proprio cliente aveva chiesto

nale di difesa posto che il ricorso amministrativo era stato,

ed ottenuto nei precedenti gradi di giudizio, il risarcimen-

in realtà, rigettato nel merito e non dichiarato inammissibile,

to dei danni per essere stato difeso dal legale dinanzi alle

con motivazione in diritto che escludeva qualsivoglia errore

giurisdizioni amministrative superiori senza che lo stesso

nella conduzione della difesa».

fosse iscritto nell’apposito albo speciale.

IL CASO Nella fattispecie, l’avvocato era stato destinatario nel medesimo giudizio di un provvedimento di sospensione dall’esercizio della professione, per aver falsificato la firma di un collega che lo aveva affiancato nella difesa dinanzi al Consiglio di Stato. Il giudice di primo grado, respinta la domanda risarcito-

Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli La parola che vi proponiamo questo mese è: bellezza

Foto Salvatore Alfano

Osservare il bello

Ritrovarsi a contemplare un tramonto per stupirci della grandezza dei doni del Signore

Q

ualche giorno fa, ho assistito al tramonto del sole sul mare del Golfo di Napoli. Eravamo di ritorno da una giornata di lavorazione nella bella isola di Ventotene con il mio team audiovisivo. Il capitano dell’imbarcazione mi aveva messo al timone ed ero tutto concentrato sulla rotta giusta da mantenere nel tratto di mare che separa l’isola d’Ischia dalla terraferma. Sono stati i miei compagni di viaggio a “distrarmi” dalla guida invitandomi a voltarmi immediatamente. In principio non gli ho dato retta; ero convinto che volessero prendermi in giro per la mia abilità di lupo di mare. Poi alle loro insistenze ho girato la coda dell’occhio ed ho intravisto una palla di fuoco che incendiava il mare. Ho fermato di botto il motore della barca, ho virato di 180 gradi e mi sono seduto a prua per ammirare lo spettacolo, tra lo stupore degli altri passeggeri dell’imbarcazione. Intorno a noi tutto aveva i colori del tramonto; un rosso intenso che riempiva i nostri occhi, le altre barche, la costa, i gabbiani in cerca di ricovero notturno. Il sole è scomparso in pochi minuti oltre l’orizzonte mentre la nostra barca tratte-

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Insieme - Aprile 2013

neva il respiro. C’è stato silenzio a bordo, per molto tempo, mentre rientravamo a terra nel buio rischiarato dalle luci della costa. Tanta bellezza imponente era riuscita ancora a stupirci.

di produrre risultati e fatturato. Le luci della città oscurano le stelle, il traffico urbano cancella il rumore del vento, la televisione copre il cinguettio degli uccelli.

Il timone, gli strumenti di bordo, le mappe non attiravano più la mia attenzione. La rotta era sicura, ma la mia mente navigava altrove. Da quanti anni non vedevo un tramonto? Eppure ogni giorno il sole sorge e cala sulle nostre vite frenetiche e distratte. Da quanto tempo la natura non riusciva più a farmi sentire così piccolo nell’immensità del Creato? Da quanto tempo avevo dimenticato lo stupore umano al cospetto della potenza del mondo? Ho pregustato quegli attimi intensi e fantastici con il rammarico di averne perduti tanti altri nel corso della mia vita.

Adesso torna il clima mite e si allungano le giornate. Dobbiamo riscoprire la capacità contemplativa nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo alleggerire il fardello degli affanni quotidiani più stringenti e dedicare più tempo ad osservare dettagli sempre trascurati. Non è necessario raggiungere mete esotiche. Basta prestare più attenzione a quello che accade intorno a noi, basta ritrovare un contatto più diretto con la natura in riva al mare o sulla collina, basta spegnere per qualche minuto il cellulare.

La nostra vita quotidiana ha dimenticato la capacità di contemplazione. Il nostro tempo è scandito dai cristalli liquidi del computer in ambienti asettici con luci artificiali ed aria condizionata. Viviamo e lavoriamo in non luoghi sempre uguali, reclusi, omologati alla necessità

Al resto penserà la natura che certamente riuscirà a stupirci. Ascoltare la voce del mare, sentire il vento sul proprio volto, respirare il profumo di un campo sono grandi doni di Dio e ci aiutano a riscoprire la nostra condizione di creature amate dal Signore del tempo e della storia. Questa contemplazione ci restituirà a noi stessi più ricchi e felici.




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