Insieme - Settembre 2013

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SETTEMBRE 2013 N. 8 ANNO VIII - â‚Ź 2,00

I diversi volti della crisi LAVORO E NON SOLO DONAZIONE ORGANI La scelta della famiglia Allocco

SCUOLA

ESTATE

Le attese dei giovani

Le parrocchie rispondono al disagio economico




Foto di copertina Salvatore Alfano

SETTEMBRE 2013 N. 8 ANNO VIII - € 2,00

I diversi volti della crisi

settembre 2013

LAVORO E NON SOLO DONAZIONE ORGANI La scelta della famiglia Allocco

SCUOLA

ESTATE

Le attese dei giovani

Le parrocchie rispondono al disagio economico

PRIMO PIANO

5 EDITORIALE

Dove si impasta la vita

a cura di Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

di Silvio Longobardi

7 LA RISORSA DEL PAESE 8 VIVERE CON 500 EURO AL MESE 9 IL SOGNO DI UNA CASA 10 RIMETTERSI IN GIOCO A 50 ANNI 12 “IL MIO PAESE MI HA DELUSO”

6 L’ABC DELLA FEDE L’amore vero

risponde mons. Giudice

14 SCUOLA & UNIVERSITÀ Pronti, partenza, via! di Martina Grimaldi

18 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino

39 IN DIOCESI

Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

a cura di Salvatore D’Angelo

42 BACHECA

25 CHIESA LOCALE

49 IN PARROCCHIA

Pagine parrocchiali

58 CULTURA

Libri, storia e arte

I nostri auguri

a cura della Redazione

a cura della Redazione

26 VITA ECCLESIALE

Le nomine dei nuovi parroci

43 NEWS DALLE PARROCCHIE

di Salvatore D’Angelo

a cura della Redazione

60 LE RUBRICHE

Notizie dalle parrocchie

Suore di San Giovanni Battista Il legale risponde

a cura di Mariarosaria Petti

a cura dell’avv. Gianni Severino

62 LE PAROLE DELLA CRISI Parola del mese: animali di Peppe Iannicelli

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

lo, Giuseppe Citarella, Fiorella Pelosi, Danilo Sorrentino, Michela Lanzetta, Mimmo Mainardi, Guido Milanese, Mons. Mario Ceneri, Maria Bonfiglio, don Enzo Di Nardi,

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti Coordinatrice di redazione Antonietta Abete

Corrado Salvatore, Celestino Caiazza, Longobardi Marina, don Natalino Gentile, Anna Francesca Crispo, Peppe Iannicelli, Francesco Casillo, Ciro Zarra

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it

Marketing Sofia Russo

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Amministrazione don Gaetano Ferraioli

Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA)

Hanno collaborato

Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario con ritiro postale

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Mons. Giuseppe Giudice, Giovanni Severino, Maria Er-

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

€ 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

melinda Di Lieto, Lavinia Bassano, Barbara De Santis, Daniele Rocchi, don Antonio Cuomo, Giovanna Pauciu-

MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA)

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 2 settembre 2013

“Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


EDITORIALE di Silvio Longobardi

O

gni giorno i mass media consegnano parole, storie e volti, in gran parte si tratta di vicende triste o dolorose che dovrebbero aprire varchi nel muro della quotidiana indifferenza, episodi che dovrebbero far riflettere. Penso alla vicenda di un ragazzo romano che sulla soglia dell’adolescenza, in quella fase in cui la vita appare come un’alba piena di speranza ma anche carica di inquietudini, ha deciso di togliersi la vita. Una vicenda che ha avuto molto clamore grazie ad una vergognosa campagna mediatica che ha fatto di quel tragico gesto una bandiera per amplificare la richiesta di una legge contro l’omofobia. Quel ragazzo – questa è l’accusa – si è ucciso perché era un omosessuale che non si sentiva compreso e accettato. Possiamo scommettere fin d’ora che l’inchiesta avviata dalla Procura non porterà a nulla, l’unica vera responsabilità è quella di una società che non riesce a stare accanto ad un ragazzo che cresce in fretta, troppo pochi 14 anni e forse troppo solo perché affrontare problemi più grandi lui. Come mai un ragazzo arriva a togliersi la vita? E come mai nessuno – genitori, prof e amici – si accorge del disagio che porta dentro? Sono queste le domande vere, quelle che non lasciano nessuno tranquillo. E forse proprio per questo sono censurate. Nel bel mezzo dell’estate il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, scrive ai parlamentari che il fumo è la prima causa di morte in Europa. Tutte le campagne contro il fumo e tutte le norme che tendono a limitarne gli spazi pubblici non hanno prodotto effetti positivi. Anzi, siamo costretti a registrare un dato assai preoccupante: l’età in cui s’inizia a fumare si è ulteriormente abbassata, oggi si comincia a 12 anni. Fa bene il ministro a intervenire e ad avanzare proposte ancora più restrittive. Ma resta in una logica proibizionistica che

Dove si impasta la vita

finora non ha dato i frutti sperati. C’è una domanda che non ho letto: cosa spinge un ragazzo di 12 anni a fumare? Che cosa cerca e trova nella sigaretta (o nell’alcol, sempre più diffuso tra le giovani generazioni)? Se non sappiamo rispondere e dare alternative valide, tutte le proibizioni cadranno nella fossa delle buone intenzioni. Ma c’è un’altra domanda ancora più scomoda: e perché gli adulti, pur consapevoli dei rischi, non smettono di fumare? La notizia è passata velocemente: tre ragazzini – 14 e 15 anni – a ferragosto hanno allagato la loro scuola, causando danni rilevanti. Si annoiavano, hanno detto alla polizia locale. Non è una soltanto una bravata ma un segnale inquietante. È accaduto a Muggiò, nella Brianza, ma fatti analoghi sono avvenuti altrove e rivelano un’insofferenza, il bisogno di evadere, la voglia di provare emozioni forti. Tutti sintomi di un vuoto interiore che chiede di essere colmato da parole che danno senso alla vita. Tutto questo mi fa pensare al ruolo che può avere la scuola se non abdica al proprio compito educativo. È la fabbrica dove ogni giorno si impasta la vita. La scuola non come parentesi di una vita che si svolge altrove ma come cuore di un’esperienza formativa, come passaggio essenziale e decisivo di quel complesso cammino che ha come obiettivo la formazione della personalità. Ma tutto questo non resta forse una bella utopia? La scuola è davvero in grado di formare? È capace di aprire lo scrigno della vita? Riesce a parlare al cuore? L’insegnamento si limita a lambire l’intelligenza o riesce ad affascinare il cuore? Domande che vorrei consegnare a tutti quelli che in questi giorni hanno varcato le soglie della scuola per ricominciare a scrivere una storia che ha il profumo del futuro. È un augurio ma anche un impegno. Insieme - Settembre 2013

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

L’amore vero «L’amore non può mai essere un’esperienza grigia e abitudinaria. L’amore autentico mette in gioco tutto l’essere». Il vescovo Giuseppe risponde alla domanda di una giovane

Eccellenza, come si riconosce, si sceglie e si vive il vero amore?

Mariarosaria Faiella

Carissima Mariarosaria, è bene, nel cammino della vita, interrogarsi sull’amore. È la domanda fondamentale, che aiuta nella realizzazione del progetto personale, del senso che ognuno vuole dare al proprio vivere. È possibile amare una persona che ha valori diversi dai nostri. Ma nell’amore, che non può essere solo emotivo, bisogna mettere in conto, in modo attento e intelligente, tutte le diversità. Si conosce e si ama e, tante volte, l’amore precede il conoscere, ma tutto poi deve essere integrato, per non vivere divisi dentro. Bisogna valutare anche le differenze di cultura, di provenienza, di fede. Amare la diversità certamente richiede un supplemento d’amore, una maturità affettiva che può diventare arricchente. E il cuore? Certamente non può rimanere freddo, deve vibrare, perché è in quella vibrazione che noi

EDICOLA Amato Giornali - 081 513 27 08 EDICOLA Diodato - 328 16 80 694 EDICOLA Ruocco Bruna - 333 29 03 154 EDICOLA Attianese Vincenzo - 081 517 64 09 EDICOLA Fortino - 081 94 82 56 EDICOLA Ferro Francesca - 081 517 22 95 CARTOLIBRERIA CORINTO - 081 517 48 74 CENTRO EDICOLA - 081 514 40 60 EDICOLA Lambiase - 081 514 40 88 SARDO ART - 081 91 73 53 EDICOLA Daniele Raffaella - 081 515 14 69 EDICOLA D'Andria Giuseppe - 339 34 09 275 EDICOLA Zambrano Valentino - 081 320 80 23 TABACCHI EDICOLA Buonaiuto Luca- 081 513 61 73 MIR MIR MIR - 081 513 71 49 EDICOLA Archimede - 081 528 12 48

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Via Dei Goti, 11 Via Dei Goti Piazza Doria C.so Vittorio Eman., 42 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via G. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

cogliamo il segno dell’amore. L’amore non può essere mai esperienza grigia e abitudinaria, ma deve mettere in gioco tutto l’essere. Ed è in quel momento che io mi accorgo che l’altro, l’altra o l’Altro è il tutto della mia vita. Come avvenne ai discepoli lungo la via di Emmaus (cf. Lc 24,13-35) che, dopo l’incontro con il Risorto, esclamarono: Non ardeva forse in noi il nostro cuore? Mons. Giuseppe Giudice

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI S. MARZANO SUL SARNO S. VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

LA RISORSA

DEL PAESE

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l paese arranca, la corruzione fa proseliti, lo spreco di risorse pubbliche resta una piaga difficile da estirpare. Tanto più in tempo di crisi in cui molti si attengono fedelmente alla regola: “si salvi chi può”. La crisi economica e sociale non è mai divisa in parti uguali, può essere insignificante o sopportabile per alcuni e devastante per altri. La crisi economica restringe l’orizzonte, soffoca la speranza, amplifica il disagio. E getta molti nello scoraggiamento. Non tutti reagiscono allo stesso modo, vi sono giovani che scelgono di lasciare il Paese e altri che pensano sia meglio lasciare la vita. Quando viene a mancare la speranza è più facile pensare che non c’è soluzione, che è inutile lottare, meglio uscire di scena. Il suicidio è una fuga ma, in alcuni casi, è visto come un gesto di estrema protesta. I media nazionali danno i numeri della crisi: registrano il livello di occupazione, il calo dei consumi, l’aumento della pressione fiscale… Noi invece abbiamo voluto raccontare i volti della crisi, storie di persone che sperimentano gli effetti della recessione ma lottato con dignità e qualche volta con rabbia. Storie diverse come tasselli di un mosaico ancora più ampio e complesso.

La situazione in cui ci troviamo non è frutto del caso ma ha una precisa responsabilità politica. Ma è compito di tutti uscire dalla crisi. Ciascuno deve fare la sua parte. Un piccolo ma significativo esempio. “Il professore ci ha segnalato la vostra situazione: 80 euro”. Così la gentile segretaria che, a fine visita medica, raccoglie i compensi. Senza la raccomandazione quanto avrebbe pagato? Almeno 150, dicono le persone informate. Non è troppo in questi tempi di crisi? Non potrebbero anche i medici ridurre il loro compenso? Sarebbe un gesto significativo, un segno di condivisione umana e un contributo alla speranza. Anche la comunità ecclesiale può fare di più per arginare gli effetti della crisi e custodire la speranza: può alzare la voce per sollecitare chi ha il compito di governare la Nazione o le Città, può invitare i battezzati a compiere gesti concreti di condivisione e di solidarietà e, non ultimo, può dare l’esempio di una maggiore sobrietà, evitando gli sprechi e destinando altre e più cospicue risorse alle fasce più deboli. La crisi è un’opportunità. Non perdiamo l’appuntamento con la storia. Possiamo vincere la battaglia solo se l’affrontiamo insieme. Silvio Longobardi


Foto Salvatore Alfano

Vivere con 500 euro al mese

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onno Alfonso abita in una delle strade principali di Pagani. La sua casa è l’unica ad avere il balcone che affaccia su via Marconi. Un’abitazione antica, con mura spesse e stanze ampie. Vi ha passato 41 anni della sua vita, gli anni belli del matrimonio con la moglie Annunziata Pepe, scomparsa nel dicembre del 2006, e della nascita dei suoi quattro figli, Raffaela, Vincenzo, Pasqualina e Rosanna. Più volte durante il nostro incontro estrae dal portafoglio una serie ordinata di foto. Scatti in bianco e nero, custoditi gelosamente che lo ritraggono insieme alla moglie, l’amore della sua vita, sul lungomare di Minori. Quando me le mostra, un sorriso mesto gli si stampa sul viso mentre, sottovoce, ripete “come eravamo belli…”. Classe 1929, Alfonso Violante, dopo la morte della moglie (era il 18 dicembre del 2006) vive da solo circondato dall’amore dei figli che, a turno, gli fanno compagnia per il pranzo e la cena. «Quando sono nato - racconta - c’è stato il terremoto. Mia mamma mi ha partorito e custodito sotto un carretto». Primo di sette figli, Alfonso si è distinto per una grande passione per il calcio: ha giocato nella Paganese fino all’età di 18 anni. Il suo papà

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Dopo anni di duro lavoro e tanti sacrifici, con la pensione riesce appena a coprire il costo dell’affitto. Una vergogna per un Paese civile. La storia di Alfonso Violante

Alfonso Violante e la moglie Annunziata nel giorno del matrimonio

era contrario e lo rimproverava aspramente: «Cosa darai da mangiare a tua moglie? Il pallone?». Altri tasselli emergono dal pozzo dei ricordi, fino a comporre un puzzle multicolore: «Ero l’unico a giocare con il pantaloncino, perché se arrivava papà dovevo scappare!». A 18 anni la svolta e la decisione di occuparsi dell’attività di famiglia. «Mio padre faceva il trasportatore. Aveva un camion e diversi autisti che lavoravano per lui. Ma gli facevano sempre rompere il tir. Così, un giorno gli ho detto: papà, pren-

do la patente e guido io». Si era fidanzato l’anno prima, lui 17 anni, lei uno in meno. A 27 anni si è sposato ed ha avuto 4 figli, a cui si sono aggiunti cinque nipoti e, da poco, un pronipote. Una vita piena di amore e dedizione al lavoro in cui non è mancata l’apertura agli altri. Nonno Alfonso è cresciuto nella P.U.A.C.S., sua moglie in Azione Cattolica. «Sono stato per 15 anni consecutivi a Lourdes, ero capo barelliere della Pia Unione». Ha lavorato duramente per molti anni, fino a quando è stato colpito da una


LA CRISI

IL SOGNO DI UNA CASA

I

trombosi all’occhio destro da cui non vede più. I primi tempi ha continuato a lavorare, supportato dall’aiuto del figlio Vincenzo, ma le tasse e le imposte da pagare erano troppe. Così ha chiuso la sua attività di autotrasporti. Diciassette gli anni di contributi versati allo Stato, troppo pochi. Alfonso, 84 anni il prossimo dicembre, percepisce 478 euro di pensione a cui si aggiungono 140 euro per l’invalidità percepita per la perdita della vista all’occhio destro. Una cifra che fa arrossire se paragonata all’indennità dei parlamentari italiani. Continua a vivere nella casa in cui ha trascorso gli ultimi 40 anni di vita, il costo mensile del fitto è quasi pari a 500 euro. «Abbiamo pensato di portarlo a casa nostra - racconta la figlia Raffaela - o di prendere una casa più piccola, ma papà non vuole. Significherebbe dargli un altro dolore, dopo la scomparsa di mamma che lo fa soffrire ancora tantissimo». Questa è la casa dove sono nati i figli, qui i nipotini hanno mosso i primi passi. Quando è arrivato nel 1971, l’affitto era di 30mila lire. Senza l’aiuto e il sostegno dei figli, nonno Alfonso non riuscirebbe ad arrivare alla fine del mese. Le figlie a turno vengono a preparare il pranzo e la cena, il figlio si occupa delle piccole riparazioni di casa. E quando d’inverno il freddo è pungente e si paga di più per il riscaldamento danno una mano anche per le bollette. Sacrifici fatti con gioia per la serenità del papà. Nella sua cucina, la

n Italia è ancora il sogno più agoLa crisi si abbatte senza gnato: acquistare una casa, avere pietà sulla famiglia di un tetto sulle spalle, una certezAntonio. A pochi mesi za per la famiglia, una sicurezza per dall’acquisto della casa e il futuro dei figli. Antonio lavora come ragioniere in un gruppo deldall’accensione del mutuo la grande distribuzione, il primo lui e suo figlio vengono passo verso la stabilità. Anche il licenziati. L’esiguo figlio lavora per la stessa azienda. stipendio della moglie Appena la moglie trova un impiego, la famiglia decide di compiere rappresenterà per due il grande passo. Dopo aver pagato lunghissimi anni l’ancora per anni l’affitto, acquista un apdi salvezza perché la storia partamento, accendendo contenon sfoci in un dramma stualmente un mutuo. Ma la crisi che si è abbattuta sull’Italia e sulla catena di supermercati ha frantumato in mille pezzi il sogno a lungo inseguito. Dopo pochi mesi dal trasloco e dall’accensione del mutuo, Antonio e suo figlio hanno perso il lavoro. È rimasto solo lo stipendio della moglie, poche centinaia di euro al mese, a sostenere la famiglia. Il sogno si è tramutato in un incubo da cui è stato difficilissimo uscire. Per due anni è stato pressoché impossibile far quadrare i conti, con la rata del mutuo che incombeva ogni mese come una tegola sulla testa. Un dramma. La famiglia di Antonio è stata vicino al pignoramento della casa. Fortunatamente la tenacia non li ha abbandonati, tra lavori saltuari sono riusciti a tirare avanti fino all’arrivo di una nuova occupazione. Certo, non è più il posto di ragioniere, è quello di operaio, ma poter tirare finalmente un sospiro di sollievo vale certamente più di una scrivania. Salvatore D’Angelo

domenica, tutta la famiglia di ritrova insieme. «Siamo in 16, con l’arrivo di Emanuele (il pronipote), siamo 17», racconta con gli occhi pieni di gioia. La famiglia è ancora il polmone sociale che tiene in piedi il nostro Paese. Figli che nonostante le esigenze e le necessità delle rispettive famiglie si occupano dei genitori anziani che, dopo una vita di sacrifici, percepiscono pensioni vergognose per un Paese civile. Mentre di tagli alle pensioni d’oro non si sente che qualche flebile balbettio. Nulla di concreto mentre scrivo. Antonietta Abete

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Rimettersi in gioco a 50 anni Nel 2010, Achille, padre di tre figli ha dovuto chiudere l’attività svolta per trent’anni, colpita dalla crisi, e cercare un nuovo lavoro

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lasse 1958, Achille non dimostra l’età che ha. «Se ti faccio vedere qualche foto di pochi anni fa, stenti a riconoscermi - racconta -. Ho perso quasi 20 chili». Il 2010 è l’anno nero, quello della svolta, delle insidie e delle molteplici delusioni. Padre di tre figli, Achille Mancusi ha sempre fatto il commerciante autonomo su aree pubbliche. Un lavoro che amava e che ha svolto con passione, la stessa attività del suo papà che egli ha portato avanti, con dedizione, per trent’anni. Occhi vispi e sguardo profondo: emerge la grande propensione per i rapporti umani che negli anni erano divenuti il punto di forza della sua attività. «Lavoravo anche ad Avellino, Salerno e Giffoni Valle Piana. Ho conosciuto tantissime persone e mi sono conquistato il rispetto di tutti». Nel 2010 i morsi della crisi investono il suo settore. «Anche se negli anni mi ero conquistato una vasta e affezionata fetta di clienti, l’attività commerciale iniziava a vivere una fase di declino». Tenta di resistere ampliando ancora di più il ricco campionario - biancheria per uomo, donna e bambino, articoli per la casa - e compra un furgone nuovo. «Ho speso un bel po’ di soldi per aggiornarmi, vendevo dalla a alla z.

Eppure le spese superavano le entrate. I ricavi continuavano inesorabilmente a calare». Cosa fare? Achille decide di tirare fuori dal cassetto e mettere a frutto un diploma per OSS (Operatore socio-sanitario) conseguito qualche anno prima. «Mi è sempre piaciuto studiare, apre la mente», racconta. La figlia Iole risiede ad Agrate Brianza, in provincia di Monza, una zona che pullula di cliniche private e case di cura. Da qualche ricerca fatta su internet era emersa una grande richiesta di operatori socio-sanitari in quell’area geografica. Achille decide di tentare. Chiude la sua attività, cancella l’iscrizione come ambulante alla Camera di Commercio, restituisce i permessi e le licenze e parte «come un giovane di vent’anni, senza nessuna esperienza, perché al diploma non era stata affian-

Achille Mancusi

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cata nessuna esperienza sul campo». E a differenza dei giovani che hanno i genitori alle spalle, Achille ha una famiglia a cui pensare. La moglie Rosa segue in silenzio la nostra chiacchierata. Lo sguardo velato dal ricordo di quei tempi difficili. Partono insieme, nella bisaccia custodiscono tanti sogni ma la realtà mostra un volto duro, ruvido, che essi non avevano messo in conto. «Ho girato la provincia in lungo e in largo per tre mesi, ho inviato centinaia di curriculum vitae. Mi sono sentito dire: “se lei fosse una donna, domattina inizierebbe a lavorare”. Già, perché nelle cliniche private e nelle case di cura chi paga la retta può esprimere una preferenza e le donne chiedono di essere assistite da altre donne». Rosa torna a casa dopo il primo mese, Achille continua a cercare, ma dopo tre mesi è costretto ad arrendersi all’evidenza dei fatti e rientra anche lui a Sarno. «Sono stato male, molto male» - confessa senza nascondere il dolore di quei mesi segnati da tante spese e nessuna entrata. Dopo 7 mesi senza lavoro, si apre un primo spiraglio. Grazie ad una cooperativa trova lavoro come operatore socio-sanitario. «Un’ora al mattino e un’ora di sera». Due ore in tutto. Appena quattordici ore a settimana. Poco,


Immagine di repertorio

molto poco, ma Achille accetta e non si perde d’animo. Lavora con passione. Fa più di quello che il suo compito richiede. «Se c’era una tenda strappata, la rammendavo, se mi accorgevo che un galleggiante che non funzionava, lo riparavo. C’è una crisi dilagante e dirompente, molta gente non può permettersi di chiamare l’idraulico o il sarto». Emerge la sua arma segreta: la forte fede in Dio che alimenta insieme a Rosa da più di vent’anni nel Movimento ecclesiale del Rinnovamento nello Spirito, nella parrocchia San Teodoro di Sarno. Una fedeltà mai venuta meno, né quando lavorava come commerciante e la sveglia al mattino suonava prima dell’alba, né oggi che grazie alle cooperative LA MERIDIANA di Angri e il

Centro LARS di Sarno è arrivato a lavorare quasi 300 ore al mese. «Esco presto da casa e la sera rientro molto tardi. Lavoro qualche ora anche di domenica e tutte le spese - carburante, revisione auto, parcheggio - sono a mio carico». Trent’anni di contributi versati regolarmente - la tua vita deve essere retta se vuoi essere un testimone credibile -, Achille vive intensamente le sue giornate, sempre in giro, in attesa di maturare gli anni che gli mancano per la pensione. Vi sono persone capaci di scorgere il lato buono anche nelle difficoltà. Achille che ha dovuto lasciare l’attività che amava e rimettersi sul mercato del lavoro a cinquant’anni, svolge i suoi compiti con grande sensibilità, travalicando i confini del “ruolo”.

Nel suo lavoro di assistenza, riversa tutto l’amore che ha tirato fuori quando ha accudito il papà e la sorella ammalati. Accarezza con amore i bambini, soprattutto quelli affetti da gravi forme di disabilità. «Dono loro le carezze che non posso dare ai due nipotini che vivono in provincia di Monza e che vedo solo poche volte l’anno». Quando lascio la sua casa, la luna si staglia maestosa nel cielo. Luna piena. Ripenso ad un passaggio del libro Un umile cercatore di Gandhi: “Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La Verità e la Non violenza sono antiche come le montagne. L’unica cosa che ho fatto è di aver cercato di sperimentarle entrambe al massimo delle mie possibilità”. Antonietta Abete


L’INTERVISTA Il dottor Mario Scarpa (al centro della foto) e il team di lavoro con cui collabora

«Il mio Paese mi ha deluso» Mario Scarpa racconta la sua esperienza di ricercatore all’Università di Columbus, negli Stati Uniti. Lo scorso aprile ha deciso di lasciare la precarietà italiana per costruirsi altrove un futuro

V

entinove anni compiuti lo scorso 25 aprile. Mario Scarpa è un giovane di Nocera Inferiore che ha dovuto lasciare l’Italia per lavoro. Mentre spegneva le candeline veniva contattato dall’Università di Columbus nell’Ohio. Il campus statunitense aveva valutato il suo curriculum e lo aveva chiamato per arruolarlo tra le decine di “visiting scholar” che annualmente lavorano presso la Ohio State University. Un contatto onorevole, ma anche oneroso. Lasciare l’Italia ed inseguire un sogno a migliaia di chilometri di distanza dalla famiglia, la fidanzata, gli amici. Qualche giorno di riflessione, poi il sì e la partenza. Una decisione non certo facile, ma inevitabile per chi vuole fare ricerca biomedica. In Italia non ci sarebbe mai stata l’occasione. A qualche mese dal suo arrivo negli States racconta la sua esperienza di lavoro in un team multietnico e stimolante, studia la risposta delle cellule tumorali alla radio e chemioterapia, in pratica perché alcune di queste cellule resistono alle cure, mentre guarda all’Italia con non poco rimpianto. Partire per gli Stati Uniti è stata una scelta o una necessità? «Tutte e due le cose. Il tipo di Laurea che ho conseguito e il lavoro che svolgo portano ad avere una certa internazionalità. Tuttavia, per il 70 per cento si è trattato di una scelta obbligata: lasciare il proprio Paese, i propri cari e gli affetti più stretti non è stata una cosa semplice. A diversi mesi di distanza dalla partenza non riesco a capire dove ho trovato questo coraggio». Quali sentimenti custodivi nel cuore quando sei partito? «Sicuramente la paura di allontanarmi dalla mia fidanzata, i rapporti a questa distanza sono complessi, di allontanarmi dai miei amici. C’era poi la paura di non essere all’altezza del ruolo, ma serbavo nel cuore

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anche una grandissima voglia di riscatto: dimostrare quanto valevo agli altri e a me stesso innanzitutto». Il tuo Paese ti ha deluso? «Profondamente, assolutamente e continuamente. Soprattutto mi ha deluso la politica. Mi ritornano in mente le parole dei più grandi che mi hanno sempre ripetuto: non ti fidare dei politici e delle istituzioni perché pensano solo ai propri interessi. L’Italia, comunque, non ha deluso solo me, ma intere generazioni. Ci ha messo spalle al muro e costretto a scegliere tra poche alternative, tra cui quella di partire. In questo modo intelligenze e forza lavoro arricchiranno altri Paesi». Hai provato frustrazione per una nazione che non riesce a rispondere alle esigenze dei giovani? «Assolutamente sì, frustrazione e rabbia aggiungerei. La nostra nazione si è completamente disinteressata dei giovani e del loro futuro. Ci hanno detto “non c’è spazio per voi”. Le istituzioni hanno deluso perché sanno qual è il problema, ma non lo risolvono, ci girano intorno e ne parlano solo quando conviene». Tante, sicuramente, le differenze dal punto di vista strutturale e funzionale, ma su cosa l’Italia potrebbe fare leva per avviare una fase di recupero dei gap con gli USA? «Sono due Paesi completamente diversi, anche se sotto certi aspetti si compensano. Il modello americano è molto legato alle capacità e alle qualità dell’individuo: più sei bravo e produci e più hai possibilità di migliorare il tuo status, cosa che in Italia non esiste. Ma come ogni sistema anche questo ha i suoi limiti. L’Italia, invece, rispetto agli Stati Uniti ha un maggior


L’esterno del Medical center dell’Ohio State University

rispetto della collettività. L’unico grave gap che l’Italia ha nei confronti degli USA è quello di non puntare sul rinnovamento e sui giovani». Oltre al lavoro, quest’esperienza cosa ti sta dando di più rispetto a quelle vissute nel tuo Paese? «Mi sta dando la possibilità di crescere come persona e uomo. Non sono mai stato così lontano da Nocera Inferiore e in completa autonomia. Non ho mai dovuto gestire una casa, né conciliare la vita lavorativa con quella domestica: pagare le bollette, fare la spesa, cucinare, far quadrare i conti. In questo modo sto conoscendo meglio i miei limiti e cosa voglio dalla vita».

Cosa auguri ai giovani italiani? «Pensate bene alle scelte che fate, anche a quella dell’Università. Auguro ai miei coetanei di realizzare i propri sogni e di non stancarsi di combattere per realizzarli, vivendo la propria vita nel paese e nel modo che meritano». Cosa auguri all’Italia? «Di alzare la testa perché non è peggio di altri Paesi. L’Italia e gli italiani sono un’eccellenza, ma chi ci governa sembra ignorarlo, abbiamo tutto per eccellere: siamo come una Ferrari parcheggiata in un garage buio, dobbiamo solo mettere in moto e accendere i fari».

Quanto quest’esperienza ti sta facendo crescere e maturare? «Mi sta facendo crescere tanto e maturare ancora di più. Qui ho una mia vita. Avrei mai potuto permettermi una casa, un lavoro e una vita dignitosa con il mio primo stipendio in Italia? Non credo».

Salvatore D’Angelo

Quando ritornerai cosa pensi potrai dare al tuo Paese e a chi ti sta vicino? «Per il momento non penso di ritornare in Italia, non ci sono i presupposti e questa consapevolezza mi uccide. Se ci fosse la possibilità di ritornare e lavorare dignitosamente, consentendomi di creare una famiglia, avrei già comprato il biglietto di ritorno. Comunque, se dovessi tornare trasferirei le esperienze acquisite in America a chi lavorerà con me, prediligendo i giovani». Cosa auguri a te stesso? «Di diventare un professionista nel mio campo, sposarmi e avere una famiglia».

Mario Scarpa con la fidanzata al Chicago-Millennium Park Insieme - Settembre 2013

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SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

PRONTI, PARTENZA, VIA! La scuola riapre i battenti. Molti ragazzi si preparano a vivere il passaggio dalle elementari alle medie, dalle medie al Liceo. Chiara, Maria e Livia ci hanno raccontato le loro emozioni

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ettembre. Le vacanze volgono ormai al termine e la campanella scolastica sta per suonare per tutti gli studenti che si preparano ad affrontare un nuovo anno didattico. Per alcuni alunni, il suono acuto e insistente della campanella sarà familiare e li introdurrà in un ambiente rassicurante e, ormai, ben noto. Per altri studenti, invece, sarà l’inizio di un nuovo percorso, con sconosciuti compagni di viaggio e nuovi insegnanti a fornire indicazioni per arrivare al traguardo. Si tratta di studenti grandi e piccini con un’unica sfida in comune: quella di affrontare nuove prove e riempire il proprio bagaglio di insegnamenti ed esperienze, imparando a crescere insieme. NOME: Chiara Maresca SCUOLA DI PARTENZA: Scuola dell’Infanzia G. Carducci (Pagani) SCUOLA DI ARRIVO: Scuola primaria G. Rodari (Pagani) La piccola Chiara, insieme alla mamma Lina, racconta di come si sta preparando per il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla prima elementare: una fase certamente non semplice in cui ogni bambino deve lasciare il familiare focolare della scuola materna per imparare a leggere le prime sillabe e a destreggiarsi tra i numeri e le operazioni. Mamma Lina racconta: «Chiara ha amato subito la scuola ed è molto desiderosa di apprendere. Per questo non vede l’ora di cominciare questa nuova av-

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ventura alle scuole elementari». La piccola scolaretta sembra entusiasta di tutte le novità che l’attendono tra i nuovi banchi di scuola. Nel suo zaino nuovo, un po’ troppo grande per lei, è già tutto pronto: penne, colori, quaderni a righi e quadretti; Chiara lo prova, indossandolo in continuazione. Si sente già grande al pensiero che sarà un’alunna delle elementari. «Tra quanto inizia la scuola?»- chiede spesso l’impaziente Chiara alla sua mamma, che, intanto, spera che l’esuberante entusiasmo della bambina si preservi per tutto il percorso didattico. NOME: Maria Maiorino SCUOLA DI PARTENZA: Scuola primaria G. Rodari (Pagani) SCUOLA DI ARRIVO: Secondaria di I grado “Solimena - De Lorenzo” (Nocera Inf.) Maria è alle prese con gli ultimi preparativi prima che la scuola abbia inizio. Tra qualche giorno sarà alunna delle medie e, anche se sa che il nuovo percorso scolastico sarà un po’ più tortuoso di quello precedente, la ragazzina è piena di energia ed entusiasmo, carica al punto giusto per affrontare tutte le prove che i cambiamenti, inevitabilmente, portano con sé. Maria, bambina paganese, sarà una studentessa “pendolare” e dovrà viaggiare ogni mattina per raggiungere la scuola nocerina. Ma i suoi genitori, attenti e premurosi, hanno già organizzato dei turni con famiglie di ragazzi che, come Maria, devono spo-


starsi in auto per raggiungere la “Solimena”. «Maria è trepidante ed emozionata - spiega la sua mamma, Tiziana - è curiosa di conoscere la sua nuova scuola, i compagni di classe, le insegnanti…». Intanto, pur lasciando sempre il dovuto spazio al divertimento estivo, la bambina ha studiato anche durante le vacanze per prepararsi al meglio in vista dei “test d’ingresso” previsti per l’inizio del nuovo percorso didattico. NOME: Livia Malet SCUOLA DI PARTENZA: Scuola secondaria di I grado A. Criscuolo (Pagani) SCUOLA DI ARRIVO: Liceo scientifico Don Carlo La Mura (Angri)

Livia da grande vuole diventare medico pediatra. È per questo che si è iscritta al Liceo scientifico, cercando, in questo modo, di muovere i primi passi verso il suo sogno. La giovanissima alunna, munita di tanta buo-

na volontà, non vede l’ora di sedersi tra i banchi di scuola. «Mi emoziona il solo pensiero di andare in una scuola nuova, dove ci saranno tutti ragazzi più grandi di me. Penso al Liceo come un ambiente più “libero” rispetto alle medie; un luogo dove potrò conoscere dei nuovi amici, quelli che, come dicono, a volte restano tali per tutta la vita. So che sarà un percorso scolastico più complesso, spesso in salita e con molti ostacoli da superare; ma con i giusti compagni di viaggio ed un bagaglio pieno di buona volontà, ne sono più che sicura: il tempo nella mia nuova scuola volerà».

A tutti, grandi e piccini, auguriamo un buon anno scolastico, ricordando le parole che Papa Francesco, lo scorso 7 giugno ha rivolto agli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti: «Cari ragazzi, la scuola è uno degli ambienti educativi in cui si cresce per imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi, capaci di camminare, di percorrere la strada della vita». Martina Grimaldi


IL MESSAGGIO DEL VESCOVO

Educare, accendere il fuoco della ricerca “Investire sulla scuola significa costruire l’avvenire delle persone e del nostro Paese. Dove difetta la cultura, è in crisi l’uomo e la convivenza civile”. Il messaggio del vescovo Giuseppe per il nuovo anno scolastico

“Non chi riempie un sacco, ma chi accende un fuoco” Plutarco

Carissimi Dirigenti, Docenti, Operatori Scolastici, Alunni, ci prepariamo ad iniziare un nuovo anno scolastico e la Chiesa, esperta in umanità, sempre coinvolta nel discorso educativo, non può far mancare la sua voce e la sua vicinanza. Riprende il tempo della scuola con tutte le prospettive di bene e i problemi che, di anno in anno, appesantiscono il variegato mondo scolastico. La scuola è gioia per molti, preoccupazione per tanti, fonte di lavoro e di impegno. La scuola è vista come palestra o come azienda, come sala di attesa o come laboratorio del futuro. Noi vogliamo investire sempre di più sulla scuola, nel rispetto delle norme e delle diverse visioni dell’uomo, ben sapendo che con la scuola noi lavoriamo per l’avvenire delle persone e del nostro Paese. Dove difetta la cultura, è in crisi l’uomo e la convivenza civile. Ci può aiutare una bella frase di Plutarco, che ho voluto scegliere come un dono per il nuovo anno. Chi è l’educatore? “Non chi riempie un sacco, ma chi accende un fuoco”. Educare non vuol dire riempire un contenitore di nozioni, un sacco di cose, ma accendere il fuoco della ricerca, della novità, della sapienza, dell’approfondimento, coniugando intelligentemente la libertà e la responsabilità di ognuno. Sì, accendere un fuoco, una passione, una vocazione, che darà nel tempo i suoi frutti. Dietro alle grandi realizzazioni, ai sogni, c’è sempre la passione educativa di qualcuno che per il sogno ha speso la vita. Forse, questa passione oggi manca; questo fuoco bisogna riaccendere perché, appassionati dell’umano e del divino, ognuno diventi testimone del fuoco, che sempre ci portiamo dentro, fuoco che è amore e sapienza. Con questo fuoco, da riaccendere ed alimentare quotidianamente, sicuramente l’anno scolastico sarà meno freddo. Vi accompagno e vi benedico. + Giuseppe Giudice vescovo

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SCUOLA&UNIVERSITÀ &UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Questo mese vi proponiamo un’opera di Felice Casorati, La preghiera (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Forti – 1914) insieme allo stralcio del libro di Elmar Salmann “Scienza e spiritualità. Affinità elettive”.

“Nei giardini che nessuno sa…”

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no sguardo veloce sul materiale del prossimo esame da fare: latino. Mi viene così in mente che cultura deriva dal verbo latino colere, che significa coltivare. Leggendo lo stralcio dal libro di Elmar Salmann, Scienza e spiritualità. Affinità elettive, sull’imprescindibilità tra vita di studio e di fede, la mia vita nella mia immaginazione prende la forma di un piccolo virgulto. Di quelli che rischiano di essere sciupati e sradicati dal vento e che senza sostegno non crescono retti. Ecco: la cultura è il mio sostegno, la fede invece è il sole che mette in circolo la linfa o la pioggia che di tanto in tanto mi innaffia. La cultura è ciò che ho acquisito da quando sono venuta alla luce sino ad ora: non solo quello che ho imparato sui libri di scuola, ma anche l’insieme delle mie esperienze, la faticosa conoscenza di me stessa, i sensi con cui percepisco i suoni, gli odori, i sapori che circondano il mio piccolo orto. Lo studente universitario a volte si scoraggia: studia senza la prospettiva di un futuro; vede la sofferenza attorno a sé, si riempie di dubbi e sente lontano il suo Dio. Quello che però lo contraddistingue è la speranza. La fiducia che passi il Giardiniere. A volte pota i rami ed è doloroso, altre dona l’acqua e la vita si fa così fresca, altre ancora taglia l’erba cattiva e allontana ogni male dalla pianta. Questo ritorno allo stato creaturale è per me egregiamente raffigurato nel dipinto di Felice Casorati: La preghiera. Di fronte ad esso ho provato una certa commozione, quella pelle d’oca che mi capita di provare quando ascolto alcune lezioni dei corsi che fre-

«C’è sempre bisogno dell’altro. Quanto più uno è scienziato, tanto più egli necessita propriamente di un’affinità con le leggi della sapienza, della vita e di ciò che ho qui descritto come dialogo interiore e come dialogo con gli altri». Elmar Salmann, Scienza e spiritualità. Affinità elettive, EDB 2009

Lavinia Bassano: di Nocera Inferiore, classe 1989, studia Lettere Moderne. L’Azione Cattolica è culla e nutrimento della sua fede. Frequenta la P.U.A.C.S. e ogni anno va a Lourdes come volontaria. quento all’Università. Il commuoversi di fronte alla bellezza di certe pagine di letteratura, lo stupirsi di fronte a delle curiosità della storia che non si conoscono o alle insospettabili etimologie delle parole italiane e latine costituiscono l’entusiasmo che accompagna il mio percorso universitario. L’irrefrenabile desiderio di condividere le piccole scoperte quotidiane con chi è interessato, con chi ha bisogno di un aiuto nello studio o per coloro i quali si preparano per gli incontri di formazione è il mio fine. Può sembrare spicciolo tutto questo. Ma il Giardiniere, a differenza mia, sa già che pianta sono. Io, mentre lo scopro, mi affido e nel frattempo apprezzo i doni con cui mi nutre e mi fa crescere, studio compreso! Lavinia Bassano Insieme - Settembre 2013

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VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

«Mio figlio? È in giro»

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ntonio era andato a lavoro alle 6,00 di mattina ed era tornato alle 18,00. Ci fermammo in cucina a raccontarci la giornata. Volle che gli preparassi gli abiti per la serata e dopo la doccia si vestì», Michela Allocco racconta così l’ultimo abbraccio con il figlio 18enne, morto in seguito ad un incidente stradale. «Di tutto punto, come sempre – continua il racconto della signora –, Antonio si avviò in veranda e mi chiese un bacio. Ricordo che gli dissi “sei sempre bellissimo, ma stasera lo sei ancora di più”, poi aggiunsi “gioia, mi raccomando” e lui rispose “Michela stai serena”, prendendosi un altro bacio da sopra il casco». Fu l’ultimo. Il giovane, originario di Pagani, era a bordo del suo scooter quando, il 25 aprile 2012, impattò contro un’Alfa in via Giovanni XXIII ad Angri. Dopo alcuni giorni di agonia nella Rianimazione dell’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore, il 30 aprile il suo cuore cessò di battere. Antonio avrebbe compiuto 19 anni pochi giorni dopo. Una storia triste, ma intrisa di speranza. Michela e Salvatore Allocco, i genitori di Antonio, hanno infatti deciso di donare tutti gli organi del figlio. Ed hanno deciso di raccontare la loro storia proprio per far comprendere l’importanza della donazione degli organi. Quello di Antonio è stato l’unico espiantato nel periodo gennaio 2012 - giugno 2013. Eppure

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Salvatore e Michela Allocco raccontano l’agonia del figlio 18enne Antonio e la decisione di donare i suoi organi. La famiglia paganese è stata l’unica ad autorizzare l’espianto nel periodo gennaio 2012 - giugno 2013. La loro storia è un esempio per tante altre famiglie sono state 124 le morti cerebrali accertate in questo lasso di tempo. Per il papà e la mamma di Antonio il proprio figlio continua a vivere nel corpo di altre persone: «Antonio? – dice la signora Michela – È in giro!». Al momento dello scontro il giovane indossava il suo casco, con il quale è ritratto in decine di foto: «Lo portava sempre con sé – ricorda papà Salvatore –, a volte stava al computer e dimenticava di toglierlo. Ancora oggi lo conserviamo sul suo letto. Quella per le moto era una passione coltivata insieme al fratello». A 17 mesi di distanza dall’ultimo abbraccio con quel ragazzo solare e pieno di energie, che studiava al “Casanova” e lavorava coltivando la passione per la pasticceria, i genitori spiegano la decisione di donare gli organi del figlio. «Antonio è in giro – racconta la


Salvatore e Michela Allocco in una foto di Luigi Pepe

I DATI Antonio ha salvato la vita di molte persone donando i suoi reni, il cuore, il fegato e le cornee. Il suo è stato l’unico espianto nell’Agro nel periodo gennaio 2012 - giugno 2013, mentre le morti celebrali accertate negli ospedali dell’ex Asl Salerno 1 nello stesso lasso di tempo sono state 124.

signora Michela – perché è riuscito a salvare la vita a dieci persone. I suoi reni, il suo cuore volato in Sicilia, il suo fegato, le sue cornee. Antonio ha continuato e continua a fare del bene e a farsi amare. Quando lo chiamavo per chiedergli dov’era, mi rispondeva “sono in giro” e lo è ancora oggi». Nel salotto della loro abitazione i signori Allocco spiegano il momento della scelta di espiantare gli organi: «Non è stata necessaria la richiesta dei medici. Quando abbiamo capito che non c’erano alternative, siamo stati noi a chiederlo. È stata una nostra volontà ed i medici sono stati gentilissimi». «Quando ho visto mio figlio in quella stanza – continua la mamma – ho pensato: è troppo bello per far finire tutto così. Mio figlio è troppo bello per chiuderlo dentro qualcosa. Ho sempre detto che se fosse successo a me avrei voluto donarli, purtroppo ho dovuto fare questa scelta per Antonio». Una scelta condivisa dalla famiglia allargata degli Allocco, un nucleo unito prima della tragedia e ancora più saldo oggi. Una decisione tuttavia che non li fa sentire un esempio: «Se riuscissimo a darlo – dice il padre – ne saremmo felici, ma non ci sentiamo dei protagonisti». «Speriamo che la gente capisca che compiere un simile gesto ti fa stare meglio – continua la mamma –, chi si trova nella nostra stessa condizione faccia la

cosa giusta. Così non l’ho fatto andare via inutilmente». «Noi stavamo male e stiamo male – aggiunge il signor Allocco –, Antonio non ce lo restituisce nessuno. La sua azione però è servita a dare sollievo a dieci famiglie». I beneficiari. Dei beneficiari, uno ha bussato alla porta dell’abitazione nel centro storico paganese. Prima di presentarsi ha tentennato non poco, temeva di causare altro dolore ad una famiglia già fortemente provata. Quando ha deciso di incontrare gli Allocco è rimasto sorpreso: «Siamo felici che questo giovane e la sua famiglia ci abbiano chiesto di riceverli – confida il papà –, appena ci siamo visti ci siamo abbracciati. Questo gesto di amore ci ha resi fratelli e sorelle perché il rene di nostro figlio ha aiutato il loro ragazzo». E la signora Michela ne approfitta per lanciare un messaggio: «Se chi ha ricevuto gli organi di Antonio volesse incontrarci, noi li accogliamo volentieri. Il sogno più grande sarebbe quello di abbracciare chi ha ricevuto il cuore». Una storia drammatica, sostenuta e alimentata dalla speranza cristiana. Una consapevolezza che sostiene mamma Michela, certa che suo figlio «ora sia in Paradiso». Salvatore D’Angelo


La foto vincitrice del concorso “Sulla strada verso il tramonto”

Insieme... on the road! Grande successo per il gioco dell’estate promosso da Insieme. Pubblichiamo la foto che ha vinto e alcuni degli scatti più originali

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“like”, 105 le foto regolarmente iscritte al concorso, 19.928 persone raggiunte solo in Italia, oltre 3.000 le interazioni spontanee sulla pagina. Questi i numeri del concorso “On the Road” promosso dalla rivista Insieme dal 5 al 31 luglio. Un breve arco di tempo, ma tante le adesioni e le interazioni. L’obiettivo di Insieme era quello di sperimentare un approccio nuovo con il social network più diffuso tra i giovani, Facebook. Attraverso il nostro account Redazione Insieme abbiamo promosso il concorso con la pagina dedicata “On the Road”. I partecipanti hanno inviato una o più foto per raccontare il loro on the road, ovvero quello che si vive girando per le strade, con immagini originali e didascalie indicative. Il concorso è stato vinto da Antonella Correale, ragazza diciottenne di Sarno che ha collezionato 559 “mi piace”. La foto più divertente “On the road si incontra anche chi vuole fare un pisolino all’aria aperta... Londra-Green Park”, di Bianca Dolgetta, Sarno

L’attimo fuggente “Un abbondante pasto dal colore dell’oro!”, di Salvatore Donato, Pagani

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La didascalia più simpatica “Quando la rete non è wireless” di Salvatore Martorana, Nocera Inferiore


INSIEME ...sì, lo voglio!

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atrimonio? Tutt’altro che semplici fiori d’arancio. Le tendenze più stravaganti ed eccentriche si affollano quando si vuole organizzare il grande sì. Torte, tavole nuziali, abiti e macchine, c’è di tutto e di più. Anche l’elicottero è consentito agli sposi che vogliono arricchire il loro giorno più bello. Nonostante la crisi abbia fatto rivedere i budget di spesa, qualche follia bisogna pure concedersela. Insieme dedicherà una serie di approfondimenti all’organizzazione del matrimonio perfetto che non vuol dire certamente avere solamente la bomboniera all’ultimo grido, ma soprattutto essere consapevoli del passo che si compie, avendo come punto di riferimento l’esempio della famiglia di Nazareth. Fino a dicembre gli sposi potranno trovare consigli utili per il giorno delle nozze: dal disbrigo delle pratiche burocratiche al colore più indicato dei fiori per la Chiesa e il bouquet. I nostri suggerimenti. Cominciamo questa avventura con il suggerimento di cinque temi che le coppie potranno prendere in considerazione in vista dell’organizzazione delle nozze. Il primo tema ha come protagonista il colore verde, che è il colore dell’anno. L’infinita varietà di sfumature offre ispirazioni che vanno dallo stile “natura” di decorazioni e tableau mariage vegetali, all’allure sofisticato di abiti da sposa decisamente anticonvenzionali e carichi

di speranza! C’è poi il sogno, con Alice nel paese delle meraviglie: atmosfera fiabesca, grandi fiocchi, torte e cup cakes che sembrano rubati alla tavola del Cappellaio matto; la fiaba di Alice offre uno spunto originale per un matrimonio spiritoso e frizzante, ma con un immancabile tocco di romanticismo. Terzo tema è quello romantico vintage che ha come protagonisti il rosa e gli altri colori pastello, si posano su torte, abiti anni Cinquanta, tavole classiche, abbinandosi alla perfezione con la ruvidezza del legno invecchiato.

Accompagnerà per alcuni mesi le giovani coppie che si apprestano a pronunciare il fatidico sì. In queste pagine sarà possibile trovare tanti utili consigli: dalla preparazione dei documenti ai suggerimenti per un party glamour

Anche l’Hollywood style è tra i temi possibili per ambientare una cerimonia. È il matrimonio per antonomasia, quello che si vede nei film. Il segreto è (per una volta!) abbondare: l’elaborazione diventa una scelta di stile fatta di onde voluttuose (sulla torta e sull’abito), decori barocchi, fiocchi e petali di rosa. L’eleganza è assicurata dal mood monocromatico per un effetto very glamour. Un po’ più innovativa è l’ambientazione in bianco e nero. È un tema coraggioso ma al tempo stesso adatto ad assumere sfumature diverse: dal minimalismo lineare all’eleganza delle immagini silhouette, perfette per uno scenografico tableau. Il gioco di positivi e negativi, poi, ha un altro vantaggio: è perfetto sia d’estate che d’inverno, senza paura di perdere eleganza.

Foto Salvatore Alfano

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Padre Giuseppe Ferraioli estrae il nome del vincitore. In basso il cesto di prodotti tipici

Insieme ti prende per la gola Estratto il vincitore del cesto di prodotti tipici

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a un nome e un volto il vincitore del fantastico cesto di prodotti tipici. Raimondo Russo, della parrocchia Maria Santissima delle Tre corone di Sarno, si è aggiudicato il ricco premio messo in palio nel concorso “Insieme ti prende per la gola”. Tantissimi i coupon giunti in redazione via posta, via e-mail e tramite fax. Qualcuno ha consegnato il suo biglietto anche di persona. Il signor Russo porterà a casa un cesto con diversi formati di pasta tipica di Gragnano, delle ottime conserve biologiche, alcune preparazioni gastronomiche speciali, il rinomato aceto balsamico di Modena e tante, tantissime altre bontà. Il sorteggio è stato effettuato il 2 settembre scorso, alla presenza di alcuni componenti della redazione. Ad estrarre il biglietto vincente è stato padre Giuseppe Ferraioli, sacerdote che da alcuni anni segue le parrocchie di San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte a Roccapiemonte. Buon appetito, dunque, al signor Russo e a quanti condivideranno con lui le specialità, sperando che l’appetito faccia aumentare la voglia di leggere e sostenere Insieme.


Torino ospita le Settimane sociali dei cattolici

Le grandi aziende per i giovani

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ettere al centro della vita culturale, sociale e politica la famiglia, intesa così come da sempre insegnano l’esperienza umana e giuridica e anche la Chiesa, significa porre un fondamento indispensabile per la crescita del Paese, per un futuro di speranza per i giovani, per una società civile più libera dove i diritti della persona possano essere maggiormente rispettati». Lo ha detto mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani nel presentare la 47esima edizione (Torino 12/15 settembre). «La famiglia, speranza e futuro per la società italiana» è il tema della convocazione. Come afferma la Lettera invito pubblicata l’8 febbraio scorso l’argomento «è stato scelto nella ferma convinzione che si tratti di un tema centrale per il bene comune del Paese». Le Settimane Sociali intendono essere un’iniziativa culturale ed ecclesiale di alto profilo, capace di affrontare e, se possibile, anticipare gli interrogativi e le sfide talvolta radicali poste dall’attuale evoluzione della società. Otto le aree tematiche proposte alle delegazioni delle diocesi italiane: la missione educativa della famiglia; le alleanze educative, in particolare con la scuola; accompagnare i giovani nel mondo del lavoro; la pressione fiscale sulle famiglie; famiglia e sistema di welfare; il cammino comune con le famiglie immigrate; abitare la città; la custodia del creato per una solidarietà intergenerazionale. Sa. D’An.

Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

arilla e Finmeccanica reclutano buone idee e validi talenti giovanili per puntare sul rilancio dell’economia e la ripresa dell’Italia. L’impresa pastaia per antonomasia offre dieci borse di studio del valore di 40 mila euro ciascuna ad altrettanti giovani, di età compresa tra i 18 ed i 28 anni, che proporranno una valida idea progettuale su come migliorare il pianeta e la qualità della vita delle persone. Le persone interessate potranno raccontare l’idea entro il 30 settembre sul sito barillaperigiovani. it, includendo il percorso formativo per realizzarla. Barilla per i giovani intende supportare percorsi formativi in business management, qualità e innovazione,

arte, comunicazione e design, no profit. Dall’esigenza di arricchire ulteriormente un patrimonio di sapere ed esperienza di assoluto valore, fornendo una risposta concreta ai problemi legati all’occupazione giovanile in Italia, nasce “1000 giovani per Finmeccanica”. Il progetto ha l’obiettivo di selezionare e inserire entro la fine del 2014, nelle diverse società operative del Gruppo distribuite sul territorio italiano, circa 1.500 giovani qualificati che svolgeranno attività a contenuto tecnologico e industriale. È possibile candidarsi entro il 31 ottobre. Per informazioni: www.barillaperigiovani.it e www.finmeccanica.com



CHIESALOCALE MI FIDO DI TE

a cura della Redazione

“METTI A FUOCO LA FEDE” Al via il primo Concorso Fotografico ScattACI, promosso dall’Azione cattolica diocesana. È possibile inviare scatti inediti fino al 1 ottobre

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MG a Rio, Grg a Salerno, campi parrocchiali e tante altre attività estive hanno visto protagonisti i giovani della nostra diocesi. Per questo l’Azione Cattolica diocesana invita tutti a partecipare al Primo Concorso Fotografico ScattACI dal tema “METTI A FUOCO LA FEDE”. Un’occasione per mettere a fuoco i mille momenti che raccontano la vita associativa e pastorale nel quotidiano. È fondamentale partecipare al concorso con foto inedite. Quindi non condividete tutte le foto su facebook e social network vari, ma conservate gli scatti migliori e iscrivetevi al concorso. Per partecipare bisogna presentare le foto dal 10 settembre al 1 ottobre 2013 presso la segreteria diocesana in via Croce a Nocera Superiore. Per informazioni relative al bando potete visitare il sito www.acnocerasarno.it dove è presente una sezione dedicata al concorso, con tutte le notizie utili. É possibile anche telefonare alla segreteria diocesana dalle 19.00 alle 20.00 al numero 3473243554. Premiazione ed esposizione delle opere premiate il 27 ottobre 2013. Ora tocca a voi: aspettiamo le vostre istantanee per mettere a fuoco la fede! Francesco Casillo

Il Papa ha incontrato seminaristi, novizi e quanti sono in discernimento vocazionale. In migliaia si sono ritrovati dal 4 al 7 luglio in piazza San Pietro. Importanti le indicazioni che il Santo Padre ha dato a quanti hanno deciso di consacrarsi a Dio

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on poteva mancare, tra i tanti appuntamenti previsti in questo Anno della Fede, uno per quanti sono in cammino verso il sacerdozio e la vita consacrata. L’occasione c’è stata dal 4 al 7 luglio scorso, grazie all’intenso incontro con papa Francesco. Anche la diocesi di Nocera Inferiore - Sarno era presente. Alcuni seminaristi, accompagnati dal responsabile don Raffaele Ferrentino, hanno potuto vivere questa meravigliosa esperienza sulla tomba di Pietro. Il tema della tre giorni di preghiera, catechesi e confronto con seminaristi, novizi, novizie e quanti sono in cammino vocazionale è stato “Mi fido di te”. Tanti ed emozionanti gli appuntamenti: la Professio Fidei a piazza San Pietro, l’udienza con Papa Francesco e la Celebrazione Eucaristica domenicale da lui presieduta in Basilica. In entrambi i casi grande è stata la carica di entusiasmo che il Papa ha saputo trasmettere, evidenziando la bellezza e gratuità della chiamata e l’esigente prontezza e radicalità nel rispondere. Significative le tappe che ha illustrato, concernenti le basi principali di un cammino di discernimento, da vivere nell’apertura a Dio e agli altri. Nel primo caso ha ribadito l’esigenza di una vita di preghiera, incentrata sull’ansia continua dell’incontro personale con Dio: solo coltivando una profonda interiorità si è in grado di testimoniare il proprio appartenergli. Da questo scaturisce l’apertura agli altri, ossia rendere ragione che la vita ha un senso solo se la si dona e, soprattutto, solo se è incentrata su Dio. Ulteriore spunto è stato fornito riflettendo sull’importanza della pratica dei tre consigli evangelici (obbedienza, povertà e castità), l’uno concatenato all’altro, che scaturiscono dal bisogno e dall’esigenza di una totale abnegazione per la causa del Regno di Dio. Insomma, questi giorni sono stati un’ulteriore conferma del non indifferente rinnovamento che Papa Francesco intende apportare nella Chiesa, una Chiesa controcorrente, che abbia come unico fondamento l’annuncio della salvezza. Ciro Zarra

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VITA ECCLESIALE

Le nomine dei nuovi parroci Dopo due anni dall’inizio del ministero episcopale, Mons. Giudice ha nominato otto nuovi parroci. Altri trasferimenti sono attesi nei prossimi mesi. Occasioni di crescita, per ripuntare lo sguardo su Cristo

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n’opportunità di crescita» e un’occasione per «esprimere la maturità del cammino». Monsignor Giuseppe Giudice esprime così il senso dei trasferimenti di parroci che hanno interessato ed interesseranno, nelle prossime settimane, la Chiesa dell’Agro. Il Vescovo tiene a precisare che «non sono né punizioni e né rimozioni, ma fanno parte di un normale avvicendamento ecclesiale che la sapientia cordis e la legge della Chiesa ci suggeriscono». Decisioni, dunque, non autoritarie, ma in linea con gli insegnamenti della Chiesa: «Sono segnali di libertà interiore e di affidamento alla disciplina della Chiesa, da saper gestire con sapienza ed intelligenza per verificare se stiamo camminando secondo i nostri progetti e la nostra volontà o secondo la volontà del Signore». «I trasferimenti – spiega monsignor Giudice in una lettera alle comunità – ricordano ai Presbiteri quel momento solenne dell’ordinazione quando, mettendo le proprie mani in quelle del Vescovo, essi hanno espresso fedeltà ed obbedienza alla Chiesa e quel radicamento spirituale che deve avvenire solo in Cristo». La nomina di nuovi parroci non è stata indolore per le

comunità, ma il vescovo ricorda che questi momenti «possono essere di crescita, di rinnovamento, anche se sofferti, per ripuntare lo sguardo non al sacerdote, ma a Cristo che, nelle alterne vicende e nel passaggio degli uomini, rimane il solo Pastore vero e bello». E monsignor Giudice rassicura: «Nel pensiero del Vescovo e nel discernimento fatto dinanzi al Signore e nell’ascolto di tante persone di provata spiritualità, abbiate fiducia che c’è sempre la scelta del meglio per ogni Presbitero e per ogni Comunità, anche se, per molti, è difficile la lettura ecclesiale». Un tempo da cogliere anche come momento di crescita «per esprimere quella libertà interiore, che non ci lega a niente e a nessuno, ma ci rende liberi nella Verità che è Cristo». Decisioni che comunque non hanno risparmiato polemiche. Su questo punto il Vescovo è stato chiaro: «Ho fiducia che i Presbiteri e le Comunità vivranno questi momenti, che a macchia d’olio si diffonderanno per tutta la Diocesi, con spirito di fede e nella pace, senza allarmismi o manifestazioni che nulla hanno a vedere con il sensus ecclesiae, con il sentire profondamente il Mistero della Chiesa, che è sempre Madre e Maestra». Salvatore D’Angelo


Conosciamoli meglio Breve scheda biografica dei presbiteri trasferiti dallo scorso primo settembre. A ciascuno formuliamo i nostri più sinceri auguri per un fruttuoso ministero pastorale delle comunità in cui la Provvidenza li ha inviati

Don Salvatore Agovino, originario di Sarno, è nato il 3 aprile 1978. Ordinato sacerdote nel 2012, è il nuovo amministratore parrocchiale della parrocchia Sant’Anna di Fiano in Nocera Inferiore. Subito dopo la sua ordinazione ha ricoperto l’incarico di vice parroco di San Biagio Vescovo e martire di San Marzano sul Sarno.

Don Andrea Annunziata, originario di San Marzano sul Sarno, è nato il 18 aprile del 1977. Ordinato sacerdote nel 2001, è il nuovo parroco di San Giovanni Battista in Nocera Inferiore. Dal 2009 ha guidato la parrocchia San Sisto II in Pagani.

Don Romualdo Calcide, originario di San Marzano sul Sarno, è nato il 17 novembre 1972. Ordinato sacerdote nel 1999, è il nuovo parroco della comunità San Biagio di San Marzano sul Sarno. Dal 2000 ha guidato la parrocchia Regina Pacis di Angri

Don Antonio Cuomo, originario di Sant’Antonio Abate, è nato l’11 aprile 1969. Ordinato sacerdote nel 1998, è il nuovo parroco della comunità Regina Pacis di Angri. Dal 2007 era amministratore parrocchiale di San Giovanni Battista in Nocera Inferiore.

Don Vincenzo Di Nardi, originario di Pagani, è nato il 18 settembre 1971. Ordinato sacerdote nel 1996, è parroco della comunità Santa Maria del Carmine di Pagani, di cui era già amministratore parrocchiale dal 2007.

Don Rosario Ingenito, originario di Sarno, è nato il 2 agosto 1965. Ordinato sacerdote nel 1996, è il nuovo vice parroco di San Giovanni Battista e Santa Maria del ponte di Roccapiemonte. Dal 2006 ha ricoperto l’incarico di amministratore parrocchiale della comunità Sant’Anna di Fiano in Nocera Inferiore.

Don Piercatello Liccardo, originario di Nocera Inferiore, è nato il 9 ottobre 1975. Ordinato sacerdote nel 2000, è il nuovo parroco della parrocchia Santi Apostoli Simone e Giuda di Nocera Inferiore. Dal 2006 ha guidato la parrocchia Maria Immacolata di Nocera Inferiore.

Don Rosario Villani, originario di Nocera Inferiore, è nato il primo dicembre 1950. Ordinato sacerdote nel 1983, è il nuovo parroco della parrocchia Maria Immacolata di Nocera Inferiore. Dal 1996 era parroco della parrocchia Santi Simone e Giuda di Nocera Inferiore.


Estate, tempo di nutrimento per lo Spirito Foto Salvatore Donato

SULLE ORME DI CRISTO Dal 14 al 21 luglio, 31 pellegrini guidati dal vescovo Giuseppe hanno visitato i luoghi della storia della salvezza. Un pellegrinaggio indimenticabile

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l racconto di un viaggio è sempre un viaggio nel racconto, il racconto di un pellegrinaggio in particolare è un momento fondamentale del pellegrinaggio stesso, me ne accorgo solo ora, mentre inizio a mettere ordine tra i pensieri, le emozioni, i luoghi, le foto e le meditazioni donateci dal nostro Vescovo Giuseppe. Scrivere questo pezzo sulla mia esperienza in Terra Santa, mi aiuta a fissare nella mente e nella memoria, tutto ciò che il cuore tende a custodisce disordinatamente. Forse sembra scontato, ma è vero: è stata una esperienza indimenticabile! Ogni viaggio, ogni incontro, ogni nuova scoperta amplia gli sguardi e gli orizzonti e il pellegrinaggio in Terra Santa ne è un esempio perfetto. Probabilmente in nessuna altra città, come a Gerusalemme, si possono trovare insieme mescolate tante razze, religioni, usi e costumi molto diversi tra loro. Ma è proprio questo che la rende una città speciale, è proprio tutto questo che cattura ed affascina sia il pellegrino che il turista. Mio marito ed io abbiamo deciso di partire per questo viaggio solo a metà giugno, la decisione è stata presa

in pochi minuti, avevamo attraversato un momento triste e ci siamo guardati negli occhi: sì, partiamo, ne abbiamo bisogno! È stata la scelta giusta, insieme con noi abbiamo avuto come compagni di viaggio due coppie di amici della comunità di San Sisto, Salvatore (il nostro fotografo ufficiale) e Lina Donato e Michele e Teresa Raiola (che hanno festeggiato lì i loro 40 anni di matrimonio), con i quali abbiamo condiviso tante lacrime, emozioni, risate e battute, meravigliose passeggiate notturne a Gerusalemme! Abbiamo avuto la fortuna di essere a Gerusalemme proprio durante il Ramadan che per gli islamici è sì tempo di digiuno e preghiera durante le ore di luce, ma alla sera e durante tutta la notte diventa grande festa di paese, di condivisione e di allegria. Insieme con alcuni compagni di viaggio, alla sera abbiamo percorso in lungo e in largo tutti gli angoli del quartiere arabo, accolti con calore e gentilezza, porteremo sempre nel cuore gli incontri, i sorrisi, gli odori forti e i sapori di quelle serate. Nonostante la presenza massiccia di militari appostati lungo gli stretti vicoli, non ci siamo mai sentiti in pericolo o a disagio.

LE PAROLE DEL VESCOVO GIUSEPPE Alla Basilica dell’Annunciazione, Nazareth In questo luogo Dio si mette in ginocchio davanti al mondo, davanti all’uomo, davanti a Miriam! Dio chiede a Maria se vuole prestare il suo corpo per Gesù! Lui, il Lontano, si fa Vicino!

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In queste pagine vi raccontiamo la ricchezza spirituale che ha inondato la nostra Chiesa nei mesi estivi: il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa, la Giornata Mondiale della Gioventù e quella Regionale, il pellegrinaggio a Lourdes, organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, e il Cammino di Santiago di Compostela che 5 giovani hanno percorso.

I luoghi. Alcuni luoghi sono stati di primo impatto deludenti, nella mia ignoranza credevo che Nazareth e Betlemme fossero antichi villaggi di pastori, ed invece sono grosse città, nemmeno tanto belle; altri luoghi meno noti, come il Monte Tabor, il Monte delle Beati-


Foto Salvatore Donato (4)

In alto a sinistra, santa Messa presso la Chiesa di Natanaele di Cana di Galilea. Michele e Teresa Raiola (parrocchia San Sisto) hanno rinnovato le promesse nuziali, dopo 40 anni di matrimonio. In alto a destra, i pellegrini al Patriarcato di Gerusalemme, con il Patriarca Fouad Twal. In basso a sinistra, don Giuseppe Pironti, Angelo Santitoro, il Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, Mons. Giuseppe Giudice, don Andrea Annunziata e don Alfonso Giordano In basso a destra, i pellegrini al fiume Giordano

A Betania, casa dell’amicizia Qui Gesù vive l’esperienza dell’accoglienza e dell’amicizia. Gesù a Betania piange! La Fede non ci proibisce di piangere, ma non ci consente di disperare. Mons. Giuseppe Giudice

tudini, il Lago di Tiberiade, o Ein Karem, Gerusalemme tutta mi sono apparsi meravigliosi. È difficile descrivere l’emozione che si prova a percorre quelle strade e quei luoghi dove veramente Gesù ha vissuto, ha camminato, ha pregato, ha sofferto. Il nostro Vescovo ha spesso sottolineato che non solo Gesù prima della morte in croce, ma anche il Risorto ha camminato per quelle strade.

ha riportato sul cammino del pellegrinaggio. Tra i nostri compagni di viaggio ricorderò in modo particolare una coppia di sposi, Fausto e Rosaria - mi ha molto colpito la scelta del pellegrinaggio come loro viaggio di nozze - e una grande pellegrina, la signora Rosa, che nonostante l’età e la difficoltà nel camminare non si è mai arresa davanti a salite ripide e lunghe scalinate! Un esempio di volontà e di fede per tutti noi! Abbiamo avuto la fortuna di avere una guida preparata e comunicativa, che ci ha raccontato degli aspetti storici e sociali di questa complicata terra. Sono tornata a casa con un bagaglio straordinario. Ho lasciato la Terra Santa con il desiderio di ritornarci. Barbara De Santis

Abbiamo iniziato dalla Galilea, da Nazareth, dal lago di Tiberiade. È bello pensare che quando ascolterò in futuro il Vangelo dove si parla di questi luoghi, li avrò davanti agli occhi, fissati nella mente attraverso i colori, i profumi, le emozioni incredibili che mi hanno trasmesso. Ogni luogo sarà legato agli interAl Getsemani venti del nostro vescovo Giuseppe, Agonia significa lotta, Gesù in questo luogo ha lottato tra la sua volontà che è stato il nostro pastore, colui e quella di Dio. Ha gridato, pianto, provato angoscia! L’ora del Getsemani che ha legato la terra al cielo, ci viene per tutti noi, come le olive dobbiamo farci spremere nel frantoio ha fatto vedere i luoghi geografici della volontà di Dio. Forse per noi sarà faticoso morire: allora verrà un come luoghi teologici e come luoangelo, come è venuto per Gesù, a raccogliere il nostro sudore di sangue. ghi del cammino spirituale di ogni Un angelo verrà e ci farà vedere le prime luci della resurrezione. uomo. Ha vigilato sulla nostra tenMons. Giuseppe Giudice tazione di fare troppo i “turisti” e ci

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VITA ECCLESIALE

Brevi istantanee della Messa finale della Gmg. Il posto principale ancora una volta è stato per i più disagiati, i più piccoli, i più anziani, i malati

“Andate, senza paura per servire”

C’

era il sole a Copacabana. E il Redentore del Corcovado, con le sue enormi braccia aperte sembrava abbracciare gli oltre tre milioni di giovani accorsi per partecipare alla Messa finale della Gmg di Rio de Janeiro. Sin dalle prime ore dell’alba, i giovani - la maggior parte dei quali dopo la Veglia della sera precedente era rimasta a dormire in spiaggia - si sono assiepati lungo le transenne del percorso papale per accogliere Papa Francesco e scortarlo fino al palco della Messa. Ancora una volta i giovani hanno voluto abbracciare il Papa che ha ricambiato lasciando alcune istantanee, molto forti, che resteranno nella memoria di questa Gmg.

TUTTI I NUMERI DELLA GMG DI RIO 2013 La Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro è stato un appuntamento di fede e un incontro gioioso dei giovani di tutto il mondo con Papa Francesco ma anche un grande evento che può essere letto in termini di numeri e sforzo organizzativo. Oltre 355 mila iscritti, 250 vescovi catechisti, 6100 giornalisti accreditati, 12 mila uomini per la sicurezza di Papa Francesco. Presenti anche 8 giovani della nostra diocesi. La loro esperienza è riportata a pagina 52.

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Il giovane disabile. La papamobile non aveva percorso molti metri quando un giovane disabile è stato issato dai suoi amici e da volontari verso Francesco, in piedi sulla vettura. Francesco lo ha abbracciato, accarezzato e baciato. Il giovane gli ha donato una maglietta ricambiata con un abbraccio ancora più forte e una benedizione. Poco più avanti una signora in là con gli anni si è portata verso il corteo papale, anche qui un altro incontro, il primo con un’anziana. Sono tornate alla mente le parole che Francesco ha dedicato in questa Gmg ai nonni e alle persone anziane. Tanti bambini, poi, accarezzati, baciati e benedetti. Un Pontificato che si arricchisce di segni e gesti ogni volta, dalle udienze, agli incontri, fino a questo grande evento, con oltre tre milioni di giovani, che può essere considerato come un vero battesimo di fuoco per il Papa sudamericano. Il Papa va incontro alle periferie che siano luoghi fisici come la favela di Varginha o il centro immigrati a Lampedusa, o persone povere, disagiate, carcerate, malate, anziane, sole, indifese come i bambini. Come dimenticare, allora, la bimba anencefala, nata cioè senza cervello e accolta dai suoi genitori come dono della vita, nella processione dell’offertorio? All’abbraccio del padre che la portava stretta al petto si è aggiunto quello della Chiesa, l’abbraccio tenero di Francesco. Anche qui una carezza a sfiorare la piccola e la sua famiglia. Le mani del Papa sulla testa dei genitori “come gesto di benvenuto e di offerta di una vita a Dio”. Lenzuola bianche sui grattacieli. La celebrazione va avanti, interrotta brevemente da un applauso diretto ai grandi, eleganti palazzi e hotel del lungomare di Copacabana, dalle cui finestre venivano sventolate lenzuola bianche in segno di saluto ai giovani e al Papa. I canti hanno cullato il raccoglimento dell’assemblea, proseguito nel silenzio, anche dopo la comunione. Fino al mandato, “andate, senza paura, per servire”, tre parole accompagnate da un segno: cinque piccole statue del Cristo Redentore del Corcovado donate ad altrettanti giovani, rappresentanti dei cinque continenti. “Andate e fate discepoli tutti i popoli!”. Il cammino continua, e Cracovia, nel 2016, è solo una tappa. Daniele Rocchi, inviato del SIR


A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

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UNA SOLA FAMIGLIA

on grande gioia ed entusiasmo abbiamo vissuto la Giornata Regionale dei Giovani a Salerno. Tre giorni intensi in cui ci siamo sentiti una sola famiglia, una sola Chiesa in comunione con il Papa, i giovani a Rio e quelli riuniti in tante diocesi del mondo. Ringrazio i confratelli parroci per aver accolto l’invito a far partecipare i giovani delle parrocchie della nostra diocesi. Ringrazio l’Arcidiocesi di Salerno per aver organizzato questo momento regionale di fede e di condivisione. Ringrazio voi giovani che con sacrifi-

cio, ma con gioia, avete sopportato il caldo, il camminare a piedi, il dormire in un sacco a pelo. Quando si sta insieme a Gesù tutto diventa più bello! Ringrazio soprattutto Aldo, Milena, Antonella, Angelo, Marilena, Alma e Antonio che hanno seguito con grande pazienza e responsabilità il lavoro di preparazione nella nostra diocesi. Grazie ragazzi, siete stati per me dei validissimi collaboratori: già vedo in voi il piccolo seme per la costituzione dell’équipe diocesana di Pastorale Giovanile. Don Antonio Cuomo

L’esperienza della Giornata Regionale della Gioventù Salerno 2013 che ha visto coinvolti più di 250 giovani della nostra diocesi, in comunione con il Papa e i giovani a Rio

Foto Fernando Faiella - per gentile concessione www.sgbpucciano.altervista.org redazione ACcampiAMOci

LA VOCE DEI GIOVANI

“Spesso la vita si riduce ad una corsa frenetica ai beni materiali considerati come valori fondamentali. Eppure, dal 26 al 28 luglio, sui volti dei giovani riuniti per la GRG splendeva il sorriso. Dormivamo in un sacco a pelo, mangiavamo sui marciapiedi delle strade, ma questo non ci scoraggiava: volevamo volare in alto”. Giovanna Minichini

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LA VOCE DEI GIOVANI

«Alla partenza, una valigia piena di curiosità, preghiera e speranza. Salerno ci ha riuniti, mentre Rio riecheggiava in ogni angolo con un messaggio: “Andate e siate pellegrini”. Ogni bisbiglio si accordava al suono delle chitarre in una Salerno che aveva unito le nostre mani con invisibili funi. Un unico abbraccio che, partito da Rio, incominciava a stringere i nostri cuori. Una missione: occupare ogni luogo della città con la parola di Cristo affrontando ogni incertezza». Salvatore Robustelli «La fede è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide”, ci ha detto Papa Francesco. Così abbiamo voluto condividere la nostra fede con le persone incontrate per strada, affascinate dalla gioia con cui ci accostavamo alla Parola, all’Adorazione Eucaristica ed al Sacramento della Riconciliazione. Contagiare gli altri, donare speranza, è questo ciò che abbiamo messo in valigia al ritorno da questa meravigliosa esperienza». Annamaria Petagna «Vivere a soli diciassette anni l’esperienza della GMG di Rio dopo quella di Madrid è uno dei doni che il Signore ha voluto fare alla mia vita. Dio mi ha permesso di scrutare ogni mia fragilità, ogni mio peccato, standomi sempre vicino, senza mai giudicarmi. Si è servito di persone che mi hanno fatto capire l’importanza della preghiera e dell’affidarsi, perché solo Lui ci conosce fino in fondo, più di noi stessi. Sbalzi d’umore mi hanno accompagnato repentinamente in questo viaggio, pensando di non essere degna e pronta a ciò che mi stavo apprestando a vivere ma, ancora una volta, grazie alla preghiera e alle tante persone che mi hanno accolto con occhi d’amore come se stessero accogliendo lo stesso Gesù, mi sono sentita amata da Dio». Emanuela Rendina

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Testimoni di Cristo La fase organizzativa, il mandato del vescovo Giuseppe, la gioia delle giornate salernitane

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ualche settimana prima della data ufficiale, inizia la nostra GRG: don Antonio Cuomo, responsabile diocesano della pastorale Giovanile, ci convoca perché insieme con lui prepariamo questo grande momento di fede. Incontri, decisioni, organizzazione e soprattutto la conoscenza di persone che, in qualche modo, sono entrate come un tornado nella nostra vita, accompagnando la nostra Giornata regionale della Gioventù e non solo. L’inizio è stato un po’ sconfortante a causa delle poche adesioni e dei problemi nella gestione che però non hanno smorzato l’entusiasmo e il coinvolgimento di tutti i ragazzi della nostra diocesi che, paradossalmente, crescevano all’aumentare delle nostre paure: paura di non farcela, di non avere pronta ogni cosa al momento giusto, paura di non essere capaci di portare avanti un’organizzazione tanto piccola quanto complicata, non consci del motto “Inizia a fare: poi è il Signore a perfezionare il tutto”. Insieme ai 12 del Consiglio Episcopale abbiamo organizzato un incontro pre-grg in ogni forania, per partire con l’animo già pronto ad accogliere al meglio ciò che il Signore aveva riservato per noi. Il mandato del vescovo. Pochi giorni prima di partire abbiamo ricevuto il “mandato” dal nostro Vescovo Giuseppe nella cattedrale di San Prisco, che in quell’occasione accolse più di 250 giovani. Il Vescovo, con parole semplici e dirette, ha sviluppato il tema di questa GMG e ci ha fatto capire l’importanza dell’invito del nostro Pontefice: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, incorag-

giandoci ad essere testimoni viventi di Cristo senza lasciarsi intimidire dalle difficoltà che anche nella nostra “vita da giovane” incontriamo. Quelle parole sono riecheggiate nei nostri cuori da subito, sono state come un muro che ti travolge, un turbine che sprigiona una forza pazzesca, la carica che ti da’ la forza di continuare e di non abbatterti in qualsiasi momento. Sono state parole di speranza e con esse il Signore ci ha reso testimoni della Sua Parola, discepoli del Suo amore, della gioia di vivere, della Sua gioia. È così che inizia l’avventura di 250 ragazzi carichi di speranze, di entusiasmo, carichi del desiderio di conoscere sempre di più il Signore, affidandosi a Lui. Giorni intensi. In quei giorni si vedevano ragazzi felici, di una felicità pura e incondizionata, senza se e senza ma, quella felicità che riesci a trovare anche nei momenti di sconforto, quella felicità che ti permea e ti invade, ti entra nel cuore e non se ne esce più: la felicità che solo il Signore riesce a donarti. Eravamo a Salerno e Rio era lontana; lontana fisicamente ma non nel cuore. Sapevamo benissimo di essere lì per vivere quei momenti che di ripetibili non ce ne sono. I due giorni sono stati faticosi, inutile negarlo. Tanto cammino, tante piccole difficoltà: ma è proprio questa la vera bellezza! La fatica si annullava perché sapevamo di avere tra le mani un qualcosa di molto più grande, di molto più bello, di irripetibile: sapevamo che in quei giorni Cristo era lì con noi e non potevamo assolutamente ignorare il suo passaggio. Milena, Aldo, Antonella, Alma, Angelo, Marilena, Antonio


Alcuni momenti del pellegrinaggio

Pellegrini alla casa di Maria

«L

ourdes è come una creatura posata nel palmo della mano di Dio e sfiorata dalle dita della Vergine Maria»: è Angelo Santitoro, “fratello degli ammalati” della P.U.A.C.S. a dipingerci il significato della grotta di Bernadette, verso cui si mette in viaggio da ormai quindici anni. Continua: «Lourdes è un luogo ormai inscritto nella geografia del nostro credo, ancora ricordo il mio primo pellegrinaggio, nel 1999». Il volontario racconta il suo incontro con la Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza: «Più che una scelta direi che è stata una chiamata e la mia risposta si può trovare in un versetto degli Atti degli apostoli: “si è più beati nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Tutti siamo chiamati alla santità, ed essere “fratello degli ammalati” è la mia via per raggiungerla». Una testimonianza di fede viva e forte, quella offerta dai volontari della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza: «Avevo chiesto una carrozzina per mia suocera, è arrivato un volontario che non l’ha più lasciata» ha raccontato Maria Sassone, vincitrice dell’annuale sorteggio di Insieme. In pellegrinaggio con la sua famiglia, non conosceva la realtà della P.U.A.C.S. e ne è rimasta colpita.

Lourdes, una porta della fede “Lourdes, una porta della fede”: questo il tema che ha accompagnato i pellegrini dal 18 al 24 agosto scorso. Proprio nell’Anno della Fede, il nostro Pastore ha avvertito: «Non ci succeda che, mentre Maria ci apre la porta e ci accoglie, noi chiudiamo la porta verso gli

Dal 18 al 24 agosto, centinaia di pellegrini si sono ritrovati presso la grotta della Vergine a Lourdes. Per la prima volta senza Alfonso Russo, fondatore della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza altri. Sia aperta la porta del cuore, sia aperta la porta alla speranza. Manteniamo la porta sempre aperta perché Colui che viene ci possa trovare vigilanti». Una sollecitudine che Lourdes insegna, come spiega Angelo Santitoro «Si arriva a Lourdes quasi dando tutto per scontato – come ogni anno – ma si ritorna “bagnati” da un’essenza di spiritualità nuova che dà sapore ad un nuovo anno da affrontare».

Una presenza speciale accanto ai pellegrini Il treno, gli ammalati, i volontari, il viaggio, la grotta di Bernadette: quest’anno al consueto alternarsi di volti e momenti è mancato il sorriso del fondatore della P.U.A.C.S., Alfonso Russo, scomparso lo scorso febbraio. Mons. Giudice aveva scritto nel suo messaggio di saluto, in occasione della partenza per Lourdes: «Il mio pensiero stamattina è per Alfonso Russo che sta camminando con noi, ci guida dal Cielo. Per molti di voi sento proprio la difficoltà nel cuore di questa sua assenza. Ma noi sappiamo che tutti nel corpo siamo in esilio, camminiamo nella fede. Alfonso ora è nella visione, egli già vede ciò che noi intravediamo nelle ombre della sera». Anche don Alfonso Giordano partecipa al ricordo del fondatore: «Alfonso era lì, dipinto in quella grotta accanto a Maria, a sorridere perché si perpetua il suo insegnamento: assistere i fratelli ammalati, stargli accanto, farli sorridere, perché in loro c’è Cristo». Mariarosaria Petti

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Da sinistra: Elisa Murano, Lisa Russo, Antonio Boccia, Fabio Conza e Gennaro Esposito

In cammino verso Santiago Cinque giovani raccontano il loro cammino verso Santiago di Compostela

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n lungo percorso, attraverso la Francia e la Spagna per giungere sulla tomba di Giacomo di Zebedeo. Il Cammino di Santiago è un’esperienza di abbandono alla Provvidenza: mentre si macinano molti chilometri al giorno c’è tempo per meditare e riflettere, lontani dalle comodità e dagli agi. Cinque giovani che vivono la loro esperienza di fede nel Movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus hanno accettato la sfida e si sono messi in cammino. «La fase organizzativa è durata un paio di settimane - racconta Elisa Murano -, tra voli da prenotare, notizie da raccogliere e l’acquisto di attrezzature da trekking». Antonio Boccia, Fabio Conza, Gennaro Esposito, Elisa Murano e Lisa Russo sono partiti lo scorso agosto. Qualcuno senza attese precise, lasciando allo stupore e alla grazia il primato, altri con il desiderio di fare luce e comprendere meglio le proprie scelte di vita. «Quando parti per un’esperienza del genere non

Una tappa del Cammino

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ti aspetti nulla, hai solo un po’ di timore perché non sai come andranno di preciso le cose. A casa ho portato la fatica e la bellezza di un cammino che per me è l’emblema del percorso di vita, la consapevolezza che lungo la strada la cosa più importante sono le persone che incontri», racconta Lisa Russo. Mentre poggiava i piedi sulla terra, Gennaro compiva il suo percorso interiore, offrendo a Dio i propri dolori con la certezza che Lui solo può guarire le nostre ferite, rivestendole di grazia. Nel suo cuore bruciava una delusione d’amore e la consapevolezza che rifugiandosi in Dio per lenire il dolore stava confondendo la dolcezza del Padre con una vocazione alla vita consacrata. In quei giorni ha capito i veri desideri del cuore: costruire una famiglia santa, avere dei figli e accompagnarli nel cammino della crescita. «Spero che questo mio desiderio si avveri presto», aggiunge. Per i tre ragazzi il Cammino é durato 10 giorni, dal 7 al 16 agosto, percorrendo in media 25 chilometri al giorno. «Siamo partiti da Ponferrada, un comune spagnolo situato nella provincia di León, poi abbiamo attraversato O’ Ceibero, Tricastela, Sarria, Portomarin, Palace de Rei, Pedrouzo, Rivadiso, Monte do Gouzo e, infine, Santiago», raccontano. Lisa ed Elisa invece sono partite qualche giorno dopo, il loro cammino è durato una settimana, dall’11 al 18 agosto.

L’ultimo tratto. Scrive Antonio: «Conservo tanti ricordi, ma quello che mi ha toccato maggiormente è stata la visita alla tomba di Santiago. In quei minuti trascorsi al suo cospetto ho ripercorso tutto il cammino compiuto, la fatica, gli affanni e i momenti di sconforto avuti. L’ho ringraziato per avermi permesso di vivere quest’avventura e per avermi dato la forza di portarla a termine». Aggiunge Fabio: «È difficilissimo dire qual è il ricordo più bello che conservo nel cuore. Certamente rievoco con grande emozione gli ultimi 5 chilometri, quelli che dal Monte do Gozo ci hanno portato alla Cattedrale di Santiago. Ricordo il buio, i nostri volti e un silenzio assordante. Le emozioni erano fortissime, incontrollabili. In quei pochi chilometri, ho rivissuto l’intera esperienza, ho ricordato le persone incontrate vero tesoro del Camino -, le difficoltà, la stanchezza. Appena abbiamo voltato l’ultimo angolo e percorso gli ultimi metri, ci siamo trovati davanti agli occhi la Cattedrale: in quell’istante c’è stato solo spazio per la gioia e la commozione». Gli ultimi chilometri percorsi di notte per arrivare all’alba a Santiago. «Noi cinque davanti alla Cattedrale mentre il cielo si tinge di chiaro. È questo ricordo per me la sintesi di tutto il cammino», aggiunge Lisa. Vi è sempre l’alba ad attenderci dopo ogni fatica, dopo ogni notte oscura, dopo ogni periodo difficile. Antonietta Abete


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXIV alla XXVIII domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Dio dell’unità Signore di tutto il creato, eccoci pieni di riverenza e timore davanti a te, spinti da visioni dell’armonia dell’uomo. Siamo figli di molte tradizioni, eredi di saggezza condivisa e di tragici malintesi, di superbe speranze e umili successi. È tempo ormai che ci incontriamo con verità e memoria, con coraggio e fiducia, con amore e promessa. In ciò che condividiamo fa’ che vediamo la comune preghiera dell’umanità; in ciò che ci separa fa’ che ci meravigliamo della libertà dell’uomo; nella nostra unità e nelle nostre differenze fa’ che riconosciamo l’Essere unico che è Dio! Liturgia ebraica

15 settembre 2013

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti” Prima lettura: Es 32,7-11.13-14 Salmo: Sal 50 Seconda lettura: 1Tm 1,12-17 Vangelo: Lc 15,1-32 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». (cfr Lc 15,3-6) Colore liturgico: VERDE

Come l’abbraccio di un padre La storia del nostro peccato, del peccato di un popolo, per Sua grazia, diventa la storia bellissima della misericordia di Dio. Egli si serve del fango per creare un uomo nuovo; egli si serve del mio peccato per intonare il canto della misericordia. Il mio Dio, il Dio di Gesù Cristo, è un Dio che attende, esce per primo, accoglie, abbraccia, prepara la festa e poi esce ancora per accogliere l’altro figlio. Il mio Dio, consegnatomi nella carne di Gesù Cristo, ci giudica degni di fiducia ed è un Dio che si pente del male che aveva minacciato al suo popolo. Questo Dio ha nome Amore, perché Dio è Amore, festa che sempre ricomincia anche per il figlio che, sbattendo la porta, è andato via e per quel figlio che non vede che la porta è ancora aperta. Insieme - Settembre 2013

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22 settembre 2013

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Non potete servire Dio e la ricchezza” Prima lettura: Am 8,4-7 Salmo: Sal 112 Seconda lettura: 1Tm 2,1-8 Vangelo: Lc 16,1-13 Il Vangelo In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?». (cfr Lc 16,10-12) Colore liturgico: VERDE

La logica della povertà Quando si servono due padroni – Dio e il denaro – la nostra vita è lacerata, divisa e noi viviamo nella disarmonia. Siamo invitati dall’Apostolo a condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Bisogna essere fedeli nel poco per poter ricevere il molto; è importante essere attenti nelle cose di poco conto per poter ricevere le cose più grandi. Lo stile di Dio è guardare a come tu gestisci il piccolo per poterti affidare il grande. La Parola di Dio ci ricorda che non è possibile comprare il povero per un paio di sandali. Il valore di ogni uomo è sempre superiore a qualsiasi cosa. Il Maestro ci dà un grande insegnamento: Egli, il ricco, si è fatto povero per noi. Noi poveri, possiamo arricchirci con la sua povertà. È uno scambio di fede. È questa la logica evangelica, difficile da accogliere e accettare.

29 settembre 2013

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro” Prima lettura: Am 6,1.4-7 Salmo: Sal 145 Seconda lettura: 1Tm 6,11-16 Vangelo: Lc 16,19-31 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide Abramo, e Lazzaro accanto a lui». (cfr Lc 16,19-23) Colore liturgico: VERDE

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Insieme - Settembre 2013

Il Paradiso non si compra I ricchi non hanno nome e sono sicuri come gli spensierati di Sion. Il povero ha sempre un nome… si chiama Lazzaro e, coperto di piaghe, dimora alla porta del ricco, bramoso di sfamarsi con quello che cade dalla tavola dell’uomo ricco. Immagine di questo nostro mondo: pochi ricchi e molti poveri accovacciati alle porte di una civiltà opulenta. Ma, nella fede, le cose cambiano: Lazzaro morto è portato dagli angeli accanto ad Abramo. Il ricco invece è sepolto. Il Vangelo ci fa cogliere il contrasto fra il cielo e la terra, fra il prima e il dopo. Bisogna recuperare il tempo della vita per ascoltare Mosè e i Profeti e per tendere, come uomini di Dio, alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. È bene ricordarci che siamo tutti poveri dinanzi alla tavola di Dio.


6 ottobre 2013

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” Prima lettura: Ab 1,2-3;2,2-4 Salmo: Sal 94 Seconda lettura: 2Tm 1,6-8.13-14 Vangelo: Lc 17,5-10 Il Vangelo In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». (cfr Lc 17,5-6) Colore liturgico: VERDE

La fede è movimento e vita Accresci in noi la fede! La fede è sempre un dono da chiedere e da approfondire, un dono da ravvivare continuamente. È una virtù dinamica, essa può crescere e farci crescere. Del dono della fede non bisogna vergognarsi; è necessario essere pronti a dare testimonianza fino al carcere ed essere e capaci di soffrire per il Vangelo. Basta avere fede quanto un granello di senape per poter sradicare un gelso, per smuovere le situazioni. La fede mette in movimento la nostra vita e sradica tutto ciò che si oppone alla visione del bene. La fede si accresce soprattutto nel servizio, nel sentirsi servi inutili, semplici, attenti e bisognosi di un dono che, non viene da noi, ma viene dall’alto. Sì, il giusto vivrà per la sua fede. Ed è giusto chi è santo.

13 ottobre 2013

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?” Prima lettura: 2 Re 5, 14-17 Salmo: Sal 97 Seconda lettura: 2 Tm 2, 8-13 Vangelo: Lc 17, 11-19 Il Vangelo Entrando in un villaggio, vennero incontro a Gesù dieci lebbrosi, che dissero: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. (cfr Lc 17,12-16) Colore liturgico: VERDE

Io credo. Noi crediamo Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato! La fede ci rimette in piedi e ci fa tornare indietro in un gesto eucaristico, che è lode e ringraziamento. Tornare indietro nella fede vuol dire recuperare la memoria e imparare dal Signore il gesto della salvezza. È un fare memoria la fede: ricordati di Gesù Cristo! È un sopportare per la salvezza, sapendo che ogni prova è per la crescita, per rimanere inchiodati alla volontà di Dio. È avere la certezza che, morti con Lui, con Lui risorgeremo. È portare con sé, come Naamàn, un po’ di terra per sapere da dove veniamo e dove andiamo, collocati solo nel mistero del vero Dio. Sì, la fede è un cammino! Non un cammino solitario, ma un cammino personale che si fa nella Chiesa e con la Chiesa e per questo è un cammino ecclesiale, cioè la capacità di coniugare l’Io credo e il Noi crediamo. Insieme - Settembre 2013

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Sulle orme di Paolo VI Il vescovo insieme ai presbiteri della diocesi dal 17 al 19 settembre sarà a Concensio e a Brescia nei luoghi che hanno visto nascere e maturare la vocazione di Giovanni Battista Montini, divenuto il 21 giugno 1963 papa Paolo VI.

Esercizi spirituali

La scuola si ritrova

I seminaristi salernitani vivranno, dal 29 settembre al 5 ottobre, gli esercizi spirituali presso il Monastero di Santa Maria della Purità di Pagani. A predicarli sarà monsignor Giuseppe Giudice.

Dal 7 al 9 ottobre si terrà a Materdomini, in provincia di Avellino, il convegno regionale dell’Ufficio scuola.

Suore in festa Il 22 settembre le suore di Gesù Buon Pastore festeggeranno il loro 25esimo anniversario di presenza a Nocera Superiore. Per l’occasione il vescovo presiederà una celebrazione eucaristica alle ore 11:00 nella parrocchia San Michele Arcangelo.

Ecco il campetto Sarà inaugurato il prossimo 5 ottobre, alla presenza del vescovo, il campo di calcetto dell’oratorio della parrocchia Santa Maria del Carmine di Pagani. Appuntamento alle ore 20:00 per la partita laici contro clero.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Giovani protagonisti Dall’11 al 13 ottobre fine settimana di riflessione e spiritualità del il vescovo, con il Consiglio episcopale dei giovani ed i 72.

Animatori insieme Venerdì 20 settembre, dalle ore 20:30, gli animatori dell’ANSPI si ritrovano per una serata di festa nel Palazzo vescovile di Episcopio in Sarno.

INIZIO MINISTERO NUOVI PARROCI Si è cominciato il 5 settembre con don Antonio Cuomo nella parrocchia Regina Pacis di Angri. A Nocera Inferiore il 10 don Rosario Villani ha iniziato il ministero nella parrocchia Maria Immacolata, l’11 don Piercatello Liccardo è entrato nella parrocchia Santi Simone e Giuda. Il 20 don Romualdo Calcide inizia il ministero nella parrocchia San Biagio Vescovo e martire, mentre il 23 don Enzo Di Nardi inizia nella parrocchia paganese di Santa Maria del Carmine. Il 25 settembre don Andrea Annunziata inizia il suo ministero nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore.


IN DIOCESI

UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Il valore decisivo della testimonianza

Questa rubrica desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori.

Santa Gianna Beretta Molla con i bimbi

«Il primo tesoro della mia anima è la fede franca ed ingenua dei miei genitori» scrive Giovanni XXIII. I bambini apprendono il linguaggio dell’amore e il concetto di verità dai propri genitori

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santi sono i testimoni privilegiati della fede. Essi infatti hanno mostrato con la loro vita che il Vangelo non è un’utopia, sono la prova storica che il cristianesimo è autentico. La loro testimonianza è sempre stata contagiosa, accanto a loro si formavano gruppi di discepoli che hanno dapprima respirato e vissuto quell’esperienza e, poi, l’hanno trasmessa anche agli altri. E così, di generazione in generazione, la fede è giunta fino a noi. Don Giuseppe, fratello di S. Gianna Beretta Molla, ha raccontato: «Noi la fede, prima che sui libri o nella catechesi, l’abbiamo respirata in casa osservando gli atteggiamenti ed ascoltando le parole dei nostri genitori. Sono stati loro a farci conoscere il Signore, a farcelo sentire vicino con la sua infinita bontà… Ecco, Gianna è cresciuta come tutti noi a questa scuola di vita che ci hanno offerto, con i loro esempi e con i loro comportamenti, i nostri genitori». Giovanni XXIII scrive: «Il primo tesoro della mia anima è la fede franca e ingenua dei miei genitori». I bambini non comprendono il concetto di verità, ma apprendono subito il linguaggio dell’amore. L’amore per i genitori e la fiducia che ripongono in essi conduce gradualmente i figli a scoprire e ad accogliere la verità. L’acquisizione dei valori è un processo graduale, ma trova nell’affetto la sua via privilegiata. Dire che una cosa è vera lascia i bambini completamente indifferenti. Essi hanno bisogno di vedere che una cosa è bella, devono sperimentare che una cosa è buona. E come possono farlo se non attraverso la testimonianza dei genitori? L’esperienza è dunque il primo passo nel cammino verso la verità. La relazione affettiva conduce i figli a riconoscere la verità di

una cosa. Questa conoscenza, inizialmente acritica, deve poi essere confermata nell’età successiva e assunta come propria. Tutto può essere rimesso in discussione ma l’esperienza familiare gioca sempre un ruolo decisivo.

QUALI SONO I REQUISITI DELLA FAMIGLIA CHE FORMA? Prima scuola di vita e di fede, Chiesa domestica, la famiglia è chiamata ad educare le nuove generazioni ai valori umani e cristiani. Se la famiglia rinuncia al suo compito prioritario, se demanda ad altri il ruolo educativo, non ci saranno asili nido, scuole di ogni ordine e grado capaci di compensare la perdita che ne deriva per la società. Chiunque può dare un biberon ad un bambino, ma la mamma che guarda il suo piccolo con amore invia quei segnali di tenerezza che egli riceve e immagazzina nella sua memoria come sensazione positiva di essere amato, voluto, apprezzato e rappresenta un diverso tipo di cibo di cui il bambino si nutre e di cui ha estrema necessità. Nella famiglia che non ha rinunciato al suo compito educativo, e che fornisce il buon esempio, il bambino impara l’alfabeto del codice morale, la necessità di contenere gli impulsi egoistici propri della natura umana per andare incontro ai desideri di mamma e papà e, magari, anche alle esigenze degli altri membri della famiglia. Il modello cristiano di famiglia che forma le giovani generazioni vede dunque l’amore come elemento basilare e non il ricatto affettivo. Essere “genitori imperfetti” non significa che il modello sia sbagliato, non vuol dire che non vale la pena di lottare per cercare di avvicinarsi il più possibile alla meta. Giovanna Pauciulo

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A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Formarsi è essenziale Si è concluso con successo il primo corso di formazione per gli operatori Caritas. Nelle prossime settimane partirà un nuovo ciclo di seminari sul tema della dipendenza

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peratori meglio formati e più consapevoli del ruolo che rivestono nelle parrocchie, al servizio dei più deboli. Sono stati consegnati gli attestati di partecipazione a quanti hanno completato il corso di formazione per operatore Caritas, promosso dalla struttura diocesana durante lo scorso anno pastorale. È stato il vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, a consegnare ai partecipanti il riconoscimento. L’iniziativa ha concluso un intenso anno di attività iniziato il 27 settembre 2012. Il percorso studiato e preparato dal direttore della Caritas, don Alessandro Cirillo, è stato basato sugli Orientamenti pastorali che il vescovo ha dato lo scorso anno. Diverse le tematiche trattate. Si è partiti dall’identità e dalla storia della Caritas, una sorta di infarinatura teorica e biografica, per poi passare subito all’operatività. Si sono così susseguiti incontri sull’attenzione ai poveri in diocesi e nelle parrocchie, l’attenzione al mondo, ma anche sui metodi da utilizzare: accoglienza, ascolto, osservazione. Non sono, inoltre, mancati i momenti di preghiera e riflessione perché è dal Signore che si trae la forza per servire i poveri. Durante l’appuntamento conclusivo don Alessandro Cirillo ha illustrato le direzioni da seguire. In particolare ha ricordato come opera la Caritas: «Educa la comunità parrocchiale a stili di vita di carità evangelica, genera servizi di sostegno alla persona, coordina servizi già presenti, suscita e favorisce un cambiamento di mentalità e prassi». Ma come si può educare? «Bisogna passare da una carità

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Il vescovo Giuseppe consegna gli attestati di partecipazione a conclusione del corso di formazione promosso da don Alessandro Cirillo, direttore della Caritas diocesana

filantropica ed emotiva – spiega il direttore – ad una carità evangelizzata. Lo si può fare evitando la delega e favorendo la partecipazione, tralasciando l’elemosina per ritrovare l’accoglienza, coinvolgendo l’intera comunità a farsi carico dei bisogni, rispondendo con interventi organici e non occasionali, dettati semmai dall’emotività». Un altro segreto è l’agire in rete sul territorio coinvolgendo le istituzioni ed i singoli e «suscitare opere e segni innovativi per rispondere ai bisogni, in modo particolare responsabilizzando il Consiglio parrocchiale e il Consiglio affari economici a fare scelte di campo a favore degli “ultimi” della parrocchia». Ad oggi sono numerosi i passi compiuti dalla Caritas diocesana, ma molto si può e si deve ancora fare. Ai due centri di ascolto foraniali, Sarno ed Angri, ai 28 centri parrocchiali, alla mensa e al centro diurno per bambini, bisogna aggiungere altre attività: «Occorre lavorare – continua don Alessandro – per una presenza capillare di centri di ascolto in ogni comunità parrocchiale». Insomma si è a buon punto, ma non ci si deve crogiolare sugli allori. Anche per questo motivo si continuerà con il percorso di formazione. Dopo quello base, da settembre partirà un’altra serie di seminari dedicati in maniera specifica al problema delle dipendenze. Don Alessandro Cirillo, insieme ai suoi collaboratori, sta mettendo su un ciclo di incontri che possa formare all’accoglienza delle persone affette da dipendenze: non più solo droga o alcool, ma anche fumo, disturbi alimentari, gioco d’azzardo e affettività. Salvatore D’Angelo


DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Suor Agnese insieme a due consorelle nel chiostro del convento

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

I Care… prendersi cura A colloquio con suor Agnese Pignataro, madre superiora delle Serve di Maria Addolorata, Congregazione fondata da suor Maria Consiglio Addatis

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l convento delle Serve di Maria Addolorata è una graziosa struttura sita a Portaromana, a Nocera Superiore. Ad accogliermi ci sono due suore. La prima è suor Vincenzina che mi fa accomodare nel bellissimo chiostro ottocentesco. La seconda, suor Agnese, mi invita a seguirla in una saletta dove capeggia il grande ritratto di una bella suora: si tratta di Madre Maria Consiglia Addatis, fondatrice della Congregazione.

ALLE RADICI Emilia Pasqualina Addatis nacque a Napoli il 5 gennaio 1845 da Paolo e Maria Luisa Giuseppa Burdò. A soli quattro anni, perde entrambi i genitori e sua sorella minore, Matilde, a causa del colera che imperversava sul territorio napoletano in quegli anni. Rimasta orfana, Emilia sperimenta la solitudine e l’abbandono. Alcuni parenti prendono in affidamento la piccola, non offrendole però le cure e le attenzioni necessarie. In questi momenti di grande difficoltà Emilia decide di affidarsi a Maria Ad-

dolorata, offrendosi per l’assistenza delle orfane e dei poveri. Il 18 marzo 1872 veste l’abito religioso di terziaria alcantarina, ma, spinta dal desiderio di offrirsi agli altri, il 13 luglio 1872 realizza, nel villaggio di Casolla in Nocera Inferiore, la famiglia religiosa delle Suore Serve di Maria Addolorata. Le prime Sorelle lasciarono la residenza di Casolla per trasferirsi a Portaromana (Nocera Superiore) e il 20 ottobre 1880 la famiglia religiosa è aggregata all’ordine dei Servi di Maria. Mentre guidava con vigore e sacrificio il suo Istituto, suor Maria Consiglia fu colpita dalla malattia che la condusse alla Casa del Padre l’11 gennaio del 1900.

IL CARISMA Il carisma delle Serve di Maria Addolorata si può riassumere in una sola espressione inglese: “I care” (prendersi cura) che si concretizza nella sollecitudine per il prossimo, soprattutto per i soli e gli abbandonati. L’amore di queste sorelle della carità, che un tempo accoglievano ed educavano bambine orfane, oggi si riversa so-

prattutto sui bambini bisognosi.

LE SERVE DI MARIA ADDOLORATA NEL MONDO Oggi il convento di Portaromana ospita 11 consorelle. Altre case italiane di questa famiglia religiosa sono presenti a Napoli, Isernia e Roma. Ma una più “proficua” attività è svolta dalle Serve di Maria all’estero: in Argentina sono stati da loro aperti più di sessanta Hogar, ovvero focolari dove sono accolti, nutriti e indirizzati negli studi i bambini in difficoltà. Ancora, in Messico sono state edificate 12 case di accoglienza aperte 24 ore su 24. Altre strutture sono presenti in Canada ed in Indonesia. Le Serve di Maria Addolorata sono umili e devote missionarie della carità la cui vita è tutta protesa verso il prossimo. Il loro sguardo è costantemente rivolto al futuro, i loro cuori sempre saldamente ancorati agli esemplari insegnamenti della Madre fondatrice. Martina Grimaldi

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IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale

«Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore» (Salmo 89)

Don Gerardo Coppola, don Raffaele Corrado e don Carmine Vitolo (S. Lorenzo, S. Egidio) festeggiano 7 anni di sacerdozio, il 14 settembre; don Salvatore Fiocco (cancelliere diocesano) celebra 12 anni di sacerdozio, il 15 settembre; p. Michele Floriano (S. Maria dei Bagni, Scafati) festeggia 21 anni di sacerdozio, il 19 settembre; don Rosario Ingenito festeggia 17 anni di sacerdozio, il 28 settembre; don Andrea Amato (S. Giovanni Battista e S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Sup.) e don Salvatore Fiore (S. Sisto II, Pagani), festeggiano 5 anni di sacerdozio, mentre don Vincenzo Buono (S. Teodoro, Sarno), don Raffaele Ferrentino e don Marco Limodio 6 anni, tutti il 3 ottobre; don Vincenzo Califano (S. Maria delle Grazie, Lavorate di Sarno) raggiunge 25 anni di sacerdozio, il 6 ottobre; don Ciro Galisi (S. Maria del Presepe, Nocera Inf.) e don Antonio Guarracino (Gesù Risorto, Pagani) festeggiano rispettivamente 24 e 31 anni di sacerdozio. La Parola possa illuminarvi sempre e l’Eucarestia fortificare il vostro ministero: auguri!

Don Gerardo Del Pezzo (Angri) ha festeggiato 83 anni, il 6 settembre; don Giovanni Padovano (cappellano cimitero di Pagani) ha compiuto 80 anni, il 12 settembre; don Giancarlo Faletti (Rocca di Papa) ha festeggiato 73 anni, il 14 settembre; don Vincenzo Di Nardi (S. Maria del Carmine, Pagani) spegne 42 candeline, il 18 settembre; don Gerardo Coppola (S. Antonio, Orta Loreto) compie 35 anni, il 26 settembre; don Augusto Spanò Cuomo (S. Francesco di Paola, Pagani) festeggia 62 anni, il 3 ottobre; don Marco Limodio (SS.ma Annunziata, Angri) compie 38 anni, l’8 ottobre; don Piercatello Liccardo (S.S. Simone e Giuda) festeggia 38 anni, il 9 ottobre. Auguri!

Buon compleanno ai nostri referenti Ernestina Vicinanza (Santa Maria degli Angeli, Nocera Superiore) ha festeggiato 62 anni, il 5 settembre; Luisa Sellitti (S. Antonio da Padova, Orta Loreto) spegne 49 candeline, il 9 ottobre; Carolina Celentano (S. Maria delle Grazie, Sarno) compie 62 anni, il 13 ottobre. A ciascuno, gli auguri sinceri della redazione! Un augurio speciale alla collaboratrice di redazione Mariarosaria Petti che compie 26 anni il 15 settembre. Il Signore ti conceda di continuare ad usare il dono della scrittura per raccontare le Sue meraviglie. Buon compleanno!

Mariarosaria Petti

Auguri speciali Mons. Giuseppe Giudice, Pastore della Diocesi di Nocera – Sarno, ha festeggiato 57 anni, il 10 settembre. Affidiamo a Maria l’opera e il ministero del nostro Vescovo, perché conduca il suo gregge sempre con fiducia e speranza. La comunità diocesana tutta e la redazione di Insieme formula i più affettuosi auguri a mons. Giudice!

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Don Gerardo Del Pezzo

Don Giovanni Padovano

Auguri di buon onomastico a: P. Maurizio Buonocore (S. Francesco, Sarno) il 22 settembre; p. Damiano Antonino (SS.mo Corpo di Cristo, Nocera Inf.) il 26 settembre; don Michele Fusco (S. Giovanni Battista, Striano), p. Raffaele Bufano (S. Maria degli Angeli, Nocera Sup.), don Raffaele Corrado (S. Alfonso, Sarno), don Raffaele Ferrentino (S. Matteo Apostolo, Nocera Inf.) e p. Raffaele Zoppi, il 29 settembre; don Franco Ferraioli (diacono permanente) il 4 ottobre; don Rosario Ingenito (S. Maria del Ponte, Roccapiemonte) don Rosario Villani (Maria Immacolata, Nocera Inf.) e don Augusto Cuomo Spanò, il 7 ottobre; don Edoardo Tafuto (diacono permanente), il 13 ottobre; don Gerardo Coppola, don Gerardo Del Pezzo e don Gerardo Rosolia (S. Bambino di Praga, Pagani) il 16 ottobre. I vostri ministeri seguano la via tracciata dai Santi di cui portate i nomi. Auguri!


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

LA CRISI IMPERVERSA, LA CHIESA RISPONDE Tante le iniziative promosse da parrocchie, associazioni e oratori per l’estate dei più piccoli e degli adolescenti

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è un’estate costruita con impegno, spirito di sacrificio, amore per il prossimo. È un’estate a volte data per scontato, altre volte poco raccontata. È l’estate che le parrocchie, le associazioni, gli oratori regalano a centinaia di ragazzi e giovani che, diversamente, sarebbero costretti a rimanere a casa. Nelle pagine che seguono e in quelle della sezione IN PARROCCHIA troverete qualche indizio della fertilità della nostra Diocesi. Dati non esaustivi. La Chiesa locale non regala solo qualche giorno al mare o divertenti attività ludico-ricreative, costruisce esperienze di fede forti, arricchisce quel bagaglio di ricordi semplici ma significativi di ogni bambino e adolescente. È una Chiesa che offre un’occasione per uscire fuori da una crisi, non solo economica, ma che riguarda l’uomo e le sue relazioni, con gli altri e con Dio. È una Chiesa che risponde.

I bambini dell’ACR con gli educatori

San Matteo Apostolo Nocera Inferiore

Noè come compagno di viaggio Il campo scuola dei bambini a Episcopio di Sarno, con la partecipazione delle famiglie

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nche quest’anno l’ACR della parrocchia S. Matteo apostolo di Nocera Inferiore ha trascorso qualche giorno insieme al camposcuola. Il campo si è tenuto nella struttura di Episcopio in Sarno, durante la prima settimana di luglio e dedicato soprattutto ai bambini più piccoli, dai 5 agli 11 anni, per permettere loro di vivere un momento speciale di incontro con Gesù. Dal titolo Sull’arca con Noè i bambini sono stati introdotti al tema dell’Alleanza, accompagnati dal parroco, don Raffaele Ferrentino, sempre vicino all’AC.

I bambini, anche i più piccoli, hanno risposto con entusiasmo alle varie attività proposte partecipando con attenzione a tutti i momenti, compresi quelli più seri. Come ogni anno, i genitori dei bambini hanno preso parte all’ultima giornata del campo, partecipando alla messa conclusiva insieme ai figli e agli educatori. Il coinvolgimento delle famiglie è una prerogativa dell’AC della nostra parrocchia, che tenta da anni di valorizzare l’unitarietà. Giuseppe Citarella (responsabile ACR parrocchiale)

Gesù Risorto Pagani

Un’estate con Davide e Abramo I ragazzi e i giovanissimi a Carpignano di Grottaminarda per il campo estivo

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l fascino ed il mistero dell’Antico Testamento hanno fatto da cornice ai campiscuola organizzati dall’Azione Cattolica delle parrocchie di Gesù Risorto e Madonna di Fatima. Due campiscuola (Acr e giovanissimi) così diversi, ma accomunati dal fatto di aver seguito le orme di due personaggi dell’AT, rispettivamente Davide ed Abramo. Dal 29 luglio al 3 agosto, attraverso attività, giochi e momenti di preghiera, gli accierrini hanno conosciuto meglio la figura di Davide, scelto da Dio perché ragazzo semplice e umile. Con la sua fiducia in Dio, ha sconfitto Golia e i ragazzi, proprio con l’aiuto di Davide, hanno imparato a conoscere le proprie paure e a sconfiggerle. Hanno scoperto che sono pietre vive della comunità e – se vogliono – tutt’insieme possono costruire il tempio del Signore, quello fatto di persone. Abramo, invece, e il suo continuo aspirare alle stelle ha accompagnato i giovanissimi dall’8 al 13 agosto. Giovanissimi che hanno imparato a conoscersi meglio e a conoscere gli altri e a vedere la preghiera come dialogo con il Signore. E sono tornati a casa con una missione ben precisa: quella di essere sorriso (come Isacco lo è stato per Abramo e Sara dopo tante difficoltà) per gli altri. Fiorella Pelosi e Danilo Sorrentino

We love ACR fatto al Camposcuola a Carpignano di Grottaminarda

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S.S. Simone e Giuda Nocera Inferiore

Trent’anni di sacerdozio: accoglienza e fede Ricorrenza importante per don Rosario Villani, guida della comunità di Casolla

L Suor Gabriella e suor Luigina

San Michele Arcangelo Episcopio di Sarno

Il grazie della comunità a suor Luigina e suor Gabriella La parrocchia saluta le Suore del Bambino Gesù, che lasciano Episcopio dopo 13 anni

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omenica 7 luglio la parrocchia di Episcopio ha salutato le Suore del Bambino Gesù che dopo 13 anni di presenza e di attività apostolica, lasciano la comunità, concludendo la loro collaborazione pastorale. Le suore arrivarono in Episcopio per interessamento del vescovo, mons. Gioacchino Illiano, a seguito dell’alluvione del 1998 che, con i danni materiali e le numerose vittime, aveva sconvolto anche il tessuto sociale, spirituale e comunitario della parrocchia. Le consorelle, Anna e Anna Maria prima, Gabriella e Luigina poi, hanno confortato, sostenuto e ricostruito ciò che era sbriciolato, lavorando dentro la comunità, accanto al parroco, dando il massimo senza mai chiedere nulla. Le Suore del Bambino Gesù non hanno un abito religioso, ma vestono come tutte le donne; non hanno conventi propri, ma vivono in case in mezzo alla gente; non hanno opere proprie, ma si inseriscono nella vita pastorale della parrocchie, interessandosi soprattutto dei bambini e dei giovani, specialmente quelli più disagiati. Ridotto il loro numero drasticamente, non ci sono suore che possano alternarsi a suor Luigina e a suor Gabriella, per cui il Consiglio Provinciale ha ritenuto di chiudere la comunità di Episcopio. La parrocchia di Episcopio con tutte le sue componenti pastorali, senza nascondere il dispiacere, le ringrazia per tutto il lavoro svolto, i sacrifici compiuti, la formazione e la spiritualità che hanno profuso in questi 13 anni di presenza. E questo “grazie” lo esprime anche attraverso le pagine della rivista Insieme. Mons. Mario Ceneri

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o scorso 6 giugno tutta la comunità parrocchiale, con cuore gioioso, si è stretta intorno al parroco, don Rosario Villani, per condividere l’emozione di festeggiare i “primi” 30 anni di ordinazione presbiterale. L’evento ha coinvolto tutti, perché ognuno ha voluto testimoniare la vicinanza al proprio parroco, riconoscendo in lui la guida quotidiana, il sostegno materiale e spirituale nelle difficoltà della vita, la persona capace di trovare sempre la parola giusta e il sorriso incoraggiante per andare avanti. Durante la celebrazione della messa vespertina la chiesa era gremita più del solito, come nelle grandi occasioni. Don Rosario, visibilmente emozionato, ha ripercorso, durante l’omelia, gli anni trascorsi nel servizio sacerdotale, svolto con impegno, umiltà ed obbedienza, sempre da servo degli altri nell’imitazione di Cristo. Si è soffermato sui 17 anni “spesi” alla guida della parrocchia di Casolla, da lui fortemente voluta come una grande famiglia. Al termine della Santa messa, la comunità ha voluto festeggiare con un momento di convivialità il suo parroco, augurandogli di continuare ad essere per tanto tempo ancora un pastore buono e premuroso, accogliente e disponibile all’ascolto, capace di coniugare l’operatività con la scrupolosa fedeltà agli impegni spirituali. Auguri ancora, don Rosario, sei un grande esempio per tutti noi! Grazie per averci dato tanto. Maria Bonfiglio

Don Rosario Villani



Gli educatori del campo estivo

San Teodoro Martire Sarno

La parrocchia San Teodoro saluta suor Seleenamma La comunità di Sarno e la Congregazione delle Suore di Santa Marta colme di gratitudine per l’operato della consorella

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on la Santa Messa delle ore 19.00, lunedì 26 agosto la comunità parrocchiale di San Teodoro Martire in Sarno ha salutato Suor Seleenamma, della Congregazione delle Suore di Santa Marta, trasferita in Liguria, a Chiavari (GE). Il suo servizio in parrocchia, come ministro straordinario dell’Eucarestia per gli ammalati, nella cura per la biancheria ed i paramenti della Chiesa, ma soprattutto il sorriso che la contraddistingue, hanno rappresentato per l’intera comunità un grande insegnamento. «Attraverso di lei, con gesto dovuto e sentito, vogliamo far giungere il nostro ringraziamento ed il nostro affetto a tutte le nostre suore che, sull’esempio di Santa Marta, vivono e trasmettono la fede a chiunque le incontra», ha affermato don Vincenzo Buono. Dolci ed emozionanti sono state le parole con cui suor Seleenamma ha salutato i tanti fedeli presenti alla celebrazione eucaristica: «A tutti voi un ringraziamento da parte della mia comunità, ma soprattutto da parte mia, perché in questi anni mi avete dato un’accoglienza straordinaria ed un affetto grande. Questa sera ancora di più mi state mostrando il vostro caloroso bene: questo mi fa pensare al passo del Vangelo che dice “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Questa è la realtà: voi siete miei genitori, fratelli, sorelle, bambini. Che cosa voglio di più? Le parole non bastano per ringraziarvi». Ciao suor Seleenamma, resterai per sempre nei nostri cuori. Michele Lanzetta Suor Seleenamma

Regina Pacis Angri

Il campo estivo: un tempo di grazia Il racconto di Donatella Salvati, al suo settimo campo estivo con i bambini della parrocchia

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ettimo campo estivo e ancora lo stupore che pervade: «Sorrisi gratuiti e manine che ti cercano per giocare o per fare castelli di sabbia. Sono cose che ti entrano dentro e ti cambiano silenziosamente» racconta Donatella Salvati, animatrice della parrocchia Regina Pacis, ad Angri. «Don Romualdo Calcìde, il nostro parroco, ha istituito questo appuntamento estivo sin dal suo arrivo e grazie agli educatori la proposta si è rinnovata di anno in anno». Dal 30 luglio al 3 agosto, Cetraro Marina, in Calabria, si è arricchita della presenza di piccoli e gioiosi turisti. Il campo estivo rappresenta la conclusione dell’anno associativo per i bambini dell’Azione Cattolica, ma l’invito è aperto a tutti i ragazzi dagli 8 ai 14 anni. Quest’anno, per il secondo anno, spiega Donatella: «Ho vissuto da dietro le quinte la gioia dei bambini della casa famiglia presenti alla colonia. Bambini che aiutano altri bambini, una realtà che non conosciamo per davvero e che può insegnarci tanto». Una parentesi di vera grazia e quando è tempo di chiudere tutto in valigia si tirano le somme: «Di quest’esperienza mi restano impressi i volti soddisfatti ed entusiasti dei ragazzi. Vedere i rapporti intrecciarsi davanti ai tuoi occhi ti da la certezza che stai lavorando bene. Cosa porto a casa? Le loro dediche sul mio libretto e i loro silenziosi “grazie”». Mariarosaria Petti


Santa Maria M. in Armillis Sant’Egidio del M. Albino

“Aprite le porte a Cristo” Festa grande per la riapertura al culto della chiesa di Maria SS. delle Grazie

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omenica 7 luglio 2013, alle ore 19.00, con l’autorevole partecipazione di mons. Giuseppe Giudice, si è celebrata la riapertura al culto della chiesa di Maria SS. delle Grazie. Dopo alcuni mesi di lavori di consolidamento e restauro, p. Massimo Staiano ed il Consiglio Pastorale della parrocchia, Abbazia di S. Maria Maddalena in “Armillis”, hanno espresso a «tutti i fedeli della comunità amata da Cristo, l’annuncio gioioso del completamento dei lavori all’interno della chiesa di Maria SS. delle Grazie per il ripristino decorso del sacro tempio». L’accoglienza delle autorità locali e del nostro Vescovo si è svolta sul sagrato antistante la chiesa con la porta chiusa. Dopo una profonda preghiera di benedizione, mons. Giudice ha spinto con le mani la porta principale per entrate in processione nel tempio sacro, mentre la corale “Millennium” inneggiava canti di lode e devozione. La suggestiva ed affollata partecipazione eucaristica è stata anche l’occasione per riflettere su quanto, come ha precisato p. Massimo, «questa felice circostanza sia, soprattutto, motivo di riflessione circa il nostro essere discepoli di Gesù nella casa di Dio in mezzo alle case degli uomini». Al termine della liturgia si è svolto un sincero ed accurato ringraziamento a mons. Giuseppe Giudice, alle ditte e alle maestranze locali che con generosità e fede hanno contribuito alla realizzazione dei lavori. Tale sforzo di laboriosità consente, oggi, di ammirare il centro storico di Sant’Egidio non solo per la bellezza dei suoi cortili, ma anche per lo splendore delle sue chiese. Maria Ermelinda Di Lieto

La preghiera di benedizione del vescovo, mons. Giudice

Don Alfonso Raiola con don Vincenzo Leopoldo e padre Epifanio

San Giovanni Battista Angri

Settanta anni di sacerdozio per mons. Alfonso Raiola La comunità in festa per il ministero instancabile di una preziosa guida

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iovedì 4 luglio, nella chiesa di San Giovanni Battista, la comunità religiosa angrese ha festeggiato con una solenne celebrazione eucaristica il settantesimo anniversario di sacerdozio dell’abate, monsignor Alfonso Raiola, presieduta dal parroco, monsignor Vincenzo Leopoldo, che due giorni prima ha festeggiato il quarantaseiesimo anniversario della sua ordinazione. La celebrazione solenne ha visto la partecipazione di numerosi fedeli e la presenza di molti sacerdoti: don Gerardo del Pezzo, don Alfonso Giordano, don Antonio Calabrese, don Domenico D’Ambrosi e padre Epifanio, dell’ordine dei Francescani, svolgendosi in un clima di grande gioia. La celebrazione è stata incentrata prevalentemente sulla figura del sacerdozio e sull’importanza di quest’ultimo nella storia della Chiesa cristiana moderna. Il 4 luglio è stata una giornata di festa per gli angresi, perché la figura di don Alfonso è stata di grande aiuto per molti e per molto tempo, avendo guidato la Collegiata di San Giovanni Battista per 50 anni. Guido Milanese


Mons. Illiano con don Domenico D’Ambrosi e le suore Battistine

Santa Maria delle Grazie Angri

Un’opera in onore dei Beati Fusco L’artista Adele Montella ha realizzato un dipinto per la parrocchia

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omenica 16 giugno si è svolta una toccante cerimonia in occasione dell’ottavo anniversario della consacrazione della chiesa parrocchiale. Per esplicita richiesta del parroco, don Domenico D’Ambrosi, l’artista Adele Montella, docente ordinaria di Tecniche Grafiche presso l’Istituto d’arte “Giorgio De Chirico” di Torre Annunziata, ha realizzato un pannello su cui sono raffigurati insieme i due ultimi Beati della Diocesi di Nocera – Sarno: don Tommaso Maria Fusco e don Alfonso Maria Fusco. Perché insieme? Sono contemporanei e, contestualmente, nelle rispettive cittadine, hanno esercitato il loro ministero e si sono eroicamente prodigati, tra insormontabili difficoltà, in un periodo molto difficile della nostra storia italiana: il Risorgimento e la crisi post-unitaria. Infine, quasi per un disegno provvidenziale, sono stati proclamati Beati nello stesso

giorno, 7 ottobre 2001 dal Beato Giovanni Paolo II. Il dipinto presenta al centro un libro aperto: due pagine di storia, dove i volti dei due Beati sembrano affacciarsi da due finestre per stare con noi e continuare la loro missione. Sulla sinistra, in alto, si intravede la Collegiata di S. Giovanni Battista. È visibile una striscia che riporta le Beatitudini, predicate ed attuate dai due sacerdoti. Nella parte inferiore sono ben delineati alcuni personaggi: una suora, simbolo di operosa carità cristiana, un gruppo di tre ragazzi, simbolo di evangelizzazione nel mondo. Di spicco l’immagine di Gershom Chizuma, il bambino che, per intercessione del Beato Alfonso Maria Fusco, fu miracolosamente guarito nel 2000. L’intero dipinto è contornato da un volo di colombe, che sembrano abbracciare, come in un vortice, il tutto. Mimmo Mainardi

L’opera dedicata ai Beati Tommaso e Alfonso Maria Fusco


IN PARROCCHIA

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Investire sui ragazzi La settimana estiva, promossa dall’oratorio San Giovanni Bosco, ha ridonato il sorriso a tanti ragazzi costretti dalla crisi economica a trascorrere l’estate a casa

Un momento della settimana estiva

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l tempo vale quanto Dio: così afferma il dottore della Chiesa del secolo dei lumi, Alfonso de Liguori. Poter ricominciare un nuovo anno pastorale è una grazia che Dio ci concede, riascoltare la voce amica del Padrone della vigna che alle prime ore del mattino va a reclutare operai è una gioia che ti apre il cuore, perché nonostante tutto ha ancora fiducia in te, poter dire: “eccomi, manda me”, è un ritornare alle sorgenti del proprio discepolato, quando abbiamo creduto nel Suo amore, nel Suo progetto e ancora ignari del futuro abbiamo messo le nostre mani incerte nelle Sue mani ferme, abbiamo posato il nostro capo inquieto sul Suo petto solido, abbiamo messo i nostri piedi deboli nel solco delle Sue orme possenti. Giochi, cinema sotto le stelle e visita al Museo di sant’Afonso. È da poco terminata la settima-

na estiva dell’oratorio in cui abbiamo ridonato la piazza ai nostri ragazzi, una piazza che tra giochi di conoscenza, spruzzi d’acqua e cinema sotto le stelle ha regalato il sorriso ai tanti visi stropicciati da un’estate avara di gioie e spensieratezza. Ragazzi che la crisi economica ha costretto a restare per tutto il tempo nelle loro case, relegati alle loro abitudini giornaliere senza slanci. La visita al museo di S. Alfonso e alle sue reliquie ha permesso ai nostri ragazzi di conoscere una colonna del cristianesimo cattolico, i cui resti mortali e l’enorme patrimonio spirituale da lui lasciato sono ai più sconosciuti, come ha sottolineato il nostro vescovo Giuseppe durante il pontificale del 1 agosto nella basilica dei padri liguorini. La giornata in piscina a Villa Lina a Sarno e il cinema sotto le stelle hanno creato quella giusta armonia e serenità per chiudere la settimana con

la santa Messa domenicale, centro e culmine della vita cristiana, che ha permesso di gettare le basi per l’inizio del nuovo anno oratoriale 2013-2014, in cui la formazione spirituale sarà più proficua e incisiva in un clima di gioia e di serenità, ove il bambino è al centro del processo educativo ed è pronto ad accogliere non sterili nozioni dottrinali, ma la persona stessa di Gesù, amico e compagno di viaggio. In comunione con la Chiesa. E allora si riparte con la benedizione del nostro vescovo Giuseppe che il prossimo 23 settembre, memoria di San Pio di Pietrelcina, verrà nella nostra parrocchia per benedire il lavoro svolto finora e per incoraggiarci a proseguire la nostra azione nel solco della comunione della Chiesa, unica vera garanzia di ogni proficuo cammino di fede. don Enzo Di Nardi

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ALFONSO MARIA DE LIGUORI SARNO

Il campo al completo

In diretta da… Ostuni Fotocronaca del campo che dal 21 al 26 agosto ha coinvolto 50 ragazzi della comunità parrocchiale. Preghiera, confronto e sano divertimento: ecco gli ingredienti per il successo della seconda edizione del campo scuola A.C.R. e A.C.G.

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stuni, Puglia, ecco la cittadina che ha ospitato, per il secondo anno consecutivo, il campo scuola ACR e ACG della parrocchia Sant’Alfonso Maria de Liguori di Sarno. Ragazzi dai 5 ai 18 anni si sono ritrovati a “Villa della Speranza” a vivere quest’esperienza, dal 21 al 26 agosto, all’insegna della fede, dell’amicizia e dell’amore fraterno. Attraverso la visione di due film (Edward mani di forbice, per l’ACR, e Quasi Amici per l’ACG) scelti dall’equipe educatori e dal parroco don Raffaele Corrado, i ragazzi hanno potuto riflettere e confrontarsi su tematiche quali il bullismo, la diversità, la famiglia, il cambiamento e l’accoglienza. Tra le attività, il gioco, il confronto e qualche tuffo in piscina o al mare

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immersi in un paesaggio veramente bello, i ragazzi hanno dato ampio spazio al Signore attraverso la preghiera giornaliera, l’adorazione, le confessioni, la celebrazione eucaristica e il dialogo nei propri gruppi. Hanno saputo cogliere lo spirito di unione che è il punto di forza di ogni campo scuola: il più grande si è preso cura del più piccolo, ogni giorno, sia in piscina che nei pomeriggi in cui abbiamo potuto recarci al mare. Non è certamente facile gestire il gran numero di partecipati che anche quest’anno ha superato le cinquanta unità ma ogni anno possiamo contare, oltre che sull’equipe degli educatori, sulla presenza delle mamme volontarie (le indispensabili) che veramente non si fermano mai per rendere pia-

Senza di loro che campo sarebbe: gli indispensabili


Eh… sono proprio cresciuti. Ma quanta strada ancora... i giovanissimi I più grandi: i 6/11...

Stanno crescendo... i 12/14

cevoli, anche a tavola, i giorni di questo campo. Le novità. Le novità di quest’anno sono state le “Gocce di miele” proposte al posto della lettura biblica giornaliera. Don Raffaele ci ha fatto compiere un cammino con Papa Francesco, attraverso il testo di qualche udienza in piazza San Pietro (05 giugno 2013) e poi la lettura e il commento della catechesi tenuta dal Papa ai giovani a Rio, dove il papa ci lascia tre immagini del campo. Il campo della fede come luogo da seminare; come luogo di allenamento; il campo come un cantiere. Novità assolutamente interessante e molto ben accolta da tutti i ragazzi. Ai giovanissimi don Raffaele ha voluto donare personalmente l’enciclica “Lumen

Fidei”, affidandola ai ragazzi come un testo interessante da leggere e da approfondire. “Vi dono il testo di questa enciclica con la speranza che davvero ne facciate oggetto della vostra riflessione personale per scoprire la luce della fede in un mondo immerso nelle tenebre. Possa la fede accompagnarvi nel costruire la vostra vita con Gesù Cristo, pietra angolare. Potete scartare tante cose dalla vostra vita, ma vi prego non scartate mai Gesù Cristo”. Testuali parole del parroco. Il nostro grazie. Non ci resta che ringraziare il “Divino agricoltore” per tanta grazia che ha seminato in quel pezzetto di terreno buono che è il nostro cuore e chiedere l’aiuto per continuare ogni giorno il nostro cammino di santità.

LUI, il centro di tutto il campo: momento di adorazione eucaristica

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Gmg e Gioventù stimmatina, Poggiomarino si tinge di verdeoro

La delegazione di Poggiomarino, tra le strade di Rio con le effigi di Sant’Antonio di Padova e della Madonna di Pompei

Le emozioni dei giovani protagonisti, guidati da padre Aldo D’Andria

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a parrocchia di Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino non è mancata all’appuntamento con la Giornata Mondiale della Gioventù che si è tenuta nella lontana Rio de Janeiro. Il Brasile, dunque, quale terra di conquista per la Fede e dove una “delegazione” poggiomarinese è sbarcata a luglio a sprezzo del lungo viaggio. Una straordinaria festa della fede quella della Gmg 2013, una festa che ha mostrato ancora una volta agli occhi del mondo una Chiesa viva, piena di speranza e di gioia contagiosa. «Avevamo già sperimentato un’esperienza simile “in

piccolo” nel nostro primo incontro internazionale della Gioventù Stimmatina tenutosi la settimana precedente a São Caetano do Sul, spiega padre Aldo D’Andria. All’incontro hanno partecipato 350 giovani provenienti dal Botswana, Sudafrica, Costa d’Avorio, Thailandia, Filippine, Cile, Paraguay, Brasile e Italia. La nostra Provincia Religiosa è stata rappresentata da tre giovani di San Cataldo, Bari, con il loro parroco, e da altri otto giovani della comunità di Poggiomarino. Accanto a tutti questi c’erano altri cento e più volontari della parrocchia di São Caetano e circa 150 famiglie

«Occhi gioiosi, crocifissi dai colori più svariati e braccia sempre aperte. Sono le immagini che ricorderò della stupenda esperienza brasiliana. Gli amici stimmatini di São Caetano ci hanno dimostrato, con il loro caloroso affetto e l’immensa ospitalità, che nella vita c’è più gioia nel dare che nel ricevere». Brunella «Gioia, fratellanza e senso di appartenenza è stato il mix che ha infiammato il mio cuore. Le giornate stimmatine sono state il trampolino, come un fiume in piena, la Gmg il mare senza confini dove affluire». Roberto «Sei restato con noi, Signore, a illuminare e guidare i nostri giorni di ascolto, condivisione e missione. E ci hai donato cento volte tanto

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coinvolte nell’ospitalità». Sette giorni da “missionari” già prima della Gmg, dunque, con il sabato mariano e San Gaspare Bertoni al centro dell’attenzione dei giovani. Poi il trasferimento a Rio, dove il gruppo di Poggiomarino, unito a quello della regione Campania, è stato sistemato sul fronte spiaggia di Ipanema, presso la scuola delle suore Angeliche, a dieci minuti a piedi da Copacabana dove si sono celebrati poi tutti gli eventi della manifestazione. E così tra le strade di Rio c’è stato spazio per “esporre” le effigi di Sant’Antonio di Padova e della Madonna di Pompei.

di quello che noi abbiamo investito per questo viaggio. Abbiamo potuto scoprire una fede gioiosa e appassionante sullo stile di san Gaspare Bertoni. Abbiamo partecipato a molte Gmg. Di qui il nostro rinnovato impegno a partecipare anche a quella di Cracovia nel 2016». Gemelli Salvati «Ogni Gmg è diversa, ogni Gmg è sempre migliore. Ma credo sarà difficile superare le esperienze vissute a Rio 2013. La settimana è trascorsa per lo più sotto la pioggia ma anche illuminata dalle meravigliose parole del Papa e dei vescovi. Sono state esse forza trainante di fede profonda e concreta». Luigi


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Alcuni momenti del recital “Una barca, un uomo, una rete” che ha chiuso l’Estate ragazzi 2013

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l primo luglio, con il suono delle campane, si è dato il via all’estate ragazzi nella nostra comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone. Grazie alla disponibilità di alcuni volontari si sono potute realizzare tante attività: il ricamo per le ragazze, tornei di ping pong e calcio balilla per i ragazzi, Art Attack e collage per i più piccoli. Dal lunedì al venerdì i ragazzi si incontravano in parrocchia dando inizio alla giornata con la recita delle Lodi mattutine, a seguire le varie attività. Circa 65 i ragazzi accolti in parrocchia, dai 4 ai 13 anni. Hanno condiviso la gioia dello stare insieme mentre i più grandi aiutavano i più piccoli nelle attività quotidiane. Non sono mancati momenti di svago come la visita al bellissimo museo archeologico della nostra città, una piacevole passeggiata

accompagnata da un bel gelato, e anche una partita di calcio. Durante questi due mesi i ragazzi, con grande entusiasmo, hanno preparato un piccolo spettacolo di fine attività estiva e, domenica 18 agosto, si sono esibiti. Il recital che si intitolava: “Una barca, un uomo, una rete”, un passo biblico che narrava la pesca miracolosa e la chiamata dei primi discepoli, è stato accompagnato da canti e dalla distribuzione di messaggini con una sorpresa finale: i ragazzi hanno augurato al nostro parroco don Antonio Mancuso un sereno compleanno. Noi volontari abbiamo vissuto una meravigliosa esperienza, in un clima di piena comunione e condivisione. Ci auguriamo, in futuro, di ripetere attività come questa e di continuare a remare insieme nella stessa barca. Corrado Salvatore - Caiazza Celestino

ESTATE, TEMPO DI CONDIVISIONE Grazie all’impegno e alla disponibilità di alcuni volontari, 65 ragazzi hanno trascorso l’estate tra giochi, preghiera e tanto divertimento. Grande successo per l’Estate Ragazzi 2013


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

La nostra estate

Alcuni dei giovani presenti al Campo Scuola unitario di Azione Cattolica, dal 22 al 26 agosto, a San Marco in Lamis (Foggia)

L’estate è un tempo di grazia. Fotocronaca dei numerosi appuntamenti vissuti dalla comunità parrocchiale

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L’incontro conclusivo del Campo Scuola

L’Adorazione Eucaristica durante la Veglia di Preghiera in cui abbiamo ascoltato il discorso di Papa Francesco alla veglia della GMG di Rio de Janeiro

Foto di gruppo nel Santuario della Madonna di Stignano (S. Marco in Lamis). Nel convento adiacente si è svolto il Campo Scuola

La Messa conclusiva del Campo Estivo del Branco (i piccoli) degli Scout Nocera Superiore 1 svoltosi nelle campagne di Starza (7-11 agosto)

Escursione a S. Giovanni Rotondo. All’Abbazia di S. Maria di Pulsano, a Monte S. Angelo - altra escursione - accolti dalla testimonianza di p. Pietro e p. Efrem abbiamo pregato con i monaci i Vespri in Rito Greco-Bizantino

Campo estivo del Reparto (i preadolescenti) degli Scout Nocera Superiore 1 a Serino, sul monte Terminio (5 - 10 agosto)


COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

La Route che il Clan (giovanissimi-giovani) degli Scout Nocera Superiore 1 hanno vissuto attraversando l’alta via dei Monti Lattari, da Nocera Inferiore ad Amalfi, dal 15 al 18 agosto

La premiazione del Torneo di calcio a 5 tra i gruppi parrocchiali. L’intensa “estate sportiva” si è conclusa a settembre con un torneo di pallavolo

Foto di gruppo del Campo estivo femminile del Movimento Giovanile Costruire, tenutosi a Gesso di Messina, dal 1 al 6 agosto, al quale hanno partecipato sei ragazze del gruppo MGC presente in parrocchia

Alcuni ragazzi del Catechismo che hanno vissuto la bella festa del 22 giugno

13 agosto, Liturgia della Parola in preparazione del Pellegrinaggio notturno al Santuario Materdomini di Nocera Superiore

L’Estate Ragazzi 2013, dal 28 al 30 giugno

Il Carro preparato per il pellegrinaggio e la Messa all’alba al Santuario di Materdomini: Maria, sostegno dei migranti. Don Natale Gentile, colpito dal singolare carro, ha scritto e dedicato ad esso una poesia che pubblicheremo nel prossimo numero

Il Centro estivo promosso dal Comune di Nocera Superiore e organizzato dalla nostra parrocchia insieme alle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, svoltosi nel mese di agosto in Oratorio e nella Casa delle Suore a Via S. Clemente

I fedeli riuniti per l’antica preghiera delle 100 Croci e 100 Ave Maria in onore dell’Assunta

Foto di gruppo del Pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Arco in S. Anastasia il 4 agosto, con visita a gli Scavi di Ercolano

19 agosto, foto Giornata Pro Parroco per ricordare l’anniversario del ministero di parroco di don Roberto Farruggio

Una delegazione della parrocchia ha partecipato al Raduno Nazionale dei Madonnari di Grazie di Curtatone, in provincia di Mantova. Maria Sessa è stata nominata membro della giuria del concorso Insieme - Settembre 2013

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

LA RIVELAZIONE Tutto è pronto per la XVIII edizione dell’Infiorata di Casatori, dal 13 al 15 settembre 2013. Tre giorni di arte, tradizione, cultura e preghiera

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al 1996, in occasione dei festeggiamenti in Onore di Maria SS. Addolorata, patrona della Comunità parrocchiale, si ripete, la terza domenica di settembre, nella piccola e graziosa frazione di Casatori in S. Valentino Torio, l’Infiorata. Al centro si realizzano tappeti floreali che, ispirati a vari temi religiosi o a dipinti e sculture famose, celebrano il Mistero della Vergine Maria e del Cristo suo Figlio. Il tema di questa edizione è “La Rivelazione” che ha ispirato gli artisti alla realizzazione di bozzetti che ripercorrono diverse tappe della sacra Scrittura dall’Antico al Nuovo Testamento. La partecipazione alla manifestazione di gruppi infioratori provenienti da diverse città italiane e di alcune città provenienti da Spagna, Messico, Giappone, danno un risvolto internazionale alla manifestazione. L’Associazione Culturale “Le Vie dei Colori”, che promuove in giro per l’Italia e per il mondo questa manifestazione, è entrata a far parte del Comitato Internazionale di arte effimera. Da non sottovalutare è l’integrazione tra le diverse generazioni impegnate nella realizzazione del progetto che vede lavorare insieme giovani e anziani, ragazzi e adulti. Durante la settimana che precede la festa vengono realizzati, infatti, laboratori per l’apprendimento di tecniche dell’infiorare, rivolti ai ragazzi delle scuole partecipanti. L’Infiorata racchiude in sé una serie di iniziative. Il Venerdì vi è l’offerta floreale alla Vergine Addolorata che si conclude con la realizzazione di un tappeto verticale di 10 metri di altezza. È una manifestazione della devozione di questa comunità che, organizzata in sei contrade, sfila per le strade della frazione portando i fiori destinati alla realizzazione dell’opera. Il tutto vissuto in un clima di raccoglimento e di preghiera, durante il quale viene offerto alla Vergine l’oro che, nel corso dell’anno, i fedeli Le hanno donato e che racchiude le attese, le speranze e le gioie di una comunità che a Lei si affida in ogni momento della vita.

sione dimettere in pratica la loro arte e la loro fantasia con i tappeti ispirati ai cartoni ideati da Hanna & Barbera. Presso i locali parrocchiali un convegno sull’autotrasporto e sulla Sicurezza Stradale alla presenza degli addetti ai lavori. In serata la Santa Messa con l’affidamento alla Vergine di tutti gli autotrasportatori e inaugurazione dell’Infiorata. La domenica della festa è tutta dedicata ai visitatori, una serie di iniziative porteranno alla scoperta di questo mondo e di tutto ciò che di buono questo territorio sa offrire: arte, gastronomia, spettacoli… mille emozioni che si concludono con il sacro passaggio della Vergine Addolorata sui tappeti floreali. Durante le giornate della manifestazione, un gruppo di donne della comunità faranno assaporare agli ospiti e ai visitatori intervenuti pietanze tipiche della zona, riproposte così come si preparavano anticamente, un omaggio alla tradizione e un dono a quanti, con la loro partecipazione e il loro contributo, permettono che questa manifestazione continui. A voi, che state leggendo, va il nostro invito, percorrete con noi le strade della piccola comunità di Casatori per vivere un evento ricco di fede e tradizioni. Longobardi Marina

Il sabato pomeriggio, in via dell’Infiorata, gli infioratori lavorano chini a terra per realizzare meravigliosi capolavori che danno il nome alla manifestazione. Nello stesso pomeriggio, in via S. Maria delle Grazie, il “Festival delle Infiorate” ospita delegazioni provenienti da diversi parti del mondo, città che hanno nella loro tradizione l’arte dell’infiorare, e i Piccoli Infioratori dedicato ai ragazzi che avranno l’occaAlcuni tappeti realizzati dalle mani esperte degli infioratori

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CULTURA Recensione

Il miracolo della fede

di Antonietta Abete

DIARIO DI UN PRODIGIO è il racconto della guarigione del piccolo Pietro Schilirò, il miracolo di Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux

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a il nome del grande apostolo a cui Gesù ha affidato l’edificazione della sua Chiesa il piccolo nato a Monza il 25 maggio del 2002 che ha condotto Luigi e Zelia Martin, genitori della più nota Santa Teresina di Lisieux, alla gloria degli altari. Diario di un prodigio, il titolo scelto dall’autrice Mariarosaria Petti, ben sintetizza l’esperienza del piccolo Pietro Schilirò e dei suoi genitori. Mamma Adele e papà Valter attendono la più triste delle notizie, quella che nessun genitore vorrebbe mai udire. Il piccolo, quinto figlio della coppia di Monza, è nato con una grave malformazione respiratoria. Nonostante le cure mediche, i suoi polmoni non riescono a respirare e tutti - familiari, parenti, amici attendono il suo passaggio in Cielo. In una lunga intervista, da cui è nata l’idea della pubblicazione del libro, i due sposi raccontano come attraverso una serie di provvidenziali coincidenze la loro storia si è intrecciata con quella di un’altra coppia, vissuta più di cento anni prima, Zelia e Luigi Martin, che hanno masticato il loro stesso dolore e sperimentato la medesima amarezza. Il racconto della guarigione del piccolo Pietro, opera prima della giovane autrice Mariarosaria Petti, studentessa laureanda alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli e collaboratrice di Insieme, fa emergere le numerose analogie tra i due nuclei familiari. «Un delicato ricamo intreccia due vicende familiari lontane nel tempo e apparentemente diverse» scrive il cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi che ha curato l’introduzione al testo. E aggiunge: «La vita delle due famiglie è tutta orientata a Dio. I coniugi Martin mettono al mondo 9 figli, ma 4 bambini volano in Cielo. Adele e Valter hanno 5 figli e 4 gravidanze non giunte al termine. Numeri che si sovrappongono, in una partita ideale che mette in comunione il cielo e la terra». Il testo mette in luce il trionfo della fede che conduce l’uomo a sperare oltre ogni ragionevole speranza. Accompagnati e rafforzati dall’esempio di vita dei genitori di santa Teresa, Adele e Valter su consiglio del loro direttore spirituale, iniziano a recitare la novena ai coniugi Martin coinvolgendo gli amici della Fraternità di Comunione e Libera-

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zione, i colleghi, i vicini. L’incessante preghiera continua anche quando al termine dei nove giorni nulla è cambiato. Valter e Adele non si arrendono, continuano a rivolgersi a Dio fino a nuovo ordine, fino a quando Egli non interverrà per prendersi quel piccolo germoglio o per donargli una vita nuova. E la nuova vita arriva, Pietro guarisce senza che la scienza possa spiegarne le ragioni. Il libro, visionato dai coniugi Schilirò, è arricchito da un’introduzione a cura di don Silvio Longobardi in cui si spiega il senso e il valore del miracolo nell’esperienza di fede ed è corredato da un’ampia appendice fotografica. L’editrice Punto Famiglia, dopo aver pubblicato una biografia completa dei genitori di Santa Teresa (scritta da Jean Clapier) e le lettere di Zelia Guérin Martin, continua a diffondere testimonianze che possano aiutare il lettore a scoprire la spiritualità della famiglia Martin. Una santità maturata nella semplicità del quotidiano, ricca di spunti per tante famiglie e fidanzati.

DIARIO DI UN PRODIGIO Autrice: Mariarosaria Petti pp. 73, euro 9,00 Editrice Punto Famiglia 2013


Un Solimena che viene e… un Solimena che va!

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rientrato alla Cattedrale la tela del Solimena prestata alla Mostra mariana di Montevergine. E se c’è un Solimena ritrovato (anche se fortunatamente mai rubato) c’è purtroppo un Solimena introvabile. Se si fosse trattato di una cappelletta di campagna, dove i ladri o i mercanti d’arte possono facilmente accedere, è anche comprensibile. Ma come si fa a far sparire da una chiesa parrocchiale una grande tela posta sull’altare maggiore? Ce n’è memoria almeno fino al sisma dell’80 e lo documentano le foto dei matrimoni celebrati proprio ai piedi di quella splendida tela, con Madonna e Santi: e poi? La storia, anzi la brutta storia, è venuta alla luce da uno studio sulla parrocchia che sta svolgendo un gruppo di studenti. È bello riandare alla memoria storica della propria comunità, cercando di ricostruirne la struttura, dalla genesi al presente, attraverso archivi e registri, documenti vari e memorie orali dei nostri anziani. Ed è inevitabile che in questo percorso si trovi qualche buco, qualche pagina mancante, un vuoto cronologico di cui non è rimasta, stranamente, nessuna traccia. Come nel caso della splendida tela che quasi all’improvviso scompare (traslata, rubata, venduta, smembrata?). Un altro colpo al cuore della nostra cultura nocerina. Chi sono o furono i veri responsabili? I parroci che si sono av-

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da kryno, separo, per indicare un momento che segna una maniera d’essere o una serie di fenomeni differenti da altri) e nella disperazione della gente (dal lat. de, che indica allontanamento e spes, speranza, quindi perdere la speranza) ma anche in tutta una serie di cambiamenti sociali, complici le recenti innovazioni tecnologiche. Parliamo della ludopatia (dal lat. ludus, gioco e pathos, malattia, sofferenza) e, in generale, di tutti quei disturbi, più o meno accentuati, che affliggono migliaia di persone. Quelle per il gioco, la droga e l’alcool sono solo alcune delle dipendenze che tendono a schiavizzare gli individui (dal lat. de, da e pendère, essere appeso, quindi in necessaria relazione). Sebbene queste siano le più comuni, se ne stanno delineando di nuove, forse più blande per quanto riguarda i loro effetti sulla salute umana, ma

di don Natalino Gentile

vicendati, i membri di un Consiglio pastorale che giustamente non ne sapevano niente, la mancanza di informazioni, l’assenza di una mentalità artistica? Meno male che le nuove generazioni nascono già con più gusto dell’arte e con la passione della custodia e della difesa, soprattutto in quelle parrocchie della nostra Diocesi che offrono ancora oggi pascolo abbondante alla mente ed al cuore. E sul latte versato non conviene oramai più piangere. Ci consoliamo con una foto! Mai come in questo caso vale l’adagio latino: Parce sepultis (risparmiamo i morti) sia laici che chierici, perché a questo punto, con chi ce la prendiamo? Se la storia è maestra di vita, non facciamo come si leggeva in una vignetta dove i nuovi Amministratori dichiaravano solennemente: Noi non faremo i vecchi errori, ne faremo… di nuovi!

Dipendenti da cosa? i siamo già occupati in passato di una questione particolarmente attuale, che affonda le sue radici non solo nella grave crisi economica che sta investendo il paese (dal gr. krisis, a sua volta derivante

Arte... rischi

Non solo parole di Anna Francesca Crispo

pur sempre patologiche. La conseguenza immediata di tali disturbi è data dall’assuefazione del soggetto interessato (dal lat. assuètus, usato, avvezzato e fàcere, fare quindi rendere avvezzo, abituato), da cui deriva tutta una serie di problematiche, come l’astinenza (dal lat. abs, da, che indica lontananza e tenère, quindi tener lontano), l’alienazione (dal lat. alienus, che appartiene ad altri, per indicare allontanamento) e, spesso, l’indebitamento per continuare a sostenere la propria dipendenza (dal lat. dèbitus , participio passato di debère , dovere, essere obbligato, quindi obbligazione di dare o restituire). C’è un messaggio, però, che non bisogna smettere di lanciare in situazioni analoghe: sebbene la debolezza (dal lat. de e habilis , abilità, quindi colui che manca di qualcosa) sia propriamente umana, è anche vero che da queste dipendenze si può guarire con volontà e specifiche terapie (dal gr. therapeyo, assisto, curo). Perché, come scriveva Rimbaud, “A ogni essere parecchie altre vite mi sembrano dovute”.

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Settembre, si ritorna in classe Le vacanze sono finite e le Suore di San Giovanni Battista sono pronte ad accogliere nuovamente i loro piccoli studenti

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l clima rinfresca e le vacanze estive pian piano sbiadiscono in ricordi. Settembre ha il sapore della ripresa: è tempo di indossare il grembiule, prendere in spalla lo zaino e attraversare i corridoi della scuola. Ad Angri, le Suore di San Giovanni Battista sono di nuovo sull’uscio ad attendere i loro piccoli studenti. La scuola, gestita dalle Suore Battistine, Congregazione fondata il 26 settembre 1878 dal Beato Alfonso Maria Fusco, è nata con l’intento di educare ed istruire le bambine orfane e bisognose. Oggi, essa ospita presso la Casa del Padre circa 60 bambini per la materna e, invece, nei locali situati all’interno della Casa Madre circa 80 bambini per la materna e 140 per le elementari. Tante le attività promosse nell’ultimo anno dalle Suore Battistine in collaborazione con l’associazione “Granello di Senapa”. In aprile è stato presentato il Progetto Pianeta Ragazzi con tre laboratori creativi e la Pianeta Ragazzi Card, una speciale carta per i giovani per ottenere sconti e promozioni in negozi convenzionati. Dal dicembre scor-

so, è stato adottato il metodo CLIL, acronimo dell’inglese “Content (and) Language Integrated Learning” ovvero un metodo didattico innovativo che permette di apprendere le conoscenze di un determinato ambito, non in lingua italiana, bensì in inglese. L’intuizione del Beato Fusco di puntare sull’istruzione cresce e si adatta alle esigenze del nostro tempo: progetti, programmi didattici, esperienze culturali e creative sempre al servizio della maturazione e formazione dei più piccoli. Mariarosaria Petti

IL MESSAGGIO DELLE SUORE BATTISTINE AI GENITORI Carissimi genitori, la passione per l’aspetto educativo dei vostri figli non ci abbandona neppure durante le vacanze estive e pensiamo che impegnarci insieme per questo fine sia il miglior modo per raggiungere obiettivi comuni. Come scuola cattolica stiamo lavorando tenendo presente l’attuale emergenza educativa e ciò che il nuovo Pontefice sta indicando a tutti gli educatori: «Senza dubbio è necessario rimanere aggiornati e l’atteggiamento professionale è sano, ma non deve far dimenticare l’altro modo di agire, quello di chi accompagna, di chi va incontro all’altro e considera l’alunno in tutti i suoi aspetti».

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Come scuola continueremo ad impegnarci nel valorizzare tutte le nostre esperienze pregresse, nel favorire l’innovazione e la qualità perché siamo ben consapevoli che una comunità che investe in istruzione sarà in grado di formare alunni capaci di affrontare i diversi ambiti scolastici e lavorativi. Ecco perché, anche dopo esserci confrontati con voi, abbiamo deciso di apportare delle novità alle attività scolastiche per l’anno 2013-2014. Nell’attesa di rincontrarci personalmente, vi auguriamo una serena ripresa dell’anno lavorativo. Vi abbracciamo in Cristo Suore San Giovanni Battista


IL LEGALE RISPONDE

Si può pignorare la prima casa? La crisi, il dramma del pignoramento dei beni e le prospettive del Decreto del Fare Caro avvocato, sono uno dei tanti imprenditori in crisi da diversi anni, tanto da farmi pignorare l’abitazione in cui vivo con mia moglie, i miei figli e mia suocera. Più volte, ho tentato di contattare la banca prima e l’avvocato della banca poi per cercare una soluzione che impedisse la vendita della casa. Nel mese di novembre, si terrà la vendita della casa all’asta presso lo studio di un notaio e mi hanno detto che posso ancora evitare la vendita se offro una quota in denaro. Il debito complessivamente ammonta a circa € 100.000,00. Cosa posso fare? Caro Franco, quanto riporti è vero, ma secondo l’art. 495 del codice di procedura civile, per procedere alla conversione delle cose pignorate, devi innanzitutto raccogliere nel tuo caso circa € 20.000,00 e preparare una istanza al giudice. Unitamente all’istanza deve essere depositata in cancelleria, a pena di inammissibilità, una somma non inferiore ad un quinto dell’importo del credito per cui è stato eseguito il pignoramento e dei crediti dei creditori intervenuti indicati nei rispettivi atti di intervento, dedotti i versamenti effettuati di cui deve essere data prova documentale (cioè circa € 20.000,00). La somma è depositata dal cancelliere presso un istituto di credito indicato dal giudice. La somma da sostituire al bene pignorato è determinata con ordinanza dal giudice dell’esecuzione, sentite le parti in udienza non oltre trenta giorni dal deposito dell’istanza di conversione. Qualora le cose pignorate siano costituite da beni immobili, il giudice con la stessa ordinanza può disporre, se ricorrono giustificati motivi, che il debitore versi con rateizzazioni mensili entro il termine massimo di diciotto mesi la somma determinata a norma del terzo comma, maggiorata degli interessi scalari al tasso convenzionale pattuito ovvero, in difetto, al tasso legale.

Qualora il debitore ometta il versamento dell’importo determinato dal giudice ai sensi del terzo comma, ovvero ometta o ritardi di oltre 15 giorni il versamento anche di una sola delle rate previste nel quarto comma, le somme versate formano parte dei beni pignorati. Il giudice dell’esecuzione, su richiesta del creditore procedente o creditore intervenuto munito di titolo esecutivo, dispone senza indugio la vendita di questi ultimi. Con l’ordinanza che ammette la sostituzione, il giudice dispone che le cose pignorate siano liberate dal pignoramento e che la somma versata vi sia sottoposta in loro vece. I beni immobili sono liberati dal pignoramento con il versamento dell’intera somma. L’istanza può essere avanzata una sola volta a pena di inammissibilità.

NOVITÀ CON IL DECRETO DEL FARE La conversione del pignoramento consente al debitore di ottenere il trasferimento del vincolo costituito sui propri beni ad una somma di denaro sufficiente a soddisfare i creditori. Una volta ottenuto l’autorizzazione del giudice alla conversione, è necessario che il debitore versi un quinto della somma dovuta, a titolo di cauzione. L’istanza di conversione può essere avanzata una sola volta dal debitore, ciò al fine di evitare che questo istituto sia utilizzato con scopi dilatori per rinviare la vendita forzata del bene. Tra le proposte del Decreto del Fare (D.L. 69/2013), c’era anche l’impignorabilità della prima casa. Purtroppo non avrà effetti retroattivi. Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli La parola che vi proponiamo questo mese è: animali

Eccesso d’amore Può accadere che l’attenzione per gli amici a quattro zampe tolga valore ai rapporti umani. In fondo, è molto più facile relazionarsi con un cane scodinzolante piuttosto che con un anziano padre noioso

U

na serie di fatti di cronaca mi ha fatto molto riflettere sul rapporto perverso che si è ormai innescato tra certi uomini e gli animali. Una bambina di sette mesi è stata aggredita da un cane di taglia maxi di proprietà del nonno. La bambina è in fin di vita ed un’associazione animalista invita a non abbattere subito l’animale verificando prima cosa sia successo realmente. Che la belva sia stata provocata dall’infante? C’è stata grande mobilitazione mediatica, a Napoli, per salvare quattro cuccioli abbandonati in una zona periferica devastata da un incendio. Un senza fissa dimora, nello

stesso capoluogo regionale, è morto nella pressoché totale indifferenza. Non mancano mai, praticamente in ogni telegiornale, storie di cani maltrattati o di canili inadeguati mentre ben più raramente trovano spazio inchieste e denunce sugli ospizi-lager o su ospedali fatiscenti nonostante il grande dispendio di pubblico denaro. Trenitalia ha persino ammesso nelle stesse carrozze viaggiatori i quadrupedi senza i quali molti viaggiatori rinunciano persino a trasferirsi. E poi i cani invadono case ed uffici, con una presenza rumorosa ed odorosa. Naturalmente il vero problema non sono i poveri cani,

In ogni Tg non mancano storie di cani maltrattati o di canili inadeguati. Raramente trovano spazio inchieste e denunce sugli ospizi-lager o su ospedali fatiscenti

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poveri comunque fino ad un certo punto visto che qualche scatola di biscotti costa quanto un pranzo gourmet. Il problema sono i cattivi proprietari di cani che non sanno farli comportare in modo educato, che gli permettono d’insolentire chi non vuole dare un bacino a “fuffyno”, che fanno diventare i cani un surrogato per relazioni umane sempre più povere di contenuti solidali. In fondo è molto più facile relazionarsi con un cane scodinzolante piuttosto che con un anziano padre noioso, è molto più gratificante farsi sommergere di baci da un cane piuttosto che chiedersi perché i figli non alzano neanche gli occhi dal proprio telefonino quando si rientra in casa. Massimo rispetto per i cani e gli animali in genere, ma guai se diventano il palliativo di una disumanizzazione crescente. In fondo San Francesco parlava con gli animali ma senza mai trascurare i propri simili, anche quelli peggiori.




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