Insieme - Ottobre 2013

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OTTOBRE 2013 N. 9 ANNO VIII - € 2,00

LA GRAMMATICA DELL’ACCOGLIENZA Appunti del vescovo Giuseppe per il nuovo anno

AGRO

SCUOLA

PAPA

Insieme promuove il I Forum “Sguardo d’Insieme”

Calano gli iscritti al Liceo classico

Parte la nuova rubrica I Passi di Francesco






OTTOBRE 2013 N. 9 ANNO VIII - € 2,00

LA GRAMMATICA DELL’ACCOGLIENZA

ottobre 2013

Appunti del vescovo Giuseppe per il nuovo anno

AGRO

SCUOLA

PAPA

Insieme promuove il I Forum “Sguardo d’Insieme”

Calano gli iscritti al Liceo classico

Parte la nuova rubrica I Passi di Francesco

PRIMO PIANO

7 EDITORIALE

Abbasso la diversità

di Antonietta Abete

di Silvio Longobardi

8 La grammatica dell’accoglienza 9 Alla scuola dell’Eucaristia 11 Don Enrico Smaldone, una vocazione nella vocazione 12 Il cammino per gli sposi separati e divorziati

8 L’ABC DELLA FEDE Ostie senza glutine

risponde mons. Giudice

13 SCUOLA & UNIVERSITÀ

La crisi delle humanae litterae di Martina Grimaldi

16 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino

36 IN DIOCESI

Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

a cura di Salvatore D’Angelo

24 I PASSI DI FRANCESCO di Silvio Longobardi

25 I PASSI DI GIUSEPPE di Antonietta Abete

40 NEWS DALLE PARROCCHIE

48 IN PARROCCHIA

Pagine parrocchiali

57 CULTURA

Libri, storia e arte

Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

47 BACHECA

a cura della Redazione

60 LE RUBRICHE

Suore di San Giovanni Battista Il legale risponde

I nostri auguri

26 VITA ECCLESIALE

a cura della Redazione

47ª Settimana sociale dei cattolici

a cura dell’avv. Gianni Severino

62 LE PAROLE DELLA CRISI Il diritto di essere nonni

di Salvatore D’Angelo

di Peppe Iannicelli

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Angelina Basile, don Natale Gentile, Daniela Claro, Barbara Senatore, Donatella Ferrara, Celestino Pio Caiazza,

Coordinatrice Antonietta Abete

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Giovanni Severino, Concetta

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Mainardi, Giovanna Pauciulo, Rosario Contaldo, Michele Lanzetta, Maria Ermelinda Di Lieto, Raffaele Massa, don

€ 50,00 benefattore

mo, Andrea Cocchi, Mariano Rotondo, Valeria Fedele,

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Raffaele Corrado, Giovanna Abbagnara, Mariella Cuo-

Alfredo Franco, Peppe Iannicelli, Antonio Francese, Do-

MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA)

natella Salvati,

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 30 settembre 2013 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


EDITORIALE di Silvio Longobardi

U

na vicenda inquietante quella accaduta in questi giorni. Riassumiamo i fatti. Guido Barilla, responsabile dell’omonima azienda, in un’intervista afferma che non intende fare uno spot sulla famiglia omosessuale perché crede alla famiglia tradizionale. A scanso di equivoci aggiunge: “Non lo farei, ma non per una mancanza di rispetto agli omosessuali, che comunque hanno il diritto di fare quello che vogliono. Non lo farei perché non la penso come loro”. Non attacca nessuno, si limita con franchezza ad esprimere idee che fanno parte del suo patrimonio di valori e dell’azienda che egli rappresenta. Ha fatto male i suoi conti, ha dimenticato che siamo in una società in cui non c’è più il diritto di pensare diversamente. In poche ore si è scatenata una violenta campagna denigratoria contro di lui da parte della lobby omosessuale che ha non pochi agganci sui media. Il Corriere racconta così la vicenda: “Non si fermano le polemiche sull’infelice uscita di Guido Barilla contro le famiglie gay”. Qui non c’è cronaca ma interpretazione, né c’è rispetto per il pensiero altrui, il giornalista etichetta le affermazioni di Barilla come “infelice uscita” e le presenta come un palese attacco alle “famiglie gay”. Barilla è stato oggetto di una vera e propria intimidazione commerciale. Un fuoco di fila senza precedenti che ha costretto l’azienda a pubblicare un comunicato in cui, dopo aver ribadito di aver sempre avuto attenzione verso tutti “senza distinzioni di razza, religione, fede, sesso o orientamento sessuale”, chiede scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle dichiarazioni fatte nell’intervista. È intervenuto anche il pontefice laico, Dario Fo, che ha pubblicato una lettera enciclica in cui invita Guido Barilla ad accettare i mutamenti sociali, accogliendo nei suoi spot tutte le varie

Abbasso la diversità forme di famiglia che oggi esistono. Lo invita a “farsi ambasciatore della libertà di espressione di tutti”. Libertà per tutti, dice Fo. Per tutti fuorché quelli che la pensano diversamente e che sono obbligati ad accodarsi alla minoranza chiassosa, se vogliono evitare polemiche che danneggiano l’azienda. A pensarci bene è un messaggio intimidatorio e non vale solo per gli imprenditori. E cosa avverrà nel futuro prossimo quando sarà approvata la legge sull’omofobia? Avremo ancora la libertà di dire in pubblico che il comportamento omosessuale – il comportamento, non la persona – impoverisce la società? E potremo ancora leggere in chiesa i testi di san Paolo che condannano senza mezzi termini l’omosessualità? Oppure saremo denunciati per istigazione omofobica? Quella legge, che viene presentata come una tutela della diversità, in realtà mette a tacere chi la pensa diversamente. A parole vuole evitare discriminazioni, nei fatti crea una nuova e più pesante discriminazione. È la deriva sempre più intollerante di una cultura che ha fatto della tolleranza la sua bandiera. Questa legge vuole impedire l’omofobia oppure vuole imporre l’omologazione del pensiero? Non tutti comprendono, che la questione omosessuale è la vera cartina di tornasole di un più ampio processo culturale. Non cambia soltanto la visione etica della vita e della sessualità, è siamo di fronte ad un modo totalmente diverso di concepire la persona e la sua identità sessuale, e tutto comporta una radicale trasformazione della famiglia che non può non avere pesanti ricadute sulla vita di tutti. Non possiamo e non vogliamo essere spettatori silenziosi della bancarotta sociale. “Maschio e femmina li creò”, leggiamo nella Bibbia. Non vogliamo rinunciare a questa sapienza antica che veste di umanità la nostra storia.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

OSTIE SENZA GLUTINE “Perché il sacerdote non dà l’Eucaristia ad un celiaco se è fermamente convinto che è il Corpo di Gesù?”. Il vescovo Giuseppe risponde alle domande dei lettori Eccellenza reverendissima, quest’estate sono andata a Messa con un’amica celiaca ed ho scoperto che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha introdotto le ostie per celiaci. Si tratta di ostie con una percentuale ridotta di glutine, a cui i celiaci sono allergici, per consentire loro di accostarsi all’Eucaristia. Queste ostie mancavano e Livia non ha potuto fare la Comunione. Tutta questa situazione mi ha lasciato davvero perplessa: quando facciamo la Comunione riceviamo il Corpo di Gesù! Cosa c’entra il materiale di partenza, la qualità del grano e la percentuale di glutine? Forse la Chiesa non ha più la forza di ribadire e ricordare il miracolo della trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo che avviene sotto i nostri occhi, spesso increduli, ogni volta che partecipiamo a Messa? Perché un sacerdote deve temere di dare l’Eucaristia ad un celiaco se è fermamente convinto che quello è il Corpo di Gesù? Donatella

Cara Donatella, la domanda è bella, ma deve essere spiegata bene, liberandoci da un substrato di magia che spesso ancora accompagna le nostre celebrazioni e il nostro rapporto con il Signore. Lo spiego dicendoti che la Grazia perfeziona, ma non salta la natura, cioè il pane rimane pane (io vedo pane – gusto pane – mangio pane) che nasconde realtà sublimi. Un giovane, ordinato sacerdote è un altro Cristo, ma la sua realtà umana rimane così come è, con i doni e le fragilità. È quel pane certamente Corpo di Cristo, mistero di fede, pane degli Angeli, ma come il Cristo assume tutta la natura umana, eccetto il peccato, così l’ostia assume tutta la materia e quindi anche il glutine. È bene nelle parrocchie attrezzarsi per avere le particole per i celiaci, in modo che nessuno rimanga fuori dal banchetto. Il miracolo eucaristico ribadisco che non è mai un atto magico che bypassa la realtà naturale, ma si serve dei segni, è vero pane, che anche quando è diviso non divide la sostanza, il Corpo stesso di Cristo che è tutto in una particola, come nell’intera ostia. Dobbiamo superare la visione magica delle cose per entrare nel discorso della fede, solo così possiamo accogliere i segni (e tra questi il pane e il vino) che veramente, sostanzialmente ci comunicano la divinità. Mons. Giuseppe Giudice

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IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete

LA GRAMMATICA DELL’ACCOGLIENZA

I

l vescovo Giuseppe ha consegnato alla comunità diocesana gli Orientamenti pastorali per ridisegnare il volto di una Chiesa che deve ritornare ad abbeverarsi alla Sorgente, “cioè nel cuore stesso della Trinità, luogo teologico dove ogni accoglienza nasce ed è possibile”.

Accogliere è il terzo verbo che Mons. Giudice chiede di coniugare, in tutti i modi e in tutti i tempi, intimamente legato ai verbi consegnati negli anni precedenti: ricominciare e ascoltare. Come vivere l’accoglienza? Il vescovo dà una prima indicazione chiara e precisa: se non accogliamo Dio nella nostra vita, siamo incapaci di vivere l’accoglienza perché “non può esistere l’accoglienza orizzontale senza quella verticale”. Da qui l’invito a prendere come modello i gesti di Gesù verso i poveri, i peccatori, gli ammalati, le donne e i bambini. Il primo passo da compiere è rimettere la santa Messa, profumata di adorazione e preghiera, innervata di carità, al centro della pastorale. Scrive il vescovo: «A Betania è presente un’icona della Celebrazione eucaristica nei suoi due momenti fondamentali: l’ascolto della Parola e il servizio che si fa sa-

crificio e che, nella concretezza della vita, diventa Eucaristia, cioè ringraziamento». Egli traccia un percorso che dall’uscio delle nostre chiese conduce ai piedi dell’altare, per risospingerci, rinvigoriti dal Pane eucaristico, nel mondo. Nutriti dal Corpo di Cristo, ciascuno è chiamato ad immettere il lievito buono, quello che fa fermentare la pasta, nella società per riscrivere la storia con il profumo del Vangelo. Per ogni momento dell’azione liturgica - richiesta di perdono, ascolto della Parola, presentazione dei doni, partecipazione al banchetto eucaristico - il vescovo Giuseppe offre spunti e suggerimenti per rivestire la nostra partecipazione del profumo dell’accoglienza. Scorrendo le pagine degli Orientamenti, ricche di brani biblici e testimoni da cui prendere spunto - Abramo, Zaccheo, il padre che accoglie il ritorno del figliol prodigo, il seminatore - egli ci conduce per mano fino a farci scoprire che quando la Messa finisce inizia la sfida più grande, la partita in cui ci giochiamo tutto: il tempo della missione, quello in cui risuona nella vita di ciascuno l’invito di Gesù: «Andate in tutto il modo e predicate il vangelo ad ogni creatura». Antonietta Abete


GLI ORIENTAMENTI PASTORALI

Alla scuola dell’Eucaristia

P

artiamo da Betania, la casa di Marta e Maria, che il vescovo presenta come icona della celebrazione eucaristica. Questa pagina del Vangelo che trasuda amicizia e affetto ci insegna che all’inizio della nostra vita è posto un gesto di accoglienza da parte di Dio, che compie sempre il primo passo. Accogliere Gesù, come hanno fatto le sorelle di Lazzaro, significa scoprire che l’Ascolto e il Servizio sono complementari e che essi sintetizzano mirabilmente la santa Messa. Da qui l’invito a rimettere al centro l’Eucaristia: «Come Chiesa vogliamo educarci ad accogliere nuovamente il Signore, che stanco passa per le nostre vie, ritmando i nostri gesti di accoglienza proprio sui diversi momenti della Celebrazione Eucaristica, luogo accogliente per eccellenza». Il vescovo indica un testimone che nella sua vita ha saputo coniugare in modo sublime l’amore per l’Eucaristia e la carità verso i più piccoli, i bambini orfani, vittime della povertà prodotta dalla seconda guerra mondiale. Scrive: «Don Enrico Smaldone, (Angri, 22 novembre 1914 - 29 gennaio 1967) non è un prete che puzza di sacrestia, non si è perduto nelle volute dell’incenso, ma ha consumato scarpe e cuore per educare e per educare alla vita buona del Vangelo». Nel centenario della nascita, la sua vita consumata per i piccoli può aiutare ciascun presbitero a mettere da parte “una pastorale di conservazione per osare una pastorale di missione e di nuova entusiasmante evangelizzazione”. Il vescovo ritorna su un punto che gli è caro: la comunità ecclesiale non deve chiudersi nella cura del proprio orticello. I Cortili dell’evangelizzazione sono luoghi in cui possiamo incontrare l’altro, il diverso, il lontano, colui che ha il cuore stanco e non cerca più niente. La Messa, spiega il vescovo, comincia sul sagrato, prima del salu-

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Il vescovo Giuseppe invita a rimettere l’Eucaristia al centro della vita personale e comunitaria e traccia le linee per aiutare ciascuno a rileggere i diversi momenti della celebrazione eucaristica alla luce del tema dell’accoglienza to liturgico, in quello spazio umano dove ognuno si sente accolto nella propria umanità, unica e irripetibile, “percorsa da brividi di amore e lampi di solitudine”. Abramo alle Querce di Mamre (cfr Gen. 18, 1 - 15) compie gesti concreti di accoglienza indirizzati a persone che non conosce. «Nelle sue azioni percepiamo la presenza di Dio che viene incontro, che aspetta, che esce dalla tenda e tende le braccia». Il vescovo invita tutti ad imparare da Abramo a vivere il ministero della soglia, con umiltà e disponibilità di cuore affinché, ammonisce, “nessuno si senta troppo di casa escludendo gli altri, e nessuno si senta escluso dalle nostre celebrazioni solo perché in ritardo nel suo cammino di fede”. E aggiunge: «Evitiamo che nelle nostre comunità, piccoli gruppi, invece di accogliere con un sorriso e con le mani aperte, diventino diaframma e cortina di non accoglienza». La Chiesa che sogna mons. Giudice è la casa di tutti; e chi per primo ha incontrato Cristo deve avere le mani sempre tese per accogliere quanti faticano a completare l’incessante opera di ricerca di senso della propria vita.


Dopo queste chiare e precise indicazioni iniziali, il Vescovo traccia le linee per aiutare ciascuno a rileggere i diversi momenti della celebrazione eucaristica alla luce del tema dell’accoglienza. Nella santa Messa, scrive, è bene riscoprire l’atto penitenziale come spazio permanente per la misericordia di Dio. «Dio è quel Padre paziente che lascia partire il figlio; lo lascia crescere, anche nell’errore, nella lontananza, ma lo aspetta e lo accoglie, anzi lo ri-accoglie, specialmente quando torna dai sentieri del prodigo». (cfr Lc15, 11 -32). Solo chi riconosce il proprio peccato, battendosi il petto, può ricominciare la storia d’amore con Dio e con i fratelli. Solo quando chiediamo sinceramente perdono si rimargina la ferita che le nostre azioni hanno aperto nel corpo della Chiesa, sfigurandone il volto. «Nell’atto penitenziale si rinnova ogni volta il gesto della misericordia del Padre che attende, accoglie, perdona, esce da sé per riportare a casa ogni uomo, perché senza quell’uomo la sua casa è più povera». La Parola va accolta in religioso silenzio, perché è il tempo del Seminatore che viene a gettare il seme nei solchi della nostra vita, perché porti frutto. Numerosi sono i consigli per vivere questo momento della Messa: la Parola va proclamata e ascoltata con attenzione, con dignità e rispetto perché “il nemico può rubare la Parola e coscienti che diversificati sono i terreni del nostro cuore, impariamo ad ascoltare senza illusione”. (cfr Mc 4, 1 -20). Senza illusione e con la stessa disponibilità di Maria, perché solo chi mette in pratica, porta frutto. Come Zaccheo, nel momento in cui si presentano il pane e il vino, dobbiamo ripetere: Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto. Chiarisce il vescovo: “Come Zaccheo, anche noi piccoli di statura morale, abbiamo bisogno di un sicomoro per poter vedere Gesù”. Tutti abbiamo rubato qualcosa a qualcuno – a volte la dignità e la stima – e tutti dobbiamo restituire al Signore perché nulla ci appartiene. Poi un passaggio di cocente attualità: “Abbiamo rubato inquinando e distruggendo la creazione, perché invece che

custodi ci siamo comportati come padroni del giardino”, dimenticando che nulla è nostro, a cominciare dal dono della vita, e che tutto dobbiamo restituire al Signore. “Ogni volta che partecipiamo a Messa, noi siamo a cena con il Signore, con l’abito della festa nella sala alta e addobbata”. Il Vescovo utilizza un’immagine familiare per spiegare la ricchezza del dono dell’Eucaristia e la gioia di essere accolti nelle parole “Beati gli invitati alla cena del Signore” che la Chiesa continuamente ripete. “Anche noi diventiamo chicchi per l’unico pane e acini per l’unico vino. Diversi ma uniti, con molti doni noi tendiamo all’unità: molti chicchi per un solo pane, molti acini per un solo vino ed è il mistero insondabile della Chiesa. Qui, la cena diventa condivisione, e il Pane di Dio, Gesù pane vivo disceso dal cielo, si fa pane nostro, sempre e soltanto dono del Padre nostro”. Gli appunti si chiudono con un passaggio sulla missione: nessuno può trattenere per sé la gioia dell’incontro con il Signore risorto. Dobbiamo riconoscere, scrive il vescovo Giuseppe, che la formula liturgica “Andate, la Messa è finita!” non sempre ha aiutato l’accoglienza della missione. “Abbiamo ragionato così: è finito lo spazio sacro, ora ritorno in quello profano e così la cultura e il Vangelo si sono allontanati, separati e la vita ha perso il sapore evangelico. Più che dire oggi: La messa è finita, andate in pace… dobbiamo forse dire: La pace è finita, andate a messa!, riconoscendo nella Messa il centro di ogni cammino spirituale. Ite, missa est! Traduciamo: Andate, è l’ora della missione! Andate, accogliete la missione che abbiamo celebrato”. Dalla soglia della chiesa gli Orientamenti ci conducono ai piedi dell’altare, per riportarci di nuovo nelle strade. In questi spazi, in questi luoghi, inizia la sfida di ogni credente. Solo così, il Vangelo annunciato la domenica uscirà sulla piazza e tra la gente, per ridisegnare il volto di una comunità che riscrive la sua storia con le pagine del Vangelo. Antonietta Abete

DON ENRICO SMALDONE “La Città dei Ragazzi”: una vocazione nella vocazione «Avevo poco più di sette anni e facevo la Comunione ogni giorno. Sentivo la necessità di confessare le mie piccole mancanze tutte le sere. Ma erano sempre le stesse! C’era una tale intesa tra me e don Enrico… così, prima di andare a letto, mi affacciavo alla porta del suo studio, dove leggeva e pregava: “Don Enrico, sempre lo stesso!”. E lui, sorridente, rispondeva: “Sempre lo stesso!”». A scrivere è Flavio Amodio. L’episodio riportato si svolge ne “La Città dei Ra-

gazzi”, fondata da don Enrico Smaldone, sacerdote diocesano nato ad Angri il 22 novembre del 1914. Quella di don Enrico è la storia di una vocazione dentro la vocazione. Ordinato sacerdote all’età di 26 anni, nel 1949 riceve una “seconda chiamata”: costruire una struttura deputata ad accogliere i ragazzi vittime della II guerra mondiale, per insegnare loro un mestiere e “farne dei cittadini onesti”. A questa causa consacra tutta la sua esistenza,

mettendo in campo un’intraprendenza straordinaria. Quando tutto era pronto per la realizzazione dell’opera, il 29 gennaio 1967 giunge la morte prematura a rapire il servo buono e fedele, poco più che cinquantenne.

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l cammino per gli sposi separati e divorziati

Preghiera, penitenza e carità: ecco la via indicata dalla Familiaris Consortio per gli sposi separati e divorziati che il vescovo Giuseppe richiama negli Orientamenti. Numerose sollecitazioni anche per i sacerdoti e le comunità parrocchiali

“D

inanzi al suo Corpo e al suo Sangue, ognuno deve esaminare la propria coscienza”. Il Vescovo apre a questo punto una finestra per gli sposi segnati dalla separazione e dal divorzio. Per evitare equivoci il nostro Pastore invita a “comprendere bene la situazione delle singole persone” ma chiede anche di “comprendere il pensiero della Chiesa”. In questo modo evitiamo di considerare in situazione irregolare persone che non lo sono affatto. E d’altra parte, evitiamo di compiere gesti e scelte pastorali che non sono in armonia con l’insegnamento del Magistero. Il vescovo che ha più volte incontrato gli sposi separati e divorziati, conosce bene il carico di sofferenza che si portano dietro e il dolore per non potersi accostare alla Riconciliazione sacramentale e all’Eucaristia. Scrive: “I sacramenti non sono un premio per i migliori, sono segni per un cammino di grazia. La comunione eucaristica e l’assoluzione sacramentale sono elementi molto importanti, ma certamente non esclusivi per un serio cammino di

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fede” e richiama la via indicata dalla Familiaris Consortio, al numero 84: la preghiera, la penitenza, la carità. Spiega il Vescovo: “La domanda non è più: perché non posso fare la comunione o ricevere l’assoluzione? Ma è: come posso incontrare il Signore? Come posso salvarmi?” Otterranno la grazia della conversione e della salvezza, quegli sposi che avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità. Il documento invita i sacerdote e ogni comunità parrocchiale ad offrire a tutti gli sposi, anche quelli che vivono l’esperienza della separazione, occasioni di formazione e confronto soprattutto nei gruppi famiglia e nella direzione spirituale; offrire cammini e scuole di preghiera che diano spazio non solo alla celebrazione dell’Eucaristia, ma anche all’ascolto della Parola. Ogni comunità è chiamata ad offrire occasioni per vivere la carità, offra concreti modi di vivere il volontariato e organizzi gruppi in cui sia possibile vivere le opere di misericordia corporale e spirituale. A.A.


SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

LA CRISI DELLE HUMANAE LITTERAE

Nel 2013 solo 6 studenti su 100 in Italia scelgono una formazione liceale umanistica. Le classi vengono chiuse o faticano a restare aperte. Anche gli alunni del nostro Agro cominciano a prediligere scuole tecniche o scientifiche che offrono sbocchi lavorativi più immediati

“G

Angri, la dott.ssa Teresa De Caprio, diriymnasium” era inizialIl Liceo classico gente del “G.B. Vico” di Nocera Inferiomente chiamato il priè in via d’estinzione, con re, il dott. Giuseppe Vastola, dirigente mo biennio del Liceo del “T.L. Caro” di Sarno. classico: una “palestra”, un forte calo di iscrizioni. Il dirigente scolastico dell’istituto angreappunto, dove i giovani avrebbero poNe abbiamo parlato con i se “Don Carlo La Mura” conferma la pretuto plasmare la propria forma mentis, dirigenti di tre Licei classici senza di una minacciosa crisi che incomirrobustire una giovane tenacia mentabe sulla formazione umanistica. «Tra le le, rinvigorire di continuo la passione dell’Agro: il “Don Carlo La mura del nostro istituto il declino del per le humanae litterae. I giovani che soMura” di Angri, il “G.B. Vico” Liceo classico è tangibile - afferma Tognavano di proseguire gli studi per didi Nocera Inferiore riello-, il calo di iscrizioni denota una reventare un giorno avvocati, professori, alistica tendenza propria di un’epoca di politici e, perché no, medici o ingegneri, e il “T.L. Caro” di Sarno crisi non solo culturale, ma anche menindirizzavano i propri passi verso una tale, dalla quale non si riesce a sottrarre i scuola che avrebbe potuto offrire loro giovani». Interessanti le soluzioni proposte dal dottor Toriello, un’ottima educazione alla cultura e ai sacrifici necessari a condeterminato nel cercare di attirare all’attenzione dei giovani quistarla. Poi è arrivata la famosa “crisi”, non solo economica, la formazione umanistica: «I docenti dovrebbero essere in prima anche sociale e culturale. Alcuni ragazzi scelgono scuole mis “sfidanti” per i loro alunni. Bisognerebbe presentare quelle superiori “tecniche” perché possano offrire loro sbocchi lavomaterie, che troppo spesso sono etichettate come “inattuali”, rativi più immediati. Altri, invece, prediligono corsi di studi che per quello che effettivamente sono: patrimonio inestimabile richiedono meno impegno e costanza, attitudini che i ragazper affrontare al meglio il presente, sapere necessario per l’ezi non sempre preferiscono convogliare verso “la scuola”. Ma ducazione del futuro». come stanno reagendo a questa “crisi” i Licei classici del nostro territorio? Quali le possibili soluzioni? La dirigente De Caprio afferma schiettamente che la scuola Lo abbiamo chiesto ai dirigenti dei tre licei classici dell’Agro: nocerina “G.B. Vico” non ha percepito la crisi. «Gli iscritti nelle il dott. Filippo Toriello, dirigente del “Don Carlo La Mura” di Insieme - Ottobre 2013

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La delegazione nocerina a Palazzo Vecchio

LA TENZONE DANTESCA APPRODA A FIRENZE nostre quattro sezioni abbondano; il nostro istituto continua ad accogliere alunni non solo nocerini, ma anche paganesi, scafatesi e di Sant’Egidio del Monte Albino». Tuttavia Teresa De Caprio non ignora l’obiettiva “svalutazione” che il Liceo classico sta subendo negli ultimi anni: «La formazione classica è certamente più onerosa rispetto alle altre, ma non meno completa: offre anche ottime basi scientifiche». È infatti noto che un’altissima percentuale dei ragazzi che superano i test di Medicina provengono proprio da Licei classici. Il dirigente Vastola spiega che l’istituto sarnese ha perso una delle sue quattro sezioni: «Questo probabilmente perché da due anni il Liceo scientifico del vicino comune di Poggiomarino ha dedicato alcune sue classi alla formazione classica. Per questo abbiamo perso alcuni alunni». E aggiunge: «I ragazzi, comunque, completamente protesi verso un buon futuro lavorativo, cercano di concludere quanto prima gli studi indirizzandosi verso le scuole tecniche e sfollando i banchi liceali». Una valida risposta alla crisi della formazione umanistica è proposta dal dirigente Toriello: «È forse il caso che i tre Istituti classici dell’Agro si uniscano in una sorta di patto di solidarietà neoumanistica». Un tentativo, dunque, di fornire nuovi stimoli a queste generazioni un po’ spaesate: indirizzare al meglio i ragazzi verso il futuro, senza lasciare che dimentichino il glorioso passato della “terra” di cui sono figli: il Paese delle Humanae Litterae. Martina Grimaldi

Da sinistra, don Gerardo Coppola, mons. Giuseppe Giudice e il sindaco Nunzio Carpentieri

Premio ANDE per Luigi Fortino, vincitore della VI edizione

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iornate memorabili per il Liceo classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore e per il giovane Luigi Fortino, alunno neodiplomato, che il 27 e il 28 agosto è stato ospite della città di Dante grazie al premio ANDE, conquistato con la vittoria assoluta nella VI edizione della “Tenzone dantesca” - gara di memoria poetica promossa dallo storico Liceo nocerino - declamando magistralmente il canto VI del Paradiso. L’evento è stato possibile grazie all’impegno della professoressa Gigliola Famiglietti, Presidente ANDE Nocera, che ha fortemente creduto nel valore culturale della manifestazione. Momento culminante dei due giorni la visita a Palazzo Vecchio ove la delegazione nocerina è stata accolta dal Presidente dott. Eugenio Giani, che presiede la prestigiosa Società Dantesca Italiana di Firenze, del cui patrocinio la Tenzone si onora da tempo. Commosse le professoresse Teresa Staiano e Maria Bonfiglio che sono state rappresentanti del team di docenti organizzatori della Tenzone. Un gemellaggio che certamente avrà un seguito. «Peccato non avere avuto noi qui a Firenze una così bella idea», ha dichiarato entusiasta la Presidente ANDE Diomede Chiapperini. La professoressa Staiano ha assicurato che il Liceo Vico profonderà tutto l’impegno affinché la Tenzone continui a crescere, coinvolgendo studenti da tutta Italia. T.S.

ORTA LORETO HA LA NUOVA SCUOLA È stata inaugurata, il 17 settembre, nella frazione di Orta Loreto di Sant’Egidio del Monte Albino, la nuova scuola materna ed elementare. La struttura dedicata alla memoria dell’avvocato Ugo Oreste Pepe, per 35 anni impegnato nella vita politica del paese, è stata realizzata in tre anni per un costo complessivo di tre milioni di euro. Il plesso di 2.400 metri quadrati ospita quindici aule dedicate alle tre sezioni delle scuole elementari e quattro aule riservate alla scuola materna, una sala mensa, una cucina e alcuni laboratori. Grande soddisfazione per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Carpentieri. Il 24 settembre anche il nostro vescovo Giudice ha incontrato gli alunni e il corpo docente insieme al sindaco e al parroco don Gerardo Coppola per dare avvio al nuovo anno.

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SCUOLA&UNIVERSITÀ &UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Questo mese vi proponiamo il quadro di Salvador Dalì, La persistenza della memoria (1931 – The Museum of Modern Art, New York) insieme alle dichiarazioni del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza

Università, uno spazio e un tempo

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Università non è solo uno spazio in cui vivere, ma anche un tempo. Oggi gli studenti universitari sono tanti, e io faccio parte dei tanti. Frequento la Facoltà di Beni Culturali, che prevede la necessità non solo di studi teorici, ma anche di esperienze sul campo, come visite dirette, mostre in musei o scavi archeologici. Un percorso formativo impegnativo che con la passione e la buona volontà non è un peso e non impedisce di vivere una vita oltre lo studio. Oggi vivo una crescita umana e spirituale all’interno dell’Università attraverso la conoscenza dell’arte, delle culture passate e così trovo il tempo di fare volontariato in una biblioteca di arte contemporanea a Salerno. Un percorso che si intreccia con un cammino spirituale: una crescita che vivo in parrocchia, dove mi dedico a varie attività, tra cui – una delle più importanti – essere educatrice e giovane di AC. L’università dunque per me è un momento fondamentale, un tempo da vivere ora, ma che proietta anche al futuro. L’Università oggi vive un momento particolare: i tagli economici che ha subito sono stati forti. I costi da sostenere per le famiglie non sono pochi, la crisi non favorisce le assunzioni e affievolisce le speranze di noi giovani laureandi. Qualche tempo fa, il ministro Carrozza ha dichiarato in un’intervista: «L’Università sconta i troppi tagli di questi anni, continui e pesantissimi. Il blocco del turn over del personale ha inoltre avuto come conseguenza il mancato rinnovamento della classe docente. Così l’Università si è invecchiata e impoverita». Il mancato rinnovamento della classe docente è un problema, soprattutto per i giovani che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro. La presenza di docenti anziani, però, non credo impoverisca l’Università: nel mio percorso ho apprezzato professori con anni di esperienza, di sapere, che ad ogni lezione

«L’Università sconta i troppi tagli di questi anni, continui e pesantissimi. Il blocco del turn over del personale ha inoltre avuto come conseguenza il mancato rinnovamento della classe docente. Così, l’Università si è invecchiata e impoverita». Intervista al ministro Carrozza di Guglielmo Vezzosi, La Nazione, 1/05/2013 Concetta Mainardi: è nata il 30 maggio 1990, frequenta la Facoltà di Beni Culturali all’Università degli Studi di Salerno. Vive la sua fede nella parrocchia Regina Pacis, ad Angri, dove si impegna nel coro e nelle attività teatrali. È educatrice ACR e volontaria per la Fondazione Filibero Menna di Salerno, una biblioteca di arte contemporanea

ti affascinano. Persone attive, ricercatori nel vero senso della parola, che hanno ancora tanto da dare e che contribuiscono alla mia crescita spirituale. L’Università è un tempo che occupa tempo, pensando al quadro di Dalì, Persistenza della memoria, i famosi “orologi molli”, questi descrivono bene il tempo dell’Università per me: un tempo presente, che esiste, come esiste l’orologio, ma non preciso, che si scioglie e allarga, si muove, un tempo per gli amici, gli studi, per me stessa e, poi, un tempo che rubo per altro, per riempire la mia vita e far quadrare tutto. Un tempo che scorre, che sembra non bastare mai, ma comunque un tempo bellissimo. Concetta Mainardi

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Foto Salvatore Alfano

VITA NELL’AGRO

“UNO SGUARDO D’INSIEME”

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ollocato a metà strada tra Napoli e Salerno, l’Agro ha una superficie complessiva di 158 chilometri quadrati e più di 285mila abitanti, con un’elevata densità della popolazione: 1.807 abitanti per km quadrato. Un territorio ricco di risorse, spesso nascoste sotto una coltre di problemi: mancanza di lavoro, inefficienze nei servizi, criminalità. A tutto questo si somma, il più delle volte, l’incapacità degli amministratori locali di leggere i bisogni del territorio e dare risposte.

Compito di una rivista, in un territorio difficile come il nostro, è quello di fare cultura dando voce alla gente dell’Agro, raccontandone la fatica e le speranze. Per dare compimento pieno a questa vocazione, la scorsa estate la redazione di Insieme ha deciso di lanciare la proposta di un forum e di mettere seduti intorno ad un tavolo rappresentanti di aree importanti del nostro territorio, per ascoltarci, lontano dalle ribalte della cronaca. Un cammino articolato che ha portato, lo scorso 16 settembre, al primo incontro del forum “Uno sguardo d’Insieme”.

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Si è svolto lo scorso 16 settembre il primo incontro del Forum “Uno sguardo d’Insieme”, promosso dalla rivista diocesana. Un confronto schietto e sincero da cui sono emersi interessanti spunti di riflessione che saranno pubblicati nello speciale di novembre


I MEMBRI DEL FORUM

Nella Sala degli Stemmi del Palazzo vescovile, seduti intorno al lungo tavolo ovale c’erano per il mondo degli imprenditori, Mauro Maccauro, presidente Confindustria di Salerno; per il lavoro Matteo Buono, segretario Segretario generale CISL Salerno; per la legalità Andrea Vagito, Segretario della Camera penale presso il Tribunale di Nocera Inferiore; per il mondo politico Claudio Guarnaccia, Responsabile Osservatorio politiche giovanili; per la scuola Filippo Toriello, Dirigente scolastico e responsabile Ufficio scuola diocesano; per il volontariato e la solidarietà Marco Giordano, Presiedente della Federazione Progetto Famiglia ONLUS; per la Cultura e la Comunicazione Michela Giordano, giornalista e scrittrice. Scorrendo la lista dei nomi ci si accorge dell’assenza di amministratori locali, non perché la redazione ritenga superfluo un dialogo con loro. Siamo, tuttavia, consapevoli che è necessario trovare le condizioni necessarie per evitare di avere un dialogo e una lettura del territorio viziata da visioni e condizionamenti di parte. Ha introdotto l’incontro don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme. «Vi ringrazio per aver accettato l’invito. Oggi iniziamo a gettare uno sguardo sulla realtà. Il vostro sguardo, competente e critico, ci permetterà di conoscere meglio alcuni pezzi del nostro territorio». Ha poi spiegato che lo sguardo critico è quello che nasce dall’amore per le cose. «Spesso la critica è militante e, soprattutto in politica, è poco veritiera perché parte da posizioni precostituite. Noi abbiamo bisogno di una lettura che nasce dall’amore per la terra e per le città in cui noi siamo posti». Ciascun membro del forum, sotto l’abile regia del giornalista Salvatore D’Angelo, ha avuto a disposizione 15 minuti per presentare gli aspetti positivi e le criticità del proprio ambito, fornendo dati, spunti, riflessioni. Tre ore sono volate, in un confronto leale e schietto, favorito dall’assenza di altri giornalisti

Foto Salvatore Alfano

Mauro Maccauro (presidente Confindustria di Salerno), Matteo Buono (Segretario generale CISL Salerno), Andrea Vagito (Segretario della Camera penale presso il Tribunale di Nocera Inferiore), Claudio Guarnaccia (Responsabile Osservatorio politiche giovanili) Filippo Toriello (Dirigente scolastico e responsabile Ufficio scuola diocesano) Marco Giordano (Presiedente della Federazione Progetto Famiglia ONLUS) e Michela Giordano (giornalista e scrittrice) si sono seduti intorno al tavolo per tracciare il punto sull’attuale situazione dell’Agro, alla presenza del vescovo Giuseppe e della redazione di Insieme.

e telecamere. I risultati emersi saranno pubblicati sul numero di novembre di Insieme e presentati in un convegno il prossimo 14 novembre, alle ore 18:30, presso la Curia diocesana in occasione della IV Giornata diocesana di Insieme. Soddisfatto il direttore responsabile Andrea Annunziata che si è augurato di “poterci rivedere ancora, coinvolgendo esponenti di altri ambiti importanti del nostro Agro come quello della sanità”. LE CONCLUSIONI. È stato il vescovo Giuseppe Giudice a concludere il ricco pomeriggio. «Un po’ di anni fa - ha ricordato - attraverso la pastorale veniva riformulata anche la società civile. Successivamente il ruolo della Chiesa è stato relegato al solo aspetto spirituale, affermando quasi che la Chiesa non aveva cittadinanza in mezzo agli uomini. Ma la città di Dio e quella degli uomini camminano sempre insieme e guai se procedono l’una contro l’altra». Ha aggiunto poi un passaggio sull’Agro: «Sono in questo territorio, pieno di ricchezze, da due anni. E mi accorgo che molte potenzialità rimangono nascoste, inespresse. Bisogna lavorare per tirarle fuori, per farle emergere. Qualcuno mi ha detto: “siamo una terra di passaggio, qui passa anche la cultura, ma di fatto non si ferma nulla, perché non abbiamo sbocco sul mare!“. Dobbiamo sfatare questo modo di pensare, anche se stiamo vivendo un periodo difficile sia sul piano sociale che politico». L’ultimo riferimento è stato per il titolo scelto per il forum: Uno sguardo d’Insieme. «“Insieme” con la lettera maiuscola fa riferimento alla rivista che guarda il territorio, “insieme” con la lettera minuscola ci dice che tutti insieme possiamo fare molto. Ad una condizione: dobbiamo avere il coraggio di lasciarci alle spalle posizioni individuali e personali». Un incontro fruttuoso, un primo e fondamentale passo per immettere nella società quel lievito che fa fermentare la pasta. Antonietta Abete

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Il maggiore Matteo Gabelloni

L’INTERVISTA

Foto Salvatore Alfano

Dalla parte della giustizia Il maggiore Matteo Gabelloni, da un anno alla guida del Reparto territoriale dei Carabinieri di Nocera Inferiore, parla della criminalità nell’Agro nocerino-sarnese. Massimo impegno nel contrasto alla droga, «un fenomeno molto pericoloso che va combattuto con forza», e ai reati legati alle movimentazioni di denaro legate alla crisi economica. Grande l’impegno profuso sul versante della prevenzione e dell’educazione alla legalità dei giovani

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è anzitutto battaglia allo spaccio e al consumo degli stupefacenti tra gli obiettivi del maggiore Matteo Gabelloni, da un anno alla guida del Reparto territoriale dei Carabinieri di Nocera Inferiore. È suo il coordinamento di un esercito di uomini e donne che vigilano 24 ore su 24 sulla sicurezza di un territorio vastissimo, da Cava de’ Tirreni a Scafati, passando per Pagani, Sarno ed Angri. Contrasto allo spaccio sì, ma negli ultimi 365 giorni il militare nel cui curriculum c’è la guida della compagnia di Corleone ha concentrato gli sforzi investigativi anche nel contrasto ai reati finanziari legati al mondo del lavoro sommerso. «L’Agro è dal punto di vista della sicurezza e della legalità un territorio tanto bello, quanto difficile, perché risente di situazioni di disagio sociale che comportano riflessi dal punto di vista criminale e delittuosità» ha commentato il maggiore Gabelloni. Un territorio in cui non ci si annoia, cuscinetto tra due realtà diverse e distinte come la provincia di Salerno e quella di Napoli. Prendiamo solo il peggio dai nostri confinanti? «No, non prendiamo solo il peggio di queste due aree, prendiamo anche il positivo come le potenzialità produttive, un certo margine di vivibilità e fortunatamente non

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ci sono quei fenomeni predatori gravi a cui si assiste nelle periferie delle grandi città dove c’è una disgregazione sociale molto più forte. Qui sono presenti alcune strutture, veri e propri punti cardine, che ancora resistono. Faccio riferimento alle associazioni, l’oratorio, la parrocchia, la scuola calcio che mancando rischierebbero di lasciare spazio ad altro». Dal punto di vista criminale quali sono gli aspetti più sensibili? «Vengono rilevate un po’ tutte le fenomenologie. La crisi economica però comporta in particolare un certo aumento di delitti legati alla movimentazione del denaro e alla sussistenza immediata, come i furti di bassa entità dovuti all’esigenza di sbarcare il lunario». Il problema della droga è una piaga molto presente nell’Agro, come dimostrano alcune operazioni portate a termine nell’ultimo anno. Quali sono le sostanze che circolano maggiormente? «Il consumo dell’eroina sembrava in calo, ma sta ritornando in auge grazie al crollo del prezzo. Di certo si sono fatte strada la cocaina e le sue varianti, fino ad


Foto Salvatore Alfano (2)

L’ingresso della Caserma

arrivare a metanfetamine ed ecstasy. Siamo riusciti a smantellare due grossi gruppi di spaccio, ma occorre lavorare ancora molto perché il fenomeno è pericoloso e deve essere combattuto con forza». Droga fa anche rima con disagio sociale? «Gli stupefacenti comportano una serie di ripercussioni fisiche e sociali. Intorno a questo discorso ruota tutta una serie di problematiche criminali e sociali che, se non combattute, rischiano di farci perdere intere generazioni». A pagarne le spese sono soprattutto le periferie delle nostre città come Montevescovado a Nocera e il Parco Arancio a Pagani. «Sono realtà più difficili perché mancano le strutture alternative che ho elencato prima e, se ci sono, rischiano di essere offuscate da altri fenomeni. Non per questo li abbandoniamo. In questo caso la lotta per ripristinare la legalità si fa anche più dura». Tra le conseguenze drammatiche della crisi economica c’è la prostituzione. Cosa fare? «Sono fenomeni che vanno e vengono ciclicamente. Poi come in tutti i periodi di crisi, quando c’è difficoltà a trovare lavoro e si chiude una porta, purtroppo ce ne sono altre che si aprono e che non conducono verso la legalità. Il nostro impegno è tentare di evitare che su questi fenomeni si innestino sistemi di sfruttamento e riduzione in schiavitù». Usura e racket: ci sono zone dell’Agro più sensibili? «Il territorio è abbastanza omogeneo, per questo l’attenzione deve rimanere alta ovunque. Occorre ricordare che dove c’è la possibilità di attivare impianti produttivi, è più alta l’ipotesi di accesso al credito irregolare. Per questo bisogna tenere sotto controllo alcuni indicatori,

che qui non si sono ancora attivati, come le ripercussioni. Va più o meno di pari passo il fenomeno delle estorsioni. Questo può essere un momento di quiescenza: non essendoci organizzazioni particolarmente attive potrebbe essere un momento di fiacca. Anche qui, tuttavia, l’attenzione è elevata. In particolare è positiva la presenza di diverse associazioni che si occupano di questi problemi». Tanti problemi, ma anche tante risorse. I cittadini dell’Agro sono sensibili al contrasto dell’illegalità? «Sicuramente ci sono degli impulsi buoni per cambiare e combattere i fenomeni criminali. Poi, come in tutti i territori dove si registrano fenomeni di criminalità organizzata, occorrono sforzi maggiori per favorire lo sviluppo delle organizzazioni che si vogliono impegnare nel sociale». Un discorso che passa innanzitutto dalle nuove generazioni, nelle scuole? «Noi puntiamo sui giovani, cerchiamo di farci conoscere per evitare che i ragazzi crescano senza essere mai entrati in contatto con la nostra realtà, per evitare di ritrovarceli adulti e affascinati da altri modelli. Non vogliamo insegnare, vogliamo farli riflettere, farci conoscere e far loro comprendere che non è un nostro vantaggio se indossano il casco, ma serve per proteggere la loro vita». È passato in fretta questo primo anno alla guida del reparto nocerino, un anno intenso perché c’era bisogno che il maggiore Matteo Gabelloni entrasse nelle dinamiche del territorio. Non sono mancate tuttavia le soddisfazioni per alcune operazioni difficili concluse con successo, come quella del Vescovado e Crucifix che hanno portato all’arresto di bande dedite allo spaccio di droga. Salvatore D’Angelo

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Nocerina ai vertici di Confindustria

Lavori pubblici a Striano

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Nunzia Petrosino eletta responsabile dei giovani imprenditori campani

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ncora una volta un nocerino guiderà il gruppo dei giovani imprenditori di Confindustria Campania. Si tratta di Nunzia Petrosino, già presidente dei giovani imprenditori di Avellino. Per tre anni reggerà il testimone che in passato è stato affidato a Mauro Maccauro, anch’egli nocerino, attuale presidente di Confindustria Salerno. Nunzia Petrosino, 32 anni, è amministratore delegato della Condor, azienda di famiglia fondata dal padre Alfonso quando lei aveva appena due anni. La Condor è specializzata nella produzione e commercializzazione in Italia e all’estero di casseforme e ponteggi, con stabilimenti sparsi in diverse parti d’Italia, di cui uno nell’area industriale di Fosso Imperatore a Nocera Inferiore. Fortemente motivata, la neopresidente fa della condivisione e del lavoro di squadra gli asset del suo programma. E su quelle che saranno le priorità del suo direttivo mostra di avere già le idee chiare: «Per poter risalire il baratro nel quale è sprofondata l’economia regionale – dichiara – è importante valorizzare i giovani ed il sistema industriale giovanile della regione. Far conoscere l’economia, la capacità produttiva e la forza del sistema industriale della Campania ai mercati internazionali».

Nunzia Petrosino

ono stati finalmente completati i lavori di riqualificazione e ampliamento della sede stradale di via Sarno a Striano, l’importante arteria provinciale che collega il centro storico con l’autostrada A 30. I lavori, finanziati dal Comune di Striano e dalla Provincia di Napoli, hanno consentito di rifare i marciapiedi, rivedere i sottoservizi, ammodernare l’impianto di pubblica illuminazione e mettere in sicurezza la strada. L’intervento non ha riguardato solamente via Sarno ma anche la vicina via San Valentino con la realizzazione di una rotatoria all’incrocio con via Rivolta. R.M.


Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

Lavoriamo!

Fumetti in mostra Marco Sparandeo espone per la prima volta le sue opere a Nocera Inferiore

Un bando per la progettazione sociale È online il nuovo bando della Progettazione Sociale, promosso dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica. La Progettazione si conferma come strumento importante per incidere nei territori di appartenenza, dando vita ad occasioni ed alleanze. Il bando è finalizzato all’elargizione di un contributo di 3.000 euro per quanti proporranno progetti di interesse sociale. La scadenza del bando è fissata al 31 dicembre 2013. Per informazioni consultare il sito del MLAC (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica).

Vodafone cerca insegnanti di informatica La Fondazione Vodafone Italia sta cercando 500 giovani insegnanti di informatica che terranno corsi di digitalizzazione rivolti agli over 55. La selezione è rivolta a studenti universitari e neolaureati. Per ogni formatore è prevista una formazione e un contributo economico di 1.000€ lordi una tantum. Per candidarsi è necessario compilare il form di iscrizione sul sito della Fondazione Vodafone ascuoladiinternet.it.

Assunzioni nel settore abbigliamento Il gruppo Inditex, società proprietaria di numerosi brand dedicati alla moda tra cui Zara, Pull&Bear, Oysho, è alla ricerca di personale da assumere presso vari punti vendita collocati in Italia. Per candidarsi o consultare tutte le opportunità di lavoro offerte dall’azienda, visita il sito www.joinfashioninditex.com.

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fumetti illuminano il “Buio”. Il noto locale di tendenza nocerino ha accolto la prima mostra di Marco Sparandeo. Una passione per il disegno innata quella del 25enne originario di Aprilia, ma da tempo stabilitosi a Nocera Inferiore. Già quando mosse i primi passi nella scuola dell’infanzia le si meravigliarono per la bravura di quel bambino. «Ricordo che il primo giorno di scuola, vedendo un mio disegno, la maestra se ne appropriò come testimonianza della bravura di quel suo alunno». La prima locandina ufficiale Sparandeo la realizzò proprio in quegli anni, in occasione della recita di quinta elementare. Il percorso di studi è poi continuato fino al diploma conseguito nell’importante scuola italiana di Comix. Ad accogliere i fumetti di Marco Sparandeo è il “Buio” di Nocera Inferiore. Tra bottiglie di vino pregiato e bicchieri di cristallo, va in scena un’esposizione unica. Approfittando dell’attenzione che il patron Luca Zambrano ha per l’arte, il fumettista ha organizzato nelle sale di piazza Guerritore la sua prima personale. A coordinare i lavori, in qualità di direttore artistico, un altro professionista dell’immagine: Giuseppe Angrisani. “Sapere aude!” è il motto dell’artista che dà anche il titolo alla sua mostra. Una continua ricerca della conoscenza e della perfezione. In occasione dell’esposizione Sparandeo ha riservato anche qualche sorpresa. Oltre ai fumetti, infatti, sono esposti alcuni dipinti realizzati durante gli anni accademici. Sa. D’An.

Benessere & estetica Esserebenessere Helth Management, azienda di Milano specializzata nella gestione di palestre aziendali e nella consulenza wellness, cerca estetiste qualificate con diploma di terzo anno; estetiste apprendiste, con almeno il secondo anno del diploma di estetica. Per candidarsi occorre inviare il curriculum con foto all’indirizzo info@corporatefitness.it. Idea Bellezza è alla ricerca di truccatrici esperte per eventi specifici e attività nei punti vendita in Campania, Puglia, Lazio, Calabria e Basilicata. Per candidarsi visitare il sito www.ideabellezza.it. Insieme - Ottobre 2013

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STOP AL GIOCO D’AZZARDO

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remiare i virtuosi. Premiare chi decide di dire basta al gioco d’azzardo. Premiare chi fa scelte consapevoli. Questo e molto altro ancora è “Slotmob”, una iniziativa aperta, la più grande e attiva partecipazione che nasce dal riconoscere ciò che di bello e giusto esiste nella società italiana di questo tempo. Slotmob è il frutto dell’unione di molteplici realtà che, anticipando i tempi della politica, intendono premiare chi sceglie di andare contro corrente. Spiegano sul sito nexteconomia.org: «Accanto alle reti associative che da anni propongono una regolamentazione della diffusione e promozione del gioco d’azzardo in linea con gli interessi del buon vivere sociale contrastando gli interessi prevalenti di pochi, diverse ed eterogenee realtà della società italiana esprimono la necessità di compiere e organizzare assieme gesti pubblici di acquisto per riconoscere e sostenere la scelta di quegli esercizi commerciali che hanno compiuto la scelta difficile, libera e responsabile di liberare i loro locali da quegli strumenti del gioco d’azzardo che producono nuove dipendenze e povertà». E così i cittadini si mettono insieme e vanno a consumare il caffè nel bar che, andando contro corrente e contro un presunto profitto, ha deciso di liberarsi di videopoker e slot machine. Dalla crisi, infatti, si esce assieme, a cominciare dalla scelta di premiare coloro che, con la loro decisione, rinsaldano il legame sociale che sta alla base dei nostri quartieri, paesi

Sono partiti a settembre gli “Slotmob”. A promuoverli diverse associazioni che intendono premiare gli esercenti che dicono no ai videopoker organizzando gesti pubblici di acquisto

e città. Cittadini, dunque, mobilitati per il buon gioco contro le nuove povertà e la dipendenza dal gioco d’azzardo. Diversi i fronti su cui agisce Slotmob: richiedere una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo nell’interesse non delle lobby ma dei cittadini, soprattutto dei più vulnerabili; non aspettare i tempi, a volte troppo lunghi della politica, ed agire subito, recandoci insieme a fare colazione in un bar che ha scelto la disinfestazione dalle slot e/o altri giochi d’azzardo; curare il cattivo gioco con il buongioco, che è sempre un bene relazionale, organizzando, in concomitanza dello Slotmob, un torneo di calcio balilla. Il primo evento c’è stato il 27 settembre a Biella. Numerosi quelli programmati in tutta Italia. Anche l’Agro nocerino sarnese deve fare la sua parte. Insieme si sta impegnando da tempo, non resta che fare fronte comune e premiare chi sceglie il bene.


INSIEME ...sì, lo voglio!

Dove mi sposo? Scegliere la Chiesa in cui sposarsi è un passo importante ed emozionante che non dovrebbe tenere conto delle tendenze

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a mia parrocchia? La tua parrocchia? Quella dove andremo ad abitare? Sono domande che accompagnano il tempo che precede la celebrazione del matrimonio. A darci qualche risposta ci pensa “Venite alle nozze”, una preziosa guida per la preparazione al matrimonio scritta dal nostro direttore editoriale don Silvio Longobardi. «Come ogni altra celebrazione sacramentale - si legge -, anche quella nuziale è evento di Chiesa e coinvolge tutta la comunità nella quale gli sposi vivono la loro esperienza di fede. È per questo che ordinariamente la liturgia viene celebrata nel contesto della comunità parrocchiale di uno dei nubendi. A dire il vero il Direttorio non parla di comunità parrocchiale ma di “comunità ecclesiale”, quella in cui “gli sposi sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte” e aggiunge che è questa “comunità il luogo normale della celebrazione delle nozze”». Consiglio perfetto e chiaro. Ma soprattutto il matrimonio “si celebri abitualmente durante la Messa”. Monito per tutti coloro che vorrebbero sposarsi su una bella terrazza sul mare o nel giardino di una villa nobiliare. Il matrimonio si celebra in Chiesa, quella dove l’amore si è nutrito, e durante la messa. «L’Eucaristia – scrive Giovanni Paolo II – è la fonte stessa del matrimonio cristiano [...] la radice dalla quale scaturisce,

è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale». Ma come va preparata la Chiesa? Tutta la celebrazione, scrivono i vescovi italiani, deve caratterizzarsi “per la sua solennità e per la sua semplicità, l’una e l’altra rivelazione e annuncio della gioia cristiana di fronte al dono di Dio” (ESM 86). Nulla va lasciato al caso, dalla disposizione dei banchi a quella dei fiori. L’addobbo floreale, per esempio, deve servire ad abbellire l’altare e la mensa eucaristica. Non è il caso di addobbare sedie ed inginocchiatoio degli sposi. Per quanto riguarda i canti il Rituale raccomanda che “siano adatti al rito del matrimonio ed esprimano la fede della Chiesa” (OCM 30). «Il canto – ricorda don Silvio – è una delle forme ministeriali in cui si esprime l’attiva partecipazione del popolo di Dio». Non sembra ideale, quindi, affidare i canti ad un solista, ma ad una corale che li possa selezionare tra quelli più adatti all’assemblea. Per quanto riguarda la consuetudine di lasciare un’offerta per la Chiesa, si tenga presente che è un dono fatto dagli sposi alla parrocchia per partecipare alla sua sussistenza. Altri suggerimenti sulle letture e sui vari momenti della messa nuziale al prossimo appuntamento. Salvatore D’Angelo

Foto Salvatore Alfano

Il Consiglio Oltre ai canti che normalmente accompagnano la celebrazione eucaristica, è necessario prevedere almeno altri tre canti: il salmo responsoriale, l’invocazione allo Spirito all’inizio del rito nuziale e un canto di gioia dopo lo scambio degli anelli.

La lettura Per comprendere tutta la bellezza delle liturgia nuziale suggeriamo di leggere il testo “Venite alle nozze - Prepararsi alla celebrazione del matrimonio” scritto da don Silvio Longobardi e pubblicato dall’Editrice Punto Famiglia nel 2011. Per maggiori informazioni consultate il sito www.puntofamiglia.net

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IPASSIDIFRANCESCO FRANCESCO di Silvio Longobardi

Da questo numero le rubriche Chiesa nel mondo e Chiesa locale saranno sostituite alcune scelte del Pontefice, chiamato a guidare la Chiesa universale, e del vescovo

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Uscire e annunciare

l Papa spiazza tutti, spariglia le carte, lancia continue provocazioni, costringe gli altri a pensare e a correre dietro di lui. A volte sconcerta anche i cattolici perché usa un linguaggio inusuale. Altre volte pensiamo di averlo capito ma in realtà lo abbiamo incasellato nei nostri schemi. Dobbiamo ancora imparare a conoscerlo. E, soprattutto, dobbiamo imparare a capire quello che Dio vuole dire oggi alla Chiesa attraverso il Pastore che Lui ha posto alla guida della Chiesa. Non siamo noi che dobbiamo giudicare il Papa, dobbiamo lasciarci giudicare dai suoi interventi. Per questo abbiamo deciso di aprire uno spazio in cui raccontare gesti e parole, tra quelli che riteniamo più significativi oppure quelli che non hanno avuto un’adeguata risonanza. Per fare bene questo mestiere non basta certo una rubrica, ci vorrebbe un’intera rivista, tanti e straordinari sono i passi che Papa Francesco compie. Ci accontentiamo di dare qualche accenno e fare con Lui qualche piccolo passo.

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È

uno dei leitmotiv che ritorna con maggiore frequenza. Il Papa invita tutti i cristiani – vescovi, preti, religiosi e laici – a non restare chiusi nella casa o nella parrocchia. Uscire è il nuovo imperativo pastorale. Incontrando i vescovi alla GMG ha chiesto di educare i giovani alla missione, come ha fatto Gesù con i suoi discepoli: “Non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone sono in attesa del Vangelo! Non è semplicemente aprire la porta per accogliere, ma è uscire dalla porta per cercare e incontrare! Con coraggio pensiamo alla pastorale partendo dalla periferia, partendo da coloro che sono più lontani, da coloro che di solito non frequentano la parrocchia. Anche loro sono invitati alla mensa del Signore” (27 luglio 2013). Agli inizi di agosto, ricevendo un gruppo di pellegrini provenienti da Brescia, la diocesi dove Paolo VI è nato, Papa Francesco ha detto che l’Evangelii nuntiandi, pubblicata a termine dell’Anno Santo 1975, è il documento più significativo del pontificato di Montini. Un documento che a metà degli anni ’70 lancia la sfida missionaria.

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Prossimità

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n’altra parola che spiega la sensibilità del Papa è prossimità. Nella visita a Lampedusa (8 luglio) questo stile ha trovato la sua espressione più eloquente. “Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze”, così ha detto nell’omelia. Ha usato parole forti: “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri… porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. [...] Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.”. Una denuncia proclamata con lo “stile” dei profeti, un invito a cambiare “stile” senza lasciarci fagocitare da un sistema sociale che ci rende insensibili. Ma tutto si conclude e trova il suo sigillo nella richiesta di perdono. È la parola di Dio che ci scuote, a Dio dobbiamo ritornare, solo con Dio può ripartire una storia nuova.


IPASSIDIGIUSEPPE IPASSI di Antonietta Abete

I trasferimenti

dalle nuova rubrica I Passi di Francesco e I Passi di Giuseppe. Vogliamo rileggere Giudice a cui è affidata la cura pastorale della nostra Chiesa locale

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na rivoluzione nella geografia della diocesi. Dopo due anni dal suo arrivo, mons. Giuseppe Giudice ha trasferito un buon numero di parroci, ridisegnando il volto pastorale della nostra Chiesa locale. Non sono mancate critiche e resistenze. Così come ad uno sguardo attento non è sfuggita, in certi giorni, la fatica e la preoccupazione sul volto del nostro Pastore. Ma il vescovo Giuseppe non si è fermato né ha permesso che qualche momento di sofferenza potesse sfilacciare il suo consueto abito della gioia. Mentre delegazioni parrocchiali giungevano in Diocesi per presentare le loro osservazioni e i media locali rinfocolavano qualche polemica, in ginocchio nella Cappella del Palazzo vescovile egli ha continuato a scrutare l’orizzonte, portando nel cuore le necessità pastorali delle 54 comunità che in questi due anni ha più volte incontrato. Nella conferenza stampa di presentazione dei nuovi parroci, lo scorso due settembre, il vesco-

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vo ha ribadito con forza: «sono venuto per amare la Chiesa, anche con dolore» e, facendo riferimento ai sacerdoti chiamati ad una nuova missione, ha aggiunto: «Non stiamo certo parlando del trasferimento di mobili», per sottolineare il discernimento che accompagna ogni singola decisione. A chi dentro e fuori la Chiesa ha sussurrato che non c’era bisogno, che si poteva lasciar perdere, il vescovo ha risposto con fermezza: il medico pietoso fa la piaga cancerosa. Ad un laico che gli ha consigliato di fare un passo indietro, ha spiegato: «Non posso. Ci pensi un attimo, significherebbe che prima di scegliere non ho pensato abbastanza». Quando si ha in mano un solo pezzo di un puzzle, non si riesce a intuirne il disegno complessivo. Ma il vescovo Giuseppe, che ha la responsabilità della guida della nostra Chiesa locale, ai piedi del tabernacolo lo ha scorto certamente prima e meglio di noi.

a dato il calcio d’inizio alla partita del Sorriso che lo scorso 5 ottobre ha visto scendere in campo sacerdoti e laici per inaugurare il campo da calcio dell’oratorio “San Giovanni Bosco” di Pagani, un luogo destinato ad accogliere centinaia di giovani e adolescenti. Un gesto semplice che richiama l’attenzione sull’urgenza della sfida educativa, una necessità che il vescovo Giuseppe conosce bene grazie ai 6 anni trascorsi nella scuola come maestro unico prima della chiamata al

La passione educativa sacerdozio. Un impegno che continua in seno alla Conferenza episcopale campana. «L’educatore è colui che è capace di accendere il fuoco della ricerca e dell’approfondimento, mettendo insieme libertà e responsabilità» ha ricordato nel messaggio inviato al mondo della scuola lo scorso settembre, a poca distanza dalla nomina del responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica che ha colmato un vuoto non più giustificabile per le sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare.

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VITA ECCLESIALE

Settimane sociali dei cattolici italiani: occasioni di incontro, confronto e riflessione tra i vari componenti del tessuto ecclesiale. Iniziative «provvidenziali e preziose» le ha definite papa Francesco nel suo messaggio iniziale

Un’esperienza di Chiesa con la “C” maiuscola

“F

amiglia, speranza e futuro per la società italiana”: questo il tema della 47esima Settimana sociale dei cattolici italiani, tenutasi a Torino dal 12 al 15 settembre scorso. Anche la nostra diocesi è stata presente, rappresentata da padre Giuseppe Ferraioli e Salvatore D’Angelo. Un argomento importante quello proposto dagli organizzatori, che papa Francesco ha invitato a vedere non solo come un “tema”, ma come «vita, tessuto quotidiano, cammino di generazioni che si trasmettono la fede». Le settimane sociali sono, indiscutibilmente, una grande opportunità che la Chiesa italiana offre all’intero Paese, rappresentato dai tanti delegati delle diocesi che puntuali hanno risposto all’invito. Ma cosa resta di queste sessioni torinesi? Innanzitutto la sensazione che c’è una Chiesa viva, che permea il tessuto sociale in maniera non arrendevole, ma autorevole. Che desidera, con rispetto, affermare il proprio punto di vista e vuole, con uguale rispetto, che sia tenuto in debita considerazione. Chiarissima la posizione espressa dal cardinale Angelo Bagnasco, il quale ha evidenziato come non sia possibile abbassare la guardia perché: «Nulla è garantito se a perdere è la famiglia, perché indebolirla

è indebolire la persona, la società». Ed oggi, purtroppo, si assiste ad un attacco tutt’altro che velato all’istituzione familiare. È urgente, dunque, reagire. Come? Attraverso una rieducazione economica che passa dal civile. Interessanti le idee del professore Stefano Zamagni secondo cui è necessario puntare su «politiche di armonizzazione; capire che le famiglie non sono un peso, ma devono far parte della discussione, si creerà così una sussidiarietà circolare». Fare rete. Molteplici i suggerimenti emersi nel corso delle otto assemblee tematiche. Cose all’apparenza semplici, già ribadite probabilmente in altre occasioni, ma che purtroppo trovano difficile applicazione. Viene così nuovamente fuori la necessità di fare rete, alimentare le relazioni tra famiglie, sviluppando le alleanze. Auspicare una collaborazione più autentica con la scuola. Nell’ambito occupazionale giovanile emerge che occorre puntare sulla «famiglia nella formazione al lavoro fin dai primi anni di vita», piuttosto che ripensare «al lavoro e al mercato come luoghi di mutua assistenza e di fioritura umana», ma anche agevolare «il passaggio generazionale delle competenze». La parte del leone, anche nell’intervento del primo ministro Enrico Letta, l’ha avuta il tema fiscale. In molti hanno chiesto l’inserimento del

fattore famiglia, basata «sull’introduzione di un’area non tassabile proporzionale al carico familiare reale». C’è stato anche il tempo per intuire strategie di relazione con le famiglie immigrate, ma anche come la famiglia deve abitare la città e in che modo può contribuire alla custodia del creato. Tanto materiale su cui la Chiesa italiana e gli uomini di buona volontà dovranno lavorare perché – utilizzando le parole del Santo Padre – «mettere in evidenza il legame che unisce il bene comune alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio è un debito di speranza che tutti hanno nei confronti del Paese». Sa. D’An.

Padre Giuseppe Ferraioli

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Nuove nomine Prosegue il cammino di rinnovamento e stabilizzazione che il vescovo Giudice ha inaugurato da qualche mese, con il trasferimento e la nomina di nuovi parroci

Sono quattro le comunità parrocchiali ultimamente interessate dal cambio di sacerdoti. Parrocchie situate tra Angri, Sant’Egidio del Monte Albino e Nocera Superiore. In alcuni casi si tratta di cambiamenti veri e propri (Santissima Annunziata e Santa Maria del Carmine di Angri), in altri di conferme: Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio, San Giovanni Battista e San Bartolomeo Apostolo a Nocera Superiore.

CONOSCIAMOLI MEGLIO Don Silvio Longobardi e don Salvatore Fiocco sono i nuovi parroci delle comunità Santissima Annunziata e Santa Maria del Carmine di Angri. Don Silvio Longobardi, originario di Angri, è nato il 3 dicembre 1960. Ordinato sacerdote nel 1986 è responsabile del settore cultura della Diocesi e custode della Fraternità di Emmaus. Don Salvatore Fiocco, originario di Angri, è nato il 16 ottobre 1974. Ordinato sacerdote nel 2001, è Cancelliere diocesano. Don Massimo Staiano è nato il 26 luglio 1974. Ordinato sacerdote nel 2000, è il nuovo parroco di Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio del Monte Albino, di cui dal 2006 era amministratore parrocchiale. Don Marco Limodio, originario di Angri, è nato l’8 ottobre 1975. Ordinato sacerdote nel 2007, dal 5 ottobre è missiona-

rio Fidei donum a Montreal in Canada, dal 2009 era amministratore parrocchiale della parrocchia Santissima Annunziata di Angri. Don Andrea Amato, originario di San Marzano sul Sarno, è nato il 24 agosto 1982. Ordinato sacerdote nel 2008, è il nuovo parroco delle comunità San Giovanni Battista e San Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore, di cui era amministratore parrocchiale dal 2011. Don Enrico Ascolese, originario di Poggiomarino, è nato il 15 luglio 1960. Ordinato sacerdote nel 1986 collaborerà con il Servizio per l’insegnamento della religione cattolica, dal 2008 e fino alla nomina curiale è stato amministratore parrocchiale di Santa Maria del Carmine di Angri.

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Don Marco Limodio

Sulle strade del mondo «La missione è un aspetto essenziale della vita cristiana», ha ricordato papa Francesco nel messaggio per la Giornata Missionaria mondiale 2013

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ttobre è il mese in cui la Chiesa è chiamata ad aprire una finestra sul mondo e ciascuna comunità è invitata a fare proprio il mandato di Gesù agli apostoli di essere «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8): lo ha ricordato Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2013. Il Pontefice ha anche sottolineato che quello missionario è un aspetto essenziale della vita cristiana, non un gesto da compiere quando si sono trovate le risposte per tutte le altre necessità. Fu papa Pio XI a istituire nel 1927 la prima “Giornata Missionaria Mondiale per la propagazione della fede”, che da allora si celebra la penultima domenica di ottobre. I fedeli di tutti i continenti sono chiamati ad aprire il loro cuore alle necessità della missione e le offerte raccolte durante questo mese sono devolute alle Pontificie Opere Missionarie che sostengono 1081 diocesi del mondo. Si tratta di un vero “Fondo mondiale per l’evangelizzazione” che permette a tante Chiese di avere l’essenziale per vivere e annunciare il Vangelo. Questo impegno serve in particolare alla formazione e al sostentamento dei catechisti, animatori della fede nei villaggi più sperduti. Anche le diocesi più povere dell’Africa e dell’America Latina partecipano alla raccolta missionaria: è questo il miracolo del pane, nella misura in cui impariamo a spezzare il pane, vedremo anche la sua moltiplicazione a vantaggio delle più diverse Chiese sparse su tutta la terra. “Sulle strade del mondo” è lo slogan scelto per la Giornata Missionaria Mondiale 2013. Nell’Anno della Fede, il tema esprime l’esigenza di coniugare lo Spirito missionario con la vita di tutti i giorni, in un mondo bisognoso di redenzione, segnato da profonde tra-

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Nella veglia missionaria la Chiesa locale ha ringraziato per il dono di don Marco Limodio, missionario fidei donum a Montreal, e per i numerosi progetti missionari che legano questa terra ad altre Chiese nel mondo. La nostra Chiesa locale, attraverso la Caritas diocesana, ha donato alla diocesi di Manga in Burkina Faso due tendostrutture e 160 sedie.

sformazioni sociali, politiche, economiche e culturali. È necessario uscire dalle nostre comunità per andare incontro agli uomini e alle donne che hanno fame e sete di Dio. La testimonianza di fede di tanti missionari – religiosi, religiose, fidei donum e laici - disseminati nei cinque continenti resta il segno tangibile di un impegno costante della Chiesa per l’annuncio del Vangelo. “Donare missionari non è mai una perdita”, ha ricordato il Papa che ha incoraggiato quanti sentono questa particolare chiamata a rispondere generosamente alla voce dello Spirito. In questo solco, lo scorso primo ottobre, la Chiesa diocesana ha ringraziato il buon Dio per la speciale vocazione di don Marco Limodio. Classe 1975, dal 2009 amministratore parrocchiale della comunità Santissima Annunziata di Angri, dallo scorso 5 ottobre è missionario fidei donum a Montreal, in Canada. Il giovane presbitero portava da lungo tempo nel cuore il desiderio di partire missionario. Durante l’episcopato di Mons. Illiano ha vissuto due esperienze in Albania e quando nel 2011 è arrivato Mons. Giudice alla guida della Chiesa nocerina ha posto nelle mani del nuovo pastore questa speciale vocazione. Dopo un attento discernimento, in accordo con l’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria della CEI, don Marco è stato donato alla diocesi di Montreal, in Canada. Ad attenderlo una comunità di 7.000 famiglie che faticano ad accogliere la fede. Le opere. Sono davvero numerosi i progetti dal respiro missionario portati avanti dalle parrocchie del-


Mons. Gabriel Sayaogo

Sacerdote fidei donum Cosa significa? L’espressione latina fidei donum significa dono della fede, sono le prime parole dell’enciclica che Pio XII pubblicò il 21 aprile 1957 per invitare la Chiesa occidentale all’impegno missionario. In senso derivato, sono detti “Fidei donum” i presbiteri, i diaconi e i laici diocesani che vengono inviati a realizzare un servizio temporaneo in un territorio di missione dove già esista una diocesi.

la diocesi, una ricchezza per chi dona e per coloro che ricevono. Dallo scorso maggio, un nuovo filo di solidarietà lega la nostra Chiesa locale a quella del Burkina Faso. Attraverso la Caritas diocesana, sono stati donati alla diocesi di Manga due tendostrutture, capaci di ospitare ciascuna 80 persone, e 160 sedie, da utilizzare per le celebrazioni che avvengono all’aperto e sotto il cocente sole africano. Il progetto, che ingloba la proposta di costruire un vero e proprio gemellaggio tra le due Chiese sorelle, è nato dall’incontro tra Mons. Gabriel Sayaogo - di passaggio nell’Agro per fare visita alla Fraternità di Emmaus che nel Paese africano porta avanti diversi progetti di cooperazione - e il vescovo Giuseppe. «Il progetto, dal costo complessivo di 4000 euro, è stato finanziato lo scorso mese di maggio», ha spiegato il direttore della Caritas, don Alessandro Cirillo,

che ha aggiunto: «Io e don Raffaele Ferrentino (vicedirettore Caritas) speriamo di poter visitare la diocesi di Manga il prossimo novembre, per toccare con mano la realtà e capire quali altri passi possiamo compiere per sostenerla». Tra le idee messe in campo vi è quella di strutturare un percorso per i volontari che desiderano vivere un’esperienza missionaria. La diocesi di Manga è stata istituita nel 1997 e ha solo 6 parrocchie distribuite in un territorio molto ampio. «Sono 22 sacerdoti - ha spiegato il vescovo Sayaogo due dei quali in pensione. La presenza spirituale nei villaggi è garantita dai catechisti che diventano veri e propri missionari ad intra». Perché diventare catechisti occorre seguire un percorso formativo abbastanza severo che richiede una presenza residenziale e dura 4 anni. Attualmente, dice il vescovo, «vi sono 180 catechisti in missione, 50 in formazione». Le due tendostrutture e le 160 sedie serviranno anche per incontri e raduni diocesani. I soldi risparmiati per il noleggio di queste strutture potranno essere destinati ad altre necessità, tra le quali il sostegno all’annuncio del Vangelo. Antonietta Abete

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Foto di gruppo nel Santuario di Santa Maria delle Grazie

Sulle orme di Paolo VI

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sacerdoti guidati dal vescovo Giuseppe sulle orme di Paolo VI. Una famiglia accompagnata dal padre per costruire insieme comunione e fraternità: è quanto vissuto dai sacerdoti diocesani con mons. Giudice dal 17 al 19 settembre scorso, a Concesio, città natale di Giovanni Battista Montini. I presbiteri hanno ripercorso i luoghi cari del Pontefice bresciano: dalla casa natale, al Santuario della Madonna delle Grazie, dove il 30 maggio del 1920 il giovane presbitero celebrò la prima Messa. Una visita ricca di sfaccettature, come l’animo del Montini, che ha offerto la possibilità di ammirare la collezione Paolo VI, presso il nuovo museo dell’Associazione Arte e Spiritualità: un patrimonio di settemila opere del ‘900, conservate dal segretario Pasquale Macchi, di autori come Dalì, Magritte, Guitton. «Mi ha colpito la cultura di un uomo che ha saputo portare l’arte nella liturgia» ha raccontato Angelo Santitoro, in riferimento al Papa che per primo parlò di un’alleanza tra la Chiesa e gli artisti. Non soltanto visite per riempire le giornate del gruppo partito dalla Diocesi: mons. Giudice ha voluto meditare sugli scritti di Giovanni Battista Montini. Il prete della resistenza al fascismo con gli universitari della Fuci, il Pastore che concluse il Concilio

I presbiteri in viaggio con il vescovo Giuseppe sui luoghi cari a Giovanni Battista Montini Vaticano II e fu autore di gesti rivoluzionari, come il primo pellegrinaggio in Terra Santa, nel 1964, o l’istituzione del Segretariato per i non cristiani, tra i tanti da ricordare.

IL SENSO DI COMUNIONE A Bergamo, lo scorso anno, la famiglia presbiterale si era ritrovata per ripercorrere i passi di Giovanni XXIII, anche quest’anno mons. Giudice ha riproposto un pellegrinaggio ai suoi sacerdoti e seminaristi. A colloquio con don Giuseppe Pironti, emerge l’importanza di mettersi in viaggio con il Pastore della nostra Diocesi. «Questi appuntamenti rappresentano un tassello prezioso nella nostra formazione permanente», ha affermato don Giuseppe e ha proseguito: «Ciò che si solidifica in queste occasioni è il senso di comunione, fraternità e unione sacerdotale, un punto fondamentale se vogliamo costruire una Chiesa locale unita e accogliente». Il profumo della vita e delle opere di Paolo VI, l’amicizia sincera respirata a Concesio e la vicinanza umana a mons. Giudice sono i frutti che i sacerdoti riportano a casa e nelle parrocchie, perché la nostra Chiesa locale non si stanchi di crescere mai. Mariarosaria Petti

L’esperienza di don Raffaele Ferrentino «Sono legato alla figura di Paolo VI, conclusi la mia prima Messa con uno stralcio di una sua omelia. Questo pellegrinaggio è stata un’occasione per riscoprire la bellezza del Concilio: la Chiesa prosegue la sua missione con il Concilio che ci riporta alle origini di quanto ha fatto Gesù. Un altro aspetto che mi colpisce di Paolo VI è il suo senso di ecclesialità: l’essere comunità di salvati che ha il dovere di annunciare Cristo, forse non tanto nelle aggregazioni e associazioni, ma nel vissuto quotidiano. Un invito alla riscoperta del rapporto con Cristo nei luoghi dove si soffre e opera. Il pellegrinaggio è stato un momento fraterno, che ci ha aiutato a conoscerci meglio tra sacerdoti, seminaristi e a rapportarci con il Vescovo nella quotidianità». Il gruppo al completo dinnanzi alla statua di Paolo VI dell’omonimo Istituto

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Il coro della GRG insieme ad alcuni vescovi campani: Mons. Luigi Moretti, Vescovo di Salerno, Mons. Lucio Lemmo, Vescovo ausiliario di Napoli, e Mons. Franco Alfano, Vescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia

LE ESPERIENZE

Le diverse forme di servizio Molti lettori ci scrivono per condividere le loro esperienze. Questo mese diamo voce a Raffaele Massa, un giovane di Striano, che ha fatto parte del coro della GRG Salerno 2013 e ad una Terziaria francescana che ha scelto di condividere la realizzazione di un desiderio a lungo portato nel cuore: far visita agli anziani

L’

esperienza di corista per Raffaele inizia in tenera età. Ha solo sei anni quando entra a far parte del Coro della parrocchia di San Giovanni Battista in Striano. «Da quando ero piccolo e leggevo a malapena non ho più smesso di partecipare attivamente alla vita corale - racconta -. Per me è stato come trovare una seconda famiglia. Questa è l’emozione che ho provato anche a Salerno». Raffaele infatti ha partecipato alla Giornata Regionale della Gioventù come membro del coro della Diocesi di Salerno, unico giovane dell’Agro nocerino-sarnese. Non sono mancate le difficoltà e i sacrifici: «La mia Giornata Regionale dei Giovani è iniziata due mesi prima della data ufficiale - aggiunge -. Due mesi di dure prove presso la Chiesa del Gesù Risorto al Parco Arbostella di Salerno, con vari problemi che attanagliavano la mia famiglia: la nonna malata e che ora non c’è più, il problema di come arrivare a Salerno senza dare troppo fastidio ai miei genitori, impegnati ad accudirla. Voglio ringraziarli, perché nonostante tutto mi hanno dato la forza per andare avanti e vivere questa esperienza». Aggiunge: «Ho vissuto momenti indimenticabili. È stato bello condividere le mie emozioni con centinaia di giovani, vedere ragazzi come me essere felici, di una felicità che entra nel cuore e non esce più». Un’esperienza diversa dalle altre. «Cantare è il mezzo attraverso il quale voglio esprimere la mia partecipazione emotiva nel lodare Dio per tutto quanto Lui mi dà nella vita di ogni giorno. Ringraziare Dio attraverso la mia voce, insieme agli altri coristi, è una sensazione speciale ed unica: sento di far parte di un gruppo e quindi di una comunità viva e operosa che cerca di crescere secondo principi e valori cristiani. Far parte di un coro diocesano richiede anzitutto condivisione e passione, ma anche capacità di smussare il proprio ego e mettersi al servizio di tutti».

La sua speranza è quella di poter far parte, un giorno che speriamo non sia troppo lontano, del Coro della Diocesi di Nocera – Sarno. Un desiderio realizzato. Alla parole di Raffaele si aggiungono quelle di una Terziaria francescana di Materdomini che ha portato a lungo nel cuore il desiderio di essere più vicina a chi è avanti negli anni. «Da tempo desideravo visitare una casa di riposo per anziani». Desiderio che si è concretizzato lo scorso 10 luglio quando i Terziari della Fraternità di Materdomini di Nocera Superiore hanno visitato, insieme al gruppo teatrale “Arabesco”, la casa di riposo di Nocera Inferiore che ospita 14 persone ed è gestita dalle suore francescane. «L’entusiasmo ha raggiunto il punto massimo durante l’esibizione del gruppo teatrale che ha coinvolto tutti i presenti in canti, giochi e balli popolari». Anche le suore hanno partecipato all’incontro, conclusosi con la cena e il dolce preparato dai Terziari. «Nel salutare abbiamo dovuto promettere che saremmo ritornati ancora». Un seme era stato gettato e i frutti non si sono fatti attendere a lungo. «Anche la casa I.SA.MA. di Nocera Inferiore ci ha invitato. E così, il 27 agosto, sempre in collaborazione con gruppo teatrale “Arabesco” di Nocera Superiore ci siamo recati in questa casa dove regna un clima sereno e piacevole. Il gruppo ha trovato terreno fertile per la sua esibizione, grazie alla disponibilità del personale che non ha esitato a lasciarsi coinvolgere nello spettacolo, tenendo per mano i nonni e regalando loro un sorriso e tanta gioia». Conclude: «Siamo fiduciosi di poter continuare a servire il Signore in chi ha bisogno di una carezza e di una preghiera comunitaria». È proprio vero, c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Antonietta Abete Insieme - Ottobre 2013

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXIX alla XXXIII domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Preghiera dell’equinozio d’autunno “Signore, non sono necessarie le penne degli angeli e i languidi cori celesti: ci bastano le penne del passero e il canto stridulo del merlo tra le foglie del platano.

Signore, non c’è bisogno di grandi stelle comete: bastano queste luci e queste case, se vieni a cenare con noi e, se vieni, ti prego, non entrare a porte chiuse: è così dolce la chiave che canta nella toppa, quando si attende l’amato!

Strade d’autunno fasciate di nebbia e case che s’accendono e fanno lume nella notte.

Io non attendo altre strade, io non ti chiedo altre case o altre sere o altri mondi; ma questo, questo dolcissimo mondo abitato da te”. Anonimo (fonte www.monasterodibose.it)

20 ottobre 2013

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Prima lettura: Es 17, 8-13a Salmo: Sal 120 Seconda lettura: 2 Tm 3, 14 - 4, 2 Vangelo: Lc 18, 1-8 Il Vangelo In quel tempo, Gesù parlò ai suoi discepoli riguardo la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente». (cfr Lc 18,1.7-8) Colore liturgico: VERDE

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La preghiera, cibo dell’anima Ci sono dei momenti i cui, qualunque sia la posizione del corpo, l’anima è in ginocchio. Come Mosè, dobbiamo rimanere con le mani alzate fino al tramonto del sole, rimanere cioè in un colloquio intimo e continuo con il Signore. La preghiera non è soltanto un’azione, un momento, un rito, è un respiro dell’anima, è la vita stessa del credente, è il cibo quotidiano per crescere nella statura di Cristo. Bisogna rimanere saldi nella conoscenza e nella fede, permettendo ad altri (singoli o comunità), di sostenere le braccia perché il Figlio dell’uomo, quando tornerà – e sappiamo che tornerà – vorrà trovare la fede sulla terra, fede come quella della vedova insistente. E la fede, per essere di qualità, cioè quella della Chiesa, deve essere alimentata costantemente nella preghiera.


27 ottobre 2013

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” Prima lettura: Sir 35, 15-17.20-22 Salmo: Sal 33 Seconda lettura: 2 Tm 4,6-8.16-18 Vangelo: Lc 18, 9-14 Il Vangelo Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. (cfr Lc 18,10-13)

Riconoscersi bisognosi La preghiera… siamo dinanzi al Signore e lo siamo sempre nella nostra realtà concreta, fatti di terra e mendicanti di cielo. Pieni o vuoti? Farisei o peccatori? A chiedere, o a presentare la lista delle nostre capacità? Siamo come degli dèi dinanzi a un idolo, o come creature dinanzi al Creatore? Gesù racconta una parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri. Le parabole sono sempre grandi insegnamenti, ma poco ascoltate da chi vive ciò che nella parabola è raccontato. Paolo ha combattuto, ha corso, ha consumato nella battaglia la sua vita ed è cosciente, alla fine, di aver conservato la fede. C’è vera preghiera solo se ci sentiamo poveri, mendicanti, perché il Signore è sempre vicino a chi ha il cuore spezzato.

Colore liturgico: VERDE

3 novembre 2013

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” Prima lettura: Sap 11,22-12,2 Salmo: Sal 144 Seconda lettura: 2 Ts 1,11 - 2,2 Vangelo: Lc 19, 1-10 Il Vangelo In quel tempo, Zacchèo, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». (cfr Lc 19,8-10) Colore liturgico: VERDE

Apri le porte: entra la Gioia! Il Signore, amante della vita, oggi si ferma nella casa di Zaccheo. Oggi devo fermarmi a casa tua. Gesù si invita, si autoinvita, perché Egli non viene mai per prendere ma sempre per donare. Zaccheo lo accoglie con gioia. Noi dobbiamo essere sempre degni della chiamata. Dio ci chiama e ci richiama sempre, lasciandoci nella coscienza della nostra indegnità. La conversione morale è prima di tutto teologale. Non posso cambiare la mia vita, se non accolgo il Signore. Solo se accolgo veramente il Signore, la mia vita da vuota diventa piena, da triste diventa gioiosa, da una vita chiusa si passa a una vita aperta, all’altro, e tutto viene restituito nella gratitudine e nella gioia. Accogliendo il Signore nello spazio della mia vita, essa diventa eucaristica.

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10 novembre 2013

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Sono figli della risurrezione, sono figli di Dio” Prima lettura: 2 Mac 7, 1-2. 9-14 Salmo: Sal 16 Seconda lettura: 2 Ts 2,16-3,5 Vangelo: Lc 20, 27-38 Il Vangelo In quel tempo, Gesù rispose ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione: «Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». (cfr Lc 20,27.37-38) Colore liturgico: VERDE

Non perdere di vista l’eterno Gesù ci ha amati e ci ha donato una consolazione eterna e una buona speranza. Credere nel Dio dei viventi! Credere nella risurrezione! Credere nella vita! La fede diventa vera se non si perde nelle coordinate del tempo, ma si apre incessantemente all’eterno. Noi sappiamo che ci sazieremo contemplando il suo volto; quel volto che oggi troviamo nei frammenti della vita, dell’amore e della sofferenza, sarà il volto che contempleremo nell’eterno, disseminato adesso nei tanti sentieri della nostra vita. Sette figli, sette mariti, nella pazienza e nell’offerta, passando attraverso il roveto ardente, sapendo che nulla è perduto e tutto è ritrovato e trasfigurato nel giorno del Risorto e nei giorni dei risorti. Di sette in sette fino a raggiungere il giorno Ottavo, il giorno definitivo nel quale si consumerà definitivamente la nostra storia.

17 novembre 2013

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” Prima lettura: Ml 3, 19-20 Salmo: Sal 97 Seconda lettura: 2 Ts 3, 7-12 Vangelo: Lc 21, 5-19 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». (cfr Lc 21,8-9) Colore liturgico: VERDE

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Pazienza e perseveranza Mentre sta per venire il giorno del Signore, sapendo che sorgerà il sole di giustizia, siamo invitati a non vivere nell’ozio, ma a guadagnarci il pane lavorando con tranquillità. Nei giorni della vita, per rimanere perseveranti, non dobbiamo lasciarci ingannare da false proposte. La perseveranza salva la vita, e si è perseveranti camminando nella fede senza pretendere di vedere tutto oggi, ben sapendo che nessun capello andrà perduto. Il credente perseverante si affida alla Parola, si ciba del Corpo di Cristo, si alimenta nella Speranza, si esercita nella Carità e così prosegue il suo pellegrinaggio. Sorgerà il sole per chi teme il nome del Signore, e in quel sole la nostra vita avrà compimento.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Insieme ai giovani Tanti gli appuntamenti che il Vescovo quest’anno dedicherà ai giovani della diocesi. Si parte l’11, il 12 e il 13 ottobre con il week end organizzato insieme ai 12 e ai 72 presso il Santuario del Getsemani a Paestum. Il 15 novembre, invece, si riunirà il Consiglio episcopale dei giovani.

Oratorio in festa Il 12 ottobre, alle ore 19:00, nel Santuario di Pompei si ritrova l’intera delegazione campana dell’ANSPI. Il Vescovo presiederà la santa Messa comunitaria delle ore 19:00 all’altare della Madonna.

Incontri Il 13 ottobre si rinnova l’appuntamento con la festa dei fanciulli

che quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione. Appuntamento alle ore 16:00 presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie a Lavorate di Sarno. Il 18 ottobre, invece, il Vescovo incontrerà le Confraternite in Cattedrale, alle ore 20:00.

Commemorazione dei defunti Giornate intense quelle dell’1 e 2 novembre. Numerose le celebrazioni pubbliche. Il primo novembre, festa di Ognissanti, il Vescovo presiederà una Messa al cimitero di Pagani (ore 9:00) ed una al cimitero di Nocera Superiore (ore 16:00). Il 2, giorno della commemorazione dei defunti, il Vescovo presiederà la Messa nel cimitero di Angri (ore 9:30)

e in quello di Sarno (ore 11:00).

Esercizi spirituali Sacerdoti in ritiro dal 4 all’8 novembre. Si ripete l’appuntamento con gli esercizi spirituali. Ad accogliere il clero diocesano e numerosi sacerdoti provenienti da altre diocesi sarà il Santuario del Getsemani a Paestum. A predicare gli esercizi sarà padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia.

Ai piedi di Maria Dall’11 al 14 novembre Il Vescovo presiederà il pellegrinaggio diocesano a Fatima, in Portogallo. Un momento di grande devozione nei luoghi in cui Maria apparve ai tre pastorelli.

Incontro su Papa Francesco Il 19 ottobre, nell’auditorium della Basilica di Sant’Alfonso, l’AMCI organizza un incontro per parlare della figura di Papa Francesco. Appuntamento alle ore 17:30. Saranno presenti il vaticanista Rai Aldo Maria Valli e don Carmine Greco, sacerdote che ha conosciuto il Pontefice. Nel corso della serata sarà presentato il libro “Le origini italiane di Papa Francesco” di Giancarlo Libert.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Sentire nella notte

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uanti di voi pregano per i cristiani che sono perseguitati? Quanti?». Con il suo modo spiccio di andare dritto alla radice delle questioni, il Papa ieri ha spiegato cosa vuol dire veramente, quando la domenica, al Credo, le nostre voci all’unisono proclamano: «Credo la Chiesa, una...». Una, ha detto Francesco, nella fede, nella speranza, nella carità. Ma, quasi a sondare se di parole si tratti, o invece di concreta verità, ha domandato ancora: «Quando sento che tanti cristiani nel mondo soffrono, sono indifferente o è come se soffrisse uno di fami-

Pregare per i fratelli perseguitati glia?»., E chi ascoltava si è risposto, nel suo cuore. 100 morti e 130 feriti in Pakistan, domenica, in una chiesa anglicana. Abbiamo letto tutti, abbiamo pensato tutti: che cosa atroce. Ma finché un massacro accade nella regione del Khyber Pakhtunkhwa, nome che non sappiamo nemmeno pronunciare e che sull’atlante faticheremmo a trovare, non ci tocca davvero nel profondo. È nella natura dell’uomo del resto, che ciò che gli è lontano dagli occhi non lo riguardi davvero. Ma qui è la differenza con lo sguardo dei cristiani, che sono, in Cristo, una cosa sola. È «triste», ha detto il Papa, que-

sto «cristianesimo privatizzato». Già, è triste. E magari nemmeno ci accorgiamo di essere così anche noi, praticanti, gente che va in chiesa. C’è chi domanda soprattutto per sé; c’è chi comprende nelle sue preghiere, come è naturale e giusto, i suoi cari. Già, però sui colleghi spesso si inciampa: la faccia del capoufficio, nella sua concreta e magari non cordiale umanità, segna il limite della nostra carità. Per non parlare di certi vicini. E di chi non la pensa e non vota come noi, di chi ha troppi soldi oppure, al contrario, non ne ha affatto, e si presenta, mendicante, alle nostre frontiere.

Ma ancora una volta Francesco nell’indicare la strada non si richiama a un doverismo, a un nostro dover affannarci a essere più buoni, ma a un domandare. L’unità dei cristiani, ha detto, «non è primariamente frutto del nostro consenso», o del nostro sforzo. Il motore dell’unità è lo Spirito, questo gran respiro della Chiesa, invisibile al mondo e però operante. È lo Spirito dunque che occorre pregare, perché sia lui a ampliare i nostri orizzonti, e a spingerci fuori da angusti recinti. Marina Corradi (Da Avvenire del 26 settembre 2013)

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IN DIOCESI

DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Le sei suore che vivono nel convento di Nocera Superiore, insieme all’ausiliaria Ines

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

CROCIFISSO, EUCARESTIA… E AMORE Suor Alessandra ci racconta il carisma e le opere delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucarestia, Congregazione fondata dalla Serva di Dio Madre Maria Pia Della Croce-Notari

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icino alla parrocchia di San Clemente, a Nocera Superiore sorge un bel palazzotto del XIX secolo che una nobile signora, Emmanuela Villari, donò alle suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia per le loro attività e affinché si occupassero dell’educazione dei più piccoli. Accanto agli alloggi delle suore, infatti, oggi sorge un piccolo istituto educativo assistenziale, attualmente costituito da un’ unica classe. Le consorelle gestiscono personalmente la struttura, educando i bimbi all’apprendimento, all’amore e al rispetto. ALLE RADICI Madre Maria Pia della Croce, al secolo Maddalena Notari, nacque a Capriglia (nel Salernitano) il 2 dicembre 1847. A sei anni entrò nel convitto delle suore della Visitazione. Ogni tappa del suo cammino fece aumentare in lei il desiderio di aderire a pieno a Dio e di dare vita ad una nuova famiglia religiosa. Così, a 38 anni, con due compagne cominciò a realizzare il suo sogno fondando la prima casa a Napoli, per poi trasferirsi a Portici e San Giorgio a Cremano dove oggi è situata la Casa Madre. La nuova istituzione attirò l’attenzione dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Guglielmo Sanfelice, cui la Notari sottopose la regola di vita, redatta anche con la sua

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guida; le nuove suore si chiamarono Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato ed ebbero un abito proprio, Maddalena Notari prese il nome di Maria Pia della Croce. Nel 1894 e 1895 furono aperte altre due case a Castel San Giorgio e a Nocera Superiore. L’istituto venne definitivamente approvato nel 1915 e nella nuova Congregazione affluirono moltissime giovani. Madre Maria Pia della Croce morì il primo luglio del 1919 nella Casa di San Giorgio a Cremano e qui fu tumulata nella cappella. IL CARISMA La croce e l’eucarestia sono le essenze che mantengono in vita la Congregazione delle Suore Adoratrici di Gesù Sacramento. La loro opera principale è la preghiera per il crocifisso in primo luogo, ma anche per i giovani, i bisognosi, i peccatori e i sacerdoti. Le suore producono anche le ostie che saranno pane nella Santa Mensa. Infine, spendono tutto il loro amore nell’educazione dei piccoli, rendendosi quotidianamente maestre di fede e di vita. LE SUORE CROCIFISSE ADORATRICI DELL’EUCARISTIA NEL MONDO Oggi nel convento di Nocera Superiore alloggia una piccola famiglia costituita da 6 suore. Con loro c’è Ines, un’ausiliaria che non ha mai voluto lasciare il conven-

to. Suor Alessandra è l’unica italiana, le altre sono peruviane e filippine. Altre case italiane della Congregazione, oltre che in Campania, sono situate in Lazio, Puglia e Lombardia. Ma gli ideali della Congregazione sono stati seminati anche all’estero, in paesi come il Perù, l’Indonesia, le Filippine da dove affluiscono molte nuove vocazioni. Le suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucarestia sono donne umili e docili. Dai loro occhi trapela la bontà. La loro operosità, la devozione alla preghiera e al sacrificio rendono le consorelle ammirevoli in una società spaesata, che ha bisogno del buon esempio, prima che delle buone parole. Martina Grimaldi

Il ritratto di Emmanuela Villari, la benefattrice che donò alle suore il palazzo


A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

Settembre di festa

Foto di gruppo al termine della festa per don Marco

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settembre, come accade da tempo, i giovani della forania di Angri si sono incontrati dalle Suore Battistine di Casa del Padre per dare inizio alla serie di momenti di preghiera ed agape fraterna che scandiranno tutto l’anno. Questo luogo è diventato per i giovani angresi una seconda casa, grazie soprattutto alla disponibilità e accoglienza di Suor Caterina e le sue consorelle. La prima tappa del percorso annuale dei giovani della forania di Angri è stata segnata anche dal saluto a don Marco Limodio, partito il 5 ottobre come missionario in Canada. Don Marco nel salutare i presenti li ha

esortati a non restare impassibili, immobili, sperando che le cose accadano, ma di avere il coraggio di andare, di rispondere alla propria vocazione qualsiasi essa sia, di pregare e ascoltare sempre il Signore che resta l’unico punto fisso e certo nella vita! «Il nostro Don Marco – dice Dario D’Andretta, presidente di AC della parrocchia della Ss. Annunziata – resterà per sempre nei nostri pensieri, non possiamo dimenticare questi anni di buon operato e siamo sicuri che in Canada lo ameranno come lo amiamo noi qui, perché lui si fa amare con la sua umiltà, la sua generosità e la sua grande fede». Antonella Salvati

I giovani della forania di Angri hanno approfittato dell’avvio delle attività di pastorale giovanile per salutare don Marco Limodio

Una speranza per i giovani Si radica sempre più l’esperienza del Progetto Policoro nella Chiesa italiana. Antonio Francese sarà l’animatore di comunità del primo anno che affiancherà Salvatore D’Angelo, al terzo anno di esperienza

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hiamata, scelta, conoscenza. Sono queste le tre parole che ad oggi, associando due termini più o meno familiari come “progetto” e “Policoro”, mi vengono subito in mente. Sono figlio di una chiamata, che nella persona di sua eccellenza mons. Giuseppe Giudice ha trovato concretezza, parafrasando Shakespeare, “in una notte di mezza estate”. Sono padre di una scelta, che dopo un’attenta riflessione, affidata nelle mani di Dio, mi ha visto rispondere sì. Sono fratello di una conoscenza, dalla quale mi farò accompagnare nei giorni primaverili della curiosità, nelle estati della consapevolezza, negli autunni delle difficoltà e negli inverni della fatica. Mi sento membro di una famiglia, quella diocesana, che negli ultimi anni

ho imparato a conoscere molto più che in passato. La parola “progetto” evoca in me un disegno di speranza, una visione di un futuro più dignitoso, una prospettiva diversa sul panorama della nostra realtà. “Policoro” è l’opportunità che la CEI fornisce alle nostre terre, soprattutto a quelle del Sud Italia, che trovano nella “madre chiesa” un’opportunità di accoglienza, di ascolto, di supporto. In questo nuovo scenario della mia esistenza, insieme all’Equipe diocesana del Progetto Policoro, la responsabilità e il compito di essere compagno di viaggio di tutti quei giovani che cercano per il futuro un cielo più terso di quello plumbeo del tempo presente. Antonio Francese

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UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Scuola: la paura di non essere accettati

Questa rubrica desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori

Spesso i genitori non comprendono che le sfide più grandi che i ragazzi devono affrontare non sono le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel gruppo dei coetanei

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rima media, primo giorno di scuola: mia figlia Antonella è stata invitata dall’insegnante a scrivere su un foglietto anonimo le sue paure per il nuovo anno scolastico. Come lei, anche i suoi compagni di classe. Insieme all’insegnante hanno letto i bigliettini ed è emerso che la paura più ricorrente, dopo il rendimento scolastico, è l’essere accettati e accolti nel nuovo ambiente scolastico, dopo aver lasciato l’ambiente ovattato delle elementari. Forse noi genitori sottovalutiamo che le sfide più grandi che i ragazzi devono affrontare non sono le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel gruppo dei coetanei e l’intreccio di relazioni con gli adulti-insegnanti. Purtroppo il bisogno di “sentirsi parte”, di essere accolti e valorizzati, a volte, deve essere pagato a caro prezzo. Il gruppo dominante impone le sue leggi e il tributo da pagare per il “diritto di cittadinanza”. Chi non è disposto ad accettarne le richieste o non condivide i principi di prepotenza diventa bersaglio di persecuzione e anche di violenza. Accade così che la scuola, palestra di apprendimento per la vita, nasconde nel suo tessuto di relazioni tra coetanei una cultura di violenza che gli adulti prendono poco in considerazione. Parolacce, offese e “prese in giro”, ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose sono gli atti di bullismo che i ragazzi denunciano più frequentemente. Cosa può fare la famiglia? Come può un genitore aiutare il proprio figlio? La risposta non può essere l’indifferenza né suggerire di reagire con lo stesso comportamento. È necessario far cessare gli episodi di bullismo chiedendo spiegazioni ai soggetti coinvolti e promuovere, in un secondo momento, una riflessione più ampia che coinvolga tutti gli studenti.

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Piste di riflessione. In genere i genitori dei “bulli” non si preoccupano e continuano ad inculcare modelli di comportamento competitivi e aggressivi. Essere vincenti a tutti i costi è il modello esistenziale preferito e maggiormente “suggerito” a fanciulli e ragazzi. In questo modo si trasmette il messaggio che è lecito prevalere, sfruttare e dominare gli altri, quando in gioco c’è il proprio interesse individuale. Gli episodi di bullismo si svolgono frequentemente sotto gli occhi di spettatori (gli altri studenti) indifferenti. Anche questo atteggiamento va combattuto promuovendo una seria riflessione che coinvolga studenti e docenti. Alcuni suggerimenti. L’Anno della Fede è un’ottima occasione per far conoscere ai propri figli esperienze di promozione del bene. Penso ai missionari che donano la vita per risollevare quanti vivono in situazioni di disagio. La sera della sua elezione, Papa Francesco ha detto: “Incominciamo un cammino di fratellanza, amore e fiducia tra noi. Preghiamo l’uno per l’altro, per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza”. Proviamo a scommettere con i nostri figli sul valore della fratellanza e della preghiera anche con chi ci ha offeso o fatto del male. La fraternità è una potenzialità rivoluzionaria a favore della giustizia, della pace e della civiltà dell’amore. Nel nostro modello educativo non deve mai mancare la trasmissione dei valori da contrapporre a tutte le realtà consolidate di disvalore che i nostri figli incontrano sul loro cammino. All’egoismo insegniamo a contrapporre la generosità, alla violenza la carità, all’aggressività la pace, indicando come modello di riferimento Gesù. Giovanna Pauciulo


A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

I volontari che hanno animato la festa insieme a p. Giuseppe

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na serata di grande festa quella di sabato 28 settembre, quando nell’oratorio Santa Maria del ponte di Roccapiemonte si sono riunite più di 200 persone per raccogliere 736 euro da versare alla Fondazione Comunità salernitana Onlus, soldi utili a sostenere le iniziative dell’ente e necessari per riuscire a beneficiare del contributo messo a bando dalla Fondazione per l’acquisto di beni materiali con finalità sociale. Nel caso specifico si tratta di una cucina per la Caritas parrocchiale. “Cinque pani e due pesci” è il nome del progetto presentato dalla Caritas rocchese che si è meritato il secondo posto della graduato-

CHI SIAMO La Fondazione della Comunità Salernitana Onlus è la prima Fondazione di Comunità del Mezzogiorno, costituita il 27 aprile 2009 con l’impulso e il sostegno della Fondazione con il Sud. Nasce con l’obiettivo di rafforzare i legami di solidarietà e responsabilità sociale, migliorare la qualità della vita, promuovere una vera cultura del dono attraverso cui tutti i cittadini possono sentirsi partecipi dello sviluppo sociale, culturale ed etico del territorio al quale appartengono. Info: www.fondazionecomunitasalernitana.it

Un pasto per i poveri La crisi economica ha fatto aumentare il numero di “pacchi alimentari” distribuiti, ma questo non basta. Tante le famiglie con le utenze tagliate che hanno bisogno di pasti pronti. La cucina della Caritas rocchese proverà a soddisfare queste richieste ria redatta dalla Fondazione Comunità salernitana Onlus. I referenti dell’istituzione solidale hanno giudicato positivamente la volontà della Caritas di acquistare una cucina grazie alla quale preparare i pasti per quanti non hanno la possibilità di farlo a casa propria. Non uno strumento a sostegno di una mensa, ma un luogo dove preparare le vivande da consegnare a domicilio. La serata è cominciata con un momento di preghiera e di riflessione in chiesa, guidato da padre Giuseppe Ferraioli. Il nutrito gruppo di fedeli ha letto l’inno alla carità di San Paolo e dopo ha ascoltato una meditazione del parroco sul brano evangelico della moltiplicazione del pane e dei pesci. Tra la cena e la preghiera c’è stato anche un momento di formazione. Il presidente della Fondazione Comunità salernitana Onlus, Giovanni Vietri, ha spiegato lo scopo e le funzioni dell’istituzione che presiede. La festa in oratorio ha rappresentato la ciliegina sulla torta. Circa 30 volontari, al motto di “Caritas is love”, hanno accolto più di 200 persone ed oltre 40 bambini, i quali si sono divertiti negli spazi all’aperto, complice anche il clima gradevole. Questo è solo uno dei molteplici progetti che la parrocchia di Santa Maria del Ponte e San Giovanni Battista porta avanti. Un altro fulgido esempio è il centro di ascolto “Mons. Pompeo La Barca” al quale arrivano numerose richieste di aiuto. Da oggi la cucina acquistata con il contributo di 4.660 euro della Fondazione sarà a supporto di queste ed altre attività, come quelle portate avanti dall’Oratorio.


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

L’INSEDIAMENTO DEI NUOVI PARROCI Sette le comunità che hanno dato il benvenuto a don Salvatore Agovino, don Antonio Cuomo, don Rosario Villani, don Piercatello Liccardo, don Romualdo Calcìde, don Vincenzo Di Nardi, don Rosario Ingenito e don Andrea Annunziata

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l volto di tante comunità parrocchiali cambia, la Diocesi è ridisegnata dalla lettura preziosa di mons. Giuseppe Giudice. Dai primi giorni di settembre gli arrivederci hanno lasciato il posto al saluto e all’accoglienza dei nuovi parroci. È stata la comunità di S. Anna di Fiano, a Nocera Inferiore, a dare il via con il benvenuto dato a don Salvatore Agovino, nuovo amministratore parrocchiale, lo scorso 4 settembre. «Abbiamo vissuto un momento davvero emozionante, siamo felici del giovane sacerdote, un vero Pastore che cammina tra la gente e gli ammalati» ha affermato Antonio De Vivo. Il giorno seguente, Angri si è preparata ad accogliere don Antonio Cuomo; ha raccontato Donatella Salvati: «Con il cuore speriamo che don. Antonio, con l’aiuto del Signore, ci aiuti a far crescere sempre di più ogni nostra realtà, e che sia guida umile e salda della parrocchia Regina Pacis». «Don Rosario Villani ha esordito con la comunità parrocchiale di Maria Immacolata, con un “ciao!”, lo scorso 10 settembre. È il saluto dell’amico, che non ha il sapore dell’addio. Lo stesso che abbiamo rivolto a don Piercatello Liccardo, come comunità di Casolla, il giorno seguente» ha spiegato Espedito Esposito, fedele della parrocchia S.S. Simone e Giuda. Il 20 settembre è stata la volta della parrocchia S. Biagio, a San Marzano sul Sarno, che dopo una guida più che trentennale affidata a don Giovanni Iaquinandi, ha accolto don Romualdo Calcìde. Luciano Vastola ha raccontato: «Siamo contenti di avere come parroco don Romualdo, figlioccio spirituale di don Giovanni. Con lui possiamo continuare a coltivare l’apertura al mondo giovanile». Una conferma è arrivata con la nomina a parroco di don Vincenzo Di Nardi (S. Maria del Carmine, Pagani), già amministratore parrocchiale. Martina Nacchio ha confessato: «Don Enzo per noi è una guida e ora che a tutti gli effetti è parroco della nostra comunità possiamo continuare a crescere spiritualmente insieme. Ne siamo felici». A chiudere, per il momento, le celebrazioni d’insediamento nelle nuove comunità, è stato don Andrea Annunziata, lo scorso 25 settembre, presso la parrocchia S. Giovanni Battista, a Nocera Inferiore. Ad affiancare il presbitero nella sua attivi-

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tà pastorale anche don Alfonso Giordano, in qualità di vice parroco e Ciro Zarra, seminarista, prossimo all’ordinazione diaconale. Infine, le comunità di Roccapiemonte (S. Maria del Ponte e S. Giovanni Battista) insieme al parroco, padre Giuseppe Ferraioli, accolgono con gioia l’arrivo di don Rosario Ingenito, come vice-parroco. A ciascuno l’augurio di iniziare con ardore ed entusiasmo le attività pastorali nelle nuove comunità. Mariarosaria Petti


I partecipanti alla Terza giornata dello studente

SS.mo Corpo di Cristo Nocera Inferiore

Santa Maria della Foce Sarno

Terza giornata dello studente

Bentornato frate Francesco!

Sulle orme del Santo che accompagna nel difficile cammino dell’apprendimento

Fra Francesco Maria Rea ritorna nella sua città natale come parroco della comunità

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omenica 22 settembre 2013, la parrocchia del SS.mo Corpo di Cristo di Nocera Inferiore ha celebrato la Terza giornata dello studente, in occasione della festività di San Giuseppe da Copertino del 18 settembre. La giornata voluta fortemente dal parroco, padre Damiano Antonino, e dai giovani della parrocchia, ha visto protagonisti numerosissimi studenti ed altrettanti educatori. Diversi sono stati i gruppi impegnati per l’evento: la Gioventù Francescana, il gruppo giovani, il coro parrocchiale, il movimento giovanile “Belli Dentro”, catechisti e ministranti. Anche San Giuseppe da Copertino, come tutti coloro che vivono nel mondo scolastico, ha avuto tante difficoltà. Sua madre lo considerava un impiastro e lo trattava duramente, era lento nell’apprendere e spesso con la testa tra le nuvole. Giuseppe desiderava però diventare sacerdote e grazie alla presenza di un suo zio entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e si dedicò allo studio con tutta la diligenza possibile. I pochissimi risultati però avrebbero potuto compromettere la stessa ammissione all’ordinazione sacerdotale. Fu allora che San Giuseppe pregò Dio e la Vergine Santissima: durante l’esame fu interrogato sull’unico brano studiato la sera precedente e riuscì a superare la prova. Sulla scia dell’esperienza del Santo, p. Damiano ha invitato gli studenti a non lasciarsi scoraggiare dagli ostacoli, ma impegnarsi fino in fondo con tenacia per realizzare i propri progetti di vita. Rosario Contaldo

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opo nove anni a Potenza, fra Francesco Maria Rea ritorna nella sua città natale, come guida della comunità parrocchiale di Santa Maria della Foce. Racconta: «Il ritorno nel proprio paese non è semplice se penso alle parole di Gesù che, nel capitolo quarto di Luca, sottolinea la fatica di essere profeta nella sua patria. Posso dire, però, che vengo a Sarno in obbedienza a Cristo e al mio superiore provinciale. Questo basta per dire ancora una volta il mio “sì” a Cristo, nella Chiesa e per il mondo». Durante la permanenza nella città lucana, fra Francesco ha approfondito la sua formazione giungendo all’ordinazione diaconale e sacerdotale. Come guardiano, vice parroco e vice maestro dei giovani in formazione ha pian piano arricchito il suo bagaglio, intrecciando la sua crescita alla musica, con gli studi presso il Conservatorio di Potenza. Foce, polmone spirituale per tanti giovani, trasmette al nuovo parroco «la responsabilità e soprattutto la gioia di condividere insieme questo percorso», come ha dichiarato. La comunità saluta padre Alberto Pisapia, già parroco a Foce e trasferito a Serino, ed è pronta ad accogliere fra Francesco, per continuare a camminare e calpestare insieme il sentiero della santità. Mariarosaria Petti


S. M. Maddalena in Armillis Sant’E. del M. Albino

“Kosmos: il futuro è nelle tue mani” Avventuroso campo scuola estivo tra passato e futuro La comunità parrocchiale in pellegrinaggio a Brindisi

San Teodoro Martire Sarno

Dal 2010, gemellaggio con la comunità brindisina Grande entusiasmo per il pellegrinaggio a Brindisi

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nche quest’anno la parrocchia San Teodoro Martire di Sarno, sulla scia della significativa e bella esperienza che in questi ultimi tre anni ha portato tanti fedeli a conoscere e onorare San Teodoro d’Amasea, tra la fine di agosto e gli inizi di settembre ha preso parte al quarto pellegrinaggio a Brindisi. Promossa in occasione dei solenni festeggiamenti in onore del Santo che subì il martirio per la fede in Cristo, l’iniziativa è nata con lo scopo di consolidare il bel gemellaggio con la Cattedrale brindisina, custode delle reliquie di San Teodoro Martire, titolare della parrocchia sita in via Abignente. Un gemellaggio, quello con la comunità brindisina sorella, nato nel 2010, quando l’allora arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons. Rocco Talucci, donò alla comunità sarnese – guidata da don Vincenzo Buono – una reliquia di San Teodoro, che oggi viene custodita sotto l’altare a lui dedicato, nella cappella laterale della parrocchia. La reliquia fu solennemente accolta il 26 settembre 2010 a Sarno, in località Masseria della Corte, nei pressi dell’Istituto scolastico “Felice Squitieri” e da lì portata in processione solenne nella parrocchia di via Abignente. Da allora, per ricordare quello che è stato e dovrebbe sempre più diventare uno “storico evento”, l’ultima domenica di settembre si commemora tale avvenimento con la processione in onore di San Teodoro e con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, mons. Giuseppe Giudice. Michele Lanzetta

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nche quest’anno si è rinnovato, dal 18 al 25 agosto, il tanto atteso appuntamento estivo dei ragazzi della comunità parrocchiale di Sant’Egidio del Monte Albino. Con destinazione Termoli, il campo scuola ha rappresentato una quotidiana ricerca scientifica attraverso una metaforica “macchina del tempo”. Viaggiando nel futuro tra i diversi pianeti del cosmo, i partecipanti hanno imparato dagli errori del passato e scoperto nel vissuto di Cristo la concretizzazione della “via” di Dio. I temi affrontati dai vari “pianeti” sono stati i problemi cruciali di molti preadolescenti ed adolescenti: l’apatia, la difficoltà di un vero ascolto, gli ostacoli alla vera felicità. Alla fine del “viaggio” intergalattico i ragazzi hanno scoperto che solo l’unità e la tenacia può condurre ad un’amicizia vera con Dio e gli altri fratelli di viaggio. I giovani sono stati impegnati di volta in volta a riflettere sulle scelte più valide per costruire un futuro degno di tale nome, anche per i posteri. Ciò è stato possibile grazie al dialogo con il gruppo dei “saggi”, presente in ogni pianeta, cioè gli animatori ed educatori parrocchiali, perché “l’alito dell’anziano puzza, ma profuma di consigli”. La “giornata cosmika” ha previsto varie esperienze: la preghiera del mattino e le attività intergalattiche, che hanno ispirato i ragazzi a riflettere sulla propria fede e sulle proprie scelte quotidiane. A ciascun ragazzo, infine, è stato consegnato un “diario di viaggio” nel quale annotare le “derive”, ovvero gli errori del futuro che devono essere corretti nel presente. Maria Ermelinda Di Lieto

Il borgo antico di Termoli


S. Alfonso Sarno Alcuni momenti del Concorso

S. Giovanni Battista Striano

Il concorso “Piccoli madonnari”, all’ottava edizione Grande successo per la manifestazione Gessetti, ginocchiere, pennelli, matite e tanta, tanta fantasia. Il Concorso “Piccoli madonnari ed artisti in piazza” si è svolto il 7 e l’8 settembre nel centro storico strianese. Organizzato dalla parrocchia San Giovanni Battista in collaborazione con il Comune di Striano, la manifestazione ha visto la partecipazione di un centinaio di bambini e ragazzi. L’evento, dal tema “Lumen fidei, la luce della fede”, quest’anno è stata arricchita dall’Adorazione Eucaristica per la pace nel Medio Oriente, vissuta in sintonia con Papa Francesco il 7 settembre, e da una serata canora “Striano canta così”, organizzata anche in collaborazione con il Centro Studi Storici “Histricanum” e con il Club Napoli. Domenica 8, è stata la volta degli artisti: riuniti in piazza IV novembre hanno atteso il via del parroco, padre Michele Fusco e del sindaco, Antonio Del Giudice, con la tradizionale cerimonia di benedizione dei gessetti e dei pennelli. Dopo la prima fase di lavori gli artisti, entusiasti della calorosa accoglienza, hanno potuto gustare il pranzo, offertogli presso l’Oratorio San Severino Abate. Durante la seconda fase dei lavori, la giuria popolare ha potuto votare il quadro preferito presso l’Auditorium della nuova Casa Canonica, dove era stato allestito il seggio. Denny Celentano – nome d’arte dell’artista strianese Daniele Cordella – e un Renato Zero, interpretato da Nicola La Penna, hanno concluso il fine settimana dedicato all’arte e alla cultura. Una piazza stracolma di gente per la cerimonia di premiazione ed il concerto. Una partecipazione non soltanto fisica, che ha coinvolto molti utenti grazie alla fanpage di Facebook, occhio instancabile dei lavori. «Ho gustato passo per passo la realizzazione di bellissimi dipinti - ha commentato il sindaco Del Giudice - un’iniziativa che ha puntato alla valorizzazione dei giovani talenti e alla crescita sociale, culturale ed economica della nostra città». Raffaele Massa

Cento candeline per Maria La nostra comunità parrocchiale gioisce per la centenaria signora Maria Esposito

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ata a Sarno il 25 agosto 1913, Maria è mamma di tre figli e nonna di 8 nipoti e 4 pronipoti. Una donna piccola nella statura ma grande nell’amore e nella fede. Nel giorno del suo centesimo geniatriaco come primo atto ha preteso, insieme a tutti i figli e alla comunità parrocchiale, ringraziare il Signore attraverso la celebrazione eucaristica. Un amore grande verso la sua famiglia e la comunità parrocchiale che – oltre ad essere dimostrato con il suo affetto e la sua cordialità – ogni giorno si manifesta con la preghiera. Fino a poco tempo fa attingeva dai tanti testi di preghiera che possiede, ora invece come dice lei stessa: «Prego attraverso quello che mi ricordo». Trascorrere qualche ora insieme a lei serve più che leggere 1000 libri, tanto alta è la sua sapienza e autorevole la sua testimonianza di vita vissuta tra la famiglia, la chiesa e il lavoro. La nostra comunità parrocchiale ringrazia e loda Dio perché ancora suscita in mezzo a noi testimoni di vita cristiana. Affidiamo al Signore, per intercessione di Sant’ Alfonso, la vita di Maria affinché continui ad offrire per la chiesa e per il mondo la sua vita. Don Raffaele Corrado

La signora Maria Esposito


Il programma del pellegrinaggio

Come i pastorelli, in ascolto di Maria La P.U.A.C.S. rinnova il pellegrinaggio in Portogallo, a Fatima, dall’11 al 14 novembre prossimo

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a semplicità di tre pastorelli al cospetto di uno dei capitoli più importanti e controversi della storia della Chiesa: è il 13 maggio 1917, Francisco e Giacinta Marto e la loro cugina Lucia dos Santos assistono ad una visione. Raccontano di una nube che diradandosi avrebbe lasciato il posto ad una figura di donna, vestita di bianco e con in mano un rosario. Per altri cinque incontri, il 13 di ogni mese, i bambini sono in ascolto della Madonna, che rivelerà loro i celebri “segreti”. La Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza propone – dopo l’ultimo pellegrinaggio del 2007 – di ritornare in preghiera in Portogallo, in comunione con l’intera Diocesi, guidati dal vescovo Giuseppe Giudice, dall’11 al 14 novembre prossimo. «È sempre stato, insieme a Lourdes, un appuntamento importante per la P.U.A.C.S. – ha affermato Angelo Santitoro, “fratello degli ammalati”,– poi con la crisi economica è diventato sempre più difficile partire». Nell’Anno della Fede, la comunità diocesana, grazie ai volontari della P.U.A.C.S., può compiere un gesto di affidamento a Maria, sull’esempio di Papa Francesco. Ad un mese esatto dalla sua elezione, il Vescovo di Roma aveva infatti annunciato a sorpresa il desiderio di consacrare il suo pontificato alla Madonna di Fatima. E ancora, il pros-

simo 13 ottobre – data dell’ultima apparizione – la statua originale della Madonna lascerà il santuario portoghese per essere accolta da Papa Bergoglio. Intorno alle Memorie raccolte da Lucia – l’unica sopravvissuta dei tre piccoli veggenti – ha costituito un mistero per molto tempo. Soprattutto in relazione alla terza parte del messaggio del luglio del 1917: molto si è scritto e detto sul famoso plico consegnato in Vaticano con l’ordine di essere aperto non prima del 1960 e svelato soltanto nel 2000 da Giovanni Paolo II. Alle letture distorte o capziose meglio cedere il passo ad un affidamento sincero a Maria, come Papa Francesco insegna. Mariarosaria Petti



Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

20 anni di diaconato: il servizio di una vita Anniversario importante per don Edoardo Tafuto, festeggiato dalla sua comunità parrocchiale

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l 22 settembre, don Edoardo Tafuto, diacono permanente della nostra Diocesi, ha festeggiato il ventennale del suo ministero con la comunità parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Orta Loreto, dove da 18 anni, offre il suo umile e continuo servizio. Don Edoardo è stato ordinato il 18 settembre del 1993 da mons. Dino Trabalzini, arcivescovo di CosenzaBisignano. Sposato dal 10 luglio 1983 con Nunzia D’Antuono, hanno avuto 4 figli. La scelta di diventare diacono è maturata nel tempo per condividere maggiormente con la moglie, insegnante di religione, il cammino di fede intrapreso insieme. Per motivi di lavoro (don Edoardo è un ingegnere elettronico), la famiglia si è trasferita nel 1995 nella nostra Diocesi. Dal 2001 è decano dei diaconi e ha svolto diversi incarichi. Dal 2001 al 2006 è stato insieme alla moglie responsabile dell’Ufficio scuola e dal 2006 al 2012 direttore della Caritas diocesana e dell’Ufficio Migrantes. Il diacono non svolge il suo ministero solo sull’altare, accanto al presbitero. Don Edoardo da sposo, padre e professionista ha vissuto la sua vocazione come tutti i laici. Il servizio per la comunità parrocchiale si è espresso in molteplici forme: dalla cura della pastorale sacramentaria

Don Edoardo Tafuto con la famiglia

all’attenzione verso i più poveri, attraverso una speciale dedizione liturgica. La sua presenza è stata sempre stabile e continua anche nei momenti di passaggio dei vari parroci, in questi anni permettendo alla comunità ecclesiale di vivere e respirare quella continuità pastorale necessaria per un buon cammino di sequela. Giovanna Abbagnara


IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale a:

«Chi bada al vento non semina mai e chi osserva le nuvole non miete»

Padre Giuseppe Ferraioli (S. Giovanni Battista e S. Maria del Ponte, Roccapiemonte) festeggia 9 anni di sacerdozio, il 20 ottobre; don Salvatore Verdoliva (diacono permanente) festeggia 5 anni di ordinazione diaconale, il 23 ottobre; don Antonio Mancuso (Maria SS.ma delle Tre Corone, Sarno) festeggia 22 anni di sacerdozio, il 26 ottobre; don Giovanni Padovano (cappellano del cimitero di Pagani) festeggia 53 anni di sacerdozio, il 30 ottobre. A voi, che avete posto le vostre vite nelle mani di Cristo, sia donato sempre nuovo entusiasmo nell’annuncio del Vangelo.

(Qo 11, 4) Don Salvatore Fiocco (Ss. Annunziata e Santa Maria del Carmine, Angri) festeggia 39 anni, il 16 ottobre; don Gerardo Rosolia (cappellano del Santuario S. Bambino di Praga, Pagani) compie 69 anni, il 17 ottobre; don Raffaele Ferrentino (S. Matteo Apostolo, Nocera Inf.) festeggia 36 anni, il 18 ottobre; don Salvatore Di Prisco (diacono permanente) spegne 70 candeline, il 19 ottobre; don Vincenzo Russo (San Marzano sul Sarno) compie 83 anni, il 7 novembre; mons. Pietro Milite (Promotore di giustizia del Tribunale della Rota romana) festeggia 43 anni, il 16 novembre. Auguri! Don Gerardo Rosolia

Buon onomastico a: Mons. Ernesto Giove (canonico cantore della Cattedrale), il 7 novembre, e a padre Alberto Pisapia già parroco a Foce il 15 novembre. Le vostre vite percorrano le vie dei santi di cui portate i nomi. Auguri!

Un augurio speciale

Frate Francesco Maria Rea

La redazione di Insieme accoglie con letizia l’arrivo di fra Francesco Maria Rea, come parroco di S. Maria della Foce. Affinché sia guida preziosa del nuovo gregge affidatogli.

Don Giovanni Padovano

Buon compleanno ai nostri referenti: Il professore Salvatore D’Angelo (S. Francesco, Sarno) compie 78 anni, il 28 ottobre; Giuseppe Seccia (S.S. Apostoli Simone e Giuda, Nocera Inf.) festeggia 71 anni, il 7 novembre; Maria Ermelinda Di Lieto (S. Maria Maddalena in Armillis, S. Egidio del Monte Albino) spegne 43 candeline, il 9 novembre. La redazione di Insieme formula i più cari auguri ai preziosi collaboratori della rivista. Buon comProfessore pleanno! Salvatore D’Angelo

Le piccole Francesca e Chiara

Con gioia la redazione esprime i migliori auguri ad Antonella e Giovanni Severino per la nascita delle gemelle Francesca e Chiara, lo scorso 25 settembre. Il vostro percorso di santità coniugale è ora benedetto dal dono dei figli tanto attesi: la vostra famiglia segua le orme della famiglia di Nazaret.

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IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - NOCERA INFERIORE

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

BENVENUTO DON!

U

na comunità in festa ha accolto don Andrea Annunziata nel giorno dell’inizio del ministero pastorale nella parrocchia nocerina il cui patrono è il Santo Precursore di Cristo. Accompagnato dagli amici incontrati durante le diverse esperienze pastorali, vissute prima da seminarista e poi da parroco, è stato accolto con gioia dalla comunità parrocchiale nocerina. Un bel momento di Chiesa e di festa, a cui hanno preso parte decine di sacerdoti e seminaristi. Una liturgia eucaristica animata dai canti del coro speciale che ha visto insieme la corale parrocchiale Propheta Altissimi e la corale Sistina della parrocchia San Sisto II di Pagani, dove don Andrea è stato parroco. Intense le esortazioni che il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ha rivolto a don Andrea, ma anche a don

Don Alfonso e don Andrea al momento della Comunione

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Alfonso Giordano, nominato vice parroco, e al seminarista Ciro Zarra che a breve diventerà diacono. Monsignor Giudice ha detto loro: «Questa parrocchia porta il nome di San Giovanni Battista ed io vorrei prendere tre immagini da lui. Innanzitutto bisogna preparare la strada. Prepara la strada al Signore nella nascita, prepara la strada al Signore nella morte. Ecco cosa fa una comunità: prepara la strada al Signore perché possa passare Lui, il Cristo, il Figlio di Dio e innalzare montagne di pace. Sii tu don Andrea – ha aggiunto – come l’amico dello Sposo che gioisce quando lo Sposo è felice, perché Lui deve crescere e io diminuire. Questa gioia di chi è innamorato del Signore diventa esperienza concreta d’amore. Infine, annunciare. Questo il compito di un sacerdote: annunciare e indicare l’Agnello di Dio».

L’ingresso in chiesa di don Andrea con il Vescovo

Il 25 settembre è iniziato il ministero pastorale di don Andrea Annunziata, nuovo parroco di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore. Insieme a lui in questa esperienza anche don Alfonso Giordano e il seminarista Ciro Zarra. Il vescovo li ha esortati a «preparare la strada, ad essere amici dello sposo e ad annunciare l’Agnello di Dio»

Una parte del coro composto dalla corale Propheta Altissimi e dalla corale Sistina


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI NOCERA SUPERIORE

Un momento del campo

La gioia di stare insieme Grande successo per la quarta edizione del campo scuola “Santa Maria degli Angeli”. Dal 1 al 7 luglio, il convento francescano ha ospitato 150 ragazzi per riflettere sul tema “Io sono pane vivo… per la vita del mondo”

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on la forza dei colori, arrivare diritto al cuore: cantando queste parole della sigla, si è aperta la quarta edizione del campo scuola “S. Maria degli Angeli”. Anche quest’anno, dal 1 al 7 luglio, il convento francescano ha ospitato 150 ragazzi, dai 6 ai 16 anni, che con il loro entusiasmo e la loro trascinante vitalità lo hanno trasformato in un laboratorio di giochi e riflessioni in un clima di contagiosa allegria e di fraterna solidarietà. Il tema guida del campo scuola nell’Anno della Fede è stato “Io sono il pane vivo… per la vita del mondo”, ed è stato sviluppato seguendo più angolazioni: convertirsi alla vita, ascoltare la vita, servire la vita, vivere la vita, dalla sua morte alla nostra vita, per LUI tutti vivono. Le testimonianze e i momenti ludici. Ogni giornata si è aperta con una testimonianza legata alla tematica da trattare; toccanti e profonde sono state quelle delle Suore Clarisse, di fra Marco e di una focolarina: ognuno ha raccontato in modo semplice ma incisivo la propria esperienza di vita e di fede alla luce del Vangelo. La visita al Battistero di Santa Maria Maggiore ha concluso l’ultimo giorno del campo dedicato al sacramento del Battesimo, offrendo ai ragazzi un tuffo nella meravigliosa arte del nostro territorio. Notevoli e vari sono stati i momenti ludici che hanno impegnato i ragazzi nel pomeriggio: dalla caccia al tesoro - incentrata sulla conversione di Paolo e Zaccheo - al percorso dei segni, dalla danza dello zumba ai giochi organizzati dal gruppo scout, senza dimenticare la preziosa presenza e collaborazione di due suore indonesiane che hanno portato i

suoni, i colori e gli usi della loro lontana terra nella danza del riso, preghiera di ringraziamento al Signore per il raccolto annuale. Discreta ma continua la presenza di padre Raffaele Bufano, che ha animato i momenti di preghiera che hanno accompagnato le varie fasi della giornata ed ha anche curato tutte le attività del campo sotto lo sguardo benevolo e fraterno di tutti i frati del convento. Tanti adolescenti e volontari presenti. La vera forza del campo scuola di quest’anno è stata la presenza gioiosa ed entusiastica di tanti adolescenti che con canti e danze hanno saputo segnare i diversi momenti della giornata, dall’accoglienza mattutina al saluto finale, coinvolgendo bambini e animatori, adulti e adolescenti che hanno condiviso scherzosamente balli, canti, giochi e momenti di svago. Corale la partecipazione di tanti volontari, uniti in uno spirito di serena armonia e di spontanea familiarità, che con il loro lavoro hanno supportato tutta l’organizzazione, dalla merenda del mattino al pranzo, dal break pomeridiano alle pulizie per circa 200 persone. Il sorriso, la gioia e il desiderio di ripetere l’esperienza da parte di tanti bambini sono la conferma del gradimento ottenuto anche quest’anno dal campo che ha come obiettivo non solo quello di far condividere una settimana di fratellanza e di giochi nel meraviglioso giardino del convento, ma soprattutto di trasmettere valori profondi e fondamentali: l’amore e la cura del creato, in piena sintonia con lo spirito francescano, l’accoglienza e l’ascolto dell’altro e del diverso. Mariella Cuomo Insieme - Ottobre 2013

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Il campetto dell’oratorio

LA PARTITA DEL SORRISO Lo scorso 5 ottobre, sacerdoti e laici sono scesi in campo per inaugurare il campo da calcio dell’oratorio “San Giovanni Bosco”, dedicato al giornalista sportivo Ninì Cesarano, scomparso nel 2010. Il calcio d’inizio è stato dato da un capitano d’eccezione, il Vescovo Mons. Giuseppe Giudice

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na “Partita del sorriso” per inaugurare il campo da calcio dell’oratorio “San Giovanni Bosco”, ecco l’idea di don Enzo Di Nardi per festeggiare, lo scorso 5 ottobre, l’inizio di questa avventura. Per ora l’oratorio conta solo del campo da calcio, intitolato a Ninì Cesarano, giornalista sportivo paganese venuto a mancare nel 2010. Pian piano la struttura crescerà fino a diventare il punto di riferimento non solo per chi ama giocare a pallone ma anche per chi vuole far teatro, giocare a bocce o semplicemente passare delle ore piacevoli in buona compagnia. La costruzione dell’Auditorium, infatti, sarà il passo successivo, ma ancora molte pietre devono essere posate, devono essere donate. È soprattutto grazie all’aiuto dei fedeli, che hanno creduto nel progetto, che il sogno si sta realizzando, ma siamo solo all’inizio. La partita di inaugurazione ha visto sfidarsi due squadre piuttosto singolari: sacerdoti e laici. Don Ciro Galisi, don Flaviano Calenda, don Alessandro Cirillo, questi sono solo alcuni dei giocatori della squadra dei sacerdoti appartenenti alla Diocesi di Nocera - Sarno che hanno partecipato. Lo stesso don Enzo ha preso parte alla partita e il calcio d’inizio è stato dato da un capitano d’eccezione, il Vescovo Mons. Giuseppe Giudice che prima del

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fischio di inizio ha benedetto il campo da calcio.

Una risorsa per tanti giovani e giovanissimi Professionale per il calcio a 5, ben illuminato, regolamentare, il campetto dell’Oratorio San Giovanni Bosco non ha niente da invidiare agli altri campi da calcio del territorio, per la gioia di tutti i giovani e giovanissimi che vorranno usufruirne. Giocare a calcio non è semplicemente una passione sportiva, è un mezzo di aggregazione, di unione. Una squadra, se davvero tale, è un consuntivo di valori quali la fratellanza, la generosità, lo spirito di gruppo, la sportività. Una squadra è un’unica entità formata da più persone, un punto fermo costituito da tanti microscopici puntini che si agitano, saltano, corrono. E che cos’è la Chiesa se non un’enorme squadra? Cos’è la Chiesa se non un punto fermo costituito da tanti puntini? Giovani, anziani, sacerdoti, laici, tutti insieme, uniti per un obiettivo comune, servire Dio e portare la gioia agli altri. È stato questo lo spirito che ha animato la serata d’inaugurazione del campo da calcio, lo stesso spirito che anima ogni giorno tutti i fedeli nel voler giocare una partita del sorriso con chi ci sta accanto, con chi ha bisogno, con la stessa vita. Martina Nacchio


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Due famiglie di Poggiomarino hanno partecipato ad un incontro promosso dagli Stimmatini sul ruolo di Cristo all’interno del focolare domestico. La quattro giorni si è svolta presso il centro di spiritualità e cultura “La Santa Famiglia” a Colle D’Anchise

I partecipanti al corso insieme a don Silvano Controne

CRISTO E LA FAMIGLIA

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ue famiglie di Poggiomarino, insieme ad altre

Un momento del campo

provenienti da Catania, Bari e Bellizzi - nel Salernitano - hanno preso parte a cavallo tra agosto e settembre ad un incontro “stimmati-

no” sul ruolo di Cristo all’interno del focolare domestico. Una “quattro giorni” che si è tenuta nel centro di spiritualità e cultura “La Santa Famiglia” di Colle D’Anchise, un piccolo Comune in provincia di Campobasso in cui vivono appena 814 abitanti. L’appuntamento è stato promosso dal padre provinciale, padre Silvano Controne, ex parroco di Poggiomarino ed ancora molto legato al territorio. Presente anche l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, monsignor Giancarlo Maria Brigantini. Dunque, un’esperienza formativa e spirituale importante per i partecipanti che hanno anche potuto “viaggiare” sulle ali di un luogo mistico posto a 600 metri sul livello del mare. Intense le “lectio divine” tenute da p. Controne e dal vescovo, che hanno affrontato il tema de “Il libro di Tobia”, attualizzandolo ai nostri giorni. La famiglia di Tobia è l’icona di una famiglia fedele, solidale e coraggiosa. Tre “doni” che, secondo gli oratori, sarebbero quanto mai essenziali nel periodo odierno. L’occasione è stata anche ghiotta per effettuare alcune visite ai Santuari nelle vicinanze di Colle D’Anchise. Qui i partecipanti agli incontri hanno preso parte quotidianamente all’Eucarestia. Quattro giornate gestite al meglio dalle famiglie all’interno del centro delle Suore Dorotee, che è di proprietà dell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano. Una struttura che accoglie persone, gruppi, coppie, e famiglie promuovendo incontri di formazione e di spiritualità con la modica cifra di dieci euro al giorno. Pochi “spiccioli” che occorrono all’autofinanziamento del complesso impegnato anche nel sociale. Andrea Cocchi

Campo scuola con “l’amico” Dio “Hey tu, amico di Dio”: è il motto che ha caratterizzato il campo scuola dell’Azione cattolica di Poggiomarino

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inque giorni intensi, ricchi di emozioni, di divertimento e di crescita. Cinque giorni in cui tutti insieme, grandi e piccini, hanno potuto riscoprire il loro amico più grande: Dio. «Noi educatori abbiamo cercato di donare ai ragazzi il nostro amore per Dio - spiegano i responsabili Acr della parrocchia di Sant’Antonio da Padova - ma il regalo più grande l’abbiamo ricevuto probabilmente noi dai ragazzi che hanno preso parte al campo. Con la loro semplicità - continuano gli educatori - ci hanno insegnato che amare con la semplicità e la gratuità di un bambino è la cosa più semplice e bella che si possa ottenere». Mariano Rotondo

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

I momenti più belli della 18esima edizione dell’Infiorata di Casatori che ha visto la presenza di delegazioni provenienti da Noto, Gennazzano, Poggiomoiano e Tokio

PARLARE CON I FIORI Il passaggio sui tappeti

F

ESTRAZIONE LOTTERIA DI BENEFICENZA Lo scorso 22 settembre sono stati estratti i premi della lotteria di beneficenza che sostiene la realizzazione di una manifestazione ricca e impegnativa come l’Infiorata. Ecco i risultati: Primo estratto: 0432 Secondo estratto: 2516 Terzo estratto: 0552 Quarto estratto: 2826

IMPEGNATI A REALIZZARE IL LOGO DEL V CONGRESSO DELL’ARTE EFFIMERA 52

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elici e orgogliosi di questa 18esima edizione I festeggiamenti per il 18esimo dell’Infiorata di Casatori, vi vogliamo mostrare compleanno dell’Infiorata l’album con gli scatti più belli. Il venerdi l’offerta floreale alla Vergine Addolorata si è conclusa con la realizzazione di un tappeto verticale di 10 m di altezza. È stata la manifestazione della devozione di questa comunità che, organizzata in sei contrade, ha offerto i fiori destinati alla realizzazione dell’opera. Il sabato pomeriggio, in via dell’Infiorata, dopo l’allestimento di una adeguata copertura, gli infioratori alle 16:00 hanno dato inizio ai lavori chini a terra per realizzare meravigliosi capolavori. Nello stesso pomeriggio, in via S. Maria delle Grazie, il “Festival delle Infiorate” ha ospitato le delegazioni provenienti da Tokyo, Noto, Gennazzano e Poggiomoiano, città che hanno nella loro tradizione l’arte dell’infiorare, mentre grazie al concorso i Piccoli Infioratori, i ragazzi provenienti da Noto, Poggiomoiano e dalle scuole di Casatori, San Valentino Torio e dai paesi limitrofi, hanno avuto l’occasione di mettere in pratica la loro arte e la loro fantasia con i tappeti ispirati ai cartoni ideati da Hanna & Barbera. In serata la Santa Messa per gli autotrasportatori con l’affidamento alla Vergine e l’inaugurazione dell’Infiorata. Non sono mancati i festeggiamenti del 18esimo compleanno dell’Infiorata con tanto di torta, spumante, palloncini e 18 lanterne lanciate in cielo. La domenica della festa è stata tutta dedicata ai visitatori, una serie di iniziative che hanno portato alla scoperta di questo mondo e di tutto ciò che di buono questo territorio sa offrire: arte, gastronomia, spettacoli… Mille emozioni che si sono conclusi a sera, con la santa Messa presieduta da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Giudice e con il successivo sacro passaggio della Vergine Addolorata sui tappeti floreali. Mentre ancora portiamo nel cuore la magia e le emozioni della manifestazione che si è appena conclusa, vogliamo già invitarvi alla prossima edizione, che si terrà dal 19 al 21 settembre del 2014, per vivere insieme un evento intriso di fede e tradizione. Valeria Fedele

Dopo la bellissima trasferta a Barcellona, nel settembre 2013, per il IV Congresso internazionale dell’Arte Effimera, l’Infiorata di Casatori si prepara alla V edizione del Congresso, che si terrà il prossimo giugno in Piazza San Pietro a Roma.


Gli infioratori all’opera

“Abbiamo bisogno di te” Pubblichiamo il testo del saluto che i giovani hanno rivolto al vescovo Giuseppe durante la celebrazione del 18 settembre, prima del tradizionale passaggio sui tappeti floreali Eccellenza, questo breve pensiero è da parte dei giovani di questa piccola comunità parrocchiale. Vogliamo ringraziarla per essere qui tra noi nel momento clou di questa manifestazione che tanto abbiamo a cuore. Tutti noi partecipiamo e lavoriamo con sacrificio e dedizione per la realizzazione dell’Infiorata, tralasciando anche i nostri impegni quotidiani. La parrocchia è il cuore pulsante della fede, ma non ultimo è un luogo di aggregazione sociale e culturale, soprattutto in piccoli paesi come il nostro, spesso definiti erroneamente sempliciotti e

contadini. È su questo terreno che noi siamo fioriti e siamo riusciti, con l’aiuto delle nostre famiglie e di don Gaetano, a far germogliare dei valori saldi in un tempo così difficile e con un mondo che invia continuamente stimoli non sempre positivi. Ci affidiamo a te, e scusaci se ci permettiamo di darti del tu, ma in questi due anni di ministero, noi tutti abbiamo percepito il tuo cuore giovane e la tua mente sempre alla ricerca di novità e di conoscenza. Sappiamo che puoi comprendere anche le nostre mancanze, i nostri continui dubbi. Non dimen-

ticarti di noi, oggi più che mai abbiamo bisogno di te. Con la nostra umile preghiera ti affidiamo alla nostra Vergine Addolorata, lei che con questo suo volto sofferente e profondamente umano, ci emoziona e ci consola ogni giorno, sia un balsamo anche per il tuo cuore ed un sostegno per le tante preoccupazioni che il tuo ministero comporta. Ti facciamo dono della sua immagine, custodiscila nella tua casa, e quando ti rivolgi a lei, ricordati dell’affetto e della stima dell’intera comunità. I giovani

IL VALORE DELL’OSPITALITÀ Il ringraziamento della delegazione giapponese Omotenashi è una parola giapponese che significa ospitalità. In Giappone c’e una tipica usanza nell’ospitalità. Ringrazio di cuore tutte le persone di Casatori per la loro calorosa ospitalità (Omotenashi)! Sono rimasto colpito quando la città e le persone si sono unite per costruire ed infine a partecipare alla meravigliosa Infiorata. Mi rendo conto che i fiori sono una testimonianza per la pace nel mondo. Presto vorrei tornare in questa città per stringere di più la nostra amicizia, che è nata durante l’Infiorata . Yasu Fujikawa

La delegazione giapponese ricevuta dal vescovo Giuseppe insieme a don Gaetano Ferraioli

日本にはおもてなしという言葉があります ここ、CASATORIでいただきました素晴らしいおもてなしで共通の心の響きを感じ、感謝の気持ちで一杯です。 花を通じて皆様と市民が一体になり、一つの目的に向かっていく姿に感動を覚えました。 花は皆の心、世界を一つにし、友情の輪を広げていくツールです。 この町で生まれた友情を大事にし、またこのCASATORIにもどってまいります。今回のご招待本当にありがとうございました。 藤川靖彦

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

La Veglia di preghiera

La preghiera dei Vespri in Rito GrecoBizantino con la Comunità Monastica di Pulsano, Monte S. Angelo (FG)

COSE CHE NON SI POSSONO DIMENTICARE

UN’ESPERIENZA TRAVOLGENTE «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). In 100 al campo scuola parrocchiale a San Marco in Lamis (FG), nel cuore verde del Gargano. Le esperienze dei partecipanti Le parole campo e scuola sintetizzano

li agli adulti, ma in particolar modo

tutto meravigliosamente. Un campo

con Dio.

variopinto: c’erano i bambini dell’A-

Luigi Rispoli, 21 anni

CR, i giovanissimi, i giovani e adulti, tutti insieme a condividere, convivere

Il campo mi ha riempito di emozioni e

e crescere. Una vera e propria scuola

sentimenti. Un risultato che solo Dio

di vita, ognuno è ritornato a casa più

può donare quando ascolti e mediti

ricco nel sapere e nella fede. Grazie

24 ore su 24 la sua Parola.

a don Roberto e a tutti gli educatori!

Domenico Petti, 16 anni

Michele Senatore, 30 anni Il campo scuola è stato per noi una Il campo scuola è stato entusiasman-

sfida e una conquista. Uniti, grandi

te e sorprendente! Quel piccolo seme

e piccoli, nello stesso spirito di pre-

dato ad ognuno di noi rappresenta il

ghiera, divertimento e lavoro vissuti

legame fra noi e Gesù. Lavorare in-

con gioia, serenità, interesse, condi-

sieme è stato bellissimo: ho trascorso

visione e tanta, tanta amicizia!

cinque giorni davvero stupendi.

Alfonso Ferraioli, 44 anni

Chiara Battipaglia, 12 anni

e Susy Ferrentino, 40 anni

Un’esperienza intensa, che ci ha per-

L’esperienza del campo è stata per

messo di approfondire i legami di

noi una “scuola alternativa”: ci ha in-

amicizia con tutta l’AC, dai picco-

segnato la bellezza dell’amicizia vera,

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al 5 al 10 agosto 2013 si è svolto il Campo Scout del reparto Nocera Superiore 1, tenutosi sul Monte Terminio a Serino (AV). C’è chi guarda agli Scout solo per come appaiono esteriormente, ragazzi e ragazze con camicie azzurre, fazzoletti colorati e zaini più grandi di loro, diretti verso le montagne. Essere Scout significa ridere, piangere e farsi coraggio insieme. Significa affrontare la vita senza aver mai paura di nulla. Significa avere sempre qualcuno al tuo fianco. Dall’alzabandiera alla speciale Messa con il nostro caro don Roberto, all’avventura che ci caratterizza. Un’esperienza quasi unica! Quando si entra negli Scout ci si mette in cammino verso l’infinito di Dio. Angelina Basile

del divertimento genuino, della preghiera condivisa. Gennaro e Ismaele Ferraioli, 12 e 8 anni Sono stati giorni di grande spiritualità e di gioia. È stato bello affrontare sia l’aspetto spirituale che il gioco insieme ai giovani. In un clima gioviale, sono stati giorni di intensa grazia. Rosaria Senatore, 72 anni Campo 2013

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Un momento del campo


Una vera barca, con immigrati (manichini) alla deriva: sull’albero, come vela, l’immagine della Madonna

MADRE DEI MIGRANTI Issata sull’albero maestro, sei sempre nera, come la vela egea del mitico Teseo e il Minotauro, ma dov’è la vela bianca? E guardi dolente ed ancora piangi i tuoi figli lontani dispersi e sommersi in quelle onde, nuovo sudario nel mar che fu già Nostrum. Ed altre madri e pargoli innocenti, giovani vite, tutti giù nel fondo con le poche speranze appena nate ed i poveri sogni mai sognati. La vela è ancora scura come la pelle tua, Maria, e noi a navigar per altri lidi, immemori, egoisti, senza cambiar la vela. E di nuovo l’antico padre Egeo si precipita dall’alto ed al dolor soccombe, mentre la Madre si consuma in pianto per ogni figlio a cui l’unico porto sarà solo, sul fondo, la sua morte. Don Natale Gentile La lirica è stata ispirata dal tosello della nostra parrocchia preparato per la festa dell’Assunta al Santuario Materdomini.

SULL’ARCA DI NOÈ

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gli sgoccioli dell’estate quando bussano le responsabilità quotidiane non possiamo fare a meno di riandare ai bei momenti trascorsi dal 22 al 26 agosto al Campo Scuola Unitario di AC, a quell’atmosfera di fratellanza e gioiosa vita associativa di quei giorni fantastici. Per fare memoria grata, ci siamo ritrovati insieme, lo scorso 14 settembre, per una strepitosa festa. Tutti, grandi e piccoli, travestiti da animali: gatti, topi, maialini, pipistrelli, api, farfalle… intenti a guadagnarsi un posto su “l’Arca di Noè”, messi alla prova dal saggio patriarca (il nostro don Roberto nel biblico ruolo), sostenendo prove di conoscenza biblica, navigazione, orientamento e sopravvivenza. Ci siamo ritrovati tutti in grande allegria, quelli del campo e gli altri che al campo non c’erano. È ora di ripartire con i rispettivi gruppi (ragazzi, giovani, adulti) per continuare a crescere nella fede, uniti come in queste occasioni! Daniela Claro Una delle “prove” per conquistarsi il posto sull’arca

La comunità ha vissuto un intenso pellegrinaggio a Roma lo scorso 8 settembre

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iamo partiti per Roma con il cuore colmo di gioia perché sapevamo che ci attendevano tanti appuntamenti importanti. Prima tappa: La Fede pregata, presso la Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme. Qui abbiamo meditato sulla virtù teologale della Fede e abbiamo venerato le reliquie della passione di Cristo. A San Giovanni in Laterano ci attendeva la seconda tappa: La Fede celebrata. Dopo aver salito la Scala Santa in ginocchio, momento intenso per tutti, abbiamo partecipato a Messa, cuore della nostra giornata, concelebrata dal nostro parroco don Roberto Farruggio, aiutato nel servizio all’altare dai nostri Ministranti. Finalmente a San Pietro in Vaticano per la terza tappa: La Fede professata.

Foto di gruppo a Piazza S. Pietro

All’Angelus il Papa ci ha rinnovato l’invito a pregare per la pace, nel giorno della natività della Vergine Maria, “aurora che preannuncia il Sole che è Gesù Cristo”. Dopo il pranzo a Castel Sant’Angelo, abbiamo professato la nostra fede sulla tomba dell’apostolo Pietro e venerato le reliquie dei due Papi prossimi alla canonizzazione. La quarta tappa, La Fede vissuta, presso la Chiesa del Santo Spirito in Sassia, che ospita il Santuario della Divina Misericordia di Roma. Qui abbiamo pregato il Rosario illuminati dalla testimonianza di S. Faustina Kowalaska e del Beato Giovanni Paolo II. Era passata la mezzanotte quando siamo ritornati a casa, un po’ stanchi ma pieni di stupore “per quanto abbiamo udito e visto”. Barbara Senatore

Il nostro gruppo durante la preghiera penitenziale mentre salivamo in ginocchio la Scala Santa

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

PREGARE PER LE VOCAZIONI Il primo giovedì di ogni mese, la comunità si ferma in preghiera davanti all’Eucaristia per accompagnare i giovani nella loro ricerca vocazionale

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opo la santa Messa, il primo giovedì di ogni mese, la nostra comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone si ferma in preghiera davanti a Gesù sacramentato, portando nel cuore quanti hanno sentito e sentono la chiamata del Signore. Tutti siamo chiamati a lavorare nella sua vigna, ognuno secondo il dono ricevuto. San Paolo chiama questi doni carismi mentre Gesù li chiama talenti. Madre Teresa di Calcutta, invece, diceva: «Se sei giovane e hai forze, corri, se sei meno giovane e non ce la fai a correre, cammina, se sei stanco perché anziano, siediti e prega per chi deve correre, l’importante è che tu sia in movimento verso Gesù». Molte sono le testimonianze dei Santi che hanno avvertito la propria chiamata grazie alla sosta davanti a Gesù Eucaristia, come testimonia Sant’Alfonso il quale, con mirabile impegno, ha

evidenziato negli scritti e nei canti l’amore verso Gesù sacramentato. Un altro esempio di grande amore per l’adorazione è San Pasquale Baylón, il quale amò a tal punto Gesù sotto quel piccolo velo di pane da meritare il titolo di “Serafino dell’Eucaristia”. Per questo noi preghiamo per le vocazioni davanti a Gesù Eucaristia, per sentire viva la presenza di Gesù in mezzo a noi. In adorazione davanti al mistero più grande, l’Eucaristia, obbediamo al comando di Gesù: «Pregate il Padrone della messe, che mandi operai nella sua messe». Preghiamo in particolare per i giovani, perché possano fare esperienza dell’Amore di Cristo e, affascinati dai suoi ideali e dalla sua missione, possano seguirlo con coraggio e perseveranza sulla via della totalità della donazione al Padre. Donatella Ferrara e Celestino Pio Caiazza



PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Un ricco che si fece povero

Marcello Candia (Portici, 27 luglio 1916 - Milano, 31 agosto 1983)

“N

on si deve tacere della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli...”, ha scritto recentemente il Papa emerito J. Ratzinger. La storia che raccontiamo è una conferma eloquente della carità che i cristiani hanno seminato a piene mani nei solchi della storia. Non doveva essere Francesco Saverio ad andare nelle Indie, ma l’improvvisa malattia del religioso designato costrinse sant’Ignazio di Loyola a mandare l’impetuoso connazionale che visse eroicamente quell’esperienza diventando modello e patrono di ogni missionario. Marcello Candia aveva maturato il desiderio di partire per le missioni ma ha potuto realizzare questo sogno solo nel 1965. Figlio di un grande industriale milanese, l’improvvisa morte del padre lo ha costretto a restare per portare avanti l’azienda di famiglia. Quella carità che lo convince a restare, lo spinge anche ad andare. L’attività di manager industriale non soffoca il desiderio missionario. Agli inizi degli anni ’60 Marcello vende tutto per costruire un ospedale a Macapà, in Amazzonia, una delle zone più povere del Brasile, che aveva visitato personalmente qualche anno prima. Nel 1965 parte come missionario laico e resta fino alla fine in quella terra, da lui adottata come seconda patria. Torna a Milano gravemente ammalato e qui muore il 31 agosto 1983. Trent’anni fa. Povero con i poveri, un vero “martire della carità” lo definisce padre Gheddo in una bella biografia (Marcello dei lebbrosi, Milano 1994). Le opere che ha realizzato in Amazzonia sono innumerevoli: lebbrosari, centri di accoglienza, scuole, conventi. Si dedica in modo particolare ai lebbrosi che vivono in una condizione disumana e di-

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Desidera partire per le missioni ma la morte del padre lo costringe ad occuparsi dell’azienda di famiglia. Agli inizi degli anni ’60 Marcello Candia vende tutto per costruire un ospedale a Macapà, in Amazzonia, una delle zone più povere del Brasile. Nel 1965 parte come missionario laico sperata. Deve lottare molto per realizzare questi progetti. Ha vinto il fatalismo e l’atavica rassegnazione di una popolazione abituata a non lottare contro la malattia, ha ridato speranza e dignità ai poveri, soprattutto a quelli più emarginati. Ha incoraggiato e sostenuto i progetti di tanti religiosi che operavano nella stessa regione. Ma deve lottare anche contro se stesso, con i difetti del suo carattere. Marcello diventa “santo nonostante se stesso”, scrive Gheddo. Un uomo fragile come tutti eppure capace di buttarsi in un’avventura che ha il profumo dello Spirito. Le grandi opere sono sempre il frutto maturo di tanti altri passi. Marcello ha ricevuto dalla mamma Luigia l’amore per i poveri e ha imparato fin da giovane ad intrecciare fede e carità. Gli impegni di lavoro non tolgono spazio alle numerose attività caritative e missionarie che realizza o sostiene. Era solito dire: “Non si può condividere il Pane del Cielo, se non si condivide il pane della terra”. Quel Pane celeste lui lo riceveva tutti i giorni, avendo deciso fin dalla giovinezza di partecipare alla Messa quotidiana. Egli conosce la potenza della preghiera, tra le sue opere in Brasile vi sono anche luoghi destinati alla preghiera. La missione nasce da un appassionato amore per Dio e si traduce in una totale dedizione ai più poveri. Esperienze come queste sono capaci di scuotere la coscienza intorpidita di tanti uomini e della stessa comunità ecclesiale. Quella di Marcello è senza dubbio una testimonianza straordinaria, non tutti sono chiamati a lasciare tutto ma tutti sono chiamati a fare la propria parte per restaurare quell’armonia della creazione voluta da Dio e deturpata dall’egoismo dell’uomo.


CULTURA

Il gigante e la bambina

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dagiata delicatamente su un cuscino, la bambina, dalla bionda chioma fluente e dalle gote rosse, è l’oggetto evidentemente di compiacimento di chi la guarda con tenerezza di padre. Sembrerebbe la scena di un nonno che coccola la sua adorata nipotina e guai a chi la tocca, proteggendola con la sua mano benedicente. Non è l’idillio di un poemetto ma il contenuto di un piccolo quadro che abbiamo “scoperto”. Quasi a sorpresa, con un tuffo la cuore, quando ce l’hanno mostrato. E se non c’è due senza tre, a proposito di Solimena, ecco la terza sorpresa. La Diocesi detiene un altro, importante, capolavoro del grande pittore di Canale di Serino, Angelo Solimena (1629-1716). Non ci sono dubbi. Non voglio pronunciarmi sulla paternità definitiva, potendo trattarsi anche del figlio Francesco (1657-1747), il che aumenterebbe enormemente il valore del piccolo

Arte... rischi di don Natalino Gentile

dipinto. Abituati a veder le grandi tele solimenesche, dall’ampia e spaziosa composizione, con Madonne e Santi a grandezza naturale, possiamo pensare che questo sia un bozzetto, un meraviglioso bozzetto. Solo pochi sguardi possono godere di questo delizioso quadro e la riservatezza e, direi, il delicato segreto è stato uno dei motivi per cui lo stesso dipinto è pervenuto fino a noi, nonostante i secoli passati, le depauperazioni effettuate nelle chiese e nei conventi. Ringraziamo Dio, anzi l’Eterno Padre. Infatti il titolo dell’opera è proprio “l’Eterno Padre con Maria Bambina”. Guardando quelle tenerissime immagini sembra di sentire le parole di Ron: “Il gigante è un giardiniere - la bambina è come un fiore - che gli stringe forte il cuore - con le tenere radici”. Anche se questa è tutta un’altra storia.

La recensione

Un nuovo contributo su San Prisco

«S

i possono rivivere alcuni momenti della vita del Santo attraverso testimonianze documentarie parzialmente inedite, estratte da un antico Lezionario della Chiesa di San Matteo di Salerno e successivamente pubblicate», così Giovanni Rossi - presidente dell’Associazione Panacea - descrive “Vita di S. Prisco Primo Vescovo della città di Nocera” dell’avvocato Gennaro Zurolo. Questa testimonianza bibliografica, custodita in unico esemplare presso la BNC di Roma, offre numerosi spunti di riflessione, brevemente accennati dall’autore nella parte introduttiva, dove la fatica letteraria di trascrizione e traduzione del testo è inserita simbolicamente nel decennale percorso di riscoperta del Santo Patrono che si è concluso con la rassegna Priscana a cura di Mons. Carime Citarella e Mons. Mario Vassalluzzo. L’opuscoletto fu redatto in Nocera durante l’episcopato di Mons. Giulio Giovio (1552-60) e ottenne l’imprimatur dal Vicario della Curia arcidiocesana

di Alfredo Franco

di Napoli nel 1562, sicuramente per interessamento del vescovo letterato Paolo Giovio il Giovane (1560-85) che ne dovette comprenderne la portata informativa. Esso si colloca nella generale riscoperta delle antiche memorie locali e, soprattutto, nella congerie culturale della ricerca storica in cui furono concepiti gli Annales ecclesiastici di Mons. Baronio. Il testo originale e la traduzione sono consultabili sul sito dell’associazione Panacea (www. panaceart.it) che ha sostenuto le spese per la pubblicazione dell’opera.

Vita di S. Prisco - Primo Vescovo della città di Nocera (alla luce di documenti inediti del XVI secolo) Autore: Gennaro Zurolo Edizioni Panacea 2012 (I fascicoli di Panacea 9) pp. 32

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Fondare la speranza, l’eredità del Beato Alfonso Maria Fusco

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135 anni dalla prima messa di don Alfonso con le Suore pionerie della Congregazione

lle spalle il mese di settembre: un tempo che custodisce una data importante per le Suore di San Giovanni Battista. Il 26 settembre 1878, don Alfonso celebra la prima messa per le prime quattro suore, le pioniere che con cuore aperto e generoso accolgono il progetto carismatico di don Alfonso e danno inizio all’opera: la piccola casa della provvidenza, che prenderà poi il nome di Suore Battistine. Gesù nel cantico delle beatitudini ci dice chi sono i beati: veri cristiani, semplici, umili, generosi di cuore. I piccoli che pensano in grande. Don Alfonso Maria Fusco è stato uno di loro, sacerdote diocesano che ha saputo cogliere l’oggi di Dio nella storia, individuandone i segni. Alfonso è ancora seminarista quando ha chiara l’intuizione che Dio lo chiama a prendersi cura di tanti bambini, maschi e femmine, orfani e poveri, abbandonati a loro stessi, ai quali la politica del tempo nega ogni possibilità d’istruzione e promozione sociale.

L’abbandono alla Provvidenza. Alfonso medita e prega a lungo nell’attesa di realizzare il sogno e per circa 20 anni continua a pregare, credere e sperare. Egli stesso annota: «Realizzare il santo proposito di stabilire in Angri un Conservatorio di educazione e insieme raccogliere le orfane abbandonate, per infondere nei loro cuori sensi di amore e di timore di Dio». Il progetto di Alfonso è audace e ambizioso, sembra davvero utopico, molti sono contro di lui, lo giudicano pazzo, incapace. Quanta sofferenza, Alfonso non si scoraggia poiché come amava dire: «Quando si ama veramente il Signore si supera ogni difficoltà». Pone la sua fiducia nella provvidenza e sosta lunghe ore in preghiera davanti al tabernacolo. Don Alfonso è sicuro di rispondere ad un preciso disegno del Signore, spende tutte le sue energie a far crescere l’opera. Ripete con convinzione: «L’istituto non è opera mia, è opera di Dio; Egli me l’ha imposto, io sono il suo operaio».

Qualcosa illumina la nascente vocazione apostolica di Alfonso. È un sogno straordinario che egli stesso racconta: «Ho sognato Gesù Nazareno che mi ha detto: Alfonso tu devi fondare un istituto di suore che chiamerai del Nazareno e un orfanotrofio maschile e femminile. Il suolo è già pronto, non hai che da fabbricare. Appena sacerdote devi occuparti di questo». Alfonso coltiva in cuor suo il sogno e comincia a pensare in grande: desidera togliere quei poveri orfani dalla strada, educarli, formarne le coscienze, sogna di restituirli alla società in tutta la loro dignità di uomini e donne.

Ancora oggi, attraverso le suore Battistine presenti nei paesi del mondo, di un mondo che cambia, il Beato Alfonso ci indica la strada, ci ricorda fortemente che tocca a tutti leggere i segni dei tempi, buttandoci con amore nell’avventura di portare Dio a tutti i popoli e rivelare in Gesù il volto del Padre.

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Anche noi, in quanto membri della Chiesa, possiamo diventare, come lo è stato il Beato don Alfonso, fondatori di speranza, quella speranza che non tramonta mai. Le suore di San Giovanni Battista


IL LEGALE RISPONDE

TFR, quando può essere anticipato? L’avvocato risponde alla domanda di Domenico sull’anticipazione del trattamento di fine rapporto nel pubblico impiego Caro avvocato, mi chiamo Domenico e ho 60 anni. Lavoro al Comune di Nocera Inferiore e vorrei sapere se posso richiedere parte del mio TFR in anticipo. Quali motivazioni devo addurre per ottenerlo? Domenico Caro Domenico, il TFR (liquidazione o buonuscita) è quella somma di denaro che viene erogata a favore del lavoratore subordinato, pubblico o privato, nel momento in cui si verifica la cessazione del rapporto di lavoro continuativo, a prescindere dalla motivazione. Esso è un diritto ed è sempre dovuto. Nel corso del rapporto di lavoro, il lavoratore ha diritto a chiedere un’anticipazione del TFR. Di seguito, esaminiamo le condizioni soggettive ed oggettive per l’anticipazione richieste dalla legge, la quale però affida ai contratti collettivi di categoria ed aziendali ed a patti individuali, la possibilità di stabilire condizioni di miglior favore.

REQUISITI L’anticipazione può essere corrisposta a coloro che hanno maturato almeno 8 anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro. Considerata la tua età, presumo che tu abbia raggiunto tranquillamente il termine richiesto. Si può realizzare il requisito del servizio presso lo stesso datore di lavoro, anche se il lavoratore viene trasferito da una società all’altra di uno stesso gruppo, purché in tale occasione non gli sia stato liquidato il TFR. Nel tuo caso, il datore di lavoro è il Comune di Nocera Inferiore. L’anticipazione, in genere, può essere richiesta per l’acquisto della prima casa per sé o per i propri figli, per la necessità di sostenere spese sanitarie oppure per sostenere le spese durante l’astensione facoltativa per maternità o la formazione. Questa richiesta deve essere giustificata dalla contemporaneità e dalla necessità della somma corrente.

Per prima casa, s’intende l’immobile destinato alla normale residenza ed abitazione del lavoratore e della sua famiglia. Per quanto riguarda le spese mediche, il lavoratore deve trovarsi nella necessità di sostenere spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti ASL. Se ricorrono le condizioni sopra citate, il lavoratore ha diritto ad un’anticipazione del TFR, sempre relativamente a quello spettante alla data della domanda, nella misura massima del 70% dello stesso. Il lavoratore deve presentare al proprio datore di lavoro la domanda allegando la documentazione idonea ad accertare il reale utilizzo delle somme per quel preciso scopo. Per quanto riguarda gli iscritti alla forma pensionistica complementare, anche se non è il tuo caso, possono chiedere un’anticipazione della posizione individuale maturata per spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni relative al lavoratore stesso con qualsiasi grado di anzianità d’iscrizione al fondo, nella misura del 75% di quanto versato; per l’acquisto della prima casa o ristrutturazione della stessa con un’anzianità di almeno 8 anni d’iscrizione al fondo nella misura del 75% di quanto versato; per ulteriori esigenze sempre con un’anzianità di almeno 8 anni ma nella misura del 30% di quanto accantonato. Ti anticipo, ma è ormai pacifico e notorio, che in caso di anticipo del TFR devi pagare delle tasse che variano in base alla motivazione. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: famiglia

Il diritto di essere nonni

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OS divorzio tra nonni e nipoti! Secondo l’associazione matrimonialisti italiani, sono circa sedici mila i nonni in Italia, che a causa di separazioni e divorzi, non possono più frequentare i propri nipoti. Oltre ai piccoli costretti a dividersi tra mamma e papà, vittime quindi di scelte altrui, anche i nonni finiscono per pagare le dure conseguenze di matrimoni drammaticamente naufragati. Dopo aver, magari, abbondantemente collaborato alla crescita dei propri nipotini, facendo risparmiare ai figli i soldi per baby sitter e asili privati, accollandosi incarichi e responsabilità, di fronte alla fine di un matrimonio sono gli unici a non aver nessun diritto e nessuna tutela. Gli avvocati divorzisti si battono per il rispetto dei diritti degli ex coniugi o di quelli sacrosanti dei bambini, ma non c’è alcuna tutela per i sentimenti dei nonni brutalmente e improvvisamente scacciati dalla vita dei propri nipotini.

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Sono circa 16mila i nonni in Italia che, a causa di separazioni e divorzi, non possono più frequentare i propri nipoti

Così da un giorno all’altro una nonna che accudiva i propri nipoti per tutta una giornata si ritrova a non saper più nulla della vita dei bambini o un nonno che quotidianamente li accompagnava a scuola o in palestra deve accontentarsi di vederli solo nelle feste comandate e sotto lo sguardo torvo di un genitore dissenziente. Molti nonni subiscono passivamente questa dolorosa realtà, ma fortunatamente – specie negli ultimi anni – tanti hanno deciso di non arrendersi, rivolgendosi al tribunale dei minori. E cominciano a esserci le prime sentenze favorevoli, che cioè riconoscono il diritto di nonni e nipoti di continuare a frequentarsi nonostante i genitori non

stiano più insieme o non riescano ad avere più rapporti civili tra di loro. L’importanza dei nonni nella vita affettiva dei bambini coinvolti in separazioni e divorzi è testimoniata dalle tante storie raccolte dai “gruppi di parola” organizzati dal Servizio per la coppia e la famiglia. La maggior parte dei minori incontrati dagli esperti del settore afferma di poter contare sempre e comunque sull’affetto e sulla disponibilità dei nonni. L’identità e la personalità dei piccoli non si costruiscono solo con i rapporti quotidiani con i genitori, ma consentendo loro di entrare in contatto diretto con la storia di chi è nato prima e può tramandargli esperienze di vita di famiglia oltre a riempirgli le giornate di amore vero e totale.


I PASSI DELLA

SPERANZA Domenica 17 novembre 2013

IV Giornata diocesana di Insieme Il futuro è in mano a quelli che vogliono combattere. Vi sono imprenditori, uomini e donne, giovani che hanno avuto la forza di non farsi scoraggiare dalla difficile situazione del nostro Paese. Con i loro passi hanno delineato un percorso fatto di eccellenze, coraggio e voglia di riscatto

Giovedì 14 novembre, alle ore 18:30, presso la Curia di Nocera Inferiore sarà presentato l’approfondimento e i risultati del I Forum “Sguardo d’Insieme” promosso dalla redazione della rivista

Il 16 settembre, importanti esponenti del mondo del lavoro, della politica, dell’imprenditoria, della legalità, della scuola, cultura e comunicazione si sono seduti intorno al tavolo per tracciare il punto sull’attuale situazione dell’Agro, alla presenza del vescovo Giuseppe e della redazione di Insieme. Un confronto schietto e sincero da cui sono emersi interessanti spunti di riflessione che saranno pubblicati nello speciale di novembre.

Promozioni e offerte per coloro che sottoscrivono o rinnovano l’abbonamento Insieme ad un prezzo speciale…

solo 1,50 €

Ia partire fatti…

dalla Parola

Un sentito ringraziamento ai parroci e ai referenti che ogni mese promuovono e sostengono la rivista. Contributo che diventa ancora più indispensabile in occasione della Giornata diocesana di Insieme.

Per maggiori informazioni: tel. 081 517 04 66 - diffusione.insieme@virgilio.it



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