Insieme - Novembre 2013

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NOVEMBRE 2013 N. 10 ANNO VIII - € 2,00

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PREZZO SPECIALE € 1,50 A DI I

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La speranza è servita C’è chi sfida la crisi con intelligenza e determinazione

EUANGHELION Vota il giornalista da premiare

DON ENRICO SMALDONE La sua vita in 12 appuntamenti

LA TESTIMONIANZA I coniugi Pandolfi in piazza San Pietro






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NOVEMBRE 2013 N. 10 ANNO VIII - € 2,00

PREZZO SPECIALE

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€ 1,50

Foto di copertina Salvatore Alfano

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DI INSIE ME

La speranza è servita C’è chi sfida la crisi con intelligenza e determinazione

EUANGHELION Vota il giornalista da premiare

DON ENRICO SMALDONE La sua vita in 12 appuntamenti

novembre 2013

LA TESTIMONIANZA I coniugi Pandolfi in piazza San Pietro

PRIMO PIANO

7 EDITORIALE

Il volto violento dell’Islam

a cura della Redazione

di Silvio Longobardi

10 “ACCOGLIETE INSIEME TRA I VOSTRI AMICI” 11 ANCHE QUESTA È CRONACA 12 I RISULTATI DEL FORUM “UNO SGUARDO D’INSIEME” 16 LE STORIE

8 L’ABC DELLA FEDE

Il silenzio dei Vangeli su Giuseppe risponde mons. Giudice

26 SCUOLA & UNIVERSITÀ A scuola di legalità

Vogliamo far conoscere vicende che hanno il profumo della speranza. Alcune hanno giovani protagonisti, altre persone che contano qualche anno in più, ma proprio per questo più rappresentative della complessità sociale.

di Martina Grimaldi

30 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

34 I PASSI DI FRANCESCO

52 LA COPERTINA

La nuova rubrica presenta le comunità parrocchiali

di Silvio Longobardi

36 I PASSI DI GIUSEPPE di Antonietta Abete

Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

58 BACHECA

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

66 CULTURA

Libri, storia e arte

a cura della Redazione

69 LE PAROLE DELLA CRISI

I nostri auguri

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

di Peppe Iannicelli

Padovano Sorrentino, Daniela Claro, Barbara Senatore, Maria Bonfiglio, Maria Ermelinda Di Lieto, Michele Lanzetta, Maria Fugaro, Dora Robustelli, Flora Gaito,

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

Giovanna Di Michele, Lina D’Aquino, Mariano Rotondo, Giovanna Pauciulo, don Antonio Cuomo, Carmine Zarra, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli, Carmine Giordano,

Coordinatrice Antonietta Abete

Sonia Monetti, Anna Civale

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it

Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato sano, don Natalino Gentile, Raffaele Massa, don Mario Ceneri, Don Roberto Farruggio, Fabio Senatore, Antonio

€ 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

Donatella Ferrara, Salvatore Corrado, Valeria Fedele,

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA)

Mons. Giuseppe Giudice, Donatella Salvati, Lavinia Bas-

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Il tempo della speranza

a cura della Redazione

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Pagine parrocchiali

Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

45 IN DIOCESI

insieme

54 NEWS DALLE PARROCCHIE

59 IN PARROCCHIA

Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia

MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 4 novembre 2013 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Un momento della commemorazione dell’attentato alle Torri gemelle

I

sanguinosi attentati da parte degli islamisti in diverse parti del mondo – i più recenti in Kenya, Pakistan e Iraq – sono solo l’iceberg di una persecuzione contro i cristiani che cresce e sempre più allarga i suoi tentacoli. Nei Paesi a maggioranza islamica basta poco per finire in carcere per motivi religiosi, pochissimo. Come sa bene suor Myriam, il nome vero non è mai stato rivelato, responsabile di una scuola cattolica in Pakistan, minacciata di morte. L’ultima notizia riguarda sei cristiani condannati in Iran con l’accusa di proselitismo. È facile attribuire gli attentati a frange estremistiche, definite islamiste per evitare ogni confusione con l’autentico islam. Ma come spieghiamo la crescente intolleranza che il mondo islamico riserva ai cristiani? Si parlava di questo con Luigi Accattoli, lo scorso anno quando venne per ritirare il Premio Euanghelion. E lui ricordò che nei secoli passati, spesso con l’avallo della gerarchia, i cristiani avevano metodi altrettanti violenti. Nella storia del cristianesimo vi sono pagine dolorose di cui dobbiamo vergognarci. Noi sappiamo però che il Vangelo non approva la violenza. Possiamo dire lo stesso del Corano? Seguendo l’insegnamento di Paolo VI e Giovanni Paolo II, la Chiesa non teme di riconoscere gli errori commessi nel passato. E lo fa a partire dal Vangelo e in nome del Vangelo. I musulmani possono fare altrettanto in nome del Corano? Il vero dialogo non può mettere tra parentesi le domande scomode e non può essere praticato a scapito della verità. Il problema non è sapere quanti sono i fondamentalisti e quanti abbracciano il terrorismo. Schegge impazzite sono presenti in ogni gruppo sociale, anche in quelli religiosi. Sappiamo bene che esiste un islam moderato e silente (forse

Il volto violento dell’Islam la maggioranza) e una rumorosa corrente che predica e pratica la violenza in nome della fede. La questione è un’altra: vi sono imam e muftì che condannano la violenza senza ombre e dicono a chiare lettere che lo jihad (guerra santa) non può mai giustificare l’uccisione di innocenti? Quando accadono attentati vi sono voci autorevoli che condannano quei gesti come contrari alla fede islamica? Il costante silenzio delle guide religiose dell’Islam, per convinzione o per paura, condanna i musulmani moderati all’emarginazione e finisce per amplificare e, alla lunga, per legittimare la violenza. Gli islamisti che imbracciano le armi non lo fanno in nome di qualche ideale politico ma della fede. “Allah akbar”, ha gridato un giovane musulmano inglese mentre uccideva un soldato britannico. Non si mette a rischio la vita, nei casi estremi non si perde la vita, se manca la fede nella retribuzione ultraterrena. Solo Dio può chiedere il sacrificio della vita. In altre parole, il terrorista non si immola e non uccide se non ha l’intima certezza che Dio è dalla sua parte. Era questa la proposta lanciata da Papa Ratzinger nell’ormai famoso discorso all’università di Ratisbona (settembre 2006): proclamare al mondo che la fede ripudia ogni forma di violenza e che non si uccide in nome di Dio. All’indomani dell’attentato delle Torre Gemelle, sentendo i tamburi di guerra, Giovanni Paolo II disse che i discepoli di Gesù “sono chiamati a proclamare con costanza che ogni forma di violenza terroristica disonora la santità di Dio e la dignità dell’uomo e che la religione non può diventare mai motivo di aggressione bellica, di odio e di sopraffazione” (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2001, n. 6). Una dichiarazione semplice che potrebbe mettere fine a tanti equivoci ed aprire spazi di dialogo e di collaborazione.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Il silenzio dei Vangeli su San Giuseppe «Il Vangelo non è la biografia del Signore, per questo non indugia sui particolari biografici»: il vescovo Giuseppe risponde alle domande dei nostri lettori Eccellenza, gli Orientamenti che ha consegnato alla nostra Chiesa sono centrati sul tema dell’accoglienza ed io ho sempre pensato che Giuseppe rappresenti un’icona stupenda dell’accoglienza. Non ripudia Maria incinta, come prevedeva la legge del tempo, e cresce un figlio non suo. Quanta tenerezza ci sarà stata tra padre e figlio nella casa di Nazareth! Mi sono sempre domandato perché i Vangeli ad un certo punto non ci raccontano più nulla del padre putativo di Gesù, della sua vita e della sua morte, mentre la Madonna la ritroviamo sotto la croce, il giorno di Pentecoste, fino alla sua assunzione in Cielo. Oggi ci lamentiamo perché alle donne sono ancora preclusi posti e ruoli di responsabilità, mi sembra di poter dire che nel Vangelo è scritto il contrario. Marco

Carissimo Marco, come è bella la figura di San Giuseppe, una stupenda icona di accoglienza, donataci dal cuore stesso di Dio. Egli, uomo giusto e di fede, è il patrono della Chiesa universale ed a lui, soltanto a lui, Dio affida i suoi doni più belli: Maria e Gesù. Il vangelo è discreto nel parlare di Giuseppe, è ad un certo punto, quasi scompare, morto secondo la tradizione tra le braccia di Maria e di Gesù, e per questo invocato nell’ora della morte. Il Vangelo non è la biografia del Signore, per questo non indugia sui particolari biografici, è invece la rivelazione del mistero della salvezza, il cui cuore è Gesù, per questo ad un certo punto Maria e Giuseppe, che hanno un compito singolare nella storia della salvezza, si nascondono, si eclissano per permettere a Gesù, unico sole, di risplendere. Approfittiamo delle scarne notizie bibliche sulla figura di Giuseppe e impariamo così anche noi a custodire i due doni preziosi, che il Signore ha voluto lasciarci: Maria, Madre di Dio, e Gesù, Figlio del Padre. Mons. Giuseppe Giudice

ECCO LE EDICOLE DOVE PUOI TROVARE INSIEME! EDICOLA Amato Giornali - 081 513 27 08 EDICOLA Diodato - 328 16 80 694 EDICOLA Ruocco Bruna - 333 29 03 154 EDICOLA Attianese Vincenzo - 081 517 64 09 EDICOLA Fortino - 081 94 82 56 EDICOLA Ferro Francesca - 081 517 22 95 CARTOLIBRERIA CORINTO - 081 517 48 74 EXPO SMILE di Esposito Maria CENTRO EDICOLA - 081 514 40 60 EDICOLA Lambiase - 081 514 40 88 SARDO ART - 081 91 73 53 EDICOLA Daniele Raffaela - 081 515 14 69 EDICOLA D'Andria Giuseppe - 339 34 09 275 EDICOLA Zambrano Valentino - 081 320 80 23 TABACCHI EDICOLA Buonaiuto Luca - 081 513 61 73 MIR MIR MIR - 081 513 71 49 EDICOLA Archimede - 081 528 12 48

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Via Dei Goti, 11 Via Dei Goti Piazza Doria C.so Vittorio E., 42 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via R. Silvestri, 6 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via G. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI S. MARZANO SUL SARNO S. VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

Se vuoi abbonarti e ricevere la rivista in edicola, chiama in redazione lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle 14.00 Tel/Fax 081 517 04 66 oppure scrivi a diffusione.insieme@virgilio.it redazioneinsieme@alice.it



MESSAGGIO DEL VESCOVO PER LA IV GIORNATA DIOCESANA DI INSIEME

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“Accogliete Insieme tra i vostri amici”

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Il Vescovo chiede alle comunità parrocchiali di promuovere la diffusione della rivista diocesana: «Accogliamo l’informazione che fa pensare» Carissimi, come Vescovo, ancora una volta, vengo a bussare alle vostre porte per proporvi di accogliere tra i vostri amici la Rivista diocesana Insieme, che ha il compito di veicolare in mezzo a noi il pensiero cristiano e il volto accogliente della nostra Chiesa diocesana. Accogliere è il tema che ci siamo dati per l’anno pastorale 2013-2014 e vorremmo coniugarlo insieme, in tutti i modi e in tutti i tempi. Accogliere a cominciare dalla soglia, e come è bello quando la domenica la Rivista ci è proposta proprio sulla soglia della Chiesa, come un biglietto di invito e di ingresso, come una carta di presentazione, come una fotografia della nostra Chiesa, che si sforza di presentarsi sempre in una veste più bella ed attraente, semplicemente per tradurre il Vangelo oggi nella nostra storia. Insieme è accoglienza di diverse intelligenze, spiritualità, impegni, pensieri, lavori, sacrifici anche economici.

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Accogliamo Insieme! Accogliere è fare spazio, è dare tempo, è preparare un luogo. Accogliamo l’informazione che fa pensare, riflettere, meditare, crescere ed anche pregare. Che nessuna comunità si chiuda ad Insieme e Insieme trovi accoglienza in ogni comunità per essere strumento di vera crescita ecclesiale. Così sarà accolto in ogni famiglia il pensiero della Chiesa per crescere insieme verso il Regno. Se il male è imposto e dilaga, il bene va appassionatamente proposto e una Rivista, ben fatta e attenta al sociale, può essere umile e utile strumento per arginare le banalità presenti nella nostra cultura. Accogliendola, noi osiamo. Allora io accolgo, tu accogli, noi accogliamo e solo così Insieme, come Chiesa, forse saremo accolti come una proposta sul nostro territorio. Vi benedico + Giuseppe, Vescovo


Foto Giulia Rossi

IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

Anche questa

è cronaca

P

er molti crisi vuol dire crescente disoccupazione, spread, debito pubblico, calo dei consumi, aumento delle famiglie povere… numeri che spesso alimentano un senso di sfiducia e di impotenza. C’è anche un altro volto della crisi, c’è un’altra società che non siede rassegnata, ci sono persone che hanno il coraggio di fare progetti e di rischiare, sapendo che si può sbagliare ma che attraverso gli errori s’impara a fare meglio. Il nostro dossier vuole dare voce a questa società che troppo spesso non emerge. La fotografia dei media, che pure pretendono di raccontare la realtà, è deformata da una prospettiva che mette l’accento solo sul negativo. Noi invece vogliamo far conoscere vicende che hanno il profumo della speranza. Storie vere, non sogni. Esperienze vissute, non intenzioni. Sono storie che parlano del nostro territorio, scelte tra le molte segnalazioni ricevute. Esperienze diverse, alcune hanno giovani protagonisti, altre persone che contano qualche anno in più, ma proprio per questo più rappresentative della complessità sociale. Anche questa è cronaca. Anzi, sen-

za storie come queste la cronaca mediatica diventa un insulto alla dignità, all’intelligenza e alla generosità della gente. Un dossier come questo ha l’ambizione di lanciare segnali di fumo, vogliamo dire, anzi gridare a piena voce, che la crisi è una realtà che sfida l’intelligenza, non una catena che mortifica la speranza. Ma per onestà dobbiamo anche aggiungere che in tutte queste esperienze non vediamo mai apparire la mano provvidenziale delle istituzioni pubbliche. Chi combatte e vince lo fa quasi sempre da solo, come se lo Stato non ci fosse. Ci piacerebbe sapere se e cosa hanno messo in campo le amministrazioni locali dell’Agro, se e quali progetti hanno contribuito a creare lavoro. Sono queste le risposte che la gente attende. Non i favori selezionati e arbitrari, che seguono le logiche del clientelismo, ma iniziative capaci di sostenere chi è disposto ad investire capacità, tempo, sogni e risorse economiche per impiantare progetti che non solo danno lavoro ma soprattutto aiutano a custodire la speranza. Chiediamo troppo, signori Sindaci? Silvio Longobardi


Foto Salvatore Alfano

I RISULTATI

I MEMBRI DEL FORUM Per il mondo degli imprenditori, c’era Mauro Maccauro, presidente Confindustria di Salerno; per il lavoro Matteo Buono, segretario Segretario generale CISL Salerno; per la legalità Andrea Vagito, Segretario della Camera penale presso il Tribunale di Nocera Inferiore; per il mondo politico Claudio Guarnaccia, Responsabile Osservatorio politiche giovanili; per la scuola Filippo Toriello, Dirigente scolastico e responsabile Ufficio scuola diocesano; per il volontariato e la solidarietà Marco Giordano, Presiedente della Federazione Progetto Famiglia ONLUS; per la Cultura e la Comunicazione Michela Giordano, giornalista e scrittrice.

“Uno sguardo d’Insieme”

di Antonietta Abete

Si è svolto lo scorso 16 settembre il primo incontro del Forum “Uno sguardo d’Insieme”, promosso dalla rivista diocesana. Sette esperti riuniti intono al tavolo per un confronto schietto e sincero. Ecco cosa è emerso

S

ette esperti riuniti intorno al tavolo ovale della Sala degli Stemmi del Palazzo vescovile per parlare, lontano dai riflettori, in maniera schietta e sincera delle criticità degli ambiti rappresentati. Leggere le dinamiche del territorio in sette settori strategici è il primo passo per pensare e progettare azioni future che abbiano il fine di “migliorare l’Agro”. Si parla tanto di reti e sinergie. Anche noi ne abbiamo promossa una e oggi vi raccontiamo quanto è emerso. IL TESSUTO AZIENDALE. Nell’Agro, più di 100 aziende sono associate a Confindustria Salerno, con una forza lavoro di oltre 3.000 unità. «È l’agroalimentare il settore trainante dell’eco-

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nomia locale, sia per addetti che per l’indotto - ha spiegato il presidente Maccauro -, ma si registra una cospicua presenza di aziende importanti anche nei settori della meccanica, chimica/gomma-plastica, carta-grafica ed editoria, sistema casa, edilizia e servizi alle imprese». Il territorio presenta diverse aree industriali nate in seguito dell’attuazione dei Piani di Insediamento Produttivo realizzati in zona Fosso Imperatore, Taurana, Sarno e Scafati che racchiudono, nel complesso, circa 180 aziende. «Anche l’Agro nocerino risente della crisi economica e fa registrare il ricorso agli ammortizzatori sociali, cessazioni di attività ma vi sono anche casi di imprenditori coraggiosi che portano avanti l’azienda,


salvaguardando posti di lavoro». Il presidente sottolinea qualche nodo strutturale: «Scontiamo ritardi e diseconomie oramai ataviche; troppo spesso, infatti, la filiera istituzionale si è mostrata inadeguata. Registriamo gravi inadempienze nelle infrastrutture delle reti dei servizi essenziali». Proprio nell’Agro la scorsa estate vi sono stati cali di tensione e buchi nella somministrazione dell’energia elettrica. Quale il ruolo della Scuola e della Chiesa? «Possono offrire un contributo fondamentale: la scuola concorre a definire il senso di responsabilità e il senso civico dell’individuo. La Chiesa, promuovendo il valore della persona e della famiglia, la sussidiarietà e la solidarietà contribuisce allo sviluppo del concetto di valore sociale assegnato all’impresa». IL VOLONTARIATO. Qual è la presenza del volontariato nell’Agro e in che ambito si impegna? Sono 135 le organizzazioni presenti nell’Agro. 75 sono iscritte al Registro Regionale del Volontariato della Regione Campania. Ad esse si aggiungono quelle non iscritte che è possibile stimare in 60, incrociando i dati di una ricerca svolta nel 2007 dall’associazione Paideia, in collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell’Università della Calabria, e una del 2009 che il Centro “Solidas” di Salerno ha affidato all’associazione Progetto Famiglia. Per quanto riguarda gli ambiti di impegno, esse operano in più settori: socio-assistenziale, sanitario, ambientale, culturale, protezione civile. Se analizziamo il rapporto con il contesto in cui operano, il 34% delle organizzazioni di volontariato ha interazioni continue con servizi e uffici pubblici, mentre il 64% indica come principale fonte di finanziamento quella proveniente dal servizio pubblico. Non tutto il volontariato si esprime nelle Organizzazioni di volontariato, vi sono volontari anche nelle Fondazioni, nelle cooperative sociali, nelle associazioni di promozioni sociali, nelle ONG. Molto diffuso è il volontariato nelle parrocchie, nei gruppi Caritas e nei 50 centri di ascolto parrocchiale o foraniale che presidiano in modo capillare tutto l’Agro. «Il numero aumenta - spiega il dott. Marco Giordano - se conteggiamo le centinaia di catechisti che si impegnano in parrocchia. Ma dovremmo tener conto anche dei rapporti di buon vicinato, della solidarietà che si crea tra genitori di bambini che frequentano la stessa scuola e di quella intrafamiliare». Secondo molti studiosi, dal 2000 è iniziata la fase discendente del volontariato. «Quanto più le organizzazioni solidaristiche

Foto Salvatore Alfano

Il tavolo di lavoro

I nodi del mondo dell’informazione

È

la scarsa qualità il problema dell’informazione in provincia di Salerno: «Apparentemente vi sono tante voci, nella realtà i giornali e i siti internet sono tutti uguali - spiega Michela Giordano, giornalista e scrittrice -. Il massimo dell’approfondimento della notizia è il copia e incolla dai comunicati e dalle ordinanze delle Procure». La crisi economica investe anche la categoria dei giornalisti, nonostante se ne parli molto poco: «Le due fonti di entrata degli editori (la pubblicità dei privati e i soldi degli enti pubblici) si sono drasticamente ridotte. Le maggiori testate televisive di Salerno hanno i dipendenti in cassa integrazione, alcune hanno licenziato». Anche Telediocesi è in grande difficoltà. «Nell’Agro, Telenuova non ha messo nessuno in cassa integrazione, ma ha chiesto ai giornalisti di fare qualche sacrificio per andare incontro alla proprietà. Quarto Canale, invece, dall’estate non trasmette produzioni proprie e ha licenziato alcuni dipendenti». Occorrerebbero maggiori tutele. E, forse, meno silenzio.

sono coinvolte nella gestione dei servizi, più esse si strutturano e perdono quel valore aggiunto di motivazione, gratuità e spirito di servizio, tratto distintivo del volontariato e del no-profit». Aumentano le associazioni, ma non aumentano i volontari, dunque ci troviamo di fronte ad associazioni sempre più piccole. Per il futuro, occorre puntare sulla condivisione reciproca dei bisogni, superando la dicotomia tra benefattore e beneficiario. LA POLITICA. Si registra uno scarso impegno dei giovani in politica, in parte prodotto dal clima di sfiducia che alle scorse elezioni politiche ha alimentato il partito dell’astensionismo a cui si somma la scarsa formazione politica dei giovani a livello locale. «Non vi sono più le scuole di formazione politica - ha sottolineato il dott. Claudio Guarnacca -, in passato luogo in cui i partiti formavano la futura classe dirigente, mancanza a cui la Chiesa ha spesso sopperito con un’opera di formazione e sensibilizzazione sulla dottrina sociale». Un terreno sul quale bisogna ritornare ad investire. Qualche dato numerico. L’Agro con i suoi 300.000 abitanti è sottorappresentato in Parlamento. Al contrario, il comune di Pellezzano che conta poco più di 10.000 abitanti ha eletto un senatore e due deputati. «Viene da chiedersi: è un problema di assenza di talenti o di totale disinteresse?», aggiunge Guarnaccia. La città di Nocera Inferiore con i suoi 46.000 abitanti e 39.000 elettori può essere presa come campione di riferimento per l’Agro. Alle elezioni amministrative del maggio 2012, c’erano

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I RISULTATI

466 candidati, con un’età media di 42 anni. Il 30% dei candidati aveva un’età ricompresa nella fascia 39-48. Il 40% era rappresentato da candidati under 38. «Potremmo pensare ad un riscatto dei giovani, ma se analizziamo il versante dei voti, i candidati over 40 hanno ottenuto molte più preferenze», chiarisce il dott. Guarnaccia. Nella fascia 19-28, si è registrato il 12% dei candidati e solo il 5,6 % dei voti. Il sindaco ha assegnato le deleghe più delicate a persone di esperienza, inserendo forze nuove con deleghe altrettanto importanti ma meno critiche. Bassissimo il contributo alla politica locale da parte delle donne e non sempre per loro scelta. Anche in questo settore bisogna ripartire dalla formazione, ricordando le parole di Giorgio La Pira, membro della Costituente e sindaco santo di Firenze: «la politica è un impegno di umanità e santità, deve portare a convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tessuta di preghiera, meditazione, prudenza, fortezza, giustizia e carità».

Le conclusioni Sono passate le 19,00 quando ci salutiamo, sul volto di tutti scorgo piccole tracce di soddisfazione per un incontro che ha permesso un confronto sereno e leale. Nessuno ha alzato la voce, nessuno ha mosso critiche di parte alle posizioni e alle proposte dell’altro. Piccoli passi. Qualcuno ha scritto: le parole sono semi da cui nascono grandi frutti.

L’Agro,

un territorio sfregiato La dura denuncia di Matteo Buono: i massicci investimenti europei, nazionali e regionali degli anni ’80, che avevano l’obiettivo di creare nuova occupazione, sono stati usati per nutrire i bisogni della criminalità e del malaffare

«L

’Agro è un territorio difficile, in passato roccaforte di importanti clan affiliati alla camorra che hanno contaminato ambienti professionali ed imprenditoriali, e anche la pubblica amministrazione». Usa parole dure Matteo Buono, Segretario generale CISL Salerno, per tracciare il profilo dell’Agro, parla di un territorio sfregiato, di un malato che soffre sempre dello stesso male. «I massicci investimenti europei, nazionali e regionali degli anni ’80, che avevano l’obiettivo di creare nuova occupazione, potenziando la produzione hanno prodotto invece una indiscriminata occupazione del territorio, con una forte speculazione edilizia, spinta dal malaffare che ha sfregiato duramente e indelebilmente il territorio, complice l’indifferenza delle istituzioni locali». In altre parole, soldi sprecati, utilizzati per altri scopi. Dirottati altrove, a nutrire i bisogni della criminalità e del malaffare. E si tratta di cifre da capogiro: 12,5miliardi di euro per la programmazione 2000 - 2006 e per quella 2007 - 2013. Aggiunge: «Questo vale anche per l’Agro: a Fosso Imperatore, il polo industriale del Comune di Nocera Inferiore

nel quale si è consumato uno dei più grandi sprechi di risorse pubbliche europee e gran parte di imprenditori sono indagati dalla Magistratura». Le imprese sono in ginocchio per i crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, per la contrazione delle commesse, per la riduzione degli investimenti legata alla difficoltà delle banche di concedere mutui. Sempre più spesso si hanno rapporti di lavoro irregolari e vengono ridotti i costi destinati alla sicurezza sul lavoro. (cfr Tabella I DATI). A reggere la crisi è la sola industria conserviera che per un limitato periodo dell’anno rappresenta il fulcro dell’economia. È necessario riportare le produzioni di pomodoro nella provincia di Salerno. «Da anni nelle aziende del salernitano arrivano pomodori raccolti in Puglia». Poi un riferimento all’oro rosso: «la dicitura San Marzano deve ritornare ad essere un marchio di un prodotto coltivato e raccolto nella nostra terra. In provincia di Salerno - conclude - bisogna consumare prodotti della nostra terra». Invertire la rotta è la sfida che si presenta alle istituzioni, alle associazioni di coltivatori, ai sindacati.

La scuola

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rendersi “cura” degli alunni - dalla scuola dell’infanzia a quella di II grado - richiede un progetto ampio di collegamento e condivisione che, attualmente, non sembra riscontrabile: sono poche le attività di rete - osserva il dirigente Toriello - mentre è molto alta la tendenza ad agire autonomamente a causa della “guerra tra poveri” per accaparrarsi alunni e non essere “dimensionati”, cioè accorpati ad un altro istituto. Le conseguenze sono classi sempre più numerose e norme sulla sicurezza ignorate. La scuola è chiamata a fare i conti con il dramma della dispersione scolastica: «una percentuale impressionante di

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ragazzi perde il contatto con la scuola e va ad ingrossare le fila di quella disoccupazione endemica che è il vivaio della piccola delinquenza. Il secondo problema è quello della disoccupazione. Al Sud, la mancanza di sbocchi credibili, dopo il diploma, trasforma il corso degli studi in un mortificante posteggio». Occorre investire nel cambiamento di mentalità, modificare energicamente la rotta. I primi ad essere chiamati in causa sono i decisori politici, quelli che alla domanda “sapete che cos’è l’apprendimento permanente o l’educazione permanente”, hanno risposto “Abbiamo altri problemi a cui pensare”.


I numeri drammatici della perdita di posti di lavoro La Provincia, attraverso l’Assessorato al Lavoro, ha diffuso a giugno i dati relativi ai flussi occupazionali, riferiti al periodo gennaio-aprile 2013 e gennaio-aprile 2012. Drammatica la riduzione dei posti di lavoro. Il settore maggiormente colpito è l’edilizia. I lavoratori iscritti alla Cassa edile salernitana nel 2011 erano 17.717, oggi sono 10.711. Gli operai residenti nell’Agro nocerino erano 3.375 nel 2011, oggi sono 2.201. Centro per l’Impiego Nocera Inferiore Gennaio-aprile 2012 Gennaio-aprile 2013 Perdita dei posti di lavoro Totale avviati 5.293 3.643 1.650 Tempo determinato 3.386 2.276 1.110 Tempo indeterminato 1.907 1.367 540 Centro per l’Impiego Scafati Gennaio-aprile 2012 Gennaio-aprile 2013 Perdita dei posti di lavoro Totale avviati 8.363 6.458 1.905 Tempo determinato 5.518 4.503 1.015 Tempo indeterminato 2.845 1.955 850

“Delinquere per necessità” L’indigenza genera profonde ferite. Le parole dell’avvocato Andrea Vagito

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ggi anche l’avvocato penalista Andrea Vagito ricorda il difficile passato dell’Agro, flagellato dalla presenza di associazioni criminali. «Oggi - aggiunge fatta eccezione per Pagani, nell’Agro non vi sono più gruppi che seminano terrore. Ma questo non deve farci gioire, perché pullulano delinquenti e criminali che, pur non avendo legami con alcuna associazione camorristica, possono essere molto pericolosi». Aumentano i piccoli reati e la violenza sulle donne. Si tratta di un fenomeno che affonda le radici in un contesto sociale degradato, nella crisi della cultura, della famiglia, della scuola. Aumentano anche i reati tributari commessi dagli imprenditori: «C’è chi

non versa l’Iva, chi non presenta la dichiarazione dei redditi o la presenta in maniera artefatta perché non riesce a far fronte agli adempimenti fiscali e burocratici imposti dallo Stato». Molti, secondo l’avvocato Vagito, delinquono per necessità: «C’è chi non ha pagato l’Iva perché ha preferito pagare gli stipendi ai dipendenti». Un dato che dovrebbe far riflettere. L’indigenza, oltre al calo dei consumi, genera altre e più profonde ferite.

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LE STORIE L’amministratore delegato Aldo Savarese Massimo Lombardi, product manager di Sabox ed executive director di Greener Italia

Foto Salvatore Alfano (2)

La fantasia e la voglia di puntare su risorse giovani e propositive, senza dimenticare quanto il territorio può offrire. Questa è l’esperienza di Sabox, azienda di packaging di Nocera Superiore, che del riciclo della carta e della produzione sostenibile di “cartone ondulato” ha fatto la sua fortuna

CAPITANI CORAGGIOSI

«È

proprio quando c’è crisi che vengono fuori le migliori competenze. Chi investe, infatti, difficilmente va in crisi». Parole cariche di coraggio e di speranza quelle di Massimo Lombardi, product manager di Sabox e executive director di Greener Italia. Lo incontriamo nella sala riunioni al primo piano dell’azienda di via Nazionale a Nocera Superiore. Con lui, in una stanza dove predomina il “cartone ondulato”, fortuna dell’impresa, c’è anche l’amministratore delegato Aldo Savarese. Insieme raccontano quanto sia bello e duro fare impresa oggi. Sabox nasce nel 2004 dalla rilevazione della Interbox, produce packaging per le aziende del distretto agroalimentare. All’epoca i dipendenti erano 15, oggi sono diventati 40 più quelli dell’indotto. «La svolta arriva quattro anni dopo – racconta Lombardi – a sancirla è l’ennesima emergenza rifiuti che colpì la Campania». «Sembra passata una vita da quel periodo di continue emer-

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genze, con il rischio che si ripresentino, ma non è così – afferma –. Noi vedevamo i nostri cartoni per strada e lì è scattata la consapevolezza che dovevamo cambiare il modo di fare impresa». Una molla che fa comprendere ai dirigenti Sabox che occorreva restituire qualcosa al territorio. Nasce così il Green project: «Mettiamo su un programma che consente di ridurre l’impatto ambientale a partire da noi stessi. Dividiamo l’azienda per aree e cerchiamo di migliorarle». Si genera così un circolo virtuoso che coinvolge tutti, dagli acquirenti ai fornitori, passando per i dipendenti e i dirigenti: «Sia per i rifornimenti che per le consegne – spiega Lombardi – facciamo solo carichi completi. Abbiamo cercato di accorpare i turni per città di provenienza degli operai, così possono utilizzare una sola macchina per venire a lavoro. Abbiamo cercato e stiamo ancora continuando ad infondere fiducia affinché ci sia un cambio di mentalità. Tutto questo comporta un abbattimento importante dell’inquinamento e dei costi».


L’AZIENDA Sabox fa parte del gruppo Sada, nato dal progetto originario di Antonio Sada che nel 1900 dà una connotazione industriale al laboratorio artigianale del padre, Domenico, che lavorava già da tre decenni nella lavorazione di mobili, infissi e imballaggi in legno. Nel 1960 si avvia il progetto della lavorazione del cartone ondulato. Nel corso degli ultimi 20 anni l’azienda amplia in modo consistente il proprio mercato, grazie ad un programma di investimenti e di acquisizioni aziendali che, nel rispetto dei valori originari della famiglia Sada, pongono il gruppo tra i primari operatori del packaging. Sabox è figlia di questo progetto. Nasce nel 2004 dalla rilevazione di Interbox e dall’unione della Antonio Sada & Figli e di Aldo Savarese. Dall’azienda madre sono nate anche Greener Italia e Formaperta. Le tre realtà danno lavoro a decine di persone tra operai e professionisti.

Operazioni che hanno visto la concentrazione degli investimenti nella ricerca e nel potenziamento delle risorse umane e delle competenze. Sforzi che vengono premiati. Questo lavoro, infatti, ha consentito alla Sabox di ottenere delle certificazioni in campo internazionale, essenziale per chi vuole fare industria a livello mondiale. Una di questa è la Carbon Trust: «Si tratta di un ente inglese che certifica le aziende che dimostrano di ridurre di anno in anno le emissioni di CO 2 (anidride carbonica) e se io non continuo a ridurre la perdo». La Sabox crede in questa sfida e investe, senza temere la crisi: «La crisi deriva dalla mancanza di innovazione – sottolinea Lombardi –, e le aziende che innovano e investono su competenze, certificazioni e qualità non vanno in crisi. Noi abbiamo investito in sostenibilità, certificazioni e in prodotti innovativi». È il caso del Green Box, realizzato grazie al macero proveniente dal riciclo della carta campana: «Materiali che vengono lavorati e rigenerati in Campania. Tutta la catena del prodotto è locale, così come tutte le ricadute economiche». E anche in questo caso ci sono le certificazioni come la FSC (certifica che tutto il ciclo è fatto di fibre da post consumo) e un EPD di prodotto: «Significa che abbiamo misurato e fatto certificare l’impatto in termini di CO 2 equivalente di tutto il ciclo della scatola. Questo ci consente di intervenire per ridurre

Alcuni prodotti realizzati dalla Sabox. In particolare, un contenitore per la raccolta differenziata negli uffici e due scatole per l’industria agroalimentare

ulteriormente le emissioni». Lo hanno fatto con l’installazione di un distillatore per risparmiare acqua, il trituraggio del rifilo che va in cartiera e non diventa rifiuto, l’installazione di un trigeneratore che ha consentito di ridurre del 26% l’impatto del ciclo di produzione. «Noi abbiamo cercato di dare un significato a quanto facciamo – aggiunge l’AD Aldo Savarese –, abbiamo dato un marchio a questa scatola, facendola diventare una scatola che parla e che comunica le buone pratiche al territorio». I vertici Sabox portano avanti con grande impegno la loro filosofia perché credono che «un’azienda è un soggetto sociale» e per questo deve fare la sua parte. Una consapevolezza da divulgare: «Occorre far capire cosa vuol dire sostenibilità sia tra gli imprenditori che tra i dipendenti – chiosa Savarese –. Noi resistiamo, facciamo le cose. Costruiamo la rete e contribuiamo a creare la filiera». Buone prassi da esportare, ecco perché da questa esperienza è nata la società di servizi Greener Italia e, ancora, il gruppo Formaperte: «Ideiamo e realizziamo allestimenti fieristici, arredamenti, temporary shop con il nostro cartone». Insomma, non ci si scoraggia, anzi, si lavora per contagiare l’intero territorio, puntando sui giovani e valorizzando le risorse e le competenze. Che sia l’inizio della svolta per le aziende locali? Salvatore D’Angelo

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LE STORIE

Una sanità sostenibile È nata a Nocera Inferiore “Medichiara”, una rete polispecialistica ed economicamente accessibile che consente a tutti di accedere alle cure mediche. Prezzi calmierati e un cammino nel solco dell’Economia di Comunione, per aiutare soprattutto quanti rinunciano a curarsi a causa della crisi

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n sogno? No è “Medichiara”. È nata a Nocera Inferiore da qualche mese per affermare che una medicina specialistica di rete ed economicamente accessibile è possibile. Il nome sta per Medicina trasparente, anche se in molti pensano sia un esplicito richiamo a Chiara Lubich. Alla fondatrice del Movimento dei Focolari questa cooperativa deve, però, davvero molto. “Medichiara” nasce, infatti, nel solco dell’Economia di Comunione, una realtà ispirata dalla Lubich nel 1991 e che coinvolge imprenditori, associazioni, istituzioni economiche, ma anche lavoratori, dirigenti, consumatori, risparmiatori, poveri, cittadini e famiglie. Il suo scopo è contribuire a dar vita ad imprese fraterne che sentono come propria missione sradicare la miseria e l’ingiustizia sociale, per contribuire ad edificare un sistema economico e una società umana di co-

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munione dove, ad imitazione della prima comunità cristiana di Gerusalemme, “non vi era alcun indigente tra di essi”. Tale scopo si raggiunge con l’idea che caratterizza questa esperienza: mettere gli utili dell’impresa in comunione, suddividendoli in tre parti da destinare allo sviluppo dell’azienda, alla formazione e all’aiuto agli indigenti. Ispirata a questa concreta e reale filosofia, la cooperativa “Medichiara”, nata lo scorso 28 marzo, sta muovendo i primi passi nel mare magnum della sanità campana con l’obiettivo prioritario di rispondere ad uno dei bisogni più pressanti di oggi: l’emergenza sanitaria e sociale. «All’inizio eravamo dieci amici che volevano fare qualcosa per il territorio – spiega il radiologo Carlo Fattiroso, vice presidente della Cooperativa – e tentare di riscoprire il significato del giuramento

di Ippocrate, riappropriandoci del nostro essere medici. La Provvidenza ha fatto il resto, aiutandoci ad intessere numerose relazioni con le persone che poi hanno voluto far parte di questo progetto». Un’idea tangibile, non teorica. La struttura che accoglie la rete polispecialistica è a Nocera Inferiore, in via Napoli 24, al piano terra di una palazzina. Dall’esterno quasi non sembra che in quegli appartamenti si stia costruendo un centro sanitario fatto di specialisti di diverse branche – cardiovascolare, chirurgica, odontoiatrica, otorinolaringoiatrica, reumatologica, pneumologica e tante altre – interessati a mettere al servizio della collettività le proprie professionalità a prezzi economicamente accessibili. Infatti chi anima la rete polispecialistica “Medichiara” intende arginare la crisi del sistema salute, evitando che le persone rinuncino ai controlli sanitari perché non


Alcune immagini della struttura

L’ECONOMIA DEL DARE di Chiara Lubich

«A differenza dell’economia consumista, basata su una cultura dell’avere, l’economia di comunione è l’economia del dare. Ciò può sembrare difficile, arduo, eroico. Ma non è così perché l’uomo fatto ad immagine di Dio, che è Amore, trova la propria realizzazione proprio nell’amare, nel dare. Questa esigenza è nel più profondo del suo essere, credente o non credente che egli sia. E proprio in questa constatazione, suffragata dalla nostra esperienza, sta la speranza di una diffusione universale dell’economia di comunione». Rocca di papa, 10 novembre ‘91 Tratto da “Economia di Comunione - una cultura nuova” n.31, maggio 2010

hanno la possibilità economica, con la consapevolezza che è possibile attivare nuovi processi sostenibili. «Per raggiungere questi obiettivi – afferma Amilcare Pesce, presidente della Cooperativa – è importante lo sviluppo e l’implementazione di una rete per lavorare sia sul livello regionale che nazionale, attraverso un “modello” di sanità sociale capace di andare verso il Bene comune. Nel costruire e lavorare in rete, quello che intendiamo promuovere sono i comportamenti di reciprocità. Siamo consci che la persona umana è essenzialmente segnata dalla reciproci-

tà, cioè dal suo essere “per e con” l’altro». Dal punto di vista medico, afferma Fattiroso, “Medichiara” vuole sviluppare «un modello di sanità sociale che va nella direzione della valorizzazione dell’area specialistica, non del singolo professionista. I veri beni sono gli altri – colleghi, pazienti – non le prestazioni». Le varie aree mediche attive, quindi, sono sviluppate in funzione del bisogno, della persona che chiede cure, non dello specialista che ci opera. Tutto, ecco il perché dell’aggettivo “chiara”, nel massimo della trasparenza che è alla base dell’impegno dei medici spe-

cialisti, anima la rete e aiuta l’utente: «Attraverso le tabelle affisse nel centro e sul nostro sito internet – aggiunge Pesce –, oltre a presentare i medici, segnaleremo i servizi offerti e indicheremo le tariffe. Si tratta di costi calmierati, un giusto equilibrio che garantisce la dignità del professionista e la dignità della persona che attende la cura». L’esemplificazione, insomma, dell’adesione all’Economia di Comunione. Un segno di speranza per il territorio dell’Agro, una struttura punto di riferimento regionale per i criteri che la ispirano e la animano. Salvatore D’Angelo


LE STORIE Domenico Rossi nel laboratorio dell’Istituto Italiano di Tecnologia, eccellenza campana poco conosciuta

Un figlio della precarietà Domenico Rossi, 28 anni, ricercatore. Dove? All’estero? No, a Napoli. Il racconto del suo percorso per imparare a interpretare i segni dei tempi

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l destino mescola le carte e noi le giochiamo». Il bianco del gesso dà forma a queste parole sulla lavagna del bar che ci accoglie. Sembra un invito a raccontare come Domenico Rossi, 28 anni di Nocera Inferiore, abbia giocato le sue di carte nella vita. Ed è così che, davanti ad un caffè, si riavvolge il nastro della memoria per tornare a quasi un anno fa, data di un colloquio importante. Studente brillante, consegue la laurea in Biotecnologie mediche all’Università degli Studi di Napoli Federico II, continua per 9 mesi a lavorare al Dipartimento di Ingegneria chimica, ma alla scadenza del contratto non ci sono più fondi per sostenere il suo lavoro. Fa la valigia e a malincuore si allontana da famiglia, amici e soprattutto dall’impegno di una vita, quello con l’Azione Cattolica. Raggiunge Pavia e nella città lombarda si dedica al campo della tossicologia forense, in un master di formazione durato un anno. Arriva silenziosamente la svolta, senza che Domenico ci creda più di tanto: è a casa per il Natale e un’amica gli consiglia di inviare un curriculum presso l’Istituto dove anche lei ha trovato impiego. Il colloquio è superato: si dischiude improvvisamente la possibilità di un contratto di dottorato con l’Istituto Italiano di Tecnologia, eccellenza poco conosciuta della Campania. L’IIT nato nel 2003 con sede principale a Genova, ha un centro gio-

Ogni giorno, al suo microscopio, analizza le cellule del sangue e insieme agli altri ricercatori insegue il sogno di scoprire metodiche di analisi alternative per sconfiggere il cancro

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vane e importante anche a Napoli, dove la ricerca e il progresso sono le parole d’ordine. Nella nuova realtà Domenico ha ripreso i libri in mano: unico biotecnologo tra i colleghi ingegneri, si è buttato a capofitto nel lavoro di ricerca in un ramo dell’ingegneria prestato alla medicina. Mi racconta con passione ed entusiasmo il suo progetto di studio. Ogni giorno, al suo microscopio, analizza le cellule del sangue e insieme agli altri ricercatori insegue il sogno di scoprire metodiche di analisi alternative per avere quadri diagnostici più precisi e in tempi più celeri. Mi spiega che nel caso delle malattie tumorali, il problema principale è che la diagnosi arriva troppo tardi. La sua partita si gioca proprio nel recupero di quel tempo prezioso. Il contratto di Domenico scade tra due anni e le previsioni sul futuro sono nuovamente avvolte nella nebbia. Eppure leggo serenità nei suoi occhi. L’apparente contraddizione mi spinge a chiedergli cosa abbia imparato da questo percorso: «Prima di partire per Pavia, avevo mille sensi di colpa per gli impegni che lasciavo e tanta ansia per quello che mi attendeva. Ho fatto tesoro di alcune parole della presidente diocesana di AC (Giovanna Civale ndr): “non preoccupatevi, sappiamo che siete i figli della precarietà”. Intorno a me, oggi, vedo anche tanti quarantenni con famiglia andare avanti di contratto in contratto con tanta fiducia». Il suo atteggiamento forse testimonia che c’è differenza tra la rassegnazione sterile ad una realtà complessa e la capacità di interpretare con speranza i segni dei tempi. È una scelta che Domenico ha fatto, imparare a vivere questo tempo, fatto di precarietà, instabilità e incertezza, ma con una sicurezza nel cuore: «È come a scuola, quando c’è l’impegno e la voglia di lavorare non puoi essere abbandonato». Mariarosaria Petti


Il coraggio di credere nei propri sogni Lascia il lavoro per proseguire gli studi a Pisa. La storia del 19enne Gaetano Castiglione

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l caffè è un piacere a cui non so rinunciare. Tazzina bollente, profumo intenso, miscela corposa. È dietro il bancone di un bar che ho incontrato per la prima volta Gaetano Castiglione. Sguardo dolce e un sorriso timido, mentre i clienti si soffermano a parlare delle vacanze in programma - l’estate è alle porte - o degli ultimi acquisti di Aurelio De Laurentiis, il giovane angrese si rifugia in un angolo in compagnia di un buon libro. Un caldo pomeriggio di agosto mi mostra soddisfatto il libro che ha scritto quando aveva appena 16 anni. “L’era dei Draghi”, categoria libri fantasy, è dedicato allo zio Gaetano Castiglione, scomparso qualche mese prima che l’inchiostro cadesse sulle prime pagine. Era l’8 gennaio del 2008, una data che resterà per sempre impressa nel suo cuore. «Ho pianto per i miei personaggi - racconta -, ho riso per le loro battute». È il suo ultimo mese al bar nel quale lavora da 7 mesi dopo la maturità conseguita l’anno prima all’Istituto alberghiero. Gaetano, classe 1993, ha deciso di andare a studiare Discipline dello spettacolo e della comunicazione a Pisa». Una scelta maturata in pochissimo tempo che ha lasciato senza fiato la famiglia e gli amici. Oggi vive a Pisa da tre mesi, dove studia con passione per costruire il suo futuro. «Ci vuole coraggio a lasciare un lavoro, seppure precario, per andare a studiare in un’altra città», gli faccio notare con molta schiettezza. Sorride. «All’inizio ero pieno di entusiasmo - confida -, ma quando ho realmente capito cosa stavo per fare, ho avuto paura. Città nuova, vita nuova e senza nessuno che potesse sostenermi, se non a distanza. Quali difficoltà mi avrebbe riservato Pisa? Poi

Gaetano sfoglia il libro che ha scritto a soli 16 anni

mi sono detto: non sarà molto diverso dalle avventure dei miei personaggi». Avventure che in fondo desidera vivere anche lui. Ha scritto i primi racconti all’età di 9 anni. Per Gaetano la scrittura è tutto: è passione che lo sostiene nei momenti tristi e gli fa compagnia in quelli lieti. Con candore aggiunge: «Mi piace essere uno che non sogna di diventare un calciatore!». C’è da chiedersi, in un tempo di crisi, qual è il valore dei propri sogni e quale quello di qualche soldino a fine mese. Per Gaetano i sogni sono la spinta ad alzarsi al mattino dal letto per gettare uno sguardo positivo sul mondo. Gli chiedo di descrivere la sua passione con tre parole. Risponde: «sottovalutata, sorprendente e divampante». Il suo futuro lo immagina in giro per il mondo, a scrivere sceneggiature cinematografiche e a girare un film tutto suo. Oppure

a lavorare per una grande casa editrice. La mente ritorna al tempo in cui terminata la stesura dell’«Era dei Draghi» si mise alla ricerca di un editore che lo pubblicasse. «Ogni pomeriggio, dopo la scuola, scrutavo la posta elettronica in attesa di una risposta positiva». Che non si è fatta attendere: «Quando ho stretto tra le mani il contratto, ho toccato il cielo con un dito. È stata la sensazione più bella della mia vita, un’emozione che porterò sempre con me». Nel gennaio del 2012 ha potuto finalmente annusare le pagine che profumavano di inchiostro. Spesso i giovani sono definiti svogliati o poco determinati. La verità è che ci vuole coraggio per credere nei propri sogni e per averne sempre uno nuovo nel cassetto. E sono necessari tanti sacrifici per trasformarli in realtà. Antonietta Abete

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LE STORIE

Il panino d’autore a Nocera Inferiore

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riginalità, competenza e qualità dei prodotti: ecco gli ingredienti del panino d’autore di Francesco Cibelli, trentenne nocerino, piccolo imprenditore dell’attività Puteca, sita in via Vescovado 27 a Nocera Inferiore. Entrare nel suo locale è arricchirsi lo sguardo di creatività: tavoli, panche e pareti attrezzate costruite con semplicissime tavole pallet di legno grezzo; comode sedie in cartone pressato e una nicchia con piccole botti di birra contornate da sughero. Tutto costruito da Francesco, chiodo dopo chiodo, con l’aiuto di suo zio. Materiali elementari che incorniciano salumi e formaggi prelibati e preziosi: dal bancone tipico delle puteche di una volta emergono da protagoniste bontà rinomate di tutte le regioni italiane. Un progetto apparentemente di facile costruzione, ma di studio accurato sugli alimenti, i prodotti e la proposta da offrire ai clienti. «Cercavo di offrire un prodotto di grande qualità in una forma easy» racconta Cibelli. Traguardo raggiunto egregiamente con la scelta di puntare tutto sul panino: «Al nord, c’è un’affezione radicata al panino, soprattutto come pasto veloce per il pranzo, per chi lavora. Qui facciamo ancora fatica a lavorare in questo senso (anche se il progetto prevede che il locale resti aperto tutto il giorno, funzionando anche come salumeria) eppure il panino è un simbolo che accomuna giovani e adulti, famiglie e comitive» prosegue l’imprenditore. Alle spalle un’esperienza fallimentare con un precedente

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Alta qualità nella più semplice delle forme: il panino. Questi gli ingredienti vincenti della Puteca, il locale del trentenne nocerino Francesco Cibelli

ristorante: una proposta di cucina gourmet non recepita facilmente dalla popolazione. Tutta esperienza per costruire la nuova avventura, insieme al bagaglio di conoscenze acquisite all’estero. Francesco è stato a Londra per tre anni, poi in Austria e in Irlanda. Ha lavorato per alberghi a cinque stelle e si è dedicato poi a consulenze in giro per l’Italia. La bellezza dei viaggi e delle scoperte non leniva la ferita di quel locale chiuso a Nocera Inferiore. Così, inizia il suo studio per riaprire – mai caso fu più appropriato – Puteca. Non soltanto sapori d’Italia e idee europee. Per far riscoprire i piatti forti della nostra tradizione ecco approdare alla Puteca l’iniziativa dello street food verace: ogni settimana potrete ritrovare pietanze care dei vostri ricordi, dalla minestra maritata con salsiccione, alle pizze fritte chiene. Ad accompagnamento un’ottima birra del microbirrificio artigianale locale Il Chiostro. Francesco mi spiega anche la scelta del soft opening: «Ho de-

Foto Giulia Rossi (3)

Il bancone con i salumi e i formaggi


Ad un imprenditore che parte da zero, con un’idea buona, lo Stato dovrebbe venire incontro, alleviando il carico di tasse e spese

ciso di non lanciarmi immediatamente con pubblicità, sito internet e altra promozione d’impatto. Temevo di ottenere un boom iniziale e poco seguito dopo. Ho puntato a far conoscere pian piano l’idea di un panino di qualità, fidelizzando i frequentatori. Un momento di crescita continua, dove io sperimentavo e ottenevo immediatamente il feedback dei clienti, per orientare al meglio le scelte gastronomiche del locale». Dal maggio scorso la Puteca accoglie in forza dell’antico e sempre vincente passa parola. Una scelta coraggiosa quella di Francesco, su tutta la linea. In un tempo di crisi, in cui le prime voci che si tagliano al bilancio familiare sono proprie le cene fuori, il trentenne punta con fiducia ad offrire prodotti di qualità, in una formula semplice e accattivante, quella del panino, avvalendosi anche della collaborazione di un’altra eccellenza del territorio, il microbirrificio. Non nasconde le preoccupazioni e le criticità. «Ad un imprenditore che parte da zero, con un’idea buona, lo Stato dovrebbe venire incontro, alleviando il carico di tasse e spese, soprattutto per sopportare il costo dei lavoratori. Ad esempio, garantendo uno sgravio per i primi tre anni, per le attività come la mia». Continua il proprietario della Puteca: «Credo di aver investito su un progetto solido, che seguo con onestà e molta umiltà. Chi viene da me, sa di non essere ingannato sulla qualità di ciò che mangia e questo è il punto di forza del locale». Non mi svela altre iniziative che ha in serbo per continuare con successo la sua attività. Ci salutiamo con una promessa: Francesco non mancherà di avere un’attenzione particolare nei riguardi dei lettori di Insieme. Mariarosaria Petti

Francesco Cibelli durante l’intervista

Un particolare dell’angolo birreria


Foto Salvatore Alfano (3)

LE STORIE

La sala de “Il Giardinetto”

Quando la pizza migliora la vita Antonio La Mura, patron del ristorante-pizzeria Il Giardinetto, ha fatto della pizza senza glutine un business. Clienti soddisfatti e due nuove assunzioni

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ell’ambiente di lavoro bisogna essere una squadra, quando si varca il cancello si diventa una sola famiglia e i problemi del singolo diventano di tutti». Con queste parole Antonio La Mura, proprietario del ristorante-pizzeria Il Giardinetto nella frazione di Bagni (Scafati) descrive la filosofia gestionale che ha scelto per la sua attività. L’impostazione del rapporto con i collaboratori nasce dalle precedenti esperienze: «Sono stato dipendente, socio di cooperativa e lavoratore autonomo». Antonio, classe 1955, sa bene cosa significhi trovarsi dall’altro lato della barricata. Aveva 13 anni quando ha iniziato a lavorare come cameriere per il noto ristorante Sandulillo e Vagne, un rapporto durato fino al 1996, l’anno della prima svolta. Via Nazionale, nel tratto che collega Angri a Scafati, è oggetto di forti interventi strutturali per la costruzione di fogne per lo sversamento delle acque bianche e nere. La strada spesso interrotta rendeva difficile per i clienti l’accesso al ristorante. Ecco emergere l’indole imprenditoriale di Antonio che si dimette da socio volontario della cooperativa costituita dai dipendenti di Sandulillo e Vagne per avviare un’attività tutta sua. Precisa: «A dire il vero, ho messo su tre attività: nel ‘97 la pizzeria La Brace d’Oro, in via Nazionale ad Angri, due anni dopo, nel ‘99, ho replicato con La Brace d’Oro 2, in via Dante Alighieri a Scafati. Nel 2005, si è aggiunto Il Giardinetto, nella frazione di Bagni, immerso nel verde e con un parco giochi per

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bambini». Dopo qualche anno, Antonio ha chiuso le prime due attività – «non per la crisi» spiega con una punta di orgoglio. Non c’era l’aiuto necessario, i figli erano ancora piccoli e così, insieme alla moglie Virginia, si è concentrato su Il Giardinetto, l’attività che nel 2012, grazie al suo intuito, subisce un nuovo e determinante cambiamento. L’intuizione è quella di specializzarsi nel servizio alle persone che soffrono di celiachia. Una rogna per molti ristoratori, perché nella cucina di un ristorante è semplice che un mestolo, una posata o una pentola si contamini entrando in contatto con la farina. Eppure Antonio, che si sentiva umiliato ogni volta che non riusciva a servire come desiderava i clienti affetti da questa grave forma di allergia al glutine, scorge in loro una risorsa potenziale, partendo da un assioma molto semplice: chi è affetto da celiachia non va a mangiare la pizza da solo. In questo caso, offrire un servizio di qualità al cliente poteva significare raggiungerne almeno altri due o tre. All’inizio la famiglia non ha immediatamente appoggiato il nuovo progetto: i figli (Rosa, architetto; Mariangela collaboratrice nell’attività di famiglia e Carmine che frequenta l’Istituto alberghiero) temevano per questo nuovo impegno del padre e per l’investimento economico. Antonio aveva visto lontano, aveva scorto una possibile opportunità ed è andato avanti per la sua strada. Insieme a tutti i dipendenti ha partecipato ad un corso di for-


Carmine De Rosa, il cuoco della cucina senza glutine, del ristorante “Il Giardinetto”

mazione presso l’AIC Campania Onlus, l’Associazione Italiana Celiachia con sede a Portici. «Non era necessaria la presenza di tutti – mi spiega – ma la formazione è importante. E, soprattutto, se una sera io non sono al ristorante, come si viene fuori dall’impiccio?». Dopo aver apportato le modifiche necessarie alla struttura, nel 212 è partita la nuova avventura. Il Giardinetto, unico ristorantepizzeria ad avere una struttura a vista per la celiachia in Campania, punta sulla qualità del servizio e sul passa-parola. L’attenzione a chi è affetto da celiachia è molto alta: un tovagliolo diverso dagli altri consente ai camerieri di individuare il cliente e non commettere errori. Appena si accomoda, gli vengono cambiate le posate che solo Antonio e il responsabile della cucina sono autorizzati a toccare. Ricco il menù offerto: è possibile scegliere tra una vasta gamma di pizze, ma vi sono anche i panzarotti, le frittelle e la birra senza glutine a cui si aggiunge un’ampia selezione di dolci. Chi non gradisce la pizza, può tranquillamente ordinare altri piatti, nel massimo della sicurezza. «La cucina per celiaci – sottolinea Antonio – richiede ancora più impegno». Io stessa l’ho assaggiata la scorsa estate insieme ad un’amica celiaca in vacanza ad Angri. Abbiamo anche bevuto la birra senza glutine che lei a Rimini non trova. La Mura ha visto lontano e i risultati gli hanno dato ragione. Chi entra nel locale si accorge che per ogni tavolo c’è almeno un tovagliolo di colore diverso. «Non solo il timore dei miei ragazzi era infondato, ma ho addirittura assunto altri due dipendenti». Tanti gli esperimenti fatti con le diverse miscele prima di riuscire a trovare il migliore impasto per la pizza senza glutine, simile alla classica pizza napoletana. Attualmente, a Il Giardinetto, oltre ad Antonio e sua moglie, lavorano stabilmente sette collaboratori a tempo indeterminato e otto con un contratto part time. Davvero il futuro è in mano a coloro che sanno scorgere delle opportunità laddove altri vedono solo problemi. Antonietta Abete


SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

Alcuni momenti del progetto

A scuola di legalità

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Dalle insidie del web alla prevenzione delle dipendenze, un percorso in quattro appuntamenti per i ragazzi di Roccapiemonte

l 19 ottobre è partito il progetto “Educazione alla legalità, sicurezza e giustizia sociale” che ha coinvolto più di 500 ragazzi rocchesi tra gli studenti delle classi III della Scuola media inferiore, ist. comprensivo e quelli del biennio del Liceo scientifico “B. Rescigno”. L’iniziativa è stata promossa dall’assessore alla cultura del comune di Roccapiemonte Luisa Trezza, in collaborazione con il dott. Lamonaca, presidente dell’Osservatorio per la cultura alla legalità e alla sicurezza. Il progetto, inoltre, è stato ben accolto e condiviso dal dirigente scolastico del liceo rocchese, prof. Enzo Passa, e dalla dirigente della scuola media, prof.ssa Roberta Masi. Il corso è stato suddiviso in più appuntamenti, ciascuno incentrato su una diversa e accattivante tematica. Durante il primo incontro si è discusso dei pericoli e delle insidie celati dal web, che spesso incombono sui sempre più giovani ed ignari utenti. Il seminario ha offerto anche spunti sulle “strategie di contrasto”. A stimolare l’attenzione dei partecipanti è stato l’intervento dell’ing. Corso, C.T.U. della Guardia di Fi-

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nanza e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno nelle indagini di pirateria informatica. Il secondo appuntamento, tenutosi il 21 ottobre, è stato intitolato “Strategie per crescere”. Durante l’evento, il relatore, il dott. Coscia, coordinatore della comunità “Emmanuel” di Salerno, ha trattato le tematiche dei disagi e delle disfunzioni sociali che spesso impediscono una sana e completa crescita morale e psicologica dei ragazzi. Il terzo incontro è stato di una sorprendente intensità e ha lasciato tutti i partecipanti profondamente colpiti. La tematica trattata riguardava il consumo di droghe e i disagi che scaturiscono dalle dipendenze da sostanze stupefacenti. “Hacking e criminalità informatica” è stato invece il tema trattato nel quarto incontro del 29 ottobre. L’attenzione dei ragazzi è stata catturata dall’intervento interattivo dell’ex hacker ed esperto informatico Mauro Tomada. L’ultimo appuntamento ha visto coinvolti gli studenti l’8 novembre. Durante l’incontro ai ragazzi è stato proposto il tema della “prevenzione ai comportamenti di disturbi dell’educazione alimentare


La storia di Alberto

L’ingresso della Biblioteca scientifica dell’Università degli Studi di Salerno

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d interagire con i ragazzi – durante il terzo incontro - Alberto, 21 anni, in trattamento presso la Comunità San Patrignano. Il ragazzo, uscito da appena tre mesi dal tunnel della tossicodipendenza, ha raccontato la sua esperienza a partire dai difficili rapporti con la sua famiglia e la frequentazione di cattive compagnie. A 13 anni la prima canna, per passare poi alla cocaina e allo spaccio, fino a commettere furti per ottenere il denaro necessario per soddisfare i suoi ossessivi bisogni di tossicodipendente.

Questi racconti per Alberto – che sembra aver trovato la sua serenità – oggi sono solo terribili ricordi di una vita buia. Una vita che non poteva definirsi tale. Il suo desiderio di raccontarsi diventa monito per gli altri ragazzi, perché comprendano che da certi errori è meglio stare alla larga. Mar. Gri.

SAPERE AUDE! che riguardano l’età preadolescenziale”. Tutti gli studenti hanno partecipato con grande entusiasmo ad ogni incontro. Le domande e – talvolta – anche i silenzi, hanno mostrato quanto sia viva la curiosità dei giovani verso alcune delicate tematiche che riguardano il mondo adolescenziale. C’è bisogno di una maggior informazione che possa sostituire i “passaparola fai-da-te”: il progetto “Educazione alla legalità, sicurezza e giustizia sociale” è servito a spiegare ai ragazzi rocchesi che la “legalità” non è solo il rispetto dei diritti e doveri, degli altri concittadini e degli ambienti; “legalità” è anche, e soprattutto, rispetto verso se stessi. Martina Grimaldi

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opo sette anni di attese e lavori, il 23 ottobre è stata inaugurata l’imponente biblioteca scientifica dell’Università degli Studi di Salerno. Ben otto livelli, su cui sono dislocate più di 500 postazioni-utente, sono pronti ad ospitare gli studenti del campus che vogliono attingere al patrimonio librario di cui la nuova struttura è fornita. Sette sale di consultazione, due grandi archivi, un settore destinato ai periodici, uno alle monografie e ai libri, una rete wireless che copre l’intera struttura: questi gli elementi che fondono gradevolezza di spazi ampi e moderni e funzionalità tecnica, garantita ad ogni studente. Per facilitare l’accesso al patrimonio librario, nella nuova biblioteca dell’UniSa la sicurezza e vigilanza di tutti i volumi è affidata alla tecnologia RFID (Radio Frequency IDentification). Gli studenti si sono mostrati sin da subito entusiasti per questa iniziativa che ha dedicato a tutti loro nuovi e ampi spazi in cui respirare il sapere. Si tratta di circa 350000 volumi da cui attingere per approfondire gli studi. A guardarla dall’esterno, si intuisce che la biblioteca è stata progettata per avere l’aspetto di una grande fabbrica: una fabbrica del sapere. “Sapere aude!” è la scritta riportata all’ingresso della struttura: un’esortazione che incita ogni studente a servirsi della forza della propria intelligenza, a coltivare gli studi e affidarsi alla cultura, sempre. Mar. Gri.

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SCUOLA&UNIVERSITÀ &UNIVERSITÀ IN-CANTO

a cura di Mariarosaria Petti

Questo mese vi proponiamo il quadro di Piet Mondrian, Composizione A con nero, rosso, grigio, giallo e blu del 1919 (Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea) insieme allo stralcio del libro di don Severino Dianich, Il mestiere dello studente e la vocazione cristiana.

Come le tessere di Mondrian

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ome tutti i giovani d’oggi la mia vita è fatta di corse contro il tempo. A volte, siamo così distratti da dimenticarci dove siamo, ma soprattutto chi siamo. Siamo chiamati ad affrontare crisi finanziarie, eventi ludici e culturali e a cercare lavoro ovunque esso sia, anche se questo comporta lasciare il nostro Paese. Cerchiamo di accaparrarci il primo posto – sempre – perché sappiamo che l’ultimo equivale ad essere esclusi dalla società. Ed è proprio questo voler primeggiare su tutto e tutti che ci allontana dalla nostra vera vita. Don Severino Dianich ha scritto che l’uomo, grazie alla sua professione, realizza la prima e fondamentale relazione con la società in cui vive. Oggi chi può affermare questo? Chi ne può essere testimone? Ogni giorno dimentichiamo un’espressione importante: bene comune, la risposta a tutto ciò che osserviamo, giudichiamo e immaginiamo. Siamo così concentrati sull’apparire che dimentichiamo l’essere, compreso il rapporto con Dio. E quando poi bussa alla nostra porta, come ci comportiamo? È troppo semplice rispondere che riusciamo ad incastrare tutti i tasselli della nostra vita come nel quadro di Mondrian, dove tutti i colori sono al posto giusto. Siamo così accerchiati da giudizi e pregiudizi da non pensare al nostro cammino di fede. Gli impegni della nostra vita lavorativa o studentesca si accavallano con quelli della nostra fede e spesso scegliamo di seguire i primi, quelli che definiamo della “vita difficile”. Tante volte mi è capitato di dover scegliere: ci lamentiamo che vita di fede e vita professionale o studentesca non combacino. Non saremmo forse noi a

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«Nel valutare il significato umano del lavoro non si tratta poi di considerare solo il rapporto del lavoratore con il suo lavoro: attraverso l’esercizio della propria attività lavorativa, grazie al proprio mestiere o alla professione, il cittadino realizza la prima e fondamentale sua relazione con la società in cui vive, alla quale da il contributo della sua competenza e della sua dedizione al bene comune. Per il cristiano laico allora la professione diventa il primo quadro nel quale egli compie, per quel che spetta a ogni singolo credente, la missione della Chiesa nel suo fondamentale servizio agli uomini». Severino Dianich Il mestiere dello studente e la vocazione cristiana, EDB 2010 Dora Robustelli: ha 22 anni e frequenta la Facoltà di Lettere moderne all’Università degli Studi di Salerno. Frequenta la parrocchia S. Alfonso a Sarno ed è impegnata in Azione Cattolica, come responsabile ACR.

non volerne formare una sola? In un contesto in cui ci sentiamo sempre più abbindolati dal capitalismo, dalle vetrine, dalla politica e dalla corruzione ci riesce difficile entrare nel “tempio di Dio” anche solo per restare un po’ da soli con noi stessi per pregare. Chi vive la propria spiritualità sa che deve affrontare il mondo esterno come testimone, e forse è proprio questo che spaventa. Dora Robustelli



VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Pronti, partenza…Euanghelion Si cominciano a muovere gli ingranaggi per l’edizione 2014 del Premio ai testimoni della Buona Notizia. Quest’anno il vincitore lo sceglie il pubblico

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inque nomi per un’unica statuetta. Novità per la nona edizione del Premio Euanghelion. La commissione organizzatrice ha pensato di affidare ai lettori di Insieme e a quanti vorranno esprimere il proprio voto sui social network la scelta del vincitore. Tutti potranno esprimere il proprio parere, per una scelta il più possibile condivisa ed espressione del tessuto culturale diocesano. Cinque nomi che rappresentano non solo le singole persone, ma anche il lavoro portato avanti negli anni nel campo del giornalismo radiotelevisivo, della carta stampata, nelle aule accademiche, come nell’impegno associativo. Cinque giornalisti, ma anche e soprattutto cinque esperienze di vita e professionalità spesa nel servizio alla collettività, grazie ad un’informazione sempre pun-

tuale, ispirata dalla Verità e improntata sulla Buona Notizia, anche quando si è dovuto raccontare passaggi cruciali e controversi della storia italiana e della Chiesa. La commissione ha pensato di proporre le storie e i profili di Gianni Bianco del Tg3, Michele Brambilla de La Stampa, Vania De Luca di Rai News 24, Paolo Bustaffa già direttore del Sir, Dino Boffo direttore di Tv2000, Lucetta Scaraffia e Ritanna Armeni per il supplemento dell’Osservatore Romano “Donna, Chiesa, mondo”. L’edizione 2014 si terrà nel mese di marzo, i lettori di Insieme e i followers sulla rete potranno esprimere fino all’8 dicembre cliccando mi piace sulla foto del selezionato oppure inviando via fax al numero 0815170466 o via e-mail all’indirizzo diffusione.insieme@virgilio.it il coupon allegato a questa pagina. Salvatore D’Angelo

Il senso del Premio In nove edizioni sono numerosi i giornalisti che, passando per la nostra diocesi, hanno incontrato centinaia di persone appassionate della “buona stampa”. La parola Euanghelion significa Buona Notizia e sintetizza a pieno lo spirito del premio: desideriamo che la comunicazione sia una buona notizia. Per questo motivo vengono premiati giornalisti e comunicatori ritenuti testimoni dell’annuncio autentico.

IL PALMARES

Foto Salvatore Alfano

2006 – Monsignor Mario Vassalluzzo, vicario generale della Diocesi, giornalista e scrittore 2007 – Massimo Milone, già caporedattore del TgR Campania, oggi capo della struttura Rai Vaticano 2008 – Angelo Scelzo, già Sottosegretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, oggi vice direttore della Sala stampa vaticana 2009 – Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo metropolita di Napoli; Riccardo Bonacina, già caporedattore di Studio Aperto, oggi presidente di VITA non profit Content Company 2010 – Chiara Lubich, fondatrice Movimento dei Focolari, premio alla memoria; Giovanni Ruggiero, giornalista di Avvenire 2011 – Marina Corradi, editorialista di Avvenire; Rosario Carello conduttore della trasmissione televisiva A Sua immagine (Rai 1); il bimestrale Punto Famiglia 2012 – Franca Zambonini, scrittrice e editorialista Famiglia Cristiana; Luigi Accattoli, giornalista del Corriere della Sera 2013 – Padre Ugo Sartorio, direttore dell’editrice Il Messaggero di Sant’Antonio; Maria Pia Bonanate, scrittrice e editorialista di Famiglia Cristiana Rosario Carello, premiato nel 2011

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CONOSCIAMOLI MEGLIO

Gianni Bianco Giornalista del Tg3, vice capo redattore della sezione Cronaca, è anche scrittore. Ha pubblicato per Città Nuova “In equilibrio precario”, sui contratti a termine e vite in bilico, e “La legalità del noi, le mafie si sconfiggono insieme”, firmato insieme al sostituto procuratore della DDA di Bari Giuseppe Gatti.

Michele Brambilla Giornalista di lungo corso, ha lavorato al Corriere della Sera, a Libero e a Il Giornale. Attualmente è inviato editorialista de La Stampa. Ha scritto diversi testi dedicati alla fede. Critico degli anni della contestazione, gli ha dedicato il saggio “Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto”.

Vania De Luca Giornalista Rai, è stata anche conduttrice di approfondimenti televisivi. Ora lavora in pianta stabile nella redazione del canale Rai News 24 come vaticanista. È anche presidente della delegazione regionale UCSI del Lazio.

“Donna, Chiesa, mondo” È un supplemento dell’Osservatore Romano curato da Lucetta Scaraffia e Ritanna Armeni. Quattro pagine interamente a colori, ideate con passione e gentile determinazione da alcune giornaliste, anche non cattoliche.

Paolo Bustaffa Giornalista e scrittore, è stato per oltre 25 anni direttore del Sir, la Società per l’Informazione Religiosa che aiuta a diffondere nel mondo le notizie della Chiesa italiana e non solo. Ha anche scritto alcuni saggi.

Dino Boffo Giornalista, per 15 anni direttore di Avvenire, attualmente è il direttore di rete di TV2000, l’emittente della Cei che negli anni è andata affermandosi per autorevolezza e contenuti. È stato anche segretario generale dell’Azione Cattolica.

Partecipa alla scelta del testimone della Buona Notizia

Scegli a chi attribuire il Premio Euanghelion 2014 Scrivi qui il nome di uno dei cinque candidati …..............………………………………………

Invia entro l’8 dicembre 2013 il coupon via e-mail all’indirizzo diffusioneinsieme@virgilio.it o via fax al numero 081 517 04 66


Foto Salvatore Alfano

Premio Castellano: terza edizione

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A Villa Calvanese distribuiti riconoscimenti a giornalisti impegnati in ambito locale e mondiale. Ospiti d’onore Lucia Annunziata e Angelo Scelzo

na grande presenza di giornalisti ha caratterizzato la terza del premio giornalistico “Mimmo Castellano”, superando di gran lunga le aspettative della vigilia. La manifestazione è stata organizzata dall’Associazione Giornalisti Campania della Valle del Sarno, con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti e della Provincia di Salerno. Lo scopo dei promotori è quello di onorare la memoria di Mimmo Castellano, già vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania e segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Mimmo Castellano era nato a Napoli nel 1935 ed è scomparso all’età di 73 anni a Castellammare di Stabia, è stato un giornalista carismatico ed esemplare, fautore di numerose battaglie sindacali, vinte proprio grazie al suo impegno ed alla sua tenacia. Deus ex machina dell’evento Salvatore Campitiello, presidente della locale Assostampa: «Il Premio cresce sempre di più, anno dopo anno, – ha dichiarato – in questa edizione abbiamo inteso premiare giornalisti di rilievo legati alla nostra terra, mi riferisco a Lucia Annunziata, Angelo Scelzo e tanti altri meritevoli colleghi». Tra gli insigniti del Premio anche la giornalista di Telenuova e La Città Patrizia Sereno.

Festa del Volontariato a Striano

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i è tenuta lo scorso 13 ottobre la prima festa del Volontariato strianese, una semplicissima manifestazione organizzata dal Comune di Striano nella persona dell’Assessore alle Politiche Sociali Francesco D’Andrea e fortemente voluta dal Sindaco Antonio Del Giudice. L’iniziativa ha voluto mettere in mostra le varie associazioni che operano nella comunità, a partire dai gruppi della parrocchia. Erano presenti i gruppi parrocchiali di San Giovanni Battista, il Centro Studi Storici “Histricanum”, l’Avo di Sarno, l’Anteas, l’A.Ge, Crescere Insieme, Arianna Napoli Est e tante altri sodalizi. Presente anche la redazione del giornale diocesano “Insieme”. Lo scopo di questa prima festa del volontariato è stato quello di premiare i volontari strianesi. Questa occasione, inoltre, è servita a censire le varie realtà di volontariato presenti sul territorio comunale. «La festa del volontariato strianese – spiega l’assessore D’Andrea – rappresenta un momento particolare per coinvolgere i giovani e permettere loro di avvicinarsi a questo mondo». Raffaele Massa Il sindaco e l’assessore D’Andrea con i volontari della parrocchia San Giovanni Battista

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Nasce il Comitato per la salute

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hiedere che venga rispettata la salute e garantito il diritto alla cura. È questo l’obiettivo del Comitato per la salute costituito a Nocera Inferiore da un gruppo di associazioni che già operano nell’ambito sanitario. La loro battaglia è legata a doppio filo alla richiesta di ripristino del servizio di radioterapia. A far parte del comitato sono l’Associazione diabetici Agro, l’AMDOT, i sindacati Cgil Spi e Fist Cisl, il tribunale per i diritti del malato, la Pro Loco Nuceria Alfaterna, la Fucina Onlus, l’Ail, l’associazione cittadinanza attiva e l’associazione dei dipendenti ed ex dipendenti degli ospedali di Nocera e Pagani. Un gruppo, dunque, di persone competenti della materia che cercherà di attirare l’attenzione sia sui disservizi della sanità dell’Agro, ma anche per ottenere risposte in ambito politico.


Insieme

...sì, lo voglio!

La scelta delle letture La nostra rubrica questo mese si sofferma sull’importanza della liturgia della Parola e sui riti introduttivi

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utta la celebrazione nuziale «è parola di Dio che rivela e compie il progetto sapiente e amoroso che Dio ha sugli sposi». Questa citazione del beato Giovanni Paolo II indica l’importanza della liturgia della Parola. Ci facciamo ancora una volta aiutare da “Venite alle nozze”, sussidio scritto da don Silvio Longobardi per la preparazione del matrimonio. «Nella liturgia nuziale – si legge – la Parola si fa carne, la promessa si realizza: gli sposi accolgono la Parola come Maria accoglie l’annuncio dell’angelo (Lc 1,38) e diventano così testimoni privilegiati del Verbo». Grazie alla Parola gli sposi rileggono la propria esperienza affettiva e progettano la loro storia di famiglia. È essenziale, quindi, che siano i fidanzati, insieme al celebrante, a scegliere le letture, senza affidarsi al caso. In questo modo, attraverso l’attenta lettura dei numerosi testi biblici a disposizione per il rito, compiono un viaggio nella loro storia personale e di coppia. Tra le indicazioni viene suggerito di dare importanza al canto del salmo,

senza relegarlo ad intermezzo tra le letture. Inoltre, nella versione italiana del Rito, viene indicato un gesto simbolico molto significativo: il bacio del Vangelo. Dopo la proclamazione si suggerisce che il presbitero baci il Libro e lo porti anche agli sposi invitandoli a compiere lo stesso gesto di venerazione. «È un segno molto bello – spiega l’autore di “Venite alle nozze” – che tra l’altro ha una chiara impronta affettiva e richiama perciò l’esperienza coniugale, con il quale la Chiesa invita gli sposi non solo a comprendere ma anche ad accogliere la Parola, ad aderire al Signore con tutto il cuore e con tutte le forze». Facendo un passo indietro ideale. Vediamo anche come sono scanditi i riti introduttivi. L’inizio è sulla soglia della chiesa. È lì che gli sposi s’incontrano: «Quella porta – scrive don Silvio – è il punto di arrivo di un lungo viaggio in cui hanno già sperimentato la gioia e la fatica dell’amore, sono lì con la consapevolezza di fare il primo passo di una nuova e più grande avventura». È

lì, sulla soglia, che li raggiunge il sacerdote con gli altri ministri. Così prescrive la prima forma del Rito del matrimonio, poco utilizzata per la verità, ma tra le più belle perché fin dall’inizio dà alla celebrazione una veste ecclesiale. I nubendi, poi, avanzeranno tenendosi per mano, dentro un corteo guidato da un ministrante che porta la Croce. Stando al Rito sono gli sposi a chiudere la processione, accompagnati dalle rispettive famiglie. Dopo il saluto iniziale, il Rito prevede la memoria del battesimo. È un gesto colmo di gratitudine perché ricorda che la scelta di sposarsi in Cristo fa parte di un cammino che è iniziato proprio nel giorno del battesimo. L’aspersione, poi, prepara il cuore ad accogliere il matrimonio come una nuova e speciale grazia di Dio. Salvatore D’Angelo

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IPASSIDIFRANCESCO FRANCESCO di Silvio Longobardi

Le rubriche I Passi di Francesco e I Passi di Giuseppe vogliamo rileggere alcune scelte del Pontefice, chiamato a guidare la Chiesa universale, e del vescovo Giudice a cui è affidata la cura pastorale della nostra Chiesa locale

Niente Francesco ma Gesù

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La pace di Francesco

igilia di Pentecoste, i movimenti ecclesiali stretti per la prima volta attorno a Papa Francesco, nella bellissima cornice di piazza san Pietro. Il Papa risponde alle domande, parla a braccio, racconta alcuni dettagli della sua vita. Parla anche dell’incontro decisivo con Gesù, quello che lo ha convinto a mettere da parte i sogni della giovinezza. A questo punto rimprovera affettuosamente la folla: «Tutti voi avete gridato nella piazza “Francesco, Francesco, Papa Francesco”. Ma, Gesù dov’era? Io avrei voluto che voi gridaste: “Gesù, Gesù è il Signore, ed è proprio in mezzo a noi!”. Da qui in avanti, niente “Francesco”, ma “Gesù”!» (18 maggio 2013). Non era solo una battuta ma l’espressione di una fede

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na giornata piena di incontri quella di Assisi e piena di tante parole. Alcune sono state amplificate dai media, non sempre quelle più importanti. Altre restano nascoste a chi non ha la pazienza di leggere per intero tutto il discorso. Il Papa delinea i tratti salienti della personalità e della fede di san Francesco, spesso presentato in modo riduttivo come un pacifista ad oltranza e un ambientalista che amava la natura e gli animali. “San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20). La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore, questo per san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo. Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo” (Omelia, 4 ottobre 2013).

La povertà per san Francesco non era una scelta ideologica, una forma di contestazione sociale ma l’espressione del suo amore appassionato e folle per Gesù. Una parola forte che non ha trovato alcuna risonanza sui media.

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che sempre cerca l’essenziale. Personalmente vi leggo anche l’invito ad evitare quel culto della personalità costruito e alimentato dai mass media. Il Papa non è una star né un idolo, ma un umile servitore di Gesù.

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Una Chiesa che chiacchiera troppo

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un tema che ricorre spesso, almeno quattro volte nelle omelie mattutine. Le parole del Papa non hanno bisogno di commento: “Quanto si chiacchiera nella Chiesa! La chiacchiera è… farsi male l’uno l’altro. Come se volesse diminuire l’altro, no? Invece di crescere io, faccio in modo che l’altro sia più basso e mi sento grande. Questo non va! Sembra bello chiacchierare… Non so perché, ma sembra bello. Come le caramelle di miele, no? Tu ne prendi una - Ah, che bello! - e poi un’altra, un’altra, un’altra e alla fine ti viene il mal di pancia. E perché? La chiacchiera è cosi: è dolce all’inizio e poi ti rovina, ti rovina l’anima! Le chiacchiere sono distruttive nella Chiesa, sono distruttive… È un po’ lo spirito di Caino: ammazzare il fratello con la lingua; ammazzare il fratello!” (18 maggio 2013).


IPASSIDIGIUSEPPE di Antonietta Abete

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Svegliati Pagani

ra la tammorra e Alfonso Maria de’ Liguori, il vescovo Giuseppe ha detto chiaramente di preferire il santo che alla toga sostituì l’abito talare come simbolo per rappresentare la città di Pagani. Intervistato dall’emittente televisiva Telenuova, monsignor Giudice ha pronunciato parole schiette: «Vedo Pagani smarrita, Pagani distratta, Pagani infestata di sporcizia e disordine». Pagani con le sue dolorose vicende politiche, mi viene da pensare. «Svegliati Pagani, recupera la tua vocazione di città di sant’Alfonso, città delle arti e della bellezza» ha ammonito il vescovo invitando a scommettere sulla legalità, a cominciare dalle parrocchie che devono avere un ruolo determinante nella formazione dei giovani e delle famiglie. Ad esse è affidato il compito di ricucire un tessuto sociale sfilacciato. «Le parrocchie - ha ricordato il vescovo - possono diventare oasi attente di formazione, in cui nell’ordinario si costruisce la comunità».

Date speranza ai giovani

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hi ha le leve del potere raramente dà spazio ai nuovi talenti». Dalle colonne de Il Mattino il vescovo torna a parlare di giovani e politica. «Il mondo giovanile - ha affermato - è ricco di spessore umano e culturale. Molti, in questo territorio che continua a subire l’emorragia di forze fresche e che è sottorappresentato nelle istituzioni politiche nazionali, sono impossibilitati a concretizzare un progetto di vita perché non si scommette su di loro. Qualcuno teme di vedersi soffiare la poltrona». Questa mancanza di opportunità genera vuoto e disagio. Ognuno deve fare la sua parte, anche gli amministratori dai quali bisogna pretendere un impegno maggiore: «la politica può fare molto se si decide a cooperare e a considerare l’Agro come un’unica realtà e non un insieme di singole cittadine». Anche in questo campo, purtroppo, prevale l’individualismo.

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mbra/che sembra dividere/e paura/che torna/quella antica/ quella di sempre/quella di ieri/. Mi sembra sempre ed ancora/l’ombra della croce/e la paura dei discepoli di perdere il Maestro/o di perdersi ancora negli occhi del Maestro/mentre ancora non si intravede/lo splendore/dell’alba di Pasqua. È una delle liriche che sarà pubblicata il prossimo dicembre in una seconda raccolta di poesie scritte dal ve-

POESIE scovo Giuseppe. «Qualcuno penserà che non ho nulla da fare», ha detto con un pizzico di ironia mentre ci confrontavamo su alcuni dettagli della pubblicazione. Tempo sottratto ad altri impegni. Io scrivo da anni, eppure, non ho mai scritto una poesia. Credo di non essere capace. Dipingere il mondo in poche rime, raccontare il sussurro della natura, narrare la fede con poche pennellate è una prerogativa che appartiene alle anime contemplative.

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VITA ECCLESIALE Da sinistra: Gaetano e Delfina Pandolfi, insieme alla figlia Angela

“Amiamo Chiara come una figlia” Delfina e Gaetano Pandolfi, responsabili dell’Oasi Maria Madre della Vita della Fraternità di Emmaus, hanno raccontato la loro esperienza di accoglienza in piazza San Pietro lo scorso 26 ottobre, prima dell’arrivo di Papa Francesco

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n ginocchio, Delfina attende l’inizio della celebrazione eucaristica nella parrocchia santa Maria del Carmine in Angri. Sono passati solo due giorni da quando nella gremita piazza San Pietro la sua famiglia ha raccontato la propria esperienza di accoglienza alla folla che attendeva l’arrivo di papa Francesco, in occasione del pellegrinaggio delle famiglie sulla Tomba di San Pietro. La scelta. Delfina e Gaetano Pandolfi nel 1999, 16 anni di matrimonio alle spalle e 4 figli (Angela, Emanuela, Enrico e Alfonso), hanno lasciato la loro casa per trasferirsi in un’Oasi di carità dove si intreccia preghiera e accoglienza di minori in difficoltà. Dopo una prima esperienza a Nocera Inferiore, dal 2005 vivono a Sant’Egidio del Monte Albino, nell’Oasi Maria Madre della Vita della Fraternità di Emmaus, movimento ecclesiale che accompagna giovani e sposi nel cammino di fede. In questi anni tanti minori sono passati in questa casa. Molti sono rientrati nelle famiglie di origine, altri sono stati felicemente adottati. Lina è arrivata all’età di 17 anni e quando ne ha compiuti 18 ha chiesto di poter rimanere con i coniugi Pandolfi. C’era anche lei in piazza San Pietro insieme alla piccola Chiara che aveva solo 40 giorni quando è arrivata. Era il 25 ottobre del 2004. Nata in un ospedale dell’Agro nocerinosarnese, la piccola, affetta da una grave malattia, non è stata riconosciuta dai genitori. Una telefonata ha annunciato il suo arrivo. Da pochi mesi era andato via dalla struttura un bambino affetto da idrocefalia, felicemente adottato. I membri del Tribunale per i Minorenni hanno intuito che avrebbero trovato

L’EVENTO Lo scorso 26 e 27 ottobre le famiglie di 77 Paesi del mondo si sono recate in pellegrinaggio a Roma sulla Tomba di San Pietro. L’ evento, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, si inserisce nel quadro delle iniziative proposte per l’Anno della Fede.

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la porta aperta anche per Chiara. E così è stato. Il mondo di Chiara. Dopo qualche giorno è emerso che vi era stato un grave errore nella diagnosi. La piccola non era affetta da idrocefalia, ma di idroanencefalia. I due termini differiscono poco letteralmente, ma sono due mondi completamente diversi. L’idrocefalia si riscontra in presenza di riduzione dello spessore del parenchima cerebrale. L’idroanencefalia invece è l’assenza di parenchima cerebrale. In parole semplici, Chiara ha solo dei piccoli frammenti di encefalo. Non vede, non sente, non si regge in piedi, non può muovere nessun arto, non può camminare, non può comunicare le sue emozioni né le sue necessità. Vi è stato un momento in cui il Tribunale, resosi conto del difetto di comunicazione che aveva accompagnato l’accoglienza della bambina, ha offerto a Gaetano e Delfina la possibilità di cambiare idea. Ma essi sono stati irremovibili. «Chiara qui è arrivata e qui rimane. Sarebbe un secondo abbandono», hanno dichiarato. Nessuna famiglia si è mai fatta avanti per adottare Chiara che lo scorso 16 settembre ha compiuto 9 anni. Alla folla che gremiva la piazza Delfina ha detto: «Gaetano ed io amiamo Chiara come ciascuno dei nostri figli biologici. In un certo senso anch’essi sono in affido, perché ci sono stati “affidati” da Dio. Ognuno di loro ha un posto privilegiato nel nostro cuore e insieme a loro ci sentiamo figli dell’unico Padre, che è Dio». La condivisione. Con loro c’era anche Angela, la prima figlia, insieme al marito Luca e ai due bambini. «I nostri genitori - ha ricordato - hanno sempre condiviso con noi figli le scelte di affido, così oggi anche noi ci sentiamo protagonisti». Non hanno avuto la possibilità di salutare il Papa, anche se gli occhi del santo Padre hanno incrociato quelli della piccola Chiara. «Ad un certo punto - mi ha raccontato Delfina - io e Luca abbiamo raggiunto l’area destinata ai ragazzi disabili. Abbiamo preso in braccio la bambina e così il Papa passando l’ha vista». Avrebbero voluto una benedizione speciale per Chiara. «Ritorneremo certamente a Roma», ha aggiunto con lo sguardo sereno di chi confida solo in Dio. Antonietta Abete


Da sinistra, don Enrico insieme ai ragazzi della Città. Al centro, Agnese Adinolfi che ha condiviso per molti anni il sogno di don Enrico

IL PRETE CHE AMAVA I BAMBINI

La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

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cchi scuri e sorriso timido, la figura di don Enrico circondata da bambini emerge nitida da una foto in bianco e nero, sbiadita dal tempo. Sono passati 99 anni dal giorno in cui è venuto al mondo. Un secolo nel quale molte cose sono cambiate. Il progresso tecnologico negli anni 50 ha fatto decollare l’Italia aprendo la strada al processo di industrializzazione che in altri Paesi, a partire dall’Inghilterra, si era già perfezionato. Eppure, molte sfide sono rimaste le stesse. Allora come oggi, l’emergenza educativa chiama in causa la Chiesa, la scuola, la famiglia. E nessuno può tirarsi indietro. Don Enrico Smaldone (22 novembre 1914 - 29 gennaio 1967) lo aveva capito bene. E ha consumato la sua vita per costruire ad Angri La Città dei Ragazzi, un luogo deputato ad offrire un futuro ai ragazzi vittime della povertà e del degrado sociale generato dalla seconda guerra mondiale. Nel centenario della nascita, il vescovo Giuseppe lo ha scelto come testimone per accompagnare il cammino della Chiesa diocesana. Scrive Mons. Giudice negli orientamenti pastorali consegnati alla diocesi lo scorso 8 ottobre: «Don Enrico Smaldone non è un prete che puzza di sacrestia, non si è perduto nelle volute dell’incenso, ma ha consumato scarpe e cuore per educare e per educare alla vita buona del Vangelo. Egli, nel decennio dedicato all’educazione, ci può strappare da una pastorale di conservazione per osare una pastorale di missione e di nuova entusiasmante evangelizzazione, una pastorale di strada e per la strada per annunciare, lungo le vie

La passione educativa Nel centenario della nascita, il vescovo Giuseppe ha scelto don Enrico Smaldone come testimone dell’anno. Il sacerdote angrese, nato il 22 novembre del 1914 e scomparso prematuramente il 22 gennaio del 1967, ha consacrato la sua esistenza ai bambini orfani e poveri. Ripercorreremo la sua vita in 12 appuntamenti, per ricordarne la passione educativa e la fantasia pastorale della nostra storia, Colui che abbiamo accolto nel cuore dell’altare». Cenni biografici. Don Enrico nasce ad Angri il 22 novembre del 1914, dal padre Martino e dalla mamma Rosalia Scarpato, quinto di 10 figli. È un bambino vivace ed allegro, cresciuto nello storico Quartiere Ardinghi, dove tuttora vive suo fratello Filippo, classe 1928. Trascorre il tempo tra la casa, la scuola e la bottega nella quale tenta di imparare, senza troppo successo, il mestiere di calzolaio. Il piccolo Enrico preferisce di gran lunga giocare nel vastissimo largo dell’Annunziata: con la sua trottola è il terrore dei compagni con i quali si misura in partite interminabili. È lo zio, don Pietro Smaldone, ad avviarlo sulla strada del seminario. È ordinato sacerdote il 13 luglio del 1941 da Mons. Teodorico De Angelis. Il giorno prima è ritornata alla casa

del Padre la sorella Elisabetta. Non c’è tempo per preparare nessuna festa. In quei giorni, (dal 14 al 17 luglio 1941) i giovani dell’Azione Cattolica della diocesi Nocera dei Pagani hanno organizzato un ritiro spirituale a San Pietro di Cava de’ Tirreni, diretto dal novello sacerdote. Venuti a conoscenza di quanto era accaduto, in poche ore preparano i canti, l’assistenza all’altare, il pranzo e distribuiscono anche i confetti. Gli occhi vispi di don Enrico si riempiono di lacrime per la commozione. Uno sguardo attento. Imperversa il secondo conflitto mondiale, mancano cibo e soldi. Don Enrico è Rettore della chiesa di Santa Caterina, nel quartiere in cui è nato. Spesso siede sulle scale e in silenzio scruta la miseria dei numerosi ragazzi che trascorrono gran parte della giornata per strada, abbandonati a se stessi e al degrado di quegli anni tormentati. Cosa fare per strapparli al pericolo di quelle giornate monotone e senza colore? Nell’aprile del 1945, coinvolgendo gli amici dell’infanzia, fonda un gruppo scout tra i più importanti dell’Italia meridionale, che dirige con entusiasmo e competenza. La passione per la sfida educativa emerge già in quegli anni, insieme al temperamento volitivo. Solo quattro anni più tardi, proprio insieme ai suoi “esploratori”, assisterà alla visione di un film che cambiò per sempre la sua vita e che fece sgorgare nel suo cuore il desiderio di costruire ad Angri la Città dei Ragazzi. Ma di questo parleremo nel prossimo numero. Antonietta Abete

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I numerosi partecipanti alla convocazione

Lo Spirito che opera

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ettemila persone, lo scorso 13 ottobre, hanno gremito il Centro Agro Alimentare di Napoli per la 36esima convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Oltre trecento i partecipanti della diocesi di Nocera Inferiore – Sarno. Ad impreziosire la Convocazione la presenza del cardinale Crescenzio Sepe e del presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez. Durante l’adorazione eucaristica sul tema “Questa è la vittoria che vince il mondo: la nostra fede”, Martinez ha detto: «Solo pregando – sottolinea Martinez – è possibile credere a questo messaggio. Quando ci disperiamo, quando siamo desolati, quando vogliamo raggiungere un obiettivo, in questi casi – puntualiz-

Si è tenuta a Napoli la convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Presenti il cardinale Sepe ed il presidente Martinez za – bisogna rivolgere lo sguardo verso la croce. Lì troviamo le risposte. Non gli idoli, non i pesi, ma Dio. Dobbiamo semplicemente lasciarci trasportare dalla fede, che non è ragione, bensì cuore». Fede, cuore, pesi, idoli e giovani sono i temi ripresi anche dal Cardinale Sepe nella sua omelia: «Quanto più apriamo il cuore a Dio – ha detto – tanto più riusciamo a vedere i miracoli di cui la nostra vita è costellata». Insomma, una giornata intensa, ricca di contenuti solidi, di momenti forti di preghiera e fraternità, in un clima gioioso che ha fatto vedere una “Chiesa viva”, capace di rispondere alle nuove sfide che la fede ci ripropone. Giuseppe Contaldo Comitato Regionale R.n.S.

GLI ORIENTAMENTI PASTORALI

I medici cattolici e papa Francesco

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a Sezione AMCI diocesana “Vincenzo De Colibus”, in collaborazione con la Casa Editrice “Il Grappolo”, lo scorso 19 ottobre ha organizzato nell’Auditorium della Basilica Pontificia Sant’Alfonso Maria de’ Liguori un incontro sulla figura di papa Francesco. Ospiti illustri, tra cui il vaticanista Rai Aldo Maria Valli e don Carmine Greco, sacerdote salernitano che ha conosciuto il pontefice quando era arcivescovo di Buenos Aires, sono intervenuti sul tema «Papa Francesco. La speranza di una Chiesa povera». L’evento è stato fortemente voluto dal presidente AMCI Mario Ascolese e da Antonio Corbisiero, direttore della Casa Editrice Il Grappolo. Durante l’evento è stato presentato il libro “Le origini italiane di Papa Francesco” scritto da Giancarlo Libert.

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Parola d’ordine: accogliere Lo scorso 8 ottobre, nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore, sono stati presentati gli Orientamenti pastorali sul tema «E chi accoglie Me (Mt 10,40) – gesti di evangelizzazione per una Chiesa accogliente». La presentazione è stata affidata a don Michele Autuoro, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese, che ha riletto gli Orientamenti soffermandosi elogiando particolarmente il paragrafo dedicato al Sagrato e al ministero della soglia.


Città Nuova DAY

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A Nocera Inferiore una tappa dell’iniziativa promossa dalla casa editrice del Movimento dei Focolari

ittà Nuova Editrice è nata a Roma nel 1959. Già nella denominazione è presente il tema del progetto che l’ha creata: contribuire a edificare una nuova civiltà, fondata sul riconoscimento dell’unità e della fraternità della famiglia umana. Tale progetto ideale affonda le radici nell’esperienza spirituale di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. In questo contesto a Nocera Inferiore ci si è collegati, idealmente, con altre 60 città italiane per il Città Nuova day. A Nocera, ospiti nel Salone della curia diocesana, un centinaio di persone, presente anche il vescovo monsignor Giuseppe Giudice, sono stati evidenziati alcuni focus di Città Nuova: famiglia, giovani, politica ed economia. Il filo rosso che ha collegato il tutto è stato il tema della speranza.

Un momento dell’iniziativa

Gerardo Falcone ha presentato il progetto della social family, realizzato a Salerno a sostegno delle famiglie meno abbienti. I giovani Alessandra e Mattia hanno parlato del Meeting sulla legalità che c’è stato a Caserta la scorsa estate. Carmine Caruso ha delineato i principi essenziali del Movimento Politico per l’Unità. Altro argomento affrontato è stato quello dell’Economia di Comunione, con Amilcare Pesce che ha illustrato l’esperienza di “Medichiara” (vedi articolo del Primo Piano). Il Vescovo, con il suo entusiasmo primaverile davvero commovente e contagioso, ha detto: «Siate cittadini degni del Vangelo, che solo rende Nuova la città, ricucendo la cultura con la storia». Un cammino di unità nella cultura. È sembrato un suggello e un programma. Pellegrino Gambardella

L’ANSPI omaggia la Vergine del Rosario

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iù di duemila i fedeli da tutta la Campania hanno raggiunto, lo scorso 12 ottobre, il santuario della Beata Vergine di Pompei per il primo storico pellegrinaggio dell’ANSPI Campania, in occasione della conclusione dell’Anno della fede, ai piedi della Madonna del Rosario. Nel pomeriggio ci sono stati i giochi e l’animazione in piazza Bartolo Longo, addobbata a festa con mongolfiere colorate, banner dell’ANSPI e bandiere, e animata dagli intermezzi musicali a cura della banda ANSPI di Caserta. Alle ore 19:00 c’è stata la Messa presieduta dal Vescovo diocesano, monsignor

Giuseppe Giudice, e animata dalla corale Santa Maria delle Grazie di Lavorate di Sarno. Nell’omelia il Vescovo ha detto: «Non ci salvano le nostre intelligenze, le nostre capacità, le nostre organizzazioni, le pretese delle cose che sappiamo fare. Ci salva la fede. Al termine dell’Anno della fede, l’Anspi vuole concludere il suo cammino con questa solenne celebrazione, per impegnarsi nuovamente ad essere testimone con i ragazzi, con i giovani, del Vangelo della speranza, della novità. Imparando a ritornare indietro, rileggere la nostra vita e ringraziare il Signore. Come Maria, da cui dobbiamo imparare a leggere il nostro cuore». L’arrivo a Pompei

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I 12 ed i 72 della diocesi si sono ritrovati con il Vescovo per un intenso week-end di formazione

Insieme per una Chiesa giovane

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all’11 al 13 ottobre, noi giovani dell’Équipe 84 (i 12 del Consiglio Episcopale dei giovani più i 72) abbiamo trascorso uno splendido weekend a Paestum, presso il Santuario “Getsemani”, in compagnia del Vescovo Mons. Giuseppe Giudice e dell’assistente spirituale del gruppo don Giuseppe Pironti. Preghiera, formazione e azione hanno caratterizzato questi due giorni, in cui abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci meglio, stringendo nuovi rapporti di amicizia, consolidando quelli già iniziati e avendo, come gruppo e come singoli, la possibilità di crescere ancora una volta con Cristo. Tra i momenti vissuti insieme, meritano di essere ricordati i laboratori di gruppo, organizzati per ambiti di Evangelizzazione (Scuola, Parrocchia, Famiglia, Territorio e Lavoro), la Veglia di

Preghiera del sabato sera e la Celebrazione dell’Eucaristia domenicale. Domenica mattina ha avuto luogo anche il dibattito sulle problematiche emerse e analizzate il giorno prima durante i laboratori, che ci permesso di gettare le basi per un interessante progetto di Evangelizzazione che speriamo si riesca ad attuare nella nostra Diocesi. Grazie ai 72 che con gioia hanno partecipato al weekend, grazie ai 12 che hanno lavorato per la riuscita dell’evento, grazie a don Giuseppe per la dedizione e l’attenzione con cui ha guidato e guida il nostro gruppo, grazie al nostro Vescovo, per noi sempre orante e sempre presente, grazie a Cristo, compagno di viaggio in ogni luogo e in ogni tempo. Alma Ciancone

NUOVI PARROCI Ultime nomine per il 2013 nelle parrocchie della Diocesi. Quattro le comunità interessate dalle ultime novità

Don Giuseppe Perano è originario di Sarno, ordinato sacerdote il 5 luglio 2012, è il nuovo vicario parrocchiale di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore, finora è stato vice parroco a San Valentino Torio, nella parrocchia San Giacomo Maggiore.

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Don Raffaele Corrado, originario di Sarno, è nato il 17 giugno 1975. Ordinato sacerdote nel 2006 è il nuovo parroco di San Francesco di Paola e di Santa Maria delle Grazie in Pagani. Finora è stato amministratore parrocchiale della comunità Sant’Alfonso di Sarno.

Don Antonio Mancuso, parroco di Maria SS.ma delle Tre Corone, è il nuovo amministratore parrocchiale di Sant’Alfonso in Sarno, sarà coadiuvato da mons. Domenico La Guardia e don Carmine Cialdini.

Monsignor Domenico Cinque, parroco e canonico della Cattedrale, è il nuovo rettore del Santuario della Madonna dei Miracoli di Montalbino a Nocera Inferiore. Sarà aiutato dal vecchio rettore, il canonico don Pietro Califano.


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXXIV domenica del Tempo ordinario alla III domenica di Avvento Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Preghiera alla Madre di Cristo O Madre Santa, Figlia dell’Altissimo, Vergine Madre del Salvatore e Madre nostra, volgi il tuo tenero sguardo sulla Chiesa. Tu hai accettato pienamente e liberamente l’invito del Padre ad essere Madre di Dio; insegnaci a svuotare il cuore da tutto ciò che non è di Dio, sì da essere riempiti anche noi di Spirito Santo dall’alto. Tu hai contemplato i misteri della volontà di Dio nel silenzio del tuo cuore; aiutaci nel cammino di discernere i segni della potente mano di Dio. Tu ti sei prontamente recata a visitare Elisabetta per aiutarla nei giorni dell’attesa; ottieni per noi lo stesso spirito zelante e servizievole

nel compito dell’evangelizzazione. Tu hai levato la voce per cantare le lodi del Signore; guidaci nel gioioso annuncio della fede in Cristo Salvatore. Tu hai avuto compassione di quanti erano nel bisogno ed hai implorato a loro nome il Figlio tuo; insegnaci a non temere di parlare del mondo a Gesù e di Gesù al mondo. Tu eri ai piedi della Croce, quando tuo Figlio esalò l’ultimo respiro; sii al nostro fianco mentre cerchiamo di essere uniti nello spirito e nel servizio con quanti soffrono. Tu hai pregato con i discepoli nel Cenacolo; aiutaci ad attendere il dono dello Spirito, per andare ovunque Egli ci conduce. Dalle preghiere di papa Giovanni Paolo II

24 novembre 2013

N. S. GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO (Anno C – Solennità) Le letture “Costui è il re dei Giudei” Prima lettura: 2 Sam 5, 1-3 Salmo: Sal 121 Seconda lettura: Col 1, 12-20 Vangelo: Lc 23, 35-43 Il Vangelo Dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava. L’altro invece lo rimproverava e disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «Oggi con me sarai nel paradiso». (cfr Lc 23,35.39-40.42-43) Colore liturgico: BIANCO

Davanti all’alfa e all’omega L’anno liturgico durante il quale abbiamo fatto nella fede abbondante esperienza della misericordia di Dio, si chiude dinanzi a Cristo, Re dell’universo. Alla fine del cammino, siamo posti dinanzi alla croce e, come sempre, il popolo sta a vedere e i capi deridono Gesù. Anche i soldati lo deridono… Uno dei malfattori lo insulta, mentre l’altro lo rimprovera e prega: Gesù, ricordati di me… Ricordare, cioè riportate al cuore un anno di fede e dinanzi a Lui, riconoscere giustamente il nostro peccato per le nostre azioni e invocare il suo perdono. Egli, dalla croce che regge il mondo, regna e governa amando. Ricondotti a Lui, come Israele è ricondotto da Davide, pastore e Re. Ricondotti nella gioia, perché il Padre ci ha resi capaci di partecipare alla sorte dei Santi nella luce. Insieme - Novembre 2013

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ILPANEDELLADOMENICA 1 dicembre 2013

I DOMENICA DI AVVENTO (Anno A) Le letture “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” Prima lettura: Is 2,1-5 Salmo: Sal 121 Seconda lettura: Rm 13,11-14a Vangelo: Mt 24,37-44 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». (cfr Mt 24,42-44) Colore liturgico: VIOLA

Un’attesa che ripaga Riprendiamo un cammino di gioia, un nuovo inizio, un nuovo avvento per andare incontro a Colui che sempre viene, il Veniente. Venite, saliamo… è tempo di svegliarsi dal sonno… la notte è avanzata, il giorno è vicino. Siamo invitati ad indossare le armi della luce e comportarci onestamente, come in pieno giorno, rivestiti di Cristo. Ecco l’Avvento, ecco il tempo nuovo e propizio per ricominciare il cammino, accogliendo il dono di Dio offerto gratuitamente ad ogni uomo. Vegliate… il peccato può essere il non accorgersi di nulla. Teniamoci pronti, Egli viene ma solo per salvarci.

8 dicembre 2013

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno A) Le letture “Fate dunque un frutto degno della conversione” Prima lettura: Is 11,1-10 Salmo: Sal 71 Seconda lettura: Rm 15,4-9 Vangelo: Mt 3,1-12 Il Vangelo In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino! Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». (cfr Mt 3,1-2.11-12) Colore liturgico: VIOLA

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Alla scuola di Maria Il cammino dell’Avvento si intreccia e coincide con il cammino di Maria, Terra di Avvento. Come attendere il Signore? Come accogliere il Signore? Come portarlo nella mente, nel cuore e nel grembo? Andiamo alla scuola di Maria benedetta per accogliere il Frutto benedetto del suo seno. Impariamo da Maria i silenzi e l’accoglienza del Verbo. Ella ci suggerisce la fede, lo stupore, la speranza, la carità; Ella ci indica la strada della Bellezza perché è, dall’eternità e per sempre, la Tota pulchra.


15 dicembre 2013

III DOMENICA DI AVVENTO - Dominica gaudete (Anno A)

Le letture “Davanti a te egli preparerà la tua via” Prima lettura: Is 35,1-6a.8a.10 Salmo: Sal 145 Seconda lettura: Gc 5,7-10 Vangelo: Mt 11,2-11 Il Vangelo In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». (cfr Mt 11,2-6) Colore liturgico: VIOLA

Connessi con il mondo L’Avvento ci educa all’accoglienza di Colui che sta per venire, germoglio che sponda dal tronco di Jesse. L’Avvento è preparazione al tempo dell’accoglienza ed è già tempo di profonda speranza. Quando non attendiamo più niente o nessuno è allora che comincia il percorso della disperazione. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Tempo di accoglienza l’Avvento, sullo stile di Gesù che ci ha accolti, noi possiamo accogliere gli altri, accoglierci tra di noi, sull’esempio di Cristo, ma sempre e soltanto per la gloria di Dio.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Sapersi non soli Lezione sul matrimonio

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a parlato in una piazza gremita di famiglie credenti, colma di bambini e di coppie con trenta o quaranta anni di matrimonio alle spalle; di facce sorridenti, in un giorno di festa. Ma, a sentire il Papa ieri in San Pietro, si sarebbe detto che avesse in mente anche tutte le altre famiglie: quelle che mai andrebbero alla Giornata della famiglia, quelle in cui non ci si parla più, o sofferenti, divise, sole. Guardava, Francesco, la gran folla, pensoso, e sorridente a tratti a un bambinetto che gli volteggiava tenacemente attorno. «La vita – ha detto poi, prendendo la parola – spesso è faticosa, tal-

volta anche tragica; lavorare è faticoso, cercare lavoro è faticoso, trovare lavoro è faticoso. Ma ciò che pesa di più nella vita è la mancanza di amore. Senza amore, la fatica è intollerabile». Senza qualcuno che ti abbracci alla sera è troppo dura, la giornata, e tutti sappiamo come il trovare o no una faccia cara ad aspettarci modifichi del tutto l’orizzonte. In San Pietro c’erano, anche, i volti di tutti i dolori: profughi siriani, africani approdati a Lampedusa, ma anche la giovane coppia che si sposerà a primavera, e non sa come pagherà l’affitto. Dentro la durezza della vita come si fa a resistere alla «cultura del provvi-

sorio», come si fa a volersi bene per sempre? E qui il Papa con semplicità ha rispiegato la grazia del Sacramento. Il matrimonio, ha spiegato il Papa, non è la bella festa di un giorno, ma è soprattutto «la grazia del Sacramento che ci fa forti nella vita, che ci fa andare avanti». Quel Terzo, insomma, preso a testimone e garante di una promessa che umanamente è arduo mantenere. Quell’Altro, fra i due, che non è un pio ricordo, ma, vivo, dà nel suo nome amore e forza. Perché sposarsi, ha detto il Papa, è un po’ come «il mettersi in cammino di Abramo», senza sapere quali terre si attraverseranno. Chi

si affida a se stesso, facilmente desiste; la cultura dominante ordina di cogliere l’attimo fuggente, e di non fermarsi accanto a chi resta indietro. E abbandoni e tradimenti non sono perdonabili, se la promessa è solo in un “sì” romantico, negli anni lievi della giovinezza. Mentre certe facce di vecchi in San Pietro, con quattro figli e dieci nipoti alle spalle, pur segnate dalla fatica, erano coriacee nel realismo dei cristiani: che contano su quel Terzo paziente, che consente ogni sera la fatica del perdono - di tutte forse la più grande. Marina Corradi (Da Avvenire del 28 ottobre 2013)

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Inizio ministero

Il Vescovo incontra

Intorno alla Mensa

Il 15 novembre don Raffaele Corrado inizia il suo ministero di parroco nelle comunità San Francesco di Paola e Santa Maria delle Grazie di Pagani. Appuntamento alle ore 19:00. Il 6 dicembre sarà don Massimo Staiano ad iniziare il ministero di parroco nella comunità Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio. Appuntamento alle ore 19:00.

Il 21 novembre, alle ore 10:30, presso la Curia di Sarno monsignor Giudice riceverà i parroci delle comunità da cui provengono i seminaristi. Il 30, alle ore 18:30, in Cattedrale ci sarà la messa in occasione del tesseramento dell’associazione medici cattolici.

Il 24 novembre, alle ore 19:30, il Vescovo presiede una messa in memoria di don Enrico Smaldone nella parrocchia SS. Annunziata di Angri. Il 28 novembre, alle ore 18:30, messa nella parrocchia Santa Maria del Carmine di Pagani. il 2 dicembre, alle ore 20:00, messa nella cappella Martin di Angri.

Messa per i figli in cielo Il Vescovo rinnova l’appuntamento con i genitori che hanno perso prematuramente un figlio. Per il terzo anno ci sarà la Messa per i figli in cielo. Appuntamento alle ore 19:30 nella chiesa Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio del Monte Albino, il 16 novembre.

Insieme ai religiosi Il 21 novembre, alle ore 18:00, il Vescovo presiede la santa messa presso la Casa delle suore Vocazioniste di San Valentino Torio. Il 23 novembre, alle ore 17:00, presiede la Professione solenne di suor Ada Clara Venosa nella chiesa del Monastero di Santa Chiara a Nocera Inferiore. L’8 dicembre ritiro delle religiose al Convento di Sant’Antonio di Nocera Inferiore, nello stesso luogo, il 12 dicembre, incontra i padre conventuali.

Canto liturgico Il 24 novembre, alle ore 21:00, in Cattedrale ci sarà una rassegna di cori polifonici.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

CHIUSURA ANNO DELLA FEDE Due appuntamenti sanciranno la chiusura diocesana dell’Anno della Fede. Il 19 novembre, festa della Dedicazione della Cattedrale, alle ore 19:00, ci sarà la Santa Messa con la consegna del mandato agli operatori pastorali in Cattedrale. Il 22 novembre ci sarà, invece, un momento culturale grazie al musical “Frammenti di Luce” tratto dalle poesie del Vescovo. Appuntamento alle ore 20:30 al Teatro Diana di Nocera Inferiore.


IN DIOCESI A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LE CONFRATERNITE

L’altare dell’Arciconfraternita Santissima Concezione

Una storia antica La nascita, la funzione e le opere dell’Arciconfraternita Santissima Concezione di Nocera Inferiore

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Arciconfraternita Santissima Concezione nasce nel 1580 nell’antica chiesa di Sant’Antonio di Nocera Inferiore. Il culto per l’Immacolata si rafforza e si propaga sul territorio grazie all’incessante e costante devozione dei confratelli che trovano la loro forza sotto la sacra effigie della Madonna. Che cos’è. L’Arciconfraternita è un’associazione di fedeli che si riunisce a scopo di culto e per realizzare opere di carità. Essa è custode della religiosità popolare, distinguendosi per le sue tipiche forme di pietà popolare a cui si uniscono numerose iniziative caritatevoli verso i poveri e i sofferenti. Possiamo fare una prima osservazione: la Confraternita non è una semplice società di mutuo soccorso, ma un gruppo di fratelli che si propongono di mettere in pratica il comandamento dell’amore che spinge ad aprire il cuore a chi si trova in difficoltà. D’altra parte, ribadendo che la carità appartiene alla natura della Chiesa, il Papa ha ricordato alle Confraternite che nella stagione di grandi cambiamenti la Chiesa ha bisogno di loro. Le funzione. Nell’opera di unificazione tra cultura e impegno religioso, l’Arciconfraternita Santissima Concezione è riuscita a valorizzare il territorio e ad esaltare l’operosità dell’uomo e la sua memoria storica. Ha svolto una funzione di grande rilevanza, peraltro documentata dagli atti

conservati in archivio, nella promozione e conservazione di pregevolissime opere d’arte. Per queste motivazioni la sua istituzione non può essere analizzata solo ed esclusivamente sul piano devozionale, in quanto rappresenta l’unione di istanze laiche e religiose nell’operato della chiesa e della società. Emergono, infine, in maniera nitida le diverse forme in cui si esprimeva la religiosità popolare: il grado di consapevolezza rispetto ai grandi temi della vita, la sussistenza, l’aiuto alle ragazze che dovevano sposarsi, l’integrazione sociale, il rapporto con il potere costituito, il dolore e la morte. Le opere. Dopo la soppressione degli Ordini Religiosi (1808), l’Arciconfraternita Santissima Concezione si adoperò con uomini e mezzi propri, per salvare la chiesa, conservare e tutelare il ricco patrimo-

La nuova rubrica, curata dall’ufficio diocesano per le Confraternite, ha lo scopo di aiutare i lettori a conoscere meglio l’antica realtà delle confraternite, molto diffuse su tutto il territorio diocesano, capirne la missione e le opere.

nio artistico del convento francescano, destinato a fienile, con decreto del 19 luglio 1813. Grazie a questi interventi oggi possiamo apprezzare opere pittoriche e scultoree di straordinaria valenza artistica di Andrea da Salerno, Giovanni da Nola, Pietro Negroni e la preziosa architettura dell’intero complesso conventuale. Essa intervenne, inoltre, ripetutamente nel 1834 per i restauri architettonici della chiesa, per la costruzione della monumentale scala di accesso (1841-’43), per la realizzazione delle balaustre, del pregevolissimo altare dell’Immacolata, degli stucchi decorativi, per la costruzione dell’organo, ma soprattutto, fin dalla sua costituzione, per la diffusione del culto all’Immacolata Concezione, proponendola compatrona di questo territorio, dopo l’eruzione del Vesuvio del 1631. Carmine Zarra

PROGRAMMA DI FORMAZIONE Il prossimo appuntamento è il 15 novembre a Sarno, alle ore 20:00, presso la Congrega del Monte dei Morti È partito lo scorso 18 ottobre il programma di formazione elaborato dall’Ufficio diocesano per le Confraternite, che prevede sei interessanti appuntamenti. Nel primo incontro, il vescovo Giuseppe Giudice ha relazionato sul tema “L’accoglienza nelle confraternite esercitata attraverso le opere di misericordia corporali e spirituali”. Il prossimo appuntamento è per venerdì 15 novembre, alle ore 20:00, presso la Congrega del Monte dei Morti a Sarno. Don Raffaele Corrado, vice-direttore Caritas, affronterà il tema “Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati”.

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A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

Questo itinerario, pensato per un cammino personale e di gruppo dedicato ai giovani, ripercorre i documenti più significativi del Concilio Vaticano II

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a scrittrice lettone Zenta Maurina Raudive elabora e propone, per questo nostro tempo, la figura drammatica e inquietante dell’ «homo fugiens», del fuggiasco. Un concetto che ritroviamo anche in una nota pastorale dell’Episcopato Italiano del 30 giugno 2004, dal titolo “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, che afferma: «Occorre prendere coscienza dei cambiamenti in atto, per non rischiare di subirli passivamente. Il “nomadismo”, cioè la diversa e variata dislocazione della vita familiare, del lavoro, delle relazioni sociali, del tempo libero, connota anche la psicologia della gente, i suoi orientamenti di fondo. Si appartiene contemporaneamente a mondi diversi, distanti e perfino contraddittori». (n.2). Si sperimenta, oggi più che mai, la necessità di riaffidarsi ad una forza del cuore che sia forza riunificante. È necessario non lasciarsi illudere dalla via larga dell’esteriorità, per imboccare il sentiero stretto, forse ripido, ma sicuramente più umanizzante, della interiorità. È fondamentale ridare spazio a ciò che può aiutare un ripensamento vero e profondo di noi stessi. Solo così potremo ricompattare i frammenti della nostra storia e della nostra vita: la preghiera, in quest’ ottica, é un momento straordinario in cui riannodare i fili spezzati della propria esistenza e riunificare realtà divise e spesso nemiche tra di loro.

C’è bisogno di te! A partire dalle quattro costituzioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile e l’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni consegnano alla nostra riflessione questo interessante strumento per accompagnare i giovani a riscoprire il grande evento conciliare che ha dato inizio ad una nuova era ed è ancora in pieno svolgimento. I Padri conciliari, nei vari documenti, ci parlano di una Chiesa estroversa, capace di andare fuori dal recinto e di accogliere tutti gli uomini del nostro tempo con le loro attese e i loro limiti,

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… e poiché i Tuoi occhi si svegliano nei nostri e il tuo Cuore si apre nel nostro cuore, noi sentiamo il nostro labile amore aprirsi in noi come una labile rosa espansa, approfondirsi come un rifugio immenso e dolce per tutte queste persone, la cui vita palpita intorno a noi. Madeleine Delbrêl

capace di seminare in tutti i cuori il germe autentico del regno di Dio. È questa la missione che chiama tutti noi ad un impegno comunitario e personale. È una chiamata forte, capace di dire ai nostri giovani: c’è bisogno di te! Questo appello che emerge dai documenti conciliari, raggiunge ogni giovane e lo interpella impegnandolo in un percorso di crescita: - Dilata il tuo cuore (in riferimento alla Lumen Gentium): la vocazione di Geremia (Ger 1, 4-10). Testimone: Paolo VI. - Testimonia la Parola (in riferimento alla Dei Verbum): Testimonianza del Battista (Gv 1, 35-42). Testimone: Giuseppe Dossetti. - Scegli la parte migliore (in riferimento alla Sacrosanctum Concilium): Marta e Maria (Lc 10, 38-42). Testimone: Romano Guardini. - Gesù svela la tua vocazione (in riferimento alla Gaudium et Spes): Dio crea l’uomo (Gen 1, 26-31). Testimoni: 23 donne del Vaticano II. Attraverso questo itinerario coinvolgente è possibile scoprire il proprio posto nella chiesa e nel mondo. Don Antonio Cuomo Direttore Ufficio per la pastorale giovanile e vocazionale



A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Emergenza CASA Tante le famiglie che rischiano di restare senza un tetto sulla testa. La crisi mette a dura prova chi paga l’affitto. Ma c’è anche l’abusivismo, ritornato d’attualità dopo l’abbattimento di un’abitazione a Corbara. Su questo fenomeno la Caritas fa una riflessione

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essenziale che la giustizia faccia il suo corso, ma lo Stato deve anche lavorare per garantire a tutti il diritto alla casa. La riflessione nasce all’indomani dell’abbattimento dell’abitazione della famiglia Esposito, a Corbara. Il caso è stato seguito dalla Caritas diocesana. Il direttore, don Alessandro Cirillo, è stato vicino alla famiglia, soprattutto nei momenti più drammatici, quelli dell’abbattimento. Il 21 ottobre le ruspe hanno avviato la demolizione dell’immobile di circa 60 metri quadri. Gli Esposito avevano costruito senza licenza edilizia, tentando la strada del condono. Una famiglia distrutta per aver perso un bene tirato su con il sudore della fronte. Ma mentre la loro casa andava giù, sollevando gli occhi verso i monti veniva fuori la contraddizione. Mentre si buttavano giù 60 metri quadri di cemento, restavano ben visibili edifici mastodontici conseguenza di una speculazione avvenuta nei decenni passati. «A tutti è apparso che si è demolito unicamente ciò che è stato più semplice demolire. Quello che meno incideva sul territorio, un territorio, invero, sprovvisto di un adeguato piano regolatore» ha scritto in una lettera Domenico Esposito, i cui genitori avevano costruito la casa abbattuta. «Perché non c’è lo stesso zelo contro gli squali del cemento?» ha riflettuto don Alessandro, presente al momento della demolizione. Il direttore della Caritas si è chiesto perché non fosse stato tenuto in considerazione il diritto essenziale degli Esposito ad avere un tetto sopra la testa: «Si poteva concedere una proroga per consentire alla famiglia di trovare una sistemazione alternativa, considerando che non ha altre proprietà immobiliari». Non è stata, poi, abbattuta una villa, ma un ca-

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solare con copertura in legno, di modesta entità, su un suolo comunque in parte edificabile. Le palazzine, i ristoranti e gli alberghi, invece, restano lì. «Si sta davvero liberando il territorio dagli scempi? – si domanda don Alessandro – Perché si sceglie di abbattere la casa dell’operaio e non dell’imprenditore, l’una a pochi passi dall’altra, l’una costruita negli stessi giorni dell’altra? Quali diritti per le famiglie che rimangono sprovviste di una risorsa abitativa?». Una riflessione più profonda è urgente. Se da un lato, infatti, «non si può negare la speculazione selvaggia che ha interessato il territorio», dall’altro le istituzioni avrebbero dovuto avviare una «migliore e corretta pianificazione del territorio, attuando efficaci politiche di housing sociale». Così, purtroppo, non è stato. Occorrerebbe però cominciare a farlo per evitare che si ripetano gli errori del passato. Salvatore D’Angelo

Foto di repertorio


UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

FAMIGLIA E CARITÀ

Questa rubrica desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori

È l’amore reciproco tra gli sposi, nutrito dalla Parola e riversato sui figli, che permette di aprire le porte di casa a chi è nel bisogno

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elia Martin, la mamma di Santa Teresa del Gesù Bambino, scrive: “Abbiamo incontrato un povero vecchio che aveva un aspetto bonario. Ho mandato Teresa a portargli una piccola elemosina, è sembrato tanto commosso ed ha tanto ringraziato che ho compreso che doveva essere molto infelice. Gli ho detto di seguirci che gli avrei dato delle scarpe. Gli è stato servito un buon pasto: moriva di fame [...]. Quest’inverno ha avuto i piedi congelati; dorme in una catapecchia abbandonata, manca di tutto, va a rannicchiarsi presso le caserme per avere un po’ di minestra. Insomma, gli ho detto di venire quando vuole e che avrebbe ricevuto del pane…”. Ecco una pagina di carità familiare, una consuetudine nella vita di Luigi e Zelia Martin, le cui virtù eroiche sono state riconosciute dalla Chiesa. Una piccola esperienza che ci offre la possibilità di fare qualche riflessione. Le porte delle nostre case si aprono o restano chiuse dinanzi ai bisogni materiali e spirituali dei fratelli? E ancora: una famiglia che si apre alla carità non è solo protesa verso “i poveri, i malati, i bisognosi”. La carità in famiglia riguarda innanzitutto l’amore reciproco tra i coniugi, tra i genitori e i figli e, poi, come suo prolungamento, l’amore verso tutti, con un’attenzione preferenziale per le persone che vivono situazioni di necessità. La testimonianza dei genitori. La vita della famiglia, fatta di parole e di gesti, rappresenta il luogo privilegiato per imparare a vivere la carità. I genitori svolgono il ruolo di maestri e testimoni. Dice Gesù nel Vangelo: “Ogni albero buono produce

frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi” (Mt 7, 17). L’albero è la famiglia, il suo cuore, cioè la sua essenza, scaturisce dalla fisionomia spirituale di ciascun membro della famiglia e si esprime negli atteggiamenti e nelle azioni personali e familiari che determinano lo stile di vita familiare. Ma il cuore è buono o cattivo. E allora si dirà che una famiglia è buona o cattiva. Il cuore buono coincide con la carità verso Dio e verso il prossimo e si incarna nelle varie virtù (cioè quelle energie che fanno operare il bene) e nelle singole azioni virtuose, che danno alla carità un corpo e un volto concreto. Il cuore cattivo invece coincide con l’egoismo (volontà di autorealizzazione senza tener conto di Dio e degli altri) e si incarna nei vizi e nei singoli peccati. Suggerimenti. In quest’ultimo mese dell’Anno della Fede ricordiamo che la fede necessita di un’educazione permanente, fatta di parole e gesti. La fede si radica nella vita dei figli se viene vissuta all’interno delle mura domestiche. Spesso vediamo genitori e figli sempre collegati ad internet, ma sconnessi l’uno dall’altro. Conoscono tutto quello che avviene nel mondo, ma ignorano le vicende familiari. Abbiamo bisogno di una conversione familiare, abbiamo bisogno di metterci tutti intorno al tavolo della “Parola di Dio”, di nutrirci di essa per ricevere la giusta forza per iniziare ad amare il nostro prossimo nella persona del figlio, del marito, della moglie, del fratello, della sorella… E per vivere la carità e riuscire ad aprire le porte di casa per rispondere ai bisogni dei fratelli. Giovanna Pauciulo

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DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Madre Ofelia Marzocca

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

Nel sangue di Cristo, l’amore del Padre A colloquio con Madre Ofelia: la storia della sua vocazione si intreccia con il carisma dell’Istituto paganese delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue

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el pomeriggio, accanto alla chiesa di San Francesco di Paola di Pagani, si sente un vivace vociare di fanciulli e odore di scuola. È proprio qui che si erge l’Istituto della Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue che, da anni, si occupa dell’educazione dei bambini. LE SUORE E L’EDUCAZIONE DEI FANCIULLI L’opera educativa delle Figlie della Carità inizia a Pagani con tre suore e sette orfanelle nel 1873. Oggi, dopo più di un secolo, le suore di questo Istituto sono 14: madre Ofelia è Madre Generale, 4 suore provengono dalla Nigeria, 3 sono indiane. Tutte insieme, come una famiglia, collaborano per gestire al meglio una scuola paritaria che ospita circa 150 bambini appartenenti alla scuola dell’infanzia e a quella primaria. Ai fanciulli sono offerte attività didattiche ed extra scolastiche come i corsi di pallavolo, danza e decoupage. Così, di giorno in giorno, le consorelle, in simbiosi con alcune maestre laiche, educano i fanciulli per tirare su bravi cittadini e buoni cristiani.

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«Per parlare nella maniera più profonda del nostro carisma, si dovrebbe entrare nel cuore e l’anima di chi ha ricevuto questo immenso dono» afferma madre Ofelia. La spiritualità delle Figlie del Preziosissimo Sangue s’incentra nella contemplazione e nell’assimilazione dell’amore di Dio, manifestato nel Crocifisso e nell’amore verso il prossimo. Il carisma è tutto racchiuso nell’intreccio d’amore tra il Preziosissimo Sangue, che è il dono che il Signore ha versato per la salvezza dei suoi figli, e la Carne, che è il Corpo di Cristo. È questo un carisma che rientra nel patrimonio di ciascun cristiano e che, perciò, dovrebbe operare nella vita di tutti. MADRE OFELIA SI RACCONTA Madre Ofelia, al secolo Antonia Marzocca, è nata in provincia di Bari ove ha vissuto la sua infanzia. Il dono della vocazione è arrivato quando Antonia era solo un’adolescente: a 18 anni comincia il suo noviziato a Roma. Proprio in questi anni la ragazza coltiva la sua passione per la vita di Tommaso M. Fusco, incuriosita e infervorata dai racconti della sua insegnante, con la

quale inizia le prime ricerche sulla vita del Beato. I suoi studi portano la giovane alla città di Pagani, nel ’54. Madre Ofelia, insieme ad altre due consorelle, gira per le strade della cittadina paganese alla ricerca di persone che avrebbero potuto conoscere e raccontare aneddoti ed episodi della vita di Tommaso. Il valore del lavoro svolto da queste tre suore è davvero encomiabile. Oggi madre Ofelia possiede la cittadinanza onoraria paganese, continua a servire il Signore con diligenza e amore presso la casa delle Figlie del Preziosissimo Sangue dove, dal 2007, è madre generale. «Ofelia è il mio nome ecclesiale – afferma la suora – e come il personaggio shakespeariano, io annego nell’amore del Preziosissimo Sangue di Cristo». Le Figlie della Carità vivono la loro missione e il loro carisma nella semplicità e nell’umiltà seguendo l’esempio del Beato a cui sono devote: «Per essere di Dio non è necessario l’avere grandi talenti: basta avere un cuore ed amare». Martina Grimaldi


I SACERDOTI FANNO TANTO PER TUTTI NOI. Con un’Offerta possiamo ringraziarli tutti. VICINO AI SACERDOTI, VICINO AL CUORE DELLA CHIESA. Ognuno di noi è parte della Chiesa. La Chiesa è cosa mia, io le appartengo e lei mi appartiene. Se credo in Gesù Cristo, se ho questa speranza dentro il cuore, e non la disperazione, è merito suo, è della Chiesa che mi ha accolto. Perciò mi sento responsabile: tocca anche a me contribuire perché questa Chiesa possa accogliere tanti altri come me. Al cuore di tutto l’Eucarestia. E con Essa i sacerdoti. Vicini. E lontani, lontanissimi, che mai vedrò ma che esistono e hanno bisogno di me, perché io appartengo a loro e loro a me. Don Donato, a Roma è parroco di una delle 26.000 parrocchie italiane, e fa parte della Chiesa. Così come anche don Luigi a Rimini, don Giancarlo a Lamezia Terme, don Antonio a Napoli e via via, insieme a tutti i 37.000 sacerdoti diocesani, compresi quelli anziani e malati. Tutti sono nel cuore della nostra Chiesa.

ESISTONO REALTÀ IN CUI I SACERDOTI SONO L'UNICA LUCE. AIUTALI A TENERLA ACCESA. A difesa delle creature, di terra e acqua, dono di Dio. Don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo apostolo a Caivano, è oggi voce di tanti senza voce nella Terra dei fuochi. Un’area di due milioni di abitanti tra le province di Napoli e Caserta, dove da anni bruciano senza sosta roghi tossici, controllati dalla camorra. Un business senza fine, alimentato dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte di imprese di tutta Italia, nel silenzio di amministratori e politici corrotti o collusi con i clan. “L’anticamera dell’inferno” l’ha definita un comandante del Corpo Forestale. Oggi la mortalità sul territorio è doppia rispetto al resto del Paese. Non c’è

La responsabilità di provvedere economicamente al loro sostentamento torna su ogni fedele, proprio come un tempo, alle origini, quando tutto cominciò. Questione di “dovere” penserà qualcuno. Giusto. Prima ancora è questione di “fede” e di “affetto”, che danno senso al dovere. Innanzitutto c’è questo pensiero. Allora l’offerta, destinata esclusivamente al loro sostentamento, smette di essere un semplice esborso di denaro e diventa un gesto di comunione. Questo il senso della Giornata Nazionale che si celebra il 24 novembre. Comunione e libertà di donare. Il tempo donato è un gesto d’amore importante, verso il prossimo e verso Dio. E il Signore ama chi dona e chi “si” dona con gioia. Siamo liberi di donare tempo, sorrisi, confortare e aiutare. E liberi di sostenere economicamente la Chiesa anche tramite una piccola offerta destinata non solo al nostro parroco, ma a ogni “don” che si è offerto di servire Gesù e la Chiesa attraverso un “sì” alla Sua chiamata. Maria Grazia Bambino ormai una famiglia che non conti uno o due vittime. Hanno dai 9 ai 55 anni i nomi di quelli che don Maurizio ricorda nelle celebrazioni. “La terra avvelenata e tradita avvelena e tradisce l’uomo - dice il sacerdote - oggi i rifiuti vengono sia interrati, sia bruciati per non lasciare tracce”. In Italia, tra diffuse violazioni ambientali e cambiamenti climatici, sono sempre più numerosi i preti diocesani che si dedicano a questa nuova evangelizzazione, attraverso la custodia del creato. Perché dalla salvaguardia del patrimonio naturale dipendiamo per la salute e la vita. Don Patriciello non è solo. L’intera Chiesa è con lui. Dai vescovi e parroci campani a tutti i fedeli italiani che sostengono la sua missione, anche attraverso le Offerte per il sostentamento. Segno di vicinanza e corresponsabilità verso i nostri preti diocesani, che si fanno pane spezzato nell’annuncio del Vangelo e nel servizio ai più deboli.

DOMANDE E RISPOSTE SULLE OFFERTE INSIEME AI SACERDOTI CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI? Ognuno di noi. Per se stesso, ma anche a nome della famiglia o di un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore corrisponda ad una persona fisica. COME POSSO DONARE? ● Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto centrale sostentamento clero - Erogazioni liberali, via Aurelia 796 00165 Roma” ● Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it ● Con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it ● Con carta di credito CartaSì, chiamando il numero verde CartaSì 800-825 000 o donando on line su www.insiemeaisacerdoti.it DOVE VANNO LE OFFERTE DONATE? All’Istituto Centrale Sostentamento Clero, a Roma. Che le distribuisce equamente tra i circa 37 mila preti diocesani. Assicura così una remunerazione mensile tra 883 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, e 1.380 euro per un vescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengono anche circa 3 mila preti ormai anziani o malati, dopo una vita intera a servizio del Vangelo e del prossimo. E 600 missionari nel Terzo mondo. PERCHÉ OGNI PARROCCHIA NON PUÒ PROVVEDERE DA SOLA AL SUO PRETE? L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e fedeli, e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della “Chiesa-comunione” delineata dal Concilio Vaticano II. CHE DIFFERENZA C’È TRA OFFERTE PER I SACERDOTI E L’OBOLO RACCOLTO DURANTE LA MESSA? È diversa la destinazione. Ogni parrocchia infatti dà il suo contributo al parroco. Che può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento. È pari a 0,0723 euro al mese per abitante. E nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmille vengono allora in aiuto alla quota capitaria. PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE? Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, e non costa nulla in più ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso in più ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 3% del fabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all'8xmille. Ma vale la pena far conoscere le Offerte perché questo dono indica una scelta consapevole di vita ecclesiale. E raggiunge anche i sacerdoti di parrocchie piccole e lontane. PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”? Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno.


LA COPERTINA a cura di Mariarosaria Petti Foto a cura di Fernando Faiella e Luisa Rescigno per Accampiamoci (www.sgbpucciano.altervista.org), rivista parrocchiale

Da questo mese la rivista diocesana si arricchisce di un nuovo contenitore. Gli inviati di Insieme ci racconteranno ogni mese la vita di una comunità parrocchiale

Mons. Giudice con don Andrea Amato in un tratto della processione

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un caldo mattino di fine ottobre, il sole illumina la facciata della Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore. Un’umile esterno che fa da involucro alla preziosità dell’interno, composta non solo da decorazioni ed ornamenti – vivi nella loro semplicità – ma evidenziata da chi abita questa parrocchia e ne fa ogni giorno il suo porto sicuro. Un sacerdote ci accoglie con solarità nel suo studio: ha spalle forti e solide, il sorriso di coloro sui quali puoi sempre contare. È don Andrea Amato, neo parroco delle comunità di S. Bartolomeo Apostolo a Pareti e S. Giovanni Battista a Pucciano, che ha fatto il suo ingresso il 25 ottobre, tra desideri, speranze e responsabilità. Con affabilità e pazienza comincia a raccontare delle due parrocchie: la più antica, S. Bartolomeo, nata intorno al 1500 e la più giovane, S. Giovanni Battista, sorta inizialmente come cappella e poi diventata comunità nel 1962. Don Andrea è alle prese con realtà disomogenee: a S. Bartolomeo si registra una presenza di fedeli più anziani, mentre a Pucciano, soprattutto per i nuovi insediamenti abitativi, vi è una maggiore affluenza di giovani. L’una guidata per tanto tempo da mons. Gaetano D’Acunzi, che traghettò la comunità nel difficile periodo del post terremoto; l’altra accompagnata da don Agostino Santoro, scomparso nel 2000. Due realtà diverse che camminano insieme, senza fondersi, ciascuna mantenendo intatta la propria identità: il parroco come ago della bilancia, per mantenere l’equili-

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La “salata”, immagine realizzata dalle comunità con l’impiego del sale colorato

Da villaggi diversi ad una sola comunità A colloquio con don Andrea Amato, già amministratore parrocchiale delle comunità di Pucciano e Pareti di Nocera Superiore e dal 25 ottobre neoparroco, per delineare insieme il volto del gregge a lui affidato

«Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia» Don Andrea Amato fa il suo ingresso canonico nelle comunità a lui affidate

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na mite serata di ottobre, una periferia che cambia volto, rivestendo i balconi con coperte bianche e tappezzando le strade di foglie da cui si innalza l’acre dolcezza del profumo di limoni. In questa atmosfera di emozione e compostezza il 25 ottobre scorso si è svolta la celebrazione per l’insediamento di don Andrea Amato nelle parrocchie di S. Giovanni Battista e S. Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore. Le due comunità, che don Andrea ha guidato per due anni in veste di amministratore parrocchiale, hanno partecipato attivamente alla cerimonia che, iniziata a Pucciano, è proseguita con il corteo per le stradine dei quartieri e si è conclusa a Pareti. Due comunità, quelle di Pucciano e Pareti, che stanno imparando a camminare insieme perché, come ha ricordato mons. Giuseppe Giudice durante l’omelia, «dinanzi a Dio tutti siamo uno». Dopo la presa di possesso della sede il neoparroco ha ringraziato le comunità che da seminarista e da giovane sacerdote ha incontrato e ha concluso il suo commosso saluto con le parole di Paolo VI: «Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia». Anche noi auguriamo al ministrante rimasto all’altare fino a divenire ministro – come egli stesso si è definito – di continuare a servire la Chiesa con gioia e di riuscire nel progetto di unità. Lavinia Bassano


Don Giovanni Iaquinandi all’altare con don Andrea Amato

Un momento della celebrazione eucaristica del 25 ottobre

Il gruppo AC

Associazioni e curiosità

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n’Azione Cattolica fiorente, vari gruppi di preghiera, antiche processioni e diverse bellezze artistiche è quanto tiene unite le comunità di S. Giovanni Battista e di S. Bartolomeo Apostolo in Nocera Superiore, sotto la guida comune del neoparroco, don Andrea Amato. La manifestazione più sentita e conosciuta a livello cittadino è il Venerdì Santo di Pucciano, la cui origine, immersa nella leggenda, è ricca di curiosità. Giunta ormai alla 93° edizione, la processione è nata nel 1920 come rappresentazione dei misteri della vita di Cristo su carri che attraversavano le strade del quartiere. Nel 1920, infatti, erano state inviate dall’America due statue in cartapesta del Cristo e dell’Addolorata, attualmente presenti in parrocchia. Ad inviarle Trollo Salvatore, originario del quartiere che, trasferitosi in America in cerca di fortuna, si era dedicato al contrabbando. La moglie, Lucia Cuofano, scoperta la reale attività del marito, minacciò di lasciarlo. Egli, abbandonata così la strada dell’illegalità, fece dono alla comunità di queste statue in segno dell’avvenuta conversione. Altre festività fortemente avvertite sono quelle in onore di S. Ciro patrono della città e venerato a S. Bartolomeo Apostolo di Pareti. Oltre alla memoria liturgica celebrata il 31 gennaio e alla consueta processione, il 10 giugno viene ricordata l’entrata in parrocchia della statua del Santo, avvenuta nel 1883. In occasione della “Trasuta di S. Ciro” da quest’anno è stata anche introdotta la salata: grandi tappeti realizzati con il sale, elemento che al tempo di Ciro era utilizzato per curare le ferite. Lavinia Bassano

brio e – per dirla con le parole del Vescovo – per «riuscire ad armonizzare i doni della comunità». Don Andrea promette di farlo riscoprendo anche e soprattutto la bellezza dei lavori semplici, di quelli gomito a gomito dove ci si scopre fratelli, sporcandosi le mani allo stesso modo. Soprattutto a Nocera Superiore, è ancora forte l’appartenenza ai quartieri più che alla città: a partire da questa analisi mons. Giudice ha ricordato: «Dio non vede tanti villaggi, ma una sola Chiesa, ed è proprio quello che il nuovo sacerdote deve realizzare». Nelle due parrocchie, che non hanno a disposizione sale o spazi ampi per le loro attività, è presente l’Azione Cattolica: «Per favorire l’unità, ciascun animatore deve sentirsi responsabile dei gruppi di entrambe le comunità» ha spiegato il presbitero. Ancora, sempre in spirito di comunione – anche a livello sacramentale – sono unici i corsi di preparazione al battesimo, alla cresima e al matrimonio. «I giovani però non sono destinatari di nessuna strategia di marketing - chiarisce don Andrea -, ciò che desideriamo, come comunità parrocchiale è permettere a ciascuno di incontrare Gesù, poi il resto lo farà Lui». Tanti i progetti e le speranze da realizzare: rivitalizzare i luoghi di fede - radicati nelle tradizioni e nelle mani di quanti operano in queste piccole realtà significherà far risuonare la voce e la presenza del Signore in queste strade, con la calma che un sacerdote come don Andrea Amato, giovane tra i giovani, saprà far fruttare in tutta la sua potenza. Donatella Salvati

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti Foto di gruppo della famiglia Annunziata, scattata il giorno 17 agosto nel Duomo di Episcopio

San Giovanni Battista Striano

Riprendono le attività per il nuovo anno pastorale Dal coro all’Azione Cattolica, dalla Caritas agli altri gruppi parrocchiali: il fermento della comunità

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l 29 settembre, solennità dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, hanno preso ufficialmente il via tutte le attività pastorali dell’anno 2013-2014. La celebrazione eucaristica domenicale serale ha rappresentato l’occasione per la consegna del mandato agli operatori pastorali. L’Azione Cattolica Paolo VI ha aperto le danze con la Festa del Ciao proprio nel giorno di San Michele, antico patrono di Striano e antico titolare della nostra parrocchia. Più di cento bambini e ragazzi hanno preso parte a questo evento di grande importanza, che quest’anno si è arricchito di qualche novità. Infatti, l’evento è durato ben due giorni, per un fine settimana da favola. I bambini hanno avuto il tempo di giocare, cantare e ballare in piazza IV novembre, ma anche il tempo di ripulire la città, educandoli alla salvaguardia dell’ambiente e alla convivenza civile. Il coro parrocchiale ha ripreso la sua attività pienamente animando la celebrazione eucaristica domenicale serale. Inoltre si prospetta un Natale musicale: si attende l’introduzione di nuovi strumenti, quali il flauto traverso e la chitarra. Ripartono i corsi di iniziazione cristiana e i corsi di preparazione al Battesimo, alla Cresima e al Matrimonio. Riprendono gli incontri delle quattro comunità neocatecumenali, del gruppo Giullari e del gruppo ministranti, quest’ultimo capitanato dal nuovo vice-parroco don Enrico Ascolese, nominato dal Vescovo lo scorso 11 ottobre, che subentra al carissimo diacono, don Salvatore Di Prisco. La Caritas riparte con il Centro d’Ascolto, un servizio offerto non solo alla comunità ecclesiale, ma all’intera cittadinanza strianese, attanagliata dai vari problemi dovuti alla generale crisi economica del Paese. Sarà possibile incontrare psicologi e vari specialisti ogni giovedì mattina presso il Centro Sociale comunale. Insomma, un anno pastorale speciale che permetterà la crescita dell’intera comunità. Raffaele Massa I

San Michele Arcangelo Episcopio di Sarno

La famiglia Annunziata si ritrova a Sarno Giunti da ogni parte d’Italia per un momento di condivisione

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o scorso 17 aprile, alle ore 11:00, nel Duomo di Episcopio si è riunita da varie parti d’Italia la famiglia Annunziata, volgarmente chiamata “Pigliucchiello” e tutte le famiglie che su questo ceppo sono fiorite. È stata una bella rimpatriata, realizzata in due momenti. La Santa Messa è stata celebrata dal parroco, mons. Mario Ceneri: si sono voluti ricordare anche i defunti e si è invocata la benedizione del Signore su ciascuna persona. Dopo il momento liturgico intensamente vissuto si sono ritrovati al ristorante Santa Maria a Sarno per un lauto convito. Auguri a tutti. Don Mario Ceneri

loghi dei vari gruppi parrocchiali


Maria Immacolata Nocera Inferiore

Don Rosario prende possesso della nuova parrocchia L’accoglienza della comunità San Teodoro Martire Sarno

HOLYween: “un Santo in ogni casa” per diventare tutti, un giorno, Santi Alle zucche vuote delle altre culture la parrocchia propone i volti belli dei Santi

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OLYween: “un Santo in ogni casa” è lo slogan dell’iniziativa proposta quest’anno da don Vincenzo Buono, parroco della parrocchia San Teodoro Martire in Sarno. Evento pensato per i bambini per cambiare il loro modo di vivere la vigilia di tutti i Santi, una ricorrenza ormai monopolizzata dall’onnipresente “zucca vuota” di Halloween. Nel pomeriggio del 31 ottobre ai bambini, radunati in Chiesa, è stata consegnata l’immagine di un Santo da colorare e portare a casa, appenderla alla porta, oppure alla finestra, al balcone, o comunque in un posto ben visibile ed illuminarla con una candela. Per gli adulti, invece, don Vincenzo ha pensato a “Fatti Santo – Speciale Holyween”, proposta affine alla prima. L’invito, in questo caso, è consistito nel portare in parrocchia dei santini in loro possesso e porli in un cesto ai piedi dell’altare. Questi hanno accompagnato l’Adorazione Eucaristica del 31 ottobre, ma con una finalità diversa: anziché portarli semplicemente a casa – come hanno fatto i bambini – gli adulti sono stati invitati a scambiarseli tra di loro, dicendo: “Fatti Santo!” «Questa duplice manifestazione – ha precisato don Vincenzo – non è contro niente e nessuno: lasciamo agli altri festeggiare le zucche vuote. Noi cristiani usiamo la testa ed abbiamo questi volti belli. Si tratta di riproporre alla nostra gente la bellezza del volto dei Santi, ma anche per ribadire la santità, “bellezza di Dio” e meta a cui ogni battezzato è destinato». Michele Lanzetta

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anti gli striscioni di benvenuto affissi in chiesa, in occasione dell’insediamento del nuovo parroco, il 10 settembre scorso. Aria di festa con il suono delle campane, gli addobbi floreali e gli applausi gioiosi di tanti adulti, ragazzi e bambini per l’ingresso di don Rosario. Anche tanti fedeli della comunità di Casolla, commossi fino alle lacrime, non sono voluti mancare all’evento, per far sentire la loro vicinanza al presbitero, loro parroco per ben diciassette anni. Il vescovo Giuseppe Giudice ha presieduto la celebrazione eucaristica, animata dal coro che ha trasformato il canto in preghiera. Ancora più grande diventa l’emozione, quando don Rosario con una semplicità disarmante si è presentato alla nuova comunità così: «Ciao, amico, sono qua a condividere con te, da buon Pastore, gioie e dolori, fatiche, attese e speranze; sono qua ad accoglierti nella casa del Signore per pregare con te». Sempre più sciolto nell’eloquio, don Rosario Villani parla delle sue esperienze pastorali, ricordando con affetto la figura del vecchio parroco, don Enzo Tortora, che la comunità di Maria Immacolata porta indelebile nel cuore. Il neo parroco promette infine di «uscire fuori dalla chiesa» per recarsi a casa di ognuno, visitare gli ammalati, portare loro conforto, conoscere e farsi conoscere, in modo da poter intraprendere un comune cammino di fede, incentrato soprattutto sul valore della famiglia. Al termine della cerimonia religiosa, sono stati offerti i dolcini, preparati dalle volenterose parrocchiane. Maria Fugaro

Don Rosario Villani


S. M. Maddalena in Armillis Sant’E. del M. Albino

Destinatari ed annunciatori del Vangelo Profonda celebrazione eucaristica per il mandato degli operatori pastorali

I Don Piercatello Liccardo

S.S. Apostoli Simone e Giuda Nocera Inferiore

Don Piercatello Liccardo si presenta alla sua nuova comunità parrocchiale Benvenuto don Piero in mezzo a noi

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11 settembre scorso ha fatto il suo ingresso nella Chiesa dei S.S. Apostoli Simone e Giuda di Casolla il nuovo parroco, don Piercatello Liccardo, accolto con applausi, palloncini e striscioni di benvenuto. I fedeli dell’Immacolata, visibilmente emozionati, lo hanno accompagnato, dimostrandogli la loro affettuosa amicizia. Il vescovo, Giuseppe Giudice ha celebrato, alla presenza di molti sacerdoti e diaconi, la Messa Solenne, animata dal coro della parrocchia. In un clima di forte intensità emotiva, vissuta nel raccoglimento e nella preghiera, il prelato durante l’omelia, prendendo spunto dalla devozione che la comunità casollese ha sempre nutrito per Santa Rita, ha esortato i fedeli a seguirne l’esempio diventando costruttori di misericordia e di pace in famiglia e nella stessa comunità. Al termine della celebrazione eucaristica, don Piero in uno stile spontaneo, fresco e giovane, si è affidato a Santa Rita, che ha ricordato come la Patrona dei “casi impossibili”, affinché gli dia la forza e la serenità per guidare la sua nuova comunità. Inoltre, il neo parroco ha sottolineato che ogni cammino quotidiano di fede, per essere efficace, deve fondarsi sull’Eucarestia, sulla Parola di Dio e sulla preghiera ed ha auspicato alla centralità della condivisione nella comunità. Non è mancato, alla fine della cerimonia, un momento conviviale. Infatti, è stato allestito sul piazzale antistante alla parrocchia un lauto buffet, offerto dalla comunità casollese. Maria Bonfiglio

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l mese missionario come soglia tra i passi conclusivi dell’Anno Liturgico e quelli iniziali nel solco degli Orientamenti Pastorali del vescovo Giuseppe Giudice: con questo spirito la comunità ha partecipato alla presentazione delle linee guida del prelato, lo scorso 8 ottobre. In seguito, gli operatori parrocchiali dell’Abbazia di S. Maria Maddalena in Armillis hanno rinnovato o, in alcuni casi accettato ex novo, il mandato pastorale per il nuovo anno liturgico. Gli operatori riuniti intorno all’altare, lo scorso 13 ottobre, hanno implorato la benedizione del Signore che, come ha chiamato gli apostoli a scelte difficili, così chiama oggi gli educatori parrocchiali per accompagnare bambini e ragazzi. «Fa che rispondano generosamente alla loro vocazione di apostoli della Tua Parola. Siano autentici testimoni del Vangelo tra i più giovani e tra le loro famiglie» questa la proclamazione di don Massimo Staiano, durante la celebrazione eucaristica. Il primo passo di tale nuovo impegno è stato vissuto nello stesso pomeriggio con la partecipazione alla “Festa del fanciullo”, presso la parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Lavorate di Sarno. Gli appuntamenti pastorali si sono inaugurati poi lunedì 15 ottobre con l’avvio della catechesi per giovani ed adulti guidata dal gruppo neocatecumenale di Angri. Durante le settimane successive si sono svolte le attività educative dei vari gruppi parrocchiali. “Andate e fate discepoli tutti i popoli. Andate senza paura per servire”: siano le parole di Papa Francesco l’augurio per gli operatori pastorali. Maria Ermelinda Di Lieto Catechiste e bambini della parrocchia alla Festa del fanciullo


Alcuni partecipanti alla festa con don Salvatore Agovino

Un momento del primo incontro di fraternità e catechesi

SS.ma Annunziata e S. Maria del Carmine Angri

È più bello insieme Essere una comunità che diffonde l’Amore

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enerdì 25 ottobre i responsabili pastorali delle Parrocchie SS.ma Annunziata e S. Maria del Carmine si sono incontrati presso il salone delle Suore Battistine (Casa Madre) per presentarsi ai nuovi parroci, giunti in parrocchia lo scorso primo ottobre, data scelta dal vescovo Giuseppe per la veglia missionaria diocesana. In quell’occasione la Chiesa locale ha ringraziato don Marco Marco Limodio, ora sacerdote fidei donum in Canada, e don Enrico Ascolese per il ministero svolto al servizio della comunità Santa Maria del Carmine. Questo primo incontro di fraternità è stato aperto da una catechesi in cui don Silvio Longobardi che ha presentato la parrocchia come una realtà pastorale posta tra la Chiesa locale (diocesi) e la chiesa domestica (famiglia). Non basta portare la gente in chiesa, ha detto, il vero obiettivo è quello di far entrare il Vangelo nelle case. La fede, ha aggiunto, si manifesta nella carità fraterna, per questo il primo impegno di coloro che condividono la responsabilità pastorale è quello di volersi bene. È questa la premessa e la condizione di quella testimonianza di fede che poi diventa annuncio. Nella seconda parte della serata, i vari responsabili delle due parrocchie – chiamate a diventare una sola comunità – hanno presentato le attività che attualmente si svolgono nella Comunità interparrocchiale, ma, prima di questo momento, don Salvatore Fiocco ha voluto intonare il canto “È più bello insieme”, eleggendolo ad inno del nuovo cammino che ci si appresta a percorrere. Carmine Giordano

Sant’Anna Fiano di Nocera Inferiore

Insieme: tanti colori, un solo arcobaleno La parrocchia riprende il cammino con entusiasmo insieme al neoparroco, don Salvatore

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omenica 20 ottobre la parrocchia di Sant’Anna di Fiano-Fosso Imperatore ha festeggiato l’inizio delle attività parrocchiali con una festa svoltasi per grandi e piccini a Nocera Inferiore. Le attività coinvolgono tutta la comunità: giovani e anziani. La festa ha visto partecipare i ragazzi di Fiano e di Fosso Imperatore in giochi e canti: l’intento è stato quello di aggregare le due comunità dopo 20 anni di separazione. Dopo aver partecipato intensamente all’avvicendarsi dei parroci ed aver vissuto il confronto di queste due realtà della periferia di Nocera Inferiore, siamo partiti alla scoperta di questo nuovo anno, tutto da vivere. La voglia di fare del nuovo parroco, don Salvatore Agovino, unita al desiderio della comunità di camminare insieme come un’unica famiglia ha reso possibile tutto ciò. La festa è stata un gran successo ed è terminata con la Santa Messa, celebrata da don Salvatore. Come un unico arcobaleno fanciulli, ragazzi ed adulti si sono uniti per intraprendere un unico cammino per imparare a volare verso il Signore. Ora il cammino sarà tutto da scoprire, verso nuove sfide che di certo non ci troveranno impreparati… perché Insieme si può! Sonia Monetti e Anna Civale


IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

«Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo». (Qo 3, 1)

Mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della cattedrale) festeggia 60 anni di sacerdozio, il 29 novembre; Sulla via dei santi, continui con ardore il ministero. Auguri!

Don Giovanni Orlando (cappellano Suore Compassioniste, Angri) e don Alfonso Santoriello (San Giuseppe, Nocera Inferiore) compiono rispettivamente 73 e 48 anni, il 25 novembre; don Rosario Villani (Maria Immacolata, Nocera Inf.) festeggia 63 anni, il primo dicembre.

Un augurio speciale Una parrocchia gremita per condividere e festeggiare 25 anni di sacerdozio di don Vincenzo Califano. Parenti, amici e i presbiteri della forania di Sarno si sono ritrovati intorno all’altare, lo scorso 6 ottobre, per celebrare la Santa Messa, presieduta dal vescovo Giuseppe Giudice. Un rinfresco prima e una festa dopo – organizzata dalla comunità di Santa Maria delle Grazie di Lavorate di Sarno – hanno espresso la gratitudine per l’operato del parroco. La redazione si unisce al coro degli auguri: affidiamo il ministero di don Vincenzo a Maria, perché – con le parole di Papa Francesco – ravvivi e alimenti la fede, sostenga e illumini la speranza; susciti e animi la carità e guidi nel cammino della santità. Don Vincenzo Califano

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti Laura Della Casa (Maria Immacolata, Nocera Inf.) ha compiuto 33 anni, l’11 novembre; don Alberto Rosciano (S. Maria della Foce, Sarno) ha spento 39 candeline il 13 novembre; Michele Raiola (San Sisto, Pagani) festeggia 67 anni, il 22 novembre; Andrea Pappacena (S. Alfredo, Sarno) compie 62 anni, il 25 novembre.

Don Giovanni Orlando

Mons. Giuseppe Giordano

Auguri di buon onomastico a: Don Massimo Staiano (S. Maria Maddalena in Armillis, S. Egidio del Monte Albino) il 23 ottobre; don Andrea Amato (S. Giovanni Battista in Pucciano e S. Bartolomeo Apostolo in Pareti, Nocera Sup.) e don Andrea Annunziata (S. Giovanni Battista, Nocera Inf.) direttore responsabile di Insieme, il 30 novembre. I vostri santi vi illuminino sempre il cammino. Auguri!

Una augurio speciale Il 4 ottobre Maria Rosa Di Prisco ha sposato Giuseppe Palmieri. La liturgia è stata presieduta dal padre comboniano Alex Zanotelli e celebrata nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova di Poggiomarino. Gli auguri più sinceri della redazione agli sposi e al papà di Maria Rosa, don Salvatore Di Prisco, diacono permanente.

50 anni d’amore

Michele Raiola

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La redazione si unisce alla gioia di Miranda Dionigi e Federico Luigia che lo scorso 2 settembre hanno celebrato il 50esimo anniversario di matrimonio. Il Signore continui a benedire la vostra famiglia. Auguri.


Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - NOCERA INFERIORE

Formazione permanente Ogni lunedì la comunità parrocchiale si ritrova intorno alla Parola

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i riparte dalla Parola. Una settimana vi sarà la formazione comunitaria, quella successiva la formazione specifica. In questo modo il nostro parroco ha deciso scandire gli impegni settimanali degli operatori pastorali e dei parrocchiani di San Giovanni Battista. Il percorso è cominciato già da qualche settimana ed è scandito dalla lettura del Vangelo di Matteo. A guidare la riflessione comunitaria è il parroco, che con il metodo della Lectio introduce i partecipanti negli scritti dell’apostolo ed evangelista. Un lunedì, dunque, si approfondirà un capitolo del Vangelo, un altro ci si dividerà in gruppi e si rifletterà sulla Parola. Diverse le aree individuate: c’è quella dei fidanzati, dei giovani, degli animatori missionari, degli animatori della cultura e della comunicazione, dei giovani sposi, delle famiglie, della Fraternità di Emmaus, dei Neocatecumenali, della Parola di Vita; quella dei catechisti e quella dei cresimandi. Gli incontri del lunedì, infatti, serviranno anche come corso di cresima. Ogni inizio settimana, dunque, dalle ore 20:00 alle ore 21:15, appuntamento con la formazione comunitaria e personale. Una bella e arricchente esperienza di famiglia.

RIAPRE LA CAPPELLA

Un momento dell’incontro di formazione comunitaria del lunedì sera

Un’immagine della tela originale trafugata nel 2002 dalla cappella di Santa Maria a Pago

Dopo alcuni anni, il 31 ottobre, è stata nuovamente celebrata la Santa messa nella piccola chiesa rurale di Santa Maria a Pago

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ella giorno della vigilia di Ognissanti è stata nuovamente celebrata la santa messa nella chiesetta di Santa Maria a Pago, in zona San Mauro. Si tratta di una cappellina situata nell’area rurale della parrocchia San Giovanni Battista, dove per decenni è stato celebrato il sacrificio eucaristico. Un momento di festa ed emozione. Sull’altare don Andrea Annunziata, don Alfonso Giordano e Ciro Zarra, insieme ad alcuni ministranti.

Per lungo tempo i contadini hanno avuto come riferimento questo luogo. Dalle campagne circostanti, le persone raggiungevano a piedi la cappella, qui un frate celebrava Messa. Poi c’è stato il passaggio alla parrocchia, che ha continuato ad assicurare l’assistenza spirituale. Don Andrea, accogliendo la richiesta dei più anziani che abitano in zona, ha celebrato la divina liturgia. Non c’è una cadenza predefinita. La celebrazione ci sarà in occasione delle no-

vene che precedono feste importanti. Ogni venerdì, però, alle 19:30 si reciterà il rosario, a cui seguirà la liturgia della Parola. A curare questo momento sarà Ciro Zarra, prossimo diacono, attualmente affidato alla parrocchia di Cicalesi. Ci si ritroverà in preghiera ai piedi della tela raffigurante la Vergine Maria. Questo è solo il primo di un nuovo cammino pensato da don Andrea, che intende riscoprire piano piano le peculiarità dell’intero territorio parrocchiale.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Particolare della Chiesa parrocchiale con la Cupola

400 anni di storia

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Nel 2014, ricorre il quarto centenario dell’istituzione della parrocchia Maria SS. di Costantinopoli. Tante le iniziative in cantiere

orreva l’anno 1614, quando gli abitanti di Pecorari, Uscioli e Camerelle di Nocera Superiore, a loro spese, completarono la costruzione della Chiesa Maria SS. di Costantinopoli. Erano troppo distanti dalla Chiesa parrocchiale S. Michele Arcangelo a Croce Malloni e si assicurarono, in questo modo, un luogo di preghiera e di comunione per la comunità locale. Pur conservando la struttura seicentesca, lungo il XVIII secolo, l’abbellirono di stucchi, fregi, altari marmorei e del meraviglioso quadro della Madonna di Costantinopoli dell’altare maggiore. A questo periodo risale certamente la grande devozione a S. Pasquale Baylon che gli abitanti del tempo affiancarono alla devozione mariana. Nel 1857, il Vescovo Mons. Giuseppe Agnello

D’Auria, le cui spoglie riposano nella Basilica Cattedrale di Nocera Inferiore, la elevò a Chiesa parrocchiale. Da quel momento, i territori di Pecorari, Uscioli, Castellani, Camerelle, Casa Milite, Citola, Cupa del Pastino, Cupa Baldini e Pizzone furono distaccati dalla giurisdizione parrocchiale di S. Michele Arcangelo. 400 anni di storia che vogliamo ricordare in questo 2014. Sono in cantiere tante iniziative da vivere dal 30 gennaio, giorno della Dedicazione della nostra Chiesa Parrocchiale. “Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti” (Bernardo di Chartres) Don Roberto Farruggio

Sabato, 19 ottobre: gli adulti di Azione Cattolica della parrocchia di S. Lorenzo in Cava de’ Tirreni in visita alla nostra parrocchia

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È TEMPO DI R-ACCOGLIERE

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Anno della Fede, voluto da Benedetto XVI e portato a termine da Papa Francesco, è stato un cammino intenso per riscoprire il significato più profondo dell’essere cristiani. La nostra comunità ha sfruttato a pieno questa opportunità suggerita dallo Spirito. Una delle iniziative più ricche è stata la Missione parrocchiale, durata sette mesi, che ha riavvicinato alla fede e alla comunità tantissime persone. Numerosi sono i frutti che aspettano di essere “raccolti e accolti”. Sì, perché è questo ora il nostro obiettivo: crescere ed impegnarci sempre più nello stile dell’accoglienza, come suggerito dal Vescovo Giuseppe negli Orientamenti pastorali. Accogliere per raccogliere i frutti di un anno speciale, con lo sguardo sempre rivolto all’evangelizzazione. Il cammino dei gruppi parrocchiali, ricchezza per la comunità con i loro differenti carismi, sono un elemento insostituibile in questo percorso, ricco di numerose iniziative per il nuovo anno pastorale nel quale ricade anche il 400esimo anniversario dell’edificazione della nostra Chiesa parrocchiale. Fabio Senatore


COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

IL CONCORSO È PRESENTE ALLA FIERA

Dal 24 novembre il nuovo sito web

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ttraverso il nuovo portale online, strutturato con una grafica semplice, elegante e molto intuitiva, la comunità parrocchiale e tutti i nostri amici potranno essere sempre informati su ogni attività di pastorale, liturgia, testimonianza e annuncio. Sarà possibile visionare foto e video di tutti gli eventi, anche degli anni passati, e consultare documenti e testi che possono aiutarci nel cammino. Gli articoli pubblicati potranno essere commentati e condivisi sui social network.

IN CAMMINO CON MARIA

È in fase di restyling anche il sito del Concorso Internazionale dei Madonnari. Tra le novità di quest’anno, una gara per fotografi e appassionati di fotografia. Premieremo, infatti, lo scatto più bello di un quadro, del Concorso o della festa. Completeremo a breve anche la registrazione in Parrocchie map.it. Antonio Padovano Sorrentino

NON C’È GIOCO SENZA TE! Alcuni momenti della festa

Tanti i ragazzi di ACR coinvolti nella gioiosa Festa del Ciao

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iprendere il ritmo degli incontri di ACR può risultare difficile dopo l’Estate Ragazzi e il grande Campo Scuola che hanno arricchito il tempo delle vacanze estive. Gli educatori si sentono un po’ arrugginiti e i bambini sonnacchiosi, presi come sono dalle prime valanghe di compiti assegnati dalle maestre e dalle cento attività pomeridiane. Per ridare a tutti la giusta carica ed affrontare con entusiasmo l’anno associativo non c’è niente di meglio che prendere parte alla Festa del Ciao, uno dei momenti di ritrovo più allegri e divertenti della prima fase dell’anno. Nei primi incontri di gruppo, tutti i ragazzi sono stati impegnati per preparare la festa e per proporre ai nuovi arrivati un assaggio dell’esperienza che potranno vivere durante l’anno, salutandoli con cordialità e confidenza, come si fa con i vecchi amici, con un caloroso CIAO! La festa si è svolta lo scorso 19 ottobre e si è conclusa con la santa Messa. Dopo questa giornata, siamo sempre più convinti che “non c’è gioco senza Lui!”. Daniela Claro

Lo scorso 13 ottobre, la comunità si è recata a piedi a Pompei

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omenica 13 ottobre, mentre in piazza San Pietro si svolgeva la Giornata Mariana, uno degli eventi dell’Anno della Fede, un nutrito gruppo di fedeli guidato don Roberto Farruggio si è recato in pellegrinaggio a piedi a Pompei. Alle 12.00, dopo la Supplica alla Vergine, zaino in spalla e scarpette comode, ci siamo avviati sotto un sole estivo, tra canti e preghiere verso il Santuario. Durante il lungo percorso abbiamo avvertito la fatica, ma abbiamo anche sperimentato la letizia della condivisione. Oltre ai canti e alla preghiera, la condivisione ha sollevato tanti cuori feriti. Vecchie amicizie si sono rinsaldate, nuovi legami sono sbocciati,

condividendo con semplicità la propria fede. Al tramonto siamo arrivati a Pompei. Nella cripta della Basilica che custodisce anche le spoglie mortali del Vescovo Francesco Saverio Toppi, siamo stati accolti da don Domenico Arcaro. Ristorati dalla meditazione del Rosario, ci siamo preparati alla Celebrazione eucaristica presieduta da don Roberto e animata dai nostri ministranti, momento culminante di tutto il pellegrinaggio. Dopo il saluto alla Madonna, con la suggestiva chiusura del quadro, sulla via del ritorno abbiamo rinnovato il proposito di vivere maggiormente radicati in Cristo. Barbara Senatore

I pellegrini in cammino verso Pompei

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Testimoni di Cristo Riparte il cammino dell’Azione Cattolica parrocchiale con molte novità per tutti i settori

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ovità per tutti i settori dell’Azione Cattolica della nostra parrocchia. La domenica sono previsti due appuntamenti per l’Azione Cattolica Ragazzi: la mattina ci si incontra per un momento di giochi e condivisione e, dopo, i ragazzi, insieme ai loro educatori e agli animatori, si preparano per la Santa Messa di cui sono i veri protagonisti. Il secondo appuntamento è fissato per il pomeriggio, alle attività di gruppo si aggiunge un momento

di comunione fraterna. Dal mese di novembre, ci si incontra la domenica mattina dalle 9.30 fino alle 12.00; ogni quindici giorni ci sarà un incontro di formazione e catechesi per animatori ed educatori. La formazione rappresenta un’opportunità di crescita e di confronto. Per il gruppo giovani e giovanissimi si riparte dall’esperienza della GMG e della GRG a cui qualche ragazzo ha partecipato. Speriamo che essi possano essere testimoni di una vita nuova in Cristo e che

la loro testimonianza sia coerente in ogni circostanza della vita. Il gruppo adulti, sempre più numeroso, continua il suo cammino di formazione incontrandosi ogni 15 giorni. L’Azione Cattolica accompagna ragazzi, giovani, uomini e donne all’incontro con Cristo. Un incontro che può certamente arricchire la nostra associazione parrocchiale e la Chiesa locale. Donatella Ferrara Salvatore Corrado


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

I gioiosi partecipanti al ritiro insieme a don Enzo Di Nardi

Accoglienza è…

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egli Orientamenti Pastorali per l’anno 2013-2014, Mons. Giuseppe Giudice ci invita a fare tesoro “delle icone bibliche dell’accoglienza”, ricordando le parole pronunciate da Gesù e riportate da Marco nel Vangelo: “e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9,37). Accogliendo l’invito del vescovo, il 19 e 20 ottobre le famiglie della comunità Santa Maria del Carmine hanno partecipato al ritiro spirituale “Accoglienza è...”, organizzato dal parroco don Vincenzo Di Nardi nella suggestiva ambientazione di Villa Lina, a Sarno. La riflessione, guidata dal sacerdote con il supporto delle educatrici Maria Lamberti e Chiara Pagano, si è articolata in diverse fasi, arricchita da vari momenti di preghiera, linfa vitale della vita di ogni cristiano. Il primo incontro ha avuto inizio con la recita della “Preghiera dell’accoglienza”, con la quale ciascuno ha predisposto il proprio spirito ad accogliere il Signore Gesù, ed è proseguito con la meditazione del brano tratto dal Vangelo di Luca che racconta della conversione di Zaccheo, il ricco pubblicano. Dopo una breve meditazione personale, i partecipanti hanno messo in comune le rispettive riflessioni. Prima della cena, la recita dei Vespri è stata arricchita dall’accompagnamento musicale del coro parrocchiale. Alcuni membri infatti hanno partecipato

Le famiglie della comunità, guidate dal parroco, hanno vissuto un fine settimana all’insegna dell’accoglienza al ritiro. La serata del sabato, che si è conclusa con la recita della Compieta, è stata animata dai giovani e giovanissimi che si sono cimentati nella rappresentazione di alcune “scenette” teatrali sul tema dell’accoglienza nella vita quotidiana. I gruppi di lavoro. Dopo il riposo ristoratore, un momento di preghiera collettiva ha aperto le riflessioni della domenica. I partecipanti, divisi in cinque gruppi, hanno analizzato le diverse declinazioni della parola “Accoglienza”. I cinque laboratori (accogliere è accogliere se stessi, accogliere è farsi prossimo, accogliere è carità, accogliere è uno stile educativo ed io accolgo te) hanno meditato un passo tratto dalle Sacre Scritture, letto alcuni testi, per racchiudere poi la discussione e il successivo confronto nella scelta di alcune parole chiave, sintesi del lavoro svolto. Tutti insieme abbiamo partecipato alla

Celebrazione eucaristica dalla quale è emersa un’altra considerazione importante: il primo passo per predisporre il proprio spirito all’accoglienza del prossimo e di se stessi è accogliere Dio nella propria vita, lasciando che Egli ci renda un suo strumento di pace, testimoni del Vangelo e missionari dell’evangelizzazione. Dopo pranzo, un breve momento libero si è trasformato in una gioiosa occasione di vita comune, con canti, balli e tante risate. Nel pomeriggio, ogni gruppo ha comunicato agli altri le considerazioni emerse nei laboratori mattutini, arricchendoci vicendevolmente. Nelle conclusioni, don Enzo ha esortato tutti a custodire le importanti riflessioni maturate nei giorni trascorsi insieme e a mettere in pratica quanto appreso, impegnandoci nella concreta realizzazione dell’accoglienza. Flora Gaito

LA COLONNA SONORA Due canzoni del celebre cantautore romano Renato Zero hanno aperto e concluso il ritiro: “Tutto inizia sempre da un sì” (un invito a pronunciare il proprio assenso ad incamminarsi sul sentiero della vita vera) e “Sorridere sempre” (un inno alla gioia e all’ottimismo anche nelle difficoltà). Il brano “Here I am” di Leona Lewis ha completato la colonna sonora di uno splendido fine settimana all’insegna della crescita spirituale e della riscoperta dell’accezione più profonda della parola “accoglienza”.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Il nutrito gruppo di pellegrini

Sulle orme di Sant’Antonio e San Francesco Il pellegrinaggio parrocchiale organizzato da padre Aldo D’Andria nell’Anno della Fede

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el contesto dell’Anno della Fede, padre Aldo D’Andria ha promosso un pellegrinaggio nei luoghi più significativi per la religiosità poggiomarinese. La visita a Padova, in occasione del 750esimo anniversario del ritrovamento della lingua intatta del Santo, ha portato una ricca delegazione di fedeli sulla tomba del patrono di Poggiomarino. Una devozione ormai secolare, sviluppatasi agli inizi del 1700 nella località agrovesuviana e, da allora in poi, maturata sempre di più. I fedeli hanno poi fatto tappa a Venezia per una visita a San Marco e alle bellezze artistiche della città che custodisce le reliquie dell’Evangelista. Poi a Verona, città natale di San Gaspare Bertoni, fondatore degli Stimmatini, i religiosi sacerdoti che sono presenti e animano da più di 60 anni la comunità ecclesiale di Poggiomarino: qui è stata celebrata

l’Eucaristia sulla tomba di San Gaspare con sentimenti di riconoscenza e di filiale devozione. Infine, sosta ad Assisi, giusto in tempo per partecipare alla fiaccolata del sabato sera. Qui, sorprendentemente, ma provvidenzialmente, i pellegrini si sono come ritrovati a casa venerando l’immagine della Madonna del Rosario di Pompei nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Naturalmente non è mancata la celebrazione sulla tomba di San Francesco per onorare l’alter Christus qui in terra, colui che ha indicato non con la parola, ma con la vita di prendere sul serio la Fede e vivere il Vangelo nella radicalità e nella grazia del Signore. In questo caso anche il meteo ha accompagnato i pellegrini, quasi a dire “come un sole dall’alto il Signore è venuto a visitare il suo popolo”. Giovanna Di Michele

TESTIMONI DELLA CARITÀ Otto membri della comunità hanno partecipato al corso di formazione per operatori pastorali, promosso dalla Caritas diocesana

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struttivo sotto diversi punti di vista il corso di formazione base per operatori pastorali organizzato dalla Caritas diocesana che ha visto la partecipazione assidua di 8 fedeli della comunità di sant’Antonio che hanno apprezzato tutto ciò che è stato proposto a livello audiovisivo, esperienziale e di condivisione. A toccare le corde più intime dei partecipanti è stata la scoperta della carità che non si riduce ad un semplice “fare”, ma richiede l’acquisizione di uno stile, quello gratuito e coinvolgen-

te di Dio. A Poggiomarino, dal 1994, opera la Caritas parrocchiale. Il parroco e i collaboratori laici lavorano incessantemente nel medesimo spirito per tenere viva questa dimensione fondamentale dell’essere “parrocchia”: l’attenzione verso gli ultimi. Anche qui, come altrove, ci sono famiglie disagiate, extracomunitari e tante situazioni personali che richiedono ascolto, urgenza e prudenza nell’intervento, solidarietà ma anche educazione alla responsabilità e partecipazione attiva.

NEOCATECUMENI, UN ANNUNCIO LUNGO 32 ANNI Il cammino neocatecumenale (itinerario cristiano di fede alla riscoperta del Battesimo) è presente a Poggiomarino dal 1981 quando l’allora parroco, don Bruno Montanaro, volle un’evangelizzazione che portò alla nascita della prima comunità neocatecumenale cittadina, che ha terminato il cammino da qualche anno con un pellegrinaggio in Terra Santa. Attualmente in parrocchia ci sono sette comunità, circa 250 fratelli, sotto la guida di catechisti itineranti responsabili dell’evangelizzazione per la Campania ed il Molise. In più di trent’anni, l’annuncio della “Buona

Lina D’Aquino

Notizia” ha raggiunto circa 2.000 persone. M.R.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Alcuni momenti del ricco fine settimana

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biettivo puntato sulla formazione, prima di essere catapultati nelle tante iniziative che arricchiranno il nuovo anno. Il 5 e 6 ottobre si è tenuto, presso la Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza di Pagani, il week-end educatori per iniziare in bellezza il nuovo anno associativo. Abbiamo chiesto ad alcuni giovani di raccontarci la loro esperienza. Per alcuni è un appuntamento che si ripete da diversi anni, per altri invece si tratta della prima esperienza. Scrive Caterina: «Sono stati due giorni intensi che ci hanno aiutato a conoscerci meglio. Accompagnati dal nostro parroco, don Gaetano, abbiamo riflettuto a fondo sul nostro ruolo dell’educatore, coscienti di essere responsabili della fede di tanti, piccoli e grandi. Ci impegniamo ad essere per loro una guida e un punto di riferimento». Laura racconta di essere partita con una valigia grande, ma con pochi vestiti. Bisognava stare fuori solo due giorni. «Quella valigia - aggiunge - è stata riempita dalla condivisione di tanti momenti forti con i miei coetanei, con persone

più grandi di me e, soprattutto, con il mio parroco. Sarebbero tante le cose da raccontare, non basterebbe una pagina intera, posso certamente dire che sono tornata a casa con una valigia piena di ricordi e di bei momenti da portare sempre con me». Per qualcuno questo è l’inizio di un percorso. Ecco cosa pensa Alessandra che muove i primi passi da educatrice: «Le ore trascorse insieme agli educatori e al nostro parroco don Gaetano mi hanno aiutato a riflettere su molte cose, soprattutto sul ruolo dell’educatore. Mi auguro che questo nuovo cammino sia per me un’avventura ricca di gioia e di amore». Ines è un’educatrice di vecchio corso, tanti anni di esperienza alle spalle. Per lei il week-end educatori è come un mini campo-scuola del quale apprezza la gioia di stare insieme e la condivisione delle esperienze, vera fonte di ricchezza per crescere nella fede. «Tutti, grandi e piccoli, hanno condiviso qualcosa di sé con gli altri, e questo ci permette di capire i diversi modi di pensare e di vedere le cose». Perché le generazioni cambiano, ma la voglia di fare resta. Valeria Fedele

La gioia di riprendere il cammino L’anno associativo dell’Azione Cattolica parrocchiale è iniziato con un week-end di formazione a Pagani, presso la Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Caterina, Laura, Alessandra e Ines ci hanno raccontato la loro esperienza

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Il coraggio di servire

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Don Pino Puglisi (Palermo 1937-1993)

on sono un biblista, non sono un teologo, né un sociologo, sono soltanto uno che ha cercato di lavorare per il regno di Dio”: così padre Puglisi presentava se stesso. Una vita spesa per il Vangelo e perciò vissuta a fianco dei poveri, non solo quelli che sono privi del pane ma anche quelli che non hanno speranza. Conosceva bene il quartiere Brancaccio, dove è stato ucciso, perché era nato proprio lì il 15 settembre 1937. Il sacerdozio. Fu ordinato prete dal cardinale Ruffini, per vent’anni arcivescovo di Palermo, figura eminente della Chiesa siciliana che non seppe denunciare con forza il pericolo rappresentato dall’organizzazione mafiosa pensando che tutto poteva essere ricondotto alla criminalità locale. Essere sacerdote per il giovane don Pino significava stare a servizio della Chiesa, il suo curriculum è quanto mai ricco di esperienze diverse: vicario parrocchiale, parroco, insegnante di religione, confessore delle suore, vicerettore in seminario, responsabile della pastorale vocazionale, docente presso il seminario… ha svolto con passione e competenza tutti gli incarichi che gli sono stati affidati, senza cercare di stare in prima fila. Inizia il suo ministero di parroco a san Gaetano, nel quartiere Brancaccio, il 29 settembre 1990. Don Pino aveva alle spalle trent’anni di sacerdozio, vissuti con intensità. Gli anni del Concilio e del rinnovamento pastorale ma anche della contestazione giovanile, gli anni in cui la società guarda con crescente diffidenza verso la Chiesa. Lavora in mezzo ai giovani, nella parrocchia ma anche nella scuola, e comprende quanto sia importante il ruolo dell’educatore. In quegli anni la mafia usciva allo scoperto per difendere con arroganza il suo pote-

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Ucciso dalla mafia nel giorno del suo compleanno, don Pino Puglisi va incontro alla morte con la consapevolezza di offrire la sua vita come ha fatto Gesù. Un martirio che riscatta l’ignavia di tanti e conferma che dieci giusti bastano per salvare un’intera città re. Anche la Chiesa aveva cambiato registro, a Palermo il cardinale Pappalardo tuonava contro l’associazione mafiosa che controllava la politica e imprigionava le speranze della Sicilia. Servire Cristo. Don Pino ha un solo progetto: annunciare e servire Cristo. Ma questo progetto non resta confinato negli spazi della chiesa, non si esprime soltanto attraverso i canali della liturgia e della catechesi. Educare significa intrecciare parole e fatti, evitando quello stile – così diffuso nella Chiesa – che si nutre solo di analisi e lamentazioni. Insieme ad alcune suore e ai laici più sensibili inizia un’opera di ricostruzione morale che trova la sua espressione più significativa nel Centro “Padre nostro”, un luogo dove i giovani e le famiglie possono ritrovarsi. Un Centro come tanti altri gestiti da parrocchie attente al territorio. Ma al Brancaccio quell’opera è percepita dai mafiosi come una provocazione. Il martirio. Egli alza la voce contro una politica che dimentica i poveri e lascia il quartiere in balia dei violenti, dice a chiare lettere che la Chiesa non può né vuole stare a guardare. Invita la gente a vincere la paura e a reagire con dignità. Partecipa anche ai dibattiti ma soprattutto svolge il suo quotidiano ministero di parroco in mezzo alla gente. Cresce la sua autorità e il suo fascino. Soprattutto fra i giovani. Le minacce che riceve non gli fanno cambiare idea né strategia. Per questo la mafia decide di ucciderlo il 15 settembre, proprio nel giorno del suo compleanno. Vent’anni fa. Don Pino va incontro al suo martirio con la consapevolezza di offrire la sua vita, proprio come ha fatto Gesù. La sua morte non soltanto sigilla un’esistenza spesa per il prossimo ma diventa anche icona di una Chiesa che non vuole più tacere dinanzi al male. Un martirio che riscatta l’ignavia di tanti e conferma che dieci giusti bastano per salvare un’intera città.


CULTURA

L’Assunta… degli ammalati

Arte... rischi di don Natalino Gentile

D

avvero le sorprese non finiscono mai e questa volta in positivo. Ma, come spesso accade, i nostri occhi sono rivolti al basso e non sempre in alto. Ecco perché, alzando gli occhi al cielo, ci troviamo di fronte ad una scena davvero celeste e in un ambiente nel quale certamente non ce lo saremmo aspettato. Il luogo è quello della malattia e della sofferenza, anche se ora gli ambienti, tolti i degenti, sono diventati luoghi di ufficio. Parliamo dell’Asl di Materdomini di Nocera Superiore. La gente entra ed esce, distratta, anzi preoccupata per una ricetta da spedire, per una prestazione medica da ottenere o per una visita di controllo. È proprio vero che quando il corpo soffre non sempre c’è la voglia di pensare ad altro. Ma è proprio lì, nel cuore della sofferenza, che dobbiamo alzare lo sguardo. Entrando dall’ingresso principale ci troviamo di fronte ad una spettacolare scalinata antica che attraverso archi e gradini ci porta all’ultimo piano. Sul soffitto, in una visione ampia che riempie tutto lo spazio disponibile, si apre una visione di cielo. Una meravigliosa Madonna Assunta tra angeli e cherubini, sorretta ai tre angoli (anche questa è una caratteristica) da tre grandi angeli, in una decorazione tipicamente classica, che lascia col fiato sospeso e col torcicollo assicurato. Come si trova in quel luogo questo splendido affre-

sco, per altro ben conservato? Anticamente questa parte del nosocomio faceva parte del Convento dei Frati. Evidentemente la scena riprende il titolo del santuario, Madonna Assunta, di cui fa fede la solennissima festa del 15 agosto. Si parla di Solimena o di allievi ed è evidente. Anche questo è uno dei tesori dell’Agro che non tutti conoscono. Nella malattia abbiamo bisogno della guarigione ed anche questa visione di paradiso può darci un momento di sollievo. Ed in un mondo stressato e frettoloso come il nostro non è poco. Senza dover attendere il caotico ferragosto nocerino, che oltre alla palatella ed alla ‘mpupata può offrirci qualcosa di più.


IL LEGALE RISPONDE

Consenso informato: quando il paziente è realmente consapevole? Un lettore racconta l’esperienza del padre, fabbro e menomato dopo un intervento chirurgico Caro avvocato, mio padre ha affrontato un intervento chirurgico e senza ricevere tante delucidazioni ha firmato il consenso informato. L’intervento ha risolto il problema per cui si era rivolto al medico, ma ne ha causato uno ben più grave. Diminuendo la capacità prensile, mio padre non può svolgere più il suo lavoro di fabbro. Possiamo far causa? E a chi? Al medico o all’ospedale? Anonimo Caro lettore, a volte, le domande vengono poste in maniera non completa e le mie risposte potrebbero essere limitate o per niente esaurienti. Il tuo quesito non mi chiarisce quale tipo di intervento chirurgico abbia subito tuo padre e né mi spiega se il problema relativo alla capacità prensile sia da attribuire alla negligenza, imperizia e imprudenza usata dal medico durante l’intervento chirurgico, condizione questa che fa scattare una responsabilità professionale in capo all’autore dell’errore medico. Comunque, in virtù della recente pronuncia della Corte di Cassazione Civile, sezione III, sentenza n. 18334 del 31 luglio 2013, il professionista sanitario ha l’obbligo di fornire tutte le informazioni possibili al paziente in ordine alle cure mediche o all’intervento chirurgico da effettuare, tanto è vero che deve sottoporre al paziente – perché lo sottoscriva – un modulo non generico, dal quale sia possibile desumere con certezza l’ottenimento in modo esaustivo da parte del paziente di dette informazioni.

IL CONSENSO INFORMATO Ne consegue che il medico-chirurgo viene meno all’obbligo a suo carico in ordine all’ottenimento del cosiddetto consenso informato ove non fornisca al paziente, in modo completo ed esaustivo, tutte le informazioni scientificamente possibili sull’intervento

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chirurgico, che intende eseguire e soprattutto sul bilancio rischi-vantaggi dell’intervento. Nel tuo caso, potrebbe ravvisarsi una responsabilità del medico che non abbia fornito al paziente (tuo padre) un’adeguata informazione sul rischio della diminuzione della capacità prensile e sui possibili rischi legati all’intervento chirurgico, ma bisognerebbe analizzare la documentazione medica. Inoltre, la responsabilità del medico potrebbe essere ravvisata anche nel non aver prestato sufficiente attenzione alla storia clinica del paziente e per aver sottovalutato una serie di elementi indicativi di un elevato grado di rischio, che ha di fatto causato la diminuzione della capacità prensile. Il medico propone, sottopone, condivide ed il paziente deve essere parte attiva che decide. Il paziente, in forza dei principi che regolano il consenso informato, può decidere anche di rifiutare le cure mediche. Senza consenso informato, qualsiasi terapia può essere considerata un illecito. In virtù del principio della Sentenza di Cassazione n. 577/2008, l’onere di dimostrare che si sia operato in condizione di correttezza professionale, adeguatezza ed efficacia viene posto in carico al medico ed alla struttura sanitaria, che sono responsabili solidalmente per ogni errore commesso, per cui, nel caso tu voglia adire la competente autorità giudiziaria, devi agire nei confronti dell’operatore sanitario e della struttura in cui ha operato. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.


LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

La lezione di vita che l’autunno ci insegna: aspettare per imparare a sperare

Il tempo della speranza

L’

autunno è una stagione che amo molto. È la stagione della vendemmia e dei morti. È la stagione del caldo meno intenso e del freddo non ancora pungente. È la stagione delle burrasche improvvise e degli sprazzi di sole abbaglianti. È la stagione che contiene in sé l’inizio e la fine. Credo sia la stagione della speranza specialmente nel mondo contadino delle cui radici personali sono molto orgoglioso. Ricordo quando da bambino aiutavo il nonno nella vendemmia. La raccolta dell’uva, la pigiatura, le botti che si riempiono di quel liquido vivace che diventerà nettare sublime. All’epoca mi sembrava un gioco, oggi comprendo quante speranze accompagnavano quei gesti semplici e millenari. Basta un nonnulla per rovinare tutto: il difetto di una botte, una manipolazione errata, l’errore sui tempi della spillatura. Ogni azione possedeva una sacralità mistica. E non a caso la spillatura avveniva

nel mese in cui si commemoravano in modo speciale i defunti. Ma la cosa più importante di tutte era la capacità di attendere. Anche il contadino più umile ed ignorante sapeva che bisognava attendere. Prima di bere quel vino dovevano trascorrere settimane, mesi, anni. Il vignaiolo evangelico addirittura piantava la vite sapendo che dei frutti avrebbero beneficiato figli e nipoti. Quanta saggezza benedetta da Dio e fondata sul lavoro quotidiano. Con l’incedere affannoso delle stagioni e degli anni mi rendo sempre più conto che non sappiamo più sperare perché abbiamo smarrito la capacità di attendere. Pretendiamo di avere tutto e subito come se la nostra vita ed il suo senso profondo fossero conchiusi nell’arco di una giornata. Ogni cosa diventa illusoriamente super fast: dimagrire, smettere di fumare, amare una persona, guarire, far carriera, aiutare i figli, cambiare il mondo. Pretendiamo dall’esistenza e dalle relazioni umane

Con l’incedere affannoso delle stagioni e degli anni mi rendo sempre più conto che non sappiamo più sperare perché abbiamo smarrito la capacità di attendere

la stessa velocità di connessione del più moderno sistema informatico. E rischiamo di restare eternamente insoddisfatti nella vorace consumazione di un presente privo di qualsiasi orizzonte di senso. E ci chiudiamo sempre di più in una tragica autoreferenzialità da social network o impasticcata. In un tempo senza fede e carità, in un tempo senza speranza. In un tempo senza Dio che però continua ogni giorno a bussare alla porta della nostra misera storia per farne una storia meravigliosa.

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