Insieme - Dicembre 2013

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DICEMBRE 2013 N. 11 ANNO VIII - € 2,00

Il filo dell’accoglienza

Racconti di Natale

Natale 2013

Gli appuntamenti

Caritas

Il Vescovo scrive ai bambini e alle loro famiglie

I consigli di Insieme per le festività

La storia di Rachid Dernati






Foto di copertina Salvatore Alfano

DICEMBRE 2013 N. 11 ANNO VIII - € 2,00

Il filo dell’accoglienza

Racconti di Natale

Natale 2013

Gli appuntamenti

Caritas

Il Vescovo scrive ai bambini e alle loro famiglie

I consigli di Insieme per le festività

La storia di Rachid Dernati

dicembre 2013

PRIMO PIANO

di Antonietta Abete e Mariarosaria Petti

7 EDITORIALE

9 TANTE DOMANDE E UNA SOLA RISPOSTA 10 STORIA DI UNA VOCAZIONE 12 DA SPOSI A FAMIGLIA PER TUTTI 13 LA FEDE IN FONDO AL TUNNEL

Una bella notizia di Silvio Longobardi

8 L’ABC DELLA FEDE

Perché esiste il male?

Accogliere è il verbo che Mons. Giudice ha consegnato alla Chiesa diocesana. In questo Primo Piano raccontiamo tre storie che ci aiutano a declinare questo verbo sotto tre aspetti: l’accoglienza della malattia e della fede, della vocazione religiosa e del matrimonio.

risponde mons. Giudice

16 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

24 I PASSI DI FRANCESCO

42 LA COPERTINA

San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte in Roccapiemonte

di Silvio Longobardi

25 I PASSI DI GIUSEPPE di Antonietta Abete

51 IN PARROCCHIA

Pagine parrocchiali

60 LE RUBRICHE

Il legale risponde

44 NEWS DALLE PARROCCHIE

26 VITA ECCLESIALE

Notizie dalle parrocchie

Il prete che amava i bambini La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

a cura di Mariarosaria Petti

a cura dell’avv. Gianni Severino

61 LE PAROLE DELLA CRISI

50 BACHECA

I nostri auguri

Parola del mese: Natale di Peppe Iannicelli

a cura della Redazione

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato iella, Mariangela Giudice, Giovanna Pauciulo, Giovanni Contursi, Lavinia Bassano, Donatella Salvati, Maria Bon-

€ 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

roso, Maria Teresa Longobardi, Giulia Giordano, Fiore Gabriele Giordano, Fabio Senatore, Antonio Padovano Sorrentino, Lorenzo Basile, don Enzo Di Nardi, Annateresa Scarpa, Francesco Coppola, Alfonsina Vicidomini,

Coordinatrice Antonietta Abete

Mons. Giuseppe Giudice, Dea Squillante, Fernando Fa-

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Antonella Salvati, Danilo Sorrentino, Maria Ermelinda Di Lieto, Carmine Giordano, Fulvio Vastola, Luigi Amo-

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

figlio, Gigi Di Mauro, Michele Lanzetta, Raffaele Massa,

MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA)

Giovanni Severino, Peppe Iannicelli

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 2 dicembre 2013 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Maria Luce Gamboni

Q

ualcuno ha sentito parlare di Maria Luce Gamboni? Probabilmente no. Le buone notizie non fanno notizia! Invece è una storia che vale la pena conoscere. Maria Luce ha diciotto anni, originaria di Pesaro, frequenta l’ultimo anno del Liceo e da sette segue i corsi del Conservatorio. Ma soprattutto ha uno splendido talento musicale. Per questo è stata scelta come protagonista principale del musical “Romeo e Giulietta”. Un vero colossal, secondo gli organizzatori. Maria Luce accetta la sfida e lascia la sua città, pronta ad iniziare un’avventura che rappresenta il primo passo di una promettente carriera. Ad un certo punto decide di riavvolgere il nastro e torna a casa. Delusa e contenta nello stesso tempo. Delusa da un mondo che, in nome dello spettacolo, la obbligava a presentarsi sulla scena tutta nuda indossando solo una camicia trasparente. Ha chiesto di poter indossare almeno la biancheria intima. Nulla da fare. Il regista è stato irremovibile. La giovane, per nulla intimorita, ha deciso allora di lasciare. La dignità è più grande del successo. “In quel momento – ha raccontato al Nuovo Amico, settimanale di informazione di Pesaro – mi sono sentita considerata un oggetto in mano a degli uomini che volevano fare di me e del mio corpo il loro successo ma io non potevo permetterglielo, non volevo permetterglielo”. In queste parole c’è tanta tristezza ma anche una fierezza che purtroppo s’incontra sempre più raramente. Una vicenda che ha avuto scarsa risonanza sui media. Anche le femministe di Se non ora quando?, un movimento nato nel 2011 per “riscattare la dignità femminile offesa”,

Una bella notizia come leggiamo nel loro sito web, non hanno prestato alcuna attenzione a questa storia che ben rappresenta quella cultura – e quel mondo maschilista – che fa della nudità femminile un semplice oggetto di consumo. Ma lasciamo stare, non voglio cadere nella polemica, almeno a Natale. Quella di Maria Luce è una bella notizia perché, con la forza dei fatti, dice a tutti, giovani e meno giovani, che non siamo obbligati a cedere sui valori essenziali. Possiamo, anzi dobbiamo opporre una decisa resistenza su questo come su altri punti in cui si gioca il destino dell’umana società. La scelta di questa ragazza, dal sorriso luminoso, esprime e testimonia una coscienza che ha trovato in famiglia e nella comunità parrocchiale la sua linfa vitale. È lì che ha maturato quei valori che oggi custodisce come reliquie preziose. Tutto nasce e prende le mosse da quell’evento che ci apprestiamo a celebrare: quel Dio che si è vestito di umanità per dare senso e valore all’esistenza di tutti e di ciascuno. Dare buone notizie dovrebbe essere il criterio che ispira il nostro mestiere. I media, invece, amplificano le cattive notizie perché sanno che hanno un maggior potere attrattivo su lettori e spettatori. Si crea così un cortocircuito diseducativo. Dare buone notizie non significa necessariamente raccontare vicende liete. La realtà è fatta anche di esperienze dolorose. Ma anche queste – soprattutto queste – possono diventare fatti capaci di comunicare speranza e infondere coraggio. È quello che la nostra rivista cerca di fare. In modo da amplificare in ogni tempo quella bella notizia che attraversa i secoli e che, in questi giorni, risuonerà ancora una volta come la prima volta, nella notte di Betlemme: “Oggi è nato per voi il Salvatore”.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Perché esiste il male? «È sempre difficile mettere insieme l’atmosfera del Natale ed il male che continua ad abitare la terra»: il vescovo Giuseppe risponde alla domanda di un lettore Eccellenza, ci prepariamo al santo Natale, Dio ci fa dono del suo unico figlio. Eppure, io non posso fare a meno di domandarmi il perché dell’esistenza del male. Dio, nella sua Onnipotenza, non lo poteva eliminare? Alfonso Carissimo Alfonso, è proprio vero, è sempre difficile mettere insieme l’atmosfera del Natale e il male che continua ad abitare la terra, e di più il cuore dell’uomo. Dio non lo poteva eliminare, mi chiedi? Ma Dio ha creato tutto per il bene, tutto il bene ed ogni cosa è buona. Ma ha lasciato l’uomo libero di scegliere tra il bene che è Dio, e il non bene, che è mettersi contro il pensiero di Dio. E l’uomo, sedotto dal Bugiardo, ha scelto di voler essere come Dio e ha fatto il male. Questo perché Dio non ha pensato all’uomo come un burattino, ma un essere libero, voliti-

vo, capace di dire sì o di dire no. Ma proprio per questo, è Natale; Dio ha mandato suo figlio, nella carne di uomo per salvarci e liberarci dal male. È il mistero del Natale! La grotta è sporca e angusta, come il mio cuore, ma viene Dio e tutto si illumina. Noi però oggi non vogliamo un salvatore, o pensiamo di salvarci da soli o forse non abbiamo bisogno di essere salvati. Sta qui l’umiltà nell’accogliere il dono di Dio, che è il Natale di Gesù, sapendo che da solo non posso salvarmi e che solo lui è il Salvatore. Mons. Giuseppe Giudice

A Natale Signore Gesù, ti contempliamo nella povertà di Betlemme, rendici testimoni del tuo amore, di quell’a more che ti ha spinto a spogliarti della gloria divina, per venire a nascere fra gli uomini e a morire per noi. Infondi in noi il tuo Spirito, perché la grazia dell’Incarnazione susciti in ogni credente l’impegno di una più generosa corrispondenza alla vita nuova ricevuta nel Battesimo. Fa’ che la luce di questa notte più splendente del giorno si proietti sul futuro e orienti i passi dell’umanità sulla via della pace. Giovanni Paolo II

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Insieme augura ai lettori, ai parroci, ai collaboratori, ai referenti e agli sponsor un sereno e santo Natale

La redazione DICEM N. 11 BRE 2013 ANNO VIII - € 2,00

Il filo

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A Natale, un regalo per gli abbonati

Continua il racconto di Mons. Giuseppe Giudice che dopo aver scritto ai bambini, agli adolescenti e ai giovani dell’A gro, per il Natale 2013 si rivolge alla famiglia del giovane Prisco con un dialogo tra un asino e un bue nella notte più luminosa della storia.


Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete e Mariarosaria Petti

Tante domande

UNA SOLA RISPOSTA

P

erché la vita è attraversata dal dolore, a volte così pungente da togliere il respiro? Perché il male spesso s’intrufola come un ladro, ruba sogni e speranze e lascia solo lacrime e domande senza risposta? Perché tanti bambini sono privati, fin dalla più tenera età, del calore di una famiglia? Perché in tanti Paesi, dove i beni essenziali non sono garantiti né tutelati, si muore a causa di malattie che qui potrebbero essere facilmente curate? Cosa dire ad una giovane mamma che stringe tra le braccia un figlio nato con i segni della passione? Non abbiamo una risposta a tutti questi perché, non una parola capace di asciugare le lacrime. L’esistenza umana è in gran parte avvolta dal mistero. Ma una cosa possiamo dirla, una certezza che nasce dalla fede in un Dio che accompagna con amore le vicende della nostra storia. Nulla avviene a caso. Nella vita sociale e giuridica diritti e doveri s’intrecciano, inutile proclamare un diritto se non prevediamo anche i doveri corrispondenti. Nella sofferenza, scomoda e non richiesta compagna di viaggio, c’è come un silenzioso appello alla carità.

Senza amore il dolore schiaccia e soffoca la speranza, il mala fa ancora più male. La sofferenza è una provocazione, chiama in causa la capacità di amare. Alcuni giorni fa è venuta a trovarmi una mamma che piangeva per la morte del figlio, rubato alla vita nel fiore della giovinezza. Il fatto è accaduto un anno fa. Ma quella ferita è ancora aperta, come lo sono le piaghe di Gesù la sera di Pasqua. L’ho ascoltata in silenzio mentre raccontava frammenti di vita e la vicenda della malattia. Cercavo di custodire quelle parole come reliquie. Ho condiviso il dolore e l’ho salutata con una carezza. Il dossier di questo numero racconta storie non scontate in cui la fede ha lottato – e non poco – per sedersi sul trono. Storie che invitano alla speranza perché il nostro Dio si è vestito di umanità, ha posto la sua tenda in mezzo a noi e riempie di vita ogni angolo della nostra esistenza, anche quelli che a noi appaiono oscuri e senza volto. Silvio Longobardi


Foto Salvatore Alfano

LE STORIE

Storia di una vocazione Il percorso vocazionale di suor Caterina Halota, superiora delle Suore Battistine, Casa del Padre, Congregazione fondata dal beato Alfonso Maria Fusco nel 1878 Suor Caterina

È

difficile decifrare la voce misteriosa di Dio che parla al cuore e dice: ho scelto te. Un balbettio che si confonde in mezzo a tante voci, un sussurro che può richiedere anni prima di essere decodificato e accolto. È il mistero insondabile della vocazione. Classe 1975, suor Caterina nasce in Polonia, a Limanowa, in una famiglia semplice: i genitori contadini lavorano anche in fabbrica per far studiare i 4 figli. È una ragazza bella e piena di vita. A 15 anni, dopo aver partecipato ad un ritiro organizzato dalla parrocchia, confida alla mamma che desidera diventare suora. «Sei ancora giovane - risponde con saggezza sua madre - vivi e fai le tue esperienze, se il Signore ti chiama, lo farà anche tra qualche anno». Caterina studia per diventare tecnico ferroviario e rientra a casa solo per il fine settimana, la scuola è distante 40 km. Ha un’indole allegra e gioiosa che le permette di stringere forti legami di amicizia, ovunque va crea aggregazione e condivisione. «Con la maturità di oggi potrei dire che amavo costruire la fraternità», aggiunge. Il Signore continua a tessere in silenzio la sua trama. Ha 19 anni quando in parrocchia arrivano le suore della Congregazione di San Giovanni Battista, è la prima casa

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della congregazione aperta in Polonia. «La madre superiora era italiana, c’era una suora brasiliana e una novizia polacca. Ci facevano sentire a casa, ci invitavano per la preghiera in lingua polacca. Il sabato sera eravamo sempre da loro, riuniti intorno al profumo di una buona pizza». Dopo il diploma, studia per diventare infermiera: «Desideravo essere utile a qualcuno». Emerge, ancora una volta, il desiderio di donazione. Con il gruppo in parrocchia organizza un campo scuola, è il primo incontro vero e profondo con il Signore: «Nella confessione - quante volte lo avevo fatto prima! - ho percepito l’abbraccio di Dio, l’accoglienza». Si ferma, cerca le parole, ma non le trova. Voce bassa e occhi umidi: «Mi sono sentita accolta così com’ero. Ho incontrato me stessa». Aveva 20 anni, un fidanzatino e una vita piena, ma in un angolo nascosto del cuore serpeggiava una segreta insoddisfazione. Cerca un padre spirituale per farsi guidare. È l’inizio di una lotta interiore. Dopo qualche attimo di silenzio aggiunge: «È proprio vero che la vocazione è una chiamata, un mistero. Nel cuore di Dio il mio tortuoso cammino aveva un senso». Termina gli studi e cerca un’occupazione. Contro ogni previsione è assunta nel reparto Cardiologia di una clinica dedicata a


Un particolare della cittadina di Limanowa in Polonia

Giovanni Paolo II. «Se ho trovato lavoro, penso, allora Dio non mi chiama ad altro». Prende in affitto un appartamento vicino all’ospedale e lo sistema aiutata dal suo ragazzo. Conquista la fiducia di tutti: medici, caposala, infermieri. È la promotrice di un viaggio in Spagna con gli amici del lavoro, ma di colpo sente di non poter partire: i colleghi non comprendono. Dio la preserva. Chiede ad un’amica di andare al suo posto. Era il mese di maggio, prende del tempo per sé, predilige il silenzio. Va spesso in una chiesetta in costruzione, in ginocchio davanti al Tabernacolo, le ritorna in mente il sì di Maria. «Signore, davvero chiami me?»: è l’inquietante domanda di senso sulla propria vita. Quante sere e quante notti passate in preghiera per rispondere e quante lacrime! «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi (Gv, 15,16). Mi sono sentita amata, bella, ripulita». Caterina si vede finalmente con gli occhi di Dio. Era il 13 maggio: «Signore, hai vinto tu». Lascia il fidanzato e sceglie di passare la vigilia di Natale in ospedale: una giornata bellissima per essere e costruire la famiglia degli ammalati. Chiama le suore battistine della sua parrocchia, a fatica balbetta: «Penso che la mia vita è la vostra». Finiscono i gettoni e la conversazione si interrompe. Finalmente lacrime di gioia. «Perché queste suore?» domando. «Erano donne normali, piene di gioia, realizzate». Trova così quel pezzo che manca al puzzle. La famiglia. A casa dice che deve partire, che va a studiare a Roma. La mamma non comprende. Non le basta aver conseguito il diploma di Laurea da infermiera? La figlia l’abbraccia e le sussurra all’orecchio: «Il Signore ha preparato questo per me». La mamma si libera dall’abbraccio e scoppia a piangere. Caterina avverte il dolore di quel rifiuto. Il Signore la chiama a lasciare tutto ciò che umanamente ha costruito. In clinica le offrono un contratto a tempo indeterminato. Non ha il coraggio di raccontare quello che sta vivendo, dice soltanto che ci penserà. Un giovane medico la coinvolge in un interessante progetto di ricerca. Davanti a lei si srotola la possibilità di una carriera brillante ed è chiamata a fare i conti con l’ambizione. In casa l’atmosfera cambia, un fitto mutismo prende il posto della consueta allegria, il papà vede la mamma piangere e non comprende. La madre le dice: «Se è proprio questa la tua strada, cerca qualcosa in Polonia». Nei momenti di maggiore turbamento, Caterina poggia la mano sul cuore e ripete: Lui mi ha scelto. Un amico sacerdote lo dice al papà. «Ha saputo

della mia partenza per Roma solo due settimane prima. Quella mattina, i miei genitori mi hanno chiamato nella loro stanza, desideravano darmi una benedizione». Quell’abbraccio e quel segno di croce rimarranno per sempre impressi nel suo cuore. Arriva a Roma il 29 settembre del 1999. Quando si apre il cancello del convento la pace e la serenità invadono il suo cuore. Prima del noviziato, torna una settimana a casa. Fa la professione temporanea il 2 ottobre del 2003 a Roma. «Mi accompagnarono all’altare i mie genitori, anche loro in quegli anni hanno fatto un lungo cammino, mio padre ha pianto come un bambino». Anche i suoi occhi azzurri si riempiono di lacrime. Il suo papà col tempo comprende che ha reso più difficile il percorso di ricerca della figlia, desidera tanto che i voti solenni possano celebrarsi nella loro parrocchia in Polonia. Quando arriva il sì della Congregazione, Caterina lo chiama per dargli la bella notizia. Il papà è felice: potrà organizzare una grande festa. «Il mattino successivo, ricevo la notizia che è morto improvvisamente di infarto. Sono stata l’ultima persona con cui ha parlato». Tace. Poi aggiunge: «Ha preparato in un altro modo la festa». Ai voti solenni, il 7 settembre del 2008, c’è solo la mamma insieme ai fratelli. L’Università della vita. Suor Caterina definisce gli anni passati a Roma l’Università della vita: «Stare con consacrate anziane e molto malate, donne in gamba che avevano avuto una vita piena, ora fragili e immobilizzate a letto è come fare ogni giorno un esame. Aiutarle a fare il passaggio da questa vita all’altra, recitare le giaculatorie all’orecchio: non avere paura, lasciati andare, vai nelle sue braccia. Sostenerle nella paura quando anche tu hai paura… - qui il tono della voce diventa un sussurro - comprendi cosa è essenziale e necessario e in che modo vuoi spendere la tua vita. Anche come suora». Quel sì iniziale - mi racconta - va continuamente rinnovato tra amarezze, prove e tentazioni. Da quando nel 2008 è arrivata ad Angri è tutto più facile: «Ho degli orari, la preghiera, l’eucaristia. Sono le suore la mia custodia!», dice sorridendo. Poi guarda la casa in cui ci troviamo, quella dell’infanzia del Beato Alfonso Fusco e aggiunge: «Il Signore mi ha tolto il papà terreno ma mi ha mandato nella Casa del Padre». Sento risuonare una frase del Vangelo: riceverete il centuplo quaggiù. Antonietta Abete

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Foto Salvatore Alfano (2)

Da sposi a famiglia per tutti Da pochi mesi Mena Savarese e Luciano Gambardella vivono nell’Oasi San Paolo, a Episcopio di Sarno, aperti all’accoglienza del prossimo e dei minori

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oce del verbo accogliere: io ho fiducia in te. È così che Mena e Luciano, insieme alla piccola Ada, coniugano il tempo del matrimonio. Sposi da due anni e genitori da nove mesi hanno deciso di dare una forma viva e concreta al desiderio di essere prossimi all’altro: vivono nell’Oasi San Paolo – realtà della Fraternità di Emmaus – incastonata nel cuore di Episcopio, alle spalle della Chiesa Concattedrale San Michele. Un amore nato tra le pieghe di un servizio di volontariato presso l’Oasi Betlemme, guidata dalla famiglia Pandolfi: alle spalle un discernimento vocazionale per Luciano e il calore di una famiglia numerosa per Mena, cresciuta con quattro sorelle, di cui una clarissa al Monastero di Santa Chiara di Nocera Inferiore. È adolescente quando intraprende il suo cammino in Fraternità e la sensibilità verso alcuni temi le cresce dentro in modo spontaneo. Una propensione alle opere di carità che la condurrà nel 2003 in Ecuador per un mese con l’attuale marito, in una missione promossa dall’allora parroco di Angri, don Franco Alfano (ora vescovo della Diocesi di SorrentoCastellamare di Stabia, ndr) e due anni più tardi a risiedere stabilmente in un’oasi, per sei mesi. «L’oasi e la casa famiglia sono due esperienze diverse, la seconda può definirsi come risposta, vocazione sociale della prima» racconta Mena. L’oasi è una casa aperta: è dare un pasto ad un anziano che non trova dove andare, è un sorriso che non ti domanda da dove vieni ma qual è il tuo bisogno. Tutto questo è affidato alla responsabilità di una coppia. La scommessa è proprio questa: la presenza di laici che possano vivere secondo uno stile che

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fino ad ora è stato assegnato solo ai consacrati. A settembre, dopo il primo anno di matrimonio vissuto tra l’Agro e Bologna, dove lavora Luciano, arriva la svolta. Si dischiude la possibilità dell’insegnamento in Diocesi e la famiglia si ricongiunge. Decide di farlo con una scelta forte: vivere in un’oasi. Mena e Luciano impastano la quotidianità fatta di lavoro – insegnante di religione lui, impiegata in un laboratorio di analisi cliniche, ora in cassa integrazione, lei – e fatiche ordinarie con il germe della carità. Attualmente vivono in casa con loro Massimo, studente di teologia e Cristiana, 22 anni, di cui quasi dieci passati nell’oasi. La scorsa estate i coniugi hanno terminato la formazione che consente loro di aprirsi ai minori come casa famiglia. I piccoli in affido non sono ancora arrivati, ma loro sono pronti insieme ad Ada a custodire vite sospese su fili di fragilità. Chiedo a Mena se nutre il timore che per sua figlia possa essere difficile affezionarsi ad altri bambini per poi vederli andare via. Il suo volto limpido mi risponde con serenità: «È un aspetto delicato, ma non ho timore, con Delfina e Gaetano Pandolfi ho visto quanto sia naturale che i figli respirino un progetto di famiglia di questo tipo». Oasi, casa famiglia, accoglienza: nel districarci tra il significato dell’una o dell’altra esperienza, bussano alla porta. È una donna slava con un bambino, ha un sorriso grande e negli occhi lo spettro di qualche difficoltà. Cerca in Mena un sostegno, una parola di conforto, che la giovane mamma non le fa mancare. Uno spaccato di vita eloquente. Un piccolo esempio di come quel verbo accogliere sia realmente incarnato in questa casa. Mariarosaria Petti


Moreno D’Antonio

La fede in fondo al tunnel Nelle pieghe di una malattia terribile, che lo ha condotto alla morte a soli 31 anni, Moreno D’Antonio ha incontrato la fede

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gni sera la piccola Maya scruta il cielo alla ricerca di una stella. Quando ne scorge una, il volto le si illumina: il papà dal cielo la sta guardando. Se il tempo è nuvoloso, la mamma accende una candela in casa. La bambina si tranquillizza e dice: «Anche se papà non c’è più, insieme a te si prende cura di me». Il viso bello e sorridente di Moreno penetra il mio cuore da una foto che lo ritrae con Valeria e Maya. Un amore a prima vista. «Ci siamo conosciuti nel 2008», racconta Valeria. Erano entrambi fidanzati, ma scatta una scintilla talmente luminosa che decidono di chiu-

dere i legami precedenti per iniziare un nuovo percorso insieme. Il 7 marzo del 2009 nasce Maya. Valeria e Moreno diventano genitori di una bellissima bambina dagli occhi color del miele. Moreno lavora nell’azienda di famiglia che produce cosmetici, Valeria è una brava estetista e lo affianca nel lavoro. Le pareti dell’azienda hanno colori delicati e tenui. Le polveri degli ombretti si confondono con i fard e i fondotinta. Questo era il mondo di Moreno, il suo studio è ancora in ordine, nessuno ha toccato nulla. Sono trascorsi 3 mesi da quando è volato in Cielo, il 18 agosto del 2013. Qui si continua a lavorare, con

un dolore silenzioso e agghiacciante nell’anima, più uniti di prima, perché ciascuno porta nel cuore la delicatezza d’animo che distingueva il giovane Moreno. In un anno la vita di questa famiglia angrese è stata rivoltata come un calzino. Ha 30 anni Moreno quando inizia ad avere qualche problema di digestione. «Cenava sempre tardi e senza nessun problema», ricorda Valeria con i suoi occhioni chiari, un pozzo nel quale è possibile leggere tutto il dolore che ha dovuto affrontare a soli 29 anni. Il giovane inizia a correre per facilitare la digestione. Valeria insiste perché faccia qualche

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esame più approfondito, ma Moreno è giovane, è molto impegnato con il lavoro, prima o poi passerà. Rinuncia al fumo e al caffè, prende qualche gastroprotettore. Fa il test per l’elicobatter pylor (un virus che può attaccare lo stomaco) e risulta positivo. Fa la cura, ma i fastidi non passano.

Il percorso interiore. Accanto a questo percorso, tutto in salita, Moreno ne vive un altro, più intimo e silenzioso. Tento di ricostruirlo grazie alle confidenze che ha fatto a Valeria, la mamma della sua bambina, la donna che voleva sposare appena sarebbe stato un po’ meglio, invitando tutto il reparto del Policlinico di Napoli. Verso la fine di novembre del 2012 – sono passate due settimane dalla terribile diagnosi – una mattina chiede a Valeria: «Ma stanotte dormivo?». «Sì – lo rassicura Valeria –, pioveva, Maya si è svegliata due volte e tu stavi riposando». Moreno, ancora assorto nei suoi pensieri, aggiunge: «Io non so se l’ho vista davvero oppure l’ho solo sognata». Lo stupore fa capolino sul volto di Valeria che cerca di capire e chiede: «Cosa hai visto Moreno?». «Era qui», risponde il giovane ed indica l’armadio:

«Una donna bellissima, piena di luce e con le mani aperte». «Cosa ti ha detto?», incalza Valeria. «Non mi ha detto nulla, sto pensando piuttosto a quello che ha fatto: mi ha messo le mani sulla pancia ed è uscita una luce». Moreno sta per affrontare un intervento chirurgico importante ed inizia a pregare. Valeria rimane sorpresa: «Moreno era ateo, ricordo ancora tutte le litigate che si è fatto con mia mamma per il Battesimo di nostra figlia». Poi un giorno la chiama al telefono e le chiede di tornare presto: «Dobbiamo uscire e parlare». Ancora oggi – confessa Valeria – io non credo di aver compreso fino in fondo il discorso che mi ha fatto. Le parole di Moreno sono piene di gioia: «Ho fatto un viaggio interiore e ho capito che la vita che viviamo qui è così piccola rispetto a quello che c’è dopo». «Moreno, cosa c’è dopo?», chiede Valeria. «L’infinito e lo vivremo spogliati», risponde con candore. Valeria cerca di capire e domanda: «In che senso?». Moreno aggiunge: «Qui io sono ricco e un altro è povero. Nell’al di là invece non esiste ricchezza, siamo tutti uguali. Nell’infinito c’è pace, tranquillità, silenzio. È un’oasi!». Il 25 febbraio si opera. Ha un terribile emorragia interna e si teme per la sua vita. Valeria si sente male, il medico la

Foto Salvatore Alfano

La scoperta della malattia. Continua il racconto di Valeria: «A novembre eravamo impegnati in un’importante fiera, mi procuro il numero del gastroenterologo e appena torniamo a casa glielo lascio sul tavolo». Moreno si decide, chiama e fa un’ecografia. «Ho trovato il referto sul tavolo. Si consigliava una gastroscopia per la presenza di un linfonodo». Un brivido le percorre la schiena, ma in famiglia la rassicurano: «Tutti abbiamo linfonodi». L’esame è fissato per il 15 novembre del 2012. Con Moreno c’è anche il papà Gianni. Lo aspetta fuori, leggendo il giornale. Non può immaginare la vastità delle parole che il figlio di lì a poco gli dirà. L’esito è doloroso: il giovane ha un tumore gastrico. «Mio padre non ha capito – mi racconta Dario, il fratello più piccolo – Moreno ha dovuto ripeterglielo più volte. Mio fratello era giovane e bello: come si fa a pensare ad una cosa del genere?». Valeria era al lavoro. Dice: «Mi ha chiamato, era molto calmo, sereno. Mi ha detto: “Stai tranquilla, devo fare un po’ di chemioterapia e un intervento

chirurgico. Continua a lavorare, ne parliamo stasera a casa. Affronteremo anche questo”. Lui era fatto così!». Inizia il duro percorso di Moreno, fatto di interventi e chemioterapia. Gli viene asportato lo stomaco e non può più mangiare, si alimenta solo con le sacche. Un grande dolore si abbatte su tutta la famiglia e ancora tinge tutti i ricordi, quelli di Dario e Valeria, e sembra aver cancellato le gioie e i sorrisi di prima.

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riprende bruscamente: «Adesso dobbiamo pensare a Moreno». Va in cappella a pregare. Quando si sveglia, Moreno chiede di lei. Suo padre lo rassicura: «È in Chiesa». Lui aggiunge: «Lo sapevo». In camera la giovane donna non riesce a trattenere le lacrime. Moreno le chiede di poggiare la testa sulla sua spalla, la consola, le dice che sta bene: «Lei era qui – sussurra – mi ha sollevato dal letto ed io mi sono sentito meglio». Queste parole scavano solchi di speranza nel cuore di Valeria che prega incessantemente per la sua guarigione. «Ho consumato le ginocchia. E quando ho capito che non era possibile sconfiggere il male, ho chiesto a Dio che lo facesse stare meglio, che gli consentisse almeno di ritornare ad alimentarsi». Ma Egli ha un altro progetto per Moreno, imperscrutabile, incomprensibile per coloro che lo amano. “Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is, 55, 8). I sacramenti. Moreno decide di ricevere i sacramenti. In questo percorso lo accompagna un sacerdote della diocesi di Sorrento - Castellammare che ha conosciuto 4 anni prima, per il Battesimo della sua bambina. «Mi piace quel sacerdote, aveva detto in quell’occasione, perché non mi costringe a fare le cose». Don Antonio, amico della famiglia di Valeria, non forza la mano. Di fonte a quel giovane, figlio di due geni-

tori che si sono sempre professati atei, attende. Se Dio vuole, gli dice, sarà Lui a cercarti. Dario decide di accompagnare il fratello maggiore in questo percorso e riceve insieme a lui il Battesimo, l’Eucaristia e la Confermazione. Con gli occhi che a stento trattengono le lacrime, racconta: «È stato come fare l’ultimo viaggio insieme a Moreno». Don Antonio gli fa visita ogni settimana, gli porta l’Eucaristia e qualche libro da leggere. Con queste armi spirituali, sostenuto dall’affetto dei suoi cari, Moreno affronta l’ultimo tratto. Il male lo costringe a rimanere in casa. Un pomeriggio gli si apre la pancia: un lungo taglio lo segna, quel male terribile e implacabile, gli consuma il corpo. Quando si sveglia, sua zia Tina, oncologa, che lo ha seguito nei lunghi mesi della malattia, per non spaventarlo gli dice di aver praticato un taglio, mentre lui dormiva, per farlo soffrire meno. Ma Moreno conosce la verità. E inizia a lasciare indicazioni a tutti. Al fratello Dario dice: «Hai visto cosa sto facendo? Adesso tocca a te». Dario, a voce bassa, confida: «In quel momento mi è sembrato Gesù che porta la croce e dice: va e fa anche tu lo stesso». A Valeria ha chiesto di tenere unita la famiglia e di occuparsi della loro piccola. «Quando ti mancherò, le dice, chiamami a voce alta».

L’epilogo. Ha paura di morire Moreno e come potrebbe essere diversamente? A soli 31 anni la sua esistenza terrena sta per concludersi. Deve rinunciare a tanti sogni: voleva un altro figlio, voleva sposare Valeria, viaggiare, impegnarsi nel lavoro. Il dolore più grande è la consapevolezza di dover lasciare la piccola Maya, che ha solo 4 anni. Quante lacrime Moreno versa per sua figlia! Nel letto della madre Anita si consumano le sue ultime ore. In quella stanza, zia Tina recita senza sosta il Rosario. Si accorge che qualcosa ancora lo trattiene. Chiama Valeria e le chiede di andare al capezzale del giovane. «L’ho rassicurato, gli ho detto di non essere in pensiero per me, che avrei seguito ogni suo suggerimento. Gli ho detto che poteva andare». Così Moreno raggiunge quel luogo pieno di pace e serenità che aveva intravisto già in vita. Per chi è rimasto è la stagione del dolore e della rabbia. I genitori, entrambi atei, non hanno il conforto della fede, Valeria, piegata dal dolore, se la prende anche con Dio. Eppure ogni sera, in Cielo, c’è una stella che brilla più delle altre. E il suo bagliore, poco a poco, asciugherà il loro tormento. E in quegli occhi segnati spunterà un’alba nuova. In fondo, anche questo è il Natale. Antonietta Abete

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VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

È bello vivere questi giorni con i familiari e gli amici, per ritrovare il senso dello stare insieme, a casa o in uno dei luoghi che vi segnaliamo

Tra mercatini, addobbi e rievocazioni L’agenda degli eventi delle festività natalizie

L

uci, alberi, presepi e palline, mercatini ed eventi. Il Natale è un continuo susseguirsi di appuntamenti che finiscono per rendere ancor più frenetiche le feste degli italiani. Ma è anche un momento per ritrovarsi in famiglia e con gli amici e passare del tempo insieme. Quel tempo che durante l’anno, a volte, ci si dimentica di dedicare a chi ci vuole bene. Numerosi gli appuntamenti che Insieme segnala ai suoi lettori. Non solo appuntamenti ludici per i più piccoli, che attendono

LE “LUCI” SALERNITANE Invasione di turisti fino alla metà di gennaio a Salerno. “Neve di primavera” è il tema dell’ottava edizione di Luci d’Artista. Alle tradizionali composizioni di carattere natalizio e invernale come il “Giardino d’Inverno”, l’albero di Natale in piazza Portanova e la slitta con le renne a Pastena, in piazza Sant’Agostino c’è l’omaggio all’Oriente con un drago e due ciliegi in fiore. La novità è in piazza Flavio Gioia. È qui la new entry: il luminoso trionfo della Primavera che vince l’Inverno attraverso tre morbide figure

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ansiosi l’arrivo di Babbo Natale, ma anche spettacoli teatrali, percorsi guidati e degustazioni per i più grandi. Nell’Agro nocerino segnaliamo il mercatino di Natale allestito nelle strade principali di Nocera Inferiore ed il programma, che comprende sempre la presenza di stand natalizi, organizzato nel centro storico di Sarno nei giorni clou delle feste. Se non trovate il suggerimento adatto a voi, ricordatevi delle parrocchie: le nostre comunità organizzano numerose iniziative per allietare le feste natalizie.

femminili che svettano agli angoli dei palazzi. È uno dei punti di maggiore attrazione di tutto il percorso di Luci d’Artista, almeno a detta degli organizzatori, anche perché rappresenta con forza la speranza della rinascita. Per quanto l’inverno dell’anima possa esser cupo, violento e gelido - questa l’idea che sottende l’installazione - la primavera della rinascita ritorna sempre con tutta la sua carica d’energia. Alle luci si aggiungono i mercatini di Natale. Fino al sei gennaio il lungomare Trieste sarà caratterizzato da circa cento capanne che offriranno il meglio dell’artigianato e delle prelibatezze natalizie.


Napoli e il Natale Tra strade, piazze, chiese e botteghe, il bello delle feste è qui

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l capoluogo campano è il luogo per antonomasia dove vivere le feste secondo la tradizione. San Gregorio Armeno è il must, non si può non fare un giro per la strada ribattezzata “dei presepi”. È possibile trovare decine di botteghe artigianali che espongono, all’esterno e all’interno, bellissime nativi-

tà fatte a mano. Ogni statuina è curata nel più piccolo dettaglio e ciascuna di esse rappresenta un personaggio sacro del presepe napoletano. A piazza Dante fino all’Epifania ci saranno i mercatini con le opere realizzate dagli artigiani locali. Stessa scena sarà possibile ritrovarla nella stradina adiacente il

complesso di Santa Chiara, a pochi passi da piazza del Gesù. Vi consigliamo anche di visitare la chiesa di San Lorenzo Maggiore. La tappa è obbligata, soprattutto per chi non avesse mai visitato l’interno della chiesa che contiene alcuni dei presepi più belli e particolari al mondo.

IL PAESE DI NATALE artigianato natalizio delle migliori firme, laboratori artistici per grandi e piccini, cori ed orchestre per diffondere suoni

Telese Teme, in provincia di Benevento, si trasforma nella città del Natale. Fino al 6 gennaio l’associazione dei commercianti promuove l’evento il “Paese di Natale”, iniziativa che vuole far rivivere nelle strade della cittadina la tradizione del Natale, tra giochi, spettacoli, pista di pattinaggio su ghiaccio, casa di Babbo Natale e tantissime altre attrazioni per grandi e piccini. Non mancherà il Mercatino di Natale, per degustare i migliori prodotti tipici del Sannio ed ammirare l’artigianato locale. Le Terme di Telese si trasformano per l’occasione in un percorso suggestivo all’interno di casette di legno che creano una magica atmosfera. Per info: www.paesedinatale.it

LA CASA DI BABBO NATALE Ad Ercolano vi aspetta la Casa di Babbo Natale. Appuntamento dal 22 al 30 dicembre, nel centro storico della città degli scavi, di fronte al museo archeologico virtuale. I visitatori entreranno dall’ingresso principale dal quale partirà lo spettacolo musicale e, tramite un percorso guidato, arriveranno nel cortile che ospiterà il

ed emozioni legate alla natività e tutto ciò che ha reso famosi nel mondo i classici mercatini di Natale. L’area espositiva è allestita in piazza Sabbato fino al 24 dicembre.

UN GIRO IN CENTRO mercatino natalizio composto da circa 40 stand. A partire dalle ore 10:30, si alterneranno cinque spettacoli al giorno.

MERCATINI A PONTECAGNANO La magia si ripete. Anche quest’anno a Pontecagnano ci sarà il Christmas Market. Luci, casette in legno, stands gastronomici,

Tra i capoluoghi della nostra regione più suggestivi c’è sicuramente Benevento. Una sosta nella città sannita nel periodo natalizio si rivelerà una piacevole sorpresa. Luci e suoni lungo tutto il corso, mentre le botteghe dolciarie proporranno l’ottimo torrone. In piazza Roma, poi, sarà allestita una pista di pattinaggio su ghiaccio di 600 mq aperta fino al 19 gennaio. Una sosta consigliata a coloro che raggiungeranno il beneventano per visitare uno dei tanti presepi viventi organizzati.

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Il Natale dei presepi Tra i più suggestivi ci sono sicuramente quelli viventi

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i sono le installazioni fisse nelle chiese di tutto il mondo, quelli mobili caratteristici di San Gregorio Armeno, c’è il presepe fatto di sagome dipinte del maestro Carotenuto in una sala del Duomo di Salerno. Ma c’è anche la splendida natività allestita alla PUACS di Pagani (vedi locandina), la grotta in stile ‘700 napoletano allestita dagli Amici del presepe nella chiesa di Sant’Antonio a Poggiomarino e decine di rappresentazioni viventi organizzate un po’ ovunque per rendere merito e onore alla bella notizia dataci nel Vangelo di Luca: «Oggi nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».

Ecco alcune segnalazioni Si tiene dal 1987, sempre nei giorni 27, 28 e 29 dicembre, il presepe vivente di Pietrelcina (www.presepeviventepietrelcina.it), ambientato nel centro storico della città che ha dato i natali a San Pio. Nel beneventano, a Baselice (www.presepeviventedibaselice. it), dal 28 al 30 dicembre, c’è il presepe vivente “Sulla via di Betlemme”, mentre il 3 e 4 gennaio a Morcone (www.presepenelpresepe.org) c’è un’altra suggestiva rappresentazione che prende il titolo di “Presepe nel presepe”. In provincia di Avellino va segnalato il presepe di Gesualdo, nei giorni 28 e 29 dicembre. A Camigliano di Caserta, dal 27 al 29 dicembre, c’è invece il presepe vivente napoletano del ‘700.



I soci fondatori dell’associazione, sulla destra i genitori Antonietta e Luciano

È stata presentata lo scorso 24 novembre l’associazione dedicata a Vincenzo Vastola, scomparso prematuramente il 26 gennaio del 2010

Ciao Vincenzo

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i sono date che rimangono impresse delebili nella memoria: il 26 gennaio del 2010 ritornava improvvisamente alla casa del padre il giovane Vincenzo Vastola, figlio di Luciano ed Antonietta. Vincenzo, giovane pieno di vita, impegnato nel modo del volontariato, sempre presente in tutte le iniziative della cittadina di San Marzano, è ritornato in cielo in punta di piedi. Il cammino per risalire la china è stato duro. Solo la fede, l’amicizia e la condivisione hanno aiutato i genitori e la sorella Lucia a non impazzire. Tutto questo grande dolore, con il tempo, è stato canalizzato in un ampio progetto. Lo scorso 24 novembre, nel giorno del compleanno di Vincenzo, è stata presentata presso il ristorante Zi Mimì, a San Marzano sul Sarno, l’associazione “Ciao Vincenzo”.

Tra gli scopi, il finanziamento di borse di studio per i bambini di San Marzano, uno sportello di ascolto sociale e incontri su problematiche giovanili. Ma lo sguardo travalica i confini nazionali. L’associazione infatti si impegna a costruire un pozzo in Burkina Faso in nome di Vincenzo e dei suoi amici, e a finanziare adozioni per far studiare i sacerdoti in Africa. Ma c’è di più. L’associazione si prefigge anche di organizzare incontri con persone colpite da un grande dolore per dare accoglienza e affetto. Sono intervenuti alla serata la dott.ssa Emma Tortora, dirigente dell’Istituto S.S. Giovanni Paolo II di San Marzano sul Sarno, la mamma Carmela Brando che ha perso la figlia Fabiana in un incidente stradale; il dottor Franco Grimaldi, padrino di Vincenzo; don Andrea Annunziata, sacerdote della nostra diocesi che insieme ad Elena Carrara lo scorso anno è andato in Burkina Faso ad inaugurare un pozzo costruito dalla comunità di San Sisto II in Pagani. In quel viaggio, la Provvidenza ha voluto che incontrassero Ciccio. Aveva perso un figlio e dopo un periodo di grande dolore e smarrimento era andato in Africa ad inaugurare una cucina nel “Centro Jean Paul II” della Fraternità di Emmaus che accoglie giovani liceali permettendo loro di

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studiare grazie alla presenza di energia elettrica, libri, lavagne e computer. La lettura di alcune poesie scritte dal vescovo Mons. Giuseppe Giudice e recitate dai membri dell’associazione “Il salotto di Antonia” hanno intervallato i diversi interventi. Prima di andare via, ad ognuno è stata regalata una pianta, sul biglietto che l’accompagnava c’è scritto: tra di voi la mia presenza. Dal cielo, Vincenzo continua a costruire e seminare il bene. L’abbraccio caldo e accogliente dei suoi genitori è il ricordo più bello della serata. Antonietta Abete

TAGLIO DEL NASTRO Una nuova ambulanza per la Misericordia di Nocera Inferiore, donata dai fratelli Adiletta, imprenditori nel ramo trasporti e spedizioni. Il mezzo di soccorso è stato benedetto lo scorso 10 novembre da don Andrea Annunziata. Gratitudine è stata espressa dal governatore, Antonio D’Angelo, ai volontari, ai fratelli Adiletta e ai numerosi benefattori.


Nuovi fondi per i giovani La Regione ha riaperto i termini di accesso al Fondo Microcredito FSE Campania

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uove opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro. Riaperti i termini per accedere al microcredito regionale. Questa iniziativa permette di accedere a finanziamenti a tasso agevolato di importo compreso tra 5 mila e 25 mila euro per creare nuove imprese nel settore turistico, tutela dell’ambiente, servizi sociali e culturale, servizi multimediali, risparmio energetico ed energie rinnovabili, manifatturiero, artigianato, commercio di prossimità e attività professionali in genere. L’accesso al fondo è consentito a coloro che intendono realizzare investimenti per lo spin off di impresa, creare una nuova realtà imprenditoriale, soprattutto se in forma cooperativa, per agevolare l’uscita dalla condizione di povertà delle fasce deboli. Tra i requisiti richiesti bisogna essere cittadini europei, aver compiuto i 18 anni, non aver riportato condanne con sentenza definitiva per reati di associazione mafiosa, riciclaggio e impiego di denaro e beni di provenienza illecita. I finanziamenti saranno rimborsati in 60 rate mensili a interessi zero. Inoltre, non è richiesta alcuna garanzia reale, patrimoniale o finanziaria. Le istanze di accesso al finanziamento devono essere presentate nel periodo compreso tra il 16 dicembre 2013 ed il 16 gennaio 2014.

Da sinistra: Domenico Iannacone, Alessandro Lanciato, Peppe Lanzetta, Dea Squillante, Carlo Sgambato

III edizione del Sarno Film Festival

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rande successo per la III edizione del Sarno Film Festival, che si è svolto a Sarno lo scorso 24 novembre presso il centro Sociale del Comune di Sarno e dedicato all’art. 9 della Costituzione. I vincitori. Renato Chiocca con il cortometraggio “Differenti” si è aggiudicato il premio della Giuria tecnica; mentre la giuria popolare ha premiato “Matilde”, di Vito Palmieri. Applausi anche per gli altri cortometraggi in concorso, ma soprattutto per il reportage fuori concorso “La Terra dei Fuochi” di Domenico Iannacone, giornalista ed autore Rai, vincitore del premio Ilaria Alpi 2013, nonché presidente della Giuria tecnica della III edizione del Sarno Film Festival. Il Festival è stato ideato ed organizzato dall’associazione culturale “Il Cantiere dell’Alternativa – Diritti Cinema e Cultura” con lo scopo di contribuire alla conoscenza ed all’approfondimento di tematiche di ordine culturale e sociale attraverso il cinema. Tutte le info su www.sarnofilmfestival.com. Dea Squillante

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Foto Claudia Prisco

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L’altro volto della sanità

Massimo insieme alla moglie Anna Chiara

Dopo tanta gavetta, un incidente in reparto lo costringe a lavorare per l’amministrazione dell’ospedale. La storia di Massimo Sepe, giovane infermiere di Poggiomarino

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i sono incontri mancati, poi il destino disegna altri incroci e ci consente di recuperare pezzi di umanità che arricchiscono il nostro bagaglio di vita e di esperienze. 4 giungo 2011. Il vescovo Giuseppe Giudice fa il suo solenne ingresso in Diocesi, ma prima di entrare nella Cattedrale nocerina, sceglie di fermarsi all’ospedale Umberto I. Visita due reparti, la Terapia Intensiva Neonatale e la Rianimazione. Indossa i calzari verdi sopra le scarpe e si ferma accanto alla culletta della piccola Alessandra, nata a sole 26 settimane. In silenzio, contempla lo stupore della vita. Poi benedice la piccola che pesa solo 500 grammi.

La storia. È una giornata di festa per tutto il reparto, ma a questa gioia non partecipa l’infermiere Massimo Sepe. Due settimane prima - è il 18 maggio del 2011 - Massimo attraversa il corridoio del reparto e si accorge che il respiratore della piccola Alessandra ha qualche problema. I colleghi sono tutti intorno alla bimba, corre anche lui per dare una mano. Superata l’emergenza, prende il respiratore che è stato appena sostituito per portarlo nel deposito dove di solito vengono poggiate le attrezzature da riparare. «Un’operazione fatta molte altre volte», racconta. Ma quel giorno qualcosa va storto. Il ventilatore gli cade sul collo del piede, provocandogli un grande dolore. Al pronto soccorso, dopo aver eseguito una radiografia, lo rassicurano: un po’ di riposo e tutto tornerà a posto. Massimo, sereno, ritorna a casa. L’epilogo invece è diverso, il destino ha deciso di scrivere un’altra storia per Massimo Sepe che segue diligentemente i consigli e passa qualche giorno con il piede il alto e il ghiaccio, ma l’arto si gonfia sempre di più e diventa nero come il fondo del caffè. È sottoposto ad un primo intervento nel quale gli viene asportato un ascesso. Racconta: «C’era una zona necrotica, una sorta di cancrena gassosa».

L’appuntamento è per il 21 dicembre nella cappella dell’Ospedale Umberto I alle ore 10:30

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Poco alla volta, perde la sensibilità al piede, il formicolio sale verso la tibia e il perone. Tutta la gamba destra non risponde più. Subisce un secondo intervento. Il neurochirurgo che lo visita prima dell’intervento dice alla moglie: «Siamo stati fortunati, non abbiamo dovuto amputare». Nevrite ascendente su base infettiva: questa è la diagnosi, un boccone amaro da mandare giù. Continua il racconto: «A dicembre non mi mantenevo più dritto». Dopo qualche caduta, Massimo inizia a portare il tutore. Finisce così il suo lavoro in reparto: non può più occuparsi dell’assistenza e per lui si aprono le porte dell’amministrazione. Il percorso. Tanta la gavetta fatta. Dopo il diploma conseguito presso l’Ospedale Andrea Tortora di Pagani, lavora per qualche laboratorio di analisi e per il 118. Nulla di stabile, ma decide comunque di sposare Anna Grazia. Nel ’98 nasce Giovanna, nel 2002 arriva a farle compagnia il fratellino Francesco. Intanto Massimo frequenta un corso di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale alla Federico II di Napoli e prende un brevetto di volo per il trasporto degli ammalati. Francesco ha appena tre mesi quando vince il concorso al Policlinico di Modena. Parte da solo, Anna Chiara, infermiera anche lei, rimane da sola a Poggiomarino con i bambini per due anni. Nel 2004, dopo 6 mesi ad Aversa, approda a Nocera. Dal dicembre 2011 la sua vita è cambiata, ma non ha perso il sorriso. Dice: «Poteva accadere qualcosa di più grave, potevo non rivedere più i miei figli o, peggio ancora, poteva capitare qualcosa a loro». Ha dovuto rinunciare alla passione per il nuoto, ma fa ancora volare gli aeroplani in cielo insieme al figlio Francesco. In quel blu intenso è volata anche la piccola Alessandra. I genitori hanno avuto pochi mesi fa una seconda bambina. E tutti insieme si ritroveranno il 21 dicembre per l’Eucaristia che gli infermieri del reparto organizzano dal 2007 per ricordare gli angeli volati via troppo presto. Secondo i medici, Massimo ha il 90% di possibilità di recuperare l’uso della gamba. Gli chiedo se ci crede davvero. Lui sorride e dice: «Senza fretta». Una silenziosa testimonianza di fiducia nella Provvidenza. Antonietta Abete


Insieme

...sì lo voglio!

Matrimonio e documenti

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documenti prematrimoniali appaiono come un incubo per le coppie che intendono sposarsi. Tempi, certificati, corsi e pubblicazioni. Un dramma per alcuni. Eppure le regole sono semplici e chiare. Sono pochi, ma essenziali, i certificati da consegnare per l’avvio dell’istruttoria. Occorre quello di Battesimo, che deve essere richiesto alla parrocchia dove è stato celebrato, il certificato di Cresima, da richiedere alla parrocchia dove si è svolta, ma può non essere necessario se il registro parrocchiale dove è stato celebrato il Battesimo è stato aggiornato con le Cresime. Se uno degli sposi o entrambi hanno vissuto fuori dalla Diocesi in cui avviene il matrimonio per un periodo di oltre un anno dalla data di compimento dei sedici anni, è necessario procedere alle pubblicazioni canoniche nei luoghi in cui, di fatto, hanno dimorato. Infine, bisogna presentare l’attestato di partecipazione al corso prematrimoniale.

Il colloquio con il parroco Vi consigliamo in ogni caso di prevedere un colloquio chiarificatore con il parroco da voi scelto per curare l’istruttoria – può essere il parroco dello sposo o della sposa o quello del luogo in cui si andrà a dimorare dopo la celebrazione delle nozze – con molto anticipo rispetto alla data fissata per il

matrimonio. Ricordate che il parroco non è un funzionario e che il matrimonio è un sacramento. Non andate dal parroco solo per sbrigare le faccende burocratiche. Scorgete in questo incontro un’occasione importante per costruire un legame, soprattutto se sarà lui a sposarvi. A lui dovete consegnare inizialmente i certificati di Battesimo e di Cresima. Vi sarà chiesta anche la presentazione del certificato anagrafico contestuale, contenente l’indicazione relativa a residenza, cittadinanza e stato civile. Non è sufficiente l’autocertificazione, occorre il certificato ufficiale. Segue quindi l’inizio dell’accertamento dello stato libero (processetto prematrimoniale), in cui viene inoltrata la richiesta delle pubblicazioni civili alla Casa Comunale, così come si procederà alle pubblicazioni canoniche, per il tempo che intercorre tra due domeniche consecutive. Raccolti i risultati delle pubblicazioni canoniche e civili, l’istruttoria può considerarsi conclusa e il parroco potrà inoltrare richiesta all’Ufficio Matrimoni della Diocesi per ottenere il previsto nulla osta per la celebrazione. La promessa di matrimonio, presso la Casa Comunale, può avvenire dal momento in cui il parroco avrà inoltrato la richiesta di pubblicazioni civili. Salvatore D’Angelo

Certificati e termini necessari per poter pronunciare il “sì” in Chiesa. Ecco l’iter da seguire per celebrare il rito cattolico a cui lo Stato riconosce effetti civili, da qui il nome di matrimonio concordatario

Il senso delle nozze I due che si uniscono in pienezza sono un segno che rimanda all’abbraccio che unisce Cristo alla sua Chiesa. Gli sposi cristiani, dunque, testimoniano nel mondo non solo un legame umano, fatto di sessualità, eros e amore, ma sono anche l’«immagine» vivente di un vincolo sacro e trascendente, quello che intreccia Cristo con la comunità dei cristiani. Gianfranco card. Ravasi

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IPASSIDIFRANCESCO FRANCESCO di Silvio Longobardi

Con le rubriche I Passi di Francesco e I Passi di Giuseppe vogliamo rileggere alcune scelte del Pontefice, chiamato a guidare la Chiesa universale, e del vescovo Giudice a cui è affidata la cura pastorale della nostra Chiesa locale

La alegría del Evangelio

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La porta della misericordia

nizia così la recente esortazione pubblicata da Papa Francesco che nella lingua ufficiale suona così: Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo. Un documento che, a sentire padre Lombardi, è stato scritto a due mani direttamente dal Pontefice. In effetti, e pur considerando la presenza di alcuni collaboratori, chi legge quelle pagine scorge subito lo stile inconfondibile di Papa Bergoglio, ritrova parole ed espressioni che egli ha utilizzato più volte in questi mesi. Ritrova il cuore di Pastore che vuole comunicare speranza e invita tutti ad entrare nel “fiume di gioia” che Dio ha promesso e realizza lungo i secoli (n. 5). Il Papa sa bene – e lo scrive – che spesso i documenti sono letti distrattamente e “rapidamente dimenticati”. E tuttavia, anzi proprio per questo, invita la comunità ecclesiale a prendere

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molto sul serio le sue parole: “ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti. Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno” (n. 25). La pastorale deve acquisire una più chiara impronta missionaria. Non è certo una novità per gli addetti ai lavori e tuttavia questo richiamo non può che suscitare o rafforzare l’impegno per una nuova evangelizzazione.

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el documento ritorna spesso un tema che appartiene al magistero di Papa Bergoglio, quello della misericordia: “la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa” (n. 47). E aggiunge: “L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (n. 47). Queste parole, il Papa lo sa e lo scrive, “hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia”. Il Papa invita sacerdoti e laici a non essere “controllori della grazia”, come esigenti esattori delle tasse. Chi bussa alla porta della Chiesa ha il diritto di incontrare qualcuno che lo accoglie con un sorriso e lo fa sentire a casa.

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Porte sempre aperte

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a riforma della Chiesa passa sicuramente attraverso le strutture – e il Papa ha annunciato significativi cambiamenti – ma prima e soprattutto richiede una diversa mentalità, uno sguardo più attento alla persona, uno stile ecclesiale improntato alla più cordiale apertura: «La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità» (n. 47). Quella delle porte aperte non è solo un’efficace immagine simbolica ma anche un suggerimento molto pratico.


IPASSIDIGIUSEPPE IPASSI di Antonietta Abete

“Arrivederci in Paradiso”

Episcopio di Sarno, 18 novembre 2011: il Vescovo durante l’omelia

Dal 2011, nel mese di novembre il vescovo Giuseppe celebra una Messa per i Figli in Cielo

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i sono dolori che scavano pozzi profondi dai quali è difficile risalire. La perdita di un figlio svuota il cuore dei genitori, è un frutto strappato dall’albero e la pianta, privata del suo fiore più bello, fatica a trovare una ragione per continuare a vivere. Per queste famiglie il vescovo Giuseppe ha un’attenzione speciale. Una sensibilità che ha maturato durante il ministero sacerdotale quando il lutto per la morte di un giovane faceva capolino nelle comunità affidate alla sua cura pastorale. Avrebbe potuto proporre un convegno, un incontro culturale, una pubblicazione. Ha scelto invece di celebrare una Messa per i figli in Cielo. Possiamo già cogliere un primo segnale: quando la vita è scossa da un dolore così intimo e profondo, solo aggrappandosi all’Eucaristia è possibile provare a risalire la china. La prima celebrazione eucaristica porta la data del 18 novembre 2011. Il Duomo di Episcopio è gremito di gente, presenti anche numerosi sacerdoti. «Dinanzi al dubbio e al dolore la Chiesa non ha altro da offrire che il dono della fede» - sono queste le sue prime parole. «Nessuno può restituirci fisicamente i figli, solo Dio può riconsegnarceli nel giorno della risurrezione». Ma ai genitori ricorda che sono chiamati a risorgere e a risollevarsi dal dolore perché questi giovani rivivono nel cuore, nei gesti e nella memoria della mamma e del papà. Antonella, 24 anni, ascolta in silenzio insieme alla sua mamma. Da pochi giorni ha perso il marito Giovanni, si erano sposati appena l’anno prima. Con gli occhi consumati dal dolore dice: «È importante sentire la presenza del vescovo e della Chiesa». L’appuntamento si ripete il 17 novembre dell’anno successivo. C’è un clima di silenzio e raccoglimento nella Chiesa dedicata all’arcangelo Michele, è una celebrazione intima, tante storie dolorose siedono senza far rumore l’una accanto all’altra. «Quando muore un giovane - dice il vescovo - vi sono palloncini e magliet-

te: tutto diventa uno spettacolo e non ci rendiamo conto della tragedia che stiamo vivendo. Poi le foglie cadono e rimane la solitudine, il dolore, l’assenza, i nostri giovani che dormono al cimitero, le case vuote e le lacrime». Un dolore acuto che rischia di consumare il cuore e la carne. Quello è il momento in cui la condivisione assume un valore inestimabile, l’unico ponte per attraversare il fiume della perdita. Mons. Giudice invita i sacerdoti e gli operatori pastorali ad essere presenti quando i riflettori si spengono sulle tragedie di tante famiglie. All’ultimo banco siedono Prisco e Maria Luisa, stretto tra le braccia il dolore per la perdita della piccola Miriam. La bambina aveva appena due giorni di vita. Gli occhi ancora pieni di lacrime e la bocca priva di parole. Partecipano all’Eucarestia per affidare l’angoscia alla preghiera, lo smarrimento alla fede. La Messa per i Figli in Cielo è giunta quest’anno al terzo appuntamento. Il vescovo torna dal pellegrinaggio a Fatima due giorni prima. Non riesce a partecipare al convegno organizzato per la IV Giornata diocesana di Insieme, ma mentre da Roma rientra a Nocera chiama per sapere com’è andato. Ha una voce stanca, dice che ha preso un po’ di freddo. Implacabile arriva una brutta influenza che gli impedisce di essere presente alla celebrazione fissata per il 16 novembre. È don Giovanni Iaquinandi, vicario generale della Diocesi, a presiedere l’Eucaristia nell’Abbazia Santa Maria Maddalena in Armillis in Sant’Egidio del Monte Albino. Mons. Giudice invia un messaggio. Scrive: «Nel dramma, nella tragedia, tutte le parole impallidiscono e muoiono e rimane solo la Sua Parola, da pronunciare ed offrire con pudore e delicatezza. Egli che “è vicino a chi ha il cuore ferito” ripete ad una mamma, e a tutte le mamme e i papà che hanno un figlio in cielo: Non piangere! Vorrei - aggiunge - che imparassero nuovamente a pregare guardando il cielo dove sono i figli, riamando la vita e ripetendo sottovoce: Arrivederci in Paradiso».

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VITA ECCLESIALE

“Ho ascoltato il Signore, sono felice”

I sacerdoti provenienti non solo dalla Diocesi che hanno preso parte agli Esercizi spirituali predicati da p. Raniero Cantalamessa, al centro della foto, con il Vescovo mons. Giuseppe Giudice

Si sono tenuti al Getsemani a Paestum, dal 4 all’8 novembre, gli esercizi spirituali per il clero. Predicatore d’eccezione: padre Raniero Cantalamessa

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n momento per stare insieme, conoscersi e nutrire lo spirito. È questo il senso degli esercizi spirituali che si tengono ogni anno nel mese di novembre. Intorno alla Parola si sono ritrovati il Vescovo ed il clero della diocesi. Un momento di famiglia. A predicare gli esercizi, tenutisi dal 4 all’8 novembre al santuario del Getsemani a Paestum, è stato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Il religioso ha approfondito il Veni Creator Spiritus e la Lettera di San Paolo ai romani. Nel trattare il Veni Creator, padre Cantalamessa ha cercato di far comprendere come lo Spirito che pervade la vita delle persone, se lasciato agire, conduce all’incontro col Padre. Nell’approfondire la lettera di San Paolo padre Raniero si è soffermato su alcuni versetti per far capire che il sommo peccato dell’uomo è l’empietà: non mettere al primo posto Dio, ma altro. Un’esperienza di gioia per il Vescovo,

che è stato a contatto con quasi tutti i suoi sacerdoti, mancava solo qualcuno per motivi di salute. «Tutto il presbiterio – ha commentato monsignor Giudice – si ritrova insieme nella preghiera, lasciando per alcuni giorni le attività pastorali». Per il Vescovo «è un bel segno di comunione e di responsabilità spirituale; su invito del maestro, che sempre ripete: Venite in disparte e riposatevi un po’. Quando poi il luogo e il predicatore sono prestigiosi, ci si accorge del valore sempre nuovo della preghiera e dello stare con Lui, garanzia di riuscita per ogni apostolato. Un presbiterio che si ritrova insieme nella preghiera, diventa più audace nell’annuncio della gioia del Vangelo». Interessanti le sensazioni dei sacerdoti. «Ci siamo immersi in un’esperienza veramente comunionale dal punto di vista ecclesiale» ha sintetizzato don Alfonso Santoriello. «Le meditazioni sul messaggio spirituale della Lettera ai Romani e sul Veni creator – ha proseguito il parroco di San Giuseppe in Nocera Inferiore

I VESCOVI CAMPANI SONO ON LINE

Il Cardinale Crescenzio Sepe e don Valeriano Pomari

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– ci hanno spronato a rivivere lo stupore delle prime Comunità Cristiane in un rapporto personale con lo Spirito Santo. Attraverso l’unzione spirituale padre Raniero ci ha fatto comprendere a pieno lo stile di vita che ne proviene e la ricchezza dei carismi». Don Carmine Vitolo definisce gli esercizi come «il tempo della grazia dentro al quale si è rinnovata l’alleanza mediante l’incontro con il Signore. Tempo prezioso quello dello spirito, dove è possibile far coincidere gli accadimenti della tua vita con la Parola seminata; tempo in cui le tenebre sono rischiarate dalla Luce nuova di Gesù; tempo di consegna perché ti rimetti nuovamente in gioco dentro quel Mistero insondabile che ti lascia nella pace». Il parroco di San Lorenzo è rimasto poi folgorato da una frase del predicatore: «Padre Raniero ha concluso questo tempo dicendo “ho ascoltato il Signore, sono felice!”. Che bella lezione per me giovane prete!». Salvatore D’Angelo

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n logo e un sito nuovo di zecca. La Conferenza episcopale campana (Cec) li ha presentati lo scorso 21 novembre a Pompei, nella sede della Conferenza, alla presenza del presidente, il cardinale Crescenzio Sepe, di monsignor Ciro Miniero, vescovo delegato per la cultura e la comunicazione, e dei vescovi


Foto Salvatore Alfano

Missione cittadina ad Angri

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Lo scorso 24 novembre, il vescovo Giuseppe ha consegnato il mandato missionario a 60 seminaristi. Nella celebrazione eucaristica è stato ricordato anche don Enrico Smaldone, nel centenario dalla nascita

domenica sera, la Messa sta per iniziare. La lunga processione si snoda dal convento delle suore Battistine fino alla parrocchia della SS. Annunziata in Angri, i primi ad entrare in Chiesa sono i giovani seminaristi del Seminario metropolita di Salerno dedicato a Giovanni Paolo II, seguiti dal vescovo Giuseppe Giudice e dai sacerdoti della forania di Angri. I 60 ragazzi sono l’immagine di una Chiesa giovane, ancora capace di attrarre. Cristo chiama incessantemente e in tanti rispondono, consegnando a Lui la propria vita. Il vescovo Giuseppe, che ha presieduto la celebrazione, ha invitato a pregare per “chi ha già scelto e vive la fase del discernimento, ma anche per chi è sulla soglia e ha paura di entrare”. Ha chiesto ai sofferenti di unirsi in questa preghiera per le vocazioni. «La fede è un dono sempre nuovo, da scoprire più volte - ha sottolineato -. Dobbiamo chiedere: Signore, aumenta la mia fede, non le nostre capacità umane. Il riferimento è la Vergine che ha avuto il coraggio di credere, anche se non ha visto. A lei dobbiamo domandare di accompagnarci nelle notti della fede, nelle nostre penombre, fino alla croce, oltre la croce.

Dell’Eucaristia - ha aggiunto - ricordiamo solo l’aspetto conviviale, dimenticando la dimensione sacrificale». Rivolgendosi ai 60 seminaristi ha detto: «Carissimi, non vi sono scorciatoie per arrivare al Golgota, bisogna andarci a piedi e portare la croce. Lo aveva capito bene anche don Enrico Smaldone, egli aveva scoperto nella sua vocazione un’altra vocazione, prendendosi cura degli orfani e dei bambini poveri vittime del secondo dopoguerra». Il vescovo ha scelto Angri per la missione dei seminaristi per ricordare il centenario della nascita di don Enrico Smaldone (1914 - 22 novembre - 2014). Sarà padre Antonio Cuomo a coordinare l’esperienza missionaria. Dopo la consegna del mandato, i seminaristi hanno incontrato le comunità parrocchiali e la gente nelle piazze e nelle strade cittadine. Dal 9 al 13 febbraio, poi, i giovani in formazione visiteranno le famiglie, le scuole, i luoghi di lavoro e il mondo associativo e del volontariato. Due i momenti conclusivi. Dal 2 al 4 maggio ci sarà la festa in piazza, mentre mercoledì 14 maggio gli angresi restituiranno la visita recandosi presso il seminario metropolitano. Antonietta Abete

Tommaso Caputo e Antonio De Luca. Il sito (www.conferenzaepiscopalecampana.it) è suddiviso nei diciassette settori pastorali attraverso i quali opera la Conferenza episcopale campana: «Come ci dice San Paolo – ha osservato il Cardinale Sepe – noi non possiamo non annunciare, ma la domanda è come farlo oggi. E la risposta è che, per

evangelizzare, dobbiamo utilizzare i nuovi mezzi che la Provvidenza ci offre». Il logo creato è molto semplice, una croce rossa campeggia sul profilo della Campania con la scritta per esteso “Conferenza episcopale campana”. Sa. D’An.

Ai piedi di Maria Un gruppo di pellegrini della Diocesi, dall’11 al 14 novembre scorso, si è recato in pellegrinaggio a Fatima. L’iniziativa è stata curata dalla PUACS. Accompagnati dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, i fedeli hanno pregato nei luoghi dove la Vergine Maria è apparsa ai tre pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia. Un momento di grande intensità ed emotività, che si aggiunge all’altro importante appuntamento sui luoghi mariani organizzato sempre dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, il pellegrinaggio estivo a Lourdes, alla grotte dove l’Immacolata concezione apparve a Bernadette Soubirous.

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Insieme si può È la speranza il tema scelto per celebrare la IV Giornata diocesana di Insieme, aperta da un convegno in Curia lo scorso 14 novembre. Per molti crisi vuol dire crescente disoccupazione, spread, debito pubblico, calo dei consumi, aumento delle famiglia povere: numeri che spesso alimentano un senso di sfiducia e di impotenza. Ma c’è anche un altro volto della crisi, c’è una società che non siede rassegnata, vi sono persone che hanno il coraggio di fare progetti e di rischiare. La rivista ha pubblicato un ampio dossier per gridare a piena voce che la crisi è una realtà che sfida l’intelligenza, non una catena che mortifica la speranza. Nel corso della serata sono stati anche presentati i risultati del I forum “Uno sguardo d’Insieme”, promosso dal mensile che il 16 settembre ha riunito intorno allo stesso tavolo importanti esponenti del mondo del lavoro, della politica, dell’imprenditoria, della legalità, della scuola e della cultura per tracciare il punto sull’attuale situazione dell’Agro nocerino sarnese, alla presenza del vescovo Giuseppe Giudice. Antonietta Abete

Un momento del musical

La conclusione dell’Anno della Fede Due eventi a chiusura dell’Anno della Fede: una Celebrazione eucaristica in Cattedrale e il musical Frammenti di luce

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a parlato di «compimento» e non di chiusura il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, nel presentare le celebrazioni che hanno segnato la conclusione dell’Anno della Fede, aperto l’11 ottobre 2012 da papa Benedetto XVI. Un periodo di riflessione, avvenimenti e grazie, come quella di papa Francesco, arrivato a metà anno dopo la rinuncia del suo predecessore. Il vescovo ha scelto di concludere l’anno con due importanti eventi: una celebrazione eucaristica nella Cattedrale di San Prisco, lo scorso 19 novembre (festa della dedicazione della Cattedrale), a cui hanno partecipato i sacerdoti

diocesani, le religiose e i religiosi, gli operatori pastorali e gli amministratori locali. Monsignor Giudice ha voluto fortemente la presenza di questi ultimi, in rappresentanza dei cittadini dell’intero Agro. Il 22 novembre, invece, al teatro Diana è andato in scena il musical “Frammenti di luce”. Attraverso l’utilizzo dei nuovi linguaggi, in questo caso la musica, la danza e la recitazione, la Chiesa diocesana è scesa in strada per annunciare e testimoniare la fede. L’intero spettacolo, la cui direzione artistica è stata curata da Gaetano Troiano, era tratto dal libro di poesie “Frammenti di Luce” del vescovo Giuseppe.

ANNUNCIO E CATECHESI Si è riunito a fine ottobre il Cortile dell’annuncio

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opo la presentazione degli Orientamenti pastorali “e chi accoglie me”, il cortile dell’Annuncio si è subito messo al lavoro e, tenendo conto delle indicazioni del vescovo, ha dato seguito al convegno catechistico tenutosi a Pagani lo scorso marzo. Nei due giorni di incontro – il 29 e 30 ottobre scorso – i catechisti e gli educatori delle parrocchie della Diocesi, che si sono ritrovati presso l’Oratorio Papa Luciani di Santa Maria Maggiore a Nocera Superiore, hanno potuto fare un viaggio tra i vari segmenti degli Orientamenti. Nella prima serata, guidati da suor

La sala durante il convegno

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Giancarla Barbon e padre Rinaldo Paganelli, i partecipanti hanno ricevuto una infarinatura sull’accogliere oggi nella Chiesa, poi una rinfrescata sulla metodologia da utilizzare per preparare gli incontri. Nella seconda serata, quella conclusiva, spazio alla vera e propria simulazione di programmazione. Due ricche giornate che insieme al convegno catechistico diventano un importante bagaglio di esperienza per vivere i prossimi appuntamenti del cortile dell’Annuncio. Fernando Faiella, segretario Area Annuncio e Catechesi


In foto un momento dei lavori di costruzione della Città dei ragazzi

IL PRETE CHE AMAVA I BAMBINI

La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

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e feste natalizie stanno per terminare. Quel Dio a cui ha donato la sua vita è nato di nuovo, in una mangiatoia, povero e senza abiti, come quei bambini che scruta dalle scale della Chiesetta di Santa Caterina. È il 6 gennaio del 1949 e l’amico don Gennaro La Mura, proprietario del Cinema Minerva di Angri, lo invita insieme ai suoi esploratori a vedere il film “Gli uomini della Città dei Ragazzi”. Sullo schermo, in bianco e nero, le immagini raccontano la storia di padre Flanaghan, il sacerdote che nel Nebrasha (Stai Uniti) aveva fondato una casa per ragazzi a rischio. Una serata come tante altre si trasforma in uno spartiacque nella vita del giovane sacerdote. Le immagini toccano le corde più intime del suo animo, lo scuotono nel profondo. Annoterà nel suo diario: «Tornai a casa sconvolto. E questo turbamento mi durò per giorni. Meditai a lungo. Quando una mattina picchia alla mia porta un bimbo di otto o nove anni. Lacero, sporco, i capelli arruffati: portava in viso i segni della sofferenza. Gli offrii l’altra metà del caffè che stavo sorbendo e un pezzo di pane. E, quando lo invitai a parlare, seppi tutto di lui. La mamma gli era morta quando lui aveva solo tre anni. Il padre era da

IL SOGNO La visione di un film accende nel cuore di don Enrico Smaldone il desiderio di costruire ad Angri La Città dei Ragazzi tempo all’ospedale. In chiesa era entrato solo qualche volta. I santi li conosceva soltanto attraverso la bestemmia che sentiva pronunciare dai suoi compagni di marciapiede e che, qualche volta, ripeteva anche lui. Quando il bambino mi lasciò per andare via, pensai a tante tenere vite che il disordine morale, conseguenza della guerra, non ha risparmiato. Pensai ai fanciulli della strada cui non brilla il sorriso della mamma, privi della protezione del padre, raminghi nella vita. Il loro passato è un angoscioso ricordo; il presente, squallore e miseria. Che sarà il loro domani se non si trova qualcuno che li accolga con amore e li rieduchi additando loro la via dell’onestà e del bene?». Quello fu il momento in cui gli scout persero il loro assistente ecclesiastico e tanti orfani trovarono un padre. In cuor suo don Enrico aveva deciso di costruire anche ad Angri La Città dei Ragazzi.

La ricerca del terreno. Sono gli amici di sempre i primi con cui condivide questo sogno. Il primo passo fu cercare un terreno, o meglio, qualcuno che potesse donarlo, perché don Enrico possedeva solo la ricchezza della Provvidenza. Pensò di scrivere ad un ricco del paese, ma un sacerdote di Angri a cui chiese consiglio gli disse di tentare qualche altra strada. Due giorni dopo, l’8 gennaio, un giovane angrese, Vincenzo Padovano, gli propose di chiedere ai suoi nonni, ma quando don Enrico insieme agli amici Guastaferro, Marra e Carlo De Rosa (amici di infanzia e membri dell’Azione cattolica) va a prendere visione del terreno si accorge che non è adatto: è lontano dalle vie di comunicazione, senza acqua e senza luce. Incassa il colpo e torna a casa con un senso di sconfitta. Poi una luce: decide di coinvolgere gli Adinolfi, prestigiosa famiglia angrese e di sondare il terreno chiedendo alla giovane Agnese, studentessa in Giurisprudenza e membro della F.U.C.I. Quella sera, ha raccontato Agnese in un’intervista ad Insieme pubblicata nel luglio 2009, c’era anche lei al cinema Minerva. I loro sguardi si erano incrociati durante l’intervallo. Come andrà l’incontro? È giusta l’intuizione di don Enrico? Lo scopriremo nel prossimo numero. Antonietta Abete

La commissione nominata dal vescovo Giuseppe Lo scorso 24 novembre, il vescovo Giuseppe ha nominato una commissione che ha il compito di animare con eventi e pubblicazioni l’anno che precede il centenario della nascita di don Enrico Smaldone (1914 - 22 novembre - 2014). Ne fanno parte: Mons. Giovanni Iaquinandi, vicario generale della Diocesi, don Silvio Longobardi e don Salvatore Fiocco, parroci delle comunità Santa Maria del Carmine e SS.

Annunziata di Angri, don Carmine Citarella, direttore Ufficio per le Cause dei Santi, don Antonio Calabrese, vicario della Forania di Angri, Antonietta Abete, coordinatrice di Insieme e autrice di una biografia breve su don Enrico Smaldone pubblicate nel libro “PESCATORI DI UOMINI”, Marina Smaldone e Francesca De Stefano, rappresentanti della famiglia Smaldone.

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla IV domenica di Avvento al Battesimo del Signore Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

O Madre del Signore O Madre del Signore che accogli dentro il cuore e conservi la parola o nuova Eva concedi che veniamo nell’ombra della sera a rifugiarci in te. O Figlia d’Israele che non attendi nulla se non la sua venuta gioia dei profeti lo Spirito in te plasma l’immagine del Padre Gesù l’Emmanuele. O Madre dei credenti roveto sempre ardente dimora del Signore Vergine Maria prepari nel silenzio il lievito del regno in cui rinasce il mondo. (Dalle preghiere del sito del Monastaro di Bose)

22 dicembre 2013

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno A) Le letture “A lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi” Prima lettura: Is 7,10-14 Salmo: Sal 23 Seconda lettura: Rm 1,1-7 Vangelo: Mt 1,18-24 Il Vangelo E l’angelo del Signore disse a Giuseppe: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». (cfr Mt 1,20-21)

Vivere le relazioni con fiducia È vicino il Natale e forse ancora non abbiamo scelto se accogliere, o non accogliere, il dono di Dio. Maestre sono per noi la Parola e la liturgia consegnandoci come modello la figura di Giuseppe. Tutti sono intorno alla partoriente, ed è giusto; ma Giuseppe come vive questo evento? Come è scarna e come è essenziale la Parola! Giuseppe, uomo giusto pensa a come agire per non fare del male a Maria, di cui si fida ciecamente. E Dio interviene: Giuseppe, non temere! È la stessa parola che Dio ripete ad ognuno di noi mentre ci incamminiamo verso la grotta.

Colore liturgico: VIOLA

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ILPANEDELLADOMENICA 25 dicembre 2013

NATALE DEL SIGNORE (Solennità) Le letture (messa del giorno) “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” Prima lettura: Is 52,7-10 Salmo: Sal 97 Seconda lettura: Eb 1,1-6 Vangelo: Gv 1,1-18 Il Vangelo Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali da Dio sono stati generati. (cfr Gv 1,9-13)

Accogliere, il verbo della nostra Chiesa A quanti lo hanno accolto… Accogliere è il verbo della nostra chiesa diocesana. Accogliere è il verbo che ci qualifica come chiesa. Accogliere è fare spazio, dare tempo, allargare il cuore e la propria tenda. Maria accoglie. Giuseppe accoglie. Anche l’asino e il bue accolgono. Accolgono gli Angeli e i pastori. Tutto il creato si fa casa d’accoglienza. E tu, in questo nuovo Natale, sei così umile da accogliere l’umiltà di Dio, che si fa bambino?

Colore liturgico: BIANCO

29 dicembre 2013

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (Festa – Anno A) Le letture “Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele” Prima lettura: Sir 3, 3-7.14-17a Salmo: Sal 127 Seconda lettura: Col 3, 12-21 Vangelo: Mt 2, 13-15. 19-23 Il Vangelo I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto (cfr Mt 2,13-14) Colore liturgico: BIANCO

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Fuggire il male per giungere al bene O Famiglia di Nazareth, esperta nel soffrire! Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi… È Natale, ma la famiglia è sempre minacciata all’interno e all’esterno. Fuggi: non come un atto di viltà, ma devi fuggire le occasioni prossime di peccato. Fuggire… per salvarsi, per rimanere liberi, per salvare il bambino. È necessario rivestirsi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine… perdonandosi nella carità e nella pace. Così la famiglia, come quella di Nazareth, può salvarsi e riprendere a sperare.


1 gennaio 2014

MARIA SS. MADRE DI DIO (Solennità) Le letture “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.” Prima lettura: Nm 6,22-27 Salmo: Sal 66 Seconda lettura: Gal 4,4-7 Vangelo: Lc 2,16-21 Il Vangelo In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù. (cfr Mt 2,16.20-21)

La pace è il primo dono La nostra Pace, Cristo, dorme tra le braccia di una madre, Maria, una di noi. La Pace, Gesù, nato da donna, è il dono natalizio per eccellenza. Egli è il volto della Pace che risplende per illuminare i nostri volti, mendicanti la pace. Nel primo giorno dell’anno, la pace di Gesù ci è offerta dalla pace di Maria per invitare ognuno ad essere testimone di pace, custodendo e meditando tutto nel cuore. Con questo dono, inizia lo stupore, che può accompagnarci nei 365 giorni dell’anno.

Colore liturgico: BIANCO

5 gennaio 2014

II DOMENICA DOPO NATALE Le letture “Senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” Prima lettura: Sir 24,1-4.8-12 Salmo: Sal 147 Seconda lettura: Ef 1,3-6.15-18 Vangelo: Gv 1,1-18 Il Vangelo E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. (cfr Gv 1,14.16-18)

L’essenza del Natale Il Verbo si è fatto carne, cioè storia, tempo, luogo, bambino. Dio è qui. Dio è vicino. Dio è accanto. Dio è dentro pur rimanendo Altro, Oltre, Di Più! In questa domenica, è bene soffermarsi ancora sul mistero del Natale che rimane e ci accompagna anche dopo il giorno di Natale. Natale è un tempo, è il tempo di Dio che ormai abita la nostra storia. È tempo di accogliere il mistero della sua presenza, sapienza incarnata, tesoro di gloria.

Colore liturgico: BIANCO

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6 gennaio 2014

EPIFANIA DEL SIGNORE (Solennità) Le letture “Siamo venuti ad adorarlo” Prima lettura: Is 60,1-6 Salmo: Sal 71 Seconda lettura: Ef 3,2-3a.5-6 Vangelo: Mt 2,1-12 Il Vangelo Udito il re, i magi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. (cfr Mt 2,9-12)

Non stanchiamoci di cercare Dio Oggi ci uniamo alla carovana dei cercatori di Dio. Vengono da lontano per cercare: i tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio… Uno stuolo di cammelli ti invaderà… Tutti verranno portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. Bellissima questa processione di popoli, di cercatori, mentre la tenebra ricopre la terra, la gloria del Signore brilla su di te. Mettiamoci in cammino anche noi e non ci accada che noi, vicini, non lo incontriamo e non lo accogliamo, mentre verranno da lontano a chiederci dove è nato il Re.

Colore liturgico: BIANCO

12 gennaio 2014

BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno A) Le letture “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” Prima lettura: Is 42,1-4.6-7 Salmo: Sal 28 Seconda lettura: At 10,34-38 Vangelo: Mt 3,13-17 Il Vangelo In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. (cfr Mt 3,13-15) Colore liturgico: BIANCO

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Gesù, re umile e obbediente Ecco il mio servo… il mio eletto, il mio spirito è su di lui… porterà il diritto alle nazioni senza gridare, senza alzare il tono, senza farsi sentire in piazza, senza spezzare la canna incrinata, senza spegnere la fiamma smorta… non si abbatterà e non verrà meno… egli è il Signore di tutti, consacrato in Spirito Santo. Egli fa tutto questo abbassandosi nelle acque del Giordano, inabissandosi nella volontà del Padre per riemergere risorto, il Figlio mio, l’amato: tutto è posto in lui e in lui noi siamo battezzati.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI La gioia del presepe

Le celebrazioni festive Come avvenuto già lo scorso anno, il Vescovo celebrerà la Messa della Natività in una parrocchia. Appuntamento alle ore 23:30 nella parrocchia San Giovanni Battista di Roccapiemonte. Il 25 monsignor Giudice presiederà la Messa di Natale in Cattedrale, alle ore 10:30. Sempre in Cattedrale, il 31 dicembre, alle ore 17:00, ci sarà il Te Deum. Il 6 gennaio, invece, il Pontificale dell’Epifania alle ore 18:30 nella Concattedrale di Sarno.

Insieme alle comunità In queste settimane il Vescovo visiterà alcune parrocchie. Il 20 dicembre presiede la Messa nella chiesa della Madonna del Carmine ad Angri, il 22 dicem-

bre, alle ore 10:00, presiede la Messa nella Chiesa di Fosso Imperatore a Nocera Inferiore. Il 3 gennaio, alle ore 18:30, la celebrazione sarà nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo a Nocera Superiore. Il 15 gennaio, alle ore 20:00, il Vescovo terrà una Lectio Divina nella Concattedrale di Sarno.

L’11 gennaio, alle ore 19:30, il Vescovo parteciperà alla festa organizzata al Monastero della Purità di Pagani in occasione della premiazione del 43esimo Concorso dell’arte presepiale promosso dalla P.U.AC.S.

Un nuovo diacono Il 4 gennaio, nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore, alle ore 18:30, il Vescovo presiederà l’Ordinazione Diaconale del seminarista Ciro Zarra. Un momento di speciale grazia per la comunità diocesana.

NATALE SOCIALE Il 18 ed il 21 dicembre il Vescovo sarà insieme ai diversamente abili dell’Agro nocerinosarnese. Il 18 incontrerà gli ospiti di “Villa Silvia”, a Roccapiemonte. Alle ore 18:00 sarà inaugurato il presepe vivente animato dagli ospiti della struttura. Il 21, invece, alle ore 10:00, monsignor Giudice presiede la Messa natalizia nella casa di cura “Villa dei fiori” di Nocera Inferiore.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

IL VANGELO CHE SI INCARNA La svolta di noi padri contro la violenza alle donne Non basteranno leggi e parole, serve un impegno educativo

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on basteranno le leggi, non basteranno le “giornate contro” a debellare l’odiosa tragedia del femminicidio. Giusto, certo, alzare la guardia su un sommerso impressionante, troppo spesso avvolto dal silenzio pesante del familismo peggiore. Ma se noi uomini, noi padri per primi non ci convinceremo dell’urgenza di inaugurare una nuova stagione educativa contrassegnata da esempi inequivocabili di rispetto e di attenzione verso il mondo femminile, non riusciremo mai ad estirpare questo virus malefico. Serve cioè una svolta radicale per sgomberare il campo da un certo clima di omissioni, di silenzi, di indifferenza.

Ci vogliono dosi robuste di pazienza, gesti contrassegnati dall’umiltà e una carica inesauribile di energia. La pazienza serve per non stancarci di spiegare ai nostri figli maschi – soprattutto se adolescenti – che è segno di maturità e di equilibrio rifiutare il ciarpame machista alimentato anche di piccoli soprusi e di dispotismi apparentemente innocui. E che sono i piccoli gesti di rispetto e di tenerezza a costruire un’identità maschile che, se vuol essere davvero controcorrente e alternativa, dev’essere modellata sulla dimensione della reciprocità e della condivisione. L’umiltà è poi indispensabile per rivedere i nostri comportamenti, spesso inconsapevoli, ma talvolta viziati

da distrazioni banali, omissioni più o meno gravi nei confronti di mogli, fidanzate, amiche, figlie, colleghe, ma anche di tante altre donne a cui talvolta ci siano rivolti con parole e atteggiamenti sbagliati. E ancora l’umiltà serve – e ce ne vuole tanta – per riconoscere la disparità del nostro impegno sul fronte domestico. Anche perché i figli guardano e giudicano. Nella migliore delle ipotesi prendono le distanze. Nel peggiore si adeguano. Ma se è vero, come è vero, che si educa soprattutto attraverso gli esempi, è indispensabile recuperare terreno e credibilità anche rimboccandoci le maniche. Il virus dell’intolleranza verso le donne e gli stereotipi

sulla presunta inferiorità femminile, combustile silente e pernicioso di tanti gesti di violenza, si combatte con la virtù dei fatti, non con la demagogia delle parole. E infine la carica di energia. A quella dobbiamo ricorrere per non spegnere mai il fuoco dell’indignazione. Indispensabile per reagire con fermezza e per bollare come ingiusti e insopportabili agli occhi dei nostri figli i tanti episodi di stalking, di violenza. Perché solo il protagonismo convinto di noi uomini e di noi padri sul fronte educativo servirà a costruire un futuro di autentica e condivisa parità. Luciano Moia (Da Avvenire del 26 novembre 2013)

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IN DIOCESI A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

Dateci

la Parola

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Prima tappa dell’iniziativa della Conferenza Episcopale Campana, che si concluderà a maggio con l’incontro regionale della gioventù

scite dalle sagrestie! Evangelizzate! Spiegate le vele della barca della Fede al vento dello Spirito Santo. Niente paura, c’è Gesù al timone! La pastorale giovanile deve ripartire dai soggetti. Non più una pastorale per settori ma per ambiti: giovani, scuola e lavoro; giovani, comunità e cittadinanza attiva; giovani, affettività e fragilità». Questo l’invito del primo convegno regionale di Pastorale Giovanile, tenutosi lo scorso 16 novembre presso la Facoltà teologica S. Tommaso, a Capodimonte (Napoli). Nato per ispirazione di monsignor Lemmo e della Consulta regionale di Pastorale Giovanile, l’appuntamento è stato caratterizzato da preghiera, riflessioni, canti, testimonianze di vita e arricchito dalla presenza di altri vescovi campani. I FRUTTI DEL CONVEGNO. Bisogna ritornare all’annuncio essenziale del Vangelo, un annuncio semplice e personale, disponibile a sperimentare nuovi linguaggi che arrivino al cuore. È necessario allargare l’obiettivo della fotografia che facciamo

del mondo, con uno sguardo di simpatia verso coloro che noi, in maniera sbagliata, chiamiamo lontani. Siamo noi che siamo lontani da loro e non loro da noi! Ascoltiamoli, diamogli la Parola! Un mondo di adulti e di figure educative significative, stabili, autentiche, credibili. Questa deve essere la grande scommessa della Chiesa: una profonda conversione dello sguardo e del cuore, perché l’assuefazione al buio e la permanenza del già testato non debbano impedire l’accesso alla novità del Regno. Sguardo fisso verso Oriente, lì il punto in cui terra e Cielo si incontrano, la cui unione ha generato il Nuovo che rende possibile l’oggi e il domani. I PROSSIMI APPUNTAMENTI. L’iniziativa Dateci la Parola!, promossa dalla Conferenza Episcopale Campana, si snoderà in due prossime tappe. Ai laboratori permanenti – relativi agli ambiti “scuole e lavoro”, “fragilità e affettività” e “comunità” – seguirà l’incontro regionale della gioventù del prossimo 23 e 24 maggio, animato nella città di Pompei. L’equipe diocesana di Pastorale Giovanile


A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Il giovane Rachid Dernati

Una mano tesa

per Rachid Rachid, marocchino di 26 anni, da due paralizzato su una sedia a rotelle: una storia che interpella tutti. La Caritas gli ha trovato un alloggio, ma lancia un appello: c’è bisogno dell’arredo e delle suppellettili

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n tuffo maldestro da uno scoglio e la paralisi completa: da due anni un giovane ragazzo marocchino, Rachid Dernati (26 anni), vive affrontando una prova enorme. Troppo grande per chi è oltremodo solo nel nostro Paese. A tendergli la mano, il volto accogliente della Caritas – con don Alessandro Cirillo – e un angelo custode, il dottore Ettore D’Aniello. È lo psicologo a raccontare i primi momenti della vicenda: «Circa un anno fa è stato ricoverato presso il reparto di lungodegenza del P.O. di Scafati, dove ho avuto possibilità di conoscerlo. Aveva l’espressione della sofferenza psicologica di chi è stressato per la dipendenza fisica da altre persone e dal lungo periodo di allettamento». Poco dopo, Rachid è trasferito prima presso una struttura di accoglienza a Scafati e poi in una per anziani con disturbi cognitivi e patologie psichiatriche: luogo dove un ragazzo di 26 anni non può relazionarsi con i suoi coetanei e – nella situazione del giovane – si presentava ancora più intollerabile. Il dottore D’Aniello prende a cuore la storia di Rachid – nonostante alcuni gli abbiano chiesto il motivo dell’affezione a tale “pratica” –, contatta la Federazione delle associazioni italiane para e tetraplegici. Di lì a poco una visita specialistica a Salerno e l’iscrizione del marocchino nella lista d’attesa per l’Unità Spinale Unipolare del C.T.O. “Andrea Alesini” di Roma. Come un padre con un figlio, lo psicologo sostiene tutte le spese per i viaggi. Così come quelle per l’acquisto di tutti i farmaci di cui ha bisogno. Al ritorno da Roma, Rachid è autonomo per gli spostamenti su carrozzina elettronica, riesce a

mangiare da solo dopo la preparazione in bocconi dei cibi, si rade la barba da solo purché assistito e ha imparato ad utilizzare il computer e il cellulare. La piccola ma preziosa autonomia era stata raggiunta con dei tutori metacarpo, antibrachiali che fissano il polso in posizione intermedia fra estensione e flessione, in modo da evitare la mano cadente. «Al sorriso che ci aveva accompagnati all’andata fece seguito la tristezza per il ritorno all’ospizio. Gli organizzai una piacevole serata in una Moschea di San Valentino Torio, una festa di “ben tornato”, radunando molti marocchini e offrendo allo stesso tempo anche la possibilità di pregare nel tempio della sua religione» racconta D’Aniello. L’APPELLO La Caritas ha provveduto a trovare una casa per Rachid, a Sarno: a breve il giovane traslocherà. Il dottore D’Aniello lancia un appello: «Si tratta di una casa vuota, c’è bisogno di un arredo per la camera, un televisore, una stufa a gas, una sedia per la doccia. Servirebbero una tuta e delle scarpe termiche – avverte e prosegue – il messaggio sotteso è quello della solidarietà e della fratellanza, ma soprattutto di intervento da parte delle istituzioni preposte. Grazie alla Caritas si sta ovviando all’assistenza che i servizi sociali e l’ASL dovrebbero prestare per dovere istituzionale». Una storia che interpella tutti, con alle porte il Natale. Agli sfarzi delle cene e dei pranzi e agli sprechi dei regali, chissà se i lettori preferiranno un gesto di umanità per Rachid. Mariarosaria Petti

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UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Ultimo appuntamento con la rubrica Una casa per Dio che ha aiutato le famiglie a vivere l’Anno della Fede con tanti consigli, spunti e suggerimenti. A conclusione di questa esperienza, vogliamo ricordare le diverse tappe proposte ai genitori

“VIENI AD ABITARE A CASA MIA” L’Anno della Fede declinato in chiave domestica per aiutare le famiglie ad aprire la porta del cuore e della propria casa a Dio

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o scorso 24 novembre si è celebrata la chiusura dell’Anno della Fede. “Porta Fidei” era il bel titolo della Lettera Apostolica con cui Papa Benedetto XVI lo inaugurò. Siamo stati invitati ad aprire la Porta sapendo di entrare nella comunione con Dio, sostenuti dallo Spirito Santo. Passando per questa Porta che è Cristo, abbiamo, speriamo, abitato finalmente la nostra casa che è la Chiesa. L’Anno della Fede celebrato in famiglia ha valorizzato la dimensione domestica. Attraverso le pagine di questo mensile, con la rubrica “Una casa per Dio”, abbiamo accolto nella “porta delle fede” l’invito a riaprire le nostre porte, quelle interiori e personali, ma anche quelle domestiche costruendo un itinerario annuale per le famiglie fatto di suggerimenti educativi, pratici, spirituali, culturali. A conclusione di questa esperienza, vogliamo tessere la tela del ricordo, evidenziando le diverse tappe proposte alle nostre famiglie, per aiutarle a vivere questo speciale anno di grazia, senza sprecare nessuna occasione.

LE TAPPE Testimoniare la propria fede. Nel primo appuntamento abbiamo suggerito agli sposi di creare dei momenti per rendere

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lode a Dio per la propria fede davanti ai figli e di chiedere la luce dello Spirito affinché la casa potesse risplendere, perché abitata da Dio. In che modo? Scegliendo di dare un respiro di fede agli eventi che coinvolgono la famiglia: compleanni, onomastici, promozioni scolastiche, momenti di malattia e di difficoltà. A ciascuna famiglia abbiamo suggerito di prediligere la modalità più opportuna: andare a Messa tutti insieme quel giorno, vivere un momento di preghiera in famiglia, avere in casa un’immagine del crocifisso. Celebrare il dono della vita. Ringraziare Dio con stupore per la meraviglie che ha operato nella propria famiglia, per il dono dei figli, ricchezza inestimabile. Abbiamo suggerito agli sposi di raccontare ai figli la gioia e le emozioni che hanno accompagnato la scoperta della gravidanza e di consegnare a ciascuno “una parola di sintesi” che vale per quel figlio. Parlare del dramma dell’aborto, guardando il filmato “L’urlo silenzioso” e “Il miracolo della vita” disponibili sulla rete e creare occasioni di confronto perché la famiglia faccia la sua scelta per la vita. Assicurare un tempo di preghiera personale o familiare per affidare al Dio misericordioso le madri che hanno sperimentato il dramma dell’aborto. Vivere l’esperienza del perdono in famiglia, con delle scelte qualificanti. Nel Tempo quaresimale è bello andare a confessarsi tutti insieme, come famiglia, scegliendo un santuario che assicura un ambiente riservato per le confessioni. Ognuno


vivrà l’esperienza personale della riconciliazione sacramentale, ma l’attesa della riconciliazione è comunitaria e chi sta nel confessionale sa che gli altri stanno pregando per lui. È un momento familiare spiritualmente importante: la famiglia prega e si riconcilia. Poi, tutti insieme, ci si prepara a vivere la festa del perdono, andando a mangiare una pizza o un gelato. Una sera della settimana Santa è bello ritrovarsi per vivere un momento di riconciliazione familiare. Il papà e la mamma, oltre che perdonarsi reciprocamente e perdonare i figli, devono farsi perdonare dai figli. Vivere un dialogo più intenso e frequente, con l’impegno di concludere il dialogo coniugale con la recita di una preghiera di affidamento. Salutarsi al mattino baciando non solo lo sposo, ma anche la fede nuziale, un gesto che può dire silenziosamente tutto il significato dell’amore simboleggiato dalle fedi. I genitori possono coinvolgere i figli e prevedere una sosta settimanale, magari la domenica mattina, per leggere il brano del Vangelo che sarà proclamato nella Liturgia eucaristica. Tutti sono invitati a condividere le proprie riflessioni, a raccontarsi e a progettare. Scegliere di partecipare insieme come famiglia all’Eucaristia. Recuperate il testo della promessa nuziale e tenetelo in un luogo ben visibile della casa, magari adornato. Questo segno aiuta i coniugi, i figli e chiunque frequenta la casa, a ripensare alle parole pronunciate nel giorno solenne del matrimonio.

Approfondire il magistero della Chiesa sulla sessualità e l’amore. Vi sono tanti documenti che i genitori possono leggere e meditare insieme ai figli, soprattutto adolescenti. Organizzare un confronto con un sacerdote o una persona preparata, sia scientificamente che in ambito morale per illuminare le coscienze affinché ciascuno possa maturare scelte coerenti con la propria fede e conformi alla legge morale. Educare ai valori. Chiunque può dare un biberon ad un bambino, ma la mamma che guarda il suo piccolo con amore invia quei segnali di tenerezza che egli riceve e immagazzina nella memoria come sensazione positiva di essere amato, voluto, apprezzato e rappresenta un diverso tipo di cibo di cui il bambino si nutre e di cui ha estrema necessità. Nella famiglia che non ha rinunciato al suo compito educativo, e che fornisce il buon esempio, il bambino impara l’alfabeto del codice morale, impara la necessità di contenere gli impulsi egoistici propri della natura umana, per amore, per andare incontro ai desideri di mamma e papà e magari anche alle esigenze degli altri membri della famiglia. Le conclusioni. L’Anno della Fede è stata un’ottima occasione per ripensare allo stile cristiano della famiglia. Ringraziamo Dio per questa intuizione dello Spirito. E se i piccoli passi proposti sono stati sperimentati, il cuore di Dio si è certamente rallegrato perché Gli si è permesso di venire ad abitare la nostra casa. Giovanna Pauciulo

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DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Foto di gruppo scattata in occasione dei 50 anni della professione religiosa di suor Tecla Giannubilo, a cui hanno partecipato molte suore della Congregazione

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

Servire Cristo, amando ed educando i piccoli A colloquio con Madre Tecla Giannubilo, madre superiora dell’Istituto delle Suore Terziarie Francescane di Sant’Antonio di Pagani per conoscere la missione, il carisma e le attività della Congregazione

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iuscire a trovare un ritaglio di tempo nella pienissima agenda di suor Tecla non è stato affatto semplice. La superiora generale è oberata di impegni. Con i suoi preziosi consigli è un indispensabile punto di riferimento per quanti prestano servizio nelle due Case religiose di Pagani: l’Istituto Immacolata e l’Istituto Carminello. Quest’anno madre Tecla ha festeggiato il giubileo d’oro della sua professione religiosa: cinquant’anni di oblazione totale alla chiamata del Signore, una tappa che invita a rinnovare il proprio “sì” e a ritrovare l’entusiasmo della fede nel Cristo obbediente, povero e casto. LA FONDATRICE: FRANCESCANA PENITENTE E MISTICA La Serva di Dio Maria Luigia del Cuore di Gesù, al secolo Fortunata Gesualda de Nicola nacque a Napoli il 16 Novembre 1790. Già nei primi anni di vita mostrò la sua devozione a Cristo attraverso la preghiera, l’avversione al peccato e la meditazione. Ancora bambina Fortunata fu attratta dall’ideale di santità che cercò di realizzare con la consacrazione a Dio mediante i voti di castità, povertà ed obbedienza. Suor Maria Luigia vestì sin da subito un semplice saio e si ritirò a vita contempla-

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tiva: la sua spiritualità era contrassegnata dall’intensa esperienza mistica e dalla penitenza. La francescana cominciò poi ad impartire lezioni di ricamo e cucito ad un gruppo di giovani ragazze. Seguita da un numero sempre crescente di fanciulle, suor Maria Luigia si trasferì presso il convento dei Cappuccini di Sant’Antonio ai Monti, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita che si concluderà il 2 marzo 1828. Chiamata da Dio, suor Maria Luigia fonderà un nuovo Istituto religioso: le Suore Francescane di Sant’Antonio. VIVERE IL CARISMA OGGI: L’ISTITUTO PARITARIO IMMACOLATA Oggi le suore francescane di Sant’Antonio continuano a portare avanti con pienezza il carisma della fondatrice vivendo la loro vocazione con gioia, sacrificio ed umiltà ed educando e assistendo i più giovani. A Pagani, in via Cesarano, le suore francescane concretizzano la loro missione gestendo l’Istituto paritario Immacolata dal 1975. Il corpo docenti si occupa dell’attività educativa e didattica di quasi 300 alunni suddivisi tra “primavera” (prima infanzia), scuola dell’infanzia e scuola elementare. «Se riusciamo ad ottenere ogni anno buoni risultati è grazie all’armonia che vige nel corpo docenti - afferma Madre Tecla -, tutti

per uno e uno per tutti è il nostro motto! ». IN CAMMINO VERSO IL FUTURO: L’ISTITUTO NEL MONDO Oggi in Italia le suore Francescane di Sant’Antonio gestiscono 7 scuole paritarie e 2 case di accoglienza situate a Roma e ad Assisi. Ma un lavoro più sostanzioso è svolto dalla Congregazione all’estero, tra Filippine e Indonesia. Al momento Madre Tecla ha preso in fitto un’abitazione a Ruteng, piccola cittadina dell’isola di Flores; questa diventerà una nuova casa religiosa che accoglierà le suore indonesiane. Da 15 anni l’Istituto non ha più nuove vocazioni tra le donne italiane, ecco perché la Congregazione punta ad espandere la sua missione all’estero, dove le crescenti vocazioni necessitano di nuove e funzionali case religiose. Le suore Teziarie Francescane di Sant’Antonio di Pagani sono la testimonianza concreta di come sia possibile seguire Cristo, ogni giorno, nella semplicità francescana e nella letizia, prendendosi cura specialmente dei più piccoli Figli di Dio, insegnando loro non solo materie che aiutano a formare le menti, ma anche quei valori che arricchiscono lo spirito: l’umiltà, la perseveranza, l’amore per Dio e per il prossimo. Martina Grimaldi


A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LE CONFRATERNITE

La Cappella posta nella navata sinistra della Cattedrale di San Prisco

Il suffragio dei defunti La storia e le opere dell’Arciconfraternita del SS. Rosario fondata intorno 1490 a Nocera Inferiore che annovera tra i suoi membri il pittore Angelo Solimena

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e confraternite, sodalizi religiosi laici, hanno origini antichissime. Impulso rilevante ricevettero nel XIII secolo. Nei secoli successivi le confraternite, nonostante i tempi e lo spirito religioso subissero notevoli mutamenti, si costituirono un po’ dappertutto nelle varie regioni d’Italia. È cosi che nel pieno trionfo dell’Umanesimo, fra le altre, nasceva a Nocera Inferiore, intorno al 1490, la Confraternita del SS. Rosario. In quel periodo, i confratelli erano soliti riunirsi nell’antica chiesa di San Giovanni in Parco, da dove si trasferirono nella Cattedrale, nel 1565, in seguito ad un forte contrasto con i Padri di Montevergine, ai quali apparteneva la Chiesa di San Giovanni. Dal Regal Beneplacito di Ferdinando IV, nel 1766, alle Regole dell’Arciconfraternita del SS. Rosario della Cattedrale si legge che “i confratelli si uniscono e convengono nel solo e principale fine di servire ed onorare Iddio Signore, eserci-

Rinnovo cariche Le Confraternite di S. Maria del Carmine in Angri e quella del SS. Nome di Dio di Nocera Superiore hanno svolto le elezioni per il rinnovo delle cariche di Priore e del Consiglio di Amministrazione. Auguri ai priori eletti: Tortora Francesco e Bigi Emiliano.

tando caritatevolmente questi atti cristiani sotto gli auspici della gran Madre di Dio, nostra Signora Maria del SS. Rosario, e suffragare le anime dei confratelli e dei defunti benefattori con la celebrazione di Messe”. Le opere. Nel 1565 fu costruita la sagrestia della Congrega. Nel 1580 fu edificato l’Oratorio e la Terra Santa, adibita a luogo di sepoltura per i confratelli defunti. Notevoli lavori di ampliamento dell’Oratorio furono eseguiti nel 1714, con una suggestiva pavimentazione in ceramica vietrese, ancora ben conservata. Nel 1715 fu ampliata la Cappella, posta nella navata sinistra della Cattedrale, e fu costruito quello che ancora oggi è chiamato “Cappellone”. L’Oratorio si inserisce a livello di pianta, tra il Campanile e la Cappella del Rosario. Angelo Solimena. Tra i membri illustri dell’arciconfraternita è da annoverare An-

La nuova rubrica, curata dall’Ufficio diocesano per le Confraternite, ha lo scopo di aiutare i lettori a conoscere meglio l’antica realtà delle confraternite, molto diffuse su tutto il territorio diocesano, capirne la missione e le opere.

gelo Solimena. Con quest’ultimo la Confraternita del SS. Rosario ebbe un rapporto di committenza continuo, che gli rese bene, lungo tutta la sua lunga attività, ma soprattutto un rapporto d’amore. Infatti, Angelo e parte della sua famiglia furono tutti confratelli della nostra Arciconfraternita. D’altra parte, al di là dei preziosi dipinti presenti nella cattedrale, l’intesa fra l’Arciconfraternita e i Solimena è testimoniato dal fatto che essa commissionò di sicuro ad Angelo Solimena la cupola del Cappellone, splendidamente conservata nella Cattedrale. Il 18 febbraio 1716, all’età di ottantasette anni, il “magnifico” Angelo Solimena fu seppellito nella Cattedrale di Nocera, nella Terra Santa della sua Congrega. Dopo di lui, molti dei suoi parenti seguirono il suo esempio. Le loro ossa sono ancora oggi ben conservate, insieme a quelle degli altri confratelli e benefattori dell’epoca, senza identità, come era solito per quel periodo. Dottor Giovanni Contursi

L’APPUNTAMENTO Il percorso formativo Continua il percorso di formazione elaborato dall’Ufficio diocesano per le Confraternite. Il prossimo incontro è per 17 gennaio, presso la Congrega di Santa Caterina in Angri. Don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il Clero, affronterà il tema “Vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini”.

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LA COPERTINA a cura di Mariarosaria Petti

Siamo al secondo appuntamento con il nuovo contenitore: gli inviati di Insieme ci raccontano questo mese la vita delle comunità parrocchiali di Roccapiemonte

Un’infinita passione per l’esistente

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n appuntamento preso in tutta fretta in un’umida serata di novembre, un traffico infernale, un parcheggio introvabile. Finalmente arriviamo al cancello dell’ufficio parrocchiale: si intravede un giardino semplice ma ben curato che di giorno, soprattutto in autunno, deve essere proprio una piacevole visione. Il parroco ci accoglie con uno dei suoi sorrisi più calorosi. Siamo a S. Giovanni Battista, Chiesa madre di Roccapiemonte. Entriamo nello studio di p. Giuseppe Ferraioli, che dal 2011 è amministratore parrocchiale sia di questa realtà che della parrocchia di S. Maria del Ponte, distante dalla prima poco più di cinquecento metri. Un’eredità importante ricevuta da un santo sacerdote, don Pompeo La Barca. Ci accomodiamo davanti ad una scrivania piena di libri, carte, soprammobili. Il religioso ci racconta della fatica di tenere insieme due realtà di un piccolo Comune, guidando le due parrocchie come se fossero una sola. Preso dall’entusiasmo si interrompe e ci mostra un archivio, uno dei più antichi della nostra Diocesi. I primi documenti risalgono al 1500, quando la chiesa di S. Giovanni, sorta intorno all’anno 1000, era un monastero dipendente dall’Abbazia di Cava. Un documento datato 2 febbraio 1855 rappresenta la prima attestazione della processione dell’Immacolata, an-

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Il gruppo giovani con padre Giuseppe Ferraioli

A colloquio con padre Giuseppe Ferraioli, amministratore parrocchiale di San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte in Roccapiemonte

Don Pompeo La Barca, un fiore dalle radici forti

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l colore vivo di un fiore e il suo profumo dovrebbero sempre rimandare alla forza delle sue radici, che hanno sfidato il tempo e la loro fragilità per diventare salde. A Roccapiemonte una di queste è senza dubbio la memoria di don Pompeo La Barca, scomparso nel 2010. Fu il primo parroco della neo costituita parrocchia Santa Maria del Ponte, nel 1959 e dal 1990 fu guida anche della Chiesa madre, San Giovanni Battista. «Un uomo dalla schiena dritta, pastore zelante e umile, generoso e gioioso, eppure penitente e silenzioso», così mons. Illiano dipinse il sacerdote dalle origini cilentane nell’omelia per il suo funerale. Don Pompeo fu vicario episcopale per il clero ed ebbe tanti altri riconoscimenti (nel 2008 fu proclamato prelato d’onore di Sua Santità); ebbe una penna felice (autore di diverse pubblicazione, tra cui Il traghettatore, del 2010). Il tratto che lo contraddistinse fu però quell’animo mite, racchiuso in una sua stessa confidenza: «Voglio essere rimproverato dal Signore per essere stato troppo misericordioso, piuttosto che per aver detto troppi “no”». M. P.


Estate ragazzi

La comunità raccontata da un laico Intervista ad Alma Ciancone, giovane fedele di Roccapiemonte, per descrivere il volto delle due parrocchie cora oggi fortemente sentita da tutta la cittadina. Ma il legame alla parrocchia di origine non viene fuori solo nelle grandi occasioni. Padre Giuseppe ci spiega che questa comunità, anche se non incarna un percorso associativo, mostra un grande senso di appartenenza alla Chiesa radicata nel territorio. Il vescovo Giuseppe ha nominato da qualche mese don Rosario Ingenito come viceparroco, a sostegno delle comunità. Nel frattempo ci avviamo all’uscita e scambiamo le ultime parole seduti sulle scale che danno nel giardino. La premura del parroco si avverte nelle cose più piccole, anche mentre fa mangiare una gatta randagia e contemporaneamente ci parla ancora di sé. Una passione infinita per l’esistente trapela da queste mura, quella passione che mette al centro del cuore le periferie del mondo, vero volto del Cristo. Lavinia Bassano

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ue comunità diverse intersecate in un abbraccio vivo e fruttuoso: il volto dell’unione sinodale si delinea a man mano che una giovane donna, Alma Ciancone, dà voce ai suoi pensieri. Alma – impegnata nell’ambito della liturgia – afferma: «Tra i giovani non vi è appartenenza all’una o all’altra realtà: si scelgono le attività, non i locali». Il cammino è unico, come due facce della stessa medaglia: per favorire questa condizione, unica è la proposta pastorale. I canali per collaborare in parrocchia sono tanti, alcuni hanno una storia antica, come la Milizia dell’Immacolata e altri hanno una biografia più giovane. La Caritas anche qui svolge servizio di solidarietà e sostegno, appoggiata dai gruppi Donne Insieme e Segnali di Vita. «Donne Insieme sostiene opere di beneficenza anche con il contributo delle Istituzioni locali, mentre l’onlus Segnali di Vita, è promotrice di iniziative caritatevoli, patrocinando manifestazioni nazionali

come Bimbimbici – spiega Alma, che continua il suo discorso introducendo l’ambito dell’annuncio e della liturgia – per il primo, oltre ai corsi di preparazione ai sacramenti, sono attivi il dopo-Comunione e La Casa sulla Roccia, un cammino di formazione e sostegno per giovani sposi e famiglie; per il secondo opera il coro e il gruppo ministranti. Si segnala anche la presenza di un gruppo di giovani adulti, che presta servizio durante le processioni religiose e si dedica alla costruzione e decorazione dei baldacchini per l’esposizione dei Santi. Le due comunità non sono sole, ma sorrette dalla preghiera e dall’operato di due Istituti religiosi: le Suore Francescane Alcantarine, presenti da più di cento anni, e le Suore Figlie di Nostra Signora di Fatima, da quasi cinquant’anni sul territorio. Inoltre in estate la parrocchia non va in vacanza, infatti l’ANSPI “Giovanni Paolo II” coinvolge tutti i bambini con il progetto “Estate Ragazzi”. Donatella Salvati

Comunità di Pucciano e Pareti

L’opera di don Antonio Adinolfi

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sempre difficile raccontare la complessità della vita di una comunità ecclesiale, fatta di mille rivoli e frutto del lavoro di tanti parroci che negli anni l’arricchiscono portando il proprio prezioso e insostituibile tassello. Lo scorso mese la rubrica ha presentato le comunità S. Bartolomeo Apostolo e S. Giovanni Battista di Nocera Superiore. Nella cronistoria, in cui è stato ricordato l’operato di mons. Gaetano D’Acunzi e don Agostino Santoro, è doveroso inserire il prezioso operato di don Antonio Adinolfi, parroco delle due comunità per tredici anni, il primo ad operare nella direzione dell’unità delle due parrocchie.

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Da una fede professata ad una vissuta Lectio divina con il vescovo Giuseppe

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iovedì 24 ottobre, nella parrocchia di Santa Maria del Presepe, mons. Giuseppe Giudice ha dato inizio alla sua lectio divina, dopo aver ricordato il quarto anno di Adorazione Perpetua, sostando davanti al Santissimo Sacramento esposto sull’altare. Prendendo spunto dal passo del Vangelo di Luca, in cui Gesù viene accolto a Betania dalle La cappella dell’Adorazione Perpetua sorelle Marta e Maria, con due della parrocchia Santa Maria del Presepe atteggiamenti diversi, il Pastore ha riflettuto sul valore dell’accoglienza. Marta è intenta a servire Gesù, per cui si affanna e si agita, perché oberata dai molti servizi, invece Maria si ferma ad ascoltarlo, seduta ai suoi piedi. «Bisogna accogliere Gesù, come fecero Marta e Maria – ha affermato il Vescovo – l’accoglienza consiste sia nell’ascoltare che nel servire, perché i due modi si completano e trovano la centralità nell’Eucarestia». È stato un momento di forte intensità emotiva per la comunità, soprattutto quando il prelato si è posto la fatidica domanda: «Cosa deve fare una comunità: servire il Signore o metterlo al centro? Stare dinanzi a Gesù a pregare o dar da mangiare ai poveri?». Grande lectio quella del Vescovo, che andando dritto al cuore dei presenti, ha spiegato concretamente il valore dell’ascolto e del servizio, entrambi alla base del comportamento di ogni cristiano ed essenza vera dell’accoglienza. Essa ben si realizza nella comunità di Santa Maria del Presepe, che accoglie il Signore attraverso l’Adorazione Perpetua e la preghiera e Lo serve, impegnandosi attivamente nel centro del “Buon Samaritano”. Al termine della Lectio, don Ciro Galisi ha invocato la benedizione del Signore sugli adoratori e sul Buon Samaritano, splendide realtà della nostra Diocesi. Insieme al Vescovo, con grande partecipazione e condivisione, l’assemblea ha recitato la preghiera da lui scritta “A Maria, Donna accogliente”. Maria Bonfiglio

La Corale Priscana ad Assisi

San Prisco Nocera Inferiore

Il successo della “Corale Priscana” Prestigiosi appuntamenti e originali iniziative per il gruppo polifonico di San Prisco

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ue importanti tappe nella carriera della “Corale Priscana”, il gruppo polifonico diretto dal maestro Liana Balzano la cui nascita fu voluta, undici anni fa, da mons. Domenico Cinque. Domenica 27 ottobre scorso, in primis, il gruppo ha animato una funzione religiosa nella Basilica superiore di Assisi: un riconoscimento che premia il lungo impegno professionale della formazione, che in passato si è già esibita per l’Esercito Italiano, per l’Arma dei Carabinieri e ha avuto un passaggio su Rete4. Domenica 24 novembre, invece, si è potuto assistere ad un successo organizzativo del gruppo, che unitamente a mons. Cinque ha organizzato la nona edizione di una rassegna di corali polifoniche il cui spirito è celebrare con solenne gioia la dedicazione della Cattedrale di San Prisco. Per la cronaca, insieme alla “Corale Polifonica Priscana”, decisamente applaudita e non solo perché gruppo di casa, si sono esibiti la Corale Polifonica “Daltrocanto” di Salerno, diretta da Patrizia Bruno; la Corale “San Martino” di Lancusi, diretta da Loredana Polimèni; la salernitana “Laeti cantores” diretta da Roberto Maggio; la sarnese “Sancta Mater Dei” diretta da Roberto Sedia, autore anche delle musiche del nuovo Inno a San Prisco scritto su testo di mons. Cinque. Gigi Di Mauro


San Teodoro Sarno

I bambini, l’anima della parrocchia San Teodoro di Sarno L’attenzione ai più piccoli per coltivare la formazione cristiana

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Foto Salvatore Mancuso

ormai passato più di un mese dall’inizio del catechismo per i bambini della parrocchia San Teodoro Martire di Sarno. I ragazzi, divisi in classi (seconda, terza e quarta), si mostrano sempre più interessati ed entusiasmati per le attività svolte. Non solo nell’ascolto della Parola di Dio, sono anche e soprattutto coinvolti in espressioni grafico-pittoriche, come le rappresentazioni delle principali preghiere di un “buon cristiano”, dei sacramenti e dei dieci comandamenti. A ciò, sotto l’esemplare guida delle catechiste e dei catechisti ottimamente preparati, si aggiungono la “ginnastica eucaristica”, l’insegnamento alla partecipazione alla Santa Messa mediante la comprensione del linguaggio e dei segni, nonché la lettura e la meditazione del Vangelo della domenica. Ed ogni settimana, con un sempre rinnovato entusiasmo, i piccoli si ritrovano per prepararsi degnamente alla vita da cristiano. I bambini della classe seconda hanno appuntamento presso le sale parrocchiali del catechismo il sabato pomeriggio, dalle ore 17.00 alle ore 18.30, mentre quelli di terza e quarta la domenica mattina, dalle ore 9.45 alle ore 11.00. Tutti insieme, poi, si trasferiscono in Chiesa per prendere parte alla celebrazione eucaristica delle ore 11.00, animata da un coro di ragazzi che si incontra ogni sabato pomeriggio, alle 17.00, per la catechesi e le prove dei canti. Michele Lanzetta

Don Vincenzo Buono durante una consueta celebrazione eucaristica con i bambini

Il gruppo dei pellegrini con don Domenico Cinque e don Michele Fusco

San Giovanni Battista Striano

La comunità in pellegrinaggio Sulle orme di San Prisco per ricevere e custodire la nuova reliquia

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abato 9 novembre, la nostra comunità parrocchiale si è ritirata presso la Cattedrale di Nocera per onorare il Santo Patrono della Diocesi. Una grande occasione per chiudere l’Anno della Fede, all’insegna della solidarietà e del perdono. I pellegrini, partiti dal Parco Verde di Striano intorno alle ore 16.00, capitanati dal grande don Michele Fusco, parroco di Striano, sono arrivati al Vescovado alle 16.30. Accolti dal rettore della Cattedrale, mons. Domenico Cinque, il gruppo ha visitato la cattedrale barocca, ascoltando la storia di San Prisco e della sua Diocesi. In seguito, i due sacerdoti si sono resi disponibili per il sacramento della riconciliazione. Presenti circa 60 fedeli strianesi e una rappresentanza di tutti i gruppi parrocchiali. Alle ore 18.00 ha avuto inizio la celebrazione eucaristica, con la grande performance del nuovo coro parrocchiale severiniano (già Cantate Domino Canticum Novum) diretto dal maestro Felice Marciano. A servire la Santa Messa il gruppo parrocchiale dei ministranti, guidato da Raffaele Pappacena, rinfoltito da tante adesioni per il nuovo anno pastorale. A conclusione, la supplica a San Prisco e la consegna fraterna della reliquia del protettore al parroco, don Michele Fusco. La reliquia, già donata nel maggio 2011 alla nostra parrocchia in occasione dell’Anno Giubilare diocesano, era stata trafugata a Natale dello stesso anno. Il pellegrinaggio si è concluso con il bacio della nuova reliquia di San Prisco, che la comunità strianese custodirà con molta attenzione e venerazione. Insomma, è stato un vero e proprio pomeriggio dedicato alla solidarietà e al perdono – sulle orme di Prisco – a conclusione di quest’anno particolare indetto dal Papa Benedetto XVI. Raffaele Massa


Carmela Tortora, vicepresidente settore giovani A.C. e don Antonio Guarracino, parroco di Gesù Risorto

Gesù Risorto Pagani

Passaggio di testimone in Azione Cattolica La parrocchia rinnova le cariche associative nello stile della corresponsabilità

“C Sesta edizione de “Le Piccole voci d’oro”: i piccoli cantanti vi terranno compagnia con canzoni degli anni ‘60 e ‘70

Regina Pacis Angri

Tutti insieme per la “Festa del Ciao” Riprende il cammino dell’AC con la tradizionale festa associativa

A

nche quest’anno l’Azione Cattolica inizia il suo cammino associativo con la “Festa del Ciao”. È stato un inizio un po’ speciale poiché abbiamo ufficialmente accolto in AC don Antonio Cuomo, che da settembre guida la nostra comunità parrocchiale. In una chiesa ornata da palloncini blu e gialli e un’atmosfera rallegrata da sorrisi ed entusiasmo, abbiamo cominciato il nostro anno affidandoci al Signore e a Maria Regina della Pace. Dopo la S. Messa ci siamo ritrovati tutti nel campetto adiacente l’oratorio, e sulle note dell’inno Non c’è gioco senza Te è iniziata la nostra festa, allietata da un ricco buffet preparato dalle mamme dei ragazzi, sempre sostenitrici di ogni nostra iniziativa. In questo clima di gioia sono stati presentati gli educatori che quest’anno hanno rinnovato il loro “sì” per accompagnare i ragazzi nel cammino di fede e coloro che per la prima volta hanno dato la loro disponibilità, pronti a crescere insieme ai piccoli e giovani loro affidati. Con la carica e la passione che da sempre contraddistinguono gli aderenti all’Azione Cattolica auguriamo a tutti un buon anno associativo ricco di nuove esperienze e nuovi incontri in Cristo. Antonella Salvati

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orresponsabili della gioia di vivere: in famiglia, in parrocchia, in città”: è stato questo il tema dell’Assemblea parrocchiale dell’Azione Cattolica “Tommaso Maria Fusco”, svoltasi dal 14 al 28 novembre scorso. Due settimane nelle quali gli associati di Gesù Risorto si sono interrogati sul loro modo di essere parte attiva dell’Azione Cattolica. A partire dalle proprie famiglie, primi centri di associazione, alla partecipazione non passiva alla vita della città, passando per l’impegno in parrocchia, famiglia delle famiglie, e al rapporto con gli altri gruppi. Un tema introdotto nell’incontro del 14 novembre dalla vicepresidente del settore giovani dell’AC diocesana, Carmela Tortora, che ha portato la propria testimonianza, colpendo soprattutto i più giovani. Un’assemblea che si è conclusa con le votazioni per il rinnovo delle cariche, essendo scaduti i canonici tre anni. Così, dal 28 novembre, l’Azione Cattolica parrocchiale ha un nuovo consiglio, il quale, in questi giorni, sceglierà il nuovo presidente e il nuovo consiglio di vicepresidenza. Figure che non lavoreranno da sole per i prossimi tre anni, anzi. Perché in AC si è corresponsabili, quindi “responsabili insieme”. Danilo Sorrentino

I partecipanti alla “Festa del Ciao” con il parroco, don Antonio Cuomo


Mons. Giovanni Iaquinandi durante l’omelia per la Santa Messa per i “Figli in Cielo”

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

Fede e dolore per i “Figli in Cielo” Celebrata quest’anno all’Abbazia, la Santa Messa in memoria dei figli scomparsi prematuramente

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gesti episcopali di mons. Giudice sono spesso rivolti a quei bambini, ragazzi e giovani che a causa di malattie incurabili o di tragiche fatalità «ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace» (dall’omelia della celebrazione eucaristica del 2011). Inoltre, dallo scorso anno, presso la Curia vescovile di Nocera-Sarno, è nata l’associazione “Figli in cielo” quale spazio di ascolto, condivisione e preghiera dei genitori che vivono il lutto profondo della perdita di un figlio. Quest’anno, l’assistenza spirituale alle famiglie è stata affidata a don Massimo Staiano, parroco dell’Abbazia. Così, sabato 16 novembre alle 19.30, il vescovo Giuseppe Giudice ha programmato di svolgere all’Abbazia di Sant’Egidio del Monte Albino l’annuale Messa in memoria dei “Figli in Cielo”, celebrata dal vicario generale della Diocesi, mons. Giovanni Iaquinandi. Alle famiglie il vicario generale ha voluto portare la vicinanza

della Chiesa, affinché possano sentirsi accompagnati e sostenuti in questi momenti di sofferenza e di dolore. In particolare, durante l’omelia, mons. Iaquinandi ha esortato tutti a non «chiudersi nel dolore prigioniero dell’egoismo» – ma di uscire – «a testa alta» dall’esperienza tragica della morte per vivere, nell’esempio di Cristo e della madre Maria, come uomini di speranza. Tali parole evocano altri momenti e luoghi in cui nella nostra Diocesi, dallo scorso mese di novembre, convivono fede e dolore per i “Figli in cielo”. Infatti, nel “Santuario della Famiglia” di Angri, dedicato ai Beati Luigi e Zelia Martin, ogni secondo giovedì del mese, durante la messa serale, si commemorano gli “angioletti in cielo” come Zelia usava nominare i suoi quattro figli morti in tenera età. Con la fede è possibile purificare ogni dolore perché il Signore «è vicino a chi ha il cuore ferito» (Salmo 133). Maria Ermelinda Di Lieto


San Francesco di Paola e Santa Maria delle Grazie Pagani

Alcune immagini dell’insediamento di don Raffaele Corrado

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”

“N

on voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e partiate frutto e il vostro frutto rimanga (Gv 15, 16). Grazie Signore per avermi scelto a collaborare al tuo progetto di salvezza nella chiesa di Nocera Inferiore - Sarno affidando alla mia cura pastorale San Francesco di Paola e Santa Maria delle Grazie in Pagani”: è così che sulla sua pagina facebook, don Raffaele Corrado ha invitato tutti ad unirsi alla preghiera per il suo insediamento, lo scorso 15 novembre. Dopo aver vissuto il suo ministero a Sarno, presso la parrocchia S. Alfonso, è arrivata la nomina di mons. Giudice. Tra i fedeli felicità e incredulità, dopo aver assistito all’avvicendamento di diversi sacerdoti. I più giova-

ni hanno dichiarato: «Siamo entusiasti, abbiamo accolto don Raffaele come Pastore e già vediamo nel suo operato uno stampo innovativo». Il decreto di nomina è stato letto presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie, dove è avvenuta la consegna delle chiavi del Tabernacolo e la benedizione del parroco. Quindi, in processione si è giunti alla Chiesa di San Francesco di Paola, dove la celebrazione è continuata con il rito della presa di possesso delle due parrocchie. Tanti i fedeli giunti da Sarno per circondare d’affetto il sacerdote classe 1975, che a conclusione della celebrazione è stato festeggiato dalle sue nuove due comunità. Carmine Giordano

Foto Alf. Guerriero

Insediamento di don Raffaele Corrado, lo scorso 15 novembre, a Pagani



IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale

Don Rosario Villani (Maria Immacolata, Nocera Inf.) ha festeggiato 63 anni, il primo dicembre; mons. Alfonso Raiola (Angri) ha compiuto 94 anni, il 12 dicembre; don Michele Fusco (San Giovanni Battista, Striano) compie 65 anni, il 18 dicembre. La vostra vita sia sempre animata dalla gioia della fede. Auguri!

Don Domenico D’Ambrosi (S. Maria delle Grazie, Angri) e don Vincenzo Di Nardi (Santa Maria del Carmine, Pagani) hanno festeggiato il 7 dicembre; p. Aldo D’Andria (S. Antonio di Padova, Poggiomarino) ha festeggiato l’8 dicembre; don Giovanni Orlando celebra l’anniversario di sacerdozio, il 17 dicembre; don Enrico Ascolese (S. Giovanni Battista, Striano) festeggia il 27 dicembre e don Gerardo Del Pezzo (Angri) il 30 dicembre. I vostri ministeri siano lampada per i passi delle comunità affidatevi. Auguri!

Auguri di buon onomastico Don Aniello Mario Carillo (S. Matteo Apostolo, Sarno) il 14 dicembre; don Natale Gentile (Maria SS.ma Addolorata, S. Potito di Roccapiemonte) il 25 dicembre. A voi, gli auguri più cari della redazione!

Un augurio speciale a: Gilda Ascolese e Giuseppe Loto (Poggiomarino) hanno festeggiato le nozze d’oro il 26 ottobre scorso. Un anniversario importante che coincide con un’altra significativa ricorrenza, 50 anni di lavoro insieme nella gestione della loro salumeria. Auguri!

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti:

Buon anniversario di ordinazione diaconale Il 26 dicembre, don Ivan Cerino festeggia 10 anni di ordinazione diaconale; don Salvatore Di Prisco, don Franco Ferraioli, don Gerardo Guastaferro, don Luigi Loreto festeggiano 15 anni di ordinazione diaconale; don Vincenzo Vergati, 21 anni di ordinazione diaconale. A ciascuno giunga il ricordo nella preghiera e la vicinanza della redazione di Insieme. Auguri!

Redazione in festa «Col potere di trasformare il pane e il vino donagli anche quello di trasformare i cuori». (Santa Teresa di Gesù Bambino) La redazione di Insieme formula i migliori auguri al direttore editoriale, don Silvio Longobardi (neo parroco delle comunità di S. Maria del Carmine e SS.ma Annunziata in Angri) per aver compiuto 53 anni, il 3 dicembre, e a Nunzio Desiderio, membro dell’Amministrazione dell’Editrice Insieme, che ha festeggiato il compleanno il 28 novembre. Auguri!

Maria Bonfiglio ha festeggiato il compleanno il 6 dicembre; Martina Grimaldi, collaboratrice di redazione, ha compiuto 20 anni, il 9 dicembre; Carmine Giordano, responsabile del Servizio Informatico Diocesano, spegne Don Silvio 32 candeline, il 22 dicembre; Fernando Faiella (S. GioLongobardi vanni Battista, Nocera Superiore) festeggia 32 anni, il 28 dicembre e lo stesso giorno Giovanna Pauciulo, responsabile dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale degli adulti e delle famiglie, compie gli anni. A voi, che intingete la penna alla sorgente della fede, possa essere lieto il servizio a favore della comunicazione e dell’informazione. Maria Bonfiglio Martina Grimaldi Carmine Giordano

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Fernando Faiella


Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

IN PARROCCHIA

A CURA DELLE COMUNITÀ PARROCCHIALI SANTA MARIA DEL CARMINE E SS. ANNUNZIATA

ANGRI

I numeri della carità

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Le attività dei gruppi Caritas delle comunità Santa Maria del Carmine e SS. Annunziata e dei Volontari della misericordia

siste un’Italia silenziosa che si lascia ferire dal dolore dell’altro, persone che non sono capaci di voltare la faccia dall’altra parte, comunità che scendono in campo per mettersi in gioco. Giovanni Selvino si occupa della Caritas della parrocchia Santa Maria del Carmine, un’eredità ricevuta dalla moglie scomparsa improvvisamente nel dicembre del 2009. Per uno strano presentimento, poco prima di essere colpita dal malore, Rosa confida ad un’amica: «se mi dovesse accadere qualcosa, dite a mio marito di prendersi cura del gruppo Caritas». Rosetta Mosca insegnava al Liceo Scientifico di Angri e conosceva le difficoltà di tante famiglie, per questo aveva fondato negli anni ’90 il gruppo Caritas. Oggi sono 260 le famiglie seguite, distribuite su tutto il territorio cittadino, 15 i volontari che si impegnano gratuitamente e con passione. «Scaricano il camion, sistemano le derrate, fanno l’inventario», racconta Giovanni. Il martedì e il giovedì pomeriggio accolgono le famiglie che vengono a ritirare il pacco. Lo scorso mese hanno iniziato anche un percorso di formazione guidati dagli Orientamenti consegnati dal vescovo Giuseppe alla Chiesa diocesana. La Caritas parrocchiale è legata a quella cittadina: è qui che le famiglie vengono ascoltate e poi registrate in base al nucleo familiare e alla dichiarazione dei redditi. Variegata è la composizione delle famiglie: non solo straniere, ma anche famiglie italiane. Vi sono anche “30 singoli”: «si tratta di genitori che sostengono i figli sposati che non hanno lavoro e che, per pudore non si iscrivono alla Caritas». In questi casi, al pacco

base se ne sostituisce uno più sostanzioso. A questo servizio, si aggiunge quello della distribuzione degli abiti avviato tre anni fa dalla comunità dell’Annunziata e coordinato da Anna Marino. Il lunedì e il martedì arrivano gli abiti, non tutti in buone condizioni. 9 volontari li sistemano e qualche volta li lavano. Ogni due settimane, il martedì pomeriggio, dalle 16 alle 18, le porte del centro Caritas di via Messina si aprono per accogliere chi ha bisogno. «Facciamo entrare 5 persone alla volta che scelgono gli indumenti da prendere». In media, sono 20 - 25 le persone servite per ogni distribuzione. Anche questo servizio, rivolto a tutto il territorio di Angri, è collegato alla Caritas cittadina che redige l’elenco dei beneficiari. «Se arriva qualcuno che non è registrato - racconta Anna - gli diamo quello di cui ha bisogno e poi gli chiediamo di andare ad iscriversi. C’è stato un periodo in cui distribuivamo anche materassi, reti, mobili. Ma l’apertura di negozi che vendono mobili usati ha reso più difficile reperire questi oggetti». I volontari tentano comunque di andare incontro alle necessità: «C’era una famiglia che aveva bisogno del frigorifero, la mia vicina ne aveva uno nel garage e glielo abbiamo fatto avere». Poi si è presentato un papà: «non sono iscritto - ha detto - ma mia moglie ha partorito». Subito è arrivata la culletta e il materassino. Piccoli rivoli che insieme costruiscono il grande fiume della carità. Antonietta Abete

I VOLONTARI DELLA MISERICORDIA

C

ompletano il quadro I volontari della misericordia, uno dei tanti servizi ministeriali svolto da chi vive il proprio cammino di fede nel Rinnovamento dello Spirito che è arrivato nella parrocchia della SS. Annunziata nel 1990. 8 persone fanno visita agli ammalati, portando una goccia di rugiada alla loro solitudine. «Abbiamo iniziato con l’elenco del parroco, quello dato ai ministri straordinari dell’Eucaristia. Ma il nostro

è un servizio diverso», racconta Felicia D’Ambrosio. Infatti i volontari, coordinati da un anno da Antonietta Giordano, fanno visita anche a chi è lontano da Dio. Dopo poco tempo l’arrivo del movimento in parrocchia, hanno conosciuto un’ammalata di via Ardinghi, una donna sola e lontana dalla fede. Hanno continuato pazientemente a farle visita. Con gli anni la signora si è addolcita e ha deciso di ospitare nella sua casa un cena-

colo di preghiera (un gruppo di persone che si riuniva per pregare, nda). «Prima della morte - racconta Felicia D’Ambrosio - la signora ha chiesto di confessarsi e di ricevere l’Eucaristia: desiderava morire in grazia di Dio». Era parroco don Bellino Di Lieto, scomparso poi nel 2010. Con la sua conversione i cenacoli di preghiera si sono diffusi in tutta la strada. Quella sofferenza offerta è divenuto seme per l’evangelizzazione.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Un momento del campo

Campo scuola con “Hook Capitan Uncino” I ragazzi dell’oratorio poggiomarinese a Battipaglia

L’

atmosfera è cupa, poche sono le luci ad illuminare la stanza e poche le immagini nitide che possono scorgersi. Sull’uscio il profumo del mare è ancora chiaro ma dopo qualche passo sparisce per lasciare il posto al “puzzo” di una taverna dove il rum è l’unica cosa che si può ottenere dall’uomo con una strana divisa, scura e sporca, dietro al bancone. No, non è l’inizio di un romanzo bensì solo il “via” del gioco che ha aperto il campo dei giovani dell’Oratorio San Gaspare Bertoni di Poggiomarino in quel di Battipaglia. L’oratorio parte dal gioco per avvicinare i ragazzi al gruppo e parte dal gruppo per arricchire ogni suo membro, è proprio questo il riassunto di quanto accaduto per il nostro oratorio e il nostro gruppo. Sullo sfondo di “Hook, capitan uncino” sono seguiti momenti di riflessione dove ognuno è riuscito a regalare un pezzetto di sé all’altro, il tema sviluppato e ampliato

alla luce di Cristo ci ha regalato notti insonni e giorni pieni di lavoro e riflessione, mai è venuta meno la responsabilità di ragazzi ed educatori rispetto alla giornata che iniziava con le Lodi, continuava con le attività di gruppo, fino all’organizzazione di pranzo e cena e poi giochi, canti, chitarre strimpellate, urla di gioia e lacrime, risate, ci hanno ricordato che è bello stare insieme, soprattutto se Dio è in mezzo a noi, perché solo così si può sentire come presenza viva e attiva alla crescita dei ragazzi e dei responsabili. E quando il momento migliore sembra giunto, quando chi ti è accanto è tuo fratello o sorella, quando senti che davvero è come se lo conoscessi da una vita, è anche il momento di ripartire e tornare indietro, consci però di quanto vissuto e del fatto che si ha qualcosa in più nella valigia da portare a casa, qualcosa che non si vede ma che oramai si ha dentro. Fulvio Vastola e Luigi Amoroso

“Laudate Dominum”

«Mio fratello é stato ucciso per colpe non sue»

La corale “Laudate Dominum” di Poggiomarino è stata fortemente voluta dal Maestro Claudio Boccia come opportunità di aggregazione sui temi della musica e della Fede. «Lo scopo - spiega il fondatore - è di esprimere con il canto corale le meraviglie del Signore». I componenti variano dai 30 ai 35 elementi ed in alcuni casi la corale è supportata anche da altre formazioni musicali. Quest’anno gli appuntamenti sono per il 25 dicembre a Poggiomarino nella parrocchia di San Antonio, poi il 27 a Striano all’interno della manifestazione “Striano canta il Natale con vari cori”.

Presidio di “Libera” in memoria di Nicola Nappo

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unedì 28 ottobre è stato inaugurato a Scafati il primo presidio di “Libera” in provincia di Salerno intitolato a Nicola Nappo, vittima innocente della criminalità. Alla cerimonia sono intervenuti diversi referenti di “Libera”, tra cui don Tonino Palmese che ha celebrato la Santa Messa (che ha preceduto la cerimonia di inaugurazione, presso la parrocchia di San Pietro Apostolo) insieme a padre Aldo D’Andria, parroco di Poggiomarino. C’erano anche i sindaci di Scafati e Poggiomarino, Pasquale Aliberti e Leo Annunziata, a dimostrazione che le comunità di entrambi i paesi concorrono verso

un unico obiettivo: combattere la camorra e fare memoria. Commoventi le parole di Giulia, sorella di Nicola: «Mio fratello é stato ucciso per colpe non sue, per errori che Nicola Nappo non aveva commesso. Mio fratello non era al posto sbagliato. Nicola era al posto giusto ed a cercare la persona sbagliata erano i camorristi che lo hanno ucciso. Lui é morto senza colpe».


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

I partecipanti Il saluto di don Gaetano Ferraioli ad apertura dell’assemblea parrocchiale

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L’Azione Cattolica parrocchiale in assemblea L’associazione rinnova le sue cariche a tutti i livelli (nazionale, diocesano e parrocchiale) e traccia la rotta per il prossimo triennio

gni tre anni l’Azione Cattolica Italiana rinnova i suoi organi collegiali a tutti i livelli: nazionale, diocesano e parrocchiale. Ogni membro di questa associazione è chiamato ad esprimere la propria volontà, ed il luogo dove può farlo è appunto l’assemblea. Essa è l’insieme di tutti gli aderenti ed è l’espressione della democrazia dell’associazione. Anche la nostra associazione parrocchiale si è riunita in assemblea, in questo

mese di novembre. Dopo un momento di preghiera e il saluto del nostro parroco e assistente, don Gaetano Ferraioli, sono stati presentati dai responsabili dei tre settori – giovanissimi, giovani-adulti e adulti – tre dei sette punti di riflessione proposti dall’assemblea nazionale. Gli obiettivi sono il confronto dei vari gruppi sui temi segnalati e l’individuazione dei nodi e delle buone prassi associative. I tre punti su cui siamo stati chiamati a riflettere sono: vita associati-

Lucio Annunziata, ospite in parrocchia

I piccoli partecipanti all’assemblea dell’A.C.R.

va, bene comune e vita politica, interiorità e spiritualità. Temi molto importanti su cui programmare il futuro non solo della nostra parrocchia ma anche quello della nostra Diocesi. Iniziano, infatti, ad avvertirsi i segni di una crisi di valori, che porta i giovani ad allontanarsi dalla vita ecclesiale e soprattutto da quella dell’Azione Cattolica. L’assemblea si è conclusa con le candidature degli aspiranti membri del consiglio parrocchiale. Maria Teresa Longobardi

L’attività proposta ai ragazzi per comprendere l’acronimo A.C.R.

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omenica 10 novembre nella nostra parrocchia c’è stata l’assemblea dall’Azione Cattolica Ragazzi, una sosta per riflettere sul significato della vita parrocchiale. È un’occasione importante che non capita molto spesso. Con noi, i nostri educatori e don Gaetano c’era Lucio, giovane educatore della parrocchia Maria SS. delle Tre Corone di Sarno. Lucio ci ha spiegato che la Chiesa siamo tutti noi: ha il volto di tutti, il corpo di tutti, è identica a me come è identica a un mio amico e come a tutti. Dopo ci ha

chiesto perché ci piace l’ A.C.R.: qualcuno ha detto che viene per giocare, altri per conoscere Gesù. Abbiamo però capito il vero significato di Azione Cattolica Ragazzi. Azione significa gruppo, cattolica perché è della Chiesa, ragazzi poiché è fatta dai ragazzi e per i ragazzi. Alla fine ognuno di noi ha scritto il proprio nome su una casa costruita dalle nostre bravissime educatrici. Ringraziamo la parrocchia e l’Azione Cattolica per questa fantastica opportunità, importante per renderci partecipi fin da piccoli. Giulia e Fiore Gabriele Giordano

È tempo di assemblea anche per i ragazzi Un ospite speciale: Lucio Annunziata, educatore di Sarno, per raccontare ai più piccoli il significato dell’acronimo A.C.R.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Adorazione eucaristica a conclusione dell’Anno della Fede

Il mandato ai ministranti durante la celebrazione eucaristica a conclusione dell’Anno della Fede

Celebrazione eucaristica a conclusione dell’Anno della Fede

“Signore, accresci la mia fede”

«L

a fede è quella cosa con la quale o senza la quale tutto resta tale e quale...»: parafrasando così la battuta di un allievo svogliato, riferita allo studio della filosofia, p. Giovanni Matera, predicatore domenicano, ha cominciato la sua catechesi sulla fede. Tenutosi lo scorso 21 novembre, l’incontro è stato uno degli appuntamenti che ha scandito gli ultimi giorni di quest’anno speciale per la nostra comunità. Una catechesi coinvolgente ed appassionata, che ha saputo tenere alta l’attenzione, l’ascolto e ha coronato bene il cammino della nostra parrocchia di questi mesi. Cos’è la fede? E in che modo influisce sulla mia vita, sulle mie scelte, sul mio modo di pensare ed affrontare la quotidianità, sulle gioie e i dolori che in ogni cammino, personale e comunitario, sono sempre pane quotidiano? Cosa significa per me avere fede? E in che modo do testimonianza della mia fede? Io ho davvero fede? Ci siamo interrogati in quest’anno di grazia, durante il quale molto è stato seminato, con tanto lavoro e fatica ma di cui intravediamo già il raccolto abbondante. La fede ha il volto di Cristo. La nostra fede non può essere «una cosa con o senza la quale tutto resta tale e quale». Essa ci invita a cambiare il nostro modo di pensare, agire, rapportarci agli altri e a noi stessi. La nostra fede non è tuttavia una filosofia, uno stile di vita e di pensiero: ha il volto, il tempo e il luogo preciso di un incontro speciale che ha cambiato

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L’Anno della Fede è giunto al termine, la comunità ha vissuto importanti appuntamenti per concludere in pienezza lo speciale tempo di grazia la nostra vita, l’incontro con Gesù Cristo! Il bisogno di divulgare questa notizia è stato il motore propulsore di tante iniziative che hanno reso ancor più speciale quest’anno per la nostra comunità: la missione parrocchiale, che per 7 mesi ha coinvolto tutte le famiglie della nostra parrocchia e tutti i gruppi che la rendono comunità viva e giovane; il pellegrinaggio a Roma sul percorso della fede, attraverso quattro Basiliche romane per culminare sulla tomba dell’Apostolo Pietro; il campo scuola unitario, coinvolgendo generazioni diverse che condividono però un cammino comune. Sono solo alcuni dei momenti più incisivi grazie ai quali abbiamo voluto vivere quest’anno speciale. A conclusione, un’ulteriore settimana ricca di grazia: martedì 19 novembre, partecipando alla celebrazione conclusiva dell’Anno della Fede, presieduta dal nostro vescovo Giuseppe nella Basilica Cattedrale; giovedì 21 con la catechesi sul significato più autentico della fede di p. Giovanni Matera, predicatore della Provincia domenicana di S. Tommaso d’Aquino (Italia meridionale); venerdì 22 al teatro Diana assistendo allo spettacolo Frammenti di luce; sabato 23 con l’Adorazione Eucaristica e il Rosario meditato e domenica 24 con la celebrazione eucaristica, al termine della quale abbiamo pregato per l’ultima volta quell’Atto di Fede, consegnato ora alla nostra preghiera personale, che ci ha accompagnati in questi mesi ad ogni celebrazione, ripetendo ancora insieme: «Signore, accresci la mia fede!». Fabio Senatore


COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE MARIA ANGELA BISOGNO

L’invocazione dello Spirito Santo in apertura della serata di fraternità

La catechesi di p. Giovanni Matera, durante la settimana conclusiva dell’Anno della Fede

XV assemblea parrocchiale di Azione Cattolica Si dischiude il nuovo triennio per l’associazione, la comunità parrocchiale risponde al cammino di crescita dell’A.C.

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iorni intensi per la nostra Azione Cattolica parrocchiale, è tempo dell’assemblea e dell’elezione del nuovo consiglio parrocchiale. L’invocazione dello Spirito Santo ha dato avvio a questi giorni assembleari, in apertura della “serata di fraternità”, venerdì 8 novembre. Anche intorno ad una pizza, la bellezza dello scambio intergenerazionale forma e unisce maggiormente tutti i membri dell’associazione. Mercoledì 13 novembre, dopo aver pregato davanti alla Santissima Eucarestia e aver ricevuto la benedizione eucaristica, l’assemblea parrocchiale riunita ha fatto verifica del triennio trascorso e ha progettato insieme il prossimo triennio. Dal triennio passato abbiamo potuto osservare un aumento generale dei membri in tutti i gruppi, uno sviluppo dell’unitarietà associativa tra le diverse generazioni e abbiamo constatato quanto siano edificanti i campi scuola unitari. Uno sguardo al futuro. I propositi per il triennio che verrà sono stati nume-

rosi: curare con più attenzione la collaborazione fra le realtà associative e diocesane, favorire una maggiore partecipazione di tutti agli eventi organizzati dai vari gruppi, aumentare le attività di autofinanziamento per agevolare il tesseramento dei nuclei familiari, maturare un maggiore coinvolgimento degli adulti nell’impegno sociale, favorire la programmazione di più itinerari di formazione per i responsabili. Infine, domenica 17 novembre, si sono tenute le votazioni per l’elezione dei dodici consiglieri: un momento di vera democrazia, gratuita e disinteressata, dettata dallo spirito del servizio. Momento di vera comunione, verifica e programmazione. Il consiglio neoeletto ha poi designato il nuovo presidente, Caterina Mansi, e la presidenza: vicepresidenti dei settori adulti e giovani e il responsabile A.C.R.. Abbiamo vissuto una settimana davvero intensa in cui abbiamo sperimentato ancora una volta quella comunione ecclesiale che ha sempre contraddistinto l’Azione Cattolica. Antonio Padovano Sorrentino

GLI APPUNTAMENTI Dal 13 al 15 dicembre la comunità parrocchiale attende tutti al Christmas Village: dalle ore 18:00 la facciata barocca della Chiesa Maria SS. di Costantinopoli farà da cornice ai suggestivi mercatini di Natale, allietati dai cori natalizi dei bambini. Il 28 e il 29 dicembre, il borgo seicentesco di Uscioli, a Pecorari, accoglierà la rappresentazione del Presepe vivente, dalle ore 18:00 alle 23:00. Domenica 29, sarà presentata la cavalcata dei Magi.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Una pinacoteca per la parrocchia Tre Corone di Sarno A Sarno uno spazio dove custodire la bellezza dell’arte e renderla fruibile al pubblico

«N

ella creazione artistica l’uomo si rivela più che mai immagine di Dio e realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda materia della propria umanità e poi anche esercitando un dominio creativo sull’universo che lo circonda» (Lettera agli artisti, Giovanni Paolo II). È sulla scia di questa profonda convinzione che don Antonio Mancuso, parroco della chiesa di Maria SS. delle Tre Corone di Sarno, ha organizzato, negli ultimi anni, in occasione della festa patronale dell’Assunta, rassegne d’arte sul tema della “bellezza di Maria”. Scopo delle iniziative è la valorizzazione dei talenti artistici, soprattutto giovanili, ma anche la nascita di una pinacoteca parrocchiale. Infatti nel corso degli anni (la rassegna è giunta quest’anno alla sesta edizione) molti artisti hanno donato le loro opere a favore di questo progetto. Cuore dell’evento il confronto sano, senza alcuna competizione, tra artisti diversi per genere, età ed esperienza, tutti accomunati dalla devozione alla Madonna. Un evento che ha aiutato tantissimi artisti giovani a farsi conoscere, ma ha fornito anche ad artisti affermati l’opportunità di proporre

Un’opera della pinacoteca parrocchiale le loro opere. Ed attraverso di esse, quelle donate e quelle semplicemente esposte, abbiamo conosciuto i loro volti e le loro storie, perché «le opere d’arte parlano dei loro autori, introducono alla conoscenza del loro intimo e rivelano l’originale contributo da essi offerto alla storia della cultura» (Lettera agli artisti, Giovanni Paolo II). Ogni artista, con la sua opera, contribuisce alla creazione del bello, sorgente da cui siamo stati generati con amore. L’artista è un creativo e la sua arte, come la sua irripetibile storia, lo fa simile a Dio. Quest’anno, in occasione della sesta rassegna d’arte che si è tenuta dal 10 al 17 agosto presso la bellissima location della chiesa dell’Immacolata Concezione – a coronamento di tali iniziative – è stata inaugurata la pinacoteca parrocchiale, con sede a Sarno, in via Mazzini, nei locali donati alla parrocchia delle Tre Corone. La pinacoteca parrocchiale è il luogo in cui sono conservate le opere d’arte donate, uno spazio dedicato alla pubblica fruizione e soprattutto un luogo dove contemplare la bellezza, perché la bellezza è arte, la bellezza è Maria. Lorenzo Basile (artista)


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Don Giuseppe Scarpa in una bella immagine in bianco e nero

Azione e preghiera La comunità parrocchiale ha ricordato don Giuseppe Scarpa, ritornato al Cielo 50 anni fa, con una settimana di meditazione e preghiera. Pubblichiamo un pezzo di un registro parrocchiale scritto di suo pugno e ritrovato da poco

I

l 28 novembre 1963, don Giuseppe Scarpa ritornò nella patria celeste, dopo appena 51 anni di vita. Nacque a Nocera Inferiore il 28 agosto del 1912. A ventisei anni, il 26 luglio del 1936, fu ordinato presbitero. Due anni dopo (30 marzo 1938) fu nominato parroco di S. Maria del Carmine, incarico che ha ricoperto per circa 25 anni, fino al giorno della morte improvvisa. In occasione del giubileo della sua salita al cielo (1963 - 28 novembre - 2013) è stata prevista una settimana di preghiera e di meditazione con Sant’Alfonso per ricordare la sua opera di pastore, che gli valse di essere ricordato da Mons. Giovanni Ros con il titolo di “tabernacolo vivente perché in lui c’era la presenza visibile del Signore”. Azione e preghiera. Le cronache di allora ce lo descrivono come un uomo di intensa attività pastorale, capace di riparare e restaurare non solo la Chiesa parrocchiale e la Canonica, di costruire ex novo un asilo infantile che affidò alle suore, ma soprattutto il cuore delle anime, portando il suo conforto ai bisognosi, agli ammalati, ai poveri. Uomo di preghiera e di zelo missionario, ardeva del fuoco dello Spirito che lo portava ad annunciare in maniera instancabile il vangelo della salvezza. Lo scorso anno, rimettendo a posto alcuni libri, abbiamo ritrovato in uno scatolone un “Registro d’amministrazione generale della parrocchia di Maria SS. del Carmine a partire dall’anno 1944”, in cui don Giuseppe Scarpa annotava le sue osservazioni giornaliere e settimanali. Una vera fortuna che ci permette di avere notizie di prima mano sull’indole dell’uomo di Dio. Pubblichiamo in questa sede un estratto che permetterà ai lettori di ricevere informazioni storiche dettagliate sulla processione della Madonna del Carmine del luglio 1944, una let-

tura che ci riporta indietro negli anni, in un passato carico di attualità. Scrive don Giuseppe: “Nel pomeriggio del giorno 16 s’è svolta la processione colla statua della Madonna, la quale per espresse disposizioni del vescovo ha percorso solamente le vie della Parrocchia. È riuscita abbastanza raccolta coll’intervento delle associazioni parrocchiali. Per evitare da parte del popolo possibili malumori per l’itinerario della processione, perché avrebbero voluto fare il giro di tutte le vie di Pagani; ho dovuto [usare] un po’ l’artificio, piantandomi all’imbocco delle vie della Parrocchia, agli incroci antesi con quelle d’altre Parrocchie. Grazie a Dio sono riuscito ad obbedire a tutte le disposizioni del vescovo senza che si verificasse il minimo incidente. Come pure sono riuscito senza provocare screzi, a non far attaccare i soldi alla statua. Dopo la processione ho cantato il Te Deum in ringraziamento al Signore per il felice svolgimento di essa. Sono pure riuscito ad evitare l’intervento della musica nella processione, facendo rilevare al popolo le condizioni in cui versano tante famiglie della parrocchia, per la prigionia dei loro figli, e mettendo pure in rilievo le condizioni morali della nostra Patria sconfitta ed in lutto. Domenica 29 s’è celebrata in Parrocchia la festa di S. Vincenzo dei Padri, titolare della congregazione Diocesana dei Missionari, che in questo momento non esercita alcuna attività. Ho cercato di darci pure molta solennità, facendo celebrare 4 Sante Messe di cui una solenne ed un’altra basso pontificale, celebrata da S. S. Mons. Mangino, vescovo di Muro e cittadino paganese. Nel pomeriggio discreta partecipazione di fedeli, c’è stato il canto dei vespri; a cui è seguito il panegirico del santo tenuto M. rev. P. Iovino con le litanie e la benedizione solenne. [Pagani 21 Luglio 1944]”. Don Enzo Di Nardi

LA SETTIMANA DEDICATA A DON GIUSEPPE Ricco il calendario per ricordare don Giuseppe Scarpa. I fedeli hanno potuto rileggere la storia della Chiesa del Carmine, ascoltare una catechesi su un’opera di S. Alfonso, conoscere il diario del parroco. Una celebrazione eucari-

stica presieduta dal vescovo Giuseppe, che ha riunito tutti i parroci della comunità Santa Maria del Carmine, ed un pellegrinaggio sulla tomba di sant’Alfonso, con visita al museo, hanno chiuso l’intensa settimana.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA NOCERA INFERIORE

I tesserati ANSPI ed il Consiglio direttivo

Pane nuovo

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uovi ingredienti si mescolano, per portare ancora pane alla mensa del Signore e diventare cibo per tutti. La parrocchia San Giovanni Battista in Cicalesi apre i battenti al cuore di ognuno per un cammino di fede che non si fermi all’altare, al pranzo, ma diventi dono. Scendiamo in campo con un oratorio settimanale che insegni ai piccoli i giochi che hanno riempito il passato di chi ora è adulto, per riscoprire l’incontro “face to face”. Allo stesso tempo pensa ai giovani per farli sentire

ancora a casa. Come dimenticare poi le famiglie e gli anziani? Vogliamo risvegliare la loro gioia, quella provata nei piaceri della gioventù, per creare un futuro che si riscopra nella tradizione. Il nuovo oratorio settimanale sorge grazie alla proposta e all’impegno della nuova equipe di oratorio Anspi. I protagonisti ed intermediari li vedete nella foto. Chi sono? Scopriamolo insieme ogni martedì, giovedì e venerdì dalle 19.30 alle 21.00. Vi aspettiamo! Annateresa Scarpa

Partono le attività dell’oratorio ANSPI, grazie all’impegno della nuova equipe

AL SERVIZIO DEI PICCOLI Il mandato annuale alle catechiste

D

al primo dicembre le catechiste della parrocchia indosseranno una maglia con su scritto “CATECHISTA”. Non è un accessorio per dare nell’occhio, ma un impegno: quello di preparare i bimbi del catechismo all’incontro con l’amico Gesù. Questa scelta sottolinea, dunque, la responsabilità di tale ruolo ed esorta le catechiste ad un maggiore impegno, a mettersi in gioco con più passione ed entusiasmo. Francesco Coppola e Alfonsina Vicidomini

IL LOGO L’ AMORE “∞” Da questo mese la pagina della comunità San Giovanni Battista ha un logo. Ecco il significato racchiuso nel simbolo grafico

L

a Chiesa nasce dall’incontro con una persona: Cristo Gesù. Egli sulla croce, offrendo la sua vita, pronuncia una dichiarazione d’amore per l’uomo. È per questo che il logo della nostra parrocchia nasce da una croce che si intreccia e si interseca con un cuore. È il cuore che solca i nostri passi, simboleggiati da quei 3 trattini ai suoi lati. Un cuore che percorre un cammino di fede che lo conduce all’Infinito, a Dio. Il braccio trasversale della croce va a creare con il braccio longitudinale una “S” ed una “g”. Queste due lettere, fuse, formano un infinito (∞) incompleto, perché Dio opera solo attraverso di noi: siamo noi a dirgli Sì, per fare della nostra vita un capolavoro completo.

Le catechiste insieme a don Andrea Annunziata e don Alfonso Giordano

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IL LEGALE RISPONDE

Chi è il proprietario del tetto di un condominio? L’avvocato risponde ad una coppia di sposi desiderosi di utilizzare la mansarda per ampliare l’appartamento Caro avvocato, mio marito ed io desideriamo realizzare una mansarda, ampliando così il nostro appartamento, ricavandola dal sottotetto. Durante l’ultima riunione di condominio, gli altri condomini si sono mostrati ostili a tale richiesta, pur non avendo il sottotetto alcun impiego comune. Come dobbiamo comportarci? Paola e Antonio Carissimi Paola e Antonio, il tetto è sempre di proprietà del condominio. Proprietari degli appartamenti dell’ultimo piano possono avere l’uso esclusivo della loro porzione, sulla quale potranno installare finestre per tetti a loro uso esclusivo. Talvolta il sottotetto può essere di pertinenza degli appartamenti dell’ultimo piano. Generalmente il sottotetto di un condominio, se non appartenente a specifici proprietari, è destinato ad uso comune, sia esso vuoto o destinato ad usi definiti, come ad esempio lo stenditoio condominiale. Qualora il sottotetto non rientri in questa casistica e abbia funzione isolante, generalmente è di pertinenza degli appartamenti dell’ultimo piano, in corrispondenza delle singole proprietà. Se il sottotetto è di pertinenza del condominio, è necessario richiedere l’autorizzazione ai condomini – secondo il regolamento condominiale – per acquistare e trasformare il sottotetto in abitazione, qualora ve ne fossero i presupposti di legge. Il frazionamento a scopi abitativi del sottotetto è comunque genericamente difficile da ottenere sia a livello condominiale sia a livello amministrativo. Il tetto di un condominio è sempre proprietà comune dei condomini. L’uso esclusivo e gli accessi al tetto sono determinati sia dall’atto di compravendita della mansarda, sia dal regolamento condominiale. I proprietari con uso esclusivo del tetto, possono inserire nella loro porzione finestre per tetti, a loro esclusivo uso senza richiedere autorizzazioni all’assemblea condominiale, quando tali aperture siano co-

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struite a regola d’arte e non pregiudichino la funzione di copertura del tetto, né ledano i diritti su quest’ultimo spettanti agli altri condomini. L’iter per l’installazione deve poi seguire le normali procedure previste dai regolamenti edilizi comunali e dalle norme di sicurezza.

LA PROCEDURA Prima di iniziare i lavori di recupero ad uso abitativo di un sottotetto è bene conoscere la procedura e procurarsi i documenti necessari da presentare in Comune. É necessario essere in possesso di determinati documenti e compiere alcune verifiche: visura catastale dello stato attuale del sottotetto, con indicazione delle altezze, da presentare al Comune; un progetto dello stato futuro del sottotetto, con indicazione della destinazione d’uso dei singoli locali. Prima di presentare qualsiasi progetto, è necessario verificare l’effettiva fattibilità dell’intervento. Per recuperare o ristrutturare un sottotetto è necessario inoltrare al Comune una dichiarazione di inizio attività (DIA) o una richiesta di permesso di costruire. Per il recupero dei sottotetti molte regioni italiane hanno emanato delle leggi specifiche. È fondamentale attenersi a questa norme, in deroga alla normale disciplina urbanistica. Procedere infine al riaccatastamento della mansarda e alla modifica delle tabelle millesimali (poiché nel vostro caso è un condominio). Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.


LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: Natale

La novena dei consumi Attenti al luccichio delle vetrine, ai pacchetti patinati: il Dio fatto uomo non si trova su e-bay

L

e nostre caselle di posta, sia elettronica che cartacea, sono continuamente invase da annunci promozionali. Con petulante ossessività, commercianti d’ogni genere tentano di venderci merci d’ogni tipo. Nelle ultime tre ore ho ricevuto le seguenti proposte d’acquisto: bottiglie di vino, case in multiproprietà, viaggi esotici, utensili inutili ma indispensabili, biancheria intima, prodotti finanziari ed assicurativi, pillole multicolori contro lo stress, l’impotenza e la caduta dei capelli; di tutto e di più. Dal cumulo di cartaccia reale e virtuale, ho sbirciato la promozione di un supermercato che per ogni giorno del mese di dicembre proponeva un affarone. Le fantastiche offerte erano celate da un post-it natalizio da sfogliare giorno dopo giorno. Il manifesto andava dunque appeso in cucina per ricordare le convenienti scadenze. Ho

guardato la brochure ed ho pensato alla corona di Natale che quando ero bambino veniva allestita in ogni casa. La preparavo a scuola, con la maestra, utilizzando le pigne ed i rami di pino come base per le candele che andavano accese una settimana dopo l’altra.

orgia consumistica che spero proprio la crisi economica contribuisca a ridimensionare. Prepararsi al Natale con sobrietà e facendo del bene a chi davvero ha bisogno di regali. Non facciamoci sommergere da mille inutili pacchetti da scartocciare, non

Le corone di Natale tradizionali si sono praticamente estinte

Una per ogni settimana d’Avvento fino al giorno del Santo Natale quando la corona tutta accesa avrebbe trovato posto al centro della tavolata familiare. Come sono mutati i tempi! Le corone di Natale tradizionali si sono praticamente estinte lasciando il passo allo strombazzare delle offerte commerciali. Invece di accendere le candele, si sfogliano i post-it in una balorda

facciamoci stritolare da mille inutili nastrini, non facciamoci illudere da involucri patinati deludenti come sepolcri imbiancati, non facciamoci abbindolare dalla “magia del Natale”, la formula diabolica con la quale la pubblicità riduce ad oggetto inutile il dono d’amore che ha mutato la storia dell’umanità. Come se il Dio fatto uomo fosse un prodigio da acquistare su e-bay.

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