Insieme - Aprile 2014

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APRILE 2014 N. 4 ANNO IX - â‚Ź 2,00

Il sorriso di Daniela Nel tunnel della malattia, la luce della fede. Storia di una conversione LO SPECIALE

CASA BETANIA

PASQUA 2014

Mons. Mario Vassalluzzo, una vita consegnata a Dio

La struttura di prima accoglienza per i senza tetto

Eucaristia e disagio interiore: la lettera di Mons. Giuseppe Giudice



EDITORIALE di Silvio Longobardi

È

ancora l’alba, luce e tenebre combattono la loro quotidiana battaglia, alcune donne camminano frettolosamente lungo le viuzze di Gerusalemme, si recano al sepolcro dove è stato deposto il corpo di Gesù. Vanno con la morte nel cuore, ancora non sanno che ascolteranno voci di angeli e vedranno lo stesso Gesù, proprio Lui che due giorni prima era inchiodato al legno della croce. Alle donne, fedeli e coraggiose, è consegnata la parola che attraversa i secoli, quella che ancora una volta risuonerà in questi giorni: “Gesù è risorto da morte”. Le donne, protagoniste durante la Passione, sono anche in prima fila nel giorno della Pasqua. Quante donne lungo i secoli hanno acceso e custodito la luce della speranza, anche nelle situazioni di morte. Una testimonianza coraggiosa, come quella delle mamme argentine che alla fine degli anni ’70, sfidando il potere militare, si radunavano ogni settimana in Plaza de Mayo per chiedere giustizia: volevano vedere i loro figli arrestati e scomparsi nelle carceri del regime. Quel coraggio ha commosso il mondo ed ha ottenuto di far luce sulla verità. Ma coraggiose sono anche le mamme come Francesca ed Elisa che hanno accolto la vita pur sapendo che i loro bambini erano affetti da patologie piuttosto gravi. E che poi s’impegnano con straordinaria energia per garantire ai loro figli un’esistenza normale, combattono una faticosa battaglia, contro se stesse, soprattutto nella difficile fase iniziale dell’accettazione. Spesso contro i parenti, ma anche e soprattutto contro il mondo della sanità, che sembra rimproverarle di aver accolto la vita. Una lotta intessuta di parole ma anche e soprattutto di lacrime, versate in silenzio e di nascosto. Diamo la parola alle donne, hanno tante cose da raccontare. Ricordo un’anziana signora che, sospinta dalle mie domande, mi ha parlato della sua vita, un lungo matrimonio durato quasi

Donne che profumano di resurrezione Mamme coraggiose che hanno accolto la vita pur sapendo che i loro bambini erano affetti da patologie gravi mezzo secolo, i figli ormai sposati e impegnati a combattere con i problemi della vita, il ricordo sempre vivo di una figlia morta nel cuore della giovinezza, la solitudine che ora accompagna i suoi giorni. Parliamo poco, dieci minuti o forse quindici, ma quel dialogo è stato una boccata d’ossigeno. Se ne va chiedendo scusa di aver rubato del tempo. Non sa che invece ha riempito quel tempo di luce. Quante donne portano nel cuore ceste di dolore. Donne che non si arrendono al male e lottano con dignità per non perdere la speranza. Donne che hanno saputo rivestire con la carità esistenze impregnate di sofferenza. Donne come mia madre che mi aspettava, il capo reclinato sulla tavola, anche a sera tardi, solo per vedermi ancora una volta. Donne che hanno saputo vegliare nell’attesa della luce. Donne che hanno saputo capire i problemi prima degli altri, perché guardavano con il cuore. Donne che hanno avuto il coraggio di intervenire dove gli altri avevano già chiuso i battenti. Donne capaci di uscire da se stesse per incamminarsi nelle vie dell’amore. Donne che non cercano a tutti i costi la propria felicità perché hanno imparato a trovarla nel sorriso degli altri. Donne capaci di seminare parole di consolazione anche nelle tempeste della vita. Donne che riscattano con la loro gratuità anche quelle donne che invece restano chiuse nella rivendicazione più gretta e fanno pagare agli altri il prezzo degli errori comuni. Donne che sanno consolare, accompagnare chi soffre e proclamare ad alta voce la speranza. Di queste donne ha bisogno la società. Donne che fanno pensare alla resurrezione.

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Sommario

Il sorriso di Daniela

Aprile 2014

Nel tunnel della malattia, la luce della fede. Storia di una conversione LO SPECIALE

CASA BETANIA

PASQUA 2014

Mons. Mario Vassalluzzo, una vita consegnata a Dio

La struttura di prima accoglienza per i senza tetto

Eucaristia e disagio interiore: la lettera di Mons. Giuseppe Giudice

PRIMO PIANO di Antonietta Abete

3 EDITORIALE Donne che profumano di resurrezione di Silvio Longobardi

7 Quell’incontro che ha cambiato la mia vita 8 L’incidente 9 La diagnosi 10 Una speciale protezione della Madonna 11 Lecce: preghiera e condivisione 12 Il vestito verde 13 La giornata di Daniela

14 SPECIALE PREMIO EUANGHELION Donne da ascoltare di Salvatore D’Angelo

18 VITA NELL’AGRO La gioia di vivere

VITA ECCLESIALE 22 Speciale mons. Mario Vassalluzzo 28 Ecco a voi Casa Betania 32 Dentro le norme IN DIOCESI 41 Perché soffrire?

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a cura dell’Ufficio per la pastorale della salute

43 Controcorrente

DON ENRICO SMALDONE

a cura dell’Ufficio per la pastorale familiare

NEWS DALLE PARROCCHIE

44 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

BACHECA 50 I nostri auguri

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Wojtyla e santa Faustina

a cura della Redazione

IN PARROCCHIA

52 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

LE RUBRICHE 59 61

Foto di copertina Luigi Pepe

APRILE 2014 N. 4 ANNO IX - € 2,00

Pagine della nostra storia di Silvio Longobardi

Il legale risponde a cura dell’avv. Gianni Severino

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SPECIALE PREMIO EUANGHELION

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DAVANTI A DIO PER IL MONDO


Accolgo Accolgo ora lungo la via palme appassite avanzi di cene tradite gocce di sangue e spine ma tante lacrime sparse schegge di legno verde e secco e passi stanchi ma tanti.

Accolgo adesso lungo la via tratturo di croce scavato nel sangue chiodi arrugginiti un gallo che canta una fune che danza uomini smarriti pianto di donne figli in cerca di mamme e il tuo sguardo che accoglie e raccoglie incrociando il suo sguardo di Madre e il nostro sempre smarrito.

Oggi ed è un mattino nuovo accolgo lungo la via stazioni di luce dove ti accoglie il mistero e dove il sangue del Figlio si confonde con il sangue dei figli Prezioso e preziosi e il suo capo ancora sul tuo petto per sempre accolto - e siamo noi ed è lì riaccolti sul tuo Cuore che ogni notte precipita verso un’alba risorta. Mons. Giuseppe Giudice

La redazione di Insieme e il vescovo Giuseppe Giudice augurano a tutti gli abbonati, ai lettori, ai referenti parrocchiali e ai sostenitori della rivista diocesana

una santa Pasqua

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Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete

QUELL’INCONTRO che ha cambiato la mia vita

Daniela Vitolo durante l’intervista

H

o conosciuto Daniela poco prima di Natale, incontrando gli ammalati della parrocchia. Ho incontrato una ragazza piena di vita e ricca di fede. Non una goccia di rimpianto nelle sua parole. Non una ruga di amarezza sul suo volto. Ma solo un sorriso che illumina un viso che non ha perso l’innocenza dei bambini. Un sorriso che comunica pace e gioia e mette a proprio agio l’interlocutore. Non è una ragazza come le altre, la sua vicenda personale è attraversata dal dolore, da quando la malattia ha preso dimora nella sua carne. Agli occhi umani la sua esistenza è limitata dal male che la assedia e le impedisce di fare tutte quelle cose che per gli altri sono normali ed essenziali. Ella invece è viva, i suoi occhi risplendono, il suo viso ha conservato o forse ha ritrovato il candore dell’infanzia. Nelle sue parole c’è solo spazio per l’amore. Tutto questo può essere solo opera di Dio. Daniela ha incontrato Dio negli anni della malattia, proprio quando avrebbe avuto tutti i motivi per essere arrabbiata con la vita che le aveva rubato tutti i sogni e le speranze della giovinezza. A 22 anni si trova privata di tutto ma proprio in questi anni trova Colui che è Tutto. Agli occhi del mondo appare condannata all’insignificanza e all’emarginazione, condannata a vivere un’esistenza che a molti pare non-vita, e invece, proprio in questa tempesta, ella ha trovato il vero senso della vita, al

punto da avere una gioia che altri cercatori, affamati di felicità, non sanno trovare. I media hanno parlato di Daniela, su Youtube è possibile trovare alcune interviste realizzate da canali televisivi nazionali. Per gli altri la sua è la storia dolorosa di una ragazza colpita da una malattia rara. Per i media una vicenda sanitaria da denunciare. In quest’ampia intervista sveliamo un aspetto inedito di questa giovane, parliamo dell’incontro che ha cambiato la sua vita. Daniela ha una missione speciale, quella di testimoniare che il male non ha l’ultima parola, possiamo lottare e vincere, possiamo e dobbiamo custodire la fede anche se siamo in mezzo al fuoco, anche se siamo assediati dal male. Da anni non può dipingere, ha dovuto rinunciare a questa passione che illuminava la sua giovinezza. Ho visto alcuni quadri che lei ha dipinto, sono veramente belli ed espressivi. Le piaceva raffigurare il viso perché nel volto c’è tutta la persona. Lei spera che il verbo che oggi usiamo al passato, possa presto trasformarsi in un presente pieno di vita. Nel frattempo che questo desiderio trovi piena realizzazione, è il suo volto l’icona di Dio, immagine di un’umanità che non si lascia schiacciare dal male oscuro ma sa lottare e vincere. Con la semplicità di un sorriso. Silvio Longobardi Insieme - Aprile 2014

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Foto Luigi Pepe

DANIELA, STORIA DI UNA CONVERSIONE

A 22 anni si ammala di Sensibilità Chimica Multipla, una malattia che poco a poco le ruba la vita: Daniela non può prendere un caffè, non può andare a mangiare una pizza con gli amici, non può sfogliare una rivista, non può uscire di casa. Nei solchi dolorosi di un male che giorno dopo giorno la spoglia di tutto, ha scoperto cieli nuovi e terre nuove. Un percorso lungo e doloroso che le ha fatto scoprire la fede

Il sorriso di Daniela Una malattia le cambia la vita. In fondo al tunnel, passo dopo passo, scorge la luce della fede

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a bambina realizzava i presepi con la pasta e a tavola utilizzava le molliche del pane per creare piccole formine. Daniela, classe 1983, manifesta fin dalla tenera età la sua vocazione artistica e, dopo la scuola media, sceglie il Liceo Artistico a Salerno e poi l’Accademia di Belle Arti a Napoli. È giovane e bella, ha una famiglia che la ama, un fidanzato con cui sogna di formare una famiglia, studia le materie che l’appassionano. Potremmo dire che nella sua vita c’è un prima e un dopo, una vita precedente ed una successiva. Una malattia terribile e rara l’aspetta silenziosa al varco, come uno spartiacque trascinerà con sé tutti i sogni e i desideri, bagnati della freschezza dei suoi vent’anni.

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L’INCIDENTE Ha 22 anni e frequenta il terzo anno dell’Accademia di Belle Arti, segue un laboratorio tipografico. «Si facevano stampe tipografiche a mano, mi appassionava tantissimo, ho pensato di poterne fare il mio lavoro», confida. Era sufficiente frequentare un solo giorno a settimana, ma Daniela era lì tre giorni su tre. Stendeva le vernici sulla piastra, con una punta metallica toglieva il colore in eccesso. Con la pazienza di uno scalpellino, faceva emergere l’immagine intravista già con i suoi occhi di promettente artista. La lastra di zinco veniva poi passata in una cappa e l’acido completava il lavoro, fissando per sempre l’immagine. Un giorno all’apparenza come tanti altri, durante la pausa pranzo, forse per una miscela sbagliata di acidi, c’è uno scoppio nel laboratorio. È il mese di gennaio del 2005, Daniela insieme agli altri stu-


Aprile del 2008, festa di laurea

denti pulisce velocemente il laboratorio. Se l’inchiostro fuoriuscito si asciuga, quel laboratorio sarà perso per sempre. Inconsapevole, respira le sostanze tossiche che invadono l’aria per molti minuti. Quando ritorna a casa, trova i genitori che stanno tinteggiando le pareti di casa. Si sente male. È l’inizio di un calvario che ancora oggi, a distanza di 9 anni, segna irrimediabilmente la sua vita. Bruciori allo stomaco, dolori articolari, eczemi, difficoltà ad assumere cibo, esami che si susseguono con la velocità delle palline di una slot machine. Le diagnosi insoddisfacenti vanno dall’esofagite da reflusso alla gastrite, per sconfinare nel mondo del dolore psicosomatico chiamato in causa ogni volta che la scienza non riesce a dare un nome preciso ad un sintomo. Daniela non riesce più a tenere in mano la matita, fatica ad aprire una bottiglia d’acqua. Incassa la prima sconfitta: è una ragazza brillante e autonoma e deve imparare a chiedere aiuto per vestirsi o per prendere l’autobus. «Mi costava», racconta. Ed è impossibile non perdersi nella profondità del suo sguardo. Dal 2005 al 2009, toglie giorno dopo giorno alimenti dalla sua dieta, mangia solo pasta in bianco, merluzzo e latte di riso. Due volte a settimana, petto di pollo e insalata. Poi ha dovuto eliminare anche le verdure. Le si gonfia la gola, rimane due mesi senza poter parlare. Un foniatra di Napoli le spiega che sta subendo un danno grave alle corde vocali. Per due anni mangia solo crema di riso, senza olio né sale. Poi riso per altri tre anni. Daniela non si arrende, continua ad andare in Accademia. Disegna a casa e fa stampare i disegni da una ragazza che ha tutte le attrezzature necessarie nel suo studio. Riduce le uscite. In strada i suoi problemi aumentano: «Avevo una percezione distorta del campo visivo, non avevo la prospettiva e per questo vedevo tutto sullo stesso piano». Fa fatica ad attraversare la strada, inciampa addosso alle persone, non riconosce i gradini. Sviene per strada. Ma è tenace, nonostante questi malesseri gravi, va all’Università fino al 2 aprile del 2008, giorno della laurea. Una mattina, mentre è a Napoli, ha uno shock anafilattico: respira a fatica, si riempie di bolle, sul volto, sulle braccia, sul corpo. Pensa: «Se riesco ad arrivare a casa, non esco più». In questa frase è racchiusa la storia successiva di Daniela. Sono passati tre anni dalla manifestazione dei primi sintomi e non c’è ancora un nome che possa racchiuderli sotto la cappa di una malattia. Eppure Daniela intuisce che se desi-

dera vivere, deve rimanere in casa. In quel periodo tuttavia pensa che la sua clausura forzata sarà limitata e circoscritta nel tempo. Inizia la disperazione: «Se non c’è un medico che può aiutarmi, come faccio?», si domanda. Con quel sorriso capace di rischiarare anche le tenebre più fitte, aggiunge: «Non avevo la fede e quando l’uomo non può aiutarti, resta solo la disperazione». Le domando che rapporto aveva con la fede. «Avevo fatto il Battesimo e la Prima Comunione. La domenica bisognava andare a Messa perché era la regola. Facevo 45 minuti di penitenza». E quando le maglie del dovere si allentano, si diverte a provocare la mamma: «Fammi vedere cosa ricordi del Vangelo che hai ascoltato!».

LA DIAGNOSI Dio getta un primo frammento di luce nella sua vita: Daniela incontra una donna che a causa di una malattia autoimmune soffre di una malattia rara, la Sensibilità Chimica Multipla. Riconosce in Daniela gli stessi sintomi. Arriva così la diagnosi, senza neppure una certificazione medica perché in Italia la malattia non è riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale. Per Daniela è una condanna senza appello. Il corpo “cede” e non tollera qualsiasi piccola traccia di sostanze di sintesi presenti nell’ambiente. Deve rinunciare alla pittura, non può guardare la televisione, né accendere il computer. Non può rispondere al cellulare a causa del campo magnetico, né ascoltare la musica. Non può leggere. Alcune stanze della sua casa devono essere “bonificate”, cioè poco alla volta bisogna capire quali sono tutte le sostanze e gli oggetti che le creano fastidi e malessere e toglierle. Nel frattempo, lei non può entrarci. Daniela lascia il fidanzato e non può vedere gli amici. «Rimango da sola, io e Daniela. E scopro dentro di me un grande vuoto. È come se avessi sempre avuto percezione di questo vuoto profondo, tutte le cose che facevo erano un tentativo di riempirlo, colmarlo». Le cose riempivano quel vuoto. Tolte, rimaneva solo il vuoto. Quando il vuoto bussava alla porta della vita di prima, bastava chiamare un’amica oppure uscire. Adesso Daniela è chiamata a fare i conti con quel vuoto, nell’isolamento più totale. Senza tv, senza radio, senza telefono, senza poter leggere né scrivere. Senza nulla. Racconta: «Ho desiderato la morte per ritrovare un po’ di pace. In

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Foto Luigi Pepe

Anno 2012, Daniela è ospite presso l’agriturismo San Leo nell’omonima frazione nel comune di Acerno. Raggiunta dagli operatori di TV 2000, nonostante l’evidente malessere fisico, riesce a registrare la puntata che poi sarà trasmessa dall’emittente televisiva

alcuni momenti mi sembrava l’unica soluzione. Mi addormentavo sperando di non svegliarmi. Quando poi aprivo gli occhi su un’alba nuova, era un tormento. Mi svegliavo, andavo in bagno, poi chiusa in camera aspettavo il momento del pranzo. Poi di nuovo a dormire, poi di nuovo in cucina. La vita era brutta». Per molti mesi non può vedere neppure la sorella Simona e i nipotini. Anche i suoi genitori sono costretti a rimanere a casa: per strada i loro vestiti, il corpo, la pelle, si impregnano di gas di scarico e sostanze chimiche e aumentano il malessere di Daniela.

UNA SPECIALE PROTEZIONE DELLA MADONNA Nella vita di Daniela c’è una costante: ogni volta che fa un passo in avanti per uscire dal suo isolamento, per sfuggire in qualche modo alle maglie stringenti di una malattia che poco a poco la priva di tutto, ogni volta che sembra aprirsi uno spiraglio di luce, paga un caro prezzo. Come chi nel tentativo di fare un passo avanti, viene scaraventato via e si ritrova metri più indietro rispetto al punto di partenza. Eppure, nelle pieghe di questo male terribile, si insinua la grazia di Dio che opera anche quando lo sguardo di Daniela non ha ancora la capacità di scorgerla e riconoscerla. Più volte la Madonna compare sulla scena. Un pomeriggio Daniela va al mare, su una piccola spiaggia priva-

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete Redazione Salvatore D’Angelo e Mariarosaria Petti Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Giovanni Severino, Livia Rossi,

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Michele Lanzetta, Rosaria Scarpa, P. Vincenzo Sellitto, Fabio Senatore, Maria Angela Bisogno, Maria Bonfi-

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Anno 2011. Daniela sta sempre più male. Un amico che vive in campagna a Fano la invita qualche settimana da lui per respirare un po’ di aria pulita. La giovane deve stare il più possibile lontana dall’inquinamento. Al rientro ad Angri, passa 5 mesi d’inferno, non riesce più a mangiare neppure i suoi due cucchiai di crema di riso. «Stavo male come se avessi fatto il cenone di Capodanno». Fa le analisi del sangue e risulta allergica a molte sostanze. Spogliata di tutto, Daniela vive il suo calvario, senza intravedere uno spiraglio

Pauciulo, Gianluca Volpe, Mariano Rotondo

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

glio, Cinzia Faiella, Daniela Claro, Lucia Paone, Martina Nacchio, don Natalino Gentile, Gianluca Volpe, Alfredo

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

ta, perché i medici le consigliano di respirare aria buona. Incontra per poche ore una signora. Dopo qualche mese, la donna le fa avere una boccettina con acqua di Lourdes e la corona di un rosario. Al telefono le spiega che può bere quell’acqua, perché è stata raccolta con molta attenzione e cautela. E la corona deve usarla per recitare il rosario ogni giorno. «Sono andata a Lourdes per te – le confessa – e ho chiesto alla Madonna di farti guarire». La candela accesa per Daniela dona un po’ di luce anche al suo cuore. Le domando se sapeva recitare il rosario. «No», risponde con quel sorriso capace di vincere ogni battaglia. Daniela non sa come usare i grani della corona, che parole ripetere, ma rimane colpita da quel gesto d’amore. «Recitare il rosario tutti i giorni era un peso – confessa – ma era come se avessi fatto una promessa. Dovevo dire il mio sì». Un’altra signora le suggerisce di recitare la Devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Montfort. Un peso ancora più grande. «Non sentivo gioia, anzi provavo fastidio e anche noia».

Forino, Donatella Ferrara, don Gerardo Coppola, Lavinia Bassano, Donatella Salvati, Giuseppe Pironti, Giovanna

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 31 marzo 2014 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


Foto Luigi Pepe

Insieme alla mamma Alfonsina, presso l’agriturismo San Leo ad Acerno. Nel 2012, Daniela passa 4 mesi nella struttura, lontana dallo smog e dall’inquinamento

di luce. In questo buio fitto, arriva di nuovo la grazia. Un’amica regala un posto per partecipare ad un pellegrinaggio a Medjugorje alla sua mamma. Alfonsina è titubante, non vorrebbe partire perché Daniela sta male e non se la sente di lasciarla sola. Il papà Antonio prende dei giorni di ferie e la mamma parte. Accade un fatto inspiegabile. Mentre la mamma è lì, Daniela inizia a stare bene, “fisicamente, mentalmente, spiritualmente”. «Mangiavo sempre due cucchiai di crema di riso, ma mi sentivo sostenuta. Prima ero sempre stanca, mi sentivo sola e non intravedevo vie di uscita». Le sue speranze erano concentrate sul medico umano. «Quando camminavo era come se i piedi non toccassero terra. Mi sentivo leggera. Mio padre diceva: ti vedo avvolta da una luce diversa». E così Daniela, che spesso ha intravisto la morte come unica via di uscita, inizia il suo cammino di conversione grazie alla conoscenza di questo amore. «Desideravo riprovare quella sensazione», racconta. Quando ritorna l’aridità spirituale, Daniela reagisce diversamente e non si lascia vincere dal desiderio di disperazione, al contrario fa di tutto per incontrare di nuovo quella bellezza. «Desideravo recitare il Rosario con intensità. E se non ce l’avevo, la chiedevo. Dicevo a Gesù: forse la mia preghiera non ti arriva, forse è solo un po’ di aria che passa fra i miei denti, ma io desidero che le mie parole giungano a te». Sorride con una semplicità disarmante. «Ho incontrato tanta gente che ha pregato per me, che ha chiesto la mia guarigione. E ho compreso che c’era un filo sottile che legava la preghiera e il mio stato di salute. Quando qualcuno pregava per me, io stavo meglio. Quando c’erano inaspettati momenti di benessere, dopo poco arrivava una telefonata e scoprivo che c’era stato un incontro di preghiera o un momento di adorazione». Le domando a bruciapelo se ha mai chiesto la sua guarigione. Rimane sorpresa, ma risponde lo stesso: «No, non l’ho mai fatto, non ho mai chiesto la mia guarigione. Chiedevo di guarire da quell’aridità spirituale». «Perché non chiedi tutte e due le cose?», incalzo. Aggiunge: «Forse perché la seconda esigenza è più forte».

IL NOSTRO INCONTRO Siamo nella cucina della sua casa di Angri. Mi sono preparata con cura a questa intervista, non solo pensando alle domande che desideravo farle. La storia di Daniela nel 2012 era arrivata a TV

2000 ed io l’avevo seguita con apprensione. Anche la stampa locale le aveva dedicato molto spazio, ma tutti si erano fermati alla malattia, alla difficoltà delle cure. Io desideravo capire come una ragazza di poco più di 20 anni, spogliata di tutto, costretta a vivere nel più totale isolamento, era riuscita a non impazzire. Come faceva a conservare intatto e puro quel sorriso che aveva colpito tutti quelli che l’avevano vista in televisione, ripresa da lontano sempre a causa delle onde elettromagnetiche. Dal giorno prima ho smesso di usare profumi, deodorante e trucco. Mi sono lavata con una saponetta biologica e ho indossato vestiti puliti che non fossero lavati con detersivi troppo profumati. Mentre attraverso la strada, sono avvolta dai gas di scarico di un autobus. Mi fermo per un momento, rattristata: temo che le mie piccole attenzioni siano vanificate da quel fumo nero. Aspetto qualche minuto, spero che il vento primaverile porti via quell’odore fastidioso. Arrivo a casa di Daniela. Mi apre la porta, con la sua inseparabile mascherina. Mi libero immediatamente del giubbino che lasciamo in un’altra stanza. Ci sediamo al tavolo della cucina. Daniela non avverte profumi troppo forti che possano darle fastidio e, così, riusciamo a parlare per molte ore senza che lei indossi la mascherina.

LECCE: PREGHIERA E CONDIVISIONE Continuiamo a tessere il filo del racconto. Alla fine del 2012 sembra aprirsi uno spiraglio. A Lecce alcuni medici tentano di applicare protocolli americani per lenire in qualche modo i danni devastanti della Sensibilità Chimica Multipla: carenza di vitamine, pressione bassa, valori ematici ai livelli minimi. Daniela passa quattro mesi in ospedale, un’esperienza indimenticabile da un punto di vista umano. Gli altri ricoverati, affetti da patologie meno gravi, sono stupiti dallo stato di isolamento a cui la giovane è costretta. Sempre chiusa in camera, non vede nessuno, non mangia con loro, non vede la tv insieme a loro. Si informano e un po’ alla volta si bonificano: si fanno lavare i pigiami e la biancheria con i detersivi che Daniela tollera, usano il suo stesso shampoo e bagnoschiuma. La raggiungono dal balcone e le fanno vedere la tv attraverso il vetro della finestra, per evitare il contatto con le onde elettromagnetiche.

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Il vestito di cotone verde, dono di una ragazza del Trentino che l’aveva vista a Tv 2000. Per ogni filo di cotone intrecciato durante i 40 giorni di Quaresima, la ragazza recita una preghiera per Daniela

Finalmente riescono a stare insieme e Daniela riassapora la dolcezza della socialità che noi abbiamo e che spesso diamo per scontata o sprechiamo. Arrivano da Roma due persone affette da Sensibilità Chimica Multipla, a differenza di Daniela nella loro battaglia sono sorretti da una fede molto forte. E così ogni giorno alle tre del pomeriggio recitano insieme a Daniela la Coroncina della Divina Misericordia, quella che Gesù ha indicato al mondo intero, attraverso suor Faustina Kowalska, come la preghiera capace di far breccia nel cuore di Dio mediante la passione di Cristo. Alle 18.00 la preghiera continua con la recita del Rosario. In quel tempo Daniela già pregava il Rosario tutti i giorni, già metteva la sua vita nelle mani di Dio. «Ero stata 4 mesi da sola in montagna ad Acerno, e avevo avuto il tempo di fare i conti con quel vuoto, di capire quanti buchi c’erano e che dimensione avevano!», racconta con dolcissima ironia. La lezione di Daniela a tratti mi fa rimanere senza parole. Erano solo in tre a pregare, ma quella preghiera raggiunge il Cielo e produce tantissime conversioni. Partecipa alla Messa di Natale. «Erano anni che non prendevo parte ad una celebrazione eucaristica». Un ministro straordinario della Comunione spesso porta loro l’eucaristia. Ad Angri aveva chiesto ad un sacerdote di poter fare la comunione. Ma il prete, davanti allo stato di salute preoccupante della ragazza, temendo l’effetto devastante della farina, per prudenza le aveva detto che non era il caso. Poteva incontrare spiritualmente Gesù. A Lecce invece Daniela riesce a ricevere l’eucaristia. Ritorna anche stavolta quel meccanismo strano: per ogni evento bello, per ogni passo in avanti Daniela è chiamata a pagare un prezzo alto. Nella sua vita c’è una lotta intima e viscerale tra bene e male. In ospedale, prima di dimetterla, le somministrano delle vitamine per tentare di farla stare meglio. «Invece, tutto va male». Inizia la Quaresima del 2013 nell’ospedale leccese e anche nella sua vita cala il buio. Macchie sul corpo e dolori atroci in ogni parte del corpo decretano il fallimento della cura. «Dal 1 marzo – certe date non si dimenticano – non ho capito più nulla. Ho detto: questo è l’inferno». Torna a casa il 24 marzo e capisce che in quelle compresse c’era un eccipiente che le faceva male. Ha due chili in meno (quando era partita ne pesava appena 31!) e non riesce ad andare in bagno da

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40 giorni. E non può fare nulla: non può assumere uno sciroppo o una purga, non può andare in ospedale. Se Daniela dovesse ammalarsi – un’appendicite, una frattura, un’emorragia – non potrebbe subire nessun intervento chirurgico. Pena danni irreversibili o anche la perdita della vita stessa come è capitato ad altri malati di Sensibilità Chimica Multipla. «Riuscivo a dormire solo 4 ore a notte, frazionate. Riposavo una mezzora, poi dovevo camminare per casa un altro paio d’ore, poi potevo riposare un’altra mezzora». La notte diventa il tempo dell’agonia. La notte della fede di Daniela. Nel corridoio, mentre passeggia in preda a dolori fortissimi, Daniela incrocia lo sguardo della statua della Madonna e le dice: non ce la faccio più. E la Madonna raccoglie il suo grido.

IL VESTITO VERDE Prima del ricovero a Lecce la storia di Daniela arriva su Tv 2000, è un peso troppo grande per tenerlo per sé, è una battaglia che non può essere sorretta solo dalle spalle seppure forti dei suoi genitori. La sua famiglia ha bisogno di tutto: di terapie, di aiuto economico, di preghiera. Le giungono lettere da ogni parte di Italia, le scrive anche una ragazza del Trentino che le chiede di incontrarla. Riescono solo a salutarsi, la ragazza sta male, i detersivi che Daniela usa e che si fa arrivare dall’Inghilterra per lei non vanno bene. Devono rinunciare all’idea di passare qualche giorno insieme nel suo giardino in Calabria. Prima che Daniela vada via, la ragazza le dice di averle preparato un regalo. Un vestito di cotone verde, fatto con dei ferri circolari: quando si inizia a tessere la trama, dal primo punto si arriva all’ultimo, senza nessuna cucitura. La giovane aveva visto Daniela solo in tv, ma il vestito che le ha preparato le calza alla perfezione, come se lo avesse realizzato una sarta. Le confessa di averlo confezionato dopo aver fatto un sogno in cui le veniva chiesto di realizzarlo per Daniela, seguendo indicazioni precise: doveva iniziare a tesserlo il primo giorno di Quaresima e concluderlo l’ultimo, accompagnando ogni filo di cotone intrecciato con una preghiera per Daniela, perché la giovane ragazza angrese ne aveva bisogno. La mamma me lo mostra, gelosamente conservato come il segno dell’amore della Madonna per la sua figlia speciale.


Uno dei disegni di Daniela

Che cos’è la Sensibilità chimica multipla?

Al ritorno da Lecce è alla Madre di Dio che Daniela si rivolge, alla Madonna che tanta premura aveva manifestato in quegli anni difficili per lei: Madre, sto cedendo. «In realtà – racconta – il mio corpo aveva già ceduto». Animata da una fede enorme Daniela chiede aiuto per il suo spirito. La Madonna le fa incontrare un medico che aveva già conosciuto anni prima, anche lui ha alle spalle un’esperienza di fede molto forte. Grazie a lui Daniela incontra Erminia, una donna che ha un carisma particolare per la preghiera. Erminia spiega a Daniela che Gesù guarisce corpo ed anima e le dice di quali medicine ha bisogno: confessione frequente, eucaristia quotidiana, adorazione eucaristica, rosario. Il cammino di fede di Daniela diventa ancora più intenso.

LA GIORNATA DI DANIELA Ogni mattina Anna Pentangelo, ministro straordinario della santa Comunione, le porta l’eucaristia. Classe 1938, la signora usa i detergenti che le ha consigliato Daniela, gli stessi che utilizzano anche i suoi familiari e che non le recano fastidio. La domenica mattina partecipa alla Messa delle 8.00 nella parrocchia Santa Maria del Carmine, riparata in sagrestia. Oggi Daniela sta meglio, ha ripreso 11 kg. Al riso ha aggiunto un uovo sodo a settimana. Nelle ultime settimane sta provando ad introdurre nella sua dieta anche 50 grammi di tacchino, sempre una volta a settimana. Passa la sua giornata lavorando all’uncinetto, cucina per la famiglia, prepara biscotti per i nipotini. Prega e sorride. Con quel sorriso Daniela vince la sua battaglia. Dice: «Nel buio più profondo, ho scoperto che c’è una luce». Come immagina il suo futuro? Vorrei domandarle del matrimonio, dei figli, sogni legittimi a 30 anni. Mi limito a chiederle del futuro. Daniela risponde: «Pieno di luce». Poi ci pensa un attimo e aggiun-

La MSC è una sindrome immuno-tossica infiammatoria per certi versi simile all’allergia con cui spesso è scambiata. È una sindrome multisistemica di intolleranza ambientale alle sostanze chimiche che può colpire vari apparati ed organi del corpo umano. Le sostanze chimiche danneggiano il fegato e il sistema immunitario, i sintomi si verificano in risposta all’esposizione a composti chimici presenti nell’ambiente in dosi anche molto inferiori rispetto a quelle tollerate dalla popolazione in generale. Il corpo “cede” e non tollera più qualsiasi piccola traccia di sostanze di sintesi nell’ambiente, come insetticidi, pesticidi, disinfettanti, detersivi, profumi, deodoranti personali o per la casa, vernici, solventi, colle e prodotti catramosi, preservanti del legno (es. antitarlo), materiali dell’edilizia, carta stampata, inchiostri, scarichi delle auto, fumi di stufe, camini, barbecue, prodotti plastici, farmaci, anestetici, formaldeide nel mobilio, tessuti e stoffe soprattutto nuove. In pratica, tutto ciò che è di derivazione petrolchimica.

ge: «Se anche dovesse tornare un po’ di buio, sarà un buio sano». Capisco di essere dinanzi ad un’anima contemplativa. Nel profilo facebook creato dalla famiglia e dagli amici che hanno fondato l’associazione “Aiutiamo Daniela Vitolo”, c’è un breve messaggio che Daniela ha scritto per lo scorso Natale: Carissimi, è trascorso un anno da quando avete conosciuto la mia storia. Siete stati un dono dal Cielo. Il vostro affetto e le vostre preghiere mi hanno aiutato tanto. I momenti difficili sono stati meno pesanti perché avete sostenuto con me il peso e il dolore. Riguardo la mia malattia, la scienza non ha ancora rimedi. Ma io ho scoperto una grande certezza a cui affidarmi, l’unico medico che può curarmi: Gesù. Questo è per me un bellissimo Natale e mi auguro che lo sia per tutti voi. Che l’amore, la gioia e la pace possa regnare nei vostri cuori e nei cuori dei vostri cari. Non scoraggiatevi mai perché nel momento del bisogno arriva sempre l’aiuto, nella disperazione sempre il conforto. “Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete... Scegliete il bene - conclude - perché nel bene troverete ristoro. Se potete, continuate a pregare per me ed io pregherò per voi”. La storia di Daniela può accendere tante fiaccole di bene, la sua testimonianza seminare coni di luce nella vita di molti. Perché la sua è un’esperienza di resurrezione. Antonietta Abete

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Il genio femminile Il vescovo Giudice consegna il Premio Euanghelion a Lucetta Scaraffia

Foto Salvatore Alfano (2)

Donne da ascoltare Uno spaccato sul ruolo della donna nella Chiesa quello tracciato da Lucetta Scaraffia in occasione della consegna del Premio Euanghelion 2014

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n una affollata sala polifunzionale della Galleria Maiorino di Nocera Inferiore, Lucetta Scaraffia ha parlato della sua chiamata al servizio del quotidiano di Oltretevere, dell’esperienza vissuta con Ritanna Armeni in qualità di coordinatrici dell’inserto Donne, Chiesa, Mondo de L’Osservatore Romano, ma soprattutto della riconsiderazione che la Chiesa dovrebbe tributare al Genio femminile. Un impegno che a volte viene confuso per servitù e non riconosciuto come servizio: «Vorremmo far scoprire il tesoro nascosto della Chiesa che è rappresentato dalle donne. Spesso vengono utilizzate per il loro senso di umiltà, per il voto di servizio e purtroppo capita di non farle sentire parte di un gruppo o di una comunità. È giustissimo che ci siano donne che aiutano per le cure domestiche, però devono anche sedere a tavola. Se sono solo addette a portare le cose quello non è servizio, ma servitù». La relazione dello scorso 15 marzo, approfittando del tema “Il genio femminile. L’impegno delle donne nel mondo della comunicazione”, è partita dalla presentazione dell’inserto Donne, Chiesa, Mondo, che Lucetta Scaraffia ha definito «figlio amatissimo: un nuovo inizio all’interno della Chiesa che così guarda alla donne». Deve essere considerata una specie di pioniera la professoressa perché è stata la prima donna a scrivere editoriali per L’Osservatore ed è poi riuscita a concretizzare l’idea dell’inserto. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso sostegno di papa Benedetto XVI.

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«L’idea di fare questo giornale con Ritanna Armeni – ha raccontato – è stato un modo per aprirci al mondo dei laici. Il nostro, infatti, è un messaggio rivolto a tutte le donne. A tutte le persone. In seconda pagina, per esempio, c’è sempre un articolo che riguarda i rapporti con le altre religioni o con il mondo agnostico. Poi abbiamo un’intervista ad una donna importante del mondo cattolico. Importante non perché leader, ma perché svolge compiti significativi nella Chiesa». Ma perché il giornalismo in rosa funziona, seppur sono pochi i direttori donna? «Alle donne la comunicazione viene facile perché hanno una sorta di empatia verso le persone a cui si rivolgono. Per loro è più facile calibrare il messaggio perché arrivi a destinazione», ha spiegato la professoressa. Una svolta all’interno della Chiesa, dunque, non è solo auspicabile, ma necessaria se si vuole raggiungere il cuore di tutti. Lo si può fare rileggendo le origini e ricordando che «tutti i Paesi dove c’è stata l’emancipazione delle donne sono di matrice cristiana e che non ci sarebbero i diritti dell’uomo senza la matrice cristiana». Insomma, la «Chiesa non è nemica dell’emancipazione femminile, ma ne è matrice». Perché, quindi, continuare a non ascoltare, a non «far sedere a tavola»? Posizioni che si spera possano essere superate. L’auspicio di Lucetta Scaraffia è che l’inserto da lei curato possa servire a questo e ricordare alla Chiesa che «le donne ci sono e non ci si dimentichi della loro esistenza». Salvatore D’Angelo


«Riscoprite il pudore»

L’impegno delle donne nel mondo della comunicazione

La riflessione del Vescovo all’attenta platea di giovani e adulti

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stato un mandato a riscoprire la dimensione femminile l’esortazione del Vescovo arrivata al termine della mattinata di lavori alla Galleria Maiorino. Monsignor Giuseppe Giudice ha ricordato come il primo incontro del Risorto sia stato con una donna e come la sua presenza sia rilevante in molti punti del vangelo: sotto la croce, piuttosto che a Cana. «Le radici cristiane – ha affermato il Vescovo – sono anche le radici del femminismo. Una donna è mandata dagli Apostoli a portare l’annuncio. È nei suoi occhi che si recupera lo sguardo del Risorto». Un ruolo di grande rilevanza che non va sciupato, per questo motivo monsignor Giudice ha invitato le donne presenti, molte delle quali giovani studentesse, a «recuperare il pudore in questa società che vi ha strappato l’anima ed ora sta strappando il corpo». Un pudore inteso non solo coporale, ma anche come coscienza perché «luogo dell’incontro con Dio». La ciliegina sulla torta per il convegno ospitato nella sala del Comune di Nocera Inferiore. Il sindaco Manlio Torquato, portando i saluti, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra le istituzioni pubbliche e la Chiesa. Interessante anche la relazione del professore Armando Lamberti, delegato del rettore dell’Università degli Studi di Salerno Aurelio Tommasetti, in quanto l’ateneo ha concesso il patrocinio morale all’iniziativa, il quale ha tratteggiato l’importanza riconosciuta dalla Chiesa alla comunicazione e al genio femminile. Una rilevanza che però, come ha detto Lucetta Scaraffia, non è sempre tenuta in considerazione.

UNA BELLA NOTIZIA Antonietta Abete è stata nominata dal Vescovo vice direttore di Insieme. Una sorpresa per la diretta interessata, arrivata al termine del convegno, una bella notizia per la redazione e per l’intera diocesi. In questo modo viene riconosciuto l’instancabile lavoro portato avanti dal lontano luglio del 2005, quando fu pubblicato il numero zero della rivista. Un impegno venuto mai meno e che, anzi, cresce sempre di più. Ad Antonietta gli auguri della redazione perché continui ad avere la Buona Notizia come unico principio ispiratore del suo lavoro di comunicatrice.

Da sinistra, Salvatore D’Angelo, Armando Lamberti, mons. Giuseppe Giudice, Lucetta Scaraffia e Antonietta Abete Insieme - Aprile 2014

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Il genio femminile Un Manifesto sull’informazione

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n’analisi poco felice, ma non demonizzante, anzi, con suggerimenti programmatici, quella che viene fuori dal Manifesto sull’informazione locale che la Redazione di Insieme con alcune realtà locali (AC, Fraternità di Emmaus, Punto Famiglia, Osservatorio Politiche Giovanili di Nocera Inferiore) e diversi universitari ha redatto in vista del Premio Euanghelion. Un testo che è stato consegnato a Lucetta Scaraffia e, idealmente, all’intera collettività, affinché si rivedano alcuni aspetti comunicativi territoriali. Due sono le considerazioni indispensabili per presentare il Manifesto dei giovani dell’Agro: una circa il metodo che ha condotto alla stesura del testo e un’altra sul contenuto. Il primo è stato il dialogo tra associazioni e singoli, un iter da alcuni considerato faticoso. Una scommessa vinta. Il secondo aspetto riguarda il contenuto: non solo critica, ma anche proposte concrete. Non semplice e retorica lamentazione, ma sensibilità per rimboccarsi le maniche. Sa. D’An.

La redazione di Insieme ha incontrato e discusso con un gruppo di universitari e con i responsabili di movimenti e associazioni ecclesiali e di impegno civico per fotografare lo stato di salute dell’informazione e della comunicazione locale

LE DIREZIONI DA SEGUIRE Alcuni stralci del Manifesto consegnato alla professoressa Scaraffia Per un rinnovato impegno. «Sogniamo un giornalismo come palestra in cui formarsi un’opinione critica della realtà. Un’informazione che ampli la nostra visione del mondo e permetta di orientarci meglio all’interno della nostra comunità. Giornali, riviste e blog come scuola di vita in cui ricevere gli occhiali per guardare alla società». Non demonizzare la rete. «Il web è una risorsa, permette a chiunque di fruire in modo rapido, comodo e poco costoso di informazione, cultura e approfondimento. La rete non è la fonte

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della debacle del giornalismo, ma impone la necessità di sviluppare nuove capacità nell’impiego dei moltiplicati canali di informazione. È dell’uomo la responsabilità dell’uso sapiente dei mezzi di comunicazione digitali». Ripartire dai banchi di scuola. «La carta stampata non appassiona più i lettori giovanissimi. Le nuove generazioni manifestano però in modo diverso una sete di comunicazione e informazione. Ne è testimonianza il successo dei social network e di alcune pubblicazioni e trasmissioni televi-

sive. Un interesse da accompagnare ed educare». Comunicare la Buona Notizia. «Confidiamo nel coraggio di giornalisti che sappiano invertire la rotta e influenzare colleghi e opinione pubblica, raccontando la Buona Notizia. Rintracciare angoli di bene è un’attività più dispendiosa, richiede la sensibilità dello sguardo e la pazienza dell’ascolto. Siamo però persuasi dall’idea del possibile incontro fecondo tra questo metodo e la velocità nella diffusione delle notizie».


Foto Salvatore Alfano (4)

ESEMPI La storia di sei giornaliste raccontata con foto e articoli da un gruppo di 60 studenti di scuola superiore

In prima fila da sinistra don Natalino Gentile, Il presidente dell’Assostampa Valle del Sarno Salvatore Campitiello, il Sindaco Manlio Torquato e don Ciro Galisi

La gallery

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uando il mondo della scuola incontra quello della scrittura non può che derivarne un’esperienza indimenticabile. E così è stato per quanti hanno realizzato la galleria di immagini e parole, esposta durante la mattinata del convegno, su sei giornaliste esempio di professionalità e impegno: Elisa Salerno, Emilia Mariani, Oriana Fallaci, Matilde Serao, Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli. Un’attività realizzata dai ragazzi del liceo scientifico “Don Carlo La Mura” di Angri e del liceo linguistico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore. Queste giornaliste sono state inserite in 3 macro-gruppi. Le prime due, Salerno e Mariani, rappresentano i principi del giornalismo femminile, coloro che hanno lottato per l’emancipazione della donna. Fallaci e Serao, invece, sono due professioniste che hanno fatto lo storia del giornali-

smo e della letteratura italiana. Alpi e Cutuli rappresentano, invece, il giornalismo contemporaneo di frontiera che spesso costa la vita. Alcune fotografie, stralci di articoli, ma anche il contesto politico-culturale in cui sono vissute, questo è bastato ad esprimere le personalità forti e grandiose delle sei protagoniste della galleria. Dodici cartelloni scritti, decorati, resi vivi con estro e fantasia dai 60 studenti che con entusiasmo hanno affrontato la sfida, mostrandosi affascinati da questo progetto. Un’esperienza che ha arricchito anche noi: la storia di ogni donna che ha dedicato la sua vita a cambiare il mondo attraverso azioni e parole è un tassello della nostra personale storia in qualità di donne, sognatrici e aspiranti giornaliste. Martina Nacchio Donatella Salvati

Una classe dell’ITC Pucci di Nocera Inferiore

UN VIDEO BOX PER I GIOVANI Cos’è la comunicazione? Gli studenti dell’istituto “CuomoMilone” di Sarno e quelli del liceo “Mangino” di Pagani hanno risposto a questa domanda e contribuito alla realizzazione di un video proiettato durante il convegno. È emerso che per

i ragazzi, poco più che adolescenti, la comunicazione non è tanto rappresentata dai giornali o dalla televisione, quanto dai new media, dai social network e dallo stare insieme. Una visione che andrà sicuramente approfondita.

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VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

La gioia di vivere Gli occhi lucidi del cronista davanti alla storia di una bambina nata a 23 settimane e ritornata a casa dopo sei mesi di ricovero ospedaliero

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miracoli accadono ed è emozionante raccontarli. La storia di Maria Teresa Pia è quella di un prodigio. A raccontarla è stata qualche settimana fa il giornalista Pierino Califano. Non sapeva cosa stesse per fare quando fu inviato ad intervistare alcune persone alla Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore. La sua lunga esperienza di commentatore politico e cronista lo ha messo dinanzi a tutto, quel passaggio in viale San Francesco sarebbe stato uno dei tanti. Così non è stato. Ad accoglierlo c’era Maria Teresa Pia ed i suoi genitori. La piccolina avrebbe lasciato quel giorno il reparto diretto dal dottor Ignazio Franzese dopo sei mesi di degenza. Un ricovero così lungo perché lei era nata a 23 settimane, a causa di alcune complicazioni. Per i medici era quasi un aborto. Lei, invece, non la pensava così. La sua voglia di vivere ha avuto la meglio. Maria Teresa Pia ha fatto sentire al personale medico e paramedico tutta la sua forza. L’equipe di

ostetricia e ginecologia e quella di terapia intensiva neonatale si sono messe in moto per salvarle la vita. Un’assistenza durata fino allo scorso 26 febbraio e che proseguirà anche a casa. Il percorso ospedaliero di Maria Teresa Pia, infatti, è stato costellato di alti e bassi e pure a casa dovrà essere trattata con farmaci e ossigenoterapia perché ha una bronco displasia grave. «Raccontare una storia come questa – ha commentato Pierino Califano – mi rende ancora più consapevole di quanto sia bella la vita. È stata un’emozione incredibile vedere quel batuffolo così piccolo sopravvissuto a tanta sofferenza e al pensiero di chi credeva non ce l’avesse fatta». Ancora più emozionante per il giornalista è stato assistere «all’amorevole cura, passione e dedizione che i medici e paramedici della TIN mettono nel proprio lavoro. Se questi miracoli avvengono è anche merito loro». Salvatore D’Angelo

PREGHIERA PER LA VITA

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gni venerdì di quaresima la cappella dell’ospedale “Umberto I” ha accolto l’adorazione eucaristica. Un momento nato in occasione dell’ultima Giornata per la Vita, quando fu organizzata un’adorazione notturna. L’esperienza è talmente piaciuta, ha talmente arricchito lo spirito di personale e pazienti, che il cappellano, padre Raffaele Bufano, insieme ad alcuni dipendenti ospedalieri sensibili al tema, ha deciso di riproporla per il periodo quaresimale. Ogni venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 12.00, Gesù Eucaristia è stato esposto in cappella donando sollievo e conforto alle tante persone che passando hanno potuto sostare in preghiera, ringraziando per una nascita o per un controllo andato bene, o trovare sollievo dalle sofferenze vissute.

Il vescovo Giudice nella cappella dell’ospedale “Umberto I”

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Bussa ancora la cicogna

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iamo in piena notte, qualcuno bussa alla porta, un bambino chiede di entrare: la cicogna si è diretta di nuovo verso la casa di Sandro e di Lucia Pagliarulo. Che emozione! È arrivato il fratellino per Anna Chiara. Era il 9 ottobre 2013, veniva ad allietare la nostra vita Gianmarco. Per me e per mio marito è stata una gioia immensa accogliere un altro figlio: il dono più alto che Dio ha fatto all’umanità. Rivolgiamo la nostra preghiera al Signore affinché ci aiuti a camminare e crescere insieme ad Anna Chiara e Gianmarco verso la fede, come famiglia, in ogni tempo della vita. Per la competenza e per la disponibilità, un vivo ringraziamento va al personale medico ed infermieristico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno, in particolare all’ostetrica Patrizia Mazza, ai dottori Canfora e Ragosta, e a tutte le puericultrici del nido, in modo speciale alla sig.ra Marcella Amato. Di cuore ringra-

zio il primario del reparto Aurelio Elberti, che con alta professionalità e grande umanità ha saputo incoraggiarmi e mi ha sorretto nei momenti più difficili; profonda riconoscenza al primario del reparto di Pediatria, Durante, che con dedizione e precisione si prende cura dei nostri neonati. Un grazie particolare a don Pasquale Imperati, architetto e parroco di Santa Maria Maddalena ad Atrani, per averci unito in matrimonio il 31 ottobre 2009, per aver arricchito la nostra formazione cristiana e per aver esaudito il nostro desiderio di fare da padrino a nostro figlio per il battesimo, celebrato il 9 marzo 2014 nel Duomo di Episcopio, da mons. Mario Ceneri, sacerdote da sempre vicino alla nostra famiglia. A te, caro Gianmarco, papà e mamma augurano un mondo di bene! Dio ti illumini sempre con la Sua grazia: che la tua vita possa essere costellata di successi e di sorrisi, un tripudio di letizia, un inno di lode al Signore. Lucia Pavone

Lucia racconta la gioia di accogliere Gianmarco, una nuova vita che allieta dal 9 ottobre 2013 la sua bella famiglia

Gianmarco

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Don Natalino Gentile, Angela Procaccini, Ornella Coccoli e Gaetano Fimiani

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o preso posto in prima fila. Accanto a me siede la mamma di Simonetta Lamberti, bambina uccisa a Cava de’ Tirreni nel 1982. I ragazzi ed i giovanissimi sono il tema della piéce teatrale “Volti diversi, lo stesso destino” di Alfonso Ferraioli a cui sto per assistere. Cominciamo a conversare. La signora Angela Procaccini comincia ad aprirsi, a confidarsi. Chissà quante volte, in tutti questi anni, è stata chiamata a fare da testimonial, a scrivere e a raccontare la sua drammatica avventura. È una cascata di ricordi e di emozioni, di crisi e di disperazione, di chiusura totale al mondo ed alla vita, un sottile

Un incontro intenso piacere di essere sepolta sotto quell’autentico terremoto che ha sconvolto la vita dei genitori e della famiglia; le lunghe pratiche giudiziarie, i processi, i giornali, i mass media… fino al desiderio che tutto si concludesse, tragicamente, con un salto nel vuoto e farla finita. Ma la fede, cui si è aggrappata, l’ha salvata dall’abisso della disperazione. Ed Angela ha parlato del processo, dell’assassino, della condanna, ma soprattutto del perdono. Grazie per la grande lezione di umanità e di speranza, perché l’amore vince tutto, anche l’odio. Questo è il vero senso della vita, di ogni vita. Don Natalino Gentile

All’Auditorium della Scuola Media di Roccapiemonte la compagnia teatrale di Mercato San Severino ha presentato “Volti diversi, lo stesso destino” di Alfonso Ferraioli. Cronaca che riporta alla ribalta la storia delle vittime della camorra, partendo dagli anni ’80. L’occasione per incontrare una persona speciale

INSIEME PER IL BURKINA FASO

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teatro e in barca per solidarietà. Il Progetto famiglia Cooperazione propone due eventi benefici per sostenere la costruzione di una casa per studentesse nel Centro Jean Paul II di Koupéla in Burkina Faso. Il 12 aprile, nel prestigioso auditorium di Ravello Oscar Niemayer, Maurizio Casagrande porta in scena uno spettacolo che farà rivivere 50 anni di storia italiana e non

solo. Il 25 aprile, invece, si potrà veleggiare lungo la costa sorrentina e amalfitana grazie a Maria Giovanna Castellano, proprietaria della PLAGIA CHARTER. L’imprenditrice ha messo a disposizione tre delle sue imbarcazioni per una mini crociera solidale. Per informazioni: Dina Coppola – 347 744 96 62, dinacoppola@progettofamiglia.org


La maschera tipica sarnese di “Alesio”

Gli gnomi del carro “Biancaneve e i sette nani”

REDAZIONALE A CURA DELLA CASA ALBERGO PER ANZIANI “SANTA RITA”

Il gruppo dei “Loney Tunes”

A Carnevale ogni “festa” vale I ballerini del carro “La Zingara vede e provvede”

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a Casa Albergo per Anziani Santa Rita, attiva da oltre un anno nel centro di Sarno, in via Isonzo 22, porta avanti fin dalla sua apertura una politica di dialogo e collaborazione con il territorio per favorire l’integrazione con le realtà sociali dell’Agro. Nel corso degli ultimi mesi sono state programmate e realizzate una serie di iniziative come una scuola di ballo, un corso di cake design, piuttosto che la scuola di canto e i corsi di ginnastica dolce. Nell’ambito di tale progettualità è stata programmata, di comune accordo con il comitato organizzatore del Carnevale sarnese 2014, una esibizione di tutti i corpi di ballo associati ad ogni carro sulla terrazza della Casa Albergo. Le diverse squadre hanno avuto modo

INFO

Tanti eventi per dare gioia e serenità agli ospiti della Casa Albergo per Anziani Santa Rita. Una struttura che sempre più spesso si apre alla città, divenendo riferimento per il territorio di presentarsi ed esibirsi con le loro coreografie originali regalando un momento di sano divertimenti e di allegria agli anziani che partecipano alle iniziative promosse dalla Casa Albergo per Anziani Santa Rita. La manifestazione, che ha preso il nome di “Aspettando il Carnevale. Fate largo… arrivano i carri allegorici da noi!”, si è svolta mercoledì 26 febbraio a partire dalle ore 16.30. Ad accogliere le maschere ed i ballerini il maestoso terrazzo della struttura, con il Vesuvio che si stagliava sullo sfondo, abbellito con festoni, mascherine, stelle filanti e coriandoli. Negli occhi degli ospiti è comparsa come d’incanto la gioia e la spensieratezza tipica di questo periodo. Ma a regalare il sorriso più grande sono state le esibizioni dei gruppi formati

principalmente da piccoli “nipotini”. Una gioia contagiosa, perché anche i bambini, raggruppati per tema, attendevano emozionati ed impazienti il proprio turno per esibirsi orgogliosi davanti a così tanti “nonnini”. Hanno aperto le danze gli gnomi del carro “Biancaneve e i sette nani”, poi ci sono stati “Alesio” e i “Looney Tunes”, hanno concluso l’esibizione i figuranti del carro la “Zingara vede e provvede”. Con il sole tramontato e le luci accese a fare risplendere ancora di più i mille colori dei vestiti, la direttrice Nilde Renzullo ha ringraziato i presenti e invitato il presidente del comitato organizzatore del Carnevale sarnese a ripetere l’evento anche il prossimo anno, inserendolo nel calendario delle manifestazioni ufficiali.

Casa albergo per anziani “Santa Rita”, Via Isonzo, 22 – Sarno (SA) Tel. 0815136548 - info@albergosantarita.it - www.albergosantarita.it Insieme - Aprile 2014

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VITA ECCLESIALE Speciale mons. Mario Vassalluzzo Mons. Mario Vassaluzzo è ritornato in Cielo lo scorso 4 marzo. È stato un pastore attento e amorevole, ha saputo coltivare con discrezione sani e fecondi legami di amicizia, ha valorizzato i mezzi di comunicazione sociale, ha speso non poche energie per riportare alla luce vicende storiche e biografiche. Abbiamo deciso di ricordarlo dando la parola alla sorella Lina e ai giovani che ha formato, a quanti hanno condiviso con lui impegni e responsabilità e a chi ha avuto la grazia di godere della sua amicizia. Senza nessuna pretesa di esaustività: la vita ricca di grazia di don Mario non può certo essere racchiusa in poche pagine. Vogliamo solo condividere qualche frammento della sua luminosa esistenza

Dilexit Ecclesiam

“L

a mia esistenza si è svolta nella modestia”, scrive don Mario nel suo Testamento, “mai ho desiderato di mutare la mia condizione sociale”. Anche se ha ricevuto uffici e compiti rilevanti, anche se è stato costantemente circondato da stima e affetto, egli sapeva restare sullo sfondo, dietro le quinte, pago di vedere (con gli occhi della fede che fa guardare lontano) le opere che altri mettevano in cantiere. Una vita lunga e tutta consumata per il Regno di Dio, una vita che oggi appare come una luminosa collana di perle, tutte raccolte con il filo della carità sacerdotale. Il suo sorriso mite e lo sguardo sereno erano la più bella carta d’identità, su di essa c’è scritto semplicemente: sacerdote. Questa parola dice tutto, quando è integralmente vissuta. Sacerdote vuol dire un uomo consacrato a Dio, un uomo che ha consegnato a Dio la sua vita, mettendo da parte carriera e successi che pure avrebbe potuto agevolmente guadagnare grazie alle doti umane e intellettuali che aveva ricevuto ma anche saputo coltivare. Così è stato per lui. Quand’ero giovane seminarista mi invitò a partecipare ad una trasmissione radiofonica a Rocca, in quella emittente che egli aveva creato a metà degli anni ‘70, per parlare delle vocazioni. Fu per me un segno di grande fiducia che mi incoraggiò non poco a fare di più e sempre meglio. Né posso dimenticare tutte le volte che, d’intesa con il Vescovo Gioacchino, mi ha dato fiducia. Una fiducia non priva di accenti critici, quando egli ravvisava la necessità di mettere in guardia dai pericoli. Come quando abbiamo iniziato l’avventura di questa rivista. L’amore per Dio apre il cuore e la mente a tutto quello che vi

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è di buono. Don Mario è stato un pastore attento e amorevole, ha saputo coltivare con discrezione sani e fecondi legami di amicizia, ha valorizzato i mezzi di comunicazione sociale, ha speso non poche energie per riportare alla luce vicende storiche e biografiche di uomini e donne degni di essere ricordati. Non per il gusto del sapere ma per rendere gloria a Colui che “tutto move”. Ma soprattutto ha avuto un amore sviscerato per i poveri: “mi sono sforzato di amare, in Cristo, gli indigenti, i poveri”, come scrive nel Testamento. Qui la penna e il cuore sembrano sostare: “oh, i miei poveri! i miei poveri! Essi hanno costituito il mio punto di riferimento e di forza, la mia costante attenzione per tutta la vita”. Quanti ricordi dietro queste parole! Ma fedele al precetto evangelico di non sbandierare le opere di carità, non dice nulla di più. Nel giorno della sua ordinazione sacerdotale si recò a visitare l’abate della Badia di Cava, gravemente ammalato, e ricevette una parola che egli ha custodito come una preziosa reliquia, la stessa che il vescovo Giuseppe ha scelto come luce del suo episcopato: “Cristo ha amato la Chiesa ed ha consegnato se stesso per lei”. Questa parola ha rischiarato la sua vita e il suo ministero. Non è stato solo un servo obbediente e scrupoloso ma un prete che ha amato in modo appassionato la sua Chiesa. La vita di don Mario appartiene ormai alla storia eppure in questo ultimo saluto non s’insinua alcuna malinconia. C’è invece la gioia della fedeltà e la certezza che egli ha saputo adempiere il proprio compito. La storia della Chiesa è fatta da persone come lui che hanno servito la causa del Vangelo full time donando tutto e senza mai rivendicare nulla. Silvio Longobardi


Il vescovo Giuseppe Giudice e mons. Gioacchino Illiano insieme a mons. Mario Vassalluzzo al termine del suo servizio di Vicario generale della Diocesi

Collaboratore intelligente e obbediente Hanno passato quasi un quarto di secolo l’uno accanto all’altro. Negli ultimi anni hanno condiviso anche la malattia. Mons. Gioacchino Illiano ricorda don Mario Vassalluzzo

L’

amicizia e la condivisione di una responsabilità, il dolore della perdita e il ringraziamento per il calore di una collaborazione durata quasi un quarto di secolo. Tutto questo attraversa lo sguardo di mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della Diocesi di Nocera - Sarno mentre insieme ricordiamo don Mario Vassalluzzo. Parroci in due lembi di terra confinanti – don Gioacchino a Siano e don Mario a Roccapiemonte – si sono conosciuti prima dell’ingresso in Diocesi di mons. Illiano. «Suo cognato era molto impegnato nella mia parrocchia e questo mi ha permesso di conoscere un sacerdote intelligente, generoso, capace», ricorda. La storia ha poi continuato a tessere la sua trama misteriosa: nel 1987 mons. Illiano è eletto vescovo della Diocesi di Nocera - Sarno. Mons. Vassalluzzo era il cancelliere diocesano, nominato nel 1982 dal vescovo Iolando Nuzzi. Che doti ha scorto il vescovo emerito in don Mario per sceglierlo come vicario generale della Diocesi? «Un’intuizione personale», confida. «Nel 1989 venne a mancare improvvisamente mons. Vincenzo Tedesco ed io proposi a don Mario di diventare vicario generale. Accettò dopo

qualche giorno di riflessione». Tante le sfide affrontate insieme. Il vescovo china il capo, i ricordi riemergono uno legato all’altro, ma egli si sforza di tenere a bada l’emozione. «Era un lavoratore indefesso, ha fatto sempre il suo dovere con grande scrupolo. La sfida più grande è stata indire il Sinodo diocesano: cinque anni di preparazione e cinque di celebrazione. Ricco e prezioso il contributo di don Franco Alfano, don Carmine Citarella, don Silvio Longobardi, padre Terenzio Soldovieri e padre Damiano Lanzone. Don Mario seguiva ogni attività, pronto ad intervenire se ci fosse stato bisogno. Ricordo la sua obbedienza totale. Diceva: basta che lo vuole il vescovo». Gli chiedo se ci sono state situazioni in cui, con amabilità, don Mario gli ha fatto cambiare una decisione già presa. «Tante volte ci siamo confrontati, don Mario proponeva il suo punto di vista, poi, ubbidiente e discreto, accoglieva le decisioni del vescovo». C’è un tratto della figura di don Mario che quelli che lo hanno conosciuto non potranno mai dimenticare: il garbo e la profonda educazione. «È sempre stato un uomo intelligente ed educato. Dalla sua bocca non usciva mai una volgarità

o qualche espressione stravagante. Era un ottimo mediatore e riusciva a tirar fuori il meglio dal cuore dell’altro. Un uomo di integerrima spiritualità: non dimentichiamo che era cresciuto dai monaci benedettini. Nei suoi abati, egli vedeva Dio. Lo diceva spesso. Allo stesso modo vedeva Dio nel suo vescovo». Lavoratore instancabile, era solito venire in Curia anche nei giorni in cui non era aperta. Per evitare che lavorasse anche di notte, mons. Illiano stabilì che non era possibile portare il lavoro a casa. C’è un altro aspetto che li ha profondamente uniti: la condivisione della sofferenza. Tre anni fa, don Mario accompagnò mons. Illiano nel lento decorso della sua malattia. Dall’agosto del 2013, le parti si sono invertite. Qui la voce si abbassa e le parole si contano. «Era più adulto di me ed è stato un maestro di vita anche nelle difficoltà. Ero ammalato, e lui è stato un padre discreto e umile per tutta la Diocesi. Da quando la malattia lo aveva colpito, andavo spesso a trovarlo. Per poco non è morto nelle mie braccia». Lo aveva visto la sera prima. «Se ne è andato discretamente, di notte, come fanno i santi». Antonietta Abete Insieme - Aprile 2014

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Aula Magna del Liceo Scientifico “Rescigno”, 11 ottobre 2010, mons. Illiano consegna a don Mario il “Castello d’Argento”. A sinistra Luisa Trezza e a destra Gaetano Fimiani

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“Più rocchese dei rocchesi” Quasi trent’anni trascorsi a Roccapiemonte, due generazioni raccontano il fermento di anni di straordinario impegno e interesse per la città

n prete casalvelinese per nascita e rocchese di adozione” è il sottotitolo de I percorsi della memoria, volume che ripercorre la vita di mons. Mario Vassalluzzo. I ventotto anni trascorsi a Roccapiemonte consolidano un legame speciale: un tempo di straordinario fermento per le due generazioni di giovani che il presbitero ha accompagnato nella crescita umana e professionale. A colloquio con Gaetano Fimiani e Luisa Trezza rispolveriamo alcuni momenti significativi dell’impegno di un Pastore attento al territorio. «Conoscevo don Mario dalla nascita – racconta il professore d’italiano – mio padre, Basilio Fimiani, è stato suo collaboratore della prima ora». Il percorso. Nel 1961 mons. Mario Vassalluzzo è nominato parroco di S. Giovanni Battista in Roccapiemonte.

Con una prima schiera di giovani – tra cui Basilio Fimiani e Pasquale Palumbo – dà vita nel 1963 al periodico Ribalta Giovanile, sostenuto dall’Azione Cattolica. Nel 1975 comincia la grande avventura in radio, con la Ralivas (Radio Libera Valle del Sarno), e nel 1980 in televisione, con Telerocca, mezzo di comunicazione indispensabile nei giorni del sisma dell’80. Nel 1990, la seconda generazione dei giovani rocchesi lo chiama alla guida di Rocca Apudmontem. L’amore per i giovani: «Don Mario si circonda degli ultimi, non dei figli dei notabili. Incoraggia ed educa ragazzi in cui vede rifulgere un’intelligenza e dona loro un’opportunità culturale e di crescita – spiega Gaetano – gli insegna il Vangelo, lo adatta insieme a loro ai nuovi tempi, nel solco del Vaticano II». Mons. Vassalluzzo continua a parlare agli studenti nelle scuole fino a pochi anni fa. Riesce ancora a incuriosirli.

UN TESTIMONE DELLA BUONA NOTIZIA Mons. Vassalluzzo è stato direttore responsabile di Insieme dalla nascita della rivista fino al 2010: un attento comunicatore del Vangelo

N

el 2006 nasce la rivista diocesana Insieme, don Mario non solo sostiene il progetto ma è direttore responsabile del mensile fino al 2010, quando gli succede don Andrea Annunziata. Nello stesso anno, è istituito il Premio Euanghelion, un termine greco che significa buona notizia per sottolineare il legame tra quella parola eterna, che da duemila anni risuona in ogni parte del mondo, e quella parola fragile ed effimera che ogni mese

viene scritta su carta. Quell’anno il premio fu consegnato a mons. Mario Vassalluzzo, per il suo ministero sacerdotale, caratterizzato fin dall’inizio dalle più svariate espressioni di carità pastorale e dalla valorizzazione dei media per diffondere in tutte le pieghe della società la buona notizia del Cristo. L’impegno nel campo culturale di mons. Vassalluzzo è un esempio per tanti giovani che si avvicinano al mondo del giornalismo. Mons. Vassalluzzo riceve il Premio Euanghelion

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Il giorno dei funerali

NEL SOLCO DEL VATICANO II A Roccapiemonte è al fianco delle Suore di Nostra Signora di Fatima, a Nocera Superiore alle Suore del Buon Pastore. Il sacerdote che ha creduto nella collaborazione

«U Neanche l’insorgere delle nuove tecnologie lo spaventa. All’arrivo dei primi computer impiega due mesi di studio. Dopo, impara meglio di altri ad utilizzare uno strumento prezioso che non abbandonerà più. Con due punti di riferimento costanti, don Milani e don Mazzolari, mons. Vassalluzzo esprime la tensione pedagogica nella perenne ricerca della Verità e nella curiositas per il mondo. Il giornalismo diventa una palestra naturale in cui coltivare tale dedizione. Una passione che per alcuni giovani si trasforma in professione. «Mi ha insegnato ad interrogare le fonti con rigore. Aveva la dote della precisione, anche per scrivere una semplice didascalia – spiega Luisa Trezza, giornalista e assessore alla cultura del Comune di Roccapiemonte – ricordo la ripresa del Premio nazionale di poesia Apudmontem e l’amicizia con il poeta Pasquale Maffeo. Ancora l’istituzione del riconoscimento Castello d’argento, per coloro che hanno illustrato il nome di Roccapiemonte in ogni settore del sapere e dello sviluppo della civiltà, conferito a mons. Mario Vassalluzzo nel 2003». “Il nostro archivio dinanzi a Dio”. L’interesse per le radici del territorio conducono don Mario a studi storico-toponomastici di valore inestimabile. A sue spese, nel 2002 ristampa La Rocca, unico documento sull’identità rocchese, e lo riconsegna al Comune e alla cittadinanza. «Aveva da poco concluso una pubblicazione sulle proprietà dei Ravaschieri nel Sud Italia con l’Università di Genova. Un lavoro impegnativo per un volume accademico prestigioso» riporta Gaetano, che aveva collaborato con don Mario a molti altri scritti, anche nell’ultimo periodo. «La malattia non aveva consumato il suo desiderio di vivere». In un cassetto nel suo appartamento erano già pronte le omelie per la Settimana Santa e per la Pasqua. Mariarosaria Petti

omo di grande umanità, poliedrico, di cultura vastissima, mai fatta pesare a nessuno» con il viso rigato dalle lacrime, suor Feliciana Mastrangelo, ricorda il parroco, mons. Mario Vassalluzzo. Una figura speciale per la madre superiora e la sua congregazione. Nel 1964 don Mario chiama a lavorare in parrocchia le Suore di Nostra Signora di Fatima. Si adopera con la principessa Ornella Ravaschieri-Fieschi perché donasse dei locali alle consorelle. Nasce, anche, la prima scuola materna cattolica della città, che ancora oggi si distingue nell’insegnamento sul territorio. «Ha saputo creare continuità ancora prima di andare via, ha dimostrato la sua grandezza anche nel distacco. Un allontanamento per noi dolce» così racconta suor Feliciana la fine del ministero di parroco a Roccapiemonte nel 1989. L’arrivo a Nocera Superiore. Era il 1988 quando mons. Gioacchino Illiano, con spirito di apertura conciliare, affida alle Suore Pastorelle la cura pastorale della parrocchia San Michele Arcangelo. Nel 1993, il vescovo emerito chiama ad un nuovo incarico mons. Vassalluzzo, nominandolo amministratore parrocchiale. Soltanto un uomo colto, aperto di mente e capace di interpretare la novità di una conduzione pastorale condivisa avrebbe potuto riempire di senso la scommessa di mons. Illiano. Don Mario è l’uomo pacato, riservato, di fine intelligenza che può accogliere l’invito. Abbiamo incontrato suor Gabriella Gasparro e suor Francesca Berton per conservare l’ultimo frammento dell’attività pastorale di mons. Vassalluzzo. «Abbiamo vissuto con lui la costruzione del nuovo complesso parrocchiale. Era sempre il primo a provvedere ai bisogni della comunità. Sempre solerte – affermano – ciò che più ci mancherà sarà la possibilità di condividere ragionamenti, pensieri e riflessioni. La sera prima di ritornare in Cielo, avevamo letto un articolo del cardinale Kaspar sul ruolo della donna nella Chiesa. Lo aveva già sottolineato con la promessa di commentarlo insieme». M. P.

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Mons. Vassalluzzo partecipa alla laurea del nipote di Rosa Ciancio

La testimonianza di Rosa Ciancio, collaboratrice prima e sorella acquisita poi di mons. Mario Vassalluzzo

“Ho vegliato sul suo ministero”

U

n padre, un fratello, un amico. Per 50 anni Rosa Ciancio ha vegliato sulla vita e sul ministero di mons. Mario Vassalluzzo. Aveva 18 anni e insieme alle due sorelle più piccole conosce il giovane don Mario – allora direttore dell’Istituto Matarazzo – alla colonia estiva. Una ragazza alle prese con l’Università e con la scomparsa prematura della madre, incontra un “vero sacerdote secondo il cuore di Gesù” che le cambia la vita. «Sono migliorata accanto a don Mario – racconta – mi ha sollevato e ora io voglio seguire il suo insegnamento. Voglio spogliarmi di tutto e donare ai poveri». Insieme a Rosa, raccogliamo i dettagli preziosi di una quotidianità che profuma di santità. La casula e i libri – simboli di una vita sacerdotale impastata con la cultura – non esauriscono la descrizione di una vita esemplare. Sulle labbra di mons. Vassalluzzo un’esclamazione ricorrente: «Oh, i miei poveri, i miei poveri!». Nel cuore la carità e nelle tasche il vento. Continua la donna: «Era stupito da un episodio che aveva interpellato la sua generosità. Aveva sostenuto, come poteva, un anziano che non aveva da mangiare. Dopo qualche tempo, lo stesso uomo lo ringraziò per

«Ringrazio, inoltre, la sorella acquisita, sign.na Ins. Rosa Ciancio, la quale, con la sua delicata, discreta e fraterna amicizia mi è stata accanto come collaboratrice, prima, nella parrocchia S. Giovanni, e, come familiare, poi, mettendo a mia completa disposizione, in comodato gratuito, un’abitazione dignitosa, nuova di zecca e finanche ammobiliata, nella quale ho dimorato sino a quando il Signore mi ha chiamato a Sé». (Dal testamento spirituale di mons. Mario Vassalluzzo)

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quanto ricevuto e gli disse che non avrebbe avuto più bisogno di nulla. Finalmente aveva ottenuto la pensione». Un segno della Provvidenza, in cui mai smise di credere. «Quando lasciò la parrocchia, avrebbe dovuto trasferirsi da sua sorella. Una stanza non era sufficiente per i suoi libri. Ne aveva migliaia. Così, pensai di offrirgli un mio appartamento» e da allora ha inondato la casa di Rosa di volumi, riempendo lo studio e un ripostiglio. Don Mario non colma solo la casa dell’insegnante, ma tutta la sua esistenza: «Sono diventata una sorella per lui. Nell’ultimo periodo non mi chiamava più Rosa. Utilizzava il vezzeggiativo Sosò». L’ultimo capitolo della sua storia è segnato dall’affaticamento per l’età e da qualche problema di salute, che mai gli hanno impedito di onorare la vita e il ministero sacerdotale fino all’ultimo istante. «Si era ripreso benissimo. Anche le ultime visite mediche lo confermavano – il tono di Rosa diventa grave – la sera in cui è tornato in Cielo, avevamo recitato il Rosario insieme». Poi un programma alla televisione e qualche commento sui giovani di oggi senza lavoro. Una condivisione abituale. Nel cuore della notte, Rosa sente bussare alla sua porta. È don Mario, non può respirare. Si adagia sulla poltrona e crede di essersi ripreso. Dopo pochi minuti – spalanca i suoi occhi verso Rosa, come a volerle comunicare che è arrivato il momento di salutarsi – e ritorna alla Casa del Padre. È andato via sereno. Il viso roseo e puro. «Il dolore è ancora forte, devo scioglierlo per raccogliere i ricordi che mi legano a lui. Potrei, chissà, scrivere un libro su questo grande e santo sacerdote». L’abbraccio e le prometto di regalarle un quaderno, perché la memoria di don Mario non vada perduta. Mariarosaria Petti


Don Natalino Gentile insieme a mons. Mario Vassalluzzo

I frammenti e la memoria Il ricordo del confratello nel sacerdozio e amico don Natalino Gentile

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l brivido mi corre ancora per la schiena, al pensiero di quella oscura e drammatica alluvione del 1954, quando la natura sembrò ribellarsi e nella frana discendente dal monte Finestra penetrò nelle camerate dove innocenti ragazzi sognavano, galleggiando già sulle acque e sui detriti. Forse qualcuno, come Orazio, lasciò lo scudo e scappò impaurito. Ma fu proprio la prudenza ed il coraggio dei più grandi a salvarci. E don Mario era al suo quarto anno di teologia; fu un salvataggio estremo, prima che fossimo intrappolati come topolini nella massa distruttiva. Grazie ora per allora. E l’anno dopo, la gita a Casalvelino. Allora i novelli sacerdoti usavano invitare rettore e seminaristi alla festa della prima messa in paese: don Mario entrava solennemente al suo paese. Poi venisti a S. Potito come vicario parrocchiale, ed ospite al Convento, richiedevi a me quindicenne qualche ora di compagnia. Avesti parole comprensive, e siamo nel 1962, quando un evento personale mi costrinse all’esperienza di un quadriennio fuori il Seminario. Fu un periodo difficile, e tu, don Mario, mi tenesti a bada, padre spirituale, seguendomi nel mio percorso universitario fino al rientro. E come dimenticare quel caldo 7 luglio del 1968, vedendoti sorridente e soddisfatto al mio fianco, alla mia prima messa in paese?

Quando nel 1972 la riforma delle Diocesi toccò la Badia, noi passammo a Nocera dei Pagani, in maniera serena, anche se non si potevano reprimere quelle radici benedettine che erano state alla base della tua formazione. “Ho fatto tre buoni acquisti” soleva ripetere il vescovo Nuzzi, riferendosi a te, a don Pompeo ed a me. Per il mio amore per l’arte, fosti tu a convincere il vescovo Illiano a nominarmi responsabile del settore in Diocesi. E frequenti erano le tue telefonate per la ricerca ed i chiarimenti iconografici. Abbiamo collaborato ma anche polemizzato, come per la questione della toponomastica; ma come dimenticare la delicatezza nel lenire il dolore per il lutto di mia madre? Ogni dipartita è dolore e sofferenza, specie quando si parte per un non ritorno irreversibile. E nel silenzio c’è sempre qualcuno, come la dolce Deidamia, che piange l’eroe Achille chiamato alla guerra troiana. Salutami mamma, era la tua chiusa cordiale ad ogni telefonata. Salutami mamma, ora ti sussurro nella luce di un giorno senza tramonto, perché lì, in un requiem fatto d’eternità, voleranno le colombe ed antenne e parabole trasmetteranno musiche divine ed immortali. d. Natalino Gentile

UN FRATELLO SPECIALE Il ricordo della sorella Lina

«A

Casalvelino, nella nostra casa natale, avevamo un albero di ulivo secolare. Nel tronco si nascondeva una concavità. Mario da ragazzino preparava quell’angolo come un altare e immaginava di celebrare l’Eucarestia» racconta la sorella Lina. Una vocazione che investe mons. Vassalluzzo fin dalla tenera età. Il suo parroco, mons. Giuseppe Morinelli, rappresenta

per il ragazzo una figura trascinante, di fede semplice ma robusta, che fu padre e maestro di vita. «Mia sorella Rosa ed io abbiamo seguito Mario, prima a San Potito e poi a Roccapiemonte. Si è sempre preoccupato per noi e ci ha permesso di studiare. Padre spirituale e presenza attenta e discreta per tutta la famiglia – prosegue – oggi sento un gran vuoto. Mi manca».

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Il vescovo Giuseppe insieme al direttore Caritas e ai rappresentanti delle associazioni partners di Casa Betania

Ha aperto lo scorso 9 marzo “Casa Betania” la struttura di prima accoglienza per i senza tetto finanziata da Caritas italiana e gestita dall’associazione “Buon Samaritano ONLUS”. Un luogo dove offrire un letto, ma soprattutto far sentire il calore dell’amicizia e dell’accoglienza a chi non ha una casa

SENTIRSI TRA AMICI

A

ccoglienza: non un semplice termine, ma uno stile di vita. Rappresenta questo, e molto altro ancora, la struttura “Casa Betania” inaugurata lo scorso 9 marzo a Codola di Roccapiemonte. La vecchia sede della Caritas diocesana è stata sistemata e adibita a centro di prima accoglienza per i senza tetto. Un servizio essenziale, finanziato da Caritas italiana grazie ai fondi dell’8xmille. «La Caritas – ha spiegato il direttore diocesano, don Alessandro Cirillo – ci incoraggia ad investire in questi segni di speranza». La richiesta di assistenza da parte di coloro che non hanno più una casa si era fatta pressante. Chi dormiva per strada, chi si arrangiava nelle stazioni, chi sceglieva i banchi della chiesa, in particolare quella di Santa Maria del Presepe aperta anche di notte, per riposare le proprie membra. La Diocesi non poteva certamente stare a guardare e così ha ideato il progetto diventato, da qualche settimana, realtà. «Non ci

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succeda – ha detto il giorno dell’apertura il Vescovo, mons. Giuseppe Giudice – di parlare di carità e poi non fare gesti di carità. Può essere un piccolo segno in questo tempo dove i poveri diventano sempre più poveri, ma è un segnale importante». A gestire la struttura attigua alla chiesa di San Pasquale è l’associazione “Buon Samaritano ONLUS” di Nocera Inferiore. Una realtà che già opera da alcuni anni sul territorio. Nel centro diurno realizzato nei locali della parrocchia nocerina Santa Maria del Presepe, i volontari accolgono per la mensa e per il doposcuola numerosi bambini in difficoltà della città. Un’esperienza che si è consolidata nel tempo e che oggi si apre agli adulti senza tetto. «Un’opera segno di accoglienza – ha dichiarato don Ciro Galisi, presidente dell’associazione “Buon Samaritano” – realizzata nell’anno diocesano che il nostro Vescovo ha voluto dedicare a questo tema. Un piccolo gesto concreto per dare un

letto ed un pasto caldo ai tanti poveri del nostro territorio». La casa può accogliere fino a dieci persone, è dislocata su due piani. Al piano terra c’è una cucina, con un bagno ed una sala per la ricreazione, al piano superiore ci sono tre camere da letto, divise tra maschi e femmine, con i rispettivi bagni. “Casa Betania” gode anche di una rete di partner. Se, infatti, a gestirla è l’associazione no profit “Buon Samaritano”, ad assisterla nel percorso ci sono altre importanti e accreditate realtà associative del territorio. Il progetto, infatti, nasce in sinergia con la cooperativa “L’Onda” e le associazioni “Progetto famiglia”, “Granello di senapa”, “La tenda” ed “Integra”. Realtà che già si occupano di accoglienza ed assistenza alle persone a seconda dei propri carismi e delle proprie peculiarità. Una realtà che muove i primi passi e che non si escluda possa essere contagiosa. Lo auspicava il sindaco di Roccapiemonte Andrea Pascarel-


La cucina e una camera da letto di Casa Betania

CONOSCERE IL TERRITORIO Il Progetto Policoro diocesano sta promuovendo un questionario per conoscere e approfondire alcuni aspetti e bisogni dei giovani che risiedono nei comuni della Diocesi. Un’occasione preziosa per fotografare il territorio e studiare percorsi che rispondano in maniera più reale possibile alle esigenze dei giovani. Sono state distribuite 500 interviste, che dovranno essere restituite agli Animatori di comunità del progetto Policoro entro il 20 aprile. Per contatti e informazioni: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

li: «Questo momento possa essere uno spunto per una maggiore presa di coscienza del problema da parte di tutti». E don Alessandro ha suggerito: «Questa casa sarà gestita dal “Buon Samaritano” ma il nostro auspicio è che si generi una rete di volontariato che coinvolga l’intero territorio, per vivere un’esperienza di vicinanza e accoglienza». Un suggerimento da cogliere al volo,

rivolto particolarmente ai gruppi giovanili delle parrocchie, perché “Casa Betania” possa godere del migliore accompagnamento possibile sia come braccia per il lavoro che come cuori pronti ad accogliere ed ascoltare. «Un’occasione – ha aggiunto don Ciro – perchè i poveri possano ritrovare degli amici, così come fu per Gesù a Betania». Salvatore D’Angelo

Nasce il fondo per la carità Il 19 marzo è stato un giorno speciale per la Diocesi, che ha festeggiato l’onomastico del Vescovo con una messa in Cattedrale a Nocera Inferiore. L’occasione è servita a mons. Giudice per ringraziare quanti si sono fatti a lui vicino per la festa di San Giuseppe e per ufficializzare la nascita del Fondo per la carità del Vescovo che servirà a sostenere iniziative di solidarietà in favore dei bisognosi.

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La nuova raccolta di poesie di mons. Giuseppe Giudice, introdotta da Marina Corradi, editorialista di Avvenire e arricchita dalle immagini di Salvatore Alfano

“In attesa di un angelo”

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rofuma ancora di inchiostro la raccolta di poesie “In attesa di un angelo” di mons. Giuseppe Giudice. Il vescovo che ha il gusto della poesia, una passione coltivata fin dalla giovinezza, aveva pubblicato nel 2011 Frammenti di luce. Poesie per raccontare la vita. Dopo tre anni, arriva questa seconda raccolta introdotta da Marina Corradi, editorialista di Avvenire. In questo testo, le parole si intrecciano sapientemente con le immagini di Salvatore Alfano. «Parole che fanno vedere ciò che dimora in un’anima che cerca Dio e immagini capaci di comunicare con eloquenza volti e luoghi abitati da Dio - sottolinea don Silvio Longobardi nella postfazione -. Parole che svelano la grammatica interiore “di un’esistenza avida di luce”. E immagini

che ci prendono e ci conducono, come angeli, in luoghi diversi e lontani dove uomini e donne, “schegge di fragilità”, cantano il dolore e la speranza». Il lavoro, stampato grazie al contributo dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero, è stato affidato ad Antonietta Abete, vicedirettore della rivista diocesana Insieme, che ha selezionato i testi raccogliendoli in tre sezioni tematiche - Dinanzi al mistero, Mendicanti di luce e Mater mea - per aiutare il lettore ad immergersi nelle liriche del vescovo Giuseppe. Ogni sezione è preceduta da una breve introduzione, poche parole che cercano di ricostruire il contesto esistenziale ed aiutano ad entrare nel cuore di chi scrive. Le poesie sono accompagnate dalle fotografie di Alfano, immagini di una Chiesa, la nostra

amata Chiesa dell’Agro, preti e laici, raccolta in preghiera attorno al suo Vescovo. Ma anche ritratti che arricchiscono le tre sezioni. L’introduzione porta la firma di Marina Corradi, editorialista di Avvenire: «In “In attesa di un angelo” Giudice scrive di un cuore che troverà pace “forse solo qui/ nel silenzio del sabato santo/ in attesa di un angelo”. La lirica di monsignor Giudice è inscritta in questo già e non ancora, nella fede lungamente provata che, pure certa, attende strenuamente l’alba miracolosa. Quella che Romano Guardini chiama “nostalgia dell’infinito” percorre le parole di Giudice. Vi si può riconoscere ogni cristiano che anela ciò che ancora non è: l’unità per sempre, l’infinito abbraccio in cui ogni dolore e lutto sarà, finalmente, cancellato».

Alzati e mangia! Disagio interiore e dono dell’Eucaristia: la Lettera pastorale per la Pasqua del vescovo Giuseppe

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ffronta un tema delicato la Lettera pastorale che il vescovo Giuseppe ha scritto per la santa Pasqua: il disagio, la depressione, il non gusto per la vita che spesso - sottolinea il vescovo - prendono la strada di casa e abitano i nostri rioni e le comunità. D’un tratto la vita non ha più sapore e ci fa compagnia una tristezza indicibile per una sorta di fallimento esistenziale. «Dobbiamo accettare, serenamente, che come il fisico ha bisogno di cure, così anche l’anima, la psiche, lo spirito abbisognano

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di buoni medici e di ottime medicine». Scienza e fede sono chiamate ad incontrarsi per servire l’uomo: i medici e il Medico celeste sono indispensabili per riprendere la strada della gioia. «Occorrono figure di riferimento - padre spirituale, padrini e madrine - capaci di prendere per mano e accompagnare nel cammino della vita», scrive il vescovo. Senza dimenticare che in questo percorso non siamo soli, a sorreggerci c’è l’eucaristia, il pane disceso dal cielo. Chi ne mangia non muore.


Da sinistra padre Massimo Staiano, Andreana Bassanetti, mons. Giuseppe Giudice, Patrizia Persi

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na scuola di fede e di preghiera, più che un’associazione. Ci tiene a precisarlo Andreana Bassanetti, presidente nazionale di “Figli in cielo”, che è stata nell’Agro lo scorso 23 marzo per tenere a battesimo la nascita del nucleo diocesano del gruppo che vede insieme mamme e papà orfani di figli. Ad accogliere il momento di confronto e spiritualità è stata la parrocchia Santa Maria Maddalena in Armillis il cui parroco, padre Massimo Staiano, è stato nominato assistente dell’associazione, mentre referenti diocesani sono Nando e Patrizia Persi. Un cammino appena iniziato, quello di “Figli in cielo”, a cui tiene

PRESENTE! Mons. Giudice e l’Ufficio di pastorale scolastica hanno incontrato i dirigenti scolastici

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o scorso 27 marzo il Vescovo ha incontrato i dirigenti scolastici per riprendere il filo del dialogo con il mondo della scuola. Ha così introdotto i lavori: «Bisogna passare dal problema scuola alla risorsa scuola». Un monito ripreso dal relatore, don Alfonso Russo, docente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, che ha guidato la riflessione dell’assemblea, lanciando provocazioni e suggerimenti. I dirigenti sono intervenuti con spirito propositivo al dibattito, accogliendo con favore l’idea di una rinnovata sinergia tra le due agenzie educative. Al termine, la proposta concreta del Pastore diocesano: «Perché non permettere ai giovani sacerdoti di parlare agli studenti? Uno vero scambio reciproco». Il prossimo appuntamento per dirigenti, docenti, famiglie e studenti è in piazza San Pietro, il 10 maggio, per ascoltare Papa Francesco. M. P.

Ricordare i “figli in cielo” È nato lo scorso 23 marzo il gruppo che riunisce i genitori di ragazzi morti prematuramente molto il Vescovo. Mons. Giuseppe Giudice ha avviato questo percorso sin dal suo arrivo in Diocesi. Nell’omelia della messa che il Vescovo ha presieduto dopo l’incontro ha detto: «Quando il dolore bussa alla nostra vita, quando la fragilità ci fa visita, tendiamo ad andare in cerca di altro. Siamo sitibondi, facciamo fatica a fermarci dinanzi a Gesù. Il Vangelo – ha richiamato – ci aiuta invece a sostare innanzi a Lui perché possa scendere nella fragilità del nostro cuore, toccare la difficoltà, la piaga, toccare la spina e toglierla». Sa. D’An.

UNA PAROLA DI SPERANZA Il Vescovo ha incontrato gli sposi separati

L

a Cappella Martin di Angri sempre più riferimento per le famiglie della Diocesi. Un luogo dove offrire le gioie, ma anche le sofferenze. È lì che il Vescovo, lo scorso 22 marzo, ha voluto incontrare per la terza volta durante il suo ministero gli sposi separati. Un appuntamento che cade di proposito in tempo di Quaresima, «tempo di grazia per accettare la fatica del deserto e giungere alla Resurrezione». L’incontro è stato un appuntamento prezioso per far giungere una parola di speranza e tessere la rete dell’amicizia e della condivisione.

Beato ai piedi di Maria È stata avviata lo scorso 2 aprile, con l’insediamento del Tribunale Canonico, la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio mons. Francesco Saverio Toppi, arcivescovo di Pompei dal 1990 al 2001.

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DENTRO LE NORME Approfondiamo questo mese il tema della Confermazione, riportando alcuni stralci del testo che andrà in vigore dal 20 aprile

«L

a celebrazione della Confermazione rappresenta una “Pentecoste parrocchiale”, momento di sosta della vita pastorale della parrocchia e stimolo per i fedeli alla partecipazione autentica alle attività ecclesiali. Il luogo naturale della celebrazione della Confermazione è la parrocchia. Pertanto il parroco solo nei casi di reale urgenza concederà il permesso di ricevere la Confermazione in altra parrocchia o in Cattedrale. Il parroco non conceda il nulla osta per altre Diocesi o per i Santuari». «Non è da ritenersi particolare e urgente il caso di coloro che chiedono la Confermazione per il solo motivo di dover esercitare, entro breve tempo, il ministero di padrino o di madrina». «Per l’età della Confermazione la Chiesa diocesana accoglie le disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana, che stabilisce il conferimento non al di sotto dei 12 anni a coloro che hanno ricevuto il Battesimo da bambini». «Molti adulti che chiedono il Sacramento della Confermazione sono fidanzati in procinto di celebrare il Sacramento del Matrimonio. Non è consentito che in

questi casi la preparazione alla Confermazione venga ridotta a qualche colloquio con il parroco o con un catechista, oppure essere confusa con gli incontri prematrimoniali. Il Sacramento della Confermazione deve essere ricevuto prima della celebrazione del Matrimonio». «Affinché la celebrazione della Confermazione possa svolgersi con sobrietà, il numero dei cresimandi sia tale da consentire una celebrazione raccolta e dignitosa. Non è consentito che nella stessa celebrazione chi riceve la cresima faccia da padrino ad altro cresimando. È opportuno valorizzare il ministero dei padrini per i motivi ecclesiologici che la tradizione ci ha consegnato. Pertanto i parroci diffondano la più ampia informazione circa la natura del ministero dei padrini e gli impegni che ne derivano».

Anche la Chiesa nocerino-sarnese ha aderito all’iniziativa voluta da papa Francesco e attuata dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Per 24 ore, dal 28 al 29 marzo, la Cattedrale di San Prisco è stata il cuore della Diocesi e «il grembo della misericordia», così lo ha definito il Vescovo. «Il Tempo della Quaresima – ha detto mons. Giudice – deve ridiventare il tempo favorevole per attingere, attraverso il Sacramento della Riconciliazione, alle fonti della Misericordia divina».

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Foto Salvatore Alfano

24 ORE PER IL SIGNORE


È questo il tema della la 90esima Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo il prossimo 4 maggio

“Con i giovani, protagonisti del futuro”

“C

on i giovani, protagonisti del futuro” è il tema della Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore (www.giornatauniversitacattolica.it), domenica 4 maggio, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Ateneo, quest’anno giunta alla novantesima edizione. Fondata a Milano nel 1921, l’Università Cattolica vanta una presenza capillare sul territorio nazionale con le sue quattro sedi: Milano, Brescia, Piacenza-Cremona e Roma, dove ha sede anche il Policlinico universitario “A. Gemelli”. Furono proprio i fondatori, in primo luogo padre Agostino Gemelli, a volere che l’Ateneo nascesse da un solido legame con il territorio e da una vasta adesione di popolo. Per questo motivo fondarono l’Associazione Amici, che oggi conta circa 15 mila iscritti, e lanciarono la Giornata nazionale per l’Università Cattolica. Un evento che, dal 1924, si ripete negli anni, ma che non smette di offrire la possibilità di riflettere su alcuni percorsi fondamentali del cattolicesimo in Italia, sulla natura dell’Università stessa, sull’essere, cioè, l’espressione del valore culturale della fede. La Giornata universitaria pone l’attenzione sui giovani. L’impegno dell’Istituto Toniolo. Per il suo rapporto con l’Università, l’Istituto Toniolo ha un interesse particolare per il

mondo giovanile, sul quale oggi si riversano molte contraddizioni, alla ribalta più come segnale delle preoccupazioni del futuro che come oggetto di scelte politiche, sociali, imprenditoriali, professionali che diano loro effettivamente un futuro e che permettano alla società di acquisire le loro risorse di cultura, di preparazione, di sensibilità, che consentano di accogliere in loro le novità del tempo. È costante, invece, grazie anche ai fondi raccolti in occasione della Giornata universitaria, l’impegno dell’Istituto Toniolo a favore delle nuove generazioni. Nel 2013 ha sostenuto oltre 1300 studenti con borse di studio, scambi con università straniere, progetti di solidarietà internazionale, corsi di lingue e alta formazione. Fare qualcosa per i giovani significa offrire loro un contesto interessante, utile a comprendere il mondo in cui vivono. Spesso i giovani sono considerati sulla base di una conoscenza approssimativa e sfuocata.

giovanile a partire dalla consapevolezza che i cambiamenti così rapidi che sono in corso bruciano velocemente la conoscenza delle nuove generazioni. Il Rapporto Giovani, che vede l’appassionato e paziente lavoro di un gruppo di docenti e ricercatori, è un’esperienza di ricerca condotta con lo spirito di chi sta in ascolto, per conoscere le loro attese sulla vita e sulla società e per contribuire insieme a loro a preparare il futuro. È uno strumento per tutti coloro - istituzioni, realtà sociali, economiche, ecclesiali - che sono interessati ai giovani, uno strumento per scelte più rispondenti a ciò che i giovani effettivamente oggi sono e alle risorse che essi hanno da offrire per il bene comune.

Il Rapporto Giovani. Da qui è nata l’idea di una ricerca rigorosa, il Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it), che, con la collaborazione dell’Università Cattolica e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, il Toniolo ha avviato nel 2012, della durata di cinque anni, aperta a continui aggiornamenti, per una lettura dinamica del mondo giovanile. Lo scopo fondamentale del Rapporto è quello, dunque, di conoscere il mondo Insieme - Aprile 2014

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla Pasqua del Signore alla IV domenica di Pasqua Commenti a cura di mons. Giuseppe Giudice

Il parcheggio del calvario Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua... Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. Tonino Bello (Omelie e scritti quaresimali)

20 aprile 2014

DOMENICA DI PASQUA (Anno A) Le letture “Egli doveva risorgere dai morti” Prima lettura: At 10,34a. 37-43 Salmo: Sal 117 Seconda lettura: Col 3,1-4 Vangelo: Gv 20,1-9 Il Vangelo Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». (cfr Gv 20, 1-2) Colore liturgico: BIANCO

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Non lievito vecchio, ma pasta nuova È Pasqua e bisogna togliere il lievito vecchio, per essere pasta nuova per un mondo nuovo. Non più il lievito di malizia e di perversità, ma azzimi di sincerità e di verità. Pasta nuova, lievito nuovo, vino nuovo, comandamento nuovo, canto nuovo, uomini nuovi, rinnovati dal sangue di Cristo: è Pasqua! L’Agnello ha redento il suo gregge, il Signore della vita trionfa. Tutto è nuovo, rinnovato, giovane, nella Pasqua di Gesù e non possiamo più usare gli otri vecchi, con il rischio di perdere vino e otri. Bisogna accogliere l’annuncio pasquale e, come Pietro e Giovanni, correre nel giardino della risurrezione. Correre per non perdere l’urgenza dell’annuncio pasquale, che deve raggiungere il cuore di ogni uomo. Correre, con i fratelli e le sorelle, per essere incontrati dal Risorto, sulle tante vie di Emmaus e, nello spezzare il pane, riconoscerlo e accoglierlo.


27 aprile 2014

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA (Anno A) Le letture “Otto giorni dopo venne Gesù” Prima lettura: At 2,42-47 Salmo: Sal 117 Seconda lettura: 1Pt 1,3-9 Vangelo: Gv 20,19-31 Il Vangelo La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (cfr Gv 20, 19-20) Colore liturgico: BIANCO

Pasqua, festa della vita Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. È la parabola della Pasqua del Signore e della Pasqua di tutti coloro che, nella fede, a Lui si affidano. Sì, mia forza e mio canto è il Signore. A Pasqua si canta, e si canta l’alleluia che abbiamo sospeso per quaranta giorni, perché il Signore è risorto, è vinta la morte, Lui stesso è il nostro canto. Siamo ricolmi di gioia anche se, per breve tempo, afflitti da varie prove. Le prove del tempo di Pasqua sono ormai illuminate dalla luce della risurrezione. È Pasqua e noi lo amiamo, pur senza averlo visto ed ora, senza vederlo, crediamo in Lui. Pasqua è la festa della fede, della gioia, della pace, della vita. È Pasqua oggi ed ogni otto giorni, quando Lui ritorna nei nostri cenacoli e ci dona la sua pace.

4 maggio 2014

III DOMENICA DI PASQUA (Anno A) Le letture “Lo riconobbero nello spezzare il pane” Prima lettura: At 2,14.22-33 Salmo: Sal 15 Seconda lettura: 1Pt 1,17-21 Vangelo: Lc 24,13-35 Il Vangelo Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». (Cfr Lc 24, 30-32) Colore liturgico: BIANCO

Sulla strada di Emmaus Conversiamo della vita, dell’accaduto, delle cose di ogni giorno, lungo la nostra strada che porta da Gerusalemme ad Emmaus. Spesso voltiamo le spalle al cenacolo e alla croce e, con il volto triste, ci incamminiamo verso un villaggio, anche la sera di Pasqua. Andiamo via, delusi e stanchi, e lasciamo le nostre comunità, sperando di trovare altrove la casa della felicità. Ma Egli, il Risorto, il Viandante, si affianca a noi, si mette a camminare con noi, ci incontra sulle strade della nostra solitudine e della nostra disperazione. Egli cammina con noi, ascolta, interroga, spiega le Scritture e conduce alla tavola del dono, all’Eucarestia, al pane spezzato, al luogo della nuova comprensione di Dio. Il Risorto ci incontra lungo la strada e fa della strada il luogo sempre nuovo della sua catechesi pasquale. E sulla nostra strada, prima buia e sporca, ora è Pasqua, è di nuovo Pasqua, è ancora Pasqua, è sempre Pasqua.

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11 maggio 2014

IV DOMENICA DI PASQUA (Anno A)

Il Signore è il mio Pastore

Le letture “Io sono la porta delle pecore” Prima lettura: At 2,14. 36-41 Salmo: Sal 22 Seconda lettura: 1Pt 2,20-25 Vangelo: Gv 10,1-10 Il Vangelo Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo». (Cfr Gv 10, 7-9)

Il Risorto, il Vivente, Colui che ha lasciato il sepolcro è il mio Pastore, con Lui nulla mi manca. Egli mi fa riposare sul suo petto, mi conduce all’acqua che disseta, mi rinfranca l’anima, mi porta sulle sue spalle. Egli, il Pastore buono e bello, mi guida per un cammino giusto. Nel silenzio, nel buio, nella notte, nella valle dove ho smarrito la luce, Egli è sempre accanto a me. Prepara per me una mensa, lo fa sempre e ogni giorno; mi unge con l’olio della letizia, mi riveste con l’abito della gioia e così fa traboccare il mio calice. Nella sua casa, nei lunghi giorni che mi offre, mi fa abitare con bontà e fedeltà. Egli è Pastore, Parola, Porta, Amico: Egli è il tutto della mia vita, la mia Pasqua.

Colore liturgico: BIANCO

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI I riti pasquali

Nei santuari mariani

I riti pasquali si aprono con la Messa Crismale in Cattedrale, alle ore 11.00, il Giovedì Santo. Il Vescovo presiede i riti del Triduo nella parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore: Giovedì Santo, ore 19.00, Messa in Coena Domini; Venerdì Santo, ore 16.30, Celebrazione della Passione del Signore; Sabato Santo, ore 22.30, Veglia Pasquale. Il Vescovo presiede il solenne Pontificale della Domenica di Pasqua in Cattedrale alle ore 10.30.

Giovedì 24 aprile, alle ore 16.00, il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica nel Santuario della Madonna dei miracoli di Montalbino a Nocera Inferiore. Domenica 27, alle ore 8.00, presiede la celebrazione eucaristica nel Santuario della Madonna delle galline a Pagani.

Diocesi in festa L’8 maggio, alle ore 19.30, il Vescovo presiede la Santa Messa nella Concattedrale di Sarno per San Michele Arcangelo. Il 9 maggio, Solennità di San Prisco, alle ore 11.30 Celebrazione eucaristica in Cattedrale.

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LE CRESIME Il Vescovo in questo periodo amministra il Sacramento della Confermazione in numerose parrocchie della Diocesi Queste le date di aprile: il 23, alle ore 19.00, Parrocchia Maria Immacolata di Nocera Inferiore; il 24, ore 19.00, Parrocchia San Giovanni Battista di Roccapiemonte; il 26, ore 19.00, Parrocchia San Biagio a San Marzano; il 27, ore 11.00, Parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore; doppio turno

nella Parrocchia Maria SS.ma di Costantinopoli di Nocera Superiore, il 27 e il 30 alle ore 19.30. Queste le date di maggio: l’1, ore 10.30 Parrocchia San Giovanni Battista di Angri e ore 19.00 Parrocchia Santa Maria del Presepe di Nocera Inferiore; il 2, ore 19.00, Parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore; il 3, ore 19.00, Parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Nocera Inferiore: il 4, alle ore 11.00 nella Parrocchia S.S. Simone e Giuda di Nocera Inferiore e alle ore 19.00 nella Parrocchia Sant’Antonio Padova ad Orta Loreto di Sant’Egidio; il 7, ore 19.30, Parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Corbara; il 10, ore 19.00, Parrocchia San Lorenzo di Sant’Egidio del Monte Albino; l’11, alle ore 11.00 nella Parrocchia Santa Maria delle Grazie a Lavorate di Sarno e alle ore 20.00 nella Parrocchia Gesù Risorto di Pagani.

DISCORSO ALLA CITTÀ Il 30 aprile, alle ore 11.00, si terrà in Cattedrale il Discorso alla Città, un appuntamento per parlare alle istituzioni e alla cittadinanza su un tema sociale. Il Vescovo ha voluto questo momento in apertura della novena in onore di San Prisco, patrono della Diocesi.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it


La posa della prima pietra

IL PRETE CHE AMAVA I BAMBINI

La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

È

il 10 luglio, fa caldo, ma nel cuore di don Enrico c’è una brezza sottile, simile alla rugiada che al mattino presto accarezza il fiore appena dischiuso alla vita. Sono trascorsi appena 4 mesi dal giorno in cui ha stilato il metodo pedagogico da adottare nella Città e già si prepara a vivere un’altra tappa fondamentale: la cerimonia della prima pietra. Tantissime le persone presenti: l’onorevole Ercole Marrazza, sottosegretario all’Interno, i parlamentari della regione Campania, il Prefetto e il Questore della provincia di Salerno, i sindaci della zona, l’ingegnere Paolo Ales che ha redatto il progetto e il dottor Lamaro che con la sua impresa di costruzione si è impegnato a realizzarlo. Ma ci sono anche i cittadini angresi che don Enrico ha coinvolto fin dalla prima ora nella realizzazione della sua opera: gli operai delle Cotoniere Meridionali che rinunciano due volte al mese alla mensa aziendale a favore della Città e le maestranze della Elvea che donano 1000 lire al mese. A benedire l’inizio dell’opera Mons. Demetrio Moscato, Arcivescovo primate di Salerno. Insieme a don Enrico c’è anche Pasquale Cirillo, un bambino raccolto sulla strada Pompei-Scafati dove era stato travolto da una macchina e che da quel giorno viveva con lui nella casa paterna. Sarà tra i primi abitanti della Città. Le parole di don Enrico. Il sacerdote pronuncia un discorso toccante: «Forse in questo momento chissà quanti fanciulli raminghi nella vita

La prima pietra Il 10 luglio del 1949, la prima pietra dell’opera a cui don Enrico ha consacrato la sua vita è deposta sul terreno donato da Giuseppe Adinolfi, alla presenza di numerose autorità e tanti cittadini angresi. sentono che la loro anima si agita. Essi forse vedono trepidanti nel loro avvenire buio ed incerto brillare un raggio di luce, sorridere una speranza. È l’eco di queste cerimonie che li agita, è l’eco dell’impegno che assumiamo innanzi a Dio di tendere loro la nostra mano pietosa che illumina di un raggio di conforto e fa loro sorridere una speranza». Aggiunge: «Noi non negheremo questo conforto. Non deluderemo la speranza di questi derelitti, affamati, i quali, se non avremo la forza di portare sollievo e una condizione di vita più umana, fatalmente diventeranno i nemici della società». È talmente forte la commozione che fa fatica a parlare, ma riesce ugualmente a ringraziare quanti lo hanno aiutato a realizzare i primi passi dell’opera tanto desiderata. Giunge anche l’incoraggiamento e la benedizione di Pio XII. La testimonianza. Maria Grazia Basile è un’assistente sociale. Ricorda i primi passi dell’opera che in seguito ha avuto modo di seguire direttamente. «Nel 1949 - ricorda - il pro-

getto sembrò a dir poco utopistico, poiché l’ideatore era assolutamente privo di mezzi economici ed animato solo da tanto amore e carità». Nel 1965, per assolvere il compito ispettivo conferitole dall’O.N.M.I. - Opera nazionale maternità e infanzia, ente assistenziale italiano fondato nel 1925 allo scopo di proteggere e tutelare madri e bambini in difficoltà - si imbatte in don Enrico. Ricorda così il primo incontro: «Varcata la soglia, chiesi del responsabile ad un uomo che mi venne incontro coperto di segatura e con una tonaca che mi sembrò un camicione da lavoro. L’aspetto era di una persona stanca e sofferente, ma con gli occhi vivissimi ed intelligenti». Quando il sacerdote le parla delle attività della Città e dei laboratori dotati di moderne attrezzature rimane sorpresa. Ma lo stupore cresce quando don Enrico espone il suo metodo educativo: «Esso rifletteva oltre ad una buona conoscenza della psiche umana, un vivissimo e solidale amore per i giovani a lui affidati, provenienti da famiglie moralmente e socialmente carenti. I suoi metodi, improntati a grande semplicità, mi apparvero individualizzati e personalizzati. L’umile educatore, per quanto potetti constatare negli anni successivi, era in grado di offrire ad ogni adolescente quel sostegno materiale e psicologico di cui abbisognava, supplendo alle figure genitoriali e parentali quasi sempre assenti o latitanti». Forse è per questo che molti, ancora oggi, lo ricordano come un padre. Antonietta Abete

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IN DIOCESI

DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Il Buon Samaritano anima un pomeriggio alla casa di riposo

«Gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino» Visita alle Suore Terziarie Francescane di S. Antonio che a Nocera Inferiore gestiscono la casa di riposo “Immacolata”

C’

è un posto dove gli anziani posso trovare un po’ di compagnia, dove anche se si ha una certa età si continua a trovare la forza per servire, dove insieme la vita ha tutto un altro sapore. È un mite pomeriggio di primavera, senza pioggia, ma col sole così pallido da dire che l’estate è ancora troppo lontana. Risulta però assai piacevole camminare per le strade del centro. Arrivo alla porta della casa di riposo Immacolata, a due passi dal comune di Nocera Inferiore. Ad aspettarmi c’è la superiora, suor Dionisia Laierno delle Suore Terziarie Francescane di S. Antonio. Mi accoglie con infinita gentilezza, cercando di farmi sentire a mio agio; mi offre

caffè e cioccolatini e piacevolmente mi parla di lei, della casa, delle attività. Il loro pensionato ospita tredici anziani, tra sani e con problemi motori e di demenza. Tra loro c’è anche una suora che, ormai allettata, è assistita da suor Dionisia e un’altra religiosa straniera, a dire dall’accento. Essa purtroppo non ha potuto soffermarsi a parlare con me perché le necessità degli ospiti sono continue e urgenti. Suor Dionisia mi racconta che la mattina ci sono degli operatori sanitari ad aiutarle nel servizio agli anziani, che richiede molta cura, dedizione e impegno. Nonostante lei si dica stanca e con qualche problemino di salute, la guardo e la trovo serena, gioiosa della missione che le è

stata affidata all’interno della Chiesa, per la quale trova costante aiuto nella preghiera. Alla fine della nostra chiacchierata mi permette di andare al piano superiore a trovare gli ospiti. La visita di un’estranea non turba né insospettisce gli indifesi anziani che si intrattengono volentieri con me per una decina di minuti. Qualcuno mi fa domande e mi racconta un po’ della sua storia, qualcun’ altro sorride annuendo, lasciandomi dentro una grande gioia per l’esperienza fatta in questo pomeriggio di primavera, quando, se bussi alla porta per fare un’intervista, puoi inciampare nell’incontro che cambia il tuo modo di vedere le cose. Lavinia Bassano

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90a Giornata per l’Università Cattolica

Con i giovani protagonisti del futuro

Grazie anche ai risultati ottenuti con la Giornata universitaria, l’Istituto Toniolo, Ente fondatore dell’Università Cattolica, nel 2013: • ha sostenuto oltre 1300 studenti con borse di studio, scambi con università straniere, progetti di solidarietà internazionale, corsi di lingue e alta formazione • ha realizzato il Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it), che rappresenta oggi la più ampia e approfondita indagine sulla realtà giovanile in Italia, base per un osservatorio permanente • ha promosso, a livello nazionale, corsi di formazione e aggiornamento per 245 operatori di consultori familiari e per chi opera a favore della famiglia in strutture pubbliche e del terzo settore

Fai parte anche tu dei nostri progetti con un versamento intestato all’Istituto Toniolo IBAN: IT89 I 034 40 01 600 0 0000 2672 200 c/c postale n. 713206

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Insieme - Aprile 2014 Associazione Amici Università Cattolica

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MAGGIO

2014

www.giornatauniversitacattolica.it

ISTITUTO TONIOLO ENTE FONDATORE DELL’UNIVERSITA`

CATTOLICA DEL SACRO CUORE


I responsabili ANSPI sport Antonio De Vivo (a sinistra) e Giulio Volante (a destra) insieme ai loro parroci don Salvatore Agovino e don Vincenzo Di Nardi

GLI ORATORI SCENDONO IN CAMPO Anche quest’anno gli Oratori del nostro Comitato Zonale ANSPI di Nocera-Sarno parteciperanno alla 34° rassegna nazionale “GIOCA CON IL SORRISO”

I

nostri ragazzi gareggeranno nelle numerose discipline offerte da questa importate manifestazione che, partendo dai comitati zonali, quindi da tornei locali, e passando a giugno per le fasi regionali, culminerà con le finali nazionali di Bellaria Igea Marina (RI) a fine agosto. Le discipline sportive offerte da questa manifestazione sono molteplici; vanno dal calcio, alla pallavolo e pallacanestro, passando per la danza, il calciobalilla, il tennis da tavolo… È inutile dire che a livello zonale lo sport più praticato è il calcio, sport per il quale l’ANSPI ha voluto rispolverare la vecchia categoria del calcio a 7. Attraverso la partecipazione a questa manifestazione, il nostro comitato zonale ed i vari oratori riescono ad educare i ragazzi e a trasmettere loro valori sani ed importanti quali l’amicizia, la lealtà sportiva e il rispetto dell’altro. Allo stesso tempo si cerca di educare ed invogliare i ragazzi alla pratica sportiva, sempre più tralasciata nella nostra società, nella quale la maggioranza dei giovani si lascia andare all’oblio fisico e mentale diffuso da TV, video-gamens e social network.

Quest’anno il nostro comitato si è arricchito di una nuova struttura messa a completa disposizione per lo svolgimento delle fasi zonali del torneo: il campo da calcio “Ninì Cesarano” costruito a Pagani dall’Oratorio San Giovanni Bosco della parrocchia Santa Maria del Carmine. Proprio qui, a partire da sabato 1 marzo, ha luogo il torneo con lo svolgimento delle prime gare. Scenderanno in campo i ragazzi delle categorie JUNIORES, SENIORES e MATURI di calcio a 5. Il comitato, attraverso i responsabili sportivi, non solo è riuscito a migliorare la propria organizzazione ma grazie ai numerosi e sempre più efficienti corsi di formazione, ha costituito anche una vera e propria “squadra arbitrale”, necessaria per garantire la regolarità e l’armonia nello svolgimento delle partite. In più, il “consiglio sportivo” ha redatto un vero e proprio documento ufficiale dello sport specificando alcune norme sportive del regolamento nazionale. Con l’auspicio che la coesione tra i nostri Oratori faccia crescere sempre più il nostro comitato zonale, auguriamo un… BUON CAMPIONATO A TUTTI.

“LANCIA IL MESSAGGIO”

S

arà questo il tema del prossimo corso di formazione per animatori di oratorio che si terrà a Caprioli di Pisciotta nei giorni 25, 26 e 27 aprile 2014. Il corso che prevede momenti teorici e pratici e tanta buona cucina, affronterà un viaggio nel tema dell’annuncio: come “annunciare” e trasmettere valori rimanendo ancorati al Vangelo ma utilizzando mezzi di comunicazione moderni per avvicina-

re i ragazzi ed entrare nel loro mondo, senza aspettare e pretendere che siano loro a dover cambiare? Questo è lo spirito dell’oratorio che seguendo le parole di Paolo VI adegua le proprie strutture ai tempi che cambiano. Sarà un percorso ricco di animazione e giochi che ci aiuterà a comprendere il ruolo che siamo chiamati a svolgere al servizio delle comunità parrocchiali per il bene dei nostri ragazzi.

PER INFO SUL CORSO: chiama al 347 10 56 738 oppure scrivi all’indirizzo nocerasarno@anspi.it

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A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LE CONFRATERNITE

La storia dell’arciconfraternita Santa Maria Incoronata del Carmine Una storia antica, che dal 1400 arriva fino ai nostri giorni. Oggi la congregazione detta anche “delle Galline” è costituita da 94 membri con a capo il priore Carmine Passariello

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n un processo canonico, tenuto nel 1602, sullo «jus processionandi», i maestri della confraternita dell’Annunziata di Pagani sostennero che la loro congrega era antica quanto la stessa città.” Così padre Lazzaro Longobardi scrive nella sua opera “Storia del Santuario della Madonna delle Galline: venerata nella città di Pagani”. Già dal 1400 si hanno documenti che certificano l’esistenza di una chiesetta denominata “Annunciatella”, sorta in seguito al ritrovamento di una tavola su cui era raffigurata la Madonna probabilmente nell’atto dell’Annunziazione. Lo “Spogliaturo” è, poi, il secondo nome della cappella che offriva riparo ai confratelli per spogliarsi e vestirsi dall’abito prima e dopo un funerale e per recitare preghiere in onore del defunto. La venuta dei Padri Carmelitani nella cittadina paganese si attesta nel 1491, e con essa la crescita della chiesa dell’Annunciatella che col passare degli anni assunse il nome di “Madonna del Carmine” e si arricchì anche di un convento. Quest’ultimo venne costruito nella periferia di Pagani, in via S. Chiara, accanto ad una grandiosa chiesa. I Carmelitani andavano acquisendo sempre più potere ed esercitavano non poca influenza sulla chiesa della Annunciatella: da questo scaturì un conflitto con i confratelli della congrega, di tipo economico oltre che di potere, durato tutto il XVII secolo. I confratelli lottarono per non rinunciare all’amministrazione della loro chiesa, una delle poche di tipo laico, nonostante i carmelitani cercarono di ostacolare l’autonomia, la congrega riuscì a non

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L’interno della Confraternita (foto Gaetano Falcone)

perdere mai la gestione del Santuario. Il 1600 fu un secolo di povertà per la città di Pagani, in questo contesto la Congrega intraprese un’opera di rinnovamento morale e sociale e di promozione umana, sotto la guida di don Mattia Spano: i locali attigui al santuario vennero trasformati in aule scolastiche dove i bambini potevano ricevere l’istruzione, la domenica invece si esponevano in chiesa i casi più gravi di morale e costume. L’autono-

mia di cui la congregazione ha sempre goduto, unita ad una devozione crescente dei fedeli, scaturita in particolare dalla guarigione miracolosa di uno storpio nel 1609, favorì la crescita di una religiosità popolare tuttora forte e sentita. Oggi la congregazione è costituita da 94 membri con a capo il priore Carmine Passariello, dedita al culto di Maria SS. del Carmine, detta delle Galline. Gerusalemme Gerusalemme, quante volte ho dovuto riunire i tuoi figli come la gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali: una delle spiegazioni circa il nome “Madonna delle Galline” consiste proprio nel considerare Maria la figura misericordiosa che riunisce sotto il suo manto i suoi figli, così come la gallina i pulcini sotto le sue ali. Ma il culto della Madonna delle Galline non può essere sconnesso dalla tradizione che fa risalire il nome e l’origine del santuario al ritrovamento di una tavola, raffigurante la Madonna, da parte di alcune galline che razzolavano. Le radici della cultura paganese sono strettamente ancorate a questa tradizione, tanto che ancora oggi le galline rappresentano uno dei simboli della festività, che ricade la domenica dopo Pasqua. Martina Nacchio

L’APPUNTAMENTO L’Ufficio per le Confraternite augura a tutti i confratelli e consorelle un serena Pasqua ricordando che il prossimo incontro di formazione è fissato per il 23 maggio, presso l’Arciconfraternita della SS.ma Concezione in Nocera Inferiore.


A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

“Sono tante le ferite della nostra vita: incomprensioni, tradimenti, ingiustizie… Spesso solo il cuore le conosce. In ogni tuo silenzio, o Dio, adoro il mistero del tuo amore infinito”.

Perché soffrire? Non è possibile comprendere il mistero del dolore senza puntare lo sguardo sulla croce, mistero rischiarato e addolcito dal Cristo. Stretti tra le sue braccia, non troveremo la morte ma la vita

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offerenza di una pianta potata nei suoi rami più belli e rigogliosi; la linfa cola dalla ferita aperta come un pianto silenzioso e l’innesto, immerso nel ramo, penetra con la violenza dolorosa di un corpo estraneo. Ma da quella ferita, la pianta acquista novello vigore e vitalità più feconda, per questo il contadino l’ha fatta soffrire. Egli conosce il perché.

Sofferenza di chi deve sottoporsi a un intervento chirurgico delicato: il bisturi penetra nella carne viva, taglia, separa, porta via. Quando, cessata l’effetto dell’anestesia, ritorna il dolore, che tremendo risveglio! Ma quell’operazione che ora dà spasimi lancinanti ha assicurato la salvezza, la vita. E la si accetta, la si comprende, pur tra i gemiti più penosi. Se ne conosce il perché. È la legge di natura, che la gioia si acquista col dolore, che la vita nasce dalla morte, che la vittoria sia frutto di lotta sanguinosa. Perché? Perché è passato il peccato. Perché la ribellione ha capovolto l’ordine. Perché il Cristo ha scelto, per riformare in modo più mirabile la creazione, il mistero della Croce. Il Mistero. Per quanto ci sforziamo di comprendere c’è pur sempre un’incognita che ci sfugge, che ci lascia turbati, perplessi, penosi: la Croce. Ma questo mistero è rischiarato, addolcito dall’umanissima figura di chi vi è inchiodato, l’Uomo-Dio. La croce non è soltanto l’incrocio di due pezzi di legno, strumento atroce di supplizio. La croce non è qualcosa, è Qualcuno. Qualcuno che è Dio: mistero di Conforto e di dolcissima speranza! Perché l’Uomo-Dio crocifisso si leva lassù, a tutti i crocifissi delle nostre strade, per ricordarci le sue parole profetiche: “quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me!”. E per insegnarci che nella stretta delle sue braccia aperte noi troveremo non la morte, ma la vita!

Fiducia nella Provvidenza. Se il crocifisso sarà diventato il mio compagno - e il dolore è Cristo che cammina con me - se non sarà più una cosa appesa al muro della mia camera, ma l’ospite amico della mia casa a cui alzerò gli occhi come a chi si vuol bene, allora capirò il perché della sofferenza. E se mi mancherà il lavoro, se non riuscirò a trovare una sistemazione, se gemerò nella privazione di tante cose necessarie a me e a mie cari, saprò il perché: perché il Signore vuole che mi fidi della sua provvidenza. E se la malattia sarà entrata nella mia dimora, se il dolore fisico mi avrà visitato, se una disgrazia, un’imprudenza, un malore improvviso, mi costringerà all’immobilità, io capirò il perché: il Signore aspetta il mio tributo di sofferenza per purificarmi e per rendermi strumento di redenzione. Sapere il perché. E non dire: “Non voglio soffrire per gli altri! Ad ognuno basta il suo Affanno! Che importa a me se gli altri si perdono o si salvano?”. È la bestemmia di Caino. Il Cristiano è un uomo a cui Gesù Cristo ha affidato tutti gli altri uomini. Noi siamo troppo legati tra noi nella legge della comune origine e del comune destino, per disinteressarci della nostra reciproca esistenza. Ed anche se per freddo egoismo, io non mi curo di chi mi vive accanto, la mia vita, mediocre o intensa, ha la sua ripercussione su tutta l’umanità. Per questo il peccato di uno abbassa il livello dell’universo intero. Per questo il gesto generoso di un altro eleva l’ascesa per ogni creatura. Per questo il dolore cosciente ed accettato è richiamo sicuro di grazia e garanzia certissima di misericordia. Ogni anima in grazia fa subire al mondo una spinta dal basso verso l’alto. Ogni persona che si eleva soffrendo, eleva il mondo. Don Gerardo Coppola

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A CURA DELL’UFFICIO DI PASTORALE GIOVANILE

Il vescovo incontra i giovani

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a Diocesi, e in special modo i giovani che la animano, il 12 aprile si ritrova per un momento davvero significativo. Un’occasione di festa e di preghiera insieme al Vescovo, mons. Giuseppe Giudice. I giovani delle varie realtà diocesane si sono date appuntamento al quartiere Monte di Dio, in zona Vescovado, a Nocera Inferiore. Lì, tra giochi e canti, si sperimenterà la gioia del “sentirsi accolti”. Un quartiere simbolo, quello scelto, per manifestare la vicinanza della Chiesa diocesana alle aree periferiche e a rischio emarginazione, dove il disagio sociale trova terreno fertile. «Accolti dal Vescovo, attorno al quale si riunisce la nostra Chiesa particolare, per diventare testimoni di accoglienza»: questo il senso dell’incontro. A fare da leitmotiv è il messaggio del Concilio Vaticano II ai giovani: «Accogliamo Gesù, Compagno e Amico dei Giovani, nel suo ingresso a Gerusalemme». Non solo gioco, ma anche preghiera. Dall’area alle spalle della parrocchia San Giuseppe, dove si tengono le attività pomeridiane, i partecipanti si recheranno in processione verso la Cattedrale. Una liturgia itinerante, ripercorrendo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme così come suggerisce il Concilio. Questo appuntamento ha come obiettivo la ripresa della Giornata Diocesana dei Giovani, già vissuta negli anni passati e ferma da un po’. Un primo passo questo, nella speranza che l’appuntamento possa ripetersi ogni anno. Questo incontro nasce dalla volontà del nostro Pastore di incontrare i suoi giovani, “senza per questo far mancare il suo affetto a chi non lo è più”, come lui stesso scrive nella lettera di invito alle comunità parrocchiali per il 12 aprile. La festa sarà anche l’occasione perché mons. Giudice consegni ai giovani presenti la palma e il mandato di portarla nelle comunità, come espressione del suo desiderio di celebrare la Passione di Gesù insieme a tutti i suoi fedeli. Giuseppe Pironti

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Il 12 aprile momento di festa nel quartiere Monte di Dio, zona Vescovado, a Nocera Inferiore

CHE COS’È LA PASTORALE GIOVANILE?

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a Pastorale Giovanile non è una realtà che si aggiunge a quelle già presenti in diocesi, quasi fosse un binario parallelo. Piuttosto, essa è l’insieme di tutte queste espressioni giovanili che si muovono come Chiesa diocesana. Non si annullano così i carismi propri di ogni movimento o associazione, ma si mettono gli uni a servizio degli altri in nome di quella meta comune che è Cristo e Lui solo. Unità nella diversità, perché così è la Chiesa. Cammini peculiari per l’unico obiettivo: la santità. Per dirla in breve, la Pastorale Giovanile è il senso della comunione e non della confusione, dove tutti rimangono se stessi eppure sono molto di più: complementarietà che nasce dall’incontro e dall’accoglienza dell’altro.


CONTROCORRENTE A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Vivere la sessualità in pienezza e verità

L’Ufficio per la pastorale familiare accompagna i lettori di Insieme con la rubrica Controcorrente, uno spazio per riflettere e approfondire il tema della procreazione responsabile e l’utilizzo dei metodi naturali

La testimonianza di una coppia di sposi ci permette di sottolineare la bellezza di alcuni benefici che derivano dalla scelta di utilizzare i metodi naturali

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uigi e Sonia stanno per sposarsi. Al corso prematrimoniale sentono parlare per la prima volta di procreazione responsabile e di metodi naturali come risposta umana e spirituale per vivere in pienezza la maternità e paternità responsabile. All’inizio pensano che per piacere a Dio devono limitare la loro vita sessuale e perdere il tratto della spontaneità. «Ci siamo concentrati su quello che avremmo perso - scrivono - piuttosto che puntare lo sguardo su tutto quello che avremmo, invece, potuto guadagnare». Superate le iniziali titubanze, decidono di imparare ad utilizzare i metodi naturali. A distanza di tre anni affermano che la loro vita sessuale si è arricchita: «Ci sentiamo protagonisti del nostro desiderio sessuale, non lo subiamo. La spontaneità è sinonimo di istintività e questo aspetto, pur presente nei nostri gesti sessuali, non è il criterio determinante. I metodi naturali ci hanno aiutato a capire che possiamo decidere quando, come e perché compiere un gesto, senza forzature. Certo, a volte per evitare una gravidanza - per ragioni importanti e in comunione coniugale - e rispettare i tempi di fertilità abbiamo volontariamente fatto astinenza. Ma tutte le altre volte sempre abbiamo vissuto il rapporto sessuale in pienezza e nella verità. E vivere così l’amore sessuale è una grande ricompensa».

Metodi per la coppia. Questa bella testimonianza ci permette di sottolineare che i metodi naturali sono anzitutto metodi per la coppia. Il valore positivo della conoscenza dei ritmi di fertilità sta nel permettere ad entrambi i coniugi di essere protagonisti delle proprie scelte, di gestire e dare significato alla vita sessuale piuttosto che subirla come un’imposizione ormonale o, peggio ancora, considerarla come una sorta di bene di consumo obbligato, privo di impronta personale. La scelta di vivere la sessualità con l’ausilio dei metodi naturali permette alla coppia di costruire una comunione profonda e una comunicazione più intima. Cresce la complicità e il dialogo. I “tempi di attesa” si avvicendano a “tempi di incontro” e sia negli uni che negli altri la dignità della persona è massimamente realizzata perché si esprime nella libertà e non nell’istintività. Il tempo dell’astinenza non è un tempo “vuoto”, non è impoverimento o una mortificazione. Costituisce invece uno stimolo per arricchire l’amore di quelle espressioni di tenerezza che rinnovano ed accrescono la profondità del dialogo e la comprensione reciproca. Giovanna Pauciulo

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria M. in Armillis S. Egidio del M. Albino

L’unzione degli infermi: forza e speranza Il 16 febbraio all’Abbazia si è celebrata la Giornata dell’ammalato

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ulle note di “Uomo di Galilea che passando vai” diversi fedeli della comunità parrocchiale hanno accolto con profonda convinzione e fede l’unzione degli infermi, un sacramento che ha ricevuto un’attenzione particolare lungo la storia. Papa Francesco nell’udienza generale del 26 febbraio scorso ha ricordato che ancora «c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivano le pompe funebri. E questo non è vero!». Infatti, all’epoca del Concilio di Trento, verso la metà del Cinquecento, l’unzione degli infermi rappresentava, di fatto, una unzione estrema: l’ultimo gesto che la Chiesa riteneva di poter fare per accompagnare il moribondo nel suo passaggio verso l’incontro eterno con Dio. Invece, con la riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II, si è assistito ad un cambiamento di nome e di prospettiva di questo rito sacramentale: da estrema unzione si è passati al più specifico nomen di unzione degli infermi. Prima ancora di pensare agli ultimi istanti di vita terrena di ogni fedele, la Chiesa intende prendersi cura di una condizione particolare, quella della malattia fisica. Ed è proprio con questo sentire spirituale che anziani, ammalati, afflitti nel corpo e nello spirito, giovani e non, si sono accostati in preghiera dinanzi all’altare del Signore, lasciando che la Grazia dello Spirito scendesse su di loro per concedere forza e riempire i loro cuori di speranza. Quella forza e quella speranza che solo il Signore può donare. Livia Rossi

Un momento dell’unzione degli infermi

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Un momento della Santa Messa del 19 marzo

San Teodoro Martire Sarno

In cammino verso la Pasqua La comunità si prepara a vivere la morte e risurrezione del Cristo Salvatore

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l centro di tutta l’opera di redenzione compiuta da Gesù Cristo è il mistero pasquale, la crocifissione, morte e risurrezione del Redentore. Ogni anno la liturgia celebra questo mistero a Pasqua, fondamento dell’anno liturgico, prolungandone il riverbero per tutto l’anno. Per preparare i fedeli ad un evento così grande c’è la Quaresima, vissuta anche quest’anno grazie ad appuntamenti liturgici, attentamente programmati da don Vincenzo Buono. “I venerdì di marzo”, con l’esposizione del Santissimo Sacramento, l’Adorazione Eucaristica, le confessioni e la Via Crucis, la preghiera delle Quarantore (dal 3 al 5 aprile) hanno rappresentato bellissimi momenti per la predisposizione dell’animo di ogni fedele all’accoglimento del Cristo Salvatore. Grande partecipazione ha riscosso anche la solennità di San Giuseppe, celebrata lunedì 19 marzo, con la benedizione e la consegna di doni a tutti i papà presenti durante la Santa Messa della sera. Un forte momento di preghiera dove don Vincenzo ha sottolineato il ruolo insostituibile, educativo e di guida del papà all’interno della famiglia, oggi sempre più minacciata da ideologie alternative. Tra gli altri importanti momenti si ricordano anche la tradizionale processione delle Croci e dei Paputi, che dal 1200 ogni anno si ripropone per le strade di Sarno il giorno del Venerdì Santo, e la Via Crucis con la meditazione della Passione di Gesù, realizzata nella serata di venerdì 11 aprile. Michele Lanzetta


Incontro dei seminaristi con i bambini del catechismo e dell’Azione Cattolica

Santa Maria delle Grazie Angri

Un “sì” ad alta quota! Rinnovo del mandato per i ministranti, lo scorso 19 gennaio San Giovanni Battista Angri

La missione dei seminaristi I giovani che si preparano al sacerdozio hanno incontrato gli studenti, gli ammalati e le famiglie di Angri

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i è conclusa il 13 febbraio la missione cittadina animata da un gruppo di giovani che si preparano al sacerdozio presso il Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II, iniziata lo scorso 9 febbraio. Sono stati giorni intensi con varie visite alle scuole superiori, agli ammalati della nostra parrocchia accompagnati dai volontari del gruppo “Passio Catholica”. Nel pomeriggio i seminaristi hanno incontrato le famiglie, accompagnati dai referenti dei centri di ascolto della parrocchia, portando il loro saluto e l’invito al momento di preghiera della sera. Giovedì 13 febbraio è stato organizzato dai giovani seminaristi un incontro nel salone con tutti i bambini e ragazzi del catechismo e dell’Azione Cattolica. È stato un pomeriggio gioioso vissuto intensamente da tutti. Tema dell’appuntamento è stato: “Rispondere all’amore…si può!”. Dunque, i bambini e i ragazzi sono stati divisi in gruppi, ad ognuno è stato consegnato un cuore con tanti colori e diverse parole chiave, una per ogni possibilità di risposta all’amore. Si è poi conclusa la missione nella nostra parrocchia con una messa solenne presieduta da don Michele. Un ringraziamento particolare al nostro parroco, mons. Vincenzo Leopoldo, per l’accoglienza riservata. L’intera comunità parrocchiale augura a questi giovani ogni bene possibile e che abbiano sempre nel loro cuore la certezza dell’amore di Dio per ognuno di loro per essere domani sacerdoti secondo il cuore di Cristo. Rosaria Scoppa

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l 19 gennaio scorso nella Chiesa S. Maria delle Grazie di Angri, noi ministranti abbiamo rinnovato nel rito del mandato il nostro “sì” a Gesù, che è per noi la guida in un cammino non facile, come quello della montagna. Raggiungere la vetta di questa o meglio arrivare ad alta quota (tema dell’anno) è il nostro obiettivo. Durante la celebrazione – al momento dell’offertorio – abbiamo portato all’altare gli elementi importanti per affrontare questo percorso. Viaggio che non può iniziare se non con la preparazione dello zaino, caricandolo di aspettative e di emozioni per l’avventura che ci aspetta. Abbiamo portato anche un bastone, elemento che serve a mantenere l’equilibrio nel cammino tortuoso della vita, punto di sostegno che permette di non cadere, rappresentato nel nostro gruppo da un amico o da un educatore. L’elmetto ci protegge durante il cammino così come ognuno di noi tende a proteggere l’altro. Infine, la corda utilizzata dagli scalatori per cingersi l’uno l’altro nei momenti di difficoltà. Nel gruppo rappresenta il pronto aiuto per un amico o per il prossimo. Gruppo ministranti della parrocchia

La celebrazione eucaristica per il rinnovo del mandato dei ministranti

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Santa Maria di Costantinopoli Angri

Preghiera e riflessione per l’Azione Cattolica Una domenica di condivisione per la famiglia associativa parrocchiale Don Ciro Galisi con i bambini mascherati per il Carnevale

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Carnevale al Buon Samaritano Una festa con una sorpresa speciale per i bambini

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a festa di Carnevale, l’atmosfera gioiosa, le mascherine e la solidarietà, il tutto condito dall’impegno e dal grande cuore di don Ciro Galisi: questi gli ingredienti per la festa organizzata dai volontari, martedì 4 marzo. I bambini, dopo aver indossato i vestiti donati da tante famiglie della parrocchia, hanno improvvisato una sfilata nei corridoi, divertendosi a lanciare coriandoli e stelle filanti e a volteggiare spensierati, sognando di essere fatine, dame, principesse, principi e cavalieri. Balli, canti, giochi, degustazioni di frittelle e costumi caratteristici hanno permesso di divertire e divertirsi. Dulcis in fundo, non è mancata una divertente sorpresa. Due artisti bravissimi, Peppe Balestrazzi e Letizia Netti, del Progetto Teatro 3, mascherati da Arlecchino e Pulcinella, si sono esibiti in esilaranti scenette, coadiuvati dalle loro simpatiche marionette. «È un appuntamento che ha il merito – ha sottolineato il bravissimo Peppino – di coniugare la nostra passione per l’arte con il valore sociale della solidarietà». Tante le foto scattate alle allegre mascherine e i video realizzati per ricordare una così bella giornata! «Un momento piacevole, all’insegna della condivisione – ha affermato don Ciro – vissuto insieme dai bambini e dai volontari del Buon Samaritano, che ricorda a tutti quanto di straordinario si possa fare per gli altri con un piccolo gesto». Maria Bonfiglio

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agazzi, giovanissimi e giovani aderenti all’Azione Cattolica parrocchiale hanno condiviso con le proprie famiglie un momento di preghiera, riflessione, confronto e di fraterna agape. La giornata è iniziata alle ore 9.30 con l’accoglienza delle famiglie sul sagrato della chiesa e con la partecipazione alla liturgia domenicale. Dalle 11.00 alle 13.00 si sono susseguiti gli incontri settoriali dei vari gruppi alternati a momenti di gioco. Particolarmente interessante è stato il confronto tra le famiglie che con le varie esperienze e testimonianze hanno offerto il proprio contributo affinché l’associazione possa sempre più crescere e offrire alla comunità un valido punto di riferimento. É seguito poi l’intervallo, dedicato al pranzo preparato e offerto in piena comunione dalle mamme. La giornata si è conclusa con un confronto diretto fra figli e genitori, un ultimo momento di sana allegria e con l’impegno di ritrovarsi quanto prima. La comunità

Un momento della giornata


Alunni di quarta e quinta elementare di Nocera Superiore in visita alla Cattedrale e al Museo diocesano

San Prisco Nocera Inferiore

Regina Pacis Angri

Una giornata in Cattedrale

La gioia di incontrare il Vangelo

Una full immersion tra fede e bellezze artistiche

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er la preparazione alla Santa Pasqua e per vivere al meglio questo periodo di conversione quaresimale la comunità Regina Pacis insieme a don Antonio Cuomo vive una nuova esperienza: il parroco e il popolo di Dio insieme condividono cinque incontri di lettura e approfondimento dell’Evangelii gaudium. Con grande gioia i gruppi parrocchiali si interrogano e si confrontano sull’esortazione del Papa circa l’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, per poter essere Chiesa che esce ad annunciare con gioia la Buona Notizia: Dio ci ama gratuitamente. I gruppi parrocchiali

PROGRAMMA EVENTI

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10 MAGGIO - CITTADELLA DELLA CARITÀ*

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PROGETTO FAMIGLIA ONLUS

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rersi di scatti e di flash di macchine fotografiche. Con lo stesso interesse gli scolaretti hanno ammirato i tesori artistici custoditi nel Museo diocesano, percorrendo le tre sale e soffermandosi davanti al busto argenteo di San Prisco, alle tele, alle suppellettili, agli abiti ecclesiastici, alle vetrine traboccanti di ostensori, pissidi, reliquari, ex voti. Don Natalino, mostrando le opere d’arte, ha incantato i giovanissimi visitatori con commenti interessanti, suscitando la loro curiosità. Il Museo è sembrato animarsi: le voci dei bambini, il loro girare per le sale, gli scatti fotografici, il sostare ora davanti alle vetrine e ora davanti ai dipinti hanno portato una ventata di freschezza in un luogo solitamente silenzioso. Maria Bonfiglio

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IS T A DI T EM

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l 17 febbraio scorso, alle ore 9.30, l’atrio della Curia di Nocera Inferiore ha accolto un centinaio di scolaretti con zaino in spalle, accompagnati dalle loro maestre per una visita guidata, all’insegna dell’arte sacra, organizzata nel contesto dell’iniziativa “Scuola e legalità” dalla presidente dell’associazione ANDE, Gigliola Famiglietti. Divisi in due gruppi, i piccoli si sono alternati nella visita alla Cattedrale e al Museo. La signora Rosaria, inviata dal parroco, don Mimmo, ha spiegato con chiarezza la storia civile e religiosa della Cattedrale, coinvolgendo l’interesse di tutti, mostrando il sarcofago con i resti mortali di San Prisco, i dipinti di Angelo Solimena e la cappella del Rosario. Per tutto il tempo c’è stato un rincor-

La comunità per la Quaresima si impegna ad analizzare l’Evangelii gaudium di Papa Francesco

Evento di solidarietà “Bello come il sole”

PUNTO FAMIGLIA

Ore 19,30 - Apetura mostra “Le vie della solidarietà di Progetto Famiglia” (ingresso libero). Ore 20,30 - Rappresentazione teatrale “A' MUGLIERA NUN S' PREST”, un’esilarante commedia napoletana offerta dall’Associazione “In Compagnia del Sorriso” e dalla compagnia teatrale “La Baraonda”. Per info e prenotazioni 350 52 77 250.

CON LO SPECIALE CONTRIBUTO DI: ISTITUTO BANCO DI NAPOLI FONDAZIONE

11 MAGGIO – SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI la vita cogliere i re e ac is Genera mpo della cr bale al te ica glo econom

Vuoi saperne di più? Conoscere nel dettaglio tutte le proposte e gli eventi? Visita il sito www.settimanafamiglia.it seguici su Facebook clicca su mi piace NUMERO VERDE 800 03 42 27

Marcia dei passeggini vuoti e presentazione del libro “Per sempre mamme”

Un evento per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sul problema della denatalità in Italia. La marcia partirà dall’uscita autostradale Scafati - Pompei, per arrivare al Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei e si concluderà con la presentazione del libro “Per sempre mamme”.

14 MAGGIO - CITTADELLA DELLA CARITÀ*

Celebrazione Eucaristica con S.E. Mons. Tommaso Caputo

Ore 19,30 - Santa Messa in occasione della Giornata Internazionale di Preghiera per la Famiglia presieduta da S. E. Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo di Pompei. 15 MAGGIO - SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI

Convegno di Studi

Ore 9.15 - 13.30: “Case famiglia e comunità educative criteri e modalità per scelte a misura di bambino”. Il convegno intende offrire un momento di riflessione e confronto tra gli operatori pubblici e no-profit impegnati nel campo della tutela minorile, del disagio familiare e dell'accoglienza residenziale. 17 MAGGIO - CITTADELLA DELLA CARITÀ*

2a Miniolimpiade

Ore 15,30-19,00. Un pomeriggio di sano divertimento per giocare insieme ai nostri bambini. Possono partecipare all’evento i nati dal 2000 al 2008 frequentanti le scuole elementari e medie inferiori. Insieme - Aprile 2014

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*Cittadella della Carità: via Adriana, 18 - Angri.


Un momento della celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Giudice

San Bartolomeo Apostolo Nocera Inferiore

Nuova luce per due capolavori Restaurate le opere di Marco Pino e Luigi Rodriguez, della fine del 1500 e dell’inizio del 1600

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o scorso primo marzo, i fedeli della parrocchia San Bartolomeo del popoloso quartiere Piedimonte-Pietraccetta di Nocera Inferiore hanno assistito allo svelamento di due importanti opere. Dopo cinque anni di lavori di restauro, sono tornate a splendere “La Madonna con Bambino e i Santi Giovanni Battista e Andrea” di Marco Pino e “La Madonna della Sanità” di Luigi Rodriguez. Il vescovo, mons. Giuseppe Giudice, ha presieduto la celebrazione eucaristica e durante l’omelia ha affermato: «Gli artisti si sono ispirati alle pagine della Bibbia e hanno intinto il loro pennello nella storia sacra per poterla immortalare». Al termine della Santa Messa si è tenuta la conferenza stampa, moderata da Carmine Zarra. Ad animare la presentazione delle opere Adele Ruggiero, la restauratrice, con il supporto di Raffaele Ronca e del dottore Braca.

A porgere i saluti dell’amministrazione comunale e provinciale rispettivamente Maria Laura Vigliar (Vice Sindaco di Nocera Inferiore) e Luigi De Vivo (consigliere provinciale). Don Natale Gentile è intervenuto, in seguito, leggendo un saluto di don Giuseppe Lanzetta, già parroco della comunità, che aveva programmato i lavori di restauro, iniziati poi solo nel 2009. Infine, ha concluso la guida spirituale di casa, don Vincenzo Ruggiero, che nella sua pubblicazione “Cenni di storia per non dimenticare” del 2011 ha riportato la descrizione dei due quadri. Nessun contributo economico per il restauro, soltanto la generosità della comunità, dallo staff dell’oratorio agli operatori pastorali, dai ministranti al gruppo corale. Vincenzo P. Sellitto

Don Luigi - Napoli

Insieme. Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli.

Conto corrente postale n.57803009 - www.insiemeaisacerdoti.it Segui la missione dei sacerdoti sulla pagina FB facebook.com/insiemeaisacerdoti

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CEI Conferenza Episcopale Italiana Chiesa Cattolica


I° CONCORSO Non Buttare ma... RiCrea Concorso creativo di opere artistiche fatte con materiali riciclati promosso dalla parrocchia S. Giovanni Battista in Cicalesi di Nocera Inferiore

L’ACQUA… il tema di questa prima edizione Il Concorso è finalizzato alla realizzazione di opere d’arte che abbinino la creatività degli artisti al riciclo di materiali, per offrire un’originale visione ecosostenibile, in particolare dei contenitori di plastica per le acque minerali. Le opere selezionate faranno parte degli addobbi esposti, per tutta la durata dei festeggiamenti, lungo il percorso della Processione Solenne di S. Giovanni Battista del prossimo 29 giugno. Ogni domanda di partecipazione dovrà essere compilata e consegnata presso la segreteria della Chiesa, in Via Cicalesi di Nocera Inferiore (SA) entro le ore 19.00 del giorno 16 maggio 2014.

1° Premio: buoni d’acquisto pari a € 500,00 2° Premio: buoni d’acquisto pari a € 100,00 3° Premio: buoni d’acquisto pari a € 100,00

Per scaricare l’intero bando o per ulteriori info vai sulla pagina di Fb Parrocchia S. Giovanni Battista – Nocera Inferiore oppure scrivi a: concorso.sangiovannibattista@outlook.it

Partecipa anche tu alla festa parrocchiale del 28 e il 29 giugno a Cicalesi visita i cortili e scopri la vita della comunità degustando prelibatezze


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno

Auguri di buon onomastico a:

Don Salvatore Agovino (S. Anna, Fiano) ha festeggiato 36 anni, il 3 aprile; p. Aldo D’Andria (S. Antonio di Padova, Poggiomarino) ha compiuto 62 anni, l’8 aprile; don Luigi La Mura (S. M. di Costantinopoli, Angri) ha spento 71 candeline, il 9 aprile; don Antonio Cuomo (Regina Pacis, Angri) e mons. Vincenzo Leopoldo (S. Giovanni Battista, Angri) hanno compiuto rispettivamente 45 e 73 anni, l’11 aprile; don Natale Gentile (S. Maria Addolorata, San Potito) festeggia 73 anni, il 16 aprile; p. Raffaele Bufano (S. M. degli Angeli, Nocera Sup.) e don Carmine Vitolo (S. Lorenzo, S. Egidio del M. Albino) festeggiano rispettivamente 43 e 37 anni, il 17 aprile; don Ivan Cerino (diacono permanente) compie 66 anni, il 30 aprile. I vostri passi seguano sempre le orme di Cristo. Auguri!

Don Vincenzo Buono (S. Teodoro, Sarno), don Vincenzo Califano (S. M. delle Grazie, Lavorate di Sarno), don Vincenzo Di Nardi (S. M. del Carmine, Pagani), mons. Vincenzo Leopoldo (S. Giovanni Battista, Angri), don Vincenzo Ruggiero (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.), don Vincenzo Russo (San Marzano sul Sarno), don Vincenzo Vergati (diacono permanente) il 5 aprile; don Marco Limodio (missionario fidei donum in Canada) il 25 aprile. Affidiamo ai santi di cui portate i nomi le vostre vite, perché accompagnino gioie e fatiche quotidiane.

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti: Luigi Somma (S. Giovanni Battista, Angri) ha compiuto 62 anni, il 2 aprile; Renata Ciannella (S. Lorenzo Martire, S. Egidio del M. Albino) festeggia il compleanno il 14 aprile; Donatella Salvati (collaboratrice di Redazione) spegne 22 candeline, il 15 aprile; Mariangela Bisogno (M. SS. di Costantinopoli, Nocera Sup.) festeggia 39 anni, il 19 aprile; Francesco Coppola (S. Giovanni Battista, Nocera Inf.) spegne 21 candeline, il 28 aprile; Nunzia Pirro (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.) compie 29 anni, il 29 aprile. A voi, preziosi collaboratori nella diffusione della Buona Notizia, l’augurio della Redazione.

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale Don Roberto Farruggio (M. SS.ma di Costantinopoli, Nocera Sup.) il 5 aprile; don Giuseppe Pironti (S. M. del Carmine e SS.ma Annunziata, Angri) e don Alfonso Giordano (San Giovanni Battista, Nocera Inf.) il 18 aprile; p. Natalino Rauti (S. Alfonso, Pagani) il 21 aprile; don Massimo Staiano (S. Maria Maddalena in Armillis, S. Egidio del M. Albino) il 30 aprile. I vostri ministeri risplendano della luce del Signore e profumino sempre di santità. Auguri!

Un augurio speciale Don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il Clero e Moderatore di Curia, ha festeggiato 47 anni, il primo aprile; don Andrea Annunziata, direttore responsabile della rivista, compie 37 anni, il 18 aprile. La Redazione formula gli auguri più cari a due guide preziose e insostituibili per il cammino di crescita umano e professionale. Auguri! Auguri dalla parrocchia S. Antonio di Padova di Poggiomarino a Nino Bifulco, primo lettore della Prima Comunità Neocatecumenale di Poggiomarino.

Nunzia Pirro

Francesco Coppola

Don Gaetano Ferraioli

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Don Andrea Annunziata


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IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA ANGRI

Il gruppo di giovani insieme ai catechisti Lucia e Pasquale

Il dono dello Spirito 42 giovani hanno accolto la proposta di preparazione al sacramento della Confermazione delle comunità Santa Maria del Carmine e SS. Annunziata. 28 ragazzi riceveranno il dono della Confermazione il prossimo 6 maggio

È

venerdì sera, un gruppo nutrito di giovani si raduna nel salone parrocchiale della comunità Santa Maria del Carmine per il cammino di preparazione alla Confermazione. Al centro, la Parola di Dio solennemente proclamata e poi spezzata per diventare pane profumato dai catechisti Lucia e Pasquale, giovane coppia di sposi che ha raccolto la sfida di accompagnare questi ragazzi dagli occhi vivi e il cuore assetato di sapere. Alle spalle esperienze diverse. Laura, 23 anni, non ha potuto fare da madrina di Battesimo al suo nipotino, così ha deciso di frequentare il corso. Inizia il cam-

I referenti di Insieme e i frutti del loro lavoro Insieme è diventato un punto di riferimento per la comunità Santa Maria del Carmine che ha avviato la distribuzione lo scorso mese di novembre. La piccola comunità ha già raccolto 26 abbonamenti e distribuisce 25 copie ogni mese.

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mino e scopre il dono della fede. Antonio è sposato e ha già ricevuto il sacramento della Confermazione, a differenza della moglie Chiara che racconta: «Ci siamo sposati in fretta, ed io ho promesso a don Salvatore Fiocco che avrei seguito il corso dopo il matrimonio». Inizia il percorso e affascinata dagli incontri invita anche il marito. Dopo qualche resistenza iniziale, Antonio il venerdì è sempre presente e tutte le domeniche è a Messa insieme a Chiara. Maria Stella è fidanzata con Pasquale. In cuor suo desidera sposarsi. Decide così di iniziare a prepararsi frequentando il cammino di preparazione alla Confermazione. Coinvolge anche Pasquale. «Spero - dice scherzando - che nel frattempo questa benedetta proposta arrivi!». Pasquale, seduto dietro di lei, sorride. Si respira il clima di amicizia che venerdì dopo venerdì si consolida tra questi giovani che hanno età diverse e vissuti differenti. «Veniamo con piacere, i nostri catechisti sono diventati dei compagni di viaggio, ci seguono e ci consigliano». Mariagrazia ha 22 anni e lavora nel bar accanto alla parrocchia SS. Annunziata. Un giorno si ritrova tra le mani il volantino del cammino di Confermazione. «All’inizio ero titubante, non mi ero mai avvicinata alla parrocchia al punto da potervi scorgere qualcosa di buono». A poco a poco scopre la ricchezza della Parola di Dio che si fa spazio nella sua vita.

C’è anche Antonio che dirige il coro che anima la Messa parrocchiale delle 11.30. Grazie a lui, gli incontri sono arricchiti dalla gioia del canto. Si respira un clima di condivisione talmente bello che un ragazzo non ha paura di dire che il suo desiderio più grande, che assume i contorni di una sofferenza profonda, è trovare una fidanzata con cui condividere la vita. I numeri. 42 ragazzi presenti, tra questi 28 riceveranno il sigillo dello Spirito il 6 maggio. A questo gruppo numeroso si aggiungeranno i ragazzi che maturano la loro fede nel cammino proposto dall’Azione cattolica nella parrocchia dell’Annunziata. Sarà una gioia grande per tutti. Non la conclusione di un percorso, piuttosto l’inizio per un cammino di fede che possa accompagnarli anche nei prossimi anni. I catechisti seguono con dedizione i ragazzi. Il loro compito non si esaurisce il venerdì sera, si vedono per una cioccolata calda, restano in contatto su Facebook e tramite WhatsApp. Lo scorso 23 marzo sono andati in pellegrinaggio a Roma, accompagnati dai catechisti e da don Giuseppe Pironti per ascoltare l’Angelus di papa Francesco. Dell’incontro con papa Francesco ricordano una frase: l’incontro con Gesù ti cambia la vita. L’incontro con Gesù riempie la vita di gioia. È l’esperienza che venerdì dopo venerdì stanno facendo anche loro. Antonietta Abete

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO Un momento di festa

È

ormai diventata una realtà importante per il territorio l’Adaap, associazione diversamente abili ed amici Poggiomarino che dalla sua costituzione, nel novembre del 2012, ha fatto passi da gigante sotto la guida del presidente Virginia Raiola ed attraverso la dedizione di tanti amici che, da anni, operano come volontari a favore delle persone diversamente abili. “Insieme” ha conosciuto questa realtà in occasione dell’iniziativa “Diversamente Insieme”: a giugno dello scorso anno fu un esempio di reale integrazione tra amici diversamente abili e normodotati che si ritrovarono a vivere una giornata di giochi e spettacoli, aperta dalla Santa Eucarestia presieduta dal parroco padre Aldo D’Andria, socio onorario dell’associazione. Da allora l’ONLUS ha continuato ad

La diversità, una risorsa per tutti operare attraverso gli incontri settimanali nei quali offre agli amici diversamente abili la possibilità di trascorrere due ore di svago e divertimento. In occasione di importanti eventi, come il Natale ed il Carnevale, gli amici dell’Adaap sono stati protagonisti con esibizioni in pubblico di balli e spettacoli. L’associazione ha anche stipulato un protocollo d’intesa con il Comune di Poggiomarino e si è iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni per essere sempre di più punto di riferimento sul territorio per tante famiglie e persone diversamente abili. In programma, anche quest’anno, la gita di Pasquetta e la seconda edizione di “Diversamente Insieme” convinti che occorre diffondere sempre di più la cultura dell’integrazione che insegna il valore della “Diversità” quale risorsa indispensabile per tutti. Gianluca Volpe

IL CORAGGIO DI DIRE NO AL MARCIAPIEDE

Adaap, gli amici di “Diversamente Insieme” varcano i confini della parrocchia

Rita durante la sua testimonianza

La storia di Rita, la nigeriana cristiana che ha avuto la forza di sottrarsi alla prostituzione

E

ssere cristiani in Nigeria è quasi una condanna a morte e Rita, che nel giorno della Festa della Donna ha portato la sua testimonianza a Poggiomarino attraverso “Artemide”, lo ha sperimentato sulla propria pelle. I genitori, infatti, sono stati sgozzati in patria dagli estremisti. Così la fuga in Italia, insieme al marito musulmano ma con cui c’è pieno rispetto per i singoli Credo. Una testimonianza che ha scosso i fedeli della parrocchia di Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino, teatro per un momento a metà tra fede e lotta sociale, punto di scambio tra il bene ed il male. «In Italia - racconta Rita davanti alla platea - ho rifiutato, non senza difficoltà, la strada semplice della prostituzione.

Ho deciso di andare oltre, nonostante gli ostacoli e le intimidazioni». Un obiettivo raggiunto, perché la ragazza nigeriana è riuscita a trovare lavoro a Palinuro, località turistica del Cilento. Un lungo viaggio dal Vesuviano che vale però il prezzo della dignità. Una testimonianza forte nel corso dell’incontro promosso a Poggiomarino dall’associazione “Artemide”. L’intervento di Rita è stato il pezzo forte, ma nel corso del dibattito sono state anche “snocciolate” dalle psicologhe e volontarie dell’onlus cifre e identikit riguardanti il femminicidio. Salatissimo, in tal senso, il conto pagato ancora oggi dalle donne, soprattutto al Sud dove “domina” la violenza psicologica.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE Un momento della catechesi di mons. Giuseppe Giudice

DIRE DIO! DARE DIO!

U

n incontro molto atteso da tutta la comunità che numerosa ha accolto calorosamente il pastore diocesano, grandi e piccoli insieme e con la presenza di tutti i gruppi e le associazioni che arricchiscono la nostra parrocchia. Le parole del Vescovo ci hanno subito riportato a riscoprire il vero significato da dare a questo quattrocentesimo anniversario che non deve essere un momento esclusivamente celebrativo, ma un’occasione per ribadire che la parrocchia è il centro della comunità, quella fontana del villaggio a cui tutti devono poter attingere e che deve fare dell’accoglienza la sua caratteristica principale. Il compito più alto a cui la comunità è chiamata - ha continuato il Vesco-

vo nella sua catechesi - può essere riassunto nell’espressione molto eloquente: “Dire Dio! Dare Dio!”. Bisogna prestare attenzione affinché le nostre comunità non diventino camere a gas ma siano luoghi dove si sperimenta l’accoglienza e dove si fa esperienza dell’incontro con Cristo. Sostegno e guida in questo cammino sarà la Vergine Maria, icona dell’accoglienza che, nella raffigurazione della pietà, accoglie col suo Figlio morto ognuno di noi. Le parole di mons. Giudice sono una guida anche per il XVI Concorso Internazionale dei Madonnari che avrà come tema proprio l’accoglienza e che in quest’occasione è stato ufficialmente presentato alla stampa. Fabio Senatore

Lo scorso 23 febbraio mons. Giuseppe Giudice ha incontrato la nostra comunità in festa per il quattrocentesimo anniversario della costruzione della nostra Chiesa parrocchiale. Le sue parole segnano una traccia su cui la comunità tutta è chiamata ad incamminarsi per cogliere il senso più autentico di queste celebrazioni

SGUARDI DI MEMORIA

L’istituzione della nostra parrocchia, 157 anni fa

I

festeggiamenti del IV centenario della costruzione della nostra Chiesa parrocchiale giungono dopo 7 anni dalle celebrazioni dei 150 anni dell’istituzione “della nuova Parrocchia di S. Maria di Costantinopoli nel villaggio Pecorari”: questa è infatti la citazione che troviamo sui documenti in archivio e che risalgono al 1857… Si staccarono dalla Curia dè Malloni villaggi detti Uscioli, Pecorari, Castellani, Camarelle e Masserie della Citola, i quali rioni comprendendo una popolazione di anime 1460 circa formar debbono il nuovo parrocchial territorio ed insieme la figliania del nuovo Parroco.

Lunedì Santo 6 Aprile 1857 mons. Agnello Giuseppe D’Auria dava l’investitura canonica a don Giuseppe D’Alessandro, della Congregazione di S. Vincenzo de’ Paoli, che governò la parrocchia fino al 14 novembre del 1909, quando munito di tutti i conforti religiosi, rendeva la sua anima al Signore… Si tracciava così nella seconda metà dell’Ottocento il cammino della nostra comunità parrocchiale che conta oggi circa 7.500 abitanti. Incluso i 4 amministratori parrocchiali, il nostro don Roberto Farruggio è il 16° parroco di Maria SS. di Costantinopoli. Maria Angela Bisogno I giovani partecipano al centro di ascolto

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IN REDAZIONE MARIA ANGELA BISOGNO E CINZIA FAIELLA Don Roberto insieme ai giovani

Insieme per la pace Si è svolta lo scorso primo marzo la festa foraniale della Pace presso il Centro Sociale di Nocera Superiore

G

li Educatori A.C.R. delle parrocchie Maria SS. di Costantinopoli, S. Bartolomeo Apostolo e S. Giovanni Battista di Nocera Superiore al lavoro per la preparazione della Festa Foraniale della Pace 2014, tenutasi lo scorso primo marzo al Centro Sociale di Nocera Superiore. Tanti ragazzi provenienti dalle varie parrocchie insieme per un momento importante di meditazione e di preghiera per la Pace. La riflessione attraverso il gioco ci ha por-

Premio Euanghelion

tati in tutti i continenti, per guardare la bellezza delle popolazioni che abitano ogni angolo della terra. L’attenzione dei bambini e dei ragazzi ha toccato anche i luoghi del gioco, spazi pubblici e non, curati e meno curati, che potrebbero diventare luoghi di gioco, di incontro e di relazione. La scelta del Centro Sociale aveva lo scopo di far conoscere un luogo usato da pochi e che potrebbe diventare uno spazio aperto a tutti, dai piccoli ai grandi, disponibile per la città. La delegazione parrocchiale al Premio

Riconoscimento alla nostra parrocchia per l’impegno nella diffusione della rivista diocesana

S

abato 15 marzo 2014 una nutrita delegazione della nostra redazione parrocchiale ha partecipato al Convegno annuale sulla comunicazione, promosso dalla rivista Insieme e dalla Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno. Il tema di questa IX edizione - “Il Genio femminile” - sottolinea l’impegno delle donne nel mondo della comunicazione. Destinataria del Premio Euanghelion è stata Lucetta Scaraffia, docente presso l’Università La Sapienza di Roma. Editorialista dell’Osservatore Romano, coordina insieme alla giornalista laica Ritanna Armeni l’inserto mensile Donna, Chiesa, Mondo. Nel suo intervento ha sottolineato il ruolo della donna nella Chiesa ricordando che il “cristianesimo è la matrice dell’emancipazione femminile”. Alla fine del convegno c’è stato il riconoscimento alle parrocchie che si impegnano a diffondere la rivista diocesana. Per il terzo anno consecutivo, c’eravamo anche noi, grazie all’impegno del nostro parroco e di tutta la comunità. Siamo davvero contenti di questo riconoscimento che ci incoraggia a fare sempre meglio per questa importante realtà diocesana. Cinzia Faiella

La festa di Carnevale ha coinvolto grandi e piccini

I

n occasione del Martedì grasso, si è svolta nella nostra parrocchia la tradizionale festa di Carnevale che ha rallegrato grandi e piccini. Supereroi, principesse, ninja, animali parlanti e personaggi tratti dai cartoni animati hanno affollato la palestra della scuola elementare Marco Polo. In un turbinio di coriandoli, piume e costumi scintillanti, i bambini in maschera si sono divertiti a prendere parte al tradizionale tiro alla fune, al lancio della “torta in faccia”, al tiro ai barattoli, alla sarabanda musicale. Balli e animazione hanno riscaldato l’atmosfera di un giorno piovoso; la sfilata, il trenino danzante e la degustazione dei dolci tradizionali (le “chiacchiere” preparate dalle mamme) hanno allietato proprio tutti. Anche gli adulti hanno seguito l’entusiasmo dei bambini in questo giorno di festa che precede il periodo della Quaresima. Con il Mercoledì delle Ceneri si apre infatti un tempo forte per ogni cristiano: tempo di penitenza e riflessione durante il quale attraverso la preghiera, il digiuno e la carità ci disponiamo a vivere il mistero della Resurrezione di Cristo, unica vera fonte di gioia inesauribile per chi crede in Lui. Daniela Claro

PROGRAMMA TRIDUO PASQUALE Giovedì santo, 17 aprile Ore 10,30: Santa Messa Crismale nella Cattedrale di San Prisco, presieduta dal vescovo Mons. Giuseppe Giudice e concelebrata da tutti i sacerdoti della diocesi Ore 18,30: Santa Messa “In Coena Domini”. A seguire, Adorazione eucaristica all’altare della Reposizione Venerdì santo, 18 aprile ore 11,00: Celebrazione Ufficio delle Letture ore 16,00: Azione liturgia “In Passio Domini” ore 18,00: 120esimo anno - Sacra rappresen-

tazione della Via Crucis nella Necropoli monumentale di Pizzone. A seguire, processione Gesù Morto e della Vergine Addolorata Sabato santo, 19 aprile ore 11,00: Celebrazione Ufficio delle Letture ore 22,30: Sacra rappresentazione della Via Crucis (XV Stazione) ore 23,00: Veglia Pasquale nella Notte santa Domenica 20 aprile, Pasqua di Resurrezione S.S. Messe ore 9,30 (Cappella S. Antonio) - ore 11,00 - ore 19,00 Ore 18,30: Santo Rosario; ore 18,45 Vespri Insieme - Aprile 2014

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Il Carnevale festeggiato insieme

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hi comunica con Gesù, cammina con i fratelli. È l’esperienza che sta vivendo la comunità Maria SS. delle Tre Corone insieme alla comunità di Sant’Alfonso in Sarno grazie all’impegno di don Antonio Mancuso che, dopo la nomina ad amministratore parrocchiale di Sant’Alfonso, ha deciso di imprimere questa direzione di marcia alle due parrocchie a lui affidate. Un cammino costruito mettendo insieme tanti piccoli tasselli: l’ACR delle due comunità ha festeggiato insieme la festa della Pace a livello foraniale, poi c’è stata la condivisione della festa di Carnevale. I ministranti delle due comunità vivono insieme la formazione e poi si trattengono per una pizza. Da poco è iniziato il corso di preparazione al matrimonio e don Antonio ha voluto condividere questa bella esperienza con la comunità di Sant’Alfonso. Nel tempo quaresimale, altri tasselli si aggiungeranno alla costruzione di questo cammino comune: la Messa della domenica delle Palme e il venerdì Santo con la processione del Cristo morto che le due comunità già da alcuni anni vivono insieme.

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Alcuni momenti della festa della Pace

Camminiamo insieme Si arricchisce di altri piccoli tasselli il cammino comune delle due comunità affidate a don Antonio Mancuso. Gesti semplici per la costruzione di un fecondo cammino interparrocchiale È iniziato così, con gesti semplici, a Sarno un cammino interparrocchiale che potrebbe svilupparsi in un’unità foraniale dove più di una comunità collabora insieme, aiutandosi l’una con l’altra. Non chiusura nelle sacrestie ma apertura al dialogo tra comunità parrocchiali, con l’augurio che queste esperienze facciano crescere e rafforzino il cammino per il bene dei fedeli e della chiesa stessa. Anche papa Francesco ha ricordato: “Preferisco una chiesa incidentata che una chiesa chiusa, perché se è aperta è lievito se è chiusa è malata”. Alfredo Forino Donatella Ferrara


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI Il gruppo Caritas

La cultura della solidarietà Le attività, i fini e gli obiettivi della Caritas parrocchiale Madre Teresa di Calcutta, una boccata di ossigeno contro quella che Papa Francesco definisce la “globalizzazione dell’indifferenza”

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a Caritas parrocchiale Madre Teresa di Calcutta è una realtà viva e consolidata della parrocchia nella quale opera da diversi anni, accanto alle famiglie bisognose a cui distribuisce ogni mese pacchi-viveri composti da beni di prima necessità. Nelle famiglie dove sono presenti i bambini vengono distribuiti anche prodotti per l’infanzia donati con grande generosità da specialisti di buon cuore. Tutto questo è possibile grazie ad un accordo stipulato dal nostro parroco don Enzo Di Nardi con il Banco Alimentare, una rete di organizzazioni senza scopo di lucro, che raccoglie le eccedenze della produzione agricola e dell’industria alimentare e le redistribuisce. I numeri. Ogni mese distribuiamo circa settanta pacchi alle famiglie bisognose della nostra parrocchia e ad alcuni extracomunitari, in particolare alla comunità di indiani che noi accogliamo perché crediamo che ogni persona presente sul territorio parrocchiale debba usufruire di quello che disponiamo, senza distinzione di etnia e religione. Probabilmente queste persone si rivolgono alla nostra Caritas perché essa è un punto di riferimento di cui fidarsi e a cui affidarsi. Uno dei nostri obiettivi è quello di poter abbattere la barriera dell’assistenzialismo, lavorando sul versante della promozione umana. Quando siamo chiamati ad accogliere persone bisognose cerchiamo di assumere sempre un atteggiamento accogliente di ascolto e di disponibilità, anche se spesso, di fronte a situazioni piuttosto complesse, non riusciamo a soddisfare tutte le richieste. La cultura della solidarietà. Il nostro impegno si concretizza in una Caritas che non si limita solo ad offrire aiuti concreti, con i quali possiamo rispondere alle richieste più immediate, puntiamo piuttosto ad un mutamento di mentalità promuovendo la cultura della solidarietà - contro quella che Papa Francesco definisce la “globalizzazione dell’indifferenza” - e attraverso la cultura della razionalizzazione delle spese. Cerchiamo di insegnare il buon uso del denaro, tentiamo

di far comprendere la trappola del facile indebitamento perché crediamo che solo in questo modo è possibile attuare il recupero sociale delle famiglie. Possiamo affermare che la Chiesa in questo tempo di crisi fa la sua parte da leone, attraverso l’ascolto semplice e l’accoglienza, attività che vanno sostenute e rafforzate. È necessario, tuttavia, sottolineare che la chiesa può arrivare fino ad un certo punto oltre il quale è richiesto l’intervento della Pubblica Amministrazione alla quale la chiesa non può sostituirsi ma solo affiancarsi. Troppe sono le cose da fare, troppe le richieste e le esigenze, poche le risorse. In questo tempo di grandi sfide noi operatrici non siamo sole, sempre ci sostiene la stima del nostro parroco don Enzo e soprattutto “l’Amore di Dio che ci chiama ad uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il coraggio di operare e proseguire nella ricerca del bene di tutti, anche se non si realizza immediatamente e anche se quello che riusciamo ad individuare è sempre meno di ciò a cui ambiamo” (Benedetto XVI – Caritas in Veritate). Gruppo Caritas Rita, Assunta e Rosapina

Il doposcuola per i bambini in difficoltà, attività sorta lo scorso novembre come risposta all’anno dell’Accoglienza indetto dal vescovo Giuseppe Giudice

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edizione

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CONCORSO PER LE PARROCCHIE

“ifeelCUD”

Il Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica lancia un interessante concorso rivolto ai parroci e ai giovani. Per le parrocchie un’occasione da non perdere. Tutte le info su www.ifeelcud.it. COS’È

È un concorso rivolto ai giovani, dai 18 ai 35 anni, e ai parroci di tutte le parrocchie d’Italia.

COSA SI VINCE

Un contributo economico da un minimo di 1.000 € fino a un massimo di 29.500 € per realizzare un progetto di utilità sociale per migliorare la vita della propria comunità.

GLI SCOPI

 sensibilizzare i giovani al tema del sostegno economico alla Chiesa  coinvolgerli attivamente nella raccolta  agevolare la conoscenza del mondo del lavoro tramite un’esperienza concreta di progettualità  favorire nelle parrocchie vincitrici specifiche finalità sociali emerse dai progetti presentati.

COME FUNZIONA

I giovani ideano un progetto con specifiche caratteristiche di utilità sociale e sostenibilità economica e concorrono alla vincita di un budget per realizzarlo.

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Servizio C.E.I.

Per concorrere i ragazzi sono chiamati a:  organizzare una raccolta in busta chiusa delle schede 8xmille allegate ai CUD nella loro parrocchia, e consegnarle a un CAF  presentare una pianificazione dettagliata del progetto che intendono realizzare  realizzare un video che mostri le idee proposte nel Progetto. Il video non è obbligatorio ma può far vincere un bonus del 10% sulla somma vinta e permette di concorrere anche alla vincita del Premio del Pubblico: 1.000 € per il video più votato online. Più è alto il numero di CUD raccolti più è alto il budget che si può vincere. Esistono 5 categorie per le quali si può concorrere: per ogni categoria vince il progetto considerato più meritevole dalla giuria, secondo i criteri di valutazione presenti nel sito.

QUANDO

 Durata concorso: dal 1 Marzo 2014 al 30 Maggio 2014.  Proclamazione dei vincitori sul sito: 26 Giugno 2014.  Il progetto va realizzato entro il 31 Gennaio 2015.

per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica


PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Wojtyla e santa Faustina

Faustina Kowalska 25 agosto 1905 - 5 ottobre 1938

A

gli inizi del ’41, in piena guerra mondiale, il giovane Karol resta orfano anche del padre. Rimase davvero solo. E da solo dovette affrontare la terribile situazione in cui si trovava il suo popolo. Scelse di lavorare per non dare nell’occhio ed evitare la deportazione. Rimase solo nell’ora più buia della storia. La Polonia era occupata dai nazisti, la vita di tutti era in pericolo, la Chiesa stessa non poteva svolgere la sua missione. Non è un caso se, appassionato di teatro, il giovane Karol scrive un dramma che ha per protagonista Giobbe, il giusto sofferente dell’Antico Testamento. Cercava di capire, alla luce della fede, quello che accadeva. In quegli anni iniziò a conoscere l’esperienza di suor Faustina Kowalska, nel cui convento si fermava a pregare quando tornava dal lavoro alla fabbrica Solvay. Lo ricorda lui stesso: “Quando, durante la guerra, lavoravo come operaio nella fabbrica della Solvay, che sorgeva vicino al monastero di Lagiewniki, ricordo di aver sostato tante volte presso la tomba di suor Faustina, che ancora non era stata proclamata beata” (Alzatevi, andiamo!, 146). Quelle soste frequenti, certamente accompagnate dalla lettura degli scritti, hanno forgiato l’anima del giovane e illuminato il suo ministero sacerdotale. L’esperienza di dolore vissuto in famiglia e quella, assai più ampia e sconvolgente, della sua Nazione, forgiava il suo carattere. Le sofferenze subite non hanno seminato in lui odio né recriminazione ma un desiderio di portare nel mondo la speranza che non muore e che salva il mondo dalla disgrazia di altre guerre. Giovanni Paolo II e suor Faustina non si sono mai in-

Giovanni Paolo II e suor Faustina Kowalska non si sono mai incontrati: il giovane Karol Wojtyla arrivava a Cracovia nel 1938, proprio nei mesi in cui la giovane suora concludeva la sua vita terrena nel convento di Lagiewniki. Ma c’è un sottile filo che lega questi due straordinari testimoni della fede contrati: il giovane Karol Wojtyla arrivava a Cracovia nel 1938, proprio nei mesi in cui la giovane suora concludeva la sua vita terrena nel convento di Lagiewniki. Ma c’è un sottile filo che lega questi due straordinari testimoni della fede. Nel suo Diario santa Faustina riporta una visione in cui Gesù le dice: “Amo la Polonia in modo particolare e se ubbidirà al mio volere l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà la mia ultima venuta”. Non è forse Giovanni Paolo II la scintilla, non è stato il suo pontificato un segno grandioso della Provvidenza di Dio per questo nostro tempo? O quanto meno, il ministero di questo figlio della nazione polacca non si inserisce a pieno titolo in questo piano divino che affida alla Polonia un posto non secondario nella difesa e nella diffusione della fede? Grazie a Giovanni Paolo II la testimonianza di Suor Faustina ha avuto il sigillo della Chiesa e un’eco mondiale: è stato lui, infatti, da vescovo di Cracovia, ad avviare la causa per il riconoscimento della santità e a portarla a compimento nel 1993 con la beatificazione e nel 2000 con la canonizzazione. Ed è stato lui a dedicare un’enciclica al tema della divina misericordia, la seconda del suo pontificato: Dives in misericordia (1980). Anni dopo, a sigillo della canonizzazione della giovane suora polacca, Giovanni Paolo II volle istituire la festa della Divina Misericordia nella seconda domenica di Pasqua, proprio come il Signore aveva chiesto a Faustina. In quella domenica egli ha concluso la sua esistenza nel 2005. Nella cornice di quella festa verrà proclamato Santo. Un altro tassello di una meravigliosa storia intessuta dalla Provvidenza di Dio.

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Fiera della Borsa di Raffaele Biosa Via F. S. Caiazzo, 5-7 84012 Angri (SA) Tel. 081 94 63 80 - raffaelebiosa@alice.it

Foto Salvatore Alfano

“La vita è come un fotografia, se sorridi viene meglio”


IL LEGALE RISPONDE

L’annullamento del matrimonio Il segreto della moglie che non vuole avere figli: si può sciogliere l’unione? Caro avvocato, sono sposato da 5 anni. Pochi mesi fa ho scoperto che mia moglie non vuole avere figli e in questi anni ha fatto di tutto per non avere una gravidanza. Il nostro matrimonio è finito. Ma sogno un giorno di poter incontrare una persona che abbia il desiderio di costruire una famiglia e di benedire questa unione davanti a Dio. Potrò ottenere l’annullamento del matrimonio dal tribunale ecclesiastico? Anonimo Carissimo, il matrimonio concordatario ovvero quello celebrato in Chiesa con effetti anche civili, può essere travolto da una sentenza del Tribunale ecclesiastico che ne dichiara la nullità se sussistono dei motivi di particolare gravità che permettono di considerarlo, quanto agli effetti, come se non fosse mai stato celebrato. I più frequenti motivi di nullità sono l’esclusione di una delle finalità essenziali del matrimonio ovvero la fedeltà, l’indissolubilità del vincolo, la procreazione, l’impotenza dell’uomo e della donna, la violenza fisica ed il timore, l’errore sulla persona del coniuge. Una volta ottenuta la pronuncia del Tribunale ecclesiastico, al fine di conseguire gli effetti dello stato libero derivanti dall’annotazione della sentenza presso i registri dello stato civile, occorrerà chiedere alla Corte d’appello competente la declaratoria di validità mediante un procedimento detto “giudizio di delibazione”. La sentenza di cessazione degli effetti civili del matrimonio, invece, comporta il venir meno di tutti i diritti e doveri reciproci dei coniugi, ad eccezione dell’obbligo di pagamento di un assegno divorzile. La differenza tra famiglia mai esistita e famiglia che ha cessato di esistere è significativa sul piano patrimoniale: con la delibazione della sentenza di nullità, i coniugi perdono qualsiasi aggancio economico tra loro, in particolare con riferimento ai diritti-doveri di mantenimento ed alle aspettative successorie.

LA DICHIARAZIONE DELLA SACRA ROTA Inoltre, la dichiarazione di annullamento può essere pronunciata dalla Sacra Rota senza limiti di tempo (a differenza di quanto avviene nell’ordinamento civile italiano in cui l’azione di nullità è sottoposta ad un termine di prescrizione di un anno), quindi anche dopo diversi anni di pacifica convivenza matrimoniale. A seguito dell’annullamento rotale del matrimonio, il giudice civile non potrà disporre a favore di uno dei coniugi alcun obbligo di mantenimento. Ciò in quanto il legame matrimoniale, una volta annullato innanzi al Tribunale ecclesiastico, è da considerarsi come inesistente ovvero come se il matrimonio non ci fosse mai stato. Attenzione, però, perché i giudici della Cassazione, nella recente pronuncia n.1343 del 20 gennaio 2011, prendono le distanze dalla decisione dei Tribunali ecclesiastici e sanciscono l’impossibilità per il giudice italiano di vanificare una convivenza ventennale, con la perdita per la ricorrente dei diritti derivanti dall’unione dichiarata nulla. La Suprema Corte italiana esclude, dunque, la possibilità, dopo anni, di far valere riserve mentali o vizi di consenso. La regola dettata dalla Cassazione è che la prolungata convivenza esprime una volontà di accettazione del rapporto incompatibile con “il successivo esercizio della facoltà di rimetterla in discussione”. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

Insieme - Aprile 2014

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