insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro
C’è chi ha deciso di affrontare la crisi economica rimboccandosi le maniche
COSTRUTTORI DI SPERANZA
Anno VI - n. 11 Dicembre 2011 € 2,00
Foto di copertina Salvatore Alfano
Sommario dicembre 2011
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Gli altri siamo noi Storie di immigrati
Editoriale
05 L’ora della rivoluzione di Silvio Longobardi
06 Risponde mons. Giudice
Spazio Scuola
44 Pagine parrocchiali
a cura di Salvatore D’Angelo
57 Un terremoto chiamato Alberione di Silvio Longobardi
Vita ecclesiale
PRIMO PIANO
28 La nota a cura della Redazione
di Antonietta Abete
Il Pane della Domenica 34 Dalla IV di Avvento al Battesimo del Signore a cura di Mons. Giudice
08 Uno sguardo di speranza 09 Provate a dare a tutti noi almeno dieci «cantori a vita» 10 Costruttori di speranza
La bacheca
12 L’amore vince
38 I nostri auguri
14 Cadevano le bombe
a cura della Redazione
Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Mariangela Giudice Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli
Direttore Responsabile Andrea Annunziata
a cura dell’avv. G. Severino
Pagine della nostra storia
19 Notizie dall’Agro-nocerino
Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)
61 Il legale risponde
a cura della Redazione
Vita nell’Agro
Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana
di Carmine Giordano
In diocesi
a cura di Mariangela Giudice
Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.
di Carolina Rossi
60 Congregazione Suore di S. Giovanni Battista
53 Uffici diocesani e associazioni
16 Concorso per le scuole
Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese
59 Spazio consulenza
39 Notizie dalle parrocchie
In parrocchia
L’ABC della fede
insieme
Le rubriche
News dalle parrocchie
Hanno collaborato
Mons. Giuseppe Giudice, Carolina Rossi, Edoardo Tafuto, Mariarosaria Petti, P. Pietro Lombardi, Salvatore Manzo, Carmine Giordano, Sofia Russo, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli, Dilia Rea, Stefania Grimaldi, don Natalino Gentile, Gennaro Pagano, Sabato Laudato, Antonio Padovano Sorrentino, Piercatello Liccardo,
Martina Nacchia, Giuseppe Calabrese, Gabriella Calenda, Ilia Alfano, Donatella Salvati, Luisa Trezza, Salvatore prof. D’Angelo, Cascone Pierangela, Giordano Remo, Guido Caringi, Mimmo Mainardi, Comunità domenicane di Sant’Anna, Giuseppe Della Morte
Amministrazione Via Adriana, 18 - 84012 Angri (SA) Tel/Fax 081 5134504 redazioneinsieme@alice.it Fotografia Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola
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EDITORIALE di Silvio Longobardi
L’ora della rivoluzione presentato oggi dagli islamisti: il Dio di Gesù non incita i suoi fedeli a scagliarsi contro gli altri, non vuole vincere con la forza della violenza. Al contrario, è un Dio che pone tutta la sua forza nell’amore. Gesù insegna che non è necessario trasformare la terra in una valle di lacrime per avere il Paradiso.
A
bbiamo addomesticato il Vangelo, il Natale è ridotto alla festa dei buoni sentimenti. In realtà è l’annuncio più sconvolgente che possiamo fare, la notizia-bomba che occupa la prima pagina: Dio viene in mezzo a noi! Anzi, diventa uno di noi. Non viene come giudice, non intenta processi ad un’umanità che pure di colpe ne ha parecchie. Viene come un amico, come un compagno di viaggio, accetta di camminare con noi. Una sola cosa non condivide con noi: il peccato! A partire da Gesù il mondo cambia pelle, la sua presenza è come una scossa, la sua parola invita a guardare le cose in modo nuovo. Non avremmo san Francesco senza Gesù di Nazaret. Non avremmo Madre Teresa e neppure Chiara Lubich, per citare solo alcuni tra i testimoni del Vangelo più conosciuti nel mondo intero. Tutti quelli che s’innalzano di una spanna sugli altri, possono farlo perché sono seduti sulle spalle di Gesù, dal Vangelo hanno attinto le cose che dicono. Gesù ha rivelato che il mondo non è necessariamente un’arena dove ciascuno combatte per la propria sopravvivenza, non è costretto a camminare nei sentieri della guerra e della discordia. Ha presentato il volto di un Dio diverso dalla tradizione, assai diverso anche da quello
È questa la rivoluzione di cui il mondo ha sempre bisogno. L’amore dona un volto nuovo all’esistenza. L’amore che Gesù annuncia e testimonia è quello che ama tutti, che cerca il bene di tutti, non si ferma dinanzi alle difficoltà. È l’amore che cerca di guarire chi è malato, di consolare chi è afflitto, di dare pace a chi vive nella prova. È l’amore che non abbandona nessuno alla disperazione. È questo amore che soffoca la rabbia e scardina l’odio fin dalle fondamenta. “Se parti dal principio che il tuo peggior nemico è colui che tenta di seminare odio nel tuo cuore, avrai conosciuto metà della felicità”, dice Amin Jaafari, il protagonista arabo di L’attentatrice, un bellissimo romanzo di Yasmina Khadra. Ogni esperienza religiosa insegna che l’uomo deve stare in ginocchio dinanzi a Dio. Credere vuol dire riconoscere il primato di Dio. Ma Gesù ha mostrato il volto di un Dio che s’inginocchia dinanzi all’uomo, si pone al servizio dell’uomo. È questa la radicale novità che il cristianesimo ha portato nella storia. Questa rivoluzione è ancora in larga parte disattesa, resta ai margini della vicenda umana. Siamo figli di una storia millenaria segnata dal dominio dell’uomo sulla donna, dallo sfruttamento dei potenti sui deboli. Siamo schiavi di una cultura che preferisce l’interesse di pochi al bene comune. In ogni cultura e in ogni civiltà ci sono tracce di questa deformazione. E tuttavia, se non vogliamo rinunciare del tutto alla speranza di costruire una società degna dell’uomo, se vogliamo attuare questa rivoluzione, dobbiamo partire da quel Bambino che nasce nella notte di Betlemme. Dove c’è Cristo, l’uomo vive. Dove la Parola del Vangelo mette radici, si edifica anche la casa dell’uomo. “La libertà umana – ha detto il Cardinale Martini – si gioca tra il credere e il disperare”. La fede in Gesù Cristo è la radice di una speranza che in ogni tempo produce frutti di giustizia e di pace. È questa la scommessa che vogliamo rinnovare, ancora una volta, nella notte di Natale. Insieme - Dicembre 2011
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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice
25 dicembre, una data teologica “Nel mistero della notte di Natale la teologia e la storia si incontrano in un batuffolo di carne”. Il Vescovo risponde alle domande giunte in redazione Eccellenza, perché Natale si celebra il 25 dicembre? Francesco
L
a Chiesa celebra il mistero del
sono due date teologiche, cioè che mi
Natale nel cuore dell’inverno, il
dicono qualcosa di Dio, per farmi com-
25 dicembre. Proprio quando il
prendere chi è questo figlio di Dio (ge-
sole è quasi spento, le giornate sono
nerato e non creato), ma che è venuto
corte e buie, la Chiesa annunzia la na-
a mondo come ogni uomo. Nel miste-
scita di un altro sole, non divinità pa-
ro della notte di Natale la teologia e
gana, ma luce vera che illumina ogni
la storia si incontrano in un batuffo-
uomo, il Figlio di Dio.
lo di carne, mistero di luce per ogni
La redazione augura a tutti i lettori un Santo Natale ed un felice anno nuovo
uomo. Per questo motivo, le luci nataSembra risentire nel mistero l’eco del-
lizie sono divenute il segno della Luce,
la voce di tutti i profeti: “ci visiterà un
segno di quel Gesù che ha detto: “Io
sole che sorge dall’alto, per risplende-
sono la luce del mondo” (Gv 9,5).
re su quelli che stanno nelle tenebre e
A Natale non solo ricordiamo un fat-
nell’ombra di morte, e dirigere i nostri
to storico, ma nella liturgia quel fat-
passi sulla via della pace” (Lc 1,78-
to, avvenuto una volta per sempre, si
79). Gesù è il Figlio di Dio: Dio da Dio,
ri-attualizza e diventa per me un oggi.
Luce da Luce, Dio vero da Dio vero.
Ci aiuta nella comprensione la parola
La data del 25 dicembre è “teologica”
di sant’Agostino: “Egli è nato una sola
prima di essere “storica”. La notte di
volta nella grotta di Betlemme, ma se
Natale si compiono per Maria i nove
non rinasce nel mio cuore… per me è
mesi della gestazione, iniziata nell’An-
come se non fosse mai nato!”.
nunciazione. 25 marzo e 25 dicembre
Mons. Giuseppe Giudice
Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme! EDICOLA
INDIRIZZO
CITTÀ
GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Sorrentino Luca EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA Lambiase SARDO ART KAIROS EDICOLA Daniele Raffaela CART’EDICOLA EDICOLA D’andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M.Rosaria MIR MIR MIR CARTOLIBRERIA Archimede
Via dei Goti, 11 Via dei Goti Piazza Doria C.so Vitt. Eman. 42 Via M. Nonio Balbo Piazza Amendola, 17 Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via Caduti di Superga, 5 Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri
ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI PAGANI S. EGIDIO DEL M. ALBINO SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO
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IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete
UNO SGUARDO
DI SPERANZA
“H
o 75 anni, c’ero al tempo della ricostruzione. Un’epoca austera, tuttavia avevamo la sensazione di crescere e migliorare. Oggi l’orizzonte è cupo”, racconta Giannelli, storico vignettista del Corriere della Sera che ogni giorno, con i suoi graffi, cerca di strappare almeno un sorriso. Quello uscito dalla guerra era un Paese distrutto ma indomito, aveva un patrimonio di valori e una voglia di riscatto che ha generato uno straordinario impegno sociale e politico. “Finché c’è vita, c’è speranza”: dice un proverbio. Dobbiamo capovolgere questo detto: “Finché c’è speranza, c’è vita”. È la speranza, infatti, che infonde il desiderio di affrontare con passione la vita e le difficoltà che in essa ci sono. La rassegnazione esprime la rinuncia, lo stare in disparte, nasce dalla paura di lottare o dalla sensazione che tutto ciò sia inutile. Dobbiamo combattere come una peste quel sottile pessimismo con cui tanti guardano all’attuale situazione perché produce solo rassegnazione e, con essa, una più grave stagnazione. Per affrontare la crisi non abbiamo solo bisogno di riforme ma anche di
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Insieme - Dicembre 2011
un codice etico e spirituale. Abbiamo bisogno di sapere che vale la pena lottare per cambiare le cose. “La crisi economica globale – ha detto Papa Benedetto al recente convegno della Caritas italiana – è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità”. Invece di dare spazio alla lamentazione rancorosa e alla protesta sguaiata, siamo tutti impegnati ad attivare una nuova e più grande carità. Tutti. E ciascuno secondo le sue possibilità. Questo dossier non pretende di raccontare la crisi, che pure assedia le famiglie e le costringe a fare importanti rinunce, anche in ambiti significativi. L’istruzione ad esempio. Vogliamo solo raccontare alcune esperienze di casa nostra, famiglie normali che non hanno perso la voglia di lottare per vivere in modo dignitoso. E ci riescono. Famiglie che hanno custodito la speranza. Famiglie che non fanno notizia ma appartengono a quell’esercito di militi ignoti che rendono bello e grande un Paese. Silvio Longobardi
Provate a dare a tutti noi almeno dieci «cantori a vita» Sentire affiorare in canti nuovi e antichi l’energia della preghiera, del lavoro, del cammino è più salutare di mille esortazioni
N
elle difficoltà ci sono quelli che si lamentano. E hanno ragione da vendere, sicuro. E ci sono quelli che proclamano. E hanno ragione da vendere, come no. Alcuni poi si lamentano e proclamano unitamente. Nei momenti di crisi quasi tutti poi reclamano. Ma a tutti costoro io preferisco quelli che nelle difficoltà cantano. Non perché siano ubriachi o ingenui. Potrebbero lamentarsi, e avrebbero ragione. Oppure stendere proclami, e li applaudirebbero. Invece no, questi cantano. L’ho pensato qualche sera fa, al concerto in Auditorium di Roma del maestro cantore di musica popolare Ambrogio Sparagna con Francesco De Gregori suo ospite. Un successo, ma dal sapore speciale. In tempi di crisi e di lamenti e proclami, sentire affiorare in canti nuovi e antichi la energia della preghiera, del lavoro, del cammino è più salutare di mille esortazioni. Le canzoni del repertorio popolare fatte rivivere da Sparagna e dai suoi mirabolanti coro e musicanti e certe atmosfere di un cantautore di pregio hanno fatto toccare con il cuore di che impasto è fatta la vita, di che crisi siamo capaci e di che speranze. Di che sofferenze e di che generosità. Di che amore. Nelle difficoltà la cosa peggiore è intorbidire i cuori. Avvilirli. Accade così che molti comprensibili lamenti, molti condivisibili proclami ottengano solo una maggiore ombra. Invece che strano, duro nitore proviene da queste canzone nostre, piene di pianto e di cammino, di nostalgia e di fatica. Piene di preghiera o di emblemi di speranza, come in quel punto cantato dal coro e a orchestra piena in cui il cantautore romano ricorda i bombardamenti in san Lorenzo, quando tutti scapparono e invece il Papa, l’unico, come un «angelo con gli occhiali» allargò le braccia in preghiera tra la gente. Preferisco quelli che cantano. A coloro che proclamano e si lamentano, preferisco chi soffre spera e canta. Quelli che non dicono cose “intelligen-
Ambrogio Sparagna in concerto con Francesco De Gregori
ti” sulla crisi (causata guarda un po’ da quelli che dicevano un sacco di cose “intelligenti” fino a ieri). Preferisco quelli che serrano i denti e cantano. E che magari dai signori del potere o dell’economia in questo momento vengono trattati come gente poco seria. Che pensa a cantare. Ma se un popolo smette di cantare non è in crisi, è già morto. In mezzo a tutti i consigli – più o meno interessati – che vengono dati al Governo in questi giorni da un sacco di gente che si lamenta e che proclama, io mi permetto di darne solo uno: signori ministri, mandate in giro Sparagna, De Gregori e quelli come loro a cantare, nelle scuole, nelle piazze, nelle chiese, dovunque la nostra gente ha bisogno di ritrovare lena e risorse. Se non ci sono i soldi, fateli cantare e in cambio fateli senatori a vita o qualcosa del genere. O inventatevi che accanto ai senatori a vita ci debbano essere, che so, dieci cantori a vita. Se l’Italia non canta più significa che abbiamo perso tutto. E intendo quelle canzoni semplici, nate tra i monti o i casolari, o su vie lontane da casa, o ricordando una donna o una festa di patrono. Si sa, le pur geniali combinazioni o depressioni o trovate di un cantante possono essere canticchiate da tanti e avere grande successo, ma non muovono un popolo. Un canto popolare, nato nel cuore comune dell’Italia, fatto di preghiera, amore, lavoro, ecco cosa può nella crisi aiutare più di cento lamenti o proclami. Tra l’altro, se si vuol stare a ridosso dell’attualità, i canti popolari di tutta Italia parlano in mille lingue diverse un linguaggio comune. Mostrano una difformità di stili e di voci entusiasmante dentro una unità di temi, di beni, di storie comuni. Un ethos comune, più di qualsiasi unione o divisione burocratica o amministrativa. Davide Rondoni (Avvenire, 8 ottobre 2011)
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Costruttori di speranza Salvatore, Mariano, Luisa e Marco hanno scelto di rimboccarsi le maniche. Piccole storie, che non fanno notizia ma tengono in piedi il nostro Paese
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Insieme - Dicembre 2011
M
entre in tv e sui maggiori quotidiani nazionali le parole che imperversano sono spread e tasso di rendimenti dei BTP, non ho faticato a trovare nel nostro Agro uno spaccato ricamato pazientemente da famiglie e giovani in cui si coniugano altre parole: sacrificio, impegno, passione, dedizione. Gente comune che ha scelto di cantare e lottare, nonostante la difficile situazione economica. Perché con pochi soldi si può vivere, ma senza sogni e speranze non si va da nessuna parte. Neppure con la fantasia. Gli occhi di Salvatore, 46 anni, si riempiono di lacrime mentre ripercorriamo i tratti più importanti della sua vita e della sua storia familiare. Piccole gocce che raccontano l’orgoglio per i sacrifici fatti, per i passi compiuti, per i valori trasmessi ai 4 figli insieme alla moglie Anna Maria. «Ci sono sposati nel 1994 - racconta - anche se guadagnavo solo 700mila lire in un deposito di carta». Salvatore è abituato a lavorare, aveva appena 10 anni quando dopo le ore passate a scuola imparava a fare il barbiere. E, fin dall’adolescenza, d’estate c’era il lavoro stagionale nelle industrie conserviere. Insieme al matrimonio arriva anche l’opportunità di un lavoro migliore, come operaio semplice presso lo stabilimento Fiat di Caserta. È un ragazzo concreto Salvatore, e così, insieme alla moglie e su suggerimento del suocero, decide di comprare casa: la differenza tra il suo stipendio e la rata del mutuo è di appena 183mila lire. Molti definirebbero questa scelta una follia. Quando gli chiedo come hanno fatto, mi racconta che per il primo anno hanno ricevuto l’aiuto delle rispettive famiglie di origine, poi, grazie ai lievi aumenti di stipendio e all’oculata gestione della casa di Anna Maria, sono andati avanti da soli. Dal 1997 ha potuto fare anche un po’ di straordinario. «Negli anni 1998 - 1999 riuscivo a pagare il mutuo, a vivere dignitosamente e a mettere anche qualcosa da parte. Certo, la prima vacanza l’ho fatta nel 2005, perché mi ha ospitato un amico». Quando gli domando dei figli, racconta di avere insegnato loro a distinguere tra le cose necessarie e quelle superflue. Le loro estati sono fatte di passeggiate, di un gelato fresco consumato in un posto bello, ma “una pizza al ristorante non siamo mai andati a mangiarla”. Senza nessun rimpianto, perché sono rinunce
STORIE
fatte per un bene più grande. «Un giorno Sara, la mia prima figlia, è tornata da scuola e mi ha raccontato che un compagno di scuola le aveva fatto notare che aveva sempre le stesse scarpe. Mentre la moda suggerisce di abbinare le calzature con il colore dei vestiti. Abbiamo spiegato a nostra figlia che le cose importanti sono altre: vestire in modo ordinato, studiare e farlo con passione. I ragazzi sanno che un po’ alla volta compriamo loro il necessario. Ecco, questa è la parola che fa la differenza. Non il superfluo, ma ciò di cui hanno davvero bisogno». Fa carriera Salvatore e da semplice operaio diventa responsabile di reparto. Con consistenti aumenti di stipendi. Nel 2001, l’azienda viene ceduta da Fiat ad un imprenditore di Caserta. Ed iniziano i problemi. «Fino al 2004, le cose sono andate ancora bene, facevo un solo mese di cassa integrazione all’anno». Nel 2005 invece inizia a non lavorare per 4, 5 mesi all’anno. Emanuele, l’ultimo figlio aveva soli 4 anni e Salvatore ha dovuto reinventarsi un lavoro. C’erano ancora 5 anni di mutuo da pagare. Non si scoraggia. Quell’estate dà una mano per imbiancare una struttura di volontariato. Scopre di essere portato, un po’ alla volta affina la tecnica e l’imbianchino diventa il lavoro da fare nei mesi di disoccupazione. Nel 2006, la società chiude e Salvatore è in mobilità fino al 2010. Gli faccio notare che è lo stesso anno in cui ha finito di pagare il mutuo e lui risponde che la Provvidenza è brava a fare i conti. Dal 2010 continua a fare diversi lavoretti. Anche Anna Maria gli dà una mano, fa le pulizie tre giorni a settimana per 5 ore al giorno. Dallo scorso maggio è stato assunto da una ONLUS per 30 ore a settimana. E di pomeriggio fa tutto quello che «riesce a trovare con la buona volontà». Forse qualche motivo per lamentarsi lo avrebbe, eppure Salvatore non lo fa. Ha sempre il sorriso sulle labbra ed è difficile vederlo fermo. Del resto, quando fece il colloquio per entrare in Fiat disse: «Io non so fare molte cose, ma ho tanta passione e buona volontà». E continua a dimostrarlo con la sua vita. Luisa ha tre figlie, due al Liceo e una all’Università. In famiglia lavora solo il marito. Sì, negli ultimi anni le spese, anche quelle scolastiche, sono aumentate, ma l’istruzione è importante. E così, per aiutare An-
tonio, si è rimessa a fare il doposcuola ai bambini delle scuole elementari, come faceva i primi anni di matrimonio. Spesso l’aiutano anche le figlie “perché la formazione è importante, anche a costo di qualche sacrificio”. Mariano, invece, fa il giornalista. Dopo tanti anni di fidanzamento, ha sposato Maria Grazia e tra pochi mesi diventeranno mamma e papà. “Quando poi ci sistemiamo” è una frase che non gli piace perché, in questo modo, racconta, “la vita passa”. Certo, sta per diventare papà e l’attuale situazione economica un po’ lo preoccupa. Ma ha scelto di non “lasciarsi paralizzare”. «Grazie alla mia attività principale e ad altri piccoli lavoretti riusciamo a vivere dignitosamente». Alle spalle, ci sono le famiglie di origine, pronte a dare una mano in caso di bisogno. «Per grazia di Dio - aggiunge sorridendo - fino ad oggi non abbiamo avuto bisogno di chiedere! Ma riconosco che la loro presenza è stata importante, soprattutto nella scelta del matrimonio». “Quindi hai deciso di sposarti anche senza l’agognato contratto a tempo indeterminato?”, domando. «Sì, credo fermamente che dopo 10 anni di impegno, qualcosa di buono debba arrivare per forza, anche se, di fatto, nessuno mi ha promesso nulla!». È proprio vero, l’ottimismo è il profumo della vita. Marco ha 26 anni e studia Scienze Politiche. Ha da poco sostenuto l’esame di Diritto Privato. Lo raggiungo durante la pausa pranzo perché da anni lavora presso un importante supermercato di Nocera. «Per provvedere a me stesso e pagarmi gli studi», mi spiega. Coniugare un lavoro di 8 ore al giorno con lo studio è possibile, ma richiede qualche sacrificio. In questo puzzle di impegni, ci sono anche 4 ore dedicate come volontario presso la Croce Rossa. “Non hai pensato di lasciare l’associazione, visto che hai già poco tempo per lo studio?” domando un po’ provocatoriamente. «Sì, ci ho pensato ma non l’ho fatto, il tempo dedicato agli altri ripaga di tante cose. Ho rinunciato ad un’altra passione: la musica. Prime facevo delle serate con un gruppo; adesso, invece, la sera suono solo per me, per rilassarmi. A volte, ho anche tempo per dormire». Piccole storie, che non fanno notizia ma che tengono in piedi il nostro Paese. Antonietta Abete Insieme - Dicembre 2011
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L’amore vince “E poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà”, canta Francesco De Gregori nella canzone San Lorenzo. È quello che hanno fatto Barbara e Alfredo
È
un sabato di novembre quando mi reco a Sarno per incontrare Barbara e Alfredo, dal vetro dell’autovettura arriva un tiepido sole, l’illusione che l’inverno non sia ancora arrivato. I lettori di Insieme hanno conosciuto Alfredo e la sua battaglia contro la distrofia muscolare grazie al Primo Piano del numero di luglio del 2010, quando insieme a Barbara lanciò un appello per l’acquisto di un’autovettura speciale. Cosa è cambiato nel frattempo? Moltissimo, prima è arrivato un lavoro per Alfredo, poi il matrimonio. Procediamo con ordine. Al-
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Insieme - Dicembre 2011
fredo ha iniziato a lavorare come assistente amministrativo presso l’Ospedale Martiri del Villa Malta. Un passo in avanti, anche se i suoi occhi tradiscono un velo di tristezza. Fin da bambino ha desiderato fare l’architetto e ha completato il suo percorso di studi con tantissimi sacrifici, facendo i conti ogni giorno con i limiti impostigli dalla malattia. Quella laurea nel cassetto, inutilizzata, lo fa soffrire molto. «Sembra quasi che un disabile non abbia diritto a coltivare i suoi sogni», confessa. Vorrebbe continuare a specializzarsi, ma il problema è sempre lo stesso: i corsi più importanti sono a Roma. E così ritorniamo al punto di partenza: l’ac-
quisto della macchina nuova che gli garantirebbe l’autonomia negli spostamenti. Con la nuova vettura, infatti, grazie ad una moderna tecnologia, egli potrebbe accedere alla guida da solo, grazie ad una pedana all’interno dell’abitacolo che accosta il sedile alla carrozzina consentendo il passaggio. Oggi, invece, c’è bisogno che qualcuno lo aiuti a salire in macchina, chiuda la carrozzina, la riponga nel cofano, per riprenderla poi una volta giunti a destinazione, aiutando Alfredo a scendere. Insomma, ci vuole sempre qualcuno che lo accompagni. Barbara esce di casa alle 6,30 del mattino e ritorna di sera alle 20,30 (lavora a Portici nell’am-
ministrazione di una società di navigazione). E così Alfredo percorre in carrozzina il tratto da casa sua (via Francesco Cotini, nei pressi di Villa De Balzo, fino al Martiri del Villa Malta). Chi conosce un po’ Sarno sa bene che la strada che porta all’ospedale è la stessa che conduce all’ingresso autostradale, iper trafficata e con una grande presenza di mezzi pesanti e qualche buca, che col maltempo si allarga inesorabile. Barbara e Alfredo nel frattempo si sono sposati, nonostante la malattia, i disagi, il problema legati all’autonomia, con rito civile a Messina e con quello religioso nella parrocchia Maria SS. delle Tre
Corone a Sarno. Il loro matrimonio è stato celebrato all’insegna della sobrietà, “un po’ perché non potevamo permettercelo e un po’ per scelta, certe cose per noi non sono importanti”, raccontano. Sono abituati a guardare alla sostanza. «Mi sono truccata da sola - spiega Barbara - dal parrucchiere sono andata la sera prima come una normale cliente, le decorazioni floreali le ha preparate un amico di mia mamma. Niente fotografo, i nostri amici hanno realizzato le foto e il video». I regali di nozze sono stati aggiunti ai soldi raccolti finora per l’acquisto della macchina. Barbara ha regalato ad Alfredo un bagno accessibile. «Anche se la casa non è nostra, era una modifica necessaria, racconta questa ragazza messinese dal temperamento di fuoco. Poi non riesce a trattenersi e aggiunge: «La gente è convinta che io abbia sposato Alfredo perché gli ho fatto un favore o perché sono una santa». Il pregiudizio è una pianta dura a morire. L’unica concessione è stato il viaggio di nozze, doppio come il matrimonio: una tappa alla Biennale di Architettura, il grande amore di Alfredo, e una settimana in Messico. Facciamo insieme un po’ di conti: la vettura costa 66.000 euro, con le varie raccolte, i risparmi e i regali di nozze, hanno messo da parte 30.000 euro. Il comune di Sarno ha deliberato, con determina del gennaio e marzo del 2010, uno stanziamento di 10.000 euro, ma mentre scrivo i soldi non sono ancora arrivati. Ho cercato di raggiungere il sindaco Mancusi telefonicamente, ma si sa, è quasi un miracolo parlare al telefono con i nostri amministratori. Ci auguriamo che quanto promesso, possa
essere al più presto donato. Noi ci impegniamo a continuare a tenervi informati. Prima di concludere la nostra chiacchierata con un bel pranzo - Barbara mi fa assaggiare il ragù siciliano - mi chiedono di ringraziare pubblicamente l’Azione Cattolica della parrocchia san Teodoro Martire, “un gruppo di ragazzi speciali” che hanno organizzato varie iniziative per raccogliere fondi, consegnati ad Alfredo direttamente dal parroco don Vincenzo Buono, durante una Celebrazione eucaristica. Un altro ringraziamento alla parrocchia di don Alessandro Cirillo, San Giacomo Maggiore di San Valentino Torio. Grazie alla disponibilità di Maria Vastola hanno organizzato uno spettacolo teatrale con i ragazzi dell’Azione Cattolica che ha consentito di raccogliere 500 euro. Piccole gocce, che messe insieme consentono, passo dopo passo, di avvicinarsi ad un sogno di libertà e autonomia. Anzi, un diritto. Antonietta Abete
NON RIMANERE INDIFFERENTE! Se vuoi aiutare Alfredo, puoi fare una donazione: IBAN IT67N0306776480000000000721 Intestato ad Alfredo Sodano CAUSALE: DONAZIONE PROGETTO
“Autonomia e Libertà” Per info: www.autonomiaeliberta.com alfredosodano@libero.it
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Cadevano le bombe Alfonso, 82 anni, e Cipriana, 76, ci hanno raccontato l’esperienza vissuta durante la seconda Guerra mondiale
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a speranza arriva da chi la crisi l’ha vissuta, sul serio. Non serve cambiare continente per ascoltare storie di fame e miseria, storie di paura e dolore, ma soprattutto storie di coraggio e caparbietà. Basta andare in un passato recente della nostra storia, a ritroso nel tempo, seguendo il filo invisibile della storia, della tradizione, che si trasforma inevitabilmente nel filo della speranza. Lo spread, il debito pubblico, infatti, non fanno paura a chi ha nella mente ancora i ricordi dei bombardamenti e delle case che crollavano. Sono i ricordi non tanto lontani di chi ha vissuto la seconda Guerra Mondiale, in un territorio, quello dell’Agro, scenario di conflitto prima e speranza di rinascita poi. «Ci nascondevamo nelle cantine, c’era chi scappava in campagna. Quando la sirena d’allarme suonava potevamo fare solo due cose: scappare e pregare». È il ricordo di Alfonso, 82 anni, di Pagani. In quel periodo di crisi, di vera crisi, aveva poco più di 10 anni. «Durante la guerra il governo requisì il camion di mio padre, che era un trasportatore, e dovette ricominciare da zero, comprando una carretta e due cavalli. Per fortuna mio padre sapeva come sbarcare il lunario e, anche se con molti sacrifici, non ci ha fatto mai mancare nulla. Ci davamo “il pizzico sulla pancia”. Mangiavamo carne una sola volta a settimana, ma mia madre, nonostante noi fossimo 7 figli, riusciva anche a mettere da parte un po’ di dispensa per le sorelle, meno fortunate di noi. Adesso cerchiamo di pensare al futuro dei nostri figli, prima dovevamo pensare al presente, perché non sapevamo nemmeno se riuscivamo ad arrivare al domani. Abitavamo nei cortili e ci chiamavamo tutti parenti. Questo non vuol dire che avevamo tutti legami di sangue ma che ci aiutavamo
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gli uni con gli altri, come una grande famiglia. C’era più solidarietà prima, chi aveva qualcosa lo divideva con gli altri e i rapporti tra i vicini erano più forti, più sinceri. Prima si stava con le case aperte, perché non c’era niente da rubare. Ogni tanto spariva una gallina dal pollaio, è vero, ma sapevamo che se capitava era perché c’era qualcuno meno fortunato di noi». «Abbiamo passato dei giorni bruttissimi, dove mangiare non era nemmeno previsto perché non avevamo la possibilità di procurarci cibo» racconta Cipriana, di 76 anni. «Ero piccola, 6-7 anni, ma certe cose ti restano stampate nella mente per sempre. Nel periodo della guerra eravamo scappati a Tramonti, dove avevamo una casetta. Ci accontentavano di quello che trovavamo nei campi ma spesso era troppo poco. Si stava più digiuni che sazi. Un giorno, ricordo, c’erano solo bucce di piselli, nostra madre ci fece con quelle un brodo e quello mangiammo. Un’altra volta, invece, ci arrangiammo con un vasetto di alici salate. Eravamo 5 di noi. Finita la guerra però non era terminato il periodo di difficoltà. Potevamo prendere il pane solo con la tessera e se non bastava dovevi arrangiarti o andare al mercato nero. Allora mio padre, che prima della guerra vendeva tessuti e faceva mercati e fiere, aveva bisogno di merce nuova per riprendere il commercio. Abbiamo dovuto vendere quel poco che avevamo, l’oro e addirittura le fedi nuziali dei miei genitori». Si viveva di espedienti ma si andava avanti a testa alta per affrontare con coraggio le difficoltà. Parlare oggi di crisi economica con chi ha vissuto drammi ben più forti è come parlare di qualcosa di semplice, superabile. «Adesso, almeno, non ci piovono le bombe in testa!» dice nonno Alfonso. Sofia Russo
Allarghiamo lo sguardo Il testo che pubblichiamo è tratto dal primo discorso di fine anno di Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica dal 1992 al 1999. A distanza di vent’anni non ha perso la sua attualità
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he vi sia una crisi che attraversa il mondo è vero. Ma che questa non possa abbattersi in modo devastante sui più deboli, sui più indifesi è richiamo a doveri fondamentali di giustizia. E se giustizia è ferita, ferita ne è la libertà e vittima la persona umana. A cominciare dalla più indifesa, dalla più debole. Ho conosciuto in questi mesi iniziative umanitarie incredibili per partecipare alle sofferenze, alle solitudini, alle emarginazioni altrui. Allarghiamo lo sguardo. È vero che voi giovani avete tante motivate preoccupazioni per il vostro avvenire, ma abbiate fede e coraggio anzitutto in voi stessi. Siate ottimisti malgrado tutto. Non gettate la spugna. Non arrendetevi. Ripeto ciò che ho detto più volte: la sconfitta a voi stessi voi soli la potete dare, quando rinunziate a lottare. Non fatelo mai. E non lamentate i mali della politica standovene rintanati in casa, o nel vostro lavoro, o chiusi nella vostra famiglia. Aprite le finestre. C’è fuori il mondo che attende la vostra presenza, il vostro impegno, il vostro sapere rischiare. È grave dovere della scuola formare alla responsabilità pubblica. Non pensate che sia comodo per chi ha la mia età dire a voi queste cose. Ma consentitemi di dire che anche noi abbiamo conosciuto l’incertezza del domani, abbiamo vissuto il terrore della guerra, abbiamo visto il sangue della lotta di liberazione che fu anche lotta fra fratelli. Anche noi abbiamo, grazie a Dio, conosciuti gli stenti e rasentato la fame. Anche noi fummo tentati di perdere la speranza, di gettare la spugna. Ma l’eroismo di tanti e il coraggio di molti ci fu d’esempio e ci risvegliò: e la patria risorse”. (Oscar Luigi Scalfaro, Messaggio del 31.12.92)
SPAZIO SCUOLA a cura di Mariangela Giudice
Concorso per le scuole
Anche l’occhio vuole la sua parte. Suggerimenti per conquistare il favore della giuria
GLI ELABORATI VISIVI
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iamo giunti al secondo appuntamento con i consigli per il concorso Comunicare la tradizione, aperto a tutti gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori della diocesi Nocera Inferiore-Sarno.
Questo mese puntiamo l’attenzione sugli elaborati visivi. Negli anni precedenti questa tipologia è stata la preferita dai concorrenti: raccontare attraverso immagini permette di far arrivare il messaggio dagli occhi direttamente al cuore.
Cosa comunicare? Il tema del nostro concorso si presta bene alla comunicazione visiva. Potete rappresentare tutto ciò che per voi indica un valore, un oggetto o un ricordo venuto dal passato. Uno degli obiettivi del nostro concorso è proprio quello di recuperare gli insegnamenti e la memoria del passato, per non dimenticare le nostre origini e per non far andare perduta la cultura delle generazioni che ci hanno preceduto. Per “tradizione” intendiamo anche gli attrezzi e gli strumenti tradizionali che si
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usavano prima in ambito lavorativo o nelle faccende di casa. Vi è mai capitato di vedere una vecchia macchina da cucire, un braciere o come tessevano la lana? Potete raccontarci anche le tradizioni popolari che ancora permangono nelle nostre città, come ad esempio feste patronali, manifestazioni di rievocazione storica e così via. Si avvicina anche il Natale e chissà quanta tradizione verrà portata nei vostri giorni e sulla vostra tavola. E non solo.
Come comunicare? Per elaborati visivi intendiamo disegni, cartelloni, fumetti ma anche collage, découpage, oppure potete utilizzare le tecniche dell’arte visiva, ovvero comunicare la tradizione attraverso dipinti, sculture o fotografie. I disegni possono essere elaborati con qualsiasi tecnica e su qualsiasi tipo di carta, preferibilmente in un formato che non superi l’A3 (297 mm × 420 mm) come grandezza. Se avete bisogno di una spazio maggiore potete lavorare su cartelloni, più adatti, di solito, per i lavori di gruppo. Se siete bravi disegna-
tori potete sperimentarvi a creare veri e propri fumetti, con vignette e testi. Sarebbe originale preparare anche un plastico o una scultura, attraverso le quali riprodurre oggetti o situazioni del passato. Per scultura si intende un oggetto tridimensionale con espressione artistica, ma ciò non toglie che possiate realizzare una rappresentazione assemblando pezzi diversi, magari utilizzando materiali di riciclo, come bottiglie di plastica, barattoli di latta, carta, cartone, pile e quant’altro. Capita spesso di imbattersi in fotografie che riproducono le nostre città nel passato. Quanto sono cambiate le nostre città! Magari potete mettere a confronto queste foto con quelle che riproducono le stesse zone oggi. Ad esempio una strada, un quartiere ed evidenziare com’è cambiato nel corso degli anni. Il formato della foto deve essere minimo 13x18 cm fino ad un massimo di 20x30 cm. È possibile anche partecipare con una raccolta di massimo 7 foto attraverso le quali raccontare e comunicare la tradizione. Sofia Russo
Per Partecipare Le iscrizioni sono aperte fino al 31 gennaio 2012. Per info su bando e modalità potete scrivere a redazioneinsieme@alice.it oppure contattarci allo 081 513 45 04
Possono partecipare al concorso: Tutti gli Istituti dell’Agro Dalle scuole elementari alle superiori, tutti possono aderire al bando. La quota di iscrizione per un intero istituto è di € 100,00. In questo modo potranno partecipare tutti gli alunni dell’istituto che ha aderito all’iniziativa, sia presentando un elaborato individuale, sia partecipando per gruppi o per classi.
Singolo alunno e/o gruppi Avete letto la notizia del bando ma il vostro istituto non ha aderito? Non scoraggiatevi: potete iscrivervi singolarmente o come gruppi al concorso. La quota di partecipazione è di € 25,00. A tutti coloro che aderiranno all’iniziativa sarà inviata una copia del giornale fino alla durata del concorso per poter consultare le indicazioni che mensilmente pubblichiamo.
Ricordiamo che all’istituto che presenterà più elaborati verrà conferito il Premio Speciale “Vincenzo Vastola” consistente in un pacco libri del valore di € 300,00.
I giovani chiedono…
a cura di Salvatore Manzo
noi sappiamo ascoltarli?
La giusta misura Non si impara a camminare senza cadere. È il prezzo dell’esperienza
Caro prof, spesso e volentieri siamo attratti da tutto ciò che può farci del male. Perché? Francesco (20 anni) Spesso accade. E anche volentieri, cioè con la piena nostra volontà. Come mai ne siamo attratti se ci fa così male? Come mai, anche se lottiamo per evitarlo, a volte ci ritroviamo in situazioni già vissute? Fa male! Soprattutto ci fa male trovarci nuovamente a fare le stesse considerazioni, a provare lo stesso dolore, a condannarci per un altro fallimento. Sì, fa male! È un po’ come quando esageriamo con la cioccolata, o con i dolci, e poi ce ne addoloriamo quando sentiamo i brufoli bussare e vediamo la bilancia salire. Fa male! Anzi, pare proprio che tutte le cose buone da mangiare siano quelle che fanno più male. Sarà vero? Io e te sappiamo che, anche se queste cose possono fare male, restano cose buone e ne siamo attratti proprio per questo. Ciò che fa male non è quello che mangiamo, ma il nostro esagerare. È il troppo che storpia! O, magari, siamo intolleranti e quindi anche una minima parte può farci male, ma restano pur sempre cose buone ed appetibili. Credo, quindi, che sia importante conoscere bene noi stessi, sapere che effetto ci fanno certe cose, certe esperienze. Ma per saperlo capita che a volte dobbiamo provarle. Ad alcuni può bastare una sola prova, ad altri… finché non imparano. E fa male, certo, ma è il prezzo della scoperta. Si chiama esperienza! Hai mai conosciuto un bambino che abbia imparato a camminare senza cadere una volta per terra, senza piangere per il male alle ginocchia? È male quello? Certo! Ma è anche grazie a quel male che abbiamo imparato l’arte del camminare e del correre, la prudenza, la gestione del corpo, la capacità di rialzarci e riprendere il gioco. E sono certo che nel riprendere a correre non eravamo attratti dal male alle ginocchia, ma dal piacere e dalla voglia del gioco. Quel male ci ha aiutato a trovare gli equilibri necessari. Un giorno San Paolo, facendo una riflessione molto
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Hai anche tu una domanda da porre? Cerchi risposte che ti aiutino a diventare grande? Scrivi alla nostra redazione: redazioneinsieme@alice.it; oppure al prof. Manzo: manzosalvatore@libero.it simile alla tua, arrivò a scrivere che “lo spirito è forte, ma la carne è debole!”. E fu così che lo Spirito un giorno decise di condurre anche Gesù nel deserto, voleva che lui incontrasse le debolezze della “carne”: le attrattive del successo, il fascino delle ricchezze materiali, la smania di potere. Si trovò a tu per tu con le tentazioni che attraggono ogni uomo. E lì, in quella esperienza di solitudine e malessere (stare a contatto con ciò che fa male) imparò a scegliere il bene per sé. Forse è per insegnarci questo che decise di farsi carne, diventare uomo, condividere con noi una fragile esistenza. Non siamo soli, quindi, ma in buona compagnia in questa esperienza tutta da scoprire che è la Vita! Salvatore Manzo
È un tipo forte Perché, a volte, mi rivolgo a Dio solo per convenienza? Angela (14 anni) Ma perché conviene! Lui è un tipo forte. Può tutto! E poi sa sempre ciò di cui abbiamo bisogno. Se non ci rivolgiamo ad uno così, da chi potremmo andare? Forse non ci pensiamo abbastanza a quanto siamo fortunati ad averlo come buon amico ed alleato. Forse non apprezziamo a sufficienza la sua presenza silenziosa ed amorevole, il suo camminarci accanto pazientemente e con rispetto, il suo fidarsi di noi anche quando ci scoraggiamo. Se pensassimo più spesso alla fortuna che abbiamo, ci sentiremmo più interessanti e, sono certo, ci rivolgeremmo a Lui con più frequenza, e nono ‘solo’ in certe situazioni limite. Perché ci conviene’!
VITA NELL’AGRO Foto Salvatore Alfano
a cura di Salvatore D’Angelo
Il volontariato è vivo
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na rete tra le associazioni e più spazi. Questa la richiesta venuta fuori dall’incontrodibattito sul volontariato nell’Agro, promosso in occasione della seconda Giornata diocesana di Insieme. All’iniziativa introdotta da don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme, che ha ricordato come il volontariato sia «espressione di partecipazione dal basso alla costruzione di una società dal volto umano», ha preso parte anche l’assessore provinciale al ramo Sebastiano Odierna. Se la relazione della sociologa Anna Spinelli ha creato interesse, perché ha illustrato i dati più interessanti emersi dalla ricerca condotta sul terzo settore per conto dell’Associazione Progetto famiglia, altrettanto interessante e motivante è stata la presenza numerosa e qualificata degli operatori del
volontariato. In tanti, infatti, dopo le relazioni e prima dell’intervento del vescovo diocesano hanno illustrato le proprie esperienze, parlato dei bisogni e avanzato delle proposte per favorire lo sviluppo delle realtà associative. È venuto fuori uno spaccato straordinario, anche se penalizzato dalla carenza di strutture e sinergia interistituzionali. Per l’associazione “San Tarcisio” a «mancare sono gli spazi». Come lui la pensano in molti. Ma tra i bisogni c’è anche quello di creare una rete di collaborazione, ipotesi avvalorata pure dalla rappresentante de “La Tenda”, altro sodalizio alle prese con problemi di spazi, ma che davanti alle difficoltà non si tira indietro ed offre «una doccia e un pasto caldo, se c’è, ai poveri di passaggio in via Isaia Rossi». Anche i volontari dell’AVO hanno riba-
La seconda Giornata diocesana di Insieme si è conclusa con una tavola rotonda con le associazioni di volontariato. Dal convegno è emersa una grande vitalità, ma anche richieste di ascolto ed aiuto dito il proprio impegno, sottolineando come spesso per far sopravvivere un’associazione si ricorre all’autotassazione. Dalla “Misericordia” di Nocera Inferiore è stato lanciato un appello al sostegno di istituzioni e privati per il rinnovo dei mezzi di soccorso. Dalle parrocchie è, invece, emersa la richiesta alle istituzioni statali di essere più pronte ad ascoltare i bisogni del territorio. I lavori sono stati conclusi dal vescovo diocesano che ha ricordato come papa Benedetto XVI, solo pochi giorni prima, aveva «ridato cittadinanza e valore al volontariato, radicandolo, nuovamente e con forza, nella carità di Cristo e nella gratuità dell’impegno». Monsignor Giuseppe Giudice, inoltre, ha richiamato alla dimensione del dono, «punto da cui ripartire per dare nuova forza al volontariato».
In cerca di fortuna Kasun è arrivato dallo Sri Lanka a Vietri sul Mare insieme al papà. Oggi vive e lavora a Nocera, ma ha ancora nostalgia per la propria terra
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a storia di Kasun può sembrare una storia come tante altre, il racconto di un viaggio partito da lontano in cerca di fortuna. Eppure entrando nel suo negozio il suo sorriso dice qualcosa in più e poi, una parola dopo l’altra, il suo desiderio di raccontarsi costruisce una testimonianza viva e dinamica dalla quale non si riesce a prenderne le distanze. È emblematico il contrasto di senso tra il nome della sua terra, lo Sri Lanka, proveniente dal sanscrito che significa “isola risplendente” e l’appellativo di “lacrima d’India” datogli per la sua particolare collocazione geografica. Una casualità che, in modo misterioso, rende giustizia alle due anime che si scorgono appena in Kasun: l’una sorridente e gioiosa, l’altra segnata da una profonda ferita per aver lasciato il suo paese.
Tempio induista a Colombo, capitale dello Sri Lanka
La sua avventura inizia nel 2002, quando arriva in Italia e si stabilisce a Nocera Inferiore, dove vive tutt’ora. Solo un anno prima lo Sri Lanka viene colpito da una grave crisi, dovuta a diversi fattori: carenza di energia, gravi problemi di bilancio, conflitto etnico in corso. Se ora Kasun si sente accolto non può dire di essersi sentito ugualmente compreso al suo arrivo; la difficoltà con la lingua e la nostalgia hanno reso il suo cammino più difficile. Un’integrazione che tarda a dirsi compiuta perché continua i suoi studi lontano dall’Italia. Per i suoi figli sogna comunque una formazione e un’istruzione nello Sri Lanka e nasconde timidamente il timore che i suoi piccoli crescendo possano smarrire l’attaccamento per le loro radici. Una tendenza comune a molte comunità asiatiche di immigrati, come conferma il 21° Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes, che altresì sottolinea la propensione di queste popolazioni ad affidare i figli ai nonni per l’intero periodi di studi. Nell’Agro ormai Kasun ha un pezzo di famiglia, da qualche tempo si è trasferita sua sorella, invece suo
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fratello è arrivato dodici anni fa e ha iniziato a fare il cuoco; proprio tra i fornelli del luogo di lavoro ha incontrato la sua attuale moglie, una giovane italiana con la quale condivide la gioia di due figli. Oggi Kasun ha la sua piccola attività commerciale, Model a Nocera Inferiore in Corso Vittorio Emanuele II, le sue vetrine piene di colori e luccichii gli ricordano il sudore e la fatica di suo padre, lavoratore ambulante approdato a Vietri quando lui era solo un bambino. Per la sua storia sembra particolarmente calzante questa affermazione di don Severino Dianich: “nella mollezza della vita comoda ci si dissolve, nella durezza del lavoro e della prova ci si costruisce”. E il suo sorriso, per chi abbia la volontà di misurarsi oltre con l’altro, sembra frutto di una serenità costruita, mattone dopo mattone, con sforzi, rinunce e spirito di abnegazione. Mariarosaria Petti
All’Umberto I uno studio sul mieloma Il reparto diretto da Alfonso Maria D’Arco coinvolto in un’iniziativa internazionale
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ospedale di Nocera punto di riferimento per le indagini cliniche. Uno studio sul trattamento del mieloma multiplo nella pratica clinica di routine sarà svolto presso l’Oncoematologia di viale San Francesco. Sotto la responsabilità del dottor Alfonso Maria D’Arco sarà effettuato uno studio-registro osservazionale che coinvolgerà circa 3 mila soggetti nei 28 Paesi partecipanti. 500 i pazienti italiani individuati tra 57 centri di riferimento, tra cui quello nocerino. L’indagine ha lo scopo di identificare quali trattamenti e risorse vengono utilizzati nei pazienti affetti da mieloma multiplo. Scopo dell’iniziativa è fornire una descrizione precisa della terapia. I trattamenti tradizionali per questa malattia determinano, di solito, una risposta clinica, tuttavia spesso c’è una recidiva. Si cercherà di capire il perchè.
Natale di solidarietà Proseguono incessanti le iniziative dell’associazione “Le opere del Padre” in sostegno ai bambini africani. Il sodalizio creato dall’attrice Claudia Koll offre diverse dolci occasioni per vivere un Natale solidale. Con 5 euro, infatti, si acquista il panettoncino di cioccolato e con dieci euro il presepe o il cuore, sempre di ottimo cioccolato. In questo modo si contribuisce alla costruzione di un centro ospedaliero per l’accoglienza, la cura e la riabilitazione delle persone diversamente abili a Ngozi, in Burundi. Il complesso sarà chiamato “La piccola Lourdes” ed accoglierà decine di bambini con diverse problematiche fisiche e psichiche. Per acquistare questi dolciumi è possibile contattare il referente locale dell’associazione Giovanni Guidone al 328 561 85 46.
Cenone fobia I consigli per non ingrassare troppo durante le feste
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l periodo natalizio è quello più atteso da grandi e piccini, ma è anche il più temuto perché considerato nemico della forma. Com’è noto piatti tipici, fritture, struffoli, panettoni, cioccolato ed altre insidiose prelibatezze possono “regalare” anche due, tre chili in più. Ecco allora poche semplici indicazioni per restare in buona salute e non essere, dopo la Befana, vittime dei sensi di colpa. Innanzitutto durante le feste bisogna ricordarsi di rispettare la normale cadenza dei pasti, cercando di non mangiare dolciumi fra un pasto e l’altro. È necessario poi, come al solito, fare sempre una buona, sana colazione. A tavola, inoltre, non eccedere nelle quantità. Nella giusta misura, nulla fa male. Capitolo “cenoni”. Il giorno prima pranzare leggero, privilegiando verdure e frutta. Alimenti che vanno assunti anche prima delle portate più “pesanti”: un’insalata prima del secondo e un frutto prima della fetta di panettone aiutano molto. È notorio che i vegetali, grazie alla fibra e all’acqua di cui sono ricchi, riempiono prima e attenuando il senso di fame. Un altro accorgimento da adottare è quello di preparare porzioni piccole, ingannando l’occhio con guarnizioni e piatti mai troppo grandi rispetto al contenuto. Contenersi il più possibile nel consumo di dolci e frutta secca, bere molta acqua e fare attenzione ai troppi brindisi! Importante anche l’attività fisica per smaltire le calorie e le tossine in eccesso. Una “salutare idea”, in tal senso, è quella di farsi regalare o regalare un abbonamento per la palestra o un attrezzo ginnico da casa, invogliando all’attività fisica. Per iniziare o ricominciare, appena dopo le feste, a tenersi o tornare in forma. Giuseppe Calabrese
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Attenti ai botti. Ancora troppe le vittime Diverse le campagne che sensibilizzano al non utilizzo di petardi illegali. Tali iniziative consentono la diminuzione del bollettino di guerra che ogni anno riporta centinaia di feriti e qualche morto
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indubbiamente il lato tragico della festa di San Silvestro. Botti e proiettili vaganti sparati per festeggiare l’arrivo del nuovo anno provocano sempre morti e feriti. Il copione si è ripetuto anche nella prima notte del 2011. Il bollettino di guerra ha registrato un morto e quasi cinquecento feriti, 498 per la precisione, dato leggermente in calo rispetto al 2010 quando si registrarono 509 infortuni. Anche quest’anno ritorna l’incubo, specialmente in Campania, la regione a maggior rischio. Il pericolo pubblico numero uno si chiama Bomba Cavani. Un ordigno che prende il nome dal calciatore azzurro: un cilindro alto 40 centimetri che può contenere fino a 4 chili di polvere pirica. Ma pericolosissimi possono essere pure i botti all’apparenza innocui come bengala o piccoli petardi.
I RISCHI Nonostante gli avvertimenti sono sempre troppe le persone che ancora “sparano” incuranti dei danni, anche gravi, che potrebbero causare questi fuochi. Importante, dunque, continuare con le campagne di sensibilizzazione. Anche attraverso l’utilizzo di immagini si mostra come i botti proibiti sono causa di ustioni, ferite alle dita, alle mani, agli occhi e al viso e lesioni al timpano mentre nei casi più gravi possono portare all’amputazione di arti interi. «La prevenzione è fondamentale e va fatta soprattutto nella fascia di età tra gki 11 e i 14 anni» ha affermato
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Umberto Passaretti, chirurgo e direttore del Centro di Chirurgia della mano dell’ospedale dei Pellegrini di Napoli, in passato promotore di una campagna di sensibilizzazione in sinergia con la Provincia di Napoli.
LE AVVERTENZE Tanti i consigli elargiti dai Carabinieri. Specialmente ai ragazzi viene
rinnovato l’invito a non acquistare fuochi illegali e proibiti, ma solo botti da commercianti autorizzati. I militari invitano anche a non provare a riaccendere petardi inesplosi ed evitare di toccarli. È importante sapere che non bisogna mai tenere materiale pirico in tasca, negli zaini o nelle borse, soprattutto quelli con accensione a sfregamento.
Una crocchetta al giorno
di Gabriella Calenda*
Parvovirosi La vaccinazione è l’unico salvavita
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ontinuiamo a parlare di vaccinazioni. La malattia che trattiamo in questo numero ha a che vedere anche con i freddi autunnali. Parliamo della Gastroenterite emorragica o Parvovirosi, una grave malattia infettiva virale e contagiosa che colpisce sia i cuccioli che i soggetti adulti. È un piccolo virus dotato di un’elevata resistenza verso l’azione di agenti fisici e chimici. La malattia si trasmette tramite contagio diretto, da animale infetto ad animale sano, ed indiretto, attraverso oggetti o alimenti contaminati. Il virus resiste nell’ambiente per diversi mesi. In genere, risultano più sensibili i cuccioli fino ai 5-6 mesi. Il tasso di mortalità è elevatissimo nelle prime settimane di vita. L’incubazione dura circa 5-6 giorni. La malattia esordisce con febbre, depressione, vomito e diarrea, spesso emorragica, con conseguente disidratazione ed
un rapido dimagrimento dell’animale che rifiuta cibo ed acqua. L’organo più stressato dalla malattia è l’intestino. La morte sopraggiunge entro 48-72 ore dall’inizio dei sintomi. Oltre alla forma gastroenterica, ne esiste anche un’altra definita iperacuta o cardiaca caratterizzata da morte improvvisa dovuta al fatto che il virus aggredisce il cuore che smette di battere in seguito a problemi nella conduzione dello stimolo nervoso. La terapia è fondamentale. Bisogna correre subito dal proprio veterinario di fiducia. La prognosi è riservata, tuttavia se il cane supera i primi tre o quattro giorni ha di solito discrete probabilità di farcela. La vaccinazione è, dunque, l’unico sistema efficace per contrastare questa malattia. *Medico veterinario (gabriella_calenda@hotmail.it)
redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno
Università e formazione: a Sarno si può Per imparare una professione o aderire ad un corso di laurea non occorre andare troppo lontano. A Sarno ci sono tantissime occasioni. I servizi sono offerti dal polo formativo sarnese in sinergia con prestigiose Università telematiche e centri accreditati dalla Regione
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reparazione, sviluppo e conoscenza con il Polo Formativo. Istituito dal Comune di Sarno insieme all’Università Popolare di Caserta, all’Associazione Assoedu Onlus e all’Università Telematica Unitelma della Sapienza di Roma, nei locali dell’ex Convento San Ferdinando in via Abignente a Sarno, il Polo Formativo è il punto di snodo per una crescita tecnico-sociale e culturale. Un ampio progetto che percorre le linee di un’istruzione a tutto tondo sul territorio, promosso dall’amministrazione retta dal sindaco Amilcare Mancusi. Già pronti i plichi informativi per gli allievi di età compresa tra i 18 e i 38 anni. Diversi i percorsi culturali e formativi a disposizione dell’utenza. Si va dai corsi universitari a quelli professionali. Un’occasione importantissima per chi ambisce a specializzarsi, ma finora non ha avuto le occasioni o le possibilità per farlo. Infatti, per il sostegno agli studi il Comune offrirà anche delle borse di studio.
CORSI UNIVERSITARI Al Polo Formativo sarnese ci sono corsi di Laurea in Giurisprudenza e in Economia attraverso il sistema telematico: gli iscritti a queste facoltà dell’Università Telematica della Sapienza di Roma potranno validamente frequentare le lezioni e sostenere gli esami nelle aule messe a disposizione nella città di Sarno.
A chi rivolgersi
CORSI FORMATIVI PROFESSIONALI
Tel: 081.9681144 - 0823.352118 www.universitapopolare.net info@assoedu.net
Tantissime anche le occasione per la formazione professionale specializzata. Sono attivi corsi per esperto massaggiatore del benessere, operatore dell’infanzia, estetista, addetto alla contabilità automatizzata, addetto all’assistenza fiscale, operatore di Office automation. Inoltre, c’è anche la possibilità di seguire il corso triennale di interesse sanitario in fisiokinesiologia. Questi corsi regionali prevedono borse di studio messe a disposizione dall’amministrazione comunale sarnese, da assegnare ai più meritevoli che ne faranno richiesta alla segreteria del Polo.
Per informazioni basta rivolgersi alla Segreteria del Polo Formativo Città di Sarno nell’ex Convento San Ferdinando in Via Abignente, dal lunedì al venerdì (dalle ore 09.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00).
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redazionale a cura dell’Unità Operativa Complessa Comunicazione, Formazione e Innovazione del Comune di Angri
Un orto didattico alla “Opromolla” L’amministrazione comunale ha sostenuto la realizzazione dell’interessante iniziativa che consente ai ragazzi di seguire i vari processi biologici che caratterizzano la produzione agricola. Importante la sinergia tra la scuola ed i professionisti forniti dal Comune
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o scorso novembre, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pasquale Mauri, ha aderito al progetto di realizzazione di un orto didattico all’interno del plesso scolastico di via Cervina, su impulso della professoressa Margherita Garofalo, insegnante angrese di scienze e matematica presso la scuola media “P. Opromolla”. Grazie ai mezzi, alle risorse e alle competenze messe a disposizione dell’Amministrazione comunale, gli alunni hanno potuto piantare nella propria scuola una molteplice varietà di ortaggi. Piselli, finocchi, insalate, cavolfiori e cicorie sono stati prima piantumati e poi verranno seguiti nel processo di fioritura, fino alla raccolta nella stagione più adatta. Scopo dell’iniziativa è quello di far comprendere ai ragazzi l’importanza che riveste l’agricoltura nel processo di crescita e di sostentamento dell’essere umano e nell’economia del Paese, oltre alle modalità di coltivazione e produzione di determinati alimenti.
La preparazione preventiva del terreno incolto è stata effettuata da Angri Eco Servizi che ha messo a disposizione i mezzi e gli operatori, coadiuvati dal direttore generale dell’azienda ing. Domenico Novi. Alla fase di piantagione degli ortaggi sono seguite delle lezioni ad hoc in aula tenute dal dott. Michele Grimaldi, responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Angri, nonché coordinatore tecnico delle squadre comunali preposte alla cura del verde pubblico. Commentando l’iniziativa, il vicesindaco con delega all’Ambiente e al Territorio Gianfranco D’Antonio ha dichiarato: «Progetti del genere rappresentano un’occasione preziosa per promuovere la cultura dell’ambiente e dell’agricoltura. Mi complimento con tutti coloro i quali hanno contribuito al successo del progetto, e a nome di tutta l’Amministrazione mi impegno a garantire il supporto del Comune per estendere attività del genere anche presso altre scuole».
Per una vera equità fiscale Il Comune di Angri promuove un’interessante iniziativa per sensibilizzare all’equità fiscale. Il sindaco Pasquale Mauri, insieme all’assessore al bilancio Giacomo Sorrentino, ha messo su una campagna pubblicitaria che invita tutti ad assumersi le
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proprie responsabilità davanti alle tasse. Utilizzando un motto molto chiaro si chiede agli angresi di essere buoni cittadini attraverso il pagamento di tutti i tributi, perché “pagare tutti” comporta il “pagare meno”.
Michela Giordano in un libro edito dalle Paoline ricorda la storia di due carabinieri uccisi dalla mafia
“Quando rimasero soli”
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manuele Basile e Mario D’Aleo sono gli eroi dimenticati che Michela Giordano ha fatto rivivere nel suo libro “Quando rimasero soli”, in vendita in tutte le librerie. La giornalista di Pagani ha ricostruito i delitti che hanno visto protagonista nel 1980 il 30enne Emanuele Basile e, nel 1983, il 29enne Mario D’Aleo. Due destini incrociati: il capitano D’Aleo fu ucciso mentre era alla guida della Compagnia dei carabinieri di Monreale, stava indagando su alcuni accordi criminali per il controllo del territorio. Alla sua morte era subentrato Mario D’Aleo che continuò quel lavoro; tre anni dopo sarà ucciso anche lui. A coinvolgere è il ricordo delle famiglie: molto doloroso e mai sopito. Pagine di storia, ma anche un omaggio a chi ha sacrificato la vita per i valori della legalità e della giustizia. Uno stimolo per un impegno rinnovato di lotta contro la mafia.
Un sodalizio intraprendente
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attiva a Sarno il “Cantiere dell’Alternativa – Diritti Cinema e Cultura”, un’associazione culturale che, attraverso il cinema ed i mezzi audiovisivi in genere, approfondisce tematiche culturali e sociali. Tanti gli eventi realizzati. Quelli di maggior successo sono il Sarno Film Festival, AperitivoCorto, la partecipazione alla rete delle associazioni che organizzano il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Inoltre il presidente dell’associazione, Dea Squillante, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Penalistiche della Facoltà di Giurisprudenza della “Federico II”, ha organizzato una giornata di studi in materia di diritti inviolabili della persona e tutela del minore. Il prossimo appuntamento è per il 16 dicembre con il teatro sperimentale di Peppe Lanzetta al Teatro Diana di Nocera Inferiore.
Expò di gran classe Con più di 50 mila visitatori la Fiera Città dell’Agro si conferma evento di punta interregionale. L’AMG pensa già all’edizione 2012 dove protagonisti saranno la nautica e l’enogastronomia
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onferma i numeri del successo la Fiera Città dell’Agro, che si è tenuta dal 28 ottobre al 6 novembre all’interno del Consorzio di bonifica dell’Agro. Più di 50 mila i visitatori che hanno affollato la struttura. 200 le aziende che hanno scelto l’organizzazione dell’AMG per presentare i propri prodotti. Tante le imprese arrivate pure da fuori regione, finanche dalla Sicilia. Variegata l’offerta. C’erano agenzie di viaggio, atelier, rivenditori di automobili, numerosi mobilifici.
Grande la soddisfazione espressa da Anna Mottola dell’AMG: «Quella appena passata è stata davvero una bella edizione. Anche chi ci ha dato fiducia è rimasto contento». Infatti gli stand sono apparsi più raffinati e meglio attrezzati: «I nostri standisti hanno allestito davvero degli spazi eleganti e funzionali, che hanno dato un tocco in più all’intera esposizione fieristica». Nonostante la crisi, la fiera sembra essere andata davvero bene, tant’è che si è all’opera già per la prossima edizione: «Come sempre succede, appena chiudiamo un
Dal 12 al 16 dicembre ritorna Cort’O Globo Film Festival
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ettima edizione per il “Cort’O Globo Film Festival”. Nella bellissima cornice del Castello Doria di Angri andranno in scena i migliori cortometraggi in circolazione. Il taglio del nastro è per lunedì 12 dicembre, alle ore 20:00, con l’inaugurazione della sessione Corto Art: esposizioni artistiche e fotografiche sul tema dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Numerose le sessioni previste quest’anno: Corto Fumetto, Corto Animazione, Cort’o Doc e Cort’o Libro. In occasione di quest’ultima ci sarà la presentazione del nuovo libro di Melissa P. “In Italia si chiama amore”. Dal 14 dicembre saranno proiettati i corti in concorso divisi tra le sezioni “Nuovi Percorsi” e “Sguardi
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d’Autore”. A decretare il vincitore sarà una giuria popolare ed una giuria tecnica che vede tra i componenti Heinz Hermanns, direttore artistico del “Short Attack Interfilm Festival” di Berlino, Claudio Gubitosi, direttore ed ideatore di Giffoni Film Festival, e Eddy De Angelis, regista del Film Mozzarella Stories.
evento cominciamo già a pensare a come perfezionarlo per l’anno successivo». Due gli obiettivi che l’AMG si pone: «Vogliamo potenziare il comparto enogastronomico, realizzando un’area apposita. Stessa cosa vogliamo fare per la nautica. Quest’anno sia dell’uno che dell’altro settore avevamo unici espositori, ma il prossimo anno l’offerta sarà maggiore». Un bilancio positivo, insomma, che spinge gli organizzatori e gli investitori a puntare sempre di più sul marchio AMG e sul prodotto Fiera Città dell’Agro.
La bottega c’è C’è pure il latte d’asina dell’azienda agricola “Insalata” di Oliveto Citra tra i prodotti, la maggior parte Dop, Doc o Igt, offerti dalla bottega di Campagna Amica che ha aperto il 23 novembre scorso a Nocera Inferiore. Una vera e propria boutique dell’eccellenza agroalimentare, gestita da Anna Ingenito e Rita Rimello. Il negozio di via Roma 77 è il primo esempio in Campania. In tutta Italia ci sono solo altre 99 botteghe come questa, anche se la Coldiretti intende crearne una in ogni comune. Grandissima la varietà dei prodotti offerti, tutti garantiti da Coldiretti e frutto della cosiddetta “filiera corta”, certezza di genuinità e prezzi contenuti.
Gli errori, la rabbia, la rincorsa I tifosi inviperiti per la mancanza di risultati e per il bel gioco scomparso all’improvviso. Sotto accusa le scelte di società e allenatore. Per la salvezza servirà una straordinaria rincorsa
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l campionato della Nocerina, inutile girarci intorno, ha preso una brutta piega. I numeri stanno lì a confermare che ci vorrà una rincorsa eccezionale per conquistare quella salvezza che è nei piani della società guidata dal presidente Giovanni Citarella. Sul banco degli imputati, per gli scadenti risultati fin qui arrivati, sono finiti il direttore sportivo Ivano Pastore e il tecnico Gaetano Auteri. Entrambi idolatrati, riveriti e incensati dal pubblico, oggi sono sulla graticola più dei calciatori che scendono in campo. I giocatori, ma questo lo si sapeva, e forse si è fatto spesso finta di niente, destavano preoccupazioni alla piazza già prima dell’avvio del torneo. La troppa riconoscenza nei confronti di De Liguori e soci, soprattutto da parte della stampa locale (mea culpa), ha fatto sì che si parlasse poco delle carenze tecnico-qualitative di molti interpreti del campo, lasciando credere a tutti che avrebbero potuto compiere ancora miracoli. Questione Direttore Sportivo. Giovane, voglioso, con la giusta grinta, bella persona anche umanamente, Ivano Pastore ha dimostrato che la Serie B è forse un mare troppo grande per le sue qualità di fresco dirigente calcistico. Non dimentichiamoci che ha appeso le scarpette al chiodo soltanto due stagioni fa e che si è ritrovato a gestire un club centenario. Pastore ha
avuto tanto tempo, visto il torneo di Lega Pro vinto praticamente già nella primavera scorsa, ma non ha saputo scegliere gli elementi adatti (forse ne sarebbero bastati tre/quattro di categoria) da aggiungere ad un nucleo che avrebbe attutito meglio il passaggio dalla C alla B. Si è fatto anticipare su molte trattative (pensiamo ai giovani importanti che Genoa e Napoli hanno preferito prestare ad altre società), ha dimostrato che il portafogli per gli ingaggi messogli a disposizione dalla società non era poi così gonfio. Insomma, un tonfo clamoroso. E siamo al tecnico di Floridia. Lo Special One della terza serie. Già, della terza serie, perché la cadetteria è un’altra cosa. La Nocerina, in pratica con gli stessi uomini, per qualche mese ha continuato a giocare un buon calcio offensivo, ma ad Auteri non si può non imputare una scarsa capacità di analizzare e gestire le partite in corso e i molti risultati positivi sciupati per clamorosi errori individuali, ma anche per la sua caparbia insistenza nel non mutare l’atteggiamento della squadra. Il presidente Citarella ha più volte riferito che la Nocerina 2011-2012 è figlia di valutazioni condivise tra lui, l’allenatore e il direttore sportivo. La verità è che qualcuno non sta dicendo la verità e, anche se il campionato è ancora lungo, questo refrain convince poco e sta facendo ingrossare il fegato ai supporter rossoneri. Giuseppe Della Morte
VITA ECCLESIALE
LA NOTA
a cura della Redazione
Il volto di chi ha fame e sete Il Papa in Africa dal 18 al 20 novembre
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na striscia di terra tra Nigeria e Togo affacciata sul golfo di Guinea. Un tempo era Dahomey, regno sanguinario e religiosità fatta di riti ancestrali, divinità come il pitone e culla del voodoo; terra che ha vissuto il dramma della schiavitù, di uomini e donne costretti in catene a percorrere le strade di Ouidha, e attraversare la porta del non ritorno. Terra in cui il cristianesimo è giunto 150 anni fa con i primi missionari. Colonia francese fino al 1960, teatro di colpi di Stato, undici presidenti, cinque Costituzioni fino all’avvento, sempre con un putsch, di Mathieu Kérékou, il “camaleonte” come veniva chiamato per la sua capacità di adattamento: instaura un regime marxista e resterà al potere dal 1972 al 1990. Anno in cui inizia la transizione democratica, che vede coinvolto l’arcivescovo di Cotonou, Isidore de Souza: avrà un ruolo “politico” come presidente della Conferenza nazionale, chiamata a salvare il Paese dal baratro della guerra civile e della crisi certo politica, ma soprattutto economica e finanziaria in cui si trovava il Benin e a traghettare il Paese verso la democrazia. L’esortazione “Africae munus”. È a questo Paese con la sua democrazia certo non perfetta ma punto di riferimento nel tormentato panorama africano, con la sua capacità di far convivere realtà differenti, religioni ancestrali e cristianesimo, etnie e gruppi diversi, che papa Benedetto si rivolge nel suo secondo viaggio in Africa. L’occasione, la consegna dell’Esortazione post sinodale “Africae munus”, cioè l’impegno dell’Africa. È un Papa che parla all’intero continente, con le sue
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contraddizioni e con le sue grandi potenzialità. Parla di una fede che ha il volto di Cristo “il giudice ultimo della nostra vita”. E che, a sua volta, ha voluto prendere il volto “di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte”. Noi, a nostra volta, saremo giudicati dal comportamento che avremo nei loro confronti e, dunque, “nei confronti di Gesù stesso”. Il trono è la croce. In questa domenica la Chiesa festeggia Cristo come Re dell’Universo. Il Papa celebra la messa nello stadio dell’amicizia di Cotonou sotto un sole caldissimo, liturgia che vive dei canti, della gioia e dei ritmi tipici di queste latitudini. Dice: “Il figlio di Dio è diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli più concreti, facendosi il servo del più piccolo dei suoi fratelli”. Un re “sconcertante” perché, afferma Benedetto XVI, noi siamo abituati ai segni della regalità “nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere” e “facciamo fatica ad accettare un re il cui trono è una croce”. Ogni malato, ogni povero, afferma Benedetto XVI, “merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo”. Già, perché è proprio lui, il Cristo Re dell’Universo, che “rimuove tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace”; mediante la croce “abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre”. Solo noi, afferma infine il Papa, “possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia”.
Foto Salvatore Alfano
«Al servizio dell’uomo» Aperto il nuovo anno pastorale diocesano. Il vescovo ha sottolineato l’impegno pastorale e sociale che la Chiesa deve vivere, sollecitando una riscoperta dello spirito missionario: «Gli uomini e le donne toccate da Dio vadano per le strade del mondo»
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a Chiesa scenda dal sicomoro e si metta al servizio dell’uomo dell’Agro». È stato molto diretto monsignor Giuseppe Giudice che venerdì 25 novembre, nella Cattedrale di San Prisco, ha aperto l’anno pastorale, in concomitanza con l’avvio, la prima domenica di Avvento, dell’Anno liturgico. Diversi i passaggi interessanti dell’omelia proclamata dal vescovo di Nocera-Sarno durante la recita dei Vespri. Innanzitutto ha richiamato al senso autentico della Chiesa e ricordato la sua vocazione al servizio. Ha ribadito che il «credo professato, richiede il credo vissuto». In «questa notte culturale, morale ed antropologica – ha detto – occorre uno scatto in avanti: Non stazioneremo nelle sagrestie a criticare un mondo che fa un percorso tutto suo. Gli uomini e le donne toccate da Dio – ha ammonito – vadano per le strade del mondo». Riscoprire, dunque, lo spirito missionario dei cristiani dell’Agro. Anche i giovani al centro del di-
scorso del Vescovo. «Scoprano – ha detto – il volto della Tradizione con il loro intuito». E ha aggiunto: «Non c’è una Chiesa anziana e una giovane. C’è la Chiesa». E a chi la vive ha detto: «Bisogna scendere dalla pigrizia, dalle certezze e dalle fisime che ci allontanano. Bisogna scendere anche dai piani pastorali che ci appesantiscono, e ricordarsi che con Gesù la salvezza entra tra le mura domestiche». Tra le altre riflessioni – alcune riportate tra gli orientamenti pastorali per il 2012 consegnati al termine della celebrazione – il Pastore della Chiesa dell’Agro ha chiesto «la non moltiplicazione delle Celebrazioni eucaristiche. Non c’è la Messa delle comunità, ma della comunità!». Inoltre, sia valorizzato il consiglio pastorale «come luogo di discernimento», e siano ripensati i consigli affari economici «avendo un prudente e sereno rapporto con il denaro. Noi siamo famiglie – ha ricordato – non aziende!». È importante curare le strutture, «avendo rispetto di chi c’è stato prima di noi» e recuperando ogni briciola, perchè «il più povero pos-
sa dire qui è casa mia». Essenziale appare la riscoperta della preghiera. Scorporando il Padre nostro, il Vescovo ha detto che il “pane quotidiano” rappresenta «la famiglia, il lavoro, le cose che servono», il perdono è «la necessità di riconciliarsi», la liberazione dal male «è la propensione e la richiesta di pace». Richieste che non siano auto referenziali: «Nessuno chieda solo per sé – ha sottolineato – solo così possiamo ambire ad una Chiesa riconciliata, giovane, amica. Tutto questo non lo chiediamo al nostro orgoglio, ma a Gesù. Solo Lui può educarci alla vita buona del Vangelo». Rispetto agli orientamenti pastorali consegnati il Vescovo, infine, ha sollecitato la loro «lettura con i consigli pastorali e a non esitare nel segnalare qualche nota» che possa essere utile alla Chiesa locale. Quasi tutto il clero diocesano ha preso parte alla celebrazione dei Vespri, insieme a numerosi componenti dei consigli pastorali e a decine di religiose e religiosi. S. D.A.
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Venite in disparte I sacerdoti diocesani, divisi in due gruppi, hanno vissuto gli esercizi spirituali guidati da Mons. Giudice presso l’Abbazia benedettina di Noci
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In alto, i sacerdoti che hanno partecipato agli esercizi a fine ottobre. In basso, i presbiteri che hanno partecipato al secondo turno di esercizi, insieme a Mons. Giuseppe Giudice
n tanti hanno risposto all’appello del Vescovo, quasi cinquanta preti della diocesi si sono ritrovati nell’Abbazia benedettina di Noci, nella piana pugliese, dove ancora possiamo ammirare i tradizionali trulli. Avendo una disponibilità limitata di posti, per dare a tutti la possibilità di vivere gli esercizi spirituali, è stato necessario disporre due appuntamenti, a fine ottobre il primo, agli inizi di novembre il secondo. Venite in disparte, ha detto mons. Giudice, ripetendo le parole che Gesù rivolge agli apostoli. Il coraggio di fermarsi, ha aggiunto, per stare in ascolto di Dio, è un gesto di fede: abbiamo compreso che tutto viene da Lui. Esperto conoscitore della Bibbia, il Vescovo Giuseppe ha guidato i suoi preti lungo i sentieri del vangelo di Marco, che quest’anno risuona nella liturgia domenicale. Abbiamo letto tutto il Vangelo, capitolo per capitolo, parola per parola, per invitare a gustare ogni frammento di quei racconti che da duemila anni accompagnano e rischiarano il cammino dell’umanità. Utilizzando questo metodo il Vescovo ha voluto dare una precisa indicazione pastorale, ha chiesto implicitamente che la Parola di Dio ritorni a risplendere nella vita della Chiesa. in effetti la Parola sta al principio - per dirla con il cardinale Martini - e conduce all’Eucaristia, dove ogni cosa trova il suo compimento e il suo nuovo inizio. Nelle meditazioni offerte dal Vescovo Giuseppe, la Parola è stata
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continuamente intrecciata con le citazioni dei Padri e con quelle dei Poeti. Tre P che rappresentano il suo stile inconfondibile. L’importanza degli esercizi. La Chiesa raccomanda ai suoi preti di vivere ogni anno l’esperienza degli esercizi spirituali, non c’è bisogno di scomodare il diritto canonico, basta guardare dentro se stessi per percepire l’intima necessità di sostare per un tempo adeguato in cui non abbiamo altro da fare che stare in ascolto. “Ricordati di restituire te a te stesso”, ha ribadito il Vescovo, citando San Bernardo. Egli ha insistito non solo sulla necessità spirituale ma sulla dimensione diocesana ed ha perciò invitato i presbiteri a dare la giusta priorità a questo appuntamento annuale. È un tratto peculiare del suo ministero episcopale su cui, ha annunciato, intende ritornare. Gli esercizi sono stati un’occasione per conoscere più da vicino il Pastore che la Provvidenza ha inviato. Nelle meditazioni bibliche, infatti, egli inseriva non poche provocazioni pastorali, ricordando alcune esperienze vissute da parroco. Abbiamo così meglio compreso la spiritualità del presbitero diocesano, la preoccupazione per una liturgia che non diventi spettacolo ma sia il luogo in cui il Mistero si compie, l’invito a testimoniare la gioia di essere preti. La liturgia penitenziale. Uno dei momenti più belli della settimana è stato quello della liturgia penitenziale, dopo l’omelia il Vescovo è stato il primo a inginocchiarsi dinanzi ad un monaco per deporre i suoi peccati nelle mani di Dio e ricevere il perdono che risana ogni ferita. Era bello vedere i preti confessare i peccati gli uni agli altri, in tutta libertà. Il segno visibile di una Chiesa semper purificanda, che sempre deve lasciarsi purificare. “Cominciò di nuovo a insegnare”, leggiamo nel Vangelo scelto come filo rosso dell’anno pastorale. Sì, cominciamo e ricominciamo sempre nuovamente. Partendo da Cristo. Silvio Longobardi
Figli in cielo Il 18 novembre Mons. Giudice ha celebrato, nella Concattedrale di Sarno, l’Eucaristia per tutti i giovani in cielo della nostra terra
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l dodicenne figlio, il padre Filippo pose/ qui. Era tutta la sua speranza, il suo Nicotele”. Due versi perfetti scritti dal poeta greco Callimaco, vissuto prima di Cristo, due versi che attraversano il tempo e ci ripropongono la stessa angosciosa domanda: perché muoiono i giovani? È nell’ordine abituale della natura che i figli seppelliscano i genitori, non il contrario. Così la morte diventa uno strappo sanguinoso, ed “il dolore è di chi resta”, come dice la saggezza popolare, di chi ha perso tutta la sua speranza. Ma come reagire?
Egli ha asciugato le mie lacrime Pensavamo di andare ad una celebrazione di commiserazione e di lacrime, abbiamo innalzato un inno alla speranza. Ed alla vita. Una liturgia fortemente voluta dal Vescovo, presenti molti sacerdoti ed un grande afflusso di fedeli. Il vescovo ci ha guidati ad una comprensione cristiana del mistero della morte: non solo ha avuto parole di speranza e di conforto (certamente attese), è riuscito, a tessere un canto alla vita. Entrato in punta di piedi nel cuore addolorato di ogni genitore ferito ha affermato: “Da quando i vostri figli sono andati via la vostra vita è come interrotta. Ma è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”. La fede diventa il codice per accedere ad un punto di vista ulteriore, non più solo quello del nostro cuore straziato. Ma quello del Dio che ha vinto la morte.
Dio è Dio dei viventi Eccoci allora trasportati davanti al sepolcro dove Cristo ci chiede: Credi tu? Ecco che il dolore di una paternità straziata, mediante la fede, si fa coraggio e si apre alla speranza: “La fede non ci proibisce di pian-
Il vescovo durante l’omelia
gere ma non ci permette di disperarci, entriamo presi per mano dalla Chiesa per condividere il dolore, per aiutarci l’un l’altro. Nessuno può restituirci fisicamente i figli, solo Dio può riconsegnarceli nel giorno della risurrezione. Ma nello stesso tempo anche noi siamo chiamati a risorgere, a risollevarci dal dolore. Abbiamo questa certezza: solo chi non ama rimane nella morte, e noi che siamo amati e riamati, amiamo oggi ancora di più. Essi vivono nei nostri cuori, nella nostra memoria, ma sono viventi in Dio. La Chiesa non ha altro da offrire dinanzi al dubbio e a dolore: solo il piccolo grande dono della fede”. Duemila anni di Cristianesimo non bastano a rendere scontata la risposta alla sconvolgente domanda di questo Dio che ci assicura la vita. Solo per amore, perché Egli ama la vita. Una speranza che diventa impegno: “Noi rivedremo i nostri giovani, oggi però amiamo, difendiamo e rispettiamo la vita, e nel farlo cantiamo i loro giorni consegnati a Dio”. Parole che vanno dritte al cuore. Antonella ha 24 anni, ha sposato Giovanni l’anno scorso e l’ha perso giusto pochi giorni prima della Celebrazione. Il volto distrutto, gli occhi esausti, ma afferma: “È stato importante sentire vicina la presenza del vescovo, della Chiesa. Ha saputo darci un po’ di speranza”, e risponde la mamma: “Che cosa possiamo dire, ovviamente il dolore ci strazia. Non abbiamo niente da dire. Ma è stato un grande conforto sentire le parole del vescovo”. Mariangela Giudice Insieme - Dicembre 2011
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La Diocesi è online
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on un click monsignor Giuseppe Giudice ha dato il via, il 21 novembre scorso, al nuovo sito diocesano. Dopo qualche mese di lavoro, coordinato da don Andrea Annunziata, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, il portale è online all’indirizzo www.diocesinocerasarno.it. Uno strumento che «dovrà e potrà favorire la sinodalità» ha detto don Annunziata, ossia la comunicazione e lo stare insieme tra le parrocchie ed i fedeli, tra religiosi e laici. Osservazioni in piena sintonia con quelle del vescovo. «Grazie al sito la Chiesa si affaccia sul mondo – ha detto monsignor Giuseppe Giudice –, si entra in rete, in comunione con le altre Chiese». Uno strumento importante anche a livello locale: «Si entra in rete con le parrocchie – ha aggiunto – si favorisce la comunione, perché nessuna parrocchia è autoreferenziale. Entriamo in collegamento con le diverse realtà ecclesiali, in collegamento con il mondo». Il presule, riferendosi alla possibilità di attivare dirette in streaming, ha specificato: «In questo modo anche chi non può uscire di casa può entrare nel mistero della Chiesa». Un risultato importante, ma che necessita di un lavoro continuo: «Dico grazie a chi ha lavorato alla realizzazione – ha proseguito – e a chi lavorerà. Il sito, infatti, è una bacheca multimediale quotidiana. Deve essere la porta aperta dove c’è la novità». Per avvalorare questa tesi e far sì che tutti ricorrano al portale anche il primo messaggio di Avvento del vescovo è stato pubblicato esclusivamente su internet. Un messaggio che si ispira all’attesa e ha come titolo “Attendere”. «È il tempo di riprendere il senso dell’attesa – ha detto monsignor Giudice – evitando quello che avviene a livello commerciale dove il Natale
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Dalla biografia agli scritti del vescovo, passando per le informazioni di servizio e le notizie di attualità. Questi i contenuti del nuovo sito www.diocesinocerasarno.it. Uno strumento che favorisce la comunicazione e la comunione. Grazie al nuovo portale si potrà assistere in diretta agli eventi diocesani è consumato senza l’attesa. Noi non attendiamo più. Dobbiamo riconciliarci con il tempo». Insomma, anche grazie al sito, dovrà venire fuori un nuovo stile pastorale, «perché i contenuti – ha affermato il vescovo – ce li abbiamo».
DENTRO IL SITO Ma cosa contiene questo ristrutturato portale web? La risposta è tantissime informazioni. Spulciando tra le varie pagine si trova la biografia del vescovo Giudice e del vescovo emerito Illiano. Di entrambi ci sono anche scritti e documenti. Per esempio, quotidianamente, sul sito viene riportato un verso di una poesia di monsignor Giudice che serve alla meditazione giornaliera. Ci sono anche tante notizie di servizio come gli orari di apertura della curia e quelli delle sante messe nelle parrocchie. Ma pure le notizie dell’attualità diocesana, i commenti alla liturgia domenicale grazie alla rubrica “Il Pane della domenica” inserita nell’ampia sezione dedicata al periodico Insieme. C’è poi lo spazio dedicato al museo San Prisco, quello riservato alla trasmissione radiofonica Buongiorno di gioia, piuttosto che l’annuario con i nomi dei sacerdoti, le foto ed i recapiti delle parrocchie. Insomma uno strumento completo, ma ancora da arricchire e completare. Tra le novità, infine, c’è anche la possibilità di trasmettere in diretta live streaming gli eventi diocesani. I primi appuntamenti trasmessi sono stati la conferenza di presentazione del sito, i vespri per l’apertura del nuovo anno pastorale, le Lectio di Avvento ai giovani. Salvatore D’Angelo
Chi ama educa Da sinistra: Rachele Sorrentino, Vicepresidente diocesano Settore Adulti A.C, Mons. Giuseppe Giudice e il prof. Franco Miano
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rande affluenza di pubblico presso l’Auditorium “S. Alfonso M. de Liguori” per il convegno organizzato dall’Azione Cattolica diocesana “Chi ama educa”, titolo preso in prestito dal libro di Franco Miano, professore di Filosofia morale presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata e dal 2008 Presidente Nazionale di Azione Cattolica. Franco Miano ha aperto il convegno spiegando le motivazioni che lo hanno portato a scrivere questo libro, vincitore del Premio Capri San Michele 2010. In questa pubblicazione egli ha raccolto i frutti della propria esperienza in Azione Cattolica. Il presidente ha messo in evidenza tre parole: memoria, intesa come il ricordo che si fa futuro, in stretta relazione con la tradizione e la cultura che alimentano la nostra vita; speranza, che è la mano di Dio che conduce la memoria ed il ricordo verso nuove mete della vita e responsabilità verso l’altro e verso se stessi, da cui ogni cristiano non può assolutamente prescindere. Erano presenti alla tavola rotonda i rappresentanti del mondo della scuola e dell’educazione e il vescovo diocesano Mons. Giuseppe Giudice che ha sottolineato la “depressione educativa” di cui spesso sono vittime genitori, insegnanti e opera-
Si è svolto a Pagani lo scorso 15 novembre il convegno pubblico sull’educazione. Ospite d’eccezione Franco Miano, presidente nazionale di Azione Cattolica
tori pastorali che si scoraggiano davanti alle difficoltà di dialogo con le nuove generazioni e vengono meno al proprio compito educativo. La prof.ssa Angela Orabona, docente di matematica e membro dello staff del direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, ha raccontato la sua esperienza nel campo della scuola, evidenziando il carattere bidirezionale dell’educazione: chi educa viene a sua volta educato. Infine, la dott.ssa Maria Luigia Fusco, psicologa e psicoterapeuta, ha evidenziato la “solitudine educativa” che spesso incontra nelle sue esperienze professionali, un aspetto preoccupante della relazione genitori-figli che nasce dalla forte contrapposizione generazionale, oggi maggiormente accentuata dalle nuove tecnologie. Dopo gli interventi dei relatori si è aperto il confronto con il pubblico, composto dai tanti educatori, animatori e operatori pastorali che ogni giorno si fanno carico del lento e costante lavoro educativo nelle parrocchie. L’incontro si è concluso con l’invito a tessere sempre più la rete dell’alleanza educativa tra famiglia, scuola e Chiesa, per dare risposte concrete alla solitudine e alla depressione educativa e per formare i genitori di oggi e di domani. Carmine Giordano
Mons. Antonio De Luca, vescovo eletto di Teggiano-Policastro
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a diocesi di Teggiano-Policastro ha un nuovo pastore. La nomina è arrivata sabato 26 novembre, alle ore 12,00. Il successore di Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e Amministratore apostolico di Teggiano-Policastro, è Mons. Antonio De Luca, 55 anni, originario di Torre del Greco, pro-vicario episcopale per la Vita consacrata nell’Arcidioce-
si di Napoli. Numerosi gli incarichi svolti da Mons. De Luca, tra cui l’ impegno per l’animazione delle missioni all’estero, in Madagascar e Argentina, dei confratelli Redentoristi. Al nuovo Vescovo De Luca, che guiderà la diocesi che ci ha donato Mons. Giuseppe Giudice, vanno gli auguri della comunità diocesana e della nostra redazione.
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ILPANEDELLADOMENICA Dalla IV domenica di Avvento al Battesimo del Signore Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice
Le dieci strade del Natale Se sei triste, rallegra il tuo cuore: Natale è gioia. Se hai dei nemici, riconciliati con loro: Natale è pace. Se hai degli amici, vai a trovarli: Natale è incontro. Se vedi dei poveri attorno a te, aiutali: Natale è carità. Se sei orgoglioso, umiliati: Natale è umiltà. Se hai dei debiti, pagali: Natale è giustizia. Sei in peccato, convertiti: Natale è grazia. Se hai dei dubbi, rafforza la tua fede: Natale è luce. Se vivi nell’errore: correggiti: Natale è verità. Se porti rancore o odio, perdona: Natale è amore.
Andrea Mantegna Adorazione dei pastori, 1450-1451
18 dicembre 2011
IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno B) LE LETTURE “E regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” Prima lettura: 2Sam 7,1-5.8-12.14.16 Salmo responsoriale: Sal 88 Seconda lettura: Rm 16,25-27 Vangelo: Lc 1,26-38 IL VANGELO Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. (Cfr Lc 1, 35.38) Colore liturgico VIOLA
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Contemplando il mistero E l’angelo si allontanò da lei. Maria rimane sola, ma ormai abitata da Dio Lo Spirito crea e genera dentro la sua carne. Maria restituisce il suo corpo a Dio e Dio sceglie di avere un corpo in Maria. In lei il Verbo si fa carne. E la carne si fa verbo, parola, annuncio di gioia. Maria è il presepio di Dio. “Se mi inginocchio davanti al presepio, di nascosto, che nessuno mi veda, davanti agli occhi mi riappare mia madre, che sta in ginocchio davanti alla mia culla” (E. Wiechert). Natale è alle porte. Ci mettiamo in ginocchio con tutta la famiglia davanti alla Culla e alle culle. In ogni uomo, Dio fa natale. Dio, per amore, si è inevitabilmente legato ad ogni uomo.
25 dicembre 2011
NATALE LE LETTURE “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Messa della notte) Prima lettura: Is 9,1-6 Salmo responsoriale: Sal 95 Seconda lettura: Tt 2,11-14 Vangelo: Lc 2,1-14 IL VANGELO Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. (Lc 2,6-7) Colore liturgico BIANCO
Davanti alla culla della fede Partorì un figlio, che egli chiamò Gesù Viene la luce e la Chiesa, che è Madre, ci invita ad accoglierla con gioia, ma con gradualità affinché quella luce non abbagli, non disturbi, non bruci, ma semplicemente possa illuminare. C’è un cammino di Natale, che ha i tempi e il sapore del pane: messa della notte; messa dell’aurora e messa del giorno. Nella notte una grande luce rischiara la terra tenebrosa del popolo e la gioia e la letizia abitano il cuore dell’uomo, poiché è nato un Bambino, ci è stato dato un Figlio e Maria lo depone in una mangiatoia. Ieri, come oggi, nell’albergo del mondo non c’è e non ci sarà posto per Lui. Ma, insieme a Maria e Giuseppe, vengono gli Angeli e i Pastori, icone di vera accoglienza. Nella messa dell’aurora, i pastori, dopo aver trovato e visto, tornano, riferiscono, si stupiscono e raccontano, mentre Maria, da parte sua, conserva nella bibbia del cuore. Nella Messa del giorno ormai il Verbo, nuovo Sole, risplende per ogni uomo e in Lui il Padre ci dice e ci dona tutto. È Natale !
1 gennaio 2012
MARIA SS.MA MADRE DI DIO (Anno B) LE LETTURE “Quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori” Prima lettura: Nm 6, 22-27 Salmo responsoriale: Sal 66 Seconda lettura: Gal 4,4-7 Vangelo: Lc 2,16-21 IL VANGELO In quel tempo, [i pastori] andarono senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. (Lc 2, 16-17.19) Colore liturgico BIANCO
Un anno di pace Dove c’è un inizio, una nascita, c’è sempre una Madre. La Chiesa celebra la solennità di Maria Santissima Madre di Dio nel primo giorno dell’anno. Il capo d’anno nasce sotto lo sguardo della Vergine, della Madre di Dio, ed è uno sguardo di pace, di tenerezza, di fiducia, di invito ad accogliere il Nuovo che nasce. La Chiesa, all’inizio del nuovo anno, ci offre un calendario con il volto di Maria e ci dona l’antica benedizione di Aronne: “Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il Suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,22-27). Una benedizione per tutti i 366 giorni dell’anno, pienezza del tempo, abitato per sempre dal Figlio, nato da donna. Conserviamo nel cuore, come Maria, tutte le cose di Gesù e lo stupore nel sentir parlare di Lui. Ci serviranno quando accoglieremo con gioia l’opera di Dio: l’inizio e il compimento di tutto il bene che è nel mondo.
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6 gennaio 2012
EPIFANIA DEL SIGNORE (Anno B) LE LETTURE “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” Prima lettura: Is 60,1-6 Salmo responsoriale: Sal 71 Seconda lettura: Ef 3,2-3a.5-6 Vangelo: Mt 2,1-12 IL VANGELO Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. (Mt 2,10-11) Colore liturgico BIANCO
C’è Qualcuno che ci aspetta Nel giorno della Epifania, manifestazione del Signore a tutti i popoli, siamo invitati dal profeta Isaia a rialzarci e rivestirci di luce anche se la nebbia fitta avvolge le nazioni. Siamo invitati a guardare i popoli che, guidati da una stella, insieme ai Magi si riversano verso il Nato di Betlemme. Dov’è il Bambino ? I Magi, icona di ogni uomo che cerca, si mettono in cammino. I grandi, i potenti, gli studiosi del mistero scrutano, si informano, mandano, ma non si muovono, non si scompongono. Solo chi cerca trova! I Magi lo trovano perché lo hanno cercato e si sono fatti cercare. Non lo cercano tra le stelle, ma scoprono una Stella in una stalla. Il bambino è nella casa con Maria, sua madre perché dove c’è un bimbo c’è sempre una madre. La casa è innanzitutto il luogo di Dio, dove Dio nasce e ci attende e ci aspetta per fare Pasqua con noi. I Magi depongono i doni e noi con la Chiesa non offriamo oro, incenso e mirra, ma Colui che in questi santi doni è significato, immolato e ricevuto: Gesù Cristo nostro Signore.
IL VANGELO CHE SI INCARNA Elisa e Nuccio hanno accolto quattro bambini con handicap
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anno otto figli, quattro che hanno generato e gli altri che hanno accolto. Racconta Nuccio: «Elisa ed io viviamo a Reggio Calabria con quattro figli nostri, e quattro che abbiamo accolto. Siamo sposati da 23 anni, ma già prima del matrimonio avevamo fatto tutti e due esperienze forti di condivisione: lei con minori in difficoltà, io con giovani disabili. Fu per noi naturale vivere accanto ad una comunità di Agape che ospitava otto giovani disabili e collaborare con essa. Avemmo così tre esperienze di accoglienza in casa di giovani disabili. La svolta venne con una bambina che avemmo in affidamento quando aveva quattro anni, portatrice di handicap e con gravi problemi familiari. Poi è ve-
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nuta una bambina Down, Patrizia. Non resistemmo a prenderla con noi: mia moglie l’ha definito ‘un parto del cuore’. Poi ancora Silvana, altra bimba Down. E infine Giuseppe colpito da tetraparesi spastica. Una grande forza ci viene dal sostegno che abbiamo dai nostri figli naturali, che coccolano straordinariamente le sorelline adottive. Ma la forza più grande ci viene dal Vangelo e dalla decisione di viverlo nella quotidianità». Dice Elisa: «Un giorno uno dei nostri figli naturali, che aveva quattro anni, disse a Patrizia che non era venuta dalla pancia della mamma. Preoccupata Patrizia mi chiese: “È vero che anch’io sono nata dalla tua pancia?” Mi venne spontaneo rispondere: “Tutti e due siete nati da me: lui dalla pancia e tu dal
cuore”. Questa risposta fu una bella ispirazione, perché mi permetteva di dire la verità dell’anima senza tradire la verità biologica. Vorrei gridare a ogni mamma, a ogni coppia: fate questa esperienza! Pensate che in tanti anni nessun problema di coppia è venuto dai piccoli che abbiamo accolto. Certo ci sono gli interrogativi: ma che stiamo facendo, che sarà dei nostri figli? Ma il dono è più grande di ogni domanda e tutto procede bene». Dal blog di Luigi Accattoli (febbraio 2001)
8 gennaio 2012
BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno B) LE LETTURE “Viene dopo di me colui che è più forte di me” Prima lettura: Is 55,1-11 Salmo responsoriale: Is 12,2-6 Seconda lettura: 1Gv 5,1-9 Vangelo: Mc 1,7-11 IL VANGELO Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. (Mc 1,9.11) Colore liturgico BIANCO
Chiamati alla conversione Giovanni Battista sa bene chi è Gesù e, nonostante ciò, lo accoglie tra i peccatori. Il Figlio di Dio si immerge nelle acque del Giordano per purificare le nostre acque del Battesimo. In questo gesto, in fila con l’uomo peccatore, Gesù condivide tutto dell’uomo, eccetto il peccato. Giovanni sa che Gesù è più forte, viene prima, il suo mistero non è ancora tutto sciolto, battezza con lo Spirito Santo. Immergendosi nel Giordano, Gesù inizia la sua discesa nella profondità nella carne dell’uomo per salvare, toccandolo dal di dentro, ogni uomo. Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. Immergendosi nelle acque, può dare la mano all’uomo e così lo salva e lo fa risorgere. Il Battesimo è la porta dell’opera redentrice di Gesù; per noi è la porta dei sacramenti senza la quale non abbiamo, ordinariamente, accesso a Dio. E il Padre approva: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1,15)
INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Lectio d’Avvento Continuano gli incontri guidati dal vescovo Giudice che attraversano tutto il tempo dell’Avvento e che toccano altrettanti luoghi di profonda spiritualità della nostra Chiesa diocesana: - Giovedì 15 dicembre, ore 20.00: San Michele Arcangelo, Sarno - Mercoledì 21 dicembre, ore 20.00: Santa Maria Maddalena in Armillis, Sant’Egidio del M. A. Per info: www.diocesinocerasarno.it
14 dicembre “Operatori e famiglie affidabili”. Giornata di studio regionale sul maltrattamento e l’abuso all’infanzia promossa dagli enti aderenti al CISMAI della Campania. L’incontro è previsto alle ore 8.30 presso “Auditorium S. Alfonso M. de Liguori”, Pa-
gani. Per info: www.cismai.org, oppure Associazione Progetto Famiglia Onlus – numero verde 800.03.42.27 (dal lunedì al venerdì, ore 9,00-13,00), www.progettofamiglia.org
18 dicembre “Il Bambino per i bambini”. Anche quest’anno l’ANSPI rinnova l’appuntamento per la Santa Messa in cui verrà donato un bambinello a tutti i fanciulli. L’Eucaristia sarà celebrata da Mons. Giuseppe Giudice alle ore 11.00, nella chiesa parrocchiale Santa Maria delle Grazie, Lavorate di Sarno. Per info www.anspinocerasarno.org
20 dicembre Secondo appuntamento per il Percorso di Formazione per educatori e responsabile A.C., alle ore 19,00 presso la parrocchia Santa Maria Maggiore, Nocera Superiore. Per info: www.acnocerasarno.it
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IN BACHECA a cura della Redazione
Auguri di buon compleanno a:
Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:
Don Rosario Villani (S.S. Simone e Giuda, Nocera Inferiore) l’1 dicembre, mons. Alfonso Raiola (Angri) il 12 dicembre, don Michele Fusco (S. Giovanni Battista, Striano) il 18 dicembre, mons. Domenico La Guardia il 2 gennaio, don Augusto Spanò Cuomo il 3, mons. Benedetto Abate il 5 gennaio. Rivestiti di Cristo, siate fedeli custodi del gregge che Dio vi ha affidato con saggezza e costanza. Auguri!
P. Maurizio Buonocore (Foce e S. Francesco, Sarno), don Domenico D’Ambrosi (S. Maria delle Grazie, Angri), p. Aldo D’Andria (Poggiomarino), don Vincenzo Di Nardi (S. Maria del Carmine, Pagani) il 7 dicembre, don Giovanni Orlando (Cappellano delle suore compassioniste, Angri) il 17 dicembre, don Enrico Ascolese (S. Maria del Carmine, Angri) che il 27 dicembre festeggia 25 anni di sacerdozio, don Gerardo Del Pezzo il 30 dicembre. Vi affidiamo all’intercessione della Vergine Maria: lei che ha vegliato con materna dolcezza il Bambin Gesù, guidi anche voi nel compito di annunciare, testimoniare ed aiutare a vivere la fede.
Auguri di buon onomastico a: P. Saverio Santomassimo (S. Alfonso, Pagani) il 3 dicembre, don Aniello Mario Carillo (S. Sebastiano, Sarno) il 14 dicembre, don Natale Gentile (Maria SS.ma Addolorata, Roccapiemonte) e p. Natalino Rauti (S. Alfonso, Pagani) il 25 dicembre, p. Aldo D’Andria (Poggiomarino) il 10 gennaio. Che il Signore vi doni la sua benedizione e vi custodisca nel suo amore.
Una augurio speciale a: Un augurio speciale al nostro Direttore editoriale, don Silvio Longobardi, che ha festeggiato il compleanno il 3 dicembre. Come il Battista, ti auguriamo di essere voce che annuncia e che prepara la strada al Signore.
NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariangela Giudice
Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore
Sorelle clarisse - Nocera Inferiore
La grazia di lavorare “Le Sorelle alle quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e devozione” (Regola di S. Chiara)
L’altare con il SS.mo Sacramento esposto per l’adorazione
Inizia il secondo anno di Adorazione eucaristica perpetua Tre giorni di ringraziamento per prepararsi a vivere un altro
Vi invitiamo a visitare l’esposizione dei nostri lavori artigianali: Oggettistica natalizia. Articoli in legno lavorati a mano (regali, bomboniere per battesimo, prima comunione, matrimonio, ecc.) Corone da rosario. Marmellate, liquori (agrumi del chiostro). Grate per l’aiuto che ci donate offrendoci la possibilità di lavorare. Pace e bene! Per info: Monastero S. Chiara, via R. Libroia, 86 (Nocera Inferiore). Tel. 081 91 86 30 dalle ore 9:00 alle 11:45
anno di preghiera
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omenica 6 novembre è iniziato il secondo anno di Adorazione eucaristica perpetua. L’evento è stato festeggiato da tutta la comunità con tre giorni di ringraziamento al Signore: venerdì, con la predicazione di p. Agnello Stoia, i fedeli hanno meditato sull’ideale francescano dell’adorazione. Don Pasquale Incoronato ha diretto la Veglia eucaristica di sabato, animata dai giovani della parrocchia: l’altare maggiore brillava di centinaia di candele che i ragazzi deponevano ai piedi del Santissimo, elevandogli la propria personale preghiera. Domenica durante la Santa Messa solenne, che si è conclusa con la Benedizione eucaristica, il parroco don Ciro Galisi ha esortato gli adoratori a diventare araldi dell’Eucarestia, evangelizzando in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro. Ad un anno dall’inizio di questa divina avventura, più di 400 adoratori si alternano di giorno e di notte per contemplare nel mistero eucaristico l’infinita tenerezza di Dio Padre che ci ha donato Gesù e, nel silenzio adorante dell’Ostia consacrata, pronunciano ogni volta il loro: “Eccomi!”. La responsabile, Ilia Alfano
Santa Maria M. in Armillis S. Egidio del M. Albino
Il Vescovo mentre parla all’assemblea
L’ “Avvento” della Lectio divina Profonda gioia per l’incontro di meditazione che mons. Giudice terrà il 21 dicembre
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radizionalmente, a Sant’ Egidio, l’inizio dell’Anno liturgico e il Tempo dell’Avvento sono caratterizzati dai festeggiamenti in onore di San Nicola da Bari, il Santo Patrono del Comune. A sorpresa, però, quest’anno il calen-
dario degli impegni religiosi si è arricchito di un prestigioso ed importante appuntamento. Infatti il 21 dicembre si svolgerà alle ore 20.00, presso l’Abbazia, la terza “Lectio divina” di Mons. Giudice, conclusiva del breve ma intenso cammino liturgico di preparazione al Natale attraverso alcuni “luoghi di profonda spiritualità” della nostra Diocesi. Con grande gioia, dunque, la comunità dei fedeli il 27 novembre ha inaugurato il Tempo dell’Avvento, attraverso la consegna delle simboliche “corone” e la fervida partecipazione settimanale ai “cenacoli di preghiera” organizzati dal Consiglio Pastorale nell’ambito del territorio parrocchiale. Con la I domenica di Avvento è iniziata anche la Novena di preghiera a San Nicola da Bari, animata quest’anno dai vari gruppi di catechesi parrocchiale. Inoltre, il 6 dicembre i festeggiamenti in onore del Santo Patrono, tra le molteplici iniziative religiose e civili, hanno previsto in Abbazia anche un concerto serale, offerto dall’Amministrazione comunale, del chitarrista napoletano Espedito De Marino. Lo scenario musicale in onore di San
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NEWS DALLE PARROCCHIE Nicola si è concluso poi sabato 10 dicembre con una solenne “Rassegna di Cori” provenienti da diverse parrocchie dell’Agro nocerino. Maria Ermelinda Di Lieto
Regina Pacis Angri
L’ingresso del nuovo oratorio
L’inaugurazione dell’oratorio “San Filippo Neri” Dopo cinque anni di attesa la parrocchia può usufruire di nuovi spazi
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rati a Dio, a chi vi ha creduto, a chi ha collaborato con cuore generoso. Quest’oratorio, benedetto dal Vescovo diocesano Mons. Giuseppe Giudice, ai posteri consegna”. Sono queste le parole di ringraziamento poste sul pannello di marmo che adorna la facciata dell’oratorio parrocchiale “S. Filippo Neri”, un edificio dedicato alla comunità di fedeli della parrocchia Regina Pacis. Dopo cinque lunghi anni fatti di ansie, preoccupazioni e difficoltà, oggi c’è ancora qualcuno che stenta a credere che questo progetto sia finito. Il 15 ottobre tutti i fedeli sono stati invitati alla Santa
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Messa inaugurale presieduta da mons. Giuseppe Giudice. Dopo la celebrazione il nostro Vescovo, seguito dai fedeli, ha tagliato il nastro per poi benedire stanza per stanza tutto l’oratorio, tra la gioia e lo stupore collettivo. I ragazzi dell’Azione Cattolica per l’avvenimento si sono impegnati nella preparazione di un musical tratto dal film Paradiso Paradiso, che racconta la storia del santo al quale è stato dedicato l’oratorio. Dopo lo spettacolo il nostro parroco, don Romualdo Calcide, ha ringraziato tutti i presenti e coloro che avevano creduto e collaborato alla costruzione dell’oratorio, invitandoli successivamente a prendere parte al buffet regalato dalle associazioni presenti in parrocchia, con tanto di torta e brindisi finale. Adesso con un po’ di malinconia siamo pronti a lasciare la struttura vecchia e con tanto entusiasmo entriamo in quella nuova, che è pronta ad accogliere noi che più di tutti ci avevamo creduto! Donatella Salvati
Si parte alla grande! Inizia l’anno fraterno con un campo scuola in preparazione al rito della Promessa
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a Gioventù Francescana del Convento di S. Antonio ha iniziato l’anno fraterno vivendo il campo
Foto di gruppo dei gifrini di Nocera
locale dal 30 settembre al 2 ottobre. Il tema che ci ha accompagnato è stato “Mettimi come sigillo...” (Ct 8,6), verso pieno d’amore estrapolato dal Cantico dei Cantici, lo stesso amore che ci accompagna nello stare insieme. Nei tre giorni abbiamo affrontato temi che ci portassero ai sigilli che il Signore ci dona per arrivare a Lui: abbiamo riscoperto il Battesimo, sigillo dei cristiani, vivendo il momento formativo e di preghiera al Battistero paleocristiano di Nocera Superiore; ancora la Fraternità, sigillo dei francescani; e infine abbiamo riflettuto sulle Stimmate, sigillo dell’Alter Christus, Francesco d’Assisi. Quest’esperienza ci ha caricati molto, e abbiamo proseguito l’anno in preparazione alla Promessa, celebrata durante la Liturgia eucaristica di domenica 4 dicembre. Ci siamo preparati ad essa analizzando il rito che abbiamo pronunciato durante la celebrazione. In questo momento importante accompagnateci più che mai nella preghiera, che è il mezzo che ci rende ancora di più un cuor solo e un’anima sola. Con tutto l’amore che possiamo. Per la Gi.Fra. Chiara
Convento di S. Antonio Nocera Inferiore
NEWS DALLE PARROCCHIE San Giovanni Battista Roccapiemonte
O.F.S. - Sarno
Professione perpetua all’OFS Tre nuove professioni perpetue per l’ordine francescano secolare
Don Pompeo La Barca: una vita per il sacerdozio e per la comunità Roccapiemonte ricorda il sacerdote ad un anno dalla sua chiamata al cielo con una Concelebrazione presieduta da mons. Giudice
Nella chiesa di S. Francesco di Sar-
Francescano si è arricchito di tre nuo-
no, durante la S. Messa di domenica
vi confratelli, grazie alla professione
sera, 20 novembre scorso, celebrata
perpetua della Regola di S. Francesco
dal parroco p. Maurizio Buonocore,
di Alfonso De Vivo e Rosaria Santa-
e a seguito del triduo alla patrona S.
niello, marito e moglie, e della profes-
Elisabetta d’Ungheria, il Terz’Ordine
soressa Grazia Celentano.
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n anno senza don Pompeo, un anno senza la sua presenza silenziosa ma incisiva, puntuale e costante, sempre pronto com’era a lavorare alacremente in quell’amata vigna che il Signore gli aveva affidato ben 52 anni prima. Un anno trascorso a ricordare, a rivivere, a raccontare… ma di don Pompeo rimane molto più di un ricordo, che il passare del tempo potrà solo rinvigorire, tanto è stato
O.F.S. Fraternità “S. Antonio” Nocera Inferiore
Rinnovo del Consiglio di Fraternità L’assemblea per l’elezione è stata preceduta da un ritiro di fraternità, iniziata sabato 12 novembre con l’adorazione eucaristica e un momento di agape, ed è proseguita domenica 13 nella condivisione e nel confronto fino al momento elettivo. Il capitolo, presieduto dalla consigliera regionale Silvia Riviezzo e alla presenza dell’Assistente Nazionale p. Giorgio Tufano, O.F.M. Conv., si è svolto secondo le modalità previste dal rituale e dalle Costituzioni Generali dell’Ordine.
Angela Di Lauro, nuova Ministra del Consiglio O.F.S.
Al termine delle operazioni di voto, sono risultati eletti: Angela Di Lauro (Ministra), Emiddio Ventre (Viceministro), Gennaro Cuomo, Ferdinando Falcone, Agostino Fasolino, Rosaria Notari e Mena Spinelli (Consiglieri). Al termine, la Consigliera regionale e il Padre assistente hanno formulato al nuovo Consiglio gli auguri di un buon lavoro. L’incontro si è concluso con la preghiera e la benedizione nella gioia di tutta la fraternità. L’addetto stampa
grande il suo amore per la Chiesa e per la comunità di Roccapiemonte. Lo scorso 19 novembre, nel primo anniversario della sua chiamata al cielo, c’è stata la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giudice e concelebrata da mons. Illiano, mons. Vassalluzzo, dal nuovo parroco di Roccapiemonte, p. Giuseppe Ferraioli e da numerosi sacerdoti e diaconi della Diocesi. Nel dare il benvenuto al Vescovo, p. Ferraioli ha voluto che all’inizio della celebrazione fosse ancora don Pompeo a parlare, leggendo un suo scritto ritrovato sulla sua scrivania. Ed è proprio sul mistero della vita di un sacerdote che il Vescovo ha incentrato la sua omelia: “Pur non avendo mai conosciuto don Pompeo, ho letto di lui, di quello che ha scritto… ha incarnato appieno l’immagine del buon pastore… vi ha conosciuti uno ad uno, vi ha vissuti giorno dopo giorno e questa conoscenza vuol dire amore”. E al termine della Celebrazione, mons. La Barca è tornato a “rivivere” attraverso un video-story realizzato da un gruppo di giovani: 17 minuti di immagini, fotografie, istantanee di una vita interamente votata a Dio e alla sua amata Roccapiemonte che ne serberà per sempre il ricordo di padre premuroso e misericordioso. Luisa Trezza
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NEWS DALLE PARROCCHIE San Francesco Sarno
L’antica icona dell’Immacolata
Il grande fascino dell’Immacolata a Sarno La festa dell’Immacolata a Sarno è da sempre vissuta con grande fede e partecipazione
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a festa dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre, per la cittadinanza di Sarno è davvero una straordinaria ricorrenza religiosa e civile, ben radicata e profondamente sentita nel cuore di tutti i sarnesi. Qui l’Immacolata attira a sé gente di ogni ceto, mestiere o professione, per cui ogni sarnese avverte spontaneamente nel suo intimo il desiderio di accorrere a vedere e contemplare o pregare la nostra bella statua dell’Immacolata, dello scultore napoletano Gaetano Patalano (1696). La notevole attrazione e partecipazione per l’Immacolata inizia, nell’artistica chiesa omonima del 1762 (p.za M. Ca-
pua), con la novena che precede il giorno della festa ed esplode l’8 dicembre con la prima processione per le strade della zona sud-est della città e, la domenica successiva, con una seconda processione per le altre zone a nord-ovest. Negli ultimi decenni il percorso si è allungato moltissimo, perché è stato esteso in tutte le periferie, una volta agricole, e la folla è presente ovunque, spesso con i caratteristici ‘toselli’ che ospitano momentaneamente la Madonna, mentre le batterie dei fuochi artificiali esaltano la sua prestigiosa ed amabile presenza. Ma dopo la solennità liturgica continua la festa. Tra la prima e seconda processione, la statua dell’Immacolata ritorna e sosta, per una settimana o quasi, nella sua chiesa d’origine, cioè quella di S. Francesco d’Assisi, dove, ogni sera, secondo una plurisecolare tradizione francescana e alla presenza di tanti fedeli, un frate predicatore, invitato apposta, celebra la S. Messa e tiene l’attesa omelia sull’Immacolata Concezione. Come si vede, nei riguardi dell’Immacolata, poco o nulla si addice il proverbio “passato ’o santo, passata ’a festa!” Salvatore prof. D’Angelo
noi giovani della parrocchia ci riuniamo ogni giovedì sera guidati dal nostro parroco p. Antonio Cuomo. Il nostro cammino di crescita e di maturazione prevede il confronto in tematiche attuali, oltre alla preghiera costante. Iniziamo il nostro incontro del giovedì con il vespro e la benedizione eucaristica e lo terminiamo con la recita della compieta. L’anno scorso siamo cresciuti nella conoscenza di tematiche sulla difesa della vita, come l’aborto. Quest’anno proseguiamo in un cammino di approfondimento della nostra affettività secondo quattro orientamenti: conoscenza di sé; rapporto con Dio; relazione con l’altro/“il diverso”; rispetto del creato. Questo nostro stare insieme lo abbiamo voluto chiamare “Cenacolo giovane” come luogo/esperienza dove vogliamo continuare a maturare relazioni sane sia all’interno della comunità, sia con quanti sono lontani e diversi. I giovani
San Giovanni Battista Nocera Inferiore
Cenacolo giovane Il giovedì sera i giovani si riuniscono per l’incontro di formazione
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ome gli apostoli erano riuniti nel cenacolo ed accolsero il dono dello Spirito Santo, così anche
Il gruppo del Cenacolo giovane
NEWS DALLE PARROCCHIE Monastero S. Anna Nocera Inferiore
Elezione della nuova priora Il 10 novembre è stata eletta priora della comunità delle domenicane di Nocera sr. Teresa Olivari
I La nuova priora, sr. Teresa Olivari
nvocato lo Spirito Santo con la solenne Celebrazione eucaristica, la nostra Comunità si è riunita per eleggere la sua nuova Priora. La Comunità ha scelto Suor Maria Teresa Olivari O. P. come sua guida. Noi, sue consorelle, vogliamo condivide-
re la gioia di questo momento con l’intera comunità ecclesiale della nostra Diocesi. Possa Suor M. Teresa guidarci veramente nell’Amore di Dio che conduce alla Santità. Chiediamo umilmente a tutti i nostri conoscenti ed amici una preghiera, affinché la Madre Priora e la comunità siano veramente lampade ardenti, e Predicatrici della Verità, come desiderava il nostro Santo Padre Domenico. A tutti il nostro quotidiano ricordo nella preghiera e l’augurio di ogni Bene nel Signore. La comunità contemplativa domenicana “Sant’Anna”
San Teodoro Sarno
Mandato a catechisti ed educatori
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omenica 27 novembre, con l’inizio del nuovo anno liturgico, abbiamo celebrato la consegna del mandato per i catechisti e gli educatori. Hanno donato un po’ del loro tempo a servizio della Chiesa, la comunità li affida al Signore, perché sappiano svolgere, in comunione di spirito e con saggezza, il compito di trasmettere alle nuove generazioni il grande tesoro della fede.
San Biagio San Marzano
Domenica 20 novembre prima visita di mons. Giuseppe Giudice alla comunità parrocchiale, a conclusione delle Quarantore
Rettifica Lo scorso numero è stato attribuito erroneamente il quadro dell’Annunciazione che si trova nella Chiesa delle Tre Corone di Sarno al pittore Pietro Crescenzo (cr articolo a pagina 51 di Insieme, novembre 2011). Il reale autore e donatore di questo quadro è Salvatore De Angelis. Essendo l’autrice dell’articolo, mi scuso personalmente e pubblicamente per aver travisato le informazioni ascoltate durante la conferenza. Mariangela Giudice
IN PARROCCHIA
Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it
a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori - San Valentino Torio
Un lieto fine
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Dopo un terribile incidente, Michele ritorna alla vita e riscopre la fede
l 4 maggio scorso Michele Adinolfi, un ragazzo di appena 22 anni di San Valentino Torio, è stato coinvolto in un terribile incidente stradale mentre percorreva una delle strade principali del paese, a bordo del suo scooter, un impatto tremendo con un tir lo ha ridotto in fin di vita. Trasportato con urgenza all’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dove è rimasto in coma farmacologico per diversi giorni. Le sue condizioni erano critiche e si temeva il peggio, fino a quando miracolosamente si è risvegliato ed è stato trasferito, per volontà della famiglia, in un centro specializzato di riabilitazione ad Imola. Per mesi l’intera comunità si è stretta attorno alla sua famiglia e ha pregato Dio e la Vergine Addolorata affinché guarisse. Dopo sei mesi, precisamente il 5 novembre, Michele è ritornato a casa ed ha partecipato alla Messa di ringraziamento celebrata da don Gaetano Ferraioli. La commozione è stata tanta: percepire la vicinanza di Dio, riscoprire l’importanza e la necessità della preghiera comunitaria è stato un dono che ci ha riscaldato il cuore. Michele ha riscoperto la sua fede e il rapporto con Dio, ha cercato di
Michele mentre riceve l’Eucarestia
ricostruirlo passo dopo passo, affidandosi alla preghiera e alla speranza che solo lui può donare. Un’esperienza che ha racchiuso in una lettera che ha letto durante la celebrazione: “Quante cose sono accadute in questi sei lunghi mesi. Non avrei immaginato di ritrovarmi qui con il cuore pieno di fede e di speranza, potrebbe sembrare un luogo comune, ma solo chi conosce e attraversa il buio capisce l’importanza della luce, ed io ho scoperto e ritrovato te o Dio, che non mi hai mai abbandonato”. Non sono mancati i ringraziamenti alla famiglia, alla fidanzata e a tutte le persone che hanno mostrato il loro affetto. Meravigliose anche le parole degli amici: “Non vogliamo pensare a quello che è stato, non guardiamo indietro ma pensiamo al presente. Sappi che noi non ti abbandoneremo mai. Come sempre, ti sorreggeremo nel momento del bisogno e ti affiancheremo nei momenti belli. Concludiamo ringraziando ancora una volta il Signore. Non smetteremo mai di farlo e non smetteremo mai di pregare, perché se tutti noi oggi siamo qui non è solo grazie alla tua forza di volontà e alla tua voglia di vivere, ma soprattutto grazie a Lui”. Cascone Pierangela
“Alzati, ti chiama”
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ontinua la collaborazione tra l’associazione Un mondo possibile e la comunità parrocchiale per sostenere il progetto “Adotta un Insegnante”, promosso da Vittoria Savio, una donna italiana emigrata in Perù 20 anni fa e che a Cuzco ha dato vita al Caith, un centro di accoglienza per le ragazze lavoratrici domestiche. Queste “bambine invisibili” giungono dalla campagna giovanissime - anche a cinque, sei anni d’età - accolte come domestiche
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nelle famiglie benestanti, con la promessa di ricevere in cambio un’adeguata istruzione e ospitalità, spesso sono trasformate in piccole schiave. Viene loro cambiato il nome, sballottate da una famiglia all’altra, finché perdono di vista le proprie radici, dimenticano il loro vero nome, non ricordano più né l’età, né i propri genitori. Con il progetto “Adotta un Insegnante” chiediamo il vostro aiuto per continuare nell’impegno di pagare lo stipendio annuale di
un’insegnante del centro, unico riferimento familiare per queste giovani ragazze che qui ricevono un’adeguata istruzione. Il lavoro della signora Savio continua: ha aperto due scuole, ha fondato una radio per fare informazione e ha messo su un campo in periferia per avere prodotti della terra a costi contenuti. Confidiamo nell’aiuto dell‘Azione Cattolica che può contribuire, con la sua fantasia, alla raccolta fondi. Giordano Remo
a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Angri
L’arrivo della statua del beato Giovanni Paolo II
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L’eredità del Papa polacco resta un vivo esempio di fede per tutti noi
eredità spirituale del beato Giovanni Paolo II è storicamente riconosciuta. L’eco della sua proficua missione pastorale risuona più viva che mai a sei anni dalla sua nascita al Cielo: al popolo di Dio l’arduo, quanto prezioso, compito di riscriverla con i verbi giusti nei libri della Storia della Salvezza, ma anche nei nostri cuori, come prezioso dono del Signore agli uomini di buona volontà. Per tale scopo sono bene accette le iniziative che si susseguono anche nella nostra Diocesi. Il mese scorso, in Angri, nella nostra parrocchia, si è svolta una simpatica cerimonia, a conclusione di un singolare aneddoto. La Cattedrale di Nocera Inferiore aveva regalato, tempo fa, una statua del beato Giovanni Paolo II a mons. Illiano, che, accolto a conclusione del suo mandato pastorale nella nostra parrocchia, qui ha voluto simpaticamente trasferire tale dono. Sabato 22 ottobre u.s. sul sagrato della nostra chiesa parrocchiale, il vescovo emerito mons. Illiano, il parroco, don Domenico D’Ambrosi, ed un folto gruppo di fedeli hanno accolto una rappresentanza della parrocchia Cattedrale, guidata da don Mimmo Cinque, che ha portato la statua del beato Giovanni Paolo II, che è stata esposta alla venerazione dei visitatori.
“Spalancate le porte a Cristo” Il prof. Fiumara ci ha fatto emozionare (e non poco: ho notato persone che piangevano) perché ha proiettato su uno scher-
La statua del Beato
mo gigante, appositamente allestito, alcuni episodi del pontificato di papa Wojtyla, tra uno scroscio continuo di applausi, specie quando scorrevano le immagini della visita di Giovanni Paolo II nella nostra Diocesi, accompagnato da mons. Illiano. Durante la solenne Concelebrazione eucaristica, nel corso dell’omelia, mons. Illiano si è soffermato sul brano del Vangelo della domenica (Mt 22,34-40: il comandamento dell’amore verso Dio ed il prossimo), rilevando come Giovanni Paolo II sia stato fedele, in tutta la sua vita, a tale comandamento, che invita il popolo di Dio all’amore vicendevole ed alla preghiera comune. Ora la statua del beato Giovanni Paolo II è posta permanentemente alla venerazione dei fedeli nella nostra chiesa parrocchiale, che, nella nostra Diocesi, è l’unica ad avere questo privilegio, come ha simpaticamente rilevato don Mimmo Cinque, durante il suo breve intervento. Alle spalle della statua una gigantografia ritrae piazza S. Pietro gremita di giovani, e non solo, convenuti da ogni parte del mondo, con su scritta la più famosa espressione a loro rivolta da papa Wojtyla: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Abbiamo pregato ringraziando il Signore per i doni del suo amore e per i giovani, affinché, sulla strada dei loro progetti e delle loro speranze, abbiano, tutti e all’unisono, gli occhi rivolti a Lui, perché, come ama spesso ripetere don Domenico: “Insieme è più bello!”. Mimmo Mainardi
a cura della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova Poggiomarino Coordinatore redazione Mariano Rotondo
Gli abusi sui minori Incontro tra psicologi, operatori sociali, medici e famiglie: “Un bambino abusato oggi, sarà un uomo frustrato domani”
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n incontro tra esperti, famiglie ed operatori sociali per parlare, faccia a faccia, del tema degli abusi sui minori, un argomento delicato e spinoso che si affaccia anche nel contesto più ampio dell’emergenza educativa dei Vescovi italiani. A proporre il convegno la parrocchia di Sant’Antonio da Padova a Poggiomarino, che domenica 6 novembre ha fatto arrivare nel complesso dei Santi Sposi una ricca platea di persone “interessante” ad affrontare e a risolvere nel loro piccolo quella che è a tutti gli effetti una piaga dei nostri tempi. Il parroco, don Silvano Controne, si è infatti affidato al medico Antonietta Cipriano per moderare il dibattito a cui ha preso parte la psicologa Maria Fantasia che ha portato alla comunità poggiomarinese l’esperienza della sua attività all’interno delle case famiglie dell’Agro: «Per aiutare i bambini che hanno subito abusi - spiega - è necessario conoscere i maltrattamenti che hanno sopportato e tra que-
sti rientrano anche l’incuria, la discuria e l’ipercuria, forme forse più lievi ma altrettanto dannose». Non solo quella sessuale, insomma, è la forma di aggressione verso i piccoli. Per il Comune è intervenuto Giovanni Conza, responsabile del settore Affari sociali: «In corso c’è una sinergia tra diversi Enti proprio per sostenere i ragazzi». «Non fate silenzio ed esortate alla denuncia», afferma invece l’avvocato Vincenzo Paglionico, specialista proprio dei reati sui minori. Per il responsabile di Telefono Azzurro Cam delle sezione di Castellammare di Stabia, Francesco Balzano, è necessario «saper ascoltare per essere poi capaci di intervenire in maniera adeguata caso per caso». Un dibattito serrato al termine di cui promotori e partecipanti all’incontro hanno tirato le conclusioni sul tema: “Un bambino abusato oggi, diventerà domani un uomo frustrato o forse addirittura un violentatore». Mariano Rotondo
Il decalogo di Telefono Azzurro Cam 1 - Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu inizi a darmi il tuo parere, non fai ciò che ti ho chiesto. 2 - Quando tu chiedi di ascoltarmi e tu inizi a spiegarmi perché non dovrei provare ciò che provo, calpesti la mia sensibilità. 3 - Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu pensi di doverti adoperare per risolvere il mio problema, mi hai frainteso. 4 - Ascolta! Chiedo soltanto di essere ascoltato. Non parlarmi, non agire. Ascoltami soltanto. 5 - Io posso farcela da solo. Non sono indifeso. Avvilito sì, ma non privo di risorse. 6 - Quando fai per me, ciò che potrei fare da me, aggravi i miei timori. 7 - Ma quando accetti ciò che provo, allora posso smettere di convincere te ed adoperarmi per me. 8 - Quando colgo il nascosto o l’invisibile, anche le risposte si palesano e non mi servono consigli. 9 - Forse è per questo che a volte la mia preghiera funziona, perché
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Dio è muto e non mi dà consigli. Lui ama ed ascolta. 10 - Dunque, ti prego, ascolta ciò che ti dico e se anche vuoi parlarmi, lasciami finire. Tra un attimo sarà il tuo turno e sarò io ad ascoltarti.
Eucaristia, percorso con le famiglie Non solo i bambini in cammino per il sacramento dell’Eucaristia. Don Silvano Controne, infatti, da quest’anno ha pensato ad arricchire la sua “formula vincente” coinvolgendo ancora di più le famiglie dei bambini che si preparano a ricevere la prima comunione. Ad alcuni incontri, infatti, prenderanno parte anche mamma e papà, partecipando anche a visite e ad altri appuntamenti verso la preparazione. I corsi non si terranno soltanto nei locali parrocchiali, bensì a turno e nei limiti del possibile anche nelle case dei bambini.
a cura dell’Unità Sinodale San Sisto II e San Francesco di Paola Pagani Coordinatore delle redazioni parrocchiali Michele Raiola
LA CONFERMAZIONE: il “Trasumanar” dell’anima
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renta ragazzi hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo per diventare adulti nella fede. La celebrazione, presieduta dal nostro Vescovo, ha avuto momenti esaltanti nel rito vero e proprio e durante l’omelia di Mons. Giuseppe Giudice che ha spiegato il significato di questo importante passo del cammino di iniziazione alla fede cristiana. Noi cristiani siamo anemici, abbiamo perso le forze, perché abbiamo
gettato via i doni lasciando a metà il nostro cammino… La Cresima è una riconciliazione con lo Spirito Santo che abilita il cristiano ad essere testimone e martire della Chiesa e la discesa dello Spirito su di lui è il momento in cui egli sente più vicino a sé la carezza del vento impetuoso dell’anima della Chiesa… Per il mistero della Chiesa la fede diviene dono che si effonde dal singolo ai molti come un fiore che si apre al mistero di Dio. I cristia-
Domenica 13 novembre, 30 giovani della comunità di San Sisto II hanno ricevuto il sacramento della Confermazione ni maturi sono figli della Luce e del Giorno, che, dopo la riconciliazione, vengono trasformati interiormente, o “tra(n)sumanati”, come direbbe Dante. Questa trasformazione interiore porterà ad un cambiamento impercettibile, eppure evidente, poiché testimonianza del vivere con e in Lui. Così al termine della celebrazione il Vescovo ha affidato ai cresimati l’arduo compito di edificare la Chiesa e cresimare il mondo. Dilia Rea
San Francesco di Paola
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agazzi dai 18 ai 35 anni, con stili di vita e storie profondamente diverse, ma che hanno in comune il fatto di aver detto il loro personale “sì” al cammino di fede cristiana. Si incontrano ogni mercoledì, studiano il Vangelo di Marco insieme al diacono don Carmine Cialdini e poi discutono, cercando di applicare la Parola alla vita, sforzandosi di capirla e amarla, provando poi ad imparare a conoscersi meglio e a conoscere l’altro, accettandone i limiti e le diversità. È una scelta non facile, distante mille miglia dalle scelte della folla; ma se sposiamo la tesi dell’evangelista Marco sul concetto di folla - un ostacolo da superare per incontrare
il Signore - allora ben venga questo andare in direzione opposta. Non è facile decidere di intraprendere un percorso di fede, soprattutto in età adulta: ci si scontra con i pregiudizi, con i propri limiti, con modi di pensare radicati e dai quali risulta complicato liberarsi. Tuttavia è una strada che conduce al Bene più grande e che non si percorre da soli. Il Signore è pronto a rialzarci dopo ogni caduta e a rincuorarci nei momenti di sconforto. In un’epoca in cui la moda è dettata da programmi televisivi, dove il valore predominante è l’apparenza, non ci resta che augurare buon cammino a questi ragazzi. Stefania Grimaldi
Io penso differente Con il nuovo anno pastorale, un nutrito gruppo di giovani ha iniziato un percorso di fede
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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio
Nocera in the world Il National Geograpich si occupa della festa di San Pasquale ed il concorso dei Madonnari finisce anche su un catalogo messicano
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stata davvero una grande sorpresa, quando qualche amico mi ha passato delle pagine con immagini della prestigiosa rivista National Geographic. Eravamo proprio noi, nocerini di Pecorari, proiettati in quelle foto dell’edizione Indonesiana. Già, perché l’Indonesia non è proprio dietro l’angolo. Naturalmente, come responsabile dei Beni Culturali, mi sono interessato a scoprire l’interessante percorso. Ed anche qui sorpresa su sorpresa. Infatti troviamo “paesani” in punti impensabili del globo ed in posti di prestigio. Come il caso di Antonia Soriente di Grotti, docente di Lingua e Letteratura indonesiana ora all’Orientale di Napoli. È stata lei il tramite di questa pubblicazione internazionale. Infatti ha accompagnato un giornalista del prestigioso giornale proprio nei giorni dei festeggiamenti di San Pasquale; impressionato dalla vitalità religiosa e della fantasia artistica di quanto ha visto, ha inteso inserire in questo reportage sulla civiltà italiana (dalla Valle d’Aosta alla Sicilia), proprio come icona della cristianità occidentale, alcuni flash che hanno portato all’attenzione internazionale di milioni di lettori quanto si realizza nel nostro piccolo centro. Ma le sorprese non sono terminate. Se in riferimento all’ormai consolidata tradizione dei Madonnari scopriamo che la nostra cittadina di Nocera Superiore ha superato i confini nazionali già da tempo, ora sappiamo che è arrivata fin nel lontano Messico. Sfogliando il catalogo del festival di Bella via (Monterrey) vi trovo due splendide pagine che illustrano l’edizione del
2011, che mi ha visto presidente della giuria. Una edizione di lusso, con carta patinata e splendide immagini; per questo perdoniamo al tipografo-traduttore i simpatici errori: Noccera per Nocera ed Itallia per Italia! d. Natalino Gentile responsabile Ufficio Beni Cultuali Ecclesiastici
Nuovi libri in biblioteca
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o avuto la gioia di essere componente di giuria alla XI edizione del Premio Letterario Internazionale di Poesia, Prosa e Arti figurative “Il Convivio 2011” per le Sezioni: Silloge di Poesia, Libro edito di Poesia in lingua italiana e Libro edito di Poesia dialettale. L’evento della Cerimonia di Premiazione si è tenuta presso la Sala Conferenze dell’Hotel Assinos Palace
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di Giardini Naxos (Messina), il giorno 23 ottobre 2011. I testi dei lavori esaminati sono stati donati alla Biblioteca Parrocchiale di Maria SS. di Costantinopoli in Nocera Superiore. Uno speciale ringraziamento all’Accademia Internazionale “Il Convivio” di cui sono collaboratore, al suo Fondatore Dott. Angelo Manitta e alla Presidente Dott.ssa Enza Conti. Sabato Laudato
Ai piedi della Vergine Cresciamo insieme sui passi di Gesù Si rinnova il pellegrinaggio parrocchiale a Pompei per incontrare e pregare la Madonna del Rosario
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ulle note del canto “Madonna del Rosario” scritto da don Giosy Cento e scandendo l’Ave Maria, il 29 ottobre scorso la nostra parrocchia ha rinnovato la promessa fatta alla Vergine nel febbraio 2009, dopo la splendida e indimenticabile missione mariana. Si è ripetuto il nostro pellegrinaggio. Una domenica speciale. Infatti dopo la recita della supplica presieduta da don Roberto, in parrocchia, alle ore 12:00, ci siamo incamminati tra canti e preghiere verso il santuario di Pompei. Il pellegrinaggio, esperienza religiosa e universale, è un’espressione tipica della pietà popolare i cui tratti essenziali sono la dimensione orante, quella penitenziale, festiva, culturale e comunitaria. Tutti insieme, guidati dal parroco, siamo giunti al santuario intorno alle ore 18:30. Dopo una mezz’ora abbiamo partecipato alla santa Messa conclusasi con il saluto dell’Arcivescovo Prelato di Pompei monsignor Carlo Liberati, delegato Pontificio per il Santuario. Dopo la celebrazione, infine, c’è stato il rosario per la pace e l’emozionante saluto alla Vergine con il rito della chiusura del quadro. In quel momento, come abbiamo fatto per tutta la giornata, abbiamo chiesto alla Madre celeste di donarci grazia e serenità. Gennaro Pagano
Tradizionale appuntamento dei membri di Azione Cattolica con la festa del Ciao
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i è tenuta domenica 13 novembre la festa del CIAO, un momento tradizionale, che ricorre ogni anno, durante il quale tutti i bambini e i ragazzi dell’ACR si ritrovano insieme ai loro coetanei che vogliono accostarsi all’Azione Cattolica. Una giornata all’insegna dello stare insieme e del divertimento. «Punta in alto in ogni momento della vita, imparando a crescere insieme sui passi di Gesù» è stato questo il tema della giornata, intorno al quale si sono sviluppate le varie attività. La festa è cominciata alle ore 10:00, nel centro sociale di Nocera Superiore. Fin dall’inizio i ragazzi hanno ballato e giocato in gruppo. Per tutta la mattinata e il pomeriggio si sono svolte delle attività che hanno visto protagonisti i giovanissimi partecipanti alla festa. I numerosi ragazzi presenti sono stati suddivisi in gruppi, ognuno ha preso il nome di un cartone animato e tutti hanno partecipato con gioia ed entusiasmo alle varie iniziative in programma. I ragazzi sono stati insieme fino alla santa Messa delle ore 18:30, che il parroco don Roberto Farruggio ha celebrato non solo per la comunità parrocchiale ma anche per i ragazzi dell’ACR, ai quali è stata dedicata un’attenzione speciale. Al termine della celebrazione è stata consegnata a tutti una preghiera, perché possa sempre illuminare e guidare i passi dei giovani, soprattutto in occasione dei momenti cruciali della vita.. Antonio Padovano Sorrentino
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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno
L’arte educa al mistero Raffaele Crescenzo, un giovane “talento” della nostra comunità parrocchiale
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ella parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-29), Gesù esorta ad utilizzare le capacità ricevute e mette in guardia chi non le mette a frutto. Dio elargisce i suoi doni e ciascuno, quando vive con la coscienza illuminata dalla fede, si sente come un servo che deve amministrare beni non suoi. Il dono ricevuto deve essere messo a servizio del Regno facendo crescere l’amore, la fraternità, la condivisione. Recentemente nella nostra parrocchia abbiamo scovato un talento che si è affacciato sulla scena artistica, muovendo sapientemente i primi passi. Si tratta di Raffaele Crescenzo, sposo e padre, che ha riscoperto quel talento sotterrato forse per paura e mancanza di occasioni. Fin da ragazzino, Raffaele avrebbe voluto frequentare l’Istituto d’Arte, ma ostacoli di varia natura glielo hanno impedito. Poi il matrimonio e la paternità lo hanno impegnato in altre esaltanti sfide. Finalmente si è presentata l’occasione giusta, una mostra sulla “bellezza di Maria”, che lo ha visto protagonista insieme ad al-
tri artisti locali nella raffigurazione della Vergine Maria. Come ha scritto Cyprian Norwid, poeta polacco, “la bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere”. La società ha bisogno di artisti che garantiscano la crescita della persona e lo sviluppo della comunità attraverso una forma d’arte che sia educativa. Anche Raffaele, con le sue opere, rende percepibile ed affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio. Egli è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, vuole esprimere il mondo dell’ineffabile che non appare ad una prima ed approssimativa visione. La sua arte porta in sé il gusto della bellezza delle cose del creato e suscita quasi una nostalgia di Dio, che un innamorato del bello come Sant’Agostino ha saputo interpretare con ineguagliabili accenti: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato”. I migliori auguri, dunque, a quest’artista affinché la sua arte contribuisca all’affermazione di una bellezza autentica che trasfiguri la materia, aprendo gli animi al senso dell’eterno. Guido Caringi
a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani
Don Enzo Di Nardi insieme alla dottoressa Guarini
A scuola di legalità Un incontro con il magistrato Elena Guarino per discutere di giustizia, rifiuti e incremento dei tumori in Campania
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urante una delle riunioni dei giovani dello scorso mese di novembre, è venuta a farci visita Elena Guarino, magistrato della procura di Nocera Inferiore. La dottoressa ci ha illustrato le modalità attraverso le quali la legge italiana dovrebbe portare alla luce la verità e far trionfare la giustizia. Purtroppo dal colloquio, come d’altronde dalla nostra esperienza giornaliera, è stato facile dedurre che tante volte il risultato finale non è quello sperato. Il sistema giuridico italiano è lento, troppo poco all’avanguardia: intricati meccanismi burocratici fanno si che un caso penale possa arrivare in cassazione, e, spesso, la sentenza può non avere gli effetti giuridici invocati, arrivando al controsenso del reato consumato come se non fosse stato mai compiuto, per il sopraggiungere dei tempi della prescrizione. La dottoressa Guarino ha anche trattato un altro argomento, sempre collegato alla giustizia, che ci riguarda molto da vicino: l’alto livello di criminalità della nostra regione e la ben nota questione dei rifiuti. È risaputo che l’incapacità di gestire i rifiuti in Campania è dovuta a traffici illegali della camorra, che si impegna a smistare i rifiuti di tutta Italia nella nostra regione. Ancor più grave, però, è che questi rifiuti siano tossici e che il luogo dello smistamento, a parte le discariche molte volte abusive, sia il sottosuolo con gravissimi danni ambientali e umani.
10 nuovi casi di tumore in Campania ogni giorno Dal dibattito è emerso un dato inquietante, il tasso di tumori correlati all’inquinamento ambientale negli ultimi anni è incrementato paurosamente: sono circa dieci i casi di cancro diagnosticati ogni giorno nella nostra regione. In altri termini la camorra sta effettuando una sorta di omicidio collettivo e il suicidio di se stessa, tutto in onore del dio denaro. La malavita, si sa, non ha scrupoli ma una domanda sorge spontanea: se la nostra regione versa in una situazione così grave, la colpa è da attribuire tutta ai camorristi senza scrupoli? O, forse, c’è il contributo di una mafia ancora più potente, protezionistica
nei confronti del nord, poiché lì risiede, che dice di rappresentare tutti gli italiani indistintamente in Parlamento e, invece, talvolta chiude un occhio quando si tratta di problemi riguardanti il Sud? Sarebbe sbagliato tuttavia addossare la colpa solo al governo e alla malavita organizzata: i complici di questi drammatici crimini siamo anche noi cittadini, che per paura “pratichiamo l’omertà”; preferiamo fingere di ignorare ciò che accade in nome del “quieto vivere”. Tutto questo non aiuta di certo la giustizia italiana, né la nostra qualità di vita. La legalità non è un libro che contiene un insieme di leggi, la legalità siamo noi. Lavarsi le mani di fronte ai crimini equivale ad esserne i fautori. Martina Nacchio
I giovani seguono interessati il dibattito
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IN DIOCESI
Partecipazione attiva
pagina a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano
Andare a Messa non è come vedere un film o un concerto: il concetto di partecipazione coinvolge il partecipante portandolo ad essere soggetto attivo e consapevole La liturgia deve emozionare, o chi partecipa deve essere capace di andare al senso dei gesti? Oggi viviamo una fortissima tentazione che è quella di definire la “riuscita” di una celebrazione se essa ha avuto, nei partecipanti, un effetto emozionale. Ma l’emozione non ha nulla a che fare con la lode, non aggiunge o toglie niente ad essa. Forse siamo troppo tentati dalla logica mediatica. Questa logica, tuttavia non appartiene alla Chiesa e al suo stile di preghiera. Non dimentichiamo mai che il Maestro consiglia addirittura di vivere la preghiera personale nel segreto (Mt 6,6). La liturgia è espressione pubblica, comunitaria, ecclesiale di quanto viviamo nella dinamica personale con il Signore. Egli ha bisogno di unirsi a noi nella serietà e nella continuità della vita di preghiera evitando sia i fuochi di paglia sia l’indolenza spirituale. L’emozione caldeggiata e suscitata rischia di distrarci profondamente e di non farci cogliere l’essenza dell’incontro con il Maestro, sia nella preghiera personale sia nella liturgia comunitaria. Chi ha il compito di preparare le celebrazioni comunitarie si dovrebbe preoccupare piuttosto di garantire a chi partecipa un sano e abbondante rapporto con la Parola di Dio, che capisca e viva bene tutto ciò che avviene durante la celebrazione (parole e gesti spesso sono inintelligibili ai più e sarebbe necessario catechizzare su di essi al di fuori della celebrazione). Questo è l’unico modo per essere parte attiva. Qui la seconda tentazione: iniettare all’interno delle nostre celebrazioni una serie abbondante (a volte smisurata) di elementi (gesti e parole) perché ognuno “faccia qualcosa e sia partecipe”. Credo non esista niente di più sbagliato, la partecipazione non è “fare” qualcosa, ma partecipare con l’intelletto e con lo spirito a quanto si celebra. Come utilizzare al meglio la didascalia durante la presentazione dei doni? La didascalia è un elemento che non esiste nel messale romano, l’abbiamo introdotta per rendere più “efficace” tale momento, considerato morto. Solo che
lo abbiamo talmente riempito che ha perso il suo significato. Durante la presentazione dei doni, infatti, raccogliamo le offerte dei fedeli, leggiamo le didascalie, portiamo pane e vino, portiamo oggetti vari che non sappiamo mai dove piazzare, magari diamo anche qualche avviso. Allora mi viene il dubbio che lo facciamo per verificare la soglia di distrazione delle nostre assemblee. Dovremmo imparare anzitutto a distinguere il momento della raccolta delle offerte da quello della presentazione dei doni. Quest’ultima dovrebbe essere destinata a mostrare la partecipazione della comunità a garantire ciò che serve alla celebrazione e al sostentamento della comunità stessa. Quanto sarà difficile capire che se presentiamo pane e vino essi serviranno alla celebrazione, c’è davvero bisogno di spiegarlo? Certo in qualche domenica si vorrà dare risalto ad una particolare iniziativa e si penserà di mostrare all’altare il risultato di un percorso concluso attraverso i frutti o gli strumenti dello stesso. Ciò si può sempre fare avvisando l’assemblea celebrante, magari immediatamente prima della celebrazione, per evitare di rompere il ritmo celebrativo. Come sempre ci vuole il buon senso di capire che non è necessario che tutto venga espresso durante la celebrazione. Ciò ci premetterà di ridurre al minimo le “nostre” parole in favore della Sua. Sac. Piercatello Liccardo Insieme - Dicembre 2011
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a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile
Crescere Insieme per la Vita Buona Intervista ad un giovane della diocesi che ha partecipato al Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile
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ntonio Boccia fa parte della Fraternità di Emmaus, l’associazione di fedeli nata in diocesi e presente anche in altre realtà campane. Dal giugno scorso Antonio fa parte del Consiglio Episcopale dei Giovani e collabora con la Pastorale Giovanile Diocesana. Lo scorso mese, dal 10 al 13 novembre, ha partecipato al XII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile che si è tenuto a Roma sul tema “Crescere insieme per la vita buona”. Al suo ritorno gli abbiamo fatto alcune domande. È stata la tua prima esperienza di questo genere? «Sì. Quando sono partito da Napoli avevo molti dubbi e perplessità perché era la prima volta che partecipavo ad un evento del genere ed ero l’unico rappresentante della Diocesi di Nocera - Sarno. Non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza, eppure ero certo che mi avrebbe arricchito». Come ti sei senti in questo ambiente nuovo? «Tengo a sottolineare che durante tutto il Convegno si è respirato un clima di festosa accoglienza e comunione, clima che ha permesso a tutti i convenuti di sentirsi protagonisti del dibattito e non semplici spettatori». Quali temi sono stati toccati? «I temi trattati in questi tre giorni sono stati molteplici, hanno messo a fuoco tutta la realtà giovanile. In una società civile vecchia che non è capace di
Antonio Boccia, membro del Consiglio Episcopale dei Giovani
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Alcune immagini del convegno
guardare al futuro e che non considera i giovani il fulcro della società, la Chiesa riesce ad andare controcorrente, tendendo la mano a quelli che considera i protagonisti, non solo del futuro, ma anche del presente». Ci sono stati momenti di confronto? «Sì, il confronto è stato molto importante. Momenti che hanno permesso di ritrarre un quadro variegato di quelle che sono le realtà presenti all’interno della Pastorale Nazionale con la visita agli stand informativi, le testimonianze forti di esponenti di vari movimenti e associazioni come la Comunità Nuovi Orizzonti e Taizè e gli scambi tra le diocesi. In questi laboratori si è cercato di analizzare i vari orientamenti pastorali, in modo tale da poter Crescere Insieme e proporre nuove strade per arrivare ai giovani». C’è stato qualche intervento che ti ha colpito maggiormente? «Mi sono rimaste impresse le parole di Padre Franco Imoda, che nel suo intervento ha affermato: “È nei momenti di crisi che lo Spirito ritorna al fondamento. E questo fondamento non può essere altro che la fede intesa come un ritrovarsi in Cristo, bisogna quindi ritornare ad essere radicati in lui, cercando di essere saldi nella fede della Chiesa, secondo le parole che il Santo Padre ha rivolto ai giovani del mondo durante la GMG di Madrid”. Parole che hanno riacceso la speranza e il desiderio di una sequela più forte e totalitaria». Carmine Giordano
a cura della Caritas Diocesana
Cittadini a metà Gli stranieri senza cittadinanza non hanno diritto al voto. 18 associazioni, tra cui Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, promuovono la campagna “L’ITALIA SONO ANCH’IO”
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el nostro Paese vivono oltre 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui che, tuttavia, solo al compimento del 18° anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo e difficile percorso burocratico. L’Italia è un paese in cui i lavoratori stranieri, che pure pagano le tasse, non possono scegliere chi deve amministrare la città in cui vivono perché non hanno diritto di voto essendo privi della cittadinanza. Come ottenere la cittadinanza. L’attuale legge prevede tre tipologie di cittadinanza per chi è di origine straniera: per nascita, per naturalizzazione (residenza), per matrimonio. Per nascita: è cittadino italiano chi è nato da cittadini italiani. Se i genitori diventano cittadini italiani, anche i loro figli lo diventano. Secondo il principio dello ius sanguinis, se il minore è nato in Italia ma i genitori non sono cittadini italiani, il figlio viene iscritto alle anagrafe come straniero. Potrà diventare cittadino italiano solo dopo il 18° anno di età se ne fa richiesta e dimostra di avere risieduto regolarmente senza cancellazioni dall’anagrafe sino al compimento della maggiore età. Per naturalizzazione: i minori non nati in Italia sono stranieri a tutti gli effetti, hanno bisogno del permesso di soggiorno e per diventare cittadini italiani, una volta compiuti i 18 anni, devono dimostrare 10 anni di residenza legale ininterrotta, con lavoro o studio regolari, come tutti gli altri stranieri adulti. La cittadinanza deve essere richiesta con domanda al Prefetto, proposta dal Ministero dell’Interno e riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica. L’iter burocratico può durare anche molti anni. Per matrimonio: secondo le norme attuali, modificate dalla Legge 94/2009, lo straniero regolarmente soggiornante in Italia e sposato con un cittadino italiano può presentare la domanda di cittadinanza dopo due anni di matrimonio.
Perché è importante essere cittadini italiani. A differenza di molti paesi europei, dove gli immigrati possono votare alle amministrative, in Italia vota solo chi è cittadino italiano. Ma non è solo questa la discriminazione: lo straniero non cittadino italiano, anche se nato e cresciuto in Italia, ha bisogno del permesso di soggiorno. Alune è nato in Italia nel ’94 da genitori senegalesi; è partito con la sua classe per la gita scolastica, destinazione Portogallo. Giunti all’imbarco, in aeroporto, gli è stato detto che non poteva proseguire perché aveva solo la ricevuta di rinnovo del permesso di soggiorno e non poteva lasciare l’Italia, anche se nato a Battipaglia, come da documento d’identità. Ad Alune non è stato permesso di partecipare alla gita con i suoi compagni. Non avere la cittadinanza, inoltre, non consente a questi ragazzi di partecipare ai concorsi pubblici anche se in possesso del diploma o della laurea. Si avvicina Natale, quale miglior modo di festeggiare la nascita di Colui che viene per annullare ogni distinzione di razza, popolo, religione chiamando tutti figli e fratelli, se non quello di appoggiare con forza la richiesta ai nostri governanti di questi giovani che gridano: non vogliamo essere cittadini a metà! Edoardo Tafuto
PER ADERIRE Aderiamo tutti alla campagna per i diritti di cittadinanza “L’ITALIA SONO ANCH’IO” promossa da 18 associazioni, tra cui CARITAS ITALIANA e FONDAZIONE MIGRANTES: il termine della raccolta firme è fissato per fine febbraio 2012. Possono firmare tutti i cittadini italiani regolarmente iscritti alle liste elettorali dei comuni di residenza. L’obiettivo è raggiungere 50.000 firme, numero necessario perché i due testi di legge presentati possano essere discussi in Parlamento. Si può firmare presso l’Ufficio Elettorale del Comune di Nocera Inferiore.
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a cura dell’Ufficio per la Dottrina Sociale e la Pastorale del Lavoro Commissione diocesana Pastorale del Lavoro e della Solidarietà Commissione diocesana “Giustizia e Pace”, salvaguardia del Creato ed educazione alla mondialità
È l’ora del coraggio e dell’azione. L’appello dei vescovi italiani attraverso il documento «Per un paese solidale: Chiesa italiana e Mezzogiorno»
Tessere il filo della speranza
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nzitutto scriviamo a voi, sacerdoti, come a figli e amici, perché ricordandovi dei vostri fratelli presbiteri la cui vita è stata immolata, considerando attentamente l’esito finale della loro vita, ne imitiate la fede, perseverando nel vostro annuncio per confortare i miseri e per fasciare le piaghe dei cuori spezzati. A voi associamo nel nostro ricordo e nella nostra preghiera quanti faticano a servizio del santo Vangelo e dei poveri, cominciando dai diaconi, eletti dispensatori della carità, e dagli altri ministri, abbracciando pure l’Azione Cattolica, le altre associazioni, i movimenti e le aggregazioni ecclesiali. In tutti lo Spirito Santo sia effuso come gioia e speranza, perché nessuno si abbatta a causa delle difficoltà e delle incomprensioni e proceda con la forza del Signore per ricostruire le vecchie rovine e rialzare gli antichi ruderi, infondendo in quanti sono nella prova la pace che solo il Signore può dare. Scriviamo a voi, consacrati e consacrate all’amore del Signore, lampade di speranza che ardete nel santuario di Dio, che è la Chiesa: non venga meno la preghiera in voi, che rammentate le promesse al Signore,
perché egli non abbandoni l’opera delle sue mani. Scriviamo a voi, famiglie, che siete cellule vive della Chiesa, indirizzandovi una parola di speranza, perché abbiate coraggio nelle tribolazioni del mondo e non vi lasciate intimorire dai messaggi di morte e di terrore. State saldi in un solo spirito e combattete unanimi per la fede del Vangelo. A questo educate i vostri figli, perché crescano nel timore del Signore amando questa nostra terra come madre e non come luogo conteso da privilegi, avidità ed egoismi. Scriviamo a voi giovani, perché sappiate che in voi Cristo vuole operare cose grandi: rivestitevi perciò di speranza e costruite la casa comune nel vincolo dell’amore fraterno e nella fede salda. Se la parola di Dio dimora in voi, potete vincere il maligno in tutti i suoi volti e dare un futuro alla nostra terra. Scriviamo a voi, uomini e donne di buona volontà, cercatori di giustizia e di pace, perché, anche se sconosciuti al mondo, siete conosciutissimi da Dio e affrettate con la vostra fatica la venuta del Signore. Su tutti scenda la nostra benedizione di pace e di grazia nel Signore. a cura di p. Pietro Lombardi
PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi
Un terremoto chiamato Alberione Fondò due Congregazioni religiose per portare Cristo nel mondo attraverso i nuovi mezzi della comunicazione sociale
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ra il 1914, l’anno in cui iniziò la grande guerra. Don Giacomo Alberione, un giovane sacerdote piemontese, mingherlino e malaticcio, iniziava la sua pacifica rivoluzione fondando la Pia Società san Paolo: una comunità di religiosi che s’impegnavano a fare evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Un’idea balzana, per alcuni. Don Giacomo dovette faticare parecchio per avere l’approvazione ecclesiastica. Religiosi impegnati nella stampa ce n’erano ma una congregazione religiosa che avesse l’impegno dei mass-media come la via privilegiata del suo apostolato, non s’era mai vista. Ma don Giacomo era ostinato. Dieci anni dopo diede inizio anche ad una Congregazione femminile, Figlie di san Paolo, cui assegnava il medesimo scopo. Portare Cristo nel mondo attraverso i nuovi mezzi della comunicazione sociale. Agli inizi del Novecento c’era una stampa cattolica numerosa e agguerrita, allora si contavano 25 quotidiani cattolici, oltre ad una miriade di pubblicazioni locali. Ma quel giovane prete guardava più lontano degli altri, aveva intuito che quei nuovi strumenti rappresentavano una straordinaria opportunità. Prima di demonizzare le res novae conviene forse valorizzarle, provare a utilizzarle a servizio della verità, per il bene dell’uomo. Con una passione che solo lo Spirito può dare, don Giacomo si buttò in quell’avventura, aprendo così strade nuove che solo nel Vaticano II – cinquant’anni più tardi! – avrebbero trovato pieno diritto di cittadinanza. Quella che all’inizio fu
una battaglia solitaria, oggi per grazia di Dio trova tanti consensi nel mondo ecclesiale. Nei suoi documenti ufficiali la Chiesa si ostina a parlare di mezzi di comunicazione perché ritiene che questi strumenti non favoriscono solo la semplice informazione ma contribuiscono a creare un clima di vera partecipazione alla vita sociale. “I mezzi di comunicazione sociale – ha scritto Giovanni Paolo II – hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. Le nuove generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi” (Redemptoris missio, 38). A metà degli anni ’20 iniziò la pubblicazione de Il Giornalino, un periodico per ragazzi. Nel 1931 partì l’esperienza di Famiglia cristiana, 12mila copie il primo numero ma poco alla volta ha scalato le vette fino a diventare il settimanale più diffuso in Italia. Negli anni Trenta un’altra grande iniziativa: Una Bibbia per ogni famiglia. “Dove c’è don Alberione c’è il terremoto. Le iniziative si moltiplicano, si accavallano senza respiro. Si direbbe che abbia la preoccupazione di lasciare sul terreno dei fatti tutte le fattibili idee della sua anima apostolica e lungimirante”. Così ha scritto don Valentino Gambi, un suo stretto collaboratore. Tutto questo era nato in una notte di preghiera. Giacomo aveva sedici anni quando scoccò la mezzanotte del nuovo secolo. Stava in seminario. In quella notte, durante la preghiera comunitaria, ebbe un’intuizione, quella luce ha guidato tutta la sua vita. E tuttavia il fare per lui nasceva sempre dall’incontro con Cristo. Egli sapeva per esperienza che solo la preghiera può dare ad un fragile uomo la forza di compiere grandi cose. Don Alberione è morto nel 1971, quarant’anni fa. Dopo aver ricevuto la visita di Paolo VI. Nel 2003 Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato. Sigillo di una vita consumata per il Regno.
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SPAZIO CONSULENZA di Carolina Rossi
Gravidanza, tempo di attesa e ricordi Arianna e Gianni scoprono all’improvviso di aspettare un bambino. Riaffiorano tante paure, legate al passato della giovane mamma
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uando una nuova vita bussa alla porta, soprattutto se non è attesa, stravolge progetti e ritmi di vita. Aspettare un bambino è un evento naturale che le donne vivono da sempre, ma si rivela ogni volta unico e speciale, talvolta complesso. La gravidanza non è solo un evento biologico, è l’inizio di un percorso che trasforma la propria identità, per far rinascere la persona come genitore, attraverso l’identificazione con le figure significative della propria infanzia e il rafforzarsi della propria capacità di prendersi cura dell’altro. I cambiamenti biologici che si verificano nei diversi periodi della gravidanza, fino al parto, alimentano un’alternanza di emozioni forti, spesso in contrasto tra loro: la gioia, il senso di pienezza e di responsabilità, ma anche la tristezza, le paure, l’ansia, le insicurezze. La mamma vive le emozioni in maniera amplificata, si mostra sempre più concentrata verso l’ascolto di sé e del proprio bambino, lasciandosi assorbire dal proprio mondo interiore in un movimento quasi regressivo, che la porta ad identificarsi con la propria madre e, nello stesso tempo, con il suo sé infantile.
LA STORIA Gianni e Arianna si sono conosciuti due anni fa, entrambi provengono da precedenti relazioni fallite. Grazie al loro rapporto hanno riscoperto lo stupore e la bellezza di condividere non solo il presente, ma anche progetti per il futuro. In questa storia d’amore è arrivata una gravidanza non programmata. Gianni è stato subito felice, Arianna invece è molto preoccu-
pata. Una parte di lei è contenta, l’altra sconvolta. Ha sempre sofferto di ansia. Il suo passato, e soprattutto la sua infanzia, non sono stati semplici. La sua mamma se ne è andata prematuramente quando lei era ancora piccola. Nei suoi ricordi custodisce l’immagine di una madre sempre depressa. E questo alimenta pensieri e fantasie negative che generano ansia e la paura di non farcela e di non essere all’altezza. Si domanda se ce la farà a superare la fase depressiva post partum o se rischia di ripetere certi copioni che a lei, per esperienza diretta, sono molto noti. Arianna sta lavorando su di sé insieme a Gianni, si sta donando l’opportunità di rileggere la sua storia, di comprenderne i vissuti, di tirar fuori emozioni mai espresse. Certo, così come non si sta rivelando facile affrontare la gravidanza, sarà complesso affrontare il parto e la responsabilità dell’accudimento del bambino, in particolare nei primi tempi. Tuttavia Arianna sta pian piano acquisendo sicurezza e coraggio. Molto utili si stanno rivelando la sensibilità e la tenerezza con cui Gianni la sta accompagnando in questo percorso.
IL CONSIGLIO In queste fasi del ciclo di vita è fondamentale la funzione di sostegno, protezione e contenimento affettivo del futuro papà. Essa contribuisce ad avviare il processo di cura della relazione simbiotica mamma-bambino e a creare il contesto sereno nel quale possono essere vissuti la gravidanza, il parto e la fase post parto, gettando le basi per il benessere del bambino anche nel futuro.
Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus
Nella foto, il Vescovo durante l’incontro con le Suore e gli insegnati
Fede, da trasmettere e testimoniare
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o scorso novembre il Vescovo Mons. Giuseppe Giudice ha incontrato le Suore Battistine, insieme ai giovani ed insegnati, in due diverse occasioni.
Educare alla vita buona del Vangelo Sabato 12 novembre, l’incontro si è svolto presso la Casa Madre, incentrato sugli Orientamenti della CEI per questo decennio pastorale, “Educare alla vita buona del Vangelo”. Erano presenti le suore e gli insegnanti delle scuole della Congregazione Battistina presenti in Campania (Angri, Torre del Greco, Napoli e Benevento). Il Vescovo, nella sua riflessione, ha richiamato i docenti alla responsabilità educativa che non deve mai mancare nel lavoro a stretto contatto con i bambini. A Roma, presso la Casa Provinciale, nello stesso giorno, si è tenuto un incontro per tutti i docenti delle scuole battistine del Centro-Nord Italia, sul medesimo tema.
Alle querce di Mamre Lunedì 14 novembre, invece, l’incontro si è svolto a Casa del Padre. Qui il Vescovo ha incontrato i giovani della Forania di Angri che da alcuni anni collaborano con le Suore Battistine per organizzare gli incontri della Pastorale Giovanile Foraniale. In questo caso, però, si è trattato di una veglia di adorazione eucaristica, il Vescovo ha offerto una meditazione sul brano biblico di Abramo alle querce di Mamre (Gn 18). Mons. Giudice ha invitato i giovani ad essere accoglienti nei confronti della Parola del Signore - come lo stesso Abramo - e a riscoprire la propria fede per
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Il Vescovo ha incontrato le Suore Battistine insieme ai giovani e agli insegnanti
andare oltre l’abitudine e le formalità, per diventare fuoco che infiamma e trascina. Il Vescovo, inoltre, ha voluto sottolineare un atteggiamento che spesso coinvolge i giovani i quali ridono della fede altrui perché guardano la vita solo con gli occhi della mente. Al contrario, bisogna riscoprire la vista del cuore per vivere la propria fede con gioia. Carmine Giordano
GRANELLO DI SENAPA
Educarsi per educare L’Associazione “Granello di Senapa” Onlus, su proposta della Scuola dell’Infanzia e Primaria Paritaria “Alfonso Maria Fusco” e in collaborazione con il Centro per la Vita “Luigi Saccone” di Pozzuoli, ha organizzato tre incontri rivolti ai genitori della scuola battistina angrese per riscoprire la propria funzione sponsale e genitoriale nel rapporto di coppia e con i figli. I primi due incontri hanno riguardato la spiritualità familiare e la genitorialità e sono stati ben accolti dai genitori che hanno ascoltato con interesse gli interventi di don Paolo Misciagna, salesiano di Salerno, e del prof. Domenico Bellantoni. Il prossimo incontro è fissato per il 23 febbraio 2012 con la dott.ssa Maria Vittoria Cammarota che porterà la propria esperienza di consulenza e formazione degli adolescenti.
IL LEGALE RISPONDE
Il marito tradito Una recente sentenza della Cassazione stabilisce che è possibile chiedere i danni per la violazione dell’obbligo di fedeltà con un’azione autonoma rispetto al giudizio di separazione Caro avvocato, sono separato da diversi anni da mia moglie e la causa principale della nostra rottura è stato il tradimento che ho subito da parte della mia compagna. La sentenza pronunciata per la nostra separazione ha escluso l’addebito di responsabilità: per quale motivo si parla di obbligo di fedeltà, se poi in caso di violazione la legge non prevede alcuna sanzione? Felice Caro Felice, l’art. 151 del Codice Civile afferma che la separazione può essere chiesta quando si verificano, anche indipendentemente dalla volontà di uno o di entrambi i coniugi, fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio all’educazione della prole. Il Giudice pronunziando la separazione dichiara, ove ne ricorrano le circostanze e sia richiesto, a quale dei coniugi sia addebitabile la separazione, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio. Presupposto della dichiarazione di addebito è un comportamento cosciente e volontario contrario ai doveri che derivino dal matrimonio: obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Secondo la giurisprudenza della Suprema Corte, la dichiarazione di addebito della separazione richiede la prova che l’irreversibilità della crisi coniugale sia collegabile al comportamento contrario ai doveri nascenti dal matrimonio di uno o di entrambi i coniugi, sussistendo un nesso di causalità e il determinarsi dell’intollerabilità della convivenza (tra le altre Cass. Civile 27 Giugno 2006 n. 14840; Cass. Civile 11 Giugno 2005 n.12383). Secondo i Giudici la pronuncia di addebito non può fondarsi sulla sola violazione dei
doveri nascenti dal matrimonio, ma è invece necessario accertare se tale violazione non sia intervenuta quando già era maturata una situazione di intollerabilità della convivenza.
La pronuncia della Cassazione Nella tua situazione specifica, c’è ancora la possibilità di chiedere un risarcimento danni. A far luce sulla vicenda è una recente sentenza della Cassazione n. 18853/2011 che sancisce: “La lesione di diritti inviolabili della persona, costituzionalmente garantiti, nell’ambito della famiglia può costituire presupposto di responsabilità civile e la relativa azione è del tutto autonoma rispetto al giudizio di separazione”. Poiché i doveri che derivano ai coniugi dal matrimonio non sono esclusivamente di carattere morale, ma hanno anche natura giuridica, la violazione degli stessi, ove ne sussistano i presupposti, integra gli estremi di un illecito civile azionabile ex art. 2043 e 2049 del Codice Civile. Ovviamente, caro Felice, saprai che il concetto di fedeltà è inteso come impegno reciproco di lealtà, impegno a non tradire la fiducia dell’altro, a non venir meno alla dedizione fisica e spirituale con il partner… Pertanto, in un eventuale giudizio, dovrai dimostrare che l’infedeltà del coniuge abbia provocato la lesione di un tuo diritto costituzionalmente protetto, quale per esempio può essere la compromissione della stato di salute. Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.
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Ia partire fatti…
dalla Parola
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Il progetto delle Botteghe di Campagna Amica nasce su forte spinta di Coldiretti , con l’obiettivo di creare una catena di distribuzione alimentare in vendita diretta gestita dai produttori del “vero” made in Italy agroalimentare. Un grande progetto che vuole portare sulle tavole degli italiani un prodotto autentico, sicuro e che garantisca il consumatore. Pertanto Coldiretti, attraverso i suoi soci, ha deciso di investire anche a Salerno partendo da Nocera Inferiore. Grazie alla determinazione di due giovani imprenditrici si inizierà a fare la spesa a Nocera in un modo nuovo e diverso.
“NUOVO” perché per la prima volta si potranno trovare in un negozio tutte le eccellenze dell’agroalimentare italiano, a partire da quello salernitano, dove la faranno da padrone la mozzarella di bufala d.o.p., l’olio delle colline salernitane, i pomodori San Marzano d.o.p. e quanto il vostro palato possa desiderare. “DIVERSO” perché senza sorprese in quanto tutto è garantito dalle imprese agricole che producono queste eccellenze e lo fanno mettendoci la faccia. Due giovani imprenditrici che vogliono affermare anche un altro grande principio, ovvero la tutela del consumatore più piccolo. In Campania molti bambini hanno bi-
sogno di dover mangiare meglio e in maniera più sana. Presso la bottega di Nocera infatti si troveranno prodotti pensati proprio per loro: dall’Olio extraverdine d’oliva per i bambini al latte d’asina, latte fortemente consigliato dai pediatri. Ma la Bottega di Campagna Amica vuole anche essere un momento di socialità dove ci si incontra e ci si confronta sulla salute, sul mangiar bene, sul conoscere le grandi qualità dei vini, dei formaggi, dei salumi italiani. Presto a Nocera potremo essere ancora più orgogliosi di quel grande patrimonio che si chiama made in Italy e che potremo trovare ogni giorno sotto casa.