Insieme - Dicembre 2012

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insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro

Anno VII - n. 11 Dicembre 2012 € 2,00

RACCONTI DI NATALE

Storie e volti della nostra terra

Una gioia grandissima Scrivo a te, giovane Prisco

Natale 2012, il Vescovo scrive ai giovani

Mons. Giuseppe Giudice

Lettera di Natale 2012



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mensile di attualità e cultura dell’Agro

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Anno VII - n. 11 Dicembre 2012 € 2,00 Anno VII - n. 11 Dicembre 2012 € 2,00

mensile di attualità e cultura dell’Agro

Foto di copertina Salvatore Alfano

mensile di attualità e cultura dell’Agro

RACCONTI RACCONTI DI NATALE DI NATALE Storie e volti della nostra terra Storie e volti della nostra terra

Una gioia grandissima Scrivo a te, giovane Prisco

Natale 2012, il Vescovo scrive ai giovani Natale 2012,

Mons. Giuseppe Giudice Una gioia grandissima Lettera di Natale 2012

Sommario Sommario Sommario

Sommario

Sommario Sommario Sommario

Sommario Sommario Sommario Sommario Sommario dicembre 2012 Sommario

Scrivo a te, giovane Prisco

Mons. Giuseppe Giudice

Lettera di Natale 2012

il Vescovo scrive ai giovani

0 EDITORIALE

5 La verità è sempre scomoda

0 IL PANE DELLA DOMENICA

37 Sussidio liturgico

di Silvio Logobardi

a cura di mons. Giudice

L’ABC DELLA FEDE

IN DIOCESI

6 Gesù viene tra noi

a cura della Redazione

VITA NELL’AGRO

BACHECA

15 Notizie dall’Agro-nocerino

24 Libri che pesano troppo

46 NEWS DALLE PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

28 CHIESA NEL MONDO di Silvio Longobardi

MONTE TABOR

a cura dell’avv. Gianni Severino

LE PAROLE DELLA CRISI

62 Una multa per le parolacce di Peppe Iannicelli

PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

30 Signore, insegnaci a pregare di p. Matteo Ferrari

VITA ECCLESIALE

32 Intervista a mons. Martinelli di Salvatore D’Angelo

l o a io Fin nna Ge 15

a cura della Redazione

LE RUBRICHE

a cura della Redazione

di Martina Grimaldi

58 Libri, storia e arte

60 Congregazione Suore di San Giovanni Battista 61 Il legale risponde

45 I nostri auguri

a cura di Salvatore D’Angelo

SCUOLA & UNIVERSITÀ

CULTURA

42 Uffici diocesani e associazioni

risponde mons. Giudice

0 IN PARROCCHIA

51 Pagine parrocchiali

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Racconti di Natale Senza lavoro Il volto dell’handicap Il segreto di un amore che dura da 63 anni 13 Sposarsi in tempo di crisi

Buongustaio

Jesse James

Restaurant & pizza Pagani - Via Zeccagnuolo, 4 tel 334 23 28 727 (escluso sabato e domenica)

Ha cambiato sede. Per info: tel 349 65 15 472

El Bodegonero

Brooklyn food & game

Restaurant & pizza San Marzano sul Sarno - Via Ugo Foscolo, 31 tel 081 320 80 51

Restaurant & pizza Striano - Via Piano, 46 tel 081 827 62 63


EDITORIALE di Silvio Longobardi

La verità è sempre scomoda Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York

con l’arroganza di chi si sostituisce al magistero dei vescovi. Il fai da te non costruisce comunione. Prima di compiere scelte pastorali sui temi etici più delicati, come ad esempio la questione degli sposi separati, un prete deve preoccuparsi di accertare se la sua “interpretazione” corrisponde alla verità che la Chiesa insegna. Non sempre avviene così.

C

ordialità ma anche fermezza nelle parole di auguri che il Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale dei vescovi americani, ha rivolto al Presidente Obama dopo la rielezione. I vescovi pregheranno per Lei, ha scritto Dolan, “affinché il suo incarico sia svolto in nome del bene di tutti, specialmente per quanto riguarda l’attenzione per i più deboli e i più vulnerabili, inclusi i non ancora nati, i poveri e gli emigrati”. Tra i soggetti deboli, che hanno diritto all’accoglienza, vi sono anche i bambini non ancora nati. Conoscendo le posizioni di Obama, il porporato ha poi voluto rimarcare l’impegno della Chiesa: “Noi continueremo a batterci in difesa della vita, del matrimonio e di quello che ci sta più a cuore: la libertà religiosa”. Sui grandi temi, che oggi attraversano e condizionano la vita sociale, la Chiesa ha il dovere di parlare con chiarezza perché c’è in gioco la dignità dell’uomo. Senza paura di dire cose scomode. I battezzati sono spesso confusi, condizionati da una cultura che esalta il relativismo etico e dai magisteri paralleli che convivono all’interno della comunità ecclesiale. Non tutti hanno il coraggio dire che bisogna seguire il Papa “senza se e senza ma”. È possibile, anzi in alcuni casi è doveroso, manifestare dubbi e perplessità, ma con umiltà e non

Si discute di politica, tra pochi mesi avremo la grande catarsi elettorale che, almeno nelle intenzioni dei protagonisti, aprirà una nuova fase nella storia della Repubblica. Ce lo auguriamo. La speranza più grande tuttavia è quella di contribuire, da cattolici, alla costruzione della casa comune. Ma su questo punto nutro parecchi e fondati dubbi. Non pochi tra gli attuali onorevoli si dicono cattolici. Ma di cultura cattolica nell’agenda politica e di governo ce n’è davvero poca. Basta pensare alla scarsa considerazione della famiglia, ma anche alla totale disattenzione nei confronti delle scuole non statali. Nella dichiarazione dei redditi possiamo detrarre le spese veterinarie ma non le rette scolastiche! La Chiesa propone le settimane sociali, il progetto culturale sforna convegni di alto livello ma ho l’impressione che nel mondo cattolico manca una cultura politica. E forse manca anche la voglia di impegnarsi in politica. Da cattolici. Don Camillo, nato dalla fantasia di Giovanni Guareschi, è un vero prete, anche se forse un po’ spigoloso e sempre pronto ad usare le mani quando si tratta di difendere la fede. Non conosceva ancora il Concilio Vaticano II ma amava Gesù con il cuore di un fanciullo. Nel film Il compagno don Camillo c’è un dialogo bellissimo tra il nostro curato e il sindaco. Mentre discutono di cose politiche, il don si ferma d’improvviso, sente il pianto di un neonato: “piangono tutti allo stesso modo, qui come da noi”, dice tutto contento. E aggiunge: “mi sono accorto che il Padrone di casa è sempre lo stesso”. “Sì, però da qui è stato sfrattato”, ribatte Peppone. “Ma a sloggiarlo dai piani superiori non ce l’hanno fatta”, conclude il don, tutto sorridente. È solo la scena di un film ma queste parole possono tranquillamente essere scritte nelle pagine del catechismo perché appartengono alla genuina fede cattolica. Proprio quella di cui oggi abbiamo più bisogno.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Gesù viene tra noi

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11 VII - n. 2 Anno e 201 Dicembr € 2,00

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Stori

A Natale ritorna nella Fede, nella Speranza, nella Carità. E si nasconde in un po’ di pane, in un sorso di vino, nell’acqua del battesimo, nella ferita del cuore

A Natale, un regalo per i Lettori di Insieme grandissima Una gioiagiovane Prisco Scrivo

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Dopo aver scritto ai bambini e agli adolescenti, il Vescovo Giuseppe scrive ai giovani dell’Agro. Un omaggio per tutti i nostri lettori che riceveranno la Lettera di Natale di mons. Giudice insieme al numero di dicembre.

Eccellenza, se Gesù Cristo è già nato, come rinasce? Un bambino i piace questa domanda che mi ha rivolto un frugolo. Nei piccoli c’è tanta teologia. A Natale, gli diciamo: nasce Gesù… ma come? È bene far comprendere che ci sono diverse nascite o venute di Gesù. La prima è quella storica: nella grotta di Betlemme, come ci dicono i Vangeli, Gesù è nato nella carne. Ed è nato una volta per sempre, come ogni uomo. Noi non c’eravamo: c’era Maria, Giuseppe e qualche pastore. E Dio per dire la straordinarietà dell’evento, mandò gli Angeli. In quei giorni un decreto di Cesare Augusto… (Lc 2, 1): il Verbo si è fatto storia. Sono ancora gli Angeli che nel giorno dell’Ascensione dicono: questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo (At 1, 11).

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Questa è la seconda venuta di Gesù, tornerà come Risorto con il suo Corpo glorificato. Non più nella povertà del presepe, ma nello splendore della gloria; non più per essere giudicato dagli uomini, ma per giudicare. Ma c’è una terza nascita, o venuta, che oggi deve interessare ognuno di noi. Viene nella Fede; viene nella Speranza; viene nella Carità. E si nasconde in un po’ di pane, in un sorso di vino, nell’acqua del Battesimo, nel crisma della cresima, nella ferita del cuore. E queste nascite, o venute, non sono meno certe della prima e dell’ultima. E rinasce nel mistero ed ogni volta è il Bimbo di Betlemme; è il Risorto di Gerusalemme; è il Pellegrino che cammina con noi per riportarci a Casa. È nato, tornerà, ma se non rinasce nel tuo cuore per te non sarà mai Natale! Mons. Giuseppe Giudice

Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme!

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EDICOLA

INDIRIZZO

CITTÀ

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART EDICOLA Daniele Raffaela EDICOLA D’Andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M. Rosaria MIR MIR MIR BLOB di Celentano Carolina CARTOLIBRERIA Archimede

Via Dei Goti, 11 Via Dei Goti Piazza Doria C.so Vitt. Eman., 42 via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via g. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Lavorate di Sarno Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO SARNO POGGIOMARINO

Insieme - Dicembre 2012

Se vuoi abbonarti e ricevere la rivista in edicola, chiama in redazione lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle 14.00 Tel/Fax 081 513 45 04 oppure scrivi a diffusione.insieme@virgilio.it redazioneinsieme@alice.it


Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

RACCONTI DI NATALE Storie e volti della nostra terra

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accontare la realtà è – dovrebbe essere – il primo imperativo di ogni rivista. Ma la realtà è fatta di persone e di famiglie, ciascuna con la sua storia e con il suo carico di dolore. Famiglie che affrontano la crisi con dignità, giovani che progettano il loro futuro, mamme con figli disabili che lottano a mani nude contro la stupidità di una burocrazia che calpesta il dolore; anziani rimasti soli con i loro ricordi… “Tu cuore d’Adamo / più non sei / che un museo di carne”, scriveva con acutezza David Maria Turoldo, sacerdote e poeta. È vero, sospinti da una cultura che crede solo a quello che la fredda razionalità può misurare, possiamo dimenticare il mistero che palpita nella fragile esistenza. La vita dell’uomo appare come un piccolo ed insignificante puntino sulla mappa della storia, un puntino che viene impietosamente cancellato dal tempo. Ma il nostro Dio – ecco la bella notizia! – è entrato nella storia, si è fatto uomo, è diventato Uno di noi, “uno dei miliardi e, in pari tempo, Unico!”, scriveva Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis, la sua prima enciclica (1979). Grazie a Gesù

Cristo ogni cosa acquista valore, ogni esistenza, anche la più derelitta. Tutto è sottratto all’usura del tempo. Ogni persona è vestita a festa perché porta in sé il mistero stesso di Dio, “non sei / che un attimo immenso”, canta Turoldo. Questa consapevolezza ci fa raccontare storie, non eroiche ma impregnate di quotidianità, storie che possono apparire anche banali, di quelle che non fanno notizia e non trovano spazio sui giornali. È questo quotidiano il terreno doloroso e stupendo in cui cresce la nostra umanità. Raccontiamo una serie di vicende, liete e tristi. Storie del nostro Agro. Ogni storia è come un frammento, lascia intravedere una realtà più ampia. Il Natale che ci apprestiamo a celebrare, il Natale di Gesù e non quello dei mercanti, non è una favola e non è vestito solo di luce, anzi chi legge con attenzione le pagine dei vangeli intravede l’ombra della croce. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”, cantano gli angeli nella notte di Betlemme. Ma la pace, scrive Paul Claudel nell’Annuncio a Maria, è un intreccio inestricabile di gioia e dolori. Silvio Longobardi


Foto Salvatore Alfano

RACCONTI DI NATALE Il piccolo Matteo, all’uscita dall’asilo, con mamma Pina e papà Tommaso

Senza lavoro

U

n destino scritto nel nome, Matteo infatti significa dono di Dio. È la prima cosa a cui ha pensato Tommaso, classe 1977, quando insieme alla moglie Pina ha visto i suoi occhi in un servizio del TG3 Campania. Il bimbo, di origine indiana, era nato senza arti ed era stato abbandonato presso la Clinica Pineta Grande di Castelvolturno. Uno sguardo e scatta l’intesa. Tommaso e Pina decidono di andarlo a prendere e di adottarlo, anche se qualcuno sussurra che sono troppo giovani e, forse, conviene pensarci bene. Il cosiddetto buon senso che in questa storia non ha prevalso. Oggi Matteo ha 4 anni ed è un bambino sereno e solare. Insie-

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Quattro anni fa Pina e Tommaso Castaldo hanno adottato un bambino nato senza arti e abbandonato in ospedale. Prima dell’estate papà Tommaso è stato licenziato dalla società che gestisce l’impianto sportivo nel quale ha lavorato per 15 anni me ai genitori che vivono a San Giorgio a Cremano, la terra di Massimo Troisi, siamo andati a prenderlo all’uscita dell’asilo. Sistemato con cura nel passeggino, ci ha accolto con un sorriso capace di rischiarare l’uggiosa giornata. Sereno e tranquillo ha fissato gli occhi radiosi nell’obiettivo della macchina fotografica. Tommaso e Pina vivono con una naturalezza che fa impallidire la loro scelta. L’adozione di Matteo

non è un gesto eroico, “ma solo il desiderio di provare a fare qualcosa per lui - spiega Tommaso -. Ogni tanto bisogna mettersi dall’altra parte, dalla loro parte”. Una routine familiare vissuta con grande ordinarietà, scandita dai ritmi e dagli impegni del piccolo che va all’asilo e fa la terapia tre volte a settimana. Quando Pina lo toglie dal passeggino e lo mette in piedi per farci vedere le protesi che ha messo alle gambe, sembra


RACCONTI BREVI

Rimborsi spese per gli ammalati un piccolo gigante. Dalle maniche del giubbotto che pendono lunghe, si intravedono le braccia monche. Ma Matteo le usa con una grande abilità, basta dargli un cellulare o un iPad per vederlo all’opera. Certamente quel sorriso e il carattere mite ed allegro sono un dono che il Signore gli ha messo in valigia quando è venuto al mondo per affrontare le tante battaglie che lo attendono ai diversi angoli della sua esistenza. Stretto sempre nell’abbraccio di mamma e papà che alle spalle hanno un cammino nel Rinnovamento dello Spirito e un’esperienza presso l’Associazione Sollievo che si occupa di disabilità. A volte si è portati a credere che chi compie un gesto così nobile, chi accoglie come figlio proprio un bimbo che diversamente avrebbe passato la sua vita in istituto, sarà in qualche modo ripagato dalla vita, incontrerà forse un po’ di clemenza. La realtà invece si manifesta con un volto diverso e, anziché indossare il drappo della solidarietà, sceglie la dura maschera del calcolo economico. Per 15 anni Tommaso ha lavorato presso lo Sporting Club Nuoto Napoli, di proprietà del comune. Si occupava della gestione degli impianti, del trattamento delle acque, della pulizia degli spogliatoi. A maggio ha ricevuto una lettera, non di quelle che augurano buone vacanze. Poche righe nero su bianco capaci di togliere il sonno: era stato licenziato per il mancato rinnovo della concessione. «All’inizio non mi sono preoc-

cupato molto, alcune voci parlavano di un rinnovo certo. E così è stato». Ma ecco giungere una seconda lettera, stavolta le parole sono più dure, si parla di dissesto finanziario per confermare il licenziamento. E i brutti sogni si tramutano in un incubo, intriso di amarezza e delusione perché il centro sportivo continua la sua attività. Le pulizie sono affidate ad una ditta esterna mentre Pina e Tommaso continuano ad occuparsi di Matteo, ad accompagnarlo all’asilo tutte le mattine, a fare la terapia tre volte a settimana, con parecchie preoccupazione in più. «Ho adito le vie legali. Posso avere un risarcimento danni ma non il reintegro nel posto di lavoro», racconta senza nascondere la delusione di sentirsi usato e poi messo da parte come si fa con una scarpa vecchia. Fino a febbraio c’è il cuscinetto della disoccupazione, dopo la speranza che qualche porta si apra, che qualcuno leggendo questa storia possa venire incontro alla necessità di una famiglia con un bimbo di 4 anni, senza arti, a cui i genitori desiderano assicurare una vita più serena e “ordinaria” possibile. Vederlo correre come gli altri bambini è il sogno segreto di mamma e papà. «Fino a 18 anni le spese più costose sono coperte dall’Asl - spiegano - anche se le tecnologie più sofisticate non sono coperte dal Servizio Sanitario Nazionale. Ma ci penseremo quando sarà il momento». Una lezione di amore e dignità. Antonietta Abete

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anni fa Raffaele Manna ha subito un trapianto di reni che gli ha salvato la vita. Una seconda chance che gli fa vivere con pienezza ogni singola giornata, anche se deve sottoporsi a continui controlli presso l’ospedale Gemelli di Roma. Le spese di viaggio sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale, con qualche eccezione. Per i biglietti del treno (che sono nominativi) non ci sono problemi, quelli di autobus e metropolitana invece non sono rimborsati. Bisognerebbe andare al capolinea della Metro per farsi rilasciare un certificato che ne attesti la titolarità. «L’Asl si rifà ad una circolare del 2000 - racconta il signor Raffaele ma quando ho chiesto di poterne avere una copia al dottor Giuseppe Fimiani (Dirigente medico presso l’Asl di Angri) mi è stato risposto che non era possibile: si tratta di una circolare ad uso interno». È vero, si tratta di pochi euro (anche se dal 25 maggio a Roma sono entrate in vigore le nuove tariffe), che moltiplicati per le centinaia di migliaia di malati in tutta Italia fanno un bel gruzzoletto. E così, mentre Fiorito ha comprato il fuoristrada quando la neve ha ricoperto di bianco la capitale, i nostri ammalati, per risparmiare e far quadrare i conti pubblici, devono viaggiare in metro, senza rimborso e con la calca che nelle ore di punta rende impossibile perfino respirare. Neppure il taxi è rimborsato. Antonietta Abete

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Il volto dell’handicap Livia racconta la sua vita di mamma con un bambino disabile

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a maternità è un mistero grande. Non vi sono parole adeguate per spiegare lo stupore di una vita che cresce nel grembo di una donna, così come il dolore che lacera il cuore quando quella giovane esistenza è segnata dalla sofferenza. Livia (il nome è di fantasia) è mamma di due bambini: Giulio, 7 anni, e Gianluca che ne ha compiuti da poco 5 ed è affetto da una malattia rara. In punta di piedi, ho provato a squarciare il velo di un quotidiano che cambia forma e si tinge dei colori della passione. Nell’intervista che segue vi è il racconto del lungo viaggio interiore che ogni mamma compie quando il dono della vita si presenta con il volto dell’handicap. Cosa prova una donna quando diventa mamma? La maternità è un immenso dono di Dio, la cosa più bella che ci possa capitare. È un tempo di grazia: io e mio marito guardavamo Giulio, il nostro primo figlio e ci domandavamo: «è mai possibile che il Signore ci abbia fatto un dono così grande?». Ci rallegravamo per ogni suo piccolo progresso, guardavamo il mondo con lo sguardo candido dei bambini. Com’è stata la tua prima gravidanza? Nessuna delle due gravidanze è stata semplice. Giulio è nato a 7 mesi, abbiamo vissuto l’esperienza della Terapia Intensiva Prenatale. Spesso si dimentica che c’è una bella fetta di dolore intimamente legata alla gioia della maternità. Ma quando le cose vanno bene, tutto si dimentica in fretta. Desideravi un secondo figlio? Sì, volevano provare ancora lo stupore che solo un fagottino appena nato può donare. Anche Giulio mi chiedeva spesso un fratellino. «Domanda a Gesù», gli suggerivo, «Lui ti accontenterà». La sua preghiera è stata subito esaudita: dopo pochissimo tempo ho scoperto di aspettare il secondo bambino.

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Quando hai capito che qualcosa non andava? Dagli esami del sangue, c’erano valori alterati e contrastanti, non si capiva se avevo avuto un aborto spontaneo. Ho dovuto cambiare laboratorio per avere la certezza che Gianluca fosse ancora lì, evitando così di sottopormi ad un raschiamento. Al quarto mese il piccolo ha avuto dei problemi, è iniziata la nostra via crucis presso i migliori specialisti d’Italia. Qualcuno mi ha anche detto che il bimbo sarebbe nato sano: era vero che gli esami presentavano delle alterazioni, ma erano nei limiti della norma. Purtroppo si sbagliavano. Perché hai deciso di tenerlo? I sì che il Signore fa pronunciare sull’altare vanno poi rinnovati ogni giorno, in ogni scelta. Molte voci si levavano da più parti, qualcuno ci diceva che eravamo giovani e potevamo riprovarci, che non c’era nulla di male nell’interrompere la gravidanza. Ho sentito tutti questi ammonimenti come una minaccia, mi sono stratta al pancione e ho sussurrato al mio bambino: “tu crescerai!”. Nel momento in cui aveva più bisogno di me non potevo abbandonarlo. Era la mia piccola coscienza a parlare, ma quel sì non era pienamente consapevole. Lo è diventato solo nel momento della nascita. Cosa hai provato quando hai incrociato per la prima volta gli occhi di Gianluca? Ho compreso quanto avesse sofferto in quei mesi e incrociando il suo sguardo ho capito immediatamente che aveva dei problemi. Gianluca infatti ha una malattia rara, con problemi alla vista e un ritardo psicomotorio. Ma la diagnosi ci è arrivata solo alcuni mesi dopo la nascita, con un carico di dolore indicibile. Cosa ti spaventa di più della disabilità: i problemi del piccolo, l’opinione della gente, l’incertezza del futuro? Quando non ci sarò più sarà molto semplice fare del male al mio bambino. Mi spaventano anche le difficoltà pratiche che investiranno la vita del mio primo figlio.


RACCONTI BREVI Docenti precari

G Com’è cambiata la tua vita dopo l’arrivo di Gianluca? La gravidanza è un viaggio. Prepari le valigie e immagini come sarà tuo figlio e cosa farete insieme. Il bimbo nato non è mai quello desiderato, ma qualche sfumatura la si ritrova. Con Gianluca ho dovuto posare le valigie e, nuda, ho iniziato un altro viaggio. Nella nuova valigia porto poche cose: la fede, la speranza, la carità e l’amore. Ogni altra cosa sarebbe troppo per accompagnare il mio bambino. Tutto è diverso, della persona che ero non è rimasto quasi nulla. È come quando arriva una bomba e distrugge tutto. Sono morta e poi rinata. Il Signore ha bussato 100mila volte alla mia porta quando ero felice ed io non l’ho sentito. Poi si è travestito da figlio e ha piantato una croce in casa mia che io abbraccio tutti i giorni. Per me, Gianluca è Gesù. Cerco di capire il senso della sofferenza, anche se il comprendere non mi esime dal soffrire. Ho pregato tanto, ho chiesto il miracolo. Ma il miracolo non c’è. Ho fatto i conti con la speranza che non deve essere illusione. Poi ho capito che la speranza di Dio è la vita eterna. Ho litigato con il Signore. Gli ho urlato “perché non mi apri se sto bussando?”. Poi ho ripensato ai disegni di Giulio che ci ritrae sempre in piedi, con Gianluca in braccio o nel passeggino. Nella mia mente i disegni si sono invertiti: noi tre nel passeggino e Gianluca in piedi, perché noi vediamo molto la terra e poco il cielo. Gianluca, invece, vede poco della terra e molto del cielo. La mia esistenza ha subito una rivoluzione: la mia casa ha un nuovo volto, ho cambiato lavoro e anche gli spazi e i tempi della nostra vita sono completamente diversi. Quali attenzioni lo Stato, il Welfare, dovrebbero avere per le famiglie che hanno un figlio disabile? La lista delle inadempienze è così lunga che non basterebbero tutte le pagine della rivista. Non esistono percorsi per genitori con figli disabili. Incontriamo tantissime difficoltà per le terapie e la riabilitazione che i nostri figli devono fare. Faccio un esempio: i pullman che li vengono a prendere sono freddi e anonimi. Basterebbe che ci fosse un’operatrice ad accogliere i bambini con un caldo abbraccio per farci sentire meglio. La terapia è un impegno quotidiano, ma non c’è nessuna forma di flessibilità per andare incontro alle esigenze della famiglia. Bisogna sottostare ad orari e accettare a volte anche operatori che non sono professionalmente molto preparati, pena la perdita del diritto alla terapia. Il tuo bimbo è sereno? Gianluca si sente amato, è un bambino speciale, che scruta a fondo la nostra anima. Se io sono agitata, nervosa, preoccupata, lui lo percepisce e non sta bene. È il termometro dei nostri stati d’animo. Com’è il rapporto tra i due fratellini? Gianluca ha un suo linguaggio e Giulio lo capisce prima di noi.

iusy Attianese, classe 1984, ha una laurea in comunicazione e marketing e un lavoro precario per soli sei mesi. Lavora come insegnante di informatica e tutti i lunedì prende un treno da Castel San Giorgio per arrivare a San Giorgio di Nogaro, in Friuli. Circa 1600 chilometri la settimana, andata e ritorno, e uno stipendio mensile di 174 euro a fronte di una spesa di 547 euro al mese per i viaggi. Grandi sacrifici per accumulare punteggio e scalare le graduatorie. «Il tragitto è il peso più grande - racconta -. Le due ore passano velocemente rispetto alla strada che devo fare. Il lavoro mi piace, ma non nego che è faticoso. Per due ore non mi conveniva trasferirmi a Udine. Non c’è solo l’affitto, devo considerare anche le spese accessorie. Rinunciare ora significherebbe buttare via tutto quello che ho fatto fino ad oggi». Ed ancora: «In provincia di Udine ci sono tanti ragazzi nella mia situazione. Io, per fortuna, non ho famiglia, però conosco tanti colleghi che hanno figli a carico». Gaetano Ferraioli

Le rispettive famiglie di origine come si rapportano con il piccolo? Siamo fortunati. Ma vedi, le famiglie ti accompagnano fino ad un certo punto. Poi c’è un sentiero stretto che devi percorrere da solo. Dopo l’arrivo di Gianluca, com’è cambiato il tuo rapporto con Giulio? Prima giocavamo di più e ogni tanto me lo rimprovera. Parliamo molto, a volte mi dice: “l’importante è che io abbia un fratellino. Non importa se ha delle difficoltà”. Io mi impegno molto per trovare spazi adeguati per fargli vivere la sua spensieratezza di bambino. Vorresti avere un altro figlio? In questo momento sono chiusa alla vita. I miei due figli richiedono molte attenzioni, soprattutto Gianluca che, per me, è un angelo di Dio. Si dice che gli occhi siano la finestra dell’anima, uno squarcio per intravedere brandelli di cuore. Più volte, nel corso della nostra chiacchierata quelli di Livia hanno cambiato forma ed espressione. Li ho visti sorridere quando parlava dei suoi figli, chiudersi per difendersi dal peso della sofferenza, allargarsi dinanzi alle sfide che l’attendono. Insieme abbiamo sognato la costituzione di un’associazione di famiglie con figli disabili che annoveri tra i soci diverse competenze professionali: medici, avvocati, consulenti del lavoro, dottori commercialisti, psicologi, sociologi. Il calcio ci insegna che le partite (quando non sono truccate) si vincono se in squadra vi sono dei fuoriclasse, qualcuno in difesa, altri a centro campo e in attacco. Deponiamo questo desiderio ai piedi della grotta che tra pochi giorni accoglierà il Signore che nasce. Chissà, forse tra qualche anno potremmo scrivere un altro racconto di Natale, con un gusto e un sapore diverso. Antonietta Abete

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Il segreto di un amore che dura da 63 anni La storia di Giovanna e Santolo che si sono sposati nel 1949

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e rughe sui volti non hanno raggiunto i loro sentimenti: un amore vivo dopo 63 anni di matrimonio. È la testimonianza di Giovanna e Santolo, lei 86 anni e lui 92, cugini di primo grado protagonisti di un amore senza tempo, a Episcopio di Sarno. «Il matrimonio è come il tempo» – irrompe con saggezza Giovanna, «al sereno può seguire la tempesta, al sole le nubi», è necessario, quindi, imparare ad essere pronti per superare ogni situazione. Di prove, i due sposi, ne hanno avute molte. Santolo racconta nei minimi dettagli la campagna in Russia, ricorda i combattimenti, le sofferenze della trincea, la malaria, il ritorno a casa fatto di giorni e giorni di viaggio. «In confronto, oggi viviamo in paradiso» – confessa il reduce di guerra, che non dimentica neanche come la sua terra fu devastata dalla seconda guerra mondiale. Un amore alimentato con la

fiamma della passione e anche della gelosia, che non ha regalato figli alla loro unione: «abbiamo fatto la volontà del Signore» e nel frattempo si sono presi cura dei nipoti e hanno aperto le porte della loro casa a quanti ne avevano bisogno. Oggi Santolo dice: «a fare del bene si riceve solo bene». Due persone di grande fede. La loro giornata inizia con la Santa Messa alla televisione e entrambi coltivano ore di silenzio per pregare. Durante la nostra chiacchierata Giovanna ripete delle antiche preghiere che recita quotidianamente: ogni parola scandita le conferisce una marcia in più, ogni sillaba le dona vigore e forza. Così è stato anche un anno fa, quando per una grave carenza di ferro ha rischiato di morire. Un mese in ospedale, la fatica della sofferenza fisica e poi l’affidamento a Dio per compiere ciò che per lei era stato disegnato. Una donna forte, dedita al lavoro: «per un periodo ho lavorato a Napoli

come filatrice, mi svegliavo alle 4 del mattino, mi preparavo e nel frattempo mettevo in tavola la colazione per Santo e qualcosa da mangiare per il pranzo». Ricorda bene anche quando portava in testa grandi pietre, necessarie per la produzione della calce. «Una macchina se non la usi si arrugginisce e questo vale anche per noi» – ci dice, mentre con il suo bastone si sposta frettolosamente in un’altra stanza per offrirci un caffè. Ci si potrebbe chiedere quale sia il loro segreto, ogni storia ne ha uno. Immaginiamo l’amore e le dinamiche delle relazioni come immuni al passare del tempo, poi Giovanna passa in rassegna alcune abitudini moderne di sposi giovani: «quando sono felici, tengono per loro la gioia, quando litigano coinvolgono genitori, parenti e amici». Forse Giovanna e Santolo oltre al loro amore, hanno saputo preservare anche i litigi e le incomprensioni. Mariarosaria Petti


I futuri sposi durante l’intervista

Sposarsi in tempo di crisi

Si sposeranno il prossimo 29 dicembre. Per l’organizzazione del matrimonio hanno invertito l’ordine delle priorità: «Abbiamo pensato prima al libretto della liturgia e poi al locale per la cerimonia». La storia di Claudio e Francesca

sapevolmente imponiamo agli altri. Puoi essere te stesso. Posso essere me stesso. Possiamo finalmente incontrarci nella verità di noi stessi». Alle loro spalle un percorso di fede fecondo, culla in cui crescere un sentimento profondo: Claudio da sempre impegnato in Azione Cattolica, ha vissuto anche un anno in Seminario per comprendere a pieno la volontà di Dio sulla sua storia personale; Francesca a 21 anni inizia a farsi domande più pregnanti sulla sua fede, grazie al gruppo giovani della sua parrocchia, guidato dai padri saveriani. Entrambi concordano nel ritenere che nella loro esperienza ordinaria di coppia vi sia la straordinarietà della presenza del Signore. Arrivano alla scelta del matrimonio, aiutati da una grande fiducia e speranza verso il domani «Le nostre famiglie ci hanno aiutato e ci sostengono tuttora e in questo siamo fortunati. Abbiamo una casa da cui poter partire e oggi non è poco», affermano. Per l’organizzazione del matrimonio han-

no invertito l’ordine delle priorità. Senza avere la data del fatidico giorno in agenda, hanno vissuto con serenità il corso prematrimoniale, e confessano: «abbiamo pensato prima al libretto della liturgia e poi al locale per la cerimonia». Spesso oggi accade il contrario. Claudio e Francesca combattono una diffusa abitudine odierna: imbattersi in organizzazioni sfarzose, tralasciando il momento più importante, quello del loro “sì” davanti a Cristo. Nessuna bomboniera, un’offerta per un progetto in cui credono e spendono energie. Neanche una carta raffinata per le partecipazioni, hanno sposato la causa del commercio equo e solidale. Piccoli gesti e attenzioni di una sensibilità che cercano di tradurre in opere concrete. Parlando dei ricordi e dei progetti futuri, Francesca si commuove – «sto riavvolgendo il nastro dopo un periodo particolarmente intenso e frenetico». Di queste lacrime vere ce ne sarebbe bisogno sempre più: ardore di chi ama e vive un tempo di crisi alla luce del Vangelo. Mariarosaria Petti

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na laurea in matematica qualche settimana fa, un assegno di ricerca precario e l’annuncio di un matrimonio per il 29 dicembre prossimo. Queste sono le coordinate della storia d’amore di Claudio e Francesca. Un baciamano maldestro di lui davanti ad un distributore dell’Università nel 2004 e il rincorrersi tra milioni di giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, sono solo alcune delle tappe di un percorso denso e significativo che traspare dalla luce dei loro occhi. Attingono alla loro cassetta degli attrezzi quotidiana e ci propongono una definizione scientifica per descriversi: «Siamo ortogonali», in perfetto accordo sui grandi valori, in perenne dialogo e condivisione sulle piccole questioni di tutti i giorni. Sembrano rispettare molto bene una riflessione di A. Matteo: «Che cos’è alla fine dei conti l’amore? È il permettere all’altro di essere altro, concedendo a noi di essere noi stessi. Senza finzioni, senza maschere, senza assoggettamenti alle altrui richieste o alle richieste che incon-


I NOSTRI AUGURI

La redazione di Insieme augura a tutti i lettori, agli abbonati che sostengono il nostro lavoro editoriale e a quanti si impegnano nella diffusione della rivista

un Santo Natale e un sereno anno nuovo

«In Gesù trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano. La gioia dell’amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all’offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con la potenza della sua Risurrezione» Benedetto XVI, Porta fidei

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato

Mons. Giuseppe Giudice, Mariangela Giudice, Peppe Iannicelli, p. Matteo Ferrari, Gabriella Calenda, Giovanni Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Danilo Sorrentino, Maria Bonfiglio, Raimondo Russo, Anna Cuomo, Mario

Manzo, Margherita Longobardi, Federica Salucci, Mino Pepe, Lucia Bellaspiga, Aldo Longobardi, Isabella Cascone, Don Natalino Gentile, don Gaetano Ferraioli, Carmine Giordano, Francesca Anna Crispo, Dilia Rea, Chiara Bruno, famiglia Somma, Lucia Desiderio

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 3 dicembre 2012 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Buongiorno di gioia: il libro È stata pubblicata la raccolta di pensieri mattutini che don Antonio Mancuso dispensa da tre anni dalle frequenze di Radio Base Agro e da Facebook. Un ottimo regalo di Natale

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alla radio al libro il percorso non è stato immediato, ma il successo del “Buongiorno di gioia” faceva presagire che prima o poi sarebbe arrivata la raccolta dei pensieri mattutini di don Antonio Mancuso. Dopo tre anni di trasmissioni su Radio Base Agro, il Centro Diocesano di Formazione pubblica un libro con i messaggi quotidiani di don Antonio, che nel frattempo hanno conquistato pure i social network. «Non mi aspettavo un tale successo – racconta don Mancuso – ne sono contento naturalmente». Cosa vuole offrire “Buongiorno di gioia”? «Non propongo una particolare filosofia di vita o nuovi ideali, ma solo il

Vangelo che è Gesù. I suoi insegnamenti resi vicini alla vita della gente». “Non un maestro di vita”, scrive il vescovo nella presentazione, ma “un compagno di strada”? «Non proporrei cose che io per primo non vivo. Desidero che mentre si leggono i miei messaggi le persone mi sentano come un fratello in cammino con loro». Un “Buongiorno” che miete tanti successi, molteplici sono i riscontri positivi: «Tante persone incontrandomi mi ringraziano del programma radiofonico, dicendomi che aspettano il mio messaggio per iniziare con fiducia la giornata, soprattutto per il commento alla Parola di Dio e per il “Buongiorno”

con il quale invito a metterla in pratica». Trecentosessantacinque pensieri, uno al giorno, che potrebbero essere un bel regalo di Natale? «Regalare questa raccolta – afferma il sacerdote – significa fare un regalo a se stessi, agli altri, e allo stesso tempo sostenere un’opera di solidarietà verso i fratelli più poveri». Il suo “Buongiorno di gioia” per il Natale? «Vivere in Dio. Come la Terra ha accolto la Salvezza, così il tuo cuore si apra alla fiducia, ad un cammino nuovo, alla speranza di poter essere, tu per primo, una persona migliore; capace di riconoscere il tuo tempo come il tempo di Dio, e con Lui, capace di amare». Sa. D’An.

Il bel canto strega l’Iraq

A Il gruppo di artisti italiani che si sono esibiti a Baghdad, al centro Anna Corvino

mbasciatrice della cultura italiana a Baghdad. Anna Corvino, affermato soprano nocerino, ha fatto parte del gruppo di artisti italiani esibitisi nella capitale irachena durante un evento promosso dal Ministero degli Esteri italiano e quello della Cultura iracheno. Millecento le persone che hanno assistito allo spettacolo nello sgangherato Teatro nazionale di Baghdad. Si è risposto agli orrori della guerra con l’arte e la bellezza della penisola. «Così nella sera drammatica di Baghdad avviene non solo un grande evento culturale là dove sembrano dominare solo la guerra e i suoi spettri, ma accade il segno chiaro della nostra vocazione nel mondo: siamo fatti tutti per cercare la bellezza» ha scritto Davide Rondoni in una cronaca dell’evento fatta per Avvenire.

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Foto Salvatore Alfano

Gio dioc rnata di In esana siem e

Protagonisti a confronto L’interessante dibattito sulla scuola promosso dalla nostra rivista in occasione della terza Giornata diocesana di Insieme ha messo intorno al tavolo i primi attori della formazione nell’Agro. Docenti, studenti, famiglie, dirigenti e Chiesa locale, nessuno si è tirato indietro davanti al tema: «In Formazione – Il punto sulla scuola nell’Agro». Ed è emersa la necessità di avviare una pastorale scolastica

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punti interessanti sono venuti fuori dall’incontro promosso da Insieme in occasione della terza Giornata diocesana dedicata alla rivista. Ci si rende sempre più conto dell’interesse che alcuni argomenti – lo scorso anno fu il volontariato – creano nella società. Quest’anno ad attirare l’attenzione di decine di persone convenute presso la curia vescovile è stata la scuola. Intorno a questo tema si sono aperte diverse tracce di lettura: dalla passione dei professori all’impegno degli studenti. Un confronto scaturito dalla serie

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di domande che sono state rivolte ai relatori della tavola rotonda, ma anche dalle esperienze e dai numeri raccontati nel dossier preparato dalla redazione per lo scorso numero del giornale. A spiegare il perché di questa scelta è stato don Silvio Longobardi, direttore editoriale della rivista: «Ogni anno scegliamo un tema che ha a che fare con la vita di tutti i giorni. La scuola – ha detto – a che fare con la nostra vita perché tutti ci siamo passati». La folta presenza di persone nella sala “Agostino


Pepe” ha avallato e confermato quanto detto da don Longobardi. Dopo l’interessante relazione di Antonietta Abete, coordinatrice di redazione, la quale ha illustrato i dati raccolti per il Primo Piano, ci sono stati gli interventi di Giuseppe Desideri, presidente nazionale dell’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici) e del Vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice. Assente, perché impegnata al Salone nazionale della scuola di Genova, l’assessore regionale all’istruzione Caterina Miraglia. Le relazioni non sono state tenute in maniera tradizionale, ma si sono sviluppate sull’input delle domande e delle esperienze portate da alcuni docenti, da due studentesse e da alcuni genitori. Abbiamo discusso degli stimoli dell’insegnante, che spesso si perdono nei meandri della burocrazia, piuttosto che del ruolo dei giovani cattolici nel confronto quotidiano con numerosi coetanei indifferenti al messaggio cristiano. Alla prima sollecitazione ha risposto Desideri, richiamando «alla passione dell’insegnamento, quella che deve essere continuamente ricercata». Alla seconda ha risposto il Vescovo: «Non si deve avere timore di testimoniare». Anche monsignor Giudice, nel sottolineare la riuscita dell’evento, ha parlato di passione: «Penso che nella scuola qualche volta manchi quello che stasera c’è qui: la passio educativa». Interessante l’esperienza portata dalla professoressa Rita Pastore, dirigente della scuola paritaria di ispirazione cattolica “Mons. Vincenzo Pastore” di Angri. Una realtà giovane che ha però dei punti di riferimento imprescindibili: quelli dell’educazione cristiana. Un gruppo di bambini che frequenta l’istituto

ha donato a monsignor Giudice un cartellone con alcune riflessioni sulla lettera che inviò per la scorsa Pasqua. Il presidente dell’AIMC ha ricordato il valore storico dell’associazione che presiede a livello nazionale, «non un sindacato», radicata in numerose città e attiva sotto l’aspetto sociale e culturale. Desideri rispetto all’attuale condizione del mondo dell’istruzione ha aggiunto: «Sulla scuola ci sono interpretazioni, non una lettura della realtà. Queste interpretazioni sono sempre condizionate da ideologie o da volontà di provocare delle conseguenze». Poca lealtà, dunque, da parte di coloro che se ne occupano. Il presidente AIMC ha anche fatto il punto sull’estensione dell’obbligatorietà scolastica, essendo stato un componente della commissione ministeriale che studiò l’allargamento. «Una buona idea, un ottimo strumento» ha detto, ma che poi non è stata sostenuta con le giuste e adeguate iniziative. L’incontro è servito anche a confrontarsi sulla realtà scolastica della Valle del Sarno. Ampio spazio del dossier è stato dedicato alle scuole cattoliche, una realtà che vede protagonisti circa 1500 alunni, e ai docenti di religione. Una cartina di tornasole che ha suscitato nuove intuizioni per il Vescovo: «Il dossier sulla scuola – ha detto monsignor Giudice – mi sembra una fotografia meravigliosa per iniziare una pastorale scolastica». Chissà che in Diocesi non si cominci a parlare in maniera sinergica di scuola per riorganizzare un settore che ha bisogno di molte attenzioni. È qui, infatti, che si consolida il presente e si costruisce il futuro. Salvatore D’Angelo

Foto Salvatore Alfano

I bambini della scuola “Mons. Vincenzo Pastore” hanno regalato un cartellone al vescovo Giuseppe

Da sinistra: don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme, Giuseppe Desideri, presidente AIMC, Mons. Giuseppe Giudice, vescovo di Nocera - Sarno, Antonietta Abete, coordinatrice redazione Insieme, Salvatore D’Angelo, giornalista

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Come curare il cancro Al “Pascale” di Napoli un’equipe di medici sta studiando l’efficacia di alcune terapie per evitare ai pazienti lunghi trattamenti che potrebbero risultare inutili

Dottor Antonio Avallone, responsabile ricerca Istituto “Pascale”

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ttimizzare i farmaci per la cura ed il trattamento di alcuni tumori. È l’obiettivo di alcuni esperti del “Pascale” di Napoli, coordinati dal Responsabile trattamenti multidisciplinari neoplasie gastroenteriche dell’Istituto Nazionale Tumori, Antonio Avallone. Secondo i medici, percorsi specifici abbinati ad un miglioramento delle abitudini fisiche ed alimentari potrebbero portare ad una minore incidenza di alcune malattie. La bontà dell’iniziativa ha fatto sì che il Ministero della Salute puntasse su essa con dei finanziamenti. Dottor Avallone da dove nasce questo progetto? Da un bando pubblicato nel 2010, il cui iter è stato avviato ad aprile scorso. Sono coinvolti l’Istituto Pascale, in qualità di centro coordinatore, e alcune strutture partenopee, come il Policlinico e il Caldarelli. Qual’è lo scopo? Ottimizzare alcuni trattamenti nella malattia metastatica del colon retto. Non sono previsti nuovi farmaci, ma gli stessi utilizzati nel trattamento standard, con una sequenza e una combinazione differente che mira a migliorare il trattamento. Il progetto si prefigge anche, attraverso una serie di valutazioni molecolari, di poter individuare in maniera precoce i pazienti responsivi.

i pazienti con tumore del colon-retto metastatico, determina una maggiore attività e anche una ridotta tossicità. E allo stesso tempo avere una pletora di informazioni per riuscire a stabilire se è possibile selezionare chi può beneficiarne.

Quale vantaggio? Se riusciamo a prevedere in maniera adeguata chi ne beneficerà, si eviteranno trattamenti inutili. Ciò porta quindi ad un’ottimizzazione delle terapie e ad una riduzione dei costi.

Se il progetto andrà a buon fine quali saranno i riscontri? I risultati positivi vengono presentati durante i congressi delle società scientifiche. Se sono convincenti possono avere immediate ripercussioni. Nel nostro caso parliamo di farmaci già in commercio, cambierebbe solo la modalità di somministrazione.

Quali sono le tempistiche? Il progetto è triennale. Al termine dell’iter dovremmo avere sufficienti dati su circa 250 pazienti su cui riuscire a stabilire se questa modalità differente, che riguarda

I progetti portati avanti sono comunque pochi, il motivo risiede nel costo elevato della ricerca? L’ostacolo più grande è rappresentato dal poco spazio occupato dalla ricerca pubblica. Questo fa sì che in

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Intervento eccezionale a Nocera

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er sessanta anni ha visto poco o niente. Era costretto a camminare con la testa reclinata all’indietro. Poi una visita specialistica nell’ambulatorio di oculistica dell’ospedale di Nocera Inferiore gli ha cambiato la vita. Nel giro di quindici giorni il professor Francesco Pellegri-

no, primario oculista dell’Umberto I, lo ha visitato e preparato per l’intervento. L’uomo, Bernardino Soglia, residente a Mercato San Severino, era affetto da paralisi del muscolo elevatore: non riusciva ad aprire gli occhi. Il professor Pellegrino ha applicato sul paziente una tecnica appresa a Pari-

gi. L’oculista ha collegato il muscolo paralizzato a quello della fronte con un tendine prelevato dalla coscia. Si è trattato di un lavoro d’equipe. A prelevare il tendine, infatti, è stato il direttore dell’ortopedia di viale San Francesco, Giampaolo Troise. Sa. D’An.

campo medico le ricerche finiscano per essere private e finalizzate agli interessi commerciali. La soluzione potrebbe essere rappresentata dalla creazione di un sistema ibrido, dove le due componenti possano integrarsi. In Italia come è finanziata a ricerca? Vengono stanziati 300 milioni di euro. Di questi il ministero prevede che una parte sia co-finanziata dalle Regioni. In realtà c’è scarsa lungimiranza. La ricerca in un Paese, similmente alla difesa, è un assetto strategico. L’Istituto “Pascale” di Napoli

È ormai risaputo che i tumori sono in crescita, in particolare in Campania. È in crescita anche la prevenzione dei cittadini, gli screening? Gli screening, quelli che si sono dimostrati davvero efficaci, sono sempre frutto di una politica sanitaria. Per cui laddove funziona l’assistenza sanitaria e un’adeguata politica sanitaria, funziona anche la prevenzione, che è comunque l’aspetto fondamentale per una diagnosi precoce e per ridurre in questo modo l’incidenza e la

Visita in caserma

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l Club Lions “San Valentino Sarnica Gens” in visita al Battaglione Trasmissioni “Vulture” di Nocera Inferiore. A rappresentare il Club Lions, il Presidente Donato Vespa, il segretario Ciro Robustelli e numerosi soci, tra cui Angelica Sarno, Vincenzo Salerno e Nicola Basile, che ha moderato l’incontro. Nel corso del meeting il Comandante del Battaglione di stanza nella caserma “Libroia” ha illustrato la storia ed i compiti istituzionali del Reparto. Ha poi accordato al Club “San Valentino Sarnica Gens” piena disponibilità a sostenere e contribuire alle iniziative che lo stesso vorrà proporre al Comando del Battaglione.

mortalità per cancro. Qual è il problema maggiore da affrontare oggi? Gestire i processi di conoscenza e gestire in maniera adeguata le risorse che si hanno a disposizione. Ci sono sempre più farmaci efficaci, ma molto costosi. Occorre utilizzarli in maniera adeguata. Ci sono interessi economici che, in particolare nelle terapie di supporto, fanno lievitare i costi. E molte volte questi farmaci vengono prescritti in modo improprio perché c’è una spinta di marketing alle spalle. È utopico pensare a farmaci a basso costo realmente efficaci? Se pensiamo al tumore al colon-retto, appena 15 anni fa la sopravvivenza media, avendo a disposizione un solo farmaco, era di un anno. Oggi supera i due anni e i farmaci sono aumentati. Ciò testimonia come gli ultimi anni abbiano segnato un enorme processo di conoscenza. Ci si è resi conto che il tumore è estremamente complesso. Sempre più si attueranno in futuro, più che dei trattamenti, delle strategie terapeutiche, che saranno personalizzate. Questa è la differenza sostanziale: non avremo un trattamento che va bene per tutti. Ma dei trattamenti mirati. Necessarie saranno, inoltre, le campagne di prevenzione. Mino Pepe Insieme - Dicembre 2012

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redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Una strada per Giuseppe Piani La città di Sarno ricorda il carabiniere vittima del dovere e Medaglia d’Oro al valore civile, ucciso mentre era in servizio nel 1967

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l Comune di Sarno ha reso onore alla memoria di un uomo che ha sacrificato la vita per i propri ideali e per il proprio lavoro. Il suo nome è Giuseppe Piani, nato nel 1929 a Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina. Il carabiniere Piani fu ferito mortalmente nel 1967, durante un’importante azione contro la criminalità, per mano di un pregiudicato. Una morte straziante ma coraggiosa, drammatica ma emblematica. Lavorava presso la Squadra di Polizia Giudiziaria di Torre del Greco (NA). La sua esistenza è legata alla Città di Sarno da una storia di amore puro e sincero: egli, infatti, sposò nel 1959 la sarnese Vittoria Cerrato. Da allora Sarno divenne la loro città. Dal loro amore nacquero due bambine: Carmelinda ed Antonietta. Sabato 10 novembre l’amministrazione Mancusi ha voluto ricordare questo eroe. È stata così intitolata all’appuntato Piani, vittima del dovere e Medaglia d’Oro al valore civile, la strada che collega il prolungamento Mattotti a via Lavorate. Una manifestazione commuovente. Pregnanti e sentiti gli interventi del sindaco, Amilcare Mancusi e del Colonnello dei Carabinieri, De Luca. Entrambi hanno aiutato la vedova Piani a scoprire la targa di intitolazione della strada, poi benedetta da mons. Mario Ceneri. Presenti, oltre ai familiari di Giuseppe Piani, una folta rappresentanza delle Forze dell’Ordine e dell’Amministrazione comunale, nonché una bellissima delegazione di studenti delle scuole sarnesi e molti cittadini. L’Amministrazione Mancusi aveva già onorato le Forze dell’Ordine con l’intitolazione dello Stadio comunale di Lavorate ad

Eleno Aniello Viscardi, giovanissimo poliziotto sarnese ucciso ad appena 25 anni nel novembre del 1981 da due terroristi appartenenti a Prima Linea. «Devono essere le persone come Giuseppe Piani i veri eroi del nostro tempo. Non falsi miti, ma onesti lavoratori e cittadini esemplari pronti a donare alla patria la propria vita, in nome degli alti valori che dovremmo tutti riscoprire nei piccoli-grandi gesti della quotidianità» ha detto il primo cittadino. «Onore, dunque, ad un cittadino che pur non essendo nato a Sarno, scelse la nostra Città come focolare domestico per far crescere la sua famiglia, nota dorata di una vita spezzata prematuramente e tragicamente». Dopo la cerimonia c’è stato un momento conviviale offerto dal Bar-Pasticceria “Dulcis in Fundo”. L’amministrazione ringrazia, inoltre, per la collaborazione, il Condominio “Parco delle Rose” e l’Amministratore Giuseppe Amato.

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Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

Lavoriamo!

Maltese, ma non di Malta… di Gabriella Calenda*

Opportunità per giovani professionisti Campania Innovazione S.p.A. promuove Creative Factory, un sistema di servizi ed opportunità a sostegno della creazione d’impresa e di valorizzazione di idee innovative di prodotto e di servizio. Per informazioni www.giovani.regione.campania.it. La Ferrero ricerca per assunzione diverse figure professionali per la sede italiana e lussemburghese. Per informazioni si consiglia di consultare www.ferrerocareers.com. Anche la Clementoni, azienda di giochi, cerca personale, chiunque fosse interessato può inviare il proprio curriculum a: job@clementoni.it. La Fotocom ricerca 25 fotografi per villaggi turistici e strutture sportive per paesi europei e non. Inviare entro il 28 dicembre il CV in lingua Italiana corredato da fotografia del candidato in primo piano e piano intero a fotocomgroup@libero.it.

Foto Alfonso Califano

I giornalisti prima di scendere in campo

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iao a tutti i miei amici amanti degli animali! Questo mese parleremo della razza maltese. È tra quelle più diffuse nell’ultimo periodo, insieme al Pinscher ed al Chihuahua. Anche se non è passata mai di moda. Infatti è da sempre stato il cane da compagnia per antonomasia di nobili e aristocratici. Il maltese non è originario di Malta, come potrebbe far intendere il nome, ma delle coste italiane. Alcuni studiosi parlano di gruppi di cani molto simili al Maltese presenti in Sicilia, in un paese di nome Melita. Da qui erano esportati cani di nome “Canis Meliteri”, tradotto poi in maltese. Razza molto elegante, con un pelo lungo e bianco, il maltese ha la pelle di un colore rosa intenso a volte leggermente pigmentata. La sua particolarità è l’andatura rasoterra. Al trotto pare che rotoli. Ha un temperamento vivace, molto giocherellone ed un po’ provocatore. Necessita di un’educazione rigorosa! È un cane che può vivere tranquillamente in appartamento, non in solitudine però. Ha bisogno di continue spazzolature. Attenzione anche alla pulizia accurata di orecchie ed occhi. È il tipico cane da compagnia, consigliato anche come compagno di giochi per i bambini. Per qualsiasi domanda non esitate a contattarmi all’indirizzo e-mail gabriella.calenda@libero.it. Un saluto a tutti! *Medico veterinario

I giornalisti sportivi danno il buon esempio

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o scorso 28 ottobre si è giocata la gara fra Nocerina e Paganese. L’atteso derby dell’Agro, che non si disputava in campionato da oltre vent’anni, è stato relegato a Chieti, senza pubblico e solo con una diretta tv ad alleviare il dispiacere di due intere comunità. A lanciare un segnale distensivo, nei giorni precedenti, erano stati i giornalisti che quotidianamente seguono le geste della Nocerina e della Paganese, che si sono affrontati in un

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antipasto del derby in “scala ridotta”. Si è giocato su un campo di calcio a 5, a porte rigorosamente aperte e in un clima di goliardia e cordialità, che ha unito oltre venti colleghi dell’Agro, rappresentanti della parte sana (la stragrande maggioranza) delle due città. Il derby è stato vinto, come quello reale, dai giornalisti di Pagani per 8-5, ma chi ha vinto è stato lo sport ed il divertimento. Di notevole importanza il “terzo tempo”, disputato attorno a un tavolo imprezio-

sito da ricordi e aneddoti. È partito così il processo di sensibilizzazione per non privare più i tifosi veri di assistere a una gara così bella. Segnali, però, devono arrivare anche da chi scende realmente in campo. I tifosi della Nocerina, infatti, non hanno gradito l’esultanza di Scarpa che, dopo il suo primo gol, si è tolto la maglia ed ha tirato fuori quella del Savoia, sua squadra del cuore ma acerrima rivale dei rossoneri. Danilo Sorrentino



SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

Libri che pesano troppo... non solo nello zaino

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vo per 20 libri 372,60 euro. uella dei testi scolaPrezzi alti, edizioni Maddalena Bruno, madre di tre rastici è una spesa che che cambiano in gazzi di 14, 11 e 9 anni si fa portaogni anno, puntualvoce di tutti quei genitori che non mente, devono affroncontinuazione, cd-rom si lasciano intimorire dai prezzi ectare milioni di famiglie che fanno aumentare cessivi dei libri, ma si rimboccano e con non poche difficoltà. Infatti il prezzo del volume. le maniche per trovare una valida accade spesso che i libri pesino soluzione che possa alleggerire molto, troppo, e non solo nelle borEcco come Maddalena queste spese salate. «Per ovviare al se dei giovani studenti, ma anche Bruno, mamma di tre problema del caro prezzo dei testi sull’intero bilancio familiare. Studidattici ho sfruttato quello che io diare costa, parliamoci chiaro, e il giovani studenti, cerca chiamo book sharing; condivisio“corredo scolastico” prevede non di alleggerire queste ne dei libri” - afferma Maddalena solo dispendiosi volumi ma anche spese salate con voce cordiale -. Parlando con materiale didattico; penne, matidelle amiche, ci siamo ritrovate a te, astucci, quaderni, zaini nuovi condividere la stessa opinione: i libri costano davvero di zecca… perché anche le piccole cose, in tempo di troppo, ed è difficile ricoprire tutte le spese richieste crisi, gravano sulle spese complessive delle famiglie. dalla scuola. Per questo, abbiamo pensato di metteSi consideri che in molte scuole i paletti imposti dal re tutte in comune i volumi utilizzati dai nostri figli Ministero al costo complessivo dei libri di studio sono in precedenza, per poi scambiarli tra noi… Quando saltati e i tetti di spesa previsti non vengono rispettati questo è possibile, ovviamente! Sì, perché si deve anda una classe su due. Non c’è dunque da meravigliarsi che tener conto che ogni anno o quasi c’è un’edizione se i genitori avvertono una strana orticaria trovandosi nuova e aggiornata dello stesso testo anche se poi il davanti agli occhi un elenco del genere (cfr tabella). contenuto non cambia, se non in minima parte. O, Si tratta dell’elenco dei libri di testo adottati da una ancora, spesso i testi, soprattutto quelli delle scuoclasse della Scuola media Criscuolo, costo complessi-

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I libri di testo di una classe della scuola media “Criscuolo” di Pagani MATERIA

COSTO

EDITORE

STORIA GEOGRAFIA ANTOLOGIA ITALIANO GRAMMATICA MATEMATICA MATEMATICA INGLESE INGLESE SCIENZE SCIENZE SCIENZE SCIENZE TECNOLOGIA ARTE E IMMAGINE ED. FISICA MUSICA RELIGIONE FRANCESE ED. CIVICA

25,00 19,00 25,20 12,00 25,20 22,60 22,60 14,00 20,90 10,30 10,30 10,30 10,30 20,00 32,30 16,00 29,40 9,30 19,30 18,60

A. MONDADORI SCUOLA GIUNTI SCUOLA A. MONDADORI SCUOLA LOESCHER EDITORI ZANICHELLI FABBRI SCUOLA FABBRI SCUOLA SIMONE PER LA SCUOLA ELI IL CAPITELLO IL CAPITELLO IL CAPITELLO IL CAPITELLO MURSIA SCUOLA PETRINI ZANICHELLI PARAVIA SEI LOESCHER EDITORE ZANICHELLI

Tot. 372,60 le medie, sono integrati con cd-rom che concorrono all’aumento del prezzo del volume e che, nella maggior parte dei casi, non vengono neanche utilizzati». L’anno scorso Maddalena, come tante altre mamme del comune di Nocera Inf., ha dovuto far fronte anche alla spesa aggiuntiva dei libri di testo delle scuole elementari, di solito gratuiti, a causa della mancanza di fondi normalmente messi a disposizione dalla regione per tutte le librerie. Numerosissime sono le mamme ancora in attesa di un rimborso, o che hanno ricevuto buoni sconto da spendere per il materiale didattico. Il problema del caro-libri è dunque sicuramente tangibile nella realtà del nostro Agro, e non solo. Ogni genitore s’inventa come può soluzioni convenienti per far sì che nello zaino di suo figlio non manchi davvero nulla, perché possono cambiare prezzi, copertine, edizioni, ma il valore dell’istruzione dei ragazzi di oggi… quello non cambierà mai! Certo, sarebbe auspicabile che docenti e dirigenti scolastici tenessero maggiormente in conto le esigenze delle famiglie, permettendo ai ragazzi di usare vecchie edizioni, quando queste si differenziano poco dalle nuove, e scegliendo testi di case editrici non troppo costosi. Martina Grimaldi

Dalla Parola alle parole Lo scorso 17 novembre il vescovo Giuseppe Giudice ha visitato il Liceo classico G.B. Vico di Nocera Inferiore Il 17 novembre il vescovo Giudice è stato accolto nella sede centrale del Liceo classico G.B. Vico di Nocera Inferiore, investito per l’occasione da un clima di giubilo e serenità. Erano le ore 10.30 quando Mons. Giuseppe ha preso posto nell’aula magna del Liceo, affiancato dalla dirigente scolastica Teresa Di Caprio ed alcuni professori dell’istituto. È stata un’ esperienza tutta nuova per gli studenti, entusiasti di incontrare il Pastore della Diocesi di Nocera - Sarno. Il vescovo Giuseppe ha parlato ai giovani in maniera semplice e diretta, lasciando trasparire lo spirito fanciullesco che è in lui. Dopo un viaggio a ritroso che ci ha permesso di ricordare la scuola di ieri, il Vescovo ha voluto parlare di tutto il buono che c’è nella scuola di oggi, realtà che conosce bene perché ha insegnato sia in quella pubblica che in quella privata. Il suo discorso colpisce, lo si legge negli occhi dei giovani affascinati dalle sue parole. Non esitano ad arrivare diverse domande, quelle che gli adolescenti si pongono nel segreto del loro cuore e che toccano il tema dell’ insicurezza, della paura, del timore della violenza. Alla fine, si alza un’alunna giunta dalla sede dell’indirizzo linguistico del G.B. Vico, si schiarisce un po’ la voce e chiede al Vescovo la sua presenza anche in succursale prima del periodo natalizio. Lui fa un gran sorriso e con garbo risponde di sì. Isabella Cascone

Il vescovo Giuseppe insieme alla dirigente Teresa Di Caprio, agli insegnati e agli studenti

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SCUOLA&UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Siamo giunti al quarto appuntamento con lo spazio dedicato alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo la tela L’uomo con la testa capovolta di Marc Chagall insieme alla canzone Un libero cercare di Teresa De Sio e Fabrizio De André

Studio, lente per guardare il mondo

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no dei più importanti filosofi dell’Ottocento, Feuerbach, in una delle sue massime più conosciute dice: «noi siamo quel che mangiamo». A dire il vero questa espressione non è che mi piaccia poi così tanto. Sarà perché non ne ho un bel ricordo affettivo, essendo stata una delle tracce del mio esame di maturità, nel 2011. Però mi sembra abbastanza adatta per sintetizzare un po’ la vita dello studente. Non so cosa spinse Feuerbach a parlare in questo modo: mi prendo una licenza filosofica e ne voglio dare una spiegazione totalmente personale. Noi potremmo essere ciò che mangiamo, la realtà con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Fra queste anche i libri e lo studio. Questi ci aprono nuove prospettive, ci permettono inevitabilmente di allargare gli orizzonti e, anche se spesso collidono con i nostri reali interessi, in qualche modo ci cambiano. Ognuno di noi cerca di guardare il mondo dalla sua prospettiva, anche se questa è contraria rispetto alla “massa”, come accade nel quadro L’uomo con la testa rovesciata. L’uomo in figura sembra mettersi al contrario rispetto al mondo, ma in realtà la sua è la prospettiva giusta (come scopriamo leggendo la firma del pittore, posta nella stessa direzione dello sguardo del protagonista). Questo accade anche nello studio, che può cambiare il modo di vedere o di pensare di una persona. Personalmente, non è stato il percorso di studio intrapreso a mutare i miei sogni e i progetti per il futuro: sono stati questi ultimi a cambiare il primo, che è stato modellato proprio per contenere ciò che ho in mente, sperando che coincida con i progetti di Qualcuno, più in alto. Spesso questo mi ha portato a compiere errori, ad inciampare durante il percorso. Ricordo il primo esame all’Università non passato. Era la prima vera bocciatura della mia vita, al Liceo neppure un brutto voto pesa così. All’inizio sembra tutto perduto, ti viene voglia di mollare tutto,

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«È un libero cercare una parola leggera che dica tutto col peso di niente e che ci sembri vera. E benvenuto sia ogni abbaglio del cuore, e benvenuto sia anche l’errore» da Un libero cercare di Teresa De Sio e Fabrizio De Andrè

Danilo Sorrentino Studente alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Salerno, è responsabile del gruppo giovanissimi di AC della parrocchia Gesù Risorto di Pagani. Una grande passione nella sua vita, il giornalismo sportivo.

però anche in questo caso bisogna essere forti e rialzarsi. Infatti non sbaglia solo chi non scende in campo, non osa, non ricerca. Nella canzone Un libero cercare, gli autori lo comprendono, capiscono che l’errore è frutto di una tensione del cuore. Tensione che avverto, perché si è in continua ricerca e scoperta del mondo. Bisogna sempre tenere fissi dei punti, quei fari che conducono al porto, anche se il mare è in tempesta e le correnti spingono altrove. La fede può essere uno di questi, perché possiamo testimoniare nella vita anche da studenti. Danilo Sorrentino



CHIESANELMONDO di Silvio Longobardi

François Hollande

Pluralismo bocciato

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La verità non dipende dalla legge

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ovembre 2012. Ha parlato chiaramente il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione. In un’intervista a L’Osservatore Romano ha criticato duramente l’iniziativa promossa dal Presidente francese Hollande che mira a riconoscere il matrimonio alle coppie omosessuali. “Comprendo che il legislatore voglia dare dei diritti a membri della società che soffrono per ingiustizie o discriminazioni. Ma non vedo come possa arrogarsi il diritto di cambiare il senso delle parole”. Il matrimonio è e resta “l’unione tra un uomo e una donna”. Le leggi non possono calpestare questa verità che è scritta nel cuore e nella carne. Questo giudizio, ha spiegato il porporato, non comporta alcuna forma di emarginazione: “Io, come anche altri preti, sono in dialogo con numerose persone omosessuali. Sanno che sono amate e che saranno sempre accolte”. Parole chiare, tanto più importanti in tempi come questi dove la verità rischia di essere annacquata. Il Vaticano II, invece, nella scia di sant’Agostino, invita a “distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona” (Gaudium et spes, 28). L’errore va condannato, l’errante va amato. Sempre e comunque.

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FOCHERINI

NOZZE GAY

on si capisce perché le scuole pubbliche statali non devono pagare l’IMU e quelle pubbliche non statali invece sì. Eppure, una legge dell’anno 2000 riconosceva il ruolo pubblico della scuola non statale e garantiva parità di trattamento. Cambiano i Governi ma continua, anzi s’intensifica la persecuzione contro le scuole paritarie. A vantaggio di chi? Non certo della libertà. Non si capisce perché ogni volta che nasce un giornale si dice che si allargano gli spazi della libertà e della democrazia; mentre guardiamo con indifferenza (se non addirittura con compiacimento) la chiusura delle scuole paritarie, espressione di quel pluralismo culturale che viene esaltato e promosso in tutti gli altri ambiti della vita sociale.

Giornalista e martire

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ovembre 2012. Sarà proclamato Beato con il titolo di martire il prossimo 15 giugno, a quasi settant’anni dalla morte avvenuta in un lager della Germania nazista. Parliamo di Odoardo Focherini, emiliano di Carpi (1907-1944). Cresciuto nell’Azione Cattolica, di cui fu anche Presidente diocesano, aveva maturato una fede che rischiarava ogni ambito della vita: la famiglia, il lavoro, l’impegno sociale. Nella tempesta della guerra e della follia nazista fu sempre in prima fila, mettendo a rischio la sua vita per salvare quella degli ebrei. Almeno un centinaio quelli che gli devono la vita. Dal lager tedesco scrive alla moglie, sui cui pesa il carico dei sette figli: “Fede e coraggio non mi mancano e ne chiedo ogni giorno al Signore per te che delle vicenda porti il carico più doloroso e pesante. E per te prego tanto tanto, più che per me che non abbisogno altro che di sapervi sicuri e tranquilli”.


CHIESALOCALE a cura della Redazione

Piedi stanchi prima di partire

Attendere è ascoltare

La prima Lectio del vescovo Giuseppe, lo scorso 14 novembre presso la parrocchia Sant’Alfredo di Sarno

Il messaggio per l’Avvento del vescovo Giuseppe

L’

È

inizio e la conclusione del Vangelo di Luca per la prima lectio divina diocesana, guidata dal vescovo Giudice lo scorso 14 novembre, presso la parrocchia Sant’Alfredo in Sarno. La scelta è quella di un Vangelo dove maggiormente compare il tema della preghiera, alla quale siamo tutti invitati con gli Orientamenti pastorali. Per tratteggiare la deriva che la Chiesa sta raggiungendo, citando Fabris, il Vescovo afferma che stiamo acquisendo “l’ideologia del supermercato”, dove ognuno entra per acquistare qualcosa o solo per guardarsi intorno in modo disinteressato. La riflessione prosegue sugli ostacoli che intralciano il cammino della fede, come ha domandato mons. Giudice: «Come mai i nostri piedi sono già stanchi prima di partire?». Tra gli impedimenti elencati dal Pastore della nostra Diocesi: la superstizione, l’idolatria, la divinazione, l’astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia, l’interpretazione dei sogni, la magia bianca e nera.

Conferito il Mandato a tutti gli Operatori Pastorali

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el giorno della Solennità della Dedicazione della Chiesa Cattedrale di San Prisco, il Vescovo ha voluto simbolicamente conferire il Mandato a tutti gli Operatori Pastorali designati dai parroci, consegnando loro l’opuscolo degli Orientamenti Pastorali. Le motivazioni sono spiegate dal nostro pastore nell’omelia: “A Cristo ogni Cattedrale appartiene. […] per Lui qui è riunita la ecclesìa, il popolo con il suo Vescovo, e a Lui innalza il suo inno di gloria e la sua gemente preghiera; e da Lui questo tempio acquista la sua misteriosa maestà. […] Qui, infine, guidati da Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, sostiamo nella carità per poi camminare nella Fede e nella Speranza, evangelizzati ed adatti all’evangelizzazione per questo nuovo tratto di strada, che lo Spirito ci dona ancora di percorrere insieme”.

stato diffuso, lo scorso 25 novembre, Solennità di Cristo Re dell’Universo, il Messaggio per l’Avvento del Vescovo Giuseppe Giudice. Il punto di partenza è una domanda antica ma sempre attuale: “Il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8). Per non farci cogliere impreparati, Mons. Giudice indica una strada, quella dell’Ascolto con l’orecchio teso “verso il cielo per ascoltare le cose di Dio e, nel contempo, verso la terra per ascoltare i gemiti, le sofferenze, i canti dei fratelli e delle sorelle che ci camminano accanto”. Attesa e ascolto: due atteggiamenti del cuore difficili da coltivare in una società frenetica come la nostra. Jean Debruynn, prete missionario francese, morto a Byblos nel Libano l’8 luglio 2006, in una bellissima poesia ha scritto : “Dio, / tu hai scelto di farti attendere / tutto il tempo di un Avvento. / Io non amo attendere. / Non amo attendere nelle file. / Non amo attendere il mio turno. / Non amo attendere il treno. / Non amo attendere prima di giudicare (…). “Ma tu Dio / tu hai scelto di farti attendere / il tempo di tutto un Avvento. Perché tu hai fatto dell’attesa / lo spazio della conversione”. (Jean Debruynne, Collectif, Ecoute, Seigneur, ma prière, Paris 1988). Ed è così che vuole incontrarci Colui che sempre ritorna: «Venendo - conclude il Vescovo, - Egli vuole trovare in ogni casa e in ogni Chiesa il cuore in ascolto, la tenerezza, la stretta di mano, lo sguardo che parla, la gioia di stare gratuitamente insieme. Vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode, come Maria, donna d’Avvento».

Per il testo completo del messaggio, visitate il sito www.diocesinocerasarno.org

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MONTE TABOR di p. Matteo Ferrari

Signore, insegnaci a pregare

Padre Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli. Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il PIB di Roma.

Questo mese ci soffermiamo sul numero 6 degli Orientamenti pastorali: Mons. Giudice invita la nostra Chiesa locale e i presbiteri ad essere attenti alla Lectio Divina e alla preghiera Il vescovo Giuseppe ci chiede di essere alunni e maestri di preghiera cristiana. Come possiamo pregare in modo autentico? La preghiera è un’esperienza che per i cristiani deriva direttamente da Gesù. Come i suoi discepoli anche noi dobbiamo rivolgerci a lui chiedendogli di insegnarci a pregare (Lc 11,1). Nel giorno del nostro Battesimo ci è stata consegnata “la preghiera”, il Padre nostro, proprio per dirci che la preghiera non è una realtà che ci auto-costruiamo, ma un’esperienza che ci è donata e nella quale siamo chiamati ad entrare: la preghiera del Signore. I discepoli di Gesù gli chiedono di insegnare loro a pregare quando lo vedono raccolto in preghiera. É Gesù, come modello di preghiera, che ci può insegnare a pregare. In che modo pregava Gesù? Il Signore aveva innanzitutto dei momenti fissi di preghiera: preghiera personale, quando si alzava al mattino presto per andare in luoghi deserti, e preghiera comunitaria, quando si recava con i discepoli in sinagoga per la preghiera del sabato. Quindi una preghiera a due dimensioni, personale e comunitaria, ma anche una preghiera in momenti precisi, capaci di scandire e dare senso al tempo della giornata e della settimana. Questo è un primo aspetto della preghiera di Gesù che anche noi dovremmo imparare. In secondo luogo, la preghiera di Gesù non è principalmente una preghiera di domanda, per chiedere al Padre delle cose, ma un’esperienza di comunione. Nella preghiera Gesù vive la comunione con il Padre che è il fondamento e il senso di tutta la sua esistenza. Potremmo dire che per Gesù la preghiera è il momento nel quale leggere la propria esistenza con gli occhi di Dio, per scoprire qual è la volontà benevolente del Padre da incarnare giorno dopo giorno.

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«Dobbiamo insistere affinché le famiglie, le parrocchie, i monasteri, le case religiose, i gruppi, le associazioni e i movimenti ri-diventino autentiche Scuole di Preghiera, dove si impara a conoscere il Maestro e a stare con lui… per poi andare». Dagli Orientamenti pastorali, n.6

Mons. Giudice invita ad essere attenti alla Lectio Divina. Che cos’è e come possiamo viverla al meglio? La Lectio Divina è una modalità di leggere le Scritture, che anche il Vaticano II ha proposto a tutta la Chiesa (DV 25). Prima di tutto viene la lectio (lettura del testo), che consiste nel prendere il testo biblico della liturgia del giorno o della domenica, leggerlo con attenzione, magari facendosi aiutare dalle note della Bibbia o da qualche semplice commentario per comprendere i passi più difficili. Il secondo passo consiste nella meditatio (meditazione). Bisogna che lasciamo risuonare dentro di noi il testo letto e studiato, magari ripetendo più volte una frase o un’espressione che ci ha maggiormente colpito. Poi viene l’oratio (preghiera). Il rapporto con Dio per la fede cristiana è come “un dialogo tra amici” (cf. DV 2). La preghiera consiste nell’entrare in questo dialogo: ho ascoltato Dio che mi ha parlato attraverso le Scritture, ora rispondo con la lode, il ringraziamento, la supplicadomanda, secondo ciò che la lettura ha suscitato in me. Infine, l’ultimo passaggio è la contemplatio (contemplazione). Essa è un dono di Dio e consiste nell’entrare in quell’esperienza di comunione con il Padre, che Gesù stesso viveva nella preghiera. P. Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli



VITA ECCLESIALE Mons. Martinelli dal Papa. In basso il vescovo con i bambini (ANSA)

La “Primavera” vista dal Vescovo Martinelli

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escovo di una Chiesa missionaria alle prese prima con una dittatura, poi con la guerra civile ed oggi con la “Primavera araba”. Monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, pastore del Vicariato apostolico di Tripoli, in Libia, racconta i suoi 27 anni di ministero. Nato in Libia, è cresciuto all’ombra dell’ideale francescano nella Provincia Salernitano-Lucana che lo ha aiutato a «non avere pregiudizi nei confronti del mondo arabo musulmano».

Monsignor Giovanni Martinelli racconta la sua esperienza di Vicario Apostolico a Tripoli durante la tumultuosa transizione da Gheddafi al nuovo Governo. Sul dialogo con i musulmani afferma: «Basta con i pregiudizi»

Monsignor Martinelli guida una porzione di popolo cristiano particolare. Il Vicariato, infatti, non ha tutte le strutture così come si è abituati a conoscere e, soprattutto, non ha principalmente fedeli del posto: «La nostra è una Chiesa particolare perché formata essenzialmente dagli immigrati che vengono in Libia per lavoro. Ci sono più di 100 mila persone che operano al servizio delle compagnie petrolifere, negli ospedali, per conto di società di costruzioni, che fanno capo a noi». Una “diocesi speciale” ben inserita nel contesto locale: «Con la comunità araba musulmana abbiamo un rapporto diretto e di dialogo, quasi un’amicizia». Una Chiesa missionaria senza strutture di riferimento: «Non ci sono ospedali e scuole cattoliche, però il fatto stesso che i cristiani operano in questi organismi come medici ed in-

fermieri finisce con il diventare un aiuto che rispecchia la testimonianza cristiana». Più di un quarto di secolo, buona parte del quale passato sotto la dittatura del Comandante della Rivoluzione della Grande Jamāhīriyya: «Gheddafi certamente non garantiva tutti i diritti – racconta il presule –, adesso c’è una certa libertà di azione e promozione i cui effetti si vedranno nel tempo». Una situazione ancora di transizione: «Ci sono problemi legati alla riconciliazione tra le diverse tribù – continua monsignor Martinelli – e sappiamo bene che non ci può essere pace senza riconciliazione». Difficoltà che fanno presagire la fine prematura della cosiddetta “Primavera araba”: «Non è vero che sia finita. Volere una certa libertà nel Paese è stata una sfida del mondo arabo. Prima non era mai stato possibile farlo. Certo nulla è facile perché ci sono alcune ten-

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sioni. Penso la strada sia aperta. Non credo si rischi di finire nell’integralismo perché tutto sembra essere affrontato con una certa chiarezza di intenti. C’è volontà di voltare pagina». Per ora, dunque, si cerca di continuare a percorrere la nuova strada. Anche nei rapporti con il nuovo Governo: «Vediamo che c’è voglia di confrontarsi. Certo – spiega il Vescovo – non abbiamo ancora definito tutte le cose, ma il fatto stesso di essere lì, che non siamo stati buttati fuori, è una cosa positiva che ci fa sperare in un dialogo fruttuoso». Importante per monsignor Martinelli è stata l’esperienza francescana: «L’ideale di San Francesco è grande, meraviglioso, ci aiuta a superare le difficoltà, sopratutto i pregiudizi nei confronti del mondo arabo musulmano. Tante cose, piano piano, saranno affrontate con coraggio. C’è la volontà sia per affrontare il dialogo sia per aiutarsi vicendevolmente a trovare strade buone».

Pace che nel mondo musulmano viene associata al Natale: «Questo è il significato che abbiamo cercato e continueremo a dare in un contesto come questo». Mentre la guerra è ancora percepibile: «Le conseguenze le abbiamo sentite e si sentono ancora. Purtroppo se non c’è una pace possibile e stabile la guerra comporterà sempre una situazione difficile tra le famiglie. Come Chiesa locale cerchiamo di far prendere coscienza alla comunità cristiana internazionale dei problemi esistenti chiedendo di darci una mano». Un sostegno in più dovrebbe esserci per gli immigrati: «Abbiamo masse di persone che passano per la Libia e cercano di venire in Europa. In tanti non ce la fanno. Restano nel Paese e dobbiamo soccorrerli sul piano materiale e spirituale, aiutarli a guardare il futuro con serenità. È un problema grave. È una sfida forte. In questo – chiede monsignor Martinelli – la comunità internazionale dovrebbe esserci più vicino».

Si sente la pressione mondiale, l’interesse dell’Occidente inteso come voglia di aiutare il Paese? «Lo si percepisce anche se il problema è che l’Occidente non è sempre chiaro nelle sue intenzioni. Mi riferisco a chi non viene in Libia solamente per fini filantropici e la cosa risalta nella comunità locale». Tensione acuitasi durante i bombardamenti: «Abbiamo accettato le bombe – ricorda il Vescovo – anche se con tanta amarezza abbiamo constatato che venivano dall’Europa. Abbiamo lottato perché tante sofferenze fossero evitate. Abbiamo invocato anche l’aiuto della Chiesa, però purtroppo non è stato sempre facile. Ormai spero la pagina sia girata, resta da vedere se c’è la volontà e la capacità di ritrovare la pace».

Una situazione ancora molto complessa e compromessa, ma la speranza è la forza che consente di andare avanti: «Bisogna essere positivi con i musulmani. Non avere disprezzo. Mai. Credo che l’Islam può e deve fronteggiare questa situazione difficile, in accordo anche con i cristiani, donando al Paese la serenità e la pace di cui ha bisogno. Vedo che la società musulmana cambia, sta diventando una forza straordinaria che può mettersi in dialogo con i cristiani, ma noi dobbiamo avere meno pregiudizi e il coraggio di affrontare le cose con serenità». Salvatore D’Angelo


Il gruppo di sacerdoti e diaconi che ha partecipato agli esercizi insieme al vescovo Giuseppe

Il silenzio e la roccia

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Come le ultime rose ancora fresche ono diversi i sentimenti e Dal 5 al 9 novembre, in questa estate di S. Martino. le sensazioni, direi gli atil clero diocesano Ha “parlato” l’anziano sacerdote teggiamenti interiori, nei che, pieno d’anni e d’esperienza, confronti di questa pratica ha vissuto gli Esercizi lentamente sgranando un “devozionale” resa quasi obbligatospirituali nella stupenda avanza rosario tra quelle dita che hanno ria per il clero e consigliabile anche cornice del Getsemani quotidianamente toccato il divino, ai laici. nel sacrificio eucaristico. Ha “parOccorre sempre uno sforzo interiodi Paestum. Il racconto lato” il giovane prossimo alla meta, re, una decisione chiara per poter di quei giorni attraverso “fingendosi infiniti spazi al di là di immettersi, per circa una settimaquesti”, con lo sguardo rivolto ad na, in questa atmosfera particolare. la penna di don un cielo a tratti nuvoloso, con uno Ed ho trovato un tema “personale” Natalino Gentile sprazzo di luce che attraversa il in un testo capitatomi tra le mani. grande cerchio bronzeo della Madonna della luna, posta È l’Excidius Urbis Romae di S. Agostino (in riferimento all’ingresso del santuario. al “sacco” di Roma da parte di Alarico nel 410). Leggo il Ha “parlato” il prete adulto che con taccuino e penna titolo di uno dei capitoli: “Roma corrigitur non deletur!” È segna i passi più importanti di quanto va ascoltando una specie di fulminazione: se voglio raccogliere i frutti nelle meditazioni, raccogliendo semi di conoscenza e di degli Esercizi devo mettermi su questa lunghezza d’oncontemplazione che fioriranno nelle attività pastorali, in da: perdonare, non esigere il castigo, essere misericoropere e testimonianza di una fede eloquente. Ha “parladioso per poter, ad invicem, essere perdonato, ottenere to” il vigile sguardo del Vescovo che guida gli Esercizi, a misericordia. Comincia così il mio cammino. volte vivace, a volte paterno, nella sua preoccupazione che l’ascolto diventi fede e la fede diventi parola, anzi la Attraverso il silenzio, il grande “silentium” che non è Parola, Cristo. mutismo o mancanza di comunicazione, ma intima relazione intersoggettiva che parla all’altro nel linguaggio Nella preghiera dell’Ufficio divino che raduna, quasi in della fede, traslata, nell’actio liturgica. una liturgia angelica, l’intero presbiterio, a significare “Ho creduto, perciò ho parlato”. È sempre questione di quell’armonia non solo di voci ma di cuori e sentimenti. fede. Ed in questo silenzio ho udito le voce di tanti. Ha Nell’ascolto delle varie meditazioni che diventano rugia“parlato” il giovane presbitero, ancora fresco di ordinada benedicente negli animi degli ascoltatori. Nella conzione, che passeggia nei viali ancora profumati d’estate.

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LA RIFLESSIONE Siamo noi la roccia

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ndubbiamente, al centro della chiesa sottostante, si viene colpiti da questa grande statua di Gesù nel Getsemani. Marmo bianco di Carrara per la testa e gli arti, rosso di Monte Amiata di Firenze per il corpo; ma quel che i più ignorano è l’origine di quella roccia su cui, disteso, soffre il Cristo e suda sangue. Proviene dalla vicina zona montuosa di Trentinara. È poca distanza da Capaccio, ma grande il significato biblico, teologico, ecclesiale. Noi siamo la roccia, la tenda, la casa, l’habitat in cui è calata la divinità, ricreando una simbiosi che non è un concetto filosofico ma esistenziale.

La statua di Gesù nel Getsemani

divisione del cibo, alla mensa comune, che, nonostante il brusio di chi fatica a registrare il silenzio, riesce anche a rigenerare il vivere sociale, quella che chiamiamo ecclesiologia. Ma è nella celebrazione eucaristica che si vive la comunione e la condivisione. E quale segno più simbolico e reale di quell’abbraccio del Padre ad ogni figlio sacerdote, allo scambio della pace, nella concelebrazione conclusiva? E nelle gocce d’acqua versate nel vino si sciolgono, nel silenzio della propria coscienza, i nodi e le incomprensioni, i piccoli rancori e le umane reazioni quando ci sentiamo incompresi. E nel cibarci dell’unico pane e nel bere all’unico calice siamo sostanzialmente trasformati: gli altri, con tutti i loro difetti e le loro virtù, siamo noi e noi, con tutti i nostri limiti e le buone inclinazioni, siamo gli altri. Potenza della fede e dell’amore. E tutto avviene nel silentium : “Dum medium silentium teneret omnia!”. E così, non distrutti ma corretti, torniamo a casa rinnovati e luminosi nella luce del superdono donato e ricevuto. don Natalino Gentile

Guardando il gruppo del Getsemani viene spontaneo un gesto, con una riflessione. L’usanza è antica. La parola adorazione proviene proprio dal movimento della mano di toccare l’oggetto sacro e portarlo alla bocca, ad ore. È il gesto più ancestrale che l’uomo ha usato per “mangiare” la divinità. I vari culti apotropaici e propiziatori delle antiche tribù sono traslati in quella manducatio mistica del nostro sacrificio eucaristico. “Chi mangia di questo pane e beve a questo calice avrà la vita” ci ricorda il Vangelo. E sia pure per un cinquantennio soltanto (ricordiamo che il Getsemani, come struttura, ha celebrato da poco le sue nozze d’oro, essendo nato nel 1959) migliaia di mani hanno toccato quella roccia, hanno levigato l’asperità di quel masso e l’hanno portato alla bocca, frammento ideale, suggellandolo con un bacio che solo la fede semplice dei nostri pellegrini conserva ancora nella sua evangelica espressione e purezza. Così la roccia cambia: diventa pietra di edificazione e non di scandalo, pietra di unione e non di separazione, pietra su cui possiamo e dobbiamo costruire la nostra casa. Torniamo a Betlemme, passando per Nazareth, sostando nella roccia del sepolcro. Riecheggia dolcissima l’eco dello sposo del Cantico dei cantici che, con struggente nostalgia, sospira: “Vieni, colomba mia, nelle fenditure della roccia…” Don Natalino Gentile

Esterno della struttura Insieme - Dicembre 2012

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“Un vuoto dentro come una finestra per dialogare con loro”, il messaggio di mons. Giudice lo scorso 17 novembre ai genitori di giovani scomparsi

Il ricordo dei figli in Cielo

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na chiesa gremita di persone e ricolma del ricordo di tanti giovani strappati alla vita: per il secondo anno mons. Giuseppe Giudice ha celebrato la Santa Messa in suffragio dei “figli in Cielo”, nella Concattedrale di Sarno. «È una Messa intima stasera. Senza spettacolo, come qualche volta succede quando muore un giovane» – afferma, alle prime battute dell’omelia, il vescovo e continua: «palloncini, magliette, tutto diventa uno spettacolo e neanche ci rendiamo conto della tragedia che stiamo vivendo. Poi le foglie se ne cadono e rimane la solitudine, il dolore, l’assenza, i nostri giovani che dormono al cimitero, le case vuote, le lacrime». A queste parole molti cenni d’assenso si catturano dai volti dell’assemblea. Il vescovo rivolge l’invito ai sacerdoti e agli operatori pastorali ad essere particolarmente presenti quando i riflettori si spengono sulle tragedie di tante famiglie. A percepire la sensibilità di mons. Giudice ci sono anche alcune mamme che per vincere il dolore della perdita hanno dato senso e compimento all’espressione solidarietà. Un gruppo spontaneo di madri che hanno creato una piccola rete. Spiega Antonietta Vastola: «più che di gruppo organizzato è più corretto parlare di una rete di amicizia che ci lega» – e prosegue – «una Messa in memoria di uno dei nostri figli, una telefonata di sera, il consiglio di una lettura sono le occasioni per sentirci vicine, perché ci accomuna un dolore esistenziale, che svuota alle radici». Antonietta fino a due anni fa non riusciva neanche a parlare, ora trova il coraggio di essere sostegno per altre persone che vivono il suo stesso dramma. Conclude così: «siamo grati al vescovo Giudice, perché non dimentica i nostri ragazzi. Noi così ci sentiamo accompagnate dalla Chiesa a vivere la nostra sofferenza».

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LA STORIA Tra gli ultimi banchi siedono Prisco e Maria Luisa, accanto a loro il dolore per aver perso la piccola Miriam di soli due giorni, esattamente il 17 novembre del 2010. È venerdì, Prisco si trova nella parrocchia di Santa Maria del Presepe per la consueta Adorazione Eucaristica e scova lì, per caso, il racconto del sacrificio di Giacobbe. Subito si affacciano mille interrogativi sul senso di quella lettura. Il giorno dopo, sua moglie viene ricoverata: è in gestosi. La bambina nasce, la sua vita così breve non lascia il tempo di amministrarle il Battesimo. A due anni dalla sua perdita, Maria Luisa ha gli occhi ancora pieni di lacrime e la sua bocca priva di parole. La coppia, però, partecipa all’Eucarestia e affida l’angoscia alla preghiera, lo smarrimento alla fede. Tante altre storie siedono senza far rumore l’una accanto all’altra. Il dolore per alcuni è ancora troppo vivo, raccontare è impossibile. Mariarosaria Petti

Le parole che arrivano al cuore Alla Celebrazione Eucaristica, tra le “mamme della rete” era presente anche Serena (il nome è di fantasia). Le parole dell’omelia di mons. Giudice l’hanno colpita profondamente. Ha pensato subito a suo marito a casa e al suo cuore indurito dal giorno della scomparsa di suo figlio. Da allora non ha più partecipato alla Santa Messa e non si è accostato ai sacramenti. Serena ha chiesto di poter avere una trascrizione dell’omelia, perché nelle parole del vescovo legge una speranza e prega affinché anche suo marito possa intravederla.


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla IV domenica di Avvento al Battesimo del Signore Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Te Deum

Padre. Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi.

Noi ti lodiamo, Dio ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico figlio,

Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. e lo Spirito Santo Paraclito. O Cristo, re della gloria, eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell’uomo. Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del

Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno.

23 dicembre 2012

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno C) Le letture “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso una città di Giuda” Prima lettura: Mi 5,1-4 Salmo: Sal 79 Seconda lettura: Eb 10,5-10 Vangelo: Lc 1,39-45 Il Vangelo Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». (cfr Lc 1,41-42.45) Colore liturgico: VIOLA

Piccolezza e umiltà: contro le regole del mondo Quarta domenica di Avvento: Dio degli eserciti, ritorna! Sì, il Figlio di Dio ritorna e sceglie la piccolezza, egli che è il Dio degli eserciti. Un piccolo corpo di un bambino racchiude l’eterno. Un piccolo villaggio, Betlemme, si fa paese di Dio. Una piccola e sterile donna, Elisabetta, esclama: Benedetta, Benedetto! Una piccola fanciulla, Maria, offre il suo corpo come teca per il corpo di Dio. Tutto è piccolo e povero nel Natale di Dio, perché tutto è grande e trasformato per il natale di ogni uomo. Beata Maria, teca dorata di Dio! Beati noi se, come Maria, ci facciamo teca che accoglie e porta il Figlio di Dio. Sarà di nuovo Natale!

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25 dicembre 2012

NATALE DEL SIGNORE (Solennità) Le letture (Messa della notte) “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” Prima lettura: Is 9,1-6 Salmo: Sal 95 Seconda lettura: Tt 2,11-14 Vangelo: Lc 2,1-14 Il Vangelo E l’angelo disse ai pastori: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (cfr Lc 2, 10-12) Colore liturgico: BIANCO

Oggi è nato! È una notte di luce che rifulge su un popolo che cammina nelle tenebre. È una notte di gioia, di quella gioia che nasce dalla festa del raccolto e dalla spartizione del bottino. È una notte di pace, perché ogni mantello intriso di sangue sarà bruciato. Luce, gioia, pace. Perché è nato un bambino, ci è stato dato un figlio. Il suo nome è: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Nella notte di Natale, confondendosi al coro degli Angeli, si innalza un canto nuovo perché nessuno è più solo, nessuno è orfano e abbandonato. Ma, nella fede, questa notte è un oggi: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. È l’oggi della fede! È il tuo Natale!

30 dicembre 2012

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (Anno C) Le letture “Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro” Prima lettura: 1Sam 1,20-22.24-28 Salmo: Sal 83 Seconda lettura: 1Gv 3,1-2.21-24 Vangelo: Lc 2,41-52 Il Vangelo Giuseppe e Maria trovarono Gesù nel tempio, in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». (cfr Lc 2, 46-49) Colore liturgico: BIANCO

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Come un presepe Contempliamo la Santa Famiglia nel presepe, la contempliamo esule e pellegrina, l’ammiriamo nel silenzio di Nazaret e nello splendore del Tempio. Famiglia santa perché al centro c’è Gesù. Santa perché Maria è obbediente nel rotolo della Parola. Santa perché Giuseppe è uomo giusto, pio e silenzioso. La Santa Famiglia… e le nostre famiglie. Riportiamo Gesù al centro, dopo che lo abbiamo ritrovato, peregrinando per tre giorni, tra i dottori del Tempio. Facciamo spazio alla Parola per imparare a vivere da figli e non da schiavi. Imitiamo il silenzio di Giuseppe per fare ciò che ci ordina l’Angelo. Allora sarà beato chi abita nella tua casa, perché trova in te il suo rifugio.


1 gennaio 2013

MARIA SS. MADRE DI DIO (Solennità) Le letture “Gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo” Prima lettura: Nm 6,22-27 Salmo: Sal 66 Seconda lettura: Gal 4,4-7 Vangelo: Lc 2,16-21 Il Vangelo In quel tempo i pastori andarono e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. (cfr Lc 2, 16-19) Colore liturgico: BIANCO

Un nuovo inizio. Nella gioia Nato da donna. Nel primo giorno del nuovo anno civile, la pace ha il volto di Maria che tiene fra le braccia Gesù, vera pace. Siamo invitati allo stupore mentre udiamo ciò che si dice de Bambino. Sono gli altri che parlano di lui e non la Madre. All’inizio del nuovo anno, il Volto di Dio è il Volto di un Bambino, Volto che risplende su di noi, Bambino che nasce come un nuovo anno. Maria medita e custodisce nel cuore: sorride. Giuseppe dialoga con il silenzio e sorride. Gesù, adagiato nella mangiatoia, tutti attende e sorride. L’augurio di questo “capo d’anno” è questo sorriso, che ci interroga: perché l’uomo oggi non sorride?

6 gennaio 2013

EPIFANIA DEL SIGNORE (Solennità) Le letture “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” Prima lettura: Is 60,1-6 Salmo: Sal 71 Seconda lettura: Ef 3,2-3a.5-6 Vangelo: Mt 2,1-12 Il Vangelo Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?». Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. (cfr Mt 2, 1-2.9-11) Colore liturgico: BIANCO

La fede è letizia Uno stuolo di cammelli ti invaderà. E i popoli, significati dai Magi, intraprendono il loro cammino verso Betlemme. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Il ministero della Grazia di Dio è che le genti siano chiamate in Cristo Gesù, chiamate a camminare nella fede. E da quel giorno vanno alla ricerca del Bambino, guidati da una stella, sorretti dalla Fede, animati dalla Speranza e corroborati dalla Carità. Vanno e… chi cerca trova! Lo trovano in una casa, in una famiglia. Dio abita in famiglia, Dio ha scelto una casa, Dio ha scelto il pianerottolo della mia storia. Ed è nella casa abitata da Gesù che si possono condividere i doni, come i Magi. Allora i lontani, cercatori di Dio, sono la mia carovana!

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13 gennaio 2013

BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno C)

La porta della fede non è mai chiusa

Le letture “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” Prima lettura: Is 40,1-5.9-11 Salmo: Sal 103 Seconda lettura: Tt 2,11-14; 3,4-7 Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Il Vangelo In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». (cfr Lc 3, 15-17) Colore liturgico: BIANCO

Costruisci sulle acque le tue alte dimore… Dio costruisce sulle acque del battesimo la nostra vita perché diventi dimora alta ed altra. La Porta della Fede si è aperta nel giorno delle nostre acque, quando è apparsa la Grazia di Dio e siamo stati abilitati a vivere con sobrietà, con giustizia e con pietà. Le acque del battesimo santificano perché Egli ci battezza in Spirito Santo e fuoco. Il battesimo è solo l’inizio del cammino, quando il cielo si apre e siamo amati nell’Amato. È solo l’inizio; il battesimo non è porta chiusa alle spalle, ma è una porta sempre aperta dinanzi a noi e ci vuole tutta la fatica della vita per chiamarci ed essere realmente suoi figli.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Davvero uguali perché diverse: per noi donne una questione di dignità

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ualcosa va fatto. Il silenzioso stillicidio di delitti con vittime al femminile, fa dell’Italia un Paese che necessita di un severo esame di coscienza. Ogni tre giorni una donna perde la vita per mano e volontà di un uomo. E quale uomo? Nella maggior parte dei casi quel dispensatore di morte è proprio colui che dovrebbe amarla come marito, fidanzato, fratello, figlio, amico. Quante gelosie ossessive, quanti complessi di inferiorità, quanto narcisismo maschile dietro quella barbarie. Quante donne stanche di subire, che avevano provato ad andarsene prima che la furia esplodesse, e invano avevano denunciato. Quante ragazze che si erano fidate ad aprire la porta – di casa e del cuore – al volto amico, la maschera preferita dall’orco. Quante madri e figlie che da anni attendevano il rientro di un padre padrone abbrutito... Sono storie che anche quando non uccidono annientano, tormenti che durano tutta una vita senza che la vitti-

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ma abbia coraggio di denunciarli, martirii accettati in silenzio proprio perché il carnefice è l’uomo che più ti è vicino e che magari continui a proteggere con quella speranza tutta al femminile di poterlo ancora cambiare... Se la donna è discriminata occorre agire sulle cause, intervenire su una sottocultura ancora presente, reagire con forza contro un’immagine che mina la dignità della donna. Come non rendersi conto che fin dall’adolescenza la figura femminile è fraintesa e snaturata? Diventare ‘donna’, secondo stereotipi che ci bombardano da ogni direzione significa rinunciare a esserlo veramente, deformare la nostra vera natura per compiacere canoni che ci vengono imposti ma in realtà non ci descrivono né ci appartengono. Siamo discriminate anche gni volta che una donna ricorre all’aborto perché nessuno tutela la sua maternità e fuga le sue solitudini. Ogni volta che, in nome di un mal riposto “femminismo”, è privata del suo vero diritto,

quello di dare la vita. Ogni volta che il suo utero è venduto. Lo siamo quando la sua bellezza diventa carne da esposizione, anziché mettere a frutto i suoi talenti. Quando punta sul corpo e non sulla persona tutta intera. Uccidiamo la donna che è in noi, sacrificandola per il maschio, dal quale esigiamo rispetto magari proprio mentre ci esibiamo nel modo peggiore. Riflesse su specchi deformanti, da tempo ci vergogniamo di mostrare la nostra anima femminile, troppo impegnate a essere uguali agli uomini, dimenticando che la vera parità l’avremo conquistata quando riusciremo, senza complessi, a essere diverse, come siamo, da loro. Insegniamo a farci rispettare, iniziando come madri dai nostri figli e dalle nostre figlie, educando a un’idea di donna da scriversi con la D maiuscola: la D di dignità. Lucia Bellaspiga (Da Avvenire del 25 novembre 2012)


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it

IL CALENDARIO 15 dicembre, ore 10,45, celebrazione Ospedale Umberto I Nocera Inferiore; ore 17:00, in curia, auguri con gli insegnanti di religione cattolica; ore 18:00, celebrazione Sant’Alfonso in Sarno 16 dicembre, ore 11:00, celebrazione nella parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera superiore; ore 17:00 ritiro con le religiose Monastero Santa Chiara di Nocera Inferiore; ore 20:00 ad Angri, Parrocchia Regina Pacis, consegna della Lettera di Natale ai giovani 18 dicembre, ore 10:00, incontro con i giovani del Liceo Galizia di Nocera Inferiore 20 dicembre, ore 10:00, celebrazione al carcere di Salerno – Fuorni 21 dicembre, ore 10:00, celebrazione alla clinica Villa dei Fiori di Pagani 23 dicembre, ore 11:00, celebrazione nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore 24 dicembre, ore 24:00 celebrazione della Veglia natalizia nella parrocchia Corpo di Cristo di Pagani 25 dicembre, ore 10:30, solenne Pontificale nella Cattedrale di Nocera Inferiore

27/28 dicembre, pellegrinaggio a Roma con i seminaristi 31 dicembre, ore 17:00, Canto del Te Deum in Cattedrale a Nocera Inferiore 5 gennaio, ore 16:30, ordinazione episcopale di monsignor Pasquale Cascio nel Santuario di San Gerardo a Materdomini di Caposele 6 gennaio, ore 10:00, professione monastica nel Monastero di Santa Chiara di Nocera Inferiore; ore 18:30, solenne Pontificale nella Concattedrale di Sarno. 8 gennaio, ore 9:00, ritiro del clero nella parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri 9 gennaio, ore 20:00, Lectio del Vescovo nella parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore 12 gennaio, ore 18:00, presa di possesso del nuovo Vescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, presso il santuario della Beata Vergine del Rosario 13 gennaio, ore 9:30, celebrazione nella parrocchia San Biagio in San Marzano sul Sarno; ore 18:30 celebrazione eucaristica e premiazione del Concorso presepiale presso il Santuario Gesù Bambino di Praga in Pagani


IN DIOCESI a cura della Caritas Diocesana

Sempre più famiglie finite nelle mani dei “cravattari” si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto. Il direttore, don Alessandro Cirillo, spiega i motivi di questo fenomeno e suggerisce: «Bisogna pensare prima di attivare nuovi finanziamenti che vi potrebbero indebitare fino al collo»

La piaga dell’usura

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ivere al di sopra delle proprie possibilità è stato ed è un “must” per le famiglie italiane. Il ricorso alle finanziarie è diventato una cosa normale, non più eccezionale. Non lo si fa per acquistare mobili, elettrodomestici e una macchina, beni che rientrano tra quelli essenziali. Per lungo tempo, infatti, tutto è stato alla portata, anche la cosa più cara e tecnologica, probabilmente pure superflua. Si è perso così il contatto con la realtà. La conquista degli oggetti più costosi, nonostante si trattasse di qualcosa al di sopra delle proprie possibilità, è stata soddisfatta con i finanziamenti. L’arrivo della crisi ha però spiazzato famiglie e singoli.

primato italiano, è ritornato tristemente di attualità. Anche la Caritas diocesana si è ritrovata a fronteggiarlo. «In un mese afferma il direttore - si sono rivolti a noi per problemi simili ben quattro persone. Noi li ascoltiamo e poi li aiutiamo a scegliere il percorso migliore per uscire dal baratro». Una strada che passa dall’ascolto all’aiuto concreto e alla denuncia: «Si sono presentati da noi anche persone con debiti di diverse decine di migliaia di euro. Noi - spiega don Cirillo - li ascoltiamo, in alcuni casi li indirizziamo alla Fondazione anti usura “San Giuseppe Moscati”, ma soprattutto cerchiamo di accompagnarli fuori da questo tunnel».

L’aumento della spesa corrente, che incide sul potere d’acquisto degli stipendi rimasti uguali, è stata una doccia fredda per quanti dovevano confrontarsi con rate medie e grandi, tanto che a fine mese in molti si sono ritrovati impossibilitati a pagarle. «Siamo davanti ad una situazione che costringe le famiglie a tirare la cinghia. La contrazione del potere d’acquisto - analizza don Alessandro Cirillo, direttore della Caritas diocesana - rende complicato arrivare alla terza settimana del mese».

Qualcuno chiede aiuto prima. Arrivano alla Caritas non solo persone finite nelle mani dei “cravattari”, ma anche famiglie consapevoli di essere arrivate al limite e che chiedono aiuto prima di impelagarsi in situazioni che possano condurre all’usura: «Le richieste sono le più varie e le vie d’uscita sono molteplici. Nei casi più semplici cerchiamo di provvedere autonomamente, altrimenti ci sono gli strumenti che la Caritas nazionale mette a disposizione». Purtroppo il vivere al di sopra delle proprie possibilità non è un atteggiamento superato. Si continua ad indebitarsi per comprare l’oggetto del desiderio. Per questo don Cirillo mette in guardia e suggerisce a tutti una riflessione: «Le famiglie facciano attenzione. Prima di soddisfare ogni richiesta, che il più delle volte arriva dai figli, si rendano conto del passo che compiono per non ritrovarsi indebitati fino al collo». Salvatore D’Angelo

La Campania detiene il primato italiano. In alcuni casi, chi si è trovato a secco di contanti e senza risparmi si è rivolto a familiari e conoscenti. Non sempre la risposta è stata positiva. Difficile anche rinegoziare mutui e finanziamenti. L’ultima spiaggia, per alcuni, è rimasta l’usura. Il fenomeno, che in Campania raggiunge percentuali altissime facendole conquistare il

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DAVANTI A DIO PER IL MONDO a cura dell’U.S.M.I. (Unione delle Superiori Maggiori d’Italia) diocesano

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Parte questo mese una rubrica, una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi. Visiteremo i singoli istituti per raccontarvi il profumo dei carismi che rendono più bella la Chiesa

Suor Feliciana Mastrangelo ci racconta il carisma delle suore di Nostra Signora di Fatima, giunte a Roccapiemonte nel 1964

Al cento Suor Feliciana insieme alle insegnanti e ai bambini della scuola

Un’oasi di preghiera e servizio

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l piccolo comune di Roccapiemonte custodisce la preghiera e le attività di una giovane Congregazione, le suore di Nostra Signora di Fatima, in via Santa Maria delle Grazie, 41. Era il 1964 quando don Mario Russotto chiamava un gruppo di suore a lavorare nelle opere parrocchiali di San Giovanni e presso il locale Asilo “Duca Enzo Ravaschieri-Fieschi”, il cui stabile sarà poi donato alle stesse dalla duchessa Ornella Ravaschieri-Fieschi-Scöenburg Waldenburg. Oggi la casa è stata ampliata grazie al lavoro infaticabile delle consorelle a servizio della cura dell’infanzia.

ALLE RADICI Un salto nel passato ci permette di arrivare alle radici della Congregazione, nata dalla volontà della signorina Giovannina Civetta, poi suor Maria Pia (prima Madre generale) e del sacerdote, don Pellegrino Iasiello, viceparroco in Valfortore. Fin da ragazza Giovannina sogna di consacrarsi, ma il lutto improvviso della madre la costringe al fianco del padre. L’anelito alla vita religiosa non si dissolve e l’incontro con padre Iasiello dà vita inizialmente ad una Pia Unione a Decorata, un villaggio a 12 chilometri di distanza da Castelvetere, nel beneventino. Una cornice simile alla Conca da Iria, dove la Madonna di Fatima apparve nel 1917. Con la professione delle prime suore, compresa la signorina Civetta, inizia il cammino per tutta l’Italia meridionale. Le suore portano il primo mattone per nuove case religiose in molte città: da Canosa, nel 1949 a Riccia di Campobasso nel 1950; da Accadia di Foggia nel 1951 a Gemini e Barletta nel 1952, per ricordarne solo alcune.

IL CARISMA La Congregazione è di vita apostolica e il carisma è rivolto alla diffusione del messaggio di Fatima, benevolmente descritto dalle parole dell’allora abate e ordinario della Diocesi della SS. Trinità di Cava, mons. Fausto M. Mezza osb: «Questi angeli che fanno e che debbono fare? Irradiare la luce di Fatima con la preghiera, il buon esempio, le opere di carità e di assistenza sociale, con la collaborazione ai parroci nell’insegnamento catechistico, nel canto sacro, nello svolgimento della liturgia». Compito oggi egregiamente svolto a Roccapiemonte, con la scuola materna e il sostegno alle parrocchie del territorio.

LA PROPOSTA VOCAZIONALE Nella casa di fondazione le suore di N. S. di Fatima organizzano periodicamente campi-scuola per accogliere giovani alla ricerca della propria vocazione. Racconta suor Feliciana Mastrangelo, sesta Madre generale: «Accogliamo ragazzi che cercano un luogo in cui riflettere sulle proprie scelte di vita, ma anche famiglie che vogliano vivere un momento di ristoro spirituale. Preghiamo per tutte le vocazione, in modo speciale per quelle rivolte alla vita consacrata». Un’oasi di preghiera e di servizio operosa e discreta raccontata, perché si possa iniziare a conoscere il valore della presenza delle religiose nella nostra Diocesi. Mariarosaria Petti Insieme - Dicembre 2012

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a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

Fate quello che egli vi dirà (Gv 2, 5) È questa la frase evangelica che ha accompagnato per tre anni il Sinodo dei Giovani (2003-2006), insieme al logo realizzato da Gennaro Cosimato per la PG. Il Sinodo nacque dall’esigenza di elaborare un progetto diocesano di PG per i giovani in tre tappe: ascoltare; annunciare e servire; testimoniare e dialogare.

Concorso “Un nuovo logo per la PG” Dopo dieci anni, un nuovo logo per la Pastorale Giovanile Diocesana

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al 2003 (anno dell’inizio dei lavori per il Sinodo dei Giovani), la Pastorale Giovanile della nostra diocesi ha camminato molto, abbiamo incontrato tanti volti e storie nei numerosi appuntamenti realizzati con i nostri Vescovi e le associazioni, i movimenti e i gruppi del nostro territorio. A distanza di dieci anni vogliamo rinnovare l’immagine della Pastorale Giovanile rappresentata dal logo e vogliamo che a realizzarlo e a sceglierlo siano proprio i giovani, attraverso il Concorso “Un nuovo logo per la PG”. Possono partecipare al concorso tutti i giovani della nostra diocesi dai 15 ai 35 anni, inviando il proprio disegno all’indirizzo email giovani@diocesinocerasarno.it entro il 6 gennaio 2013. In palio un buono libri del valore di € 100,00 e un abbonamento alla rivista diocesana Insieme.

Indicazioni per la realizzazione del logo Il disegno grafico deve essere il più semplice possibile sia nelle forme che nei contenuti per favorire l’immediatezza del messaggio e l’adattabilità ad ogni supporto (sito, carta intestata, stoffe, ecc.). Il logo deve essere rappresentativo della Pastorale Giovanile e della realtà dei Giovani dell’Agro Nocerino-Sarnese.

Ma che cos’è la Pastorale Giovanile?

PER NATALE, il vescovo scrive ai giovani Dopo aver scritto ai bambini e agli adolescenti, il Vescovo Giuseppe scrive ai giovani. Egli desidera consegnare la Lettera di Natale a tutti i giovani della diocesi, affidandola simbolicamente ai 72 ragazzi provenienti dalle 54 parrocchie diocesane. La consegna avverrà al termine di un viaggio in treno che toccherà alcune principali città dell’Agro e che si concluderà ad Angri nella parrocchia Regina Pacis. L’appuntamento è per domenica 16 dicembre sul treno metropolitano 21324 delle FFSS delle 19:29 da Nocera Superiore ad Angri.

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“La pastorale delle nuove generazioni costituisce il cuore stesso della missione evangelizzatrice della Chiesa. I giovani, in essa, non sono soggetti passivi ma vi prendono parte da veri protagonisti. La Chiesa italiana ha fatto della pastorale giovanile un’opzione primaria del suo apostolato. Papa Benedetto XVI invita a creare “una rete”, a unire le forze ed evitare i singolarismi: associazioni, scuole, movimenti e gruppi per una nuova evangelizzazione, una pastorale integrale! Una pastorale che non dimentichi il contenuto che vuole veicolare: Qualcuno e non qualcosa; una Persona e non una ideologia! Necessario è allora ricordare il centro di questa azione pastorale: l’incontro con Lui nella parola, nella preghiera nel servizio! In questo apostolato, infine, bisogna tenere conto di un principio fondamentale, il principio del granellino di senapa: grandi cose iniziano dal piccolo, non bisogna avere la pretesa di raggiungere subito grandi successi; è Dio che sa quando il granellino deve diventare pianta; la legge dei grandi numeri non è la legge del Vangelo!”. (Tratto dal discorso del cardinale Rylco al convegno di Pastorale giovanile del novembre 2007). Tutte le informazioni sul sito www.diocesinocerasarno.it Carmine Giordano


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

don Rosario Villani (S.S. Simone e Giuda, Nocera Inf.) ha festeggiato l’1 dicembre 62 anni; mons. Alfonso Raiola, per i 93 anni del 12 dicembre; don Michele Fusco (S. Giovanni Battista, Striano) spegne 64 candeline, il 18 dicembre; don Carmine Cialdini (S. M. di Costantinopoli, Angri) festeggia 30 anni, il 29 dicembre. I vostri propositi, primizie della vostra offerta, siano benedetti dal Signore. Auguri!

Padre Maurizio Buonocore (S. Francesco, Sarno), don Domenico D’Ambrosi (S. M. delle Grazie, Angri) e don Vincenzo Di Nardi (S. M. del Carmine, Pagani) hanno festeggiato il 7 dicembre rispettivamente 7, 34 e 16 anni di sacerdozio; padre Aldo D’Andria (S. Antonio di Padova, Poggiomarino) ha festeggiato il 7 dicembre 33 anni di ordinazione sacerdotale; don Giovanni Orlando (cappellano delle Suore Compassioniste di Angri) festeggia 45 anni di sacerdozio, il 17 dicembre; don Enrico Ascolese (Santa Maria del Carmine, Angri) festeggia 26 anni di sacerdozio, il 27 dicembre; don Gerardo Del Pezzo ricorda 56 anni di sacerdozio, il 30 dicembre. L’anniversario che festeggiate, dono della bontà di Dio, possa essere occasione per riconfermarvi sale della terra e luce del mondo.

Auguri di buon compleanno al nostro referente parrocchiale Fernando Faiella (San Giovanni Battista, Nocera Superiore), che festeggerà 31 anni, il 28 dicembre.

Fernando Faiella

Una augurio speciale a: Don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme, per aver compiuto 52 anni il 3 dicembre. Tutta la redazione formula i migliori auguri al direttore ed esprime la gratitudine per il suo lavoro instancabile e appassionato al servizio della comunicazione della buona notizia. Luigi Zorzoli e Sofia Russo (collaboratrice di Insieme) per la nascita del piccolo Emanuele lo scorso 3 dicembre. La redazione si unisce alla vostra gioia e prega affinché il vostro bambino possa crescere in età, sapienza e grazia alla scuola di Gesù.

Buon anniversario di ordinazione diaconale a: Don Salvatore Di Prisco, don Franco Ferraioli, don Gerardo Guastaferro, don Luigi Loreto, il 26 dicembre per i 14 anni di ordinazione diaconale. Nello stesso giorno festeggiano don Ivan Cerino, il nono anniversario e don Vincenzo Vergati, il ventesimo. Auguri!

Auguri di buon onomastico a: Don Aniello Mario Carillo (S. Matteo Apostolo, Sarno) il 14 dicembre; don Natale Gentile (Maria SS.ma Addolorata, San Potito) e padre Natalino Rauti (S. Alfonso, Pagani) il 25 dicembre. I santi, riflessi e immagini di Cristo nella Chiesa, vi spingano ad una più intima comunione con il Signore.

Agnese Senatore Agnese Senatore per la sua abilitazione forense. Il percorso per raggiungere questa meta non è stato sempre facile, ma ce l’hai fatta in maniera brillante. Riparti da qui per raggiungere altri numerosi traguardi, nel lavoro e nella vita privata. Auguri avvocato! Salvatore Nonna Genoveffa, lo scorso 23 novembre, ha compiuto 80 anni! Da mamma a bisnonna, sei per tutti noi un esempio di vita e di saggezza. Con lo sguardo sempre rivolto verso Cristo, ci hai insegnato ad affidarci al Signore nelle difficoltà e a ringraziarlo per i momenti di gioia. Infiniti auguri cara nonna per aver condiviso con noi questa meta importante. La famiglia

Nonna Genoveffa

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

S. M. Maddalena in Armillis Sant’Egidio del M. Albino

S.S. Apostoli Simone e Giuda Nocera Inferiore

Statue di San Nicola e Santa Maria delle Grazie

La parrocchia S.S. Apostoli Simone e Giuda

Festeggiamenti speciali in onore di San Nicola

L’officina delle idee a servizio della parrocchia

Tracce storiche della devozione al patrono della cittadina

Oggetti natalizi in vendita per sostenere le attività della comunità

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in dalla metà del 1500, nel centro storico di Sant’Egidio del Monte Albino si ha notizia della presenza della “Confraternita di San Nicola e del Corpo di Cristo” che regge la comunità dei fedeli della Cappella “Maria Santissima delle Grazie”. Il vescovo Nuzzi decise poi una divisione della stessa Cappella dall’antica Abbazia: due polmoni religiosi a lungo separati che riprendono insieme il cammino condividendo a luglio la festa in onore di Maria Santissima delle Grazie e a dicembre le celebrazioni per il patrono di Sant’Egidio, San Nicola. Dal 27 novembre al 5 dicembre si è svolto il tradizionale “novenario” dedicato a San Nicola da Bari. Successivamente, martedì 4 e mercoledì 5 dicembre, si sono celebrate le Sante Messe animate dalle comunità parrocchiali di San Lorenzo Martire e di San Antonio da Padova, ad Orta Loreto. Alle ore 18.00 di giovedì 6 dicembre, solennità del S. patrono San Nicola, la Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da mons. Giuseppe Giudice con la benedizione dei bambini. Lo stesso giorno, dalle ore 18.45, si è esibita la banda di Fanfare del decimo battaglione dei Carabinieri della Campania, prima in una festosa sfilata per le strade del centro storico e poi in un concerto in Abbazia. Lo stile musicale dei festeggiamenti è proseguito anche venerdì 7 dicembre alle ore 19.00 con la II edizione della rassegna di Cori polifonici “Cantate inni al Signore, cantate inni”, curata dalla maestra Rosaria Fiocco, direttrice della Corale Millenium della stessa Abbazia di Sant’Egidio. Maria Ermelinda Di Lieto

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n occasione delle festività natalizie, è stato allestito, presso la parrocchia S.S. Simone e Giuda di Nocera Inferiore, uno stand di manufatti di decoupage in stoffa, vetro, terracotta e legno, disposti in bella mostra per essere venduti, il cui ricavato sarà destinato ad un progetto concreto e utile: la parrocchia. Tutti gli oggetti sono stati realizzati a mano da un gruppo di signore, che ha regalato un dono oggi molto prezioso: il loro tempo. Una buona dose di estro, mixato bene con la fantasia, un po’ di abilità, un pizzico di competenza e, infine, la gioia di una giusta causa: questi gli ingredienti per un lavoro speciale. Sullo stand è stata esposta una bella varietà di manufatti: dai portacandele ai piatti decorati, con soggetti sacri applicati su fondi in oro anticato; dai centrotavola alle palle di vetro e di stoffa, in tanti colori diversi, con applicazioni dorate, perline e paillettes, impreziosite da brillantini, rifinite con bottoni di madreperla, passamanerie e nastrini colorati. Ogni oggetto, curato nei minimi dettagli, è diventato un gesto d’affetto, un regalo speciale, perché esclusivo. Tanti oggetti da regalare e da regalarsi per creare un clima di condivisione, di vicinanza e di amore verso il prossimo. Un profondo sentimento di solidarietà ha motivato questa vera e propria “officina delle idee” che ha prodotto manufatti davvero graziosi. La gente è rimasta ipnotizzata, colpita ed emozionata, come dinanzi ad opere d’arte, pronte per essere ammirate e naturalmente acquistate. Maria Bonfiglio


I gifrini sulle scale del Convento di Sant’Antonio

Sant’Antonio Nocera Inferiore

Cappella cimiteriale Nocera Inferiore

Promessa e accoglienza per la Gifra

La commemorazione dei defunti

Il rinnovo dell’adesione alla fraternità e l’ingresso di nuovi gifrini al Convento di Sant’Antonio

Mons. Giudice alla Cappella del Cimitero di Nocera Inferiore per celebrare l’Eucarestia

“S

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ono forse il guardiano di mio fratello?” (Gn 4,9): è con questo versetto della Genesi che lo scorso fine settimana la fraternità Gifra del Convento di Sant’Antonio di Nocera Inferiore si è raccolta per vivere al meglio la Celebrazione Eucaristica che li avrebbe visti rinnovare la promessa e accogliere due ragazze che hanno iniziato il cammino. Il ritiro ha avuto inizio sabato pomeriggio e il momento principale è stato di condivisione, molto emozionante perché tutti mettendo in comune i propri stati d’animo hanno arricchito il fratello. In questo percorso ci ha aiutato la presenza di padre Roberto Sdino, nostro padre Assistente locale. L’indomani, domenica 11 novembre abbiamo vissuto la Celebrazione Eucaristica presieduta da padre Luca, nostro Assistente spirituale regionale. Dopo l’omelia ventisei gifrini hanno vissuto la promessa, cinque dei quali per la prima volta. A seguire vi è stata l’accoglienza nella fraternità di due ragazze, piene d’entusiasmo, da poco avvicinatesi al nostro cammino francescano. Le emozioni provate sono state forti e spontanee. Il dono della fraternità è qualcosa di meraviglioso e molto prezioso. Grazie Signore per aver donato alla mia vita la fraternità. Chiara Bruno

io, amante della vita, piange sulla morte dell’uomo» – ha esordito mons. Giudice nella sua omelia – «e Cristo, fatto uomo per noi, ha vinto la morte e il peccato per guidarci alla vita eterna». Questo è il messaggio che il vescovo ha rivolto durante la Celebrazione eucaristica nel giorno della commemorazione dei defunti, in un clima di silenzio e raccoglimento, presso la cappella del cimitero di Nocera Inferiore. «I nostri defunti ora sono felici» – ha continuato il vescovo – «sono nelle mani di Dio e noi ritroveremo i nostri cari nella città celeste, perché il nostro pellegrinaggio non si conclude con la morte, che è un passaggio, un transito ad una vita migliore». In questa ottica, l’uomo non deve aver paura della morte, ma, confortato dal dono della fede, deve vivere proteso verso la felicità eterna. La presenza nutrita di tanta gente, giovani, adulti, religiosi, autorità civili e militari ha reso ancora più intenso e profondo un evento di per sé già così significativo. Mons. Giudice ha anche sottolineato di aver notato un’attenzione maggiore nei riguardi del nostro cimitero, più curato e ordinato, aggiungendo che il grado di civiltà di un popolo si misura anche dalla manutenzione dei cimiteri. Maria Bonfiglio


Il gruppo di pellegrini della comunità parrocchiale

San Giovanni Battista Nocera Inferiore

Pellegrinaggio ad Assisi Sulle orme di Francesco e Chiara

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nche quest’anno la parrocchia di San Giovanni Battista di Nocera Inferiore ha organizzato l’attesissimo pellegrinaggio ad Assisi, paese celebre che diede i natali a due santi, San Francesco e Santa Chiara d’Assisi: il “poverello” che ha fatto della semplicità e dell’umiltà i pilastri fondamentali della sua vita e Santa Chiara, sua collaboratrice e fondatrice dell’ordine delle Clarisse. Quest’anno la prima tappa del pellegrinaggio è stata Orvieto, dove i fedeli hanno potuto visitare il famoso Duomo, capolavoro dell’architettura gotica italiana, realizzato dall’architetto Maitani. Oltre alla bellezza artistica, il Duomo possiede l’antico corporale, che fu utilizzato durante la celebrazione in cui avvenne il miracolo di Bolsena: mentre un sacerdote – non convinto dell’esistenza di Dio – celebrava la Santa Messa, l’ostia consacrata sanguinò. L’evento è molto importante in quanto dà origine alla festa cattolica del Corpus Domini. Dopo, si è proseguito per Assisi, dove i pellegrini hanno visitato la Porziuncola, la Cattedrale di San Rufino e i vari monumenti che raccontano la vita di questi straordinari santi. Oltre alla visita delle opere, ciascuno si è dedicato alla preghiera e alla meditazione. Ogni pellegrinaggio lascia qualcosa di speciale nella vita di un fedele, un’emozione indescrivibile che lega ancor di più l’uomo a Dio. Anna Cuomo

San Francesco Sarno

La festa di Santa Elisabetta d’Ungheria Momenti di comunione francescana per la patrona dell’Ordine Francescano Secolare

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er i francescani la ricorrenza di Santa Elisabetta d’Ungheria è festa, e specialmente per l’Ordine Francescano Secolare, di cui la santa è patrona. Quest’anno, nella chiesa di S. Francesco, il 17 novembre scorso, la solennità è stata vissuta in modo insolito. La celebrazione è stata ben accolta e partecipata, nello spirito di piena comunione tra le varie fraternità francescane, cioè i Frati Minori insieme al Terz’Ordine e ai giovani della Gifra, tenendo presente l’inizio dell’Anno della Fede. La celebrazione della S. Messa è stata presieduta dal guardiano p. Manlio Di Franco, affiancato da p. Vincenzo Ippolito, neo assistente dell’OFS, e vari chierici, con l’accompagnamento del coro dei gifrini. Prima del rinnovo della promessa di vita evangelica da parte dei terziari, guidati dal ministro locale, prof. Antonio Caiazza, c’è stata l’accettazione

L’agape fraterna

al noviziato ofs del prof. Salvatore D’Angelo, da sempre attratto dalla spiritualità francescana e vicino ai terziari. Alla solenne celebrazione, ricca di parola evangelica e momenti emozionanti, ha fatto seguito, al primo piano del convento, una familiare e piacevole agape intorno ad una lunga tavola. Ad arricchirla una cinquantina di persone, tra frati, terziari e giovani, il parroco, p. Alberto Rosciano, e il maestro dei chierici, p. Alberto Pisapia. Mario Manzo (Terziario)


Santa Maria delle Grazie Angri

Il dono dei nuovi ministranti Una celebrazione eucaristica per accogliere e rinnovare le promesse per il “servizio all’altare”

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omenica 21 ottobre abbiamo vissuto il mandato dei ministranti, con la vestizione dei nuovi arrivati e il rinnovo delle promesse dei veterani. Tutto è iniziato qualche mese fa quando, con molto stupore, ci siamo ritrovati dinnanzi ad un numero elevato di adesioni al gruppo ministranti; tante giovani leve che si aggiungevano a un gruppo già corposo: con i nuovi piccoli e gioiosi ministranti non abbiamo fatto altro che allargare le nostre braccia e accoglierli come dono di Dio. Un regalo speciale, che

non giunge a caso, ma in concomitanza dell’inizio dell’Anno della Fede. Abbiamo iniziato così con le nostre prime riunioni, fatte innanzitutto di conoscenza, integrazione, e poi via via di preparazione al “servizio sull’altare”, aiutati e sostenuti dal nostro caro don Domenico D’Ambrosi. Siamo così arrivati al giorno del nostro mandato: un “sì” pronunciato davanti alla comunità, perché il mandato è un’esperienza non del singolo, ma dell’intera comunità, che come una grande famiglia accoglie e condivide le esperienze altrui, come ci

Il gruppo dei ministranti

ha spiegato don Domenico. Il momento che ci ha toccato profondamente è stato quello della vestizione dei nuovi ministranti, che dopo aver ricevuto la “veste bianca”, sono stati aiutati dai veterani ad indossarla. Quanta emozione nel vedere i ragazzi più grandi prendersi cura dei ultimi arrivati: abbiamo avuto la consapevolezza che tutte le sgridate, i litigi, le lacrime, i sorrisi e gli abbracci condivisi hanno portato frutto, non perché siamo stati bravi responsabili, ma umili strumenti nelle mani del Signore. Carlo e Maria


Esterno della Collegiata di San Giovanni Battista

San Giovanni Battista Angri

L’incontro con il Vescovo Mons. Giudice insieme alle comunità neocatecumenali della Diocesi

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on grande gioia ed entusiasmo il 12 novembre, nella Chiesa di S. Giovanni Battista di Angri, il vescovo Giuseppe Giudice, ha incontrato i giovani, gli adulti e le famiglie della Diocesi, facenti parte del cammino neocatecumenale. Il responsabile della Campania, Nazareno Cometto, ha presentato il cammino con tutte le sue tappe, come dono dello Spirito Santo, che si basa sul tripode: Parola, Comunità, Eucarestia. Esso dà la possibilità all’uomo moderno, spesso smarrito e stanco, di ritrovare se stesso e Cristo e di sperimentare attraverso la Chiesa, piccola comunità cristiana, l’amore e l’unità, segni visibili in grado di chiamare i lontani dalla fede. Dopo la lettura del Vangelo, il vescovo, da buon Pastore, è intervenuto ricordandoci che Cristo è il vero beato e noi possiamo diventare tali solo unendoci a Lui. Inoltre, il vescovo Giudice ha sottolineato l’importanza dell’ascolto della parola di Dio, perché possa nascere la fede che ci fa diventare sale e luce della terra. Egli ci ha esortato a rimanere in comunione con le diverse realtà ecclesiali, evitando di

mettere in difficoltà i parroci nella loro attività pastorale. Mons. Giudce ci ha anche ricordato che se dall’ascolto e dalla celebrazione nasce la gioia vuol dire che il Signore è in mezzo a noi. Ci auguriamo che Sua Eccellenza possa ritornare ancora in mezzo a noi, per comunicare le nostre esperienze e ricevere una parola di incoraggiamento, così come un padre fa con i suoi figli. Lucia Desiderio


IN PARROCCHIA a cura della comunità parrocchiale San Sisto II - Pagani coordinatore di redazione Michele Raiola

ECCOMI 26 giovani della nostra comunità hanno ricevuto, lo scorso 18 novembre, il sacramento della Confermazione

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cco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Condividere l’attesa che precede la Grazia: ecco il dono che sbbiano ricevuto, il 18 novembre, in una chiesa gremita fino all’inverosimile, da 26 credenti della nostra diocesi. Il battito frenetico dei loro cuori in gola, pronti a saltare fuori in quell’«eccomi» di conferma, ha accolto il vescovo Mons. Giuseppe Giudice venuto a presiedere la celebrazione e a ricordare a tutti i presenti che il vero cristiano è colui che vive il continuo viaggio verso la Verità. Ci sono momenti in cui il percorso di fede di ciascuno si trasforma in sacramentum: è Gesù che viene

a bussare alla porta del nostro cuore e ci invita a portare il profumo del Crisma nei luoghi della nostra vita. Tutti noi abbiamo bisogno del Suo Amore che disseta il nostro animo con l’acqua viva dello Spirito Santo. Tuttavia il Signore, pur conoscendo il nostro cuore ed i suoi bisogni, aspetta che siamo noi a scegliere di aprirgli le porte, per permettergli di entrare ad ascoltare la nostra vita da dentro. Quando saremo pronti, Egli verrà da noi ed, allontanando tutto ciò che ostacola la nostra fede, ci concederà i doni dello Spirito Santo che ci renderanno sempre pronti a rispondere “Credo!” a chiunque ci domandi della ragione della speranza che è in noi. Dilia Rea

Grazie, uomo bianco

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arka, nasara! Grazie, uomo bianco!” è il titolo scelto per il testo scritto da Elena Carrara, presidente del gruppo dell’animazione missionaria della parrocchia di San Sisto II. Il libro è testimonianza del suo viaggio missionario compiuto nella desolata terra del Burkina Faso accompagnata da don Andrea Annunziata, don Alessandro Cirillo, Francesco Di Prisco e Francesco De Maria. Il 29 novembre il Vescovo Giuseppe si è unito alla nostra comunità per partecipare alla presentazione di questo libro; un diario, racconto di “un viaggio dell’anima” che diventa allo stesso tempo documentario, mostra fotografica, un arricchimento per il cuore. Numerose sono state le persone presenti

Presentato, lo scorso 29 novembre, il libro scritto da Elena Carrara che racconta la sua esperienza missionaria in Burkina Faso all’evento; in molti stringevano tra le mani il libro, lo sfogliavano colpiti dalle toccanti immagini scelte con cura. Dopo una breve introduzione, c’è stata la lettura di alcuni dei pezzi estratti dal libro; i più avvincenti. Ascoltando le parole lette da Anna, Manuel e Francesco (anche loro animatori missionari) sembra di vivere quei momenti in prima persona. Ci si ritrova in pochi attimi nel deserto africano e i suoi baobab, ci si meraviglia dinanzi l’essenzialità di un pozzo, ci si imbatte negli stessi volti incontrati da Elena, in quegli occhi che chiedono conforto, nelle mani tese verso la carità, mani che offrono e chiedono aiuto. Partono poi le domande dalla platea: Elena è emozionatissima, risponde con semplicità e

dolcezza, la stessa che ha utilizzato per la stesura del diario. Alla domanda “Ritorneresti?” risponde con decisione: “Toglierei il condizionale, ritornerò”. Interviene infine il Vescovo: “La parrocchia o è missionaria o non è... La comunità intera è l’ autrice di questo libro. Elena, don Andrea e gli altri viaggiatori sono stati solo latori di una lettera d’amore portata in Africa, scritta da tutti”. Invita poi a tener presente anche nella nostra quotidianità la parola “missione”. Sia la missione il pozzo da cui attingiamo per vincere l’aridità dei giorni, l’ossigeno per combattere l’asfissia e trasformare la fede in amore per il prossimo. Martina Grimaldi

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a cura della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova Poggiomarino Coordinatore di redazione Mariano Rotondo Un momento della celebrazione

Don Aldo D’Andria è il nuovo parroco Più di mille persone hanno preso parte alla celebrazione di insediamento del nuovo parroco presieduta dal vescovo diocesano Mons. Giuseppe Giudice. Don Aldo D’Andria prende il posto di padre Silvano Controne, eletto lo scorso aprile padre provinciale degli Stimmatini

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ria di festa nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova di Poggiomarino. Quasi mille persone hanno infatti voluto partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo parroco, don Aldo D’Andria, una solenne celebrazione a cui non è mancato il vescovo Giuseppe Giudice. Don D’Andria sostituisce don Silvano Controne, eletto lo scorso mese di aprile padre provinciale degli Stimmatini, e che ha ringraziato la comunità di Poggiomarino per gli anni intensi trascorsi sul difficile territorio agro-vesuviano. Profonde le parole del vescovo all’indirizzo del nuovo parroco, uno stimolo senz’altro a fare bene in un periodo molto difficile, laddove si insediano diffi-

coltà di ogni tipo: «Mai come in questa parentesi temporale - ha infatti detto monsignor Giudice - i fedeli chiedono ai sacerdoti di essere una guida spirituale, ma allo stesso tempo sentono la necessità di avere un parroco con i piedi per terra, che consideri i tanti ed attuali problemi che rischiano spesso di allontanare dalla fede». Insomma, un compito delicato per don Aldo D’Andria a cui sono arrivati anche gli auguri del sindaco di Poggiomarino, Pantaleone Annunziata, che ha consegnato un quadro ricordo al sacerdote come simbolo dell’accoglienza della comunità. Infine il saluto del Forum delle associazioni legato a doppio filo alla parrocchia. Mariano Rotondo

Ripartono i corsi di matrimonio e cresima Impegnati 16 catechisti e circa 200 “allievi”

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on il nuovo anno ecclesiale ripartono anche i corsi di matrimonio per le coppie di fidanzati e quelli per la Confermazione. Numeri impressionanti, visto il ristretto fazzoletto di terra poggiomarinese, quelli che può vantare la parrocchia di Sant’Antonio da Padova. Tra i gli aspiranti sposi ed i cresimandi, infatti, si sfiora quota duecento per quanto riguarda l’annata 2012-13. Insomma, crescono i giovani che

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si avvicinano alla fede e che puntano ancora sulla Chiesa per il loro imminenti futuro. E davanti ad un simile esercito di ragazzi don Aldo D’Andria “tira fuori gli artigli” e chiama raccolta ben sedici catechisti equamente divisi per i corsi di matrimonio e Confermazione. E lo fa puntando sul serbatoio trovato in parrocchia al suo arrivo. Come dire, squadra che vince non si cambia. M.R.


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

UN SOGNO CHE DIVENTA REALTÀ

Lo scorso 27 ottobre sono stati inaugurati i campetti del complesso sportivo della parrocchia Santa Maria delle Grazie. Il progetto che prevede anche la costruzione di un’arena capace di ospitare 400 persone ha richiesto 17 anni di sacrifici ed impegno. Erano presenti all’inaugurazione le autorità civili e militari e il vescovo diocesano Mons. Giuseppe Giudice

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ono stati benedetti da Sua Ecc. Mons. Giuseppe Giudice, lo scorso 27 ottobre, i campetti in erba sintetica, realizzati dalla parrocchia nel terreno retrostante il complesso parrocchiale. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti anche le autorità civili e militari della città di San Valentino Torio. Dopo anni di attesa, fanno capolino i primi segni di questo progetto ambizioso. Diciassette anni di “sacrifici”, per la comunità parrocchiale che si è inventata i modi più disparati per raccogliere i soldi necessari alla realizzazione di una struttura sportiva capace di dare una risposta concreta alle attese di spazi adeguati per le attività ludico-ricreative di una collettività piccola ma operosa come quella di Casatori. Diciassette anni potrebbero sembrare troppi se non si tenesse conto di tutto quello che la comunità ha realizzato in questo tempo, primo tra tutti il restauro dell’antica Chiesa, edificata nel XIV secolo, crollata nel 1996 e riaperta al culto nel 2002. Un impegno economico enorme per la piccola parrocchia che a distanza di dieci anni da quell’evento festeggia la realizzazione di uno spazio polifunzionale capace di ospitare due campi da calcetto in erba sintetica di IV generazione.

Il progetto prevede anche la costruzione di un’arena È il primo passo verso la realizzazione dell’intero complesso sportivo che prevede anche la realizzazione di un’arena per spettacoli capace di ospitare 400 persone. La vita ci insegna che le cose vanno fatte un poco alla volta e, soprattutto in un momento difficile come quello attuale, ritrovarsi ad inaugurare un’opera di questa portata è segno di grande volontà e abnegazione di una comunità che ha rotto gli schemi del passato, ha saputo raccogliersi intorno alla festa della patrona per farne non solo un momento di fede, di arte, di cultura, ma anche un’occasione di “risparmio” per raccogliere i fondi necessari perché questo sogno si tramutasse in realtà. Evidente la soddisfazione durante la serata da parte di tutti. Il parroco don Gaetano Ferraioli ha ringraziato quanti hanno contribuito alla realizzazione di questi spazi che sono un patrimonio per la parrocchia. Saranno utilizzati per lo svolgimento delle attività ricreative e ludiche dell’oratorio parrocchiale, ma saranno messi a disposizione di chiunque ne faccia richiesta per lo svolgimento di gare agonistiche e amatoriali. Uno spazio adeguato e attrezzato per soddisfare la richiesta di un centro sportivo di una comunità, di una frazione, che ne era totalmente sprovvista. La parrocchia che si “sostituisce” alle amministrazioni, ai privati, per dare un’occasione di socializzazione attraverso lo sport agli abitanti di Casatori. Aldo Longobardi

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

L’attrazione della Fede Cari lettori di Insieme, ci è stata data l’occasione di scrivere qualche riga per descrivere l’esperienza che abbiamo vissuto grazie all’intenso programma che il nostro parroco ha preparato in occasione dell’Anno della Fede. La mia famiglia è stata letteralmente “investita” da un nuovo modo di sentire - bellissimo ed indescrivibile nello stesso tempo - che abbiamo cercato di raccontare con delle parole o paragonandolo ai momenti migliori della nostra vita, ma non ci siamo riusciti. Viviamo sensazioni “diverse”: non più o meno belle, ma “diversamente” belle. È stato come vivere un sogno, ci sembrava di essere avvolti da una immensa nuvola di pace, di gioia e serenità, ci siamo sentiti catapultati in un mondo nuovo, governato da stati d’animo a noi sconosciuti per l’intensità con cui si sono manifestati. Personalmente, ho avvertito subito, appena la Madonna ha varcato la soglia della nostra casa, il cuore gonfio di felicità e tenerezza. Tuttora mi sento così, malgrado la malinconia che inevitabilmente mi ha invaso quando ha dovuto continuare la sua strada. Eppure, proprio nel proseguimento del suo pellegrinaggio, la Madonna ha lasciato ancora più segni in noi, ha gettato dietro di sé dei minuscoli sassolini per non farci perdere la strada che conduce a Lei: così facendo, pur se La vediamo continuare il suo pellegrinaggio, ci sentiamo irresistibilmente attratti da Lei, la rincorriamo come se ci fosse un campo magnetico che ci attira. Questa stessa “attrazione” l’abbiamo ritrovata partecipando alle varie catechesi, dense di significato, nelle quali Don Roberto ci trasmette insegnamenti profondi col suo fare calmo, semplice, comprensibile anche dai bambini, tanto che anche il mio piccolo di nove anni chiede di partecipare!

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La catechesi di don Roberto ai piedi della Vergine

La testimonianza della famiglia Somma che ha accolto nella propria casa la Madonna e gli abitanti del quartiere dall’11 al 14 novembre L’impegno a vivere una vita cristiana Posso affermare con certezza che questa esperienza di fede ha lasciato in me e in coloro che mi sono accanto la meraviglia di aver aperto gli occhi su un dono presente in ognuno di noi, offuscato talvolta dai mille impegni, dalle beghe quotidiane, dai piccoli e grandi problemi della nostra vita; mi riferisco al regalo lasciatoci dalla Madonna: la possibilità di cambiare e migliorare la nostra esistenza abbandonandoci al suo abbraccio materno, facendoci permeare dall’intensità dei suoi occhi, ricordandola sempre in mezzo a noi, accanto a noi, anche ora che materialmente non la vediamo più qui! Tra le tante insicurezze che accompagnano i nostri giorni, ricordare la nostra Mamma Celeste, sentire la sua protezione e il suo abbraccio resta uno dei pochi punti fermi che ci permettere di andare avanti nel nostro cammino quotidiano, affrontando le avversità, seguendo Gesù e impegnandoci a condurre una vita cristiana rischiarata da una preghiera viva, come quella animata dai gruppi della parrocchia durante il pellegrinaggio della Madonna. Famiglia Somma


La ricchezza della vita parrocchiale Abbiamo tante cose da raccontarvi, piccoli eventi che abbiamo già vissuto e che hanno arricchito e impreziosito la nostra vita, altri in programma nelle prossime settimane Il 4 novembre, la festa “Gioia & ringraziamento” ha concluso il cammino intenso dell’Ottobre missionario svolto dal Movimento Giovanile Costruire La sera del 1 novembre il Gruppo Giovani di Azione Cattolica ha trascorso una serata all’insegna del divertimento al Circo di Rinaldo Orfei

Il 7 ottobre l’allegria dei ragazzi dell’A.C.R. ha invaso il Centro Sociale di Via Vincenzo Russo a Nocera Superiore con l’annuale Festa del Ciao

Il 6 ottobre, vigilia della festa della Beata Vergine del Rosario, un folto gruppo di fedeli ha partecipato all’annuale pellegrinaggio a piedi al Santuario di Pompei, arricchito dalla Messa solenne presieduta dal parroco don Roberto e dalla Veglia Mariana Dal 16 dicembre al 6 gennaio arderà ai piedi dell’Altare la Lampada della Pace, proveniente da Betlemme, ad opera degli Scout

Per il periodo natalizio, accanto alla Liturgia e alla preghiera del Tempo di Avvento e di Natale, l’8 e 9 dicembre è ritornato il Christamas Village, mercatino, animazione, sapori, profumi e canti natalizi sul Sagrato della Chiesa Parrocchiale

Dal 10 al 15 dicembre, la Solenne Adorazione Eucaristica e gli Esercizi Spirituali al popolo nella settimana contrassegnata anche dalla sentita devozione popolare a S. Lucia e a S. Aniello

Il 4 gennaio, l’ormai attesa Tombolata inpiazza sul Sagrato della Chiesa parrocchiale organizzata dall’Azione Cattolica

Il 6 gennaio, il Pranzo di solidarietà con tanti nostri fratelli che l’attendono

Il 29 e 30 dicembre, l’affascinante e suggestivo Presepe Vivente nel seicentesco borgo di Uscioli Dal 24 dicembre al 13 gennaio visitate l’artistico Presepe e la Mostra dei Presepi

Il 6 gennaio, i nipotini offriranno la calza ai loro cari nonni nella Befana dei nonni organizzata dall’Associazione Nova Sociale Insieme - Dicembre 2012

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

La celebrazione eucaristica nella Chiesa di Sant’Anna e Morti a Deliceto (Foggia)

La comunità ha vissuto un’intensa giornata di spiritualità a Deliceto, in provincia di Foggia, per prepararsi all’Anno della Fede

In pellegrinaggio a Deliceto

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ivere insieme una giornata di spiritualità in preparazione all’Anno della Fede: questo l’obiettivo che ha spinto alcuni fedeli della nostra parrocchia a recarsi insieme al parroco a Deliceto, piccolo paesino in provincia di Foggia, presso il “Convento della Consolazione”. Ad accoglierci c’erano i padri della Comunità Mariana “Oasi della Pace”. Qui Sant’Alfonso, secondo una leggenda locale, avrebbe composto il popolare inno natalizio “Tu scendi dalle stelle”. Si racconta che l’Oasi sia stata meta anche di San Gerardo Maiella. Ha aperto la nostra giornata padre Giovanni che ci ha invitato a riflettere su alcune contraddizioni e fragilità che segnano la nostra vita di cristiani: a partire dal dramma del divorzio fino ai litigi per futili motivi che inquinano il nostro animo. Ci ha spiegato il significato del logo scelto per l’Anno della Fede, il quale rappresenta una barca in navigazione, immagine della Chiesa, l’albero maestro

è una croce che issa le vele le quali, con segni dinamici, realizzano il trigramma di Cristo (IHS). Sullo sfondo, oltre le vele, è rappresentato il sole che, associato al trigramma, rimanda all’Eucaristia.

La testimonianza di una giovane polacca Ad aggiungere un’impronta ancora più forte e concreta alla nostra riflessione è stata Ania Goledzinowska. La giovane ragazza polacca ha avuto la forza di buttarsi alle spalle un passato fatto di molestie, alcol, droga e vita nei night. Ha mollato tutto - la fama, il successo, i soldi - per mettersi alla ricerca di se stessa e dell’amore di Dio. La speranza si è accesa più forte in lei grazie ad un’esperienza a Medjugorje dopo la quale ha fondato un movimento per giovani fidanzati, “Cuori Puri”, che promuove il voto di castità prematrimoniale. Dopo l’intensa mattinata, ci siamo fermati per il pranzo in un ristorante vicino De-

liceto. Lì riuniti ci siamo sentiti un’unica grande famiglia: la Chiesa. Nel pomeriggio abbiamo visitato la Chiesa di Sant’Anna e Morti dove San Gerardo Maiella visse per cinque anni. Qui abbiamo chiuso la nostra giornata con la celebrazione eucaristica, presieduta da don Antonio Mancuso. Una giornata ricca di emozioni, impregnata di fede, intrisa di quel respiro che apre le porte del cuore e ci fa andare oltre i limiti del proprio territorio, della propria parrocchia, della propria chiusura mentale per accogliere e amare il fratello che ci sta accanto. Raimondo Russo

Il logo dell’Anno della Fede


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

Giovani e giovanissimi insieme al parroco don Enzo Di Nardi

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

È tempo per me, è tempo per Dio, è tempo per gli altri È ruotato intorno a questo tema il ritiro dei giovani e giovanissimi dell’oratorio San Giovanni Bosco. In un clima di silenzio, i ragazzi hanno scoperto che il tempo dedicato a Dio è poco. Questa presa di coscienza, condivisa con il parroco e le animatrici, li condurrà a spendere meglio il dono più grande che il Signore ha fatto all’uomo

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he cos’è il tempo? Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere”: questa citazione di Sant’Agostino ha aperto la prima riunione del ritiro dei giovani e giovanissimi dell’oratorio San Giovanni Bosco di Pagani. Non poteva esserci riferimento più indicato perché il tempo appare come qualcosa di astratto e difficile da definire, eppure è un concetto che ci appartiene da sempre. Nei vari dibattiti che si sono susseguiti in questo fine settimana, si è cercato non tanto di dare al tempo una definizione, quanto di capire che cosa rappresenti per un cristiano: un dono di Dio.

Aiutati dalla riflessione personale

Il ritiro si è articolato in tre momenti: è tempo per me; è tempo per Dio; è tempo per gli altri, durante i quali abbiamo cercato di concretizzare in ore settimanali il tempo che dedicavamo alle tre aree. Abbiamo incontrato maggiori difficoltà nel secondo momento della riflessione: tempo per Dio. Dovendo quantizzare le ore settimanali che si dedicano alla preghiera, singola o comunitaria, ci siamo resi conto che per quanto credessimo, non dedichiamo a Dio il giusto tempo, troppo presi dalle nostre cose, dai nostri problemi tanto da non ricordare, a volte, di ringraziarlo al mattino per tutti i meravigliosi doni che continua ad elargire, nonostante tutto. Alla presa di coscienza, è seguito un iniziale momento di sconforto e di vergogna con noi stessi, che insieme è stato superato con la promessa di migliorare questo aspetto delle nostre giornate.

Anche l’omelia domenicale, curata dal nostro ospite, frate Domenico, è stato un momento importante per la nostra crescita: si è parlato del concetto di eternità e ci sono stati presentati esempi di comportamento da imitare e guardare con ammirazione. Nel corso del ritiro, oltre alla riflessione personale e al confronto, c’è stato anche tempo per divertirsi, per conoscere festività di un’altra città, ma soprattutto di conoscerci meglio, consolidare i rapporti già esistenti e crearne di nuovi. È durato solo due giorni, ma è stato un tempo importante per la nostra formazione umana e cristiana. Due giorni che ci hanno fatto comprendere uno dei doni più importanti che Dio ci ha fatto, senza il quale tutti gli altri non avrebbero senso: il tempo. Possiamo quindi dichiarare di avere ora i mezzi e la coscienza per poter camminare con “i piedi per terra e la testa in cielo”. Federica Salucci

Variante assolutamente interessante di quest’anno è stata la scelta di riflettere su questi temi soli con noi stessi, per poterci interrogare e capire a fondo i concetti che ci venivano proposti, prima di condividerli con gli altri. In questo modo, tutti hanno avuto il tempo di formare il proprio pensiero, senza influenze esterne, che solo in seguito è stato arricchito, cambiato o confermato da un dibattito che è riuscito a coinvolgere ragazzi di svariate fasce di età. Il tutto è stato supportato da video, musiche e testi religiosi accuratamente scelti dalle organizzatrici Maria Lamberti e Chiara Pagano, con la supervisione di don Enzo Di Nardi.

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Un ricco che passa per la cruna di un ago Aveva tutto per essere ricco e felice. A fine Ottocento, suo padre aveva fondato il quotidiano torinese La Stampa e poco più tardi fu nominato ambasciatore d’Italia in Germania. Ma Pier Giorgio aveva capito che senza Dio nulla è possibile

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Pier Giorgio Frassati (Torino 1901-1925)

ra un giovane che aveva tutto per essere ricco e felice, secondo la logica del mondo. Egli invece aveva capito che non poteva essere felice da solo e che il dolore degli altri non poteva lasciarlo indifferente. Ha seguito il Signore Gesù, ha vissuto amando ed ha trovato la sua gioia nel sorriso che riusciva a far nascere sul volto degli altri. Contro ogni aspettativa umana, Pier Giorgio appartiene alla non lunga schiera di quei ricchi che sono riusciti a passare per la cruna dell’ago (Mt 19,24). La sua non era una famiglia di credenti ma assai benestante: a fine Ottocento, il padre aveva fondato il quotidiano torinese La Stampa. Più tardi ebbe anche l’incarico di ambasciatore d’Italia in Germania. Pier Giorgio incontra e accoglie il Signore, l’esperienza di fede gli mette nel cuore ideali forti che egli custodisce con pazienza e orgoglio. L’amore per i poveri s’intreccia con la passione politica. Con lungimiranza egli scelse di impegnarsi nelle fila del giovane Partito Popolare di don Sturzo e di opporsi con fermezza al fascismo che in quegli anni s’imponeva e conquistava il potere. Un giovane ardimentoso, non a caso come terziario domenicano sceglie il nome fra Girolamo Savonarola. Ai poveri non portava solo l’aiuto materiale, ma anche la luce del Vangelo. Insieme ai beni materiali, lasciava il libro dei Vangeli. Ciò che sempre lo ha sorretto nella battaglia della vita, in mezzo alle mille difficoltà, era l’amore per il Signore e la certezza incrollabile dell’amore di Dio. Inaugurando l’Azione Cattolica a Pollone (luglio 1923), egli disse: “I tempi che noi attraversiamo sono difficili perché la persecuzione contro la Chiesa infierisce quanto mai crudele, ma voi, giovani baldi e buoni non vi

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spaventate per questo poco tenendo presente che la Chiesa è un’istituzione divina e non può finire”. A chi vedendolo con il rosario in mano gli chiedeva se era diventato bigotto, il giovane rispondeva: “No, sono rimasto cristiano!”. Aveva compreso l’importanza dell’Eucaristia nella vita di un credente e scelse di partecipare ogni giorno alla Messa. E per ricevere il Corpo di Cristo non mangiava nulla prima di andare a scuola: in quel tempo per accostarsi alla comunione bisognava digiunare dalla mezzanotte precedente. La mamma non voleva accettare questa sua idea, la considerava una fissazione da bigotto. Alla fine però dovette arrendersi alle insistenze del figlio che un giorno si recò dalla sua guida spirituale tutto gioioso: “Padre, ho vinto io!”. “E che cosa hai vinto per essere così felice? Un terno a lotto?”. Molto di più padre, posso ricevere ogni giorno Gesù nella Comunione!”. Da quel giorno fino alla morte, non lasciò più la Comunione quotidiana, a costo di qualsiasi sacrificio. In seguito era solito dire: “Cristo viene in me ogni giorno, io gli restituisco la visita, andando a servire i poveri”. I numerosi impegni lo avevano attardato negli studi. Negli ultimi mesi della sua vita s’impegnò più seriamente perché sentiva come dovere portare a termine l’università. Anche in quel periodo tuttavia, non tralasciò il servizio ai poveri e la preghiera. La morte giunse prima, improvvisa e imprevista. Nel centenario della nascita, Giovanni Paolo II lo additò ai giovani di Roma come modello di santità: “Cercate di conoscerlo! La sua esistenza di giovane «normale» dimostra che si può essere santi vivendo intensamente l’amicizia, lo studio, lo sport, il servizio ai poveri, in un rapporto costante con Dio. A lui affido il vostro impegno missionario” (5 aprile 2001).


CULTURA

I delfini di Santa Caterina

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avvero le sorprese non finiscono mai, e questa vota è stata una bella sorpresa. Siamo ad Angri; entro, per quella curiosità artistica e di professione, nella Congrega di S. Caterina, zona Ardinghi. Prima di ammirare la cappella (è quasi una chiesa parrocchiale ) mi imbatto immediatamente, in un manufatto straordinario che all’occhio dell’esperto (ma non necessariamente occorre esserlo) si rivela interessantissimo. È un’acquansantiera un po’ particolare, rettangolare, polilobata, insolita. Scopriamo che era un antico lavabo da sagrestia. Ma quello che colpisce è la splendida scultura di due delfini che intrecciano le code e che un tempo, dalle bocche, facevano fuoriuscire l’acqua per lavarsi. Il delfino nella mitologia e nelle leggende è considerato un amico dell’uomo, una forza del bene contro le potenze del male, incarnando la purezza, l’innocenza, la bontà naturale e l’intelligenza. Nella parte sottostante, su un cartiglio a nastro, leggo l’iscrizione, alquanto insolita, diversa dal tradizionale A.D (cioè Anno Domini = nell’anno del Signore) con la data: ANNO EPOCHAE CHRISTIANAE 1765.

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di don Natalino Gentile

Chiedo ovviamente spiegazioni al priore che gentilmente mi accompagna nella visita del luogo sacro, illustrandomi tutte le altre belle opere d’arte che si ammirano, dopo un saggio restauro. È davvero straordinario e di fronte a tanti altri luoghi di culto (che il nostro vescovo a volte definisce non troppo decorosi) c’è da ammirare e da imitare. Ma si sa che anche in un albero completamente fiorito c’è qualche foglia secca e qui potrebbe essere la traccia di una devozionismo troppo popolare per una serie di statue e statuine, quadretti e fiori di plastica che starebbero meglio in altro posto. Ma questo è un altro discorso.

Parole sotto l’albero ono anche le parole a rendere speciali i momenti che viviamo. Si avvicina, ormai, una delle festività più suggestive dell’anno portando con sé, nei suoi rituali e nel suo lessico, una ricchezza di significati che tutti quanti dovremmo accogliere e custodire, anche una volta spente le luci e riposti gli addobbi in soffitta. Con il Natale ( NATALEM , dal lat. NATUS , participio del verbo NASCI ) si celebra, appunto, la nascita di Gesù e, come accade per ogni lieto evento, si è soliti condividere la propria gioia festeggiando con i più cari. L’origine del termine festa viene fatta risalire al lat. FĔSTA (dal femminile dell’agg. FESTUS , festivo, solenne) ma si pensa provenga dal greco ESTIÁO / FESTIÁO che vuol dire accolgo ospitalmente, riconducibile a sua volta a ESTÍA / FESTÍA , focolare della casa. La parola festa, dunque, ha in sé un chiaro riferimento alla sfera privata che viene condivisa con altri per celebrare insieme qualcosa (o qualcuno). Celebrazione che contempla un’usanza ormai profondamente radicata: quella

Arte... rischi

Non solo parole di Francesca Anna Crispo

dello scambio dei doni (anche i Magi si presentarono al cospetto di Gesù con oro, incenso e mirra), dal lat. DÒNUM , (stessa radice di DÀRE ), cioè quello che si dà ad altri volontariamente, senza esigerne ricompensa o restituzione. Si pensi anche alla ritualità nell’atto di addobbare la casa, un momento importante per propiziare quell’atmosfera di serenità che ci accompagnerà durante il periodo natalizio. Ed è proprio il Presepe (dal lat. PRÆ , davanti, SÆPES , chiuso, quindi luogo che ha dinanzi un recinto) nella sua semplicità e umiltà a rappresentare quel senso di unità indispensabile per superare gli ostacoli che la famiglia, nucleo costitutivo di ogni società, incontra quotidianamente. Non è un caso che una delle feste più solenni dell’anno si chiuda con la celebrazione dell’Epifania (dal greco EPIPHÀNEIA , apparizione, in riferimento all’astro che guidò i Magi). È proprio il ricordo di questa luce che guida a dover rimanere impresso i noi e a condurci verso un nuovo cammino, un nuovo anno.

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Un metodo innovativo per lo studio dell’inglese L’Istituto scolastico delle Suore Battistine è all’avanguardia nello studio delle lingue straniere. Con il metodo CLIL, i bambini imparano l’inglese apprendendo contemporaneamente le conoscenze di un determinato ambito o settore e la lingua straniera

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l Beato Alfonso Maria Fusco è stato un precursore illuminato e in campo educativo ha saputo anticipare tempi e temi della nostra contemporaneità. Egli è stato capace di guardare oltre, ha capito l’importanza dell’istruzione e ha dato inizio a scuole per la formazione delle donne, in una società in cui la donna non veniva riconosciuta nella sua dignità. Desiderava che uomini e donne si inserissero nella società con un bagaglio culturale e con l’apprendistato di un lavoro che preservasse la loro dignità di persone dal degrado e dalle miserie del tempo. Sulla scia degli insegnamenti e delle direttive, non tanto scritte quanto praticate, del nostro fondatore, negli anni settanta nella nostra Scuola si insegnavano due lingue straniere, l’Inglese (in alcune classi) e il Francese (in altre). Solo una ventina d’anni dopo si è avuta l’introduzione dello studio della Lingua Inglese nelle scuole primarie a livello istituzionale. Ora abbiamo iniziato una nuova avventura. L’intento di fornire alla nostra utenza un servizio formativo di qualità e costantemente attento alle mutevoli esigenze della società contemporanea, non solo italiana ma globale, ci ha portato a sperimentare per quest’anno, col proposito di attuarlo in maniera sistematica dal prossimo anno scolastico in poi, un metodo didattico innovativo che permette di apprendere le “conoscenze” di un determinato ambito o tematica di studio, presentandole non in lingua italiana, bensì in lingua inglese. Si tratta del metodo CLIL, acronimo dei termini inglesi “Content (and) Language Integrated Learning”, cioè apprendimento di contenuti e di lingua (nel nostro caso la lingua inglese) integrati,

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appresi insieme, contemporaneamente. Il Progetto - stilato e coordinato dalla professoressa Immacolata Cristina Barbella, esperta nella didattica della Lingua Inglese - ha come obiettivo l’apprendimento della lingua straniera da parte dei bambini in un modo “naturale”, nello stesso modo in cui apprendono la lingua madre. Non si tratta quindi di insegnare l’Inglese in funzione metalinguistica (finalizzato cioè a conoscere le strutture morfo-sintattiche della lingua straniera) ma in funzione “comunicativa”: la lingua viene usata come “veicolo” per trasmettere messaggi, nozioni, conoscenze relative ad un determinato ambito o settore disciplinare. La principale base teorica su cui si basa questo metodo, per l’aspetto che ci riguarda, è la Psicolinguistica: tale teoria asserisce che l’apprendimento di una lingua straniera può essere iniziato non appena il bambino conosce e padroneggia la lingua madre (che rimane lingua di riferimento), cioè quando egli si sa esprimere in maniera naturale e spontanea in tale lingua. L’esposizione precoce del bambino alla comunicazione in lingua straniera, di pari passo con la lingua madre, lo porta ad esprimersi “automaticamente” nelle due lingue. Il Progetto è attuato sui bambini di cinque anni, ma dal prossimo anno scolastico sarà destinato a tutti i bambini della Scuola dell’Infanzia e sarà introdotto anche nelle classi prime di Scuola primaria, fino a completare, a regime, il ciclo negli anni successivi. La nostra proposta è stata presentata ai genitori dei bambini destinatari del Progetto, i quali hanno espresso viva soddisfazione per tale novità e, com’è nel nostro stile, cercheremo di non deluderli e di essere all’altezza delle loro aspettative. Margherita Longobardi


IL LEGALE RISPONDE

E se il volo non decolla? Voli in ritardo o cancellati: la disciplina comunitaria in tema di diritti del passeggero Caro avvocato, ho avuto, circa quindici giorni fa, una disavventura in aeroporto per il ritardo di un volo che mi ha causato notevoli disagi. Quale tutela ha il passeggero in caso di ritardo o di cancellazione di un volo prenotato? Antonella Cara Antonella, il regolamento dell’Unione Europea si applica ai passeggeri in partenza da un aeroporto situato nel territorio di uno Stato membro o in partenza da un aeroporto situato in un paese terzo a destinazione di un aeroporto situato nel territorio di uno Stato membro. La condizione necessaria è che i passeggeri dispongano di una prenotazione confermata per il volo in questione e si presentino all’accettazione (tranne in caso di cancellazione) all’ora precedentemente indicata, oppure, qualora non sia indicata l’ora, al più tardi quarantacinque minuti prima dell’ora di partenza pubblicata. Il regolamento comunitario riconosce una serie di diritti ai passeggeri in caso di negato imbarco contro la loro volontà, di cancellazione del volo e di volo in ritardo.

I POSSIBILI DISAGI PER I PASSEGGERI In particolare, nel caso di negato imbarco, qualora possa ragionevolmente prevedere di dover negare l’imbarco su un volo, il vettore aereo operativo fa in primo luogo appello ai volontari disposti a rinunciare alla prenotazione in cambio di determinati benefici. Qualora il numero dei volontari non sia sufficiente per consentire l’imbarco, il vettore aereo può negare l’imbarco a passeggeri non consenzienti versando una compensazione. I vettori aerei danno la precedenza alle persone a mobilità ridotta e ai loro accompagnatori. Nell’ipotesi di cancellazioni del volo o di rifiuto d’imbarco, i passeggeri interessati hanno diritto: al

rimborso del biglietto entro sette giorni o a un volo di ritorno verso il punto di partenza iniziale o a un volo alternativo verso la destinazione finale; all’assistenza (pasti e bevande, sistemazione in albergo, trasporto tra l’aeroporto e il luogo di sistemazione, possibilità di effettuare a titolo gratuito due chiamate telefoniche o messaggi via fax o posta elettronica); a un risarcimento fissato a 250 euro per tutte le tratte aeree inferiori o pari a 1.500 km; 400 euro per tutte le tratte aeree intracomunitarie di oltre 1.500 km e per tutte le altre tratte aeree, tra 1.500 e 3.500 km; 600 euro per tutte le tratte aeree che non rientrano nei due punti precedenti. L’ultima eventualità riguarda il ritardo. Il regolamento introduce un regime che prevede tre categorie di penalizzazione: in caso di ritardo prolungato (due ore o più, a seconda della distanza della tratta aerea), i passeggeri ricevono gratuitamente in tutti i casi pasti e bevande, nonché la possibilità di effettuare due chiamate telefoniche o messaggi via fax o posta elettronica; se l’orario di partenza è previsto per il giorno successivo, i passeggeri hanno diritto a ricevere gratuitamente una sistemazione in albergo e il trasporto fino al luogo della sistemazione e da quest’ultimo fino all’aeroporto; in caso di ritardo di almeno cinque ore, i passeggeri possono scegliere il rimborso del prezzo integrale del biglietto con, se necessario, un volo di ritorno al punto di partenza iniziale. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti all’undecesimo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: turpiloquio

Una multa per le parolacce Linguaggio volgare sempre più diffuso nella vita quotidiana

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a vita quotidiana diventa sempre più scostumata. Frequento uffici pubblici, aziende private, società sportive, associazioni varie. Sento in continuazione parolacce avvilenti. Le pronunciano tutti: anziani stizzosi, ragazzine implumi, giovanotti ben vestiti. Viaggio spesso in pullman. Per mia comodità e curiosità. É pratico utilizzare i bus per gli spostamenti urbani, liberati così dall’assillo costoso del parcheggio. Mi piace poi ascoltare le conversazioni tra la gente a bordo e quelle telefoniche. Diventa sempre più difficile che una conversazione non sia infarcita di qualche scurrile intercalare con riferimento agli attributi sessuali, alla fedeltà del coniuge, allo sviluppo intellettivo. Andare in giro per chi fa un mestiere come il mio è una fonte inesauribile di spunti d’interesse. Rapporti familiari, trattative d’affari, consulti medici, ricette di cucina. Se ne sentono davvero di tutti i colori con decibel sempre più alti e toni sempre più volgari che inficiano pesantemente il linguaggio! Passano le settimane, i mesi, gli anni. Uomini

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e donne continuano a parlare dei fatti propri senza preoccuparsi minimamente della folla in ascolto. E soprattutto senza contenere in alcun modo le esuberanze scurrili. Un poco di garbo non guasterebbe da parte dei conversatori ed un poco di discrezione in più sarebbe utile da parte degli astanti.

Un poco di garbo non guasterebbe da parte dei conversatori Le conversazioni dirette e mediate si fanno sempre più cattive, irose, scostumate. Parolacce, minacce, insulti. Nulla è risparmiato alle orecchie dei poveri origliatori da bus. La gamma degli insulti è variegata con riferimento a caratteristiche fisiche, etniche, religiose, sessuali, culturali, comportamentali. Il turpiloquio tracima dal vivo ed in diretta telefonica, deborda dalle chat e dai social network. É davvero imbarazzante

assistere impotenti a questa escalation di volgarità, proferite da persone d’ogni età e ceto sociale. L’apice della volgarità si raggiunge con la bestemmia che delle volgarità è la più bestiale. Una volta bestemmiare era un reato… adesso, non so bene! Ma forse qualche multa per disturbo della quiete pubblica si potrebbe, ad esempio sui bus, cominciare a comminarla da parte dei controllori. Insieme all’obliterazione del biglietto sarebbe importante controllare anche i comportamenti dei passeggeri magari facendo ripetere dall’altoparlante gli stessi avvisi che vengono irradiati allo stadio contro gli insulti etnici, razziali, politici, religiosi. Se esiste un daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive) per i facinorosi degli stadi perché non introdurne anche uno per i turpiloquenti da bus? Perché non sbarrare le porte di uffici, palestre, circoli a chi usa parole che sporcano le orecchie e l’anima? Chi parla male, peggio ancora chi bestemmia, vive male e costringe anche gli altri a respirare la sua volgarità bestiale.


“Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore”

VIENI CON NOI A LOURDES! CAMPAGNA ABBONAMENTI 2012/2013 Entra anche tu nella famiglia di Insieme Sottoscrivi, rinnova o regala un abbonamento alla rivista diocesana entro il 28 febbraio 2013 e partecipi al sorteggio che assegnerà un posto gratuito al pellegrinaggio diocesano a Lourdes, organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza

Abbonamento ordinario per 11 numeri: € 15,00 con ritiro in parrocchia; € 18,00 con ritiro in edicola; € 20,00 in spedizione postale Sostieni la voce della diocesi, abbonati ad Insieme! Abbonamento sostenitore: € 25,00 Abbonamento benefattore: € 50,00 TRASFERIMENTO REDAZIONE A NOCERA Più volte annunciato, è tutto pronto per il trasferimento della redazione: da gennaio Insieme avrà la sua sede a Nocera, presso il Palazzo Vescovile. Mentre attiviamo la nuova linea telefonica, che provvederemo a comunicarvi sul prossimo numero, a gennaio potete chiamare al 349 25 00 598;

Per ulteriori info contatta la segreteria di redazione: tel/fax 081 513 45 04 - e-mail: diffusione.insieme@virgilio.it MODALITÀ DI PAGAMENTO Chiedi al tuo parroco oppure effettua un versamento sul c/c postale n. 77164507 intestato a: “EDITRICE INSIEME, via Adriana 18, 84012 Angri (Sa)”

oppure scrivete a redazioneinsieme@alice.it; diffusioneinsieme@virgilio.it

Il sorteggio per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes (agosto 2013) avverrà alla presenza del Vescovo in data da destinarsi. L’esito sarà tempestivamente comunicato al vincitore.



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