Insieme - Dicembre 2017

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DICEMBRE 2017 N. 11 ANNO XII € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

è nato

racconti di natale




sieme

in punta di matita... di Venoki e Martina Nacchio

Sommario

DICEMBRE 2017 N. 11 ANNO XII € 1,00 MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

è nato

RACCONTI DI NATALE

Dicembre è il mese in cui Insieme ringrazia quanti ci aiutano a diffondere la rivista con il messaggio del vescovo Giuseppe nella rubrica posta@insieme.it. Il primo piano è dedicato ai racconti di Natale, tre storie luminose - un bimbo arrivato dopo 12 anni di attesa, una storia di adozione e quella di una nonna che ha spento 90 candeline – capaci di ridare fiato alla speranza. In Vita nell’A gro raccontiamo la battaglia dell’associazione “Tutti insieme per Giuseppe” che raccoglie fondi per la ricerca sulla Glandiosidosi. Poi ci sono i consigli della psicologa, del pediatra e del commercialista. Nelle pagine culturali, tanti spunti per leggere, andare al cinema e scoprire il nostro territorio. Nello spazio dedicato alla scuola si parla di assistenza specialistica per gli alunni disabili, partita nei comuni di Pagani, San Marzano, San Valentino e Sarno. In Vita ecclesiale, il punto sulle Settimane sociali dei cattolici italiani con un’intervista all’economista Leonardo Becchetti. Abbiamo incontrato madre Chiara Cristiana Stoppa, eletta lo scorso ottobre badessa della Suore di Santa Chiara di Nocera Inferiore. E poi, tante altre notizie che raccontano il fervore della nostra Chiesa locale e delle comunità parrocchiali. L’ultima è firmata da Piercamillo Falasca, direttore editoriale del magazine Strade, che parla dell’Europa unita. Infine, un regalo per tutti i lettori: una cartolina firmata Insieme da tenere come ricordo o da utilizzare per fare gli auguri di Natale.

COMMENTI 5 Finché c’è vita di Silvio Longobardi 62 L’ultima di Piercamillo Falasca POSTA@INSIEME.IT 7 Il messaggio del Vescovo Giuseppe

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L’APPROFONDIMENTO Quante storie! Il bambino che porta luce Da novant’anni con un libro fra le mani Oro dal cielo

VITA NELL’AGRO 17 Allerta di Salvatore D’Angelo 18 La forza dell’amore di Sofia Russo 19 Il cammino comune dei genitori orfani di Livia Rossi SCUOLA&UNIVERSITà 26 Specialisti al servizio dell’istruzione BACHECA 29 Gli auguri della redazione

VITA ECCLESIALE 34 Umanizzare il lavoro 36 Lo sguardo fisso su Gesù 38 Costruire la comunità diocesana 39 Ci sono in cielo tutte le stelle NEWS PARROCCHIE 46 Notizie dalle parrocchie IN PARROCCHIA 49 Pagine parrocchiali RUBRICHE 22 Il dottore dei bambini di Salvatore Guercio Nuzio 23 Sale in zucca di Raffaella Marciano 24 Qui Regione di Andrea Pellegrino 42 Le parole della fede di Silvio Longobardi CULTURA 30 L’angolo delle recensioni 31 Appuntamenti culturali In sala 32 Arte… rischi Oggi al Museo 33 In versi di mons. Giudice

23. SALE IN ZUCCA Riflessioni per prendersi cura di sé

31. IN SALA L’informazione cinematografica

62. L’ULTIMA Viva l'Europa unita


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Finché c’è vita

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apa Francesco ha inviato un breve ma denso messaggio ad un convegno che si è occupato di vita terminale. Ha ricordato che l’accanimento terapeutico è sempre da evitare perché non risponde al bene oggettivo della persona. Sospendere una terapia – ha precisato il Pontefice – non significa accettare l’eutanasia “che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte”. In apparenza il Papa si muove nel solco della tradizione. E tuttavia, i media hanno accolto le parole del Pontefice con sospetta esultanza, interpretandole come una spallata al magistero recente (leggi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) e un’apertura a quelle correnti di pensiero che sostengono un approccio più pragmatico e riconoscono la liceità di rinunciare alle cure, fino a provocare la morte, quando non corrispondono alla qualità di vita sperata. Il Manifesto ha titolato Parole sante. Altri vi hanno letto un chiaro appoggio al progetto di legge sul fine vita che legittima anche l’interruzione dell’alimentazione e la disidratazione. Così è morta Eluana Englaro. Se hanno ragione i media, vuol dire che il Papa cambia vistosamente la linea della Chiesa. In realtà questo tempestivo entusiasmo a me sembra una forzatura rispetto ad un testo piuttosto misurato anche se l’insistenza esclusiva sull’accanimento terapeutico - e soprattutto il parallelo silenzio sull’eutanasia già in atto in molti Paesi – offre il destro a chi sceglie un’interpretazione più aperta. Dinanzi ai progressi della medicina, che oggi può pro-

lungare la vita senza però migliorare la salute, il Papa invoca un “supplemento di saggezza”. Non offre soluzioni immediate ma, di fatto, legittima l’apertura di un dibattito etico il cui esito è del tutto imprevedibile. Su temi così importanti e decisivi abbiamo più che mai bisogno di parole chiare se non vogliamo cedere a quella cultura che, in nome della qualità della vita, riconosce e favorisce anche il diritto di chiedere e dare la morte. Papa Francesco non ha toccato solo l’ambito etico ma ha sollecitato uno sguardo di carità: “l’imperativo categorico è quello di non abbandonare mai il malato”. La condizione angosciosa del malato aumenta la nostra responsabilità. Anche quando non c’è alcuna guarigione, “possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura della persona”. Parole chiare, in questo caso, che chiamano in causa tutti: i familiari che portano il peso più grande, i cittadini che non possono guardare con placida indifferenza. Ma interpellano anche lo Stato che spesso e volentieri risulta inadempiente. Quanti malati cronici chiedono di morire perché sono soli e non godono di alcun sostegno da parte delle istituzioni pubbliche? Queste parole del Papa ovviamente non hanno trovato eco nei commenti dei politici. Da queste parole invece noi vogliamo ripartire per un impegno sociale e politico che rispetti la vita anche quando la malattia sembra nascondere la sua dignità. Lo dobbiamo a quel Dio che si è fatto uomo per riempire di gioia tutta l’esistenza, anche i giorni più dolorosi. DICEMBRE 2017 Insieme

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posta@insieme.it a cura di Antonietta Abete

Grazie a chi scommette su Insieme

Dicembre è il mese in cui la rivista diocesana punta i riflettori sui numerosi compagni di viaggio che ogni mese si impegnano a diffondere Insieme nelle comunità parrocchiali, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, per dire loro grazie. La rubrica posta@insieme.it ospita il messaggio del vescovo Giuseppe rivolto a quanti compiono questo generoso atto di carità culturale. Ci ritroveremo tutti insieme il prossimo 11 dicembre, alle ore 20.00 presso la casa per le aggregazioni laicali Iuvenescit Ecclesia a Nocera Inferiore per un momento di festa e condivisione. Vi aspettiamo!

“Abbiamo bisogno di notizie serie” Poi mi sono accorto che era solo una bufala! Carissimi, sta capitando spesso che false notizie, senza alcun fondamento, continuano a minare la vita di tante persone e comunità. Titoloni di giornali per annunciare lo scandalo, e poi un minuscolo trafiletto per smentire, se pure concesso. Nel frattempo la bufala ha viaggiato molto e ha fatto tanti danni. E noi leggiamo e beviamo tutto, senza un minimo di discernimento. Un giornalismo serio e sereno va alla ricerca della verità e sa presentare anche le mezze verità. Assumiamo sempre più l’impegno attraverso la rivista diocesana Insieme di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Gesù, il nostro editore, ci ha detto che la verità rende liberi. Abbiamo bisogno di notizie buone, che fanno bene; di notizie belle, che costruiscono la bellezza; di notizie serie, che educano alla serietà della vita. E anche quando dobbiamo trattare notizie difficili, lo faremo con rispetto, sobrietà e carità. Dobbiamo investire ancora di più su Insieme, perché c’è bisogno di raccontare la verità. È una forte esigenza formativa, e non solo informativa. Perché – è ancora il nostro editore – la verità esiste e, per noi, ha il volto di una persona. Grazie a chi ogni giorno si impegna a scrivere e raccontare la verità! Grazie a chi scommette su Insieme e, non con pochi sacrifici, lo propone e lo fa circolare nei diversi ambienti, come un lievito che fa fermentare tutta la pasta. Grazie, perché è un grande atto di carità culturale! Vi benedico

+ Giuseppe, vescovo

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IMPRONTE Il 6 novembre, ad Angri, accanto alla Protezione civile e alle forze dell’ordine c’erano decine di ragazzi. Volontariamente hanno aiutato a rimediare ai danni dell’alluvione. Una cosa normale, ma non scontata. Membri orgogliosi di una comunità. (Foto Salvatore Alfano) DICEMBRE 2017 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

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Quante storie!

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uante storie ricamano il tessuto della nostra esistenza! Quanti eventi che non diventano mai cronaca ma si rivelano decisivi nella vita delle persone. Storie che spesso rimangono nel cassetto dei ricordi e si perdono con il passare degli anni. Storie luminose che allontano le tenebre che per troppo tempo hanno avvolto di malinconia i nostri giorni. Storie che aprono strade nuove proprio quando la rassegnazione appariva l’unica compagna di viaggio. A noi preti capita piuttosto spesso di ascoltare vicende tragiche segnate dal male, quelle che si annidano nelle pieghe più nascoste della nostra società. La gente ci confida esperienze dolorose che non dice a nessuno. In queste pagine invece vogliamo raccontare storie ordite con il filo della gioia. Quelle che abbiamo scelto sono vicende semplici che abbiamo raccolto attraverso il tam tam degli amici. Storie vere e cariche di umanità. Nulla che possa alimentare quella morbosa curiosità che troppo spesso viene ricercata da presunte inchieste giornalistiche che hanno l’unico scopo di aumentare le vendite o l’audience. La nostra unica ambizione è quella di tenere accesa quella luce che duemila anni fa ha rischiarato la notte di Betlemme. Quel Fatto ha cambiato in modo sostanziale il cammino dell’umanità, grazie a Gesù le piccole vicende della vita divengono parte di quella storia di salvezza che Dio scrive lungo i secoli. Abbiamo l’ingenua presunzione di pensare che queste pagine siano un’eco delle parole che gli angeli hanno cantato in quella notte benedetta. Pagine capaci di ridare fiato alla speranza, troppe volte delusa, e di suscitare desideri di bene. “Non fare tante storie!”, dicono i genitori spazientiti quando i figli fanno capricci. Hanno ragione. Ma in fondo, la vita è fatta di tante piccole storie, come quelle che raccontiamo in questo dossier. Silvio Longobardi

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L'APPROFONDIMENTO La famiglia Langella. Da sinistra: Biagio, Pasquale e Lucia

il bambino che porta la luce

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asquale compie 12 anni il prossimo 10 dicembre, nel cuore il desiderio di condividere le sue giornate con un fratellino o una sorellina. Lucia Vastola, la sua mamma, racconta: «Ho sempre pensato che se avessi avuto un secondo figlio lo avrei chiamato Emanuele. Senza un amico speciale come Gesù non ce l’avrei fatta a superare l’esperienza terribile che ho vissuto, che tutti insieme abbiamo affrontato». Chiude gli occhi un secondo per ricacciare indietro le lacrime. Un misto di tenerezza e affetto mi invade il cuore, Lucia pone un argine al pianto per suo figlio e per i suoi genitori, Antonietta e Luciano, che siedono insieme a noi nel salone della loro casa a San Marzano sul Sarno. Vi sono dolori per i quali non esiste il fine pena, strappi violenti con i quali bisogna fare i conti ogni giorno. Lo sguardo di Vincenzo mi raggiunge da una foto sistemata in alto su un mobile del soggiorno, con i suoi bellissimi occhi chiari sembra seguire il filo della conversazione. Il Signore lo ha chiamato a sé giovanissimo, nel cuore della notte, il 26 gennaio del 2010. Da quel giorno terribile, i suoi genitori e sua sorella convivono con un dolore che non ha parole per essere descritto. Lo si può in parte percepire quando ci si perde nello sguardo di Antonietta e Luciano, quando si incontra la dignità composta e granitica con cui, giorno dopo giorno, si sforzano di continuare a vivere. Il percorso. Lucia e Biagio, da sempre impegnati nella parrocchia San Biagio di San Marzano sul Sarno, si sono sposati nel 2004, dopo due mesi aspettavano il primo bambino, Pasquale, che è nato il 10 dicembre del 2005. «Abbiamo deciso di aspettare un po’ prima di avere un se-

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Lucia Vastola e Biagio Langella sono diventati di nuovo mamma e papà, 12 anni dopo la nascita di Pasquale che ha atteso fiducioso e felice l’arrivo del fratellino. Il suo nome significa “nato nella luce”

Nonno Luciano insieme a Pasquale, nel giorno della sua Prima Comunione


condo figlio. Volevamo che Pasquale crescesse un po’, io volevo chiudere la seconda Laurea in Scienza della Formazione Primaria. Poi nel 2010 è caduta giù la montagna. Un dolore immenso che ha travolto anche il nostro rapporto di coppia. C’è voluto del tempo per ritrovarci. Mio marito, con il suo silenzio, mi ha aspettato, ha avuto tanta pazienza. Ha sofferto moltissimo anche lui. Ha solo sorelle, Vincenzo era come un fratello». Lucia vive anni bui, sente il peso di essere rimasta sola. Dopo qualche anno, sono proprio i genitori ad incoraggiarla ad avere un altro bambino. «Tu sai cosa significa avere un fratello, è giusto che anche Pasquale possa assaporare questa gioia», le dicono. Ma il bambino non arriva. Biagio e Lucia iniziano a sottoporsi a controlli e indagini. «Abbiamo speso tantissimi soldi, per quattro anni siamo passati da un medico all’altro e fatto esami su esami». Biagio aggiunge: «Devo ammettere con rammarico che intorno al desiderio legittimo e nobile di mettere al mondo un figlio, di generare una nuova vita, si è costruito un grande affare economico». Una sera, fermi davanti al bancomat, non riuscivano a pagare un esame costosissimo. Dalle indagini non emergono problemi, eppure la coppia non riesce ad avere un altro bambino. Su consiglio di un’amica, cambiano ginecologo. «Ormai avevo provato di tutto, andare da un altro medico non mi costava molto». Questa volta però la strada imboccata è quella giusta, tra Lucia e la dottoressa nasce subito una bella empatia. «Prima dei 40 anni, rimarrai incita» la rassicura la ginecologa che l’ha seguita con premura per tre anni. Il 2017 è l’anno decisivo, quello della svolta. È un anno impegnativo. Lucia, laureata in Lettere classiche, inizia a lavorare come insegnante di sostegno in una scuola elementare del quartiere Garbatella a Roma. Un’esperienza che le apre un mondo nuovo e le riserva tanta gioia. Ma anche molta fatica. Per non lasciare soli Biagio e Pasquale, decide di fare la pendolare. Ogni mattina sveglia all’alba, autobus da Angri fino a Napoli, poi in treno fino a Roma. Accade spesso che i desideri custoditi per anni si realizzi-

L’intercessione dei genitori di santa Teresina di Lisieux

no proprio quando ci si mette l’animo in pace. A marzo Lucia si sente strana, chiama la sua ginecologa che le dice di rimanere con i piedi per terra. Ma il suo istinto è più forte e fa subito il test. Il risultato è positivo: è incinta. «Non ci potevo credere», racconta. Un pomeriggio va dalla dottoressa per ritirare un certificato, il papà l’aspetta in macchina. La ginecologa decide di farle un’ecografia. «Ti faccio sentire un altro battito», le dice ma aggiunge subito: «Devo dirti che questo secondo bambino non vivrà a lungo». Dopo tre giorni il suo cuoricino non batteva più. «Dovevo fare di nuovo i conti con la morte», dice. Lucia quel figlio non lo ha dimenticato. Mentre scrivo tutto è pronto per l’arrivo del piccolo Luciano, che verrà alla luce il 28 novembre. Papà Biagio è molto contento, teme un po’ la fatica di riprendere con poppate, pannolini e notti in bianco adesso che Pasquale è diventato più autonomo. Nonna Antonietta è felice per sua figlia. «È rinata», dice. Quando ha scoperto di essere incita Lucia ha proposto a Pasquale di preparare una scatola: «Insieme a papà mettiamo dentro i nomi che ci piacciono e poi scegliamo». La riposta del primogenito la lascia senza parole: «Mamma, non ce n’è bisogno, quando sono nato io hai fatto contento nonno Pasquale, adesso prepariamo un regalo per il nonno Luciano». È stato Pasquale a comunicare al nonno il nome del suo fratellino. Luciano aveva da poco festeggiato i settant’anni quando il piccolo ometto di casa lo ha invitato ad un aperitivo. «È un maschietto» gli ha detto. «Bene, arriva Emanuele», ha commentato sicuro il nonno. «No, si chiamerà Luciano». Nonno Luciano, con gli occhi lucidi di commozione, racconta di essere rimasto senza parole. Felice e senza parole. E così, il figlio tanto atteso e desiderato ha inciso nel nome la parola luce. Anche lui, come Gesù, porterà la luce in una famiglia che ha dovuto fare i conti – per troppo tempo – con il buio. Antonietta Abete

Gli anni di attesa sono stati alimentati da una preghiera intensa e da un affidamento speciale a Luigi e Zelia Martin, i genitori di santa Teresina di Lisieux. Spesso Lucia, insieme a sua mamma Antonietta, ha partecipato a Messa ad Angri nella cappella dedicata ai due sposi santi. Con la serenità di chi ha fatto fino in fondo la sua parte, un giorno dice a suo figlio: «Pasquale, questo è l’ultimo anno di tentativi, io a febbraio compio quarant’anni. Se il fratellino non arriva, pazienza». Ma Dio aveva altro in serbo per la famiglia Langella.

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L'APPROFONDIMENTO

Da novant’anni

con un libro fra le mani

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una calda giornata di fine ottobre. Ho saputo che una giovane donna strianese, Adelaide Franza, ha da poco festeggiato il novantesimo compleanno. Colgo l’attimo, mi informo e arrivo a casa sua per poter raccogliere una testimonianza di vita, di storia e di amore. La trovo seduta in salotto, con un libro tra le mani. Adelaide, cosa fa con quel libro?

Adelaide ha appena spento novanta candeline: la sua vita è uno scrigno di ricordi che s’intrecciano con alcune delle pagine più importanti della storia. L’abbiamo incontrata per un’intervista

«Niente di che, sto leggendo qualcosina. Sono qui immobile tutti i giorni e in un modo devo passare il tempo. Ho deciso di illudermi leggendo, allenando la mente e la fantasia. Ho una buona vista, non porto neanche gli occhiali. Ora sto leggendo un testo sulla vita di padre Pio». Quando ha imparato a leggere?

«Andavo a scuola. Sono sempre stata brava. Arrivai alla quarta elementare senza ripetere alcun anno. Poi abbandonai, perché eravamo tanti in famiglia e c’era da lavorare. La mia maestra, originaria di Napoli, si dispiacque tanto da propormi di andare a casa sua per poter continuare gli studi. Ero intelligentissima. Vivevo in una famiglia abbiente, onesta e lavoratrice. Non è mai mancato il necessario, ma mia madre volle che io abbandonassi. Mio padre no, era intenzionato a farmi proseguire. Apprendevo subito le lezioni, ero molto brava e lui lo aveva capito. Pensa che in seconda elementare scrissi un tema, che ho dovuto leggere in tutte le classi della scuola, su ordine della maestra. Però non ho mai smesso di leggere. Ne ho passate di brutte per questo». In che senso? Cosa è successo?

«Mio marito era analfabeta e non comprendeva le mie passioni e la mia voglia di conoscere. “Stai sempre con questi

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Adelaide Franza


libri in mano, getta via tutto” ripeteva urlando. Quando ero bambina, studiavo la sera a letto, con una lucina sul comodino e imparavo le storie, che le maestre mi insegnavano. Ovviamente davo fastidio ai miei fratelli, perché dormivamo tutti insieme. Abbassavo sempre di più la voce. Ho sempre amato la lettura tanto da nascondermi da mio marito pur di leggere». È stato difficile.

«Tutto è stato difficile con mio marito ma l’ho sempre amato. Ho lavorato nella mia vita per vivere e mi sono sempre occupata di tutto: sbrigavo da sola tutte le faccende di famiglia. Venivo maltrattata da lui pur di conoscere il nascondiglio dei soldi che guadagnavo e che spendevo per me e i miei figli. Però il Signore mi ha donato tanta forza e tanta buona volontà. Mi ha dato lavoro e figli lavoratori. Lo ringrazio sempre». 90 anni sono tanti, qual è l’episodio che più l’ha segnata?

«La morte di una mia zia suora a Torre del Greco. Era molto piccola, non era cresciuta in statura perché la madre, durante la gravidanza, aveva subito dinanzi agli occhi la morte del marito in un incidente nel campo. All’epoca mia nonna, ormai vedova, andava a raccogliere i fagiolini a Torre del Greco per poter accudire i figli e portava con sé la bambina, tirandola lungo i filari. Un giorno, una nobildonna dal balcone le vide e chiese a mia nonna di adottarla e di prendersene cura. La nonna accettò mantenendo saldi i legami con la piccola». Cosa ricorda della seconda guerra mondiale?

Corse, tante corse. Scappavamo dai tedeschi e ci rifugiavamo in un nostro vigneto con un casolare, a Foce di Sar-

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 26978 del 01/02/2017. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Piercamillo Falasca, Raffaele Massa, Sofia Russo, Livia Rossi, Andrea Perrino, Salvatore Guercio Nuzio, Raffaella Marciano, Andrea Pellegrino, Donato D’Elia, don Natalino Gentile, Salvatore Alfano, Marco Siano, Fabio Senatore, Liliana Tortora, Domenico Cappuccio, Maria Domenica D’Ambrosi, Giovanna Concilio, don Gerardo Coppola, Federica Pepe, Erasmo Capriglione, Francesco Pio De Stefano, Celestino Pio Caiazza, Salvatore Corrado, Giovanni Nacchia, Anna Petrosino, Antonella Malafronte, Sabrina Perrino, padre Paolo Saturno, Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

no. Eravamo una decina di famiglie in quella località. Una sera siamo dovuti scappare anche da lì, perché eravamo in pericolo. Fuggivamo tra i campi. Le persone si nascondevano nei pagliai, ci davano indicazioni per poter raggiungere il paese. Scappammo, io avevo tra le braccia una mia sorella che piangeva sempre. Per un secondo ho pensato di gettarla via, non lo nascondo. È difficile capire la situazione. Non ho visto alcuni miei fratelli per giorni, perché nascosti in un altro posto. Un nostro vicino di vigna se ne prese cura ma i miei genitori ne erano all’oscuro. Mia madre piangeva sempre non vedendo tornare i figli. Un bel giorno mio padre raggiunse il fiume e da una sponda all’altra riuscì a sapere che i suoi ragazzi stavano bene. Storie toccanti. E dell’eruzione del Vesuvio del 1944 cosa rammenta?

Correvamo per le strade con le pentole in testa per evitare la pioggia di lapilli. Fu un disastro. La cosa più bella di questi momenti era la collaborazione e la carità tra di noi. Che cosa ha caratterizzato di più la sua vita?

Ho sempre fatto del bene. Non c’è nulla di meglio che fare del bene. Quando andavo a scuola c’era una mia amica povera: ogni mattina ricevevo da mia madre un uovo e lo barattavo in una bottega poco lontano da casa per un soldo, che mi serviva per comprare il pane per la colazione. Un tozzo da dividere in due: una parte per me e una per la mia compagna di classe. Mi saziavo soltanto quando riuscivo a saziare gli altri. Una lezione di vita condensata in un incontro con un volto solcato da rughe. Tornerò a fare visita ad Adelaide, magari con un libro da farle leggere. Raffaele Massa

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 22 novembre 2017

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L'APPROFONDIMENTO Alice Kim con mamma e papà

Oro dal cielo

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orride radiosa mentre mi accoglie in casa battendo le manine. Alice Kim, figlia di Pasquale Terracina e Barbara De Santis è la regina di queste mura, un ambiente accogliente e colmo d’amore. Appena nata è stata abbandonata fuori al portone di un orfanotrofio in Vietnam, avvolta in uno scialle rosso, il cordone ombelicale ancora attaccato, e un solo cambio di pannolini. Era il 2 dicembre del 2016. La sua mamma e il suo papà adottivi la stringono tra le braccia per la prima volta la scorsa estate. «Era uno scricciolo. Piccolissima rispetto a come ce l’eravamo immaginata guardandola in foto. All’inizio abbiamo avuto paura. Poi io l’ho presa in braccio e ha sorriso – racconta con tenerezza Pasquale –. Nel suo sguardo abbiamo riconosciuto che era lei, la nostra bambina».

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Barbara De Santis e Pasquale Terracina sono due genitori adottivi di origine paganese. Alice Kim è il fiore del loro amore, sbocciato in Vietnam


La completezza. «In quel momento non abbiamo raggiunto un obiettivo, ma la nostra completezza». L’adozione è un percorso lungo e travagliato. Lo sa bene la coppia che ora vuole essere un punto di riferimento e di speranza per le famiglie che decidono di percorrere questa strada. Giugno è un mese che ritorna spesso nella loro storia. A giugno del 2010 si sono sposati, a giugno del 2013 consegnano i primi documenti al Tribunale per avviare le pratiche dell’adozione. A giugno ricevono la notizia che, finalmente, stanno per diventare genitori. La telefonata più importante della loro vita giunge da Ariete Onlus, l’associazione che li ha seguiti in questo percorso. «Abbiamo un abbinamento per voi» comunicano a Pasquale. «Quando dobbiamo venire?» la sua risposta. Nessuna altra domanda. «Non mi importava quanti anni avesse o il sesso. Quello che contava era solo che stesse bene». Il giorno dopo, in un ufficio a Napoli, guardano una fotografia della loro bambina. «Nostra figlia aveva solo sei mesi. Erano quattordici anni che non davano in adozione un bambino così piccolo. Un dono immenso. Non ci è mai importato il colore della pelle di nostro figlio. Ma desideravamo un bambino in età prescolare». Alice è vietnamita. Per ridurre i tempi di attesa Pasquale e Barbara, nell’aprile 2015, decidono di percorrere l’iter dell’adozione internazionale. «L’adozione nazionale prevede anche dieci, dodici anni d’attesa. Non potevamo aspettare tanto tempo». Scelgono lo Stato del Sud-est asiatico come Paese di provenienza, poiché sono previsti solo 15 giorni di permanenza della coppia prima di portare a casa il bambino. «Un Paese povero, ma dal cuore grande». Un percorso di grazia. Ogni particolare del loro cammino è segnato della misericordia di Dio. «Il nome originario di Alice significa “oro dal cielo” oppure “oro di Dio”». È un segno, ne sono certi. Così come gli angeli custodi che hanno costellato questo percorso difficile e disseminato di prove. Uno tra tutti, il cancelliere Albano del Tribunale di Salerno. «Un uomo santo di Dio, che ci ha seguiti in tutto questo duro percorso tra analisi, test psicologici, corsi, documentazioni. Noi eravamo stanchi, lui ha compreso le nostre ansie e le ha alleviate». Raccontano la fatica di questi anni, l’invasività delle indagini per l’idoneità all’adozione, l’attesa logorante della chiamata. Elementi che hanno segnato Barbara e suo marito nel profondo. Eppure nei loro occhi non c’è traccia di quel dolore. Non più. Guardano la loro bambina e si illuminano. «Lei è una gioia infinita – dice Barbara –. E ci ha cambiato la vita». Un parto comunitario. Porta il nome di sua nonna, Alice. Una donna allegra e dalla fede forte. «E poi mi sembra che questo nome le stia alla perfezione. Alice nel paese delle meraviglie» sussurra. La bambina è un uragano

Alice Kim e la sua famiglia parrocchiale San SIsto II di Pagani, nel giorno del suo Battesimo

che ha travolto tutti. Un parto comunitario, lo hanno definito i suoi genitori, quello che dal Vietnam l’ha portata a Pagani. «La famiglia parrocchiale San Sisto II ci ha accompagnato in tutti questi anni. Hanno atteso con noi, gioito con noi, partecipato attivamente a tutte le tappe del percorso. Durante il viaggio ci siamo tenuti in contatto tramite whatsapp. Alice è un po’ figlia dell’amore di tutti». L’8 settembre Barbara, Pasquale e Alice atterrano in Italia dopo un viaggio di venti ore. Ad accoglierli ci sono i parenti e gli amici più cari. La settimana successiva la comunità di San Sisto festeggia l’arrivo della nuova figlia parrocchiale, prima con una Messa di ringraziamento, celebrata da don Giuseppe Pironti, poi con una vera e propria festa, a cui tutti contribuiscono come possono. «Perché lei lo meritava» esclama Pasquale, sguardo radioso e sorridente, voce roca. Mentre lo dice sua figlia sta volando tra le sue braccia. «Una persona che ci ama molto ci ha detto che noi eravamo già benedetti dal Signore e che adesso, però, siamo diventati una benedizione per tutti. E io ci penso sempre. In effetti è lei la benedizione. Io ho visto muovere una tenerezza nel cuore e negli occhi di chiunque le sta intorno, anche negli uomini più rudi. In lei c’è qualcosa di speciale. Alice Kim è un miracolo». Martina Nacchio

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VITA NELL'AGRO

Foto Salvatore Alfano (2)

a cura di Salvatore D’Angelo

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tre mesi dall’avvio dell’anno scolastico, ci si è già ritrovati a dover fronteggiare una serie di allerte meteo che hanno portato i sindaci del comprensorio a sospendere, precauzionalmente, le lezioni. Scuole chiuse per la gioia di tanti ragazzi, ma non per i genitori che spesso, e volentieri, hanno sfogato la loro contrarietà alimentando interminabili discussioni sui social network. Chi contrario, chi a favore, il problema è che non sempre si ha la contezza di cosa si scrive e, soprattutto, non sempre ci si mette nei panni dell’amministratore comunale che risponde in prima persona dell’incolumità dei suoi concittadini. Come funzionano le allerte? Al sistema concorrono sia il dipartimento di Protezione civile, sia le Regioni, sia le Province autonome attraverso la rete dei Centri funzionali, composta da quelli decentrati e dal centrale. «Spetta alla rete dei Centri funzionali – si legge sul sito del dipartimento di Protezione civile – svolgere quell’attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici che rende possibile la prefigurazione dei possibili conseguenti scenari di rischio. L’allertamento del sistema di Protezione civile, ai vari livelli territoriali, è invece compito e responsabilità dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome o dei soggetti da loro delegati». In Campania l’ufficio regionale di Protezione civile emette il bollettino indicando le zone di allerta, aree di territorio omogenee per gli effetti idrogeologici e idraulici

Allerta attesi. La nota arriva al Comune, che dovrà poi mettere in atto gli interventi necessari per tutelare la pubblica incolumità. «Fino a maggio 2005 – ha spiegato Giuseppe Ferrara, architetto esperto in Protezione civile – era in vigore un sistema sperimentale di allertamento regionale che prevedeva l’invio del bollettino». Da giugno di quell’anno le cose sono cambiate, in seguito alla gestione dell’allerta per la frana che a marzo 2005 interessò Nocera Inferiore. «Si decise che al bollettino andavano sempre abbinati controlli del territorio – ha aggiunto Ferrara – e così, quando arriva l’allerta meteo, il sindaco deve attivare il presidio operativo, che garantisce i collegamenti con gli organi superiori, e il presidio territoriale, delegato al monitoraggio del livello acqua, possibili frane, millimetri di pioggia». Un ruolo importante l’hanno i pluviometri, che segnalano il superamento delle soglie. L’apporto di questi strumenti incide sulle decisioni di evacuazione e chiusura precauzionale. Per questo anche in caso di allerta meteo generale alcuni sindaci propendono per emettere ordinanze precauzionali e altri no. Può essere che in un Comune abbia piovuto di più e i limiti siano stati superati. La prossima volta, dunque, che si polemizzerà sull’apertura o chiusura di scuole o su un’ordinanza di evacuazione si tenga conto delle complesse e delicate fasi, oltre alle responsabilità, che ci sono alla base di simili decisioni. Non è questione di coraggio, ma di tutela. Sa. D’An.

Cosa c’è alla base di un’ordinanza di evacuazione o chiusura delle scuole per maltempo

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Enzo Avitabile e Mariarosaria Franza

La forza dell’amore

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ervono fondi, per qualsiasi cosa servono fondi. Quindi io non lo so come dovete fare». Sono le parole della dott.ssa Amelia Morrone dell’istituto Mayer di Firenze a far scattare la molla di Mariarosaria Franza, ora presidente di Tutti insieme per Giuseppe - Associazione Italiana Gangliosidosi GM1 e malattie affini Onlus. Mariarosaria è una zia caparbia, che non si arrende di fronte ai “no” di istituzioni e fondazioni. Farebbe di tutto per il suo piccolo Giuseppe, suo unico nipote. Ma le università e le industrie farmaceutiche in Italia non finanziano la ricerca sulle malattie rare, destinando centinaia di bambini, e famiglie inermi, a un dolore senza risposta. «Mi ero sentita con la dott.ssa Morrone, unica ricercatrice in Italia sulla gangliosidosi GM1 – racconta Mariarosaria – ed era sconvolta. Aveva presentato a un importante ente benefico lo stesso progetto di ricerca e sperimentazione che stanno attuando in America e con risultati significativi, ma la fondazione lo aveva respinto. Solo una volta, nel 2000, ne finanziarono uno con appena 39mila euro. Allora ho deciso di aprire questa associazione, per finanziare direttamente la ricerca scientifica sulla malattia del mio Giuseppe e su malattie genetiche affini». La gangliosidosi GM1 è una rara malattia genetica neurodegenerativa, causata dalla carenza di un enzima. L’organismo si intossica producendo una degenerazione delle cellule del sistema ner-

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voso centrale prima e degli organi vitali dopo, provocando la morte. La malattia può manifestarsi già nei primi mesi di vita e la diagnosi non sempre arriva in tempo: spesso i bambini non superano i due anni di vita. Nel 2015 nasce l’associazione e poco dopo la pagina Fb “Tutti insieme per Giuseppe”, con lo scopo di mettere in rete i genitori dei bambini affetti da malattie genetiche rare e condividere consigli ed esperienze. «Siamo l’unica associazione in Italia che tutela e informa queste famiglie – continua Mariarosaria – i genitori ci contattano per sapere quali sono le evoluzioni della malattia, per darsi forza a vicenda. Il nostro obiettivo principale resta però la raccolta fondi da destinare a ricerche scientifiche mirate, con bomboniere e oggetti solidali preparati da noi, iniziative pubbliche e donazioni». Per Natale prepareranno cestini e portacandele. Non hanno una sede e per lavorare si incontrano a casa di Mariarosaria, a Sant’Egidio del Monte Albino. Adriana e Matteo, i genitori di Giuseppe, ora stanno organizzando la festa per il suo sesto compleanno, il prossimo 5 dicembre. Ogni giorno in più diventa una conquista. «Con Giuseppe abbiamo avuto un dono dal Signore» dice Mariarosaria con un sorriso colmo di gioia. Il nostro augurio è che Giuseppe festeggi ancora tanti, tantissimi compleanni. Sofia Russo

La lotta di Mariarosaria Franza e dell’associazione Tutti insieme per Giuseppe per trovare una cura per la Gangliosidosi. Un’onda di bene partita dall’Agro

Per info visita il sito www.tuttinsiemepergiuseppe.org c/c n. 1024477026 Iban: IT83 A076 0101 0000 0102 4477 026


Andreana Bassanetti

Il cammino comune dei genitori “orfani” Ogni terzo sabato del mese, le mamme e i papà che hanno perso prematuramente un figlio s’incontrano per pregare insieme

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a una grande ferita può nascere un fiore: è quello che è accaduto a Andreana Bassanetti, psicologa clinica e psicoterapeuta, in seguito alla perdita prematura della figlia Camilla, il 27 giugno 1991: «È nata così, spontaneamente, la comunità “Figli in Cielo” scuola di fede e di preghiera, per condividere, oltre il grande dolore e le esperienze personali, la bellezza dell’incontro con Gesù risorto, unico Consolatore». Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, nella sessione del gennaio scorso, ha approvato lo Statuto dell’associazione per il sostegno e l’accompagnamento delle famiglie visitate dal lutto. Nel-

la recente sessione del 25-27 settembre, lo stesso Consiglio ha nominato assistente ecclesiastico nazionale il cardinale Camillo Ruini. Nella nostra Chiesa locale, sin dall’inizio del suo ministero episcopale, mons. Giuseppe Giudice è stato molto sensibile alla tematica del lutto dei genitori che prematuramente hanno perso un figlio. Così, domenica 23 marzo 2014 alla presenza della presidente Bassanetti, del parroco, p. Massimo Staiano, nominato assistente diocesano della realtà, e dei referenti Nando e Patrizia Persi, il Vescovo incoraggiò il gruppo di mamme e papà orfani di figli a proseguire un cammino di fede comune. Da quel giorno, ogni terzo sabato del mese, diverse famiglie provenienti dalle parrocchie della diocesi vivono puntualmente un momento di preghiera e di adorazione all’ascolto della Parola di Dio nella parrocchia di Santa Maria Maddalena in Armillis, a Sant’Egidio del Monte Albino. Le Celebrazioni Eucaristiche sono presiedute nel solo mese di novembre dal Vescovo, alla vigilia della domenica di Cristo Re, trionfatore sulla morte. Livia Rossi

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La gioia dei piccoli Il taglio del nastro

Nuove sale operatorie Il 21 novembre il Vescovo ha benedetto il nuovo blocco operatorio al terzo piano dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. Alla presenza del direttore sanitario di presidio Alfonso Giordano, del direttore sanitario aziendale Maria Vittoria Montemurro, del primario di chirurgia Francesco Salzano e di numerosi altri operatori sanitari, monsignor Giuseppe Giudice ha tagliato il nastro e benedetto la moderna struttura a servizio di un bacino d’utenza che va dal vesuviano alla Valle dell’Irno. «Quando ci fermiamo accanto ai sofferenti, noi andiamo a scuola di umanità. Noi impariamo quello che altre volte non abbiamo imparato. L’augurio a tutti è che l’ospedale sia un luogo umanizzante», ha detto il Vescovo.

Giornata mondiale dei bambini prematuri. Anche a Nocera Inferiore si è celebrata la ricorrenza che il 17 novembre accomuna le terapie intensive neonatali del pianeta. Open day al reparto dell’ospedale Umberto I. La struttura è stata aperta a nonni e genitori oltre i tradizionali orari di visita ai bambini prematuri. Si è tenuto anche un momento di preghiera presieduto dal cappellano ospedaliero, padre Raffaele Bufano, alla presenza di alcuni genitori, degli infermieri, di alcuni amici della Tin e del primario, il dottore Ignazio Franzese. Alle mamme e papà sono stati regalati dei corredini realizzati dall’associazione Cuore di maglia, che sostiene le terapie intensive neonatali in tutti gli ospedali.

Tutti insieme per Clorinda Nona edizione per l’evento benefico Tutti insieme per Clorinda organizzato a Nocera Inferiore dall’associazione Agro…polis. L’appuntamento è per venerdì 22 dicembre al teatro Diana. La serata è dedicata al ricordo della giovanissima Clorinda Guerritore, prematuramente scomparsa la mattina di Natale di 16 anni fa. I fondi raccolti serviranno a sostenere progetti in favore dei bambini in difficoltà, economiche o sanitarie, del territorio. Ad animare l’evento voluto dalle famiglie Guerritore, Maiorano e Papi ci saranno i Non solo Gospel, la cantante gospel Sherrita Duran e il corpo di ballo del coreografo Antonio Romano.

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FISCO E TRIBUTI

IL PEDIATRA RISPONDE

a cura dell’Ordine dei commercialisti e revisori contabili di Nocera Inferiore

di Salvatore Guercio Nuzio*

Se desideri sottoporre una domanda al dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

Stop all’ansia per le infezioni respiratorie ricorrenti

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otto l’albero i contribuenti si ritroveranno, come ogni anno, i modelli per il pagamento delle tasse sulla casa e quelli per l’Imposta sul valore aggiunto. Vediamo quando e come pagare questi tributi. Il 16 dicembre arriverà il tradizionale appuntamento con le tasse sulla casa, le temute Imu e Tasi. Ai contribuenti è richiesto il saldo per l’anno 2017. I proprietari di immobili pagano l’imposta sui servizi municipali e la tassa sui servizi indivisibili diversi dall’abitazione principale, mentre è esente la prima casa (a meno che non si tratti di una struttura di lusso). Sempre il 16 dicembre, i contribuenti IVA mensili versano quella dovuta per il mese di novembre utilizzando il modello F24 con modalità telematiche, direttamente o tramite intermediario abilitato. Entro il 27 dicembre i soggetti IVA versano l’acconto per l’anno 2017 che sarà poi riportato nella successiva dichiarazione IVA da trasmettere entro il 28 febbraio 2018.

Andrea Perrino dottore commercialista in Angri

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Giuseppe, 3 anni, da quando frequenta l’asilo nido è sempre raffreddato e ha avuto già due episodi di febbre. Può essere un problema del sistema immunitario? Devo eseguire degli accertamenti? Camilla

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e infezioni respiratorie ricorrenti sono molto frequenti in età pediatrica e si manifestano, solitamente, quando il bambino comincia a frequentare la scuola materna. Si tratta di una condizione che interferisce notevolmente sul benessere del bambino e determina importanti costi medico sociali.

Comunemente vengono diagnosticati numerosi episodi acuti a carico di un settore anatomico definito (orecchio, faringe, tonsille…) o variabile. In particolare, un bambino affetto da infezioni respiratorie ricorrenti presenta più di 6 infezioni respiratorie in un anno; fra queste, più di un’infezione respiratoria alta mensile (faringotonsillite, otite, laringite, tracheite) tra settembre e aprile e più di 3 infezioni basse (bronchite asmatiforme, broncopolmonite) annuali. I bambini con infezioni respiratorie ricorrenti sono classicamente bambini sani (80%), allergici (20%) e molto raramente immuno-depressi. Nel gruppo dei bambini sani la causa delle infezioni ricorrenti dell’albero respiratorio è da identificare in una immaturità transitoria del sistema immunitario, acquisita (da infezione virale, per esempio) o costituzionale (su base familiare). Nei pazienti allergici le infezioni respiratorie ricorrenti si presentano in genere senza febbre e interessano prevalentemente le alte vie respiratorie. Gli immunodeficit (numerosi difetti a carico delle immunoglobuline) vanno sospettati solo quando il tipo, la frequenza o la localizzazione delle infezioni è particolarmente insolita. Possiamo considerare, dunque, del tutto “fisiologico” un numero anche ragionevolmente elevato di infezioni respiratorie, ma di modesta gravità e con localizzazione prevalentemente alta. Bambini che presentano una tale situazione clinica non necessitano di ulteriori approfondimenti perché sono destinati a normalizzarsi verso i 6-7 anni di età. * Pediatra


SALE IN ZUCCA di Raffaella Marciano*

Sale in zucca è uno spazio dedicato alla persona, nella sua complessità, che offre consigli e riflessioni per prendersi cura di sé e del proprio benessere psicofisico. Iniziamo questo mese un viaggio nel mondo delle emozioni, il motore di ogni esperienza umana

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IN VIAGGIO TRA LE EMOZIONI

ggi inizieremo un viaggio alla scoperta delle emozioni: “Cosa sono e a cosa servono”? Come prima cosa bisogna sapere che le emozioni sono il motore delle esperienze umane: esse sono il risultato di un insieme di modificazioni fisiologiche e cognitive che inducono il soggetto a reagire ad uno stimolo, interno o esterno, così da produrre un’azione (Legrenzi, 1994). Tanti paroloni per dire che non potremmo vivere senza emozionarci! Le emozioni universali sono cinque: gioia, rabbia, paura, dolore e disgusto (Ekman, 2007). Purtroppo viviamo in una società del fare e non dell’essere, ed è difficile parlare di emozioni. Bisogna ammettere di essere umani e quindi fragili. Esse rappresentano la parte di noi che sfugge al controllo, infatti a volte ci destabilizzano spingendoci a razionalizzare tutto, illudendoci di avere il controllo assoluto; in altri casi, invece, proviamo ad anestetizzarci, cercando di non provare nulla. Lottiamo tanto per negare la nostra uma-

nità e di conseguenza le emozioni sono vissute come un qualcosa da debellare. Precludiamo a noi stessi di viverle o identificarle correttamente, così da passare da un eccesso all’altro. Il segreto è che anche se ci sforzassimo di non provare nulla, esse non potranno mai smettere di esistere! Le emozioni sono la benzina che ci spinge a raggiungere i nostri desideri, ed è fondamentale capirne la natura e saperle distinguere. Riuscire ad imparare a riconoscere queste compagne di viaggio rappresenta il primo passo per migliorare la conoscenza che ognuno ha di se stesso, così da riuscire ad affrontare le prove della vita con una consapevolezza diversa. Nel prossimo articolo inizieremo a parlare della rabbia. Chi di noi non l’ha mai provata? Intanto vi suggerisco di guardare il film Disney Pixar “Inside Out”. Per curiosità o informazioni, contattare dottoressa.marciano@gmail.com. Alla prossima. *Psicologa psicoterapeuta

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QUI REGIONE di Andrea Pellegrino

Il Natale in Campania va letto anche dal punto di vista turistico. Le Luci d’artista di Salerno rappresentano un appuntamento imperdibile. Ma la “spesa vale l’impresa”?

Cifre da illuminare

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e cifre in entrata non sono state mai stimate. Certo è che le Luci d’artista di Salerno portano un sostanziale incremento di persone in città, soprattutto durante i weekend natalizi. Ed è indubbio che b&b, hotel, ristoranti e pizzerie traggano benefici economici dall’evento che ormai si svolge da oltre dieci anni. Sulle spese, qualche certezza in più c’è. Fino a qualche anno fa i costi erano interamente a carico delle casse comunali. Dalla gestione di Vincenzo De Luca a Palazzo Santa Lucia, da Napoli, o meglio dall’Europa, oggi, arriva qualche soldo per l’iniziativa. Numeri alla mano, quest’anno il conto è già fatto, salvo naturalmente imprevisti: due milioni e ottocentomila euro - di cui due milioni stanziati con fondi europei - occorrono per l’installazione, la creazione e lo smontaggio delle luminarie. Soldi che vanno alla Iren, aggiudicataria di un appalto triennale, finito, quest’anno,

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davanti al Tar di Salerno. L’udienza è fissata per i primi di febbraio e a metà anno, con molta probabilità si saprà chi installerà le Luci le prossime edizioni. Ma accanto alla semplice installazione, questa edizione è più modesta rispetto alle precedenti, ci sono altre spese sostenute dal Comune di Salerno. Albero, slitta e luminarie proprie, ad esempio. Si pensi che per installare le creazioni donate nel tempo al Comune occorrono quasi 50mila euro. Poi gli addobbi floreali, la cui spesa sfiora, se non supera addirittura, i 20mila euro. Bagni chimici, transenne e piano di sicurezza e protezione civile, quest’anno rafforzato (e pagato anche ad una società) dopo i tragici fatti di Torino. Più di centomila euro vanno alle Ferrovie dello Stato per il rafforzamento delle corse della metropolitana. Poco meno per garantire maggiori autobus in città, navette incluse. A ciò

si aggiunge il servizio di pulizia: oltre 100mila euro a Salerno Pulita per svuotare i cestini il sabato sera e la domenica; 20mila per raccogliere le deiezioni canine con una apposita macchina montata su uno scooter di proprietà di una cooperativa. A qualche altra coop, invece, è affidato - a pagamento - il servizio di guardiania delle luci e della Villa Comunale. Ancora, il conto segna gli straordinari dei dipendenti comunali, vigili urbani e tecnici, soprattutto. Tutto questo esclusi i costi del Capodanno in piazza e dei fuochi d’artificio che negli anni hanno toccato cifre al di sopra dei 300mila euro. L’associazione “Attiva Salerno” quest’anno ha chiesto i resoconti a Comune e Camera di Commercio per capire realmente se “la spesa vale l’impresa”. Non fosse altro che altre città italiane, compresa Torino (madre delle Luci d’Artista), spendono molto, ma molto di meno.


Grazie ai sacerdoti Ogni persona, ogni storia è importante

Don Diego Conforzi, parroco di Sant’Ugo a Roma

In Italia ci sono 35 mila sacerdoti diocesani che hanno deciso di donare la loro vita al Vangelo e agli altri. Per vivere hanno bisogno anche di noi. Doniamo a chi si dona.

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SCUOLA & UNIVERSITà di Martina Nacchio

Specialisti al servizio dell’istruzione

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a paura più grande che hai quando ti relazioni con un bambino con lo spettro autistico è non riuscire ad istaurare quel legame che gli permetta di fidarsi di te». Angela per quattro anni è stata tutor ABA, specialista del metodo dell’analisi comportamentale applicata, proposto come terapia per i bambini autistici. Li ha guidati durante le ore di scuola e seguiti di pomeriggio a casa. Il loro mondo è stato il suo. Occuparsi di un bambino con disabilità significa instaurare con lui un rapporto basato sull’empatia, codificare un linguaggio esclusivo, che gli altri non conoscono. A sperimentarlo, dopo le famiglie, sono in primis gli insegnanti di sostegno, che cercano di accompagnare al meglio i propri alunni perché siano integrati, apprendano quanto possibile e sviluppino le proprie potenzialità. Perché si costruisca un percorso individuale su misura per ogni bambino, fondamentale è l’assistenza specialistica. Si tratta di un servizio integrativo della funzione didattica, che si traduce nell’affiancamento dei docenti da parte di personale qualificato, specialista dell’area psico–educativa. Esperti L.I.S. (Lingua dei segni italiana), educatori professionali, esperti metodo ABA, psicologi, esperti braille (sistema di scrittura a rilievo per ipovedenti), i professio-

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È partita quest’anno l’assistenza specialistica per gli alunni disabili nell’ambito territoriale S01_3, che comprende Pagani, San Marzano, San Valentino e Sarno

nisti incaricati. Competenze che da quest’anno scolastico il sub ambito territoriale S01_3 mette a disposizione nelle scuole di Pagani, San Marzano, San Valentino e Sarno. Oltre cento gli alunni destinatari del servizio nei quattro paesi di competenza dell’azienda consortile Agro Solidale, diretta dal dottor Porfidio Monda. Saranno le stesse famiglie a scegliere tra i soggetti accreditati all’Albo aziendale lo specialista che seguirà il proprio bambino, attraverso voucher a loro consegnati. Un aiuto notevole per loro, che ormai da anni dovevano sostenere i costi dell’assistenza specialistica di tasca propria, o rinunciarvi. Un modo anche per assicurare continuità, nel caso di ragazzi già affiancati negli anni passati da specialisti. «Ho visto la bambina che seguivo avere la capacità di avvicinarsi ad un compagno in classe e chiedergli il giocattolo che aveva in mano, senza strapparglielo – racconta Angela – o ancora guardare un gruppetto di bambini seduti a giocare alle costruzioni, prendere la sedia da sola e unirsi a loro. Come tutti gli altri». Gesti che una bambina affetta dallo spettro dell’autismo non avrebbe mai compiuto senza un percorso di affiancamento con uno specialista. Martina Nacchio


NEWS DALLE SCUOLE Il momento della scopertura della targa

La dirigente Virginia Villani con la collega ischitana Maria Chiara Conti

Una nuova scuola per i piccoli di Portaromana

A scuola di solidarietà

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a un rudere abbandonato da oltre trent’anni è nata una nave dell’istruzione. È stata inaugurata lo scorso ottobre la nuova scuola per l’infanzia a Nocera Superiore. L’edificio scolastico in località Portaromana è adiacente alla già attiva scuola elementare. Un complesso radioso, con vetrate, oblò colorati, sale attrezzate per i più piccoli, giardino e orto botanico. La scuola è stata intitolata a suor Maria Consiglia Addatis, fondatrice a metà Ottocento delle Suore Serve di Maria Addolorata di Nocera. A testimoniare il suo grande impegno a servizio degli ultimi e l’opera che ancora le suore conducono – guidate dalla superiora suor Agnese Pignataro – una targa posizionata sulla facciata dell’entrata, donata alla scuola dagli alunni del liceo artistico A. Galizia di Nocera Inferiore. “Una vita dedita alla cura, all’educazione, all’istruzione, alla formazione dei piccoli cittadini” le parole incise sul muro dell’edificio. A tagliare il nastro durante la cerimonia di inaugurazione oltre che il sindaco Giovanni Maria Cuofano, anche alcuni bambini, che hanno messo piede per la prima volta nel loro nuovo luogo d’istruzione e gioco.

usica e colori, solidarietà ed emozioni per l’A gape dell’amicizia, una manifestazione organizzata dalle scuole di Ischia per ridare speranza alle famiglie degli alunni colpite dal sisma del 21 agosto. Un evento a cui lo scorso 30 ottobre ha partecipato anche il Terzo Circolo di Sarno. Rappresentanti di molte scuole campane si sono avvicendati sul palco predisposto nel bellissimo e suggestivo piazzale antistante la Chiesa della Madonna del Soccorso in località Forio d’Ischia. «Fin dai primi giorni di scuola abbiamo promosso all’interno della nostra comunità scolastica una campagna di sensibilizzazione a favore della popolazione ischitana – racconta la dirigente scolastica, Virginia Villani – e abbiamo ritenuto giusto devolvere la piccola somma raccolta alle famiglie degli alunni dell’Istituto comprensivo di Forio 1, maggiormente colpiti dall’evento sismico. Sono andata personalmente a offrire la nostra solidarietà alla collega Maria Chiara Conti. È in queste occasioni che la scuola mostra maggiormente il suo ruolo educativo, sostenendo e promuovendo tra quei bambini che saranno cittadini di domani valori quali la solidarietà e la condivisione». Gli alunni del Terzo Circolo hanno realizzato poesie, letterine e cartelloni, esposti in un’area dedicata. Un’occasione di fratellanza rafforzata dall’affinità che accomuna l’esperienza dolorosissima dalla popolazione ischitana e quella vissuta dalla popolazione sarnese con la frana del 1998.

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SCUOLA & UNIVERSITÀ

Parola alle emozioni

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a rabbia, l’allegria, l’amore, la paura, lo stupore, cinque emozioni a cui dare forma nell’ambito del concorso “Le emozioni ci raccontano”, promosso dalla scuola secondaria di primo grado “A. Criscuolo” di Pagani, guidata dalla dirigente scolastica Albina Arpaia. L’iniziativa, ideata dalla professoressa Gina Petrone, mira a coinvolgere gli studenti di tutte le classi, che dovranno cimentarsi nell’elaborazione di racconti incentrati su almeno una delle cinque emozioni. Un percorso che proseguirà nel corso dell’intero anno scolastico anche attraverso

un laboratorio di scrittura collettivo, che porterà gli studenti delle classi prime, seconde e terze ad imparare ad esprimere in modo creativo le proprie emozioni, stimolando le capacità artistiche e cognitive. Spazio sarà dato anche ai ragazzi speciali, che comunicheranno la loro creatività con l’aiuto dei loro insegnanti e a cui sarà dedicata una sezione specifica. Toccherà ad una giuria esterna selezionare gli elaborati migliori e decretare i vincitori del concorso. Tutti i lavori saranno infine raccolti in un libro. Martina Nacchio

FOTONOTIZIA

Santa Messa all’Università. Lo scorso 25 ottobre mons. Giuseppe Giudice ha presieduto la Celebrazione Eucaristica per l’apertura dell’anno accademico all’Università degli Studi di Salerno. Il Vescovo è stato accolto dal rettore Aurelio Tommasetti e dal responsabile della Cappella universitaria, don Enzo Serpe.

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

Redazione in festa

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

Auguri speciali

Don Rosario Villani (Maria Immacolata, Nocera Inferiore) ha compiuto 67 anni il primo dicembre; don Michele Fusco (S. Giovanni Battista, Striano) festeggia 69 anni il 18 dicembre; don Carmine Cialdini (S. Alfonso, Sarno) spegne 35 candeline, il 29 dicembre. Ogni anno vissuto nella gioia della fede vi doni l’entusiasmo e la forza per guidare le vostre comunità.

don Domenico D'Ambrosi (S. Alfredo, Sarno) e don Vincenzo Di Nardi (S. Maria del Carmine e S. Maria delle Grazie, Pagani), il 7 dicembre; padre Aldo D’Andria (S. Antonio di Padova, Poggiomarino), l’8 dicembre; don Giovanni Orlando (canonico della cattedrale), il 17 dicembre; don Enrico Ascolese (San Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio), il 27 dicembre. Buon anniversario di ordinazione diaconale a: diac. Ivan Cerino, diac. Salvatore Di Prisco, diac. Franco Ferraioli, diac. Gerardo Guastaferro, diac. Luigi Loreto e diac. Vincenzo Vergati, il 26 dicembre. Il vostro ministero sia sempre orientato alla gioia del Vangelo. Auguri!

Buon compleanno ai referenti

Carmine Giordano (SS. Annunziata, Angri) e Fernando Faiella (S. Giovanni Battista, Nocera Superiore) compiono 36 anni rispettivamente il 22 e il 28 dicembre. Auguri alle nostre preziose sentinelle.

Don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme, festeggia 57 anni, il 3 dicembre. Buon compleanno, con l’augurio che la saggezza del cuore possa orientare sempre più il nostro lavoro editoriale. Auguri!

Il piccolo Emanuele Zorzoli spegne 5 candeline, il 3 dicembre. Anna Alfano, lettrice e giovane sostenitrice della rivista, festeggia il compleanno il 6 dicembre; Maria Francesca Savastano, responsabile del cerimoniale per gli eventi diocesani, compie gli anni, il 7 dicembre.

Emanuele Zorzoli

Anna Alfano

Maria Francesca Savastano

Il nostro cordoglio

È ritornato alla Casa del Padre, lo scorso 13 novembre, il professore Michele Raiola, sostenitore della prima ora di Insieme, della parrocchia San Sisto II a Pagani. Uomo colto, saggio e sempre sorridente: lo ricordiamo con affetto e preghiamo perché la sua anima possa gioire della pace eterna. Si è spenta la madre di don Roberto Tortora, cappellano militare presso la Guardia di Finanza Salerno-Benevento-Avellino, lo scorso 14 novembre. Esprimiamo le più sentite condoglianze al sacerdote per la perdita della cara mamma.

Carmine Giordano

Fernando Faiella

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CULTURA

L'ANGOLO DELLE RECENSIONI di Mariarosaria Petti

Ogni storia è una storia d’amore Autore: Alessandro D’Avenia Editore: Mondadori Prezzo: € 20,00 Muse ispiratrici, compagne premurose o nemiche caparbie: sono le donne raccontate da Alessandro D’Avenia nel suo ultimo lavoro editoriale. Dalla Fanny che ispirò Keats alla Gallagher che illuminò i giorni di Carver: una trama che prende corpo a partire dall’archetipo di ogni storia d’amore, quella di Orfeo e Euridice.

Sale non miele. Per una fede che brucia Autore: Luigi Maria Epicoco Editore: San Paolo Prezzo: € 16,00 Non una visione buonista della fede ma una provocazione per scuoterci e riprendere un sapiente cammino della fede. È quanto propone il giovane sacerdote aquilano, che ha vissuto sulla sua pelle il dramma del terremoto del 2009. A partire dalle tre virtù teologali, fede, speranza e carità, un itinerario per imparare ad essere sale della terra.

Un pugno di more Autore: Antonio Bennato Editore: Il Mio Libro Prezzo: € 18,00 Romanzo epistolare di Antonio Bennato, originario di San Marzano sul Sarno e trapiantato a Velletri. Il protagonista, l’avvocato Paolo Gioben, stanco di tanto odio comincia un cammino interiore tra dubbi e incertezze.

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Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network Autore: Vera Gheno Editore: Franco Cesati Prezzo: € 12,00

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alla storia di Internet all’avvento dei social network, un manualetto “per non indignarsi né sdegnarsi” – come specifica Stefano Bartezzaghi nella prefazione – da studiare e tenere a portata di mano per districarsi nel mondo digitale. Attraverso la lingua comprendiamo con Vera Gheno – ungherese di nascita, appassionata e studiosa di Sociolinguistica, docente universitaria e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, di cui gestisce il profilo Twitter – come ci comportiamo in rete. L’analisi di una lingua fatta di abbreviazioni, acronimi, anglicismi, ma anche maccheronismi, che ha preso piede sui social ci dimostra in realtà quanto sia vivo il nostro italiano. Ampio spazio ai temi della violenza online, riflesso sul web di quel pressapochismo da bar che stentiamo ad estirpare. Accelerata ironica e piacevole sui “tipini da social”: benalistra, clicktivista, complottista, commentatore compulsivo, il noivoista. È l’autrice a spiegarci l’importanza di questo “gioco”: «Spesso nemmeno noi stessi ci accorgiamo di ricadere in una di queste categorie. Quindi meglio conoscerle, così se le incontriamo, siamo in grado di evitarle. O di evitare di finirci noi stessi». Ciliegina finale, l’illustrazione in quarta di copertina: “Il portatile, il telefonino e il tablet della mamma”, di Eva Bellini, 9 anni, figlia di una donna in perenne viaggio, reale e virtuale. M. P.


APPUNTAMENTI CULTURALI

IN SALA

L’aria del Natale avvolge tutti gli eventi più belli del mese di dicembre

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a cura di Martina Nacchio

Mercatini “Sapori & Piaceri”. Il castello Doria di Angri è la location dei mercatini di Natale, che si terranno dall’8 al 10 dicembre. Nel corso dell’evento sarà possibile ammirare prodotti artigianali realizzati a mano e degustare bontà locali. All’interno della sala affreschi, sarà poi in esposizione la mostra dei presepi artistici napoletani. Festa del torrone. Dal 7 al 10 e il 16 e 17 dicembre, San Marco dei Cavoti (Benevento) si veste di dolcezza. Va in scena la diciassettesima edizione della Festa del torrone e del croccantino. Appuntamenti culinari, show cooking, spettacoli e tanto altro. Particolarmente attesa la preparazione del Megacroccantino il 10 dicembre: i pasticcieri della zona proveranno a battere il record del croccantino più lungo mai realizzato. Natale al borgo. Saranno itineranti quest’anno i Cortili della Memoria paganesi. Il presepe vivente, ideato da Enzo Fabbricatore, si svolgerà nella sua ventunesima edizione oltre che a Pagani, a Sarno e a San Valentino. Un appuntamento magico realizzato dal gruppo teatrale Zero Due di Dino Fabbricatore e l’associazione Tammurianera di Daniele Marrazzo. L’appuntamento è dal 15 al 17 dicembre a Pagani, il 22 dicembre a Sarno e il 28 e 29 dicembre a San Valentino Torio. Santa Claus al castello medievale. Si terrà tutti i week end di dicembre e fino al 7 gennaio il mercatino natalizio tra le mura dell’antico maniero di Lettere che guarda verso il golfo di Napoli. Un percorso fatto da casette di legno allestite con pezzi di artigianato, oggettistica da regalo e buon cibo locale, in cui non mancherà il rifugio di Santa Claus.

di Donato D’Elia

ominciamo questo secondo appuntamento con una precisazione, alla quale dovrete abituarvi: “Happy End”, che vi segnalavo nello scorso numero in uscita il 16 novembre, è slittato di due settimane, al giorno 30. Succede e continuerà a succedere, con dinamiche imprevedibili. Questo mese tiriamo fuori dal “mare magnum” di uscite che abbiamo già visto nei mesi passati (ai festival o in anteprime, non illegalmente sulla rete, è sempre meglio sottolinearlo) tre titoli molto diversi tra loro. Il 30 novembre (e sarà ancora in sala quando avrete la rivista tra le mani) è uscito anche in Italia, dopo il mostruoso successo in Francia, “C’est la vie!” di Erik Toledano & Olivier Nakache, sodalizio artistico già autore di “Quasi amici”. Commedia spassosissima incentrata sull’organizzazione di un matrimonio facoltoso, che gestisce mirabilmente una marea di personaggi primari e secondari, incastonandoli in una struttura solida dai meccanismi comici oliatissimi. Ideale per un’iniezione di buonumore in una triste e fredda serata invernale. Il 6 dicembre è la volta di “Loveless” di Andrej Zvyagintsev, in Concorso all’ultimo Festival di Cannes. Un film semplicemente indimenticabile dopo una sola visione, che ripaga lo spettatore, vista la connessione emozionale con i personaggi non proprio immediata, con la bellezza di movimenti di macchina suadenti, campi e controcampi legati da contiguità emotive e non soltanto spaziali, personaggi prototipici e rappresentativi di un’intera nazione, di una cultura in disfacimento, di un asservimento continuo al capitale e al suo potere. Quella nazione è la Russia, il film è critico verso il governo Putin in maniera spietata, buono anche per un ripasso di geopolitica. Chiudiamo velocemente: il 14 dicembre esce l’apologo antirazzista “Suburbicon”, di George Clooney. Gli Usa, secondo l’attore/regista, con Trump, sono ripiombati negli anni Cinquanta, grazie al rinasprirsi dei conflitti sociali. Ma il film è anche godibile e divertente, come Hollywood insegna.

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CULTURA ARTE... RISCHI di don Natalino Gentile

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO di Salvatore Alfano

Questo calice particolarmente imponente presenta una decorazione molto elaborata. Alla base trovano posto tre piccole sculture, le virtù teologali: la Fede, con calice e croce, la Speranza con l’ancora e la Carità con un bambino. Il fusto e il sottocoppa sono decorati con coppie di cherubini, ghirlande, festoni e simboli della passione. Quest'opera rappresenta indubbiamente uno dei capolavori dell’argentiere napoletano Gennaro Pane i cui oggetti hanno avuto un largo consumo di committenza tra il clero nocerino. Il museo è aperto al pubblico ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30. L’opera prima e dopo il restauro

Il restauro? Chi è costui?

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Foto Salvatore Alfano

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urtroppo non è una novità: le nostre chiese, oltre ad avere autentici capolavori di pittura, hanno anche autentici capolavori di… ridipintura. Mi riferisco a tutte quelle operazioni maldestre che hanno portato molti imbianchini a definirsi restauratori e ad imbrattare tele e statue, affreschi e dipinti vari. Qualche parroco, ancora più zelante, ha pensato che far riprendere i dipinti con colori accesi e brillanti sia gradito ai fedeli, abituati magari ad un gusto kitsch e pacchiano. Fortunatamente, in qualche caso, si è intervenuti in tempo per evitare che qualche ingenuo sacerdote affidasse a mani inesperte e truffaldine opere eccezionali, come stava capitando per una tavola del ‘500 di Marco da Siena, in una delle nostre parrocchie. Magari si è allettati da una promessa di riduzione economica, dall’evitare incartamenti noiosi e contatti con la Soprintendenza, dall’idea di spendere poco o anche di avere parte del lavoro in regalo. E parecchi ci cascano. Purtroppo a volte i danni sono irreparabili, a volte si è fortunati se il presunto restauratore “scialba” l’affresco sottostante e ci ridipinge il nuovo. Almeno il danno è limitato perché il dipinto viene coperto e successivamente potrebbe essere ripreso. Ma quanta fatica e quanto spreco! Si dimentica che “o sparagno non è maje guaragno”.


IN VERSI

di mons. Giuseppe Giudice

dialogo natalizio

Madre, mi hanno detto che a Betlemme stanotte nascerà la Pace. Io non conosco la strada. Posso camminare con te? Madre, dicono che a Betlemme stanotte sboccerà la Gioia. Io sono triste. Mi accompagni tu? Madre, si dice che a Betlemme stanotte scenderà dal cielo la Speranza. Io sono disperato. Mi prendi in braccio tu? Figlio, oggi a Betlemme sarà Natale e nel mio Figlio adagiato sulla paglia ci sarai anche tu perché da questa notte Dio si è unito ad ogni uomo. Madre, nevica! Sì, figlio, perché è Natale! E a Natale la parola scende dal cielo come la pioggia e la neve.

Interno della Basilica della Natività, Betlemme (Foto Salvatore Alfano)

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VITA ECCLESIALE di Salvatore D'Angelo

L’ingresso della Fiera internazionale di Cagliari

Umanizzare il lavoro

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uattro proposte al governo italiano e tre all’Europa. È questo il lascito della 48esima Settimana sociale dei cattolici italiani alle istituzioni civili. Più di mille persone, delegati di diocesi, associazioni ecclesiali, laicali e sindacali, rappresentanti di imprese e della politica, si sono ritrovate dal 26 al 29 ottobre a Cagliari per il convegno su «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale». Sono stati quattro giorni di intense relazioni e grandi dibattiti; approfondimenti di alto profilo con i protagonisti della società italiana. Sergio Gatti, vicepresidente del comitato scientifico, a nome della Chiesa italiana ha chiesto al presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, di «rimettere il lavoro al centro dei processi formativi». In secondo luogo, «canalizzare i risparmi dei Pir (Piani individuali di risparmio) anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano ad alcune caratteristiche di coerenza ambientale e imprese sociali». Strategico, inoltre, il tema degli appalti: «Occorre accentuare il cambio di paradigma del Codice dei contratti pubblici, inserendo i parametri di responsabilità sociale ambientale e fiscale con certificazione di ente terzo». L’ultima proposta sull’Iva: «Rimodulare le aliquote per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi». Il premier ha appuntato tutto e ringraziato «per a-

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ver rimesso al centro il lavoro». Gentiloni ha poi assicurato, rispetto alla piaga dello sfruttamento dei lavoratori, l’impegno del governo a «rafforzare i controlli, favorire l’erosione e la repressione». Fisco, investimenti e Banca Centrale Europea sono gli ambiti delle tre proposte presentate al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. La terza proposta è forse quella di maggiore impatto: «Integrare nello statuto della BCE il parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione come riferimenti per le scelte di politica economica». Temi su cui ci sarà molto da lavorare, frutto di un «metodo nuovo», ha evidenziato monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del comitato scientifico. «La proposta della 48ª edizione delle Settimane sociali – ha detto monsignor Santoro – è che la nuova centralità del lavoro segni la via che dobbiamo percorrere, diventando il cardine di una inedita alleanza intergenerazionale capace di salvare i nostri figli dalla stagnazione e gli anziani da una progressiva perdita di protezione». Solo partendo da questa «rivoluzione di metodo» è possibile declinare adeguatamente i termini di una «conversione culturale» che risponde alle esigenze di quel “cambiamento d’epoca” auspicato dal Papa. In una parola: «Umanizzare il lavoro».

Più di mille delegati si sono ritrovati a Cagliari per la Settimana sociale dei cattolici italiani. Sono frutto di un «metodo nuovo» le proposte presentate alle istituzioni italiane ed europee. L’obiettivo è favorire una svolta per una nuova concezione del lavoro

Paolo Gentiloni

Il vescovo Giuseppe nella platea dei delegati


Essere calamita programmatica

Leonardo Becchetti

Leonardo Becchetti, economista di fama internazionale, tra i protagonisti di Cagliari, componente del comitato scientifico delle Settimane sociali, ci aiuta a guardare oltre le giornate di fine ottobre Professore, sono emersi tanti spunti. Per applicarli occorrono istituzioni attente. Con quale politico e quale politica farlo? Vogliamo porci come calamita programmatica. Lavoriamo con tutti i politici di buona volontà che capiscano il valore delle nostre idee. Per il futuro occorre una classe politica che è intelligente e capisca che la forza di questo Paese è la sua società civile, composta da persone che sono riuscite a trovare risultati e soluzioni sul territorio con e senza l’aiuto della politica. Sono tante le buone pratiche. Difficile imitarle? Non lo è, ma siamo consapevoli che non sono riproducibili al cento per cento su altri territori. Per questo stiamo avviando laboratori locali per provare a vedere quali possono essere sviluppate su quel territorio, magari con delle varianti che tengano conto del genius loci.

I delegati raccolti intorno a tavoli

Il Vescovo ha guidato la delegazione diocesana a Cagliari. Monsignor Giudice ha commentato: «Abbiamo lavorato sul tema del lavoro con tutti gli aggettivi, ma con la consapevolezza che manca il sostantivo, cioè il lavoro. Abbiamo ascoltato tante buone pratiche, gli impegni del governo e ci siamo accorti come sempre più bisogna essere concreti, precisi, incarnati, documentati».

L’aumento di neet rappresenta una frustrazione. Come farla diventare potenzialità? C’è una via maestra: una maggiore integrazione tra formazione e lavoro. I tedeschi sono un modello. Il sistema duale ci dimostra che una persona su tre esce da scuola avendo fatto un percorso importante in azienda e, quindi, già con una possibilità di occupazione. Lei dice che i fallimenti possono aiutare per avere successo? Non bisogna avere paura. La teoria dell’imprenditorialità e dell’autoimprenditorialità ci insegna che un buon imprenditore viene fuori dopo uno o due idee abortite. È molto importante costruire la memoria dei fallimenti. Cosa vede nel futuro dell’economia italiana, con le spinte autonomiste che si fanno sentire pure dalle nostre parti? Noi cattolici siamo una fabbrica di unità. Lavoriamo per trovare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide. Ritengo sia molto stupido un deterioramento di energie per seguire la logica del “separiamoci e teniamoci i nostri soldi”. È una logica che porta solo alla disgregazione e all’incapacità di creare valore.

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VITA ECCLESIALE La comunità insieme a madre Chiara Cristiana e al vescovo Giuseppe

Si è concluso lo scorso ottobre il Capitolo elettivo della suore di Santa Chiara di Nocera Inferiore. La comunità ha eletto badessa madre Chiara Cristiana Stoppa e vicaria suor Maria Amata Facchini

Lo sguardo fisso su Gesù

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nviata dalla Santa Sede, madre Chiara Cristiana Stoppa è arrivata al monastero delle suore di Santa Chiara a Nocera Inferiore il 21 giugno del 2011, pochi giorni dopo il solenne ingresso in diocesi di mons. Giuseppe Giudice. Ad accoglierla una comunità giovane e numerosa. «La badessa precedente era stata qui molti anni, era anziana e non c’era stata la possibilità di un ricambio – racconta –. Molte giovani suore non avevano ancora fatto la professione solenne, abbiamo camminato insieme. E continuiamo a farlo». Venti giovani suore, tre novizie ed una suora anziana: è questa la fotografia attuale della comunità. «Tre sorelle sono state inviate al monastero di Nardò, in provincia di Lecce, per aiutare quella comunità a rifiorire», aggiunge. «La comunità vive oggi la fase della responsabilità condivisa». Per comprendere il lavoro svolto e il rappor-

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to costruito da madre Chiara Cristiana con le suore bisogna puntare lo sguardo sul carisma. Per santa Chiara la comunità è formata da sorelle che condividono insieme le responsabilità e la madre è una sorella tra le altre, serva della comunità, ad immagine di Gesù. «Chiara usa spesso questa immagine per identificare se stessa, l’ancella del Signore. È il suo modo di stare in mezzo alle sorelle. Da parte mia, per quello che ho imparato nella vita, ho sempre concepito l’essere madre come un servizio. Poi una madre ha anche un compito formativo. Ma se c’è una formazione secondo il carisma, si cammina insieme e c’è meno bisogno di questa funzione di guida», racconta. È il 2011 l’anno in cui i passi del vescovo Giuseppe, che è il superiore della comunità monastica, si incrociano con quelli di madre Chiara Cristiana. «Compito che il Vescovo ha vissuto e-

sercitando sempre la paternità spirituale: ci ha lasciato una grande libertà, ci siamo sentite rispettate. Nello stesso tempo ci ha incoraggiato a vivere la vita contemplativa, alimentando il nostro carisma specifico. È una cosa davvero bella che abbiamo apprezzato molto. Non siamo qui solo per pregare e ottenere grazie, la nostra è una presenza che addita il Signore, il primato di Dio e diventa, per questo, profezia della sua presenza». In questi anni il Vescovo ha partecipato a tutte le professioni religiose insieme ai seminaristi: «Un modo per permettere a noi suore di conoscerli e pregare per loro, un’occasione preziosa di formazione per questi giovani, per comprendere il senso di un monastero nella Chiesa».

Il Capitolo elettivo

La comunità monastica ha avvertito la vicinanza del pastore durante le


Madre, spesso la vita di una comunità monastica è associata alla grata e le persone fanno fatica a comprendere in che modo quello che accade nel mondo risuoni anche tra queste mura. «Al primo posto vi sono le intenzioni di preghiera: tante persone ci chiedono di pregare. In questo modo abbiamo una fotografia del mondo: vi sono malattie, sofferenze, problemi familiari, problemi con i figli, il lavoro che manca, le incomprensioni. Poi ci sono i mezzi di comunicazione: leggiamo i quotidiani, alcune riviste tra cui Insieme che ci mostra il cammino della nostra Chiesa diocesana. Infine, abbiamo incaricato una sorella di raccogliere su internet le notizie più importanti, in particolare quelle che riguardano il Papa, le udienze, i suoi viaggi. Tutto questo ci aiuta a leggere il mondo con uno sguardo di fede».

visite canoniche del 2014 e nel corso della celebrazione del Capitolo che si è concluso lo scorso ottobre. Il Capitolo elettivo è un tempo di verifica, di confronto con il Vescovo diocesano e di programmazione. È suor Giovanna Savarese a spiegare il cammino preparatorio al Capitolo, iniziato il 2 marzo con una Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Giuseppe a cui è seguito un incontro e l’ascolto di tutte le sorelle. «Come comunità abbiamo proclamato un cammino, con incontri mensili e quindicinali. Abbiamo formato gruppi di studio su diverse tematiche: la vita di preghiera, la vita fraterna, il nostro essere nella Chiesa, il rapporto con la Diocesi e con il mondo intero». Le monache portavano il loro contributo nel gruppo di studio e poi in plenaria si discuteva su quanto emerso. «Da questo cammino – sottolinea suor Giovanna – è nato il programma della comunità, da vivere dopo il Capitolo. Il Capitolo elettivo infatti non si limita a scegliere chi sarà la madre e chi la aiuterà nel governo. Il Capitolo è un cammino attraverso il quale la comunità sceglie come vuole vivere». Possiamo sintetizzare dicendo che è un programma scritto insieme, a partire dalla Regola, dalle Costituzioni, dal Vangelo.

La curiosità Bolognese di nascita, madre Chiara Cristiana Stoppa è entrata giovanissima nel monastero di Assisi dove è rimasta per più di 35 anni. Dal 1994 al 1999 è stata abbadessa del monastero Mater Ecclesiae, costruito per volontà di papa Giovanni Paolo II che desiderava avere un gruppo monastico di suore in Vaticano che pregasse per il pontefice e la Chiesa Cattolica. In meno di 20 anni ha accolto quattro ordini di vita contemplativa: Clarisse, Carmelitane, Benedettine e Visitandine. Dal 2 maggio 2013 ospita il papa emerito Benedetto XVI.

L’ultimo momento formativo porta la data del 5 ottobre, le suore hanno trascorso la giornata con il Vescovo, ascoltato la sua catechesi e pregato sulla Parola che ha loro donato. Attraverso alcune relazioni, la comunità ha condiviso sinteticamente il cammino dell’ultimo triennio. Poi c’è stata l’elezione: il 16 ottobre l’elezione della badessa e la comunità ha scelto madre Chiara Cristiana Stoppa, e il 24 l’elezione della vicaria, suor Maria Amata Facchini, la più giovane professa, e del discretorio, ovvero il consiglio, composto da altre tre discrete. Santa Chiara usa questo termine per sottolineare l’importanza del discernere insieme. Madre Chiara, scelta questa volta come badessa dalla comunità, ha sentito che iniziava un nuovo cammino: «Non è la semplice prosecuzione di qualcosa che abbiamo già vissuto insieme. È un percorso nuovo che, con la grazia di Dio, ci aiuterà a crescere». Racconta suor Giovanna: «È la mia prima esperienza di Capitolo elettivo, ho compreso come opera lo Spirito. Ogni sorella arriva pensando a chi potrebbe svolgere quel servizio, poi ci si mette in ascolto e il Signore suggerisce altre strade». Vivere nella Chiesa con lo sguardo fisso su Gesù povero e crocifisso: si potrebbe riassumere così la spiritualità di santa Chiara. «Tutto questo, vissuto in comunione con una fraternità, diventa un segno, una profezia». Una provocazione, aggiungo. «Sì – conclude madre Chiara Cristiana – profezia, provocazione, parola. Se tutti si domandano cosa ci facciamo qui, allora è una parola che dice qualcosa». Antonietta Abete

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Verso la beatificazione

Al centro della foto l'arcivescovo Agostino Superbo, il vescovo Giuseppe e il vicario genenale mons. Giovanni Iaquinandi insieme ai sacerdoti che hanno partecipato agli esercizi

Costruire la comunità diocesana Dal 6 al 10 novembre, gli esercizi spirtuali predicati da mons. Agostino Superbo

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are gli esercizi spirituali con il proprio presbiterio significa costruire la comunità diocesana. Eccellenza, lei ci ha permesso di vivere tutto questo riportandoci alla sorgente, alla Lectio Divina». Con queste parole mons. Giuseppe Giudice si è rivolto, nel suo indirizzo di ringraziamento, a mons. Agostino Superbo al termine della settimana di spiritualità che ha coinvolto il presbiterio diocesano, dal 6 al 10 novembre, nella casa “Armida Barelli” di Alberi-Meta di Sorrento, nella splendida cornice della penisola sorrentina. Riflettendo sul tema “Presbiteri e presbiterio, persone e luoghi di comunione”, mons. Superbo, attraverso sette meditazioni, ha invitato ogni sacerdote a relazionarsi con il Dio Uno e Trino, fonte di ogni comunione, «come un bimbo svezzato in braccio a sua madre» (Sal 131), ossia per puro amore e senza alcun interesse. Ha esortato i presbiteri presenti a scorgere nella contemporaneità la presenza di Gesù in ogni uomo, contemplando nello stesso tempo la sua divina fragilità nell’Eucaristia. Ricordando che l’entusiasmo apostolico è l’equiva-

lente del “senza indugio” di Maria ha ripetuto e incoraggiato: «Senza stupore Dio in noi diventa irriconoscibile e si vanifica ogni tentativo di comunione e di nuova evangelizzazione». Nel cuore della settimana ha precisato che il “perché” della chiamata di ognuno è sempre un atto di amore del Signore che “passa” nella vita di ogni uomo. Commentando inoltre la preghiera di Gesù nel Getsemani ha messo in guardia i sacerdoti dal sonno spirituale nemico giurato della comunione e, parafrasando sant’Agostino, ha invitato i preti ad essere specialisti dell’amore vicendevole. Soffermandosi infine sulla chiamata di Matteo ha sollecitato negli astanti una misericordia sensibile e attiva che deve essere piena di iniziative come quella di Gesù. Concludendo il corso di esercizi, l’anziano e saggio predicatore ha voluto consegnare ai nostri preti il testamento di san Paolo (cf. At 20, 17-28) e li ha per l’ultima volta invitati ad unire indissolubilmente la loro vita con il loro apostolato seguendo l’esempio dell’Apostolos Gentium. Marco Siano

Nuova tappa nel processo di beatificazione di padre Berardo Atonna, frate minore originario di Sarno, morto il 4 marzo 1917 a Napoli. Lo scorso 6 ottobre, nel centenario della sua nascita al Cielo, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha ufficialmente chiuso l’inchiesta diocesana suppletiva sulla vita, le virtù e la fama di santità. Il giorno della scomparsa, avvenuta a Villa Fiorillo, in tutta Napoli circolò la voce: «È morto il santo di Capodimonte». Preghiera intensa, grande carità e spirito di fortezza hanno caratterizzato la sua vita sacerdotale. Una testimoniza preziosa per tutta la Chiesa.


Rinnovati collegio dei consultori e consiglio presbiterale

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uova composizione per gli organismi consultivi della Diocesi. Il Consiglio presbiterale, in carica per cinque anni, sarà composto da mons. Giovanni Iaquinandi, don Giuseppe Ferraioli, don Vincenzo Di Nardi e padre Michele Alfano in qualità di membri di diritto. A loro si aggiungono, quali membri eletti dal clero, don Andrea Amato, don Andrea Annunziata, mons. Antonio Calabrese, mons. Carmine Citarella, don Antonio Cuomo, don Domenico D’Ambrosi, don Gaetano Ferraioli e don Ciro Galisi; membri eletti tra i religiosi, padre Natalino Rauti e padre Antonino Pupo; mons. Domenico Cinque, membro cooptato. Il collegio dei consultori è, invece, costituito da mons. Giovanni Iaquinandi, don Giuseppe Ferraioli, don Vincenzo Di Nardi, padre Michele Alfano, don Andrea Amato e mons. Domenico Cinque.

Ci sono in cielo tutte le stelle Arriverà in dono per l’8 dicembre, in tutte le parrocchie e le comunità religiose, la Lettera di Natale del vescovo Giuseppe

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iene a tutti, prima o poi, la tentazione di frugare nei ricordi. A Natale, per un attimo dinanzi alla grotta, diventa perfino una necessità». Inizia così la Lettera di Natale del vescovo Giuseppe Giudice, un tuffo nei ricordi per riscoprire il senso autentico dell’ingresso dell’Eterno nel tempo. «So bene – mette in guardia il Vescovo – che Natale non è un dolce ricordo, non è un tornare indietro a ripensare a come eravamo. Natale è un oggi, adesso, qui; l’Eterno entra nel tempo ed è sempre e di nuovo Natale perché il Betlemmita è nostro contemporaneo. Ma dinanzi ad un Natale solo comprato, made in China, può essere salutare esercitare la memoria, ricordare per invitare ad andare avanti con pensieri e propositi positivi». E ricordare a Natale vuol dire ridisegnare nel presepe i volti delle persone care, andare alla sostanza del dono natalizio. Diventa un esercizio del cuore per sentire ancora il fascino della notte santa, per riallacciare i fili della tra-

dizione, per impastare i giorni di speranza. Questo lavorio di scavo nella ricchezza della memoria è affidata a un dialogo tra nonni e nipoti. Riemergono tra le pagine il legame tra il Natale e la festa, le famiglie riunite intorno al fuoco, il suono delle ciaramelle, il profumo della condivisione. La bellezza del paesaggio innevato, la preghiera per scandire l’attesa, la centralità delle parrocchia, il ruolo della famiglia e della scuola nel vivere un’attesa radicata e profonda. Scorgiamo in un angolo il presepe costruito insieme, quello grande in chiesa e uno più piccolo in ogni casa, la legna ammassata per il camino, la preparazione del pranzo di Natale, le lettere dei bambini nascoste sotto i piatti e le dolci melodie dei canti natalizi. La lettera, con la copertina disegnata da Giovanni Alfano e un poster da colorare per i più piccoli, curato sempre dell’artista angrese, arriverà in dono in tutte le parrocchie e le comunità religiose per l’8 dicembre. Antonietta Abete DICEMBRE 2017 Insieme

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VITA ECCLESIALE I seminaristi della Diocesi

Sei appuntamenti nelle foranie curati dai seminaristi

Una novizia nell’Ordine di San Domenico

L Weekend vocazionali

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enite e vedrete»: con questo invito i seminaristi della Diocesi nei prossimi mesi saranno nelle foranie per dei weekend vocazionali in stile mis-

sionario. È un invito anzitutto alla curiosità, a porsi delle domande. In un mondo che ci vuole distratti e senza sogni noi testimoniano che sognare è possibile e che non bisogna aver paura di porsi domande sul senso della propria vita, perché spesso è attraverso i nostri sogni e le nostre domande che il Signore parla e svela il progetto di felicità che ha pensato per ognuno. Venite e vedrete è una provocazione e una promessa; la risposta data da Gesù ai discepoli che gli chiedevano: «Maestro dove abiti?». La stessa provocazione e promessa che noi ragazzi in cammino vocazionale abbiamo raccolto e accolto e che vogliamo rilanciare fortemente tra le strade della nostra Diocesi in cerca di discepoli inquieti, assetati di senso e di felicità. Il primo weekend c’è stato ad Angri, dal 10 al 12 novembre, con base nella parrocchia Santa Maria delle Grazie. I prossimi appuntamenti foraniali sono nelle parrocchie: San Matteo Apostolo di Nocera Inferiore, dall’1 al 3 dicembre; San Michele Arcangelo di Nocera Superiore, dal 23 al 25 febbraio; Gesù Risorto di Pagani, dal 16 al 18 marzo; San Giovanni Battista di Striano, dal 20 al 22 aprile; San Francesco d’A ssisi di Sarno, dal 25 al 27 maggio. Sem. Fabio Senatore

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a comunità contemplativa domenicana del monastero di Sant’Anna di Nocera Inferiore ha celebrato l’indizione del noviziato di suor Maria Francesca Salerno. La giovane, originaria di Catania, ha confermato dinanzi a Dio e alla collettività la ferma intenzione di camminare fedelmente in novità di vita. La Santa Messa si è tenuta lo scorso 28 ottobre all’interno della chiesa del complesso monastico, tra la commozione e la gioia delle consorelle, dei genitori della giovane e di quanti hanno partecipato alla celebrazione. Per la novizia, stando alle leggi stabilite dall’Ordine dedicato al Santo Padre Domenico, è previsto un anno di prova, periodo che trascorrerà sotto la guida di suor Maria Claudia Rosa O.P. a cui è affidato il compito di istruirla sulle osservanze dell’Ordine. Durante questo tempo suor Maria Francesca consoliderà il proposito di essere costante nella preghiera, nelle penitenze, nell’impegno apostolico per la salvezza delle anime. Quando la postulante è stata invitata a rispondere, dinanzi alla priora, suor Teresa Olivari, rispetto alla sua convinzione di essere accolta nella famiglia domenicana, la giovane, con fermezza, ha risposto: «Sì, lo voglio, con l’aiuto di Dio e il vostro». La novizia per questo suo percorso di fede ha scelto come icona quella di santa Caterina da Siena. Liliana Tortora Al centro la novizia domenicana con la famiglia, i concelebranti e la comunità religiosa di Sant’Anna


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Preghiera a Maria

L’8 dicembre il Vescovo presiede la Santa Messa alle ore 6.00 nella parrocchia Corpo di Cristo di Pagani e alle ore 8.30 nella parrocchia Maria Santissima delle Tre Corone di Sarno.

La buona notizia

L’11 dicembre, alle ore 20.00, il Vescovo incontra i referenti del giornale diocesano Insieme nella casa “Iuvenescit Ecclesia” di via Napoli, a Nocera Inferiore.

Con il clero

Il 12 dicembre il Vescovo partecipa al ritiro mensile del clero; il 15, alle ore 11.00, presiede la Santa Messa in suffragio dei sacerdoti defunti nella cappella Stella Maris della Curia; il 19, alle ore 12.00, in Curia auguri e agape fraterna con sacerdoti e curiali.

Nelle comunità

Il 17 dicembre, alle ore 11.00, il Vescovo presiede la Santa Messa della terza domenica di Avvento nella parrocchia Santa Maria del Carmine a Pagani. Il 20, alle ore 11.00, Santa Messa nella cappella di Villa dei fiori, a Nocera Inferiore.

Insieme ai ministranti

Il 16 dicembre, alle ore 17.00, il Vescovo partecipa all’incontro diocesano dei ministranti che si tiene nella parrocchia Corpo di Cristo a Pagani.

Celebrazioni di festa Il 24 dicembre il Vescovo presiede la Santa Messa di Mezzanotte nella parrocchia Sant’Alfredo, a Sarno. Il 25, alle ore 10.30, Pontificale di Natale in Cattedrale; il 31, alle ore 17.00, Santa Messa e canto del Te Deum di ringraziamento in Cattedrale. Il 6 gennaio, alle ore 10.30, Pontificale dell’Epifania e annuncio della Visita pastorale in Cattedrale. Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

La fede si esprime attraverso le parole. Alcune sono cadute in disuso, altre sono coperte di polvere, altre sono ormai incomprensibili. La rubrica si propone di rileggere il patrimonio della fede attraverso alcune parole essenziali

Chi è l’uomo? La vita dell’uomo appare come un mistero che resiste ad ogni indagine e rimane un groviglio inspiegabile. La domanda sull’identità dell’uomo trova nelle pagine bibliche la risposta più originale

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i prepariamo a celebrare il Natale. La nascita del Redentore ispira grandi e piccoli, suggerisce a tutti sentimenti di bontà. Pochi tuttavia si soffermano sulla verità sostanziale che racchiude questo evento che il Vaticano II esprime con queste parole: “Gesù Cristo è l’uomo perfetto, che ha restituito ai figli d’Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime” (Gaudium et spes, 22). Nel Bambino nato a Betlemme possiamo rileggere tutta la vicenda uma-

na e rispondere alla domanda che accompagna tutti i secoli e tutta la storia del pensiero: chi è l’uomo?

Una domanda necessaria

La vita dell’uomo, intessuta di amore e di lacrime, di bene e di male, di compagnia e di solitudine, appare come un mistero che resiste ad ogni indagine, rimane un groviglio inesplicabile. Non sono mancati tentativi capaci di rischiarare almeno un poco questo mistero. Non solo i grandi filosofi, ma ciascun uomo prima o poi ha dovuto affrontare e rispondere a questo interrogativo. Ma è proprio la diversità delle risposte, scrive il teologo evange-

“In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. […] Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. Nessuna meraviglia, quindi, che tutte le verità su esposte trovino in lui la loro sorgente e tocchino il loro vertice” (Gaudium et spes, 22).

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lico J. Moltmann, che rivela l’incapacità di dare una spiegazione definitiva ed esauriente: “Quanto maggiore diventa il numero delle possibili risposte... tanto più l’uomo diventa inspiegabile a se stesso e si aggira in una sala ornata da mille specchi e da mille maschere. Così l’uomo diventa a se stesso il più grande dei misteri” (Uomo, Brescia 1972, 16). Chi è l’uomo? Da dove viene e dove va? Perché in lui dimora un anelito di infinito pur essendo egli finito e soggetto alla morte? Perché cerca ostinatamente il bene nonostante tutto il male che lui stesso continuamente compie? La nostra vita è frutto del caso oppure c’è una ragione segreta che tutto spiega? Non possiamo evitare di rispondere a queste domande. Chi sfugge in modo elegante all’interrogativo sull’identità dell’essere umano, finisce per rendere tutto incomprensibile. Umberto Saba ha espresso poeticamente questa necessità: “Che serve all’uomo anche la sua grandezza, / se il mistero per lui resta mistero, / e ha perduto, per via, la grazia?”. L’uomo è l’unica creatura che vive con piena e riflessa consapevolezza la sua esistenza, lui solo dunque può svelare il mistero che avvolge l’universo.


Eden di Lucas Cranach il Vecchio

La via biblica

La domanda sull’identità dell’uomo risuona anche nella sacra Scrittura e proprio nelle pagine bibliche trova la risposta più originale. Nelle prime pagine della Genesi possiamo trovare la “biografia spirituale e umana di ogni uomo” (G. Ravasi), la risposta agli interrogativi che da sempre dimorano nel cuore dell’uomo. Pur utilizzando le conoscenze scientifiche del suo tempo questo Libro è un testo di natura sapienziale, un’ampia riflessione sull’origine del mondo e dell’uomo, sul rapporto tra creazione e natura, tra peccato e dolore, tra uomo e donna. Tutta la storia umana, con le sue mille contraddizioni, è come presente in queste pagine; nella storia di Adamo è racchiusa la vicenda di ogni uomo. Ecco dunque la risposta che offre la Scrittura: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Genesi 1,27). Invece di partire dal basso, da ciò che si vede e si tocca, la Bibbia parte dall’Alto, da Colui che non appartiene all’universo delle cose visibili. La grandezza dell’uomo è riflesso di quella divina. La nascita del Redentore, il Dio fatto uomo, sigilla

questo legame che unisce Cielo e terra. Questa verità riveste di significato l’umana esistenza e carica di infinita dignità ogni gesto.

Un grande mistero

L’esistenza dell’uomo è un grande mistero, siamo fatti di materia e qualcuno può pensare che sia quella la nostra natura. Ma nell’uomo c’è qualcosa che non si riduce alla sola materia: altrimenti non potremmo spiegare né l’amore né l’arte, per citare solo due aspetti così comuni e universali. Se l’uomo fosse solo materia, l’amore sarebbe solo l’espressione di un bisogno istintivo della carne. Se è così, buttiamo a mare la poesia e ogni forma di infantile romanticheria, ciò che importa è fare sesso, avere qualcuno con cui stare. Almeno fino a quando ne ho voglia. Se l’uomo fosse solo materia, non ci spieghiamo neppure l’arte nelle sue diverse forme. Comprendiamo la tecnica e la necessità di creare macchine sempre più sofisticate, comprendiamo la scienza e la necessità di debellare le malattie, comprendiamo lo studio che serve a migliorare le condizioni di vita ma l’arte non risponde a nessuna di queste cose. In realtà, la Bibbia spiega che l’uomo

è fatto ad immagine di Dio, c’è in lui qualcosa di quel mistero che appartiene a Dio stesso. Questo allora spiega perché l’uomo è assetato di amore, s’impegna per la giustizia, ricerca la bellezza. Non lasciamoci ingannare da una cultura che riduce l’uomo a cosa, in modo da poterlo manipolare. L’uomo è fatto di terra ma non viene dalla terra, è fatto di materia ma porta dentro di sé un orientamento verso il Cielo. In fondo, la dignità dell’uomo, che tante volte viene richiamata, nasce proprio dal fatto che la sua identità è ben più profonda di una semplice creatura animale. Jean Guitton, un filosofo del Novecento, dice che dobbiamo scegliere fra l’assurdo e il mistero: per gran parte della filosofia contemporanea l’esistenza è assurda o inutile, è un camminare verso il nulla. Egli invece afferma che la vita è un mistero: “Camminiamo nella nebbia delle cose, avvolti da una nube. Saliamo su una scala di Giacobbe; a ogni piolo aumenta la luce... fino al termine del dopo-vita, dove speriamo di essere abbagliati dalla luce”. E conclude: “Ed è l’assurdità dell’assurdo che mi obbliga a scommettere per il mistero”. DICEMBRE 2017 Insieme

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Basta chiacchiere Pagani ha ricordato la Figlia della Carità del Preziosissimo Sangue scomparsa nel 2012. Nella chiesa del Corpo di Cristo tante testimonianze sul suo essere «un cuore tenero che sapeva amare»

Nel ricordo di suor Mariella

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n libro per ricordare suor Mariella Marzocca, religiosa della Congregazione delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, scomparsa il 27 marzo 2012 a Pagani. Il volume curato da Riccardo Scuderi è un condensato di esperienze e testimonianze legate al profilo della suora originaria di Corato, vissuta molti anni a Licata e poi approdata a Pagani, nel Cenacolo del beato Tommaso Fusco, la casa natale del fondatore dell’istituto. Nella prefazione il cardinale Francesco Montenegro, descrivendone il profilo la definisce una «suora normale», ma poi aggiunge: «Spesso siamo portati a pensare che i santi siano eroi o persone dotate di poteri particolari. Invece i santi sono cristiani normalissimi che scommettono con tutte le loro forze su Dio. Il segreto del santo, allora, non risiede in quello che fa, ma nell’amore che mette in ciò che fa. La vita di suor Mariella ne è la prova».

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A partire da queste parole, lo scorso 18 novembre, nella chiesa del Corpo di Cristo di Pagani, in molti hanno voluto ricordarla: la consorella suor Jolly, la nipote Mariella, il piccolo Pierpaolo, il giovane di Azione Cattolica, la presidente della Caritas, il sindaco Salvatore Bottone e don Flaviano Calenda. Testimonianze di vita vissuta con suor Mariella, a partire da quella della sorella: madre Ofelia Marzocca. Più grande di lei, madre Ofelia ha vissuto e accompagnato la sorella nel tempo della malattia, fino alla morte. Nel libro ricorda proprio gli ultimi attimi e i segni della sofferenza che suor Mariella, al secolo Rosetta, portava sul corpo. Una donazione totale a Dio, il punto finale di una vita vissuta ad «amare con amore», al servizio delle consorelle anziane, delle orfane, della congregazione e della Chiesa. Sa. D’An.

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e chiacchiere creano un ambiente e un’atmosfera che non è sana. Dovremmo esercitare una continua prudenza sulla nostra lingua. E fare come faceva san Domenico, che o parlava di Dio o parlava con Dio. Quindi, anche noi preti dovremmo parlare di Dio e non lasciarci prendere da tante chiacchiere, da tanti commenti che non servono a niente». Parole inequivocabili quelle pronunciate dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, a margine del convegno internazionale dell’Unione apostolica del clero, che si è tenuto a Roma dal 13 al 17 novembre. Una dichiarazione rilasciata all’agenzia Sir, che segue quanto detto da papa Francesco durante l’udienza con i membri dell’Uac. Il Pontefice aveva ricordato come le chiacchiere siano una forma di terrorismo. Concetti sottolineati e ribaditi dal porporato: essere «preti autentici» significa essere «testimoni di Dio in questo mondo», «vivere questa realtà anche attraverso la fraternità sacerdotale, l’unione con il proprio vescovo e i propri confratelli». Il cardinale ha aggiunto: «La missione che ci è stata affidata come sacerdoti è una missione da compiere insieme».


Come interpretano i più giovani la festa della nascita di Gesù? Ce lo racconta chi lo sta vivendo in prima persona

Verso il Sinodo

Gli adolescenti e il Natale

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iamo ormai vicini ad una delle festività più vissute, più amate e più raccontate da ogni buon credente: il Natale. Descrivere cosa possa significare o quali sfumature di senso possa avere per ciascuno non è semplice. Gli adolescenti fanno parte certamente della categoria più ricca di varianti, poiché la fase adolescenziale è un momento di passaggio, di trasformazione e di maturazione, durante la quale ogni giovane ha una visione personale ed unica di questa festività. Per qualcuno si tratta della mera festa consumistica, che prevede lo scambio di regali più o meno costosi, ma fortunatamente esistono tantissimi adolescenti in grado di comprendere quanto il Natale sia qualcosa di molto più profondo e significativo, a partire dalle persone che riescono a vivere meravigliosi momenti di riunione familiare fino a coloro che mettono in pratica e diffondono amore e carità, così da sostenere tutti coloro che non hanno la possibilità di vivere un Natale sereno e tranquillo. Sono da apprezzare tutti quegli adolescenti che collaborano fattivamente

ai progetti delle loro parrocchie, programmi che non fanno bene solo al cuore e all’animo di chi viene aiutato, ma anche a quelli dei giovani che vi partecipano. Vi è, inoltre, anche la possibilità di pensare al Natale come ad un momento in cui il clima diviene improvvisamente più allegro e ricco di sorrisi: uno stato d’animo da portare poi con sé per tutto il resto dell’anno, senza mai dimenticare che in realtà Cristo è in noi ogni giorno della nostra vita, non soltanto il giorno in cui si festeggia la sua nascita. Per molti adolescenti, dunque, il Natale è un periodo importante dell’anno, in cui è possibile dedicare il proprio tempo alla famiglia e agli amici, alla carità e all’attenzione per le difficoltà vissute da chi li circonda, alla preghiera per festeggiare la nascita di Colui che ci accompagna giorno dopo giorno durante tutta la nostra vita, un vero e proprio compagno di viaggio che ci aiuta ad affrontare la nostra quotidianità complessa e ricca di ostacoli. Domenico Cappuccio

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

I frutti d’Avvento

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a ormai cinque anni, nel periodo dell’Avvento ha preso forma un’iniziativa: ideare, progettare, stampare e distribuire un calendario personalizzato in cui rappresentare i vari momenti delle attività parrocchiali con tanto di fotografie e rubriche di fede e cultura. L’idea iniziale era quella di realizzare un contributo speciale da donare per il Santo Natale e sostenere i più bisognosi. Successivamente, con il continuo gradimento dei fedeli, il calendario dell’Abbazia si è prestato a sostenere anche una molteplicità di iniziative parrocchiali. Per il 2018 alle porte, il nuovo calendario propone, in ogni mese, diverse storie di “fede vissuta” per raccontare diversi problemi sociali quali la maternità, la guarigione, la vedovanza, la conversione, l’immigrazione, la consacrazione, la famiglia nella fede. Le storie sono tratte da interviste e da articoli della nostra rivista diocesana Insieme e dal magazine Punto Famiglia. Livia Rossi

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Decreto Legge 50/2017 convertito in Legge 97/2017

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Per chi aumenta di almeno l’1% gli investimenti in PUBBLICITÀ su stampa quotidiana e PERIODICA, rispetto al 2016, la legge prevede un CREDITO DI IMPOSTA per il 2018

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ome ogni anno, il mese di ottobre segna un nuovo inizio nel cammino della comunità parrocchiale, con la ripresa delle attività dei vari gruppi presenti in parrocchia. Il gruppo di educatori lavora con i giovani e gli adolescenti e come una grande famiglia trova la sua forza nella presenza del Signore Gesù, che con grande amore diventa il centro di tutte le attività. L’anno è iniziato con una grande festa nel giardino parrocchiale, poi seguita dagli incontri dell’A.C. adulti, dal catechismo per cresimandi, ragazzi e adulti, e bambini che si preparano a ricevere Gesù per la prima volta. Degna di nota è l’attività del “Laboratorio di ricamo artigianale” nato da qualche anno nella nostra comunità parrocchiale. Ideato come una occasione per valorizzare il lavoro manuale e artigianale da tempo archiviato per dare spazio alle macchine industriali. Si svolge in una delle aule della parrocchia, una volta a settimana, il giovedì alle ore 18.00. I corsi riguardano alcune specialità: tombolo, chiacchierino, filet a modano, e ricamo classico. Il punto di riferimento è la signora Rachele Milano. Una comunità sempre più impegnata a maturare nella vita cristiana, che si prepara ad affrontare un anno ricco ed impegnativo. Maria Domenica D’Ambrosio

BONUS PUBBLICITÀ

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Un anno ricco da vivere

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La copertina del calendario parrocchiale 2018

Sant’Alfonso Maria de Liguori Sarno

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Santa Maria dei Bagni Scafati

Piccoli passi sulle orme di Francesco

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ella nostra parrocchia, da molti anni a questa parte, abbiamo tanti bambini che frequentano il catechismo e che ogni domenica partecipano gioiosamente alla Celebrazione Eucaristica. Sono bimbi molto attivi che vengono guidati nel loro cammino verso la Prima Comunione dalle catechiste. Per attirarli sempre più a partecipare alla Santa Messa domenicale insieme ai giovani, da quest’anno ci sono anche le suore Alcantarine che cantano e suonano brani in italiano e in spagnolo: ballando e sventolando un mantile colorato, i più piccoli non si annoiano. Per noi è molto importante che i bambini dopo la Comunione intraprendano il cammino dell’araldinato e poi della Gioventù francescana così da poter aumentare sempre più i giovani seguaci di san Francesco. Giovanna Concilio Le suore Alcantarine animano la Celebrazione Eucaristica

Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

Ciao Peppino

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ella morte di Giuseppe Tortora è rimasto un profumo, quello del suo nome e del suo ricordo. Sono stati molti gli amici e i conoscenti che hanno voluto sfilare davanti al suo corpo esamine: perché quell’odore buono ha inebriato l’esistenza di tanti, che grazie a lui hanno avvertito la presenza di Cristo. Giuseppe è stato la testimonianza tangibile che è possibile vivere il Vangelo e morire per il Vangelo. Tanti anni di Calvario non hanno offuscato la sua luce, la stessa che non l’ha abbandonato neanche con la morte. Fino all’ultimo ha continuato a cercare il volto del suo angelo custode: la moglie Giuseppina, che lo ha servito con premurosa cura e dignità esemplare notte e giorno senza mai sbandierare il suo impegno. Fede incrollabile e capacità di voler bene, queste le prospettive da cui va riletta la sua storia: la preghiera del Santo Rosario è stata la sua grande compagnia in questi anni. Nessuno ha mai sentito uscire un lamento dalla sua bocca: «Sto bene, ringraziando il Signore», ripeteva. La sua esistenza come la sua morte è stata una pagina di Vangelo che noi oggi vorremmo riascoltare con attenzione, convinti che sia stato una Parola che Dio stesso ha pronunciato per la sua famiglia e per i suoi amici. Ciao Peppino carissimo, silenzioso operaio del Vangelo. Don Gerardo Coppola

Giuseppe Tortora riceve la Comunione da don Gerardo Coppola, alla presenza di sua moglie Giuseppina

Rassegna cinematografica

Rassegna cinematografica gratuita per bambini e ragazzi all’Oratorio S. Domenico Savio di Nocera Inferiore, organizzata dalla comunità di S. Bartolomeo. L’appuntamento è alle ore 17.00, secondo il seguente calendario: 3 dicembre “I Puffi – Viaggio nella foresta segreta”; 10 dicembre “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”; 17 dicembre “Palle di neve”. S. R.

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NEWS DALLE PARROCCHIE La squadra di calcio a 5 con don Giuseppe Perano

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

San Michele tra fede e calcio

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al 2014 presso la parrocchia di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore esiste una realtà calcistica che vede riuniti alcuni giovani nella squadra “A.C. San Michele Arcangelo” nel gioco del calcio a 5. Circa tre anni fa, infatti, si contribuì alla sistemazione del campo da calcio adiacente all’ampio parcheggio della parrocchia. Iniziativa fortemente promossa e sostenuta dal parroco don Giuseppe Perano. Un’avventura nata in solitaria, a cui il parroco ha affiancato in seconda battuta un mister, Vittorio Sellitti, in piena sintonia con il presidente dell’oratorio, Marco D’Amico. «Lo scopo della scuola calcio è quello di far socializzare i ragazzi, condividere con loro esperienze ed aiutarli a risolvere i loro problemi»

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racconta Vittorio circa il suo servizio. Cosa si prova a far parte di una squadra? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo, portiere della squadra: «È l’esperienza migliore che si possa vivere. Noi adolescenti siamo abituati a vivere nei nostri mondi fatti di tecnologia e questa occasione dà una boccata di vita vera. La squadra ti permette di relazionarti e misurarti con altri ragazzi, diversi

per carattere ed esperienze di vita e ciò non fa altro che arricchirti. Ovviamente si pensa molto a vincere le partite, è fondamentale però creare un gruppo solido in cui prevalga l’amicizia». È bello riconoscere il Signore nell’altro, anche quando si accinge a tirare in porta un pallone. Federica Pepe


IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

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a parrocchia San Bartolomeo Apostolo, l’Oratorio A.n.s.p.i. Chiara Luce Badano, con il patrocinio morale del Comune di Corbara, in collaborazione con le associazioni presenti sul territorio – Proloco Comune di Corbara, Consulta delle donne, Forum dei giovani, Pubblica Assistenza Corbara e Corbara Excellent – organizzano il suggestivo Presepe Vivente, ispirato all’ottocento napoletano, nel bellissimo Borgo Sala. Il 9 e il 10 dicembre, dalle ore 17.00 potrete vivere emozioni uniche, tra fede e tradizioni, il percorso sarà costellato di venditori e osterie, verrà inscenata l’Annunciazione, il sogno di Giuseppe e la Rievocazione della Natività, nel bellissimo borgo storico. Durante il percorso tra strette viuzze e bellissime corti, il visitatore sarà accompagnato da figu-

pagina A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN BARTOLOMEO APOSTOLO - CORBARA

re femminili, guide all’interno del presepe: la “popolana”, nota nella tradizione partenopea come la “villanella” che, munita di fiaccola, accompagnerà gli spettatori in un viaggio suggestivo fatto di tappe che culminerà nella grotta, vera culla in cui duemila anni fa veniva al mondo Gesù Cristo.
Il nostro presepe lascerà un messaggio: solo nel Dio fatto uomo, perciò solo nella forma sperimentabile della Sua presenza vale a dire la Chiesa, l’uomo può essere uomo più vero, e l’umanità può essere più umana. 
È quindi dalla Sua presenza che scaturiscono, certamente, moralità e passione per la salvezza dell’uomo. 
Anche quest’anno ci si illuminerà della Luce della Pace proveniente direttamente dalla Grotta di Betlemme, simbolo di pace e fratellanza. Erasmo Capriglione

L’appuntamento con il presepe vivente è per il 9 e 10 dicembre, a partire dalle ore 17.00, a Corbara

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A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN TEODORO - SARNO

Il gruppo ministranti

I ragazzi dell’Azione Cattolica Ragazzi e del catechismo insieme agli educatori e al parroco don Antonio Agovino

A casa di Gesù

Una vita come camice e il mondo come Chiesa S Riscoprire l’amico Gesù nella Messa e nella preghiera: è questo il cammino che il gruppo ministranti della comunità San Teodoro di Sarno si appresta a vivere

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utto nel gioco, niente per gioco. Anche quest’anno il gruppo ministranti della parrocchia di San Teodoro Martire in Sarno ha iniziato un nuovo cammino più carico che mai. Preghiera, servizio e amicizia con Gesù: queste saranno le strategie base che guideranno il nostro percorso di formazione. è necessario, infatti, che nei rumori e nelle corse di ogni giorno prendiamo sempre più consapevolezza dell’importanza e del ruolo di Gesù nella nostra vita: insomma, vogliamo riscoprire insieme la figura di un amico che oggi abbiamo tutti un po’ dimenticato. Ogni giorno, ormai, ci vantiamo di quanti amici abbiamo su Facebook, ma quanti di noi pensano effettivamente che il nostro più grande amico non sia su Facebook, bensì accanto a noi ogni giorno? E dove possiamo trovarlo? Il nostro obiettivo è cercarlo ogni giorno nella Messa e nella preghiera, perché lo stare con Gesù diventi per noi sempre di più un piacere, un momento di crescita

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nel silenzio, rispetto al frastuono che disturba le nostre giornate. Essere ministranti, dunque, è essere amici di Gesù, e quest’amicizia comporta il piacere del “frequentarLo” abitualmente, mettendo in pratica ciò che Egli ci dice ogni giorno, perché tutto l’entusiasmo non si fermi ad un “Prosit”. Il termine ministrante, oggi, si traduce con la sfida verso un mondo che cambia, ma che ha decisamente bisogno di recuperare il messaggio d’amore del Vangelo: e qui entra in gioco la nostra missione. Durante ogni incontro, quest’anno, vogliamo riflettere sulla differenza tra “fare il ministrante” ed “Essere ministrante”: non sto facendo qualcosa che tra poco finirà, ma sto sperimentando un modo di essere che può segnare la mia vita. Perché ministranti si è dentro: anche quando il nostro camice è la vita di ogni giorno, e la nostra parrocchia, il mondo! Francesco Pio De Stefano

abato niente scuola, si va a casa di Gesù! È questo lo spirito che anima la formazione dei più piccoli. Doppio appuntamento per le nostre preziose catechiste che il sabato mattina si dedicheranno ai bambini di seconda e terza elementare, il sabato pomeriggio invece a quelli di quarta elementare e a chi frequenta la scuola privata. E da quest’anno, per il catechismo, il parroco don Antonio Agovino ha messo a disposizione tutti gli spazi della parrocchia, affinché i ragazzi possano conoscere, vivere e far propria la casa di Gesù. E la domenica? Tutti a Messa alle ore 11.00, meglio se accompagnati dai genitori, perché l’esperienza cristiana è ancora più bella se vissuta in una dimensione familiare. Le catechiste che si dedicano alla formazione dei bambini


A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI IN REDAZIONE Maria Rosaria Faiella e Alessia Bove

Permesso, scusa e grazie

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entro la Pace di Benevento 11-12 novembre: queste le coordinate del ritiro vissuto dal gruppo “sposi in cammino”, incentrato sulla lettera scritta da papa Francesco in preparazione al IX incontro mondiale delle famiglie dal tema “Il Vangelo della famiglia, gioia per il mondo”.

Due immagini della feste dello scorso anno

Permesso, scusa e grazie sono le parole preziose riscoperte durante quest’esperienza tutta da ripetere, che daranno nuovo sapore alla vita quotidiana.

La festa di Maria Immacolata intorno al fuoco

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uoco, musica, uno spettacolo, cibo e tanta semplicità: ecco gli ingredienti della festa che si svolgerà la sera dell’8 dicembre, nel giardino della comunità San Giovanni Battista a Cicalesi, per ricordare “l’Immacolata Concezione”. La corale dei bambini, i ragazzi del dopo-comunione e il gruppo teatrale si stanno preparando con entusiasmo per animare la serata con il loro talento. Cornice preziosa di questo momento di condivisione saranno le musiche eseguite dal maestro Pietro Sellitto con i suoi allievi. Siete tutti invitati a partecipare!

Gli sposi che hanno partecipato al ritiro

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A CURA DELLe #PARROCCHICENTROSARNO San Francesco d’Assisi - Santuario Maria SS. delle Tre Corone Insigne Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista In redazione Donatella Ferrara, Maria Rosaria De Blasio, Anna Mancuso Nelle foto, alcuni dei momenti più importanti che le tre comunità hanno vissuto dopo l’arrivo del nuovo parroco, don Roberto Farruggio

#ParrocchieCentroSarno

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ono passati tre mesi dall’arrivo di don Roberto Farruggio a Sarno – era il 2 settembre 2017 –, un tempo sufficiente per stilare un primo bilancio del cammino compiuto insieme. L’entusiasmo iniziale è confluito in un forte sentimento di collaborazione all’interno della grande casa comune delle tre parrocchie, affidate alla cura pastorale del sacerdote che ha voluto raccogliere nell’hashtag #ParrocchieCentroSarno il programma pastorale, un cammino alla sequela di Cristo che si serve anche dei mezzi della comunicazione e che desidera mettere i giovani e le loro esigenze al centro dell’azione pastorale. L’hashtag si apre con la parola parrocchia. Durante le omelie e catechesi, don Roberto ha spiegato a più riprese quanto sia importante la parrocchia nella vita cristiana, luogo in cui nutrirsi del pane e della parola, come famiglia che corre in soccorso chi ha bisogno, come cristiani che si riconoscono dallo stile di vita in forza della comunità di appartenenza, che non è la parrocchia ma la Chiesa intera. È a questo punto che si innesta il passaggio da parrocchia a parrocchie – comunità di credenti chiamati a camminare insieme – fino ad arrivare alla Chiesa. Nell’hashtag c’è anche la parola Centro.

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Non si tratta di una semplice annotazione geografica per indicare la posizione delle tre comunità nel centro cittadino. L’espressione serve a sottolineare l’importanza della parrocchia come centro di sviluppo del piano di evangelizzazione che si concretizza poi nella singole realtà ( famiglie, giovani, gruppi, associazioni), da valorizzare nelle loro specifiche differenze fino a raggiungere la magnifica sintesi che è il cammino della Chiesa Universale. Diverse le esperienze vissute in linea con il nuovo programma pastorale, a partire dalla diversificazione degli orari delle Messa che ha permesso di costruire un nuovo legame tra le parrocchie. Dalla nuova varietà dell’assemblea è scaturita una bella fraternità, dalle celebrazioni feriali alla Messa festiva a San Matteo, fino alla bella esperienza dei festeggiamenti in onore di san Francesco d’Assisi, momento in cui le tre comunità si sono unite, abbattendo i primi muri e manifestando la volontà di mettersi umilmente al servizio della Chiesa. Ringraziamo ancora una volta il vescovo Giuseppe per il dono di don Roberto e affidiamo il nostro cammino ai nostri santi patroni. Celestino Pio Caiazza

È questo l’hashtag scelto dal don Roberto Farruggio per sintetizzare il programma pastorale delle tre comunità a lui affidate: Maria SS. delle Tre Corone, San Matteo e San Francesco. Dopo tre mesi dal suo ingresso, è già possibile stilare un primo bilancio


Mattone su mattone viene su una grande casa

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ono ormai iniziate tutte le attività pastorali, dal catechismo per i fanciulli ai cammini catechistici per le varie fasce d’età, dai cammini associativi e di fraternità dell’Azione Cattolica a quello degli scout AGESCI, dell’Ordine Francescano Secolare e della Gioventù Francescana. Si è costituita la redazione di Insieme con un rappresentante per ognuna delle tre parrocchie mentre si sta consolidando la presenza delle parrocchie anche in rete, impegnando vari referenti per i coordinamenti foraniali. Si stanno formando le realtà liturgiche, catechistiche e legate alla dimensione della carità. L’orario liturgico nelle tre parrocchie è ormai completo e il centro pastorale interparrocchiale in piena attività, fra qualche giorno saranno pronte anche le targhe all’ingresso. Anche la casa canonica è in via di completamento per accogliere il parroco. Ci avviamo verso la costituzione dei Consigli pastorali parrocchiali e, a seguire, di un coordinamento interparrocchiale dei consigli delle #ParrocchieCentroSarno.

La città si prepara a vivere la solennità dell’Immacolata Concezione. Ecco tutti gli appuntamenti

Sarno, città Mariana

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na festa che richiama centinaia di fedeli e che ha avuto inizio lo scorso 21 novembre, Presentazione di Maria al Tempio, con l’incoronazione di Maria Regina del popolo sarnese. In quella celebrazione i carabinieri di Sarno si sono affidati alla Virgo fidelis. Il 29 novembre ha invece avuto inizio la novena di preparazione. Nel giorno della Solennità, l’8 dicembre, vi sarà alle ore 4.30 l’apertura della chiesa con il suono delle campane. Dalle 5.00 il canto del Tota Pulchra e le Sante Messe delle 6.00 e 7.30. Alle ore 9.00, dopo la Messa presieduta dal nostro vescovo, mons. Giuseppe Giudice, si snoderà per le vie cittadine la grande proces-

sione, una tradizione lunga 321 anni. La grande festa continua con l’Ottavario che si terrà nella Chiesa di San Francesco, dove sosterà per antica tradizione l’immagine di Maria. Ogni sera dalle 18.30 il Rosario, il canto delle litanie, la coroncina della Divina Misericordia, i Vespri cantati e la Santa Messa. Domenica 17 l’effige dell’Immacolata farà ritorno nella sua chiesa. Arricchiranno questi giorni di festa “Sarno gusta il Natale” dal 1 al 17 dicembre. Saranno allestiti per le strade stand gastronomici, di oggettistica e della tradizione, il cui ricavato sarà utilizzato per attività solidali, tra cui il pranzo di solidarietà dell’Epifania. Salvatore Corrado

Holyween, la notte dei santi

Alcune immagini dello scorso 31 ottobre, animata dal ricordo della vita dei santi, dono prezioso per tutta la Chiesa

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PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO Le coppie di fidanzati che si preparano al matrimonio

I cresimandi e i loro catechisti in vista del sacramento della Confermazione

Festa deL Ciao in villa

L’ Un Avvento di speranza Il ricco cammino delle tante realtà che rendono viva la comunità

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d te levavi, Populus Sion, Gaudete e Rorate, ecco le quattro domeniche che ci porteranno alla massima speranza nel mondo: la nascita di Gesù. Adventus letteralmente significa che Dio è qui e noi sentiamo forte il “Suo” profumo lungo i saloni dei Santi Sposi, nelle chiese, nelle case. Netta è la sensazione che il buon Dio stia dando una grande opportunità a Poggiomarino per infondere speranza e gioia! In netta controtendenza con i dati di gran parte dell’Italia, vi presentiamo i grandi numeri di quest’anno: 360 fanciulli iscritti ai tre anni del percorso di fede per l’incontro con Gesù Eucaristia (120 faranno la prima comunione nel 2018). 45 giovani hanno iniziato il percorso per ricevere il sigillo della Confermazione. 37 coppie di fidanzati si stanno preparando al matrimonio, il percorso terminerà nel periodo della festa di san Valentino, altre 20 coppie si sono iscritte al secondo corso. Il fermento di fede non finisce qui. Dopo 37 anni, per la prima volta i fratelli Neocatecumenali sono in “doppia cifra” grazie alla neonata decima comunità mentre Azione Cattolica, Comunità Carismatica Gesù Risorto e Fraternità di Emmaus sono realtà in crescita. Senza dimenticare la grazia della “Peregrinatio Mariae” della Madonna di Fatima, prevista a fine maggio. Scrivendola al plurale, facciamo nostra la preghiera di Chiara Corbella: “Dacci la grazia di accogliere la grazia”.

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Azione Cattolica Ragazzi è ripartita alla grande con la “Festa del Ciao”, un evento che ha dato avvio all’anno associativo e che riunisce tutti i bambini e ragazzi dell’Acr. La festa, ispirata all’ideale della comunione “porta un amico”, si è svolta sabato 18 novembre nella villetta “Nicola Nappo” in via Nuova San Marzano a Poggiomarino. Un pomeriggio rivolto non solo ai “vecchi” dell’associazione ma a tutti i bambini di età compresa tra i 4 e i 14 anni, per trascorrere ore di sana allegria, con musica, inni, gonfiabili e giochi di squadra e per terminare palloncini, pop corn e zucchero filato.

FOTONOTIZIE

Cenacolo Avvento della Fraternità di Emmaus tenutosi presso il Getsemani di Capaccio dal titolo “Io ho scelto voi. Matrimonio e vita consacrata in casa Martin”.

Il 12 dicembre padre Ugo Marino festeggia il 25esimo anno di ordinazione sacerdotale. Attualmente a Poggiomarino dal 2015, dopo le parentesi dal 1993 al 1996 e nel 2001-2002.


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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI

Foto di gruppo dei giovani che hanno ricevuto il mandato alla gioia

“Voi giovani siete il diapason, la Chiesa è la chitarra” Queste le parole che don Giuseppe Pironti ha consegnato ai 139 giovani della comunità San Sisto II di Pagani che lo scorso 5 novembre hanno ricevuto il mandato alla gioia

Don Giuseppe Pironti mentre consegna il diapason ad una giovane

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omenica 5 novembre la nostra parrocchia ha vissuto, nella Celebrazione Eucaristica delle 11.00, un momento molto speciale durante il quale 139 giovani e giovanissimi hanno ricevuto da don Giuseppe Pironti il mandato alla Gioia accompagnato dalla consegna di un simbolo molto particolare: il diapason. Perché questa scelta? È il sacerdote stesso a spiegarlo durante l’omelia: «Il diapason, almeno quello più comune, è una forcella d’acciaio che quando viene percossa produce una nota, il LA, utile per accordare alcuni strumenti. Tale nota è udibile più distintamente quando lo si poggia su una cassa di risonanza, come quella di una chitarra; mentre, lasciandolo vibrare da solo, la nota sarebbe percepibile solo avvicinandolo molto all’orecchio. Ecco, voi giovani siete il diapason e la Chiesa è la chitarra, l’uno ha bisogno dell’altra. La Chiesa sarebbe scordata (in tutti i sensi) senza diapason, ma le vibrazioni del diapason, cioè le urla, le domande e le tensioni quotidiane dei giovani, resterebbero inascoltate senza la cassa di risonanza della Chiesa». Noi giovani cristiani dobbiamo essere gioiosi, comunicare questa gioia e portarla nella Chiesa, affinché sia accordata. Nello stesso tempo dobbiamo permetterle di accoglierci e prendersi cura di noi e delle nostre tensioni. La giornata non è finita con il mandato, perché ci siamo ritrovati in oratorio per pranzare insieme: una moltitudine immensa, in festa davanti al Signore e anche dinanzi alla tavola. Così il pomeriggio è trascorso tra divertimento e musica, in un clima di grande comunione, accompagnati dalla gioia della celebrazione e, diciamolo, dall’ottimo cibo. Una giornata unica, nella quale i giovani e comunità parrocchiale hanno gioito insieme alla presenza del Signore. Giovanni Nacchia


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI Un momento delle Sante Quarantore

Don Francesco Amarante mentre incensa le spoglie mortali di sant’Alfonso Maria Fusco

Nelle tue mani

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n queste ultime settimane dell’anno liturgico, il cammino della nostra comunità parrocchiale è stato scandito da diversi momenti di grazia speciale, che ci hanno permesso di vivere attimi preziosi di raccoglimento, meditazione e preghiera. In maniera particolare, ogni giovedì sera ci siamo ritrovati, sotto la guida del nostro don Enzo, per il consueto appuntamento con l’ascolto e la meditazione della “Parola”, seguendo le orme dell’Evangelista Giovanni. Il suo Vangelo ci sta illuminando, in questo percorso di catechesi, invitandoci a vivere una fede matura e consapevole, fatta non di grandi miracoli o di grandiose manifestazioni, ma volta a scrutare nei piccoli segni l’essenza vera della vita cristiana, fondata sulla Resurrezione di Gesù. Domenica 22 ottobre, poi, la nostra comunità parrocchiale ha accolto le spoglie di sant’Alfonso Maria Fusco, il nuovo santo della nostra Diocesi, canonizzato da papa Francesco il 16 ottobre 2016. Una folla di fedeli ha accolto con gioia e commozione le spoglie del fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, che ha sostato presso la nostra parrocchia fino a martedì 24 ottobre. In questi tre giorni si sono alternati diversi momenti di meditazione e di preghiera ai quali l’intera comunità parrocchiale ha partecipato con assiduità e fervore. Particolarmente suggestivo è stato il momento di catechesi sulla vita del santo, tenuto da

don Enzo, che ci ha permesso di conoscere ed approfondire i tratti caratteristici di questa figura, la cui storia si intreccia con quella di altri santi della nostra terra. Basta pensare al beato Tommaso Maria Fusco, con il quale sant’Alfonso condivise l’impegno nella Congregazione dei Missionari Nocerini, o il nostro sant’Alfonso Maria de Liguori, sulla cui tomba si recarono in preghiera i genitori chiedendo la grazia di ricevere un figlio. Richiesta che fu esaudita, l’anno successivo, con la nascita del piccolo Alfonso Maria. Una santità, quella di Alfonso Maria Fusco, connotata in maniera particolare dalle virtù della carità e della pazienza, che esercitò in maniera infaticabile nel corso di tutta la sua vita. Giovedì 23 novembre ha avuto luogo invece la celebrazione di apertura delle Sante Quarantore. Come ogni anno, infatti, ci siamo preparati alla celebrazione della Solennità di Cristo Re, con l’esposizione prolungata del Santissimo Sacramento, che si è protratta fino domenica 26 novembre. In questo tempo speciale di grazia abbiamo affidato a Gesù tutto l’anno trascorso e rimesso nelle Sue mani tutti i propositi, le attese e le speranze per il futuro. A Lui affidiamo il cammino della nostra comunità parrocchiale, affinché, sotto la Sua protezione, possa proseguire sulla strada che Egli stesso ha tracciato per tutti noi. Anna Petrosino

Nelle ultime settimane dell’anno liturgico, la comunità Santa Maria del Carmine di Pagani ha vissuto momenti preziosi di raccoglimento e preghiera. Dal 22 al 24 ottobre ha accolto le spoglie mortali di sant’Alfonso Maria Fusco

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

Si è conclusa lo scorso 2 novembre, con la Celebrazione eucaristica nel piazzale del cimitero di Angri, la novena per le anime del Purgatorio che ha coinvolto le comunità Santa Maria del Carmine e della SS. Annunziata

Siamo fatti per il Cielo

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regare per i defunti e commemorare la loro morte è segno non solo di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato ma di fede. La preghiera è necessaria per entrare in quella dimensione spirituale nella quale possiamo incontrare chi ci ha lasciato e pensarlo accanto a Dio. È questo l’insegnamento che don Antonio Mancuso ha voluto trasmettere ai fedeli delle comunità Santa Maria del Carmine e SS. Annunziata di Angri nel tempo di preparazione alla commemorazione dei defunti. Durante la Celebrazione Eucaristica, il parroco ha guidato la recita della novena per le anime del Purgatorio e, prendendo spunto dalla circolare inviata dal Vescovo ai parroci e agli addetti alle opere funerarie della Diocesi, don Antonio ha ricordato la necessità di esercitare una delle più delicate opere di misericordia corporale, seppellire i morti, dando indicazioni sull’utilizzo di gesti consoni al cammino di fede e agli insegnamenti della Chiesa. Benché sia sempre triste e doloroso staccarsi dalle persone che amiamo, è importante accompagnarli con fede nell’ora della morte insieme al sacerdote che avrà premura di pregare con il sofferente dandogli la possibilità di ricevere la comunione eucaristica e il sacramento dell’unzione dei malati. Lo scopo della veglia a casa è dare un ultimo saluto all’estinto, ma è un momento di preghiera tra i familiari oppure è la famiglia stessa che chiede al parroco l’aiuto di ministri ausiliari. È necessario evitare gli applausi all’uscita del-

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la salma dalla casa. Anche il corteo fino in chiesa va vissuto in preghiera con la presenza del parroco. La bara è posta ai piedi dell’altare, su un tappeto, per sottolineare la consegna di sé alla terra, un segno di umiltà. Non va esposta la foto del defunto. Sepoltura o cremazione? La Chiesa continua a preferire la sepoltura dei defunti perché è il modo in cui si esprimono la fede e la speranza nella risurrezione corporale e favorisce il ricordo e la preghiera da parte dei familiari e della comunità cristiana. Tuttavia, la cremazione è permessa solo per valide ragioni, ma le ceneri del defunto devono essere conservate in un luogo sacro, cioè nel cimitero e non sparse. Questa scelta non deve essere in contrasto con il rispetto delle spoglie mortali del defunto e con la possibilità che esse riposino in un luogo sacro fino alla risurrezione, come insegna la dottrina. Trigesimo. Sarebbe opportuno pregare subito per i nostri cari con sante Messe in suffragio, per aiutarli nella purificazione del loro spirito ed entrare quanto prima e pienamente nella luce e nella pace di Dio. In tale occasione può essere donata ai presenti una foto ricordo del defunto sulla quale sarà scritta una frase che andrebbe scelta insieme al parroco. Molti presenti hanno accolto con curiosità e gratitudine le brevi catechesi di don Antonio che ci hanno aiutato a comprendere che il nostro pellegrinaggio su questa terra ha come fine ultimo il cielo. Antonella Malafronte


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO Don Gaetano durante la Celebrazione Eucaristica

Il nostro sì Lo scorso 19 novembre, don Gaetano Ferraioli ha conferito il mandato a catechisti, educatori e animatori della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casatori

Alcuni momenti del conferimento del mandato

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cco il nostro sì, nuova luce che rischiara il giorno…”: sono le parole del testo di una canzone che ha fatto da guida e punto di riferimento per educatori, catechisti e animatori della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casatori che lo scorso 19 novembre hanno ricevuto il mandato dalle mani del parroco, don Gaetano Ferraioli. Nel corso della Celebrazione mattutina sono stati invitati a pronunciare con gioia il proprio “Sì!”, il proprio “Eccomi!”, come quello della Madonna, per sigillare l’impegno di aiutare a crescere nella fede bambini e ragazzi e scoprire i talenti che si celano in ciascuno, durante questo nuovo anno pastorale. Perfettamente in tema con questa celebrazione la parabola dei talenti di Matteo (Mt 25, 14-30): come i due servi fedeli avevano investito il denaro loro affidato dal padrone guadagnandone il doppio, nello stesso modo catechisti, educatori ed animatori sono invitati a mettere al servizio della comunità i doni che il Signore ha loro elargito, dedicandosi alla formazione di bambini e ragazzi. Durante l’omelia, don Gaetano ha ricordato: “Ad ognuno oggi il Signore chiede di guardare i doni che ha ricevuto e di non sciuparli, di non tenerli egoisticamente per sé. Se pensiamo solo a noi stessi, crescerà il corpo, il carattere, aumenterà l’intelligenza ma non crescerà il nostro essere cristiani. Oggi il Signore viene a toccare le corde della nostra fede e ci invita a farle vibrare, per dare vita ad una soave melodia”. In chiesa si respirava un clima di serenità, sui volti un enorme sorriso. Tutti, dal più piccolo al più grande, sprizzava gioia da tutti i pori: i bambini erano orgogliosi nel vedere le loro guide davanti all’altare mentre assumevano la responsabilità di accompagnarli nel cammino della fede. Nel cuore di tutti gli educatori albergava la gioia di sentirsi veramente in comunione con Gesù, grazie al servizio che sono chiamati a svolgere non solo per i bambini, ma per la comunità tutta. Negli adulti che partecipavano alla Santa Messa cresceva la stima per coloro che decidevano di donare il proprio tempo e la propria vita al Signore, magari ricordando l’emozione di quando da giovani anche loro avevano compiuto lo stesso gesto e mantenuto la stessa promessa. Sabrina Perrino DICEMBRE 2017 Insieme

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Madre Rita Fiore

Il governo di madre Rita Fiore Le decisioni assunte dal governo generale nelle sedute del 10 ottobre 1955 e del 28 gennaio e 7 marzo del 1956

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a ventisettesima seduta del governo generale di madre Rita Fiore ha luogo il 10 ottobre 1955 e delibera di accettare, con qualche piccola modifica, la donazione di un fabbricato con terreno da parte della signora Eleonora Palma, che si trova nel comune di Francavilla a Mare, come precedentemente stabilito. L’atto si stipulerà il 26 novembre successivo. Si delibera anche, per la somma di 400 lire recuperabili attraverso i benefattori, di dar mandato al geometra Mucciariello di avviare i lavori di riparazione della casa di Bonefro secondo quanto stabilito nel consiglio precedente. Si decide inoltre di dare alle sei novizie, che dovranno emettere i voti religiosi, i seguenti nomi: suor Albertina di san Michele ad Angelina Fabio, suor Pierina di san Paolo ad Amalia Tortora, suor Emma dell’Immacolata a Giuseppina Manzo, suor Gaudenzia di sant’Antonio ad Assuntina Izzo, suor Elvira di san Francesco a Maria Marchese, suor Lidia di san Bonaventura ad Orsola Massimo. Infine, si stabilisce di inaugurare l’11 novembre la nuova casa di Pagani, Centro O.N.M.I. (opera nazionale maternità e infanzia) ed istituto maschile “Immacolata”, alla presenza del Vescovo di Nocera e Sarno, mons. Fortunato Zoppas, e del Ministro di Grazia e Giustizia, onorevole Aldo Moro. 28 gennaio 1956. La ventottesima seduta ha luogo il 28 gennaio e delibera la traslazione delle “sacre spoglie” della fondatrice in luogo più “vistoso”, possibilmente insieme a quelle della riformatrice, madre Chiara Luciano, e l’ammissione, subito accettata, nel postulantato di due ragazze di Pagani, Lucia Brancaccio e

Maria Petrarca. Per quanto riguarda il primo punto, il Consiglio accoglie con entusiasmo la proposta di una pronipote della venerabile suor Maria Luigia la quale, per grazia ricevuta, ha deciso di approntare a proprie spese un nuovo loculo nel quale collocare i resti mortali della fondatrice. Il luogo individuato dal governo è il comunichino da trasformare, previo progetto dell’ingegnere Formicola, in cappella con il nulla osta della Curia Arcivescovile. 7 marzo 1956. Il ventinovesimo consiglio generale si tiene a Napoli, il 7 marzo 1956 per deliberare l’accettazione, con determinati oneri, dei rispettivi lasciti di 117.000 lire e 83.500 lire da parte delle signore Giuseppina Marino e Anna Grasso. Nella stessa seduta si stabilisce di incaricare padre Marino Camera, avvocato della Sacra Rota, di raccogliere informazioni presso la Sacra Congregazione dei Riti circa la positio della causa di beatificazione della fondatrice, in seguito alle notizie apprese da madre Letizia Manganelli, presso la Curia, da mons. Baldassarre: già nel 1829, all’indomani della morte di suor Maria Luigia, la Curia di Napoli aveva inviato i processi diocesani a Roma. Infine, si stabilisce di chiedere a S. Em. il Cardinale Mimmi di celebrare il prossimo Capitolo Generale ordinario dopo gli esami scolastici, poiché tra l’A scensione e la Pentecoste, periodo stabilito dall’art. 266 delle Costituzioni dell’Istituto, diverse suore avrebbero difficoltà a partecipare, impegnate nella scuola e per le imminenti votazioni amministrative.

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L'ULTIMA di Piercamillo Falasca direttore editoriale del magazine Strade

VIVA L'EUROPA UNITA Solo l’Europa, il cui unico difetto è di essere ancora troppo poco unita, può affrontare le sfide epocali del terrorismo e dell’integrazione degli immigrati

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opo decenni di “europeismo acritico”, in cui nessuno si interrogava davvero su come e perché l’Italia stesse partecipando al grande progetto di integrazione europea, intrapreso all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, gli anni della grande crisi economica iniziata nel 2007 hanno alimentato un diffuso sentimento di sfiducia e incomprensione nei confronti dell’Unione Europea e delle sue politiche. Dall’euro alla gestione delle politiche migratorie, contestare le scelte di Bruxelles sembra ormai diventato uno sport molto diffuso e popolare, non solo nel nostro Paese. Pochi hanno l’onestà intellettuale di riconoscere che - guardando indietro di 60 anni - la costruzione europea è ancora il più meraviglioso tentativo di pace e prosperità di un Continente che per secoli ha conosciuto solo guerre e conflitti tra le nazioni, culminati nella prima metà del Novecento nelle due guerre mondiali e nella vergogna dell’Olocausto. Oggi l’Europa è l’area del pianeta più ricca e civile, con il più robusto sistema di protezione sociale, con la migliore sanità del mondo, con i più alti standard ambientali. Eppure tanti cittadini europei sembrano innamorarsi delle tesi distruttive e nichiliste rappresentate in Gran Bretagna da Nigel Farage (il sostenitore numero uno della Brexit), in Francia da Marine Le Pen o in Italia da Matteo Salvini. Cosa vogliono costoro, lo smantellamento dell’Unione Europea per un

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ritorno all’equilibrio buio e drammatico delle nazioni divise da frontiere e barriere, da muri e odio reciproco? Occorre dire “no, grazie”. L’Unione Europea non è perfetta, come non lo è l’Italia, la nostra città e neppure la nostra famiglia. Nessuno di noi è perfetto, ma per migliorarci dobbiamo anzitutto voler bene a noi stessi. E così l’Europa potrà essere migliorata, nelle sue istituzioni e nella sua capacità di ascoltare e dare potere al cittadino, solo grazie all’azione e all’impegno di chi all’Europa vuol bene. Esiste una generazione - la cosiddetta generazione Erasmus - che ha conosciuto l’Europa delle università, della libertà e dell’amore fraterno e amicale. Milioni di giovani che hanno trascorso sei mesi o un anno tra loro coetanei europei, con i quali hanno capito che le differenze sono molto meno significative dei valori condivisi. L’Europa unita è un progetto che il mondo ci invidia, un grande spazio di civiltà e benessere grazie al quale i nostri singoli paesi possono ancora essere importanti in un mondo dominato altrimenti dai grandi “imperi”, quello cinese e quello americano. Solo un’Europa unita può davvero affrontare con efficacia le sfide epocali del terrorismo e dell’integrazione degli immigrati nella nostra società dell’accoglienza. Viva l’Europa aperta, democratica e libera, il cui unico difetto semmai è quella di essere ancora troppo poco unita.


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