Insieme - Gennaio 2013

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insieme

GENNAIO 2013 N. 1 ANNO VIII - € 2,00

MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

ADOREMUS TE DOMINE Una preghiera ininterrotta che dona abbondanti frutti di conversione e carità



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GENNAIO 2013 N. 1 ANNO VIII - € 2,00 GENNAIO 2013 N. 1 ANNO VIII - € 2,00

MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

Foto di copertina Salvatore Alfano

MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

ADOREMUS TE DOMINE ADOREMUS TEcheDOMINE Una preghiera ininterrotta dona

gennaio 2013

abbondanti frutti di conversione e carità Una preghiera ininterrotta che dona abbondanti frutti di conversione e carità

PRIMO PIANO

5 EDITORIALE

Ricordare a tutti la via della gioia

a cura di Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

di Silvio Logobardi

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TORNARE AL PRINCIPIO 8 SENZA LAVORO 10 ADORAMUS TE DOMINE 12 UN’OASI ALL’INTERNO DEL COMUNE 14 CAPPELLA MARTIN, UN FUOCO ORANTE

6 L’ABC DELLA FEDE

Perchè Dio non mi risponde? risponde mons. Giudice

15 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

16 “Genitori orfani”

di Mariarosaria Petti

visitato”

SCUOLA & UNIVERSITÀ

24 Le avventure di Squittino 25 Il ricordo della prof. Lucia D’Arienzo

Mistero della Fede

In treno con i giovani

58 CULTURA

42 IN DIOCESI

Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

a cura della Redazione

Suore di San Giovanni Battista Il legale risponde

I nostri auguri

a cura della Redazione

a cura dell’avv. Gianni Severino

46 NEWS DALLE PARROCCHIE

di Salvatore D’Angelo

Libri, storia e arte

60 LE RUBRICHE

45 BACHECA

di p. Matteo Ferrari

31 VITA ECCLESIALE

Pagine parrocchiali

di Antonietta Abete

di Martina Grimaldi

30 MONTE TABOR

51 IN PARROCCHIA

34 “Ero carcerato e mi avete

Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

62 LE PAROLE DELLA CRISI

Scampia. Più oratorio e meno esercito di Peppe Iannicelli

l o a io F i n b b ra Fe 15

Buongustaio

Jesse James

Restaurant & pizza Pagani - Via Zeccagnuolo, 4 tel 334 23 28 727 (escluso sabato e domenica)

Ha cambiato sede. Per info: tel 339 65 15 472

El Bodegonero

Brooklyn food & game

Restaurant & pizza San Marzano sul Sarno - Via Ugo Foscolo, 31 tel 081 320 80 51

Restaurant & pizza Striano - Via Piano, 46 tel 081 827 62 63


EDITORIALE di Silvio Longobardi

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Ricordare a tutti la via della gioia

on ho mai pensato che sia necessario andar d’accordo con tutti, non la pensa così neppure l’apostolo Paolo: sì, proprio lui che ha scritto quello splendido inno alla carità, quando si tratta della verità non misura le parole: “Guardatevi dai cani”, scrive alla comunità di Filippi. Si riferisce a quei cristiani che predicano la circoncisione. Parole dure che forse possono scandalizzare quei cristiani abituati alle buone maniere. Ma sono anche salutari perché mostrano che sulla verità non possiamo transigere e non dobbiamo cercare accomodamenti, la verità non può essere stiracchiata o mercanteggiata. È in gioco il bene della persona, la gioia di questa esistenza e il suo destino eterno.

nuziale che unisce l’uomo e la donna ad altre unioni “costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Non ha usato parole formali, come si vede, ma parole che vanno diritto al cuore delle cose. Non ha alzato la voce, non ha lanciato condanne, secondo uno stile che abbiamo imparato a conoscere e ad amare, ma ha ribadito con chiarezza – e con un rigore intellettuale che anche il più accanito avversario dovrebbe riconoscere – la verità che la Chiesa custodisce con amore geloso. Non pretende il Papa che tutti siano d’accordo con lui, sa bene che anche nella Chiesa vi sono voci discordanti. Egli non ha ricevuto la missione di convincere tutti ma quella di tenere accesa la lampada della verità.

È stata questa la mia prima reazione quando ho letto il Messaggio per la Giornata della Pace e il tradizionale discorso di auguri che Benedetto XVI ha fatto alla Curia Romana (21 dicembre 2012). Proprio nei giorni in cui siamo soliti mettere nel cassetto le dispute, il Papa ha usato parole forti per difendere il valore della vita e della famiglia minacciati da una cultura che rivendica la libertà di cambiare a proprio piacimento la natura delle cose.

Nell’ormai famoso ’68, l’anno della contestazione, Paolo VI non fece alcuna concessione alla cultura contraccettiva, che aveva fatto parecchi discepoli anche nella comunità ecclesiale, “dopo mature riflessioni ed assidue preghiere”, come scrisse lui stesso nell’enciclica Humanae vitae, confermò la dottrina che fino ad allora la Chiesa aveva seguito. Molti gli voltarono le spalle. Se lo aspettava e ne soffrì. Ma egli sapeva che un Papa non deve cercare il consenso degli uomini ma la fedeltà a Colui che lo ha chiamato. Anche a prezzo della solitudine e dell’incomprensione.

“Se vuoi la pace difendi la vita”, scriveva Paolo VI negli anni ’70, quelli in cui il mondo occidentale concedeva all’aborto uno status giuridico. In questa scia ripete oggi Benedetto XVI: “Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria”. L’aborto è nemico della pace, diceva senza mezzi termini Madre Teresa. Nel Messaggio papa Ratzinger ha parlato anche della famiglia: ogni tentativo di equiparare il patto

Bernadette, la veggente di Lourdes, a quanti avanzavano perplessità e mettevano in dubbio le sue parole, si limitava a dire con invidiabile serenità: “Ho detto subito e ripeto adesso quel che ho visto e sentito, il resto non è affar mio”. Senza saperlo, ella ripeteva la parola di Pietro dinanzi al Sinedrio: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”. In queste parole c’è tutta la missione della Chiesa.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Perché Dio non mi risponde? Spesso siamo portati a credere che pregare e chiedere siano due verbi da coniugare sempre insieme. La preghiera, chiarisce mons. Giudice, è anzitutto lode, ringraziamento e intercessione Eccellenza, perché prego e il Signore non mi risponde? Matilde

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uante persone hanno posto, o si portano dentro, questa domanda che tu mi rivolgi. Ma la domanda mi sembra posta male. Il Signore risponde sempre, ma non come vogliamo noi e neppure quando vogliamo noi. Ci ha detto: Chiedete e vi sarà dato. Bussate e vi sarà aperto. Ma ci ha anche ammonito: Voi non ottenete, perché chiedete male. Pregare è innanzitutto ascoltare per sintonizzare i nostri pensieri con i pensieri di Dio. Pregare è lodare, ringraziare, intercedere… ma per noi, poveri mendicanti, è soprattutto chiedere. E Dio risponde sempre. Anzi, ha già risposto tutto nel Figlio Gesù. In Lui, infatti, ci ha detto e ci ha dato tutto. E noi, per ricevere e sintonizzarci sulle risposte di Dio, oggi dobbiamo necessariamente passare solo e soltanto per Gesù. Questa è la preghiera cristiana. Anche quando preghiamo la Madonna e i Santi, chiediamo loro di intercedere, cioè di bus-

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART EDICOLA Daniele Raffaela EDICOLA D’Andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M. Rosaria MIR MIR MIR BLOB di Celentano Carolina CARTOLIBRERIA Archimede

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Via Dei Goti, 11 Via Dei Goti Piazza Doria C.so Vitt. Eman., 42 via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via g. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Lavorate di Sarno Via Dante Alighieri

sare per mezzo di Gesù nello Spirito al Padre. Sappiamo però che Gesù è una porta stretta e, qualche volta, vorremmo evitarla ed andarcene per strade larghe. Una volta attraversata, quella porta ci permette di spalancare gli occhi su panorami impensati e bellissimi, neppure mai sognati. La preghiera ci riporta alla Parola nella quale, con fede, possiamo scoprire le risposte che il Signore ci dà, le quali non sempre anzi quasi mai - coincidono con le nostre. Ci soccorre sant’Agostino nella Lettera a Proba sulla preghiera: «Perciò, se accade proprio il contrario di quanto abbiamo chiesto nella preghiera, noi, sopportando pazientemente e rendendo grazie per ogni evenienza, non dobbiamo affatto dubitare che era più conveniente per noi quello che Dio ha voluto, che non quello che volevamo noi». Mons. Giuseppe Giudice

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

TORNARE AL PRINCIPIO

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na sosta contemplativa chiede il vescovo Giuseppe negli orientamenti pastorali, consegnati all’inizio dell’anno, non una pausa, un tempo di riposo, ma uno spazio per evitare l’agitazione e ritrovare ciò che è davvero essenziale, Colui che sta al principio di ogni cosa. Sostare, infatti, significa stare sotto (sub-stare). Attraverso la sosta ritroviamo la sostanza delle cose, cioè il senso stesso della vita. Questo dossier cerca di dare voce alla comunità credente, raccontare quelle esperienze che incarnano la proposta ideale fatta dal vescovo. È solo il primo passo di una ricerca che continuerà nei prossimi mesi. In questo numero diamo un particolare spazio all’adorazione eucaristica. Grazie a Dio anche nella nostra diocesi una parrocchia vive l’adorazione perpetua, giorno e notte, tutti i giorni dell’anno. Ma diamo conto anche di altre esperienze di adorazione prolungata, segno di una sensibilità orante che va crescendo. Negli anni successivi al Vaticano II si levarono molte voci contro l’adorazione eucaristica, accusata di essere una pratica tardiva e di oscurare l’assoluta centralità della celebrazione eucaristica. Negli ultimi decenni, tuttavia, lo Spirito santo – che sempre assiste e illumina la Chiesa (Lumen gentium, 4) – ha seminato nel cuore dei Pastori e dei fedeli una nuova coscienza eucaristica che ha trovato espressione in tante ini-

ziative, ancora più impegnative rispetto al passato, al punto che Papa Benedetto parla di una “primavera eucaristica”. Il beato Giovanni Paolo II, che molto ha fatto anche in questo ambito, aveva osservato che in molti luoghi “l’adorazione del Santissimo Sacramento trova ampio spazio quotidiano e diventa sorgente inesauribile di santità” (Ecclesia de Eucharistia, n. 10). Chi scrive ha trovato nell’adorazione eucaristica un alimento essenziale. E sempre l’ha proposta come una forma di preghiera a cui nessun credente può rinunciare. L’adorazione, infatti, invita a fissare lo sguardo su Gesù, il Risorto che vive e opera nella sua Chiesa, mette ordine nella vita perché conduce a Lui e invita a ripartire da Lui. Tutto il resto è solo una conseguenza. L’adorazione si nutre di silenzio perché le parole rischiano di offuscare il mistero. Così lasciamo a Dio il compito di parlare! In questo modo la sosta diventa un’esperienza di vera e feconda intimità. “In disparte” i discepoli ricevono le confidenze di Gesù e comprendono i segreti del Regno. Accade la stessa cosa per noi, quando ci mettiamo in disparte, diamo allo Spirito la possibilità di consegnare parole nuove e più ardenti desideri di bene. È così che la Chiesa cresce e si rinnova. Silvio Longobardi


LE ESPERIENZE

“Fermiamoci un attimo”

“L

problemi che si presentano nel mio a nostra Chiesa ha biQual è il rapporto dei cammino di fede. Lo so, perché l’ho sogno di una pausa di giovani con i sacramenti? sperimentato». Più semplice il perriflessione, di riscopricorso per quanto riguarda la riflessiore la dimensione conCome ritagliare, in una ne personale, il cammino strutturato templativa della vita e riascoltare la agenda fitta di impegni, della comunità parrocchiale diventa mai definitivamente compresa Parospazi per la preghiera un bastone che sostiene. «Nella mia la del Maestro”, scrive il vescovo Giuvita non mancano invece i momenti seppe nell’introduzione agli Orientae la riflessione personale? per la riflessione personale, come l’amenti Pastorali. La fede, sottolinea il La voce dei giovani dorazione eucaristica proposta settiVescovo, pur rimanendo ragionevoe dei sacerdoti manalmente dal nostro parroco e gli le, non è un sentimento, un’intelliincontri nel gruppo di A.C.. Piccole genza, uno sforzo volontaristico, un soste in cui riesco a pensare a me e al secondo me, un se mi va. La fede è mio rapporto con Dio». Vi sono, poi, una virtù teologale, viene da Dio, è soste più ricche che dissetano il cuore e l’anima, come accolta e trasmessa nella fede, è ricevuta nel Battesimo i ritiri parrocchiali. In particolare Danilo ricorda un ritied è alimentata, per tutta la vita, nei e dai Sacramenti. ro organizzato lo scorso anno da tre parrocchie di Pagani (Gesù Risorto, San Sisto e San Francesco di Paola). «Giorni Che rapporto hanno i giovani con i sacramenti? Riescodi autentica condivisione trascorsi insieme a giovani del no a ritagliarsi spazi per vivere la riflessione personale? nostro stesso Paese, che vivono più o meno i nostri stessi Danilo, 20 anni a marzo, della parrocchia Gesù Risorto in problemi e che neppure conoscevamo. Abbiamo comprePagani racconta: «Il rapporto con i sacramenti è difficile. so che anche nella vita cristiana l’unione fa la forza!». La Riconciliazione, in particolare, ha bisogno di “scadenze” C’è anche chi riesce a ritagliarsi tempo per soste proa medio e breve termine. Nonostante mi sforzi, non semlungate, fatte esclusivamente di silenzio e ascolto della pre ci riesco, un po’ per timore, un po’ per questa beneParola, lasciando alle spalle la casa, lo studio, il lavoro, detta «mancanza di tempo», un po’ per volontà. Eppure so le ansie e le preoccupazioni. Gennaro, della Fraternità di che una confessione regolare risolverebbe gran parte dei

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“Se volessimo ricondurre al nucleo essenziale la grande eredità che essa ci consegna [cioè l’esperienza del grande giubileo], non esiterei ad individuarlo nella contemplazione del volto di Cristo”. (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, 15) Emmaus, ha vissuto quella che il movimento ha battezzato Esperienza Tabor: «Ci si ritrova a tu per tu con Dio. Ho preso coscienza della mia miseria umana e ho compreso che senza Dio non posso fare nulla. Sono giorni preziosi, impastati di silenzio e ascolto. Più di un semplice ritiro questa esperienza aiuta a fermarsi per capire che tipo di rapporto stiamo vivendo con Gesù». Il vescovo Giuseppe ha scommesso molto sui giovani, ad essi sta dedicando molte energie perché “senza l’attenzione reale alle nuove generazioni, la Chiesa non ha futuro”. Salvatore, della parrocchia San Giovanni Battista in Nocera Inferiore, fa parte del Consiglio Episcopale dei Giovani. Oltre la ricchezza della vita ordinaria della parrocchia, il suo cammino di fede si nutre anche della spiritualità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, che lo ha aiutato nella costruzione delle relazioni, prima tra tutte quella con Dio: «Mi ha fatto scoprire come amare Gesù nel prossimo, nel quotidiano, nel sorriso di un amico o nel semplice gesto di un passante. Ho appreso la gioia della sosta, l’arricchimento che viene dall’incontro con Lui nella preghiera personale, nell’Eucarestia domenicale e anche nei momenti difficili. Solo se c’è la sosta si può passare all’annuncio, con semplicità e senza manie di grandezza». Egli ha vissuto durante la scorsa Quaresima gli esercizi spirituali proposti dal Vescovo ai 12 giovani del Consiglio episcopale nella bella cornice di Sant’Agata sui Due Golfi. «Non avevo mai partecipato agli esercizi spirituali e probabilmente quelli della scorsa Quaresima non sarebbero definiti tali dai puristi - racconta -. La dimensione che si è creata è stata utilissima per ritrovarsi e ritrovare l’altro. Posso affermare senza timore di smentita che si è trattato di una bella esperienza di fraternità e di Chiesa. Un momento da riproporre perché dove tutto è frastuono c’è bisogno di quiete. Il silenzio non deve spa-

ventare e, quando è coniugato alla preghiera, consente di scoprire orizzonti nuovi». Andare o rimanere? Scrive il Vescovo al punto 3 degli Orientamenti: «Siamo sempre apparentemente tesi tra due estremi, due indicazioni del Signore: Andate e rimanete in me! Rimanere è il verbo della comunione, andare è il verbo della missione e vanno tenuti sempre insieme». Un esercizio difficile, anche per i sacerdoti la cui agenda è sempre ricca di impegni. Ne abbiamo parlato con don Gaetano Ferraioli, parroco di Santa Maria delle Grazie in Casatori di San Valentino Torio e Moderatore di Curia, al quale abbiamo chiesto come custodisce tempi sostanziosi per la preghiera e la riflessione personale. «Il sacerdote non svolge un mestiere ma risponde, giorno per giorno, con la propria vita alla chiamata del Signore. È vero, gli impegni sono tantissimi, sia a livello parrocchiale che diocesano. Custodisco il tempo della preghiera, che è il motore di tutto il mio essere e il mio operare, con un programma di vita che ha dei punti fermi e altri variabili. Un punto fermo inamovibile comprende l’Ufficio delle Letture, le Lodi e la meditazione che faccio a casa prima di iniziare le diverse attività. Questo richiede, di riflesso, un ritmo negli orari che soprattutto al mattino non può essere molto flessibile. Mi ritaglio poi il tempo per l’Ora media, il Rosario e la visita a Gesù Sacramentato che anticipa la Celebrazione eucaristica giornaliera. L’Eucarestia celebrata e poi vissuta è l’alimento indispensabile per riuscire a coniugare tutto». Certo, non mancano la stanchezza e momenti di fragilità, ma confessa don Gaetano «cerco di concludere la giornata, sempre nella serenità e nell’abbandono alla misericordia del Signore. La spiritualità alla quale attingo, oltre quella sacerdotale, è quella dei Piccoli Discepoli della Croce che poggia sul Cristo crocifisso e risorto, con un abbandono totale all’aiuto di Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Senza questo ritmo rischierei non solo di perdermi - conclude - ma vanificherei il mio essere sacerdote». Piccole esperienze che ci aiutano a comprendere che solo Dio può donare pace alle nostre vite sempre in affanno e bisognose di carità. Antonietta Abete

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Adoramus te Domine

Da due anni nella parrocchia Santa Maria del Presepe giovani e meno giovani, studenti, professionisti e operai si avvicendano davanti al Santissimo sacramento grazie all’adorazione eucaristica perpetua. Una preghiera ininterrotta che dona abbondanti frutti di conversione e carità

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na gran bella esperienza di preghiera e carità. Si sintetizza in queste poche parole il vissuto di quanti hanno aderito all’adorazione eucaristica perpetua nella parrocchia Santa Maria del Presepe di Nocera

Inferiore. Dal 4 novembre 2010, nella cappellina interna alla Chiesa, il Santissimo sacramento è esposto giorno e notte. In centinaia, ogni giorno, si fermano per sostare in adorazione. Vengono da tutte le parrocchia di Nocera e dai paesi limitrofi. C’è sempre qualcuno, anche nel cuore della notte, inginocchiato davanti all’Eucarestia. Gli adoratori sono 420, all’inizio erano trecento, segno che con il passare del tempo l’esperienza coinvolge un numero sempre maggiore di persone. Donne e uomini, giovani e meno giova-

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ni. C’è la commerciante 91enne e il neo diplomato al Liceo, ci sono tante mamme e numerosi papà, un gruppo di coppie che arriva da Corbara, due baristi che la notte chiudono la loro attività commerciale e scelgono di passare un’altra ora svegli in adorazione. C’è anche un camionista e ci sono poi i tanti scettici, quelli che non andavano nemmeno a Messa, ma che entrando in cappella sono stati folgorati dall’amore di Gesù. Difficile, anzi, impossibile tracciare il profilo del “perfetto adoratore”, tutti sono chiamati da Lui. «Questo sottolinea come l’Eucaristia sia fonte e culmine – afferma don Ciro Galisi, parroco di Santa Maria del Presepe –, fonte per quanti si approcciano per la prima volta alla preghiera e culmine per quanti nell’adorazione vivono il momento massimo della contemplazione, del silenzio e del dialogo con Dio».

Foto Salvatore Alfano

La capella dell’Adorazione all’interna della chiesa Santa Maria del Presepe


DOVE SIAMO Un’esperienza che cambia la vita. Così è stato anche per i bambini del “Buon Samaritano”, l’opera caritatevole nata una settimana dopo l’istituzione dell’adorazione perpetua e che vive anche grazie alle preghiere offerte al Signore durante il dialogo eucaristico. «L’adorazione, nutrimento eterno, ci aiuta a spezzare il pane materiale per i più indifesi, i bambini» spiega don Ciro. L’idea di proporre una esperienza del genere nasce da alcuni fedeli, dopo aver ascoltato un’omelia del parroco sull’adorazione dei Magi. Il successivo confronto suggerisce a don Ciro di organizzare un incontro con chi già vive l’esperienza dell’adorazione perpetua nella parrocchia San Sebastiano di Brusciano, in provincia di Napoli. L’ascolto di quelle testimonianze spinge il gruppo ispiratore a sollecitare maggiormente don Galisi ad andare avanti. Dopo alcuni mesi ed una settimana eucaristica speciale, agli inizi di novembre 2010 si dà il via all’adorazione perpetua. Tra le coordinatrici c’è Ilia Alfano: «Quell’omelia di don Ciro sui Magi mi sollecitò a fare qualcosa di più per Gesù. Posso dire che è stata un’intuizione fantastica. Ti fa vivere ed affrontare il quotidiano in maniera diversa. Il bello però è che si tratta anche di un incontro sempre nuovo tra due persone, ogni volta c’è qualcosa in più da scoprire». «Tra i frutti di quest’esperienza ci sono innanzitutto gli adoratori – racconta don Galisi – i quali sono i primi a trovare sostegno, energia e forza per il proprio cammino spirituale, ma anche nell’incontro con il prossimo». Dio che si rivela nella contemplazione, così come ha affermato papa Benedetto XVI, e aiuta a vivere meglio anche l’intera parrocchia: «L’esperienza ha segnato e cambiato il volto della nostra comunità. Abbiamo maturato un profilo di costante e maggiore accoglienza. Un’accoglienza materiale che si palesa nel “Buon Samaritano”, ma anche nel dare ospitalità ai senza tetto che nelle fredde

La parrocchia Santa Maria del Presepe si trova a Nocera Inferiore, in piazza Amendola, è una delle 10 parrocchie della forania nocerina. Settemila gli abitanti censiti. Parroco dal 1995 è don Ciro Galisi.

notti invernali si rifugiano tra i banchi della Chiesa». «Per me l’adorazione era al massimo le Quarantore – racconta Lella Esposito –, poi una sera ero a Lourdes, accompagnavo il treno dei bambini dell’Unitalsi, mi invitarono ad andare alla grotta delle apparizioni per affidare alla Vergine la salute di un bambino. Trovai Gesù esposto. Fu un momento di grande intensità, sentii una presenza fortissima. Poi dopo qualche mese seppi dell’adorazione perpetua e diedi la mia disponibilità». Un rapporto con Gesù che aiuta Esposito anche durante il lavoro di medico di pronto soccorso. Imma Amato racconta l’emozione che si prova quando «si vedono uomini che quasi furtivamente entrano in cappella per trovare conforto» oppure quando «ti rendi conto che l’incontro con Gesù sta alleviando sofferenze alle persone, che poi si sciolgono in grandi pianti». Incontri che si trasformano in preghiere ed esperienze, ma anche in momenti di ringraziamenti: «Abbiamo sistemato una cassetta per raccogliere messaggi ed intenzioni – dice la signora Alfano – quando li offriamo a Gesù notiamo come non siano solamente richieste d’aiuto, ma soprattutto di ringraziamento». Una bellissima esperienza, dunque, che vive la comunità guidata da don Ciro Galisi e che si estende all’intera città di Nocera Inferiore che si ritrovano sempre più spesso intorno a questa oasi di preghiera nel cuore del centro cittadino. Salvatore D’Angelo

P

er ascoltare, però, abbiamo bisogno di silenzio. E dove meglio di Nazareth possiamo diventare alunni del silenzio? Si può proporre, oggi, nel caos e nella confusione, una pastorale del silenzio? O, diciamo meglio, non è forse il silenzio che manca nella nostra vita, nelle famiglie, nelle nostre

celebrazioni? Non ascoltiamo il Signore, perciò non ci ascoltiamo tra di noi e abbiamo paura del silenzio. Parliamo di silenzio, e non di mutismo, che può essere una patologia. Impariamo a fare delle nostre comunità luoghi di vero silenzio per poter ascoltare, ascoltarci, sentire i passi dei poveri e medicare le

ferite della vita. Abbassiamo il tono della voce per alzare il volume del cuore, del cuore in ascolto. È il primo servizio, la prima diaconia, che attendono le nostre comunità. (Dagli Orientamenti pastorali, n. 5)

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ORIENTAMENTI PASTORALI

La pastorale del silenzio

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Un’oasi all’interno del Comune

Foto Salvatore Alfano

A San Valentino Torio la comunità parrocchiale di San Giacomo Maggiore propone l’adorazione eucaristica diurna. Un’occasione per riscoprire la preghiera, il silenzio e la contemplazione

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na cappella per trovare conforto e silenzio all’interno del Municipio. Accade a San Valentino Torio dove dall’11 giugno 2012 al piano terra di palazzo Formosa si vive l’esperienza dell’adorazione eucaristica diurna. L’idea di creare un luogo privilegiato dove incontrare Gesù eucarestia nasce un paio di anni fa durante un Consiglio pastorale parrocchiale. Probabilmente il terreno non è ancora pronto e non se ne fece nulla. Poi il sindaco Felice Luminello chiese al parroco di San Giacomo Maggiore, don Alessandro Cirillo, di ripristinare la cappella interna al palazzo che sarebbe diventato sede istituzionale del Comune. A quel punto il sacerdote intuì che i tempi erano maturi per dar vita all’esperienza di adorazione: «Capii che poteva essere una grande occasione di crescita spirituale, di maturazione, per la cittadina». Non ci sono turnazioni o adoratori fissi: «Capita anche che in cappella non ci sia nessuno – spiega il parroco – ma proprio in quei momenti ci sono gli incontri più forti, magari tra chi ha pudore di farsi vedere e che in quel momento è

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ancora più trafitto dall’Amore di Gesù». La cappella è aperta tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 20:00 in inverno e fino alle 22:00 in estate: «Ogni sera si chiude sempre con la compieta, è diventato un appuntamento molto partecipato. Ci sono anche persone che vengono da Casatori e da Sarno». Rosalia Miranda, ministro ausiliare dell’Eucarestia, segue da vicino l’organizzazione delle attività: «Giorno dopo giorno – dice – vedo come cambia l’atteggiamento delle persone. All’inizio c’era quasi difficoltà a restare in silenzio per più di cinque minuti, ora invece c’è più attenzione». È Gesù che attira tutti a sé: «C’è il forte desiderio di pregare, di fermarsi, anche solo per un minuto. Ecco, tra i frutti c’è proprio il bisogno di silenzio e contemplazione. Poi – continua don Alessandro – chi vive momenti di tribolazione è lì che trova il conforto massimo: quanti pianti di ringraziamento ci sono». Il parroco definisce questo posto come «il cuore della parrocchia, il luogo in cui Gesù chiama le anime, dove non si evade dal quotidiano, ma si trova la trascendenza che ti aiuta a viverlo».

La comunità di San Giacomo Maggiore, dunque, si ritrova in ginocchio davanti all’Eucarestia per riscoprire la fede: «Altro che pastorale degli eventi – analizza il sacerdote – o strategie per attirare nuove persone, quello che conta è Gesù. Lo si vede da quanti scelgono di passare del tempo con Lui, anche se fino a quel momento non sono mai andati a Messa. È lì che trovano la conversione, che riprendono il dialogo. In questi luoghi trovano silenzio, preghiera e ascolto. Qui tutto nasce, cresce e culmina». L’adorazione va avanti da sei mesi, apportando grandi benefici spirituali. Racconta Antonella Strianese: «Ho cominciato a frequentare la cappella da circa un mese, mi fermo la mattina prima di andare in ufficio. Questo momento di preghiera mi aiuta ad essere una madre e una moglie migliore, anche durante il lavoro. Ho ritrovato tranquillità e serenità e in casa sono più paziente». Non è stato deciso per quanto tempo proseguirà l’adorazione diurna, ma se i primi frutti sono così vistosi è facile pensare che sarà un’esperienza duratura. Salvatore D’Angelo


ORIENTAMENTI PASTORALI

Ascolto, Fede ed Eucaristia

DOVE SIAMO La parrocchia San Giacomo Maggiore si trova nel Comune di San Valentino Torio e conta 6500 abitanti. Fa parte della forania di San Valentino-San MarzanoStriano-Poggiomarino. Don Alessandro Cirillo è parroco di questa comunità dal 2007, dallo scorso novembre vice parroco è don Giuseppe Perano.

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato

Mons. Giuseppe Giudice, Mariangela Giudice, Peppe Iannicelli, p. Matteo Ferrari, Gabriella Calenda, Giovanni Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Danilo Sorrentino, Franco Silvestri, Salvatore prof D’Angelo, Giovanna Pauciulo, Mar-

(…) Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Ap 3,20). Ho scelto questo testo perché mi sembra che sintetizzi bene lo stile che vogliamo vivere. Innanzitutto siamo posti dinanzi alla Presenza del Risorto, che non è sparito, ma sta alla porta e bussa ed abbiamo bisogno di Fede per percepirne la Presenza. Bussa alla porta del cuore, della famiglia, della parrocchia, della vita; sì, bussa proprio alla tua porta! Il Risorto non sfonda la porta, non invade i nostri spazi, non si impone, semplicemente bussa ed aspetta. Prima di aprire, però, bisogna ascoltare - è il tema di quest’anno per la nostra amata Chiesa! ascoltare Colui che è fuori e bussa. Dopo l’ascolto della sua voce, allora si può aprire la porta della Fede per accogliere il Risorto e cenare insieme. (Dagli Orientamenti pastorali, n. 8)

tina Nacchio, Giovanna Abbagnara, Pasquale Lubrano Lavadera, Luca Cesarano, don Natalino Gentile, Floreana Morati, Maria Ermelinda Di Lieto, Costantino Mancusi, Maria Bonfiglio, Aniello Lettieri, don Gaetano Ferraioli, Samantha Squitieri, Fabio Senatore, don Roberto Farruggio, Alfredo Forino, Francesca Anna Crispo, suor Filomena Cosentino

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Questo numero è stato chiuso in redazione venerdì 28 dicembre 2012 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.


Foto Salvatore Alfano

Cappella Martin, un fuoco orante L’11 giugno 2012 è iniziata l’esperienza dell’adorazione diurna che coinvolge più di 70 persone

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l bacio di Gesù alla mia anima”, così Teresa di Lisieux commenta la sua prima eucarestia in Storia di un’anima. Come Fraternità di Emmaus, piccola porzione di Chiesa, vogliamo raccogliere e contemplare questo bacio di Gesù alla sua sposa. Nella nostra esperienza di fede, l’amore per l’Eucarestia, sia attraverso la celebrazione che attraverso l’adorazione, ha avuto sempre una chiara centralità. Il dono della Cappella Martin, inaugurato il 26 marzo scorso nella splendida cornice della festa dell’Annunciazione, ci ha invitato a manifestare con maggiore intensità la nostra preghiera eucaristica attraverso l’adorazione diurna che accompagna l’intera giornata, dalle 7.00 alle 19.00. L’esperienza ha avuto inizio l’11 giugno, il giorno successivo alla festa del Corpo e Sangue del Signore e coinvolge tante persone: famiglie, giovani, consacrati, sacerdoti. Cosa significa vivere questa particolare esperienza orante? Lo spiega molto bene don Silvio Longobardi nella Lettera inviata a tutti gli adoratori che hanno scelto di dedicare un’ora alla settimana a questo ministero: «Vivere l’adorazione diurna per noi vuol dire far entrare Dio nella vita feriale, in quelle ore in cui la gen-

DOVE SIAMO La Chiesa Luigi e Zelia Martin è il cuore di un’opera più grande a servizio della famiglia, la Cittadella della Carità. Si trova ad Angri, in via Adriana 10 e può ospitare gruppi per pellegrinaggi anche di un’intera giornata. L’adorazione diurna è dalle ore 07.00 alle 19.00 dal lunedì al venerdì e dalle ore 16 del sabato fino alle ore 8 della domenica. La preghiera silenziosa si intreccia con la recita della Liturgia delle Ore e si conclude con il rosario, la preghiera dei Vespri e la Celebrazione Eucaristica delle ore 19.00.

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te studia e lavora, prepara e consuma i pasti, s’incontra e impara cose nuove. In quelle stesse ore qualcuno sta dinanzi a Gesù e gli offre la gioia e la fatica di tutta l’umanità. Grazie all’adorazione la nostra Cappella rimarrà aperta tutta la giornata, chiunque potrà entrare e inginocchiarsi alla presenza del Risorto. In questo modo la chiesa ritorna ad essere un luogo vivo e vivificante e non rischia di diventare un museo. A pensarci bene forse è proprio questa la soluzione per evitare che le chiese restino chiuse quasi tutto il giorno… non c’è bisogno di avere un sacrestano, è sufficiente che ci sia una comunità che prega». Più di settanta le persone coinvolte in questa particolare esperienza. Rachele ha 21 anni, è iscritta al terzo anno di Ingegneria biomedica presso l’università “Federico II”, fa parte di una comunità di giovani di Nocera: «Fin da subito ho accettato con gioia l’invito all’adorazione, ma solo dopo un paio di settimane ho iniziato a capire che stava diventando per me indispensabile. In molti mi hanno chiesto come mai per me è così importante proprio quell’ora fra le tante cose che riempiono una settimana. Ed io ho sempre risposto che è uno dei pochi momenti in cui riesco liberamente a comunicare con il Signore, trovando sostegno e conforto in Qualcuno che è sempre pronto ad ascoltare. Non è descrivibile la gioia e la serenità che provo ogni volta che termina la mia ora. Per questo ho cercato di coinvolgere alcuni miei amici e devo dire di esserci riuscita: infatti, da diverse settimane, condivido con loro questa esperienza!». È bello vedere anche intere famiglie coinvolte in questa esperienza: Lello e Alessandra sono una coppia di sposi, lavorano a Salerno, hanno un salone di bellezza. Solo il lunedì sono liberi e hanno deciso di dedicarlo alla preghiera: «Nel cuore della Chiesa vogliamo innalzare la nostra supplica a Dio Padre, in modo particolare per la famiglia, la vita nascente e i sacerdoti». In questo modo la Cappella è come un roveto ardente che tra gli affanni e le preoccupazioni di una giornata, ci ricorda che una sola cosa è essenziale. Giovanna Abbagnara


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Carmine Pellegrino con alcuni volontari dell’U.n.i.t.a.l.s.i.

Accanto agli ammalati «Il tempo speso per gli altri dà senso alla propria vita»: intervista a Carmine Pellegrino, presidente dell’U.n.i.t.a.l.s.i. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), associazione ultra centenaria, presente nell’Agro da 53 anni

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n’adesione trentennale all’U.n.i.t.a.l.s.i. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), come socio prima e come presidente della sottosezione di Nocera Inferiore dopo. A colloquio con Carmine Pellegrino per scoprire le radici e i propositi per il futuro di un’associazione ultra centenaria, presente sul territorio locale da 53 anni. Come potrebbe spiegare la missione dell’U.n.i.t.a.l.s.i. a chi non ne ha mai sentito parlare? «Non la presenterei come un’agenzia di viaggi per gli ammalati a Lourdes: è un’associazione ecclesiale, riconosciuta nel 2006 dalla Conferenza Episcopale Italiana. Una realtà che vive e opera nel tessuto ecclesiale, articolando programmi in sintonia con il percorso diocesano. Siamo seguiti dal nostro assistente spirituale, padre Epifanio D’Antonio». E lei come ha scoperto l’associazione? «Mi sono trovato quasi per caso su un treno che partiva per Lourdes. Un’avventura con degli amici verso la grotta di Bernadette che mi ha fatto innamorare di quel luogo e dell’associazione. Da quel momento sono parte di questa famiglia». Oltre ai pellegrinaggi, quali sono i progetti che portate avanti? «Abbiamo alcuni appuntamenti ormai fissi, come la vendita del cuore di cioccolato durante le festività natalizie o della piantina d’ulivo, che proponiamo per due settimane consecutive prima della domenica delle Palme. Sono attività il cui ricavato è destinato ad un progetto che sta a cuore all’U.n.i.t.a.l.s.i.: la costruzione di case famiglia e di accoglienza».

Un raggio d’azione sempre più ampio? «L’associazione a livello nazionale, in collaborazione con il Ministero, ha avviato il Servizio Civile per ragazzi dai 18 ai 28 anni su progetti specifici; inoltre un ramo che sta crescendo velocemente è quello della Protezione Civile: siamo stati a L’Aquila e anche in Emilia Romagna. L’altro settore che sta dando buoni frutti è rivolto ai bambini: ambiti molto vicini, se si pensa all’assistenza prestata ai bambini traumatizzati da calamità naturali». Quale il profilo umano e spirituale di un volontario dell’U.n.i.t.a.l.s.i.? «Non c’è bisogno di competenze specifiche o tecniche per accompagnare un ammalato. Non siamo chiamati a seguire corsi da infermieri: l’importante è trascorrere del tempo con chi soffre, attenuare la solitudine. Al termine di una giornata, vissuta accanto ad un ammalato, siamo noi a ringraziare loro per la gioia che dona il servizio». Nel suo lungo percorso è partito molte volte, avrà tanti ricordi di pellegrinaggi condivisi con l’associazione. Ce ne è uno speciale? «I pellegrinaggi non sono mai uguali. Tutti restano impressi per qualche sfumatura o dettaglio, anche una nuova amicizia. Il pellegrinaggio che però mi ha segnato di più è quando sono stato a Lourdes non da unitalsiano, ma da ammalato. In quel momento ho capito cosa significhi avere bisogno di assistenza e compagnia. È stato il pellegrinaggio che ha dato la svolta al mio cammino all’interno dell’associazione». Una testimonianza di chi si impegna in prima persona nel servizio al prossimo, perché - come ci dice il presidente Pellegrino - «il tempo che si ritaglia per aiutare chi più ne ha bisogno dà senso alla propria vita». Mariarosaria Petti Insieme - Gennaio 2013

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“Genitori orfani” «Il giorno in cui si perde un figlio diventa lo spartiacque dell’intera esistenza» racconta Antonietta. In punta di piedi, raccontiamo le storie di quattro madri che hanno perso prematuramente un figlio e che si sostengono a vicenda con il calore dell’amicizia e della condivisione

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na rete dalle maglie uniche nella loro diversità, che filtrano il dolore e trattengono l’essenziale: è la rete delle madri che condividono la perdita prematura di un figlio. Le abbiamo incontrate, partecipato in punta di piedi ad uno dei loro incontri informali, conosciuto le loro storie e scoperto come la vita le abbia unite. Quattro mamme con una profonda urgenza di comunicare, sconfessare luoghi comuni, arricchirsi a vicenda: è questa la sensazione che mi pervade ascoltando Antonietta, Carmela, Patrizia e Giuseppina. Mi avvertono: «Non vogliamo un racconto dei nostri figli che impietosisca». La rotta da seguire è il coraggio di quattro donne straordinarie.

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LE STORIE «Il giorno in cui perdi un figlio diventa lo spartiacque della tua intera esistenza» racconta Antonietta, che ci accoglie in casa sua. A tre anni dalla scomparsa di Vincenzo ancora non riesce a parlarne. Il pianto le rompe le parole, ma ascolta le sue amiche, legge nelle loro testimonianze la singolarità di ciascun cammino e prova ad appigliarsi ai tasselli di forza che le altre mamme le donano. Carmela ci spiega: «Ci sono diversi stadi da superare quando muore un figlio. Alla rabbia iniziale fa capolino l’accoglienza del dolore. Quando si impara a coccolare la sofferenza, a scioglierla, questa non diventa un cancro e anzi si finisce con l’amare il proprio dolore». La sua esperienza affon-


Gli scritti di Carmen, scomparsa a 18 anni Il papà di Carmen, con la collaborazione di padre Luigi Lamberti, ha raccolto i suoi scritti e dipinti in un libricino che racconta la maturità che la malattia ha consegnato ad una giovane diciottenne, attraverso l’amore per la croce. Riportiamo una riflessione di Carmen, datata 21 agosto 2006, dal titolo “Come voglio essere ricordata”. «Ho pensato spesso al modo in cui mi sarebbe piaciuto che gli altri parlassero di me dopo la mia morte. So che è strano perché di solito si cerca di esorcizzare questi pensieri per paura, ma io credo che sia importante riflettere su una cosa così importante della propria vita. Sarei contenta se quelli che ho incontrato nella mia vita mi ricordassero come una persona che è riuscita a stare loro vicino e magari ad aiutarli a riaccendere la speranza. Non mi farebbe piacere però, se per rispetto e tradizione dimenticassero i miei difetti, le mie pecche, perché credo che costituiscano una parte integrante di tutto il meraviglioso, unico bagaglio di una persona». Carmen

da le radici nella tenacia. Sono trascorsi dieci anni da quando Alessio non c’è più: un tumore lo ha portato via in sei mesi, con diagnosi sbagliate da quando aveva 4 anni. Un lungo percorso per mamma Carmela fatto di studio, approfondimento, fusione tra diverse discipline, culture e spiritualità per trovare senso al vuoto che sentiva: «Ho riscoperto Platone, ho attinto dal buddismo, seguito studi di psicologi sul tema della perdita». Un distacco altrettanto lungo è quello di Giuseppina da suo figlio Antonio, mancato a soli 27 anni, nel 1999. Uno scontro con un professore in Università apre una ferita nel suo cuore, alimentata da una sensibilità acuta verso il mondo, che lo conduce alla tragedia. Giuseppina ha una fede forte e cerca nel volto dei sacerdoti sostegno per proseguire, afferma: «Quanto può far bene un santo sacerdote». Patrizia non ha avuto bisogno di mettersi alla ricerca, accanto a lei e suo marito la presenza preziosa di padre Luigi Lamberti, guida spirituale della giovane Carmen, strappata alla vita cinque anni fa. Otto anni di calvario, tra alti e bassi. I viaggi a Milano, le visite e i controlli periodici, la speranza di aver sconfitto la malattia e l’agonia del suo ripresentarsi. Patrizia ci insegna una grande lezione d’amore: nell’ultimo periodo ha tenuto per se le condizioni di salute di Carmen. Si è consumata per preservare l’equilibrio di sua figlia: «A Carmen sarebbe bastata una sfumatura per comprendere che non c’era più niente da fare, uno sguardo addolorato dei nonni, le apprensioni dei parenti». Mamma Patrizia le ha regalato la normalità dei suoi

18 anni: la patente da prendere, gli acquisti per i negozi insieme. Momenti in cui Carmen parlava del suo domani, mentre Patrizia dentro di se bruciava chiedendosi quanti altri giorni avrebbe vissuti. La malattia fisica di Carmen e Alessio, quella psicologica di Antonio, la morte improvvisa di Vincenzo costruiscono chine diverse da risalire per le loro famiglie. Il bastone per arrampicarsi è lo stesso però, perché uguale è l’intensità della loro sofferenza. Tra loro si comprendono senza usare troppe parole, adoperano il codice di chi si è sentito svuotato, misero davanti al mistero della vita e della morte. Oggi affrontano anche l’inadeguatezza del mondo circostante di farsi prossimo a loro. «Ormai è passato» sentono ripetersi oppure si imbattono nel silenzio di chi non parla dei propri figli credendo di ferirle. «La vita di un figlio» – mi spiegano – «non passa», come non si può cancellare l’identità di madri e la relazione con una parte di loro stesse che non c’è più. Non vogliono tacere sul buio dell’anima, sui figli e i ricordi. Soffrono il disinteresse o l’impaccio di chi non ha desiderio di porsi in un ascolto autentico.

UNO SGUARDO AL FUTURO La sensibilità di mons. Giuseppe Giudice con la celebrazione annuale della Messa per i figli in Cielo le fa sentire comprese, accolte e ancora più unite tra loro. Sono grate al Pastore della Diocesi per la volontà di costituire un’associazione che raggruppi i “genitori orfani” (come si definiscono loro stesse). C’è bisogno di cuore e competenza per assistere persone che lottano contro la follia della perdita: una struttura che tiri fuori di casa nei primi giorni di lutto, che abbracci il pianto e il silenzio e che accompagni la rielaborazione della scomparsa. Antonietta, Carmela, Patrizia e Giuseppina, con le loro storie su cui c’è ancora da lavorare, rispondono concretamente e ogni giorno all’appello di solidarietà tra genitori con figli in Cielo. Sono presenti le une per le altre e vogliono esserlo anche per coloro che, nella stessa situazione, non trovano comprensione. Loro ci sono. Mariarosaria Petti

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Il dottor Ignazio Franzese coordinerà il reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale “Umberto I”

Arriva il nuovo primario

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ambio della guardia alla terapia intensiva neonatale dell’ospedale “Umberto I”. Dal primo gennaio il dottor Ignazio Franzese è subentrato a Norberto Nosari, il dirigente medico che ha reso celebre la divisione ospedaliera nocerina, facendole conquistare numerosi primati. «Cercheremo di continuare a migliorarci – ha detto il neonatologo – sperando che il nuovo corso sia ancora più ricco di successi perché quanto fatto finora è stato già molto soddisfacente». Franzese faceva già parte dell’eccel-

Raccolta differenziata: Striano promossa Striano è il Comune della Provincia di Napoli più virtuoso in termini di raccolta differenziata e di riciclo dei materiali. A decretarlo sono stati Legambiente Campania ed il Conai che durante la mattinata dedicata ai Comuni “Ricicloni” hanno assegnato due riconoscimenti alla località agrovesuviana. Il primo riguarda la differenziata porta a porta arrivata nel 2011 all’invidiabile percentuale del 62 per cento, che consente a Striano di essere promossa in fascia “A”. Il secondo riconoscimento è il premio “Ricrea” per aver fatto registrare il maggiore incremento nel riciclo dell’acciaio.

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lente equipe di neonatologi operante in viale San Francesco, ora gli spetta il delicato compito di guidare questo reparto che attraversa comunque numerose difficoltà. In primis la carenza di personale medico. «Se per gli infermieri sembrano essere state individuate delle soluzioni, si riscontrano carenze tra i medici» ha spiegato. Servono, dunque, nuovi camici bianchi. Il medico non è però spaventato da quanto lo attende, tutt’altro. Ha già cominciato a pianificare i passi futuri. Tra i suoi obiettivi c’è l’ampliamento dei posti letto. Passare

da 6 a 8 culle di TIN significherebbe ufficializzare un lavoro che nei fatti viene già svolto. «Speriamo di aumentare i posti letto di terapia intensiva neonatale. In verità già lo facciamo quando c’è necessità, sottoponendoci a lavori più gravosi dal punto di vista infermieristico. La guardia è sempre garantita dai medici, ma essendo in numero carente abbiamo qualche difficoltà. Se è possibile contiamo di aprire i posti letto di terapia intensiva neonatale, è la necessità maggiore, poi tutto quello che verrà speriamo sia positivo».

La Giunta rinuncia allo stipendio Il sindaco di Striano Antonio Del Giudice e gli assessori contro la crisi: i nostri compensi saranno utilizzati per l’assistenza ad anziani e disabili

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a Giunta del Comune di Striano si taglia lo stipendio e destina le risorse alle Politiche sociali, settore dove i fondi pubblici non sembrano essere mai sufficienti. È la decisione del sindaco Antonio Del Giudice, del suo vice Santolo Sorvillo e degli assessori Giovanni Sorvillo, Vincenzo Cordella, Renato Vivace e Luciano Zimarra. «Una parte cospicua dei nostri stipendi – spiega il primo cittadi-

no – finiranno nelle disponibilità dei programmi di assistenza a malati, anziani, disabili ed altre categorie di disagiati che hanno bisogno di maggiore assistenza. Il nostro vuole inoltre essere un segnale verso la popolazione che continua a chiedere la riduzione dei costi della politica in questo momento di crisi economica che attanaglia l’intero Paese». I fondi accantonati ammontano a 8.500 euro.


Massimiliano Varrese e Marina Murari in una foto di scena

Il nuovo Francesco d’Assisi Massimiliano Varrese, l’attore celebre per numerose fiction televisive, interpreta “Chiara e Francesco il musical - L’amore quello vero”

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assimiliano Varrese, attore eclettico che spazia tra la recitazione, il canto e il balletto, già apprezzato per la sua interpretazione del film Fuoco su di me, Premio per la cultura del dialogo al Festival di Venezia del 2006, e numerose fiction televisive, si racconta e si riscopre: «Qualcosa dentro di me mi spingeva a star lontano da tutto ciò che aveva caratterizzato la mia vita fino ad allora». E oggi, una grossa novità? «In questa ricerca nuova per la mia vita di artista, mi sono detto un giorno: mi piacerebbe interpretare Francesco d’Assisi. E con mia grande gioia, la Compagnia teatrale di “Forza venite Gente” mi ha proposto di interpretare Francesco nel musical “Chiara e Francesco il musical - L’amore quello vero”». Quale è stato il tuo primo impatto con il nuovo personaggio? «Ho trovato davanti a me un gigante, un genio dello spirito che ha lottato fortemente per realizzare il suo sogno, spogliandosi di quegli orpelli che appesantivano la sua vita. Mi sono rispecchiato in Francesco ed ho trovato consonanza tra la sua scelta e il mio dire no a certi compromessi che il mondo dello spettacolo mi chiedeva».

La festa dei bambini Maghi, clown e palloncini colorati alla pediatria di Sarno

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Lo senti quindi attuale per i giovani di oggi? «Moltissimo. Francesco ha portato avanti la sua idea senza tener conto delle reazioni o dei giudizi degli altri. Ha sempre ascoltato la voce interiore della sua coscienza. Molti l’hanno preso per matto, ma quella sua “follia d’amore” ha lasciato un segno grande nell’umanità. Egli parla a tutti, ma soprattutto ai giovani ai quali dice: “Se avete un sogno bello nella vita non abbiate paura dei giudizi degli altri, lottate per realizzarlo”». In che senso hai inteso lo “spirito di sacrificio” in Francesco? «Nel nostro cammino umano anche quando lottiamo per qualcosa di “grande” dobbiamo fare i conti con i nostri limiti, e accettare la fatica e tante volte anche la sconfitta. Quella sconfitta non interrompe il cammino intrapreso, ma lo rende più vero perché ci rende umili e allora anche la sconfitta accettata diventa momento di crescita. La figura di Francesco è emblematica in tal senso. Egli ha “perso tutto”, si è spogliato della ricchezza, ha lasciato la sua “divisa” a casa, ha indossato stracci, e ci ha insegnato che possiamo guardare ogni creatura con occhi puri e che poter dire a una persona “Ti voglio bene, sono disposto a far qualcosa per te” è l’atto più creativo e ci fa un gran bene». Pasquale Lubrano Lavadera

l Natale è stato vissuto anche nelle corsie dell’ospedale Martiri del Villa Malta di Sarno. Il primario del reparto di pediatria, Carlo Montinaro, lo scorso 21 dicembre ha organizzato l’iniziativa “Magie Natalizie 2012”. Un appuntamento a cui hanno preso parte tutti i bambini e le famiglie che lo scorso anno sono passate per il nosocomio cittadino. Una festa della vita con i neonati del 2012, ma anche con i fanciulli più grandi che per diversi motivi erano stati ricoverati a Sarno.

La festa natalizia è stata animata grazie a diversi interventi artistici. Gli studenti del magistrale “Galizia” di Nocera hanno allietato con musiche e poesie, l’associazione AGe di Striano ha proposto “La favola di Natale”, mentre si spaziava con la fantasia grazie alla baby dance, ai palloncini colorati e ai clown. Ospite d’onore, infine, il mago Galfix. Soddisfatto il dottore Carlo Montinaro, che ha ringraziato i dirigenti aziendali e ospedalieri per aver voluto questo momento di gioia e aggregazione.

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Poggiomarino, Comune trasparente Importante riconoscimento per l’amministrazione comunale guidata da Leo Annunziata

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l premio “Perla PA” istituito dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione nell’ambito dell’operazione trasparenza promosso dal Governo è stato assegnato al Comune di Poggiomarino.

L’amministrazione si è posizionata tra le prime cento, in una classifica che comprendeva tutte le circa 20 mila pubbliche amministrazioni d’Italia. Il premio è stato consegnato al primo cittadino Leo Annunziata dal capo del dipartimento della funzione pubblica Antonio Naddeo. «Ricevere questo premio – ha detto il sindaco – è stata una grande soddisfazione. Ancora una volta desidero ringraziare il personale del Comune, che ha recepito in pieno i principi di trasparenza ai quali si ispira il progetto».

Nasce a Betlemme il nuovo successo degli Alfa sound

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ma, spera e canta” è il titolo del regalo natalizio degli Alfa sound group, una canzone tutta nuova interpretata dal gruppo del maestro Mario Alfano, nata dall’incontro del musicista nocerino con il vice parroco di Betlemme, padre Hàitam. A luglio 2012 Mario e Ketty Alfano sono stati nella città natale di Gesù per consegnare all’istituto locale delle suore del Verbo Incarnato, che assiste diversi bambini diversamente abili, i proventi della precedente tournèe natalizia. Qui l’incontro con il padre francescano, che ha scritto la pri-

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Un attestato che sprona a fare ancora meglio: «Siamo consapevoli che i problemi del nostro territorio restano tanti e che c’è ancora molto da fare – ha aggiunto Annunziata – ma una cosa è certa: questa amministrazione si sta impegnando per imprimere una svolta rispetto al passato e avviare un processo di modernizzazione finora sconosciuto».

Nella foto Mario e Ketty Petti insieme a padre Haitam

ma parte della canzone in lingua araba, le cui parole richiamano la frase di Gesù “Lasciate che i bambini vengano a me”, la seconda parte diventa la “Ama, spera e canta” scritta da Alfano che affronta il tema universale della pace. Il brano insieme al videoclip ha imperversato durante tutto il periodo natalizio e, per la gioia del maestro Alfano, sono stati decine i gruppi a richiedere spartiti e testi della canzone che in questo modo è arrivata in tutta Italia e non solo. Sa. D’An.


redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Natale a Sarno

Il sindaco Amilcare Mancusi e l’assessore Francesco Squillante

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arno ha festeggiato il Natale con due calendari: quello cartaceo realizzato dal Comune in collaborazione con la FITP nell’ambito dell’iniziativa “Territorio e Regioni” e quello ideale, che ha abbracciato la città con una serie di manifestazioni. Il Progetto legato alla FITP, Federazione Italiana Tradizioni Popolari, ha prodotto un almanacco bellissimo che regala una visibilità internazionale al patrimonio storico-culturale-architettonico della città, catapultandola in un circuito di altissimo livello. Il calendario è stato dedicato e intitolato “Sarno, Città dell’acqua”. Il sindaco Amilcare Mancusi ha affermato: «La prestigiosa operazione culturale, che collega la città di Sarno alla pubblicazione di un originale calendario ispirato al folklore italiano, inorgoglisce l’amministrazione comunale e la comunità sarnese, che hanno sempre riservato uno spazio forte e significativo alle tradizioni popolari». Questa pubblicazione ha aperto la strada ad una serie di pregiate e coinvolgenti iniziative: il 4 e 5 gennaio Sarno ha ospitato il Festival Nazionale del Folklore. Una “due giorni” nel segno delle tradizioni popolari. L’evento “I Padri del Folklore-Personalità Benemerite della FITP” ha reso omaggio a studiosi e ricercatori del pianeta. La “Rassegna Nazionale della Musica Popolare”, invece, ha fornito occasioni d‘incontro tra le varie realtà artistiche, culturali e dilettantistiche del settore. L’assessore alle attività produttive Francesco Squillante ha commentato: «Sia-

mo onorati di aver organizzato il Festival del Folklore, grazie all’ausilio de “La Paranza dell’Agro” diretta dall’eccezionale Ugo Maiorano e di tutto lo Staff FITP». Rispetto alle iniziative cittadine Squillante ha aggiunto: «Per le manifestazioni abbiamo tenuto conto del periodo di crisi. Promuovendo una serie di eventi, con le risorse e talenti locali. Non un solo grande evento, ma un lungo elenco di iniziative». E tante sono state le persone coinvolte a cui l’assessore Squillante dice grazie: «Ringrazio l’intera amministrazione comunale, la commissione attività produttive presieduta dal consigliere Falciano, i gruppi delle Fattorie Didattiche Alpega, Coldiretti e Comitato Ardesia per aver studiato dei percorsi che hanno coinvolto le nostre Scuole e l’Università di Salerno. Grazie ai Commercianti, ai cittadini, alla Confcommercio Sarno, a Crazy Animation, alle scuole di ballo e agli Hobbisti che hanno scelto di animare Sarno con i Mercatini natalizi. Grazie alle associazioni Penelope e Mediavox e tutti coloro che ci hanno supportato dal punto di vista artistico-culturale. Una lode va anche agli uffici comunali SUAP e Servizi alla Persona». Importante menzionare tre iniziative che sono state inserite nell’elenco delle Manifestazioni di Natale: “Il Presepe ri.. ciclato” realizzato dall’associazione Penelope al Museo Archeologico Nazionale “Valle del Sarno”; il concorso “Arte in Vetrina” indetto dal SUAP; il “Giovedì dei Giovani”, ideato dal Servizio alla Persona che ha previsto l’esibizione di band musicali emergenti in piazza 5 Maggio.

Tante le iniziative promosse dall’amministrazione comunale. Interessante e proficua la collaborazione con la Federazione italiana tradizioni popolari che ha consentito di realizzare un calendario intitolato “Sarno, Città dell’acqua”

Bambini all’opera durante alcuni laboratori creativi

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Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

Lavoriamo!

Il nobile Yorkshire di Gabriella Calenda*

Opportunità per l’alta formazione In linea con gli orientamenti comunitari, la Regione Campania promuove l’Alta Formazione di qualità dei giovani laureati campani. Il Programma Training Around-One è volto a realizzare un programma sperimentale di tirocini formativi e di orientamento all’estero per sostenere l’accrescimento delle professionalità acquisite dai giovani laureati campani e valorizzarne le capacità e le potenzialità. I percorsi di tirocinio formativo e di orientamento previsti dal programma Training Around dovranno essere coerenti con uno dei seguenti ambiti disciplinari: nuove tecnologie per le attività produttive; trasporti e logistica avanzata; tecnologie dell’informazione e della comunicazione; risparmio energetico, green technologies, edilizia sostenibile; biotecnologie; internazionalizzazione delle competenze giuridiche, economico-finanziarie ed amministrative; metodi, tecniche e strumenti per la valorizzazione dei beni artistico-culturali e del territorio. Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione al Programma Training Around One è il 28 gennaio 2013 entro le ore 15:00. I requisiti di partecipazione, unitamente al modello di domanda, sono disponibili sul Burc.

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iao a tutti, amici e amanti degli animali! In questo numero parleremo del famoso Yorkshire. Iniziamo dicendo che per questa razza si possono trovare cani di diverse dimensioni. In questo caso dal piccolo si è passati al piccolissimo. È così nata la razza toy, ossia giocattolo. Il nome Yorkshire deriva da quello del territorio inglese dove nacquero i primi allevamenti. Questo cane si presenta a pelo lungo e liscio di colore nero/argento, con una riga al centro che parte dal tartufo e termina alla base della coda. È a tutti gli effetti il classico cane da salotto, ama i divani e la comodità, allegro ma allo stesso tempo dispettoso, è molto legato al padrone ed in generale ai vari componenti della famiglia. Attenzione, quindi, quando incontra gli estranei, rischia di essere aggressivo. Dal punto di vista sanitario ha l’apparato digerente e quello uditivo molto delicato. Ha bisogno di tante cure, a partire da una buona dose di spazzolate quotidiane. Per questi cani è fondamentale la corretta alimentazione. Per qualsiasi domanda non esitate a contattarmi: gabriella.calenda@libero.it.

*Medico veterinario

Corsi di formazione in Costa Crociere Costa Crociere offre la possibilità di partecipare ad una serie di corsi di formazione, per un totale di 110 posti, rivolti a giovani diplomati interessati al settore crocieristico. Queste attività, denominate “Ready for Excellence”, sono indirizzate a maggiorenni in possesso di diploma di scuola secondaria superiore, che si trovino in condizione di disoccupazione, inoccupazione e inattività. La compagnia crocieristica cerca 18 allievi cuochi di bordo, 18 crouise staff e 18 guest service: questi bandi scadranno il 15 gennaio 2013. Inoltre seleziona 18 tour escort e 18 crouise photo operator entro l’1 febbraio. Per maggiori informazioni consultare la sezione risorse umane del sito www.costacrociere.it.

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Selezioni al Ministero della Difesa Due opportunità per migliaia di giovani sono proposte dal Ministero della Difesa per entrare a far parte come Volontari in ferma prefissata della Marina Militare e dell’Esercito Italiano. Per la prima forza armata saranno selezionati 1.400 volontari: 450 saranno destinati alle categorie del Corpo Equipaggi Militari Marittimi e 950 saranno inseriti nel Corpo delle Capitanerie di Porto. Molti di più, 6300, i volontari che dovranno essere selezionati per l’Esercito Italiano. In entrambi i casi i volontari saranno suddivisi in diversi blocchi di incorporamento. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata con termini diversi, si consiglia di consultare il sito www.difesa.it.


La serie A passa per Nocera Stanno tenendo alti i colori di Nocera Superiore e dell’intera Campania i bocciatori dell’Asd Cacciatori, unica squadra del sud Italia a prendere parte alla massima serie del campionato di bocce italiano

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ocera Superiore ha la sua Serie A, di bocce. Stiamo parlando dell’Asd Cacciatori. Un primato importante per la squadra del presidente Ciro Senatore, unica del meridione nella massima serie italiana. Il campionato è cominciato lo scorso ottobre e nonostante l’essere neofiti della serie A, i Cacciatori stanno dimostrando tenacia e forza d’animo. Se la vogliono giocare fino all’ultimo per riuscire a rimanere nella massima serie, dimostrando di saper reggere anche davanti ai campioni d’Italia de L’Aquila, contro i quali hanno disputato il loro esordio il 20 ottobre scorso. Il coronamento di un sogno per la storica società con sede al bocciodromo di Camerelle, nei pressi del cimitero di Nocera Superiore. In due anni, infatti, si è passati dalla serie C alla A.

La struttura, inoltre, sta consolidando il suo essere punto di riferimento per gli amanti delle bocce campani. In occasione dei match casalinghi accoglie centinaia di estimatori di questa specialità sportiva. Dieci le squadre che si contendono il tricolore per la specialità “raffa”, che prevede l’impiego di sei giocatori, quattro in campo e due riserve. La partita si svolge in due tornate: nella prima vanno in campo contemporaneamente una terna e un singolo; nella seconda, invece, sfida tra quattro coppie. A guidare i bocciatori nocerini è Ferdinando Esposito, coadiuvato da Luigi Vitale. Il team è composto da Sandro Ferrentino, Luciano Rispoli, Giuseppe Soglia, Francesco Santoriello, Maurizio Orefice, Vincenzo Muro, Mario Scolletta e Raffaele Ferrara. Sa. D’An.


SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

È un topino il protagonista di un libro scritto dai bambini della scuola primaria e dell’infanzia “Materdomini”, con l’aiuto dello scrittore Michele Casella. Ce ne parla suor Patrizia Panizzini

Le avventure di Squittino

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a scuola primaria e dell’infanzia “Materdomini” delle suore Francescane Alcantarine con la sua presenza arricchisce il teritorio di Roccapiemonte da più di un secolo. La struttura, donata dalla famiglia Figliolia alle suore Francescane, educa da 104 anni le generazioni rocchesi e non solo. Il loro carisma è quello di istruire ed educare attraverso “opere di intelletto e amore” quelli che saranno gli adulti del domani. Ad aspettarmi, all’interno della scuola, c’è suor Patrizia Panizzini, responsabile della Scuola e docente. Mi accoglie con un gran sorriso. È solare, gioviale, si capisce subito che ha una vocazione per l’educazione dei piccoli. È con lei che pian piano mi addentro nella struttura ampia e colorata. Tanti bambini affollano i corridoi per la ricreazione. Alcuni corrono e giocano fra loro, altri mi mostrano i lavoretti natalizi da portare alle famiglie e gli originalissimi presepi realizzati da loro, uno per ogni classe. Infine giungiamo davanti alla piccola biblioteca e sulla parete è affisso un manifesto che annunciava l’inizio di un impegnativo progetto intitolato

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“Caro libro ti scrivo”, interessante iniziativa di cui parlo con suor Patrizia. Da dove è saltata fuori l’idea di realizzare questo progetto così ambizioso e delicato? «L’idea è partita da una settimana sulla scrittura creativa organizzata l’anno scorso in questo Istituto con la collaborazione del giovane scrittore Michele Casella. In quell’occasione i nostri alunni hanno scritto delle brevi storie poi raccolte in un piccolo libro. Le moltissime idee e l’impegno dimostrato dai piccoli ci hanno stimolato a replicare il progetto, questa volta organizzato ancora meglio. L’obiettivo è quello di far scrivere, nell’arco dell’anno scolastico, un libro da tutti i bambini della scuola primaria e dell’infanzia. Un testo generato esclusivamente dalle loro semplici e fantasiose parole, cucite insieme in un’unica trama dai docenti con la rinnovata e preziosa collaborazione di Casella».


Quali sono stati i primi frutti che avete raccolto grazie a questa iniziativa? «Il grandissimo entusiasmo degli alunni. Siamo abituati a pensare che questi bambini, figli di un’epoca prettamente digitale, siano sempre chiusi nel loro mondo fatto di computer e videogiochi, incapaci di viaggiare con la mente. In un tempo come il nostro, fatto di “mordi e fuggi”, crediamo che neppure i più piccoli hanno tempo per fermarsi a pensare ed usare la fantasia. Questo progetto dimostra che servono pochi stimoli per trasformare i bambini in piccoli scrittori, fiumi in piena di incredibili idee. Devo ammettere che a volte dobbiamo frenarli, perché quando cominciano a mettere giù i loro pensieri non vogliono più smettere! I bambini sono ancora capaci di innamorarsi della scrittura». Mettere insieme le idee di tanti alunni, con età differenti, non è semplice. Come avete deciso di strutturare il libro? «La realizzazione del libro è divisa in fasi. La prima prevede una generica stesura della trama del libro, realizzata con le idee degli alunni, ampliate da noi insegnanti e Michele Casella, con dialoghi, descrizioni e filastrocche, tutto a misura di bambino. Nella seconda fase si lavora all’illustrazione del libro, per la realizzazione ci aiuterà una professionista da Roma. In questa fase sarà organizzato un laboratorio che consentirà ai bambini di apprendere le tecniche basilari del disegno. La terza fase è certamente la più ambiziosa: la realizzazione di un musical estratto direttamente dal libro e messo in scena sempre dai nostri alunni». Adesso siamo curiosi di conoscere la trama di questo libro… Può farci una piccola anticipazione? «La vicenda racconta di Squittino, topino che vive nella cantina di una scuola e che, per risolvere un problema, si reca alla Rocca di Roccapiemonte alla ricerca di una Fata. Tuttavia Squittino si ritroverà a vivere una serie di avventure straordinarie sul territorio (Siano - Nocera - Castel San Giorgio - Roccapiemonte) scoprendo il valore dell’amicizia ma, soprattutto, sperimentando la convinzione che ognuno deve trovare dentro se stesso la vera magia. Di più non possiamo svelare, altrimenti finisce la sorpresa!». Martina Grimaldi

I presepi realizzati dai bambini


Una vita spesa per i giovani Al Liceo Classico “G. B. Vico” di Nocera è stata ricordata, lo scorso 14 dicembre, la prof. Lucia D’Arienzo

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lle ore 17:00 del 14 dicembre, l’aula magna del liceo classico G.b. Vico di Nocera Inf. era gremita di gente. Non il freddo pungente, non l’incessante temporale hanno impedito a tante persone di tralasciare la frenesia del quotidiano per lasciarsi riscaldare il cuore dal ricordo di una donna che nella secolare storia del Liceo ha lasciato la sua timida ma considerevole impronta: la prof. Lucia D’Arienzo. Una docente che in quarant’anni di servizio è riuscita non solo ad impartire nozioni di latino e greco, ma anche a dispensare lezioni di vita che gli alunni difficilmente dimenticheranno. Questo momento di raccoglimento è stato fortemente voluto dal prof. Alberto Sammartino, marito della professoressa, e dal gruppo “Amici di Lucia”, fondato da quegli amici-colleghi che hanno deciso di perseguire la missione che ha accom-

pagnato la vita di questa insegnante: trasmettere ai giovani l’entusiasmo e l’amore per la cultura. L’evento ha racchiuso in sé due importanti momenti: la premiazione del 1°concorso letterario “Lucia D’Arienzo” e il 2° concerto commemorativo. L’atmosfera si è da subito riempita delle note leggere di Bach che hanno disteso gli animi pregni di commozione. A seguire la premiazione che ha presentato le prime tre vincitrici del concorso letterario, il cui tema è stato “I ricordi”. Il primo posto, consegnato e finanziato personalmente dal prof. Sammartino, se lo è aggiudicato Simona Simeone, alunna ginnasiale. Anche la Dirigente Scolastica Teresa de Caprio ha voluto omaggiare il ricordo della prof. con semplici e sentite parole: «Ho conosciuto Lucia prima come donna e mamma, che come docente. È stata una presenza confortante ogni volta in cui avevo ansie

o paure; quando ho mosso i primi passi in questa scuola. Ricordo Lucia con un sorriso, non voglio piangere …» - ma la voce la tradisce e le si spezza un po’. «… Questa scuola è stata la prima casa di Lucia, professoressa che ha affrontato la vita sempre con grinta e affabilità … E questo premio organizzato in suo onore è la sottolineatura del valore culturale che questo Istituto deve mantenere». Il concerto riprende per chiudere l’evento. Il quartetto Rossini, accompagnando la splendida voce del soprano Gilda Fiume, fa riecheggiare nell’aula brani di musica classica napoletana; quelli il cui motivo tutti più o meno conosciamo, quelli che Lucia amava e che avrebbe cantato con occhi pieni di gioia, la stessa che metteva in tutte le sue azioni, nel suo vivere quotidiano. Ed è con la stessa gioia che oggi vogliamo ricordarla. Martina Grimaldi


SCUOLA&UNIVERSITÀ &UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Siamo al quinto appuntamento con il nostro spazio dedicato alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo un’opera di Alex Alemany insieme allo stralcio di Nando Dalla Chiesa, tratto dal libro “Il traffico dei talenti”.

Partire per mettersi in gioco

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arto? No, anzi, non parto! E poi all’improvviso c’è un attimo in cui prendi la tua decisione definitiva. Io ho scelto di partire, di mettermi in gioco e di provare nuove esperienze. Non esiste una motivazione valida per tutti coloro che hanno scelto di essere fuori sede. Già, perché essere studenti fuori sede è un po’ una scelta di vita: ti ritrovi da un giorno all’altro a gestire la tua vita completamente da solo. Devi preoccuparti di spesa, bollette, pulizie domestiche e piccoli problemi quotidiani, senza dimenticare lo studio, i corsi universitari e gli esami, che sono lo scopo principale per cui sei andato a vivere in una città diversa dalla tua. Come appare nel quadro di Alex Alemany, il simbolo dei fuori sede è la valigia: ogni volta la apri e la chiudi, facendo entrare tutte le sfaccettature di una realtà completamente diversa, che però ti ha aperto la mente e il cuore. Studiare fuori casa significa innanzitutto crescere e responsabilizzarsi, confrontarsi e affrontare in prima persona i problemi di ogni giorno. Ma significa anche avere un distacco drastico dalla tua famiglia, dalle tue abitudini e dalla tua fede: i primi mesi, sono state tante le sere in cui, girandoti e rigirandoti nel letto, pensi che la tua scelta sia sbagliata, ma poi ti fai coraggio e continui. Pian piano ti plasmi alla città che ti sta accogliendo e ti modelli a quelli che sono i suoi modi di divertirsi e di fare un cammino di fede. Ti sembrerà tutto diverso, tutto strano, tutto sbagliato, ma poi bastano pochi mesi per capire che il Signore non ti ha lasciato solo, ma anzi si fa

«Metropoli e paesino, nord e sud, italiani e stranieri, ricchi e bisognosi. Stanziali, pendolari e fuori sede. Ecco i fuori sede. Senza di loro, questo è il punto. L’Università non sarebbe se stessa» Il traffico dei talenti FUCI, AC e UNESU Cittadella Editrice, Assisi 2011

Luca Cesarano: classe 1991, studente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, già educatore di Azione Cattolica della parrocchia di Santa Maria del Presepe di Nocera Inferiore

sentire più forte nel tuo cuore, si fa vedere più distintamente negli occhi dei tuoi nuovi amici, si fa gustare più delicatamente nella nuova Chiesa che ogni domenica ti vede seduto tra i suoi banchi. Dunque il rapporto tra città universitaria e studenti fuori sede è arricchente per entrambi, come spiega bene Nando Dalla Chiesa: l’una si riempie di colori, dialetti e sapori di ogni parte di Italia e del mondo, gli altri coltivano amicizie profonde, sperimentano nuovi modi di vivere e conoscono la bellezza di quella stessa città che li sta accogliendo come una mamma. Luca Cesarano

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CHIESANELMONDO

Ancora i funerali

Paolo VI sarà presto Beato

di Silvio Longobardi

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ochi giorni prima di Natale Benedetto XVI ha firmato il decreto che dichiara Paolo VI Venerabile. In altre parole la Chiesa, alla luce delle testimonianze raccolte, riconosce che Giovanni Battista Montini (1897-1978) in tutta la sua vita, compresi i quindici anni di pontificato, è stato un testimone fedele del Vangelo. Peccatore come tutti, e come tutti bisognoso della misericordia di Dio, ma eroicamente fedele al Vangelo, anche e soprattutto nelle prove. Ora si attende soltanto l’approvazione di un miracolo per dichiararlo beato. Nei prossimi mesi la commissione teologica e quella medica della Congregazione per le cause dei Santi esaminerà una guarigione attribuita all’intercessione del Venerabile. Se il giudizio sarà positivo, come tutti sperano, Paolo VI verrà dichiarato Beato nell’anno della Fede, 35 anni dopo la morte.

Una nuova rivista pro vita

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hiara Corbella è morta il 13 giugno 2012, aveva 28 anni. Sposata con Enrico Petrillo ha vissuto con lui quattro anni attraversati dalla gioia nonostante le prove e le sofferenze. Due figli morti subito dopo la nascita. Durante la terza gravidanza Chiara scopre di aver un tumore. Rinuncia alla chemio per non danneggiare il bambino. Dona la vita per salvare quella del figlio. Come santa Gianna, ha detto il cardinale Agostino Vallini al termine del rito funebre. La fede assicura che quando il chicco di frumento cade in terra produce frutto. A sei mesi dalla morte nasce una rivista a lei dedicata: “Notizie pro vita”. Un mensile che cercherà di dare voce “ai milioni di bambini che ogni anno vengono uccisi nel grembo delle loro madri”, come leggiamo nel primo editoriale. Una rivista che vuole dare notizie scomode, quelle che non trovano mai spazio sui media, pieni come sono di politica e di gossip. Auguriamo a questa nuova rivista tutto il bene possibile.

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volte il rito religioso delle esequie suscita non pochi interrogativi. Ricordiamo tutti la dolorosa vicenda di Piergiorgio Welby. Alcuni hanno avanzato qualche perplessità anche sull’opportunità di celebrare nella cattedrale di Modena, alla presenza del vescovo, il rito funebre che dava l’addio a Luciano Pavarotti, grandissimo tenore ma anche noto divorziato. Anche le esequie di Lucio Dalla hanno dato fiato ad alcune polemiche. Niente a che vedere con quello che è successo a Roma qualche settimana fa nel corso delle esequie di Riccardo Schicchi, conosciuto da tutti come il “re del porno”. Prima di concludere la celebrazione liturgica, due amici hanno preso la parola per ricordare il defunto: Ilona Staller, da tutti conosciuta come “Cicciolina” e Rocco Siffredi, due attori hard. La chiesa è la casa di tutti ma non possiamo dare a tutti la parola, tanto meno nel contesto di una liturgia, oltretutto per confermare idee e comportamenti che la Chiesa ritiene illeciti e diseducativi.

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Libertà religiosa

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a libertà sventola come una bandiera. Ovunque nel mondo. In questi giorni i media raccontano un Egitto diviso tra l’islam moderato e quello fondamentalista. La nuova Costituzione riduce i diritti ma non dicono che nei Paesi a maggioranza musulmana la libertà religiosa è ancora un’utopia e lo sarà per chissà quanto tempo. Secondo una recente ricerca vi sono almeno venti Paesi in cui abbandonare l’islam a favore di un’altra religione è un reato, spesso punito con la pena di morte. Sono questi i Paesi: Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Sudan, Siria, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Afghanistan, Iran, Malaysia, Maldive, Pakistan, Isole Comore, Mauritania, Nigeria (nella regione a maggioranza islamica), Somalia.


CHIESALOCALE Alla scuola del Maestro

a cura della Redazione

Nella seconda Lectio Divina alla Diocesi, il Vescovo Giuseppe ha parlato della preghiera

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el secondo appuntamento con la Lectio Divina che lo porterà in tutte le foranie della diocesi, il Vescovo Giuseppe ha proposto una meditazione sul tema della preghiera, a partire dal brano del Vangelo di Luca che presenta il Padre Nostro (Lc 11,1-13). Dopo la Lectio di novembre, dedicata agli impedimenti al cammino di fede, Mons. Giudice ha posto l’attenzione sulla preghiera che Gesù ci ha insegnato attraverso il Padre Nostro e con la sua esperienza terrena: i Vangeli ci raccontano che tutti gli episodi più importanti della vita di Cristo sono preceduti da intensi momenti di preghiera col Padre. Vi è stata una grande partecipazione da tutto l’Agro; ogni angolo della Collegiata di San Giovanni Battista era stracolmo. Al termine della meditazione, Giuseppe Contaldo, segretario della Consulta Laicale, ha rivolto al Vescovo gli auguri natalizi da parte di tutta la comunità diocesana portando in dono due ampolline per l’altare.

Un momento della Lectio ospitata dalla Collegiata di San Giovanni Battista di Angri

Il Vescovo ai giornalisti: «Importante il vostro impegno morale per trasmettere la verità»

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a parlato ai giornalisti e allo stesso tempo all’Agro intero mons. Giuseppe Giudice, durante l’incontro natalizio con la stampa locale tenutosi il 21 dicembre scorso. Ai comunicatori ha detto: «A voi capita di commentare ciò che fa la Chiesa e ci accorgiamo che al di là di riportare le notizie, c’è il vostro impegno morale per cercare di trasmettere la verità». Il presule ha affrontato pure il capitolo Anno della Fede: «Questa occasione serve a combattere una desertificazione non solo geografica, ma spirituale e umana che imperversa». Per contrastare questo aspetto la Chiesa nocerino-sarnese è impegnata nel riscoprire le relazioni: «Come diocesi stiamo lavorando sul tema dei cortili, perché la Chiesa non è chiusa. I cortili sono luoghi di relazioni e se la Chiesa riprende questo aspetto potremmo superare i limiti che a volte ci sono». Rispetto al Natale, gravato dalla crisi economica, ha esortato tutti a non dimenticare «il centro della festa che è Gesù. Lui sta fuori, aspetta e bussa. Entra se apriamo la porta». Infine il passaggio sui giovani, a cui ha dedicato la Lettera di Natale: «Sto insistendo molto su di loro, attirandomi anche delle critiche. Ma dobbiamo cercare di dialogare e credo che la Lettera sia stata un’attenzione importante».

Nuovi strumenti per gli eventi diocesani

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asce il servizio cerimoniale diocesano. Da qualche mese è attivo questo nuovo settore che garantisce una migliore e più puntuale organizzazione degli eventi che prevedono la partecipazione del Vescovo. Ad occuparsi di quest’attività è Maria Francesca Savastano, giovane volontaria e collaboratrice laica di curia. Il servizio cerimoniale può essere contattato in occasione di cerimonie religiose e civili promosse da parrocchie, istituti religiosi, associazioni e movimenti diocesani. Il gruppo di lavoro può occuparsi della gestione degli inviti, dell’ospitalità e del servizio d’ordine. Per contatti rivolgersi in Curia, consultare il sito internet o scrivere all’indirizzo: cerimoniale@diocesinocerasarno.it. Insieme - Gennaio 2013

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MONTE TABOR di p. Matteo Ferrari

Mistero della Fede

Padre Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli (AR). Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il PIB di Roma.

Questo mese ci soffermiamo sul numero 7 degli Orientamenti pastorali: mons. Giudice ci esorta a ritornare al cuore della preghiera cristiana, il Mistero Eucaristico Mons. Giudice lancia un interrogativo a tutta la Chiesa locale, sul ruolo dell’Eucarestia nella vita della comunità. Quale posto dovrebbe avere? Il Concilio Vaticano II ha insistito molto sull’importanza della liturgia e in particolare dell’Eucaristia per la vita cristiana. Il Concilio, potremmo dire, ha riproposto a tutta la Chiesa la liturgia come momento fondamentale della spiritualità cristiana. In particolare, nella costituzione sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium, ha definito la liturgia “fonte e culmine” di tutta la vita cristiana: «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù» (SC 10). La liturgia, e in particolare l’Eucaristia, rappresenta la meta di ogni impegno nella comunità cristiana. D’altra parte, dalla partecipazione ai sacramenti e dalla preghiera comunitaria, la Chiesa “impara” lo stile della sua missione. Nella celebrazione dell’Eucaristia la Chiesa è “discepola” del Signore per apprendere da lui a donare la propria vita e a fare della Pasqua di Gesù il modello della sua vita e il cuore del suo annuncio. Qual è il legame tra la preghiera personale e la Messa? C’è lo spiega un altro passaggio del documento conciliare (nn. 12-13) che tratta il rapporto tra liturgia e spiritualità personale. Si dice, in primo luogo, che la spiritualità personale (la preghiera personale e la pietà popolare) deve «essere in armonia con la sacra liturgia». Cioè i criteri di fondo che sperimentiamo nella preghiera liturgica (legame con l’anno liturgico, centralità della Parola, dimensione ecclesiale, direzione della preghiera al Padre, per il Figlio, nello Spirito) non possono essere ignorati dalla preghiera personale e dalla pietà popolare. La lezione conciliare aggiunge che la spiritualità

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Ogni azione pastorale, pur partendo dal e ritornando al cortile più lontano, deve sempre avere per noi il sapore eucaristico. Tutto deve convergere verso l’altare e tutto dall’altare deve ripartire in una osmosi sempre nuova e ricca di stupore tra rimanere e andare. Dagli Orientamenti pastorali, n. 7 personale e la pietà popolare possono e devono condurre alla liturgia: quando la spiritualità personale è autentica, essa ci può aiutare a celebrare meglio quando ci riuniamo in assemblea per la liturgia. Siamo invitati ad avere una “spiritualità liturgica” che nasce dalla liturgia e alla liturgia ritorna. Il vescovo Giuseppe ci invita anche a «purificare, restituendole alla bellezza e alla sobrietà, le celebrazioni delle nostre Messe». Come possiamo seguire questa strada? Per raggiungere questo obiettivo non è secondario il modo concreto di celebrare l’Eucaristia. Il Concilio invita alla semplicità, che non è sinonimo di trascuratezza. Anzi la semplicità è ciò che ci permette di dare rilevanza alle cose che veramente contano e che sono centrali nella celebrazione, come l’ascolto della Parola, i gesti e le parole di Gesù dell’ultima cena, la preghiera eucaristica nella sua interezza. In particolare, il Concilio ci invita all’autenticità, quando afferma che i fedeli devono conformare la loro mente alle parole che pronunciano (SC 11) e che la loro partecipazione deve essere consapevole, attiva e fruttuosa. P. Matteo Ferrari osb


VITA ECCLESIALE a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

IN TRENO CON I GIOVANI Lo scorso 16 dicembre il Vescovo ha consegnato la Lettera di Natale 2012 indirizzata ai giovani

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opo essersi rivolto ai bambini, lo scorso Natale, e agli adolescenti per Pasqua, Monsignor Giuseppe Giudice ha scritto al “giovane Prisco” in occasione del Natale. Una lettera alle nuove generazioni, che il Vescovo definisce «lo stupore di Dio». Ai coetanei di Prisco il Pastore della Chiesa nocerino-sarnese propone l’esempio dei Magi. Così come questi ultimi, Monsignor Giudice invita i giovani ad «entrare nella casa per vedere il bambino». Una lettera concreta, nella quale il Vescovo confessa a Prisco di averlo «visto davanti al bar con tanti giovani», si sarebbe fermato a parlargli, ma non lo ha fatto perché gli è «sembrato di disturbare e di non avere parole sufficienti per dialogare». Dopo questo incipit si snoda un confronto meraviglioso che riapre la mente e il cuore e fa ritrovare la speranza di continuare a sognare. La consegna di “Una gioia grandissima. Scrivo a te, giovane Prisco” è stata resa particolare dal fatto che è avvenuta al termine di un viaggio in treno che ha attraversato alcune foranie della Diocesi. Insieme ai 72 dell’equipe giovani diocesana, il Vescovo Giuseppe è salito a bordo di un convoglio a Nocera Superiore ed è giunto ad Angri dove nell’oratorio della parrocchia Regina Pacis c’è stata la consegna simbolica durante una semplice, ma intensa veglia coordinata dal Consiglio episcopale dei giovani. Sa. D’An.

Il Vescovo ed i giovani nel treno

“Apri anche tu lo scrigno del tuo cuore ed offri i tuoi doni, senza lamentarti dicendo che non possiedi nulla, offri l’intelligenza, la volontà, le mani, il cuore, un po’ del tuo tempo reale e non virtuale, impara ad offrire anche le ferite segrete per rendere profumata nel dono la tua vita, ben sapendo che un po’ di profumo rimane sempre sulla mano di chi offre una rosa”. (Dalla Lettera di Natale 2013)

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LE TESTIMONIANZE L’arrivo alla stazione di Angri

Il corteo verso la parrocchia Regina Pacis

“Ti auguro e vi auguro di trovare non la gioia nelle stelle, ma la Stella Gesù in una stalla per ricominciare, presi per mano da Maria e Giuseppe, il cammino della fede”. Questa lettera mi ha molto colpito perché trasmette un amore sincero e ti porta a riflettere. Io che non sono un praticante intendo il rapporto tra chiesa e giovani proprio così. Per me che ho molte remore sui preti e la fede, l’unico modo per far avvicinare e far ricredere molti giovani è, come dice il vescovo, quello di far sentire la presenza. Insomma farci sentire importanti. Mi piace molto l’espressione che ha usato il vescovo quando parla di noi giovani come “un dono”. Francesco, studente

Quando ho letto questa lettera ho davvero immaginato la scena del non incontro tra questo ragazzo, che può essere chiunque di noi, e sua Eccellenza il Vescovo. Ho pensato subito a tutti i pregiudizi che ci sono verso la Chiesa. Ma eccolo, l’Amore, che tutto

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perdona e tutto dà senza chiedere nulla in cambio (cit.). Ed ecco il suo compagno, il Perdono, che ci è sempre concesso, indipendentemente dai nostri errori. La Chiesa ama questo ragazzo, in quanto è un dono di Dio e in quanto ama senza pretendere una risposta. La lettera ci mostra come la fede possa essere una risposta ai nostri dubbi, un’ancora sicura nella nostra vita, ciò che dà sapore alla nostra esistenza. Ma essa non deve essere una via di fuga, perché il nostro essere cristiani è anche agire. Aldo, Studente e membro dei 72

Mi piace lo stile piuttosto easy, le citazioni non solo strettamente connesse all’ambito religioso, anche se forse è stata un po’ troppo lunga. Dal punto di vista contenutistico non mi dispiace perché ha dei messaggi che sono piuttosto universali, indipendentemente dal credere o meno. Maria, giornalista

“..al vedere la stella provarono una gioia grandissima..”, mi colpisce molto questa frase. Ho imparato, camminando da solo e in compagnia, che alla fine se apri, se ti apri con la mente e con il cuore a Lui avrai sempre quelle risposte che cerchi e non è detto che ti piacciano, però sicuramente ti aiuteranno a fare chiarezza dentro di te e trovare la gioia vera. Ernesto, studente

“Io non so cosa pensi della Chiesa, del vescovo, dei preti: ma io posso dirti ciò che la Chiesa pensa di te: tu sei un dono, un figlio, un amico; tu, in quanto giovane, in quanto creatura, sei lo stupore di Dio.”


La consegna della Lettera

voce alternativa e voce che sa interloquire con tutti i poteri che sono nella comunità. Grazie a questa lettera possiamo riflettere dentro di noi e trovare lo slancio a fare meglio. Nika, Studente e Animatrice parrocchiale

“Voi giovani siete come i Magi, cercatori della Verità, camminando dietro ad una stella per cercare la Via e la Vita”.

Foto Salvatore Alfano (3)

Una gioia grandissima quest’anno trovare sotto l’albero, tra gli ormai pochi pacchi da scartare, la lettera del vescovo. È la Chiesa che va incontro ai giovani. Questa lettera è per me, giovane donna di AC di 23 anni, con qualche ferita nel cuore e pochi cassetti per tutti quei sogni! Questa lettera è per Francesca che ha 30 anni, un contratto a progetto e tanta voglia di coronare il suo sogno d’amore con Carlo, che il lavoro l’ha perso qualche settimana fa; per Federico 19 anni e una crisi d’identità; per Roberto che a 25 anni ha perso il padre, la testa, la fede. Una gioia grandissima è la mia Itaca, quella meta per la quale sono costantemente in viaggio. Una gioia grandissima è poesia che scalda il cuore perché parla di Parola. Lavinia, studente e animatrice parrocchiale

Mi sono chiesta chi è il mio Erode? E quale quello di questo giovane? Noi giovani che abbiamo accolto la “luce” la trasmettiamo in tutti i momenti della giornata? Per me il giovane deve essere Insieme - Gennaio 2013

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Un momento della celebrazione

“Ero carcerato e mi avete visitato”

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poveri, gli ammalati e i carcerati. Tre categorie a cui Gesù ha prestato grande attenzione, tre ambiti nei quali la Chiesa investe molte energie pastorali. In questa cornice si colloca la santa Messa che il vescovo Giudice ha celebrato lo scorso 20 dicembre nella Cappella del Carcere di Fuori. Al nostro arrivo molti detenuti sono già in Cappella. La Casa Circondariale è stata progettata per 280 detenuti, ma ne ospita 600, in celle di 6 o 8 posti. Occhi pieni di sofferenza che ci scrutano tra un misto di curiosità e un pizzico di malinconia per quella libertà di cui sono privi. Pozzi profondi di dolore. Vi sono tantissimi giovani. Arrivano anche le detenute, tante donne giovani e qualche straniera. Il coro dell’Università di Salerno sta ultimando le prove dei canti per animare la celebrazione. Suor Elisa, dell’ordine delle Suore Francescane Angeline, si muove spedita per la Cappella per preparare le ultime cose prima dell’ingresso del vescovo. Chiacchiera con i detenuti che continuano ad arrivare accompagnati dalle guardie. Il suo sorriso pacato mette pace. Le domando se è facile parlare di Gesù ai carcerati. «Sono colloqui difficili - confessa -, a volte sono loro a cercarmi. Quando arrivano in carcere sono spogliati di ogni cosa, anche del rapporto con la famiglia che spesso è sparpagliata tra le diverse Case Circondariali d’Italia. Abbandonati da tutti, riconoscono che Gesù è fedele ed è rimasto loro

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Lo scorso 20 dicembre il Vescovo Giudice ha presieduto la Celebrazione eucaristica nella Cappella del carcere di Fuorni. La struttura accoglie 600 detenuti, 250 sono dell’Agro accanto». Il rapporto con gli altri detenuti si costruisce ogni giorno su un equilibrio instabile e precario, bisogna stare attenti a non raccontare troppo di sé, a non esporsi. In silenzio si subiscono numerose forme di angherie e soprusi. Avere una persona al di sopra delle parti che accoglie e ascolta è quasi un dono. Nel settore femminile, dove si consumano spesso atti di autolesionismo, sono le ispettrici e le guardie a consigliare un colloquio con la giovane suora. Le provocazioni del cappellano. Don Rosario Petrone è cappellano da due anni presso questa struttura e nel suo saluto al Vescovo delinea con chiarezza il perimetro nel quale ci muoviamo. «Eccellenza, questo non è un luogo dove tutto è perfetto, dove ogni cosa è a suo posto, dove l’evangelizzazione ha raggiunto livelli altissimi.

In questi due anni di servizio ho capito che il cappellano deve essere un esperto di missione tra gli ultimi, un esperto di carità per chi soffre, per chi ha preso la via del male». Che cosa significa fare missione? Questo interrogativo è divenuto un tarlo per il giovane sacerdote che afferma: «Siamo chiamati tutti in causa perché la logica della sopraffazione dei più prepotenti non diventi vendetta. Far pagare la giusta pena non significa umiliare». Via poi tanti luoghi comuni, alibi dei quali ci rivestiamo ogni giorno. «Non è facile visitare i carcerati, ma è possibile. Eccellenza, chiediamo il suo aiuto per incrementare il numero di assistenti volontari perché possano aumentare i contatti tra la comunità carceraria e la società libera». Un nodo questo su cui si gioca il futuro di tanti detenuti. A Fuorni, per 600 detenuti vi sono tra i 10 e i 15 volontari. Numeri che fanno riflettere e, forse, dovrebbero farci vergognare un po’. «La procedura per diventare volontario è articolata, a volte passa anche un anno dopo la presentazione della domanda al direttore del carcere», raccontano suor Elisa e Pasquale Vertucci, volontario presso la Casa Circondariale di Fuorni dal 1990. Una burocrazia che quasi certamente dovrebbe rivedere qualcosa del suo processo interno. Ripartire dagli ultimi è la logica evangelica e anche tra i carcerati vi sono gli ultimi. Con il criterio dell’esperienza, don Rosario


Da sinistra, don Raffaele Corrado, don Rosario Petrone, il vescovo Giuseppe Giudice e don Andrea Annunziata

Hanno accompagnato il vescovo Giuseppe il segretario don Andrea Annunziata, il responsabile della Caritas diocesana don Alessandro Cirillo, don Raffaele Corrado, responsabile per la Caritas della Promozione Umana, una delegazione di laici francescani secolari della Fraternità di Materdomini e la redazione di Insieme.

stila una dolorosa classifica: «Gli ultimi sono i poveracci che non possono pagare l’avvocato e sono affidati alla difesa d’ufficio che, in genere, significa nessuna difesa. Allora, mi domando perché tra gli avvocati cristiani non ci potrebbero essere dei volontari che si mettono a disposizione dei detenuti per difendere le loro cause?». È solo la prima salutare provocazione. Continua: «Ultimi sono i detenuti stranieri, tra cui moltissimi immigrati dal terzo mondo che si trovano completamente isolati, senza parenti e senza mezzi. Chi conosce le lingue e soprattutto i missionari che conoscono anche i loro paesi, i loro costumi, non potrebbero farsi prossimo come volontari di questi fratelli? Ultimi sono i giovani drogati, percentuale altissima della popolazione carceraria, che vivono spesso il loro volontario calvario al limite della disperazione. Oggi all’opera di misericordia “visitare i carcerati”, conclude, bisogna aggiungerne un’altra gemella, altrettanto importante: aiutare i carcerati ad inserirsi nella società». Parole cariche di buon senso, che ci ricordano che i talenti ricevuti vanno messi al servizio e che ognuno deve fare la propria parte. L’intervento del Vescovo. Le parole del vescovo Giuseppe sono come un unguento che dona sollievo alle ferite, accendono lampi di speranza in quegli occhi scavati dalla solitudine, nei cuori assetati di piccoli

gesti di condivisione. «Non potevate venire da me, così sono venuto io da voi, perché ho molti figli in questa Casa». Su 600 carcerati, ben 250 sono dell’Agro. «Sta per arrivare il Natale ed io conosco quello che portate nel cuore. Sentite più forte la lontananza da casa e dai genitori. Pensate più spesso alla mamma, ai fratelli, ai figli e il cuore si dilata. State pagando per qualche colpa, ma siete figli di Dio, amati anche nel momento della difficoltà!». Cala il silenzio. «Cercate la libertà, io non ve la posso dare, è un compito che spetta alle Istituzioni - aggiunge il presule -. Io posso

offrirvi Gesù e la fede in Lui. Cristo, che voi avete conosciuto perché siete stati battezzati, vi rende liberi. Nella vostra cella potete amare, ricordare, perdonare, ricostruire la nostra vita». Poi il caloroso saluto, affidato alle parole che Giovanni XXII pronunciò durante la visita al carcere di Regina Coeli: “Ho messo il mio cuore vicino al vostro“. «Vi affido alla Madonna, che come ogni madre piange per i figli che soffrono - conclude il vescovo -. Dio vi faccia vivere un Natale semplice e sereno in attesa della libertà». Antonietta Abete

L’ESPERIENZA Servono volontari Pasquale Vertucci è volontario presso la Casa Circondariale di Fuorni dal 1990. Presidente dell’Associazione Arcobaleno ha iniziato a fare il volontario per seguire i detenuti tossicodipendenti. «Fino al 2000, dal carcere mandavamo i ragazzi in comunità - racconta -. Dal 2004 non è più possibile per mancanza di fondi. Per la magistratura, i detenuti dopo tre anni non sono più considerati tossicodipendenti, anche se non hanno fatto un percorso di recupero». Si aprono così altre ferite: richiesta di psicofarmaci e di metadone. Oggi la lista d’attesa per l’ingresso in comunità è lunga: «Al massimo riusciamo a mandare due persone al mese». I volontari curano il rapporto dei detenuti con le famiglie, procurano gli indumenti e il cibo. C’è bisogno di altre persone disposte a dare una mano per abbattere la distanza tra il carcere e il mondo esterno. Chiunque è interessato a questa forma di servizio, può contattare il direttore del carcere.

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La culla vuota L’accoglienza del Vescovo

Celebrazione eucaristica presso la Cappella dell’Ospedale Umberto I per ricordare i bambini nati prematuri che sono ritornati in Cielo

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ristina è volata in cielo nel 2006. A farle compagnia negli ultimi istanti di vita non c’erano né la mamma né il papà. Quando è venuta al mondo i genitori non l’hanno riconosciuta, perché gravemente malformata. Ad assicurarle una degna sepoltura nel cimitero di Nocera Inferiore ed una Eucaristia annuale nella quale ricordarla è stato il personale del reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Umberto I. La breve esistenza di questa neonata squarcia il velo su una grande fetta di dolore che spesso accompagna la nascita. Ogni anno in questo reparto arrivano tantissimi neonati chiamati a contemplare insieme alle famiglie il mistero della croce. Molti, dopo lunghe degenze, tornano a casa. Tante famiglie invece rimangono con la culla vuota. I preparativi, l’attesa, tutto scompare. La casa non è allietata dal pianto del piccolo e la notte non si tinge della liturgia dell’accudimento. Rosa Malafronte ha il volto bagnato di lacrime e le parole le muoiono in gola. Stringe al petto la piccola Martina, sorretta dall’amore del marito Sabato. Fatica a raccontare il suo dolore: aspettava tre gemelle, nate premature. Due piccoline non ce l’hanno fatta e sono volate in cielo. Ad ascoltarla in silenzio, seduto in uno dei primi banchi della cappella dell’Ospedale Umberto I, c’è un giovane padre. Da pochi giorni ha perso la moglie Matilde e il figlioletto Vincenzo Pino, appena due mesi di vita. È rimasto da solo ad occuparsi di Rocco, due anni. A fargli compagnia una casa divenuta di colpo troppo grande e una culla vuota. Matilde desiderava tanto un altro figlio. Per averlo ha sfidato il Lupus, una malattia cronica autoimmune che può colpire diversi organi del corpo, in particolare la cute, le articolazioni, il sangue ed i reni. Una malformazione al cervello del piccolo e la malattia che dopo il parto ha improvvisamente sferrato un attacco violentissimo, hanno portato via prima la mamma e poi il suo bambino. Insieme, mano nella mano, sono andati incontro al Padre.

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Sono solo alcune delle numerose storie che si consumano ordinariamente nel Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Umberto I di Nocera Inferiore e che sono state ricordate in una Celebrazione Eucaristica lo scorso 16 dicembre, presieduta per il secondo anno consecutivo dal vescovo Giuseppe Giudice. È stato accolto da medici, infermieri, volontari, famiglie e bambini che stringevano al polso una coccarda fucsia, il colore del reparto che richiama anche quello dell’Avvento. L’attesa della Chiesa si è mescolata a quella che si vive ogni giorno in questo reparto che custodisce la vita per restituirla a nuova vita. Dopo aver ringraziato la Comunità francescana e le Suore del Preziosissimo Sangue per il servizio che svolgono in ospedale, il Vescovo Giuseppe ha affermato: «Vorrei soffermarmi quasi in ginocchio accanto a chi ha perso un bambino. È un dolore indicibile». Poi un ammonimento: «Non possiamo fare come gli amici di Giobbe che parlano tanto, ma non sanno cosa dicono. Noi dobbiamo fermarci in silenzio, che è ascolto, condivisione e preghiera. Nel Natale del Signore, non dobbiamo dimenticarlo, c’è anche il mistero del sangue». Ai genitori indica la figura di Giobbe: Dio ha dato, Dio ha tolto. E una speranza: «Ogni vita, anche quella che dura solo un attimo, in Lui ha un valore stupendo. Ed è Natale». Il Vescovo ha ringraziato il coro “Mimmo Bonagura” della Fraternità di Emmaus che ha animato la celebrazione perché «la vita è un canto, anche quando si vivono esperienze dolorose». Antonietta Abete

Membro onoraio della T.I.N. Gli operatori del reparto hanno regalato al vescovo Giuseppe una chiave d’ingresso al reparto per ringraziarlo dell’attenzione che egli ha sempre avuto per i più piccoli. Il 4 giugno del 2010, giorno del suo solenne ingresso in Diocesi, il vescovo, nella tappa all’Ospedale Umberto I, visitò il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale e la Rianimazione.


I relatori con mons. Giuseppe Giudice e don Natale Gentile

“Il tesoro ritrovato”, il libro Presentata la pubblicazione sulla testimonianza di Francesco di Paola nel Chiostro di Pagani, lo scorso 1 dicembre

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a serata si presenta alquanto problematica per un tempo che ci promette freddo ed acqua: la dinamica madre Ofelia Marzocca, anima pulsante del convegno, non si preoccupa più di tanto. Forse è la stessa fiducia nella Provvidenza che hanno avuto gli uomini di Dio, come Francesco di Paola e Tommaso Maria Fusco. Ma quando i relatori sono al tavolo e la melodia del canto iniziale è nell’aria, la sala si è riempita! Si prosegue con una fluidità intelligente che supplisce anche alle imprevedibili defaillance. Gerardo Sinatore prende il microfono e si improvvisa presentatore e moderatore, seguendo la scaletta del programma, molto più ricco di quanto era stato scritto sull’invito ufficiale. Il vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice, apre il momento di preghiera in onore del Beato, del quale viene letta un’appassionata pagina in onore del Sangue di Cristo. Quindi i vari saluti. Inizia proprio il Vescovo sottolineando la validità dell’arte, ma soprattutto l’urgenza di una lettura verticale della stessa, intendendo riferirsi ai contenuti spirituali e di fede dell’opera d’arte. L’intervento dei relatori. Da curatore del testo, ho spiegato la ragione che ha condotto alla sua stesura: non perdere la memoria e il concetto di restauro-restaurazione, integrato al termine ricapitolazione, dal profondo significato teologico ed ecclesiale. La signora Elisabetta Peroni, di Roma, amica di antica data della Madre, sponsor ufficiale del testo pubblicato, ringrazia, donando tutti i proventi della vendita per le missioni dell’Istituto. Quindi è la Superiora ad illustrare l’iter di una storia che solo oggi ha potuto vedere la pubblicazione dell’opera. É lo stesso editore, Raffaele Aufiero (Edizioni Studio 12) a prendere la parola sull’aspetto tecnico del lavoro. La relazione più corposa è tenuta dal prof.

Sigismondo Somma, autore nel testo della ricerca storica ed archivistica sul Convento dei Paolotti o dei Minimi, con le numerose donazioni delle famiglie paganesi, fino all’acquisto del Convento e del Chiostro da parte di don Tommaso Fusco nel 1874. Con la visione di un video, preparato da Gerardo Scoppetta, sono stati presentati i lavori strutturali realizzati dall’architetto Alfonso Lavorante, i restauri lapidei del maestro Raffaele Ronca e l’ampio e delicato lavoro degli affreschi delle lunette completamente riportate alla luce dalla ditta Adele Ruggiero. Il ringraziamento finale è stato affidato a suor Lionella, postulatrice, a nome della Madre Generale. La conclusione. Non è ancora la fine. A sorpresa irrompono, leggiadre come gazzelle alcune fanciulle: è la gioia della vita e la freschezza della gioventù che, coinvolgenti come i veli cromatici fluttuanti, hanno voluto danzare e comunicare che tutto è grazia e ringraziamento, sulle note del Magnificat di Frisina. Non poteva mancare un dono-souvenir che Madre Ofelia ha voluto offrire ai fedelissimi. E per il pubblico? Un pensiero davvero dolce, anzi dolcissimo: una grande torta augurale su cui erano stati realizzati due volti, quello del Beato Fusco e quello di Francesco di Paola, con la scritta: “Uniti nella Carità del Sangue di Cristo”, 1 dicembre1831 - 1 dicembre 2012: 181° anniversario della nascita del Beato Tommaso Maria Fusco. Non a caso è stata scelta questa data e non a caso è stato riproposto il volto di Francesco. Quel volto che comparve al primo saggio. Davvero i miracoli non finiscono mai. don Natale Gentile Insieme - Gennaio 2013

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla II alla V domenica del Tempo Ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Aiutaci ad essere profeti Quant’è difficile essere profeta della pace! Se alzo il dito verso un futuro gonfio di speranze, i realisti mi trattano da idealista; e se lo abbasso sul presente affranto da sconfitte, gli utopisti mi tacciano di disfattismo.

all’ovest come all’est. In una giungla di belve con missili per dentatura, come far capire che perdere l’anima è ancora più pericoloso che lasciarci la pelle?

Signore, donami il coraggio di accettare solo da te la rude vocazione di profeta e di essere ogni volta un perdente tra gli uomini! Quant’è difficile essere pedagogo della pace! In mezzo alle tortuosità di un cammino scosceso, come far capire che un male minore, anche se tollerato, rimane un male e che bisogna far di tutto per allontanarsi dall’orlo dell’abisso in cui a ogni istante l’umanità rischia di precipitare? Signore, donami l’abilità di spiegare chiaramente che la pace non è così semplice come se l’immagina il cuore, ma è più semplice di come stabilisce la ragione! Quant’è difficile accogliere l’evangelo della pace! Da qualunque parte ci si trovi,

Signore, donami la forza di aiutare tutti quelli che attingono alla linfa delle beatitudini per spezzare l’assurda logica e l’infernale spirale della violenza! Signore, tutti questi tiri incrociati sulla pace non mi fanno paura, non mi scoraggiano. Al contrario, mi rivelano che il minimo strappo alla tunica della pace fa gridare l’uomo. Toccare la pace è più che toccare un problema, e ancor più che toccare l’uomo: è toccare Dio, colui che san Paolo ci presenta come la pace stessa “È lui la nostra pace”. Signore, insegnaci a vincere la pace! (cardinale Roger Etchegaray)

20 gennaio 2013

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” Prima lettura: Is 62,1-5 Salmo: Sal 95 Seconda lettura: 1Cor 12,4-11 Vangelo: Gv 2,1-12 Il Vangelo In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». (cfr Gv 2,1-5) Colore liturgico: VERDE

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Ed iniziò tra la gioia Il primo segno avviene ad una festa di nozze, alla quale Gesù partecipa con i suoi discepoli e con la Discepola, sua Madre. All’inizio c’è la festa. All’inizio ci sono le nozze. All’inizio c’è uno sposalizio tra Gesù e l’umanità. L’umanità, con Gesù alla festa, non è più Abbandonata, Devastata, ma diventa Mia Gioia, Sposata. Diadema regale sono i diversi carismi, i diversi ministeri, le diverse attività, operate da Dio in una umanità ritornata in festa. Se si vuole la comunione, Dio deve rimanere all’inizio, cioè in principio ad ogni nostra attività. L’importante è, facendo la sua Parola, conservare il vino buono sino alla fine. Solo così il Principio e la Fine coincidono nella festa di Dio.


27 gennaio 2013

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Gli occhi di tutti erano fissi su di lui” Prima lettura: Ne 8,2-4.5-6.8-10 Salmo: Sal 18 Seconda lettura: 1Cor 12,12-30 Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21 Il Vangelo Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. (Lc 1,1-4) Colore liturgico: VERDE

La Chiesa: l’oggi di Cristo A Nazaret si compie la Scrittura e, in Gesù, diventa un oggi. Gesù riceve il rotolo della Scrittura, si alza e legge il passo di Isaia. Poi riavvolge i rotolo, lo riconsegna all’inserviente e si siede. Egli è il Maestro, inviato dal Padre nella forza dello Spirito Santo. Il rotolo è tutto “srotolato” in Gesù, libro aperto davanti agli occhi di tutti, fissi su di Lui. La Parola si è compiuta ed è un oggi nel corpo della Chiesa, che ha molte membra e dove il piede non può e non deve confondersi con l’occhio. C’è un oggi pieno di gioia; c’è un oggi ogni domenica, quando siamo invitati a mangiare carni grasse, e bere vini dolci, e mandare porzioni a quelli che nulla hanno di preparato. In quest’oggi, fatto di fede, speranza e carità, si compie il mistero della Chiesa, cioè la presenza del corpo Risorto. C’è un oggi, giorno consacrato al Signore, non di tristezza, ma di gioia che dà forza. Questa è la forza della fede.

3 febbraio 2013

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) Le letture “Non è costui il figlio di Giuseppe?” Prima lettura: Ger 1,4-5.17-19 Salmo: Sal 70 Seconda lettura: 1 Cor 12,31-13,3 Vangelo: Lc 4,21-30 Il Vangelo Tutti davano testimonianza a Gesù ed erano meravigliati delle sue parole di grazia e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: « In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città. (cfr Lc 4, 22.24.28-29) Colore liturgico: VERDE

Cristo segno di contraddizione Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti. Il profeta, mandato da Dio, è un uomo, consapevole della sua missione. Un uomo che non parla, non ragiona e non pensa più da bambino. Il profeta, il vero profeta, ha eliminato il pensare da bambino, mentre del bambino conserva l’innocenza e lo stupore. Per Gesù, nel suo paese si apre l’arduo cammino della croce: dall’accoglienza festosa alla cacciata dolorosa. È la missione del Profeta e di ogni profeta che vuole rimanere nella Verità. Ma, come al tempo di Elia e di Eliseo, l’accoglienza viene da fuori. E Gesù, non accolto, in modo elegante, passa in mezzo, mistero della Pasqua, e continua il suo cammino verso il Padre.

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10 febbraio 2013

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)

L’Apostolo

Le letture “E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” Prima lettura: Is 6,1-2,3-8 Salmo: Sal 137 Seconda lettura: 1 Cor 15,1-11 Vangelo: Lc 5,1-11 Il Vangelo Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. (cfr Lc 5,4-6) Colore liturgico: VERDE

Eccomi, manda me! E l’apostolo va. Egli è un mandato. Egli è un chiamato. Egli è un ultimo. Egli è il più piccolo. Egli non è degno di essere chiamato apostolo. Ma… egli va per grazia di Dio, perché la grazia non è vana, perché la grazia di Dio è con lui e, nella sua fragilità, egli deve portare la grazia. Dopo ogni notte di fatica infruttuosa, dopo ogni delusione, dopo il pianto, dopo il peccato, ecco Colui che mi manda mi ripete: Prendi il largo… e ripeti nella fede: Signore, sulla tua parola; ed è allora che puoi confessare: Signore, allontanati da me che sono un peccatore. Ed è in quel momento che ridiventi un ri-chiamato, un ri-mandato e ri-ascolti: Non temere, d’ora in poi…

IL VANGELO CHE SI INCARNA La forza della letizia

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Questo tempo per capire anche la differenza tra le «povertà»

ornando in Europa dopo viaggi in Africa, nelle Filippine o in Brasile, mi colpisce molto quanto poco ormai si canti nelle nostre città, comunità, famiglie. Ma soprattutto, diversamente da quanto accade in quei popoli più giovani, da noi cantano poco gli adulti e i vecchi; e quando non cantano i ‘grandi’ è cosa grave, perché un vecchio felice, ‘lieto’, è un messaggio di speranza e di vita lanciato a tutti. Ecco allora l’importanza, anche civile, del ‘siate sempre lieti’. Ma come si può essere lieti nei tempi della crisi? Per intuirlo occorre innanzitutto ricordare che la letizia non è una parola arcaica, ma attualissima: è parola del futuro, se sarà migliore. Non è solo l’allegria, tantomeno il piacere. La letizia ha molto a che fare con le relazioni: non possiamo farci lieti da soli, occorre che qualcuno ci faccia lieti, che facciamo lieti gli altri, che

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ci facciamo lieti l’un l’altro. Anche per questa sua natura di gratuità e di reciprocità la letizia sta scomparendo dal nostro vocabolario, perché letizia non è parola della società dei consumi, dei giochi e della finanza. Per provare la vera letizia occorre ricevere la notizia di un nuovo posto di lavoro, della guarigione di un famigliare, di una diagnosi positiva, occorre tornare verso casa dopo un lungo viaggio sapendo che qualcuno ti aspetta… Chi non conosce queste esperienze non ha bisogno della parola letizia, può accontentarsi di divertimento, intrattenimento, piacere, happiness. La letizia è una virtù, che, come ogni virtù, va coltivata e accudita per tutta la vita. Infine, per poter conoscere la letizia occorre essere poveri. È ai poveri che arriva il «lieto annuncio», perché la povertà scelta, che non è quindi né l’indigenza né la miseria,

è la pre-condizione che consente di esser lieti. Oggi in Italia e in Occidente ci sono molti, troppi indigenti, miseri, esclusi dalla vita economica e sociale (perché disoccupati, ad esempio), ma ci sono sempre meno poveri, nel senso più alto, vero (e troppo dimenticato) del termine. Quando si vive una vita di miseria, quando non si hanno i mezzi per vivere e far vivere i propri cari in modo dignitoso, non si può scegliere liberamente una vita povera. La povertà buona e scelta, la sola che porta letizia, si chiama sobrietà, gratuità, condivisione, e nasce dalla consapevolezza spirituale ed etica che i beni che abbiamo diventano ben-essere solo se e quando condivisi, e non trattati come sostituti dei rapporti con gli altri. Luigino Bruni Antonio Maria Mira (Da Avvenire, 16 dicembre 2012)


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IL CALENDARIO 18 gennaio, ore 19:00, incontro di preghiera per l’Unità dei Cristiani in Cattedrale 18 gennaio, benedizione del nuovo organo al Santuario Madonna delle Galline di Pagani 24 gennaio, ore 18:30, incontro con i giornalisti dell’Agro in Cattedrale 28 gennaio - 1 febbraio, a Roma per la Visita ad Limina apostolorum 2 febbraio, ore 18:30, Giornata della Vita consacrata in Cattedrale 11 febbraio, ore 18:00, via Crucis per la Giornata dell’Ammalato all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore 12 febbraio, ore 9:00, ritiro del clero presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri; ore 18:00, via Crucis per la Giornata dell’Ammalato all’ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno 13 febbraio, ore 20:00, Liturgia delle Ceneri presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore

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IL TEMA DELLA SETTIMANA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI Quest’anno la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani ci invita a riflettere sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea: «Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene e quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio» (6, 6-8).

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it


IN DIOCESI

DAVANTI A DIO PER IL MONDO a cura dell’U.S.M.I. (Unione delle Superiori Maggiori d’Italia) diocesano

Suor Giovanna e suor Maria nella Chiesa di San Gioacchino a Nocera Inferiore

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Foto Salvatore Alfano

Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

Le radici nell’Eucaristia, le ramificazioni nelle opere Suor Giovanna Petrarca ci racconta il carisma delle Suore Ancelle Eucaristiche giunte a Nocera il 12 dicembre del 2001 “Quando sei invitato a mensa va a metterti all’ultimo posto. Quando verrà colui che ti ha invitato ti dirà: “Amico, vieni e prendi un posto migliore.”(Lc 14,10)

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a Chiesa di San Gioacchino si erge timidamente di fronte alla stazione di Nocera Inferiore. Dalla strada la si vede appena; è piccola, accogliente, al suo interno alle 17:00 un gruppo di persone sta recitando il Rosario insieme a due suore. Una delle due si interrompe, mi vede, mi viene incontro, con un gesto mi invita a seguirla. È suor Giovanna Petrarca e da questo momento si fa portavoce della piccola Congregazione a cui appartiene. Vengo accolta in una stanza per gli ospiti. Suor Giovanna mi racconta che la Congregazione delle Ancelle Eucaristiche è arrivata a Nocera per volere del Vescovo emerito, mons. Gioacchino Illiano, 12 anni fa ed è costituita da due soli membri: lei e suor Rosaria Petra. Entrambe risiedono nei piccoli locali della Chiesa. Tra me e Suor Giovanna si instaura subito un clima confidenziale, comincia così adagio il racconto. ALLE RADICI. Maria Grazia Cicala, nata a Melito di Napoli il 16 marzo 1894, era una giovane dal carattere deciso e dotata di grande personalità. Il 6 agosto 1934, dopo aver lasciato che la vocazione del Signore

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conquistasse il suo cuore, Madre Eucaristica - questo il suo nome da religiosa - con alcune giovani si ritirò in una casa avuta in dote dal padre. Proprio da questo luogo partirono le opere di assistenza spirituale e materiale, cura dei piccoli e degli orfani effettuate dalle prime Ancelle. Il 23 novembre 1975, un anno dopo la morte di Madre Eucaristica, la comunità ottenne l’approvazione pontificia. Attualmente dur sono le Ancelle Eucaristiche presenti a Nocera, altre tre prestano il loro servizio presso una casa di accoglienza a Meta di Sorrento, una schiera di suore è invece impegnata in 24 villaggi dell’Uganda e a Flores, in Indonesia. Il CARISMA. “Il nostro è un carisma di ascolto, amore e impegno - spiega suor Giovanna con occhi vivaci - che viviamo sulle note della gratuità del dono, dell’essenzialità delle cose e della precarietà del momento. Ed è proprio nell’Eucarestia che ricerchiamo questi concetti: azione e contemplazione. La nostra giornata, che si apre con le Lodi mattutine, è vissuta interamente all’insegna dell’adorazione eucaristica silenziosa, accompagnata dal Rosario Mariano e dal Rosario Eucaristico. Il mercoledì e il giovedì pomeriggio l’adorazione è invece comunitaria ed è guidata da me e dal diacono Luigi Loreto”.

Inoltre le Ancelle Eucaristiche sono impegnate sul fronte dell’assistenza ai poveri in Kenya, in Uganda, in Indonesia. La stessa suor Rosaria è stata in missione 9 mesi in Africa. Ma anche a Nocera queste due suore si danno da fare: “La gente che chiede aiuto è moltissima” spiega suor Giovanna, “extracomunitari e non, giovani e anziani, tutti hanno bisogno di aiuto e noi, tra pesche e vendite di beneficenza cerchiamo di fare il possibile per aiutarli, talvolta portiamo loro anche la Comunione”. Le suore mi mostrano poi i loro locali, dove hanno la merce da consegnare ai poveri, dove svolgono la loro vita quotidiana con devozione ed umiltà. Sono le Ancelle Eucaristiche, membri di una piccola Congregazione che vuole essere seme di una pianta le cui radici sono nel cuore dell’Eucarestia, le cui ramificazioni si diramano nelle azioni quotidiane. Martina Grimaldi RETTIFICA Sul numero di Insieme di dicembre, a pagina 43 è stato riportato erroneamente il nome di don Mario Russotto, nel primo articolo della nuova rubrica “Davanti a Dio per il mondo”. Intendevamo invece riferirci a mons. Mario Vassalluzzo, già vicario generale della Diocesi. Ci scusiamo per la non corretta trascrizione.


a cura dell’ufficio per la Pastorale Familiare

Parte questo mese una nuova rubrica che desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori.

Una casa per Dio “Dove abita Dio?”, chiedono i figli. Ecco la risposta, arricchita dall’affetto che i genitori sono chiamati a dare

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ove abita Dio? È la domanda che almeno una volta nella vita i genitori cristiani si sono sentiti rivolgere. Al catechismo, genitori e figli hanno imparato che Dio abita “in cielo, in terra e in ogni luogo”. È una risposta vera ed esaustiva, ma poco appropriata al bisogno concreto del bambino che non comprende il linguaggio della verità, ma quello dell’amore tangibile ed esperienziale. Dei compagni di scuola il bambino conosce l’indirizzo, se vuole incontrarli sa dove farsi accompagnare dai genitori, sarà ospitato in casa loro… anche per questo sono i suoi compagni. E, allora, cosa rispondere? Qual è l’indirizzo, dove è la casa di Dio? A questa domanda ha già risposto Gesù. Nel Vangelo due discepoli chiedono “Maestro, dove abiti? Gesù risponde: «Venite e vedrete». Essi andarono, videro dove abitava e quel giorno si fermarono con lui. (cfr Gv 1, 38-39). Il figlio si rivolge ai genitori perché sono il suo riferimento, possono dargli la risposta vera e tangibile, con il linguaggio adatto, cioè declinata nella testimonianza e arricchita dall’affetto. I genitori sono i suoi testimoni credibili e hanno percorso per primi la strada che porta alla casa di Gesù. Benedetto XVI, nella Lettera Apostolica

Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. (BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica, Porta Fidei, 2012 , n. 8) Porta Fidei, accosta in maniera significativa le Cattedrali alle case. Pertanto, mamma e papà possono certamente indicare la Chiesa, cattedrale, come il luogo in cui incontrare Gesù vivo nell’Eucaristia; il tabernacolo come la casa del Gesù vivo in mezzo a noi, l’indirizzo al quale trovarlo sempre disponibile; l’Eucaristia come momento tangibile del ritrovarsi con Gesù; il cuore, l’anima fedele, come la casa in cui Gesù va ad abitare. Ma ritorniamo al Maestro. Che cosa ha di speciale la risposta di Gesù? Non indica un luogo, Egli chiede di “venire e vedere”. I genitori, e solo loro, possono offrire ai fi-

gli l’indirizzo sacramentale ma anche reale e concreto per vedere Gesù: quello della loro casa. Perché dove c’è una famiglia cristiana c’è la Chiesa domestica, autentica presenza di Chiesa. Così, partecipando a Messa la domenica, tutti insieme, genitori e figli, incontrano Gesù nel suo corpo eucaristico. Durante la settimana il modo in cui essi stanno insieme - il modo in cui si amano, si accolgono, discutono, giocano, festeggiano, gioiscono o soffrono - rappresenta la dimora, il luogo dove Gesù abita e si fa vedere. Nella vita quotidiana, nelle vicende belle e brutte di ogni giorno. Alcuni suggerimenti. Nell’Anno della Fede i genitori possono creare molte occasioni per testimoniare la propria fede ai figli e chiedere la luce dello Spirito perché la casa risplenda come dimora abitata da Dio. Ci si può impegnare a fare della legge dell’amore il criterio per assumere ogni scelta e decisione, affinché la valutazione degli eventi della vita domestica esprima la fede in Gesù Cristo. Un ultimo suggerimento. In alcune stanze della casa - il salotto, la camera da letto - vi sono foto dei componenti della famiglia. Se in casa non c’è ancora un’immagine di Gesù, l’Anno della Fede è l’occasione per provvedere. Giovanna Pauciulo Insieme - Gennaio 2013

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a cura della Caritas Diocesana

Un’esperienza che ti cambia la vita I racconti dei dieci volontari che grazie alla Caritas diocesana hanno svolto il Servizio Civile

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i sono esperienze che obbligano a pensare, a riflettere, a porsi domande, a fare i conti con la propria impotenza. Ci sono esperienze che lasciano un segno nel cuore. C’è tutto questo nei racconti dei volontari che grazie alla Caritas diocesana hanno svolto il Servizio Civile. Dieci i ragazzi selezionati per il progetto “Accoglienza minori 2011” che ha avuto inizio il 9 gennaio 2012 e si è concluso il 9 gennaio 2013. I 10 volontari, dopo essere stati selezionati dagli esperti di Caritas Italiana, hanno iniziato il loro cammino nelle quattro sedi riconosciute dall’Ufficio Nazionale del Servizio Civile: il centro di ascolto della Caritas diocesana, il centro dei Pavoniani di Sarno, la Cooperativa L’Onda e l’associazione Progetto Famiglia. Un cammino intrapreso e portato a termine sotto lo sguardo attento del direttore diocesano, don Alessandro Cirillo, e dei membri delle varie realtà coinvolte.

LE ESPERIENZE Serena ha svolto il suo servizio presso gli uffici della Caritas Diocesana: «Porterò con me immagini di teste chine, di mani tese, di occhi sgranati attraversati da lacrime di dolore. Avevano bisogno di tutto, persino di pochi minuti accanto al tepore di una stufa, del sollievo di un caffè. Abbiamo incontrato tante persone, giovani e meno giovani, che ci hanno mostrato come è possibile vivere quotidianamente una dimensione dell’incontro». Anche Antonio ha svolto il Servizio Civile nello stesso ufficio e racconta: «All’inizio ero pieno di idee e di sogni da realizzare per il bene del prossimo, ma col tempo mi sono reso conto che quelli erano i miei sogni e le mie idee, spesso incompatibili con i bisogni delle persone. Così ho capito che per fare veramente qualcosa di concreto avrei dovuto impegnarmi in prima

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persona; spero di esserci riuscito! Non vi è dubbio che questa esperienza mi abbia aiutato a crescere». Marco ed Elvira, invece, sono stati al servizio delle opere dei Pavoniani si Sarno: «Condividere un’esperienza con i bambini, per di più disagiati, vuol dire vivere attimi autentici perché autentico è stato l’amore che ognuno di loro ci ha donato giorno dopo giorno. Per i primi sei mesi abbiamo svolto il servizio civile presso la casa famiglia “La Casa” di Lavorate, mentre per il restante tempo ci siamo dedicati alle attività sussidiarie e didattiche, rivolte ai bambini compresi tra i sei e i tredici anni, presso la parrocchia di Sant’Alfredo. Formare e formarsi è uno degli obiettivi del servizio civile. Possono sembrare solo parole, concetti teorici, ma noi che li abbiamo vissuti in prima persona possiamo confermare che è tutto vero». Salvatore e Iolanda, invece, hanno operato presso la Cooperativa L’Onda: «Siamo felici dell’ esperienza fatta e degli incontri svolti presso la Caritas Diocesana insieme agli altri volontari. Un grazie va a don Alessandro e a tutti gli operatori che ci hanno accolto nelle loro sedi durante i corsi di formazione». Infine ci sono Salvatore, Anna, Gerardina e Wanda che hanno vissuto la loro esperienza presso l’Associazione Progetto Famiglia ed hanno definito quest’anno “il viaggio nel labirinto delle emozioni”. «Esplorando nei nostri pensieri - raccontano - ciascuna tappa abbiamo rivissuto tutte le emozioni che le hanno caratterizzate. Ogni volta c’era sempre una luce ad indicarci la via, la luce del Signore che a volte compariva nelle parole, negli sguardi e negli abbracci dei compagni di viaggio, a volte compariva nelle parole e nei gesti delle nostre famiglie, ma il più delle volte compariva nei sorrisi, negli abbracci, negli sguardi, nei baci dei bimbi accolti nelle Oasi». I volontari del Servizio Civile


IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno a:

Auguri di buon onomastico a:

Don Domenico La Guardia (confessore straordinario per le religiose) ha festeggiato il 2 gennaio 87 anni; don Augusto Spanò Cuomo (S. Francesco di Paola, Pagani), per i 61 anni del 3 gennaio; mons. Benedetto Abate (arciprete della cattedrale) ha spento 84 candeline, il 5 gennaio; don Antonio Guarracino (Gesù Risorto, Pagani) festeggia 55 anni, il 18 gennaio; don Ciro Galisi (S. Maria del Presepe, Nocera Inferiore) spegne 47 candeline, il 22 gennaio; mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della Cattedrale) compie 81 anni, il 26 gennaio; padre Damiano Antonino (SS.mo Corpo di Cristo, Nocera Inferiore) festeggia 49 anni, il 27 gennaio. Affinché la vostra vita sia sempre esempio della misericordia di Dio, nella sequela incessante del Figlio. Auguri!

Mons. Mario Ceneri (S. Michele Arcangelo, Episcopio) e mons. Mario Vassalluzzo (San Michele Arcangelo, Nocera Superiore) il 19 gennaio; don Ciro Galisi (S. Maria del Presepe, Nocera Inferiore) e don Ciro Scarpetta (cappellano cimitero di Nocera Inferiore) il 31 gennaio. Nel vostro nome è inciso il legame con la vita dei Santi: siano essi luce sul vostro cammino. Auguri!

Don Ciro Galisi

Don Ciro Scarpetta

Una augurio speciale a: Mons. GIuseppe Giordano

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti: Antonella Crescenzo (S. Maria delle Grazie, San Valentino Torio) ha compiuto 36 anni, il 17 dicembre; Rosa Ascolese (S. Alfonso, Sarno) l’1 gennaio ha festeggiato 66 anni; Franscesco Silvestri (S. Maria di Costantinopoli, Angri) ha festeggiato 71 anni il 7 gennaio; Sergio Ve lardo (San Giacomo Apostolo, San Valentino Torio) e Domenico Attianese (San Bartolomeo Apostolo, Corbara) spengono 38 candeline, rispettivamente, il 2 e il 21 gennaio. A ciascuno l’augurio sincero della redazione!

Francesco Silvestri

Rosa Ascolese

Mons. Giovanni Iaquinandi, vicario generale della Diocesi e parroco della comunità di San Biagio Vescovo e Martire a San Marzano sul Sarno, compie 74 anni, il 27 gennaio. Affidiamo il ministero del vicario generale alla Vergine Maria: nel suo amore si ristori il suo operato.

Auguri anche a Carlo Alessandro Lettieri che il 15 gennaio compie 70 anni. Padre esemplare, ha speso la sua vita al servizio della famiglia e della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova in Poggiomarino. Ministro straordinario dell’Eucaristia, svolge il suo ministero con amore e dedizione. La famiglia e la comunità parrocchiale Stimmatina ringraziano Dio per la sua testimonianza preziosa e discreta e lo affidano all’amorevole protezione della Vergine Maria. Buon compleanno Carlo!

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti Il gruppo degli operatori parrocchiali

San Bartolomeo Apostolo Pareti - Nocera Sup.

100 candeline per nonno Antonio! Una Santa Messa di ringraziamento per il dono della vita di Antonio Califano

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o scorso 2 dicembre, la Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo di Pareti ha accolto, nella magnificenza dei suoi affreschi, un numeroso gruppo di fedeli che si è calorosamente unito alla Messa di ringraziamento per il centenario di nonno Antonio, a tutti noto con il nome di mast’Antonio Califano. Quando il viaggio è lungo capita sempre di inciampare nel dolore, l’importante è trovare nel Signore la forza per rialzarci e continuare a camminare e nonno Antonio ha dimostrato grande impegno e buona volontà. Ha stretto teneramente nel suo cuore gli affetti che sono andati via, diventando per loro e con loro testimone di una vita vissuta nel rispetto, nell’amore e nella pace. Non una vita vissuta nel chiasso e nel consumo, ma consumata nel segno del Signore. Una festa celebrata in concomitanza con l’inizio dell’Avvento: il tempo del perdono, dell’attesa e dell’accoglienza. «É tempo di fare spazio nel proprio cuore» – ci ha esortati don Andrea – «per accogliere Gesù». Grazie nonno Antonio per i tuoi 100 anni, segno per la tua comunità parrocchiale di dover crescere ogni giorno in una famiglia aperta alla pace e all’amore. I tuoi figli, i tuoi nipoti, pronipoti e trisnipoti ti rinnovano il loro grande affetto. La lode di ringraziamento è rivolta al Signore Gesù per la vita che ci ha donato; alla comunità parrocchiale per aver condiviso con noi l’emozione di questo giorno; a don Andrea, che ci ha invitato ad alleggerire i nostri cuori per fare spazio a sentimenti di amore, stima e benevolenza, come Gesù ci ha insegnato. Floreana Morati

Don Andrea Amato

S. M. Maddalena in Armillis Sant’Egidio del M. Albino

Catechisti per caso o per vocazione? Svolta una ricerca per scoprire l’identikit dell’operatore parrocchiale

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l nuovo anno liturgico, presso l’Abbazia di Santa M. Maddalena in Armillis di Sant’Egidio del M. Albino, è iniziato con la consapevolezza di arricchire e formare la comunità verso un più autentico cammino di fede. Sollecitati dagli Orientamenti pastorali e dal mandato episcopale, ricevuto in Curia il 19 novembre 2012, gli educatori e i catechisti hanno svolto una piccola ricerca per delineare un vero e proprio identikit. Al numeroso gruppo di operatori dell’Abbazia è stato somministrato un questionario composto da 10 domande, da consegnare in forma anonima. L’elaborazione dei risultati ha fornito una molteplicità di riscontri. Il profilo anagrafico medio restituisce il dato di un operatore di circa 42 anni, avvicinatosi all’attività parrocchiale, mediamente, tra il 2007 e il 2010. Dal punto di vista spirituale, la maggior parte degli operatori si identifica nella “fragilità di Pietro”. Sotto il profilo sociologico, l’atteggiamento è sia di “entusiasmo e coinvolgimento totale” che di “coinvolgimento sereno, senza particolare entusiasmo”. Il piano metodologico rileva tra le principali difficoltà la scarsa preparazione in relazione ai contenuti e la difficoltà di conciliare il proprio ruolo parrocchiale con gli altri impegni personali. In conclusione, la ricerca ha espresso un risultato positivo ed incoraggiante del catechista e educatore, quotidianamente impegnato nella comunità affinché, come sottolinea il Santo Padre, «anche ai nostri giorni la fede sia un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare». Maria Ermelinda Di Lieto


I ragazzi e i docenti accanto al Presepe

Il tenente, Giovanni Savini

San Giacomo Maggiore Apostolo San Valentino Torio

S.S. Apostoli Simone e Giuda Nocera Inferiore

Scuola-Oratorio: insieme per formare

Incontro con Giovanni Savini

Uniti per la realizzazione del Presepe alla Scuola Media “don Milani” di San Valentino Torio

La parrocchia riflette sulla legalità con il tenente dei carabinieri

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a realizzazione del Presepe nell’atrio della Scuola Media “don Milani” da parte dei ragazzi della terza media, iscritti all’Oratorio San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio, ha voluto testimoniare la consolidata collaborazione e la sinergia operativa tra Scuola e Oratorio, che da diversi anni anima l’azione formatrice ed educatrice verso l’adolescenza. L’Oratorio, storicamente riconosciuto strumento di supporto nell’orientamento educativo e nella formazione dei ragazzi, non può prescindere da una collaborazione con le istituzioni presenti sul territorio, ed in particolare con la scuola, sede privilegiata per rilevare i primi segni di disagio, soprattutto relazionale dei ragazzi. La sensibilità e la disponibilità al confronto col territorio mostrata in questi anni del Dirigente scolastico, Mariagrazia Gervilli, hanno dato un contributo determinante alla penetrazione della cultura oratoriale nelle famiglie. La parrocchia e gli operatori dell’Oratorio hanno visto impegnati con particolare entusiasmo nel “progetto Presepe” le professoresse Romano e Donadio, i professori Salvatore Barba e Luciano Vastola, quest’ultimo responsabile del rapporto Scuola-Oratorio e primo Presidente dell’Oratorio San Domenico Savio di San Marzano sul Sarno. Ricordiamo le parole di don Bosco: «l’Oratorio è per i giovani casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria». Costantino Mancusi

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l 22 novembre scorso presso i locali della parrocchia S.S. Apostoli Simone e Giuda si è tenuto un interessante incontro sul tema della legalità con il tenente dei carabinieri, Giovanni Savini, comandante della stazione radiomobile di Nocera Inferiore. Dopo aver ringraziato il parroco, don Rosario Villani, il tenente, per ben due ore, ha intrattenuto l’uditorio, composto non solo da adulti, ma anche da tanti giovani, a cui ha rivolto questo significativo messaggio: «Le forze dell’ordine non sono nemici; il nostro lavoro è finalizzato alla garanzia della libertà». Con grande sensibilità il tenente Savini ha affrontato il problema della microcriminalità presente nel nostro territorio, sottolineando come sia la droga il motore che la muove. «Il problema grave» – ha affermato il tenente – «è che fanno uso di droga anche ragazzi di appena13 anni». Quindi il tenente Savini ha invitato la comunità, sia familiare, scolastica che parrocchiale, a far leva sull’educazione alla legalità ed ha richiamato i genitori a responsabilizzare i figli. Poi, riferendosi anche all’attuale crisi economica, ha affermato che un’altra causa della microcriminalità è la disperazione. Infatti, spesso capita che un padre di famiglia, incensurato, commetta un furto o una rapina, per pagare i debiti. Alla fine del dibattito, il tenente ha affermato che «ci vuole sempre un atto di coraggio per affrontare ogni situazione». Come? «Denunciando e abbattendo il muro dell’omertà». È emersa una bella immagine del tenente: persona comprensiva e ricca di umanità. Maria Bonfiglio


I presepi realizzati dal gruppo ACR

La Corale “Santa Maria di Constantinopoli”

Gesù Risorto Pagani

Santa Maria di Costantinopoli Angri

Un presepe con Gesù e uno senza

La Corale al Salerno Festival

Realizzati due presepi per cogliere la “differenza cristiana”

Riuscita partecipazione alla kermesse salernitana

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n presepe “con Gesù” e un presepe “senza Gesù”. É quanto hanno pensato i 12/14 dell’Acr “Tommaso Maria Fusco”, che hanno costruito questi due particolari presepi all’esterno della parrocchia Gesù Risorto, esposti per tutto il periodo natalizio. Nel presepe “senza Gesù” non ci sono pastori, ma solo parole e qualche simbolo. A farla da padrona è la superstizione, con corni vari e ferri di cavallo. Ma anche la “mancanza di preghiera in famiglia”, che non permette la nascita di Cristo nelle nostre case e soprattutto nei nostri cuori. Anche di questo ha parlato don Antonio Guarracino nella sua omelia durante la Messa di Natale: «Siamo sempre alla ricerca del superfluo – ha detto – ma ci dimentichiamo dell’essenziale. Dimentichiamo che Gesù è venuto al mondo per realizzare il sogno del Signore di arrivare in maniera diretta agli uomini». E quest’anno, come si legge anche nella lettera che don Antonio ha fatto pervenire alle famiglie, l’augurio di Natale è contestualizzato: «A noi che viviamo nelle tenebre della crisi non solo economica, ma anche dei valori, Gesù viene a ricordare che la speranza deve essere la caratteristica di chi ha deciso di fidarsi di Lui e fargli posto in casa. Ciascuno di voi apra le porte di casa al Dio-con-noi». E poi un pensiero al futuro: «La nostra comunità festeggerà il prossimo Natale nella nuova chiesa. É già questo un segno della vita nuova che nasce e che siamo chiamati ad accogliere e fare nostra». Danilo Sorrentino

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all’8 all’11 novembre, avendo come teatro la città di Salerno, si è svolta la terza edizione del Salerno Festival, organizzata dalla FENIARCO (Fed.ne Naz.le It.na delle Ass.ni Reg.li Corali) e dall’ARCC (Ass.ne Reg.le Cori Campani). A questa importante kermesse, ritenuta una delle più prestigiose in Italia, ha partecipato anche la “Corale Santa Maria di Costantinopoli” di Angri. Si sono esibiti anche tre cori, provenienti da altre regioni italiane e il tutto ha avuto come splendido scenario, oltre il centro storico di Salerno, la Reggia di Portici e l’Enoteca Provinciale di Salerno. Il repertorio ha spaziato dal XIII al XVIII sec., mescolando sapientemente canti sacri e profani. Dal punto di vista musicale, la performance del coro angrese è risultata molto gradita, ricevendo le congratulazioni del Presidente Feniarco, nonché dell’Europa Cantat. Sante Fornasier ha tenuto a sottolineare, alla fine del concerto, la non convenzionalità del repertorio scelto, rimarcandone la difficoltà e, successivamente, l’eleganza con cui è stato eseguito. Ulteriori apprezzamenti da parte del pubblico sono venuti anche durante le estemporanee esibizioni tenute per il centro storico della città, e in particolare nei luoghi che l’ARCC aveva scelto e contrassegnato con il logo “Frienn…cantann”. Alla “Corale Santa Maria di Costantinopoli” nata con il patrocinio del parroco, don Luigi La Mura, fra le mura della nuovissima chiesa dedicata alla Madonna di Costantinopoli, va l’augurio di tutta la comunità parrocchiale per una sempre maggiore qualificazione. Franco Silvestri


Il coro con don Natale Gentile

Santa Maria Addolorata San Potito

Il nostro concerto Esibizione del coro di Poggiomarino a Roccapiemonte

San Michele Arcangelo Episcopio

Episcopio Teatro Festival Il ricco programma della rassegna teatrale

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a crisi economica ha determinato anche il rinvio del Teatro Festival di Episcopio, per cui non si è tenuto in estate, ma è ora in corso di svolgimento all’Auditorium del Centro Sociale di Sarno. È così partita il 20 dicembre la 17ª edizione teatrale del Premio De Lise, organizzata dall’Ente Teatro Città di Sarno e dal Circolo dell’Amicizia di Episcopio, di cui è presidente l’instancabile Michele Albarella. Dopo lo spettacolo Tra le righe di Eduardo, presentato dalla compagnia amatoriale Fuori Orario di S. Alfredo e la serata musicale Gran Galà del 29 dicembre, ad inizio mese di gennaio ci sono stati il Concerto di Capodanno della corale Sancta Mater Dei, nel Duomo di Episcopio, e gli spettacoli Cento di questi palchi della compagnia professionista Fuori Corso e Nu bambiniello e tre S. Giuseppe della compagnia amatoriale Il Duomo. Il 17 gennaio, invece, la compagnia In Alto Mare di Franco Mancuso porterà in scena Io speriamo che me la cavo. Salvatore D’Angelo

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ntivigilia di Natale. La serata è tiepida, ma in una chiesa priva di riscaldamento ricreiamo il clima natalizio: al freddo ed al gelo, come canta S. Alfonso nel suo “Tu scendi dalle stelle”. E questo canto, in un’armonizzazione moderna e polifonica, ha concluso il concerto di musica sacra che si è tenuto nella chiesa parrocchiale di S. Potito di Roccapiemonte. Grazie al regalo fatto dall’Amministrazione Comunale ed per l’interessamento dell’assessore alla Cultura, Luisa Trezza. Si sono un po’ ristretti nello spazio del presbiterio i componenti del coro Jubiliate Deo di Poggiomarino, diretti dal maestro Claudio Boccia. Ma si sa che le note musicali dilatano lo spazio in un empito di fratellanza che annulla colori di pelle, diversità di linguaggi, condizioni sociali. Potenza della musica e del suo linguaggio universale: ciascuno si sente coinvolto sull’onda dei ricordi e delle sensazioni. Ed in un carosello agile e veloce si sono ascoltati brani classici conosciutissimi, come Adeste Fideles, Bianco Natale, Jingle bells, Astro del cielo e composizioni meno note, come l’arrangiamento di un’Ave Maria dello stesso maestro ed il moderno Signore delle cime di Giuseppe De Marzi. É stato proprio di quest’ultimo brano, nostalgico e struggente, che don Natalino Gentile ha richiesto il bis, anche a nome del piccolo gruppo che ascoltava con attenzione e commozione. Nel dovuto ringraziamento il parroco ha ricordato non solo le sue esperienze canore in Seminario, al tempo delle grandi Accademie musicali di cui è stato perfino direttore con cori a 5 voci, ma ha suggerito di andare avanti, nonostante le diverse condizioni sociali e culturali. Purtroppo anche per la musica, vale l’assioma della cultura: «È per tutti, anche se non è di tutti!». N. G.


Don Antonio riceve Gesù Bambino dalle mani degli angioletti prima della Camminata dei pastori

San Teodoro Sarno

Credo in un solo Dio… Catechesi comunitaria durante i giovedì di Avvento

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apere chi si è, da dove si viene, dove si è diretti: sono domande comuni a tutte le culture, anzi, a tutti gli uomini. Ognuno di noi si porta dietro, spesso inconsapevolmente, secoli di storia, di modi di pensare, di essere, di agire. Cercare le proprie origini, vagliarle criticamente, è il primo passo per acquistare consapevolezza. Tanto più i cristiani dovrebbero avvertire il dovere, anzi, il desiderio dettato dall’amore, di conoscere l’oggetto della propria fede: “Come potrebbe invocarti chi non Ti conosce?”, si interrogava sant’Agostino. I primi cristiani si sono interrogati a lungo, hanno affrontato divisioni e dibattiti fino a quando, nel 381, il sinodo dei vescovi riunito a Costantinopoli stilò il simbolo della nostra fede: il Credo che recitiamo tutte le domeniche durante l’Eucaristia. Essi ci hanno dato le fondamenta da cui non ci possiamo allontanare, pena la perdita della nostra identità di cristiani cattolici. A queste fondamenta siamo ritornati all’inizio di questo Anno della Fede. Siamo partiti, attenti e ricettivi alle catechesi del parroco, da un primo incontro incentrato sulla genesi storica del Credo. Poi abbiamo analizzato il testo: ad un brano biblico faceva seguito la spiegazione di un articolo. Il tempo, però, è sempre troppo poco: abbiamo trattato compiutamente solo l’Incarnazione, presentando l’ultimo libro del papa. Ma l’appuntamento è già fissato a dopo le feste natalizie per completare le catechesi. Mariangela Giudice

San Giovanni Battista Nocera Inferiore

Natale in parrocchia Diversi appuntamenti di preghiera e fraternità sono stati organizzati dalla comunità guidata da don Antonio Cuomo

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stato un Natale ricco di eventi quello della parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore. Il programma fitto di appuntamenti è stato redatto da don Antonio Cuomo insieme alla comunità parrocchiale. Diversi i momenti vissuti, da quelli ludici a quelli di preghiera. Il 21 dicembre i bambini del catechismo hanno visto un film sul Natale di Gesù. Il 22 dicembre c’è stata la giornata della misericordia, dal mattino fino alle ore 22:00 diversi sacerdoti sono stati disponibili per accogliere quanti desideravano ricevere il sacramento della confessione. Il 23 dicembre, durante la messa serale, don Antonio ha poi consegnato ai giovani della parrocchia la Lettera di Natale del Vescovo affinché la portassero ai coetanei che avrebbero incontrato per strada e nei locali pubblici. Molto suggestiva la Camminata dei pastori partita dalla chiesa vecchia e conclusasi nella chiesa nuova prima della celebrazione della Messa natalizia di Mezzanotte. Centinaia le persone che hanno partecipato a questo momento, gremendo poi la grande aula liturgica della parrocchia. Un altro appuntamento è stato la visione del film Nativity ed il concerto delle due corali parrocchiali, quella dei piccoli e quella degli adulti. Ugualmente partecipata, infine, è stata la Cavalcata dei magi il giorno dell’Epifania. Sa. D’An.

Il Cristo Pantocratore, icona del nostro Avvento


IN PARROCCHIA a cura della comunità parrocchiale San Sisto II - Pagani coordinatore di redazione Michele Raiola

L’appello del gruppo Missionari della carità Aumentano i nuclei familiari che vivono situazioni di disagio. Servono alimenti di prima necessità e cibo per l’infanzia da consegnare nella sede in via S. Erasmo

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l missionario della carità è quel battezzato che sente l’esigenza di tradurre la fede, cioè la relazione personale con Gesù Cristo, in un impegno concreto di servizio. Egli sa farsi prossimo con la convinzione che la carità qualifica la missione cristiana. Operiamo in parrocchia da molto tempo, siamo stati un po’ compressi in una stanza del salone parrocchiale. Da poco tempo disponiamo di una sede quasi tutta nostra, il “Centro Caritas e Ascolto” in via S. Erasmo, poco lontano dalla parrocchia. Qui organizziamo le nostre attività restando aperti tre volte alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18:30 alle 20:30). Purtroppo abbiamo un solo rifornimento al mese di derrate alimentari da

parte del Banco Alimentare di Fisciano. Questo non ci consente di soddisfare come vorremmo le richieste delle 75 famiglie della comunità parrocchiale che regolarmente ricevono un pacco alimentare mensile a cui si aggiungono tante altre richieste di aiuto. Aumentano i nuclei familiari che vivono situazioni di disagio. La povertà è attorno a noi, spesso facciamo finta di non vederla perché ci fa male, ci interroga sull’amore, sul nostro dire e fare. Per questo motivo, invitiamo tutti a venire presso la nostra sede in via S. Erasmo per aiutarci, portando in dono alimenti di prima necessità e cibo per l’infanzia. Mettiamo in circolo l’amore, perché, dove non c’è amore, se porti l’amore, nascerà l’amore!

Chi siamo Il gruppo missionari della carità è attualmente composto da 15 persone: Annamaria Atripaldi, Bina Balzano, Zelinda Barbato, Anna Bottone, Rosaria Caiazzo, Anna Califano, Pina Caputo, Carmine Celentano, Anna Cicalese, Laura De Pascale, Mario Esposito Ferraioli, Stella Farina, Anna Giordano, Giulia Loffrè, Luisa Tafuri. «Abbiamo bisogno di altre braccia tese per un gesto di solidarietà e di amore!», questo è il loro appello.

I Missionari della Carità

“Vogliamo costruire un nuovo pozzo” Dopo la presentazione del libro “Barka, nasara!” ecco i progetti a cui il Gruppo sta lavorando

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el mese di marzo del 2012 – racconta Francesco Cuccurullo – la nostra comunità ha potuto presenziare, con don Andrea ed Elena Carrara, all’inaugurazione di un pozzo in una zona arida del Burkina Faso, costruito grazie all’aiuto di duecento famiglie che ogni mese versavano un contributo fisso». «La pubblicazione del libro è stata una sorta di rendiconto di quanto è stato realizzato – afferma Anna Campitelli –, lo scopo era rendere visibile la meravigliosa esperienza di aver donato acqua, una goccia, ce ne rendiamo perfettamente conto, in mezzo ad una distesa enorme di terra arida». «Cosa faremo nel prossimo futuro? – è la risposta di Manuel

Lupi – Di sicuro un altro pozzo, perché grazie al viaggio della nostra responsabile con don Andrea, ci siamo resi conto che la presenza di un pozzo d’acqua in una distesa arida è un elemento vitale per i villaggi che si trovano nelle vicinanze… Siamo rimasti sconvolti, infatti, quando abbiamo visto la foto di una donna che percorreva moltissimi chilometri per attingere acqua da un pozzo naturale, un buco nella terra pieno di insetti e sudiciume. Poi, come abbiamo già fatto nel passato, invieremo in quel paese, quando ci verrà richiesto, materiale di vario genere (biciclette, motorini, zaini, scatolame, materiale scolastico ecc.), e siamo certi che la nostra comunità risponderà in maniera egregia alle nostre sollecitazioni».

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a cura della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova Poggiomarino Coordinatore di redazione Mariano Rotondo

Poggiomarino e Flocco unite nel segno di Cristo Padre Aldo D’Andria e don Antonio Guarino rompono le divisioni: le comunità di Sant’Antonio e del Santissimo Rosario iniziano un percorso comune di evangelizzazione

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irabile e attesissima la serata ecumenica poggiomarinese che ha dato inizio all’Anno della Fede nella parrocchia più grande della nostra diocesi. Chi non conosce Poggiomarino, non sa che è un paese di frontiera a cavallo tra due provincie e con due diocesi all’interno dello stesso territorio. Per decenni è capitato che le abitazioni poste dal lato di una strada appartenevano a Poggiomarino mentre quelle poste sul versante opposto facevano parte della frazione di Flocco. Sembra sia radicalmente cambiato registro dall’avvento del parroco di Flocco don Antonio Guarino e, grazie ad accordi presi prima con padre Silvano Controne e, poi, con il nuovo parroco, padre

Aldo D’Andria, le differenze sono finalmente diventate ricchezza. Nutrita la rappresentanza del flocchesi nella Chiesa di Sant’Antonio dove è stata illustrata, in modo dettagliato, la storia civile ed ecclesiale del paese grazie al professore Giuseppe Palmisciano e alla professoressa Carmela Filosa che ha fatto un excursus sui gruppi parrocchiali presenti a Poggiomarino partendo dall’Azione Cattolica, unico gruppo presente durante il periodo fascista, fino ad arrivare al neonato gruppo di Gesù Risorto, passando per i gruppi dell’oratorio, le comunità neocatecumenali, la Fraternità di Emmaus, i centri d’ascolto e la presenza centenaria delle Suore della carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Flocco, dal canto suo, ha una storia ancora più

Don Antonio Guarino e padre Aldo D’Andria antica, tanto che il Beato Bartolo Longo ha inizialmente pensato di edificare qui il santuario di Pompei. Nell’omelia, affidata a don Guarino, è stato spiegato il passo della Genesi sottolineando che le divisioni sono sempre causate dal maligno. Ci auguriamo che questo evento segni l’inizio di un periodo fertile per la nostra comunità, per far crescere la fede a Poggio-Flocco. Aniello Lettieri

Il tesseramento dell’Azione Cattolica

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8 dicembre non è solo il giorno in cui la Chiesa ricorda l’Immacolata Concezione di Maria, è anche quello scelto dall’Azione Cattolica per rinnovare la propria adesione al movimento guidato quest’anno dal tema “Date voi stessi da mangiare”, tratto dal Vangelo di Luca che narra il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Durante la Celebrazione eucaristica, nel discorso di apertura dell’anno associativo, il giovane presidente Agostino Orefice ha ricordato l’ importanza dell’adesione all’Azione Cattolica che aiuta gli associati a fare un autentico percorso di fede, guidati dal tema proposto per l’anno 2013 (che coincide con l’Anno della Fede e il 50° anniversario del Concilio Vaticano II). Egli ha sottolineato come, in questo periodo di profonda crisi non solo economica ma anche sociale e soprattutto di fede, l’Azione Cattolica può e deve contribuire alla nuova evangelizzazione. Cosa deve fare un buon membro dell’Associazione? La risposta è semplice: credere fermamente che con soli “cinque pani e due pesci” può, con l’aiuto di Dio, saziare più di “cinquemila uomini”.

Cittadinanza onoraria a padre Silvano Controne Venti anni “spesi” in due tranche alla guida della parrocchia Sant’Antonio da Padova in Poggiomarino. Tantissimi gli interventi effettuati e le opere realizzate: ecco le motivazioni che hanno portato il Comune agrovesuviano a conferire la cittadinanza onoraria a padre Silvano Controne. La cerimonia solenne è avvenuta nel palazzo di piazza De Marinis ed è stata suggellata dal sì quasi incondizionato da parte del consiglio che ha approvato la proposta delle cittadinanza onoraria con 14 voti favorevoli e soltanto uno contrario.

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a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

Un momento della benedizione e dedicazione della campana

NELL’ANNO DELLA FEDE / INDETTO DA PAPA BENEDETTO XVI ESSENDO VESCOVO MONS. GIUSEPPE GIUDICE ALLA VERGINE ADDOLORATA / MADRE E REGINA DELLA CITTÀ DEDICHIAMO QUESTA CAMPANA.

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ono le parole poste sulla nuova campana che, da lunedì 10 dicembre 2012, ottavo anniversario dalla solenne Incoronazione della Vergine Addolorata, ci accompagna con il suo suono melodioso. Il “sacro bronzo” è stato collocato sull’antico campanile della comunità di Casatori e si armonizza meravigliosamente con le campane già esistenti. Il Vescovo Giuseppe, nella concelebrazione Eucaristica delle 19,00, con grande maestria e bellezza ci ha guidati alla comprensione del significato profondo che le campane occupano nella vita della comunità. Esse, infatti, ritmano e scandiscono i momenti lieti e tristi. Quando le ascoltiamo, ci richiamano alla lode di Dio, invitano la comunità a riunirsi per essere e divenire Chiesa viva. Al termine dell’omelia, vi è stato il rito della preghiera di benedi-

zione e dedicazione della nuova campana alla Vergine Addolorata. Il clima. «Una celebrazione semplice, ma solenne, attenta al tempo liturgico dell’Avvento», ha osservato mons. Giudice. L’assemblea dei fedeli ha partecipato alla Messa con grande attenzione e un pizzico di emozione, lodando Dio e dando una bella testimonianza di comunione ecclesiale, perché si sforza di rimanere sempre intimamente legata alla preghiera. Alla termine della celebrazione, don Gaetano Ferraioli ha ringraziato tutte le persone che sono intervenute, il vescovo Giuseppe Giudice, il sindaco Felice Luminello e le diverse Autorità. Al suono festoso del nuovo “bronzo sacro” l’assemblea si è sciolta, accompagnata da un canto di lode e ringraziamento. G. F.

Un suono festoso Lo scorso 10 dicembre, nel corso della Celebrazione eucaristica, mons. Giuseppe Giudice ha benedetto la nuova campana dedicata alla Vergine Addolorata

La festa dell’adesione Lo scorso 8 dicembre tutti i membri dell’Azione Cattolica parrocchiale hanno rinnovato il proprio sì

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el giorno in cui siamo chiamati a volgere lo sguardo a Colei che ha fatto della sua vita una lode a Dio, ecco che l’Azione Cattolica rinnova il suo “Sì”. Come Maria aderiamo alla costruzione di un progetto mettendoci del nostro, condividendo insieme ad altre persone obiettivi, stile di vita, metodologie, per stare nella Chiesa e nel mondo “da laici” e raccontare così la bellezza di Gesù nei luoghi in cui viviamo. Il momento dell’adesione ha avuto inizio dopo l’omelia del parroco e assistente. Il presidente parrocchiale Cascone Gianfranco, rivolgendosi ai soci ha detto: «L’adesione all’Azione Cattolica non è un atto formale, è una risposta con un forte carattere vocazionale che coinvolge la persona inserendola nella

vita associativa. Associarsi non è prendere una tessera, ma è il modo per lavorare insieme, che permette la formazione e la crescita di ragazzi, giovani e adulti…». Ha continuato affermando: «Mi piace concludere con un motto che desidero possa essere scolpito nel cuore di tutti e manifestato nell’autenticità del servizio reso: oggi come ieri, con lo stesso entusiasmo e con la stessa passione». Arricchiti dalle parole dell’assistente don Gaetano Ferraioli e incoraggiati dal presidente, tutti - adulti, giovani adulti, giovani, giovanissimi e l’intero settore ACR, con la responsabile Fedele Valeria e l’équipe educatori - hanno espresso col cuore il loro sì. Samantha Squitieri e F. G.

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio Il Rosario animato dai Gruppi parrocchiali

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ccompagnata da un folto gruppo di fedeli, la statua della Madonna di Costantinopoli ha lasciato la casa più distante della nostra parrocchia, nel quartiere collinare di Citola, per fare rientro in Chiesa, accolta da tantissima gente. La fine di questa prima parte della missione si presta certamente ad un primo bilancio. Ma su cosa può basarsi questo rendiconto se non sui frutti di preghiera, di partecipazione, di carità che già copiosi stanno nascendo intorno a noi? La folla certo non è mai mancata lungo tutte le tappe della missione, l’accoglienza nei rioni visitati (Casamilite, Spineta, Tondi, Camerelle, Vico Noviello, Via Cimitero, Cupa Baldini e Citola) è stata sempre meravigliosa in un crescendo di festa e di emozioni. I frutti. Ma non è questo che ha reso speciale questi primi mesi di missione. La vera grazia è stato il volto della gente semplice che ha accolto la Madonna, dei bambini, giovani e adulti di tutti i gruppi parrocchiali che si sono impegnati per animare il Santo Rosario nei quartieri. Hanno reso speciale questo tempo coloro che hanno saputo cogliere quest’occasione per rivedere la propria vita alla luce della fede, spesso assopita nel nostro cuore, e quanti hanno cominciato ad interrogarsi, a ricercare, a scoprire. Lo hanno reso speciale gli occhi e i cuori assetati di parole di Verità che hanno seguito le catechesi del parroco lungo le diverse tappe; lo ha reso speciale il ritrovarsi il venerdì in Chiesa davanti a Gesù Eucaristia e accostarsi, magari dopo tanto tempo, al Sacramento del Perdono ritrovando nuovo vigore per continuare o iniziare il cammino della fede. Un bilancio positivo. Se è da queste cose che si deve fare un bilancio, possiamo dire che esso è decisamente in attivo! Ed è un utile destinato a crescere smisuratamente nei prossimi mesi perché ognuno sta mettendo a frutto i propri talenti che il Signore moltiplicherà per distribuirne a tutti in abbondanza. Aspettiamo con ansia di riprendere la missione il 6 gennaio quando, dopo la Messa vespertina, la statua della Madonna di Costantinopoli lascerà nuovamente la parrocchia per essere accolta in altre case e in altri cuori. Fabio Senatore

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Missione, tempo di grazia L’8 dicembre si è conclusa la prima parte della missione parrocchiale che ci sta accompagnando in questo Anno della Fede, sotto la guida speciale della Vergine

L’accoglienza della Madonna nei quartieri


I copiosi doni dello Spirito Continua il racconto degli eventi che arricchiscono la vita della comunità parrocchiale

“E

rano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”. (At 2,42.44.47) La vita parrocchiale dovrebbe avere sempre come riferimento questo brano degli Atti degli Apostoli che ci ricorda che la prima comunità cristiana viveva con fervore il dono della fede e la testimonianza. Ogni attività vissuta in parrocchia ha come obiettivo la crescita nella vita di fede e nelle relazioni fraterne. Anche questo mese abbiamo tanto da raccontarvi perché numerosi sono stati i doni elargiti dallo Spirito Santo.

Impegni preziosi. Una Liturgia curata e dignitosa necessita della preziosa presenza dei Ministranti: il 2 dicembre, I Domenica di Avvento, i nostri Ministranti hanno ricevuto il mandato a vivere con impegno questo ministero. Il 9 dicembre, i Catechisti hanno assunto intorno alla Mensa eucaristica l’impegno ad essere segno della comunità che educa nella fede, attraverso il servizio all’educazione e alla formazione. L’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, i membri dell’Azione Cattolica hanno celebrato la loro adesione all’Associazione attraverso il tesseramento

2012-2013, rinnovando l’impegno di servire la Chiesa nella preghiera, nello studio, nell’azione e nel sacrificio. Nello stesso giorno anche i partecipanti al Movimento Giovanile Costruire hanno affidato alla Beata Vergine Maria il loro impegno missionario.

La festa dell’Adesione dell’Azione Cattolica

Allegria e formazione. Non è mancata l’allegria e la fraternità con il Christmas Village e il Festival “Ti lascio una canzone… di Natale” che ha avuto per protagonisti i bambini, due eventi che ci hanno fatto respirare la suggestiva atmosfera natalizia. Tante persone, tra il 10 e il 15 dicembre, hanno partecipato alla Solenne Adorazione Eucaristica e agli Esercizi Spirituali al popolo riflettendo sui temi del Concilio Vaticano II. Affollatissima la Chiesa il 13 e 14 dicembre, giorni in cui la Chiesa ricorda S. Lucia e S. Agnello. Don Roberto Farruggio La Preghiera alla Madonna del Movimento Giovanile Costruire

Il Christmas Village 2012

Il Mandato ai Ministranti Insieme - Gennaio 2013

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

Un impegno che si rinnova Lo scorso 8 dicembre, nella parrocchia Maria SS. delle Tre Corone, l’Azione Cattolica ha vissuto l’annuale festa dell’adesione

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na liturgia che si ripete ogni anno, sempre nello stesso giorno. Domenica 8 dicembre, in concomitanza con la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, l’Azione Cattolica Maria SS. delle Tre Corone si è presentata alla comunità parrocchiale per la festa dell’adesione o del tesseramento per l’anno 2012/2013. Dopo più di un secolo dalla fondazione, l’Azione Cattolica rimane punto di riferimento per la Chiesa universale e una delle sue prime collaboratrici, come affermava il Papa Paolo VI. Nell’associazione ogni laico può fare un percorso di formazione grazie ad una ricca e coinvolgente esperienza di comunità. L’Azione Cattolica parrocchiale aiuta a crescere nella fede ragazzi, giovani, giovanissimi e adulti, attraverso un prezioso

scambio di esperienze e il dono dell’amicizia.

LA TESSERA, SEGNO DI APPARTENENZA La tessera di A. C. è segno di appartenenza ad un’associazione laicale pronta ad intervenire, sostenere e aiutare, in ogni momento e circostanza, in comunione con il sacerdote. Al termine della santa Messa, dopo il saluto del parroco e assistente don Antonio Mancuso, il presidente Alfredo Forino ha avuto parole di incoraggiamento e di augurio per i responsabili dei vari settori e per tutti gli associati. Sul loro volto c’era la gioia e la consapevolezza dell’impegno intrapreso che contraddistingue da sempre, nella Chiesa, tutti i tesserati dell’Azione Cattolica. A.F.


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

Biagio Izzo con don Vincenzo Di Nardi

Il progetto dell’auditorium

Un mattone per l’oratorio Le iniziative e le raccolte fondi per i progetti della parrocchia

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asta che voi siate giovani perché io vi ami». San Giovanni Bosco così diceva, mentre intorno a se si radunava una comunità sempre più grande di giovani. “Il padre e il maestro della gioventù” lo definì Giovanni Paolo II, perché strappò i giovani dalla strada, offrì ai carcerati una vita nuova, protesse sempre i più deboli. Proprio per seguire il suo esempio, per glorificare il suo nome, gli è stato dedicato l’Oratorio “San Giovanni Bosco”, in fase di costruzione. Per adesso non c’è che un muro che delimita i confini di quello che sarà un luogo di accoglienza per tutti, ma soprattutto per i bambini. Un muro che sarà protezione e rifugio per coloro che lo vorranno, una porta chiusa al male e aperta al sorriso, alle attività sportive e ricreative, alla spensieratezza. La recinzione, che è costata 50mila euro, è stata eretta con le sole offerte dei fedeli, che stanno facendo molto per la costruzione di quest’oratorio. Varie iniziative sono intraprese da don Enzo Di Nardi affinché tutti possano dare un contributo, anche piccolo ma pur sempre prezioso. Sul sito della parrocchia della Madonna del Carmine sono stati inseriti il codice IBAN, per chi voglia effettuare una donazione bancaria, e le coordinate per il conto corrente postale. Inoltre, proprio per indicare che ogni piccolo aiuto è utile, da qualche settimana è

stata intrapresa un’altra iniziativa di raccolta fondi: con un contributo di 10 euro, si può acquistare un mattoncino vero e proprio, simbolo del pezzetto di costruzione che aiuterete a erigere.

Biagio Izzo testimonial dell’iniziativa Lo scorso mese anche Biagio Izzo, che si trovava all’auditorium “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori” di Pagani per lo spettacolo teatrale “Guardami Guardami”, ha fatto da testimonial all’iniziativa e ha donato un contributo per l’oratorio. Un aiuto per costruire sorrisi da chi ne fa il suo mestiere. Ma ognuno di noi può farlo, ognuno di noi può donare qualcosa per contribuire alla costruzione dell’auditorium “San Pio da Pietrelcina”, del campo sportivo “Nino Cesarano”, della cappella all’aperto e di tutti gli altri progetti ancora solo sulla carta, ma che si spera possano essere portati a termine al più presto. Don Bosco diceva: «In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare». Doniamo agli altri un pezzettino di noi stessi: prodighiamoci soprattutto per i giovani e i bambini, perché far vibrare il loro cuore darà gioia anche al nostro. Martina Nacchio

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Un professore prestato alla politica Giorgio La Pira (Pozzallo 1904 – Firenze 1977)

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iciliano di origine, fiorentino di adozione, Giorgio La Pira non ha scelto la vita politica, la sua vocazione era lo studio accademico, insegnava Diritto all’università di Firenze. Aveva scelto la vita consacrata, seguendo l’ideale di padre Gemelli. Ma le circostanze storiche – il fascismo, la guerra mondiale e la ricostruzione sociale e politica – lo hanno gettato nella politica, lo hanno costretto a intervenire. Un uomo come lui, attento alle vicende della storia, non poteva sottrarsi alle sue responsabilità. La fede non è un rifugio ma gli chiede e quasi gli impone di stare in prima fila. Nell’impegno politico porta la sua fede limpida. Egli si sente chiamato a difendere i poveri, quelli che non sanno come arrivare alla fine del mese, quelli che non hanno lavoro o rischiano di perderlo. Ed ha fatto battaglie memorabili per difendere questo diritto contro la sua stessa parte politica e rischiando l’incomprensione anche nel mondo cattolico. Difficile riassumere la sua vita politica: eletto all’assemblea costituente nel 1946 e più volte parlamentare. Sindaco di Firenze per quindici anni. Sulle rive dell’Arno, negli anni ’50, ha organizzato i Colloqui del Mediterraneo, mettendo attorno allo steso tavolo, ebrei e arabi. Numerosi e significativi i suoi viaggi diplomatici per tessere una rete di un dialogo a servizio della pace. Negli anni ’60 scrive questo biglietto a Giulio Andreotti, allora ministro della Difesa: “Il Ministero della Difesa ha un bilancio e

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La vita consacrata, la dedizione allo studio accademico e l’amore per il Paese. Dalla stesura del Codice di Camaldoli alla Costituente, da sindaco di Firenze a promotore del dialogo e della pace

spende per le armi. Perché non creare anche un capitolo per le efficacissime armi nucleari dell’orazione: le cittadelle dell’orazione in Italia e nel mondo e crearne di nuove in Asia, in Africa, in America Latina? Pensaci. La cosa è più seria e più tecnica di quanto non si pensi. So che tu non riderai di questa proposta”. Uomo del dialogo e della pace fu La Pira, ma anche uno strenuo difensore del diritto alla vita. Per questo intervenne con forza su questo tema senza temere le inevitabili incomprensioni tra quei cattolici che vedevano in lui il fautore del dialogo. Nel marzo 1976, in pieno dibattito parlamentare sulla legge dell’aborto, in un articolo pubblicato da L’Osservatore Romano, La Pira dichiara l’aborto “frontiera intransitabile non solo per i cristiani, ma per gli uomini in quanto tali” perché, come riconosce la scienza giuridica romana, “il concepito è già un essere umano”. Questo principio, è divenuto “una delle basi universali dell’edificio dei diritti inviolabili dell’uomo; il diritto alla vita”. La Pira non esita a definire l’aborto una “uccisione dell’uomo”. Perciò se vi sono carenze sociali, vanno eliminate, ma senza togliere la vita al nascituro! “Non uccidere è per tutti la intransitabile frontiera dell’autentica, unica, comune civiltà umana!”. Uomini come lui hanno onorato la politica perché hanno fatto di quest’attività un’arte, un luogo dove si lotta, ciascuno con i propri valori, per costruire un mondo migliore e più dignitoso per l’uomo. La Pira non ha cercato né ha ottenuto vantaggi personali. Di nessun tipo. Ha vissuto e testimoniato la carità anche nella vita politica. È morto povero ma con la gioia di aver dato tutto. Quello che si chiede ad ogni buon discepolo del Vangelo.


CULTURA Arte... rischi di don Natalino Gentile

Il bassorilievo di Villa Ravaschieri

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uando Sgarbi venne a Nocera volle fare una puntata a Roccapiemonte. Era più che curioso di vedere, sia pur per poco tempo e per giunta quasi a mezzanotte, quel gioiello di edilizia cinquecentesca che è Villa Ravaschieri. Purtroppo dell’antica storia sono rimasti i grandi saloni vuoti, i pini secolari e fortunatamente la chiesa ottagonale detta dei Sette Dolori o di San Vincenzo. La vogliamo ricordare anche noi perché l’opera del 1720 porta la firma dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice. All’interno troviamo due sarcofagi per il duca Vincenzo Ravaschieri e la sua consorte, Potenziani. La dinastia dei Fieschi Ravaschieri, provenienti da Genova, è durata per secoli fino alla scomparsa dell’ultima erede Ornella Fieschi Ravaschieri, figlia di Vincenzo, ultimo duca di Roccapiemonte. Quello che i ladri hanno risparmiato o che non hanno potuto portare via è uno splendido bassorilievo marmoreo di Amalia Duprè, figlia del grande scultore Giovanni Duprè (Siena1817 – Firenze 1882), uno dei massimi esponenti della scultura italiana nel pieno Ottocento. Sulla sua casa leggiamo una significativa lapide: «Questa umile casa ove nacque Giovanni Dupré onore

Parole e sentimento

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hiunque lo ha fatto (purtroppo) almeno una volta nella vita: tradire, dal latino trans (oltre, al di là, particella che indica trasmissione) e dére (consegnare). Utilizzato anticamente in riferimento a città e territori che venivano traditi perché consegnati al nemico, la sua accezione è andata trasformandosi nel tempo, coinvolgendo sempre di più la sfera dei sentimenti. Quando tradiamo una persona stiamo, in sostanza, consegnando a qualcun altro qualcosa per cui eravamo stati designati come unici custodi: un sentimento, una promessa, un segreto o addirittura il nostro corpo. Ciò che spesso accompagna un tradimento, nella speranza che quest’ultimo non venga alla luce, è la bugia: mentire (dal latino mentíri da mens, mentis, cioè immaginazione, dal momento che l’atto in sé equivale a dire cose immaginate, non vere) è forse quanto di più brutto si possa fare alle persone che amiamo (non a caso il tradimento e la menzogna rientrano in quelle azioni

dell’arte e d’Italia rammenti ai figli del popolo a che riesca la potenza del genio e della volontà». È un monumento funebre e rappresenta la Vergine che abbraccia la bambina defunta, sotto lo sguardo dolente di un angioletto. Un momento delicatissimo nel quale sembra sciogliersi lo stesso dolore e l’oscuro volto della morte. Quando si seppe che tutta la Villa, cappella compresa, era stata venduta ad un privato dal Principe Giovanni Del Drago Fieschi Ravaschieri si gridò allo scandalo, anche se chi doveva muoversi non si mosse per un’acquisizione pubblica. Ma nella sfortuna di aver perso un patrimonio secolare, la fortuna di aver scoperto nell’acquirente un manager attento e scrupoloso che ha idee chiare, intendendo non solo effettuare un restauro di tutto il complesso ad opera d’arte, ma anche permettere ad un pubblico intelligente la fruizione di un “tesoro” davvero raro. E con gli esempi che abbiamo, è una bella lezione!

Non solo parole di Francesca Anna Crispo

ammonite nei 10 comandamenti). E per giustificare questo gesto si ricorre spesso ad un alibi (dal latino alius, altro e ibi, ivi, cioè altrove, proprio perché si tende ad individuare la causa dell’errore in qualcosa o qualcuno che sia lontano da sé stessi). In linea di massima si è d’accordo sul fatto che chi ama non debba tradire. Ma è curioso notare che il verbo amare, così come il primo preso in esame, abbia subito, nel tempo, una forte trasformazione semantica. Dal latino amàre per camàre (dalla radice ka,kam, desiderare), il termine veniva utilizzato in antichità per indicare un sentimento più animalesco che umano, l’amore dell’istinto che si distingueva da quello della ragione (per parlare del quale si ricorreva, invece, al verbo dilígere). Discorso inverso per la passione (dal latino passiònem, da pàssus, participio del verbo pătĭor, soffrire), termine che oggi viene comunemente associato alla sfera sessuale mentre la sua etimologia rimanda a uno stato di sofferenza e travaglio interiore.

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Un Natale che non passa

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atale è passato? Gesù Cristo è già venuto a ristabilire l’armonia tra Dio e l’uomo, l’uomo e il Creato, perché la vita sia una melodia di lode a Dio, unita all’inno di lode che in Cielo cantano gli angeli e i santi per anticipare su questa terra un angolo di paradiso. Ora tocca a noi vivere in armonia con noi stessi e con il cosmo. Natale non passa se apparecchiamo ogni giorno la nostra tavola con sentimenti di amore, di umiltà, di gratitudine, di pazienza, di rispetto, di responsabilità per nutrire il nostro spirito e saziarci di Dio, se ogni giorno impariamo da Gesù a rigettare il male e ad accogliere il bene. Natale non passa se togliamo dalla nostra casa l’invidia, la gelosia, le maldicenze, l’arroganza, l’arrivismo, l’egoismo e tutto ciò che ci impedisce di spalancare la porta a Cristo. Lui bussa e chiede posto ancora oggi come allo-

L’invito a gustare ancora il profumo del Natale per accendere il desiderio di santità ra. Noi siamo “albergatori” o “stalla” dove Gesù pone la Sua tenda? A noi la scelta! Nella vita dei santi ha posto la tenda e ha cambiato la loro esistenza rendendoli grandi e famosi, è scritto, infatti: «i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento». Noi chi vogliamo essere? In Gesù c’è la vita eterna, nel male c’è la morte eterna. Accogliamo la luce che splende nelle tenebre per dare senso alla nostra esistenza. Vi auguro che il desiderio di essere santi sia lo scopo della vostra vita. Se non ci avete mai pensato, il Natale non passa. É per ognuno di noi la luce che illumina il desiderio di santità. Ancora Auguri di Buon Natale, un Natale che non passa! Sr. Filomena Cosentino Direttrice Consultorio Battistino “Granello di Senapa”

L’invito a pregare con le sorelle battistine Carissimi, il Natale che abbiamo avuto la grazie di vivere ci ha invitato a fissare lo sguardo sul mistero di un Dio che si fa uomo, ad accogliere con cuore aperto e grato il dono meraviglioso di Cristo che viene a svelarci la tenerezza infinita del Padre. Con umiltà, riconosciamo nel bambino nato a Betlemme il Salvatore, la sorgente della fede e della santità, la fonte della bontà e della pace per l’umanità di ogni tempo.

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Come il Beato Alfonso Maria Fusco, nostro fondatore, apriamo gli occhi sulla nostra città, guardiamo ai più piccoli e bisognosi che ci vivono accanto e, spinti “dall’ansia evangelica”, raggiungiamo chi ci è più vicino per restituire a tutti la dignità di figlio di Dio. Vi aspettiamo ogni sera per pregare con noi a Casa del Padre. Sorelle battistine


IL LEGALE RISPONDE

Divorziare dal coniuge o dai figli? Il difficile rapporto tra un padre separato e le figlie alla luce di una rivoluzionaria pronuncia della Corte di Appello di Firenze Caro avvocato, ho già letto un suo articolo che mi toccava personalmente: sono un papà separato con due figlie. Da circa tre anni non le vedo e non riesco nemmeno a parlare con loro. Tutto ciò mi fa soffrire molto. Come posso riaccendere e ristabilire un rapporto normale con le mie figlie? Salvatore Caro Salvatore, significativa per te è la pronuncia della Corte di appello di Firenze: per la prima volta dall’entrata in vigore della legge 54/2006 sull’affidamento condiviso, una mamma è stata condannata, in base alle disposizioni dell’art. 709 ter del codice di procedura civile, al risarcimento del danno nei confronti del figlio e dell’ex marito per aver privato il minore della frequentazione paterna, attraverso artifizi e raggiri. L’articolo previsto per la risoluzione di conflitti tra i genitori sulla potestà o sulle modalità di affidamento, dà al giudice la facoltà, in presenza di gravi inadempienze, o comunque di atti che arrechino danno al minore o ostacolino il corretto svolgimento delle modalità dell’affidamento, non solo di modificare i provvedimenti in vigore, ma anche di adottare congiuntamente provvedimenti sanzionatori a carico del genitore inadempiente, tra i quali appunto il risarcimento dei danni nei confronti del minore e nei confronti dell’altro genitore.

LA PRONUNCIA La Corte di appello di Firenze, dopo aver esaminato la questione, cosi testualmente recita: «[...] ritenuto che la condotta della resistente costituisca violazione delle statuizioni espresse dal Tribunale e che ciò arrechi nocumento alla corretta crescita del-

la personalità del minore, ledendo altresì il diritto del padre al rapporto con il figlio; ritenuto che la resistente, costituendosi, ha chiesto che fosse cancellata l’espressione, contenuta nel ricorso ex art. 709 ter c.p.c., secondo cui la condotta di lei sarebbe stata caratterizzata da “artrefizi e raggiri”; ritenuto che l’espressione, non offensiva per i termini in sé considerati, non pare descrivere una situazione contraria al vero, ove si consideri lo svolgimento della vicenda nel suo complesso, cosicché non appaiono ragioni per disporre la richiesta cancellazione». Nel caso preso in esame dalla Corte di appello fiorentina la madre era autrice di inganni volti a impedire la naturale frequentazione tra il figlio e il padre: per la tua situazione particolare, devi andare alle radici dell’interruzione dei rapporti con le tue figlie. Caro Salvatore, ci sarebbe, inoltre, anche una responsabilità penale per violazione dell’art. 388 del codice penale (sottrazione di un adempimento di un obbligo civile nascente da sentenza), ma il mio consiglio pratico è quello di adire il Tribunale competente e di chiedere al Giudice l’ammonimento dell’altro coniuge; evita di richiedere sanzioni o risarcimento danni perché quasi inutili al tuo scopo e richiedi, invece, l’intervento di un mediatore familiare per equilibrare e valorizzare il rapporto con le tue figlie. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti al dodicesimo appuntamento con la nostra nuova rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: quartiere

Scampia. Più oratorio e meno esercito Dopo il recente agguato nel cortile di un asilo arriva l’esercito in uno dei quartieri più difficili d’Italia. È la risposta giusta?

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o trascorso un pomeriggio meraviglioso nel quartiere napoletano di Scampia. Ci sono arrivato al termine del solito e lentissimo ingorgo di Corso Secondigliano. Ma ad attendermi ho trovato energia a mille all’ora. Sono stato in compagnia dei giovani protagonisti del progetto “Talenti di strada” organizzato dall’Isola dei Ragazzi. La benemerita editrice ha lanciato un progetto educativo che – attraverso la sana passione per il calcio – punta a scatenare la passione per la scrittura creativa. Ho incontrato una ventina di ragazzi che, per un’ora, hanno lasciato i campetti dell’Arci Scampia ed hanno dialogato, ascoltato, fatto ammuina. Il mio scopo era di farli riflettere sui punti di vista. Li ho fatti stendere a terra con il volto in giù chiedendogli cosa vedessero e poi gli ho fatto cambiare posizione migliorando la loro visione del mondo circostante. Non è stato difficile, pur restando nello stesso posto, passare da una condizione di quasi cecità (stesi per terra con la faccia rivolta

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al pavimento) ad una prospettiva di 360 gradi (in piedi con la fronte in avanti) che permette di vedere in volto gli altri, di scorgere i campi sportivi, le case, gli alberi e persino il cielo. Il gioco educativo è andato avanti quando ho chiesto d’immedesimarsi nel pallone, nelle porte, nel prato verde. Punti di vista, appunto. Quelli che nella vita cambiano la prospettiva dell’esistenza. Quelli che ti aiutano a vedere le meraviglie ed a scansare gli orrori; proprio come un dribbling funambolico ti permette di saltare l’avversario e finire in rete. La vita è dannatamente più complicata di una partita di calcio, ma se hai un bravo allenatore e giochi in una squadra solidale, hai qualche possibilità di vincere il campionato nonostante qualche sconfitta. L’importante, però, è che la tua giornata – questo mi hanno insegnato i ragazzi di Scampia – non finisca mai con uno squallido zero e zero. Ho ripensato a questo pomeriggio meraviglioso ed istruttivo guardando attonito le immagini inquietanti del cadavere di un uomo ucciso all’ingresso di un asilo.

Era andato a prelevare il figliolo impegnato nella recita natalizia ed i killer non hanno esitato, pur di compiere la loro scellerata missione, ad invadere il sacro recinto dell’infanzia. L’episodio è avvenuto qualche settimana orsono. La risposta dello Stato è stata ferma: esercito in strada a Scampia per difendere i cittadini perbene finiti tra le opposte trincee dei narcotrafficanti e spacciatori. Ma è la risposta giusta? Di fronte ad un simile degrado sociale, urbanistico ed etico possono mai bastare i carri armati? Certo il territorio va presidiato, ma alle famiglie di Scampia va offerta un’altra qualità di vita. Ci vogliono oratori per i bambini ed i ragazzi, serie prospettive di vita e lavoro per i giovani, lavoro onesto per gli adulti. Cose che urgono in tutta Italia, ma forse a Scampia ancor di più. É questa la risposta da dare per poter scongiurare l’ennesima guerra per la droga e fronteggiare la dissoluzione di un’intera generazione, che nella droga e nella violenza trova l’unica risposta mortale del proprio diritto negato alla vita.


“Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore”

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TRASFERIMENTO REDAZIONE A NOCERA La redazione di Insieme ha la sua nuova sede a Nocera, presso il Palazzo Vescovile.

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Il sorteggio per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes (agosto 2013) avverrà alla presenza del Vescovo in data da destinarsi. L’esito sarà tempestivamente comunicato al vincitore.


Fatti per Sperare Convegno annuale sulla comunicazione promosso dalla rivista Insieme

VIII edizione

PREMIO EUANGHELION Mercoledì 11 marzo 2013 ore 19,00

CURIA VESCOVILE

via Vescovado 4 - Nocera Inferiore Introduce Don Silvio Longobardi Direttore editoriale di Insieme

Intervengono Mariapia Bonanate, giornalista e scrittrice Padre Ugo Sartorio, direttore Messaggero di sant’Antonio Conclude Mons. Giuseppe Giudice Vescovo della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno

Vi sono fatti che offuscano la speranza sotto una coltre di parole e fatti che svelano la speranza restituendole la sua intima bellezza. Media che calpestano la speranza e media che la fanno sgorgare attraverso il racconto di fatti e storie intrise di gioia, ma anche di dolore.

Modera Salvatore D’Angelo, giornalista di Insieme

Diocesi Nocera-Sarno

Servizio diocesano per il Progetto Culturale

Ufficio Comunicazioni Sociali

Mensile di attualità e cultura dell’Agro


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