Insieme - Gennaio 2015

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GENNAIO 2015 N. 1 ANNO X

FIGLI STRAORDINARI Viaggio nel mondo della disabilità

SANITÀ

CHIESA

FORMAZIONE

I tumori all’apparato naso e gola

Diario dal Concilio, la nuova rubrica

Una Chiesa 2.0


Ufficio Comunicazioni Sociali

Evento accreditato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania per la Formazione-Aggiornamento professionale continuo



GENNAIO 2015 N. 1 ANNO X

Foto 123rf.com

sommario Gennaio 2015 5 EDItORIALE

FIGLI STRAORDINARI Viaggio nel mondo della disabilità

SANITÀ

CHIESA

FORMAZIONE

I tumori all’apparato naso e gola

Diario dal Concilio, la nuova rubrica

Una Chiesa 2.0

pRIMO pIANO

Che rimangano cristiani

a cura della redazione

di Silvio Longobardi

6 CRESCIAMO INSIEME

8 CERCASI GENItORI StRAORDINARI 9 RAFFAELE, uN FIGLIO SPECIALE 12 IL CORAGGIO DI IOLANDA

di Donatella Salvati

20 SCuOLA & uNIVERSItà a cura di Martina Nacchio

Fai la scelta giusta di Mariarosaria Petti

14 A SCuOLA DI DISABILItà

VItA NELL’AGRO 24 2015: speranza nella ripresa 25 I tumori dell’apparato naso-gola

16 LA DIVERSItà È LA LORO FORZA 18 LA PARROCCHIA COME SCuOLA DI ACCOGLIENZA

di Salvatore D’Angelo

VItA ECCLESIALE 29 In cammino verso Firenze 2015 di Salvatore D’Angelo

43 NEWS DALLE PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

48 IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

57 BACHECA I nostri auguri a cura della redazione

LE RuBRICHE

58 Diario del Concilio di Silvio Longobardi

59 Arte... rischi

di don Natalino Gentile

60 Il legale risponde a cura dell’avv. Gianni Severino

61 LE PAROLE DELLA CRISI Il piacere di andare in bicicletta di Peppe Iannicelli

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MESSA ALLA tERAPIA INtENSIVA NEONAtALE

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COME FAMIGLIA


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Foto di repertorio

Che rimangano

cristiani

N

el 1948, tempo di ricostruzione morale e materiale dopo gli orrori della guerra, a chi gli chiedeva cosa si aspettava dai cristiani, lo scrittore francese Albert Camus, più tardi Nobel per la Letteratura, rispose: “Questo anzitutto, che i cristiani rimangano cristiani”. Ed aggiunse: “E proprio perché tali sappiano conservare ed esprimere ad alta voce l’orrore per il male, soprattutto contro ogni violenza. Il mondo attende dai cristiani che essi si liberino dall’astrazione e affrontino il volto insanguinato che ha preso la storia dei nostri giorni”. Non si considerava un credente ma aveva rispetto per i cristiani perché sapeva che potevano contribuire non poco a ricostruire una società dal volto umano. Camus non chiedeva ai cristiani di aggiornare il proprio patrimonio ideale, semmai di viverlo integralmente. Questa provocazione non ha perso di attualità. Rimanere cristiani significa chiamare le cose con il proprio nome e ricordare quelle verità che non sono più moneta corrente. Come possiamo tacere dinanzi all’aborto che sopprime un essere umano innocente? Se non sappiamo o non vogliamo difendere il più piccolo dei bambini, con quale faccia tosta ci presentiamo come paladini dei diritti umani? L’amore per l’uomo ci impone di contrastare quella cultura, oggi così diffusa, che ha fatto della sessualità un bene di consumo, un gioco, un’esperienza priva di responsabilità. Non dobbiamo aver paura di denunciare il male, dovunque si annidi, ma dobbiamo farlo con quella compassione che profuma di Vangelo e non con quella indignazione che puzza di ipocrisia. Gesù chiede di distinguere il male dai malati. Il male va combattuto, sempre e comunque. I malati vanno accolti,

sempre e comunque. Tutti i malati, e non solo quelli che godono del diritto di cittadinanza mediatica. In una società dove contano i poteri forti, i discepoli di Gesù sono chiamati a stare dalla parte dei più deboli per testimoniare, con la forza dei fatti, la tenerezza di quel Dio che si è presentato con il volto del povero e si è chinato sulle piaghe dell’uomo. Salire sul carro del vincitore è uno sport diffuso in ogni epoca della storia. Ancora di più in quella attuale, segnata da uno strisciante conformismo alimentato dai mass-media. Oggi più che mai c’è bisogno di persone che sanno andare controcorrente, pronti a pagare il prezzo dell’impopolarità. Ricordando di essere discepoli di un Maestro che ha saputo additare obiettivi umanamente assai impegnativi, al limite e spesso oltre la ragionevolezza, i cristiani non si lasciano sedurre dall’etica minimalistica che accarezza l’istinto e impoverisce la vita sociale. I cristiani non seguono le mode ma Gesù Cristo. Non sono chiamati ad ascoltare il mondo ma a scrutare i segni che Dio semina nella storia. Se non vogliono diventare “come sorgenti senz’acqua” i discepoli del Nazareno non devono dimenticare che potranno dire qualcosa di nuovo solo e nella misura in cui resteranno legati a quella Parola antica che Dio ha consegnato alla Chiesa, l’unica che non perde la sua attualità ed ha la capacità di ringiovanire la vita di ciascuno e quella dell’intera società. Se il Vangelo non risplende, sarà molto più difficile custodire la speranza e orientare i passi dell’umanità verso la pienezza. È una responsabilità che chiama in causa tutti.

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Cresciamo insieme La rubrica dei piccoli di Donatella Salvati

Francesca, classe 2005, fa parte della comunità Santa Maria degli Angeli in Nocera Superiore. Le sue idee sono limpide e genuine, così come le risposte alle mie domande. Nella sua vita, al primo posto c’è la famiglia insieme a tanti talenti un po’ speciali, come la passione per la scrittura e il teatro che papà Nicola e mamma Maria custodiscono con amore La piccola Alessia

“La scrittura e il teatro: ecco le mie passioni” Come ti chiami? Francesca Della Porta

Il tuo colore preferito? Il verde, perché è il colore della speranza.

Quanti anni hai? Ho 9 anni

Ora che ci penso, il verde è davvero un bel colore. Qual è il tuo programma o cartone animato preferito? Il mio programma preferito è Violetta

La tua famiglia è numerosa? Sì! Oltre ai miei genitori – Nicola e Maria –, ci sono mia sorella, i nonni paterni e la nonna materna. Ti piace studiare? Frequento la 4a elementare e mi piace studiare. Mi trovo davvero bene nella mia scuola, perché voglio bene alle maestre e ai miei compagni. Qual è la tua materia preferita? L’italiano.

Hai un libro preferito? Sì. “Il terzo viaggio nel regno della fantasia” di Geronimo Stilton. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Invento testi da regalare alla maestra che li adora. Hai un hobby fantastico. Coltiva questa passione, un giorno potrebbero invertirsi le

parti e potresti essere tu ad intervistare me! Che tipo di testi scrivi? Sono testi di tutti i generi. E, siccome amo scrivere, di solito vengono molto lunghi. C’è una persona a cui ti ispiri? A mia sorella, perché è molto brava a scuola e nel disegno. Passiamo molto tempo insieme, le voglio un sacco di bene. Mi aiuta ogni volta che ne ho bisogno e sto davvero bene insieme a lei. Wow, che affetto fraterno! Hai già un tuo sogno nel cassetto? Desidero aprire un ristorante con la mia migliore amica, perché ci vogliamo bene e perché amo cucinare.


I CONSIGLI DELLA PSICOLOGA Il linguaggio dei capricci Cosa si nasconde dietro il capriccio di un bambino? Come gestirlo tenendo a bada il timore di viziarlo? Ce lo spiega la psicologa Carolina Rossi

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n quali circostanze i genitori hanno la sensazione che assecondare i capricci del proprio bambino equivale a viziarlo? Ce lo spiega con chiarezza la psicologa Carolina Rossi: «È una sensazione che si prova quando piuttosto che accogliere e comprendere il senso del capriccio, ovvero la manifestazione di malessere, rabbia, tristezza che il piccolo tira fuori, tendiamo a placare questi stati d’animo con degli atteggiamenti tesi ad assecondare le sue richieste». Aggiunge la dottoressa, mamma di due bambine: «I capricci hanno sempre un significato. Occorre domandarsi perché per ricevere attenzioni il bambino senta il bisogno di ricorrere ai capricci. La manifestazione delle emozioni, anche quelle ritenute culturalmente “negative”, come la rabbia, la paura, la tristezza, so-

Sei una bambina molto dolce, cara Francesca. Così buona che sicuramente questo Natale sotto l’albero non hai trovato del carbone! A proposito, cosa hai chiesto in regalo? La villetta dei Lego! Mi ispirava molto. Dimmi un tuo difetto ed un tuo pregio… Vado di fretta in ogni cosa che faccio, in compenso sono la prima della classe. Così piena di talenti non potevi non essere brava a scuola, complimenti! Qual è per te la cosa più bella ed importante della vita? La mia famiglia. Raccontami una storia, qualcosa di cui conservi un bel ricordo... L’esperienza migliore che ricordo è il corso di teatro a cui ho partecipato. La mia

no una grande opportunità per i bambini e per i genitori che possono accompagnarli nel percorso di crescita psicoemotiva, sintonizzandosi con loro, rassicurandoli e orientandoli». Quattro le parole chiavi a cui ricorrere in queste circostanze: calma, fermezza, serenità e comprensione. «Occorre comprendere le cause del disagio che il piccolo manifesta, accogliere il suo vissuto, restare fermi e sereni, aiutare il bambino a tirar fuori il suo stato d’animo, non avere la pretesa di dare risposte giuste e, soprattutto, non scendere a compromessi assecondando richieste che non sono ritenute giuste. L’importante è motivare sempre le proprie scelte, facendo comprendere le ragioni che si nascondono dietro un no o un sì». Carolina Rossi

insegnante mi ha detto che sono molto brava a recitare. Come mai hai iniziato questo percorso? Avevo sentito parlare molto bene di questa attività, così ho provato anche io e mi sono appassionata. Per questo continuo a farlo! Francesca, adesso voglio concederti un momento tutto tuo. Quello del teatro è un ricordo che porti dentro, così come tutti coloro che hai incontrato in questo cammino. Perché non approfittiamo di questa intervista per dire a tutti loro qualcosa di importante? Sì! Voglio dire loro grazie, perché mi fanno sempre ridere e mi tengono compagnia durante tutto l’anno. Grazie anche a te per avermi intervistato. Prego Francesca, è stato un vero piacere!

Lavoretti creativi Un simpatico portapenne

Cosa occorre per passare del tempo insieme ai propri figli, realizzando un originale portapenne? Basta armarsi di forbici e cartoncini colorati MATERIALE - Cartoncini colorati - Tubo interno di un rotolone di carta - Forbici e colla - Pennarelli Procedimento Ritagliate il rotolone della lunghezza che preferite e poi decoratelo con i cartoncini colorati, cari bambini mi raccomando, come più vi piace! Infine, con un bel pennarello personalizzate il vostro simpatico portapenne, cosicché possa farvi compagnia nelle ore di studio.

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IN PRIMO PIANO a cura della redazione

CERCASI

genitori straordinari

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e leggi parlano di integrazione e inclusione sociale, lo Stato mette a disposizione percorsi sanitari per la riabilitazione, non poche associazioni s’impegnano per promuovere la dignità e il rispetto delle persone che presentano ferite nel corpo o nella psiche, non mancano le iniziative che raccolgono e accrescono la sensibilità sociale… Ma tutto questo non può eliminare l’oscura sensazione di solitudine che accompagna le famiglie che vivono in prima persona quest’esperienza. Alla fine qualcosa ci inventeremo, dice Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di un figlio affetto da sindrome autistica. È il titolo dell’ultimo libro in cui racconta la sua esperienza e denuncia con parole severe una società e uno Stato che ben poco fanno per le famiglie come la sua. Altri sono i diritti che riempiono le pagine dei quotidiani. Eppure, stando all’ultima indagine del Censis la disabilità riguarda almeno 5milioni di persone, la maggior parte di loro possono contare solo sulla famiglia di origine. La disabilità mentale è quella che più mette in crisi i genitori e genera paure, spesso motivate solo dall’ignoranza. Tanti passi sono stati

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fatti ma restano ancora pregiudizi che a volte si traducono in forme di rifiuto e di emarginazione. Anche la comunità ecclesiale appare troppo spesso muta e poco attenta ai drammi che vivono queste famiglie. Il nostro compito non si confonde con il pur doveroso impegno sociale, noi dobbiamo dare ai genitori le lenti adatte per riconoscere di avere figli straordinari e renderli abili per poter diventare genitori straordinari. Molti si chiedono se i figli saranno capaci di apprendere certe abilità e di acquisire la necessaria autonomia. Io invece penso che il vero problema riguarda i genitori: avranno il coraggio e la capacità di stare accanto ai figli, fino alla fine, senza smarrire la speranza? Il dossier che presentiamo in questo numero è solo uno squarcio di una realtà assai più complessa. Abbiamo raccolto storie diverse, ascoltando i diversi protagonisti di questa realtà così presente e tuttavia ancora tanto sconosciuta. Come sempre, il nostro obiettivo è solo quello di aprire una porta, nella speranza che i lettori non si accontentino e siano stimolati a varcare quella soglia. Potranno imparare cose nuove. Cose che nessun libro può insegnare. Silvio Longobardi


Raffaele insieme alle sorelle Serena e Gaia

Raffaele, un figlio

sPECIALE

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evo ringraziare mio fratello Raffaele per quello che sono – scrive Serena –. Sempre sorridente, anche se all’improvviso mi chiudo in una tristezza che non so spiegare. Le persone dicono che sono lunatica. Io rido. Cosa potrei mai raccontare? I problemi che ho a casa? I pensieri che non vanno via dalla mente? E a che servirebbe? Tanto non capirebbero. Solo chi ha un fratellino o una sorellina disabile può comprendere la mia vita». Classe 1987, iscritta alla facoltà di Matematica, Serena apre uno squarcio sul quotidiano della sua famiglia, arricchita dalla presenza di un figlio speciale. Raffaele, il secondogenito dei coniugi Granturco, è affetto da autismo ad alto funzionamento. Mamma Rosellina ha cinquant’anni, una tempra granitica e un sorriso che le incornicia lo sguardo, nonostante la fatica quotidiana e le continue battaglie. Racconta: «Conosco mio marito Pasquale da sempre, da quando muovevo i primi passi in parrocchia impegnata in Azio-

ne Cattolica, nel coro e nelle mille attività che animavano la vita della comunità parrocchiale. Amo la sua umiltà. La grande attitudine artistica non ne ha modificato il carattere». Diplomato all’Accademia delle Belle Arti, Pasquale è scenografo, lavora la ceramica, oltre ad essere un bravo fotografo. Professione che ha svolto durante i primi anni di matrimonio, quando le supplenze a scuola arrivavano a singhiozzo e non garantivano il sostentamento della nuova famiglia. Il loro sogno d’amore si realizza il 30 giugno del 1986. «Com’ero felice quel giorno – ricorda Rosellina –. Mio marito mi ha chiesto se ero pronta a diventare mamma». Una delicatezza che ancora le fa brillare gli occhi. Serena è nata in un guizzo, mentre lei recitava il Padre nostro. La casa era sempre piena di gente, ci si riuniva per pranzi e cene, si aspettava insieme l’arrivo del nuovo anno. Serena era una bambina autonoma e precoce. Aveva appena un anno e già rispondeva al telefono con un sonoro “pronto”. La gioia della maternità è così coinvol-

Nel racconto di mamma Rosellina e della sorella Serena, l’esperienza di una famiglia con un figlio speciale, affetto da autismo ad alto funzionamento

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gente che Pasquale e Rosellina decidono di dare un fratellino alla bambina. La seconda gravidanza tarda ad arrivare. «Mi convinsi di non potere avere più figli». Non ci pensare troppo, le consiglia un’amica medico. Dopo un mese, Rosellina è incinta. È stata una gravidanza difficile, segnata da ricorrenti minacce d’aborto. Sceglie di non fare l’amniocentesi e di non conoscere il sesso del bambino, come aveva già fatto con Serena. Spiega: «Perché fare un esame pericoloso? Il bambino lo avremmo tenuto lo stesso. Il parto di Raffaele è stato complicato, alla fine i dottori presero il piccolo con la ventosa, nonostante fosse già vietata». Era cianotico e venne messo subito in incubatrice, la mamma lo abbracciò solo dopo qualche ora. «Aveva il viso tutto rosso, mi tranquillizzarono dicendo che si trattava di un’allergia». Pasquale e Rosellina tornarono a casa convinti che il piccolo fosse perfettamente sano. Ma il bambino la notte non dormiva mai. Al punto che Rosellina si industria e gli cambia l’alimentazione, iniziando a dargli la pastina di sera. «Era una buona forchetta», ricorda con un sorriso. È la mamma a cogliere i primi segni della malattia di Raffaele. «Il linguaggio non era fluente come quello della sorella. Notavo che mio figlio aveva un’intelligenza molto viva, ma gli mancavano le abilità. Era un provocatore. Si sedeva a terra e se voleva una cosa ed io non gliela davo, iniziava a battere la testa a terra. Non realizzava i giochi, cercava solo il rumore». La diagnosi Per arrivare alla diagnosi, racconta, è iniziato un percorso senza fine, quello che tutti i genitori con figli disabili fanno. «Ci siamo sentiti dire che lo avevamo viziato troppo, che potevamo fargli tutti gli esami possibili ma non sarebbe emerso nulla. Cercavano la giustificazione ai problemi di Raffaele nelle nostre dinamiche di coppia». È don Ciro Scarpetta, sacerdote e psicologo che per anni si è occupato del Con-

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sultorio familiare diocesano, il primo a pronunciare la parola autismo. Rosellina lo aveva conosciuto quando Serena era in prima elementare. «Siamo andati Pasquale, il bambino ed io. Don Ciro ha ascoltato prima tutti insieme, poi ciascuno singolarmente. Mi ha chiesto di raccontargli tutto quello che faceva Raffaele». Ha meno di due anni quando arriva la diagnosi. La certificazione della malattia giunge invece molti anni dopo. «Sono rimasta sola, con due bambini e un marito da sostenere, perché la bastonata che avevamo ricevuto era troppo grande». La casa di colpo si è svuotata, sono finite le feste, sono spariti gli amici. La malattia di Raffaele faceva paura. Una domenica le hanno chiesto di uscire dalla Chiesa. “Hai un animale e in Chiesa non può stare”. Parole dure che non fanno onore a nessuno. Rosellina è scappata via in lacrime, ma ha compreso in quella feroce umiliazione, figlia di un’ignoranza becera, che Raffaele non andava nascosto. Non avrebbe mai più permesso a qualcuno di dirle di andare via. In un’altra parrocchia, un sacerdote con una sensibilità diversa l’accoglie dicendole: «Portagli i giocattoli! Lo facciamo giocare ai piedi dell’altare». Rosellina lascia un lavoro sicuro e si occupa del figlio senza sosta. Una scelta di cui non si è mai pentita, perché quello che ha ricevuto in cambio da questo ragazzo speciale non può essere misurato. I progressi di Raffaele La famiglia abita in periferia, per raggiungere il centro della piccola San Marzano ci vogliono 15 minuti a piedi. Ogni giorno Serena e Raffaele percorrevano a piedi quel tratto di strada. Serena, poco alla volta, cammina sempre più distante dal fratello, lo sguardo fisso su di lui. E prova una gioia indescrivibile quando Lele percorre tutto il tratto da solo, compra un gelato e si ferma nel negozio di fotografia di famiglia. È sempre Serena a raccontare le grandi conquiste di Raffaele: «Ha imparato a portare la bici. Era un po’ grandicello, ma abbiamo pensato: se

ha fatto questo, può raggiungere altri obiettivi». Raffaele, capelli neri e sguardo profondo, non piange mai. Ha 16 anni e fa sport con la squadra di pallavolo del paese. Il suo mister gli ha insegnato a scrivere nome e cognome: è la password per entrare in palestra. Raffaele si impegna perché ama molto lo sport. Un giorno è nervoso, si rifiuta di scrivere il suo nome e dà calci al pallone. L’allenatore lo fa sedere sugli spalti, senza fargli fare ginnastica. Finita l’ora, torna da solo al negozio, si siede e rimane in silenzio. Rosellina e Serena intuiscono che c’è qualcosa che non va. Gli chiedono se vada tutto bene. Il ragazzo inizia a piangere a dirot-


Perle preziose Il Signore consegnò agli angeli le perle della sofferenza e ordinò di lanciarle in tutta la terra. «Signore, così getti via ciò che è più prezioso ai tuoi occhi», gli disse un angelo. «No - aggiunse il Signore -. Queste sono le opportunità che dono ad ognuno dei mie figli. Beato colui che raccoglie e accoglie queste perle. Sarà da me benedetto in eterno». (dal diario di mamma Rosellina)

to. Un’altra vittoria: Raffaele per la prima volta tira fuori il dolore, manifesta le sue emozioni. Gaia, una gioia per tutta la famiglia Nel 2002 nasce Gaia. Nel nome, un destino. La terzogenita di casa Granturco è un’esplosione di gioia e allegria, una bambina precoce che spiazza tutti con la sua maturità e i suoi mille interessi. «Volevo un terzo figlio per creare un ambiente ancora più ricco di amore per Raffaele e Serena. Desideravo che vi fosse più condivisione». Rosellina non lo dice ad alta voce, ma sicuramente nel desiderio del terzo figlio erano nascoste tutte le ansie e le preoccupazioni per il futuro. Scrive Serena: «Gaia ha portato tanta gioia in famiglia. Lele è molto tenero con lei. Un giorno la mamma, fingendo di avere mal di schiena, ha avuto il coraggio di mettergliela tra le braccia. Raffaele sembrava un’altra persona. Teneva la bambina come se fosse una cosa sacra. Ancora oggi è molto protettivo nei suoi confronti». Con la nascita di Gaia arriva anche il ruolo a scuola per papà Pasquale. Un altro piccolo tassello va al suo posto. Nel 2011 Raffaele si è diplomato al Liceo scientifico “Mangino” di Pagani. «È stato un percorso bello, i ragazzi hanno capito la ricchezza di averlo in classe». I genitori hanno inventato un diario nel quale

gli studenti potevano raccontare quello che accadeva in classe e le difficoltà incontrate con il ragazzo. L’inchiostro sul foglio bianco dava voce a Raffaele, permettendo ai genitori di conoscere la giornata scolastica del figlio. Gli appunti dei genitori permettevano ai compagni di classe di capire alcuni atteggiamenti e modi di fare di Raffaele che non usa parole, ma conosce a memoria tutte le canzoni e, a modo suo, le canta insieme alle sorelle. Facciamo un altro tuffo nel passato. «In un periodo in cui la fatica era tanta e la disperazione rischiava di impossessarsi del mio cuore - ricorda Rosellina - ho conosciuto l’Associazione Progetto Famiglia (oggi Federazione Progetto Famiglia, ndr). Due ragazze venivano a casa a tenere Raffaele, lasciando a me e Pasquale qualche ora libera per coltivare il nostro rapporto di coppia ». Ancora oggi, a distanza di anni, sente il bisogno di dire grazie, perché quando incontri qualcuno che condivide con te anche un solo frammento del tuo disagio, il peso diventa più sopportabile. «Quando il Signore visita i suoi, non lascia riposo». Rosellina ha ascoltato questa frase molti anni fa. Ogni giorno, quando affronta le sue giornate intense e faticose, ripete a se stessa: «Io sono ricca». Antonietta Abete

Raffaele e tutta la sua famiglia è seguito dal centro IRFID (Istituto per la Ricerca, la Formazione e l’Informazione sulle Disabilità. Sede operativa: via Funari snc, Ottaviano (NA) Sede legale: via Circumvallazione, 310 80035 Nola (NA) www.irfud.eu tel: 339 1218133 segreteriaeu@irfid.eu

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Il coraggio di Iolanda

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n un’ora Iolanda Vallone racconta gli ultimi nove anni della sua vita: un dedalo di ricordi da cui si divincola con ironia vulcanica. Si susseguono date e volti, conditi da battute e rischiarati dalla solarità di un sorriso che profuma ancora dell’età adolescenziale. Sembra ancora la ragazzina seduta tra i banchi di scuola, anche quando il tono diventa maturo e tratteggia la figura dell’uomo alto un metro e novanta che le sta accanto. Matrimonio e figli, i prossimi passi. Nulla di straordinario per una donna di 33 anni. La donna di Poggiomarino, però, ha una compagna di vita silenziosa, che avanza inesorabilmente senza far rumore per poi irrompere a tratti e sconvolgere tutto. «Lei non mi fa paura» con parole ferme come granito, mi presenta la sua malattia: la sclerosi multipla. Il responso di Google. Una sera, Iolanda avverte una sensazione strana, rammenta: «Non capivo se non sentivo le mani o le gambe». Una percezione preoccupante fa capolino, mentre ha le mani cosparse di crema idratante che cerca di stendere sulle gambe. Quel gesto, figlio di un rituale abituale, le sembra nuovo e diverso. Intuisce una distanza tra ciò che sfiora e ciò che sente, registra una mancanza di sensibilità. «Iniziai a pensare che in quel periodo stavo cadendo spesso e decisi di

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andare dal mio medico di fiducia». Dopo una breve visita, l’amico le consiglia di sottoporsi ad una risonanza magnetica. Arriva il giorno dell’esame e incalzante ne segue l’esito. La liturgia sanitaria rischia di estraniare, così come le poche parole nero su bianco di un referto. Il suo recitava così: «Malattia demielinizzante». Una volta ritornata a casa, Iolanda accende il computer e cerca il significato di quella sentenza clinica che le rimbomba nella testa: «Sinonimo di sclerosi multipla. Le parole fanno paura. Google maledetto mi ha dato il responso, da sola seduta nella mia camera. In quel modo ho scoperto cosa avevo. Una sensazione che non scorderò mai: il buio, il vuoto. Sentivo di sprofondare». È il 16 aprile 2005. Per tutta la cena seguente, l’allora ventiquattrenne finge di non aver compreso niente e nasce in lei l’istinto – che tutt’ora conserva – di voler proteggere i suoi genitori da tutto il dolore che di lì a poco si sarebbe loro scaraventato addosso. La battaglia. Iolanda incontra uno specialista, un neurologo, che la rassicura: «Cerca di stare tranquilla, ci rivediamo tra un anno con una nuova risonanza magnetica». E lei confessa: «Tutto è stata la mia vita, tranne che serena». Appena varcata la soglia dello studio medico, inizia il cammino di Iolanda, impastato di studio e di

Nel 2005 scopre di essere affetta da sclerosi multipla. A soli 25 anni è chiamata a fare i conti con paure inedite ed un futuro incerto. La giovane di Poggiomarino decide di affrontare con coraggio la sua battaglia, senza rinunciare al desiderio di sposarsi e avere dei figli


Iolanda insieme al fidanzato Claudio

ricerche approfondite. Vuole capire, conoscere e poi decidere. La prima porta a cui bussare è quella di uno stimato centro specializzato di Isernia. L’accolgono dicendo: «Tra un anno finirai su una sedia a rotelle» e l’impiegata dell’ASL confida: «Ti spaventa questo atteggiamento dei medici. Io non mi sono arresa». Per Iolanda è inaccettabile assumere dei farmaci – come l’interferone prescritto – che comportano pesanti effetti collaterali. La sclerosi multipla si presenta con sintomi molto diversi tra loro, dai disturbi alla vista ai problemi di coordinazione e sensibilità degli arti, dal senso di affaticamento all’incontinenza, fino alla depressione. Segni che si riaccendono e riacutizzano con le “ricadute”, la cui frequenza può cronicizzare i sintomi e lasciare ogni volta ferite sempre più profonde. Iolanda prosegue: «Avevo visto in tv un servizio alle Iene, su uno studio condotto da un professore di Ferrara, Paolo Zamboni». Dopo avere scoperto che sua moglie era affetta da sclerosi multipla, il chirurgo cardiovascolare si era rimesso sui libri di medicina. Per amore, il medico aveva intuito una correlazione tra la malattia e un disturbo vascolare, l’insufficienza cerebrospinale venosa cronica – o Ccsvi – un restringimento di grossi vasi sanguigni del collo, responsabile di un rista-

gno di sangue e di sostanze (come il ferro), che causerebbero danni al cervello e al tessuto nervoso centrale. Circostanza strettamente connessa all’insorgenza e ai sintomi della sclerosi multipla. La “liberazione”. Iolanda comprende la ratio della ricerca dello specialista ferrarese, ne segue gli sviluppi, le battute d’arresto, gli ostacoli posti dalla componente più scettica della comunità scientifica. Si impegna attivamente in un’associazione, la CCSVI Campania Onlus, che sostiene l’idea del luminare della materia, cioè quella di sottoporre i malati di sclerosi ad un intervento di angioplastica finalizzato ad allargare i vasi ostruiti. Grazie alla sua dedizione e alla mobilitazione con altri malati, l’intervento viene riconosciuto a carico del sistema sanitario nazionale. «Nel frattempo molti medici ciarlatani si erano impossessati del “metodo Zamboni, ma solo per arricchirsi. Operavano in cliniche private, chiedendo dai 4 ai 6, fino ai 9 mila euro». L’operazione viene subito ribattezzata come “liberazione”, gli effetti positivi sono immediati. «Sono stata in lista d’attesa per un anno, e nel 2013 il professore Pierfrancesco Veroux, membro del team Zamboni, mi ha operata a Catania» spiega. Già durante il viaggio di ritorno Iolanda è sorpresa: «All’andata avevo dovuto

fermarmi ad ogni autogrill per andare in bagno. Da Catania a Napoli, neanche una sosta». L’intervento non guarisce, non è una cura. Iolanda, però, ha riscontrato un notevole miglioramento della qualità di vita: «Ho recuperato la capacità di dormire riposando. Mi è sparito il segno di Lhermitte, scosse elettriche alla schiena, altro sintomo comparso con il tempo. Le mani non le sentivo più, avevo la sensazione di avere i guanti». Il coraggio. A due anni dalla diagnosi, Iolanda incontra il suo fidanzato. Al secondo appuntamento gli parla della sclerosi: «Oggi, non mi asseconda mai. Anche quando mi è venuto il timore dei posti nuovi, delle partenze. Allontanarmi da casa, non sapere dove andare, dove fermarmi se sono stanca mi terrorizza. Questa estate siamo partiti senza meta. È venuto una sera e mi ha detto “Fai la valigia e partiamo”. Una vacanza che non avrei mai fatto da sola». La malattia l’ha generata a vita nuova: ora deve fare i conti con paure inedite, con prospettive di vita incognite. Ha scelto di studiare e documentarsi e di seguire la strada medica che condivide e comprende. Ha deciso di tutelare i suoi genitori: quando con le ricadute i mali si riaccendevano e le mordevano il collo, ha continuato a rifiutare i farmaci, mostrandosi sicura agli occhi della mamma e del papà, tenendo dentro e segreto lo sconforto. Ha riconosciuto la sua fragilità affidandosi ad una psicologa, perché la forza e la determinazione non fanno rima con onnipotenza nel suo vocabolario esistenziale. Ha ipotecato il suo futuro, costruendo progetti grandi e autentici nella convinzione assoluta che si realizzeranno. Dopo aver messo a nudo la sua anima, condensando in sessanta minuti sentimenti e convinzioni, saluta alcuni compagni di classe appena incontrati. Ora, però, non è più una ragazzina incosciente, ma una donna coraggiosa. Mariarosaria Petti Insieme - Gennaio 2015

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IL MONDO DELLA SCUOLA

I ragazzi del centro di cura e riabilitazione “La nostra famiglia” di Cava de’ Tirreni

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o stridio delle ruote che scivolano sul pavimento, la sedia a rotelle che scorre via dal banco di scuola: frammenti e suoni quotidiani per chi ogni giorno vive la disabilità. Esiste una dimensione più ampia e variegata dietro il disagio che qualsiasi disabile vive in un ambiente che è disadatto alla sua condizione. Un mondo fatto di sentimenti, conquiste, emozioni, soddisfazioni. Un mondo difficile e meraviglioso allo stesso tempo. Ce lo raccontano gli occhi di Tina, ex professoressa d’inglese che dopo diciotto anni ha deciso, ormai da sei, di intraprendere una strada diversa, più impervia, quella dell’insegnamento di sostegno. In Italia circa 110 mila professori e maestri ricoprono questo ruolo, in un rapporto 1 a 2 rispetto al numero degli studenti disabili, che si attestano intorno ai 210mila. Non abbastanza se si pensa che il numero dei ragazzi disabili tra i banchi aumenta ogni anno ma non quello degli insegnanti. Non abbastanza se si riflette sul fatto che per molti questo ramo dell’insegnamento è un ripiego e non una passione. Non è il caso di Tina, che ogni giorno affronta con devo-

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A scuola di disabilità A colloquio con Tina, insegnante d’inglese per 18 anni e da sei docente di sostegno per vocazione


zione la sua professione nella sede di Corbara dell’Istituto comprensivo Sant’Egidio del Molte Albino, costruendo percorsi programmati con i suoi studenti, instaurando un rapporto umano prima che formativo, in cui l’arricchimento è reciproco. La disabilità tra i banchi. Le disabilità con cui un insegnante di sostegno deve confrontarsi sono di tipologie diverse, ognuna necessita di un differente approccio. Per questo ogni studente disabile segue un piano educativo personalizzato, che deriva da una diagnosi funzionale effettuata dagli operatori sanitari, da cui emerge un profilo che tiene conto delle capacità, potenzialità e difficoltà di sviluppo dell’alunno. Un responso spesso troppo medico e poco umano, che non rende sempre giustizia ai ragazzi né per l’assegnazione delle ore di sostegno, né per l’attribuzione del sostegno stesso. Dalla diagnosi funzionale deriva il profilo dinamico funzionale che indica il prevedibile livello di sviluppo che l’alunno in situazione di handicap dimostra di possedere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni). Dunque, alla scuola il compito di elaborare un insegnamento personalizzato per ogni studente con sostegno, in una prospettiva educativa e realmente evolutiva. Di passi in avanti ne sono stati fatti in questi anni, un cambiamento di visuale ora incentrato sulla singola persona e sulle sue capacità piuttosto che sulla malattia e gli impedimenti che essa causa. E questo anche grazie alla nuova classificazione internazionale ICF, elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che – formulata da 192 Paesi, compresa l’Italia – identifica la persona in relazione al proprio contesto socio-culturale, ponendo la diversità nell’ottica di unicità di ognuno. Non è tutto rose e fiori in questo universo, pieno di gioia e sofferenza, dolore che si allenta grazie a chi come Tina considera i suoi studenti dei figli. «Fino a qualche anno fa il sostegno veniva dato senza nessun problema, e dietro c’era una logica lavorativa propensa all’assegnazione di innumerevoli cattedre. Oggi invece la situazione è molto diversa» spiega Tina con voce amareggiata. Ed é effettivamente così: al giorno d’oggi l’assegnazione del sostegno é

molto più selettiva, a danno di studenti che pur non essendo affetti da una disabilità grave, necessiterebbero di un aiuto più forte per il loro percorso formativo rispetto a quello che può fornirgli l’insegnante di un’intera classe. Ad esempio, ragazzi con problematiche identificate con la sigla BES (Bisogni Educativi Speciali) e DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) non hanno diritto al sostegno, se non in casi molto gravi per la seconda tipologia. Un ragazzino dislessico o disgrafico o semplicemente uno studente che vive una situazione familiare difficile che si ripercuote sulla propria tranquillità e capacità d’apprendimento ha bisogno di un aiuto nel suo percorso scolastico, eppure spesso ciò è sottovalutato. «Molto dipende dalla sensibilità del corpo docente. A volte si preferisce non vedere le difficoltà di uno studente, é più comodo e meno impegnativo. Spesso portare a termine il proprio programma é la priorità assoluta dell’insegnante, eppure c’è tanto altro da insegnare ad uno studente in una scuola che sia davvero tale». La storia. Flora ha 15 anni, la risata contagiosa e un cuore grande. è una ragazzina idrocefala, malattia che le ha causato danni cerebrali. Non riesce a parlare, eppure ha imparato ad esprimersi a suo modo. Frequenta la terza media e Tina é la sua insegnante di sostegno. Tra di loro il legame é nato sin dalla prima volta che si sono incontrate, quando Flora ancora frequentava le elementari, durante una giornata di orientamento. A sentir parlare Tina della sua studentessa si capisce quanto possa riempire la vita affrontare la propria professione come una missione: «Tra di noi c’è un legame speciale. Lei si rende conto quando sono stanca, quando sono un po’ nervosa. Lei mi capisce». Nonostante gli impedimenti che la malattia le causa, in questi tre anni passati insieme, Tina ha riscontrato molti progressi in Flora: «Ascoltiamo le canzoni, riesce ad unire i puntini, capisce quello che le dico, e poi ride, di una risata che trascina». Progressi che sono dovuti all’impegno con cui Flora é seguita da Tina, dalla propria famiglia e dagli altri professionisti che si prendono cura di lei. Progressi faticosi da ottenere e che possono dissolver-

si in pochissimo tempo. «Sono spaventata da quello che potrà accadere quando frequenterà la scuola superiore. Confido nella professionalità dell’insegnante che le sarà assegnata, eppure non vorrei lasciarla». La nostra famiglia. Le 18 ore settimanali di sostegno assegnate a Flora non bastano. Infatti, la ragazza frequenta anche un centro di cura e riabilitazione per disabili, l’associazione “La nostra famiglia”, con sede a Cava de’ Tirreni, di cui Tina è membro. Ricerca, cura, riabilitazione, formazione, qualità della vita: queste le parole chiave che caratterizzano lo spirito del centro, che accoglie bambini e ragazzi da 0 a 18 anni, organizzando corsi di riabilitazione, ma anche percorsi di reinserimento sociale e scolastico, fornendo sostegno e accompagnamento alle famiglie, protagoniste obbligate del progetto. Un percorso condiviso è fondamentale per vincere la battaglia terapeutica e psicologica che il ragazzo disabile combatte. Un’alleanza tra tutte le parti, che non aiuta solo il disabile, ma chiunque gli stia accanto e sappia lasciarsi trascinare dalla risata magica di chi, nonostante tutto, sa amare la vita. Martina Nacchio

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L’ESPERIENZA Tari Nastro e Maria, affetta dalla sindrome di Rett

Tari Nastro, originaria di Gragnano, è un’educatrice di bambini disabili. Il suo percorso comincia come assistente, poi si specializza nell’accompagnamento di bambini autistici. Oggi gestisce con tre amiche l’associazione “A braccia aperte”

“La diversità è la loro forza”

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veva paura della sofferenza, per questo ha deciso di mettersi al servizio dei diversamente abili. Tari Nastro racconta la sua storia di educatrice mentre si prende cura di un bambino autistico. Gennaro, insieme ad altri ragazzi disabili, è la ragione di vita di questa giovane, quanto esperta, educatrice di Gragnano. «Il mio percorso nel mondo della disabilita è nato perché avevo paura della sofferenza e volevo partire per l’Africa. Poi, durante l’anno di Servizio civile presso la Misericordia comunale – racconta – ho capito qual’era la strada da seguire. Giorno per giorno, accompagnando i ragazzi con difficoltà al centro di riabilitazione o al semi convitto, capivo che desideravo stargli vicino perché molto fragili. La sofferenza mi spaventa ancora, ma è stata proprio lei a portarmi dove sono ora». Nella sua esperienza di educatrice ha seguito tanti casi. Si è occupata prima di una ragazza borderline: «Era considerata troppo “diversa” per stare con i

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“normali” e troppo “normale” per stare con chi ha difficoltà». Poi è arrivata Maria, affetta dalla sindrome di Rett: sana fino a due anni e poi capace di comunicare solo con lo sguardo, mentre «ha una vita dentro che è formidabile».

il migliore. Le ore in equipe e insieme alla famiglia hanno un valore aggiunto notevole. Infatti, non è la terapia che fa il miracolo, ma fare fronte comune per un solo fine, il bene del bambino, ed usare uno stesso linguaggio».

«Questi ragazzi hanno bisogno di persone che stiano loro accanto. Che li aiutino a comprendere facendolo capire anche agli altri che la diversità è la loro forza».

Tari è anche impegnata nella sua parrocchia dell’arcidiocesi di Sorrento – Castellammare, negli spazi dell’oratorio ha sempre promosso attività per sensibilizzare al mondo della disabilità. Afferma tuttavia che si deve fare di più: «La Chiesa potrebbe stare più vicina ai genitori, perché non perdano la gioia di vivere. Quando una ragazza parla di continuo per 24 ore al giorno o quando un bambino si lamenta sempre o non riesce a comunicare a causa del dolore, per un genitore è difficilissimo, la solitudine ti assale. Allora la comunità, la Chiesa quale famiglia di famiglie, dovrebbe prendersi cura e cercare di attivare reti tra genitori e operatori, sopratutto quando questi ragazzi superano la maggiore età e si perdono quei pochi ausili assicurati fino a un giorno prima».

L’autismo. I bambini autistici meritano un capitolo a parte: «Il loro è un mondo di difesa, si chiudono in se stessi e per entrare in contatto con loro, in empatia, inizialmente bisogna essere un po’ il loro giocattolo. “Mi fido di te. Cosa sei disposto a perdere…” canta Jovanotti. Con loro devi essere disposto ad investire del tempo. Più tempo doni, più risultati si hanno». Per il trattamento di questa malattia oggi ci sono numerosi metodi, ma quello che sembra aver ottenuto maggiori successi è l’ABA: «È considerato sicuramente


LE COORDINAtE “A braccia aperte – Qui è casa”: un nome, un programma di accoglienza. L’associazione ha compiuto da poco un anno ed è stata fortemente voluta da un gruppo di educatrici e formatrici con una spiccata sensibilità verso i bambini con disabilità e non solo. Insieme a Tari Nastro, operano nella sede di via Vincenzo Lombardi a Gragnano anche Anna Nastro, Carmela Scarfato e Rita Inghilterra. Per info c’è la pagina Fb A Braccia Aperte - Qui è Casa o è possibile contattare le educatrici ai numeri 328 8745520 333 6220243.

L’associazione. tari è anche Animatrice di comunità del Progetto Policoro che lei definisce “un dono prezioso”. Grazie a questo speciale compito ha maturato la consapevolezza di dover fare qualcosa di concreto e così, insieme ad altre tre ragazze, ha fondato l’associazione “A braccia aperte – Qui è casa” che si occupa anche di bambini con diversità. «Ci sono posti dove questi bimbi speciali non li vogliono perché fanno confusione o sembrano intimorire gli altri. Le cose fanno paura quando non si conoscono! Da noi non è così. I bimbi di 2 e 3 anni giocano con Michele, ragazzo autistico e parlano di lui a casa. C’è una bimba che addirittura si impegna ad insegnargli le cose». I bambini sono speciali. «Hanno una capacità intuitiva più affinata della nostra e spesso danno consigli preziosi. Sono davvero grata per averli incontrati nella mia vita». Salvatore D’Angelo

insieme mensile di attualità e cultura dell’agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato unione Stampa Periodica Italiana

editore insieme Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Direttore responsabile Andrea Annunziata Direttore editoriale Silvio Longobardi

Tari Nastro alle prese con il teatrino

Vicedirettore Antonietta Abete

Adamo Desiderio, Dana Prisco, Claudio D’Angelo, Francesco Coppola, Annateresa Scarpa, Alessia Bove.

redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati

amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) tel/Fax 081 5170466

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 22 dicembre 2014 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa Insieme - indicazione, Gennaio sono dell’archivio Insieme

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BIMBI SPECIALI

L’esperienza di un’educatrice di Azione Cattolica che ha nel suo gruppo una bambina disabile. Una testimonianza che speriamo possa servire ad aprire altre porte, per creare quella sinergia tra le diverse agenzie educative a cui la Chiesa non può in alcun modo sottrarsi

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uca (nome di fantasia) è seduto al primo banco, le gambe giunte e le mani in movimento, aspetta impaziente il suono della campanella che annuncia l’inizio della Messa. Un rituale speciale che attende fremendo per poter dire “un, due, tre, via” e alzarsi rapidamente per seguire con lo sguardo il sacerdote. Scruta tutt’intorno e, se la sua vicina di banco preferita è in ritardo o è seduta altrove, lui la individua e le si siede accanto. Con lui la chiesa intera è in fermento. Tutti sanno che al momento della pace girerà tra i banchi per salutare gli stessi volti che vede ogni giorno. Chi frequenta la sua parrocchia ormai ha imparato a conoscerlo e sa che fa parte dell’Azione Cattolica da quando era solo un bambino. Ora che è nel pieno dei suoi vent’anni, il gruppo giovani lo ha accolto non più come simpatica mascotte, ma come parte integrante. I suoi coetanei sanno che non dirà molto alle riunioni, ma riconosco-

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La parrocchia come scuola di accoglienza no che il suo silenzio e la sua esuberanza valgono più di mille parole e che tutti insieme torneranno a casa fortificati. Con Luca c’è anche Maria. Ha 12 anni ed è un’esplosione di gioia ed entusiasmo. Da grande vuole fare la parrucchiera e simpatizza per chi la fa giocare. I genitori spesso la seguono a distanza perché sanno che per aiutarla a crescere devono insegnarle l’autonomia. E lei autonoma lo è. L’ombretto chiaro le illumina gli occhi e il sorriso è il suo accessorio più bello. La cosa sorprendente è che nemmeno lei sa quanto sia speciale quel sorriso. Così diversi eppure così simili. Le loro storie potrebbero essere quelle dei tanti volti che quotidianamente incontriamo per strada, i loro occhi quelli nei quali ci perdiamo quando comprendiamo di dover fare qualcosa per questi ragazzi. Spesso, basta tendere una mano per essere di conforto.

Dietro le quinte. Abbiamo mai pensato al dietro le quinte di queste famiglie speciali? C’è tutto quello che può esserci in una comune famiglia, elevato all’ennesima potenza. Sono famiglie coraggiose che tutti i giorni si alzano prima che la sveglia suoni per far coincidere ad ogni orario l’appuntamento prefissato: bisogna accompagnare i ragazzi a scuola, poi un panino in macchina e si scappa al centro, poi ci sono da fare gli eventuali esercizi mirati e… già, poi c’è la corsa al supermercato, il bucato da lavare, i panni da stirare... Meno male che c’è la parrocchia! Cosa succederebbe a questi ragazzi se anche la parrocchia diventasse un’enorme barriera architettonica? Probabilmente ci sarebbero meno sorrisi e più pensieri pesanti. Conversando con la mamma di Maria ho capito quanto sia importante per sua figlia venire in chiesa. È un appuntamento fisso che si ripete ogni sabato con l’Acr e la domenica con la Messa. La signora Flavia non sa spie-


garsi il perché, sa solo che Maria così è felice e, da lontano, lo è anche lei. La ragazzina dal sorriso luminoso fin da piccola è stata parte attiva degli Scout, ma crescendo ha sentito il bisogno di cambiare. L’Azione Cattolica, così, l’ha accolta come si accolgono tutti i ragazzi comuni, ma lei, che è speciale, ha portato una ventata di freschezza ed entusiasmo, lanciando una nuova sfida agli educatori e a tutta l’Acr. La sfida dell’accoglienza e dell’integrazione è infatti cosa assai difficile da accettare per dei bambini che ingenuamente non comprendono il bisogno di affetto ed amicizia che tutte le Marie del mondo richiedono. Un’amica per mia figlia. “Il dono che chiedo al Signore è quello di mandarmi un’amica per Maria. Da mamma sento che ne ha bisogno, che ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi quando io non ci sono”. Le parole di una madre vengono sempre a-

scoltate mettendo in moto non le orecchie, ma la parte più profonda del cuore. E l’Acr di cui Maria fa parte, forse, si sta incamminando sulla strada giusta, affinché lei e tutti gli altri ragazzi speciali possano sentirsi davvero accolti. Quando la società non offre percorsi di sostegno alle famiglie, quando i consultori e i centri non bastano, ecco che la parrocchia ascolta i bisogni di queste famiglie speciali. Non vi sono percorsi specifici per ragazzi diversamente abili o autistici, semplicemente si porta avanti la concezione che è necessario insegnare ad archiviare la parola “diverso”. Diverso vuol dire “senza amore” e una Chiesa che apre le sue porte non può avere una comunità che non sa amare. È questo l’obiettivo delle parrocchie dell’Agro che hanno “adottato” un ragazzo speciale: farlo sentire come tutti gli altri, aiutandolo a tirar fuori il meglio di sé.

La scuola, infatti, insegna loro a stare al passo con gli altri, ma è la comunità cristiana, il sacerdote e i coetanei di un gruppo a proseguire il lavoro portato avanti dalle famiglie. Quando la Chiesa accoglie questi ragazzi nel proprio abbraccio opera bene per due motivi: aiuta i diretti interessati e dà sostegno e conforto ai genitori. La fiducia con la quale questi ultimi consegnano i propri figli ad un animatore testimonia silenziosamente l’aiuto di cui essi hanno bisogno. E non è difficile accogliere questa richiesta d’aiuto. Basta aprire il proprio cuore ed impegnarsi a rendere sempre più ordinario l’incontro tra queste due realtà differenti, che camminano sulla stessa lunghezza d’onda. È sufficiente accompagnare le parole ai fatti ed essere d’esempio per quanti ancora non hanno accolto questa silenziosa richiesta di sostegno. D. S.

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SCUOLA&UNIVERSITÀ

La Lettera di Natale arriva in classe

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he il vescovo abbia un’attenzione per i giovani non è una novità. Ma ci è sembrata una vera novità l’effetto che ha ottenuto la Lettera di Natale di mons. Giuseppe Giudice, inviata ai ragazzi delle scuole superiori. La partecipazione e l’interesse che la storia di Alfonso ha suscitato nei giovani si sono trasformati poi in un confronto coinvolgente. Molti di loro, infatti, si sono riconosciuti nell’esperienza del giovane Alfonso, hanno ricordato la loro prima comunione, la gioia e l’emozione provati in quell’incontro unico e speciale con Gesù, e il successivo allontanamento, non tanto da Gesù, ma dalla Chiesa, dai gruppi, dalle associazioni. Gesù, infatti, non è uscito completamente dalla loro vita, ma i ragazzi hanno riconosciuto di averlo relegato, in maniera

quasi superstiziosa, ad un segno di croce prima di una interrogazione. È stato emozionante raccogliere le loro considerazioni sull’importanza di avere una guida che, come per Alfonso, li accompagni nel percorso spirituale e qualcuno ha espresso il desiderio di affidarsi presto a chi potrà riportarli sulla strada di Gesù. Tra di loro, fuori dal coro, si è levata anche la voce di chi – grazie a Dio – ha incontrato nel parroco, nel capo scout, nell’animatore del gruppo una persona che si è presa cura della loro anima e li ha fatti sentire pietre vive della Chiesa di Dio. I ragazzi ringraziano di cuore il vescovo per l’amore che ha dimostrato di provare, per l’interesse vivo per la loro felicità e la vicinanza alla loro condizione giovanile. Adamo Desiderio

Adamo Desiderio

L’insegnante di religione e membro dell’Ufficio di pastorale scolastica, Adamo Desiderio, racconta la reazione degli studenti alle parole del vescovo Giuseppe

Il Natale a scuola Le scuole secondarie di primo grado “Genovesi-Alpi” e “Fresa-Pascoli” impegnate in eventi canori natalizi

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er la prima parte dell’anno gli studenti hanno imparato a toccare le corde di chitarre e violino o a dosare il respiro per gli strumenti a fiato. Con il Natale è arrivato il momento per offrire un saggio della bravura acquisita. Con questo spirito gli alunni della Scuola media “Genovesi-Alpi” hanno offerto un concerto di Natale, martedì 16 dicembre presso la sede di via Siciliano e giovedì 18 dicembre presso la parrocchia San Giovan-

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ni Battista di Nocera Inferiore. Nello stesso pomeriggio, la melodia è giunta sino a Nocera Superiore: a raccogliere la staffetta gli studenti dell’Istituto “Fresa-Pascoli”, impegnati in un’esibizione musicale presso la parrocchia Santa Maria Maggiore della cittadina, riproposta il giorno seguente nel plesso scolastico. Una preparazione al Natale che dai banchi di scuola arriva a tutta la cittadinanza. Mariarosaria Petti

Gli studenti dell’Istituto “Genovesi-Alpi” presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore


sCUoLa&UniVersiTÀ sCUoLa siamo al terzo appuntamento con la nostra rubrica di orientamento universitario. neolaureati raccontano il percorso di studi, punti di forza e carenze delle Facoltà scelte, offrendo utili consigli ai giovani che si apprestano ad imboccare la difficile strada della formazione universitaria. Questo mese, vi presentiamo la Facoltà di Ingegneria gestionale.

Fai La sCeLTa GiUsTa i consigli dei neolaureati

Alfonso Cuomo 27 anni laureata in Ingegneria con 93/110 vive a Nocera Inferiore

Un TraGUarDo sUDaTo

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Fisciano, nel cuore della Campania, si staglia l’università degli Studi di Salerno, fiore all’occhiello per la formazione universitaria dell’intera Regione. L’aspetto è quello di un college all’americana: «Si tratta di un vero e proprio campus, che presenta anche alloggi per gli studenti fuori sede oltre ad aule studio nelle diverse facoltà, una biblioteca generale ed una scientifica recentemente inaugurata dove poter consultare libri, chiederne il prestito e studiare. Infine, la sala mensa e diversi bar e punti di ristoro». A presentarci il polo all’avanguardia è Alfonso cuomo, dottore in Ingegneria gestionale dallo scorso settembre. il piano di studi. Classe 1987, Alfonso ha sudato non poco per raggiungere il traguardo della laurea e spiega così come sia stato complesso terminare gli studi: «Purtroppo, quando mi sono immatricolato l’offerta formativa non era delle migliori. Sostenere trentadue esami (per ciascuno superando prima una

prova scritta e poi una orale) in tre anni è stato un compito davvero arduo. Il piano di studi non era affatto commisurato al tempo richiesto per completare il percorso universitario. Dopo pochi anni, infatti, la Facoltà ha proposto un nuovo ordinamento, tuttora in vigore, che prevede un minore numero di esami con conseguenti agevolazioni rispetto al precedente, tra le quali la possibilità di concludere il percorso con un voto di laurea migliore dovendo fare una media su un numero di esami largamente inferiore». Le spese. Negli ultimi anni l’importo della tassa regionale per il diritto allo studio è aumentata vertiginosamente, passando da 60 a 140 euro. Il giovane commenta: «Di certo non posso condividere questo aumento, visto che si è giunti a più del doppio dell’importo precedente, ma di tasse lievitate negli ultimi anni potremmo elencarne tantissime, non solo riferendoci all’università. Quindi, purtroppo, non c’è da meravigliarsi più di tanto».

studio, passioni e lavoro. Alfonso non ha rinunciato alle sue passioni. una tra tutte, quella del giornalismo sportivo, fino a farlo diventare un vero e proprio lavoro: «Ho collaborato negli anni con diverse testate giornalistiche, siti web, radio e tv, regalandomi grandi soddisfazioni e conseguendo l’iscrizione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma». un impegno poi interrotto lo scorso anno per concentrarsi unicamente sulla conclusione del percorso accademico. E se per l’antico adagio “ciò che toglie poi rende”, l’ingegnere che ha saputo coniugare studio e lavoro, anche se con qualche piccolo ritardo sulla tabella di marcia, oggi si presenta con consapevolezza al mercato del lavoro. Infatti, racconta: «Attualmente sono impegnato in un corso di formazione, che dovrebbe poi garantirmi l’ingresso nel mondo del lavoro e la possibilità quindi di rendermi economicamente indipendente a tutti gli effetti». Dalle pagine di Insieme, l’augurio di una brillante carriera. Mariarosaria Petti Insieme - Gennaio 2015

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INFO

Casa Albergo per anziani “Santa Rita”, Via Isonzo, 22 – Sarno (SA) - Tel. 0815136548 info@albergosantarita.it - www.albergosantarita.it

Alimentazione, salute e benessere

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ià si sentiva il profumo di Natale l’11 dicembre, quando nella Casa Albergo per Anziani “Santa Rita” di Sarno si è tenuta un’interessante conferenza sulle “Tematiche alimentari della terza età”. L’incontro è stato aperto da Rossella Bicco, del dipartimento architettura e disegno della Seconda Università di Napoli, che ha parlato della “Diaeta” Evoluzione architettonica ed antropologica negli anni 2000. È poi intervenuta Tiziana Limodio, biologa nutrizionista che ha spiegato l’abbinamento del colore dei cibi per l’appropriatezza della dieta. Infine Carlo Montinaro, preside dell’Università Popolare Nuova Scuola Medica Salernitana, ha relazionato su “Come gli elementi naturali e gli umori condizionano l’essere umano nei momenti della giornata”. A seguire una ricchissima cena buffet, allietata dalla partecipazione del gruppo animazione musicale “Gli amici di Caruso”. Alla fine della conferenza i Lions di Pompei hanno ricevuto il ringraziamento della titolare del Centro LARS, Nilde Renzullo, per l’apporto dato alla buona riuscita dello spettacolo tenuto dai ragazzi del Centro al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei. Alla parte finale della serata è intervenuto anche il sindaco di Sarno, nonché presidente della Provincia, Giuseppe Canfora. Ha chiuso la serata la direttrice della struttura, Nilde Renzullo, che ha augurato a tutti un buon Natale e ha rimandato al prossimo anno per consolidare e proseguire l’ottima sinergia attuata con i Lions del club Pompei Host.

La Casa Albergo “Santa Rita” ha ospitato un incontro sull’alimentazione nella terza età Foto di gruppo al termine della serata

Lo staff della struttura insieme al sindaco Giuseppe Canfora

Un momento della conferenza con il prof. Montinaro

Pasticcieri in erba con le loro creazioni

Decoriamo i panettoni aspettando il Natale Lo scorso 18 dicembre si è svolto il Corso di Cake Design dedicato alla decorazione e personalizzazione dei classici panettoni di Natale. Tra fiocchi di neve, pupazzi e stelle, la cake designer Giovanna Amato si è complimentata con i “pasticcieri” in erba. Lo staff della struttura, sbalordito dalla creatività dei partecipanti, li ha premiati con un attestato di merito. Pasticcieri a lavoro

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“Ove c’è raziocinio c’è scelta, ove c’è scelta c’è libertà” Oriana Fallaci, La forza della ragione, 2004

Come scegliere un nuovo fornitore Dal primo gennaio 2003 ogni consumatore domestico italiano può liberamente scegliere da chi acquistare il gas per la propria abitazione. Poter scegliere il fornitore è una condizione necessaria, ma non sufficiente per garantire la migliore offerta. Conoscere le regole del mercato del gas, saper valutare la serietà di un fornitore, saper riconoscere la bontà di un’offerta sono strumenti utili al fine di fare una scelta non azzardata, ma ragionata e consapevole. Questo mese forniamo alcune informazioni che potranno aiutare i consumatori a non essere vittime di pratiche commerciali scorrette che inducono a compiere scelte sulla base di promozioni ingannevoli e promesse di falsi risparmi. Per cambiare fornitore ogni cliente deve semplicemente firmare un nuovo contratto di fornitura. Il passaggio non è però contestuale alla firma, occorrono da uno a due mesi. Il cambio del fornitore non comporta alcun costo, alcuna interruzione della fornitura, alcun intervento sugli impianti, né la sostituzione del contatore. Prima di sottoscrivere un contratto richiedi la scheda di confrontabilità, un documento che nel rispetto del Codice di Condotta Commerciale va esibito al consumatore prima della stipula di un contratto, per far meglio comprendere i vantaggi dell’opzione celta. La scheda mette a confronto:

Spesa stimata nell’arco di un anno per la fornitura di gas alle condizioni economiche dell’offerta proposta.

Spesa stimata nell’arco di un anno per la fornitura di gas alle condizioni economiche del Servizio di Tutela.

Il servizio di Tutela rappresenta le condizioni economiche e contrattuali regolate dall’Autorità a Tutela dei clienti domestici, in altre parole il costo del gas deciso dall’Autorità per il cliente di Angri, Pagani, Nocera Inferiore ecc… Per ulteriori approfondimenti si rimanda all’Atlante dei Diritti del Consumatore di Energia, redatto dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas consultabile all’indirizzo internet www.autorita.energia.it/atlante. Vi saluto e arrivederci al prossimo appuntamento. Ing. Nunzia Manuela Giordano Responsabile Settore Energia

DIMEGAS S.r.l. Via A. De Gasperi, 421 - 84016 Pagani (Sa) - Tel. 081 5159140 - 081 910789 - Fax 081 5159790 www.dimegas.it - info@pec.dimegas.it

LA RINASCItA

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n nuovo giornale per la città di Nocera Inferiore e per l’Agro nocerino-sarnese. È nato il periodico La Rinascita. A promuoverlo è Domenico Attanasio, che nell’iniziativa ha coinvolto giornalisti del territorio, esperti di storia e cultura, ma principalmente amici che con lui hanno deciso di condividere quest’avventura. Sul primo numero si parla di teatro e di Eduardo De Filippo, di precarietà occupazionale, ma anche della storia millenaria di Nocera Inferiore. un nuovo giornale è sempre sinonimo di libertà e democrazia, l’intera equipe de La Rinascita si contraddistingua nella difesa di questi ideali.

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VITA NELL’AGRO

Gli alti e bassi dell’economia

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he anno sarà il 2015? Difficile dirlo. Le premesse non sono affatto rosee. L’Italia ha vissuto il quarto anno di recessione e la Campania ha pagato un prezzo carissimo sul piano occupazionale e produttivo. I cittadini sembrano aver perso le speranze, nonostante le rassicurazioni del Governo in una ripresa prossima da agguantare, seppur con notevoli sacrifici. I dati relativi alla disoccupazione sono drammatici e in continua crescita. L’ultima rilevazione Istat del terzo trimestre 2014 ha certificato un tasso del 20,3 per cento a livello campano. Il dato provinciale salernitano si aggira intorno al 17,6 per cento. Drammatica, invece, la condizione dei giovani con età compresa tra i 15 e i 29 anni. Se il dato regionale relativo al 2013 è del 44,3 per cento, quello salernitano è di poco migliore: 40,2 per cento. In uno scenario simile in che modo ci si prepara ad affrontare il nuovo anno? A rincuorare i salernitani ci pensa la Camera di Commercio che ha diffuso qualche percentuale più positiva, seppur con grande prudenza. Dall’ultima rilevazione statistica emerge che le imprese crescono in base ai dati sulla dinamica imprenditoriale. Viene evidenziato un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni: più 324 imprese che corrispondono ad un tasso di crescita del più 0,27 per cento. Si conferma, quindi, la performance registrata nel primo semestre dello scorso anno quando il tasso di crescita era dello 0,2 per cento. Stesso risultato a livello nazionale, mentre la Campania, nonostante una leggera flessione rispetto all’anno scorso, registra un tasso di crescita più elevato:

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più 0,37 per cento. La dinamica per forma giuridica segnala un saldo ampiamente positivo per le società più strutturate. Aumentano anche le società di persone con 160 nuove iscrizioni e 115 cancellazioni. Pagano pegno, invece, le ditte individuali che segnano, a fronte di 906 nuove imprese, ben 930 cessazioni. Da segnalare il fenomeno che interessa il comparto artigiano dove si registra un saldo positivo (+176 imprese) che rappresenta oltre la metà delle nuove iscrizioni del periodo in esame, ma che non argina l’assottigliamento del tessuto artigiano rilevato dall’inizio dell’anno e corrispondente, in termini cumulati per il periodo gennaio-settembre, a oltre 250 imprese in meno. Se questo è il quadro delle nuove imprese, non è andata invece bene per l’economia reale dove tutti i settori hanno segnato una perdita, con tessile e meccanico a quasi meno 3 per cento. Leggermente migliore la situazione per le industrie dei metalli, meno 1,7 per cento, e per le industrie alimentari che rimangono stabili su meno 0,3 per cento. Diverse, invece, sono le previsioni. C’è un sentiment positivo che fa sperare in una crescita di almeno quattro punti. Anche per fatturato e ordinativi le previsioni sono lievemente positive. I numeri, insomma, dimostrano tutta l’incertezza del momento e quelli che appaiono incoraggianti sono sempre troppo risicati per far tirare un sospiro di sollievo. Bisognerà ancora sudare, con l’auspicio che si arrivi sani e salvi all’appuntamento con l’uscita dal tunnel. Presto, si spera. Salvatore D’Angelo

Il 2014 per i salernitani, così come per tutti gli italiani, è stato davvero duro. Si spera in un 2015 migliore. Le stime farebbero ben sperare, ma non si dimostrano sempre affidabili. I dati che segnano maggiormente la crisi sono relativi alla disoccupazione, quella giovanile ha raggiunto picchi incredibili


Il professore Jacopo Galli

Tumori dell’apparato naso gola

La Campania non è tra le regioni più colpite da questo tipo di malattia, ma di certo non è indenne. Tanti i giovani che ne soffrono a causa del fumo e non solo. Ne ha parlato il professore Jacopo Galli, docente al Policlinico “Gemelli” di Roma, esponente di una famiglia di medici nocerini specializzati in otorinolaringoiatria

M

eno diffusi, ma non per questo meno invalidanti. Parliamo dei tumori dell’apparato naso-gola. Gli esperti di otorinolaringoiatria si stanno confrontando con un numero sempre crescente di casi. Malattie che colpiscono non solo gli adulti, come accadeva un tempo, ma anche numerosi giovani. Tra le cause scatenanti ci sono principalmente il fumo e l’alcool. Si è visto però che negli anni sono intervenuti anche altri fattori. A fare il punto sulla situazione è Jacopo Galli, docente di otorinolaringoiatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Originario di Nocera Inferiore, erede di una famiglia impegnata da generazioni nel settore dell’otorinolaringoiatria, il professore Galli esercita al Policlinico “Gemelli” di Roma. Numerosi i casi che vede passare sotto i suoi occhi nelle corsie dell’importante ospedale romano. «Oggi si parla di tumori sconfitti – commenta –, ma non è così. Quello che vediamo crescere di più è il cancro nei giovani. Un tempo il tumore del distretto otorinolaringoiatrico era ad appannaggio dei sessantenni e settantenni, forti fumatori e consumatori di alcool. Oggi si vede una drastica riduzione dell’età media. Nei reparti trattiamo frequentemente persone di 40 o 50 anni con malattie del cavo orale e dell’orofaringe, dove pare che anche altri fattori, tra cui la promiscuità sessuale e l’infezione da virus del papilloma, sembrano avere una grossa influenza». Il professore Galli mette l’accento sul-

le conseguenze che comportano le neoplasie otorine: «Gli interventi, sia medici e radioterapici, sia quelli chirurgici, sono fortemente mutilanti. La faccia, la lingua, la gola, la laringe sono organi di cui uno manifesta la mancanza, la perdita. Si ha difficoltà a parlare a deglutire. Sono mutilazioni ben evidenti. Un tumore dell’intestino non lascia esiti esterni. Il tumore otorinolaringoiatrico pone anche queste problematiche emotive nei pazienti». Anche per questi motivi occorrerebbe prestare maggiore attenzione e prevenzione. Dati drammatici che però sembrano solo sfiorare il territorio campano, che non è però un’oasi, in quanto ha altre malattie con cui confrontarsi. «Vedo un’incidenza di questo tipo di malattie non in netto aumento, come si può vedere nei tumori della sfera digestiva che risentono, probabilmente, dell’inquinamento ambientale. Nel nostro campo – continua Galli – il fattore di rischio prevalente ancora oggi è rappresentato dal fumo di sigaretta e dall’alcool». A poco, quindi, sembrano servire proibizioni e limitazioni, da qui l’amara considerazione del luminare: «Quello che si vede è che nonostante i divieti al fumo sono sempre di più i giovani a fumare. Sappiamo già, ma dovremmo forse tenerlo maggiormente in considerazione, che più si inizia a fumare presto, più il danno è rilevante». Sta a noi, insomma, cercare di limitare gli stili di vita pericolosi. Sa. D’An.

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Foto di repertorio (Salvatore Alfano)

Il punto sull’inquinamento

“C

osa abbiamo fatto al mondo. Guarda cosa abbiamo fatto“ così cantava Michael Jackson in earth song, canzone simbolo degli anni 90 e emblema “purtroppo” della distruzione della terra. Il tema ambiente, oggi ancor più di ieri, è attuale così come preoccupante : il caso Ilva (taranto), la terra dei fuochi (Napoli), rifiuti tossici (Cremona) e discariche abusive che nascono come funghi sono solo alcune delle notizie più recenti su cui viene fatta informazione. Spontanea nasce la domanda: come si deve reagire? Meno intuitiva è la risposta. una cosa però possiamo cominciare a farla tutti insieme, ossia non mettere la testa sotto terra, ma informarci, discutere, fare prevenzione e partire da piccoli gesti. Questo è quello che Michele Acanfora, omeopata ed esperto di

medicina ambientale, ha ribadito più volte durante il congresso “La salute al tempo dei veleni” tenutosi al Park Hotel di Mercato San Severino. L’incontro è stato organizzato dalla dottoressa Giovanna Napoli della Natural Beauty. In sala si sono confrontate diverse generazioni. tra i presenti anche il collettivo L’Altra Nocera che ha evidenziato il tema della questione amianto sul territorio dell’Agro nocerino, spesso trascurato. Il dottore Acanfora ha spiegato come limitare i danni e detossificarsi dalle varie forme di inquinamento sia all’interno che all’esterno delle mura domestiche partendo da piccoli gesti quotidiani come la raccolta differenziata, la riduzione dell’uso della plastica e attrezzi adatti per la cottura dei cibi. Claudio D’Angelo

Esperti e cittadini si sono confrontati sul tema della salvaguardia dell’ambiente durante un convegno che si è tenuto a Mercato San Severino

“L� �it� � c��� �n� �oto�r�fi�, �� s�r�i�� ����� �e��i�”

Fiera della Borsa di Raffaele Biosa Via F. S. Caiazzo, 5-7 - 84012 Angri (SA)

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Insieme - Gennaio 2015

Tel. 081 94 63 80 - raffaelebiosa@alice.it


Riprendersi dai bagordi I consigli degli esperti per depurarsi dopo le tavolate natalizie

Gli alimenti da prediligere Limone: aiuta a convertire le tossine in una forma solubile in acqua che può quindi essere eliminata più facilmente dall’organismo. Aglio: è un potente anti-virale, anti-settico e antibiotico. La sua funzione detossinante è dovuta anche al suo contenuto di solfurici. Germogli di broccoli: contengono più sostanze benefiche dell’ortaggio adulto. Il consumo di tre/cinque porzioni la settimana garantisce l’attivazione dell’effetto detossinante. Mele: sono uno dei frutti più ricchi di pectina, una fibra solubile che svolge un’azione disintossicante soprattutto a livello intestinale e aiuta a tenere sotto controllo il colesterolo.

C

he la crisi abbia inciso sui consumi è vero, ma a Natale in pochi hanno rinunciato a mangiare la fettina di panettone, il cioccolatino o il piatto di pasta in più per celebrare le feste. Si stima che tra Natale e Capodanno sia molto facile prendere dai due ai quattro chili, causando anche problemi di digestione. È ora, quindi, di seguire qualche consiglio per rimediare agli eccessi. Sconsigliati i digiuni, si può scegliere di seguire un regime a basso contenuto calorico, ma ad alto tasso di alimenti e sostanze drenanti e depurative, da seguire per almeno cinque giorni. Per prima cosa è bene bere molta acqua, dalle tre alle quattro bottigliette da mezzo litro al giorno. L’idratazione è fondamentale. È importante seguire una dieta bilanciata, comprensiva di tanta verdura e frutta (meglio come spuntini o a fine pranzo piuttosto che a cena). La colazione è un pasto da non sottovalutare: fette biscottate ricche di fibre con un velo di marmellata senza zucchero sono un ottimo modo di cominciare la giornata. A metà mattina e a metà pomeriggio è bene fare uno spuntino con finocchi, carote o frutta di stagione. A pranzo e cena è sempre bene iniziare con un bel piatto di verdure crude o lesse, così da saziare l’appetito. Infine gli esperti consigliano di eliminare completamente gli alcolici per il loro tasso glicemico particolarmente alto e le bibite gassate. Non è necessario rinunciare all’olio, occorre saperlo dosare e assumerlo possibilmente crudo sulle pietanze. È consigliato ridurre il sale e di non essere parsimoniosi con spezie e limone, così si dà sapore al cibo. Per quanto riguarda il pane è bene preferire quello con molte fibre, come quello realizzato con farina di segale. Questo cereale, per l’alto contenuto di fibre, è utile per l’intestino e la flora intestinale, ma svolge anche un’azione antiarteriosclerotica. Subito dopo pranzo, vale la pena farsi una passeggiata di almeno venti minuti. La sera, poi, prima di andare a letto è opportuno bere una bella tisana allo zenzero o al tarassaco, purificante e disintossicante. Sa. D’An. Insieme - Gennaio 2015

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uN PROtOCOLLO PER L’uNIVERSItà L’unione fa la forza, Comuni e Ateneo insieme per ottenere servizi di viabilità migliori ed efficienti per gli studenti

A

nche i comuni di Sarno, Scafati, Nocera Inferiore, Nocera Superiore e Pellezzano entrano a far parte del protocollo di intesa per la mobilità studentesca, promosso dall’università di Salerno. L’accordo accoglie altre amministrazioni al tavolo permanente che ha lo scopo di favorire la mobilità degli studenti da e per i campus di Fisciano e Baronissi e da e per l’Azienda Ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. «Quello che colpisce è il desiderio da parte delle istituzioni di voler contribuire al nostro progetto – ha affermato il rettore, Aurelio tomma-

setti – c’è un’emergenza legata alla mobilità: è in discussione il nuovo piano tariffario e bisognerà capire che implicazioni ci saranno per l’università. Discuteremo dell’impatto dei nuovi costi per gli studenti, cercheremo di capire se ci saranno fasce penalizzate. Qualora dovessimo riscontrare incongruenze, ci faremo sentire». un’unione tra diverse amministrazioni che dovrebbe servire a fare forza e a ottenere il rispetto dei diritti delle migliaia di studenti che da tutta la regione, quotidianamente e con innumerevoli difficoltà, raggiungono le sedi universitarie salernitane.

ACCELERAZIONE DELLA SPESA

S

ono stati consegnati i decreti regionali relativi all’ammissione a finanziamento dei progetti per l’accelerazione della spesa dei fondi strutturali europei. Gli stanziamenti superano complessivamente i 15 milioni di euro. tra i comuni salernitani beneficiari ci sono Roccapiemonte e Nocera Inferiore. Il primo ente riceverà un finanziamento di 3 milioni 982 mila euro per la revisione e la verifica degli impianti della pubblica illuminazione e degli edifici comunali. Nocera Inferiore riceverà scarsi 2 milioni di euro per l’efficientamento energetico della Casa comunale. Gli altri comuni salernitani ammessi sono Colliano e Moio della Civitella.

Ammessi a finanziamento progetti a Nocera Inferiore e Roccapiemonte

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anGri anGri anGri noCera inFeriore noCera inFeriore noCera inFeriore noCera inFeriore noCera inFeriore noCera sUPeriore roCCaPiemonTe PaGani PaGani s. marZano sUL sarno sarno sarno sarno PoGGiomarino


VITA ECCLESIALE

Una “festa dell’umano” Diffusa la traccia per il Convegno ecclesiale di Firenze 2015. Ogni mese scopriremo un aspetto in più dell’importante appuntamento che vedrà riunita la Chiesa italiana

S

ull’umano non si afferma, ma si dialoga. Questo il metodo utilizzato per comporre la Traccia del Convegno ecclesiale di Firenze. C’è stato, quindi, un primo coinvolgimento delle Diocesi e delle realtà laicali, culturali e pastorali con la richiesta di fornire proprie, intense e significative esperienze sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». La ricchezza e molteplicità di risposte – oltre 200 – hanno fatto apparire uno spaccato di Chiesa viva e vivace. «Si tratta di veri e propri “laboratori” dell’umanesimo cristiano – ha detto mons. Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio – che incidono e annunciano come sia possibile e bello incarnare nel vissuto storico anche del nostro tempo il messaggio che scaturisce da Gesù Cristo e dal Vangelo». Obiettivo della traccia è ora continuare questo dialogo e questo cammino, stimolando la consapevolezza ecclesiale, ma anche una riflessione culturale allargata. Quattro le parti che la costituiscono, a cui vanno aggiunte un’introduzione, uno spaccato su Firenze e la conclusione, che contiene pure dei suggerimenti pastorali relati-

Panorama della città di Firenze

vi al cammino da compiere in preparazione all’incontro di novembre prossimo. La prima parte è intitolata «Dalle Chiese locali il di più dello sguardo cristiano» e sintetizza il ricco materiale pervenuto al Comitato preparatorio a seguito dell’Invito. La seconda parte, «Lo scenario dell’annuncio del Vangelo», affronta il contesto storico, culturale e sociale odierno con tutte le sue ombre e luci che vanno evidenziate, «ma che non debbono mai far perdere il senso della speranza che nasce da Cristo». La terza parte è sul tema «Le ragioni della nostra speranza» e analizza il nuovo umanesimo sul piano biblico e teologico incentrando il discorso sulla persona di Cristo. L’ultima parte, «La persona al centro dell’agire ecclesiale», ha un carattere più operativo e pastorale e si interroga su come realizzare insieme uno stile ecclesiale «capace di leggere i segni dei tempi alla luce del Vangelo e della via che Gesù ci ha mostrato, per coltivare oggi la pienezza dell’umano». Nei prossimi mesi si cercherà di declinare più nello specifico i quattro capitoli per capire meglio come vivere il cammino verso Firenze 2015. Salvatore D’Angelo

Il logo L’opera è stata scelta tra le 200 proposte arrivate al Comitato preparatorio

U

n logo semplice, quasi un abbozzo fatto di frecce stilizzate e colorate, buttate giù d’impeto, è stato scelto per rappresentare l’esperienza ecclesiale di Firenze 2015. Un gioco grafico dal tratto spontaneo, un’immagine che evoca movimento, slancio, apertura, al centro della quale spicca una croce che è punto di arrivo e insieme origine di un dinamismo di trasparente lettura. A realizzarlo sono stati Zeno Pacciani, Francesco Minari e Andrea Tasso. Il simbolo del Convegno ecclesiale è stato scelto dopo una votazione che ha visto protagonista la rete. Oltre 200 le proposte arrivate al Comitato preparatorio, che ha scelto i dieci lavori più efficaci e li ha sottoposti al giudizio della rete.

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VITA ECCLESIALE Lo scorso 19 dicembre, nella Basilica di Sant’Alfonso a Pagani, c’è stato il primo appuntamento del Concilio Giovane. Un incontro per approfondire l’amore del Dottore della Chiesa per il Natale L’intervento del Vescovo

Il mistero dell’incarnazione

U

na serata spumeggiante, animata dalla musica redentorista, che ha donato ai partecipanti quella carica in più per vivere il Natale. L’incontro del 19 dicembre scorso, tenutosi nella Basilica di Sant’Alfonso a Pagani, è stato il primo di una serie di appuntamenti che caratterizzeranno la vita della Diocesi. L’iniziativa su “Sant’Alfonso e il Natale” ha aperto, infatti, il programma di eventi organizzati per il Concilio Giovane. Il cammino diocesano, inaugurato dalla solenne celebrazione eucaristica del 19 novembre, festa della dedicazione della Cattedrale, sarà scandito dai quattro “amori” del Dottore della Chiesa. In Sant’Alfonso l’amore per il Padre è stato declinato nella particolare contemplazione e meditazione del mistero dell’incarnazione, in quello della passione e morte, nel mistero eucaristico e nella devozione alla Vergine Maria.

Quattro temi che con il passare dell’anno liturgico la comunità diocesana sarà chiamata a vivere e approfondire, sui passi del fondatore della congregazione del Santissimo Redentore. A guidare l’assemblea nelle pieghe del primo amore, Sant’Alfonso e il Natale, è stato padre Paolo Saturno. Il missionario redentorista, grazie alle musiche tradizionali intonate dal Coro polifonico alfonsiano, ha fatto fare ai presenti un excursus nella gioia del Natale secondo “Il più napoletano dei santi e il più santo dei napoletani”. «Sant’Alfonso è così autentico e genuino nel parlare con il cuore che non stanca – ha detto padre Saturno –. È davvero l’innamorato che guarda il neonato di Betlemme con la tenerezza di una mamma e di un padre. Sant’Alfonso con “Tu scendi dalle stelle” ha condizionato un po’ tutti, è stato davvero un modello insuperato e forse insuperabile».

Padre Paolo Saturno illustra il tema “Sant’Alfonso e il Natale”

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L’incontro si è concluso con la consegna simbolica a cinque delegati del Concilio Giovane della Lettera di Natale. Lo scritto è stato contestualmente distribuito nelle parrocchie e in tutte le scuole della diocesi. Per il Natale 2014 monsignor Giudice ha scelto come protagonista Alfonso, un ragazzo che nell’adolescenza si allontana – come avviene spesso – dalla vita parrocchiale. Il giovane si guarda intorno, ma non vede. È proprio il gioco tra i due verbi a caratterizzare il testo. Poi, grazie all’incontro con un amico e alla sua testimonianza, gli occhi si aprono e comincia a vedere. «È successo un miracolo, è questo il mio Natale? Questo che ti sto raccontando è, secondo Te, la nascita dall’alto, è la mia rinascita, è il mio primo e vero Natale?» si chiederà il ragazzo, che da quel momento scoprirà una nuova vita. Sa. D’An.

Il Vescovo consegna la Lettera di Natale a un delegato del Concilio Giovane


L’officina digitale: il laboratorio

La locandina della due giorni

A 2.0

Una Chiesa

Una delegazione della rivista diocesana e dell’Ufficio comunicazioni sociali ha partecipato alla due giorni sul tema “Nuovi media e nuovo umanesimo”

Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI

La delegazione diocesana: Lavinia Bassano, Mariarosaria Petti, Carmine Giordano

lla Chiesa Italiana sta a cuore la comunicazione. Questo il messaggio lanciato da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, ad introduzione del convegno “Nuovi media e nuovo umanesimo”, organizzato da Anicec (Animatori della comunicazione e della cultura) e promosso dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione dei dieci anni del Direttorio CEI sulle comunicazioni sociali. Il vescovo di Cassano allo Jonio ha indicato con chiarezza gli atteggiamenti da evitare per chi vive la vocazione al giornalismo: da un lato, la “sindrome della moglie di Lot” di quanti camminano “con la testa all’indietro”; dall’altro, lo stile dei “professionisti del lamento”. I media cattolici devono abitare lo spazio della comunicazione con l’auspicio del presule a “provocare domande, educare alla domanda e offrire strumenti critici perché le domande possano essere sensate e portino a risposte concrete”. A seguire un brillante confronto tra i direttori dei vari media cattolici – Domenico Delle Foglie (Sir), Paolo Ruffini (Tv 2000), Francesco Zanotti (Fisc), Marco Tarquinio (Avvenire) – guidato dalle sollecitazioni di don Ivan Maffeis, vice direttore dell’Ufficio nazionale Comunicazione sociali. Ha concluso il primo giorno di lavori la lecture di mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, che a due anni dal primo tweet con l’ac-

count @Pontifex – digitato da Benedetto XVI e ereditato da Francesco – ha svelato i segreti e le sfide legate all’ingresso nell’era digitale di un Papa. L’officina digitale. Oltre 60 i partecipanti, giunti da tutta Italia. Una passione comune: la comunicazione. Un’occasione preziosa per condividere i frutti di Anicec, il corso di formazione online per animatori della comunicazione e cultura. Da Nord a Sud, progetti e idee per sostenere la pastorale con efficaci strumenti offerti dalla tecnologia digitale. Dall’applicazione Mosè con news, orari e info diocesani degli amici pugliesi, al format “C’è di più” di Telepace, presentato dal ligure don Luca Saredella. Il tempo ridotto e le poche strumentazioni a disposizione non hanno ostacolato i convegnisti ad accogliere la sfida del relatore del seminario, Bruno Mastroianni (giornalista e autore di Tv 2000): realizzare in gruppo un selfie video, con l’hastag #essereumani, in preparazione al tema del prossimo Convegno ecclesiale di Firenze. Un appello a vivere con uno stile cristiano la rete, perché – come recita la presentazione del percorso Anicec – “i media sono una realtà complessa. Sono tecnologie, ma anche voci. Sono canali, ma anche mondi. Sono supporti e aiuti, ma anche nuove regole e linguaggi. Averne paura è controproducente. Servono invece strumenti per capire e orientarsi”. Mariarosaria Petti Insieme - Gennaio 2015

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Nelle foto alcuni momenti della Celebrazione e della festa

Celebrazione eucaristica all’Ospedale Umberto I in attesa del Santo Natale, presieduta dal mons. Giuseppe Giudice

Foto Salvatore Alfano (3)

La vita chiama chi ama la vita

È

una delle mattine inverna-

nale, la TIN dell’Umberto I ospita

li più calde, come non se ne

500 bambini all’anno, piccoli guer-

vedevano da settimane. Ar-

rieri che più di altri hanno bisogno

rivo all’ingresso visitatori dell’O-

di far sentire la loro voglia di vivere.

spedale di Nocera Inferiore. C’è

Adesso ce ne sono tre che pesano

un insolito tripudio di colori e pal-

meno di 500 grammi. La grandezza

loncini. È il 20 dicembre e sono le

di un panetto di pasta lievitata, per

10.30. Mentre il traffico cittadino

intenderci. E la festa di questo sa-

al solito è intasato e i clacson si u-

bato mattina è per loro, per i guer-

niscono agli altoparlanti vibranti

rieri che hanno vinto, ma soprat-

di canzoncine natalizie, nella cap-

tutto per quelli che non senza ar-

pella a piano terra del presidio o-

matura sono volati in Cielo.

spedaliero nocerino tante fami-

Cristina, la prima ad essere ricor-

glie arrivano puntuali per un ap-

data e per il nono anno consecu-

dato dal Signore a dire che la vita

da quando ne aveva sei, prematu-

puntamento ormai consueto ma

tivo: nasce con gravi malformazio-

è un dono», con queste parole e-

ramente venuto al mondo da ge-

sempre speciale: la Messa in atte-

ni che non le permettono di rima-

sordisce alla TIN il vescovo, mons.

nitori rumeni. Claudio ha sorpreso:

sa del Santo Natale.

nere in vita più di qualche giorno.

Giuseppe Giudice. «Ci sono alcu-

adesso pesa 2 chilogrammi e non

Medici, infermieri, volontari, mam-

Poi ci sono Daniele, Immacolata,

ni che devono difendere la vita,

ha bisogno della sonda per nutrir-

me e papà, bambini in fasce o che

Federico, Francesca. Nomi e sto-

quella nascente e anche la sene-

si. Fra poco avrà anche la possibili-

camminano ormai sulle loro gam-

rie che risuonano in ogni momen-

scente: non è più evidente il dono

tà di avvolgersi degli abbracci dei

be. Sono tantissimi e si conoscono

to della celebrazione.

della vita», continua il Pastore del-

suoi cari, che potranno finalmente

tutti: è la famiglia della Terapia In-

«Mi piace pensare che ogni qual-

la Chiesa locale con un tono che

cullarlo e accarezzarlo.

tensiva Neonatale. Fiore all’occhiel-

volta ci sia un concepimento, u-

diventa denuncia. Ricordando che

Tra i doverosi saluti istituzionali e i

lo della sanità provinciale e regio-

na nascita, un angelo è stato man-

«la vita ha valore per un respiro e

canti, le lancette dell’orologio se-

per mille giorni», il vescovo invi-

gnano le ore 12.00. Nel frattem-

ta a riflettere sul peso, assai irriso-

po, a metà celebrazione una signo-

rio, che oggi attribuiamo a questo

ra accanto a me mi fa notare che è

grande dono. Basti pensare che

entrato un famoso attore di fiction

ogni anno nello stesso ospedale

per partecipare al banchetto euca-

300 bambini non vedono la luce.

ristico. Mentre Davide si addormen-

Nemmeno il pianto gioioso a pie-

ta in braccio alla mamma con il mio

ni polmoni di altrettanti 1500 neo-

dito fra le mani penso che oggi non

nati può lenire un tale dolore.

c’è posto per niente e per nessuno:

Ma poi ci sono le storie, quelle bel-

i veri protagonisti sono i bambini e

le, che trasformano il pianto in

la vita perché ogni bambino che na-

commozione e la rabbia diventa

sce è il segno che Dio non si è anco-

speranza. Claudio ha poco più di

ra stancato degli uomini.

otto mesi ed è ricoverato alla TIN

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Insieme - Gennaio 2015

Lavinia Bassano


Biblioteca in rete

O

PAC è il nome che si dà ai cataloghi informatizzati delle biblioteche. È l’acronimo in inglese di On-line Public Access Catalogue (catalogo in rete ad accesso pubblico), che permette di trovare, a partire da parole chiavi, i testi conservati nelle biblioteche aderenti a quel determinato catalogo. La Conferenza Episcopale Italiana, grazie al progetto CEIBIB, ha costituito un OPAC specifico per le biblioteche ecclesiastiche denominato Polo Biblioteche Ecclesiastiche (www.polopbe.it). Il PBE entra a far parte del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) a seguito della convenzione sottoscritta il 29 luglio 2008 dall’ICCU (Istituto Centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e l’UNBCE (l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana), per assicurare la cooperazione tra le biblioteche italiane, la creazione del catalogo collettivo e lo scambio dei documenti. Il PBE è il primo polo extraterritoriale nel Servizio Bibliotecario Nazionale. La biblioteca diocesana ha aderito al Progetto CEIBIB e, registratasi nell’Anagrafe delle Biblioteche censite dalla CEI, si è inserita nel Polo Biblioteche Ecclesiastiche. Questo permette anche agli utenti lontani di individuare velocemente i testi presenti nella nostra struttura, i cui volumi sono in fase di inserimento. A breve anche sul sito della diocesi sarà pubblicato un link che permetterà di consultare tutto il catalogo della biblioteca. Don Roberto Farruggio

I

Vescovi italiani hanno scritto al Pontefice per il suo 78esimo compleanno, festeggiato il 17 dicembre scorso. «La sua persona – hanno scritto nel telegramma il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e il presidente, cardinale Angelo Bagnasco – è per credenti e non credenti un riferimento sempre più ricercato per orientarsi nella vita spirituale come in quella sociale all’insegna della verità e della giustizia».

«Stimolati dalla sua testimonianza – hanno aggiunto – vogliamo continuare a camminare senza arrestarci alle difficoltà per promuovere un’autentica civiltà dell’amore e restituire dignità e speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo». Anche il vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, il 17 dicembre ha inviato un telegramma al Santo Padre per formulare, anche a nome dell’intera Diocesi, gli auguri di buon compleanno.

Cristiani insieme Il prossimo 23 gennaio, durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, l’ufficio diocesano per l’ecumenismo coordinato da don Carmine Vitolo promuove una veglia di preghiera in Cattedrale a Nocera Inferiore. Appuntamento alle ore 20.00 a San Prisco. Sarà un momento di preghiera ecumenica con il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, e i pastori delle Chiese sorelle.

Buon compleanno papa Francesco

Papa Francesco spegne le candelina in piazza San Pietro

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Foto Salvatore Alfano

Il vescovo Giuseppe insieme al vescovo emerito Mons. Illiano, ai sacerdoti e ai laici

come FamiGLia

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na riunione di famiglia caratterizzata da un bel momento di preghiera e una gioiosa festa in fraternità. Lo scambio di auguri natalizi voluto dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ha visto insieme sacerdoti e laici impegnati in curia per alcune ore di spensieratezza. Al momento conviviale è intervenuto anche il vescovo emerito, monsignor Gioacchino Illiano. «Ho voluto questo momento – ha detto il vescovo Giudice durante la preghiera dell’Ora media – perché la prima carità è radunare la famiglia. Prendiamoci questo tempo per noi, per incontrarci e stare insieme». Un’occasione per vivere il «Natale che è accoglienza dell’altro». Monsignor Giudice ha esortato, poi, a essere «Chiesa ecclesiale, così ci dice il Concilio» e a «recuperare l’entusiasmo» in questo periodo di Natale, la cui «aura accarezzi e addolcisca la nostra vita». Sa. D’An.

PuBBLICAtA L’AGENDA PAStORALE Maneggevole, pratica e colorata, è l’Agenda pastorale diocesana distribuita in queste settimane. Al suo interno sono appuntati gli impegni del Vescovo per l’anno 2015 e le iniziative del Concilio Giovane.

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Il 19 dicembre si è tenuto un momento conviviale che ha visto insieme il Vescovo, i sacerdoti e quanti collaborano con gli uffici di Curia per gli auguri natalizi

AUGURI AI GIORNALISTI Come ogni anno il Vescovo ha ricevuto i giornalisti che abitualmente seguono le attività diocesane. Nello studio del Palazzo vescovile, monsignor Giuseppe Giudice ha ricordato agli operatori della comunicazione l’importanza di raccontare la verità, augurando a tutti di «raccontare le notizie con uno sguardo umano, aiutando le persone ad andare al cuore della notizia».


iLPANEDeLLaDOMENICA Sussidio liturgico dalla II alla VI domenica del tempo Ordinario (Anno B) Commenti a cura delle sorelle Clarisse del Monastero di Santa Chiara

Un piccolo verso Dammi un piccolo verso al giorno, mio Dio, e se non potrò più scriverlo perché non ci sarà più carta e mancherà la luce, allora lo dirò sottovoce, di sera, al tuo grande Cielo. ETTY HILLESUM

18 gennaio 2015

II DOMENICA DEL tEMPO ORDINARIO (Anno B) Le letture “ecco l’Agnello di Dio!” Prima lettura: 1 Sam 3, 3-10. 19 Salmo: Sal 39 Seconda lettura: 1 Cor 6, 13-15. 17-20 Vangelo: Gv 1, 35-42 il Vangelo «egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro». (Cfr Gv 1,41-42) Colore liturgico: VERDE

La strada è la mia casa Sentendolo parlare così, seguirono Gesù. L’esperienza del discepolo comincia con l’ascolto dell’annuncio e la decisione di spostare su Gesù l’asse portante propria della vita, ma c’è bisogno che qualcuno ci aiuti a cogliere arrivi ed inizi, albe e sorgenti, qualcuno che dica “ecco” mentre Gesù passa. Che cosa cercate? L’uomo è essere in ricerca. Gesù, Colui che apre gli occhi perché cominci a vedere Lui e in Lui trovare la luce nella quale vedere la realtà in una dimensione nuova. Gesù scandaglia le profondità del nostro cuore per porci di fronte al desiderio più profondo che lo abita: comunione con Lui. Maestro dove dimori? I discepoli pensano ad una casa, ma Gesù li mette in strada: seguirlo è diventare itineranti con Lui. Gesù non propone una lista di cose in cui credere, ma una scoperta: venite e vedrete la mia dimora è il tuo cuore e il tuo cuore non ha pace finché non riposa in me. Insieme - Gennaio 2015

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25 gennaio 2015

III domenica DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) Le letture “Convertitevi e credete nel Vangelo” Prima lettura: Gio 3, 1-5. 10 Salmo: Sal 24 Seconda lettura: 1 Cor 7, 29-31 Vangelo: Mc 1, 14-20 Il Vangelo «Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini“. E subito lasciarono le reti e lo seguirono». (Cfr Mc 1,16-17) Colore liturgico: VERDE

Pescatori di uomini Gesù “passeggia” lungo il mare, che nel linguaggio biblico è l’ostacolo, l’impedimento: il cuore dell’uomo. Per Gesù è quasi una necessità vitale la spinta verso il mare, come un sospiro, una tensione, un entusiasmo irriducibile che lo spinge ad entrarvi e ad attraversarlo. Vide Simone e Andrea pescatori, sì, ma che non affrontano il mare, le loro reti si gettano da terra. Lo sguardo di Gesù, che “vede oltre” la storia, li chiama, li invita a seguirlo per portarli al largo e fargli compiere l’attraversamento del mare del loro cuore perché possano poi farsi portavoce della novità di Dio ed attraversare il cuore dell’uomo di ogni tempo. Chi sono io, se non uno che all’alba di un giorno che sembrava come tanti, è stato colto dallo sguardo del Signore e raggiunto dalla Sua Parola? La novità di Dio riempie l’adesso e il qui della storia, l’Amore eterno di Dio per noi “avviene” subito.

1 febbraio 2015

IV domenica DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) Le letture “Ed erano stupiti del suo insegnamento” Prima lettura: Dt 18, 15-20 Salmo: Sal 94 Seconda lettura: 1 Cor 7, 32-35 Vangelo: Mc 1, 21-28 Il Vangelo «Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui». (Cfr Mc 1,23-26) Colore liturgico: VERDE

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Parola che toglie la parola Gesù insegna ferendo il cuore di chi ascolta, poiché lo fa con la coerenza del proprio vissuto, l’efficacia di chi non ha altro insegnamento da proporre, se non il contenuto esistenziale della propria presenza e questa novità interpella, disorienta. Vi era un uomo: la sua presenza manifesta visibilmente la protesta che scaturisce dal fondo del cuore umano. Cuore “non accogliente” che Gesù vuole attraversare. Che centri con noi, manteniamo le distanze. Non disturbare gli equilibri ai quali ci siamo assuefatti e da cui siamo gratificati, non insistere con l’urgenza del Regno che viene. L’uomo percepisce la Sua presenza come un pericolo. Taci! Quando la Parola di Gesù risuona in tutta la sua autorevolezza è Parola che toglie la parola, suscita spinte nuove, trasmette nuove energie. Ora, anche per quell’uomo è possibile intraprendere la traversata del cuore con Gesù incontro al cuore del Padre.


8 febbraio 2015

V DOMENICA DEL tEMPO ORDINARIO (Anno B) Le letture “e andò per tutta la Galilea” Prima lettura: Gb 7, 1-4. 6-7 Salmo: Sal 146 Seconda lettura: 1 Cor 9, 16-19.22-23 Vangelo: Mc 1, 29-39 il Vangelo «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: “Tutti ti cercano!“. egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!“». (Cfr Mc 1, 35-38) Colore liturgico: VERDE

Gesù in cammino sulle strade del mondo La prende per mano… ed essa si mise a servirli. Gesù si rivolge alla donna in modo da stabilire un rapporto di solidarietà tale, per cui diviene sostegno per tutta la casa, espressione di accoglienza ed ospitalità: diakonía. Tutta la città era riunita davanti alla porta. La casa è divenuta luogo per accogliere tutta la città con le sue malattie e le tipiche situazioni di degrado che Gesù dovrà attraversare uscendo da quella porta. Tutti ti cercano. Sono convinti che non ci sia prospettiva ulteriore rispetto a quanto avvenuto: Gesù deve tornare indietro e rimanere in quella casa a disposizione di quanti vi abitano e di quanti la frequentano. Andiamocene: Gesù è ormai in cammino, non è possibile condizionarlo, piegarlo a quel che noi ci aspettiamo. Ha squarciato i cieli ed è disceso per percorrere tutte le strade, entrare in tutte le case, aprire altre prospettive e illuminare nuovi orizzonti.

15 febbraio 2015

VI DOMENICA DEL tEMPO ORDINARIO (Anno B) Le letture “Venivano a lui da ogni parte” Prima lettura: Lv 13,1-2.45-46 Salmo: Sal 31 Seconda lettura: 1 Cor 10,31 - 11,1 Vangelo: Mc 1, 40-45 il Vangelo «In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!“. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!“. e subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato». (Cfr Mc 1, 40-42) Colore liturgico: VERDE

La guarigione del cuore La presenza del lebbroso non indica solo un uomo affetto da una determinata malattia, ma qualcuno che interiormente vive in modo avvilente la sua storia, la sua vita, la sua vocazione. Se vuoi: la sua vera lebbra si manifesta nel mettere in discussione la volontà di bene di Gesù, nella convinzione che non vi sia amore per lui. Non solo Gesù lo vuole, ma lo tocca: Gesù si fa lebbroso per guarirlo, prende contatto con la lebbra che affligge la nostra condizione umana, prigioniera della convinzione che l’amore tradito è perduto. Per quel lebbroso non c’è altra possibilità di guarigione che la scoperta di essere amato. Si mise a divulgare il fatto. Ora tutti sanno che Gesù è lebbroso; per Lui non c’è più posto, deve stare in luoghi deserti, ma proprio per questo venivano a lui da ogni parte, perché nel deserto tutti i lebbrosi gli si possono avvicinare: noi tutti, ora, possiamo andare a Lui. Insieme - Gennaio 2015

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INF ORMADIOCE SI G L I A P P U N TAM E N T I Con la comunità

Con gli ammalati

Il 16 gennaio, alle ore 19.00, il Vescovo presiederà una solenne celebrazione eucaristica, in occasione delle Sante 40 ore, nella parrocchia Santissimo Corpo di Cristo di Nocera Inferiore. Il 23, alle ore 20.00, partecipa alla Veglia ecumenica nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. Il 24, alle ore 9.00, il Vescovo incontrerà i giornalisti nel giorno della festa di san Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. L’incontro, a cui parteciperà anche don Giuseppe Merola, vice direttore Libreria Editrice Vaticana, si terrà presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore.

Dal 9 al 12 febbraio il Vescovo sarà a Lourdes per raccogliersi in preghiera davanti alla grotta delle apparizioni in occasione dell’anniversario del primo incontro tra la Vergine e santa Bernadette.

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Orari di Curia Gli Uffici di Curia a Nocera Inferiore sono aperti tutti i lunedì e i venerdì, dalle ore 9.30 alle ore 12.30. In questi giorni è anche possibile chiedere udienza al Vescovo per un colloquio.

Con gli innamorati Nella vigilia della festa di San Valentino, il 13 febbraio, il Vescovo si incontrerà con i fidanzati della diocesi. L’appuntamento per le ore 20.00 nella parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio per una veglia di preghiera.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it


A CURA DELLA

PIA UNIONE AMMALATI CRISTO SALVEZZA L’Adorazione eucaristica del ritiro di Avvento guidata da don Gerardo Coppola L’approfondimento di don Carmine Vitolo sulla “Salvifici Doloris”

Il valore della sofferenza La Pia unione Ammalati Cristo Salvezza, associazione fondata nel 1963, ha organizzato due giorni di riflessione sulla lettera apostolica “Salvifici Doloris” di Giovanni Paolo II

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on la lettera apostolica del 1984 san Giovanni Paolo II illumina il mondo sul tema della sofferenza. L’uomo contemporaneo, avvolto dalla logica del “tutto e subito”, dall’imminente necessità di raggiungere a tutti i costi il benessere in termini materiali, sempre più non riconosce la sua finitudine e, di conseguenza, accantona tutto ciò che richiama il dolore come parte integrante del suo peregrinare. Giovanni Paolo II lancia una provocazione riuscendo a creare una profonda sinergia tra il binomio “sofferenza – salvezza”. Il pontefice invita a scandagliare il tema della sofferenza rileggendola in un’ottica innovativa: «È nella sofferenza che l’uomo trova la pace interiore e perfino la gioia spirituale. Man mano che l’uomo prende la sua croce, unendosi spiritualmente alla croce di Cristo, si rivela davanti a lui il senso salvifico della sofferenza». Il Cristo non avrebbe mai potuto compiere la sua opera di redenzione se non si fosse immolato gratuitamente, obbedendo al Padre fino alla fine: «Umiliò se stesso fino alla morte in croce… dalle sue piaghe siamo stati guariti». Il suo atto nasconde in sé il germe della nuova vita: «Per questo Dio lo ha esaltato». Dietro la Croce c’è la gloria della Resurrezione. È stato don Carmine Vitolo ad offrire un’attenta riflessione sulla “Salvifici Doloris” nelle due giornate di studio organizzate dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. È motivo di lode a Dio ricordare che quanto scritto da Giovan-

ni Paolo II nella sua lettera apostolica “Salvifici Doloris” è un richiamo integrale alle finalità della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Infatti, il tema della sofferenza e del suo valore salvifico è stata l’intuizione profonda di coloro che hanno dato vita nel 1963 allo statuto dell’associazione, il cui fine specifico è proprio «l’offerta e la santificazione del dolore accettato come vocazione e missione secondo il piano di salvezza di Dio». Sofferenza come luogo di incontro con Dio per coloro che soffrono, sofferenza come luogo per incontrare Dio per i fratelli e le sorelle della PUACS. Le giornate di ritiro. Ogni associato sente il forte desiderio di sostenere gli ammalati e chiunque sia toccato dal peso della croce. Un compito delicato che richiede forza e costanza, due elementi che si possono attingere solo da una costante preghiera, personale e comunitaria. Per questo l’associazione organizza giornate di ritiro spiri-

tuale, per aiutare e sostenere tutti gli associati chiamati a rinnovare ogni anno quel sì iniziale. «Mettersi in ascolto – ha ricordato don Gaetano Ferraioli nel ritiro di Avvento – significa fare spazio dentro di noi per accogliere l’altro. Maria, formata dalla Parola e scelta dal Signore, si è messa in ascolto e nella gratuità del cuore ha pronunciato il suo sì». Don Mimmo Cinque, durante la celebrazione eucaristica ha proposto un segno di accoglienza che ha commosso tutti: lavare ed asciugarsi reciprocamente le mani. Un momento toccante che ha restituito a tutti la profondità di un gesto di accoglienza semplice e profondo. In chiusura, l’intensa adorazione eucaristica, guidata da don Gerardo Coppola, dal tema “Nell’attesa della sua venuta” ha aiutato ciascuno a rinnovare nella preghiera silenziosa e orante l’adesione a servire Cristo nel fratello sofferente. Prisco Dana

PeLLeGrinaGGio a LoUrDes in aereo Dal 9 al 12 febbraio 2015, nella città di maria Il pellegrinaggio è organizzato dalla Pia unione Ammalati Cristo Salvezza e presieduto da mons. Giuseppe Giudice. Per info e prenotazioni: PuACS – Monastero Santa Maria della Purità Corso E. Padovano, 71 – 84016 Pagani (SA)

tel. / Fax: 081 91 62 85 - monasterodellapurita@gmail.com

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IL PREtE CHE AMAVA I BAMBINI La vita di don Enrico Smaldone

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ei mesi scorsi, abbiamo lasciato don Enrico alle prese con le prime accoglienze di ragazzi, mentre cerca di terminare la costruzione del primo piano della sua Città. Quegli anni sono segnati da grandi sacrifici e notevoli sforzi economici. Nel maggio del 1951 il debito nei confronti della ditta Lamaro ammonta ad 8 milioni e mezzo di lire. Lo stipendio mensile medio di un operaio è di 25 - 30mila lire. Piedi ben piantati in terra ed occhi che già contemplano il Paradiso, don Enrico affronta ogni difficoltà con una fiducia sconfinata nella Provvidenza. Di notte, gli impegni economici e la responsabilità nei confronti di quei bambini che lo amano come un padre assumono sembianze gigantesche. Eppure, quando cala la sera ed intorno è tutto buio, dal suo cuore generoso sgorgano le idee più fantasiose. Come quella di comprare un asino ed un carretto per permettere ai bambini di andare in giro per le campagne di Angri a raccogliere verdura, frutta ed ogni altro dono da parte di una popolazione povera ma generosa. Una piccola sorgente per la sua opera. O come la geniale intuizione di impiantare una falegnameria all’interno della Città. Il 17 maggio del 1951 don Enrico riceve una donazione per acquistare una macchina per la-

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La falegnameria Nel 1951 nella Città dei Ragazzi è impiantata una falegnameria. Da quel momento, l’opera di don Enrico si sostiene anche con il proprio lavoro. Il 13 ottobre dello stesso anno il sacerdote completa il solaio del primo piano dell’edificio

vorare il legno. 200mila lire vengono date in acconto alla ditta Cavallini di Pescara. La restante parte è dilazionata in 12 rate da 63mila lire. Un altro ingente impegno mensile si somma al debito imponente con la ditta Lamaro, con i lavori da ultimare. L’edificio che ospiterà la Città consta di tre piani, ma don Enrico non ha ancora ultimato una delle due ali del primo piano. C’è ancora da gettare il solaio. Il sacerdote intuisce che non è possibile confidare solo nella generosità delle persone, nelle offerte o nei fondi che continua a cercare senza sosta.

La firma del contratto per l’acquisto della macchina porta la data del 26 maggio. Parte una campagna di sottoscrizione per il pagamento della rata mensile, mentre i ragazzi iniziano a vendere alle maestranze delle Manifatture Cotoniere Meridionali i prodotti raccolti con il carrettino. Don Enrico è instancabile, fa il carpentiere, il muratore, il “ferraiolo” e aiuta in tutti i modi mastro don Luigi, l’operaio della ditta Lamaro che lavora alla Città. Luglio 1951. Fa caldo, ma i lavori nella Città procedono senza sosta. Arrivano finalmente le macchine per la falegnameria, ritirate con un camion dell’Elvea e montate grazie alla supervisione del direttore e delle maestranze delle Manifatture Cotoniere Meridionali. Il 13 luglio è l’onomastico dell’intrepido sacerdote, è un venerdì e la festa è rimandata alla domenica. È il primo onomastico che don Enrico passa nella Città con i suoi bambini. Nannina, la cuoca, allieta i palati dei numerosi ospiti con un ottimo ragù e un saporito coniglio. Quel giorno, gli occhi di don Enrico sono più vivi che mai. Il 27 luglio suoni e rumori nuovi invadono la Città: la falegnameria muove i primi passi. I bimbi incantati contemplano le macchine. Di tanto in tanto, la quiete


I SANTI SI RASSOMIGLIANO Paola Geraci, ginecologa palermitana, ha scritto alla redazione di Insieme dopo aver visto la commedia di Enzo del Sorbo sulla vita di don Enrico Smaldone, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita del fondatore della Città dei Ragazzi

«S

ono palermitana e ho collaborato per molti anni con padre Pino Puglisi, il presbitero della Chiesa di Palermo ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 e proclamato beato il 25 maggio 2013. Perché faccio riferimento a padre Puglisi? Lo spiego subito: durante il tempo trascorso nel teatro delle suore Battistine, ad un certo punto ho avuto la sensazione di essere a Palermo, dove più di una volta ho assistito alla drammatizzazione dei punti salienti della vita sacerdotale e dell’azione pastorale di padre Puglisi. L’ho conosciuto bene poiché, oltre ad avere condiviso con lui il lavoro di formazione all’affettività per i giovani e le famiglie, per 10 anni è stato il mio confessore. Quando ho partecipato alla drammatizzazione della sua vita ho provato una grande emozione, la stessa che ho sentito durante la drammatizzazione che aveva come soggetto don Enrico: la stessa figura smilza, la stessa “passione evangelica

è rotta dal rombo dei motori che ricorda quello di una sirena. La congrega di Santa Caterina ordina un armadio per riporre gli indumenti sacri. Il parroco Orlando ha bisogno di una porta, il dottor Faso chiede una libreria, il signor Francavilla un banco. È l’inizio di una nuova epoca per la Città che da quel giorno si sostiene anche con il proprio lavoro. Il 4 agosto del 1951 don Enrico scrive all’amico Federico Russo: «Ho una bella notizia da darti: ho impiantato una moderna falegnameria nella Città dei Ragazzi, falegnameria composta di due macchine: una sega a nastro ed una piallatrice a sei lavorazioni. Il tutto costa un milione di lire. Lire 200.000, che mi sono state donate da un benefattore, le ho versate come anticipo. Il resto dovrò pagarle in 12 rate mensili di £. 63.000 l’una. La prima rata comprensiva del trasporto, tasse ecc. di £. 100.000 già l’ho pagata. Me ne restano altre 11 che spero di pagare con il ricavato dei guadagni dei lavori che mi accingo a fare per altri.

per i piccoli” che ha portato entrambi a un impegno totale, fino a dare la vita. Padre Puglisi è stato chiamato al martirio del sangue ma, conoscendo la vita di don Enrico, mi sento di dire che anche lui è stato chiamato al martirio: anni di fatiche indicibili, per modificare la sorte di tanti ragazzi che sembrava segnata, senza alcuna possibilità di cambiamento, dall’ignoranza e dalla povertà, non solo economica. Il suo amore per Gesù si è incarnato, in maniera coerente, nell’intelligente progettazione di un futuro che sconfiggesse le premesse negative, determinate dalla guerra e dalle situazioni drammatiche che molti ragazzi, di Angri e dintorni, vivevano. (...). Questi preti, che non sono stati mai contro qualcuno ma sempre a favore dell’uomo, specialmente se debole, sono modelli di cui tutti abbiamo bisogno». Paola Geraci

Già ho qualche ordinazione di mobili. Tra poco credo aumenteranno gli affari». Il 15 settembre confida ancora all’amico d’infanzia: «Ho completato l’attrezzatura della falegnameria con compere a rate. Ho acquistato anche una piccola macchina per fare le persiane. I miei ragazzi con amore apprendono il mestiere. (...). Non ho perduto di mira però la costruzione dell’edificio che dovrà ospitare tanti ragazzi». L’ultima colata di cemento. Ha acquistato il ferro necessario per completare l’altra ala del primo piano, l’arena è stata trasporta dai ragazzi da un luogo vicino, compra il cemento grazie alla donazione di una benefattrice. Il 13 ottobre è completato il solaio. Quando l’ultima carriola di cemento riempie l’ultimo vuoto, nella Città si leva un forte grido di gioia. Sul volto rigato di lacrime del caro don Enrico è possibile rileggere tutta la fatica e i sacrifici che hanno segnato il raggiungimento di quell’importante traguardo. Antonietta Abete

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Il gruppo di giovani, accompagnati da don Francesco Rinaldi, in visita alla nostra diocesi e alla sede Anspi

Oratorio: un gancio sul mondo

«L’

oratorio non è solo lo spazio fisico dove ci si incontra con i ragazzi per aiutarli a crescere, ma è soprattutto un tempo di gioia, di condivisione, di prossimità, di amicizia». Con queste parole, sono stati accolti nella sede diocesana dell’associazione alcuni giovani del Seminario Maggiore di Capodimonte in Napoli, accompagnati dal loro animatore. I seminaristi del III anno di formazione – dopo aver incontrato le suore clarisse a Nocera Inferiore ed essersi recati presso la Concattedrale di Sarno accolti per una visita guidata da mons. Antonio Calabrese – sono stati invitati presso il palazzo vescovile di Sarno, a conoscere meglio la realtà degli oratori. Dopo la presentazione dell’Anspi fatta con competenza e passione dai responsabili della struttura è stata lasciata la parola ai giovani per approfondimenti e osservazioni. Il tema dell’oratorio ha catturato l’interesse dei 21 giovani al punto che la discussione si è protratta oltre il previsto. Emergeva, anzitutto, la passione educativa dei candidati al sacerdozio, il loro desiderio di mettersi in gioco, la tensione ad evangelizzare ad ogni costo. «L’oratorio è una finestra sul mondo: è lo strumento per avvicinare i ragazzi lontani della parrocchia»: questa affermazione ha aperto nuovi orizzonti, consegnando la consapevolezza che la pastorale dei ragazzi deve avere una sana inquietudine missionaria, senza chiusure nell’angusto ambito parrocchiale, bensì con slanci generosi verso contesti, situazioni e luoghi dove dimorano problematiche che possono rallentare, se non addirittura bloccare, la crescita armonica dei ragazzi. don Francesco Rinaldi, educatore Seminario Maggiore Napoli

Alcuni seminaristi del Seminario Maggiore di Capodimonte in visita alla sede Anspi

Le Stazioni della “Via Crucis” che i ragazzi del Liceo Statale “A. Galizia” di Nocera Inferiore. stanno realizzando per il giardino della sede Anspi, presso il Palazzo Vescovile di Episcopio-Sarno

Oratorio e Scuola: insieme si può Famiglia, scuola ed oratori: ad essi è affidato l’importante compito di “Educare alla vita buona del Vangelo”

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o sviluppo dell’uomo come “persona” passa attraverso la cultura, intesa come incontro con un patrimonio oggettivo di conoscenze, beni e valori, ma anche come un cammino personale di assimilazione, rielaborazione ed arricchimento. Già nell’autunno del 1853 don Bosco creò nell’Oratorio di Valdocco i primi laboratori di calzolai e sarti. Le condizioni di disagio, di precarietà morale e materiale dei ragazzi che accoglieva lo convinsero della necessità di “insegnare loro un mestiere in un ambiente protetto”. Per don Bosco insegnare un mestiere e dare all’uomo la possibilità di lavorare, era un modo per aiutarlo a “guadagnare la vita eterna”, non una questione di semplice capacità imprenditoria-

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le, né di sola intelligenza pedagogica. Nei suoi laboratori per le arti ed i mestieri, don Bosco cercava di educare “onesti cittadini, buoni cristiani ed abili lavoratori”. Questo arduo compito oggi è affidato alla scuola, la quale, insieme alla Chiesa, agli oratori e alle altre istituzioni ed associazioni è chiamata a far comprendere ai giovani che la vita è unica e che i diversi contributi educativi sono le fondamenta per costruire il loro presente ed il loro futuro. Insieme alle famiglie, scuola ed oratorio nutrono le stesse speranze ed incontrano, spesso, difficoltà simili. La scuola deve garantire l’educazione e l’istruzione dei ragazzi e, allo stesso tempo, potenziarne le attitudini e le capacità. Molti Istituti del nostro territorio si dedicano, particolarmen-

te, alla crescita dei propri alunni. Abbiamo, infatti, potuto constatare il talento dei ragazzi del Liceo Statale “A. Galizia” di Nocera Inferiore. Nei laboratori e con l’aiuto dei loro docenti stanno realizzando e dipingendo le Stazioni della “Via Crucis” che verrà posizionata nel giardino della Sede Anspi, presso il Palazzo Vescovile di Episcopio-Sarno. Famiglia, scuola ed oratori... anche ad essi è affidato un compito importantissimo: “Educare alla vita buona del Vangelo”. Riscopriamoci, dunque, tutti discepoli del Signore e rimettiamoci ancora una volta, nel bel mezzo dei tanti servizi educativi, alla Sua scuola. È un’esperienza contagiosa che porterà frutti abbondanti.


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria M. in Armillis S. Egidio del M. Albino San Teodoro Martire Sarno

Si è fatto come noi per farci come Lui

Avvento: tempo di veglia e preghiera

Un cammino intenso per la comunità per vivere il Santo Natale

La gioiosa festa del perdono e l’incantevole presepe vivente lungo il borgo

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on animo rallegrato dalla venuta del Salvatore, la parrocchia San Teodoro Martire di Sarno ha vissuto il Santo Natale. Un’atmosfera magica, resa tale dal clima di pia devozione che ha scandito ogni momento della vita parrocchiale accompagnandola per l’intero periodo di preparazione alle sante feste natalizie. Un’intera comunità, quella “teodorina”, che avverte sempre più impellente l’esigenza di trovare rifugio nel manto celeste della sua Mamma Immacolata per essere presentata pura, candida, limpida, dinanzi l’Onnipotenza del suo Padre Eterno. Siamo chiamati a divinizzarci in Dio, che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, in un tempo in cui invece è l’uomo che vuole rendere Dio come se stesso. Un rovescio completo della medaglia, che sbanda, che porta fuori strada, che fa passare l’innaturale per lecito ed il tradizionale per antiquato, vecchio, superato. Quasi come se non fosse più il mondo a doversi avvicinarsi alla Chiesa, ma il contrario. Stanca ormai della mondanità che invade ogni circostanza della vita quotidiana, dove si spettacolarizza il sacro e si sacralizza il profano, la parrocchia – guidata dall’esempio di don Alfonso Giordano – volge continuamente la sua preghiera al Dio fattosi Bambino per farci come lui: buoni d’animo ed innocenti nell’agire. Michele Lanzetta Il presepe realizzato dalla comunità parrocchiale

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l sacramento della confessione è la celebrazione dell’amore misericordioso di Dio che dona il perdono dei peccati per mezzo di Suo Figlio e dello Spirito Santo. È con questa profonda consapevolezza che è stata proposta la festa del perdono per i bambini che tra il prossimo giugno e settembre riceveranno Gesù Eucarestia per la prima volta. Grazie alla dedizione spirituale di suor Maria Fara, da anni catechista dei più piccoli e non solo, domenica 30 novembre, don Massimo Staiano insieme ai bambini con i rispettivi genitori, catechiste ed educatori sono stati ospitati presso la Congregazione delle Suore Battistine di Angri. Dopo un primo momento di preghiera e di gioco conclusosi con una pausa conviviale, il pomeriggio è stato particolarmente articolato. Mentre un bambino viveva la sua prima confessione, gli altri hanno intonato canti gioiosi di lode e ringraziamento al Signore ed i genitori hanno partecipato ad un’attività di catechesi incentrata sulla sacralità della remissione dei peccati. Per tutti sono state preziose le parole di Papa Francesco: «La confessione non è né una tintoria né una tortura. Gesù ci aspetta come siamo, sempre». Così la celebrazione eucaristica e la festa finale sono state vissute con uno spirito rinnovato dalla gioia e dalla speranza. Quella stessa speranza che è nel cuore di ogni cristiano educato proprio all’attesa. Ecco, quindi, anche il fondamento di “Aspettando la Stella”, suggestiva rappresentazione del presepe vivente lungo il centro storico di Sant’Egidio del Monte Albino. Sabato 20 dicembre, infatti, ogni cortile ha accolto una “scena”: dal falegname al ciabattino, dai pastorelli alla Natività, quest’ultima raffigurata nel particolare androne dell’Abbazia monumentale. Livia Rossi Momenti della festa del perdono

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Santa Maria delle Grazie Angri

Nuova sala intitolata a mons. Illiano L’ultima opera parrocchiale, il teatro-oratorio, dedicato al Pastore emerito della Diocesi

D La promessa dei ministranti

Regina Pacis Angri

“Il nostro sì” L’inizio del cammino da ministranti e il rinnovo delle promesse in parrocchia

E

d è così che i nuovi membri, giovani e fanciulli, del gruppo ministranti della parrocchia Regina Pacis, il giorno 29 novembre 2014, hanno condiviso con tutta la comunità parrocchiale la loro gioia per l’inizio di un nuovo percorso con il Signore. I nuovi responsabili dei ministranti Giuseppina Gaeta, Gaetano Gaeta, Alessandro D’Amato e Palma Grieco li hanno presentati al parroco don Antonio Cuomo, che davanti a Dio e a nome della Chiesa ha accolto la loro disponibilità a servire il Signore nella santa liturgia. I nuovi ministranti, guidati e aiutati dai “veterani” nelle vesti di angeli custodi, durante la celebrazione, hanno indossato la veste liturgica bianca ed hanno iniziato il loro umile servizio al Signore. Insieme al loro sì, vi è stato, inoltre, il rinnovo delle promesse di tutti gli atri ministranti, ancora volenterosi di dedicare il proprio tempo e la loro vita al servizio di Dio. Infine, a simboleggiare la loro scelta, ci sono le tessere, consegnate a tutti al termine della Santa Messa, affinché il ricordo di questo giorno resti vivo e l’eco del “sì” renda il loro cuore ricco di felicità. P. G.

omenica 7 dicembre 2014 è stata inaugurata la sala teatro-oratorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie, dedicata a mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della nostra Diocesi, fortemente voluta dal parroco don Domenico D’Ambrosi. Per l’apertura di questo magnifico teatro sono intervenuti illustri ospiti, persone care legate a Sua Eccellenza, tra cui il vescovo Giuseppe Giudice, il quale ha officiato la benedizione solenne del locale, mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei, mons. Francesco Alfano, ex parroco e ora arcivescovo dell’arcidiocesi di Castellammare-Sorrento, e infine il sindaco di Angri, Pasquale Mauri. Durante il corso della serata è intervenuto Angelo Scelzo, autore del saggio “L’Agro e il suo Vescovo” scritto in occasione del ventennale di ministero di mons. Illiano, il quale dopo il rito di benedizione è stato intervistato da Luigi Novi, giovane giornalista angrese. In seguito si è svolta la rappresentazione dello spettacolo “Ci penserò”, interpretato dal gruppo parrocchiale “Teatro-Oratorio” con la regia di Antonio D’Andretta, che ripropone i momenti più importanti della vita del vescovo. Una dedica a mons. Illiano che rinsalda ancora di più il forte legame che lo unisce alla nostra parrocchia. Antonio Marra

Mons. Giuseppe Giudice, don Domenico D’Ambrosi, mons. Gioacchino Illiano, mons. Tommaso Caputo, il sindaco Pasquale Mauri all’ingresso della nuova sala


Relatori ed organizzatori della rassegna di arte sacra

Gesù Risorto Pagani

Quattro spunti per vivere il Natale Un cammino condiviso per vivere al meglio l’Avvento, con le meditazioni del padre redentorista Gennaro Sorrentino

Santa Maria Maggiore Nocera Superiore

L’arte e il sacro Prima rassegna di arte sacra organizzata dalla comunità parrocchiale

C’

è fermento culturale a Nocera Superiore ed il cartellone delle attività, in queste feste natalizie e di fine d’anno, è davvero interessante. Naturalmente è questione di preferenza e, poiché l’organizzazione di questo evento proviene direttamente dalla parrocchia di S. Maria Maggiore, è opportuno portarlo a conoscenza. É la prima rassegna di arte sacra. Si sa come il mondo dell’arte sia talmente vasto, come la misericordia di Dio che, come direbbe Dante, prende tutto ciò che si rivolge a lei. Salvo poi a cernere, a distinguere, ad eliminare, perché in fondo tutti partono ma il traguardo è per pochi. Ciò non significa non cimentarsi e non aprirsi alle nuove forme dell’arte contemporanea. Il soggetto è il sacro, in tutte le sue dimensioni, per cui si va dalla scultura di una maternità alla classica pittura di una Madonna popolare, dalla foto artistica di una mano che accende delle candele nell’oscurità al gruppo in legno di un Bambino dormiente, passando a tecniche più d’avanguardia, come incisioni e disegni col gessetto. Gli artisti? Tutti locali: Battipaglia, Cuofano, Cuoti, Rescigno, Ruggiero, Tramontano, Vicidomini, Villani. La prima volta è sempre la prima volta e come direbbe il nostro proverbio agreste: ‘o primo surco nun è surco! (Cioè il primo solco non sempre viene tutto diritto). Poi viene la semina con la fioritura e la messe abbondante. Occorrono esperienza e maturità. Comunque auguri agli artisti ed agli organizzatori. Natalino Gentile

U

n cammino unitario per prepararsi meglio all’arrivo del Natale, per accogliere nel migliore dei modi Gesù nei nostri cuori. É stata questa la volontà dei diversi gruppi, di catechesi e di Azione Cattolica, che hanno deciso di seguire un cammino condiviso in preparazione al Natale. Quattro tappe, una per ogni settimana, per ogni domenica d’Avvento. Il tema è stato quello delle “Famiglie Cristiane dallo stile...” ed ogni settimana è stato proposto un atteggiamento da seguire. Attento, aperto al dialogo, gioioso e ottimista, missionario, questi gli stili da seguire e da prendere come modello. Una preghiera ed un racconto hanno introdotto ognuno dei diversi atteggiamenti, poi approfonditi nei vari gruppi, in maniera chiaramente diversa, dai piccolissimi dell’AC fino agli adulti, passando per i giovani, bambini e ragazzi dell’ACR e del catechismo. Ad accomunare il cammino condiviso dell’Avvento anche la meditazione, partita già nel mese di novembre, sugli Atti degli Apostoli, con spunti di riflessione da parte del padre redentorista Gennaro Sorrentino, che ha incontrato, ogni giovedì, la comunità di Gesù Risorto. Danilo Sorrentino Padre Gennaro Sorrentino

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Scout Angri Tutti i gruppi scout di Angri hanno voluto ricordare il centenario della nascita di don Enrico Smaldone, domenica 14 dicembre, con un momento di festa intrecciato alla riflessione e sorretto dalla celebrazione eucaristica.

Sant’Alfonso Sarno A coronamento del fidanzamento durato 12 anni, Anna Lucy Manzelli e Enzo D’Ambrosi hanno pronunciato il loro “sì” più bello, lo scorso 18 dicembre, nella parrocchia Sant’Alfonso di Sarno. Lo sposo è già presidente parrocchiale di Azione Cattolica, la sposa ricopre l’incarico attualmente. Entrambi sono testimoni speciali di un laicato vivo e luminoso. Alla nuova famiglia che è nata l’augurio di vivere la fedeltà al Vangelo, perché possano essere come sposi sale del mondo e luce della terra.

Foto Paolo Novi

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Santa Maria delle Grazie e San Francesco di Paola Pagani

Pagani: il mercatino natalizio si veste di solidarietà

Il vescovo benedice la sagrestia

Le comunità impegnate in due appuntamenti per sostenere le famiglie in difficoltà

L

e due giornate del 7 e del 14 dicembre 2014 sono state un vero successo per i mercatini di Natale, organizzati a Pagani da don Raffaele e dai collaboratori delle parrocchie Santa Maria delle Grazie e San Francesco di Paola. Regina delle giornate è stata indubbiamente la solidarietà, perché con il ricavato ci sforziamo di aiutare le famiglie bisognose delle comunità parrocchiali, in prospettiva di un Natale più sereno. È piaciuta l’atmosfera prima di tutto, grazie alle bancarelle, con prodotti della tradizione, dall’artigianato all’enogastronomia locale. Con tutti gli inevitabili difetti di una “prima edizione” la manifestazione è stata, comunque, motivo di gioia, impegno e dedizione per l’intera comunità cristiana che è stata animata dalla vitalità di numerosi bambini, coinvolti in tanti giochi e balli. Si pensa già a come migliorare affinché l’anno prossimo questi mercatini solidali siano ancora più coinvolgenti. Le comunità parrocchiali Il mercatino della solidarietà

Sant’Antonio di Padova Orta Loreto Festa grande per la parrocchia di Sant’Antonio di Padova, a Orta Loreto. Il 14 dicembre scorso, nella terza di Avvento – la domenica della gioia – mons. Giuseppe Giudice ha celebrato l’Eucarestia con la comunità e ha benedetto la nuova sacrestia, completamente restaurata.

Un momento della Celebrazione eucaristica

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IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Nella ricorrenza del 10º anniversario dell’Incoronazione della Vergine Addolorata, venerata nella nostra parrocchia, la comunità riunita in preghiera bacia la corona regale che cinge il capo della Madonna

Ti racconto una favola

O

gni anno nel periodo di Avvento, la

contrato una dolce fornaia che regala il suo

nostra parrocchia si lascia accom-

pane a chi non può permetterselo. I bambi-

pagnare, durante la liturgia dome-

ni hanno capito così che ci sono persone più

nicale, da un simbolo. Quest’anno ci siamo

sfortunate di loro, non solo nei paesi poveri

lasciati ispirare da una proposta della Cari-

ma anche accanto a loro.

tas Italiana: “Una sola famiglia umana, ci-

Inoltre, hanno imparato che basta poco per

bo per tutti”. Nelle quattro domeniche, più il

fare la differenza e si sono impegnati a con-

lunedì dell’Immacolata, abbiamo fatto tappa

tribuire nel loro piccolo ad aiutare chi ne ha

nei cinque diversi continenti, raccontando

più bisogno. Emilia Giordano

di ognuno una leggenda. Alcune dolci, al-

Accompagnati dalla proposta di Caritas Italiana “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”, nelle domeniche di Avvento la comunità ha fatto tappa nei diversi continenti attraverso il racconto di piccole storie

tre salate, alcune vere e altre bizzarre. Tutte però ci ricordano che di due cose ognuno ha veramente bisogno: cibo e sogni. Partendo dalla Cina, dove si racconta la creazione del riso per opera della bontà di Dio, siamo arrivati in Europa, dove abbiamo in-

I piccoli Accierrini impegnati nella realizzazione dei presepi

Dai una mano a tuo fratello

P

rendersi cura di chi è meno fortunato aiuta a sentirsi parte della grande famiglia parrocchiale. Quando lo sguardo si allarga sul mondo, passo dopo passo, si partecipa alla costruzione di una società più giusta e più equa. È questa l’essenza della solidarietà: mettere da parte se stessi e le proprie esigenze per donare un po’ del proprio tempo per aiutare qualcuno. Senza aspettarsi nulla in cambio. Nel dono non c’è nessun tornaconto personale. È l’esperienza che hanno fatto anche i nostri piccoli accierrini, impegnati quest’anno nella realizzazione di presepi fai da te. I piccoli hanno anche effettuato una raccolta fondi con i salvadanai proposti dalla Caritas diocesana e con il ricavato adotteranno un bambino a distanza. Piccoli passi per lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato. Francesca Strianese

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La solidarietà si impara da piccoli. I nostri accierrini, grazie alla raccolta effettuata con i salvadanai proposti dalla Caritas diocesana, adotteranno un bambino a distanza


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA ANGRI

Vieni ancHe tU Gli appuntamenti

Un momento dell’Adorazione

Davanti a te La comunità si raduna in preghiera ogni giovedì e venerdì nella Chiesa Santa Maria del Carmine. Due appuntamenti che rinfrancano il cuore e danno vigore al cammino

N

ella piccola e accogliente chie-

cuso, e da un intervento a cura delle

setta Santa Maria del Carmine,

Suore battistine che stimola ciascuno

ogni giovedì e venerdì, la comu-

a scavare nel proprio cuore. A turno,

nità affidata alla cura pastorale di don

i diversi gruppi parrocchiali animano

Antonio Mancuso si ritrova per due im-

l’adorazione eucaristica che è sempre

portanti

accompagnata da un segno che aiuta

appuntamenti:

l’Adorazione

Eucaristica e la Riconciliazione.

ciascuno a deporre ai piedi dell’altare

La numerosa partecipazione, in un

le proprie ansie e i timori. I benefici di

crescendo di presenze, coinvolge gran-

questa preghiera silenziosa si riversa-

di e piccoli, uomini e donne che sento-

no sull’intera comunità. In questo mo-

no il desiderio di stare a tu per tu con

do, la preghiera diventa “missionaria”

il Signore. In questo mondo così pre-

e si tramuta in un potente mezzo di e-

cario, segnato da uno stile di vita in-

vangelizzazione.

certo, si avverte il bisogno di metter-

Il venerdì la comunità vive il Perdo-

si in ascolto di Gesù e di aprirsi alla

no, dono di Dio e grazia che si riversa

sua misericordia. È il tempo in cui si

su tutti i suoi figli. Nel suo amore im-

recupera il meglio di sé ponendo Dio

menso e gratuito, Egli ci chiama alla

al centro della propria vita, coltivando

riconciliazione affinché la Sua miseri-

un atteggiamento di ascolto. In questo

cordia sia lenitiva e purificante. È que-

modo, quel silenzio orante va oltre la

sto il tempo dell’amore, il tempo della

preghiera e permette all’anima di en-

Confessione, tempo propizio per mette-

trare in un’estasi profonda che trava-

re a nudo la propria anima e lasciarsi

lica le proprie convinzioni e il proprio

plasmare dal Sangue e dall’Acqua che

io, zeppo di orgoglio e di egoismo. È

sgorgano dal costato di Cristo. La gior-

Dio che parla.

nata si chiude con la Liturgia della Ri-

I diversi appuntamenti hanno un tema

conciliazione per vivere il tempo della

che fa da filo conduttore. La comuni-

guarigione interiore, del ringraziamen-

tà della SS. Annunziata e di Santa Ma-

to per la vita nuova che nasce rinnova-

ria del Carmine è aiutata nella rifles-

ta dallo Spirito Santo.

sione dal parroco, don Antonio Man-

Gesù accoglie tutti i suoi figli e aspetta pazientemente che essi gli aprano il cuore. Ci aspetta nella Celebrazione eucaristica per donarsi a noi e nella Confessione per abbracciarci e donarci la forza per continuare il cammino. Ognuno ha tanti impegni ed è chiamato a far fonte a numerose responsabilità, ma il tempo ritagliato per Dio è prezioso. Gesù ci aspetta nella parrocchia Santa Maria del Carmine in Angri: - ogni giovedì, dalle ore 9.00 alle 17.30 per l’Adorazione Eucaristica personale e alle 20,00 per l’Adorazione comunitaria; - ogni venerdì, dalle 15.30 è possibile confessarsi e alle 17.30 si celebra la Santa Messa della Riconciliazione.

Antonella Malafronte Insieme - Gennaio 2015

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II, PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola Foto Antonio Venditti

Don Giuseppe Pironti apre una bottiglia di spumante durante la festa per il suo compleanno

A

luto esprimere a don Giuseppe il loro profondo affetto. In una cornice di festosa convivialità si è svolta l’agape comunitaria, lo scorso 12 dicembre, alla Masseria D’Avino di San Marzano che è riuscita a contenere agevolmente i 150 ospiti. Con la loro presenza, hanno voluto testimoniare il sincero attaccamento alla comunità parrocchiale e al Pastore che la guida.

Due eventi hanno arricchito la vita della nostra comunità parrocchiale: la festa per il compleanno di don Giuseppe, che ha compiuto gli anni lo scorso 21 novembre, e l’agape comunitaria del 12 dicembre

Foto Salvatore Donato

l novello parroco di S. Sisto II sono stati tributati applausi e felicitazioni da parte dei tantissimi ospiti che hanno partecipato alla festa, accompagnata da un ricco buffet. Sono venuti in tanti da S. Maria del Presepe e da S. Rita a Casolla in Nocera Inferiore, da S. Giovanni Battista di Striano, dalla vicina basilica di S. Alfonso. Anche tanti giovani dell’Azione Cattolica diocesana hanno vo-

Facciamo festa insieme

Alcuni momenti dell’agape fraterna e del compleanno del parroco

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Insieme - Gennaio 2015


Due immagini presenti sulle copertine delle lettere di don Giuseppe Pironti

CINQuE LETTERE

C

inque lettere, cinque destina-

buon padre perché, come dai frutti si

tari, cinque messaggi di ra-

riconosce l’albero, dal tuo Figlio si sco-

ra bellezza da cui è possibi-

pre la tua paternità premurosa, atten-

le trarre spunti e riflessioni. Che cosa

ta, dolce ma esigente, disposta al sa-

ci indicano, infatti, i pastori che abi-

crificio e desiderosa di ogni bene per la

tano colli, monti e valli dei nostri pre-

sua creatura”.

sepi con i loro greggi? Essi “spuntano all’improvviso in una pagina del Van-

Una delle cinque lettere è indirizzata a

gelo e, da spettatori quasi sconosciu-

Zaccaria, immagine di uno sposo che

ti e indifferenti, diventano veri prota-

“esce dal mutismo di un rapporto vec-

gonisti”, e comunicano a noi, spetta-

chio e sterile per aprirsi alla novità di

tori del Terzo Millennio, “lo stupore di

un amore rinato. Forse perché i figli

fronte al Dio Bambino, che rende pic-

sono proprio il frutto del mutuo amore

coli i grandi della terra… ci dicono di

degli sposi, come lo Spirito Santo pro-

non perdere mai la capacità di rimane-

cede dal donarsi reciproco del Padre e

re a bocca aperta davanti agli eventi,

del Figlio. Che meraviglia! Ogni fami-

di vincere la superbia, che tutto crede

glia è immagine del Dio Uno e Trino,

di sapere, e di imparare la meraviglia

è testimone di Dio e con Dio diventa

dell’umiltà, che tutto sa accogliere”;

con-creatore della vita nel mondo”.

Da un vecchio scrigno sono spuntate cinque epistole scritte da don Giuseppe Pironti, indirizzate a diversi personaggi biblici che il giovane parroco ha donato alla comunità per accompagnarla nel tempo di Avvento e di Natale

solo calandoci in questa dimensione, noi sapremo “ascoltare il grido conso-

Nella lettera a Gesù Bambino si con-

lante di Dio: Non temete, vi annuncio

densa il messaggio cardine che don

una grande gioia!”.

Giuseppe ha voluto donare alla comunità: “Mi sono sempre chiesto – conclu-

L’umiltà che caratterizza il Bue e l’A-

de – il significato di un così grande mi-

sinello, ai quali è indirizzata una del-

stero, il senso di questa tua pazzia…

le lettere, “ha voluto eliminare le paro-

in fondo in cielo, tra gli angeli e i san-

le per fare spazio alla Parola. Quante

ti, non si sta meglio che in una stal-

volte noi proviamo a consolare il cuore

la, riscaldato solo dal respiro del bue e

freddo di qualcuno con lunghi discorsi,

dell’asinello? Eppure tu hai voluto co-

senza riuscirci, ed essi, invece, ci met-

sì… sei venuto al mondo nella piccola

tono in ridicolo, perché, senza parlare,

Betlemme, dove di più freddo c’è solo il

riscaldano il cuore e il corpo di Dio”.

cuore dell’uomo senza il suo Dio”.

E che cosa ci comunica Giuseppe? “Il

Qual è, dunque, l’augurio che ci vie-

Vangelo di te – scrive don Giuseppe –

ne rivolto? “Che ognuno di noi possa

non dice che poche righe. Eppure Dio

scrivere una lettera, portandola, ma-

ha avuto bisogno anche di te quando

gari di persona, alla presenza del Si-

il Figlio si è incarnato ed è divenuto

gnore, quando, santificati in questa vi-

uomo! Di te si comprende che sei un

ta, giungeremo tutti in Paradiso”.

nella sezione in ParroccHia vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su insieme@diocesinocerasarno.it

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Preghiera, servizio e testimonianza Lo scorso 7 dicembre, la comunità ha vissuto la consegna del mandato ai ministanti

Il mandato ai ministranti

L

o scorso 7 dicembre, nella Celebrazione eucaristica della II domenica di Avvento, i ministranti giovani e meno giovani hanno ricevuto il mandato. Un momen-

to denso di emozione, la promessa fatta ci ricorda l’impegno assunto. Si è chiuso per noi un anno speciale: uno dei nostri responsabili è in Seminario e abbiamo avuto un gruppo di piccoli ministranti che frequenta assiduamente la formazione il martedì. La cura con cui don Roberto ha seguito Il mandato ai catechisti della parrocchia

il nostro percorso ci ha aiutato a costruire un gruppo affiatato ed unito. Ogni domenica, prima della Messa, i ministranti animano le Lodi mattutine. In questo modo, i ragazzi che si sono resi disponibili nel servizio all’altare vivono più intensamente la preghiera e la testimonianza, aiutando chi si trova in chiesa a pregare con la Liturgia delle Ore. Affidiamo a Dio il nostro gruppo e il nostro cammino, perché continui a generare frutti e sante vocazioni. Domenico Petti e Adriano Rispoli

“Essere catechisti, non lavorare da catechisti” La testimonianza di Consiglia, colpita profondamente dalle parole di Papa Francesco durante la consegna del mandato ai catechisti

U

52

n pomeriggio, mentre mi ac-

vrei ascoltato la Parola. Avevo una so-

Ho capito che non si è catechista solo

cingevo ad iniziare l’incontro

la certezza: non potevo mancare.

durante l’ora settimanale che si pas-

con i bambini che seguo, mi

E invece no. Mi sono sbagliata, non è

sa con i bambini. Essere catechista

è stato ricordato di non mancare al-

stata una domenica qualsiasi. Dopo

è uno stile di vita. È un compito che

la Messa domenicale perché ci sareb-

l’omelia, don Roberto ha invitato tutti i

richiede una testimonianza costante,

be stata la consegna del mandato ai

catechisti a presentarsi davanti all’al-

soprattutto nel mondo, tra la gente,

catechisti. In tutta sincerità, non ne a-

tare. Mi sono alzata e mi sono avvici-

con coloro che non credono in quello

vevo mai sentito parlare e non sapevo

nata insieme agli altri. Ho ascoltato le

che facciamo o riconducono il nostro

di cosa si trattasse.

parole di Papa Francesco lette da u-

impegno ad un semplice hobby, o

Il giorno seguente mi sono preparata

na delle responsabili. Un passaggio mi

peggio ancora, ad una perdita di tem-

con cura per la celebrazione eucari-

ha folgorato: «Essere catechisti, non

po. Quella mattina ho capito l’essenza

stica. Tuttavia, nel mio cuore pensavo

lavorare da catechisti!». Quelle parole

del mio ruolo e il valore di testimoniar-

che sarebbe stata una domenica come

hanno continuato a ronzarmi nelle o-

lo con coerenza.

tante altre: seduta vicino ai bambini a-

recchie e nel cuore per molto tempo.

Insieme - Gennaio 2015

Consiglia Amarante


IN REDAZIONE MARIA ANGELA BISOGNO E CINZIA FAIELLA

I PASSI DELLA StORIA

Mons. Antonio Fiorillo un sacerdote generoso e amato da tutti

Mons. Antonio Fiorillo

N

el raccontare i pri-

vannina Pecoraro, il piccolo

rocchia del suo villaggio nati-

tempo e le sue risorse.

mi anni del cam-

Antonio fin da bambino era

vo. Cappellano della chieset-

Manifestò la volontà di dona-

mino della comuni-

chierichetto del parroco don

ta di Merichi a Nocera Infe-

re la sua casa terrena affin-

tà di Maria SS. di Costanti-

Giuseppe D’Alessandro. Do-

riore, restò sempre legato al-

ché diventasse punto di rife-

nopoli abbiamo posto l’ac-

po la Prima Comunione en-

la sua parrocchia. Intenso il

rimento per i ragazzi, come

cento sulle figure sacerdota-

trò in Seminario al Vescova-

rapporto con i giovani. Il ca-

lo era sempre stata durante

li che hanno caratterizzato il

do di Nocera Inferiore, qui

nonico, con grande disponi-

il tempo in cui aveva vissu-

periodo tra il 1857 e il 1931.

si distinse per le capacità di

bilità, accoglieva nella sua

to in quel palazzotto. La sua

Ed è proprio in questo arco

studio e ricerca che lo resero

dimora i ragazzi che neces-

casa è l’oratorio parrocchia-

di tempo che intraprendeva il

un uomo colto con una parti-

sitavano di ripetizioni nelle

le “can. Antonio Fiorillo” che

cammino verso il sacerdozio

colare attenzione alla perso-

materie scolastiche e con fa-

con l’arrivo di don Roberto

un nostro generoso e amato

na. Il 15 aprile del 1922 fu

re cordiale rendeva l’appren-

Farruggio è divenuto punto

concittadino: il canonico An-

ordinato sacerdote nella Cat-

dimento agevole e leggero,

di riferimento per i giovani e

tonio Fiorillo.

tedrale di Nocera Inferiore

attingendo al suo intenso ba-

per le attività pastorali della

Nato nel 1897, in un grazio-

da mons. Giuseppe Romeo.

gaglio culturale. Amò forte-

parrocchia Maria SS. di Co-

so palazzotto del villaggio di

Il giorno seguente celebrò la

mente questa terra, donò ai

stantinopoli.

Pecorari, da Cesare e Gio-

sua prima Messa nella par-

fratelli tutto se stesso, il suo

CI SIAMO! ADESIONE 2015

A

Maria Angela Bisogno

Un momento della festa dell’Adesione all’Azione Cattolica

nche quest’anno, nel giorno dell’Immacolata Concezione, abbiamo riconfermato il nostro “Sì” nella festa dell’Adesione all’Azione Cattolica, condividendo con l’intera comunità la nostra scelta

di far parte della grande famiglia di A.C. In quel “Sì” detto con tanta forza e convinzione è racchiusa tutta la responsabilità di essere testimoni autentici nel mondo, tutta la consapevolezza e l’ umiltà di essere “servi inutili” al servizio del prossimo. Il cammino continua, e se a volte ci sentiremo disorientati, smarriti, basterà aprire il cuore, ascoltare ciò che Lui vuole dirci e capire la strada che ha in serbo per noi. Buon cammino a tutti, ricordando che “tutto possiamo in Colui che ci dà la forza” (Fil 4,13). Caterina Mansi

LA FOtONOtIZIA

il nostro sì Il Movimento Giovanile Costruire, legato alla spiritualità degli Oblati di Maria Immacolata, lo scorso 8 dicembre, ha rinnovato la propria consacrazione all’Immacolata

Movimento Giovanile Costruire

Insieme - Gennaio 2015

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A CURA DELL’UNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA IN CICALESI, SANT’ANNA FIANO E FOSSO IMPERATORE NOCERA INFERIORE

Il gruppo giovani insieme al parroco, don Andrea Annunziata

Il presepe realizzato dai giovani della parrocchia

“RINASCERE DALL’ALtO”

N

on c’è Natale senza

re per vedere con occhi nuo-

so. Due settimane di intenso

presepe. Quest’anno

vi. Grazie al sacramento del

lavoro. «Eppure - affermano -

don Andrea Annun-

battesimo

rinasce

non abbiamo sentito la stan-

ziata ha affidato il compito

come figlio di Dio, creatura

chezza perché quando si la-

ai giovani che hanno accol-

nuova. Così, abbiamo scel-

vora insieme ogni peso diven-

to con entusiasmo la propo-

to di usare come mangiato-

ta leggero e condiviso». In po-

sta. Immediatamente sono i-

ia la fonte battesimale dalla

co tempo, tutto era pronto.

niziate a circolare idee sul

quale sgorgava un fiume che

«Posizionati Maria e Giusep-

progetto.

si riversava in un pozzo».

pe, sono state accese le luci,

Raccontano: «Abbiamo scel-

Quell’acqua era il simbolo

anzi “La Luce”. In una not-

to di lavorare intorno al te-

del progetto “Un pozzo per la

te come tante, questo mon-

ma

“Rinascere

vita” che la comunità deside-

do cambia rotta perché nasce

dall’alto”. Bisogna rinasce-

ra realizzare in Burkina Fa-

Dio bambino in una grotta».

pastorale

ognuno

I membri del gruppo Caritas durante la Colletta Alimentare

Non c’è Natale senza presepe. Quest’anno don Andrea Annunziata ha affidato ai giovani questo importante compito

uNA MANO tESA Lo scorso 29 novembre, il gruppo Caritas della parrocchia San Giovanni Battista in Cicalesi ha partecipato alla “Giornata nazionale della Colletta Alimentare”. Organizzati su due turni, uno di mattina e l’altro di pomeriggio, sono stati raccolti beni alimentari di prima necessità. Secondo i membri della Caritas, le persone sono state molto generose e grazie al loro aiuto anche famiglie meno fortunate hanno potuto trascorrere un Natale sereno. REDAZIONE PARROCCHIALE: FRANCESCO COPPOLA, ANNATERESA SCARPA, ALESSIA BOVE

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Lo scorso 14 dicembre, la comunità ha ricevuto la visita del vescovo Giuseppe. Riprendendo la domanda rivolta a Giovanni Battista nel Vangelo, mons. Giudice ha spiegato a grandi e piccini il ruolo del vescovo

I bambini durante le prove per la recita di Natale

14

dicembre 2014, III domenica di

parrocchiale. La Liturgia della Parola culmina

Avvento. La cornice è quella del-

con il Vangelo di Giovanni. Nell’omelia il ve-

la Chiesa di S. Maria del Carmine

scovo Giuseppe chiama in causa i bambini, li

in Pagani, piena fino all’inverosimile per la ce-

interroga e li sprona. Riceve risposte sempli-

lebrazione della santa Messa. I primi banchi

ci e qualche volta un po’ indecise. Spiega ai

sono riservati ai più piccoli, i bambini della

piccoli, ma anche ai grandi, il significato dei

parrocchia che partecipano alla celebrazione

simboli di quella domenica, a partire dal colo-

con i loro catechisti. I saluti frettolosi scam-

re rosaceo della casula che indossa.

biati con lo sguardo ed un leggero cenno della mano, mentre le persone si apprestano ad oc-

Il ruolo del Vescovo. Con un linguaggio a

cupare gli ultimi posti a sedere.

tratti semplice, a tratti più profondo cattura l’attenzione di tutti. Si sofferma sulla doman-

Fervono i preparativi. Ad uno ad uno arriva-

da che nel Vangelo è rivolta a Giovanni il Bat-

no i ministranti che si vestono in fretta e rice-

tista: «Tu chi sei?». Giovanni, ricorda il pasto-

vono disposizioni su quale sarà il loro posto e

re diocesano, nega di essere il Messia e invita

il loro compito durante la Messa, in un silen-

a preparare la strada per la venuta del Signo-

zioso via vai di grandi e piccini che affollano

re: «In mezzo a voi sta uno che voi non conosce-

la sagrestia. Don Enzo Di Nardi controlla con

te, colui che viene dopo di me, a lui io non sono

sguardo serio che tutto sia a posto. Aspettia-

degno di slegare il laccio del sandalo».

mo trepidanti l’arrivo di mons. Giuseppe Giu-

Utilizza la stessa domanda per spiegare ai

dice, il nostro Vescovo. Sarà lui a presiedere

bambini il ruolo e la funzione del Vescovo.

la celebrazione.

Con la sua presenza e la sua parola, mons.

“tu CHI SEI?” La comunità accoglie il vescovo Giuseppe accompagnato da don Enzo Di Nardi

Giudice ha arricchito la nostra domenica e la L’assemblea lo accoglie gioiosa con il canto di ingresso eseguito magistralmente dalla corale

preparazione al Natale. Mario Giordano Insieme - Gennaio 2015

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Da sinistra: padre Aldo D’Andria, l’avvocato Antonio Giugliano ed Agostino Orefice

Il nostro SÌ Nel corso della festa dell’adesione, l’Azione Cattolica parrocchiale ha conferito la presidenza ad honorem all’avvocato Antonio Giugliano

L

o scorso 8 dicembre l’Azione Cattolica della parroc-

“sì” dei soci di Azione Cattolica, c’è stato un momento davve-

chia Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino ha cele-

ro unico: il conferimento della presidenza ad honorem all’av-

brato la festa dell’adesione. Il tema che accompagna

vocato Antonio Giugliano, esempio di grande testimonianza

i soci quest’anno è “Coraggio, sono io”, tratto dal vangelo

evangelica, associativa, ma anche comunitaria e civica. In

di Marco. Nel brano scelto il Signore invita i discepoli a non

tanti, da diverse realtà associative poggiomarinesi, ecclesiali

avere paura, a non spaventarsi di fronte al vento contrario

e non, sono accorsi al gioioso evento.

che fa barcollare la nave. Il riferimento del Vangelo si sposa

Grande l’emozione del presidente di Azione Cattolica parroc-

in maniera perfetta con quanto i cristiani sono chiamati a vi-

chiale, Agostino Orefice, e del parroco, padre Aldo D’Andria.

vere in questo delicato momento storico.

L’avvocato Giugliano, ringraziando l’Ac e la comunità tutta,

Ad essi, lo scorso 3 maggio, nel discorso di fine assemblea

ha chiesto scusa per le sue mancanze durante gli anni di vi-

nazionale Papa Francesco ha affidato tre verbi importantis-

ta associativa e ha chiesto di ricordare non solo i suoi pregi,

simi: “rimanere in Cristo”, per “andare” tra la gente e “gioire

ma anche qualche suo difetto. Uno stile che da solo spiega la

nella sua fede”. Ma non è tutto. Durante la celebrazione del

scelta di conferirgli lo speciale riconoscimento.

“una musica può dare” È questo il titolo dell’evento culturale promosso dalla cantautrice Maria Grazia Bonagura per sostenere le opere parrocchiali

t

anta buona musica, ma anche opere in prosa e versi, comicità e momenti di commozione. tutto per sostenere le opere parrocchiali a cui padre Aldo D’Andria è chiamato quotidianamente a rispondere in questo periodo di crisi. A promuovere l’evento la cantautrice Maria Grazia Bonagura, protagonista del concerto-show di beneficenza “una musica può dare”. Brani inediti, editi e riarrangiati da sette musicisti professionisti hanno calamitato per

due ore l’attenzione degli spettatori del Cineteatro Eliseo. E non sono mancati i momenti di danza, con i giovani disabili campioni d’Italia della “Gabry Dance”. uno spettacolo dinamico e pieno di verve in cui si sono alternati momenti rap ed attimi di piacevole nostalgia, pura comicità con “Made in Sud” e la prosa ed i versi di autori storici e contemporanei. una “botta” di vera cultura con il fine nobile di sostenere il duro operato della parrocchia. Maria Grazie Bonagura

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LA BACHECA a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

Buon onomastico a:

Mons. Benedetto Abate (arciprete della cattedrale) ha festeggiato 87 anni, il 5 gennaio; don Antonio Guarracino (Gesù Risorto e Madonna di Fatima, Pagani) compie 58 anni, 18 gennaio; padre Damiano Antonino(SS.mo Corpo di Cristo, Nocera Inferiore) spegne 52 candeline, il 29 gennaio. A voi l’augurio di buon compleanno, con le parole di don Tonino Bello: «Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di Te non possiamo far nulla».

mons. Mario Ceneri (San Giovanni Battista e S. Anna, Nocera Inferiore), il19 gennaio; don Ciro Galisi (Santa Maria del Presepe, Nocera Inferiore), don Ciro Scarpetta (cappellano del cimitero di Nocera Inferiore), don Ciro Zarra (San Giovanni Battista, Nocera Inferiore) il 31 gennaio. I Santi di cui portate i nomi accompagnino sempre i vostri ministeri pastorali. Auguri!

Compleanni speciali

referenti e collaboratori

Un augurio speciale a mons. Domenico La Guardia (confessore straordinario per le religiose) che ha compiuto 90 anni, il 2 gennaio e a don Ciro Galisi (Santa Maria del Presepe, Nocera Inferiore) che spegne 50 candeline, il 22 gennaio. I vostri anni sono le pagine su cui scrivete la vostra storia di santità. Affinché sia sempre radiosa per illuminare quanti vi sono accanto. Auguri!

Sergio Velardo (San Giacomo Apostolo, San Valentino Torio) ha compiuto 41 anni, il 2 gennaio; Franco Silvestri (S.M. di Costantinopoli, Angri) ha festeggiato 74 anni, il 7 gennaio; Domenico Attianese (San Bartolomeo Apostolo, Corbara) spegne 41 anni, il 21 gennaio. Peppe Iannicelli, stimato collega e amico caro, compie 50 anni, il 26 gennaio. La redazione di Insieme gioisce con voi, insostituibili collaboratori, perché il vostro impegno per la rivista è servizio prezioso alla Chiesa. Auguri!

Mons. Domenico La Guardia

Don Ciro Galisi

Diocesi in festa Mons. Giovanni Iaquinandi, vicario generale della Diocesi, festeggia 77 anni il 27 gennaio. La comunità diocesana e la redazione di Insieme affidano l’umile sacerdote a Maria, Madre della tenerezza, perché legga gli affanni e le speranze del suo cuore, li sostenga e li orienti con il suo sguardo materno.

Mons. Giovanni Iaquinandi

Buon compleanno ai nostri

Sergio Velardo

Peppe Iannicelli

Auguri a Silvana e Raffale 37 anni insieme, lo scorso 2 gennaio. Il messaggio d’augurio della famiglia. Sembra ieri, invece è oggi. Un bel viaggio lungo e certe volte senza appoggi. Trentasette anni insieme: vi unisce un gran bene, sono passate le stagioni, ma non le emozioni. Dopo i figli, i nipoti non c’è spazio per giorni vuoti. La famiglia è ciò che conta, e quel che è storia si racconta!


Diario DeL ConCiLio di Silvio Longobardi

L’idea di convocare un Concilio è sbocciata nel cuore di Papa Giovanni come “il fiore spontaneo di una primavera insperata”

Giovanni XXIII

uN’IDEA LuMINOSA

L’

idea di convocare un Concilio è sbocciata nel cuore di Papa Giovanni come “il fiore spontaneo di una primavera insperata”. Lo dice lui stesso, parlando all’Azione Cattolica, alcuni mesi dopo il primo e sorprendente annuncio. Non fu dunque il frutto maturo di una prolungata riflessione ma un’intuizione che lo Spirito aveva deposto nella sua anima, semplice e tutta aperta a Dio. Mons. Capovilla, suo segretario, ha testimoniato di aver ricevuto il primo cenno il 30 ottobre 1958, due giorni dopo l’elezione al pontificato. Ricorda anche le sue perplessità e la parola che gli disse il Papa: “Finché uno non mette il suo io sotto le scarpe non sarà mai un uomo libero”. In altre parole, l’umiltà permette di pensare cose più grandi delle proprie forze perché tutta la fiducia è riposta in Dio. Nelle settimane successive quell’idea metteva radici, alcuni colloqui confidenziali con amici e collaboratori davano al Papa un’ulteriore con-

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ferma dell’origine divina di quell’ispirazione. Egli è intimamente convinto di questo progetto, ma ha anche bisogno di trovare l’umana corrispondenza. Per questo gioisce come un bambino quando chiede e riceve il pieno consenso del cardinale Tardini, Segretario di Stato. Nel Giornale dell’anima, in cui appuntava pensieri e riflessioni, in data 11 settembre 1962, quando siamo ormai alla vigilia della grande assise, scriverà: “Il primo ad essere sorpreso di questa mia proposta fui io stesso”. E aggiunge: “Tutto mi parve così naturale nel suo immediato e continuo svolgimento”. L’idea del Concilio non nasce all’improvviso, nel corso del Novecento altri due Pontefici – Pio XI e Pio XII – con motivazioni diverse hanno accarezzato l’idea di convocare, riprendere e concludere il Concilio Vaticano I. Molti vescovi e fedeli laici auspicavano un tale evento ma tanti altri ecclesiastici non lo ritenevano necessario o addirittura lo temeva-

50 anni fa si chiudeva il Concilio Vaticano II. Era stato Giovanni XXIII a volerlo ma fu Paolo VI che portò a compimento l’opera. Anche se l’agenda della vita ecclesiale è piena di eventi, in primo luogo la preparazione al prossimo Sinodo sulla famiglia, ci saranno sicuramente incontri e convegni per rileggere quell’evento che ha segnato e cambiato la vita della Chiesa. Nella nostra diocesi il vescovo Giuseppe ha convocato un Concilio Giovane, un cammino non solo dei giovani ma di tutta la Chiesa, per riscoprire il Concilio e assimilarne lo spirito. Anche Insieme partecipa a questa rivisitazione, lo fa con una serie di articoli nei quali vogliamo ricordare i protagonisti, i fatti e i passaggi più significativi del Vaticano II. Partiamo da Giovanni XXIII, il Papa che convocò l’assemblea conciliare.

no. Papa Giovanni non fece un sondaggio, la voce dello Spirito era sufficiente per buttarsi in questa avventura. Non era sprovveduto Papa Roncalli, aveva una consolidata esperienza di vita ecclesiale e conosceva i pericoli che si annidavano in questa impresa. Ed era anche consapevole di non poter portare a termine un’opera di così ampia portata, a causa dell’età avanzata. “Quello che importa è cominciare: il resto lasciamolo al Signore”, ha testimoniato mons. Dell’Acqua, un suo fidato collaboratore. Quando Dio chiama, non dobbiamo farlo attendere. E così il 25 gennaio 1959, a conclusione dell’ottavario per l’unità dei cristiani, nella maestosa cornice della Basilica di san Paolo Fuori le Mura, diede il primo annuncio alla Chiesa e al mondo. Il Papa si attendeva dai cardinali presenti una reazione entusiastica. E invece, come annota nel suo prezioso Diario: “Vi fu un impressionante devoto silenzio”. E, tuttavia, il seme era stato gettato.


CULTURA

TORNAN A FIORIR LE ROSE…

I

mportante iniziativa culturale: la parrocchia S. Maria Maggiore di Nocera Superiore propone la I rassegna di Arte sacra nella Congrega di S. Caterina. È l’occasione non solo di una quattro giorni per una mostra di manufatti (il 5 dicembre per le nature morte di Rocco Normanno ed il 6, il 7 e l’8 dicembre per foto, sculture, dipinti) di vari artisti locali, ma soprattutto per propiziare il ritorno in Diocesi di due importanti tavole del ‘500. Grazie alla Soprintendenza artistica di Salerno che le ha custodite dal lontano sisma dell’80 ed al restauro effettuato, possiamo di nuovo ammirare Il Compianto

del Cristo morto (m.1,60 x m.1,28), proveniente dalla stessa Congrega di S. Caterina e L’Assunzione della Vergine (m.2,53 x m. 1,70) che una volta ornava l’altare principale dell’Arciconfraternita della Cattedrale. Un momento decisamente alto dal punto di vista culturale ed artistico: il patrimonio dell’Agro si arricchisce di due preziosi manufatti che tornano all’ammirazione dei fedeli e dei cultori d’arte. È un cammino lento e delicato che, tessera dopo tessera, riesce a comporre questo mosaico che è davvero un tesoro per chi lo ha prodotto, per chi lo ha conservato nel tempo e per chi lo offre

«L

tionalis dal 2007. Il libro è inserito nella collana Le parole di Francesco, che raccoglie temi e “parole” cari a papa Francesco, che ne caratterizzano il pontificato: un’introduzione “d’autore” apre l’antologia di testi, interventi e tweet del papa che mostrano l’attenzione a temi particolari, al centro della sua predicazione e della sua azione pastorale da arcivescovo di Buenos Aires prima e da Pontefice ora. Non poteva mancare nella collana editoriale la voce Poveri per un Papa che ha commosso il mondo esclamando pubblicamente con energia “Oh, come vorrei una Chiesa povera, per i poveri!”. Egli ha indicato così una priorità per la Chiesa: la pover-

di don Natalino Gentile

al nostro incanto artistico. Grazie a quanti hanno potuto operare questo autentico miracolo, nella speranza che altre opere, giacenti chissà dove e chissà in quali condizioni, vengano scoperte e resuscitate. Il nostro Museo diocesano san Prisco, presso cui sono custodite le preziose opere, vi attende.

Recensione

Ripartire dai poveri a povertà nella Chiesa non è un tema puramente sociale, né congiunturale, ma originariamente evangelico. Tutto parte da Betlemme. E il punto di partenza è certamente ciò che indica la traiettoria di tutto il percorso. Per questo papa Francesco propone a tutta la Chiesa la centralità dei poveri nell’azione evangelizzatrice. Tornare ai poveri è ri-partire dalle origini apostoliche della Chiesa». Queste parole lapidarie, semplici e chiare, aprono l’introduzione al libro Poveri e ne inquadrano immediatamente l’orizzonte. Chi scrive è il cardinale Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa in Honduras e presidente di Caritas Interna-

Arte... rischi

di Rosella Grande

tà non è una nozione vaga diventata una voce nel dizionario dei principi economici fondamentali, bensì un concetto prettamente cristiano. I poveri esistono, non hanno pane ma neanche opportunità, non hanno un tetto ma neanche dignità, sono persone ed esistono in quanto tali. A loro difesa il Papa denuncia il feticismo del denaro e sferza la dittatura dell’economia senza volto, tuonando contro l’anestesia con la quale restiamo indifferenti al loro dolore. Le parole di Francesco, con il suo stile così semplice, fanno bene anche se bruciano un po’. “Lasciamo un posto libero a tavola”: un tweet di @Pontifex_it che è un disarmante programma di vita.

Un’antologia di testi, interventi e tweet che raccontano l’attenzione di papa Francesco per i poveri

Papa Francesco Poveri Introduzione di O. A. R. Maradiaga pp. 104, € 7,00 - Editrice AVE www.editriceave.it

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IL LEGALE RISPONDE

I timori di una madre È una mamma preoccupata a scrivere al nostro legale: ha notato un atteggiamento nervoso e aggressivo in suo figlio di tre anni, da quando frequenta l’asilo Caro avvocato, sono una mamma preoccupata. Il mio bimbo di tre anni torna dall’asilo particolarmente nervoso e aggressivo. Non ha lividi o segni di percosse, per cui non ho prove del presentimento che nutro. Anche qualche altra mamma mi ha confessato di aver notato atteggiamenti irascibili nei loro piccoli. Cosa possiamo fare? Una mamma Cara mamma, atteggiamenti nervosi ed aggressivi non sono elementi sufficienti a provare un eventuale abuso o delle percosse su dei minorenni, ma un’idea personale che potrebbe risolvere il problema potrebbe essere l’installazione di telecamere nell’asilo. In Italia, però, il garante della privacy ha vietato l’uso delle webcam in un asilo nido privato di Ravenna. Nel corso dell’istruttoria avviata a suo tempo dall’Autorità per conoscere le modalità di funzionamento e gli scopi delle webcam, la società che gestisce l’asilo aveva spiegato che il sistema era stato installato come deterrente contro i malintenzionati, ma soprattutto per fornire un servizio che consentisse via web, ai genitori impegnati al lavoro, di monitorare costantemente in presa diretta ciò che i loro figli facevano. Nel suo provvedimento, il Garante ha ricordato, anche in riferimento a quanto precisato dalla Commissione europea, che l’impiego di sistemi di videosorveglianza deve risultare effettivamente necessario e proporzionato agli scopi che si intendono perseguire, tanto più quando si tratta di dispositivi particolarmente invasivi come le webcam. L’installazione di webcam, per stessa ammissione dell’asilo nido, era finalizzata a venire incontro alla tranquillità dei genitori piuttosto che a salvaguardare la sicurezza dei minori. Ma anche ammesso che l’obiettivo fosse quello di tutelare l’incolumità dei minori, tale finalità andrebbe comunque perseguita bilanciandola con altri interessi fondamentali del bambino, quali la sua riservatezza e il libero sviluppo della sua personalità. Non sono emersi, peraltro, neanche nelle argomentazioni addotte dall’asilo nido elementi che giustificassero il ricorso all’installazione a fini di sicurezza.

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LA TUTELA DEI MINORI Il collegamento telematico, inoltre, non assicurava sufficienti tutele ai minori: in primo luogo, la visione da parte dei genitori non era limitata alle sole attività del proprio figlio, ma si estendeva naturalmente anche a quelle degli altri minori e agli insegnanti; in secondo luogo, il sistema non garantiva che anche altri, oltre ai genitori muniti di credenziali per l’accesso, potessero visionare le immagini: circostanza questa che apriva al possibile rischio che le immagini potessero poi essere registrate e usate anche a fini illeciti. Il Garante ha dunque dichiarato illecito il trattamento dei dati operato e ha vietato all’asilo nido l’ulteriore trattamento delle immagini. A questo punto, mi chiedo: se porto mio figlio in un giardino pubblico dove ci sono altre centinaia di bambini che giocano, indirettamente non osservo anche gli altri bambini? In quel caso, allora, sto violando la loro privacy? Questo divieto secondo me è modificabile. Non escludo che in futuro possa essere installato nelle scuole un impianto di videosorveglianza finalizzato alla sicurezza dei minori e che non limiti la crescita e lo sviluppo della personalità dei minori. Ovviamente con accesso esclusivo ai genitori muniti di credenziali. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.


Le PAROLE DeLLa Crisi di Peppe Iannicelli

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: bicicletta

Il piacere di andare in bicicletta L’associazione Cycling Salerno propone attività per la mobilità sostenibile, lo sport, la salute e la conoscenza del territorio

P

er l’associazione Cycling Salerno, le due ruote sono molto più che un mezzo di divertimento e locomozione. Il gruppo raccoglie centinaia d’amanti della pedivella ed organizza numerose attività per la mobilità sostenibile, lo sport, la salute, la conoscenza del territorio. La bicicletta è facile da usare. Può arrivare dappertutto. Costa poco e non inquina. Andare in bicicletta aiuta il mondo a respirare, a fare nuove amicizie e del bene. Cycling Salerno organizza escursioni cicloturistiche in tutto il territorio. Dalle spiagge del Golfo di Sapri ai colli irpini, dai tornanti della Costa d’Amalfi ai rettilinei cilentani: non c’è angolo che non sia stato masticato dalle ruote di bambini, adulti, anziani. La caratteristica principale di queste gite domenicali è proprio la possibilità che tutti siano protagonisti. I percorsi sono studiati in maniera tale da evitare ascese troppo ripide o distanze eccessive. C’è tutto il tempo dunque per pedalare in pieno relax, scoprire angoli nascosti della propria terra, respirare aria buo-

Chi percorre la strada non rimane mai indifferente alle richieste d’aiuto che giungono dai bordi

na e chiacchierare con i compagni di viaggio. Nascono così tante nuove amicizie. Ed evitando qualche pieno di carburante si fa del bene anche alle casse domestiche. Spesso, i cicloturisti abbandonano la bici per visitare un monumento, assaggiare un prodotto tipico o partecipare a qualche evento: la pulizia di una spiaggia o di una pineta, uno spettacolo di solidarietà, la raccolta di fondi per sostenere le famiglie in difficoltà. Chi percorre la strada non rimane mai indifferente alle richieste d’aiuto che giungono dai bordi. Il sito www.cyclingsalerno.it funge da volano organizzativo. Il programma degli appuntamenti non conosce soste, persino nei momenti più freddi dell’anno, anche se le gite più belle sono quelle in primavera ed autunno. L’associazione è impegnata per pro-

muovere l’uso della bicicletta anche durante la settimana. Qualche ora di pedalata è un toccasana per il corpo e lo spirito. La bicicletta fa bene alla salute ma per usarla occorre avere degli spazi adeguati e sicuri. Cycling Salerno chiede alle amministrazioni locali di potenziare la rete di piste ciclabili mediante l’utilizzo dei fondi previsti dalle normative regionali. Più chilometri di piste ciclabili consentirebbero di divulgare la pratica ciclistica favorendo anche gli spostamenti urbani. Più persone usano la bici per andare a lavoro, a scuola, a far compere, meno auto circolano in città con l’evidente abbassamento dei fattori d’inquinamento acustico (la bicicletta è silenziosissima) ed ambientale (la bicicletta non emette gas di scarico). Le pedalate senza lo stress dell’ingorgo, inoltre, aiutano a scaricare la tensione migliorando anche i rapporti interpersonali.

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il nostro grazie GdI, Giornata diocesana di Insieme: grazie a voi!

Un ringraziamento particolare alla nostra squadra di referenti che quest’anno, ancor più degli anni precedenti, ha permesso ad Insieme di arrivare in tutta la Diocesi. A quanti hanno riconfermato il loro impegno e a chi per la prima volta si è sperimentato al servizio della Diocesi nella diffusione della rivista. La vostra disponibilità è per la segreteria un indispensabile supporto ed un canale diretto con i lettori.

Può sembrare una goccia nel mare… ma il mare è fatto di tante gocce! Come tutti gli anni si conferma record di distribuzione la parrocchia Santa Maria dei Bagni, in Scafati, con ben 137 copie in una sola Messa. Importante è anche il traguardo raggiunto quest’anno dalla parrocchia San Giuseppe, in Nocera Inferiore, che ha distribuito oltre 90 copie. Un grazie speciale a don Alfonso Santoriello e a Iolanda Campanella che si mostrano sempre disponibili verso le iniziative e proposte della redazione. Alla comunità di San Teodoro Martire, in Sarno, a don Alfonso Giordano e a Rosa Confessore, che a partire dalla GdI ha deciso con tanto impegno di aumentare la diffusione di Insieme distribuendo 70 copie in parrocchia.

INSIEME PREMIA I REFERENTI

CHI È IL REFERENTE DI INSIEME?

SELFIE DI INSIEME

Maria Felicia Capaldo, referente di San Bartolomeo Apostolo, in Nocera Inferiore. Ricopre questo ruolo da pochi mesi e l’abbiamo incontrata per la prima volta durante la Festa del Referente dello scorso 8 novembre. Il suo entusiasmo per questa nuova avventura è stato subito premiato, infatti è stata la fortunata che si è aggiudicata la borsa regalo messa in palio dalla redazione.

È una persona dinamica, impegnata nella comunità parrocchiale, con una sensibile propensione verso la diffusione della buona notizia. Anche tu puoi essere il referente di Insieme nella tua parrocchia o aiutare le équipe già presenti. Chiedi al tuo parroco o contatta la segreteria al numero 081 517 04 66.

La nostre collaboratrici, le sorelle Antonella e Donatella Salvati, al termine della distribuzione di novembre, ci mandano i loro saluti con un selfie… di Insieme.

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Foto Salvatore Alfano

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In����� ����i� � ��tt��� �e���is���� c�� ��’��eg�n�� t����n� �ec�rat� � m�n�, �� e���i��� ���itat�* P�� s����� c��� �i�����l� , c�nt�tta�� l� �ed��i��� *realizzate da Ceramiche Cirillo (Angri)

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…e con Insieme vinci Lourdes! Se effettui una sottoscrizione annuale entro il 28 febbraio 2015 partecipi al sorteggio che assegnerà un posto gratuito al pellegrinaggio diocesano a Lourdes dell’agosto 2015 (in treno), organizzato ed offerto dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza.

Per leggere tutti i mesi la rivista, puoi versare il tuo contributo annuale e riceverla dove vuoi: € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritiro in edicola € 20,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

BANCA PROSSIMA IBAN: IT21E0335901600100000070110 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO Causale: Contributo annuale C/c postale n. 11278843 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO Causale: Contributo annuale

Per ulteriori informazioni contatta la segreteria di redazione: tel/fax 081 517 04 66 - segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it Il sorteggio per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes avverrà alla presenza del Vescovo in data da destinarsi. L’esito sarà tempestivamente comunicato al vincitore. Gli omaggi previsti verranno recapitati al termine della campagna promozionale.


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