Insieme - Giugno 2012

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insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro

Anno VII - n. 6 Giugno 2012 € 2,00

UNA CHIESA IN CAMMINO Il bilancio di un anno



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Foto di copertina Salvatore Alfano

mensile di attualità e cultura dell’Agro

Sommario Sommario Sommario

Anno VII - n. 6 Giugno 2012 € 2,00 Anno VII - n. 6 Giugno 2012 € 2,00

“Pensavo ai problemi, ho trovato risorse” “Pensavo ai problemi, ho trovato risorse”

UNA CHIESA UNA CHIESA IL CAMMINO IN CAMMINO IL CAMMINO IN CAMMINO DI UNIl bilancio ANNO di un anno DI UNIl bilancio ANNO di un anno

Sommario

Sommario Sommario Sommario

Sommario Sommario Sommario Sommario Sommario giugno 2012 Sommario

Editoriale

News dalle parrocchie

05 Un regalo per Papa Ratzinger

66 Spazio consulenza

49 Notizie dalle parrocchie

di Silvio Longobardi

di Carolina Rossi

La bacheca

Vita ecclesiale

38 Dalla XI alla XIV domenica del Tempo ordinario

di Carmine Giordano

a cura della Redazione

68 Il legale risponde

In parrocchia

di Carmine Giordano

Il Pane della Domenica

67 Congregazione Suore di S. Giovanni Battista

55 I nostri auguri

37 La Chiesa “vera giovinezza del Mondo”

Le rubriche

a cura dell’avv. G. Severino

56 Pagine parrocchiali

In diocesi

Le parole della crisi

65 Uffici diocesani e associazioni

a cura di Mons. Giudice

a cura della Redazione

69 Che fine hanno fatto i nonni? di Peppe Iannicelli

PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

06 L’INTERVISTA AL VESCOVO GIUSEPPE 16 GLI APPROFONDIMENTI

UNA CHIESA IN CAMMINO Il bilancio di un anno

9 GLI AUGURI

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EDITORIALE di Silvio Longobardi

Un regalo per Papa Ratzinger Andiamo a Roma per ascoltare Pietro. Ascoltare qui significa accogliere con il cuore e la mente la parola del Vescovo di Roma. L’obbedienza al Papa dovrebbe essere un punto fermo nella coscienza di fede, anche e soprattutto quando sono in gioco questioni di fede e di morale. Obbedire anche quando vi sono dubbi e perplessità. Dare la precedenza al proprio giudizio rispetto alle indicazioni autorevoli del Papa vuol dire essere ingenui o arroganti. A seconda dei casi.

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ennero dai luoghi più lontani per vedere il Papa, a piedi o su mezzi di fortuna. E attesero per ore sotto il sole cocente dell’Africa. Era comprensibile: per la prima volta il Vicario di Cristo visitava la loro terra, bagnata di sangue e di lacrime. Nessuno può descrivere l’entusiasmo della folla all’arrivo di Giovanni Paolo II. Chi era presente quel giorno – era il 10 maggio 1980 – non ha dimenticato nulla di quei momenti. Era un’occasione unica. Mai avrebbero potuto andare a Roma. Era il Papa che veniva da loro. Pensavo a questi ricordi, nitidi e commossi, che una suora mi ha consegnato anni fa, in uno dei miei viaggi in Burkina Faso, quando ho saputo del nostro pellegrinaggio diocesano. Per ascoltare e vedere Pietro, dice lo slogan. Non Papa Ratzinger ma colui che Dio ha scelto come segno visibile di Cristo. Certo, il Papa che incontreremo ha un volto e un nome, è lui che in questo momento storico guida la barca della Chiesa. E tuttavia, il termine Papa viene prima ed è più importante della persona che oggi incarna questo ministero. Benedetto XVI è per noi il segno visibile dell’unità, l’incontro con lui ci pone nel cuore della Chiesa, ci fa sentire parte di una grande Famiglia.

Abbiamo partecipato con intima commozione alla sofferenza di Giovanni Paolo II. C’è anche un’altra sofferenza, nascosta nelle pieghe del cuore. Benedetto XVI la conosce bene. Sul suo tavolo sono passati tanti dossier che descrivono la situazione difficile – a volte drammatica – in cui spesso si trova la Chiesa. Aveva proclamato l’anno sacerdotale e si trova tra le mani la scottante questione dei preti pedofili. Ripropone il dialogo con l’Islam sulla base della ragione e si trova di fronte il muro innalzato da integralisti musulmani e laicisti nostrani. È diventato un bersaglio facile per i media, ogni occasione è buona per scagliarsi contro di lui. Nel 2009, durante il viaggio in Africa, rispondendo alla domanda di un giornalista, ribadisce che il preservativo non risolve il problema AIDS. Una posizione nota. Piovono le critiche, a raffica, come se avesse detto una grande bestialità e fosse lui il responsabile di tutte le vittime dell’Aids. Papa Ratzinger non si stanca di sorridere anche se tante volte il suo cuore è colmo di amarezza. Come testimonia la lunga lettera scritta ai Vescovi nella primavera di tre anni fa: parla di “odio” nei suoi confronti, manifestato senza rispetto e senza riserbo. Constata non senza preoccupazione una Chiesa divisa, sul piano dottrinale e disciplinare, una Chiesa dove troppo spesso la libertà è amplificata a scapito dell’autorità. Una situazione assai triste e preoccupante. Nelle apparizioni di Fatima il Cielo invita a pregare per il Papa. È una parola che s’imprime a lettere di fuoco nel cuore della piccola Giacinta, appena 7 anni. La sua preghiera s’intreccia con l’offerta di ogni sofferenza. Prese anche l’abitudine di aggiungere alla corona del Rosario Tre Ave Maria per il Santo Padre. Un piccolo impegno che tutti possiamo prendere. È questo il nostro regalo per Papa Benedetto.

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IN PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

Foto Salvatore Alfano

“Pensavo ai problemi, ho trovato risorse” Il solenne Ingresso in Diocesi

Il 4 giugno del 2011, una diocesi in festa accoglieva il suo nuovo pastore. È passato un anno da quel giorno solenne ed emozionante. Dodici mesi ricchi di eventi, incontri, celebrazioni. Lo abbiamo ripercorso insieme a Mons. Giuseppe Giudice

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C

i incontriamo a Nocera, nel primo pomeriggio, nella casa dove vive insieme alla sua famiglia: don Andrea Annunziata, segretario personale, don Roberto Farruggio e don Antonio Adinolfi. Le giornate del vescovo sono sempre piene di appuntamenti – soprattutto in questo periodo in cui celebra le Cresime – ma ci dedica tutto il tempo necessario. Più volte gli ho sentito raccontare nel corso di questo anno lungo ed intenso della scelta di concentrarsi sugli impegni della giornata, in modo da vivere serenamente ogni evento, ogni incontro, ogni appuntamento,


l’intervista In un anno ci sono tanti eventi. Non dica che sono tutti importanti. Qual è l’avvenimento che più le è rimasto nel cuore? «Comincio dall’ultimo evento, il Giovedì Santo: questo giorno è il cuore di tutta la pastorale di una Diocesi. Il Vescovo incontra tutti i preti, benedice e consacra gli oli. Il Giovedì Santo è la nascita del sacerdozio, dell’Eucaristia, del comandamento dell’amore. Durante l’anno ci sono stati tanti momenti belli, ma il Giovedì Santo è come la sintesi, direi il cuore di quest’anno di episcopato. Innanzitutto per la presenza di tutti i sacerdoti, (mancava solo un sacerdote, peraltro assente per motivi di salute). Ho notato con piacere anche la presenza di molti religiosi, segno che la visita pastorale alle comunità religiose, da poco conclusa, ha portato i suoi frutti. Quella mattina ho sentito la mia inadeguatezza insieme alla bellezza di una Chiesa che si ritrova intorno al vescovo». C’è stato un evento inatteso, non importa se gradito o meno? «Inatteso direi di no, ma ci sono stati due eventi sorprendenti: la Messa celebrata per i genitori che hanno perso un figlio e l’incontro con gli sposi separati. Due momenti che mi hanno fatto capire, e ringrazio il Signore per questo, che la pastorale non deve ripetere azioni ormai consolidate e che forse non dicono più niente, essa al contrario deve trovare sentieri nuovi. Grazie a questi eventi ho percepito la presenza del vescovo in un modo nuovo e sorprendente. Due appuntamenti che ho preparato con cura perché desideravo dire le parole giuste per non ferire chi lo era già». Quando prega un vescovo cosa chiede? Qual è la richiesta che maggiormente ricorre nelle sue preghiere? «La giornata inizia con la meditazione della Parola del

senza lasciarsi sopraffare dall’ansia. “Getta in Dio il tuo affanno, ed egli ti salverà”, parola incarnata e vissuta lì davanti ai nostri occhi. Sorseggiando un tazza di caffè, parliamo di tutto. Un’intervista che ripercorre un anno di episcopato attraverso gli occhi e il cuore del vescovo che non si sottrae a nessuna domanda. Risponde con precisione, pacatezza e quel pizzico di ironia, che la parola scritta non può rendere in tutte le sue sfumature, ma che certamente è una marcia in più per affrontare le piccole e grandi questioni che ogni giorno arrivano sul tavolo della sua scrivania. Inizia la lunga sfilza di domande.

LA PREGHIERA QUOTIDIANA Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza per capirne la differenza. San Tommaso Moro Con questa preghiera, il vescovo Giuseppe chiede ogni giorno al Signore la grazia di vivere con serenità il suo ministero episcopale.

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Foto Salvatore Alfano

La famiglia del Vescovo, da sinistra don Antonio Adinolfi, don Andrea Annunziata e don Roberto Farruggio

giorno. Al Signore chiedo la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di distinguerne la differenza. È un antica preghiera di Tommaso Moro che rinnovo ogni giorno. Chiedo anche di conservare la serenità, è una richiesta che ho fatto fin dall’inizio al Signore, altrimenti, l’ho pregato di non farmi arrivare nemmeno all’ordinazione! Ogni giorno sono chiamato ad occuparmi di numerosi problemi e diverse situazioni, ma rimango tranquillo, sereno, perché mi sento mandato. È la grazia di stato potremmo dire con la teologia tradizionale (è la grazia che Dio dona a ciascuno in relazione alla missione ricevuta, ndr). Al mattino, come se fossi nel deserto, chiedo tanta manna quanto basta per oggi. E domando di non essere collerico, impulsivo, istintivo. La mia non è la calma di chi non vede i problemi. Essa nasce dalla certezza che io faccio l’ausiliare, perché il vescovo lo fa il Signore!». Prima dell’ingresso in Diocesi avrà tante volte pensato a questa Chiesa. L’ha trovata come l’ha immaginata? «L’ho trovata più ricca e vivace di come la immaginavo. Io pensavo ai problemi da affrontare, invece ho trovato delle risorse. Sono anch’io sorpreso, è come se conoscessi da sempre le persone, ci sono sintonie

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che sono emerse subito, lo noto quando vado nelle parrocchie, dall’attenzione con cui la gente ascolta e accoglie la mia parola. Ho ripensato molto alla figura di Abramo: «Vattene dalla tua terra… verso la terra che io ti indicherò» (Gn 12,1). Non si va per la terra, né per la fiducia riposta in quella terra, ma perché il Signore manda». Una delle cifre di questo anno di episcopato è la parola incontro: quello con i sacerdoti, le comunità religiose, i genitori che hanno sofferto per la morte di un figlio… «È un’intuizione che mi ha dato il Signore. Ho iniziato la mia lunga serie di incontri con i giovani, il 2 giungo del 2011, nell’Abbazia di Cava, prima dell’ingresso in Diocesi. Chiesi loro di essere la porta per entrare in questa Chiesa (per entrare in qualsiasi posto ci vuole sempre una porta!). Poi il Signore mi ha suggerito di incontrare i sacerdoti uno ad uno. Oggi posso dire di conoscerli abbastanza bene. Al di là delle celebrazioni, momenti importanti e significativi, questo incontro personale ha fatto la differenza. Avevo iniziato a leggere le schede per ciascun presbitero, poi ho chiuso tutto e ho detto: all’incontro mediato, preferisco quello personale, come quando Gesù chiede ai discepoli: «voi chi dite che io sia?». (Mc 8,29). Ne è valsa la pena, ho incontrato una grande umanità».


Comune di San Marzano sul Sarno

Eccellenza Reverendissima, a nome personale e di tutti i componenti dell’Amministrazione Comunale porgo a Lei gli auguri più fervidi in occasione del primo anniversario del Suo ingresso ufficiale in diocesi. Il paese ed i Marzanesi si stringono a Lei che, in quest’anno di depressione e di recessione, ha saputo essere particolarmente vicino alle famiglie e ai bisogni della gente. Gli anni che si delineano all’orizzonte, a dire degli esperti economici, si annunciano di una drammaticità ancora più acuta. Di conseguenza la mia e la Sua azione, profondamente diverse, terrena e spirituale, si annunciano particolarmente difficili. L’impegno e le intuizioni di Sua Eccellenza, che mettono sempre al primo posto la persona e le sue necessità, costituiscono un punto di riferimento - pur nell’autonomia dei diversi ambiti - anche per chi ha responsabilità di governo e ha a cuore il bene comune. È proprio indispensabile, in questi momenti di sofferenza e di dolore, “C’a Maronna c’accumpagna!”. Le Sue preghiere sono, certamente, di conforto e di aiuto, a quanti sperimentano sulla propria pelle gli effetti di questo difficile periodo. Con devozione e gratitudine Cosimo Annunziata Sindaco di S. Marzano Sul Sarno


“Mi ami tu più di costoro?” Il compito del Papa Il primo compito del Papa è quello di lasciarsi condurre dallo Spirito, come un bambino che non conosce la strada e stringe la sua mano in quella forte del papà. Quando preghiamo per lui questo chiediamo: che sia umile e docile. Nelle memorie che il cardinale

Foto Salvatore Alfano

Nocera, 4 giugno 2011: la solenne processione dalla Curia verso la Caddedrale di San Prisco

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Giacomo Biffi ha scritto dopo aver concluso il lungo ministero come arcivescovo di Bologna, racconta l’intervento che egli fece nei giorni immediatamente precedenti il conclave, quello che elesse Papa Ratzinger. Parlando a tutti i cardinali, in mezzo ai quali c’era il futu-

ro Papa, disse: “Vorrei suggerirgli che non si preoccupi troppo di tutto quello che qui ha sentito e non si spaventi troppo. Il Signore Gesù non gli chiederà di risolvere tutti i problemi del mondo. Gli chiederà di volergli bene con un amore straordinario: Mi ami tu più di costoro?”.

E l’incontro con i religiosi cosa le ha lasciato? «Sono una ricchezza di questa Chiesa. È stato molto utile conoscere tutte le case religiose e sapere che qualcuno abita in un appartamento, a qualcuno manca la Messa quotidiana, che ci sono gli anziani. Mi hanno raccontato dei loro fondatori e delle fondatrici. Sentire questa reciproca attenzione, la mia verso di loro e la loro verso di me, mi ha aiutato molto. Poi il contatto con la gente. In Curia accolgo tutti quelli che desiderano parlarmi, senza filtri. Naturalmente ho incontrato anche l’Azione Cattolica e i movimenti ecclesiali. Non si tratta solo di un incontro umano, ho posto la Parola di Dio come fondamento della nostra relazione. E considero questa una scelta assai importante. Ho vissuto con i sacerdoti l’esperienza degli esercizi spirituali (all’abbazia benedettina di Noci, ndr), alle religiose ho predicato il ritiro mensile, sono stato con i giovani nel monastero delle Benedettine a Sant’Agata sui due Golfi, ai laici ho predicato il ritiro quaresimale (tre serate, ndr) nella Basilica di sant’Alfonso. Alla base ho posto l’incontro con il vescovo. Questo pastore può piacere oppure no, ma lui passa, quello che resta è


Badia di Cava de’ Tirreni, 2 giugno 2011: il Vescovo incontra i giiovani della Diocesi

l’incontro con il vescovo, segno del Risorto. E questo lo potevo fare soltanto in una dimensione che ha come fondamento la spiritualità, ovvero l’incontro con il Signore». I sacerdoti sono i pilastri della vita ecclesiale. Di cosa hanno bisogno, a suo parere, per riaccendere nelle comunità il fuoco del Vangelo? «Hanno bisogno di ritrovare fiducia e passione nella chiamata del Signore. I preti hanno bisogno di riscoprire che oggi il Signore li chiama un’altra volta e ci chiama ogni giorno. Quando li ho incontrati uno per uno, mi sono accorto che ciascuno portava dentro un peso: qualcuno era stanco, un altro deluso, un altro ancora si era sentito messo da parte o non valorizzato, qualcuno, invece, era appesantito da troppi incarichi. “Cosa posso fare ancora?”, ha domandato qualche prete più anziano. “Potete confessare”, ho risposto. Più di uno si è sentito rinato. C’è una giovinezza nel sacerdozio che non è legata agli anni. Così come in qualche giovane prete ho scorto una stanchezza che deve essere rimotivata».

Potremmo dire, dunque, che per ritrovare la motivazione, più che strategie pastorali, c’è bisogno del contatto vivo con il Signore? «Sicuramente. Scrivendo sulla spiritualità del presbitero diocesano che ho consegnato a tutti i sacerdoti lo scorso Giovedì Santo, parlo della giornata tipo di Gesù, fatta di un rapporto continuo con il Padre, con i fratelli, con il territorio, con gli ammalati. Penso che in quell’icona, ben delineata nella pagina del Vangelo (Marco 1, 21-39, ndr), oggi ci dobbiamo ritrovare. Sto anche insistendo molto sulla vocazione. È importante passare da un’attesa ad una nuova proposta vocazionale, chissà quanti giovani sono lì che aspettano una parola, pieni di paura e indecisione. Questo non solo per i seminaristi e i preti, a cui ho dedicato molte attenzioni in questi mesi, ma per tutta la Chiesa. Bisogna aiutare tutti a riscoprire la coscienza vocazionale, la vita come vocazione, solo in questo solco possono poi emergere le diverse vocazioni. Mi trovo in sintonia con il messaggio che il Papa ha scritto quest’anno: dalla carità di Dio tutte le vocazioni». Michel Quoist, anni fa scrisse che mancano i vocati, ma forse mancano anche i vocanti. È giusta questa affermazione? «Credo di sì. Noi abbiamo il dovere di chiamare, pur sapendo che la vocazione viene dall’alto, e il dovere di accompagnare. Non siamo noi a far crescere, siamo noi, però, che dobbiamo seminare. A volte vedo serpeggiare una paura, dicono che i giovani non sono motivati. Non sono d’accordo. Ho dato molto spazio al mondo giovanile, non per un giovanilismo sterile,

Dalla carità di Dio, tutte le vocazioni Riferendosi in particolare al ministero sacerdotale, il mio predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, affermava che «ogni gesto ministeriale, mentre conduce ad amare e a servire la Chiesa, spinge a maturare sempre più nell’amore e nel servizio a Gesù Cristo Capo, Pastore e Sposo della Chiesa, un amore che si configura sempre come risposta a quello preveniente, libero e gratuito di Dio in Cristo» (Esort. ap. Pastores dabo vo-

bis, 25). Ogni specifica vocazione nasce, infatti, dall’iniziativa di Dio, è dono della Carità di Dio! È Lui a compiere il “primo passo” e non a motivo di una particolare bontà riscontrata in noi, bensì in virtù della presenza del suo stesso amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5). (…). Cari fratelli e sorelle, è a questo amore che dobbiamo aprire la nostra vita, ed è alla

perfezione dell’amore del Padre (cfr Mt 5,48) che ci chiama Gesù Cristo ogni giorno! La misura alta della vita cristiana consiste infatti nell’amare “come” Dio; si tratta di un amore che si manifesta nel dono totale di sé fedele e fecondo. dal Messaggio di Benedetto XVI per la 49esima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

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Foto Salvatore Alfano

5 aprile 2012, Messa crismale in Cattedrale con tutti i sacerdoti della Diocesi

ma perché credo che nei giovani ci sono potenzialità e capacità da far emergere; ci sono anche fragilità e una certa paura del per sempre, come ho sottolineato nella lettera di Pasqua indirizzata agli adolescenti». Ordinariamente la formazione dei giovani è affidata ai sacerdoti e agli adulti più disponibili. Non crede che sia necessario formare i giovani perché formino altri giovani? «I giovani non sono solo il futuro, ma il presente. La formazione dei giovani perciò è un tema urgente. Dobbiamo indicare loro dei punti di riferimento, persone formate al Vangelo, nei quali essi possano avere fiducia. Non basta dire: prendo l’ultimo prete ordinato e lo metto con i giovani o con i chierichetti. C’è bisogno di una rivoluzione pastorale per rimettere al centro i giovani insieme alle famiglie e farli divenire soggetto della pastorale. Credo che in questa diocesi abbiamo più spazio per questo tipo di pastorale perché i giovani universitari non sono costretti ad allontanarsi da casa per studiare».

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Allora, il cammino con i giovani, sta portando buoni frutti? «Emerge anzitutto la percezione che la Chiesa non è un museo, una cosa del passato o un bel ricordo. Desidero insistere molto sulla contemporaneità di Gesù. Questo ricominciare (qualcuno potrebbe dire: ricominciamo sempre, allora non iniziamo mai?) ci ricorda che siamo tutti e sempre “ricomincianti”. Nella vita di fede così come in quella ecclesiale nessuno può mai dire “sono arrivato”. Se questa proposta può ancora affascinare i giovani, dobbiamo intercettare le nuove generazioni. La mia preoccupazione da vescovo, ma l’avevo già da prete, è come trasmettere la fede alle nuove generazioni. A chi dice che i tempi non sono maturi, rispondo con una parola di sant’Agostino: “I tempi siamo noi”. Tutto dipende da noi». Tornando al consiglio episcopale dei giovani, quest’esperienza ha dato al vescovo una consapevolezza maggiore? «Senza dubbio. Ieri sera ho avuto un incontro con i giovani, agli iniziali 12 (che formano il Consiglio episco-


Frammenti Frammenti di luce stasera nel vespro che muore

frammenti di pace ovunque sei Tu

frammenti di pane sull’altare che è vuoto

frammenti noi, raccolti da te, nel pane che è nuovo nel calice pieno in questo nuovo mattino dipinto di luce.

frammenti di parole nel mio evangeliario frammenti di vino nel calice nuovo frammenti di Te ovunque mi giro

Da “Frammenti di luce, poesie per raccontare al vita”, di Mons. Giuseppe Giudice

a fedeli laici che stimo. Poi ci ritorno su, continuo a pregare e a pensare. E mi accorgo che spesso la prima intuizione ritorna ed è quella giusta. Mi aiuta molto l’intuito, la saggezza, la capacità di scrutare l’espressione del volto. Ho imparato, nel corso di questo anno, ad essere ancora più prudente: se dici una cosa che poi, per diversi motivi, non può più essere realizzata, le persone ci rimangono male. Ho compreso così che in alcuni casi è meglio tacere e attendere; e poi parlare solo quando i tempi sono maturi».

pale, ndr) abbiamo unito altri 72, oggi sono 84. Questo gruppo, dopo aver fatto un lungo lavoro sul capitolo 10 del vangelo di Luca, sarà mandato a due a due in comunione nelle città dove Lui sta per arrivare. Perché al centro mettiamo sempre il Signore. Ho visto in loro una grande disponibilità che diventerà ricchezza per la nostra Chiesa. Si sentono investiti, chiamati dal vescovo e dalla Chiesa, per una missione che devono cominciare dalla propria famiglia e portare poi nella scuola, nell’ambiente parrocchiale e sociale nel quale vivono. Ho tanta fiducia in loro. Mi ha confortato molto sapere che il cardinale Bagnasco, nell’ultimo consiglio permanente, ha dedicato tutta la prima parte della sua prolusione alla Chiesa giovane. Dalla pastorale giovanile ad una Chiesa giovane. Quest’intuizione deve aiutarci». Padre da chi si fa consigliare nell’assunzione delle decisioni più importanti? «Dal Signore, anzitutto. Prego molto. Poi chiedo consiglio: agli altri Vescovi, ai sacerdoti, diocesani e non,

Tra queste intuizioni c’è anche la famiglia del vescovo, cioè la scelta di condividere con alcuni sacerdoti la vita quotidiana. Questa decisione è stata confermata nel corso di questo anno? «Per me sì, anche se devo aggiungere che i tre sacerdoti che vivono in casa sono stati sottoposti ad una maggiore fatica; non è facile coniugare questo impegno con la pastorale parrocchiale; per questo motivo, o per sopraggiunti impegni, se lo si ritiene utile, possono anche di volta in volta essere sostituiti. Questo permetterà a diversi sacerdoti di fare una esperienza diretta con il Vescovo. Sono contento anche della presenza dei diaconi (vivono nel Palazzo episcopale l’ultimo anno di preparazione all’ordinazione sacerdotale, ndr). Se oggi posso dire una parola più chiara su di loro, posso farlo anche grazie a questa condivisione». Un vescovo è inevitabilmente al centro dell’attenzione. Non crede di essere troppo protagonista? «Hai ragione, può capitare, anche se cerco di evitarlo. Alla redazione di Insieme, ad esempio, ho chiesto di non pubblicare troppe foto del vescovo. Tuttavia, mi accorgo che in alcune situazioni la presenza del pastore fa bene. Potremmo dire che “studio” anche la pre-

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Ripetere i gesti e le parole di Gesù

I Un momento del 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di Mons. Giudice

senza, valuto se in un posto sono andato più volte o se devo scegliere tra due impegni, la visita ad un ammalato e un altro invito in cui non è necessaria la mia presenza, io vado dall’ammalato. Non ho partecipato ad eventi di cui il parroco non sapeva nulla, perché ho fiducia nell’operato dei miei sacerdoti». A parte il Giovedì Santo, le è capitato di lavare i piedi nel corso di quest’anno ai figli che Dio le ha affidato? «Non solo i piedi ma anche la testa! È una fatica, e c’è ancora qualche altra cosa che dovrei dire. Poi la prudenza mi invita ad aspettare il momento adatto, per aiutare le persone a crescere. Qualche volta, a qualcuno ho lavato i piedi, ma non l’ha capito e si è pure allontanato. Ma io credo che la verità ci rende liberi». Appena è arrivato ha detto che non avrebbe accettato tutti gli inviti per ritagliarsi tempo per pregare e scrivere. Ma ha delle giornate molto intense. È riuscito a mantenere fede a quella promessa? «Dovresti chiedere ai segretari! Le cose che faccio sono la minima parte degli inviti ricevuti. E molte volte ho detto di no. Faccio un esempio, quest’anno ho scelto di celebrare le Cresime in tutte le parrocchie e scopro che è un’esperienza molto fruttuosa. Alcuni parroci volevano la mia presenza anche per le Quarantore. Ho detto di no. L’anno prossimo farò una scelta diversa, ad esempio potrei passare una domenica in ogni parrocchia. Il mio ritmo è abbastanza intenso ma devo dire che la preghiera e la lettura meditativa hanno sempre uno spazio prioritario. Sto leggendo un recente libro del Cardinale Martini (Il Vescovo ed. Rosenberg e Sellier). Racconta che ogni giovedì mattina usciva in macchina con il segretario a passeggiare. Diceva: “più impegni hai, più tempo devi avere per pensare, pregare e scrivere”». Sul mondo della scuola è stato fatto qualche passo? «All’inizio dell’anno scolastico ho inviato un Messaggio a tutti gli operatori del mondo della scuola. Un mondo

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eri sera un giovane mi ha chiesto: «Eccellenza, parlate spesso di pastorale. Ma cosa significa?». È una cosa molto semplice, ho risposto. Cristo è il buon pastore. Allora, la Chiesa, che è Gesù che continua a vivere nel tempo, attraverso la sua vita cerca di ripetere i gesti e le parole di Gesù. Questa è la pastorale, ripetere i suoi gesti nell’ambiente in cui ci troviamo.

che conosco bene perché è quello del mio primo ministero. Nel corso dell’anno ho incontrato diverse volte gli insegnanti di religione. Vorrei una presenza più forte dei sacerdoti nella scuola, con progetti da realizzare in sinergia con i dirigenti scolastici. Sono andato in tre istituti scolastici ed è stato bello, mi accorgo però che è un ambito nel quale dobbiamo investire di più. Siamo presenti solo con gli insegnanti di religione che io stimo (parlo di quelli che lavorano con passione e competenza, ma ci sono anche quelli che bisogna incoraggiare nel ministero). Devo ammettere, però, che la pastorale scolastica è da ripensare e da rimotivare». Qual è oggi il ruolo della pietà popolare? «C’è, anche a livello nazionale, un ripensamento nei confronti della pietà popolare. Io penso, come ho anche scritto nelle note al Discorso alla Città (pronunciato lo scorso 30 aprile, ndr), che se viene purificata e valorizzata, essa può contribuire, con prudenza e intelligenza, ad arginare la deriva secolaristica in atto e diventare per la nostra gente una bella opportunità di crescita umana e pastorale». Eccellenza, in diverse occasioni, ha incontrato gruppi e movimenti. Cosa le hanno lasciato questi incontri e qual è, a suo parere, il ruolo dei laici nella Chiesa? «Ho trovato molta vivacità tra i fedeli laici, anche nei gruppi, associazioni e movimenti. Ma anche con loro, che devono ritornare ad essere soggetti di una pastorale non clericalizzata, c’è bisogno di una forte flebo di entusiasmo. Non si può più pensare in termini di scompartimenti; è tempo di rifare il tessuto ecclesiale, ben sapendo che un laicato, formato e cosciente, è il primo frutto della seminagione conciliare. Tutti devono essere tesi, secondo il dono di ognuno, a costruire la casa comune, che è la Chiesa, città posta sul monte. Bisogna riconiugare con intelligenza e passione l’essere cittadini e l’essere cristiani e così ritrovare nell’unità della persona il fondamento naturale ed originario dell’essere». Antonietta Abete


Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati, così come ama Cristo, al cui servizio si trova. “Pasci le mie pecore”, dice Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Dall’omelia del 24 aprile 2005


GLI APPROFONDIMENTI

I primi collaboratori del vescovo Una visita pastorale ai sacerdoti, gli esercizi spirituali autunnali e gli appunti per la spiritualità del presbitero diocesano, consegnati durante la celebrazione del Giovedì Santo: ecco i passi del vescovo Giuseppe verso il clero diocesano

I sacerdoti che hanno partecipato agli esercizi a fine ottobre

I

l primo anniversario di ordinazione episcopale e il primo anno vissuto nella valle del Sarno hanno rappresentato per mons. Giudice un tempo fecondo per ascoltare e meditare, incontrare e proporre. Dalla sua intensa attività pastorale e dai frutti maturati durante l’episcopato di mons. Illiano emerge con chiarezza il volto della nostra comunità presbiterale: 66 preti secondo l’annuario diocesano, di età compresa tra i 28 e i 90 anni. «Una comunità molto attiva e variegata, che impasta il ministero sacerdotale con le esigenze concrete dei fedeli di tutti i giorni» – afferma don Gaetano Ferraioli, vicario episcopale per il clero. Una fisionomia nitida agli occhi e al cuore del pastore della diocesi di NoceraSarno, che ha voluto incontrare uno per uno i suoi preti. Nell’annunciare questa visita si è rivolto alle specifiche categorie di presbiteri, sinonimo di sensibilità verso ogni stagione e condizione di vita dei suoi più stretti collaboratori. Ha continuato don Gaetano: «L’occasione di incontrare il vescovo è stata accolta con particolare gioia dai

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preti diocesani, perché ha permesso di avere una conoscenza più approfondita del nuovo Pastore e un confronto più libero e sincero». L’apertura al singolo senza dimenticare il bisogno di unitarietà in un tempo di frammentazione e dispersione, perché proprio «dove è la tempesta delle idee, delle passioni, della libertà, dove si matura l’umanità di oggi e dove si prepara quella di domani, il sacerdote non può mancare» (Primo Mazzolari). «Di tanto in tanto mons. Giudice ci in-

via un suo sms personale per chiederci come stiamo» confessa il seminarista Giuseppe Pironti, che racconta anche il desiderio del vescovo di avere i giovani in cammino vocazionale sempre presenti per gli eventi importanti della diocesi, perché in loro vede non solo ciò che sono oggi, ma ciò che sono chiamati ad essere domani. Se può sembrare semplice incoraggiare chi sta per intraprendere un cammino o chi da poco ne calpesta i suoi primi passi, sostenendo seminaristi e preti giovani affinché tessano la tra-

I seminaristi e gli ordinandi La nostra diocesi è arricchita dal discernimento di dodici giovani, sei seminaristi (Giuseppe Pironti, Alfonso Giordano, Ciro Zarra, Aniello Nappo, Francesco Amarante, Marco Siano) e sei al primo anno propedeutico (Aniello Cipriani, Giuseppe De Prisco, Rosario Mormone, Va-

lentino Ruggiero, Vincenzo Spinelli, Giuseppe Tamigi). Inoltre, la nostra Chiesa locale sarà presto benedetta da tre ordinazioni sacerdotali: il vescovo imporrà le mani sul capo di don Carmine Cialdini, il 21 giugno; don Salvatore Agovino, il 28 giugno; don Giuseppe Perano, il 5 luglio.


I presbiteri che hanno partecipato al secondo turno di esercizi, insieme a Mons. Giuseppe Giudice

ma del loro ministero con l’entusiasmo della loro giovinezza, non è altrettanto facile porsi in sintonia con i presbiteri che vivono la stagione della maturità umana e spirituale. «Il nostro Pastore ha compreso il mio silenzio» ha rivelato don Giovanni Orlando, ad aprile nominato canonico della Cattedrale, che ha poi aggiunto: «Mons. Giudice ha saputo valorizzare il mio saper stare in disparte per dedicarmi ad aspetti della vita del presbitero che possono sembrare marginali. Da anni, infatti, sono confessore a Pompei, trascorro molto tempo ad ascoltare le persone e le guido attraverso il delicato sacramento della riconciliazione. Non sempre è compresa l’importanza di questo compito». Il tentativo di coniugare l’antico con il nuovo e, infine, il ricordo dei preti settantacinquenni e ammalati: ai primi mons. Giudice chiede di rimanere sempre nel discepolato, anche se cambia l’apostolato; agli infermi raccomanda la vicinanza a Cristo per vivere l’«altare scomodo». La cura spirituale della famiglia presbi-

terale è tra i primi impegni nell’agenda di mons. Giudice, che in sintonia con tale indirizzo si è riunito, con circa cinquanta preti della diocesi, per gli esercizi spirituali presso l’Abbazia benedettina di Noci, nella piana pugliese, in due distinti appuntamenti, l’uno a fine ottobre e l’altro agli inizi di novembre. Durante i giorni di riflessione

e preghiera, guidati dalle parole dell’evangelista Marco, mons. Giuseppe ha elaborato le linee della spiritualità del presbitero diocesano, organizzate nella forma di appunti e consegnate al clero durante la messa crismale, data speciale in cui si rinnovano le promesse sacerdotali. “Semplici appunti scritti sul taccuino dell’esperienza” che il vescovo ha donato ai suoi preti come coordinate per il loro delicato compito di guide spirituali delle comunità parrocchiali. Comune denominatore dei diversi accenti proposti dal nostro Pastore è il modello della giornata di Gesù, che insegna, guarisce, predica, incontra la folla e poi si ritira in luogo deserto a pregare per «ricordarci che il fare nasce dall’essere nelle cose del Padre» (Lc 2,49). Le parole scambiate, i volti conosciuti, le preghiere condivise, gli appunti per meditare, la responsabilità di un vescovo, la premura di un sacerdote: tutto in 365 giorni di appassionato ministero episcopale. Mariarosaria Petti

Don Giovanni Orlando Insieme - Gennaio 2012

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29 gennaio, ritiro spirituale delle Religiose presso la Casa Madre delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue a Pagani

«V

engo per dirvi la stima verso la consacrazione e conoscere meglio il vostro carisma» con queste parole il vescovo Giuseppe ha annunciato, in una lettera, la sua visita a tutte le case religiose presenti in diocesi. Un intenso camminare attraverso i deserti di preghiera del nostro territorio. In una realtà frenetica, quale è quella dell’Agro, in cui il ritmo incalzante di vita si intreccia con la pluralità di tredici agglomerati urbani diversi, la ricchezza della vita consacrata rappresenta un’oasi di spiritualità. Luoghi e tempi in cui sostare, abitando e vivendo la marginalità, non come separazione dalla società, ma come luogo privilegiato da cui partire per guadagnare il centro, il cuore di ciò che veramente conta. «Alla vita contemplativa sottende la pazienza di non

La ricchezza della vita consacrata vedere nell’immediato i frutti del proprio operato, la cultura del nostro tempo riconosce maggiormente la pratica del contraccambio», con queste parole suor Claudia Benigno, professa solenne del Monastero di Sant’Anna di Nocera Inferiore, racconta l’intenzione di mons. Giudice di confutare il luogo comune dell’inutilità della vita consacrata, valorizzandone il progetto di vita cui aspira. «Ho sempre pensato ai due Monasteri di Sant’Anna e di Santa Chiara come a due polmoni che danno vita ad un corpo, perché portano ossigeno» ha spiegato la suora trentaquattrenne. Utilizzando un’espressione del vescovo Giuseppe potremmo dire che il nostro territorio è ricco di “anfore ricolme di gioia”: si contano undici istituti religiosi maschili e ventisei femminili. Di significativa importanza sono le suore di San Gio-


vanni Battista ad Angri, volute dal beato Alfonso Maria Fusco e le suore Figlie del Preziosissimo Sangue, presenza robusta e ramificata a Pagani, ispirate dal beato Tommaso Maria Fusco. Tanti gli istituti femminili che si dedicano all’istruzione dei più piccoli, tra le molte si possono ricordare: le suore Vocazioniste (San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio) e le suore Francescane Alcantarine (Roccapiemonte). Non solo presenze femminili. La storia del nostro Agro è inscindibilmente legata alla figura di Sant’Alfonso, Dottore della Chiesa, che nel 1742 fonda a Pagani una delle prime case religiose della Congregazione del SS. Redentore. Presso la Basilica di Sant’Alfonso sono tutt’ora custodite le reliquie del santo patrono dei confessori. A Poggiomarino dal 1951 è viva e feconda la congregazione degli stimmatini; di particolare rilievo è ancora la realtà dei pavoniani a Sarno, giunti in diocesi durante l’episcopato di mons. Illiano. Mariarosaria Petti

Straordinaria presenza francescana Minori, Conventuali e Cappuccini rappresentano un’esperienza significativa per numero, storia e divisione sul territorio dei figli di Francesco. Cinque i conventi per i Minori: Maria SS. di Materdomini a Nocera Superiore, S. Francesco d’Assisi a Sarno, S. Maria degli An-

geli a Nocera Superiore, Madonna dei Bagni a Scafati e S. Maria della Foce ad Episcopio. Proprio in quest’ultimo si registra una dinamica e giovanile presenza di frati, che attendono la professione solenne impegnandosi nello studio della Teologia.

Santuario di San Francesco, Foce di Sarno Foto Salvatore Alfano

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Una famiglia ferita e amata Il vescovo parla al cuore di chi soffre per trasformare le ferite in feritoie, finestre che lasciano intravedere la luce

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arte dalle ferite, il Vescovo, da quelle piaghe nascoste che accompagnano l’esperienza familiare e spesso generano chiusura o rassegnazione. Ha voluto incontrare gli sposi separati, i genitori che hanno perso un figlio, ha dato una carezza ai bambini accolti nel reparto Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. Una presenza discreta ma significativa. Qualcuno potrebbe dire che inizia dalla periferia, dalle situazioni più problematiche. Ma tanto per aderire alla diffusa tendenza mediatica che Pino Acocella ha definito “rappresentazione dell’estremo”. Il Vescovo vuole parlare al cuore di chi soffre per aiutare a trasformare quelle ferite in feritoie, finestre che permettono di intravedere il mistero.

IL DOLORE PER I FIGLI Cosa dire a chi ha perso un figlio? Come comunicare speranza a quei genitori che portano ferite

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che nessuno può rimarginare? Il vescovo ha affrontato la sfida con una celebrazione eucaristica il 18 novembre del 2011 nella Concattedrale di Sarno. Non si è limitato a dire parole accomodanti, ha lanciato una sfida: “La Chiesa non ha altro da offrire dinanzi al dubbio e a dolore: solo il piccolo grande dono della fede”. Ma quella piccola luce ci fa volare alto, impedisce di rintanarci nella stanza chiusa del proprio dolore, chiede di continuare ad amare perché “chi non ama rimane nella morte”, leggiamo nella Scrittura. Quei giovani, ha continuato il Vescovo, non vivono solo nei vostri cuori ma vivono in Dio e un giorno nuovamente li incontrerete. Parole forti che fanno riflettere. E tuttavia, prima delle parole, ha colpito il gesto, la paterna attenzione di un Pastore che comprende e condivide il dramma di una genitorialità ferita. “Come mai la vita di qualcuno ha tanti giorni, quella di altri solo un respiro?”. La parola del

Vescovo dà voce agli interrogativi che albergano nel cuore di chi ha visto un figlio terminare in pochi giorni la sua esistenza. Non sono i giorni a dare valore alla vita e nemmeno le opere. Anche se noi solo quelli sappiamo contare. Solo la fede dà un nome e un volto al mistero che avvolge l’esistenza: “ogni volta che nasce un bambino è Natale, ha ricordato il Vescovo, e quando rinasce al cielo, Dio non si dimentica più di lui”. Dopo la celebrazione eucaristica nella Cappella dell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore - è il 17 dicembre del 2011 - il Vescovo visita il reparto, s’intrattiene con il personale sanitario, ascolta i genitori. Si carica di quel dolore. Il Calice che innalza ogni giorno nella Messa forse peserà un po’ di più.

LE FERITE DELLA SEPARAZIONE Se sorprende un Vescovo che si accosta a quel dolore che non ha nome, ancora meno scontata è la


Le ultime parole del Vescovo agli sposi separati Siamo nel tempo della Quaresima, ricordiamoci che siamo guardati da Cristo, più dello sguardo nostro verso il crocifisso, il Crocifisso ci guarda, siamo guardati da Maria ai piedi della croce. Dio ha tanto amato il mondo, in quel tanto c’è ognuno di noi. Io esisto non perché amo, ma esisto perché sono amato.

18 novembre 2011, Concattedrale di Sarno: il Vescovo celebra per i genitori che hanno perso un figlio

scelta di incontrare gli sposi separati, il 17 marzo presso la sala convegni della parrocchia Madonna delle Grazie in Angri. In questo caso potrebbero nascere equivoci, qualcuno potrebbe pensare che la Chiesa finalmente apre le porte ai divorziati. “Non è un’apertura della Chiesa come se le cose fossero cambiate, è semplicemente un’attenzione pastorale”: inizia così la sua riflessione il Vescovo, propone una lectio che rilegge il salmo 31, il salmo della preghiera fiduciosa di chi vive una situazione drammatica: “In te Signore mi sono rifugiato e mai

sarò deluso”. Mentre scorre i versetti, come i grani di un Rosario, mostra di conoscere bene le ferite della vita coniugale, a tratti si ferma, come per guardare negli occhi un’assemblea numerosa e attenta, attinge ai suoi ricordi personali, agli sposi che ha incontrato quand’era parroco, alle confidenze che ha ricevuto, ai conflitti che ha conosciuto. La sala è piena di gente, sono presenti anche sacerdoti e religiosi, oltre che sposi che s’impegnano nella pastorale familiare. Ci sono naturalmente anche quelli che

portano le stigmate della separazione. Parla una sposa che, dopo l’abbandono del marito, ha scelto di custodire la fedeltà al proprio matrimonio. Ascoltiamo anche l’esperienza di chi dopo il primo matrimonio ha scelto di vivere una nuova e stabile relazione. Sono parole misurate e sofferte, lontane da ogni forma di sterile rivendicazione. È tempo di concludere. Lo facciamo con una preghiera che il Vescovo ha composto per quella serata. E con l’auspicio di rivedersi per continuare un dialogo da troppo tempo atteso. Silvio Longobardi


Opere dello Spirito

Decine i movimenti e le associazioni operanti in Diocesi che raggruppano migliaia di persone desiderose di vivere un cammino comune all’interno della Chiesa. A rappresentarle è la Consulta laicale

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a geografia dei movimenti presenti in diocesi è vasta e varia. Si va dai gruppi storici come l’Ordine francescano secolare, la Gi.Fra., piuttosto che l’Azione Cattolica e gli Scout, alle aggregazioni post conciliari come i Neocatecumenali, il Rinnovamento nello Spirito e il Movimento dei Focolari. Volendo operare una piccola distinzione in base al tempo, dobbiamo ricordare che in prima fila c’è l’Azione Cattolica che ha una storia antica nell’Agro ed è presente in 27 parrocchie. Negli ultimi anni tuttavia si è fatta sempre più sentire la presenza di nuovi movimenti, come il Rinnovamento nello Spirito Santo ed il Cammino Neocatecumenale, la cui presenza è sempre più ramificata nel territorio diocesano. La schiera di associazioni si completa con realtà meno diffuse, presenti solo in alcune parrocchie: Comunità di Sant’Egidio, Comunione e Liberazione, Movimento giovanile costruire. C’è poi una realtà nata in casa ed oggi diffusa in altre regioni italiane, con diramazioni

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all’estero grazie ad alcuni progetti di cooperazione internazionale: la Fraternità di Emmaus. Sul fronte oratori opera l’ANSPI, mentre per l’assistenza agli ammalati c’è la PUACS. Molteplici sono anche le realtà che fanno capo alle confraternite o ai semplici, ma a volte essenziali, gruppi parrocchiali, braccio operativo e sostegno alle attività delle singole comunità. A suggerire un cammino comune è la Consulta dei laici, nata dopo il Sinodo, seppure operativa solo da qualche anno. A coordinarla, non senza sforzi, è don Antonio Guarracino: «Per il definitivo consolidamento della Consulta – spiega – occorrerebbe un maggiore spirito di servizio e di adesione alla Chiesa diocesana che, purtroppo, non sempre viene fuori. Un obiettivo che, nel rispetto dei vari carismi, raggiungeremo sicuramente». Nuovo impulso, sicuramente, è arrivato con l’insediamento di monsignor Giuseppe Giudice. Il Vescovo, infatti, ha incontrato più volte la Consulta delle

aggregazioni laicali. Da questi incontri è venuta fuori la proposta degli esercizi spirituali ai laici, guidati poi dal presule durante la Quaresima. È stata la basilica di Sant’Alfonso Maria de Liguori a Pagani ad accogliere per tre giorni centinaia di persone che hanno potuto riflettere su alcuni brani del Vangelo di Marco richiamanti il digiuno, la carità e la preghiera. Altro e forte momento è stato organizzare e partecipare alla veglia di Pentecoste nella concattedrale di San Michele Arcangelo di Sarno. «Queste iniziative – commenta don Guarracino – hanno fatto emergere la grande esigenza dei laici di voler essere guidati nel cammino comune di Chiesa. Una sollecitazione che arriva soprattutto dalle realtà più radicate». Tanta strada ancora da percorrere, insomma, ma nessuno si spaventa: «Con la collaborazione di tutti e soprattutto guidati dallo Spirito Santo – chiosa il responsabile della Consulta – riusciremo a fare ancora meglio». Salvatore D’Angelo


Foto Salvatore Alfano

Comune di Sarno

Il Signore custodisca giovane e lieto il suo cuore per servire la Chiesa e la gente dell’Agro. La sua azione pastorale ci aiuti a lavorare insieme, per crescere a livello sociale, politico e culturale. Auguri!

Il Sindaco avv. Amilcare Mancusi e l’intera Amministrazione comunale di Sarno


Foto Salvatore Alfano

Attenti al prossimo Sportelli parrocchiali, un centro di ascolto diocesano, due centri foraniali, tonnellate di viveri distribuiti e numerosi Prestiti della Speranza approvati: ecco i numeri della Caritas. Tante anche le iniziative autonome di parrocchie, ordini e associazioni diocesane

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anno zero della Caritas diocesana, quello della rifondazione, potrebbe coincidere con la frana del 5 maggio 1998 che interessò Sarno, causando 137 vittime, e in modo minore altri comuni del comprensorio: Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice a Cancello. La macchina organizzativa che 14 anni fa si attivò fu uno straordinario esempio di collaborazione nei confronti dei fratelli in difficoltà. L’attuale direttore della Caritas, don Alessandro Cirillo, all’epoca diacono che si preparava a ricevere l’ordinazione sacerdotale, non ha difficoltà a dire che fu «lo Spirito Santo ad animare tantissime persone affinché si adoperassero per far arrivare a quanti erano in difficoltà il dovuto aiuto». Anima di quei giorni fu «padre Terenzio Soldovieri, direttore Caritas dell’epoca, che sperimentò insieme a tutta la comunità i due aspetti del dramma: la morte e la speranza nella solidarietà che avrebbe consentito di voltare quella pagina oscura». Grande la mobilitazione dei volontari, un’iniezione di risorse che negli anni si è cercato di valorizzare e far fruttificare per una maggiore irradiazione della Caritas: «Ci furono centinaia di persone – spiega don Cirillo – che volontariamente offrirono il loro tempo.

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Anche dopo l’emergenza, quei volontari confermarono di voler continuare lungo la strada della carità, ma nelle proprie parrocchie. Con il passare del tempo c’è stato il calo fisiologico, ma oggi stiamo riscoprendo la dimensione del volontario e vogliamo rilanciarla». Don Alessandro Cirillo è arrivato alla guida della struttura caritatevole nel dicembre 2011, dopo il lungo servizio di don Edoardo Tafuto. È da pochi mesi, dunque, che si approccia con le tematiche relative all’accoglienza, all’ascolto e all’aiuto, ma sta ottimizzando quanto ha imparato durante l’esperienza di parroco. Ha trovato numerosi servizi a cui vuole dare nuovo impulso. Su 54 parrocchie, sono attivi solo 34 sportelli: «Le comunità parrocchiali più piccole spesso si appoggiano alle realtà più grandi». C’è poi il centro di ascolto diocesano, dove si convogliano i casi ritenuti più gravi, e due centri di ascolto foraniali: «Si tratta di esperienze sinergiche utili a dare risposte mirate, più qualificate ed evitare la dispersione delle risorse. In questo senso vanno i centri di ascolto di Angri, attivato in collaborazione con le suore di San Giovanni Battista, e di Sarno, in partnership con i Pavoniani». Tanto impegno che appare, comunque, sempre insufficiente: «Siamo di fronte ad una grande incapacità delle istituzioni a sopperire


ai bisogni sociali, ci viene per questo chiesto un servizio maggiore e migliore». C’è anche l’aspetto occupazionale: «In tanti chiedono lavoro, è diventata una “parola magica” a cui però non possiamo dare risposta». Una speranza potrebbe arrivare dall’avvio a pieno regime del Progetto Policoro, che darebbe risposte soprattutto ai giovani che vogliono fare impresa e cooperazione. L’azione della Caritas è molto diversificata. Ci sono gli aiuti alimentari Agea, che attraverso i 35 punti di distribuzione raggiungono 5112 famiglie per un totale di 86905 interventi in un anno. Decine gli interventi economici erogati attraverso i punti di ascolto: sostegno a fitti ed utenze, contributi per spese mediche, assistenza ai senza fissa dimora, accoglienza di famiglie in ostelli. Cresce, poi, la richiesta di vestiario: «Per un periodo nessuno voleva gli abiti, oggi, invece, ci sono anche tanti italiani che li chiedono». Per sopperire alle richieste economiche si opera pure con il Prestito della Speranza: «Si rivolgono a noi non solo famiglie, ma anche imprese. Al momento – dichiara il responsabile Caritas – stiamo gestendo circa venti pratiche e sei prestiti sono stati già erogati. In particolare abbiamo consentito ad una famiglia di sostenere onerose spese mediche per accudire il proprio bambino». In questo solco si inserisce la pianificazione futura. Le idee ci sono, si dovrà concretizzarle: «Vorremmo fortemente realizzare una casa di prima accoglienza per i senza tetto – spiega don Cirillo – per offrire a tutti una cena calda ed un letto dove dormire. In contemporanea si potrebbe anche far partire una mensa dei poveri. Ciò però richiede un grande sostegno di volontari, per questo vogliamo

prima passare per una fase di consapevolizzazione e formazione». All’opera della Caritas si affianca quella di altre strutture: il centro diurno “Buon Samaritano” di Nocera Inferiore ideato dalla parrocchia Santa Maria del Presepe, che accoglie circa 40 minori per il pranzo ed il doposcuola; il consultorio familiare “Granello di Senapa” ad Angri; la casa famiglia per minori dei Pavoniani a Sarno; l’associazione “Progetto Famiglia”. L’operato di quest’ultima associazione è riconosciuto a più livelli. Tra i loro principali obiettivi c’è la tutela della vita ed il sostegno alla maternità, la costituzione di gruppi di famiglie solidali e famiglie affidatarie per ragazzi e famiglie in difficoltà, la creazione di case di accoglienza, la formazione ed il sostegno alla genitorialità, la cooperazione internazionale con progetti di supporto a minori e famiglie in Burkina Faso, Ucraina e Israele-Palestina. Inoltre Progetto Famiglia collabora con la Fondazione Emmaus nella realizzazione e gestione della Cittadella della Carità per la famiglia e i minori di Angri. Tante risorse, dunque, che rendono merito ad una terra molto attenta alle esigenze del “prossimo” che chiede aiuto. Salvatore D’Angelo

Nella foto in alto, don Ciro Galisi con i bambini del “Buon Samaritano”

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Il vescovo scrittore

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ons. Giudice ha il gusto della poesia, l’ha coltivata fin da ragazzo, immergendosi nelle pagine dei grandi autori che hanno saputo fare delle fragili parole ali per sfidare il tempo. E l’ha utilizzata per raccogliere le riflessioni che scaturivano dalla vita e dalla preghiera. Qualche anno fa, ha voluto condividere con gli amici le sue confidenze, pubblicando un volume – Dilexit Ecclesiam (2007) – che raccoglieva le poesie e le preghiere che hanno accompagnato gli anni del suo ministero presbiterale. In vista del giubileo sacerdotale, che ha festeggiato il 27 settembre del 2011 con una solenne celebrazione eucaristica nella Concattedrale di Episcopio, il Centro diocesano di Formazione e la rivista Insieme hanno offerto a tutta la comunità ecclesiale una selezione di quei testi poetici, con l’aggiunta di alcune poesie inedite scritte dopo la chiamata episcopale, raccolti nel testo Frammenti di Luce. Poesie per raccontare la vita. Levandosi di buon mattino, in questo primo anno di ministero episcopale, Mons. Giudice ha scritto tantissime lettere pastorali. Quella ai sacerdoti, scritta per annunciare la visita pastorale ai presbiteri, porta la data del 27 settembre, giorno del suo 25esimo anniversario di sacerdozio. Scrive il vescovo: «Vorrei, semplicemente, come fece Maria con Elisabetta (cfr. Lc 1,39-56), venire a trovare ognuno di voi, nei luoghi ordinari del vostro ministero». Racconta poi nel dettaglio le motivazioni

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Grande amante della letteratura, il Vescovo ruba ore al sonno per leggere, studiare e scrivere. Non solo omelie, discorsi, ma anche tantissime poesie e lettere pastorali

di quell’incontro: «Vorrei chiedere ad ognuno: Come stai? Come va? Che mi racconti del tuo Presbiterato? Prima di incontrare la Comunità da te guidata, desidero incontrare te, Pastore della comunità, per confermarti ed incoraggiarti nel cammino pastorale. Certamente mi racconterai le tue gioie, le tue fatiche, i desideri ed anche qualche sconfitta, qualche disagio, qualche inciampo nella tua vita e in quella della tua comunità. Vengo per conoscerti, incoraggiarti, non per giudicarti o rimproverarti». Il 2 febbraio, presentazione di Gesù al tempio, scrive ai religiosi la lettera Ricolmi di gioia. Il titolo è tratto dalla Prima lettera di San Pietro e dal Salmo 126. Uno scritto breve, denso di citazioni bibliche e di richiami alla Lumen Gentum per ricordare il ruolo della consacrazione e annunciare il desiderio, come padre e vescovo, di visitare tutte le Case religiose presenti in Diocesi, «per dirvi la stima verso la consacrazione; conoscere meglio il vostro carisma; ringraziarvi per l’efficace ministero che svolgete e per incoraggiarvi nel cammino e nel servizio in questa Santa Chiesa». Poi aggiunge: «Lasciate che io vi pensi così nella nostra Chiesa: anfore ricolme di gioia, per il dono della fede, la gioia della vocazione, nonostante l’età, gli acciacchi, le difficoltà e le prove». Se i sacerdoti sono i primi collaboratori di un vescovo e i religiosi le finestre aperte verso l’alto che lasciano intravedere il cielo, i bambini sono il futuro, gli adolescenti e i giovani, invece, rappresentano


il presente. Così, per il Natale 2011 il Vescovo ha scritto ai bambini dell’Agro, per la Pasqua invece si è rivolto agli adolescenti con una lettera stampata in 25mila copie e distribuita in tutte le scuole dell’Agro. «In occasione del primo Natale che celebriamo insieme - scrive nell’introduzione alla Lettera di Natale, Prisco e il filo della fede - ho pensato di scrivere una piccola storia che ha come protagonista un ragazzo di nome Prisco. La indirizzo ai ragazzi e ai fanciulli perché sono convinto che essi sono lo stupore natalizio ed insieme a loro noi possiamo incamminarci verso Betlemme». Il 21 marzo, primo giorno di primavera, si è rivolto invece agli adolescenti: “Prisco vogliamo riprendere il filo della fede e della gioia?”, continuando così a tessere il suo racconto indirizzato questa volta ai giovanissimi che hanno smarrito il filo della fede. Dopo aver tratteggiato con acume e delicatezza la stagione dell’adolescenza, Mons. Giudice, attraverso una “mail virtuale”, invita i ragazzi a riprendere posto nella comunità cristiana perché «senza di voi spiega - siamo più poveri, ci mancano la freschezza e la novità della primavera». Anna Claudia, un’adolescente di Nocera Superiore, ha risposto alla mail del vescovo. «Avete parlato della primavera - scrive -, senza saperlo della mia stagione preferita, stagione meravigliosa, ma difficile da accettare dopo un inverno rigido e tempestoso». Risponde poi alle domande che il vescovo aveva disseminato nella Lettera. «Dove sono? Dante direbbe nel mezzo del cammin di nostra vita… Sembro sempre così in bilico, barcollo, come se stessi camminando su un ponte. Con chi? Sembrerà strano, ma talvolta credo di essere sola, eppure quella solitudine e quel silenzio hanno saputo darmi tante risposte. Non so dove vado, il ponte è troppo alto per vedere al di là, ma qualsiasi cosa ci sarà, sarò pronta ad affrontarla. Perchè sono? Mmm, magari lo chiede-

rò ai miei genitori! Sono raramente in conflitto con loro, li considero “Grandi guide”, anche se spesso non condividono il mio modo di pensare, non tollerano i miei pianti nella cameretta, il mio ascoltare la musica per ore e ore. Non conosco il vostro indirizzo - conclude Anna Claudia - ma ciò che il vostro cuore è riuscito ad incidere in 20 pagine bianche ha suscitato in me una grande voglia di vivere». Emerge uno stile nuovo. Lettere con destinatari diversi in cui la profonda conoscenza della Parola di Dio si intreccia con una particolare ed acuta capacità di scrutare l’animo umano e leggerne le diverse sfumature, fatte di dubbi, paure, tante domande e risorse nascoste da tirare fuori e valorizzare. Un vescovo capace di parlare a tutti. Siamo certi che la lista dei destinatari aumenterà fin dai prossimi mesi. Il vescovo ha già espresso il desiderio di scrivere, per il prossimo Natale, ai giovani. Antonietta Abete

SCRIVERÒ Scriverò sui quaderni della gioia la gioia di essere nato, di essere uscito dal nulla. Scriverò con inchiostro più scuro la gioia di essere stato redento, inserito in Lui: tralcio nella vite. Scriverò tutti i doni, le gioie, le bellezze ricevute. Scriverò gli amici con i quali ho camminato, corso, faticato. Scriverò cantando nel ricordo di chi non c’è più. Scriverò anche il dolore, pagina d’amore dove cresce l’umiltà. Scriverò andando verso i lidi nuovi. Scriverò, perché Tu, o Signore, hai scritto su di me, povero foglio sgualcito, povero coccio di creta. Frammenti di luce, poesie per raccontare al vita, Mons. Giuseppe Giudice, Edizioni Gutenberg, pp. 151

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La scuola: una grande palestra

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ncora oggi è possibile rinvenire nel cuore del vescovo Giuseppe le tracce del giovane maestro unico, il suo primo ministero. Prima di entrare in seminario, infatti, ha insegnato per 6 anni presso le Maestre Pie Filippine di Sala Consilina. L’attenzione per chi vive la stagione della formazione traspare dal Messaggio che ha inviato, il 3 settembre del 2011, per l’inizio dell’anno scolastico. «La scuola è, nonostante le difficoltà, una grande palestra, dove ci si allena per la grande partita della vita. E voi siete sportivi! Ma senza regole, si è sleali, e non si vince», ha scritto. «Saluto i Dirigenti, i Docenti, il Personale tutto; saluto i genitori, che investono molto nella scuola e saluto innanzitutto voi, studenti. Saluto te, che cominci con il grembiule che odora di nuovo, e fai fatica a staccarti dalla famiglia. Saluto te, che quest’anno concluderai e già pensi al domani. E saluto tutti voi, che avete un lungo tratto ancora da percorrere. A scuola si impara non solo “a leggere, a scrivere e a far di conto”, ma si cresce insieme, e spesso sui banchi di scuola nascono le amicizie più belle, che durano tutta una vita». Il Vescovo ha incontrato in più occasioni gli insegnanti di religione e il 27 febbraio

è stato nominato dalla Conferenza Episcopale Campana Vescovo delegato per la Scuola per la quale sogna per la scuola un’azione più intensa, una sinergia tra gli insegnanti di religione, i docenti di altre materie, formati al Vangelo, e i sacerdoti che hanno una propensione per il mondo dei giovani. «Una presenza più stabile nel mondo della scuola - confida - per aiutare i giovani a vivere pienamente questo tempo delicato e importante del loro percorso di crescita e formativo, per fare della scuola – con l’aiuto di tutti – una Comunità educante dove ognuno si senta accolto, dove si impara il rispetto per ogni uomo,

Mons. Giudice alla premiazione del Concorso scolastico “Comunicare la Tradizione”

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per ogni cultura, per tutti». L’incoraggiamento agli educatori, categoria ampia, che comprende, oltre agli insegnanti, anche i genitori, i nonni, i docenti, i catechisti, gli animatori delle comunità, è rinvenibile già nel Primo messaggio alla Diocesi, datato 24 marzo del 2011, giorno della nomina episcopale. «La vostra opera è preziosa, scriveva il vescovo, e si configura come una missione straordinaria, che prepara il futuro». Lo scorso 14 marzo ha anche partecipato alla premiazione del Concorso scolastico “Comunicare la tradizione” organizzato dalla rivista diocesana e giunto alla III edizione. La mattinata di festa si è svolta presso la sala teatro della Scuola Media “Don Lorenzo Milani” di San Valentino Torio: 200 ragazzi in rappresentanza dei diversi istituti hanno preso parte alla cerimonia di premiazione. Il tema della terza edizione del concorso, che coinvolge le scuole primarie e secondarie dell’Agro, è stato suggerito proprio dal presule: dopo aver invitato tutti a riscoprire la Tradizione, a partire dal convegno Insieme… dalle radici alla chioma che ha aperto l’anno pastorale, il vescovo ha proposto anche ai ragazzi a riflettere sulla tradizione, per riscoprire e rinvigorire le proprie radici. Antonietta Abete


Foto Salvatore Alfano

Comune di Roccapiemonte

Le sue parole sanno penetrare l’anima e scendere nel profondo. Il nostro desiderio è che da questi semi possano nascere frutti abbondanti per il presente e il futuro della nostra terra. Auguri!

Il Sindaco Andrea Pascarelli l’Amministrazione comunale di Roccapiemonte, le comunità parrocchiali, le suore di Nostra Signora di Fatima e le suore Francescane Alcantarine


Il Consiglio Episcopale dei Giovani e altri 10 ragazzi hanno partecipato agli esercizi spirituali insieme al Vescovo Giuseppe presso il Monastero benedettino di Sant’Agata sui due golfi

Tra le primissime intuizioni del Vescovo c’è stata quella di costituire il Consiglio Episcopale dei Giovani, che ha ampliato con il coinvolgimento di altri 72 ragazzi provenienti dalle sei foranie della Diocesi. A loro il compito ambizioso di avviare la nuova stagione della Chiesa dell’Agro

Equipe 84: musica per una Chiesa giovane

L’

attenzione per i giovani è stata chiara fin dal primo momento della nomina a Vescovo. Lo si evinceva molto bene dalla lettera alla Diocesi mandata il 24 marzo 2011. Monsignor Giuseppe Giudice scriveva: «Un abbraccio particolare lo riservo ai Giovani, a tutti i giovani: a quelli che credono e a quelli che credono di non credere. Soprattutto con voi e per voi voglio essere Vescovo, e so che nessuno si dispiacerà, se per Voi avrò attenzioni pastorali speciali perché a tutti sta a cuore la vostra felicità. Spero di poter ritmare sempre il mio servizio episcopale sull’entusiasmo dei vostri passi». Quelle maiuscole per scrivere “giovani” e “voi” nel testo originale esprimevano con maggiore chiarezza la volontà di monsignor Giudice di voler costruire un ponte con le giovani generazioni, un ponte che conducesse verso una rilettura dell’apparato diocesano, per costruire una “Chiesa giovane”. Non solo parole, ma anche e soprattutto azioni. La prima il 2 giugno 2011. Sul territorio “neutro” dell’Abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni, a pochi giorni dalla presa di possesso, il Vescovo volle incontrare i giovani dell’Agro nocerino-sarnese e quelli del Vallo di Diano, sua Chiesa d’origine. Con un simbolico gemellaggio, la gioventù di Sala Consilina affidava ai loro coetanei della Valle del Sarno il pastore che avrebbe dovuto guidarli negli anni a venire. In quell’occasione, poi, si concretizzò la prima intui-

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zione: nominare un Consiglio Episcopale dei Giovani che aiutasse il Vescovo a vedere l’Agro, a discernere i problemi e le potenzialità che lo caratterizzano, con gli occhi delle nuove generazioni. Ispirato dagli evangelisti Marco (3,13-19) e Luca (9,1ss) metteva in atto una importante intuizione, guardata con attenzione non solo localmente, ma anche da altre realtà ecclesiali italiane. Dodici i ragazzi, due per ogni forania, chiamati a ricoprire tale importante incarico: Anna Chiara Desiderio, Angela Mancuso, Licia Nacchia, Rosaria Revellini, Raffaella Ruocco, Carmela Tortora, Antonio Boccia, Mario Cesaro, Salvatore D’Angelo, Dario De Maio, Fernando Faiella e Carmine Giordano. Da subito sono stati coinvolti nelle attività diocesane. In occasione del 25esimo anniversario di sacerdozio hanno animato un’intera serata con la partecipazione di centinaia di loro coetanei per festeggiare il giubileo sacerdotale. Nel corso dei mesi numerosi sono stati gli incontri, durante i quali il Vescovo si è anche confrontato sui temi da affrontare nel primo Discorso alla Città dell’Agro, tenuto lo scorso 30 aprile. Ci sono state le Lectio di Avvento, la Via crucis prima di Pasqua. Un altro prezioso appuntamento è stato quello degli esercizi spirituali quaresimali nella splendida cornice del Monastero benedettino di Sant’Agata sui due Golfi (Na). Per tre giorni i 12, a cui si sono aggiunti altri dieci giovani,


hanno approfondito con il loro pastore il libro di Giona. In quella circostanza è definitivamente maturata la volontà di formare un gruppo più grande, a partire dal primo versetto del capitolo 10 del Vangelo di Luca: «Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1). Da qui la chiamata di altri 72 giovani che si sono andati a sommare ai 12 del Consiglio Episcopale dei Giovani. Ad individuarli sono stati i sei sacerdoti incaricati da monsignor Giudice di seguire il gruppo: don Andrea Amato, don Raffaele Corrado, padre Aldo D’Andria, don Raffaele Ferrentino, don Salvatore Fiore e don Luigi La Mura. Affiancati da don Ciro Galisi, responsabile del Servizio di Pastorale Giovanile. Ai 72 è stato conferito il mandato durante la Veglia di Pentecoste. Azioni simboliche che possono essere ben inserite nel solco del Concilio Vaticano II, di cui quest’anno ricorre il 50esimo anniversario. Un simile coinvolgimento nell’attività pastorale della Diocesi, probabilmente, non si era mai visto. A questi ragazzi il compito di mettere a punto, sotto la guida del Vescovo e dei sacerdoti, nel solco della Chiesa, una “evangelizzazione nuova” che dia un volto

giovane alla pastorale: non più pastorale per i giovani, ma pastorale dei giovani. La “sosta” ecclesiale di fine anno, il convegno diocesano del prossimo 25 e 26 giugno rappresenta il primo step del percorso verso una “Chiesa giovane” che monsignor Giuseppe Giudice intende mettere a punto. Con il coinvolgimento di tutti gli 84 giovani (12 più 72), simpaticamente ribattezzatisi “equipe 84”, il presule vuole rileggere la Diocesi e metterla in cammino. Durante gli esercizi spirituali, ma anche negli incontri successivi con il Consiglio dei giovani e con i 72, è emerso il bisogno di avviare un percorso che giunga ai quei ragazzi che non sono stati ancora toccati dall’evangelizzazione “ordinaria”, con una maggiore presenza nel mondo della scuola e puntando su un annuncio semplice, ma non semplicistico, del Vangelo. Altro riferimento è l’utilizzo di linguaggi nuovi e la scoperta della propria vocazione: all’interno della Chiesa e nel mondo. Un cammino sicuramente impegnativo per i giovani, «presente e non il futuro» ha precisato più volte il vescovo, che potrebbe riservare molteplici sorprese. È questo l’auspicio di tutti. Salvatore D’Angelo


13 febbraio 2012, a Pagani, presso l’Auditorium Sant’Alfonso Maria de Liguori, fratel Enzo Biemmi affronta il tema: «Accompagnare gli adulti nella fede: la grazie di ricominciare. Provocazioni per un secondo annuncio»

Per un nuovo annuncio Il Vescovo non ha tralasciato l’aspetto formativo legato alle tematiche culturali e sociali. La riscoperta della fede, per i laici e non solo, passa anche e soprattutto da lì. Nell’ambito pastorale serve maggiore consapevolezza, a questo pensa il Centro Diocesano di Formazione

N

on più convegni, ma soste ecclesiali. Così si chiameranno, d’ora in avanti, le iniziative di formazione ed approfondimento che saranno promosse per concretizzare l’evangelizzazione nuova che si vuole mettere in atto per la Diocesi e all’interno di essa. Aspetti, quello sociale e culturale, che non sono stati assolutamente tralasciati da monsignor Giuseppe Giudice. La formazione continua degli operatori pastorali, così come di tutti gli uomini e le donne che vogliono scoprire gli aspetti sempre nuovi della fede e della vita ecclesiale, non è un cruccio del Vescovo, ma un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Solo così, infatti, ci potrà essere un laicato valorizzato, responsabile e corresponsabile. L’anno pastorale, il primo del nuovo Vescovo, è partito con la rilettura del Sinodo diocesano, a dieci anni dalla sua conclusione. A metà dell’anno abbiamo approfondito la tematica dei “ricomincianti”, quel secondo annuncio tanto caro a monsignor Giudice. L’appuntamento ha avuto per protagonista fratel Enzo Biemmi, presidente dei catecheti eu-

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ropei: il religioso parlò a cinquecento persone, tra catechisti ed operatori pastorali, riuniti nell’auditorium “Sant’Alfonso Maria de Liguori” di Pagani. Chiarezza e semplicità le parole d’ordine: «Dal punto di vista culturale – spiegò fratel Biemmi – si sono “rotte le acque”. Sta finendo un tempo, non in vista della morte ma di una vita nuova». Da qui la necessità del secondo annuncio: «Per 17 secoli non abbiamo avuto bisogno di annunciare nulla perché era in atto un “catecumenato sociologico”, si diventava cristiani dentro la famiglia, dentro il paese. Finalmente stiamo tornando in una situazione di assoluta pluralità delle mentalità e dei riferimenti, per cui diventa indispensabile che le persone adulte abbiano la gioia ed il coraggio di annunciare il Vangelo». Un suggerimento sposato a pieno a livello diocesano e che invita a non ripiegarsi su se stessi. La crescita che scaturisce dalle soste ecclesiali si affianca all’impegno del Centro Diocesano di Formazione, che si occupa appunto di formazione continua. Quest’anno si conclude il secondo triennio


della Scuola per Operatori pastorali. Il corso si è concentrato sugli aspetti etici e spirituali. Il Centro ha proposto altri momenti di approfondimenti su vari temi: sei percorsi per l’area catechesi e spiritualità, dieci per l’area scienze umane e quattro seminari. Un ventaglio qualificato di proposte di cui tutti dovrebbero e potrebbero approfittare. Sa. D’An.

Enzo Biemmi è un religioso fratello della Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia, specializzato in pastorale e catechesi all’Istituto Superiore di Pastorale Catechistica di Parigi. È direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Verona, attualmente è membro della Consulta nazionale per la catechesi e Presidente dell’Equipe europea dei catecheti.


La sfida della comunicazione

«È

vero che hai ricevuto una cartolina da Adriano Celentano?». L’ho guardato con aria sorpresa e lui, sorridente, ha aggiunto: «Sì, sopra c’era scritto con 24mila baci!». Ha raccontato l’aneddoto la giornalista Franca Zambonini, lo scorso 14 marzo, nel corso della VII edizione del Premio Euanghelion, in greco buona notizia, che l’ha vista protagonista insieme al giornalista Luigi Accattoli del Corriere della Sera. Si era da poco concluso il Festival di Sanremo, con il suo strascico di polemiche. La miccia era stata accesa proprio da alcuni articoli della giornalista di Famiglia Cristiana che, citando la battuta che il vescovo aveva fatto a pranzo, ha confessato all’assemblea: «Il vostro vescovo è un comunicatore eccezionale!». Non aveva torto. La comunicazione richiede uno sguardo acuto, una profonda sensibilità ed una buona dose di ironia, perché spesso con un sorriso e una battuta si riescono a stemperare tensioni,

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Nel campo della comunicazione è emersa tutta la fantasia pastorale di un vescovo capace di parlare a tutti, attraverso la carta stampata, il web, la radio. Molto apprezzato il Discorso alla Città pronunciato in Cattedrale lo scorso 30 aprile screzi, fratture. E il vescovo Giuseppe ha un’innata capacità di comunicare. Appena è arrivato in diocesi ha incoraggiato il lavoro della rivista diocesana, chiedendo a tutti i parroci di nominare un delegato del Consiglio pastorale parrocchiale che potesse occuparsi della diffusione del mensile. Ha rilanciato il sito web della diocesi, affidandone la cura al Consiglio episcopale dei giovani. Sul portale diocesano oggi è possibile trovare molti appuntamenti della vita ecclesiale, tutti gli interventi del Vescovo, dirette degli eventi più importanti, la possibilità di rivedere sul canale video YouTube della Diocesi di Nocera Sarno quei video che riportano i discorsi più significativi del nostro Pastore. Una

memoria storica importante, perché le immagini riescono a raccontare più delle parole. Mons. Giudice ha anche sostenuto l’edizione del Bollettino Diocesano, organo ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia, giunto alla quinta serie con una nuova veste grafica che lo rende ancora più appetibile e fruibile. Lo scorso 24 gennaio, memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono degli scrittori e dei giornalisti, il vescovo Giuseppe ha voluto incontrare tutti gli operatori della comunicazione. Tre gli aggettivi che ha usato per definire il mestiere del giornalista: un compito delicato, affascinante e difficile. «La buona comunicazione - ha ricordato - deve rivestirsi prima del silenzio e poi della dolcezza. A

Foto Salvatore Alfano

Il vescovo Giuseppe insieme alla giornalista Franca Zambinini, nel corso della VII edizione del Premio Euanghelion


Foto Salvatore Alfano

30 aprile 2012, Il Vescovo pronuncia il Discorso alla Città nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. Sotto: Festa di San Francesco di Sales, il vescovo insieme a Salvatore Campitiello (sulla sinistra), membro del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti

suo parere è “necessario dunque rivedere il modus operandi” perché, ha aggiunto citando Dante, è «il modo che ancor mi offende». Parla a braccio il vescovo, con una passione che tiene desta l’attenzione dei presenti. Ricorda le parole di Gesù: «Vi ho chiamato amici». Amici della verità, aggiunge, questo è il grande mistero della comunicazione. E qui chiama in causa tutti gli uomini onesti, perché l’onestà è un principio etico trasversale che tocca il cuore e l’operato di tutti. «Come uomini onesti, siete chiamati ad essere amici della verità, a non svendere la verità, a non comprare la verità». Parole dure, perché spesso la comunicazione pretende una verità che non è quella dei fatti. «È qui che la nostra coscienza si deve aprire, come ha suggerito il Concilio Vaticano II, essa deve diventare il luogo in cui sono solo con Dio, con me stesso e con la verità che abita dentro di me». Vola alto il vescovo, ma dimostra di saper-

si calare nel concreto, in quel quotidiano fatto di mille intoppi e tanti compromessi. «Siete chiamati a lavorare in un terreno difficile, in cui impera un relativismo morale e antropologico, dove ognuno si costruisce il suo pezzo di verità. Cari amici, com’è difficile in alcuni momenti rimanere amici della verità e dell’onestà. A noi è chiesto di non sminuire la verità, piuttosto di rivestirla, non di contenuti, ma di forme nuove per renderla più appetibile». La sua preparazione culturale è emersa ancora più chiaramente dal Discorso alla Città dell’Agro, pronunciato lo scorso 30 aprile in una Cattedrale gremita di istituzioni, giornalisti, cittadini. Con autorevolezza, si è rivolto alla Città, ai sindaci e agli amministratori locali, a quanti operano nella scuola e nella cultura, al mondo imprenditoriale e a quello del volontariato. Ha scritto a quanti hanno a cuore il destino della nostra terra. A tutti ha chiesto di non dimenticare che la Città è fatta di uomini e donne che hanno un corpo e

un’anima, coltivano sogni e speranze. Un gesto nuovo che riprende una tradizione antica, un segno forte per esprime la preoccupazione e l’ansia di un Pastore che fin dall’inizio si è mostrato attento alla vita sociale e ai bisogni degli ultimi. La cultura di Mons. Giudice non è mai ostentata. Un animo nobile capace di usare stili e linguaggi diversi per parlare a tutti. Nel mese di maggio ha condotto, ogni sabato mattina, una trasmissione su Radio Base (emittente radiofonica locale), Con Maria nel cuore, in compagnia di don Antonio Mancuso che sulle stesse frequenze conduce il programma quotidiano Buongiorno di gioia. Con un linguaggio semplice, il vescovo Giuseppe si è messo insieme agli ascoltatori “sui passi di Maria, la madre di Gesù”. La mamma sempre presente ovunque c’è una ferita e dove manca il vino buono. La donna che ha allevato il primo e più grande Comunicatore della storia. Antonietta Abete Insieme - Gennaio 2012

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Foto Salvatore Alfano

“Allo scadere del primo anno di Episcopato di S.E. Mons. Giuseppe Giudice, Agro Invest S.p.A. non poteva non condividere con la comunità diocesana il momento del saluto, del ringraziamento e dell’augurio per il futuro rivolto a Colui che, individuato nel giugno del 2011 come nuova guida della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, ha impresso sin da subito un nuovo e forte impulso missionario all’intera comunità. Il 2011 è stato senza dubbio un anno ricco di significato per la nostra Diocesi. Mons. Giudice, grazie alla sua disponibilità, alla sua umanità e al senso pratico che ha sempre contraddistinto il suo operato, è riuscito in poco tempo a farsi amare ed apprezzare, diventando presto punto di riferimento di una nuova speranza, di un nuovo modo di sentire la vita e di amare il prossimo. Tanto è stato possibile fare in questo primo anno di Episcopato di S.E. Mons. Giuseppe Giudice, che ha impresso nuova linfa al messaggio pastorale, rinvigorendo l’entusiasmo di tanti giovani, soprattutto di chi credeva di non credere. Facciamo i nostri migliori al nostro amato Vescovo affinché prosegui, con la stessa determinazione e con lo stesso spirito, a guidare la nostra comunità diocesana, sostenendo ed accompagnando tutti noi con il passo della gioia”. Amministratore Delegato Dott. Franco Annunziata


VITA ECCLESIALE

La Chiesa “vera giovinezza del Mondo” di Carmine Giordano

Sosta Ecclesiale del 25 e 26 giugno per ripensare la pastorale

I

l 25 e 26 giugno prossimi, dalle ore 20.00 alle 22.30, la Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno si ferma, insieme al Vescovo Giuseppe, per ripensare linguaggi e azioni della Pastorale. La Sosta Ecclesiale (che già nel nome ricorda l’agire del pellegrino che ferma il cammino per riposarsi dalla fatica e programmare il futuro) propone un tema impegnativo: “Designò altri settantadue” (Lc 10,1) per andare con la Chiesa “vera giovinezza del mondo” (dal Messaggio del Concilio ai Giovani) - In cammino per una Chiesa Giovane. La Sosta Ecclesiale è rivolta principalmente ai membri dei Consigli Pastorali, agli Operatori Pastorali, ad

animatori, educatori e responsabili di associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali. Per aiutare i partecipanti nella riflessione saranno presenti due ospiti d’eccezione: Mons. Marcello Semeraro e don Nicolò Anselmi (vedi schede), i quali approfondiranno rispettivamente gli aspetti teologici e pastorali del tema. Per rendere più partecipata la Sosta, le relazioni degli ospiti saranno arricchite da dodici laboratori (Cortili dell’Evangelizzazione) operativi e di discussione sugli ambiti più importanti della pastorale. Il luogo dell’incontro è da definire. Per maggiori informazioni, consultare il sito diocesano.

Mons. Marcello Semeraro Mons. Semeraro è Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Albano (Roma) nei pressi di Castel Gandolfo. Originario di Monteroni (Lecce) ha studiato nel Seminario Diocesano e si è, poi, laureato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta l’8 settembre 1971, è stato Vice-Rettore nel Seminario arcivescovile di Lecce e, dopo, in quello regionale di Molfetta. Docente di Teologia, ha svolto il ministero dell’insegnamento soprattutto

Don Nicolò Anselmi Don Nicolò Anselmi è nato a Genova il 9 maggio del 1961. Egli è un presbitero e giornalista italiano. Entrò nel Seminario di Genova nel 1986, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria, e fu ordinato presbitero il 9 maggio 1993, giorno del suo trentaduesimo compleanno, per l’imposizione delle mani del cardinale Giovanni Canestri, Arcivescovo di Genova. Nei primi anni del ministero fu vicario parrocchiale in S. Pietro alla Foce a Genova, insegnante di religione al Liceo

nell’Istituto Teologico Pugliese di Molfetta (Ba) e nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense dove ha occupato la cattedra di Ecclesiologia fino al 1998. Autore di diversi libri ed articoli, specialmente nell’ambito dell’ecclesiologia, ha inoltre partecipato, come relatore, a simposi nazionali e internazionali. È stato Vescovo di Oria (Brindisi) dal 1998 e dal 2004 è Vescovo di Albano. Nell’ambito della CEI è Presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi.

Classico D’Oria e responsabile diocesano della pastorale giovanile. Nel 2001 ereditò da mons. Domenico Sigalini il ruolo di responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile (SNPG). Oltre alle varie iniziative di formazione e catechesi organizzate dal SNPG, ha accompagnato i giovani nelle varie GMG nel mondo (Toronto, Koln, Sydney, Madrid) e ha partecipato all’organizzazione dell’Agorà dei Giovani Italiani che ha avuto il suo culmine a Loreto nel 2007. Si è aggiudicato varie volte (l’ultima nel 2011) il trofeo sciistico Il Signore scia con voi.

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dall’XI alla XIV domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Fedeltà Rendi fedele il nostro amore rendendolo più forte dell’usura del tempo, perché malgrado il suo profondo desiderio d’eternità potrebbe stancarsi e perdere il suo slancio. Rendi fedele il nostro amore secondo l’impegno che tu hai consacrato e che hai munito della tua forza divina perché sia rispettato nonostante la nostra debolezza.

Rendi fedele il nostro amore e facci resistere ad ogni tentazione di allentare il legame e di cercare altrove, in un altro affetto, la gioia del nostro cuore.

Rendi fedele il nostro amore con una volontà più ferma e sempre più ardente di rimanere uniti, quali che siano gli ostacoli, le prove, gli scontri o le delusioni.

Rendi fedele il nostro amore e facci scoprire nella fedeltà la meraviglia di una scelta che si ripete con più chiarezza e più attaccamento. Jean Galot

17 giugno 2012

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Il seme germoglia e cresce” Prima lettura: Ez 17,22-24 Salmo responsoriale: Sal 91 Seconda lettura: 2 Cor 5,6-10 Vangelo: Mc 4, 26-34 IL VANGELO In quel tempo, Gesù disse: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto». (cfr Mc 4, 30-32) Colore liturgico VERDE

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La pazienza del seminatore Piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. È solo Dio che può compiere questa realtà come ci ricorda il profeta Ezechiele: Dio prende un ramoscello dalla cima del cedro e lo pianta sopra un monte. Può tutto il Divino Agricoltore! Semina, pianta, coltiva e trapianta. E lo può fare sempre e dovunque e a tutte le stagioni, tanto che nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi. A noi la pazienza di avere fiducia, di saper attendere prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; poi verrà la falce e la mietitura. I tempi di Dio non sono i nostri tempi. I rami di Dio diventano così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra. Mistero della Chiesa, ombra di Dio!


24 giugno 2012

NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA (Anno B) LE LETTURE “Che sarà mai questo bambino?” Prima lettura: Is 49, 1-6 Salmo responsoriale: Sal 138 Seconda lettura: At 13, 22-26 Vangelo: Lc 1, 57-66. 80 IL VANGELO Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. (cfr Lc 1,59.62-64)

Giovanni, un esempio per noi Giovanni è il “precursore”, cioè colui che precede Gesù nella nascita e nella morte. Giovanni è l’amico dello sposo, colui che gioisce solo a sentirne la voce. Giovanni è la voce, che prepara la venuta della Parola. Giovanni è profeta ed è più di un profeta; il più piccolo è il più grande tra i nati di donna. Giovanni è un “dito” che indica l’Agnello; Giovanni è un “dito” puntato che ripete: non ti è lecito! Giovanni è una lampada che arde e risplende. Giovanni è l’immagine del vero credente che diminuisce per far crescere l’altro: il Figlio di Dio. Giovanni è colui che perde la testa solo per la Verità.

Colore liturgico BIANCO

1 luglio 2012

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Figlia, la tua fede ti ha salvata” Prima lettura: Sap 1,13-15; 2,23-24 Salmo responsoriale: Sal 29 Seconda lettura: 2 Cor 8,7.9.13-15 Vangelo: Mc 5,21-43 IL VANGELO Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli prese la mano della bambina e le disse: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava. (cfr Mc 5,36.39-40.41-42) Colore liturgico VERDE

Signore, aumenta la nostra fede La liturgia odierna è un canto a Dio che “ha creato l’uomo per l’incorruttibilità”. Siamo invitati a cantare, anche se alla sera è ospite il pianto e al mattino la gioia. Cantare a Dio, amante della vita, perché ha mutato il mio lamento in danza. Due storie di donne, povere e mendicanti dinanzi a Gesù, sono il paradigma di ogni storia di insignificanza dinanzi a Lui. Il cristiano deve riscoprirsi ricco nella fede per osare e tentare, come la donna tra la folla, di toccare il lembo del mantello di Gesù. Come Giairo, il cristiano deve andare da Gesù e gettarsi ai suoi piedi, anche quando ci invitano a non disturbare il Maestro, perché è proprio allora che bisogna continuare ad aver fede. Solo allora si può udire la parola della vita: Talità kum, Fanciulla, dico a te: alzati! E ci accorgiamo che ella stava soltanto dormendo: Parola di Gesù! Insieme - Gennaio 2012

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8 luglio 2012

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)

“Ti basta la mia grazia”

LE LETTURE “Non è costui il falegname, il figlio di Maria?” Prima lettura: Ez 2,2-5 Salmo responsoriale: Sal 122 Seconda lettura: 2 Cor 12,7-10 Vangelo: Mc 6,1-6 IL VANGELO In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Egli disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. (cfr Mc 6,1.4-6) Colore liturgico VERDE

Segnati dalla debolezza, ascoltiamo la parola del Maestro: ti basta la mia grazia! Dinanzi alle domande inquietanti: ti basta la mia grazia! Dinanzi al rifiuto degli stessi parenti: ti basta la mia grazia! Dinanzi agli insuccessi della vita e della pastorale: ti basta a mia grazia! La spina nella carne, cioè ogni fragilità e debolezza, è semplicemente un mezzo per non montare in superbia. Si fa fatica ad accettare il limite, il profeta disprezzato, ma è allora che lo Spirito agisce. I nostri occhi sono rivolti al Signore per poter guardare e vedere nella croce la luce, nella povertà la ricchezza, nelle piaghe le pieghe di una storia altra, tutta voluta da Dio. Sufficit tibi gratia mea! Si, semplicemente ti basta la mia grazia!

IL VANGELO CHE SI INCARNA La forza delle madri

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e contempli sotto la pensilina attonite e mute, coi loro fagotti di bucato profumato e qualche pacchetto di biscotti da recare oltre le sbarre. Senza trucchi o abiti ricercati, sotto il sole cocente d’agosto come sotto la nebbia padana d’inizio inverno. Quei figli che oggi stanno dietro le sbarre di un carcere sono usciti dal loro grembo: per il mondo sono delinquenti e briganti, per loro rimangono pur sempre figli da amare e custodire. Dietro le sbarre abitano i figli, davanti alle sbarre stazionano le loro madri, splendide donne capaci di rimettere in scena ogni primo mattino all’esterno delle carceri la riedizione di quella prima Madre sotto la croce. Le chiamano povere donne, di

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loro qualcuno s’intenerisce, qualche altro forse le prende sottilmente in giro: eppure non cambia nulla dentro quel cuore capace solo di amare a oltranza. La geografia del Vangelo ambienta la vita di Maria tra Nazaret e Gerusalemme, tra la ferialità nascosta dei primi anni e la nostalgia di Risurrezione degli ultimi tre anni. Da quel giorno in ogni mamma abita l’inimitabile capacità di unire la quotidianità con l’eternità, il profumo della farina con le lacrime di nostalgia, la ricetta del minestrone con l’alfabeto della misericordia, lo sgranare la corona del rosario con il rimboccarsi le maniche in fronte a una cella. Gli uomini hanno paura delle donne: basta un loro sguardo per piegare delinquenti

di vecchia data. Non è una questione di forza fisica, ma di forza del cuore perché la donna, a maggior ragione se madre, spinge il mondo un passo oltre le capacità dell’uomo. E gli uomini lo sanno perché Dio nel loro grembo ha deposto la custodia della vita fino al suo ritorno. Ecco perché le mamme tremano ma non disperano, hanno paura ma non si rassegnano, piangono ma non soccombono. E se qualche volta danno l’impressione di scomparire dalla vita di un figlio è solo per farsi trovare più forti un attimo dopo, come i torrenti carsici che s’inabissano e improvvisi ritornano più lontano. Marco Pozza da Avvenire del 12 maggio 2012


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IL CALENDARIO 24 giugno, ore 6:30, santa Messa Collegiata San Giovanni Battista di Angri 2 luglio, ore 19:00, 50° anniversario di sacerdozio di mons. Alfonso Desiderio in Cattedrale 7 luglio, ore 19:00, 50° anniversario di sacerdozio padre Giacinto D’Angelo presso il Convento S. Maria degli Angeli di Nocera Superiore 26 luglio, 8:30, Santa Messa al Monastero Sant’Anna di Nocera Inferiore 31 luglio, ore 19:00, Santa Messa nella Basilica Sant’Alfonso di Pagani

LE CRESIME DI APRILE 1 luglio, ore 10:30, parrocchia Gesù Risorto - Pagani 8 luglio, ore 19:00, parrocchia S. Maria di Bagni – Scafati 15 luglio, ore 11:00, Concattedrale San Michele Arcangelo – Sarno

ORDINAZIONI SACERDOTALI 21 giugno, ore 19:00, presso la parrocchia S. Maria del Presepe di Nocera Inferiore ordina il diacono don Carmine Cialdini 28 giugno, ore 19:00, presso la concattedrale di S. Michele Arcangelo in Episcopio di Sarno ordina il diacono don Salvatore Agovino 5 luglio, ore 19:00, presso la parrocchia S. Alfredo di Sarno ordina il diacono don Giuseppe Perano

L’APPUNTAMENTO Esame di Stato: studio e… preghiera! Un appuntamento imperdibile per tutti i maturandi che quest’anno affronteranno l’Esame di Stato. Il Vescovo terrà un breve incontro di preghiera insieme a loro lunedì 18 giugno alle ore 20.00 presso la Parrocchia di San Matteo a Nocera Inferiore. (Parcheggio consigliato: Stazione FS).

UN NUOVO SERVIZIO L’Economato della Diocesi Nocera Inferiore – Sarno mette a disposizione dei sacerdoti, degli Istituti religiosi maschili e femminili della nostra diocesi un servizio CAF (Centro di assistenza fiscale). È possibile trovare in Curia un operatore che eroga stabilmente questo servizio. PER INFORMAZIONI: Tel. 081 517 66 63 - www.cafdiocesinocerasarno.org

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it



Fare l’Italia, fare gli italiani Da sinistra: Agostino Orefice, Raffaele Cananzi, Gerardo Aliberti, Giovanna Civale, Giuseppe Palmisciano

Presentata la pubblicazione di Matteo Truffelli dal gruppo di AC della parrocchia S. Antonio di Padova di Poggiomarino lo scorso 26 aprile

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l primo bisogno d’Italia è che si formino italiani dotati d’alti e forti caratteri. Eppure troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’italiani»: la storica asserzione di Massimo D’Azeglio è stata motivo di riflessione per la presentazione del saggio di Massimo Truffelli “Fare l’Italia, fare gli Italiani. Cattolici nel Paese unito” (editrice AVE) organizzata dall’Azione Cattolica della parrocchia di S. Antonio di Padova di Poggiomarino, lo scorso 26 aprile, presso il CineTeatro Eliseo. L’incontro è stato arricchito dagli interventi dell’avv. Raffaele Cananzi, già presidente nazionale di AC, della dott. ssa Giovanna Civale, presidente diocesana di AC, del prof. Giuseppe Palmisciano, membro del MEIC di Napoli, e moderato dal dott. Agostino Orefice, presidente parrocchiale di AC. Al centro del dibattito l’attivismo dei cattolici italiani e delle associazioni cattoliche nell’organizzazione, prima ancora che politica ed economica, della vita civile, culturale e spirituale del Paese durante i moti risorgimentali e nel corso di questo secolo e mezzo, senza peraltro tralasciarne i limiti e i ritardi. Lo sforzo di Truffelli è arrivato a compimento nell’appendice: una raccolta di scritti e discorsi sulla questione risorgimentale, firmata dai più grandi pensatori laici e cattolici, pre e post-unitari. A raccontarla Raffaele Cananzi, il quale ha ricostruito il cammino

dei cattolici dal non expedit (non è conveniente), con cui Pio IX estromise i cattolici stessi dalle elezioni politiche del neo-stato, sino alla Repubblica dei partiti e all’esperienza, connotata da luci ed ombre, della Democrazia Cristiana. Ampio respiro, poi, al pensiero di Giuseppe Toniolo, economista italiano e fondatore della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, beatificato lo scorso 29 aprile. L’invito accorato ai giovani in platea è arrivato da Giuseppe Palmisciano, che ha affermato: «Siate il filo e l’ago che tiene unita la nostra bandiera», richiamando con abilità l’immagine della copertina del volume di Truffelli, e ha continuato – «siate l’ago e il filo per aggregare in modo indissolubile la storia d’Italia e la storia dell’Azione Cattolica». A conclusione le parole di Giovanna Civale, che ha intrecciato la storia di ieri e di oggi del nostro Paese con quella dell’Azione Cattolica, provando ad elaborare un bilancio fra gli sforzi compiuti e i traguardi ancora da raggiungere. La presidente diocesana ha terminato con le parole di Vittorio Bachelet: «Siamo d’altra parte consapevoli che l’unità non è un bene che, una volta raggiunto, possa considerarsi tesaurizzato, ma è un bene che si conquista ancora con l’opera di tutti, giorno per giorno». Un invito che, soprattutto oggi, nell’Italia delle divisioni e della crisi, non possiamo permetterci di ignorare. Ilaria Cafaggi e Mariarosaria Petti Insieme - Gennaio 2012

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200 anni di oratorio La Congregazione dei Pavoniani, presente in diocesi dal 1996, ricorda il suo fondatore e rilancia il “progetto educativo” basato sulle necessità dei giovani

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d ottobre saranno sedici anni che i Pavoniani condividono la loro storia con quella della Chiesa dell’Agro nocerino-sarnese. Era l’ottobre 1996 quando furono chiamati a seguire le anime della parrocchia Sant’Alfredo di Sarno. Da allora hanno fatto tanto non solo per quella comunità, ma anche per l’intera città di Sarno e per la Diocesi. In primis fu padre Pietro Lombardi, coadiuvato da padre Antonio Andreella e padre Pierluigi Ciocchi, a seminare i primi gesti di speranza. Grande fu la loro opera di sostegno durante i giorni dell’alluvione del 1998 a Sarno. Oggi padre Lombardi è aiutato da padre Giovanni Castellazzo, padre Paolo Marelli, fratel Mario Vettori e fratel Ennio Marchiori nel continuare a portare avanti l’importantissimo know how nel campo della carità e della realtà oratoriale. È proprio quest’ultima “istituzione” che viene celebrata quest’anno. Infatti ricorre il bicentenario dell’oratorio pavoniano. Duecento anni fa, nel mese di maggio del 1812, Lodovico Pavoni, prete da cinque anni, in accordo con il Vescovo che lo aveva appena nominato suo segretario, dava inizio in Brescia ad un oratorio con una finalità ben precisa: un oratorio festivo e serale, in cui i giovani, specialmente gli emarginati, si raccoglievano per la formazione cristiana, per pregare, per avere una guida, per fare gruppo, per un sano divertimento. A buon diritto, dunque, si può ritenere la fondazione dell’oratorio nel 1812 la prima realizzazione della missione educativa che ha caratterizzato la vita e

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l’opera di Lodovico Pavoni. Finanche don Bosco, che in quell’anno non era ancora nato, per l’avvio delle sue istituzioni educative, tra cui l’oratorio, si ispirò all’esempio pavoniano. Poiché l’oratorio non risultava un’istituzione sufficiente per un certo numero dei suoi giovani, tra il 1818 e il 1821, accanto all’oratorio padre Lodovico fonda un istituto per consentire a loro di avere una famiglia e un luogo di avviamento al lavoro: le prime scuole professionali. In concomitanza con il bicentenario, la Congregazione ha indetto un “Anno della missione educativa pavoniana”, accompagnato da uno slogan dello stesso padre Pavoni: “Concepiamo sui giovani le più belle speranze”. L’impegno principale dell’anno consiste in una rinnovata applicazione, in tutte le realtà educative della Congregazione, del “Progetto educativo pavoniano”, ispirato all’esempio e all’insegnamento del beato Pavoni e adattato alle circostanze e alle necessità del mondo giovanile di oggi. Varie iniziative sono programmate durante l’anno in Italia, in particolare a Brescia, e nelle altre nazioni dove la Congregazione ha esteso il carisma. Tante progetti che in diocesi si riflettono nei molteplici impegni dei Pavoniani: l’Estate ragazzi con oltre cento partecipanti, la casa famiglia per minori, la legatoria e le numerose iniziative a sostegno della Caritas foraniale. Un esempio e una presenza importante, insomma, per la crescita della Chiesa locale della valle del Sarno. Sa. D’An.


Foto Dina Coppola

Custodire la vita: tra dono e responsabilità

La sfida della gratuità Il vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano benedice la casa di accoglienza, a sinistra don Silvio Longobardi, a destra don Alessandro Cirillo, direttore della Caritas, Anna Spinelli, presidente di Progetto Famiglia Vita e il sindaco di Angri Pasquale Mauri

Domenica 20 maggio è stata inaugurata ad Angri una nuova casa di accoglienza per gestanti dedicata a santa Gianna Beretta Molla, moglie, medico, animatrice di Azione Cattolica e soprattutto madre. L’evento chiude la II Settimana del Diritto alla Famiglia promossa dalla Federazione Progetto Famiglia

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li occhi vispi e spaventati, una valigia piccola tra le mani, il pancione pulsante di vita. Appena tre giorni dopo l’inaugurazione della casa Santa Gianna, Irene (nome di fantasia) si è presentata alla porta della piccola ma deliziosa abitazione al centro della ridente cittadina angrese, a pochi passi dalla nascente Cittadella della Carità. È la prima ragazza madre ad essere accolta. Ha 25 anni, è ucraina ed è all’ottavo mese di gravidanza. Ad aspettarla al suo arrivo i volontari di Progetto Famiglia Vita, l’ente a cui è stata affidata dal comune di Angri, in comodato d’uso gratuito, l’abitazione confiscata alla criminalità organizzata. Irene viene fatta accomodare nella cucina accogliente e colorata. Si guarda intorno curiosa, non riesce a comprendere perché tante persone si prendono cura di lei senza cercare nulla in cambio. Questi mesi di gravidanza sono sta-

ti difficili. Ha dovuto lavorare fino alla fine nei campi per molte ore al giorno. Viveva in una stanza piccolissima con altre donne straniere e da qui ogni mattina veniva prelevata per andare a lavorare dove c’era bisogno di braccianti. Ora, tutto cambia. C’è la bambina a cui pensare e finalmente nascerà in una casa normale, circondata dall’affetto e dalla cura di tanti volontari. Tra questi Annamaria che insieme al marito Salvatore hanno dato la loro disponibilità a seguire questa casa, nonostante il lavoro e i quattro figli. Il convegno. “Il nostro obiettivo primario è evitare che la decisione, spesso drammatica, di portare o meno a termine una gravidanza sia vissuta dalla madre senza speranza e nella solitudine”: con queste parole Anna Spinelli, presidente di Progetto Famiglia Vita, ha dato inizio al Convegno che ha preceduto l’inaugurazione. Intorno al tavolo della

conferenza, attori del mondo istituzionale, politico, ecclesiale ed economico. Presente Pasquale Mauri, sindaco di Angri che si è congratulato per la velocità con cui il progetto è stato realizzato, auspicando che esso diventi un segno di speranza per il territorio angrese e non solo. È arrivata da Roma l’on. Olimpia Tarzia, madre di tre figli, tra i fondatori del Movimento per la Vita Italiano, di cui è stata Segretaria Generale, dal ’97 al 2006. Presenti anche il direttore della Caritas diocesana, don Alessandro Cirillo, che ha dato la sua disponibilità per seguire il progetto e don Silvio Longobardi, fondatore della Federazione Progetto Famiglia, ha ricordato che “in un’epoca in cui le Case famiglia chiudono perché i Comuni non pagano le rette, Progetto Famiglia invece apre una nuova casa fondando tutto sul volontariato e accogliendo la sfida della solidarietà”. La casa è stata benedetta da Mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della diocesi di Nocera-Sarno, che nel suo saluto a conclusione della serata si è rivolto ai volontari con voce commossa dicendo: “Fate in modo che nessuna donna nella nostra diocesi sia più costretta ad abortire!”. Giovanna Abbagnara

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Sant’Alfonso Maria de Liguori, vescovo e dottore della Chiesa

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Pagani celebra, il 20 giugno 2012, il 250° della consacrazione episcopale di s. Alfonso de Liguori. Per l’occasione padre Alfonso Amarante ha preparato un sussidio sul fondatore della Congregazione dei Missionari Redentoristi

irca 300 anni fa, ma non lo dimostra, Napoli ha dato i natali ad una persona che ha condizionato la cultura europea con 128 opere teologiche, tradotte nelle lingue più diffuse, con la parola viva e la testimonianza di vita. È Alfonso de Liguori, di famiglia nobile, a 16 anni laureato in utroque jure presso l’Università degli studi di Napoli. Frequenta il Palazzo di Giustizia, ma per una causa ingiustamente perduta, abbandona tribunali, professione e vita agiata. Serve quotidianamente gli ammalati presso l’ospedale degli Incurabili della città; sceglie il sacerdozio e diventa apostolo tra i poveri più poveri del popolo di Dio. Nel 1732 fonda la Congregazione dei Missionari Redentoristi per portare a tutti la sovrabbondante redenzione di Cristo. Una personalità di tale spessore non sfugge al papa Clemente XIII, che il 20 giugno 1762, dopo un primo deciso rifiuto di Alfonso, lo nomina vescovo di Sant’Agata de’ Goti. Alfonso vi trova un fagotto di immondizie, ma subito comincia la ricostruzione, partendo

dalla struttura fisica e morale del Seminario, pupilla dei suoi occhi; poi la riforma morale e spirituale del clero e del popolo di Dio con la catechesi viva e gli scritti. Affronta nel 1764 una terribile carestia che si è abbattuta sulla Diocesi. Si inventa allora un vero centro caritas; vende tutte le sue cose e nessun povero resta senza un pezzo di pane. Dopo un estenuante lavoro di 13 anni, colpito nel corpo ma non nello spirito, ottiene l’esonero e rientra tra i suoi amici e confratelli di Pagani. Qui muore il 1° agosto 1787. È dichiarato santo, Dottore della Chiesa e le sue reliquie nell’omonima Basilica sono meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. È sembrato quanto meno doveroso celebrare solennemente a Pagani il 250° della sua consacrazione episcopale. Per l’occasione Alfonso Amarante ha preparato un agile sussidio: contenuto tutto sostanza, illustrazioni morbide, stile brillante. Si invita alla lettura. Anna Maria Avino


Foto Salvatore Alfano

Una delle vasche di contenimento costruite dopo la frana del 5 maggio 1998

Caro Presidente… A 14 anni dall’alluvione del 5 maggio 1998, i cittadini di Sarno scrivono a Giorgio Napolitano per chiedere il suo intervento per la soluzione dei problemi irrisolti, sollecitando le istituzioni locali

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anni fa l’attuale Presidente della Repubblica era Ministro dell’Interno, seguì da vicino quanto accadde a Sarno, Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice a Cancello. In poche ore, quel 5 maggio del 1998, la furia assassina del fango spazzò via centinaia di case causando 137 vittime. All’ex ministro Giorgio Napolitano, oggi inquilino del Quirinale, da Sarno viene lanciato un grido di aiuto. A quasi tre lustri da quella tragedia, infatti, molti problemi sono ancora senza soluzione. L’attivismo di quelle ore è andato spegnendosi. L’unica promessa mantenuta sembra essere stata quella dell’ospedale. Tanti, invece, sono ancora i cittadini che attendono di prendere possesso della casa, mentre sulla messa in sicurezza aleggiano molti dubbi. Presa carta e penna, i membri del consiglio pastorale della parrocchia San Michele di Episcopio, insieme a quelli dei comitati riuniti per Sarno, hanno deciso di scrivere al primo cittadino d’Italia. Molteplici le questioni irrisolte, che toccano da vicino il presente ed il futuro della comunità sarnese. C’è la vicenda lotto 11, costruito direttamente dalla Regione Campania, composto da 21 alloggi tutti ultimati ed assegnati, ma con i cittadini che «non possono accedervi per mancanza della definizione dei suoli su cui sono stati costruiti e con il pericolo che diventino oggetto di brame di ladri». In questo caso mancano gli interlocutori: «Venuto meno il commissario di Governo – scrivono – non si riesce ad avere un dialogo con l’Arcadis».

C’è la questione di via Casasale e via Pedagnali, dove i residenti stanno ricostruendo la propria abitazione su un suolo assegnato solo provvisoriamente, «con la conseguenza che i cittadini non possono chiedere mutui e prestiti bancari per il completamento dei propri alloggi». Con la lettera si sollecita anche l’ultimazione del centro polifunzionale, piuttosto che la pulizia e la manutenzione dei canali: «Sono pieni di erba e materiali di ogni tipo, con il rischio che ostruiscano il deflusso dell’acqua piovana». Viene sollecitato pure il collaudo e la consegna delle opere già realizzate, nonché il recupero dell’ex ospedale “Villa Malta”, dove morirono alcuni medici ed infermieri a lavoro in quelle drammatiche ore, come struttura al servizio dei cittadini. Nella missiva al Capo dello Stato firmata da mons. Mario Ceneri e da Michele Albarella, si chiede anche un intervento per risolvere le questioni inerenti i diritti di passaggio sulle strade interpoderali. Da qui l’appello: «Dall’alto della sua Presidenza, attento conoscitore delle problematiche meridionali, voglia intervenire presso il presidente della Regione Campania e gli altri Enti interessati per la risoluzione di quanto descritto». Al Presidente Napolitano la prossima mossa per cercare di risolvere problemi che si protraggono da troppi anni. Salvatore D’Angelo Insieme - Gennaio 2012

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa M. Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

Suor Chiara Teresa e suor Chiara Ester

I doni dello Spirito Santo Celebrato, lo scorso 10 maggio, il sacramento della Confermazione, alla presenza del vescovo Giuseppe

S Monastero delle suore di Santa Chiara Nocera Inferiore

Una gioia grande Professione perpetua per suor Chiara Teresa e suor Chiara Ester

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l 14 aprile, ai primi vespri della domenica della misericordia, suor Chiara Teresa Marotta e suor Chiara Ester Margherita Bravzkowska emettono la loro professione solenne nelle mani della Madre Abbadessa Chiara Cristiana Stoppa. La celebrazione è stata presieduta da Sua Ecc. mons. Giuseppe Giudice, con la partecipazione del ministro provinciale dei frati, padre Emanuele Bochicchio, l’assistente federale, padre Ciro Stanzione, il seminario diocesano, quindici sacerdoti, familiari, amici e fedeli provenienti anche dalla Polonia e da Fabriano, Varese, Roma e Capaccio. Tanti chilometri per incontrare due sorelle povere? No! Per incontrare Cristo vivo e glorificare Dio: la professione solenne è un evento che riguarda tutta la madre Chiesa e l’umanità. Un evento di gioia che ha tracciato un solco profondo non solo nella vita delle due neo-professe ma in tutti i partecipanti, anche grazie alle parole dell’omelia

del vescovo: «Nel cenacolo eucaristico viene Gesù e sta in mezzo a noi. È una certezza di fede che è fondata sulla Parola: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono in mezzo a loro”. È l’esperienza di Chiara la domenica delle palme, è l’esperienza di tanti santi che in modo diverso dicono di non poter vivere senza il Signore, perché manca il respiro, manca l’aria, manca la vita». Tutta la celebrazione è stata un entrare sempre più nel mistero di Dio. Particolarmente significativa è stata l’imposizione delle mani del vescovo, per invocare lo Spirito Santo. La liturgia, con i canti ben preparati, ci ha aiutato a vivere con più partecipazione, tanto che un fedele ha detto: «Questi canti elevano l’animo». La professione religiosa è un dono davvero grande che Dio fa ad una persona e a tutta la Chiesa. A Laude de Cristo. Amen Le sorelle Clarisse

olenne, profonda e gioiosa è stata la celebrazione del sacramento della confermazione alla fede e alla testimonianza di vita cristiana dei giovani della comunità parrocchiale dell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis, di Sant’Egidio del Monte Albino. Al termine di un accurato percorso di catechesi, iniziato ad ottobre dello scorso anno, hanno ricevuto la cresima diciassette ragazzi. Alba Albanese, guida dei cresimandi da diciotto anni, ha presentato i giovani al vescovo definendoli: «speciali e coraggiosi, perché in un mondo che si muove in altre direzioni essi hanno scelto di fare un cammino di fede». I canti della corale Millennium, gli sguardi raggianti dei padrini e delle madrine, la commozione dei fedeli hanno suscitato un’intensa atmosfera di grazia del Signore e di rinnovamento spirituale. Al termine della cerimonia, per festeggiare il primo anniversario della consacrazione episcopale di mons. Giudice, è stata recitata la poesia Domani, scritta dal nostro vescovo e tratta dal suo libro Frammenti di Luce, con l’augurio dell’intera parrocchia affinché rimanga sempre forte in lui l’impegno pastorale. Maria Ermelinda Di Lieto

Il saluto della catechista Alba Albanese al vescovo Giuseppe

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Una delle prime processioni della Madonna delle lacrime

SS. Annunziata Angri

La Madonnina delle lacrime Intenso programma per ripercorrere l’evento miracoloso del 1954

pellegrinaggi di popolazioni limitrofi e di curiosi. Don Marco Limodio ha messo a punto un programma di quattro giornate (11-12-13-20 maggio) per ricordare quel miracoloso evento, non troppo lontano nel tempo, che si è concluso con una fiaccolata e una rassegna di canti e poesie dedicate a Maria. Nello stesso giorno di cinquantotto anni fa è stato possibile ripercorrere l’evento che sembrava dimenticato: a partire dalla recita del S. Rosario, proseguendo con la venerazione del quadro alle ore 17:00, momento in cui i bambini hanno portato un fiore e un pensiero alla Madre Celeste, con la S. Messa e la benedizione di tutte le mamme a conclusione. Un’occasione per mitigare lo scetticismo dilagante di questi tempi di crisi, anche religiosa, in cui sono sempre più i giovani ad allontanarsi da una fede che credono troppo lontana, cercando risposte scientifiche a tutto ciò che richiede solo e soltanto fiducia. Le lacrime di Maria e le testimonianze di chi c’era non possono far altro che avvalorare la tesi secondo cui la religione non ha bisogno di spiegazioni, ma solo di totale abbandono. Donatella Salvati

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è chi ha bisogno di segni celesti per credere, e chi è troppo scettico da non credere nemmeno in questi. La Vergine ha fatto sentire la sua mistica presenza anche ad Angri. Era il 12 maggio 1954 quando la giovane Angelina Campolo, intenta a pulire il quadretto della Madonnina delle lacrime di Siracusa, si accorge che delle lacrime vere rigavano il volto di Maria. Stupore per la famiglia, che ha adibito un altare in una stanza per poter pregare la Madonna e accogliere tutti nella sua “casetta”. Da quel giorno Angri diventa meta di

Uno degli stand della sagra della patata

Regina Pacis Angri

Festa di Sant’Isidoro: lavoro dell’uomo e amore per la terra Due giornate di festeggiamenti per celebrare il patrono degli agricoltori

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n occasione dei festeggiamenti per Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori e custode delle messi, l’associazione Nomos – realtà no-profit, formata da alcuni fedeli della parrocchia Regina Pacis – con l’aiuto dei gruppi parrocchiali, ha organizzato per il quarto anno consecutivo la Sagra della patata. Un evento gastronomico che vede questo frutto della terra come il protagonista di due intere giornate. Sabato 26 e domenica 27 maggio, via Santa Maria ha ospitato gli stand dedicati alla sagra, con menù genuini e gustosi pronti a soddisfare i palati di tutti gli affamati visitatori. Non solo gateau, gnocchi e zeppole. Infatti, la seconda giornata della manifestazione è stata organizzata per divertire i cultori del mondo agrario e tutti i curiosi: a partire dalle ore 8,00 la sfilata dei trattori e il mercatino “dal produttore al consumatore”, a seguire la premiazione per “il tubero più grande” e, a conclusione, musica popolare, come accompagnamento ai deliziosi piatti preparati dai gruppi parrocchiali. Un evento che fa riscoprire l’amore per la genuinità e la grandezza del lavoro dell’uomo e della terra, i cui frutti sono nutrimento per l’umanità e rendimento di grazie a Dio. Donatella Salvati


Sant’Alfredo Sarno Un gruppo di ragazze che si prepara a ricevere la cresima ha potuto “scalare” il Monte Saro e godere di un panorama affascinante

Santa Maria delle Grazie Lavorate di Sarno

La Settimana santa Celebrazione della Via Crucis per la comunità di Lavorate

I protagonisti della Via Crucis

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riti della Settimana Santa vedono nella “via della croce”, emblema di sofferenza, il culmine più alto della crudeltà umana. La Via Crucis si propone di scuotere le coscienza e di penetrare con prepotenza nell’animo di ogni uomo per fargli scrollare di dosso il torpore abituale che non permette di alzare gli occhi al cielo e rivolgersi

all’infinito. La comunità di Lavorate ha svolto e vissuto i riti della Settimana Santa con trasporto, partecipazione ed impegno. In una parola, con fede sincera. Il venerdì santo, giorno della via dolorosa, alle ore 20.00, la Chiesa S. Maria delle Grazie si è riempita pian piano di fedeli che, in composta commozione,

hanno elevato al cielo una preghiera. Nel frattempo i figuranti, soldati romani, centurioni, pie donne e ovviamente i protagonisti, Gesù e Maria, in abiti caratteristici dell’epoca, si sono preparati per interpretare le tredici stazioni e far vivere ai presenti i momenti salienti della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo. I giovani di AC e dell’oratorio sono stati attori bravissimi e lo staff del parroco si è speso con tanto impegno, non lasciando nulla al caso. Le prime due stazioni sono state rappresentate in parrocchia poi, per le vie del paese, si è snodata una processione di una folla orante che, con in mano la candela accesa, ad ogni stazione si è fermata per ripetere insieme al parroco, don Vincenzo Califano, le toccanti preghiere. Breve ma intenso il percorso fatto, culminato sul sagrato con la crocifissione e la deposizione del Figlio di Dio. A dare ulteriore significato alla Via Crucis le parole di don Vincenzo, che ha invitato i convenuti a partecipare alle celebrazioni del Triduo pasquale e ha incitato a vivere la Pasqua come vera rinascita spirituale per dare una svolta radicale alla propria vita. Raffaele Crescenzo


Santuario Maria SS. di Materdomini Materdomini di Nocera Superiore

È salito al cielo padre Pacifico Bimonte Ultimo saluto per il frate docente e guida spirituale della comunità del Santuario

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l 14 maggio si è spento, nel convento francescano di Materdomini di Nocera Superiore, padre Pacifico Bimonte, frate minore e figura di rilievo come uomo, religioso e sacerdote. Autorevole punto di riferimento nella provincia e nativo di Castelvetere sul Calore (AV) aveva iniziato la sua formazione presso il Seminario di Nusco, per poi inseguire la vocazione francescana nelle case dei frati minori a Baronissi, Serino, Castellamare e Nocera. Per oltre un ventennio ha insegnato

teologia morale ai giovani frati studenti a Cava e a Nocera. Professore stimato, aveva acquisito particolare e profonda competenza nella trattazione delle questioni che riguardano la coscienza morale e cristiana. Dal 1986 ha vissuto a Materdomini di Nocera Superiore, dove nel luglio del 1992 è stato nominato guardiano, confermato poi nel 1995 e nel 1998. Dal 1998 è stato responsabile del periodico L’Eco di Materdomini, voce viva del popolo dei devoti.

È rimasto a Materdomini per il resto della sua vita terrena, nella discrezione, circondato dalla stima, dall’affetto della comunità del Santuario. La salma è stata benedetta dal nostro vescovo Giuseppe e dal vescovo emerito mons. Gioacchino Illiano. I francescani secolari (OFS) e la Gifra di Materdomini, che sono stati guidati dalla sua direzione spirituale, lo ricorderanno per sempre ed elevano preghiere per la sua anima eletta. Achille Benigno

Il gruppo di sposi a Sant’Agata sui Due Golfi

San Giacomo Maggiore Apostolo San Valentino Torio

Percorso d’amore sulla costiera sorrentina Il gruppo degli sposi è stato ospite delle Suore benedettine a Sant’Agata sui Due Golfi

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na bella giornata trascorsa insieme all’insegna dell’amore verso il prossimo e soprattutto verso il Signore. Lo scorso 25 aprile un bel gruppetto di coppie guidato dal parroco, don Alessandro Cirillo, e dagli sposi, Celeste Miranda e Nino Carbone sono stati ospiti delle Suore benedettine di San Paolo a Sant’Agata sui Due Golfi, nel Convento del Deserto, in uno dei luoghi più suggestivi della costiera sorrentina, per continuare un cammino “d’amore” iniziato ad ottobre e che terminerà a giugno. Il progetto nasce dal desiderio di Nino e Celeste, da sempre attivi nella comunità par-

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rocchiale di San Valentino Torio, di coinvolgere le coppie di sposi per conoscere prima e portare poi la parola del Signore fuori dalla solita cerchia di persone vicine alla parrocchia. In tanti dubitavano sulla riuscita dell’iniziativa per la difficoltà di coinvolgere nuove coppie di sposi e per l’incostanza spesso registrata in passato. Ha affermato don Alessandro: «È vero, avevo qualche dubbio, ma alla fine la capacità di attirare “amore” di Nino e Celeste ha vinto. Questa giornata ne è la dimostrazione. Un vero ritiro spirituale che ci ha permesso di isolarci dalla routine quotidiana, colmando i nostri cuori ari-

di con l’ascolto della Parola». Tanti i temi trattati durante gli incontri: dalla famiglia ai dubbi su come vivere i conflitti all’interno della stessa, dall’amore per i figli al rispetto per i genitori. Tutto in relazione al lavoro e alla fede. Ritagliare un’ora alla domenica per la Santa Messa è il minimo da dedicare al Signore, ma poi se non c’è amore all’interno della famiglia e del contesto lavorativo tutto è fine a se stesso. Bisognerebbe trovare il giusto connubio fra tutto questo: il nostro percorso insieme ha provato a farlo. Ad maiora. Sergio Velardo


San Prisco Nocera Inferiore

Statua di San Prisco

I primi 10 anni della Corale polifonica priscana

Alla riscoperta del santo patrono

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Festeggiamenti religiosi e civili per San Prisco Un rinnovato impegno è stato profuso quest’anno per la realizzazione dei solenni festeggiamenti in onore di San Prisco, con l’obiettivo di risvegliare la devozione del santo in tutta la città di Nocera Inferiore. La commissione per tutti i festeggiamenti della parrocchia S. Prisco, con la guida del parrocco don Domenico Cinque, ha lavorato instancabilmente per molti mesi, organizzando nei minimi particolari un ricco programma religioso e civile che da rionale aspirava a diventare cittadino. “San Prisco, patrono di tutta la città” è stato lo slogan utilizzato per sollecitare i cittadini all’acquisto dei biglietti della II lotteria, unica modalità per la raccolta fondi, indispensabile per la realizzazione dei festeggiamenti. Segno di comunione tra i fedeli è stata la peregrinatio delle parrocchie che si attua ormai da alcuni anni: essa fa sì

che tutti sentano la centralità della Cattedrale, cuore della città, riscoprendo l’importanza del santo a cui dobbiamo la cristianità dell’Agro. Alla consueta processione solenne, arricchita quest’anno da alcune novità, come la presenza di sbandieratori e di giochi pirotecnici, si sono affiancate quattro serate di musica. Le prime tre si sono svolte in piazza Vescovado e hanno visto protagonisti la Gran Filarmonica Mottola di Taranto, l’Orchestra Paolino Show, il comico Rosario Toscano e Francesco Merola. L’ultima serata, per la prima volta, ha avuto luogo in piazza degli Eventi, coinvolgendo il centro della città, con il concerto di Gigi Finizio, che si è esibito in una piazza gremita di fan giunti anche dai paesi limitrofi. I festeggiamenti hanno rappresentato un momento di grazia, di devozione, di fede ma anche di sano divertimento. Marilena De Angelis

hi canta prega due volte”: esortazione agostiniana accolta pienamente dalla corale polifonica priscana, nata nel 2002 per desiderio di mons. Illiano e del parroco don Domenico Cinque, che è guidata e diretta dalla maestra Pompilia Balzano e dal maestro Pierpaolo Galante. Trentacinque cantori hanno svolto nel corso degli anni una serie di concerti presso associazioni, fondazioni ed enti pubblici del territorio locale e non. Non solo ricorrenze speciali per gustare le esibizioni del gruppo canoro, infatti, la corale è ordinariamente presente per il Concerto dell’Epifania, della Passione di Cristo, e quello mariano dell’ultima domenica di maggio. La corale polifonica è sempre disponibile ad accogliere nuovi elementi, per tutti gli appassionati di canto ogni mercoledì alle 20,30 in Cattedrale si tengono le audizioni per entrar a far parte del gruppo. Mariarosaria Petti

San Teodoro Martire – Sarno

Petali di maggio Insieme a Maria fino al cuore della fede

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e rose ed i rosari idealmente uniti da un mese: maggio. Come si staccano i petali per giungere al bocciolo, al cuore giovane del fiore, così si sfilano i grani delle coroncine per giungere al cuore della fede: Cristo. Guida e compagna in questo viale fiorito di preghiera è Maria, donna della primavera. Ma a maggio, si sa, il sole può cedere sempre il posto a qualche nuvola violenta ed improvvisa, allora insieme a

Maria possiamo imparare a ripararci dalla pioggia della tiepidezza spirituale attraverso l’ascolto, la preghiera e l’azione. Ed allora, durante questo mese, abbiamo riscoperto la preghiera mariana per eccellenza: il rosario recitato, ogni giovedì e venerdì, in diverse famiglie della nostra parrocchia. Inoltre, poiché le buone tradizioni ancora vive vanno sostenute, il 12 mag-

gio siamo stati insieme alla parrocchia di S. Alfonso in pellegrinaggio a piedi a Pompei e il 21 maggio a Montevergine. Terzo aspetto della figura di Maria, dopo la preghiera e la missione, è la maternità. Durante la festa della mamma, il 13 maggio, abbiamo pregato per tutte le mamme, affidandole proprio a lei, la Mamma celeste, modello e custode di tutti noi. Mariangela Giudice Insieme - Gennaio 2012

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Il vescovo Giuseppe insieme agli operatori sanitari e ai bambini del “Martiri del Villa Malta”

Martiri del Villa Malta Sarno

Il vescovo Giuseppe incontra i bambini del “Martiri del Villa Malta” In occasione della commemorazione di Santa Gianna Beretta Molla, il vescovo visita l’ospedale di Sarno

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orretto dalle braccia di un vescovo. Il ricordo di una visita speciale scolpito in una fotografia: i bambini della divisione di pediatria dell’Ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno hanno incontrato mons. Giuseppe Giudice, lo scorso 28 aprile. In occasione della commemorazione di Santa Gianna Beretta Molla, sposa, madre e medico, il

vescovo Giuseppe ha presieduto la solenne Eucarestia presso la cappellania ospedaliera, al fianco del cappellano fra Maurizio Albano. Il nostro Pastore ha poi benedetto i bambini ricoverati. Occasione feconda per dialogare anche con gli operatori sanitari e tutti i volontari della struttura ospedaliera. Oltre agli infermieri e al personale sa-

nitario, era presente anche il primario del reparto di pediatria, il dottor Carlo Montinaro, presidente dell’associazione medica Marco Levi Bianchini, successivamente denominata “Scuola Medica San Giovanni in Parco”, realtà impegnata nella tutela delle fasce più deboli della società. Mariarosaria Petti

www.insiemeaisacerdoti.it

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Ogni giorno 38.000 sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento Clero e vengono distribuite tra tutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti.

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CH I E SA

C AT TO LI C A

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C . E . I .

Co nf e r e nz a

Ep i s c o p al e

I t a li a n a


IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Don Raffaele Corrado (S. Alfonso, Sarno), che il 17 giugno compie 37 anni e don Vincenzo Ruggiero (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inferiore) che festeggia 71 anni il 21 giuno.

Don Domenico Cinque (S. Prisco, Nocera Inferiore) e don Gaetano Ferraioli (S. Maria delle Grazie in Casatori, San Valentino Torio) che festeggiano entrambi, il 19 giugno, 19 anni di sacerdozio; don Roberto Tortora (ordinariato militare) per i 20 anni di sacerdozio del 20 giugno; mons. Mario Don Domenico Cinque Vassalluzzo (S. Michele Arcangelo, Nocera Superiore) e mons. Domenico La Guardia (canonico in Cattedrale), che celebrano il 25 e il 26 giugno 57 e 63 anni di sacerdozio. Festeggiano 43, 44 e 45 anni di ordinazione sacerdotale il 28 giugno rispettivamente p. Silvano Controne (Provinciale Don Gaetano Ferraioli della Congregazione delle Sacre Stimmate di nostro Signore Gesù Cristo), don Natale Gentile (Maria SS. Addolorata in S. Potito, Roccapiemonte) e don Mario Ceneri (canonico in Cattedrale). Il 29 giugno don Flaviano Calenda (SS. Corpo di Cristo, Pagani) festeggia 38 anni di sacerdozio, mons. Ernesto Giove (canonico Don Flaviano Calenda cantore) 65 anni e mons. Giuseppe Lanzetta, 61 anni. Il vostro ministero sia lievito buono capace di fermentare la nostra Chiesa diocesana.

Don Raffaele Corrado

Auguri di buon onomastico a: Don Antonio Adinolfi (S. Maria Maggiore, Nocera Superiore), padre Antonio Cuomo (S. Giovanni Battista in Cicalesi, Nocera Inferiore), don Antonio Guarracino (Gesù Risorto, Pagani), don Antonio Mancuso (Maria SS. delle Tre Corone, Sarno), don Antonio Palumbo (cappellano cimitero di Angri) il 13 giugno; don Romualdo Calcìde (Regina Pacis, Angri), il 19 giugno; don Luigi La Mura (S. Maria di Costantinopoli, Angri), il 21 giugno; don Giovanni Orlando (canonico della Cattedrale), don Giovanni Padovano (cappellano cimitero di Pagani) il 24 giugno; mons. Pietro Milite (officiale del Tribunale Apostolico della Rota Romana) il 29 giugno. Come sono diventati santi i cristiani di cui portano il nome, così la vostra vita sia un continuo invito alla santità. Don Luigi La Mura

Un duplice augurio:

Il nostro cordoglio:

Per l’onomastico e il compleanno di mons. Antonio Calabrese (S. Bartolomeo Apostolo, Corbara) il 13 e 28 giugno, don Luigi Lamberti (Eremo S. Erasmo, Corbara) il 21 e 24 giugno, don Giovanni Iaquinandi (S. Biagio vescovo e martire, San Marzano sul Sarno) il 24 e 28 giugno, don Pietro Califano (canonico della Cattedrale) il 29 e 25 giugno, don Piercatello Liccardo (M. Immacolata, Nocera Inferiore) il 29 e 30 giugno. Ancora auguri per il compleanno e l’onomastico di don Luigi Loreto (diacono permanente) il 21 giugno e don Gianfranco Marotta (Madonna delle Grazie, Angri) il 23 e 24 giugno. Il Signore doni a ciascuno la grazia per continuare a servirLo con gioia!

È scomparsa prematuramente la signorina Giovanna Califano, sorella del collega e amico Pierino Califano. Partecipiamo al dolore che ha colpito la famiglia e assicuriamo la vicinanza nella preghiera.

Don Piercatello Liccardo

Don Pietro Califano

Preghiamo anche per il giornalista Raffaele Mezza, salito alla casa del Padre per ricevere la ricompensa eterna. Eleviamo preghiere di suffragio per il primo laico laureatosi in Teologia presso la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale.

Raffaele Mezza insieme al cardinale Sepe

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IN PARROCCHIA a cura della comunità parrocchiale Santa Maria di Bagni

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

Ricomincio da… quattro

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uattro passi insieme per camminare…” È il titolo degli orientamenti pastorali che in questo anno liturgico Mons. Giuseppe Giudice ha fatto recapitare a tutte le parrocchie della nostra diocesi. Ma è anche il tema al centro dell’incontro pastorale, svoltosi il 2 Maggio, con la comunità parrocchiale di Santa Maria dei Bagni di Scafati, guidata dal parroco fra Michele Floriano. Oltre seicento fedeli si sono ritrovati nel Santuario mariano per ascoltare le indicazioni del Vescovo. La riflessione è stata improntata sul ruolo della parrocchia nel percorso di crescita cristiana, con l’obiettivo di educare alla vita buona del Vangelo. Ricominciando appunto dalle comunità parrocchiali, i primi luoghi educativi. Ricominciare è, infatti, il verbo scelto dal Vescovo: ricominciare a camminare insieme, contagiandosi l’uno con l’altro, con la forza e il ritmo del camminare e l’aiuto anche a chi si è fermato lungo la strada.

I quatto passi per ricominciare E quattro sono i passi che deve compiere la Chiesa per rinnovarsi. Una Chiesa leggera, quella dei piccoli passi, fatta di volti e persone e non solo di eventi. Una Chiesa leggera, non farraginosa, capace di riscoprire il cuore dell’annuncio: il Vangelo. Ma anche una Chiesa riconciliata, la cui pastorale abbia «il passo degli ultimi, dei piccoli, che consenta a tutti di diventare adulti nella fede. Una

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pastorale improntata sul tutto e subito, ma capace di far riscoprire lo stupore del tempo, come quello dell’attesa di una vita nuova». E non solo. Mons. Giudice ha poi evidenziato la necessità di costruire una Chiesa a cerchi concentrici, «che sia improntata sulla solidarietà, in cui ogni persona esprima il proprio carisma per lavorare per il bene comune. Non tutti devono fare tutto, ma ognuno con umiltà riconosce il dono ricevuto da Dio e lo mette al servizio della comunità». Infine, una Chiesa giovane ed amica, «improntata su una pastorale del prestito e della restituzione - ha aggiunto Mons. Giudice - quello che abbiamo ci è stato prestato dal Signore, affidato e dato in uso, con l’impegno di restituirlo». Un percorso fondamentale per la parrocchia che le consentirà di realizzarsi in maniera autentica come comunità cristiana. Ma è anche la vera linfa per restituire vigore all’intero nostro Agro nocerino-sarnese, chiamato “a riprendersi l’anima”, come Mons. Giudice ha ricordato anche al Sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, al Presidente del Banco di Credito Cooperativo, Massimo Cavallaro e agli altri amministratori locali che hanno preso parte del momento di riflessione. Un invito rivolto in maniera decisa alla Città dell’Agro, dai confini non geograficamente definiti, ma che comprende un territorio accomunato da un’unica speranza: un forte rilancio che conduca alla riscoperta del bene comune. Giuseppe Vitiello

Il vescovo Giuseppe, insieme a fra Michele Floriano, al sindaco Pasquale Alberti e ad altri operatori parrocchiali

Visita pastorale di sua Eccellenza Giuseppe Giudice nella comunità parrocchiale di Santa Maria dei Bagni di Scafati. Seicento fedeli hanno ascoltato le parole del Pastore

La Chiesa gremita di persone


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

La Madonna del Carmelo in processione

Pagani, tra devozione e divertimento La pietà popolare, purificata e valorizzata, può far crescere la fede

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i dice che al Sud non si fa altro che festeggiare. Certo, qualcuno potrebbe offendersi, ma non si può certo negare che tra festività religiose o pagane, cittadine o regionali, folkloristiche o solenni, ce n’è per tutti i gusti. E Pagani non delude certo le aspettative: dalla festività della Madonna delle Grazie a quella della Madonna delle Galline, dalla solennità della Madonna del Carmelo a quella di S. Alfonso, santo patrono del paese. La festività liturgica della Madonna delle Grazie ricorre il 31 maggio, anniversario della commemorazione della visita di Maria ad Elisabetta e giorno conclusivo del mese di maggio. Prima festività in ordine cronologico tra quelle citate è, poi, la Madonna del Carmelo, detta anche delle Galline, che da tradizione è festeggiata una settimana dopo Pasqua. Solennità particolare, in cui sacro e profano si fondono in maniera piuttosto significativa. Processione, tammuriate, toselli, celebrazioni religiose, canti e balli dedicati alla Madonna e non, durante la festività della Madonna delle Galline diventa difficile comprendere dove finisca il sacro e cominci il profano. La festa dura tre giorni: ha inizio il venerdì con la tradizionale e affascinante apertura della porta del santuario dedicato alla Madonna, prosegue la domenica con la Vergine in processione per quasi tutte le strade di Pagani e si conclude in serata con la statua che ritorna in chiesa. Protagoniste indiscusse sono le galline, donate dai cittadini durante la processione e i colombi che non lasciano mai la statua della Madonna. Ciò che attira, però, la curiosità anche dei turisti è la festa della sera, quella in cui il folklore regna indiscusso e quasi ci si dimentica che la solennità nasce come religiosa. La festa, così

strutturata, è senza dubbio anche fonte di guadagno, ma c’è da chiedersi se sia giusto che una festività che alcuni paganesi aspettano con tanta devozione si tramuti, di notte, in una festa più pagana che religiosa.

Riscoprire la fede nella devozione Altra festa molto importante è, poi, S. Alfonso, patrono della città, il cui anniversario ricorre il 1 agosto. Negli scorsi anni la città veniva addobbata a festa con luci, bancarelle e giostre. L’anno scorso, a causa dei vari problemi politici che Pagani tutt’ora sta attraversando, la festa è stata molto più limitata rispetto al passato. Altra festività che ricorre nel periodo estivo, precisamente il 16 luglio, è la Madonna del Carmelo. In quel giorno varie celebrazioni eucaristiche si susseguono; la festa continua, poi, il sabato con la Madonna in processione e prosegue la domenica e il lunedì con una sagra alla cui organizzazione partecipa attivamente tutta la comunità parrocchiale. Insomma, Pagani non è certo una cittadina ridente e felice, ma i cittadini e le varie parrocchie si dedicano con cura all’organizzazione di festività che rendono onore alla devozione e che allo stesso tempo soddisfano il loro spirito allegro. Certo, talvolta la voglia di divertirsi supera la stessa fede, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio e basta osservare la Madonna in processione, vedere con che sguardo carico di commozione i fedeli la osservano, per comprendere che non è solo la voglia di divertirsi a spingerli a far festa, ma anche tanto amore e devozione. Martina Nacchio

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

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FESTA DI PREGHIERA, FESTA SENZA FINE!

esi di preparativi per una festa che, seppur bella, si consuma in cinque giorni e che va via presto, lasciando in tutti una sottile malinconia. Ciò però non è del tutto vero, la festa infatti continua nei cuori di chi ha saputo viverla pienamente, cercando nell’esempio di San Pasquale e della Vergine Maria la direzione per la strada della gioia vera. La strada privilegiata per compiere questo cammino è la liturgia che ci schiude i tesori dell’Eucarestia e della Parola di vita eterna. E davvero tanti sono stati i fedeli che quest’anno hanno affollato le liturgie, a partire dai giorni della Novena, predicata dal nostro parroco don Roberto Farruggio insieme al quale abbiamo fatto un cammino alla riscoperta delle virtù cristiane, le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) e quelle teologali (fede, speranza e carità). Mercoledì 16 maggio, alle 22.30, si è rinnovato l’appuntamento con la liturgia del Transito di San Pasquale, presieduta dal Rev.mo p. Leonardo Izzo, Ministro Provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Napoletana. Dopo una breve processione con le reliquie del Santo, conservate nella nostra parrocchia, siamo giunti in Chiesa per ascoltare brani tratti dalla vita e dai fioretti di San Pasquale Baylon, per meditare attraverso l’aiuto di Salmi e canti, fino alla mezzanotte,

Tante le occasioni di preghiera per la festa di San Pasquale Baylon e Maria SS. di Costantinopoli quando l’assemblea in festa ha cantato l’Alleluia acclamando al Vangelo delle Beatitudini (Mt 5, 1-12), salutando così la nascita al cielo del nostro amato San Pasquale. Il giorno 17, festa di san Pasquale Baylon, una grande folla di pellegrini provenienti da tutti i paesi limitrofi ha gremito le celebrazioni eucaristiche. Alle 19.00, poi, la Messa Solenne presieduta dal nostro Vescovo Emerito Sua Ecc.za Mons. Gioacchino Illiano, che ci ha voluto onorare ancora della sua presenza e del suo prezioso insegnamento. Venerdì 18 la Celebrazione Eucaristica si è colorata ed arricchita di lingue e volti diversi provenienti da vari Paesi del mondo! Hanno, infatti, partecipato gli artisti Madonnari che hanno ricevuto la benedizione prima di cominciare a dipingere le loro opere sull’asfalto. Sabato 19 il tappeto di quadri realizzato dagli artisti del gessetto è stato benedetto ed inaugurato alla presenza anche di numerose autorità civili e militari. Domenica 20 maggio abbiamo ripercorso il cammino del popolo di Dio con la Processione delle statue di San Pasquale e della Madonna di Costanti-

Uno dei numerosi momenti di preghiera che hanno accompagnato la festa parrocchiale

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Via Vincenzo Russo, trasformata in una galleria d’arte nopoli che sono stati accolti per le vie da una folla in festa che ha gareggiato nell’abbellire i propri rioni e quartieri per onorare il passaggio dei Santi. L’ultimo tratto della processione, il tradizionale Passaggio Solenne sul tappeto di quadri realizzato dai madonnari, è stato presieduto dal nostro Vescovo, Sua Ecc.za Mons. Giuseppe Giudice che ha condiviso con la nostra comunità questo momento di festa e di preghiera. Lunedì 21 la conclusione dei festeggiamenti non poteva che passare attraverso la lode e il ringraziamento a Nostro Signore, per questo ancora una volta, stretti intorno al SS. Sacramento, abbiamo innalzato il canto del Te Deum. In quel momento abbiamo realizzato che i festeggiamenti erano finiti, ma la festa no… quella continua nel nostro cuore nell’intima unione con Gesù, Sua Madre e il nostro amato San Pasquale! Fabio Senatore


Alcuni dei dipinti creati dagli artisti del gessetto, provenienti da tutto il mondo, valutati da tre diverse giurie

I fiori che nascono dall’asfalto

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uardando al passato, ci accorgiamo che tante idee si sono trasformate in realtà grazie al sacrificio di tutta la comunità per garantire una delle più belle vetrine di ribalta internazionale dell’Agro. In un periodo in cui non tutto è rose e fiori, la festa è diventata anche una gara di solidarietà. Infatti, come ogni anno, i madonnari, provenienti da ogni parte del mondo, sono stati ospitati dalle famiglie nocerine. La galleria d’arte per eccellenza si crea in via Vincenzo Russo, cinquecento metri di strada illuminati a giorno, che diventa una bottega d’arte sotto il cielo in onore di Maria SS. di Costantinopoli e di San Pasquale Baylon. Tre giurie hanno decretato i vincitori. Per la Giuria degli esperti il 1° Classificato è il dipinto n° 17, Alegoria de la resurreccion realizzato da Hiram Armando Villasenor Garcia di Guadalavara in Messico e nella sezione Scuole il dipinto n° 80 Sulla via per il Paradiso c’è sempre più gente… ma quella strada non si percorre mai in solitudine realizzato dai ragazzi della III A della Scuola Media “Fresa – Pascoli” di Nocera Superiore accompagnati dall’insegnante Maria Balsamo; per la Giuria popolare il dipinto n° 8 Luce Divina realizzato da Mino Di Summa di Francavilla Fontana (BR) e il n° 5 La Resurrezione del figlio dell’uomo attraverso i figli dell’uomo di Luigi Bevilacqua di Nocera Superiore per i dipinti grandi. La Giuria online ha votato il dipinto n° 24 Io sono con voi realizzato dal gruppo capitanato da Guerino Avallone di Nocera Superiore. Carlo Attanasio

Il Concorso Internazionale dei Madonnari quest’anno ha spento la 14° candelina sul tema de La Risurrezione

Fissa lo sguardo su Gesù!

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omunicare il Vangelo è trasmettere la vita, perché dall’incontro con Cristo veniamo trasformati in creature nuove, in cammino verso la beatitudine. Ecco perché l’evangelizzazione non è un impegno riservato solo ad alcuni, ma è ciò che è proprio di tutta la Chiesa. L’Iniziazione Cristiana, pertanto, non è un settore della pastorale ma è il modello ispiratore di ogni percorso for-

mativo e cammino di fede. Tra i tanti Battesimi ai neonati, quest’anno abbiamo avuto la gioia di celebrare, nella Veglia Pasquale, il Battesimo di una ragazza adolescente e il Rito di accoglienza di una nuova Catecumena adulta che si sta preparando a ricevere il Battesimo. E il 13 aprile, Giovedì in Albis, altri 40 giovani hanno ricevuto la Cresima, dal nostro Vescovo, Mons. Giuseppe Giu-

dice, e tra giugno e settembre circa 70 fanciulli riceveranno la Prima Comunione. È la gioia di appartenere alla grande famiglia di Dio! Vogliamo continuare ad annunciare che abbiamo una grande cosa da dire a tutti: “Fissa lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della vita” (cfr. Eb 12,2). Diciamolo con le parole e con la vita personale e comunitaria ogni giorno. Don Roberto Farruggio

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

Un momento della processione

Una Chiesa in comunione Cinque parrocchie della forania di Sarno hanno vissuto insieme la processione di Gesù morto e dell’Addolorata il Venerdì Santo

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er i cristiani cattolici il Venerdì Santo è il giorno commemorativo della morte di Gesù Cristo, momento in cui si è invitati all’astinenza della carne mentre i più adulti sono chiamati anche al digiuno, che consiste nel consumare un solo pasto durante la giornata. Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati degli uomini che Gesù è venuto ad espiare, in quella giornata non si celebra l’Eucarestia e non si suonano le campane in segno di lutto. Molte parrocchie sono solite portare in processione, dopo il rito della Adorazione della Croce, la statua di Gesù Morto e dell’Addolorata. Maria, a cui Simeone aveva preannunciato: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”, incontrerà il Figlio lungo la via del Calvario ed è sempre Lei che ai piedi della croce accoglie Gesù tra le sue braccia prima della sepoltura.

Quest’anno le parrocchie Maria SS. delle Tre Corone, San Sebastiano, Sant’Alfonso, San Francesco e San Teodoro hanno scelto di vivere insieme, come comunità della stessa forania, questo intenso momento di preghiera. La risposta e la partecipazione dei fedeli non si è fatta attendere, numerosissimi sono stati coloro che hanno preso parte alla processione che è partita dalla parrocchia Maria SS

delle Tre Corone e si è conclusa in quella di San Teodoro Martire.

La riscoperta della corresponsabilità Lungo il percorso sono stati meditati brani biblici tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento mentre si intonavano i canti tipici della Quaresima e quelli tradizionali dei Paputi. È stato bello vedere i parroci insieme durante il cammino. Attraverso questo gesto abbiamo riscoperto la bellezza di essere Chiesa foraniale, realtà che condivide i medesimi problemi, avverte le stesse esigenze e sente la stessa fame di quell’Unico Dio che ha salvato il mondo. Questo momento ci ha fatto comprendere la necessità di passare dall’appartenenza anagrafica alla Chiesa, intesa come comunità di battezzati, alla percezione della personale corresponsabilità, non solo all’interno della comunità di appartenenza, ma anche al di fuori di queste realtà. Come ricorda San Paolo, nella I Lettera ai Corinzi, le membra sono tante ma il corpo è uno, e tutte lavorano per la stessa finalità: siamo tutti in cammino per incontrare quel Dio che per amore ha donato se stesso. Guido Caringi Donatella Ferrara


a cura della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova Poggiomarino Coordinatore di redazione Mariano Rotondo Una giovane donna esegue l’ecografia alla tiroide nei locali della parrocchia

Nella sede parrocchiale 100 persone hanno fatto l’ecografia per prevenire uno dei tumori più aggressivi

Santi Sposi, visite gratuite alla tiroide

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el mese di maggio, presso la sede parrocchiale di Poggiomarino, visite gratuite per prevenire il tumore alla tiroide. L’appuntamento di sabato 5 maggio ha attirato un centinaio di potenziali pazienti ai Santi Sposi in via Iervolino, qui dalle 9,00 fino alle 12,30 l’equipe scientifica del professore Giuseppe Palmieri, oncologo e ricercatore dell’istituto per i tumori Pascale di Napoli, ha fugato dubbi e paure di molti utenti. Solo pochi minuti di attesa, dunque, per chi temeva di avere una neoplasia alle ghiandole endocrine e che, in genere, deve aspettare almeno un mese prima di effettuare l’esame in ospedale. Una vera e propria task force, quella compiuta dal medico originario proprio di Poggiomarino insieme a padre Aldo D’Andria. Il progetto Cura il tuo essere per il tuo benessere, dunque, ha riscosso un ottimo successo nella località agro-vesuviana, grazie alla promozione in tutto il territorio

cittadino effettuata dall’associazione “Umana onlus”. Anche a Poggiomarino è stata accolta con enorme entusiasmo l’iniziativa avviata sul territorio campano, e particolarmente del napoletano, dedicata alla prevenzione dei tumori, frutto della collaborazione tra l’associazione “House Hospital onlus” di Napoli e l’Istituto di Chimica e Biochimica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Un’idea nata nell’ambito della linea di ricerca “Genetica dei tumori” che prevede, come è stato fatto anche nel caso della parrocchia di Poggiomarino, visite mediche specialistiche di prevenzione oncologica per la diagnosi precoce di lesioni patologiche della tiroide attraverso ecografie gratuite. Il professore Palmieri sottolinea: «La prevenzione per queste forme tumorali è importantissima, riuscire a scoprire subito una neoplasia alla tiroide riduce sensibilmente le percentuali di mortalità». Mariano Rotondo

Rinnovamento di Gesù Risorto, in 100 a Fiuggi

Via alla Tredicina di Sant’Antonio

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aggio un mese importante per il la “Comunità Gesù Risorto del Rinnovamento Carismatico Cattolico” di Poggiomarino, unico gruppo parrocchiale presente nell’intera Diocesi di Nocera-Sarno. Dapprima, infatti, gli aderenti al movimento si sono prodotti in una rappresentazione teatrale nei locali della parrocchia, poi hanno raggiunto Fiuggi per un convegno a cui ha preso parte un centinaio di persone. Soltanto da Poggiomarino, infatti, domenica 6 maggio, sono partiti alla volta della città delle terme in provincia di Frosinone ben due autobus. Un appuntamento a cui nessuno dei fedeli di Poggiomarino ha voluto rinunciare per rinnovare la propria vicinanza al movimento. Adulti e bambini hanno messo Fiuggi sotto assedio per un dibattito che come titolo aveva “Gesù è tornato sulla Terra”. M. R.

on l’inizio di giugno è ormai alle porte la ricorrenza di Sant’Antonio di Padova, festa patronale per Poggiomarino e la sua parrocchia. E con l’avvicinarsi del giorno 13, parte anche l’itinerario che quest’anno ha preso il via già il 29 maggio da via Vittorio Emanuele. Fino al 9 giugno, insomma, continueranno le tappe di avvicinamento alla ricorrenza di Sant’Antonio, giorni in cui oltre alla ricorrenza dei fedeli si attende anche la festività patronale. M. R.

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a cura dell’Unità Sinodale San Sisto II e San Francesco di Paola - Pagani coordinatore di redazione Michele Raiola

I festeggiamenti in onore di San Vito La comunità si prepara a vivere, dal 15 al 17 giugno, una festa che racconta la fede, la cultura e le tradizioni

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l giorno in cui si celebra la memoria liturgica di San Vito apre la tre giorni di “festa parrocchiale” in una contrada di antica storia raccontata nel corso dei secoli da un popolo laborioso e fondato sulla fede. I “cortili” sono stati lo scenario di queste vicende, come bene ha evidenziato il regista Michele Maiorino che ha allestito la commedia “Una bella favola a Barbazzano” di Michele Raiola: «Lo spettacolo avrà come palcoscenico “il cortile”, l’ecosistema che ha accolto la “vita” di cui molti di noi hanno avuto la fortuna di sentir parlare nei racconti, tramandati di generazione in generazione, dei propri nonni». Ci sono tante attrattive in questa festa organizzata dalla comunità di San Sisto: giochi per bambini, teatro dei burattini, giochi

Gli oggetti preparati dal Laboratorio di Attività Manuali che sarà possibile acquistare durante la festa

antichi per i giovanissimi, giocolieri di strada, gastronomia (piatti tipici locali tutti da gustare!), una mostra di oggetti artistici e artigianali preparati con cura paziente dal Laboratorio di Attività Manuali: «Ce l’abbiamo messa tutta – dice Anna Catalano, una delle responsabili del Laboratorio – lavorando indefessamente nella cappelluccia di Montevergine e a casa nostra; speriamo di venire incontro al gradimento dei visitatori». E poi ci sono le “vetrine parrocchiali” dell’Annuncio, della Testimonianza e del Rinnovamento nello Spirito, pronte ad accogliere quanti vorranno avere cognizione delle attività che si svolgono in parrocchia. E, infine, la “Via Gloriae”, che si snoda lungo le 14 stazioni raffiguranti 14 eventi importanti della vita di San Vito.

LA COMMEDIA: “Una bella favola a Barbazzano”

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nche quest’anno, la Compagnia Teatrale parrocchiale di San Sisto II si produrrà in una rappresentazione teatrale dal titolo “Una bella favola a Barbazzano” di Michele Raiola. «Per il secondo anno consecutivo - racconta il regista Michele Maiorino - ho avuto l’onore e l’onere di guidare la compagnia nella preparazione dello spettacolo che avrà come palcoscenico “il cortile”. L’opera, diversamente dallo scorso anno, quando è stato scelto di rappresentare la vita di San Vito, ha i connotati di una favola, che, però, l’autore ha saputo sapientemente calare nel quotidiano, così com’è stato vissuto da coloro che hanno abitato secoli addietro i cortili di questa strada (Barbazzano ndr): pettegolezzi, litigi e innamoramenti sono il pepe, mentre solidarietà, amicizia e carità cristiana sono il sale usato per condire una pietanza che speriamo sarà in grado di soddisfare i palati più raffinati!». La festa parrocchiale in onore del “Giovanissimo Santo” diventa il pretesto, la comunità invece il contesto, dove con umiltà e dedizione la Compagnia Teatrale Parrocchiale di San Sisto II muove i primi passi per provare a librarsi in volo.

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In occasione della festa di San Vito, la Compagnia teatrale parrocchiale porta in scena la commedia scritta da Michele Raiola, con la regia di Michele Maiorino La Compagnia teatrale parrocchiale


IL PROGRAMMA FESTA GRANDE A BARBAZZANO 15, 16 e 17 giugno 2012 Venerdì, 15 giugno 2012, memoria liturgica di San Vito Ore 18;30: Preghiera del Santo Rosario Ore 19;00: Solenne celebrazione eucaristica con la partecipazione di S.E. Mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della Diocesi di Nocera - Sarno Ore 21;00: Appuntamento con la Storia e le Tradizioni. La Compagnia Teatrale Parrocchiale presenta: “Una bella favola a Barbazzano”, regia di Michele Maiorino – Cortile n° 84 Sabato, 16 giugno 2012: La Parrocchia in festa Ore 18;30: Benedizione delle famiglie e dei cani Ore 20;00: Celebrazione eucaristica (in Chiesa) A partire dalle 20;30 nei cortili di Via Barbazzano: Rappresentazione teatrale: “Una bella favola a Barbazzano” Teatro dei burattini – Animazione bambini e giovanissimi La gastronomia: degustazione di piatti tipici locali nei cortili Le vetrine parrocchiali: nei cortili esposizione delle attività parrocchiali Domenica, 17 giugno 2012: La Parrocchia in festa Ore 18;00: LA “Via Gloriae” di San Vito Ore 20;00: Celebrazione eucaristica (in Chiesa) A partire dalle 20;30, nei cortili di Via Barbazzano: Rappresentazione teatrale: “Una bella favola a Barbazzano” Teatro dei burattini – Animazione bambini e giovanissimi La gastronomia: degustazione di piatti tipici locali nei cortili Le vetrine parrocchiali: nei cortili esposizione delle attività parrocchiali

Un maggio speciale Canto gregoriano e “semina verbi” nelle sere di maggio a San Sisto

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n autore siriaco del VII sec. ci ha rinsaldati nella fede che lo Spirito di Dio è intimo al nostro cuore più dell’aria che respiriamo; l’«odi et amo» di Catullo ci ha presentato l’amore di Dio nella sua perfetta consistenza, non soggetto a sentimenti contrastanti come l’amore umano; il famoso poeta indiano, Tagore, ha confessato che solo in Lui ritrova il suo tutto e che solo Lui egli desidera - invitandoci, pertanto, a imitare questo suo desiderio - un giardino paradisiaco,

un intreccio di mani, un abbraccio che nella sua sensualità esprime la tenerezza dell’abbraccio divino… ebbene, tutto questo ed altro ci è stato donato dai “semina verbi” che di sera in sera don Salvatore Fiore ha voluto piantare nei nostri cuori, nei cuori di coloro che ogni sera sono stati presenti al “mese di maggio”, dedicato alla preghiera dei vespri, resi più solenni dal canto gregoriano dell’inno “Ave, maris stella, Dei mater alma atque semper virgo, felix caeli porta…”.

Nella foto don Salvatore Fiore in una delle serate di maggio vissute in parrocchia

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a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

Maria, modello nel cammino La comunità ha vissuto il mese di maggio alla scuola della Madre di Gesù

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uello che dalla pietà popolare è definito il mese mariano per eccellenza, nella nostra comunità, fortemente legata alla Vergine Maria, è stato vissuto con grande partecipazione e profonda riflessione. Avendo a disposizione l’intero mese di maggio, ci siamo soffermati con attenzione sul tema che in questo anno ci sta accompagnando nel cammino comunitario: “filo della fede”, aiutati nella riflessione dal documento “Porta Fidei” di Papa Benedetto XVI, dal messaggio del vescovo Giuseppe in preparazione all’udienza con il Papa, “L’ombra di Pietro”, e dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Guidati per mano da Maria, la sua profonda fede ci ha incoraggiato a compiere un cammino più autentico. Lei è nostra amica di viaggio, questa consapevolezza è per ogni cristiano mezzo privilegiato “per aiutare i credenti in Cristo a rendere più consapevole e a rinvigorire l’adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo… Riscoprire i contenuti della fede, professata, celebrata, vissuta e pregata è riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio” (Porta Fidei 8-9).

La madre che prega Consapevoli che Maria è la madre che prega, certezza offertaci negli Atti degli apostoli “…erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1,14), ci siamo lasciati condurre da lei, con la sicura fiducia che Maria non è solo presente, ma, per lo Spirito Santo che unisce al Figlio i credenti “entrano in comunione nella Chiesa, con la Madre di Gesù” (CCC, 2673).

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La piena di grazia e di gioia, la benedetta da Dio e dagli uomini, attraverso un “filo” invisibile, ma forte e sicuro, ci ha condotti alla contemplazione del mistero: Cristo Amore del Padre, dono per l’umanità, salvezza di chi crede e spera in Lui. Questo intreccio ha rinforzato la consapevolezza che Maria è madre, di Dio e nostra, madre a cui aprire il cuore ferito e angosciato per il domani, madre che ascolta il grido della nostra preghiera, madre che prega per ciascun figlio e per l’umanità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che “Maria è l’Orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al Disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi la Madre di Gesù, diventata la Madre di tutti i viventi. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza” (CCC, 2679). Da queste riflessioni è scaturita la scelta di affidarsi a Lei, la donna forte e ricca di incrollabile fede, per imitarla nella vita, cercando di tenere il suo passo fermo e deciso nella sequela del Signore. Don Gaetano Ferraioli


IN DIOCESI a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

Giovani per una Chiesa Giovane Il cammino di formazione dell’Equipe 84 passa attraverso la Sosta Ecclesiale del 25-26 giugno Carissimi giovani, dopo aver celebrato il tempo pasquale nella grazia di Dio e nella preghiera insieme alle nostre comunità parrocchiali, ci apprestiamo a vivere un momento importante insieme al nostro Vescovo Giuseppe: la sosta ecclesiale per la nostra comunità diocesana il prossimo 25 e 26 giugno con le relazioni di monsignor Marcello Semeraro, Presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi, e don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile. Il tema “designò altri settantadue”(Lc.10,1) ci vede protagonisti per il prossimo anno pastorale, infatti il Vescovo nella Veglia di Pentecoste ha chiamato altri settantadue giovani insieme ai dodici già chiamati il 2 giugno 2011 nell’incontro di preghiera con i giovani della Diocesi in occasione del Suo inizio del ministero episcopale nella nostra Chiesa locale. Insieme, guidati dallo Spirito Santo, dobbiamo realizzare quel discernimento comunitario, che ci permetterà di individuare nuovi itinerari di fede per coinvolgere tutti i giovani dell’Agro Nocerino-Sarnese in questa divina avventura dei discepoli di Cristo per una nuova primavera della fede. La Pastorale Giovanile è consapevole delle difficoltà che oggi si incontrano nel coinvolgimento dei giovani nel cammino di fede, ma è

Il Consiglio Episcopale dei Giovani con don Ciro Galisi e il vescovo Giuseppe

anche certa che l’annuncio della verità del Vangelo, accompagnato dalla testimonianza ecclesiale e dalle opere di carità, diventa la via per incontrare Gesù Cristo, Colui che dona la vita ai giovani in pienezza. Coraggio cari giovani, che già vivete come protagonisti nelle nostre realtà ecclesiali, rispondete con generosità al chiamata di Gesù, per essere voi i protagonisti della nuova evangelizzazione con gli amici che incontrate sul vostro cammino, testimoniando la bellezza di essere suoi amici. Don Ciro Galisi Responsabile diocesano della pastorale giovanile


SPAZIO CONSULENZA di Carolina Rossi

Eventi traumatici per un bambino

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ella vita quotidiana ciascuno di noi può ritrovarsi a sperimentare situazioni fortemente stressanti che risultano poi difficili da superare. Succede così a noi adulti, immaginiamo quanto possa essere difficile per un bambino ritrovare il giusto equilibrio emotivo dopo un evento eccessivamente forte e pericoloso.

LA STORIA Angelica, 8 anni, insieme alla sua mamma e al suo papà sono in macchina e si fermano davanti ad una farmacia. Il papà di Angelica entra per acquistare dei farmaci, mentre lei e la mamma restano in macchina ad aspettare. Nel frattempo entrano dei rapinatori. Loro due, chiuse nella loro macchina vivono momenti di profondo terrore, fintanto che i rapinatori non fuggono e il papà può riabbracciare entrambe indenne. Angelica è arrivata in consultazione perché da quando si è verificato questo episodio la sua mamma e il suo papà non riescono più a comprendere cosa le stia accadendo. Ha difficoltà ad addormentarsi, non vuole più separarsi dai suoi genitori, fa capricci ogni volta che si deve uscire di casa, non riesce più a giocare serenamente, ad andare a scuola o a dedicarsi ai compiti. Tutti elementi che loro riescono a collegare all’evento traumatico ma che non riescono per niente a fronteggiare.

IL DISTURBO Questo stato di malessere ha un nome, si chiama disturbo post traumatico da stress. I sintomi che caratterizzano questo tipo di disturbo sono la paura, l’ansia, la sensazione di vulnerabilità, la facile irritabilità, la difficoltà a concentrarsi o ad addormentarsi, la depressione. Insomma si manifesta un vero e proprio calo di interesse per le attività piacevoli e si avverte una sensazione di estraneità e sfiducia verso gli altri in generale, con un affievolirsi della serenità emotiva. Talvolta assistiamo all’emergere di sintomi fisici, come il mal

Angelica ha assistito ad una rapina e ora vive un disturbo post traumatico da stress di testa, disturbi gastrointestinali. S tratta di disturbi psicosomatici, ossia inconvenienti attraverso i quali il corpo si fa carico di esprimere un disagio che invece è profondamente emotivo. Spesso i bambini vengono colpiti in modi che possono definirsi “pseudo-traumatici”, da eventi blandi cui hanno assistito e che sono stati trasformati negativamente dalla loro fantasia o male interpretati. Non dimentichiamoci che per un bambino può essere traumatico anche un peluche al quale si stacca un bottone. In questi casi noi dovremmo non drammatizzare un simile evento.

IL CONSIGLIO Il primo tipo di soluzione al disturbo post traumatico da stress è legato alla prevenzione sociale ed organizzativa, ovvero evitare il più possibile che si creino le condizioni per situazioni traumatiche. Laddove invece la situazione sia naturale ed inevitabile occorre ridurre il più possibile i danni grazie a comunicazioni tempestive, preparando gli adulti, in questo caso i genitori, a fronteggiare la situazione e predisponendo il bambino al fatto che certe situazioni possono verificarsi, ma non per questo sono irrimediabili. Alcuni ritengono utile l’esposizione guidata a stimoli sempre più forti e vicini a quanto subito. Occorre aiutare il bambino a sforzarsi a fare cose piacevoli e gratificanti, anche se queste non sono desiderate, bisogna consentirgli i sintomi e le regressioni (ad esempio, ritornare nel lettone di mamma e papà) almeno per un tempo congruo, perché queste modalità sono un canale attraverso il quale il bambino comunica le sue emozioni e fa emergere i suoi vissuti. Per i bimbi più grandi può essere utile un diario dove poter scrivere pensieri e sensazioni. Per le situazioni più critiche ci si può affidare a mani esperte di psicologi o psicopedagogisti. Se le sensazioni psicologiche dovute al post trauma saranno accolte come normali e non come atipiche l’evento sarà decatastrofizzato nel modo più naturale possibile.


Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Suor Livia Casero

Suor Livia, la “battistina del miracolo” Convinse una mamma a pregare il Servo di Dio Alfonso M. Fusco per la guarigione del suo bambino. Il miracolo non si fece attendere e a aprì le porte alla beatificazione

L’

8 maggio scorso, suor Livia Casero è volata al cielo ad incontrare lo Sposo che ha annunciato in giro per il mondo durante la sua lunga esistenza terrena. Classe 1930, è entrata in convento a 18 anni e ne ha passato 20 anni in Cile e 30 in Africa. L’anno scorso, gravemente malata, è tornata in Italia e vi è rimasta fino al termine della sua vita, sempre con l’acuto desiderio di ritornare tra i suoi bambini in Zambia. Se dovessimo riassumere in una sola parola l’anima e l’apostolato di Sr. Livia, potremmo dire: aiutare; aiutare tutti, aiutare sempre; e… “aiutare ad aiutare”, nelle forme più svariate e con iniziative e modalità sempre nuove. In Italia ha creato una fitta rete di amici benefattori che le hanno consentito di realizzare numerose opere nella missione e di fare adottare tanti poveri fanciulli orfani, superando ogni ostacolo per dar loro una famiglia. Tra i tanti meriti di suor Livia è doveroso raccontare

come, grazie di lei, è stato possibile riconoscere ancora di più la santità dell’allora Servo di Dio Alfonso M. Fusco: toccata dal dolore di una madre che vedeva il figlioletto ormai preda sicura della morte, le ha consegnato un’immaginetta del Fusco esortandola a pregarlo per il piccolo Gershom. E la donna non era cattolica! Suor Livia fu capace di convincerla e la mattina seguente il bambino era uscito dal coma irreversibile, perfettamente guarito e… affamato. Questo il ricordo della Madre Generale, suor Rosaria di Iorio: “Sentiamo con tristezza che è venuta meno una madre e un’amica dei poveri che, con la dolcezza di una nonna, ha toccato un gran numero di persone. È stata una suora semplice, concreta, con un gran senso umoristico; tutte le Suore Zambiane ricorderanno i momenti trascorsi con lei. Aveva un cuore giovane che la faceva sentire sempre a proprio agio anche in compagnia delle Suore più giovani”. Carmine Giordano

Casa del Padre

Granello di Senapa Onlus

Un mese con Maria

Mediazione Culturale

Come consuetudine, la Comunità Battistina di Casa del Padre ha vissuto un intenso mese mariano in compagnia di ragazzi, giovani e adulti delle parrocchie angresi. Ogni lunedì ci si è incontrati insieme a Maria, Madre di Dio, recitando il Rosario e, lunedì 14 maggio, padre Gigi Lamberti ha tenuto una catechesi mariana nella Cappellina dov ’è nato il Beato Alfonso Maria Fusco, che già dal nome tradisce la forte devozione a Maria, trasmessa, poi, alle sue figlie spirituali. C. G.

Con la fine della scuola si conclude anche il progetto di Mediazione Culturale che l’Associazione porta avanti nelle scuole dell’Agro con il sostegno del Piano di Zona S1. Quest’anno i 7 mediatori culturali (quattro italiane, una marocchina, un’ucraina e un’albanese) hanno sostenuto ben 65 bambini stranieri nelle scuole elementari e medie di Angri e San Marzano sul Sarno: I e II Circolo Didattico e Direzione Didattica “Giovanni Paolo II” per le elementari; “Don E. Smaldone”, “P. Opromolla” e “Anna Frank” per le scuole medie. C. G. Insieme - Gennaio 2012

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IL LEGALE RISPONDE

Come tutelarsi dallo stalking Le forme di persecuzione alla persona e nuove misure legislative Caro avvocato, da circa tre mesi ho troncato una relazione con un uomo che si è rivelato violento e prepotente. Poiché non accetta questa mia decisione, mi tormenta continuamente con telefonate e viene di notte sotto casa e mi citofona, minacciandomi di farmela pagare. Non esco più di casa perché ho il terrore di incontrarlo per strada. Come posso tutelarmi? Annalisa Cara Annalisa, nel tuo caso ti consiglierei la richiesta di ammonimento nei confronti del tuo ex compagno da parte del Questore che, se ritiene fondata l’istanza, procede ad ammonirlo oralmente. Questa azione potrà allontanarlo definitivamente. Il quadro normativo prevede, con il decreto legge n. 11/09, una “nuova” fattispecie di reato finalizzata a far venire meno la pericolosa condotta “persecutoria” nei confronti delle donne. La figura ai sensi dell’art 612 bis codice penale prevede per tale condotta la reclusione da sei mesi a quattro anni. La pena è aumentata fino a due terzi, se il fatto è commesso da persona già condannata. Aumentata fino alla metà e si procede d’ufficio, se il fatto è commesso nei confronti di un minore. Si procede altresì d’ufficio se il fatto è commesso con minacce gravi ovvero nei casi in cui il fatto è connesso con altro delitto per il quale è prevista la procedibilità d’ufficio. Tuttavia, se il molestatore si spinge fino all’omicidio della vittima di stalking è punito con l’ergastolo.

GLI ELEMENTI COSTITUTIVI L’illecito in esame è connotato dalla sussistenza di tre elementi costitutivi:1) condotta tipica del reo; 2) reite-

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razione di tale condotta; 3)insorgere di un particolare stato d’animo nella vittima. La condotta illecita in esame è ascrivibile in genere nelle classiche ipotesi delittuose di minacce e molestie, peraltro già previste e sanzionate autonomamente dal legislatore. Sussiste la minaccia nel caso in cui il reo prospetti alla vittima un male futuro, in modo tale da turbare gravemente la tranquillità della vittima stessa. La molestia, invece, si riconosce nel caso in cui venga alterato in modo fastidioso o inopportuno l’equilibrio psichico di una persona. Detta condotta deve essere reiterata nel tempo. La continuazione in un certo lasso di tempo è elemento costitutivo. Infine, tali azioni illecite devono cagionare alla vittima “un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere”. Sulla base di quanto detto, l’illecito in esame sussiste solo quando siano integrati tutti gli elencati elementi. La condotta del reo deve essere connotata dal dolo generico, cioè dalla volontà e consapevolezza di porre in essere le sopra descritte condotte persecutorie, cagionando alla vittima uno degli eventi lesivi previsti dalla norma stessa. L’illecito in esame si consuma nel momento in cui il reo cagioni nella vittima uno degli eventi lesivi descritti dalla norma. Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.


LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti al sesto appuntamento con la nostra nuova rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: affetti

Che fine hanno fatto i nonni? Non esiste un vocabolo per definire chi ha perso un nonno: mancanza linguistica o sentinella di un’esclusione sociale?

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o perso i miei nonni in momenti molto diversi della mia vita. Il primo ad andarsene fu nonno Gennaro, il papà di mia madre. Avevo quindici e non avevo mai perso una persona cara. Mi fu molto difficile comprendere il trauma del distacco. Nonno Giuseppe, del quale porto il nome, ci lasciò quando avevo compiuto diciotto anni e mi preparavo per l’esame di maturità. Nonna Teresa e nonna Maria sono morte quando ormai ero adulto e con figli. Distacchi diversi e dolorosi con una crescente sensazione di vuoto e di brusca interruzione. I quattro nonni li ho avuti fin da bambino. Era normale averli, sempre e per sempre, accanto a me. Mai avrei immaginato di doverli perdere e troppe volte ho rinunciato a parlargli. Nonno Gennaro era il nonno delle caramelle che gli grondavano da una robusta giacca da contadino. Era un abile norcino: mi ha insegnato, privilegio rarissimo rispetto agli altri nipoti ritenuti inadeguati al compito, a confezionare salumi di maiale. Nonna Maria era un’eterna bronto-

lona che invano tentava di sedare le liti e le marachelle di una pletora di cugini scatenati, tra la soffitta e la cantina della sua casa in paese. Di nonno Giuseppe ricordo la tosse stizzosa e l’amore per la terra. I suoi gesti esperti nell’intrecciare i tralci di vite sembravano un rituale magico. Con nonna Teresa abbiamo tante volte riannodato il filo della memoria infantile pescando episodi persi nella notte dei ricordi come quando andammo al mulino e perdemmo il controllo del somaro con i sacchi di farina appena macinata.

Il nostro mondo iperproduttivo ci vuole tutti sani, belli, efficienti

I miei cari nonni che si stupivano che il loro nipote si spaccasse la testa, frequentando il liceo classico, per imparare il latino, senza “dover” diventare prete. I miei cari nonni con la loro paghetta che veniva subito “messa in commercio” (era

frase tipica di nonno Gennaro) tra il calcio balilla e le gassose del bar. Come si chiamano coloro che perdono un nonno? È strano che la lingua italiana, pur così ricca di vocaboli, non preveda un termine proprio per una perdita così lacerante. I nonni sono le radici della nostra vita, il fragile ponte tra il nostro passato ed il futuro. I nonni sono importanti ma purtroppo ce ne accorgiamo quando non ci sono più e ci rimangono nel cuore, tra le lacrime, le mille cose che avremmo voluto domandargli, i momenti che abbiamo sfuggito e sprecato, le parole che non abbiamo ascoltato. Il deficit della lingua credo possa esser una metafora efficace di una più generale rimozione degli anziani dalla vita economica, sociale, culturale e familiare nella società postmoderna. Il nostro mondo iperproduttivo ci vuole tutti sani, belli, efficienti. Per tutti gli altri al massimo c’é una casa di riposo o un paravento dove nascondere gli insulti dell’età. Gli anni della vita si allungano, ma la vita sfugge da questi anni sempre più vuoti d’emozioni, progetti e speranze.

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Comune di Corbara

Auguri Eccellenza per il suo primo anno di episcopato. Un anno insieme. Una storia tutta da scrivere per il bene del nostro Agro!

Il Sindaco Pietro Pentangelo l’Amministrazione comunale di Corbara

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Mariangela Giudice Mariarosaria Petti Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato

Mons. Giuseppe Giudice, Carolina Rossi, Carmine Giordano, Ilaria Cafaggi, Anna Maria Avino, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli, Donatella Salvati, don Natalino Gentile, Maria Ermelinda Di Lieto, Giovanna Abbagnara, Le sorelle Clarisse, Mariangela Giudice, Raffaele

Crescenzo, Achille Benigno, Sergio Velardo, Marilena De Angelis, Guido Caringi, Donatella Ferrara, don Ciro Galisi, don Gaetano Ferraioli, Mariano Rotondo, Fabio Senatore, Carlo Attanasio, don Roberto Farruggio, Giuseppe Vitiello, Martina Nacchio

Amministrazione Via Adriana, 18 - 84012 Angri (SA) Tel/Fax 081 5134504 redazioneinsieme@alice.it Fotografia Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola

€ 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Adriana 18, 84012 Angri (SA) Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 24 maggio 2012 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.




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