Insieme - Giugno 2015

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GIUGNO 2015 N. 6 ANNO X

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

FIRENZE 2015 Le cinque "vie"

DISOCCUPAZIONE Il dramma dei giovani

L’APPROFONDIMENTO

ADOzIONI:

SOLO 100 DOMANDE NELL’AGRO Costi elevati e tempi lunghi scoraggiano le famiglie



GIUGNO 2015 Insieme

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sieme

Foto di copertina Salvatore Alfano

GIUGNO 2015 N. 6 ANNO X

MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

FIRENZE 2015 Le cinque "vie"

DISOCCUPAZIONE Il dramma dei giovani

L’APPROFONDIMENTO

ADOZIONI:

SOLO 100 DOMANDE NELL’AGRO Costi elevati e tempi lunghi scoraggiano le famiglie

In copertina, una foto scattata in Ucraina in una Casa famiglia per minori in affido nei pressi di Kiev.

giugno2015 EDITORIALE 5 Il dolore appartiene alla vita di Silvio Longobardi CRESCIAMO INSIEME 6 La saggezza dei bambini di Donatella Salvati 9

L’APPROFONDIMENTO Quanta ipocrisia intorno ai bambini di Silvio Longobardi

Non una cipolla: la cipolla

Pastori sensibili. Ammessi agli ordini Assemblea generale della CEI

Sommario 20 Tra le aule del tribunale di Giuseppe Di Mauro VITA NELL’AGRO 22 Dramma disoccupazione 24 Il Sindaco della Campania di Salvatore D’Angelo 27 LA BACHECA a cura della redazione

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Appena cento di Salvatore D’Angelo

VITA ECCLESIALE 28 “Venite disarmati per lasciarvi sorprendere da Dio” di Antonietta Abete

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Il Tribunale deciderà per noi di Mariarosaria Petti

30 Le “vie” di Firenze di Salvatore D’Angelo

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La gioia di sentirsi chiamare mamma e papà di Donatella Salvati

35 Il Pane della Domenica a cura delle sorelle Clarisse

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Un legame senza tempo di Antonietta Abete

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L’abbraccio di Delfina di Antonietta Abete

SCUOLA&UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio 19 La “Buona scuola” raccontata da chi la vive

39 Verso Cracovia di don Giuseppe Pironti 42

NEWS DALLE PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

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IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

RUBRICHE 57 Le suore francescane di sant’Antonio di p. Paolo Saturno 58 Il legale risponde di Giovanni Severino 59 Le parole della crisi di Peppe Iannicelli 60 Arte... rischi di don Natalino Gentile La recensione di Rosella Grande 61 Diario dal Concilio di Silvio Longobardi 62 CARISSIMI Maestro di umiltà, lettera a Giovanni Battista di mons. Giuseppe Giudice

Auguri mons. Alfano, nel decimo anniversario dell'ordinazione episcopale


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Il dolore appartiene alla vita

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ualche mese fa, in un’intervista televisiva Emma Bonino, parlando della grave malattia che l’ha colpita disse con grande franchezza: “Non ho paura della morte ma del dolore”. Ed ha aggiunto, citando i medici che la stanno curando: “Il dolore serve per individuare i sintomi, dopo è inutile. La terapia deve evitarlo”. Tutto questo, inutile dirlo, era la premessa per rilanciare l’eutanasia legale. Prendo spunto da queste parole per una riflessione che faccio a bassa voce. Quando affrontiamo questi temi dobbiamo muoverci con quella discrezione che conosce e rispetta il dramma di chi porta nella carne o nel cuore la sofferenza che consuma la vita con tutti i suoi progetti. Emma Bonino esprime una cultura diffusa che vede il dolore solo come indizio del male. La sofferenza appare come un insulto, spazzatura da buttare. Senza la fede cristiana viene meno anche quell’antropologia che ha vestito di senso la vita. Oggi non siamo più in grado di dare valore alla sofferenza che non può essere considerata soltanto come un capitolo dell’esistenza ma come il condimento che accompagna tutte le pietanze, anche quelle più saporite. Non discuto la validità delle terapie analgesiche che cercano di attenuare il dolore. Anzi, in molti casi si rivelano provvidenziali per affrontare la malattia. Questa mentalità tuttavia non resta confinata nell’ambito ospedaliero ma è entrata a far parte del nostro patrimonio culturale, fino a diven-

tare una specie di diritto acquisito. Possiamo eliminare il dolore dalla vita? E se anche fossimo capaci, attraverso un attento dosaggio farmacologico, di lenire o anestetizzare il dolore, come possiamo eliminare quel dolore che non appartiene alla vita fisica ma a quella affettiva e psichica? Come possiamo evitare quel dolore che nasce dalle incomprensioni, dalle delusioni e dai fallimenti che accompagnano il nostro vivere? Lo vogliamo o no, la sofferenza è una compagna di viaggio, un po’ scomoda forse, ma impossibile da allontanare. E chi può dire se proprio quella sofferenza, che noi vorremmo eliminare, può diventare un sintomo che permette di scoprire altri e più importanti valori della vita? Quante volte, infatti, la sofferenza ha permesso di comprendere meglio noi stessi e le persone che ci circondano? Quante volte, proprio attraverso la sofferenza abbiamo potuto misurare l’amore degli altri e il nostro desiderio di essere amati? No, non possiamo eliminare il dolore, anzi non dobbiamo eliminarlo perché ci mantiene vivi e, per contrasto, ci fa comprendere il valore dell’esistenza. La ragione potrebbe bastare per comprendere tutto questo, una ragione che non si stanca di cercare il senso delle cose. Ma la fede ci permette di andare oltre e scoprire che il dolore ci rende partecipi di quella storia salvifica che passa attraverso la croce di Cristo. Una scoperta che nessuno potrà mai certificare ma che da duemila anni rende più lieto il nostro vissuto.

Emma Bonino

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CRESCIAMO INSIEME La rubrica dei piccoli di Donatella Salvati

La piccola Roberta

Vuoi essere intervistato anche tu dalla nostra inviata speciale e raccontarci le tue passioni e i tuoi sogni? Manda una mail al seguente indirizzo: donatellasalvati92@gmail.com

«Posiamo i telefoni e torniamo a giocare fuori, a campana per esempio, come una volta!»: ecco il consiglio di roberta, 10 anni, che frequenta la parrocchia Santa Maria delle Grazie a Pagani

la saggezza dei bambini

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oberta Fatima Pecoraro ha 10 anni e un bel caratterino! È una bambina sicura di sé ed ha ben chiaro in testa cosa vuole dalla vita. Vive appieno la parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Pagani, e desidera un futuro in cui i bambini scenderanno di nuovo in piazza per giocare. Ciao Roberta, che bello conoscerti! Che classe frequenti? La 5ª elementare. Ti piace studiare? Quali sono le tue materie preferite? Io adoro studiare; le materie che più amo sono arte e scienze. Cosa fai nel tempo libero? Qual è il tuo hobby?

Nel tempo libero disegno o guardo le mie serie tv preferite, il mio hobby é danzare, infatti frequento la scuola di ballo latino americano. Suppongo quindi che ad un libro tu preferisca guardare la tv… Sì, infatti, è così! Che rapporto hai con la tua famiglia? Hai fratelli o so-

relle? E i nonni? Non passo molto tempo con i miei genitori, a causa dei miei e dei loro impegni. Ad ogni modo, preferisco stare con mia sorella maggiore. Con lei mi diverto molto e mi dà un grande esempio, se lei non ci fosse non saprei proprio come fare. Per quanto riguarda i

nonni, pranzo sempre con loro, passiamo molto tempo insieme. Adoro i pranzi della mia nonnina! Qual è il valore che metti al primo posto? Non ho dubbi: sempre l’amicizia! Cara Roberta, cosa vedono gli occhi di un bambino quando al telegiornale ascoltano le tante notizie tristi che ogni giorno i giornalisti raccontano? Beh, non mi piace molto guardare il telegiornale, mi


I CONSIGLI DELLA PSICOLOGA

LAVORETTI CREATIVI

di Carolina Rossi

I BAMBINI e Le BUGIe Mio figlio ha quattro anni e, a volte, dice qualche piccola bugia. Devo preoccuparmi?

I

l fenomeno della bugia nella prima e seconda infanzia è normale e come genitori dobbiamo tranquillizzarci. Infatti, prima dei sei anni, il bambino non fa una distinzione tra bugia, gioco e fantasia. È solo intorno agli otto anni che la bugia acquisisce una dimensione più pienamente intenzionale. Le bugie rappresentano delle vere e proprie strategie di crescita, attingono alla creatività del bambino e tante volte vengono utilizzate dal piccolo per mettere alla prova

rende molto triste. Gli altri dicono che devo ritenermi fortunata poiché molti bambini al posto di un foglio di disegno e una matita hanno armi in mano. Ma come posso pensare di essere fortunata se nel mondo in cui vivo esiste ciò? Le tue sono riflessioni molto profonde, ma credo anch’io che ognuno di noi debba ritenersi fortunato per i piccoli doni di ogni giorno. Nel tuo piccolo mondo sono sicura che già stai metten-

l’onnipotenza dei genitori, in grado per lui di sapere e prevedere tutto, persino i suoi stessi pensieri. Raccontare una bugia è fondamentale per crescere, superare l’insicurezza, l’ansia per la propria prestazione, pensando di essere all’altezza di un compito particolare. Dobbiamo preoccuparci solo successivamente, con l’avanzare degli anni, quando l’uso persistente della bugia impoverisce il rispetto ed il riconoscimento di se stesso e del proprio modo di essere.

do insieme tutti i tasselli del tuo futuro. A questo proposito, cosa vorresti diventare un giorno? Da grande mi piacerebbe fare la stilista, adoro molto la moda e poter creare vestiti su misura per me da sola sarebbe fantastico. Ti va di raccontarmi una bella esperienza che hai vissuto? Come tutti i bambini, anch’io ho sempre desiderato avere un cucciolo e ricordo ancora quando io e

mia sorella siamo andate a comprare il mio piccolo beagle, Lucky, era piccolissimo: aveva solo 3 mesi. È come un fratellino per me, gli voglio tanto bene, e quel giorno lo ricordo ancora come uno dei più belli. Cosa vuoi dire ai ragazzi come te che leggeranno quest’intervista? Posiamo i telefoni e torniamo a giocare fuori, a campana per esempio, come una volta!

BOWLING DOMESTICO Chissà quante volte a vedere i grandi giocare a bowling anche a voi piccoli sarà venuto il desiderio di fare strike! ma si sa, la palla è troppo pesante e i birilli troppo lontani. Oggi, però, cari bambini non è più così difficile, e seguendo passo passo le istruzioni potrete realizzare il vostro personalissimo set da bowling, così da giocare a casa con mamma e papà!

MATERIALE Un palla di polistirolo grande, 6 bottiglie piccole di plastica, tempere

PROCEDIMENTO Per prima cosa dipingete con le tempere la palla di polistirolo e mettetela ad asciugare bene; nel frattempo togliete la striscia di carta dalle bottiglie di plastica recuperate e decoratele come preferite, ricordandovi però di utilizzare la tempera per numerarle da 1 a 6. Quando tutto il set sarà ben asciutto, siete pronti per trasformare il corridoio di casa in una personalissima pista da bowling, e giocare così con gli amici e finalmente anche con i grandi!

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

Quanta ipocrisia attorno ai bambini

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parole difendiamo i bambini, nei fatti permettiamo che vengano uccisi quando ancora sono nel grembo materno. A parole vogliamo che i bambini crescano in una famiglia, abbiamo cioè un papà e una mamma; in realtà il Parlamento si appresta a votare una legge che riconosce le unioni omosessuali con tutte le implicazioni che questo comporta, comprese quelle adottive. A parole tuteliamo la crescita dei bambini, nei fatti l’impegno per favorire l’adozione dei minori è piuttosto scarso. Mesi fa, quando una sentenza della Cassazione fece risorgere la fecondazione eterologa, anni prima bocciata dal Parlamento e da un referendum popolare, molti Governatori delle Re-

gioni, gli stessi che si lamentano della mancanza di risorse, si affrettarono a dire che avrebbero garantito questo “diritto” chiedendo un semplice ticket alle coppie che avrebbero fatto ricorso alla fecondazione. Un impegno economico non di poco conto. Quando invece si parla di adozione, nonostante i dati che mostrano impietosamente un drastico calo delle famiglie disposte a imbarcarsi in quest’avventura, la politica tace. E chi desidera adottare un bambino, ed è disposto ad andare in capo al mondo, non può contare su alcun aiuto da parte di quello Stato che invece sostiene e incoraggia chi “fabbrica” i bambini. Affittare un utero significa far crescere un bambino nel grembo di una donna che, subito dopo il parto, con-

segna il neonato ai committenti. Il tutto con adeguato compenso. Questa pratica, che in Italia non è ancora legale, tratta il bambino come un oggetto, tant’è vero che la madre biologica, che ha firmato un regolare contratto commerciale, non può rifiutarsi di dare il “prodotto” del suo grembo. Tutto questo non suscita orrore, non scatena una decisa reazione morale, non fa gridare allo scandalo. È l’ipocrisia di una società malata. In questo dossier diamo la parola a tanti sposi. Ricordiamo anche quei bambini che attendono in qualche angolo sperduto del mondo qualcuno che li prenda tra le braccia e faccia sentire loro che sono amati. Silvio Longobardi GIUGNO 2015 Insieme

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A differenza di quanto si possa immaginare, le richieste di adozione nei comuni dell’A gro sono davvero esigue. Il disagio economico e l’iter troppo lungo scoraggiano le coppie residenti nella Valle del Sarno. Un dato in linea con il trend nazionale. A seguire le procedure è il Centro affidi e adozioni del Piano di zona S1

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onsiderati come numeri assoluti appaiono davvero molto risicati, ma se analizzati e calati nell’attuale contesto economico e sociale si riesce a comprendere lo sforzo fatto dalle famiglie. Si tratta dei dati relativi alle richieste di affidamento e adozione presentate nell’ultimo triennio dalle coppie residenti nell’Agro nocerino-sarnese. Tra il 2013 e il 2015, seppur non ancora chiuso, in cento hanno iniziato l’iter. A tenere i fili di queste complesse procedure è il “Centro affidi e adozioni dell’Agro” (Ce.A.A.), ovvero un servizio offerto dal Piano di zona S1 alle famiglie residenti nei dodici comuni dell’ambito. Tutto passa dalla sede dell’Ufficio di via Libroia, a Nocera Inferiore. La legge, infatti, stabilisce che questa tipologia di interventi compete ai comuni associati negli ambiti territoriali definiti dalla Regione. Quelli afferenti al Piano S1 sono: Angri, Castel San Giorgio, Corbara, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano Sul Sarno, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, San Valentino Torio,

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Scafati. Per le pratiche di adozione l’equipe del Centro si occupa del percorso informativo/formativo delle coppie aspiranti all’affido e all’adozione, della valutazione psicosociale, della fase dell’attesa e del percorso post-adottivo. Per quanto riguarda l’affido, invece, il Ce.A.A. provvede alla formazione, alla stesura del Progetto educativo individualizzato, al sostegno psicologico del minore e al percorso di sostegno alla genitorialità per la famiglia d’origine. «Sia per l’adozione che per l’affido – ha spiegato Maddalena Di Somma, coordinatrice del Piano di zona – i professionisti del Centro provvedono all’attività formativa attraverso incontri di gruppo tematici, volti a sensibilizzare le coppie sulla realtà adottiva e dell’affido, con una particolare attenzione alle difficoltà che tali percorsi presentano». I tempi di attesa. Sono proprio le difficoltà, non solo quelle economiche, ma soprattutto quelle relative all’enorme burocrazia e ai tempi lunghi, a

pesare sul numero di richieste. Tanti, troppi, si scoraggiano davanti agli anni di attesa e tribolazione prospettati. Dai dati in possesso del Ce.A.A. bisogna attendere tra i due e i tre anni per un’adozione internazionale. Faraonici quelli per un’adozione nazionale, si parte da un minimo di quattro anni: «Alcune coppie – ha precisato la dottoressa Di Somma – arrivano al terzo rinnovo, quindi un tempo di attesa tra i sei e i nove anni, prima di essere convocati dal Tribunale per una proposta di abbinamento». Numeri sconcertanti se si considerano quanti bambini in Italia, e nel mondo, attendono che un papà e una mamma li accolgano nella loro casa e li coccolino con il loro sconfinato amore. Una situazione che tuttavia non spaventa, anzi. Nell’ultimo quinquennio le cose sono migliorate: «Il territorio dell’ambito S1 – ha specificato la coordinatrice Di Somma – è sempre stato molto aperto e disponibile alle adozioni. Dal 2010 si è notato un aumento di richieste di adozione

Foto Salvatore Alfano

Appena cento


L'APPROFONDIMENTO

specialmente internazionale, un fenomeno probabilmente correlato alle maggiori difficoltà procreative e all’incidenza di matrimonio contratti in età adulta». Nello scorso triennio, 2010/2012, le istanze presentate furono 167, ora ne sono 100. «Il numero in decrescita – ha spiegato la responsabile dell’Ufficio – è in linea con il trend nazionale, in cui è emersa una riduzione di richieste a causa della crisi economica e della maggiore difficoltà per le coppie a conciliare tempi di vita e tempi di lavoro». C’è però chi non si scoraggia: sessanta coppie negli ultimi tre anni hanno riformulato la richiesta nazionale. Un dato comunque inflazionato rispetto al passato perché molte coppie si concentrano esclusivamente sulla procedura internazionale. Lo si evince chiaramente dai bambini adottati. Tra il 2013 e il 2015, in trentaquattro sono arrivati dall’estero e solo uno da una culletta di un ospedale italiano. È interessante, anche se numericamente poco rilevante, il dato delle famiglie disposte ad adottare avendo già dei figli naturali. Sono nove i casi riscontrati nell’ultimo triennio. Leggermente più alto, quattordici, il numero di famiglie con figli adottivi.

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, associato Unione stampa Periodica Italiana

Editore Insieme Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Direttore Responsabile Andrea Annunziata

C’è poi il capitolo affido. In questo caso i dati sono ancora più esigui. L’ultimo aggiornamento delle coppie disponibili contava appena trenta famiglie. In tutto, il Piano segue trentasette percorsi di affido intra ed etero familiari. «Le coppie interessate – ha analizzato la coordinatrice Di Somma – sono sempre meno, sia per l’impegno che richiede sia per il particolare momento di difficoltà economi-

ca. Aspetti che rendono sempre più complessa la diffusione della cultura dell’affido». Il panorama che si prospetta non è dei migliori e non è destinato a migliorare se non saranno assunte, a livello governativo, decisioni che mettano la famiglia e la tutela del minore al centro dell’a genda. Salvatore D’Angelo

ADozIoNI NeL TRIeNNIo 2013 - 2015 Nuove istanze adozioni nazionali e internazionali

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Coppie giudicate non idonee dal Tribunale dei minori o soggette a percorsi di approfondimento

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Rinnovi adozioni nazionali e seconda istanza internazionale

60

Età coppie aspiranti all’adozione

30/57 anni

Tempi d’attesa adozione internazionale

2/5 anni

Tempi d’attesa adozione nazionale

4 anni minimo

Coppie che hanno adottato avendo già figli naturali

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Coppie che hanno adottato avendo già altri figli adottivi

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Bambini adottati tramite percorso internazionale

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Bambini adottati tramite percorso nazionale

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Fonte: Piano di zona S1

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Rosella Grande, don Natalino Gentile, Carmine Giordano, Chiara Panella, don Giuseppe Pironti, Sigismondo somma, Carmine vitale, samantha squitieri, Valeria Spagnuolo, Costantina Fugaro, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli, p. Paolo Saturno, Livia Rossi, Annalisa Di Donato, Mariano Rotondo, Giuseppe Di Mauro, Rosalia Torino, Michele Lanzetta, Raffaele Massa, Alessia Pecoraro, don Roberto Farruggio, Antonio Padovano Sorrentino, Carolina Rossi, Maria Grazia Nocera, Sofia Russo

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

Vicedirettore antonietta abete

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Concessionario Cooperativa sociale L’Onda

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 1 giugno 2015

Contributo annuale € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 20,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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L'APPROFONDIMENTO

Foto 123RF - Immagine di repertorio

Maria e Giuseppe si sposano a 25 anni con il desiderio di creare una famiglia numerosa. Dopo un anno e mezzo, arriva la diagnosi di sterilità. Nel 2007 firmano la richiesta di adozione nazionale, nel 2010 si aprono anche all’adozione internazionale. Sono passati 8 anni e i due sposi ancora aspettano di stringere un bimbo tra le braccia

Il Tribunale deciderà per noi

«U

n figlio nasce dal cuore». Non avrebbe potuto spiegare meglio Maria il percorso che insieme a suo marito Giuseppe sta vivendo dal 2007. Anche loro, come tante altre coppie dell’A gro, sono in attesa di ricevere un bambino in adozione. Il viaggio dell’amore. È estate quando ancora ragazzini si conoscono al mare, a Palinuro. Maria è di Poggiomarino, in quel periodo frequenta assiduamente il Santuario di Pompei. È il tempo in cui chiede a Dio di avere una famiglia santa. Giuseppe vive nella città della Madonna del Rosario e i loro nomi evocano la famiglia santa di Nazaret. È come un se-

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gno per lei. Bastano solo due giorni per innamorarsi e decidere di stare insieme. Dopo tre anni di fidanzamento, a 25 anni, si sposano. Arrivano all’altare con il desiderio di costruire una famiglia numerosa, Maria racconta: «Dicevo sempre a Giuseppe, che avrei voluto fare l’appello per far entrare tutti i bambini in macchina». Invece, dopo un anno e mezzo di matrimonio, nessuna gravidanza. Maria è dinamica: lei e Giuseppe scelgono di sottoporsi a tutte le analisi cliniche necessarie. La sentenza è dura: sterilità. La fecondità nella sterilità. La sterilità può trasformarsi in fecondità per una coppia, quando un dolore


così grande non allontana, ma unisce e dona il coraggio di scelte forti e condivise: «Subito dopo aver scoperto della nostra impossibilità di generare figli nella carne, io avrei subito avviato la domanda di adozione, ma mio marito non era pronto». Per Giuseppe è necessario metabolizzare quanto stava accadendo e Maria accoglie il passo lento del marito, sintonizza la sua velocità con quella del suo sposo, per camminare insieme a lui. «Un bambino deve essere amato senza riserve dalla mamma e dal papà. Dovevo aspettare che Giuseppe fosse pronto a questo amore senza limiti, altrimenti avremmo fatto solo del male ai bambini che il Tribunale avrebbe potuto affidarci». L’amore di Maria e Giuseppe non si è sgretolato nel dolore di non potere dare alla luce un figlio, anzi. «Per me è stata una grazia, imparare a mettere da parte me stessa per comprendere le sofferenze di mio marito» afferma la donna. La domanda di adozione. È il 2007 quando i coniugi, che oggi vivono a Poggiomarino, firmano la richiesta di adozione nazionale. Giuseppe trova nella sua famiglia d’origine il sostegno necessario per sciogliere timori e titubanze. Prende per mano la sua sposa e dà vita ad un nuovo capitolo della loro storia. Nel giugno del 2008, il giudice del Tribunale di Napoli accende in loro una speranza: «Stiamo per affidarvi un bambino appena nato». La gioia è grande, Maria e Giuseppe sognano ad occhi aperti. Pensano di sistemare la casa per l’arrivo del piccolo, ipotizzano di comprare un auto familiare. A settembre, nessun bambino varca la soglia di casa. A dicembre, viene loro comunicato che si erano verificati dei problemi: quel figlio non è ancora per loro.

Un disegno da comprendere. Maria e Giuseppe leggono tutti gli accadimenti alla luce della fede. Il loro cammino di fede nella Fraternità di Emmaus li aiuta a non scoraggiarsi: «Cosa mi stava chiedendo il Signore? – si domanda Maria – Forse non eravamo ancora pronti, la nostra relazione doveva ancora crescere e maturare per poter accogliere il dono di un figlio». La coppia rinnova, dopo tre anni dalla prima sottoscrizione, la domanda di adozione e questa volta decide di seguire anche la strada dell’adozione internazionale. «Poco tempo prima, avevamo consigliato a degli amici di tentare questa strada ed oggi sono genitori di un bambino brasiliano». Desiderare la vita. Nel frattempo, si aprono alla vita e a chi ha più bisogno: nel fine settimana, spalancano le porte della loro casa ad una ragazza madre con due bambini. Ancora, accolgono una bambina, che trascorrerà con loro anche il Natale. Seguono regolarmente i corsi per le coppie che attendono un’adozione, preparandosi nel migliore dei modi: «A volte, non si riflette su quanto possa essere difficile per la natura umana avere un bambino, che non ha i tuoi stessi tratti somatici. È necessario approfondire bene le implicazioni psicologiche e prepararsi emotivamente ad una situazione del genere» spiega Maria. Sarà il Tribunale di Napoli a decidere come e quando Maria e Giuseppe diventeranno genitori. Nel loro intimo, sono pronti. Uniti nell’amore reciproco e in quello a Cristo, in cui confidano e sperano: «Nulla è impossibile al Signore». Mariarosaria Petti GIUGNO 2015 Insieme

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Foto Salvatore Alfano - Immagine di repertorio

L'APPROFONDIMENTO

Sono arrivati tre mesi fa e oggi sono la gioia di mamma Imma e papà Sergio. Fatima, Marco e Susy sono tre fratellini ungheresi di 6, 4 e 3 anni

La gioia di sentirsi chiamare mamma e papà

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remo il pulsante che mi conduce al quarto piano, le porte dell’ascensore si aprono ed una piramide umana mi accoglie con sorrisi e strette di mano. La piccola Susy è avvinghiata al papà, la sua roccia. Fatima mi scruta silenziosa, Marco, invece, è felice come una Pasqua. Fatima, Marco e Susy sono tre fratellini ungheresi, hanno rispettivamente 6, 4 e 3 anni, e da tre mesi hanno riempito di gioia la vita di mamma Imma e papà Sergio. I coniugi Monaco sono sposati da 16 anni e in tutto questo tempo non sono riusciti ad avere figli biologici. Hanno riempito di affetto i nipoti, circondandoli di attenzioni. Un po’ alla volta si è fatta strada l’idea dell’adozione e pochi anni fa hanno pre-

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sentato domanda. Un cammino lungo e tortuoso, che per questa famiglia tre mesi fa si è concluso in bellezza. Dopo essersi rivolti all’Associazione Ernesto onlus, con sede ad Imola e con uno sportello di ascolto a Nocera Inferiore, i due sposi si sono recati in Ungheria dove sono rimasti per 50 giorni. Raccontano: «L’iter è stato lungo e stressante. Ci hanno messi continuamente alla prova, spesso leggendo tra le righe anche affermazioni che noi non abbiamo mai utilizzato». Alle spalle una prima richiesta di adozione andata male, “accusati” di razzismo dal Tribunale dei minori, proprio loro che come primo Paese di adozione avevano scelto l’Africa. Ne parlano ancora increduli, sentendosi quasi obbligati a giustificarsi. Nei loro occhi è possibile ancora scorge-

re lo sconcerto, la delusione, l’amarezza. Aggiungono: «Nonostante tutto ci riteniamo molto fortunati, i nostri tempi di attesa sono stati brevi rispetto a quelli di altre famiglie che ancora oggi aspettano di poter stingere un figlio tra le braccia, facendo i conti con un iter lungo e faticoso». La scelta. I bambini giocano sereni. Il legame con i genitori è già forte ed intenso. Ogni tanto lo sguardo di mamma e papà si sofferma su questi tre cuccioli speciali. Racconta mamma Imma: «Avevamo indicato la preferenza per un solo bambino che avesse al massimo 6 anni, abbiamo quasi 50 anni. Poi ci hanno contattato per questi fratellini. I nostri figli sono solo tre di cinque piccoli, gli altri due vivono in provincia di Pistoia pres-


so un’altra famiglia che li ha adottati. Se non avessimo accettato, probabilmente li avrebbero ulteriormente separati. Non potevamo lasciare che accadesse».

La mancanza di sostegno da parte dello Stato Sostenuta dal marito, Imma racconta le fatiche che stanno affrontando per crescere questi tre figli: «Avremmo potuto ricevere un contributo da un fondo che in Ungheria serve a sostenere i bambini meno fortunati, ma nessuno ce ne ha parlato». Fatima, Marco e Susy in Ungheria vivevano presso una famiglia affidataria, che mensilmente riceveva un sostegno finanziario dallo Stato: «Non ci hanno dato nemmeno una maglietta, hanno conservato tutto per i prossimi bambini che accoglieranno». Imma e Sergio hanno dovuto richiedere un prestito, purtroppo già esaurito. Confermano che l’adozione non è per tutti e che lo Stato aiuta solo in minima parte e sempre che il reddito familiare sia basso. Ma è un cane che si morde la coda, perché in questo caso - se la famiglia non ha un reddito sufficiente - non si ha neppure la possibilità di adottare un bambino.

Il piccolo Marco, con la sua chitarra, fa da sottofondo alla nostra chiacchierata. Susy e Fatima giocano serene improvvisando piccoli sketch teatrali. Un modo per raccontare con i loro occhi da bambini quello che hanno vissuto prima di essere stretti tra le braccia di mamma Imma e papà Sergio. Ogni cosa al suo posto. Spesso la vita somiglia ad un puzzle i cui pezzi poco alla volta vanno al loro posto. C’è stato un momento, breve, all’inizio di questo percorso, in cui il grembo di Imma ha ospitato tre piccoli bambini. Oggi, il cerchio si chiude. L’arrivo dei piccoli Marco, Fatima e Susy ha rappresentato un nuovo inizio, nonostante l’equilibrio familiare, soprattutto i primi tempi, ha subito un drastico cambiamento. I due genitori ringraziano il Signore per aver donato loro la forza di fare questa scelta, la pazienza di perseverare e continuare a sperare. «Abbiamo deciso di aprirci all’adozione perché desideravamo che almeno un bambino meno fortunato potesse avere l’opportunità di essere felice». La grazia di Dio ha sovrabbondantemente ripagato la loro generosità: non uno, ma tre figli riempiono di gioia casa Monaco. Donatella Salvati

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Emilia Orlando, all'età di cinque anni, con il papà Nicola e la mamma Anna

«Chi è la mia mamma? Ho fratelli?»: sono queste le domande che albergano nel cuore degli adottati adulti. La storia di Emilia

Un legame senza tempo

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apelli striati di bianco, pelle candida che sembra sfuggita alle insidie del tempo, Emilia apre la porta con un sorriso timido. 65 anni, un matrimonio felice, due figli e due nipotini: è questo il bilancio di una vita spesa al servizio della famiglia. Il marito Raffaele, insegnante di educazione artistica in pensione, ha iniziato la carriera scolastica nel cuore della verde Sardegna. Tele luminose ritrag-

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gono quegli anni intrisi di felicità e sacrifici. «Sono cresciuta in una famiglia serena, i miei genitori mi hanno donato tanto amore», racconta. In casa c’erano anche i nonni paterni, un supplemento di premura e tenerezza. Emilia frequenta la scuola elementare, una compagna di classe le chiede una penna ma lei decide di non prestargliela. L’amichetta la fissa dritto negli occhi e, con quella solennità di cui so-

lo i bambini sono capaci, afferma: «Ti comporti così perché non sei figlia di Nicola». La tensione si taglia con un coltello. “Non sono figlia di mio padre”, pensa la bambina, ma non comprende il senso e la portata di quelle parole e appena rientra a casa affida quel turbamento al cuore della nonna materna che, subito, la rassicura: «che sciocchezze dici, certo che sei figlia di Nicola!». Passano pochi anni e quella serenità


è nuovamente squarciata. La famiglia vive in un cortile, i diversi nuclei familiari si fondono fino a formarne uno più grande che affronta insieme la miseria del secondo conflitto mondiale. Due vicine parlano tra loro, sotto voce, di adozione. Una delle due ha bisogno di informazioni e l’altra immediatamente le indica la strada: «anche Nicola ha adottato sua figlia». Emilia è costretta a fare di nuovo i conti con quella parola. Adesso non ha più dubbi: quell’espressione ha a che fare con la sua vita. Racconta: «Credo di aver compreso fino in fondo cosa significasse la parola adozione quando mi preparavo al matrimonio». Insieme al fidanzato va a ritirare l’atto di nascita all’Annunziata di Napoli dove la sua mamma naturale l’aveva lasciata. «L’unica cosa che so è di essere nata a Napoli, nel quartiere San Lorenzo, il 4 agosto del 1949. Su quel foglio era indicato anche il nome dell’ostetrica che aveva preso il parto e dei due testimoni che avevano assistito. Avrei potuto segnarli, trascriverli da qualche parte, ma ero così ingenua e avevo ricevuto così tanto amore dai miei genitori che non ci ho pensato». Emilia non ha mai fatto domande, non ha mai indagato perché l’affetto ricevuto dai genitori adottivi e dai nonni era immenso. Solo sul letto di morte del padre trova il coraggio. Lo rassicura: «Papà, adesso sono grande, sono sposata e ho due bambini. Non scappo da nessuna parte. Cosa sai della mia mamma?». Negli occhi di Nicola, in una frazione di secondo, passa una vita intera: il dolore della scoperta di non poter avere figli, la

scelta dell’adozione, la fatica per difendere la loro bambina da un passato doloroso. Asciutto e deciso, le chiede: «Ti è mai mancato qualcosa?». No, ad Emilia non era mancato nulla. Lapidario, chiude la conversazione: «Pensa a stare bene». È quello che Emilia ha fatto nei giorni e negli anni successivi, anche se vi sono giornate in cui si alza il vento della nostalgia e non c’è verso di impedirgli di scompigliarle i capelli e i pensieri. In pochi anni perde i genitori e i nonni. Di colpo l’albero è privato delle sue radici. «Certo - dice quasi volendosi giustificare - avevo mio marito e i miei bambini…». È vero penso, aveva il tronco e i rami che si stagliavano verdeggianti verso l’alto. Ma più l’albero si slancia rigoroso verso il cielo, più abbiamo bisogno di sapere in che punto della terra trova linfa e nutrimento. Emilia inizia a domandarsi con insistenza se ha sorelle e fratelli. Una sensazione misteriosa le si insinua nel suo cuore: sente che la sua mamma naturale è volata in cielo e non riesce più ad andare al cimitero senza deporre un fiore e una luce per lei. Ha un momento di cedimento, gli occhi punti da lacrime discrete che trafiggono il cuore. Il diritto all’anonimato. In Italia un figlio non riconosciuto può chiedere informazioni sulla sua mamma solo se sono passati 100 anni dal parto. Si tratta praticamente di un diritto negato. In questi mesi qualcosa sta cambiando. Il 25 settembre 2012, una sentenza della Corte Europea ha dato ragione ad Anita Godelli, una signora

di 69 anni che aveva scoperto di essere stata adottata e voleva conoscere i suoi genitori naturali. La Corte Europea ha stabilito che la legge italiana sulle adozioni violava l’articolo 8 della convenzione europea sui diritti umani. Lo scorso 16 maggio la Camera dei Deputati ha discusso un disegno di legge per modificare la legge 184 del 1983. Un tentativo, non semplice, di contemperare il diritto della mamma all’anonimato e quello dei figli a conoscere le proprie origini. Secondo il nuovo disegno di legge, a 25 anni il figlio adottato può rivolgersi al Tribunale che informa i genitori naturali e chiede loro se sono disposti a dare il consenso per il superamento dell’anonimato. I commentatori più attenti hanno evidenziato due pericoli. Da un lato è necessario scegliere con cura le modalità per contattare la madre: impensabile mandare un ufficiale giudiziario a bussare alla sua porta o spedire una raccomandata con il rischio di minare il nuovo equilibrio faticosamente costruito. La seconda obiezione è più profonda. In Italia ogni anno 400 bambini non riconosciuti vanno in adozione. Se con questa nuova legge le mamme si sentiranno meno tutelate, avranno la forza di portare a termine una gravidanza indesiderata o sceglieranno la strada dell’aborto? Emilia segue con apprensione il dibattito. Afferma: «Forse 25 anni sono pochi, ma posso dire con serenità che a 40 anni si ha la maturità necessaria per gestire una scelta così importante. Cento anni sono una presa in giro». Antonietta Abete

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L'APPROFONDIMENTO Delfina con la piccola Chiara

L’abbraccio di Delfina D

Aggiunge: «Ricordo il volto di ogni bambino, il giorno in cui è arrivato e quello in cui è partito per una nuova vita». Il suo diario interiore è trafitto da pennellate di rara bellezza. Spesso i bimbi affidati dal Tribunale dei minori all’Oasi Maria Madre della Vita rientrano nelle famiglie di origine, per qualcuno invece si apre la strada dell’adozione. C’è anche chi resta, si tratta di piccoli con gravi handicap che nessuno vuole. Nell’abbraccio di mamma Delfina c’è posto per tutti, anche per i genitori che, dopo anni di fatica e dolore, bussano alla sua porta stringendo tra le mani il decreto del giudice con il quale sono diventati mamma e papà. Racconta: «I figli della Provvidenza arrivano in poche ore e le braccia devono essere sempre pronte per chiudersi in un abbraccio. Niente ecografie: basta riaprirle per scoprirne il volto. Alle spalle, c’è una storia, un passato, una famiglia: tutto è accolto in quell’unico abbraccio». I bimbi sono accompagnati da una cartella del Tribunale ma Delfina ha scelto di non aprirla subito. Si

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affida al suo intuito di mamma. Mani che toccano e accarezzano, occhi che scrutano e accolgono. Solo dopo legge le righe che sintetizzano vissuti difficili e percorsi dolorosi. «Ogni mamma adottiva partorisce due volte. La sua gravidanza può durare anche molti anni». I genitori adottivi arrivano alla sua porta con tanta paura e una domanda nascosta in fondo al cuore: saremo capaci? Delfina trova sempre le parole adatte: «Ce la puoi fare, io divento mamma in due ore». Inizia così un cammino di accompagnamento che dura in media due settimane. Il primo passo è rassicurare il bambino. Altre parole semplici: «Lo sai che stanno per arrivare mamma e papà? Sono dei carissimi amici di Delfina e Gaetano». Poi un passo indietro e la casa messa a disposizione della nuova famiglia: «Vado a comprare il latte per te e per gli altri bambini. Ti lascio con mamma e papà». E, ancora, il bagnetto, la condivisione del pasto, la ninna nanna prima di dormire. Quando tutto è pronto, quando Delfina scorge negli occhi del bambino quel guizzo che le fa comprendere che i due genitori sono divenuti mamma e papà, la famiglia parte per la sua nuova vita. «Cosa provi quando li vedi andare via?», le domando. Sorride. «È doloroso. Vedi, l’adozione è come un parto al contrario. Si partorisce nel dolore, poi stringi al petto il bambino e arriva la gioia. Qui è l’inverso. Quando arriva il piccolo c’è l’abbraccio di gioia, quando va via arriva il dolore e la casa diventa vuota. Ma è una sofferenza che genera vita». Antonietta Abete

Foto Salvatore Alfano

a 16 anni Delfina vive in una struttura per accogliere minori insieme al marito Gaetano e ai figli. Quando le chiedo quanti piccoli negli anni hanno varcato la soglia di questa casa, alza una mano e afferma decisa: «No, io non li conto. Mi sembrerebbe di schedarli». Tra le braccia stringe un bimbo di un anno. Il piccolo sembra avere solo pochi mesi e ancora non parla, ma Delfina riesce a decodificare i suoi piccoli gorgoglii. Con carezze e baci gli strappa un sorriso.

Chi si prende cura dei bambini mentre non arrivano i genitori adottivi? Il lavoro delle strutture deputate all’accoglienza dei minori


SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

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ormare le persone oltre che le menti, essere un luogo di confronto e di crescita, un focolare di democrazia, insomma un vero e proprio “organo costituzionale” come Calamandrei la definiva». Il tono è intenso e deciso, la voce ferma ma carica di emozione. Teresa Staiano, insegnante di italiano e latino presso l’istituto G.B. Vico di Nocera Inferiore ci racconta la propria idea di buona scuola. Sono passati 65 anni da quando Calamandrei propugnava la definizione di scuola come organo necessario all’ordinamento dello Stato e salvaguardia della democrazia. Da quel giorno innumerevoli provvedimenti e riforme scolastiche si sono alternate, eppure siamo ancora qui a suonare il campanello d’allarme. Oggi la scuola è al centro del dibattito nazionale, come non accadeva da tempo. Governo da una parte, insegnanti, studenti e famiglie dall’altra, si sta conducendo una battaglia nelle piazze reali e mediali in cui ognuna delle fazioni ha per vessillo la propria idea di buona scuola. Nel momento in cui andiamo in stampa, il percorso della riforma scolastica Renzi-Giannini prosegue non senza polemiche anche in Parlamento dove, avuto il via libera alla Camera, aspetta di essere giudicata in Senato. Invisa dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, chi la scuola la vive ogni giorno sente questa riforma modellarsi su rigidi canoni europeisti, conformandosi più alle logiche economiche che alla sua funzione primaria: formare coscienze. Teresa Staiano è tra gli insegnanti che stanno combattendo per i propri ideali. «Gli insegnanti sono a poco a poco defraudati della propria dignità, fino ad essere oggi completamente assoggettati al dirigente scolastico. Eppure, l’aspetto peggiore risiede nell’inserimento di deleghe su tutta una serie di altre materie, di cui si conoscono solo i titoli e su cui neppure il Parlamento sarà interrogato». Come si può sperare di disegnare una buona scuola senza aprire un confronto a tutto campo con chi la vive, la ama, la costruisce quotidianamente? La Buona Scuola è quella dei professori che insegnano con passione anche se non adeguatamente retribuiti, degli alunni con il desiderio di apprendere, delle famiglie fiduciose nell’istituzione scolastica. La buona scuola va oltre i limiti dello Stato, si regge su edifici fatiscenti ed eternit. La Buona Scuola esiste già. Alle riforme toccherebbe sostenerla, aiutarla e finanziarla. M. N.

La “Buona Scuola” raccontata da chi la vive A proposito del dibattito sulla riforma scolastica discussa in queste settimane in Parlamento, abbiamo intervistato Teresa Staiano, un’insegnante che combatte per la propria idea di buona scuola

La docente Teresa Staiano

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FAI LA SCELTA GIUSTA I consigli dei neolaureati

tra le aule del tribunale

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n tasca una laurea raggiunta da poco meno di un anno, nel cuore la passione per l’avvocatura e il sogno di provare ad essere protagonista nei processi in Tribunale. È quanto spera di raggiungere Anna Petrosino, ex studentessa di Giurisprudenza all’Università degli Studi di Salerno. Non è stato difficile per lei scegliere il percorso di studi da intraprendere perché è «sempre stata affascinata dalle materie giuridiche» e l’Istituto Tecnico Commerciale le ha dato le basi per cominciare ad affrontare l’Università. Le strutture. Quella di Fisciano sembra un’isola felice, per quanto concerne l’area di svolgimento delle lezioni. Ne parla benissimo la neolaureata, le cui parole sono ricche di entusiasmo: «La struttura è perfettamente accogliente, completa in tutto. Ci sono punti di ristoro, mensa e internet point». La struttura non solo garantisce la vecchia modalità d’insegnamento, ma è dotata di «aule multimediali

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dove è possibile svolgere ricerche giurisprudenziali sotto la guida degli insegnanti». Non mancano però le pecche, indicate nella totale mancanza delle aule in cui è possibile dedicarsi allo studio e nella disorganizzazione nei giorni d’esame a causa dei tanti studenti, che la facoltà conta. Offerta formativa. Non è stato facile per Anna concludere il percorso di studi, colpa delle numerose materie a cui dedicarsi: «Quando mi sono immatricolata il carico didattico era eccessivo, lo studente aveva circa 8 esami all’anno da sostenere ed era molto difficile stare al passo». Attualmente, invece, le cose sembrano essere cambiate, come Anna conferma: «Credo che il carico didattico sia abbastanza proporzionato: la laurea magistrale è articolata in un percorso di 5 anni con 29 esami». Passione ed entusiasmo. Anna ha trovato la propria strada: og-

ANNA PETROSINO LAUReATA IN GIURISPRUDeNzA IL 9 GIUGNo 2014 VIVe A PAGANI gi è iscritta all’A lbo dei praticanti per la professione di avvocato, svolgendo l’esercizio presso uno studio di Cava de’ Tirreni. Ai ragazzi, desiderosi come lei di intraprendere lo stesso percorso, suggerisce la formazione a Fisciano anche se, sottolinea: «Il consiglio che posso dare ai ragazzi è quello di fare una scelta secondo il proprio cuore. Credo che la decisione debba essere presa tenendo conto delle proprie inclinazioni e dei propri sogni». Giuseppe Di Mauro


NEWSDALLESCUOLE Tenzone dantesca, sfida a colpi di memoria

U I partecipanti alla Tenzone dantesca, nell’Aula Magna del Liceo G.B. Vico di Nocera Inferiore

Piccoli matematici crescono

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ue allievi della Scuola media “Criscuolo” di Pagani, Marco Pentangelo e Rosario Pepe della classe II G, hanno partecipato alla finale nazionale dei Giochi Matematici, che si sono svolti presso l’università Bocconi di Milano. I due piccoli paganesi si sono cimentati in una gara di giochi logico-matematici con altri loro coetanei provenienti da tutta Italia, dopo aver superato le gare su base regionale. Purtroppo i due studenti non hanno avuto accesso alla gara internazionale, che si svolgerà a Parigi nel mese di giugno, ma sono tornati a casa dopo una magnifica performance, che ha lasciato familiari e professori carichi di orgoglio.

na gara internazionale di memoria poetica per studenti dei licei, è quella che si è svolta lo scorso 16 e 17 maggio al G.B. Vico di Nocera Inferiore. È arrivata ormai all’ottava edizione la Tenzone dantesca, evento patrocinato dal comune di Nocera Inferiore, inserendosi nell’ambito del programma “Nocera città della cultura”, ma anche da Rotaract, dalla Società dantesca italiana, dal Centro studi danteschi e dall’ANDE. 84 concorrenti, provenienti da 21 licei di 7 Regioni italiane, si sono sfidati a colpi di terzine dantesche, memorizzando un canto scelto dagli organizzatori sul tema “Trasumar significar per verba non si poria: esprimere l’inesprimibile” dell’Inferno, del Purgatorio o

del Paradiso. La memoria, ma anche l’intonazione, l’interpretazione e il controllo dell’emozione sono le armi con cui gli sfidanti si sono guadagnati il podio. Ad ottenere le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo per i tre gironi di sfida studenti dello stesso liceo nocerino G.B. Vico, ma anche del liceo “Copernico” di Prato e del liceo “Plinio Seniore” di Castellamare di Stabia. Due giornate impegnative e ricche, in cui si è dato spazio anche al “Premio Blake”, estemporanea grafico-pittorica svoltasi al Parco Fienga, le cui opere sono state esposte anche durante la Tenzone. Anime della manifestazione – oltre alla dirigente scolastica Teresa De Caprio – le professoresse Teresa Staiano e Maria Bonfiglio.

FOTONOTIZIA Elaborare la realtà e raccontarsi, questi gli obbiettivi del progetto extracurriculare “Il giornalino scolastico. Scrivo, rifletto, produco”, nato tra i banchi del Liceo “A. Galizia” di Nocera Inferiore. Gli articoli elaborati dalla giovane redazione sono visionabili all’indirizzo web www.alboscuole.it.

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Immagine di repertorio

Dramma disoccupazione

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n esercito spaventoso di disoccupati, quello che marcia quotidianamente nei comuni dell’Agro nocerino-sarnese. Sono 84.500, iscritto più iscritto meno, le persone registrate negli elenchi dei Centri per l’impiego di Nocera Inferiore, Scafati e Mercato San Severino. I tre comprensori abbracciano tutti i comuni della provincia di Salerno che vanno dalla Valle del Sarno, all’alto Agro e alla Valle dell’Irno, esclusa Cava de’ Tirreni. Un numero agghiacciante, che indica quanto sia compromesso il livello occupazionale in questo territorio, il più popoloso, seppur meno esteso, della provincia. Dati da far tremare le vene nei polsi di chi è chiamato ad amministrare e governare. A pagare maggiormente pegno sono i giovani, gli under 35, che in tutti e tre

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Sono 84.500 i disoccupati iscritti nelle liste dei Centri per l’Impiego di Nocera, Scafati e Mercato San Severino. Una realtà a tinte fosche. I dirigenti del vecchio “ufficio di collocamento” intravedono, tuttavia, una lieve ripresa. Il rischio è che si tratti solo di tirocini e apprendistato


i distretti sfiorano o superano la soglia del 50 per cento di iscritti. A detenere il record di persone in attesa di collocazione è il Centro per l’impiego di Nocera Inferiore, con all’incirca 31.000 iscritti. Il territorio di riferimento comprende le due Nocera e Pagani. Segue l’ufficio di Mercato San Severino, 29.000 iscritti, a cui fanno riferimento i comuni di Castel San Giorgio, Siano, Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Pellezzano e Baronissi. Sono 24.500, invece, gli iscritti al Centro di Scafati a cui fanno riferimento i residenti a Sarno, Angri, San Valentino Torio, San Marzano sul Sarno, Corbara e Sant’Egidio del Monte Albino. Trend pessimistico. Nell’ultimo biennio il tasso di disoccupazione si è notevolmente incrementato. Parlando in numeri assoluti, a Scafati sono stati registrati due mila nominativi in più rispetto al 2012. Tra Nocera e Mercato San Severino, ha spiegato il direttore del Centro per l’impiego Nicola Lambiase, «il tasso di disoccupazione è cresciuto di almeno l’1,5%». Si è passati dal 13,8% del 2012 al 15% del 2014 che, per quanto riguarda il comprensorio che fa riferimento a Nocera Inferiore, arriva pure a sfiorare il 16%.

Leggendo le statistiche di Scafati emerge con irruenza il dramma giovanile. Su 24.500 iscritti, 18.400 sono under 35. Si supera ampiamente il 50% delle persone in attesa di collocazione. «Dobbiamo prendere atto di questo risultato – ha detto Mario Chicone, direttore del centro per l’impiego scafatese – e sperare che qualcosa si sblocchi». Tra Nocera e Mercato San Severino, invece, questa fascia è pari al 40%. Con i dati in possesso dai Centri – anche se gli archivi sono stati bloccati per un appalto scaduto – è anche possibile fare una statistica dei settori più sofferenti. Al primo posto ci sono l’edilizia e l’artigianato, seguiti dall’a gricoltura. In questo caso a pe-

Cos’è Garanzia giovani? È il programma europeo che favorisce l’avvicinamento dei giovani tra i 15 e i 29 anni al mercato del lavoro offrendo, entro un periodo di 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale, opportunità di orientamento, formazione e inserimento al lavoro. Se si hanno questi requisiti si può accedere all’area riservata del sito www.garanziagiovani.gov.it selezionando l’operatore con cui definire

il proprio percorso o andando sul sito cliclavoro.lavorocampania.it. Dopo l’adesione, entro 60 giorni, la Regione selezionata contatterà il giovane per indirizzarlo ad uno sportello dei Servizi per l’Impiego con il quale concordare un percorso personalizzato per l’inserimento lavorativo o di formazione professionale. Entro 4 mesi dalla stipula del Patto di servizio verrà offerta una misura in linea con il proprio profilo.

sare è anche l’assenza «delle coltivazioni intensive di una volta», ha detto Lambiase. Prospettive future. Una possibilità per i più giovani la potrebbe dare Garanzia Giovani. Sia a Nocera che a Scafati sono circa 700 i ragazzi che hanno richiesto di accedere al programma finanziato dall’Unione europea. In tanti casi, però, sono sollecitati da amici e familiari e capita che non si presentino ai colloqui. Nonostante la situazione di stallo, la gente non perde la voglia di iscriversi al vecchio “collocamento”: «Non vedo sfiducia verso l’istituzione, l’iscrizione è un sentire collettivo – ha aggiunto Lambiase – , il problema è l’assenza di lavoro». Non bisogna però perdere le speranza. Sia Lambiase che Chicone sono ottimisti. «Per quest’anno – ha aggiunto il direttore del Centro nocerino – sembrano intravedersi delle speranze. Gennaio e febbraio sono stati mesi buoni per l’avviamento». Chicone ha però lanciato un avvertimento: «Ci sono buone prospettive, ma non deve trattarsi di solo apprendistato o tirocinio». È vero, forse si potrebbe essere verso la fine della crisi anche nella periferia italiana, ma non bisogna crogiolarsi sugli allori. Occorrono ancora molti altri stimoli. Salvatore D’Angelo

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il sindaco della campania

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a certezza dell’elezione di Vincenzo De Luca è arrivata il lunedì mattina. La domenica notte ad un certo punto, forse, si è anche temuto che il risultato annunciato da exit pool e proiezioni potesse sfuggire di mano. Tant’è che a Napoli, mentre la sala stampa allestita dal centro sinistra alla Stazione marittima veniva chiusa, nel quartier generale di Caldoro all’hotel Mediterraneo si fremeva per le notizie che arrivavano dai seggi. Alla fine il margine sul presidente uscente si è confermato e l’ex sindaco di Salerno, ribattezzato dal premier Matteo Renzi il «sindaco della Campania», è stato eletto a capo della Regione Campania. Un successo prima di tutto personale. De Luca ha dovuto, infatti, combattere anche contro parte del suo partito – tanto alle primarie, quanto durante la campagna elettorale – per riuscire nell’impresa che sfuggì abbondantemente cinque anni fa. La questione incandidabilità, gli effetti della legge Severino, infine l’etichetta di “impresentabile” attaccatagli addosso dieci ore prima del silenzio elettorale

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Vincenzo De Luca riesce ad approdare alla guida della presidenza della regione. Lo sfondamento a Salerno pesa sul dato generale creando un margine incolmabile per Stefano Caldoro. terza Valeria Ciarambino del Movimento 5 stelle. Percentuali bassissime per Salvatore Vozza e Marco esposito dalla Commissione antimafia. Un pronunciamento della presidente Rosy Bindi per un processo in cui De Luca è indagato per concussione. Un procedimento risalente al 1998 che sarebbe caduto in prescrizione da tempo, se solo il Presidente non avesse rinunciato alla decorrenza dei termini per dimostrare la sua innocenza in aula. I fedelissimi dello “sceriffo di Salerno” non lo hanno però abbandonato e, insieme a loro, proverà a portare il cambiamento a Santa Lucia. Circa 110 mila i voti in più racimolati nel salernitano: un margine incolmabile per il suo diretto avversario di centro destra. A rappresentare la provincia salernitana nell’assemblea regionale, oltre al Presidente della Giunta, ci saranno nove consiglieri. Sono stati scelti dai 986.005 aventi diritto di voto tra 164 a-

spiranti “onorevoli” distribuiti in venti liste. I seggi a disposizione, rispetto ai 61 di cinque anni fa, erano 50 in totale distribuiti in 27 alla provincia di Napoli, 9 alla circoscrizione di Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino e 2 a Benevento. Tra i cinque candidati alla presidenza della Regione, si è aggiudicata il terzo posto Valeria Ciarambino del Movimento 5 stelle. Buono il risultato dei grillini, anche se non si è registrato l’effetto sfondamento così come avvenuto in altre regioni. Percentuali bassissime, invece, per gli altri due pretendenti. Quarto posto per Salvatore Vozza con la lista Sinistra al lavoro, espressione di Sel e dei partiti di sinistra. Ultima la lista civica Mo! a sostegno di Marco Esposito. Salvatore D’Angelo


Il cipollotto nocerino

È Non una cipolla: la cipolla Presentato il Consorzio di tutela del cipollotto nocerino dop. Trenta giovani produttori hanno deciso di scommettere sull’ortaggio più antico della storia

una partenza con il botto, targata EXPO, quella del rinato Consorzio di tutela del cipollotto nocerino dop. Dopo aver incassato il riconoscimento della Comunità europea e del Ministero delle politiche agricole, si appresta a sbarcare a Milano grazie al supporto della Camera di Commercio. A guidare la cordata di produttori, in maggioranza giovani, sarà il comune di Nocera Inferiore. Dopo un lungo iter, finalmente è arrivato il momento di assaporare i frutti di un lavoro durato anni. Il cipollotto nocerino dop, come recita il claim del Consorzio, rappresenta «l’ortaggio più antico della storia». Un messaggio che sarà veicolato su tutti i fronti. A presiedere il gruppo di tutela è il professor Giuseppe Bulleri. L’ortaggio in questione, insistono i produttori, non è una semplice cipolla bianca, ma un prodotto essenziale nella dieta umana e uno strumento per rilanciare l’economia locale. La produzione certificata di cipollotto nocerino dop, infatti, potrebbe favorire una nuova primavera per l’agricoltura nella valle del Sarno, intercettando nuovi mercati. È questo l’obiettivo che intende raggiungere Ilario Capaldo, esponente della nuova generazione di produttori di cipollotto: «All’estero, specialmente in Europa, il nostro prodotto è molto conosciuto e amato – ha dichiarato – speriamo di consolidare la presenza in Italia, attraverso la grande distribuzione, e di riuscire a sbarcare oltre Oceano». Se così fosse la “primavera” potrebbe interessare non solo l’agricoltura locale, ma anche un indotto che consentirebbe di far respirare un’economia in affanno. Sa. D’An.

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VITA NELL'AGRO

Una madre racconta…

Il tavolo dei relatori intervenuti alla presentazione del libro del dott. Pauciulo

Diario di un medico Presentato a Nocera Inferiore il libro del dott. Rino Pauciulo

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ultura, solidarietà e riflessione a braccetto per la presentazione del libro “Afghanistan – Diario di un medico”, esperienza vissuta e scritta da Rino Pauciulo, ufficiale medico della Croce Rossa Italiana e socio del Rotary Nocera Inferiore Sarno. La tavola rotonda si è tenuta lo scorso aprile al “Caffè letterario nocerino” di piazza Municipio, a Nocera Inferiore. Ad organizzare il forum di azione internazionale della regione Campania è stato Giovanni Mauri, supportato da Costantina Fugaro, componente della

commissione Mentoring del distretto Rotary 2100, che ha presentato il volume. L’evento ha avuto una valenza profonda, legata alla missione umanitaria del dottor Pauciulo, che ha richiamato i giovani all’attenzione per l’altro, soprattutto per i bambini vittime della guerra. Presente anche il giovane ex caporale maggiore Giuseppe Lanzara, che ha dato una bella testimonianza della sua esperienza vissuta in quei luoghi martoriati. C. F.

l'aiuto nella fede

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on avere paura, ti farò camminare» sono state le parole che il dott. Antonio Toro, primario del reparto di ortopedia e traumatologia dell’ospedale “Martiri di Villa Malta” di Sarno, ha detto quando mi ha visitato e per questo lo ringrazio sentitamente. La preghiera è stata la mia costante compagna, ha aiutato me e coloro che mi hanno operato e che mi hanno assistito. I miei più vivi ringraziamenti alla caposala Gilda Daniele, alla dott.ssa Laura Prinzo, al dott. Trinchese, al dott.

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Grinberg e al dott. Eugenio De Filippo, mio caro cugino, che mi è stato vicino con grande premura. Sempre riconoscente all’equipe della sala operatoria. Quando ho dovuto affrontare le varie medicazioni, è svanita la preoccupazione grazie all’infermiere Tonino Liguori. Non mancherò di pregare per tutti quanti loro. “La vera gioia non può nascere che dalla coscienza delle virtù” e voi ne siete il più alto esempio. Grazie di cuore. Maria Carmela Nocera

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a Superabile ONLUS di Pagani all’Open Festival 2015-Festival Internazionale delle Abilità Differenti. Con la messa in scena de ‘A livella di Totò, i ragazzi dell’associazione che si occupa di disabilità hanno superato le selezioni e lo scorso 26 maggio si sono esibiti al Teatro Asioli di Correggio, in provincia di Reggio Emilia. La mamma di uno dei giovani attori in erba racconta così l’esperienza. «Un cielo uggioso, la pioggia inizia a scendere ma niente scoraggia. Le mamme sono leonesse e affrontano tutto per la soddisfazione di vedere i figli recitare a 750 km da casa. Vedere poi il teatro, così grande, con un palco enorme, ti fa salire l’ansia. Loro non sono abituati a questi spazi così ampi, così professionali. Ma quando si apre il sipario l’aria è piena della loro emozione, che si respira e ti contagia. Il procedere sul palco non è del tutto sicuro ma è percepibile la volontà di fare bene ciò che hanno imparato. La loro felicità è un’onda che ti abbraccia ed entra in ogni tua cellula. Così scende dal volto una lacrima incontrollata, un’emozione indescrivibile. Che orgoglio!». Sofia Russo


LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri eccellenza

Il 4 giugno, ricorre l’anniversario dell’inizio del ministero pastorale di mons. Giuseppe Giudice nella nostra Diocesi. Affidiamo a Mons. Giuseppe Giudice Maria l’episcopato del nostro Pastore, affinché continui ancora a guidarci con amore di padre sui sentieri della vita e della fede.

Giubileo sacerdotale

Auguri a mons. Gioavanni Iaquinandi che il 28 giugno ricorderà i 50 anni dell’ordinazione sacerdotale. Con Mons. Giovanni Iaquinandi mitezza e umiltà, il Vicario generale ha testimoniato nel servizio alla Chiesa l’amore incondizionato e senza misura per il Signore Gesù. Il suo operato sia da esempio per quanti sono alla sequela di Cristo.

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

p. Pietro Lombardi, il 3 giugno; don Rosario Villani, il 4 giugno; mons. Domenico Cinque, il 19 giugno; don Carmine Cialdini, il 21 giugno; don Luigi Lamberti, il 24 giugno; don Pietro Califano, il 25 giugno; don Alfonso Santoriello, 27 giugno; mons. Antonio Calabrese, mons. Mario Ceneri, don Natale Gentile, don Salvatore Agovino, il 28 giugno; don Flaviano Calenda, mons. Giuseppe Lanzetta, il 29 giugno; don Piercatello Liccardo, il 30 giugno. I vostri ministeri presbiterali siano sale e lievito nella vita del gregge a voi affidato.

Redazione in festa

Il primo giugno il direttore responsabile don Andrea Annunziata ha festeggiato l’anniversario di ordinazione presbiterale, il direttore editoriale don Silvio Longobardi lo ha festeggiato il 5 giugno, mentre don Gaetano Ferraioli, presidente della cooperativa L’Onda, lo celebrerà il 19 giugno.

Un augurio speciale

Il 22 aprile scorso, Agnese Aliberti e Aniello Piccirillo hanno festeggiato le nozze d’oro. Il nipote Alfredo rivolge ai nonni un augurio particolare: «Una vita trascorsa insieme segnata da gioie e dolore, ma sempre aggrappati alla fede nel Signore. Auguri per il vostro anniversario».

Auguri di buon compleanno

Mons. Alfonso Desiderio ha festeggiato 82 anni, il 4 giugno; don Raffaele Corrado compie 40 anni, il 17 giugno; don Vincenzo Ruggiero festeggia 74 anni, il 21 giugno; don Gianfranco Marotta spegne 56 candeline, il 23 giugno; il diacono don Luigi Loreto festeggia compleanno e onomastico, il 21 Don Gianfranco giugno. Marotta

Buon compleanno ai referenti

Raffaele Massa spegne 18 candeline, 7 giugno; Antonio Marra festeggia 30 anni, 18 giugno; Aniello Lettieri compie 43 anni, 22 giugno.

Auguri da tutti i nonni alla piccola Martina Stanzione, che lo scorso 10 maggio, nella parrocchia Santa Maria degli Angeli di Nocera Superiore, ha ricevuto per la prima volta Gesù eucaristia nel suo cuore. «Hai percorso pochi passi. Davanti a te c’è tanta strada, percorrila felice»: auguri a Sabatino Manzo per il suo primo compleanno da mamma, papà, tutta la famiglia e da chi lo protegge e guida dal cielo.

Il piccolo Sabatino Antonio Marra

Aniello Lettieri

Raffaele Massa

In memoria

La comunità diocesana tutta sotto la guida di mons. Giuseppe Giudice si stringe al dolore della famiglia per la perdita del caro don Vincenzo Russo. Il Signore accolga tra le sue braccia la sua anima.

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VITA ECCLESIALE Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

“Venite disarmati per lasciarvi sorprendere da Dio”

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giugno 2011: Nocera, addobbata a festa, accoglie il nuovo pastore della Diocesi di Nocera-Sarno. Sono passati quattro anni, un tempo sufficiente per tracciare un bilancio. Seduto nello studio del palazzo vescovile, il vescovo Giuseppe sorride e, pacato, risponde: «I bilanci li fa il Signore. Porto nel cuore la ricchezza del dono ricevuto. Non ho scelto di fare il vescovo né di venire nella terra dell’A gro. Tramite la Chiesa – ieri papa Benedetto, oggi papa Francesco – il Signore mi ha mandato. E, quando ci manda, Gesù dice: “Andate senza bisaccia, non portate troppe cose, non salutate nessuno lungo la strada… perché l’urgenza è l’annuncio del Vangelo». Chi sfoglia le pagine antiche e sempre nuove del Vangelo scopre che anche il Signore ha incontrato difficoltà e intoppi, ma ha continuato a camminare spedito verso Gerusalemme. «È quello che cerco di fare anch’io – aggiunge – nonostante qualche critica o reticenza. È un compito educativo che chiede il martirio della pazienza. Pazienza con se stessi e con gli altri. È questa la grande fatica che vivo come vescovo».

Eccellenza, se i bilanci li lasciamo a Dio, è possibile tuttavia racchiudere in una parola questi quattro anni di episcopato?

«Se dovessi trovare una cifra di questi anni, a partire dalla prima parola che ho detto alla diocesi, ricentrerei tutto intorno all’Eucaristia. Se la Chiesa è attirata dall’Eucaristia, se va verso l’Eucaristia e dall’Eucaristia riparte, non perdiamo il Signore». Ripete spesso che è necessario “recuperare la Messa, non le Messe”.

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Insieme GIUGNO 2015

Qual è la differenza?

«È una differenza molto sottile. La Messa, con la lettera maiuscola, è il cuore della giornata, della domenica, dell’anno liturgico. Le messe – tante, corri di qua, corri di là ­– possono anche sfociare in devozioni. Non amo una pastorale troppo scenografica perché il rischio, grande, è di perdere il cuore che è Gesù Cristo. È a partire da questo che dovremmo rivedere i nostri piani pastorali e i nostri cammini. Invito a rileggere gli Orientamenti e le Lettere Pastorali».

A colloquio con Mons. Giuseppe Giudice, da 4 anni alla guida della nostra diocesi, alla vigilia della Sosta ecclesiale del 17 e 18 giugno. È l’Eucaristia la cifra di questi primi anni del suo ministero


È un’indicazione per i sacerdoti?

«Per i sacerdoti, ma anche per i laici. Celebrare troppe Messe rischia di far perdere il significato profondo della Messa. A volte mi inquieto quando leggo i manifesti delle nostre feste religiose: messe a tutte le ore! Si ha l’impressione di un “messificio”: Messe celebrate di fretta perché deve iniziare quella successiva. Poi c’è anche chi esce da una Messa e corre in un’altra Chiesa per un’altra Messa. Spesso uso un’immagine: a volte l’Eucaristia diventa un fast food, non è più condivisone, convivialità, spazio per vivere il sagrato. Bisognerebbe quasi desiderarla la Messa… Non quella comoda, sotto casa mia o quando voglio io, come una ciliegina posta su tutte le torte». Vuole dare qualche suggerimento per una buona Celebrazione?

«Le Celebrazioni devono essere belle, semplici, sobrie, solenni con una parola che va al cuore, per fare della Liturgia la fonte e il culmine della vita cristiana. Saremo così ancora sedotti e abitati dal “Mistero”, cioè Cristo». Il protagonismo dei laci. Quali passi sono stati fatti, quali sono ancora da compiere?

«I fedeli laici devono ancora essere aiutati ad esprimere la loro ricchezza e competenza. Se approfondiamo

i testi del Concilio, allora sapremo qual è il ruolo dei laici». A giugno c’è un’altra importante tappa per questa Diocesi, l’appuntamento della Sosta ecclesiale. Che valore ha questo momento formativo che ha scelto fin dall’inizio del suo ministero?

«È un “convenire”, è una Chiesa che va verso un luogo per fermarsi – per sostare – su temi sensibili che possono aiutarci nella formazione. Temi che dovrebbero aiutarci ad essere prima che a fare. Abbiamo dato troppo spazio ad una mentalità utilitaristica: a che ci serve questa cosa, cosa produce, cosa guadagno? Lo spazio del gratuito - la sosta, appunto - sembra non avere più valore. Ricordiamo, allora, la Parola del Signore: a che serve se tu guadagni tutto ma poi perdi la vita, perdi l’anima? Ecco, per me, questa è la sosta, il tempo di una Chiesa che riflette e si lascia plasmare dalla Parola e dall’Eucaristia». Quest’anno ci sarà mons. Brambilla, vescovo di Novara.

«Sì, e svilupperà un tema interessante. Ci troviamo nel cuore del Concilio Giovane, del Sinodo sulla famiglia, nell’Anno della Vita Consacrata, ci incamminiamo verso il convegno di Firenze. Subito dopo sarà aperta la Porta Santa della Misericordia. Potremmo pensare: tan-

ti appuntamenti, ma dov’è il bandolo della matassa? Ecco allora il tema: Man hu? Che cos’è? (Es. 16,15). Dobbiamo imparare a suscitare domande più che a dare risposte facendoci aiutare dai cinque verbi di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare». Cosa si aspetta dal Concilio Giovane?

«Mi aspetto semplicemente un soffio, una ventata di novità che vuol dire prendere coscienza che siamo la Chiesa bella del Concilio, la Chiesa della Parola e del Pane, la Chiesa dei gesti liturgici che diventano servizio per il mondo». Come preparare il cuore, quale abito indossare per venire alla Sosta?

«Bisogna fare innanzitutto una preghiera di spoliazione: spogliarci dal preconcetto, dai pregiudizi, da quell’atteggiamento che ci porta a dare tutto per scontato e indossare l’abito dello stupore. Chi è scoraggiato o deluso, indossi l’abito di chi non chiede niente ma può ricevere tutto». Come un padre, il vescovo detta gli ultimi consigli: preparare il cuore, rileggere qualche documento, arrivare con un animo disponibile all’accoglienza. «Venite disarmati – si raccomanda prima di salutarci – per lasciarvi sorprendere da Dio». Antonietta Abete GIUGNO 2015 Insieme

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VERSO FIRENZE

Le “vie” di Firenze

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agli ambiti di Verona alle “vie” di Firenze. Cambiano i termini, ma non cambiano le aree d’azione su cui la Chiesa italiana è sollecitata ad agire. La priorità è dare un nuovo slancio all’azione evangelizzatrice e pastorale, in un contesto in continua evoluzione. L’aiuto dovrà arrivare dai cinque verbi che accompagneranno il prossimo decennio: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. Nella Traccia del Convegno viene loro dedicato ampio spazio.

Uscire Da un lato papa Francesco invoca una Chiesa «in uscita», dall’altro ci si scontra con una pastorale non sempre attenta a questi aspetti. «Liberare le nostre strutture dal peso di un futuro che abbiamo già scritto, per aprirle all’ascolto delle parole dei contemporanei, che risuonano anche nei nostri cuori: questo è l’esercizio che vorremmo compiere al Convegno di Firenze», si legge nella Traccia. Tra le priorità, dunque, ci sarà il dover «ascoltare lo smarrimento della gente, di fronte alle scelte drastiche che la crisi globale sembra imporre; raccogliere, curare con tenerezza e dare luce ai tanti gesti di buona umanità che pure in contesti così difficili sono presenti, disseminati nelle pieghe del quotidiano». Allo stesso tempo per “uscire” sarà necessario «offrire strumenti che diano lucidità ma soprattutto

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serenità di lettura, convinti che, anche oggi, i sentieri che Dio apre per noi sono visibili e praticati».

Annunciare La messe è molta e gli operai sono pochi, una premura che più volte Gesù ribadisce nel Vangelo. Una realtà sempre più drammatica, complici le «tante povertà, antiche e nuove, che la crisi evidenzia ancor di più». «La gente – si legge nella Traccia – ha bisogno di parole e gesti che, partendo da noi, indirizzino lo sguardo e i desideri a Dio. La fede genera una testimonianza annunciata non meno di una testimonianza vissuta». L’impegno decennale delle Chiese per una riforma dei percorsi di iniziazione e di educazione alla fede cristiana è sotto gli occhi di tutti, «il Convegno di Firenze è il luo-

Cinque verbi su cui la Chiesa italiana è chiamata a riflettere per programmare il prossimo decennio


go in cui verificare quanto abbiamo rinnovato l’annuncio – con forme di nuova evangelizzazione e di primo annuncio; come abbiamo articolato la proposta della fede in un contesto pluriculturale e plurireligioso come l’attuale». Annunciare implica individuare ulteriori strategie: «Occorrono intuizioni e idee per prendere la parola in una cultura mediatica e digitale che spesso diviene tanto autoreferenziale da svuotare di senso anche le parole più dense di significato, come lo stesso termine “Dio”».

Abitare La dimensione della fede è da sempre iscritta nella configurazione stessa delle nostre città. La storia italiana è fatta di campanili e borghi, costituitisi intorno alle parrocchie. Una presenza vissuta attraverso l’immersione nella realtà territoriale, «gomito a gomito con tutte le persone, specie quelle più fragili». Una “via popolare” riconosciuta da tutti, anche dai non credenti. Una vicinanza che a volte parla più di tante raffinate strategie. Occorre allora «un tenace impegno per continuare a essere una Chiesa di popolo nelle trasformazioni demografiche, sociali e culturali che il Paese attraversa». Senza moltiplicare, ma ripensando se occorresse la propria presenza «i nostri stessi modelli dell’abitare, del trascorrere il tempo libero, del festeggiare, del condividere», tenendo presente la missione popolare ecclesiale. In particolare i più deboli. Possibilmente incontrandoli perché «se non lo hai toccato, non lo hai incontrato», ha detto, del povero, Papa Francesco.

Educare Inutile girarci intorno. L’educazione è diventata una vera e propria emergenza. «Il primato della relazione, il recupero del ruolo fondamentale della coscienza e dell’interiorità nella costruzione dell’identità della persona umana, la necessità di ri-

pensare i percorsi pedagogici come pure la formazione degli adulti, divengono oggi priorità ineludibili», si legge nella Traccia. Le tradizionali agenzie educative (famiglia e scuola), appaiono indebolite, ma bisogna tenere presente che «esse non sono solo un problema ma una risorsa». «Il nuovo scenario – sollecitano dal Comitato preparatorio – chiede la ricostruzione delle grammatiche educative, ma anche la capacità di immaginare nuove ‘sintassi’, nuove forme di alleanza che superino una frammentazione ormai insostenibile e consentano di unire le forze, per educare all’unità della persona e della famiglia umana». Educare, insomma, «è un’arte» e «occorre che ognuno di noi l’apprenda nuovamente».

Trasfigurare Il rapporto con la preghiera e la vita liturgica. È nel rapporto intrinseco tra fede e carità che «si esprime il senso del mistero». «Senza la preghiera e i sacramenti, la carità si svuoterebbe perché si ridurrebbe a filantropia, incapace di conferire significato alla comunione fraterna». È, dunque, in questo contesto che si inserisce il verbo “trasfigurare”. Una realtà che richiama il senso della festa e della Domenica, definiti «spazi di vera umanità», perché in esse si celebra «la persona con le sue relazioni familiari e sociali, che ritrova se stessa attingendo a una memoria più grande, quella della storia della salvezza. Lo spirito delle Beatitudini si comprende dentro questa cornice». Al Convegno, quindi, sarà verificata «la qualità della presenza cristiana nella società, i suoi tratti peculiari e la custodia della sua specificità». «A noi, popolo delle beatitudini che si radica nell’orazione di Gesù – si legge nella Traccia –, è chiesto di operare nel mondo, sotto lo sguardo del Padre, proiettandoci nel futuro mentre viviamo il presente con le sue sfide e le sue promesse». Salvatore D’Angelo GIUGNO 2015 Insieme

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Foto L'Osservatore Romano

VITA ECCLESIALE

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er la seconda volta è stato papa Francesco ad aprire l’A ssemblea generale della CEI. All’episcopato italiano e, dunque, alle Chiesa italiana il Pontefice ha chiesto di vivere con la gente. Il Santo Padre, declinando le caratteristiche della «sensibilità ecclesiale», ha sollecitato a «non essere timidi o irrilevanti» nel denunciare la diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire famiglie, lavoratori, comunità cristiane. Il suo intervento ha toccato diversi punti. Importante il passaggio sul ruolo dei laici: «Non dovrebbero avere bisogno del Vescovo-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità». Infine, la sensibilità ecclesiale deve essere collegialità che «si rivela nella comunione tra i Vescovi e i loro sacerdoti, tra Diocesi ricche e quelle in difficoltà, tra i Vescovi e il Successore di Pietro». Del sollecito a «vivere con la gente» si è fatto interprete il presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il Cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione, ha dato voce innanzitutto ai «nodi antichi e nuovi del Paese», ovvero la piaga della disoccupazione, la tragedia dei migranti, la scarsa attenzione alla famiglia. «Sul fronte ecclesiale – si legge nella nota diffusa al termine dell’A ssemblea – è emersa con forza la necessità di superare la pastorale ordinaria con un rinnovamento missionario delle parrocchie, che si traduca in modalità e proposte operative, sostenute da

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Insieme GIUGNO 2015

Il vescovo Giuseppe incontra papa Francesco nell’aula del Sinodo

una robusta formazione di sacerdoti e laici». Al centro dell’incontro la verifica sulle ricadute dell’Evangelii Gaudium nelle realtà diocesane, così come il cammino verso il Convegno ecclesiale di Firenze. Un passaggio è stato riservato alla formazione dei sacerdoti, con la preparazione di un’agenda che offra a Vescovi e Consigli presbiterali «linee e contenuti su cui lavorare in vista dell’A ssemblea Generale del 2016». «L’urgenza – si legge nel comunicato della CEI – nasce dalla consapevolezza di come oggi non sia sufficiente offrire ai sacerdoti un semplice aggiornamento che li aiuti a tenere il passo con il cammino della storia. Essa trova il suo fulcro nell’impegno a custodire e ravvivare il dono spirituale ricevuto con l’imposizione delle mani». Su questo punto ritorna la comunione, che il Vescovo deve favorire promuovendo «l’unità del presbiterio» sapendolo «amare intensamente». Nel contempo, ai preti è chiesta «la cura della propria vita interiore, attraverso la conquista e la fedeltà quotidiana a momenti di silenzio e di preghiera». Si è parlato anche di Giubileo straordinario della Misericordia. La Chiesa italiana si è impegnata «a celebrare in tutte le proposte e attività pastorali la grazia di Dio e a condividere con l’umanità intera l’invito a sviluppare nuovi atteggiamenti di accoglienza e di reciproco accompagnamento». Salvatore D’Angelo

Pastori sensibili Papa Francesco ha incontrato i vescovi per l’A ssemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana che si è tenuta dal 18 al 21 maggio a Roma


Il Santuario gremito di fedeli

Metafora di un pellegrinaggio profondo

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i piedi di Maria per il quarto pellegrinaggio diocesano del mese di maggio. Dopo Roma, Montevergine e Montecassino, quest’anno circa duemila fedeli della diocesi hanno percorso pochi chilometri per arrivare alla meta: il santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Molto volentieri si sono ritrovati in questo luogo per pregare, guidati dal Vescovo, insieme ai sacerdoti e ai consacrati. Un momento di grande emozione e devozione, «metafora di un pellegrinaggio profondo». «Presi per mano dalla Madonna – ha detto monsignor Giuseppe Giudice – siamo chiamati a scendere dentro di noi e ad andare dove la gente attende il Vangelo, accompagnati dalla presenza del Signore». Il Vescovo ha, insomma, esortato a riscoprire il proprio ruolo di missionario, di evangelizzatore. Un invito che non deve spaventare. «Il Signore ci dice di non temere. Accogliamo la sua Parola. non temere piccolo gregge». Rincuorati da questa consapevolezza tutto assume un senso diverso: «La Chiesa – ha aggiunto il Vescovo – è e sarà sempre un piccolo gregge, ma allo stesso tempo è un popolo che deve essere un lievito. Se questo piccolo gregge è sale tutto il mondo prenderà sapore. Se è luce tutto sarà illuminato». Sa. D’An.

Ciclo di seminari all’Università Federico II

L Circa duemila fedeli si sono ritrovati lo scorso 16 maggio, nel santuario della Vergine del Rosario, per il quarto pellegrinaggio diocesano

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

Famiglie per le famiglie

I

Architettura sacra

l Rinnovamento nello Spirito Santo si prepara all’ottavo pellegrinaggio nazionale delle “famiglie per la famiglia” in programma il prossimo 12 settembre a Pompei. In vista dell’importante appuntamento il coordinamento regionale ha organizzato tre iniziative che consentono di “sintonizzarsi” in vista dell’esperienza settembrina. Lo scorso 9 maggio, il 13 giugno e il prossimo 11 luglio sono in programma le iniziative “Il Rosario della famiglia per un pellegrinaggio di famiglie per la famiglia”. Le attività sono promosse in collaborazione con la Fondazione vaticana “Centro internazionale famiglia di Nazareth”, la Prelatura pontificia di Pompei e il rettorato del santuario.

a Diocesi è salita in cattedra per un ciclo di seminari sull’architettura liturgica promosso dal DIARC, il dipartimento di architettura dell’Università degli Studi di Napoli "Federico II", in collaborazione con la Scuola politecnica e delle scienze di base. Quattro appuntamenti sul tema «Il progetto dello spazio sacro» che hanno visto relatrice l’architetto Gioia Seminario. Durante i seminari sono intervenuti il professore Giancarlo Priori, docente di composizione architettonica e urbana presso il DIARC, l’architetto Chiara Granito, dottore di ricerca in progettazione architettonica e urbana, e l’architetto Angelo Santitoro, responsabile diocesano della nuova edilizia di culto. Il ciclo di seminari ha aiutato a riflettere, a partire dal Concilio Vaticano II, sul recupero dello spazio e degli elementi liturgici, non dimenticando il cammino storico e l’evoluzione degli edifici di culto nelle diverse epoche. L’architetto Santitoro ha relazionato sulla Sacrosanctum Concilium e la sua traduzione nello spazio liturgico, analizzando gli elementi e i simboli presenti nelle chiese.

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VITA ECCLESIALE Un momento della Veglia

La Veglia di Pentecoste è servita a ricordare chi perde la propria vita per la fede

In preghiera per i martiri contemporanei

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n bel momento di preghiera per ricordare i nuovi martiri cristiani, ma anche per chiedere la forza dello Spirito per coloro che quotidianamente vivono la missione nelle periferie del mondo, non solo quelle geografiche ma anche esistenziali. «Questa situazione ci interroga profondamente e deve spingerci ad unirci

in un grande gesto di preghiera a Dio e di vicinanza con questi fratelli», esortavano dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. La Veglia di Pentecoste dello scorso 23 maggio è stato tutto questo. La bella chiesa di san Giacomo Maggiore Apostolo di san Valentino Torio ha accolto l’intera comunità diocesana riunitasi intorno

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i solito siamo abituati a vedere degli anziani coniugi che festeggiano il loro 50° di matrimonio attorniati da figli, nipoti e pronipoti. Ma la funzione di mercoledì 6 maggio 2015, presso la cappella delle suore Crocifisse Adoratrici di Nocera Superiore, ha avuto un contorno decisamente diverso. La superiore suor Sandra Rivizzigno ha festeggiato 50 anni di professione religiosa. Potremmo definire la sua esperienza come la dilatazione di una maternità spirituale che ha visto il proprio cuore di donna e di madre espandersi, in una effusione di amore e di generosità alle diverse generazioni con cui è venuta a contatto. Suor Sandra, classe 1937, non ha perso il suo tipico accento pugliese ed è venuta dalla lontana Castellana Grotte a Nocera, chiamata alla vocazione missionaria tra ragazzi, giovanetti e suore, spendendo letteralmente la sua vita. Intorno all’altare una figliolanza tutta spirituale. Per la festa della superiora c’erano le consorelle, i sacerdoti, tra cui padre Valerio Molinaro che ha presieduto la celebrazione di ringraziamento, la famiglia d’origine col gruppetto dei vispi pronipoti. Auguri, suor Sandra e ancora buona semina e buona mietitura! d. Natalino Gentile

AD MAIORA Ammissione agli Ordini sacri del diaconato e presbiterato per cinque seminaristi della Diocesi: Aniello Cipriani, Rosario Mormone, Valentino Ruggiero, Vincenzo Spinelli e Giuseppe Tamigi. La Solenne liturgia presieduta dal Vescovo si è tenuta lo scorso 27 maggio nella Basilica di Sant’Alfonso Maria de Liguori a Pagani.

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al vescovo Giuseppe per un’occasione di grande preghiera e meditazione. Ad animare la serata sono stati i religiosi e le religiose, che stanno vivendo il particolare anno della Vita consacrata a loro dedicato. Uno speciale ricordo nella preghiera è stato riservato a loro, affinché vivano con gioia la loro missione.

Dalla Puglia… con amore!

Suor Sandra al taglio della torta


ILPANEDELLADOMENICA commenti a cura delle sorelle Clarisse del Monastero di Santa Chiara

Sussidio liturgico dalla XII alla XVI domenica del tempo Ordinario (Anno B)

Non vedo più che Lui Gesù mi ha avvolto con la Sua luce, mi ha circondato, non vedo più che Lui, non penso che a Lui, tutto il mondo attorno sparisce, si resta soli con Lui, Lo si prega che sempre prolunghi quegli attimi, che mai sparisca dal nostro sguardo, che sempre ci sia presente a ricordarci il nostro dovere. Beato Alberto Marvelli

( febbraio 1938)

21 XII domenica DEL giugno TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B) Tra la fine del 1400 e gli inizzi del secolo successivo in Germania è attivo Albrecht Dürer uno dei più grandi artisti del Rinascimento europeo. Dürer viaggiò molto, lo troviamo a Venezia intorno al 1494. Fu pittore e finissimo incisore. Pare che Raffaello tenesse esposte nella sua bottega alcune delle sue incisioni.

Autoritratto con guanti, 1498

Le letture: “Anche il vento e il mare gli obbediscono” Prima lettura: Gb 38,1.8-11 Salmo: Sal 106 Seconda lettura: 2Cor 5,14-17 Vangelo: Mc 4,35-41 Il Vangelo: Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». (Cfr Mc 4,37-40) Colore liturgico: VERDE

Più forte della tempesta

«P

erché avete paura? Non avete ancora fede?». È la domanda che il Maestro rivolge ai discepoli dopo aver placato la tempesta. A chi si preoccupa per la propria vita il Signore chiede di aver fede in Lui, degno di fede perché si è consegnato alla morte per noi. È il Risorto, che si fa presente nelle nostre vite e ci invita a non temere le forze del male, che seppur sembrano travolgerci sono sotto il suo dominio. Per questo, vogliamo pregare: «Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia». GIUGNO 2015 Insieme

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IL PANE DELLA DOMENICA

28 XIIi domenica giugno DEL TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B)

5 XIV domenica LUGLIo DEL TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B)

Le letture: “Io ti dico: Àlzati!”

Le letture: “Da dove gli vengono queste cose?”

Prima lettura: Sap 1,13-15; 2,23-24 Salmo: Sal 29 Seconda lettura: 2Cor 8,7.9.13-15 Vangelo: Mc 5,21-43

Prima lettura: Ez 2,2-5 Salmo: Sal 122 Seconda lettura: 2Cor 12,7-10 Vangelo: Mc 6,1-6

Il Vangelo: Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum». (Cfr Mc 5,39-42)

Il Vangelo: Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. (Cfr Mc 6, 4-6)

Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

“Laudato si’, mi Signore, per sora nostra morte”

«D

io non ha creato la morte»: Gesù ha chiamato se stesso “la vita”. Quest’oggi lo vediamo guarire una donna e risuscitare una fanciulla. Perché se dovrà poi morire di nuovo? Per il cristiano la morte è tremenda e terribile, perché prezzo del peccato, ma è anche la “porta aperta” sui cieli nuovi e sui mondi nuovi che Vergine con Bambino ci permette di gettarci di Albrecht Dürer, 1514 nelle braccia del Padre. Ecco perché san Francesco d’A ssisi, il cantore di “sorella morte”, può cantare: «Laudato si’, mi Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare. Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali; beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati, che la morte secunda noi farà male».

Gesù, l’uomo dello scandalo

«E

d era per loro motivo di scandalo»: che cosa li scandalizza? L’umanità, la prossimità. Il Figlio di Dio non può venire in questo modo, con mani da carpentiere, segnato dalla fatica, con problemi familiari e nulla di sublime. Eppure è proprio questa la buona notizia del Vangelo: Dio si incarna dentro l’ordinarietà della vita. Amare l’umanità di Gesù, il Vangelo rivela proprio questo: Dio ha il volto di un uomo, Dio è così. Ecco lo scandalo della fede: la forza della Parola si riveste di debolezza e di quotidiano, la potenza di Dio è tutta nell’impotenza della croce. Gesù è sempre un segno di contraddizione, la sua parola provoca a fare delle scelte, a comprometterci.

Adamo ed Eva di Albrecht Dürer, 1504 - particolare

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Insieme GIUGNO 2015


12 Xv domenica LUGLIo DEL TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B)

19 XVi domenica LUGLIo DEL TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B)

Le letture: “Prese a mandarli”

Le letture: “Come pecore che non hanno pastore”

Prima lettura: Am 7,12-15 Salmo: Sal 84 Seconda lettura: Ef 1,3-14 Vangelo: Mc 6,7-13

Prima lettura: Ger 23,1-6 Salmo: Sal 22 Seconda lettura: Ef 2,13-18 Vangelo: Mc 6,30-34

Il Vangelo: E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». (Cfr Mc 6,10-12)

Il Vangelo: In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. (Cfr Mc 6, 30-32)

Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

Testimoni della fede

“E

prese a mandarli a due a due”: l’iniziativa della missione è totalmente di Gesù. L’inviato non solo è mandato, ma svolge la sua missione insieme ad altri, perché la sua stessa vita diventi testimonianza della presenza del Signore per mezzo della carità. È volere del Padre, che a tutti sia rivelato il mistero del suo amore e la vera dignità dell’uomo, dignità che ha le sue radici nella figliolanza divina acquistataci nel sangue di Cristo. Chiediamo di non avere nulla di più caro del suo Figlio, che ci rivela il suo volto di Padre e di colmarci del suo Spirito, perché lo annunziamo ai fratelli con la fede e con le opere, rispondendo con responsabilità al dono posto nelle nostre mani.

Guidati su pascoli erbosi

«E

rano come pecore senza pastore». Egli è il Pastore, l’atteso, che conduce il suo gregge a pascoli erbosi e ad acque tranquille. Egli è anche l’Agnello che dà la propria vita per le pecore che gli appartengono. E non solo per esse. Nel suo corpo sulla croce ha riconciliato gli uomini tra loro e con Dio radunandoli in un solo gregge. Chiediamo al Signore di poter gustare nel Pane e nella Parola la presenza del suo Figlio, vero pastore che ci guida alle sorgenti della vita e della gioia eterna.

Altare Paumgartner di Albrecht Dürer, 1500-1504 circa

San Sebastinao alla colonna di Albrecht Dürer, 1497

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IL PANE DELLA DOMENICA

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Insieme agli ammalati Domenica 21 giugno il Vescovo presiederà la Santa Messa presso la casa di cura Villa dei Fiori a Nocera Inferiore. Appuntamento alle ore 11.00. Più volte all’anno mons. Giudice si reca presso cliniche e ospedali per incontrare i sofferenti. Natività di san Giovanni Battista Il 27 giugno il Vescovo presiederà la Santa Messa nella parrocchia di Nocera Inferiore dedicata al Precursore di Cristo. Appuntamento alle ore 19.30 nella vecchia chiesa parrocchiale, nel

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centro storico di Cicalesi. Domenica 28, invece, alle ore 6.30, mons. Giudice presiederà ad Angri la Santa Messa di apertura della processione del patrono della città, san Giovanni Battista. Momenti di formazione Il 20 giugno il Vescovo sarà relatore durante un convegno promosso dall’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei LombardiConza-Nusco-Bisaccia. Dal 28 giugno al 5 luglio sarà, invece, a Roma per predicare gli esercizi spirituali alle suore della congregazione Maestre Pie Filippini.

Con la Fraternità di Emmaus Il 10 luglio, alle ore 19.30, il Vescovo sarà alla Cittadella della Carità di Angri per presiedere la Santa Messa. Sui luoghi di san Giovanni Paolo II Dal 12 al 16 luglio il Vescovo presiederà il pellegrinaggio diocesano in Polonia, sui luoghi che hanno visto protagonista negli anni della gioventù, del sacerdozio e dell’episcopato san Giovanni Paolo II. Un’occasione per scoprire maggiormente la figura dell’amatissimo Papa polacco.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Sosta ecclesiale Il 17 e 18 giugno la Chiesa diocesana è convocata per fermarsi a riflettere sul percorso pastorale finora compiuto e su quanto l’attende per il futuro, continuando sulla strada del Concilio giovane in vista del Convegno ecclesiale di Firenze e del Giubileo della Misericordia. Appuntamento il 17 giugno, alle ore 20.00, con mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, nella parrocchia Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore. Il 18 gruppi di studio presso la parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore.


Verso Cracovia Questa pagina, a cura del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, è uno strumento per accompagnare il cammino di preparazione alla prossima Giornata mondiale della Gioventù. L’appuntamento è a Cracovia, dal 26 luglio al 31 luglio 2016 La Madonna di Loreto

Pellegrini per sempre

«A

ndare nelle periferie!» Questa frase, tanto usata fino ad essere maltrattata, è la bella intuizione di papa Francesco. Secondo voi non va in questa direzione il pellegrinaggio del Crocifisso di san Damiano e della statua della Madonna di Loreto, che stanno girando tutte le regioni d’Italia, verso la GMG di Cracovia 2016? Accogliere questi due simboli nella nostra Diocesi è stata una gioia immensa. Dal 19 al 21 aprile abbiamo vissuto tre intense giornate che hanno consentito a tutti di pregare davanti a Gesù e a sua Madre. Quante persone hanno “toccato e accarezzato” questi segni! All’inizio la mia preoccupazione è stata che si rovinassero. Mi sono pentito di averlo pensato. Quelle dita hanno certamente lasciato delle tracce. Se chiamassimo la “scientifica del Paradiso” troverebbe subito le impronte di tutti quei fedeli. A ognuno vorrei dire: «Ormai è fatta! Sei schedato, inserito nei faldoni dell’amore di Dio, e non puoi più scappare; qualunque peccato ti allontani da Dio, i suoi divini segugi ti troverebbero per riportarti a Lui». Non sono mai entrato in un reparto oncologico. La prima volta è stata a Pagani, in occasione del pellegrinaggio. Quasi non riuscivo a trattenere le lacrime. Ho dovuto indossare una mascherina e delle protezioni alle scarpe.

La prima, forse, ha voluto dirmi che di fronte al dolore le parole inopportune contaminano i cuori già fragili. Le protezioni mi hanno ricordato Mosè che ha dovuto togliere i calzari davanti alla Presenza di Dio, perché Dio è presente negli ammalati che rendono sacro ciò che li circonda. In quella corsia un ammalato, piangendo, si è aggrappato alla mano di Gesù in braccio a Maria. Ho avuto paura. Mi sono detto: «Lascia la mano, si spezzerà se ti aggrappi così!». Mi sono vergognato. La mano di Gesù sorregge il mondo, non solo quello di legno scolpito, ma quello vero. «Che stupido sono stato – ho pensato dopo – quel braccio non si sarebbe mai spezzato, era lì proprio per tendere la mano a quell’ammalato». Sempre all’ospedale di Pagani, mentre attendevamo l’ascensore, mi sono accorto che la statua di Maria e il quadro del Beato Tommaso Maria Fusco si guardavano. Non potete immaginare come è stato emozionante. Ne sono certo: Maria stava chiedendo conto a don Tommaso del suo operato; gli stava ricordando che era lì per proteggere e accompagnare tutti. In ospedale la statua della Vergine Lauretana ha girato i reparti su un carrellino di metallo. Lì ho capito un’altra cosa. Mi ero illuso di aver portato Maria e Gesù agli ammalati, invece, ho scoperto che loro li hanno portati per me. Don Giuseppe Pironti

Don Giuseppe Pironti racconta alcuni momenti della sosta in diocesi del Crocifisso di san Damiano e della Madonna di Loreto. Le statue attraverseranno tutta Italia per arrivare a Cracovia nel 2016, in occasione della Giornata Mondiale dei Giovani Da sinistra: don Giuseppe Pironti, mons. Giuseppe Giudice, don Ciro Galisi

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REDAZIONALE A CURA DELLA PIA UNIONE AMMALATI CRISTO SALVEZZA E DEI PICCOLI DISCEPOLI DELLA CROCE

L’accoglienza della Comunità religiosa delle Suore Immacolatine all’arrivo a Lourdes

otto giovani della P.U.A.C.S in servizio a Lourdes. L’incontro con una bimba ammalata e una nonna avanti negli anni ha reso indimenticabile questa esperienza

Celebrazione eucaristica presso la Grotta delle Apparizioni

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INsIeme GIUGNO 2015

“T

u sei mio da quando ti creai, la mia luce già cammina insieme a te. Và nel mondo con amore, fai sentire la mia voce” (G. Cento). Anche quest’anno, insieme ad altri cinque fratelli e una sorella della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, abbiamo avuto la possibilità di portare il nostro servizio a Lourdes. Momenti di condivisione, preghiera e forte spiritualità: Lourdes è un dono per il cuore, una ricarica per lo spirito. Due le novità importanti di questo nuovo stage: Giovanni si è unito al gruppo degli stagiares iniziando con noi questo cammino, Simona è entrata a far parte degli Hospitalier pronunciando, durante l’engagement, il suo “eccomi”. Ognuno ha svolto con dedizione il proprio servizio: alla stazione e all’a eroporto per accogliere i cari fratelli ammalati; alla grotta e al flabeaux per il servizio d’ordine. A noi, come da un po’ di anni, è stato chiesto il servizio St. Jean Baptiste, che consiste nell’accompagnare malati e pellegrini in un cammino di fede alle piscine. Un incontro speciale. Ac-

“tu sei l’alfa, io l’omega” qua, roccia e luce: sono proprio i segni che Lourdes dona ad ogni pellegrino stanco, bisognoso di aiuto, di conversione del cuore. La grande testimonianza quest’anno ci è stata data da una piccola nonnina di novant’anni e più, tanto piccola da essere accompagnata nella piscina dei bimbi e da una mamma di una bambina ammalata. La fanciulla, di soli 8 anni, oltre ad essere affetta dalla sindrome di Down, ha anche un forte ritardo che a tratti la porta ad essere violenta. Aspetta di fare il bagno dimenandosi e continuando a dare spintoni alla mamma che, nonostante tutto, insiste con tenerezza a sussurrarle all’orecchio la preghiera del rosario, stringendo tra la mani una corona di legno. Prega fino a calmarla e a portare la piccolina a tramutare i violenti spintoni in dolci carezze al viso. La forza della preghiera è inspiegabile! Finito il bagno, si aprono le tendine e la nonnina, che è seduta in attesa di essere accompagnata anche lei, fissa gli occhi della piccola e, con un volto sereno ed un soave sorriso, le dice: «Piccola, tu non lo sai,

ma insieme siamo una cosa stupenda… tu sei l’alfa, io l’omega». La consapevolezza di chi sa di essere al termine di un cammino. Grazie Signore per la possibilità di guardarti, stringerti le mani, abbracciarti ed accarezzarti nelle persone che incontriamo sul nostro cammino. Siamo stati alla grotta, abbiamo chiesto alla Bianca Signora di dissetarci, di essere la roccia su cui appoggiarci, la luce che illumina la nostra via. Ora inizia la parte più difficile del nostro cammino. Lourdes è un miracolo, noi siamo nel miracolo e desideriamo testimoniarlo a tanti altri giovani nella vita di tutti i giorni. Aiutaci o Madre! Giuseppe Santitoro e Maria Grauso

L'abbraccio dopo l'engagement di Simona


Foto di gruppo dei giovani che hanno partecipato alla giornata di formazione

L’

arrivo dell’estate segna per le attività parrocchiali un momento di soglia: tempo di verifica, di resoconti e saluti prima delle vacanze. Ma c’è una piccola parte della comunità che non va in vacanza: l’oratorio. Qui tutto è fermento per la conclusione delle attività invernali e la preparazione al servizio estivo, conosciuto anche come Grest. È per questo che sessanta animatori diocesani, principianti ed esperti, hanno dato il via alla preparazione personale partecipando al corso di formazione per animatori d’Oratorio promosso dall’Anspi Nocera-Sarno, tenutosi domenica 17 maggio, presso il Duomo di Episcopio di Sarno. Seguendo la proposta formativa offerta dal progetto nazionale dell’Anspi, “Oratorio 20.20L”, la giornata si è svolta seguendo il tema scelto per il sussidio estivo: il meraviglioso mondo di Oz. I contenuti affrontati durante l’intero corso hanno delineato un percorso educativo in linea con i bisogni manifestati dagli oratori del territorio. Innanzitutto una buona base rappresentata dall’identità e lo stile dell’animatore, per tenere presenti gli obiettivi da raggiungere, i punti di riferimento e, per i principianti, l’importanza del proprio ruolo nella relazione educativa. Poi, per prepararsi nel miglior modo possibile, si è lavorato sulla progettazione e programmazione dell’attività esti-

va, illustrando una metodologia per renderla efficace in base alle esigenze di ogni oratorio, seguendo l’esempio del tema “Oz”. Nel pomeriggio, gli animatori sono entrati nel vivo del corso e della Città di Smeraldo, rendendosi protagonisti di due laboratori tematici svolti contemporaneamente. Questa scelta è stata dettata dall’esigenza di integrare ed implementare le competenze dei giovani animatori, perché propongano attività educative di qualità tramite linguaggi comprensibili dai bambini: l’espressione di emozioni e contenuti tramite il teatro (per essere più precisi, la drammatizzazione) e la trasmissione di obiettivi educativi tramite il gioco. Ancora una volta, i partecipanti, seppur molto giovani, hanno messo a disposizione il proprio tempo per formarsi e far sì che il loro servizio possa essere consapevole ed esemplare per le generazioni a contatto con la realtà oratoriale. Non solo i bambini, infatti, possono godere delle iniziative e delle proposte dell’Oratorio, ma l’intera comunità educante, che abbraccia molteplici fasce d’età.

In casa anspi si prepara l’oratorio estiv-oz! Sessanta animatori diocesani hanno partecipato, lo scorso 17 maggio, al corso di formazione promosso dall’Anspi Nocera-Sarno, presso il Duomo di Episcopio di Sarno. Tornati da Città di Smeraldo, sono pronti a spalancare le porte dell’oratorio estivo

Tornati da Città di Smeraldo, gli animatori diocesani formati, sono in missione educativa nelle nostre parrocchie, pronti a spalancare le porte dell’oratorio estivo. Annalisa Di Donato GIUGNO 2015 Insieme

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria delle Grazie Angri

La Sagra della Grangia di Pizzauto

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a parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Angri è lieta di invitarvi alla XVIII edizione della “Sagra della Grangia di Pizzauto” nei giorni 20 e 21 giugno. Le due serate saranno allietate da spettacoli e buona musica e sarà possibile inoltre degustare piatti tipici, tra cui i famosi “Gnocchi con braciola di capra”. Ci saranno giochi, animazione per bambini e mercatini. Vi aspettiamo numerosi. Gruppo Web e Comunicazione

I bambini del catechismo e i loro doni

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

Maternità: dono “divino”

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ra gli scritti sapienziali della Parola di Dio gratifica senza alcun dubbio leggere che “[…] chi riverisce sua madre è come chi accumula tesori.” (Sir 3, 4). Nella Sua eterna misericordia il Signore rassicura ogni figlio, che metta in pratica il Suo comandamento, di trovare tesori nei piccoli gesti quotidiani, quelli più semplici. Tra questi, in particolare, la gioia di avere un’attenzione speciale – per un giorno intero – per la persona che genera la vita: la madre. Infatti, domenica 10 maggio, per la ricorrenza della loro festa, ciascun bambino della comunità parrocchiale di S. Maria Maddalena in Armillis ha donato alla propria mamma un cuoricino con la dolce filastrocca: “Mamma se fossi un pittore dipingerei un quadro con tutti i colori del Creato, al centro metterei un cuore tutto d’oro e sotto scriverei: Mamma sei tu il più bel tesoro!”. Al termine della celebrazione eucaristica tutti, dai più giovani ai più adulti, hanno intonato l’intramontabile canzone “Mamma” di Beniamino Gigli mentre le catechiste distribuivano la preghiera “Ama” di Madre Teresa di Calcutta. Un “tesoro” spirituale donato dai gruppi di catechesi alle mamme presenti.

La parrocchia Santa Maria delle Grazie

FOTONOTIZIA Lungo le strade del centro storico sabato 9 maggio si è svolta la “Via Lucis” animata dalla parrocchia S. Maria Maddalena in Armillis per ripercorrere, tappa dopo tappa, gli eventi straordinari avvenuti dalla Risurrezione del Signore Gesù alla Pentecoste.

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Livia Rossi


Un momento del dibattito pubblico

Santa Maria delle Grazie Pagani

No al bullismo

N San Giovanni Battista Striano

70 anni di libertà

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ome ogni anno, l’A ssociazione “Caduti per la Patria” e il comune di Striano hanno celebrato l’anniversario della Liberazione dell’Italia dal Fascismo. Un evento unico ed indimenticabile, semplice nel suo genere, anche perché quest’anno era tutto Made in Striano, dalla banda al buffet. La cerimonia ha avuto inizio alle ore 16.30 con la Santa Messa nella chiesa madre, presieduta da p. Michele Alfano e p. Michele Fusco, durante la quale sono state benedette le corone di alloro deposte in corteo sotto l’atrio del palazzo di città e presso il monumento ai Caduti di tutte le guerre. Ad animare la celebrazione il Coro Severiniano, diretto dal giovanissimo Raffaele Massa, mentre a svegliare l’animo degli strianesi durante il tragitto del corteo sono stati gli alunni dell’Istituto Comprensivo Antonio D’Avino. Alle 18.30 si è svolto poi il dibattito dal titolo “Settant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal Fascismo: il significato di questo evento ai giorni nostri”, con Massimiliano Manfredi, membro della Commissione bicamerale Antimafia e Vincenzo Salerno, assessore alla cultura del Comune di Sarno. R. M.

ella società di oggi accade spesso che già da piccoli i bambini siano protagonisti di violenze più o meno gravi verso i compagni più deboli. Gli stimoli educativi opportuni vengono talvolta a mancare e così si sfocia purtroppo in episodi di bullismo, fenomeno ai nostri giorni in preoccupante crescita. Per sensibilizzare sul tema, la comunità parrocchiale di S. Maria delle Grazie ha deciso di avviare un concorso dal titolo “No al bullismo”. Protagonisti sono proprio i bambini – di età compresa tra i 9 e i 14 anni – che con l’elaborazione di una lettera, una poesia, una filastrocca o un disegno hanno espresso liberamente i propri pensieri sull’argomento. I lavori, consegnati in una busta postale entro il 13 giugno, verranno esposti, ed il più significativo riceverà un premio in denaro. La premiazione avverrà il 29 giugno. Alessia Pecoraro

FOTONOTIZIA Un momento della processione delle sacre immagini di Maria Santissima e Santa Rita della parrocchia Santi Apostoli Simone e Giuda Taddeo, per le strade di Nocera Inferiore, con la tradizionale cascata dei petali di rosa.

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NEWS DALLE PARROCCHIE

Un momento dell'incontro

SS.mo Corpo di Cristo Pagani

L’amici zia nella carità

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unedì 11 maggio, nelle sale della Mensa di Tommaso, si è tenuto il consueto incontro di tutti i volontari. Dall’aprile del 2013 questo appuntamento mensile ha sempre accompagnato la vita della Mensa, al pari della celebrazione della Messa per i volontari e i benefattori, la prima domenica del mese. L’incontro si svolge con semplicità: preghiera iniziale, brano evangelico, breve pensiero del parroco, don Flaviano Calenda. La parola passa di solito alla responsabile Teresa per comunicare le news. Tocca poi ai volontari e, se necessario, si apre un vivace confronto. Alla fine, un momento di fraternità con un dolce, che qualcuno ha preparato per gli amici della Mensa. Ogni volta, malgrado le difficoltà, una lode sale a Dio per la gioia che ci dà di compiere per i fratelli più deboli questi gesti di amore. Rosalia Torino

San Teodoro Martire Sarno

La vita, un diritto da tutelare

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n marcia per la vita, in marcia per difendere il diritto alla vita. Un diritto senza la cui tutela sarebbe impensabile costruire il bene comune. Tanti proclami, tanti sbandieramenti, e poi? Ci si adegua al “padrone” di turno. Spesso per preservare la propria posizione, dimenticandosi che si svolge un servizio per l’umanità e finendo per concentrarsi sulla propria avidità. Sulla propria persona. Proprio quella persona, l’uomo, che si vuole sostituire al Padre. Al suo posto vuole decidere quando nascere, come nasce-

re, dove nascere e soprattutto quando morire, come morire e perché morire. È l’uomo dell’immoralità. L’uomo che non si riconosce più figlio del Padre, ma che, nel nome di un “nuovo padre”, sovverte la natura. Pretende altri diritti rinnegando quello alla vita. Un paradosso segno del suo elevato limite. Difendiamo la vita, tuteliamo il diritto alla vita: quello dell’aborto non è un diritto, ma un delitto. La comunità parrocchiale di San Teodoro è pro vita!

Michele Lanzetta

Insieme anche al bar In queste caffetterie, caffè + Insieme a solo 1 euro Bar pasticceria Dolci tentazioni Via F. Turati, 520 Poggiomarino (Na)

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Bar Firenze Piazza V. De Marinis, 6 Poggiomarino (Na)


I bambini impegnati in un’attività parrocchiale

Sant’Alfonso Pagani

Una fede a misura di bambino Un'immagine dell'ordinazione di mons. Franco Alfano

Dieci anni di episcopato

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l 2 luglio del 2005 mons. Franco Alfano veniva ordinato vescovo: una gioia grande per la nostra Diocesi, una data indelebile anche per la redazione di Insieme, che all’indomani di quella nomina episcopale dava alla luce il primo numero della rivista diocesana. I primi passi del Pastore sono avviluppati a quelli di Insieme: la gratitudine per aver camminato per un lungo tratto con un santo sacerdote si unisce a quella per aver visto crescere e maturare il nostro mensile di cultura ed attualità. Sul prossimo numero di Insieme dedicheremo ampio spazio ad un colloquio con il vescovo Alfano, per festeggiare insieme un anniversario importante.

C’

è chi sostiene che la religione sia per tutti, chi afferma il contrario, chi addirittura ritiene che sono poche le persone in grado di comprenderla. Si può trovare la verità, immergendosi nell’infanzia. Si sa, non ci sono allievi più precoci dei bambini. Bisogna però avere insegnanti validi, che sappiano proiettare il mondo cristiano nell’ottica creativa dell’infanzia. Sono queste le principali motivazioni, che inducono tanti giovani ragazzi della parrocchia S. Alfonso Maria de Liguori, a Pagani, ad intraprendere il percorso dell’Azione Cattolica Ragazzi (ACR), con l’obbiettivo di formare tanti bambini. Per sostenere questo progetto, la parrocchia s’impegna a raccogliere fondi al fine di organizzare in una vera e propria “gita spirituale”, che si terrà a settembre, dove i ragazzi, con giochi ed esplorazioni, si appresteranno ad assaporare o a rinnovare i valori cristiani. L’iniziativa è solo una tra le tante altre promosse dalla parrocchia per seguire il percorso di fede di tanti bambini e ragazzi. Chiara Panella

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Il pellegrinaggio ad Assisi guidato da don Enzo di Nardi

Le nostre radici L’esterno della Chiesa Santa Maria del Carmine

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n tempo lontano dall’abitato, oggi nel continuum abitativo tra Pagani e Nocera Inferiore è possibile ammirare, dalla bellezza architettonica alla vivacità dei fedeli che la frequentano, la chiesa di S. Maria del Carmine a Pagani, già quarta Cura della Chiesa matrice, ora guidata dal parroco don Vincenzo Di Nardi. Accanto al tempio dedicato alla Vergine ben si conserva ancora la struttura dell’ex Monastero dei Carmelitani, che fecero il loro ingresso nella nostra Chiesa grazie alla donazione che Francesco Zurlo volle fare nell’anno 1491. Da quel tempo la vita di questa chiesa vive e si sviluppa insieme con le vicende dei Padri Carmelitani e del Monastero da essi occupato fino agli inizi del secolo XIX. La Chiesa dedicata all’Annunziata, come ancora oggi testimonia un arcone che conduce alla parte superiore della facciata, al cui interno un gruppo di statue rappresentano l’Annunciazione, si suppone sia seguita ad una chiesa vecchia risalente al secolo XV.

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Excursus storico sulla Chiesa S. Maria del Carmine che si è distinta nei secoli per bellezza architettonica e vivacità dei fedeli

I Carmelitani a Pagani. Certo è che troviamo la spiritualità carmelitana ben diffusa a Pagani nel secolo XVII, come testimoniano ancora oggi il Carminello ad Arco, il monastero della suore Teresiane della Purità, fondate da suor Serafina, la confraternita laica della Madonna del Carmine detta delle galline. Non mancavano altri ordini religiosi sul territorio, infatti avevamo i Padri Paolotti nella strada intitolata al taumaturgo di Paola e i Padri Scolopi in Piazza, dove la confraternita ivi esistente, poco distante dal Convento dei padri Scolopi, aveva denominato Annunciatella la sede dei suoi incontri, pur distinguendo la chiesa di S. Maria del Carmine della Piazza dall’altra, curata dai padri Carmelitani che si trovava al Belvedere. Ingerenze e incomprensioni ingenerarono dissapori tra queste due realtà. In ciò, tuttavia, non possiamo dimenticare l’atteggiamento e il ruolo della popolazione locale. I sedimenti delle consuetudini ci fanno scoprire l’immaginario collettivo, forme ed

atteggiamenti in vari momenti di vita sociale di questa popolazione e proprio del territorio su cui insiste questa Chiesa. Una forma di patronato misto sarà in parte anche il filo rosso dei rapporti del Comune di Pagani e la nostra chiesa del Carmine, mentre ricordiamo anche la nascita ed il ruolo dei Padri Missionari Nocerini che operarono in questo territorio. Con lo smembramento della Rettoria curata di S. Felice e SS. Corpo di Cristo vedremo l’autonomia delle quattro Cure che l’avevano formata fino a quel momento. Agli inizi del secolo XX la nostra chiesa del Carmine, ormai separata dai Padri Carmelitani soppressi agli inizi del secolo XIX, autonoma e libera dalla Chiesa Madre, vede il concorso e l’opera dei parroci ad essa assegnati di volta in volta nella successione dall’Ordinario diocesano di turno, mentre si assiste ad un crescendo continuo della partecipazione e della vivacità dei suoi fedeli. Sigismondo Somma


CURA DELLA COMUNITÀ PARROCHIALE SANTA MARIA DEL PRESEPE - NOCERA INFERIORE

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Amarsi per sempre

ieci incontri per accompagnare trenta coppie di fidanzati a riscoprire la propria vita cristiana e a sviluppare una mentalità “nuova”, necessaria per la costruzione di una nuova famiglia. Quella che abbiamo presentato ai futuri sposi è la famiglia intesa come “chiesa domestica”, il primo nucleo della comunità cristiana in cui sperimentare nel quotidiano la fede, alla scuola dell’amore reciproco, dell’umiltà, della misericordia e della carità. I giovani si sono confron-

tati tra loro e con altre coppie di fidanzati, riscoprendo le radici profonde del loro sentimento e la sacralità del sacramento che hanno scelto di celebrare. A guidarli in questo cammino una coppia di giovani sposi (chi scrive e il suo sposo, Vincenzo) e il parroco, don Ciro Galisi, che con il suo sorriso e l’amore benevolo del “buon pastore”, ha saputo dipanare ogni dubbio e aiutare i nubendi ad avvicinarsi al fatidico giorno con il cuore pronto. Le coppie di fidanzati, infatti, hanno acquisi-

to consapevolezza sull’importanza del Sacramento del Matrimonio, hanno compreso l’indissolubilità del vincolo, hanno interiorizzato la necessità di vivere da veri cristiani mettendo in pratica il Comandamento più importante che Gesù ci ha lasciato: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Alla fine di questo toccante viaggio, l’augurio per questi sposi è di “rimanere” nell’amore di Cristo per costruire la propria casa sulla roccia. Valeria Spagnuolo

Una domenica speciale

Un dolce regalo Lo scorso 28 marzo un gruppo di giovani, ha trascorso una giornata con i bambini del Buon Samaritano e don Ciro Galisi, condividendo il pranzo, per ascoltarli, coccolarli e donare loro due grandi uova di cioccolata accolte con un sonoro oooh! Costantina Fugaro

Visita guidata agli Scavi di Pompei per i piccoli del Buon Samaritano

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o scorso 3 maggio, i volontari del Buon Samaritano hanno fatto trascorrere ai bambini e ai ragazzi del Centro una giornata all’insegna dell’arte, della cultura e dell’aggregazione. Di buon mattino, zaini in spalla e cappellini in testa, sono partiti in direzione Pompei. I piccoli non erano mai stati agli scavi e hanno potuto ammirare, per la prima volta, l’Anfiteatro, le Terme del Foro, la Villa dei Misteri, gli affreschi e gli altri tesori archeologici. I bambini, entusiasti, hanno seguito con attenzione, scattato foto e anche gli immancabili selfie. È stato un bel momento di cultura e di condivisione. Un volontaria

È giunto al termine il corso di preparazione al sacramento del matrimonio, promosso dalla comunità Santa Maria del Presepe, che ha visto protagoniste trenta coppie di fidanzati

I piccoli in visita agli Scavi di Pompei

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAzIONE MARIANO ROTONDO I giovani accolti con gioia dalla popolazione filippina

I giovani missionari insieme a padre Aldo

amicizia e solidarietà senza confini

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i siamo messi in viaggio con il desiderio di scoprire, capire, condividere. L’invito a partire che padre Aldo ha rivolto a ciascuno di noi, appena qualche mese prima, è stato accolto con la consapevolezza che il cammino da compiere avrebbe segnato approdi nuovi dentro di noi, che i passi più faticosi da muovere sarebbero stati quelli del cuore. Ma più grande è stata la gioia dell’incontro! La parrocchia delle “Cinque Piaghe” di Las Pinas, città dell’area metropolitana di Manila dove da anni operano i padri missionari stimmatini, ci ha stretti in un grande abbraccio fraterno, ci ha sorpresi con feste e canti di gioia, ci ha fatto sperimentare la bellezza senza fine dell’amore gratuito. Noi ci siamo fatti portare per mano, lasciandoci alle spalle luoghi comuni, vezzi ed abitudini tipicamente occidentali. Abbiamo così scoperto un popolo gentile e generoso e una terra di grande bellezza e contraddizioni. Gesti concreti. Abbiamo approfondito le ragioni storiche, sociali e po-

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CINqUe GIoVANI DeLLA PArroCCHIA HANNo ACCoMPAGNAto PADre ALDo NeLLe FILIPPINe. UN VIAGGIo CHe HA LASCIAto SeGNI ProFoNDI NeL CUore DI CIASCUNo

litiche che determinano la condizione di disagio di gran parte della popolazione filippina. Abbiamo condiviso giorni, risorse, preghiere e speranze. Una condivisione che, anche all’indomani del nostro ritorno in Italia, non può e non deve terminare. Aver toccato con mano i tanti “piccoli miracoli” che la fondazione stimmatina Euntes riesce a realizzare ogni giorno attraverso il programma di adozioni a distanza, aver raccolto i sorrisi di centinaia di bambini che, attraverso le opere missionarie, vedono dinanzi a sé un

futuro più luminoso, ci spinge a trasformare le emozioni dei ricordi in gesti concreti di solidarietà. Sui passi di Papa Francesco, che lo scorso gennaio proprio a Manila dava vita al più grande incontro di fedeli della storia, sentiamo ora più forte “l’entusiasmo di fare il bene”, sperimentiamo più viva “la gioia del Vangelo”, siamo più determinati a dare il nostro contributo a quella “globalizzazione della solidarietà” che il mondo intero attende. I giovani della parrocchia


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

Don Gaetano amministra il Sacramento della Confermazione ad un giovane disabile

Foto di gruppo dei giovani che hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione

Il sigillo dello Spirito

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nche quest’anno, dal mese di novembre, nella nostra parrocchia è iniziato il cammino di preparazione per coloro che vogliono accostarsi al sacramento della Cresima. Giovani dai 17 ai 30 anni con entusiasmo, interesse e attenzione hanno intrapreso questa esperienza di fede. Ad ogni incontro abbiamo approfondito una parte del Credo, analizzandola e prendendone spunto per introdurre vari temi, per conoscere vari aspetti della fede cristiana e della vita di Gesù. Ci siamo soffermati soprattutto su alcuni passi del Vangelo e, a fine incontro, i cresimandi sono stati invitati a sfogliare a caso un passo della Bibbia, a leggerlo per iniziare a conoscerla in tutti i suoi aspetti. Hanno così imparato che nella Bibbia vi è la Parola di Dio e che i Sacramenti ci rendono figli di Dio e, in quanto tali, eredi della gloria. Il cammino. Ci siamo soffermati sull’importanza della Cresima, abbiamo cercato di cogliere i vari aspetti di questo sacramento in tutta la sua purezza, spogliato dal materialismo, dal consumismo e dai secondi fini. Ci siamo soffermati sull’importanza di ricevere la Confermazione e sulla forza dello Spirito Santo, sulla figura del padrino e della madrina, sul rapporto da costruire con essi, basato sulla fiducia e sulla responsabilità che essi si assumono davanti a Dio nei confronti dei figliocci. Sono chiamati ad essere guide che aiutano a risolvere i dubbi e che stimolano ad andare avanti nei momenti di sconforto, quando si è presi dalla tentazione di abbandonare il cammino della fede.

Dopo un intenso cammino dI preparazione, lo scorso 24 maggio, i giovani della comunità Santa Maria delle Grazie in Casatori hanno ricevuto il sacramento della Confermazione

Il dono dello Spirito. Gli incontri sono stati ricchi di domande dalle quali sono scaturiti interessanti spunti di riflessione e confronto. Alla fine del cammino, il 24 maggio, i cresimandi hanno ricevuto il sacramento della Cresima nella nostra parrocchia. Don Gaetano ha imposto le mani sul loro capo ed essi hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo. Grande l’emozione, unita alla consapevolezza dell’adesione a Cristo che chiede di essere pronti ad annunciarLo sulle strade del mondo, sospinti dal soffio dello Spirito. Samantha Squitieri GIUGNO 2015 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola Alcuni momenti delle celebrazioni all’aperto

Modello nella fede Catechesi e celebrazioni all’aperto per il mese dedicato alla Madonna

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er vivere al meglio il mese dedicato a Maria, la comunità di San Sisto II ha organizzato, due volte a settimana, la messa nei parchi della parrocchia per poter pregare con e per le persone che – come ha detto don Giuseppe – “forse non hanno più il coraggio di farlo”. Insieme con il nostro parroco, ogni sera abbiamo meditato sul significato di una delle litanie lauretane, per meglio capire cosa crediamo, diciamo e chiediamo quando vengono recitate. Durante le omelie di queste celebrazioni, don Giuseppe ha fatto luce su vari aspetti della Madre di Dio, esempio per noi, Lei Vergine prudente, Madre amabile, Donna del sì “che ha avuto il coraggio di abbandonarsi totalmente in Dio pur non sapendo ogni cosa di quello che sarebbe accaduto”. Proprio come Lei, anche noi dobbiamo fidarci e affidarci alle braccia del Padre, perché “a muoverci e a fare da garanzia non sia un semplice tornaconto ma l’amore, che ci rende amabili solo se rimaniamo attaccati a Gesù, la Vera Vite”. Solo chi resta attaccato al ramo principale rimane vivo.


sotto lo sguardo di san Vito PreGHIerA, Arte e CoNVIVIALItà: qUeStI GLI INGreDIeNtI DeLLA FeStA DeDICAtA A SAN VIto CHe HA CHIUSo L’ANNo PAStorALe DeLLA CoMUNItà SAN SISto II

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on i festeggiamenti per il Santo Patrono Vito, si conclude l’Anno Pastorale della parrocchia San Sisto II di Pagani. Non un’accozzaglia di appuntamenti, ma pochi momenti intensi per vivere la comunità sotto lo sguardo del nostro amato san Vito. Innanzitutto, la preghiera! Una settimana, quella che ci ha condotti alla celebrazione conclusiva, durante la quale abbiamo pregato gli uni per gli altri e ci siamo affidati vicendevolmente a Dio per intercessione di san Vito. Momenti, quelli delle celebrazioni, non solo di preghiera ma anche di riflessione, a partire dalla Parola del Maestro per imparare l’arte della santità. Il teatro, bellissimo momento culturale e comunitario. Tre i momenti teatrali: il teatro dei burattini, perché i più piccoli possano conoscerne la forza e imparare attraverso uno strumento coinvolgente e affascinante, che non annoia ma prende tutti i sensi e le emozioni; la nostra Compagnia Teatrale Barbatiana, che con le sue rappresentazioni vuole rendere omaggio all’arte e alla cultura; il musical dei giovanissimi, che in appena un mese hanno preparato uno spettacolo per niente facile Scugnizzi - convocando tutti al Teatro Diana di Nocera perché, per dirlo

con le loro parole scritte dietro il biglietto di partecipazione, «ci piace il teatro perché ci piace stare insieme, e dimostrare che con l’impegno possiamo farcela. Ci piace esprimerci e raccontarci, divertire ed emozionare. Ci piace tendere alla perfezione ma accettiamo i limiti nostri e altrui, e non ci preoccupa la possibilità dell’errore. Vogliamo crescere e imparare. Siamo diversi, e per questo complementari. Facciamo tutto nel rispetto. Insomma: ci vogliamo bene. Gli Scugnizzi di Barbazzano!» I festeggiamenti hanno visto la loro conclusione, dopo la solenne celebrazione eucaristica in diretta su Telenuova e Telenuova 2 per consentire la partecipazione dei nostri cari ammalati, con la serata gastronomica. Alcune pietanze per allietare il senso del gusto e accompagnare lo stare insieme di tanti partecipanti a dimostrare che la più bella testimonianza cristiana che possiamo dare come comunità sta in quel passo del Vangelo: “Vi riconosceranno da come vi amerete”. Comunità parrocchiale San Sisto II

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE

L’evangelizzazione a colori L’arte dei Madonnari racconta la fede

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rte e fede rappresentano da sempre un binomio di secolare tradizione. Fin dall’antichità, infatti, la comunicazione per immagini ha rappresentato un modo efficace ed universale per raggiungere il cuore degli uomini. Nocera Superiore, anche quest’anno, si è fatta garante di questo tradizionale continuum, accogliendo festosamente le migliaia di fedeli alla XVII edizione del Concorso Internazionale dei Madonnari, organizzato dalla comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli per onorare la secolare festa in onore di Maria SS. di Costantinopoli e di San Pasquale Baylon. Un rinnovato entusiasmo testimoniato dai numerosissimi giovani e adulti della parrocchia, che hanno lavorato con tanta dedizione alla buona riuscita dell’intera manifestazione che ogni anno riesce nell’intento di rendere la città di Nocera Superiore capitale di questa particolare forma d’arte. In primo piano, infatti, l’estro creativo di artisti provenienti da ogni parte del mondo che, con cadenza annuale, tornano ad ingegnarsi su un anonimo manto strada-

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le rendendolo, seppur per qualche giorno, tela variopinta d’incredibile suggestione. Tema scelto per la XVII edizione è stata “L’ascensione” nella creativa interpretazione dell’arte: centinaia di giovani e professionisti ne hanno offerto la propria visione, portando alla premiazione totale di ben 11 dipinti di ottima caratura artistica. Il crescente interesse, oltre che richieste di partecipazione, al Concorso Internazionale dei Madonnari, racconta di una manifestazione fiore all’occhiello dell’intera Regione Campania, con il Patrocinio dell’UNESCO e del Ministero per i beni culturali, oltre alla Medaglia d’onore del Presidente della Repubblica e l’interesse ricevuto già negli anni scorsi della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana. L’appuntamento con la narrazione della Fede in gessetti colorati è rimandata a maggio 2016, Anno Santo della Misericordia, quando Nocera Superiore tornerà ad essere nuovamente centro nevralgico d’Arte e fede raccontando ancora un volto del Vangelo: “la Misericordia”. Carmine Vitale

La folla visita i quadri del XVII Concorso Internazionale di Nocera Superiore

Il solenne passaggio della processione di Maria SS. di Costantinopoli e S. Pasquale Baylon sul tappeto di quadri

In alto e in basso, due dei dipinti tra gli undici premiati, ad opera dei messicani Carlos Robledo (vincitore della Giuria popolare) ed Emmanuel Cuevas Martinez (vincitore della Giurie esperti)


IN REDAzIONE MARIA ANGELA bISOGNO E CINzIA FAIELLA

Il cantiere della nuova scuola: St Joseph School di Vijayawada

cUore

missionario

“T

utto ciò che non viene donato va perduto” recita un proverbio indiano. Un viaggio missionario è una ricchezza, prima di tutto per i viaggiatori. È l’esperienza che abbiamo vissuto dal 3 al 14 marzo scorso, in una nuova visita alle Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. Dal 2002 la nostra parrocchia sostiene i loro progetti missionari in India, un Paese fiero e laborioso, nonostante le mille contraddizioni e la convivenza di pochi ricchi ostentati con una moltitudine di gente povera. Gli indiani non si lamentano mai, anzi, la loro accoglienza è caratterizzata da un tratto distintivo: sono capaci di far sentire l’ospite sacro. Abbiamo incontrato lo sguardo di bimbi, giovani e adulti che sanno offrire quel che sono, oltre al poco che hanno. In India c’è una corsa al progresso di tipo occidentale che produce città caotiche e degradate; chi visita l’India ritorna con una domanda: il progresso è vero sviluppo? Una domanda che dovrebbe scardinare la presunzione delle nostre società che in nome di un presunto progresso hanno cancellato dal loro stile di vita il rispetto della persona, sostituendolo con l’egemonia economica e il benessere. L’indiano è un uomo profondamente religioso, la sua vita è intrisa di spiritualità. Tra i tanti volti delle religioni che convivono in questo grande pae-

In India, dal 3 al 14 marzo, in visita alle missioni delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. Dopo la realizzazione di una casa per ragazze, la comunità sosterrà la costruzione di una scuola

se, la Chiesa si distingue per il suo carattere di pienezza nell’amore di Cristo. Amore vissuto stando accanto ad ogni persona, di qualsiasi provenienza culturale e religiosa, sull’esempio del “buon samaritano”. Le comunità vivono una preghiera partecipata e profonda nelle parrocchie e le nostre Suore sono delle mamme per tutti. In uno dei due quadretti donatici dal vescovo Ausiliare di Ernakulam - Angamaly, mons. Sebastian Adayanthrath, vi è scritto: “The power of the pray”, il potere della preghiera. Nel pellegrinaggio alla montagna di san Tommaso, luogo da cui è partita l’evangelizzazione dell’India ad opera dell’Apostolo e alla tomba di sant’Alfonsa, la prima santa indiana, tra la folla dei pellegrini vi erano tanti giovani che con profonda devozione si accostavano a questi luoghi e sostavano in preghiera nell’Adorazione Eucaristica. Sì, è il potere della preghiera, che è onnipotenza della presenza di Dio, ad unirci nell’unico Spirito che ci fa cam-

minare alla sequela di Cristo per essere testimoni della sua pienezza, fino ai confini del mondo. Dopo aver visitato Ernakulam nello Stato del Kerala, dove abbiamo portato a compimento la costruzione di una casa di accoglienza per le ragazze, inaugurata nel 2009, ci siamo recati in Andhra Pradesh, tra i villaggi di Vijayawada: qui parte il nuovo progetto che come parrocchia ci impegniamo a sostenere, la costruzione di una scuola. Don Roberto Farruggio Antonio Padovano Sorrentino I bambini incontrati durante il viaggio missionario

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A CURA DELL’UNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI, SANT’ANNA - FIANO FOSSO IMPERATORE - NOCERA INFERIORE

Il soffio dello Spirito

Lo scorso 24 maggio, alle 19.30, 55 ragazzi della comunità San Giovanni Battista in Cicalesi hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Sorretti dallo Spirito possiate testimoniare in ogni luogo la gioia della fede. Auguri.

Amiamo la nostra terra Il primo incontro Sei bimbi della comunità di Fosso Imperatore, dopo un cammino di preparazione in cui sono stati seguiti con premura dalle catechiste, hanno ricevuto la Prima Eucaristia lo scorso 24 maggio. Auguri ai piccoli e alle loro famiglie da tutta la comunità. Il servizio all’altare Al termine del cammino di preparazione, 10 giovani si sono aggiunti al gruppo dei ministranti ed hanno ricevuto, domenica 17 maggio, l’abito e la benedizione del parroco don Andrea Annunziata, iniziando così il servizio all’altare.

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Un momento della giornata

Il 25 aprile il Comitato per il Recupero e la Valorizzazione delle Antiche Tradizioni popolari ha proposto un itinerario storico, artistico e culturale alla scoperta dei tesori di Codola

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l trekking dell’Orco”, così è stata denominata la manifestazione il cui obiettivo era riscoprire una zona dell’Agro Nocerino Sarnese dimenticata da anni. Un percorso di circa 4 km, partendo dalla chiesa di S. Pasquale a Codola di Roccapiemonte, è giunto fino alle zone limitrofe. “Il trekking dell’Orco” aveva lo scopo di promuovere la salvaguardia di un territorio che ha fatto la storia e, malgrado tutto, continua a farla, di un prodotto e una cultura contadina che viene apprezzata anche in Israele. L’impegno per la valorizzazione e la salvaguardia del Pomodoro San Marzano Dop, contro le contraffazioni che subisce in tutto il mondo, è intimamente legato all’amore per la nostra terra. Un motto ha accompagnato questa bella esperienza: «Il paradiso terrestre non è lontano da noi, basta oltrepassare l’uscio di casa per scoprirlo».


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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNzIATA - ANGRI

Un momento delle Celebrazioni all’aperto

con maria tra la gente quattro Celebrazioni eucaristiche nelle zone periferiche del territorio parrocchiale hanno caratterizzato l’intenso mese mariano vissuto dalla nostra comunità

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a comunità della SS. Annunziata e di S. Maria del Carmine ha vissuto il mese di maggio coinvolgendo tutto il territorio parrocchiale e non poteva essere altrimenti, visto che le due parrocchie sono dedicate alla Madre di Dio. Tante le iniziative per vivere intensamente questo periodo. Oltre alle consuete Messe vespertine che ogni sera si celebrano nelle due chiese principali, ogni venerdì è stata celebrata Messa, alle ore 20.00, in quattro zone diverse della comunità parrocchiale, da via Badia a via Cristoforo Colombo, da Corso Vittorio Emanuele a Viale Kennedy. L’obiettivo era coinvolgere le zone periferiche del territorio parrocchiale, portando la Madonnina in questi luoghi e mostrare che la Chiesa è in cammino e, come Dio, va incontro al suo amato popolo, attraverso sua Madre. Un legame tra la Madonna e la nostra comunità che si è rafforzato anche grazie ad un evento straordinario. Il 12 maggio si ricorda la lacrimazione del quadro del Cuore Immacolato di Maria, conosciuto come la “Madonnina delle Lacrime di Siracusa”. A rendere ancora più intenso questo tempo, due pellegrinaggi presso il santuario della beata Vergine del Rosario di Pompei: il primo insieme al vescovo Giuseppe e alla comunità diocesana, il secondo lo scorso 26 maggio. Carmine Giordano

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PIANTINe SoLIDALI Il giorno della festa della mamma, grazie alla distribuzione di piante di rose, sono stati raccolti 1.300 euro per le missioni che le Suore Battistine hanno nelle Filippine

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na festa della mamma dal sapore speciale. La nostra comunità ha raccolto l’invito delle Suore battistine, compiendo un gesto molto bello per rendere ancora più significativa questa giornata: una raccolta fondi per le missioni che le religiose hanno nelle Filippine. I volontari della parrocchia, all’uscita dalle celebrazioni domenicali, hanno donato piantine di rose di diversi colori in cambio di piccole offerte. In questo modo, ognuno ha potuto fare un piccolo regalo alla propria mamma e, nello stesso tempo, ha donato un contributo importante per i poveri delle Filippine. Grazie alla generosità delle nostre famiglie sono stati raccolti 1.300 euro che il nostro parroco, don Antonio Mancuso, consegnerà personalmente ai bisognosi delle Filippine dove si recherà prossimamente in missione insieme alla Suore battistine. Le Filippine hanno donato alla nostra città tante suore buone ed operose come il loro beato Fusco. Con questa semplice iniziativa, la comunità ha voluto in parte ricambiare la loro generosità. C. G. Un momento della presentazione dei doni con le offerte destinate alle Filippine


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Le penitenze di suor Maria Luigia Tante le penitenze che suor M. Luigia si imponeva per conformarsi alla passione del divin Maestro. “Pagati qui - diceva a Gesù - perché là, non voglio pagare niente”

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ttingiamo ancora al primo manoscritto biografico della Serva di Dio che, indicato precedentemente come anonimo, sappiamo ora essere di un tal Don Luigi Lombardi, farmacista, per stilare un elenco parziale delle penitenze con cui suor Maria Luigia macerava il suo già fragile corpo. Il digiuno. Scrive il biografo: «Nel 1814 si ritirò in Napoli portandosi dietro solo una mela cotogna, con cui si nutrì per tre giorni». Sempre in relazione al digiuno, aggiunge: «Indi andò ad abitare in casa del Sig. Don Gennaro de Nicola, cancelliere nel tribunale civile e suo zio paterno. La nostra serva di Dio per non rifiutare ciò che le veniva posto avanti, per mangiare vi metteva la cenere al di sopra. Accortisi di ciò i parenti, subito glielo proibirono, e lei con gualche pretesto se ne andava in cucina, e così le riusciva mettere la cenere sopra le vivande, il che le produsse un esito sanguigno per la bocca». Leggiamo ancora: «Maria Luigia, fin

dal 1812, rinunciò a carne, latticini, strutto, olio e tutto ciò che chiamasi condimento. Si cibava di foglie cotte col solo sale e aceto o limone». Aggiunge il biografo: «Le sue mortificazioni, astinenze, cilizi, il dormire sulla nuda terra o su una sedia notte e giorno erano le sue consolazioni». Penitenze corporali. C’è un’importante testimonianza raccolta tre giorni prima della morte: «Domando alla serva di Dio - scrive il Lombardi - se voleva mettersi a letto. Mi risponde: “fate come volete”. Non volendo, però, farlo senza il permesso del confessore, mi chiede se gliene avevo fatto parola. Le rispondo di sì, e così si decide a farsi passare dalla sedia al letto». Il Lombardi racconta anche che un giorno, vedendola tanto soffrire, le disse: «Precettate i dolori, imitando il venerabile p. Bianchi che, dopo aver tanto sofferto, soleva dire ai dolori: “quietatevi adesso”, e co-

sì riposava. Ella rispose: “Lui questo desidererebbe, ma un tal piacere da me non l’avrà”. Io però stuzzicandola, domandavo questo Lui chi fosse. Rispose: Gesù Cristo. Anzi soggiunse: “io ho detto a Gesù: pagati qui, perché là, non voglio pagare niente». Il confessore asserì che nel tempo della sua agonia, il Signore l’accontentò facendole soffrire i dolori della passione del Signore. Mortificazione della carne. A proposito di cilizi, il nostro biografo scrive: «Spesso osservavo in essa difficoltà di respiro. Mettendosi la mano al petto, sospendeva destramente l’alito. Questo dipendeva dai tormenti che sentiva per causa dei cilizi di cui era carica. Dopo morta trovossi un pezzo di tela quadrato trapuntato formato a cardo che, sulla nuda carne, se lo situava nel petto, più due croci formate con chiodi che uscivano fuori dal loro piano. Queste se l’applicava alle parti laterali del petto, gli altri cilizi ai lombi».

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IL LEGALE RISPONDE di Giovanni Severino

Terzo trasportato e risarcimento danni: chi paga? Luisa è stata coinvolta in un incidente stradale provocato da suo marito, che era alla guida. Ora, scrive al nostro legale per sapere se può richiedere un indennizzo per i danni che ha subito. Caro avvocato, ho subito un incidente, mentre ero trasportata al fianco di mio marito in auto. Abbiamo tamponato un auto che ci precedeva, per cui abbiamo torto. Nella mia qualità di trasportata, posso ricevere un indennizzo? Luisa Cara Luisa, il terzo trasportato deve richiedere il risarcimento del danno direttamente alla Compagnia Assicuratrice, che assicura il mezzo sul quale era a bordo al momento del sinistro. Questo potere è stabilito a prescindere dall’accertamento delle cause dell’incidente. In altre parole, il trasportato ha diritto di chiedere il risarcimento alla Compagnia che assicura il mezzo sul quale viaggiava anche nel caso in cui l’incidente si sia verificato per colpa esclusiva del conducente di quel mezzo. La compagnia assicuratrice richiederà una docu-

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mentazione relativa alle lesioni subite. Entro 90 giorni dal ricevimento della documentazione, la compagnia assicuratrice è obbligata a formulare al danneggiato un’offerta di risarcimento oppure il diniego della stessa. L’offerta viene generalmente preceduta da una richiesta di visita medico legale, presso un professionista di fiducia della Compagnia per la valutazione dei danni fisici. In questo caso il danneggiato non può rifiutarsi di acconsentire agli accertamenti. Se si rifiuta il termine di 90 giorni per effettuare l’offerta resta sospeso.

NUOVE MISURE

Tuttavia, questa regola va oggi coordinata con l’obbligo, introdotto dal D.L n.132/2014, di tentare, prima di ricorrere al giudice, di trovare una soluzione amichevole con la Compagnia assicuratrice mediante il procedimento di negoziazione

assistita con l’assistenza di un avvocato. Questo nuovo procedimento prevede che la parte che ha subito un danno debba invitare la controparte a tentare la conciliazione sottoscrivendo una convenzione con la quale le parti stesse concordano nel cooperare in buona fede e lealtà per risolvere la controversia facendosi assistere ciascuna dal proprio avvocato. La parte che riceve l’invito ha tempo 30 giorni per dare una risposta. Se in questo termine non fornisce un riscontro oppure offre una risposta negativa è possibile ricorrere al giudice. Se invece le parti sottoscrivono la convenzione, la procedura deve chiudersi (positivamente o meno) in un termine determinato dalla legge.

Avvocato Giovanni Severino Cell. 347.35.31.642


PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

La responsabilità delle madri tardive S econdo i dati Eurostat, pubblicati in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia l’età media in cui una donna europea mette al mondo il suo primo figlio è di 28,7 anni. In Italia questa media sale vertiginosamente a 30,6 anni. Nella classifica della “primipare attempate”, come sono definite dalle cartelle cliniche le donne che vivono l’esperienza della maternità dopo i 30 anni, l’Italia è seguita dall’Irlanda, la Spagna, il Lussemburgo e la Grecia. È una situazione complessa che, in primo luogo, mette sempre più a repentaglio la salute fisica e psicologica delle donne. Più avanti nel tempo, infatti, si decide di metter al mondo un bambino, più complicato – per inconfutabili evidenze biologiche – sarà riuscire ad intraprendere la gravidanza, portarla avanti e partorire in sicurezza. Per non parlare poi delle energie mentali e fisiche indispensabili per seguire un neonato, che con il trascorrere degli anni finiscono sempre per scemare e diventare più blande. Le donne nascono per diventare madri, se non realizzano tale missione biologica e genetica le conseguenze sono facili da descrivere: ritardare la gravidanza, per gli straordinari meccanismi che regolano la riproduzione naturale, genera nelle donne stress, ansia, senso di vuoto e privazione, vacuità. Altro che battute da Facebook sull’orologio biologico. C’è poi il fenomeno delle donne che decidono di diventare madri a tutti i costi – e che costi – anche in un’età nella quale la natura le ha predisposte per esser al più nonne. Quando leggo sui giornali le strabilianti notizie di donne diventate mamme anche dopo la menopausa grazie a spericolati e costosissimi trattamenti medici e farmacologici non riesco ad esser felice. Rispetto la vita nascente e le persone coinvolte, ma mi sembra una pericolosa aberrazione, anche per evidenti ragioni di durata della vita: statisticamente il neonato rischia di restar orfano ben prima dei suoi coetanei. Non mi piace poi la contrapposizione famiglia-maternità/ successo-carriera. Credo che un uomo ed una donna si realizzino soprattutto nella capacità di far diventare vivificante e genitoriale la propria relazione. Forse, è proprio questo senso di responsabilità per il futuro che manca.

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: maternità.

L’età media in cui una donna europea mette al mondo il suo primo figlio è aumentata vertiginosamente ed è di 28,7 anni. In Italia, si arriva quasi ai 31 anni per il primo parto. Perché si accoglie la vita sempre più tardi?

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

Così piccolo e fragile…

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arliamo di alábastron quello che per i Greci indicava un vaso appunto di alabastro. Il termine indica due differenti tipi di rocce sedimentarie, la calcarea e la gessosa. Si presenta frequentemente di colore giallo-bruno, bianco-avorio, giallo chiaro o anche verdino. La specie più pregiata è quella di colore bianco, presente in Toscana ( famoso l’alabastro di Volterra), da non confondersi con quello proveniente dall’Oriente conosciuto con il nome di onice. Essendo una pietra tenera è facile da lavorare ma molto delicata ed un minimo colpo si può frantumare. Conosciutissimo fin dall’antichità (pensiamo alle urne cinerarie etrusche), per alcune sue caratteristiche, come la traslucidità e la trasparenza, l’alabastro era usato dagli Egizi per i famosi canopi, per contenere i visceri dei Fa-

LA RECENSIONE

di Rosella Grande

raoni, simboleggiando addirittura l’immortalità. Una larghissima produzione va dai grandi monumenti ai piccoli oggetti. Pensiamo anche alle lastre in alabastro usate nella nostra Cattedrale per i grandi finestroni. Ma i manufatti più richiesti dagli antiquari e dai mercanti d’arte sono le anfore di varie misure, i vasi, la piccola e media statuaria, i vari oggetti di arredamento che soprattutto nell’Ottocento hanno avuto larga diffusione. Di uso diffusissimo le lampade cimiteriali che hanno dato all’oggetto un significato funereo. Poi il boom della ricerca, della compera e perché no, dei furti. Ora il mercato lo richiede, data la preziosità e la sua rarità. Le nostre chiese non conservano molto, in verità, a parte qualche lampada, vasi da altare, fregi vari, puttini ed angioletti, facilmente

confondibili con manufatti di marmo o di onice. Un’attenzione non nuoce. Con un’ultima raccomandazione proprio ai ladri: il pezzo si sa che vale, ma se va in pezzi, non ha più prezzo!

“Ti ho preso per mano” Il sussidio proposto dall’Azione cattolica per accompagnare il cammino di giovani e giovanissimi nel periodo estivo

S Azione cattolica italiana Ti ho preso per mano Sussidio di preghiera estate 2015 pp. 192, € 3,50 - Editrice AVE www.editriceave.it

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pesso nella Bibbia ritorna l’espressione «ti ho preso per mano», quasi come un ritornello, a ricordarci della delicatezza di Dio nei nostri confronti. Prendere per mano qualcuno significa occuparsi, interessarsi, fare il tifo, innamorarsi, fare un pezzo di strada insieme. Riguarda quell’aspetto della vita che si chiama “amore”. L’estate, in modo speciale, può essere il tempo della riscoperta di un rapporto particolare con Dio. Ti ho preso per mano è un sussidio pensato dal Settore giovani e per la prima volta anche dal Settore adulti di Azione cattolica per accompagnare “per mano” quotidianamente - per tutta l’estate fino al 31 agosto - la preghiera e la meditazione di giovanissimi, giovani e adulti. Ogni giorno è riportato il Vangelo, seguito da un commento per riflettere e meditare; in chiusura, la pagina quotidiana è arricchita da un suggerimento specifico rivolto ai giovanissimi (14-18 anni) che rende il sussidio tascabile adatto anche agli adolescenti.


DIARIO DAL CONCILIO di Silvio Longobardi

50 anni fa si chiudeva il Concilio Vaticano II. Insieme rilegge l’evento che ha segnato la vita della Chiesa con una serie di articoli nei quali vogliamo ricordiamo i protagonisti, i fatti e i passaggi più significativi

Paolo VI

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gli inizi degli anni ’60, almeno in Occidente, il problema della regolazione delle nascite era avvertito con urgenza, anche a causa della pillola contraccettiva, messa in commercio alcuni anni prima, che aveva aperto nuovi sentieri e poneva non pochi problemi di ordine morale. Il tema naturalmente rimbalzò anche nel dibattito conciliare. Giovanni XXIII aveva costituito una speciale Commissione di esperti per approfondire una tematica che presentava aspetti radicalmente nuovi rispetto al passato. Molti attendevano dal Concilio una risposta chiara e una soluzione definitiva. Il dibattito fece emergere posizioni differenti e incompatibili. Il tema fu inserito nello schema sulla Chiesa nel mondo moderno. Si profilava un testo assai ambiguo sui contenuti. Non c’era più spazio e neppure tempo per cercare una mediazione, la data di chiusura era stata già fissata per l’8 dicembre 1965. Due settimane prima, il 25 novembre, Paolo VI decise di intervenire con autorità e fece arrivare alla commissione competente una Nota in cui chiedeva di esprimere una qualificazione etica negativa della contraccezione, senza lasciare margini di ambiguità. Il Papa fece anche sapere che avrebbe provveduto lui ad offrire un’indicazione più precisa. I Padri conciliari si limitarono perciò a dare alcuni criteri teologici e morali, lasciando alla Commissione per lo studio della popolazione, della famiglia e della natalità il compito di approfondire la problematica.

un tema affrontato con autorità Questa Commissione, che dopo il Concilio Paolo VI provvide ad ampliare, aveva il compito di “raccogliere pareri sulle nuove questioni riguardanti la vita coniugale, e in particolare la regolazione della natalità, e di fornire gli elementi di informazione opportuni, perché il Magistero potesse dare una risposta adeguata”, come scrive Papa Montini. Un compito non facile: da un lato vi era una corrente teologica favorevole a maggiori aperture nel campo morale; d’altro canto non si poteva dimenticare il magistero precedente. La Commissione si divise sul problema della liceità della metodica contraccettiva al punto da presentare al Papa due distinti documenti: la maggioranza riteneva lecito l’uso dei mezzi contraccettivi in presenza di un globale progetto di fecondità della coppia; la minoranza, invece, negava decisamente questa possibilità.

Il dibattito e le divisioni sull’uso della pillola contraccettiva e la risposta di Paolo VI che nel 1968 scrive l’enciclica Humanae vitae

Le commissioni avevano studiato il problema, i teologi e gli esperti avevano manifestato le loro opinioni. Ma tutto questo fu posto nelle mani e nel cuore del Papa che dopo aver “attentamente vagliato la documentazione a noi offerta, dopo mature riflessioni ed assidue preghiere”, come lui stesso scrive, nel 1968 pubblicò l’enciclica Humanae vitae con la quale offriva una nuova cornice antropologica e teologica dell’intera problematica ma ribadiva la dottrina etica che fino a quel momento il magistero aveva proposto. La libertà del confronto lasciava spazio all’obbedienza che non sempre fu limpida e coerente. GIUGNO 2015 INsIeme

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CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice

Egli era la lampada che arde e risplende, e voi, solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua Luce (Gv 5,35)

MAESTRO di umiltà

Vergine con Bambino e san Giovanni Battista, detta anche "Belle Jardinière" opera di Raffaello Sanzio del 1507

Mons. Giudice scrive a Giovanni Battista, profeta di verità, araldo di giustizia, testimone di morale che ripete ad ogni impostore: Non ti è lecito! Carissimo Giovanni, amico dello sposo, lampada che arde e risplende, scrivo a te in questo mese di giugno, mentre già biondeggiano le messi. La tua festa cade nel solstizio d’estate per ricordarci che la vera luce nasce nel solstizio d’inverno, mentre il giorno muore. Tu sei un’antifona sia nella nascita che nella morte del Maestro. Sempre hai il compito di preparare la strada e fare posto al Sole che sorge dall’alto. Sei tutto in quell’indice che indica il Maestro, l’Agnello che toglie il peccato del mondo. Tu, maestro di umiltà, non attiri a te, ma sempre rimandi ad un Altro, a Lui, luce vera che illumina ogni uomo. Tu racchiudi il compito della Chiesa: dito che indica dove abita il Maestro e che il centro della fede è altrove. Nel grembo di tua madre, nel sentire la voce del Veniente, hai danzato dando inizio così al canto di gioia che avrà compimento nel cielo. Sei stato precursore anche nel deserto, nelle acque del Giordano, nella prigione, nei tribunali e sempre, anche

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offrendo la tua testa su un vassoio, hai ricordato ad ogni uomo che deve diminuire per far crescere il Cristo. Maestro di umiltà, profeta di verità, araldo di giustizia, testimone di morale, che ripeti ad ogni impostore: Non ti è lecito! Sei protagonista ante litteram anche della più sconvolgente pagina di educazione familiare. Erodiade chiede – usando la figlia – la tua testa ed Erode, anche se rattristato, acconsente. E tu, per la Verità, perdi la testa. Ma c’è una domanda che dal carcere tu mandi a Gesù, che ti fa sempre più nostro contemporaneo: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11,3). Tu dai voce alla nostra domanda, quella di sempre che abita l’abisso del nostro cuore. Giovanni Battista, grande fra i nati di donna, tu che non sei una canna sbattuta dal vento, non un uomo vestito con abiti di lusso, donaci il tuo dito per imparare anche noi ad indicare da dove viene la luce. E finalmente immergerci in essa. † Giuseppe, Vescovo




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