Insieme - Giugno 2016

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GIUGNO 2016 N. 6 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

ORDINAZIONE DIACONALE Intervista ad Aniello Nappo

ANGRI Un santo di nome Alfonso

L’APPROFONDIMENTO

VITA DIETRO LE SBARRE Storie di detenuti, tra luci ed ombre



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DICEMBRE 2015 INSIEME GIUGNO 2016 Insieme / villaitalianocera

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Foto di copertina Sakhorn Saengtongsamarnsin / 123RF

GIUGNO 2016 N. 6 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

ORDINAZIONE DIACONALE Intervista ad Aniello Nappo

ANGRI Un santo di nome Alfonso

L’APPROFONDIMENTO

VITA DIETRO LE SBARRE Storie di detenuti, tra luci ed ombre

giugno2016

6. Sarà canonizzato il 33. Suor Maria Consiglio beato Alfonso Maria Fusco dello Spirito e Lodovico Pavoni: due testimoni della fede

Sommario

EDITORIALE 5 Che cosa sta facendo il Governo? di Silvio Longobardi

VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo 20 Le opere di Giovanni Alfano 22 Una voce incantevole

LA CANONIZZAZIONE 6 Un santo di nome Alfonso di Salvatore D’Angelo

25 LA BACHECA a cura della redazione

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50. La salata di san Ciro

L'APPROFONDIMENTO “Li trasferiamo all’inferno, oppure…” di Silvio Longobardi

VITA ECCLESIALE 26 Sosta in vista di Salvatore D’Angelo 28 Niente social per il nuovo diacono di Antonietta Abete

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L’ergastolano rinato di Mariarosaria Petti

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Teatro-terapia di Mariarosaria Petti

30 L’Oratorio, ponte tra strada e Chiesa di Chiara Pagano

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Dietro le sbarre di Salvatore D’Angelo

34 Consigliare i dubbiosi di Mariarosaria Petti

SCUOLA&UNIVERSITà di Martina Nacchio 17 Padre Aniello Manganiello, il prete anticamorra 18 Il Giubileo degli studenti 19 Università in declino

37 Il pane della domenica a cura di p. Gigi Lamberti NEWS PARROCCHIE 45 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

50 IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete RUBRICHE 60 Le suore francescane di Sant’Antonio di p. Paolo Saturno 61 Le parole della crisi di Peppe Iannicelli 62 Carissimi di Mons. Giuseppe Giudice

17. Lavoro e Vangelo per sconfiggere la camorra


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Che cosa sta facendo il Governo?

È

la domanda che ha posto il cardinale Bagnasco introducendo i lavori dell’assemblea generale della CEI. I numeri sono eloquenti e drammatici: l’occupazione è caduta del 4,8%, il 40% dei giovani (contro il 22% della media europea), la povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, 4 milioni di persone, molti adulti che perdono lavoro non riescono a trovarne un altro con gravi ripercussioni sulla vita familiare. I dati economici dicono anche che “la ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi”. Il Presidente dei vescovi italiani parla anche del gioco d’azzardo che attira risorse e distrugge le famiglie: a fronte di una legge che aveva chiesto la diminuzione del 30% della sale da gioco (in quattro anni!), dobbiamo registrare in pochi mesi un ulteriore aumento del 10%. Le slot machine oggi sono 418mila, un affare di 84 miliardi l’anno. “A fronte di così cospicui interessi a diversi livelli, chi sarà in grado di resistere alle pressioni delle lobby e intervenire in modo radicale?”, chiede il cardinale Bagnasco? Una domanda non retorica e non astiosa nei confronti di un Governo che per altri aspetti viene apprezzato. La Chiesa italiana guarda al bene della persona e non teme di giudicare una politica, da qualunque parte venga, quando si mostra incapace di difendere la dignità dell’uomo o favorisce provvedimenti che di fatto calpestano valori fondamentali della vita sociale. La parola del cardinale cade come una scure. Non offre giudizi ma numeri, quelli ufficiali (targati Istat) dicono che nel 2015 dobbiamo

registrare uno scarto di 150mila unità tra decessi e nascita. Dicono anche che nello stesso periodo 100mila italiani hanno lasciato il Paese per cercare altrove il proprio futuro. Dati impietosi che spesso vengono sottaciuti o passano troppo velocemente sugli schermi. “Che cosa sta facendo lo Stato perché si possa invertire la tendenza?”. La domanda di Bagnasco non solo è legittima ma doverosa. E richiede risposte concrete e non chiacchiere da salotto. In un contesto sociale che presenta non poche criticità – e in un orizzonte europeo e mondiale attraversato da sfide che non è retorico chiamare epocali – il cardinale ha manifestato il suo disagio dinanzi alla legge sulle unioni civili che il Governo Renzi ha voluto con tutte le sue forze, come se fosse una questione davvero vitale per la società italiana. In realtà, a vincere è solo un astratto schema ideologico che vuole a tutti i costi condizionare pesantemente la vita di un popolo che fino a questo momento ha saputo evitare tutti gli estremismi. A perdere è soltanto la famiglia, quella famiglia fondata su “un atto libero e fedele di amore di un uomo e una donna”. A perdere sono i bambini che hanno “il diritto di crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare insieme un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva”. Citazioni queste ultime di Papa Francesco, sì proprio di quel Papa che i media presentano aperto e tollerante e che invece non teme di dire la verità, tutta la verità, quando è in gioco la dignità dell’uomo.

Il cardinale Bagnasco

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La canonizzazione

un sANTO

DI NOME ALFONSO Papa Francesco ha promulgato il decreto che apre la strada per la canonizzazione del beato Alfonso Maria Fusco. Il miracolo decisivo è arrivato nel 2009: suor Mariadulcis Miniello, religiosa battistina, colpita da un doppio aneurisma cerebrale, è guarita

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l miracolo a suor Mariadulcis Miniello consentirà al beato Alfonso Maria Fusco di diventare santo. La guarigione di una sua figlia spirituale, una religiosa della congregazione da lui fondata, spalanca gli altari al sacerdote angrese morto il 6 febbraio 1910. La promulgazione del decreto che apre la strada verso la canonizzazione è stata autorizzata da papa Francesco lo scorso 26 aprile, al termine dell’udienza privata concessa al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi. Don Alfonso nacque il 23 marzo 1839 nel cortile Vaccaro, alle spalle della collegiata di San Giovanni Battista di Angri, dove oggi operano alcune sue suore nella ribattezzata “Casa del Padre”. Fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1863, domenica di Pentecoste, e quindici anni dopo, il 26 settembre 1878, fondò la Congregazione delle suore di San Giovanni Battista. Il carisma delle religiose è ancora quello originario: vivere la relazione sponsale con Gesù di Nazareth al servizio dei piccoli e dei poveri e come il Battista

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preparare le sue vie. Si arriva alla canonizzazione dopo un lungo iter. Nel 1939 si aprì la causa a livello diocesano. L’accertamento delle virtù eroiche del Servo di Dio avvenne il 12 febbraio 1976 per opera di papa Paolo VI. La guarigione di un bambino. Il miracolo per la beatificazione arrivò il 3 febbraio 1998, quando per intercessione di don Alfonso il piccolo Gershom Chizuma guarì istantaneamente. Il bambino, nato in Zambia il 19 maggio 1994, si ammalò il 18 gennaio del 1998, a tre anni e mezzo. Contrasse la malaria cerebrale che lo fece piombare in un coma di terzo grado, giudicato irreversibile dai medici. La sera del 2 febbraio per i camici bianchi la fine era imminente. Quel giorno suor Livia Caserio, religiosa battistina, di passaggio in quell’ospedale africano per incontrare altri malati, seppe del bambino e invitò la madre, non cattolica, a pregare Alfonso Maria Fusco, ponendone un’immaginetta sotto il cuscino del bambino. La preghiera ottenne l’effetto deside-

Le reazioni

L

a notizia ha riempito di gioia la comunità diocesana di Nocera Inferiore-Sarno. Il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, a caldo ha commentato: «Con gioia accogliamo il dono del Santo Padre e, in comunione con tutta la Chiesa diocesana e la Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, ringraziamo il Signore e ci prepariamo a vivere la celebrazione per il nuovo Santo». Suor Lina Pantano, superiora della provincia religiosa dell’Italia, che comprende anche le case di Madagascar, Polonia e Moldova, ha aggiunto: «Stiamo vivendo un momento di immensa gioia, avere il fondatore santo tra i santi è una grande gioia per la Chiesa, il mondo e il popolo di Angri. Lui ci ha dato i natali e seguendolo percorriamo la strada per andare in paradiso». Felicissima per la notizia la madre generale, suor Rosaria Di Iorio, che sta lavorando insieme a tutte la congregazione per organizzare al meglio le celebrazioni in preparazione all’avvenimento.


Le Battistine nel mondo

rato: la mattina successiva Gershom si risvegliò improvvisamente dal coma chiamando la mamma. La febbre era scomparsa, così come la broncopolmonite. Il miracolo fu accertato il primo luglio 2000 e la celebrazione di beatificazione, presieduta da papa san Giovanni Paolo II, avvenne in piazza San Pietro il 7 ottobre 2001. Il secondo miracolo. In questi anni si è continuato a pregare e a chiedere l’intercessione del presbitero angrese. Il miracolo decisivo è arrivato nel 2009. Quell’anno suor Mariadulcis Miniello, originaria di Ripalimosani in provincia di Campobasso e da anni residente a Roma, dove ha ricoperto il ruolo di economa generale delle battistine, fu colpita da due aneurismi cerebrali. I medici del “San Camillo” le diedero poche speranze. Dopo una serie di operazioni e la riabilitazione rimase in carrozzina, gravemente disabile, senza riuscire a riconoscere le persone care. Durante la Messa domenicale del 25 ottobre, mentre era in chiesa, avvenne il prodigio. Suor Mariadulcis si girò, rico-

Le suore Battistine sono presenti in diciassette Paesi: Italia, Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Cile, Zambia, India, Filippine, Corea, Polonia, Argentina, Sud Africa, Malawi, Messico, Madagascar, Moldova e Camerun. Tra le opere portate avanti ci sono scuole di ogni ordine e grado, consultori, case per anziani e disabili, lebbrosari, pensionati universitari, opere parrocchiali.

nobbe il fratello, e da quel momento ritornò la persona che tutti conoscevano e amavano. La religiosa, oggi sessantaseienne, dopo il miracolo ha seguito come postulatrice la causa di canonizzazione, poi passata per incompatibilità al postulatore laico Paolo Vilotta. L’evoluzione decisiva c’è stata nei primi mesi del 2016. Il 25 febbraio la consulta medica della Congregazione per le cause dei santi ha dato parere favorevole sulla guarigione improvvisa, completa, duratura e non spiegabile scientificamente della suora. Il 22 marzo il congresso dei teologi ha espresso voto favorevole, ravvisando nella guarigione un miracolo operato da Dio per intercessione del beato. Il 19 aprile i padri cardinali e vescovi hanno dato all’unanimità parere favorevole. Martedì 26 aprile papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che apre al beato la strada verso la canonizzazione che avverrà, molto probabilmente, il prossimo ottobre, a quattordici anni dalla beatificazione. Salvatore D’Angelo GIUGNO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Erika Wittlieb

a cura della redazione

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Li trasferiamo all’inferno, oppure…

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u il primo gesto e fece capire subito quale sarebbe stata la cifra del suo pontificato. Contro ogni regola, papa Francesco scelse di celebrare il suo primo giovedì santo nel carcere minorile di Casal del Marmo. Voleva annunciare che i sogni della giovinezza non possono restare soffocati dal male. Nessuno deve essere condannato per sempre. Non si tratta di giustificare il male ricorrendo a quei teoremi sociologici che attribuiscono gli errori al contesto ambientale, dominato dal vizio. Altro è il nostro punto di partenza. Noi crediamo che in ogni uomo c’è un desiderio di bene, a volte dormiente. Un giudizio affrettato, una condanna senza appelli, un rimprovero troppo duro potrebbe spegnere quel “lucignolo fumigante”. Siamo chiamati a custodire l’anima. È saggio, oltre che doveroso, dare a ciascuno il tempo di maturare e di correggersi. L’idea del carcere come luogo di correzione può sembrare una romanticheria, tante volte smentita dai fatti di cronaca. Come sempre il male fa più notizia. Nessuno parla di tutti quelli che realmente escono dal carcere con un cuore nuovo. Fra Beppe Prioli, un francescano che

ha scelto di stare accanto ai detenuti, partiva da una domanda: “Signore, li trasferiamo direttamente all’inferno, oppure vogliamo dare loro un’altra possibilità?”. Le storie che raccontiamo in questo dossier accendono la luce. Da una parte mostrano fatti che aprono il cuore alla speranza; e dall’altra ricordano che troppe volte il sistema carcerario non risponde affatto alla sua natura rieducativa e alla dignità della persona. Ci sono senza dubbio luoghi e operatori che si sforzano di interpretare nel migliore dei modi – e con tutti i mezzi a disposizione – le possibilità offerte dalla Legge ma ci sono anche luoghi in cui il carcere calpesta i sogni e, talvolta, la vita stessa. Non dimentichiamo le morti carcerarie. “Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona”. Stando ai Fioretti sono queste le parole che Francesco rivolse al feroce lupo di Gubbio. Se vogliamo spezzare le catene del male, dobbiamo accendere la scintilla del bene che riposa in ciascuno. Dare un’altra chance. Forse non sempre ci riusciremo, ma non tentarvi significa lasciare campo libero a chi vuole distruggere la vita. Silvio Longobardi GIUGNO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO Al centro Cosimo Rega in un'immagine di repertorio

Cosimo Rega: l’ergastolano rinato

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ine pena: mai. È questo il significato di ergastolo ostativo. Una condanna da togliere il fiato, un’ipotesi non sufficiente tuttavia a spegnere l’arroganza di un uomo accusato di appartenenza alla camorra (416 bis), associazione a delinquere di stampo mafioso e doppio omicidio. L’imputato è Cosimo Rega, meglio noto nell’ambiente camorristico di Angri come Sumino ‘o Falco, membro del clan Tempesta, affiliato alla Nuova Famiglia di Carmine Alfieri. L’ergastolo. Siamo nel novembre del 1999 e l’imputato trentottenne è in piedi di fronte alla Corte d’A ssise di Salerno, in attesa di conoscere il verdetto. Aria spavalda, sguardi impavidi ai giudici togati, alla giuria popolare e alla moglie. Sumino è certo della sentenza che di lì a poco sarà pronunciata. Nel mondo malavitoso in cui è abituato a vivere, anche l’ergastolo fa parte del gioco. Sta per andare in scena l’ultimo atto: il boss è pronto, come un attore di successo attende gli applausi del pubblico. «Non avevo fatto i conti però con un codicillo aggiunto dalla Corte – racconta Rega al Teatro Diana di Nocera Inferiore, a poche ore dall’inizio di uno spettacolo teatrale con altri detenuti di Rebibbia –, che prevedeva la cancellazione dall’albo anagrafico del territorio, la decadenza dalla potestà genitoriale e la perdita dei diritti civili e politici».

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Da killer e camorrista affiliato al clan Tempesta di Angri, Sumino ‘o Falco ha trovato il coraggio di rialzarsi, grazie all’a rte, alla cultura e alla bellezza


Il film con i fratelli Taviani

«L’

arte è la prima forma di libertà. A volte, l’unica» recita il trailer di Cesare deve morire, film diretto nel 2012 dai fratelli Taviani, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e di 5 David di Donatello, candidato alla corsa come migliore pellicola straniera degli Oscar 2013 e poi escluso. Un docu-drama in cui i Taviani non si limitano a raccontare la preparazione del Giulio Cesare di William Shakespeare da parte dei detenuti della sezione di alta sicurezza del carcere di Rebibbia, ma mettono a fuoco l’incontro tra un gruppo di uomini e l’arte, attraverso lo studio di un testo che li tocca da vicino. Nel ruolo di Cassio, Cosimo Rega e con lui tutte le storie e i drammi di chi porta scritto nel cuore: fine pena, mai.

Sumino ‘o Falco per lo Stato non esiste più. Gli occhi adesso puntano il pavimento, qualcosa si è rotto dentro di lui. Una scintilla che vale una vita nuova. «Ricordo che dopo ho incontrato mia moglie e i miei figli (Sabrina e Damiano, ndr). Per la prima volta ho raccontato loro tutta la verità. Non c’è condanna peggiore che leggere la delusione negli occhi dei propri cari» continua Cosimo. Le origini. Una verità pesante, con radici piantate nel passato, quando Sumino è ancora un ragazzino. Primo di nove figli, la segheria paterna gli sta stretta. Parte per Torino dove trova prima qualche lavoro da facchino, in nero e senza garanzie, ma ben remunerato – in una settimana il ragazzo guadagna più della paga mensile percepita ad Angri – poi l’assunzione alla fabbrica di marmitte Abarth. Cosimo ha trovato la sua strada, ma un incidente sul lavoro lo riporta in Campania: finisce con il braccio sotto una sega circolare e resta menomato. Nel suo paese natio incontra Gelsomina, la donna della sua vita. La ragazza ha appena 13 anni, Rega 17. Scappano affinché le famiglie accettino il loro amore. Dopo poco la coppia è in attesa della primogenita, evento che li sbatte fuori di casa. Adesso Cosimo deve sposarsi e inventarsi un modo per mantenere la famiglia. La delinquenza. È in un bar quando tre uomini preparano un furto d’auto a Roma. Serve un quarto che faccia da guardia. Sumino si propone e battezza la sua vita da delinquente. Seguono altre rapine. Finisce in carcere per la prima volta per 4 mesi, poi esce per assenza di prove. I soldi facili lo attraggono, così mette su una banda per rapinare bische clandestine. In uno dei colpi, muore una persona e arriva la condanna a 20 anni in primo grado, poi ridotta a 14 in Corte d’Appello e confermata in Cassazione. La camorra. Nel 1988, Sumino è libero. Nel frattempo Gelsomina ha trovato un impiego alla Regione Lazio. Possono

voltare pagina. Invece, l’ignoranza e l’intima appartenenza alla malavita spingono Rega di nuovo ad Angri. Questa volta entra nel clan Tempesta. E, presto o tardi, un camorrista deve uccidere. Succede proprio così. La prima vittima è Giuseppe, titolare di un deposito di gas, dedito alle rapine. ‘O capitano – amico di Sumino – convince ‘o Falco che quel cane sciolto gli sta togliendo la piazza. Le mani si sporcano ancora di sangue. È il clan di Poggiomarino a chiedere un regalo: uccidere Scardone, pregiudicato colpevole di una serie di sgarri. In un deposito di San Lorenzo avviene l’a gguato e Sumino lo finisce con un colpo di pistola. La rinascita. «Non sarà un muro di cinta a dividere la nostra famiglia». Con tutto il coraggio granitico di cui solo le donne sono capaci, Gelsomina pronuncia questa frase al marito, all’indomani della sentenza di ergastolo. Quell’affermazione scava dentro Cosimo voragini di inquietudine e ricerca interiore: «Quelle parole cominciavano ad alimentare il bene che c’era dentro di me – spiega l’ergastolano –, ho cominciato a riflettere, a pensare. Era arrivato il momento di fare i conti con me stesso. Ho affrontato le mie colpe, le ho vissute nel quotidiano per cercare di recuperare i valori che avevo mortificato». Il detenuto intraprende un percorso di studio, attinge a piene mani dalla cultura, aria pulita per il suo cuore. La bellezza lo salva, conferendogli gli strumenti per combattere la cultura della malavita. Il lavoro in carcere, il teatro, la preparazione universitaria sono linfa vitale. «Sono un poveraccio in confronto a mia moglie e alla sua capacità d’amare. Io non ho saputo amarla come lei mi ha amato» confessa Rega continuando a raccontare le soddisfazioni ricevute dai suoi figli. Damiano è uno stimato modellista, Sabrina lavora in un nido a contatto con i bambini. «È orgoglioso di loro?» interrompo. «Sì, moltissimo. E oggi posso dire che anche loro lo sono del papà». Mariarosaria Petti GIUGNO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

La Compagnia Stabile Assai

Teatro-terapia

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l teatro può essere una terapia importante per aiutare i detenuti ad affrontare un percorso di riabilitazione. Lo sa bene Antonio Turco, funzionario pedagogico della Casa di reclusione di Rebibbia. È il 1982 quando fonda la Compagnia Stabile Assai, tra i più antichi gruppi teatrali carcerari in Italia. Da allora, sono arrivati prestigiosi riconoscimenti, come il Premio Troisi nel 2010 e la medaglia d’oro del Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel 2012. «La gente viene a vederci pensando alle bestie a cui fanno fare anche teatro – spiega Turco – escono applaudendo e apprezzando la passione e la competenza degli attori». Attraverso la recitazione, i detenuti possono essere altro da sé – secondo il metodo Stanislavskij – si appropriano dell’identità del ruolo che interpretano. «Esiste un aspetto estetico importante – chiarisce il regista – in ogni in-

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terpretazione c’è una parte della loro storia personale». Oltre 800 gli spettacoli all’attivo fuori dalle mura del carcere, tra cui anche “Un amore bandito”, portato in scena al Teatro Diana, a Nocera Inferiore, lo scorso 7 aprile, scritto e diretto da Antonio Turco insieme a Patrizia Spagnoli, teatro-terapeuta presso la Casa di reclusione di Spoleto, carcere di alta sicurezza. «Il laboratorio che proponiamo in carcere è molto simile ad uno tradizionale, con la sola differenza della modalità di costruzione del copione. Insieme ai detenuti scegliamo il tema, seguiamo la loro scrittura creativa e alla fine diamo forma allo spettacolo» racconta la criminologa clinica con 11 anni di esperienza anche in strutture penitenziarie femminili. «Il carcere difficilmente scalfisce il carattere delle donne. Se sono terribili fuori, lo sono anche dentro». M.P.

A Rebibbia, da più di 30 anni, i detenuti hanno la possibilità di seguire un percorso di riabilitazione grazie alla Compagnia Stabile Assai


Immagine di repertorio

Dietro le sbarre W

elfare carcerario è il concetto che ricorre più spesso nella chiacchierata con Donato Salzano, segretario dell’associazione radicale “Maurizio Provenza” di Salerno. Sono sue le battaglie condotte negli ultimi anni in provincia per una maggiore e migliore dignità carceraria. Sa bene cosa avviene dentro i penitenziari e in che modo vivono i reclusi. Durante le attività di sindacato ispettivo, quando accompagna i parlamentari europei, nazionali e regionali, ha modo di toccare con mano come se la passano. L’ultima “visita” è stata l’estate scorsa, insieme al consigliere regionale Franco Picarone.

Donato Salzano racconta la vita del carcere di Salerno. Durante le visite di sindacato ispettivo con i parlamentari, ha toccato con mano e ascoltato le difficoltà di chi si vede privare non solo della libertà, ma anche della dignità. Le soluzioni ci sono, ma nessuno si sforza di metterle in atto

Dietro le sbarre non solo c’è una privazione della libertà, ma anche di un possibile recupero e reinserimento. I fatti non sempre rispecchiano ciò che prevede la legge. Per questo motivo, quando incontra gli amministratori locali, Salzano gli parla di welfare carcerario. Politiche di recupero che partono dai penitenziari per arrivare nei comuni di residenza dei detenuti, dove ritornano dopo aver scontato la pena. Queste potrebbero rappresentare le soluzioni ottimali a possibili ricadute e a ulteriori angherie. Il problema però non sembra essere dei sindaci, tant’è che di queste attività non si sente parlare negli spot elettorali o nelle programmazioni annuali. GIUGNO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Le strutture salernitane In provincia di Salerno ci sono quattro istituti penitenziari, di cui tre attivi. La casa circondariale di Salerno è l’istituto più grande, poi c’è la casa circondariale di Vallo della Lucania che ospita detenuti che hanno commesso reati relativi alla sfera sessuale, poi c’è l’ICATT di Eboli (vedi box) e, infine, la casa circondariale di Sala Consilina che è stata chiusa di recente, dopo il passaggio al circondario di Potenza. I penitenziari si dividono, inoltre, tra case circondariali che accolgono le persone in attesa di giudizio e le case di detenzione che accolgono reclusi che devono scontare pene superiori ai tre anni.

ICATT, liberi dentro

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ll’interno del castello medievale di Eboli, circa 50 detenuti ogni giorno riconquistano la loro libertà. Sono ex tossicodipendenti e alcoldipendenti sottoposti a trattamenti avanzati di recupero nell’Istituto di Custodia Attenuata ICATT. Casa di reclusione per detenuti con basso indice di pericolosità sociale, l’istituto si fonda sui principi di rieducazione del condannato sanciti dall’articolo 27 della Costituzione. Auto-responsabilizzazione è la parola d’ordine della casa di reclusione. Ogni utente, una volta all’interno della struttura sperimentale, ha davan-

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ti a sé un percorso faticoso, che disorienta chi è abituato al rigido regime di reclusione. Attività scolastiche, sportive, religiose, culturali, i programmi che l’ICATT propone impegnano l’utenza a tutto tondo. L’istituto di custodia è anche il palcoscenico di “Le canne pensanti”, compagnia teatrale costituita da detenuti e volontari, che nei prossimi mesi sarà impegnata in una rassegna teatrale. «L’ICATT ci ha reso liberi dentro»: Rita Romano, direttore della casa di reclusione di Eboli, sente ripetersi spesso questa frase dai detenuti. Martina Nacchio

Donato Salzano, segretario associazione “Maurizio Provenza”

«È un punto su cui insisto spesso – ha spiegato Salzano – senza però riscuotere la dovuta e necessaria attenzione. È un miraggio non solo perché non ci sono amministrazioni locali sensibili, ma anche per le difficoltà interne all’amministrazione carceraria». Il tema non sembra interessare. Chi sta lì ha sbagliato e deve pagare, è il sentire comune. La dignità però va tutelata, anche dei reclusi. Salzano, i compagni dell’associazione e tanti cittadini si battono per questo. «Il degrado delle carceri – ha affermato il segretario dell’associazione “Maurizio Provenza” – è lo specchio della giustizia che non funziona. Utilizzando le parole del compianto Marco Pannella, posso dire che “il carcere è l’appendice di un processo che nega lo stato di diritto”». Salzano ha riscontrato come il «problema non sia solo il sovraffollamento, la luce nella cella o l’impossibilità di lavarsi». L’esponente radicale ha puntato il dito contro «le lungaggini giudiziarie, il 50% dei detenuti a Salerno è in attesa di giudizio». Alla domanda, dunque, sulla causa di ciò ha risposto: «La Corte d’Appello non funziona». Una soluzione al sovraffollamento è stata la «deportazione in altre regioni». Si prendono reclusi dalle carceri piene e si spostano al nord, in Sardegna o nel Lazio. «Finché la tua famiglia ti può sostenere – ha commentato Salzano – si va avanti, ma se a casa a stento si sopravvive, per il detenuto sarà una doppia pena perché difficilmente avrà chi lo andrà a trovare». I numeri sono emblematici. Secondo i dati pubblicati sul sito internet del Ministero della giustizia e relativi a Fuorni, al 26 gennaio 2016 i posti erano 360, di cui 19 non disponibili, mentre i detenuti presenti erano 391. Circa cinquanta persone in più, anche se Salzano ha detto che si è raggiunto pure il picco di 450 ospiti. A pagare le conseguenze di questo sovraffollamento sono i detenuti della prima sezione: è la più grande e affollata, riservata ai reati comuni. La seconda sezione è di alta sicurezza e ospita un’ottantina di persone già condannate o in attesa di giudizio per reati di associazione. La terza sezione è quella femminile, «ospita circa cinquanta donne – ha spie-


gato – ed è l’esempio di come dovrebbe essere adeguata la struttura». Conti alla mano, è evidente come il grosso dei reclusi sia stipato nelle celle della prima sezione: «È qui che saltano gli schemi». Non si scoppia «solo grazie all’abnegazione e al senso del dovere degli agenti di polizia penitenziaria e di una manciata di detenuti che ha capito che la soluzione è la non violenza».

na testimonianza in tribunale ha rischiato grosso per la sua salute». Ma si balbetta anche sul vitto e sopravvitto o sull’acqua: «I detenuti possono fare la doccia tre volte a settimana, l’acqua viene razionata per sezioni. Ma a Salerno possono dirsi fortunati, ci sono strutture in Italia dove confidano sull’approvvigionamento con le autobotti».

L’elenco delle lamentazioni è lungo. Tra i problemi di Salerno e, più in generale, dei penitenziari presenti in regioni con la sanità commissariata è l’assistenza sanitaria: «Prima c’era quella penitenziaria, ma dal 2008 non è così e quindi non sempre vengono garantite cure ottimali». Salzano ha fatto pure un esempio: «Un uomo originario dell’Agro era detenuto in Trentino, dove gli fu diagnosticato e curato un brutto male. Trasferito a Salerno per u-

Come si esce da questa impasse per ridare dignità ai reclusi? «Con il lavoro. Si dovrebbero favorire le imprese di transizione. Abbiamo tentato di creare un panificio, ma non è andato. C’è bisogno – ha aggiunto – di attività che facciano cominciare a lavorare durante la reclusione e poi accompagnino all’esterno». A Salerno i tempi non sono maturi. Salvatore D’Angelo

Il Poggio, tra il carcere e la libertà

Gli interni de “Il Poggio”

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oggioreale è un quartiere particolare. Periferico e centrale, complesso e lineare, con i suoi stradoni e grattacieli, il cimitero, tra il Palazzo di Giustizia e il carcere. È un posto dalle mille facce: affollato durante la giornata, abbandonato al calar del sole. Un posto in cui spesso alla carenza di servizi sociali sopperisce la malavita. Dallo scorso febbraio, però, esiste un’alternativa, un’oasi bianca in mezzo al grigio dei palazzoni vecchi: il Poggio. Centro enogastronomico, punto di ritrovo di gusto e cultura, ma soprattutto progetto sociale. Realizzato dal gruppo di imprese sociali Gesco, che svolge attività imprenditoriali con rilevanza pubblica senza perseguire fini di lucro, il Poggio offre un’occasione lavorativa e allo stesso tem-

po formativa ai giovani che vivono situazioni di disagio. Sono sessanta le persone coinvolte nel progetto, cinquanta dei quali ancora adolescenti, in gran parte segnalati dai servizi sociali. Ragazzi problematici, con precedenti o in affidamento dal carcere di Poggioreale. Tra loro anche immigrati e ragazzi con la sindrome di down. Il Poggio non è solo un posto di lavoro: è una scuola di formazione di cucina e enogastronomia, che regala una futura professione a giovani fino ad ora senza futuro. Il Poggio è una scommessa, un progetto di riqualificazione urbana che sorge sui ruderi di un ex opificio. È una mano tesa. Un modo diverso per cui ricordare Poggioreale, oltre al cimitero monumentale e il carcere. Martina Nacchio

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L'APPROFONDIMENTO Fiorenzo Vespasiano della cooperativa “Il germoglio” consegna una bottiglia di vino prodotto in carcere a papa Francesco

Il galeotto Il vino irpino made in carcere

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roduzioni vinicola e agricola, una tipografia, del miele eccellente, sono alcuni germogli de “Il germoglio”, la cooperativa sociale nata nell’Alta Irpinia grazie alla volontà di alcuni giovani e al sostegno del Progetto Policoro. La cooperativa opera all’interno del carcere di Sant’Angelo dei Lombardi, dove ha avviato una serie di iniziative per il recupero e il reinserimento dei detenuti. La punta di diamante del lavoro portato avanti con abnegazione dai soci de “Il germoglio”, dall’amministrazione penitenziaria e dai reclusi è la cantina sociale “Al fresco di cantina”, che produce quattro vini bianchi di qualità – una straordinaria falanghina, la coda di volpe, un buon fiano e il greco di tufo – e li commercializza in tutt’Italia con l’etichetta “Il Galeotto”, anche questa ideata e disegnata dai detenuti. Altra attività carica di significato è la tipografia “Le ali di carta” che, oltre ad essere aperta alle commesse che arrivano dall’esterno, si occupa della stampa di tutto il materiale cartaceo del Ministero della giustizia. Esempi concreti di cosa vogliano dire le parole recupero e reinserimento. Sa. D’An.

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi

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Vicedirettore Antonietta Abete

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Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Carolina Rossi, Chiara Pagano, p. Luigi Lamberti, Emanuele Califano, don Natalino Gentile, Michela Iannone, Dina Grimaldi, Maria Ermelinda Di Lieto, Federica Pepe, Fernando Faiella, Barbara Senatore, Francesco Coppola, Consiglia Amarante, Antonella Malafronte, Gianluca Volpe, Anna Petrosino, p. Paolo Saturno, Peppe Iannicelli Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

In alto i detenuti al lavoro nella vigna A lato alcune bottiglie prodotte dalla cooperativa

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 26 maggio

Abbonamenti € 10,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 15,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

“Vangelo e lavoro” Padre Aniello Manganiello

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edici anni a Scampia, tra i vicoli graffiati dalla camorra e i giovani stretti nella morsa della piovra. Così padre Aniello Manganiello ha maturato la sua vocazione a favore della diffusione della cultura della legalità. Prima parroco di Santa Maria della Provvidenza, poi autore di Gesù è più forte della camorra (Rizzoli, 2010) – scritto a quattro mani con Andrea Manzi – il sacerdote guanelliano ha scelto di impegnarsi per tutte le Scampie d’Italia, costituendo “Ultimi – associazione per la legalità”. «Andare via da Scampia e voltare pagina come se nulla fosse stato, scaraventato in un quartiere borghese, Trionfale Prati, mi sembrava un’offesa a quella gente, ma anche a me stesso, alla mia dignità di uomo» ha raccontato padre Manganiello all’Istituto comprensivo S. Alfonso Maria de Liguori a Pagani, lo scorso 3 maggio, a conclusione di un progetto sulla legalità promosso dal dirigente scolastico Maurizio Paolillo. Agli studenti paganesi, a cui si sommano altri 500mila incontrati lungo tutto lo stivale, il religioso di origine campana spiega con coraggio: «La camorra si batte riscoprendo la legalità nella propria vita, attraverso il rispetto delle regole nel proprio quotidiano. I ragazzi possono dare un grande contributo per il miglioramento della so-

cietà, purché nel quotidiano abbiano le idee chiare in merito ai comportamenti illegali che vengono spesso espressi e accettati, dal rispetto del codice della strada al non farsi del male con alcool e droga». Dal suo entusiasmo sono nate anche squadre sociali di calcio, dove tanti ragazzi si sono formati, imparando a fare gruppo e a seguire le regole del gioco. Volontariato, attenzione mediatica, solidarietà: Scampia è ancora lì però con le sue contraddizioni, insieme a tanti altri quartieri dimenticati. «Perché?» domando a padre Manganiello. «Vangelo e lavoro. Sono le uniche due possibilità di resurrezione per questi territori» risponde sicuro. I ragazzi hanno bisogno di sapere che un’altra strada esiste. Mariarosaria Petti

per sconfiggere la camorra Il dirigente scolastico Maurizio Paolillo ha ospitato a Pagani padre Aniello Manganiello, sacerdote anticamorra, fondatore dell’associazione “Ultimi”

Crescere con creatività Al terzo circolo didattico di Pagani, dallo scorso aprile fino alla fine di maggio, ha preso vita, grazie ad una sinergia tra l’istituto comprensivo Collodi e Mad.Ora Famiglia e Minori Onlus, “Crescere creativamente”. Un progetto con due anime, che si rivolge ai più piccoli, spronandoli a sviluppare la propria creatività, e ai grandi, con incontri di supporto alla genitorialità. Un’iniziativa pilota, ma soprattutto una promessa per il prossimo anno scolastico. Martina Nacchio

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SCUOLA & UNIVERSITà

Il giubileo degli studenti Gli studenti, pellegrini della misericordia

Oltre 200 studenti hanno vissuto il pellegrinaggio della misericordia dal Battistero paleocristiano di Nocera Superiore fino alla cattedrale di San Prisco

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l campanile di San Prisco dall’alto sorride all’ondata di giovani che si dirige verso la Porta Santa della cattedrale diocesana. È il 28 aprile ed è una giornata speciale per gli oltre 200 studenti impegnati nel pellegrinaggio della misericordia. Tre le scuole coinvolte, l’I.I.S. “G. Marconi” di Nocera Inferiore, il Liceo Statale “T. L. Caro” di Sarno, l’I.I.S. “E. Fermi” – I.T.C. “G. Dorso” di Sarno. «Non avevo mai interpretato in questo modo un percorso giubilare: abbiamo intrecciato la dimensione spirituale alle visite culturali di luoghi che incrociamo per

le strade delle nostre città quotidianamente senza conoscerne la storia» commenta Anna Vastola, studentessa del liceo classico di Sarno. Un’impresa coraggiosa per gli insegnanti, ripagati dall’interesse manifestato dai giovanissimi allievi: «Gli studenti hanno apprezzato le bellezze spirituali e culturali. Si sono comportati benissimo» dichiara Assunta Apicella, docente di religione dell’I.T.C. di Sarno. «La nostra gratitudine va a don Domenico Cinque e don Antonio Adinolfi per averci accolti nelle loro parrocchie, ma anche alle forze dell’ordi-

ne, veri angeli custodi lungo il cammino» racconta Adamo Desiderio, docente promotore dell’iniziativa. I giovani sono partiti dal Battistero paleocristiano di Nocera Superiore e grazie alla guida di don Roberto Farruggio il pellegrinaggio ha avuto anche il sapore della visita culturale. Infatti, prima di arrivare alla cattedrale, i partecipanti hanno visitato la necropoli monumentale di Pizzone e il teatro ellenistico-romano di Nocera Superiore. Arte, cultura e spiritualità per i giovanissimi pellegrini della misericordia. Mariarosaria Petti

In viaggio nella Commedia

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nche quest’anno il liceo classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore ha traghettato 24 istituti superiori di tutta Italia in un viaggio nel meraviglioso universo di Dante. Si è tenuta dal 5 al 7 maggio scorso la IX edizione della Tenzone dantesca, gara nazionale di memoria poetica dedicata alla figura del Sommo Poeta. Filo conduttore, il tema del tempo, ripercorso attraverso il I canto dell’Inferno, il III del Purgatorio e il XVII del Paradiso. Studenti provenienti da diverse regioni si sono sfidati a suon di terzine, pescando da un’ampolla un verso e recitando a memoria le tre terzine successive. A conquistare il primo posto il liceo Genoino di Cava de’ Tirreni per l’Inferno, la scuola che ha giocato “in casa” per il Purgatorio e il liceo Copernico di Prato per il Paradiso. Martina Nacchio

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Università in declino Giochi matematici: crescere tra i numeri La ricerca della Fondazione RES mette nero su bianco dati allarmanti: è crisi per gli atenei italiani

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on sono tempi d’oro per l’università italiana. A sottolinearlo è l’ultima ricerca della Fondazione RES: Università in declino. Fuga di cervelli all’estero, diritto allo studio sempre più negato, scarsità di mezzi e servizi per le famiglie, la crisi ha diverse sfaccettature. Dal 2008 al 2015 le iscrizioni alle università italiane sono diminuite del 20%. Il problema è di carattere centrale, scaturito dall’assenza di strategie da parte della classe politica. Un peggioramento generalizzato, ma che si amplifica nei grandi atenei rispetto ai piccoli e, soprattutto, acutizzato al Sud. In una classifica degli idonei alla borsa di studio, a riceverla è il 90% degli aventi diritto al Nord, il 61% nel Mezzogiorno e il 31% nelle isole. Con i nuovi parametri di ripartizione del FFO – Fondo di Finanziamento Ordinario, fonte principale di entrata delle università italiane – secondo la logica premiale, i fondi destinati alle università italiane sono stati decurtati ad oggi del 14%, con una ripercussione di solo il 7% al settentrione e del 19% al meridione. Nella classifica delle grandi università stilata dall’ANVUR nessuna delle università campane riesce a piazzarsi nella prima metà della classifica. Sono stati 3600 circa gli studenti residenti in Campania immatricolati nelle università del Centro-Nord lo scorso anno accademico. Con una perdita di capitale umano fondamentale per una terra che ha bisogno di eccellenze per ripartire. Che fare? Mobilitarsi affinché ci sia un cambio di rotta delle riforme universitarie e della governance territoriale. E, soprattutto, combattere per restare. Martina Nacchio

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i è tenuta il 14 maggio a Milano la finale nazionale dei Campionati internazionali dei giochi matematici. Ad assestarsi in cima alla classifica dei finalisti anche una bella squadra della nostra diocesi. Ottima la performance della scuola secondaria di primo grado “Genovesi-Alpi”. Nell’istituto due alunni, Francesco Adiletta e Francesco Ruggiero, hanno avuto accesso alle finali per la categoria C1 (prima e seconda media) e una studentessa, Maria Teresa Nacchio per la categoria C2 (terza media e prima superiore). Prima classificata nel suo istituto e sesta nella classifica delle semifinali tenutesi a Scafati, Maria Teresa è partita alla volta di Milano. Buono il risultato ottenuto in finale e soprattutto fantastica l’esperienza vissuta. Per descriverla, la ragazza usa tre aggettivi: stimolante, emozionante e indimenticabile. Maria Teresa Nacchio

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Bruno Nacchio insieme alla moglie e alle figlie al termine della cerimonia

In mostra

Bambino seduto 02 olio su tela, 2014

Primo maggio da Maestri Nel giorno della festa dei lavoratori Stella al Merito per Bruno Nacchio

I Le opere di Giovanni Alfano, giovane artista angrese, esposte in tutta Italia

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on le sue opere sta girando in lungo e in largo il Paese, riscuotendo numerosi successi. È il risultato di anni di impegno al servizio dell’arte riscosso da Giovanni Alfano. Negli ultimi mesi sono state tre le mostre che hanno conquistato il giudizio di pubblico e critica. A novembre un’esposizione a Firenze, qualche giorno fa si è concluso un evento a Cupra Marittima e il 28 maggio c’è stata la partecipazione alla sesta edizione della Expo Arte Contemporanea a San Benedetto del Tronto. La curatrice dalla personale di Alfano alla galleria Marconi di Cupra, Valentina Falcioni, riprendendo il tiolo della mostra “L’essenziale è invisibile agli occhi”, afferma: «Le opere di Giovanni Alfano evocano proprio il concetto espresso da Antoine de Saint-Exupéry. I lavori di Alfano ricordano che il termine mistero sia in greco che in latino deriva dal verbo chiudere. In diverse tradizioni antiche, infatti, gli iniziati venivano bendati con un velo che impediva loro di vedere. Questo veniva rimosso solo al culmine del rituale, quando l’adepto aveva compiuto il passaggio mistico che comportava il salto dalla cecità alla chiara visione della verità che corona l’universo sacro».

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l primo maggio sul palco del bellissimo Teatrino di Corte di Palazzo Reale a Napoli, sessanta lavoratori provenienti da tutta la Campania sono stati insigniti della Stella al Merito di Lavoro. Almeno 50 anni di età, più di 25 anni di attività presso la stessa azienda e soprattutto essersi particolarmente distinti in perizia, laboriosità e condotta morale, queste le caratteristiche dei premiati. Tra i Maestri del lavoro anche Bruno Nacchio, metalmeccanico paganese, da quasi quarant’anni in servizio nell’azienda angrese OMPM. Occhi lucidi e sorriso smagliante, Bruno ha ricevuto la sua Stella al Merito dal ministro dell’interno Angelino Alfano e dal prefetto di Salerno Salvatore Malfi. In quella Stella ci sono una vita di sacrifici, devozione al lavoro, caparbietà, abnegazione. Nel titolo di cui è stato insignito, Maestro, i valori di una vita, quelli dei lavoratori onesti che sorreggono l’Italia.

Infioratori, una grande famiglia L’Infiorata di Casatori è stata rappresentata al sesto congresso internazionale delle Arti effimere, che si è tenuto a Noto dal 12 al 15 maggio. Partendo dal tema “Miti, tradizioni e leggende”, le delegazioni attraverso momenti formativi ad hoc hanno affrontato aspetti e peculiarità che contraddistinguono le tecniche degli infioratori, cercando di fare un po’ di chiarezza. «Ormai l’Infiorata è diventata una grande famiglia e noi di Casatori siamo fieri di farne parte», è stato il commento univoco della delegazione di Casatori di San Valentino Torio. Il tappeto realizzato a Noto


redazionale a cura dellA CASA Albergo per anziani Santa Rita - SARNO

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Il Campus estivo per anziani

ole, mare, piscina, passeggiate immersi nella natura, pittura, danza, canto, momenti di relax e benessere. È il “Campus Estivo per Anziani” dell’Albergo per Anziani Santa Rita a Sarno. Da giugno a settembre, dalle ore 9.00 alle ore 19.00, un turbinio di emozioni. Un tuffo in una estate indimenticabile! Il contatto con l’acqua per la conoscenza di sé ed il superamento delle ansie; i giochi all’aria aperta, i balli di gruppo, le serate a tema, le grigliate, giornate da chef. Ed ancora: escursioni e visite guidate per esplorare borghi, campagne, vicoli della memoria, culti popolari e religiosi, parchi naturali. “Campus Estivo per Anziani” è un nuovo strumento di incontro, aggregazione ed integrazione; un punto di riferimento per una terza età serena e piacevole attraverso momenti pieni e ricchi di attività. Spazi per interagire, per confrontarsi; situazioni di socializzazione, di benessere fisico e psicologico. Una vasta gamma di servizi capace di soddisfare le esigenze di tutti secondo predisposizioni ed attitudini, ponendo al centro dell’attenzione l’anziano ospite e la famiglia. L’impegno di corpo e mente, la relazione stretta tra un allenamento costante cognitivo e fisico per un benessere a 360 gradi attraverso: attività ricreative, culturali e sociali ed assistenza socio sanitaria, infermieristica, fisioterapica. “Campus Estivo per Anziani”: per stare insieme, in compagnia, impegnare il proprio tempo e non sentirsi mai soli!

L’Albergo per anziani Santa Rita di Sarno propone quattro mesi di attività laboratoriali, escursioni e divertimento

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VITA NELL'AGRO Anna Corvino nei panni di Olga Sukarev al San Carlo

Una voce

incantevole Il soprano Anna Corvino conquista il San Carlo. La cantante lirica originaria di Nocera Inferiore sogna di portare il Bel canto nella sua città

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arei felice di organizzare un momento di musica classica a Nocera, ho sempre pensato all’operetta o a un concerto all’aperto. Spero che qualcuno possa crederci con me»: è il sogno di Anna Corvino, il soprano di Nocera Inferiore che sta girando i teatri più belli e importanti grazie alla sua voce. La sua maestria le sta consentendo di vestire i panni delle più celebri eroine dell’opera lirica. L’ultimo obiettivo raggiunto è stato il debutto al teatro San Carlo di Napoli. Il tempio della

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musica classica l’ha vista interpretare la contessa Olga Sukarev nella Fedora di Umberto Giordano. Da Nocera Inferiore al San Carlo, di strada ne ha fatta? Questo teatro su-

scita sempre grande emozione, ci sono passati tutti i grandi, poi si respira la storia della musica e del nostro Paese. Un desiderio che finalmente si realizza. In questi casi occorre avere una marcia in più? Alla tecnica, che non deve

mai venire meno, occorre abbinare lucidità e preparazione psicofisica.


Il pubblico casalingo la spaventa?

Penso di essere pronta, nel coro c’è chi mi ha visto crescere. Prima di Napoli è stata in scena a Catania. Sì, c’è stata la prima mondia-

le della Fedra di Paisiello, dove interpretavo la protagonista. Il regista ha integrato alcuni spartiti recuperati tra Napoli e Firenze e per la prima volta l’ha messa in scena, prima era stata solo incisa. Qualche mese fa, invece, ha debuttato in Brasile? A San Paolo ho recita-

to nella Carmen vestendo i panni di Micaela. Dopo Napoli cosa l’attende? Interpreterò Violetta nella Traviata che andrà in scena a Chiusi, all’Orizzonti Festival. Una parte già cantata a Busseto, durante il Festival Verdi. Ruoli importanti che richiedono tanto sacrificio. Sacrificio e studio, tanto stu-

dio. Più si sale di livello, ci si confronta con direttori e colleghi famosi, più bisogna studiare e perfezionarsi.

Ha avuto anche esperienze televisive. In molti la ricordano per i “Raccomandati” o per aver affiancato Pippo Baudo. Che effetto fa? Quelle espe-

rienze sono servite a farmi conoscere al grande pubblico e ad avvicinarlo alla lirica. Oggi preferirei essere ricordata per l’opera. Tra i teatri che le sono rimasti nel cuore c’è il Comunale di Bologna, perché? È la mia seconda casa. È sta-

to il teatro delle mie prime e grandi possibilità. Se avessi aspettato di debuttare in “casa” forse oggi non sarei qui. Insomma, è stato la sua fucina? Sì, e tutti i teatri di provincia dovrebbero esserlo. Se i grandi della lirica non fossero passati da lì oggi, forse, non li definiremmo tali. Chissà se il sogno di portare il Bel canto a Nocera non possa essere la scoperta di nuovi talenti. Salvatore D’Angelo

FOTONOTIZIA Canto, ballo e poesia per il concerto preghiera “Carmen Vitae”, che si è svolto il 13 maggio. Il ricavato dello spettacolo è stato devoluto all’associazione Oasi Onlus, per il sostegno e l’assistenza dei piccoli pazienti Oncologici ed Ematologici dell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.

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VITA NELL'AGRO Francesco Paolantoni

Volare in alto Airone comunicazione e gli spettacoli teatrali al Diana, un binomio di grande successo

Giovanni e Mino Pepe con il soprano Katia Ricciarelli

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ichele Placido, Katia Ricciarelli, Francesco Paolantoni, Tony Esposito, Mario Maglione ed Espedito De Marino sono solo alcuni nomi dei protagonisti della stagione teatrale promossa al Comunale Diana di Nocera Inferiore da Airone Comunicazione, giovane e dinamica società dei fratelli Mino e Giovanni Pepe. Dalla musica alla prosa teatrale, passando anche per iniziative solidali, gli eventi messi in piedi seguono un’unica filosofia: riuscire a proporre spettacoli di qualità a prezzi contenuti, accessibili a tutti e per un pubblico diversificato. Nata nel settembre del 2014 come società di video-produzione, l’Airone espande il suo campo di interesse al mondo dello spettacolo qualche mese dopo, a dicembre 2014, con lo spettacolo “Le Magie del Natale” che vede protagonista al Teatro Diana la beniamina di grandi e piccini Cristina D’Avena. In quella circostanza si salda la collaborazione con l’associazione culturale Noceracconta di Elia Pirollo, che ha portato alla proposta di una vera e propria stagione teatrale con ben 12 spettacoli, grazie anche alla collaborazione con l’Orchestra Filarmonica Campana diretta dal maestro Giulio Marazia. Ora lo sguardo è rivolto al futuro, con progetti che uniscano allo spettacolo la solidarietà. Da sinistra Gianluigi Esposito, Mino Pepe, Michele Placido e Antonio Saturno

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Cristina D’Avena


LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Diocesi in festa

Il 4 giugno del 2011 mons. Giuseppe Giudice iniziava il suo ministero pastorale nella nostra diocesi. Celebriamo il quinto anniversario della presenza del nostro Pastore insieme a noi con gioia e gratitudine per i semi di bene gettati in questi anni.

Auguri di buon compleanno

Mons. Alfonso Desiderio ha festeggiato 83 anni, il 4 giugno; don Eugene Dushimurukundo festeggia 43 anni, il 7 giugno; don Raffaele Corrado compie 41 anni, il 17 giugno; don Vincenzo Ruggiero festeggia 75 anni, il 21 giugno; diac. Luigi Loreto (diacono permanente) festeggia compleanno e onomastico, il 21 giugno; don Gianfranco Marotta spegne 57 candeline, il 23 giugno. Ogni nuovo giorno è un dono di Dio per cui essere felici. Auguri!

Redazione in festa

Ricorrenza importante per i presbiteri che guidano la redazione di Insieme: don Andrea Annunziata, direttore responsabile, festeggia il quindicesimo anniversario di ordinazione presbiterale il primo giugno; don Silvio Longobardi, direttore editoriale, celebra il trentesimo anniversario il 5 giugno. Sulle orme di Cristo Maestro, continuate a scrivere la vostra storia di santitĂ . Don Silvio Longobardi

Don Andrea Annunziata

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

p. Pietro Lombardi, il 3 giugno; don Rosario Villani, il 4 giugno; mons. Domenico Cinque e don Gaetano Ferraioli, il 19 giugno; don Carmine Cialdini, il 21 giugno; p. Luigi Lamberti (eremita diocesano), il 24 giugno; don Pietro Califano, il 25 giugno; don Alfonso Santoriello, 27 giugno; mons. Antonio Calabrese, mons. Mario Ceneri, mons. Giovanni Iaquinandi, don Natale Gentile, don Salvatore Agovino, il 28 giugno; don Flaviano Calenda, il 29 giugno; don Piercatello Liccardo, il 30 giugno. La gioia del Vangelo sia la vostra bussola. Auguri!

Buon compleanno ai referenti

Raffaele Massa (S. Giovanni Battista, Striano) compie 19 anni, il 7 giugno; Antonio Marra (S. M. delle Grazie, Angri) Raffaele Massa Aniello Lettieri festeggia 31 anni, 18 giugno; Aniello Lettieri (S. Antonio di Padova, Poggiomarino) spegne 44 candeline, il 22 giugno. Possiate vivere sempre con entusiasmo il servizio a favore della diffusione della Buona Notizia. Auguri!

Auguri speciali

Pierangela Cascone, socia della Cooperativa Priscus, collega ed amica preziosa, compie 30 anni, il 5 giugno. Auguri di cuore dal team della redazione di Insieme!

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VITA ECCLESIALE Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

Sosta in vista

Il 16 giugno sarà completato il discorso sullo Statuto e il Regolamento del Consiglio pastorale parrocchiale, avviato il 12 e 13 aprile. Il giorno successivo, 17 giugno, sarà consegnata la traccia per il prossimo anno pastorale che pone al centro la riscoperta dell’Anno liturgico e della Domenica

I tavoli dei delegati delle parrocchie che lo scorso 12 e 13 aprile si sono confrontati sulle bozze dello Statuto e Regolamento del Consiglio pastorale parrocchiale

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a sinodalità è un aspetto fondamentale della comunione, lo ha detto papa Francesco nel cinquantesimo dell’istituzione del Sinodo dei vescovi. Anche san Giovanni Crisostomo, utilizzando un’espressione simile, aveva scritto molto tempo prima: «Chiesa e Sinodo sono sinonimi». La Chiesa, dunque, non è altro che camminare insieme, tutto il popolo di Dio, clero e laici, religiosi e consacrati, nessuno escluso. A Firenze, in occasione del Convegno Ecclesiale Nazonale, il Santo Padre ha parlato chiaro indicando metodi e contenuti del cantiere che vorrebbe vedere aperto nella Chiesa italiana. Il sussidio Sognate anche voi questa Chiesa, pubblicato dalla CEI, traccia un progetto preliminare per il laboratorio di sinodalità che si dovrebbe avviare. Nella presentazione, il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino, ha scritto che «non è un libro dei sogni, ma il sogno di Chiesa per realizzare il quale c’è bisogno del contributo di ciascuno». Convocare i delegati delle parrocchie per un confronto sulle bozze dello Statuto e del Regolamento del Consiglio pastorale parrocchiale ha significato mettere in pratica queste indicazioni. Lo scorso 12 e 13 aprile la Chiesa diocesana ha cercato di fare un tratto di strada insieme per ragionare sullo strumento che per eccellenza favorisce la corresponsabilità: il Consiglio pastorale parrocchiale. Non disconoscere il lavoro del Sinodo, così come ha tan-

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Il 16 e 17 giugno, nella parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri, i delegati delle comunità parrocchiali si ritroveranno per la Sosta ecclesiale. Due giorni per continuare a camminare insieme con lo stile sinodale richiamato dal Papa e che il vescovo Giuseppe indica a tutti come strada da seguire


te volte ribadito il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ma cercare di seguire uno stile sinodale. I delegati sembrano aver gradito. Tenendo conto di qualche defezione fisiologica e qualche assenza dettata dallo scoraggiamento che a volte avviluppa le nostre comunità – forse non tutti sono disposti a spendere tempo ed energie per mettere in pratica la sinodalità – i presenti hanno dimostrato, con le loro osservazioni, di tenere fortemente agli strumenti consultivi offerti dalla Chiesa e di voler esprimere il proprio parere per vivere ancor più in sintonia la comunità.

giugno, con la relazione e la presentazione dei documenti definitivi da parte della Segreteria pastorale. Il giorno successivo, nel secondo momento della Sosta, si comincerà a mettere le basi per il prossimo anno pastorale. Come avviene già da un biennio, il Vescovo affida alla comunità diocesana la traccia a cui ispirarsi per la programmazione parrocchiale e associativa. «Ci apriremo al tempo che ci sta davanti – ha scritto nell’invito alla Sosta –, riprenderemo il tema dell’Anno liturgico e della Domenica, da riassumere come concreto itinerario di fede, speranza e carità nella pastorale ordinaria».

Lo si è evinto anche dalle risposte arrivate. Su venti tavoli, tutti hanno girato alla Segreteria pastorale dei verbali precisi e ricchi di spunti che, in alcuni casi, sono stati tenuti presenti. I delegati hanno chiesto di rendere più comprensibili alcuni concetti contenuti negli articoli, ma anche di utilizzare una terminologia più accogliente e meno formale. Sostituendo, per esempio, il verbo “valutare” al verbo “giudicare”, ampliando i momenti di confronto assembleare, sottoponendo alla comunità la scelta di alcuni componenti del Consiglio, ponendo nella giusta luce gli aspetti economici e finanziari attraverso un dialogo maggiore tra Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio affari economici. Punti non contemplati nelle bozze, che nella redazione dello Statuto e del Regolamento definitivo saranno tenuti, però, in considerazione. Cammino che si concluderà il 16

Il 17 giugno don Franco Magnani, direttore dell’Ufficio Liturgico nazionale della CEI, aiuterà la comunità diocesana a riflettere sul tema «Con Cristo nella Chiesa, ogni anno un tempo di grazia». Nel 2014, nell’introduzione al sussidio per l’Avvento e il Natale, curato dall’Ufficio Liturgico della CEI, don Magnani scrisse: «Ci auguriamo che le molteplici proposte di questo sussidio, affidate al sapiente discernimento dei ministri ordinati e degli operatori pastorali, possano configurarsi come stimolo fecondo per celebrare e vivere in pienezza il mistero del Verbo fatto carne». Questo è l’auspicio per la Chiesa di Nocera-Sarno: sappia accogliere quanto lo Spirito invia, anche attraverso la riflessione di don Franco, per celebrare e vivere in pienezza il mistero dell’incarnazione scandito dai tempi dell’Anno liturgico. Salvatore D’Angelo

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VITA ECCLESIALE Il seminarista Aniello Nappo

Immerso tra la gente: niente social per il nuovo diacono

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anni, sguardo profondo e tanta strada macinata alle spalle. Il 28 giugno, nei Primi Vespri della Solennità dei santi Pietro e Paolo, Aniello Nappo riceverà l’ordinazione diaconale. Tra i suoi ricordi di bambino c’è la voce della mamma che cantava nella corale della parrocchia del SS.mo Corpo di Cristo a Nocera Inferiore e quella dei nonni che, con semplicità, gli hanno trasmesso le Tradizioni della Chiesa. Primo di tre figli tutti maschi – dopo di lui sono nati i gemelli Diego e Rosario – Aniello ha appena 14 anni quando il seme della vocazione sacerdotale prende forma nel suo cuore, attraverso la preghiera e l’incontro con don Raffaele Ferrentino, parroco di San Matteo apostolo a Nocera Inferiore e animatore della comunità del propedeutico al Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” di Salerno. «In quegli anni – racconta Aniello – don Raffaele era in Seminario e svolgeva il servizio pastorale nella mia parrocchia. Grazie alla sua amicizia ho iniziato il cammino di discernimento. Egli mi ha indirizzato agli incontri diocesani di accompagnamento vocazionale. La mia parrocchia era retta dai frati, dovevo capire se volevo entrare in convento o ri-

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manere in diocesi. Ho scelto di diventare prete diocesano». La profondità dello sguardo lascia trapelare l’emozione per il grande passo. Il cammino non è stato sempre semplice: «Avvertivo tutta la responsabilità di essere prete. Come il profeta Geremia dicevo: Signore, perché proprio io? Io non so parlare. Tanti sono più bravi di me». La risposta è stata la stessa, oggi come allora: ti ho scelto già dalle viscere di tua madre. È la mamma la prima a raccogliere e custodire le confidenze del suo giovane cuore: «Sapevo che avrebbe capito». Con il papà Sabato e gli altri familiari parla solo qualche anno più tardi. Affronta i cinque anni di scuola superiore, tempo delicato di crescita e formazione, con questo seme piantato nel cuore. In più occasioni c’è stato chi ha provato ad estirparlo: «Nell’ambiente scolastico e nelle amicizie, c’è sempre qualcuno che cerca di distoglierti. Bisogna avere lo stile di colui che è chiamato: penso alla Liturgia delle Ore per scandire il tempo santificandolo e alla meditazione della Parola di Dio». Due capisaldi della vita spirituale che il giovane affinerà in Seminario, tempo prezioso per entrare nel Mistero. «Lo studio, ci dicono i formatori, se fatto bene, è preghiera. È parte integrante della formazione».

Aniello Nappo sarà ordinato diacono dal vescovo Giuseppe il prossimo 28 giugno. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la preparazione e l’attesa

Le comunità Alla vigilia di una tappa così importante è bello ricordare e ringraziare le comunità parrocchiali nelle quali Aniello ha svolto il servizio pastorale. I primi anni è stato accolto dalla comunità S.S. Apostoli Simone e Giuda affidata allora a don Rosario Villani. È stato poi a San Sisto II, con don Salvatore Fiore. Lo scorso anno a San Michele Arcangelo ad Episcopio, con don Antonio Calabrese. Infine, a Santa Maria del Presepe, con don Piercatello Liccardo e don Ciro Zarra.


La curiosità Ho visto che non utilizzi i social. Una scelta? «Non li demonizzo, sono ottimi strumenti ma io preferisco il rapporto personale, l’incontro. Il rischio è di non guardarci più negli occhi, il pericolo è di rimanere vittime della fretta. Invece è bello fermarsi nelle case e per le strade, come faceva il Signore».

Ci ha pensato anche la vita a completare la sua formazione umana e spirituale. Una notte, mentre frequenta il secondo anno presso il Seminario metropolitano “Giovanni Paolo II” a Salerno, mamma Carolina torna improvvisamente in Cielo, stroncata da un aneurisma cerebrale. Ha solo 49 anni. “Il bastimento parte all’alba” scrive Dino Buzzati in un suo racconto. Quello di Carolina è salpato, senza preavviso, nel cuore della notte, lasciando tutti attoniti in un lago di dolore. «La speranza nella Resurrezione mi ha dato la forza», spiega Aniello con gli occhi velati di lacrime. «La Resurrezione è il culmine della nostra fede. Quando sarò sacerdote, mi troverò molte volte davanti al mistero della morte. Ecco perché la mia testimonianza è importante». Manca poco all’ordinazione diaconale. L’Ordine, ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica, è il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo agli Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa. Ai diaconi sono imposte le mani “non per il sacerdozio ma per il servizio”. I preparativi si intrecciano con lo studio per la discussione della tesi

sulle “Catechesi battesimali di Cirillo di Gerusalemme e Giovanni Crisostomo”. Prima del 28 giugno, Aniello vivrà gli esercizi spirituali. «Sono l’occasione per affidarmi a Dio, tempo per esercitarmi e accrescere la mia vita spirituale». Un posto di primo piano sarà riservato all’adorazione eucaristica che in questi anni ha accompagnato il suo cammino, sullo stile di sant’Alfonso Maria de Liquori. C’è una Parola che lo accompagna in questo tempo, è il dialogo tra Gesù e Pietro sul lago di Tiberiade. «È un brano che mi ha sempre meravigliato. Gesù domanda: “Mi ami Pietro?”. E Pietro risponde “Ti voglio bene” perché non si è ancora perdonato il rinnegamento. Allora Gesù abbassa l’aspettativa e chiede: “Mi vuoi bene?”. Egli sa che quella risposta d’amore ci sarà. Infatti, Pietro non scappa da Roma ma va incontro al martirio. Così ha fatto anche con me. In alcuni tratti del percorso Gesù ha dovuto abbassare l’aspettativa, ma sapeva che alla fine la mia risposta d’amore sarebbe arrivata: Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Antonietta Abete

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VITA ECCLESIALE Il tavolo dei relatori: da sinistra, don Giuseppe Perano, mons. Mario Lusek, mons. Giuseppe Giudice e mons. Orazio Soricelli

Oratorio,

ponte tra strada e Chiesa

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arole incoraggianti quelle pronunziate durante il Convegno “Sport e Oratorio, una passione educativa, ponte tra strada e Chiesa” che spingono a intraprendere e continuare il cammino con tenacia e sostengono quanti, investendo cuore e mente, desiderano realizzare qualcosa di bello e utile per i ragazzi, i giovani e la società. Lo scorso 10 marzo, con questo interessante convegno, l’Ufficio per la pastorale dello sport e del tempo libero, affidato dal vescovo Giudice a don Giuseppe Perano, ha compiuto i suoi primi passi. A ricordare l’importanza dello sport c’erano due illustri relatori: mons. Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e mons. Orazio Soricelli, vescovo della Diocesi di Amalfi-Cava, responsabile regionale dello stesso ufficio pastorale.

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L’incontro ha avuto inizio con le parole accoglienti di don Giuseppe Perano che ha affidato il saluto iniziale e l’introduzione dei lavori al vescovo Giuseppe Giudice il quale, come padre affettuoso, ha incoraggiato il lavoro di quanti credono nello sport come strumento educativo, inserito nel programma pastorale e già utilizzato all’interno degli oratori. La ricchezza delle relazioni. Pieni di spunti i due interventi. Lo sport è un fenomeno socio-culturale di grande rilevanza che attira l’interesse di molte persone e interessa anche l’oratorio e la Chiesa. «La sua ricca potenzialità educativa, favorisce la crescita integrale della persona; aiuta a far crescere i valori come la lealtà, l’amicizia, la perseveranza, la condivisione, la solidarietà, educa al rispetto delle regole, al rispet-

Con un interessante convegno che ha posto al centro della riflessione il valore educativo dello sport, l’Ufficio diocesano per la pastorale dello sport e del tempo libero, guidato da don Giuseppe Perano, ha mosso i primi passi


La sala del convegno

to dell’altro, allo spirito di sacrificio, all’impegno costante, al senso dell’organizzazione, alla disciplina, alla temperanza, alla consapevolezza dei propri limiti. Alcuni considerano lo sport come una vera palestra di vita». “Il laboratorio dei talenti”, nota pastorale sul valore e la missione degli oratori nel contesto dell’educazione alla vita buona del Vangelo, continua dicendo che “lo sport in oratorio è un dono per tutti a patto che si rispettino alcune caratteristiche proprie della natura educativa di questo ambiente: lo sport come gioco e divertimento che viene prima della competizione; la possibilità di un esercizio dello sport aperto a tutti, senza discriminazione di alcun tipo; la diversificazione della pratica sportiva per evitare una assolutizzazione di alcuni sport; la presenza di educatori sportivi che vivano autenticamente l’appartenenza all’oratorio; un progetto sullo sport dichiaratamente educativo”.

Anche papa Francesco, in occasione dell’incontro amichevole tra le Nazionali di calcio di Italia e Argentina, ha detto: «Divertitevi! Giocate con lo spirito dell’amateur, del dilettante. Giocate per diletto. Divertirsi e far divertire: questa è la mission originaria. Se la dimentichi perdi te stesso e togli senso e sapore al gioco. Solo se mantieni lo spirito del dilettante, produci bellezza, gratuità e cameratismo». Bisogna considerare che lo sport è importante, ma non è tutto, non deve essere né assolutizzato, né demonizzato, deve essere correttamente inserito in una scala di valori, quindi “non è un fine. Ma esso non è nemmeno un semplice mezzo; piuttosto è un valore dell’uomo e della cultura, un “luogo” di umanità e civiltà,” (CEI, Sport e vita cristiana n. 28). Lo sport non può perdere il suo carattere di complementarietà, non può diventare fine a se stesso; va quindi evitato l’agonismo esasperato, lo sfrutta-

mento commerciale. L’eccessivo agonismo sfocia poi in violenza, rivalità, aggressività, trasformando l’incontro sportivo in uno scontro. La gara non sia una lotta, uno scontro, ma un incontro. Bisogna “giocare insieme” e non “giocare contro”. L’altro bisogna vederlo “come un concorrente, non come un avversario o un rivale” (Giovanni Paolo II, Discorso alla Nazionale Italiana di calcio del 25 ottobre 1982) Ancora la Nota della CEI al n. 5 sostiene che “oggi gli oratori devono essere rilanciati anche per diventare sempre più ponti tra la Chiesa e la strada”. Lo ricordava san Giovanni Paolo II parlando ai giovani di Roma: “Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada” (Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani di Roma, 5 aprile del 2001). L’oratorio è il punto di incontro della parrocchia che va verso la strada e il territorio, punto di incontro tra la gente che dal territorio e dalla strada va in chiesa. Poiché diventa sempre più difficile uscire dalla chiesa per andare verso la strada e il territorio, e dalla strada e dal territorio entrare in chiesa, l’oratorio è il luogo privilegiato, il ponte fra la chiesa e la strada. Lo sport e l’oratorio non devono essere considerati come una semplice attività di svago, in alternativa alle altre attività – catechesi, liturgia e carità – assegnando loro un posto marginale. Essi devono essere inseriti, a pieno titolo, nell’azione pastorale. Per fare questo ci vogliono persone preparate, consapevoli del servizio educativo e dal cuore grande. San Giovanni Bosco diceva che “l’educazione è cosa di cuore”. Dunque le attività sportive e oratoriane devono coinvolgere il cuore. Ecco perché è importante coinvolgere persone appassionate, portatrici sane di entusiasmo. Chiara Pagano GIUGNO 2016 Insieme

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VITA ECCLESIALE Fra Giuseppe Iandiorio durante la Celebrazione eucaristica

Dal 2 al 14 maggio, 40 frati della provincia salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione dei Frati Minori hanno eletto il nuovo Ministro provinciale e i suoi Definitori. Sarà fra Giuseppe Iandiorio, avellinese, a guidare il cammino della fraternità per i prossimi sei anni

“Lavoreremo in umiltà e semplicità”

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Baronissi, dal 2 al 14 maggio, quaranta frati della Provincia salernitano-lucana si sono ritrovati per vivere, attraverso un’esperienza di fraternità, i lavori per l’elezione del nuovo Padre Provinciale ed i suoi Definitori che, in maniera collegiale, avranno il compito di guidare la fraternità provinciale per i prossimi sei anni. «Ringrazio i frati che hanno scelto me ed i miei confratelli in questi ruoli e per la fiducia riposta nelle nostre persone. Per noi non è una corsa al potere, ma una nuova forma di servizio verso i fratelli, per dare il nostro meglio, fare la volontà di Dio, lavorare in umiltà e semplicità»: sono state queste le prime parole del nuovo ministro fra Giuseppe Iandiorio, 65 anni, di Montefredane (Av), il quale sarà affiancato nel suo ministero dal vicario, fra Domenico Marcigliano, e dai definitori fra Gianluca Sciarillo, fra Lucio Calabrese, fra Pietro Anastasio, fra Alberto Pisapia e fra Martino Del Mastro. Il capitolo è un momento solenne per tutti i frati, non solo per quelli che sono i deputati eletti. Infatti, chiunque tra i frati ne abbia desiderio, può assistere ai lavori in qualità di uditore, in modo da avere informazioni dettagliate sia sul bilancio del sessennio appena trascorso che sulle linee programmatiche tracciate per il prossimo futuro.

Un altro punto, il fondo comune: il pensiero portante del capitolo si riassume con la frase di Victor Hugo “Chi dona ad un povero presta a Dio”. «Lavoreremo secondo quanto ci indica la Chiesa, seguendo il Vangelo», ha concluso fra Giuseppe. Mentre per il vicario Provinciale fra Mimmo Marcigliano ha ricordato che “siamo in un periodo storico particolare e difficile, ma non possiamo dubitare, per un segno di speranza, della presenza di Dio nella vita della nostra amata Provincia”. Non mancheranno certamente difficoltà e, forse, tensioni per poter realizzare ciò che sta a cuore al nuovo Definitorio, perché intraprendere nuove strade può portare scompiglio nella quiete e nello status quo che ognuno ha costruito, ma non bisogna dimenticare il progetto che Dio ha sul singolo e su ogni fraternità. Concludo dicendo che il Capitolo è stata per me un’esperienza significativa ed illuminante... Buon lavoro ai neo eletti della Provincia con l’augurio che la Parola sia luce sul loro cammino. Fra Michele Floriano

I punti discussi. In particolare, questo capitolo ha visto i frati concentrarsi su tre punti principali, analizzati e discussi alla luce di un attento e accurato discernimento. Il ridimensionamento del numero dei conventi, dovuto alla scarsità delle vocazioni, sarà un’azione inevitabile, anche se questo costerà sacrifici per quelle comunità di fedeli storicamente guidate dalla presenza di fraternità francescane. Altro tema portante toccato è la ricerca di sinergie con le altre province presenti in Campania, quelle di Napoli-Caserta e Benevento-Avellino, allo scopo di individuare le difficoltà del sistema esistente ed esplorare insieme nuove opportunità. I frati che hanno partecipato al Capitolo

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Suor Maria Consiglia dello Spirito Santo

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lla gioia per la prossima canonizzazione del beato Alfonso Maria Fusco, si aggiunge quella per suor Maria Consiglia dello Spirito Santo e Lodovico Pavoni. Per la fondatrice della congregazione delle Suore Serve di Maria Addolorata sono state riconosciute le virtù eroiche ed è stata dichiarata venerabile da papa Francesco. La religiosa ha in comune con il beato Alfonso la data di promulgazione del decreto, ovvero il 26 aprile. Il 9 maggio il Santo Padre ha promulgato il decreto che avvia verso la canonizzazione il beato Pavoni, fondatore della congregazione dei Figli di Maria Immacolata, conosciuti come pavoniani. Questi due testimoni della fede, della speranza e della carità hanno lasciato traccia anche nella valle del Sarno. Suor Maria Consiglia nel 1872 realizzò a Casolla di Nocera Inferiore la sua prima casa di accoglienza per le orfane, poi trasferita a Portaromana di Nocera Superiore, nella struttura diventata la casa madre delle Suore Serve di Maria Addolorata. Madre Maria Consiglia nacque il 5 gennaio 1845 a Napoli e morì nel capoluogo partenopeo l’11 gennaio 1900. Nel 1995, nel 150° anniversario della sua nascita, i suoi resti mortali furono traslati dalla chiesa dell’Addolorata di Napoli a Portaromana di Nocera Superiore, nella cappella adiacente la Casa Madre. A portare avanti la causa, iniziata due anni dopo la morte e poi arenatasi, dal 1990 è stata la postulatrice suor Agnese Pignataro. Il futuro santo Lodovico Pavoni è conosciuto nell’Agro grazie alla testimonianza data dai suoi figli in momenti terribili, come il post frana a Sarno del 1998. A Sant’Alfredo in Sarno c’è una comunità pavoniana. La promulgazione del decreto che accerta il miracolo per la canonizzazione è arrivata il 9 maggio, festa di san Prisco, patrono della diocesi. Fondatore della congregazione dei Figli di Maria Immacolata, morì il primo aprile 1849 a Saiano, in provincia di Brescia, vittima eroica del suo prodigarsi per portare in salvo i suoi ragazzi dal pericolo dei combattimenti per l’insurrezione dei bresciani contro gli austriaci.

La santità scorre nell’A gro Il 26 aprile papa Francesco ha accertato le virtù eroiche di suor Maria Consiglia dello Spirito Santo. Il 9 maggio ha promulgato il decreto per la canonizzazione del beato Lodovico Pavoni

Lodovico Pavoni

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LE OPERE DI MISERICORDIA a cura dI Mariarosaria Petti come possiamo vivere al meglio questo Anno Santo? Riscopriamo le Opere di misericordia, lasciamo che la santità di alcune figure esemplari illuminino il nostro agire, valorizziamo tempi e spazi della preghiera personale e comunitaria per rivestirci di misericordia

“Consigliare i dubbiosi”

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n metro e 35 centimetri di statura, un gigante nella fede: san Leopoldo Mandic è stato scelto da papa Francesco come testimone dell’Anno Santo della misericordia, insieme a san Pio di Pietrelcina. Dal 5 all’11 febbraio scorso, la Basilica di San Pietro ha accolto l’ostensione del suo corpo, la cui ricognizione da parte degli esperti – a 73 anni dalla morte – ha lasciato tutti senza parole. Infatti, parte del cuore e del cervello si sono conservati intatti, sfuggendo al normale processo di decomposizione. Le origini. Ma qual è la biografia del santo esile nel corpo e solido nello spirito, patrono del Giubileo straordinario che stiamo vivendo? Di origine dalmata, Leopoldo nacque il 12 maggio 1866, penultimo di sedici figli. Frequentando l’ambiente dei frati francescani cappuccini, maturò la vocazione religiosa: fu ammesso al noviziato a 18 anni a Bassano del Grappa e qui vestì l’abito francescano. Seguirono anni di attenta formazione filosofica, teologica e patristica fino all’ordinazione presbiterale. Da subito, fra Leopoldo si sentì chiamato a promuovere l’unione dei cristiani orientali separati con la Chiesa cattolica. Una missione che conserverà per sempre come desiderio del cuore, una chiamata però alla quale non riuscirà mai a rispondere. Il confessionale. Diversi incarichi da insegnante e predicatore gli furono riconosciuti e poi revocati, fino

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alla richiesta di dedicarci esclusivamente al ministero della confessione. Le sue doti di consigliere spirituale attraevano persone di ogni estrazione sociale: «Era sempre al confessionale e fuori c’era la fila per confessarsi da lui. Accoglieva tutti con amore, incondizionatamente. Ed era così ben disposto nei confronti di chi chiedeva perdono al Signore, che qualcuno dei confratelli cominciò ad accusarlo di dare troppo facilmente l’assoluzione» racconta fra Barnaba Gabini, oggi cappuccino quasi centenario, solo un giovane novizio quando incontrò per la prima volta fra Leopoldo Mandic negli anni Trenta. Mansueto e mite di cuore, trascorreva anche 15 ore al giorno nel suo confessionale. Il modello di Cristo morto in croce orientava il suo operato, fino all’ultimo giorno di vita. Prima di morire, un sacerdote gli chiese che cosa gli avesse procurato maggiormente dispiacere. Rispose: «Quando ero giovane, nei primi anni di sacerdozio, ho negato tre o quattro volte l’assoluzione». Mariarosaria Petti

Patrono dell’Anno e Santo della misericordia, San Leopoldo Mandic fu beatificato nel 1976 da Paolo VI e canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1983. Per una vita si è consumato nell’ascolto dei peccatori nel silenzio del suo confessionale

Il confessionale utilizzato per 30 anni dal Santo


Celebrare la misericordia

Alcune immagini del Battistero paleocristiano di Nocera Superiore

Nell’Anno Santo della misericordia anche i luoghi della celebrazione assumoNO un’importanza rilevante. Scopriamo il significato del fonte battesimale

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al Battistero paleocristiano di Nocera Superiore alla Cattedrale di San Prisco: è questo il percorso scelto dalla diocesi di Nocera Inferiore-Sarno per il pellegrinaggio della misericordia nell’Anno giubilare. Un punto di partenza non individuato a caso dal vescovo Giuseppe. Il battistero è il luogo in cui fare memoria del proprio battesimo e dell’inizio della vita cristiana. Tra i luoghi della misericordia posti in rilievo nell’Anno Santo, oltre all’altare, alla porta e alla penitenzieria, vi è anche il fonte battesimale, dove «la Madre Chiesa partorisce i suoi figli e li immerge per la prima vol-

ta nelle acque del Mistero pasquale di Cristo» come si legge in Celebrare la Misericordia. Si raccomanda ancora di porre in particolare luce il fonte battesimale per tutto l’Anno giubilare, affinché possa essere «luogo-memoriale della veste bianca del battesimo, della quale ogni cristiano è rivestito il giorno della sua rinascita». Infine, la pubblicazione edita dalle Paoline consiglia di affiancare, come decorazione, la luce – il candelabro con il cero pasquale nei tempi dell’Anno liturgico in cui tale segno è previsto, anche quando il fonte non viene utilizzato – e i fiori, che richiamano alla vita e alla rinascita.

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ILPANEDELLADOMENICA a cura di padre Luigi Lamberti, eremita diocesano

Sussidio liturgico dalla XI alla XV domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Al posto di quel che mi manca Dio mio, vieni a rimpiazzare in me tutto quello che mi viene a mancare a poco a poco, man mano che invecchio. Le mie forze, rimpiazzale con un di più di amore […] Il mio slancio, il mio brio, rimpiazzalo con il tuo sorridere […] La mia memoria, fa’ che mi permetta

di ricordare ciò che vi è di migliore […] La mia intelligenza, fa’ che accetti con umiltà di sapersi meno attiva […] Signore mio Dio, fa’ che sia sempre più capace di distaccarmi, di dimenticarmi, di donarmi. Con te e per te. Jean Villot Ecoute, Seigneur, ma prière

12 XI domenica giugno del Tempo Ordinario 2016 (Anno C) Luca Giordano nacque a Napoli il 18 ottobre 1634. Da giovane fu per alcuni anni a bottega da Ribera, in seguito si spostò a Roma e poi in Lombardia. Fece ritorno a Napoli dove operò per circa un decennio prima di trasferirsi in Spagna. Ritornò quasi settantenne nella città partenopea. Particolarmente fecondo, sembra che inizialmente il padre lo spingese a lavorare così velocemente che gli venne dato il soprannome di "Luca fa' presto".

Autoritratto di Luca Giordano, 1692

Le letture: “La tua fede ti ha salvata” Prima lettura: 2Sam 12,7-10.13 Salmo: Sal 31 Seconda lettura: Gal 2,16.19-21 Vangelo: Lc 7,36-8,3 Il Vangelo: Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. (Cfr Lc 7, 36-38) Colore liturgico: VERDE

La vera beatitudine

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l salmo 31 al quale oggi la liturgia ci affida è una perla di rara bellezza nella collana del salterio. Beato non chi è senza peccato ma l’uomo cui è rimessa la colpa. Il cristiano sano non è chi non commette peccati ma chi li riconosce. La colpa più grave e forse imperdonabile – perché non conduce alla richiesta di perdono – è quella di ritenerci perfetti. La beatitudine di cui parla il salmista riguarda l’esperienza di un male commesso ma da cui si prendono le distanze. Il peccato contiene sempre “promesse mai mantenute”, può rendere contenti ma non felici. Non siamo migliori degli altri: noi però abbiamo la grazia, la coscienza di essere nati nella Chiesa mediante il battesimo, di poter beneficiare delle parole: «Va’ in pace, il Signore ti ha perdonato».

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IL PANE DELLA DOMENICA

19 XII domenica giugno del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

26 XIII domenica giugno del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

Le letture: “Tu sei il Cristo di Dio”

Le letture: “Ti seguirò ovunque tu vada”

Prima lettura: Zc 12,10-11;13,1 Salmo: Sal 62 Seconda lettura: Gal 3,26-29 Vangelo: Lc 9,18-24

Prima lettura: 1Re 19,16.19-21 Salmo: Sal 15 Seconda lettura: Gal 5,1.13-18 Vangelo: Lc 9,51-62

Il Vangelo: Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». (Cfr Lc 9, 23-24)

Il Vangelo: Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». (Cfr Lc 9, 61-62) Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

Il “mio Dio” sempre

Il volto duro di Gesù

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l salmo 62 con il quale Madre Chiesa oggi ci nutre può essere chiamato il salmo del cercatore di Dio: «O Dio tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco…». Per molti Dio c’è già, già agisce ma ancora non siamo coinvolti. Beati noi se riusciamo a passare alla percezione di Dio come il “mio Dio”. Tra queste due sponde c’è un abisso. “Mio Dio” è il Dio che ho adottato, come Padre entra a pieno titolo nella mia vita. «Dall’aurora ti cerco…penso a te nelle veglie notturne», sarebbe semplicistico far riferimento solo alla preghiera del mattino e della sera, sono espressi i due tempi che fanno da cornice ad una giornata. Il salmista ci confida che Dio è il suo Dio sempre. Nulla a prescindere da Lui, il resto è tutta Grazia. San Gennaro intercede presso Cristo per la peste, Luca Giordano, 1656

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una durezza che ci fa bene, che ci allena, che ci impedisce di cadere nel torpore della fede: dopo i primi entusiasmi, i propositi da “campo scuola”, i primi passi radicali, pian piano, impercettibilmente, se non stiamo attenti, noi ci accomodiamo. Quello di oggi è un Vangelo che ci rimette immediatamente in piedi se ci lasciamo coinvolgere. Gesù indurisce il volto e va decisamente verso Gerusalemme. Adoperando un’immagine, è come se mettesse i paraocchi per non lasciarsi distrarre da quanti ancora dicono: «Ma chi te lo fa fare?». Tu dove stai puntando? L’amore è la scelta di ogni giorno, altrimenti può diventare il rimpianto di tutta una vita.

Santi patroni di Napoli adorano il crocifisso, Luca Giordano, 1660-1661


3 XIV DOMENICA LugliO DEL TEMPO ORDINARIO 2016 (Anno C)

10 XV DOMENICA lugliO DEL TEMPO ORDINARIO 2016 (Anno C)

Le letture: “La vostra pace scenderà su di lui”

Le letture: “Chi è il mio prossimo?”

Prima lettura: Is 66,10-14 Salmo: Sal 65 Seconda lettura: Gal 6,14-18 Vangelo: Lc 10,1-12.17-20

Prima lettura: Dt 30,10-14 Salmo: Sal 18 Seconda lettura: Col 1,15-20 Vangelo: Lc 10,25-37

Il Vangelo: Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada». (Cfr Lc 10, 2-4)

Il Vangelo: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? […]». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». (Cfr Lc 10, 25-28)

Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

Insieme, leggeri

Perché non io?

C’è

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bisogno di almeno due persone per fare un gruppo, per essere Chiesa. L’evangelizzazione è un gioco di insieme e funziona se c’è senso di squadra, se si passa la palla al momento opportuno. Però, se tutti vogliono segnare ed essere individualisti, la squadra non vincerà il campionato. Andare insieme. Ma occorre anche andare leggeri! C’è chi pensa che l’evangelizzazione e la pastorale si debbano organizzare con le leggi di mercato, con un marketing spirituale, per pubblicizzare un prodotto. Gesù, l’allenatore, ci dice che per evangelizzare basta essere in comunione. Senza borsa né bisaccia, non con mezzi sofisticati ma con strumenti semplici: la nostra presenza, il nostro essere diversamente presenti.

l Vangelo di oggi ci mette in guardia dalle “questioni di principio” e ci aiuta ad arrivare alla vita, a scoprire che ogni persona è una storia sacra. Dobbiamo dire grazie al “dottore della legge” per aver posto una domanda così impegnativa. Non chiede solo “chi è Dio”: è più difficile trovare il prossimo che Dio. Il “prossimo” non è un “fatto geografico”, cioè colui che mi sta accanto; non si tratta di una contiguità fisica ma di una scelta. Il “tuo” prossimo non è chi ti sta accanto perché è tuo collega di lavoro, confratello o consorella, perché vive nella tua casa, dorme nel tuo letto o abita nel tuo condominio. Questa è una dimensione di prossimità geografica. Gesù chiede di scegliere per diventare prossimo in modo consapevole di chi ci è accanto. Farsi prossimo è avvicinarsi, coinvolgendosi non con un incontro virtuale ma virtuoso. Particolare degli affreschi al Monastero dell'Escorial in Spagna, Luca Giordano, 1692-1702 circa

Le nozze di Cana, Luca Giordano, 1663

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Giugno

6 e 7 giugno: Conferenza Episcopale Campana. 8 giugno: S. Messa al Convento S. Antonio – Nocera Inferiore – alle ore 8.00. 10 e 13 giugno: Curia Nocera Inferiore, dalle 9.30 alle 12.30. 16 e 17 giugno: Sosta Ecclesiale. 17 e 20 giugno: Curia Nocera Inferiore, dalle 9.30 alle 12.30. 20 giugno: S. Messa per il XXX anniversario della Parrocchia S. Anna Fiano – Nocera Inferiore, alle ore 19.30. 4 e 27 giugno: Curia Nocera Inferiore, dalle 9.30 alle 12.30.

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28 giugno: Ordinazione diaconale di Aniello Nappo – Cattedrale. 30 giugno: Curia Sarno, dalle 9.30 alle 12.30.

Cresime

A giugno il Vescovo presiede alle ore 19.00: il 9 a Santa Maria delle Grazie a Casali Roccapiemonte, il 10 a San Michele Arcangelo ad Episcopio Sarno, l’11 a S.S. Simone e Giuda a Nocera Inferiore, il 12 a S. Alfonso a Pagani, il 13 a S. Anna in Fiano, il 18 a S. Giovanni Battista a Nocera Superiore,

il 19 a S. Maria delle Grazie a Pagani, il 21 a S. Maria degli Angeli a Nocera Superiore, il 25 a S. Michele Arcangelo a Nocera Superiore, il 26 a S. Maria di Costantinopoli ad Angri, il 30 a S. Maria dei Bagni a Scafati.

Luglio

1 luglio: Curia Nocera Inferiore, dalle 9.30 alle 12.30. Dal 4 al 9 luglio il Vescovo presiede gli esercizi spirituali delle Religiose.

È FESTA Il 16 e 17 giugno la Chiesa diocesana si ferma per la Sosta ecclesiale. Relatore don Francesco Magnani, Direttore dell’Ufficio Liturgico della CEI. L’appuntamento è per le ore 20.00 presso il complesso parrocchiale Santa Maria delle Grazie ad Angri. Il 28 giugno, grande gioia per l’ordinazione diaconale del seminarista Aniello Nappo nella cattedrale di San Prisco. Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it


Festa Giubilare di sant’Antonio di Padova dal 18 al 21 giugno Orta Loreto - Avagliana Sant’Egidio del Monte Albino

Cari amici,

GLI APPUNTAMENTI

questo è il programma religioso e civile, pensato insieme alla commissione dei festeggiamenti, che
dono alle vostre famiglie nell’anno in cui papa Francesco ha voluto che tutto il mondo imparasse ad usare e sperimentare in maniera concreta la parola “misericordia”. Il mio augurio, per ciascuno di voi e per le vostre famiglie, sgorga dalle parole di sant’Antonio: “Il sacramento della penitenza è chiamato casa di Dio, perché i peccatori si riconciliano con lui, come il figliol prodigo si riconcilia con il padre suo che lo accoglie nuovamente in casa. È pure chiamato porta del Paradiso, poiché
attraverso la confessione il penitente viene introdotto a baciare i piedi, le mani, il volto del Padre celeste. O casa di Dio! O
confessione, porta del paradiso! Beato chi abita in Te, beato chi entra in te! Umiliatevi, miei fratelli, ed entrate in questa porta santa”. La festa più bella – bambini, giovani, anziani, famiglie e ammalati – sia, per te e per me,
un ritorno a casa, nella casa del Padre, nel suo abbraccio di misericordia.
 Sac Gerardo M. Coppola

11 giugno ore 21.00 Beato Transito nella cappella di Avagliana, con il tradizionale “Ciuccio e fuoco”. A seguire, serata canora con Alfio Lombardi 13 giugno, ore 19.30 Consacrazione degli “Antonini” - Piazza E. De Ruggiero 18 giugno, ore 21.00 Il gruppo teatrale “I Diversi” porta in scena “Napoli Milionaria” Piazza E. De Ruggiero 19 giugno, ore 8.00 Solenne processione per le strade della parrocchia. Alle ore 22.30, atto di affidamento al Santo da parte del primo cittadino 20 giugno ore 19.30: Giornata di Ringraziamento e benedizione del raccolto ore 21,30: Direttamente da Made in Sud, Francesco Cicchella Piazza E. De Ruggiero 21 giugno, ore 21.30 Concerto di Franco Ricciardi

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VITA ECCLESIALE

Il gruppo di Angri

A Pompei in bicicletta

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ento giovani provenienti da tutta la Diocesi hanno risposto, lo scorso 22 maggio, all’invito del Servizio diocesano di Pastorale giovanile recandosi in pellegrinaggio a Pompei in bicicletta. Un primo gruppo è partito alle ore 7.00 dal Santuario di Materdomini di Nocera Superiore, poi, grazie ad una serie di tappe intermedie, altri giovani si sono aggiunti alla pedalata ecologica durante il percorso, a Nocera Inferiore, Pagani, Angri e Scafati. Alle ore 8.00, sosta al Santuario della Madonna di Bagni di Scafati per il saluto e la benedizione del vescovo, Giuseppe Giudice. Subito dopo, di nuovo in sella verso il Santuario di Pompei dove i ragazzi hanno partecipato alla Santa Messa. L’iniziativa si inserisce nel percorso di avvicinamento alla GMG di Cracovia.

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FOTONOTIZIA Foto Salvatore Alfano

Cento giovani hanno risposto all’invito del Servizio diocesano di Pastorale giovanile

“Ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (cfr Mt 25, 36 - 37). Un momento della Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giuseppe Giudice, lo scorso 26 maggio, nella Cappella del carcere di Fuorni.


Il gruppo dei partecipanti al corso

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urante il ponte dello scorso 25 aprile, cinquanta animatori sono stati ospitati dal Comitato zonale Anspi di Amalfi, presso la Casa Amici di San Francesco a Maiori, per il corso di formazione per Animatori d’Oratorio organizzato in collaborazione con il Comitato di Nocera-Sarno. Tante persone provenienti dai paesi della provincia, di età diversa, si sono confrontate e messe in gioco sotto la guida dell’esperto formatore Matteo Pasqual: l’obiettivo, raggiunto a pieno, era quello di acquisire maggiore consapevolezza «dell’essere» animatori. Il percorso di crescita compiuto somiglia a dei cerchi concentrici: è iniziato da una maggiore conoscenza e percezione di sé e si è ampliato via via, aggiungendo la consapevolezza della bellezza che è nelle abilità di ognuno, imparando a fare delle scelte in autonomia e a guardare e incontrare l’altro con occhi nuovi, privi di pregiudizio. Importanza è stata data anche alle tecniche e dinamiche di animazione, in sperimentazione continua. L’esempio migliore di relazione educativa è stato offerto dall’episodio dell’incontro tra la Volpe e il Piccolo Principe, tratto dal celebre libro di Saint-Exupéry. Come questi due personaggi, i veri animatori devono sapere che solo dalla cura educativa reciproca nasce un vero legame, che dura per tutta la vita.

Animatori in formazione Cinquanta persone si sono confrontate sulla consapevolezza di essere animatore, guidati da Matteo Pasqual. Il corso è stato organizzato dal Comitato zonale Anspi di Amalfi in collaborazione con il Comitato di Nocera-Sarno

Il saluto del vescovo Orazio Soricelli

Gli animatori insieme al vescovo Soricelli, al termine della Celebrazione eucaristica

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n questi giorni, presso il Convento di San Francesco di Maiori si sta svolgendo il corso di formazione per animatori di oratorio, organizzato dall’ANSPI di Nocera Sarno, con la partecipazione delle diocesi di Amalfi-Cava de’

Tirreni e di Sorrento-Castellammare di Stabia. Agli organizzatori e agli animatori di questa lodevole iniziativa rivolgo i miei vivi complimenti. È importante che nelle parrocchie ci siano gli oratori, per avvicinare i ragazzi e i gio-

vani, per toglierli dalla strada, per educarli ai valori cristiani, attraverso lo sport, il teatro, la musica, i media, il turismo, la formazione e il volontariato. Perché gli oratori possano assolvere al meglio la loro funzione educativa, e favorire la crescita umana e cristiana dei ragazzi, non è sufficiente che siano solo luoghi di ricreazione, ma occorre che siano presenti in essi persone competenti e appassionate che sappiano accompagnare ed essere guide esperte, sicure ed equilibrate dei ragazzi. Animatori non ci si improv-

visa. Occorrono preparazione e passione. Spero tanto che questi giorni di incontro, a Maiori, diano dei contenuti, degli input e trasmettano nuovo ardore per rilanciare gli oratori delle nostre diocesi. Il Signore benedica questa bella iniziativa e la sostenga con la sua grazia, per intraprendere un nuovo promettente cammino. Grazie agli organizzatori ed animatori ed auguri a tutti i partecipanti. Coraggio, e buon cammino. (Maiori, 24 aprile, durante la celebrazione eucaristica nella Chiesa di San Francesco)

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce Emanuela insieme ad Emiliana Guardascione

La famiglia della P.U.A.C.S. Emanuela racconta il suo incontro con l’associazione, i passi compiuti, i valori che ha respirato fino a quando, nel 2014, ha accompagnato gli ammalati nel pellegrinaggio a Lourdes

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o iniziato il mio cammino all’interno dell’A ssociazione quando avevo appena 17 anni. Sono cresciuta in una famiglia con valori saldi che mi sono stati trasmessi con la testimonianza di vita. La domenica andavo a Messa con i miei genitori, trascinata da mia sorella ho iniziato a frequentare il Santuario di Gesù Bambino che si trova a Pagani, la città in cui vivo. Cantavo nel coro ed ho imparato a proclamare la Parola di Dio. Ho conosciuto così un’altra famiglia con valori saldi, la P.U.A.C.S. Ho incontrato tante persone – di molte sono diventata amica – che, nel bene e nel male, mi sono rimaste nel cuore. Legami che nel tempo mi hanno cambiato, fatto crescere e maturare.

Un momento del pellegrinaggio a Lourdes promosso ogni anno dalla P.U.A.C.S.

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I membri dell’associazione che si spendono nel servizio agli ammalati con il direttore don Gaetano Ferraioli

Molti mi hanno trasmesso una fede forte: il fondatore dell’associazione Alfonso Russo; il direttore don Gaetano Ferraioli, il nostro assistente spirituale don Domenico Cinque e, insieme a lui, don Gerardo Coppola. Ora ho 23 anni – il tempo scorre veloce – e posso dire di essere una persona diversa: ho imparato ad essere empatica con le persone che ogni giorno si confrontano con il dolore, portando nel corpo i segni della croce. Scherzo, rido e prego insieme a loro, tendo loro la mano cercando di non essere mai invadente. Li accompagno e cerco di essere il mezzo per realizzare alcuni loro desideri. Ho imparato a vivere da Sorella degli Ammalati, prima con il pellegrinaggio a San Gerardo e poi, solo 5 anni dopo, con quello a Lourdes.

Fin da piccola ero stata molte volte in quella terra intrisa di sofferenza, gioia e grazie, ma non riuscivo a ritornarci accompagnando gli ammalati. Ero spaventata. Ho pazientato, ho aspettato fino a quando mi sono sentita pronta. Era il 2014. Aver maturato nel cuore la consapevolezza del servizio, ha reso quel pellegrinaggio speciale, gioioso e pieno di fede. Ricordo tutti i momenti passati sotto la grotta con gli ammalati e le persone a me più vicine. Le mani strette, gli occhi lucidi e gli abbracci infiniti. Oggi posso dire di essere parte attiva della P.U.A.C.S. e di aver maturato valori e ideali che altri contesti, nella vita di tutti i giorni, non riescono a donare. Emanuela Califano


NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria Addolorata San Potito di Roccapiemonte

Santa Maria dei Bagni Scafati

La Madonna del gallo

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utti conoscono la Madonna delle galline – il non plus ultra della devozione popolare paganese – ma non tutti sanno che, nella nostra stessa diocesi, esiste anche una Madonna… del gallo! È una cappelletta rurale che da secoli insiste sul territorio di S. Potito a Roccapiemonte, di proprietà degli antichi nobili Romaldo (ora quasi estinti), che nel 1949 donarono la chiesa di famiglia alla parrocchia, che cominciò a funzionare solo dal 1954. Questo tempietto riporta un’immagine dell’Addolorata, un dipinto in lamiera del 1905, firmato Marino ed un affresco sottostante, una seconda Addolorata, di scuola solimenesca: perché del gallo? L’opera riproduceva il famoso galletto che cantò nella notte del tradimento di Pietro, durate il processo del sinedrio a Gesù. E la religiosità della gente ha sottolineato questo momento. Il 3 maggio il quadro, restaurato, è stato collocato, per sicurezza, in chiesa, con la benedizione del Vescovo diocesano, venuto per le cresime e sorridente per la scoperta di un nuovo titolo dato alla Madonna. Don Natalino Gentile La cappella rurale e mons. Giuseppe Giudice accanto all’opera restaurata

Il gruppo di pellegrini con fra Michele Floriano

Pellegrinaggio a Santiago di Compostela e Fatima Dall’8 al 12 aprile, parte della parrocchia di Bagni insieme a fra Michele Floriano, si è recata in pellegrinaggio in due luoghi in cui il divino si è come concentrato e svelato, dove è stato possibile ammirarne le meraviglie e vivere un’atmosfera di grande spiritualità. Un’esperienza vissuta a Santiago, nella cattedrale di S. Giacomo, nell’abbraccio al santo apostolo, con la visita alle sante reliquie, nel rito suggestivo e solenne del “botafumeiro”, a Fatima durante la fiaccolata, la Via Crucis, nei momenti di intensa preghiera. Il pellegrino viaggia per fede, parte per raggiungere una meta, che sicuramente lo renderà migliore. I pellegrini di Bagni tornando alla vita quotidiana, alle relazioni interpersonali in famiglia, in parrocchia, alle scelte di ogni giorno, sicuramente si sentiranno protagonisti di una storia rinnovata dall’amore di Dio, dalla Sua novità, soprattutto disponibili a trasformare e interpretare l’ordinario in modo straordinario. Michela Iannone

FOTONOTIZIA In scena “Kèrygma for Africa” il 15 maggio scorso a Santa Maria del Presepe (Nocera Inferiore). Il musical – scritto e diretto da Teresa Staiano – è stato promosso in collaborazione con l’associazione Progetto Famiglia, per consentire la costruzione di un impianto fotovoltaico a Koupela, in Burkina Faso. GIUGNO 2016 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

Santa Maria delle Grazie Angri

Monumento a Gesù Redentore

Il weekend dei ministranti

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o voluto far costruire questo monumento così che ogni cittadino di Orta Loreto possa guardarlo e sentirsi protetto»: sono state queste le parole di don Gerardo Coppola al momento della benedizione dell’opera realizzata. L’8 maggio scorso, nella domenica di Ascensione di questo Giubileo della Misericordia, il parroco insieme al sindaco e a tutta la comunità ha inaugurato un monumento a Gesù Redentore, realizzato nello spazio antistante la scuola “Ugo Pepe” in piazza De Ruggiero. Grazie alla Redenzione di Cristo siamo liberati da ogni peccato e i benefici di questa includono la vita eterna, il perdono di tutti i peccati, la giustizia, la pace di Dio e la presenza dello Spirito Santo in ogni persona. Numerose persone hanno accolto l’invito e sono state presenti durante questo momento proprio come una grande famiglia. E come una grande famiglia, vogliamo invitare tutti i lettori di Insieme a venirci a trovare tra pochi giorni per la festa del nostro patrono sant’Antonio. Vi aspettiamo il 18,19 e 20 giugno nella nostra comunità per vivere insieme a noi questi giorni di grazia. Dina Grimaldi Il monumento a Gesù Redentore

anti gli appuntamenti che durante l’anno scandiscono il cammino dei gruppi parrocchiali. In particolare, per noi ministranti, dopo il Natale e la Pasqua, il weekend 2015/2016. Quest’anno, abbiamo affrontato il tema della misericordia. «Sono più le volte in cui noi ci stanchiamo di chiedere perdono a Dio che quelle in cui Dio vuole concedercelo», con queste parole bene in mente il pomeriggio è trascorso in modo intenso. Dopo la condivisione della cena, si è giunti al momento della veglia: abbiamo guidato i bambini sino alla cappella dove hanno incontrato Maria, colei che col suo gesto così misericordioso ha detto “sì” al Signore dando alla luce Cristo Gesù. La domenica mattina è scivolata via tra i momenti di preghiera e le attività sino al pranzo, quando abbiamo accolto il nostro amato don Ciro Galisi. Subito dopo, con l’arrivo dei genitori dei ragazzi, abbiamo condiviso insieme i momenti più significativi della due giorni e la Santa Messa. Non è mai facile preparare un weekend, tanta la fatica e i sacrifici. Poi, i volti sorridenti dei ragazzi, i grazie o quei gesti nascosti ti riempiono il cuore di gioia e come mzadre Teresa di Calcutta possiamo dire di essere «matite nelle mani di Dio». Il gruppo web & comunicazione

La comunità partecipa alla benedizione dell’opera realizzata

I ragazzi che hanno partecipato al weekend formativo con don Ciro Galisi

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La nuova commissione festeggiamenti parrocchiale

Regina Pacis Angri

In festa per Sant’Isidoro

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iornate di gaudio per la comunità, che dal 12 al 15 maggio è stata impegnata nella celebrazione della festa liturgica di sant’Isidoro, patrono degli agricoltori e delle campagne. Il triduo è stato introdotto dalla presentazione dell’enciclica di papa Francesco Laudato sii, guidata da fra Giuseppe Iovino. Diversi i momenti di preghiera, di condivisione e di fraternità: il dono della veste bianca e del grano ai bimbi che quest’anno riceveranno la Pri-

ma Comunione, la consegna dei piccoli sacrifici del digiuno quaresimale – è stata raccolta, infatti, la somma di mille euro – all’A ssociazione di Volontariato Internazionale per l’acquisto di uno strumento medico per l’ambulatorio oculistico di San Rafael del Norte in Nicaragua. La parrocchia con questo gesto ha voluto farsi presente a quanti vivono nell’ombra dell’indifferenza e della povertà, arrivando a loro grazie alle preziose mani dei volontari.

Non è mancata la benedizione dei campi e la piccola processione con la presentazione della nuova commissione festeggiamenti – formata dai giovani della parrocchia – a cui il parroco ha voluto consegnare le tradizioni perché possano portarle avanti ascoltando i bisogni di tutti, e secondo quanto il nostro vescovo Giuseppe ha scritto nella lettera di Pasqua proprio sul senso della festa e delle feste. Donatella Salvati


NEWS DALLE PARROCCHIE

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

In ascolto dei testimoni della misericordia di Dio

Nessuno si senta escluso

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traordinaria celebrazione eucaristica in onore di Gesù Misericordioso: domenica 8 maggio, padre Massimo Staiano ha presieduto la Santa Messa con i fondatori del movimento Dives Misericordiae di Napoli, Tony e Rosario Esposito Aiardo. L’intenso programma spirituale ha avuto inizio alle ore 17.00, con la calorosa accoglienza del movimento e dell’icona di Gesù Misericordioso. In seguito, il presidente è intervenuto per presentare le finalità dell’associazione, che si ispira all’enciclica di papa Giovanni Paolo II. Gesù chiedeva alla mistica polacca suor Maria Faustina Kowalska di scoprire nella divina misericordia la sintesi di tutto il cristianesi-

mo e viverlo di fronte a Dio e verso gli uomini. È ciò che anche la realtà Dives Misericordiae – costituita da laici e religiosi consacrati a Dio – si propone di vivere nello spirito del Vangelo. Alle 17.40, i partecipanti hanno recitato la coroncina ed il Santo Rosario, ascoltando i suggestivi canti della Corale della Nuova Aurora. Infine, è partita la processione per le vie del centro storico di Sant’Egidio del Monte Albino per raggiungere la parrocchia di Santa Maria delle Grazie e partecipare alla celebrazione eucaristica. Nella preghiera ciascuno ha riconosciuto Cristo “donatore di misericordia infinita”. Maria Ermelinda Di Lieto

Un momento della processione con l’icona di Gesù

Un momento della celebrazione eucaristica

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na nuova esperienza per i fedeli della parrocchia di San Michele Arcangelo. È stato, infatti, deciso di organizzare la recita del Rosario durante il mese di maggio, ogni sera presso una famiglia differente affinché nessuno mai possa sentirsi escluso dalla preghiera e dalla condivisione di una gioia grande: l’aver ricevuto il dono della Vergine Celeste. Nell’uso comune maggio è spesso associato al fioretto, don Giuseppe a tal proposito ha consigliato: «Non privatevi di cioccolato o cose che amate, ma pregate, recitate il Rosario ogni giorno. Una sana abitudine che tutti dovremmo prendere». Federica Pepe

La recita del Santo Rosario


Sant’Alfonso Sarno L’icona della Vergine posizionata sull’altare della parrocchia Sant’Alfonso

San Francesco di Paola Pagani

In festa dopo 15 anni Hanno voluto approfondire la spiritualità di san Francesco di Paola, che si definiva “minimo dei minimi”, mettendosi alla sua scuola. Questo è stato il senso dei festeggiamenti organizzati a Pagani, nella parrocchia dedicata al santo calabrese il 6 e 7 maggio. Il parroco, don Raffaele Corrado, ha proposto nuovamente alla sua comunità, dopo quindici anni, i festeggiamenti patronali e la risposta è stata positiva. «È stata una festa di famiglia», ha commentato don Raffaele interpretando il sentire della sua comunità. Molto intenso è stato il triduo culminato con la processione per le strade della parrocchia.

Insieme a Maria

La statua di san Francesco in processione

La Madonna di Montevergine a Sarno. Ad accogliere la sacra icona mariana, dal 13 al 15 maggio, è stata la comunità di Sant’Alfonso. Il parroco, don Carmine Cialdini, l’ha ricevuta in piazza IV Novembre, davanti al Palazzo di Città. Il quadro è stato poi portato in processione nella chiesa dedicata al Dottore della Chiesa, dove per tre giorni si sono susseguite diverse celebrazioni, tra cui la catechesi per giovani e adulti sul tema “Con Maria verso Cristo” tenuta dal monaco benedettino Dario Resenterra.

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN BARTOLOMEO APOSTOLO - PARETI, NOCERA INFERIORE I tappeti di sale visti dall’alto

La “trasuta di san Ciro”

La salata di San Ciro Festa per la comunità di San Bartolomeo Apostolo che dal 4 al 10 giugno ricorda il patrono di Nocera Superiore, con il concorso la “Salata di San Ciro” e la “trasuta” del Santo

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n principio fu la “trasuta”: potrebbe essere questo il titolo di un libro che racconta i giorni di festa che la comunità San Bartolomeo Apostolo a Pareti in Nocera Superiore vive ogni anno, nella prima decade del mese di giugno. La “trasuta” è nata per ricordare l’arrivo della statua di san Ciro, patrono di Nocera Superiore, nella piccola chiesa dell’antico borgo nocerino, situato a pochi chilometri dalla Cattedrale di San Prisco. Era il 10 giugno del 1883 quando il parroco don Antonio Majorino accolse il trionfale ingresso della bellissima statua dello scultore napoletano Melfi, tuttora venerata nella chiesa parrocchiale. Agli inizi del 2000 la comunità di Pareti decise di ravvivare la gioia del “primo incontro” con il santo patrono, riportando alla luce l’antica tradizione della “trasuta” vissuta negli anni sempre con maggior vigore. Nel 2014, dall’intuizione del parroco don Andrea Amato, della dottoressa Maria Rosaria Ruggiero e del priore Emiliano Bigi è nato il connubio tra arte e fede con la prima edizione della “Salata di San Ciro”: un concorso grafico-pittorico che consiste nella realizzazione di tappeti di cristalli di sale, di varie dimensioni. Perché proprio il sale come protagonista? Si tratta di una scelta non casuale, legata alla vita del santo martire Ciro che nella sua vita di medico spesso utilizzava il sale per rimarginare le ferite fisiche. Il corpo e l’anima saranno i protagonisti dell’edizione 2016 della Salata di San Ciro. Gli artisti in gara sono chia-

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mati attraverso il sale a dare corpo e anima alle loro opere. Tra i bozzetti in gara non mancheranno “specialisti del settore”: i ragazzi del Liceo Artistico “Menna-Sabatini” di Salerno e la scuola interparrocchiale de “I Salatori”, oltre a tanti appassionati di arte. Gli appuntamenti. L’appuntamento è per sabato 4 giugno 2016 quando avrà inizio la realizzazione dei tappeti di sale. Dai bambini agli over 60, centinaia di artisti metteranno “corpo ed anima” in gioco per rendere omaggio al santo patrono. Nei giorni 5 e 6 giugno la salata sarà visibile a tutti i visitatori. L’appuntamento con la terza edizione della “Salata di San Ciro” farà da apripista per la solenne celebrazione eucaristica della “Trasuta di San Ciro” che si concluderà con un’affascinante pioggia di coriandoli che accompagnerà il ritorno in chiesa della statua peregrinante del Santo. Nel programma civile, spazio anche alla buona musica con le voci di Luna Palumbo e Luca Napolitano. Occhio anche ai gruppi emergenti del nostro Agro e non solo, con la Jam Session e risate assicurate con la comicità di Tommaso Romano. Fernando Faiella

Per conoscere il programma completo dei festeggiamenti, è possibile consultate la pagina facebook “I salatori” o il sito della parrocchia www.sgbpucciano.altervista.org


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN MICHELE ARCANGELO - NOCERA SUPERIORE La preghiera riportata su un cuore bianco, scritta dal gruppo 12-14, viene fatta volare in cielo insieme ai palloncini colorati, al termine della Celebrazione eucaristica

L’oratorio, uno stile di vita Lo scorso 8 maggio, presso la comunità San Michele Arcangelo a Nocera Superiore, sono state benedette le tessere dell’ANSPI durante la Messa domenicale

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I ragazzi seguiti durante la settimana nello svolgimento dei compiti

na domenica vissuta all’insegna della gioia e della fraternità, uniti sotto un unico segno distintivo: la fede nel Signore. Una realtà, quella oratoriale, che vede la partecipazione e l’impegno di molti giovani e giovanissimi i quali, il sabato pomeriggio, incontrano i ragazzi loro affidati. Durante la celebrazione dell’8 maggio il sacerdote, don Giuseppe Perano, ha benedetto le tessere ed è stata recitata, in maniera corale, la preghiera dell’ANSPI con la viva speranza che tutti possano sentirsi sempre parte integrante di questa famiglia. Nel cuore un solo augurio: il Signore doni loro la forza per adempiere con gioia e responsabilità al compito educativo. Una domenica ricca di emozioni: il gruppo 12-14, insieme ai rispettivi educatori, ha mostrato alla comunità un lavoro svolto dai ragazzi per la festa della mamma. Un cartoncino bianco a forma di cuore sui cui bordi sono state applicate delle frasi di ringraziamento realizzate da ogni ragazzo, al centro una preghiera, frutto esclusivo della loro creatività, rivolta alla Madonna. «Cara Mamma del mondo, che sei qui a vegliare su di noi, ti ringraziamo per le persone speciali che ci fai conoscere quotidianamente. Ti rin-

graziamo per il dono di una vita serena e felice, ma anche con grandi tristezze e rancori. Ti ringraziamo per averci dato una famiglia e degli amici, ti ringraziamo perché tutti i giorni ci fai trovare un piatto caldo a tavola. Ti ringraziamo per i bei momenti vissuti con persone a noi care. Ti ringraziamo per averci donato un’istruzione. E grazie per la tua protezione eterna. EVVIVA MARIA!» La realtà oratoriale offre anche un altro servizio: "l’aiuto-compiti" che dà l’opportunità di contare su alcune persone che dal lunedì al venerdì, con impegno e dedizione, assistono i ragazzi della parrocchia durante lo svolgimento dei compiti scolastici. L’appuntamento. Tra le iniziative in programma il 5 giugno presso il complesso parrocchiale, c’è un pomeriggio dedicato ai “giochi di una volta”. L’invito non è rivolto solo ai bambini, ma anche ai genitori. Come ha ricordato papa Francesco, è necessario puntare sulle famiglie e preservare questo grande dono che Dio ci ha fatto. A seguire, un musical interpretato dai ragazzi del gruppo 9-11. L’oratorio è una nuova e interessante opportunità di stare insieme che il Signore ci dona e di cui saremo sempre grati. Federica Pepe GIUGNO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE - CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

La Liturgia penitenziale

L’ABBRACCIO DI DIO Don Gaetano accoglie la Prima confessione di un fanciullo

I bambini di III e IV elementare, dopo un attento cammino di preparazione, si sono accostati per la prima volta al sacramento della Riconciliazione. Un momento di grande commozione per tutti

Q Un bambino, raccolto in preghiera, dopo aver ricevuto il perdono dei peccati

La candela deposta ai piedi dell’altare

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uesto mese i bambini della III e IV elementare della nostra comunità parrocchiale, dopo un attento percorso di preparazione, hanno vissuto un momento molto forte, accostandosi per la prima volta al Sacramento della Riconciliazione: sacramento che ci riconcilia con Dio e con i fratelli attraverso il perdono di Dio e della Chiesa. Nelle settimane precedenti, sono stati affrontati vari temi: i Dieci Comandamenti, i sette Sacramenti, il Peccato, con lo scopo di formarli per aiutarli a vivere a pieno quello che è il Sacramento della Confessione. Entrati in Chiesa, i piccoli dopo aver fatto il segno della Croce si sono disposti tra i banchi, pronti ad ascoltare la Parola di Dio. Preoccupazione, ma anche entusiasmo li ha accompagnati durante l’intero momento di preghiera vissuto con una consapevolezza diversa da quella che li aveva accostati al Battesimo. La liturgia penitenziale, presieduta da don Gaetano e animata dagli educatori, ha avuto inizio con la lettura di un brano “Il filo e i nodi”, per far comprendere ai ragazzi che ognuno è legato a Dio con un filo e che quando sba-

gliamo, quando decidiamo di bastare a noi stessi, questo filo si spezza. Con la Confessione e il perdono, Dio fa un nodo a quel filo e questo diventa ogni volta più corto. Di perdono in perdono, ci avviciniamo sempre di più a Lui. Al momento della Confessione individuale, dopo un attento esame di coscienza proposto per riconoscere le proprie colpe, ogni bambino si è recato dal sacerdote per aprire il proprio cuore a Dio. Ricevuta l’assoluzione, ognuno si è raccolto in preghiera, compiendo la penitenza ricevuta. Ad ogni fanciullo è stata consegnata una candelina spenta da deporre ai piedi dell’altare, la cui fiamma ha preso vita dopo aver ricevuto il perdono dei peccati commessi. Infine, ritornati al proprio posto hanno ringraziato Gesù per il perdono ottenuto e per le cose belle che il Signore ha donato loro nella loro piccola vita. Di questa giornata è rimasta impressa la leggerezza con cui i bambini sono usciti dalla chiesa purificati nello spirito, leggerezza che si poteva quasi toccare e che trapelava dai loro occhi radiosi e dai sorrisi felici. L’equipe educativa


I giovani che lo scorso 15 maggio hanno ricevuto il sacramento della Confermazione, insieme al vescovo Mons. Giuseppe Giudice e al parroco don Andrea Annunziata. (foto Giuseppe e Antonio Angrisani)

A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA IN CICALESI COORDINATORE DI REDAZIONE FRANCESCO COPPOLA

Tanti gli appuntamenti che la comunità ha in programma, dalla festa patronale all’Estate Ragazzi, senza dimenticare Bicicalesando

Giugno: vivilo con noi

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iugno è per la nostra comunità un mese particolare: l’Estate Ragazzi, Bicicalesando e la festa di san Giovanni si concentrano in questi giorni. Quest’anno stiamo cercando di organizzare nuove attività e modi di stare insieme, per divertirci e scoprire che il Signore cammina con noi giorno dopo giorno ed è presente in ogni attività. Per l’estate ragazzi useremo il sussidio che ci propone l’ANSPI, adattato alle nostre esigenze. Per la festa di san Giovanni, invece, avremo come novità “il presepe vivente di san Giovanni” che sarà animato dal gruppo dei giovanissimi della parrocchia. Vi invitiamo a partecipare.

Festeggiamenti in onore di San Giovanni

Estate ragazzi GLI APPUNTAMENTI 8 giugno, dalle 16.00 alle 18.30 9 giugno, dalle 18.00 alle 20.30 10 giugno, dalle 16.00 alle 18.30 11 giugno, dalle 10.00 alle 12.30 13 giugno, dalle 16.00 alle 18.30 15 giugno, dalle 16.00 alle 18.30 16 giugno, ore 20.00, cena con le famiglie 17 giugno, dalle 16.00 alle 18.30 18 giugno, dalle 10.00 alle 13.00 19 giugno. BICICALESANDO, ore 8.30 bimbi, ragazzi e genitori in bici

FOTONOTIZIA

Inaugurato il punto ristoro della parrocchia, aperto a quanti frequentano l’oratorio

IL PROGRAMMA

23 giugno, ore 19.00, processione con la statua di san Giovanni e arrivo per le 23.00 in Chiesa Vecchia dove sarà celebrata la Santa Messa all’aperto. A mezzanotte, fuochi d’artificio per salutare il giorno della festa. Sabato 25 e domenica 26 giugno, dalle ore 20.00, Festa dei Cortili a Cicalesi. In programma quest’anno tantissime novità tra cui “Il Presepe di San Giovanni”. GIUGNO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO Pranzo presso una famiglia della parrocchia con gli amici accolti presso il centro “Prato Verde”, durante la festa patronale

Il sogno di un futuro migliore

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el mese di marzo, il gruppo adulti di A.C. insieme a don Roberto e a qualche giovane della parrocchia ha vissuto un’esperienza molto toccante presso una Casa famiglia a Fisciano, che accoglie giovani profughi scampati a situazioni di disagio, povertà, guerre, violenze e persecuzioni di ogni sorta ed approdano sulle coste italiane in cerca di “futuro”. È una comunità gestita da giovani, a partire dalla psicologa per finire ai volontari che offrono molto del loro tempo ai ragazzi. Attualmente sono 8, tutti maschi, di età compresa fra i 17 e i 21 anni, vivono in un contesto “familiare” e vengono aiutati ad integrarsi nella scuola e a trovare proposte di formazione professionale che consentano loro di inserirsi nel mondo del lavoro. Si cerca di dare una “veste” di normalità a questi ragazzi provenienti dall’Africa, Romania e Pakistan, che portano nei loro occhi il dolore dello “sradicamento” e la nostalgia di casa. La nostra visita è avvenuta in un giorno in cui uno dei ragazzi, Marcus, ha compiuto 18 anni. Abbiamo festeggiato con lui, con gesti semplici, cantando una canzoncina per fargli gli auguri, portando un pizzico di normalità nella vita di Marcus, imbarazzato ma felice di averci con lui quel giorno. È stato bello iniziare la festa con un momento di preghiera, nel quale don Roberto ha sottolineato l’importanza dell’acco-

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glienza che ciascuno di noi deve a chi è in difficoltà: chi giunge in Italia non si deve sentire straniero perché la “terra è la nostra patria comune”. Abbiamo poi recitato il Padre Nostro e di seguito uno dei ragazzi di fede islamica ha pregato in arabo. Ciascuno di noi ha cercato di approfondire la loro conoscenza. La storia. Sadat, in particolare, ha voluto raccontarci la sua storia di ragazzo africano a cui la guerra ha distrutto casa e sterminato la famiglia. È stato costretto a lasciare la patria, spinto dalla “speranza di un futuro migliore”, a bordo di un barcone. È rimasto chiuso nella stiva dove si stava in piedi, stretti come sardine, per giorni, senza mangiare né bere, piangendo ininterrottamente, credendo di essere piombato all’inferno. Sadat è sbarcato a Salerno, va a scuola ed ha anche iniziato un tirocinio lavorativo ma l’integrazione, ci racconta, non è facile. L’esperienza vissuta a Fisciano ci ha aiutato a riflettere ancora una volta sul periodo di forte precarietà che stiamo attraversando – le povertà sono tante, diffuse e a noi molto vicine –, sulla necessità di accogliere l’altro. Ci ha fatto comprendere che, a volte, bastano piccoli gesti, fatti con amore, a riaccendere negli occhi dei nostri fratelli la luce sopita e nei cuori la speranza che il dolore passerà e, che alla fine, trionferà la Vita. Barbara Senatore

Gli adulti di Azione Cattolica hanno visitato la casa famiglia “Prato Verde” che accoglie profughi scampati a guerre, povertà e violenze


I giovani, le loro famiglie e gli accompagnatori in viaggio verso Roma

I giovani di Azione Cattolica insieme agli indigenti di Napoli durante il momento di preghiera conclusivo che ha eliminato ogni barriera: sociale, economica e religiosa

In basso lo striscione in Piazza San Pietro

La misericordia incarnata Visita ai senzatetto di Napoli, tra rifugi di cartone, asfalto e solitudine

N Il regalo del Papa I disabili di “Nuceria Inclusiva” sono stati in udienza da papa Francesco lo scorso 20 aprile

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stata a dir poco fantastica l’esperienza vissuta dai ragazzi del centro ludico disabili “Nuceria Inclusiva” i quali, il giorno 20 aprile, accompagnati da don Roberto Farruggio, dagli operatori della Cooperativa “Il Canguro” e da alcune famiglie, si son recati in pellegrinaggio a Roma per assistere all’udienza generale di papa Francesco in Piazza San Pietro in occasione dell’anno giubilare. Rimarrà vivo e impresso nel cuore di tutti il ricordo di questa giornata memorabile, caratterizzata anche da un particolare episodio: il Pontefice ha donato personalmente una Corona del Santo Ro-

sario e una targa per la partecipazione al Giubileo dei disabili ad Andrea Barbuto, uno dei ragazzi di “Nuceria Inclusiva”. Al termine dell’udienza i ragazzi, con i loro familiari e gli operatori, hanno vissuto un altro momento di intensa commozione attraversando la Porta Santa. A seguire si sono recati al Santuario del Divino Amore per la Celebrazione eucaristica presieduta dal parroco. Toccante per gli accompagnatori vedere i ragazzi sorridere, dimenticando per un momento le loro sofferenze. Assunta

ell’anno giubilare ogni gruppo associativo ha preso l’impegno di vivere concretamente la Misericordia. Noi giovani di Azione Cattolica abbiamo rivolto l’attenzione alle persone indigenti ed emarginate di una realtà vicina: i senzatetto della città di Napoli. Recandoci nei luoghi di rifugio fatti di cartone, duro asfalto e solitudine che rivelano un volto invisibile durante il giorno agli occhi dei passanti, abbiamo cercato di attuare le opere corporali e spirituali provvedendo sia alle necessità primarie con cibo, bevande calde, vestiario e coperte sia a quelle solo apparentemente secondarie come l’ascolto, il conforto, il calore umano. Nel tempo trascorso in loro compagnia, durante il quale ci hanno aperto il cuore, raccontandoci le loro storie di miseria, disperazione e povertà, ci hanno donato un importante insegnamento: un semplice gesto, per noi scontato, può divenire per loro tesoro prezioso di cui essere infinitamente grati. La condivisione è andata oltre le barriere della condizione sociale, culturale e razziale e persino di differenza religiosa quando abbiamo pregato tutti insieme tenendoci per mano. Consiglia Amarante GIUGNO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

Giovani inviati dallo Spirito Santo

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icevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono». Queste le parole del vescovo, mons. Giuseppe Giudice, che ha pronunciato ad ognuno dei 48 ragazzi, il 19 aprile scorso nella chiesa della SS. Annunziata in Angri, mediante l’unzione con il sacro Crisma e l’imposizione delle mani sulla fronte. In una chiesa gremita, don Antonio Mancuso con gioia ha presentato al vescovo i cresimandi, ragazzi provenienti da diverse realtà sociali e parrocchiali, di differenti età e cammini di preparazione. Il parroco ha affidato la loro preparazione ai catechisti, che hanno preso l’impegno di trasmettere il senso vero di questo sacramento. Un compito impegnativo con i ragazzi del postcomunione, del gruppo degli Scout e dell’A.C.R., spesso distratti dai troppi impegni scolastici e non solo; arduo con i giovani, convinti che la Cresima sia un sacramento da ricevere quando fa più comodo, magari prima di sposarsi o per fare da padrino o madrina. Lo Spirito Santo è un dono già ricevuto nel battesimo e rinnovarlo ci conferma in esso, ci permette di «essere di Cristo – ha sottolineato il Vescovo nell’omelia – significa consegna-

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re la vita nelle mani di Gesù buon Pastore». Nell’eccomi pronunciato da ognuno di questi giovani c’è la volontà di essere testimoni di una forte fede cristiana. È questo il pensiero di Naomi, che dice: «Con la cresima confermo di essere più cristiana. Ora posso portare la gioia nel mondo». Ancora, Daniela racconta: «Mi sento completa nella mia fede». E poi Maria, la più giovane dei cresimati, afferma: «Con il dono che mi ha dato oggi Gesù, penso di poter aiutare i miei compagni di scuola, nelle situazioni difficili della nostra età». Sì, il vento dello Spirito ha soffiato forte ed ha profuso i suoi sette doni saldando per sempre questi giovani con Gesù: sono divenuti figli dello Spirito Santo. Da adesso in poi comincia la vera sfida: essere nel mondo ma distinguersi dal mondo avendo sempre presente che Gesù, attraverso questo dono, effonde particolare forza per vivere secondo il desiderio di Dio. Quell’eccomi diventa ora dono di sé, una dichiarazione: «Voglio credere in te Gesù, voglio seguire Te». Giovani inviati dallo Spirito, auguri e buona opera di evangelizzazione, dal parroco don Antonio e da tutta la comunità. Antonella Malafronte

48 ragazzi della parrocchia hanno ricevuto il sacro Crisma dalle mani del vescovo Giuseppe, lo scorso 19 aprile, confermando la propria fede con il sacramento della Cresima


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO Foto ricordo della bella giornata vissuta insieme

“Diversamente Insieme”

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Adaap, Associazione Diversamente Abili ed Amici Poggiomarino, sabato 21 maggio, ha presentato la quarta edizione di “Diversamente Insieme”. Anche quest’anno, grazie alla collaborazione dei giovani del Circolo Anspi “Oratorio San Gaspare Bertoni” e dei ragazzi della “Misericordia di Poggiomarino”, ha avuto luogo una bellissima giornata di integrazione. La Celebrazione Eucaristica nel giorno della Solennità della Santissima Trinità ha sottolineato in modo particolare come l’Amore si concretizzi nella relazione tra “diversi”, e bene lo ha evidenziato il parroco padre Aldo D’Andria durante l’omelia. Dopo la Messa nel cortile delle opere parrocchiali si sono trascorse ore di giochi, balli e divertimento insie-

me a molti ospiti provenienti anche da altre Associazioni operanti nelle città limitrofe. Quest’anno particolarmente emozionante è stata la partecipazione degli amici a quattro zampe dell’Associazione “Domus Animalium” di Boscoreale e tutti sono stati entusiasti di assistere ad una meravigliosa esibizione di abilità di questi intelligentissimi animali, che in modo sorprendente riescono ad integrarsi con i ragazzi diversamente abili e non solo. Il presidente dell’Adaap, Virginia Raiola, oltre agli ospiti, ha tenuto a ringraziare in modo particolare i volontari, ribadendo come, «grazie alla collaborazione di tutti, “Diversamente Insieme” è un progetto d’integrazione che si realizza ogni giorno». Gianluca Volpe

Santa Giovanna Antida, da 100 anni si festeggia nella parrocchia di Sant’Antonio

Un momento dei festeggiamenti

Il 23 maggio si è “festeggiato” a Poggiomarino santa Giovanna Antida Thouret, grazie alla presenza delle Suore della Carità. E quest’anno è scattato il centenario dell’arrivo dell’Ordine nella città agrovesuviana, un secolo dunque in cui le sorelle hanno lavorato per gli ultimi e per il bene della parrocchia accanto agli stimmatini.

Al via la quarta edizione tra giochi, divertimento e amici a quattro zampe

Bentornato padre Giuliano

L’accoglienza al sacerdote

In visita a Poggiomarino il prete che lottò contro l’Apartheid Padre Giuliano Melotto, missionario Stimmatino, per trenta anni in Sudafrica ai tempi dell’Apartheid e tre indimenticabili anni a Poggiomarino, passati casa per casa a visitare gli “ultimi” e gli ammalati. Il sacerdote delle periferie, attualmente a Gemona in Friuli, almeno una volta l’anno ritorna a Poggiomarino e racconta: «Mi ha detto un sacerdote africano che ha avuto più saluti con bacio in un giorno a Poggiomarino che in un anno a Verona».

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI La famiglia Civale, insieme al parroco don Enzo Di Nardi

Talenti al servizio della comunità La famiglia Civale ha utilizzato il suo tempo libero per restaurare la grotta di Lourdes della parrocchia Santa Maria del Carmine a Pagani, restituita alla devozione dei fedeli lo scorso primo maggio

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sistono diversi modi per manifestare la propria fede e la propria devozione, così come ci sono tante occasioni per servire il Signore mettendo a servizio degli altri, per il bene comune, quelli che Gesù, in una parabola raccontata nel Vangelo di Matteo chiama “talenti”. Proprio la devozione a Maria e lo spirito di servizio verso il Signore sono stati i sentimenti che hanno animato il cuore della famiglia Civale, ad opera della quale è avvenuto il restauro della grotta di Lourdes che si trova nella nostra parrocchia. L’iniziativa è nata dall’idea del signor Franco Civale, che da tanti anni ormai coltiva la passione di scolpire il legno e modellare il gesso, dedicandosi a riportare a nuovo splendore statue raffiguranti santi e madonne. «Fino ad ora però non lo avevo mai fatto in una chiesa» ci ha raccontato ancora emozionato. Egli ci ha anche confidato di essersi sentito subito attratto dalla piccola grotta che riproduce quella di Lourdes, dove la Vergine Maria apparve alla piccola Bernadette, rivelandosi come l’Immacolata Concezione. «Guardandola ho subito pensato a cosa potevo fare per renderla ancora più bella di quanto già è», ci ha detto. Così è maturata dentro di lui l’idea di restaurare la grotta, per dare alla nostra Mamma celeste una dimora ancora più bella e splendente. L’iniziativa è stata poi proposta a don Enzo che l’ha accolta con grande gioia. I lavori sono stati svolti nel tempo libero a disposizione di tutti. L’esperienza, infatti, ha coinvolto tutta la famiglia Civale, trasformandosi in uno speciale momento di comunione tra tutti i famigliari. «È come se lì, in quella grotta, adesso ci fosse un pezzo della nostra casa e anche della nostra vita». È questa l’espressione che ha u-

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sato Maria, la moglie di Franco, raccontandoci che alcune pietre, usate per il restauro, sono state ricavate dai lavori di ristrutturazione fatti nel loro appartamento e poi riutilizzate per l’occasione. La grotta con la Vergine e Bernadette è stata restituita alla devozione dei fedeli domenica primo maggio, con una benedizione solenne da parte di don Enzo. Nell’omelia il sacerdote ha ricordato che la vera devozione a Maria ci spinge sempre verso Gesù. Ognuno di noi, infatti, è chiamato ad imitare l’atteggiamento di colei che con il suo “Eccomi” ha accolto nel suo cuore il dono più bello e sublime che Dio poteva farle: Gesù. Ella, ha continuato il nostro pastore, continua oggi a realizzare nella Chiesa la sua missione di indicarci che solo Gesù è la vera felicità dell’uomo e che solo in Lui si può trovare la pace e la salvezza. Una missione che si riassume nelle parole che ella stessa pronunciò alle nozze di Cana: “Fate Quello che vi dirà” (Gv. 2,5). Anna Petrosino La grotta restaurata


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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Il generalato di madre Chiara Il 18 ottobre del 1946, madre Chiara Luciano convoca il Capitolo Generale, un’assemblea rappresentativa dell’intero Istituto

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ieletta Superiora Generale, madre Chiara Luciano, il 18 ottobre 1946, riunisce il Capitolo per discutere diversi punti all’ordine del giorno. Si stabilisce la somma che le singole case dovranno versare mensilmente alla Casa Madre: Pagani e Crotone £ 20.000; Montesarchio e Frignano £. 10.000; Bonefro £. 5.000, Quisisana e Grumo £. 1.000. Si decide che la dote delle postulanti non deve essere inferiore a 5.000 lire, da convertirsi in titoli del Debito Pubblico al 5%. Ogni superiora dovrà attenersi scrupolosamente all’ordinaria amministrazione, senza far mancare il necessario alle suore, avendo cura delle inferme. Dovrà inoltre stimolare la propria comunità alla pratica delle virtù e alle opere di zelo. Madre Letizia Manganelli curerà la stampa di 150 copie delle Regole e Costituzioni affinché ogni religiosa possa averne una. Nella seduta del giorno successivo - 19 ottobre 1946 - madre Letizia Manganelli è eletta superiora delle due case di Pagani (Carminello e Centro Assistenziale O.N.M.I. Asilo

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Nido e Refettorio Materno); vengono confermate le superiore diplomate: madre Teresa Continelli a Montesarchio, madre Tarcisia Vernavà a Frignano Maggiore, madre Gesuina Ruggiero a Bonefro. Sono nominate consigliere madre Fara Carrano, madre Alfonsiana Tucci al Carminello e madre Hilde Di Silvestro al Centro O.N.M.I., madre Margherita De Marco a Montesarchio, madre Josephine De Marco a Frignano Maggiore, madre Cherubina Zuccherini a Bonefro, madre Sofia Siminelli a Crotone, madre Liduina Secatore a Grumo Nevano; madre Colomba Perilli, come delegata della Madre Generale, a Quisisana. Nella seduta del 7 novembre 1946, il Consiglio Generale delibera di preparare la pratica per il riconoscimento giuridico dell’Istituto da parte dello Stato; di accogliere la richiesta di padre Augusto Cioffi, superiore di Vatolla nel comune di Perdifumo, che chiede quattro suore per l’asilo infantile e laboratorio; di nominare superiora di Crotone, madre Elena Tucci, di-

plomata infermiera; di far abilitare per l’insegnamento elementare madre Valentina Colombo; di far prendere il diploma di taglio a madre Dolores Pepe, di far diplomare in taglio madre Cherubina Zuccherini per la casa di Benefro e madre Assunta Oliveto per la casa di Frignano Maggiore; di ammettere alla vestizione cinque postulanti previo esame canonico da parte del cardinale Ascalesi. Nella successiva seduta del 3 gennaio 1947, il Consiglio Generalizio delibera l’espulsione di suor Giacinta Baccari che, ritornata in famiglia per motivi di salute, ha interrotto completamente i rapporti con l’Istituto e di accettare la richiesta dell’ingegnere Renato Torre, presidente dell’A silo “M. Criscuolo” di Pagani, che intende affidarlo alle Suore del posto; di tenere la vestizione delle cinque postulanti: Tecla Assunta, Varchetta Speranza, Di Gennaro Luigia, Carbone Maddalena e Crisci Concettina. Si stabilisce inoltre che il 2 marzo 1947 sarà aperta la casa di Vatolla.


PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. Questo mese affrontiamo l’omicidio stradale.

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inalmente è stato introdotto nel nostro ordinamento giudiziario il reato di omicidio stradale. L’iter parlamentare è stato accidentato ma questa novità è molto importante per rendere le nostre strade più sicure. Gli incidenti stradali sono una delle principali cause di mortalità nel nostro Paese, specialmente tra le giovani generazioni. La previsione dell’omicidio stradale renderà più sicure le nostre strade, più responsabili e meno impuniti i conducenti. In virtù dell’ordinamento legislativo e procedurale in vigore fino a pochi mesi orsono, chi uccideva una o più persone mentre era alla guida di una moto o di un’autovettura aveva ottime possibilità di farla franca o al massimo di subire una lievissima punizione in proporzione al fatto commesso. Con l’omicidio stradale si potranno punire, invece, in modo adeguato i pirati della strada. Bisogna rendersi conto che qualsiasi veicolo se condotto con imperizia, negligenza, imprudenza può diventare potenzialmente un’arma terribile, che mette a repentaglio la vita propria e altrui. Prevedere l’omicidio stradale significa equiparare il veicolo ad un’arma e dunque far scattare tutti gli elementi di punibilità connessi all’utilizzo di uno strumento atto a nuocere al prossimo. Ritengo giusto ed indispensabile che colui che provoca un incidente mortale sia immediatamente imprigionato in ragione della sua pericolosità sociale. Chi guida a velocità folle, sotto l’effetto di alcool e/o droghe, violando i limiti di velocità e le norme di sicurezza, senza aver adeguata conoscenza del mezzo di trasporto non può accampare la scusa della fatalità. È un assassino che invece di una pistola ha utilizzato un’autovettura, una moto, un camion, un bus. L’omicidio stradale contribuirà pertanto a ridurre il numero degli incidenti e delle vittime rendendo le strade e le vite di tutti noi più sicure. La potente lobby del motore ha creato intralci di ogni tipo temendo ripercussioni sulle vendite. Per introdurre il reato di omicidio stradale è stata necessaria una lunga battaglia civile e politica delle associazioni dei familiari delle vittime. Ma quanto sangue innocente è stato sparso sulle strade italiane? Adesso tocca alle forze dell’ordine ed ai magistrati fare la propria parte. La legge deve esser applicata con severità come avviene in tante altre parti del mondo. La libertà di condurre un veicolo va esercitata con responsabilità e nel pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e psicologiche. Chi sbaglia non deve più aver il permesso di guidare e deve finire in galera per molti anni.

Omicidio stradale:

è legge

È entrata in vigore lo scorso 25 marzo e prevede il carcere fino a 18 anni per chi provoca incidenti gravi

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CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice

I santi Pietro e Paolo in un dipinto di Guido Reni

Colonne della Chiesa

Carissimi, nel mese di giugno è bello scrivere a voi, Pietro e Paolo, colonne della Chiesa. Tu, Pietro, che per primo confessasti la fede nel Cristo; tu, Paolo, che illuminasti le profondità del mistero. Tu, Pietro, il pescatore di Galilea, che costituisti la prima comunità con i giusti di Israele; tu, Paolo, il maestro e dottore, che annunciasti la salvezza a tutte le genti. Ora, Pietro e Paolo, siete uniti in gioiosa fraternità, voi che con doni diversi avete edificato l’unica Chiesa e, associati nella venerazione del popolo cristiano, condividete la stessa corona di gloria. Il giorno della vostra festa è il vero giorno della festa della Chiesa, del papa. A Roma, città santa, avete versato entrambi il sangue per Cristo; a Roma, dove il cristianesimo è giunto utilizzando le strade dell’impero; a Roma avete dato testimonianza, uno crocifisso a testa in giù, l’altro decapitato. Secondo un’antica tradizione, la vostra festa il 29 giugno sostituisce la ricorrenza pagana che celebrava Romolo e Remo, i mitici fondatori della città eterna. Nel sangue dei martiri, Roma è rifondata e ricostruita per essere faro di civiltà e di amore. Sì, Roma è amor! Pietro, tu hai confessato il Cristo, lo hai rinnegato e poi, riguardato da Lui, ti sei ravveduto ed hai amato. Tre volte caduto, tre volte rialzato per confermare i fratelli. Ti sei lasciato portare dal Signore, così come ti aveva detto il Risorto: quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi (Gv 21, 18). Pietro, tu ci insegni che essere maturi nella fede vuol dire affidarsi e farsi portare, non da qualsiasi vento, ma dal soffio dello Spirito, come un bambino, dove tu non vuoi. Grazie, Pietro, per la tua obbedienza nell’amore! E tu, Paolo, afferrato dal Vangelo, ci insegni a correre, a combattere e a conservare la fede: ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede (2Tm 4, 6-8). Tu, perseguitato dall’amore, ci inviti a combattere ogni giorno, a correre, non invano, ma solo e soltanto per il Vangelo, stando attenti a conservare la fede sapendo che il Signore rimane vicino e dona la forza. Grazie, Pietro, per il ministero delle chiavi, affidatoti dal Signore! Grazie, Paolo, per la spada della Parola, che ancora oggi taglia e purifica! Aiutateci, come colonne intrise di sangue, ad amare la Chiesa, a farci portare dal suo amore, ad essere l’Io di Cristo, per donare ancora il corpo e il sangue del Vangelo. Insegnateci come si ama e come si costruisce la Chiesa – una, santa, cattolica e apostolica – e non le chiesuole, dove tante volte il riferimento non è il Signore, ma i nostri progetti. Colonne della Chiesa, senza il vostro sostegno non possiamo reggere, e siamo destinati a crollare, come un castello di sabbia, o di carta, costruito dalle nostre mani. Carissimi, Pietro e Paolo, grazie perché ci consegnate l’amore a Cristo e l’assillo per tutte le chiese! † Giuseppe, Vescovo

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«Con il sangue versato per Cristo hanno edificato la Chiesa ed ora condividono la stessa corona di gloria»: il vescovo Giuseppe scrive a Pietro e Paolo




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