Insieme - Maggio 2012

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insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro

Anno VII - n. 5 Maggio 2012 € 2,00

Città dell’Agro riprenditi l’anima Il vescovo Giuseppe scrive ai cittadini e agli amministratori dell’Agro




Sommario Sommario Sommario

Sommario

Sommario Sommario Sommario

Foto di copertina Salvatore Alfano

Sommario Sommario Sommario Sommario Sommario maggio 2012 Sommario Editoriale

News dalle parrocchie

05 A forza di tasse

Le rubriche 58 Spazio consulenza

37 Notizie dalle parrocchie

di Silvio Longobardi

di Carolina Rossi

La bacheca

L’ABC della fede 06 Risponde mons. Giudice

42 I nostri auguri

di Mimmo Mainardi

a cura della Redazione

Spazio Scuola 16 Il Mo.Ca. contro l’abbandono scolastico

59 Congregazione Suore di S. Giovanni Battista 60 Il legale risponde a cura dell’avv. G. Severino

In parrocchia 44 Pagine parrocchiali

a cura di Sofia Russo

Le parole della crisi

In diocesi

61 Riscoprire la memoria dei defunti

54 Uffici diocesani e associazioni

Vita nell’Agro

a cura della Redazione

18 Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

di Peppe Iannicelli

PRIMO PIANO

Vita ecclesiale

di Antonietta Abete

28 Siate amici, fate della Chiesa una famiglia

07 In primo piano la Città

di Silvio Longobardi

08 Città dell’Agro, riprenditi l’anima!

Il Pane della Domenica

12 Educare alla cittadinanza

32 Dall’Ascensione del Signore al Corpus Domini a cura di Mons. Giudice

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

13 Una pianificazione armonica del territorio 14 Lo sguardo dei giovani

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Mariangela Giudice Mariarosaria Petti Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato

Mons. Giuseppe Giudice, Carolina Rossi, Sofia Russo, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli, Equipe Msac, don Antonio Adinolfi, Federica Carrese, Donatella Salvati, don Natalino Gentile, A. C. San Felice, Giuseppe Pironti, Maria Ermelinda Di Lieto, Giovanna Abbagnara, le sorel-

le Clarisse, Mariangela Giudice, Maria Rosaria Bonagura, Danilo Sorrentino, don Enzo Di Nardi, Fabio Senatore, Antonio Padovano Sorrentino, Maria Rosaria Spiezio, Carlo Attanasio, Guido Caringi, Marilù Pepe, Martina Grimaldi, don Gaetano Ferraioli, Marina Longobardi, Mariano Rotondo, Piercatello Liccardo, Carmine Giordano, Mimmo Mainardi, Salvatore prof. D’Angelo

Amministrazione Via Adriana, 18 - 84012 Angri (SA) Tel/Fax 081 5134504 redazioneinsieme@alice.it Fotografia Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia

€ 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Adriana 18, 84012 Angri (SA) Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 30 aprile 2012 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.


EDITORIALE di Silvio Longobardi

A forza di tasse Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

“S

Il Presidente del Consiglio Mario Monti

e tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti”. È solo uno slogan pubblicitario. Non so se qualcuno ci crede. Ne dubito. L’aumento della tassazione è sotto gli occhi di tutti e rischia di strozzare i più deboli, quelli che già faticano ad arrivare a fine mese. Siamo proprio sicuri che tutti pagano in proporzione al proprio reddito, come chiede la Costituzione? Il Governo ha scelto di aumentare il costo del carburante, aggiungendo altre imposte, le cosiddette accise, il cui ricavato finisce direttamente nelle casse dello Stato. Qualcuno ha paragonato questa imposizione fiscale alla tassa sul pane che, a fine Ottocento, acuì il disagio della povera gente. La benzina non un è bene di lusso di cui possiamo fare a meno. Tutti paghiamo allo stesso modo la tassa ma diversa è la ricaduta sul bilancio familiare. Sembrano tutti d’accordo nel tassare la casa. Governo ed enti locali. Ma se questo avviene senza distinguere le diverse situazioni vuol dire fare una cosa iniqua, cioè non equa. Quante giovani coppie per sfuggire al cappio del fitto hanno acceso un mutuo che li costringe a fare i salti mortali e raffredda il desiderio di mettere al mondo figli. Ora devono sobbarcarsi anche la tassa sull’immobile. Non ci sono eccezioni, ha detto il Governo. Non per anziani né per disabili.

Tutti sotto lo stesso giogo. Anche la Chiesa deve pagare. Non importa se la struttura serve per formare le giovani generazioni o dare un tetto a studenti universitari. Pagheranno anche i partiti e le fondazioni bancarie? Ho qualche dubbio. Ma se lo faranno, pagheranno allo stesso modo degli altri, pur avendo privilegi e redditi che altri non hanno. Tutto questo nella lingua italiana si chiama iniquità. L’Imu andrà nelle tasche dei Comuni. I sindaci sono già pronti alla cassa. Non tutti hanno ancora definito con precisione i parametri per quantificare la quota riservata a ciascuno. Non importa. Iniziate a pagare, poi si vedrà. Semmai si provvederà ad un rimborso. Conosciamo come vanno le cose in Italia. Quando si tratta di pagare, dobbiamo provvedere subito, pena sanzioni. Quando invece è l’ente pubblico che deve pagare, allora nessuna sanzione e neppure un rimborso per il tempo e il denaro che abbiamo speso per chiedere quello che era dovuto. Tutto questo si chiama iniquità. La tassa sulla casa andrà a rimpinguare i magri bilanci dei Comuni. Conosciamo i piagnistei dei sindaci a causa delle minori entrate governative. È lecito chiedere cosa faranno di questi soldi. Immagino già le risposte preconfezionate: non serviranno per finanziare l’effimero, come quei 750 mila euro che il Comune di Napoli regalò a Elton John per una serata a Piedigrotta. Tutti assicurano che saranno utilizzati per i servizi sociali alla cittadinanza. E chi ci crede? Vogliamo vederci chiaro. Vogliamo bilanci trasparenti. Vogliamo sapere la somma versata e come verrà spesa. È un nostro diritto. Nell’estate scorsa il commissario europeo alle politiche regionali avvertì che l’Italia rischiava di perdere 2,8 miliardi di euro di fondi già stanziati se entro il 31 dicembre (2011) non avesse provveduto a presentare progetti ragionevoli. Una parte cospicua di quella somma riguardava le regioni meridionali. Nello stesso periodo i Sindaci non perdevano occasione per lamentarsi dei tagli del Governo! “Le tasse ripagano tutti”? No, grazie. Da parecchio tempo ho smesso di credere alla favole. Attendo segnali concreti da chi la politica, nazionale e locale, la fa come mestiere. A volte, è lecito pensarlo, a servizio più di se stesso che del bene comune. Aumentare le tasse, senza eliminare gli sprechi, è una scorciatoia che nell’immediato sembra efficace. Ma le scorciatoie, come le bugie, hanno le gambe corte.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

I dubbi della fede “Il nostro dubbio può diventare, come è avvenuto per i discepoli, una strada verso la vera fede”. Il Vescovo risponde alle domande giunte in redazione Eccellenza, perché dubito della mia fede? Armando Carissimo, la grande fatica del Risorto è stata ricostruire la fiducia nel cuore dei discepoli. Tutto il Vangelo è un invito alla fede, ma è anche la registrazione della fatica di credere. Nonostante i segni compiuti dal Maestro, i discepoli rimangono sempre uomini di poca fede, increduli, abitati dalla paura e dal dubbio. Il loro cammino diventa sempre più difficile man mano che si avvicinano all’ora della Pasqua. Dinanzi alla passione e alla Croce essi crollano, tradiscono, se ne vanno, si rinchiudono, hanno paura, ritornano semplicemente uomini, come tanti, segnati dalla grande domanda. Con questo loro dubbio, essi però rimangono più vicino a ognuno di noi e, aiutati dal loro dubbio, noi ci possiamo accostare ancor più al dono della fede.

li nella fede, li affida a Maria, donna e maestra di fede per farli accompagnare verso il dono dello Spirito. Illuminati dallo Spirito, fortificati da Lui, irrobustiti nella fede, finalmente crederanno e, non più timorosi, andranno fino ai confini della terra a dire e a dare la vita per il Maestro.

Il Risorto, però, non li abbandona nella loro incredulità, e il mattino di Pasqua, li cattura nuovamente apparendo loro e facendosi vedere, confermando in loro l’adesione al suo cuore. Poiché sa che sono debo-

Ci accorgiamo che la loro storia è la nostra storia; il nostro dubbio può diventare, come è avvenuto per i discepoli, una strada verso la vera fede. Mons. Giuseppe Giudice

Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme!

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EDICOLA

INDIRIZZO

CITTÀ

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART KAIROS EDICOLA Daniele Raffaela CART’EDICOLA EDICOLA D’andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M.Rosaria MIR MIR MIR CARTOLIBRERIA Archimede

Via dei Goti, 11 Via dei Goti Piazza Doria Via Petrosini, 17 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via Caduti di Superga, 5 Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI PAGANI S. EGIDIO DEL M. ALBINO SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete

IN PRIMO PIANO LA CITTÀ

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n vescovo scrive alla Città, ai sindaci e agli amministratori locali, a quanti operano nella scuola e nella cultura, al mondo imprenditoriale e a quello del volontariato. Scrive a quanti hanno a cuore il destino della nostra terra. E chiede loro di non dimenticare che la Città è fatta di uomini e donne che hanno un corpo e un’anima, coltivano sogni e speranze. Un gesto nuovo che riprende una tradizione antica, un segno forte per esprimere la preoccupazione e l’ansia di un Pastore che fin dall’inizio si è mostrato attento alla vita sociale e ai bisogni degli ultimi.

amministratori e spesso lo fanno seguendo la logica di interessi particolari. Spetta ai cittadini vigilare sul bene comune e denunciare la cattiva amministrazione. A tutti è chiesto di creare sul territorio una resistenza attiva e creativa al male che sempre e dovunque s’intrufola. I cristiani sono parte di questa cittadinanza ed hanno una precisa responsabilità. La comunità ecclesiale spesso è stata latitante su questi punti. Meglio riconoscerlo. Non ha saputo avanzare proposte, non è intervenuta con tempestività, non ha parlato con una voce sola. Non ha contribuito a creare spazi di confronto in vista di una comune progettazione.

Un Vescovo che parla alla Città interpella anche quei cristiani, e tanti si considerano tali, che vivono nelle istituzioni o sono impegnati nei diversi ambiti della società. La parola del Vescovo suona per loro come una campana che invita a uscire allo scoperto. Il disagio sociale che denunciamo – e che in alcuni casi assume la forma del degrado – non può essere solo attribuito alla cattiva gestione della politica, è il frutto amaro di una responsabilità collettiva. Sono i cittadini che eleggono gli

Il Vescovo parla alla Città. Per chi suona la campana? Per tutti. I cristiani sono chiamati a stare in prima fila. Non per scaricare sugli altri le colpe ma per assumersi insieme agli altri le responsabilità. Dobbiamo cambiare marcia, investire sulla formazione, garantire una presenza sociale critica e costruttiva. Possiamo e dobbiamo farlo. Per amore dell’uomo e di tutto l’uomo, direbbe Paolo VI. Silvio Longobardi


CITTÀ DELL’AGRO, riprenditi l’anima!

Lo scorso 30 aprile il vescovo Giuseppe, dalla Cattedrale di san Prisco, ha rivolto un discorso alla Città dell’Agro, proponendo numerose riflessioni e qualche provocazione

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arlare alla Città dell’Agro, un territorio composito e variegato che mette insieme 13 comuni, è un desiderio che il vescovo Giuseppe ha coltivato fin dai primi giorni del suo episcopato. Lo ha confessato lo scorso 30 aprile, quando nella Cattedrale di san Prisco ha pronunciato il Discorso alla Città. Prima di inoltrarsi nella riflessione, Mons. Giudice ha fatto alcune precisazioni, utili per comprendere meglio il suo intervento. Pur sapendo che non esiste, di fatto, una città dell’Agro, egli ha scelto questa espressione per indicare una direzione, un progetto, quasi per suggerire una vocazione: superare i campanilismi per lavorare e crescere insieme.

Custoditi dalla preghiera

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religiosi sono una ricchezza per la terra dell’Agro. Lo sa bene il vescovo Giuseppe che ha da poco concluso la sua visita pastorale ai religiosi e alle religiose della diocesi. Nella preparazione del discorso, egli si è fatto aiutare dalla preghiera incessante che dai due Monasteri di clausura si eleva verso il cielo. Alle Suore domenicane di Sant’Anna e alle Clarisse di Santa Chiara, infatti, il Vescovo ha chiesto di vigilare, come sentinelle del mattino, sulla Città dell’Agro.

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La seconda puntualizzazione scende maggiormente nel concreto perché tocca la gestione della cosa pubblica. Mentre è sotto gli occhi di tutti il disagio del mondo politico e delle amministrazioni, il Vescovo ha chiarito che non è suo compito girare il coltello nella piaga, dunque il discorso non offre soluzioni tecniche o ricette pronte per l’uso. Tuttavia, per non rimanere in alto, fuori dalla storia, come qualcuno potrebbe pensare, egli cita sant’Agostino: “i tempi saranno migliori solo se noi saremo migliori, cioè all’altezza del compito che, a tutti i livelli ci viene affidato”. Il terzo suggerimento, che ha più il sapore di un desiderio o forse di una speranza, è che da questo momento possano emergere proposte concrete, per ricostruire la bellezza delle nostre cittadine, con una attenzione particolare al tessuto sociale e al ruolo dei giovani che soffrono in questo difficile momento storico per la mancanza di lavoro che blocca sogni e progetti di vita. Entriamo così nel cuore del discorso. L’intera riflessione ruota attorno ad una domanda cruciale: «Quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?». Questa espressione, tratta dal Vangelo di Marco, è divenuta lo slogan, il leit motiv dell’accorato discorso: Città dell’Agro, riprenditi l’anima! È difficile dare una definizione di anima, si tratta di un’espressione complessa, non semplice da declinare. Attingendo a quanto Papa Benedetto XVI ha scritto nell’omelia per la Messa Crismale lo scorso 5


Foto Salvatore Alfano Foto Salvatore Alfano

aprile, il Vescovo ha ricordato che la preoccupazione della Chiesa e dei sacerdoti è per l’uomo intero. Ci si preoccupa degli affamati, dei malati, dei senza tetto ma anche di chi soffre per la violazione di un diritto o di un amore distrutto, di chi si trova al buio e cerca la verità, di chi soffre per l’assenza di verità e di amore. In sintesi, ci si preoccupa di salvare corpo e anima, un unicum indivisibile. Riprenditi l’anima allora può significare riprendi in mano la tua vita, ritrova quel quid che ti manca, riconosci la tua di dignità. Bombardati dal consumismo non sappiamo più raccoglierci, meditare, pregare. Ecco, dunque, l’accorato appello del pastore: «Riprenditi l’anima che, forse, giace sotto un cumulo di immondizie! Uomo e Donna, che vivi nella terra dell’Agro; sì, riprenditi l’anima! Vuole essere questo il servizio urgente di chi è chiamato, oggi, a servire il bene del-

la Città, secondo i suggerimenti della Dottrina Sociale della Chiesa». Cosa c’entra questo, con la crisi che stiamo vivendo, che è culturale, spirituale, sociale, antropologica, politica ed economica, si domanda Mons. Giudice che non appare certamente disincantato né lontano dai problemi che toccano la vita quotidiana di ciascuno. Risponde servendosi delle parole Fabrice Hadjad, un giovane pensatore francese: «La nostra frenesia consumistica deriva dal fatto che non sappiamo più accogliere la gioia di essere insieme: non siamo più capaci di stare davanti al grande fuoco della Pasqua che illumina la notte, che ci permette di accontentarci di poche cose materiali e che ci fa danzare sull’abisso». Egli ricorda quanto afferma il Concilio Vaticano II nel Messaggio ai Governanti: “Nella vostra città terrestre e temporale il Cristo costruisce misteriosamente la

I CORTILI DELLA GIOIA “Le città hanno una vita propria. Hanno un loro essere misterioso e profondo. Hanno un loro volto. Hanno, per così dire, una loro anima ed un loro destino. Non sono cumuli occasionali di pietra. Sono misteriose abitazioni” (Giorgio la Pira, Discorso al Comitato internazionale della Croce Rossa, Ginevra,

1954). Come ci fa bene riascoltare oggi questa parola di La Pira, il Sindaco santo di Firenze. Le città… hanno una loro anima, cioè sono vive, abitate dai viventi e dalla memoria di coloro che, prima di noi, le hanno costruite e le hanno abitate. Come è bello riscoprire i Corti-

li che, nella terra dell’Agro, sono come la struttura primaria della città, spazi aperti, pensati per intessere le relazioni. Che ridiventino, con il contributo di ognuno, cortili della vita, della famiglia, della gioia! Dal Discorso alla Città di Mons. Giuseppe Giudice

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Auguri Padre!

C Foto Dina Coppola

i sono immagini che restano nel cuore per sempre e segnano il corso del tempo e della storia. Il 13 maggio del 2011, Mons. Giuseppe Giudice era in ginocchio davanti al cardinale Vallini che stendeva le mani sul suo capo e pronunciava la preghiera di ordinazione episcopale. Quando si è alzato un lungo e caloroso applauso lo ha accolto come nuovo Vescovo. Grazie Eccellenza, perché come un padre amorevole ci guidi sui sentieri della fede lasciandoti accompagnare dal soffio dello spirito e da una fantasia pastorale che non finisce tuttora di stupirci e sorprenderci. Ringraziamo il buon Dio per averci dato un Pastore pronto a consumarsi per il bene del suo popolo e per lui chiediamo una grazia sempre più abbondante perché, come Chiesa, desideriamo rispondere con passione e determinazione alle sollecitazioni dello Spirito e fare della vita una bella notizia.

sua Città spirituale ed eterna, la sua Chiesa”. E si domanda come possono convivere la città di Dio e quella degli uomini? Cita ancora Sant’Agostino: la città di Dio, secondo il santo vescovo di Ippona, nasce dall’amore di Dio che giunge fino al disprezzo di sé; la città terrena dall’amore di sé che giunge fino al disprezzo di Dio. La prima vive secondo lo Spirito, la seconda giace sotto la legge della carne. La città di Dio è la Chiesa pellegrina che vive nel mondo sottomessa alle

PER FARE UN PASSO AVANTI L’intervento di Mons. Mario Vassalluzzo Un discorso che guarda al futuro, fondando le radici nel Sinodo. Così mons. Mario Vassalluzzo, delegato ad omnia della Diocesi, ha introdotto il Discorso del vescovo alla Città dell’Agro: «Egli ha colto e fatta sua la riflessione che a conclusione del Sinodo la nostra Chiesa particolare fece». E «mentre non distogliamo i nostri occhi dalle glorie del passato – ha detto – facciamo un passo avanti: guardiamo con particolare attenzione al presente e attendiamo a proporre qualcosa per l’immediato futuro affinché lo scrutare i “segni dei tempi” ci aiuti evangelicamente a compiere la volontà del Signore». «Monsignor Giudice – ha aggiunto il vicario – raccoglie la sfida a far ritrovare l’incidenza della fede sullo stile di vita nella “Città” e a rispondere, con testimonianza personale e della Comunità che egli guida, a tutti quelli che sono attratti dalla persona del Cristo, senza sentirsi ancora parte attiva della sua Chiesa».

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leggi e all’autorità dello stesso e che non fa mancare il suo contributo alla sfida educativa per creare una società che consideri la pace un bene prezioso. I membri della città terrena ricercano i beni di questo mondo e per possederli si affaticano. Il cristiano, invece, vive nel mondo con distacco, usa i beni senza possederli. Ha lo sguardo rivolto al cielo. La carità lo spinge ad amare e servire. L’eterno dilemma ritorna con rinnovato vigore: Servire o servirsi? Avere un’anima o non averla? La risposta chiara e definitiva per il vescovo è la parola di Gesù: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi li opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,43-44).

Qualche provocazione Giorgio La Pira, il Sindaco santo di Firenze, affermava che le città hanno un volto, un’anima misteriosa e profonda, perché sono vive, abitate, irrorate dalla memoria di chi le ha costruite. L’augurio del vescovo è che nell’Agro si possano riscoprire i Cortili come i luoghi della vita, della famiglia e della gioia, capaci di accogliere anche lo straniero, che non deve essere visto come una minaccia, bensì come risorsa. Certo, bisogna impegnarsi per ricostruire un tessuto cittadino, deturpato da una mancanza di pianifica-


Foto Salvatore Alfano

Il Vescovo pronuncia il Discorso alla Città nella Cattedrale di San Prisco

educativi che rafforzino l’alleanza Famiglia - Scuola - Chiesa. Per passare, successivamente, dall’emergenza alla proposta educativa che chiama in causa la famiglia, la scuola e le istituzioni locali.

zione armonica del territorio e dalla poca attenzione per l’estetica. Tutto questo ha ridotto la nostra terra, stretta tra due grandi province, a città dormitorio. C’è bisogno di rivedere il concetto di civitas, di investire sull’educazione alla cittadinanza, reinserendo nei piani di studio l’educazione civica, per riscoprire la consapevolezza delle proprie radici e della memoria. Ciascuno, a partire dal suo cortile, è chiamato a ricostruire un percorso di bellezza attraverso percorsi

Nella città dell’uomo c’è posto per tutti, per i piccoli e per i grandi, per gli anziani e per i malati. In questa città non c’è l’emarginazione, essa ha porte e finestre non per ripararsi dal freddo, ma per aprirsi verso l’Alto. «In una città così - ricorda Mons. Giudice - Dio è di casa, perché dove l’umano si realizza, il Divino è pienamente presente». Scende poi nel concreto. Dov’è questa città? Nei nostri sogni? La risposta è un trattato di buon senso. «No, è nella fatica quotidiana delle opere e dei giorni, nella fedeltà al piano del Signore, nell’onestà dei rapporti, perché questa città ha un’anima, l’anima onesta e semplice del nostro popolo che, vivendo sul pianerottolo della storia, dà anima alle piccole e grandi storie quotidiane, facendo così grande la storia di tutti e di ciascuno. Affidiamo ai piccoli ed ai giovani, nel cui sguardo il riflesso di Dio è meno inquinato, il compito di dare anima alle nostre parole ed ali alla nostra speranza per ricostruire il tessuto sfilacciato della nostra città». Antonietta Abete


l’approfondimento Educare alla cittadinanza Per Mons. Giudice l’educazione alla cittadinanza è un’emergenza che richiede alleanze tra le diverse agenzie educative. Ne abbiamo parlato con Francesco Fasolino, insegnante, preside e oggi ispettore del Ministero della Pubblica Istruzione Il Vescovo ricorda la necessità che l’educazione civica ritorni nei piani di studio perché i ragazzi imparino a riscoprire l’identità della propria città. Cosa pensa di questa provocazione: è attuabile e che frutti può portare? «Lo studio dell’educazione civica costituisce, oggi come ieri, un aspetto essenziale della formazione integrale della persona. Curarne l’insegnamento nella comunità scolastica, significa, tra l’altro, muoversi lungo la pista dell’Unione Europea e del suo obiettivo primario di formazione della cittadinanza attiva in ogni persona». Nel Discorso alla Città si parla di alleanza educativa tra Famiglia, Scuola e Chiesa. Secondo lei, la scuola riconosce nella Chiesa e nelle parrocchie un partner con cui lavorare per la formazione delle giovani leve? «Nel nostro tempo parliamo di agenzie formative alle quali, per ragioni ed opportunità diverse, i giovani si rivolgono. In tal senso anche queste tre realtà assumono, pur in un quadro di significati e riferimenti dif-

RISCOPRIRE LE PROPRIE RADICI Urge una profonda riflessione sulla città per rivedere il concetto di civitas, per sentire la necessità dell’emergenza di educazione alla cittadinanza, cioè l’educazione civica che deve rientrare al più presto nei piani di studio; per ridisegnare insieme le rotte dell’identità della città, del suo ethos: la città è elemento strutturale della società, è luogo di coerenza sociale, è il paradigma che organizza intorno a sé la sua intera produzione culturale, è consapevolezza delle proprie radici, del proprio senso storico, della propria memoria. Dal Discorso alla Città di Mons. Giuseppe Giudice

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ferenti, il ruolo di agenzie formative. Naturalmente, in questa ottica, diviene difficile pensare ad alleanze, perché le agenzie entrano in competizione tra loro. Ecco perché da anni esse si interfacciano poco ed è impossibile, in molti casi, riconoscere la supremazia di una sull’altra. Di certo, non è sempre riconosciuto, se non in forme diversificate nelle varie aree ed ambienti, il ruolo della Chiesa come partner, non dico privilegiato, ma almeno nevralgico». Questa alleanza da chi dovrebbe essere coordinata? In altre parole, a chi tocca fare il primo passo? E in che modo potrebbe essere realizzata? «A chi spetta il primo passo? Chi deve concertare? Difficile rispondere. Se una di esse, anche la stessa famiglia, assume l’iniziativa, può generare sospetti, diffidenze, incomprensioni. Di sicuro la Chiesa può essere più equilibrata nelle azioni, nelle scelte e nelle proposte». Il Vescovo, nell’introduzione al Discorso, ricorda il dramma dei giovani senza lavoro, ancora più penalizzati dall’attuale crisi economica e sociale che investe l’Italia e l’Agro. In questa emergenza, qual è l’apporto che l’istituzione scolastica può offrire? «La scuola ha diverse opportunità per canalizzare gli interessi e la formazione dei giovani in modo da costruire percorsi che diano vita ad occasioni di lavoro in settori che oggi sono sguarniti. Penso all’Istruzione Tecnica Superiore, agli Istituti Alberghieri, alle competenze linguistiche. Il discorso diviene, a questo punto, mirato sulle grandi politiche di orientamento, considerando i campi di concorrenza che il mercato globale rende assai impervi ed ardui da seguire, emulare, sconfiggere. È un argomento che ha bisogno di più risposte e non di teoremi astratti».


Foto Salvatore Alfano

Una pianificazione armonica del territorio “Occorre ridisegnare il volto delle nostre città”, scrive il vescovo Giuseppe. A colloquio con Massimo Trotta, membro dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Salerno

Perché in termini di progettazione urbanistica facciamo fatica ad identificarci come la Città dell’Agro? «La realtà territoriale dell’Agro, a livello urbanistico, ha ormai preso la forma di una città frammentata in tante piccole cittadine, chiuse urbanisticamente a causa di una espansione disordinata che nasce negli anni sessanta e si sviluppa in maniera irregolare, a causa soprattutto di interessi locali che hanno portato la politica ad operare scelte di clientelismo, più che di interesse della collettività dell’Agro. Un esempio su tutti è rappresentato dal progetto di viabilità della città dell’Agro mai partito e applicato solo sulla carta. Se non cambia il modo di pensare dei nostri amministratori, la città dell’Agro non troverà mai reale applicazione». Perché nel nostro territorio si costruisce senza tener conto dei criteri estetici? Vediamo spuntare colate di cemento, una a ridosso dell’altra, senza parchi giochi, aree verdi per i bambini né servizi alla famiglia. «Il problema principale risiede in una pianificazione territoriale ormai vetusta, che risale nella maggior La Cattedrale gremita di cittadini, rappresentanti delle associazioni e amministratori

parte dei comuni agli anni ’70 e all’espansione del patrimonio edilizio, avvenuto negli anni ’60, quando la disciplina urbanistica non richiedeva il rispetto di alcuni parametri, nonché la realizzazione degli standard urbanistici. Oramai, se si osservano le nostre città dall’alto, si evince che la disordinata distribuzione delle costruzioni consente poco il recupero di spazi, soprattutto nel centro abitato ad alta densità demografica, da destinare a standard urbanistici». Cosa si può fare per invertire la rotta? «Rimane la possibilità di adeguare l’esistente e di insediare negli spazi ancora liberi le dotazioni minime per il recupero di alcuni standard urbanistici (parcheggi, verde pubblico…). Un esempio su tutti, per la risoluzione dell’atavico problema dei parcheggi, potrebbe essere rappresentato dalla realizzazione di parcheggi multipiano, con sopra aree a verde attrezzato, con destinazione pubblica, allestite con parco giochi per i bambini. Si potrebbe ancora pensare di utilizzare alcuni immobili di proprietà dei

CITTÀ DORMITORIO Dobbiamo pur ammettere che una sottovalutazione dell’esperienza estetica, la mancanza di una pianificazione armonica del territorio, stretto tra due grandi province, l’inadeguatezza di una cultura indipendente dalle esigenze del sistema produttivo e le insufficienze, o sforzi non mirati o mal riusciti, della guida politica hanno trasformato il volto delle nostre città, rendendole meno abitabili e più cittàdormitorio. Dal Discorso alla Città di Mons. Giuseppe Giudice

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Massimo Trotta

Lo sguardo dei giovani Il Consiglio episcopale dei giovani ha individuato insieme al vescovo Giuseppe i temi da affrontare nel Discorso alla Città. Rosaria, Raffaella e Dario raccontano la loro esperienza

comuni, destinandoli a biblioteche, ludoteche e centri di ritrovo, con una gestione da affidare a comitati di quartiere o a privati che li possano rivalutare». L’Agro, stretto tra due province, è destinato a rimanere a lungo una cittàdormitorio? O ha delle potenzialità nascoste che gli amministratori non sanno valorizzare? «Sicuramente il territorio dell’Agro per la sua posizione geografica è trascurato rispetto al territorio di Salerno e Napoli. Ciò nonostante, credo che chi doveva e dovrebbe muoversi per cambiare il trend di questa situazione è la classe politica territoriale che ci rappresenta nelle sedi istituzionali della Provincia di Salerno e della Regione Campania. Una ricchezza del nostro territorio è sicuramente rappresentata dal patrimonio archeologico, che non è stato mai messo al centro di programmi di intervento, ma che potrebbe costituire una risorsa dal punto di vista turistico ed economico. Basterebbe inserirsi in un programma integrato con le visite ai patrimoni archeologici delle vicine Ercolano e Pompei. Ottimizzando tali risorse si riuscirebbe a dare ossigeno anche alle varie realtà commerciali ed alberghiere presenti sul territorio dell’Agro».

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ella stesura del Discorso alla Città il Vescovo Giuseppe si è fatto aiutare dal Consiglio Episcopale dei Giovani che dall’inizio del suo ministero lo accompagna nel servizio alla Chiesa di Nocera - Sarno. Mons. Giudice ha definito i giovani “la porta” per entrare nella terra dell’Agro. Ma i giovani come vivono la fiducia che è stata loro accordata? Lo abbiamo chiesto a Raffaella Ruocco, della parrocchia San Giovanni Battista di Striano, a Dario Di Maio, della comunità parrocchiale Sant’Alfonso in Sarno, e a Rosaria Revellini, della parrocchia S. Maria del Presepe di Nocera Inferiore. «La prima reazione - racconta Raffaella - è stata un misto di incredulità e timidezza. Il gesto di condivisione del Vescovo ha significato molto per me, è la manifestazione del desiderio di costruire una relazione. È bello che la Città sappia che dietro il Discorso c’è una ricerca condivisa». Ripartire dai giovani è stato importante anche per Dario, lo ha fatto sentire protagonista. «Veniamo sempre definiti il futuro - sottolinea Rosaria - per il nostro Vescovo invece siamo il presente». Questo significa che è possibile adoperarsi concretamente, senza aspettare un’alba nuova per abitare le cittadine dell’Agro e renderle

più belle. Come? Non ha dubbi Dario, contagiandole con l’entusiasmo che arde nel cuore dei giovani. Per Raffaella c’è bisogno di coltivare uno sguardo critico, impegnandosi in prima persona, senza lasciare agli altri l’onere di cambiare le cose. «Siamo noi l’anima dei nostri territori, se la città sarà giovane, integra, pura o decrepita dipenderà da noi». E gli amministratori locali? Per Dario devono impegnarsi ad abbattere i confini che separano le diverse realtà ed investire nella costruzione di relazioni sociali. I cittadini però, ricorda Rosaria, devono essere onesti e responsabili, ricordando il comandamento di Gesù: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 19, 16-19). Quando affrontiamo l’eterno dilemma - perché è più facile servirsi (degli spazi, dei luoghi, delle strutture) piuttosto che servire? - Raffaella afferma che il servizio richiede l’assunzione di una responsabilità e soprattutto la gratuità. «A volte manca lo slancio per costruire la città di tutti». Sulla stessa frequenza d’onda è Dario: «servirsi delle cose è semplice, quasi scontato. Servire invece richiede una disponibilità che a volte non si ha voglia di mettere in campo». Antonietta Abete


2011 4 GIUGNO 2012 Un anno insieme al vescovo Giuseppe

Per il mese di giugno Insieme realizza un NUMERO SPECIALE per ricordare i fatti piĂš importanti del I anno di episcopato di Mons. Giuseppe Giudice e presentare il volto della nostra Chiesa locale.

La rivista sarĂ portata in dono a Papa Benedetto XVI in occasione del pellegrinaggio diocesano del prossimo 6 giugno.

Per info, contattate la segreteria di redazione 081 513 45 04 redazioneinsieme@alice.it Foto Salvatore Alfano (1)


SPAZIO SCUOLA a cura di Sofia Russo

Se mi lasci non vale… Il Mo.Ca. contro l’abbandono scolastico I ragazzi della nostra diocesi hanno partecipato al tradizionale appuntamento triennale organizzato dal Movimento Studenti di Azione Cattolica nazionale

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In questi tre giorni i nostri “cantieri” hanno affrontato i temi dell’orientamento, della cultura della valutazione e del sogno di avere scuole aperte il pomeriggio, tutti approfonditi da esperti esterni.

iao a tutti ragazzi!

Questo mese vi parleremo dell’evento il Movimento in Cantiere (Mo. Ca.), che si è tenuto a Napoli dal 20 al 22 aprile, a cui noi membri dell’equipe Movimento Studenti di Azione Cattolica Nocera-Sarno abbiamo partecipato. “Se mi lasci non vale”, questo è stato il tema del Mo. Ca., inerente alla problematica dell’abbandono e della dispersione scolastica, fenomeno diffusissimo in Italia che colpisce indiscriminatamente Nord e Sud. «La scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati» diceva don Lorenzo Milani e noi studenti non vogliamo un simile trattamento, ma pretendiamo una palestra di vita che ci accompagni durante il percorso di crescita e di maturazione. Crediamo in una scuola da non abbandonare!

Il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, prof. Mario Rossi Doria

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Mo.Ca. 2012: orientamento, valutazione, scuole aperte Il primo tema, l’orientamento, è stato sviluppato in due parti: in entrata e in uscita. Nella prima fase si è sottolineata la necessità di un percorso di diversi incontri, suddivisi in fasi, per aiutare i ragazzi a fare una scelta consapevole della scuola superiore che vogliono frequentare. Nella seconda fase, invece, ci siamo concentrati su come affrontare la scelta dell’Università e se decidere di continuare gli studi o intraprendere, subito, una carriera lavorativa. Siamo giunti alla conclusione che lo studente, entrante o uscente, ha bisogno di maggiori servizi per essere guidato in una dimensione formativa, finalizzata a costruire persone forti e autonome, capaci di fare scelte di ambito tecnico o vocazionale per il loro futuro abolendo ogni stereotipo. Il secondo cantiere si è occupato della valutazione, un tema cruciale per la scuola italiana, perché noi studenti siamo abituati, spesso in modo sbagliato, a considerare i giudizi scolastici che riceviamo ogni giorno come giudizi sulla persona, permettendo alle valutazioni negative di abbattere la nostra


autostima. Oggi, però, anche le scuole vengono valutate attraverso i test invalsi (ndr. preparati dal Servizio Nazionale di Valutazione), test anonimi che hanno il compito di valutare i livelli di apprendimento dei ragazzi di ciascuna scuola, da poco introdotti anche per gli allievi delle scuole superiori. Questo rappresenta anche l’unico strumento di valutazione dell’operato dei docenti e dei dirigenti scolastici. Un’altro argomento collegato alla “dispersione scolastica” che abbiamo trattato nei laboratori è quello della scuola aperta. Di cosa si tratta? È una scuola che vuole aprirsi a ciò che ora non viene considerato come scolastico in senso stretto, ma che fa parte della vita degli studenti, concretamente garantisce una presenza anche dopo le cinque ore scolastiche. Ogni studente dovrebbe avere la possibilità di essere autonomo, di riuscire a “fare rete” con gli altri enti del territorio, con le stesse istituzioni scolastiche, deve dunque partecipare dandosi da fare! Scuola aperta significa, quindi, mettere a disposizione degli enti scolastici una serie di competenze e conoscenze, così da formare una persona a trecentosessanta gradi. La seconda giornata ha visto come momento centrale l’incontro con Marco Rossi Doria, il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, durante un convegno tenuto al convitto Vittorio Emanuele II. Noi studenti ci auguriamo che questi progetti, ideati durante il Movimento in Cantiere, possano essere realmente realizzati, affinché la NOSTRA scuola ci insegni ad amare la cultura e dia senso e sapore allo studio dei più giovani. Questi sono gli anni più importanti, il tempo in cui investire per il futuro. Perciò noi del Msac ripetiamo ancora una volta: I care! L’equipe Msac

Campania regina degli abbandoni L’abbandono scolastico è un fenomeno diffuso in tutta Europa, con il tasso medio del 14%. In Italia, invece, il tasso registrato nell’ultimo anno è del 19,2%, ovvero sono quasi 200mila i ragazzi dai 14 ai 18 anni che hanno lasciato la scuola. La dispersione scolastica è quindi una piaga diffusa in tutta la penisola, ma è al Sud che raggiunge i picchi più alti, arrivando addirittura al 27%. In Campania, nell’anno scolastico 2006/2007, hanno abbandonato la scuola più di 7.000 studenti.


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

A PIEDI! La crisi che investe l’Azienda della mobilità CSTP sta creando disagi a lavoratori ed utenti. L’aumento del prezzo del carburante spinge verso l’utilizzo del mezzo pubblico, ma nel salernitano non è così

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fu così che si ritornò a camminare a piedi. Esigenza ambientalista? Non proprio. Carburanti alle stelle? Anche. Ma è colpa soprattutto del trasporto pubblico locale saltato. Dopo Caserta, anche la provincia di Salerno rischia di restare senza autobus. L’azienda che un tempo si chiamava Atacs, oggi Cstp, ha vissuto i suoi giorni. Almeno così lasciano intendere le dichiarazioni dei politici e le decisioni del Consiglio d’amministrazione che ha avviato alla pensione, con la liquidazione, l’azienda della mobilità. Ci sono troppe perdite. La barca, in questo caso il pullman, fa acqua da tutte le parti. Ovviamente quando c’è di mezzo la politica vale sempre l’adagio “mai dire mai e mai dire per sempre”. Tutti, infatti, almeno a parole dicono di voler salvare capre e cavoli, ma nelle stanze dei bottoni ognuno ha il proprio obiettivo. Chi di creare società con aziende private, chi di smembrare il tutto in consorzi comunali, chi confida in bandi pubblici. Si vedrà. Al momento a pagare le spese maggiori sono utenti e lavora-


tori. Questi ultimi, dopo anni passati a contemplare e godere uno dei “posti fissi” per antonomasia, oggi corrono il rischio di essere inglobati in società con capitali privati dove la competizione e le nuove dimensioni finanziare potrebbero mettere a repentaglio anche qualche privilegio accumulato nel tempo. Dall’altro lato ci sono i viaggiatori. Qui stona la controtendenza nazionale. Se, infatti, nelle grandi città, come pure nei piccoli comuni di altre regioni, si prendono d’assalto i mezzi pubblici a causa del pieno troppo caro, in Campania si rischia, invece, di restare alla fermata. Non solo per gli atavici ritardi che caratterizzano il trasporto locale, ma perché le società sono fallite o, nella migliore delle ipotesi, non hanno i soldi per pagare il carburante, le assicurazioni e gli autisti. Altro, insomma, che aumento di passeggeri come avviene altrove: a Roma si è registrato un più 6 per cento di tessere emesse, a Bari un più 13 per cento di biglietti staccati, fino ad arrivare al più 24 per cento registrato a Bologna. Percentuali che fanno riflettere i cittadini e soprattutto coloro che negli anni, non solo negli ultimi, si sono susseguiti alla guida dell’azienda della mobilità. L’autocritica, costruttiva, deve partire da lontano e guardare al futuro per consegnare alle future generazioni servizi pubblici degni di essere chiamati tali, ma anche per evitare che centinaia di famiglie possano sperimentare il dramma della crisi occupazionale. Mai più persone a piedi. In tutti i sensi. Si spera.


Felice Petraglia con il papa, Benedetto XVI

Medico dell’Agro alla Pontificia Accademia pro vita Il prof. Felice Petraglia, di San Marzano sul Sarno, dopo aver scoperto una sostanza anti-cancro gira il mondo con la sua ricerca

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na laurea a Siena, una vasta attività didattica in quasi tutte le Università italiane e poi la scommessa del Salke Institute Layolla, in California: un itinerario lavorativo impegnativo quello del prof. Felice Petraglia, che annovera nella geografia della sua vita anche la città di San Marzano sul Sarno e l’amicizia profonda con don Giovanni Iaquinandi, parroco della parrocchia San Biagio. Suo padre Giuseppe, nominato dirigente di aziende sanitarie locali, si trasferisce nel piccolo comune dell’Agro e suo figlio Felice lega così la sua crescita al nostro territorio. Lo scorso 25 febbraio il professor Petraglia è stato presentato dal cardinale Bagnasco al pontefice, Benedetto XVI, e poi nominato membro corrispondente della Pontificia Accademia per la vita, in seno alla XVIII assemblea generale. Voluta fortemente da Giovanni Paolo II, la prestigiosa istituzione si prefigge lo scopo di promuovere il progresso degli studi e di «informare e formare circa i principali problemi di bioetica e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana». Un riconoscimento notevole per il medico, autore di una delle più importanti scoperte nel campo della ginecologia: grazie ai suoi studi è stata individuata l’inibina, una sostanza prodotta dalle ghiandole dell’utero con proprietà anticancerogene. Una ricerca accolta come rivoluzionaria dalla scienza e tributata da numerosi premi (“Pier Giorgio Chiodini”, “Arnaldo Bruno”), frutto di un’instancabile attività di studio e di approfondimento: si segnalano all’attivo, per il professore,

19 volumi, oltre 100 progetti, centinaia di seminari in istituti italiani e stranieri, 550 tra articoli e saggi. Anni di esperimenti, in America e anche in Italia, prima di comunicare ufficialmente la scoperta e la possibilità d’impiego dell’inibina, la sostanza che oltre a facilitare la procreazione può essere “trapiantata” in sostituzione di cellule malate, spiegando così il suo effetto anti-cancro. Sposato con la pediatra Silvia Saredelli, il prof. Petraglia è attualmente titolare della cattedra di ginecologia e responsabile del dipartimento materno-infantile dell’Università di Siena. Una responsabilità accademica portata avanti con lo stile e le convinzioni di un cristiano seriamente impegnato, un laico per il quale non è possibile scindere la vita di fede da quella lavorativa. Il rispetto della vita, nella duplice accezione di sensibilità alla vita della donna e accoglienza alla vita nascente, può essere identificata come la cifra dello sforzo umano e lavorativo del prof. Petraglia. Un uomo che ha accolto pienamente l’invito che Papa Benedetto XVI ha lanciato nel discorso ai partecipanti all’Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita, lo scorso 25 febbraio: «È mio desiderio, pertanto, incoraggiare l’onestà intellettuale del vostro lavoro, espressione di una scienza che mantiene desto il suo spirito di ricerca della verità, a servizio dell’autentico bene dell’uomo, e che evita il rischio di essere una pratica meramente funzionale». Mariarosaria Petti


Foto Salvatore Alfano

in memoria delle vittime del 5 - 6 maggio 1998

5 MAGGIO 2012 A 14 anni dai tragici eventi del Maggio ’98 rimane in noi, forte ed indelebile, il ricordo delle 137 vittime Il Cimitero sempre pieno di tantissimi occhi tristi. Nessun sole può riscaldare i cuori malinconici, i cuori che piangono la perdita delle persone amate. Basta un leggero vento a far sentire la presenza dei cari che non ci sono più. Brividi di emozione. Brividi di speranza. E l’acqua fresca che bagna Sarno non lava le sue ferite, ma è l’acqua della Vita. La Vita che non dimentica il passato, ma si proietta verso il futuro. Fiduciosa. 137 vittime, un ricordo ancora forte e indelebile. 137 anime che ci proteggono dell’alto e pregano per noi!

Il Sindaco di Sarno Avv. Amilcare Mancusi e l’Amministrazione Comunale


I borghi rinascimentali “Studi storici sarnesi. Dal Quattrocento al Cinquecento”, la nuova pubblicazione di Alfredo Franco, per le edizioni Il Chiostro

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rriva in libreria un nuovo contributo sulla storia dei borghi della Valle del Sarno durante il Rinascimento. L’opera è il definitivo risultato delle indagini condotte da cinque ricercatori sulla città di Sarno e sue vicinanze in epoca medievale e moderna. La maggior parte dei testi fu presentata ad un Seminario di Studio durante le prime Giornate della Sarno rinascimen-

tale, un evento di rievocazione in onore di Mariano Abignente, eroe della Disfida di Barletta, tenutosi nel 2010. I saggi contenuti nel volume sono i seguenti: Marialuisa Squitieri, La battaglia di Sarno del 7 luglio 1460; Armando Miranda, La presa di Sarno del 23 marzo 1462; Gaetana Mazza, Processi inquisitoriali e criminali d’epoca moderna; Massimiliano Martorelli, La cappella di S. Nicola dei Frecentese; Alfredo Franco, Sarno e dintorni nel Rinascimento. Accompagnano i testi una Introduzione del prof. F. Senatore dell’Università “Federico II”, una Tavola delle abbreviazioni ed un corposo Indice analitico dei nomi e dei luoghi.

Assostampa Valle del Sarno: i nuovi vertici

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arà Salvatore Campitiello il presidente dell’Assostampa Campania Valle del Sarno per i prossimi quattro anni. I neo eletti soci del Consiglio Direttivo, riuniti in assemblea, hanno nominato presidente Campitiello, vicepresidente Giovanni Navarra, segretario Barbara Ruggiero e tesoriere Livio Pastore. Del Direttivo fanno parte anche Pietropaolo Califano, Pippo Della Corte, Luigi Di Mauro, Agostino Ingenito, Alfredo Salucci. Nel corso delle elezioni tenutesi lo scorso 25 marzo sono stati eletti al Collegio dei Probiviri Antonio Lombardi, Vittorio Giacobello e Giovanni Savarese; eletti al Collegio dei Revisori Fulvio D’Amico, Genoveffa Ruocco ed Alessandro Sacrestano.


Saggezza popolare che fa cultura Pubblicata una raccolta di proverbi della tradizione curata da Giuseppe Ianniello dal titolo “Nepò…vire che te riche”

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n manuale di approccio alla vita attraverso i detti popolari, un tuffo nel mare immenso della sapienza popolare. “Nepò…vire che te riche”, raccolta di paraustielli curata da Giuseppe Ianniello, consente di fare un bagno nella tradizione e riassaporare la quinta essenza dei proverbi che hanno aiutato a crescere intere generazioni. La raccolta, nata da una rubrica pubblicata sul mensile Insieme, è curata dal Centro diocesano di Formazione “Sant’Alfonso Maria de Liguori” ed è inserita nella collana “Percorsi pastorali” diretta da don Silvio Longobardi. Con l’aiuto di suo nonno Domenico Veneziano, scomparso molti anni fa, l’autore propone una serie di detti, commentati ed attualizzati, utili per affrontare la quotidianità. Don Longobardi, nel suo intervento durante la presentazione al salone dell’Annunziatella a Pagani, ha detto: «Questo libro è apparentemente fuori moda, ma credo sia allo stesso tempo una buona provocazione perché non dobbiamo dimenticare le radici del passato». La presentazione del testo è stata curata dal critico d’arte Alberto Mirabella, che ha sottolineato come l’autore, ricorrendo all’importante rapporto affettivo tra nonno e nipote, abbia saputo «ricordare ed attualizzare una serie di motti, sententiae, suggerimenti utili al saper

vivere e soprattutto convivere in un mondo oggi sempre più caotico e alienante». L’autore è apparso felice e decisamente emozionato nel vedere realizzato un sogno e riconosciuta la testimonianza di quel progenitore che tanto gli ha donato negli anni della giovinezza. La raccolta è altresì un condensato dei talenti locali, grazie alla partecipazione del pittore Raffaele Alfano, che ha disegnato la copertina, al grafico Luca Memoli e a Dina Coppola che ne ha curato l’editing. L’iniziativa ha anche un risvolto benefico. Il ricavato della vendita del libro servirà a completare i lavori del centro per la formazione giovanile “Giovanni Paolo II” di Koupela in Burkina Faso. Salvatore D’Angelo

Per acquistarlo È possibile trovare il testo nelle parrocchie della diocesi, questo mese al prezzo promozionale di 5 euro, rivolgendosi al parroco o al referente di Insieme, oppure presso le libreria Corinto di Nocera Inferiore e Juvenilia di Pagani a 7 euro. Per ulteriori info è possibile contattare il Centro Diocesano di Formazione allo 081 5135711 o all’indirizzo info@centro-formazione.it.


Il Vescovo insieme agli artisti e, sulla destra, don Natale Gentile ed il prof. Teobaldo Fortunato, curatore della mostra

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l filo della fede i fili dell’arte” è la mostra d’arte contemporanea che dal 31 marzo e fino al 13 maggio caratterizzerà il chiostro della curia diocesana a Nocera Inferiore. Un’occasione straordinaria per la provincia di Salerno, e non solo, di accogliere un’esposizione di rilevanza internazionale che farà tappa anche a Parigi, Bruxelles e Berlino e che è finanziata dall’Unione europea. «È indubbiamente un’esperienza nuova e nello stesso tempo esaltante, nel senso che la Chiesa, aperta alle istanze ed al progresso dell’era moderna, si apre all’arte in maniera nuova» ha detto don Natale Gentile, direttore del Museo diocesano San Prisco. La mostra è stata visitata da centinaia di persone e ha avuto il suo clou nei giorni della festa del patrono. In occasione dell’inaugurazione sono stati gli stessi artisti a presentare le opere. «Il Vescovo – ha aggiunto don Gentile – ha avuto come cicerone il singolo artista, ricevendo non solo informazioni, ma motivazioni ed emozioni che sottostanno ad ogni composizione». Da segnalare l’enigmatica pittura di Emmanuelle Leblanc, i paesaggi di Michal Korman, le teste ricamate all’uncinetto di Joelle Bondil. c’è poi l’installazione aerea di Sarah Sibi. Tra gli espositori anche Gennaro Scarpetta, apprezzato pittore di Roccapiemonte, con atelier a Berlino, che espone i suoi Stati di mente su fondo nero, con le caratteristiche marionette. Per informazioni www.diocesinocerasarno.it

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Arte in mostra Il Museo diocesano San Prisco ospita fino al 13 maggio un’importante esposizione contemporanea Gennaro Scarpetta Stati della mente N°1 Emmanuelle Leblanc Ninfa

Michael Korman - veduta di Roma

Una crocchetta al giorno

di Gabriella Calenda*

Occhi di gatto e non solo… Alcune curiosità sul felino domestico

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ontinuiamo a trattare argomenti riguardanti il gatto. Vorrei soffermarmi su alcune curiosità. Spesso in ambulatorio mi chiedono in che modo vede il gatto. Questo felino è innanzitutto capace di vedere in condizioni di scarsissima luce, perché rispetto all’uomo ha una retina molto più sviluppata, composta da numerosi bastoncelli (cellule nervose delegate alla visione del bianco e del nero), l’unico inconveniente è che le immagini per loro sono meno nitide. Distingue solo alcuni colori, come il giallo, il blu e il verde. Un’altra differenza è nell’estensione del campo visivo: quello del gatto copre 285 gradi, mentre quello dell’uomo solo 210. Altra domanda che mi viene posta è il si-

gnificato delle fusa. Bene, le fusa vengono emesse dalla laringe e dal diaframma. Queste vibrazioni determinano nel gatto una condizione favorevole per il ricambio di aria nei polmoni ed una migliore circolazione del sangue. Si deve sottolineare però che le fusa oltre ad essere associate a stati di benessere o al richiamo della mamma verso i suoi piccoli, a volte possono presentarsi anche in soggetti malati che richiedono attenzioni. *Medico veterinario (gabriella_calenda@hotmail.it)



L’angolo delle lettere

Il ricordo di don Enrico Smaldone Pubblichiamo una lettera giunta in redazione che prende spunto da un articolo sull’inaugurazione della Cappella Martin, nel complesso Cittadella della Carità, pubblicato sul numero di aprile di Insieme Gentilissima Antonietta, ho letto con molto interesse il tuo articolo “La fantasia della carità” (cfr Insieme aprile, pagg. 32 e 33). Ogni nuova iniziativa è sempre ben accetta e io approfitto per rinnovare a don Silvio quegli stessi auspici che 25 anni fa, in occasione della celebrazione della sua prima Messa nel piazzale delle Suore Compassioniste, quale Presidente del gruppo GIAC San Giovanni Battista, ebbi a porgergli. Ma non posso esimermi dal fare alcune considerazioni che nascono da tanti ricordi. Un’opera come quella ideata e voluta da don Enrico non meritava la fine che ha fatto. Essa fu una fucina di formazione per tanti giovani che trovarono e consolidarono, nel tempo, una propria identità, un lavoro, un futuro dignitoso. Avevo appena dieci anni, quando scolaro delle elementari, tornai a casa con la famosa cartolina “dai un mattone anche tu”. La mia famiglia era profuga dalla Libia, i momenti erano tristi, ma donammo con piacere quel poco che potemmo. Nel 1963, con il mio gruppo di giovani AC abbiamo avuto modo di incontrare don Enrico e di raccogliere le sue preoccupazioni per i continui problemi economici che lo assillavano. Con la collaborazione del nostro Assistente don Alfonso Raiola decidemmo di organizzare una recita e di devolvere l’intero incasso alla Città dei Ragazzi. Il 29 dicembre calcammo le scene del Teatro Minerva con “La Cantata dei Pastori” e il giorno della Befana consegnammo nelle mani di don Enrico la somma di £.125.000. Il nostro entusiasmo era alle stelle. Poi, all’improvviso, la morte di don Enrico. La trasformazione della struttura in casa di riposo. Il crollo di tanti bei progetti. In una realtà come quella che stiamo vivendo, perdita di posti di lavoro, aumento della delinquenza, disgregazione sociale, non credo sia utopistico pensare che una realtà come “La Città dei Ragazzi” avrebbe potuto significare, ancora oggi, un punto di riferimento non solo lavorativo ma anche per la formazione delle famiglie. Con stima, Franco Silvestri

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Caro Franco, conosco da anni la tua rettitudine morale e l’umiltà con cui svolgi il tuo servizio ecclesiale, accolgo i tuoi sinceri auguri come segno di un’amicizia che nasce dalla fede. La tua rievocazione storica è semplice e commovente, è solo un piccolo frammento di una vicenda che è durata per quasi trent’anni. Forse è finita per incuria o incapacità dell’uomo. Con il tempo ho imparato a non dare giudizi troppi frettolosi. Ma quel che conta è vedere che oggi la Provvidenza di Dio ricomincia a costruire lì dove gli uomini si sono fermati. Unisci perciò la nostalgia del passato con la speranza che guida i passi del credente e trasforma ogni delusione in una più grande fiducia in Dio. don Silvio Longobardi

Scriveteci!

Cari lettori ed amici, scriveteci! Attendiamo sempre con gioia le vostre riflessioni, gli spunti, i suggerimenti, per costruire, camminare e crescere insieme. redazioneinsieme@alice.it


FESTA DELLA MAMMA Foto e testo di Salvatore Alfano

Col capo chino, la schiena piegata, le mani nude nell’acqua fredda, la polvere nelle unghie. Il pensiero per chi non torna. Qualche volta la paura e poi un sorriso. Le borse della spesa, il danaro contato senza vergogna, le mani sudate. Le lunghe estati a casa senza un lamento. Il bicchiere di latte al mattina presto, l’odore di sugo, i panni puliti. Poi ancora giù con lo sguardo, perché è meglio evitarla una guerra che farne un’altra. Una parola in meno, due, tre. Quello che non hai detto è nei tuoi occhi e nelle tue rughe. L’orgoglio di essere donna, la vanità nel vestito a fiori quel giorno di primavera. Come un fiore anche tu nel campo sterminato della vita. Se ho mai detto qualcosa, se qualcosa ho mai fatto lo devo a te.

Grazie mamma


VITA ECCLESIALE

Siate amici, fate della Chiesa una famiglia

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on uomini solitari ma figli e fratelli in una Chiesa che ha la forma di una famiglia. Così il Vescovo Giuseppe disegna il volto dei presbiteri nella Lettera che ha consegnato loro il giovedì santo. L’idea è nata durante gli esercizi spirituali dello scorso ottobre, in quei giorni si limitò a dare solo alcuni accenni. Oggi ha voluto incastonare i diversi tasselli in un unico mosaico. Si tratta in realtà, come lui stesso scrive, di “semplici appunti scritti sul taccuino dell’esperienza e dettati solo dall’amore al Signore e alla Chiesa”. Da questa lettera, ricca di spunti e da meditare con calma, colgo alcuni aspetti, quelli essenziali. È lo sguardo su Gesù che ritma la vita dei presbiteri. Come Lui, il fidanzamento obbediente, essi sono chiamati a insegnare, incontrare persone, guarire ferite. Ma anche a ritirarsi in disparte per ritornare alla Fonte da cui scaturisce ogni agire. Seguendo le sapienti indicazioni della Presbyterorum ordinis, il documento del Vaticano II sulla vita e la missione dei preti, il Vescovo ricorda che prima di essere un Pastore che nutre le pecorelle che la Provvidenza gli ha affidato, il prete è, come tutti i battezzati, un discepolo che si nutre della

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Il giovedì santo, il vescovo Giuseppe ha consegnato a tutti i presbiteri gli “Appunti per una spiritualità del presbitero diocesano” Parola di Dio, celebra e vive l’Eucaristia, si confessa spesso e chiede consiglio. Un’immagine inconsueta, diciamolo pure. Il prete diocesano vive nella Chiesa locale, anzi questa appartenenza è l’elemento costitutivo della sua identità. Le annotazioni del Vescovo in questo ambito non sono meno pungenti. La diocesi non è il territorio geografico in cui il prete è inserito, ma la Famiglia che lo ha generato e nella quale egli è chiamato a servire. Il legame con il Vescovo e gli altri preti è di natura sacramentale, ma si traduce in una relazione affettiva che, per essere vera, deve assumere la forma di una sincera amicizia, un’amicizia che sia spirituale e insieme ricca di umanità, precisa il Vescovo. Egli guarda con favore alle “comunità presbiterali”, avendo lui stesso per molti anni vissuto questa esperienza e vivendola ancora oggi, da Vescovo. I momenti comuni – sottolinea il Vescovo – non sono


Un momento della Messa crismale dello scorso 5 aprile nella Cattedrale di Nocera Inferiore

pedaggi da pagare, ma occasioni per sperimentare la gioia di essere parte di una Chiesa Famiglia: i ritiri mensili, gli esercizi spirituali ogni anno, i corsi di aggiornamento pastorale, la Messa crismale. Nell’agenda del presbitero questi appuntamenti hanno il bollino rosso, sono urgenti e indilazionabili. Ma la vera sfida sono gli incontri personali, quelli in cui i preti imparano ad accogliersi e a dialogare, con pazienza e umiltà. Sono le ra-

dici nascoste di quella comunione fraterna, indispensabile premessa per ogni efficace collaborazione pastorale. Questa fraternità presbiterale è il vero banco di prova perché misura la coscienza di essere Chiesa, cioè una famiglia in cui ciascuno si sente parte e sa di avere solo una parte, non importa se piccola o grande. Quella che gli assegna la Provvidenza. Silvio Longobardi

I nuovi Canonici della Cattedrale

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l giovedì santo, nel corso della celebrazione, il vescovo Giuseppe ha nominato 5 nuovi Canonici del Capitolo della Cattedrale. Si tratta di don Mario Ceneri, mons. Carmine Citarella, don Salvatore Fiocco, mons. Domenico La Guardia e don Giovanni Orlando. Il Capitolo dei Canonici della Cattedrale, che è regolato dalla legge universale del Codice di Diritto Canonico e dalla legge particolare del proprio statuto, aiuta il vescovo nel governo di tutta la diocesi. Ai nuovi Canonici auguriamo un lavoro fecondo, al servizio della nostra Chiesa diocesana.

Foto Salvatore Alfano

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Ogni giorno 38.000 sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento Clero e vengono distribuite tra tutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti.

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CH I E SA

C AT TO LI C A

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C . E . I .

Co nf e r e nz a

E p i s c o p al e

I t a li a n a


Mons. Gaetano D’Acunzi, insieme a don Roberto Farruggio e don Antonio Adinolfi

La vita, l’impegno e le opere di mons. Gaetano D’Acunzi, salito al cielo il 28 marzo

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l 28 marzo è tornato alla casa del Padre mons. Gaetano D’Acunzi, parroco emerito di San Bartolomeo Apostolo a Pareti di Nocera Superiore. Dopo un lungo periodo di malattia e di profonda comunione col Cristo crocifisso, terminando la sua quaresima, è entrato come servo buono e fedele nella gioia del suo Signore. Don Gaetano, come era comunemente chiamato da tutti, nato il 4 novembre 1926, dopo aver frequentato il seminario di Nocera Inferiore, per gli studi liceali, e poi quello di Salerno per gli studi teologici, era stato ordinato presbitero nella cattedrale di Nocera Inferiore il 25 giugno 1950. Dopo l’ordinazione, fu viceparroco alla parrocchia del SS. Corpo di Cristo a Nocera Inferiore, fino al 1954, anno in cui giunse a Pareti come viceparroco e nel 1959 ne divenne parroco. Il suo ministero è stato svolto incessantemente in questa frazione di Nocera Superiore sino al 2009, anno in cui si è ritirato dalla parrocchia per motivi di salute. Di don Gaetano si può ricordare l’instancabile dedizione alla parrocchia, con un’attenzione particolare e continua al rapporto con le persone. Mons. D’Acunzi ha sempre cercato, come buon pastore, di conoscere le sue pecore una ad una, con un’attenzione alla promozione globale della persona. Ecco perché ha sempre cercato di unire alla formazione cristiana e ai cammini di catechesi una formazione culturale e integrale dell’uomo.

La vocazione all’insegnamento Accanto alla missione di parroco si è affiancata la vocazione all’insegnamento: prima con l’impegno in seminario, poi nella scuola, fino a diventare preside della Scuola Media “Solimena” di Nocera Inferiore. Come nota di

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Giovani e formazione, la scommessa di una vita

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fondo della sua vita la convinzione che solo una formazione culturale dell’uomo adeguata possa consentire di prendere in mano la propria vita, metterla in gioco e realizzarla compiutamente, come uomo e come cristiano.

Lo sport: spazio per “poter-si educare alla vita” La vita di don Gaetano è stata animata anche da un’altra passione: lo sport, strumento per permettere ai ragazzi di avere spazi e tempi per poter-si educare alla vita. Da questa dimensione della sua personalità è nata la struttura del campetto “San Ciro” di Pareti e la scuola calcio, come pure altre iniziative del genere, dove tanti ragazzi e giovani si sono formati. Gli anni e la lunga malattia del morbo di Parkinson gli hanno chiesto di completare la sua missione sul letto del dolore. Per lungo tempo è stato costretto a letto con numerose difficoltà e sofferenze, vissute sempre con uno spirito di profonda unione con il Signore. Quasi alla vigilia della domenica delle Palme, il Signore lo ha chiamato, anticipandogli la Pasqua di Resurrezione. Così come don Gaetano ha preso parte alle sofferenze di Gesù crocifisso, ora sicuramente prende parte alla gioia del suo Signore, che ha amato e servito. Don Antonio Adinolfi



ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dall’Ascensione del Signore al Corpus Domini Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Egli vive nel campo polveroso Perchè passi il tuo tempo a porte chiuse nel silenzio del tempio? Chi rimane a pregare in questo angolo buio e solitario? Apri gli occhi e guarda: Egli vive nel campo polveroso dove l’agricoltore ara la terra, dove lo spaccapietre lavora sulla strada, insieme a tutti, nel sole e nell’acqua, con le mani nel fango.

Lascia le ricche vesti e discendi con Lui nella polvere . Tu cerchi la salvezza. Dove trovarla se non dove il Signore si è legato alle sue creature con i legami della creazione? Lascia il profumo dell’incenso e i fiori. Unito a Lui nel lavoro, si logori la veste impolverata, scorra a rivi il sudore! Tagore Jean Francois Millet Piantatori di patate, 1861

20 maggio 2012

ASCENSIONE DEL SIGNORE (Anno B) LE LETTURE Uomini di Galilea perché state a guardare il cielo? Prima lettura: At 1,1-11 Salmo responsoriale: Sal 46 Seconda lettura: Ef 4, 1-13 Vangelo: Mc 16, 15-20 IL VANGELO Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. (cfr Mc 16, 19-20) Colore liturgico BIANCO

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Il nostro mandato È asceso il buon Pastore… veglia il piccolo gregge con Maria nel cenacolo. La Chiesa è e resterà sempre un piccolo gregge, tesa tra lo sguardo verso il cielo e il partire per andare dappertutto. Piccolo gregge, la Chiesa è lievito nella pasta del mondo. Piccolo gregge, la Chiesa è sale che insaporisce la vita. Piccolo gregge, la Chiesa è città collocata sul monte come faro nella notte. Piccolo gregge, la Chiesa è luce posta in alto per illuminare tutti coloro che vivono nella casa. Ascendendo, il Maestro non se ne è andato, ma si è semplicemente trasferito portando con sé la nostra umanità. Il capo è già nel cielo, da dove era venuto; il suo corpo, la Chiesa, è qui e continua i gesti del Maestro. Il Disceso ora è Asceso ed è l’eternamente Presente. Maria ha il compito, sempre nuovo ed urgente, di radunare e tenere insieme i suoi… fino al suo ritorno.


27 maggio 2012

PENTECOSTE (Anno B) LE LETTURE Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia… Prima lettura: At 2, 1-11 Salmo responsoriale: Sal 103 Seconda lettura: Gal 5, 16-25 Vangelo: Gv 15, 26-27; 16, 12-15 IL VANGELO Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. (cfr Gv 15, 26-27) Colore liturgico ROSSO

Il linguaggio dell’amore Un colpo di vento, una carezza leggera, un soffio, una lingua di fuoco e lo Spirito spazza via tutte le paure dal cuore dei discepoli: ora sono uomini pasquali, abilitati a portare il grande annuncio. Veni, Sancte Spiritus! Vieni! Viene e dona e dona il dono delle lingue: tutti parlano e tutti comprendono perché ci sono gli accenti dell’amore. È il primo dono dello Spirito. Viene lo Spirito e il volto della Terra è rinnovato, perché ha ritrovato il suo originale soffio vitale. Il rinnovamento è l’opera continua dello Spirito. Viene lo Spirito e le opere della carne sono distrutte, perché ormai bisogna gustare e nutrirsi dei frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Solo lo Spirito crea uomini nuovi, non fatti solo di carne. Viene lo Spirito e siamo capaci di portare tutto intero il peso della verità, reso leggero dalle ali dello Spirito.

3 giugno 2012

SS. TRINITÀ (Anno B) LE LETTURE Avete ricevuto lo Spirito per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Prima lettura: Dt 4, 32-34. 39-40 Salmo responsoriale: Sal 32 Seconda lettura: Rm 8, 14-17 Vangelo: Mt 28, 16-20 IL VANGELO Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. (cfr Mt 28, 19-20) Colore liturgico BIANCO

La Trinità essenza dell’eterno Andate e fate discepoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo… Il mistero grande: Trinità delle persone, unità della natura, uguaglianza nella maestà divina, riflessa in un po’ di acqua, acqua battesimale, nella quale lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. Il mistero trinitario ci raggiunge nei sacramenti e, nel segno sacramentale, il lontano si fa vicino, l’eterno entra nel tempo, l’indicibile si fa parola e l’uomo viene divinizzato. Dio si “concentra” nel frammento e così l’Unico Figlio con lo Spirito Santo è un solo Dio, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Quando ci segniamo con il segno della Croce, noi, in un gesto semplice, annunziamo il grande mistero trinitario facendo così della nostra vita un inno all’Amore di Dio. Insieme - Maggio 2012

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10 giugno 2012

CORPUS DOMINI (Anno B)

La Trinità essenza del Creato

LE LETTURE Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Prima lettura: Es 24, 3-8 Salmo responsoriale: Sal 115 Seconda lettura: Eb 9, 11-15 Vangelo: Mc 14, 12-16. 22-26 IL VANGELO Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. (cfr Mc 14, 22-24) Colore liturgico BIANCO

La liturgia è maestra di vita perché ci conduce per mano “dalla tavola del cielo” alla mensa delle nostre Chiese: il mistero della Trinità che abbiamo contemplato diventa un pezzo di pane ed un po’ di vino. Tutto il mistero pasquale che abbiamo celebrato si condensa e si ritrova sulla tavola eucaristica. Il pane e il calice sono il segno permanente della Pasqua di Cristo. Morto, Risorto, Asceso, Ri-disceso nello Spirito… è presente in un po’ di pane e in un sorso di vino. Così, in un gesto familiare, Egli rimane sempre con noi: Corpus Domini, Corpus Christi, Corpus Ecclesiae. Il Corpo del Signore è il Corpo di Cristo ed è il Corpo della Chiesa. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la natura. Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono: mai è consumato. Mangiandolo insieme siamo trasformati in Lui: anche noi spezzati, donati, offerti, consumati, bevuti per dare altra vita.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Al suicidio della speranza la risposta della solidarietà

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inalmente si è mosso qualcosa, per bloccare lo stillicidio di suicidi tra gli imprenditori schiacciati da difficoltà economiche. È un’associazione nata nella regione che conta il maggior numero di aziende in crisi per mancanza di liquidità, il Veneto, si chiama «Speranzaallavoro», l’hanno voluta la Cisl e l’Adiconsum. Il giorno dopo la sua nascita, in Regione è stata varata una norma che concede immediatamente prestiti agevolati agli imprenditori che ne hanno bisogno. L’etica che ha fatto nascere questa soluzione non è politica, non è partitica, non è economica, non è governativa, è cristiana. Sta nella solidarietà. Nella comprensione che se il tuo collega soffre anche tu soffri. Mentre scrivo, è in atto a Roma una fiaccolata, mossa dallo stesso sentimento, si

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chiama «Silenziosamente», per significare che non è una protesta urlante, non una minaccia politica, ma un richiamo ad osservare la sofferenza umana portata dalla crisi, il prezzo che scarica sulle famiglie, e in quei delicati clan che sono le piccole aziende. Queste imprese, in generale piccole, possono resistere un mese, due, tre al massimo, ma dopo crollano. O per meglio dire: il padrone crolla. Perché non può pagare i dipendenti, li lascia senza stipendio, e lo strazio lo uccide. La loro impresa è la loro famiglia allargata, conoscono personalmente tutti i dipendenti, quando un dipendente si sposa, il padrone viene invitato, quando nasce un figlio va a fare da padrino. Quando uno di questi padroni si suicida, è un atto di disperazione affettiva. Aiutarlo quando sta per crollare è un do-

vere. Ed essere aiutato è un diritto. Lui da solo non ce la fa a far valere questo diritto. Ci vuole un’associazione. Nel caso dell’ultimo suicidio che ho in memoria si trattava di un agricoltore, proprietario di un’azienda danneggiata dal clima anomalo di questi mesi. Lui doveva pagare un mutuo. Non ce la faceva. È andato a parlare col sindaco, che gli dato un sacco di affetto ma non aiuti concreti. Torna a casa e s’impicca. Il sindaco adesso, straziato anche lui, non si dà pace: «Non m’aveva detto che l’avrebbe fatta finita». È vero, ma questa gente non è disposta a confessare di non farcela più, di avere l’azienda in rosso: è una vergogna tale, che il dolore del suicidio è meno intollerabile. È un errore del loro cervello. La vita vale infinitamente di più. Ferdinando Camon Da Avvenire, 19 aprile 2012


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IL CALENDARIO

LE CRESIME DI MAGGIO

14 maggio, ore 19:00, Conferimento del Ministero del lettorato al seminarista Ciro Zarra presso il Seminario metropolitano di Pontecagnano; 20 maggio, ore 17:00, al Palazzurro di Pagani presiede la messa per la Convocazione diocesana del Rinnovamento nello Spirito; ore 22:30, a Nocera Superiore presiede il passaggio solenne delle statue di Maria Santissima di Costantinopoli e San Pasquale Baylon sul tappeto di quadri dei madonnari; 21-25 maggio, a Roma per l’Assemblea generale della CEI; 26 maggio, ore 17:00, al Palazzo Vescovile incontra la delegazione rumena di Azione Cattolica gemellata con l’Azione Cattolica diocesana; ore 20:30, a Sarno, nella concattedrale presiede la solenne veglia di Pentecoste; 27 maggio, nel pomeriggio, partecipa alla Festa della famiglia di Azione Cattolica nella villa comunale di San Valentino Torio; 6 giugno, presiede il Pellegrinaggio diocesano a Roma dal Papa;

Venerdì 18, ore 19:00, S. Prisco – Nocera inferiore Sabato 19, ore 19:00, S. Giovanni Battista – Angri Domenica 20, ore 11:00, S. Michele – Sarno ore 20:00, S. Maria Maggiore – Nocera Superiore Domenica 27, ore 19:00, Corpo di Cristo – Nocera Inferiore Mercoledì 30, ore 19:00, S. Maria delle Grazie – Angri Giovedì 31, ore 19:30, S. Antonio Orta Loreto di S. Egidio Monte Albino

LE CRESIME DI GIUGNO Giovedì 7, ore 19:00, S. Alfonso – Pagani Venerdì 8, ore 20:00, S. Maria delle Grazie Casatori di S. Valentino Sabato 9, ore 19:30, S. Alfredo – Sarno Lunedì 11, ore 19:00, Corpo di Cristo – Pagani

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it

Martedì 12, ore 19:00, S. Antonio – Poggiomarino Sabato 16, ore 19:00, Maria Immacolata – Nocera Inferiore Domenica 17, ore 19:00, S. Maria della Grazie Casali di Roccapiemonte Sabato 23, ore 19:00, S. Maria Addolorata – Roccapiemonte

ORDINAZIONI SACERDOTALI 21 giugno, ore 19:00, presso la parrocchia S. Maria del Presepe di Nocera Inferiore ordina il diacono don Carmine Cialdini 28 giugno, ore 19:00, presso la concattedrale di S. Michele Arcangelo in Episcopio di Sarno ordina il diacono don Salvatore Agovino 5 luglio, ore 19:00, presso la parrocchia S. Alfredo di Sarno ordina il diacono don Giuseppe Perano



NEWS DALLE PARROCCHIE a cura Mariarosaria Petti

SS. Annunziata Angri

Con San Gerardo per riscoprire la fede Dal 15 al 22 aprile settimana Gerardina con la statua del Santo

L’ Don Giosy Cento

Santa Maria di Costantinopoli Angri

Il cantautore di Dio Oltre 800 brani per don Giosy Cento, accolto in parrocchia ad Angri

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mpugna la chitarra e inizia a intonare «prendimi per mano Dio mio, guidami nel mondo a modo Tuo». Così si è conclusa la celebrazione di don Giosy Cento, domenica 11 marzo nella parrocchia di S. Maria di Costantinopoli ad Angri. Don Giosy è un sacerdote del mondo che si sente accolto in ogni luogo, ove porta il suo messaggio accompagnato dalle note delle sue canzoni. Del suo dono ne ha fatto una missione. «Le persone» – dice – hanno percepito che le mie canzoni sono preghiere, risvegliano il profondo dell’uomo». Il presbitero viterbese è un uomo come molti, ha ascoltato e risposto alla chiamata di Dio, fidandosi e affidandosi. Racconta: «La mia ispirazione nasce da Lui e ogni volta che mi volto, mi rendo conto che tutto è stato voluto da Lui». Il sacerdote cantautore, calcando le orme della semplicità e della tradizione, fa suo il motto di San Paolo “mi vanterò solo di Cristo” e per lui poco contano gli applausi (ha rifiutato due volte Sanremo). Quando gli domando cosa pen-

sa della crisi dei valori, risponde che è un luogo comune e aggiunge: «I valori, quelli autentici (amicizia, amore) vanno conquistati. È sbagliato identificare i valori di oggi con quelli dei nostri nonni. É un errore sentirsi maestri ripetendo il ritornello “ai miei tempi”». Dal suo volto spunta un sorriso che trasmette dolcezza. Si ferma e dichiara: «Amo profondamente questa generazione, Dio non ha sbagliato a donarcela». La sua bravura è stata quella di far brillare il volto giovane di Dio, un Dio che è più umano di ciò che possa sembrare. Secondo il sacerdote, Gesù ha inserito nuove dinamiche e ha ricostruito il tessuto dell’umanità, proprio accettando la croce. Don Giosy ricorda che già Giovanni Paolo II, in occasione della sua ultima GMG, aveva donato ai giovani una croce, non come segno di sconfitta ma quale icona di umanità. A conclusione lo interrogo sul senso che ha per lui la Pasqua e sicuro mi risponde: «Il passaggio dal torpore alla veglia». Federica M.M. Carrese

aspetto esile, gli occhi socchiusi e lo sguardo sereno di chi ha vissuto la sua vita nella bontà e al servizio di Dio. La statua di San Gerardo Maiella è stata ospitata dalla SS. Annunziata dal 15 al 22 aprile e custodiva al suo interno un qualcosa di veramente prezioso: una reliquia del Santo. La Missione Gerardina ha influenzato il programma liturgico di tutta la settimana, infatti i padri Redentoristi si sono resi disponibili per le confessioni e il rito missionario serale. «Sarà un tempo di grazia per la riscoperta della bellezza della fede cristiana» dice il sacerdote don Marco Limodio, che ha pensato bene di assegnare un tema ad ogni giornata, così da coinvolgere persone di diverse età, concludendo con un segno che riconducesse al tema scelto. La settimana Gerardina si è conclusa con una fiaccolata e una processione con la statua del Santo per le vie della parrocchia, per rendere viva la testimonianza della presenza di Dio tra la gente attraverso il suo umile servo. Donatella Salvati

Statua di San Gerardo Maiella

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Santa Maria Addolorata Roccapiemonte

Fiori di pesco Nasce un coro di bambini nella comunità di San Potito

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il simbolo di una primavera che quest’anno tarda a venire e che invece di sole e di atmosfera piacevole, ci regala maltempo, pioggia e freddo, tanto che ad aprile ancora non siamo decisi sui “panni” da usare. Ma, al di là delle variazioni meteorologiche, una cosa è certa: finalmente, nella piccola comunità di San Potito, è nato il coro dei bambini, chiamato appunto “fiori di pesco”. L’iniziativa non è da sottovalutare (anche se in altre parrocchie abbiamo cori di ben altro spessore); per una minuscola frazione di periferia, con uno stato d’anime che non supera le 500 unità, è un fatto quasi eccezionale. Eccezionale, nonostante la mancanza assoluta di strutture, che penalizza non poco tutto l’operato pastorale, tanto che dobbiamo mendicare un luogo per le riunioni. Eccezionale, perché si sono “scoperte” anche le persone adatte ed appassionate al canto e alla musica e hanno insistito per far nascere questo gruppo canoro. Eccezionale, perché abbiamo trovato anche la collaborazione dei genitori, che hanno saputo ritrovare spazio adatto e tempo opportuno per i figli, oberati spesso per impegni di palestra, di piscina, di danza etc. Eccezionale, soprattutto perché i piccoli sono diventati i beniamini della comunità, specialmente nella liturgia domenicale, quando con orgoglio si “esibiscono” con tutta la loro semplicità ed innocenza. Grazie allora al team impegnato (Emilia Polichetti, che dirige il coro con le collaboratrici Maria Giovanna Correale e Lucia Polichetti). Nella speranza che questi fiori di pesco, crescendo, maturino fino a diventare frutti gustosi. don Natalino Gentile

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Emilia Polichetti e il coro fiori di pesco

SS. Corpo di Cristo Pagani

Via Crucis a Mondragone con i giovani e i giovanissimi

Un ricco mese di marzo Fitta agenda di appuntamenti per l’AC parrocchiale

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o scorso 3 marzo i giovani dell’AC hanno partecipato attivamente alla colletta alimentare nei supermercati cittadini, supportando gli animatori e i volontari della Caritas parrocchiale. I giovani con il loro entusiasmo hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa. Il giorno seguente giovani e giovanissimi hanno partecipato ad una giornata di ritiro a Mondragone (CE) presso l’Istituto “Stella Maris” delle Suore di Gesù Redentore. L’appuntamento annuale con il Padre Passionista Antonio Rungi è organizzato dalla Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue del Cenacolo di Pagani, unitamente al gruppo degli Adoratori. Il ritiro ha avuto il suo epilogo con la celebrazione della Via Crucis all’aperto. Domenica 18 marzo, invece, l’AC ha vissuto insieme una giornata di ritiro alla Casa Madre delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue di Pagani, presso l’ex convento di S. Francesco di Paola. Il tema del ritiro, le tentazioni, è stato trattato con l’ausilio di audiovisivi autoprodotti. La riflessione teologica è stata sviluppata

da don Andrea Annunziata, a seguire un partecipato laboratorio. Fugace ma caloroso l’incontro fuori programma con S.E. mons. Giudice, già presente per il ritiro delle religiose. Pomeriggio speciale con la Presidente diocesana di AC Giovanna Civale, lo scorso 24 marzo. La nostra Presidente, con la cordialità che la contraddistingue, si è trasformata in educatrice di ACR con un folto gruppo di bambini. La preghiera finale, tenuta dal parroco, ha riunito grandi e piccini. Azione Cattolica San Felice Don Flaviano Calenda, Giovanna Civale e il gruppo di AC


Giovanni Carillo

latore idraulico e poi emigrò in America, insieme ai fratelli. Amante delle auto sportive, soprattutto del suo GT rosso fuoco, sempre sorridente e con la battuta pronta, invitava ad essere forti nelle difficoltà. Con affetto, ricordando le parole di S. Agostino, immaginiamo il nostro fratello Giannino in un orizzonte senza fine, nella luce che tutto investe e penetra, assorbito dall’incanto di Dio. Al rito funebre, celebrato da Sua Ecc. Mons. Giuseppe Giudice insieme ai sacerdoti della forania di Sarno, ha partecipato tanta gente che, con sincera commozione, ha dato una forte testimonianza di spiritualità e dei valori umani. Annalisa

San Sebastiano Sarno

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Ultimo saluto a Giovanni Carillo

Una veglia di preghiera per i giovani di AC

La comunità di San Sebastiano ricorda il fratello di don Aniello Mario

Ai piedi dell’Eucarestia con le parole di Santa Teresa di Lisieux

chi, invitato a entrare in Chiesa, ha lascia-

A

pregare insieme con loro: ai piedi dell’alta-

Q

Un momento dell’Adorazione eucaristica

to anche per un attimo i suoi impegni per

un anno e mezzo dall’inizio dell’A-

re, posate in un cesto, cento rose di carta-

dorazione Eucaristica Perpetua, i

pesta e vicino una targhetta con il nome di

giovani della parrocchia S. Maria

un fiore. Un impegno da vivere, il vero fiore

del Presepe hanno animato con la loro pre-

da coltivare nel proprio cuore! Tutto questo

Sarno. Giovanni, chiamato da tutti amiche-

senza, la preghiera e i canti, la veglia che il

in cambio di un lumino da accendere e la-

volmente “Giannino”, è venuto a mancare

21 aprile scorso li ha visti impegnati fino a

sciare, segno della preghiera che alimenta

all’affetto di chi lo amava il 17 ottobre 2011.

notte fonda. Accompagnati dalle parole di

la propria fede. L’idea nasce dalle parole di

Uomo semplice e di buon cuore: la famiglia

Teresa di Lisieux, hanno voluto percorrere

Santa Teresa che, parlando del mondo delle

era tutto il suo mondo, soprattutto i nipo-

insieme a lei la piccola via, quella dell’ab-

anime che è il giardino di Gesù, insegna che

ti che tanto amava, come figli. Trascorreva

bandono fiducioso a Dio, che mira all’essen-

«Dio ha voluto i grandi santi paragonati ai

lunghi pomeriggi nella piazza del paese, se-

ziale. Raccolti ai piedi dell’Eucaristia, si sono

gigli e alle rose, e i più piccoli, paragonati

duto sulla “sua” panchina dialogando con le

nutriti dell’unico Pane che li ha resi un uni-

alle margherite o violette […] per rallegrare

persone che conosceva, qualcuno lo ha an-

co corpo, come ha ricordato don Giovanni

lo sguardo del Signore quand’egli si degna

che ricordato come “la sentinella vigile del

Lo Giudice nella riflessione tenuta all’inizio

d’abbassarlo. La perfezione, infatti, consiste

Duomo di Episcopio”. Si diplomò all’Istituto

della veglia. Particolare anche il segno che

nell’essere come vuole Lui».

“G. Galilei” di Torre Annunziata come instal-

questi giovani hanno voluto consegnare a

ueste poche righe sono dedicate a Giovanni Carillo, fratello minore del sacerdote Aniello Mario, parro-

co della Chiesa di S. Sebastiano Martire, in

Giuseppe Pironti


Santa Maria M. in Armillis S. Egidio Monte Albino

rato, abbiamo meditato il mistero della croce mentre le donne a spalla portavano l’immagine della Vergine Addolorata. Queste sere di intensa preghiera hanno visto la partecipazione di molti uomini: giovani, papà e nonni che al termine di una giornata lavorativa consegnavano al Padre la fatica quotidiana. Non abbiamo celebrato pietisticamente un evento di dolore ma abbiamo percepito di unirci al Signore che, respinto dagli uomini, fino alla morte in croce, prega il Padre per la salvezza del mondo e con le braccia aperte attira e riunisce tutti i figli dispersi. Per le strade della nostra piccola frazione è stata portata un’immagine di Gesù morto insieme alla Madre Addolorata. Alla fine della preghiera l’immagine è stata deposta al centro della chiesa, dove le donne hanno provveduto all’unzione con gli oli e i profumi mentre la guida leggeva i passi della Passione di Cristo raccontati dalla beata Anna Emmerick. Giovanna Abbagnara

Note di Pasqua Intensi impegni musicali per la corale Millenium

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fedeli, che si radunano nell’attesa della venuta del loro Signore, sono esortati dall’apostolo a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali»: con tale spirito di fede, ben descritto dal Messale Romano, la corale Millenium dell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis ha accompagnato le solenni celebrazioni della settimana Santa, dai riti d’ingresso e dalla liturgia della Parola alla liturgia eucaristica. Fondata da qualche anno, la corale è ormai un punto fermo per l’azione liturgica parrocchiale. Si è costituito, infatti, un gruppo fortemente omogeneo e competente che, nel tempo, si è arricchito anche di squisita sensibilità artistica e religiosa. Attentamente diretto da Maria Rosaria Fiocco, il repertorio spazia dai classici della musica sacra ai più recenti testi musicali del sacerdote, biblista e compositore Marco Frisina. Il gruppo accompagna tutte le feste solenni dell’anno liturgico. Apprezzato è stato il contributo all’incontro di preghiera dello scorso 31 marzo, dal titolo: “Educatore… alla vita buona del Vangelo”, dedicato al Beato Alfonso Maria Fusco, presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Angri. L’incontro è stato curato dal dott. Rosario Damiano e dalla stessa Maria Rosaria Fiocco, Presidente dell’A.l.ba. (Associazione Laici Battistini). Il prossimo appuntamento è previsto per il 13 maggio, al Santuario di Gesù Bambino di Sant’Antonio Abate, per una rassegna corale in occasione della festa della mamma. Maria Ermelinda Di Lieto

Sant’Antonio da Padova Orta Loreto

La Via Crucis per le strade del paese Il dolore che purifica e prepara il cuore alla Pasqua

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a Settimana Santa, cuore di tutto l’anno liturgico, è stata vissuta con particolare intensità dalla nostra comunità parrocchiale. A questo evento siamo giunti già interiormente preparati dalle meravigliose lectio del giovedì sera, tenute ogni volta da un sacerdote diverso e inserite nel contesto dell’adorazione eucaristica. I venerdì quaresimali, invece, sono stati caratterizzati dal pio esercizio della Via Crucis. In questi momenti la comunità si è riunita in una delle strade della parrocchia e, attraverso un percorso opportunamente prepaUn momento della Via Crucis della comunità

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don Giovanni Iaquinandi

San Biagio Vescovo e Martire San Marzano sul Sarno

Nuovo incarico per don Giovanni Iaquinandi Il rito del Battesimo

San Francesco Sarno

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Una gioia grande Lesnaides Caballero ha ricevuto il Battesimo durante la veglia del Sabato Santo, prendendo anche il nome di Maria

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econdo l’antica tradizione, il momento più bello per ricevere il battesimo e divenire figli di Dio, è senz’altro la celebrazione della veglia del Sabato Santo, specialmente se si tratta di convertiti al cattolicesimo, cioè dei cosiddetti catecumeni preparati a riceverlo. Nella chiesa di S. Francesco d’Assisi di Sarno, durante la scorsa veglia pasquale, come a Roma il S. Padre Benedetto XVI ha impartito il battesimo a vari catecumeni, così, con licenza del nostro vescovo mons. Giuseppe Giudice, il giovane parroco P. Maurizio Buonocore ha avuto la gioia, insieme a moltissimi fedeli presenti, di battezzare la catecumena trentaduenne Lesnaides Caballero, detta Yenny, cubana, moglie del sarnese Sebastiano Milone e madre di due figli (Lesna e Luigi), prendendo il nome anche di Maria.

Il parroco di San Biagio è stato nominato canonico confessore

La casalinga Lesnaides Maria, insieme al battesimo, ha ricevuto pure la cresima e l’eucarestia; madrina è stata la prof.ssa Grazia Celentana, terziaria francescana che, per quattro anni di catechesi con la guida di vari frati, l’ha affiancata nel percorso della crescita spirituale, aprendo il suo cuore e la sua mente al messaggio evangelico, che già da tempo aveva bussato alla sua vita. Alla fine dell’insolita e speciale veglia pasquale, con un’assemblea plaudente e il sorriso sulle labbra, ecco il commento della neo-cristiana Yenny Maria: «È stato un momento bellissimo che aspettavo da tanto; è solo l’inizio di una nuova vita, che spero per me e per i miei cari ricca di grazie dello Spirito Santo, anche se so che la mia formazione deve essere ancora perfezionata». Salvatore prof. D’Angelo

urante la celebrazione eucaristica dello scorso giovedì santo il vescovo, S. E. mons. Giudice, ha nominato don Giovanni Iaquinandi confessore delegato per i peccati riservati. In forza della nuova nomina, don Giovanni avrà il compito di assolvere i peccati che sono, di norma, riservati al vescovo. Inoltre don Iaquinandi, parroco anziano e persona stimabile, avrà la responsabilità di guidare i giovani sacerdoti sul tema della riconciliazione. Un gesto di mons. Giudice che esprime una grande attenzione non soltanto per la vita organizzativa della Diocesi ma anche per la dimensione spirituale e interiore dei suoi fedeli. A don Giovanni esprimiamo il nostro augurio per il nuovo e significativo incarico conferitogli, custodendo nella preghiera il suo servizio alla Chiesa locale. Mariarosaria Petti

INFO Le catechesi di p. Pietro Lombardi, della parrocchia Sant’Alfredo in Sarno, sono scaricabili dal sito della Diocesi www.diocesinocerasarno.it, cliccando, alla voce parrocchie, su S. Alfredo.

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IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Mons. Carmine Citarella (Santa Maria delle Grazie, Casali di Roccapiemonte), che il 14 maggio compie 52 anni; don Domenico Cinque (Cattedrale di San Prisco), che festeggia il 19 maggio 45 anni; don Domenico D’Ambrosi (Santa Maria delle Grazie, Angri), per le 59 candeline del 20 maggio; don Antonio Palumbo (Cappellano del Cimitero di Angri) per i 71 anni che compie il 28 maggio e mons. Alfonso Desiderio (Santa Maria delle Grazie, Pagani), che il 4 giugno festeggia 79 anni. Nel mese dedicato a Maria affidiamo i nostri sacerdoti alla sua intercessione, affinché i loro anni accrescano la saggezza per illuminare e custodire il gregge che Dio ha loro affidato.

don Romualdo Calcìde (Regina Pacis, Angri) e don Antonio Adinolfi (San Giovanni a Pucciano e San Bartolomeo Apostolo in Pareti, Nocera Superiore) che festeggiano 13 anni di sacerdozio, rispettivamente il 14 e 27 maggio; don Rosario Villani (S.S. Simone e Giuda in Casolla, Nocera Inferiore) che il 4 giugno celebra 29 anni di sacerdozio. Auguri speciali a padre Pietro Lombardi (Sant’Alfredo, Sarno), che il 3 giugno festeggia 45 anni di sacerdozio: che questa sia l’occasione per rinnovare e confermare il suo servizio alla Chiesa locale. La Redazione di Insieme formula un augurio particolare a don Andrea Annunziata e a don Silvio Longobardi, direttore responsabile e direttore editoriale del mensile, che festeggiano rispettivamente l’1 e il 5 giugno 11 e 26 anni di sacerdozio. Ringraziamo il Signore per il dono della loro vocazione, perché possano continuare a essere comunicatori di speranza e annunciatori della buona notizia.

Mons. Alfonso Desiderio

Don Domenico D’Ambrosi

Mons. Carmine Citarella

Una augurio speciale a: Padre Silvano Controne, nominato Superiore nell’ultimo Capitolo Provinciale della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo. A padre Silvano rivolgiamo i migliori auguri affinché lo Spirito Santo illumini e protegga il suo cammino e il nuovo incarico che il Signore gli ha affidato.

Don Andrea Annunziata

Don Silvio Longobardi

Il nostro cordoglio: “Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno.” (2Cor 4, 16) Ci uniamo al dolore che ha colpito Madre Ofelia Marzocca, Superiora delle Figlie della Carità del Prez.mo Sangue (Pagani) per la perdita della cara sorella. A lei e alla sua famiglia spirituale assicuriamo il nostro affetto e la nostra preghiera.


Auguri don Franco! La chiesa locale dell’Agro nocerino-sarnese, che ti ha accompagnato nel cammino di cristiano e di sacerdote, accosta ancora una volta i suoi passi ai tuoi, ricordando nella preghiera il tuo servizio umile e generoso prima come guida della Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia e ora come pastore della Diocesi di Sorrento-Castellamare. Il nostro affetto e la nostra vicinanza in Cristo ti giungano più forti che mai in occasione del tuo ingresso nella nuova Diocesi, affinché ogni tuo progetto e impegno sia sorretto dall’amore di quanti hai guidato sinora.


IN PARROCCHIA a cura della comunità parrocchiale San Teodoro Martire - Sarno

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

Come acqua viva Istantanee di vita parrocchiale: dalle Quarant’Ore al Triduo

L’altare della reposizione: Cristo roccia da cui sgorga l’acqua della salvezza

Veglia di preghiera del Giovedì Santo

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ome rivoli d’acqua che sprizzano dal fiume per la sua sovrabbondanza: così ci siamo scoperti tutti, giovani e adulti, ai piedi dell’altare della reposizione, una roccia da cui sgorgava un ruscelletto. Ma prima di giungere al Giovedì Santo e al Triduo pasquale, i nostri passi ci riportano indietro al tempo della preparazione. Dal 22 al 25 marzo abbiamo ospitato le Quarant’Ore, quattro giorni di adorazione eucaristica. A sera, durante la celebrazione eucaristica, p. Serafino Lanzetta ci ha aiutati nella meditazione predicando sul ministero sacerdotale di Cristo e sull’importanza dell’Eucaristia, spesso tanto sminuita dai cristiani stessi. Inginocchiarsi, però, non è bastato, allora ci siamo messi in cammino. Il 30 marzo abbiamo vissuto la Via Crucis per le strade del Borgo. E dal borgo medievale è iniziata la nostra Settimana Santa, quando in groppa ad un asinello un ragazzo, simbolicamente, si è incamminato insieme ad una numerosissima folla verso la chiesa parrocchiale. Il resto è cronaca: il Sabato Santo eravamo sulla breccia, come sentinelle, ancora poche ore, ed ecco l’aurora… la vita che risorge. Mariangela Giudice

Auguri p. Serafino 10 anni di sacerdozio per p. Serafino M. Lanzetta. L’abbiamo festeggiato con gioia al termine delle Quarant’Ore, durante le quali è tornato non più come figlio ma come padre. Che ha tanto da insegnare. Ti affidiamo alla protezione della Vergine!

Ti seguirò, Signore Via Crucis al Borgo il 30 marzo

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e, uscendo dalla nostra chiesa parrocchiale, qualcuno iniziasse a percorrere a piedi la strada su cui si affaccia, scoprirebbe antichi portoni e vicoletti, e alla fine giungerebbe ai piedi del vecchio borgo medievale, le cosiddette rampe Terravecchia. Questo suggestivo fondale d’altri tempi ha accompagnato il nostro peregrinare simbolico e spirituale insieme a Gesù, dall’arresto alla deposizione, aiutati dalle meditazioni di mons. Giudice.

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a cura della comunità parrocchiale Sant’Alfonso Sarno

Una Messa per i sordomuti L’interprete che ha tradotto tutta la celebrazione nel linguaggio dei segni

Alla celebrazione, tradotta da un interprete nel linguaggio dei segni, hanno partecipato più di 40 sordomuti di tutto l’Agro. Grazie alla sensibilità di don Raffaele Corrado, l’esperienza sarà ripetuta ogni terza domenica del mese

I

l Signore Gesù ti conceda di ascoltare la sua Parola e di professare la tua fede… La parola “Effatà” richiama alla mente il noto episodio del Vangelo di Marco (cfr 7,31-37), che costituisce un paradigma di come il Signore opera con le persone non udenti. Gesù prende in disparte un uomo sordo e muto e, dopo aver compiuto alcuni gesti simbolici, alza gli occhi al Cielo e gli dice: «Effatà!», cioè «Apriti!». In quell’istante, riferisce l’evangelista, all’uomo fu restituito l’udito, gli si sciolse la lingua e parlava correttamente. I gesti di Gesù sono colmi di attenzione amorosa ed esprimono profonda compassione per l’uomo che gli sta davanti. La Messa per i sordomuti, tradotta con la lingua dei segni e dedicata a coloro che per capire ed esprimersi usano un sistema diverso dalla parola, è stato un evento eccezionale per la nostra comunità e ha riscosso un grande successo. Era presente un interprete professionista che ha tradotto per i sordomuti di tutto l’agro nocerino sarnese (circa 40) nel linguaggio dei segni (LIS) tutta l’Eucarestia. L’interprete ha tradotto ogni parola del nostro parroco ed ogni momento della liturgia, dal saluto iniziale ai canti. Parroco e fedeli chiamati all’altare hanno usato l’accortezza di leggere con una cadenza più lenta del consueto, fatto che ha reso certamente felici anche il resto dei convenuti.

Avvicinare le persone sorde all’Eucaristia Si tratta di un tentativo unico della nostra parrocchia di istituire, grazie soprattutto all’impegno del nostro parroco, don Raffaele, che da sempre si è interessato al problema dei non udenti, seguendo per un periodo anche un corso LIS,

un servizio continuativo di questo genere. Alla celebrazione erano presenti anche fedeli udenti che hanno ben accolto ed apprezzato questo servizio pastorale che continuerà con la celebrazione della Santa Messa ogni terza domenica del mese. L’obiettivo è avvicinare e integrare le persone sorde all’Eucarestia. Esse hanno lo stesso diritto e dovere di partecipare attivamente alla Messa, per questo è necessario instaurare una relazione significativa, di aiuto e di supporto pastorale, sensibilizzando i vari contesti sociali affinché vengano abbattute, come per altri disabili, tutte le barriere che ostacolano una piena integrazione delle persone non udenti. L’impegno della nostra parrocchia e del nostro parroco, in primis, è quello di rendere maggiormente accessibili le celebrazioni eucaristiche e ogni spazio di vita spirituale per accrescere in loro il senso di appartenenza alla Chiesa. Seguendo l’insegnamento e l’esempio Gesù, la Chiesa continua a riservare una speciale attenzione verso chi soffre, nella consapevolezza che proprio nella sofferenza è nascosta una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, come ha ricordato il nostro parroco nel suo saluto conclusivo: «Cari fratelli e sorelle non udenti, voi siete beati perché per voi conta l’essenziale: non servono parole, a volte inutili e dannose, ma gesti profondi che nascono dal cuore». Maria Rosaria Buonagura

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a cura della comunità parrocchiale Gesù Risorto Pagani

Antonella riceve il Battesimo durante la Messa del Sabato Santo

La giovane Antonella, dopo tre anni di preparazione, accompagnata dall’affetto di tutta la comunità, ha ricevuto nella Veglia Pasquale il Battesimo e gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana

Rinata dall’acqua e dallo spirito

«H

o fatto esperienza dell’amore e questo grazie alla comunità, da sola non ci sarei mai riuscita». A dichiararlo è Antonella, una giovane un po’ speciale della parrocchia Gesù Risorto perché ha ricevuto il Battesimo e gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana la notte del Sabato Santo. Un cammino durato circa tre anni durante il quale Antonella è stata accompagnata da una coppia della parrocchia, Gerardo ed Annamaria, responsabili del gruppo giovani di AC, e dalla sua madrina. Una vicinanza reale e concreta, avvertita dalla stessa ragazza, che ha sentito la presenza di tutta la comunità parrocchiale che insieme a lei ha riscoperto il significato e l’importanza del Battesimo. Ma procediamo con ordine. Cosa ha spinto Antonella a ricevere il Battesimo? «Ho avuto un’infanzia ed un’adolescenza normali - spiega - e qualche volta mi sono anche avvicinata alle attività della parrocchia, senza mai restarne tuttavia molto colpita». Il turning point della sua vita, l’evento che l’ha convinta ad intraprendere questo cammino lunghissimo, è arrivato qualche anno fa, in una maniera abbastanza atipica. «Una mattina ero a letto perché non mi sentivo bene - commenta commossa, ma felice nello stesso tempo - e guardavo la tv. Mi sembrava non facesse niente di bello, così ho iniziato a guardare un programma. Una delle ospiti mi colpì particolarmente per la sua testimonianza di fede e mi convinse che nella mia vita mancava qualcosa: volevo avere la stessa luce che aveva lei negli occhi». Un evento che è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché

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Antonella già stava attraversando un periodo particolare dal punto di vista spirituale e si stava interrogando sulla fede.

A giugno, le nozze Così si rivolge a don Antonio e intraprende un lunghissimo cammino catecumenale, che l’ha portata fino alla Santa Notte di quest’anno. «Ho potuto contare in questi anni sul valido apporto di Gerardo e Annamaria, ma non solo. Tutta la comunità mi ha fatto sentire la sua presenza». La Veglia Pasquale, infatti, è stata caratterizzata da una particolare e intensa partecipazione, un silenzio surreale ha accompagnato i momenti più intensi del rito. «Ho vissuto la celebrazione con grande serenità e gioia. Mi sono meravigliata di me stessa, perché sono abbastanza emotiva e subito piango, com’è successo già altre volte in questi anni», racconta sorridendo Antonella. Una grande testimonianza di fede che ha colpito tutti, dai piccoli agli anziani, passando per i giovani, gruppo di appartenenza di Antonella... ancora per poco, prima di passare nel gruppo delle giovani coppie. Questa estate, infatti, convolerà a nozze col suo fidanzato. «È il mio angelo, mi è stato sempre vicino e si è commosso più di me il Sabato Santo. Potevo sposarmi in Chiesa anche senza aver ricevuto gli altri Sacramenti, celebrando quindi solo il rito del matrimonio. Ma che senso ha sposarsi in Chiesa, e quindi definirsi cristiani, se poi non si crede ai Sacramenti?». Danilo Sorrentino


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

Con grande gioia la comunità mostra in anteprima una foto tridimensionale dell’oratorio parrocchiale, la cui realizzazione ha richiesto una tenace battaglia. Il completamento dell’opera è affidato al cuore di Dio

Un’opera di Dio, al servizio di tutti

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a parabola dei talenti raccontata da Gesù nel cap. 25 del Vangelo di Matteo ci ricorda che il buon Dio ha affidato a ciascun uomo dei carismi particolari. Questi talenti non ci sono stati dati per essere nascosti: “Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”, ma per essere sviluppati, evoluti, realizzati. Bisogna mettere da parte la paura di mostrare al mondo i doni preziosi che la divina Provvidenza ha deposto nel nostro animo: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A NULL’ALTRO SERVE CHE AD ESSERE GETTATO VIA E

Il progetto in 3D dell’oratorio San Giovanni Bosco CALPESTATO DALLA GENTE. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio”(Mt 5,13-15). Ecco perché mostriamo in anteprima un rendering del progetto dell’oratorio S. Giovanni Bosco, ecco perché abbiamo intrapreso e sostenuto una tenace battaglia contro coloro che hanno fatto di tutto per buttare all’aria il sudore di onesti lavoratori, scelti dal Padrone della vigna per lavorare nella sua terra, ecco perché mettiamo nelle mani di Dio quest’opera, perché laddove non arrivino le nostre forze umane intervenga dall’alto la sua Austera Giustizia, che abbassa i superbi e innalza gli umili.

Grazie a quanti ci hanno dato una mano Molti di noi conoscono l’intervento di Gamaliele nel sinedrio contenuto nel libro degli Atti degli Apostoli al cap. 5, 38: “Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!”. Noi non vogliamo né applausi, né corone di alloro, rispettiamo e chiediamo rispetto, siamo consapevoli dei nostri limiti e delle nostre miserie, ma sappiamo anche che la potenza di Dio si manifesta nella debolezza umana, ci basta la Sua Grazia (cf. 2 Cor 12, 9). Ringraziamo tutti coloro che hanno donato il loro contributo umano per vedere sorgere quest’opera, preghiamo per quelli che hanno voluto chiudere gli occhi per non rallegrarsi insieme con noi delle meraviglie del Signore, chiediamo la benedizione di Colui che scruta il cuore di ogni uomo per tutti coloro che ci aiuteranno a costruire quest’opera. La Madonna ausiliatrice custodisca tutti noi nella divina grazia del suo diletto Figliolo. Don Enzo Di Nardi

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

Cristo è risorto veramente! Un’immagine della Via Crucis parrochiale

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uesto è il ritornello di un bellissimo canto pasquale eseguito dal nostro coro parrocchiale nella Veglia della notte del Sabato Santo che ha rotto il tenebroso silenzio e ci ha introdotti nel luminoso giorno di Pasqua. Ma non è solo un ritornello, è il senso di tutta la nostra fede, la nostra ultima speranza, il motivo per cui ci diciamo cristiani. Spesso la nostra fede diventa abitudinaria e automatica, c’è bisogno di riscoprirne il vero senso e ritornare con la mente e con il cuore all’origine di questa meravigliosa storia d’amore tra Dio e l’uomo. I riti della Settimana Santa, attraverso la ricchezza delle liturgie che scandiscono i giorni, sono allora preziosi per compiere questo cammino. Questa settimana speciale in parrocchia si è aperta con la benedizione delle palme e la tradizionale rappresentazione in costume dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, a cui è seguita la santa Messa celebrata per l’occasione all’aperto, sul sagrato della Chiesa gremito di fedeli. Giovedì Santo, poi, la messa in Coena Domini e il rito della lavanda dei piedi, che quest’anno ha visto protagonisti i ragazzi che avrebbero ricevuto il Sacramento della Cresima il Venerdì dopo Pasqua. Di seguito la reposizione del SS. Sacramento all’Altare della Reposizione che quest’anno ha avuto come tema la ormai famosa “crisi finanziaria”, introdotto da una frase del Vangelo di

La nostra settimana santa che ci ha fatto riscoprire le ragioni della nostra fede Luca “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione”. (Lc 6, 20.24). Per tutta la notte, numerosi fedeli hanno sostato in adorazione del Santissimo accompagnati da meditazioni, preghiere e canti. Il Venerdì Santo, alle ore 15.30 l’Azione Liturgica dell’adorazione della croce e di seguito la 118° edizione della Sacra Rappresentazione della Via Crucis che ha attraversato le vie della parrocchia scandita dal susseguirsi delle quattordici stazioni e che è terminata con la Processione di Gesù morto, della Vergine addolorata e di S. Giovanni Apostolo. Il culmine di tutta la settimana, la madre di tutte le Veglie, è stata la Veglia del Sabato Santo. Una liturgia arricchita quest’anno dal battesimo di una neonata e da quello di una ragazza adolescente che ha ricevuto, in questa notte, anche la prima comunione, e dalla promessa di un’adulta che si preparerà, lungo quest’anno, per ricevere l’anno prossimo il battesimo, la prima comunione e la Cresima. Insomma, è stata davvero una settimana speciale, che ci ha fatto riscoprire le ragioni della nostra fede, che ci ha messi di fronte all’evento più grande della storia e che oggi, come duemila anni fa, non può lasciarci indifferenti: Cristo è risorto veramente! Fabio Senatore

Il nostro grande evento

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anca poco alla ricorrenza di San Pasquale, il 17 Maggio, e fervono i preparativi per il XIV Concorso Internazionale dei Madonnari, la più bella vetrina per la Città di Nocera Superiore offerta dalla parrocchia Maria SS. di Costantinopoli. Dal 18 al 21 maggio saranno in gara circa 100 madonnari provenienti da tutto il mondo, oltre alla partecipazione delle scuole della Campania. Dal sabato sera sarà possibile votare per decretare i vincitori del Concorso, e domenica, con il passaggio solenne della processione di San Pasquale Baylon e della Madonna di Costantinopoli, culminerà l’evento. Lunedì 21 maggio ci sarà la premiazione dei vincitori, durante l’annuale grande concerto che concluderà le diverse manifestazioni. Carlo Attanasio

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Un momento della processione di san Pasquale Baylon e della Madonna di Costantinopoli


Nelle foto, due dei 40 giovani c he hanno ricevuto il sacramento della Confermazione

Con il sigillo dello Spirito Santo Lo scorso 13 aprile, 40 giovani della comunità parrocchiale hanno ricevuto il sacramento della Confermazione

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giovani del gruppo di Catechesi giovanile in preparazione alla Cresima e dei Giovani e Giovanissimi di Azione Cattolica hanno confermato il loro sì a Cristo, alla presenza del vescovo Giuseppe. Per alcuni è stato l’inizio di un percorso di fede, per altri la conferma del cammino alla sequela di Gesù. I nostri giovani hanno ricevuto la potenza dello Spirito Santo e si sono impegnati ad essere testimoni coraggiosi di Cristo. La Cresima dona lo Spirito che permette di vivere in maniera diversa; diciamo no, dunque, all’uso strumentale di questo sacramento come premessa per il matrimonio o per fare da padrino e madrina. C’è bisogno di scelte consapevoli. Antonio Padovano Sorrentino

Scuola e parrocchia per crescere meglio…

Martedì in Albis; la Pasquetta a Cuma e Pozzuoli del Gruppo Giovani di Azione Cattolica

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marzo 2012: c’è fervore stamattina nei plessi Marco Polo e San Giovanni Bosco del 2° Circolo di Nocera Superiore. È il vivo entusiasmo per l‘arrivo del parroco don Roberto Farruggio, per celebrare il precetto pasquale. Nell›attesa tutto è in movimento: chi si dispone per il coro guidato dal maestro Francesco, chi prepara le preghiere dei fedeli che nascono nel cuore dei bambini; altri preparano l’altare con le tovaglie bianche delle mamme, il cero della maestra, i fiori colti nel giardino della nonna; altri ancora raccolgono lo scatolame per preparare il cesto dell’offertorio per la Caritas... Quest’anno l’esperienza si arricchisce dell’opportunità offerta da don Roberto di aiutare un giovane attraverso una raccolta di offerte per un concreto atto di solidarietà. Tutto è pronto per accogliere il parroco... ecco, appena viene scorto, la gioia dell’attesa si trasforma in un lungo applauso di benvenuto. Poi il silenzio della preghiera. “Lasciate che i bambini vengano a me”.. ecco la Parola che rivive nell’amore che don Roberto ben sa comunicare ai fanciulli in ogni gesto e in ogni parola che utilizza per attirarli al Signore... e i bambini, lieti, vanno... e nella fede crescono. Un’esperienza intensa che il giorno successivo, il 20 aprile, hanno vissuto anche gli alunni della Scuola secondaria di primo grado “Fresa-Pascoli”, i quali si sono recati con i loro insegnanti alla Chiesa parrocchiale. Maria Rosaria Spiezio

San Pasquale Il gruppo di pellegrini, di Bellizzi, Battipaglia, Eboli e Campagna giunti in pullman, domenica 18 marzo 2012, in visita alla Chiesa parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli per venerare S. Pasquale Baylon.

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno La Veronica in un quadro del ‘700

Non c’è rinascita senza croce Lo scorso 30 marzo, per prepararsi alla gioia pasquale, la comunità parrocchiale ha vissuto un’intensa Via Crucis. Per le meditazioni sono stati scelti i testi scritti dal vescovo Giuseppe

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a pratica della Via Crucis, secondi alcuni, è il ricordo della straziante visita che Maria era solita fare nei luoghi della Passione di nostro Signore, ma studi più recenti hanno dimostrato che questo rituale è nato in ambiente francescano, dunque risale ai primi del XIII secolo. Ripercorrere le ultime ore di vita di Colui che ha preferito cedere il passo ai suoi calunniatori, a coloro che hanno detto ogni maldicenza contro di Lui, è il segno tangibile della vita che diventa fede. La salita è faticosa, il cammino è pieno di ostacoli, la forza cede il passo alla stanchezza, il dubbio inizia ad insidiare anche la mente dei credenti. Il percorso, però, è anche ricco di incontri, veri, come quello con Simone di Cirene che rientrava da un’estenuante giornata lavorativa, o presunto,come quello con la Veronica, donna di cui non vi è traccia alcuna nei Vangeli. Ripartire dalla sofferenza. Anche la comunità parrocchiale

di Maria SS. delle Tre Corone ha voluto rivivere la passione di Gesù Cristo. La processione ha attraversato alcune strade cittadine ed ha visto la partecipazione di tutti i gruppi e di numerose persone che a vario titolo prestano servizio in parrocchia. I testi per le meditazioni sono stati scelti tra quelli scritti dal Mons. Giuseppe Giudice che ha guidato, nella stessa sera, a Nocera Inferiore la Via Crucis diocesana dal tema “Cristo e l’Uomo contemporanei sulla via della Croce”. È stato questo l’invito ed il messaggio donato alla comunità durante l’intenso momento di preghiera. La sofferenza è la strada dalla quale dobbiamo ripartire se vogliamo giungere alla gioia della Resurrezione. Non c’è rinascita senza croce; la tribolazione diventa dunque necessaria per contemplare la “bellezza senza tramonto”. Speriamo di rivivere anche noi lo stupore e la forte emozione di cui furono testimoni le donne che di buon mattino si recarono al sepolcro trovandolo vuoto. Guido Caringi


a cura dell’Unità Sinodale San Sisto II e San Francesco di Paola - Pagani coordinatore di redazione Michele Raiola

La promessa scout

Foto Michele Maiorino

La Comunità mondiale degli Scout si è arricchita di 20 nuove piccole, preziosissime presenze

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abato 24 marzo 2012, nel giardino della ex chiesetta di Montevergine, un branco di 20 lupetti composto da bambini e bambine ha pronunciato la “promessa” di adesione al movimento alla presenza di un folto ed emozionato numero di genitori, fratelli, nonni, amici. I nostri lupetti, di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, hanno intrapreso un nuovo ed entusiasmante percorso educativo e formativo aiutati da noi capi-educatori, che abbiamo l’arduo e meraviglioso compito di guidarli al rispetto reciproco e dell’ambiente, all’aiuto fraterno, alla solidarietà, all’amore ed al servizio di “amici e nemici”. Dopo la benedizione di don Salvatore Fiore, sono seguiti

I lupetti insieme ai capi-educatori canti tipici scout, giochi e tanto divertimento. Squisite pietanze ed una splendida torta, realizzata dai genitori di un lupetto ed ispirata ai simboli scout, hanno concluso una serata speciale ed indimenticabile. Marilù Pepe Foto Luigi Sammartino

Venerare la passione di Cristo Diversi appuntamenti per conformarsi alla sofferenza del Signore

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a Via Crucis è un “pio esercizio” con cui i fedeli venerano la Passione di Gesù; è il desiderio di conformarsi profondamente alla sofferenza di nostro Signore. Anche la parrocchia di San Sisto II ha organizzato i suoi “pii esercizi”, quattro per l’esattezza, due interni e due esterni. Venerdì 16 marzo, dalle ore 20:00 in poi, nel Parco “Futura”, sorto in una zona periferica della città e della parrocchia, si è svolta la Via Crucis comunitaria: le 14 stazioni si sono snodate lungo i viali del grande Parco che raccoglie oltre un centinaio di famiglie, quasi tutte di nuova costituzione: terreno fertile per la Parrocchia, vista l’intensa partecipazione dei residenti! Foto Marianna Attianese Molte persone hanno preso parte alla Via Crucis nel Parco “Futura”

Un momento della Via Crucis sinodale Emozionante anche la Via Crucis sinodale per i bambini. Costruita anche quest’anno da don Salvatore e don Carmine a misura dei nostri bambini, è stata vissuta intensamente. Per i molti adulti e i circa duecento ragazzi partecipanti è stata un’altra occasione per arricchire la loro crescita nella fede. Un cammino per ricordare, passo dopo passo, un momento importante della vita di Cristo. Un tragitto percorso, di stazione in stazione, da due parrocchie: San Sisto II e San Francesco di Paola, in unità sinodale, nella serata di venerdì 23 marzo. Martina Grimaldi

La festa parrocchiale La Commissione Organizzatrice Grandi Eventi sta lavorando alla seconda edizione della festa parrocchiale, che quest’anno si terrà nei giorni 15, 16 e 17 giugno. L’evento si svolgerà nei cortili di Via Barbazzano, dove saranno allestite le “vetrine parrocchiali”, cioè l’esposizione delle attività che si svolgono in parrocchia nel corso dell’anno pastorale, punti di degustazione di pietanze locali e spettacoli per grandi e piccini.

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a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

Generati dal costato di Cristo Un’immagine del Sepolcro preparato dalla comunità parrocchiale

… ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua” (Gv 19,34). In Quaresima, la scelta del tema per la realizzazione del Sepolcro è stata frutto di un cammino che la comunità parrocchiale sta facendo in questo anno pastorale; al centro vi è l’invito che il nostro vescovo Giuseppe ha offerto alla Chiesa diocesana: “Il filo della Fede”. Abbiamo scelto di realizzare una croce luminosa, rivestita di garofani di colori variegati. Al centro, un grande cuore ricoperto di garofani rossi, con la scritta JHS. Ai piedi della croce, in ordine, abbiamo collocato i sette sacramenti. Davanti a questa scena, ognuno ha meditato sui doni ricevuti: tutto inizia da qui! Dalla croce di Cristo dobbiamo sgomitolare la nostra fede, per riannodare i fili spezzati, superare le nostre fragilità ed aprirci al “nuovo” da concretizzare in rapporti fraterni e amicali in Lui e con il prossimo. I Padri Apostolici. Ci siamo fatti aiutare anche dall’interpretazione dei Padri apostolici i quali affermano che il sangue e l’acqua sgorgati dal costato di Cristo morente sono sempre stati compresi come la nascita della Chiesa. Nel sangue essi ravvisano il dono che Gesù ci fa della sua vita per la nostra salvezza e che si concretizza nel dono dell’Eucaristia, mentre nell’acqua essi riconoscono il dono dello Spirito Santo e il Sacramento del Battesimo. Il sangue è vita finché sta nel corpo, quando è versato, effuso, mette in risalto che la vita del Figlio di Dio è offerta per i fratelli fino al dono totale di sé sulla croce. Sangue ed acqua richiamano la Pasqua e la Pentecoste, la salvezza e il perdono, la Nuova Alleanza e il dono dello Spirito Santo. Sono anche il simbolo del nostro nascere dall’alto, come disse Gesù a Nicodemo: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”(Gv 3,5). Il costato trafitto di Cristo sulla croce diventa “fonte di salvezza” per ogni persona che chiede il Battesimo o che si avvicina al Sacramento della Riconciliazione con cuore contrito. Il ruolo dei sacramenti. Abbiamo così compreso che i sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, all’edifi-

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Dal sangue e dall’acqua sgorgati dal costato di Gesù nasce la Chiesa. Dinanzi al Sepolcro la comunità parrocchiale ha meditato sul dono della fede cazione del corpo di Cristo e a rendere culto a Dio. In quanto segni hanno, poi, anche la funzione di istruire. Essi non solo suppongono la fede, ma con le parole e con il rito la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati sacramenti delle fede. Questo è il cammino in salita fatto nell’esperienza del triduo pasquale, il monito a continuare quanto di meraviglioso il Signore ci ha concesso; questo l’autentico filo della fede che, con perseveranza, costanza e tenacia, dobbiamo custodire tra le nostre mani al fine di affermare, come esorta l’apostolo Pietro, “…adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). Don Gaetano Ferraioli

Aspettando l’Infiorata

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on l’arrivo della primavera, prendono il via numerosi eventi che hanno per protagonisti i fiori. E iniziato così anche il tour de force che vede protagonisti gli infioratori di Casatori. Il 29 aprile hanno partecipato a Gerano, in provincia di Roma, all’Infiorata della Madonna del Sacro Cuore, la manifestazione più antica d’Italia. Il 13 maggio saranno a Monselice (Padova) per La Rocca in Fiore dove realizzeranno un tappeto al centro della piazza. Gli appuntamenti continueranno fino alla festa del Corpus Domini: tante emozioni unite alla possibilità di rivedere vecchi amici ed incontrarne nuovi, di conoscere nuove tecniche e tradizioni, aspettando di realizzare la nostra Infiorata che si svolgerà dal 14 al 17 settembre. Marina Longobardi


a cura della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova Poggiomarino Coordinatore di redazione Mariano Rotondo

Paolo Brosio ha raccontato il suo amore per la Madonna

Quando le star diventano esempi da seguire

Il 26 e 27 maggio la sesta edizione di “Musica e Testimonianza” promossa dagli Amici del Presepe

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esta edizione per “Musica e testimonianza”, la due giorni promossa dagli “Amici del presepe” per portare un segnale di speranza ed evangelizzazione nel territorio di Poggiomarino. L’associazione di cui è presidente il parroco, don Silvano Controne, si avvale di circa quindici tra soci e collaboratori ed ha in Aniello Franzese una della menti. Da lui, infatti, è nata l’idea della kermesse di fede, spettacolo e conversione. Un progetto portato avanti da sei anni con enormi difficoltà ma con uno spirito sempre più pronto ad accogliere sfide in nome della comunità Com’è nata questa idea e quali sono gli obiettivi che l’associazione vuole raggiungere? «Tutto è partito da un meeting dei giovani promosso a Poggiomarino, noi che avevamo da sempre valorizzato il periodo del Natale, pensammo di creare un evento che potesse coinvolgere tutti, ma soprattutto i giovani, per “interessarsi” alla fede basandosi su fatti concreti, su racconti di vita reale che potessero avere come protagonisti anche personaggi famosi».

uscito a trasformare pusher in uomini del Signore, piccoli malviventi in scrittori ed esempi di conversione. Insomma, una grande opera che ha racchiuso nel suo testo “Dio è più forte della camorra”. Inoltre ci saranno anche Imma Cerasauolo, due volte campionessa paralimpica di nuoto ed il pediatra Attilio Barbaruolo della Tin dell’ospedale di Nocera Inferiore». Per il futuro quale obiettivo si pongono la manifestazione e gli Amici del Presepe? «Ci basta continuare a presentare testimonianze concrete ,che si può essere credenti ed affidarsi al Signore, vivendo contemporaneamente un’esistenza nella quale non manca nulla, in cui la serenità domina. Per i prossimi anni continueremo a contattare persone che hanno vissuto l’esperienza straordinaria dell’incontro con il Signore. Le conversioni non finiscono mai perché Dio è continuamente all’opera, e noi proporremo queste storie come luci di speranza da seguire». Mariano Rotondo

Negli anni ci sono stati ospiti di un certo rilievo che hanno raccontato la loro netta conversione… «Sì, da Claudia Koll, una volta reginetta dell’osè ed oggi grande credente, a Paolo Brosio devoto alla Madonna di Medjugorje, passando per suor Anna Nobili, una ex cubista, fino a Linda, Giosy Cento, suor Paola, Eugenio Bennato e Pino Maddaloni. Insomma tutti esempi che Dio può cambiarti in meglio la vita e che i giovani possono avere come esempi da imitare». Quest’anno la manifestazione si terrà il 26 e 27 maggio e sul palco di Poggiomarino salirà un sacerdote che è stato testimone di decine di conversioni… «Don Aniello Manganiello ha svolto a Scampia, il noto quartiere di Napoli dove regna la camorra, un immenso lavoro. Da solo, e naturalmente con l’aiuto della Provvidenza, è riUn momento delle passate edizioni Insieme - Aprile 2012

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IN DIOCESI

La morte,

una parola che interpella la vita di tutti Dalla presentazione al documento di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, il commento alla nuova edizione de “Il Rito delle esequie”, obbligatorio dal prossimo 2 novembre

“L Lello Scorzelli, Pater noster. Particolare della risurrezione di Lazzaro

a celebrazione cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore” (RP, l). Questa affermazione posta nell’incipit delle premesse generali al rito delle esequie è la ragione di un aggiornamento che recepisce i profondi cambiamenti intercorsi nella società e nell’atmosfera culturale, dopo la prima edizione del 1974, sulla base della typica del 1968. Che cosa è cambiato? La società non è più mortale, anzi “la società post-mortale” ha messo a tacere la morte, grazie alla scomparsa dalla

coscienza degli individui di questa esperienza. La morte, in realtà, è rimossa dall’orizzonte della vita quotidiana anche dal punto di vista percettivo mentre proliferano le sue spettacolarizzazioni mediatizzate, che trasformano in fiction anche la violenza reale che genera morte. I malati terminali stanno negli hospice, ai bambini non si fa vedere la salma dei nonni perché potrebbe turbarli, e così si resta analfabeti e muti di fronte a un evento che è parte della vita, sia perché inevitabile, sia perché contribuisce a definirne il senso, a riordinare le priorità, a non

Le novità della nuova edizione

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na prima novità di ordine rituale e testuale riguarda la “visita alla famiglia del defunto”, un paragrafo non presente nelle precedenti edizioni. Si tratta del primo incontro con la famiglia, occasione per il parroco di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e perso-

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nalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie. Altra novità riguarda il paragrafo precedentemente chiamato “preghiera per la deposizione del corpo del defunto nel feretro”, che ora è diventato “preghiera alla chiusura della bara”. L’intera sequenza rituale è stata rivista e arricchita: l’intento è quello di sottolineare, alla luce della parola di Dio, un momento molto


a cura dell’Ufficio di Pastorale Liturgica Diocesana

confondere mezzi e fini, a vivere con pienezza, come un dono, ogni giorno che ci è regalato. In un orizzonte immanente la morte è un fatto privato per le persone “comuni” o pubblico per le celebrità: un evento che si affronta in solitudine, senza strumenti di rielaborazione, perché il linguaggio della contemporaneità li ha cancellati dal suo vocabolario. Oppure un evento che si consuma sotto i riflettori, un “media event” che fa notizia per un paio di giorni e regala un po’ di visibilità a qualche personaggio, o produce un po’ di “retorica della pietà a distanza”, come la chiamava Boltanski, ma che non aiuta chi resta a elaborare il “passaggio”. Il rito funebre ha la funzione di accompagnare chi è direttamente colpito dal lutto, e di preparare chi lo sarà in seguito, in un cammino che non è né privato né pubblico ma collettivo e comune; dove pubblico è legato alla visibilità, mentre comune ha una valenza antropologica: ciò che riguarda l’essere umano in quanto tale. Le esequie cristiane non sono uno spettacolo, anche se utilizzano la ricchezza e pluralità di codici della liturgia. La dimensione rituale non ha solo una funzione consolatoria, ma è un medium-messaggio che iscrive l’evento inevitabile della morte in una cornice di senso che, se non cancella la tristezza e il senso di perdita di chi resta, li libera però dall’angusto orizzonte del non senso che genera angoscia e disperazione, o un vuoto che corrode la vita. E la dimensione collettiva, sostenuta da questo orizzon-

delicato e doloroso, quale quello della chiusura della bara, quando il volto del defunto scompare per sempre dalla vista dei familiari. Sono da segnalare ancora altri adattamenti: il primo consente, secondo le consuetudini locali, di pronunciare “parole di cristiano ricordo del defunto”; il secondo consente al sacerdote che accompagna processionalmente il feretro al cimitero di non congedare l’assemblea, ma di aggiungere solo “benediciamo il Signore”. Infine, al termine dei riti di tumulazione al cimitero, sono introdotte due formule alternative di conclusione. Al canto può essere poi affiancato il gesto dell’accensione di un cero sulla tomba. Significativo è infine l’inserimento della possibilità di utilizzare le Litanie dei Santi nelle processioni dalla casa alla chiesa e dalla chiesa al cimitero. P.L.

te di speranza, ha una funzione fondamentale perché il portare insieme il peso della sofferenza, il com-patire, il ricordare insieme la persona defunta come testimoni del suo passaggio sulla terra, l’aiutarsi a vicenda a raccogliere l’eredità di chi ci ha lasciato, sono tutte modalità non spettacolari, ma profondamente umane e umanizzanti di vivere la profonda congiunzione di vita e morte nelle nostre esistenze. Sembra dunque che il Rito delle esequie che oggi viene presentato possa essere un contributo ad umanizzare il momento della morte, sottraendolo alla sua invisibilità e alla sua individualità, quando non alla sua spettacolarizzazione. Grazie alla liturgia ritroviamo una grammatica e una sintassi in grado di dar voce alla morte, anzi di farne una parola che interpella la vita di tutti.

Le esequie in caso di cremazione

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a novità più significativa della seconda edizione del rituale è costituita sicuramente dall’Appendice dedicata alle “esequie in caso di cremazione”. La denominazione di Appendice, oltre a segnalare che non esiste una sua corrispondenza nell’edizione tipica latina, vuol richiamare il fatto che la Chiesa, anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei, continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella risurrezione della carne. La prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero desta non poche perplessità sulla piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche. Anche se il rituale non prende netta posizione sul versante disciplinare, offre però elementi per una catechesi e un’azione pastorale che sappia educare il popolo di Dio alla fede nella risurrezione dei morti, alla dignità del corpo, all’importanza della memoria dei defunti. P.L.

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a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

Per una Chiesa Giovane

Il Vescovo ha presentato la bozza del Progetto Pastorale Diocesano 2012-2015 che vedrà protagonisti le nuove generazioni dell’Agro

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o scorso 18 aprile, presso la Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli di Angri, il Vescovo Giuseppe ha incontrato il Consiglio Episcopale dei Giovani insieme ai 72 ragazzi che rappresentano i giovani di tutte le parrocchie della diocesi. Insieme a loro, il presule intende realizzare un vero e proprio percorso pastorale che coinvolga l’intera comunità diocesana. Alla base del percorso c’è, naturalmente, la Parola di Dio ed in particolare il brano del Vangelo di Luca al capitolo 10: “Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi…”. Il gruppo degli 84 giovani, che attualmente è ancora in fase di costituzione, è composto dai 12 giovani del Consiglio Episcopale dei Giovani, che accompagnano il cammino del Vescovo sin

dal suo ingresso in diocesi, e da altri 72 giovani, 12 da ogni forania scelti dai parroci delle 54 parrocchie, per rappresentare tutta la gioventù diocesana. Tra questi, anche rappresentanti di movimenti e associazioni, per rendere il gruppo rappresentativo di tutte le realtà operanti nella comunità diocesana. A sostenere il cammino di questi giovani insieme al Vescovo ed al responsabile della Pastorale Giovanile, don Ciro Galisi, ci sono altri sei sacerdoti, uno per forania: don Luigi La Mura per Angri, don Raffaele Ferrentino per Nocera Inferiore, don Andrea Amato per Nocera Superiore-Roccapiemonte, don Salvatore Fiore per Pagani, padre Aldo D’Andria per San Valentino e don Raffaele Corrado per Sarno. Carmine Giordano

Sulle orme di Cristo

L Grande partecipazione alla Via Crucis con i Giovani 56

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a Via Crucis con il Vescovo monsignor Giuseppe Giudice ha rappresentato una tappa importante nel cammino quaresimale della Diocesi. Più di mille le persone che hanno partecipato alla via dolorosa che si è tenuta lungo i tornanti del colle Sant’Andrea a Nocera Inferiore. Le meditazioni delle stazioni, animate dai vari gruppi e movimenti diocesani, sono state scritte dal Vescovo sul «Cristo e l’Uomo, contemporanei sulla via della Croce». Al termine della Via Crucis monsignor Giudice ha lasciato ai partecipanti un pensiero: «David Maria Turoldo ha scritto che se apriamo le braccia, il corpo di ogni uomo è una croce, cioè un gesto d’amore. Siamo stati creati per amore, viviamo per amore, siamo salvati nell’amore, andiamo incontro all’amore». C. G.


a cura della Caritas Diocesana

Povertà: fenomeno in aumento Il dossier regionale Caritas evidenzia una situazione generale molto compromessa. Sempre più italiani occupati si rivolgono ai centri d’ascolto diocesani

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ambia faccia la povertà. Non più gli indigenti storici. Oggi ci sono i nuovi poveri. Persone che fino a qualche anno fa vivevano degnamente e che oggi, con la crisi imperversante, non arrivano nemmeno a metà mese. Per la prima volta, dicono i dati provenienti dai centri di ascolto, a rivolgersi per chiedere un aiuto sono gli “impoveriti”, persone che fino a ieri vivevano discretamente: pensionati, nuclei familiari operai, lavoratori precari. «La povertà – scrive mons. Antonio Di Donna, vescovo incaricato per la Pastorale della Carità – è un fenomeno in aumento e in trasformazione». Un fenomeno che colpisce soprattutto i giovani, che non intravedono un futuro, e che diventa tra i venti ed i trenta anni una grande frustrazione. Chi si rivolge ai centri di ascolto non è sempre in cerca di sostegno materiale, è cambiata la domanda. Gli utenti cercano strumenti, consigli, prestiti per trovare lavoro o avere un’abitazione decente: «L’assistenza pura e semplice – sottolinea il vescovo ausiliare di Napoli nella presentazione del dossier – non basta per questi “poveri di diritti”». Un messaggio è rivolto però anche agli indigenti: «Devono superare

un certo costume di passività, di fatalismo e rassegnazione – continua mons. Di Donna – e devono essere disposti all’adattamento e alla disponibilità anche alle attività più umili, allo spirito di iniziativa, di sperimentazione e formazione permanente, altrimenti l’alternativa rimane l’emarginazione, l’assistenzialismo». Nel dossier emerge tutto quanto delineato dal delegato regionale. I dati sono sconfortanti. «C’è un 26 per cento in più di utenti che si è rivolto agli sportelli – afferma don Alessandro Cirillo, direttore della Caritas diocesana – fino a qualche tempo fa la maggioranza era rappresentata da extra comunitari, oggi ci sono in prevalenza italia-

ni». Si differenziano pure i bisogni: «I nostri connazionali chiedono aiuto per problemi economici, occupazionali, di salute e, anche se vale più per gli extra comunitari, per la casa». E don Cirillo, per favorire una sensibilizzazione generale, ha chiesto ai parroci di discutere del dossier nei Consigli pastorali e di approfondire la parte finale del testo, dove viene offerta una riflessione pastorale: «Bisogna puntare anche sulla funzione pedagogica della Caritas, per favorire un nuovo approccio a queste tematiche».

Nuovo incarico Il direttore della Caritas diocesana don Alessandro Cirillo, insieme a don Enzo Cozzolino dell’arcidiocesi di Napoli sono stati nominati referenti regionali per l’ambito dell’educazione alla mondialità. Il loro compito sarà quello di promuovere progetti di cooperazione con diocesi dei paesi in via di sviluppo.

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SPAZIO CONSULENZA di Carolina Rossi

Il linguaggio del corpo La giusta sintonia tra parole e gesti ci consente di aprirci autenticamente all’altro

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ue orecchie e una sola bocca! Così siamo fatti! Può bastare come messaggio per farci comprendere che nelle relazioni che costruiamo, nell’in-contro con l’altro, dovremmo provare a parlare di meno, dando maggior spazio all’ascolto. Ascoltare non significa solo udire, ma implica la capacità di aprirsi ad un profondo, intimo ed emotivo contatto con l’altro. Per vivere autenticamente una relazione è fondamentale predisporsi all’in-contro. Berne, psicologo canadese, attraverso un suo scritto, ha spiegato molto bene cosa accade a partire dal momento del saluto, riferendo alcuni passaggi fondamentali: vedere l’altro, esistere per lui ed essere pronti al suo esistere per noi. Tutto questo può avvenire solo quando proviamo a liberarci della “spazzatura”, ovvero dei pregiudizi che lasciamo che si accumulino nella nostra testa. Si tratta di concetti profondi e complessi, atteggiamenti e approcci di vita che possono mutare profondamente l’esperienza che ciascuno di noi fa della relazione con l’altro.

Le incongruenze dei linguaggi Molte volte non siamo coscienti dell’enorme impatto che gesti, posture e sguardi possano avere. Di frequente, questi segnali non verbali costituiscono occasioni per creare “ponti” verso gli altri. Spesso

quando conversiamo, siamo talmente concentrati ad esprimerci efficacemente a parole da omettere di considerare i segnali non verbali che inviamo. Eppure questi segnali possono essere ben più potenti delle parole, e possono addirittura smentirle. Il nostro interlocutore, in caso d’incongruenza, crederà più al nostro corpo che alle nostre parole. Per comunicare efficacemente, soprattutto per agganciare la fiducia dell’altro, è fondamentale che il nostro linguaggio corporeo sia in sintonia con le nostre parole. Durante uno scambio comunicativo, oltre alla predisposizione interiore, è necessaria la capacità di mantenere un buon contatto visivo con l’altro: volgere verso di lui il proprio corpo, ascoltare attentamente e profondamente, fidandosi e avvalendosi delle intuizioni.

Il parere È come quando accogliamo qualcuno e ci preoccupiamo di preparare e riordinare la casa, cercando di creare un’atmosfera calda per l’incontro. La casa non è l’incontro, ma crea lo spazio ed il clima adatto. Queste attenzioni non dovrebbero essere riservate per rare occasioni: dovremmo lavorare su noi stessi e con noi stessi per acquisire uno stile che ci consenta di entrare profondamente nel mondo dell’altro e che consenta all’altro di entrare nel nostro, sempre.


Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Le intuizione del Beato Alfonso M. Fusco Il coro mentre esegue un canto in onore del Beato

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l messaggio del Beato Alfonso Maria Fusco è sempre attuale ed affascinante. All’incontro promosso dalle Suore e dai Laici Battistini hanno partecipato numerosi gruppi parrocchiali (cfr box), ciascuno ha scelto, tra quelli proposti, un tema legato alla vita del Beato da esporre con una riflessione e un canto. Alle ore 20:00, dopo la preghiera iniziale ed una breve prolusione di don Domenico D’Ambrosi, un laico battistino ha ricordato il ruolo dei laici battistini: «È urgente divulgare il pensiero del Beato, soprattutto tra i giovani, perché la sua opera educativa è drammaticamente attuale: non a caso abbiamo titolato la brochure d’invito Il Beato Alfonso Maria Fusco... Educatore alla vita buona del Vangelo. I Laici Battistini - ha continuato - si sono costituiti in associazione nazionale nel 1988. Essa raccoglie uomini e donne, maggiorenni, che affascinati dal carisma del Beato, lo testimoniano nel loro ambiente di vita ispirandosi allo spirito battistino: pregando insieme, riflettendo sulle virtù del Beato, affiancando le Suore in diverse attività». Rosario Damiano ha poi introdotto brevemente l’incontro. Ogni gruppo ha animato il proprio momento di preghiera: erano presenti quasi tutte le Suore, il Vescovo Emerito Mons. Gioacchino Illiano e Mons. Enzo Leo-

Per commemorare il 173° anniversario della nascita del Beato Alfonso Maria Fusco - 23 marzo 1839 -, le Suore e i Laici Battistini hanno organizzato un incontro che si è svolto, lo scorso 31 marzo, nella parrocchia S. Maria delle Grazie in Angri

poldo. Al termine tutti i gruppi parrocchiali, insieme, hanno eseguito il canto Inni di grazie, elaborato polifonicamente e diretto dal M° Raffaele Desiderio: un coro composto da 126 cantori!

Qualche riflessione Un nutrito gruppo di persone, soprattutto giovani, ha vissuto due intense ore di raccoglimento e preghiera. Se è vero, come asserisce padre Gigi Lamberti, che oggi non c’è crisi di chiamata da parte di Dio, ma di risposta alla sua chiamata, è altresì vero che quando le proposte sono forti e sono veicolate attraverso attività in cui i giovani possano dare libera e responsabile espressione alle loro esigenze di domanda-risposta, l’effetto è necessariamente coinvolgente. È necessario richiamare le intuizioni educativo-formative perseguite dal Beato Alfonso Maria Fusco: si può ottemperare ad un’autentica formazione umana e sociale, solo se si è capaci di educare alla vita buona del Vangelo! Ben vengano, allora, tali iniziative; ben si richiamino, ancora più frequentemente, l’opera ed il pensiero del Beato Fondatore, se questi sono i risultati! Mimmo Mainardi

L’invito del gruppo di Angri

I gruppi presenti

I Laici Battistini di Angri si incontrano ogni primo giovedì del mese, dalle ore 18:30 alle ore 19:30. «Siamo pochi, pochissimi - dichiarano - ma vorremmo essere tanti, tantissimi. Rivolgiamo a tutti un invito: venite a trovarci! Da un semplice gesto di curiosità potrebbe nascere un interesse vivo per una realtà feconda, socialmente e spiritualmente».

All’incontro erano presenti gruppi di diverse parrocchie della forania di Angri: Regina Pacis, Santa Maria di Costantinopoli, San Giovanni Battista, SS. Annunziata, S. Maria delle Grazie, S. Maria del Carmine e Santa Maria Maddalena in Armillis.

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IL LEGALE RISPONDE

Il recupero dei crediti La riscossione dei crediti da società estinte e nuovi scenari legislativi possibili Caro avvocato, sono amministratore di una società a responsabilità limitata con circa trenta dipendenti che, grazie a Dio, lavora con intensità e soddisfazioni, nonostante il profondo periodo di crisi che viviamo. Ho tanti crediti da riscuotere e l’ufficio legale interno, non per sua colpa, spesso non riesce a recuperarli perché i debitori sono irreperibili o hanno cessato l’attività. Dopo aver subito la perdita del credito, mi trovo a spendere diverse centinaia di euro per l’attività legale di recupero-crediti che finisce, quasi sempre, con esito negativo. Dopo il danno, la beffa! Non esistono ulteriori strade da percorrere perché questi soggetti debitori non scappino senza che la legge li punisca? Antonio Caro Antonio, leggo con molto interesse le tue parole e, credimi, comprendo a pieno il tuo disagio e la tua rabbia di fronte all’impossibilità di recupero dei propri crediti. Anch’io spesso, come legale, mi trovo di fronte a pignoramenti negativi di società, mentre gli amministratori continuano a godere della bella vita, magari a bordo di autovetture costosissime e con indosso abiti firmati! Il problema dovrebbe essere risolto a monte. Attualmente, la riforma societaria, in relazione alla cancellazione societaria, prevista dall’art. 2495 del codice civile, stabilisce che la cancellazione della società dal registro delle imprese determina senza alcun dubbio l’estinzione della società. Inoltre, i creditori rimasti insoddisfatti possono agire nei confronti dei soci nei limiti delle somme da questi riscosse e/o nei confronti dei nominati liquidatori entro un anno dalla cancellazione. Quanto ho dichiarato è pura teoria. Infatti, in Italia e specialmente al sud, le imprese in difficoltà, costituitesi nella forma di società di capitali, non indugiano a cessare la propria attività in barba ai propri creditori, che, pur restando insoddisfatti, continuano a pagare le tasse.

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Nuove prospettive La soluzione potrebbe essere molto semplice: bisognerebbe rendere pubblici i debiti societari presso le camere di commercio e, magari, introdurre nel nostro ordinamento una nuova figura di responsabilità di natura penale nei casi di mancato pagamento o in presenza di attività elusive. In che modo? Normalmente, quando un debitore non paga, il creditore, personalmente o attraverso un avvocato, mette in mora il proprio debitore concedendo un termine, non inferiore a quindici giorni, entro il quale deve adempiere e assolvere le proprie obbligazioni. In mancanza di ciò, si passa all’attività giudiziale (ricorso per decreto ingiuntivo, precetto, pignoramento). Se, invece, la lettera di messa in mora inviata al debitore fosse corredata da una seconda comunicazione, inviata per opportuna conoscenza alla camera di commercio di appartenenza, quest’ultima non potrebbe dare seguito ad una eventuale richiesta di cancellazione della società, perché sarebbe a conoscenza della sua morosità. Inoltre se nel nostro ordinamento fosse riconosciuta anche una responsabilità penale in capo a tutti i soci, la camera di commercio potrebbe addirittura denunciare la società debitrice e i loro soci, avviando un procedimento penale a loro carico. Caro Antonio, se si applicasse questa modifica di legge, sai quante società e quanti amministratori, prima di eludere la legge, ci penserebbero su? Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.


LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti al quinto appuntamento con la nostra nuova rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: memoria

Il vocabolario post-moderno ha omesso la parola “morte” e con essa va dissolvendosi il sentimento della memoria e il culto dei defunti

Chiesetta di Olden, Norvegia

Riscoprire la memoria dei defunti

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a società post-moderna dimentica la morte, l’accantona, arriva persino a negarla. Il trapasso avviene lontano dagli affetti, in un’asettica stanza d’ospedale. La vista dei cadaveri è negata, talvolta, persino ai figli, mentre molti adulti restano fuori dalla porta per non impressionarsi. Ricordo che da bambino non era così. Era normale visitare i defunti, baciare il cadavere, vegliarlo insieme ai congiunti. E i cimiteri cosa sono diventati? Chi frequenta i sacri recintati per continuare a tener vivo il rapporto con i cari che ci hanno preceduto nell’aldilà? É un legame fortissimo quello tra il cielo e la terra, che per i credenti non ha bisogno di orpelli e pompe. Nondimeno la pietas cristiana e umana attribuisce ai sepolcri un significato particolare. Sono i luoghi dove riposano i nostri cari, gli antenati che ci hanno proceduto, gli amici che ci hanno accompagnato, coloro che ci hanno lasciato troppo presto. Non un semplice involucro di pietra sopra un tu-

mulo di terra, ma un luogo della memoria dove fermarsi a meditare e pregare.

La società post-moderna dimentica la morte, l’accantona, arriva persino a negarla

Da tempo, quando sono in giro per il mondo, mi soffermo nei cimiteri. Mi piacciono quelli monumentali, quelli degli uomini illustri, quelli della povera gente. Ho visto la tomba di Dante e quella di Napoleone, ma i miei cimiteri preferiti sono quelli della campagna del Nord Europa. In Germania, Gran Bretagna, Scandinavia i cimiteri dei paesini sono addossati alle chiese. Il più bello l’ho visitato a Olden, in Norvegia. Una piccola chiesetta bianca circondata da un prato verde disseminato di tombe. Poco più in là le casette di legno colorato dei

pescatori. Uno scenario fiabesco dove c’erano persino le panchine tra i vialetti. E la gente veniva a pregare, scambiare qualche parola, sedersi all’aria aperta e pura mentre la vita quotidiana scorreva intorno, tra massaie intente agli acquisti, bambini che giocavano a pallone, automobilisti alla ricerca del parcheggio. Nessun confine tra il regno dei vivi e quello dei morti; nessuna separazione neanche urbanistica tra le due città. Mi rendo conto che sarebbe impossibile nelle nostre moderne metropoli, ma quanto mi piacerebbe che fosse così da noi. Sarebbe bello poter seppellire i morti in un giardino rionale. Sarebbe come se i defunti continuassero a stare insieme a noi, assistendo alle liti condominiali, all’uscita dei bimbi da scuola, ai lavori di manutenzione stradale. Sarebbe bello, davvero condividere i tempi e i luoghi anche con i defunti, renderebbe più umano questo nostro mondo sempre più distratto e frettoloso, sempre più disumano in vita e in morte. Insieme - Maggio 2012

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