Insieme - Maggio 2013

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MAGGIO 2013 N. 5 ANNO VIII - € 2,00

LA SPIRALE DEL GIOCO D’AZZARDO Tante vittime anche nell’Agro I numeri e le storie

I GIOVANI

LA PETIZIONE

LA MISSIONE

Il Discorso alla Città del vescovo Giuseppe

Il diritto dei bambini a vivere in una famiglia

I Neocatecumenali in 100 piazze campane



Programma SABATO 25 MAGGIO Piazza De Marinis ORE 20,00 - Saluto del parroco p. Aldo D’ANDRIA Saluto del Sindaco dott. Leo ANNUNZIATA ORE 20,15 - MUSICA E TESTIMONIANZE Ospiti: Antonietta DI MARTINO, Tonino DE SORBO Peppe IANNICELLI, GLORIANA ORE 21,15 - Tonino DE SORBO in concerto con la collaborazione delle scuole di ballo Gabry dance e Loco dance e del coro della Comunità carismatica GESÙ RISORTO

DOMENICA 26 MAGGIO Piazza De Marinis ORE 18,15 - S. Rosario ORE 19,00 - S. Messa presieduta da don Luigi MEROLA ORE 20,00 - Saluto del parroco p. Aldo D’ANDRIA Saluto del Sindaco dott. Leo ANNUNZIATA ORE 20,15 - MUSICA E TESTIMONIANZE Ospiti: don Luigi MEROLA, presentazione del libro “I bambini di Napoli”, Gianni AVERSANO ORE 21,00 - Concerto del Trio NAPOLINCANTO

Le serate saranno presentate da Maria Grazia BONAGURA


MAGGIO 2013 N. 5 ANNO VIII - € 2,00

LA SPIRALE DEL GIOCO D’AZZARDO Tante vittime anche nell’Agro I numeri e le storie

I GIOVANI

LA PETIZIONE

LA MISSIONE

Il Discorso alla Città del vescovo Giuseppe

Il diritto dei bambini a vivere in una famiglia

I Neocatecumenali in 100 piazze campane

maggio 2013

PRIMO PIANO

5 EDITORIALE

Dov’è il mondo cattolico?

a cura della Redazione

di Silvio Longobardi

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NON È UN GIOCO 8 UNA SALA OGNI 3351 ABITANTI 10 LA DIPENDENZA: INTERVISTA AL DOTT. GIOVANNI TRUONO 12 LE STORIE DELLE VITTIME 14 IL RUOLO DEL VOLONTARIATO

6 L’ABC DELLA FEDE

La Madonna aveva una sorella? risponde mons. Giudice

16 SCUOLA & UNIVERSITÀ Imparando a... filosofare di Martina Grimaldi

20 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino

39 IN DIOCESI

Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

a cura di Salvatore D’Angelo

VITA ECCLESIALE 28 In nome della speranza

43 BACHECA

a cura della Redazione

44 NEWS DALLE PARROCCHIE

di Caterina Ferrara

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

La testimonianza di mons. Luigi Novarese

59 LE RUBRICHE

Suore di San Giovanni Battista Il legale risponde

a cura di Mariarosaria Petti

a cura dell’avv. Gianni Severino

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Emanuela Pandolfi, Carmine Giordano, don Enzo Di Nardi, Donatella Ferrara, don Gaetano Ferraioli, Giovanna Pauciulo, Raffaele Massa, Lucio Annunziata, Maria

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato Iannicelli, Giovanni Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Dora Robustelli, Angelo Del Giudice, Alma Ciancone,

€ 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

Bonfiglio, don Alessandro Cirillo, Ida Giangrande, Concetta Mainardi, Donatella Salvati, don Natalino Gentile, Costantina Fugaro, Carmine e Celeste Carbone, Sergio Velardo, Marianna Sorrentino, Maria Ascolese, Mariaro-

Coordinatrice Antonietta Abete

Mons. Giuseppe Giudice, Mariangela Giudice, Peppe

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

57 CULTURA

Notizie dalle parrocchie

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Pagine parrocchiali

I nostri auguri

di Silvio Longobardi

31 Speciale formazione ANSPI

49 IN PARROCCHIA

MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA)

saria Spiezio, Caterina Ferrara

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 29 aprile 2013

“Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Il Presidente Napolitano con i ministri del nuovo Governo

A

nche il cardinale Bagnasco – nei giorni più acuti della crisi politica – ha fatto sentire la sua voce per denunciare una situazione politica che ha raggiunto livelli intollerabili, incomprensibili per la gente comune. Come cattolici non possiamo più essere spettatori né accodarci a quella critica demagogica che punta solo ad alimentare il disagio e la rabbia dei cittadini. Vogliamo essere protagonisti attenti e consapevoli e, quando serve, critici pungenti dell’azione governativa. Per questo abbiamo bisogno di una Chiesa che parla con una più grande libertà e alza la voce con maggiore frequenza. Lo impone una situazione sociale sempre più incandescente. Durante la campagna elettorale la comunità ecclesiale fa bene ad abbassare i toni per evitare di essere arruolata in uno degli schieramenti politici. Ma non possiamo tacere quando sono in gioco quei valori che costituiscono l’architrave della vita sociale. Di quei valori non si è parlato e non si parla: la dignità della vita nascente, il ruolo della famiglia, la libertà dell’educazione, in primo luogo. Ma anche la necessità di rilanciare l’affido familiare e l’adozione internazionale. Né possiamo tralasciare i grandi temi economici. La politica di austerità, senza tagli significativi agli sprechi, ha soffocato la giustizia sociale ed ha colpito le fasce più deboli. L’Italia ha bisogno di una riforma fiscale che tenga conto del fattore famiglia. La crisi occupazionale colpisce i giovani, specie quelli che non sono figli di papà e non hanno amici in alto loco. Come facciamo a tacere dinanzi a progetti che prevedono nei prossimi anni un aumento esponenziale delle spese militari? In tempi di crisi è un’offesa alla persona. Perché abbiamo accettato senza colpo ferire la tassa dell’Imu che pesa

Dov’è il mondo cattolico? in modo indiscriminato sulle famiglie? Perché non protestiamo con tutta la forza necessaria contro le pensioni minime che riducono gli anziani sulla soglia della povertà? L’intervento di Bagnasco era necessario ma la comunità ecclesiale appare fin troppo timida e, su alcuni aspetti, quasi rinunciataria. Ciò che oggi manca alla cultura cattolica è la capacità di promuovere una sana coscienza critica per evitare il conformismo culturale e denunciare tutto quello che si oppone alla dignità dell’uomo, nel campo bioetico come in quello sociale. So bene che il mondo cattolico è una galassia e che al suo interno vi sono tante e diverse sensibilità. Ma possibile che non riusciamo ad esprimere una visione politica unitaria e alternativa? Perché i cattolici presenti nei diversi schieramenti non costituiscono un gruppo trasversale che s’impegna a promuovere la famiglia? “Il mondo diventa tanto più indifferente quanto più i cattolici rifiutano di essere differenti”, diceva Joseph Vandrisse, prete e giornalista francese. Questo accade a livello nazionale, dove non mancano intellettuali e personalità di rilievo del mondo cattolico. A livello locale, nelle singole diocesi, la situazione è molto più grave. Mancano sia i luoghi di formazione alla vita politica sia gli spazi di confronto. Dove e con chi dialogano quei cattolici presenti nelle amministrazioni locali? Dove e quando il mondo cattolico esprime valutazioni sulle politiche regionali e quelle promosse dai singoli Comuni? Se tutto questo manca, si rischia di alimentare, nella coscienza dei credenti, una sostanziale divaricazione tra la fede e la vita. Una deriva che rende ininfluente il cristianesimo e impoverisce la società.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

La Madonna aveva una sorella? Il vescovo risponde alla domanda di un lettore sulla famiglia della Vergine Maria e suggerisce la lettura di alcuni testi per approfondire il tema Eccellenza, lo scorso Venerdì Santo, ho ascoltato con più attenzione un passaggio del vangelo di Giovanni e sono rimasto colpito da alcuni versetti: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. (Mc 3, 31-35).

A

ccogliamo sempre con rispetto la sobrietà con cui il Vangelo ci parla dei diversi personaggi e, in modo particolare, di Maria. Ricordiamo a noi stessi che il Vangelo, pur avendo un fondamento storico, non è una biografia, ma è scritto per la fede e per fondare la fede solamente in Gesù. Per approfondire si possono leggere le belle pagine del Gesù di Nazaret di Ratzinger, il secondo volume alle pagine 244-248. Nel Grande Commentario Biblico dell’Editrice Queriniana è spiegato chi è la sorella di sua madre: se dovesse essere identificata con

EDICOLA Amato Giornali - 081 513 27 08 EDICOLA Diodato - 328 16 80 694 EDICOLA Ruocco Bruna - 333 29 03 154 EDICOLA Attianese Vincenzo - 081 517 64 09 EDICOLA Fortino - 081 94 82 56 EDICOLA Ferro Francesca - 081 517 22 95 CARTOLIBRERIA CORINTO - 081 517 48 74 CENTRO EDICOLA - 081 514 40 60 EDICOLA Lambiase - 081 514 40 88 SARDO ART - 081 91 73 53 EDICOLA Daniele Raffaella - 081 515 14 69 EDICOLA D'Andria Giuseppe - 339 34 09 275 EDICOLA Zambrano Valentino - 081 320 80 23 TUTTO srl di Bello M. Rosaria - 081 513 61 73 MIR MIR MIR - 081 513 71 49 EDICOLA Archimede - 081 528 12 48

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Via Dei Goti, 11 Via Dei Goti Piazza Doria C.so Vittorio Eman., 42 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via G. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Non avevo mai fatto attenzione alle parole: la sorella di sua madre. Cosa dicono i Vangeli sulla famiglia della Madonna? Antonio

Salome (Marco), la madre dei figli di Zebedeo (Matteo), l’evangelista Giovanni sarebbe stato il cugino di Gesù. Il Nuovo Testamento, tuttavia, fa comunemente una distinzione tra Giacomo, il figlio di Zebedeo, e un altro Giacomo detto il fratello di Gesù. Queste precisazioni ci aiutano ad approfondire la parentela al tempo di Gesù. Ma è interessante l’apertura che Gesù fa alla famiglia spirituale con la famosa domanda: Chi è mia madre? Attraverso l’adesione alla volontà del Padre, Egli ci fa entrare nella sua famiglia, ci fa diventare suoi familiari, ricordando che la nascita dall’alto e nello Spirito è superiore alla nascita nella carne. Questo vale anche per Maria, sua Madre, la quale è beata non perché lo ha generato, ma perché ha creduto. La fede costituisce per ognuno di noi l’elemento indispensabile per entrare nell’albero genealogico di Gesù; tutto il resto lo dobbiamo e lo possiamo approfondire, ma non è determinante per il nostro cammino di fede. Mons. Giuseppe Giudice

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI S. MARZANO SUL SARNO S. VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

NON È UN GIOCO

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iocare vuol dire divertirsi, passare il tempo in modo piacevole, spesso in compagnia degli amici. Quello di cui parliamo in questo dossier non è un gioco, è una ricerca ossessiva, una patologia che coinvolge un numero sempre più grande di persone. Se ne parla poco, troppo poco, ma il gioco d’azzardo brucia 15 miliardi di euro! Questa è la somma che gli italiani hanno speso nel 2012. Un record che vede l’Italia al primo posto in Europa. E parliamo solo di mercato online. Nel tempo della crisi questo settore tira, anzi vede aumentare il suo fatturato. Un comparto che ha forti protezioni nel mondo economico e politico. Non ci sono leggi per limitarlo e, se qualcuno tenta di farlo, si scontra con una lobby potente. In questo dossier proviamo a leggere il fenomeno con uno sguardo alla situazione dell’Agro, secondo il nostro stile: riportiamo numeri ma soprattutto raccontiamo storie, vicende dolorose di chi è rimasto impigliato nella piovra del gioco d’azzardo. Alcuni hanno avuto la

forza di uscire da questa gabbia, il dossier riporta una di queste storie. Ma non tutti ce l’hanno fatta. Quante famiglie sono state distrutte e quante le persone costrette a vendere tutto, anche la dignità. Non mancano neppure i suicidi. Una situazione come questa dovrebbe suscitare una decisa e forte reazione nella società civile. Qualcosa accade ma è troppo poco per arginare questo fenomeno. Il Parlamento sembra sordo o forse è prigioniero dei potentati economici. E così in nome del libero mercato si favorisce la ricchezza di alcuni mentre, come sempre, i costi sociali sempre più gravosi pesano sulla collettività. Attendiamo di vedere cosa farà il nuovo Parlamento. Con fiducia ma anche con una buona dose di scetticismo. Le leggi sono importanti ma spesso sono il frutto maturo di una più ampia mobilitazione sociale. Tutti siamo chiamati a concorrere. La partecipazione non è facoltativa. Silvio Longobardi


I DATI

La piaga del gioco colpisce anche la provincia di Salerno. Centri scommesse, mini casinò e videopoker spuntano come funghi. Nocera Inferiore e Sarno detengono la palma d’oro nell’Agro

Una sala ogni 3351 abitanti

N

on va in crisi la holding del gioco. Dal 2010 al 2012 sono centinaia le attività aperte su tutto il territorio provinciale, assicurando una presenza capillare tanto nelle grandi città, quanto nei piccoli centri. Una ragnatela fatta da società di capitali, piuttosto che da ditte individuali e società di persone. Numeri da capogiro. Alle centinaia di sale, infatti, vanno aggiunti bar, semplici cartolerie e anche qualche salumeria. Cosa non si fa per arrotondare gli incassi. Il gioco tira. Nonostante la crisi e nonostante le ripercussioni sulla società. I dati forniti dalla Camera di Commercio relativi a ricevitorie Lotto e Super Enalotto, a società per la gestione di apparecchi che consentono vincite in denaro e alle altre attività connesse a lotterie e scommesse, parlano chiaro. Nell’ultimo triennio il trend delle aperture è in costante aumento. Se, infatti, nel 2010 erano 94 le attività registrate, nel 2011 se ne contavano

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altre 102 e nel 2012 ulteriori 106. In totale 302 attività, a cui si aggiungono le 24 solamente iscritte alla Camera di Commercio. Numeri importanti che diventano stratosferici, con cifre a cinque zeri, una volta sommati a quelli delle tante attività commerciali che decidono di ospitare un videopoker tra i propri scaffali. Chi non ne consoce una, basta entrare in un bar a prendere il caffè. Al 31 dicembre scorso, dunque, sono 326 le sale censite. Una ogni 3.351 abitanti della provincia di Salerno. Le cessazioni, invece, risultano pressoché irrisorie: 7 nel 2010, 14 nel 2011 e 10 nel 2012.

LA SITUAZIONE NELL’AGRO Ma come stanno le cose nell’Agro nocerino-sarnese? La media resta invariata: 24 tra registrate e iscritte nel 2010, 28 nel 2011 e 27 nel 2012. La piccola flessione, rappresentata da una registrazione in meno rispetto al 2011, risulta ininfluente.

326 le attività specifiche censite dalla Camera di Commercio di Salerno nell’ultimo triennio. Diventano migliaia se si aggiungono i bar e le numerose attività commerciali che cedono alle sirene del guadagno facile. Senza dimenticare, poi, l’effetto del gioco on line: una piaga dai numeri stratosferici


Sale da gioco* nella provincia di Salerno

94

102

106 2010

8

REGISTRATE

2011

8

2012

8

ISCRITTE

Più marcate, invece, le cessazioni. Se in provincia diminuiscono, nell’Agro aumentano: 2 nel 2010, 3 nel 2011 e 4 nel 2012. Bisogna però tenere presente la riconversione di alcune strutture in circoli e bar. Tutto sommato, quindi, la situazione resta invariata. Ma quali sono le città più attive per la presenza di sale? Nocera Inferiore e Sarno. Nocera conta 16 sale aperte nell’ultimo triennio, Sarno 12. Tenendo presente, comunque, che prima del 2010 e, dunque, prima del boom di video lottery, videopoker e slot, già c’erano alcune realtà aperte. Nocera e Sarno, inoltre, diventano anche punti di riferimento per le zone circostanti. A Nocera Inferiore ci sono grandi strutture, quasi dei casinò, che offrono quanto di meglio c’è nel campo dei giochi elettronici. E il giro di denaro che ruota attorno a queste attività è ingente. Eppure l’economia cittadina sembra non rispecchiare eventuali benefici. C’è solo il danno sociale, molto rilevante, con padri di famiglia e giovanissimi che si indebitano per un gettone. I comuni più piccoli, però, non risultano indenni dal fenomeno. Nel solo 2012 sono state aperte tre attività ad Angri, San Marzano e Sant’Egidio, una a Roccapiemonte e una a Castel San Giorgio, quattro a Pagani, una a San Valentino Torio, tre a Scafati ed una a Siano.

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7

*Dati forniti dalla Camera di Commercio di Salerno e relativi a tre tipologie di attività: ricevitorie del Lotto, SuperEnalotto, Totocalcio, etc; gestione di apparecchi che consentono vincite in denaro funzionanti a moneta o a gettone; altre attività connesse con le lotterie e le scommesse.

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CESSATE

TIPOLOGIE SOCIETARIE

GLI ALTRI RISCHI

Rispetto alla gestione delle attività c’è la contesa tra le ditte individuali e le società di capitale. Vanno molto meno le società di persone. Altro elemento che fa riflettere. Nel 2010 le società di capitale erano 10, otto nel 2011 e nove nel 2012; le società di persone erano due nel 2010, una nel 2011 e due nel 2012. Boom per le imprese individuali: 13 nel 2010, 14 nel 2011 e 15 nel 2012. È tra questi numeri, per qualcuno insignificanti, che cova la ludopatia, nuovo termine per indicare la dipendenza dal gioco. È qui che nascono tanti drammi familiari.

Una riflessione, poi, va fatta rispetto al gioco on line. L’accesso facile ad internet è un dramma per molte persone. C’è chi rifugge per motivi di privacy le sale, riversando la sua smania di gioco sulla rete telematica. In questo caso risulta quasi impossibile censire quanti vengono irretiti dalle false vincite facili. E se fino a questo punto nel mirino sono finiti i giochi di ultima generazione, non bisogna dimenticare che anche le tradizionali lotterie possono creare dipendenza. Da qui a dire che il gratta e vinci, piuttosto che il Lotto e il biglietto della Lotteria Italia sono innocui ce n’è di spazio. Salvatore D’Angelo

Sale da gioco* nell‘Agro

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L’INTERVISTA F. Goya, Tauromachia 30, “Pedro Romero matando a toro parado”

La dipendenza, un toro da domare

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na parete bianca e spoglia, come una di un qualsiasi ufficio. A campeggiare su di un lato, una fila ordinata di piccoli quadri. In ogni raffigurazione movenze e azioni diverse per gli stessi protagonisti: un toro e un uomo. Chi entra nello studio del dottore Giovanni Truono, psicologo – psicanalista del Ser.t. di Cava de’ Tirreni, si chiarisce un’idea subito: la dipendenza dal gioco d’azzardo è un toro e serve una vita intera per imparare a domarlo. «Molti pensano che il percorso di recupero per un giocatore d’azzardo patologico sia come un ciclo di sedute dal dentista. Nel nostro caso non si elimina nessun dente, si guida il paziente a sviluppare una forma di autocontrollo su una pulsione che sarà sempre presente dentro di loro» così afferma il dirigente Psicologo - Psicoanalista Unità Opertiva Ser.t Cava de’ Tirreni che ci accompagna in un itine-

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rario volto a comprendere i contorni di questa nuova forma di dipendenza. «Dal 2000 è cominciato ad emergere il problema della dipendenza da gioco d’azzardo, anno che segna la tendenza dello Stato ad insistere di più sul fenomeno delle lotterie» spiega l’esperto e continua: «la struttura che all’interno dell’ASL Salerno 1 è chiamata ad affrontare tale addiction è il Servizio per le dipendenze Patologiche, perché si riscontrano marcate analogie con le tradizionali forme di dipendenze legate all’assunzione di sostanze». Un servizio rivolto ad un bacino d’utenza molto ampio, che si avvale di specialisti di diversa formazione: al responsabile – dottore Ciro Armenante – si affiancano le competenze di medici, psicologi e assistenti sociali. Una definizione di G.A.P. (gioco d’azzardo patologico). Giocare d’azzardo non è di per sé una patologia. Infatti, i

A colloquio con il dottore Giovanni Truono, psicologo e psicoterapeuta del Ser.t. (Servizio per le tossicodipendenze) di Cava de’ Tirreni, per comprendere i contorni del fenomeno del gioco d’azzardo patologico


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on la sentenza 578 del 2013 il Tar del Veneto ha bocciato il regolamento comunale di Vicenza relativo ai limiti per l’apertura di nuove sale da gioco e scommesse. I paletti posti dal sindaco Achille Variati erano rigidi: niente sale gioco e scommesse a 500 metri da chiese, scuole, ospedali e centri di ritrovo giovanile. Ma anche niente slot in centro storico, a meno di 300 metri dai beni patrimonio dell’Unesco e a meno di cento metri dagli incroci stradali. Tutto illegittimo, secondo i giudici del Tar, che hanno accolto i ricorsi di due società del settore. «Gli strumenti pianificatori di contrasto alla ludopatia – si legge nelle sentenze – devono essere

stabiliti a livello nazionale o essere inseriti nella pianificazione nazionale». Il Governo di Roma ha tentato una regolamentazione con il decreto Balduzzi, commentata così dallo stesso ministro: «Sono sconcertato per gli emendamenti sul gioco d’azzardo patologico che sembrano invertire la direzione che il Governo ha avuto rispetto a questa questione di impatto enorme. Siamo in presenza di un assalto di questa o quella lobby». Il legislatore dimostra sempre più un atteggiamento ambivalente: da un lato riconosce la ludopatia come dipendenza, dall’altro non detta una disciplina che argini l’offerta smisurata al pubblico di luoghi in cui giocare d’azzardo. Non si può

giochi hanno radici storiche antichissime. Si parla di dipendenza per tutte le attività ludiche che si propongono lo scopo di vincere un premio sotto forma di denaro o beni materiali. Per partecipare al gioco è indispensabile rischiare una somma più o meno ingente di soldi. Il risultato è dovuto più al caso che alla perizia del giocatore. I giochi d’azzardo comprendono un vasto insieme di attività che riguardano roulette, scommesse alle corse di cavalli, videopoker, videogiochi. «A caratterizzare la dipendenza da gioco d’azzardo è il progressivo e crescente dispendio di tempo e risorse economiche: coloro che ne sono affetti iniziano a trascurare il lavoro, gli impegni e le relazioni interpersonali» così il dottore Truono delinea il profilo comportamentale del giocatore patologico. Il risultato della disamina propone l’immagine di un disturbo a “dimensione familiare”: i primi ad accorgersi della dipendenza sono spesso i familiari, che iniziano a seguire l’altalena emotiva dei congiunti fino ad arrivare spesso a situazioni dram-

trascurare il gettito ingente che le lotterie assicurano allo Stato. Ancora, non è casuale la nascita di nuove forme di giochi in periodi storici che hanno richiesto entrate urgenti per il Paese, come nel caso del Win for life, introdotto immediatamente dopo il terremoto di L’Aquila. La classe politica dovrebbe decidere quale sia il bene primario da tutelare, anche se in questa congiuntura storica è facile immagine che la questione resti sepolta da altre urgenze da affrontare. Uno dei tanti settori in cui il volontariato colma le lacune dello Stato ed è indispensabile la sua azione da pungolo nei confronti della classe dirigente. Mariarosaria Petti

matiche. Bollette non pagate, affitti non saldati, oggetti di valore trafugati sono segnali di una china che il giocatore cronico inizia vertiginosamente a scendere. Alcuni dati. Il G.A.P. entra nell’elenco delle malattie e disturbi riconosciuti a livello mondiale nel 1994, ad opera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ad oggi si stima che l’80% della popolazione gioca in maniera periodica e una fascia compresa tra l’1% e il 3% soffre di una dipendenza cronica. Il Ser.t. di Cava de’ Tirreni ha in media 20/30 casi al mese; 190 gli utenti seguiti dall’ASL Salerno 1, dal 2003 ad oggi. Il disturbo non predilige classi sociali: a cadere nella vischiosa trama della dipendenza è ogni gruppo sociale, dalle casalinghe agli imprenditori, dai pensionati agli studenti. Il percorso di recupero. «Ad alzare la cornetta per contattarci sono quasi sempre i familiari» racconta lo psicoterapeuta e continua: «è necessario che il paziente riconosca di avere un

IL SILENZIO DELLO STATO

problema e non viva nella convinzione di poterlo affrontare da solo». Il lavoro degli specialisti esige tempo, pazienza e lucidità: «Ciascun giocatore patologico appartiene ad una classe specifica di casi, la cui costante è la dipendenza dal gioco. Alla dimensione generale va intrecciata la specificità del singolo caso: ogni ammalato ha una sua storia, ad esempio possono essere presenti altri disturbi psicopatologici o della personalità». In quello studio sono transitati 190 casi, 190 dipendenti cronici, 190 famiglie coinvolte. Alcuni hanno imbrigliato il toro, altri tentano ancora di domarlo. Chissà quale sia il numero di chi crede che questa battaglia sia impossibile. A loro andrebbe raccontato il lavoro di questi medici ed esperti, che ogni giorno aprono orizzonti di possibilità laddove sembra non se ne possano più intravedere. Mariarosaria Petti

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LE STORIE Peppe Lamberti, presidente Associazione Famiglie in Gioco

La luce in fondo al tunnel

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tivo. Troppi i momenti in cui spariva e na mattina della scorsa primaIl faticoso percorso non si presentava alle sedute, riassorbivera, un esercizio commerciaper risalire la china. to dalla spirale del poker. L’ultima cadule di Angri ha abbassato per ta risale alla metà dello scorso anno. In sempre la serranda. L’ennesiLa storia di Luca e Marco pochi mesi ha accumulato più di 20.000 ma vittima della crisi, abbiamo pensato e la vittoria di Peppe euro di debiti. Chi guarda la sua vita non tutti. Poi sono iniziate a circolare altre Lamberti che, dopo aver si accorge del dramma che lo trafigge, voci, piccoli sussurri di chi ha sempre perché nel lavoro e nella vita sociale è saputo e ha scelto di tacere: «Aveva il sconfitto la dipendenza un uomo intelligente e capace. Quanvizio del gioco e non è più riuscito a pada gioco d’azzardo, do durante il percorso terapeutico gli gare l’affitto, le bollette, l’assicurazione ha fondato l’associazione è stato chiesto di delegare la gestione della macchina. Quando la moglie se n’è dei soldi ad una persona di sua fiducia accorta, era troppo tardi». Famiglie in Gioco - tappa indispensabile per venire fuori La dipendenza da gioco d’azzardo si dal baratro - Luca non ce l’ha fatta. Ha diffonde a macchia d’olio, seguendo il scelto di mantenere per sé un margine di manovra, anche se ritmo impressionante del numero di sale da gioco che negli questa finta libertà lo condanna a continue discese all’inferno. ultimi anni hanno invaso l’Agro. Eppure, questo male oscuro Peppe Lamberti è di Pagani. Ex giocatore d’azzardo, con l’aiuche ferisce e distrugge l’intero nucleo familiare, è ancora avto e il sostegno della moglie ha vinto la sua dipendenza e ha volto da una coltre di vergogna e omertà. fondato l’associazione Famiglie in Gioco, con sede a Salerno, Qualcuno ha il coraggio di chiedere aiuto, di iniziare un perper aiutare coloro che sono travolti da questo vortice. La sua corso psicologico, di stabilire una buona alleanza terapeutica dipendenza ha radici lontane. «Ho trascorso l’infanzia a Pagani e ne viene fuori. È capitato a Marco, nome di fantasia, un imnei cortili dove pullula il gioco d’azzardo. Poi ho continuato a prenditore dell’Agro trasferitosi per lavoro a Battipaglia. È in giocare, prima nei bar, poi nelle bische clandestine. A 20 anni terapia dall’ottobre del 2006, il suo vizio era giocare alle Slot avevo già uno stipendio». È un infermiere che ha lavorato per Machine. Quasi 8 anni di terapia, tante cadute, ma Marco ha molti anni a Napoli, poi all’Ospedale di Scafati, adesso nel noavuto la forza di fidarsi del suo medico, era puntuale agli apsocomio nocerino. «Le prime volte vinci, ti accanisci, il gioco puntamenti, ha coinvolto la moglie nel percorso di recupero, ti prende ancora di più. Poi inizi a perdere. Può sembrare un ha lasciato che fosse lei a gestire i soldi e ne è venuto fuori. paradosso, ma il giocatore d’azzardo più perde e più prova Con fatica, ma ce l’ha fatta. piacere. Alimenta in questo modo il desiderio di continuare a Luca (altro nome di fantasia) è rappresentante di commercio giocare, la speranza di vincere e di rifarsi della perdita. A volte di prodotti sanitari, in terapia dal gennaio 2005. Divorziato, è ho vinto tanti soldi, ma se mia moglie mi chiedeva qualcosa in padre di due figli. Da un punto di vista professionale è una perpiù per delle spese extra, dicevo di non averne. Mi servivano sona brillante che raggiunge con successo budget ed obiettivi per continuare a giocare». aziendali. Il suo percorso non ha ancora avuto un esito posi-

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ra le numerose attività messe in campo dell’Associazione Famiglie in Gioco ce n’è una davvero interessante. Prende il nome di “Campagna No Slot”. «Stiamo incontrando i sindaci dei comuni del salernitano per chiedere loro di concedere uno sgravio fiscale ai bar che scelgono di non mette-

re le Slot Machine nei loro esercizi». Ci auguriamo che questa proposta possa arrivare presto sulle scrivanie dei sindaci dell’Agro. E di potervi fornire nei prossimi mesi i nomi dei primi cittadini che avranno avuto il coraggio di fare una scelta coraggiosa per il bene della collettività. Antonietta Abete

Traccia il profilo del giocatore: «Persone dalla doppia personalità, tranquilli in famiglia e sul lavoro, ma quando escono per giocare si trasformano. Sfuggono alle responsabilità familiari, si perdono la crescita dei figli». La famiglia ha un ruolo fondamentale per risalire la china. «Se la famiglia se ne accorge c’è uno spiraglio, perché un giocatore d’azzardo non ammetterà mai la sua dipendenza». Sua moglie aveva capito da tempo il dramma segreto del marito, ma aveva taciuto, forse per troppo amore. Costretta ad affrontare una battaglia contro un brutto male, ha poi trovato il coraggio di alzare la voce. C’erano già stati dei piccoli segnali: «Una volta mi ha detto: fai lo stesso lavoro di tuo cognato e lui fitta ogni anno la casa al mare per l’estate. Noi, invece, non possiamo permettercelo. Come mai?». Poi un giorno lo ha messo con le spalle al muro: «A Salerno c’è un centro che può

LA CAMPAGNA NO SLOT

aiutarci (Il centro Logos, nda). Cosa vuoi fare? Sappi che non ti metterò mai le nostre figlie contro». Il significato sotteso era: «Se non proviamo ad uscirne, io vado via». «Ho detto di sì – racconta Peppe – ma ero poco convinto, l’ho fatto più per farla felice e, forse, per continuare ad ingannarla. I giocatori d’azzardo sono molto scaltri. Ma quando sono arrivato al Centro Logos a Salerno, ho incontrato tante persone che vivevano il mio stesso dramma e ho capito di non essere solo. Ho iniziato la terapia di gruppo (esperienza di auto-mutuo-aiuto), incontri di gruppo nei quali condividevamo tutti la stessa dipendenza. È fondamentale poterne parlare con qualcuno che ha i tuoi stessi problemi. Si ritorna alla vita precedente fatta di condivisione e amicizia. Perché il giocatore d’azzardo rimane solo, perde l’autostima, crea il vuoto intorno a sé». Gli domando com’è stato il percorso per la risalita. «Duro, dif-


IL VOLTO DEL ficile. Per due anni ho avuto sensi di colpa e crisi di astinenza: malessere fisico, nervosismo, scatti di ira. Aspettavo il giorno della settimana per condividere i miei stati d’animo con le persone che conducevano la mia stessa battaglia. Nei momenti di crisi forte, telefonavo all’amico che poteva sostenermi. C’è tanto marcio in questo mondo. Quando frequentavo le bische clandestine c’era gente pronta a prestarmi soldi appena avevo perso tutto. Bastava firmare un assegno e potevo giocare anche il denaro che non avevo. Ho venduto casa tre volte e per tre volte l’ho ricomprata. Ho finito di pagare i debiti due anni fa». Dopo 10 anni, Peppe partecipa sempre agli incontri di gruppo, ma adesso fa il facilitatore, si occupa cioè del coordinamento di un gruppo di famiglie. Dal 2005 è presidente dell’Associazione Famiglie in Gioco, nata all’interno del Gruppo Logos. «Ho un gruppo stupendo, siamo diventati amici e ci chiamiamo tutti i giorni». Quest’uomo dal volto pulito ha scelto di rendersi visibile, di metterci la faccia, raccontando la sua esperienza nelle scuole, in tv, perché solo abbattendo il muro di omertà e vergogna che avvolge il gioco d’azzardo è possibile spezzare questo circolo vizioso. E intravedere la luce in fondo ad un tunnel buio ed insidioso. Antonietta Abete

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Raffaella è una giovane psicologa, specializzata nel sostegno dei dipendenti da gioco d’azzardo e impegnata come volontaria all’associazione Logos di Salerno

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na passione cresciuta sui libri di psicologia e messa a servizio del prossimo con il volontariato: è la parabola che ha seguito la giovane Raffaella D’Antuono, laureata all’Università Sapienza di Roma e fortemente attiva nel sostegno ai dipendenti da gioco d’azzardo nel territorio dell’Agro. «Sin dall’inizio dei miei studi il tema delle dipendenze da sostanze ha destato il mio interesse. Approfondendo ho scoperto che l’uomo può diventare anche schiavo di un comportamento o di un oggetto» racconta la psicologa e prosegue: «ciò che non tutti percepiscono è che la dipendenza è soprattutto una malattia della relazione, che nella maggior parte dei casi si consuma in famiglia». L’ASSOCIAZIONE LOGOS Raffaella presta volontariato al gruppo Logos di Salerno, una delle più grandi realtà associative della Campania ad occuparsi di dipendenze. Nata per il recupero degli alcolisti, la profonda congruenza con la dipendenza da gioco d’azzardo impone all’associazione la nuova direzione dei giocatori patologici. Un’esperienza positiva che registra una buona sinergia tra la struttura statale dell’Asl e il privato sociale. «Il direttore scientifico è il dottor Nello Baselice, che di mestiere si occupa delle stesse problematiche al Ser.T. di Cava de’ Tirreni spiega la giovane – tre operatrici lavorano con i pazienti e, infine, i gruppi di auto-mutuo-aiuto chiudono l’organigramma dell’associazione». Raffaella spiega con competenza le attività dell’associazione e riassume efficacemente la forza della realtà Logos: «L’associazione non abbandona i pazienti che sono riusciti ad uscire dal vortice del gioco, anzi a loro affida il compito principale della testimonianza. Nessuno meglio di loro può raccontare che è possibile uscire dalla morsa del gioco». È sulla scia di questa convinzione che nel 2005 nasce – come costola del gruppo Logos – l’associazione Famiglie in gioco, di cui è presidente Peppe Lamberti. Con


VOLONTARIATO

un’utenza di circa 400 casi all’anno l’ente propone percorsi di recupero individuale, di gruppo (con altri giocatori dipendenti) e familiari. Dallo Stato non arrivano fondi, così le gambe di questa macchina della speranza si muovono grazie alla partecipazione a qualche bando e al contributo dei membri. LE PROPOSTE «Con il decreto Balduzzi si è tentato di porre un freno al dilagare della dipendenza da gioco d’azzardo, ma il risultato ha cancellato buona parte dei presupposti da cui era partito il Ministro della Salute». La chiacchierata con Raffaella non è uno sterile lamentarsi della situazione attuale. La giovane psicologa traccia linee chiare dalle quali partire:

«Bisognerebbe evitare la pubblicità (televisiva, radiofonica e sotto forma di sponsor alle squadre di calcio) nelle fasce orarie sensibili; potenziare la rete di intervento, partendo da un censimento delle realtà che si occupano del recupero dei giocatori d’azzardo; investire sulla prevenzione e informazione, soprattutto nelle scuole». Raffaella non si stanca di tenere alta l’attenzione sul tema delle dipendenze da gioco e con il mensile Angri80 e Libera porta avanti una campagna di sensibilizzazione, dal titolo “Mettiamoci in gioco”. A lei e a tutti i volontari che gettano coni di luce su questioni in cui la disinformazione e l’ignoranza covano gravi sofferenze possano arrivare il sostegno e il riconoscimento per le loro attività. Mariarosaria Petti


SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

Immagine di repertorio

Il Liceo classico-scientifico Don Carlo La Mura di Angri

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n’avventura tutta nuova quella sperimentata dal Liceo classico-scientifico Don Carlo La Mura di Angri che ha preso parte al “Campionato nazionale di filosofia”, organizzata dalla S.F.I. (Società filosofica italiana) e dal Miur per tutte le scuole secondarie di secondo grado. Una partecipazione promossa e fortemente voluta dal dirigente Filippo Toriello. Il prof. Vittorio Mazzola, referente del progetto, ci racconta come i ragazzi si sono preparati a quest’esperienza dalla grande valenza formativa.

Imparando a… filosofare Venti studenti del Liceo classico-scientifico Don Carlo La Mura di Angri hanno partecipato al “Campionato nazionale di Filosofia”. «I ragazzi, sfatando molti luoghi comuni, hanno dimostrato di avere idee chiare e coraggiose», racconta il prof. Vittorio Mazzola

Qual è stata la reazione degli studenti alla presentazione del concorso? «Purtroppo il bando prevedeva che solo i ragazzi dell’ultimo biennio del Liceo avrebbero potuto iscriversi. I venti studenti che hanno aderito al concorso si sono mostrati entusiasti, interessati ed hanno affrontato la prova con maturità. L’iniziativa intrapresa dal nostro istituto è stata per tutti noi una sperimentazione». La prova del campionato è stata incentrata su un’unica tematica: “QUALI VIRTÙ PER LA CITTADINANZA?”. Sicuramente

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un argomento intrigante e coinvolgente per i giovani d’oggi, ma non semplice da discutere. Avete in qualche modo fornito una preparazione ai ragazzi che hanno deciso di mettersi in gioco? «Abbiamo cercato di utilizzare questo concorso come momento di alta formazione per gli studenti. Organizzando dei percorsi impostati sulla tematica prestabilita, li abbiamo guidati tra i pensieri di Aristotele, Platone e altri filosofi come quelli del Novecento. Ci siamo confrontati sui temi della “cittadinanza” e della “società”. A rendere più interessanti le tematiche trattate in queste lezioni extrascolastiche sono state le imminenti elezioni a cui molti ragazzi prendevano parte per la prima volta». In cosa consisteva la prova che hanno dovuto sostenere i partecipanti? «I ragazzi sono stati invitati a svolgere un saggio di argomento filosofico attinente al tema generale proposto per l’intero campionato. La difficoltà era sicuramente quella di conoscere bene la materia trattata e di riu-


IL VALORE DEL PERDONO È questo il tema al centro della riflessione che ha accompagnato i ragazzi del Liceo Scientifico “T. L. Caro” di Sarno che hanno celebrato lo scorso 27 marzo il Precetto Pasquale

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00 alunni e numerosi docenti del Liceo Scientifico “T. L. Caro” si sono preparati alla santa Pasqua con la celebrazione del Precetto Pasquale, lo scorso 27 marzo, nello splendido scenario della Cattedrale di San Michele Arcangelo in Episcopio di Sarno. Ha presieduto la celebrazione mons. Mario Ceneri. Cuore della riflessione proposta dal parroco è stato il tema del perdono che

l’uomo dovrebbe essere sempre disposto a chiedere e a concedere. Ciò che è rimasto impresso nell’animo di ciascuno è stata una citazione che ha riportato mons. Ceneri a conclusione della sua omelia: «Dio mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono» (Papa Francesco, Angelus del 17 marzo 2013). Al termine della celebrazione, mons. Mario Ceneri ha aggiunto: «È questo il mio augurio per voi

scire ad argomentare in maniera efficace le proprie idee rispettando la tematica prestabilita e riconducendola anche alla nostra attualità. Particolarmente interessante, a mio parere, è stata questa “sperimentazione della filosofia” nel concreto. La filosofia è la “materia del pensiero” per eccellenza e, troppo spesso, resta un insieme di nozioni astratte, idee di altri, che i ragazzi imparano e poi magari dimenticano. Questo concorso è stata una dimostrazione tangibile di quanto invece possiamo servirci della filosofia anche nel quotidiano quando, ad esempio, volgiamo gli occhi alla nostra società. Noi tutti possiamo appropriarci di questa materia servendoci di tesi esclusivamente nostre». Il concorso è stato suddiviso in fasi. Una prima competizione da svolgere all’interno dell’istituto, una seconda a livello regionale e una terza e ultima “sfida” da svolgere a livello nazionale. Siamo curiosi di conoscere i vincitori del vostro istituto. «Due ragazze sono state selezionate per passare alla successiva competizione regionale: Consiglia Longobardi della sezione scientifica del Liceo e Antonella Grimaldi dalla sezione classica. Entrambe sono state capaci di argomentare la tematica e di integrarla con idee fresche e originali. Le due studentesse non sono riuscite a passare la seconda fase del concorso, ma a loro resta la gratificazione di essere state all’altezza di un’esperienza del tutto nuova e intelligente. Questo è di per sé un premio». In che modo sono stati selezionati i concorrenti di questo

alunni, docenti e per tutti i vostri cari: siate educatori autorevoli e testimoni credibili del prezioso servizio che prestate alla società e alla Chiesa». Grande l’impegno profuso dalla professoressa Giovanna Vaccaro, docente di religione cattolica, sempre in prima linea insieme ai suoi studenti nell’organizzazione di eventi religiosi, sociali e di solidarietà promossi dall’istituto. Raffaele Massa

concorso e quali sono state le abilità richieste? «Il 16 marzo si è riunita all’interno del nostro istituto una commissione composta da membri interni del corpo docenti: il nostro dirigente scolastico Filippo Toriello (laureato in Lettere e Filosofia), la prof. Gabriella D’Avino e il sacerdote don Luigi La Mura. Anche io ho preso parte alla giuria in qualità di referente del progetto. Abbiamo scelto in base a “pesi” e “livelli”, prestabiliti in una precisa griglia di valutazione: l’aderenza alla traccia, la comprensione filosofica dell’argomento, una pertinente contestualizzazione storica del problema trattato e una certa originalità concettuale ed espositiva». Vorrebbe fare un appello anche alle altre scuole dell’Agro che, l’anno prossimo, potrebbero prendere parte alle olimpiadi di filosofia seguendo l’esempio del vostro istituto? «Consiglio a tutte le scuole di provare quest’esperienza. È un’occasione d’apprendimento per gli studenti che vogliono cimentarsi in questa materia che racchiude in sé l’amore per il pensiero. È un modo per spronare i giovani ad essere padroni delle proprie idee. Forse i nostri ragazzi troppo spesso vengono sminuiti da banali luoghi comuni e invece abbiamo avuto dimostrazione di quanto siano capaci di avere idee chiare e coraggiose». Il Campionato nazionale di filosofia non finisce qui! Come da regolamento il vincitore della selezione regionale parteciperà alla gara nazionale che si svolgerà a Torino il giorno 18 maggio 2013. A conclusione della selezione nazionale, verrà infine proclamato il vincitore del concorso che riceverà come premio un assegno e un attestato di merito, la gratificazione di aver fatto valere al meglio le sue idee; il tutto imparando a filosofare. Martina Grimaldi

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SCUOLA&UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Siamo all’ottavo appuntamento con il nostro spazio dedicato alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo un’opera di Joseph Turner (Luce e colore: teoria di Goethe. Il mattino dopo il diluvio. Mosè scrive il libro della Genesi. 1843 – Londra, Tate Gallery) insieme allo stralcio di un articolo del giovane Vittorio Bachelet, comparso sulla rivista Ricerca, nel 1947.

Pagine di futuro

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uardare quel vecchio libro o quegli appunti quasi sbiaditi dal tempo, magari macchiati da una goccia di caffè o colorati dalle più disparate tonalità di evidenziatori, significa aver “vissuto” del tempo. Tempo dedicato alla costruzione di un piccolo mattone per un futuro tutto nostro. Ciò richiede impegno, una buona dose di amore e tanta pazienza. Il coraggio poi deve aiutarci a non mollare mai, a non perdere mai di vista il “traguardo finale” che vuole essere la realizzazione di un sogno, una passione, una vocazione. E tra quei tanti foglietti sparsi sulla scrivania, tra penne e matite, sembra quasi di rivedere una sempre nuova e utile riflessione di un professore, uno straordinario consiglio: «Lo studio è una cosa paziente…». Le parole di Vittorio Bachelet aiutano a comprendere come sia importante fare i conti anche con i tanti “momenti no”, con i propri limiti, con le ansie e le preoccupazioni che possono accompagnare un qualsiasi cammino di formazione, sia esso spirituale che sociale. Vivere la bellezza della propria vocazione e spendere tutte le energie per essa significa compiere sacrifici e accettare anche «il lavoro umile di prendere note e appunti… di ritornare, quando è necessario, indietro, per chiarire un punto rimasto oscuro». Bisogna saper andare oltre la “logica dell’antipatia” per quella pagina, quel paragrafo o libro definito complesso, quasi ponendolo lontano da noi. Occorre invece una buona dose di pazienza «per una cosa astrusa che pure è necessario assimilare». Un po’ come Mosè e il suo popolo durante il viaggio nel deserto, tra il dover fare i conti con la brutalità di una guerra, la difficoltà e la stanchezza del

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«Lo studio è una cosa paziente, che non finisce mai, che prima di dare dei risultati richiede un’applicazione lunga e costante, che superi l’antipatia per una cosa astrusa che pure è necessario assimilare, che accetti il lavoro umile di prendere note e appunti, di cercare e attendere libri nelle biblioteche, di ritornare, quando è necessario, indietro, per chiarire un punto rimasto oscuro» Vittorio Bachelet – Ricerca, 1947 Lucio Annunziata: è nato il 31 luglio 1989, vive a Sarno e frequenta la facoltà di Farmacia – CTF all’Università degli Studi di Salerno. Vive la sua fede nella comunità della parrocchia Maria SS.ma delle Tre Corone, a Sarno. È educatore ACR, membro dell’equipe diocesana per lo stesso settore e ha una grande passione: il teatro.

viaggio e “il credere poco” al disegno di Dio. Ma dopo il castigo dei serpenti, prevale l’affidamento del popolo al suo Dio. Insomma bisogna saper percorrere quella strada verso il futuro, consapevoli di imbattersi anche in qualcosa che poco potremmo gradire, ma armati di un sempre nuovo impegno e amore saremo capaci di raggiungere la nostra meta. Saremo chiamati continuamente a metterci in gioco anche dopo averla conseguita, ma la ricetta rimane sempre la stessa: impegno, coraggio, amore e pazienza. Perché come ci ricorda il grande Eduardo De Filippo: “Gli esami non finiscono mai”. Lucio Annunziata



VITA NELL’AGRO

Una firma per donare il futuro

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bambini non si toccano”. Potrebbe essere l’undicesimo comandamento e il primo e più importante principio generale su cui si fonda la democrazia di un Paese. Essi hanno il diritto di vivere in una famiglia, lo ha stabilito il legislatore italiano nel 1983 con la Legge numero 184. Se la famiglia vive un periodo di crisi o di difficoltà, deve ricevere aiuto. Quando le difficoltà permangono, il legislatore stabilisce una graduatoria di interventi: il bambino deve essere accolto da un’altra famiglia o da una persona singola. Dopo aver perseguito senza successo queste strade, ci si rivolge alle comunità di tipo familiare. Sono passati 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 184, più volte modificata, eppure lo scorso dicembre, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha diffuso dati drammatici. «In Italia ci sono grosse difficoltà a garantire il diritto del bambino a vivere in una famiglia - spiega Marco Giordano -. Tanti piccoli vivono in comunità di tipo familiare ed è elevato il numero di interventi di urgenza da parte del Tribunale. In parole semplici, l’allontanamento di un bambino dal proprio contesto familiare non è gestito dai Servizi Sociali in collaborazione con la famiglia, ma è effettuato con la forza». IL RUOLO DELLE REGIONI Marco ci accompagna nei meandri di una legislatura che negli anni ha subito diverse modifiche. «Le Regioni e i Comuni hanno un ruolo di primo piano nella tutela dei bambini. Già la Legge 184 assegnava alle Regioni molte competenze in materia di affido. Negli ultimi 20 anni il loro ruolo in campo sociale è cresciuto: la riforma del

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Titolo V della Carta Costituzionale ha assegnato alle Regioni la potestà legislativa in materia sociale e, dunque, anche per quanto riguarda l’affido. Lo Stato ha tenuto per sé la definizione dei cosiddetti “livelli essenziali delle prestazioni sociali”, cioè la definizione della soglia al di sotto della quale l’operato dei Comuni non può andare. Un po’ come accade in materia sanitaria: quando andiamo in ospedale sappiamo quali cure possiamo ricevere e quali non ci spettano». La scelta del legislatore è condivisibile per il presidente Giordano “perché ogni Regione presenta problematiche diverse”. Ma cosa è accaduto? «Le Regioni non sono intervenute con una Legge regionale, vincolante per i Comuni. Esse hanno emanato dei regolamenti, scegliendo la strada delle linee guide, alcune anche di buona qualità. Con un forte limite: le linee di indirizzo non sono obbligatorie per i comuni e tutto questo ha prodotto una forte disomogeneità territoriale». Incrociando alcuni dati emersi dall’indagine ministeriale è possibile comporre una sorta di graduatoria delle Regioni italiane, evidenziando quelle virtuose e quelle più in difficoltà. «In particolare 8 Regioni italiane, che simbolicamente definiamo “fuori famiglia”, mostrano standard molto inferiori rispetto alla mediocre media nazionale. Si tratta di Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Molise». Questo triste scenario ha indotto l’associazione, insieme ad una cordata di altri enti, a lanciare una raccolta firme da presentare alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e ai presidenti delle Regioni “fuori famiglia” per chiedere

È questo il titolo della petizione per garantire il diritto dei bambini a vivere in una famiglia, lanciata dall’Associazione Progetto Famiglia e da una cordata di enti. Ne parliamo con il presidente Marco Giordano


PER DARE UNA MANO Firma e fai firmare

di tutelare il diritto del bambino a vivere in una famiglia. «In questo contesto - continua - occorrerebbe mettere in piedi intensi interventi di sostegno alle famiglie in difficoltà, promuovere l’affido familiare, sostenere quelle famiglie che già hanno un bambino in affido, lavorare con le famiglie di origine per rimuovere i problemi che hanno portato all’allontanamento del minore, con la regia di operatori stabili e qualificati. Invece, negli ultimi anni assistiamo ad una progressiva riduzione delle risorse pubbliche che, unita alla mancata definizione da parte dello Stato dei cosiddetti “livelli essenziali delle prestazioni sociali”, produce un grave deterioramento del sistema di tutela familiare e dei minori». Interventi riassunti nelle sette misure urgenti da adottare, tra le quali primeggia il riconoscimento solenne del diritto del bambino a crescere in famiglia attraverso una modifica degli Statuti Regionali. (Il testo completo della petizione sul

sito: www.dirittoallafamilgia.it). Perché sperare di ottenere buoni risultati con una raccolta firme, quando vi sono leggi disattese da 30 anni?, domando. «Il nostro non è un sogno visionario - conclude Marco Giordano -. Vi sono comuni attenti, che, anche in mancanza di obblighi superiori, lavorano bene riducendo, nel tempo, la spesa sociale. Crediamo che a livello regionale vi sia una scarsa conoscenza di questo tema e della possibilità di risolverlo con costi bassi. Confidiamo nel fatto che la maggioranza dei consiglieri, sensibilizzata e messa di fronte al proprio elettorato, possa fare qualche passo concreto». La petizione ed una prima raccolta di firme sarà presentata questo mese alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. La raccolta firme continuerà fino al 30 aprile 2014. Tutti possiamo fare la nostra parte. Antonietta Abete

Tutti possiamo dare una mano. In che modo? Anzitutto è possibile aderire online alla petizione collegandosi al sito www.dirittoallafamiglia.it. Per ottenere maggiori informazioni, è possibile chiamare al numero verde 800 034 227. Si può diffondere la petizione attraverso i social network, oppure inviandola via mail ai propri contatti. Anche parrocchie, aziende e associazioni possono dare una mano: l’associazione mette a disposizione materiale informativo e locandine per diffondere la petizione e organizzare banchetti per la raccolta firme. I bambini sono di tutti. Diamoci da fare!

Info www.dirittoallafamiglia.it


Il diacono Ivan Cerino

Chiamati ad ascoltare

INCONTRO D’AMORE

Quattro incontri per tracciare il profilo dell’operatore di pastorale della salute. È anche questo il modo in cui la Chiesa va incontro agli ammalati e ai sofferenti

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i è tenuto nei mesi scorsi ad Angri, presso l’auditorium Giovanni Paolo II, il seminario per la formazione di Operatori della pastorale della salute, promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria e dal Centro diocesano di Formazione. Ha spiegato il diacono Ivan Cerino che si occupa di questo settore: «Malattia, sofferenza e morte sono eventi della vita. Essi possono segnare profondamente. Possono portare alla disperazione, ma anche far scoprire Dio. Per questo è importante l’operatore di pastorale sanitaria». Questa figura è essenziale soprattutto nel contrasto della solitudine: «La società di oggi sembra voler eludere il dramma della sofferenza eppure oggi più che mai si corre il rischio di soffrire e morire in solitudine». È qui che interviene la pastorale sanitaria: «La Chiesa conti-

Luisa racconta la sua esperienza accanto ad una malata terminale di tumore. Un incontro avvenuto quasi per caso ha dato vita ad un percorso di condivisione durato tre anni

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uisa è di Angri, ha 49 anni, è sposata ed ha quattro figli. È impegnata nel coro della sua parrocchia, Santa Maria di Costantinopoli. Vuole raccontare l’incontro con la malattia avvenuto qualche anno fa. Un faccia a faccia che le ha cambiato la vita, il modo di pensare, di rapportarsi con gli altri, ma che soprattutto le ha fatto riscoprire Dio. Luisa incontra Maria (nome di fantasia, ndr) ad una festa: «Niente avviene per caso o per coincidenza». «Un incontro con la sofferenza – afferma – senza sentirne la fatica perché con Maria ho avuto innanzitutto un rapporto di amicizia in Dio». Da quella festa ci furono tante occasioni di incontro, il più delle volte si andava all’eremo di Corbara, dove c’è padre Gigi Lamberti. Importante per Luisa è stato anche l’incontro con questo sacerdote: «Era come se lo aspettassi da anni. È stato ritornare a casa. Quando entro nell’eremo mi ritrovo con Dio».

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Durante il periodo di conoscenza con Maria, Luisa trova lavoro come baby sitter. È chiamata ad accudire il nipotino della sua amica e riscopre la sua passione per la chitarra: «Quando iniziai a lavorare non avevo molto tempo per esercitarmi, ma parlando con la figlia di Maria mi disse che se il bambino era tranquillo, potevo esercitarmi anche a casa sua». Da quel giorno Luisa ha composto 18 canzoni sotto la supervisione di Alessandro, il chitarrista che anima le celebrazioni all’eremo. «Questa esperienza lavorativa ha fatto rifiorire i talenti che il Signore mi ha donato» spiega la signora. Nella gioia di accudire il bimbo si presenta però l’aggravamento della malattia di Maria, a cui segue la scrittura di una nuova canzone che Luisa intitola “Cuore di Cristo”: «Andai da lei per fargliela sentire ma quando arrivai in camera vidi che si era aggravata. Nonostante la sofferenza mi disse che voleva


Quando il bene genera il bene È nata a Pagani l’associazione no profit “Marcello Grimaldi, uniti contro le neoplasie”. L’idea è di Stefania Grimaldi, intenzionata a continuare la missione del padre, medico disponibile, amorevole, vicino ai suoi pazienti Marcello Grimaldi

nua nel tempo la missione affidata da Cristo, che si è chinato sull’uomo per salvarlo». L’operatore pastorale, insomma, è un aiuto per riacquistare la capacità di ascoltare l’invito di Dio: «L’operatore non fugge la sofferenza, la fa sua. Incontra l’ammalato e non ha paura del dolore che spesso tende ad isolare la persona che soffre. Chi è chiamato a questo ruolo però non abbonda in consigli e parole. Resta vicino nel silenzio. In altre parole – continua don Ivan – l’aiuto più vero che si può offrire è innanzitutto la propria presenza consolatrice: donare la propria vita perché egli possa, a sua volta, vivere». Obiettivo nobile. Ora si avvicina il tempo dell’operatività. Con la dovuta formazione, presto tanti operatori cominceranno a chinarsi sui sofferenti. Salvatore D’Angelo

ascoltare le parole. Non dimenticherò mai il suo pianto. Andavo da lei ogni giorno per pregare, lei si univa alla nostra voce con la sua sofferenza. In questo percorso ci ha seguito il suo parroco, don Domenico». Questo percorso è durato circa due mesi, poi l’epilogo: «Il 28 maggio ero lì per la preghiera, lei si era aggravata ulteriormente. Recitammo il rosario e poi la Coroncina della Divina Misericordia. Appena finito Maria spirò. Non dimenticherò mai quel momento, il Signore la chiamò a sé al termine dell’orazione, come risposta al cammino fatto insieme per la salvezza della sua anima». Un percorso fatto di tanti dolori, senza dimenticare l’Amore di Gesù: «Dalle sofferenze di Maria – conclude Luisa – ho capito che la vita è precaria e per accettarla, viverla, si deve riconoscere in Dio l’autore di ogni bene».

Da dove nasce l’idea di questa associazione? Papà spesso ci parlava di quei pazienti che si trovavano a combattere contro la malattia senza aver nessuna possibilità economica e talvolta nessun conforto. Ci raccontava con rammarico di come alcuni di loro andavano a farsi la chemio viaggiando in pullman, completamente soli. L’idea di istituire l’associazione parte da qui. Vogliamo continuare quello che mio padre ha sempre fatto: non lasciare soli gli ammalati. Come pensate di concretizzare questo obiettivo? Affiancando le persone durante tutto il percorso della malattia. Saremo disponibili per un sostegno morale, economico o solamente per il semplice passaggio in auto per raggiungere l’ospedale. Siamo pronti a collaborare con tutti, ammalati in primis, ma anche psicologi, medici e sacerdoti. Forniremo tutto il materiale e le energie necessarie, anche per raccogliere contributi utili alla ricerca contro il cancro. Ci sono già dei donatori? I primi fondi sono stati raccolti durante i funerali, quando abbiamo chiesto di dispensare dai fiori e donare quei soldi all’AIRC. Come si può diventare soci e volontari? Siamo già una cinquantina di soci. Tutti possono trovarci e raggiungerci tramite la pagina Facebook “Marcello Grimaldi”. Ciascuno può contribuire all’associazione in base alle proprie competenze e alle proprie disponibilità. Noi siamo qui per rendere tangibile l’insegnamento che mio padre ha messo in atto una vita intera: «Il bene, se c’è non muore mai. Il bene genera sempre bene». Martina Grimaldi

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Turisti a casa nostra Lo scorso 25 aprile si è tenuta la giornata di trekking urbano per le strade di Roccapiemonte alla scoperta delle bellezze nascoste

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erché non programmare un trekking urbano che, con una salutare passeggiata a piedi, faccia scoprire angoli nascosti, oggetti dimenticati, cortili d’un tempo passato del territorio rocchese? L’idea è venuta al Comitato per il recupero e la valorizzazione delle antiche tradizioni popolari. Un’iniziativa subito condivisa dall’Amministrazione comu-

nale, dalle autorità ecclesiastiche e da numerosi cittadini. Diversi i punti toccati dalla passeggiata. C’è Casali con Palazzo Marciano e le cantine usate come rifugi anti aerei, la parrocchia di S. Maria delle Grazie, per ammirare le opere d’arte, la parrocchia di San Potito. Sosta, poi, a Villa Ravaschieri, nella parrocchia di San Giovanni Battista e, infine, nella cappella San

Sostegno ad atleti speciali

Medicinali a domicilio

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l Rotaract club Nocera Inferiore-Sarno, insieme al Rotaract club Salerno, nell’ambito del progetto distrettuale “Vinciamo insieme”, lo scorso 5 aprile ha organizzato una serataevento per sostenere una squadra di tennis tavolo composta da atleti diversamente abili, permettendo loro di partecipare ai campionati nazionali Alcuni membri del Rotaract con il campione Nicola Moliterno italiani a Lignano Sabbiadoro. Padrino della manifestazione il campione paraolimpico Nicola Moliterno, grande esempio di forza, coraggio e voglia di vivere. «Anche in tempo di crisi – ha sottolineato il presidente del Rotaract di Nocera Inferiore-Sarno, Guglielmo Mauri – lo spirito di servizio, motore dell’intensa attività umanitaria, è sempre vivo nel nostro club, perché noi giovani ci sentiamo parte di una comunità di persone e di valori, in cui la solidarietà è un nostro distintivo». La festa si è conclusa con una torta in tema preparata dalla cake design Consiglia D’Aniello. Costantina Fugaro

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Nicola dei Bottiglieri. Un viaggio alla scoperta delle bellezze dimenticate, ma anche dei sapori. L’intera passeggiata, infatti, è stata accompagnata dalle gustose pietanze della tradizione. Un grazie di cuore agli organizzatori, ai vari ciceroni, ai partecipanti. Con l’arrivederci alla prossima passeggiata. d. Natalino Gentile

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e medicine ora arrivano direttamente a casa dell’ammalato. Il presidente di Federfarma Salerno, Marcello Conte, ha firmato un accordo per la consegna in tutta la provincia di Salerno, di farmaci, parafarmaci e dispositivi medico-chirurgici. Il servizio è rivolto ai cittadini più fragili. Si comincia il prossimo 1 maggio con una fase sperimentale che andrà avanti sino al 31 dicembre 2013 e che consentirà di monitorare l’organizzazione del servizio e correggere eventuali anomalie e criticità. Sarà l’utente a chiedere al proprio farmacista di fiducia di attivare il servizio, che è totalmente gratuito.


Don Roberto Farruggio

Madonnari in the world Tanti gli stranieri che hanno preannunciato la presenza al Concorso nocerino. Imponente la copertura mediatica

La signora Raffaella Renzullo insieme ad una ragazza assistita dal centro Lars

In scena l’allegria

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grandi classici della musica napoletana reinterpretati dai ragazzi del centro Lars di Sarno. Lo spettacolo “O’ paese do sole” è andato in scena lo scorso 12 aprile al teatro Mattiello Di Costanzo di Pompei. Caruso, Totò, Nino Taranto, Angela Luce, i maestri insomma della musica partenopea sono ritornati idealmente sul palco grazie alle voci, alla grande allegria e alla cura dei particolari degli assistiti dal centro di riabilitazione di Sarno. Uno spettacolo voluto dalla famiglia Renzullo, che crede moltissimo in queste forme di espressione investendo ogni anno in iniziative del genere.

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onto alla rovescia per la quindicesima edizione del concorso dei Madonnari che dal 17 al 21 maggio si terrà a Nocera Superiore, in occasione della festa di San Pasquale Baylon e Maria Santissima di Costantinopoli. Un evento che si preannuncia straordinario sotto tutti gli aspetti. Ambizioso il programma promosso dalla parrocchia guidata da don Roberto Farruggio. Tanti gli apprezzamenti riscossi all’estero. Numerose le prenotazioni anche da tutta Italia. Si abbina così turismo ed economia. «Tra i nostri obiettivi – spiega il parroco – c’era anche quello di attrarre persone per aiutare l’economia cittadina. Quest’anno sembra ci siano tutti i presupposti per realizzare questo sogno». Per alberghi e fittacamere si preannuncia il tutto esaurito. Il concorso avrà anche un’imponente copertura mediatica. Ai giornali e alle tv locali, si aggiungeranno alcune finestre nazionali. Tra questi lo speciale su Tv 2000 dell’8 maggio, mentre il 18 sera il Tg2 realizzerà un servizio per il telegiornale domenicale.


REDAZIONALE A CURA DELL’UFF. STAMPA DEL COMUNE DI SARNO

Foto Salvatore Alfano

15 anni dopo

Il 5 maggio del 1998 una tragica alluvione colpì la città di Sarno e alcune cittadine vicine: Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice a Cancello. 15 anni dopo, il dolore è ancora vivo, soprattutto nel cuore e nella mente delle famiglie delle 137 vittime. Il punto del sindaco Mancusi sulla ricostruzione e le attività istituzionali

Quindici anni importanti per Sarno: come è cambiata la Città dal 1998? Quindici anni in cui abbiamo dovuto convivere con ricordi strazianti, ma al tempo stesso abbiamo dovuto cercare di ricominciare, di allontanare lo spettro della tragedia sia al livello di salvaguardia del territorio sia a livello di immagine sociale. Sicuramente, abbiamo raggiunto un grado di sicurezza più elevato non solo sul fronte-frana ma anche in tema di protezione civile e di programma antincendio boschivo. Il rischio-frana è stato mitigato, è stata effettuata la costruzione di canali di convogliamento delle acque ruscellanti e delle vasche di contenimento a regime. Tutte opere attualmente in buono stato di funzionamento. La ricostruzione può dirsi oggi conclusa? Per quanto riguarda il fabbisogno abitativo, sì. Importante, in tal senso, è stata la consegna del ‘Lotto 11’ avvenuta nel 2012. Invece, per ciò che concerne lo

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stato delle opere ambientali, posso affermare che mancano alcuni collaudi, alcune consegne e degli adempimenti. In particolare, la cosiddetta ‘attribuzione al patrimonio’, l’assegnazione del compito di mantenere le strutture realizzate e il pagamento a privati di molti espropri per effettuare opere pubbliche. Tutte attività, però, a carico di ARCADIS. Questi i dati tecnici. Qual è invece il suo giudizio sulla ricostruzione? Sulla messa in sicurezza, sulla costruzione cioè di vasche e canali, è positiva. Positiva perché siamo riusciti, Comune ed ARCADIS, a centrare l’obiettivo che ci eravamo prefissati ab origine: il mantenimento della residenza per la popolazione che insisteva sulla zona prima dei tragici eventi del 1998. Siamo riusciti, pertanto, ad ottenere un arretramento della ‘linea rossa’, la linea cioè di demarcazione della parte di territorio definita a rischio, e ciò ha consentito la ristrutturazione e, in casi particolari, la

costruzione di nuovi edifici. Ci sono zone dove è ancora percepibile la tragedia, quali tipi di intervento si possono effettuare su queste aree? È vero, ma si tratta per lo più di proprietà non comunali. Il Comune si è fatto promotore di solleciti per sottrarle al degrado e studiare un riuso o realizzare una bonifica dove necessario. Credo che anche la crisi abbia inciso sulla possibilità dei proprietari di ripristinarle. Continueremo a seguire la vicenda. Come è stato amministrare la Città dovendo convivere con un evento così triste e terribile? Le attività istituzionali che ho svolto durante il mio primo mandato sono state molto condizionate dal post-frana. L’atteggiamento dell’intera popolazione è inevitabilmente cambiato con la fine, nel 2008, dello stato d’emergenza. Oggi, persiste indelebile il ricordo affiancato da un sano senso di riscatto.



VITA ECCLESIALE

DISCORSO ALLA CITTÀ

Nel Discorso alla Città, pronunciato nella Cattedrale di San Prisco lo scorso 30 aprile, il vescovo Giuseppe chiama in causa tutti: parrocchie, oratori, scuole, istituzioni, gli stessi giovani. Nessuno può tirarsi indietro

In nome della speranza

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n discorso preoccupato e non privo di saggia inquietudine, quello che il Vescovo Giuseppe ha pronunciato il 30 aprile dinanzi ai rappresentanti delle Istituzioni del nostro Agro. Ha parlato dei giovani e della speranza: un binomio che nel passato era garanzia di futuro e che oggi, al contrario, si presenta incrinato, al punto da rendere più oscuro anche il domani. Senza speranza, è questa la convinzione di fondo, non si va da nessuna parte. Senza futuro perde valore anche la fatica dell’oggi. Il Vescovo invita a recuperare “il filo tenace ed indistruttibile della Speranza” senza sopprimere tutte quelle ragioni che promuovono una legittima preoccupazione. Il suo discorso è rivolto a tutti, chiama in causa le parrocchie, gli oratori, le scuole, le istituzioni, gli stessi giovani. Nessuno può tirarsi indietro, nessuno può vivere di attesa, scaricando sugli altri le colpe, ciascuno deve cercare di fare la sua parte per dare un volto e una casa alla speranza. Per comunicare ragioni che rendono la vita una bella avventura. Speranza, scrive il nostro vescovo, vuol dire “aiutare i Giovani ad essere imprenditori, cioè uomini e donne dell’attesa, capaci di investire, di sperare, di continuare, senza farsi bloccare da false illusioni”. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti, dice la Scrittura. È facile passare dal sorriso sciocco alla logora e sterile lamentazione. I sapienti, invece, non si lasciano abbagliare dalle illusioni né si lasciano abbattere dalle difficoltà e dalla fatica. La coscienza acuta e lucida dei problemi s’intreccia con l’umile consapevolezza che abbiamo risorse adeguate per affrontarli. E soprattutto possiamo contare sulla presenza di un Dio che accompagna la vicenda umana: “Non c’è, dunque, più spazio per l’angoscia di fronte al tempo che scorre e non ritorna; c’è adesso lo spazio per una illimitata fiducia in Dio, da cui sappiamo di essere amati, per il quale viviamo e al quale la nostra vita è orientata in attesa del suo definitivo ritorno”, diceva Benedetto XVI. The way (2010) è un film che racconta il cammino di Santiago compiuto da un padre che porta nel cuore il dolore di aver compreso troppo tardi le scelte del figlio. Ma non si arrende. “Perdere non significa perdersi”, dice il protagonista. Questa certezza è il frutto maturo della speranza. Silvio Longobardi

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Foto Salvatore Alfano

Signore e Signori, Autorità, carissimi Giovani, Chiesa pellegrina in Nocera Inferiore – Sarno, è con grande gioia e senso di responsabilità che, per la seconda volta, indirizzo il DISCORSO ALLA CITTÀ, volendo raggiungere, oltre i confini dei nostri recinti ecclesiali, il cuore degli uomini e delle donne che in questa terra configurata come Città dell’Agro soffrono, combattono e sperano. (dal Discorso alla Città) Alcuni momenti del Discorso alla Città

E per i Giovani ci chiediamo: forse la Speranza si è trasferita all’estero?

Foto Salvatore Alfano (3)

L’ultima fotografia dell’Istat ci ricorda che fra gli under 25 il tasso di disoccupazione in Italia è del 37,8%. Il futuro, allora, è solo fuori o si è spostato altrove? Il 64% andrebbe a vivere lontano; il 37% ha inviato il curriculum oltre confine e sarebbe pronto a trasferirsi. Tante famiglie arrancano, e gli anziani, dove ci sono ed è ancora possibile, tentano a modo loro di finanziare i giovani, creando quasi un nuovo assistenzialismo. (dal Discorso alla Città)

Laboratori di talenti Devo chiedere alle Parrocchie di ridiventare sempre meglio e sempre più Locande di Emmaus, luoghi educativi capaci di accogliere le fragilità e i sogni dei nostri Giovani; qui devo chiedere ai nostri Oratori di essere nuovamente, secondo la bella e recente Nota della CEI, Laboratori dei talenti per accompagnare le persone in quel processo educativo, che non è il capriccio di un momento, ma dura tutta la vita. Qui devo chiedere alle Istituzioni di fare presto e fare bene la propria parte, prima che sia troppo tardi, per dare testimonianza di senso civico. (dal Discorso alla Città)

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Un momento della grande missione in piazza Doria, ad Angri

La sfida della Chiesa: la piazza come altare Il Cammino Neocatecumenale propone una grande missione in 100 piazze della Campania e oltre 10.000 in tutto il mondo

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a oltre duemila anni c’è una notizia che ha attraversato guerre e persecuzioni, ha donato senso alle vite di milioni di persone ed è stata tradotta nei linguaggi della modernità per essere annunciata con la stessa forza. Oggi, mentre la Chiesa si interroga sul tema della nuova evangelizzazione, il Cammino Neocatecumenale sceglie di portare questa notizia in 10.000 piazze nel mondo. «Il cristianesimo prima di essere una filosofia, una morale o una dottrina, è una notizia, che deve essere proclamata e che salva chi la accoglie» ha affermato in un’intervista Kiko Argüello, fondatore – insieme a Carmen Hernández e padre Mario Pezzi – del Cammino Neocatecumenale. L’iniziativa, nata per rispondere alle indicazioni dell’Anno della Fede indetto da Papa Benedetto XVI, è stata accolta con entusiasmo da Papa Francesco. A Bergoglio è molto cara la parola piazza: nelle omelie e durante le udienze ha più volte ribadito la necessità di uscire da se stessi, dalle par-

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rocchie, dalle case per andare nelle strade e nelle periferie. LE PIAZZE DELL’AGRO. Anche la Diocesi di Nocera – Sarno (che conta circa 35 comunità neocatecumenali, con una presenza in otto parrocchie) accoglie la proposta della grande missione e nelle cinque domeniche successive alla Pasqua anima momenti di evangelizzazione di strada nelle piazze di Angri, Striano, Poggiomarino, Corbara, Nocera Inferiore e Pagani. «Lo scopo è quello di portare la gioia dell’aver incontrato Gesù anche a chi non frequenta la parrocchia e magari non entra neanche in chiesa» racconta Antonio Tobia, membro del Cammino Neocatecumenale di S. Giovanni, ad Angri e continua: «le comunità della parrocchia si recano nella piazza scelta, ai Vespri segue la Parola, poi una catechesi accompagnata da una testimonianza di un fratello o una sorella della comunità che racconta come ha incontrato Gesù e riscoperto il dono della fede. La preghiera è poi ac-

compagnata da canti». Raggiungere chi è lontano dalla fede e proporre una forma di dialogo. Incuriosire per arrivare al cuore delle grandi domande dell’uomo di ogni tempo: «Chi è Dio per me? Ho sperimentato nella mia vita che Dio esiste? Io, perché vivo? Che cos’è la Chiesa? – come spiega Antonio Tobia e prosegue – le comunità si preparano a dare una testimonianza di fede e di amore a Cristo, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione, riempiendoci così di gioia e facendoci partecipare alla sua vita immortale». Una comunione spirituale che riunisce idealmente il centro di tante città: la missione proposta si pone in continuità con la missio ad gentes, esperienza che negli anni ha dato alla luce moltissime conversioni, di persone atee o totalmente lontane dalla Chiesa. Un canto, la cordialità dei fratelli, l’esperienza e l’ascolto del kerygma, il Vangelo può far riscoprire il dono della fede. Mariarosaria Petti



I partecipanti al Corso di formazione

STOP!

Animatori in formazione

Si è svolto ad Episcopio di Sarno, dal 26 al 28 aprile, sulle orme di San Domenico Savio, il corso di formazione per animatori d’oratorio organizzato dall’Associazione Nazionale San Paolo Italia

“S

top! Animatori in formazione!” è stato il tema del corso promosso dall’ANSPI nella loro sede del palazzo vescovile di Sarno. Un seminario di formazione durante il quale si è cercato di ripercorre l’esperienza di Domenico Savio, che si accostò volenteroso all’oratorio di don Bosco. Domenico, completamente disposto a porgere la sua vita a servizio del Signore, si affidò alle cure e agli insegnamenti del sacerdote, che in lui vedeva una fede così forte da poter realizzare grandi cose. Don Bosco non si sbagliò. In soli due anni Domenico si rilevò ottima “stoffa” da modellare e l’abito migliore che poté offrire al Signore fu la fondazione della

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Chi siamo?

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ANSPI è l’Associazione Nazionale San Paolo Italia per gli oratori e i circoli. Nasce nel 1963, durante il Concilio Vaticano II, dalla passione di un gruppo di sacerdoti. A guidarli in quest’impresa il sacerdote Battista Belloli. Tra i ferventi sostenitori dell’associazione vi fu Papa Paolo VI, che volle chiamarla così in onore di San Paolo, apostolo dei gentili. Il 2 maggio 1981 Giovanni Paolo II riceve l’ANSPI in udienza speciale e lo stesso afferma: «È risposta concreta e globale alle nuove istanze della gioventù». L’ANSPI è un’associazione civile ed ecclesiale. Essere associazione civile consente di assumere un’organizzazione funzionale e articolata su tutto il territorio nazionale, il riconoscimento della forma giuridica, infatti, permette un migliore inserimento nel contesto sociale, con i diritti e doveri di ogni altro ente. È associazione ecclesiale perché ha scelto di essere nella Chiesa: nasce in comunità, vive sotto la guida dei pastori, è sostenuta dall’impegno quotidiano di laici e religiosi a cui è affidata la formazione umana e cristiana degli associati.


a cura dell’ANSPI

Cosa facciamo?

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a sempre l’ANSPI è rivolta al territorio cui offre se stessa e da cui trae le forze necessarie per svolgere la propria funzione, quella di favorire la crescita nella fede dei propri associati, attraverso l’animazione del tempo libero, attuando varie iniziative nel campo formativo ricreativo e assistenziale. Sono questi i mezzi che l’Associazione Nazionale San Paolo Italia utilizza affinché gli oratori possano diventare “…ponti tra Chiesa e strada”, come auspicava anche il beato Papa Giovanni Paolo II. L’intento dell’associazione è quello di dar vita vera agli Oratori, di creare spazi dove tutti, ragazzi e ragazze, ma anche le famiglie, possano praticare sport, divertimento e accrescere la propria fede. L’ANSPI si propone di promuovere l’educazione integrale nel tempo libero, lo fa non solo attraverso le attività pastorali proprie della comunità cristiana ma anche attraverso iniziative sportive, turistiche, teatrali, musicali, massmediali, di formazione professionale e di volontariato. Cosa essenziale è che l’associazione è aperta a tutti. L’oratorio, infatti, “… è uno stupendo fenomeno di popolo ”, così come ha affermato Papa Paolo VI.

Compagnia dell’Immacolata. «Organizzare un corso di formazione si rileva ancora oggi un chiaro esempio di come, a tutti i livelli, siamo sempre più chiamati ad unire le forze per essere in grado di individuare e facilitare prassi, processi sociali, stimolare e provocare suggestioni, focalizzare contenuti chiave e sintetizzare punti di vista sui temi educativi» spiegano i promotori dell’iniziativa. Educare, dunque, è passione, ma anche arte, competenza e intenzionalità nell’agire. «L’oratorio – continuano i responsabili ANSPI – è tempo e spazio per la crescita cristiana, ma in primo luogo crocevia di esperienze, desideri, difficoltà, posto nel quale fanno capolino coloro che saranno i cittadini della nostra società futura». Insomma, un formarsi anche alla vita. «L’oratorio che vorremmo – chiosano gli organizzatori – ci accoglie tutto l’anno e per esistere e non restare ideale, deve essere creato, meglio se con un progetto, per proporre ai giovani attività proporzionate alle loro possibilità reali». Caterina Ferrara

Sartoria ANSPI

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agazzi invitati ad educare se stessi, ad essere ottima stoffa e collaborare per dare colore e consistenza a “capi” unici ed originali. Questi gli obiettivi del corso. Importanti le attività del sabato pomeriggio, legate al tema «Fare di me un buon vestito, che fatica!». Grazie ad un simpatico defilé ogni ragazzo ha ricostruito la storia del suo abito, soffermandosi sull’etichetta che racchiude informazioni personali e spunti per una buona relazione educativa. Risultato? Un quadretto d’Oratorio o, meglio, una galleria nella quale i singoli progetti di vita si sono innestati in un unico progetto di Comunità.

I formatori degli animatori: da sinistra Michela, Manuela, Natalia, Alessio, Rosangela

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Festa per il pensionamento. Da sinistra: Rosa Boccia, Luigia Vanacore, Eva Bonagura, Filomena Saporito e Adele Annunziata

Una vita spesa per Dio

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gni sera è possibile scorgerla tra i banchi della parrocchia sant’Antonio di Padova in Poggiomarino. «Vado a fare benzina, senza il motore non cammina», racconta. Eva Bonagura, classe 1929, mi accoglie sorridente in un soleggiato pomeriggio di aprile. Sguardo attento e temperamento vigoroso, ha ricevuto in eredità una fede forte dalla mamma che aveva desiderato ardentemente farsi suora. I ricordi si intrecciano e si incastrano come pezzi di un grande puzzle. Sotto i nostri occhi si dipanano gli anni intensi dell’adolescenza e della giovinezza. Cresciuta nelle fila dell’Azione Cattolica, Eva frequentava la scuola media ad Ottaviano quando insieme alla sorella Luciana, oggi suora nell’Istituto san Giuseppe a Pinerolo, sceglie l’eucaristia quotidiana per ottenere la conversione del papà per la quale - racconta - ci sono voluti molti anni e tanta preghiera. «Al mattino prendevo il treno un’ora prima per andare a Messa». Continua negli anni il suo percorso in A.C. Guida un gruppo di giovanissimi. Quando le viene chiesto di diventare presidente parrocchiale di AC, conserva quella lettera nel cassetto per un anno. «Ho sempre pensato di non essere all’altezza dei compiti che mi venivano assegnati», confida. Ma vive l’obbedienza con totalità di cuore. Dopo tre mandati, diventa presidente diocesana di Azione Cattolica, svolgendo il suo ruolo con coerenza e determinazione. Insegnante nella scuola materna, Eva ha vissuto anche il lavoro come via di santificazione. Racconta: «Sono stata collaboratrice della direttrice per 20 anni, senza nessun incentivo. Tutti si tiravano indietro, le scuse erano sempre le stesse: tu guidi e non hai famiglia». Eva infatti ha scelto di non sposarsi, nonostante due fidanzamenti importanti che l’hanno quasi condotta all’altare. «Arrivava sempre un momento in cui mi sentivo ingabbiata», la percezione che in quegli anni nessuno avrebbe accet-

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Da Poggiomarino la testimonianza di Eva Bonagura, classe 1929 tato una moglie molto impegnata, divisa tra la scuola e la parrocchia che è stata la sua prima casa. Una scelta di cui non si è mai pentita. Nel 1980, grazie a don Bruno Montanaro arriva a Poggiomarino anche il Cammino Neocatecumenale. In qualità di membro di Azione Cattolica fu invitata a partecipare al primo incontro. «Ho scorto in quella esperienza la mano del Signore - racconta -. Ricevevo il nutrimento per seguire il gruppo delle donne in Azione Cattolica di cui ero responsabile. Ero assetata, volevo capire di più». Quando ci fu il rinnovo del Consiglio pastorale parrocchiale, il parroco le chiese di scegliere tra i due movimenti. Nello stile dell’obbedienza, Eva rimise la scelta al sacerdote. Lasciò così l’Azione Cattolica. Una decisione che molti non compresero, ma il Signore scrive anche sulle righe storte. Oggi, con la maturità dell’età corroborata da numerosissime esperienze, dopo aver lasciato anche il Cammino Neocatecumenale a causa di una indisposizione fisica, dice il suo grazie ai due movimenti: «L’Azione Cattolica mi ha insegnato l’amore per il servizio e per l’Eucaristia quotidiana. Il Cammino Neocatecumenale mi ha educato a rileggere la mia vita alla luce della Parola, completando il mio percorso». Un rapporto speciale la lega agli Stimmatini. Tra le numerose esperienze ricorda con il volto radioso il Cenacolo vocazionale. «Seguivo un gruppo di ragazzi per aiutarli a scoprire la loro vocazione, su invito di padre Aldo D’Andria». Un’esperienza che le ha permesso di incontrare e formare tanti giovani. È ancora viva l’amicizia con alcuni sacerdoti conosciuti in quegli anni. Ora che il tempo è passato, Eva vive con serenità le sue giornate. Ma la sera è sempre in parrocchia, perché «senza l’aiuto del Signore tante prove non si potrebbero superare». Non ha rinunciato a portare la comunione agli ammalati, superando anche qualche ostacolo per ottenere il rinnovo di patente quando ha compiuto 80 anni. Antonietta Abete


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla Pentecoste alla X domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

O Dio, siamo una cosa sola con te O Dio, siamo una cosa sola con te. Hai fatto di noi una cosa sola con te. Ci hai insegnato che se ci apriamo gli uni agli altri, tu dimori in noi. Aiutaci a preservare quest’apertura e a difenderla con tutto il cuore. Aiutaci a persuaderci che non possiamo comprenderci se ci respingiamo a vicenda. O Dio, nell’accettarci gli uni gli altri con tutto il cuore, pienamente, completamente, noi accettiamo, ringraziamo e adoriamo te; e ti amiamo con tutto il nostro essere, perché il nostro essere è il tuo essere, il nostro spirito è radicato nel tuo spirito. Riempici dunque di amore e fa’ che siamo uniti da vincoli di amore mentre camminiamo ciascuno per la nostra strada, uniti in questo unico spirito che ti rende presente al mondo e che ti fa testimoniare in favore della suprema realtà che è l’amore. L’amore ha vinto. L’amore trionfa. Amen. Thomas Merton, monaco Trappista (31 gennaio 1915 - 10 dicembre 1968)

Thomas Merton

19 maggio 2013

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno C) Le letture “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” Prima lettura: At 2, 1-11 Salmo: Sal 103 Seconda lettura: Rm 8, 8-17 Vangelo: Gv 14, 15-16. 23-26 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». (cfr Gv 14, 23-24.26) Colore liturgico: ROSSO

Lo Spirito: presenza di Dio tra noi Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra. Lo Spirito promesso viene all’improvviso, mentre coloro che hanno accolto il Risorto stanno insieme. Viene come un vento impetuoso, che scuote le nostre pigrizie e riempie la casa. Lo Spirito viene sempre a colmare i nostri vuoti, ricreando la nostra vita. Quando lo Spirito arriva, è sempre l’inizio di una nuova creazione. E furono colmati di Spirito Santo e si avvera così il miracolo della comunione e della comprensione. Tutti parlano e tutti comprendono; Gerusalemme non è più Babele e la Chiesa, irrorata dallo Spirito, diventa la nuova Città dell’amore. Il Consolatore, l’Avvocato, il Difensore, nomi diversi dello stesso Spirito, viene oggi e noi, non più dominati dalla carne, riusciamo a balbettare: Abbà, Padre. E se non ne siamo ancora capaci, Egli, il Maestro interiore, ce lo insegna e ce lo ricorda. Insieme - Maggio 2013

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26 maggio 2013

S.S. TRINITÀ (Solennità - Anno C) Le letture “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” Prima lettura: Pro 8, 22-31 Salmo: Sal 8 Seconda lettura: Rm 5, 1-5 Vangelo: Gv 16, 12-15 Il Vangelo In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». (cfr Gv 16,13-14) Colore liturgico: BIANCO

Trinità mistero d’amore A conclusione del grande tempo di Pasqua, stagione dell’alleluja, dopo la luce della Pentecoste, siamo invitati a sostare in contemplazione dinanzi al Mistero trinitario. La Parola ci invita a contemplare la Sapienza dell’inizio che gioca davanti a Lui, gioca sul globo terrestre e pone le delizie tra i figli dell’uomo. Il Mistero altissimo della Trinità è un Dio che gioca, che è libero come un bambino e nel gioco si realizza, si dona, si fa amico dell’uomo. Perché non sappiamo più giocare? Forse perché abbiamo rovinato il Mistero della Trinità che è in noi con il peccato? Dire Dio Amore, Padre e Figlio e Spirito Santo, è dire la comunione, comunione profonda tra Padre e Figlio perché tutto quello che il Padre possiede è del Figlio, comunione che si realizza e ci raggiunge nel dono dello Spirito Santo. Quando ci segniamo con il segno della croce, noi facciamo memoria del Mistero altissimo che si fa vicino ad ognuno di noi.

2 giugno 2013

CORPUS DOMINI (Solennità - Anno C) Le letture “Voi stessi date loro da mangiare” Prima lettura: Gn 14, 18-20 Salmo: Sal 109 Seconda lettura: 1 Cor 11, 23-26 Vangelo: Lc 9, 11-17 Il Vangelo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate sedere la folla a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. (cfr Lc 9,14-17) Colore liturgico: BIANCO

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“E si fece carne” Dio ha un corpo nel grembo di Maria. Dio ha un corpo nella notte di Betlemme. Dio ha un corpo sulle strade della Palestina. Dio ha un corpo sulla Croce. Dio ha un corpo glorificato nella Risurrezione. Questo corpo ora si nasconde in un po’ di pane e in un sorso di vino: è il mistero del sacramento eucaristico: Corpus Domini. Offriamo pane e vino, riceviamo nella fede il suo Corpo e il suo Sangue. È il dono di Gesù nella notte in cui fu tradito. All’allontanarsi dell’uomo, Egli risponde con la sua consegna. È dono da trasmettere fedelmente in sua memoria. Seduti con Gesù e dinanzi a Gesù, anche noi condividiamo il suo Corpo: mangiamo, ci saziamo e portiamo via i pezzi avanzati; sono dodici ceste, segno di una Chiesa apostolica ed eucaristica, madia e mensa per ogni uomo.


9 giugno 2013

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)

Dio ama la vita

Le letture “Ed egli lo restituì a sua madre” Prima lettura: 1Re 17,17-24 Salmo: Sal 29 Seconda lettura: Gal 1,11-19 Vangelo: Lc 7,11-17 Il Vangelo Quando Gesù fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». (cfr Lc 7,12-14)

Le nostre città sono piene di morte; da tutte le parti sbuca un corteo che conduce alla morte. Dio, amante della vita, nella carne del Figlio si china sul dolore dell’uomo. Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella tomba: c’è un risorgere nel tempo e ci sarà un risorgere nell’eternità. Il profeta Elia restituisce il figlio vivo alla vedova di Sarepta di Sidone. Gesù restituisce il figlio, vivo, alla vedova di Naim. Egli, il Risorto, contrasta i nostri cortei di morte e cammina contro corrente per riportarci alla vita. Nel Vangelo, e attraverso il Vangelo, nel sacramento e nei sacramenti, la vita ci è restituita ed ognuno di noi può partecipare al corteo della vita.

Colore liturgico: VERDE

IL VANGELO CHE SI INCARNA Incontrare ancora l’umano navigando e abitando la Rete Le nuove sfide dell’informazione cattolica nell’era del web

È

una sfida, certo, ma avvincente. Web e carta stampata, l’un contro l’altro armati. A prima vista sembrerebbe così, una lotta, basata tutta sulla rapidità, per conquistare i lettori, per raccontare i fatti nelle poche righe di un lancio di agenzia o nei 140 caratteri di un tweet. Con i giornali cartacei apparentemente destinati al declino, viste le tendenze in atto nell’era di Internet, dei tablet e degli smartphone. Di questo dualismo si è discusso nell’annuale convegno promosso dalla Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici. On line è facile perdersi e naufragare. Non esistono ge-

rarchie, manca l’autorevolezza che il lettore cerca sempre, ma che non trova più in un mare indistinto di notizie che si accavallano a getto continuo. Ad oggi, è ancora il giornale cartaceo che dà valore ai siti. Ancora una volta di più, come è nella tradizione del giornalismo di matrice cattolica, occorre stare in mezzo alla gente per raccogliere quelle storie di “eroicità” quotidiana che costituiscono il nucleo di notizie straordinarie. La Rete domanda di essere veloci e brevi. Il giornale richiede ragionamento e pacatezza. Ancora una volta sembrano due mondi inconciliabili, invece la scommessa

sta nella loro alleanza. L’approccio da parte del lettore è diverso, senz’altro, ma non muta né col tempo né con le nuove tecnologie il senso del nostro fare informazione. Occorre sondare cuori e scrutare occhi per narrare le sconfitte e i successi di un Paese che stenta, ma non smette di sperare. Un nuovo media non ha mai scacciato il precedente. Lo ha messo in crisi all’inizio, ma poi lo ha valorizzato. Succederà anche questa volta. Come ogni luogo, anche il web va abitato, consapevoli che si è «nel mondo, ma non del mondo». In ogni contesto, vecchio e nuovo, l’attenzione alle

persone deve essere il primo obiettivo di un’informazione seria e meditata, non ammalata di rapidità e protagonismo. La Chiesa da duemila anni ha una parola e una proposta per l’uomo contemporaneo. Muterà la forma e si utilizzeranno strumenti diversi per tradurlo in pratica, ma la sostanza del messaggio da portare agli estremi confini dell’universo (digitale) non cambia. Su carta, on line o nell’etere è sempre la gioia di un incontro che dà senso e sapore all’esistenza umana. Francesco Zanotti (Da Avvenire del 16 aprile 2013) Insieme - Maggio 2013

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI CELEBRAZIONI Il 13 maggio, anniversario dell’Ordinazione episcopale, il Vescovo celebra la Santa Messa presso la parrocchia Madonna di Fatima in Pagani alle ore 20:00. Il 14 maggio, alle ore 19:30, Santa Messa nella cappella beati Martin in Angri. Il 17 maggio, alle ore 19:30, Santa Messa per la riapertura della chiesa Regina Pacis in Angri. Il 26 maggio, alle ore 19:00, Santa Messa nella Cattedrale di Teggiano. IMPEGNI ASSEMBLEARI Dal 20 al 24 maggio il Vescovo partecipa

all’Assemblea generale della CEI a Roma. Il 3 e 4 giugno riunione della Conferenza Episcopale Campana. FESTA DELLA FAMIGLIA Il primo giugno il Vescovo partecipa alla Festa diocesana della Famiglia, organizzata dall’Ufficio per la pastorale familiare in collaborazione con le associazioni, i gruppi e i movimenti. L’appuntamento è alle ore 16:00 presso la Cittadella della Carità di Angri, in via Adriana 18.

CORPUS DOMINI Solenne celebrazione eucaristica, il 2 giugno, alle ore 19:30, nella chiesa del Corpo di Cristo a Nocera Inferiore. Al termine ci sarà la processione del Corpus Domini per le strade del centro cittadino nocerino. UDIENZE IN CURIA Il Vescovo riceve il lunedì e venerdì, dalle ore 9:30 alle ore 12:00, presso la Curia a Nocera, il giovedì dalle ore 10:00 alle ore 12:00 in Curia a Sarno. Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

VEGLIA PENTECOSTALE Serata di festa, il 18 maggio, nella vigilia di Pentecoste. Dalle ore 19:00, piazza Sant’Alfonso a Pagani si animerà di cresimandi e di quanti vorranno pregare lo Spirito Santo. Ci sarà l’opportunità di confessarsi e fermarsi in preghiera davanti al Santissimo sacramento, ma anche meditare attraverso alcuni momenti artistici. Si concluderà con la Santa Messa presieduta dal Vescovo.


IN DIOCESI

UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

L’unità coniugale

Questa rubrica desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori

È fondamentale che gli sposi si ritaglino tempi e spazi per il dialogo coniugale, scelti con cura e custoditi con determinazione

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l fatto che l’unità coniugale è solo un riflesso di quella unità piena che sarà sperimentata nell’eternità, dove ci si amerà in Dio, non impedisce alla coppia di avventurarsi per le vie misteriose ed esaltanti dell’amore. Tuttavia, lungo il cammino gli sposi sperimentano la dura legge della diversità. E il desiderio di unità nel tempo sembra smarrirsi nei meandri della quotidianità fino a diventare, a volte, un ostacolo alla comunione. La diversità che fin dall’inizio rappresenta la ragione e la forza della relazione coniugale - e che chiede agli sposi lo sforzo dell’ accoglienza reciproca e la docilità di porsi l’uno in ascolto dell’altro - dopo i primi tempi non motiva più la volontà. E la coppia non ha più né il tempo né la volontà di costruire l’unità. I rischi del quotidiano. L’intensità e la forza del dialogo amoroso, con il quale si dava corpo al desiderio di unità, è solo un vago ricordo. E così capita che il marito dica alla moglie: «Siediti sul divano con me». E la moglie risponda: «Figurati se posso sedermi: devo ancora finire la cucina e fare la lavatrice!». È vero, ci sono sempre tante cose da fare, ma siamo certi di non poterci distaccare per un momento dalle faccende domestiche per coltivare il dialogo coniugale? Dove sono finite le lunghe chiacchierate al chiaro di luna? La quotidianità rischia di inquinare il desiderio di unità, il dialogo autentico e profondo cede il passo alla comunicazione superficiale della cose da fare, quando non presta il fianco a rivendicazioni di diverso tipo. Gli sposi cristiani che vivono la Messa domenicale testimoniano la necessità del porsi in ascolto, almeno settimanale, della Parola di Dio per vivere degnamente la relazione filiale. Nella celebrazione Eucaristica, dopo i riti di introduzione, i fe-

deli sono invitati a sedersi per ascoltare la Parola di Dio. Sono invitati ad assumere una postura che favorisce l’ascolto e predispone il cuore a rinnovare la filiale adesione alla Parola che avverrà, successivamente, con la recita del Credo. La centralità della liturgia della Parola ricorda agli sposi che è necessario concedersi una sosta di ascolto reciproco che dia ritmo alla quotidianità, che è fondamentale darsi dei tempi per custodire l’ascolto lontano dal tran tran quotidiano. Tempi e luoghi per il dialogo coniugale vanno scelti con cura e custoditi con determinazione. Il desiderio dell’unità è la ragione che fa sostare gli sposi e predispone il cuore all’ascolto.

Alcuni suggerimenti. Nell’Anno della Fede, gli sposi sono invitati a vivere un dialogo coniugale più intenso e frequente. Il dialogo aiuta a sopportare insieme le prove, sia quelle che vengono dall’esterno (ambiente sociale, mancanza di lavoro) sia quelle che nascono all’interno della vita familiare (incomprensioni e diffidenze). Il dialogo manifesta e rafforza la condivisione che è il primo e più grande sostegno. Senza il dialogo ogni frattura rischia di allargarsi, ogni incomprensione tende ad estendersi. Ci si può prendere l’impegno di concludere il dialogo coniugale con la recita di una preghiera di affidamento. I genitori possono coinvolgere i figli e prevedere una sosta settimanale, magari la domenica mattina, per leggere il brano del Vangelo che sarà proclamato nella liturgia eucaristica. Tutti poi sono invitati a condividere le proprie riflessioni, a raccontarsi e a progettare. Se è possibile, genitori e figli, dovrebbero scegliere di partecipare insieme all’Eucaristia. Giovanna Pauciulo

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A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Un momento del Convegno

Si è svolto a Montesilvano il 36esimo convegno nazionale delle Caritas diocesane. Al centro della discussione la crisi, l’analisi delle cause e la ricerca di soluzioni condivisibili

Caritas, insieme

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e delegazioni diocesane di Caritas italiana si sono ritrovate a Montesilvano, in provincia di Pescara, per l’annuale incontro di formazione. Un momento importante, durante il quale ci si confronta sulle difficoltà, ma soprattutto si fa leva sulle potenzialità che offre la rete dei vari uffici. A rappresentare la Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno è stato il direttore Caritas don Alessandro Cirillo, insieme al vice don Raffaele Corrado. «È stato davvero emozionante – raccontano i due sacerdoti – poter vedere la Chiesa italiana, che opera negli organismi delle Caritas diocesane, raccolta in Convegno a Montesilvano. Un momento incoraggiante, scaturito dall’esperienza di condivisione tra direttori, vicedirettori e operatori». A farla da padrone è stato il tema della crisi economica, anche se non ci si è persi d’animo: «In un tempo difficile – spiega don Alessandro – abbiamo potuto sperimentare una grande energia, arricchita di tanta speranza, nell’animo dei partecipanti. Non demordere per continuare a dare testimonianza di carità alle tante famiglie in difficoltà economica, a quanti sono soli e abbandonati, a chi ha perso ogni speranza nei confronti della vita, questo il nostro obiettivo». Cinque i temi principali attorno ai quali sono ruotati i gruppi di lavoro. C’era quello delle «famiglie, con le relative difficoltà relazionali, la questione della genitorialità, la solidarietà messa a dura prova dalla crisi, quello dei giovani

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con la precarietà, la mancanza di opportunità, la sfida della formazione per costruire prospettive nuove». Ma si è parlato pure di migranti e di nuove solitudini: «Vale a dire quelle forme di isolamento che affrontano le persone cadute in povertà qualora non abbiano rete di supporto, quali la condizione delle madri sole, dei padri separati, degli anziani isolati, dei minori abbandonati». Particolare attenzione è stata riservata anche alle dipendenze. «Educarsi ed educare alla testimonianza della carità – analizza il direttore della Caritas diocesana – è riconoscere che i primi poveri siamo noi che operiamo a favore dei poveri stessi. Mai relazionarsi con chi vive nel disagio – suggerisce – con spirito di auto gratificazione, mai far sentire l’altro assoggettato al nostro operare, ma sempre educarsi a riconoscere Gesù nei poveri, il quale prima di curare le ferite di chi piange e soffre, cura i nostri cuori». Durante il convegno c’è stato anche il tempo per esprimere sentimenti di «profonda gratitudine a Papa Benedetto XVI per la sua testimonianza di umiltà e carità» e di «gioia e filiale ascolto a Papa Francesco». «I gesti del nuovo Papa – conclude don Alessandro – sono apparsi come Magistero vissuto: ci indicano uno stile di Chiesa semplice, povera e aperta agli altri, che non ostenta né potere né ricchezza. Un corretto e coerente modo di agire fatto di gesti di umanità e fraternità, mostrando che la carità è l’intima natura della Chiesa». Don Alessandro Cirillo, direttore


DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Vista dall’alto del complesso Santa Maria Regina Coeli a Napoli, gestito dalle suore di Santa Giovanna Antida dal 1812

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi Suor Michelina

JEANNE-ANTIDE: tutta per i poveri Il carisma delle suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret giunte a Poggiomarino più di cento anni fa. A colloquio con suor Michelina Ronca

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e suore della Carità di santa Giovanna Antida Thouret sono arrivate a Poggiomarino più di 100 anni fa e rappresentano una preziosa ricchezza per la comunità ecclesiale. La comunità è composta da tre suore: Suor Michela Ronca, suor Olimpia Rotundo e suor Sebastiana Izzo fanno brillare il carisma della congregazione, testimoni fedeli della Chiesa-comunione. Nonostante il tanto lavoro da svolgere, suor Michelina trova il tempo di accogliermi nella casa parrocchiale della comunità di Sant’Antonio di Padova. Il locale è invaso da pacchi della Caritas, pronti per essere consegnati alle famiglie bisognose. In questo clima di dedizione all’altro, suor Michela, instancabile ed energica, inizia il suo racconto. ALLE RADICI. Jeanne-Antide Thouret nasce il 27 novembre 1765 a Sancey-lelong, un piccolo villaggio della Francia dove vive fino all’età di 22 anni. Alla vigilia della Rivoluzione francese decide di consacrarsi a Dio e servire i poveri. Entra tra le Figlie della Carità che poi abbandonerà in seguito agli eventi rivoluzionari. Sola e provata, si interroga su cosa fare, dove andare e come vivere. È a Besançon che Suor Giovanna Antida dà inizio alla sua umile opera: apre

una piccola scuola, fa catechismo nelle parrocchie, distribuisce viveri ai più poveri, assiste gli ammalati nei quartieri malsani. Nel 1810 viene chiamata con altre sei compagne a Napoli per prestare il suo servizio presso l’Ospedale degli Incurabili. Quella di Jeanne-Antide fu una presenza innovativa che portò, a partire dal complesso monastico del Regina Coeli, un servizio di carità ma anche educativo nelle parrocchie dei quartieri più malfamati. Jeanne Antide muore a Napoli il 24 agosto 1826. Pio XI la proclama santa il 14 gennaio 1934. IL CARISMA. «Ci ispiriamo all’opera del Salvatore venuto sulla terra per insegnare ai poveri a conoscere, amare e servire il Signore - racconta suor Michelina -. Questo è il nostro carisma». Essere Suore della Carità richiede tre elementi essenziali: la consacrazione a Dio, la vita in comunità, l’impegno nel servizio spirituale e temporale dei poveri che “dà un senso particolare agli altri voti e a tutta la nostra esistenza”. Le suore di S. Giovanna Antida portano la parola di Dio anche in giro per il mondo. Sono 2.355 le consorelle dislocate in 29 Paesi che vivono in 292 comunità. Diffondono le loro opere in Asia (India, Indonesia, Libano, Siria, Pakistan, Vietnam, Thailan-

dia) e in Africa (Egitto, Sudan, Etiopia, Camerun, Congo, Ciad). In questi paesi hanno una missione forte e coraggiosa da svolgere: fornire una formazione solida, profonda e unitaria secondo lo spirito della Santa Madre. SUORE E LAICI IN CAMMINO: GLI AMICI DI GIOVANNA ANTIDA. È ricca nella congregazione anche la presenza dei laici. Gli Amici di Giovanna Antida formano, insieme alle Suore della Carità, un’unica famiglia spirituale che vive e condivide lo stesso carisma, ciascuno secondo la propria vocazione, nella Chiesa per il servizio nella società. Questi laici si impegnano a vivere in modo sobrio, solidale e fraterno e orientano la loro vita verso la carità, servendo i poveri ,“membra del Cristo”. La nostra chiacchierata è interrotta dall’arrivo di una ragazza straniera che chiede vitto per la sua famiglia. La lista dei bisognosi, racconta suor Michelina, è lunghissima: «Lunedì consegneremo 90 pacchi ai nostri poveri. Le necessità dei meno fortunati sono davvero tante e, nonostante l’impegno, ci sembra di fare sempre poco». Ma il mare, si sa, si compone di tante piccole gocce. Martina Grimaldi Insieme - Maggio 2013

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Alcuni momenti della giornata A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

In-formazione con il vescovo Giuseppe “Tu seguimi!” Il cap. 21 di Giovanni ha accompagnato la riflessione e la preghiera La notte di pesca è per i discepoli il momento di attesa intriso di tristezza, ma «quando era già l’alba, Gesù stette sulla riva», li interpella e li invita alla “fiducia”, a cercare ancora, a non darsi per vinti. Così si ricostituisce il gruppo, i discepoli intorno al Maestro. Egli ha già preparato il cibo e ci ha già anticipati, ma vuole che noi partecipiamo con lui al Regno di Dio. «Videro un fuoco di brace», il fuoco, l’elemento che ha visto Pietro rinnegare per tre volte il suo pastore. Gesù condivide tutto con i suoi discepoli, egli è mendicante d’amore. E proprio per questo pone a Pietro la domanda: «Mi ami?». Egli risponde: «Certo, lo sai che ti voglio bene!». Ecco la differenza tra l’amore di Dio e quello umano. Il secondo è un amore amico, segnato dai limiti. Il primo, al contrario, è un amore che si dona e vince le difficoltà. Dio sa accontentarsi anche delle briciole del nostro amore. Pietro, con le sue risposte, affida la sua vita a Gesù che gli chiede di seguirlo e di dare una risposta personale: «Tu seguimi!». Non si può amare o credere al posto degli altri. La conclusione scritta da Giovanni lascia tutto sospeso perché vuole spronarci a scrivere, con la nostra vita, il quinto Vangelo. Dora Robustelli (Sarno)

I laboratori: essere per fare Il laboratorio, che ha avuto come tema portante la Chiesa e la sua rete relazionale, è stato un utile mezzo per il confronto reciproco e per elaborare proposte concrete per il cammino dei 72. Mi ha colpito la diversità di proposte e di pensiero che convergevano, tuttavia, nella medesima idea di fondo: essere per poi fare. Da un pensiero radicato in base al quale la Chiesa deve essere il porto sicuro per ogni persona sostenuta dalla Parola, sono emersi vari spunti su come ampliare e fortificare questa rete di relazioni: prima consolidando la nostra conoscenza personale e spirituale e, poi, facendoci portavoce del messaggio di speranza e di salvezza per gli altri, nei luoghi dove viviamo il nostro quotidiano e attraverso esperienze concrete di evangelizzazione nelle piazze e per le strade delle nostre città, per raccontare a tutti come Cristo ci ha cambiato la vita. Angelo Del Giudice (Striano)

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Lo scorso 20 aprile, i 12 ed i 72 giovani hanno trascorso una giornata con il vescovo Giuseppe presso la Badia SS. Trinità di Cava de’ Tirreni. Tre giovani ci raccontano il tempo dell’ascolto, la riflessione e la visita all’antica biblioteca

La visita alla Badia: tra fede e cultura Nel pomeriggio, per generosa e speciale concessione dell’Abate, abbiamo visitato l’antica Biblioteca, vero gioiello dell’Abbazia e culla della storia. Custodisce migliaia di testi e possiede un archivio fornito di 15.000 pergamene latine e 101 greche, testimoni inconfutabili di una storia più che millenaria (oltre 600 di esse sono anteriori alla fondazione della Badia del 1.011). Dall’attività di copia dei meticolosi amanuensi benedettini derivano numerosi esemplari in scrittura beneventana letteraria. Abbiamo avuto il privilegio di osservare da vicino campioni di scrittura beneventana documentaria, come la pergamena più antica, datata 792 d.C., il miniato Codex Legum Longobardorum, un palinsesto scoperto dal Card. Angelo Mai, una certificazione del principe di Salerno Guaimaro III con annesso lo stampo in cera, e altri documenti. Un’esperienza da ripetere con il nostro Vescovo che non si rammarica mai di trascorrere il suo tempo con noi giovani. Egli ha il coraggio di scommettere sulla “fragilità dei nostri sogni”. Grazie. Alma Ciancone (Roccapiemonte)


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale

Mons. Carmine Citarella (S. Maria delle Grazie, Casali di Roccapiemonte) festeggia 53 anni, il 14 maggio; don Domenico Cinque (S. Prisco) compie 46 anni, il 19 maggio; don Domenico D’Ambrosi (S. Maria delle Grazie, Angri) spegne 60 candeline, il 20 maggio; mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della Cattedrale) festeggia 82 anni, il 26 maggio; don Antonio Palumbo (cappellano cimitero di Angri) compie 72 anni, il 28 maggio; mons. Alfonso Desiderio (S. Maria delle Grazie, Pagani) festeggia 80 anni, il 4 giugno. A voi, custodi della Parola, l’augurio affinché le fatiche quotidiane siano sempre orientate alla gloria di Dio. Auguri!

Don Romualdo Calcìde (Regina Pacis, Angri) festeggia 14 anni di sacerdozio, il 14 maggio; don Antonio Adinolfi (S. Maria Maggiore, Nocera Sup.) celebra 14 anni di sacerdozio, il 27 maggio; padre Pietro Lombardi (S. Alfredo, Sarno) festeggia 46 anni di sacerdozio, il 3 giugno; don Rosario Villani (S.S. Simone e Giuda, Nocera Inf.) celebra 30 anni di sacerdozio, il 4 giugno. Risplenda con lo stesso vigore del giorno dell’ordinazione presbiterale il vostro desiderio di annunciare il Vangelo.

Auguri di buon onomastico

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti

Don Roberto Farruggio (Maria SS.ma di Costantinopoli, Nocera Superiore) il 7 giugno; don Antonio Adinolfi (S. Maria Maggiore, Nocera Superiore), mons. Antonio Calabrese (S. Bartolomeo Apostolo, Corbara), don Antonio Cuomo (S. Giovanni Battista, Nocera Inferiore), don Antonio Guarracino (Gesù Risorto, Pagani), don Antonio Mancuso (Maria SS.ma delle Tre Corone, Sarno) e don Antonio Palumbo (cappellano cimitero di Angri) il 13 giugno. Come i santi di cui portate i nomi, possiate essere segni sempre nuovi dell’amore di Dio. Auguri.

Donatella Ferrara (Maria SS.ma delle Tre Corone, Sarno) compie 44 anni, il 22 maggio; Raffaele Manna (SS.ma Annunziata, Angri) festeggia 65 anni il 3 giugno. Il vostro servizio nella diffusione della buona notizia vi fortifichi sul cammino della fede. A voi, i più sinceri auguri della redazione.

Una augurio particolare a Mons. Giuseppe Giudice, per il secondo anniversario di ordinazione episcopale, il 13 maggio. Il 4 giugno ricordiamo due anni dall’inizio del suo ministero pastorale in Diocesi. La comunità diocesana esprime gratitudine per il dono del ministero del vescovo Giuseppe e augura al suo Pastore di continuare a guidare con gioia il suo gregge sui sentieri del Vangelo.

Un augurio speciale Don Andrea Annunziata (direttore responsabile di Insieme) celebra 12 anni di sacerdozio il primo giugno; don Silvio Longobardi (direttore editoriale di Insieme) festeggia 27 anni di sacerdozio, il 5 giugno. La redazione esprime i più sinceri auguri per le preziose guide della rivista. Auguri! La comunità di S. Antonio di Padova di Poggiomarino ringrazia Dio per il dono della professione temporanea di fra Antonio Domenico Pio Caldarelli e di fra Andrea Mazzocchi, avvenuta presso il convento della SS. Trinità dei Frati Minori di Baronissi il 24 aprile 2013. La redazione esprime i migliori auguri alla famiglia di fra Antonio, in particolar modo alla mamma Fra Antonio Lucia, referente di Insieme. Domenico Pio Caldarelli


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

L’assemblea che ha partecipato al rito di ordinazine presbiteriale

I due candidati prostrati a terra per le Litanie dei Santi

Foto Salvatore Alfano (3)

San Giovanni Battista Angri

“Sia la strada il vostro tempio” La comunità diocesana esulta di gioia per l’ordinazione presbiterale di don Alfonso Giordano e don Giuseppe Pironti

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ue giovani che si offrono al Signore: dono grande per una comunità e motivo di festa per l’intera Diocesi. La parrocchia di San Giovanni Battista in Angri ha avuto l’onore di ospitare l’ordinazione presbiterale di don Alfonso Giordano e don Giuseppe Pironti, lo scorso 18 aprile. Prendendo le mosse dalla lettura del Vangelo sui pellegrini di Emmaus, il vescovo Giuseppe si è rivolto così ai due neo presbiteri: «Voi stasera passate dall’impegno alla consacrazione – e ha continuato – mentre salirete al tempio per pregare, incontrerete bambini che non sorridono più, famiglie fragili, giovani che hanno paura di dire “sì” al Signore, bloccati dentro, fermi. A tutti dovrete dire: “Alzati e cammina!”». La Chiesa gremita ha assistito ai gesti significativi del rito di

ordinazione: il canto delle litanie dei Santi con i candidati prostrati per terra, l’imposizione delle mani del Vescovo e dei sacerdoti e l’abbraccio con il nostro Pastore. Ad accompagnare la celebrazione eucaristica un coro speciale: ai fedeli della parrocchia S.S. Simone e Giuda si sono uniti membri della comunità San Sisto II di Pagani, diretti in modo impeccabile da Maria Carmela Petrosino. «Diventare preti non significa allontanarsi dal mondo, perché è la strada il tempio» così ha concluso mons. Giudice. Al termine dell’ordinazione, il parroco, mons. Vincenzo Leopoldo, ha accolto il Pastore e l’intera comunità diocesana con un saluto, carico di emozione e gratitudine. Mariarosaria Petti

INSIEME… SI PARTE! Ultima fermata per la nostra campagna abbonamenti 2012/2013 “Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore”, conclusasi con l’estrazione dell’abbonato vincitore di un posto per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes organizzato dalla P.U.A.C.S.. Il sorteggio è avvenuto il 9 maggio scorso, presso la cattedrale di San Prisco, alla presenza del Vescovo. Sul prossimo numero, tutti i dettagli. Don Giuseppe Pironti e don Alfonso Giordano

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INFO Per spettacolo e biglietti contattare: Regina Squitieri, responsabile parrocchiale, tel. 338 71 45 392 La locandina dello spettacolo

San Teodoro Martire Sarno

Regina Pacis Angri

Talenti in scena

La giornata dell’ammalato

Tutti invitati il 15 giugno per uno scoppiettante spettacolo

La ricca giornata della comunità dedicata a coloro che vivono il tempo della croce

M

«I

etti insieme dei giovani, aggiungi tanta voglia di fare, costruire, progettare, condisci il tutto con gli aromi dell’amicizia, del divertimento, della condivisione: il risultato della ricetta dovrà necessariamente essere qualcosa di gustoso e bello. Noi, giovani e giovanissimi del gruppo AC di San Teodoro, vi invitiamo a gustarlo. Sì, proprio voi lettori di Insieme, e quanti vorrete coinvolgere! Siete tutti invitati allo spettacolo “Talenti in scena”. I giovani porteranno in scena la divertente commedia in due atti ’A manella ’e Concettina, scritta da Maurizio Navarra, mentre i giovanissimi si esibiranno in un movimentato e coinvolgente varietà. L’idea dello spettacolo nasce all’inizio di quest’anno pastorale e idealmente ne diventa la conclusione. Alla base c’era la volontà da parte degli educatori di mettere alla prova i ragazzi per un anno, dando loro un obiettivo comune: questo li avrebbe stimolati a collaborare e a mettere in scena – senza vergogna – i propri talenti, sia quelli operativi come la recitazione, il canto o il ballo, sia soprattutto i “talenti del cuore” come la comprensione e la solidarietà. L’appuntamento è per il 15 giugno alle 20.30, al Centro Sociale di Sarno, fornito anche di ampio parcheggio. Vi aspettiamo numerosi! Il gruppo AC

Cosa aspetti? Dillo anche ai tuoi amici!

nsieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell’uomo di oggi». È con questa frase, tratta dalla sua lettera apostolica sulla sofferenza umana, che Papa Giovanni Paolo II, ci parla della Giornata Mondiale dell’Ammalato. Come ogni anno, anche la nostra parrocchia, con l’aiuto del gruppo giovanissimi di Azione Cattolica, si è impegnata ad animare la Messa del giorno 6 aprile dedicata a tutti gli ammalati. Alle ore 19,00 un piccolo bus ha portato gli ammalati con difficoltà di deambulazione all’entrata della chiesa, per farli assistere ad una celebrazione intensa, che li ha coinvolti rendendoli protagonisti. Il nostro sacerdote, don Romualdo Calcide, e il vice parroco, don Salvatore Fiocco, hanno poi praticato l’unzione degli ammalati e donato i panini benedetti. Dopo l’Eucarestia un ricco buffet offerto dal gruppo Caritas ha rifocillato i presenti e i giovani della parrocchia hanno fatto festa per portare un po’ di gioia ai più piccoli. Fino a tarda sera tra canti e balli le difficoltà sono state dimenticate, per vivere un momento di unità comunitaria e per risollevare anche solo per poco gli animi di coloro sui quali le croci del quotidiano pesano di più. Concetta Mainardi e Donatella Salvati

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Maggio Giugno 2013


Mons. Giudice all’ingresso dell’Abbazia per celebrare la Domenica delle Palme

Santa M. Maddalena in Armillis S. E. del M. Albino

“Io credo” I cenacoli di preghiera nell’Anno della Fede

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gni anno, la Quaresima ci offre un’importante occasione per approfondire il senso e il valore del nostro essere cristiani. Così, come già negli anni precedenti, il consiglio pastorale dell’Abbazia Santa M. Maddalena in Armillis, in seguito agli incontri di formazione curati da Rosario Damiano, si è impegnato ad attivare cenacoli di preghiera quaresimali presso diverse famiglie della comunità parrocchiale. Gli appuntamenti sono stati settimanali: da giovedì 21 febbraio a giovedì 21 marzo. Gli incontri sono stati coordinati da p. Massimo Staiano e svolti in collaborazione con il gruppo di catechisti, educatori ed animatori della parrocchia. Ampia è stata la disponibilità delle famiglie ad accogliere il messaggio cristiano e la partecipazione dei fratelli in preghiera. I cenacoli sono stati intitolati “Io credo!”. Dopo l’invocazione allo Spirito Santo, l’attenzione è stata rivolta al commento del Credo Apostolico e alla pagina del Vangelo della successiva domenica di Quaresima. Infine, a conclusione del cammino quaresimale, l’intera comunità parrocchiale ha affettuosamente festeggiato la domenica delle Palme con la solenne celebrazione liturgica del nostro vescovo, mons. Giuseppe Giudice. Infatti, esattamente 2 anni prima, il 24 marzo 2011, mons. Giudice veniva nominato vescovo della nostra Diocesi e a lui sono stati rivolti gli auguri dell’intera comunità affinché possa continuare a rinnovare il “servizio pastorale” della Chiesa nelle varie forme spirituali, culturali, educative ed istituzionali, così come annunciato in questi giorni da Papa Francesco. Maria Ermelinda Di Lieto

S.S. Simone e Giuda Nocera Inferiore

La lavanda dei piedi Un gesto d’umiltà invita all’amore e al servizio

«G

iovedì Santo, qui riuniti, commemoriamo l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio». Questo il messaggio che il parroco, don Rosario Villani, ha rivolto ai fedeli che hanno partecipato numerosi alla Messa vespertina. Durante la sua omelia, prendendo spunto dal testo evangelico della “lavanda dei piedi” ai discepoli, don Rosario ha invitato i presenti a riflettere sul gesto di Gesù che esprime un amore coinvolgente, un segno di umiltà e di servizio. «Solo chi sa abbassarsi di fronte agli altri in un gesto così carico d’amore ha compreso cosa significhi nutrirsi di Cristo». Dopo l’omelia, ha avuto luogo, come ogni anno, la lavanda dei piedi. Don Rosario, deposta la casula sull’esempio di Gesù, in ginocchio davanti a ciascuno dei 12 fedeli prescelti per il rito, ha versato l’acqua sui loro piedi, li ha lavati e asciugati. É stato davvero suggestivo questo momento vissuto nella preghiera. Al termine del rito, l’Eucarestia è stata riposta e custodita presso l’altare della Reposizione, allestito dai giovani dell’Azione Cattolica, che si sono ispirati al tema del Buon Pastore. Subito dopo ha avuto inizio, in silenziosa adorazione, la sosta davanti al “Sepolcro”. L’atmosfera, creata anche dalla penombra, ha indotto i fedeli ad un’intensa preghiera e ad un profondo raccoglimento. Maria Bonfiglio

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Restaurant & pizza

(escluso sabato e domenica)

Restaurant & pizza


Alcuni momenti della Settimana Santa

San Giovanni Battista Striano

Settimana Santa secondo tradizione a Striano Alcuni tradizionali appuntamenti legati alle origini del territorio strianese

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nche quest’anno, gli strianesi hanno potuto rivivere la Settimana Santa, ripercorrendo alcune tipiche tradizioni: la processione penitenziale degli incappucciati e la festa della Beata Vergine dei Sette Pianti, che ricorre ogni lunedì in Albis. La processione degli incappucciati ha origini antichissime. Istituita dalla Confraternita del Santissimo Crocefisso nel XV secolo, si svolge per i vicoli del centro storico, attraverso un percorso snodato in tredici tappe, durante le quali si eseguono canti tradizionali intervallati dal suono della tronòla, una tavola di legno sulla quale sbattono dei ganci di ferro creando un suono cupo e forte. Sempre all’insegna della storia e della tradizione è stata la festa della Beata Vergine Maria dei Sette Pianti. Secondo antichi documenti nella località Fontanelle, nei pressi dell’attuale via Rivolta, vi era una fonte d’acqua miracolosa dedicata alla Beatissima Vergine dove molte genti accorrevano anche da lontano per ottenere la grazia desiderata. I festeggiamenti hanno avuto inizio con la celebrazione eucaristica delle 10:00 per proseguire con un buffet e l’esibizione di gruppi musicali di tradizione napoletana. Raffaele Massa

Santa Maria delle Grazie Lavorate di Sarno

La Via Crucis a Lavorate Una processione vissuta in pieno raccoglimento

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entre a Roma la folla si radunava per la prima Via Crucis di Papa Francesco, l’altare della chiesa di S. Maria delle Grazie si animava con la presenza di un folto gruppo di giovani, che hanno rappresentato brani tratti dalla passione di Cristo secondo Giovanni. Il tempo è stato clemente e la processione, preceduta da giovani figuranti, ha percorso la strada principale del paese. Preghiera, canti e silenzio hanno accompagnato il cammino, che si è concluso sul sagrato con la “sacra rappresentazione” della crocifissione di Gesù e della deposizione del corpo. L’avvenimento è stato percepito da tutti come fatto puramente religioso, non teatrale, tanto che la processione si è sciolta in un rispettoso silenzio. La comunità


Un momento della promessa verginale di Valentin Jegorov nelle mani del custode della Fraternità di Emmaus

Foto Dina Coppola

L’unico mio bene La promessa verginale di Valentin

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a dell’eccomi la prima e l’ultima parola di ogni tua giornata»: queste le parole che don Silvio Longobardi consegna a Valentin Jegorov, giovane della Fraternità di Emmaus che lo scorso 8 aprile ha celebrato la sua promessa di verginità. Nella cornice meravigliosa della festa dell’Annunciazione, l’Eucarestia presieduta dal vescovo emerito, mons. Gioacchino Illiano presso la Cappella Martin ha visto un popolo in preghiera insieme a tanti presbiteri provenienti anche dai paesi dell’Est. Valentin viene infatti dall’Ucraina, dal villaggio di

Bar, è cresciuto in una casa povera, ma dignitosa, guidato dallo sguardo attento della mamma, una donna credente, forte e dinamica. Ha conosciuto la Fraternità di Emmaus grazie alla missione svolta in Ucraina dalla famiglia Giordano nel 2008. Questo incontro ha permesso a Valentin di riprendere il desiderio di consacrazione che portava con sé fin da quando era fanciullo. Con grande convinzione nel 2010 è venuto in Italia per iniziare il cammino di formazione alla vita consacrata. Nel 2011 ha cominciato il noviziato presso l’oasi Regina della Famiglia, a Montoro

Superiore (AV). Ha sperimentato anche il servizio missionario, prima nella sua terra di origine, l’Ucraina, e successivamente in Burkina Faso insieme alle altre due consacrate della Fraternità, Maddalena e Caterina. La celebrazione è stata davvero un’esperienza di Pentecoste, ricca di preghiera e di gesti significativi, suggellata dalle meravigliose parole del vescovo Illiano: «Al tramonto della mia vita, rendo grazie al Signore che mi ha dato la possibilità di mettere un seme nel terreno della Chiesa». Emanuela Pandolfi


IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE S. GIACOMO MAGGIORE APOSTOLO - SAN VALENTINO TORIO

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

Il gruppo di fidanzati insieme a don Alessandro Cirillo e Carmine e Celeste Carbone, durante la missione popolare francescana

AD AMARE S’IMPARA

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Il percorso prematrimoniale

ducare all’amore, al matrimonio e alla vita per costruire una famiglia santa è stato l’obiettivo del percorso matrimoniale che si è svolto secondo i nuovi orientamenti emanati dalla Commissione episcopale per la famiglia e la vita. È stato frequentato da un nutrito gruppo di fidanzati, assidui e motivati. La peculiarità del corso di quest’anno, oltre le indicazioni dei nuovi orientamenti, è stata la partecipazione alla tappa della Missione popolare francescana, che si è tenuta nella comunità di San Valentino Torio dal 13 al 24 febbraio. I nubendi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con i missionari e di arricchirsi di una nuova esperienza. Il percorso è sta-

to guidato da un’equipe formata da una coppia animatrice, coadiuvata da giovani sposi che hanno testimoniato la freschezza dell’amore coniugale nei primi anni di matrimonio e le meraviglie che compie Cristo, quando lo si lascia entrare nella propria unione. Poi c’è stato l’intervento di alcuni esperti, psicologo e avvocato, per approfondire il tema del dialogo coniugale e il diritto di famiglia. Il parroco è stato di grande aiuto per una riflessione più accurata delle tematiche trattate. Il percorso si è chiuso con una giornata di ritiro presso il Convento francescano di Serino. Carmine e Celeste Carbone

LE 10 PAROLE È iniziato lo scorso 17 marzo il “Cammino delle 10 parole”, fortemente voluto dal parroco don Alessandro Cirillo dopo la Missione popolare dei frati salernitani e lucani

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febbraio la missione popolare, a marzo l’avvio del Cammino delle 10 Parole per scuotere le anime lontane dal Signore e coinvolgerle in un percorso che possa avvicinare di più a Dio. Dieci incontri, per un cammino volto alla riscoperta della propria vocazione, ideati nel 1993 da don Fabio Rosini, direttore dell’Ufficio per la pastorale delle vocazioni della Diocesi di Roma. «Queste catechesi, giunte al quinto appuntamento, stanno riscuotendo molto interesse - afferma don Alessandro Cirillo. - Il successo è da ricercare nell’approccio, esse rispondono al vuoto for-

mativo e spirituale di una generazione molto istruita. Si tratta di incontri in cui si parla all’intelligenza di questi ragazzi, appagando la comprensione di chi ascolta». Il cammino è aperto a giovani e adulti che vogliono riscoprire la fede e scegliere per sé la parte migliore. Vi sono stati tre incontri introduttivi: “Gettate la rete e troverete” (Giovanni 21), “Marta e Maria” (Luca 10), “Il fiume di Dio” (dal libro dell’Esodo). Tema del quarto e quinto incontro è stato il primo comandamento. La comunità ha risposto con grande ge-

nerosità, tante le persone che vengono anche da altre parrocchie della provincia. «Il percorso è ancora lungo - ricorda il parroco - e anche se la chiesa è sempre piena, spero di poter vedere ancora più persone desiderose di avvicinarsi a Dio». I prossimi incontri si svolgeranno domenica sera, alle ore 20,30, presso la Chiesa Madre di San Giacomo Maggiore Apostolo. Molte parrocchie campane stanno proponendo questo cammino. Un percorso è stato avviato a Salerno e uno a San Valentino Torio. Sergio Velardo

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Il progetto dell’Oratorio

Avviati i lavori per il campo di calcetto Un altro passo in avanti nella realizzazione dell’oratorio San Giovanni Bosco. Dopo il muro di recinzione, all’inizio di maggio una ditta specializzata ha iniziato i lavori per la costruzione del campo di calcetto

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ono iniziati i lavori per la realizzazione dell’oratorio San Giovanni Bosco. Dopo il muro di recinzione, che ha delimitato il perimetro della futura costruzione, venuto a costare circa cinquantamila euro, è la volta del campo di calcetto il cui costo si aggira attorno ai settantacinquemila euro. Una ditta specializzata, che ha già realizzato nella nostra diocesi altri rettangoli di gioco, ha iniziato i lavori nella prima settimana di maggio. Come non vedere in questo segno lo sguardo materno di Maria Ausiliatrice, la Madonna di don Bosco, la cui festa ricorre il 24 maggio e a cui quest’uomo, nella propria vita, tante volte è ricorso e dalla quale tante grazie ha ricevuto. I giovani sono stati il cardine delle premure del santo educatore, la meta della sua azione pastorale, ma anche la linfa vitale per trarre nuove energie, motivazioni e stimoli per il suo ministero sacerdotale, che se è vero che senza la comunione con il Padre è un albero secco, è altrettanto vero che senza l’amore verso il prossimo si riduce a mera esercitazione

spirituale, sterile e secca. L’attenzione ai giovani. Nelle strutture ecclesiastiche del Centro-Nord, ad esempio in Lombardia, Emilia Romagna, è difficile trovare tante chiese senza oratori, ma ciò che scarseggia è “la materia prima”, i giovani. Nelle nostre strutture del Sud avviene l’inverso, abbiamo tanti giovani, ma poche strutture oratoriali. Nella nostra diocesi, con l’ascesa del nuovo pastore, la cui azione pastorale è rivolta in modo speciale ai giovani, la rotta è stata tracciata in modo deciso verso una linea pastorale e spirituale che fa della persona il centro dell’azione ecclesiale. Una persona che è composta non solo di un’anima, ma anche di un corpo, che va amata in toto e non solo in parte. La consegna della struttura di San Michele di Sarno all’Anspi, che coordina gli oratori della nostra diocesi, la realizzazione di due campetti di calcio a Casatori sotto la guida di don Gaetano Ferraioli, l’inizio del nostro oratorio parrocchiale, sono segni tangibili del vento nuovo dello Spirito che il vescovo Giuseppe ha portato nella nostra Chiesa locale.

Don Bosco, l’apostolo dei giovani. Una volta il Signore disse a San Giovanni Bosco: “Non con le percosse, ma con la mansuetudine dovrai guadagnare questi tuoi amici”. La Madonna poi gli mostrò tanti fanciulli, che erano fuggiti e al loro posto apparve una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto; e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i miei figli”. L’apostolo dei giovani volse allora lo sguardo e, invece di animali feroci, apparvero altrettanti mansueti agnelli, che correvano attorno belando, come per fare feste a quell’Uomo dalla chioma d’oro e a quella Signora vestita di bianco. Sia per la nostra Chiesa, questo, l’inizio di un nuovo tempo di grazia, tempo per fare il bene e non il male, tempo per sostenere i progetti di tanti vescovi, presbiteri e laici che si lasciano attraversare dal Soffio dello Spirito, si costruisca tutti insieme il Regno di Dio su questa terra. Amen. Don Enzo Di Nardi


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI COORDINATORE DI REDAZIONE MICHELE RAIOLA

Educazione, questione di “cuore” Catechisti, educacuori, novizi e musicacuori accompagnano con passione 270 bambini nel cammino di iniziazione cristiana

bambini – afferma Cesira – eppure non lo è. Noi educacuori abbiamo il compito di prenderci cura di loro nel migliore dei modi, perciò ci facciamo piccoli per entrare nel loro mondo. Ma sappiamo che l’educazione è una questione di cuore, esige impegno, ma posso dire con certezza che ciò che i bambini ci donano gratuitamente ripaga ogni nostro sforzo». Anche Antonio, che è un novizio, si riconosce nelle affermazioni dell’amica ed aggiunge che quello dei bambini è un mondo pieno di scoperte e soprattutto di… tenerezza! Contemporaneamente in parrocchia operano i “musicacuori”, che con una nutrita “corale” di bambini preparano i canti per la liturgia della domenica. Tutto il gruppo si è avvalso anche della collaborazione del neo sacerdote don Alfonso Giordano e del seminarista Nello Nappo. Angela Ferraioli, la responsabile delle catechiste, ci offre la realtà numerica: 14 catechiste e 270 bambini! Per loro vengono preparati doni da offrire in occasioni particolari, come l’onomastico e il compleanno.

Il gruppo delle catechiste Foto Antonio Ventitti (2)

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omplessa, ma ben articolata è tutta la strutturazione del Cammino di iniziazione cristiana che percorrono bambini e ragazzi, dalla più tenera età (tre anni) fino all’ultimo anno di scuola media. A guidarli sono le catechiste indubbiamente, ma anche gli educatori – i cosiddetti “educacuori” –, cioè dei giovanissimi che con entusiasmo e dedizione “aiutano” le catechiste ad intrattenere i bambini il sabato pomeriggio; invece il vero e proprio catechismo si svolge la domenica pomeriggio. Ma andiamo con ordine; facciamo parlare Assunta Pepe, la responsabile degli educacuori: «Sono 30 ragazzi, che hanno voluto dare visibilità a se stessi indossando una maglietta rossa; quella dei novizi (ragazzi che aspirano a diventare educacuori), invece, è bianca. Gli educacuori si servono indubbiamente delle guide che sono messe a disposizione per loro, ma il più delle volte adattano gli incontri ai bambini loro affidati; a metà settimana si incontrano per preparare gli opportuni interventi». «Sembra facile relazionarsi con i

I doni realizzati per i bambini

La Festa della comunità Don Salvatore ci racconta qualche anticipazione sulla festa comunitaria in onore di san Vito

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i svolgerà in tre giorni, dal 14 al 16 giugno, e coinvolgerà tutti i responsabili e tutti coloro che frequentano con assiduità la nostra parrocchia – così esordisce don Salvatore alla richiesta di avere qualche notizia sulla III edizione – e non sarà uguale a quella delle precedenti edizioni: si partirà con un “concerto-catechesi”, nel quale la nostra Corale darà dimostrazione della sua bravura, come, del resto, ha già fatto in precedenti occasioni. Le altre due serate saranno allietate dalla rappresentazione

teatrale della nostra Compagnia, reduce da due splendide esibizioni negli anni precedenti; ci sarà nella giornata di sabato la benedizione delle famiglie e degli animali, seguita dalla celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Giuseppe; la serata di domenica prevede una prima parte dedicata al divertimento dei nostri numerosissimi bimbi e una seconda parte per giovani e adulti; non mancheranno momenti di convivialità. Sul prossimo numero di Insieme pubblicheremo il programma dettagliato». Insieme - Maggio 2013

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DA PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Le ragioni della fede Gli studenti dell’Istituto Superiore Leonardo da Vinci di Poggiomarino si sono confrontati sul tema della fede, aiutati da insegnanti e adulti. Ha chiuso la tre giorni il vescovo Giuseppe Giudice

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hi sono? Cosa voglio? Quali esperienze mi danno la felicità? Perché vale la pena vivere? Ecco alcune domande poste agli alunni dell’Istituto Superiore Leonardo da Vinci di Poggiomarino durante i tre incontri organizzati dal parroco p. Aldo D’Andria, in collaborazione con i docenti di religione, in occasione dell’Anno della Fede. Al primo incontro ha partecipato, oltre al parroco, Giovanna Pauciulo, responsabile della pastorale diocesana per la famiglia, la quale ha messo in evidenza come il dono e la scelta della fede può dare orientamento e senso ad ogni nostra scelta di vita, anche feriale, in particolare nell’esperienza relazionale con l’altro. Il secondo incontro ha visto come ospite la professoressa Carmela Filosa, docente di religione, che ha aperto con i ragazzi un’interessante discussione sulla fede, in particolare sul credere, partendo dalla canzone che ha vinto il Festival di Sanremo, L’essenziale di Marco Mengoni. Noi ragazzi siamo rimasti affascinati dal fatto che un tema così complesso possa essere così vicino alle esigenze e idee della nostra età, riuscendo ad attirare l’attenzione anche dei più scettici. L’ultimo incontro ha visto protagonista il nostro vescovo Giuseppe. Il presule ha iniziato la sua riflessione proclamando un brano del vangelo di Giovanni sul mistero pasquale da cui ha preso spunto per introdurre il tema dello smarrimento che l’uomo contemporaneo sta attraversando, anche nei confronti della Chiesa e della fede. Mons. Giudice ha paragonato gli uomini ai discepoli di Gesù, a Giovanni, Pietro e Giuda: anche gli esseri umani rinnegano, tradiscono, amano; ma al di sopra di tutto c’è sempre lo sguardo amorevole di Dio che non intende perdere nessuno di coloro che gli appartengono. LE DOMANDE. Il Vescovo ha chiesto ai ragazzi quale sia la misura della loro fede, essi intimoriti non rispondevano. Egli ha continuato dicendo: «La fede non è né un libro, né tantomeno quello che vi viene insegnato al catechismo; la

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Insieme - Maggio 2013

Due studentesse insieme alla professoressa Carmela Filosa

fede è relazione personale, è fiducia, è amore come quello che gli innamorati sentono l’uno per l’altro; la nostra fede è Gesù Cristo!». I ragazzi, sciolto il loro timore, hanno cominciato a porre domande; una tra tutte: «In cosa possiamo sperare noi giovani di oggi?». Il Vescovo ha risposto affermando che «il peccato più grave è farsi rubare la speranza, pensare che sia inutile impegnarsi, fare sacrifici, perché tutte le porte sono chiuse. Non è vero! Noi siamo fatti di speranza e la speranza ha un nome e un volto: Gesù Cristo risorto!». Altre domande hanno riguardato il nuovo vescovo di Roma, Papa Francesco e la sua opera di rinnovamento. Una delle domande forse più dure poste al Vescovo è stata sui matrimoni gay; egli pacatamente ha risposto: «La Chiesa non è omofoba, ma il fine ultimo degli esseri umani è la procreazione che non può avvenire naturalmente nelle unioni gay». Anche il problema della pedofilia all’interno della Chiesa ha messo in evidenza tanto turbamento tra i presenti, al punto da suscitare alcune domande dai toni aspri. Mons. Giudice ha risposto mettendo in rilievo la gravità delle azioni compiute da parte dei singoli e le gravi responsabilità dell’istituzione ecclesiale, ma anche lo sforzo che la Chiesa sta compiendo nell’allontanare dal ministero pastorale coloro che sono caduti in così grave peccato, pur salvando, tuttavia, la carità sacerdotale verso chi commette il male. IL DESIDERIO DI APPROFONDIRE. Il percorso sulla fede ha lasciato nel cuore degli studenti un forte desiderio di approfondire tematiche che appartengono alla realtà giovanile. Alla Chiesa chiediamo di tenere accesa la speranza, un’esigenza che Papa Francesco ha letto bene negli occhi e nel cuore dei giovani fin all’inizio del suo pontificato, quando ha detto: «Cari giovani, non lasciatevi rubare la speranza!». Marianna Sorrentino Maria Ascolese


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Un tappeto dell’Infiorata che raffigura il volto di Gesù

INFO Sono partiti i concorsi nazionali “Un Bozzetto per l’Infiorata” dal tema La Rivelazione e “Piccoli Infioratori” dal tema Hanna - Barbera. Per leggere il regolamento e per tutte le altre informazioni, seguici sulla pagina fb dell’Infiorata di Casatori.

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a 18esima edizione dell’Infiorata di Casatori si intreccia con l’Anno della Fede, occasione di grazia che la Chiesa ci ha donato da vivere. In questa cornice speciale abbiamo scelto la Rivelazione come tema per la manifestazione nata in onore della Vergine Addolorata. La nostra fede ha il suo fondamento nella divina Rivelazione, ecco perché è importante andare a rileggere gli eventi realizzati da Dio nel piano della “salvezza” e meditare nuovamente, attraverso i caratteristici quadri di fiori, sui segni ed i prodigi operati per la salvezza dell’umanità. Con questa scelta vogliamo sottoporre all’attenzione dei fedeli un dato fondamentale: l’autore della Sacra Rivelazione è Dio, il quale non ha parlato solo attraverso i profeti, come afferma S. Giovanni nel Prologo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto… A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” (1,9-13). È importante comprendere che la Rivelazione si è completata in Gesù Cristo. Afferma il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Dogmatica Dei Verbum al n. 2: “Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione”.

La Rivelazione Con questo spirito vogliamo accostarci, attraverso la scelta di questo tema, agli eventi di grazia operati da Dio in Cristo, attraverso l’azione dello Spirito Santo, per crescere “forti e radicati nella verità”. In questo tempo così difficile, per le diverse problematiche economiche, sociali e religiose, ogni occasione sia propizia per maturare in una vera dimensione ecclesiale che trova il suo essere ed esistere in Gesù, unico Salvatore del mondo. Vi invito, carissimi, a condividere con noi questo ulteriore passo nel cammino della vera fede. Mentre vi attendo con gioia, sentiamoci uniti in Maria, madre nostra e della Chiesa. Don Gaetano Ferraioli

È questo il tema scelto per la 18esima edizione dell’Infiorata di Casatori. L’obiettivo è rileggere insieme, attraverso i tappeti floreali, i segni e gli eventi operati da Dio per la salvezza dell’uomo

5X mille Si può donare anche per noi! Il tuo contributo sarà utilizzato per la realizzazione di progetti sociali a favore di Anziani, Bambini, Ragazzi, Minori a rischio e Bisognosi. Basta indicare nella tua dichiarazione dei redditi o nel CUD

il codice fiscale 03589060650

della cooperativa nell’apposita casella del 5 x mille e firmare! Le scelte di destinazione dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica e del 5x1000 alla Cooperativa Sociale L’Onda – Società Cooperativa ARL non sono in alcun modo alternative tra loro. Possono essere espresse entrambe, senza problemi di aggravo.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Venerdì di Passione, 22 marzo: Celebrazione della Via Crucis tra le salite dell’antico borgo montano di Casa Milite

XV CONCORSO INTERNAZIONALE DEI MADONNARI Solenni festeggiamenti in onore di Maria SS. di Costantinopoli e San Pasquale Baylon 17 - 21 maggio 2013 In quarta di copertina, puoi trovare il programma con tutti gli appuntamenti!

Le immagini dei momenti più importanti della Settimana santa

La gioia della Resurrezione

Domenica delle Palme, 24 marzo: Benedizione delle Palme, Processione e Santa Messa sul Sagrato della Chiesa parrocchiale

Gesù è la risposta Continua la missione parrocchiale per vivere a pieno l’Anno della Fede. La testimonianza di Maria Rosaria Spiezio

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uando mesi fa il parroco mi chiese se ero disposta ad ospitare la Madonna e i fedeli nella mia casa, risposi di sì con gioia, senza pensarci neppure un attimo. Non chiesi quale statua fosse, da dove veniva, perché proprio a casa mia… Quando Dio bussa non puoi fare domande, devi solo rispondere: “Eccomi”, e ringraziarLo per averti messa nei suoi progetti. Col passare dei giorni, compresi che non si sarebbe trattato della “statuet-

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ta” che capita di vedere in giro per il Rosario nelle famiglie, ma di quella parrocchiale che si porta in processione per le strade. Dove la metto? Avrò spazio sufficiente? Chi mi aiuterà? Riuscirò a conciliare il lavoro e l’impegno preso con don Roberto? Tutte queste domande hanno affollato la mia mente fino al 14 aprile. La preghiera, occorre pregare - mi son detta - e occorre farlo coi vicini. L’accoglienza di Maria coinvolge tutti i condomini del palazzo Masullo. Lo faremo insieme, partendo dalla preghiera. E così è avvenuto. Il

Rosario ha tracciato la strada, il resto è venuto da solo. È domenica pomeriggio, in serata accoglieremo la statua della Madonna “pellegrina”: ed ecco coccarde che si dispongono ovunque, nastri che si calano a raggiera, veli che si tendono, tovaglioli che si trasformano in fiori di carta, fiaccole che attendono di accendersi. Questo non è il solito piatto condominio, silenzioso e solitario. Arrivano i bambini e mi portano il cartellone con la scritta “W Maria”, orgogliosi di averlo fatto con le loro mani,


COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

Giovedì Santo, 28 marzo: Lavanda dei piedi agli immigrati durante la Messa In Coena Domini e l’Altare della Reposizione sul tema: “Va’, la tua fede ti ha salvato - attraverso i grandi convertiti nel cammino della santità biblica e della storia della Chiesa”. Davanti a Santissimo Sacramento custodito nell’Altare della Reposizione, l’Adorazione e la preghiera fino a notte fonda

Venerdì Santo, 29 marzo: L’Azione liturgica In Passio Domini.La Sacra Rappresentazione della Via Crucis e la Processione di Gesù morto, della Vergine Addolorata con San Giovanni Apostolo (119° edizione)

Pasqua di Risurrezione, Veglia Pasquale nella notte Santa del 30 marzo: Alcuni momenti della Veglia, la Benedizione del fuoco, il Battesimo di Mariam Yagoubi e un particolare del Cero Pasquale con le icone dei Misteri di Cristo che formano la Croce intorno al logo dell’Anno della Fede

la vicina sale e scende dalla scala, un’altra gonfia a raffica i palloncini, qualcuno ha raccolto rami di glicine e li ha fissati alle ringhiere, mentre c’è chi accende le tealight sui davanzali. Anche i botti sono stati preparati. C’è un vai e vieni di bambini, donne, uomini, giovani. Anche la signora Maria, con la sua carrozzella, apre la porta e vuole essere dei nostri. La Madonna è la benvenuta. Ecco, le diamo il posto preparato e mentre s’intonano canti, io metto ai suoi piedi l’immagine del Gesù Misericordioso. Altri sistemano fiori, accendono la candela, un bambino lascia una letterina. Ave Maria…, Ave Maria…, conducici a Gesù insegnandoci la tua mitezza, la tua fedeltà, la tua obbedienza, il tuo silenzio.

Quattro giorni sono passati, intensi e a tratti stancanti. Ma Maria ha creato momenti di fraternità, di condivisione, di apertura, di collaborazione che hanno arricchito noi tutti. Nella preghiera ci siamo ritrovati tutti uguali, tutti bisognosi, tutti affaticati ma anche speranzosi. La corona che si sgranava tra le mani dei piccoli e dei giovani riusciva a mostrare la grazia che Dio continua ad elargire nel tempo. Nelle parole della catechesi del parroco c’era tutto l’amore che un Padre rivolge ai suoi figli e che incessantemente sussurra ai cuori, soprattutto a quelli assonnati. Non serve porsi altre domande. Non occorre cercare altre risposte. Gesù è la risposta. E Maria ha saputo annunciarcelo. Maria Rosaria Spiezio

Un momento della missione

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

L’altare della Reposizione

Il dono dell’Eucaristia La comunità parrocchiale ha vissuto l’adorazione eucaristica del Giovedì Santo riflettendo sull’Anno della Fede

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a sera del Giovedì Santo è tradizione andare a visitare e ad adorare Gesù vivo e vero custodito nel tabernacolo. Molte persone affollano le diverse chiese, fermandosi a pregare davanti all’altare della Reposizione. Anche quest’anno, nella comunità Maria SS. delle Tre Corone, è stato preparato l’altare dove è riposta e conservata l’Eucarestia al termine della Messa in “Coena Domini”. È consuetudine preparare l’altare della Reposizione in una cappella laterale in modo solenne, con fiori, icone di Gesù e della Madonna, grano e diversi simboli che richiamano l’Eucarestia che viene conservata per poter ricevere la comunione il giorno seguente. I fedeli sono stati invitati a vivere l’adora-

zione eucaristica per ricordare questo mistero così grande donatoci da Gesù in quella notte, meditando sulla sua passione. L’altare della Reposizione è conservato fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, durante l’Adorazione alla Croce, l’Eucarestia viene distribuita all’assemblea. Esso non è un sepolcro che simboleggia la morte di Gesù ma è un luogo in cui adorare l’Eucarestia, il segno sacramentale di Gesù vivo e risorto. Ogni anno, anche nella Chiesa dell’Immacolata Concezione i fedeli e i giovani in particolare sono invitati a vivere l’adorazione eucaristica. Molti si sono soffermati in raccoglimento e adorazione davanti al Tabernacolo, accompagnati da un approfondimento sull’Anno della Fede. Donatella Ferrara


PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Volontari della sofferenza

Mons. Luigi Novarese (Casale Monferrato, 29 luglio 1914 – Rocca Priora, 20 luglio 1984)

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tare accanto ai malati è senza dubbio una missione di alto profilo umanitario, un’esperienza che nasce nel contesto della fede cristiana che vede in ogni uomo una viva e autentica immagine di Gesù. Tanti cristiani hanno percorso questa strada, da san Camillo a san Giovanni di Dio, per arrivare a san Giuseppe Moscati. Ma c’è una domanda che spesso anche i cristiani hanno paura di affrontare, un interrogativo lacerante: perché l’uomo soffre? La medicina, da Ippocrate in poi, si è preoccupata di dare voce ad un’altra domanda, in apparenza più attuale e urgente: in che modo possiamo contrastare la sofferenza? Questa domanda chiama in causa solo l’intelligenza e la scienza e non più la filosofia, tanto meno la teologia. La Provvidenza tuttavia ci ha donato un prete che ha riproposto con ostinazione alla prima domanda, quella più scomoda: mons. Luigi Novarese (1914-1984), fondatore del Centro Volontari della sofferenza (1947). Il carisma di questo movimento laicale, che unisce persone ammalate e sane, vuole educare i sofferenti a vivere la propria condizione come una vera vocazione. Invece di subire la malattia, cercando solo di adattarsi ad essa, i volontari della sofferenza sono invitati a viverla come un dono che arricchisce la Chiesa. La doverosa e cristiana compassione non basta, dice il prete piemontese, originario di Casale Monferrato, occorre uno sguardo di fede che sa leggere nella sofferenza non soltanto un deficit ma una vocazione e quindi una vera e propria missione. Il malato non come un peso per l’umana società ma come uno che combatte una speciale battaglia. La fede ci assicura che la vittoria finale dipende anche da

La testimonianza di mons. Luigi Novarese, fondatore del “Centro Volontari della sofferenza” e dei “Silenziosi Operai della Croce”, beatificato lo scorso 11 maggio lui. Per sostenere un’opera così impegnativa e innovativa, nel 1950 fonda i Silenziosi Operai della Croce, una comunità di anime consacrate che, nelle intenzioni del Fondatore, sono “impegnate a illuminare gli ammalati sul senso cristiano del dolore e a sostenerli attraverso opere assistenziali e di recupero professionale”. “Il dolore – diceva Giuseppe Moscati – va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima”. È una spiritualità che, anticipando non poco i tempi, contribuisce a guardare in modo nuovo le persone ammalate e genera un impegno che abbraccia la vita in tutte le sue dimensioni: don Luigi si preoccupa di insegnare un mestiere ai disabili per renderli autonomi, costruisce una casa di spiritualità senza barriere per dare anche a loro la possibilità di vivere esperienze intense di preghiera. Questo carisma è scritto nella carne del giovane Luigi: nasce nell’anno in cui inizia la “grande guerra”, ultimo di nove figli, il padre muore l’anno dopo. Ancora fanciullo viene colpito da una grave forma di tubercolosi ossea che lo costringe a vivere tutta l’adolescenza in un sanatorio. Aveva poche speranze di vita, a giudizio della medicina del tempo. Ma la Provvidenza lo salva. Passaggi dolorosi che, invece di abbattere, lo hanno fortificato e preparato a vivere una straordinaria vocazione sacerdotale, tracciando con sicurezza una strada nuova. La beatificazione, avvenuta l’11 maggio, pone il definitivo sigillo ecclesiale sulla sua esistenza tutta consacrata al bene degli ammalati.

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CULTURA

Karol Wojtyla e l’amore per sempre

La recensione di Ida Giangrande

Il Papa della Famiglia continua a far sentire la sua voce, attraverso scritti inediti

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a dove nasce l’ampio magistero di Giovanni Paolo II sul matrimonio e la famiglia? La visione della famiglia, che papa Wojtyla aveva portato con sé a Roma dalla Polonia, non è nata da ragionamenti che aveva elaborato a tavolino ma da esperienze che ha vissuto e condiviso prima come sacerdote e, poi, come vescovo di Cracovia. Il libro Costruire la casa sulla roccia, Esercizi spirituali per fidanzati ne è la prova. Dopo oltre cinquant’anni di attesa, il testo custodito nell’Archivio del Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II è pubblicato dall’Editrice Punto Famiglia. Si tratta di tre conferenze pronunciate dal vescovo Karol Wojtyła, dal 19 al 21 dicembre 1960, nella Collegiata Universitaria di Sant’Anna a Cracovia, durante un corso di esercizi spirituali per i fidanzati. Era dunque lo stesso anno in cui uscirono due opere significative del giovane vescovo ausiliare di Cracovia: il celebre studio Amore e responsabilità e la meditazione poetica La bottega dell’orefice, entrambe dedicate al tema dell’amore sponsale. Ai giovani fidanzati che si preparavano al matrimonio diceva: «Attenti a ciò che fate! Tutto ciò non resta solo al livello dell’uomo, non è una questione solo umana. Se è un sacramento, è una cosa divina. Dio qui è chiamato a testimone, e non si può chiamare Dio a testimone invano». L’accento sull’importanza della scelta è dato anche dalla definizione del patto nuziale come voto. Scrive Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, nella prefazione al libro: «Il giovane presule non parla di promessa matrimoniale ma di voto matrimoniale pronunciato davanti a Dio. Forse, anche su questo nuovo linguaggio che è più teologico che giuridico - linguistico, occorrerebbe riflettere, soprattutto oggi, data la crisi della coppia che ci travolge». Anche le fedi nuziali si rivestono di un significato

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particolare: non sono più solo l’esempio visivo di una scelta, ma gli anelli di una catena che unendo lo sposo alla sua sposa, li riconduce entrambi al loro Creatore, il segno di una consacrazione definitiva e decisiva, la risposta ad una chiamata esigente che richiede onestà, senso di responsabilità e fedeltà. Il volume è completato dall’introduzione di Przemyslaw Kwiatkowski, professore incaricato presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, e da un’appendice corredata di foto di Papa Wojtyła durante tutto il suo ministero. L’appendice contiene anche due testimonianze preziose, raccolte da Giovanna Abbagnara, direttore responsabile della rivista Punto Famiglia: sono due interviste a Danuta e Maria, appartenenti al gruppo Środowisko (“Ambiente”, in polacco), che fin dal 1949 raccoglieva giovani attorno al sacerdote Karol nella parrocchia di San Floriano a Cracovia. Un’opera dunque quanto mai moderna, rivolta a tutti i fidanzati, ma a anche a coloro che intendono rispolverare le radici del patto nuziale alla luce di un santo dei giorni nostri.

“Costruire la casa sulla roccia” Karol Wojtyla, Edizioni Punto Famiglia, 2013, pp. 80, euro 7,00 (euro 4,90 per ordini superiori alle 5 copie) Per info: www.puntofamiglia.net.


Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Pianeta Ragazzi: una rete per accompagnare l’adolescenza Un progetto per i ragazzi promosso dal “Granello di Senapa” e condiviso da tanti

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omenica 7 aprile è stato presentato ufficialmente alla città il Progetto Pianeta Ragazzi, promosso dall’associazione “Granello di Senapa” insieme alle Suore Battistine e al Comune di Angri. L’evento di presentazione è stato preceduto da un flashmob per attirare l’attenzione della città di Angri sulle nuove attività del Progetto. Nell’evento pubblico sono state presentate alcune novità di Pianeta Ragazzi, che si aggiungono allo Sportello di Ascolto, presente già da alcuni anni nelle scuole medie angresi. Tra le novità di quest’anno i tre laboratori creativi e la Pianeta Ragazzi Card. I tre laboratori, con cadenza settimanale, impegneranno i ragazzi in diverse attività: cucina, teatro, musica e calcio. La card, invece, realizzata in collaborazione con Confesercenti, Confcommercio e altre attività commerciali, darà ai ragazzi la possibilità di accedere ai laboratori e di ricevere sconti e offerte speciali nei negozi convenzionati. La parte più importante del Progetto, infatti, è rappresentata dal lavoro di rete, che sta cercando di coinvolgere tutti i soggetti interessati al benessere dei nostri ragazzi e alla formazione dei cittadini di domani. Si tratta di una parte importante in un tempo di crisi economica che riguarda anche la progettazione sociale. Finora sono state coinvolte le scuole medie angresi, l’Azione Cattolica, la pastorale giovanile e vocazionale, la Caritas, il Progetto Policoro, il CAG Scafati, oltre ai soggetti già menzionati in precedenza. Sul sito www.granellodisenapa.org è possibile trovare tutte le informazioni. Carmine Giordano

Mons. Giudice all’inaugurazione del Centro Caritas cittadino di Angri

Inaugurazione del Centro Caritas cittadino ad Angri

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o scorso 11 aprile, il vescovo Giuseppe Giudice ha inaugurato la nuova sede del Centro di Ascolto Caritas della città di Angri, nato dall’unione di Caritas e associazioni angresi. Oltre al nostro Pastore, era presente il Sindaco, Pasquale Mauri, che ha messo a disposizione la struttura di corso Italia (asilo comunale fino a qualche tempo fa). «Il Centro Caritas cittadino si pone in continuità con l’opera del Beato Alfonso Maria Fusco e delle Suore Battistine, che da oltre cento anni cercano di dare risposte concrete alle necessità dei più bisognosi», così suor Filomena Cosentino ha presentato il risultato di questo lungo lavoro di raccordo tra i parroci angresi, le associazioni del territorio e l’Ammini-

strazione Comunale. Mons. Giudice, poi, ha ringraziato operatori e volontari per il lavoro quotidiano di lotta alle nuove e vecchie povertà per portare il messaggio di Cristo anche attraverso le opere di amore. Infine, il Sindaco di Angri ha voluto sottolineare l’importanza di offrire una “casa” adeguata per dare un servizio concreto alla città. Attraverso il Centro Caritas cittadino è possibile accedere ai vari servizi offerti dalle parrocchie e associazioni angresi. Il martedì e giovedì, dalle ore 16.30 alle 18.30 è possibile accedere ai servizi di primo ascolto, mentre il mercoledì allo stesso orario, è possibile accedere allo sportello informativo sui servizi del territorio. C. G.

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IL LEGALE RISPONDE

Contrasti tra vicini La richiesta di Vinicio di costruire sul suo fondo confinante con altri terreni

Caro avvocato, ho ereditato un fondo edificabile che confina con altri terreni sui quali vi sono stati edificati dei fabbricati. Avrei intenzione di costruire una casa, ma mi parlano di distanze da rispettare. Vorrei approfondire l’argomento. Vinicio Caro Vinicio, i limiti legali sulle distanze delle costruzioni sono regolati dagli articoli 873 – 877 del codice civile. Il proprietario di un fondo, solo dopo aver ottenuto i necessari permessi dall’ufficio preposto, può costruire sul suo terreno, e questo diritto gli spetta su tutta la sua proprietà. Spesso però capita che il fondo del proprietario confini con quello di un altro soggetto che ha, per l’appunto, analogo diritto. Al fine di dirimere potenziali contrasti di vicinato, il codice civile è intervenuto con una precisa normativa che, però, può essere derogata dai regolamenti locali, e più in generale dai piani regolatori (approvati). In particolare, i regolamenti edilizi possono stabilire una distanza tra edifici maggiore di quella di 3 metri, ma non minore. Conformemente a quanto detto, l’articolo 873 codice civile, operando con gli articoli 875 e 877 del medesimo codice, concede al primo tra i proprietari confinanti che edifica sul proprio fondo una triplice facoltà. 1) Costruire sul confine; di conseguenza il vicino potrà costruire in aderenza o in appoggio. 2) Costruire con distacco dal confine: e cioè alla distanza di un metro e mezzo dallo stesso o a quella maggiore stabilita dai regolamenti locali. 3) Costruire con distacco dal confine ad una distanza inferiore alla metà di quella totale prescritta per le costruzioni su fondi finitimi salvo il diritto del vicino, che costruisca successivamente, di avanzare la propria fabbrica fino a quella preesistente, pagando il valore del suolo.

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LE DEROGHE E IL CONCETTO DI COSTRUZIONE La misura minima dei 3 metri, tuttavia, riassumendo, è derogabile in due ipotesi tassative, contemplate dal comma 2 dell’art. 9: per i piani particolareggiati e per le lottizzazioni convenzionate, e non anche per gli interventi edilizi diretti (come ad esempio il permesso di costruire), consentiti dallo strumento urbanistico. In linea di massima ha stabilito la Suprema Corte che le norme sulle distanze di cui all’articolo 873 codice civile, sono derogabili mediante convenzione tra privati. Tale convenzione non deve incidere sui diritti o le facoltà di terzi estranei alla convenzione. Si badi bene, le norme degli strumenti urbanistici locali che impongono di mantenere le distanze tra fabbricati o di questi dai confini – invece – non sono derogabili, con la conseguente invalidità delle convenzioni in contrasto con dette norme. Ai fini del rispetto delle norme in materia di distanze legali, la nozione di “costruzione” comprende qualsiasi opera non completamente interrata avente i caratteri della solidità ed immobilizzazione rispetto al suolo per struttura, solidità, compattezza, consistenza e sporgenza dal terreno. Inoltre, nel calcolo della distanza minima fra costruzioni deve tenersi conto anche delle strutture accessorie di un fabbricato (ad esempio una scala esterna in muratura), qualora queste, presentando connotati di consistenza e stabilità, abbiano natura di opera edilizia. Sono invece sottratti al calcolo gli elementi che hanno funzione puramente ornamentale, le condutture elettriche ed i pali che le sostengono, i manufatti interrati, i muri di contenimento. Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.



L’associazione “NOMOS” onlus e i gruppi parrocchiali della chiesa Regina Pacis di Angri anche quest’anno rinnovano l’appuntamento con la 5° edizione della Sagra della patata, che non solo valorizza uno dei prodotti di punta dell’economia agricola ma mira alla sensibilizzazione del territorio dell’Agro. Quest’anno l’associazione presenta anche dei piatti culinari preparati con la patata “RICCIONA”. Coltivata in Campania fino agli anni ‘50 la patata Ricciona è una varietà molto antica della quale si erano perse le tracce a causa della diffusione di nuove cultivar provenienti dall’estero.

SABATO 25 - DOMENICA 26 MAGGIO Ore 19,00 apertura stand gastronomici con specialità a base di patate, accompagnati da musica e balli della tradizione contadina.

MENU DELLA SAGRA Gnocchi di patate al ragù - Pasta e patata con pancetta Baccalà alla napoletana - Parmigiana di patate - Gateau di patate Spezzatino con patate - Salsiccia e patatine - Frittata di patate Panino di San Isidoro - Zeppole di patate Piatto “RE” della sagra e Patata twister




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