Insieme - Maggio 2014

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MAGGIO 2014 N. 5 ANNO IX - â‚Ź 2,00

UCRAINA,

una difficile transizione Il ruolo della Chiesa

IL RICORDO

FIGLI IN CIELO

Mons. Alfonso Raiola, una vita consumata per Dio

Intervista ad Andreana Bassanetti

GIORNATA DEI GIOVANI

Pomeriggio di festa e preghiera con il vescovo Giuseppe



EDITORIALE di Silvio Longobardi

Piazza San Pietro nel giorno della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII

N

ell’omelia della canonizzazione Papa Francesco ha presentato Giovanni Paolo II come il Papa della famiglia, un titolo non scontato e proprio per questo molto significativo. Possiamo ricordare Papa Wojtyla come lo strenuo difensore dei diritti umani o sottolineare il suo speciale legame con i giovani. Possiamo anche richiamare il suo fortissimo impegno contro la guerra. E tuttavia condivido la scelta di Papa Francesco anche perché, in una confidenza privata, fu lo stesso Giovanni Paolo II a dire che avrebbe voluto essere ricordato come il Papa della famiglia. Nella solenne liturgia, celebrata nella Festa della Divina Misericordia, è stata una coppia di sposi a portare le reliquie di Giovanni Paolo II, quella che ha ottenuto il miracolo. Un segno anche questo: quella coppia rappresentava tutte le famiglie che il Papa ha seguito personalmente durante il suo lungo ministero e tutte le famiglie per le quali ha pregato e faticato. Durante gli anni del Concilio Vaticano II scrivendo da Roma ad una coppia di sposi, suoi intimi amici e collaboratori, l’allora arcivescovo Wojtyla manifestava la sua attenzione alla famiglia con queste parole: «Vi chiedo di salutare tutte le giovani coppie e tutti gli amici in generale. Quando il tema delle discussioni riguarda la questione del matrimonio e della famiglia, penso a voi. Del resto, vi penso molto spesso. Tutti i giorni prego per quelle coppie che il Signore mi ha permesso di benedire personalmente». Il ministero sacerdotale di don Karol fin dalla giovinezza s’intreccia con il matrimonio, stando con i giovani universitari e accompagnandoli alla scoperta della loro vocazione, egli ha compreso sempre meglio il “grande mistero” dell’alleanza co-

Un Papa per la famiglia niugale. L’amicizia con alcune coppie di sposi ha orientato i suoi studi e la sua formazione dottrinale. Nel 1960 pubblicò il libro Amore e responsabilità, una riflessione filosofica sull’amore e la sessualità, regalò una copia ad una coppia di amici, Jurek e Danusia, con questa dedica: “Mi permetto di ricordare quella conversazione sul treno per Ptaszkowa, il cui coronamento è proprio questo libro”. Nel lungo pontificato egli ha portato questa ricca esperienza maturata negli decenni precedenti. Papa Francesco ha chiesto al nuovo santo di accompagnare il cammino della Chiesa in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia. Il tema è assai delicato, le posizioni sono molto diverse, il discernimento si annuncia difficile, le scelte da fare in ogni caso si presentano come un parto doloroso. Abbiamo più che mai bisogno dell’aiuto dei santi e in particolare di quelli che hanno vissuto e testimoniato una speciale attenzione alla realtà e alle problematiche della famiglia. Facendo eco alle parole del Papa, chiediamo anche noi a san Giovanni Paolo II di custodire nella Chiesa e nell’umana società il valore e la dignità della comunità domestica, chiediamogli di suscitare nuovi e coraggiosi apostoli della famiglia, quanti s’impegnano ad accompagnare e sostenere l’unità coniugale, quelli che lottano per difendere la vita nascente e si fanno carico delle numerose ferite e fatiche che spesso appesantiscono la vita familiare. Papa Wojtyla ha avuto il coraggio di annunciare la verità dell’amore senza compromessi e senza cedere alle lusinghe di una cultura che, in nome del rinnovamento, rinuncia a quei valori che costituiscono l’ineliminabile base della convivenza sociale. La verità dell’amore non può risplendere se viene meno l’amore per la verità.

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Sommario

UCRAINA,

una difficile transizione Il ruolo della Chiesa

Maggio 2014

IL RICORDO

FIGLI IN CIELO

Mons. Alfonso Raiola, una vita consumata per Dio

Intervista ad Andreana Bassanetti

GIORNATA DEI GIOVANI

Pomeriggio di festa e preghiera con il vescovo Giuseppe

PRiMo Piano di Antonietta Abete

3 EDITORIALE Un Papa per la famiglia di Silvio Longobardi

7 UNA PICCOLA COMUNITÀ, UN GRANDE POPOLO 8 L’ALLEGRA BRIGATA 11 IL TIMORE DELLA GUERRA

5 L’ABC DELLA FEDE La teologia femminile risponde mons. Giudice

13 SCUOLA & UNIVERSITÀ Sinergia, parola d’ordine

14 VITA NELL’AGRO Il Discorso alla Città di Salvatore D’Angelo

20 I PASSI DI FRANCESCO di Silvio Longobardi

21 I PASSI DI GIUSEPPE di Antonietta Abete

VITA ECCLESIALE 22 Sono sempre con te di Salvatore D’Angelo

24 Una Chiesa giovane e missionaria 26 Il Concilio dei giovani

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I PASSI DI GIUSEPPE

di Mariarosaria Petti

27 Speciale Mons. Alfonso Raiola di Donatella Salvati

59 BACHECA I nostri auguri a cura della Redazione

IN DIOCESI

42 Controcorrente a cura dell’Ufficio per la pastorale familiare

45 Davanti a Dio per il Mondo di Martina Grimaldi

46 NEWS DALLE PARROCCHIE

LE RUBRICHE 60 Le suore Francescane di sant’Antonio: La storia

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ASSOCIAZIONE FIGLI IN CIELO

a cura di padre Paolo Saturno

61 Il legale risponde a cura dell’avv. Gianni Severino

Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

51 IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

Foto di copertina Salvatore Alfano

MAGGIO 2014 N. 5 ANNO IX - € 2,00

62 LE PAROLE DELLA CRISI L’autismo di Peppe Iannicelli

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LE SUORE FRANCESCANE DI SANT’ANTONIO: LA STORIA


L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

La teologia femminile Teologia femminile, scrive il vescovo Giuseppe, è ravvisare nella Scrittura i lineamenti materni presenti nella Bibbia, è scovare la presenza nel Primo e Secondo Testamento di tante donne forti, icone di un dirsi di Dio declinato al femminile eccellenza, sono una giovane studentessa ed ho partecipato con la mia classe al convegno “Il genio femminile. L’impegno delle donne nel mondo della comunicazione” durante il quale è stato assegnato il Premio Euanghelion alla professoressa Lucetta Scaraffia. Si è parlato ripetutamente di teologia femminile. Ma io non ho capito fino in fondo cosa significa. Può aiutarmi? Rossella

Carissima Rossella, grazie per la tua domanda che mi permette di rispolverare un concetto importante. Possiamo riscoprire un duplice filone nella teologia femminile, o al femminile. Pensiamo innanzitutto alle tante donne, teologhe, che si sono cimentate nel lavoro teologico. Questa figura, presente da sempre nella storia della Chiesa - ricordiamo tra le tante Santa Caterina da Siena e Santa Teresa di Gesù Bambino - ha avuto sviluppo e risalto specialmente dopo il Concilio Vaticano II. Ma teologia femminile è anche ravvisare nella Scrittura, che è il fondamento di ogni teologia quel volto femminile di Dio, quel lato o quell’aspetto dei lineamenti materni tanto presenti nella Bibbia. Teologia femminile, o al femminile, è anche la presenza

nel Primo e Secondo Testamento di tante donne forti, icone di un dirsi di Dio declinato al femminile. Teologa è Maria che nel suo Magnificat, cantando, ci offre una bella lezione di teologia della storia. Riscoprire questo filone oggi è molto importante per dare al discorso teologico i tratti della tenerezza e dell’accoglienza e per integrarlo con l’aspetto maschile, ricordando che da principio maschio e femmina li creò. Mons. Giuseppe Giudice

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IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete

UNA PICCOLA COMUNITÀ,

un grande popolo

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al punto di vista numerico è quasi irrilevante, i cattolici latini rappresentano il 2% della popolazione, il 15% se contiamo anche i cattolici di rito orientale. Ma quella che vive in Ucraina è una Chiesa giovane e dinamica, una Chiesa che si sta riorganizzando dopo decenni di persecuzione che hanno praticamente annientato il clero e distrutto o requisito la maggior parte delle strutture religiose. Una Chiesa che cresce a vista d’occhio sia per il numero delle vocazioni che per la presenza sempre più vivace di gruppi e movimenti. Una Chiesa molto attiva nel campo della carità e attenta ai bisogni di una popolazione che sperimenta una grande povertà. I servizi sociali che offre lo Stato non rispondono a tutte le necessità e tanta gente deve imparare l’antica e sempre preziosa arte dell’arrangiarsi. La piccola comunità cattolica, grazie agli aiuti che riceve dall’estero, apre case famiglie per minori, centri per la disabilità, ostelli per i giovani universitari, aiuti alle famiglie in difficoltà. Tutto questo cammino, iniziato all’indomani dell’indipendenza ottenuta nel 1991, rischia ora di avere una battuta d’arresto. L’instabilità politica rischia di aprire un

conflitto interno che avrà gravi effetti disastrosi sulla vita sociale ed economica di un Paese che già arranca. Non vogliamo neppure pensare a quello che potrebbe accadere nel caso di una guerra civile. I giovani seminaristi che abbiamo incontrato sono immagine di una Chiesa che si sente parte viva della Nazione e vuole contribuire fattivamente a farla crescere. La fede non resta confinata nella liturgia ma entra e vivifica la vita familiare e sociale. Padre Jan, rettore del seminario maggiore di Kiev, viene dalla Polonia anche se da più di vent’anni vive in Ucraina. Come tanti altri preti e religiosi polacchi, ha deciso di lasciare una terra in cui il cattolicesimo è ben radicato per mettersi al servizio di una Chiesa che ha bisogno di essere ricostruita dalle fondamenta. I preti polacchi attualmente rappresentano il 50% del clero in Ucraina e sono un presenza preziosa e insostituibile, almeno per il momento, perché portano alla vita ecclesiale risorse, culturali, pastorali ed anche economiche. Questo dossier apre una finestra sul mondo non solo per farci conoscere da vicino una realtà lontana ma anche per renderci attivamente protagonisti di quella storia che troppo spesso ci vede spettatori indifferenti. Silvio Longobardi Insieme - Maggio 2014

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L’INTERVISTA I seminaristi ucraini insieme a padre Jan, vicerettore del seminario della diocesi di Kiev-Zhytomyr

L’allegra brigata

di Antonietta Abete

Otto giovani seminaristi ucraini della diocesi di Kiev-Zhytomyr hanno passato qualche giorno nell’Agro prima di raggiungere Roma per partecipare alla canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II

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ono arrivati in Italia dopo un viaggio durato 36 ore, a bordo di un pulmino bianco per partecipare alla canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, un’occasione preziosa per “vedere la Chiesa cattolica universale”. Hanno passato una giornata a Pompei per visitare il Santuario e gli scavi archeologici. Poi si sono recati a San Giovanni Rotondo per pregare sulla tomba di San Pio da Pietrelcina. Domando se il viaggio è stato pesante. Sì, ma hanno tenuto testa alla fatica con l’ilarità, amano definirsi “un’allegra brigata”. Hanno il volto felice, nonostante si siano lasciati alle spalle un clima sociale e politico difficile. Quando chiedo della situazione del Paese, le loro voci diventano un sussurro, temono che possa scoppiare la guerra, vedono in Putin un aggressore, dicono che bisogna pregare incessantemente per la pace. Sette giovani seminaristi mi accolgono insieme a padre Jan, il vicerettore del seminario della diocesi di KievZhytomyr. Un altro seminarista, venuto con loro, partecipa ad un ritiro per

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la vita consacrata insieme al rettore del seminario padre Jan Slepowronski, un prete polacco che nel 1991, quando l’Ucraina ottenne l’indipendenza, ha scelto di vivere il suo ministero in questo Paese per contribuire alla ricostruzione di un tessuto ecclesiale. Jaroslav ha 27 anni. La sua vocazione è nata nell’ambiente francescano, partecipando alla Giornata della Gioventù. Aveva 14 anni ma ha vissuto con grande intensità quell’esperienza. Ha sentito che Dio lo chiamava al sacerdozio, ma è entrato in seminario solo a 24 anni. Dice di aver aspettato per capire bene, voleva essere sicuro che fosse Dio a domandargli di donare la sua vita e che non si trattasse, al contrario, solo di una sua fantasia. Voleva essere maturo. Aleksander ha un anno in meno. Ha scorto i primi segni della vocazione sacerdotale a 16 anni quando ha iniziato a prendere parte ai cenacoli che il Seminario organizzava per i ministranti, con lo scopo di approfondire il tema vocazionale. Desiderava capire, voleva riconoscere la sua vocazione. Viene da una famiglia ortodossa, ma non praticante. Racconta che i suoi genitori

hanno accolto con serenità la sua scelta, non si sono opposti. Al contrario, hanno deciso di lasciargli la libertà. «Oggi, aggiunge, un po’ alla volta si stanno avvicinando al cattolicesimo». Rosteslaw, 23 anni, era ancora più piccolo quando si è innamorato di Gesù, aveva appena 13 anni quando è rimasto affascinato dall’esempio del suo parroco. «Mi piaceva la sua vita - dice -, il sacerdote è la persona più vicina a Gesù». È entrato in seminario a 20 anni, la sua mamma non era per nulla contenta, ma gli ha detto: «Sei libero e adulto, puoi fare quello che vuoi». Sono passati tre anni dal quel giorno, e poco alla volta ha ritrovato la serenità. Mentre ci ripariamo dal sole primaverile sotto gli alberi del cortile della Cittadella della Carità in Angri, domando cosa pensa la gente di Papa Francesco. Rispondono in coro, Leonid Kalutskiy, il nostro giovane traduttore, da due anni in Italia per vivere un tempo di discernimento vocazionale con la Fraternità di Emmaus, pazientemente cerca di trasferirmi le loro parole. È difficile comprendere il suono di una lingua così diversa dalla mia, ma dalle espres-


“Ho scoperto la fede dai gesti di mia nonna” Il valore della testimonianza della famiglia: la vocazione di Pavlo

«H sioni del volto, dalla luce che guizza negli occhi intuisco l’amore del popolo ucraino per il papa sudamericano. Dimitri, 23 anni, racconta: «La gente è contenta della semplicità di Papa Francesco, è affascinata dal suo sorriso, attratta dai suoi gesti». È il terzo di tre figli maschi, la mamma e il papà sono cattolici. È entrato in seminario a 19 anni. Aggiunge che anche gli ortodossi rispettano molto il Pontefice. Padre Jan spiega che il Papa è molto presente sui media, su internet e giornali. C’è una televisione, la tv EWTN che trasmette le udienze e la giornata di Papa Bergoglio e questo lo avvicina molto alla gente. La visita pastorale di Giovanni Paolo II. Nel 2001, 10 anni dopo l’indipendenza dell’Ucraina, Giovanni Paolo II calpestò la terra di questo Paese che sta vivendo una fase storica difficile. Questi giovani che hanno scelto di donare la loro vita a Gesù erano tutti molto piccoli, eppure ricordano quel viaggio. Il vicerettore era al quinto anno di seminario, faceva il ministrante e ha avuto l’onore di stringere la mano del Papa. Quella visita pastorale è sembrata a tutti una favola, un sogno meraviglioso, nonostante la lunga preparazione. «Il Papa era già molto ammalato e ha parlato poco - ricorda

o respirato la fede dai gesti di mia nonna, dal suo esempio che ancora mi accompagna e dalla testimonianza dei mie genitori». Così Pavlo, 23 anni, racconta la sua vocazione che nasce in un contesto familiare intarsiato di preghiera e carità, a cui si aggiunge la robusta formazione ricevuta fin dal catechismo. «Ricordo i tanti momenti in cui pregavamo tutti insieme in Chiesa. Quest’esperienza mi ha aiutato a riconoscere Dio», confida. Aveva una grande sete di sapere, un desiderio che cresceva con gli anni. Da piccolo, parenti ed amici, colpiti dal suo stile semplice e dal fervore con cui pregava, gli dicevano che sarebbe diventato sacerdote. Poi è arrivata l’adolescenza, stagione difficile in cui si fatica a delineare il proprio perimetro e quel desiderio di appartenere a Cristo sembra sparire. Paolo finisce la scuola - in Ucraina i ragazzi conseguono la maturità a 17 anni - e si iscrive all’Università. Studia con passione Management. Si laurea ma quella Voce, per un lungo tratto di cammino divenuta impercettibile, ritorna a farsi sentire. Dopo un tempo di discernimento, sgorga il sì definitivo: a 20 anni entra in seminario. Dal suo racconto emerge l’immagine di un Dio fedele che non abbandona le creature che ha scelto per sé. Servire Dio, oggi, è il suo desiderio più grande.

- ma ha ricevuto tutti i seminaristi che hanno potuto stringergli la mano. Ho guardato i suoi occhi e mi sono perso nella profondità del suo sguardo». Nel seminario c’è una parrocchia dedicata a Giovanni Paolo II, hanno iniziato a costruirla 10 anni fa, adesso i lavori sono terminati. Lì sono gelosamente conservati tutti gli oggetti che il Papa ha usato durante la visita: la sedia su cui si è seduto, il calice che ha usato per la celebrazione eucaristica. In quell’occasione, tutti i seminari dell’Ucraina [sono tre, ndr] ricevettero in dono un pulmino, lo stesso che li ha condotti in Italia per assistere, a Roma, alla sua canonizzazione. Artur si trovava sul campo ove il Papa ha incontrato la folla. La papamobile gli è passata accanto. «Ero un bambino, ma è un’emozione che non potrò mai dimenticare». Era piccolo quando ha sentito una chiamata speciale, ma

si è “perso per strada” aggiunge con un pizzico di ironia. Durante l’adolescenza, tempo di grandi incertezze, subisce il fascino delle ragazze e delle serate in discoteca. Quella voce impercettibile torna a farsi sentire. Così, a 16 anni inizia a frequentare ritiri sul tema vocazionale. Voleva capire. E Dio non lo lascia nel dubbio. A 19 anni entra in seminario, oggi è al quinto anno. La sua famiglia, cattolica, non ha fatto salti di gioia quando ha saputo della sua scelta. «Non erano contrari, ma neppure contenti. In fondo al cuore, pensavano: tra un mese ritorna a casa!». Il giudizio degli amici, invece, è stato più duro, hanno pensato che fosse impazzito. Artur tra un mese diventa diacono. Dal suo volto traspare la gioia di chi ha costruito la casa sulla roccia. La formazione. In seminario ricevono una solida formazione. I seminaristi

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I ragazzi durante l’intervista

non possono accedere ai social network. È una regola del seminario che accettano con serenità. «Tanti giovani che usano fb e twitter - raccontano hanno perso il contatto con gli altri». E per tutti è una perdita grave. In seminario c’è una stanza con un computer che si può usare solo per lavorare e studiare. Chiedo loro come si informano su quello che accade nel mondo. «Attraverso la tv e i giornali», rispondono in coro. Il rispetto delle regole e della disciplina è un tratto importante per chi si prepara a donare la sua vita a Dio. Vi sono regole anche per l’uso del cellulare. Tutti ne posseggono uno, ma il telefono resta spento per l’intera settimana. Possono usarlo solo il sabato, quando escono dal seminario per fare una passeggiata o qualche spesa. Tornano a casa solo per Natale, Pasqua e durante l’estate. Possono telefonare a casa solo il sabato. Facciamo un breve passaggio sull’attuale situazione sociale e politica, sulla povertà che ancora colpisce molti

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

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strati della popolazione. Quali sono le priorità. Da dove bisogna partire? Dall’unità, rispondono decisi, che va costruita dentro la Chiesa e nella società. Sergij, 20 anni, entrato in seminario dopo la Laurea in Giornalismo e Grafica, ricorda che Giovanni XXXIII ha insistito molto sull’unità e sulla carità. Per Artur il primo passo è cercare l’unione nel Paese, la pace per evitare la guerra civile. Il passo successivo è una maggiore integrazione con l’Europa. Chiedo loro se temono che possa scoppiare la guerra. Cala il silenzio. Poi qualcuno aggiunge: «Non sappiamo cosa possa accadere. C’è una grande indeterminazione. Putin si sta comportando male, è un grande aggressore». Hanno paura che lo spettro della guerra possa diventare reale. «Il popolo ucraino è pronto a difendere la propria patria, a custodire le famiglie, le case, le istituzioni». Ma sperano che si trovi un accordo per la pace. «Preghiamo molto per questo».

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete Redazione Salvatore D’Angelo e Mariarosaria Petti Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Giovanni Severino, Domenico Petti, Adriano Rispoli, Valeria Fedele, Pasquale Milite, Maria Angela Bisogno, Gianluca Santangelo, Gianluca Volpe, don Alessandro Cirillo, Marianna Cajazzo, padre Paolo Saturno, don Natalino Gentile, don Gerardo Coppola, Mario Giordano, Martina

Grimaldi, Donatella Salvati, Manuela De Vivo, Maria Bonfiglio, Livia Rossi, Michele Lanzetta, Angelica Attianese, Martina Nacchio, Donatella Ferrara, don Roberto Farruggio, Mariano Rotondo Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466 redazioneinsieme@alice.it Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

SERVIZIO ABBONAMENTO Per informazioni telefonare in redazione (tel/ fax 081 517 04 66) oppure scrivere a diffusione. insieme@virigilio.it Questo numero è stato chiuso in Redazione lunedì 5 maggio 2014 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


Foto Salvatore Alfano (3)

LA STORIA

Originario della diocesi di Siedlce, situata a nord est della Polonia, padre Jan è stato ordinato sacerdote nel 1985, all’età di 26 anni. La sua vocazione è legata alla prima visita di Giovanni Paolo II nella sua terra, nel 1979. La parola forte del Papa vinse ogni dubbio e mise nel cuore la decisione definitiva. Dal 1991 vive in Ucraina: per 10 anni è stato il primo rettore del seminario maggiore di Horodok, nell’Ucraina centrale, fu poi nominato parroco di Bar, un’antica parrocchia cattolica della diocesi di Kamenetz-Podilskyj. Dal 2012 è rettore del seminario maggiore di Kiev. Padre Jan Slepowroski

Il timore della guerra

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o conosciuto padre Jan nel 2009, quando ci raggiunse dall’Ucraina in Polonia per farci da guida in un pellegrinaggio sulle orme di Giovanni Paolo II. Aveva macinato kilometri per permettere ad un gruppo di pellegrini di vivere un’intensa esperienza di fede. Nei suoi occhi chiari, i segni di una vita donata a Dio e ai fratelli. Sempre presente, guida attenta e premurosa, ci aiutava per ogni piccola esigenza, dalla richiesta di un bicchiere d’acqua alla scelta del menù per la cena. Dal 2012 è rettore del seminario della diocesi di Kiev-Zhytomyr che accoglie 36 giovani, 17 sono i seminaristi diocesani, gli altri sono religiosi e vocazioni nate nel Cammino Neocatecumenale. C’è anche un giovane della Fraternità di Emmaus, Valentin Yegorov.

Padre Jan, il prete polacco che ha scelto di servire la Chiesa ucraina ci racconta quello che sta accadendo Nel 1991, un viaggio in Ucraina segna un nuovo corso nella sua esistenza. Erano gli anni della Perestrojka, quel complesso di riforme economiche che Michail Gorbačëv aveva introdotto nell’Unione Sovietica allo scopo di ristrutturare l’economia nazionale. Vi è la prima legge antimonopolio, le imprese statali sono finalmente libere di stabilire quanto produrre in base alla domanda di mercato. «Per la prima volta - racconta padre Jan - sperimentavamo la libertà di poterci esprimere senza terrore. In Ucraina c’erano solo 6, forse 7 sacerdoti, animati da una grande fede. Invitarono molti preti polacchi. Venite e vedete, ci dissero. Andai anch’io. C’erano molte parrocchie senza preti, tante chiese distrutte. Era la settimana santa. Molta gente veniva a confessarsi ed io non conoscevo il russo. C’erano molti polacchi che avevano dovuto nascondere la propria identità, abbandonarla nel fondo di un cassetto, imperava l’idea dell’Homo Sovieticus». Ma molti, nel proprio cuore e nel segreto della vita familiare, coltivavano la fede in lingua polacca. In una settimana, visita 5 parrocchie e incontra tantissimi bambini che desideravano confessarsi. Torna a casa, ma quello che ha visto gli si fissa nel cuore. Dopo un anno decide di vivere il suo sacerdozio al servizio della Chiesa ucraina. Era il 1992. Sono passati 22 anni. È ancora lì, in questi mesi in cui l’Ucraina è in bilico tra oriente e occidente. Ha assistito allo strappo della Crimea annessa alla Russia in pochi giorni, con un’operazione che per spavalderia e brutalità non conosce eguali da decenni nel continente europeo.

Piazza Maidan a Kiev durante gli scontri in un’immagine di repertorio

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«Putin vuole rinnovare l’Unione Sovietica, ha un’idea Panslava. Il Panslavismo è un movimento culturale nato del XIX secolo con l’arrivo di ideali liberali e nazionali diffusi negli ambienti colti slavi. Putin vuole unificare tutti gli slavi orientali: russi, bielorussi, ucraini e per loro sogna una sola lingua, quella russa, una sola religione, la fede ortodossa, e la stessa cultura. In realtà, una parte dell’Ucraina vorrebbe aderire». Mi racconta che un parlamentare russo qualche mese fa ha scritto una lettera al presidente della Polonia e a quello dell’Ungheria dicendo che “l’Ucraina non esiste. Ognuno di voi ne prenda una parte”. Il metodo usato, continua padre Jan, è quello comunista: i servizi segreti russi sono arrivati in Crimea e hanno iniziato a diffondere l’idea che la Russia è più bella e più ricca: «L’Ucraina è

IL RITRATTO Valentin Yegorov

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alentin è cresciuto con la madre e la sorella, nella povertà e lavorando sodo. Il padre è morto da tempo. La madre è una donna forte, decisa, piena di fede e abituata a contare sulle sue forze. Nella sua poverissima casa c’era un pianoforte, segno della particolare vocazione per la musica che permette a Valentin di suonare con straordinaria abilità diversi strumenti musicali: dal piano, alla chitarra, alla fisarmonica. All’inizio la madre sembrava ostacolare la chiamata del figlio, ora è una donna tranquilla e serena. Dal 2008, attraverso la missione in Ucraina di una famiglia italiana, ha conosciuto la “Fraternità di Emmaus”. Attraverso questo cammino comprende meglio e accoglie la vocazione al sacerdozio. La vita di Fraternità vince i dubbi e le paure: «Ho sempre pensato di non essere degno, e poi avevo anche degli ostacoli a causa della mia particolare situazione familiare». Il 3 luglio 2010 è venuto in Italia per iniziare il suo cammino di formazione alla vita consacrata che si concluso l’8 aprile 2013 con la promessa di consacrazione. Ora si trova in seminario a Kiev per continuare gli studi in vista del sacerdozio.

povera, non ha ricchezze né potenza. Faremo un referendum, voi dite che volete ritornare a far parte della Russia». Vi sono tantissimi russi armati vestiti da civili. Gli chiedo se la Crimea voleva ritornare con la Russia. Sostiene che un 10-15% sì, perché hanno origine russe, ma i polacchi e i tartari certamente no. D’altra parte, è significativo che fino al referendum di marzo non c’erano stati in Crimea proteste popolari di ampia diffusione né tanto meno richieste di annessione alla Madre Russia. L’atmosfera è nervosa, ci si sente senza speranza né prospettiva. L’Ucraina ha perso senza poter replicare un pezzo di territorio e ora vive sull’orlo di una guerra civile con il rischio di un’invasione russa. In questo momento dipende totalmente dall’assistenza economica, politica e istituzionale dell’Occidente, mentre la Russia la ricatta con il prezzo del gas. La gente non sa cosa accadrà domani. Non sa cosa farà Putin, come reagirà il governo ucraino. Gli domando se crede che possa scoppiare la guerra. La sua risposta è schietta: sì, il rischio è reale. Ma potrebbe anche aprirsi un altro scenario di cui nessuna fonte ufficiale parla. «In qualche ambasciata in Polonia, gira una voce non ufficiale, si parla di un accordo tra Putin, Obama e la Merkel. In Ucraina non c’è un grosso problema internazionale. Se Putin vuole smembrare e dividere l’Ucraina, nessuno interverrà. Si farà finta di alzare la voce, ci sarà qualche minaccia, qualche dichiarazione, tutto orchestrato per tenere buona l’opinione pubblica internazionale. Dopo la Crimea, Putin passerà ad altre province». Sarà la storia che si scriverà nei prossimi mesi a dirci se c’è qualcosa di vero in questa ipotesi. Antonietta Abete

Valentin Yegorov

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SCUOLA&UNIVERSITÀ Da sinistra: don Adolfo Russo, mons. Giuseppe Giudice e Filippo Toriello

Il tavolo di presidenza e la platea

Sinergia, parola d’ordine

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rimo cantiere operativo per il neo costituito Ufficio di pastorale scolastica della Diocesi è stato l’incontro con i dirigenti scolastici dell’Agro. Un’agenda con precise priorità: riannodare il filo del dialogo con coloro che guidano quotidianamente la macchina della scuola prima e con insegnanti e famiglie poi. Senza dimenticare gli attori principali, gli studenti. All’appuntamento del 27 marzo, incipit del cammino della pastorale scolastica, il vescovo Giuseppe ha potuto accogliere una nutrita rappresentanza dei dirigenti scolastici convocati. Un incontro informale e di conoscenza, ma con al centro l’interessante relazione di don Adolfo Russo, docente alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione S. Tommaso d’Aquino di Napoli. In preparazione all’incontro del mondo della scuola con Papa Francesco in piazza San Pietro del 10 maggio, il professore ha proposto una riflessione sul tema “La Chiesa per la scuola”. «Cosa la Chiesa può fare per la scuola e cosa insieme – scuola e Chiesa – possono fare per il bene dei ragazzi?» ha esordito provocatoriamente

I dirigenti scolastici

Lo scorso 27 marzo, il vescovo Giudice ha incontrato i dirigenti scolastici dell’Agro nocerino-sarnese per rinsaldare il filo del dialogo tra Chiesa e mondo della scuola

il relatore, sollecitando la riflessione dell’auditorio. «Oggi il mondo gira così vorticosamente ed è ancora più difficile. Mentre il Miur, la scuola e la Chiesa si attrezzano per un modello, questo è già sorpassato. Bisogna coltivare una maggiore sensibilità per queste dinamiche» ha proposto in seguito. Cogliendo la necessità di suggerire esempi concreti da perseguire insieme, don Adolfo Russo ha condiviso alcune “buone prassi”, sperimentate nella Diocesi di Napoli: «Abbiamo convocato dirigenti e professionisti, che hanno messo a disposizione competenze e conoscenze per andare nelle scuole e animare un orientamento ai ragazzi dell’ultimo anno. Abbiamo poi dato impulso alla creazione di micro territori dove parrocchie, associazioni e scuole più vivaci si impegnano a operare a servizio della comunità». Il dibattito. I dirigenti scolastici sono

intervenuti con entusiasmo al momento del dibattito. Maurizio Paolillo (Istituto comprensivo “S. Alfonso de Liguori”, Pagani) ha riconosciuto come familiare la descrizione del tessuto urbano riportato dal relatore e ha manifestato il desiderio di ricevere ulteriori spunti operativi. Anche Roberta Masi (Istituto comprensivo “D. Alighieri”, Roccapiemonte) ha condiviso le sue aspettative: «Bisogna ridare ai giovani non la possibilità ma la capacità di scegliere. C’è una delega totale alla scuola dei compiti educativi». Infine, Ezilda Pepe (Istituto “A. Criscuolo”, Pagani) e Maria Laura Vigliar (Direzione didattica 4° circolo, Nocera Inferiore) hanno insistito sulla necessità di mettere in rete le iniziative di tutte le agenzie educative presenti sul territorio. Solo in sinergia è possibile attraversare un tempo critico come il nostro. Mariarosaria Petti

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VITA NELL’AGRO IL DISCORSO ALLA CITTÀ

I

l Discorso che monsignor Giuseppe Giudice ha rivolto alla Città dell’Agro, parafrasando il titolo di uno dei suoi capitoletti, suscita un “cumulo di riflessioni”. Il Vescovo, nel primo giorno del novenario in onore del patrono San Prisco, ha parlato ai cittadini e a quanti hanno delle responsabilità. Scagliandosi contro quello che non va, monsignor Giudice ha ben utilizzato le parole lavoro, giovani, partecipazione, politica, potere, malaffare. Lemmi che pronunciati dalla Cattedrale hanno assunto un senso molto profondo. «Ci sono lavori – ha detto – che è bene vadano dispersi. I lavori creati dai potentissimi imperi delle mafie, della pornografia, dell’azzardo, delle imprese che avvelenano, delle guerre, della prostituzione. Non sono lavori benedetti, dobbiamo disperderli». Netto il «no alle connivenze», perché «i lavori degli imperi sono lavori di schiavi». Un ripudio necessario per dare fiducia e speranza ai giovani. Con loro il vescovo intende avere «un dialogo leale e franco». Ha detto ad ognuno di «amarli e stimarli». In particolare li ha incoraggiati, «nonostante le difficoltà dell’ora, a mettere a servizio della Città i loro carismi». E ha chiesto «agli adulti e alla classe politica, qualche volta ingessata e arrugginita, di non deludere le aspettative dei giovani e di non giocare con il loro futuro». Un appello lanciato già altre volte, ma che sembra cadere nel vuoto, a cui difficilmente si aderisce se non a chiacchiere. Le responsabilità, infatti, non sempre sono usate per costruire: «C’è chi usa il potere che ha ricevuto dai cittadini o dagli azionisti per una salvezza e chi, invece, lo usa per dominare e per estrarre rendite e privilegi». Il pudore nella città abitata da internet. Tema affrontato in particolare nel secondo capitoletto, qui il vescovo, mentre ha ringraziato «per il dono di internet», si è domandato se «il pudore è ancora di casa nel villaggio mediatico». Pagine rivolte a coloro che si servono della comunicazione, professionisti e non. «Ci sono degli spettacoli, offerti anche dalla classe sociale e politica, che rasentano gli spazi del circo e offendono il buon senso del popolo italiano. Ammaliati dalle condivisioni e dai mi piace – ha proseguito – tutto siamo fuorché persone riservate». Si insinua così la «nuova filosofia: se sono su internet sono, altrimenti io non sono!». «Certo – ha aggiunto il vescovo, dando un compito a chi legge e ascolta – è bello stare in rete, ma lo è nella misura in cui si è consapevoli dei pericoli, da qui la necessità di educazione all’uso della rete, per grandi e piccoli». Salvatore D’Angelo

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Il Vescovo con il Capitolo dei Canonici della Cattedrale

Lavori non benedetti che vanno eliminati, ambiente avvelenato, giovani poco valorizzati, violazione della privacy nel tempo di internet: ecco i temi affrontati dal vescovo lo scorso 30 aprile nel terzo Discorso alla Città. Un’occasione per incontrare cittadini e amministratori dell’Agro

Il Vescovo con gli studenti del liceo “La Mura” di Angri

Le autorità presenti al Discorso

Foto Salvatore Alfano (3)

Parole autentiche


Dare notizie è una responsabilità Un articolo, a firma di Roberta Salzano, pubblicato su un quotidiano locale, accusa il nostro direttore editoriale, parroco di Santa Maria del Carmine in Angri, di aver abbandonato la parrocchia, lasciando alla famiglia di un defunto il compito di organizzare la liturgia esequiale. Una falsità. In seguito ad un nostro comunicato, il pezzo

Roberta Salzano, la giornalista che scrive senza nessuna verifica delle fonti

è stato rimosso dal sito del giornale. Esplicita ammissione di colpa, anche se la notizia, o per meglio dire il cumulo di inesattezze, continua a circolare sul web, ripresa da tanti siti locali. La rettifica in seguito pubblicata è un esempio di pessimo giornalismo. Le scuse della giornalista, invece, non sono mai pervenute.

LA NOSTRA RISPOSTA

La macchina del fango

N

on è facile inserire in un breve articolo tante inesattezze come quelle che troviamo nel pezzo di Roberta Salzano pubblicato su un quotidiano locale. L’unica notizia esatta è il nome del parroco perché è stato facile trovarlo sul web. Il resto è una storia tutta inventata. Non è vero che il parroco era in viaggio, si trovava in una casa di spiritualità per guidare un ritiro ad una comunità consacrata. Non è vero che la famiglia del defunto ha trovato la chiesa chiusa e ha dovuto attendere un’ora, non è vero che ha dovuto preoccuparsi di trovare il sacerdote per celebrare l’ufficio funebre. Non è vero che il sacerdote celebrante era don Giuseppe Pironti ma padre Giovanni Vicidomini. Di vero

La facciata della parocchia Santa Maria del Carmine

in questo articolo c’è solo il fango gratuitamente gettato sulla persona di don Silvio. Di vero c’è solo la scarsa professionalità di una collega che non si è preoccupata di andare alla fonte e che, di fatto, non cita alcuna fonte attendibile. Per la cronaca: la celebrazione del funerale è avvenuta nella chiesa di santa Caterina perché ogni venerdì, anche il 25 aprile, la chiesa del Carmine in Angri resta aperta l’intera giornata per l’adorazione eucaristica. E ogni venerdì pomeriggio il parroco, sì proprio il vituperato don Silvio, accoglie nel suo ufficio, tutti coloro che hanno bisogno di confessarsi o di fare un colloquio spirituale. Vedere per credere. Antonietta Abete

Un’opportunità mancata

B

astavano

Don Silvio Longobardi risponde alla finta rettifica era

il quotidiano pubblica una rettifica che

riporta il nome di chi ha celebrato il rito.

“Abbia-

non occupa lo stesso spazio e non ha lo

Non è così ovviamente ma a chi giova

mo pubblicato un articolo che

stesso rilievo dell’articolo incriminato.

replicare. E perché perdere altro tempo.

conteneva un mucchio di sciocchezze,

Nel titolo neppure si dice che si tratta

Basta così. Quando non si è disposti a

notizie totalmente infondate raccolte

di una rettifica né tanto meno ci sono

fare un semplice mea culpa, tutte le pa-

chissà dove. Ci scusiamo con don Silvio

parole di scuse nei confronti degli inte-

role diventano chiacchiere e fanno solo

Longobardi e la comunità della parroc-

ressati. Anzi, c’è il patetico tentativo di

perdere tempo.

chia Santa Maria del Carmine”. Bastava

far pensare che ci sono state alcune ine-

Resta tanta amarezza ma anche la con-

così. Sarebbe stato un atto di giustizia

sattezze in un quadro sostanzialmente

sapevolezza che dare notizie è un me-

che non eliminava del tutto la calunnia

coerente. L’autore della presunta retti-

stiere affascinante e carico di responsa-

che corre sul web ma almeno ricono-

fica aggiunge un’altra inesattezza quan-

bilità.

sceva l’errore. E invece, come sempre,

do dice che l’articolo in questione non

sufficiente

poche

parole,

scrivere:

Silvio Longobardi

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“Albero della vita”, una rete a servizio del prossimo Inaugurata a Pagani lo scorso 8 marzo l’associazione di professionisti specializzati in diversi ambiti del settore psicologico ed educativo

U

n ingresso accogliente, uno studio per i colloqui individuali, una stanza per gli incontri collettivi, una camera per la musicoterapia con due tamburi appesi alle pareti. In quest’ambiente sereno e ospitale opera a Pagani, in via A. De Gasperi 321, l’Albero della vita, associazione di promozione sociale costituitasi lo scorso gennaio e inaugurata l’8 marzo. Fondata da quattro professioniste specializzate in diversi ambiti del settore psicologico ed educativo, l’Albero della vita è un luogo di accoglienza in cui diverse figure professionali come psicologi, pedagogisti, mediatori, musicoterapisti sono al servizio di famiglie, di istituzioni locali, dei Servizi Sociali e delle aziende del territorio. Intervenire e prevenire forme di disagio, ma anche diffondere la cultura del benessere psicologico, questi gli obbiettivi che l’associazione si pone. Fare breccia nel muro di diffidenza che le persone si costruiscono intorno quando vivono un problema è difficile, soprattutto in un territorio complicato come l’Agro. Per riuscirci è necessario “creare un bisogno”, diffondere la consapevolezza che i problemi possono essere risolti attraverso un canale, costruendo una rete di contatti, di realtà associative, di cooperative che operano nell’ambito del sociale, per allargare il bacino di utenza e offrire un servizio completo ed efficace. L’associazione si avvale, infatti, anche dell’aiuto di professionisti esterni, logopedisti e psichiatri ad esempio, ed è in contatto con strutture sanitarie ed enti pubblici. Le scuole sono il primo interlocutore a cui l’associazione si rivolge per rinsaldare legami con i giovani e avviare campagne informative su dipendenze, bullismo e violenza di genere. La mediazione familiare è tra i servizi più importanti che l’Albero della vita offre. Un

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Le specialiste: Carmen Caliendo, Raffaella D’Antuono, Maria Mazzaro e Gabriella Ferraioli

I volti dell’Albero della vita L’Albero della vita è stata fondata da quattro giovani specialiste: Carmen Caliendo, pedagogista e mediatrice sistemico-familiare, (presidente dell’associazione); Raffaella D’Antuono, psicologa psicoterapeuta, mediatrice sistemico-familiare, esperta in psicologia delle dipendenze, (vicepresidente); Maria Mazzaro, operatrice per l’infanzia e arteterapista specializzata in musicoterapia (tesoriere), Gabriella Ferraioli, psicologa clinica e del lavoro, esperta in psicologia giuridica, (segretaria).

sostegno psicologico viene offerto sia ai genitori, che a volte faticano a svolgere il proprio ruolo educativo, sia ai figli, spesso vittime di rapporti burrascosi in famiglia. Etichettati come iperattivi o affetti da disturbi di apprendimento, non si indaga realmente sulle cause del loro malessere. Colloqui individuali o di gruppo, attività come musicoterapia e training autogeno inferiore, i percorsi che l’associazione propone a coloro che decidono di entrare a far parte di questa famiglia. Più difficile invece è avvicinarsi a coloro che soffrono di dipendenze – da gioco d’azzardo e alcool in particolare – così radicate e naturalizzate nella nostra cultura da essere giustificate e considerate semplici vizi. Volontà ed entusiasmo dei membri dell’associazione non mancano. “Il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi” è il motto dell’Albero della vita, e Carmen, Gabriella, Raffaella e Maria, le quattro fondatrici, sono lì in quell’ambiente accogliente, pronte a guidare in ogni momento chiunque abbia bisogno di scoprire un nuovo modo per guardare alla vita. Martina Nacchio


DON SILVIO A RADIO MARIA

Tour al Battistero

“I

I più importanti archeologi, storici e filologi mondiali in visita a Nocera Superiore

I

l prossimo 22 maggio, in occasione della XXVI «Réunion», la prestigiosa «Association pour l’Antiquité Tardive» farà tappa con i suoi soci a Nocera Superiore per visitare il battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore. Si tratta di un evento di notevole importanza culturale in quanto l’associazione annovera tra gli iscritti i maggiori studiosi (archeologi, storici, filologi) italiani e stranieri del settore. Un’occasione unica che consentirà di ampliare il dibattito e le conoscenze sul monumento nocerino che suscita grande interesse tra gli specialisti in ambito internazionale. La riunione dei tardantichisti, che toccherà alcune località della Campania come Beneven-

to, Salerno e Mirabella Eclano, è stata organizzata a cura di Chiara Lambert, professoressa associata di Archeologia Tardo Antica ed Epigrafia Medievale presso l’Università degli Studi di Salerno. Gianluca Santangelo

o accolgo te. Appunti di vita coniugale”, è il titolo della nuova rubrica proposta da Radio Maria curata da don Silvio Longobardi e Giovanna Abbagnara. L’intento è quello di offrire indicazioni, riflessioni e modelli per aiutare gli ascoltatori a riflettere sulla necessità di coltivare la coppia e l’unità nel matrimonio. Solo accogliendo questa sfida la famiglia potrà affrontare le inevitabili difficoltà ed educare alla fede i figli loro affidati. La rubrica andrà in onda in diretta il martedì, dalle ore 12.30 alle ore 13.30, e sarà trasmessa dal Centro Luigi e Zelia Martin di Angri.

“La vita è come un fotografia, se sorridi viene meglio”

Fiera della Borsa di Raffaele Biosa Via F. S. Caiazzo, 5-7 Insieme - Maggio 2014 17 84012 Angri (SA) Tel. 081 94 63 80 - raffaelebiosa@alice.it


REDAZIONALE A CURA DELLA CASA ALBERGO PER ANZIANI “SANTA RITA”

La cultura in primis

U

n vortice di attività legate alla cultura sta interessando la Casa Albergo per anziani “Santa Rita”. Iniziative realizzate grazie alla collaborazione con l’Università delle 3 Età Nuceria, che da anni opera sul territorio riunendo tanti “giovani anziani” che hanno fame di apprendere e di mettersi in gioco. Una partnership inaugurata dalla serata dedicata a Fryderyk Chopin, tra i relatori il maestro padre Paolo Saturno ed il pianista Pietro Sellitto. L’iniziativa ha permesso ai presenti di conoscere la storia di Chopin in modo “leggero” ed interessante, grazie alla verve e alla passione di padre Saturno, e di ascoltare le sue magnifiche melodie eseguite magistralmente dal maestro Sellitto. Non si poteva non concludere la serata con una deliziosa cena caratterizzata dall’entusiasmo dei “giovani anziani” e l’orgoglio della direttrice, la dottoressa Nilde Renzullo.

I partecipanti al torneo di scopa

L’Albergo per Anziani Santa Rita ha promosso una serie di iniziative per il benessere psicofisico dei suoi ospiti Un momento della lezione di padre Saturno

Pasqua al Santa Rita

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a Casa Albergo per anziani “Santa Rita” ha programmato nel periodo pasquale una serie di manifestazioni per consentire ai “giovani anziani” di vivere quest’importante ricorrenza in modo sereno e spensierato. L’inizio è stato in dolcezza grazie al terzo corso di cake design dal titolo “Uova in Cake”. Gli aspiranti pasticcieri hanno imparato a decorare le uova di cioccolato: una gioia per la vista ed il palato. All’interno della Casa albergo è stata anche orga-

nizzata una santa Messa, per l’occasione gli operatori della struttura hanno allestito un maestoso altare ed una suggestiva scenografia in tema all’interno del salone per ricreare l’atmosfera pasquale tipica di una chiesa. Sereni ed in pace con Dio i “giovani anziani” hanno concluso il ciclo pasquale con un simpatico torneo di scopa, che ha visto scontrarsi 14 coppie di provetti giocatori. La serata ha visto primeggiare due donne e si è conclusa, come da tradizione, con un caratteristico buffet.

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I partecipanit al corso di cake design

Don Antonio Mancuso celebra la messa nella casa albergo

Casa albergo per anziani “Santa Rita”, Via Isonzo, 22 – Sarno (SA) Tel. 0815136548 - info@albergosantarita.it - www.albergosantarita.it


Una panoramica della frana in una foto di Luigi Pepe

Sarno, stessi problemi

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edici anni dopo i problemi restano gli stessi. Lo scorso 5 maggio si è ricordata l’alluvione che provocò morte e distruzione a Sarno, Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice a Cancello. Una tragedia che ha segnato intere famiglie. Da quel giorno, in particolare a Sarno, nulla è stato più come prima. Tranne che per i problemi. Scarsa prevenzione, poche risorse, eccessivo consumo del suolo e manutenzione insufficiente. Questo è rimasto immutato. A denunciarlo è stata la Coldiretti: «Purtroppo sono sempre più frequenti frane, smottamenti e inondazioni – osserva il presidente Gennarino Masiello –, sembra che la lezione di sedici anni fa sia servita a poco». L’associazione degli agricoltori si fa così promotrice di nuove strategie d’intervento: «Chiederemo alla Regione Campania di prevedere, nella prossima programmazione europea, risorse da investire in interventi di prevenzione e manutenzione del territorio e di contrasto al dissesto idrogeologico. Serve un piano della manutenzione capillare del territorio». Per la Coldiretti Campania è importante che la Regione preveda un Fondo da destinare alla riqualificazione fluviale, la manutenzione ordinaria e la tutela del territorio. Coldiretti, inoltre, chiederà agli enti locali di prevedere appositi albi per l’avvio di progetti di gestione, cura e manutenzione straordinaria di aree. Idee che, per l’incolumità dei cittadini, è bene che diventino concrete. Salvatore D’Angelo

Non è servita a nulla la dura lezione inferta dall’alluvione del 1998. Coldiretti denuncia la poca attenzione al problema del dissesto idrogeologico e chiede l’intervento della Regione

Il miglior fiorista italiano è di Nocera Inferiore

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rcangelo Gambardella si diploma migliore fioraio d’Italia. Insieme al collega Carmine Di Serio, si è aggiudicato il primo posto al campionato italiano interscuole di arte floreale. La gara si è svolta il 27 aprile a Pescara, nell’ambito della 38esima edizione della mostra del fiore e la 13esima edizione di Florviva. La competizione era riservata a squadre provenienti da scuole di arte floreale aderenti a Florcert Italia. Un riconoscimento importante per un’arte che Arcangelo porta avanti nel negozio di Cicalesi, dove ha ereditato la passione per il florovivaismo dalla mamma Maria Rosaria e dal papà Alfonso.

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IPASSIDIFRANCESCO di Silvio Longobardi

Non solo parole

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Ai politici: non siate corrotti

apa Francesco parla poco, se ne sono accorti tutti. Ma è molto attento ai gesti. Prima e dopo l’udienza generale passa in mezzo alla folla che lo attende festante, anche solo per vederlo da vicino. Non resta ieraticamente distante, anzi fa di tutto per presentarsi come uno di loro, anche se ha ricevuto una diversa e più grave responsabilità. Non solo parole ma anche regali. Ai fidanzati, che hanno riempito piazza san Pietro il 14 febbraio, ha regalato un cuscinetto portafedi. Domenica 6 aprile, i fedeli presenti per l’Angelus, hanno ricevuto in dono un Vangelo tascabile: un segno e un invito che egli rivolge a tutti, fedeli e Pastori. È ormai una prassi consolidata: nello scorso novembre, infatti, aveva fatto distribuire ai fedeli 20mila confezioni di una speciale medicina: un rosario per recitare la Corona della Divina Misericordia.

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apa Francesco ha incontrato anche i politici o meglio sono loro che hanno partecipato alla Messa che egli celebra ogni giorno in Santa Marta. Era il 27 marzo. Il Vangelo parlava dei farisei che accusano Gesù di essere al servizio di Beelzebul (Lc 11, 14-23). Il Papa presenta i farisei come una “classe dirigente che si era allontanata dal popolo. Ed era soltanto con l’interesse nelle sue cose: nel suo gruppo, nel suo partito, nelle sue lotte interne. Avevano abbandonato il gregge”. Parole taglienti che sembrano rivolte al presente più che al passato. A scanso di equivoci aggiunge: “Sì, tutti siamo peccatori, tutti. Tutti noi che siamo qui siamo peccatori. Ma questi erano più che peccatori: il cuore di questa gente, di questo gruppetto con il tempo si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti. È tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro”. La corruzione di cui parla il Papa è quella del cuore, egli avverte che quando s’inquina la sorgente tutto il resto si rovina, anche i progetti in apparenza più belli.

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All’Azione Cattolica: una svolta missionaria

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lla più antica e numerosa associazione laicale presente in Italia, e riunita a Roma per la sua assemblea generale, il Papa ha chiesto di imprimere uno slancio missionario, partendo dalle parrocchie in cui l’AC individua l’ambito privilegiato della sua presenza, “specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure”, ha detto Papa Francesco ed ha aggiunto: «Ce ne sono tante, eh? Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! [...] Queste parrocchie hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. [...] Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprite le porte perché Lui vada, almeno! Si tratta di una Chiesa “in uscita”: sempre Chiesa in uscita» (3 maggio 2014).


IPASSIDIGIUSEPPE di Antonietta Abete

‘na sera ‘e maggio Da sinistra, Antonietta Abete, mons. Giuseppe Giudice, il prof. Alfonso Langella e padre Valerio Molinaro

Presentate lo scorso 29 aprile le meditazioni mariane del vescovo Giuseppe

N

ella splendida cornice del santuario di Materdomini è stato presentato ‘Na sera ‘e maggio, il nuovo lavoro editoriale del vescovo Giuseppe, un testo di 31 meditazioni mariane per accompagnare il cammino di ciascuno nel mese di maggio. Il titolo è mutuato da una canzone di Gigi Pisano e Giuseppe Cioffi del 1937, nel brano si insiste molto sulla parola sì e sulla fedeltà al sì pronunciato: Quanno se dice “sì”, tiènelo a mmente. È proprio quello che ha fatto Maria, la donna del sì. Il relatore, il professore Alfonso Langella, docente di Mariologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha aiutato la folta platea ad immergersi nelle pagine del testo, arricchito da immagini di tele stupende della nostra Chiesa locale, la cui contemplazione aiuta ad addentrarsi ancora di più nel lungo processo di costruzione storica della figura della Madonna, sia nei Vangeli che nella elaborazione teologica successiva. Il professore ha ricordato i quattro orientamenti per il culto alla Vergine indicati nell’Esortazione apostolica Marialis cultus che Paolo VI ha scrit-

to nel 1974 - l’orientamento biblico, quello liturgico, ecumenico e antropologico - sottolineando come siano tutti presenti nelle 31 meditazioni. Il testo, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, è presentato dalla professoressa Lucetta Scaraffia docente di Storia Contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma. Lucetta, collaboratrice dell’Osservatore Romano, si è occupata soprattutto di storia delle donne e di storia del cristianesimo, con particolare attenzione alla religiosità femminile.

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Per la diffusione del testo, il vescovo ha scelto una formula molto bella. Il libro, stampato con il contributo del sostentamento clero diocesano, è stato donato a tutte le parrocchie. Chi vuole può ritirare una copia rivolgendosi al proprio parroco e lasciando un’offerta che servirà a costituire un fondo di carità che rimane alla parrocchia. Una copia del testo è stata donata ad ogni religiosa della diocesi, “così potranno pregare per il vescovo e per tutta la comunità diocesana” ha concluso Mons. Giudice.

a ottobre, di nuovo tutti a scuola. Lo ha annunciato il vescovo Giuseppe durante l’assemblea del clero dello scorso 8 aprile. Mons. Giudice, attento alla salute culturale dei suoi sacerdoti, per evitare disagi ai sacerdoti più anziani ha pensato di organizzare in diocesi la settimana teologica coinvolgendo i docenti della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale. Da ottobre, dunque, si ritorna a scuola. Il vescovo seduto in prima fila con cartella e taccuino.

LA SETTIMANA TEOLOGICA

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VITA ECCLESIALE

Sono sempre con te

Andreana Bassanetti insieme al Vescovo nel giorno dell’istituzione dell’associazione diocesana

Andreana Bassanetti ha fondato l’associazione “Figli in cielo”, dopo la perdita della figlia Camilla. Un percorso di fede e preghiera che aiuta i genitori orfani di figli ad uscire dalla “clausura del dolore” e a non incappare nei “mercanti del lutto”

È

la morte dell’innocenza. È la morte del futuro. È la cosa più innaturale che ci sia. La perdita di un figlio, per un genitore, è un dolore indescrivibile. Andreana Bassanetti ha provato a dare un senso a questo calvario con l’associazione “Figli in cielo”, da qualche tempo presente anche in Diocesi. Il suo non è stato un cammino semplice. Dopo la morte di sua figlia Camilla ha sperimentato il fallimento e una grande solitudine. Lei, psicoterapeuta, spesso si era trovata ad aiutare altri genitori. Si è ritrovata all’improvviso dall’altro lato della barricata. Dopo un periodo di smarrimento ha capito che poteva fare qualcosa, per sé e per gli altri. Nasce una “scuola di fede e di preghiera”. «È necessario che noi genitori con i figli in cielo andiamo a scuola di Dio, che impariamo a comprendere che cos’è il cielo, che cos’è il regno. Attraverso il cammino e la lettura della Parola, attraverso i sacramenti, lo Spirito, che ci mette accanto la persona giusta, ci fa percepire quell’oltre che è in ciascuno di noi e che spesso, distratti dalla vita quotidiana, non percepiamo». Una percezione che avviene non nella confusione del quotidiano: «Il Signore ci ha chiamato in disparte per incontrarlo. Dobbiamo entrare nel nostro deserto, che è il lutto». Comincia un cammino che costringe a fermarsi e a entrare in se stessi: «Dico ai genitori di cercare il proprio figlio dentro di sé, non fuori di sé. Questa ricerca porta a Dio, il Dio della consolazione, e in Lui ritroveremo nostro figlio». Un sentiero non facile, certamente duro, per questo spesso si tende ad andare altrove, dai «vari mercan-

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ti dell’occulto». Il pericolo, in queste circostanze, è che la disperazione porti a rivolgersi ad impostori che assicurano contatti con l’aldilà. «Sono tentazioni enormi. Il genitore è arrabbiato con Dio. Non lo vuole incontrare. L’unica persona che vuole incontrare è il figlio. Si sviluppa così un mercato allucinante e molti approfittano di questo smarrimento». La clausura del dolore. In questa condizione di vuoto si sperimenta la “clausura del dolore”, così la definisce Bassanetti: «Uscire da questa clausura è un cammino obbligato. Il nostro fine è la relazione d’amore. L’isolamento è morte. Il nostro obiettivo è non permettere che si viva da soli un simile dolore. Una volta imboccata questa strada capisci che quella morte era sul tuo cammino e ora il Signore ti sta chiamando a percorrere un altro itinerario». Difficile a scriverlo, figurarsi a farlo. In tanti ci sono riusciti. Sono i testimoni di consolazione, «persone che non hanno imparato dai libri, ma che si sono sentiti chiamati da Dio». Un viaggio di grande fede che consente di trasformare «l’enigma della morte» in una «ricerca verso il mistero». Si vede con occhi nuovi «quanto è accaduto e lo si unisce alla morte di Cristo, il figlio per eccellenza che dà senso e valore alla morte più ingiusta ed incomprensibile». Giunti a “destinazione” non ci si chiederà più perché, ma «oggi mio figlio che vuole che faccia». Una consapevolezza che, paradossalmente, è più facile raggiunga un genitore, piuttosto che un fratello e una sorella. Questi ragazzi, infatti, non perdono solo un fratello, il più delle volte perdono «anche i genitori».


L’associazione “Figli in cielo” ha prestato sostegno psicologico in occasione di eventi drammatici come il terremoto di San Giuliano di Puglia e quello de L’Aquila Andreana Bassanetti ricevuta da papa Benedetto XVI

Andreana Bassanetti prova a riflettere su quest’ultimo passaggio: «La perdita di un fratello da giovane arriva in un’età già di per sé conflittuale, dove il rapporto con Dio non è sempre chiaro. Credo sia importante, quindi, assecondare le esigenze e i tempi del ragazzo. Coinvolgerlo, insomma, nelle cose da fare per il fratello che non c’è più, non sull’essere o sull’elaborazione del lutto». Una questione di tempi e modi, ma soprattutto di testimonianza: «Se tuo figlio leggerà sul tuo volto la luce della resurrezione, se vedrà una mamma e un papà sereno, che gli farà sentire tutto l’amore, allora si stabilirà una relazione nuova anche per lui e, se lo chiederà, potrà condividere il tuo percorso». Perdere i genitori. La fondatrice di “Figli in cielo” ha anche una parola per chi ha perso i genitori: «Quando si perde la mamma o il papà si ha un trauma enorme

perché lì si capisce l’importanza delle proprie radici, dei propri affetti. Un ragazzo però è aperto alla vita e credo che se trova un amico che riesce a riconciliarlo, a dargli speranza, non avrà bisogno di tante elaborazioni. Certo si porta appresso questa lacerazione, ma in questi casi dico di pensare ai propri genitori, che continuano ad esserlo anche dal cielo, e svolgono ancora con più forza il loro ruolo perché sono intercessione, protezione, luce e guida. Avere i genitori in cielo e stabilire con loro un nuovo rapporto di affetto è molto importante ed efficace». Un viaggio lungo, quello dell’elaborazione del lutto, e per nulla semplice, che condurrà alla certezza che «quando hai qualcuno in cielo l’hai sempre con te, soprattutto nei momenti di bisogno e, proprio in quei casi, anticipano l’intervento e non ti lasciano più». Salvatore D’Angelo

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I giochi organizzati dalle associazioni e dai movimenti presenti

Il corteo ripercorre l’ingresso di Gesù a Gerusalemme

La preghiera in Cattedrale

Una Chiesa giovane e missionaria Intenso pomeriggio di festa e preghiera: il racconto della Giornata diocesana dei giovani, celebrata lo scorso 12 aprile nel quartiere Vescovado

«B

en conoscete la mia passione per i giovani – senza per questo far mancare il mio affetto a chi non lo è più – e l’impegno che ho profuso sin dall’inizio del mio ministero per una Chiesa giovane e missionaria» con queste parole mons. Giudice ha lanciato l’iniziativa della Giornata diocesana dei giovani, lo scorso 12 aprile. Un momento di festa e di preghiera alla vigilia della domenica delle Palme, per consegnare a tutti

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un mandato speciale. La festa. Il quartiere Vescovado si è trasformato in un’arena per i giochi organizzati dalle associazioni e dai movimenti presenti (cooperativa per disabili Emora, l’Azione Cattolica, il Rinnovamento nello Spirito, la Gifra, l’Anspi, la PUACS, le Comunità Neocatecumenali, il gruppo di animazione Pongo & Peggy, il “Centro amico” di Pagani, il “Centro Lars” di Sarno, la “Misericordia” di Nocera Inferiore). Guidati dall’entusiasmo dei 12 e dei 72 e piacevolmente accompa-

gnati dalla voce di sacerdoti e amici speciali, un ospite di rilievo ha condotto il pomeriggio: Andrea Carretti, attore e presentatore, stabile docente presso la Hope Music School, la scuola di formazione per creativi nata da una iniziativa del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile. Ai promettenti The Gentlemen (nome d’arte di Francesco Casillo e Leonardo Pepe) con alcune cover per veri intenditori – come Me so ‘mbriacato dell’artista romano Alessandro Mannarino – si sono alternati Marili-

Foto Salvatore Afalno (7)

In cammino verso la Cattedrale di San Prisco


Speciale Giornata dei Giovani Alle periferie del mondo Un’orda gioiosa di giovani invade il quartiere Vescovado

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el 2011 una fondazione siciliana incaricava un famoso fotografo iraniano, Reza, di realizzare un libro fotografico per il difficile quartiere di Librino a Catania. Scopo dell’iniziativa era riportare le persone a vivere un territorio abbandonato e dimenticato. E quanti altri progetti ed eventi in tutta Italia e nel mondo sono pensati e promossi per tessuti cittadini disagiati? Soprattutto, quanti portano frutto? Tra la rassegnazione e l’iperattivismo si insinua una parola, semplice e antica, quasi trasparente, ma robusta: presenza. La forza della presenza, dell’esserci, come persona, come collettività, come Chiesa. La scelta di vivere la Giornata diocesana dei giovani nel quartiere Vescovado – Monte di Dio si inserisce nel solco di questa riflessione. Alle tante parrocchie con saloni attrezzati o alle piazze dei centri cittadini, mons. Giuseppe Giudice ha chiesto ai suoi giovani di invadere con la loro gioia una periferia. Una “Chiesa in uscita”, in un quartiere che da circa trent’anni accoglie gli sfollati del terremoto del 1980 e che spesso è teatro di blitz da parte delle forze dell’ordine. A dare il benvenuto, don Alfonso Santoriello, parroco di S. Giuseppe, impegnato con la sua comunità a servizio del prossimo. Un abbraccio reciproco per portare ovunque la bellezza del Vangelo. M. P.

na e Antonio Di Lauro, fratelli disabili, saliti sul palco contro le barriere architettoniche. «L’incontro è stato organizzato in poco tempo, ma nonostante ciò siamo riusciti a coinvolgere quasi tutte le realtà giovanili della Diocesi, contando sulla loro presenza – ha affermato don Giuseppe Pironti, assistente spirituale dei 12 e dei 72 – Non perdiamo di vista il senso dell’evento: vivere un momento di festa e di preghiera, di comunione e di Chie-

sa insieme, intorno al Vescovo». La preghiera itinerante. Le risate fragorose, la musica e i balli hanno ceduto il passo alla compostezza e al silenzio della preghiera. In cammino verso la Cattedrale di San Prisco, si è snodato il corteo che ha ripercorso l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il desiderio del vescovo Giuseppe di celebrare le Palme con i suoi giovani ha potuto concretizzarsi con la consegna della palma e il mandato di portarla nelle loro comunità. Mariarosaria Petti

Un clero canterino Inaspettate esibizioni dei nostri giovanissimi sacerdoti don Carmine Cialdini, don Alfonso Giordano e don Giuseppe Pironti

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e famose note di Happy, tormentone di Pharrell Williams, hanno fatto da sottofondo al simpatico video spot di promozione della Giornata dei giovani della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. A circolare sui social network, qualche settimana prima, anche un’altra interpretazione inaspettata: E penso a te intonata appena dal giovane presbitero don Carmine Cialdini, come biglietto d’invito speciale per l’evento. E le sorprese non sono finite. Infatti, il palco allestito per la festa ha accolto un clero giovane e canterino: don Alfonso Giordano ha proposto alcuni successi di Gigi Finizio e Claudio Baglioni; un ricordo significativo di Lucio Dalla per don Giuseppe Pironti; il sempre apprezzato repertorio di Lucio Battisti, ancora, per don Carmine Cialdini. «Non credo costituiremo un gruppo – afferma don Giuseppe Pironti – mi piace pensare che siano carismi donati dal Signore per tutti». Insomma, non vedremo i nostri sacerdoti ad un talent show (come la giovanissima suor Cristina di The voice), in formazione da band. Iniziano, però, a contarsi i fans e alle prossime occasioni di festa non potranno rifiutare di cantare la gioia del Vangelo. M. P.

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Speciale Giornata dei Giovani

Da sinistra: Edvige Citarella e Giulia Rossi

Il Concilio dei giovani Le prime impressione di due giovani della parrocchia Santa Maria del Presepe di Nocera Inferiore

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opo avere molto pregato e molto riflettuto, annuncio per la Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno il Concilio dei giovani, per una Chiesa giovane, sul testo di Geremia “Gioirà danzando, insieme i giovani e i vecchi”. Uso la parola Concilio nel senso di riunione di una Chiesa. Inizierà questo nostro cammino il 19 novembre, in questa cattedrale, nell’anniversario della dedicazione della Chiesa». Dopo una breve riflessione, arriva con queste parole l’annuncio di mons. Giudice per un nuovo e straordinario momento di vita ecclesiale per la nostra terra dell’Agro. A colloquio con due giovani della comunità di Santa Maria del Presepe, Edvige Citarella e Giulia Rossi, raccogliamo le prime impressioni in attesa dell’inizio ufficiale del prossimo novembre. Come hai accolto la notizia del Concilio dei giovani del vescovo Giuseppe? Giulia: «La notizia mi ha stupito e rasserenato insieme. Penso che tra tutti gli eventi e le occasioni che ci sono state in Diocesi negli ultimi anni per far parlare i giovani, questo abbia l’aria di un primo invito ufficiale dal vescovo a noi giovani. È questa ufficialità che mi ha stupito all’inizio, ma poi mi sono resa conto che è simbolo di grande fiducia». Edvige: «Mi ha colpita, molto. Ma non in maniera inaspettata. Mi spiego. Il nostro Vescovo – e la Giornata diocesana dei giovani ne è stata un’ulteriore conferma – non perde occasione per stare in nostra compagnia, sporcandosi un po’ di noi, facendoci sentire la sua vicinanza. Siamo il sale di quel pezzetto di Chiesa che gli è stato affidato, ce lo ricorda sempre. Mi aspettavo, quindi, un’occasione per rispondere alla fiducia accordataci».

Secondo te, cosa significherà questo momento ecclesiale per la nostra Chiesa locale? Giulia: «Una grande, enorme occasione, che racchiude tante speranze. Potrebbe essere anche un esempio per altre Diocesi». Edvige: «Il voler continuare “insieme i giovani e i vecchi”. Siamo gli eredi della nostra Chiesa locale ed è bello che chi ce la consegna senta il bisogno di questi spazi di dialogo. Da un lato è l’occasione per noi giovani di far tesoro dell’esperienza e dei frutti di una fede matura, dall’altro c’è il desiderio di lasciarci qualcosa di cui sapremo prenderci cura perché sentiamo nostro». Con quale spirito vivi la fase di preparazione? Giulia: «Osserverò e ascolterò – come mai ho fatto prima – le necessità e i bisogni di chi mi circonda. Credo che tutti siamo chiamati al Concilio. Aspetterò con l’animo ingenuo di un bambino questa novità». Edvige: «Oltre che vivere i nostri cammini individuali, penso che la preparazione migliore sia continuare ad interrogarsi su quanto abbiamo a cuore la nostra Chiesa e il nostro esserne parte. Quindi, continuando a cogliere ogni occasione di incontro e confronto con gli altri giovani della Diocesi. Conoscersi ci fa sentire più a casa, più in famiglia ed è più facile prendersi cura di qualcosa che ci sta a cuore con chi si conosce. Sento molto questo bello spirito di unità a livello foraniale. Ora più che mai. Ed è prezioso». Non resta che riempire lo zaino e continuare il cammino per un sentiero inedito. Scriviamo, insieme al vescovo Giuseppe, una nuova pagina della storia della nostra Chiesa locale. Mariarosaria Petti

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LA RICCHEZZA DELLA POVERTÀ Timido e audace, dolce e severo, semplice e innovatore. Don Alfonso Raiola, nella sua feconda esperienza sacerdotale, ha saputo tenere insieme tasselli solo in apparenza inconciliabili, rendendo straordinario l’ordinario

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ntorno ad un tavolo con i suoi giovani. Mi piace ricordare così don Alfonso Raiola, tornando indietro di qualche anno, immaginandolo mentre dispensa saggi consigli ai suoi ragazzi, oggi adulti formati ed impegnati nella vita ecclesiale. Classe 1919, fu ordinato sacerdote il 4 luglio 1943 e gli fu affidata l’antica chiesa di San Benedetto, nello storico quartiere di via Ardinghi. Vi restò per circa 10 anni, fino a quando monsignor Zoppas lo nominò canonico della Collegiata di san Giovanni Battista, il primo passo di un ministero che avrebbe trovato il suo sigillo nel 1962, quando venne nominato parroco della medesima chiesa. Per più di 40 anni egli si è preso cura di questa porzione di chiesa. Nel 2006 la parrocchia è affidata alle mani attente di mons. Vincenzo Leopoldo, attuale parroco, che ha mantenuto con il vecchio sacerdote un rapporto di collaborazione fiduciosa e costante. Don Alfonso ha continuato a vivere nella casa cano-

nica, non avendo altro posto dove andare. Il ricordo. Franco Silvestri, Rosario Capone e Franco Conza lo ricordano così: come maestro e compagno di vita. Don Alfonso ha speso tutta la sua esistenza per la parrocchia e la sua semplicità gli ha permesso di rendere straordinario l’ordinario. «Era un uomo dinamico, caritatevole e buono», dice Franco Silvestri, che ha avuto con l’anziano parroco un rapporto intenso. Ascolto il racconto di quella vita spesa per gli altri e non posso non notare la luce che emanano i suoi occhi. È la stessa che illumina tutti coloro che hanno avuto la possibilità di conoscere don Alfonso. La ritrovo infatti negli altri che gli sono stati accanto e che mi raccontano aneddoti, virtù e pregi del loro prete. «Ricordo i campi scuola a Monte Faito, quando con i bimbi dell’ACR andavamo a fare le escursioni e don Alfonso era il primo ad arrivare giù, mentre noi stavamo ancora a metà percorso – racconta Anna Di Maio, responsabile ACR –. Era il prete di tutti, aveva una parola, scherzosa e saggia per ciascuno». Rosario Capone, medico e dirigente della ASL SA1, lo descrive come il “prete antico dalla veste moderna”, lungimirante e attento ai segni dei tempi. Si circondava di giovani e li aiutava a costruire il loro futuro. Era un sacerdote francescano per il suo modo di vivere, povero e caritatevole, moderno e tecnologico nello stesso tempo: dotò infatti la parrocchia della prima ciclostilo, che custodiva con cura.

Don Alfonso in una delle sue ultime apparizioni in pubblico

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«Nei momenti di difficoltà non ha mai fatto pesare nulla ai suoi piccoli, che eravamo noi, la comunità.


Foto Salvatore Alfano (2)

SPECIALE MONS. ALFONSO RAIOLA Mons. Alfonso Raiola è ritornato in Cielo lo scorso 25 aprile. Classe 1919, avrebbe compiuto 95 anni il prossimo dicembre. Ordinato sacerdote nel 1943, è stato Abate della Collegiata di San Giovanni Battista in Angri fino al 2006. Quando la parrocchia è stata affidata alle cure pastorali di Mons. Vincenzo Leopoldo, don Alfonso ha continuato a vivere nella casa canonica della Collegiata. Il ricordo della comunità parrocchiale, della nipote Anna e di quanti sono cresciuti sostenuti dal suo esempio semplice e radicale.

L’ultimo saluto a mons. Alfonso Raiola

– aggiunge Franco Conza, storico attivista dell’Azione Cattolica e oggi Presidente parrocchiale dell’associazione –. Si affidava alla Provvidenza e ha sempre dato agli altri, senza tenere nulla per sé». Timido e riservato con chi non conosceva; una timidezza gentile ed umile, poiché non voleva invadere gli spazi altrui. La parrocchia era la sua casa, la comunità la sua famiglia che ha saputo gestire da padre e da parroco, severo e giocoso allo stesso tempo. L’amore per i gruppi e le associazioni. La ricchezza della Chiesa, per don Alfonso, erano i gruppi e le associazioni presenti. Grazie a lui il Cammino Neoacatecumenale fece il suo ingresso in Angri, diventando importante riferimento per tante persone, anche di altre parrocchie. Pioniere sempre all’avanguardia, non temeva le difficoltà che sarebbero potute sopraggiungere. Aveva un carattere forte, fermo nelle sue idee, portava avanti quelle più innovative. Erano altri tempi quelli in cui ha vissuto don Alfonso, non troppo lontani però da distaccarcene totalmente. Armato di passione e dedizione egli riuscì a prendere decisioni importanti e rivoluzionarie. Fu probabilmente il primo parroco ad istituire la cosiddetta “messina”: una celebrazione liturgica dedicata ai più piccoli, tenuta nel salone adiacente alla chiesa, nella quale si poteva ascoltare la Parola a misura di bambino. Don Alfonso era vicino a tutti, forse in maniera particolare a giovani e ragazzi. In un momento storico molto difficile, in cui le associazioni vivevano una forte crisi, quelle della Collegiata di San Giovanni

tenevano i piedi ben saldi a terra, guidati dal loro pastore. Erano gli anni del post ’68 e don Alfonso decise di metter su un gruppo di giovani, vario ed affiatato. Nacquero allora tante realtà in cui ciascuno poteva dare sfogo alle proprie passioni. Una fucina di talenti, fra teatro, musica e giornalismo si distinsero alcune personalità che, grazie a questo gruppo, riuscirono a comprendere la loro vocazione. Un gruppo musicale che si esibiva per beneficenza e il giornalino Prospettive sono solo alcuni frutti di questo movimento giovanile. Il corso di taglio e cucito e la scuola materna. Considerati i tempi difficili, don Alfonso decise di fondare una scuola di taglio e cucito aperta a tutte le donne e una scuola materna per tutti i bambini, non solo per aiutare le famiglie che non potevano permettersi di pagare una scuola privata, ma soprattutto per far crescere i fanciulli con un’educazione cattolica, nel solco dell’insegnamento evangelico e della dottrina ecclesiale. Una scuola con una specifica impronta considerando che proprio dai figli di san Giovanni Bosco egli ha ricevuto la prima istruzione. Un esempio di vita semplice e piena, che non ha mai temuto la povertà, aperto all’amore verso i più poveri. Ha vissuto fino alla fine mantenendo intatti i tratti che lo hanno contraddistinto ammorbidendo con l’età i suoi lati un po’ più rigidi: i bambini vedevano in lui una figura paterna, un nonno, pronto ad aiutarli. È da ciò che si evince lo spirito caritatevole dell’anziano parroco, che ha speso la sua vita per gli altri e con gli altri. Donatella Salvati

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Don Alfonso insieme ai giovani cresciuti con lui, oggi adulti impegnati

“Ha saputo farsi amare da tutti”

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Il ricordo di sua nipote Anna Raiola. Dal 1991 ha vissuto nella casa canonica della Collegata San Giovanni Battista insieme a don Alfonso

e difficoltà sono state tante, mi sono dovuta abituare al pugno duro di mia zia (la sorella di don Alfonso) e alla casa piena di gente che accoglieva mio zio. Mi ero resa conto che questa famiglia aveva bisogno di me, così decisi di restare accanto a loro». Piccola e dolce Anna Raiola nasconde in realtà un carattere forte e deciso, che le ha permesso di accompagnare don Alfonso Raiola negli anni passati nella collegiata di San Giovanni Battista in Angri. Nipote del sacerdote, lo ha assistito dal 1991 vivendo nella canonica. Lo ricorda come uno spirito libero, continuamente in giro per i tanti impegni, aveva capito che nella vita bisogna lasciarsi guidare da Dio, unico autore del nostro destino. «Pensava che ognuno fosse iscritto nel libro di Dio e che fosse lui a portarci per mano. Poiché non conosciamo il nostro futuro, è Lui a condurci, noi dobbiamo solo lasciarci guidare – racconta Anna, sul volto un sorriso pregno di consapevolezza –. Quando era piccolo, guardando i monaci passare, affermava di voler rassomigliare a loro e improvvisava altarini in casa. Quando andava dalle suore, ce n’era una che lo portava con sé nel giardino e lui, bambino, si sedeva per terra e recitava il Rosario». Sentiva che il Signore lo voleva come servo alla sua mensa e a 9 anni, mentre riceve il sacramento della Cresima, il vescovo De Angelis gli predisse che un giorno sarebbe diventato abate della collegiata di San Giovanni, quasi come se vedesse in lui una luce speciale. Ma, racconta Anna Raiola, lui adorava San Benedetto, la sua prima

parrocchia, e non aveva nessuna intenzione di spostarsi. Portava bei ricordi di questo periodo con sé, in particolare di aver aiutato nella conversione alcuni fascisti. «Ha saputo farsi amare da tutti, aiutato dal suo spirito ironico. Era severo e buono nello stesso tempo. Le porte erano sempre aperte, a tutte le ore, accoglieva tutti, non solo i parrocchiani. E aiutava chiunque andava da lui, anche persone con seri problemi, con una vita diversa dalla nostra». La piccola canonica è tappezzata dalle foto del caro don Alfonso. Qui non è l’orologio a segnare le ore, ma sono le foto sui muri e sulla scrivania, imprigionate da un pesante cristallo, a scandire il tempo, il suo tempo. Un tempo che don Alfonso ha vissuto appieno, fino alla fine. Sono lì, seduta alla sua scrivania a parlare di lui, e mi sembra di poterlo vedere. Riesco a tracciare nella mia mente una sua immagine attraverso le parole di sua nipote. Comprendo davvero ciò che racconta Anna: che la sua famiglia era la parrocchia e se doveva mettere tutto se stesso in qualcosa, era lì che si spendeva. Completamente. Donatella Salvati

I movimenti, la ricchezza della Chiesa Antonio Tobia e sua moglie Rosaria, responsabili del Cammino Neocatecumenali, ricordano così Mons. Raiola

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er Antonio Tobia e sua moglie Rosaria Tarallo don Alfonso Raiola era una persona riflessiva, che non prendeva decisioni a caldo e non improvvisava. Il gruppo neocatecumenale nasce da una di queste sue attente riflessioni e da un’esperienza vissuta al centro FAC di Roma. Era il 1978 e l’abate di San Giovanni Battista decise di aprire le porte a una coppia di catechisti, accogliendoli come solo lui sapeva fare, era infatti un servo di Dio e del suo popolo. «Ha vissuto a pieno questo movimento, poiché il cammino neocatecumenale prevede che anche il presbitero diventi parte attiva, così da arricchirsi per arricchire» racconta Rosaria Tarallo. Don Alfonso ha così sperimentato la corresponsabilità, poteva condividere la sfida dell’annuncio del Vangelo insieme ai laici. «Don Alfonso aperto ai cambiamenti e un po’ rivoluzionario per i tempi in cui ha vissuto- aggiunge Antonio Tobia -. Era una sacerdote aperto al Concilio: le porte della Chiesa sono state

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aperte ai laici. Era buono ma anche rigido, fermo nelle proprie decisioni». Mi racconta di quanto avesse cercato all’inizio di adattare questo cammino alle proprie idee, fino a rendersi conto che non poteva chiedere alla comunità qualcosa per cui non era pronta. Scoprì così la ricchezza dei movimenti, ognuno con una propria identità, opportunità preziosa per avvicinare alla Chiesa persone con caratteri e sensibilità diverse. Don Alfonso era un prete caritatevole, non teneva nulla per sé. «Spesso gli dicevamo di comprare un paio di scarpe nuove ma lui ci rispondeva che quelle aveva andavano ancora bene. Tutto infatti era destinato ai bisognosi». Prima di andare via, quando ormai l’atmosfera sa di casa, chiedo quale eredità don Alfonso ha lasciato a questa coppia di sposi. Dopo un momento di silenzio, la risposta stringata e forte: la testimonianza di una fede salda e la disponibilità a riconciliarsi. D.S.


DENTRO LE NORME Questo mese parliamo della Prima Comunione. Riportiamo alcuni stralci del testo entrato in vigore lo scorso 20 aprile

«L’

iniziazione cristiana dei fanciulli interpella la responsabilità originaria della famiglia nella trasmissione della fede. Pertanto, si potrà proporre ai genitori di partecipare ad un appropriato cammino di formazione, parallelo a quello dei figli». «La partecipazione dei fanciulli alla Messa domenicale, insieme con i genitori, deve essere proposta come momento essenziale della preparazione ai Sacramenti. Il legame tra gli incontri di catechismo e l’incontro domenicale intorno alla mensa eucaristica deve essere rite-

nuto il maggior criterio di discernimento dell’idoneità dei fanciulli per l’ammissione al Sacramento. L’itinerario di fede compiuto dai ragazzi che partecipano all’Azione Cattolica Ragazzi e all’AGESCI sia considerato valido per l’ammissione all’Eucaristia e alla Cresima». «Si preveda per i fanciulli la celebrazione del Sacramento della Penitenza, opportunamente distanziata dall’ammissione all’Eucaristia, possibilmente un anno prima di accedere alla prima comunione. Il tempo più opportuno per celebrare l’ammissione all’Eucaristia è il Tempo

pasquale. L’ammissione avvenga in una celebrazione domenicale; in alcuni casi si può prevedere la celebrazione al sabato sera nella Messa festiva vespertina. L’ammissione dei fanciulli alla mensa eucaristica e alla Cresima deve avvenire nella chiesa parrocchiale, e solo in essa. L’abito dei fanciulli sia la tunica battesimale, uguale per tutti». «Si raccomanda vivamente di non legare l’offerta alla celebrazione dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana e di educare i fedeli a contribuire, con un’offerta libera, al sostegno della parrocchia».

Un tesoro librario La Biblioteca diocesana è custode di un patrimonio storico-culturale di raro prestigio ed interesse

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el panorama culturale locale ha un posto privilegiato la Biblioteca diocesana, che eredita ciò che resta dalle antiche biblioteche dei seminari vescovili di Nocera de’ Pagani e di Sarno. La struttura deve la sua definitiva sistemazione ai vescovi Jolando Nuzzi e Gioacchino Illiano, nonché al generoso impegno di monsignor Mario Vassalluzzo, vicario generale della Diocesi per lunghi anni. La Biblioteca è costituita in tre sezioni: la sede centrale, sezione “Igino Giordani”, presso la Curia vescovile di Nocera Inferiore, la sezione “Mons. Gaetano Ficuciello” presso il Palazzo Vescovile e la sezione presso la delegazione della Curia a Sarno. Il patrimonio librario conta circa 20mila volumi. La Biblioteca custodisce libri rari, seicentine, settecentine, tra cui libri liturgici miniati, numerosi volumi di storia locale, il Codex Diplomatucus Cavensis, le Pergamene di Montevergine, la Hierarchia Catholica, il Codice Diplomatico Verginiano, Le Diocesi d’Italia dell’Ughelli, Commentaria in Sacram Scripturam autore r.p. Cornelio Cornelii a Lapide (10 volumi dal

1854 al 1859), i Bollettini Diocesani dal 1914, numerose tesi di laurea, un fondo librario sulla legalità unico nel suo genere in ambito bibliotecario e tanti altri volumi di teologia, spiritualità, storia, materie letterarie e scientifiche. Numerosi studiosi la frequentano per ricerche sul territorio, tesi di laurea e pubblicazioni varie. Dal 2004 gli autori che hanno consultato i volumi della Biblioteca diocesana hanno pubblicato circa cinquanta volumi. La Biblioteca aderisce al progetto CEIBIB della Conferenza Episcopale Italiana ed è inserita nel Polo Biblioteche Ecclesiastiche e nel Servizio Nazionale Biblioteche di Biblioteche Ecclesiastiche. Don Roberto Farruggio Direttore della Biblioteca Diocesana

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Foto Salvatore Alfano

Un momento della Messa Crismale

Durante la Messa Crismale in Cattedrale il Vescovo ha esortato a riscoprire il profumo della vita, della santità e della carità

Guarire DALl’anosmia

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re giorni di grande intensità. Per i cristiani il triduo pasquale rappresenta il momento clou del proprio cammino. Lo è a maggior ragione per i sacerdoti che il Giovedì Santo rinnovano il proprio sì a Dio. Questo periodo assume un significato unico e per questo va vissuto con partecipazione ed intensità. Il Vescovo ha percorso le tappe verso la Pasqua nella parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore. Così come avviene da qualche anno ha scelto di passare il triduo in una comunità parrocchiale. Il Pontificale di Pasqua, così come la Messa Crismale, si è invece tenuto in Cattedrale. In occasione di questa celebrazione, che monsignor Giuseppe Giudice ha definito la «più profumata dell’anno», il Vescovo ha parlato dell’anosmia, «la perdita della capacità di percepire gli odori». «Molte comunità, molti presbiteri, molti cristiani han-

no questa malattia» ha detto monsignor Giudice. Tre in particolare i profumi scomparsi: «Il primo profumo che abbiamo perso è quello della vita. Voi vi accorgete della pattumiera morale in cui è caduta? Un altro profumo che dobbiamo sentire è quello della santità. Ma c’è un altro profumo che il mondo vuole sentire, quello della carità. Gesù si china sui nostri piedi, ci guarda dal basso e ci dona una pagina bellissima della Theologia caritatis. È l’unico libro dal leggere, l’unico linguaggio comprensibile». Riscoprendo questi tre aspetti si sentirà «nuovamente il profumo della gioia». Una responsabilità che tutti i cristiani, consacrati e laici, devono avere per dare un nuovo volto alla Chiesa. Riscoprendo ciò, ha chiosato il Vescovo, «di profumo in profumo potremmo arrivare anche noi nel paradiso, nel giardino del cielo». Salvatore D’Angelo

Accolti sotto la Croce

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lla sequela di Cristo, percorrendo le tappe del suo calvario. Il Vescovo, i sacerdoti ed i fedeli della Diocesi si sono ritrovati lo scorso 9 aprile per vivere la Via Crucis diocesana nelle strade del centro storico di Nocera Inferiore. Sollecitati dalle meditazioni preparate da monsignor Giuseppe Giudice e dalle immagini ad esse abbinate, in tanti hanno percorso la via dolorosa interrogandosi sul senso dell’accoglienza. «Mentre contempliamo il dolore di Gesù, passando attraverso le “dipendenze” della nostra storia – si legge nell’introduzione –, il Vescovo con mano paterna ci porta a “scoprire” questa presenza luminosa del Risorto che dice a ciascuno di noi: La mia mano ti sorregge!».

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Un momento della Via Crucis


La folla di fedeli che gremisce la chiesa abbaziale

l’accoglienza secondo San Benedetto

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n bellissimo momento di Chiesa quello vissuto a Montecassino. L’abbazia benedettina ha accolto l’annuale pellegrinaggio diocesano. Dopo Roma e Montevergine, il Vescovo Giuseppe ha scelto di ritrovarsi con la comunità diocesana sulla tomba di San Benedetto. Circa 1500 persone hanno gremito le navate della maestosa chiesa benedettina, risultata quasi piccola per la bella e numerosa presenza di fedeli giunti dall’intero territorio diocesano. «Un pellegrinaggio familiare», così lo ha definito Anna, della parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore: «Siamo andati lì per pregare ed ascoltare, ma insieme alla nostra comunità parrocchiale abbiamo sperimentato anche la bellezza dello stare insieme». Pure Rosa, della stessa comunità parrocchiale, ha evidenziato l’aspetto familiare: «Condividere queste esperienze è sempre meraviglioso». La gioia di questo momento è stata sottolineata anche da Palmira della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri, che ha affidato il suo commento a Facebook: «La nostra comunità con il cuore gioioso ha vissuto questo momento così intenso». Un pellegrinaggio la cui eco è arrivata nell’Agro anche grazie alla vibrante omelia del Vescovo, che ha sollecitato i presenti e non solo ad essere attenti a quanto si verificherà in queste settimane di campagna elettorale. Non aspettate «i venditori di illusioni, impostori di ieri e di oggi che tra poco si presenteranno a dirci che vogliono mettere a posto le nostre città», ma datevi da fare per far risplendere il «giardino» che Dio ha affidato ad ognuno. Non è la prima volta che monsignor Giuseppe Giudice richiama a riscoprire il senso dell’impegno civico: «Ci è stato dato l’aratro per trasformare le terre incolte in giardini». Occorre impegnarsi di più: «Se il mio pezzetto di giardino sarà bello, tutto il mondo sarà bello». Facendo ognuno la propria parte, senza attendere chissà cosa o chissà chi. Un’omelia che ha fatto discutere e attirato l’attenzione della classe politica. Una sollecitazione, utilizzando le parole di Guido di Angri, «di cui andare fieri. Grazie». Salvatore D’Angelo

Per l’annuale pellegrinaggio diocesano, i fedeli della diocesi si sono recati a Montecassino per vivere un momento di riflessione e preghiera ispirato dalla vita del patrono d’Europa. Grande la partecipazione delle comunità parrocchiali. Interessante la riflessione sociale del Vescovo

Numero Verde in curia

800 002330 È stato attivato il Numero Verde gratuito 800 002330 per andare incontro a quanti hanno bisogno dei servizi della Curia Diocesana. Sarà possibile contattare gli uffici nell’orario di apertura: il lunedì e il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30; la Caritas Diocesana dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.00.

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ILPANeDELLADoMeNICA Sussidio liturgico dalla V domenica di Pasqua alla Solennità della Santissima Trinità Commenti a cura di mons. Giuseppe Giudice

Ho detto a Dio Ho detto a Dio che la sua Pentecoste non valeva gran cosa e che il suo Spirito Santo non era tanto efficace con tutte queste guerre, queste divisioni, questa gente che muore di fame, questa droga e tutti questi omicidi. Ma Dio mi ha risposto: È a te che ho donato il mio Spirito. Che cosa ne hai fatto? Chi farà la giustizia se tu non incominci ad essere giusto? Chi farà la verità se tu stesso non sei vero?

Chi farà la pace se tu non sei in pace con te stesso e con i tuoi fratelli? Sei tu che io ho inviato per portare la buona notizia. Jean Debruynne

18 maggio 2014

V DOMENICA DI PASQUA (Anno A) Le letture “Io sono la via, la verità e la vita” Prima lettura: At 6,1-7 Salmo: Sal 32 Seconda lettura: 1Pt 2,4-9 Vangelo: Gv 14,1-12 Il Vangelo Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». (cfr Gv 14, 5-7) Colore liturgico: BIANCO

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Cristo, pietra viva Accogliere il Risorto e la risurrezione vuol dire dedicarsi innanzitutto alla preghiera e al ministero della Parola. La Chiesa, per essere Chiesa risorta, si stringe a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio. Coloro che non credono nella Parola inciampano nella pietra di scarto; coloro che credono, invece, fanno Pasqua e passano dalle tenebre alla sua ammirabile luce. Ci chiediamo sempre: accettare di essere pietre scartate o pietre solo in bella vista? Dinanzi a Lui, il Signore della Pasqua, Pasqua della vita e della storia, il cuore non può essere turbato. La Croce gloriosa è risposta sempre attuale ad ogni nostro dubbio. Abbiate fede… non credi? Credetemi… È il dono e il frutto della Pasqua: la fede e la fede nuda.


25 maggio 2014

VI DOMENICA DI PASQUA (Anno A) Le letture “Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito” Prima lettura: At 8,5-8.14-17 Salmo: Sal 65 Seconda lettura: 1Pt 3,15-18 Vangelo: Gv 14,15-21 Il Vangelo «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi». (cfr Gv 14, 15-17) Colore liturgico: BIANCO

orme di luce nella storia E vi fu grande gioia in quella città. La Parola corre; il Battesimo è offerto; la Comunione opera prodigi: è Pasqua, passa il Risorto, riprende la vita. Il cuore è diventato il primo tempio, il luogo della vera adorazione, e la storia è lo spazio ordinario per testimoniare la risurrezione. Tutto è fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza. È Pasqua: il Risorto passa e ripassa, lasciando nella storia orme di luce. Non più orfani, non più soli, l’amore è dato dall’accogliere i suoi comandamenti e osservarli. L’amore è essere amati e riamare e così, solo così, il Risorto si manifesta.

1 giugno 2014

ASCENSIONE DEL SIGNORE (Anno A) Le letture “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra” Prima lettura: At 1,1-11 Salmo: Sal 46 Seconda lettura: Ef 1,17-23 Vangelo: Mt 28,16-20 Il Vangelo Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Cfr Mt 28, 18-20) Colore liturgico: BIANCO

La terra si ricongiunge con il cielo Ascende il Signore tra canti di gioia. Colui che è disceso, ora ascende. Colui che è uscito, ora rientra. Colui che si è abbassato, ora è rialzato. Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: l’ascensione è ricongiungere la terra al cielo; è riportare in cielo la terra, dopo che il cielo si è abbassato ed è venuto sulla terra. Ma non è semplice ritorno; tra l’andare e il venire si è consumato il dramma pasquale. Dio, nella Pasqua del Figlio, è venuto a cercare Adamo, lo ha redento, restaurato, ed ora nel mistero ascensionale lo riporta al Padre, in cielo. Con l’Ascensione, è la carne dell’uomo che viene riportata nel cielo. Nel frattempo, la Chiesa va con i Sacramenti per rinnovare in ogni uomo ciò che è avvenuto nel primo Adamo. Ma la Chiesa non va mai da sola: Egli, il Presente-Assente è con noi, oggi, domani e sempre. Insieme - Maggio 2014

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8 giugno 2014

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno A) Le letture “Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi” Prima lettura: At 2,1-11 Salmo: Sal 103 Seconda lettura: 1Cor 12,3-7.12-13 Vangelo: Gv 20,19-23 Il Vangelo Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (Cfr Gv 20, 21-23) Colore liturgico: ROSSO

Il soffio per un’unica Chiesa La Pentecoste continua oggi, nella comunità dei credenti, con i prodigi operati all’inizio della predicazione del Vangelo. Lo Spirito viene a continuare, ad attualizzare. Ad aggiornare i tanti gesti di tenerezza del Maestro. Vieni, Santo Spirito! Se togli loro lo Spirito, muoiono e ritornano nella polvere. Vieni, Santo Spirito! Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. Vieni, Santo Spirito! Nella diversità dei carismi, lo Spirito costruisce l’unica Chiesa, come un corpo ben scompaginato e articolato. Vieni Santo Spirito! Anche se le porte sono chiuse, anche se il cuore è indurito, lo Spirito ha la libertà di insinuarsi e di trasformare. Vieni, Santo Spirito! Vieni, dono della cinquantina e così la Pasqua si compie!

15 giugno 2014

SS. TRINITÀ (Anno A) Le letture “Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato” Prima lettura: Es 34,4-6.8-9 Salmo: Dn 3,52-56 Seconda lettura: 2Cor 13,11-13 Vangelo: Gv 3,16-18 Il Vangelo Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. (Cfr Gv 3, 16-17) Colore liturgico: BIANCO

Trinità, grembo e rifugio della storia Gloria al Padre: da Lui tutto proviene. Lui è a sorgente. Lui è l’inizio. Lui è l’incipit. Lui è il Padre amante. Eterno amante. Gloria al Figlio: in Lui tutto si compie. In Lui tutto è donato. In Lui si congiunge tempo ed eterno. Per mezzo di Lui tutto è fatto. Lui è il Figlio amato. Eterno amato. Gloria allo Spirito Santo: in Lui tutto inizia. In Lui tutto si rinnova. In Lui tutto è nuovo. Con Lui tutto ricomincia. Lui è lo Spirito Amore. Eterno amore. Sì, gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, eterna ed indivisa Trinità, grembo e rifugio della storia.

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inFoRMadiocesi GLI APPUNTAMENTI episcopato riunito Il Vescovo prenderà parte all’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana che si terrà dal 19 al 23 maggio a Roma. Il 3 e 4 giugno, invece, sarà a Pompei per la riunione della Conferenza Episcopale Campana.

Nelle comunità Il 26 maggio, alle ore 19.00, nella parrocchia SS. Corpo di Cristo di Pagani, il Vescovo presiederà la Celebrazione Eucaristica nel centenario della morte di Suor Maria Francesca dell’Assunzione. Il 4 giugno, invece, sarà a Teggiano dove alle ore 18.00 presiederà la Santa Messa in Cattedrale. L’11 giugno, invece, sarà a Nocera Inferiore,

al convento di Sant’Antonio, per la Celebrazione Eucaristica delle ore 19.00.

La Confermazione Il Vescovo presiederà la Celebrazione della Cresima in numerose comunità. A maggio: il 24, ore 19.30, Cattedrale San Prisco, Nocera Inferiore; il 25, ore 19.00, parrocchia Santa Maria Maggiore, Nocera Superiore; il 27, ore 19.30, parrocchia SS. Corpo di Cristo, Nocera Inferiore; il 28, ore 18.30, parrocchia San Giovanni Battista, Striano; il 29, ore 19.30, parrocchia San Sebastiano, Sarno; il 30, ore 19.00, parrocchia Regina Pacis, Angri; il 31, ore 19.00, parrocchia Santa Maria di Costantinopoli, Angri.

A giugno: l’1, ore 11.30, parrocchia Santa Maria delle Grazie, Casatori di San Valentino Torio, e ore 19.30, parrocchia San Giovanni Battista, Nocera Inferiore; il 2, ore 11.00, parrocchia Sant’Antonio, Poggiomarino, e ore 19.00, parrocchia Santa Maria Addolorata, Roccapiemonte; il 6, ore 19.00, parrocchia SS. Corpo di Cristo, Pagani; l’8, ore 11.00, parrocchia San Francesco, Sarno, e ore 19.30, parrocchia Sant’Alfredo, Sarno; il 12, ore 19.00, parrocchia Sant’Alfonso, Pagani; il 14, ore 19.00, parrocchia Santa Maria dei Bagni, Scafati; il 15, ore 11.00, Concattedrale San Michele Arcangelo, Sarno, e ore 19.00, parrocchia Santa Maria del Carmine, Pagani.

PReGaRe insieMe La comunità diocesana si ritroverà riunita il prossimo 7 giugno nella chiesa del Convento di Sant’Antonio, a Nocera Inferiore, per la Veglia di Pentecoste. Appuntamento alle ore 21.00. si tratta di un momento importantissimo per tutti i cristiani ed i laici impegnati nella associazioni e nei movimenti, da vivere intorno al Vescovo e insieme al clero e ai religiosi.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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Don Giovanni Longobardi

IL RICORDO DEI NOSTRI LETTORI

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ogliamo ricordarlo così: semplice ed umile, alieno da ambizioni, da forme di onorificenze e gratificazioni, restio alla notorietà, schivo per natura alle invadenze e alle apparenze, incredibilmente disinteressato, sebbene affatto ricco, uomo libero, della libertà dei figli di Dio. Docente al Liceo Classico “G. Battista Vico” e poi al Liceo Scientifico “C. La Mura” di Angri, don Giovanni era un uomo sapiente per sensibilità e per cultura non comuni. Per lui possiamo ripetere i versi di Dante: “facesti come quei che va di notte che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte” (Purgatorio vv. 67-69 canto XXII). L’incontro. Era la fine degli anni ’50 e inizio anni ‘60 quando molti di noi, ragazzi e ragazze di Angri, a quel tempo studenti universitari, incrociammo don Giovanni Longobardi sulle nostre strade, come guida delle nostre giovani vite, in qualità di assistente spirituale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). A quel tempo l’età, forse l’esuberanza giovanile, rapportati al suo stile di vita sobrio, riservato, da uomo leale con se stesso e con gli altri, non ci facevano adeguatamente apprezzare le sue eccezionali doti di mente e di cuore. Solo col tempo, ancora accanto a noi, quale assistente dell’UCIIM (as-

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“Faceste come quei che va di notte…” Lo hanno incontrato come assistente spirituale della F.U.C.I. e hanno avuto la grazia di averlo come maestro di vita anche in età adulta. Un nutrito gruppo di laici ricorda così don Giovanni Longobardi sociazione professionale cattolica di docenti, dirigenti, ispettori, educatori e formatori della scuola statale e non statale) e del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) avremmo cominciato a capire che don Giovanni era un contemplativo. Un legame speciale. L’attitudine al silenzio e alla solitudine, che custodiva dentro di sé, anche in mezzo alla gente, rendevano la percezione in chi lo avvicinasse di incontrare un uomo di Dio. La sua profonda dimensione umana e spirituale lo rendeva delicatamente discreto e attento alla nostre vicende giovanili. Disponibile ad ascoltarci, a consigliarci, ancor più a coinvolgerci nel recepire i contenuti di quella primavera della Chiesa che fu il Concilio Vaticano II, ce ne spiegava le tematiche con contagioso entusiasmo, ci stimolava ad allargare gli orizzonti, senza “clericalizzarci”, nel rispetto della nostra laicità. Il Sacramento della Riconciliazione era il luogo privilegiato in cui

ci faceva dono della sua profonda pienezza umana e spirituale: si acquisiva consapevolezza della fragilità della condizione umana e si sperimentava l’onnipotenza della misericordia di Dio. Spesso ripeteva: “abbiamo bisogno di pregare perché abbiamo bisogno di amare”. Si percepiva che il suo vivere era costantemente proiettato verso l’eternità. Forse per questo aveva la musica nel cuore: un’armonia interiore che nelle celebrazioni Eucaristiche esprimeva in accompagnamento d’organo e nel canto, tali che “sapevano di nostalgia di Dio.” Il nostro grazie. Oggi che un “piccolo resto” di noi, vecchi fucini, è ancora superstite, e anche soddisfatto della propria realizzazione umana e professionale, pur ancora in cammino spirituale, potremmo essere tentati dal pensiero che “ci siamo fatti da soli”. Ma nel santuario segreto delle coscienze, andando a ritroso negli anni, ciascuno di noi sa dove sono le radici della sana formazione ricevuta e delle oneste realizzazioni conseguite. Caro don Giovanni, non abbiamo fatto in tempo a dirvi, in modo adeguato, il nostro grazie. Ringraziamo il Signore per averci fatto dono del vostro sacerdozio, esemplare testimonianza del Regno di Dio, e… continuate a parlarGli di noi, magari all’orecchio. Marianna Cajazzo


IN DIOCESI A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Riflessioni sul lavoro di don Alessandro Cirillo*

I

l 1 maggio: festa del lavoro e dei lavoratori. Celebrazioni, mega concertoni, raduni sindacali. Tutto per celebrare il lavoro. Ma dov’è il lavoro? La Caritas diocesana registra costantemente richieste di lavoro. L’Agro conosce più che mai una crisi lavorativa. Il nostro comprensorio, che sostanzialmente si reggeva su un’economia agricola e sul comparto conserviero, oggi assiste ad una paralisi del territorio. Il lavoro che resta un diritto fondamentale per ogni cittadino, oggi viene alienato e diventa sempre più un sogno da raggiungere. In Caritas diocesana, presso lo sportello del Centro d’Ascolto, riceviamo sempre più richieste di lavoro, da uomini e donne di mezza età. Le donne in cerca di lavoro, sempre più le italiane, sono disposte anche a lavorare nei campi oppure come collaboratrici familiari. Gli uomini, invece, vivono il dramma della vita, in quanto subentrano altre problematiche, come l’impossibilità al sostentamento della famiglia. Dalla crisi di identità per gli ultra cinquantenni, fino alla solitudine esistenziale. Come Chiesa diocesana registriamo la nostra impotenza dinanzi a richieste continue di lavoro. L’unico modo per assicurare a sé e famiglia la sicurezza, la dignità, il sostentamento. In un’unica parola: il futuro. Papa Francesco, nell’appello fatto per gli operai della Lucchini di Piombino durante l’Udienza generale dello scor-

so 23 aprile, ha ricordato come sui volti di quanti sono in attesa di un’occupazione siano dipinte «una profonda tristezza e le preoccupazioni di padri che chiedono solo il loro diritto di lavorare per vivere dignitosamente e per poter custodire, nutrire ed educare i propri figli». Occorre mobilitarsi tutti: istituzioni pubbliche, imprenditori e organizzazioni sindacali affinché ciascuno per la propria parte sappia meno “chiacchierare” e si impegni maggiormente ad “operare” per assicurare a tutti un lavoro dignitoso. Non so fino a che punto il sistema Italia potrà reggere il malcontento sociale che si sta generando. Ora più che mai non si tratta di vivere, ma di sopravvivere! Occorre muoversi ed in fretta! Facciamo nostre le parole di papa Francesco che, nei giorni scorsi, ha detto a chi ha ruoli di responsabilità: «Per favore, aprite gli occhi e non rimanete con le braccia incrociate». Ah! Più che festa del lavoro e dei lavoratori, il Primo maggio abbiamo celebrato la festa della disoccupazione!

Il direttore della Caritas analizza la situazione attuale e con le parole di papa Francesco dice a chi ha ruoli di responsabilità: «Per favore, aprite gli occhi e non rimanete con le braccia incrociate».

*Direttore Caritas diocesana Nocera- Inferiore-Sarno

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Da sinistra: Giulio Volante, Rosa Amodio, Ludovica Amodio, Mons. Angelo Vincenzo Zani, don Vito Campanelli, presidente nazionale ANSPI, Antonio Lombardo, don Domenico D’Ambrosi, Chiara Pagano

Dal 20 al 22 marzo, l’Aspi ha vissuto gli esercizi spirituali presso la Fraterna Domus a Sacrofano, in provincia di Roma. Tre giorni intensi e ricchi di grazia

Correre verso le periferie

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n’esperienza ricca di gioia, oserei dire una grazia. Non sempre, purtroppo, nella vita frenetica delle nostre comunità si ha la possibilità di vivere momenti così intensi di meditazione, contemplazione e preghiera. Questo corso di Esercizi spirituali ha dato ai partecipanti la possibilità di arricchire lo spirito per riportare l’entusiasmo della fede nei nostri oratori e nelle nostre realtà. Nord, Sud e Centro, giovani ed adulti, sacerdoti e laici, tutti insieme uniti nella grande Famiglia dell’Anspi abbiamo trascorso delle giornate indimenticabili di rinnovamento spirituale, di formazione cristiana e di condivisione fraterna. Certamente,

questa esperienza, è stata arricchita dalla presenza di monsignor Angelo Vincenzo Zani che ci ha donato riflessioni che hanno segnato profondamente il cuore e lo spirito di tutti. Ringraziamo sentitamente il Presidente Nazionale dell’Anspi, don Vito Campanelli, e l’assistente spirituale don Francesco per aver organizzato questo ritiro, a conclusione del quale abbiamo fatto nostro l’invito di Papa Francesco riportato nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, e ribadito da mons. Zani, di “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. A tutti i partecipanti, un profondo grazie.

“NARNIA. CRONACHE D’ESTATE” Le Cronache di Narnia diventano, per tutti gli oratori d’Italia, delle Cronache d’Estate. Pronto il sussidio per vivere l’estate 2014

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omincia ad avvicinarsi l’avventura estiva 2014 e dalle ante di un magico armadio già si intravede il fantastico regno di Narnia, l’universo parallelo tratteggiato da C.S. Lewis nelle righe del libro “Cronache di Narnia. Il leone, la strega e l’armadio” (1950). Il tema. “Generazioni e Relazioni. Una casa per tutti” è il tema che ANSPI vuole approfondire nel 2014 anche con i giovani animatori e i ragazzi dell’attività estiva, traducendo in giochi, attività, proposte culturali e itinerari di fede, una riflessione che sta accompagnando il cammino di tutta l’associazione. Lo farà in “Narnia. Cronache d’Estate”, insieme a Lucy, Edmond, Peter e Susan, i quattro fratelli protagonisti che, per la loro differente età (una bambina,

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un ragazzo, due adolescenti), ci porteranno a vivere le molteplici vicende da prospettive diverse, in un incrocio di sguardi che affascina e fa riflettere. Le Cronache di Narnia diventano, per tutti gli oratori d’Italia, delle Cronache d’Estate, da vivere intensamente, per mettersi in guardia dal pericolo del male che si insinua tra le pieghe del nostro carattere; per imparare ad andare oltre le apparenze; per riconoscere i segni di gelo nella nostra esistenza e far tornare la vita e i suoi colori; per gridare al mondo la speranza di un Dio che ci salva, sacrificandosi per noi. I contenuti. Il sussidio “Narnia. Cronache d’Estate” è suddiviso in 17 giornate, per un’attività estiva impostata su circa 3 settimane; tale proposta potrà comunque essere facilmente adattata

anche a periodi di attività più brevi. In esso, oltre a giochi, attività, laboratori e ad uno specifico percorso di preghiera quotidiano, vi troverete anche una traccia di preparazione per gli animatori e una proposta per un campo scuola rivolto ai preadolescenti. Il sussidio sarà accompagnato da un Inno, un canto per la preghiera e diversi altri supporti musicali (bans, canzoni). Dunque… che altro dire… ci vediamo a Narnia!

INFo Chi è interessato a ricevere il sussidio può contattare la segreteria ANSPI Nocera - Sarno inviando una mail a: nocerasarno@anspi.it


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CONTROCORRENTE A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Quando il figlio tarda ad arrivare

Nel 2014 l’Ufficio per la pastorale familiare accompagnerà i lettori di Insieme con la rubrica Controcorrente, uno spazio per riflettere e approfondire il tema della procreazione responsabile e l’utilizzo dei metodi naturali

I metodi naturali offrono la possibilità di trattare l’infertilità rispettando la dignità della persona e permettono ai futuri genitori di cogliere il senso pieno della paternità e maternità. La testimonianza di Stefania

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infertilità umana è un’esperienza delicata. L’approccio e l’eventuale risposta offerta alle coppie che la sperimentano non è sempre eticamente accettabile. Le tecniche di riproduzione assistita sacrificano e sono una minaccia alla vita di milioni di embrioni umani. Spesso i medici assumono l’identità dei creatori. Il legittimo e sano desiderio di bene dei futuri genitori finisce per essere travolto in un vortice di male. In questi casi, al contrario, si dovrebbe custodire e tutelare la fecondità umana, la dignità della procreazione quale frutto di un atto di amore personale tra i coniugi e il rispetto del figlio fin dal suo concepimento. I Centri di insegnamento dei Metodi Naturali offrono alle coppie che desiderano ricercare una gravidanza un approccio clinico basato sulla conoscenza della fertilità, attraverso la partecipazione e il coinvolgimento della coppia in un protocollo di ricerca alternativo alle più diffuse tecniche di riproduzione artificiale. L’esperienza. Stefania e suo marito stanno cercando di avere un bambino da sei mesi. Accettare il tempo dell’ipofertilità e l’attesa della gravidanza è un processo di crescita e riscoperta di se stessi. «La scelta di diventare genitori - racconta -, intrapresa circa 6 mesi fa, si sta rivelando un lungo percorso personale e di coppia nel riconoscermi prima di tutto come donna e come moglie. Sto sperimentando e apprendendo che il dono della fecondità si accompagna ad una “proposta” chiara e concreta a cui la Vita stessa mi sta chiamando: quella di mettermi in gioco ogni giorno in una relazione generativa con me stessa, con mio marito e con gli altri». Ritornare all’uso della “tabella” e all’ascolto attivo del suo corpo la sta aiutando ad avvicinarsi alla consapevolezza di una femminilità probabilmente mai cercata e vissuta. Aggiunge: «Questi sei mesi vissuti nella ricerca di un figlio – quasi fosse qualcosa di “esterno a me/a noi” – si stanno rivelando un tempo investito nella ricerca di un senso di famiglia non ancora esplorato, di un’identità di coppia che si sta consolidando». A volte il percorso è molto faticoso, soprattutto nei momenti in cui le

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speranze vengono deluse all’inizio di un nuovo ciclo. «Sto accettando con fatica - conclude - che il disegno della Vita non posso controllarlo e sono grata anche a questi momenti di delusione perché ho potuto sperimentare la vitalità del mio corpo, che in genere è percepito come malato, fragile, incapace di essere generativo. Ho la certezza che la creatura che verrà accolta nella nostra famiglia, nei modi e nei tempi in cui la Vita deciderà di donarcela, ci sta educando fin da ora ad essere padre e madre, preparandoci alla gratuità del donarci a lei; ci sta educando nel riconoscerla parte di noi ma anche autonoma da noi, nel rispetto dei tempi e dei bisogni che non sono i nostri». La testimonianza di Stefania evidenzia come la ricerca naturale della fertilità offra una modalità di trattamento dell’infertilità rispettosa della dignità della persona e permette ai futuri genitori di cogliere il senso e il valore della paternità e maternità. Giovanna Pauciulo

Le insegnanti diocesane e la ricerca scientifica Le insegnanti dei Metodi Naturali presenti in Diocesi partecipano al Protocollo di ricerca della Fertilità promosso dalla Confederazione Italiana dei Centri per la Regolazione Naturale della fertilità e al Progetto Serenità (Studio Osservazionale Multicentrico Comparativo dell’efficacia dei metodi di Regolazione Naturale della Fertilità Vs le Tecniche di Riproduzione Assistita per la procreazione in Coppie Sub-Fertili) che vuole aiutare la ricerca della gravidanza nelle coppie sub fertili, cioè che da un anno o più ricercano una gravidanza senza successo, utilizzando la capacità delle donne di osservare i propri sintomi. L’efficacia attesa è alta e compito dello Studio è quello di valutarla scientificamente. Per info: 392 97 70 260


A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LE CONFRATERNITE

Madonna delle Tre Corone

La congrega “Pio Monte dei Morti” Una congrega antica, dedita al culto dei morti e all’aiuto dei bisognosi, sotto lo sguardo materno della Madonna delle Tre Corone, patrona di Sarno. Alle spalle più di quattrocento anni di storia

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na chiesa piccola e graziosa, una fede profonda e radicata. In questo panorama profondamente religioso si colloca la congrega “Pio Monte dei Morti”, l’unica congrega ad essere attiva nella città di Sarno. Dedicata al culto dei morti, così come altre due congreghe con il medesimo nome della Diocesi Nocera-Sarno, la sua storia ha inizio nei primi decenni del 1600. Negli anni quaranta dello stesso secolo il gruppo di fedeli che la componeva costruì in località Capo d’Orto una sua cappella, che ne assunse lo stesso nome, benedetta dal vescovo Sole di Castelblanco nel maggio del 1640. Questa chiesetta fu poi abbattuta e al suo posto ricostruita una chiesa più grande nel 1691. Intitolata alla Madonna del Suffragio essa acquisì anche il nome di Chiesa del Purgatorio, così come la piazza antistante. Il volto della cappella cambiò ancora una volta negli anni settanta del 700 quando a seguito di eventi miracolosi crebbe il culto di Maria SS. delle Tre Corone, tanto che la Bella Signora fu dichiarata Patrona della città di Sarno e la chiesa assunse il suo nome. In particolare, la devozione dei sarnesi verso questa Madonna è dovuta alla protezione che la Madre di Dio ha loro riservato in due occasioni: l’epidemia di tifo e l’eruzione del Vesuvio

del 1779. Da quel momento sull’altare maggiore della chiesa è posizionata una tela della Madonna raffigurata mentre tende le sue mani liberatrici alle anime del Purgatorio, dipinta nel 1776 dal pittore napoletano Paolo Di Maio. La congrega “Pio Monte dei Morti” ha gestito la cappella durante tutta la sua evoluzione ed è proprio a cura dei diversi Priori che si sono susseguiti che la chiesa è stata abbellita e ristrutturata. La congrega sin dall’origine ha curato la celebrazione delle Sante Messe, coordinando diversi sacerdoti tramite un registro, occupandosi soprattutto delle liturgie in suffragio delle anime dei defunti e assicurando loro la sepoltura. Anche la gestione economica, oltre che l’organizzazione religiosa, era in mano ai membri della Congrega, che possedeva diversi fondi agricoli, espropriati in forza delle leggi eversive napoleoniche prima e

a seguito dell’Unità d’Italia poi. Attraverso i proventi provenienti dai fitti, essa curava la Chiesa, la sepoltura dei defunti e soprattutto compiva opere di carità, aiutando in particolare le vedove e gli orfani. Ancora oggi la congrega “Pio Morte dei Morti” vive la sua vita spirituale partecipando alle feste patronali, organizzando incontri, prendendo parte alle processioni e compiendo opere di carità. Attualmente gestisce tre cappelle al Cimitero di Sarno, predisposte alla sepoltura dei fratelli della congrega, nonché la sepoltura dei Sacerdoti Filippini. Composta da circa 100 membri, la Congrega è attualmente retta dal priore Alfredo Forino. Una congrega antica, dedita al culto dei morti e all’aiuto dei bisognosi, protetta dallo sguardo materno della Madonna delle Tre Corone, è questa la realtà religiosa che vive la sua spiritualità a Sarno da più di quattrocento anni. Martina Nacchio

L’APPUNTAMENTO Si conclude venerdì 23 maggio il percorso di formazione per le Confraternite. L’appuntamento è per le ore 20,00 presso l’Arciconfraternita della SS.ma Concezione in Nocera Inferiore. L’incontro avrà il seguente tema: “Perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti” e sarà tenuto da don Giuseppe Pironti, Assistente dei Dodici e dei Settantadue.

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A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

Un’immagine dalla Via Crucis della parrocchia di Sant’Antonio di Padova, Orta Loreto

L’Immacolata che schiaccia la testa al serpente e sconfigge il drago viene elevata a Regina dei Ministri degli Infermi i quali, accanto al letto dei malati, esercitando il loro carisma, respingono gli assalti del demonio

Maria e la sofferenza Maria è la Madre dei dolori, così come il Figlio è Uomo dei dolori. Un dolore preceduto dal gaudio e seguito dalla gloria. Il suo è il Vangelo della sofferenza che racchiude i dolori delle madri e dei figli di tutto il mondo

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gni volta, soprattutto nella recita del rosario, ricordiamo che Maria ha sofferto nella sua vita. Una delle immagini più diffuse e venerate è proprio quella dell’Addolorata. Siccome in queste brevi note mi soffermo sul dolore di Maria, voglio subito premettere che questo dolore è preceduto dal gaudio ed è seguito dalla gloria: non è un dolore senza speranza. Maria, dunque, ha sofferto; preservata dal peccato e non dalla sofferenza Ella è la Madre dei dolori; cosi come il Figlio è Uomo dei dolori; il suo è il Vangelo della sofferenza che racchiude i dolori delle madri e dei figli di tutto il mondo. Maria ha sofferto nella povertà della sua casa a Nazareth, nell’umiliazione della stalla di Betlemme, nei disagi sopportati durante la fuga e la permanenza in Egitto, nella fatica quotidiana della sua vita di madre e di sposa. Maria ha sofferto soprattutto dopo la profezia di Simeone che le preannunciò la sua partecipazione alle sofferenze del Figlio fin sul Calvario. “Fu sul Calvario - leggiamo nella Salvifici doloris - che la sofferenza della Beata Vergine Maria, accanto a quella di Gesù, raggiunse un vertice già difficilmente immaginabile nella sua altezza dal punto di vista umano, ma certo misterioso e soprannaturalmente fecondo ai fini dell’universale salvezza.” La Sua è stata, però, la sofferenza di una donna forte che non ha mai ceduto alla paura o alla disperazione. Sul Calvario stava con forza, dignità e speranza: Ella sapeva che “nella croce del Cristo non solo si è compiuta la redenzione mediante la sofferenza ma anche la sofferenza è stata redenta” (Salvifici doloris). San Camillo de Lellis, che vedeva in ogni infermo il volto di Cristo, accanto al letto di ogni ammalato, e particolarmente se

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morente, non poteva che guardare a Maria quale Mater Dolorosa, che sta, come quel giorno sul Galgota, sotto la croce del Figlio. Ricordiamo che la Madonna viene venerata, in ogni parte della terra, tra i tanti anche sotto i titoli di Madonna della Sanità, della Croce, del buon Rimedio, del perpetuo Soccorso, delle Lacrime, della Consolazione ed altri che richiamano direttamente e indirettamente le sue e le nostre sofferenze. Ecco dunque che l’Immacolata che schiaccia la testa al serpente e sconfigge il drago viene elevata a Regina dei Ministri degli Infermi i quali, accanto al letto dei malati, esercitando il loro carisma, respingono gli assalti del demonio. A conclusione di queste brevi note rivolgiamoci fiduciosi a Maria e non stanchiamoci mai di ripetere l’invocazione Lauretana: Salus Infirmorum – ora pro nobis. don Gerardo M. Coppola


DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Le Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, casa di riposo Sant’Anna

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

“Amare Cristo è una missione”

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bbiamo già conosciuto la Congregazione delle Suore Figlie della Carità di Pagani attraverso gli incontri, riportati nei numeri precedenti, con Madre Ofelia e con le suore dell’Ospedale civile A. Tortora. Resta un’ultima preziosa testimonianza da ascoltare: quella delle suore del Preziosissimo Sangue della casa di riposo “Sant’Anna”. La struttura oggi accoglie 24 suore, in maggioranza anziane, indigenti e bisognose di assistenza. A gestire la casa è la madre superiora, suor Rosa. Numerose sono le visite che le consorelle, quasi tutte ex maestre o infermiere, ricevono da alunni ormai cresciuti e pazienti che hanno beneficiato della loro assistenza. Storia di una vocazione. Raccontare la storia di una vocazione non è mai semplice. I mezzi con cui Dio Padre decide di arrivare al cuore dei suoi figli sono imprevedibili, danno vita a trame delicate ed incredibili. Forse è per questo che la protagonista di questa storia vocazionale vuole che non venga menzionato il suo nome: «In fondo l’Autore della mia vita è il Signore – afferma la suora – io ho solo agito secondo il Suo volere». Aveva ventidue anni, i suoi studi al ginnasio e un uomo da amare quan-

A colloquio con le Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue di sant’Anna. Il racconto di una storia vocazionale che aiuta a riflettere sulla forza e la profondità dell’amore che lega a Cristo

do, per la prima volta, V. sentì la santa chiamata che la invitava a cambiare la sua vita. Un gruppo di giovani missionari era giunto nel suo paesino d’origine per portare conforto tra le macerie della seconda guerra mondiale: l’impellente desiderio di imitare quei ragazzi invase il cuore della giovane che da subito pensò di partire per dedicare tutta la sua vita al prossimo. Da allora V., nell’intimità della preghiera, chiedeva al Signore di mostrarle una strada per realizzare la Sua volontà. La risposta arrivò presto, quando don Gaetano Mauro indirizzò la giovane verso la Congregazione delle Figlie delle Carità del Preziosissimo Sangue. Negli anni successivi la ragazza conclude la formazione, prende i voti e il diploma di insegnante, ma non abbandona mai lo scopo a cui Dio l’aveva chiamata. L’occasione di realizzare il suo sogno finalmente si presenta quando la Madre Generale invita la giovane, insieme ad altre due consorelle, a partire per il Brasile. Le prime tre missionarie della storia della loro Congregazione. Si rincorrono i ricordi della permanen-

za in Brasile: la casa, una baracca di legno priva di acqua corrente o elettricità; l’orfanotrofio da gestire con più di duecento irmãzinhas, piccole orfanelle. Gli alimenti più pregiati di cui si cibava erano l’amore e la gratitudine delle persone bisognose: la forza nella preghiera. Dopo 35 anni di permanenza in Brasile, i primi gravi disagi fisici e l’urgenza di tornare in Italia per curarsi. La voce della suora assume un tono nostalgico: «Se avessi abbastanza energie, tornerei anche subito. Amare Cristo significa lasciare ogni cosa al suo posto e partire, senza farsi domande, senza cercare risposte. La fede va vissuta, non solo predicata». Oggi, da quel piccolo nucleo costituito dalle tre consorelle, l’impegno delle Figlie della Carità missionarie si irradia in India, Africa, Filippine e Indonesia. La storia di questa suora invita a riflettere ciascuno di noi: proviamo, nel nostro quotidiano, ad essere missionari della Parola. Martina Grimaldi

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Il gruppo di giovanissimi in gita alla Baia di Ieranto

Regina Pacis Angri

La notte delle luci La comunità impegnata in una straordinaria opera di evangelizzazione

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iedi come strumento, bocca come mezzo e mani per accogliere. La notte delle luci è stata questo: una serata per evangelizzare, per invitare tanti giovani all’incontro con il Signore in un’adorazione notturna illuminata dalle loro preghiere. In occasione delle Sacre Quarantore la comunità Regina Pacis – guidata dal parroco don Antonio Cuomo – si è impegnata nella realizzazione di una serata speciale, dedicata ai giovani e a tutti coloro che sentivano il bisogno di vegliare il Signore. Il 22 marzo bar e locali sono diventati i crocicchi in cui evangelizzare. Un sabato sera che ha visto l’incontro tra un giovane ed un altro, dove il timore ha ceduto il posto al coraggio di portare la Sua Parola fuori dalle mura del proprio ambiente. Con un invito e un piccolo lume i giovani sono stati chiamati a partecipare e, una volta giunti in chiesa, sono stati guidati fino alla consegna della loro preghiera al Signore. Un’esperienza di affidamento, che ha arricchito entrambe le parti: invitati ed evangelizzatori. Ad attenderli all’altare il Santissimo a cui affidare il lume e la preghiera. In questo modo ognuno si è fatto piccola luce in grado di illuminare l’oscurità della notte. Donatella Salvati

L’altare della parrocchia arricchito dai lumi e dalle preghiere dei giovani

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Sant’Alfredo Sarno

“É più bello insieme” In gita alla Baia di Ieranto

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na giornata mite e la giusta compagnia: quale miglior modo per dare il benvenuto alla primavera? Sabato 23 marzo, i ragazzi del gruppo giovanissimi della parrocchia S. Alfredo si sono dati appuntamento a Nerano per percorrere i 6 km che caratterizzano lo Ieranto walk e raggiungere la caratteristica insenatura della Baia di Ieranto (NA). Grazie alle guide del FAI, è stato possibile percorrere il sentiero per visitare la cinquecentesca Torre di Montalto e, scendendo verso la spiaggia, gli antichi edifici rurali e le strutture di pertinenza della cava che si affacciano sul mare, testimoni di un passato di duro lavoro e fatica. Il percorso tortuoso ha reso la passeggiata non proprio facile, ma lo spirito di collaborazione e l’aiuto reciproco dei ragazzi – come il semplice prendersi per mano o l’alleggerire il carico in spalla di qualche amica in difficoltà – è stato un motore più che efficace. Durante la giornata l’assenza di copertura telefonica ha favorito il distacco dei ragazzi dai cellulari, oltre che la condivisione dei propri pensieri e delle riflessioni sulla natura incontaminata, vero dono di Dio. Tra una riflessione e l’altra, però, i ragazzi non si sono fatti scappare l’occasione per festeggiare il compleanno di un amico in un luogo così unico: l’oasi che ospita la sede dei volontari è stato un luogo di ristoro e di una ricca ricarica a base di deliziosi cupcakes e fresca brezza marina. Ancora un particolare ha reso la giornata speciale: il percorso in salita al ritorno. Ma il divertimento non ha ceduto il passo alla stanchezza. Semmai, ha inciso meglio il segno di una giornata all’insegna della bellezza. Manuela De Vivo


L’altare preparato per la proiezione di video e testi

I giovani del Rotaract con don Ciro Galisi

I giovani del Rotaract a servizio del Buon Samaritano

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Gustando il sapore della fraternità Un ospite speciale per la preparazione alla Pasqua: don Luigi Verdi della fraternità di Romena

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abato 12 aprile, in prossimità della Settimana Santa, i giovani del Rotaract club di Nocera Inferiore-Sarno hanno organizzato una bella sorpresa ai bambini del Buon Samaritano, trascorrendo tutti insieme un sabato gioioso, seduti alla stessa tavola apparecchiata per pranzare. Don Ciro ha accolto con piacere i giovani dell’associazione, a cui ha rivolto parole di ringraziamento per l’utile dono: una grattugia di uso professionale. «Costruite sempre relazioni – ha aggiunto il presbitero – e ritenete fondamentale la fraternità, che conduce allo sviluppo e alla crescita anche degli altri». É stato significativo condividere gesti concreti d’amore con questi bambini, che hanno tanta “fame” di affetto, di sorrisi e non solo di cose materiali. Esperienze come questa fanno capire che un gesto di solidarietà arricchisce l’interiorità di ognuno. Costantina Fugaro

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l 24 marzo scorso, per la preparazione alla S. Pasqua, la comunità parrocchiale ha vissuto una veglia-incontro con don Luigi Verdi della fraternità di Romena, per meditare sulla forza della vita, sulla dolcezza dell’amore e sulla leggerezza dell’amicizia. Don Ciro ha dato il benvenuto a don Luigi sottolineando il valore cristiano delle loro comunità: il Buon Samaritano si prende cura dei bambini in condizioni di disagio familiare e la fraternità di Romena dà ospitalità ai “giovani viandanti in cammino” alla ricerca del senso della vita. «Entrambe le comunità – ha ricordato il parroco – sono state premiate quest’anno dalla CEI». Don Luigi, portando ai fedeli presenti la testimonianza della sua vita, ha ripercorso con tono colloquiale il suo cammino di fede. «La speranza – ha affermato don Luigi – è un frutto comunitario». Al termine della vegliaincontro, ad ognuno è stato donato un mucchietto di chicchi di senape, segno per ogni uomo della possibilità di crescere. Maria Bonfiglio

Lo stand con i manufatti realizzati per la beneficenza

Maria Immacolata Nocera Inferiore

I doni del cuore Découpage e creatività all’insegna della solidarietà

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l 12 aprile, presso l’androne della parrocchia, è stata organizzata una vendita di beneficenza, il cui ricavato è andato a sostegno delle attività parrocchiali. In occasione della S. Pasqua, un bel gruppo di signore della parrocchia ha dato vita a un laboratorio creativo di découpage, un vero cantiere di idee in piena attività. La creatività, la fantasia e l’estro, si sono trasformati in pezzi unici – veri e propri capolavori – andati a ruba in un battibaleno. Davvero stupende le uova di colore bianco madreperlato, decorate con rametti di pesco e rese preziose dal découpage giocato in trasparenza e di grande effetto cromatico. Quanto lavoro, quanta pazienza e fantasia per realizzare oggetti così belli: veniva la voglia di averli tutti! Senz’altro l’arte del bello è unicità, ma anche generosità e condivisione. «Il nostro – ha detto Concetta, l’animatrice del gruppo – è un appuntamento che ha il merito di coniugare la passione per un hobby con il valore sociale della solidarietà». Maria Bonfiglio

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San Teodoro Martire Sarno

I giovani della parrocchia con i seminaristi

Il Triduo Pasquale Diario della comunità di San Teodoro dal Giovedì Santo alla Pasqua del Signore

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inizio intimo della Cena, la dolorosa passione, la silenziosa sepoltura e la notte gloriosa e luminosa della Resurrezione. Con un profondo spirito di devozione la comunità parrocchiale di San Teodoro Martire di Sarno ha vissuto i giorni del Triduo Pasquale. Si è partiti il Giovedì Santo con la S. Messa in Cœna Domini (caratterizzata dal rito della lavanda dei piedi e della Spogliazione dell’Altare), al cui termine il SS. Sacramento è stato portato nell’altare della reposizione per la visita e l’adorazione dei fedeli. L’indomani, Venerdì Santo, l’uscita mattutina tradizionale della Croce con i Paputi, che con il loro abbigliamento (di colore bianco, che rinvia alla condizione di “coloro che, pur vedendo, non sono visti”) ricordano il trapasso, l’allontanamento dal peccato e dal male e simboleggiano con il loro cammino l’inizio di una vita rinnovata. In serata, poi, l’adorazione della Croce e la processione con le statue di Gesù morto e dell’Addolorata, che ha coinvolto i fedeli delle cinque parrocchie del centro cittadino sarnese. A caratterizzare il Sabato Santo la veglia pasquale, mentre nel giorno di Pasqua le Sante Messe delle ore 8.30, 11.00 e 19.00. «Che l’annuncio del Cristo Risorto giunga in ogni famiglia, specie dove c’è più sofferenza. Accogliamo la grazia della Resurrezione e lasciamo che la potenza dell’amore del Signore trasfiguri la nostra vita», il messaggio d’auguri di don Vincenzo Buono. Michele Lanzetta

Santa Maria delle Grazie Angri

“Signore da chi andremo?” Una Chiesa giovane in cammino verso Cristo

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l desiderio di incontrare l’amico Gesù nei volti e nei sorrisi degli amici seminaristi conosciuti a febbraio: ecco cosa ha spinto i giovani e i giovanissimi dell’Azione Cattolica parrocchiale a recarsi lo scorso 3 aprile al Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II”. Un incontro vissuto all’insegna della semplicità e della gioia, partecipando alla Santa Messa prima e alla cena poi. In ultimo, anche un momento di fraternità nella sala comune, animato da canti e da una preghiera finale. Una serata scandita dalla testimonianza dei seminaristi che hanno raccontato la loro vita in seminario e la bellezza del donarsi a Cristo. Ad Antonio R., Umberto, Agostino, Emmanuel, Ennio, don Sebastian, Antonio C., Emanuele, Nicola, Giuseppe, Andrea, Antonio D. M. va il nostro affetto e la nostra preghiera affinché il Signore li custodisca come un dono prezioso, capace di arricchire la vita di chi li incontra. Infine, un sentito ringraziamento a don Gerardo Albano, don Antonio Marotta e don Antonio Cantelmi per averci accolto e donato la possibilità di trascorrere qualche ora con i nostri nuovi amici. Angelica Attianese

La lavanda dei piedi durante la S. Messa in Cœna Domini

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San Michele Arcangelo Nocera Superiore

Un compleanno speciale Don Massimo Staiano insieme ai futuri sposi

Santa Maria M. in Armillis S. Egidio del M. Albino

I cenacoli di preghiera quaresimali “Un bicchiere d’acqua”: segno di accoglienza

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ncora una volta il tempo liturgico della Quaresima ha rappresentato per i fedeli della comunità parrocchiale dell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis un tempo vissuto in piena grazia, condivisione e fraternità. É stato così pienamente accolto l’invito del nostro vescovo, mons. Giuseppe Giudice, che già nel significativo messaggio quaresimale dello scorso febbraio invitava le nostre famiglie e le parrocchie a ridiventare case dell’acqua. In questo senso, si sono svolti i cenacoli di preghiera, ogni giovedì quaresimale, presso varie famiglie della comunità, che hanno ospitato quanti con fede sono andati a dissetarsi alla sorgente di vita, rappresentata dalla Parola di Dio. Ogni incontro è stato articolato anzitutto con l’invocazione allo Spirito Santo, la lettura del Vangelo della domenica successiva ed infine il prezioso commento del giovane parroco e teologo d’Este, don Marco Pedron. Dopo aver riscontrato un profondo coinvolgimento dei fedeli, don Massimo Staiano ha annunciato che la comunità rivivrà simili momenti di preghiera il prossimo maggio, mese mariano, incentrato sulla recita del Santo Rosario. Inoltre, al termine del tempo di Quaresima, si è concluso anche il corso di preparazione al matrimonio guidato da Rosario Damiano. Pertanto, l’Eucarestia della quinta domenica di Quaresima è stata animata dalle coppie di fidanzati che, tra giugno e dicembre prossimo, consacreranno in eterno il loro amore innanzi al Signore. Per l’occasione, tutti i futuri sposi hanno scritto una commovente lettera di ringraziamenti speciali rivolti a don Massimo Staiano per la profonda spiritualità espressa nel suo essere Pastore in mezzo a noi. Livia Rossi

La parrocchia festeggia i cinquant’anni di un disabile della comunità, il 24 aprile

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inquanta candeline per Giuseppe Russo, fedele della comunità di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore. Una visita speciale lo sorprende nel giorno del suo compleanno: don Giuseppe Perano, neo amministratore parrocchiale, accompagnato dall’amico Alfonso, raggiunge l’abitazione per gioire insieme del dono della vita. Il sorriso di Giuseppe si allarga sul volto e fa capolino anche qualche lacrima. Così, Alfonso racconta della nascita della loro amicizia: «Abitavo nello stesso palazzo di Giuseppe. Durante il terremoto dell’80, eravamo in fuga dallo stabile e scendendo di corsa lo trovai aggrappato alla ringhiera. Da allora siamo diventati amici e ogni domenica vengo a prenderlo. Andiamo insieme a Messa». Ad accudirlo, sua sorella che racconta: «La sua passione è viaggiare, avrei voluto accompagnarlo a Roma per la canonizzazione di Papa Wojtyla e Papa Roncalli, ma nelle sue condizioni è stato difficile programmare il viaggio, anche in previsione della consistente affluenza di pellegrini». La nostra visita inaugura una giornata intensa: presto altri fedeli porteranno in regalo una torta e anche le Suore del Buon Pastore – a cui è tanto legato Giuseppe – non faranno mancare il loro augurio e affetto. A Giuseppe l’augurio più caro della comunità di San Michele e anche della Redazione di Insieme! Mariarosaria Petti

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Un momento della Via Crucis con mons. Giuseppe Nazzaro, già custode di Terra Santa

S. Antonio di Padova Orta Loreto

La Pasqua, dalla morte alla vita La comunità ringrazia il Signore per aver vissuto la Quaresima, tempo prezioso per prepararsi alla Pasqua

C S. Maria Addolorata Roccapiemonte

“Voi che passate per la via…” Don Natalino Gentile racconta la Via Crucis proposta nel giardino di Villa Silvia a Roccapiemonte

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e il dolore non ha colore ma accomuna ogni essere umano, quello di alcuni, benché in apparenza più inespresso, non è meno sentito. Questa la sensazione che si è avvertita nella mattinata del Venerdì Santo per quanti, nel giardino di Villa Silvia (la struttura sanitaria di Roccapiemonte) ha seguito la tradizionale Via Crucis. Protagonisti assoluti i disabili, preparati con amorevolezza dall’équipe psicopedagogica: da Annabella De Falco (psicologa) a Nicla Preziosi (logopedista), da Antonio Stornaiuolo (fisioterapista) a Giuseppe Fienga (animatore liturgico), con i canti preparati da Antonio Galotto (musicologo). Ospite di eccezione S. E. Giuseppe Nazzaro, ex custode di Terra Santa, ora vescovo emerito. La Via Crucis ha avuto una sua linearità ed una semplicità essenziale. Il coro cantava, accompagnando le varie stazioni, per le quali si cambiava il crucifero ed i portatori di rami di ulivo, in modo da dare spazio a tutti. Chi non poteva seguire la mini processione assisteva da posto o su carrozzelle. É stata davvero un’esperienza che ha toccato il cuore, perché parole, musiche e gesti si mescolavano alle espressioni dei partecipanti in un mix di stupore, emozione, attenzione e soprattutto tensione. Erano gocce limpide ed azzurre, cadute da un cielo a tratti mesto e piangente: una vera rugiada per quanti, apparentemente senza sete, sentono nostalgici il desiderio della fonte. Don Natalino Gentile

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on il mercoledì delle Ceneri abbiamo iniziato il tempo di Quaresima, ricordando i giorni trascorsi da Gesù nel deserto, e che suggerisce ai fedeli di riappropriarsi della dimensione cristiana costituita da digiuno, penitenza e rinunce, preghiera più intensa e pratica della carità. Ci siamo preparati con la Settimana Santa alla Santa Pasqua, giorno in cui abbiamo – in una sola grande celebrazione nella piazza Eduardo De Ruggiero – celebrato la Resurrezione di Cristo, sforzandoci di passare dalla morte alla vita, ovvero dal peccato alla vita nuova. Ad aprire la Settimana Santa ortoloretana è stata la sacra rappresentazione della Passio Christi, ad opera dei giovani e degli adulti della parrocchia. L’evento – svoltosi la domenica delle Palme – è stata una rappresentazione di grande sacralità e suggestione, arricchita e valorizzata dalla cura dei movimenti scenici, dell’apparato scenografico e dei costumi. Alla rappresentazione, sponsorizzata dai commercianti della città che hanno creduto nelle potenzialità di una manifestazione di tale portata, hanno preso parte oltre cento figuranti, tutti ortoloretani. Un entusiasmo già registrato per la realizzazione del presepe vivente. L’augurio per tutti è che se durante la Quaresima abbiamo lottato schierandoci dalla parte del bene, possiamo ora aprirci alla gioia di essere amati da Dio. La comunità Rappresentazione della Passio Christi

Celebrazione eucaristica della Santa Pasqua in piazza E. De Ruggiero


IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA ANGRI

In ginocchio davanti a Dio Alcuni momenti della Giornata Eucaristica dello scorso 2 maggio

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uando ci mettiamo in ginocchio davanti a Dio riconosciamo che Lui è il Padrone della nostra vita e quando gli sguardi di tutti sono rivolti a Lui, costruiamo unità, perché da Lui scaturisce ogni bene». Con queste parole don Silvio Longobardi tratteggia l’esperienza di fede di una comunità che sceglie di sostare davanti all’altare. La Giornata Eucaristica è partita lo scorso 6 dicembre, una scelta che serve a dare maggiore vigore al mistero eucaristico che attraverso la santa Messa, feriale e festiva, ritma la vita della parrocchia. Il venerdì mattina, dopo aver celebrato le Lodi, i ministri straordinari della Comunione ricevono l’Eucaristia da portare agli ammalati. In chiesa la preghiera eucaristica continua fino a sera. Dopo la recita del Vespro, la giornata si conclude con la santa Messa. La preghiera silenziosa è accompagnata dalle confessioni e dai colloqui spirituali che occupano l’intero pomeriggio. «Questa preghiera - spiega don Silvio - ci ricorda come dobbiamo stare dinanzi a Dio». Per vivere da figli, bisogna imparare a rimanere in ginocchio. «La sosta eucaristica - aggiunge - ci ricorda anche il valore della preghiera. Noi preghiamo poco perché non abbiamo ancora scoperto tutta la potenza della preghiera. Per questo chiediamo poco o chiediamo cose di scarso valore». Nella penombra, ad ogni ora del giorno, qualcuno sosta davanti a Dio. Dietro quei volti silenziosi vi sono storie, scelte, sacrifici per essere fedeli all’impegno preso. Solo Dio conosce i frutti di bene che sgorgano da questa chiesa aperta nel centro di Angri. Lui solo può fare un bilancio completo. Noi possiamo evidenziare solo qualche frammento. Le esperienze. Iolanda insegna inglese. Al mattino, a scuola, si occupa dei suoi bambini. Fa il turno delle 14.30, “un orario che pochi erano disposti a coprire”, racconta. Quando torna da scuola, ha poco tempo prima di scendere in parrocchia, ma questa scelta non le pesa. «A quell’ora - racconta - c’è un grande silenzio. In ginocchio, ascolto la sua voce. Non dico molte parole, mi basta ringraziarlo per i doni ricevuti». Quando a scuola c’è un rientro pomeridiano le è anche capitato di saltare il pranzo. Me lo con-

Dallo scorso 6 dicembre, ogni venerdì, la parrocchia Santa Maria del Carmine rimane aperta l’intera giornata per l’adorazione eucaristica fida solo perché sono lì in veste di cronista. Ma aggiunge subito quando è capitato, non le è costato fatica e il suo volto è rimasto sorridente e profumato, come chiede Gesù nel Vangelo. Ernesto ha il turno delle 10.30 insieme alla moglie Angela. Sorride sempre. È l’arma che ha scelto di usare per combattere la malattia che da due anni ha fatto capolino nella sua vita. «A volte - confida - mi capita di essere stanco e quella preghiera silenziosa davanti a Dio mi dona forza e sollievo». Aggiunge: «Quando finisce il mio turno di adorazione, quando mi confesso, quando parlo di Dio, mi sento meglio». Davvero Gesù cura il corpo e l’anima. Giovanna è ministro straordinario della santa Comunione ed ha il compito di coordinare la giornata eucaristica. Il venerdì mattina, dopo la recita delle Lodi porta Gesù Eucaristia agli ammalati. Il suo turno è alle 17.30. Ma se c’è qualcuno che, per impegni imprevisti, quel giorno non può coprire la sua ora, lei si preoccupa di trovare un sostituto o, più spesso ancora, copre lei stessa il turno scoperto. Racconta: «In silenzio davanti a Dio, non dico nulla. Penso: Signore, ti faccio solo un po’ di compagnia». Nella semplicità di queste parole colgo l’essenza dell’adorazione eucaristica, avverto l’eco delle parole di Gesù che nell’orto degli ulivi chiede ai discepoli di vegliare con Lui mentre stava per compiersi il Venerdì Santo della storia. Antonietta Abete

Nella sezione IN PARRoCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

“MARIA SEGNO D’AMORE”

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partito il grande Tour per la realizzazione della XIX Edizione dell’Infiorata di Casatori. Il tema scelto: “Maria, segno d’Amore” è scaturito da due eventi: il 10° anniversario dalla Solenne Incoronazione dell’Effige della nostra Madonna, la Vergine Addolorata, per mano del Vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano e l’accoglienza dell’invito del nostro vescovo, Mons. Giuseppe Giudice, che ci ha indicato Maria, Vergine Accogliente per l’anno pastorale 2013-2014. Queste due sollecitazioni ci hanno spinto a proporre all’attenzione della comunità parrocchiale di Casatori e di quanti puntualmente prendono parte alla nostra manifestazione di fede, l’opera e l’agire di “Maria” nel piano di Dio.

La comunità è già al lavoro per la XIX edizione dell’Infiorata di Casatori. Tre giorni intensi di fede, eventi e manifestazioni, dal 19 al 21 settembre

Stella luminosa nel cammino. Nella storia della Chiesa, dall’inizio del suo cammino, la Vergine Maria è vista ed invocata come “Madre”, è proprio lì, sotto la croce, che Gesù la indicò con questo titolo, infatti Egli si rivolge a Giovanni dicendo: “… figlio, Ecco Tua Madre!” (Gv 19,27). Questa sua Maternità acquisita nel tempo, diventa riflessione, dimensione, spazio, concretezza, continua presenza. La sua divina figura diviene nel corso dei millenni presenza attenta, forte e silenziosa nel cammino dei redenti. Maria, in duemila anni di storia della Salvezza, è stata ed è ancora di più oggi “Stella” luminosa nel nostro cammino, “Ancora” alla quale legarci per restare a galla e saldi nei momenti difficili e tristi della vita; “Mediatrice” e “Porto” di salvezza nel cammino incerto e dubbioso.

Il tuo contributo sarà utilizzato per la realizzazione di progetti sociali a favore di Anziani, Bambini, Ragazzi, Minori a rischio e Bisognosi

Presenza certa. Nostro desiderio è poterLa riscoprire come presenza “certa” nella nostra vita. Tutto quello che Maria ha indicato ai suoi figli, nelle differenti e diverse manifestazioni ufficiali della vita della Chiesa, racchiude questo Suo essere “Segno d’Amore” al fine di accompagnarci in un cammino fruttuoso da poter realizzare per la nostra salvezza.

Basta indicare nella tua dichiarazione dei redditi o nel CUD di lavoro dipendente il codice fiscale 03589060650 della cooperativa nell’apposita casella del 5 x mille e firmare!

Prepariamoci a vivere e celebrare questo evento attingendo alla fonte di acqua viva, che è Cristo, di cui Maria è sempre più canale di grazia. Valeria Fedele

Le scelte di destinazione dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica e del 5x1000 alla Cooperativa Sociale “L’Onda” non sono in alcun modo alternative tra loro

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Si può donareanche per noi!


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA NOCERA INFERIORE

IN REDAZIONE: ALFONSINA VICIDOMINI, ANNATERESA SCARPA E FRANCESCO COPPOLA

AMORE PURO La risurrezione, via della salvezza e della gioia eterna. Il senso della Pasqua per la comunità parrocchiale

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ra la morte per il nostro peccato e la vita che viene dalla salvezza, c’è la distanza di un amore che non ha confine; c’è una vita segnata dal sangue versato per noi, dove l’amore non ha prezzo, non ha paure, limiti, né imperfezioni! È un velo, sottile, ma rosso come il fuoco, che spezza le catene che in questo mondo ci imprigionano, che brucia le invidie, le gelosie, i peccati e le vergogne, per farci diventare polvere di stelle, libere di volare nell’immenso, gioiosi e pieni di luce come solo gli angeli in

cielo sono! È questa la risurrezione, la via della salvezza e della gioia eterna. C’è un’offerta pura e vera, quella del figlio di Dio, venuta ad insegnarci la via del perdono, dell’accettazione. Solo così la nostra vita può diventare un giardino di fiori splendidi! La croce ci purifica nei sentieri di un’esistenza dove la tristezza sembra regnare, viene a dirci che nonostante tutto non siamo soli, dà un senso alle cose più semplici e banali, che spesso dimentichiamo. La croce, la sua croce, viene a farci passare da una vita di sepolcro ad una di resurrezione.

Veglia del Sabato Santo

La lavanda dei piedi

LA COMUNITÀ CHE SI RIUNISCE

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rande partecipazione per le celebrazioni pasquali che hanno visto riuniti intorno alla Parola e alla Mensa eucaristica l’intera comunità parrocchiale e molti altri che, approfittando di questo particolare periodo, si sono riavvicinati alla preghiera

Altare della reposizione

e alla confessione. In una settimana sono state centinaia le persone che hanno sperimentato la bellezza della Misericordia divina. Bello e suggestivo, come sempre, il momento della lavanda dei piedi durante la Messa in Coena Domini del Giovedì santo, che ha visto protagonisti dodici giovani. Ancora più forte è stata l’adorazione comunitaria all’Altare della reposizione. Un’ora di profonda preghiera e contemplazione guidata da don Andrea, insieme a don Alfonso e don Ciro. Venerdì santo di silenzio ed adorazione della croce. Condividendo il dolore della Vergine, ci si è ritrovati per ringraziare Dio per il dono estremo di suo figlio. La gioia è esplosa il sabato

sera, durante la Veglia pasquale. Dopo quaranta giorni è riecheggiata nuovamente l’Alleluia. Una gioia condivisa insieme a Giulia, Natan e Francesco Giulio, i tre bambini che hanno ricevuto il Battesimo nella notte santa. In queste settimane di Pasqua, inoltre, ci sono stati quattro precetti pasquali con gli alunni dell’istituto alberghiero “Rea”, della scuola media “Genovesi” e dei plessi elementari di Cicalesi e San Mauro.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Benedizione del fuoco e accensione del cero durante la Veglia pasquale

Benedizione solenne delle Palme

La ricchezza della Settimana Santa I ministranti raccontano l’intensa settimana che conduce alla Pasqua

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er molti, nel mondo contemporaneo, la Settimana Santa è sinonimo di vacanze pasquali, considerata come un semplice momento di svago e di divertimento. Questa settimana eccezionale è per noi un’occasione speciale per entrare a pieno nel mistero di Cristo morto e risorto. Attraverso la ricchezza che la liturgia ci offre, ci poniamo al fianco di Gesù dal momento del suo ingresso trionfale in Gerusalemme fino alla sua morte in croce per condividere infine la gioia luminosa dei discepoli che lo vedono risorto. Noi ministranti attendiamo tutto l’anno questa settimana così speciale, che tanto impegno richiede nella preparazione e nei giorni del Triduo Pasquale, esaltando davvero il nostro ruolo di “servitori dell’altare”, senza i quali la liturgia non potrebbe avere la stessa cura. Già nella mattina del Giovedì Santo alcuni di noi hanno partecipato alla Messa crismale presieduta in cattedrale dal nostro Vescovo, in serata poi ci siamo ritrovati tutti per la Messa in Coena Domini, caratterizzata dal suggestivo rito della lavanda dei piedi. Quest’anno per ricevere questo gesto di servizio siamo

L’altare della reposizione sul tema dell’accoglienza in famiglia

stati scelti proprio noi ministranti, che siamo di solito servitori. Il clima di preghiera che si respirava è continuato ininterrottamente attraverso la veglia all’altare della reposizione allestito all’interno del salone parrocchiale. La preghiera all’altare della reposizione è durata fino al pomeriggio del Venerdì Santo, caratterizzato dall’azione liturgica in Passio Domini. Di seguito, nel solco di 120 anni di tradizione, la suggestiva Sacra Rappresentazione della Via Crucis, che nello splendido scenario del sito archeologico della necropoli di Pizzone, ha coinvolto nella preghiera migliaia di fedeli. Di seguito la processione per alcune vie della città di Gesù morto con la Vergine Addolorata e San Giovanni, che lo accompagna al sepolcro. Il silenzio – che da quel momento avvolge i cuori di tutti i fedeli – si spezzerà pian piano solo dopo la benedizione del fuoco, l’accensione del cero pasquale e il canto del Gloria durante la veglia pasquale del Sabato Santo. Da questo momento in poi tutta la Chiesa è in festa perché il Cristo è risorto dai morti sconfiggendo ogni peccato e la morte. Domenico Petti e Adriano Rispoli

La Santa Messa del mattino della domenica delle Palme

Il cero pasquale

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l cero pasquale di quest’anno punta la sua simbologia sull’idea di una Chiesa che si evolve e si perpetua nel tempo, facendo del suo fulcro la croce di Cristo. La barca è il simbolo paleocristiano della Chiesa in cammino, il Christos posto

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al lato ricorda che Cristo ci segue e sostiene sempre. La fiamma stilizzata rimanda alla nostra fede. La fascia in oro rappresenta la linea del tempo e attraversa il logo del quattrocentesimo anniversario della costruzione della Chiesa

parrocchiale. La croce non reca l’immagine del Crocifisso, ma dell’Emmanuele, Dio con noi. Egli non è morto, ma cammina con noi. Il cero pasquale anche quest’anno è opera di Mariaconsiglia Federico.


IN REDAZIONE MARIA ANGELA BISOGNO E CINZIA FAIELLA Alcuni momenti della Via Crucis di Casa Milite

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all’anno Giubilare 2000 la comunità apre le porte della Settimana Santa con la solenne Via Crucis a Casa Milite, in un casale suggestivo del territorio parrocchiale. Lungo le stazioni permanenti, realizzate in maioliche nel 2004 abbiamo ripercorso il cammino di Gesù verso il Calvario, attraverso la ripida salita e con lo sforzo anche fisico, supportati da canti e dalle meditazioni di don Tonino Bello.

La Via Crucis di Casa Milite Alla partenza, la luce del giorno e i rumori del traffico predominano, ma salendo lungo il borgo montano, la luce lascia lo spazio al buio della notte e i rumori della città si affievoliscono, risultando lontani. Dalla XII stazione, quella corrispondente alla morte in croce di Gesù, l’assenza di abitazioni e il percorso illuminato dalle sole candele e da una timida luna ci donano l’impressione di esserci persi, smarriti proprio come i discepoli

che ancora non avevano compreso la Scrittura. Sulla sommità del paesino, l’illuminazione dell’ultimo gruppo di abitazioni fa da cornice alla più importante stazione, quella della Resurrezione. Per alcuni è stato impegnativo, per altri addirittura faticoso, ma resta un’esperienza sentita ed emozionante che ci ha fatto avvicinare al cammino di Gesù verso il Golgota. Pasquale Milite

SGUARDI DI MeMoRIA L’APPUNTAMeNTo

La comunità è al secondo appuntamento con la nuova rubrica: uno spazio dedicato alla storia della parrocchia

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ntenso programma di festeggiamenti in onore di S. Antonio di Padova. Il 31 maggio, con l’alzata del quadro di S. Antonio, ha inizio la preghiera della tredicina al santo. Il 13 giugno alle ore 20.00 sarà celebrata la Messa Solenne in cappella con bacio alla reliquia del santo di Padova. Il giorno seguente avrà luogo la processione con la venerazione di S. Antonio nella Chiesa parrocchiale. In occasione dei festeggiamenti, si svolgerà la venticinquesima edizione della Sagra di S. Antonio: il 13 giugno sarà offerto uno spettacolo musicale e proposta la fiera del dolce. Tra gli ospiti, anche Enzo Sal e Mino Abacuccio, direttamente da Made in Sud.

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ra l’anno 1910 e don Giovanni Esposito riceveva dal vescovo, mons. Luigi Del Forno, il possesso canonico della parrocchia Maria SS.ma di Costantinopoli: «Nella chiesa tutta piena di clero e di popolo, che acclamò il nuovo Pastore». Durante «il governo del suddetto parroco che fu di circa quattro anni, vengono annoverati alcuni accomodi alla chiesa della sacrestia, le campane e l’orologio impiantato sul campanile col concorso dei fedeli». Giungiamo al settembre 1914 e per due anni don Domenico Petti, parroco di Croce Malloni, funzionò da economo curato. Arriviamo all’anno 1916 e inizia il governo parrocchiale di don Gaetano Vicedomini, nativo del villaggio di S. Maria Maggiore. Dagli scritti in nostro possesso troviamo traccia di quanto frequenti fossero le visite pastorali del vescovo, mons. Giuseppe Romeo. Occasioni nelle quali non mancava di esprimere «il proprio compiacimento al parroco per il suo zelo ardente e perché il popolo comincia a comprendere quale sia il vero spirito delle feste religiose». Forse fu per tali meriti che don Gaetano venne nominato dal vescovo “canonico della cattedrale” con l’augurio di «continuare a compiere con zelo ciò che avete compiuto pel lo passato come pastore di anime. I fedeli della parrocchia con l’avvicendarsi dei primi parroci crescevano in numero e in spiritualità». Maria Angela Bisogno

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Via Crucis, una preghiera che coinvolge il cuore

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a Croce è per ogni cristiano il ricordo della passione, morte e resurrezione del Signore, essa non è solo simbolo di dolore e di apparente sconfitta, al contrario è segno di vittoria sul male e sulla morte, immagine dell’amore di Gesù per noi. Gesù, Figlio di Dio, proprio morendo sulla croce ci dimostra il suo amore e quello del Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito. Mettiamoci anche noi in cammino dietro la Croce, per trovare in Gesù, morto e risorto, una vita nuova. Una tradizione che si rinnova. Anche quest’anno si è svolta la Via Crucis per alcune strade della nostra parrocchia. È stato veramente suggestivo ripercorrere e rifare la via dolorosa tra quelle strade strette e in penombra che aiutavano lo spirito ad immergersi in un profondo raccoglimento, per immedesimarsi ancora di più in quello che stavamo vivendo. La Via Crucis è stata presieduta dal parroco don Antonio Mancuso il quale accompagnava ogni stazione con una breve meditazione. Alcuni fedeli leggevano un brano della Passione, alternando invocazioni penitenziali e canti quaresimali. Ricca la partecipazione della comunità, che ha vissuto con profondo raccoglimento e silenzio ogni singola tappa. Ripercorrere la Passione di Gesù possa aiutare ciascuno a ritrovare se stesso, a decidere di cambiare rotta interiore, scegliendo Dio come centro propulsore della nostra esistenza. Donatella Ferrara

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Alcuni momenti della suggestiva Via Crucis, guidata da don Antonio Mancuso

La comunità, guidata da don Antonio Mancuso, ha rivissuto l’esperienza della Via Crucis tra le strade cittadine strette e in penombra che hanno aiutato i partecipanti a rivivere con totalità di cuore la passione di Cristo


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI Particolare della facciata della Chiesa del Carmine in Pagani che raffigura l’annuncio dell’angelo a Maria

Maggio, tempo di rinnovamento spirituale Le celebrazioni eucaristiche del mese di maggio saranno arricchite dalla lettura di due testi importanti: l’Evangelii Gaudium di papa Francesco e la raccolta di meditazioni mariane ‘Na sera ‘e maggio del vescovo Giuseppe

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el pieno della stagione primaverile, in cui assistiamo al meraviglioso rinascere della natura in tutta la sua magnificenza, si colloca il mese di maggio e, per una sorta di accostamento simbolico, viviamo anche noi una primavera dello spirito e dell’anima, un rinnovamento interiore.

Quest’anno durante il mese mariano ci viene offerta la possibilità di approfondire due testi importanti. Per tutto il mese di maggio, infatti, durante la celebrazione della Santa Messa mediteremo l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco e saremo accompagnati dalle meditazioni mariane del vescovo Giuseppe raccolte nel testo ‘Na sera ‘e maggio. Diversi per stile e contenuti, i due testi mirano a custodire la vocazione cristiana dell’uomo il quale, anche se animato da buona volontà, è continuamente sottoposto all’aggressione delle tentazioni mondane e spesso si allontana dai punti fermi della fede, perdendo di vista la via tracciata da Dio. Le parole del Papa. Nell’Evangelii Gaudium papa Francesco scrive di suo pugno una guida suddivisa in cinque capitoli principali, che programma e analizza il cambiamento del volto della chiesa, da lui intimamente desiderato e voluto, che deve “uscire da se stessa”, in rapporto alla prossimità

verso l’altro. Quella anelata da papa Francesco è una chiesa povera che proponga una vicinanza vera tra gli uomini, abolendo decisamente l’economia dell’esclusione, una chiesa vicina a tutti, che dialoghi con tutti e con tutte le confessioni religiose, una chiesa che si proponga nuova, in ragione della reale situazione sociale, madre affettuosa, che protegge ed esorta il popolo di Dio a utilizzare a pieno la diffusione della gioia del vangelo, fonte di verità. Francesco con la sua inconfondibile semplicità è un guerriero forte e mite, la sua spada è la misericordia. Le meditazioni mariane. Nel secondo testo, scritto dal vescovo Giuseppe, vengono proposte riflessioni sulla figura di Maria offerte come spunti di meditazioni quotidiane durante il mese di maggio, “pillole spirituali quotidiane” come le definisce il vescovo. Il titolo del libro è spiegato dallo stesso autore con queste parole: «Come Vescovo in Campania, erede della tradizione di Sant’Alfonso Maria de Liguori, ho voluto intitolare il testo ‘Na sera ‘e maggio, riferendomi alle parole di una canzone di Gigi Pisano e Giuseppe Cioffi del 1937 e motivando, per non essere irriverente verso la Vergine, la mia scelta anche per rimanere ancorato alla cultura partenopea, cercando così di inculturare sempre la fede nella nostra storia e donandola ad altri come esperienza di saggia globalizzazione, attenta al territorio e alla fede della gente». Mario Giordano Insieme - Maggio 2014

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Un momento della Via Crucis

Venerdì Santo nel segno dell’unità Le due parrocchie di Poggiomarino, la comunità del Santissimo Rosario di Flocco e quella di Sant’Antonio di Padova, hanno vissuto insieme una Via Crucis molto suggestiva, con abiti d’epoca e crocifissione

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nche quest’anno a Poggiomarino le due parrocchie del Santissimo Rosario di Flocco e di Sant’Antonio di Padova hanno offerto ai fedeli la possibilità di vivere una Via Crucis molto suggestiva grazie all’animazione dei giovani dell’Azione Cattolica. I parroci, don Antonio Guarino e padre Aldo D’Andria, dopo l’azione liturgica del Venerdì Santo, celebrata nelle rispettive chiese patronali, si sono ritrovati nella piazza del Santissimo Rosario di Flocco, gremita di fedeli, dalla quale ha avuto inizio la processione. Percorse diverse strade del paese sono giunti nei giardinetti di via Nuova San

Marzano dove è stata rappresentata l’ultima stazione con la crocifissione di Gesù (interpretato dal presidente dell’Azione Cattolica di Sant’Antonio di Padova, Agostino Orefice). Alcune meditazioni lette durante il percorso sono state le stesse utilizzate durante la Via Crucis presieduta da Papa Francesco al Colosseo e scritte per l’occasione dall’Arcivescovo di CampobassoBoiano, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, (già confratello dei Padri Stimmatini reggenti la Parrocchia di Sant’Antonio di Padova). Particolarmente toccanti le sue parole a cornice della quinta Stazione: “Gesù è aiutato a portare la Croce dal Cireneo”, che

AFFRONTARE LE EMERGENZE

invitano a riflettere sull’importanza della condivisione e dell’autentica solidarietà; quella fatta di “gratuità sincera” e scevra da interessi. Oltre ai tanti fedeli, hanno seguito la Via Crucis vari esponenti dell’Amministrazione Comunale con il sindaco Pantaleone Annunziata. A conclusione dell’intera funzione i due parroci hanno voluto ringraziare i fedeli per la sentita partecipazione e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento. Ancora una volta le due parrocchie di Poggiomarino si sono dimostrate autentico esempio di unità davanti ad un vero e proprio evento di fede. Gianluca Volpe

I volontari della Misericordia

Misericordia e parrocchia insieme per salvare vite

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a tre anni i volontari della Misericordia di Poggiomarino formano i cittadini a salvare vite umane e ad affrontare le emergenze che quotidianamente possono verificarsi. Un corso tenuto dai soccorritori accreditati e da istruttori esperti che finora ha insegnato manovre e comportamenti da tenere a centinaia di persone. Durante il percorso, infatti, ai partecipanti viene impartito come agire, ad esempio, di fronte ad incidenti, quali cure prestare per le fratture, svenimenti e ferite o semplicemente come spostare una barella. Particolare attenzione, inoltre, è rivolta alla gestione del fuoco ed a come “arginare” gli incendi. Lezioni che si tengono ogni lunedì, da ottobre ad aprile, nella sale parrocchiale dei Santi Sposi

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e che permettono a chi le segue di ottenere un attestato di soccorritore, con la facoltà di scegliere se entrare o meno a far parte della Misericordia poggiomarinese.


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale

Mons. Carmine Citarella (S. Maria delle Grazie, Casali di Roccapiemonte) ha compiuto 60 anni, il 14 maggio; mons. Domenico Cinque (S. Prisco, Nocera Inf.) spegne 47 candeline, il 19 maggio; don Domenico D’Ambrosi (S. Maria delle Grazie, Angri) compie 61 anni, il 20 maggio; don Antonio Palumbo (cappellano del cimitero di Angri) festeggia 73 anni, il 28 maggio. Affidiamo le vostre vite a Maria, perché accompagni con amore i vostri giorni. Auguri!

Mons. Carmine Citarella il 3 maggio; don Romualdo Calcìde (S. Biagio Vescovo e Martire, S. Marzano sul Sarno) il 14 maggio; don Antonio Adinolfi (S. Maria Maggiore, Nocera Sup.) il 14 maggio. Il vostro “sì” a Cristo e alla Chiesa universale risuoni sempre con entusiasmo. Auguri!

Auguri di buon compleanno alla nostra referente: Rosa Confessore (San Teodoro Martire, Sarno), che ha compiuto 53 anni, il 4 maggio. La Redazione esprime i più gioiosi auguri!

Mons. Carmine Citarella

Mons. Domenico Cinque

Don Domenico D’Ambrosi

Redazione in festa Maria Luisa Franco, responsabile della segreteria di Redazione, ha festeggiato 33 anni, il 5 maggio; Salvatore Alfano, responsabile del progetto grafico e dell’impaginazione, compie 43 anni, lo stesso giorno. A voi, preziose e insostituibili colonne della nostra Redazione, rivolgiamo gli auguri più sinceri.

Maria Luisa Franco

Rosa Confessore

Un augurio speciale La comunità parrocchiale di San Teodoro Martire formula i più cari auguri a Mariolina e Nunzio, che hanno ricevuto il sacramento del matrimonio lo scorso 5 aprile. Alla neo famiglia giunga la gioia e l’affetto della parrocchia! Mariolina e Nunzio

Auguri alla nostra referente Maria Ermelinda Di Lieto di Sant’Egidio del Monte Albino ed al papà Enzo Ferrajoli per la nascita dei desiderati gemellini: Maria Sole e Francesco Saverio. A Maria, Madre della Vita, affidiamo il vostro splendido dono.

I gemellini Ferrajoli

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LE SUORE FRANCESCANE DI SANT’ANTONIO: LA STORIA

La fondatrice dell’Istituto, Suor Maria Luigia del Cuore di Gesù

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niziamo a pubblicare con questo numero una serie di articoli il cui intento è delineare la storia dell’Istituto delle Suore Francescane di sant’Antonio presenti, tra l’altro, anche in tre case religiose della nostra Diocesi: Istituto “Carminello” in Via Matteotti e Istituto “Immacolata” in via Cesarano di Pagani, “Albergo Immacolata” (casa di riposo) in via Matteotti di Nocera Inferiore. Fra sette anni la Congregazione francescana di s. Antonio celebrerà il secondo centenario di vita. Fu fondata, infatti, nel 1821 come Istituto di vita contemplativa dalla Serva di Dio, suor Maria Luigia del Cuore di Gesù (17901829); fu trasformata, nel 1921 in Congregazione religiosa di vita attiva da Madre Chiara Luciano (1869 – 1949). Oggi essa è presente in Italia, Messico e Indonesia. Soffre la carenza di vocazioni religiose come tanti altri Istituti, ma svolge un’ammirevole attività scolastica, educativa e assistenziale a favore di bambini e anziani, che l’allinea con altre istituzioni similari più numerose e con più ricca vita. Il progetto di una storia dell’Istituto nasce dalla volontà dell’attuale Superiora Generale, Madre Tecla Giannubilo, con l’intento di ricostruire il passato per offrirlo alle nuove generazioni per un rinnovato impegno di vita consacrata. La nostra istituzione religiosa, mentre può vantare due pubblicazioni sulla fondatrice – Una rosa tra le spine di Paolo Rosati, 1957 e Servire Cristo nei giovani, Suor Maria Luigia del S. Cuore di Mario Vassalluzzo, 1998 – non può esibire alcuna storia scritta della Congregazione. Suor Maria Luigia del Cuore di Gesù. Iniziamo con il presentare in pochissimi tratti la fondatrice dell’Istituto, Suor Maria Luigia. Nacque a Napoli in località S. Pietro a Patierno il 16 novembre 1790; fu battezzata nel medesimo giorno della nascita con i nomi di Fortunata Maria Gesualda. Il papà, Gaetano de Nicola, era ufficiale e cassiere del Banco delle due Sicilie; la mamma, Margherita D’Accurso, era una gentildonna. Entrambi erano di profonda fede cristiana, frequentavano i sacramenti e leg-

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“Signor mio, illuminate le tenebre dell’anima mia” Questa rubrica ha lo scopo di raccontare, con un appuntamento mensile, la storia dell’Istituto delle Suore Francescane di sant’Antonio, fondato da Suor Maria Luigia del Cuore di Gesù, che ha tre case religiose nella nostra diocesi gevano libri spirituali e vite di santi. Sin dai cinque anni Fortunata Gesualda mostrò vivo attaccamento a Cristo, che manifestò attraverso la preghiera, l’orrore del peccato, la solitudine (spesso si ritirava in una casupola dietro al pollaio per pregare e meditare). A sei anni ricevette la prima Comunione. Da quel momento l’Eucaristia divenne il suo principale alimento. Trascorreva lunghe ore in chiesa a conversare con Gesù dinanzi al quale spesso andava in estasi. Già in tenerissima età fu attratta dall’ideale di santità che cercò di realizzare, tra l’altro, con la spontanea consacrazione a Dio mediante i voti di castità, povertà ed obbedienza; con la preghiera costante e con penitenze continue e straordinarie, che l’accomunano con i grandi santi penitenti. Suor Maria Luigia, pur essendo più una sarta ricamatrice che una forbita scrittrice, ci ha lasciato una preghiera, che inizia con queste parole: Signor mio, illuminate le tenebre dell’anima mia… In essa vibra il cuore di una mistica che ha raggiunto il più alto grado di unione con il suo Dio. I genitori, per motivi di opportunità la fecero vivere per qualche tempo in campagna, poi presso lo zio paterno, don Gennaro De Nicola a Napoli. A diciotto anni, lasciata la casa dello zio, Fortunata Gesualda decide di vivere in solitudine osservando la regola del terzo ordine francescano secondo lo spirito di San Pietro d’Alcantara. Cambia allora nome ed abito: si chiamerà Suor Maria Luigia del Cuore di Gesù e vestirà con un semplice saio. p. Paolo Saturno CSsR


IL LEGALE RISPONDE

L’era dei prestiti Il caso di Alberto: diversi finanziamenti da pagare regolarmente e il timore di perdere la casa, ancora prima di averla comprata Caro avvocato, ho sottoscritto vari finanziamenti che sto pagando regolarmente. Ho intenzione di procedere all’acquisto di un appartamento con mutuo (previa ipoteca obbligatoria). Se mi trovassi a non poter far fronte a tutti i pagamenti, gli altri istituti di credito potrebbero avanzare pretese verso questa casa? E se la cointestassi, cambierebbe qualcosa? Alberto Carissimo Alberto, per avere una risposta più esaustiva, dovresti indicarmi gli importi dei finanziamenti in corso, l’importo del mutuo acceso e il valore dell’immobile acquistato, sul quale grava un’ipoteca di primo grado a favore della società mutuante. Comunque – qualora ti trovassi in difficoltà economiche – le finanziarie che ti hanno concesso un prestito, se munite di un titolo esecutivo, potrebbero pignorare la tua casa costituendo sulla stessa un’ipoteca di secondo grado. Questo vuole dire che, in caso di mancato pagamento, l’immobile oggetto di mutuo potrebbe essere pignorato, venduto all’asta ed il ricavato andrebbe a soddisfare prima la società di mutuo, titolare di ipoteca di primo grado e poi le società finanziarie. È importante sapere, però, se l’immobile acquistato è prima casa. Infatti, esiste anche la possibilità di sospendere il pagamento del mutuo per un massimo di 18 mesi in caso di perdita del posto lavoro, decesso o grave infortunio del mutuatario.

IL FONDO DI SOLIDARIETÁ Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha precisato che dal 27 aprile 2013 è operativo il Fondo di Solidarietà per i mutui sulla prima casa. La sospensione non comporta l’applicazione di alcuna commissione o spesa di istruttoria e avviene senza

richiesta di garanzie aggiuntive. Viene concessa anche per i mutui che hanno già fruito di altre misure di sospensione, purché tali misure non determinino complessivamente una sospensione dell’ammortamento superiore a 18 mesi. L’importo erogato non deve superare la somma di € 250.000,00, in ammortamento da almeno un anno e il cui titolare abbia un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a € 30.000,00. La sospensione è subordinata a uno di questi eventi: decesso, perdita di lavoro, e/o insorgenza di condizioni di non autosufficienza. La sospensione della rata del mutuo per la prima casa non può essere richiesta per ritardi nei pagamenti superiore a 90 giorni consecutivi al momento della presentazione della domanda da parte del mutuatario, ovvero per i quali sia intervenuta la decadenza dal beneficio del termine o la risoluzione del contratto stesso, anche tramite notifica dell’atto di precetto (atto giudiziario), o sia stata avviata da terzi una procedura esecutiva sull’immobile ipotecato. Un consiglio pratico e una concreta soluzione alternativa sarebbe sottoscrivere un’assicurazione a copertura del rischio che garantisca gli eventi appena elencati, oppure che salvaguardi il rimborso almeno degli importi delle rate oggetto della sospensione e sia efficace nel periodo di sospensione dello stesso. Auguri! Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: autismo

L’autismo, un disturbo generalizzato dello sviluppo Prima sentinella per una diagnosi precoce: la famiglia, nucleo da accompagnare

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uona sanità in Campania al servizio dei bambini autistici. “L’Applied Behavior Analysis (ABA) nel trattamento dell’autismo” è stata al centro di un convegno internazionale, organizzato dall’Istituto per la Ricerca, la Formazione e l’Informazione sulle Disabilità” (IRFID), in collaborazione con AIAS-ONLUS sezioni di Nola e Cicciano e NeapoliSanit Ottaviano del professore Giuseppe Miranda. Strutture ed esperti di eccellenza per sostenere i malati ed i loro cari. Giovanni Maria Guazzo, direttore scientifico dell’IRFID e autore dell’unico manuale italiano sull’ABA spiega che con il termine “autismo” sono comunemente definite alcune sindromi di natura neurobiologica raggruppate sotto la categoria nosologica di “Disturbi generalizzati dello sviluppo” (DGS). L’origine dell’autismo rimane nella maggioranza dei casi sconosciuta e, ad oggi, non esistono cure risolutive: con l’autismo si nasce e con l’autismo si vive tutta la vita, anche se una diagnosi di autismo a volte diventa un macigno ed una condanna insopportabili per il malato e la sua famiglia. La ricerca scientifica ed il progresso nei trattamenti possono ga-

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rantire un’importante qualità di vita ai pazienti. I DGS sono caratterizzati da difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale e dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e stereotipati. Accanto a questa triade di sintomi basilari, le persone affette da autismo possono presentare in misura più o meno marcata anche problemi del sonno, di alimentazione, disarmonie motorie, disarmonie nelle abilità cognitive, scarsa autonomia personale e sociale, difficoltà comportamentali, autolesionismo, aggressività. Ad essere assente o fortemente compromesso nell’autismo, è il patrimonio innato di abilità con cui ogni essere umano, ovunque si trovi e al di là di qualsiasi differenza etnica e culturale, riesce ad entrare in contatto con gli altri, ad intuirne bisogni, stati d’animo, aspettative. Molte persone autistiche ad alto funzionamento, cioè con un livello intellettivo e linguistico che permette loro di raccontare del loro autismo, si sono definite “extraterrestri”, proprio

per il senso di estraneità e di disorientamento che il mondo basato sulla neuro tipicità provoca in loro. Quando parliamo di autismo solitamente focalizziamo l’attenzione sull’individuo, trascurando le ricadute che questa sindrome ha all’interno della famiglia, nei gruppi di appartenenza, ma più in generale nella società. La famiglia ha un ruolo decisivo nella diagnosi precoce e nel trattamento. L’attenzione dell’ABA è rivolta ai comportamenti socialmente significativi (abilità scolastiche, sociali, comunicative, adattive), questo la rende adatta ad essere applicata a qualsiasi ambito di intervento e non, come comunemente (e erroneamente) si pensa, solo all’autismo. Sicuramente, proprio grazie al rigore scientifico e metodologico che la caratterizzano, ha ottenuto tantissimi successi nell’ambito della disabilità in generale e dell’autismo in particolare, per cui viene ampiamente adottata e applicata in tali settori ma non nasce per l’autismo.

Per approfondimenti on line: www.irfid.eu. Per ulteriori notizie: Giovanni Maria Guazzo 329 62 25 569.


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