Insieme - Maggio 2015

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MAGGIO 2015 N. 5 ANNO X

sieme MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

LA SQUADRA DI DIO GIOVANI IN CAMMINO VERSO LA CONSACRAZIONE

AL VOTO Le attese dei campani

10 MAGGIO Un fiore per tutte le mamme



MAGGIO 2015 Insieme

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sieme L’APPROFONDIMENTO

LA SQUADRA DI DIO GIOVANI IN CAMMINO VERSO LA CONSACRAZIONE

Foto di copertina Salvatore Alfano

MAGGIO 2015 N. 5 ANNO X

MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

AL VOTO Le attese dei campani

10 MAGGIO Un fiore per tutte le mamme

In copertina alcuni degli 11 seminaristi della Diocesi di Nocera - Sarno. Alle loro spalle, la cattedrale di San Prisco

maggio2015

Vita nell’Agro. Madonna delle Galline, tra fede e devozione

CRESCIAMO INSIEME 6 “Mi sono impegnato a servire Gesù come ministrante” di Donatella Salvati L’APPROFONDIMENTO Quello che Tu vuoi di Silvio Longobardi

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La squadra di Dio di Salvatore D’Angelo

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Dal grembo di mia madre di Mariarosaria Petti

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Una vocazione nella vocazione di Antonietta Abete

Ricordi. Ciao don Domenico

Sommario

EDITORIALE 5 Un’Italia più povera di Silvio Longobardi

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Vita Ecclesiale. Ecce Homo! Il Discorso alla Città

SCUOLA&UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio 16 La ricetta dell’insegnante ideale di Martina Nacchio

VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo 22 Campania al voto di Michela Giordano

RUBRICHE 57 Diario dal Concilio di Silvio Longobardi

24 Le lacrime di Maria di Donatella Salvati

58 Arte e rischi di don Natalino Gentile La recensione di Flora Albarano

27 LA BACHECA a cura della redazione

59 Le suore francescane di sant’Antonio di p. Paolo Saturno

VITA ECCLESIALE 30 Verso Firenze

60 Le parole della crisi di Peppe Iannicelli

32 Una bella sorpresa di Salvatore D’Angelo

61 CARISSIMI Donna, perché piangi? di mons. Giuseppe Giudice

35 Addio a don Giovanni Ros 36 Il Pane della Domenica a cura delle sorelle Clarisse 40 Don Enrico Smaldone di Antonietta Abete 43

NEWS DALLE PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

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IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

Auguri mamma. Pagina 28 e 29


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Un’Italia più povera

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vanti con le riforme, è il motto del Governo Renzi. Ora tocca alla famiglia. Le proposte di legge a firma della senatrice Monica Cirinnà e del deputato Ivan Scalfarotto – attualmente in discussione nelle aule parlamentari – sono ispirate ad una ideologia che intende consacrare nuovi diritti e scardinare la famiglia. La proposta Cirinnà riguarda il pieno riconoscimento delle unioni omosessuali che di fatto vengono equiparate al matrimonio. In barba alla Costituzione che “riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29). Quando parlavano di famiglia come “società naturale” i Padri costituenti intendevano una realtà che precede e quindi orienta ogni intervento legislativo. I tempi sono cambiati, dicono tanti politici, trovando conferma in numerose sentenze che rileggono la Costituzione con una creatività che avrebbe sorpreso anche i giovani che nel ’68 gridavano: “La fantasia al potere”. La proposta Scalfarotto è ancora più pericolosa perché sulla carta vuole combattere l’omofobia, cioè creare una rete protettiva contro ogni forma di violenza perpetrata a danno delle persone omosessuali. Come se le leggi attuali non fossero sufficienti a riconoscere la violenza, quando viene effettivamente perpetrata. Nei fatti, però, questa legge tappa la bocca ad ogni diversa opinione perché fa diventare reato ogni critica all’omosessualità. I promotori della Legge negano tutto questo ma abbiamo più di un motivo per

dubitare delle loro buone intenzioni. Ricordo en passant che la Legge sull’aborto fu presentata come “tutela della maternità”, si disse allora che serviva per risolvere i casi drammatici. Sappiamo tutti com’è andata a finire. La legge ha contribuito ad oscurare il valore della vita. I bambini sono diventati una cosa, da fabbricare o gettare, a secondo delle necessità degli adulti. Tutto questo avviene sotto i nostri occhi, passa con la silenziosa complicità della comunità ecclesiale che, a parte poche eccezioni, appare piuttosto rassegnata. Non basta una presa di posizione isolata, per quanto autorevole. Nel 2007, per contrastare una proposta di legge meno pericolosa di quella attuale, la Chiesa italiana convocò il Family day. Occorre una vera e propria campagna di sensibilizzazione che si serve di tutti i mezzi, ivi compresi i canali web e le manifestazioni di piazza. L’eccessiva timidezza della Chiesa rischia di farci perdere una battaglia senza nemmeno l’onore delle armi. Vi sono quelli che, con la scusa di aggiornare, vogliono rottamare anche la famiglia. Noi invece continuiamo a credere che la famiglia sia una risorsa. A chi giova smantellare questa struttura portante dell’impalcatura sociale? La fede non toglie mai la speranza. Ma le scelte politiche di questo tempo generano amarezza e inquietudine. Se la famiglia viene penalizzata, è tutta la società che perde. E l’Italia diventa un Paese più povero. MAGGIO 2015 Insieme

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CRESCIAMO INSIEME La rubrica dei piccoli di Donatella Salvati

Vuoi essere intervistato anche tu dalla nostra inviata speciale e raccontarci le tue passioni e i tuoi sogni? Manda una mail al seguente indirizzo: donatellasalvati92@gmail.com

Il piccolo Vittorio

vittorio polichetti ha 10 anni, frequenta la quinta elementare ed è impegnato come ministrante presso la cattedrale di san prisco in nocera inferiore. Da grande sogna di fare l’ingegnere per costruire robot in grado di aiutare le persone

“Mi sono impegnato a servire Gesù come ministrante”

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na sensibilità insolita per un bambino della sua età. Una profondità d’animo che colpisce qualunque adulto si trovi a parlare con lui. Sono queste le cose che rendono speciale Vittorio Polichetti; 10 anni, un bel sorriso e la passione per la lettura. Come ti chiami? Vittorio Polichetti. Parlami un po’ di te… Ho 10 anni, frequento la 5ª elementare e vivo a Nocera Inferiore. Ti piace studiare? Quali sono le tue materie preferite? Mi piace abbastanza

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studiare, di solito studio volentieri. Le mie materie preferite sono: italiano, inglese, storia e un po’ anche matematica. Cosa fai nel tempo libero? Leggo racconti di avventura, la lettura infatti è il mio hobby, poi gioco a videogame e il lunedì vado

in piscina. Vai d’accordo con mamma, papà e i fratellini? Sì, con la mia famiglia ho un buon rapporto. Ho un fratello di 6 anni e tre nonni a cui voglio molto bene. Qual è il valore che metti al primo posto? Al primo posto metterei

la famiglia e l’amicizia, perché per me sono importanti. Caro Vittorio, quando per televisione ti imbatti in un telegiornale che racconta di fatti tristi, cosa vedono i tuoi occhi, gli occhi un bambino? Per me la guerra è inutile perché basta parlare, e non uccidersi a vicenda. Quando vedo certe cose, come i massacri di persone, mi vengono le


I CONSIGLI DELLA PSICOLOGA di Carolina Rossi

Bambini al centro del conflitto coniugale Antonio e Maria si stanno separando e sono preoccupati delle ripercussioni che la loro scelta può avere sui loro bambini. Ecco i suggerimenti della dottoressa Rossi

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gni bambino ha bisogno, per lo sviluppo armonico della sua personalità, di entrambi i genitori, uniti o separati. E sicuramente non è facile per un bambino vivere l’esperienza della separazione, ma attenzione a non cadere in estremismi. Non è automatico, infatti, che i bambini di genitori separati abbiamo delle difficoltà, a patto che mamma e papà abbiano la capacità di affrontare gli eventi con attenzione e con un grande senso di civiltà. Il bambino percepisce il clima di tensio-

lacrime agli occhi perché penso alla sofferenza di quelle persone e alla crudeltà degli assassini. Di che parrocchia fai parte? E in che modo la frequenti? Faccio parte della Cattedrale di San Prisco e sono un ministrante. Cosa vuoi fare da grande e perché? Da grande vorrei diventare un ingegnere informatico e creare varie forme di robot per aiutare le persone.

ne prima della concreta separazione, spesso senza comprenderne le ragioni. Quando i genitori non forniscono al bambino adeguate spiegazioni su quanto sta succedendo, attraverso un linguaggio accessibile e comprensibile, il silenzio rischia di divenire pericoloso. Una separazione diventa rischiosa per i bambini quando i figli sono messi al centro del conflitto coniugale, contesi e “strumentalizzati” per delle rivalse che hanno a che fare con la sfera coniugale, perdendo di vista il compito genitoriale.

Ti va di raccontarmi un’esperienza fantastica che hai vissuto? Sì. Ti racconto della mia vestizione, cioè la celebrazione in cui si diventa ministrante a tutti gli effetti. Una domenica di fine novembre, sono andato davanti all’altare con il vestito in mano e, dopo aver fatto un giuramento fedele alla Chiesa e a Gesù, ho indossato la mia tunica

bianca e mi sono sempre impegnato a venire in qualsiasi momento a servire Gesù e la Chiesa. Tutto questo per me è stato molto emozionante. Cosa vuoi dire ai ragazzi come te che leggeranno quest’intervista? Vorrei dire loro che proprio come me devono essere ottimisti e lottare sempre contro bullismo e violenza. Essere più al servizio degli altri e credere in Gesù.

Lavoretti creativi

UN FIORE PER LA MAMMA “Cara mamma sei tu il più bel fiore del campo!”. Un coloratissimo bouquet primaverile pronto da donare alla mamma e semplice da realizzare. Armatevi di gioia e buon divertimento. MATERIALE Cartoncini colorati Matita Forbici Colla a caldo o spillatrice Cannucce PROCEDIMENTO Prendiamo un cartoncino colorato e disegniamo una spirale, come se volessimo rappresentare una chiocciola. È molto semplice, basta fare tanti cerchi concentrici senza mai staccare la matita dal cartoncino. Ogni spirale sarà un fiorellino, e sarete solo voi a decidere quanti metterne nel bouquet della vostra mamma. Con le forbici ritagliate seguendo la spirale, poi arrotolatela su se stessa partendo dall’estremità. Modellate il vostro fiorellino con le mani ed incollatelo con la colla a caldo sulla cannuccia. Una volta terminati tutti i fiori vi basterà legare gli steli con un nastrino e donarli alla vostra mamma.

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

Quello che Tu vuoi

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iamo abituati a pensare l’esistenza in termini esclusivamente soggettivi, a partire cioè da quel che ci piace fare. Cosa vuoi fare da grande? È la domanda che tutti abbiamo ricevuto quando eravamo ragazzi, quando la vita sorrideva come un’alba piena di mistero. La domanda è doppiamente sbagliata, in primo luogo perché pone l’accento sul fare, come se la vita dipendesse dall’attività che scegliamo di esercitare; in secondo luogo perché pone l’accento esclusivamente sulla scelta personale, come se Dio non ci fosse. Imbevuti di una cultura che esalta l’io e assolutizza la coscienza, facciamo fatica a concepire la vita come vocazione, cioè come una chiamata che viene da un Altro e chiede una ri-

sposta. Ci sentiamo come espropriati di un diritto e istintivamente rifiutiamo questa prospettiva. Parlare di vocazione non vuol dire soffocare la libertà personale ma riconoscere che l’iniziativa, che passa sempre attraverso la nostra coscienza, non parte da noi perché trova in Dio la sua sorgente. La crisi vocazionale è sotto i nostri occhi, in alcuni Paesi europei ha raggiunto livelli drammatici che costringono i vescovi a chiudere le parrocchie e a vendere le chiese. Ma non tutto è oscuro. Il Vangelo ricorda che proprio nella notte risuona il grido che annuncia la venuta di Dio (Matteo, 25,5). La crisi vocazionale misura un’evidente crisi di fede, è venuto meno non solo quel tessuto socia-

le che guardava con favore al sacerdozio e alla vita consacrata ma anche quell’ambiente familiare in cui la vocazione trova il suo humus naturale per crescere. Questa crisi interpella la Chiesa e chiede conversione pastorale non di superficie. Questo dossier non pretende di affrontare un problema di così ampia portata. Come sempre, cerchiamo di raccontare storie, in questo caso di giovani che hanno accolto l’appello di Dio e sono incamminati verso la consacrazione. Nei loro racconti c’è tutta la fatica del discernimento ma anche la gioia di aver trovato la perla preziosa di cui parla il Vangelo. Li affidiamo alla preghiera di tutti voi, cari lettori. Silvio Longobardi MAGGIO 2015 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

I seminaristi con il Vescovo in occasione del Solenne Pontificale di Pasqua

La squadra di Dio I

l più grande ha 31 anni, il più piccolo 20. Tutti hanno maturato la scelta di donarsi a Dio. Una consapevolezza che si rafforza giorno dopo giorno attraverso uno specifico percorso di formazione e discernimento. Sono i seminaristi della Diocesi. Alcuni studiano al Seminario metropolitano “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano, altri al Seminario “Ascalesi” di Capodimonte a Napoli. Conosciamo meglio il futuro della Chiesa dell’Agro.

Aniello Nappo ha 26 anni. Quando non è a Pontecagnano, dove frequenta il quinto anno di Teologia presso il Seminario metropolitano "Giovanni Paolo II", vive a Nocera Inferiore e svolge il servizio di apostolato nella parrocchia San Michele Arcangelo di Episcopio a Sarno. Cresciuto nella parrocchia nocerina dei Santi Simone e Giuda, si è diplomato al Liceo tecnologico di Nocera Inferiore. «Prima di entrare in Seminario ho seguito un percorso di discernimento vocazionale con il Gruppo Emmaus, quegli incontri sono stati importantissimi». È stato ammesso agli Ordini del diaconato e presbiterato, ha ricevuto il ministero del lettorato. Francesco Amarante ha 30 anni. È al quarto anno di formazione presso il Seminario di Pontecagnano. È stato ammesso agli Ordini del diaconato e presbiterato, il 2 marzo scorso ha ricevuto il ministero del lettorato. Vive a Pagani ed è stato “generato” dalla parrocchia Sant’Antonio di Padova di Sant’Egidio del Monte Albino. Si è diplomato all’Istituto tecnico commerciale “Raffaele Pucci” ed è laurean-

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La Diocesi schiera undici “attaccanti” in formazione. Ragazzi che hanno scelto di seguire la propria vocazione di servizio e amore per la Chiesa

Francesco Amarante

Aniello Nappo


do in Economia aziendale. «L’impegno e il servizio che offrivo come ministrante all’altare – racconta – mi ha portato ad essere più vicino a Lui. Così è cresciuta in me la consapevolezza di una donazione totale». Svolge il servizio pastorale nella parrocchia San Teodoro Martire in Sarno. Marco Siano

Rosario Mormone

Marco Siano è nato e vive a Sarno da 25 anni. Frequenta il quarto anno di Teologia presso il Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” e svolge il servizio di apostolato nella Cattedrale di San Prisco di Nocera Inferiore. «La mia vocazione – racconta – è stata un fiume carsico, sorta nell’infanzia all’ombra della parrocchia San Teodoro Martire. L’adolescenza è scorsa nel nascondimento e nel rifiuto di aderire a questo desiderio. Dopo il diploma all’Istituto alberghiero ho lavorato circa un anno. È durante questo tempo che è maturato il desiderio di seguire Cristo». È stato ammesso agli Ordini del diaconato e del presbiterato e il 2 marzo ha ricevuto il ministero del lettorato. Rosario Mormone ha 31 anni e vive a Nocera Inferiore. È originario della parrocchia Santa Maria del Presepe di Nocera Inferiore e svolge il servizio di apostolato nelle parrocchie San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte di Roccapiemonte. Frequenta il terzo anno al Seminario arcivescovile “Ascalesi” di Capodimonte. «La mia vocazione nasce in parrocchia – dichiara –, frequentando l’Azione Cattolica e il gruppo ministranti. È lì che ho sentito forte il desiderio di servire il Signore, grazie alla guida del mio parroco e agli incontri vocazionali del Gruppo Emmaus».

Valentino Ruggiero

Vincenzo Spinelli

Valentino Ruggiero ha 23 anni ed è al terzo anno di formazione al Seminario maggiore “Ascalesi” di Capodimonte. È nella sua parrocchia di origine, quella di San Biagio Vescovo e Martire di San Marzano sul Sarno, che matura la vocazione. «Ho iniziato a frequentarla con il catechismo per la preparazione alla Prima Comunione, poi mi sono inserito nel gruppo ministranti e nell’oratorio. Mi sono affezionato a Gesù ed è cresciuta in me la consapevolezza della “chiamata” alla vocazione sacerdotale. La mia famiglia – racconta – mi ha subito incoraggiato». Da due anni svolge il tirocinio pastorale nella parrocchia Santi Simone e Giuda di Nocera Inferiore. Vincenzo Spinelli ha 23 anni e quattro anni fa ha intrapreso il cammino di formazione nel Seminario di Capodimonte a Napoli. Originario della parrocchia San Prisco di Nocera Inferiore, da due anni svolge il tirocinio pastorale nella parrocchia Santa Maria del Carmine di Pagani. Immerso nella vita parrocchiale fin da piccolo, «affascinato dal modello di vita sacerdotale del suo giovane parroco ho voluto conoscere chi era il Gesù che lui aveva seguito». Dopo il MAGGIO 2015 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Liceo si è iscritto alla facoltà di Ingegneria, ma sentita la chiamata di Gesù al giovane ricco “Va’, vendi tutto quello che hai e poi vieni”, ha deciso di seguirlo donandosi a Lui. Giuseppe Tamigi ha 22 anni ed è originario della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Pagani. Frequenta il terzo anno al Seminario “Ascalesi” di Napoli e svolge il suo tirocinio pastorale nella parrocchia San Sisto II di Pagani. “Che cos’è la verità?” è la domanda che da sempre lo ha accompagnato. «Descrive e rinnova – spiega – il mio cammino vocazionale. Nel mondo dominato da prospettive di verità imperfette, la Verità senza tempo, che risponde al nome di Gesù Cristo, è l’unica risposta alla domanda della vita. La luce della sua Verità mi permette di vivere splendide esperienze di vita e di comunione, indirizzate verso una totale donazione nel ministero ordinato». È referente dei seminaristi diocesani in formazione al Seminario di Capodimonte.

Giuseppe Tamigi

Aniello Cipriani

Aniello Cipriani ha 25 anni, è originario della parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio. Da due anni svolge il suo servizio di apostolato «nella bella comunità di Sant’Antonio di Padova di Orta Loreto». Prima di intraprendere il cammino presso il Seminario di Napoli – è al terzo anno di formazione – ha frequentato il corso di Laurea Specialistica in Medicina con l’intento di intraprendere la ricerca biomedica. «L’incontro con Gesù – racconta – ha orientato in maniera diversa la mia vita. Bello, impegnativo, a tratti faticoso è stato il cammino di questi anni; seguire Gesù ci libera, ci guarisce, ci restituisce alla profonda verità di noi stessi». Giuseppe Villani ha 20 anni ed è originario della parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore, dove svolge anche il tirocinio pastorale. Nel raccontare la sua storia vocazionale ricorda un episodio particolare della sua vita: «Sono appena le 8.30 quando, in un’aula scolastica, il professore, fatto l’appello, pone una domanda alla classe. Il secchione, alzando subito la mano, è pronto a rispondere ma questa volta è zittito. Il prof vuole sentire anche gli altri. Le risposte sono quasi tutte mediocri. Ciò costringe il rassegnato docente a dare parola al ragazzo rimasto col ditino all’insù. Ebbene, mi sono rivisto in quel maestro. All’ultimo anno di Liceo ho posto la domanda sul senso della mia vita al mondo. Ad alzare subito la mano fu Gesù. Io lo zittii. Volevo sentire gli altri: università, lavoro, amici, ragazze. Tuttavia le risposte non furono soddisfacenti e, data parola a quel Gesù, non potetti non accettare la Sua proposta». È entrato al Seminario di Capodimonte il 18 novembre 2014.

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Giuseppe Villani


Fabio Senatore è originario della parrocchia Maria SS. di Costantinopoli di Nocera Superiore. È al primo anno di percorso vocazionale al Seminario arcivescovile di Napoli. Frequenta l’anno propedeutico. Fino all’anno scorso è stato studente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno. «Ho sempre frequentato l’Azione Cattolica parrocchiale e per diversi anni sono stato anche educatore del gruppo Giovanissimi. È grazie a questa esperienza associativa che ho potuto conoscere la strada della mia felicità, illuminato dalla Parola del Vangelo di Matteo: Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore».

Fabio Senatore

Emanuele Ruggiero

Emanuele Ruggiero il 28 giugno compirà 22 anni. È nato a Sarno, ma vive a San Valentino Torio, originario della parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo. Frequenta l’anno propedeutico al Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano. «Ho iniziato a sentire dentro di me il desiderio di diventare sacerdote mentre svolgevo il servizio all’altare. Una consapevolezza cresciuta fortemente durante il tragico terremoto del 2009 all’Aquila, mentre prestavo soccorso ai terremotati. Così ho iniziato a fare discernimento accompagnato dal parroco». Emanuele nel frattempo si è diplomato all’Istituto alberghiero di Roccaraso, vivendo a pieno la pastorale parrocchiale. Salvatore D’Angelo

La vigna del Signore diocesana A colloquio con don Raffaele Ferrentino, responsabile della formazione dei seminaristi

«C’

è sempre bisogno di nuovi sacerdoti e la Chiesa non dice mai no a nuove vocazioni», ad affermarlo è don Raffaele Ferrentino. Il sacerdote, che è responsabile della formazione dei seminaristi e formatore presso il Seminario metropolitano “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano, è convinto che «i semi di vocazione siano sparsi ovunque», ma allo stesso tempo è consapevole che «la difficoltà è farli venire fuori». Alla base c’è una questione emotiva: «Oggi è più complicato mettersi in discussione per Gesù. Si pensa che diventare prete sia una condanna all’infelicità». Si rileva un problema di testimonianza: «Un compito – continua – che non spetta solo ai preti o ai religiosi, ma all’intera comunità ecclesiale». Un sostegno essenziale è rap-

presentato dalla preghiera: «Quanto prego per le vocazioni? Ce lo chiediamo mai? Noi purtroppo facciamo tanto, ma preghiamo poco». Influisce anche una visione distorta del clero: «Il sacerdote perfetto non esiste. C’è il prete con il suo carattere e il suo carisma». Una crisi, quella vocazionale, che potrebbe spingere verso una maggiore flessibilità nell’accoglienza dei giovani? «Speriamo che le vocazioni aumentino sempre, ma non bisogna mai scendere a compromessi. Meglio poche, ma che siano autentiche e con un interessamento totale a Cristo. Bisogna essere attenti che non diventi un ripiego». Il consiglio del sacerdote ai ragazzi in formazione è che «i preti non devono mai attirare a sé, ma a Gesù». Salvatore D’Angelo

Don Raffaele Ferrentino

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L'APPROFONDIMENTO

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l cuore di sua madre aveva già deciso. Quando la vita cresce dentro di te, ogni respiro, ogni battito sembra dare conferma a quel progetto che solo una mamma sa coltivare per ciascun figlio nel suo intimo. Dal suo grembo, aveva già previsto la storia irrepetibile che quel bambino avrebbe scritto come operaio nella vigna del Signore. Lucia è incinta di pochi mesi e una malattia esantematica mette a repentaglio la vita del suo primogenito. La sua è una fede robusta ed osa chiedere al Signore il dono di quella nascita. Antonio Domenico Pio viene alla luce. Un bambino sano. Mamma Lucia stringe il suo patto con Dio: «Tu lo hai salvato e a Te lo consacro». «Sei tu che mi hai estratto dal grembo materno, mi hai protetto fin dal seno di mia madre; a te mi sono appoggiato fin dalle viscere materne, dal grembo di mia madre tu sei il mio Dio»: è il Salmo 22, che come un canto, accompagna la vita del piccolo Antonio. Cagionevole, il trentenne di Poggiomarino vive durante l’infanzia l’ora della croce. Quel ventre che lo ha generato ora si è trasformato in una famiglia amorevole che lo conduce per mano. Accanto alla mamma e al papà, anche una sorella e un fratello. È questa la palestra dove si forgia la vocazione di fra Antonio Domenico Pio Caldarelli. «Oltre la devozione, fin da piccolo ho sentito il bisogno di conoscere Dio». Il paradigma familiare è impresso nel suo animo e detta la scelta di vivere la sua vocazione in fraternità, condividendo preghiera e opere con una nuova famiglia, questa volta di confratelli. I primi segni. A casa Antonio coltiva fin da subito la sua fede, attingendo a piene mani dai suoi cari. Lucia è terziaria dell’Ordine francescano e scandisce le sue giornate con la preghiera, racconta: «La vita della parrocchia è la mia stessa vita, sono catechista e ministro straordinario dell’eucarestia». Il tempo che Antonio trascorre con i nonni è impagabile: «All’epoca a Poggiomarino c’era un solo parroco sia per la comunità dei Santi Sposi che per quella di Sant’Antonio di Padova. Molto spesso la Chiesa del centro restava chiusa. Mia nonna ha compiuto la sua missione, riuscendo ad ottenere le chiavi della parrocchia per tenerla aperta al mattino. Tutti dovevano poter sostare dinanzi al Santissimo prima di iniziare a lavorare». A fornire ad Antonio le coordinate per aggirarsi nel labirinto della vita contribuisce anche la maestra del catechismo: «Da Rosa Federico, per me una vera santa, ho ricevuto una forte impronta del francescanesimo. Aveva un stile di vita povero, semplice, colorato dalla “perfetta letizia”. Lei aveva già scovato in me i segni di una vocazione. Ha seminato senza insistere, perché testimoniava con la vita. Ha saputo coniugare Vangelo e vita nella semplicità». Per la sua cresima, Antonio sceglie padre Vincenzo Sirignano come padrino. In lui è già forte il desiderio di avere un accompagnamento spirituale. Gli anni del liceo trascorrono con qualche partecipazione ai cenaco-

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Fra Antonio con la mamma Lucia

“Dal grembo di mia madre” È tessuta nel grembo materno la vocazione di fra Antonio Domenico Pio Caldarelli, frate francescano dell’Ordine dei Frati Minori, in formazione al Santuario di Santa Maria della Foce. A colloquio con mamma Lucia ed Antonio per ripercorrere il discernimento vocazionale


li vocazionali degli stimmatini. Il quadro non è ancora chiaro nella mente dell’adolescente. San Francesco e il suo carisma sono entrati nel suo cuore e deve capirne il motivo. Gli anni del travaglio interiore. Antonio inizia l’Università, sceglie la Facoltà di Filosofia. La ragione entra in conflitto con la fede. Sono anni turbolenti per lo studente. Cerca di rifiutare ciò che sente, infarcisce di logica e razionalità i pensieri spontanei del suo cuore. È il 2004 e in occasione di una Santa Messa di ringraziamento per il nuovo anno a Materdomini, conosce padre Vincenzo Calabrese. Sarà un nuovo segno nel cammino del frate. Sotto la sua direzione spirituale, Antonio vive l’esperienza della marcia francescana per “ricevere il perdono” ad Assisi. Un viaggio che sigilla il suo amore per Francesco. Insieme a tutti i partecipanti, presi per mano, entra nella Porziuncola. Antonio sente di avere trovato il suo posto nel mondo. Ma al suo rientro a casa, la razionalità prende il sopravvento. Passeranno 4 anni prima che decida di entrare in Convento. L’inizio del cammino. Il giovane frate fa il suo ingresso in fraternità per vivere il primo anno di accoglienza il 13 maggio. È la data della prima apparizione della Madonna ai tre pastorelli di Fatima. Un giorno che ha un significato speciale per Antonio: «È grazie a Maria che riesco ad entrare in intimità con il Signore». Il 17 settembre 2010 inizia il postulato a Potenza, per poi cominciare l’anno successivo il noviziato a Piedimonte Matese. Il carattere forte e deciso gli costeranno un anno in più di noviziato, che termina il 31 agosto del 2012. Oggi fra Antonio Domenico Pio Caldarelli vive a Foce la sua formazione insieme ad altri 8 studenti. Con discrezione, Lucia ha vissuto in simbiosi con Antonio il suo discernimento. Senza parlarne, ne ha percepito le cadute, accompagnando il travaglio e vegliando sulle scelte del figlio. Il suo cuore di madre lo sapeva dall’inizio, da quel canto che ha ripetuto senza sosta: «Tu lo hai salvato e a Te lo consacro». Mariarosaria Petti

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L'APPROFONDIMENTO 25 marzo: Pino consacra la sua vita a Dio attraverso le mani del vescovo Giuseppe Giudice

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Il percorso. Il Signore benedice la nuova famiglia con il dono della vita. Dopo nove mesi, i giovani sposi attendono trepidanti la nascita di Francesca. Di nuovo lo Spirito disegna a mano libera e la gioia si tramuta in un primo dolorosissimo lutto: la piccola muore durante il parto. Chissà con quanta paura e apprensione Pino e Giusy si sono aperti di nuovo alla vita. A luglio del 1998 nasce Ciro. Il 22 maggio del 2003 arriva anche Emanuele e la famiglia Cutolo diventa grembo che genera e custodisce la vita. Ancora lo Spirito disegna a mano libera: mentre il piccolo “Dio con noi” vede la luce, nel giorno in cui la Chiesa ricorda santa Rita da Cascia, il male si annida silenzioso nel ventre di sua madre. Un’ecografia evidenzia la presenza di un nodulo. Qualche mese dopo inizia il calvario delle cure. Giusy passa intere settimane all’ospedale Cardarelli di Napoli nella sua dolorosa battaglia contro un Linfoma non Hodgkin. A casa, insieme al papà, l’aspettano un bimbo di cinque anni ed uno di pochi mesi. Come reagiscono i due giovani sposi a questa terribile notizia? Racconta Pino: «Giusy ha intensificato la preghiera, io mi sono annacquato un po’». Chiedevi la guarigione per tua moglie?, gli domando. «Sì – racconta mentre i ricordi fanno capolino nei suoi occhi profondi –. Per carattere ho sempre accolto tutto quello che mi capitava. Poi, la fede mi ha insegnato che ogni pezzo ha un suo posto preciso nel disegno di Dio». Seduti ad un tavolo, mentre ci immergiamo a piene mani nella sua vita matrimoniale, Pino confessa con grande pacatezza che vi sono circostanze in cui è difficile allargare lo sguardo alla speranza. «Eppure – aggiunge – la speranza è una virtù che ha una vita indipendente dagli avvenimenti». La guarigione non c’è e il 5 giugno del 2009, a soli 39 anni,

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Foto Dina Coppola

li occhi gli si riempiono di lacrime, mentre il sacerdote spiega all’assemblea i segni che a breve riceverà: la croce ed un anello intrecciato, frutto della fusione della sua fede nuziale con quella della moglie Giusy che dal 2009 già vive nella gloria di Dio. I due anelli, stretti l’uno all’altro, accolgono come un terreno fertile un giglio, immagine della consegna della propria vita a Dio, attraverso la promessa di consacrazione. È Pasqua e per un imperscrutabile disegno quel giorno è anche il compleanno di Giusy. Quanti sogni colorano il cuore di due sposi mentre percorrono la navata della Chiesa nel giorno del matrimonio? Quante attese e speranze custodiscono? Ma lo Spirito disegna a mano libera. E nel giorno in cui tutto è perfetto e la gioia raggiunge la sua massima espressione, nessuno immagina che può arrivare la morte a spezzare quel legame. Nel giorno delle nozze, nessuno ricorda che la vedovanza è uno dei tanti abiti che il matrimonio può indossare mentre percorre i sentieri della vita.

Una vocazione Pino Cutolo, 47 anni, vedovo dal 2009, lo scorso 25 marzo ha consegnato la propria vita a Dio attraverso le mani del vescovo Giuseppe Giudice. Insieme a lui, nella cappella Martin in Angri, c’erano i figli Ciro ed Emanuele


Pasqua 2015. Durante la celebrazione eucaristica, Giuseppe Cutolo riceve i due segni della consacrazione: la croce e l’anello

Giusy torna in Cielo. Pino rimane solo, in un lago di dolore, con i due bambini.

nella vocazione

La reazione. La prima reazione è di ripiegamento su se stesso. «Ho dovuto fronteggiare una serie di problemi materiali, che in realtà sono stati quelli più facili da risolvere». Ad agosto, mentre i figli sono con i nonni, passa una settimana ad Assisi. Nel silenzio, matura alcune certezze: «Ho capito che non mi ero sbagliato, quello con Giusy era il matrimonio della mia vita e non ve ne sarebbero stati altri». La moglie lo aveva solo preceduto nella gloria di Dio. Pino comprende che se vuole dare un senso a quella sofferenza, deve alzare lo sguardo dal proprio dolore e puntarlo di nuovo sul mondo. Nel 2010 – ­ è Pentecoste – conosce don Silvio Longobardi. Arriva preparato al primo incontro, dopo aver studiato con attenzione lo statuto della Fraternità di Emmaus, il movimento di spiritualità coniugale nato 25 anni fa nella nostra Diocesi. «In questo ideale non si parla di vedovanza», fa notare al sacerdote che proprio in quegli anni faceva i conti con la prematura scomparsa di due pilastri della Fraternità di Emmaus: Mimmo Bonagura e Franco Vitale. Aveva ragione. Lo statuto era stato scritto con il contributo di tanti giovani sposi. E nella primavera della vita coniugale nessuno pensa che può arrivare sorella morte a tracciare una rotta diversa. La svolta. Don Silvio Longobardi avvia e segue in prima persona un itinerario spirituale per chi ha perso il coniuge. «Un cammino molto bello – ricorda Pino –, con catechesi ricche di spunti, che ci ha accompagnato per più di un anno». Al termine di questo intenso cammino, il presbitero scorge in lui i segni di una vocazione nella vocazione. Una consacrazione verginale poteva essere la risposta a quella ricerca di senso che negli ultimi anni Pino inseguiva con santa ostinazione? Aggiunge: «Ho accolto con docilità quel suggerimento, il suo sguardo era più ampio del mio». Inizia un cammino di discernimento, poi un’intensa preparazione che hanno trovato compimento lo scorso 25 marzo quando Pino, attraverso le mani del vescovo Giuseppe Giudice, ha offerto la sua vita a Dio mediante il voto di castità, povertà e obbedienza. Racconta: «L’essere tutto di Dio - cosa che io desidero vivere e che mia moglie, sciolta da vincoli terreni già vive, realizza in pieno il nostro ministero di testimoni della speranza e della vita eterna». È il figlio Ciro a suggerirgli le parole per spiegare il legame tra la nuova condizione di vita e la sua paternità: «Sei felice e questo non ci priva di nulla». Foglio bianco nuovamente consegnato a Dio perché lo Spirito continui a disegnare a mano libera. Antonietta Abete MAGGIO 2015 Insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

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nsegnare è amare ed essere inondati da quello stesso amore. È far in modo che gli studenti si scoprano desiderosi d’apprendere, è poter avere l’illusione che almeno a scuola si possa realizzare un piccolo paradiso in cui un’eterna fanciullezza aleggi nell’aria». Antonella è una giovane insegnante. Avrei voluto scrivere un’insegnante “speciale”. E invece no, perché insegnante o lo si è davvero – nel senso profondo del termine – oppure non lo si è, nonostante si sia definiti tali per la propria professione. Laureata in Lettere classiche, per Antonella l’insegnamento è una vocazione, una passione abnegante che comporta un fortissimo senso di responsabilità: «Nel corso degli anni ho compreso che non potrei immaginare per me un lavoro diverso – confida – non mi vedrei in altra veste. E prego e mi impegno per esserne all’altezza». Solo quest’anno Antonella è riuscita ad ottenere una cattedra di ruolo, dopo undici anni di precariato. Per raggiungere questo traguardo ha dovuto rivoluzionare la sua vita: nuova città, nuova casa, 250 chilometri tra lei e la sua famiglia. Da Nocera Inferiore è partita con un bagaglio colmo di esperienza e la passione nel cuore. Ora vive ad Anzio, dove insegna italiano e latino presso il Liceo scientifico “Innocenzo XII”. Il senso del ruolo. Sentirsi finalmente al proprio posto, avere le proprie classi, confrontarsi con gli stessi occhi assonnati o attenti ogni giorno, significa svolgere la propria professione meglio? Forse. Il mondo della scuola è una realtà parallela in cui entusiasmi e criticità si incrociano nei modi più imprevedibili. La professione dell’insegnante non è come tutte le altre. «Insegnare un anno, un mese o solo qualche giorno non muta il senso di questo ruolo. Il pregiudizio verso i giovani e i supplenti, tacciati spesso di negligenza e scarsa preparazione, è il nemico più grande contro cui bisogna combattere».

Il modello ideale. Lasciarsi trasportare dall’entusiasmo di Antonella non è difficile. Mentre parla si delinea un modello di scuola ideale, la vera “Buona Scuola”, che tanto attendiamo con ansia. Una scuola in cui gli insegnanti continuino a formarsi per tutta la vita, non per paura del licenziamento. Una scuola in cui i meriti vadano ai meritevoli e non ai parenti di, agli amici di. Una scuola che troppo spesso ritroviamo solo nelle parole di chi, come Antonella, ogni giorno saluta i suoi alunni con il desiderio di gettare in loro un piccolo seme che, coltivato bene, germoglierà rigoglioso. Martina Nacchio

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La ricetta dell’insegnante ideale Foto di repertorio

La professione dell’insegnante è tra le più complicate. La sola preparazione non basta. Ce lo racconta Antonella Cuomo, giovane insegnante, che ha fatto di una passione il suo mestiere


Il corteo degli studenti a Cava de’ Tirreni

Legalità e buona scuola Una settimana intera dedicata alla legalità per alcune scuole del territorio. Un’importante occasione di condivisione dei progetti realizzati tra i banchi di scuola in nome della legalità

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e vuoi tracciare un solco dritto attacca il tuo aratro a una stella: questo lo spirito che ha guidato la Settimana della legalità, iniziata il 19 marzo scorso. Una data simbolica in cui ricorre l’anniversario della morte di don Giuseppe Diana, sacerdote barbaramente assassinato dalla camorra. L’I.I.S. di Cava de' Tirreni è stata capofila della manifestazione, grazie alla coraggiosa iniziativa del professore Pellegrino Gambardella. Hanno aderito alla proposta: le Scuole Secondarie di primo grado Balzico, Giovanni XXIII, il Liceo Scientifico di Roccapiemonte e l’I.I.S. di Cava de' Tirreni. Centinaia di giovani hanno avuto la possibilità di incontrarsi e condividere i lavori realizzati a

scuola in nome della legalità. Un calendario fitto di eventi: dalla visione del documentario “Lunga è la notte” a quella del cortometraggio “Munnizza”. Dalla presentazione del libro “Anche Dio lavora e noi non gli mettiamo i contributi” di A. Armenante a quella del dvd “Un’avventura lunga un anno” realizzato dagli studenti di Roccapiemonte. E ancora, la testimonianza di don Maurizio Patriciello di Caivano e dei parenti vittime innocenti della mafia; lo spettacolo teatrale “Siamo tutti uguali” del gruppo misto Giovani speranze, fino al corteo di sabato 28 marzo, che si è concluso con un grande concerto sul sagrato del Duomo di Cava de’ Tirreni. Vincenza Pagano

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FAI LA SCELTA GIUSTA I consigli dei neolaureati

Università uguale abnegazione

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l sospiro di sollievo appena tirato per la laurea triennale conseguita il 3 febbraio scorso in Ingegneria biomedica all’Università degli studi di Napoli “Federico II” e già in cammino per un nuovo itinerario di formazione. Una corsa contro il tempo quella di Rachele Tramontano, giovane dottoressa alle prese con il corso di laurea magistrale che le costa circa quattro ore al giorno di viaggio per seguire i corsi e ben tre cambi di mezzi di trasporto: «Adesso, devo raggiungere Agnano, quindi devo prendere un autobus, poi una metro e infine la cumana». Carenze strutturali. Una grande forza di volontà per affrontare il percorso accademico e superare le gravi carenze strutturali: «Il numero di aule studio e biblioteche paragonato al numero di studenti, più di 10.000, è inaccettabile. Non so quante volte mi sono dovuta adattare a studiare in aule dove si stava facendo lezione o

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sulle scale o appoggiata al davanzale delle finestre». Offerta formativa. Il piano dell’offerta formativa risente molto dell’ex inserimento del corso come specializzazione della facoltà di ingegneria elettronica: «La maggior parte degli esami della triennale sono in comune con le facoltà di ingegneria elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni. Fortunatamente, poiché dopo la laurea mi sono subito iscritta alla magistrale, sto constatando che ora ci sono esami attinenti solo ed esclusivamente alla mia materia, quindi relativi alla “medicina” e all’ingegneria clinica». Spirito di sacrificio. Tra il tempo impiegato per seguire le lezioni, le ore di viaggio e lo spazio da riservare allo studio, le giornate di Rachele non lasciano posto a molti altri impegni: «Non ho mai fatto nulla che non riguardasse il seguire i corsi e il dare

RACHELE TRAMONTANO LAUREATA IN INGEGNERIA BIoMEDICA VIVE A NoCERA INFERIoRE

gli esami. Ammiro molto i ragazzi che riescono a combinare studio e lavoro». Dal cuore di Rachele arriva tutta la gratitudine per la famiglia, che le ha permesso di consacrarsi interamente allo studio: «Se non avessi avuto il costante appoggio dei miei genitori, non mi sarei mai potuta laureare. Devo tutto a loro, non basterebbero tutte le parole del mondo per ringraziarli dei sacrifici che hanno fatto per me». Mariarosaria Petti


Gaetano FABBRICATORE

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Il Consiglio regionale

ELEZIONI REGIONALI

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on Alessandro Cirillo è il direttore della Caritas diocesana di Nocera – Sarno. La povertà la incontra ogni giorno: «Ha il volto del padre di famiglia che non sa come comprare i libri ai propri figli; della madre single, che chiede un aiuto per il saldo delle utenze; del giovane disoccupato, che non sa come pagare le visite mediche della moglie incinta. Tutti, come prima cosa, non chiedono soldi, ma lavoro». A questa fame di dignità dovrebbe guardare la politica regionale «imparare ad usare per il meglio le risorse europee e dare risposte concrete all’Agro, che pur rappresentando una fetta importante di popolazione della Campania è politicamente poco incisiva». Verso la promozione di una società fino in fondo solidale muove anche l’azione di Sodalis – Centro Servizi Volontariato di Salerno. Lo guida l’avvocato Fabio Fraiese D’Amato, 40 anni,

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CAMPANIA AL VOtO Nelle urne si ritroveranno le istanze e le paure dei cittadini alle prese con la disoccupazione, le emergenze ambientali e sociali, la sfiducia nella politica. La voce di professionisti, studenti, mondo del volontariato, sacerdoti e mamme


ALLE URNE Il prossimo 31 maggio i cittadini campani saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo Presidente della Giunta regionale e i membri del Consiglio. Cinque le circoscrizioni in cui è divisa la regione, uno per ogni provincia. In molti comuni dell’Agro si andrà a votare anche per la scelta del nuovo sindaco e del consiglio comunale. Si voterà ad Angri, a San Valentino Torio, a San Marzano sul Sarno e a Castel san Giorgio.

da 21 volontario di protezione civile. «Negli ultimi anni – dice – il distacco tra politica e cittadini è diventato enorme. La politica deve parlare alla gente attraverso i fatti e non proclami che spostano l’attenzione verso un futuro non ben definito». Fraiese invita “Napoli” a «valorizzare l’impegno del volontariato e a dare attenzione alle nuove emergenze, investendo più risorse comunitarie per creare infrastrutturazione sociali e qualche opera pubblica in meno». Come lui la vede Michele Pepe, fondatore e attualmente presidente della PA Papa Charlie, una delle associazioni di volontariato più attive del territorio, il quale auspica «che vengano messe in campo, a tutti i livelli, attività capaci di innalzare il tenore di vita dei cittadini, con particolare attenzione alle classi più bisognose di assistenza e solidarietà». Alle politiche sociali pensa, come priorità, Rosanna Nitto, insegnante di lingue e madre di due figli: «Le famiglie con disabilità sono abbandonate a loro stesse. Spero che qualcuno ci pensi. La politica la smetta di fare chiacchiere e passi ai fatti». Roberto Iossa ha 20 anni. A Pagani, nella parrocchia Sant’Alfonso Maria de Liguori, è ministrante e frequenta l’Azione Cattolica. Studia beni culturali all’Università di Salerno. «La politica deve avere il coraggio e la dignità di riconoscere, in certe occasioni, la propria inadeguatezza ed i propri limiti e vorrei che, in una regione come la nostra, ricca di valore artistico e culturale, venisse maggiormente preso in considerazione questo aspetto». Paola Montanaro ha 29 anni, laureata in scienze dell’Amministrazione ed in cerca di lavoro: «Nonostante ultimamente mi sia allontanata dalla politica, perché disillusa e sfiduciata, il prossimo 31 maggio andrò a votare. La politica dovrebbe ridurre gli innumerevoli proclami a cui ultimamente sembra dedicare le sue maggiori for-

ze, ridurre le tante promesse che, per compromessi ed interessi, i governanti non possono mantenere». Domenico Fabbricatore, 34 anni, imprenditore, andrà a votare «nel rispetto di chi, nel passato, ha lottato con tutte le sue forze affinché potessi esercitare diritto di voto». «Per rendersi credibile, la politica dovrebbe vedere tutto quello che è successo negli ultimi decenni e fare l’esatto contrario». Il sogno è quello «di vedere una Regione Campania pulita. In tutti i sensi». Alle urne andrà anche Alfonso Picaro, consulente finanziario di 45 anni: «I politici dovrebbero iniziare a parlare del “Fatto” e non del “Faremo”. Lasciarsi giudicare per quanto fatto e non solo per le promesse facilmente piazzate in campagna elettorale. Inoltre, proporrei corsi intensivi di educazione civica fin dalle scuole materne, così da sperare in un futuro migliore ai figli dei nostri figli. Azioni mirate alla repressione della microcriminalità». Ha le idee molto chiare Rossella Liguori, giornalista di 34 anni che ogni giorno «fa i conti con la difficoltà non di scrivere la verità, ma di farla leggere». Andrà a votare «considerando il fatto che in Italia sia concesso davvero poche volte di scegliere» e suggerisce alla politica «di essere presente sul territorio in maniera costante e non a singhiozzo. Ormai – dice – la politica non conosce i quartieri dei propri comuni, ma conosce a memoria i corridoi dei palazzi che contano. La disaffezione della gente è legittima. L’astensionismo è un dato molto serio». La priorità’? «Il lavoro, laddove oggi il problema non è la disoccupazione, ma il lavoro non retribuito dignitosamente o non retribuito affatto. Sanità. Non si può morire perché si è stati ricoverati nel corridoio di un ospedale su una barella. L’assistenza non garantita è un delitto». Michela Giordano MAGGIO 2015 Insieme

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VITA NELL'AGRO

La Madonna delle Galline tra cultura e devozione Dal 10 al 14 aprile, Pagani è stata invasa da fedeli e turisti per la festa della Madonna delle Galline, il cui fascino non ha lasciato indifferenti due figure epocali: S. Alfonso Maria de Liguori e il beato Tommaso Fusco

I membri dell’Arciconfraternita, in basso, a destra, il Commissario Vescovile Nunzio Desiderio

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Foto Salvatore Alfano (2)

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siste una festività senza tempo, che non invecchia, non si trasforma, non si riproduce. Una festività unica, che si nutre di una grande devozione e si alimenta con la preghiera e il canto. Esiste una fede silenziosa ma non per questo meno forte, più raccolta, di occhi umidi e labbra tremanti che bisbigliano lodi. Esiste un popolo di fedeli gioiosi, rumorosi, attaccati ad una celebrazione che sentono di possedere. Esistono mani che si fanno il segno della croce, che si sollevano al cielo, che battono ritmicamente, mani che si aggrappano ad un manto: quello della Madre. Tutto l’anno la Madonna del Carmelo, detta delle Galline, è considerata dai paganesi una madre protettrice e misericordiosa a cui affidarsi. La festività in suo onore, celebrata la domenica dopo Pasqua, è vissuta con un’intensità emotiva e con una partecipazione senza paragoni. Quest’anno la festa è stata preceduta da una lettera che il giorno di Pasqua i sacerdoti della forania di Pagani hanno inviato a tutti i fedeli: «Come pastori di questa comunità locale, insieme al nostro Vescovo, vi esortiamo a mantenere sana questa bella devozione alla Vergine del Carmelo, ricordando che il centro della festa è il culto verso la madre di Gesù, che, ancora oggi ci ripete: Fate quello che Lui vi dirà». I diversi appuntamenti. Dal 10 al 13 aprile, decine di migliaia le persone hanno invaso Pagani. Dall’apertura delle porte del santuario, al tramonto del venerdì, alla consegna delle tammorre all’alba del lunedì, tantissimi gli eventi che si sono susseguiti in queste quattro giornate vissute all’insegna della fede, della tradizione e della cultura. Una fede profonda, che potrebbe traghettare la città verso un futuro migliore, come ha sottolineato il Vescovo della Diocesi Nocera-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, che ha presieduto la celebrazione eucaristica del 12 aprile. «Perché la città riprenda la sua gloriosa tradizione – ha sottolineato – la fede deve diventare l’architrave sulla quale far rinascere la nostra civiltà». Al termine della Messa, alle nove in punto, ha avuto inizio la processione, apice emozionale della festività, che percorrendo numerosissime strade di Pagani, si è protratta per più di dodici ore. «Chi canta una lode, infatti, non soltanto loda ma loda con letizia. Chi canta una lode, non soltanto canta ma ama colui che canta» scrive sant’Agostino. C’è tanta strada da fare perché i fedeli rivolgano con gesti e parole una preghiere più sobria alla Vergine. Eppure in ogni capo calato al Suo sguardo in processione, in ogni vicolo trapunto di coperte ricamate, in ogni petalo di rosa che fa da tappeto al suo passaggio, vi è un segno d’amore che fa sperare solo in bene. Martina Nacchio


LA TRADIZIONE

1954: Le lacrime di Maria

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a Madonna ha pianto e forse piange ancora” era l’esclamazione felice e piena di stupore che risuonava ad Angri e nei paesi limitrofi nel 1954. Era il 12 maggio, erano le due del pomeriggio e a casa Ferraioli succedeva qualcosa di speciale. Un piccolo quadro del Cuore Immacolato di Maria cominciava a lacrimare, proprio sotto gli occhi di una fanciulla che, mentre aspettava la nipote dei coniugi Ferraioli per andare alla scuola di cucito, decide di spolverarlo con uno straccio, che appare subito bagnato. È il miracolo. Il volto della Madonna delle lacrime di Siracusa si bagna-

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro espressione della comunità ecclesiale della Diocesi nocera Inferiore-sarno Registrato presso il Tribunale di nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana settimanali Cattolici, Associato Unione stampa Periodica Italiana

Editore Insieme Diocesi nocera Inferiore-sarno Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

va, infatti, di vere lacrime. È da quel momento che fiorisce il culto per questa piccola effige mariana, che cominciò ad essere portata in processione per le vie del paese. Oggi il quadro è conservato su un altare nella chiesa SS. Annunziata di Angri; non piange più, ora la Madonnina aspetta. Aspetta i tanti fedeli ai quali ha mostrato la sua divinità, quelli che possono testimoniare la Sua mistica presenza e spodestare lo scetticismo ormai crescente. Sono tante infatti le testimonianze scritte, che consegnano ai posteri un pezzo della storia del nostro agro, terra di Santi, artisti e miracoli. Donatella Salvati

Redazione salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina nacchio e Donatella salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Michela Giordano, Lavinia Bassano, Pino D’Amora, Marilena De Angelis, Michele Di Matteo, Maria Grauso, Maria Bonfiglio, Michele Lanzetta, p. Pietro Lombardi, Livia Rossi, Danilo sorrentino, Veronica Bonagura, Mariano Rotondo, Francesco Coppola, Filomena Prete, Concetta Battipaglia, emilia Mura, Peppe Iannicelli, p. Paolo saturno, Antonella Malafronte, Vincenzo Pagano, don natalino Gentile, Flora Albarano, Antonio Orza, Barbara senatore, Gennaro Pagano, Maria Rosaria spiezio, Marilena De Angelis, Anna Petrosino Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 nocera Inferiore (sA) Tel/Fax 081 5170466

ad angri, nella chiesa della SS. annunziata, è conservata l’immagine della Madonna che nel mese di maggio del 1954 pianse

Progetto grafico e impaginazione salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 27 aprile 2015

Concessionario Cooperativa sociale L’Onda

“Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.

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VITA NELL'AGRO Pillole di finanza etica di Pino D’Ammora*

Non è beneficenza

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a finanza etica non è una forma di beneficenza, che va fatta col cuore e in segreto. La finanza etica è un modo di concepire e gestire le attività finanziarie prestando attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche. Quanto costa la salute? Un sorriso di un bimbo? Un panorama? La felicità? Non c’è un numero per rispondere. Eppure l’economia moderna è basata solo su calcoli matematici. Che non considerano conseguenze molto più importanti

delle somme e delle differenze. Seguire i principi della finanza etica significa scegliere l’uso responsabile del denaro. Cioè la trasparenza innanzitutto. Significa finanziare forme di economia che sostengono la tutela dell’ambiente o la solidarietà tra gli uomini o lo sviluppo della cultura. Info: www.bancaetica.it www.nonconimieisoldi.org *Coordinatore dei soci di Banca etica in Provincia di Salerno

Striano

Prima edizione del Carnevale estivo

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ervono i preparativi per la prima edizione del Carnevale estivo strianese che si svolgerà il 19, 20 e 21 giugno prossimi. Il Carnevale strianese, da anni protagonista delle sfilate del Martedì grasso, da quest’anno andrà in scena pure nelle calde serate estive. Il programma, realizzato dal nuovo direttivo con a capo Pietro Cordella, prevede la sfilata per il centro storico di Histriano, la maschera ufficiale, e dei gruppi di ballo. I carri allegorici sfileranno presso il circuito chiuso di via Sarno e via Farricella. Tante le iniziative correlate: La corrida del Carnevale e la gara podistica in notturna per le strade cittadine. «Sarà una tre giorni di festa e puro divertimento», ha affermato il presidente Cordella, che insieme alla sua squadra operativa ha fortemente sostenuto la realizzazione di questa iniziativa. L. M. Carri delle scorse edizioni del Carnevale strianese

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Passaggio di testimone L’Osservatorio Politiche Giovanili di Nocera Inferiore ha un nuovo presidente

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a un fisico ad un archeologo, la guida dell’Osservatorio Politiche Giovanili di Nocera Inferiore passa da Claudio Guarnaccia a Francesco Belsito, secondo quanto emerso durante l’Assemblea straordinaria del 9 aprile scorso. Il nuovo presidente è archeologo per professione e scrittore per passione, ha preso parte a diverse missioni archeologiche in Italia e all’estero, collaborando con diversi ed importanti enti. Subentra alla guida dell’associazione che – nata nel 2011 da un gruppo di studenti e professionisti di Nocera Inferiore – è diventata un autorevole voce del territorio, seguendo i temi caldi dell’Agro, in uno stile di analisi critica e proposta concreta.

Da sinistra Claudio Guarnaccia e Francesco Belsito


LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Diocesi in festa

Il 13 maggio, la comunità diocesana gioisce per il quarto anniversario di ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Giudice. Al Pastore che guida con amore la nostra Chiesa locale, gli auguri più cari affinché il suo ministero continui a sostenere i nostri passi. Mons. Giuseppe Giudice

Auguri di buon compleanno Mons. Domenico Cinque (S. Prisco, Nocera Inferiore) festeggia 48 anni, il 19 maggio; don Domenico D’Ambrosi (S. Maria delle Grazie, Angri) compie 62 anni, il 20 maggio. Sulle orme del Maestro, possiate vivere la vostra vita come un inno alla fede.

Redazione in festa

Maria Luisa Franco, responsabile della segreteria di Insieme e Salvatore Alfano, grafico e fotografo del mensile hanno festeggiato il compleanno entrambi il 5 maggio. Don Antonio Adinolfi, presidente del Consiglio di Amministrazione della rivista Insieme, festeggia 16 anDon Antonio ni di ordinazione Adinolfi presbiterale, il 27 maggio. Un augurio speciale a voi che con umiltà e in pieno spirito di servizio vi adoperate quotidianamente a favore della Buona Notizia.

Un duplice augurio

Mons. Domenico Cinque

Don Domenico D'Ambrosi

Mons. Carmine Citarella (Santa Maria delle Grazie, Casali di Roccapiemonte) ha festeggiato 29 anni di ordinazione presbiterale il 3 maggio e spegne 55 candeline, il 14 maggio. Affidiamo la sua vita e il suo ministero a Maria, Madre del Sorriso, perché sia sempre lieto Mons. Carmine il suo servizio alCitarella la Chiesa.

Marialuisa Franco e Salvatore Alfano

Anniversario di ordinazione presbiterale

Don Romualdo Calcìde (S. Biagio Vescovo e Martire, S. Marzano sul Sarno), festeggia 16 anni di ordinazione Don Romualdo presbiterale, il Calcide 14 maggio. Il suo “sì” a Cristo sia sempre lievito nella massa. Auguri!

Buon compleanno ai referenti

Rosa Confessore (S. Teodoro Martire, Sarno) ha spento le candeline, il 4 maggio. Con piena gratitudine per il prezioso servizio Rosa Confessore reso nella diffusione della Buona Notizia, esprimiamo gli auguri più sinceri di buon compleanno.

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Foto Salvatore Alfano

AUGURI MAMMA Le dediche dei nostri lettori

Per mamma Matilde Coppola Mamma, sei una persona speciale che sa regalare serenità e amore. Occupi un posto speciale nel nostro cuore. Ti amiamo. Gerardina, Elsa e Antonella Per mamma Maria “Mamma, solo per te la mia canzone vola, mamma, sarai con me, tu non sarai più sola! Quanto ti voglio bene! (…) la canzone mia più bella sei tu!” Costantina Fugaro Per mamma Giovanna Auguri! Mi hai dato tutto l’amore del mondo. Ti voglio bene. Michele Adiletta Per mamma Maria Donna forte ed energica che non ha smesso di essere madre nonostante le difficoltà della vita. Siamo fiere di averti al nostro fianco. Federica e Annalisa Pepe

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Mamma, dolcezze delle dolcezze, sei il primo pensiero del mattino. Mi hai insegnato che nella vita non bisogna mai arrendersi. Da quando sono diventata mamma, ti voglio ancora più bene. Angela Fontanella Per mamma Michela Alla mia amata mamma, guida sicura nel cammino della mia vita. Sorgente dell’amore, della comprensione e del perdono autentico. Luca Carbone Per mamma Adelaide Abbiamo un rapporto autentico: un rapporto tra madre e figlia. Ogni tanto paghiamo lo scotto delle difficoltà passate che ora ci presentano il conto. Ma nulla ha valore quanto il profumo dei tuoi gesti quotidiani, attraverso i quali passa la tua dedizione per la famiglia. Auguri. Maria Rosaria Faiella

Per mamma Rosalia Il tuo amore per noi è eterno, non è condizionato né dal tempo, né dalle circostanze. Grazie mamma per il tuo affetto. Raffaele e Angela Giulia Massa Per mamma Angela Sei una moglie, madre, cuoca e lavoratrice unica e speciale! Il tuo cuore immenso permette alla nostra famiglia di superare qualsiasi difficoltà. Ti vogliamo bene. Maria, Guglielmo, Giovanni e Roberto Mauri Per mamma Virgilia Grazie mamma, perché sai ascoltarci. Grazie, perché sai condividere le nostre vittorie. Grazie, perché “stare insieme” è lo “sport” più bello al mondo. Ginevra e Paolo Convinto

Per mamma Carla Auguri alla persona che ci ha amato fin dal primo momento. Auguri a chi ogni giorno ci accudisce e ci regala consigli e sorrisi. Auguri a chi darebbe anche se stessa per il bene dei figli. Gianni ed Annarita Esposito Per mamma Agostina Grazie per lo sforzo profuso nel capirci e guidarci, per averci cresciuto ed esserci sempre accanto. A te dobbiamo tutto. Auguri. Il tuo team supporter! Serena Vicidomini Per mamma Angela A te, che sei il fiore più bello del campo e ci guidi con saggezza e amore, a te che fai tanti sospiri quanti saranno i sorrisi che ci regalerai dopo. Che il Signore ti custodisca. Sempre. Antonella e Donatella Salvati


Per mamma Anna Mamma: una parola che contiene tutto l’amore del mondo. Auguri di cuore. Valerio

Mamma, ti prometto di essere più bravo. Ti voglio bene. Gerardo Cioffi

Mamma, sei la più bella del mondo. Auguri! Girolamo

Mamma, tu sei la mia stella, sei la dolcezza di una carezza, sei una persona meravigliosa. Ti amo! Giusy

Mamma, mi manchi tanto. Auguri. Carlo

Mamma, sei la luce dei miei occhi. Auguri di cuore. Flavio

Mamma, ti voglio un mondo di bene, auguri! Francesco Pepe

Mamma, sei la regina della mia vita. Auguri! Teresa

Mamma, grazie di esistere! Rosa

Mamma, sei una persona speciale. Ti vogliamo bene! Rosanna e Antonio

Mamma, grazie per tutto l’amore che mi doni. Salvatore Rotondo Mamma, sei la mia vita. Grazie per l’amore che mi doni ogni giorni. Gennaro Pepe

Mamma, mi manchi ogni giorno di più. Ti voglio bene. Pino

Per mamma Maria Anche se a volte non te lo dimostro, voglio che tu sappia che per me sei importantissima. Ti voglio bene! Francesco Giordano Per mamma Anna L’amore autentico si manifesta nei piccoli gesti, nelle carezze inaspettate, in parole semplici ma vere. spero che questo pensiero per te possa farti capire quanto bene ti voglio. Auguri mamma! Giuseppe Violante Per mamma Lucia Ti chiedo scusa se ti offro così poco, avrei voluto regalarti la cosa più bella che possiedo, ma poi ho capito che per me sei tu il tesoro più grande! Auguri. Imma Biondino Per mamma Annamaria La vita non è sempre generosa con noi, ma a me ha donato una persona speciale, una stella luminosa che guida i miei “passi”: la mia mamma! Ti voglio bene! Laura Casolino Caso

Per mamma Giuseppina La mamma, una persona unica e speciale per tutti. La mia un po’ di più! Claudio Gargano Per mamma Anna nel giardino della vita, il fiore più bello è l’amore della mamma, tu sei una rosa delicata dal meraviglioso profumo. Auguri! Francesco Salvatore Per mamma Raffaela Grazie per tutto l’amore che mi dai, grazie per la dolcezza con cui mi hai cresciuto, grazie per la comprensione e l’immensa pazienza che hai con me. Ti voglio un mondo di bene! Maria Rosaria Russo Per mamma Tina Alla mamma che ho avuto la fortuna di avere, con la certezza che non sarei potuta essere più fortunata. Auguri! Marzia Francese Per mamma Emilia Fiore prezioso delle nostre vite, ci colmi il cuore d’amore. Auguri cara mamma! Luigi, Fiorella e Angelo

Un ringraziamento particolare a FIORI e ADDOBBI del sig. Luigi Massa di Poggiomarino che, in occasione della festa della mamma, ha voluto donare a tutti i nostri lettori un sacchetto di semi di girasole, per regalare un raggio di sole e gioia tutto l’anno.

FIORI E ADDOBBI

di Massa Luigi

Il tuo evento nelle nostre mani addobbi matrimoniali, religiosi e funebri allestimento palchi, défilé e mostre fiori per tutte le occasioni e in tutto il mondo Corso Garibaldi, 133 - Poggiomarino (NA) Tel. negozio 081 528 53 21 - notturno 081 528 30 60 - Cell 349 743 76 69 - 331 745 63 02 e-mail: fioriaddobbimassa.l@alice.it MAGGIO 2015 InsIeMe

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Foto di repertorio

VERSO FIRENZE

Il quarto capitolo della Traccia del Convegno di Firenze analizza la figura dell’uomo nell’a gire ecclesiale

La persona al centro

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er capire il ruolo della persona nell’attività ecclesiale occorre avviare una fase di discernimento molto profonda, solo così sarà possibile avviare «la ricerca dell’umanità nuova che cresce anche nel nostro tempo». Uno stile che, auspicano dal Comitato preparatorio, possa continuare «anche dopo le giornate fiorentine». Ma cosa indica il termine «discernimento comunitario» utilizzato nella Traccia? «Indica la volontà di costruirsi come corpo non clericale e ancor meno sacrale, dove ogni battezzato, le famiglie, le diverse aggregazioni ecclesiali sono soggetto responsabile; dove tutti insieme cerchiamo di essere docili all’azione dello Spirito. Significa vedere che lo Spirito Santo risveglia in chi si lascia raggiungere dalla sua grazia l’immagine di Gesù e che, soprattutto, disegna una Chiesa che si lascia seminare nel campo del mondo, accanto ai più piccoli come loro voce e speranza, nell’attesa vigile e fiduciosa dello Sposo».

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Una strada non certo facilissima, ma non impossibile da percorrere. Un aiuto arriva da Gesù. Nel documento si invita a tornare alla sua scuola, «per esempio al suo ministero per le vie della Galilea». «Implicitamente questo stile disegna un percorso di umanità nuova, “insaporita” dall’unzione dello Spirito». Vita quotidiana che papa Francesco richiama nella Evangelii gaudium. «Una Chiesa in uscita, che abita il quotidiano delle persone e, grazie allo stile povero e solidale, rinnova la storia di ciascuno, ridà speranza e riapre le nostre vite morte alla gioia della resurrezione. Una Chiesa gioiosa, perché sempre piena di meraviglia nello scoprire che la vita quotidiana è visitata dalla misericordia di Dio». A mettersi di traverso è però il mondo contemporaneo caratterizzato da «luoghi, frontiere, periferie». «Con la crescente complessità del mondo globalizzato, con le nuove forme d’ingiustizia che allargano il divario tra ric-

chi e poveri, con lo strapotere del sistema tecnologico e la crisi delle istituzioni (dalla scuola alla famiglia), i luoghi hanno perso molte rigidità, ma anche solidità e unità, sono diventati più permeabili, vulnerabili, sempre più sfidati e messi in questione». Non bisogna spaventarsi. È sempre il pontefice ad indicare come vivere il Vangelo in questi cambiamenti. Innanzitutto non bisogna attuare una «chiusura difensiva, ma dell’uscita». «Un simile discernimento – si legge nella Traccia – può realizzarsi lungo 5 vie, suggeriteci da Papa Francesco nella Evangelii gaudium. Queste azioni esprimono in modo sintetico il desiderio e la volontà della Chiesa di contribuire al dischiudersi dell’umanità nuova: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare». Cinque verbi che non si accostano semplicemente l’uno all’altro, ma si intrecciano tra loro. Termini che approfondiremo meglio il prossimo mese. Salvatore D’Angelo


Il 30 aprile il Vescovo ha pronunciato il Discorso alla città. Un'occasione per «cercare di dialogare, anche sul piano culturale, con gli uomini e le donne che vivono nella terra dell’A gro»

Ecce H homo!

Malinconia di Edvard Munch, 1894 particolare

a scelto il termine con cui Pilato presenta Gesù nel pretorio, monsignor Giuseppe Giudice, come tema del Discorso alla Città 2015. Il Vescovo ha voluto «riassumere in questa parola tante realtà e diversi avvenimenti» del nostro tempo, ma anche «i percorsi personali di gioia, fatica, speranza e le realtà che ognuno vive e per le quali combatte». Tre i passaggi del Discorso: Ecce homo! L’uomo nel tribunale mediatico; Un uomo scendeva (Lc 10,30) – Dove va, oggi, l’uomo?; Mi hai fatto risalire dagli inferi (Sal 29,4) – Rinascita e risalita dell’uomo. Nel primo capitolo monsignor Giudice ha fatto un’analisi della comunicazione contemporanea. «Ci stiamo abituando a partecipare online alla rissa dei tribunali mediatici. Una folla vociante, massa non-popolo, partecipa da spettatrice a ciò che avviene nei tribunali istituiti dai mezzi della comunicazione. E, senza conoscere, continuiamo a scegliere la liberazione di Barabba». Ha chiesto per questo di agire in controtendenza: «Come credenti, come cittadini onesti, abbiamo il potere, cioè la sana libertà, di spegnere o girare canale. Ne va della nostra dignità di uomini e cittadini. Ne va della nostra pace intima, sempre da custodire e difendere». Ma Pilato offre pure una risposta alla domanda “cos’è l’uomo” riuscendo ad essere soddisfacente perché «nell’uomo di Nazareth, l’uomo e il divino si incontrano. Ecco l’uomo! Sì, in Lui, ogni uomo e tutto l’uomo trova casa».

Il Pastore ha, invece, utilizzato un passaggio del libro Gesù di Nazareth del papa emerito Benedetto XVI per dire «dove va l’uomo». Il pontefice tedesco ritrovava nella parabola del Buon Samaritano l’uomo e Dio. «Se la vittima dell’imboscata è per antonomasia l’immagine dell’umanità, allora il samaritano può solo essere l’immagine di Gesù Cristo. Dio stesso si è incamminato per venire a prendersi cura della sua creatura ferita». Nel terzo capitolo si analizza la «rinascita e risalita dell’uomo». E l’unico riferimento possibile non poteva che essere quello della Pasqua. «Gesù, il Figlio di Dio umanato, non ci lascia nella notte e nella morte. Nella notte di Pasqua, il Risorto lo strappa alle tenebre e lo riconsegna alla Luce». «Il giorno nuovo, Cristo Risorto, chiede uomini nuovi capaci di cantare con la vita il mistero della Pasqua. L’uomo nuovo – esorta il Vescovo – o è un uomo pasquale o di fatto non è». Monsignor Giudice per «riscrivere il nuovo umanesimo cristiano» sollecita a «riscoprire il IV comandamento», ovvero "onora tuo padre e tua madre". Concetto che traduce in «Onora Dio, tuo Padre; onora la Chiesa, tua Madre. Non rispettando Dio, nessun uomo può essere onorato». E al posto delle conclusioni quest’anno il Pastore lascia strade di riflessione aperte «a tutti i sentieri dell’umano e oltre l’umano» attraverso un testo dell’Apocalisse e la poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo. Salvatore D’Angelo MAGGIO 2015 Insieme

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VITA ECCLESIALE Un momento della veglia in piazza Amendola a Nocera

Una bella sorpresa

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ono stati inviati da papa Francesco, che li ha benedetti lo scorso 25 marzo, in tutte le Diocesi italiane perché raccolgano le preghiere di quanti vorranno raggiungere, anche solo spiritualmente, la Giornata Mondiale dei Giovani che si terrà il prossimo anno a Cracovia. Si tratta delle copia del Crocifisso di san Damiano e della statua della Vergine lauretana, che saranno lasciate come dono alla Chiesa polacca. Le due sacre icone hanno visitato alcuni punti della Diocesi tra il 19 e il 21 aprile. Luoghi della sofferenza – gli ospedali di Sarno, Nocera e Pagani –, della preghiera come il Monastero delle Clarisse e l’eremo della Madonna di Loreto a Roccapiemonte, della comunità come la parrocchia Santa Maria del Presepe di Nocera Inferiore. Qui, il 19 aprile, c’è stata la veglia di preghiera diocesana con il vescovo. Monsignor Giudice ha defi-

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Insieme MAGGIO 2015

nito questa visita «una bella sorpresa nel cammino della nostra Chiesa, che sta vivendo il Concilio giovane». Oltre il bagno di folla in piazza Amendola a Nocera, in occasione dell’accoglienza, molto significativa è stata la presenza di popolo a Roccapiemonte per la sosta della statua mariana all’eremo. Toccante il passaggio della Madonna nera nei reparti di chirurgia, rianimazione e oncologia dell’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani. «La possibilità di avere questi due segni nella nostra Diocesi – ha affermato don Giuseppe Pironti, incaricato diocesano del Servizio di Pastorale giovanile –, ci ha riempito il cuore di forti emozioni. Le preghiere che tanti hanno affidato al Risorto e a sua Madre viaggeranno con quanti si recheranno sui luoghi di san Giovanni Paolo II e saranno elevate dalle migliaia di giovani all’incontro con papa Francesco». Salvatore D’Angelo

Dal 19 al 21 aprile la diocesi ha accolto il pellegrinaggio nazionale del Crocifisso di san Damiano e della statua della Madonna di Loreto

Ai piedi della Vergine del Rosario

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l tradizionale pellegrinaggio diocesano che ogni anno, a maggio, vede la comunità diocesana ritrovarsi in un luogo per pregare e riflettere insieme, quest’anno sarà a Pompei. Si è scelto di recarsi al santuario della Beata Vergine del Rosario approfittando della particolare devozione mariana che lega la nostra terra alla Madonna. Ogni comunità, così come ha comunicato il delegato per il clero don Gaetano Ferraioli, si organizzerà liberamente per raggiungere Pompei. Il programma comunitario prevede il ritrovo e l’accoglienza dei gruppi nel piazzale Giovanni XXIII nei pressi del parcheggio interno e poi l’ingresso in basilica. Alle ore 18.00 sarà recitato il Rosario meditato e alle ore 19.00 ci sarà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giuseppe.


In cammino verso il suo popolo Dal 12 al 22 aprile il busto e la reliquia di san Prisco in peregrinatio per le parrocchie di Nocera Inferiore

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festeggiamenti del Santo Patrono della Diocesi e della Città di Nocera Inferiore quest’anno sono stati caratterizzati da un eccezionale evento storico e religioso: la peregrinatio del busto argenteo del santo e della sua reliquia nelle parrocchie nocerine. Su richiesta del parroco della Cattedrale, mons. Domenico Cinque, il Vescovo ha autorizzato la peregrinatio che si è svolta dal 12 al 22 aprile. Le comunità hanno accolto con gioia la visita della statua, che ha sostato una notte e un giorno in ciascuna chiesa, dando la possibilità ai fedeli di godere della sua presenza, di avvicinarsi al sacramento della Confessione e dell’Eucaristia e di baciare la reliquia, custodita da anni nella Basilica Cattedrale. San Prisco ha trovato ovunque accoglienza e fervore. La grande affluenza di popolo è stata testimonianza del forte legame che i nocerini hanno con il patrono. Ad assicurare gli spostamenti nelle vie cittadine sono stati i volontari del Club Universo e i membri della Commissione per i festeggiamenti della Cattedrale. Come 1700 anni fa, san Prisco si è messo in viaggio per rievangelizza-

re la Sua terra, per risvegliare nei cuori una devozione che spesso si è creduta affievolita ma che invece è ancora viva. Oggi, come agli albori del cristianesimo, san Prisco si erge a testimone del Vangelo e della misericordia di Dio. E dopo essere andato incontro al suo popolo, attende i fedeli in Cattedrale nei giorni della festa. Marilena De Angelis

La famiglia da nostalgia a profezia Il 14 maggio convegno con don Enzo Bottacini, vicedirettore nazionale pastorale familiare della CEI

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n occasione della giornata internazionale della famiglia, il 14 maggio, alle ore 17.00, a San Giuseppe Vesuviano si terrà il convegno “La famiglia da nostalgia a profezia”. L’evento, promosso dall’associazione Ianua Spei e dal comitato Sì alla Famiglia, sarà ospitato nella pinacoteca delle Piccole Ancelle del Cristo Re. Sarà un incontro per dibattere le

nuove domande che la società si pone su ciò che rappresenta quel piccolo nucleo sociale, comunità di amore a solidarietà, che è la famiglia. «Ci siamo sentiti impegnati a dover portare il nostro contributo al dibattito in corso sulle tante problematiche che ci sono intorno al pianeta famiglia», ha detto il promotore del convegno Antonio Piccolo.

Tanti i relatori che prenderanno parte alla tavola rotonda, che sarà conclusa da don Enzo Bottacini, vicedirettore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia. Il 15 maggio, dalle ore 18.00, si continua con la preghiera nel santuario di San Gioseppe e, alle 19.30, con la festa Happy Family nel salone parrocchiale. Michele Di Matteo

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VITA ECCLESIALE

Don Domenico insieme a don Salvatore Agovino alla festa per il suo 90esimo compleanno

Ciao

don Domenico

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onsignor Domenico La Guardia ci ha lasciato il 16 aprile scorso. Aveva 90 anni. Ordinato sacerdote il 26 giugno 1949, è stato parroco di Lavorate dal 1960 al 2009. Fin dai primi anni del suo ministero si è dedicato all’opera educativa dei giovani. Negli anni della sua esistenza sacerdotale è stato vicario economo, assistente dell’A zione Cattolica dei ragazzi, cappellano del cimitero, responsabile diocesano dei coltivatori diretti, cappellano di Sua Santità Giovanni Paolo II, confessore straordinario per le suore. Chi lo ha conosciuto racconta che ha impegnato tutta la sua vita per i più deboli, per i bisognosi. Con lui se n’è andato un pezzo di storia della comunità di Lavorate e della Diocesi Nocera Inferiore – Sarno. Il professor Dante Ruggiero ha avuto modo di conoscerlo da vicino, sin da quando, giovanissimo, insegnava nel Cilento. «Vorrei sottolineare anzitutto uno dei tratti distintivi dell’animo di don Domenico: la generosità, l’altruismo, il bene degli altri. Di questa parte nobile del suo animo anch’io, come altri, ho fatto esperienza diretta. Un mattino d’autunno mi raggiunse nel Cilento, là dove iniziavo la mia carriera di docente, per potersi rendere conto dello stato d’animo di chi si vedeva costretto a vivere lontano dalla famiglia, dal paese e dagli amici». Don Domenico è stato un pilastro ed

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Insieme MAGGIO 2015

una guida paterna per tanti giovani e un punto di riferimento costante della crescita civile, morale ed umana di Lavorate. Ogni mattina inforcava la sua bici e faceva il giro del paese, salutando tutti con un amabile sorriso. Il professore Ruggiero propone di intitolargli una strada, una traversa o, meglio, la piazzetta antistante la parrocchia: «Qualcosa che trasmetta ai posteri l’esempio di un uomo che ha speso l’intera sua esistenza per il bene degli altri». Un altro testimone della vita sacerdotale di don Domenico è Il professor Raffaele Crescenzo, che ha scritto un libro sulla sua vita con il professor Alfonso Liguori Rossi. «Ha speso la sua vita per la cura delle anime. Ha saputo indicare ai suoi parrocchiani, e a quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo, la via da seguire, con intelligenza, abnegazione, tenacia». Il professor Crescenzo ricorda anche l’opera missionaria di don Domenico: «Ha lasciato un’impronta indelebile su tante piccole e grandi opere volute e realizzate a vantaggio della nostra comunità e dei più poveri. È stato in missione negli Stati Uniti, Brasile, Grecia, Albania, India. Nel 1995, ai poveri dell’Argentina donò un villaggio di casette molto confortevoli. Gli diciamo grazie per la strada tracciata per tutti noi». Antonio Orza

Il 16 aprile è partito per la Casa del Padre monsignor La Guardia. A giugno avrebbe celebrato il 65esimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale. È stato parroco di Lavorate per 49 anni Don Domenico con alcuni giovani di Lavorate nel 1960


Monsignor Ros in una foto scattata di recente

Addio a don Giovanni Ros Il segretario di monsignor Fortunato Zoppas, ultimo vescovo di Nocera dei Pagani, è morto lo scorso primo marzo. Il suo ricordo nell’A gro è ancora molto vivo

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a pregato e contemplato la santissima Trinità fino all’ultimo momento della sua vita terrena. Monsignor Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, ha ricordato così monsignor Giovanni Ros, nell’omelia pronunciata durante i funerali nella cattedrale di Ceneda. Nella diocesi di Nocera dei Pagani fu accanto a monsignor Fortunato Zoppas, in qualità di segretario. Ritornato in Veneto, ha servito la sua Diocesi nell’ambito del diritto canonico. Su di un quadernone, mentre era in un letto d’ospedale, incontrando il suo vescovo scrisse: «Ho iniziato la Quaresima con la passione di Gesù. Con lui cercherò di camminare fiducioso verso la Pasqua. Per mortem ad vitam. Ripongo in Dio tutta la mia vita: non posso vacillare. Preghiera vocale a gloria della Santissima Trinità; preghiera mentale e speciale; preghiera di contemplazione; preghiera del cuore». «Credo che con questa sequenza di parole – ha detto monsignor Pizziolo – volesse indicare il passaggio che era avvenuto nella sua vita: egli che non era mai mancato alla preghiera corale del capitolo. Egli che era sempre stato fedele alla preghiera quotidiana di meditazione e di ascolto della Parola di Dio, in pochi mesi era progressivamente e drasticamente passato a poter compiere soltanto una preghiera di contemplazione e ad una preghiera di totale affidamento,

cioè alla preghiera del cuore». Il Pastore della Diocesi veneta nell’omelia ha fatto pure riferimento agli occhi di monsignor Ros: «Sono stati illuminati dal Signore. Egli è andato incontro al suo ultimo giorno non da addormentato, ma con grande consapevolezza di fede, guardando al Signore come ad un amico da aspettare e da accogliere». Un sacerdote straordinario, che in tutta la sua vita ha saputo «realizzare una vera appartenenza a Gesù. Concretamente si impegnò di far coincidere la sua vita con la ricerca e il compimento della volontà di Dio». Monsignor Ros era anche un uomo molto legato alla tradizione della fede ecclesiale. Radicamento che emerge dal suo testamento spirituale che il vescovo Pizziolo ha letto durante le esequie. «Desidero ricordare – scriveva monsignor Ros nel 2002 – che l’unica cosa che ci rende veramente felici sulla terra e in cielo è la grazia del Signore. Nessuna gioia può paragonarsi a quella di colui che vive nell’amore del Signore e compie opere di santità per sé e per i fratelli, diffondendo così il regno di Dio, malgrado le immancabili sofferenze fisiche e morali della vita. In ogni stagione ed in ogni sofferenza il buon Dio ha la possibilità di riempire il nostro cuore di immenso gaudio. Accogliamolo con tanta gratitudine». Salvatore D’Angelo

L’appuntamento Il 17 e 18 giugno la comunità diocesana vivrà la Sosta ecclesiale. Il vescovo Giuseppe ha invitato monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, a guidare la riflessione. Un impegno da segnare in agenda.

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ILPANEDeLLADOMENICA commenti a cura delle sorelle Clarisse del Monastero di Santa Chiara

sussidio liturgico dall’a scensione del signore all’Xi domenica del tempo ordinario (anno b)

Forza dei deboli Signore Gesù, io sono povero come lo sei tu, sono debole come lo sei tu, sono un uomo come lo sei tu. Ogni mia grandezza viene dalla tua debolezza, ogni mia sapienza dalla tua follia! Correrò verso di Te, Signore, che sani gli infermi, dai forza ai deboli, ridoni gioia ai cuori immersi nella tristezza. Io ti seguirò, Signore Gesù. Aelredo di Rievaulx

17 ASCENSIoNE MAGGIo DEL SIGNoRE 2015 (ANNo B) Questo mese pubblichiamo alcune opere di Antonello da Messina realizzate nella seconda metà del 1400. Inizialmente influenzato dall'arte fiamminga, sviluppò in seguito una pittura dai colori luminosi e purissimi, lasciando una profonda impronta su tutta l’arte veneziana. Salvator Mundi di Antonello da Messina, 1465

Le letture “Andate in tutto il mondo”

La missione di Cristo nella storia

Prima lettura: At 1, 1-11 salmo: sal 46 seconda lettura: ef 4, 1-13 Vangelo: Mc 16, 15-20

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Il Vangelo «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano». (Cfr Mc 16, 19-20) Colore liturgico: BIAnCO

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InsIeMe MAGGIO 2015

isceso tra i suoi dal momento dell’Incarnazione, Dio ha scelto di essere il Dio con noi fino alla fine dei tempi. L’Ascensione diviene allora il ricongiungimento del Figlio al Padre perché d’ora in poi per la presenza divina dello Spirito Santo continuerà la missione di Cristo nella storia. “Il Signore agiva insieme con loro”. Come la prima comunità degli apostoli inviata a proclamare il Vangelo ad ogni creatura, così anche noi camminiamo nella storia raccontando l’amore di Dio accompagnati dalla presenza del suo Santo Spirito che tutto trasforma e rinnova “... allo scopo di edificare il corpo di Cristo. Finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio”.


24 PENTECOSTE maggio (Anno B) 2015

31 SANTISSIMA maggio TRINITà 2015 (Anno B)

Le letture “Vino nuovo in otri nuovi”

Le letture “Io sono con voi tutti i giorni”

Prima lettura: Os 2, 16. 17. 21-22 Salmo: Sal 102 Seconda lettura: 2 Cor 3, 1-6 Vangelo: Mc 2, 18-22

Prima lettura: Dt 4, 32-34. 39-40 Salmo: Sal 32 Seconda lettura: Rm 8, 14-17 Vangelo: Mt 28, 16-20

Il Vangelo «Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno"». (Cfr Mc 2,19-20)

Il Vangelo «Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”». (Cfr Mt 28, 18-20)

Colore liturgico: ROSSO

Colore liturgico: BIANCO

Le promesse adempiute

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e tale è il pegno, quale sarà il tesoro da possedere?” diceva san Basilio Magno. Oggi è Pentecoste, le promesse che Gesù ha fatto agli apostoli si stanno realizzando. Gesù è tutto un dono: dopo averci donato per sempre il Suo corpo e il Suo sangue, dopo averci donato Sua madre, ora manda chi ci consola e addirittura ci difende, il Paràclito. Quale larghezza d’animo, quale vera fratellanza, quale vero amore. Come non adorare e aderire? Solo così lo Spirito di verità potrà agire in noi, perché gli faremo spazio, permettendogli di fare di noi dei “martiri”, cioè testimoni nella vita di tutti giorni, con quella parresìa così a ragione invocata e richiesta da papa Francesco.

Pala di San Cassiano di Antonello da Messina, 1475-76 - particolare

Annunciazione di Antonello da Messina, 1476 - particolare

Gesù è con noi

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a posta in gioco è alta: la salvezza di tutti gli uomini, il bene dell’umanità. Nonostante tutti i limiti dei discepoli, Gesù li manda, li invia a predicare, annunciare, battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Le tre persone, vive ed operanti. Il vivere in loro è garanzia di felicità già qui su questa Terra e, un giorno per sempre, là dove ogni lacrima sarà asciugata. Il compito è grande: insegnare ad osservare ciò che ha comandato Gesù: l’amore per i nemici, non opporsi al malvagio, non uccidere, ecc. ecc.. Chi potrà farlo efficacemente, se non chi lo vive per primo, ha fede in Gesù e crede che Lui è con noi fino alla fine del mondo? MAGGIO 2015 Insieme

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IL PANE DELLA DOMENICA

7 CORPUS GIUGNo DOMINI 2015 (Anno B)

14 XI domenica GIUGNo del Tempo Ordinario 2015 (Anno B)

Le letture “Lì preparate la cena per noi”

Le letture “Il seme germoglia e cresce”

Prima lettura: Es 24, 3-8 Salmo: Sal 115 Seconda lettura: Eb 9, 11-15 Vangelo: Mc 14, 12-16. 22-26

Prima lettura: Ez 17, 22-24 Salmo: Sal 91 Seconda lettura: 2 Cor 5, 6-10 Vangelo: Mc 4, 26-34

Il Vangelo «Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: "Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti"». (Cfr Mc 14, 22-24)

Il Vangelo «[Il regno di Dio] È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto […]». (Cfr Mc 4, 31-32)

Colore liturgico: BIANCO

Colore liturgico: VERDE

Parole nuove

“P

rese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò, lo diede loro”: gesti semplici e rituali, che ogni capofamiglia faceva in occasione del pasto festivo. Su questi gesti Gesù pronuncia parole di inaudita novità, profondità e libertà: “È il mio corpo, è il mio sangue”. è l’alleanza, nuova ed eterna, perché verrà immolata una carne non fatta da “mani d’uomo”. Un essere senza peccato e pieno di Spirito Santo si offre e continua ad offrirsi in ogni eucarestia che celebriamo, per amore. Amore ricevuto dal Padre e dato a tutti gli uomini, nonostante il rifiuto. D’ora in poi, ognuno di noi può avere accesso al Padre e diventarne figlio, grazie al Figlio, reale fratello e sposo dell’umanità.

Cristo morto sostenuto da un angelo di Antonello da Messina, 1476 - particolare

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San Sebastiano di Antonello da Messina, 1476 - particolare

La luce dell’esempio

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l Regno di Dio comincia dal nostro cuore. Ciò che c’è nel cuore passa attraverso le nostre parole e i nostri gesti, anche i più piccoli. Se c’è corruzione o confusione essa passa anche se abbiamo “il sorriso di cartone” (Papa Francesco). Ma se il nostro cuore è abitato tutto da Dio, allora si semina a piene mani, perché tutto parlerà di Dio, il nostro guardare, il nostro parlare, il nostro camminare, il nostro agire. E lo Spirito, di cui è piena la terra, farà germogliare e crescere. Il nostro padre, san Francesco, disse: “Il servo di Dio deve avere in se stesso tale ardore di santità di vita, da rimproverare tutti gli empi con la luce dell’esempio e l’eloquenza della sua condotta”.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Episcopato riunito Dal 18 al 21 maggio il Vescovo prenderà parte all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana che si terrà a Roma. un appuntamento importantissimo di incontro, confronto e programmazione futura. Il 5 e 6 giugno, invece, a riunirsi saranno solo i Vescovi campani, che si ritroveranno a Salerno. Ai piedi di Maria Il 16 maggio si terrà il quarto pellegrinaggio diocesano. dopo Roma, Montevergine e Montecassino, questa volta

la comunità diocesana si riunirà in preghiera a Pompei, nel santuario della Beata Vergine del Rosario dove alle ore 19.00 il Vescovo presiederà una solenne concelebrazione eucaristica. Nelle parrocchie Il 17 maggio il Vescovo sarà nella comunità di Santa Maria delle Grazie di Sarno per una Santa Messa. Appuntamento alle ore 19.30. Corpus Domini Il 7 giugno, alle ore 19.00, nella Solennità del Corpus Domini, il Vescovo

presiederà la Santa Messa nella parrocchia Santissimo Corpo di Cristo di Nocera Inferiore insieme al clero cittadino. Viva Sant’Antonio Il Vescovo sarà presente nelle comunità della diocesi che festeggiano Sant’Antonio di Padova. Il 12 giugno, alle ore 19.00, presiederà la Santa Messa al Convento di Sant’Antonio a Nocera Inferiore, il 13, alle ore 20.00, celebrerà nella parrocchia dedicata al santo patavino di Poggiomarino, il 14 alle ore 8.00 sarà nella comunità di Orta Loreto.

Scende lo Spirito Il 23 maggio la comunità diocesana si ritroverà a San Valentino Torio per la solenne veglia di Pentecoste. Ad accogliere la liturgia presieduta dal Vescovo sarà la parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo, ad animarla saranno le religiose e i religioso che stanno vivendo l’anno dedicato alla Vita consacrata. Appuntamento alle ore 21.00. Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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DON ENRICO SMALDONE Il prete che amava i bambini di Antonietta Abete

I bambini di don Enrico

La Città in fermento A

nno 1958, la vita nella Città dei Ragazzi è in continuo fermento. «Sarà difficile tenere memoria di tutto», scrive Agnese Adinolfi. La sorella di Francesco, il giovane medico che quasi 10 anni prima aveva donato il terreno per realizzare l’opera, dal 1956 affianca don Enrico Smaldone. Nei primi mesi dell’anno è inaugurato un grande dormitorio, a Pasqua invece è benedetto quello più piccolo. «Il reparto ora è completo, compreso il piccolo appartamentino di don Enrico - annota - e si impone all’ammirazione di tutti i visitatori. Un particolare elogio va a Nunziatina che non si risparmia per mantenere l’ordine e la pulizia in tutta la Città». Viene sistemata anche la cucina e in quella vecchia è collocata la grande dispensa. Un’affettatrice e un magnifico frigorifero di 1.200 litri, finito di pagare solo pochi giorni prima, donano un piacevole profumo di casa. Nel complesso continuano senza sosta i lavori di costruzione. È realizzata la “tompagnatura” di tutti i muri dell’edificio, sono sistemate le finestre delle pareti poste ad ovest e a nord-est dell’edificio. Si inizia a dare anche l’intonaco. «Si comincia a vedere, finalmente, qualcosa di bello e di maestoso», scrive Agnese. Trenta ragazzi sono il cuore pulsante della Città, seguiti nell’apprendistato dall’istruttore Giacinto. «Sono stati tutti approvati a scuola. Armando, che ha frequentato la I avviamento, ha guadagnato una borsa di studio con la media dell’8». La sera, prima di abbandonarsi al sonno, Agnese spiega loro la Sacra Scrittura. Nella Città,

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mentre si insegna un mestiere non è mai trascurata la cura dell’anima. E i piccoli apprendono con tale sollecitudine che Agnese decide di organizzare per Natale una gara di catechismo. Tra le righe, un piccolo appunto mostra come lo sguardo paterno di don Enrico continui a seguire i ragazzi anche fuori le mura della Città: «Pasquale Lamberti, che aveva lasciato il seminario nel novembre scorso, si trova ora presso i frati Cappuccini di Muro Lucano». Natale 1958. Piove ininterrottamente tutta la giornata ma l’acqua che viene giù fragorosa non svilisce la gioia della festa. «Tra pochi giorni – in gennaio – ricorrerà il decennale della Città. Sono trascorsi già tanti anni e possiamo veramente ringraziare di tutto cuore la Divina Provvidenza per i progressi raggiunti», annota la giovane. Le grandi opere germogliano prima nel cuore, solo successivamente sono generate nella storia. Per don Enrico la Città non è nata quando ha ricevuto il terreno ( febbraio 1949) o quando vi è stata la cerimonia per la posa della prima pietra (10 luglio 1949). Nel suo cuore l’opera era sbocciata il 6 gennaio del 1949, quando insieme ai suoi esploratori, al cinema Minerva, guarda il film “Gli uomini della Città dei Ragazzi”. Sono passati dieci anni e non ha mai smesso di sognare e progettare. All’inizio del 1959, il sacerdote muove i primi passi per implementare nella Città un’officina meccanica.

nel 1958, trenta ragazzi sono il cuore pulsante della Città. all’inizio del 1959 don enrico muove i primi passi per implementare, accanto alla falegnameria, un’officina meccanica


Foto di gruppo dell’oratorio ANSPI “Chiara Luce Badano” di Corbara

Il racconto della salvezza

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o scorso 28 marzo, la parrocchia San Bartolomeo Apostolo e l’oratorio ANSPI "Chiara Luce Badano" – con la collaborazione delle altre associazioni presenti sul territorio, la Proloco Comune di Corbara, la Consulta delle donne e la Pubblica Assistenza Corbara – hanno messo in scena la prima edizione della “Passione di Cristo”. In un meraviglioso scenario naturale in località “Calcara” sono tornate le suggestive atmosfere della Passione di Cristo. La location è diventata un teatro naturale per la messa in scena dei momenti più importanti della Passione di Cristo, dal Getsemani alla Resurrezione. Una serata di passi lenti, di dolore, di silenzio e di buio. La prima scena ha visto Gesù protagonista nell’Orto degli Ulivi ed il suo arresto. Poi il Processo a Gesù, la Via Crucis e il maestoso e commovente corteo, guidato dal Capo Centurione, dai soldati romani e seguito dalla Madonna, dalle pie donne e dai discepoli, che conduce Gesù, caricato della pesante croce, verso il Golgota. La Crocifissione è stata la scena più bella, densa di spiritualità, con una scenografia naturale che ha richiamato alla mente la sofferenza del Cristo. Le tre croci hanno rievocato le immagini del Calvario di Gesù e la

luce della Resurrezione che tutto rischiara. I protagonisti. 50 giovani corbaresi in costume d’epoca, studiati e realizzati da bravissime sarte, sono stati i protagonisti assoluti. I ragazzi si sono confrontati con i testi della Passione, per ripercorrere il cammino doloroso compiuto da Gesù, accompagnati da una voce narrante. Tante suggestioni, arricchite dalle interpretazioni dei vari personaggi: da Gesù ai ladroni, da Maria alle pie donne, dai soldati a Ponzio Pilato, da Giuda a Pietro. È bastata la luce di un faro affinché il promontorio naturale diventasse il Golgota, qui si è materializzato il viaggio della salvezza in un racconto scarno, essenziale, non affidato alla parola, ma ai gesti e alla posa plastica che hanno trasformato i figuranti in statue grondanti, capaci di suscitare profonde emozioni.

Lo scorso 28 marzo, è andata in scena a Corbara la prima edizione della “Passione di Cristo”

Un momento della rappresentazione della Passione di Cristo

L’evento ha mobilitato tutti i corbaresi: ognuno ha contribuito secondo la propria disponibilità. Dalla comunione di pensiero e dall’intesa perfetta tra chi l’ha realizzata e chi ha partecipato alla Passione di Cristo è venuto fuori un momento di intensa preghiera, unico e coinvolgente. Non una semplice e tradizionale rappresentazione della passione, ma un rapimento in cui l’umano si è annullato nel divino.

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REDAZIONALE A CURA DELLA PIA UNIONE AMMALATI CRISTO SALVEZZA E DEI PICCOLI DISCEPOLI DELLA CROCE

Quarta stazione, un bambino porta la croce

Nella Croce… la luce

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n cruce domini gloriari oportet". È necessario che ci gloriamo nella croce del Signore: questo è il motto associativo dei fratelli e delle sorelle della P.U.A.C.S., da tenere bene in mente nelle nostre giornate. Il principio fondamentale è lo stesso: dobbiamo accettare gli avvenimenti spiacevoli così come i limiti e i difetti della nostra persona. Se ci ribelliamo o facciamo finta di non vedere il male che è di fronte a noi, perdiamo la pace. Se invece lo accettiamo e lo sublimiamo con la Fede e la Carità, diventa un ottimo mezzo di riscatto e redenzione, unito al Sacrificio di Cristo. La realtà va accettata integralmente, nella sua interezza. Questo non significa porsi in un atteggiamento passivo di fronte alle avversità, al contrario la sfida è accogliere la prova per amore di Dio. È un cammino lungo e faticoso, che richiede una grande fiducia nella Provvidenza che da ogni male è capace di trarre un bene maggiore. Una grande emozione. Per questo motivo quest’anno abbiamo proposto ai nostri fratelli ammalati la celebrazione della Via Crucis all’interno del nostro monastero. Abbiamo rivissuto insieme a loro i 14 momenti della stra-

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da percorsa da Gesù verso il Calvario nel giorno del Venerdì Santo e meditato, tenendoli per mano, le sofferenze di Gesù Cristo per unirci interiormente a Lui. Abbiamo provato un’emozione grande quando a leggere la quarta stazione è stato un bimbo con una particolare patologia. In silenzio era accanto alla Croce e il suo sguardo dolce la avvolgeva come se volesse farla tutta sua. Una tenerezza che ha commosso tutti e che ci invita ad avere coraggio. Dobbiamo prendere con forza la croce sulle nostre fragili spalle, facendoci aiutare dall’Onnipotenza misericordiosa e ausiliatrice di Dio. Solo allora l’amarezza della croce si trasformerà in dolcezza, il tormento in pace. Gesù ce ne ha dato l’esempio: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46). E ancora: “Reclinato il capo emise il suo spirito”. Per crucem ad lucem. Maria Grauso

Il Venerdì Santo, i membri della P.U.A.C.S. hanno vissuto una toccante Via Crucis insieme agli ammalati all’interno del Monastero della Purità

Alcuni momenti della Via Crucis


NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

San Teodoro Martire Sarno

La mamma, il senso della famiglia

C La corale “Che bella compagnia”

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Musica sacra con la corale “Che bella compagnia”

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l 28 marzo, si è svolto in parrocchia il concerto di Pasqua, organizzato dalla corale “Che bella compagnia” di Piera Frangione. Una serata vissuta intensamente, tra spiritualità e canto. Armonia di voci e gioia della comunità per i canti pasquali. Con garbo e tanta dolcezza, la corale ha creato un’atmosfera carica di condivisione e di speranza, attraverso un vasto repertorio incentrato su musiche sacre, con testi e canzoni della tradizione quaresimale e pasquale, legati ai temi religiosi, che hanno coinvolto i fedeli presenti, in un crescendo di emozione e gioia. Un excursus suggestivo che la corale ha invitato a compiere insieme: voci composte, ovattate, sussurrate si sono levate verso l’alto, per confluire in una celeste melodia. Momento culminante e commovente della serata è stato quando il coro ha intonato l’Ave verum di Mozart, accompagnato dalla violinista Marianna Zarra, che ha spinto ognuno a guardare nel proprio cuore, alla scoperta dei veri sentimenti. Maria Bonfiglio

he mondo sarebbe senza la mamma? Non proviamo nemmeno ad immaginarlo. Tanta è la paura alla sola idea che non proviamo a pensarlo neanche per un istante. La mamma è la “mamma”. Non esiste altro termine così onnicomprensivo come “mamma”. Sicurezza, protezione, custodia, amore, sostegno, esempio: sempre pronta a prodigare consigli ed a privarsi di cose pur di soddisfare i propri figli. Non che lo faccia pesare: lo fa con quella naturalezza che è spontaneità, affetto. D’altronde chi più della “mamma” lo può fare? La Mamma di tutte le mamme ha accolto il Figlio di Dio nel suo grembo rispondendo all’Arcangelo un semplice, ma tanto “profondo”, “Sia fatto di me quello che hai detto”. Un atto di consacrazione pieno, che trova in Giuseppe la sua completezza: un uomo Santo che risponde generosamente alla chiamata di Dio e compie un atto di fiducia simile a quello della Vergine. Un uomo ed una donna, un padre ed una madre: figure da custodire gelosamente nei tempi che corrono, anche perché altrimenti che senso avrebbe festeggiare la Festa della mamma ed anche quella del papà? Michele Lanzetta

FOTONOTIZIA I bambini della parrocchia Sant’Antonio di Padova ad Orta Loreto hanno vissuto la prima confessione: attraverso la parabola del Padre misericordioso hanno potuto fare esperienza dell’abbraccio di un Dio ricco di misericordia sempre pronto ad accogliere i figli che ritornano a Lui.

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NEWS DALLE PARROCCHIE

Santa Maria delle Grazie Angri

Marcello Torre

Gesù Risorto Pagani Il logo del team

Web e comunicazione

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l parroco di Santa Maria delle Grazie in Angri, don Domenico D’Ambrosi, è lieto di annunciare che nella sua parrocchia è nato il gruppo “Web e comunicazione”, un team che ha come obiettivo quello di informare la Diocesi e i parrocchiani sulle attività e sugli eventi che vengono proposti dalla comunità e dalla diocesi. Il lavoro d’informazione è stato indirizzato innanzitutto sui più popolari social network: sono già partiti infatti i profili Facebook (Parrocchia Santa Maria delle Grazie) e Twitter (@Parr_smdg_Angri). Presto vedrà la luce anche un sito internet, periodicamente aggiornato, dal quale sarà possibile conoscere storia e tradizioni della comunità, condividere materiale multimediale. Online sarà presente anche una bacheca per divulgare info e appuntamenti. Gruppo “Web e comunicazione”

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In memoria di Marcello Torre

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n evento per mantenere vivo il ricordo, nel senso dell’impegno affinché il suo sacrificio non sia stato vano. Esperienza particolarissima per il gruppo giovanissimi dell’AC “Tommaso Maria Fusco” che, a conclusione del percorso sul tema della legalità, hanno incontrato Annamaria Torre, figlia di Marcello, ex sindaco di Pagani ucciso nel 1980, ed Anna Garofalo, referente provinciale di Libera. Un incontro a tutto tondo, partendo dalla figura di Marcello Torre – ai più poco conosciuta – dal suo amore per l’A.C. a quello per Pagani, che poi gli è costato la vita. Grazie alla testimonianza della figlia, i giovanissimi si sono interrogati sul loro ruolo nella vita sociale della città in cui vivono, prima ancora che nel Paese. Grazie alla professoressa Garofalo, invece, hanno scoperto il progetto di Libera e l’impegno di tanti uomini e donne per combattere la criminalità organizzata Danilo Sorrentino


S. Maria Maddalena in Armillis S. Egidio del M. Albino

Quaresima: cenacoli di preghiera ed inni sacri

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l libro di Giobbe rappresenta senz’altro la lettura ideale di cui ogni cristiano non dovrebbe privarsi durante il tempo di Quaresima. Non a caso, il messaggio del vescovo Giuseppe è stato tratto proprio dal capolavoro letterale della corrente sapienziale. Parole preziose risuonate ad ogni cenacolo di preghiera, riproposte anche quest’anno ai fedeli della comunità parrocchiale. Ogni giovedì, infatti, a partire dal 26 febbraio, diverse famiglie, “spezzando” la Parola del Signore, condividendo, cioè, la lettura del Vangelo della domenica successiva, hanno accolto l’invito a rendere le proprie abitazioni delle vere e proprie case del pane. Inoltre, momento di grande spiritualità è stato vissuto dalla corale Millennium domenica 22 marzo, ospitata delle Figlie della Carità in Napoli. La Corale ha animato la celebrazione eucaristica della comunità di suore, vivendo con loro un momento di agape e preghiera di ringraziamento al Signore. Livia Rossi

Un momento della Passione vivente

Sant’Alfredo Sarno

Passione vivente per le strade della città

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omenica 29 marzo 2015, domenica delle Palme, nel rione Serrazzeta, è stata rappresentata una Passione vivente. La presenza di una vera folla, che ha seguito lo snodarsi dei vari episodi, ha coinvolto protagonisti e spettatori, che spesso non hanno frenato le lacrime. Le riprese di Telenuova hanno fissato lo svolgersi dei vari episodi e sono state trasmesse la sera del Mercoledì Santo e il primo pomeriggio del Giovedì Santo. È stato preparato anche un DVD. Nella preparazione è stata coinvolta la comunità, che risposto in maniera inaspettata: un centinaio le comparse. Gesù è stato interpretato in maniera convincente da Daniele Emilio. Pio Volpe ha curato la scenografia e la regia, Renzo Bacarelli ha coordinato le varie componenti ed ha coinvolto le attività commerciali. I vestiti sono stati confezionati su misura da quattro nostre sarte; i tecnici del suono hanno approntato una stazione mobile di amplificazione. La rappresentazione della passione ha messo in evidenza la capacità di collaborazione e di coesione, anche tra persone che non frequentano assiduamente la parrocchia. P. Pietro Lombardi

FOTONOTIZIA

Cappella delle Figlie della Carità di Napoli

Lo scorso 12 aprile, in occasione della Domenica della Divina misericordia, le coppie di fidanzati della parrocchia S. M. Maddalena in Armillis hanno ricevuto l’attestato di preparazione al corso di matrimonio e la preghiera intitolata Signore prendici per mano, consegnata in dono da p. Massimo e dal catechista Rosario Damiano. MAGGIO 2015 Insieme

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IN PARROCCHIA Pellegrinaggio della comunità di Casolla a Cascia 2014

Dietro le quinte della festa di Maria Ss. delle Grazie e Santa Rita presso la comunità dei S.S. Apostoli Simone e Giuda Taddeo, in Casolla di Nocera Inferiore

Tra fede e storia: la bellezza della tradizione

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n quartiere piccolo, alla periferia di Nocera Inferiore. Non più di 6000 persone. C’è la salumeria, la macelleria e il fruttivendolo del quartiere. Ancora come un tempo. E come allora l’ombelico del borgo è la parrocchia. Questo quartiere si chiama Casolla, vale a dire piccola casa e la parrocchia è casa tra le case. Tra questa gente che, come accade nelle realtà piccole, tutta si conosce, esiste un culto, una tradizione che resiste e si tramanda. Quando dici "Casolla" dici "Santa Rita". Lo sanno tutti e fin da piccoli si è preparati all’attesa di questa festa allo stesso modo del Natale o della Pasqua. Non ce l’abbiano a male gli apostoli Simone e Giuda Taddeo, cui la chiesa è intitolata, ma qui la santa di Roccaporena è troppo popolare. Che sia nativo del quartiere e altrove trapiantato, che sia rimasto sempre lì o vi sia giunto da grande, che abbia pochi mesi o quasi centenario, il casollese vero è un devoto, un innamorato pazzo di Rita. La processione, la rappresentazione in costume d’epoca della vita di s. Rita, il pellegrinaggio parrocchiale a Cascia nell’aprile di ogni anno: qui Rita è invocata, ricordata, adorata. Così alla fine di maggio e al termine dell’intenso anno pastorale, questa comunità attende la festa in onore di santa Rita da Cascia e Maria Santissima delle Grazie, perché sia ancora fonte di gioia per i bambini e sorgente di speranza per i grandi, che calcando le orme di queste donne straordinarie trovino il coraggio di dire Sì a qualunque vocazione il Signore li chiama. Lavinia Bassano

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Presentazione contrade e alzata del quadro 2015

Rita: la storia di una donna, la vita di una santa

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ell’Umbria degli ultimi decenni del XIV secolo nacque Margherita. La straordinarietà della sua vita consiste nell’aver incarnato santamente le vocazioni di sposa, madre, vedova e religiosa e per questo di essere modello di autentica femminilità per tante donne. Sposata a un uomo violento, che ella riuscì a riconciliare con Dio, dopo la morte dei suoi figli, da lei invocata perché non si macchiassero della vendetta dell’assassinio del padre, fu accolta nel monastero agostiniano di Cascia, dove trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita portando sulla fronte il segno della sua unione con Gesù crocifisso. Morta il 22 maggio 1457, il suo corpo si venera nel monastero di Cascia e la sua intercessione è invocata in modo speciale per i casi disperati. L. B.


A cura della comunità parrocchiale S.S. Apostoli Simone e Giuda Taddeo-Casolla di Nocera Inferiore

Battaglia a suon di petali: il diritto della rosa Cascata delle rose di via Siciliano 2014

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n modo per fare festa, per valorizzare la ricchezza di ciò che siamo in grado di fare e riappropriarci della nostra appartenenza, non solo una volta all’anno, ma sempre”. Con queste parole il parroco don Piercatello Liccardo, in occasione dell’alzata del quadro con le sacre effigie di S. Maria delle Grazie e S. Rita, ad un mese dalla festa parrocchiale, presenta e spiega ai suoi parrocchiani gli stendardi delle cinque contrade in cui il rione Casolla è stato suddiviso. Contrada della Magnolia: via SS. Felice e Costanza e via Fratelli Fresa; contrada del Prunus: via Vitolo, via Apicella, via Iodice; contrada della Palma: via Lamberti, via Siciliano; contrada del Gelso: via Balbo e via Siniscalchi; contrada dell’Oleandro: quadrivio di borgo Casolla. Le contrade si sfidano con la pioggia delle rose. La pioggia di rose migliore ottiene il diritto della Rosa: ogni anno lo stendardo della Rosa che guida la processione recherà la fascia della contrada che ha vinto la gara l’anno precedente. Quest’anno il diritto è toccato alla contrada della Palma: la pioggia delle rose di via Siciliano, ormai famosa attrazione per tanti nocerini e forestieri, ha lasciato ancora una volta tutti a bocca aperta. Chissà se in questa nuova lotta a suon di petali qualche altra contrada le ruberà l’indiscusso primato. Lavinia Bassano

IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI Sabato 16 maggio: Contempliamo la vita di S. Rita Ore 19.00: Sacra rappresentazione in costume d’epoca delle tappe principali della vita di S. Rita Da martedì 19 a giovedì 21 maggio: Triduo di preghiera in onore di S. Rita. Nel mese mariano ci affidiamo alla Vergine Santa e alla Santa sposa Ore 18.00: Preghiera del S. Rosario Ore 18.30: Preghiera del Vespro Ore 19.00: S. Messa presieduta da don Roberto Farruggio e riflessioni sul tema “La misericordia di Dio nell’esperienza di Rita da Cascia” Giovedì 21 maggio: Celebrazione del Transito di S. Rita Ore 22.30: Adorazione eucaristica e veglia di preghiera nella celebrazione del transito Ore 24.00: Benedizione eucaristica e suono delle campane Venerdì 22 maggio: Celebriamo il giorno della festa Ore 7.00; 8.30; 10.00; 11.30; 17.00; 18.30; 20.00 celebrazione della S. Messa offerta della propria preghiera a Maria SS.ma e S. Rita Ore 12.00: Recita della Supplica a S. Rita e bacio della reliquia Domenica 24 maggio: In Cammino con Maria SS. delle Grazie e S. Rita Ore 17.00: Processione delle sacre immagini di Maria Santissima e S. Rita Ore 23.00: Celebrazione della S. Messa sul sagrato della chiesa parrocchiale. Al termine della messa rientro delle sacre effigi nel tempio.

PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ Mercoledì 20 maggio ore 20.30: serata teatrale offerta dalla Compagnia “L’Albatro” Venerdì 22 e sabato 23 maggio: Serate di festa accompagnate dalla presenza di gruppi musicali. Nelle stesse sere sarà possibile degustare alcune specialità tipiche.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN PRISCO - NOCERA INFERIORE

Evviva San Prisco

Dall’8 all’11 maggio i festeggiamenti in onore del Santo Patrono della Diocesi e della Città di Nocera Inferiore. Tante le iniziative in calendario

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n programma ricco di iniziative religiose e civili quello che la parrocchia San Prisco di Nocera Inferiore ha approntato per la festa del Santo Patrono della Diocesi e della Città di Nocera Inferiore. Momenti di preghiera e di sano divertimento.

Programma religioso Il solenne novenario ha avuto inizio la mattina del 30 aprile, con il discorso alla Città del Vescovo sul tema Ecce Homo! (Gv 19,5) ed è proseguito fino all’8 maggio, vigilia della festa. Durante il novenario, tutte le parrocchie di Nocera Inferiore sono state pellegrine sulla tomba del Santo. Ogni sera una comunità. La notte tra l’8 e il 9 il suono festoso di tutte le campane ha risuonato per la città, immettendo tutti nel giorno solenne dedicato a san Prisco. Il 9 maggio la sveglia dei cittadini di Nocera Inferiore è con la banda musicale. In Cattedrale è in programma la Santa Messa ogni ora, a partire dalle 7.00. Alle ore 11.00, il Pontificale pre-

sieduto dal Vescovo e concelebrato dal clero della Diocesi. Alle ore 18.00, dalla Cattedrale parte la processione cittadina che alle 19.30 arriva presso la parrocchia San Matteo Apostolo. Da qui parte la processione solenne con il Vescovo, i sacerdoti, le autorità civili e militari della Diocesi per ritornare in Cattedrale dopo aver attraversato il centro cittadino. La sera dell’11 maggio, invece, ci sarà la processione per le strade della parrocchia.

Programma civile Il programma civile prevede, la sera del 9 maggio, il concerto della banda musicale in piazza Vescovado. La sera del 10 la festa si sposta in piazza Diaz, con la presenza del comico Paolo Caiazzo di Made in Sud e di Gianni Mobilya & Tammurriata Band. L’11 maggio, ultima dei festeggiamenti, in piazza Vescovado ci sarà il concerto di Rosario Miraggio e il tradizionale spettacolo di fuochi pirotecnici. Marilena De Angelis

Corri per San Prisco

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Foto Salvatore Alfano

a festa è un momento di aggregazione e condivisione, anche sportiva. Domenica 10 maggio, alle ore 9.00, è in programma la maratonina “Corri per San Prisco”. Organizzata dalla parrocchia, in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano Nocera-Pagani-Sarno e l’A.D.S. Polisportiva Folgore, la maratonina è una iniziativa che coinvolge grandi e piccoli maratoneti, amatoriali e agonistici. La partenza e l’arrivo sono in Cattedrale, mentre il percorso

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attraversa via Monte Vescovado e l’intero borgo. Viviamo con gioia la festa. Corriamo non solo per San Prisco, ma anche verso di lui come figli di una terra, spesso martoriata da calamità naturali e problematiche politiche e sociali, che ritrova le sue origini cristiane e la sua fede in un santo modello di carità e di speranza per tutti. M.D.A.


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

La condivisione del pranzo e una foto di gruppo

Lo scorso 22 marzo, i giovani e giovanissimi di Azione Cattolica della nostra comunità hanno vissuto un ritiro quaresimale, per giungere preparati alla Pasqua. L’Eucaristia e l’amicizia al centro della giornata di riflessione

Giuda o Pietro?

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esù nell’ultima cena donò agli apostoli il suo corpo e il suo sangue. Nello stesso modo, i ragazzi del gruppo giovani e giovanissimi dell’Azione Cattolica di Casatori, lo scorso 22 marzo, hanno donato agli altri membri del gruppo una piccola parte di se stessi. “Con Gesù al cenacolo”, questo il tema scelto per la giornata di ritiro spirituale in preparazione alla Pasqua. Una domenica vissuta in allegria e densa di significato, tempo propizio per stare insieme e rinsaldare i legami di amicizia in Gesù. Ai momenti di riflessione e preghiera si sono alternati quelli di svago e divertimento. I ragazzi si sono posti alcune domande sul rapporto con l’Eucarestia e con se stessi. Domande alle quali, a fine giornata, hanno affiancato risposte e riflessioni personali che hanno condiviso con il resto del gruppo. “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi… Questo è il mio sangue versato per voi e per tutti. Fate questo in memoria di me”. Come ci sentiremmo se, tornando indietro nel tempo, potessimo sedere a quella mensa che ha dato vita ad uno dei più importanti misteri delle nostra Fede? In chi ci saremmo riconosciuti? In Giuda o in Pietro? Nell’apostolo che lo ha tradito o in quello che l’ha seguito, ma lo ha anche rinnegato prima del canto del gallo? Come gli apostoli, che in quei giorni tanto bui e difficili da affrontare, hanno creduto in Gesù e l’hanno sostenuto, aiutato e amato, così noi ragazzi, durante quest’esperienza, abbiamo cercato di fidarci ed aprirci agli altri, tentando di “condividere” non solo come un gruppo di Azione Cattolica, ma come amici pronti ad aiutarsi, a gioire insieme, a dare forza l’uno all’altro. Emilia Mura, giovanissima di AC

5 x 1000

Si può donare anche per noi! Il tuo contributo sarà utilizzato per la realizzazione di progetti sociali a favore di anziani, bambini, ragazzi, minori a rischio e bisognosi. Basta indicare nella tua dichiarazione dei redditi o nel CUD di lavoro dipendente il codice fiscale 03589060650 della cooperativa nell’apposita casella del 5 x mille e firmare! Le scelte di destinazione dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica e del 5x1000 alla Cooperativa Sociale L’Onda - Società Cooperativa ARL non sono in alcun modo alternative tra loro. Possono essere espresse entrambe, senza problemi di aggravio.

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A CURA DELLE COMUNITÀ PARROCCHIALI sAn sIsTO II - PAGAnI e sAn GIOVAnnI BATTIsTA - CICALesI

Foto di Salvatore Donato

“SoLo PeR aMoRe” Gesù (Luigi Fortunato, Ballet Art Center) danza la sua agonia nell’orto degli Ulivi

Le immagini piÙ beLLe DeLLa messa in scena DeLLa passione Di cristo. “soLo per amore” - "requiem for a Dream” È iL titoLo DeLLa rappresentazione che si È svoLta sabato 28 marzo neLLa parrocchia Di san giovanni battista in cicaLesi e marteDÌ 31 marzo neLLa chiesa Di san sisto ii a pagani

Non è possibile… Pietro ama Gesù

Il Coro: ”Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti…” (dal Cantico dei Cantici)

Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù

Sta succedendo qualcosa di veramente brutto: tutti corrono

La Via Crucis

La Corale “Propheta Altissimi” canta: “Perisce il giusto… I pii sono tolti di mezzo” (tratto dal libro di Isaia)

Le donne partecipano al dolore della Madre

Don Andrea Annunziata ringrazia la Compagnia teatrale interparrocchiale

Sentite; la gente sta gridando il nome di Barabba

I ringraziamenti e i saluti finali di don Giuseppe Pironti

Maria di Magdala (Chiara Guida – Ballet Art Center) danza la gioia per la resurrezione di Gesù

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A CURA DELL’UNITÀ PARROCCHIALE sAn GIOVAnnI BATTIsTA - CICALesI, sAnT’AnnA - FIAnO FOssO IMPeRATORe - nOCeRA InFeRIORe

Diario di un viaggio speciale È possibiLe ritirare in parrocchia iL Diario DeLL’uLtimo viaggio missionario DeL gruppo “saaga comtigo”. unDici persone, Lo scorso febbraio, sono state in burKina faso per seguire Le attività che La comunità sta reaLizzanDo neL terzo paese piÙ povero aL monDo

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ssere cristiani esige impegno, coerenza, amore per il Prossimo. Essere cristiani impone di non girare la faccia dall’altra parte dinanzi ad un fratello che soffre e chiede aiuto. Questo è lo spirito che accompagna il gruppo di animazione missionaria “Saaga Comtigo” (arcobaleno) della parrocchia di S. Giovanni Battista in Cicalesi, Nocera Inferiore, nato per volontà di don Andrea Annunziata, che da due anni lavora a favore della popolazione del Burkina Faso. È stato realizzato un diario che racconta l’ultimo viaggio missionario, del febbraio del 2014, e gli sforzi per portare a questi fratelli l’acqua, fonte di vita, mediante la realizzazione di pozzi, la salute, attraverso il potenziamento

di dispensari medici, l’istruzione, attraverso la realizzazione di scuole primarie. I diario, corredato da circa 290 foto a colori, racconta le realtà che abbiamo trovato, così diverse dalla nostra, le storie di tante persone che abbiamo incontrato, le nostre storie, undici viaggiatori partiti per donare e tornati arricchiti. Per quanti volessero approfondire e conservare i ricordi di questo viaggio, è possibile ritirare il diario in parrocchia in cambio di una piccola offerta per recuperare le spese di stampa (autofinanziate) e destinare la somma raccolta alla realizzazione del terzo pozzo in Burkina Faso. Un grazie anticipato a tutti coloro che generosamente vorranno contribuire.

EVENTI PARRoCCHIALI Don Andrea Annunziata e don Domenico Cinque con la reliquia di San Prisco

Un momento della Veglia Pasquale Particolare dell’altare

L’altare della reposizione preparato dai nostri giovani

“RISoRTo, SoNo SEMPRE CoN TE” Il Triduo pasquale è stato celebrato nella scuola elementare di S. Anna di Fiano perché nella chiesa parrocchiale erano in corso lavori di ristrutturazione

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a comunità si è radunata il Giovedì santo per la Messa “in Coena Domini” durante la quale dodici bambini che quest’anno riceveranno la Prima Comunione sono stati scelti per la Lavanda dei piedi. Visibile sui loro volti l’emozione di partecipare a questo rito in cui Gesù ha reso tangibile il suo amore per ciascuno di noi. I fedeli si sono poi trattenuti nella chiesa di Fosso Imperatore per un momento di Adorazione incentrato sulla testimonianza missionaria. Il Venerdì santo abbiamo adorato la croce del signore in un clima di silenzio. La sera del sabato santo è stata celebrata “la Madre di tutte le Veglie”: suggestive la liturgia del fuoco e dell’acqua, abbondante la Parola di Dio, gioiosi i canti. Al termine della celebrazione è stata distribuita l’acqua benedetta e una preghiera per la benedizione della tavola, preparata dal Gruppo Missionario della parrocchia.

REDAZIoNE PARRoCCHIALE: Francesco Coppola (Cicalesi) Filomena Prete (Fiano) Concetta Battipaglia (Fosso)

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE

Un momento della lavanda dei piedi che ha avuto per protagonista la vita consacrata

In attesa della Resurrezione La comunità ha preso parte con trepidazione alla Settimana Santa, i tre giorni che hanno acceso per ogni uomo la speranza della gioia eterna

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a Messa “in Coena Domini” del Giovedì Santo è stata un’esperienza intensa, intrisa di momenti di riflessione, commozione e gratitudine. È il giorno in cui Gesù istituisce l’Eucaristia, quello in cui si cinge i fianchi e si inginocchia per lavare i piedi ai suoi discepoli. Nell’Anno della vita consacrata, don Roberto ha lavato i piedi ai religiosi. C’erano le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, le Suore di San Giovanni Battista, le Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, le Suore Serve di Maria Addolorata, un Frate Minore Conventuale e una laica con-

sacrata della Piccola Famiglia Francescana. Ad essi si è aggiunta una famiglia, nell’anno del Sinodo sulla famiglia. La celebrazione è terminata con la Veglia all’altare della Reposizione e il cuore proteso alle recenti stragi che chiedono giustizia al cospetto di Dio. Rappresentati intorno all’altare gli esponenti delle religioni del mondo e una frase: “Uccidere in nome di Dio è una bestemmia”. Il 3 aprile, Venerdì Santo, dopo l’Ufficio delle letture, ci siamo ritrovati in Chiesa per l’Azione liturgica delle 16.30, dominata dalla Croce, mani-

festazione luminosa dell’amore divino. Alle 18.30 abbiamo continuato a meditare e a pregare durante la Via Crucis nella Necropoli di Pizzone e la processione di Gesù morto. Sabato 4 aprile, giorno del silenzio che genera nuova vita, ci siamo trovati in chiesa alle 22.30 per la madre di tutte le Veglie. Vegliare è un atteggiamento permanente della Chiesa che, pur consapevole della presenza viva del Signore, ne attende la venuta definitiva. Della gioia di questa notte, gioia della Resurrezione, siamo chiamati ad essere testimoni. Barbara Senatore

È festa! Vi aspettiamo numerosi, dal 15 al 19 maggio

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opo una settimana di liturgia della Parola e catechesi di don Roberto Farruggio nei quartieri della parrocchia, dal 1° al 7 maggio, a conclusione dell’Anno di celebrazioni per il 400° anniversario della costruzione della Chiesa parrocchiale, con il ritorno delle statue di Maria SS. di Costantinopoli e di San

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In ReDAzIOne MARIA AnGeLA BIsOGnO e CInzIA FAIeLLA

Un momento del precetto pasquale

NoN È MAI SoLo PASQUA Vivere il precetto pasquale a scuola rende presente la Chiesa

La benedizione delle Palme

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Un momento della Via Crucis, nella Necropoli di Pizzone L’Azione liturgica del Venerdì Santo

L’altare della Reposizione

Pasquale Baylon dopo il restauro della prof.ssa Maria Rosaria Ruggiero e l’intronizzazione dei Santi l’8 maggio, sono iniziati i tradizionali festeggiamenti in onore dei Santi Patroni. Molti si soffermano sulla presenza degli artisti che allietano la festa, dai cabarettisti di Made in Sud a Michele Zarrillo ospite al Gran Galà di Premiazione del Concorso Internazionale dei Madonnari. La loro presenza è certamente importante, perché offrono all’intera città un significativo momento di aggregazione, ma sono solo la cornice della festa. Il cuore è altro. Il cuore è la preghiera e l’adorazione Eucaristica in programma ogni gior-

no a partire dalle 17.00, le Celebrazioni eucaristiche, la veglia del Transito di san Pasquale e la processione. Vi è poi un elemento che dona unicità alla nostra festa: il Concorso internazionale dei Madonnari, giunto alla sua XVII Edizione. Via Vincenzo Russo, per oltre un chilometro, diventa una galleria d’arte sacra a cielo aperto con più di cento quadri. Un fiume di colori, immagini e passione, offerte ai santi patroni e capaci di comunicare la fede attraverso l’arte. Vi aspettiamo numerosi, per pregare insieme e per condividere un sano divertimento. Gennaro Pagano

cuola non è solo il tempo dei banchi, dei libri e delle matite colorate. non è neppure solo il luogo d’incontro del docente col discente. scuola è il tempo e il luogo in cui un bambino si forma e si prepara a diventare un uomo, fatto di mille sfaccettature e riflessi. scuola allora è anche parrocchia. Quando scuola e parrocchia lavorano in sinergia, i bambini comprendono che Dio non è solo tra le mura di una chiesa, né soltanto nell’appuntamento della domenica. scuola e parrocchia si incontrano nuovamente il 31 marzo al 2° Circolo didattico di nocera superiore, nei plessi di s. Giovanni Bosco e Marco Polo, dove sono ospiti anche alunni del plesso e. De Amicis, in occasione del precetto pasquale. nei due plessi scolastici la cattedra diventa un altare curato con la tovaglia bianca e la candela portata da casa e con i fiori raccolti nei giardini dei nonni. Il Crocifisso non guarda le spalle della maestra ma quelle di don Roberto Farruggio che ha preso posto nel teatro, accolto dall’allegria e dall’applauso dei bambini. Anche lui sorride, cerca con gli occhi, tra i tanti, i suoi piccoli ministranti che lesti lasciano il posto nel gruppo classe e gli si affiancano. La Messa è celebrata tra le riflessioni dell’omelia volte a far comprendere cos’è la vera intelligenza e le preghiere dei bambini, tra un canto e una presentazione dei doni che racchiude pensieri e offerte concrete per chi è nel dolore e nella privazione, per chi è vicino ma anche per chi è distante, come i bambini senza scuola dell’India (a Vijayawada, stato di Andhra Pradesh) che la parrocchia cura e che ormai chiamiamo “i nostri fratellini indiani”. È bello risentire ancora, al ritorno in classe, chi canticchia a cuor leggero “ verbum panis factum est” senza neppur essersi accorto di quanto è cresciuto. Maria Rosaria Spiezio MAGGIO 2015 InsIeMe

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE sAnTA MARIA DeL CARMIne - ss. AnnUnzIATA - AnGRI

L’interno della Chiesa della SS. Annunziata in Angri

UNa CoRNICe DI SILeNzIo DaL 23 aL 25 marzo, La comunità si È preparata aLLa soLennità DeLL’a nnunciazione con gLi esercizi spirituaLi guiDati DaL parroco Don antonio mancuso

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l 25 marzo la Chiesa celebra la Solennità dell’Annunciazione del Signore. L’angelo a Nazareth annuncia alla Vergine Maria che diventerà Madre del Salvatore. Per celebrare con pienezza di cuore questa importante festività, la nostra comunità si è preparata con tre giorni di “esercizi spirituali” guidati dal parroco don Antonio Mancuso. Un triduo di preparazione, di esercitazione interiore, per predisporre l’anima alla riflessione. S. Ignazio di Loyola diceva che esercizio spirituale è “qualsiasi modo di esaminare la coscienza, di meditare, di contemplare, di pregare”. È stata un’esperienza nuova, la comunità si è preparata con uno stile diverso alla Solennità dell’Annunciazione, infarcita solitamente anche di processioni, fuochi e feste. Quest’anno, invece, la nostra comunità ha avuto lo sguardo fisso sulla preghiera. Il tema. Ogni giorno abbiamo recitato il Santo Rosario, meditando i misteri con semplici ma intense riflessioni. A seguire, la recita comunitaria del Vespro e la Celebrazione Eucaristica. Le omelie, per i tre giorni del triduo, hanno toccato l’interessante tema “Religiosità e psiche umana”. È necessario capire in che modo viviamo

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la nostra spiritualità. Il cammino di fede non è esteriore, è un percorso intimo in cui ciascuno si mette in discussione, punta lo sguardo sulle proprie fragilità, fa i conti con il proprio ego, sotto lo sguardo di Colui che ci ha redento. In questo tempo frenetico nel quale siamo immersi, è necessario trovare la propria identità spirituale attraverso il silenzio, la meditazione, la preghiera, facendo attenzione a non rimanere vittime dell’abitudine. La cura del proprio corpo richiede impegno ma non serve a nulla se non stabiliamo un equilibrio tra l’aspetto esteriore e quello interiore. Nello stesso modo, ciascun cristiano curi se stesso attraverso un’attenta educazione alla spiritualità. Silenzio e preghiera. Per l’intera giornata della festa, centinaia di fedeli hanno potuto porgere una preghiera alla Madonna. Quanti hanno partecipato a questi tre giorni di esercizi spirituali si sono ritrovati arricchiti, riscoprendo il valore della preghiera quando si invoca Dio con cuore sincero. Raggiunto l’obiettivo del parroco che desiderava una cornice di silenzio e raccoglimento per rivivere il tempo in cui prende vita la storia della salvezza. Antonella Malafronte


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Gli adulti, dopo un lungo cammino di preparazione, seguiti dal parroco don Enzo Di Nardi e dai catechisti, hanno ricevuto anche il sacramento dell’Eucaristia e della Confermazione

Rinati dall'Acqua e dallo Spirito

Il Battesimo di una catecumena

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ertice e cuore dell’intero anno liturgico sono i giorni del triduo Pasquale, nei quali la Chiesa celebra uno dei due misteri fondamentali della fede cattolica: la passione, la morte e la Resurrezione di Gesù Cristo. Dopo aver celebrato l’Istituzione dell’Eucaristia e aver rivissuto il dolore e l’impotenza del Venerdì Santo, di fronte alla Croce, la liturgia ci propone nella notte del Sabato Santo la celebrazione della solenne Veglia Pasquale, che sant'Agostino ha definito la “La madre di tutte le veglie”. Un rito antico e sempre nuovo che, attraverso i vari simboli e i diversi e suggestivi momenti della celebrazione, incentrati soprattutto sui due elementi dell’acqua e del fuoco, ci svela progressivamente il mistero di Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’uomo. Così, nel silenzio della notte, scaldata dal canto e profumata dall’incenso, si è elevato ancora una volta quell’annuncio eterno, che riempie il cuore di gioia e

ridona nuova speranza alla vita dell’uomo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto come aveva detto (Lc 24, 5-6). Il sepolcro è di nuovo vuoto e Gesù, il Signore del tempo e della storia, ci dice ancora una volta che l’AMORE è più forte, che la Vita ha vinto e che la morte non ha avuto l’ultima parola. È questo il mistero della Pasqua: la festa della vita che rinasce. Un mistero del quale l’uomo è reso partecipe attraverso il sacramento del Battesimo. Sei nuovi cristiani. La nostra comunità parrocchiale ha potuto vivere in pienezza questo evento accogliendo con gioia sei nuovi cristiani. Durante la liturgia battesimale, infatti, due neonati e quattro adulti hanno ricevuto il dono della fede, nel sacramento del Battesimo, entrando così a far parte della Chiesa. I catecumeni adulti sono giunti a questo evento dopo un lungo periodo di preparazione, durante il quale sono stati accompagnati dal parroco don Enzo e dai catechi-

sti. È stato un cammino lento e progressivo scandito da diverse tappe, come la consegna del Credo e del Padre Nostro e gli scrutini nelle domeniche di Quaresima, fino ad arrivare alla celebrazione dei sacramenti durante la solenne Veglia Pasquale. Dopo il Battesimo, i neofiti sono stati unti con il Sacro Crisma, ricevendo così il sacramento della Cresima, che conferma la loro appartenenza definitiva a Cristo. Infine essi hanno ricevuto anche il sacramento dell’Eucaristia, completando in questo modo l’iniziazione cristiana. Molto toccante anche il momento nel quale hanno ricevuto il Battesimo i due neonati, che sono stati immersi nell’acqua della fonte battesimale. È stata una grande gioia per l’intera comunità parrocchiale e soprattutto per il parroco, con il quale eleviamo anche noi la nostra preghiera al Signore, affinché ci renda tutti autentici testimoni della Sua Resurrezione. Anna Petrosino

Durante la Veglia Pasquale, QUATTRO adulti e DUE bambini sono rinati a vita nuova ricevendo il sacramento del Battesimo

L’altare della Reposizione

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Un momento della due giorni dedicata alla famiglia

A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE sAnT’AnTOnIO DI PADOVA - POGGIOMARInO COORDInATORe DI ReDAzIOne MARIAnO ROTOnDO

foCUS SULLa faMIGLIa a poggiomarino La famigLia aL centro Di un attento Dibattito cuLturaLe promosso Da paDre aLDo D’a nDria, Lo scorso 30 e 31 marzo

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a famiglia, con il suo bagaglio di ricchezze e povertà, con le sue risorse e le tante ferite, è al centro di un grande dibattito culturale per cogliere il senso delle trasformazioni che vive: questo il tema dei due incontri tenutisi il 30 e il 31 marzo presso la parrocchia Sant’Antonio di Padova a Poggiomarino. La Chiesa annuncia con forza il vangelo della famiglia, autentica scuola di umanità alla cui sorgente i giovani possono apprendere l’amore. Ad arricchire le due serate, Filippo Filosa, già dirigente del Liceo "Da Vinci" e l’avvocato Luigi Peluso, insieme alla famiglia. Nel primo incontro è stata analizzata, con il supporto di dati nazionali forniti dall’Istat, la famiglia nel suo contesto socio-culturale. Influenzata e indirizzata male, in un contesto sociale

corrotto dal consumismo e dalla superficialità, dai beni materiali e dal divertimento, la famiglia si allontana sempre più velocemente dai valori di un tempo. In costante diminuzione il tasso di natalità: le giovani coppie, infatti, tendono a non sposarsi più e a rinviare la nascita di un figlio, continuando a vivere in un individualismo esasperato. Nel secondo incontro ci si è soffermati sull’aspetto spirituale e sulla testimonianza che la famiglia è chiamata a dare. L’autenticità della fede deve risplendere anzitutto tra le pareti domestiche, perché la famiglia è prima di tutto “chiesa domestica”. Grande la partecipazione a questa due giorni, voluta dal parroco, padre Aldo D’andria, sempre attento ai problemi della comunità. Veronica Bonagura

DAL LIBANo, UN GRIDo DI PACE E DI SPERANZA La parrocchia sostiene le attività dell’Associazione umanitaria "Ampio Raggio"

C Alcuni scatti della manifestazione pro Libano

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hiudi gli occhi per un attimo, immagina una terra deserta, che puzza di fumo, di morte, di guerra; una terra dove i bambini nascono già grandi e molti muoiono troppo piccoli. Questa è la storia che ci hanno raccontato i volontari dell’Associazione umanitaria "Ampio Raggio", il cui presidente, Antonio Pio Autorino, è ormai da tanti anni impegnato in attività umanitarie per sostenere, con aiuti concreti, i bambini cristiani del Libano. Antonio Pio, militare dell’esercito Italiano, era partito per il Libano nel 2012. Arrivato sul posto ha visto con i propri occhi l’atrocità e l’efferatezza della guerra. Un progetto a cui ha voluto prendere parte anche la parrocchia di Poggiomarino: padre Aldo D’Andria ha dato il proprio contributo all’impegno portato avanti dai volontari.


DIARIO DAL CONCILIO di Silvio Longobardi

Papa Paolo VI (1897 – 1978)

50 anni fa si chiudeva il Concilio Vaticano II. Insieme rilegge l’evento che ha segnato la vita della Chiesa con una serie di articoli nei quali vogliamo ricordiamo i protagonisti, i fatti e i passaggi più significativi

IL SECONDO PAPA DEL CONCILIO

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on era facile raccogliere l’eredità di Giovanni XXIII. Neppure per uno come Montini che amava Cristo e la Chiesa e conosceva fin troppo bene la Curia romana. La sua statura intellettuale s’imponeva con naturalezza, e così la delicatezza d’animo che gli permetteva di creare un clima di dialogo con i suoi interlocutori. La gente nota che il suo modo di fare era molto diverso dal suo predecessore, non aveva l’istintiva semplicità contadina e l’irresistibile simpatia di Papa Roncalli. Ma doveva continuare e portare a compimento l’opera intrapresa da Giovanni XXIII. Un uomo come Montini difficilmente avrebbe convocato un Concilio ecumenico. Ed è assai probabile che se Pio XII l’avesse nominato cardinale, la storia non avrebbe conosciuto un Papa di nome Giovanni. Ma queste sono solo ipotesi. Dio si serve di tutti, e anche dei difetti degli uomini, per costruire la sua storia. Durante la prima sessione del Concilio, Montini aveva già fatto sentire la sua voce indicando con chiarezza la strada: il Concilio avrebbe dovuto approfondire il mistero della Chiesa ad intra e contemporaneamente volgere la sua attenzione ad extra. L’aggiornamento, tanto caro a Roncalli, non contrastava con l’esigenza di definire alcuni punti della dottrina teologica. Non era facile gestire l’assemblea conciliare tanto ampia, segno di una Chiesa presente in tutti i continenti, quanto diversa perché l’unica fede si presentava con le sue molteplici tradizioni e sensibilità. Tante le voci che risuonavano nel

Concilio e non sempre andavano nella stessa direzione. E tutti attendevano l’intervento autorevole del Papa perché, grazie a Dio, tutti riconoscevano l’autorità che la Provvidenza aveva affidato al vescovo di Roma. Inaugurando la seconda sessione del Concilio, il 29 settembre 1963, Paolo VI pronunciò un lungo discorso che a buon diritto, per l’ampiezza e i temi trattati, potrebbe essere considerato la sua prima enciclica. Egli si presenta come “il più piccolo fra di voi” e dichiara di voler “pregare, dialogare, deliberare, lavorare con voi”. Non era affatto scontato. Tanti nella Curia pensavano che, dopo il dogma dell’infallibilità, proclamato dal Concilio Vaticano I (1870), il Papa poteva esercitare un potere assoluto. E invece Papa Montini disse che non aveva “nessun proposito di dominio umano”, l’unico suo desiderio era quello di “obbedire al comando divino che Ci ha costituiti Sommo Pastore di tutti voi e tra di voi”. In queste parole troviamo la premessa di quella difficile armonia tra l’autorità del Papa e la collegialità episcopale che diventerà uno dei cardini del Vaticano II. Fedele a questo compito, Paolo VI ascoltò tutti ma seppe anche prendere con coraggio le sue decisioni, in obbedienza a quanto Dio scriveva nella sua coscienza di Pastore universale.

Paolo VI raccoglie l’eredità di Giovanni XXXIII. Nelle sue parole troviamo la premessa di quella difficile armonia tra l’autorità del Papa e la collegialità episcopale che diventerà uno dei cardini del Vaticano II

Molti ancora si chiedono se possiamo annoverare questo Papa tra i progressisti o i conservatori. Una cosa è certa, è rimasto fedele alla tradizione, senza per questo imbalsamare la dottrina. MAGGIO 2015 INSIEME

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

Arte o vandalismo?

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l writing o graffitismo, inteso come una manifestazione sociale, culturale e artistica, spesso diventa un atto di vandalismo, utilizzato su mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico. Possiamo definirlo una specie di firma che il turista vuole lasciare al suo passaggio. E le cronache sono piene di episodi di pessimo gusto, soprattutto nei grandi centri, come al Colosseo, a Pompei, alla casa di Giulietta e Romeo, sui vari monumenti e fontane. E sappiamo quanto costa ripulire spray e vernici, a volte indelebili, che deturpano per sempre l’oggetto prezioso. Ma non ci meravigliamo. Da sempre l’uomo ha fatto questo, dai primitivi nelle caverne, agli “artisti” moderni, passando anche per il nostro territorio. Fermiamoci al Battistero paleocristiano; osserviamo il portale di pietra dell’ingresso principale: una serie di segni, la maggior parte firme. E non sono soltanto i ragazzini delle Medie ma vi sono scritte più elaborate che risalgono all’800! Andiamo al monastero di S. Anna, sostando nella splendida cappella delle monache, dove ammiriamo le opere dei Solimena, Angelo, Francesco ed Orazio, rispettivamente padre, figlio e nipote. Inoltriamoci nell’ambiente laterale ed ammiriamo i meravigliosi affreschi giotteschi del '400. Sulla parete c’è la ieratica immagine di S. Anna Metterza, con Maria la Figlia, sul grembo che regge a sua volta il Bambino Gesù sulle ginocchia, e ai lati, sul registro inferiore, frati e monache in preghiera. Ad altezza d’uomo, incredibile, notiamo scritte e sigle di antichi visitatori! Niente di nuovo sotto il sole, direbbe Orazio. È vero che sono firme d’epoca, ma sono sempre incivili e maleducati.

LA RECENSIONE

di Flora Albarano

La sequela nel Vangelo di Marco

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l Regno cos’è? Chi è? Come lo si incontra? Dove? Cosa accade nella vita di coloro che lo incontrano e vi si consegnano? A tutti questi interrogativi e a molti altri che sorgono spontanei non solo nel discepolo dinanzi alla chiamata e all’annuncio di Dio ma anche in tutti noi, a queste nostre domande risponde il testo in uscita che ci offre un interessante e insolito viaggio attraverso il Vangelo di Marco, avendo come guida una delle sue tematiche più forti, quella del discepolo. L’autore, assistente nazionale dell’Azione cattolica italiana, passo dopo passo analizzando i punti fondamentali del Vangelo, dalla chiamata dei primi quattro discepoli fino alla passione di Gesù, ci mostra come Marco non costruisca una semplice narrazione ma piuttosto esponga, con secche pennellate e schemi ricorrenti, una vicenda storica che accoglie, risuona in sé e risponde ai quesiti sul discepolato che altro non sono che i quesiti della nostra vita. Di cosa abbiamo bisogno per iniziare questo “cammino”? Di nulla, se non di «bastone e calzari», risponderebbe il Maestro.

Con bastone e calzari Il discepolo nel Vangelo di Marco Mansueto Bianchi Editrice AVE www.editriceave.it

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

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uor Maria Luigia del Cuore di Gesù è stata una mistica che per tutta la vita ha coniugato familiare confidenza con Cristo, aspre penitenze e indescrivibili sofferenze. Quanto riporto è estrapolato da una piccola biografia manoscritta di 32 pagine. È il primo lavoro agiografico su suor Maria Luigia. Il documento purtroppo non porta né la data, né l’autore che, per motivi di cure mediche, ebbe familiarità con la Serva di Dio. Si tratta di un testimone oculare non condizionato da preconcetti e schemi agiografici, ma di un laico - forse medico o farmacista - che riporta con obiettività le cose che ha visto e sentito. I numerosi patimenti. Intorno ai sei anni soffrì di oftalmia: l’infiammazione agli occhi che “da un occhio passando all’altro, e dal secondo al primo”, la tenne sulla croce per due anni. Due anni dopo, le si ingrossarono le ghiandole del collo e quelle sottomascellari per anni. “In età d’anni otto - scrive il nostro anonimo - ostrutte le glandole del collo e sotto mascellari, molte delle quali ne suppurarono colla durata di più anni”. Terminato questo calvario si presenta una piaga sulla gamba sinistra che durò diversi anni: “curata da queste piaghe - continua il biografo - una efflorescenza si osservò alla gamba sinistra, che vi formò una piaga colla durata di più anni”. Dal 1820 al 1825 subentrarono altre sofferenze. Inizialmente si trattò di dolori al petto che scomparve-

Il martirio di suor Maria Luigia ro – riporta il manoscritto – con emottisi: sbocchi orali di sangue. Successivamente si trattò di accumulo di liquidi addominali di tale quantità da dare l’impressione di “una donna incinta di cinque mesi”. Pare sia stato l’autore stesso ad intervenire con sonde per asportarne il liquido purulento.

La sua vita è stata un delicato intreccio di confidenza con Dio, penitenze e aspre sofferenze

Collegato a questo dato, secondo il Rosati (Una rosa tra le spine), o da esso indipendente, come farebbe intendere il nostro autore, si presenta il problema del trocantere (una tuberosità situata nell’epifisi prossimale del femore, nda). Fu il prof. Leonardo Santoro - una celebrità dell’epoca - ad intervenire per estrarre il pus accumulato nella parte superiore del femore destro. Gli ultimi anni. Dal 1825 al 1827, suor Maria Luigia, che morirà all’inizio del 1829, soffrì “d’ipertrofia della tiroide con disturbi di respirazione e deglutizione, fegato e milza gonfi e dolenti, dolori diffusi al petto, ai fianchi, agli arti superiori ed inferiori, per cui aveva bisogno di crucce per camminare” scrive il Rosati. “Nel mese di ottobre dell’anno 1826, i dolori crebbero in maniera tale che restò inchiodata sulla sedia fino ai principi di luglio dell’anno 1827. In tutti questi mesi appena mi riusciva ogni tre o quattro giorni passarla da una sedia ad un’altra coll’aiuto delle monache” scrive il pio assistente della nostra santa fondatrice.

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PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

I fioretti possono aiutarci a ritrovare la sorgente pura, fresca ed infantile della nostra fede

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a bambini, durante il mese di maggio, facevamo dei fioretti. Erano dei piccoli impegni quotidiani che offrivamo alla Madonnina come delle ghirlande fiorite di buone azioni. Avevo cinque anni e frequentavo l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La suora preparava un cestino con tanti bigliettini. Ne pescavamo uno a testa e quella piccola frase diventava l’impegno per la giornata: non mangiare caramelle, non mangiare gelati, sparecchiare la tavola dopo pranzo, non dire parolacce, guardare la televisione solo per un’ora, andare a visitare un ammalato, dire le preghiere della sera e del mattino. Tra noi bambini commentavamo questi fioretti saggiando la difficoltà di quello che ciascuno di noi aveva estratto. Erano piccoli impegni, proporzionati alla nostra età, che ci aiutavano a diventare grandi non solo nella fede ma anche nella consapevolezza delle nostre responsabilità personali e sociali. Da qualche anno non frequento più le aule di catechismo e non saprei dire se tale pratica sia ancora diffusa, ma spero che catechisti, sacerdoti, religiosi facciano di tutto per diffonderla tra le nuove generazioni. A cominciare proprio dal corrente mese di maggio da dedicare particolarmente alla Madre Celeste. Saranno stati pure impegnativi da bambini ma, diciamo la verità, siamo proprio convinti che questi fioretti non possano esser utili anche a noi adulti? In fondo, proprio Gesù ci ammonisce nel Vangelo “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”. I fioretti dunque possono aiutarci a ritrovare la sorgente pura, fresca, infantile della nostra fede senza le contaminazioni ideologiche di comodo con le quali troppo spesso finiamo per offuscarla. Non bestemmiare o non dire parolacce significa aver rispetto di Dio e del prossimo, a cominciare proprio dalla parola – uno dei doni più preziosi dell’amore divino. Quante parole sprecate, offensive, inutili pronunciamo nella nostra giornata. Il non mangiare le caramelle può aiutarci a ritrovare un rapporto più moderato e salubre con il cibo e l’ambiente naturale. Non abusare di televisione e social può servire a scambiare quattro chiacchiere con il vicino di casa chiarendo magari qualche ostilità cagionata da futili motivi. Visitare un ammalato: incontrare la sofferenza ci ricorda la caducità della nostra condizione umana ed il dovere di tendere la mano verso coloro che sono in difficoltà nel corpo e nello spirito. “Ogni volta che avete...” Gesù è stato chiarissimo come sempre. Facciamo i nostri fioretti ed affidiamoci al sostegno di Maria, se saremo bravi – così ci diceva la suora – Gesù ci allargherà le sue braccia e ci farà giocare con lui.

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Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: fioretti

I fioretti del mese di maggio Da bambini ci impegnavamo con i fioretti, piccoli impegni quotidiani da offrire alla Madonna come delle ghirlande fiorite di buone azioni. Siamo proprio convinti che questi fioretti non possano esser utili anche oggi e a noi adulti?


CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice Un particolare del Noli me tangere di Giotto, 1308-1309

“Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?”. “La tomba di Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, gli angeli, suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto! Vi precede in Galilea”. (Dalla sequenza pasquale)

DONNA,

PERCHé PIANGI ? Carissima Maria di Magdala, una delle tre Marie, scrivo a te, per chiederti, con l’antica sequenza pasquale, di raccontarci di quel mattino di Pasqua quando le tue lacrime hanno irrorato il giardino del sepolcro. Dic nobis, Maria… Raccontaci, Maria… perché proprio a te è stato consegnato il grande racconto della Pasqua. Vicino al sepolcro tu piangi e, nel tuo pianto, vedo l’anticipo di tutte le lacrime che sono state, sono e saranno versate fino al Suo ritorno, quando ci chiamerà per nome. A te il Risorto – che piangendo hai scambiato per il custode del giardino – rivolge la prima parola della risurrezione: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Agli angeli dici: Hanno portato via il mio Signore; e a Lui, pensando che fosse l’ortolano, ripeti: dimmi dove l’hai posto e andrò a prenderlo. Bellissima questa tua sottolineatura che nasce dall’amore: hanno portato via il mio Signore! Usi l’aggettivo del possesso e della tenerezza e non ti arrendi dinanzi all’assenza. Vuoi cercarlo, andarlo a trovare e prenderlo. Mi sembra di risentire le parole del Cantico: Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato/l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato./Mi alzerò e farò il giro della città/per le strade e per le piazze;/voglio cercare l’amore dell’anima mia./L’ho cercato, ma non l’ho trovato./Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città:/”Avete visto l’amore dell’anima mia?”. (Ct 3,1-3).

E, in quel mattino risorto, alba di luce, giorno nuovo ricamato dal Sole, il Risorto pronuncia il tuo nome: Maria! Non più: Donna, ma Maria! Il tuo nome proprio è scritto direttamente dal Risorto nell’anagrafe del cielo, nel primo giorno della settimana, aurora di ogni Domenica. Solo chi ama sa pronunciare il nome di una persona; e chi ascolta si accorge che, nel verbo amare, l’accento è significativamente diverso. Maria! – Rabbunì! – Maestro! È il Risorto che ti chiama pronunciando il nome nuovo (cf. Ap 2,17), il tuo nome di sempre in modo nuovo, originale, unico e irripetibile. È il mistero di quel nome nuovo che anche noi riceviamo nel Battesimo. Solo così, carissima Maria di Magdala, le tue lacrime diventano diamanti e, da quel mattino, anche le lacrime che sono mio pane giorno e notte (Sal 42,4), diventano perle, perle preziose, disseminate nel giardino della risurrezione. Grazie, Maria di Magdala, prima donna risorta nel giardino di Pasqua, perché non lo hai trattenuto (noli me tangere!), come fanno tanti, nelle tue lacrime e nel tuo dolore ma, vedendolo, lo hai annunciato e ci mandi ad annunciarlo, Tu prima apostola apostolorum. † Giuseppe, Vescovo

Il vescovo Giuseppe scrive a Maria di Magdala a cui è stato consegnato il grande racconto della Pasqua. A lei il Risorto rivolge la prima parola della Resurrezione

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