Insieme - Marzo 2011

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insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro

UN PRETE AUDACE Gli scritti di don Enrico Smaldone

Anno VI - n. 03 Marzo 2011 € 2,00




Sommario marzo 2011

News dalle parrocchie

44 Notizie in pillole dalle parrocchie a cura di Andrea Annunziata

Le rubriche 59 Spazio Consulenza di Carolina Rossi

Granello di Senapa

La Bacheca

05 Uno tsunami morale

di Carmine Giordano

48 I nostri auguri

di Silvio Longobardi

61 Il legale risponde

a cura della Redazione

a cura dell'avv. G. Severino

Ultima fermata

In Parrocchia

62 Difendiamo i bambini

49 Pagine parrocchiali

dall’abuso di farmaci

06 Il vescovo scrive alla sua gente di Mariangela Giudice

SpazioScuola

Lettera pastorale per la Quaresima

60 Associazione

Editoriale

Lettera pastorale

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di Peppe Iannicelli

Cultura 57 Libri, Storia, Arte, Film e Musica

a cura della Redazione

16 Voci dalla scuola

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di Mariangela Giudice

Vita nell'Agro

Una terra pro life

Primo Piano

20 Notizie e curiosità

dal Nocerino-sarnese

a cura di Salvatore D'Angelo

di Antonietta Abete

9 Il coraggio di sognare

Vita ecclesiale

10 Un letto, una coperta e un materasso

30 La nota

11 Il messaggio del vescovo Illiano

di p. Emanuele Bochicchio

12 La spiritualità di don Enrico

In diocesi

14 Sulle orme di don Bosco

40 Uffici diocesani e associazioni

15 Le pietre vive

a cura della Redazione

insieme Mensile di attualità e cultura dell'Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici Associato Unione Stampa Periodica Italiana Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D'Angelo, Mariangela Giudice

Coordinatrice Antonietta Abete

Fotografia Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell'Archivio Insieme

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Marketing Sofia Russo

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EDITORIALE di Silvio Longobardi

Uno tsunami morale

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di dirlo. Il coraggio dell’autocritica segna il confine tra la contestazione ideologica e motivata da finalità politiche e la sincera ricerca del bene comune. Mi sarebbe piaciuto ascoltare un mea culpa di questo tipo: “Abbiamo sbagliato. Abbiamo creduto che l’esaltazione della libertà fosse un valore assoluto, da difendere e sempre e comunque. Abbiamo chiuso gli occhi e non ci siamo accorti che un Leviatan seducente invadeva la vita sociale e penetrava in ogni angolo della nostra città, incontrando ovunque accoglienza e ossequio. Abbiamo applaudito anche noi, convinti che s’inaugurava una nuova era che avrebbe sconfitto l’oscurantismo cattolico”. Non mi pare di aver udito queste parole. I moralisti non conoscono il sapore dell’autocritica, non hanno tempo di pensare a se stessi, sono troppo occupati a denunciare gli altri.

Alessandro D’Avenia è un giovane scrittore che lo scorso ovrei essere contento, l’indignazione anno ha conquistato un posto di primo piano con il suo femminile che ha percorso l’Italia a primo romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue. metà febbraio – anticipando il tradizioDi professione fa l’insegnante e ai suoi colleghi manda nale appuntamento dell’8 marzo – inquesto messaggio: immaginiamo un’improvvisa apocalisse voca rispetto per la donna e stigmatizza coloro che la che distrugge tutto, fuorché la classe in cui tu insegni. riducono a semplice oggetto. Come non condividere Tutto dipende da te. Non puoi prendertela con il mondo, questo coro di voci – che sembra uscito dagli antri più con il governo, con il sistema che non funziona, con il nascosti della coscienza morale – che protesta contro preside e neppure con i colleghi, ci sei solo tu! Sta a te il mercimonio del corpo femminile? Onore al merito. Ma chi sono queste signore che oggi gridano ai quattro venti la loro ribellione? Non sono In Italia c’è bisogno di uno scatto forse le stesse che hanno approvato e favorito interiore, di un sussulto di coscienza, la rivoluzione sessuale degli anni ’70? Quelle che hanno sempre guardato dall’alto in basso di un impegno in prima persona la Chiesa che invitava a custodire la castità del cuore e del corpo? Quelle che hanno assistito insegnare ai ragazzi come ricostruire il mondo. Cosa fai? alla proliferazione della prostituzione – anche minorile Ipotesi da fantascienza, come lui stesso ammette. Ma più – senza battere ciglio, senza convocare mega manifestarealistica di tante chiacchiere moraleggianti che parlano zioni, senza chiedere un deciso intervento legislativo? sempre e solo su quello che gli altri devono fare. È vero, Non sono le stesse che hanno lasciato solo don Oreste in Italia c’è bisogno di uno tsunami morale, come ha scritto Benzi quando lanciava i suoi accorati appelli contro la Massimo Gramellini su La Stampa, qualcosa che vinca prostituzione? Chi ha dato credito a quel prete romquella rassegnazione alla volgarità e alla stupidità che piscatole che chiamava sorelle quelle ragazze che altri rischia di travolgerci tutti. Ma tutto questo richiede uno guardavano con indifferenza? E chi lo ha effettivamente scatto interiore, un sussulto di coscienza, un impegno aiutato a liberarle dalla schiavitù? Dov’era allora quella in prima persona. È probabile che nessuno parlerà di stampa che oggi fa finta di indignarsi? Non è la stessa noi, non riceveremo alcun premio e forse neppure la che usa l’erotismo come specchietto per le allodole per riconoscenza. Ma avremo la certezza di aver contribuito vendere più copie? a rendere più bella la vicenda umana. Tutti hanno diritto di cambiare idea ma hanno il dovere Insieme - Marzo 2011

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LETTERA PASTORALE

Il vescovo scrive alla sua gente

“Guardiamo al cammino percorso insieme, per contemplare con gratitudine le grazie che Lui ci ha elargito”: l’esortazione pastorale per la Quaresima di mons. Illiano

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nsieme sciogliamo le vele”. Sono le parole che il Vescovo rivolge alla sua Diocesi a conclusione dell’esortazione pastorale per la Quaresima. Ma perché sciogliere le vele? Per capirlo dobbiamo ritornare all’inizio del documento, dove leggiamo: “In questo tempo, in cui sto per lasciare la responsabilità canonica di questa Chiesa particolare, scrivo a Voi... per guardare indietro… al cammino che fino ad oggi abbiamo percorso insieme nelle vie del Signore, non per contare le scarpe consumate, ma per contemplare con gratitudine le grazie che ci ha elargito Lui” (cf. n.1). Sono parole che riassumono con chiarezza l’intento dello scritto: fare memoria, ma non per celebrare o giudicare gli eventi passati: lo scopo è “ribadire i punti fermi” (cf. n. 3) per proseguire nel cammino.

Tre punti fermi La Parola che apre ogni capitolo è tratta dagli scritti dell’apostolo Paolo, che ripete più volte di non aver predicato se stesso, ma la forma di fede che ha ricevuto dagli apostoli. E questa fede certa ha lasciato a noi mons. Illiano. Per questo è necessario ribadire i punti fermi, tre in particolare: Annuncio, Celebrazione e Testimonianza, come è emerso dal Sinodo. Si parte dalla necessità di evangelizzare. I fondamenti della fede si apprendono in una comunità, ma poi bisogna essere pronti a dichiararli e viverli in ogni circostanza della vita. Quello del vescovo è un invito deciso a darsi da fare, ad uscire dalle sacrestie, perché non ci si può accontentare di essere cristiani per se stessi, bisogna esserlo per ogni uomo. Il ruolo dell’annuncio è svolto anche attraverso la celebrazione dei Sacramenti, in particolare dell’Eu-

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caristia (cf. n. 11). L’Eucaristia unisce, esprime la comunione ecclesiale ed insegna la collaborazione. Da qui scaturisce il richiamo energico al bisogno di avere organismi pastorali diocesani e parrocchiali. La testimonianza, infine, è il segno visibile di una fede vissuta. Non possiamo rinunciare ad essere testimoni di Cristo, verrebbe meno la continuità della fede nelle generazioni future.

L’invito all’unità Questi tre aspetti ci aiutano a fare memoria, non solo per individuare e correggere gli errori, ma soprattutto per mettere al sicuro ciò che di buono è stato fatto e su cui bisogna continuare a costruire. Tra ringraziamenti, ricordi, accorati appelli, ancorati all’esperienza pastorale trascorsa, è un Vescovo affezionato, profondamente sollecito per la cura del popolo di Dio che gli è stato affidato, quello che emerge da queste poche, ma intense, pagine. Sottofondo di tutto il documento è l’invito all’unità: è questa l’esortazione che mons. Illiano ci lascia. Mentre ci augura di vivere l’unità “che rende credibili apostoli del Vangelo” (cf. n.32), ci assicura la sua vicinanza spirituale, perché sia perfetto il motto che ha scelto per il suo ministero episcopale: “Ut unum sint”, perché siano una sola cosa! E così, insieme sciogliamo le vele, perché questi ventiquattro anni non sono passati invano, ma sono la nostra scorta di carburante con cui proseguire nel viaggio! Mariangela Giudice



Auguri papà! N

ella mia memoria, tra i ricordi rivedo le scene, sento i rumori, rivivo gli stati d’animo e gli umori. Sento nella mia mente le tue parole e la tua voce. Ed anche il tuo sorriso. Grazie papà per essere stato il mio “grande” maestro di vita! Auguri! Cinzia Mazzeo

Al nostro papà paziente, premuroso, sempre affannato per noi figli… Un augurio speciale dai tuoi figli Nica e Dino, e da quelli acquisiti Alfredo e Alessandra

Per papà Mario Tu non sei un papà qualunque... sei il mio papà... un papà speciale! Grazie per la forza che mi regali ogni giorno, per la tenerezza e la serenità che mi trasmetti con un sorriso... grazie per quello che fai per me. Auguri! la tua Serena

Per papà Ettore Papino, in questo giorno di festa voglio ricordarti quanto sei fondamentale nella mia vita, rappresenti tutto, sei il mio orgoglio, la mia felicità. Non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto e che continui a fare per me. Sei un padre e un nonno eccezionale. Senza di te non riuscirei ad immaginare la mia vita. Auguri Rosa

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Semplicemente.... auguri papà! Ti voglio bene. Linda Pellegrino

Caro papà, ti ringrazio per avermi trasmesso l’amore per la medicina. Da medico sono contenta di avere te come esempio, sei il migliore. Auguri per la tua festa! Ti voglio bene Miriam Giudice

Infiniti auguri a chi ci ha dato la vita, a chi ci ha insegnato a vivere lasciandoci sbagliare, a chi ci ha regalato sorrisi e momenti felici, a chi ci ha educato ai valori, quelli veri... Auguri a papà Raffaele e papà Achille M. Luisa e Ettore

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...per i papà Per nonno Gennaro Tu che sei parte della nostra vita e sei un nonno saggio, dolce, paziente, intraprendente e intelligente. Grazie per tutto il bene che ci vuoi. Auguri! le tue nipoti Annarosaria, Rossella e Serena

Papà devo a te la mia allegria. Il mio sorriso è simile al tuo, mi regaleresti anche la luna, se potessi… Insieme siamo due bambini che sorridono alla vita. Ė vero, siamo due gocce d’acqua! Ti voglio un mondo di bene Maria Rosaria “Rosbif”

Per papà Giovanni Faccio i miei più cari auguri al mio babbo! Ti voglio bene. Maria Giulia

Sei davvero un grande esempio. Grazie per quanto fai per noi Salvatore e Daniele

Nelle risate, negli abbracci… soprattutto nei contrasti e nei momenti difficili, capisco quanto mi vuoi bene e quanto sei importante per me! Tanti auguri papà Sofia

Caro papà, forse siamo un po’ grandi per farti questa sorpresa ma non abbastanza per dirti quanto ti vogliamo bene. Quando la polvere del tempo si poserà sui tuoi capelli e il tuo sorriso avrà una ruga in più, desideriamo essere il tuo punto di riferimento, quello che tu sei per noi guidandoci nella vita di tutti i giorni. Siamo orgogliose di averti come padre! Antonella e Donatella

Caro papà, sono quattro anni che sei malato, e da allora, forse egoisticamente, mi sono accorto di essere così legato a te. Per me sei indispensabile, tutte le mattine prego il Signore affinché abbia cura di te. Sì, papà, tu hai serenamente accettato il disegno che Cristo aveva per te. Vorrei scrivere tante cose, magari anche quelle che non ho mai avuto il coraggio di dirti prima. Prego per la tua salute ma forse sono io papà che ho bisogno delle tue preghiere. Ti voglio bene Antonio Attianese


IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete

IL CORAGGIO DI SOGNARE

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i sono sempre chiesto come mai un testimone coraggioso come don Enrico sia pressoché sconosciuto alle nuove generazioni, come mai la sua opera non ha avuto la risonanza che meritava. La chiusura della Città dei Ragazzi ha certamente contribuito ad eclissare il nome. Ma forse c’è dell’altro. Al di là di qualche pur lodevole iniziativa episodica, è mancato un lavoro organico per raccogliere, rileggere, approfondire la sua vita e le sue parole. Don Enrico aveva tanti amici ed estimatori ma, dopo la sua morte, precoce e inaspettata, nessuno ha saputo raccogliere la sua eredità.

A distanza di più di quarant’anni dalla sua morte, a nome della Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno, il Centro di Formazione ha iniziato a recuperare i suoi scritti, raccogliere le testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, promuovere incontri culturali, pubblicare i suoi scritti. Il convegno, svolto a fine febbraio nell’Auditorium Giovanni Paolo II della Cittadella della carità, è solo una

tappa di un progetto molto più ampio. Ma si tratta di una tappa significativa perché offre a tutti, in una pregevole forma editoriale, gli scritti di don Enrico. Questo libro offre alle nuove generazioni la possibilità di conoscere questo prete innamorato di Dio che ha consumato la sua vita per tracciare una storia di carità. È un libro che fa parlare don Enrico perché raccoglie le lettere e gli appunti che il prete angrese scriveva, spesso a tarda sera. Queste pagine ci fanno entrare nell’intimità della persona, lasciano intravedere la fede e il coraggio ma anche la fatica e la delusione. Un prete audace, abbiamo intitolato questo dossier. Sì, per fare alcuni gesti di carità basta la compassione. Ma per sognare e poi costruire un luogo capace di accogliere i minori, in un tempo in cui regnava tanta povertà, non basta nemmeno il coraggio, c’è bisogno di audacia. Quella che solo la fede può dare. È questa la grandezza di don Enrico. Silvio Longobardi


Un letto, una coperta e un materasso È la prima eredità ricevuta dalla Città dei Ragazzi, il 6 marzo del 1951. L’appunto è contenuto in un diario custodito da Agnese Adinolfi. Sessant’anni dopo, in quello stesso luogo, è stato presentato il testo “L’audacia della carità” che raccoglie le lettere e gli appunti di questo straordinario sacerdote

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rano passati poco più di due anni dalla visione del film “Gli uomini della Città dei Ragazzi”, che aveva acceso nel suo cuore il desiderio di realizzare anche ad Angri una struttura a favore dei minori soli e abbandonati, all’indomani della II guerra mondiale, ed ecco, lo vediamo insieme a tre bambini, trasferirsi dalla casa paterna alla casetta in blocchi, con il tetto di tegole, che gli operai della ditta Lamaro avevano costruito per custodire gli attrezzi.

L’inizio della vita comune La Città era nata con i suoi primi tre piccoli abitanti: Pasquale Cirillo, Vincenzo Marra e Pasquale Lamberti. Era il 3 marzo del 1951. Alle 8 del mattino Vincenzo e Pasquale raggiungono la casa paterna di don Enrico dove già si trovava Pasquale Cirillo. Don Enrico lo aveva raccolto sulla strada Pompei-Scafati il 10 luglio del 1949, dove era stato travolto da un’auto e da quel giorno viveva in casa con lui nella casa paterna. Quel sabato fecero diversi viaggi attraverso via Ardinghi e via Badia, don Enrico con la vespetta e i ragazzi con un carrettino a mano. «Terminato il trasloco, - racconta Pasquale Lamberti, uno dei ragazzi, oggi padre di famiglia - bisognò montare e preparare i letti e riordinare i pochi suppellettili portati dalla casa di don Enrico». Il pranzo fu consumato dalle suore Battistine, poi ritornarono alla Città e i ragazzi poterono prendere una visione più accurata della loro nuova casa. A sera, rientrati nella baracca, accesero un bel fuoco utilizzando un bidone del cantiere. La fame e la stanchezza non tardarono a farsi sentire. Rientrò anche don Enrico che chiese ai piccoli se avevano cenato. Pasquale

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rispose che non c’era neanche un pezzo di pane. Don Enrico, scuotendo la testa, sorrise e disse: «Aspettate». Tornò dopo circa mezzora con quattro porzioni abbondanti di pane e frittata, dono delle suore.

La prima eredità «La prima domenica è trascorsa felicemente dagli abitanti - annota Agnese nel diario della Città che don Enrico le chiese di scrivere -. Molte persone si recano, nel pomeriggio, a visitare i lavori. Arrivano le prime offerte consistenti in biancheria da letto e personale. Conserve, maccheroni, sugna, patate, verdura affluiscono continuamente. Il popolo si mostra entusiasta». Il 6 marzo, scrive ancora Agnese, Rosaria D’Amaro muore lasciando alla Città dei Ragazzi un letto, una coperta e un materasso. Questa è la prima eredità raccolta. Il 7 marzo arriva un altro ragazzo, nel diario è riportato solo il cognome: Fusco, trionfalmente accolto dagli altri piccoli abitanti. Sono passati 60 anni. In quello stesso luogo, lo scorso 25 febbraio è stato presentato il testo “L’audacia della carità”, curato da don Silvio Longobardi, che raccoglie le lettere e gli appunti di don Enrico, soprattutto del periodo che va dal 1949 al 1954.

Agnese Adinolfi Nella sua opera, don Enrico Smaldone fu assistito da una giovane ragazza angrese, Agnese Adinolfi, sorella di Giuseppe Adinolfi che donò il suolo per la realizzazione della struttura. Nata nel 1926, dottore in Giurisprudenza, Agnese si trasferì nella Città dei Ragazzi nel 1956 e vi rimase per altri 4 anni dopo la morte di don Enrico.


LA SERATA

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ell’Auditorium Giovanni Paolo II aleggiava un’atmosfera particolare, pregna di emozione. Don Silvio Longobardi, fin dalle battute iniziali, ha dichiarato: «L’autore del libro è don Enrico. Ė lui che parla attraverso i suoi scritti». Ha successivamente ringraziato i familiari e soprattutto Agnese Adinolfi che ha conservato e messo a disposizione gran parte del materiale raccolto nel testo. Tra la folla che gremiva il salone, oltre ai numerosi amici, ai sacerdoti e alle religiose, c’era il sindaco di Angri Pasquale Mauri, l’assessore alla Cultura Peppe Mascolo, il consigliere Giuseppe Galasso, il fratello di don Enrico, Filippo Smaldone e i nipoti. Protagonisti della serata, insieme agli scritti di don Enrico, sono stati i suoi ragazzi, giunti ad Angri per rendere omaggio alla sua memoria.

Foto Salvatore Alfano

IL MESSAGGIO DEL VESCOVO

Era ora! Il vescovo Illiano ha salutato con gioia questa pubblicazione. «Sono certo che l’opera voluta da don Enrico, affidata alla Fraternità di Emmaus, è in buone mani»

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ons. Illiano, alle prese da qualche mese con dei problemi di salute, non ha potuto prendere parte alla serata a causa del grande freddo. Ha fatto giungere un toccante messaggio, letto da mons. Mario Vassaluzzo, Vicario Generale della diocesi di Nocera-Sarno.

«A tutti voi, convenuti ad Angri, in quel luogo che fu il campo di battaglia di don Enrico, rivolgo il mio più cordiale benvenuto. (…) Nella prefazione del libro ho scritto: “Era ora!”. Fin dall’inizio del mio episcopato mi sono preoccupato di far risplendere la testimonianza di don Enrico attraverso un’apposita pubblicazione biografica, affidata alla penna e al cuore di uno storico attento e preciso come mons. Vassalluzzo. In tutti questi anni non ho mancato di appoggiare tutte le iniziative fatte per onorare la figura di questo sacerdote. (…). Ed ora, giunto al termine del mio mandato, vedo con immensa gioia questa pubblicazione che aiuta a scoprire ancora meglio l’anima di don Enrico che sapeva vedere e amare Dio

nei suoi ragazzi. (…). Il mio pensiero va anche all’opera iniziata da don Enrico, alla Città dei Ragazzi che tanto bene ha seminato, come possono testimoniare tanti di voi e anche alcuni che trovarono accoglienza tra quelle mura e questa sera sono lì a dare la loro testimonianza. Sono contento di vedere che questa struttura è ora affidata a don Silvio che si è impegnato a farne una Cittadella della carità, un luogo dove l’accoglienza non riguarda più soltanto i minori già nati ma anche quelli che ancora devono nascere. Conoscendo le opere già realizzate in questi anni dalla Fraternità di Emmaus, che ha aperto diverse case di accoglienza nell’Agro, sono certo che l’opera voluta da don Enrico è in buone mani».

Don Mario Vassalluzzo durante il suo intervento

Un’opera collettiva La Città dei Ragazzi è stata un’opera collettiva che ha coinvolto tutta la cittadinanza angrese. Nel primo manifesto pubblico, con il quale annunciava la sua intenzione di fondare in Angri una Città per i ragazzi, scriveva: “Cittadini, Iddio ci chiama ad una nobile missione”. Potremmo chiamarla l’opera dei due mondi perché la comunità italo-americana ha dato un contributo economico molto importante e forse decisivo. Don Enrico ha coinvolto i giovani, le scuole, le fabbriche, le associazioni cattoliche. Quel progetto, lui lo intuiva, doveva essere un monumento di civiltà di un intero paese. Don Silvio Longobardi

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Foto Salvatore Alfano

LE RELAZIONI Il mendicante Intrecciando i primi cinque versetti del capitolo 18 del Vangelo di Matteo con gli scritti di don Enrico, mons. Francesco Alfano ha provato a delineare la spiritualità sacerdotale di don Enrico

«L

a lettura di questo testo mi ha sconvolto. L’ho divorato in una notte». Con questa confessione mons. Alfano ha iniziato il suo intervento, con l’obiettivo di rileggere la vita sacerdotale di don Enrico. L’icona biblica di riferimento è quella di Matteo, al capitolo 18. Intrecciando i primi

5 versetti del passo del Vangelo con gli scritti di don Enrico, mons. Alfano ha offerto delle piste – alcune delle quali possono essere ulteriormente approfondite – per scavare nel cuore di don Enrico sacerdote. L’immagine proposta è quella del mendicante. «Se ci pensate bene, le testimonianze di chi lo ha conosciuto,

le foto, i testi, rimandano sempre ad un’immagine di don Enrico che chiede, bussa, si fa mendicante». E lancia immediatamente una prima provocazione. «Se questo modo di agire non fosse legato soltanto alla realizzazione di un’opera, ma fosse invece uno stile di vita, ci troveremmo di fronte ad un mistico».

La spiritualità di don Enrico in cinque punti La domanda

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». (Mt, 18,1) Questa domanda rimanda ad una gerarchia, se c’è qualcuno che è più grande, c’è certamente chi è più piccolo. Non è lo stile di Gesù. Chi è il più grande per don Enrico? Attingiamo ai suoi scritti. “Non è soltanto nell’attuazione di un grandioso progetto l’ideale cui incondizionatamente ho consacrato la mia vita sino alla sua consumazione, ma la mia aspirazione che regge e domina tutta la mia esistenza è quella di edificare l’edificio morale dei figli della sventura. Ai figli della strada, che a stuoli sono venuti fuori dai rottami di una guerra distruttrice, privi del sorriso della madre, della protezione del padre, i quali nella vita avanzano senza ideali e senza speranza, io debbo ridonare l’anima che essi hanno inconsapevolmente perduta, far loro comprendere il valore della

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vita, amare il lavoro. Questo è il compito che Dio mi ha assegnato”. (Al Dott. Lamaro, 29 ottobre 1949, L’audacia della carità, pp. 139 -140).

La scelta

Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro (Mt, 18,2) Prima di rispondere, Gesù fa un gesto di rottura. Chiama un bambino, che secondo la concezione del tempo non aveva nessun diritto, e lo pone al centro del gruppo. Chi sceglie di mettere al centro don Enrico? Attingiamo ai suoi scritti: “Iddio ci chiama ad una nobile missione, che porterà sulle rovine morali di tanti ragazzi la sacra fiamma di una luce nuova di rieducazione e di redenzione… Io mi auguro che questo non sia


un sogno, ma un pungolo di generosità nel cuore di tutti voi, miei concittadini. Con voi io avanzerò fiducioso verso la mia idea con l’auspicio felice della sua realizzazione” (Manifesto al pubblico, 4 febbraio 1949, opera citata, p.32) “Le difficoltà non ci smonteranno... Marceremo verso le sacre lotte del grande ideale con l’audacia e la forza di un leone, la costanza e la pazienza di un bue. La volontà umana è una potenza spirituale che vince l’universo. Anche se fallisse questa, che noi abbiamo chiamata missione romana, la illusione di una speranza fallita mi abbatterà solo per poche ore; poi risorgerò più animoso di prima. (Roma, 11 maggio 1950, opera citata p. 68) Don Enrico mette l’altro al centro, ha il coraggio di far convergere tutto attorno ai poveri, dall’appello ai cittadini angresi fino al coinvolgimento dei politici e dei benestanti.

Il cammino

In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.(Mt 18, 3) Gesù chiede un cambiamento di vita, di prospettiva non semplice da realizzare: chiede la conversione del cuore. Qual è il cammino compiuto da don Enrico? “Quando ti parlo di questa cose, caro Federico, un’ansia più forte del solito mi prende e mi pervade tutto e prego Iddio che presto possa farmi realizzare questo mio grande desiderio. I ragazzi abbandonati mi attendono ed io soffro tanto a dover dir loro di pazientare ancora”. (A Federico ,16 giugno 1950,opera citata, p. 82) “A volte mi sento tanto stanco, vorrei concedermi un po’ di riposo, ma poi mi riprendo subito: non bisogna fermarsi neanche un attimo fino a quando non avremo raggiunto la meta. È vero che arriveremo esausti, ma che importa quando il nostro ideale è raggiunto? Neanche la morte ci spaventerà più allora, quando avremo assolto il compito che Dio ci ha assegnato” (A Federico, 31 maggio 1951, opera citata, p. 112) Emerge la sua tensione verso la meta, le fermezza nel perseguire un obiettivo, l’ostinazione dinanzi alle difficoltà, fino ad arrivare a vedere la morte come “grazia”.

Il paradosso

Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. (Mt 18, 4) Gesù spiega come fare per diventare come bambini: farsi pic-

L’amico Federico

Federico Russo era un amico di infanzia di don Enrico. Dopo il diploma, si stabilì in America dove collaborava come redattore per alcuni giornali della comunità italoamericana, tra cui il “Progresso italoamericano”. Don Enrico gli scrive molte lettere e gli chiede di aiutarlo promuovendo dei Comitati di italiani per raccogliere fondi a favore della Città dei Ragazzi.

colo è accettare l’amicizia dell’altro. Qual è il legame di don Enrico con l’amicizia? “Carissimo Federico, non avrei mai pensato che dopo gli anni della fanciullezza, che ci videro amici nello stesso banco di scuola, ti avrei ancora una volta visto così spiritualmente unito a me con la tua indefessa collaborazione per la realizzazione di un’opera che incide sulla mia vita e la risolve. Di questa mia opera tu ne sei la forza e l’anima in America, perché essa è diventata ormai anche opera tua… (…). Oggi tu sei la mia grande speranza. E son sicuro che questa speranza diventerà una dolce realtà, perché tu me lo hai detto. E se tu lo vuoi ogni nostro voto si compirà. Tu hai cuore, ingegno per poter far tutto. Siimi sempre accanto” (A Federico, 12 giungo 1950, opera citata, pp. 79 - 80) Si intravede il bisogno estremo del sostegno e della condivisione. Don Enrico apre il cuore all’amico senza reticenze, fino ad una comunione intima e profonda.

L’accoglienza

E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. (Mt 18,5) Gesù spiega come fare per arrivare a Lui. Don Enrico quale strada sceglie? “Carissimo Federico, se ti dovessi esprimere l’onda di gioia che la tua lettera ha riversato sul mio animo, non vi riuscirei” (12 giungo 1950, opera citata, p.79) “Sono preoccupatissimo del tuo prolungato silenzio. Che cosa è mai successo che ti impedisce di darci notizie del ballo che da tempo tiene sospeso i nostri cuori? Ogni mia attività è paralizzata dall’attesa di una tua notizia” (10 novembre 1950, opera citata, p. 100) L’uomo della gioia, il mendicante, non si piange mai addosso. Al contrario, fa esperienza della gratuità e del dono di sé. Insieme - Marzo 2011

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Sulle orme di don Bosco Don Enrico è stato da molti paragonato a san Giovanni Bosco. A delineare nello specifico i punti di congiunzione tra questi due sacerdoti è stato mons. Mario Vassalluzzo, Vicario generale della nostra diocesi e primo biografo di don Enrico

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on Mario ha presentato in una dettagliata relazione gli elementi che accomunano la vita di san Giovanni Bosco e quella di don

Enrico.

L’incontro. Ė stato l’incontro con un ragazzo e la condivisione della sua vita a far scoprire a don Bosco e a don Enrico, un secolo dopo, una vocazione nella vocazione. Don Bosco un giorno si imbatte in un ragazzo che seguiva lo schiamazzare di altri coetanei. Non risponde al saluto di don Giovanni. Solo quando gli domanda se si sente male, il ragazzo racconta la sua triste vicenda: era passato da padrone a padrone, sfruttato e malmenato, aveva trascorso le notti sui gradini di una chiesa, chiedendo l’elemosina. Solo la paura della galera l’aveva trattenuto dal rubare. Anche don Enrico, quando il cuore già accarezza il sogno della Città dei Ragazzi, incontra un bambino, segnato dalla sofferenza, la madre morta e il papà da tempo in ospedale. Questo episodio scava profondamente nel suo cuore. La provvidenza e dopo l’abbandono. A partire dal 1841, don Bosco iniziò a raccogliere i suoi ragazzi presso il Convitto ecclesiastico dove stava completando la formazione religiosa. Il numero dei ragazzi cresceva ed era necessario un trasferimento. Dove? Gli venne in soccorso la marchesa Giulia Francesca di Colbert, che mise a disposizione di don Bosco un appezzamento di terreno inutilizzato in Valdocco, nella periferia di Torino. Don Enrico invece sperimentò la provvidenza grazie alla generosità della famiglia Adinolfi. Giuseppe, medico, dopo aver ascoltato “l’idea” di don Enrico, gli disse di andare a prendere possesso di un suo terreno. «Dite al mio colono che, da oggi in poi, quel suolo è vostro». Successivamente, i due sacerdoti hanno sperimentato la solitudine e l’abbandono, ma questo non è servito né a scoraggiarli, né a distoglierli dal loro intento. La pedagogia di Cristo Maestro. Da un accostamento, sia pure sommario, del metodo educativo adottato nella Città dei Ragazzi di Angri a quello

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utilizzato da don Bosco, si può agevolmente notare che don Enrico s’ispirò fortemente al modello “preventivo” di don Bosco. Don Enrico, infatti, come l’educatore astigiano, volle nella sua azione pedagogica rieducare la gioventù abbandonata, valorizzando tre segreti su cui don Bosco aveva poggiato il suo metodo educativo: la ragione, la religione e l’amorevolezza. Tre sono pure le colonne portanti dell’edificio educativo di don Enrico, ma con ordine inverso: l’amorevolezza, la ragione e la religione. Il genio femminile: Mamma Margherita ed Agnese Adinolfi. Don Bosco, una volta creato l’Oratorio di Valdocco, volle accanto a sé mamma Margherita per fare da madre alla moltitudine crescente dei ragazzi. Agnese Adinolfi, lasciati gli agi e le comodità familiari, si trasferì nel 1956 nella Città dei Ragazzi per affiancare don Enrico nell’azione educativa. Vi rimarrà per altri quattro anni dopo la sua prematura scomparsa.


Foto Salvatore Alfano

Nella foto Agnese Adinolfi insieme ad alcuni ex ragazzi della Città

Le pietre vive A rendere rendere speciale speciale ee indimenticabile indimenticabile la la serata serata A stata la la presenza presenza di di 14 14 “ragazzi “ragazzi di di don don Enrico” Enrico” èè stata

N

on si vedevano da molti anni. Un girotondo di abbracci, sorrisi e lacrime che hanno emozionato tutti i presenti. Hanno ricordato don Enrico, un padre che li ha accolti, educati e ha insegnato loro un mestiere. “Per queste strade è passato un santo, non dimentichiamolo”, ha dichiarato Franco Lanzone che è venuto da Roma per la serata insieme alla moglie Annarita e al figlio Gianfranco. C’erano anche Salvatore Buono, Mario Pasqua, Daniele Michele, Antonio Orlando, Landi Preziosi, Giovanni Cuomo, Giuseppe Novi, Gerardo Attianese, Remo e Antonio Dell’Isola, Giovanni Del Pezzo, Luca Cuccurullo, Novi Giuseppe e Vincenzo Troiano. “Sono commossa, sento qui aleg-

giare lo spirito di don Enrico”, ha detto Agnese Adinolfi che ha voluto ricordare due ragazzi “che ora sono al fianco di don Enrico” e che sono stati i pilastri della Città: Antonio Dell’Isola, che si occupava dei ragazzi, li seguiva per la scuola e per i compiti e Armando Olivieri, che consegnava tutti i lavori realizzati dalle officine e dalla falegnameria della Città. «Salvatore Buono ha un’officina con 12 operai - ha ricordato Agnese - L’anno scorso ha vissuto un periodo di crisi. Ma ha scelto di non licenziare nessuno, perché hanno famiglia. Sono questi gli insegnamenti di don Enrico!». Ha infine invitato i presenti e la cittadinanza a rimboccarsi le maniche, a raccogliere delle testimonianze per far memoria, insieme alla Chiesa locale, di don Enrico.

I ringraziamenti

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n ringraziamento doveroso va a don Silvio Longobardi, direttore di questa rivista, impegnato da alcuni anni a ricordare la figura di don Enrico, con delle precise scelte editoriali. Insieme ha dedicato due approfondimenti a don Enrico, uno nel dicembre del 2008, l’altro nel giugno del 2009. Nel 2010 è stata inaugurata la rubrica dal titolo Un sacerdote di nome Enrico: per un anno abbiamo tratteggiato la figura di don Enrico e invitato le persone a contattarci per raccogliere testimonianze e materiale fotografico. Don Silvio ha avviato la raccolta e sistemazione del materiale diligentemente custodito da Agnese Adinolfi per realizzare una serie di pubblicazioni. Il testo L’Audacia della carità è il

La mostra Grazie al lavoro di Dina Coppola e Giuseppe Testa, chi ha partecipato alla serata ha potuto ammirare tre pannelli con le foto della Città e alcuni oggetti personali di don Enrico: una foto originale di don Enrico e il Rosario che usava come capoletto, prestati dalla nipote Elena. Un’icona della Madonna, la sua pipa e il coltellino che usava per sbucciare le arance, un ferma spartito e gli occhiali, donati dalla nipote Mina. Due documenti di identità, un ciuffo di capelli, la tessera degli esploratori il portafogli, l’agendina e il Rosario che portava sempre in tasca, dono di Agnese. Chi desidera acquistare il libro, può rivolgersi al Centro diocesano di Formazione tel/fax 081 513 57 11 info@centro-formazione.it

primo frutto. Mi ha chiesto di scrivere una biografia su don Enrico che sarà a breve pubblicata in un testo curato da don Roberto Farruggio e dedicato ai sacerdoti della nostra diocesi e che raccoglie, tra le altre, le biografie di don Gaetano Ficuciello e mons. Pompeo La Barca, scomparso lo scorso 19 dicembre. Siamo anche al lavoro per un libro che ha l’obiettivo di raccontare la vita della Città dei Ragazzi. Infine, un caloroso ringraziamento va a Dina Coppola, segretaria del Centro diocesano di Formazione, che ha curato la revisione del testo e ha organizzato la serata dedicata alla presentazione. Antonietta Abete

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a cura di Mariangela Giudice

Incontrare la fede tra i banchi di scuola Di solito la scuola viene descritta come il luogo in cui molti giovani subiscono il fascino delle idee che scoraggiano la fede. Eppure non è sempre così

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dolescenza. Periodo di cambiamenti e di grandi domande. Mai come in questi anni è importante il contatto con gli adulti, che diventano per noi un modello. A seconda delle persone che incontriamo, impariamo ad avere un punto di vista piuttosto che un altro, rispetto al modo di rapportarsi alle tematiche che danno senso alla vita. Nonostante sembri una questione “in secondo piano” nella società occidentale, la fede resta ancora un grande interrogativo dell’adolescenza. Proprio la scuola è un luogo privilegiato di confronto per i giovanissimi, e se spesso sentiamo di ragazzi che hanno preso la decisione di abbandonare la fede dopo il confronto con qualche insegnante, esistono anche vicende contrarie. Ci racconta Verdiana: “La fede nella mia famiglia è sempre stata un’entità esistente, fin quasi ad avere corpo. Da piccola era facile credere, poi l’approssimarsi della “fisiologica” contestazione adolescenziale, mi ha condotta a spendere la maggior parte del tempo a confutare e scagliarmi contro la presunta assurdità della nostra religione, con accesissimi diverbi trasformati inevitabilmente in liti familiari: era mio compito smascherare quella che ritenevo una favola con l’aiuto della sola cosa in cui credevo: “la mia dea razionalità”!

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Il confronto con un adulto che parlava della fede in maniera più leggera, mi ha aiutata a prendere una decisione: seguendo con partecipazione le lezioni della mia prof. di religione, alcuni interrogativi irrisolti sembravano avere una risposta, una risposta pienamente giustificata dalla “dea razionalità”! In virtù di questa rinnovata fede ho intrapreso un cammino spirituale insieme ai bambini, per poter condividere in termini molto semplici la mia esperienza, per dare una visione più pragmatica e semplice della vicinanza di Dio, impegnandomi spiritualmente in qualcosa che mi piaceva e per cui ero portata”.

Adulti, riscoprite il vostro ruolo di guide! Ma il dubbio può anche essere esigenza di risposte mature, che solo persone con un vero cammino alle spalle possono dare. Come nel caso di Francesca: “Avevo molti dubbi riguardo a Dio. In realtà io stavo crescendo, ma la mia fede era rimasta bambina, era rimasta quella del catechismo. Non riuscivo a fidarmi, pensavo che Dio fosse una creazione dell’uomo, una soddisfazione del suo bisogno di sentirsi rassicurato e consolato”. Per Francesca il confronto con gli insegnanti è stato decisivo: “È grazie al mio prof. di filosofia, dichiaratamente credente, se ho capito che fede e ragione sono complementari, e che credere in Dio ha anche un fondamento razionale e ragionevole. Ed è grazie al mio prof. di religione se ho capito che la fede comporta “un rischio” e ha bisogno della nostra volontà di fidarci, pur nella consapevolezza di non avere certezze. Da allora ho smesso di cercare una prova, e ho piuttosto cercato di capire chi fosse il Dio che i cristiani invocano. Ho scelto di fidarmi e non sono rimasta delusa: mi sono avvicinata alla vita parrocchiale, dove ho riscoperto una fede che era ormai pronta a crescere con me”. Mariangela Giudice


Agorà Il federalismo parte dalle Università della Campania Firmato l’Accordo di programma tra il Miur, la Campania e gli atenei della Regione

S

alutata con favore la firma dell’Accordo di programma siglato il 23 febbraio dal Ministro Mariastella Gelmini, dal Presidente della Regione Stefano Caldoro e dalle sette università campane. L’accordo si muove essenzialmente su due binari: razionalizzazione e potenziamento dell’offerta formativa e ampliamento dei servizi agli studenti. Il Piano sarà operativo dall’anno accademico 2011/2012 e avrà una durata di cinque anni. Riguardo il primo fronte l’Accordo prevede: il contenimento del numero dei corsi di studio, la promozione di corsi di studio che prevedono l’interazione di più atenei, la riduzione degli ambiti disciplinari, il riordino dei dottorati di ricerca. Come ampliamento dei servizi agli studenti è prevista la realizzazione di una tessera regionale dello studente che consentirà l’accesso ai laboratori, alle biblioteche degli atenei, il pagamento del pasto nelle mense universitarie, la realizzazione di un sistema informativo unico dell’offerta formativa regionale, il coordinamento tra le sedi per l’erogazione di servizi di biblioteca digitale, l’accesso per tutti gli studenti campani ai laboratori scientifici ed informatici del sistema universitario e la riorganizzazione dei servizi di collegamento tra l’università e il mondo del lavoro. Per raggiungere gli obiettivi sarà costituito un Comitato composto dai Rettori di ciascuna facoltà, dall’Assessore all’Università e alla Ricerca della Regione e da un rappresentante degli studenti. Alle riunioni del Comitato sarà invitato a partecipare anche il Ministro dell’Istruzione.

Lo psicologo consiglia

Come combattere le discriminazioni in classe

L

e classi delle nostre scuole, in particolare quelle delle scuole pubbliche, sono caratterizzate dall’essere molto variegate e dall’unire in sé alunni che provengono da contesti familiari e socio-culturali diversi. Quando i bambini cominciano la loro avventura scolastica, non iniziano solo un percorso di apprendimento di nozioni e competenze, ma cominciano il loro inserimento graduale nella società e il loro confronto con realtà diverse da quelle abituali. Nell’incontrare “gli altri” i bambini scoprono anche il “diverso da sé”, che da un lato stimola e incuriosisce, dall’altro intimorisce e fa paura, proprio perché è poco conosciuto e familiare. Ecco quindi che la diversità, sia essa economica, etnica o religiosa, diventa una dimensione che attiva nei bambini e nei ragazzi meccanismi di discriminazione ed emarginazione, provocando nella maggior parte dei casi situazioni di forte disagio in chi ne è vittima. Assistiamo, allora, a casi in cui nessuno vuole avere come compagno di banco il bambino straniero, oppure all’emarginazione di un compagno di classe solo perché non indossa vestiti firmati e non si può permettere il cellulare di ultima generazione. Per affrontare queste situazioni è importante prendere coscienza in classe del tema dell’educazione al rispetto della diversità, mostrando ai ragazzi che la diversità è essenzialmente una ricchezza ed un’opportunità di crescita e di arricchimento. Ma non basta fermarsi a questo. Non basta dire ai ragazzi di rispettare l’altro, bisogna partire dalla componente difensiva del comportamento discriminatorio, bisogna permettere al ragazzo di esternare ed affrontare i suoi vissuti, aiutandolo a capire che il suo comportamento è un modo per affrontare le paure e il disagio causato dal confronto con “il diverso da Sé”. Giulia Palombo Insieme - Marzo 2011

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Premiazione del concorso

“Comunicare l’azione - ComunicAzione” Appuntamento è per il 6 aprile, al Teatro degli Olivetani di Nocera Inferiore alle ore 9:30, per scoprire i vincitori mazione. Saranno scelti tre vincitori, uno per ogni categoria di partecipazione (elementari, medie e superiori). La premiazione si terrà il prossimo 6 aprile al Teatro degli Olivetani, presso l’ex direzione generale Asl Salerno 1, in via F. Ricco a Nocera Inferiore, a partire dalle ore 9:30. Ad interagire con i ragazzi ci sarà, tra gli altri, Giovanna Abbagnara, di Punto Famiglia, rivista bimestrale che, senza toni accademici, mette al centro la famiglia e tutte le tematiche ad essa legate. Sofia Russo

I premi

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I premi sono di due tipi: - Visita educativa – culturale alla scoperta dei luoghi in cui nasce la comunicazione di massa, se a vincere sarà un elaborato preparato in gruppo o da una classe; - In azione sul campo, un giorno da protagonista in una vera realtà in cui si lavora per la comunicazione, in base alla natura dell’elaborato, se a vincere sarà un elaborato preparato da un singolo. Inoltre verrà conferito il Premio Speciale “Vincenzo Vastola” all’istituto che presenterà più elaborati, consistente in un pacco libri del valore di 300,00 euro.

iamo ormai al traguardo di questa seconda edizione del concorso istituito dalla nostra rivista e dedicato alle scuole dell’Agro nocerino-sarnese. L’obiettivo del concorso era di stimolare gli studenti alla ricerca della buona azione e di comunicarla attraverso il linguaggio ritenuto più idoneo. La natura degli elaborati mette in evidenza non solo la creatività degli studenti, ma anche la loro predisposizione all’azione. Sono numerosi gli elaborati giunti in redazione che, tra qualche giorno, passeranno al vaglio della giuria, composta da professionisti del mondo della comunicazione e dell’infor-

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INDIRIZZO

CITTA’

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA DIODATO EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA CORINTO CENTRO EDICOLA EDICOLA Lambiase SARDO ART EDICOLA Daniela Raffaela CART’EDICOLA EDICOLA D’Andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino MIR MIR MIR TUTTO srl di Bello M. Rosaria

Via dei Goti, 11 Via dei Goti, 157 Piazza Doria C.so Vittorio Emanuele, 42 Via Marco Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 85-87 Via Roma, 50

Angri Angri Angri Nocera Inferiore Nocera Inferiore Nocera Inferiore Nocera Inferiore Nocera Superiore Roccapiemonte Pagani Pagani S. Egidio del Monte Albino S. Marzano sul Sarno S. Valentino Torio Sarno Sarno

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I giovani chiedono…

a cura di Salvatore Manzo

noi sappiamo ascoltarli?

I dubbi della fede Perché credere se penso che la Chiesa non testimonia più gli insegnamenti di Cristo? I dubbi di Lorenzo LORENZO (15 anni): Penso che la Chiesa si sia allontanata molto dal messaggio che Gesù ci trasmise. Perché, dunque, dovrei credere in essa se non rispetta ciò che vuole rappresentare? Già, perché? La tua domanda, Lorenzo, mi fa immaginare che, giustamente, tu stia chiedendo coerenza e buon esempio, a chi ti propone di seguire regole e valori che spesso ha dimostrato a sua volta di non seguire con successo. Ė quello che chiediamo ai nostri genitori quando ci dicono di non alzare la voce con loro, mentre la stanno alzando nei nostri confronti. La stessa domanda verrebbe da rivolgere a certi insegnanti che chiedono ai loro studenti di studiare con impegno e profitto cose che, spesso, loro stessi, trasmettono senza passione ed interesse. Ė proprio da chiederci: perché? E perché i nostri governanti approvano leggi che essi stessi non rispettano? E perché ognuno di noi apprezza una città pulita ed ordinata, sceglie per le vacanze un mare limpido e pretende la pulizia delle spiagge, o preferisce mangiare cibi genuini piuttosto che contraffatti, quando poi non riusciamo a fare in casa una scrupolosa differenziazione dei rifiuti e a rispettare l’ambiente in tutte le sue forme? Perché?

Guardare a Cristo In secondo luogo, caro Lorenzo, voglio dirti che la Chiesa non ci chiede di credere “in essa”, compagnia di persone con grandi ideali ed altrettanto grandi fragilità, ma, con essa, di credere “in Cristo”! Ė Lui il Modello che cerchiamo e che certo non ci delude! Ė Lui l’immagine dell’Uomo-Nuovo a cui possiamo mirare di somigliare. Ė Lui il figlio, l’uomo, il cittadino, l’amico, il credente da prendere come riferimento… e seguire! La Chiesa, per quanto maestra, guida, madre, possiede l’autorevolezza nell’indicarci la Via, la Verità e la Vita che è Cristo, e possiede tutte le aspirazioni, le fragilità e le contraddizioni che possiedono tutti gli uomini e le donne di ogni tempo. Così come le possediamo noi genitori, insegnanti, governanti di ogni tempo. Così come le possiedi anche tu, caro Lorenzo. Non ti resta che accettarle, ed amarti con benevolenza, continuando a camminare, insieme a tanti che come te, trasformano ogni fragilità in un motivo in più per non perdere di vista la Via, la Verità e la Vita: Gesù di Nazareth, il nostro Cristo!

Desideri e limiti Forse perché ognuno ha desideri ed aspettative, ognuno sa riconoscere il bello e ciò che è buono, e, nello stesso tempo, ognuno di noi ha limiti e fragilità, pretese e contraddizioni che non sempre riesce a riconoscere ed accettare. Certamente noi tutti, abbiamo bisogno di modelli per apprendere e crescere, e, quando non li incontriamo, restiamo delusi, e facilmente ci scoraggiamo, fino a mollare! Non entro nel merito delle contraddizioni della Chiesa, anche perché tu non ne fai cenno, ma queste domande potrebbero essere già spunti interessanti per una riflessione che interpella il nostro senso di responsabilità individuale nel sentirci tutti parte di una Chiesa fatta di persone fragili… con grandi ideali! Foto Salvatore Alfano Insieme - Marzo 2011

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VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Mastella: «Occorre bonificare il tessuto campano dalle resistenze camorristiche e criminali»

A tu per tu con Clemente Il segretario dei “Popolari per il Sud” parla di fondi europei, formazione, sanità, impegno giovanile e futuro della Campania

C

on l’europarlamentare Clemente Mastella è davvero difficile non avere argomenti su cui discutere. Dal suo osservatorio privilegiato di parlamentare a Strasburgo chiarisce subito il punto relativo ai fondi europei, mal utilizzati dalla Campania ed in generale dalle Regioni italiane: «L’Europarlamento decide lo stanziamento e le finalità, ma la produzione è della Regione e dell’ente locale. È questo uno dei pochi toccasana che rimangono per il Mezzogiorno di Italia, ma laddove non c’è quest’opportunità rischiamo di essere impantanati per ancora un poco di anni». Colpevole del non utilizzo è la burocrazia: «Noi abbiamo un di più di persone e un di meno di qualità. Finché ci sarà questa sproporzione è ovvio che diventa più complicato riuscire ad assurgere ad un livello più alto rispetto ad altre regioni europee». «In questo momento – continua – è un po’ il cane che si morde la coda perché, stando al patto di stabilità, non c’è nemmeno la possibilità di trovare intelligenze in grado di promuovere azioni atte a recuperare investimenti e risorse europee».

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Occorrono investimenti seri ed urgenti che puntino innanzitutto sulla formazione, perché «quella fatta finora in maniera precaria, avventizia, senza fantasia e scientificità non serve». E sulla legalità: «Bisognerebbe bonificare il tessuto dalle resistenze camorristiche e criminali che ci sono». E la classe dirigente dovrebbe andare «al di là della cinta muraria in cui si colloca». Tra le necessità c’è quella della sinergia, «che non avviene per una forma di campanilismo locale». In tale contesto si inserisce la questione sanitaria: «L’idea di consorziare, mettere assieme, accomunare servizi per renderli anche qualitativamente più seri deve essere alla base di tutto. Se uno non mette assieme i tanti piccoli ospedali non ci sarà mai una buona qualità. La frammentazione non giova». Giornalista ed acuto comunicatore, il segretario dei “Popolari per il Sud” non ha problemi ad analizzare l’attuale situazione politica e la posizione dei cattolici: «Uno scadimento c’è – afferma Mastella – non ci sono bussole alle quali fare riferimento, ma a volte il mondo cattolico accetta o non dice ad

alta voce le cose che sono e che invece non è giusto che siano». «Occorre – suggerisce l’europarlamentare – una capacità di formazione che renda esemplari i gesti ed i comportamenti di chi, sul modello cristiano, finisce a fare esperienza politica. Questo nell’ultimo tempo non è più accaduto. Bisogna vedere, incoraggiare e mettere in moto quelle energie giovanili che portano il target di natura cattolica». E rispetto al futuro il leader di Ceppaloni è ancora più chiaro: «Siamo alla fine di un periodo. Un ciclo sta finendo. Ora si tratta di mescolare diversi universi con quelli della saggezza, dell’esperienza e della dinamica giovanile. Occorre uscire dalla politica che è diventata aritmetica, carriera e il mettere da parte i valori di riferimento perché tutto ciò ammazza la politica e ammazza i rapporti tra questa e l’opinione pubblica». Salvatore D’Angelo


Una terra pro life

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acque formalmente nel 1978, da allora, ogni 6 febbraio, in Italia si celebra la Giornata per la vita. Un appuntamento importantissimo che vede coinvolti laici e religiosi per educare all’accoglienza della vita e combattere l’aborto ed ogni forma di violenza esistente nella società contemporanea. Il messaggio proposto quest’anno ha avuto il titolo “Educare alla pienezza della vita”: i vescovi hanno coniugato, così, l’impegno per la difesa del dono della vita al compito dell’educazione. Se il messaggio parte dalla costatazione che «alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita» c’è anche la consapevolezza che «ogni ambiente umano, animato da un’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiorire la vita». In diocesi, dalle parrocchie alle scuole, dalle associazioni ai singoli, ci sono state molteplici iniziative (vedi box). Tra le più importanti la consegna del premio “Cuore d’aliante” alla memoria di Tonia Accardo. La comunità parrocchiale di San Giacomo Apostolo di San Valentino Torio ha voluto riconoscere l’esempio di questa donna che, una volta scoperto un tumore, ha comunque deciso di portare avanti la gravidanza e dare alla luce Sofia. Come non citare, poi, la visita di Gianna Emanuela Molla, figlia di santa Gianna Beretta Molla, all’ospedale di Sarno. In quell’occasione don Silvio Longobardi, responsabile diocesano della Pastorale familiare, non ha mancato di ribadire l’importanza e la necessità di accogliere un bambino. Il sacerdote ha affermato che «tra le forme di maltrattamento, la più brutale è sicuramente quella dell’aborto. Non viene riconosciuto tra i delitti, anzi alcuni lo esaltano come un diritto. È una tragedia, un segno dell’abbrutimento interiore, un suicidio spirituale». E rispetto alla Giornata per la vita ha aggiunto: «Dovrebbe essere una reazione vigorosa contro la cultura di morte, una memoria addolorata per le vittime innocenti di questa nuova barbarie, dovrebbe avere il tono di una denuncia forte e vigorosa. In alcuni casi lo è ma in generale appare una

Tantissime manifestazioni sono state organizzate in occasione della 33esima Giornata per la vita. L’Agro ha pullulato di eventi e sit in. Dalle parrocchie alle scuole, passando per le piazze, in tanti si sono battuti per la vita nascente

Alcuni degli appuntamenti in difesa della vita - Venerdì 4 febbraio l’Associazione Medici Cattolici Italiani ha chiamato a raccolta i medici per discutere dei valori legati alla fede, alla medicina ed all’assistenza del prossimo. - L’ Associazione Progetto Famiglia Vita Onlus ha proposto il Cineforum “ Tra finzione e realtà” con l’intento di voler offrire ai giovani un percorso di discussione e di riflessione. Domenica 6 febbraio i volontari dell’Associazione sono scesi in piazza De Marinis a Poggiomarino ad annunciare il primo tra i diritti umani: il diritto alla Vita. - I giovani della Parrocchia di San Giovanni Battista di Nocera Inferiore si sono preparati alla Giornata per la Vita con un lungo percorso iniziato già nel mese di dicembre. I ragazzi hanno poi realizzato delle interviste sul tema presentato la sera del 17 febbraio a tutta la comunità. - Il Progetto Famiglia dallo scorso 6 marzo, propone “ANIMARETE: Percorso di formazione per famiglie animatrici di reti di famiglie affidatarie e solidali e di processi comunitari”,.

risposta fin troppo timida rispetto alla gravità del problema. È come se dinanzi ad una guerra in atto ci limitassimo a dire che dobbiamo volerci bene». «Vogliamo davvero sconfiggere l’aborto?» si è chiesto il sacerdote: «Basterebbe partire da quello che madre Teresa disse una sera: “Promettiamoci questa sera che nessuna donna sia costretta ad abortire”». Anna Spinelli Salvatore D’Angelo

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Il malato al centro

li ospedali “Martiri del Villa Malta” e “Umberto I” di Nocera Inferiore sono stati il cuore delle iniziative promosse per la Giornata del malato. Il primo è stato protagonista al mattino, il secondo il pomeriggio dello scorso 11 febbraio, giorno in cui la Chiesa festeggia la beata Vergine di Lourdes e dal 1992 ricorda i sofferenti. Questi incontri hanno permesso di vivere in comunione momenti di preghiera e di riflessione sul tema “Dalle sue piaghe siete stati guariti”, che sottolinea la fragilità

Due eventi diocesani hanno caratterizzato la 19esima Giornata mondiale del malato dell’uomo accolta da Cristo e poi definitivamente “guarita” nella risurrezione. A margine degli appuntamenti c’è stata la riflessione del diacono Ivan Cerino, responsabile dell’Ufficio pastorale della salute. «La salute, oggi intesa sempre più come benessere - ha detto - in realtà non coincide con un benessere stabile, ma è un precario equilibrio tra guarigione e malattia che, in un continuo alternarsi, svelano la fragilità della condi-

Dove va la nostra storia

Il teatro ellenistico romano di Pareti

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rriva la primavera e il desiderio di camminare si fa sempre più pressante, quasi un’esigenza! Ma per andare dove? Non sono molti i parchi, la strada per il mare si affolla, allora perché non fare un giro tra i monumenti locali? Ricca di spunti è Nocera Superiore. Un monumento su tutti è il teatro ellenistico-romano dell’antica Nuceria Alfaterna. Arrivarci non è però semplice. La cartellonistica stradale non è sufficientemente adeguata e, lasciata la strada principale, ci si ritrova lungo una stradina sterrata e in un contesto bucolico. Del glorioso teatro, uno dei più grandi della Campania, ben poco resta da vedere: la natura ha ripreso il sopravvento sugli scavi e l’accesso al sito attualmente avviene solo grazie alla disinteressata disponibilità dei soci dell’Archeoclub Nuceria Alfaterna che il 2 giugno di ogni anno lo aprono. Per il resto dell’anno la zona resta in uno stato di abbandono pressoché totale, dove la vegetazione impera. Il tutto potrebbe essere anche suggestivo, se non ci fosse anche una barca, non di epoca romana, abbandonata all’ingresso del sito, piuttosto che dei capannoni dove dovrebbero essere conservati i lacerti di affreschi che, in un tempo ormai lontano, ornavano il teatro. Che tristezza, penserebbero gli antenati nucerini! Francesco Li Pira

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zione umana, la transitorietà del pellegrinaggio terreno e rimandano, nella speranza, ad una guarigione definitiva. Per chi crede, la salute è un bene penultimo rispetto alla vita eterna che è il vero bene cui tendere». Ma come aiutare chi soffre? «Soprattutto amandolo – ha spiegato il diacono –. Al di là dell’aiuto concreto, questi capirà di essere importante per chi lo ama e vivrà perché alimentato da questo amore

che lo spinge in modo vitale a ricambiare. La sofferenza è scuola di solidarietà. Inoltre chi si fa carico delle sofferenze altrui è veramente “l’uomo nuovo”». La Giornata del malato, dunque, aiuta a comprendere in profondità la missione che Cristo ha lasciato ai suoi nella Chiesa: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15, 12). Un mandato per tutti gli uomini, ma in modo particolare per chi soffre, per i deboli.

Una crocchetta al giorno di Gabriella Calenda*

Per un morso di zanzara… Con l’avvicinarsi della primavera spopoleranno le infezioni da puntura d’insetto

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uesto mese tratteremo una malattia che purtroppo si sta diffondendo sempre di più anche nelle nostre zone, la Leishmaniosi. Si tratta di un’antropo-zoonosi: può essere trasmessa dall’animale all’uomo attraverso dei parassiti appartenenti ai protozoi. Questi vengono veicolati dalla puntura di un pappataceo, insetto molto simile alla zanzara ma di dimensioni più piccole, che colpisce in particolare nel periodo tra maggio ed ottobre, nelle ore che vanno dal tramonto all’alba. La sintomatologia nel cane è rappresentata da una forma cutanea (dermatite a scaglie tipo forfora, perdita di peso, alopecia intorno agli occhi, unghie incurvate, ulcere alle orecchie e perdita di sangue dal naso) e da una forma viscerale che interessa gli organi interni, in tutti e due i casi c’è un

aumento dei linfonodi. Cosa possiamo fare per evitare il contagio? Basta mettere delle zanzariere alle finestre se il cane vive in casa o ai box se vive in giardino, acquistare il collare antizanzara, evitare di farlo uscire durante le ore serali e di primo mattino, preferendo quelle pomeridiane. Innanzitutto bisogna effettuare ogni anno una visita di controllo del sangue dal proprio veterinario di fiducia. *Medico veterinario


redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di San Valentino Torio

Viva il “Carnevale dell’Agro” Migliaia di persone, nonostante il freddo, hanno voluto godere della sfilata di ben 27 carri allegorici e di migliaia di figuranti. Un successo frutto della sinergia tra sei iniziative del territorio. Quando l’unione premia!

Un evento seguito in diretta da Telenuova, che ha raccontato passo passo le varie facce dell’iniziativa. L’appuntamento ha anche goduto di due importanti riconoscimenti: il protocollo d’intesa con il Comune e la Fondazione Carnevale di Viareggio ed il logo per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. La partnership con il Comune toscano è stata siglata per tre anni. La manifestazione carnascialesca più antica d’Europa, sono 138 anni che la città della Versilia festeggia con coriandoli e maschere, arriva per la prima volta nel Meridione e sposa l’idea lanciata da Nunzio Giudice, assessore alla cultura di San Valentino Torio. «La Fondazione del Carnevale di Viareggio – ha dichiarato il presidente Alessandro Santin – non scherza. Crediamo nel vostro coraggio e vi supporteremo con la nostra esperienza. Da oggi ovunque nel mondo sarà Viareggio, con lei c’è il Carnevale dell’Agro». Un accenno della collaborazione si è avuta anche

Immagini di repertorio

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a sancito un momento storico la prima edizione del “Carnevale dell’Agro”. Lo scorso 26 febbraio l’iniziativa, che ha visto il Comune di San Valentino Torio capofila, ha catapultato le attenzioni di sei organizzazioni carnevalesche delle rovince di Napoli e Salerno. Il percorso mascherato lungo oltre 4 kilometri ha visto la partecipazione dei carri di Poggiomarino, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Sarno e Striano, a cui si sono aggiunte le celebri quadriglie del Carnevale di Palma Campania. Erano 27 i carri allegorici e circa 2 mila i figuranti che nell’ultimo sabato di febbraio hanno sfilato da viale 8 Marzo a San Marzano sul Sarno fino al Mercato ortofrutticolo di Sarno.

lo scorso 30 gennaio, quando i carristi dell’Agro hanno visitato la cittadella della cartapesta a Viareggio. Santin ha anche richiamato alle sinergie istituzionali: «Questo sforzo deve essere sostenuto soprattutto da Province e Regioni, non si va avanti con l’entusiasmo. A Viareggio il Carnevale è cultura, turismo e commercio, tutto questo può valere anche qui». La risposta non si è fatta attendere. Soddisfatti i sindaci delle città aderenti al “Carnevale dell’Agro”. Per il primo cittadino di San Valentino Torio, Felice Luminello: «Si è trattato di un’occasione importante per il rilancio turistico, economico e sociale. Un treno da non perdere». Infatti, Pierluigi Stefani della Fondazione Viareggio, durante la conferenza di presentazione a gennaio, aveva detto: «Non bisogna pensare soltanto all’evento, ma al polo produttivo che potrebbe nascere da una collaborazione fruttuosa tra la nostra esperienza e le vostre potenzialità». Sulla stessa linea l’intervento del vice sindaco di Sarno, Francesco Squillante: «Sei Comuni che si avviano a parlare, nel prossimo triennio, in modo sinergico. Una grande opportunità». Per il primo cittadino di Striano, Antonio Del Giudice, «questo è l’esempio di come al Sud si può fare bene», mentre il sindaco di Palma Campania, Vincenzo Carbone, ha parlato della «promozione di una festa di popolo». Ed il primo cittadino di San Marzano sul Sarno, Cosimo Annunziata, ha intravisto in tutto questo una «grande speranza per il territorio».

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redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Pagani

Un Comune che somigli alla parrocchia

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anno destato grande scalpore le ultime dichiarazioni del sindaco facente funzione di Pagani, Salvatore Bottone, che sul numero scorso aveva chiesto le elezioni anticipate. Rispetto ad allora nulla è comunque cambiato. Eppure non sono mancate polemiche ed accuse. Rispetto alle ultime dichiarazioni fatte, abbastanza forti, cosa ci dice dell’attuale quadro politico cittadino? È troppo presto per capire come andranno le cose. In politica, si sa, tutto può avvenire e molti, all’occorrenza, hanno il coraggio di sostenere tutto ed il contrario di tutto. A breve ci sarà una verifica dei numeri e dei pensieri tale da capire chi sostiene chi e perché. Per tutto il resto non mi sembra sia cambiato molto, anzi forse è addirittura peggiorato, è ormai chiaro a tutti che la politica a Pagani regna nel caos più assoluto sotto ogni forma e grado, ci si è negativamente distinti addirittura nell’usare toni poco appropriati, dimenticando che non bisogna mai abbandonare “il rispetto del linguaggio” per chi legge o ascolta; non bisogna mai abbandonare il buon senso, ma tenerlo sempre presente come “indice di civiltà”. Perché dice così? Anche le idee più dure possono essere espresse con garbo ed educazione, per raggiungere il traguardo auspicato. Questo modo di praticare l’attività politica ha allontanato molto i giovani ed intere classi sociali dal seguire, appassionarsi e magari vivere o interpretare da protagonisti l’attività politica. Quindi lei pensa che i giovani sono lontani dalla politica? Non lo penso solo io, ma leggendo i quotidiani e seguendo i comportamenti di figli e adolescenti in genere ci si rende conto che è difficilissimo ragionare con essi. È evidente ormai il distacco ed il ribrezzo che provano verso tutto quello che è “politica”. È inutile parlare loro di meritocrazia, di impegno per un futuro migliore e per uno sviluppo della propria terra. Sono scoraggiati dagli esempi negativi che vivono in prima persona e particolarmente da quelli che osservano dai mezzi di comunicazione, dove pervade quasi sem-

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Il sindaco facente funzione di Pagani, Salvatore Bottone, rilancia l’impegno cattolico in politica. Inoltre, sollecita una riflessione per favorire l’impegno giovanile pre degenerazione ed esempi negativi, dove c’è il riconoscimento solo di chi opta per la carriera furba o per il facile guadagno a scapito dei principi cattolici, dell’educazione ricevuta e del rispetto degli altri e del prossimo. E qual è il suo rapporto con i giovani? Costruttivo. Soprattutto con quelli che sono in formazione culturale e di coscienza, d’altronde le mie campagne elettorali sono state sempre improntate sui giovani, sui loro problemi e sulle loro aspettative. Forse per questo motivo riesco ad essere anch’io un loro interprete-interlocutore, perché davvero ci metto anima, cuore e mente in tutto quello che faccio per la mia comunità. Su questo punto lei propone sempre una metafora. Il Comune dovrebbe essere molto simile ad una parrocchia dove il gruppo, la comunità, la conoscenza personale, l’amicizia incondizionata e concreta, il confronto, il dialogo, l’esercizio della pazienza, la fatica delle relazioni umane, il praticare il perdono, la fiducia del prossimo e verso gli altri, l’impegno pubblico per la propria città, devono essere pane quotidiano e non raggiungimento professionale o concretizzazione economica immeritata o peggio trampolini di lancio per la propria carriera. In questo modo lei rilancia l’impegno cattolico? Il cardinale Bagnasco mi ha colpito con una sua affermazione: «I cattolici possono contribuire al bene del Paese ovunque siano, ma devono poter esprimere con libertà le loro convinzioni e i loro valori».


redazionale a cura dell’Unità Operativa Complessa Comunicazione, Formazione e Innovazione del Comune di Angri

Angri e gli anziani Nasce il Centro anziani per valorizzare la terza età. La struttura nascerà in uno stabile al prolungamento Corso Italia

Il sindaco Mauri

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al centro per disabili del rione Alfano al centro anziani. In queste settimane l’amministrazione comunale angrese inaugurerà la struttura al servizio della terza età. Il nuovo Centro per anziani sarà ospitato nell’edificio di proprietà dell’Ente che attualmente ospita il settore dei servizi sociali al prolungamento Corso Italia. La struttura, fortemente voluta dal sindaco Pasquale Mauri, presenta locali spaziosi e multifunzionali dotati di ogni tipo di comfort (televisori, divani, poltrone, sedie, tavoli, climatizzatori, impianti stereo e audio) per consentire lo svolgimento di diverse attività ricreative, come il ballo e il

canto. Il Centro, inoltre, dispone di un’ampia superficie esterna per le attività all’aperto ed è munito di un orto che sarà gestito dagli stessi anziani che frequenteranno il centro. L’assessore alle politiche sociali, Annamaria Russo, ha dichiarato a riguardo: «È per me grande la gioia di poter consegnare agli anziani di Angri questo spazio polifunzionale tanto richiesto e atteso. Spesso siamo portati a pensare che questa fascia della cittadinanza abbia bisogno esclusivamente di assistenza medica e non comprendiamo l’importanza cruciale che rivestono la socialità e l’aggregazione in termini di miglioramento e allungamento della vita». L’assessorato alle politiche sociali è attento a tutte le esigenze della terza età, da quelle sanitarie a quelle ludiche «affinché non manchi agli anziani la possibilità di trascorrere in maniera serena uno

degli stadi più complessi e problematici dell’esistenza umana» ha aggiunto Russo. Il sindaco Mauri, impegnato in prima persona affinché i lavori vengano completati in tempo, ha aggiunto: «Le fasce deboli della città sono al centro del nostro governo perché attraverso la promozione di iniziative dedicate vogliamo contrastare fenomeni di isolamento sociale e di solitudine. L’anziano ha l’importante ruolo di moralizzatore e conservatore della memoria storica di un paese, pertanto abbiamo il dovere civico e politico di tutelare questa risorsa preziosa per la collettività. Grazie all’apertura di questo nuovo Centro – ha chiosato il primo cittadino – sarà possibile organizzare momenti di allegria, spensieratezza e divertimento, perché non sia un’utopia invecchiare con dignità sociale e autostima».


redazionale a cura dell’uff. stampa del Consorzio di Bonifica

Elezioni consortili: se ne riparla tra qualche mese Il ricorso di una lista rimette in ballo le sorti delle elezioni per la scelta dei nuovi vertici del Consorzio di Bonifica del comprensorio di Sarno Foto Salvatore Alfano

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i sono attesi oltre venti anni, bisognerà pazientare qualche altro mese. Slittano probabilmente ad aprile le elezioni dei vertici del Consorzio di Bonifica. A pochi giorni dal voto, si sarebbe dovuti andare alle urne domenica 27 febbraio, la Regione ha bloccato le operazioni. C’è stato, infatti, il ricorso di una lista esclusa e, quindi, bisognerà attendere il pronunciamento del Tar di Salerno. Procedendo con il voto c’era il rischio di invalidare tutto. La sentenza è prevista per il 24 marzo. Per aprile, dunque, dovrebbe essere tutto chiaro e a quel punto si potrà riavviare la macchina amministrativa. «Ho preso tale decisione – ha dichiarato il commissario straordinario Gino Marotta – dopo aver appreso l’invito della Regione a sospendere momentaneamente le operazioni. Il tutto, quindi, viene cristallizzato evitando danni, se non lo slittamento di qualche settimana. Nel contempo la decisione cautela tutti evitando l’invalidamento futuro, l’investimento di nuovi fondi per nuove elezioni e senza danneggiare i candidati già in corsa». Al momento, quindi, in attesa del pronunciamento del Tribunale amministrativo, restano quattro le liste in campo. La lista relativa alla fascia 1, denominata “Agro sostenibile”, è composta da: Gino Fontana, Vincenzo Orlando, Giuseppe Senatore, Giuseppe Napolano, Luigi Montoro, Raffaele Violante, Alfonso Fantasia. La lista relativa alla fascia 2, denominata “Il principato dell’Agro”, è composta da: Eduardo Angelo Ruggiero, Aniello Nasta, Pasquale Calenda, Maurizio Tranzillo, Crescenzo Sabato, Vincenzo Carbone, Alessandro Di Martino. La lista collegata alla fascia 3, denominata “Valle del Sarno Campagna amica”, è composta da: Vittorio Sangiorgio, Marco Amatrudo, Antonio Del Regno. “Innovazione Valle del Sarno” è invece il nome della lista collegata alla quarta fascia, tre i nomi in lizza: Maribel Eleonora Aufiero, Michelangelo Corrado e Damiano Odierna. Questi candidati dovranno solo attendere qualche mese e poi riprendere la propria corsa per uno scranno in seno al consiglio del Consorzio compren-

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sorio Sarno. Per consentire che in tanti esprimano la propria preferenza saranno stabiliti seggi in tutti i Comuni del comprensorio, da Solofra a Castellammare. Questo lavoro servirà ad eleggere venti rappresentanti ai quali si sommeranno dieci componenti di diritto. Le Province di Napoli, Salerno e Avellino ne sceglieranno tre a testa ed uno sarà scelto dalla Regione. Dal consiglio dei delegati, venti eletti e dieci di diritto, sarà poi scelta la deputazione amministrativa: presidente, vice presidente, quattro membri eletti ed il rappresentante della Regione.


redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Rinasce Mariano Abignente

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Parte il restauro della statua dell’eroe sarnese

l via il restyling dei monumenti, intervento voluto e programmato dall’amministrazione comunale-guidata dal sindaco, Amilcare Mancusi, e sostenuto dal caposervizio servizi alla persona, Clelia Buonaiuto. Un’operazione di pulizia, restauro e riqualificazione delle opere scultoree del territorio sarnese. Un’azione per ridare prestigio ai capolavori monumentali della città. In particolare, con determina n. 53 dell’11/02/2011, è stato approvato il verbale di gare e lo schema di contratto. Gli interventi interesseranno 3 opere architettoniche: la statua dedicata a Mariano Abignente (Sarno 1471- Sarno 1521) posto in piazza IV Novembre ed i due monumenti ai Caduti, uno collocato in piazza Garibaldi, l’altro nella frazione di Lavorate. La prima operazione riguarderà la statua dedicata all’eroe sarnese Mariano Abignente, nella ricorrenza dei 130 anni dalla delibera di consiglio comunale del 6 maggio 1881 che ne decretò la realizzazione. Su in-

dizione di gara, l’assegnazione dei lavori è andata all’impresa AC Restauri Srl di Napoli. La statua si erge solenne davanti alla casa comunale, una scultura possente, altera e fiera, opera di Giovanni Battista Amendola, su basamento di marmo dell’architetto Curri. Mariano Abignente, tra i tredici prodi che parteciparono alla Disfida di Barletta, è l’eroe maggiormente rappresentato nelle opere monumentali in Italia. Così Sarno, città che gli diede i natali, gli ha intitolato una strada e gli ha dedicato un monumento commemorativo nella piazza centrale. A ricordo di questo cavaliere, vi è anche un mausoleo nella chiesa di San Francesco, nella cappella della Immacolata Concezione della famiglia Abignente. Scolpita sulla lapide l’iscrizione latina “ibat magna sui Marianus gloria sarni nulla tuum nomen rapiet longoeva vetustas magnus heros italiae” (“Mariano da Sarno, andava illustre per la sua eccelsa gloria, nessun passar del tempo giammai potrà cancellare il tuo nome: grande eroe d’Italia).

Quali saranno gli interventi

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a scultura in bronzo presenta segni di ossidazioni indotte da atmosfera altamente ionizzata. La corrosione della superficie non consente più di svolgere la sua funzione di protezione parziale. L’intervento di pulitura e restauro è diviso in tre fasi. Una prima operazione consisterà nella protezione del basamento in pietra e marmo. Si passerà alla seconda fase

dedicata interamente alla scultura in bronzo con la spolveratura delle superfici, la rimozione dei depositi incoerenti comprese radici, muffe e licheni, il consolidamento ed il fissaggio alla base della scultura, la rimozione di patine e pulitura meccanica a bisturi. Prevenzione della corrosione ciclica, lavaggio, applicazione dei protettivi per garantire la stabilità del manufatto nel tempo.

Infine, sono programmati gli interventi al basamento in marmo e pietra con la rimozione di depositi superficiali incoerenti ed incrostazioni, trattamento biocida disinfestante, rimozione di graffiti ed imbrattamenti. L’ultimo atto riguarderà l’applicazione di solventi protettivi antigraffiti e l’elaborazione di un documento a testimonianza delle diverse fasi di restauro.

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Tre mesi di cinema Migliaia di spettatori in pochi mesi sono il segnale del gradimento per l’apertura del multisala “La Fenice”. La struttura di Pagani si apre anche ad altre iniziative: animazione per bambini, approfondimenti tematici, cineforum

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a aperto i battenti in grande stile lo scorso dicembre. Migliaia i biglietti staccati. Un successo i film di Natale, altrettanto le pellicole che sono attualmente in proiezione. Il cinema multisala “La Fenice” davvero sembra aver fatto risorgere la cultura nella città di Sant’Alfonso. Una condizione che inorgoglisce i gestori. Ad affermarlo è il direttore Mino Pepe: «È una grande gratificazione. Ciò fa capire quanto questa struttura fosse necessaria per la città, ma anche per quelle limitrofe, che comunque non hanno un cinema a disposizione. Vedere famiglie intere che ormai sono diventate habitué del multisala oppure gli anziani, che non mancano mai a nessun appuntamento cinematografico, ci gratifica davvero. Anche i bambini vengono in compagnia a vedere i film. Trovandosi in una zona centrale, non hanno neanche bisogno d’essere accompagnati». Un successo tutto giovanile e che influenza, in parte, la programmazione: «In

Foyer il giorno dell’inaugurazione

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Mino Pepe con l’attore Nicola Acunzo

genere cerchiamo di venir incontro alle varie esigenze, cercando di offrire diverse tipologie di film. Avere, comunque, alle spalle un team giovane ti aiuta ad affrontare meglio le idee che nascono attorno alla programmazione e nelle quali mettiamo tanta energia». Ma che lavoro c’è dietro a questo successo? «Quello di giovani appassionati del cinema unito all’esperienze di persone che operano da anni in questo settore».

bro della banda di Renato Vallanzasca, per discutere di una tematica molto delicata ed oscura della storia italiana, analizzando anche i motivi per cui questo film ha destato tanto scalpore. «La gente inizia ad interessarti ad eventi del genere – afferma il direttore – ed è un buon segno. Significa che c’è un interesse ad approfondire una determinata tematica e accrescere la propria conoscenza in merito a determinati argomenti».

Tra le novità promosse da “La Fenice” ci sono anche eventi che vanno al di là della semplice proiezione. Un’altra idea che premia. «Il cinema è cultura e non solo intrattenimento – spiega Pepe –. Alcuni film permettono di affrontare tematiche delicate oppure possono accrescere la cultura: quello cinematografico non è assolutamente un mezzo da sottovalutare». E così, per esempio, in concomitanza con l’uscita di “Vallanzasca – gli angeli del male” c’è stato un incontro con Nicola Acunzo, che nel film interpreta un mem-

Tante ancora le iniziative in programma e che vedranno “La Fenice” protagonista: «C’è in cantiere il primo cineforum e poi abbiamo in mente di festeggiare degnamente il trentesimo anniversario di “Ricomincio da tre” di Massimo Troisi. Molti eventi – chiosa Mino Pepe – riguarderanno poi i grandi blockbuster di quest’anno, come “Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare” o “Harry Potter e i doni della morte: parte II”. Noi siamo aperti a qualunque tipo di iniziativa». Sa. D’An.


Strade sicure?

Pagani e le sue strade Tante buche e dislivelli caratterizzano l’asfalto nella città di Sant’Alfonso. Emblematica la situazione in via Macinanti

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roblemi per le strade. Complice la pioggia, le buche proliferano. Dal centro alle periferie delle città dell’Agro è un problema senza soluzione di continuità. Gli sforzi che qualcuno fa, riempiendo con dell’asfalto le buche, servono a poco. Non appena piove queste si riaprono e si allargano maggiormente. L’esempio per antonomasia è rappresentato dalla sconvolgente prima traversa di via Macinanti a Pagani. Un film horror provocherebbe minor disagio. È l’incubo degli automobilisti. Nessuno sa ben definire di chi sono le competenze per la manutenzione della strada. Da Palazzo San Carlo avevano annunciato la riqualifica-

zione, ma chissà quando arriverà. Nel mentre si continua a lottare con vere e proprie voragini. Perfino i fuoristrada difficilmente riescono a percorrere l’arteria che, in situazioni normali, rappresenterebbe un toccasana per decongestionare il traffico su via Napoli e via Olivella. Un problema a cui bisogna mettere definitivamente fine. A pagarne le spese maggiori sono i sottoservizi. Il continuo passaggio di mezzi pesanti influisce sulla strada, ma anche su tubature e collegamenti alla rete elettrica. Occorrerebbe una manutenzione ordinaria. Se ci fosse, si limiterebbe il disagio e si eviterebbe di arri-

vare agli estremi, ma non è così. La situazione di via Macinanti non è l’unica che sconvolge la viabilità paganese. Qualche mese fa, per esempio, una voragine si è aperta poco distante, lungo via Mangioni, mentre versa in grave stato di degrado l’area adiacente la rotonda di via De Gasperi. Disagi anche in zona Santa Chiara, al confine con Nocera Inferiore, pure lì ci sono molteplici buche. Intanto, da segnalare un intervento di messa in sicurezza all’incrocio tra via Olivella e via Tommaso Fusco. È stato realizzato un incrocio canalizzato che dovrebbe mettere al sicuro da incidenti stradali.

Conosciamoli meglio Purtroppo non ne troviamo tanti nelle nostre zone, ma è sempre bene sapere cosa indicano ATTRAVERSAMENTO CICLABILE Nelle vicinanze di questo cartello è presente un attraversamento ciclabile, cioè un punto della strada in cui vi è un incrocio con una pista percorsa da biciclette, segnalata da opportuni segnali orizzontali. Che cosa fare? È necessario moderare la velocità e dare sempre la precedenza a tutte le biciclette che stanno attraversando la strada.

PERCORSO PEDONALE E CICLABILE Questo cartello è posto all’inizio di una strada in cui è consentito unicamente il transito dei pedoni e dei ciclisti senza che vi sia distinzione di corsie. È vietato il transito ai veicoli a motore. Che cosa fare? Sia i ciclisti che i pedoni possono circolare liberamente senza disturbarsi a vicenda. In pratica, il pedone deve mantenersi su una traiettoria tale da non disturbare quella del ciclista e quest’ultimo, oltre a mantenersi su una traiettoria rettilinea, deve anche mantenere una velocità moderata.

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VITA ECCLESIALE

LA NOTA

Lo “Spirito di Assisi”

di padre Emanuele Bochicchio

Dopo il rischio e le lacrime, la profezia e l’ impegno Ricorre il 25° anniversario della Giornata Mondiale di preghiera per la pace, svolta ad Assisi il 27 ottobre 1986 e voluta da papa Giovanni Paolo II. “La preghiera comune esprime e manifesta la pace” disse il Papa, che dal 1° maggio prossimo sarà nel libro grande dei santi

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o disse ai rappresentanti delle confessioni e delle comunità cristiane ad Assisi, nella Cattedrale di San Rufino, dove furono battezzati San Francesco e Santa Chiara. La pace è dono di Dio in Gesù Cristo: dalla preghiera all’azione per la pace, praticando la giustizia. Ecco l’itinerario, i cardini e le coordinate che insieme dettano e definiscono “lo spirito di Assisi”, espressione dello stesso Papa richiesto come “Santo subito”. Lo ricorda il card. Roger Etchegaray, promotore e guida nella preparazione di quella iniziativa storica, e aggiunge: “dal 27 ottobre questo spirito si è diffuso un po’ ovunque, conserva la forza viva del momento in cui è scaturito”. Lo stesso presule si dice “testimone ammirato del germinare di quello spirito”. Come dire che lo ha visto nascere e sbocciare e aggiunge: “oso affermare di aver sentito quel giorno battere il cuore del mondo”. Si tratta di far riscoprire “all’umanità, nella gioia, l’unità delle origini”. Ė “il richiamo pressante alla vita fraterna”. Commozione e lacrime Il 27 ottobre 1986 fu un giorno di commozione fino alle lacrime. Piansero alcuni dei responsabili delle Chiese cristiane quando si scambiarono la pace. Altri piansero quando alcuni giovani ebrei si “precipitarono” per offrire rami di ulivo in primo luogo ai musulmani. La “giornata di Assisi” fu la “prima

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volta” ed era stata laboriosa nella preparazione anche “con l’aiuto del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso”. La specificità cristiana fu a rischio, il sincretismo religioso un pericolo, ma più forte fu ed è l’angoscia per la pace che spinse “ad essere insieme per pregare, ma non a pregare insieme”, secondo quanto lo stesso Papa aveva detto. “Uno straordinario balzo in avanti” incontro alle religioni non cristiane, inizio della via per “superare” lo scontro tra le religioni nel mondo, male più

Assisi, simbolo di unità Assisi, dunque, un simbolo ed un richiamo per la Chiesa a volere e professare l’unità secondo l’ultimo desiderio di Cristo: siano una cosa sola. La convinzione che spinge i cristiani è che la famiglia umana è fondata sulla creazione e sulla redenzione che sono uniche e per tutti. Prima viene questa unità e poi le diversità. Il papa Giovanni Paolo II la insegnò con solennità ai Cardinali ed alla Curia ricordando il significato di Assisi il 22 dicembre dell’anno, chiave e svolta, 1986. Ora lo “Spirito di Assisi” si fa preghiera: “Spirito di Assisi” scendi su di noi precisava con intensità il card. Roger Etchegaray.

grande dell’ateismo. Si capisce e si apprezza la fecondità della fede cristiana: Dio vuole riunire il mondo in Cristo. Unione e non conflitto Perciò il papa Benedetto XVI ricordava nel messaggio per la 44esima Giornata mondiale della Pace il 1° gennaio scorso il 25° anniversario del 27 ottobre 1986 e precisava come “la religione sia un fattore di unione e di pace, e non di divisione e di conflitto”. “Iniziative di riflessione e di impegno” vengono suscitate in ricordo di quella giornata di Incontro Interreligioso di Preghiera per la Pace. Lo ha ricordato il papa Benedetto XVI il 2 settembre 2006 in una lettera al Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino. La comunità di Sant’Egidio, l’Istituto Teologico di Assisi, le Chiese dell’Umbria e, non ultimo, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, propongono iniziative che richiamano e celebrano l’intuizione di Giovanni Paolo II e ne mostrano l’attualità. L’iniziativa verrà riproposta, anche se con gesti sicuramente diversi, dal papa Benedetto XVI in questo 25° anniversario dello “spirito di Assisi”. Lo ha ricordato il Ministro Generale dei Frati Minori, Padre Josè Rodriguez Carballo in un convegno svolto all’Antonianum di Roma il 18 gennaio scorso con tema Ecumenismo come fondamento della pace.


Premio Euanghelion 2011 Dall’informazione alla notizia Spegne sei candeline il Premio Euanghelion. Il 6 aprile, alle ore 19 nello splendido “Teatro degli Olivetani” a Nocera Inferiore, la consegna dell’Angelo d’argento. A sua immagine, Marina Corradi e Punto Famiglia i premiati

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a “Comunicare la speranza” a “Comunicare l’azione”, passaggio di testimone tra la quinta e la sesta edizione del Premio Euanghelion, riconoscimento voluto dal vescovo diocesano, monsignor Gioacchino Illiano, su idea del direttore editoriale di Insieme, don Silvio Longobardi, e del direttore responsabile, don Andrea Annunziata. A caratterizzare l’edizione 2011 saranno tre diverse esperienze di giornalismo: televisivo, quotidiano e periodico. Saranno insigniti dell’Angelo d’argento la trasmissio-

ne televisiva A sua immagine, l’editorialista di Avvenire Marina Corradi e il bimestrale Punto Famiglia. Il 6 aprile, nello splendido Teatro agli Olivetani di Nocera Inferiore, ubicato all’interno del complesso storico che per anni ha accolto la direzione generale dell’Asl Salerno 1, si discuterà sul tema: «ComunicAzione: l’informazione che diventa notizia». I protagonisti della serata, tra cui Rosario Carello, che ritirerà il premio quale conduttore della trasmissione Rai, e Marina Corradi, si confronteranno sulla tematica alla luce delle proprie esperienze

Tutti i premiati delle precedenti edizioni 2006: Monsignor Mario Vassalluzzo, giornalista e scrittore, ha aperto la Chiesa di Nocera-Sarno al mondo delle comunicazioni. 2007: Massimo Milone, presidente dell’UCSI, ha tenuto fede ai valori cattolici nel compiere la missione di giornalista. Menzione speciale per Luca Borgomeo, presidente dell’AIART. 2008: Angelo Scelzo, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, per la sua intensa attività sempre al servizio della stampa cattolica. Menzione speciale per don Giorgio Zucchelli, presidente della FISC. 2009: Riccardo Bonacina, giornalista e presidente di “VITA non profit Content Company”, ha dedicato la sua professione all’analisi e all’approfondimento delle tematiche sociali. Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, ha testimoniato la speranza e la voglia di riscatto del capoluogo partenopeo e della Campania. 2010: Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, premio alla memoria per l’impegno profuso nelle comunicazioni sociali. Giovanni Ruggiero, giornalista di Avvenire, ha comunicato in maniera speciale l’esperienza della malattia nel libro “Abbiamo vinto. Insieme”

professionali. Ci si chiederà, dunque, come può l’informazione mettere in azione, come può dare messaggi che suscitano atteggiamenti virtuosi o scelte pericolose. Rifletteremo anche sul ruolo sociale della comunicazione e sul giornalismo militante: serve solo alla causa ideologica o ha possibilità di suscitare consapevolezza? Una tematica articolata, che non mancherà di suscitare interesse tra i partecipanti. Per il secondo anno consecutivo, abbinato al Premio Euanghelion, ci sarà il concorso scolastico sul tema “ComunicAzione”. La mattinata del 6 aprile, sempre al Teatro agli Olivetani, sarà Giovanna Abbagnara, direttore di Punto Famiglia, a dire la sua e ad ascoltare i ragazzi presenti. Insieme - Marzo 2011

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Giubileo È la festa dei religiosi Il 2 febbraio scorso frati e suore hanno celebrato il proprio Giubileo. A presiedere la liturgia il vescovo Illiano

Foto Salvatore Alfano

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ltre cento suore e diversi frati hanno celebrato il Giubileo della vita consacrata. Un appuntamento importante che ha segnato il ritorno ufficiale in pubblico di monsignor Gioacchino Illiano. Il vescovo è stato accolto con un forte applauso al suo ingresso in chiesa. Il prelato è apparso evidentemente emozionato, così come fu lo scorso 29 gennaio, quando a sorpresa presenziò alla celebrazione, portando però solo un saluto, del Giubileo dell’Azione Cattolica Ragazzi. Dalla cattedra vescovile ha presieduto la santa messa nel giorno della celebrazione della Presentazione di Gesù al tempio ed ha richiamato nell’omelia proprio l’episodio evangelico di «Simone ed Anna, che ebbero l’occasione di incontrare il Signore Gesù», un’occasione che hanno quotidianamente «le religiose ed i religiosi». Il vescovo nell’omelia ha detto: «Sono emozionato per questo momento di incontro e sono grato per le preghiere che voi tutti avete elevato per me in questo tempo di prova». Andando nel vivo della celebrazione, il pastore della Chiesa dell’Agro ha esortato i «consa-

Un momento della celebrazione

crati a non avere paura di annunciare la buona vita del Vangelo, soprattutto ai giovani» e li ha richiamati ad essere «Testimoni del sovrabbondante amore di Dio». «Il vostro sì – ha chiosato il presule, richiamando nuovamente all’episodio evangelico – vi darà oggi e per sempre la gioia di stringere tra le braccia il Dio incarnato». Parole che hanno suscitato grande emozione tra i presenti. Una gratitudine espressa da padre Ciro Stanzione, Vicario episcopale per la vita consacrata, che nel salutare monsignor Illiano ed i presenti ha detto: «Sono commosso perchè il vescovo ci ha riconfermato la gioia di essere consacrati».

In centinaia per il Giubileo Le parrocchie della forania di Nocera Superiore-Roccapiemonte hanno vissuto il proprio evento giubilare lo scorso 20 febbraio. Un momento memorabile

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piedi verso la tomba di San Prisco. Il popolo di Nocera Superiore e Roccapiemonte in pellegrinaggio verso la Cattedrale nocerina per vivere il proprio Giubileo. Un momento toccante coordinato dal vicario foraneo don Roberto Farruggio. Una fiumana di persone, domenica 20 febbraio, ha raggiunto il Vescovado per ringraziare il Signore per l’Anno Santo straordinario e godere della sua misericordia. Tre i punti in cui sono confluiti i pellegrini. Un gruppo si è ritrovato presso la chiesa Maria SS. di Costantinopoli di Nocera Superiore dove sono arrivati anche i parrocchiani di San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte di Roccapiemonte. Un altro corteo è partito dalla parrocchia di Santa Maria

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Maggiore di Nocera Superiore dove sono confluiti anche i fedeli di San Michele Arcangelo di Nocera Superiore e Santa Maria delle Grazie di Casali di Roccapiemonte. I pellegrini giunti dalle parrocchie di San Giovanni Battista di Nocera Superiore e Maria SS. Addolorata di San Potito di Roccapiemonte si sono


Anche Pagani davanti a San Prisco Due parrocchie della città di Sant’Alfonso rendono omaggio al fondatore della Chiesa diocesana in occasione del Giubileo straordinario

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e vedi la carità, vedi la Trinità” scriveva Sant’Agostino: è un’affermazione, questa, che induce ad una profonda riflessione su tutte le occasioni in cui la Chiesa produce e promuove carità. È il senso del Giubileo straordinario, con tante persone che si sono messe in cammino verso un’unica meta, aderendo all’invito della Chiesa diocesana a “stare insieme”, come fratelli, per celebrare un avvenimento “speciale”. Questa forte esperienza è stata vissuta anche lo scorso 22 febbraio, dai fedeli di due parrocchie della forania di Pagani: Santa Maria delle Grazie e San Sisto II. Dal chiostro del seminario alla tomba di san Prisco è stato un crescendo di fede ed emozioni. Girando per le sale del museo, tra grandi tele, busti, statue di santi e teche contenenti ricchi arredi sacri provenienti dalle varie chiese della diocesi, ognuno si è reso conto dello straordinario amore con cui i nostri padri hanno saputo e voluto arricchire la loro terra, corredando i luoghi di culto dell’Agro nocerino-sarnese con tesori di inestimabile valore e lasciando testimonianza della loro profondissima fede. Ad aprire le porte del prezioso scrigno diocesano ed accogliere i visitatori don Natalino Gentile, premuroso curatore, custode e direttore del Museo. Ultimata la visita, il gruppo di fedeli si è ritrovato nel cortile per un momento di raccoglimento e di preghiera, scandito dal canto della Corale di San Sisto.

ritrovati, invece, con i fedeli della chiesa di Santa Maria degli Angeli, al confine con Nocera Inferiore. In tre distinte processioni i pellegrini hanno raggiunto la chiesa di San Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore e da lì, con un cuor solo ed un’anima sola, si sono incamminati verso la Cattedrale. Una volta al Vescovado i fedeli hanno attraversato la Porta Santa ed hanno venerato le reliquie di San Prisco. Un momento definito da tutti di grande intensità ed emozione. A presiedere la liturgia eucaristica il vescovo diocesano, monsignor Gioacchino Illiano. L’omelia è stata, invece, tenuta dal vicario generale, monsignor Mario Vassalluzzo. Giuseppe Robustelli

Subito dopo i pellegrini, in processione, hanno raggiunto la cattedrale. Sulle note del canto “Il tuo popolo in cammino”, intonato dalla Corale e dai ministranti che aprivano il corteo, e dalle centinaia di fedeli accorsi, anche a piedi dalla vicina Pagani, si è attraversata la Porta Santa. Non è mancata l’intensa e profonda commozione, acuitasi durante la breve sosta davanti al sarcofago contenente le reliquie di San Prisco. Don Alfonso Desiderio, parroco di Santa Maria delle Grazie e don Andrea Annunziata, parroco di San Sisto II, hanno concelebrato in una chiesa gremita ed in atteggiamento orante e solenne, così come lo straordinario evento richiedeva. Nell’omelia don Andrea ha rimarcato la risposta di Pietro a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). Un passo che declamato nella giornata in cui si celebrava la Cattedra di San Pietro faceva rivolgere gli occhi alla cattedra episcopale, creando pulsioni di ricordi legati alla gloriosa storia di fede della valle del Sarno, uno dei primi territori ad essere stata toccati dalla Parola di Cristo. Infine, don Alfonso Desiderio ha invitato tutti ad «essere sempre in comunione» reciproca. Michele Raiola

La Celebrazione eucaristica

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UNA STORIA IN PILLOLE

Giubileo Il Giubileo di Pio XII A Roma c’era il Pastor Angelicus e le sigarette dell’Anno Santo. A Nocera era vescovo Teodorico De Angelis che tenne il primo Congresso Eucaristico

N

el 1950 Pio XII (Eugenio Pacelli, nobile romano) indisse il 24° Giubileo con la bolla Jubilaeum maximum chiamandolo “l’anno del gran ritorno e del gran perdono”. Fu celebrato in un orizzonte internazionale carico di tensioni e pieno di ferite lasciate dalla seconda guerra mondiale, mentre la cortina di ferro era scesa a dividere in due l’Europa con ideologie contrapposte: da un lato i Paesi occidentali schierati con l’America, dall’altra i Paesi orientali schierati con l’URSS. Per l’afflusso dei pellegrini nella città eterna si batté ogni record precedente: 2.500.000 presenze. Fu detto il “giubileo delle moltitudini”. I pellegrini giungevano a Roma con ogni mezzo nonostante la grave crisi economica: a piedi, in canoa, carrozzelle per invalidi trainate da cani, perfino a cavallo. Due eventi particolari sono rimasti ancora negli occhi e nella memoria: la canonizzazione di Santa Maria Goretti (presente la madre Assunta Carlini), di Domenico Savio e la proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria al cielo.

Papa Pio XII nel giorno della proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria in cielo

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Il Santo Padre Pio XII

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Fu realizzata la nuova Porta Santa dallo scultore Vico Consorti, interamente in bronzo, e per la prima volta, la cerimonia di apertura fu anticipata alla mezzanotte del 24 dicembre anziché alla mattina di Natale. Tra le curiosità: il Monopolio fece uscire le sigarette “Anno Santo” e un ingegnoso commerciante inscatolò l’aria di Roma. Il Giubileo del 1950 fu soprattutto una grandiosa manifestazione della grandezza, della saldezza e dell’universalità della Chiesa Cattolica. Per l’occasione fu finalmente ultimata anche via della Conciliazione, così chiamata in ricordo dei Patti Lateranensi del 1929 che ratificarono la riconciliazione, appunto, fra la Chiesa e lo Stato Italiano. Nel Messaggio Natalizio del 1950, Pio XII proclamò come ultimo grande avvenimento dell’Anno Santo il ritrovamento della tomba dell’Apostolo Pietro, esattamente sotto l’altare papale. Intanto a Nocera era vescovo Teodorico De Angelis, di Campobasso. Celebrò in Diocesi il primo Congresso Eucaristico nel 1940, il Sinodo nel 1942, oltre alle Sante Visite (il nostro Archivio ne conserva gli Atti). Visse tutto il dramma della guerra, ma non soffrì meno in Diocesi per l’insubordinazione dei fedeli di Nocera Inferiore e di Pagani in merito alle feste. Si ricorda, però, lo straordinario Congresso Regionale Salernitano-Lucano del 1947 a Materdomini. La sua vita ebbe una conclusione malinconica, con la perdita della parola nel 1948, le sue dimissioni e la nomina del vescovo Moscato, Amministratore Apostolico. De Angelis morirà nel 1951, il 5 maggio. Come Napoleone! Il resto, Giubilei del 1975 e del 2000 ed i Vescovi nocerini, è storia dei nostri giorni. don Natalino Gentile


Educare alla vita buona

di Silvio Longobardi

Continua la riflessione sul documento Educare alla vita buona del vangelo che offre gli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020. Questa rubrica, che ci accompagnerà per l’intero anno, offre una lettura del documento a partire dalle parole più significative. La parola che proponiamo questo mese è: educare

Educare: un servizio alla libertà La scuola non è più percepita come un luogo educativo. Sempre più genitori gettano la spugna e si accontentano di accudire. Da questo disagio nasce la scelta di rimettere al centro della vita ecclesiale la scelta educativa

“P

erché vai a scuola tanto volentieri?”, domanda il papà. “Perché c’è l’intervallo”, risponde la figlia. Una battuta. O forse no. Perché la scuola non viene più percepita come un luogo educativo e perché fatica anche ad essere un canale di insegnamento? E come mai un numero sempre maggiore di genitori gettano la spugna, rinunciano ad educare, si accontentano di accudire. Quando va bene. Da questo disagio, sempre più diffuso, nasce la scelta di rimettere al centro della vita ecclesiale la scelta educativa. I vescovi italiani constatano l’esistenza di un diffuso “smarrimento del significato autentico dell’educare e della sua insopprimibile necessità” (n. 9). Questo fenomeno nasce da cause precise. In una cultura come la nostra dominata dal relativismo, non c’è spazio per l’educazione. Nessuno può insegnare niente a nessuno. Questo è lo slogan diffuso. Ciascuno deve trovare da solo la sua strada. La nostra è la una civiltà che rinuncia ad

educare. Ed è un fatto paradossale perché mai come oggi custodiamo le pietre del passato, come reliquie preziose; e tuttavia, mai come oggi pensiamo che la tradizione non abbia niente da insegnare né ci preoccupiamo di trasmettere alle future generazioni i valori per cui vale la pena vivere.

Qualcosa da dire e da dare La rinuncia educativa è una sorta di a-priori ideologico, nella mente di chi la teorizza serve ad esorcizzare ogni fondamentalismo. Ma questo atteggiamento – denuncia il cardinale Bagnasco – fa germogliare quel fatalismo che per secoli ha accompagnato la cultura pagana. Educare nasce dalla convinzione di aver qualcosa da dire e da dare, dalla certezza che possiamo dare un volto alla persona e alla storia. La rinuncia educativa viene presentata come una forma di rispetto per la libertà altrui. Si annida

anche qui un grande equivoco. La vera educazione non cammina per i sentieri dell’imposizione autoritaria ma attraverso quelli della proposta ragionevole. Educare vuol dire pro-vocare la libertà, consegnare all’altro idee e valori che porteranno frutto solo se troveranno una libera e cordiale accoglienza. L’autoritarismo può mettere l’altro in condizione di non fare il male ma non può costringere a fare il bene. Essere liberi non vuol dire poter fare sempre e comunque ciò che si vuole. Questa è l’idea di libertà propagandata dall’individualismo. La nostra immagine dell’uomo è invece la persona, cioè un soggetto in relazione. La libertà è la condizione dell’agire ed è la premessa della responsabilità morale. Ma la vera libertà è una conquista. È il frutto maturo di un cammino in cui la persona impara – e sempre con fatica – a intrecciare le esigenze soggettive con quelle comunitarie; e se necessario impara a posticipare i desideri che più gli stanno a cuore per servire il bene comune.

Chi educa è sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico con amore e premura costante, perché sboccino, nella libertà, tutte le sue potenzialità. Educare comporta la preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive. (Educare alla vita buona del vangelo, 5)

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La Parola nelle parole Su di te sia pace Il Salmo 121 Lo scorso dicembre, cinque giovani burkinabè hanno perso la vita mentre si recavano ad un raduno missionario nella diocesi di Koupela. “Cercavano Dio. E Lui si è fatto trovare”, ha commentato uno dei genitori. Quando la Parola si incarna…

I

salmi solitamente scritti per essere cantati, venivano usati anche per forme di devozione pubbliche e private. Alcune di queste preghiere sono molto antiche, forse anteriori a Davide stesso, altre sono più recenti o sono state riscritte, allungate, completate in seguito a qualche avvenimento particolare. Raccolte nel Libro dei Salmi o Salterio, i Salmi sono stati suddivisi in inni, preghiere di lode al Signore; ringraziamenti legati ad un beneficio ricevuto; suppliche e lamentazioni in cui la sofferenza dell’uomo e la fiducia in Dio si intrecciano. Poi vi sono alcuni temi specifici come i salmi sapienziali e quelli regali, i cantici di Sion e dell’ascensione. Il salmo 121 è collocato in quest’ultimo gruppo, tra le raccolte più recenti. questi Salmi venivano cantati dagli Israeliti lungo il pellegrinaggio a Gerusalemme. Ormai è vicina la meta, Gerusalemme è in vista, anzi le sue porte si spalancano ai pellegrini che pregano e cantano, chiedendo al Signore la pace per sé e per tutti.

Applicazione attuale La gioia, la pace, la lode sono i tre temi forti di questo salmo, ma anche i tre elementi che spesso mancano alla nostra vita fatta di corse e distrazioni continue. Anche i pellegrinaggi sono frenetici o dimezzati: si arriva con la macchina al santuario, si “ascolta” la messa, si riparte, senza più quel contatto con il divino che è lo scopo principale del pellegrinaggio.

Caterina Paladino è consacrata da 12 anni nella Fraternità di Emmaus. Dal 2003 ha iniziato la sua esperienza missionaria in Burkina Faso. All’inizio viaggi brevi. Dal 2008 la sua presenza in Africa è diventata più stabile e prolungata.

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Canto delle ascensioni. Di Davide.

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore». 2

E ora i nostri piedi si fermano

alle tue porte, Gerusalemme! 3

Gerusalemme è costruita

come città salda e compatta.

4

Là salgono insieme le tribù,

le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore. 5

Là sono posti i seggi del giudizio,

i seggi della casa di Davide. 6

Domandate pace per Gerusalemme:

sia pace a coloro che ti amano, 7

sia pace sulle tue mura,

sicurezza nei tuoi baluardi. 8

Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: «Su di te sia pace!». 9

Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene.

Applicazione personale 28 dicembre 2010. La diocesi di Koupela è scossa da una notizia tristissima: due pulmini pieni di ragazzi si sono ribaltati sulla strada che da Tenkodogo va verso Cinkassè. Dovevano partecipare ad un raduno di giovanissimi del gruppo missionario della diocesi. Tre di loro sono morti sul colpo, altri due sono deceduti dopo poco, quattro sono in coma in ospedale. Il giovane sacerdote che li accompagnava ora è a riposo a Gelgyn, talmente scosso da non riuscire più a dormire, a mangiare, a fare un solo passo senza piangere. Da lui si recano i genitori dei ragazzi scomparsi col desiderio di confortarlo. Loro che hanno perso i propri figli, pregano il Signore affinché ridoni la pace e la gioia a questo giovane prete. Al termine del momento di preghiera, a turno, cercano di consolarlo. Un giorno, uno dei genitori si alza e anziché dirgli “forza”, “coraggio”, lo rimprovera dicendogli: “Come ti permetti di stare così, non lo sai che cercavano Dio? Ecco, Lui si è fatto trovare e li ha presi con sé!”. I cinque giovani erano alle porte di Gerusalemme e vi sono entrati cantando! Caterina Paladino


La sfida dell’unità La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Da sinistra Antonio Squitieri, padre Damiano Lanzone, Stefania D’Antuono e Guglielmo Grillone

“U

niti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (Atti 2,42): è stato questo il tema della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il primo appuntamento si è tenuto ad Angri, presso la parrocchia S. Maria delle Grazie con il convegno “Gloria a Dio e pace sulla terra: le Chiese di fronte alla sfida della Pace”. Alla presenza di un pubblico attento, gli interventi del pastore metodista Antonio Squitieri, di fra Damiano Lanzone, cattolico, e di Guglielmo Grillone della Chiesa greco-ortodossa ci hanno fatto riflettere sul documento preparato dal Consiglio ecumenico delle Chiese che verrà discusso a Kingstone nel maggio di quest’anno. Chiamati ad accogliere la Parola senza se e senza ma, nella celebrazione ecumenica abbiamo chiesto la grazia dell’unità. Erano presenti anche il pastore luterano Paolo Poggioli, Elisabetta Kalambuca, greca - ortodossa, padre Simeone della Chiesa ortodossa rumena, Egidio Annunziata pastore della Chiesa evangelico - pentecostale, rappresentanti della Chiesa battista, sacerdoti cattolici, responsabili di vari gruppi e movimenti della diocesi. Il 21 gennaio siamo stati accolti dalla parrocchia S. Alfonso di Sarno, con una celebrazione curata nei minimi dettagli. Ci hanno guidato nella riflessione il pastore pentecostale Egidio, il pastore battista Carmine di Sarno e il pastore luterano Paolo. Erano presenti tutti i sacerdoti della forania: la famiglia dei figli di Dio si riuniva e nella preghiera eravamo veramente un cuor solo ed un’anima sola.

Dialogo ebraico-cristiano a Pagani Il dialogo tra Ebrei e Cristiani è recente: ha avuto inizio alla vigilia del Concilio, nel 1960 anche grazie all’incontro tra Jules Isaac, storico francese - la cui moglie e figlia furono uccise dai nazisti semplicemente perché si

chiamavano Isaac - e Giovanni XXIII. La Dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” nel 1965 chiude per sempre il tempo dell’odio teologico e dell’inimicizia e apre al tempo dell’amicizia e del dialogo fraterno. Dal 2005 la Giornata Ebraico Cristiana è dedicata ad una comune riflessione spirituale sul Decalogo o le Dieci Parole, dense di valori perenni per Israele, per la Chiesa e per l’intera umanità. Quest’anno si è giunti alla quinta parola: “Onora tuo padre e tua madre, perche si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà”. (Esodo 20,12). Il 3 febbraio, nella sala convegni della Basilica di S. Alfonso a Pagani, abbiamo avuto la gioia di avere con noi la signora Miriam Rhebum della comunità ebraica di Napoli per celebrare insieme questa Giornata.

La storia di Miriam La dottoressa Rhebum nel presentare il comandamento “Onora il padre e la madre” ci ha fatto entrare nella memoria tragica della sua famiglia. Nata e cresciuta a Napoli nella gioiosa famiglia ebrea della madre, non conosceva nulla del padre, tranne che nel 1938 i genitori da Berlino lo avevano mandato in Palestina perché si salvasse insieme al fratello gemello e iniziasse una nuova vita. Qui, invece, nel 1948 era stato raggiunto da un colpo di pistola alla nuca ed era morto lasciando la giovanissima moglie e una bimba di appena due anni. Dopo qualche mese anche il fratello era stato ucciso. Del passato non si parlava mai perché significava sollevare un velo troppo doloroso. Con la maturità, Miriam attraverso indagini storiche accurate ha ricucito i fili della sua famiglia spezzata e divisa dall’odio incontrollabile di un popolo contro un altro popolo. Si è tuffata nel passato e dei nonni morti ad Auschwitz ora c’è una “pietra d’inciampo” a Berlino, vicino alla casa da dove sono stati deportati. L’incontro si è concluso con un momento di preghiera in cui abbiamo chiesto al Signore che certi orrori non si ripetano più. Pia Veneziano Celebrazione ecumenica della Parola di Dio Insieme - Marzo 2011

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“Dal cielo non vi dimenticherò” Conclusione dei festeggiamenti per il I Centenario della Nascita al Cielo del Beato Alfonso Maria Fusco… o piuttosto “apertura” del II Centenario? Non è solo una sensazione, piuttosto una prospettiva

Un momento della Concelebrazione Eucaristica presieduta da don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il Clero

L

e Suore Battistine si sono impegnate con grande energia per celebrare e dare lustro ad una ricorrenza unica per la nostra città: una serie di iniziative finalizzate ad un’adeguata conoscenza delle opere e del pensiero di don Alfonso, “Uomo di Dio, Sacerdote zelante, Fondatore forte”, come ha sottolineato don Gaetano Ferraioli Vicario Episcopale per il Clero - nell’omelia della solenne Concelebrazione Eucaristica nella Chiesa della SS. Annunziata, domenica 6 febbraio. “Il Beato ci ha insegnato – ha proseguito don Gaetano – che ogni cristiano, ognuno di noi, deve essere sempre pronto a dire al Signore: Eccomi! Così ha testimoniato il Beato, che è stato, proprio come afferma il Vangelo di oggi, sale e luce per il mondo”. Come per l’inizio dei festeggiamenti, anche in questa occasione i fedeli hanno dimostrato la loro devozione al Beato attraverso una partecipazione compatta, costante, commossa e consapevole alle varie iniziative: testimonianza chiara della presenza di don Alfonso: “Dal cielo non vi dimenticherò e pregherò sempre

per voi”. La lapide commemorativa, affissa a cura dell’Amministrazione comunale, sul frontespizio della Casa Madre delle Suore, è finalizzata a ravvivare nei cittadini gli echi, mai sopiti, di un anno di riflessione, di preghiera e di ringraziamento al Signore per la fulgida testimonianza di don Alfonso. Non è la conclusione di un itinerario, seppur molto significativo e forte sul piano spirituale alla luce del Carisma del Beato Alfonso Maria, ma l’inizio di un nuovo cammino di fede, di riconoscimento della necessità di disponibilità operosa nei confronti delle persone bisognose di sostegno e di carità cristiana: era l’impegno reale di don Alfonso, è l’attività delle Suore Battistine nel mondo! Carmine Mainardi

Il programma delle Celebrazioni 3 - 4 e 5 febbraio: Triduo nelle Parrocchie della Forania di Angri; 5 febbraio, ore 19,00: Chiesa SS. Annunziata: Rassegna di musica corale; 6 febbraio: ore 11:00 - Chiesa SS. Annunziata: Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il Clero;

ore 12:00 – Benedizione della lapide commemorativa posta dall’Amministrazione comunale di Angri in via Maddalena Caputo. dal 3 al 7 febbraio: Visita ai luoghi del Beato: Casa natale, Cappella, Museo; 7 febbraio, ore 20,00: Veglia di preghiera “I giovani sulle orme del Beato”, nella Cappella della Casa Madre.


APOSTOLATO LITURGICO MIR MIR MIR di Rosanna Monteleone

Libri, articoli religiosi, oggetti sacri ed altro ancora‌ Via Roma, 85-87 - Sarno (SA) Tel. Fax 081 513 71 49 www.articolireligiosi-mir.it mir@articolireligiosi-mir.it

É possibile prenotare il saio per la Prima Comunione


IN DIOCESI a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

Quaresima 2011… con lo sguardo verso Madrid Continua il cammino di preparazione dei giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù

L

a Quaresima è un tempo forte che la Chiesa ci dona per riflettere sulla nostra vita spirituale e sul nostro rapporto con Dio e con il prossimo. Come ogni anno, il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile vuole offrire a tutti i giovani l’occasione per fermarsi a meditare attraverso varie iniziative.

Liturgia delle Ceneri Lo scorso 9 marzo ci siamo stretti insieme al nostro Vescovo per la Liturgia delle Ceneri presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore. Il tema dell’essere Chiesa, affiancato dal messaggio della prossima Giornata Mondiale della Gioventù “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, è stato al centro dell’incontro di inizio Quaresima. In questo modo si è voluto affermare un principio che deve essere preso seriamente da ogni cristiano, cioè che prima ancora di essere un gruppo che fa esperienze insieme, siamo una comunità di persone che si stringono intorno a Gesù. A partire da ciò, vogliamo dare il via a questo intenso periodo di riflessione e preghiera.

Incontri Foraniali Ogni forania ha la sua specificità e diversità territoriale, che serve ad arricchire ancora di più l’esperienza diocesana. Per questo motivo gli incontri quaresimali saranno organizzati e gestiti dai coordinamenti foraniali di PG, che in questo modo potranno organizzare momenti di preghiera e meditazione a misura delle proprie realtà parrocchiali. Il tema comune che farà da trait d’union per tutti gli incontri sarà quello del mare, cioè della tranquillità e del silenzio, ma anche del viaggio e del passaggio; un ulteriore stimolo per staccarsi dalla frenesia quotidiana che accompagna le nostre giornate. Le date degli incontri sono: mercoledì 23 marzo nella forania di Angri; mercoledì 30 marzo nelle foranie di San Valentino e Sarno; domenica 3 aprile nella forania di Pagani; mercoledì 6 aprile nelle foranie di Nocera Inferiore e Nocera Superiore - Roccapiemonte. È possibile far riferimento al sito www.sempremegliosperare.it per ulteriori aggiornamenti.

Calendario Quaresima 23 marzo: catechesi Forania di Angri 30 marzo: catechesi Forania di San Valentino e Sarno 6 aprile: catechesi Forania di Nocera Inf. e Nocera Sup.-Roccapiemonte 13 aprile: Via Crucis dei Giovani

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GMG Ultimi posti disponibili per la GMG di Madrid. Pacchetto breve: € 500,00 15 posti disponibili Pacchetto lungo: € 550,00 8 posti disponibili Informazioni ed iscrizioni sul sito www.sempremegliosperare.it

Via Crucis dei Giovani A chiudere il cammino quaresimale ci sarà la consueta Via Crucis dei Giovani, che si svolgerà a Nocera Inferiore presso il Convento di Sant’Andrea mercoledì 13 aprile. Come negli scorsi anni le meditazioni saranno affidate ai vari movimenti ed associazioni presenti sul nostro territorio diocesano e che animeranno, secondo i propri carismi, le stazioni loro affidate. Il tema di fondo che accompagnerà le varie riflessioni sarà la strada, il cammino quotidiano che ogni cristiano è chiamato a percorrere, cammino intriso della fatica del viaggio e della gioia della meta da raggiungere. Una curiosità: le stazioni ed i brani biblici scelti per la Via Crucis sono gli stessi che saranno proposti ai giovani che saranno a Madrid il 18 agosto 2011. Cogliamo l’opportunità che ci offre la Quaresima, rivolgiamo i nostri cuori a Cristo ed incamminiamoci insieme sulla via della Croce e della Resurrezione. Carmine Giordano


a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano

Curiosità liturgiche Il senso del digiuno e dell’astensione dalle carni in Quaresima Durante il Tempo quaresimale molte persone praticano il digiuno sotto forma di astensione dalla carni, sostituendola con altri alimenti, anche più costosi. Qual è il significato che il digiuno dovrebbe assumere in questo periodo di preparazione alla Pasqua? Il digiuno e l’astinenza dalle carni sono due cose diverse. Il primo, molto più antico, nella tradizione della Chiesa era legato al tempo di preparazione che i catecumeni facevano durante la Quaresima. In questo tempo, che precedeva il Battesimo, per lo più penitenziale, la pratica del digiuno favoriva l’ascesi. Oggi il digiuno è una pratica consigliata nei giorni penitenziali e rappresenta un segno di partecipazione, anche corporale, alla predisposizione dello spirito a vivere in maniera adeguata la penitenza. L’astinenza dalle carni (o

da altro cibo come ricorda il canone 1251 del Codice di Diritto Canonico) ha il valore della rinuncia. Segno penitenziale anch’esso, rappresenta l’impegno a rinunciare a qualcosa come esercizio di disciplina interiore e esteriore, durante i giorni penitenziali (tutti i venerdì dell’anno e ovviamente i venerdì di Quaresima, il Mercoledì delle Ceneri e Venerdì Santo). Sono tenuti all’astinenza coloro che hanno compiuto i 14 anni, al digiuno tutti i maggiorenni fino al 60esimo anno di età (canone 1252 del Codice di Diritto Canonico). Al di là del precetto, è importante capire che il digiuno e l’astinenza sono un’occasione per misurare la nostra disciplina. Per ricordarci che non stiamo vivendo un tempo qualunque, ma un momento di grazia profonda. Piercatello Liccardo

Verso il Congresso Eucaristico Nazionale

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LE PRIME INIZIATIVE

on la chiusura del Giubileo Diocesano straordinario è cominciata la preparazione al Congresso Eucaristico nazionale, come ho spiegato ai parroci lo scorso 22 febbraio durante l’assemblea del clero. Sta arrivando in questi giorni nelle parrocchie il materiale preparatorio (stendardo, libretto per le adorazioni, sussidio per le catechesi…). E prendono il via le prime iniziative

programmate. Innanzitutto la preghiera. Ho sollecitato i Vicari foranei a individuare in ogni Forania una parrocchia per l’adorazione quotidiana prolungata. Nelle Foranie formate da più comuni, le parrocchie devono essere almeno due. Questo perché l’anno Eucaristico deve essere innanzitutto incontro reale e profondo con Gesù presente nel Mistero Eucaristico. Inoltre, durante il Tempo qua-

resimale, tutti i parroci sono invitati a programmare una o due catechesi parrocchiali sul Vangelo di Giovanni che possano essere propedeutiche alle lectio foraniali sul capitolo 6 di Giovanni che i vicari hanno messo in agenda, alcune già verso la fine del Tempo quaresimale, altre in quello pasquale. Altre iniziative? Ne saprete di più il prossimo mese. P.L.

Vocabolario liturgico

Il Fonte battesimanle

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iverso dal Battistero, di cui abbiamo già parlato, il Fonte battesimale è un luogo liturgico collocato all’interno della Chiesa. Disposto normalmente nei pressi dell’ingresso, rappresenta il passaggio che i cristiani sono tenuti a fare per entrare, non solo fisicamente, nella comunità dei credenti. Oggi il Fonte battesimale è collocato in uno dei lati dell’aula liturgica, per dare maggiore visibilità e garantire una maggiore partecipazione dell’assemblea orante. Non dovrebbe mai essere sistemato nel presbiterio né avere il carattere della provvisorietà. Niente catini, bacinelle e quant’altro. Il Fonte battesimale è un luogo non meno importante dell’altare o dell’ambone, per questo deve essere un luogo solido, fisso e chiaramente identificabile. Accanto al Fonte non deve mancare il cero pasquale (di cera, ma anche di questo abbiamo già parlato), che contraddistingue il significato pasquale del fonte e quindi della Chiesa stessa che celebra la Resurrezione. P.L.

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a cura dell’Ufficio per la Dottrina Sociale e la Pastorale del Lavoro Commissione diocesana Pastorale del Lavoro e della Solidarietà Commissione diocesana “Giustizia e Pace”, salvaguardia del Creato ed educazione alla mondialità

La criminalità organizzata «Condanniamo con forza le mafie che avvelenano la vita sociale, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud». Continua la riflessione sull’emergenza Sud a partire dal documento dei Vescovi italiani “Chiesa italiana e Mezzogiorno”

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on è possibile mobilitare il Mezzogiorno senza che esso si liberi da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie energie. Torniamo, perciò, a condannare con forza una delle sue piaghe più profonde e durature - un vero e proprio «cancro» -, ossia la criminalità organizzata, rappresentata soprattutto dalle mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud. Il controllo malavitoso del territorio porta di fatto a una forte limitazione, se non addirittura all’esautoramento dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l’incremento della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l’intero territorio nazionale.

L’intervento educativo «La mafia sta prepotentemente rialzando la testa», lo hanno denunciato i vescovi della Calabria. «Di fronte a questo pericolo, si sta purtroppo abbassando l’attenzione. Il male viene ingoiato. Non si reagisce. La società civile fa fatica a scuotersi. Chiaro per tutti il giogo che ci opprime. Le analisi sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli ma non protagonisti». C’è bisogno di un preciso intervento educativo, sin dai primi anni di età, per evitare che il mafioso sia visto come un modello da imitare. L’economia illegale è egualmente deleteria (usura, estorsione, evasione fiscale, lavoro nero…). Ciò rivela una carenza di senso civico, che compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale, arrecando anche in questo caso un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale. La Chiesa è giunta a pronunciare, nei confronti della malavita organizzata, parole propriamente cristiane e tipicamente evangeliche, come “peccato”, “conversione”, “pentimento”, “diritto e giudizio di Dio”,

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“martirio”, le sole che le permettono di offrire un contributo specifico alla formazione di una rinnovata coscienza cristiana e civile.

Abbandonate la via della violenza! Benedetto XVI ha rivolto un forte appello: «A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete e abbandonate la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata». Solo la decisione di convertirsi e di rifiutare una mentalità mafiosa permette di uscirne veramente e, se necessario, di subire violenza e immolarsi. Tanti sembrano cedere alla tentazione di non parlare più del problema o di limitarsi a parlarne come di un male antico e invincibile. La testimonianza di quanti hanno sacrificato la vita nella lotta o nella resistenza alla malavita organizzata rischia così di rimanere un esempio isolato. Solo l’annuncio evangelico di pentimento e di conversione, in riferimento al peccatomafia, è veramente la buona notizia di Cristo (cfr Mc 1,15), che non può limitarsi alla denuncia, perché è costitutivamente destinato a incarnarsi nella vita del credente. p. Pietro Lombardi

Testimoni contro la mafia Vogliamo ricordare i numerosi testimoni immolatisi a causa della giustizia: magistrati, forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori e giornalisti, uomini e donne di ogni categoria. Le comunità cristiane del Sud hanno visto emergere luminose testimonianze, come quella di don Pino Puglisi, di don Giuseppe Diana e del giudice Rosario Livatino, i quali - ribellandosi alla prepotenza della malavita organizzata - hanno vissuto la loro lotta in termini specificamente cristiani: armando, cioè, il loro animo di eroico coraggio per non arrendersi al male, ma pure consegnandosi con tutto il cuore a Dio.


a cura della Caritas Diocesana

EMERGENZA NORD AFRICA

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utti leggiamo i giornali o ascoltiamo i telegiornali e tutti, o quasi tutti, liquidiamo le notizie con un laconico “sempre disgrazie e calamità”, dopodiché tutto è dimenticato e ci immergiamo di nuovo nel nostro tran tran quotidiano pensando che il resto del mondo non ci riguarda personalmente. Niente di più falso: nella società della globalizzazione non esiste evento, seppur geograficamente lontano, che non influenzi la vita quotidiana di ciascuno di noi. Gli spazi informativi dei media, che non sono dedicati alle “vicende personali” del capo del governo, sono pieni di notizie relative alla rivolta, iniziata in Tunisia che, passando per l’Egitto, è ora arrivata in modo drammatico anche in Libia. Germi di rivolta si stanno inoltre manifestando in tutti i Paesi musulmani dell’Africa e la situazione è in crescente e drammatica evoluzione. Abbiamo vissuto un periodo analogo quando la caduta del muro di Berlino ha trascinato con sé un potere che teneva insieme, in modo coatto, etnie e nazioni diverse sotto un unico forte regime: l’improvvisa “autonomia” e l’altrettanto inaspettata assenza di un qualsiasi potere centrale causò una fuga di massa di quelle popolazioni, prigioniere da decenni di un potere che non lasciava alcuna libertà, verso il miraggio di un oc-

Nella società della globalizzazione non esiste evento, seppure geograficamente lontano, che non influenzi la vita quotidiana di ciascuno. È necessario testimoniare la cultura dell’accoglienza che riconosce a tutti la dignità di figli di Dio cidente ricco ed accogliente dove poter liberamente vivere e costruirsi un futuro. Esodo che interessò tutti gli strati sociali dell’Europa dell’Est e, primo tra tutti, quello più basso costituito da gente che da sempre viveva ai margini della società o addirittura in carcere e che, appena sentitosi libero, emigrò non avendo alcun legame con la propria terra.

La fuga verso l’Europa Oggi sta accadendo la stessa cosa: popolazioni che hanno vissuto un lungo periodo storico “imprigionate” da regimi politici che poco hanno concesso alla libertà personale, in virtù di una lotta da esse stesse condotta in piazza sono riuscite ad ottenere il crollo dei regimi che le avevano oppresse ma, in alternativa, non si ritrovano alcuna struttura democratica che posso guidarne il cambiamento di vita e, inevitabilmente, la parola “libertà” non si coniuga come “ricostruzione sociale” ma soltanto come “fuga verso l’Europa”. E per il Nord Africa l’Europa siamo noi Italiani; l’onda d’urto che ci troveremo a dover affrontare in questi mesi sarà enorme ed aggravata, rispetto alla precedente dall’Europa Orientale, da alcuni fattori che non possiamo ignorare: allora la frontiera era la Germania, oggi invece siamo noi; allora si trattava di popoli di cultura eu-

ropea e religione cristiana, oggi ci troviamo di fronte a cultura africana e religione islamica. Infine, anche se non meno importante, il tutto avviene nel bel mezzo di una crisi economica e sociale di dimensioni mondiali che ha creato, almeno in Italia, tensioni sociali tra gli italiani e gli stranieri presenti sul nostro territorio, aizzate da una politica governativa tesa ad identificare il problema “sicurezza” con la questione “immigrazione” e ad additare gli stranieri come coloro che toglievano opportunità lavorative alla nostra gente. Abbiamo vissuto, dall’inizio della crisi ad oggi, eventi drammatici frutto di queste tensioni, quali la rivolta di Rosarno, lo sciopero generale degli extracomunitari e le retate di San Nicola a Varco.

Il tempo di testimoniare I prossimi mesi possono diventare teatro di ulteriori episodi di violenza e di intolleranza, forse anche più gravi. Oggi più che mai la nostra testimonianza di cristiani maturi deve essere finalizzata alla ri-costruzione di una cultura dell’accoglienza che riconosca a tutti la dignità di figli di Dio, a qualunque etnia e religione essi appartengono, e che prepari un mondo in cui non esistono antagonisti ma solo fratelli con cui condividere la nostra vita. Edoardo Tafuto Insieme - Marzo 2011

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News dalle parrocchie Sant’Antonio di Padova - Orta Loreto

Sant’Antonio di Padova, un momento della solenne celebrazione

La comunità accoglie il Santo dei Giovani

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na ventata di santità: ecco quello che la comunità di Orta Loreto ha sentito quando sono giunte, in una piovosa domenica di gennaio, le reliquie di San Gabriele dell’Addolorata nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova. Le reliquie hanno sostato per una settimana, accompagnate da tre padri passionisti: padre Luca, padre Patrizio e padre Giosuè. L’evento, fortemente voluto dal nostro parroco, don Gerardo M. Coppola, devotissimo a questo straordinario santo dei giovani, è stato un momento di grazia e di grande gioia. Sì, perché San Gabriele gode di questo appellativo: il santo del sorriso. Scriveva ai suoi familiari, dopo essere entrato in convento: “La mia vita è una continua gioia. Non cambierei un quarto d’ora di questa vita”. Innamorato del Crocifisso e della Madonna, San Gabriele ha vissuto con entusiasmo la sua breve esistenza mostrando ai giovani che è possibile essere felici, è possibile farsi santi, spalancando semplicemente il cuore al Cristo, Nostro Signore. Lo hanno compreso i giovani della comunità, accorsi il sabato sera per la veglia dedicata a loro, tra canti, preghiere e meditazioni, hanno potuto ripercorrere e rivedersi nella storia di un giovane: Francesco (prese poi da Passionista il nome di Gabriele), che amava la danza, la caccia e le ragazze, ma sentiva che nella sua vita mancava ancora qualcosa. Si rivolse a Gesù e alla sua Madre Addolorata e sentì interiormente la chiamata alla vita religiosa, bruciando le tappe della santità e raggiungendo in poco tempo la perfezione della virtù cristiana. Morì di tubercolosi alla giovane età di 24 anni. Tantissimi i momenti organizzati durante la settimana con un programma intenso che ha abbracciato ogni fascia di età fino a giungere alla solenne celebrazione di domenica 30 gennaio, quando un folla numerosa e commossa, dopo aver celebrato la Santa Messa, ha accompagnato le reliquie del Santo per un tratto di strada, a riprova che oggi è necessario avere la possibilità di incontrare i testimoni della Parola, uomini e donne che hanno vissuto eroicamente la loro fede. Un altro tassello nella storia di questa piccola ma fervente comunità. Giovanna Abbagnara

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S. Maria Addolorata - S. Potito di Roccapiemonte

Riscoprire la vita

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l percorso della fede è molto complesso, soprattutto per i giovani. Io lo definirei un grande ascensore che sale e scende continuamente, si ferma, spesso anche al piano sbagliato, ma siamo sempre noi a pigiare i pulsanti. Facendo parte di questa categoria, so benissimo quanto sia complicato per i ragazzi portare avanti questo itinerario spirituale. Da bambina, il mio cammino verso il Signore era molto più semplice, perché, serena e spensierata, avevo un clima di pace intorno a me. Crescendo, invece, questo percorso si è ricoperto di una nebbia così fitta da non permettermi più di riconoscere la strada giusta da seguire. Tutto ciò è accaduto, in particolare, in seguito alla morte di mio padre, l’uomo più importante della mia vita. Egli ci ha lasciati, dopo quasi un anno di calvario, a causa di un tumore maligno al cervello. Dal quel giorno il mio animo è stato sopraffatto dal dolore e dalla rabbia che mi hanno allontanata da Dio. Ho creduto per molto tempo che il Signore mi avesse abbandonata, ma Egli ha voluto farmi ricredere dandomi un segno della sua presenza. Qualche mese fa sono incorsa in un terribile incidente, a seguito del quale mi trovai, pur essendo illesa, con l’auto capovolta in un precipizio e sospesa su di un albero. Ricordo che in quel momento, trovandomi davanti alla morte, la prima cosa che feci fu quella di prendere tra le mani il rosario appeso allo specchietto dell’auto e qualcosa di indescrivibile mi diede la lucidità e la fermezza di uscire dall’auto e di chiamare i soccorsi. Non è stato facile per me mettere per iscritto tutto ciò, ma ho voluto farlo per dare coraggio a tanti ragazzi che come me si sono allontanati dal Signore. Da quel giorno la mia vita è cambiata, quella nebbia fitta che oscurava il mio cammino è finalmente svanita e adesso mi sento pronta a riprendere il mio percorso di fede. Emilia Polichetti


News dalle parrocchie Gesù Risorto - Pagani

La FAMIGLIA accoglie le famiglie

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nche quest’anno all’interno della parrocchia di Gesù Risorto, situata alla periferia di Pagani, è stata celebrata la Festa della Famiglia. Il parroco don Antonio Guarracino nei giorni precedenti ha fatto recapitare l’invito a tutte le famiglie della comunità attraverso il settore giovani dell’Azione Cattolica parrocchiale. La parrocchia ha accolto tutte le coppie domenica 13 febbraio 2011 per la Celebrazione eucaristica, per l’occasione posticipata al pomeriggio. Protagonisti assoluti sono state le coppie della comunità alle quali è stata data la possibilità di rinnovare le promesse matrimoniali, condividendo questo momento di gioia con la Famiglia delle famiglie. Dopo l’omelia, nella quale il parroco ha richiamato il ruolo educativo della famiglia e l’attenzione che la parrocchia ha verso la responsabilità dei genitori, proponendo loro sistematici incontri di formazione, ogni coppia, mano nella mano, si è recata all’altare per la benedizione pronunciando il nome del rispettivo coniuge e quanti anni di matrimonio celebravano. L’attenzione è stata rivolta nel momento del Padre Nostro alla coppia più giovane, che ha alle spalle appena sette mesi di matrimonio, e a quella più anziana, la quale condivide la vita matrimoniale da quarantotto anni, invitandole a proclamare la preghiera delle preghiere attorno alla mensa Eucaristica. Questo segno ha voluto ma-

nifestare la vicinanza del sacerdote e della comunità a tutte le famiglie presenti, non potendo accoglierle tutte attorno all’altare. A causa dell’impossibilità logistica in cui versa la nostra parrocchia, a causa dei lavori di costruzione del nuovo complesso parrocchiale, dopo la celebrazione è stato fatto un momento di festa grazie all’ospitalità ricevuta dal titolare dei campi “Tortora” in via Zeccagnuolo. Canti, balli di gruppo e giochi hanno allietato la festa, facendo trascorrere a tutti una serata diversa in FAMIGLIA. Licia Nacchia e Mariateresa De Prisco

S. Francesco - Sarno

Incontro diocesano del Terz’Ordine Francescano

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ella sala Padre Berardo Atonna del convento S. Francesco di Sarno, lo scorso 29 gennaio, si è svolto un incontro zonale di formazione dell’Ordine Francescano Secolare sul tema “La Fraternità e la carità verso l’altro”. Si è avuta una grande partecipazione di terziari

francescani da tutto l’Agro sarnese-nocerino. Erano presenti il ministro regionale Antonio Bruno, la responsabile provinciale Valeria Cafaro e i padri assistenti di Nocera S. Andrea e di Sarno. Guida e relatore dell’incontro fra’ Damiano Lanzone, che, da molti anni, è il responsabile diocesano per il dialogo ecumenico, interreligioso e per la pastorale degli immigrati. Dopo l’accoglienza offerta dalla Fraternità sarnese e dalla Gifra, l’incontro è iniziato con la lettura del “dossier Campania” con i dati sulla povertà regionale e l’immigrazione e di brani tratti

dalle Sacre Scritture e dalle Fonti francescane sul tema della carità e della condivisione. Nella prima parte della relazione, fra’ Damiano ha analizzato le motivazioni per le quali i francescani secolari dovrebbero operare la scelta dei poveri. Purtroppo c’è il rischio di una contrapposizione tra una realtà vissuta da borghesi nella vita quotidiana pubblica e privata, soprattutto nel modo di pensare, e una scelta radicale con Francesco sulle orme di Cristo attraverso un processo di “impoverimento per solidarietà”. Come Cristo si pose dall’angolo visuale della povertà, anche

Francesco “scese dal cavallo della sua classe sociale, cioè la ricca borghesia” per stare da povero con i poveri. Il relatore ha, poi, trattato degli impegni da prendere: i francescani secolari devono innanzi tutto riappropriarsi della loro laicità, facendo la scelta dei poveri del proprio territorio e organizzando vari servizi secondo le domande e i bisogni. Ė necessario che essi diano una testimonianza concreta della carità/amore, che è causa e fine della spiritualità cristiana e francescana. Antonio Caiazza

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News dalle parrocchie Santa Maria del Presepe – Nocera Inferiore

“L’Amore conta… sempre di più!”

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distanza di un anno dal primo incontro, lo scorso 13 febbraio i giovani di Azione Cattolica della parrocchia, insieme al parroco don Ciro Galisi, hanno riproposto un momento di riflessione sul tema dell’Amore. Al centro l’amore cristiano, ha un valore: 1+1 = ∞. A questa espressione sono state date diverse interpretazioni, scoprendo in quel “1+1” la relazione tra l’uomo e la donna, tra l’essere umano e Dio, tra ciascuno di noi e una persona bisognosa. In tutti i casi il risultato è infinito, come la gioia che si prova nell’amare veramente! Gli ospiti hanno regalato esperienze di vita vissuta ed emozioni forti. Giovanna Civale e Rosario Pepe hanno guidato la riflessione su alcuni aspetti dell’amore tra coniugi, dell’amore verso i figli, “affidatici temporaneamente da Dio”. Don Silvio Longobardi ha chiesto ai presenti di riflettere sul perché l’uomo fa difficoltà ad amare ed ha lanciato uno slogan efficacissimo: “…se scegliete quale sponsor unico nostro Signore, avrete tutto quello che serve per tutta la vita e anche oltre”. Peppe Orefice, volontario presso il nuovo centro parrocchiale dove circa quaranta bambini disagiati ven-

gono accompagnati, ha emozionato i presenti raccontando la sua esperienza accanto a questi angioletti che hanno un grande bisogno di amore. La serata è stata intervallata da momenti musicali, grazie a Valentina Grimaldi e Francesco Stanzione, a Pasquale Laudato ed ai Night Sparks. Un perfetto mix di contenuti e musica per un momento da non dimenticare! I giovani di AC

San Biagio - San Marzano sul Sarno

Regalare un sorriso Lo scorso 23 gennaio, la corale dell’oratorio “S. Domenico Savio”, costituita da ragazzi dai 3 ai 12 anni, si è recata presso la casa di riposo delle suore Gerardine di S. Antonio Abate. Ha eseguito canti natalizi accompagnati da chitarre e violini coinvolgendo le nonne in un’atmosfera di gioia e di allegria. Il gruppo conforto ammalati opera da otto anni nella parrocchia S. Biagio, sotto la guida del parroco don Giovanni Iaquinandi.

“Natale Insieme” Lo scorso 16 gennaio si è conclusa la rassegna “Natale insieme” che ha visti coinvolti 40 bambini di età compresa tra i 4 e i 13 anni dell’Oratorio San Domenico Savio. Il progetto, fortemente voluto dal parroco don Giovanni Iaquinandi, è stato realizzato grazie all’impegno di Ciro Cosenza che ha seguito per diversi mesi il lavoro dei ragazzi: il gioco, il canto, il divertimento sono divenuti gli ingredienti per aiutarli a crescere con valori e ideali sani.

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La Gioventù Francescana L’esperienza di Chiara

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a GiFra è la Fraternità dei giovani che si sentono chiamati dallo Spirito Santo a fare l’esperienza della vita cristiana alla luce del messaggio di S. Francesco d’Assisi, all’interno della Famiglia Francescana (art.1 Il Nostro Volto). La norma di vita dei giovani francescani è il Vangelo: in ogni sua parola, come in ogni uomo, essi sanno di incontrare Gesù Cristo; per questo si impegnano assidua-


News dalle parrocchie Santa Maria delle Grazie - Angri

S. M. Maddalena in Armillis – S. Egidio del M. Albino

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l cammino di fede richiede tempi di sosta e riflessione. Per “fare esperienza” del Signore, padre Massimo Staiano, insieme ai catechisti e agli educatori, ha proposto ai vari gruppi parrocchiali momenti di ritiro spirituale.

Il dialogo ecumenico Una sosta per lo spirito o scorso 19 gennaio si è raggiunta una nuova tappa del cammino ecumenico di comunione e di reciproco impegno delle chiese cristiane di fronte alle sfide della pace. Il convegno “Gloria a Dio e pace sulla terra: le Chiese di fronte alla sfida della Pace” si è svolto nella sala “Don Franco, Vescovo” al piano superiore della parrocchia Santa Maria delle Grazie in Angri ed è stato coordinato da Stefania D’Antuono della Chiesa Pentecostale. Sono intervenuti il parroco don Domenico D’Ambrosi, che ha invitato a vedere Gesù nel nostro prossimo, il frate minore Damiano Lanzone coordinatore del centro per il dialogo ecumenico della diocesi Nocera-Sarno che ha affermato che la non violenza è possibile, considerando che Dio è Trinità e quindi fraternità. Ė poi intervenuto il dott. Guglielmo Grillone della Chiesa Ortodossa del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli il quale ha esposto l’impegno della Chiesa Ortodossa per la difesa della pace e del creato. A conclusione il pastore metodista Antonio Squitieri ha incoraggiato all’educazione alla pace con l’impegno di approfondire l’argomento della pace dopo il Consiglio ecumenico di maggio. Tutti i partecipanti si sono poi spostati in chiesa per pregare e invocare lo Spirito Santo che ci renda una cosa sola. Alla celebrazione ecumenica della Parola di Dio erano presenti i vari rappresentanti delle chiese cristiane cattoliche, battiste, metodiste, ortodosse, luterane e pentecostali. Ė stata particolarmente significativa la ricomposizione dell’immagine del volto di Gesù e il versare l’incenso per far bruciare un’unica fiamma. Dopo questo gesto di unità, si continuava la celebrazione con la preghiera di pentimento e l’invocazione della pace per tutti gli uomini. Alla fine della preghiera i rappresentanti delle chiese e i fedeli si sono scambiati un segno di pace e poi insieme abbiamo letto il credo niceno-costantinpolitano e il Padre Nostro. Egidio Annunziata

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Lo scorso 23 gennaio, il brioso gruppo dei cresimandi accompagnati dagli educatori presso il Santuario di Gesù Bambino a S. Antonio Abate, ha vissuto un momento di confronto e preghiera. Hanno animato con entusiasmo, attraverso canti e letture scelte, la Celebrazione eucaristica a loro dedicata. Il 30 gennaio, invece, padre Massimo ha incontrato un gruppo di 25 bambini del corso per la “Prima Comunione” che insieme ai catechisti si sono preparati alla Festa del Perdono e a ricevere il Sacramento della Riconciliazione. Nel pomeriggio, si è svolta l’Agape fraterna che ha attirato 80 familiari dei piccoli. Mentre i bambini erano impegnati nelle Confessioni, gli adulti hanno incontrato padre Massimo per una breve ma intensa catechesi sullo stesso Sacramento. La Celebrazione eucaristica ha concluso la ricca giornata della Festa del Perdono di Dio. Sabato 12 febbraio, infine, il vivace gruppo dei “Giovanissimi/Giovani” ha organizzato, per l’intera comunità parrocchiale, una suggestiva gita sulla neve a Campitello Matese. Domenica 13, invece, in occasione della “Giornata del malato”, molti bambini hanno accolto in Abbazia la statua lignea restaurata dell’Immacolata Concezione e diverse persone hanno ricevuto il sacramento dell’Unzione dei malati. Ancora insieme, la comunità parrocchiale testimonia un profondo desiderio di adesione a Cristo. Maria Ermelinda Di Lieto

Convento Sant’Antonio – Nocera Inferiore mente a “passare dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo” (art.3 Il Nostro Volto). La Gi.Fra. è un cammino che cerca di far “ri-scoprire” ai giovani la vocazione a cui il Signore chiama. Lo fa attraverso un cammino iniziale caratterizzato dal gesto dell’accoglienza in fraternità. Successivamente vi è il gesto della promessa. L’accoglienza e la promessa sono dei riti che vengono fatti durante la Celebrazione Eucaristica: il primo simboleggia il gesto con il quale la fraternità accoglie i giovani che si sono avvicinati da poco, il secondo, permette ai giovani che

hanno fatto un determinato percorso, di promettere davanti al Signore, insieme agli altri fratelli di “essere una comunità di fede che ha l’Eucaristia come centro, il Vangelo come guida, la Chiesa come madre, i poveri e gli umili come fratelli” (dal rito della Promessa). Noi gifrini cerchiamo di essere testimoni di S. Francesco, l’Innamorato di Cristo, nella nostra quotidianità. Abbiamo riunioni settimanali di formazione, ci impegniamo intraprendendo iniziative di beneficenza per aiutare i più lontani, cerchiamo di migliorare il nostro territorio combattendo

contro la privatizzazione dell’acqua e educando, attraverso la nostra testimonianza alla raccolta differenziata. Cerchiamo dunque di valorizzare il Creato sia con la preghiera che con le opere. Chiara

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IN BACHECA a cura della Redazione

I NOSTRI AUGURI Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Mons. Giuseppe Lanzetta (5 marzo) e don Alessandro Cirillo (27 marzo), perché il Signore li custodisca li guidi ogni giorno alla scoperta del suo amore.

Il 19 marzo per don Michele Fusco e per p. Sisto Dominijanni che festeggia 45 anni di sacerdozio e il 29 marzo per don Vincenzo Ruggiero. Ringraziamo il Signore per il dono della loro vocazione e preghiamo perché li conservi nel loro ministero.

Don Alessandro Cirillo

Mons. Giuseppe Lanzetta

Padre Giuseppe Gazzaneo

Padre Sisto Dominijanni

Auguri di buon onomastico a:

L’APPUNTAMENTO

Don Giuseppe Capaldo, p. Giuseppe Gazzaneo, mons. Giuseppe Giordano, mons. Giuseppe Lanzetta (19 marzo) e p. Sisto Dominijanni (28 marzo), li affidiamo soprattutto alla protezione di S. Giuseppe, di cui questo mese festeggiamo la ricorrenza, perché anche loro siano buoni custodi del popolo di Dio.

IV Concorso di pittura “Murales e dintorni 2011” “Giovani: tra sogni e realtà”

L’angolo della dedica: Buon compleanno Ilaria! Il temporale ricorda com’è bella l’estate, le foto com’è bello crescere, le persone, come te, ricordano com’è bello vivere. Buon compleanno! Antonio Attianese Ci uniamo agli auguri di buon compleanno ad Ilaria che il prossimo 17 marzo compie 18 anni.

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Aperte le iscrizioni per il IV Concorso di murales promosso dal settore giovani AC della parrocchia Gesù Risorto di Pagani. Al concorso possono partecipare tutti i giovani dai 15 ai 18 anni per la categoria dilettanti, e dai 18 anni in su per la categoria professionisti. La manifestazione si terrà lunedì 25 aprile 2011 dalle ore 10.00 alle 19.00. I bozzetti dei lavori vanno presentati entro e non oltre il 15 aprile 2011, presso la segreteria parrocchiale. Per info sulle modalità di partecipazione e sui premi visita il sito http://gesurisorto.diocesinocerasarno.org.


IN PARROCCHIA

a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

Giovani e legalità Lo scorso 8 febbraio don Enzo Di Nardi e il Tenete Marco Beraldo ci hanno accompagnato in un percorso sul tema della legalità, ricordando i giudici Falcone e Borsellino e il giovane Marco Pittoni

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ttiva e numerosa è stata la partecipazione dei membri del gruppo Giovani e Giovanissimi della parrocchia. Il pubblico, arricchito anche dalla presenza di adulti e ragazzi, si è dimostrato attento, ricettivo e propositivo nel confronto. Abbiamo parlato di legalità, ricordando i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, accompagnati dall’esperienza sul territorio siciliano del Tenente Beraldo, ora al comando della Tenenza dei carabinieri di Pagani.

Le proiezioni In questo viaggio ci siamo fatti aiutare dalla visione di alcuni filmati: all’inizio un estratto dalla staffetta Samarcanda-Maurizio Costanzo Show. Ospite della trasmissione Giovanni Falcone che, in collaborazione con il giudice Paolo Borsellino, aveva dato vita negli anni precedenti al Maxiprocesso, momento fondamentale per il nostro Paese. Durante il dibattito, Salvatore Cuffaro (all’epoca deputato regionale), presente tra il pubblico, si scagliò con veemenza contro conduttori ed ospiti - tra cui Falcone - sostenendo che le iniziative portate avanti da un certo tipo di “giornalismo mafioso” erano degne dell’attività mafiosa vera e propria, e lesive della dignità della Sicilia. Giovanni Falcone fece cenno a Costanzo di non conoscerlo, mentre Cuffaro parlò di una certa magistratura (riferendosi all’allora sostituto procuratore di Trapani Francesco Taurisano) “che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana”, con un chiaro riferimento a Calogero Mannino, in quel momento uno dei politici più influenti della DC. La proiezione è continuata con la visione di una seduta del Consiglio Regionale della Regione Sicilia, durante la quale furono chieste le dimissioni di Salvatore Cuffaro, allora Presidente della Regione, che non accettò. Tra gli ultimi filmati visionati, le scene della miniserie

televisiva “Paolo Borsellino” riguardanti la strage di Capaci, nella quale trovarono la morte il Giudice Falcone e tre membri della sua scorta, nonché il famoso discorso tenuto dal giudice Paolo Borsellino il 25 giugno 1992, durante un Convegno a Palermo organizzato da La Rete e dalla rivista Micromega, nel quale il magistrato con schiettezza illustra i continui ostacoli che lui e il giudice Falcone avevano incontrato nel servire la Giustizia.

Le parole del Tenete Beraldo Durante la visione dei filmati, il Tenente Beraldo è intervenuto più volte, il suo è stato un messaggio di speranza, un invito a non arrendersi allo sconforto che può derivare dalla dilagante presenza della criminalità nei territori locali e a livello nazionale. I giovani, mossi da una maggiore consapevolezza civica, sono la risorsa contro la criminalità, le ingiustizie e i soprusi. Nonostante gli scarsi mezzi di cui la Tenenza di Pagani dispone, numerose sono state le operazioni poste in essere dai carabinieri per permettere ai cittadini di vivere al sicuro. L’incontro si è poi concluso con la proiezione di un filmato dedicato al Tenente Marco Pittoni, «Fulgido esempio di elette virtù militari e altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio», così lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Tenente, eroe per la comunità paganese che lo ricorderà sempre con affetto sincero, fu assassinato mentre sventava una rapina presso l’ufficio postale di Pagani il 6 giugno del 2008. Il Tenente Beraldo, suo compagno di corso, ha arricchito questo momento con i ricordi personali, raccontandoci quello che accadde appena dopo il terribile omicidio. A chiudere questo momento di crescita per tutti i partecipanti, la canzone “Pensa” di Fabrizio Moro Flora Gaito Insieme - Marzo 2011

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a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori di San Valentino Torio

“Famiglia: unità nella diversità In una suggestiva atmosfera, associata ad una ridente giornata di sole, si è svolta lo scorso 6 febbraio la terza edizione della festa della famiglia

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en cinquanta le famiglie convenute all’incontro che, insieme all’operosa comunità parrocchiale, ci hanno riservato una calorosa accoglienza. Ė bastato davvero poco per sentirci subito a casa e respirare un clima di vera familiarità. “Famiglia: unità nella diversità” è stato il tema scelto per la giornata. Con la nostra relazione introduttiva abbiamo inteso soffermarci sulla speciale vocazione all’amore che si realizza scegliendo la vita coniugale per poi sottolineare l’inestimabile ed insostituibile valore che nella famiglia, comunità di amore e di vita, ha la coppia. Perché se è vero che la famiglia è chiamata ad essere la cellula fondante della società, la coppia, in particolare, di questa cellula ne è il nucleo ed è da lì che partono i “comandi” per dare il giusto orientamento a tutta la comunità familiare, fatta di persone che, nella loro unicità e diversità, rendono speciale ogni nucleo familiare. La Trinità è l’icona, il modello fondante a cui volge lo sguardo ogni famiglia cristiana per costruire un’autentica comunità di comunione e di amore che fa unità nella diversità.

Inversione dei ruoli In continuità con la riflessione mattutina si è svolta l’attività pomeridiana mettendo a confronto genitori e figli sull’arduo compito educativo proponendo, a sorpresa, una inversione dei ruoli per capirsi e per spiegare le reciproche ragioni. Il provocatorio dibattito è stato acceso, aperto e leale ed ha reso ciascu-

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no consapevole della grande responsabilità educativa che la famiglia, nella sua interezza, è chiamata ad assumersi. In essa ci si educa vicendevolmente privilegiando il reciproco ascolto e costruendo relazioni vere e significative. Con la gioia nel cuore, intorno alla mensa eucaristica, si è conclusa questa significativa giornata e tutte le coppie, alla presenza dei figli, hanno rinnovato le promesse matrimoniali. Una lodevole iniziativa che esorta ogni comunità parrocchiale a farsi famiglia delle famiglie e a porre al centro delle sue attenzioni la pastorale familiare. Grazie a tutti per questa stupenda giornata di condivisione e per averci regalato l’occasione di una autentica esperienza di fraternità. Giovanna Civale e Rosario Pepe

L’ESPERIENZA Giovani a confronto: ascolto e dialogo Ad accogliermi alle 10,00 del mattino, in una splendida giornata di sole, c’era un’intera comunità: adulti, giovani, bambini e addirittura neonati, che trasmettevano la gioia e la voglia di vivere a pieno questo evento. Una giornata dedicata alla famiglia che vive i valori cristiani, un intenso momento di condivisione che ha messo a confronto le diverse generazioni. Ho avuto il piacere di trascorrere qualche ora insieme ai giovani della parrocchia con i quali ho approfondito le tematiche dell’ascolto e del dialogo, pilastri fondamentali per costruire una relazione e


Adotta un insegnante I ringraziamenti dell’associazione Un mondo Possibile Sono giunti i ringraziamenti dell’associazione Un mondo Possibile. La comunità parrocchiale per l’Avvento 2010 aveva scelto di sostenere il Progetto “Adotta un Insegnante”, attraverso diverse iniziative. Ricordiamo che questo progetto ha lo scopo di garantire l’istruzione a giovani ragazze lavoratici nella città di Cuzco in Perù, dove l’istruzione non è garantita dallo Stato. «Grazie al vostro aiuto – si legge nella lettera inviata dall’associazione – riusciremo a garantire la formazione per un intero anno scolastico». Rendiamo grazie a Dio.

“Signore, da chi andremo”

Particolare di uno dei tappeti dell’Infiorata

Sarà questo il tema della sedicesima Infiorata di Casatori, che realizzeremo dal 16 al 19 settembre nella piccola e graziosa frazione di Casatori in San Valentino Torio

L’ ancor più una famiglia. Il nostro momento è iniziato con una simpatica attività pratica, che aveva la finalità di permettere ai ragazzi di riflettere sulle relazioni con gli altri nell’ottica del dialogo e dell’ascolto. Ringrazio il parroco, don Gaetano Ferraioli, che mi ha dato l’opportunità di vivere questo momento di riflessione, ringrazio la comunità che mi ha fatto sentire “a casa”, i ragazzi per essersi messi in gioco. Maria Luisa Franco

importante ed artistica manifestazione, nella scelta del tema, si è lasciata guidare dall’evento che vedrà impegnata l’intera Chiesa Universale, ad Ancona, con il Congresso Eucaristico Nazionale, dal 3 all’11 settembre, appena pochi giorni prima del nostro annuale appuntamento. La scelta è forte, perché ci pone innanzi al capitolo sesto di San Giovanni, un autentico faro in grado di illuminare il cammino di fede personale, guidandoci all’incontro con il Signore, fino ad una piena appropriazione dell’Eucaristia. Il tema è la domanda che l’apostolo Pietro rivolge a Gesù a conclusione del discorso sulla Parola e il Pane di vita,

ma è anche la domanda che da duemila anni ritorna come la questione centrale della vita dei cristiani. Viviamo in un contesto di pluralismo culturale e religioso, in cui il problema fondamentale della ricerca di fede si traduce ancora in un interrogativo: “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?... E voi chi dite che io sia?” (Mt 16,13.15). La realizzazione, nella nostra manifestazione, di tappeti floreali che si ispireranno a tale contesto, ci auguriamo aiuterà non solo la comunità di San Valentino, ma quanti verranno a visitarci per l’evento, a dare un senso alla propria vita di fede e a fare scelte coraggiose. Vi aspettiamo! Gaetano Ferraioli

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a cura della comunità parrocchiale San Sisto II Pagani Coordinatore della redazione parrocchiale Michele Raiola

La nostra festa a Barbazzano Riprendono da quest’anno i festeggiamenti in onore di San Vito

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i perde nella notte dei tempi la devozione del popolo di Barbazzano per San Vito, martirizzato all’età di dodici anni durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano, del quale, comunque, aveva salvato la figlia (o il figlio, secondo altre fonti) che, soffrendo di epilessia, era considerata indemoniata. La Chiesa di San Sisto II possiede un magnifico simulacro del Santo che, rivestito di splendide vesti, con due cani al guinzaglio e una palma dorata nella mano destra, con il suo sguardo serafico sembra puntare Colui che è stato sempre la meta della sua pur breve vita. Dal parroco è partita l’idea di ridare lustro a questo Santo con una festa parrocchiale che si svolgerà nel mese di giugno e che vedrà coinvolti tutti i gruppi che agiscono all’interno delle tre Commissioni (Celebrazione, Annuncio e Testimonianza). San Vito viene celebrato il 15 giugno, un giorno infrasettimanale quest’anno, ma esso costituirà proprio l’inizio dei festeggiamenti con un significativo momento culturale sulla storia e sulle tradizioni di Barbazzano, che, com’è noto, è il più antico nucleo della città di Pagani, sede, fino ad alcuni decenni fa, delle più importanti e rinomate attività industriali cittadine.

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Nei giorni 18 e 19, cioè sabato e domenica, si svolgerà la vera e propria festa, a cui è stata data, anche se per grandi linee, una sua definizione nel rispetto delle intenzioni del parroco e dei suoi collaboratori. A tale scopo, infatti, è stata istituita una apposita Commissione, denominata C.O.G.E. (Commissione Organizzazione Grandi Eventi), i cui lavori sono iniziati subito dopo le feste natalizie e che comprende, oltre a membri dell’organigramma parrocchiale, anche elementi esterni che dovranno essere cerniera tra la parrocchia e il quartiere. Nei vari incontri effettuati sono emersi suggerimenti e spunti molto interessanti, di cui daremo notizia sui prossimi numeri di Insieme.

NEWS DALL’ORATORIO Corso di chitarra Enorme l’afflusso di bambini, giovanissimi, giovani e adulti al corso di chitarra inaugurato agli inizi di febbraio. I maestri Bruno Falanga e Olga Marrazzo si sono visti costretti a dedicare due sere a questa attività: il lunedì, dalle 20:00 alle 21:00, per il livello medio, e il mercoledì, dalle 19:00 alle 20:00 per il livello base – piccoli e dalle 20: alle 21:00 per il livello base – adulti.

Teatro La Compagnia Teatrale Parrocchiale si è lanciata con animosità nella preparazione del lavoro teatrale incentrato sulla vita di San Vito, che sarà rappresentato in occasione della festa parrocchiale in due cortili dell’antica Strada Barbazzano. Ci si incontra ogni venerdì nei locali parrocchiali dalle 19:00 alle 22:00.


La formazione comunitaria Da scriba a discepolo del Regno dei cieli

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ono passati ormai alcuni mesi da quando don Andrea ha cominciato a “formare” la comunità con la lettura del Vangelo di Matteo. Convinto che non avrebbe molto senso la semplice lettura del testo, ecco che allora il parroco si dispiega in asserzioni, indicazioni, interpretazioni e contestualizzazioni che rendono gli incontri sempre più accattivanti e avvincenti… e si resta stupiti di fronte a scoperte cha da soli mai avremmo fatto, si resta sorpresi nel costatare che una semplice parolina, messa in quel contesto, dà una significazione straordinaria al messaggio evangelico.

Vale per tutti un solo esempio: proprio in uno degli ultimi incontri si leggeva il capitolo 13, il capitolo delle parabole narrate alla folla che era assiepata sulla spiaggia. Alla fine del discorso, Gesù ,rivolgendosi a tutti i presenti, chiese: “Avete inteso tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”. Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (cfr Mt 13, 51-52).

Il nostro “Sì” Noi sappiamo che la Parola, scritta secoli fa, è rivolta a noi, uomini del terzo millennio, perciò la domanda iniziale di Gesù, la dobbiamo riferire proprio a noi, e a noi spetta pronunciare il nostro “Sì”. Ad un lettore distratto può sfuggire il valore enorme che assume il nostro cenno del capo: questo “Sì”, pronunciato con perentorietà, cambia radicalmente la nostra vita, perché da “scribi”, cioè da semplici e anonimi “esperti della Legge”, diventiamo “discepoli del regno dei cieli”, perché, accogliendo le “cose nuove” (il Nuovo Testamento, il messaggio di Gesù), diamo compimento alle “cose antiche” (l’Antico Testamento). Diamo, pertanto, veridicità e corposità al “sogno” che Matteo nutriva nei confronti degli ebrei del suo tempo, diamo senso allo scopo della sua vita e della sua Scrittura: dimostrare che Gesù è il Figlio di Dio annunciato dai profeti, venu-

to a dare compimento alla storia passata e ad insegnare la nuova dottrina della salvezza. Quanta consolazione viene, allora, da questo brevissimo passo, che ci dona la consapevolezza di far parte della schiera di Gesù, che “per questo”, cioè per il fatto di aver pronunciato il nostro “Sì” convinto, abbiamo dato una svolta radicale alla nostra vita, che d’ora in poi non potrà che crescere a arricchirsi di ulteriori slanci e di più rosee prospettive. Ecco, allora, che nei momenti di difficoltà, di delusione o di aridità sarà benefico per noi riandare con la mente e col cuore a queste “parole”, che ci rendono di nuovo simili al “padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Ecco, infine, che diventa ancora più nostro lo slogan scelto nel mese di ottobre, per dare luce al nostro cammino: “Io sono con voi tutti giorni” (Mt 28, 20).

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

Salve Regina, Madre di Misericordia Fotocronaca dell’Incoronazione e della venerazione dell’icona di Maria SS. di Costantinopoli, avvenuta il 30 gennaio

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ue volte l’anno, in modo speciale innalziamo lo sguardo e il cuore alla dolcissima immagine della Vergine di Costantinopoli, per ringraziarla per il suo materno vegliare su di noi, con un gesto particolare: l’incoronazione, riconoscendola Regina d’Amore. Questo singolare rito si svolge il 30 gennaio, anniversario della Dedicazione della Chiesa Parrocchiale e in maggio, il sabato precedente la domenica della processione di Maria SS. di Costantinopoli e S. Pasquale Baylon (intorno al 17 maggio).

Vi raccontiamo con queste suggestive immagini, l’Incoronazione e la venerazione dell’Icona di Maria SS. di Costantinopoli avvenuta il 30 gennaio scorso, in una settimana speciale contraddistinta dalla Solenne Adorazione Eucaristica e gli Esercizi Spirituali al popolo e conclusasi con la Reposizione delle corone.

L’inizio della Celebrazione con le corone riposte sotto l’Altare La benedizione delle corone

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La sistemazione delle corone sul quadro


Foto di Carlo Angelo Farruggio

SUPPLICA A MARIA SANTISSIMA DI COSTANTINOPOLI nel giorno dell’incoronazione Santissima Vergine Maria, Madre nostra dolcissima, siamo ai tuoi piedi in questo giorno solennissimo per dirti il nostro amore di figli, per mostrarti il nostro umile ringraziamento per le innumerevoli grazie che ogni giorno, quale Madre premurosa, elargisci su tutti noi, chiedendoti perdono per tutte le volte che i nostri occhi accecati di egoismo, non le hanno riconosciute. (…) Vedi o Madre purissima, quel serpente non ha smesso di tentare ed assalire i tuoi poveri figli, cerca ancora di appiccare il fuoco del vizio alle città dei nostri cuori, osa ancora di espandere il male nelle città della nostra vita. Vergine Santissima, mandaci la pioggia benefica della grazia divina, come l’acqua che spense il fuoco dell’antica Costantinopoli e proteggici da ogni cedimento alle tentazioni del maligno. (…) Insegnaci il coraggio di chi si fida di Dio, l’umiltà del dono senza riserve, la fedeltà della perseveranza, la concretezza dell’amore gratuito, la purezza dell’obbedienza e Dio, il battito del nostro cuore all’unisono col Cuore di Cristo.

La salita della corona della Madonna

La Madonna e il Bambino incoronati La Supplica alla Madonna di Costantinopoli

L’incoronazione del Bambino

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

“Dalle sue piaghe siete stati guariti” XIX giornata del malato: la comunità ha vissuto un tempo di preghiera e riflessione sul sacramento dell’Unzione degli infermi

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undici febbraio, giorno in cui la Chiesa celebra l’anniversario delle apparizioni della Beata Vergine a Lourdes, si fa contemporaneamente memoria della Giornata Mondiale del Malato. Ricorrenza fortemente voluta da Giovanni Paolo II, dopo l’attentato a Piazza San Pietro. Papa Benedetto XVI ha voluto ricordare questa giornata con una lettera nella quale scrive: “Tale circostanza diventa occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, per rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati.”

IL TEMA Il tema scelto per la XIX giornata è tratto da San Pietro: “Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,24). Il figlio di Dio è morto ma è risorto e queste piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della riconciliazione con il Padre. Ma sono anche il banco di prova per la nostra fede. La sofferenza rimane carica di mistero, difficile da accettare e da vivere. Anche San Tommaso fatica a credere alla via della passione redentrice: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Ma di fronte a Cristo che mostra le sue piaghe, la sua risposta si trasforma in una professione di fede: “Mio Signore e mio Dio”.

LA PREGHIERA La nostra comunità ha celebrato questa giornata intensificando la preghiera per i malati ai quali è stato amministrato il sacramento dell’Unzione degli Infermi, in passato definito “estrema unzione”, poiché

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è l’ultimo dei sacramenti cristiani ad essere amministrato. “E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano”. (cfr Mc 6,12-13). Anche l’apostolo Giacomo afferma: “Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi. Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati”. Dedichiamo più attenzione ai nostri malati, tempo ai sofferenti, ai nostri nonni, alle persone sole ed abbandonate. Solo cosi potremmo costruire una società migliore e più solidale. Guido Caringi

Che cos’è? L’Unzione degli infermi è un sacramento celebrato dalla Chiesa cattolica. Consiste fondamentalmente nella preghiera che si fa per un malato e nell’unzione dello stesso con l’olio appositamente benedetto per questo uso. È il sacramento destinato espressamente dalla Chiesa al conforto anche fisico delle persone affette da malattia, fin dai primi secoli del cristianesimo.


CULTURA Recensioni

La Passione di Cristo predicata e vissuta da S. Alfonso

di Mariangela Giudice

L’ultimo libro di padre Alfonso Amarante e Antonietta Serino è una sintesi sulla dottrina di S. Alfonso riguardo la Passione

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a croce. Un simbolo così antico eppure ancora capace di suscitare domande, di smuovere le coscienze, di porre interrogativi urgenti riguardo il senso della vita. La croce. Un segno, forse a volte trascurato, ma che suscita anche polemiche e discussioni. La croce. Un memoriale, per chi crede, capace di riassumere e rendere visibile in un attimo il mistero profondo e indivisibile del Dio fatto uomo, morto e risorto. I santi hanno indicato nella Croce la via privilegiata per la santità. E ancora Benedetto XVI ci ricorda che il primo luogo in cui si apprende la natura di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è sotto la Croce (in “Gesù di Nazareth”). Anche S. Alfonso ha predicato largamente la scuola della Croce, interpretandola soprattutto come dono d’amore, sebbene noi lo ricordiamo più come il cantore dell’Incarnazione, di Gesù bambino. Il tema è trattato in molti ed eterogenei scritti, anche se di queste opere “manca l’edizione critica, manca un indice analitico sistematico, mancano edizioni agili delle sue opere”, manca insomma un lavoro filologico che renda fruibile il testo anche per il lettore moderno. Questo fa di Alfonso “un santo in purgatorio, luogo di oblio e recessione”. Il lavoro di p. Alfonso Amarante e di Antonietta Serino è proprio quello di chi cerca di ripulire i testi dalle incrostazioni del tempo, per renderli nuovamente accessibili. Il libro “La Passione di Cristo nella biografia e nella dottrina di Alfonso de Liguori. Linee di soteriologia” però non ripropone nessuno degli scritti in particolare (forse dobbiamo aspettarci lavori più approfonditi in futuro?). L’intento dell’opera è di ripercorrere la dottrina alfonsiana sulla Passione attraverso i libri e la vita. Perché S. Alfonso ha ancora tanto da dire alla nostra società.

L’opera al microscopio Ma addentriamoci nelle pagine del libro per scoprirne, passo dopo passo, la struttura. Nell’Introduzione Antonietta Serino, teologa e docente di discipline giuridiche ed economiche, ci interroga subito sul senso del Crocifisso: perché Gesù Cristo è morto sulla Croce? È conservando questa domanda che ci spingiamo nel cuore della Napoli settecentesca di S. Alfonso. Nel capitolo Napoli, Alfonso de Liguori e le scuole di pensiero, prende vita una città ibrida, colta e all’avanguardia, ma anche minata da tanti problemi, da tanta miseria, che si barcamena tra tendenze religiose e intellettuali distinte ed opposte, tra Illuminismo e Giansenismo, tra Rigorismo e Lassismo. In questo multiforme contesto nasce il nostro Santo, ne ripercorriamo brevemente la vita in Alfonso de Liguri, una vita per l’abbondante redenzione di Cristo. Mai, infatti, come nel caso della vita di un santo, la biografia getta luce sulle opere, ne chiarisce il senso e ne comprava la veridicità. Dal capitolo Tratti di Cristologia alfonsiana viene esposta la dottrina sulla Passione come emerge dagli scritti di S. Alfonso, in particolare “L’amore delle anime” a cui è dedicato una parte. Nella Conclusione del libro potremo avere una indicazione per rispondere alla nostra domanda: dopo aver meditato, insieme a S. Alfonso, che la Passione è partecipazione attiva dell’uomo all’amore di Cristo, diremo anche noi che la Croce non è “più abbandono, solitudine, fallimento, ma incredibile risveglio di vita”. Mariangela Giudice La Passione di Cristo nella biografia e nella dottrina di Alfonso de Liguori. Linee di soteriologia Autori: Alfonso Amarante, Antonietta Serino Materdomini 2010 - Editrice San Gerardo pp.152 - prezzo € 6,00

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I pannelli di Episcopio

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nche al più distratto turista religioso che gira per le chiese della nostra Diocesi nocerinosarnese, non può sfuggire che in molte di esse vi sono ancora, per fortuna, dei cori lignei. Alcuni di ottima fattura e storicità, altri più modesti, ma tutti testimoniano il fervore religioso e soprattutto la presenza di un presbiterio che oggi è solo un ricordo. E se non vi sono cerimonie ufficiali e solenni, gli stalli (si chiamano così i vari posti, l’uno vicino all’altro) sono occupati da vivaci chierichetti che con i loro sgambettii certamente non contribuiscono alla conservazione di un bene così prezioso. Quando non ci hanno già pensato ignoti ladri o parroci compiacenti che, in nome di un mobile moderno o per avere più spazio liturgico, volentieri si sono liberati di legni vecchi e marci. Per fortuna oggi lo spirito di conservazione e di recupero dell’antico è quanto mai vivo e le disposizioni dei vari Uffici preposti alla conservazione ed alla tutela dei suddetti beni ecclesiastici cercano di limitarne i danni. Eppure c’è qualche esempio di degrado, di asportazione di ante e formelle intarsiate

Arte... rischi a cura dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali

o di braccioli scolpiti. Come ce ne sono di restaurati e ben conservati, come il coro del duomo di Episcopio, del quale segnaliamo due pannelli laterali, splendidi per le loro finissime sculture ed il significato storico. Si rifanno l’uno a San Michele Arcangelo, titolare della Concattedrale e l’altro al vescovo spagnolo Stefano del Sol Castelblanco che nel 1627, a fundamentis, restaurò la cattedrale (come si legge sul frontone della stessa). Occorre un po’ di attenzione ed un buon occhio critico (considerato anche il colore scuro del legno), ma l’opera è davvero eccezionale. Visitare il Duomo per credere. don Natalino Gentile

Nepo’... vire che te dico

Paraustielli di Giuseppe Ianniello

…di riferimento ai valori familiari

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apitava che me ne stessi in disparte, malinconico e pensieroso. Nonno, intuendo i motivi del mio malessere, mi confortava così:

O figl’ mut’ ‘o capisc’ a mamma (Il figlio muto lo comprende la madre) Il “non verbale” certamente si intuisce meno rispetto alle parole, a volte è dettato dall’istinto. E chi più della mamma (per estensione la famiglia) che ci ha generato è in grado di comprenderlo a pieno? Spesso litigavo con i miei fratelli. La causa scatenante molte volte poggiava su futili motivi: il possesso di un giocattolo, un giornalino conteso, una porzione di dolce bastava per innescare la scintilla! I genitori, di solito, erano costretti a intervenire e a stabilire chi avesse ragione. Il verdetto, se risultava negativo per me, mi faceva reagire sbottando: ‘o sapev’, tu ‘o puort’ appis’ n’gann’! (lo sapevo, tu lo porti appeso al collo!). Al collo si ostentano i gioielli, le cose più preziose. Questo modo di dire, dunque,

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alludeva in modo “colorito” ad una chiara preferenza da parte del genitore ed era un modo per esprimere la mia gelosia! Il più delle volte correvo a lamentarmi dal nonno che, dopo avermi rabbonito con qualche carezza, mi calmava sentenziando: ‘E figl’ so cumm’ ‘e det’ ra man’ qua tagl’ tagl’ o relore è o stess’ (I figli sono paragonabili alle dita di una mano, qualunque dito tagli, il dolore è identico) Per nonno era importantissimo avere dei figli. Essere genitori significava avere una particolare sensibilità per bisogni del prossimo, implicava la capacità di comprendere e perdonare, di essere sempre disponibile per l’altro, anche a costo di sacrifici personali! Nonno Mimì me lo sottolineava esclamando: ‘A da chi nun ten’ figl’ nun ce i’ ni p’ denar’ ni p’ cunsigl’ (A chi non ha figli non chiedere né soldi né consigli).


Spazio Consulenza di Carolina Rossi

Crescere insieme L’esperienza genitoriale è ricca di sorprese. Capire i propri figli aiuta a comprendere se stessi e quello che è nascosto nella propria infanzia. La storia di Amina

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mina ha 30 anni, è sposata con Marco ed è alla prima esperienza genitoriale. Giunge in consulenza insieme al marito perché sono preoccupati di commettere errori con Giovanni, il loro bambino che ha quasi 3 anni. Si amano molto e hanno desiderato un figlio fin da quando hanno iniziato a pensare al matrimonio. Giovanni è arrivato subito, la gravidanza non è stata molto problematica ed il parto, nonostante i timori, si è rivelato un’esperienza piacevole e condivisa. Marco ha assistito alla nascita di Giovanni ed Amina si è sentita accompagnata. Ciò che li spinge ora a chiedere aiuto è l’eccessiva ansia di Amina, teme di non essere brava a togliere il pannolino al bambino, ora che è diventato sufficientemente grande da poterlo fare.

Leggere le proprie paure Emerge che questa non è la prima esperienza ansiosa di Amina. Aveva provato emozioni e paure simili nella fase dello svezzamento, nel periodo in cui Giovanni aveva cominciato a camminare e quando, per poter ritornare a lavoro, Giovanni a 14 mesi ha cominciato a frequentare il nido. Marco sente di dover arginare le ansie di Amina ogni volta che arriva una fase di cambiamento, legata alle tappe di crescita del bambino. Stavolta è particolarmente preoccupato perché Amina teme che Giovanni, se commettono qualche errore, possa avere lo stesso problema che ha avuto lei quand’era piccola: fare la pipì a letto di notte quasi fino alla preadolescenza.

Lo “svezzamento dal pannolino” Questa è una tappa importante per la crescita del bambino. Ė la fase in cui si possono veicolare messaggi importanti ed è bene esserne consapevoli. La possibilità di affidarsi a qualcuno che sappia “leggere” ed accogliere le ansie, collegandole al vissuto personale e ai messaggi di vita sperimentati nella relazione primaria con le figure di riferimento genitoriali, costituisce per Amina un’importante opportunità in termini di acquisizione di consapevolezza e capacità di gestione delle proprie emozioni. In realtà, è un’opportunità anche per la loro coppia poiché Marco, a tratti, sente di doversi spostare dal suo ruolo di marito a quello di padre rassicurante. Lo “svezzamento” dal pannolino è la fase in cui il bambino oscilla continuamente fra paure e gioie, e l’atteggiamento della famiglia gioca un ruolo importantissimo. Dunque Amina fa bene a fermarsi e a chiedere aiuto, perché questo particolare momento di crescita riattiva in lei emozioni e sensazioni particolari, legate alle insicurezze, alle ansie e alle paure che ha sperimentato troppo precocemente, quando i suoi genitori, con alte aspettative rispetto alle sue capacità, hanno tempestivamente e fortemente preteso che lei imparasse ad esercitare un buon controllo su di sé. “Normalmente” una mamma, entrando in sintonia con il proprio bambino, con il suo comportamento e le sue parole asseconda positivamente le esperienze di crescita. Ma se i suoi modelli genitoriali le hanno insegnato altro, il bisogno di capire e capirsi appare legittimo, utile e fortemente responsabile.


Associazione

Granello di Senapa

L’alfabeto delle emozioni Progetto di educazione socio-affettiva per le scuole elementari Da novembre a marzo l’Associazione Granello di Senapa ha realizzato il progetto di educazione socio-affettiva per i ragazzi delle scuole elementari dal titolo “L’alfabeto delle emozioni”. Le attività del progetto sono state realizzate presso le classi III, IV e V della Scuola Paritaria Primaria “Beato Alfonso Maria Fusco”, grazie alla sensibilità delle Suore Battistine che hanno fortemente voluto l’iniziativa per gli alunni della propria scuola. Nelle foto due momenti del corso

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a scuola è certamente il primo luogo dell’incontro e della conoscenza dell’altro, per questo motivo accanto all’insegnamento della grammatica italiana, della storia e della matematica, è bene educare i ragazzi a saper riconoscere le varie emozioni che fanno parte della propria vita quotidiana. Si favorisce così una formazione a 360° gradi della persona, che interessa sia le abilità di apprendimento che quelle di socializzazione del ragazzo. Gli aspetti affettivi e cognitivi si presentano, dunque, sempre sinergici. Essi si sviluppano parallelamente, sono due aspetti inscindibili del comportamento: le motivazioni, le aspettative, le interazioni con gli altri dipendono dall’affettività e possono facilitare oppure ostacolare l’apprendimento. L’acquisizione di abilità e di tecniche, la soluzione di problemi rafforzano l’autostima e di conseguenza agevolano il rapporto con gli altri e quindi la sfera affettiva. In quest’ottica, aiutare i bambini a stabilire buone relazioni comunicative significa aiutarli a rafforzare la propria autostima, come persone capaci di apprendere e di interagire con gli altri in modo costruttivo.

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brainstorming e problem solving, per stimolare i ragazzi a pensare e riflettere sui temi dell’affettività; visione di film d’animazione. I laboratori si sono tenuti una volta a settimana e sono stati affiancati da uno sportello di ascolto, a cui genitori, insegnanti ed alunni si sono rivolti per affrontare paure e le difficoltà che si presentano durante la crescita.

Il lavoro svolto Il lavoro di questi mesi è stato svolto a partire dai seguenti contenuti: autoconoscenza ed autostima; i sentimenti e le emozioni; comunicazione verbale e non verbale; il linguaggio del corpo; l’empatia; responsabilità personale e sociale; la relazione ed il conflitto; comprensione e rispetto di regole e norme. Per far passare i vari messaggi sono state attuate diverse modalità di azione: i giochi di ruolo con le singole classi, nei quali i ragazzi interpretano personaggi specifici di una scena creata ad hoc per veicolare i contenuti proposti; esperienze di

Associazione Granello di Senapa Via M. Caputo, 23 - Angri Tel. 081 94 08 81 www.granellodisenapa.org

La soddisfazione del presidente Il presidente dell’associazione, prof. Carmine Carbone, ha così commentato l’iniziativa: «Oggi è sempre più importante collaborare con la scuola; dappertutto si parla di alleanza educativa e di creazione di reti positive; penso che questo progetto getti le basi per una collaborazione stabile e continuata tra insegnanti, genitori ed operatori sociali per una migliore crescita dei nostri ragazzi e per un futuro certamente migliore. Il nostro legame con la Congregazione della Suore di San Giovanni Battista ci ha permesso di poter realizzare questo progetto, con la speranza di poterlo riproporre in futuro anche in altri istituti». Carmine Giordano


Il legale risponde

Il diritto a crescere con mamma e papà Genitori separati che si sentono padroni dei propri figli e non facilitano il rapporto con l’altro coniuge. Ecco cosa dice in merito la giurisprudenza Gentile avvocato, sono un padre separato e ho una figlia stupenda. A causa dell’atteggiamento assunto dalla mia ex moglie non riesco a recuperare il rapporto con la mia bambina. Cosa mi consiglia? Angelo Carissimo Angelo, il primo passo da fare è denunciare gli atteggiamenti della tua ex moglie ai Servizi Sociali del tuo Comune. Principio cardine e fondamentale della Legge n.54 del 2006 è il concetto della bigenitorialità. Esiste il diritto del figlio a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori e il diritto a ricevere cura, educazione ed istruzione da mamma e papà. In poche parole, in caso di separazione tra due coniugi, il figlio ha il diritto di crescere con tutti e due. La Cassazione ritiene che la coesistenza della figura paterna e materna porti giovamento al figlio. Pertanto, l’atteggiamento di un genitore che tende ad oscurare o a denigrare l’altra figura genitoriale può addirittura giustificare la decadenza della potestà. In caso di separazione, il genitore affidatario non deve ostacolare gli incontri tra il figlio e l’altro genitore. E nel

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in piazza B. D’Arezzo n.11, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

caso in cui il figlio non voglia vedere uno dei genitori, l’altro deve favorire con fattiva collaborazione gli incontri. Nell’ottobre del 2009, il Tribunale di Roma ha disposto l’allontanamento della figlia dall’abitazione materna con collocazione in quella paterna al solo scopo di garantire la ripresa della relazione tra il padre e la figlia. Ma vi è di più! Il Tribunale di Matera, nel 2010, sulla stessa scia di pensiero, ha così statuito : “considerando la convivenza di una bambina con la propria madre un insuperabile impedimento all’avvicinamento dell’altra figura genitoriale… si ritiene necessario disporre l’affidamento esclusivo della bambina al padre, al fine di ricostruire un normale rapporto padre-figlia”. Carissimo Angelo, fai tesoro di questa corrente giurisprudenziale. Il commento di queste due pronunce serva da monito per tutti quei genitori che si sentano “padroni” dei propri piccoli. Avv. Giovanni Severino

Il parcheggio per gli invalidi Gentile avvocato, sono residente a Nocera Inferiore, ma lavoro a Roma dove sono domiciliato. Poiché sono diversamente abile, vorrei sapere a quale comune devo richiedere il permesso per gli invalidi per poter parcheggiare la mia autovettura? Grazie. Livio Gentile Livio, anzitutto devo sottolineare che il Codice civile fa una differenza tra la residenza e

il domicilio. La residenza è il luogo in cui viene fissata la propria abituale dimora. Il domicilio, invece, è il luogo in cui viene stabilita la dimora dei propri principali affari. Per intenderci, nel tuo caso, Nocera Inferiore è il luogo in cui tu risiedi anagraficamente, mentre Roma è il tuo luogo di lavoro. Poiché nella lettera non specifichi se hai bisogno di un generale permesso per gli invalidi per parcheggia-

re più facilmente, o vuoi chiedere invece uno speciale permesso numerato, ti dò indicazioni per tutte e due le ipotesi. Nel primo caso, puoi richiedere il permesso per gli invalidi nel comune di residenza e questo sarà valido in tutto il territorio nazionale e comunitario. Nel secondo caso, invece, devi necessariamente richiedere il permesso numerato nel Comune in cui ne hai necessariamente bisogno. L’articolo 32 della

Costituzione italiana tutela la salute di ogni singolo individuo e, sulla base di questo importante principio, la società favorisce le persone in difficoltà. Pertanto, se hai difficoltà motorie che non ti consentono facili movimenti, potrai richiedere un posto numerato nel Comune di residenza ed un ulteriore posto numerato nel Comune in cui eserciti la tua professione. Avv. Giovanni Severino

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ULTIMA FERMATA di Peppe Iannicelli

Difendiamo i bambini dall’abuso di farmaci

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abuso di farmaci sta diventando una moda dilagante, anche per futili motivi. Ci sono medici che non si fanno scrupolo di prescrivere sonniferi ai neonati per consentirgli di affrontare, tranquilli, un volo transoceanico grazie al quale i genitori potranno abbronzarsi d’inverno ai Caraibi. Due gocce nel biberon e l’infante sarà talmente stordito da non poter né piangere, né lamentarsi per lo jet-lag. Nelle scuole, invece, si sta diffondendo l’abitudine di considerare i bambini più vivaci iperattivi consigliando ai genitori adeguati trattamenti farmacologici.

«Sua figlia chiacchiera sempre con le amichette», «suo figlio non riesce a star fermo nei banchi». Quante volte i genitori si saranno sentiti ripetere questo ritornello dagli insegnanti. Ore ed ore da trascorrere in classe. E non sempre le lezioni sono interessanti. Ovvio che i bambini più vivaci cerchino qualche distrazione. I bravi insegnanti sanno bene come fare per tener l’ordine e desta l’attenzione. Quelli sfaticati, invece, sono tentati dal definire i loro allievi iperattivi. Da trattare con i farmaci adeguati. In molte scuole del Nord Italia, specialmente in Lombardia ed Emilia Romagna, circola-

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Insieme - Marzo 2011

La denuncia arriva dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani. In molte scuole del Nord Italia, circolano questionari pseudo-scientifici con i quali si cerca d’individuare disturbi patologici tra gli alunni. Questo tentativo di classificazione mentale dei bambini sta prendendo piede anche al Sud no addirittura dei questionari pseudoscientifici con i quali si cerca d’individuare disturbi patologici tra gli alunni delle scuole. Questo tentativo di classificazione mentale dei bambini sta prendendo piede anche al Sud. La denuncia arriva dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) che ha lanciato una campagna d’informazione e prevenzione al rilevamento di bambini definiti con “disturbi mentali” nelle strutture scolastiche con la distribuzione di materiale informativo ai cittadini. Il disturbo mentale maggiormente sotto accusa è il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD), del quale proprio nei giorni scorsi si è sentito parlare per un’inchiesta della Procura di Bologna. I magistrati vogliono chiarire se un’associazione, che teneva conferenze sull’ADHD nelle scuole, promuovesse anche il Ritalin, uno degli psicofarmaci impiegati nel trattamento. Proprio questo aspetto fa sorgere molti dubbi sulla veridicità di questa patologia, dato che le cifre del mercato dei farmaci legate alla sua diagnosi spesso superficiale e disinteressata sono da capogiro, ad un ritmo di crescita vertiginoso.

La polemica sull’ADHD è in corso negli Stati Uniti già da alcuni anni, dopo che lo spropositato aumento delle diagnosi ha portato milioni di bambini in trattamento farmacologico. Gli americani, che anticipano sempre i fenomeni sociali poi esportati in Europa, si sono ritrovati a dover rimediare ad una situazione che annovera già dei bambini defunti. I casi accertati di morte ed invalidità hanno portato all’approvazione di trentanove provvedimenti restrittivi in venticinque stati americani e di due leggi federali fortemente limitative in materia. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, approvata il 20 novembre 1989, all’articolo 33 precisa che i bambini devono essere protetti dall’uso illecito di sostanze psicotrope. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha promosso una pubblica petizione al fine di prevenire la schedatura psicologica per tutelare i bambini dall’abuso di farmaci. Insegnanti e genitori non si lascino tentare da scorciatoie farmacologiche. I bambini vivaci si curano con lezioni più interessanti e maggior tempo da dedicargli magari allontanandoli dalla televisione o dalle play station per giocare insieme.


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Premio Euanghelion

VI edizione

ComunicAzione:

l’informazione che diventa notizia Mercoledì 6 aprile 2011 ore 19:00 “Teatro degli Olivetani”

presso ex direzione generale Asl Salerno 1 - via F. Ricco Nocera Inferiore (SA)

Saluti S. E. Rev.ma Mons. Gioacchino Illiano

Vescovo della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno

Introduce don Silvio Longobardi, direttore editoriale di Insieme Intervengono Rosario Carello, conduttore di A sua immagine Marina Corradi, editorialista di Avvenire Modera Salvatore D’Angelo

Premiazione del concorso scolastico “Comunicare l’azione” Introduce don Andrea Annunziata

“Teatro degli Olivetani”ore 9:30

direttore responsabile di Insieme

Interviene Giovanna Abbagnara, direttore di Punto famiglia Conclude Antonietta Abete, coordinatrice di Insieme Durante le premiazione saranno presentati gli elaborati

Diocesi Nocera-Sarno

Servizio diocesano per il Progetto Culturale

sieme Ufficio Comunicazioni Sociali

Mensile di attualità e cultura dell’Agro


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