Insieme - Marzo 2013

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MARZO 2013 N. 3 ANNO VIII - € 2,00

PAPA BENEDETTO

L'ora della fede



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Foto di copertina Salvatore Alfano

MARZO 2013 N. 3 ANNO VIII - € 2,00 MARZO 2013 N. 3 ANNO VIII - € 2,00

marzo 2013

PAPA BENEDETTO PAPA BENEDETTO

L'ora L'ora della della fede fede

La foto di copertina è stata scattata il 6 giugno del 2012: duemila pellegrini dell’Agro, guidati dal vescovo Giuseppe Giudice, parteciparono al pellegrinaggio diocesano a Roma

PRIMO PIANO a cura della Redazione

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LA RINUNCIA DEL PAPA 8 IL CAMMINO DI PAPA RATZINGER 11 PER IL BENE DELLA CHIESA 14 LA VOCE DELLA GENTE 16 IL PROSSIMO PAPA SI CHIAMERÀ FRANCESCO

5 EDITORIALE

Tempo di rinnovamento di Silvio Logobardi

6 L’ABC DELLA FEDE

La presenza del male risponde mons. Giudice

17 VITA NELL’AGRO

Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

24 SCUOLA & UNIVERSITÀ

Scuola online, genitori offline di Martina Grimaldi

30 MONTE TABOR

Il silenzio del focolare domestico di p. Matteo Ferrari

40 IN DIOCESI

Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

50 IN PARROCCHIA

Pagine parrocchiali

57 CULTURA

44 BACHECA

Libri, storia e arte

I nostri auguri

a cura della Redazione

a cura della Redazione

45 NEWS DALLE PARROCCHIE

60 LE RUBRICHE

Notizie dalle parrocchie

Suore di San Giovanni Battista Il legale risponde

a cura di Mariarosaria Petti

a cura dell’avv. Gianni Severino

32 VITA ECCLESIALE

Don Enrico Smaldone, una perla per l'intero Agro

62 LE PAROLE DELLA CRISI Parola del mese: donna di Peppe Iannicelli

di Antonietta Abete

l oa Fin prile A 15

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EDITORIALE di Silvio Longobardi

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a scelta di Papa Ratzinger, assieme all’iniziale e inevitabile sorpresa, assieme allo sconcerto e al dolore, apre un tempo di riflessione sulla vita della Chiesa e sugli scenari prossimi. Ha scelto apposta la quaresima per rinunciare al ministero petrino, un gesto fortemente simbolico, un modo per invitare la Chiesa a vivere questo tempo come un’occasione di profondo rinnovamento, con tutta la fatica che questo comporta. Ma anche con la certezza che questo tempo trova il suo culmine nella Pasqua. La Chiesa si rinnova sempre, ha detto il Santo Padre ai seminaristi della diocesi di Roma agli inizi di febbraio. Non era solo un annuncio velato della sua rinuncia ma una regola di vita spirituale, una certezza che mai deve abbandonare il credente. Il rinnovamento si fa nell’obbedienza. Venticinque anni fa il vescovo Marcel Lefebvre si staccava dalla Chiesa di Roma consacrando, senza l’autorizzazione del Papa, quattro vescovi. Quale che siano le intenzioni e le ragioni – perché di ragioni ce ne sono sempre salvo il caso della follia – quel gesto creava un’altra frattura nella Chiesa, deturpava il volto della Sposa di Cristo. Era già accaduto cinque secoli prima, anche Lutero aveva certamente le sue ragioni ma anche lui ha finito per spaccare la cristianità. Quella frattura ha giovato al Vangelo? È questo l’agire dei santi? Dobbiamo allora pensare che il rinnovamento ecclesiale passa attraverso la disobbedienza che arriva fino alla rottura con il Vicario di Cristo? La domanda non è affatto peregrina. Molti cattolici accarezzano questa idea. Nella Chiesa cattolica ci sono gruppi organizzati di preti e laici che, per motivi esattamente opposti ai seguaci di

Tempo di rinnovamento Lefebvre, predicano la disobbedienza alla Chiesa. Anche loro annunciano profeticamente che la Chiesa cammina verso la rovina. Forse si prendono troppo sul serio. E dimenticano che in questi duemila anni la Chiesa è stata accompagnata, sostenuta, difesa dallo Spirito. È sopravvissuta a vicissitudini e avversità che avrebbero affossato qualunque altra realtà sociale. Perché dunque non fare credito a questa Chiesa, nonostante i difetti e la luce che spesso fanno arrossire. Perché non dare allo Spirito santo una nuova chance, nella fiducia che il rinnovamento passa attraverso l’obbedienza e la testimonianza di una vita santa? Noi amiamo questo Papa. E ringraziamo Dio per averlo dato alla Chiesa. Ammiriamo la sua semplicità e la sua umiltà. Ha sostenuto con straordinaria serenità le numerose tempeste che la Chiesa ha dovuto affrontare in questi anni. Parlando ai fedeli lo scorso mese di maggio, commentando il brano paolino in cui l’apostolo chiede di essere liberato dalla spina nella carne, papa Ratzinger disse: “Il Signore non ci libera dai mali, ma ci aiuta a maturare nelle sofferenze, nelle difficoltà, nelle persecuzioni…”. Ha portato tutto il peso del pontificato, caricando sulle sue spalle una croce dura e pesante, ha ricevuto critiche di inusuale durezza dentro e fuori la Chiesa; e in alcuni casi veri e propri oltraggi. Nessuno degli attuali leader religiosi ha avuto lo stesso trattamento. Eppure mai ha reagito con stizza, ha accolto tutti con il sorriso mite e la coscienza di essere solo uno strumento nelle mani di un Altro. Mentre attendiamo il Papa che la Provvidenza vorrà donarci e ci prepariamo ad accoglierlo con lo stesso amore, non possiamo non dire ad alta voce e senza pudore: Grazie, santo Padre. Insieme - Marzo 2013

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

La presenza del male «Dio non ha creato il male - spiega Mons. Giudice -, ma per lasciarci liberi e non trattarci da burattini, lo permette e, spesso, lo tollera» Eccellenza, se Dio è giusto, da dove viene il male? E se il male c’è, come può esserci un Dio buono e giusto? Duccio

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a Parola di Dio è lapidaria: un nemico ha fatto ciò (cfr Mt 13, 24-35). Dio ha seminato il buon grano nel suo campo; Dio ha creato tutto nella bontà, tutto ciò che viene da Lui è buono. Un nemico, di notte, va a seminare zizzania nel campo. Ma tu mi potresti chiedere: chi ha creato il nemico? L’uomo nell’atto creativo di Dio è buono, ma egli è stato creato libero, cioè ha sempre la possibilità di scegliere tra il bene e il male. L’uomo ha sempre dinanzi a sé due strade: la vita e la morte. Come uomini, come creature, come persone, siamo condannati a scegliere, non a creare il bene o il male, ma semplicemente a scegliere tra il bene e il male. Questa è la grandezza dell’uomo, ma è anche il suo dramma, il suo limite. Liberamente l’uomo sceglie, e non sempre la vita, e non sempre il bene. Anzi, vede il bene e lo approva, ma poi sceglie e fa il male. La nostra è una libertà malata, fragile, povera, incerta e per questo abbiamo bisogno della Pasqua di Cristo per essere risanati e sollevati. Dio semina sempre il bene, perché Dio è il Bene, Egli è la Luce e in Lui non ci sono tenebre; ma il

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nemico, di notte, abusando della libertà e usandola male, semina il male. Ma, nonostante il male, anzi proprio nel male, Dio ci raggiunge nella Croce e nella Pasqua del Figlio e viene a risanare la nostra libertà indebolita. Avviene come in una buona famiglia: genitori che hanno cinque figli e uno di loro è un delinquente, in carcere, in difficoltà. Certamente non è colpa dei genitori (non è colpa di Dio) ma è il cattivo uso della sua libertà e, tante volte, le condizioni, le amicizie sbagliate, l’ambiente, le occasioni, che lo hanno portato in carcere. Ma sua mamma è buona, come Dio, come il pane, e ogni sera va a Messa, anzi è sempre la prima nella generosità e nel servizio. Quella mamma non ha generato un figlio cattivo, ma semplicemente ha generato un figlio che ha scelto di essere cattivo. Dio è buono, è Amore e non ha creato e non vuole il male; soltanto per lasciarci liberi, per non trattarci da burattini, lo permette e, spesso, lo tollera e lo subisce (cfr Gaudium et spes 13). Ma l’Amore perdona sempre: è Pasqua e la creatura è riportata nel cerchio dell’amore! Mons. Giuseppe Giudice

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Foto Osservatore Romano

IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

LA RINUNCIA

Papa Benedetto XVI durante il Concistoro dello scorso 11 febbraio

DEL PAPA

Pubblichiamo il testo della rinuncia al ministero petrino letto da Papa Benedetto XVI lo scorso 11 febbraio durante il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo

atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua Santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio. Benedetto XVI Dal Vaticano, 11 febbraio 2013


Foto Osservatore Romano

Il Papa davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli insieme a 300 rappresentanti delle religioni mondiali (per la prima volta partecipano anche quattro intellettuali non credenti), in occasione dell’incontro promosso ad Assisi il 27 ottobre 2011, a 25 anni dal precedente appuntamento voluto dal beato Giovanni Paolo II

I passi e le scelte più importanti di un pontificato lungo 8 anni

Il cammino di Papa Ratzinger

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on solo parole ma soprattutto i gesti, non solo gli incontri ma anche i colloqui riservati, non solo le opere ma anche la preghiera e la sofferenza. Un ministero non si può misurare, tanto più quello del successore di Pietro. Dobbiamo stare attenti dunque ad ogni forma di rievocazione che tenta di imbrigliare un pontificato lungo otto anni. E tuttavia, non possiamo non tentare di cogliere almeno alcuni tasselli di un mosaico certamente più ampio, senza cedere al gusto della dietrologia, senza andare in cerca di oscuri e inquietanti retroscena. SULLE ORME DEL VATICANO II. Fin dal primo Messaggio Papa Benedetto XVI, richiamando una felice espressione di Giovanni Paolo II, disse che guardava al Concilio come una “bussola con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio” (20 aprile 2005). Ratzinger è forse l’ultimo Papa ad aver vissuto di persona l’esperienza del Vaticano II, vi ha partecipato come esperto ed ha seguito da vicino tutti i lavori, dando anche il proprio contributo. Egli conosce bene il contesto in cui sono maturati i documenti conciliari e conosce anche le controversie degli anni successivi. Ha denunciato quell’interpretazione che vede il Concilio come elemento di rottura, invitando a leggere il rinnovamento nel solco di una sostanziale continuità. La prima interpretazione ha

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goduto di vasti appoggi nel mondo dei media ma, a giudizio di papa Ratzinger, ha generato “confusione”, alimentando inutili polemiche (21 dicembre 2005). Il pontificato, iniziato nel 40° anniversario della chiusura del Vaticano II, si chiude nell’Anno della Fede che, con una scelta chiaramente simbolica, ha preso il via 50 anni dopo la celebrazione che diede inizio ai lavori conciliari. ECUMENISMO E DIALOGO INTERRELIGIOSO. A lungo descritto come il cardinale chiuso ad ogni dialogo - e poi come un Papa poco attento alle questioni ecumeniche - Papa Benedetto ha speso non poche energie in questo ambito, con uno stile tutto personale e con un’attenzione a tutto campo. Possiamo definire il suo ministero una mano tesa, sempre e comunque. Ha cercato fino all’ultimo di ricucire lo strappo con la comunità di Lefebvre, facendo concessioni non marginali tra cui il permesso di celebrare la Messa tridentina e la cancellazione della scomunica ai quattro vescovi della Fraternità san Pio X, ordinati nel 1988 senza autorizzazione vaticana. A quanti, nella Chiesa, lo accusavano di cedimento, gli stessi che predicano il dialogo senza se e senza ma, ha detto che egli aveva fatto solo un “gesto discreto di misericordia”, un “invito alla riconciliazione”. Quello che la coscienza gli dettava e che il ministero petrino gli imponeva.


Visita alla Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2010. Alle spalle del Papa, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma

Foto Stefano Meloni

Gli scritti del Papa

Autorevoli esponenti del mondo ebraico, commentando la sua rinuncia, hanno riconosciuto che il dialogo tra cattolicesimo ed ebraismo non è mai stato così ricco, nonostante le immancabili polemiche, spesso amplificate dai media. Papa Ratzinger ha visitato la sinagoga di Roma ma nei suoi viaggi internazionali ha inserito spesso l’incontro con la comunità ebraica, visitando la sinagoga di Colonia e di New York, il museo dell’olocausto a Gerusalemme e compiendo tanti altri gesti di pacificazione, tra cui quello d invitare il rabbino capo di Haifa a parlare al Sinodo sulla Parola di Dio (2008). Segni che dicono non solo attenzione cordiale ma che partono dalla convinzione che esiste un nesso inscindibile tra ebraismo e cattolicesimo. Benedetto XVI ha cercato anche di costruire buone relazioni con il mondo della riforma protestante: è stato il primo Papa a visitare

“La Chiesa rappresenta la memoria dell’essere uomini di fronte a una civiltà dell’oblio, che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misure. Ma come una persona senza memoria ha perso la propria identità, così anche un’umanità senza memoria perderebbe la propria identità”. (dicembre 2012)

Il Santo Padre saluta un gruppo di donne e bambini durante il viaggio apostolico in Benin dal 18 al 20 novembre 2011

Durante il suo pontificato Benedetto XVI ha scritto e promulgato tre encicliche (“Deus caritas est”, “Spe Salvi” e “Caritas in veritate”). Inoltre ha pubblicato quattro esortazioni apostoliche post-sinodali: la “Sacramentum Caritatis” dedicata all’Eucaristia (22 febbraio 2007); la “Verbum Domini” sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (30 settembre 2010); “Africae munus” sulla Chiesa in Africa (19 novembre 2011); “Ecclesia in Medio Oriente” sulla Chiesa in Medio Oriente (14 settembre 2012). Ha pubblicato tre libri personali sulla figura storica di Gesù Cristo: “Gesù di Nazaret” (2007), “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione” (2011) e “L’infanzia di Gesù” (2012). Non sarà pubblicata perché non è ancora ultimata l’enciclica sulla fede alla quale Benedetto XVI sta lavorando e che leggeremo, forse, sotto un’altra forma.

il convento di Erfurt, dove si formò Martin Lutero. Ed ha voluto proprio in quel luogo incontrare i rappresentanti delle comunità riformate. Papa Ratzinger afferma di considerare “prioritario” l’impegno a favore della “ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”. L’attenzione e il dialogo, però, non hanno prodotto risultati visibili, non possiamo registrare passi avanti significativi, perché diverse e ancora troppo distanti sono le posizioni tra la Chiesa cattolica e le comunità della Riforma. Il dialogo si allarga anche al vasto mondo dei non credenti, attraverso il Cortile dei gentili, un’idea che Benedetto XVI ha proposto a fine 2009 affidandone la realizzazione al Pontificio Consiglio per la Cultura. Lo scopo dichiarato è duplice: da una parte creare spazi di incontro e di dialogo con agnostici e atei; dall’altra tenere viva la ricerca di Dio e comunque offrire una proposta a chi ancora si pone domande. L’ANNUNCIO DEL VANGELO. In questo ambito Benedetto XVI ha speso non poche delle sue energie. È una questione essenziale e drammatica, scrive infatti: “Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio”. L’istituzione del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione e l’Anno della Fede sono solo gli ultimi gesti significativi di un pontificato che verrà ricordato anche per il costante richiamo alla testimonianza e all’annuncio missionario. In questa scia dobbiamo ricordare anche gli incontri con i giovani, nel solco tracciato dal Predecessore. Si apre un capitolo interessante ma troppo ampio per poterlo affrontare in questo spazio.

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I Viaggi del Papa Benedetto XVI ha compiuto viaggi apostolici in 21 Paesi di tutti i continenti: è stato tre volte in Germania (il suo primo viaggio apostolico oltre confine è stato per la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia), poi in Polonia, terra di Giovanni Paolo II, in Spagna (tre viaggi, uno per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù), in Turchia, in Austria, in Francia, in Repubblica Ceca, a Malta, in Portogallo, a Cipro, nel Regno Unito, in Croazia e a San Marino. Sette i viaggi apostolici intercontinentali: in Brasile, negli Stati Uniti d’America, in Messico, a Cuba, in Australia, in Africa (Camerun, Angola e Benin), nel Libano, e in Terra Santa (Giordania e Israele). Trenta le visite apostoliche in Italia, tra le quali ricordiamo: Verona (19 ottobre 2006 per il IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana); Pontificio Santuario di Pompei (19 ottobre 2008); zone terremotate dell’Abruzzo (28 aprile 2009). Le ultime due visite: a Milano (1-3 giugno 2012 per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie) e alle zone terremotate dell’EmiliaRomagna (26 giugno 2012).

UN ANNO / UN TEMA. Una linea pastorale che continua e consolida l’esperienza iniziata con Giovanni Paolo II, quella cioè di invitare tutta la Chiesa a vivere un intero anno nella luce di un particolare tema. Benedetto XVI ha proclamato l’anno dedicato a san Paolo (2007-08), subito dopo l’anno Sacerdotale (2008-09) e infine l’anno della Fede (2012-2013). Esperienze significative che aiutano meglio a percepire l’unità del mondo cattolico attorno ai cardini della vita cristiana. FAMIGLIA. Gli interventi sulla famiglia non si contano. E come potrebbe essere altrimenti in una cultura che esalta ogni forma di individualismo e corrode così i pilastri della vita a due? Nella prima enciclica, Deus Caritas Est (2006) il Papa delinea l’oggettivo fondamento di quella comunione che proprio nell’esperienza coniugale e familiare trova la sua espressione più significativa. Nell’ultimo intervento alla Curia romana ha ricordato, con un rigore intellettuale che non nascondeva preoccupazione, che l’esaltazione acritica della omosessualità conduce l’umanità verso una deriva pericolosa (21 dicembre 2012). IL RELATIVISMO. Nell’omelia pronunciata dal cardinale Ratzinger nella Messa “Pro eligendo Pontefice”, poco prima di entrare in Conclave, denunciò con parole ferme la presenza di una nuova forma di intolleranza culturale e sociale, anche se ammantata di legalità, quella che chiamò “dittatura del relativismo”. Un’analisi intellettuale pungente e, purtroppo, carica di attualità. Se la verità scompare,

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“Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. [...] la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”. (maggio 2010)

restano solo l’arbitrio e il potere, che spesso sono complici. UN UMILE LAVORATORE. Il giorno della sua elezione a Sommo Pontefice - il 19 aprile 2005 - si era presentato al mondo sulla loggia esterna di San Pietro dicendo che i Cardinali avevano voluto chiamare, quale successore dell’Apostolo Pietro, un “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. Questa consapevolezza non l’ha mai abbandonato ed è stata la nota distintiva che l’ha costantemente accompagnato in questi otto anni di pontificato. A partire da tale coscienza ha cercato di guidare al meglio la nave della Chiesa in anni difficilissimi nei quali cambiamenti repentini e questioni gravi e delicate ne hanno segnato la vita. Tre mesi fa - lo abbiamo saputo in questi giorni - al giornalista che gli chiedeva cosa potevamo ancora attendere dal suo pontificato, disse: “Sono un uomo anziano e le forze mi abbandonano. Penso che basti ciò che ho fatto”. Un umile operaio sa di essere solo un servo inutile, quando è giunto il momento si ritira e lascia ad altri il compito di continuare la missione. Silvio Longobardi

Il Pontefice in preghiera davanti alla statua della Vergine apparsa a Fatima. (Viaggio apostolico in Portogallo dall’11 al 14 maggio 2010, in occasione del X anniversario della beatificazione di Giacinta e Francesco)


L’INTERVISTA Il Santo Padre insieme al Vescovo nel suo del Palazzo Apostolico in occasione della Visita ad Limina del primo febbraio 2013. Nella stessa occasione il Papa ha incontrato anche altri presuli della Campania

Per il bene della Chiesa La scelta di Papa Ratzinger riletta dal vescovo Giuseppe Giudice

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i sono notizie che rallentano il battito del cuore per il grande impatto emotivo e l’enorme portata storica. Sgomento, incredulità e un senso di smarrimento: sono questi i sentimenti più comuni che hanno fatto vibrare le corde dell’anima quando lo scorso 11 febbraio si è diffusa la notizia della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI. Tutti, credenti e non, eravamo attaccati al computer o inchiodati alla tv per seguire un evento che faticavamo a comprendere in quelle prime difficili e concitate ore. Come ha vissuto il vescovo Giuseppe quest’avvenimento? Dov’era e cosa ha provato mons. Giudice che solo 10 giorni prima aveva incontrato il Papa durante la Visita ad Limina? Ce lo ha raccontato in questa intervista, un pomeriggio di febbraio.

Eccellenza, come e quando ha appreso della rinuncia di Papa Benedetto? Cos’ha pensato? «L’11 febbraio (data storica che ricorda i Patti Lateranensi del ’29) ero a Roma. Quando ho appreso della rinuncia del Papa - la notizia si diffondeva rapidamente - all’inizio ho pensato ad uno scherzo di Carnevale. Ma i messaggi continuavano ad arrivare, e così ho capito che stava succedendo qualcosa di una notevole rilevanza storica. Ho messo insieme i diversi tasselli: la data scelta per il Concistoro e il Papa che parlava in latino davanti ai Cardinali. Eravamo di fronte ad un atto alto del suo magistero. Un misto di smarrimento, incredulità, tristezza mi ha avvolto - direi che è l’onda dei sentimenti prevalsi in quei primi giorni - ma poi ho immediatamente ricondotto questo evento al mistero della fede e al mistero di Cristo».

A chi ha fatto la prima telefonata? E chi è stato il primo a chiamarla? «Non ho fatto telefonate, perché ero alla Pontificia Università Salesiana. Erano con me don Andrea Annunziata e don Antonio Adinolfi, abbiamo commentato la notizia con i professori e i docenti. Poi sono arrivate le telefonate dei sacerdoti. Il primo a chiamare è stato don Antonio Guarracino, aveva una voce molto triste ed io mi sono preoccupato: ho pensato che fosse successo qualcosa in Diocesi. L’arrivo di messaggi è continuato tutta la giornata. Ma dentro di me già si andava delineando l’idea della grandezza e della novità di questo gesto e la sua portata storica». Aveva incontrato il Papa solo una settimana prima, in occasione della Visita ad Limina Apostolorum. Ha avuto l’occasione di scambiare qualche parola in privato con il successore di Pietro? «Sì, ho incontrato il Santo Padre il primo febbraio, durante la Visita ad Limina ed è stata un’esperienza bellissima. Nell’incontro personale ho avuto modo di scambiare qualche parola con il Papa; ci siamo salutati, gli ho raccontato della nostra Diocesi, di sant’Alfonso, dei giovani. Sono rimasto profondamente colpito dalla sua vivacità, dall’intelligenza e dalla lucidità spirituale. Ma non ho potuto fare a meno di notare la fragilità del corpo. Ho pensato che fosse molto stanco, il suo corpo era quasi diafano, ma lucido sul piano intellettuale e spirituale». Ha letto negli occhi e nel cuore del Papa una particolare preoccupazione? Qualcosa che potesse far presagire ciò che portava nel cuore? «Devo dire di no. Al contrario, ho notato la sua attenzione per il futuro e per i giovani. Più volte ha detto: «Il momento è difficile, ma siamo chiamati ad evangelizzare, a portare il

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La risposta al suo biografo Vangelo». E quando qualche vescovo tingeva con un po’ di nero la situazione delle nostre diocesi, il Papa ha aperto al tema della speranza. Questo mi ha colpito molto: ho visto il ministero petrino, colui che guida la Chiesa, guardare al futuro infondendo grande fiducia». In quell’occasione, cosa ha raccontato a Benedetto XVI della nostra Chiesa diocesana? «Ho comunicato al Papa che ero in questa diocesi da un anno e mezzo (dal 4 giugno del 2011), dopo il lungo episcopato di mons. Illiano che ha lavorato bene e ha seminato molto. Quando sono arrivato a Nocera, il primo verbo che ho coniugato è stato ricominciare perché mi sono accorto che c'era bisogno di una nuova ventata di entusiasmo e di speranza. Ho raccontato al santo Padre dei nostri sacerdoti, della presenza delle religiose e dei religiosi, dei due monasteri di clausura e lui ha sorriso quando gli ho detto che madre Chiara Cristiana Stoppa, la badessa delle clarisse, è a Nocera, nel monastero delle Clarisse (la suora ha vissuto nel monastero “Mater Ecclesiae” voluto da Giovanni Paolo II nei Giardini Vaticani, nel quale Benedetto XVI andrà a vivere dopo il 28 febbraio, appena saranno ultimati i lavori di ristrutturazione, nda). Gli ho parlato del Consiglio episcopale dei 12, della scelta dei 72: il Papa seguiva con grande attenzione. Era contento di ascoltare le iniziative belle che fiorivano nelle nostre realtà. Ho parlato dei seminaristi, delle vocazioni, dell’attenzione alle fragilità del nostro territorio, della densità di popolazione. È stato un incontro molto bello: mi sono sentito confermato nella Fede, approvato nel cammino che stiamo compiendo». Con il senno di poi possiamo leggere diversamente quel sorriso? «Direi proprio di sì». Oltre al Papa, insieme agli altri vescovi della Campania ha incontrato anche i responsabili della Curia romana per una verifica a tutto campo della vita pastorale della Chiesa diocesana, quali sono i suggerimenti o le raccomandazioni più pressanti che avete ricevuto? «È stata la mia prima Visita ad Limina, come vescovo e come vescovo di questa diocesi. Ricordo innanzitutto l’affetto degli altri fratelli vescovi con cui ho condiviso le celebrazioni nella Basilica di San Pietro, proprio sulla tomba di Pietro, e nella Basilica di San Paolo Fuori Le Mura e l’incontro con alcune Congregazioni della Curia romana. Lì ho avuto la percezione dell’universalità della Chiesa e ho sperimentato il senso più profondo dell’accoglienza. Nessuno sa fare già il vescovo o il parroco; presso le Congregazioni si trova un aiuto per la soluzione di problemi concreti. È la stessa accoglienza che desidero nella Curia nocerina: sacerdoti e fedeli devono sentirsi sempre accolti, anche quando non possiamo rispondere ad ogni loro richiesta. Da Roma sono tornato arricchito, da ogni incon-

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La maggior parte di questi casi (circa gli abusi sessuali, ndr) risale a molti decenni fa. Eppure pesano in modo particolare sul Suo Pontificato. Ha mai pensato di dimettersi? Quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché questo sicuramente non è il momento di dimettersi. É proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile. Questo è il mio pensiero. Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più. Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire: “Se ne occupi un altro”. Quindi è immaginabile una situazione nella quale Lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta? Sì. Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi. (Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con Peter Seewald, pag 52 e 53)

tro è venuta fuori una grande attenzione per la pastorale. Tutto l’impianto - la Curia, gli uffici - serve per poter dire il Signore. E se non serve per questo, non ha valore». C’è una parola, un passaggio delle parole con cui il Papa ha annunciato la sua rinuncia che l’ha particolarmente colpita? «Voglio sottolineare due passaggi che il Papa ha fatto in questi giorni. Nella declaratio ha scritto: “Ora affidiamo la santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore”. Mentre stava leggendo in latino pensavo che dicesse: “affidiamo la Chiesa a chi verrà”. Invece no. Affidiamola alla cura del Sommo Pastore. E la mattina dell’Udienza, il mercoledì delle Ceneri, ha detto: “Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo”. Ho colto tutta la grandezza del Papa. Sono andato ai miei studi, al Concilio che dice “Lumen gentium cum sit Cristhus” (La luce delle genti è Cristo). È lui che ci guida. In questi giorni dico spesso che il futuro Papa è già stato scelto da Cristo. I Cardinali designeranno colui che Cristo ha già scelto! C’è un’altra parola che mi ha toccato molto, è libertà. L’ha ripetuta più volte il Papa. “Quando eri più giovane andavi dove volevi, quando sarai vecchio tenderai le braccia ad un altro”, così dice Gesù a Pietro. In queste braccia tese ho visto il ministero della croce. Quando sarai vecchio, ma nella libertà! Questa è la lettura che faccio. Qualcuno mi ha detto: “Lei legge con la poesia!”. No, io leggo con la Teologia, questa è Parola di Dio». Il giorno seguente lei ha inviato un telegramma a Benedetto XVI. Cosa gli ha scritto? «Eravamo abituati a pregare quando il Papa muore. Adesso che il Papa ha rinunciato ho voluto scrivergli innanzitutto per ringraziarLo, per dare voce alla Chiesa e per rassicurare anche la nostra Chiesa diocesana. Ho scritto:


Foto Salvatore Alfano

Il Vescovo Monsignor Giuseppe Giudice fotografato sul sagrato della Basilica Vaticana in occasione del pellegrinaggio “All’ombra di Pietro” che la Diocesi ha compiuto il 6 giugno 2012

«Ringrazio il Papa per il modo in cui Ella modifica le modalità del servizio petrino». Siamo nell’Anno della Fede ed io, in questo atto, ho visto la grande fede del Papa che rimette tutto nelle mani di Cristo, per il bene della Chiesa. Voglio anche chiarire che è sbagliato parlare di dimissioni. Il Papa non si è dimesso (le dimissioni vanno accettate da un’autorità superiore), ma ha rinunciato, rimettendo il mandato nelle mani di Cristo che è il Sommo Pontefice». Cosa deve insegnarci la scelta del Papa? «È una grande indicazione per tanti che non vogliono scendere dai troni. Abbiamo tanti esempi in campo politico ed economico: persone che si ricandidano a 70 anni, aziende dove i padri fanno da padrone senza dare ai giovani la possibilità e l’opportunità per esprimersi». Cosa ha apprezzato di più degli 8 anni di Pontificato di Benedetto XVI? La sera del 19 aprile del 2005, quando il Papa è uscito sulla loggia, sotto la talare aveva una maglia nera. Vi siete mai chiesti il perché? Non si aspettava di essere eletto e non si era preparato. Da quel momento ha detto di essere l’umile lavoratore nella vigna del Signore. Non c’è stata un’omelia in cui non ha ricordato Giovanni Paolo II. Ho apprezzato la sua umiltà, la sua attenzione alla verità nella carità. Come non ricordare il dialogo, nella verità che è Cristo, con il mondo musulmano, con il mondo ebreo, con il mondo della cultura, con i giovani. E come umile lavoratore ha lasciato, in un momento di serenità. Nel libro Luce del mondo gli è stato chiesto se un Papa può dimettersi. E Benedetto XVI ha spiegato che il Papa può farlo, ma non in un momento difficile, perché questo significa lasciare la Chiesa in balia dei lupi. In un momento di serenità, qualche volta - ha affermato - forse è doveroso che questo avvenga. Per il bene della Chiesa».

Santità, ci benedica Beatissimo Padre, nello stupore ed incredulità, abbiamo accolto l’annuncio con il quale Ella modifica le modalità del suo servizio petrino. Questo gesto lo leggiamo nella fede, nell’amore alla Chiesa, segno di una grande libertà interiore e gesto che educa, venendo da un Papa teologo. La Diocesi di Nocera Sarno, unita al suo Pastore, le dice grazie per l’alto e luminoso magistero di questi otto anni e prega per Lei in questo momento significativo della sua vita e della vita della Chiesa. Santità, ci benedica. Giuseppe Giudice, vescovo (dal telegramma che il vescovo Giuseppe ha inviato a Benedetto XVI)

Il vescovo Giuseppe sulle scale di San Pietro nel 2012

Come sta vivendo questi giorni che ci separano dall’apertura del Conclave? «Ho vissuto nel 78, dopo la morte di Paolo VI, l’elezione di Giovanni Paolo I, poi quella di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Sono i giorni della Chiesa e dello Spirito. Giorni nei quali tutti siamo chiamati a pregare. Vi è in queste settimane un susseguirsi di nomi, tutti si chiedono chi sarà il nuovo Pontefice. Lo ripeto, il Papa è stato già scelto da Cristo, è Pietro. Gesù cambierà il nome al cardinale prescelto e diventerà Pietro. I cardinali designano ma non scelgono. Lo ha già fatto il Signore». Due rientri a Nocera da Roma: quello dopo la Visita ad Limina e quello dopo la rinuncia del Papa. Due viaggi differenti. Ci racconta la gioia del primo e i sentimenti del secondo? Durante la Visita ad Limina ho visto e ascoltato Pietro. Sono rientrato a Nocera portando nel cuore l’invito a costruire la Chiesa amandola. La sera dell’11 febbraio, ero invaso da emozioni diverse e mi chiedevo come pormi, da vescovo, dinanzi a questo evento. Poi, man mano, meditando, pregando, ho colto la grandezza di questo gesto. Una scelta che chiede il coraggio della fede, “per il bene della Chiesa”. Sono queste ultime parole il faro per leggere la rinuncia del Papa. Il teologo, l’uomo spirituale, il Pastore umile ha iniziato a giganteggiare dopo l’11 febbraio, apprezzato anche da chi prima non lo amava. Dobbiamo avere la coscienza che stiamo vivendo un’importante pagina di storia e che non possiamo essere distratti».

Il chiarore del pomeriggio lascia il posto alle prime luci della sera. Il vescovo Giuseppe si prepara alla celebrazione eucaristica. È quello il segreto: deporre tutto nelle mani di Cristo. Antonietta Abete

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LA VOCE DELLA GENTE a cura di Salvatore D’Angelo

Particolare della grande folla di persone che ha gremito il 13 febbraio 2013, due giorni dopo l’annuncio della rinuncia, l’aula Paolo VI in occasione della consueta udienza generale del mercoledì

È uno scherzo? No Le reazioni della gente raccolte a caldo dopo la rinuncia di Papa Benedetto La notizia della rinuncia al ministero petrino del Papa ha destato sconcerto e sorpresa. Molti non hanno creduto ai primi lanci di agenzia che riportavano le parole di Benedetto XVI ai Cardinali riuniti in Concistoro. Nessuno poteva immaginare quanto, invece, stava accadendo. Una decisione storica,

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n amico mi ha riferito la notizia appena letta ed io, per tutta risposta, gli ho detto che sicuramente aveva frainteso. Che una cosa così non si era mai sentita. Quindi totale rifiuto della notizia! Quando poi ho capito che era vero, in un primo momento ho pensato potesse essere un segno di debolezza di papa Ratzinger. Poi in me si è fatto strada un’altra convinzione. Credo sia stata una prova di grande umanità e coraggio. Il coraggio di cambiare il corso della storia da secoli immutata. Al Santo Pa-

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memorabile, segno di grande coraggio, dignità ed umiltà. Anche i più critici nei confronti della Chiesa, questa volta, non sono riusciti a fare troppa dietrologia. Un primo risultato raggiunto dalla fine del Pontificato con il successore di Pietro ancora in vita? Lasciare senza parole, sopratutto quelle superflue.

dre vorrei dire che mai come prima ho per lui grande stima e rispetto. Rispetto per l’uomo e per il teologo che con forza e coraggio guarda in faccia alla realtà delle cose senza raccontarsi fandonie e cerca di cambiare, in meglio, il corso della storia. Ida Testa, docente di letteratura inglese «Dai, non scherzare!», ho detto al collega che mi riferiva la notizia appena battuta dalle agenzie. Credevo si trattasse di uno scherzo e, invece, era tutto vero. Ciò che mi ha colpito non sono state

tanto le possibili motivazioni, quanto le parole usate dal Papa per comunicare la sua decisione. Rileggendole, mi sono tornate alla mente quelle che aveva pronunciato subito dopo la sua elezione al Soglio Pontificio quando, ammettendo la propria limitatezza umana, ci fece ­e si fece­coraggio aggiungendo: «Il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti». A quasi otto anni di distanza, quella fiducia totale nel Signore sembra venuta meno. Ma è solo apparenza: quello di Benedetto XVI è il più grande atto di fede. Fede che è


Madrid. Il Santo Padre insieme ad alcuni giovani che lo attendevano prima della grande veglia nella spianata di Cuatro Vientos in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù 2011

un dono ma anche il frutto di una incessante ricerca: la ricerca della volontà di Dio. Ed è per questo che il suo gesto non è solo un esempio per il mondo laico: è soprattutto una testimonianza forte per i cattolici, per la quale ciascuno di noi dovrebbe dirgli: «Grazie». Vito Bentivenga, giornalista La notizia mi ha sorpreso. Pensavo a una bufala del popolo dei social network, ma l’ANSA confermava tutto. Si è trattato di un annuncio che ha fatto riflettere. Personalmente penso che lasciare la cattedra di Pietro sia stato un gesto di grande coraggio e umiltà. Umiltà nel mettersi dinanzi le sue fragilità fisiche e accettare, in un certo senso, “la sconfitta”. Coraggio perché credo che nessuno l’avrebbe fatto. Cosa vorrei dire al nostro Papa? Che la Verità ci rende liberi e Lui con questo gesto ha fatto capire all’umanità quello che distingue la nostra religione da altre: la libertà di scegliere! Sonia Monetti, consulente fiscale Noi sacerdoti dobbiamo veramente aggrapparci al Sommo Pastore. È Lui, nostro Signore, che guida la Chiesa. Questa decisione racchiude anche un messaggio forte per noi preti: quello di non legarci ai luoghi e agli incarichi. Al contrario, dobbiamo essere disponibili e docili alla voce dello Spirito per il bene della Chiesa e la crescita delle comunità. Don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il clero Questo momento storico diventi per tutta la Chiesa, per le comunità, per i laici, un evento importante per sentirsi

parte attiva di questa realtà ecclesiale che ha in Cristo il suo Fondatore. Il Santo Padre lo ha richiamato fortemente: è Cristo che guida la sua Chiesa. Questo gesto di fede vuole far emergere che la crescita nella fede deve richiamare l’impegno di tutti i cristiani a vivere la santità del loro battesimo, per essere animatori ed evangelizzatori nelle comunità ecclesiali in cui vivono. Don Ciro Galisi, Vicario Episcopale per il laicato È stata una notizia inaspettata. Con questo gesto il Papa ha dimostrato la sua grandezza, anteponendo il bene della Chiesa a tutto il resto. A noi fedeli non resta che rispettare questa triste scelta e pregare per il Santo Padre, sperando che lo Spirito Santo illumini coloro che saranno chiamati ad eleggere il Successore di Pietro. A lui va la mia preghiera e la mia solidarietà per un gesto tanto difficile e criticato, quanto umile ed umano. Francesco Adinolfi, studente Alla vigilia del mercoledì delle Ceneri, la decisione del Papa è apparsa come un chiaro orientamento al periodo quaresimale: riconoscere i propri limiti e fragilità e affidarsi a Dio totalmente, rinnovando la propria vita alla luce della parola di Dio. A mio avviso è stata una decisione saggia, umile e presa con coraggio perché Papa Benedetto si mette da parte per il bene della Chiesa mettendo a frutto le parole pronunciate all’inizio del suo Pontificato: umile servitore nella vigna del Signore. Vorrei dire a Benedetto XVI

- che rimane un grande Papa - di continuare a sostenere la Chiesa con la sua preghiera e come teologo illuminato. Cristian Geniale, studente Mai mi sarei aspettato un atto del genere, tenendo presente anche l’esperienza del suo predecessore, rimasto in carica nonostante le pessime condizioni di salute degli ultimi tempi. Pensandoci bene ritengo che sia stata una scelta giusta. Essere Pontefice comporta tanto lavoro: guida per milioni di credenti e non solo, viaggi in giro per il mondo, udienze, incontri con personalità di tutto il pianeta. Se ha reputato di non poter più svolgere il suo incarico è giusto che abbia scelto di rinunciare. A Benedetto XVI vorrei dire che nel mio piccolo gli sono vicino con la preghiera, come lui ci ha chiesto di fare. Nicola Santonicola, studente Ero su Facebook quando ho letto della rinuncia del Papa. Credevo ad uno scherzo. Poi ho capito che qualcosa di grande stava accadendo e che, come per l’attentato alle Torri Gemelle, un giorno mi chiederanno “e tu, dov’eri?”. Ho grande rispetto per la scelta del Pontefice e per la lacerazione che certamente ne ha fatto da sfondo e non intendo farmi trascinare dalla inutile “malattia” della dietrologia. Voglio credere alla stanchezza del fisico e nella rinuncia leggo la più grande delle lezioni teologiche di Benedetto XVI: il Papa è il Vicario di Cristo, ma non è Cristo. Cambierà la Chiesa più questo gesto che mille Concili messi insieme. Michela Giordano, giornalista

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Il prossimo Papa si chiamerà Francesco di Rosario Carello

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l prossimo Papa si chiamerà Francesco. Avrà quel vigore del corpo e dell’animo che Joseph Ratzinger dice di non avere più. Il prossimo Papa custodirà attentamente la voce di Dio che gli parlerà con solo sei parole: «Va’ e ripara la mia Chiesa!». Il prossimo Papa si affaccerà su piazza San Pietro conoscendo a memoria l’urlo di Ratzinger: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui» (2005). «Purtroppo il “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa» (2009). «Abbiamo visto che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario e abbiamo pensato: “Il Signore dorme e ci ha dimenticato?» (2012). Il prossimo Papa avrà una devozione, se l’espressione si può usare nei rapporti umani, per il suo predecessore. Spezzerà con la durezza dello sguardo i consigli curiali di chi vorrebbe convincerlo che sia bene convincere l’Emerito a lasciare il Vaticano. Il prossimo Papa saprà che la sua vera banca non è lo IOR ma proprio l’Emerito, cuore orante nel cuore pulsante del Vaticano (ricordate S. Teresa di Lisieux?). Il prossimo Papa chiederà a Ratzinger consigli, sperimentando con questa diarchia dei fatti un embrione di collegialità del pa-

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

pato, che poi certamente evolverà in forme più complesse, come tutti hanno sempre invocato, ma diciamo la verità, non sapevamo nemmeno da dove cominciare. Il prossimo Papa riformerà la Curia? Sì, per non esserne riformato. Saprà che è «affaticata e stanca», perché lo ha detto Ratzinger, ma lo capirà da solo e subito. Il prossimo Papa sarà più libero di Ratzinger perché Ratzinger si è già preso, come un parafulmine, il peso di tutti i paragoni e i paralleli possibili con il carisma personale di Wojtyla. Il (un) prossimo Papa non sarà europeo ma, al contrario di quello che scrivono gli apocalittici, non sarà una tragedia ma una fortuna per la Chiesa e per il mondo. L’Europa è terra stanca, esaurita, abbisogna di riposo, di rigenerazione, di essere nuovamente fecondata. L’Europa è terra di missione, non più di missionari. Il (un) prossimo Papa, non europeo, darà la sveglia a questo continente che ha tutti gli indici (spirituali, culturali, morali, politici, economici, demografici) in crisi. Il prossimo Papa si chiamerà Francesco. Ma potrebbe anche chiamarsi Francesco Joseph, col nome di battesimo del predecessore, unico padre della Chiesa vivente. Che non ha fatto un passo indietro ma un passo accanto.

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Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

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Rosario Carello nasce a Catanzaro nel 1973. È giornalista professionista, conduttore di “A Sua Immagine” in onda il sabato pomeriggio e la domenica mattina su Rai Uno. Nel 2011, la Diocesi di Nocera Inferiore Sarno lo ha insignito del Premio Euanghelion.

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 25 febbraio 2013 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Lo Stato condanna lo Stato I Giudici di Pace di Salerno risarciscono un detenuto per le pessime condizioni del carcere di Fuorni

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he l’Italia sia il Paese con le carceri più sovraffollate in Europa a sancirlo non sono soltanto le condanne dell’Unione Europea, ma anche una sentenza dei Giudici di Pace di Salerno. Lo Studio Legale Sessa di Nocera Inferiore è il primo in Italia ad aver ottenuto una vittoria che riconosce le pessime condizioni di detenzione nelle carceri nostrane. In particolare, i Giudici di Pace del Tribunale di Salerno hanno condannato lo Stato Italiano, attraverso il Ministero dell’Interno, al pagamento di mille euro ad un detenuto a

Fuorni. La motivazione della condanna sta proprio nel sovraffollamento della prigione. «Si tratta di un traguardo importante dal punto di vista etico e morale per l’intera società – commentano gli avvocati Gaetano e Michele Sessa –. Questa sentenza potrebbe aprire la strada a numerosi ricorsi che, secondo quello che abbiamo potuto constatare, potrebbero trovare fondamento in una situazione delle carceri a dir poco vergognosa e lesiva della dignità della persona». Sa. D’An.

Striano punta ad aumentare la percentuale di rifiuti riciclati Il COREPLA (Consorzio Nazionale Recupero Imballaggi in Plastica) ha comunicato ai Comuni Aderenti che dal 2013 è possibile conferire piatti e bicchieri monouso nella raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Questo vale anche per la cittadina di Striano, che si fregia del titolo di Comune Riciclone 2012. A decretarlo sono stati Legambiente Campania ed il Conai, che hanno assegnato ben due riconoscimenti. Il primo per la percentuale di Raccolta Differenziata arrivata nel 2011 al 62 per cento, il secondo per aver incrementato il riciclo dell’acciaio. I “nuovi arrivati” nel cassonetto della plastica dovranno però essere accuratamente ripuliti, per non danneggiare la qualità della raccolta, e, come per tutti gli imballaggi, dovranno essere svuotati in modo da non lasciare avanzi di cibo. Raffaele Massa

Un premio per ricordare Marco

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a spento otto candeline il “Premio Marco Citarella”, in memoria del giovane allievo finanziare di Nocera Inferiore scomparso in seguito ad un incidente stradale, che consiste nell’erogazione di una borsa di studio al più meritevole degli iscritti al corso di allievo finanziere. L’iniziativa, voluta dall’associazione “Amici di Marco” fondata da Michele Citarella, padre del giovane militare, si è tenuta a Bari, presso la caserma delle fiamme gialle “De Falco – Sottile”, sede del corso per finanzieri. La prima classificata dell’11° Corso “ M.A.V.M. Brigadiere Francesco Mazzei” e, dunque, meritevole dell’assegno di 500 euro è risultata Susanna Minaldi. La manifestazione è stata inserita nel contesto del saluto di commiato dei Finanzieri Allievi del 12° Corso “M.O.V.G.F. Appuntato Francesco Salerno”.


Foto Salvatore Alfano

Dallo scorso 11 febbraio l’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani ha accolto l’area oncologica del nosocomio nocerino “Umberto I”. Una realizzazione attesa da anni

Finalmente il Polo oncologico

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on ci dovrebbero essere più modifiche, l’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani ha trovato la sua definitiva col-

locazione. Per decenni è stato caratterizzato da una torre mai ultimata. Poi c’è stata la costruzione della piastra d’emergenza che avrebbe dovuto accogliere un pronto soccorso senza pari. In seguito fu messa in discussione l’emergenza e si cominciò a parlare di un polo oncologico. Altri lavori e l’abbattimento della torre si sono susseguiti, mentre i politici discettavano sul futuro di un ospedale destinato a chiudere. Infine la svolta che ha garantito alla struttura di sopravvivere e di non sciupare, più di

quanto non sia stato fatto, i soldi spesi per costruire quello che oggi per tutti è il Polo oncologico di Pagani. Il direttore generale dell’Asl Antonio Squillante lo aveva garantito già il primo giorno del suo insediamento: la struttura entro febbraio sarebbe stata consegnata alla collettività. E così è stato. Si è trattato di un tour de force per i vertici aziendali che hanno seguito passo passo l’evolversi della situazione. In prima linea il direttore sanitario del presidio Nocera-Pagani, Maurizio D’Ambrosio, che insieme al direttore dell’area oncologica, Alfonso Maria D’Arco, ha fortemente caldeggiato la nascita e l’affermazione della struttura. Un’apertura

senza squilli di tromba, troppe volte erano state annunciate inaugurazioni poi disattese. In questo caso bisognava garantire subito l’operatività. A Pagani è stato spostato interamente il blocco nocerino: oncoematologia, day hospital oncologico e ambulatori. Ad essi si somma la già esistente chirurgia paganese diretta da Renato Giordano. Ovviamente molte cose sono ancora da sistemare perché la struttura diventi un riferimento. Tra le prime iniziative che dovrebbero essere messe in campo c’è, molto probabilmente, l’attivazione dell’area screening tumorali. Sarebbe l’ulteriore passo verso l’affermazione di un’efficiente assistenza sanitaria. Salvatore D’Angelo


Una speranza per i malati terminali Si è parlato di hospice in occasione del convegno “Il buon cammino – Cure palliative e assistenza al paziente oncologico” promosso dall’A.M.C.I. “De Colibus”

«T

u sei importante perché sei tu e sei importante fino alla fine»: queste parole amava ripetere ai suoi pazienti Cicely Saunders, un’infermiera britannica, anglicana di spicco, diventata poi medico e scrittrice, che ha dato vita alla diffusione degli Hospice, istituti definiti “ospedali e case” nei quali si praticano cure palliative nella medicina e si assistono i malati terminali fino alla fine della loro vita. E proprio con la finalità di animare uno “spirito di autentico servizio umano e cristiano dei medici nel rapporto con l’ammalato e i suoi familiari”, l’A.M.C.I. (Associazione Medici Cattolici Italiani) il 9 febbraio scorso ha promosso il convegno “Il buon cammino – Cure palliative e assistenza al paziente oncologico”. L’iniziativa si è svolta nella sala “Bernardo D’Arezzo” dell’ospedale di Pagani. A fare gli onori di casa il dottor Mario Ascolese, Presidente dell’A.M.C.I. diocesano. Presente il Vescovo Monsignor Giuseppe Giudice che ha sottolineato, con forza ed efficacia straordinaria, la delicatezza della tematica che si scontra con un mondo dove non ci si prende ormai più cura dell’uomo. «Avere compassione», questa la molla che ci deve spingere a prenderci cura dell’uomo, come il buon Samaritano, e saper «vedere» i bisogni perché, ha sottolineato il Vescovo, «noi guardiamo, ma non sempre vediamo!». Il moderatore, dottor Renato Giordano, ha sottolineato l’importanza dell’evento, che si è posto come anticipazione della realizzazione di un sogno: quello dell’apertura del Polo oncologico.

L’incontro è stato anche un’occasione per approfondire i rapporti con il mondo dell’assistenza e con tutte quelle persone che, ad un certo punto della loro vita, si trovano a dover lottare con le loro cellule impazzite. La prima relazione è stata tenuta dal dottor Alfonso Maria D’Arco il quale, dopo aver illustrato con immagini e parole l’oscuro e misterioso manifestarsi del male, ha posto l’accento sul doveroso passaggio dal «to cure» al «to care». Il medico ha spiegato come la lotta contro il cancro abbia una storia lunghissima, gli sviluppi più recenti hanno visto il progressivo passaggio da una tecnica di bombardamento «a tappeto» a quella dei cosiddetti «missili intelligenti», ma l’aspetto più importante, ha sottolineato «è costituito dalla necessità di creare un buon cammino», per cui occorre mirare ad «accudire più che a curare». Naturale e consequenziale è stato il passaggio alla tematica affrontata dal dottor Marco Maltoni: “Cure palliative e assistenza al paziente oncologico”. Per il medico l’hospice è la migliore risposta a tutti i mali che comporta il tumore, perciò esso deve essere un luogo bello, confortevole, che ponga attenzione anche ai desideri più reconditi del paziente. Le conclusioni sono state affidate al Vicepresidente dell’A.M.C.I., dottor Giuseppe Battimelli, il quale ha ricordato che «non è con l’eutanasia che si accompagna il malato alla morte, perché essa la determina: il medico è per la vita e non per la morte!». Michele Raiola


L’arte di Gianni Rossi

A Poggiomarino un ciclo di eventi in biblioteca

Ad Angri la mostra “Finestrature di luce, colore e materie”

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rande successo di pubblico e di critica per la mostra “Finestrature di luce, colore e materie” dell’artista angrese Gianni Rossi, tenutasi il mese scorso allo showroom “Con Tatto Design” presso lo spazio “Ferrucci-Vitale Architetti” di Angri. La mostra prende il nome del libro-catalogo presentato all’inaugurazione del 3 febbraio dal critico d’arte Luigi Paolo Finizio, dal professore di Estetica all’Accademia di Belle Arti di Napoli Dario Giuglia-

no, dal professore di Letteratura Italiana all’Università del Molise Luigi Montella e dal giornalista-critico d’arte Maurizio Vitiello. Per Luigi Paolo Finizio, che ha curato il testo critico del catalogo, «L’arte di Gianni Rossi è nel solco della pittura moderna, quella tutta particolare del XX secolo: l’astrattismo. Le opere comprese nella pubblicazione tracciano un percorso di lavoro di sei anni, dal 2006 al 2012. Seguendone le riproduzioni se ne può intravedere il filo conduttore del ciclo di ricerca e composizione, il sotteso mettere insieme per colore e geometria, per forme e scritte, per riquadri e tracce i segni del tempo». Per Luigi Montella, invece, «Nell’arte di Gianni Rossi vive una manipolazione di idee, di formule e di tecniche che stanno segnando la storia dell’arte dei nostri giorni. Il protagonista assoluto dei quadri di Rossi è il colore: tutto il resto funge da supporto alla composizione coloristica».

i chiama “Il libro e l’autore, dai versi dell’infanzia ai ritmi dell’animo umano” il ciclo di incontri con scrittori, poeti e intellettuali che l’amministrazione comunale di Poggiomarino ha programmato fino al 3 aprile. Tutti gli incontri si terranno presso la biblioteca comunale di via 25 aprile, inaugurata poche settimane fa e subito diventata un punto di riferimento culturale. Tante le persone che la stanno frequentando e moltissimi sono gli studenti universitari e delle scuole superiori che hanno trovato nella biblioteca anche un posto dove preparare esami e interrogazioni con tranquillità. In questa ottica, il ciclo “Il libro e l’autore” vuole essere la prima delle numerose iniziative che l’assessorato alla cultura intende organizzare. Ad aprire il ciclo di eventi è stata la presentazione del libro di poesie “Ero il ragazzo scalzo nel cortile” di Raffaele Urraro.La Biblioteca Comunale di Poggiomarino, inoltre, è a disposizione di tutti i pittori e gli scultori che volessero esporre le loro opere.


Raccolta fondi per il canile Un party benefico è stato organizzato ad Angri per sostenere le attività del rifugio cittadino per gli amici a quattro zampe

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riginale e coinvolgente l’evento di beneficenza organizzato dalle volontarie del gruppo “Dare voce a chi voce non ha”, che ha invitato lo scorso 18 gennaio i cittadini di Angri e dintorni ad un aperitivo in favore dei quasi 70 ospiti del canile cittadino. L’input a organizzare la serata è stato dato dalle sempre più numerose esigenze dei piccoli ospiti del canile, che necessitano di cure che non è possibile coprire coi fondi stanziati dal comune di Angri o tramite il servizio offerto dalla ASL. In particolare bisognava raccogliere fondi per la piccola Zampy, cagnolina che sembrava destinata a trascinare per tutta la vita la sua zampetta anteriore, a cui solo qualche mese fa è stata ridata la speranza di condurre una vita normale grazie ad un intervento ricostruttivo. Ospite d’onore della serata la signora Amelia, proprietaria di uno dei rifugi

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per animali più noti della zona. Infine l’invito accorato a visitare il canile per ricercare l’anima gemella a quattro zampe oppure per dedicargli qualche ora tenendogli compagnia. Daniela Conte

Campioni di dolcezza

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ono di Striano i campioni del mondo di pasticceria. I fratelli Francesco e Marcello Boccia, rispettivamente di 25 e 23 anni, hanno rappresentato l’Italia alla “Coupe du Monde de la Pâtisserie” che si è tenuta a Lione lo scorso mese di gennaio. I due strianesi doc hanno rappresentato con onore il tricolore italiano, fino al trionfo completo: il giovanissimo Marcello si è classificato al primo posto nella composizione della piece di zucchero, Francesco è arrivato secondo alla gara per la torta al cioccolato e tutta la squadra italiana si è classificata terza. Terza generazione di pasticceri, Francesco e il fratello Marcello hanno sempre respirato l’aria del laboratorio nella pasticceria di famiglia nel centro di Striano. F. G.

A Nocera Inferiore il Custom & Chopper del meridione

l 21, 22, e 23 giugno 2013 si terrà a Nocera Inferiore il “1° Custom & Chopper Campania”, la prima fiera del custom e del chopper in Italia Meridionale. La manifestazione, che arriva per la prima volta al Sud, attirerà a Nocera Inferiore appassionati provenienti da tutta Italia ed anche dall’estero. L’evento, organizzato dalla “Custom & Chopper Campania s.r.l.”, sarà ospitato nell’area del Con-

sorzio di Bonifica. Nei 25 mila metri quadri di esposizione saranno in mostra moto, custom stradali, auto americane, auto e moto d’epoca. In contemporanea si terrà il “Bike Show”, tappa italiana dell’Italian Motorcycle Championship, primo e unico campionato italiano dedicato ai costruttori di moto personalizzate. Per informazioni è possibile consultare il sito www.customechoppercampania.it.

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Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

Lavoriamo!

Occhi per i non vedenti di Gabriella Calenda*

Ecco le occasioni lavorative e formative per il mese di marzo Idee per Pompei Pubblicato il bando per l’iniziativa 99 ideas – Call for Italy Pompei. Si tratta di un concorso di idee aperto a chiunque voglia proporre un’iniziativa originale e realizzabile in grado di migliorare il sistema produttivo locale e potenziare la filiera turisticoculturale, con l’obiettivo di rendere la città di Pompei più attraente, accogliente e vivibile. I partecipanti al concorso dovranno presentare le proposte iscrivendosi al sito www.99ideas.it entro le ore 11.59 del 15 aprile 2013.

Cuoco per stagione estiva Si ricerca un cuoco professionista per gestire la ristorazione in una casa per ferie gestita da una Congregazione religiosa a Misano Adriatico. Il candidato dovrà avere esperienza pregressa nel settore e disponibilità a lavorare in team. Si offre contratto per i mesi di giugno, luglio e agosto.

Ingegneri aerospaziali a Pozzuoli Società consortile nel settore aerospaziale, con sede in Pozzuoli, cerca un tirocinante laureato in Ingegneria Aerospaziale, e/o in Ingegneria Meccanica, e/o in Ingegneria Gestionale dei Progetti e delle Infrastrutture, e/o in Ingegneria Elettronica, per un tirocinio della durata di 6 mesi. Il titolo di studio dovrà obbligatoriamente essere stato conseguito da non più di 12 mesi. Inviare cv, con autorizzazione al trattamento dei dati, indicando Rif. 364, a: sportello.innovazione@cesvitec.it

U

n saluto a tutti i miei amici amanti degli animali. In questo numero di Insieme vorrei parlarvi di una razza di taglia grande, quella del Pastore italiano, così come alcuni di voi hanno chiesto scrivendo al mio indirizzo di posta elettronica. Il Pastore italiano ha origini antiche, i primi esemplari sono stati individuati nelle regioni centrali: Umbria, Toscana e Lazio. Si tratta di un cane lupoide - molossoide, infatti, ha i tratti di un lupo ma il fisico ed il carattere da molosso, ha il mantello nero e una statura medio - grande. È un cane generato da un cocktail di razze straordinario che gli donano un carattere molto equilibrato, duttile e tenace, alle volte diffidente, per queste caratteristiche è un anche un ottimo cane da lavoro, da guardia, difesa e compagnia. Una razza tutta nostrana, ripresa e selezionata, grazie alla volontà degli addestratori italiani. Curiosità: negli anni novanta il cane è stato battezzato con il nome attuale di Pastore italiano, solo successivamente è stato riconosciuto dall’ENCI. Il Pastore italiano è arruolato dall’arma come cane antidroga e utilizzato come sostegno per i non vedenti, chapeau! Un saluto a tutti. *Medico veterinario (gabriella_calenda@hotmail.it)

Le offerte delle agenzie interinali

Responsabili clienti per compagnia assicurativa

Adecco selezione per importante azienda del settore edile un ingegnere responsabile di progetto. Il candidato deve avere un’esperienza consolidata nel coordinamento per le opere infrastrutturali, laurea in ingegneria civile, esperienze pregresse in aziende del settore impiantistico, ottima conoscenza della lingua inglese e francese. Prestigiosa azienda metalmeccanica con sede in provincia di Salerno cerca fresatori e tornitori con esperienza pregressa su macchine a controllo numerico. Info: www.adecco.it o recarsi presso la filiale di Salerno

Pramerica, controllata italiana di PFI, leader internazionale nel settore delle assicurazioni vita ricerca dei responsabili clienti per l’implementazione di un progetto volto a rafforzare la sua presenza sul territorio italiano. La ricerca è rivolta ad ambosessi con età compresa tra 28 e 45 anni. Info: www.pramericagroup.it

Randstad Italia S.p.A. cerca per azienda leader nella distribuzione al dettaglio di calzature uno Store Manager e personale generico per nuovo punto vendita in apertura. Si richiede disponibilità al lavoro su turni e nel week-end. Info: www.randstad.it

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REDAZIONALE A CURA DELL’UFF. STAMPA DEL COMUNE DI SARNO

Foto Salvatore Alfano - di repertorio

Al via il Progetto “Oasi” che, attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni, riconverta in orto botanico un bene confiscato alla criminalità organizzata

Sarno per i giovani

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l territorio dell’Agro è da sempre attanagliato da forme di criminalità organizzata che nel corso degli anni hanno diffuso una cultura dell'illegalità offuscando il ruolo dello Stato con collusioni e zone d’ombra tra politica, imprenditoria e malaffare. Negli ultimi anni, con un forte contrasto delle forze di polizia, della magistratura e di cittadini coraggiosi sono stati decimati numerosi clan e confiscati decine di beni. Tanti i beni in capo al Comune di Sarno che oggi vuole metterli a disposizione della collettività, soprattutto dei più giovani. In tal senso, il Comune di Sarno ha recepito la richiesta di Partenariato dall’Associazione “Porta Aperta Onlus” per il riutilizzo del terreno agricolo in località La Marmora. «Un obiettivo importante per la nostra amministrazione – ha dichiarato il sindaco Amilcare Mancusi – è sempre stato quello di trasformare i beni confiscati alla camorra, come già fatto in passato, in beni utili all’intera comunità». Il Progetto intende costituire un tavolo di coordinamento tra l’Associazione ed il Comune di Sarno per la gestione della Fase progettuale, realizzare materialmente l’Orto botanico con la presenza di due serre per piante officinali e coltivazioni di qualità tipiche dell’Agro Sarnese-Nocerino e di un campo sperimentale all’aperto, formare gli operatori sui percorsi conoscitivi e formativi e per l’accoglienza delle scolaresche e dei cittadini. Il Progetto ha un doppio impatto. In primo luogo intende

coinvolgere giovani professionisti e soggetti svantaggiati in attività lavorative per renderli protagonisti del proprio agire. Il secondo impatto riguarda la socialità, ovvero la capacità di creare relazioni, rapporti, integrazione tra i giovani ed il territorio in cui vivono nonché rafforzare tra questi il valore della legalità. Gli elementi che rendono il Progetto duraturo nel tempo trovano la loro concretizzazione in un apposito Protocollo d’Intesa firmato nel novembre del 2008 con il Comune di Sarno, che riconosce “Porta Aperta Onlus” come organizzazione di riferimento per promuovere e sviluppare attività finalizzate al riutilizzo dei beni confiscati ed acquisiti al patrimonio dell’Ente. Inoltre, i gruppi di giovani che saranno coinvolti professionalmente potranno organizzarsi per costruire auto-imprenditorialità, magari attraverso una Cooperativa sociale o di servizi, per portare avanti il Progetto attraverso la fruizione dell’area da parte di terzi. Soddisfazione è stata espressa dagli esponenti dell’amministrazione comunale. L’assessore alle politiche giovanili Alfredo Mandola ha dichiarato: «Abbiamo iniziato a lavorare a questo Progetto con grande entusiasmo e siamo sicuri che costituirà una nota di valore per l’intero Agro. Certo l’iter per approvare e rendere al 100% produttivo un’iniziativa così complessa ed articolata non è semplice, ma le basi che stiamo gettando sono solidissime».

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SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

SCUOLA ONLINE, GENITORI OFFLINE

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sembra essere stato pensato nei minimi anno scolastico 2013-2014 Famiglie e scuole alle dettagli dal Ministero per rendere quanesordisce con una novità per prese con le iscrizioni to più semplice e veloce questa nuova circa 1,7 milioni di studenti modalità di registrazione… Ma le prime italiani: le iscrizioni alle prime online, la novità difficoltà non hanno tardato ad arrivare. classi delle scuole statali primarie, seintrodotta dal Ministero Si tenga presente che, non solo a livello condarie di I e di II grado, secondo la dell’Istruzione, nazionale ma anche nella piccola realspending review, devono essere obblità del nostro Agro, molti genitori sono gatoriamente effettuate online. Sono dell’Università e della completamente a digiuno di “alfabeinvece escluse le iscrizioni alla scuola Ricerca per l’anno tizzazione informatica” e per loro quedell’infanzia, che si fanno consegnanscolastico 2013- 2014. sta novità, voluta dal Ministero, non è do la domanda cartacea all’istituto stata certo un’agevolazione ma un vero prescelto. Effettuare l’iscrizione è semHanno superato il test? e proprio grattacapo. plice; basta seguire la procedura diUna panoramica del sponibile sul portale www.iscrizioni. LE ESPERIENZE DEI GENITORI istruzione.it entro il 28 febbraio. Ennostro Agro Alcune mamme di alunni della scuola trando nell’area dedicata alle iscriziomedia Genovesi di Nocera Inf. hanno ni è possibile accedere al modulo per la espresso la loro opinione e raccontato la loro esperienza riregistrazione, che, una volta compilato ed inoltrato rilascia un guardo le iscrizioni online: “In un primo momento la nostra codice personale per accedere al servizio. Il sito, tramite una reazione, circa questa assoluta novità, è stata di totale disomail, mette a conoscenza l’utente anche del corretto svolgirientamento e preoccupazione. Per molte di noi il computer mento della domanda o di un eventuale errore. La modalità è un vero e proprio tabù; figuriamoci la navigazione in web! telematica dovrebbe favorire un consistente snellimento della Per giunta il nostro timore era quello di sbagliare qualche pasburocrazia e una maggiore fruibilità del sistema amministrasaggio o che ci fosse sfuggito qualcosa durante l’iscrizione”. tivo, reso disponibile grazie al web 24 ore al giorno. Tutto

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Per aiutare queste madri in apprensione sono stati istituiti sistemi di supporto attivati dalle scuole di provenienza o destinatarie delle domande. Sono state in primis le segreterie dei vari istituti che hanno raccolto le domande di iscrizione cartacee dei genitori in difficoltà per poi inserirle personalmente sul sito del Miur. Lo stesso genere di aiuto è stato dato a quelle famiglie prive di computer o qualsiasi altro strumento informatico che, secondo preoccupanti dati raccolti, abbondano nel nostro Agro. LE RISPOSTE DELLA SCUOLA Ogni scuola si è dunque preparata ed attrezzata per assistere al meglio le famiglie che hanno richiesto aiuto… e non sono poche! Lo racconta la prof. Lucia Di Natale, docente di Matematica e Scienze presso la scuola media S. Alfonso Maria De Liguori di Pagani: “Le famiglie della nostra scuola sin dal primo momento hanno avuto bisogno di supporto; le prime difficoltà le abbiamo avute, infatti, il giorno di apertura delle iscrizioni, quando il sito del MIUR si è intasato diventando inutilizzabile. Giustamente preoccupati, moltissimi genitori hanno portato personalmente le domande cartacee presso la segreteria della nostra scuola; a questo punto è stato inevitabile che si creasse un po’ di scompiglio. Siamo riusciti però a tenere sottoro controllo la situazione anche grazie all’efficienza del personale di segreteria sempre pronto ad accogliere e assistere i genitori in postazioni allestite per tutto il giorno”. Mi racconta poi che, traendo le somme, su circa 150 iscrizioni, a pochi giorni dalla scadenza del termine previsto dal MIUR per le registrazioni, solo 4 sono state eseguite online dalla fami-

glia autonomamente. “Eppure credo che non possiamo dare torto a tutte queste famiglie in apprensione.” - ha aggiunto la prof- “in fondo le novità portano sempre un senso di disorientamento. L’anno prossimo andrà sicuramente meglio”. Interessante è stata invece la soluzione adottata dalla scuola primaria e dell’infanzia “Giovanni Paolo II” di S. Marzano . La dirigente Emma Tortora mi ha parlato di come, grazie a un’efficiente organizzazione, sono riusciti ad evitare inconvenienti ed “inutili allarmismi”. Con molta disponibilità la direttrice mi spiega che nel loro Istituto “la situazione” è stata tenuta sotto controllo da subito. Le famiglie sono state informate riguardo l’imminente novità delle iscrizioni online nel giorno dell’OPEN DAY, organizzato proprio per parlare in maniera diretta ai genitori. La dirigente e tutto il team scolastico hanno poi avuto l’accortezza di allestire, all’interno dei diversi plessi, postazioni con laboratori forniti di tutta l’attrezzatura informatica adeguata. Inoltre è stato da loro stilato un calendario di giorni dedicati alle iscrizioni in ordine alfabetico, sia la mattina che il pomeriggio. Alle postazioni internet c’erano assistenti amministrativi a disposizione per facilitare le iscrizioni. La dirigente


conclude affermando: “Tutto si è svolto in piena regola e ordine senza affollare gli uffici centrali impegnati in altre attività. È stato un segno di grande collaborazione e civiltà”. Anche la dirigente scolastica del Terzo Circolo Sarno Virginia Villani ha esposto con chiarezza ed efficacia le precauzioni prese presso il suo Istituto, affinché non si presentasse una situazione di caos generale. “Il Terzo Circolo di Sarno è una scuola molto grande che comprende 6 plessi periferici con circa 950 alunni; la difficoltà più grande poteva essere propria questa eccessiva frammentazione dell’utenza. Tuttavia non si sono registrati grandi problemi perché eravamo preparati all’evento e avevamo già organizzato un servizio, prevedendo la presenza di un assistente amministrativo a turno in ogni plesso per rassicurare i genitori”. La dirigente mi spiega come sin dai primi giorni di gennaio ha organizzato riunioni con i genitori dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia per presentare il Piano dell’Offerta Formativa del plesso e per illustrare loro le procedure di iscrizione online. Mi parla di come, con la collaborazione di insegnanti e di personale di segreteria, ha cercato di offrire piena disponibilità a seguire le famiglie; ben sapendo che nel nostro territorio le percentuali di famiglie prive di attrezzature multimediali o di connessioni a internet rappresentano molto più del 56%. Sul sito web del Circolo è stato pubblicato un collegamento diretto con il link del ministero per le iscrizioni, con slide di spiegazione sulle opzioni possibili per rendere tutto più chiaro. “Credo che questa

esperienza ci abbia portato a riflettere su quanto la scuola reale, che è ben diversa dalla scuola ideale, ha bisogno di tempi e di condizioni più distese per realizzare una simile rivoluzione”. E le novità non si fermano qui; a giugno farà il suo debutto la pagella online con validità legale, e i docenti dovranno adottare registri telematici, anch’essi accessibili via web, così come le comunicazioni scuola-famiglia. Che dire, ce la farà la nostra scuola a portare a termine la sua rivoluzione digitale? Ma, soprattutto, ce la faremo noi a stare al passo con i suoi nuovi tempi? Martina Grimaldi


SCUOLA&UNIVERSITÀ &UNIVERSITÀ IN-CANTO

a cura di Mariarosaria Petti

Siamo al settimo appuntamento con il nostro spazio dedicato alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo un’opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo (Il Quarto Stato, 1901 Milano. Civiche Raccolte d’Arte) insieme allo stralcio di Armando Matteo, tratto dal libro “Onora la tua intelligenza”.

Parola d’ordine: passione

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e Pirandello non mi avesse mostrato la quantità di maschere sotto le quali ogni giorno ci nascondiamo, la psicologia sarebbe stata una dei miei ultimi pensieri; ma quando «l’idea ha già bussato alla tua mente» – come suggerisce don Armando Matteo nel suo libro – non puoi non aprirle la porta del cuore e della mente. Si è già accomodata, tra migliaia e migliaia di pensieri che brulicano in testa e ha convinto tutto il tuo corpo a seguire quella decisione. È la passione, quella spinta a volerne sapere di più per arricchire la tua tavolozza delle conoscenze del mondo. É il trasporto per una materia così affascinante, che ti rende emozionato a leggere quel libro appena comprato! L’adolescenza ti mette faccia a faccia con l’idea della società di oggi che prova a rendere utopistici i sogni di quand’eri piccino: «Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino» (1Cor 13, 11-12). Diventare uomo cambia drasticamente il modo di ragionare, ma “mai abbandonare un sogno” è il mio leitmotiv. Provo a fare tutto, con l’aiuto del Signore, anche se so che mi stancherò, anche se può significare essere appena diventato un fuoricorso. Sembra a volte che la passione per lo studio scemi e – come un’abitudine – diventi solo un peso della tua vita sognante; ma abitudine deriva da habitus, abito, una cosa che ormai ti calza a pennello! Sono fiero del mio abito anche se ogni tanto, guardandomi allo specchio, non mi piace. Dunque, la passione fa un salto in avanti e visionando i miei possibili futuri, vedo un lavoro soddisfacente che mi fa aiutare la gente. E questo mi appassiona. Scorgo il sorriso di un bambino, un figlio, che può contare su una famiglia. E

«C’è un mondo di idee, di intuizioni, di progetti che preme per essere generato a vita, che vorrebbe entrare dentro le coordinate della nostra esperienza per portare nuova luce, per arricchire la tavolozza del nostro sguardo sul mondo, per renderci sempre più lungimiranti e precisi nell’orientarci dentro le fitte trame della nostra storia e della storia comune: e per questo chiede l’ausilio di uno di noi. Se un giorno qualche idea verrà a bussare alla tua mente, tieniti pronto a farle spazio e a prendertene cura. Con grande passione». Armando Matteo Onora la tua intelligenza, EDB 2008

Daniele Esposito: studente di Scienze e Tecniche psicologiche alla Seconda Università degli Studi di Napoli (sede di Caserta). Classe 1990, educatore del gruppo 12/14 di Azione Cattolica e membro della Corale della parrocchia S.S. Simone e Giuda di Nocera Inferiore.

questo mi appassiona. Ritrovo i miei colleghi universitari – ragazzi in gamba – che condividono uno stesso fine. E questo mi appassiona! Il quadro Il Quarto Stato esprime l’idea dell’unione, della forza, della passione di un popolo. Si denota anche il movimento, ovvero il camminare in avanti, verso il futuro, a testa alta, fieri di ciò che si è (umili lavoratori). Costruire il muro del sarà col cemento del presente tenendo le fondamenta nel passato: con un capomastro speciale: Gesù, mia roccia in cui confido. Daniele Esposito Insieme - Marzo 2013

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CHIESANELMONDO IL LATINO

di Silvio Longobardi

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ra proprio necessario abbandonare il latino nella liturgia? Mi capita ogni tanto di andare in altri Paesi e di celebrare l’Eucaristia con la comunità cattolica locale. E sperimento così la gioia di condividere la fede al di là della lingua, la medesima ritualità permette di vivere pienamente il mistero celebrato. E tuttavia penso che se non avessimo abbandonato il latino, o se avessimo conservato almeno la conoscenza delle formule oranti più importanti, potremmo pregare con la stessa voce e non solo con lo stesso cuore. In realtà, se leggiamo il Messale Romano vi sono alcune formule latine – Gloria, Credo, Pater – ma non vengono mai utilizzate. Per alcuni sono solo relitti del passato. Io credo invece che potrebbero diventare i ponti del futuro.

Il sacrificio del matrimonio

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ll’inizio di ogni anno il Santo Padre incontra i componenti della Sacra Rota, quelli che si occupano di ratificare la nullità del matrimonio. Un discorso di alto profilo – quello di Papa Benedetto – che invito a leggere con attenzione. Mi limito a segnalare una piccola perla. Parlando della separazione che affligge un numero crescente di sposi, il Pontefice dice: «Proprio queste esperienze, contrassegnate dalla fede, fanno comprendere come, ancor oggi, sia prezioso il sacrificio offerto dal coniuge abbandonato o che abbia subito il divorzio, se – riconoscendo l’indissolubilità del vincolo matrimoniale valido – riesce a non lasciarsi "coinvolgere in una nuova unione... In tal caso il suo esempio di fedeltà e di coerenza cristiana assume un particolare valore di testimonianza di fronte al mondo e alla Chiesa”». (Discorso alla Sacra Rota, 26 gennaio 2013) L’ultima parte, virgolettata, è tratta dalla Familiaris consortio (n. 83), un documento firmato da Giovanni Paolo II nel 1981, segno di una continuità storica e ideale. Il Papa parla di sacrificio e fa dunque pensare che esiste una nuova forma di martirio.

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Una scivolata pericolosa

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ispiace dirlo perché Famiglia Cristiana non è solo una rivista ma è la rivista cattolica per antonomasia, quella che nei decenni passati era riuscita a scalare le classifiche delle vendite, riuscendo anche a sopravanzare altre e più popolari magazine. Una rivista che non nascondeva la sua appartenenza ideale, come voleva il suo fondatore, il beato Giacomo Alberione. Per tutto questo – e altro ancora – lascia l’amaro in bocca vedere Famiglia cristiana ospitare nelle proprie pagine una pubblicità governativa che nelle sue chiare intenzioni intende sdoganare l’omosessualità, presentandola come una qualità della persona o una connotazione, al pari di quelle che riguardano l’altezza o il colore dei capelli. Una persona, questo il messaggio pubblicitario apparso sulla rivista agli inizi di febbraio, può essere alta, rossa o lesbica. L’omosessualità, dunque, non come una scelta etica ma una connotazione del tutto naturale, come avere i capelli rossi. Libertà per tutti, anche quella di dissentire da queste scelte, dall’omosessualità e da chi la promuove.

Preti ricchi di umanità La Chiesa ha fatto tutto quel che doveva fare contro i preti pedofili? «Penso che molto rimanga ancora da fare, non tanto per perseguire, quanto per educare a una vera maturità sessuale, e per discernere nel cammino verso la vocazione persone che abbiano un’autentica maturità umana. Occorre saper dire un maggior numero di no. Meglio pochi preti, non dico perfetti, ma validi e attrattivi per la loro umanità, che molti preti che poi portano il peso dei propri errori e non possono essere padri. Una riforma seria della vita dei seminari, dei sacerdoti e dei vescovi è una delle urgenze più grandi della Chiesa oggi». (Aldo Cazzullo intervista mons. Camisasca, fondatore della Fraternità Sacerdotale san Carlo Borromeo e vescovo di Reggio Emilia – Corriere della Sera, 2 febbraio 2013)


CHIESALOCALE Crocifissi come Gesù

a cura della Redazione

Una Via Crucis per vivere la Giornata del malato

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uest’anno negli ospedali di Nocera Inferiore e Sarno l’11 febbraio è stato vissuto in maniera particolare e suggestiva. All’ospedale “Umberto I” la via dolorosa è stata ripercorsa nella cappella e trasmessa in filo diffusione in tutta la struttura sanitaria. A presiedere il momento di riflessione e profonda spiritualità è stato padre Raffaele Bufano, insieme al diacono Ivan Cerino, ai religiosi e alle religiose in servizio presso il presidio ospedaliero. Buona e sentita la partecipazione, con la presenza di operatori pastorali e personale sanitario. Al “Martiri del Villa Malta” di Sarno la liturgia si è tenuta il 15 febbraio ed è stata presieduta dal vescovo diocesano. Monsignor Giuseppe Giudice, insieme al cappellano padre Maurizio Albano, al diacono, ai volontari dell’Avis e a diversi utenti, partendo dal quarto piano ha attraversato tutti i reparti fino ad arrivare in cappella dove c’è stata la conclusione. L’incontro del Vescovo con tanti ammalati ha emozionato i presenti raccolti in preghiera.

Da sinistra P. Maurizio Albano, il Vescovo mons. Giuseppe Giudice, il diacono Ivan Cerino e mons. Mario Ceneri

“Per essere santi, bisogna essere seri”

Più competenza nella gestione degli oratori

La provocazione di Mons. Giudice per una Quaresima di conversione

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alle battute finali il Corso di perfezionamento in progettazione, gestione e coordinamento dell’Oratorio, istituito presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia, per l’anno accademico 2011/2012 in collaborazione con l’ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo Italia) e la Conferenza Episcopale Umbra. Il percorso si propone di fornire competenze specifiche per la gestione di un oratorio che richiede la presenza di soggetti maggiormente formati nel coordinamento delle attività rivolte alle nuove generazioni. Due i corsisti campani che lunedì 11 febbraio, presso la facoltà di Scienze delle Formazione di Perugia, hanno sostenuto la prova finale: don Alessandro Bottiglieri, parroco a Giffoni, con un elaborato dal titolo “La sfida educativa dell’Oratorio attraverso il cinema per ragazzi”, e la dott.ssa Caterina Ferrara, segretaria del Comitato Zonale ANSPI Nocera-Sarno, con un elaborato sul tema “La gestione di una casa per ferie: aspetti legali, gestionali, formati. Un Caso di progettualità: l’Oasi di spiritualità San Michele”.

ettere giù la maschera e con il volto nuovo, contrito, pentito, andare incontro a Gesù nel giorno di Pasqua. L’esortazione del vescovo monsignor Giuseppe Giudice è arrivata durante la celebrazione delle Ceneri. La sacra liturgia si è tenuta nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore. «Per poter accedere alla santità – ha detto il Vescovo – dobbiamo passare prima per il gradino della serietà, abbiamo troppi che utilizzano le maschere per prendere in giro i giovani, le famiglie. Invece abbiamo bisogno di uomini e donne autentici». Tutto ciò può avvenire se c’è la conversione del cuore, spesso trasformato «in una cantina buia e disordinata». «Quando ci accorgiamo che nel nostro cuore c’è un traffico di cose che non vanno bene – ha continuato monsignor Giudice – lasciatevi riconciliare con Dio. Signore frantuma il mio cuore sclerotizzato e crea in me un cuore nuovo! Il cammino della quaresima con la preghiera, il digiuno, la penitenza, ha un solo scopo, trapiantare il nostro cuore». Infine il richiamo alla pace con la comunità, riprendendo il messaggio per la Quaresima: «Ritorniamo a scambiarci il segno di pace».

Gli studenti durante una lezione Insieme - Marzo 2013

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MONTE TABOR di p. Matteo Ferrari

Il silenzio del focolare domestico

Padre Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli (AR). Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.

Gli Orientamenti pastorali letti in famiglia Al punto 5 degli Orientamenti pastorali, il vescovo Giudice richiama il bisogno del silenzio. Come è possibile per una coppia di sposi custodire tale dono? Il silenzio più fruttuoso in famiglia non è quello della mancanza di parole e suoni, ma quel clima che permette una vera comunicazione. Occorre cioè saper gestire bene tutte quelle tentazioni di “rumore” che disturbano il dialogo tra i membri della famiglia. A volte, infatti, siamo spinti – non solo in famiglia ma anche nelle comunità religiose – a trovare qualcosa che ci dispensi dalla difficile arte della comunicazione autentica. Allora la televisione diventa la padrona dei momenti comuni e domina gli spazi dedicati alla condivisione, come i pasti consumati insieme e il tempo libero. Spesso, inoltre, anche quando si parla ognuno rimane intrappolato nei propri pensieri. Ancora più insidiosa è la tentazione di non parlare mai di cose serie, ma di far ricadere tutto nello scherzo o in argomenti che non richiedono di mettersi in gioco. Come si possono evitare queste scorciatoie della comunicazione? Per combattere queste tentazioni è necessaria una vera ascesi. È indispensabile educarci a curare la conversazione, cercando di non farla mai finire nel “senso unico”. Il colloquio deve essere il momento in cui ognuno scopre di essere importante agli occhi dell’altro. Questo non è silenzio? Forse non lo è, se intendiamo il silenzio come mancanza di discorsi. Tuttavia è vero silenzio, se per noi il silenzio è il luogo più autentico della condivisione. Per la spiritualità cristiana il silenzio è proprio questo: non assenza di suoni ma

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«E dove meglio di Nazareth possiamo diventare alunni del silenzio?». Dagli Orientamenti pastorali, n.5 possibilità di comunione. Per una famiglia è più faticoso l’equilibrio tra silenzio, ascolto e preghiera. Come si può costruire una buona comunità domestica? In questa dinamica di silenzio teso alla comunione, la dimensione spirituale ha una grande importanza per una famiglia cristiana. In questo caso si può parlare anche di vero e proprio silenzio, come ricerca di tempi e spazi dove le parole tacciono per lasciar posto alla Parola. In famiglia sono particolarmente importanti i momenti di preghiera comune. In questi momenti si vive il silenzio della parola e dei suoni non come isolamento, ma sapendo che è per ascoltare una Parola altra, che si dice nel silenzio. É molto importante avere spazi e tempi particolari per uscire dai ritmi quotidiani e mettersi in ascolto della Parola, ad esempio nei momenti più significativi dell’anno liturgico. Il silenzio che si sperimenta nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio – vissuto insieme –, quindi, un silenzio sperimentato non come “vuoto” ma come luogo di comunione, può diventare anche scuola di ascolto reciproco e di dialogo all’interno della coppia e della famiglia intera. P. Matteo Ferrari osb


VITA ECCLESIALE Alcuni momenti della celebrazione

“Grazie Papa Benedetto” Nel giorno della festa della Cattedra di San Pietro, mons. Giudice convoca la comunità diocesana in Cattedrale per ringraziare per la vita e il magistero di Bendetto XVI

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l miglior modo per ringraziare è pregare: è nel solco di questo desiderio di gratitudine per Benedetto XVI che la comunità diocesana si è ritrovata per celebrare l’Eucarestia, lo scorso 22 febbraio, nella Cattedrale di San Prisco, a Nocera Inferiore. Convocati dal nostro Pastore, mons. Giuseppe Giudice, nel giorno della festa della Cattedra di San Pietro, presbiteri, diaconi, seminaristi, religiose e laici si sono ritrovati per sostare e meditare sul dialogo fecondo tra Gesù e Pietro. L’inciso del vangelo di Matteo «Tu sei Pietro e su questa pietra edi-

ficherò la mia Chiesa […] a te darò le chiavi del regno dei cieli» guida la riflessione del vescovo Giuseppe, che sostiene: «in questo passo della Scrittura sembra potersi leggere la fisionomia di Bendetto XVI» – e continua – «dobbiamo ricordare che chi riceve le chiavi non è il padrone, ma il custode». Papa Ratzinger, umile custode, ha rimesso tra le mani di Cristo le chiavi a lui affidate. Dalla Parola giunge l’invito ad accogliere la scelta del Papa con un atto di fede, in un tempo speciale – quale è l’Anno della Fede – rifuggendo da dietrologie e da ricostruzioni gior-

L’ultimo Angelus di Papa Bendetto XVI

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er l’ultima volta Benedetto XVI si è affacciato per recitare l’Angelus, domenica 24 febbraio. Riportiamo di seguito alcune parole che il Papa ha rivolto ai fedeli: «Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa».

nalistiche affrettate. Infatti, mons. Giudice esorta: «Questa è la fede, rimettere tutto nelle mani del Signore. La Chiesa è di Cristo, a noi il compito di riceverla, custodirla e amarla». Il vescovo Giudice continua l’omelia ammettendo che siamo chiamati a vivere un momento nuovo e contestualmente ringrazia Benedetto XVI per il suo magistero, per la sua vita e anche per i suoi silenzi. La Cattedrale, riempitasi a poco a poco, raccoglie sentimenti confusi. Alla lode di ringraziamento si mescolano gli interrogativi sul futuro della Chiesa universale. Condividere insieme un momento storico così delicato e ascoltare le parole del vescovo Giuseppe traccia il sentiero per rinsaldare la propria fede e cogliere nelle pieghe della storia la volontà di Dio. Il presule – interpretando i pensieri di quanti immaginano già il futuro della Chiesa, domandosi con ansia chi guiderà il popolo di Dio – afferma: «In questi giorni il Signore ha già scelto il nuovo Papa, ai cardinali resta il compito di designare il Pontefice, ma Lui lo ha già eletto». Mariarosaria Petti

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Don Enrico Smaldone, una perla per l’intero Agro

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Foto Salvatore Alfano (2)

le brutture del conflitto mondiale, la sera na perla, di questa città Il vescovo Giuseppe vuole dell’8 gennaio del 1949 guarda il film Gli e dell’intero Agro”. Così proclamare uno speciale uomini della Città dei Ragazzi, ispirato alla il vescovo Giuseppe storia di padre Edward Flanaghan, che ha definito don Enrico anno vocazionale aveva fondato nel Nebraska (Stati Uniti) Smaldone, (Angri 22 novembre 1914 - 29 per celebrare il centenario una casa per ragazzi a rischio. Una febbre gennaio 1967) lo scorso 5 febbraio dudella nascita di don Enrico lo assale: perché non costruire una strutrante la celebrazione eucaristica presso la tura simile ad Angri per redimere i tanti Cappella Martin, all’interno del complesso Smaldone. Nel corso di ragazzi vittime della miseria figlia della Cittadella della Carità, custodito dal 2009 quest’anno l’intera struttura, guerra, insegnare loro un mestiere e redalla Fraternità di Emmaus. ereditata dalla Fraternità di stituirli alla società come uomini onesti? Seduto in prima fila, con gli occhi che stilDon Enrico lotta contro questo sogno che lano commozione, c’è il fratello Filippo Emmaus, sarà solennemente gli entra nelle vene e gli ruba il sonno. Si Smaldone. Con lo sguardo velato dai ricorintitolata a don Enrico ribella, cerca di non pensarci, prova a didi, segue con attenzione ogni parola promenticare. Ma non può, non ci riesce. Si nunciata dal vescovo Giuseppe, mentre il arrende alla logica della carità gettandosi cuore ricorda lo zelo apostolico del fratello a capofitto in un’avventura stupenda che solo la morte prematura sacerdote che ha percorso la via della carità senza fermarsi dinanzi ha interrotto. E la sua vita, la sua storia è diventata una perla, rara a nessuna difficoltà. e preziosa. Un testimone che il vescovo paragona alla frangia del Come nasce una perla? Ho ripensato ad un passaggio dell’ultimantello di Gesù, quello stesso a cui l’emorroissa del Vangelo tenmo libro di Alessandro D’Avenia, Cose che nessuno sa. «Quando de la mano per riceve l’agognata guarigione. un predatore entra nella conchiglia nel tentativo di divorarne il La stola e la talare di don Enrico sono deposte ai piedi dell’altare, contenuto e non ci riesce, lascia dentro una parte di sé che ferisce portate in processione dal nipote Carmine Smaldone e dalla moe irrita la carne del mollusco, e l’ostrica si richiude e deve fare i glie. Ha più di settant’anni ma piange come un bambino, lo stesso conti con quel nemico, con l’estraneo. Allora il mollusco comincia che insieme a “Zio Enrico” ha calpestato mille volte quella terra su a rilasciare attorno all’intruso strati di se stesso, come fossero lacricui oggi sta sorgendo un’altra storia - la Cittadella della Carità - dime: la madreperla. A cerchi concentrici costruisce in un periodo versa ma intimamente legata a quella costruita caparbiamente da di quattro o cinque anni una perla dalle caratteristiche uniche e don Enrico. Il comune denominatore è la passione educativa, che irripetibili». richiede modalità di azione diverse, adeguate al periodo storico È la storia di don Enrico. Giovane sacerdote, violato nel cuore dal-

La stola e la talare di don Enrico, portate in processione dal nipote Carmine Smaldone e dalla moglie, sono deposte ai piedi dell’altare

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Da sinistra, don Silvio Longobardi, don Salvatore Fiocco, don Enzo Di Nardi, padre Pietro Lombardi, dietro don Andrea Annunziata e don Giovanni Orlando


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Un momento della celebrazione: al centro il vescovo Giuseppe, a sinistra don Ciro Galisi, a destra don Silvio Longobardi

Agnese Adinolfi

che stiamo vivendo, tratteggiato accuratamente dal vescovo Giudice: “Anche noi usciamo da una guerra: non quella del bombardamento che ha distrutto le case, ma la guerra del consumismo: siamo consumati dentro. C’è una guerra antropologica che ha scardinato il senso stesso della vita. Noi non sappiamo più chi è l’uomo e chi è la donna, noi non sappiamo più cos’è la vita. Tanti ragazzi sono distrutti dentro e trovano risposta nella droga, nel sesso staccato dall’amore, nel gioco. È un’altra guerra e c’è bisogno di un altro don Enrico che raccolga questi giovani, che dica a questi ragazzi: talità kum, alzati in piedi, risorgi!”.

tra questi. Lo sono sempre stato. Non solo aderiamo con gioia alla Sua proposta, ma vogliamo anche annunciare pubblicamente che nel corso di quest’anno – in cui la Chiesa diocesana approfondisce la testimonianza di don Enrico – noi vogliamo solennemente dedicare a questo santo sacerdote angrese la Cittadella della Carità per sottolineare ancora meglio il legame ideale e la continuità storica con quella esperienza di carità». Seduta un po’ più indietro, Agnese Adinolfi segue con attenzione la celebrazione. Nei suoi occhi non vi sono lacrime, a 86 anni ha ancora lo stesso temperamento forte di quando lasciò gli agi familiari per andare a vivere con don Enrico nella Città in costruzione. «Perché don Enrico trasmetteva l’entusiasmo. Era solo e aveva bisogno di aiuto», racconta a chi le chiede della sua scelta. Per 15 anni ha fatto da mamma putativa ai tanti ragazzi che sono passati di qua. Nel cuore c’è ancora un desiderio incompiuto: vedere riconosciuta la santità di questo prete che si è consumato per i piccoli. Al termine della celebrazione il vescovo Giuseppe annuncia che si inizierà a lavorare anche al processo di canonizzazione. Chiarisce che la Chiesa non fa i santi, li riconosce. Ma la vita di don Enrico è costellata da tanti barlumi di santità perché “egli ha saputo intravedere gli occhi di Gesù in quelli di un bambino”.

Don Enrico è nato il 22 novembre del 1914. Per celebrare degnamente il centenario della sua nascita il vescovo Giuseppe vuole proclamare uno speciale anno vocazionale “perché i nostri seminaristi e quanti sono chiamati a discernere la propria vocazione possano comprendere che diventare preti non significa perdersi in una nuvola d’incenso ma aiutare le donne a passare davanti a Gesù nella dignità della maternità e nell’accoglienza della vita. Per avere una famiglia cristiana c’è bisogno di un uomo e di una donna, di un papà e di una mamma, perché ogni bambino sia rispettato nella sua dignità e unicità». Presto sarà nominata una commissione per organizzare i diversi eventi di questo anno speciale. La tappa più importante è stata annunciata da don Silvio Longobardi: l’intera struttura di Angri, ereditata per voler del vescovo emerito Mons. Illiano nel 2009 dalla Fraternità di Emmaus, sarà intitolata a don Enrico Smaldone. «Eccellenza, l’annuncio che ha dato questa sera non può che riempire di gioia tutti coloro che hanno sempre guardato con gratitudine la persona e l’opera di don Enrico Smaldone. E io sono

Il fratello di don Enrico, Filippo Smaldone

A condividere la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giudice c’erano Don Andrea Annunziata, don Ciro Galisi, don Enzo Di Nardi, don Salvatore Fiocco, Padre Pietro Lombardi, don Giovanni Orlando e il diacono don Giuseppe Pironti. Assenti i parroci di Angri. Un’occasione mancata per fare memoria grata di questo testimone che, come ha ribadito il vescovo, ci mette in comunicazione con Dio. Antonietta Abete


Cresime 2013, le novità

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ovità nella celebrazione delle cresime per il 2013. Si riducono a sei gli appuntamenti presieduti dal Vescovo. Monsignor Giuseppe Giudice sarà presente solo ad una celebrazione per ogni forania. Un segno di maggiore comunione tra le parrocchie appartenenti alle varie porzioni di Chiesa diocesana. Queste, infatti, si ritroveranno per vivere insieme tra loro e insieme al proprio Pastore l’importante sacramento della confermazione. Una scelta dettata dal fatto che il Vescovo vuole incontrare in maniera più intima, quasi familiare, le comunità parrocchiali, andando oltre l’aspetto istituzionale con cui spesso si vive nelle parrocchie l’appuntamento delle cresime. «In questo modo – ha spiegato don Gaetano Ferraioli, vicario episcopale per il clero – i fedeli laici, ma anche noi sacerdoti, potremmo vivere in maniera più familiare l’in-

Il Vescovo presiederà sei celebrazioni foraniali per esprimere maggiormente la comunione tra le diverse parrocchie della Diocesi. Il 19 maggio, invece, saranno i parroci nelle proprie parrocchie a poter amministrare il sacramento della confermazione. Il 18 maggio grande Veglia di Pentecoste in piazza Diaz a Nocera Inferiore contro con il nostro Vescovo». Monsignor Giudice, infatti, ha scelto di incontrare le parrocchie durante le liturgie domenicali. Lo ha fatto nel periodo di Avvento e piuttosto che a Natale, con la celebrazione della Messa di mezzanotte nella parrocchia Corpo di Cristo di Pagani e non in Cattedrale. Continuerà a farlo in Quaresima e nel tempo pasquale. «Incontrare il Vescovo nella quotidianità parrocchiale, al di là del formalismo, è un gesto di grande attenzione paterna» ha commentato don Gaetano Ferraioli.

GLI APPUNTAMENTI FORANIALI 7 aprile, ore 19:00, Parrocchia SS. Corpo di Cristo di Nocera Inferiore 14 aprile, ore 19:00, Parrocchia Santa Maria degli Angeli di Nocera Superiore 21 aprile, ore 18:00, Parrocchia SS. Annunziata di Angri 28 aprile, ore 11:00, Parrocchia Santa Maria del Carmine di Pagani 5 maggio, ore 19:00, Parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio 12 maggio, ore 19:00, Parrocchia San Francesco d’Assisi di Sarno

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Le novità non finiscono qui. Alle sei celebrazioni foraniali le diverse comunità parrocchiali potranno inviare alcuni cresimandi, perché monsignor Giudice ha dato facoltà anche ai parroci e agli amministratori parrocchiali di conferire il sacramento della confermazione il 19 maggio, giorno di Pentecoste. «Ricevendo la cresima dal proprio parroco – ha aggiunto il vicario per il clero – i cresimandi sentiranno ancora più forte il legame con chi più da vicino ti segue nel cammino cristiano». Non mancherà il momento comunitario. Infatti tutti i cresimandi, insieme ai padrini e alle madrine, sono chiamati a partecipare alla grande Veglia di Pentecoste che si terrà il 18 maggio in piazza Diaz a Nocera Inferiore. Un momento di fede e comunione con la Chiesa universale, un’occasione per far ritrovare tutti i cristiani della Chiesa particolare di Nocera Inferiore – Sarno. Questo momento sarà organizzato dalla Consulta delle aggregazioni laicali, coordinata dal vicario episcopale don Ciro Galisi. Restano confermate le celebrazioni mensili nella Cattedrale nocerina, la seconda domenica del mese, e nella Concattedrale di Sarno, la terza domenica del mese. Sa. D’An.



ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla V domenica di Quaresima alla III domenica di Pasqua Commenti a cura di mons. Giuseppe Giudice

Concedici di vedere i nostri peccati Signore delle nostre vite allontana da noi lo spirito dell’ozio della tristezza del dominio e le parole vane. Accorda ai tuoi servi lo spirito di castità di umiltà di perseveranza e la carità che non viene mai meno. Sì, nostro Signore e nostro Re concedici di vedere i nostri peccati e di non giudicare i fratelli e tu sarai benedetto ora e nei secoli dei secoli. Amen.

Efrem il Siro

17 marzo 2013

V DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C) Le letture “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” Prima lettura: Is 43,16-21 Salmo: Sal 125 Seconda lettura: Fil 3,8-14 Vangelo: Gv 8,1-11 Il Vangelo In quel tempo gli scribi e i farisei interrogarono Gesù: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». (cfr Gv 8,4-7) Colore liturgico: VIOLA

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L’adultera perdonata Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Come è bello, come è profondo questo gesto di Gesù! Sembra il gesto di un bambino, o di un innamorato sulla sabbia del mare. Che cosa scrive Gesù? Potremmo scrivere fiumi di parole su ciò che ha scritto Gesù. Ma semplicemente per non dire niente. Gesù per scrivere si è abbassato ed ha toccato la terra, si è messo a livello della donna. In questo gesto, profondamente semplice, c’è una profonda teologia: Dio nella carne del Figlio è venuto a toccare la nostra terra. Tutto è spazzatura dinanzi a Gesù, ma Egli tocca la terra per riportarla nell’orbita del cielo. Ecco io faccio una cosa nuova: il perdono. La grande novità di Dio, che passa attraverso la carne di Gesù, è il perdono: perdono, cioè un dono che solo Dio può dare. La Pasqua che sta arrivando è la festa dei perdonati, di coloro che, dimenticando il passato, corrono verso la meta.


24 marzo 2013

DOMENICA DELLE PALME (Anno C) Le letture “Veramente quest’uomo era giusto” Prima lettura: Is 50,4-7 Salmo: Sal 21 Seconda lettura: Fil 2,6-11 Vangelo: Lc 22,14-23.56 Il Vangelo Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. (cfr Lc 23,44-46) Colore liturgico: ROSSO

Il desiderio di Dio per le sue creature Oggi ci accompagnano due Vangeli: uno ci porta con ramoscelli d’olivo tra le mani alla festa dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme; e l’altro, con i pugni chiusi ed alzati, ci conduce alla Croce di Gerusalemme. Due canti sono lo sfondo di questa liturgia: Osanna e Crocifiggilo! L'Accolto è il Rifiutato; il Festeggiato è il Crocifisso; il Figlio è il Servo di Dio Uno e Trino. Siamo anche noi così: ramoscelli di palme tra le mani e pugni chiusi per condannare. Celebriamo il mistero della Passione, letta quest’anno con il cuore di Luca e con un briciolo di fede. Chiediamo un orecchio attento per accogliere nella Passione lo svuotamento del Figlio di Dio e l’umiliazione della Croce. Entriamo nel mistero, quasi smarriti e attoniti, con il desiderio di Gesù: Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi. Sì, Egli vuole mangiare la sua Pasqua con noi.

31 marzo 2013

DOMENICA DI PASQUA Le letture “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” Prima lettura: At 10, 34a. 37-43 Salmo: Sal 117 Seconda lettura: Col 3, 1-4 Vangelo: Gv 20, 1-9 Il Vangelo Giunse anche Simon Pietro al sepolcro, ed entrò e osservò i teli posati là, e il sudario avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. (cfr Gv 20,6-9)

Egli ha vinto la morte Alleluia, la pietra scartata è divenuta la pietra d’angolo. Alleluia, lo Sconfitto di ieri è il Vittorioso di oggi. Alleluia, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, il Crocifisso Risorto. Alleluia, Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Alleluia, l’Agnello ha redento il suo gregge, l’Innocente ci ha riconciliati con il Padre. Alleluia, Cristo, mia speranza è risorto e ci precede, e precede la nostra storia. Alleluia, corriamo con Pietro e Giovanni per vedere e credere. Alleluia, è Risorto! Alleluia, risorgeranno! Alleluia, risorgeremo!

Colore liturgico: BIANCO

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7 aprile 2013

II DOMENICA DI PASQUA “DELLA DIVINA MISERICORDIA” (Anno C) Le letture “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” Prima lettura: At 5, 12-16 Salmo: Sal 117 Seconda lettura: Ap 1, 9-11.12-13.17.19 Vangelo: Gv 20, 19-31 Il Vangelo La sera di quel giorno, il primo della settimana, venne Gesù, stette in mezzo ai discepoli e disse loro: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (cfr Gv 20,19.21-23) Colore liturgico: BIANCO

La fede. E la pace Mistero della Pasqua è il venire di Gesù che, stando in mezzo ai suoi, dona la pace. Il dono della pace pasquale passa attraverso le mani e il fianco del Crocifisso Risorto. La pace pasquale è dono e frutto della Croce. Il primo frutto della Pasqua è il dono della pace: Pace a voi! Solo ora i discepoli, raggiunti dal dono pasquale della pace, possono gioire. Attraverso al Croce, per ogni uomo si fa strada la luce. Anche per Tommaso che non era con loro, in comunità, e non crede, anzi fa fatica a credere e per questo lo sentiamo nostro amico. E il Risorto ritorna dopo otto giorni, come ogni domenica, proprio per incontrare Tommaso, perché la pace è minacciata quando uno della comunità si allontana dalla fede. Dopo aver ridonato la pace pasquale, il Risorto si rivolge a Tommaso per aiutarlo nel cammino di fede. Oggi, dopo otto giorni, si rivolge a me, affinché con Tommaso io possa ripetere: “Mio Signore e mio Dio!” entrando, così, nella lunga schiera dei credenti non vedenti.

14 aprile 2013

III DOMENICA DI PASQUA (Anno C) Le letture “E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»” Prima lettura: At 5, 27b-32. 40b-41 Salmo: Sal 29 Seconda lettura: Ap 5, 11-14 Vangelo: Gv 21, 1-19 Il Vangelo In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. I discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». (cfr Gv 21.1.4-7) Colore liturgico: BIANCO

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L’amore che dona la vera vista “È il Signore!” è il grido pasquale di Giovanni che esplode sul mare di Tiberiade. Il Vangelo ci fa quasi toccare con mano il cammino di fede dei discepoli che, riconquistati dal Risorto, sono invitati nuovamente a gettare la rete per dare da mangiare al Signore. Egli vuole avere bisogno della nostra povertà per comunicarci la sua ricchezza. È nel pasto comune, nella comunione che parte dall’unica barca, dove ognuno si può richiedere: “Chi sei?”. E la risposta è un canto di fede: “È il Signore!” Egli, il Risorto, il Signore, ha tenerezze materne e aiuta la sua Chiesa a pescare e a ripescare, a consumare la cena insieme, per poi insieme amare e servire. È il Signore! È il Risorto! È l’Amore! E l’Amore non ammette ritardi ed è sempre pronto a farti ripartire, a farti risorgere.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

LE LECTIO MENSILI Il 13 marzo il Vescovo incontrerà i fedeli nella Parrocchia Corpo di Cristo di Pagani, il 10 aprile nella parrocchia San Biagio di San Marzano sul Sarno. L’inizio è fissato per le ore 20:00. VIA CRUCIS DIOCESANA Mercoledì 20 marzo il Vescovo presiederà la Via Crucis diocesana per le strade del centro storico di Sarno. L’appuntamento è per le ore 20:00. LE CELEBRAZIONI PASQUALI Come a Natale, novità per il triduo pasquale. il Vescovo ha scelto di presiedere alcune liturgie in una parrocchia della Diocesi. Il 24 marzo, Domenica

FATTI PER SPERARE delle palme, il Vescovo sarà nella parrocchia Santa Maria Maddalena in Armillis, alle ore 11:00. In Cattedrale, il Giovedì santo, presiederà la Messa crismale alle ore 10:30. Il pomeriggio, alle ore 18:30, messa in Coena Domini presso la Parrocchia San Matteo dove il Vescovo presiederà anche la Liturgia del Venerdì santo, alle ore 15:00, e la Veglia pasquale, il Sabato santo, alle ore 22:30. Il 31 marzo, Pasqua del Signore, Monsignor Giuseppe Giudice presiederà il Solenne pontificale in Cattedrale, alle ore 10:30. DUE NUOVI SACERDOTI Giovedì 18 aprile il Vescovo presiederà le ordinazioni sacer-

doti dei diaconi don Giuseppe Pironti e don Alfonso Giordano. Appuntamento nella parrocchia San Giovanni battista di Angri alle ore 19:00. ALTRI APPUNTAMENTI Il 14 marzo il Vescovo presenzia all’inaugurazione della pala d’altare restaurata presso la Parrocchia Corpo di Cristo di Nocera Inferiore e alle ore 20:00, a Lavorate di Sarno, alle iniziative per la Giornata mondiale del Rene. Il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, santa Messa alle ore 19:30 in cattedrale Il 23 marzo, alle ore 11:30, il Vescovo incontra gli studenti del Liceo scientifico di Roccapiemonte.

Convegno annuale sulla comunicazione promosso dalla rivista Insieme

VIII edizione

Premio Euanghelion Lunedì 11 marzo ore 19,00 Curia Vescovile, via Vescovado 4 Nocera Inferiore Interverranno Mariapia Bonanate, giornalista e scrittrice, condirettore del settimanale Il Nostro Tempo Padre Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant’Antonio Conclude Mons. Giuseppe Giudice

IL VANGELO CHE SI INCARNA Il segreto del samaritano Famiglia, malati e “grammatica dell’umano”

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’è un fenomeno-Italia che diversi osservatori stranieri faticano a decifrare e del quale forse a noi stessi inizia a sfuggire il senso, presi come siamo da qualche abbagliante e ben reclamizzata vetrina di apparenti e “progressive” virtù estere. E invece, a guardarlo bene, questo Paese ha dentro di sé un segreto che vale un brevetto d’inestimabile valore. Dentro il dato di una nazione che “tiene” c’è una fitta rete di relazioni che dal nucleo naturale e forte della famiglia si allarga in una ragnatela capillare di persone e comunità. È questo il tesoro più caro che

abbiamo come collettività. L’abbiamo appreso in famiglia, lo vediamo riflesso nelle famiglie altrui, ce lo confermano le esperienze in parrocchia, a scuola, nelle associazioni, e anche sul lavoro, specie là dove è generato a vantaggio di tutti. È il senso di una solidarietà vera, diffusa, tenace, che sta resistendo alla forza centrifuga dell’economia e del lavoro in debito d’ossigeno, ma che ora è insidiata dalla pioggia acida di idee, costumi e pretese di matrice individualista. Esiste però una prova nella quale questo segreto italiano, guardato con stupore e invidia, mostra

in modo esemplare il meglio di sé: ed è accanto al letto del malato, del più debole, che sappiamo bisognoso di qualcosa che solo noi possiamo dargli, e che per ciò stesso diventa un sereno, convinto e inderogabile dovere. È nel nome di questo principio primo, al cuore stesso dell’etica della vita, che sappiamo ancora guardare il malato come colui che merita il nostro sguardo e il nostro rispetto fraterno. C’è chi fa di tutto per farcelo dimenticare, ma nel sapersi far carico di altre vite e di ricevere in cambio da queste qualcosa di egualmente prezioso e di

inimmaginabile in termini mercantili c’è il codice che segna la differenza tra la nostra civiltà e il suo sgretolamento in coriandoli di “diritti” che insidiano proprio questa straordinaria e felice “eccezione” italiana. Nella mano che stringe l’altra, tesa nel gesto di chi domanda aiuto, c’è l’eco eterna di quell’espressione – «Va’ e anche tu fa lo stesso» – che sigilla la parabola del Buon Samaritano, come consegna all’uomo di oggi, a noi, perché siamo all’altezza della nostra immagine divina. Francesco Ognibene (Da Avvenire dell’ 11 febbraio 2013)

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IN DIOCESI

UNA CASA PER DIO A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Il perdono non fa notizia

Questa nuova rubrica desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede. Riflessioni e piccoli consigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, anche quella dei genitori

Di fronte alla fatica di vivere l’amore coniugale, la parola d’ordine è lasciarsi. Il perdono, invece, è un’azione virtuosa che rafforza il desiderio di rialzarsi dalle cadute. E chiama in causa tutti: genitori e figli

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unzio, 10 anni, ha voluto in anticipo la sua paghetta settimanale. Non ha voluto spiegare le ragioni. Ma tra poco è la festa del papà e abbiamo pensato che stesse preparando una sorpresa. E invece la sorpresa l’abbiamo avuta noi genitori… Il 19 marzo è venuto in lacrime ad abbracciare il papà dicendo di non avere un regalo per lui. Io e mio marito ci siamo guardati negli occhi mentre rimbalzava la domanda inespressa: «come ha speso allora la sua paghetta»? Intanto Nunzio, interrompendo il singhiozzo, ha detto: «Papà ho sbagliato, ho speso tutto, non ho voluto ascoltarti, ero andato a comprarti un maglione, ma poi sono passato davanti all’edicola e c’era la promozione per le bustine dei calciatori, poi sono passato per la sala giochi… ora capisco che non ho saputo rinunciare, avevi ragione tu: non so ancora gestirmi, mi puoi perdonare?». Che fare? Rimproverarlo? Metterlo in punizione? Qui entra in gioco la fede dei genitori. Perdonare è un’azione virtuosa. Rafforzare il desiderio di rialzarsi dalla caduta è certamente edificante. Questa è la novità: il perdono non si ottiene in seguito alla conversione. Gesù chiama e accoglie prima ancora che uno possa convertirsi. La vita familiare è piena di questi dialoghi. Tra genitori e figli. Ma anche tra coniugi. Non è una notizia da prima pagina o da scoop televisivo quella che racconta di un coniuge che perdona il consorte perché è stato tradito, gli è stato imposto un rapporto sessuale scorretto, è stato picchiato, non è stata valorizzata e rispettata la sua identità personale, non gli è stata concessa la giusta considerazione, è mancato un dialogo affettivo, è vittima della gelosia morbosa e di una mentalità possessiva, non fa nulla per rendersi amabile e si cura più degli altri che della famiglia, perché non svolge un ruolo educativo presso i figli, perché ha il

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vizio del bere (o altri), è un irresponsabile verso le cose della casa, c’è incomprensione e difficoltà ad intendersi, e ci si muove su piani diversi… Non fa notizia il perdono di questi coniugi perché il mondo sa cos’è conveniente fare in questi casi: lasciarsi. É così pressante la richiesta “perché non lo lasci?” che quando qualcuno prova ad interrogarsi sul perdono percepisce di essere giudicato un incapace, uno stupido.

ALCUNI SUGGERIMENTI Nell’Anno della Fede, genitori e figli possono vivere l’esperienza del perdono in famiglia. Si può scegliere una sera della settimana Santa e ritrovarsi per vivere un momento di riconciliazione familiare. Il papà e la mamma, oltre che perdonarsi reciprocamente e perdonare i figli, devono farsi perdonare dai figli. Non è segno di perdita di autorevolezza chiedere perdono ad un figlio. Al contrario, è testimoniare che l’amore vince ogni cosa, commuove, fa andare verso. Chiedere perdono al proprio coniuge davanti ai figli è una preziosa reliquia dell’amore coniugale. È capace di chiedere perdono chi ha sperimentato la forza del perdono. Chiedersi perdono reciprocamente è perciò una testimonianza di fede. Un’analoga bella esperienza familiare, da vivere nel tempo quaresimale, potrebbe essere quella di “andare a confessarsi” come famiglia. Si va in un santuario dove solitamente c’è un ambiente riservato per le confessioni. Ognuno vivrà l’esperienza personale della riconciliazione sacramentale, ma l’attesa della riconciliazione è comunitaria e chi sta nel confessionale sa che gli altri stanno pregando per lui. È un momento familiare spiritualmente importante, la famiglia prega e si riconcilia e, poi, tutti insieme ci si prepara a vivere la festa del perdono, andando a mangiare una pizza o un gelato. Giovanna Pauciulo


A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Le raccomandazioni di Caritas Europa

Attenzione ad attuare unicamente politiche di austerità. Devono essere sempre accompagnate da adeguate politiche di sostegno e di sviluppo

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ancia un avvertimento Caritas Europa che ha presentato, presso l’Ufficio di Dublino del Parlamento Europeo, il rapporto “L’impatto della crisi europea”. Il dossier è stato realizzato in collaborazione con le Caritas nazionali di Italia, Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda «Alcune misure di austerità possono essere state necessarie – si legge – tuttavia l’attuazione esclusiva di tali misure, di per sé, non sarà sufficiente a risolvere la crisi economico-finanziaria». Inoltre, uno dei problemi legati alle politiche di austerità messe in atto dai governi risiede nel fatto che tali misure, che possono avere un qualche effetto positivo nel breve periodo, «possono allo stesso tempo produrre delle conseguenze negative a lungo termine, soprattutto nel settore del welfare pubblico, della salute, dell’educazione». I dati parlano chiaro. Alla fine del 2010, il 23,4 per cento della popolazione europea era a rischio default o esclusione sociale, 2 milioni in più rispetto all’anno precedente. A rimetterci sono principalmente i bambini, in ben 21 Stati rappresentano il gruppo sociale a maggiore rischio. E le famiglie: in Italia l’11,1 per cento è sotto la linea di povertà, situazione peggiorata gradualmente nel corso degli ultimi tre anni. In base a questi dati, Caritas Europa rivol-

ge alcune raccomandazioni alle istituzioni europee. In particolare si chiede di «assicurare un’adeguata dimensione sociale al processo europeo di attuazione della Strategia 2020 per tutti gli Stati membri. Occorre mettere in discussione la coerenza politica della Commissione Europea con riferimento agli obiettivi sociali fissati dalla Strategia 2020 (in ambiti quali l’occupazione, l’educazione e la lotta alla povertà) e che si scontrano con le politiche perseguite per arrivare ad una riduzione del debito, requisito richiesto dagli attuali approcci di austerità». È necessario, inoltre, «consolidare (e non indebolire) i sistemi di welfare». In particolare all’Italia si chiede «una misura universalistica di contrasto alla povertà; un ripensamento del sistema di welfare, orientato alla famiglia come soggetto esposto ai rischi dell’esclusione, ma anche come agente per l’inclusione; una decisa azione di politiche integrate verso i minori e i giovani sul piano educativo, sociale e occupazionale; la costruzione di strategie di inclusione per gli immigrati e le loro famiglie; un rinnovato ed articolato impegno verso le aree più povere del paese». Invertire, dunque, la tendenza. Al nuovo Governo l’arduo compito. Salvatore D’Angelo

Nuove indicazioni ai parroci per l’accesso al Centro d’ascolto diocesano

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l direttore della Caritas diocesana, don Alessandro Cirillo, ha inviato ai suoi confratelli una lettera nella quale precisa l’iter per l’invio di persone bisognose al Centro di ascolto diocesano. Una precisazione necessaria, per contrastare qualcuno che vive la “professione povertà”, penalizzando chi davvero ha bisogno. In primo luogo la persona bisognosa dovrà presentarsi con un certificato di residenza, utile a verificare l’appartenenza parrocchiale e, dunque, capire se è già stata beneficiaria di precedenti aiuti della sua comunità d’origine. In questo modo, scrive don Cirillo, «ci mettiamo al riparo da persone che oggi vivono la professione povertà». Il parroco che invia una persona la Centro d’ascolto diocesano dovrà mandare, via posta elettronica, una mail di presentazione al direttore Caritas dove elenca eventuali interventi già attuati. L’indirizzo a cui mandare il documento è quello della Caritas: noxsar@inwind.it

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DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Suor Roberta e suor Piera, nella Casa di Pareti (Nocera Superiore)

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

Tutto in Dio… ora e sempre Il carisma delle Figlie di Maria Immacolata, Istituto fondato da suor Brigida Maria Petrosino. A colloquio con suor Roberta, suor Piera e suor Donata

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a appena smesso di piovere quando mi avvio nell’ampio cortile che introduce la casa delle Figlie di Maria Immacolata, dirimpetto alla chiesa di San Ciro di Nocera Superiore. La struttura, ex convento del ‘700, ora consiste in una modesta casa e una dependance allestita per ospitare i bambini; a circondarla un bel giardinetto e qualche giostrina. Una voce allegra mi chiama in lontananza; suor Roberta mi viene incontro, mi abbraccia come se ci conoscessimo da sempre, mi invita ad entrare. Le Figlie di Maria Immacolata presenti a Pareti (frazione di Nocera) sono in tutto 3; suor Piera, suor Roberta e suor Donata presente a Nocera da 6 anni circa. L’ultima arrivata ci saluta dopo poco per seguire una Via Crucis, suor Roberta, dolce e gioviale mi si siede vicino, suor Piera, più silenziosa, ci guarda da vicino il suo camino e segue attentissima la nostra conversazione.

ALLE RADICI La fondatrice di questo Istituto, Brigida Maria Postorino nacque a Catona il 19 novembre 1865. A soli 4 anni “ruba Gesù” facendosi consegnare, nascosta da uno scialletto, l’Eucarestia che aveva ardentemente desiderato di ricevere. Anco-

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ra bambina diventò educanda, per poi fondare da adolescente una scuola per educare la gioventù. Aiutava le giovani e confezionava per loro qualsiasi cosa di cui avessero bisogno. Si adoperò per mantenere agli studi gli avviati al sacerdozio. Brigida aveva ormai 32 anni quando, la notte del 25 dicembre del 1897, la Madonna le apparve in sogno invitandola a seguire pienamente la sua missione di fede. L’umile donna accettò di diventare vittima dell’amore di Cristo. A causa della malattia ebbe una vita contrassegnata dalla sofferenza interiore e fisica che lei pativa con gran dignità poiché voleva “provare un poco la Passione di Cristo”. Tornò alla Casa del Padre il 30 marzo 1960. Oggi le seguaci di suor Brigida, le Immacolatine, operano prevalentemente nel sud Italia, ma contano anche parecchie missioni all’estero; le prime in Argentina, poi in Africa e a New York.

IL CARISMA «Amore e zelo!» dicono in coro suor Roberta e suor Piera quando domando del loro carisma. «Il nostro amore è per i più sfortunati; orfani, poveri, bisognosi… Siamo noi che con umiltà li rendiamo fortunati, mostrando loro la pienezza della presenza di Dio. Inoltre, sulle orme della

Madre Fondatrice, ci impegniamo nella formazione cristiana della gioventù. Mettiamo a disposizioni i nostri locali per catechismo e catechesi per i più grandi, momenti di condivisioni e talvolta feste».

L’AFFIDAMENTO: GLI A.M.I. «Al nostro Istituto appartiene anche un movimento di laici, sai?» - mi dice suor Roberta piena di orgoglio e entusiasmo - «sono gli A.M.I., amici di Maria Immacolata che condividono con noi carisma e obiettivi. Qui ne abbiamo circa una quarantina». La suora mi spiega che per entrare a far parte di questo movimento vi è una funzione specifica che chiamano “affidamento” e che si svolge l’8 dicembre di ogni anno. «Quelli che scelgono di far parte di questo movimento si affidano al manto dell’Immacolata, si offrono a lei. Sono tante le iniziative che organizziamo per loro, aiutate da don Andrea Amato. Essere circondate da queste persone ci gratifica molto». Quando finiamo la nostra gradevole conversazione è ormai buio. Fuori dalla casa regna un senso di pace; con qualche parola le suore sanno riempire i cuori di gioia. È chiaro che il Signore non sceglie mai a caso coloro che realizzano il Suo progetto d’amore. Martina Grimaldi


A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

Don Michele Falabretti, responsabile nazionale di Pastorale Giovanile

Mons. Pietro Santoro, Vescovo di Avezzano, da sempre impegnato nella pastorale dei giovani

Con il passo giusto Incontro del Servizio Nazionale di PG per i nuovi incaricati diocesani. “Dobbiamo avere il coraggio di riaccendere il bisogno di Gesù Cristo nel cuore dei giovani”

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al 5 all’8 febbraio ho avuto la gioia di partecipare al seminario di formazione nazionale per i nuovi incaricati diocesani di Pastorale Giovanile (PG). L’incontro, preparato dal Servizio Nazionale di PG, si è tenuto a Cagliari, Santuario di Bonaria. Ho conosciuto il nuovo responsabile nazionale don Michele Falabretti che ha saputo dare un’impronta nuova a questo momento formativo, indirizzandoci ad una chiara presa di coscienza della necessità di entrare con maggiore decisione nelle tematiche educative, così come ci invitano a fare i nostri Vescovi negli orientamenti per questo decennio. Con noi era presente anche Mons. Santoro, Vescovo di Avezzano, da sempre immerso nell’ambito della Pastorale Giovanile. Mi piace ricordare il suo entusiasmo e l’incoraggiamento: «In Italia – ci da detto – non siamo ancora arrivati ad una vera disfatta educativa e per questo non dobbiamo essere malati di pessimismo […]. Lo stile di vita del prete e della comunità parrocchiale diventa esso stesso educativo: l’accoglienza è il primo canale di comunicazione nella sfera educativa! Dobbiamo avere il coraggio di riaccendere il bisogno di Gesù Cristo nei giovani e lasciare che sia ancora Lui a parlare al loro cuore […].

In tutto ciò, la parrocchia rimane ancora punto di riferimento e diventa sempre più necessaria una fattiva collaborazione e sinergia tra pastorale familiare e pastorale giovanile. Inoltre è importante camminare nelle diocesi verso la nascita della Consulta di Pastorale Giovanile che non si deve ridurre ad un semplice assemblaggio delle diversità, ma deve essere il cuore pastorale del Vescovo accanto al cuore dei giovani. Non bisogna annullare le diversità e i carismi suscitati dalla fantasia dello Spirito, ma bisogna comunque capire che la PG in una diocesi cammina con il cuore del Vescovo, segno di unità e di comunione tra tutte le realtà. Il Responsabile della PG (come ogni sacerdote) deve avere egli stesso un cuore appassionato per i giovani: la PG, dunque, educa ad andare verso quei cenacoli chiusi e lontani e lo fa attraverso gli stessi giovani. Non si può - continua mons. Santoro - tralasciare nella formazione dei seminaristi e dei sacerdoti la capacità di stare con i giovani e andare verso di loro».

caricato diocesano di PG ha ricevuto il mandato dal vescovo e questo è un punto forte, che gli impone di conquistarsi credibilità, costruendo reti e ponti tra le diverse realtà giovanili. Non meno importante è la capacità di lavorare insieme a cui si aggiunge la necessità di creare anche altre figure di riferimento per i giovani». Sarebbe bello – ci suggeriva Mons. Santoro – pensare a dei veri Laboratori con i giovani e per i giovani, anche a ciclo triennale: Laboratori della fede, Laboratori della speranza, Laboratori dell’amore formando, o meglio educando i giovani ad una forte umanità che sostenga la scelta di fede per una vita buona, illuminata dal Vangelo, a partire già dall’adolescenza. Sia forte, dunque, l’integrazione della pastorale giovanile con quella vocazionale e familiare! Don Antonio Cuomo

IL LABORATORIO. Di grande aiuto è stato anche il laboratorio per pensare e progettare la PG guidato dal prof. Ettore Zambonardi. Egli ha posto l’attenzione sulla ricchezza che viene dalla diversità dei movimenti, gruppi e associazioni affermando che «l’inInsieme - Marzo 2013

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IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale

Mons. Giuseppe Lanzetta (Nocera Inferiore) ha festeggiato 85 anni il 5 marzo; don Darryl D’Souza (missionario in Cameroon) compie 53 anni il 23 marzo; don Alessandro Cirillo (S. Giacomo Maggiore Apostolo, S. Valentino Torio) spegne 40 candeline il 27 marzo. A voi che camminate con speranza sul sentiero della vocazione, l’augurio affinché possiate donare sempre frutti abbondanti e opere buone. Auguri!

Don Michele Fusco (S. Giovanni Battista, Striano) festeggia 38 anni di sacerdozio il 19 marzo; don Vincenzo Ruggiero (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.) celebra 44 anni di sacerdozio il 29 marzo. Il vostro servizio nella vigna del Signore profumi sempre del crisma dello Spirito che avete ricevuto.

Auguri di buon onomastico Padre Giuseppe Ferraioli (S. Giovanni Battista e S. Maria del Ponte, Roccapiemonte), mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della cattedrale) e mons. Giuseppe Lanzetta (Nocera Inferiore) e al nostro collaboratore Peppe iannicelli, il 19 marzo. A San Giuseppe, servo fedele e saggio a cui il Signore ha consegnato la sua famiglia, affidiamo le vostre vite e i vostri ministeri.

Una augurio speciale a: Mons. Giuseppe Giudice, per la festa del suo onomastico, il 19 marzo. A San Giuseppe, custode dell’inizio della nostra redenzione, chiediamo l’intercessione per il nostro Pastore, perché si riconfermi cooperatore fedele dell’opera di salvezza.

Mons. Giuseppe Giudice

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti: Danilo Sorrentino (Gesù Risorto, Pagani) compie 20 anni il 16 marzo; Massimo Ferrara (S. Matteo Apostolo, Nocera Inf.) festeggia 42 anni il 24 marzo. La Parola di Dio possa essere lampada per i vostri passi e luce sul vostro cammino. A voi, i migliori auguri della redazione!

Un duplice augurio a: Don Gerardo Orlando che ha celebrato 50 anni di ordinazione sacerdotale lo scorso 9 marzo. Il 31 marzo raggiungerà il traguardo dei 75 anni. Auguri!

Una augurio speciale a: Don Andrea Annunziata (direttore Ufficio Comunicazioni Sociali), per aver conseguito la Licenza in Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Salesiana, l’11 febbraio e alla piccola Maira che ha ricevuto il battesimo il 9 febbraio, presso la parrocchia S. Teodoro a Sarno, circondata dall’affetto della mamma Maria Luisa Franco e del papà Ettore Mancusi.

Don Andrea Annunziata

Il battesimo di Maira, con i genitori, la madrina zia Simona e don Vincenzo Buono

Il nostro cordoglio «Io lo so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio». (Gb 19,25-26) È salito al Cielo il cavaliere Alfonso Russo, il 22 febbraio. Alla famiglia del fondatore della P.U.A.C.S. si stringono i piccoli discepoli della Croce e quanti hanno conosciuto e amato la sua persona e il suo operato.

Danilo Sorrentino

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Massimo Ferrara

Cav. Alfonso Russo


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Alcuni momenti trascorsi dai giovani all’ex clinica “S. Anna”

Santa Maria Addolorata San Potito

Un riconoscimento d’affetto Il pensiero della comunità di San Potito a una donna speciale

É San Lorenzo Martire Sant’Egidio del Monte Albino

“Ero malato e mi avete visitato” Semplici strumenti per regalare un sorriso alle persone sole e ammalate

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l 3 febbraio, in occasione della solennità di San Biagio Vescovo e Martire, i ministri straordinari si sono recati presso i malati della parrocchia, donando loro il Pane che il parroco, don Carmine Vitolo, ha benedetto durante la celebrazione eucaristica del mattino. Contemporaneamente, i ragazzi dell’Azione Cattolica hanno raggiunto l’ex clinica “S. Anna” per donare un sorriso alle persone anziane che vi alloggiano. Arrivati alla struttura, i giovani hanno socializzato con tutti gli anziani e con semplici strumenti (tammorra e nacchere) hanno iniziato a cantare canzoni classiche napoletane. Dopo pochi minuti, gli anziani hanno acquistato fiducia nei ragazzi e – accantonando il timore – hanno iniziato a cantare e a ballare. Un piccolo gesto per strappare loro un sorriso. «Tornerete di nuovo?» – hanno chiesto gli anziani. «Sì!» – hanno risposto i giovani senza indugio, perché lo scopo era stato raggiunto: donare un sorriso a chi l’aveva perso. Giovanni Attianese

A Bettina di don Natalino Gentile

un piccolo quadretto familiare, uno di quei frammenti di vita che passerebbero indifferenti se non si avesse un po’ di sensibilità. La sacralità della vita è una delle battaglie che porta avanti la civiltà dell’amore e fortunatamente ci sono ancora tanti angeli silenziosi che, anche senza le ali, sanno volare in alto. Per la dedizione e la custodia loro affidata non da norme giuridiche o legami di parentela, ma solamente dal senso innato, quel senso che dà un senso alla vita, anche se per molti “la vita un senso non ce l’ha”. E sono proprio questi angeli a riconciliarci, col silenzio e l’affetto, con la discrezione e la propria ed altrui incarnazione. Di fronte ad viso rugoso, per l’età e la fatica, che respira ancora sforzo fisico, sopportazione esistenziale, sudore e preoccupazioni per tutta una vita, quale gesto può ripagare il peso vitale e l’oblazione totale di chi si letteralmente immolato per i figli, la famiglia, il lavoro, la piccola società del “cortile”? Non c’è per tutto questo e non si può calcolare il valore di una vita: più importante della Pietà di Michelangelo o dei bronzi di Riace, di una Madonna di Raffaello o di una scultura del Canova. Poche parole, forse solo una parola ed un gesto che, carezzando quella fronte, davanti a quel viso ancora luminoso nello sguardo, sussurri, nel pudore reciproco, “grazie!”. don Natalino Gentile

Ti abbiam chiamato e sei per noi Bettina da sempre, da bambina e soprattutto da quando giovinetta silenziosa entrasti nel “cortile” come sposa. E lì nella famiglia e nel lavoro hai trovato la vita, il tuo tesoro. Semplice e mite come spiga colma facendo bene, aprendo il tuo buon cuore. Come la Santa di cui tu porti il nome spesso nel grembo distribuivi il frutto

La signora Bettina

colto in campagna e riportato a casa. Ora la voce manca, forse la mente vola per cieli che noi non conosciamo. Resta lo sguardo, vivo e luminoso come non mai e quel rossore in viso che vale le parole che non dici. Semplice omaggio è questo verso mio per una donna saggia, buona e pia: resta nel cuore di chi ti vuole bene, e sono tanti, ti benedica Dio!

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S.S. Simone e Giuda Nocera Inferiore

Venerdì: preghiera al Cuore divino di Gesù Riuniti intorno all’icona del Sacro Cuore per vivere meglio l’Anno della Fede Chiesa Regina Pacis Foto Alfonso Lavorante

Regina Pacis Angri

Successo per la gara “Le piccole voci d’oro” Una kermesse canora per unire grandi e piccini

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calato il sipario sulla quinta edizione de “Le piccole voci d’oro”, manifestazione canora dove i protagonisti sono i bambini. Venti cantanti provetti si sono esibiti il 13 gennaio nella palestra della scuola media Galvani, dove una giuria di undici persone competenti ha giudicato le performance con un sorriso e un voto, con una scala dal 6 al 10. Per questa edizione non “Lo Zecchino d’oro” ma canzoni che hanno fatto rivivere l’infanzia di quanti negli anni ‘60 e ‘70 erano bambini. La manifestazione organizzata dall’Associazione Nomos, realtà no-profit presente nella parrocchia Regina Pacis, in collaborazione con i ragazzi dell’Azione Cattolica impegnati a dare una luce sempre migliore al concorso canoro. Tre presentatori d’eccezione: Concetta Mainardi, Salvatore Arpaia e Cosimo Santonicola. Ad aprire la serata è stato il gruppo di chitarra dei ragazzi della parrocchia, diretti dal maestro Marco Gaeta. Dove ci sono bambini c’è sempre stupore e meraviglia: ad allietare la serata la maga Rosy con le sue illusioni. Al termine della gara è stato proclamata la terna vincente: primo posto per la canzone Montagne Verdi, interpretata da Rossella Fantasia; secondo posto per Acqua azzurra acqua chiara, cantata da Miryam Russo; terzo posto per Nessuno mi può giudicare, proposta da Maria Pia D’Amato. Antonella Salvati

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a comunità parrocchiale di Casolla vive momenti di fede e condivisione in occasione della celebrazione del Sacro Cuore di Gesù, ogni venerdì, alle ore 19,00. Un’esperienza bella che la parrocchia sperimenta già dallo scorso settembre, grazie all’iniziativa del parroco, don Rosario Villani. Si tratta di una delle tante occasioni per vivere insieme, con maggior trasporto, l’Anno della Fede. I fedeli dedicano quest’ora di raccoglimento non solo alla preghiera, ma anche alla riflessione, per approfondire e vivere con più intensità la propria esperienza cristiana. Si prega e si canta insieme, avvalendosi della guida spirituale di don Rosario, che coinvolge tutti con trasporto. I fedeli di venerdì in venerdì sembrano raddoppiare. Dopo un’ora dedicata alla preghiera, don Rosario affida l’icona del Sacro Cuore di Gesù ad un fedele, che la custodirà a casa sua per tutta la settimana. Così Gesù viene accolto, venerdì dopo venerdì, nelle case di tutto il popoloso rione Casolla. Spesso capita che i fedeli si raccolgano insieme per condividere la recita del Rosario, nella famiglia che accoglie l’icona. Bellissima la testimonianza di una fedele, nel riportare in chiesa l’icona ospitata in casa per l’intera settimana: «Gesù mi ha dato tanta gioia, perché tutte le sere, dopo cena, mio marito recitava con me il Rosario. Non pregava più da tanto e stasera è venuto con me anche in chiesa, ha seguito Gesù… Grazie, Signore!». Maria Bonfiglio

Sacro Cuore di Gesù


S. M. Maddalena in Armillis S. Egidio del M. Albino Annapaola Troiano al termine di un concerto

Don Marco Limodio

SS. Annunziata Angri

Nasce il “Coro dei Montalbini”

Nasce l’Associazione “Amici di San Benedetto”

L’Accademia musicale Carl Orff propone il progetto “Musica per tutti”

L’esperienza di un gruppo di oblati della parrocchia SS. Annunziata

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l progetto “Musica per tutti” nasce con l’obiettivo di offrire gratuitamente ai giovani dell’agro - nocerino un’importante esperienza formativa in ambito musico-teatrale. La sede prescelta per l’iniziativa è stata individuata dall’Accademia “Carl Orff” – celebre realtà in ambito artistico a livello nazionale ed internazionale – nel Comune di Sant’Egidio del Monte Albino, presso l’ex Scuola Elementare in via A. Califano, dove settimanalmente ragazzi dai 5 anni in poi prendono parte ad attività ludico-didattiche, attraverso lezioniconcerto. L’iniziativa è stata promossa da Annapaola Troiano, studiosa di canto presso il Conservatorio di Avellino, già affermato soprano della Corale Millenium dell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis. Il progetto, coordinato dal maestro Amedeo Francesco Aurilio, presenta corsi di propedeutica musicale, ritmica e strumento musicale a cui si è recentemente affiancata l’organizzazione del “Coro dei Montalbini”, aperto ai bambini e ragazzi fino ai 18 anni di Sant’Egidio e Corbara. Il coro sarà impegnato anche nella realizzazione didattica del musical “Cenerentola” di Walt Disney. Il cast, la cui formazione è affidata a docenti di Conservatorio e della scuola di recitazione, è suddiviso in diverse aree disciplinari: orchestra (flauti, violini, chitarre, tastiere e percussioni), solisti e coro. Gli interessati possono aderire gratuitamente al progetto, recandosi direttamente presso la sede dell’Accademia musicale “Carl Orff” sita a Sant’Egidio del Monte Albino. Maria Ermelinda Di Lieto

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n viaggio a Picciano, l’incontro con la Congregazione degli Olivetani e la nascita del desiderio di vivere in Diocesi l’esperienza di fede dei benedettini: queste le tappe che hanno seguito Raffaele Manna insieme al parroco, don Marco Limodio, per la costituzione di un gruppo di oblati. Dopo un esperienza di discernimento giovanile a Camogli, Raffaele resta affascinato dalla spiritualità benedettina e conserva questo stile di preghiera negli anni. Il colloquio con il prelato emerito di Matera, don Michelangelo Tiriballi offre lo spunto per creare un percorso di oblati all’interno della comunità parrocchiale della SS. Annunziata, ad Angri. Ogni sabato, alle ore 16:00, un gruppo di circa dieci persone si ritrova nei locali adiacenti alla Chiesa di San Benedetto, in via Ardinghi. Ogni settimana è proposta una lectio divina in stile benedettino, tenuta da Raffaele Manna. All’ascolto della Parola, fa seguito la riflessione individuale con una sosta di silenzio. A conclusione, ciascuno può condividere le proprie impressioni con il gruppo. L’Associazione “Amici di San Benedetto” attende nuovi membri. Per informazioni, è possibile rivolgersi al responsabile, Raffaele Manna, al numero: 339 42 38 845. Mariarosaria Petti

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Questo è il nostro nuovo numero


Liturgia della Parola, da sinistra: don Gerardo Coppola, don Alfonso Giordano, mons. Giuseppe Giudice e don Gaetano Ferraioli

La copertina del sussidio con la storia a fumetti di San Teodoro

San Teodoro Martire Sarno

San Teodoro a fumetti L’iniziativa per i bambini in occasione della memoria liturgica del Santo

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otente e terribile, per gli antichi la Fama era una divinità di cui non si poteva orientare o arrestare la corsa veloce di bocca in bocca. Il gesto in sé era già portatore di gloria o di condanna, così restano per noi le vicende esemplari. E a quali altre storie possiamo prestare le nostre orecchie di cristiani in cammino se non a quelle di santità, che ci incoraggiano sulla via del bene? È con queste motivazioni che quest’anno abbiamo prodotto un piccolo sussidio vivace, colorato, di immediata fruizione che, attraverso i bambini, vuole raccontare la vita del santo patrono della nostra parrocchia anche agli adulti. Grazie all’aiuto di una giovane della nostra parrocchia, Valentina Giudice, abbiamo elaborato 17 disegni originali da colorare, corredati da didascalie narrative. È lo stesso San Gregorio, vescovo di Nissa che nel IV sec. d.C. tenne il discorso funebre in onore del soldato martire, a ricordare per noi i fatti. L’opuscolo è stato distribuito ai bambini e alle famiglie durante la celebrazione eucaristica del 17 febbraio, memoria liturgica di San Teodoro, presieduta da mons. Giudice. Folta e viva la partecipazione dei bimbi con i loro genitori, delle insegnanti, e delle scuole di Borgo e Masseria che fanno parte di questa parrocchia. Tutti per un giorno abbiamo ricordato e fatto nostro l’insegnamento di questo giovane soldato: svegliare gli animi a combattere, come Teodoro, per la Verità, per scoprirla, amarla, difenderla. m.g.

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Passaggio di testimone per la P.U.A.C.S.

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iaffermare le promesse degli associati, accogliere i nuovi responsabili e ringraziare per l’operato di coloro che hanno guidato la Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza fino ad ora: continuità e rinnovo per proseguire con “libera e incondizionata disponibilità” – dalle parole di Giovanni Severino – a servizio di malati e sofferenti. Con la liturgia della Parola, presieduta da mons. Giuseppe Giudice lo scorso 17 febbraio, sono state rese note le nuove nomine: don Gerardo Coppola è il nuovo rettore del Santuario del Santo Bambino di Praga e succede a don Domenico Cinque, riconfermato nell’incarico di assistente spirituale della P.U.A.C.S. e dei piccoli discepoli della Croce; don Gaetano Ferraioli è il nuovo direttore e prende il testimone dal commendatore Gerardo Tipaldi. Un passaggio di consegne avvenuto in un clima emozionante e del tutto eccezionale: all’ardore per il servizio si è unita la sofferenza per le condizioni di salute precarie del fondatore dell’associazione, il cavaliere Alfonso Russo, che è tornato alla Casa del Padre solo 5 giorni dopo, il 22 febbraio. «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» – con le parole dell’evangelista Giovanni il vescovo Giuseppe ha esortato a perseverare nella guida della vita associativa, così direttamente impegnata nel mondo della sofferenza. Mariarosaria Petti


San Giacomo Maggiore Apostolo San Valentino Torio

Un ricco febbraio per San Valentino Torio I festeggiamenti per il Santo Patrono, il Carnevale e la missione dei Frati Minori

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ebbraio è un mese ricco di emozioni per San Valentino Torio. Un connubio d’amore che sfocia nei festeggiamenti per il santo Patrono, Valentino, prete e martire. Quest’anno i festeggiamenti sono stati attraversati anche dal Carnevale. Un mese ancora più speciale perché protagonista di un altro avvenimento: la missione popolare dei Frati Minori di Salerno-Basilicata, cominciata il 13 febbraio e proseguita fino al 24 dello stesso mese, fortemente voluta dal parroco, don Alessandro Cirillo, e dal vice parroco, don Giuseppe Perano. «É un dono di Dio per tutta la nostra comunità parrocchiale», così è stata presentata da don Alessandro qualche giorno prima di iniziare. «La missione è un’esperienza di primo annuncio, un momento forte di vita ecclesiale e un aiuto eccezionale alla pastorale ordinaria della parrocchia; un tempo in cui anche i “lontani” non si sentano distanti dall’amore di Dio, ma vicini al cuore di Dio, anzi dentro il cuore» ha aggiunto il parroco. I Frati, figli del poverello d’Assisi, hanno annunciato la speranza, in questo tempo cosi difficile per tanti. E la speranza per il credente è una persona: Cristo Gesù. La missione, presieduta da padre Giuseppe Gazzaneo, ha vissuto momenti di emozione e spiritualità. Tanti gli incontri serali con i gruppi, le associazioni, con le comunità educative (genitori, docenti ecc.), con i fidanzati, con i professionisti, commercianti e imprenditori, con i conviventi, separati, vedovi e divorziarti. Non sono mancati i cenacoli presso alcune famiglie. Soprattutto è stata forte la missione per le strade e gli angoli del paese per incontrare gli ammalati. Nel cuore dei sanvalentinesi rimarrà impresso il calore e la gioia delle serate festive del 14 febbraio e della domenica successiva, giornata conclusiva dei festeggiamenti in onore di S. Valentino, quando tutti i frati, a partire da padre Giuseppe e guidati da un ballerino d’eccezione, fra Sole, hanno dato vita ad uno spettacolo musicale con le canzoni care a San Francesco. San Valentino aveva bisogno di questa missione, per sollecitare le coscienze di tutti. A tal proposito, don Alessandro ha organizzato – a partire dal 17 marzo, alle ore 20:00, presso la parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo – l’esperienza della Scuola delle Dieci Parole, cammino di vita e di fede per giovani e adulti. Sergio Velardo

La parrocchia di San Giacomo Maggiore

La festa per la missione dei Frati Minori

Preghiera di ringraziamento Pubblichiamo il testo di una preghiera di ringraziamento, scritta da Rosario Alfonso De Vivo dell’ordine francescano secolare di Sarno, per la condivisione di tutta la comunità diocesana.

Ti amiamo perché sei la nostra speranza, ti lodiamo per la tua grandezza, ti ringraziamo per l’immensa opera che compi in noi. O Signore, splendore di luce eterna, grazie perché sei nella nostra vita, ci hai chiamato, svegliati e illuminati. O Signore, la regola sarà il libro della nostra vita, il Vangelo il nostro pane quotidiano, la fraternità la nostra nuova famiglia, l’obbedienza, l’umiltà e l’apostolato, saranno il nostro impegno. Rosario Alfonso De Vivo


IN PARROCCHIA

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

L’esempio dei santi

La capella che occupa alcune stanze della casa dove nacque e visse don Tommaso, fondatore delle suore della carità del preziosissimo Sangue

Dal 15 al 23 febbraio, le comunità parrocchiali di Pagani hanno pregato sulla tomba del Beato Tommaso Fusco

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n occasione della memoria liturgica del Beato Tommaso Maria Fusco, che si è celebrata il 24 febbraio scorso, durante il novenario in preparazione alla festa le comunità parrocchiali della Forania di Pagani si sono recate in pellegrinaggio sulla sua tomba per ricevere il dono di rinnovare la propria fede. Così dal 15 al 23 febbraio ogni parrocchia, guidata dal proprio sacerdote, si è alternata per pregare davanti ai suoi resti mortali. Il giorno designato per la nostra parrocchia è stato il 20 febbraio. Ci siamo riuniti davanti alla chiesa di S. Maria del Carmine e la partecipazione delle persone è stata numerosa. Dopo una breve preghiera, ci siamo incamminati verso la parrocchia San Francesco di Paola. Arrivati a destinazione, ad accoglierci c’era don Domenico Cinque. Alle 18 è iniziata una catechesi sulla devozione del beato verso il Preziosissimo Sangue di Cristo, tenuta da don Antonio Guarracino. È seguita, poi, la celebrazione eucaristica officiata dal nostro parroco don Enzo Di Nardi, il quale durante l’omelia si è soffermato sulla vita del Beato, sottolineando alcuni degli episodi più importanti della sua vita: curare i bambini dei quali era sempre circondato, aprire

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gratuitamente per i giovani sacerdoti una scuola di Teologia morale, portare ai poveri la carità, ai sofferenti il sostegno morale, ai peccatori la salvezza, fondare l’Ordine delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue che si è diffuso in molte parti del mondo. L’ANEDDOTO. Alla fine della celebrazione, Madre Ofelia Marzocca ha ringraziato il Signore per il dono della presenza delle comunità di Pagani e ci ha raccontato un aneddoto sulla vita del beato che mi ha emozionata: don Tommaso aveva molto a cuore le giovani che si dovevano sposare e che non avevano possibilità economiche. Egli si incaricava di procurare loro il corredo e la casa. Sul suo esempio le suore, l’anno scorso, venendo a sapere di una giovane che viveva in queste condizioni, hanno girato per i negozi di Pagani i quali hanno offerto molto più di quello che era stato loro richiesto, a dimostrazione che la carità non ha mai limiti. Ci siamo poi trasferiti sulla tomba del Beato Tommaso per vivere un altro momento suggestivo: abbiamo recitato la preghiera per la sua canonizzazione e abbiamo ricevuto in dono una lampada d’olio con il logo dell’Anno della Fede, perché come la lampada per fare luce deve

essere continuamente alimentata dall’olio, cosi noi dobbiamo alimentare la nostra fede durante il cammino di cristiani. Questo pellegrinaggio è stato molto coinvolgente. Una delle affermazioni più suggestive ascoltate è stata quella che “bisogna rispolverare le belle perle del nostro Paese” pronunciata da don Enzo durante l’omelia, riferendosi al Beato Tommaso e a Sant’Alfonso: il loro operato e gli scritti restano ancora poco conosciuti anche tra la popolazione paganese. Maria Lamberti

Il beato Tommaso Maria Fusco


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI

Foto Pasquale Senatore

COORDINATORE DI REDAZIONE MICHELE RAIOLA

La Messa dei piccoli

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gni domenica, alle 10:30, la nostra chiesa è gremita di bambini e di giovanissimi per la “Messa dei bambini”. L’atmosfera che si respira è di pura gioia e partecipazione. La funzione è animata da una vivace corale di 25 elementi: ragazzini dalla quinta elementare alla terza media. L’eucaristia è celebrata da don Salvatore Fiore che, invitato a svelare il “segreto” di tanta adesione, con la nota modestia, dichiara: «Sono una frana. Per l’intera settimana mi tormento chiedendomi come posso “arrivare” ai bambini. Ma “Dio è semplice” e, dunque, la spiegazione non può essere complicata. Allora cerco dentro di me, finché non trovo: è un dolce “tormento” che mi svuota ma, infine, mi dona tanto». E l’arricchimento non è riservato solo a questo giovane sacerdote. Infatti, Sonia, 9 anni, dice: «Sono felice di partecipare all’eucaristia perché vengo a salutare Dio e incontro tanti amici». È la stessa gioia di Gabriele, 9 anni, che confessa l’emozione per l’imminente prima comunione. Crizia, 10 anni, è «molto contenta» perché di recente è entrata a far parte del coro e dice: «Cantare è pregare due volte». È il motto della corale, ispirato alle celeberrime parole di Sant’Agostino. Infine, Santa, 13 anni, sta invece concludendo la sua esperienza da cantora e sottolinea: «È stata bellissima». La corale viene seguita dai novizi “musicacuori”, ragazzi entusiasti che suonano anche strumenti a percussione, chitarra e pianola. Alcuni musicacuori si sono avvicinati ad uno specifico strumento proprio perché funzionale all’attività della corale. È il caso di Romualdo Pio Vicidomini, passato alla chitarra pur essendo già un percussionista, e di Luca Campitiello, che sta imparando a suonare

La domenica mattina la Chiesa è gremita di bambini e giovanissimi. Don Salvatore Fiore, gli animatori e i giovani partecipanti ci raccontano il segreto di tanta affluenza

gli strumenti a percussione. C’è poi Alessia Aluigi che suona la pianola e Gennaro Fontanella uno strumento a percussione. Monia Faiella, invece, dirige il coro. Non ultimi, collaborano: Martina Fontanella e l’educatore Antonio Stanzione. Quest’ultimo, riferendosi all’impegno che richiede il contatto con i ragazzini e alla sua volontà di continuare, dice: «Tutto passa attraverso il gioco. Insegniamo, ma impariamo anche tantissimo dai bambini: innanzitutto a dare importanza a cose semplici e a cancellare un po’ di superficialità dalla nostra vita». «E i sorrisi di quando ti vengono a salutare – aggiunge Giuseppe Barone, novizio – ti ricompensano di qualsiasi sforzo». Conclude Alessia con un dolce sorriso: «Voglio continuare a crescere con loro». Enrichetta Tramontano Guerritore

I bambini con don Salvatore Fiore

“Sì, lo prometto” Auguri nonna Anna! “Telefono Amico” si è stretto attorno ad Anna Violante, la nonnina di Barbazzano che ha festeggiato cento anni!

I ministranti hanno rinnovato il loro impegno “Voi che avete il privilegio di essere messi a contatto con le suppellettili sacre che conterranno il corpo e il sangue di Cristo, promettete di impegnarvi a vivere in conformità alla sua volontà e a partecipare fedelmente alla celebrazione Eucaristica domenicale?”. “Sì, lo prometto!”. Domenica 27 gennaio i ministranti hanno rinnovato di essere fedeli e costanti nel portare avanti il loro “sì”, “perché abbiamo scoperto la bellezza di appartenere a Lui nella più totale libertà – ha affermato Angela – e chi è libero è bello, capace di trasmettere bellezza a chi guarda!”.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DA PADOVA POGGIOMARINO

La T.S.A. ha vinto la sua prima battaglia

L’

impegno dell’associazione T.S.A. (Tutela, salute e ambiente), responsabilmente condiviso dall’Amministrazione comunale e dalle parrocchie di Poggiomarino, ha avuto un primo risultato positivo: la dislocazione dei trasmettitori della Vodafone in uno dei siti tecnologici, individuati nel corso di un’attenta lettura del territorio operata tra la T.S.A., un geofisico ambientale, il vice sindaco Giuseppe Annunziata, gli assessori di settori e la Vodafone. L’iter per raggiungere questo risultato ha avuto diverse tappe: la prima, informativa, attraverso la comunicazione ai cittadini, con manifesti. La seconda, negoziativa con i gestori di telefonia mobile. La terza, con una trattativa con la Vodafone. In ottobre, infatti, è stato ratificato un protocollo di intesa per la dislocazione delle antenne telefoniche negli appositi siti e il 4 febbraio è stato firmato il contratto tra l’Amministrazione e la Vodafone. Le parrocchie di Sant’Antonio e del Santissimo Rosario hanno sostenuto l’Associazione, il cui scopo

Un momento dell’allegra mattinata

è la difesa dell’ambiente e della salute, perché ne condividono finalità ed obiettivi, ma anche perché è vicina alla pastorale del Creato. Il problema ambientale, nella complessità delle situazioni di bonifica, è un tema che sta molto a cuore all’Amministrazione Leo Annunziata. Nella persona del vicesindaco Giuseppe Annunziata, l’Associazione ha trovato un interlocutore attivo ed appassionato che ha ascoltato proposte e ipotesi di soluzione, condividendo e attivandosi, per la parte che gli compete, per allontanare le antenne dai centri urbani più densamente abitati, dove esistono edifici scolastici che ospitano bambini e adolescenti. Questo è solo un primo passo. L’impegno dovrà continuare; possibilmente in rete con altre realtà locali che soffrono per gli stessi disagi ambientali. Ci sono in gioco beni irrinunciabili: la salute, la convivenza pacifica, il futuro delle giovani generazioni che è il più grande bene comune, per cui impegnarsi oggi. La T.S.A.

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Firmato lo scorso febbraio un accordo tra la Vodafone e l’Amministrazione di Poggiomarino per dislocare i trasmettitori della Vodafone in un sito fuori dall’area urbana L’associazione Tutela, salute e ambiente Chi siamo L’Associazione Tutela, Salute e Ambiente nasce alcuni anni fa per iniziativa di donne e uomini di Poggiomarino che, sensibili ai temi dell’inquinamento ambientale e solidali con le sofferenze umane causate anche dall’oppressione multiforme delle onde elettromagnetiche, decisero di cominciare ad osservare gli elementi di rischio ambientale che esponevano Poggiomarino a nuove patologie, spesso tumorali, con infausti esiti.

BIMBINPIAZZA!

“B

imbinpiazza”: è questo il nome dell’iniziativa che l’Oratorio A.N.S.P.I. “San Gaspare Bertoni” ha organizzato lo scorso 10 febbraio per tutti i bambini in occasione del Carnevale Poggiomarinese 2013. Una mattinata in piazza per regalare qualche sorriso e qualche ora di serenità e di allegria ai più piccoli e ai loro genitori. Gli animatori dell’Oratorio, guidati dai loro responsabili (in primis padre Aldo D’Andria), non hanno lasciato nulla al caso: dall’animazione alla manipolazione di palloncini, dal truccabimbi ai

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Il ripetitore della Vodafone

carrettini dello zucchero filato e del popcorn, dalle mascotte giganti fino agli scivoli gonfiabili! Centinaia i bambini e le bambine che hanno affollato la piazza. Era difficile capire chi si stava divertendo di più tra bambini, genitori ed organizzatori. Alla fine, tanti apprezzamenti per una realtà che da anni porta avanti molteplici iniziative tra il campanile e la strada, di carattere formativo e ricreativo, con la convinzione che ogni minuto ed ogni risorsa destinata ai bambini ed ai giovani è un investimento per il futuro della nostra società.


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Casatori San Valentino Torio (SA)

CAMPETTI PARROCCHIALI PRENOTAZIONI AL 340 338 22 51

Spogliatoi bar e confort

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Radicati in Cristo, rafforziamoci nella fede Don Roberto ha scritto una lettera per la Quaresima indirizzata alla comunità parrocchiale

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a riflessione che don Roberto Farruggio ha indirizzato alla comunità parte dalla rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI. «Per capire il significato profondo di questo gesto occorre - scrive Don Roberto - una grande fede, che non si improvvisa». La fede è un seme piantato nel cuore che chiede cura e premura. La fede ci ricorda che lo Spirito Santo è la chiave di lettura degli eventi della Chiesa. “Se il Papa ha compiuto questa scelta - continua don Roberto siamo certi che è quella più giusta, per amore della Chiesa”. Quella che consentirà alla Chiesa di “continuare il suo cammino di salvezza, spinta dal vento dello Spirito”. Il Papa ha compiuto una “scelta Quaresimale, ricordando a ciascuno che occorre sempre riconoscere la nostra natura umana e il fine ultimo della nostra chiamata”. Siamo polvere e polvere ritorneremo. Una lezione di vita per tutti, nella Chiesa e fuori. Benedetto XVI ha

Pasquale. La vita di Benedetto XVI è stata un continuo sì a Dio, nella preghiera, nell’ascolto attento, nella meditazione profonda, nello studio, nel discernimento dello Spirito”, fino a dimenticarsi completamente di sé per il bene della Chiesa e del gregge che gli è stato affidato.

ricordato a ciascuno: «quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17, 10). Un gesto che Don Roberto definisce anche una “scelta

Quella di Papa Ratzinger è anche una “scelta che educa” conclude don Roberto ricordando le parole di Papa Benedetto: «Gesù sottolinea come sia la qualità e la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità di ogni gesto religioso. Per questo Egli denuncia l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso e l’approvazione. Il vero discepolo non serve se stesso o il “pubblico”, ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità: E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».(Mt 6,4.6.18). La ricompensa del giusto è Dio stesso. Fabio Senatore

La Croce esposta nella Chiesa parrocchiale per il Tempo di Quaresima

La festa di Carnevale organizzata dagli Scout domenica 10 febbraio

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COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

Alcuni momenti della misisone parrocchiale

Con Maria in cammino verso Gesù Continua la missione mariana nelle varie zone della parrocchia

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a Casa Milite a Pizzone, da Cupa Baldini a Uscioli e a Via Napoli, settimana dopo settimana Maria SS. di Costantinopoli sta entrando nelle case di tutta la parrocchia. Attraverso quella statua “icona” della Trinità la gente sta riscoprendo il vero volto di Dio che è Amore, perché Maria risponde al bisogno più profondo di ciascuno di noi, quello di sentirsi amati anche attraverso piccoli gesti o semplici parole. Lo sguardo rivolto alla Madonna sta aiutando chi è assiduo frequentatore della parrocchia, ma anche chi è lontano, a interrogarsi sulla fede e a riscoprire questo dono prezioso attraverso la devozione, per diventarne consapevoli e poter affrontare il passo ulteriore e si spera definitivo, quello di porre Cristo al centro della propria vita. Maria in questa Missione ci sta indicando la strada del Figlio, vuole ricondurci tutti a Lui e come umilmente si è fatta ricettacolo di Dio, altrettanto umilmente, come solo una mamma sa fare, ci viene a cercare uno per uno con delicatezza e dolcezza. E la gente risponde sempre più numerosa. Nugoli di persone si raccolgono sul sagrato della Chiesa per andare a prendere la Madonna che deve spostarsi in un altro rione, accompagnandola in una processione che eleva al cielo preghiere e canti nelle fredde sere di questo inverno ancora lungo. Strade addobbate con festoni e palloncini indicano il nuovo posto in cui sarà accolta, fuochi pirotecnici vengono esplosi come segno di gioia e di festa per la mamma celeste che è finalmente arrivata. Seguono i tanti momenti di preghiera attraverso la meditazione del Rosario animato dai gruppi, gli appuntamenti dei venerdì in parrocchia per l’Adorazione Eucaristica e le Confessioni, e le catechesi di don Roberto che, in maniera concreta, fanno riflettere sugli aspetti fondamentali della nostra vita cristiana e sulle scelte che siamo chiamati a fare. Dopo ogni serata di preghiera e di riflessione, ciascuno ritorna alle proprie case con il cuore più leggero. Bisogna cercare, dunque, di far tesoro di questo tempo straordinario. Il Seminatore a piene mani sta gettando il seme per la semina. Il seme potrà cadere sulla terra buona, sul terreno sassoso e persino sull’asfalto perché, oserei dire, anche dall’asfalto può nascere un fiore. Barbara Senatore

Pasqua 2013

Il calendario delle celebrazioni Venerdì di Passione - 22 Marzo Ore 19:30 - Via Crucis nell’antico borgo montano di Casamilite Domenica delle Palme e della Passione del Signore - 24 marzo S.S. Messe, Celebrazione dell’Ingresso del Signore in Gerusalemme e Benedizione delle Palme: ore 9:30 - (Cappella S. Antonio) - ore 11:00 - ore 19:00 Ore 18:30 - S. Rosario; ore 18:45 Vespri Giovedì Santo - 28 marzo Ore 11:00 - nella Basilica Cattedrale S. Prisco a Nocera Inferiore, S. Messa Crismale presieduta dal nostro Vescovo, Mons. Giuseppe Giudice e concelebrata da tutti i Sacerdoti della Diocesi Ore 18:30 - S. Messa “In Coena Domini”. Di seguito Adorazione Eucaristica all’Altare della Reposizione Venerdì Santo - 29 marzo Ore 11:00 - Celebrazione dell’Ufficio delle Letture Ore 16:00 - Azione Liturgica “In Passio Domini” Ore 18:00 - 119° Anno – Sacra Rappresentazione della Via Crucis per le strade della parrocchia con le meditazioni scritte dal Vescovo di Nocera Inferiore – Sarno, Mons. Giuseppe Giudice. Segue Processione di Gesù Morto e della Vergine Addolorata Sabato Santo - 30 marzo Ore 10:00 - Celebrazione dell’Ufficio delle Letture Ore 22:30 - Sacra Rappresentazione della Via Crucis (XV Stazione) Ore 23:00 - Veglia Pasquale nella Notte Santa Pasqua di Risurrezione - Domenica 31 marzo S.S. Messe ore 9:30 (Cappella S. Antonio) – ore 11:00 – ore 19:00 Ore 18:30 - S. Rosario; ore 18:45 Vespri

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

“I bambini della Shoah”: la mostra in memoria delle vittime dell’Olocausto Nell’ambito della manifestazione, la comunità ha incontrato Vera Salomon, deportata politica

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na serata all’insegna della memoria, in ricordo delle piccole vittime della Shoah, si è svolta sabato 26 gennaio nella chiesa di Maria Santissima delle Tre Corone a Sarno. L’iniziativa è promossa nell’ambito delle manifestazioni per la mostra “I bambini della Shoah”, ospitata dal 2 gennaio al 3 febbraio presso le sale espositive del Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno. Organizzata dall’associazione di volontariato “Nuova Officina Onlus” e dalla scuola secondaria di I grado “G. Amendola” di Sarno, patrocinata dalle Biblioteche di Roma e con i contributi di Fabrica – il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group – e della “Casa della Memoria e della Storia” di Roma, l’esposizione ha raccolto più di quaranta tavole illustrate. Disegnatori, fumettisti, vignettisti italiani e stranieri, hanno partecipato all’evento donando opere che rievocano – attraverso il linguaggio, semplice ed universale, del disegno – la tragedia dello sterminio dei bambini ebrei nei campi di concentramento nazisti.

LA MOSTRA L’allestimento finale, così come si è presentato ai visitatori, è apparso in forma di un racconto per immagini, drammatico e toccante, articolato in

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quattro sezioni. All’ingresso, lo spazio dedicato alle vignette e ai fumetti (tra le tante firme, Brindisi, Di Bernardo, Fogliazza, Moriconi, Pannullo, Toninelli e Zapparoli). A seguire, due percorsi di visita per i più piccoli, curati da Imma Napodano e tratti da libri illustrati che raccontano storie di bambini ebrei: “L’albero di Anne” – edito dalla casa editrice “Orecchio Acerbo” – e “Il volo di Sara”, prestato all’esposizione dall’editore di testi per l’infanzia “Fatatrac”. Infine, la mostra nella mostra: sette opere inedite firmate da un gruppo di giovani artisti italiani e stranieri di “Fabrica”, ispirate dalla lettura delle poesie dei bambini deportati nel campo di concentramento di Terezín, nella Repubblica Ceca. A corredo della mostra l’interessante supporto didattico-informativo – pannelli storici sulla Shoah, oggetti personali appartenuti a deportati e a partigiani, filmati d’epoca – curato da Caterina Manzione e Michele Lauri, della scuola “G. Amendola” e due sculture, collocate nel suggestivo cortile del Museo, di Ugo Cordasco e Anna Crescenzi. Nell’ambito di questa manifestazione si è inserita la visita al museo di Vera Michelin Salomon, in rappresentanza dell’ANED che ha poi incontrato nell’affollatissima chiesa delle Tre Corone tanti bambini, ma anche studenti delle scuole superiori e adulti, testimoniando la sua

I partecipanti all’incontro

Vera Salomon tragica esperienza di deportata politica. Accolta dal saluto affettuoso del parroco don Antonio Mancuso, Vera Salomon ha ricordato, con commozione, il “gesto eroico e nobile” dei tanti sacerdoti cattolici che nei campi di concentramento sacrificarono le loro vite salvando molti ebrei. La chiusura simbolica dell’incontro si è celebrata sempre nella Chiesa con il recital del gruppo Teatromania, diretto dal regista Antonio Avigliano, che ha proposto una selezione di brani tratti da testi teatrali, con momenti musicali e lettura di poesie. Enzo Salerno

Tempo di Quaresima A partire da venerdi 15 febbraio nella Parrocchia Maria SS. delle Tre Corone, alle ore 17:00, ci sarà la Via Crucis meditata e guidata dal parroco don Antonio Mancuso, mentre venerdì 22 marzo la Via Crucis si svolgerà per le strade del centro cittadino. Tutti i giovedì c’è l’Adorazione eucaristica guidata dal parroco. Donatella Ferrara


PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Chiara Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 - Rocca di Papa, 14 marzo 2008)

Erano tempi di guerra

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inque anni fa ha chiuso gli occhi alla vita terrena dopo un’esistenza che ha percorso buona parte del secolo ventesimo. Lungo questa parabola Dio ha seminato alcuni appuntamenti luminosi che hanno cambiato il corso della vita di Silvia e, possiamo dirlo, dell’intera umanità. Il primo avvenne nel 1939, nel santuario di Loreto, dove la giovane s’era recata in pellegrinaggio. Quando torna annuncia con gioia di aver capito la sua vocazione, non lo dice ma ha certamente ricevuto un’illuminazione interiore: non sa ancora dire quale sarà la sua forma di vita ma una cosa è certa, vuole essere tutta di Dio. Quattro anni dopo, un’altra svolta: erano tempi di guerra, come titola un libro che racconta quei fatti. Durante un bombardamento, nascosti nel rifugio, Chiara e le prime amiche leggono il Vangelo e scoprono la forza di quella Parola, una luce che risplende ancora di più nelle tenebre di una guerra che sembra annientare ogni speranza. La storia ricorda il 1943 come l’anno della caduta del fascismo e dell’armistizio che diede origine ad una sanguinosa guerra civile. Alla fine di quell’anno, il 7 dicembre, di settanta anni fa, nel silenzio e nella discrezione che ha accompagnato tutta la sua vita, Silvia consacra la sua vita e sceglie il nome di Chiara, in onore della santa di Assisi. Come lei, ha nel cuore una cosa sola: Dio! Portava tre garofani rossi, gli stessi che furono deposti sulla sua bara, il 18 marzo 2008, in occasione delle esequie. Gli inizi di una storia hanno un particolare timbro di Dio. Le lettere che Chiara scrive negli anni della giovinezza (1943-1949) permettono di leggere nella sua anima e di capire come nasce e si diffonde il carisma dell’unità.

“Amo Dio e lo vorrei amare come mai fu amato. Lavoro per farlo amare”. La vita e il carisma di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari A chi le domanda cosa fa, la giovane Chiara Lubich risponde così: “Amo Dio e lo vorrei amare come mai fu amato. Lavoro per farlo amare”. Siamo già nel solco della santità, quello di Teresa di Lisieux che riassume la sua vita in queste parole: “Amare Gesù e farlo amare”. Le sue compagne, affascinate dalle sua parole, le chiedono di annunciarle dai tetti. E lei risponde: “Il nostro compito non è predicare Gesù: ci sono già tanti che lo fanno. Noi dobbiamo essere Gesù”. Rievocando il carisma e la vita di Chiara, il cardinale Bertone ha detto: “La fondatrice del Movimento dei Focolari, con stile silenzioso ed umile, non crea istituzioni di assistenza e di promozione umana, ma si dedica ad accendere il fuoco dell’amore di Dio nei cuori. Suscita persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano “l’amore – unità” facendo di se stessi, delle loro case, del loro lavoro un “focolare” dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto”. Non può esserci amore se non siamo pronti a vivere il dolore. Chiara s’innamora di “Gesù abbandonato”, Colui che vive nella sua anima “l’abisso che divide l’uomo da Dio”. E lo propone a tutti come una chiave interpretativa: “Gesù ha sperimentato l’abbandono di Dio, dice Chiara, perché noi non fossimo più abbandonati”; ma Gesù, continua, ha riempito di amore l’abisso di dolore. È questa anche per noi la via della resurrezione. Chiara è passata come un raggio di luce che ancora oggi brilla e rischiara il cammino di moltitudini di uomini e donne che s’impegnano per fare del mondo una famiglia unita nell’amore.

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CULTURA La recensione

“Il cammino del giovane”

di Mariarosaria Petti

Un progetto editoriale nato dopo l’incontro estivo dell’autore con i giovani presso la Comunità di Bose

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iovani: parola magica. Salta fuori – come da un cilindro di un prestigiatore – dalla bocca di politici e dalle loro agende che puntano al consenso. Le pubblicità e le copertine patinate con creme, abiti e antidoti ne strumentalizzano il senso, promettendo di conservare l’età come in una cella frigorifera. I luoghi comuni sui giovani non si contano più, come le false preoccupazioni di tanti, troppi che dalla gioventù non sono pronti ad emigrare. E se continuano a ballare maldestramente in una stagione di vita che non gli appartiene più sarà quasi impossibile pretendere da loro che raccontino l’età adulta a chi giovane lo è anagraficamente. Un tentativo – diretto, sincero e pacato – è offerto da don Armando Matteo, con una delle sue ultime pubblicazioni: Il cammino del giovane (edizioni Qiqajon, 2012). «La verità di ciò che ora sei chiamato a vivere è oltre» è così che il teologo calabrese si rivolge ai giovani, non per parlare della loro giovinezza, bensì dell’età adulta. Con uno stile epistolare, l’ex assistente nazionale della Fuci parla idealmente a giovani, donne e uomini per condurli – quasi per mano – a esplorare i passaggi naturali della maturità. Una «grammatica dell’umano adulto» – come la definisce l’autore – «difficile da tracciare e ancora più da vivere» che, però, è sapientemente delineata con alcune coordinate che riguardano in modo diretto chiunque si trovi a far i conti con lo scorrere del tempo.

proprio io, per scoprire che «per questo, proprio per questo, è fatta la pasta del mio stesso essere». A queste prospettive, don Matteo ne intreccia altre che informano la vita adulta: sapere ascoltare la morte, non annullandola dal nostro orizzonte, per ricordarci la natura di esseri unici e irripetibili; esercitare l’autorità, che significa «autorizzare l’altro a diventare autore e attore della propria esistenza, invitarlo ad assumere il rischio della propria libertà»; infine, educare a volersi bene, non essendo attaccati a noi stessi, ma mescolando gli ingredienti del coraggio, dell’umorismo e dell’umiltà. L’analisi de Il cammino del giovane si pone in continuità con il cuore del pensiero del teologo: riconoscere la benedizione di Dio, che fa sorgere una profonda fiducia umana in se stessi e nella possibilità di una vita libera e felice. Bene-detto perché detto-bene da Dio. L’ultima pagina del libro è dunque la prima della vita da adulto. Una meditazione che indica i binari giusti su cui far sfrecciare il treno di una vita autenticamente matura.

IL TEMA Capitolo per capitolo don Matteo sceglie di riflettere su alcune “soglie”, che – se varcate – segnano l’approdo alla vita adulta. Imparare a perdonare i genitori per «riconoscere tutto il peso che essi hanno avuto nell’iniziarci a una storia possibile, nell’iniziarci a noi stessi»; capire che «l’amore va realmente imparato», quotidianamente, come un lavoro a giornata; vivere il lavoro non solo e non tanto per essere economicamente autonomi, ma per investire il

Don Armando Matteo (Catanzaro, 1970), presbitero, è docente di teologia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, è stato assistente ecclesiastico nazionale della Fuci, dal 2005 al 2011. Tra le sue pubblicazioni: La prima generazione incredula (Rubbettino, 2010); Nel nome del Dio sconosciuto (Messaggero di Sant’Antonio, 2011), La fuga delle quarantenni (Rubbettino, 2012); Come nessun altro. Invidia infelice e vita benedetta (Vita e Pensiero, 2012).

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Il cammino del giovane, Armando Matteo, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose 2012, 73 pagine, 6 euro


Gli alari del… trisavolo

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fronte di tante opere d’arte che vengono trafugate, c’è qualche piacevole sorpresa, una di quelle che ti allargano il cuore e, come si dice, ti riconciliano con la vita. Perché ci sono persone ancora generose che hanno gesti inconsueti, in una società egoistica che spesso fa del proprio interesse l’unico metro di misura per sé e per gli altri. Come nel caso di questa straordinaria donazione che è stata fatta al nostro Museo Diocesano San Prisco. Si tratta di due oggetti straordinari che apparentemente sembrano solo degli oggetti ornamentali ma che si rivelano per due superbi, bellissimi alari: pezzi d’alto antiquariato, di fine 1500, inizio 1600!

Che dire al donatore? Grazie di cuore da parte di tutta la Diocesi che implementa il proprio patrimonio artistico, a beneficio culturale dell’intero territorio. E che il suo esempio non resti isolato, perché anche questo è un modo intelligente per conservare e tramandare la storia, anziché vederla frammentata su mercatini e vilipesa da mercanti poco scrupolosi. E vogliamo ringraziarlo con discrezione, perché, come il rumore non fa bene, si sa che il bene, il vero bene, non fa rumore.

Politica e ars oratoria

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La politica (dal greco

che attiene alla città, sottintendendo techne , arte) è da sempre la base costitutiva di ogni società civile e l’ars oratoria, la capacità di politikè ,

di don Natalino Gentile

metri; è a forma di un grande candelabro o un piramidion che, su registri diversi, presenta sculture e decori raffinati, come mascheroni, figure femminili, teste di Medusa, piccole sculture in nicchie. Sulla parte apicale sono collocate due splendidi guerrieri vestiti alla maniera rinascimentale, con corazza e gonnellino corto militare; il più anziano è barbuto, mentre l’altro più giovane porta un elmo ed un’arma da combattimento, una mazzafrusto rigida ad una testa, cioè con una sola sfera a punte chiodate.

L’alare è uno strumento di ferro o altro materiale metallico usato nei camini per il fuoco. Ce ne sono diversi tipi, dalle semplici staffe a strutture più complesse ed hanno lo scopo di tenere sollevati dal fondo i ceppi per permettere una migliore combustione. Questi, in bronzo, sono imponenti sia per il peso (oltre 40 chili ciascuno) che per l’articolata composizione. Ogni alare è alto un metro e 30 centi-

ncora una volta (e con quattro mesi di anticipo rispetto al termine previsto) il popolo italiano si è recato alle urne per espletare uno dei suoi diritti inviolabili, quello al suffragio (dal lat. suffragium , composto di sub , sotto, e della radice frag -, da cui fra gium , rottura, probabilmente in riferimento all’antica pratica ateniese conosciuta come ostracismo, secondo la quale i cittadini indicavano su cocci di argilla i nomi delle persone ritenute pericolose per la democrazia e che, di conseguenza, venivano allontanate) per eleggere (dal lat. e , particella che indica separazione, e le gere , cogliere, quindi scegliere fra più cose quella che si reputa migliore) un nuovo governo (dal verbo greco kybernan , dirigere una nave, contenente la radice kybe , testa).

Arte... rischi

Non solo parole di Francesca Anna Crispo

persuadere il popolo e accattivarsi i suoi favori attraverso il discorso ha caratterizzato i più grandi uomini politici della storia. È altrettanto vero, però, che un uso spropositato della lingua può rivelarsi un’arma a doppio taglio per un partito e il proprio candidato (dal lat. candidus , bianco, in riferimento al colore chiaro - e simbolico - della toga che indossava anticamente colui che rivestiva una carica dello Stato). Sono proprio i discorsi pubblici tenuti da questi ultimi, accompagnati oggi più che mai da una vistosa (talvolta invadente) campagna elettorale, a determinarne il successo o il fallimento. È durante i comizi (dal lat. comitium , parte del foro destinata alle adunanze del popolo, a sua volta da comire , convenire in un luogo) che si arriva alla gente e si gioca (con tutti i mezzi a disposizione) la partita del potere; un potere che si auspica possa condurre questa nave in acque più sicure rispetto a quelle in cui fin’ora si è trovata.

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- Certificazione informatica EIPASS


IL LEGALE RISPONDE

L’omesso pagamento dell’assegno di mantenimento Quali sono le conseguenze per l’interruzione del sostegno economico ai figli? Caro avvocato, sono un genitore separato di 40 anni con tre figli e disoccupato. Tre giorni fa sono stato convocato dai carabinieri della mia città per omesso pagamento dell’assegno di mantenimento. A quali conseguenze vado incontro? Giovanni Caro Giovanni, le conseguenze a cui andrai incontro ti investiranno di una responsabilità sia in sede civile che penale. La violazione degli obblighi di assistenza familiare – originariamente prevista e punita dall’art. 570 del codice penale – trova oggi una disciplina molto articolata, dopo le riforme del diritto di famiglia. L’art. 12 sexies della legge 898/1970 prevede l’automatica sanzionabilità della condotta, consistente nel mancato pagamento anche parziale dell’assegno stabilito in sede di divorzio a favore del coniuge o dei figli. Gli effetti penali si distinguono a seconda che siano inadempiute o inesattamente adempiute le obbligazioni nei confronti dei figli o nei confronti del coniuge. Infatti, come chiarito dalla giurisprudenza della Suprema Corte, deve ritenersi che il mancato pagamento dell’assegno stabilito in sede di separazione a favore dei figli integri di per sé illecito penale senza avere riguardo agli accertamenti ulteriori richiesti dall’art. 570 del codice penale (potendo anzi concorrere formalmente le due fattispecie delittuose qualora l’omesso pagamento della somma stabilita in sede di separazione abbia anche fatto mancare i mezzi di sussistenza ai figli).

L’ASSEGNO A FAVORE DEL CONIUGE Diverse, invece, risultano le conseguenze penali dell’eventuale omesso pagamento dell’assegno di mantenimento stabilito in sede di separazione a favore del co-

niuge, cui la separazione medesima non sia addebitata. In tale ipotesi, infatti, oltre alla verifica in ordine all’effettiva capacità di adempiere all’obbligazione giudizialmente imposta da parte dell’obbligato, occorre verificare se tale omissione abbia fatto effettivamente venir meno i mezzi di sussistenza al coniuge beneficiario. Secondo la giurisprudenza di legittimità, l’accertamento penale in ordine alla violazione degli obblighi di assistenza familiare è del tutto svincolata dall’accertamento avvenuto in sede civile che abbia condotto alla determinazione dell’importo dell’assegno di mantenimento. Anche il regime processuale della violazione degli obblighi di assistenza familiare consistente nell’omesso o nel parziale pagamento degli assegni di separazione o divorzile è diverso. In caso di omesso o parziale pagamento dell’assegno divorzile, infatti, la procedibilità è d’ufficio e, dunque, la querela non è necessaria né può essere rimessa. In caso di omesso o parziale pagamento dell’assegno stabilito in sede di separazione il regime processuale deve ritenersi distinto a secondo che siano inadempiuti gli obblighi nei confronti del coniuge o dei figli; nel primo caso, si ha la procedibilità a querela mentre nel secondo caso la procedibilità è d’ufficio. Caro Giovanni, prova con tutte le tue forze a sostenere i tuoi figli, perché possano crescere ed essere fieri del loro papà. Auguri! Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti al quattordicesimo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: donna

Donne Perché festeggiare un giorno solo le donne oltraggiate tutto l’anno?

N

on amo le feste di comodo. Non amo le giornate dedicate a chicchessia. Gli innamorati dovrebbero esserlo ogni giorno dell’anno. Alla mamma ed al papà si dovrebbe voler bene sempre e comunque. A lebbrosi, rifugiati politici, bambini handicappati, ricercatori bisognerebbe dare aiuto e risorse quotidianamente. Coerentemente ritengo che la festa della donna sia una colossale presa in giro. L’otto marzo mi irrita. Trovo patetiche le mimose, tristi le feste con sole donne che lasciano i mariti a casa a risciacquare piatti, deliranti certi antistorici proclami femministi. Un pensiero però voglio rivolgere alle donne che ringrazio di esistere. Mai come in questi tempi inquieti la dignità femminile è stata così violentemente oltraggiata. Il corpo delle donne, persino nelle parti più intime, è diventato un trastullo, una merce, uno strumento di potere. Altro che tempio dello spirito, il corpo femminile è merce da esibire, oltraggiare, consumare con la donna carnefice e vittima a seconda delle circostanze. Da uomo mi vergogno di coloro che com-

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Mai come in questi tempi inquieti la dignità femminile è stata così violentemente oltraggiata prano il sesso, profanano la santa intima unione tra coniugi e la riducono ad una ginnastica drogata ed edonistica. Mi vergogno di quei pubblicitari che spogliano le donne per far vendere auto, prodotti edili, siliconi, assorbenti, vernici. Mi vergogno di chi profitta della sua supremazia gerarchica ed economica per fare il suo porco comodo. Mi vergogno per quei legislatori che permettono a due omosessuali di fecondare a pagamento un ovulo, inserirlo a pagamento in un altro utero e regalarsi un bambino a pagamento con madre surrogata, come di recente hanno fatto Elton John e suo marito, perché in Inghilterra la legislazione ha introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Mi vergogno per coloro che erogano spermatozoi per quelle donne – come Gianna

Nannini per restare in campo musicale – che il figlio se lo fanno da sole, avendo stabilito che di padri non ce n’è bisogno. M’inchino alla vita nascente ed alle due creature generate, ma sono davvero indignato nei riguardi dei medici e di tutti coloro che hanno utilizzato la scienza per questa prevaricazione della natura umana. Nel caso di questi due cantanti i soldi, il potere, le norme relativistiche hanno piegato le leggi della natura e della genitorialità. Volevano un giocattolo? L’hanno avuto, sperando che non se ne stanchino troppo presto! Ma alle donne che la miseria, economica e spirituale, costringe a diventar surrogati, vender gli ovuli o ad affittare l’utero per nove mesi qualcuno pensa mai? E alle bambine che cresceranno con omosessuali, madri senza mariti, due mamme e nessun papà chi garantirà un sereno sviluppo sessuale ed affettivo? Gli adulti hanno – o credono – di aver scelto, ma queste malcapitate piccole donne? Chi può permettersi di scegliere per loro? A loro ed alle mamme in affitto voglio dedicare un abbraccio ed un augurio per la festa della donna.




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