Insieme - Novembre 2011

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insieme

Anno VI - n. 10 Novembre 2011 € 2,00

mensile di attualità e cultura dell’Agro

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PREZZO SPECIALE € 1,50 ATA AN DIOCES

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LA RISORSA DEL PAESE Fotografia del volontariato nell’Agro




© Franz Pfluegl - Fotolia.com

Sommario novembre 2011

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Parte la nuova rubbrica Il Pane della Domenica

Editoriale

05 A chi giova la protesta di Silvio Longobardi

La bacheca

Le rubriche 67 Spazio consulenza

59 I nostri auguri

di Carolina Rossi

a cura della Redazione

L’ABC della fede

06 Risponde mons. Giudice

68 Congregazione Suore di S. Giovanni Battista

In diocesi

di Carmine Giordano

60 Uffici diocesani e associazioni

69 Il legale risponde

a cura della Redazione

Spazio Scuola

Cultura

23 Parte il concorso per le scuole a cura di Mariangela Giudice

a cura dell’avv. G. Severino

Ultima fermata

64 Libri, storia, arte, film e Musica

Vita nell’Agro 28 Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

05 Nasce l’Accademia della Lunga Vita

a cura della Redazione

di Peppe Iannicelli

PRIMO PIANO

di Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

Vita ecclesiale

07 La risorsa del Paese

36 La nota

08 Insieme, parola profetica

a cura della Redazione

News dalle parrocchie 48 Notizie dalle parrocchie

09 La ricerca 12 Le associazioni 20 Le esperienze

In parrocchia 53 Pagine parrocchiali

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Mariangela Giudice Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Manna, Maria Ermelinda Di Lieto, Ines Balastrino, Squitieri Samantha, Carlo Attanasio, Don Natalino Gentile, Giuseppe Ianniello, Gennaro Pagano, Maria Sessa, Carlo Attanasio, Michele Raiola, Stefania Grimaldi, Dina Pagano, Massimo Pace, Lidia Lanzione, Giuseppe Della Morte

Amministrazione Via Adriana, 18 - 84012 Angri (SA) Tel/Fax 081 5134504 redazioneinsieme@alice.it

Marketing Sofia Russo

Fotografia Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme

Amministrazione don Gaetano Ferraioli

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Hanno collaborato

Stampa Grafica Metelliana s.r.l. - Cava de’ Tirreni (SA)

Mons. Giuseppe Giudice, Carolina Rossi, Edoardo Tafuto, Martina Grimaldi, Mariarosaria Petti, P. Pietro Lombardi, don Roberto Farruggio, Salvatore Manzo, Carmine Giordano, Sofia Russo, Giuseppe Contaldo, don Ciro Galisi, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli, don Geatano Ferraioli, don Natalino Gentile, Raffaele

Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola

€ 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore MODALITÀ DI PAGAMENTO c.c.p. 77164507 intestato ad Editrice Insieme, via Adriana 18, 84012 Angri (SA) Questo numero è stato chiuso in redazione martedì 1 novembre 2011 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di col­la­borazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.


EDITORIALE di Silvio Longobardi

A chi giova la protesta te. La protesta accusa gli altri, la proposta invita a costruire partendo da se stessi. La protesta rischia di tradursi nella rassegnazione, la proposta contiene in germe una buona dose di speranza. La protesta ad oltranza rischia di sfociare nell’odio, la proposta invita a cercare forme di collaborazione. A chi giova in questo momento di crisi gettare altra benzina sul fuoco? Non rischiamo di rendere più incandescente una situazione economica e sociale che appare fin troppo debole?

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utti si affannano a spiegare che la protesta pacifica di migliaia di giovani non ha nulla a che fare con la violenza sistematica attuata da gruppi numericamente ristretti ma ben addestrati alla lotta. “Indignati e traditi”, titola Famiglia cristiana. Ma perché dare spazio ai sovversivi di professione? Comprendo le ragioni della protesta e comprendo anche la rabbia dinanzi agli abusi di un potere economico e finanziario spesso alleato con la politica. Ma trasformare gli indignati in eroi e fare della protesta un baluardo della democrazia, mi sembra francamente esagerato. Non voglio confondere la legittima manifestazione di dissenso con l’odio che genera solo devastazione. Mi chiedo però a chi giova soffiare sul fuoco della protesta. Denunciare il malcostume è sempre stato facile, i più furbi hanno fatto della contestazione la loro fortuna politica. Più difficile è costruire la cultura della proposta, la fedeltà al proprio dovere, l’impegno per il bene comune. Più difficile è rimboccarsi le maniche e costruire opportunità di lavoro per sé e per gli altri, accettare la sfida della solidarietà e intervenire con progetti mirati lì dove lo Stato è assente. Abbiamo bisogno di una nuova politica – e non mi riferisco solo a quella governativa perché le amministrazioni locali difettano e non poco – ma abbiamo anche bisogno di una cultura della responsabilità civile che impegna ciascuno a fare la sua par-

Facciamo bene a chiedere ai responsabili della politica e delle istituzioni un’amministrazione più trasparente. Troppi segnali mostrano che avviene il contrario. L’elenco delle inadempienze sarebbe lungo da fare. Nessuno è disposto a fare un passo indietro, a rinunciare ai privilegi acquisiti e neppure a certe indennità che, alla luce della grave crisi economica, suonano come una beffa per chi vive nella precarietà. Ogni ambito pubblico è lottizzato dai partiti e molto spesso l’interesse privato prevale di gran lunga sul bene comune. Questa litania, tante volte sentita, rischia di alimentare la rabbia dei cittadini, anche di quelli più moderati. E tuttavia, resto convinto che fare della società un luogo vivibile per tutti sia compito di ciascuno.

Se viene a mancare uno sguardo positivo sul domani, non sapremo reagire con determinazione alla crisi che oggi ci assedia

È sempre più urgente passare dalla protesta alla proposta. Lo scrittore francese Charles Péguy, all’inizio del Novecento, osservava che “è sperare la cosa difficile, la cosa facile è disperare ed è la grande tentazione”. Aveva ragione. Non so se nel dizionario della politica e dell’economia c’è spazio per la voce speranza. Abbiamo certamente bisogno di riforme. Ma se viene a mancare uno sguardo positivo sul domani, non sapremo reagire con determinazione alla crisi che oggi ci assedia. I cristiani sanno che la gestazione dolorosa della storia prepara i cieli nuovi. Questa certezza non ci rende passivi spettatori degli eventi ma alimenta la coscienza della responsabilità sociale. Vivere da protagonisti resta la parola d’ordine. Oggi più che mai.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Le altre parole Il Vescovo Giuseppe risponde alle domande sulla fede giunte in redazione Eccellenza, poiché la nostra fede deve basarsi tutta sui quattro Vangeli, allora che valore hanno le parole del sacerdote durante l’omelia, le lettere dei Vescovi, i documenti del Papa e tutti gli altri scritti? Oppure, basta la sola partecipazione all’Eucaristia domenicale per considerarsi cristiani? Lettera firmata

Siamo passati così da Gesù che annuncia a Gesù annunciato e creduto nella fede della Chiesa. I vangeli, pertanto, sono la base della fede. I vescovi e i sacerdoti hanno il compito di tramandare, spiegandola ed attualizzandola, l’unica Parola del Signore. Gli scritti successivi non aggiungono nulla di nuovo alla Parola del Signore, ma hanno il compito di renderla sempre nuova ed attuale. Tutto ciò che viene dopo la Parola è un commento ai detti e ai fatti di Gesù, perché la Chiesa nel tempo ne perpetua l’opera fino al Suo ritorno. La domanda, sempre molto attuale, ci rimanda al Nella Messa, che è Gesù presente nei segni sacracuore del credo cattolico. All’inizio della nostra fede mentali, c’è sicuramente tutto ciò che serve ad un non c’è un libro, o dei libri, ma la persona di Gesù. cristiano per seguire le orme del Signore. Però, non Nei Vangeli, ad opera dei quattro evangelisti, è regibasta la sola Messa, perché essa quasi si diffonde nei strato il messaggio e i gesti di Gesù. giorni attraverso le opere cristiane. Anzi, nelle opere stesse la fede si vede e si realizza. Il cristiano deve Scrivi a redazioneinsieme@alice.it avere la spiritualità dell’et-et, cioè deve mettere oppure puoi inviare un fax allo 081 513 45 04 insieme sempre – e ed e – una cosa e l’altra: Puoi contattarci su Facebook. Uomo e Dio; Parola e Sacramento; Tempo Aggiungici ai contatti con l’account “Redazione Insieme”, ed Eterno; Scrittura e Tradizione… oppure cercaci inserendo l’indirizzo: redazioneinsieme@live.it Mons. Giuseppe Giudice La redazione si riserva il diritto di sintetizzare le lettere

Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme! INDIRIZZO

CITTA’

Via dei Goti, 11 Via dei Goti Piazza Doria C.so Vitt. Eman. 42 Via M. Nonio Balbo Piazza Amendola, 17 Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via Caduti di Superga, 5 Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE SUPERIORE NOCERA INFERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI PAGANI S. EGIDIO DEL M. ALBINO SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO


Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

Fotografia del volontariato nell’Agro

LA RISORSA

DEL PAESE

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partire dallo scorso anno, novembre è il mese in cui puntiamo il riflettore sulla rivista diocesana, celebrando la Giornata diocesana di Insieme. Un tempo in cui chiediamo a tutti di riflettere su questo strumento di comunicazione nato nel 2006, aiutati anche da un messaggio del Vescovo. Un mese in cui intensificare la diffusione, aprendo altre vie o potenziando quelle già praticate. La redazione si impegna ad offrire un approfondimento più corposo, scegliendo un tema che faccia emergere il positivo della nostra terra. Quest’anno vi proponiamo un altro scatto, un’istantanea del volontariato nell’Agro. «Ho sempre immaginato il volontariato – senza conoscerlo, naturalmente, solo la non-conoscenza favorisce la certezza - un punto di intersezione tra la vocazione mancata e la consolazione del sé. Finché ho conosciuto gli amici di Paolo”. A parlare è il padre di un adolescente disabile nel libro Nati due volte di Giuseppe Pontiggia -. Questi giovani che lo accompagnano nelle pizzerie, nei cinema, nei negozi di dischi usati, sono gentili, misurati, discreti. In cambio non si aspettano nulla. Non si aspettano né doni né ringraziamenti. E danno non solo un aiuto, ma ciò di cui gli uomini hanno più bisogno quando non la sentono mai, la simpatia».

Mi sembra un’ottima definizione di volontariato, capace di sintetizzarne la natura: la gratuità, la gentilezza, il supporto, la discrezione. In queste pagine vi presentiamo un’indagine sull’universo del volontariato nell’Agro da cui emergono dati interessanti e alcune associazioni: qualcuna opera da più tempo, altre si preparano a muovere i primi passi. Chiudiamo il quadro con tre esperienze: quella più strutturata del servizio civile e quella meno formalizzata, ma altrettanto preziosa, vissuta da tanti ragazzi e adulti al servizio della propria comunità parrocchiale. Rivoli differenti che messi insieme formano il corposo fiume del volontariato, un mosaico di persone capaci di mettersi in gioco, offrendo tempo, risorse ed energie per il prossimo. Quest’anno aggiungiamo un altro tassello al nostro desiderio di raccontare i frammenti di una storia in continuo movimento. Il 14 novembre, alle ore 18,30, presso la Curia vescovile di Nocera Inferiore, in un incontro-dibattito parleremo di volontariato con chi lo vive in prima persona, per uno scambio di esperienze e per capire di quali risorse il volontariato ha bisogno per operare ancora meglio al servizio della collettività. Vi aspettiamo numerosi. Antonietta Abete


II giornata diocesana di INSIEME Insieme, parola profetica Il vescovo Giuseppe Giudice ha scelto di accompagnare la la celebrazione di questa giornata con un messaggio: “la rivista è un utile strumento della evangelizzazione nuova, che l’Agro attende”

in occasione della seconda Giornata diocesana della rivista Insieme desidero inviarvi alcune riflessioni sul valore e il significato di questo impegno culturale. Questo Messaggio è rivolto a tutta la comunità ecclesiale per invitare ciascuno a sostenere una rivista da tutti ben accolta e apprezzata. Ho ripetuto e ripeto, ora con più passione: è bene che Insieme si apra a tutte le parrocchie e tutte le parrocchie si aprano ad Insieme per farne, insieme, un utile strumento della evangelizzazione nuova, che l’Agro attende. E l’evangelizzazione nuova o è culturale, o di fatto non è. Può diventare semplice verniciatura senza slancio missionario. Perciò, oggi più che mai, è necessario investire in cultura. Già il titolo della rivista – Insieme – può diventare occasione propizia per riflettere sul cammino ecclesiale. Lo ripeto ancora una volta: facciamo poche cose, ma facciamole bene e, soprattutto, facciamole insieme. Insieme è la traduzione concreta, con risvolti sociali, del concetto teologico di comunione e sinodalità. Che Insieme diventi uno dei frutti del Sinodo! Invito i parroci e le comunità a fare qualche processione in meno e a curare di più l’aspetto culturale dell’evangelizzazione. Non ci è consentito, come Chiesa, recidere le radici e perdere così il contatto con le nuove generazioni. Insieme vuole essere un semplice ed utile strumento a servizio delle parrocchie e degli uffici diocesani. Vi posso assicurare che fuori diocesi la rivista è molto apprezzata, grazie al lavoro della redazione, e non deve accadere che non venga accolta proprio in casa sua. Chiedo che in tutte le parrocchie ci sia un referente per la rivista, scelto all’interno dei membri del consiglio pastorale o da esso designato, per curare quest’aspetto non marginale del lavoro pastorale. Chiedo alle Case religiose, in primis alle Scuole Cattoliche e alla scuola in generale tramite i docenti di religione cattolica, di presentare e far passare la rivista per veicolare, in forma nuova ed originale, il pensiero cattolico.

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Foto Salvatore Alfano

Carissimi tutti,

Ai Gruppi, Associazioni, Movimenti chiedo che facciano della rivista diocesana la loro ‘agorà’, la piazza per annunciare il pensiero di Cristo. Sicuramente con l’originale apporto di tutti e ciascuno, la rivista Insieme potrà diventare, ancora di più e ancora meglio, un valido strumento di comunione ecclesiale. Insieme, per noi, deve diventare parola profetica. Chiedo a tutti di leggere questo messaggio durante tutte le Messe domenicali del giorno 13 novembre. Nella certezza che accoglierete il mio caldo invito, e sapendo che non mancherà il vostro utile suggerimento, la vostra proposta, il vostro contributo, tutti saluto e benedico con affetto. Giuseppe Vescovo

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la ricerca La coscienza del paese Una ricerca condotta agli inizi del 2008, e non ancora pubblicata, fotografa il mondo del volontariato nell’Agro. Ci presenta i risultati del lavoro durato 8 mesi la sociologa Anna Spinelli

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Foto Salvatore Alfano

ono la coscienza del paese. Un esercito di persone che non si rassegna di fronte al bisogno, alle ristrettezze, alla povertà, alle ingiustizie, agli abusi, alle inefficienze. Abituati più ad agire che a parlare di sé, arrivano laddove le istituzioni sono assenti, per incapacità, mancanza di fondi o, più semplicemente, perché indaffarate in giochi di potere che le inducono a tradire la loro vocazione istituzionale. Una ricerca realizzata nel 2008 fotografa il variegato mondo delle organizzazioni di volontariato della nostra terra, la parte buona di un territorio capace di rimboccarsi le maniche per generare il più prezioso dei frutti: la speranza. L’indagine, non ancora pubblicata, è stata realizzata dall’Associazione Progetto Famiglia-Vita nell’ambito dei Progetti Bandi di Idee 2007,

area comunicazione, del Centro di Servizi per il Volontariato della Provincia di Salerno. A raccontare le motivazioni e i risultati di questo lavoro, durato 8 mesi, è la sociologa Anna Spinelli che ha coordinato le diverse attività e ha poi tirato le somme. «Esisto, opero, dunque, mi conoscono. È un errore nel quale spesso inciampano le organizzazioni di volontariato osserva la dottoressa Spinelli -. L’equazione non è assolutamente scontata, ecco perché è necessario dare visibilità alla nostra presenza e alle attività che realizziamo». Queste dunque le premesse della ricerca, un territorio di riferimento - l’Agro-Nocerino Sarnese - ed un obiettivo preciso: capire quante associazioni operano in questa striscia di terra, chi sono i destinatari del loro lavoro, evidenziare le attività similari per mette-

re in piedi, perché no, sinergie e collaborazioni. Se è vero che l’unione fa la forza, questa affermazione è tanto più reale in questo settore in cui è il desiderio di servire l’uomo, in tutte le sue accezioni e sfumature, a spingere all’azione. «Per prima cosa - continua Anna Spinelli - abbiamo realizzato un questionario strutturato, a risposte multiple, con uno spazio aperto per osservazioni e considerazioni. Definito lo strumento di indagine, abbiamo formato i rilevatori. È stata davvero preziosa la collaborazione dei ragazzi del Servizio Civile che quell’anno ci erano stati assegnati». Un po’ più complicato individuare l’universo di riferimento, capire cioè quante associazioni, formalizzate e non, costellano l’Agro. È ancora la dottoressa Spinelli a parlare: «Ci siamo rivolti all’Agenzia

Anna Spinelli è laureata in Sociologia. Sposata con Massimo Imbriaco, ha due figli: Maria Paola, 11 anni, e Mattia, 4 anni. Dallo scorso mese di settembre è presidente dell’Associazione Progetto Famiglia - Vita.

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Distribuzione delle associazioni sul territorio dell'Agro Nocera Inferiore Nocera Superiore

3%

Corbara

12%

3%

29%

Angri Pagani

17%

S. Egidio del Monte Albino

4%

11%

4%

15%

Sarno Roccapiemonte San Valentino Torio

2%

Scafati

GRAFICO 1

delle Entrate che per motivi di privacy ci ha invitato a consultare gli elenchi diffusi tramite internet, privi tuttavia di recapiti telefonici e, a volte, anche di indirizzi. Abbiamo attinto all’elenco delle Associazioni iscritte al Registro regionale delle Organizzazioni di volontariato. Con un limite: in base alla normativa allora vigente l’iscrizione non era obbligatoria, a differenza di quanto accade oggi. Il Centro di Servizi per il Volontariato aveva un suo database molto ricco. Fondamentale è stato, all’avvio delle rilevazioni, il passaparola tra i presidenti». Il progetto è durato 8 mesi, 3 per predisporre tutti gli strumenti e formare i rilevatori, 2 per la somministrazione del questionario al presidente o ad un suo delegato realizzata da 4 ragazzi del servizio civile, e altri 3 mesi per

Città Nocera Inferiore Nocera Superiore Corbara Angri Pagani S. E. del Monte A. Sarno Roccapiemonte San Valentino Torio Scafati

Universo di partenza 34 5 2 18 14 5 21 4 4 15

mettere insieme i dati e tirare le somme. La fase delle rilevazioni non è stata semplicissima, qualche associazione esisteva solo sulla carta (in alcuni casi gli indirizzi corrispondevano con la sede di studi commerciali), alcune organizzazioni avevano cambiato sede rendendo difficile il contatto, c’era inoltre un po’ di diffidenza perché serpeggiava il timore che dietro la ricerca potesse celarsi un controllo fiscale.

I RISULTATI Dalla ricerca emergono numerosi spunti di riflessione. Il primo dato interessante è che la consistenza numerica delle organizzazioni di volontariato è cresciuta negli ultimi decenni: il 42% delle associazioni censite si sono costituite tra il 1980 e il 1990. Il loro rag-

ODV non reperibili 9 2 0 6 4 0 4 2 1 5

Universo verificato 20 1 1 8 5 5 15 2 2 5

gio di azione copre l’intera gamma di destinatari previsti dal questionario, a partire dalla disabilità fino all’integrazione di nomadi, emarginati e senza dimora (cfr grafico n.2). Gli altri dati raccolti consentono di stilare un identikit del volontario tipo: pochi i giovani che si impegnano al di sotto dei 18 anni, si registra invece un’alta scolarizzazione del volontario, almeno il 50% ha un diploma, il 25% una laurea. Ancora, i dirigenti delle organizzazioni sono in prevalenza uomini che svolgono questo servizio nel pieno dell’attività lavorativa. Non figura nessun disoccupato tra i dirigenti, i pensionati sono solo il 16%, le casalinghe addirittura l’1%. Solo l’1% degli over 65 è impegnato in un’associazione. Commentiamo questi risultati insieme ad Anna, a partire proprio dall’ultimo

ODV disponibili 5 2 1 4 5 0 2 0 1 5

Dati del Progetto Famiglia - Vita

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dato che potrebbe indurci a pensare che gli attempati dell’Agro sono un po’ pigri. «È doveroso ricordare che oggi si va in pensione più tardi e non sempre si hanno ancora energie per dedicare una parte del proprio tempo agli altri. Il dato va anche calato nell’attuale contesto storico. La grave crisi economica obbliga spesso i genitori pensionati ad essere di supporto ai figli». Sui giovani l’orizzonte della riflessione si allarga. Anzitutto in Italia c’è una elevata scolarizzazione che impegna i giovani fino alla soglia dei 30 anni. Detto questo, la sociologa fa un mea culpa ammettendo che le organizzazioni di volontariato non sempre mettono in campo delle azioni specifiche per coinvolgere i giovani che «richiedono un capitolo a parte. Ai ragazzi bisogna avere il coraggio di dire: “Vedi, c’è qualcuno che ha bisogno di te!”. Ed è necessario coinvolgerli fin da bambini. I giovani sono spaventati dal sacrificio, ma non possiamo nascondere loro che esiste la povertà, che c’è la malattia. Forniremo un quadro imperfetto della realtà, senza prepararli ad affrontare la vita. Se racconti ad un ragazzo che ci sono persone che non arrivano a fine mese, che aspettano il latte e il pacco di pasta, si scandalizzano: pensano che queste cose acca-

esempi? Il direttore del CSV di Napoli e di quello di Salerno sono due donne molto in gamba e preparate».

dono solo in Africa.». La conoscenza è fondamentale per il coinvolgimento e la responsabilizzazione. La formazione al volontariato si intreccia con quella alla cittadinanza attiva. Entra in gioco la Scuola con il suo ruolo insostituibile di agenzia formativa. «Ai ragazzi bisognerebbe presentare le associazioni attive sul territorio per un lavoro di rete che purtroppo manca. Riusciamo ad entrare nella scuola solo grazie alla sensibilità di qualche docente». Il popolo dei volontari nel nostro Agro ha un’età adulta ed è impegnato nel mondo del lavoro. «Si tratta di persone che sono in una fase della vita in cui si ha più consapevolezza - sottolinea la dottoressa Spinelli - sono cresciuti in un periodo in cui si respiravano altri valori, hanno sperimentato il dolore, la povertà, le difficoltà, le prove». C’è poi una curiosità. Il volontariato quasi sempre si tinge di rosa. Eppure, il ruolo di presidente è affidato ad uomini. Un dato confermato anche dalle indagini nazionali. «Forse - commenta Anna - è una questione di credibilità, il ruolo di presidente spesso si affianca ad un’attività lavorativa di prestigio. E questo può ritornare utile alle associazioni in termini di immagine. In base alla mia esperienza posso dire, però, che i direttori spesso sono donne. Due

LE RICHIESTE DEL VOLONTARIATO Prima di congedarmi chiedo alla dottoressa Spinelli quello che manca maggiormente al mondo del volontariato. La risposta è immediata: «Una collaborazione stabile e pianificata tra pubblico e privato. C’è chiusura da entrambe le parti. Il terzo settore si rivolge al pubblico per avere fonti di finanziamento. Il pubblico si rivolge al privato per risolvere delle emergenze. Ci vorrebbero invece tavoli di lavoro ai quali presentarsi ciascuno con le proprie risorse e competenze, per lavorare ad una programmazione comune. Se potessimo sederci intorno ad un tavolo e programmare, potremmo fare molto di più». Ci auguriamo di potervi raccontare presto di una inversione di tendenza di cui gioverebbero soprattutto le fasce più deboli. Come diceva Robert Kennedy: “Ci sono coloro che guardano le cose come sono, e si chiedono perché... Io sogno cose che non ci sono mai state, e mi chiedo… perché no”. Antonietta Abete

Associazioni suddivise per area di intervento 54 21

52 39

Area della disabilità

26

Area ndella sofferenza psicofisica Area della devianza Area della partecipazione civica Area dei gruppi anagrafici Area dell'esclusione

52 183

Area della famiglia

GRAFICO 2

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le associazioni UNA SPERANZA PER I DISABILI Una cooperativa ed un’associazione frutto dell’ingegno di una madre piena di risorse. Il coordinamento disabili dell’Agro e la cooperativa Emora sono un riferimento per i diversamente abili dell’Agro nocerino-sarnese e non solo

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asce da un’esigenza personale un’esperienza di volontariato al servizio dei diversamente abili che da trent’anni vede protagonista Carmela Novello. Offrire migliori prospettive al futuro di sua figlia Monica, oggi 37 anni, è stato il motivo che ha spinto la “passionaria” nocerina ad inventarsi qualcosa che, trent’anni fa, al nord esisteva già, ma di cui al sud non se ne percepiva l’esigenza. «Non capivo – racconta – perché da noi ci fossero tante difficoltà e in altre parti d’Italia non le riscontravo, o quanto meno sembrava meno complicato superarle». In giro per gli ospedali settentrionali la signora Carmela incontrava genitori come lei, con figli disabili, ma che una volta allontanatisi da quelle corsie trovavano un mondo di centri ed associazioni pronti a sostenerli. «Mi chiesi perché lì potevano esserci queste strutture e da noi no. A quel punto – racconta – decisi di cominciare a verificare se anche dalle nostre parti c’era qualche associazione del genere e come potevo contribuire al suo sviluppo». Per un periodo andò avanti da sola, poi, un po’ da autodidatta ed un po’ guidata dall’esperienza personale, la signora Carmela riuscì ad intessere un bel

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rapporto di collaborazione, tanto da fondare a Nocera Inferiore una sede distaccata, con il CRH – Coordinamento regionale handicappati. In concomitanza curava per la Caritas diocesana il mondo dei diversamente abili: «Per me fu un onore essere chiamata da fra Terenzio. Ancora oggi, nei momenti di grande difficoltà, mi aiutano molto alcune sue parole». Un fermento di idee che necessitava di uno sbocco privilegiato ed autonomo che il connubio con il CRH non consentiva. A quel punto sgorga l’idea di fondare prima una cooperativa e poi un’associazione, in autonomia. Così nel 2002 nasce la cooperativa Emora e nel 2003 l’associazione C.D.A. Onlus – Coordinamento disabili dell’Agro. Strutture che annoverano circa settanta persone tra volontari ed operatori. «C’era una forte esigenza di autonomia, il lavoro e gli impegni crescevano – spiega – sempre più persone ci chiedevano aiuto e così abbiamo pensato di creare qualcosa di nostro». Tante le iniziative portate avanti: assistenza domiciliare ai disabili e agli anziani, servizi di aggregazione e socializzazione, campi estivi, laboratori, attività sportive e psico-socio-assistenziali. La cooperativa e l’associazione hanno anche realizzato progetti per gli anziani, il giardino bioenergetico e opportunità


lavorative con le “borse lavoro”. Un impegno a 360 gradi che dai disabili si è focalizzato su tutta la fascia debole della società. La bontà delle opere è riconosciuta ovunque. Il progetto “Nuotare contro corrente”, per esempio, è stato il primo ad essere finanziato dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio nell’ambito degli interventi a favore dei soggetti diversamente abili. «È stato un grande onore per noi» afferma Novello relativamente all’iniziativa portata avanti ogni martedì e giovedì alla piscina “Aquadulcis” di Lavorate. Ed è notizia di pochi giorni fa l’approvazione di un bando regionale relativo alla creazione di asili nido aziendali, promosso in collaborazione con l’azienda Gambardella Inox di Fosso Imperatore di Nocera Inferiore. Non mancano, però, le difficoltà: «I muri più alti sono quelli della burocrazia e quelli economici e finanziari. A volte le istituzioni dimenticano di pagarci e noi non sappiamo come fare con gli operatori che ci aiutano. A Nocera Inferiore, il Comune non ci paga da due anni. Avevamo persone che vantavano degli stipendi, purtroppo hanno dovuto attendere, ma alla fine siamo riusciti a rimborsarli». E proprio a Nocera Inferiore non si sblocca l’apertura del Centro diurno per disabili. Chiuso da un anno e mezzo, non riapre i battenti perché mancano le risorse. La gara è stata vinta dalla Cooperativa Emora, ma a Palazzo di Città non ci sono i soldi: «Non possiamo rischiare di partire da soli, potremmo trovarci scoperti. Ci dispiace per i tanti ragazzi che da noi trovavano una grande occasione di crescita e sviluppo». Gli ostacoli non mancano, ma ci sono anche comuni

Casa senza barriere della Cooperativa Emora

virtuosi come Nocera Superiore: «Con loro lavoriamo benissimo. Credono nelle nostre potenzialità e non ci fanno soffrire economicamente». Ed il lavoro del team Novello da tempo si estende a tutti i dodici Comuni del Piano di Zona S1, ma anche ad altre aree. Infatti progetti sono attivi a Sant’Antimo e Mugnano in provincia di Napoli e a Caserta. Una bella realtà made in Agro. Salvatore D’Angelo

La storia di Giacomo Il suo futuro nella casa famiglia di San Valentino

È

arrivato tre anni fa presso la casa famiglia di via Vetice, a San Valentino Torio. Era insieme alla madre, condannata a 20 anni di carcere per rapina ed omicidio, furono accolti tra le mura amiche della struttura gestita dalla Cooperativa Emora. Dopo tre giorni la donna morì e da allora è la signora Carmela a crescere Giacomo (nome di fantasia). «Mi disse all’epoca padre Pierluigi Ciocchi: “Carmela questo bimbo ha bisogno di una persona forte come te”. Capii il senso di quelle parole qualche giorno dopo, quando la madre morì perché gravemente malata di cancro» racconta la signora Novello. In tre anni quel bambino down, cerebroleso e con i piedi torti è cresciuto ed è notevolmente migliorato: «Quando arrivò, davvero versava in uno stato gravissimo. Oggi tutti notano i suoi miglioramenti. Lo abbiamo fatto operare ai piedi, anche se l’intervento doveva averlo da neonato».

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“SIAMO LA TUA ARCA”

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uando mi reco presso la sede della protezione civile è un tranquillo e soleggiato pomeriggio di domenica. Mi ritrovo davanti una moderna struttura abbastanza grande, circondata da un ampio cortile che ospita i mezzi di trasporto di pronto intervento. A fare da cornice vi è un bel prato verde ben curato in cui, mi spiegano, in estate montano tendoni per ospitare i ragazzi del campo estivo. Ricevo dal primo momento un’accoglienza calorosa da tutti i volontari presenti e dal presidente Lucio De Martino che si è gentilmente prestato a rispondere a qualche domanda e ad esaudire la nostra curiosità riguardo questa associazione che ha offerto, e offre tutt’oggi, un ottimo servizio per la città di Pagani, e non solo. Cosa significa esattamente “Papa Charlie”? “Papa Charlie” sta per Protezione Civile detto in un alfabeto in codice utilizzato dagli amatori. Chi ebbe l’idea di fondare quest’associazione? Tutto ebbe inizio nel 1991, quando un gruppo di persone composto da uomini e donne, decisero di fondare una sorta di alleanza per fare qualcosa di più per la nostra città. Attualmente invece, chi sono i componenti che mantengono viva quest’organizzazione? Sono persone comuni, soprattutto giovani che hanno deciso di “essere diversi”, di prestare parte della loro quotidianità al volontariato. Attualmente registriamo

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L’associazione di pubblica assistenza Papa Charlie è nata a Pagani il 17 settembre 1991, ha infatti da poco spento le sue prime 20 candeline

circa 80 volontari attivamente impegnati nell’associazione. Contiamo invece 150 membri includendo anche persone non operative e i soci. Non dimentichiamo, poi, uno dei nostri volontari più efficienti; l’unità cinofila, il labrador Saygon Morris! La passione per il volontariato ha attratto in questa associazione più uomini o donne? Decisamente più donne. Purtroppo, aggiungo! (Fa una fragorosa risata). In quanto donna mi sento in dovere di chiederti spiegazioni per il “purtroppo”! Scherzavo, ovviamente. Le donne in questa associazione sono fondamentali. Sono decise, precise, caparbie. Hanno solo qualche piccola difficoltà a fare alleanza perché sono molto competitive. All’interno di questa associazione non facciamo differenze di ruoli, non abbiamo la così detta “quota rosa” per le nostre volontarie. Pensa, 2 di loro sono anche membri del nostro consiglio! Che significato dai alla parola “volontariato”? Ti sembrerà strano, ma per me è una forma di egoismo. I 17 anni che ho vissuto prestando il mio servizio mi hanno insegnato che, con il volontariato, più mi dedico agli altri, più faccio bene a me stesso. Per me essere volontario è diventato un vero e proprio stile di vita.


Foto anni 2002 - 2006 In basso anno 2005 inaugurazione sede via Filettine

Il vostro operato richiede anche delle spese. Quali sono le fonti da cui attingete? All’inizio ce le siamo inventate davvero tutte! Te ne racconto una: “Adotta un volontario” fu l’iniziativa per cui chiedevamo a negozianti e aziende della zona di “adottarci”; noi in cambio offrivamo un po’ di sponsorizzazione. Attualmente abbiamo una convenzione con il Comune di Pagani e di Sant’Egidio. Siamo però diventati un punto di riferimento per tutto l’Agronocerino-sarnese e offriamo la nostra disponibilità anche ad altre città come Siano, San Marzano, Corbara… Quanti interventi registrate annualmente? In media 600-700.

forze dell’ordine. Noi non abbiamo armi! E quale potrebbe essere l’arma del volontario? La sopportazione che è il nostro modo di supportare, o meglio aiutare! Ho conosciuto il vostro passato e il vostro presente. Cosa sognate per il futuro? Il progetto “Pagani città dei bambini”. Vorremmo utilizzare il pezzo di terreno adiacente alla nostra struttura per costruirvi un centro polivalente per bambini e per diversamente abili con una struttura attrezzata per dar loro accoglienza. Terminata l’intervista, saluto questi simpatici volontari con cui ho trascorso un piacevole pomeriggio. Mentre mi dirigo verso l’esterno la mia attenzione cade su un manifesto piuttosto vecchio affisso ad una parete, che, mi spiegano, fu il mezzo con cui i primi componenti dell’associazione cercavano di farsi conoscere. Recitava così: “Siamo la tua arca!”. Forse è proprio questo il senso del volontariato; “diventare arca” se tutto intorno c’è il diluvio. Martina Grimaldi

Foto anni 2007 - 2011

C’è qualche intervento in cui avete riscontrato maggiore difficoltà? Devi sapere che un volontario può riscontrare due tipi di difficoltà: quella umana e quella operativa. Quando è richiesto il nostro aiuto in zone terremotate, ad esempio, sappiamo di andare sempre incontro a difficoltà umane: le persone nei campi di accoglienza hanno i volti vuoti e straziati, segnati dalla perdita di tutto il loro mondo, spesso di persone care. A loro non resta più nulla. Una volta ad una signora anziana donai il mio paio di calzettoni da militare, ed era l’unico che avevo. Qual è stato l’intervento più rischioso? Un incendio ad Angri, il 15 agosto. C’era molto vento, il fuoco era altissimo. In un primo momento non riuscivamo a gestire le fiamme. Inoltre non indossavo il nomex e quindi mi procurai un’ustione sulla parte superiore dell’orecchio e all’altezza del gomito. Sono momenti in cui capisci che sei nulla in confronto alla forza della natura. Ti rendi conto dei tuoi limiti di essere umano. Ma una delle difficoltà più grandi forse è proprio quella di indossare questa divisa. Spesso è fonte di derisione, non sempre la gente capisce perché fai questo. La nostra non è una divisa come quella delle

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LA STRADA PER LA PACE La cooperazione internazionale è una delle tante frontiere del volontariato. Nell’Agro opera l’ASI, un sodalizio con progetti attivi tra l’Africa ed il Centro America

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n viaggio da fotoreporter in Africa gli ha cambiato la vita, ha iniziato a guardare le cose con occhi nuovi, nel cuore è sbocciato il desiderio di rimboccarsi le maniche per fare qualcosa. È la storia di Gabriele Bello, tra i soci fondatori e attuale presidente dell’ASI – Associazione Solidarietà Internazionale. «Ero andato insieme ad un frate cappuccino, volevo catturare nelle immagini la vita in quell’area del centro Africa. Ho avuto una sorta di risveglio della coscienza – racconta –, dopo aver scattato le prime foto mi sono messo anch’io ad aiutare nel dispensario che ci ospitava. Al ritorno mi sono chiesto cosa potevo fare per quella gente». Dopo quest’esperienza nel continente nero, fatta agli inizi degli anni Novanta, e la ricerca di informazioni e riferimenti in giro per l’Italia, attraverso le organizzazioni di cooperazione già esistenti, diverse cose sono cambiate. Quella voglia di fare, quell’inaspettata esperienza missionaria fu condivisa con gli amici che si sentirono immediatamente coinvolti. Bisognava convogliare quell’entusiasmo in una realtà che potesse rappresentarlo e metterlo a frutto. Così, nel maggio del 1992, si costituì l’ASI. Dopo qualche mese, a cavallo dell’estate, fu avviata una raccolta per sostenere la “Casa dos meninas” di San Paolo in Brasile, «furono raccolti 8 milioni di lire».

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Il dr. Felice Luminello, volontario ASI, durante un intervento chirurgico

Nel tempo, quasi vent’anni di vita, l’ASI ha vissuto diverse svolte. «Dopo alcuni anni di cooperazione passiva fatta di raccolte e manifestazioni sul territorio, per sensibilizzare le persone – spiega Bello –, nel 2000 ci fu la prima esperienza di cooperazione attiva. Inviammo un gruppo di volontari in Nicaragua per un progetto sanitario». Di quel primo gruppo facevano parte Gabriele Bello e tre medici: Orfeo Soldati e Marina Schiariti di Napoli, Alfredo Scovone di Sarno. Numerosi, da allora, sono i medici e gli infermieri che si sono uniti all’ASI tanto da consentire la costituzione di un Nucleo sanitario autonomo. Un’esperienza partita da Sarno, oggi la sede è presso il centro di quartiere di San Valentino Torio, che si è allargata a livello nazionale, tanto da ipotizzare la creazione di sedi distaccate anche nel nord e centro Italia. Un altro step è stato compiuto nel 2002, quando alla solidarietà e alla cooperazione si è aggiunta l’attenzione all’integrazione sociale con gli immigrati. «Questo aspetto rappresenta quasi una conseguenza logica dell’impegno portato avanti fino a quel momento – afferma il presidente –. L’occasione ci fu data da un progetto regionale per favorire l’alfabetizzazione con la creazione di un centro di ascolto». Un ambito che non è stato mai trascurato, neppure oggi che i fondi pubblici siano stati sospesi.


Tanti progetti, un unico fine:

aiutare i poveri

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ono decine le iniziative portate avanti dall’ASI in giro per il mondo. Cinque i progetti al momento attivi. Tre in Nicaragua, due di carattere sanitario ed uno sociale, un progetto in Kenya per la potabilizzazione dell’acqua ed uno in Salvador per l’accesso alla formazione dei bambini. C’è poi la

cooperazione diretta tra enti, come il gemellaggio tra il Comune di San Valentino Torio e quello di San Raphael del Norgue in Nicaragua. Da non dimenticare la realtà delle adozioni a distanza. Oltre cento i bambini seguiti. Testimonial della campagna il gruppo musicale Alfasound.

Il presidente Gabriele Bello insieme al dr. F. Scarpati mentre ordinano i farmaci

Un vicepresidente marocchino Un’integrazione concreta anche a livello dirigenziale, se si pensa che il vice presidente dell’ASI è il primo mediatore culturale che ha lavorato per l’associazione, ovvero il marocchino Mohammed Lilif. L’esperienza ha consentito all’ASI di essere accreditata come ente di formazione, nel 2007 ha promosso un corso per mediatori culturali e progetti sociali anche in collaborazione con le scuole. Tra gli aspetti privilegiati c’è la comunicazione: «Non perdiamo mai l’occasione per comunicare quanto facciamo. Abbiamo un sito internet, www.asionline.it, dove proponiamo diverse pubblicazioni sulle attività che portiamo avanti, inoltre – aggiunge Gabriele Bello – tanta è la nostra attenzione verso la comunicazione che in Congo abbiamo sostenuto lo sviluppo di una radio comunitaria». Nel tempo è cresciuta anche la collaborazione con altre associazioni: «Insieme si può è il nostro motto e non c’è cosa migliore che operare insieme ad altri che hanno la nostra stessa sensibilità. Da segnalare, ultimamente, la collaborazione con l’associazione “Branco solidale” di Sarno». Inoltre l’ASI cerca di coinvolgere sempre più persone: «Ultimamente – racconta Bello – durante un nostro viaggio in Nicaragua, dove abbiamo realizzato la settimana della salute, abbiamo invitato il preside della Facoltà di Farmacia salernitana, il professore Francesco De Simone, per sollecitare una collaborazione tra enti sovranazionali».

Il dr. Orfeo Soldati mentre visita un bambino

Anche nel settore della cooperazione internazionale non mancano le difficoltà: «C’è la crisi, è vero, ma posso affermare senza paura di smentita che le famiglie italiane sono le più generose. Ci sostengono ad oltranza, anche se si registra un piccolo calo nelle donazioni. Rispetto alla collaborazione con gli enti, i fondi scarseggiano». Per questo negli anni è stata sviluppata l’area del “found raising”: «In linea con il mondo anglosassone – spiega il presidente – abbiamo incentivato questo settore perché si deve saper vivere senza gli enti». Una bella esperienza associativa, che serve i paesi lontani, senza dimenticare il locale: «Ai nostri territori ci rivolgiamo in maniera teorica. Il nostro obiettivo, infatti, è di aiutare i poveri, ma anche di creare dove viviamo una migliore cultura dell’accoglienza e della sensibilità». Una mission molto apprezzata: «I nostri volontari aumentano continuamente. Quando tornano dalle missioni ci dicono che non hanno dato, ma hanno ricevuto grandi insegnamenti. Crediamo che questa sia la strada per la pace». Salvatore D’Angelo Insieme - Novembre 2011

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La forza delle donne Cinque intrepidi ragazze fondano “Laboriamo”, un’associazione al servizio delle famiglie e per le famiglie. L’idea nasce a Poggiomarino, sotto il segno del Progetto Policoro speranza e di rinascita per un’area della Campania fortemente stressata.

Le fondatrici dell’associazione

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uando le donne si mettono in testa di fare qualcosa, alla fine riescono nel loro intento. Questa proverbiale caparbietà emerge anche dalla storia di cinque ragazze di Poggiomarino. Hanno deciso di dare speranza al

proprio territorio e di creare qualcosa per sé, per i propri figli e per i propri concittadini. Grazie al sostegno del Progetto Policoro (vedi box) stanno mettendo su un’associazione che, in un futuro non molto lontano, vuole diventare cooperativa. Un segno di

Per i giovani del mezzogiorno: ecco cos’è il Progetto Policoro

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Motore e testa di questa iniziativa sono Rossana Di Palma, Rossella Melfa, Valeria Palomba, Giuliana Sirignano e Rachele Sorrentino: «Vogliamo rimanere a Poggiomarino – affermano in coro – e fare qualcosa per la nostra città, dare speranza agli altri giovani e dimostrare che un futuro c’è». «Quasi per caso abbiamo scoperto il Progetto Policoro – spiega Rossana –, subito ci ha entusiasmato perché era uno spiraglio di concretezza per le nostre speranze». Una scintilla che ha consentito di accendere un fuoco. Certo stanno muovendo i primi passi, ma si percepisce una grande vitalità ed un importante spirito d’iniziativa. Se al momento però l’idea di una cooperativa di servizi pare sia saltata, «c’era bisogno di un capitale e di

l Progetto Policoro è il sogno di don Mario Operti per i giovani disoccupati del Sud. Nella convinzione di «stare dentro la storia con amore», subito dopo il Convegno ecclesiale nazionale di Palermo, l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale di pastorale giovanile e la Caritas Italiana si incontrano a Policoro il 14 dicembre del 1995 per riflettere sulla disoccupazione giovanile nella sicura speranza che «il Paese non crescerà se non insieme». Nasce così il Progetto Policoro, iniziativa ecclesiale fondata sulla presenza ai vari livelli dei tre uffici promotori, che assieme alle associazioni e con l’apporto competente degli animatori di comunità agiscono in sinergia per evangelizzare, educare, esprimere gesti concreti (idee imprenditoriali e reciprocità). La collaborazione tra le diverse pastorali e il coinvolgimento delle associazioni laicali è un vero segno di novità, e va nella


una struttura che per ora non possediamo», le energie saranno convogliate in un’associazione. «Quello che volevamo mettere nella cooperativa lo trasferiremo, per ora, nell’associazione “Laboriamo” – aggiunge Giuliana – cominceremo col servizio ai giovani, soprattutto agli studenti». La prima attività sarà il dopo scuola studiato in sinergia con le scuole, per puntare all’integrazione tra le varie istituzioni sociali ed i ragazzi, non solo ad un ausilio formativo. Rachele spiega che è in programma l’iniziativa “adotta un compagno”: «Il nostre territorio è caratterizzato da numerose difficoltà. Vogliamo, quindi, chiedere a chi è più fortunato di sostenere il compagno che vive un disagio. Favoriremo così l’equità sociale». Il dopo scuola è solamente un punto di partenza. Le attenzioni di “Laboriamo” vogliono abbracciare l’intera famiglia: «Se in primis

parleremo ai ragazzi delle scuole – afferma Rossana – poi ci rivolgeremo ai giovani per coinvolgerli in attività di volontariato ed, infine, vorremmo attivare iniziative di sostegno alla genitorialità». Tra le socie fondatrici ci sono anche due mamme, Rossella e Valeria, per questo è grande l’attenzione alla famiglia. «Credo nel progetto – dice Rossella Melfa – e mi impegnerò molto perché tutto quello che farò servirà anche ai miei figli che dovranno crescere qui». Poggiomarino convive anche con tanti extra comunitari, sopratutto nordafricani. Sulla scia dell’esperienza della storica associazione “La Quercia” c’è il desi-

derio di operare anche nel campo dell’integrazione: «Se ci sarà data la possibilità, proporremo corsi di educazione civica – aggiunge Rossella – perché nessuno ha mai pensato all’importanza di tali iniziative per una migliore integrazione sociale e culturale». Un sodalizio neonato e dalle belle speranze, ma che ha bisogno di sostegno: «Il nostro parroco, padre Silvano Controne, ci ha sempre dimostrato appoggio – chiosano Giuliana e Rossana – ma speriamo anche nella buona volontà e nel sostegno della città. La nostra iniziativa, infatti, vuole ridare una speranza a Poggiomarino». Sal. D’An.

direzione di quella conversione pastorale auspicata dai vescovi italiani a Palermo (1995) e sviluppata nell’ultimo Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2006). Il Progetto ha promosso la nascita di oltre 400 esperienze lavorative che danno lavoro a circa 3000 giovani e che hanno il senso di tracciare una strada possibile, di ridare fiducia alle persone, di proporre un modo diverso di vivere l’impegno civile, di richiamare all’assunzione di responsabilità individuali e comunitarie. Il Progetto continua a caratterizzarsi anche per la valorizzazione della donna come protagonista della redenzione sociale nel Sud e profonda costruttrice di storia quotidiana. da una relazione di Mons. Angelo Casile Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro

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le esperienze Il servizio civile Un’occasione preziosa per i giovani e per le associazioni. L’esperienza di Marianna Mura

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arianna è una giovane psicologa di Sarno. Nel giugno del 2008, dopo aver sostenuto l’ultimo esame, si imbatte nel sito del Servizio Civile nazionale. «Un’associazione che si occupava di affido familiare cercava 30 ragazzi – racconta -. Era una buona occasione, l’universo dei minori mi ha sempre appassionata. Sapevo di potercela fare – continua -, eravamo in cinquanta ad aver presentato la domanda e la mia vicinissima laurea in Psicologia, in qualche modo, mi privilegiava». Così è stato. Marianna supera la fase di selezione e vive il suo anno di Servizio Civile presso l’Associazione Progetto Famiglia. «È stata un’esperienza costruttiva che mi ha permesso di vedere da dietro le quinte come si lavora nelle comunità di accoglienza e nelle case famiglia (all’epoca non le distinguevo neppure). Ho conosciuto il mondo dell’affido familiare, mi

sono rapportata con i servizi sociali, ho toccato con mano l’iter burocratico: una cosa è studiarlo sui libri, tutt’altro seguirlo nel concreto. È stato un anno formativo che mi ha permesso di entrare in un gruppo di lavoro affiatato». A metà del suo percorso, il presidente dell’associazione le chiede se le piacerebbe continuare l’esperienza una volta terminato il Servizio Civile. Una chance che la giovane psicologa coglie al volo. È iniziata così una collaborazione, all’inizio saltuaria, oggi confluita in un impegno di trenta ore settimanali. E Marianna si è rimessa anche a studiare. Si sta specializzando a Napoli presso la Scuola Ecopsys diretta dal prof. Paolo Gritti in Terapia familiare, indirizzo sistemico relazionale. In associazione si occupa del coordinamento dei progetti che riguardano l’affido familiare: sensibilizzazione e promozione, organizzazione

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di eventi di formazione e accompagnamento per le famiglie che si aprono a questa esperienza. In futuro, racconta, le piacerebbe continuare a lavorare per l’associazione e aprire, terminata la specializzazione, uno studio tutto suo. La sua storia testimonia l’importanza dell’esperienza del Servizio Civile per tanti giovani e per il mondo del volontariato. Peccato che i fondi destinati dal governo al Servizio Civile nazionale subiscono sempre ulteriori tagli. Antonietta Abete

Che cos’è il Servizio civile

Qualche dato l Servizio Civile nazionale è stato una risorsa fondamentale per il tessuto sociale italiano perché ha dato man forte ai settori dell’assistenza, dell’educazione, della promozione culturale, della tutela ambientale e protezione civile. Proprio nel 2006, anno in cui il servizio ha affiancato ai progetti su scala nazionale quelli di carattere locale, si è raggiunto il picco di 57.119 posti messi a bando. Da questo momento

Marianna Mura

in poi si è avuta una rapida discesa, fino ai 19.804 posti del 2010. In quattro anni sono stati tagliati due terzi dei posti, provocando un depauperamento sociale che induce la collettività ad una maggiore dipendenza assistenziale nei confronti dello Stato. Il finanziamento pubblico si è ridotto nel corso di questi anni, passando dai 300 milioni lordi di euro circa del 2008 ai 170 milioni del 2010, ai 120 milioni di euro del 2011.

Istituito nel marzo del 2001, il Servizio Civile Nazionale è un’opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico. Chi sceglie di impegnarsi per dodici mesi aggiunge un’esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, quando non diventa addirittura opportunità di lavoro. Per info: www.serviziocivile.gov.it


Esperienze

concrete

di volontariato

Tra i tanti servizi volontari c'è anche quello relativo alla distribuzione di Insieme

Al servizio della parrocchia Sono numerosi i volontari che affollano le nostre parrocchie. Siamo stati nella parrocchia sant’Antonio da Padova, ad Orta Loreto. Una comunità piccola, che si distingue per la grande generosità

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ssere al servizio della parrocchia non è considerato quasi mai una forma di volontariato. Eppure sono decine le persone che collaborano con il parroco per il buon funzionamento della struttura parrocchiale e per il corretto svolgimento della pastorale. Solo nella diocesi di Nocera-Sarno sono 52 le realtà che andrebbero raccontate, a cui si aggiungono gli istituti religiosi e le strutture annesse. La risposta della gente è positiva, le difficoltà non mancano ma prevale il desiderio di mettersi al servizio di Cristo. Abbiamo fatto visita alla parrocchia di Sant’Antonio di Padova, località Orta Loreto. Il parroco don Gerardo Coppola vive come in un’oasi, qui tutti sono sensibili alla chiamata: «Ho la fortuna di guidare una parrocchia attenta alle necessità della Chiesa e dei bisogno-

si – spiega –, la gente è generosa, dà tanto e a volte in autonomia». Dalle perpetue che si occupano di pulire anche la casa parrocchiale, alle catechiste, passando per i ministranti e per gli “uomini della manutenzione”, ad Orta Loreto, sono coinvolte decine di famiglie. «Parlerei, in alcuni casi, di volontariato familiare – afferma il parroco – la madre si impegna per le pulizie o per il catechismo, i figli sono ministranti o animano i gruppi giovanili, i padri sono disponibili per i lavori di manutenzione e per la festa del santo patrono. Davvero una bella realtà, dove le famiglie sono preziose». Poi ci sono i nonni che pregano ed aiutano in sagrestia. Senza dimenticare il servizio preziosissimo svolto dai ministri straordinari dell’Eucarestia e dai volontari della Caritas. Anche se piccola e di periferia, la comunità è molto unita. Ed i numeri

“Un pomeriggio c’erano state le grandi pulizie in chiesa. Mi trovai a passare e vidi tutti i banchi sollevati. Occorreva una mano per sistemarli. Chiesi ai ragazzi che stavano giocando a carte davanti al circolo di aiutarmi. Subito entrarono ed in pochi minuti tutto fu sistemato”. Michele “Ogni domenica un uomo in carrozzina aveva difficoltà ad entrare in Chiesa. Senza nemmeno parlare con don Gerardo abbiamo realizzato un piccolo scivolo e, già che ci trovavamo, abbiamo anche pitturato la cancellata della chiesa. Un gruppo di adulti

non sono poi così piccoli. Quindici le donne che si occupano delle pulizie, trentaquattro le catechiste, una ventina gli uomini tuttofare. Per il coro ci sono due gruppi: gli adulti, seguiti da due giovani, ed i bambini, diretti da un papà: «Non ho dovuto nemmeno chiedere più di tanto – dice don Gerardo – uno ha coinvolto l’altro. Si percepisce la gioia del dare». Certo non mancano le incomprensioni: «Accade quando non c’è integrazione tra persone e tra gruppi – precisa don Gerardo – ma quando prevale la testimonianza che da forza al volontariato tutto si risolve». Un ritratto positivo dunque per la comunità antoniana. Sal. D’An. Insieme - Novembre 2011

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i nostri referenti conosciamoli meglio

La lezione di Enrico Per la II Giornata diocesana di Insieme, abbiamo scelto di presentarvi un ragazzo che si occupa della distribuzione della nostra rivista nella parrocchia di San Sebastiano a Sarno. Ha 36 anni ed è non vedente dalla nascita Enrico Annunziata

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i eravamo sentiti al telefono. Entrando nella parrocchia di san Bartolomeo a Sarno ho visto sull’altare un ragazzo che preparava per la Messa vespertina, muovendosi con familiarità e destrezza, come se fosse a casa propria. Mi sono presentata, pensando che certamente non poteva trattarsi di Enrico. «Sono io», ha risposto accogliendomi con calore. Enrico ha 36 anni, è originario di Sarno, non vedente dalla nascita. «Spesso l’integrazione dei diversamente abili non è semplice - racconta -, per grazia di Dio la mia esperienza è diversa». Comprendo immediatamente che le sue parole sono autentiche. Tutti lo chiamano per nome e lui ricambia, a sua volta, il saluto chiamando ciascuno col proprio nome. La cecità lo ha portato ad affinare altre doti, la memoria sostituisce lo sguardo: ricorda i numeri di telefono, le Messe da celebrare per i defunti scrivendo l’appunto con l’inchiostro dell’amore nella sua mente. Poi riferisce al suo parroco, don Mario Carillo. La fede di Enrico è autentica e profon-

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da, mi fa impallidire. La sveglia suona presto al mattino. Il primo atto della giornata è rendere grazie a Dio. «Inizio con l’Angelus, poi la preghiera del mattino. Poiché non posso recitare le Lodi, prego con l’Inno che ho imparato a memoria». Alle 7 esce di casa, lavora come centralinista all’Agenzia delle Entrate a Mercato San Severino. Un lavoro che gli piace perché è a contatto con le persone. Tra una telefonata e una richiesta di informazioni, recita il Rosario. E se non riesce a portare il segno, ricomincia da capo. Torna a casa verso le 15,30, un pasto veloce e poi esce di nuovo per il lungo pomeriggio al servizio della sua comunità parrocchiale. Guida il Rosario (lo recita due volte al giorno), prepara per la Messa, ha le chiavi dei locali e si occupa della distribuzione della nostra rivista a cui augura di crescere e diffondersi sempre di più. Ricorda a memoria il giorno in cui gli arrivano le copie e quante sono. Si fa leggere la locandina che mandiamo alle parrocchie con i titoli principali e qualche articolo più importante. «Chiedo a chiunque è libero, a volte mi

aiuta Giulio, il corriere diocesano, il più delle volte mi rivolgo a don Mario. Se le persone mi domandano quali argomenti la rivista affronta questo mese, non posso farmi trovare impreparato! Come si dice? Non si può promuovere un prodotto se non lo conosci!». Porta anche la contabilità: copie vendute, copie da restituire, importo da consegnare a Giulio per farlo arrivare in redazione. Gli chiedo che valore per lui ha la partecipazione quotidiana all’Eucaristia. «È tutto. Mi dà la carica per affrontare la giornata successiva, anche se faccio molta attenzione che non diventi un’abitudine». Per conservare la freschezza dell’incontro con Cristo. «Se qualche volta non riesco a partecipare - confida - mi accorgo che mi manca qualcosa». Mentre mi accompagna all’uscita, aggiunge serio: «Ho dimenticato di dirti una cosa, per me davvero importante. Quando riesco a ritagliarmi qualche ora, faccio visita agli ammalati e alle persone sole». Grazie Enrico per la tua lezione. Antonietta Abete


SPAZIO SCUOLA a cura di Mariangela Giudice

Parte il concorso per le scuole

Riparte il concorso che Insieme ha pensato per le scuole dell’Agro. Quest’anno si comunica la Tradizione. Ecco i suggerimenti per realizzare le vostre idee

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GLI ELABORATI SCRITTI

e radici del nostro passato saranno sempre importanti per determinare chi siamo realmente. Ma ci sono radici più profonde, quelle dei nostri padri, dei nostri nonni, dei nostri bisnonni… percorrendo all’indietro il sentiero dei nostri ricordi, ci ritroviamo a camminare sul filo della tradizione, intesa come insieme di valori, credenze, cultura familiare e popolare.

A scuola dai nonni L’obiettivo del nostro concorso è quello di non lasciar cadere nel dimenticatoio il passato, i ricordi dei nonni le cui testimonianze hanno più valore di un saggio di storia. In effetti la fonte per eccellenza a cui attingere sono proprio i vostri nonni, magari per farvi raccontare come vivevano o giocavano tanti anni fa. Comunicare la tradizione attraverso elaborati scritti dà la possibilità di impostare il nostro lavoro in tantissimi modi. Ascoltate le storie dei vostri nonni e poi raccontatele a modo vostro. Potete scrivere un racconto che parli di un’esperienza reale o inventata vissuta tanti anni fa, in cui emergano abitudini e usi tradizionali. Oppure preparare una sorta di documentario, nel quale vengano descritti i giochi che facevano i nostri

nonni, che cosa mangiavano, come si vestivano, come era andare a scuola ai loro tempi. Se invece volete comunicare direttamente le parole delle vostre fonti potete utilizzare la tecnica dell’intervista, basata sul meccanismo di domanda e risposta. Per chi ha una vena poetica, consigliamo di sperimentarsi con la tecnica della filastrocca o della poesia. Raccontare in rima il passato non è da tutti, ma sarebbe un efficace esercizio di scrittura. Non dimentichiamo che la tradizione è strettamente legata alla cultura popolare e al linguaggio dialettale: le vecchie poesie in dialetto, i modi di dire, le canzoni. Potete anche inviarci il testo di una vecchia canzone, di una poesia in dialetto o – perché no! – di una preghiera o di una litania che adesso non si dice più, magari proprio in vernacolo. La cosa più tremenda della perdita di memoria collettiva è senza dubbio la scomparsa delle tante ricette della nonna. Non essendoci prodotti già pronti in frigo, erano tante le pietanze che le nostre nonne sapevano preparare da sole, con le loro stesse mani: pasta fresca, piatti tradizionali, torte, bevande, liquori, cibi sott’olio. Adesso basta andare al supermercato… ma quanti sapori non ritroveremo più? Non ci resta che aggiungere: buon lavoro, ragazzi! Quest’anno vi è affidato il compito di recuperare per tenere ancora in vita le cose belle di tanti anni fa. Sofia Russo Insieme - Novembre 2011

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Indicazioni tecniche

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hi prepara un racconto, è bene che non scriva un elaborato troppo lungo e dispersivo. Le misure che consigliamo sono di 6000 caratteri spazi inclusi se si scrive a macchina o a computer, due pagine di quadernone se si scrive a mano e tutti i righi. Per chi, invece, si cimenta con la tecnica dell’intervista suggeriamo di non fare più di 15 domande e, soprattutto, di dare spazio alle parole dell’intervistato. Per l’elaborato poetico consigliamo di fare attenzione al suono delle parole e al ritmo della poesia, perché deve trasmettere emozioni e sentimenti. Se, invece, siete orientati a voler conservare nella memoria ricette o modi di dire, è meglio se riuscite a raccoglierne più di uno. Magari con l’aiuto di tutta la classe potete preparare un vero e proprio ricettario da primo posto!

Per Partecipare Le iscrizioni sono aperte fino al 31 gennaio 2012. Per info su bando e modalità potete scrivere a redazioneinsieme@alice.it oppure contattarci allo 081 513 45 04

Chi può partecipare al concorso? Tutti gli istituti dell’Agro Dalle scuole elementari alle superiori, tutti possono aderire al bando. La quota di iscrizione per un intero istituto è di € 100,00. In questo modo potranno partecipare tutti gli alunni dell’istituto che ha aderito all’iniziativa, sia presentando un elaborato individuale, sia partecipando per gruppi o per classi.

Singolo alunno e/o gruppi Avete letto la notizia del bando ma il vostro istituto non ha aderito? Non scoraggiatevi: potete iscrivervi singo-

larmente o come gruppi al concorso. La quota di partecipazione è di € 25,00. A tutti coloro che aderiranno all’iniziativa sarà inviata una copia del giornale fino alla durata del concorso per poter consultare le indicazioni che mensilmente pubblichiamo. Ricordiamo che all’istituto che presenterà più elaborati verrà conferito il Premio Speciale “Vincenzo Vastola”, consistente in un pacco libri dal valore di € 300,00.


La lingua italiana tra tradizione e innovazione In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia sono nate diverse iniziative atte a valorizzare la lingua italiana

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he la lingua non sia un patrimonio immutabile è un’acquisizione ormai sicura per gli studiosi. Le lingue si evolvono, si influenzano a vicenda, almeno per quanto riguarda l’uso delle parole. Alcune muoiono, altre nascono, più frequentemente la maggior parte di quelle morenti risorgono: acquistano un nuovo significato. Altre volte facciamo nostre parole di lingue straniere che esprimono concetti o definiscono oggetti che noi non possediamo. A volte l’uso delle lingue straniere diventa un gioco: chi non si diverte a mescolare all’italiano parole e modi di dire provenienti dall’inglese, dal francese o dallo spagnolo?

Adotta una parola Il nostro vocabolario è ricco di parole. Spesso dimenticate. O sconosciute. Al punto che non poche volte dobbiamo ricorrere a lunghi giri di parole per esprimere – e pure imprecisamente – le nostre idee. L’iniziativa “Adotta una parola” è sta-

ta promossa della Società Dante Alighieri, che dal 1889 diffonde la lingua e la cultura italiana nel mondo ed ha proprio l’obiettivo di “sensibilizzare il pubblico ad un uso corretto e consapevole delle parole” e di “favorire una conoscenza più ampia del lessico”. Chiunque lo voglia può aderire sul sito adottaunaparola.ladante.it. Chi adotta una parola ne diventa custode per un anno, in questo periodo di tempo si impegna a diffonderla, a divulgarla, a segnalarne eventuali abusi o registrarne eventuali nuovi significati. Come un “contratto” in piena regola si deve sottoscrivere una simbolica dichiarazione di impegno, in cambio sarà possibile stampare un certificato digitale di adozione. Il fenomeno non è solo italiano: per lo spagnolo è nata una “Reserva de paraules”: 22mila persone di 69 paesi hanno segnalato, dal 30 marzo al 21 aprile del 2007, 11mila parole dimenticate; anche l’Oxford English Dictionary ha creato lo spazio “savethewords” che ha le stesse caratteristiche dell’iniziativa italiana.

Rimettiamo la lingua in gioco Un’altra manifestazione, che ha avuto luogo in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è stata quella delle prime Olimpiadi di Lingua Italiana, a cui hanno aderito molti istituti dalle diverse regioni. L’iniziativa, patrocinata dal Presidente della Repubblica, organizzata dell’Accademia della Crusca, dal Miur, dall’Università e dal Comune di Firenze, si è conclusa proprio nella città di Dante il 14 e 15 ottobre. Dei 50 finalisti (i partecipanti erano tutti studenti del quarto anno delle superiori), ne sono stati incoronati vincitori tre. Sono entrambe iniziative stimolanti, per incentivare i ragazzi ad approfondire la conoscenza linguistica. Sentendoci protagonisti attivi, forse, riusciremo ad amare e conoscere meglio la nostra lingua. Si può essere degli ottimi professionisti, ma non dimentichiamo che una buona padronanza del linguaggio è alla base di qualsiasi tipo di studi. Come posso imparare un testo che nemmeno capisco? Mariangela Giudice

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I giovani chiedono…

a cura di Salvatore Manzo

noi sappiamo ascoltarli?

Perché sperare nel futuro? Troppi esempi negativi, troppe ingiustizie, un futuro che sembra non offrire possibilità di realizzazione ai giovani. Dove trovare la forza per continuare a sperare e per essere onesti? Caro prof., sono disgustato da questo mondo! Ho diciotto anni e non ho voglia di crescere. Non ho voglia di far parte di un futuro che non c’è! Lei dice che dobbiamo coltivare la speranza per costruire il futuro che vogliamo, ma per sperare occorre credere in qualcuno o qualcosa di buono. Io mi guardo intorno e non vedo nulla di buono. Studio, ma chissà se troverò un lavoro. A casa i soldi non bastano mai e i miei si lamentano continuamente di tutto. La mia città è sempre più sporca ed invivibile. La politica è solo corruzione e litigi. La TV un macabro ritornello di morte o incivile paese dei balocchi. E la Chiesa, scusi tanto, ma quanti pedofili e bacchettoni! Dove posso guardare per coltivare la speranza e costruire il mio futuro? Marco Carissimo Marco, come non sentire il disgusto e la tristezza che tu denunci? Come non comprendere la paura di crescere in una situazione così priva di idealità e di speranza? Come non condividere con te quel senso di inutilità e rassegnazione di fronte a tanto male e, ancor più, omissioni? Dove guardare? Potrei chiederti di guardare ai tanti esempi quotidiani di gente che lavora con dignità ed onestà senza mollare. Potrei indicarti i tanti volontari che con il loro gratuito servizio costruiscono la speranza ed il futuro di tanti bisognosi, o i tanti martiri, fuori e dentro la Chiesa, che hanno speso la loro vita per gli ideali di giustizia e di bene comune. Intorno a molte chiese, poi, vi sono ancora degli oratori, con sacerdoti ed operatori instancabili che attraverso mille attività offrono uno spazio di crescita umana, cultu-

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rale e spirituale di notevole spessore. Potrei chiederti, caro Marco, di guardare a tutte queste belle cose, ma non lo faccio. Sono cose che già conosci, e che possono restare lontane per il tuo sguardo ormai stanco! Ti chiedo allora di guardare ai tuoi gesti quotidiani. Quelli che nessun altro vede se non tu solamente. È lì che spesso si cela la salvezza, la speranza, il futuro! E te lo faccio raccontare da una storia vera trovata su internet. “Mentre era al lavoro nei campi, un povero mezzadro scozzese sentì un grido d’aiuto provenire dalla palude vicina. Vide un bambino che affogava nelle sabbie mobili, e a rischio della propria vita lo salvò. Il padre di questo bambino era un nobile: la sera stessa bussò alla casa del mezzadro, e per sdebitarsi si offerse di pagare le scuole a suo figlio. Così il figlio del mezzadro poté frequentare i migliori istituti del Regno Unito e laurearsi in medicina fino a diventare famoso. Il suo nome infatti era Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina. Qualche tempo dopo, il figlio del nobile che il mezzadro aveva salvato si ammalò gravemente di polmonite: e la penicillina lo guarì. Si chiamava Winston Churchill, il premier britannico che avrebbe fermato Hitler. Senza saperlo, con un solo gesto, il mezzadro scozzese aveva cambiato due volte la storia dell’umanità!” Questa storia vera combatte quel senso di inutilità che ci pervade fino ad immobilizzarci. Le azioni di ogni individuo producono sempre un risultato da qualche parte. E hanno un senso preciso, anche quando chi le compie gliene dà un altro oppure nessuno, dal momento che non gli è concesso di conoscere tutto il copione. prof. Salvatore Manzo



VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

IL SOGNO DI AZIZ

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ue occhi piccoli e profondi, onesti, ma schivi. Sono gli occhi di Aziz, arrivato in Italia cinque anni fa dal Marocco. Anche lui, come tanti altri, è approdato da clandestino sulle coste di Lampedusa pieno di sogni e speranze di riscatto. Oggi lavora in fabbrica a San Marzano, presso La Palmierina, mentre la sua famiglia è ancora in Marocco. Poche sono le parole che spende per raccontarsi, ma quando parla di sua figlia gli si accende una luce speciale, quasi a rivelare di aver individuato in un attimo il senso della sua vita. La sua storia si intreccia con quella di Simone: entrambi sono musulmani, vengono dalla stessa terra e adesso lavorano insieme. Simone però non è solo in Italia, vive con sua moglie e suo figlio, di poco più di due mesi. Una nuova famiglia desiderosa di custodire e tramandare tradizioni, cultura e religione del proprio Paese, ma aperta a vivere e conoscere la realtà della terra che abitano. Fa sorridere che Simone parli in italiano, ma con una perfetta conoscenza dell’inflessione del nostro dialetto. Conoscono bene la situazione dell’Italia in tema di immigrazione e affermano che oggi non avrebbero mai lasciato il loro Paese per il nostro. Raccontano di una terra, quella dell’Agro, capace di accoglienza e di uno spazio dove provare a costruire una storia migliore. Certo, non negano gli sguardi indifferenti, i pregiudizi e le intolleranze con le quali hanno dovuto imparare a convivere. Si mostrano attenti ai gesti, più che alle parole, ed è proprio per questo che in fabbrica lavorano duro e con onestà. I loro colleghi sono un esempio di cosa significhi quella che Enzo Bianchi definisce la sfida “di articolare verità e alterità nel senso della comunione, dell’ascolto e dell’incontro, non dell’esclusione, dell’arroganza e dell’autosufficienza”. Inclusione, integrazione e accoglienza: parole importanti invocate spesso con rapidità da più parti e con altrettanta celerità lasciate prive di contenuto. Invece per Aziz e Simone si sono presto riempite di concretezza: nel rispetto da parte dei colleghi del Ramadan durante le ore di lavoro, nonostante entrambi svolgano mansioni particolarmente pesanti che richiedono tutte le

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Quella di Aziz, e del connazionale Simone, è una storia di integrazione e di speranza. Arrivati in Italia dal Marocco, si sono perfettamente integrati nell’azienda dove lavorano, La Palmierina di San Marzano sul Sarno

migliori energie fisiche; nel riconoscimento di ferie prolungate ad Aziz per permettergli di ritornare in Marocco e rivedere sua moglie e sua figlia dopo tre anni; ancora, nell’allontanare dal lavoro chi non aveva rispetto per loro. A volte è nelle pieghe della quotidianità che ci sfuggono storie importanti di nuove forme di appartenenza. Si tratta di storie silenziose che ci passano accanto, ci sfiorano e non sempre si fermano nelle menti e nei cuori. In un’Italia che mostra di essere in difficoltà nei confronti delle nuove presenze e nell’offerta di chance agli immigrati perché non lasciarsi guidare da storie di speranza come queste? Mariarosaria Petti


A RISCHIO CHIUSURA!

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on è vero che la Chiesa non paga l’ICI, o meglio, non è sempre vero. Il più delle volte il tema viene fortemente strumentalizzato per colpire l’autorità ecclesiastica, non tanto per evidenziare un possibile problema. Se fosse cancellata l’esenzione a pagarne le spese non sarebbe solo la Chiesa, ma tutti gli enti non commerciali: associazioni sportive dilettantistiche e quelle di promozione sociale, organizzazioni di volontariato e onlus, fondazioni e pro-loco, organizzazioni non governative ed enti pubblici territoriali. La dispensa, inoltre, è per i locali di ministero, ossia aule liturgiche, quelle per la pastorale e canoniche pertinenziali. Dove la casa parrocchiale non è annessa, l’ICI si paga. «Se ci fosse l’introduzione dell’ICI tanti servizi salterebbero – spiega don Piercatello Liccardo –, pensiamo agli oratori San Bartolomeo a Corbara o San Domenico Savio a Nocera. Se oggi per un’attività chiedono 5 euro, in futuro dovrebbero chiedere di più perché dovranno far fronte a nuove imposte». Stessa cosa accadrebbe per i servizi ai bisognosi: «Prendiamo il centro parrocchiale Buon Samaritano di Nocera Inferiore. Lì don Ciro Galisi porta avanti una bella opera di assistenza con mensa e dopo scuola per i bambini disagiati. Già tanti sono i sacrifici, che a stento si riescono a sopportare grazie alle offerte dei benefattori. In caso di attivazione dell’ICI si dovrebbe chiedere una retta. In questo modo ad essere penalizzate sono le fasce deboli, che spesso trovano ascolto ed assistenza solo grazie alla Chiesa». Stessa cosa accadrebbe se fosse soppresso l’8xmille alla Chiesa cattolica, che comunque non concorre da sola ma insieme alla Tavola Valdese, all’Unione Italiana delle Chiese

Con l’aiuto dell’economo diocesano, don Piercatello Liccardo, vi presentiamo un approfondimento sul rapporto tra la Chiesa locale, ICI e 8xmille. La paventata soppressione di alcuni sostegni rischia di far venire meno numerosi servizi, tra cui la Caritas Avventiste del Settimo Giorno, alle Assemblee di Dio in Italia, all’Unione delle comunità ebraiche italiane, alla Chiesa evangelica luterana in Italia e, infine, allo Stato italiano. «Il fondo – spiega l’economo diocesano – viene calcolato dalla CEI sul numero di abitanti a cui si aggiunge una quota fissa. Tutta la gestione oggi dipende dall’8xmille». Se venisse meno le conseguenze sarebbero estreme: «In primis rischierebbe di chiudere la Caritas. Salterebbero gli aiuti alimentari e quelli economici. Le bollette che i poveri ci portano non sarebbero onorate». L’8xmille, inoltre, serve a gestire i beni storici: «Non si riuscirebbe a mantenere il patrimonio antico, di cui gode la collettività». E non si potrebbero sostenere le esigenze di culto: «Non si potrebbero finanziare chiese e strutture nuove, come è accaduto in passato nella nostra diocesi e come accade attualmente a Pagani per la parrocchia Gesù Risorto». Si creerebbe, insomma, un grave danno alla società che beneficia di molteplici servizi forniti dalla Chiesa in maniera gratuita. A risentirne sarebbero soprattutto i più bisognosi. Davvero un problema considerando l’attuale crisi economica. Salvatore D’Angelo

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La scalata di Vittorio Sangiorgio Ai vertici della Coldiretti Giovani da più di un anno, lo scorso 26 ottobre ha presentato il suo e-book sull’imprenditoria giovanile

S

ta facendo tanta strada Vittorio Sangiorgio, giovane di Pagani, ai vertici della Coldiretti, delegato nazionale dei giovani dell’associazione. Il segreto del suo successo lo ha voluto mettere a disposizione dei suoi coetanei. È stato, infatti, presentato a Salerno, mercoledì 26 ottobre, l’e-book edito da Bruno Editore “Giovani Imprenditori – Fare Impresa in Italia: Potenzialità, Modelli Vincenti e Burocrazia”. Sangiorgio dopo le scuole superiori ha contribuito alla rinascita dell’azienda di famiglia creando un brand di riferimento territoriale e non solo. Inoltre, sostenitore dell’energia rinnovabile, ha avviato un progetto per la realizzazione di un parco floro-energetico con una valenza didattica, predisponendo percorsi di educazione ambientale

ed energetica. Questo entusiasmo lo ha voluto mettere al servizio di tutti. Partendo dalla militanza locale nella Coldiretti, ha dimostrato le sue capacità fino a raggiungere la vetta dell’associazione degli agricoltori. Spinto dall’idea che «una soluzione esiste sempre! Bisogna cercar-

la, ma c’è!», come dice spesso, ha pensato il sussidio che spiega come essere oggi imprenditori in Italia. Partendo dai modelli imprenditoriali vincenti, si interroga sul valore dell’Italia e sul come individuare lo spazio operativo per fare impresa. Un strumento importante, realizzato da un giovane che ce l’ha fatta.

È festa per la fiera Ha aperto i battenti il 28 ottobre la Fiera Città dell’Agro Un evento importante per l’imprenditoria della valle del Sarno, che si è fatta conoscere ed ha messo in vetrina le proprie eccellenze. Circa trecento le aziende che hanno deciso di puntare sull’iniziativa promossa dall’Amg Allestimenti. Diverse di migliaia le persone che hanno attraversato gli stand sistemati al consorzio di bonifica di Nocera Inferiore.


redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Nuovo percorso per Terravecchia Rinasce il borgo antico della città di Sarno. Presto l’installazione di un sistema di sollevamento per agevolare il percorso di visitatori e residenti

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amministrazione comunale, retta dal sindaco Amilcare Mancusi, ha programmato la realizzazione di un impianto che possa condurre turisti e cittadini nella parte storica della città. Nel Borgo San Matteo/Terravecchia, dunque, si potrà arrivare anche grazie all’ausilio di un “sistema sollevatore” a zero impatto ambientale. Un modo per agevolare il percorso verso il suggestivo borgo, tra vicoli e stradine, che partirà dal centro cittadino e condurrà alla sommità del nucleo antico della città. Un luogo affascinante, dove la folta vegetazione si mescola alle rocche antiche. «Un borgo intriso di storia, scolpito sul Monte Saretto, che ora potrà essere maggiormente fruibile» dichiara il primo cittadino. «L’opera – assicura Mancusi – non intaccherà la meraviglia naturale del luogo. Resteranno intatte le vie caratteristiche ed i percorsi della

tradizione. Questo impianto consentirà però un ulteriore recupero e valorizzazione del patrimonio storico-artistico; sarà possibile avviare un percorso turistico puntando sulla bellezza paesaggistica ed ambientale». Terravecchia rappresenta il nucleo antico della città e attualmente vi si accede soltanto attraverso le antiche scale che portano alla chiesa di San Matteo, lungo le pendici del castello, e la strada del campanile. La chiesa, fatta costruire da Indolfo, conte di Sarno, è posta in alto sul monte Saretto. Forse, agli inizi, era inclusa nelle mura del castello. Simbolica è la struttura a tre navate, che richiama il numero della Trinità, mentre la forma “a tartaruga” del tetto ricorda la forza, la resistenza e la salvezza. Dal 1200 il giorno del Venerdì Santo il piccolo borgo si popola grazie alla suggestiva processione delle Croci e dei Paputi.

Il campanile della chiesa di San Matteo nel Borgo omonimo

Il teatro intitolato a Luigi de Lise Corre verso la conclusione l’iter che porterà alla apertura del Teatro. Ultimi accorgimenti tecnici e conclusione di prassi burocratica prima dell’ufficializzazione della data di inaugurazione. L’amministrazione comunale è intenzionata ad intitolare la struttura a “Luigi de Lise”, tra le figure più rappresentative dell’arte e della cultura sarnese. Già aperto il parcheggio sottostante che accoglie anche il settore operativo della manutenzione.

Restyling dei monumenti al via È stata avviata un’operazione di pulizia, restauro e riqualificazione delle opere scultoree del territorio sarnese. L’azione mira a ridare prestigio ai capolavori monumentali della città. Gli interventi interesseranno, tre opere architettoniche, la statua dedicata a Mariano Abignente posta in piazza IV Novembre e i due monumenti ai Caduti, quello di piazza Garibaldi e quello nella frazione di Lavorate.

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redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di San Valentino Torio

Settimana della cultura Un successo l’iniziativa promossa a Palazzo Formosa dall’amministrazione comunale dal 16 al 22 ottobre scorsi. Mostre, seminari tecnici, presentazioni di libri e conferenze hanno animato la cittadina dell’Agro

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anti appuntamenti per promuovere la cultura. Nella location antica e suggestiva di Palazzo Formosa è stata portata avanti la “Settimana della Cultura”, una rassegna d’arte contemporanea con mostre di pittura, foto e fumetti durata dal 16 al 22 ottobre. Ogni sera, poi, veniva promosso un incontro con l’autore nel “Caffè Letterario” allestito al primo piano. Tanti gli incontri. Il giorno 19 è stato ospite dell’evento lo scrittore Raffaele Villani, che ha presentato il suo libro di poesie. Il 20 ottobre c’è stato l’incontro con Diego De Silva, celebre autore partenopeo, i cui romanzi hanno valicato i confini nazionali. Il giorno 21 ottobre c’è stato l’incontro con gli autori emergenti Susanna Angelino e Luana Vitaliano, nonché l’incontro con Andrea Colombo, dalla cui penna è nato il romanzo “Il Diacono”. Con il fumettista Pasquale Qualano, il 22 ottobre, ha preso vita “San Valentino Comics”: una giornata tutta dedicata al fumetto. A chiudere gli eventi è stato, il 23 ottobre, l’expo delle associazioni, animato dalla musica delle band emergenti: gli Hank, gli Indubstry e i Blue Stuff. Una manifestazione che ha riscosso un grande successo e creato entusiasmo tra gli organizzatori. Il progetto è stato attuato dal Forum dei giovani di San Valentino Torio e finanziato dalla Regione Campania.

Tutti a scuola La manifestazione di inizio anno si è tenuta in via Sciulia, per far scoprire una nuova parte di territorio cittadino 32

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La presentazione del libro di Raffaele Villani In basso una delle mostre allestite a Palazzo Formosa

rande successo di pubblico per la manifestazione “Benvenuto Nuovo Anno Scolastico 2011/12”, che si è tenuta il 22 ottobre nelle scuole di via Sciulia. I bambini hanno potuto ammirare la bellezza del paesaggio naturale circostante, si sono divertiti con l’animazione per ragazzi e lo zucchero filato, mentre i più grandi hanno potuto deliziare il palato con prodotti tipici locali preparati

dalle mamme coinvolte nell’iniziativa. La manifestazione è stata voluta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Felice Luminello ed organizzata dall’assessore all’istruzione Nunzio Giudice. Con questa festa si è dato vita alle manifestazioni scolastiche itineranti. In questo modo i bambini potranno scoprire tutti i luoghi più belli, spesso dimenticati, di San Valentino Torio.


redazionale a cura dell’Unità Operativa Complessa Comunicazione, Formazione e Innovazione del Comune di Angri

Ha riscosso un grande successo la manifestazione organizzata lo scorso 8 e 9 ottobre dall’Amministrazione comunale e dedicata ai bambini di Angri

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“Spettri al Castello”

ortemente voluta dal Sindaco di Angri, Pasquale Mauri, su impulso dell’Assessorato alle Politiche Sociali e dell’Assessorato alla Cultura, Turismo e Spettacolo, l’iniziativa ha visto la partecipazione di più di mille spettatori tra bambini, adulti e anziani. Nella mattinata del sabato, gli alunni delle scuole elementari della città hanno fatto visita al Castello Doria e, guidati dalle fantastiche storie su Angri e sulle sue tradizioni più antiche, raccontate con grande coinvolgimento da bravissimi attori, hanno vissuto un tour entusiasmante per le sale più importanti del Castello Doria. Il percorso contemplava, infatti, quattro rappresentazioni teatrali, interpretate rispettivamente dalla governante nell’Atrio del Castello, dalla monaca nella Cappella, dalla nobildonna nella Sala degli Affreschi e dalla guardia all’ultimo piano, e si chiudeva con storie e leggende narrate dai Borghi storici di Angri in sale popolate di dame, cavalieri, guardie e arcieri. Nel contempo, in Villa Comunale, i bambini nell’attesa di entrare al Castello hanno potuto divertirsi con giochi di animazione, musiche, palloncini e festoni colorati. La manifestazione, inoltre, ha previsto

per il sabato sera un show fantasmagorico e stupefacente di danza, recitazione e giochi col fuoco, incentrato sul tema del sogno, e realizzato da maschere originali, imponenti e variopinte che hanno catalizzato l’attenzione di tutti i presenti. Tutte le rappresentazioni teatrali del sabato mattina sono state riproposte la domenica al pubblico di passaggio e a quello giunto appositamente per l’occasione. Bambini, adulti, anziani, cittadini angresi e non, hanno fatto ingresso al Castello, rivivendo in poche ore secoli di storia. «Volevamo una manifestazione originale e maestosa che valorizzasse il nostro Castello Doria – ha dichiarato l’Assessore alle Politiche Sociali Annamaria Russo, promotrice dell’evento –. Siamo riusciti ampiamente nell’intento. Abbiamo catturato l’attenzione di un pubblico folto ed eterogeneo che oggi sa qualcosa in più sulla storia di Angri e del suo imponente maniero. Ho visto negli occhi dei partecipanti l’interesse e l’entusiasmo. È questa la Angri che ci piace e sulla quale questa Amministrazione sta investendo tanto. Desidero ringraziare il Sindaco di Angri Pasquale Mauri, l’Assessore alla Cultura, Turismo e Spettacolo Giuseppe Mascolo, tutta l’Amministrazione comunale e l’eccellente macchina organizza-

tiva: non era per niente facile gestire un evento culturale di sì grande portata, e sono soddisfatta del lavoro di tutti». Dello stesso tono le dichiarazioni del Sindaco Mauri: «Sono felice di aver visto una città viva e in grande fermento per questa due giorni dedicata alla nostra storia. Abbiamo il dovere di studiare e valorizzare le nostre radici, per essere cittadini coscienti e maturi che nutrono rispetto per il proprio territorio e per i monumenti che ci hanno lasciato in eredità i nostri predecessori. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita di questo grande evento: gli Assessori, i Consiglieri comunali, lo staff, i ragazzi del Forum dei Giovani, i media partner dell’evento e le emittenti televisive regionali che hanno dato ampia risonanza alla manifestazione. È sempre una gioia collaborare con chi, come noi, crede nel progetto di rinascita di questo territorio». Infine, al termine dei festeggiamenti, l’Assessore Annamaria Russo ha premiato i quattro ragazzi angresi che a giugno hanno conseguito il diploma di scuola media inferiore con votazione dieci e lode. A ciascuno di loro è stato offerto un simpatico assegno gigante, simbolo della borsa di studio ricevuta per il merito.

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o scorso 27 ottobre, nell’aula consiliare del Comune di Sarno, il Vescovo Illiano ha ricevuto, insieme al preside Francesco D’Avino e al Commissario Gennaro Rega, la cittadinanza onoraria. «La consegna della pergamena - ha sottolineato il presidente del Consiglio Comunale Ignazio Ingenito - è l’ultima tappa di un provvedimento già avviato con due precedenti delibere». La sala gremita ha accolto le parole emozionate dei tre illustri cittadini. «Dirò semplicemente grazie - ha esordito Mons. Illiano -. La mia attuale condizione di Vescovo emerito della Diocesi mi ha portato, infatti, ad un passaggio dal sì al grazie». «Dissi sì al Signore - ha continuato - quasi 25 anni fa, quando mi chiamò a reggere le sorti pastorali di questa Chiesa particolare proprio nel momento delicatissimo in cui le ex diocesi di Nocera dei Pagani e di Sarno venivano unite in una sola compagine ecclesiale». Un sì rinnovato quando c’è stato bisogno di ricostruire le

Cittadinanza onoraria per Mons. Illiano strutture cittadine danneggiate dal terremoto dell’80 e di portare la solidarietà di tutta la Chiesa in occasione della sciagurata frana del ’98. Quando ha dovuto alzare la voce contro i danni all’ambiente e al creato. «Dissi di sì al Signore - ha aggiunto il Vescovo - quando dovetti provvedere a tutti i Vostri bisogni spirituali e pastorali con un Consultorio familiare in questa forania, il Centro Giovanile “S. Michele”, il Centro di ascolto “Ludovico Pavoni”, la casa di accoglienza dell’associazione “Progetto Famiglia”, la permanenza nella forania di Sarno per alcuni anni (dall’emergenza “frana” al “doposinodo”) di importanti uffici della Curia pastorale e, primo fra tutti, della Caritas diocesana». «Ora passo al grazie, - ha concluso -. Con l’onore che mi attribuite, dimostrate di avermi capito e di avermi accettato in mezzo a voi. Vi auguro ogni progresso morale e civile con il mio successore, il Vescovo Giuseppe». Gaetano Ferraioli


L’opinione di Gianni Da Maradona al londinesi del Queen Park Rangers, Gianni Di Marzio dice la sua sul futuro della Nocerina e avverte: «Occorre qualche rinforzo perché da febbraio il campionato cambia»

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iù di un semplice vezzo, è il caso di definirlo un brutto vizio. Quello che pervade i tifosi di calcio quando le cose non vanno per il verso giusto. Pronti a scagliarsi contro la propria squadra del cuore perchè i risultati positivi non giungono copiosi. Il motto del tifoso medio, quando si perde o non vince, è criticare a prescindere. Toni esacerbati. Vanno a farsi benedire il bel gioco e i buoni propositi. Davanti ai bar i cittì di turno asseriscono che alla squadra manca questo o quell’altro giocatore, che l’allenatore è rincitrullito, che i calciatori non sono all’altezza e, dulcis in fundo, classico dei classici, che la società non aveva alcuna intenzione di investire. Chi non ha ascoltato frasi del genere? Pareggi in casa con il Modena, a dire il vero senza eccitare le papille gustative dei sapientoni dal palato fine, e via col parlare di schiappe che calpestano indegnamente l’erba del “San Francesco” e di retrocessione alle porte; poi batti la super Sampdoria e tutto diventa di colpo più limpido e chiaro: la Nocerina può essere la sorpresa della Serie B. Resta un dato sul quale tutti concordano, probabilmente lo pensa anche il presidente Giovanni Citarella: alla squadra di Gaetano Auteri mancano un paio di pezzi di qualità. Dove mettere le mani? Prova a dare la risposta chi, più di ogni altro, se ne intende per davvero di calcio. Parliamo di Gianni Di Marzio, vincitore del Seminatore d’Oro quando arrivò alla guida della Nocerina (stagione 1971-1972), scopritore di un certo Diego Armando Maradona, apprezzato opinionista televisivo e attuale consulente di mercato degli inglesi del Queens Park Rangers, club di Londra neopromosso in Premier League. «E’ normale che l’umore possa cambiare in una piazza calda come Nocera – dice Di Marzio – ma debbo ammettere che ho trovato grande maturità da parte del pubblico e una organizzazione perfetta a livello societario. Queste sono peculiarità

fondamentali per un club calcistico per raggiungere risultati importanti». «Come vedo la Nocerina – si chiede –. Auteri è un bravissimo allenatore, nel calcio però si può inventare poco. C’è qualche carenza sulle corsie esterne, è lì che la squadra soffre maggiormente. Ecco, bisognerà evitare il più possibile gli errori difensivi e, quando non si può arrivare al successo pieno, accontentarsi anche del punticino». Quale dunque il pronostico di Gianni Di Marzio per il futuro dei molossi? «La squadra ha le potenzialità per rimanere in B, a gennaio però spero che la società inserisca qualche pedina perché da febbraio inizierà un campionato completamente diverso e la Nocerina non potrà farsi trovare impreparata». Giuseppe Della Morte

Maradona insieme a Di Marzio in una foto d’epoca


VITA ECCLESIALE

LA NOTA

a cura della Redazione

Attraversare la porta Con uno sguardo pieno di speranza Benedetto XVI ha annunciato un anno della fede: inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’Universo

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l cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato”, perché “la fede implica una testimonianza e un impegno pubblici”. È quanto scrive il Papa, nel motu proprio “Porta Fidei” – reso noto il 17 ottobre – con cui indice l’Anno della fede, che si celebrerà dall’11 ottobre 2012 (50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II) al 24 novembre 2013. “La fede, proprio perché è atto della libertà – prosegue Benedetto XVI – esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede. La Chiesa nel giorno della Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona”. La scelta dell’ottobre 2012 – spiega il Papa, ricordando che Paolo VI aveva già celebrato un Anno della fede nel 1967 – coincide, inoltre, con i 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica e con la convocazione del Sinodo dei vescovi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Profonda crisi di fede. “Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno – afferma il Papa – è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha mai fine”. Di qui la centralità del Catechismo della Chiesa cattolica, “vero strumento a sostegno della fede, soprattutto per quanti hanno a cuore la formazione dei cristiani, così determinante nel nostro contesto culturale”, in

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cui la fede “si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità che riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche”. Ma la Chiesa, ricorda Benedetto XVI, “non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità”. Sicura bussola. “Attraversare” la “porta della fede”, esordisce il Papa citando il libro degli Atti (14,27), “comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita”: di qui l’esigenza di “riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia e il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo”. “Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta”, ammonisce Benedetto XVI a proposito del ruolo dei credenti, chiamati a “ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio” e la consapevolezza che “credere in Gesù è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza”. “Sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX”, scrive il Papa definendo il Vaticano II “una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre”, come scriveva già Giovanni Paolo II. Ma “il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti”: in questa prospettiva, l’Anno della fede è “un invito ad un’autentica e rinnovata conversione del Signore, unico Salvatore del mondo”.


La Chiesa conta su di voi Si è svolto a Cesena, dal 20 al 22 ottobre il convegno nazionale della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici di cui anche Insieme fa parte. Le parole di mons. Mariano Crociata

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ontinuate ad essere voce del territorio. Innovate la vostra grafica, ma – soprattutto – prestate attenzione ai contenuti: raccontate la cronaca, aiutate a contestualizzare gli eventi, curate la scrittura, investite in qualità”. Ad indicare “alcune tracce di cammino che possano scandire la tabella di marcia ed essere condizione di futuro” per i giornali della Fisc (Federazione che raggruppa 189 testate cattoliche locali) è stato mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenuto il 22 ottobre a conclusione del convegno nazionale tenuto a Cesena in occasione dei 100 anni del “Corriere Cesenate”, sul tema “Territorio e Internet: due luoghi da abitare”. “Fatevi scegliere – ha detto mons. Crociata – per una linea editoriale coraggiosa e rico-

noscibile nella sua identità ecclesiale. Abitate il ‘cortile dei gentili’, attenti a sollevare domande, pronti a proporre percorsi di risposta”. Ai giornali Fisc il segretario generale della Cei ha anche ricordato che “le opportunità del nostro tempo” possono essere “ulteriore motivo di sinergia tra voi. La presenza in Rete diventerà allora possibilità e impegno a fare sistema (Rete, appunto), a scambiarsi materiali, a lavorare insieme, a sostenersi reciprocamente. Le nubi minacciose. Il “vostro impegno – ha affermato – si misura con un contesto sul quale si addensano nubi minacciose: l’orientamento delle risorse pubblicitarie alle emittenti televisive nazionali; l’aumento considerevole delle spese postali, seguito alla soppressione delle tariffe agevolate; la riduzione del sostegno pubblico con la drastica e sistematica

riduzione del fondo per l’editoria... sono tutti elementi che contribuiscono a mettere a rischio di sopravvivenza decine e decine di testate, e quindi centinaia di posti di lavoro”. Secondo il vescovo, “pur tenendo conto delle precarie condizioni legate alla crisi economica, una simile prospettiva significherebbe anche un impoverimento del pluralismo informativo, del dibattito pubblico, del patrimonio culturale e informativo del Paese”. Una riflessione, infine, anche sul rapporto tra territorio e Internet, tema del convegno di Cesena. “Forse – ha detto il vescovo – soltanto tenendo insieme i due movimenti del pendolo – la dimensione locale e l’afflato universale, il territorio e la Rete digitale – ci sarà possibilità di equilibrio e di sviluppo, uno stare al passo coi tempi senza per questo smarrire per strada la propria identità”.

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“Io sono il pane della vita” Si è svolta a Pagani, lo scorso 9 ottobre, la 34esima convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo

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n un clima di fede e di festa, quasi seimila persone sono convenute da ogni parte della Campania per dare inizio alla 34° Convocazione Regionale dei gruppi e delle comunità del Rinnovamento nello Spirito, presso il Consorzio di Bonifica di Pagani, per vivere la gioia della fraternità e lo stupore di essere sempre convocati, chiamati, trovati da Dio. “Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (cfr Gv. 6,35). È stato questo il tema del convegno: un Dio che si fa pane per ciascuno e che ci consegna il suo Corpo e il suo Sangue per la nostra salvezza. La giornata si è aperta con la preghiera comunitaria carismatica che ha disposto i cuori all’ascolto della relazione del Presidente Nazionale Salvatore Martinez. «Io sono il pane della vita - ha ricordato -, è la Parola che accompagna la storia della salvezza. Nel mistero di questo Pane il Signore si presenta in modo corporeo, consanguineo, con immagini umane, per darci la conoscenza del Sua offerta. Una conoscenza non temporale, ma continua nello Spirito. È guardando il Crocifisso che comprendo la portata di questo Amore che mi supera, anche nelle sofferenze». Il nostro tempo, infatti, è tempo della prova e solo con l’impegno costante al servizio del Vangelo è possibile viverlo senza farsi travolgere. «Questo significa che non dobbiamo né meravigliarci né aver paura se incontriamo difficoltà o addirittura persecuzioni nella nostra vita cristiana - ha continuato Salvatore Martinez -, siamo nelle mani di Cristo che ha vissuto per primo questa nostra situazione. Le difficoltà non risparmiano la Chiesa, ma se si vuole vivere pienamente la vocazione battesimale (…) bisogna rimanere

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fedeli anche nei momenti critici».

Essere sale e luce Vivere il Battesimo “comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, anche quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia”, perché è lei che “ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino”. È stato forte il richiamo a non vivere chiusi nell’esperienza consolante del Cenacolo, in una fede privata, fatta di emozioni e devozioni. «Se il Signore chiama e indica una via, o obbediamo, o usciamo fuori dal piano di Dio. Tutto quello che io non posso, lo può Dio». Parole di incoraggiamento sono giunte anche dal nuovo vescovo di Nocera Inferiore - Sarno S.E. Mons. Giuseppe Giudice, che ha presieduto la Celebrazione eucaristica. «Il Signore ci chiede di essere Profezia di Gratuità come dimensione vera della vita, che il Signore ci conceda di riconoscere il dono di Dio che si fa impegno e servizio; che la nostra vita sia un tornare a Gesù per dire grazie; che la nostra testimonianza sia come luce che risplende, come sale che dà sapore perché siamo chiamati a realizzare il Suo disegno che è il regno di Dio». Nella sessione pomeridiana, dopo la preghiera di lode, abbiamo ascoltato la testimonianza dei giovani che hanno partecipato alla GMG di Madrid e quella delle famiglie che hanno vissuto l’esperienza del 4° Pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia ad Ancona, in occasione del Congresso Eucaristico nazionale. Gioiosa la testimonianza dei bambini che hanno celebrato il loro Meeting come “piccoli cercatori di Dio”,


Alcuni momenti dell’intensa giornata

attraverso le loro piccole ma autentiche esperienze. A seguire, una carrellata di tutte le opere e i progetti che testimoniano l’ampiezza, la prospettiva del Rinnovamento e il suo il dinamismo circolare tra cura dell’uomo, maturità spirituale e impegno sociale. Salvatore Martinez ha poi coinvolto i presenti nell’adorazione eucaristica. Il Roveto Ardente ha caratterizzato la giornata come segno dell’avvenimento, dell’incontro, della storia che cambia la vita, come fu per Mosè. Quando il Signore entra nelle nostre esistenze è una forza dirompente come il fuoco che non brucia, ma illumina e riscalda, non consuma, ma rifulge e ferisce d’amore e santità. Nell’Adorazione tutto è stato deposto nelle sue mani: la preghiera, il lavoro, le gioie, i dolori, le scelte, le responsabilità. Un’esperienza davvero ricca, conclusasi con un grande senso di gratitudine a Dio che compie meraviglie nella vita di ciascuno. Giuseppe Contaldo


Insieme in Cristo Dal 13 al 16 ottobre 2011, una delegazione diocesana di Azione Cattolica si è recata in Romania per la prima tappa di un gemellaggio con l’Azione Cattolica della Diocesi di Iaşi. Una bella esperienza di Chiesa che porterà molti frutti Alcuni momenti della bella esperienza vissuta dalla delegazione diocesana in Romania

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ssere fratelli oggi significa cercare l’unità tra le persone, tra i gruppi, tra i popoli, nel rispetto delle differenze”: questa espressione del Progetto Formativo dell’Azione Cattolica Italiana Perché sia formato Cristo in voi, esprime a pieno il sogno del Settore Giovani di intessere legami di fraternità che possano spezzare quelle spirali di pregiudizio che serpeggiano nella nostra società verso chi, spinto dal bisogno, arriva da noi da più lontano. Si bollano interi popoli, indotti da correnti politiche, dai mass media, da un clima di diffidenza generale. Nacque così, due anni fa, l’idea di un gemellaggio con una realtà rumena. L’iniziativa si inserisce nel solco di un’attenzione dell’Azione Cattolica nazionale verso la Romania e i paesi dell’Est europeo nata già alla fine degli anni ’90, attraverso il Forum Internazionale di Azione Cattolica, per favorire la nascita o la rinascita dell’Azione Cattolica in quei paesi. Il sogno, che ha contagiato tutto il Consiglio Diocesano, si è concretizzato con un primo contatto che la Presidente Diocesana, Giovanna Civale, e il Vicepresidente del Settore Adulti, Michele D’Avino, hanno avuto a Roma, con P. Felix Roca, Assistente Unitario dell’Azione Cattolica della Diocesi di Iaşi, durante l’Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana dello scorso maggio.

Una calorosa accoglienza

Inizia a prendere forma l’esperienza straordinaria del gemellaggio tra l’Azione Cattolica di Nocera Inferiore – Sarno e l’Acción Católica “Sf. Josiph” Dieceza de Iaşi, a nord est della Romania, ai confini con la Moldavia. La città di Iaşi, infatti, fu l’antica capitale della Moldavia, oggi nella regione della Moldavia rumena.

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Dal 13 al 16 ottobre 2011 si è recata in Romania la delegazione diocesana, composta dal Presidente, Giovanna Civale, l’Assistente del Settore Giovani, don Roberto Farruggio, i Vicepresidenti del Settore Adulti, Michele D’Avino e Rachele Sorrentino e due consiglieri del Settore Giovani, Francesco Casillo e Domenico Rossi. Ė stata una bellissima esperienza di Chiesa. Accolti calorosamente e accompagnati dal Presidente Diocesano, Adriana Ianuş e dall’Assistente Unitario, P. Felix Roca, ci siamo immersi nell’affascinante mondo rumeno, attraverso la visita delle città di Bacău, Iaşi e Roman e di paesi come Tmsen, Adjuden, Rachiten, Izwoare, e attreverso l’incontro con la Presidenza Diocesana di A.C., con alcuni Sacerdoti, Associazioni di A.C. e Comunità Parrocchiali, sperimentando la vivacità spirituale della Chiesa di Iaşi. Il gemellaggio sarà scandito da incontri, temi comuni, scambi spirituali e culturali. Per ora siamo in attesa della visita della delegazione diocesana di Iaşi, dal 24 al 27 Maggio 2012. È iniziato un avvincente cammino insieme, ci attende una ricca esperienza ecclesiale per le nostre Diocesi. Don Roberto Farruggio


Foto Fernando Faiella (2)

La gioia dei bambini

Circa cinquecento ragazzi si sono ritrovati ad Angri per festeggiare i 25 anni di sacerdozio di monsignor Giudice

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er chiudere con freschezza gli appuntamenti del venticinquesimo anniversario sacerdotale, il vescovo ha scelto di incontrare i ragazzi che hanno ricevuto la Prima Comunione quest’anno. Il 9 ottobre scorso centinaia di bambini si sono riuniti intorno a monsignor Giuseppe Giudice nella parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri. Una cornice di ragazzi, catechisti, educatori e famiglie ha fatto da contorno a quest’ultimo appuntamento in calendario per i festeggiamenti del giubileo sacerdotale. Momento culmine della giornata è stata l’adorazione eucaristica preceduta dall’incontro tra il Pastore ed i ragazzi. Nel corso dell’incontro il vescovo, a partire da alcuni simboli quali acqua, farina, olio, lievito e sale, ha richiamato i presenti all’unitarietà di questi elementi. Il vescovo ha affermato una volta di più il forte significato del sacramento della Prima Comunione “che troppo spesso resta anche l’unica e l’ultima”. Grande l’attenzione prestata dai presenti alle sempre sapienti parole del presule, che ha sottolineato l’importanza della presenza dei fanciulli nella vita della Chiesa, ribadendo le parole del Maestro “lasciate che i bambini vengano a me”. Ebbene, il compito odierno di chi accompagna i ragazzi nel cammino di Iniziazione Cristiana è proprio quello di lasciare che i bambini incontrino Cristo avvicinandoli passo dopo passo, in comunione con le proprie famiglie, accompagnando-

ne la crescita spirituale. Di rilievo anche l’augurio finale di monsignor Giudice che, ricollegandosi al tema portante dell’incontro, la chiamata di Davide – “Non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto” (Sam 16,11) – si è detto sicuro che tra i tanti ragazzi presenti ci sono futuri preti e future suore, pronti ad accettare la chiamata del Signore. A conclusione dell’adorazione eucaristica, è stata recitata la preghiera appositamente scritta dal vescovo per l’incontro con i ragazzi. Un’invocazione, che ripercorrendo la simbologia eucaristica, affida tutti a Cristo affinché conduca il lavoro affidato nella vigna del Signore. Carmine Giordano

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IL PANE DELLA DOMENICA Da questo mese, il foglio settimanale per l’accompagnamento liturgico e il collegamento pastorale delle comunità che costituiscono la Diocesi di Nocera-Sarno sarà sostituito da questa rubrica. I commenti alle diverse domeniche sono curati dal Vescovo Mons. Giuseppe Giudice

Santa Maria, donna feriale

Don Tonino Bello (1935-1993), Vescovo di Molfetta

Santa Maria, donna feriale, insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza: quello che ti colloca all’interno della casa di Nazareth, dove tra pentole e telai, tra lacrime e preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli di Scrittura hai sperimentato, in tutto lo spessore della tua antieroica femminilità, gioie senza malizia, amarezze senza disperazioni, partenze senza ritorni. E torna a camminare discretamente con noi, o creatura straordinaria innamorata di normalità, che, prima di essere incoronata Regina del cielo, hai ingoiato la polvere della nostra povera terra. don Tonino Bello

20 novembre 2011

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A) - Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo LE LETTURE “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”

Il Re mendicante

Prima lettura: Ez 34,11-12.15-17 Salmo responsoriale: Sal 22 Seconda lettura: 1Cor 15,20-26.28 Vangelo: Mt 25,31-46

L’anno liturgico non finisce, ma si compie e come un fiume sfocia nelle braccia del Cristo. L’infante cercato nella culla, il Re, ora domina nello sfolgorio della luce. Il Principio è anche il Fine. La A si abbraccia con la Z. L’Alfa si ritrova nell’Omega. La storia avanza verso il compimento. E quel re è sempre un pastore che ci viene a cercare per riportarci dai giorni nuvolosi e di caligine verso una giornata di sole. La sua ricerca è un atto di amore. Cercandomi, mi ama e, amandomi, continua a cercarmi. Un re che regna nel cuore dei piccoli, re universale, coronato di spine e di gloria. E il suo trono sono i poveri. E il suo regno è eterno. E noi siamo nella luce. Abitati dalla Luce eterna. Mons. Giuseppe Giudice

IL VANGELO Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere (cfr Mt 25, 34-35) Colore liturgico BIANCO

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Insieme - Novembre 2011

“Ora e sempre così l’anima mia/non dice addio al giorno che se ne va/ma non inghiotte la luce”. (Alessandro Parronchi)


IL PANE DELLA DOMENICA 27 novembre 2011

I DOMENICA DI AVVENTO (anno B) LE LETTURE “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà” Prima lettura: Is 63,16-17.19; 64,2-7 Salmo responsoriale: Sal 79 Seconda lettura: 1Cor 1,3-9 Vangelo: Mc 13,33-37 IL VANGELO Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati (cfr Mc 13, 35-36) Colore liturgico VIOLA

Avvento: imparare l’attesa “Fra quattro mura/stupefatte di spazio/più che un deserto/non aspetto nessuno:/ma deve venire;/verrà, se resisto,/a sbocciare non visto,/verrà d’improvviso”. (C. Rebora) D’improvviso ci accorgiamo che siamo in un Avvento. Noi, che siamo allergici all’attesa, ci ritroviamo ad essere un’attesa continua. Attendiamo e siamo attesi. Ci accorgiamo, nuovamente, di essere gli uomini e le donne abitati dalla Speranza. Noi attendiamo delle cose, ma noi siamo attesi come persone. E ritorna l’invito del Maestro: Vegliate! Non addormentatevi sulla vostra coscienza, ai bordi della storia, sul cuore dell’uomo. Rimanga almeno un lumicino per attendere Qualcuno. Vegliate… perché “ogni uomo nella sua notte se ne va verso la luce” (V. Hugo). Mons. Giuseppe Giudice

4 dicembre 2011

II DOMENICA DI AVVENTO (anno B) LE LETTURE “Preparate la via del Signore” Prima lettura: Is 40,1-5.9-11 Salmo responsoriale: Sal 84 Seconda lettura: 2Pt 3,8-14 Vangelo: Mc 1,1-8 IL VANGELO Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri (cfr Mc 1, 2-3) Colore liturgico VIOLA

Operai del Vangelo C’è un grido nel deserto dell’anima. C’è un grido soffocato nella nostra cultura. Giovanni grida per preparare la strada, per invitare ad accogliere Colui che sempre viene, sempre ritorna, sempre è presente. Avvento, ad ventus… È sempre l’ora in cui Tu vieni, preparato da un altro, nel mio deserto, nel cuore della mia vita, nella vita del mio cuore. Tu, il venuto. Tu, colui che verrà. Tu, il veniente sui sentieri della pace. Ecco, nel deserto, una strada. Questo deserto, questa strada sono ubicati nel cuore di ogni uomo. Giovanni, vestito di peli di cammello, mi grida che “Dio non paga le spese per le pantofole e la poltrona” (A. Pronzato) Mons. Giuseppe Giudice

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IL PANE DELLA DOMENICA 8 dicembre 2011

Solennità - Immacolata Concezione della B. V. Maria LE LETTURE “Avvenga per me secondo la tua parola” Prima lettura: Gen 3,9-15.20 Salmo responsoriale: Sal 97 Seconda lettura: Ef 1,3-6.11-12 Vangelo: Lc 1,26-38

IL VANGELO Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine (cfr Lc 1, 31-33) Colore liturgico BIANCO

Accogliamo la Luce Entriamo nella casa dell’Avvento con il cuore di Maria. L’Angelo ci porta un messaggio di gioia. Rallegrati! La gioia di Dio viene ad abitare nella casa dell’uomo. Maria porta la gioia ed è porta della gioia. Rallegrati! Non temere! Maria ci insegna a svuotare il cuore e la mente per avere il pensiero di Cristo. Come avverrà? È opera dello Spirito. La Bellissima ci aiuta ad accogliere il più Bello tra i figli dell’uomo per diventare belli in Lui. La tutta Bella ci chiama alla bellezza. La bellezza salva e fa santo in mondo. Accogliamo la luce dello Spirito… “Quella luce splende per tutti. Ma se uno avrà chiuso la finestra, si priverà da se stesso della luce eterna”. (S. Ambrogio, dal commento sul salmo 118) Mons. Giuseppe Giudice

IL VANGELO CHE SI INCARNA

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ichele ha vent’anni, è intelligente, sveglio, pieno di amici nella vita e su Facebook, ha fatto la maturità scientifica con la lode nel luglio del 2009; ma deve stare legato a una sedia a rotelle perché non si faccia del male: lo tormenta la sindrome di Lesch-Nyhan, una malattia genetica rara e senza rimedio, che porta il malato a mordersi, a tagliarsi, a battere la testa contro il muro. Abbandonato alla nascita in un ospedale milanese, è stato accolto da una famiglia di Sampierdarena, Genova, che aveva già tre figli propri. Così parla – anche a nome del marito Franco Cargiolli – la mamma adottiva, Paola Mazzucchi Cargiolli, in un’intervista pubblicata il 12 dicembre 2009 dal Secolo XIX: «L’abbiamo preso con noi su istigazione degli altri tre figli. Avevamo letto Avvenire di quella domenica di inizio ottobre 1989 che segnalava un bambino in attesa di affido terapeutico. E ne avevamo parlato tutti insieme. Il 15 ottobre, rivedendo il trafiletto, i ragazzi ci hanno chiesto: “E perché questo bimbo non lo prendiamo noi?”. Era difficile il “no”. Contrastava con tutto quello che avevamo insegnato loro fino a quel momento. Nei quattro mesi iniziali medici e magistrati ci terrorizzavano, dicendoci cose terribili della malattia. Il pediatra di famiglia s’era coperto gli occhi con le mani prima che finissi di pronunciare la sindrome, scuotendo la testa e mormorando: “Io non lo farei”. Ma quando l’ho avuto fra le braccia, non l’ho più mollato. Era mio figlio. Ed era bellissimo. E l’unico pensiero era che Michele restasse per sempre con noi. Lui ama la vita. La vuole vivere. E noi non potremmo mai immaginare una vita senza di lui». Dal blog di Luigi Accattoli (dicembre 2009)

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Per celebrare Con la solennità di Cristo Re dell’universo si compie un altro anno liturgico, l’anno della Chiesa in cui si celebra il mistero del Cristo nella sua totalità. Il ciclo ricomincia con l’Avvento, un tempo di quattro domeniche in cui ci prepariamo a vivere l’Incarnazione di Cristo. La caratteristica principale di questo periodo è l’attesa, non a caso si usa il colore liturgico viola, segno di penitenza. Due figure bibliche ci accompagnano nel cammino: Maria che ci insegna ad accogliere la Parola e Giovanni il battista che ci richiama alla conversione.


IL PANE DELLA DOMENICA 11 dicembre 2011

III DOMENICA DI AVVENTO (anno B) - gaudete LE LETTURE “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” Prima lettura: Is 61,1-2.10-11 Salmo responsoriale: Lc 1 Seconda lettura: 1Ts 5,16-24 Vangelo: Gv 1,6-8.19-28 IL VANGELO “Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo” (cfr Gv 1, 26-27) Colore liturgico ROSA

Il Dio nascosto Mi dicono che sei assente e il cuore si ribella. So che non sei assente. Semplicemente ti sei nascosto. Dove sei? Sei tu? Sei qui? Abbiamo bisogno che, come il Battista, la Chiesa ci dica: Non sono il Cristo! Sono una voce, sono un grido, devo semplicemente preparare la strada a colui che ritorna. E sembriamo “l’equipaggio di una nave non minimamente interessata a conoscere la rotta, ma solo cosa si mangia oggi e cosa si mangerà domani” (S. Kierkegaard). Tempo segnato da insicurezza, da paure, da consumo del denaro, dalla rottura dei sentimenti, tutto è lecito… viviamo fuori, estroflessi, sguaiati, sotto un cumulo di cose senz’anima. Sta in mezzo a noi uno che non conosciamo…! Mons. Giuseppe Giudice

LASCIAMOCI RICONCILIARE

INFORMADIOCESI Gli appuntamenti

“È la parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gl’infonde fiducia nella misericordia di Dio”. (Rito della Penitenza, 17)

7 - 11 novembre

Ricordiamo un po’ tutti quello che ci diceva la catechista: il sacramento della Penitenza è composto da: pentimento, confessione, soddisfazione, assoluzione. Sono quattro parole, ma ad ogni stagione della vita hanno un significato più profondo.

18 novembre

La Penitenza è un sacramento “difficile” da celebrare perché spesso frainteso. Partiamo dall’inizio, da un buon esame di coscienza. Per poter aprire il nostro cuore alla Grazia di Dio, il modo migliore è confrontarsi con la Parola. Ecco alcuni brani che potranno tornarci utili nella meditazione. Dalle lettere degli apostoli: Gal 5,16-24; Col 3, 1-10.12-17; Gc 2, 14-26. Dai vangeli: Mt 5, 1-12; Mt 5,17-47; Mt 18, 15-20; Mt 25, 31-46; Mc 12, 28-34.

esercizi diocesani per il clero presso l’Abbazia benedettina di Noci, in provincia di Bari

nella Concattedrale di Episcopio, alle ore 18:30, sarà celebrata una Messa per i genitori che hanno perso un figlio. Presiederà la Celebrazione eucaristica Mons. Giuseppe Giudice

25 novembre inizio Anno pastorale, con la recita del Vespro in Cattedrale alle ore 19:00

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Momento della Liturgia della Parola

“Tessere di umanità”

“E

noi, tessere di un’umanità create da un unico Creatore, diventiamo mosaico stupendo quando siamo posti gli uni accanto agli altri” (dal messaggio della CEI). Era questo il filo conduttore del momento di preghiera sul dialogo interreligioso. Un momento in cui meditare sul bisogno di dialogo tra le varie confessioni del cristianesimo e con le altre religioni; un momento in cui pregare e chiedere con insistenza a Dio che ci dia la forza di raggiungere l’obiettivo dell’ecumenismo; un momento, anche per richiamare l’importanza della pace e della salvaguardia del Creato. Non a caso alle parole dello slogan, durante la sua riflessione, si è riallacciato mons. Giudice, vescovo della Diocesi di Nocera-Sarno che ha presieduto alla liturgia della Parola. Il quale ha anche ricordato come Dio abbia scelto di farsi carne in Maria, segno di unità. Presenti anche il pastore della Chiesa Battista di Sarno, Carmine Pappacena, il quale ha auspicato che si verifichino più momenti come questo per creare unione. La consulente della Chiesa ortodossa del patriarcato ecumenico di Costantinopoli di Napoli, Elisabetta Kalamboucal, ha detto: “non si esiti a tendere la mano, né per dare né per ricevere, la pace si ispiri alla sobrietà e al discernimento”. Tutti interventi dedicati a sottolineare il bisogno di dialogo, il bisogno di costruire una via comune. La Giornata del Dialogo interreligioso si è tenuta in occasione del ricordo del XXV anniversario dell’Incontro di preghiera per la Pace di Assisi che si celebrò il 27 ottobre del 1986. L’evento è stato organizzato dalla Commissione diocesana Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato; dalla Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo; dal Centro “Irini” e dalla forania di Sarno. Lo stesso giorno, il 22 ottobre, è stata anche la pri-

ma volta in cui la Chiesa ha celebrato al memoria del beato Giovanni Paolo II. Alle sue parole, pronunciate all’Assemblea generale della Nazioni Unite, nel 1979, è stata affidata la riflessione comunitaria. Il beato ci ricordava, già trent’anni fa, che “la Chiesa proclama un messaggio di pace, prega per la pace, educa l’uomo alla pace” e ribadiva il primato dei beni spirituali, fatta salva la naturale soddisfazione dei bisogni dell’uomo, su quelli materiali. Ed invitava a mettere “in luce, alla prospettiva di tutte le società la seconda dimensione dei beni; la dimensione che non divide gli uomini, ma li fa comunicare tra loro, li associa, li unisce”. E nemmeno a caso è stato scelto il Parco “5 Sensi” per questo evento. Situato a Sarno, in località Foce, è un magnifico ritaglio di verde ai piedi della montagna ed è stato la cornice ideale per celebrare, in concomitanza, anche la Giornata per la Salvaguardia del Creato. Tra i presenti anche la presidente dell’AC, Giovanna Civale, la quale ha annunciato l’impegno dei giovani del M.S.A.C. a favore dell’ambiente. Sarà, infatti, lanciato un concorso nelle scuole sull’importanza del riciclaggio. Mariangela Giudice

Scorcio del Parco dei 5 Sensi

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Momento di preghiera il 22 ottobre al Parco “5 Sensi” sul dialogo interreligioso



NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariangela Giudice

San Giovanni Battista Nocera Inferiore Il parroco, p. Antonio Cuomo, incorona la statua della Madonna dell’Accoglienza

La Madonna dell’Accoglienza

Madonna. Domenica 16 è stata la serata conclusiva di tutta la settimana di preparazione: la Madonna ha, infatti, fatto il suo ingresso nella chiesa dopo il tratto finale della processione, accompagnata da bambini e fanciulli, aventi tutti una maglia bianca, simbolo questo di purezza ma soprattutto di unità, nella volontà di abbattere le frontiere delle differenze, che non fanno altro che irrigidire e allentare i rapporti. Nella fede si cresce, si migliora e si impara ad apprezzare l’altro, che sarà anche diverso, ma è uguale a noi, per diritti, dignità e non solo. Nel preparare tutto ciò ancora una volta la fede spezza i limiti imposti da queste frontiere mentali create dall’uomo, in segno di venerazione da parte di chi veramente ancora crede e vuole dare un segno, una testimonianza forte del suo essere cristiano autentico. I giovani

Unità sinodale di Nocera Superiore

ma è importante perché cambia la mentalità e la coscienza dei nostri fedeli, invitati, zona per zona ed in maniera graduale, a vivere la “sinodalità”, secondo la dimensione della Evangelizzazione Nuova. Ed a questo nuovo progetto sono interessate le parrocchie di S. Maria Maggiore, di S. Giovanni Battista di Pucciano e di S. Bartolomeo Apostolo di Pareti. È quanto si è realizzato nell’ampia e splendente chiesa (sembrava proprio una basilica) di S. Maria Maggiore, sabato 8 ottobre scorso. È naturale, quindi, che siano convenuti i fedeli dalle tre comunità che, insieme ai nuovi parroci don Antonio Adinolfi, don Andrea Amato, le Suore Crocifisse di S. Clemente e quelle dell’Immacolata di Pareti, ed alcuni laici impegnati, hanno ricevuto il mandato di camminare insieme, secondo i dettami del Sinodo, a dieci anni dalla sua conclusione.

Don Antonio Adinolfi e don Andrea Amato mentre ricevono il nuovo incarico

Festeggiamenti in occasione dell’anniversario dell’arrivo in parrocchia dell’icona mariana

“M

adonna dell’Accoglienza” è il titolo dato all’icona della Madonna che circa un anno fa è arrivata nella nostra parrocchia. Venerata da molti, che pregandola hanno ricevuto tante grazie, si è deciso di onorare l’anniversario del suo arrivo con una festa dell’accoglienza. I fedeli si sono riuniti in chiesa durante la settimana tra il 10 e il 14 ottobre in preparazione per la processione che si è svolta sabato 15, accorrendo da ognuna delle cinque contrade stabilite (Merichi, Quartiere San Prisco, Cicalesi, Villanova, Santa Maria a Palo/San Mauro), ad ognuna delle quali è stato assegnato uno stendardo di diverso colore, con l’aggiunta per ognuna del rosso e del blu, simboli di San Giovanni e della

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Insieme - Novembre 2011

Nuova unità sinodale a Nocera Superiore Ha inizio l’8 ottobre l’unità sinodale tra le parrocchie di S. Maria Maggiore, di S. Giovanni Battista e di S. Bartolomeo di Nocera Sup.

È

il secondo esperimento dopo quello di Pagani, voluto dal Vescovo, per iniziare un’esperienza nuova in Diocesi. L’idea non è valida soltanto dal punto di vista giuridico

La cerimonia liturgica è stata solenne e sobria, essenziale e dinamica. La funzione ha visto don Natalino Gentile (che ha sostituito don Roberto Tortora partito per l’Ordinariato militare) nel forbito saluto iniziale, l’omelia saggia e precisa del Vescovo ed i ringraziamenti, quasi un canto a due voci, dei nuovi parroci. Ovviamente non potevano mancare a sorpresa i fuochi pirotecnici che hanno voluto, simbolicamente, significare l’accendersi di un nuovo “focolare” nel cuore della Diocesi. Don Natalino Gentile


NEWS DALLE PARROCCHIE Santa Maria della Grazie Angri

cristiano a diffondere la buona notizia che il Vangelo può trasformare il cuore dell’uomo, restituendogli ragioni di vita e di speranza. Questo è il compito pastorale che la nostra comunità parrocchiale si è proposta di portare avanti, sia nei confronti di tante famiglie disagiate, sia degli extra comunitari, molto presenti sul nostro territorio. Raffaele Manna

Santa Maria M. in Armillis Sant’Egidio del M. Albino Da sinistra mons. Franco Alfano e don Domenico D’Ambrosi durante la giornata di programmazione

Educare alla vita buona del Vangelo Giornata di studio, di riflessione e di elaborazione di proposte con Mons. Franco Alfano

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l primo ottobre circa 80 fedeli sono partiti, con la guida del parroco don Domenico D’Ambrosi, alla volta della Diocesi di S. Angelo dei Lombardi. Qui il vescovo Alfano ha subito iniziato ad esaminare l’importantissimo documento della C.E.I. Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020. L’intervento ha sottolineato in modo particolare la necessità di aprire la strada verso un nuovo progetto educativo del Cristiano Cittadino Costruttore. Il “progetto” consistente nell’aiutare l’uomo contemporaneo ad affrontare i grandi passaggi della vita: dal camminare verso la morte, al camminare verso la vita; dall’utopia, alla realtà; dall’alienazione, alla partecipazione. Mentre nel primo decennio il verbo su cui ci si è fermati a riflettere è stato comunicare, col nuovo decennio dal comunicare si è passati ad un nuovo verbo: educare. Sono tante le pericopi evangeliche che ci presentano un Gesù Maestro, Educatore, buon Pastore, ecc… Questa chiamata-sollecitazione spinge l’educatore

La simbolica rete con i pesciolini: simbolo del mandato ad essere pescatori di uomini

gno di fede e fraternità. A presiedere la celebrazione è stato p. Flavio Mazzata, per anni missionario in Africa, la cui testimonianza di autenticità cristiana ha ispirato con forza la necessità di rinnovare l’impegno di portare a tutti l’annuncio del Vangelo «con lo stesso slancio dei cristiani della prima ora» (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 58). L’incessante annuncio del Vangelo, infatti, vivifica anche la Chiesa, il suo fervore, il suo spirito apostolico, rinnova i suoi metodi pastorali perché siano sempre più appropriati alle nuove emergenze della società contemporanea che richiede una nuova evangelizzazione. Tale missione evangelizzatrice, dunque, è stata accolta e rinnovata dagli educatori parrocchiali i quali, per dare inizio per i giovani della comunità le attività parrocchiali, hanno organizzato la I edizione di una “Caccia al tesoro” lungo il suggestivo centro storico del Borgo di Sant’Egidio del Monte Albino. Maria Ermelinda Di Lieto

Gruppi Scout 1, 2, 3 Angri

La “missione di pescare” Invocato il mandato a “pescare” tra gli uomini per gli animatori, le catechiste e gli educatori

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l 16 Ottobre scorso, in occasione della celebrazione della giornata missionaria mondiale, p. Massimo Staiano ha spiritualmente affidato il mandato religioso per il nuovo anno liturgico ai numerosi animatori, catechiste ed educatori della nostra comunità. “Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci” (Mt 13,47-50), così simbolo del mandato spirituale è stata una rete su cui i rappresentanti dei vari gruppi parrocchiali hanno “raccolto” colorati pesciolini attraverso cui sfamare il biso-

La lapide in onore di don Enrico

Inaugurazione dell’anno Scout dei tre Gruppi di Angri Inizia l’anno scout ad Angri. Nel ricordo di don Enrico Smaldone

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ll’indimenticabile Baloo/don Enrico Smaldone,/custode della primavera scout in Angri (1925)/paziente e vigile coltivatore della rinascita post bellica(1945)/ Insieme - Novembre 2011

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NEWS DALLE PARROCCHIE sognatore e realizzatore di educative, sociali ed ecclesiali/“Avventure”/i tre Gruppi Scout, accomunati dalla sua e nostra unica/Legge e Promessa/riconoscenti:/posero”. Con questa epigrafe i Gruppi Angri 1-2-3, inaugurando il nuovo anno associativo, hanno voluto rendere memoria e gratitudine a don Enrico, il Baloo della rinascita dello scoutismo ad Angri. Una cerimonia semplice che ha radunato, nello storico luogo di Santa Caterina, i Lupetti, gli Esploratori ed i Rover di ieri, con l’oggi della numerosissima generazione Scout (A.G.E.S.C.I. e M.A.S.C.I). “Insieme abbiam marciato un dì per strade non battute, insieme abbiam portato lo zaino che ci spezza, insieme abbiam pregato….”, note che elevavano al cielo, come in una sequenza cinematografica, ricordi ed emozioni degli anziani, in gioiosa armonia con l’attuale primavera scout. Ha presieduto la celebrazione eucaristica mons. Giudice, indicandoci l’aurea legge del cristianesimo: l’amore, ha contestualizzato le nuove povertà giovanili, destinate ad un imperante nichilismo etico e sociale se, sacerdoti come don Enrico, non si prendessero cura della gioventù. È il rendere credibile, ha aggiunto il Vescovo, il messaggio evangelico, i cui testimoni sono sempre vivi e attuali nella memoria di un popolo. Accanto a quel monumento, fortemente voluto e realizzato dai familiari di don Enrico, ora c’è anche questo nostro doveroso riconoscimento, nell’intento di tramandare ai posteri che don Enrico è per noi Scout l’indimenticabile Baloo; e per il popolo il Fondatore della Città dei Ragazzi. I tre Gruppi Scout

Rita Belsito durante i festeggiamenti

Un cuore pieno d’amore

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90 candeline per Rita Belsito, pioniera del movimento focolarino in Diocesi

a compiuto 90 anni, ma non li dimostra affatto. Nocera Inferiore festeggia una delle commercianti storiche della città. Una donna piccola solo di statura, ma grande nella fede e nella vita. Compleanno importante per Rita Belsito, fervente cattolica, umile e grande lavoratrice: ancora oggi serve i clienti nella bottega di famiglia, al corso Vittorio Emanuele. Rita Belsito è membro del Movimento dei Focolari fin dai primi tempi, quando le prime focolarine vennero a Nocera negli anni cinquanta. È terziaria domenicana ed è ministro straordinario dell’Eucaristia. Nonostante l’età porta, con vivo fervore, Gesù eucaristia a quel-

le che lei chiama “le mie vecchiette”. Inoltre è anche elemento insostituibile della parrocchia Santa Maria del Presepe. Per il Movimento dei Focolari è il collegamento naturale della Comunità nocerina, perché ogni cosa passa per il suo negozio. Con il suo fare semplice, sempre cordiale, molto familiare, accetta di ricevere e smistare ogni strumento di evangelizzazione. Una bella testimonianza per tutti. A Rita Belsito l’augurio di continuare a servire il Signore lungo la strada che è stata tracciata per lei, nel solco della fede, dell’unità e della famiglia. Sal. D’An.

L’annuncio Spesso impieghiamo tempo ed energie per scegliere dei regali o delle bomboniere che siano utili. Ma quale migliore idea di un oggetto sacro, che sia anche un invito per la preghiera? Potete ordinare e acquistare oggetti di artigianato, icone, presepi, oggetti di Natale e altre idee regalo presso le sorelle clarisse di Nocera Inferiore. Il ricavato delle vendite verrà utilizzato per le riparazioni del monastero. Le sorelle clarisse confidano nella generosità di tutti. Per info: 081 91 86 30


NEWS DALLE PARROCCHIE San Teodoro Sarno

Don Vincenzo Buono

La Crocifissione di Pietro Crescenzo L’artista sarnese ha realizzato un’opera sacra che è stata collocata nella nostra chiesa

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l 30 ottobre è stata benedetta e collocata nella restaurata sede parrocchiale una tela (i cui donatori desiderano restare anonimi) dell’artista sarnese Pietro Crescenzo raffigurante la Crocifissione. L’ambiente sarà destinato ad usi liturgici: costituirà, infatti, un ampliamento della chiesa adiacente, ormai insufficiente per accogliere l’assemblea. E la tela contribuisce a rendere l’ambiente un vero e proprio luogo adatto alla preghiera. Tale scopo è stato, infatti, ben illustrato dal prof. Caiazza che ha anche spiegato nei dettagli i significati nascosti nel dipinto. Come ha sottolineato il prof.re, è bene che le nostre chiese si arricchiscano di tali opere, e l’artista Pietro Crescenzo ha voluto lasciare questa traccia come già l’anno scorso fece con l’Annunciazione nella chiesa di Tre Corone. La tela non rappresenta “il fatto” ma fotografa un momento partico-

lare della passione, morte e risurrezione di Cristo. È il Cristo che sopporta la morte più tremenda per la salvezza di noi uomini e per darci anche l’esempio di come bisogna soffrire. In primo piano il Crocifisso, sullo sfondo, avvolta nel buio, Sarno, di cui è rappresentato il borgo antico. Un’opera che, nonostante sembri immersa nelle tenebre del venerdì santo, metafora della perdita dei valori in cui è crollata la nostra società, si apre alla Pasqua di risurrezione. Un monito, non solo per la nostra parrocchia, ma per tutti, ad alzare lo sguardo, ad avere gli occhi non solo rivolti verso la terra, ma anche verso il cielo. Mariangela Giudice

San Biagio San Marzano

Il giorno del Signore Riparte il cammino di formazione per i più piccoli

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ome ogni hanno riprende il cammino di preparazione ai Sacramenti per i più piccoli, di cui il momento più ricco e importante resta,

comunque, la partecipazione all’Eucaristia domenicale. Ed infatti non esistono altri impegni che possano scoraggiare i nostri bambini dal partecipare a Messa. Alle 9,30 tutti in chiesa, dove, scandita dai ritmi della liturgia, la celebrazione è un vero momento di festa e comunione, animata dagli educatori dell’AC. L’Azione Cattolica è, infatti, una realtà storica in parrocchia, una realtà sempre fiorente che da anni si occupa di iniziare alla vita cristiana i più piccoli. E la festa non finisce con la benedizione del sacerdote: al termine della Messa ci attende ancora altro tempo insieme con giochi ed animazione. Un grazie a tutti gli animatori ed ai responsabili di AC che rendono possibile questo prezioso ministero di annuncio e formazione.



IN PARROCCHIA

Sì, lo siamo

a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori di San Valentino Torio

Il mandato ai catechisti e agli educatori per il nuovo anno pastorale

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endete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Le parole dell’evangelista Matteo fotografano perfettamente quello che noi educatori abbiamo vissuto durante la Celebrazione eucaristica dello scorso 16 ottobre. Il nostro parroco ci ha invitato a separare ciò che è buono e giusto per Dio, vivendo con coerenza e correttezza. Ed è questo che racchiude il nostro “Sì, lo vogliamo”, pronunciato unanimemente nel corso della celebrazione nel corso della quale siamo stati presentati alla comunità parrocchiale come educatori e catechisti per il nuovo anno associativo e pastorale. Il mandato ricevuto non ci spaventa, abbiamo ancora nel cuore la stupenda esperienza vissuta nel precedente week-end formativo. “Con gioia io, nel nome del Signore – ha detto don Gaetano -, vi mando: andate e portate molto frutto”. Per essere testimoni autentici bisogna mettersi alla sequela del Maestro con docilità di cuore, sostenuti dalla preghiera della comunità parrocchiale e dei genitori dei ragazzi che seguiamo. Il nostro compito di educatori non è semplice, diventa sempre più oneroso risvegliare nei ragazzi la voglia di stare insieme, di associarsi, di fare amicizia, di conoscere Gesù. Ci troviamo a combattere contro la forza mediatica della tv e dei social network che spingono sempre più all’isolamento, ad un’esistenza vissuta dietro uno schermo. Ed è qui che ci mettiamo in gioco: l’incontro settimanale di ACR ha l’obiettivo di costruire legami, di coinvolgere i ragazzi nella bella realtà parrocchiale. Perché i ragazzi sono il nostro futuro. Ines Balestrino Don Gaetano Ferraioli

Alcuni momenti del week-end formativo

Insieme… per puntare in alto Lo scorso 8 e 9 ottobre presso il Centro S. Michele ad Episcopio di Sarno, si è svolto il week-end formativo degli educatori A.C.R., in preparazione al nuovo anno associativo

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aligia, Bibbia e tanta fede: sabato pomeriggio, ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, ha lasciato le proprie abitudini, per mettersi alla sequela di Gesù. Perché per essere suoi testimoni bisogna conoscerlo, bisogna fare esperienza di Lui, sentire che nella propria vita c’è la sua presenza. È stato un week-end molto intenso, ricco di preghiera, meditazione, condivisione e gioia. Ci siamo concentrati sul tema dell’A.C.R. di quest’anno: “PUNTA IN ALTO”. Grazie all’aiuto di don

Gaetano e all’ascolto della Parola, abbiamo cercato di analizzare la nostra vocazione e il ruolo di educatori. Abbiamo poi puntato lo sguardo sui ragazzi, ci siamo interrogati sui loro bisogni e sulle loro esigenze che per noi sono al primo posto. Abbiamo condiviso le loro idee, i pensieri, la cena e anche la stanza! L’esperienza si è conclusa con la celebrazione eucaristica vespertina in parrocchia. L’augurio per quest’anno è di puntare davvero in alto! Squitieri Samantha e G.F.

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio L’atrio dell’Oasi S. Teresa della Fraternità di Emmaus a Koupela

Carità senza confini Kuopela, Burkina Faso

L’impegno missionario della nostra comunità parrocchiale è giunto in India e in Burkina Faso

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l progetto India aveva l’obiettivo di creare nella città di Ernakulam nel Kerala, con le Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, una struttura per accogliere le ragazze provenienti dal nord del paese in cerca di lavoro. La casa, ormai completa e funzionante, è una “scommessa” continua. Con grandi sacrifici la nostra parrocchia ha messo a disposizione anche una borsa di studio per assicurare a queste giovani l’istruzione che in India non è garantita alle donne. L’impegno per il Burkina Faso è l’altra “sfida”. Il Burkina Faso, nell’Africa centro occidentale, è una delle regioni più vessate dal colonialismo del XX secolo,

La consultazione diocesana

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opo la preghiera iniziale guidata dal nostro parroco don Roberto, il Consiglio parrocchiale si è riunito nella Cappella delle Reliquie della nostra parrocchia lo scorso 11 ottobre. All’ordine del giorno c’era un punto davvero “speciale”: il confronto sulle domande consegnate alle parrocchie dopo il I Convegno diocesano del 26 settembre. I membri del Consiglio hanno sottolineato le parole del Vescovo Giuseppe a cui sta a cuore ricominciare una

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poche prospettive, soprattutto per i giovani. Ci siamo proposti di sostenere il Centro per studenti dedicato a Giovanni Paolo II, costruito dalla Fraternità di Emmaus. Abbiamo promosso anche delle adozioni a distanza grazie all’impegno di alcune famiglie della nostra comunità. Quest’anno, l’Ottobre missionario, animato nella Liturgia domenicale dai vari gruppi della parrocchia, è stato dedicato al progetto africano. Senza dimenticare però coloro che nel nostro territorio hanno bisogno di una mano tesa. La parrocchia si impegna, infatti, a condividere le difficoltà quotidiane di tante persone che sempre più spesso si rivolgono alla Caritas parrocchiale. Carlo Attanasio

Il Consiglio pastorale si è riunito per rispondere alle domande consegnate a tutte le parrocchie, al termine del Convegno diocesano

evangelizzazione nuova nella terra dell’Agro. L’incontro è stato un’occasione preziosa per rivolgere ancora una volta lo sguardo al Sinodo Diocesano, quell’insieme di linee-guida che hanno tracciato il cammino della Chiesa diocesana nell’ultimo decennio. Il Sinodo è il punto di riferimento per un’ecclesiologia di comunione che invita a fondare la pastorale parrocchiale sulla Teologia del Concilio Vaticano II, con iniziative incisive sul territorio. Nessun cammino è efficace

senza una continua educazione alla corresponsabilità nella vita ecclesiale, un diritto e un dovere di ciascuno battezzato. Le molteplici risposte sono state raccolte dal segretario parrocchiale che ha stilato insieme al parroco la relazione finale consegnata al Vescovo seppur con qualche giorno di ritardo rispetto al termine stabilito (il 21 ottobre) - tramite l’incaricato don Antonio Guarracino. Gennaro Pagano


La targa posta dalla Parrocchia Maria SS. di Costantinopoli e dalle Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue nella nuova casa di Ernakulam, nel Kerala

I bambini che hanno ricevuto la Prima Eucaristia insieme a don Roberto Farruggio

Le giovani ospiti delle Suore

Sacramento Eucaristico, momento di grazia Riprende il cammino di catechesi per i fanciulli

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aggio, giugno e settembre sono i mesi in cui nelle parrocchie molti fanciulli ricevono il Sacramento che è fonte e culmine di tutta la vita cristiana: l’Eucarestia. Anche nella nostra comunità, ogni anno, più di settanta bambini si accostano per la prima volta al banchetto eucaristico. La Prima Comunione è un momento che i bambini attendono con grande gioia ed emozione, è un’occasione privilegiata in cui si sentono veramente vicini a Gesù, che hanno cominciato a conoscere durante il cammino di fede intrapreso nei vari gruppi di catechesi presenti in parrocchia. Quegli stessi bambini che hanno ricevuto il Battesimo da piccoli, portati dai genitori poiché non ancora capaci di capire il grande dono che ricevevano, adesso accolgono, con più coscienza, Gesù, che si è affiancato a loro e gli ha offerto il dono dell’incontro con Lui, come un giorno fece con i discepoli di

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Emmaus. Con la Messa di prima Comunione è iniziato per loro “un cammino nuovo in compagnia di Gesù”. Lo hanno incontrato nel pane spezzato e Gesù sarà loro compagno nella vita, nel momenti felici e non. Settembre, tempo di ripartire: comincia la scuola e ricomincia il nostro cammino di catechesi per fanciulli, che con tanto entusiasmo sono desiderosi di conoscere Gesù. Maria Sessa

Trasporto pubblico? Inesistente!

a Città di Nocera Superiore, da diversi anni a questa parte, sta diventando il fanalino di coda dell’Agro Nocerino Sarnese. Le esigenze dei circa 30 mila abitanti non trovano risposte adeguate, con gravi disagi per le famiglie e per l’economia domestica. Una delle piaghe che affligge da tempo il territorio comunale è l’inadeguatezza, e talvolta la totale assenza, del servizio di trasporto pubblico. Nonostante in passato sia stato messo a punto un piano congiunto tra Comune, Regione Campania e Aziende di Trasporto della

Regione Campania, gli autobus continuano a non attraversare il Comune di Nocera Superiore, costringendo i residenti a spostarsi nei comuni limitrofi per le tratte regionali e obbligando chi vuole muoversi all’interno del territorio comunale ad utilizzare mezzi propri. Segnaliamo un rifiuto ad ascoltare le richieste dei cittadini e degli studenti, costretti a ricorrere a mezzi di trasporti propri o a viaggiare in condizione disumane sui pochi autobus che attraversano Nocera Superiore. Enti che rispondono inadeguatamente ad una petizione

popolare promossa da molti cittadini indignati, inviata all’Assessorato ai Trasporti, alla Regione Campania, alla società responsabile dei trasporti campani e al Consorzio Unico Campania. Consorzio che, con il sistema tariffario vigente, basato sulla lunghezza e sulla durata del percorso, contribuisce ad arrecare un ulteriore danno. A pagarne le spese è il cittadino costretto a “viaggiare a tappe” per poter usufruire di un pubblico servizio che gli spetta di diritto. Oltre al danno, anche la beffa. Carlo Attanasio Insieme - Novembre 2011

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a cura della comunità parrocchiale San Sisto II e San Francesco di Paola Pagani Coordinatore della redazione parrocchiale Michele Raiola

Foto Salvatore Donato

La Celebrazione eucaristica

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ratelli e sorelle, riuniti nel nome del Signore Risorto, per ravvivare la nostra fede e rafforzare la nostra speranza, siamo in comunione con gli uomini e le donne di ogni cultura, popolo e nazione…”: è stato l’esordio della veglia missionaria affidato ad Elena Carrara, voce guida e responsabile del Gruppo di Animazione Missionaria, che opera ormai da più di un anno con il progetto di solidarietà “Acqua per la vita”, finalizzato alla costruzione di un pozzo in

“Acqua per la vita” Lo scorso 30 settembre la comunità ha vissuto un’intensa veglia missionaria per rilanciare il progetto di solidarietà che prevede la costruzione di un pozzo in Burkina Faso Burkina Faso. E da questo poverissimo paese africano sono giunte le oltre 200 statuette raffiguranti la Vergine Maria in ginocchio in atteggiamento di preghiera, opera di un giovanissimo artista burkinabè, Richard, adottato dal nostro parroco. Nel corso della veglia queste madonnine di ebano sono state distribuite alle numerose famiglie che con i loro contributi mensili permetteranno la realizzazione del progetto. L’evento è stato celebrato il 30 settembre scorso. Michele Raiola

Festa grande a san Francesco di Paola

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l 4 ottobre, per la ricorrenza del decimo anniversario della beatificazione di Tommaso Maria Fusco, nella parrocchia di San Francesco di Paola, si sono tenuti grandi festeggiamenti. Il calendario ha previsto, alle ore 19:00, la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo della Diocesi Nocera-Sarno, Monsignor Giuseppe Giudice. In occasione di questa sua prima visita alla Comunità, il Pastore diocesano è stato accolto con entusiasmo e tanto affetto. Al termine della Santa Messa è seguito un buffet all’aperto, presso i giardini delle Suore del Preziosissimo Sangue, che hanno collaborato, insieme alle mamme della Parrocchia, alla preparazione delle gustose leccornie. E così, i numerosissimi partecipanti, grandi e piccini, hanno potuto dare il loro benvenuto al nuovo Vescovo. Stefania Grimaldi

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I festeggiamenti nel giardino delle suore del Prezziosissimo Sangue


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

“La Notte dei Sorrisi” è il titolo dello spettacolo di beneficenza che il 15 e il 16 novembre andrà in scena presso il Teatro Sant’Alfonso Maria de Liguori. Il ricavato sarà destinato alla costruzione dell’oratorio parrocchiale

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urante la serata si esibiranno la Compagnia AsdaBalletto, con lo spettacolo “Cartoon Family Ballet” con coreografie di Massimiliano Calandro, e il Gruppo teatrale dell’oratorio San Giovanni Bosco con il Musical “Reality…sciò”, con la regia di Dina Pagano. In “Cartoon Family Ballet” protagoniste sono una classica famiglia riunita intorno a quello che, oggi, è il catalizzatore delle attenzioni, la televisione. Ma anche le dinamiche conflittuali che vengono fuori dalla mancanza di una vera e propria comunicazione e di un concreto rapporto con la realtà. Così le immagini dei cartoni rappresentanti la famiglia divengono la parte finta di questo racconto, mentre la realtà si ribalta e diviene quello che c’è dentro la televisione, a dimostrazione di come al giorno d’oggi si possa sottovalutare il concetto di comunicazione e di come negativamente possa influire sui rapporti umani. Così i ballerini danno vita agli effetti di uno zapping litigioso, passando a rappresentare i protagonisti della

partita di calcio, del reality… Un gruppo di liceali di adolescenti è il protagonisti del Musical “Reality…sciò”. La trama è semplice: gli studenti sono in fibrillazione, diventare volti noti della tv è un sogno allettante per molti. Ma questo sogno di facile gloria si scontra subito con piccoli inganni, delusioni, amicizie tradite. E ben presto emerge la falsità di un successo conquistato senza meriti e senza fatica. Alla fine i ragazzi apriranno gli occhi sulla falsità di certi miti della televisione e troveranno una personale strada per realizzare i loro sogni. “Reality…sciò” è un invito a riflettere e a ridere del mondo finto e cafone di certa televisione, insieme ai personaggi della storia, conformisti e trasgressivi, coraggiosi e spaventati, duri e innamorati… insomma adolescenti in cerca del loro ruolo, che hanno sogni da realizzare, ideali da rinnegare, amici da tradire e rinnovare. Vi Aspettiamo in tanti! Non mancate! Dina Pagano

INFO Orario spettacoli e acquisto biglietti “La falsità del mondo televisivo e gli erronei valori che trasmette” sarà come il filo conduttore dei due spettacoli di 50 minuti ciascuno che andranno in scena, presso il Teatro Sant’Alfonso, il 15 Novembre alle ore 17:00 per i bambini degli Oratori dell’Agro, il 16 alle ore 20:30 per tutti gli interessati. Il ricavato della serata verrà donato alla Parrocchia Santa Maria del Carmine per la costruzione dell’Oratorio in via Romana. I biglietti saranno disponibili presso la Parrocchia e l’Associazione Culturale “Bac”, in via Carmine 46, dal 23 Ottobre.

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Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contatta la segreteria di redazione allo 081 513 45 04 o manda una mail a redazioneinsieme@alice.it

a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

Il prete dei new media Dalla radio a Facebook le parole di gioia di don Antonio Mancuso

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n “buongiorno ” tutto speciale, perché di gioia, quello che quotidianamente don Antonio Mancuso rivolge dalla radio e da Facebook. Partito dalle frequenze di Radio base Agro, il buon dì è sbarcato da qualche tempo sulla più famosa piazza virtuale. Anche don Mancuso, infatti, ha seguito la corrente e così, da qualche anno, ha un proprio account sul più noto dei social network. Con pazienza quasi certosina, il parroco di Santa Maria delle Tre corone, tutte le mattine, scrive i suoi pensieri per augurare a tutti “Buongiorno di gioia!”. Si tratta di consigli, meditazioni, inviti che vogliono far riflettere chiunque è desideroso di ascoltare il Signore, che si serve delle parole di don Antonio, spesso anche molto forti, davvero pungenti, ma più che mai veritiere.

Un appuntamento fisso Il “Buongiorno di gioia” è ormai un appuntamento fisso e per molti la giornata non può iniziare senza questo messaggio, che aiuta ad affrontare la quotidianità in modo diverso, a pensare positivo. Il buongiorno virtuale è nato dal consolidato impegno del parroco a Radio Base (FH 104.8), dove ogni mattina alle ore 7:30 viene trasmesso il programma “Buongiorno di gioia”, replicato poi alle ore 9:00. Lo spazio radiofonico serve a comunicare la Parola del giorno,

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Don Antonio Mancuso al PC

che viene poi commentata, a conoscere il santo del giorno e ad ascoltare qualche canzone utile a riflettere, scelta direttamente da don Mancuso. La proposta sembra piacere. Sia in radio che on line il parroco di Sarno interessa. Gli utenti che lo hanno aggiunto su Facebook ormai sono quasi cinquemila. A breve don Antonio dovrà creare un nuovo account per poter accogliere gli altri interessati a ricevere il suo “Buongiorno di gioia!”. Il più delle volte a chiedere l’amicizia virtuale del sacerdote sono utenti che don Antonio non conosce, ma che volentieri aggiunge al suo profilo perché tutti possano essere raggiunti dal messaggio cristiano e mettersi alla sequela di Cristo. I post di don Mancuso, poi, sono diventati anche fonte di confronto. Alcuni, infatti, hanno creato uno spazio dove poter commentare il messaggio del giorno e dove condividere le proprie esperienze: un modo per fare nuove amicizie, rinsaldare quelle arrugginite o semplicemente approfondire una nuova conoscenza. Altri ancora hanno creato un proprio “Buongiorno di gioia” che non vuole sostituirsi a quello di don Antonio, ma che rilancia la riflessione quotidiana. Complimenti, dunque, a don Antonio, esempio vivente del nuovo modo di evangelizzare, uomo dalle straordinarie capacità comunicative, grande amico dei giovani, modello trainante di fedeltà a Cristo. Guido Caringi


IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Mons. Gaetano D’Acunzi che il 4 novembre compie 85 anni, don Vincenzo Russo il 7 novembre, mons. Pietro Milite (Officiale del Tribunale Apostolico della Rota Romana) il 16 novembre, don Romualdo Calcide (Regina Pacis, Angri) il 17 novembre, don Flaviano Calenda (SS. mo Corpo di Cristo, Pagani) il 23 novembre, don Giovanni Orlando (cappellano delle suore compassioniste, Angri) il 24 novembre, don Alfonso Santoriello (S. Giuseppe, Nocera Inferiore) il 25 novembre.

Don Augusto Spanò Cuomo (S. Maria delle Grazie, Angri) il 19 novembre e p. Damiano Antonino (Corpo di Cristo, Nocera Inferiore) il 24 novembre. Nel ringraziare il Signore per il vostro ministero sacerdotale, preghiamo perché possiate continuare ad essere dei santi custodi del gregge di Dio.

Auguriamo a tutti loro di poter continuare a compiere in santità di vita il loro ministero pastorale.

Auguri di buon onomastico a: Mons. Ernesto Giove (assistente spirituale della Confraternita della SS.ma Addolorata, Pagani) il 7 novembre, p. Massimo Staiano (S. Maria Maddalena in Armillis, S. Egidio del M. A.) il 27 novembre e don Andrea Amato (S. Giovanni Battista e S. Bartolomeo, Nocera Superiore) il 30 novembre. Un augurio speciale a don Andrea Annunziata (S. Sisto e S. Francesco di Paola, Pagani), direttore responsabile di Insieme. Vi affidiamo tutti all’intercessione di Maria per poter essere sentinelle del vangelo con semplicità e gioia.

Don Pietro Milite

Don Flaviano Calenda

Una augurio speciale a: Anna Chiara Desiderio e Gennaro Ferraioli che il 7 ottobre hanno unito il loro amore nel vincolo del matrimonio. Vi auguriamo che la vostra vita insieme sia sempre fondata saldamente sulla roccia di Cristo. Che la vostra unione sia un esempio di famiglia cristiana per tutti coloro che incontrerete.

Don Andrea Amato

Padre Massimo Staiano

Benvenuto Raffaele! Festa in redazione: un augurio speciale al nostro grafico, Salvatore Alfano e a Ida Testa che sono diventati genitori per la prima volta del piccolo Raffaele! Ci stringiamo intorno a voi per festeggiare e vi auguriamo di essere dei genitori affettuosi, premurosi e pieni di amore. Insieme - Novembre 2011

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IN DIOCESI a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

Avvento, tempo di attesa e di Speranza Iniziamo il nuovo Anno Liturgico guidati dalla Parola di Dio, con tre Lectio tenute dal Vescovo Giuseppe Carissimi giovani, la Chiesa ancora una volta ci invita a vivere un nuovo anno liturgico, siamo consapevoli che la nostra vita cristiana si dipana tra la grazia di Dio e la nostra libera risposta alla Sua chiamata. Vi chiedo fraternamente di lasciarvi guidare in questo tempo dallo Spirito Santo attraverso la meditazione della Parola di Dio, per vivere la vostra giovinezza con la gioia nel cuore. Il Signore Gesù ci chiede di seguirlo, e sappiamo che questa sequela richiede un momento di sosta e di silenzio interiore. Coraggio, non siamo soli in questa esperienza di discepoli del Maestro, ci accompagna la beata Vergine Maria, è Lei che ci dice come alle nozze di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). La Pastorale Giovanile diocesana vive un momento particolare di grazia; il nostro Vescovo mons. Giuseppe Giudice ci guiderà con la “lectio divina” durante il tempo dell’Avvento. Egli ha voluto, sin dall’inizio del suo ministero episcopale, un Consiglio di dodici giovani, due per ogni forania, per guardare questa realtà con gli occhi di altri giovani, per farsi prossimo

di ogni ragazzo e rendere così la nostra Chiesa diocesana sempre più “casa accogliente” dove i giovani possano sentirsi come a casa propria. La Chiesa Italiana, con gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, così afferma: “I giovani sono una risorsa preziosa per il rinnovamento della Chiesa e della società. Resi protagonisti del proprio cammino, orientati e guidati a un esercizio corresponsabile della libertà, possono davvero sospingere la storia verso un futuro di speranza” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 32). Mi auguro che quest’anno pastorale sia davvero un tempo di grazia e di crescita nella fede per tutti i giovani della nostra Chiesa diocesana. E mi piace concludere con le parole di Benedetto XVI: “Mi sembra che questo sia il punto fondamentale nella nostra cura pastorale per i giovani: attirare l’attenzione sulla scelta di Dio, che è la vita. Sul fatto che Dio c’è. E c’è in modo molto concreto. E insegnare l’amicizia con Gesù Cristo”. Il Responsabile diocesano della Pastorale Giovanile sac. Ciro Galisi

Lectio per l’Avvento

GLI APPUNTAMENTI

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Mercoledì 30 novembre 2011 ore 20.00 Cattedrale di San Prisco (Nocera Inf.)

ogliamo prepararci al Natale con un “piccolo” ma intenso cammino diocesano di meditazione della Parola, guidato dal nostro Pastore mons. Giuseppe Giudice. Si tratta di tre incontri che attraversano tutto il tempo dell’Avvento e che toccano altrettanti luoghi di profonda spiritualità della nostra Chiesa diocesana. La prima lectio si svolgerà mercoledì 30 novembre nella Cattedrale di San Prisco, centro della fede nel nostro Agro e sede della Cattedra del Vescovo. La seconda lectio si terrà giovedì 15 dicembre avrà

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Giovedì 15 dicembre 2011 ore 20.00 Concattedrale San Michele Arcangelo (Sarno) come sfondo la Concattedrale San Michele arcangelodi Sarno. Si chiuderà mercoledì 21 dicembre presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio del Monte Albino. (C. G.)

Mercoledì 21 dicembre 2011 ore 20.00 Parrocchia Santa Maria Maddalena in Armillis (Sant’Egidio del Monte Albino)


a cura dell’Ufficio per la Dottrina Sociale e la Pastorale del Lavoro Commissione diocesana Pastorale del Lavoro e della Solidarietà Commissione diocesana “Giustizia e Pace”, salvaguardia del Creato ed educazione alla mondialità

Nostalgia di futuro II messaggio di vita di Steve Jobs fondatore di Apple e Pixar, tratto da un articolo di Luigino Bruni

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ono soprattutto tre i grandi messaggi che questo straordinario uomo ci lascia. Il primo: le grandi innovazioni in economia sono sempre legate alle persone. Non sono i capitali, i soldi, le tecnologie: sono le persone che fanno le grandi innovazioni: Steve Jobs è stato capace di fare cose grandi perché era una grande persona, non perché aveva grandi capitali e mezzi. Questo ci ricorda che l’economia va avanti quando ci sono persone che guardano più lontano, vedendo cose diverse. Il secondo: non è vero che le imprese sono di successo quando rispondono ai bisogni dei consumatori. Questa idea soprattutto non è vera per le innovazioni davvero importanti: nessuno aveva bisogno dell›I pad e dell›lphone. Steve Jobs con la sua azienda li ha creati prima che diventassero bisogni, ha inventato dei simboli ed ha creato dei sogni, dei messaggi, degli stili di vita. Le grandi imprese che fanno innovazioni vere sono in grado di fare qualcosa che nessuno pensava prima: è qualcosa che i veri imprenditori hanno in comune con i grandi artisti o i grandi scienziati. Il terzo messaggio: un grande inno alla vita. «Gli anni più belli e più brillanti sono davanti a noi, non alle nostre spalle.. ». Era un uomo molto malato, stava morendo, eppure guardava avanti. Ai giovani diceva: «siate sempre affamati di vita». Le persone grandi, capaci dì cose grandi, non sono mai nostalgiche, guardano sem-

pre più lontano e pensano che il futuro è migliore del passato anche nei tempi di crisi: sono capaci di grande ottimismo e di aggregare intorno a questo ottimismo grandi progetti. In sintesi, Steve Jobs ci fa vedere che le grandi innovazioni economiche diventano anche grandi innovazioni civili: i suoi prodotti e la filosofia che vi ha messo dentro, hanno cambiato la vita delle persone, il rapporto con lo spazio, con la musica, la creatività. Sono stati molto più che “buoni prodotti”, hanno spostato in avanti le frontiere ed i paletti della vita civile Ogni innovazione grande è sempre un’innovazione civile che aumenta la libertà, le opportunità, la capacità delle persone. Egli ci ricorda che l’economia è vita, che l’impresa è un brano di vita in comune che funziona quando è espressone di creatività, di passione, di voglia di futuro: niente di più, ma neanche niente di meno che vita. Senza questo tipo di imprenditore non si dà bene comune. Ecco perché Steve Job ci lascia una struggente nostalgia di futuro. p. Pietro Lombardi


a cura della Caritas Diocesana

Il Mostro è morto!

Viva la Democrazia! È vero che il principale artefice della “situazione libica” degli ultimi decenni è stato Gheddafi, ma tutti i Paesi democratici sono stati complici con il loro silenzio

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utti sono d’accordo, anche se tutti si dichiarano scandalizzati dalle immagini di un linciaggio vissute quasi in diretta. Ma sarà poi vero che le colpe di tutto il male sono solo del Mostro? E la Democrazia si identifica sempre con il bene? A queste affermazioni si contrappongono interrogativi inquietanti. È vero che il principale artefice della “situazione libica” degli ultimi decenni è stato senza dubbio Muammar Gheddafi, ma è anche vero che tutti i Paesi democratici, anche l’evoluto Occidente, sono stati spettatori correi con il loro complice silenzio! Eppure la storia ci ha insegnato che il silenzio favorisce l’affermarsi del male: l’olocausto nazista e le dittature di fine secolo ne sono eclatanti esempi. Disgraziatamente l’intervento “democratico” non giunge mai per amore della giustizia, ma soltanto per difendere interessi particolari, e finché non sono toccati questi ultimi, non si interviene.

Difendere i propri interessi Quando si interviene, però, come si interviene? Si “porta la democrazia”, il governo del popolo. Ma chi ha detto che il “governo del popolo” è giusto? Questa affermazione è vera se e solo se il popolo è giusto. Ed il popolo, o meglio i suoi rappresentanti, sono giusti quando sono mossi dall’amore per la giustizia e non dal bisogno di difendere gli interessi. Nel primo caso, infatti, l’intervento tende ad individuare e comprendere il male e le sue cause e ad agire per eliminare l’uno e le altre. Nel secondo caso, invece, l’intervento

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consiste nella difesa degli interessi con modalità e strumenti di imposizione e violenza, giustificati machiavellicamente dal fine: la bomba atomica contro Adolf Hitler nel secolo scorso, le due guerre del Golfo contro Saddam Hussein, la guerra libica contro Muammar Gheddafi. I mostri, Adolf Hitler, Saddam Hussein, Muammar Gheddafi sono tutti sconfitti; la Democrazia occidentale trionfa, ma chi paga è sempre l’uomo la cui umanità ne esce maltrattata, offesa, svilita. Finché la ricerca della giustizia sarà orientata all’individuazione del mostro colpevole di turno, e la riparazione ai tanti dolori provocati dall’ingiustizia sarà guidata dal rancore fomentato contro il mostro, allora continueremo ad assistere a squallide scene di violenza, all’uccisione di un uomo ferito ed inerme ed allo sbandieramento trionfale di un corpo senza vita come se fosse un trofeo di caccia per il quale esultare. Ed una società “democratica” che, attraverso i suoi media, favorisce la diffusione di queste immagini non può dirsi né civile né giusta. Quando finalmente capiremo che la giusta risposta alle sofferenze provocate dal male non è il rancore né il desiderio di vendetta, ma l’amore per l’uomo e la ferma volontà di riparazione al male fatto operata attraverso il bene, quando ricercheremo la giustizia individuando le colpe e le loro cause e cercheremo di eliminare l’ingiustizia con un agire benefico, solo allora le nostre azioni e gli strumenti usati saranno veramente azioni e strumenti di pace. Allora l’umanità non sarà più umiliata, offesa, uccisa; allora potremo sentirci degni e dirci veramente “seguaci di Cristo”. Edoardo Tafuto


a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano

L’Eucaristia è l’antidoto all’individualismo

Il Papa bacia la piccola Noemi Zèlie, l’ultima bambina di Massimo e Lidia

Ancora un’esperienza dal Congresso Eucaristico. Massimo e Lidia, lei di Angri, lui di Napoli, si sono trasferiti per lavoro a Policoro, pur mantenendo un forte legame con la nostra terra. Ecco il loro racconto

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uando Mons. Francescantonio Nolè, vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, nella quale da alcuni anni viviamo come famiglia, ci ha invitati a partecipare al XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, ci ha trovati subito disponibili e grati per la sua proposta. In realtà l’esperienza del Congresso Eucaristico per la nostra famiglia, si è inserita a conclusione di un anno molto intenso e ricco di sollecitazioni. La nostra prima bambina a giugno si è accostata per la prima volta al banchetto eucaristico. È stato un evento che abbiamo voluto preparare con cura. Insieme ai bambini abbiamo voluto aprire un “anno eucaristico familiare”, un tempo in cui orientarsi decisamente verso il sacramento che Myriam doveva ricevere per la prima volta e che avrebbe dato a tutti noi una grazia speciale. La preghiera familiare, alcune esperienze di pellegrinaggio e di carità, lo stile delle nostre domeniche, tutto ci ha portato a vivere la gioia dell’Eucaristia senza improvvisazioni. Siamo convinti che come ogni buon frutto, gli eventi sacramentali hanno bisogno di un terreno coltivato. Abbiamo scoperto da alcuni anni la grazia di vivere come sposi l’Eucaristia quotidiana e sperimentiamo come la vita sponsale nutrita dall’Eucaristia può diventare un’esperienza straordinaria. Ed è bello partecipare alla Santa Messa, anche insieme ai nostri 3 bambini, in qualche occasione particolare come può essere un compleanno, un onomastico, l’inizio della scuola, o una particolare difficoltà di qualche famiglia ami-

ca. Ecco, con questa gratitudine del cuore abbiamo partecipato a questo evento ecclesiale di Ancona. Tanti i momenti rimasti nel cuore. Non possiamo non citare l’Eucaristia per le famiglie celebrata il sabato al Campo di Atletica “Conti”, presieduta dal Cardinale Antonelli. Noi eravamo lì, tra le numerosissime famiglie che nonostante il sole cocente restavano gioiose con i loro piccoli attorno alla mensa del Signore. E da lì un lungo pellegrinaggio che ha condotto fino all’area Fincantieri con la presenza della Madonna di Loreto che avanzava innanzi al corteo. Come non ricordare la domenica, per noi specialissima, che ha visto la presenza del Santo Padre tra centomila persone amanti della Chiesa e dell’Eucaristia. Ci siamo commossi quando il Papa ha ricordato che “una spiritualità eucaristica è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate”. Come delegati abbiamo partecipato, presso la cattedrale di San Ciriaco all’incontro del Papa con sposi e sacerdoti. Mentre il Santo Padre entrava, tra il solenne canto del coro e l’entusiasmo di tutti, i saluti e le strette di mano, abbiamo incrociato il suo sguardo. Ci è venuto incontro, gli abbiamo teso la nostra ultima bambina Noemi Zèlie e lui sorridendo l’ha baciata e benedetta. Massimo Pace e Lidia Lanzione

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Non abbiamo bisogno Nel 1931, appena due anni dopo la firma dei Patti Lateranensi, Pio XI scrisse una vibrante enciclica di protesta contro il Governo italiano

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Patti Lateranensi firmati nel 1929 avevano chiuso un dissidio che per quasi sessant’anni aveva creato non pochi problemi tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica, tra il mondo liberale e quello cattolico. Quella frattura ha rappresentato un oggettivo ostacolo alla pacificazione del Paese. L’accordo concedeva alla Chiesa quello che aveva inutilmente chiesto nei decenni precedenti al governo liberale e cioè un piccolo spazio territoriale che le permetteva di essere uno Stato con una sua autonomia garantita dalle leggi internazionali. Grazie a quegli accordi nacque lo Stato Città del Vaticano, il più piccolo stato indipendente del mondo. In questa veste oggi la Santa Sede è presente all’Onu e in tutti gli organismi internazionali. Non tutti capirono le intenzioni di Pio XI, alcuni lo accusarono di essersi arreso ai diktat del regime fascista. Un giudizio impietoso e profondamente ingiusto. In realtà il Papa aveva ben compreso il volto illiberale del fascismo e sapeva pure che quel regime avrebbe tratto “dagli amichevoli rapporti con la Santa Sede, in Paese e fuori, un aumento di prestigio e di credito”, come lui stesso riconoscerà. Ma egli aveva il dovere di garantire alla Chiesa, che viveva in Italia, quelle condizioni essenziali per esercitare il suo ministero. Per questo, tra le altre cose, chiese e ottenne che nel Concordato fosse inserito un articolo che legittimava la presenza e l’attività dell’Azione

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Cattolica in tutte le sue componenti, compresa la sezione universitaria della FUCI. In una società dove tutte le voci contrarie erano state zittite, l’Azione Cattolica rimase uno spazio di libertà e di coscienza critica. E fu proprio questo a forgiare una nuova generazione di cattolici che nel dopoguerra partecipò da protagonista alla ricostruzione del Paese. Solo allora molti compresero che Pio XI aveva saputo preparare il futuro. Mussolini, forse, pensava di aver addomesticato il Papa. Ma ben presto si rese conto di aver fatto male i conti con quest’uomo coriaceo, abituato a scalare le montagne. Appena due anni dopo la firma degli accordi istituzionali, dinanzi alle sempre più frequenti violenze contro le sedi e i membri dell’Azione Cattolica, Pio XI scrisse una vibrante enciclica di protesta contro il Governo italiano che fin dal titolo chiarisce le sue intenzioni: Non abbiamo bisogno (1931). Contrariamente alla tradizione, che vuole titolo e testo in lingua latina, Pio XI scelse di usare l’italiano. Non fu un gesto isolato. Il Papa prese sempre le distanze dal regime. Basta ricordare la decisa opposizione alle leggi razziali del 1937, lo stesso anno in cui pubblicò l’enciclica Mit brennender sorge che condanna senza mezzi termini l’ideologia nazista. Nel 1938, nell’occasione in cui Hitler venne a Roma in visita ufficiale, egli si ritirò a Castelgandolfo, in chiaro segno di protesta. Agli inizi del 1939 aveva invitato tutti i vescovi italiani a Roma per celebrare il decimo anniversario dei Patti Lateranensi, per l’occasione aveva preparato un discorso che attaccava frontalmente le leggi razziali. Morì il giorno prima. “Gli ebrei di tutto il mondo – scrisse allora il gran rabbino della Gran Bretagna – onorano la nobile figura del papa come temuto campione della rettitudine contro le forze dell’irreligione, del razzismo e dell’inumanità”.


CULTURA

La testa… dell’Orco

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i troviamo al passo dell’Orco (cosiddetto a ricordo di una tradizione che vuole Annibale il distruttore di Nuceria passare da qui). Tra i confini di Castel San Giorgio e Nocera Inferiore. Da questa altura l’occhio spazia ed abbraccia gran parte del territorio nocerino sarnese, fino ai piedi del Vesuvio. Una gita che consigliamo agli escursionisti, specie quando la calura è insopportabile a valle. Ma basta una bella giornata di sole, come l’estate di S. Martino), per ossigenarsi fisicamente. Ma lì non manca la sorpresa: un vecchio monumento funebre di epoca imperiale di cui restano solo le pietre da cui si evince la sagoma del sepolcro. Trattasi di una depositio di un notabile del posto, un antico togato, di cui ovviamente non rimane nessuna immagine. Invece, seconda sorpresa, basta fare un passo più giù ed a ridosso di un recinto adibito a pascolo di capre, ecco la seconda sorpresa: un’edicoletta, questa moderna perché di cemento, a forma di tempietto, dove un ignoto ma sagace contadino ha pensato bene di murarvi la testa consunta ed irriconoscibile di questo nobiluomo antico. Occorre un buon occhio per riconoscere nel frammento quello che poteva essere lo splendore di una statua romana;

Arte... rischi di don Natalino Gentile

ma almeno qualcosa è rimasto ed è strano che stia ancora lì, incassata e quindi difficile da estrarre senza rovinarla del tutto, anche se il posto è isolato ed i ladri avrebbero tutto il tempo disponibile. Evidentemente non interessa più di tanto. Terza sorpresa: sulla testa antica, probabilmente sempre l’ignoto contadino, vi ha deposto un quadro in gesso del Cuore di Gesù anche questo quasi irriconoscibile: un sincretismo religioso che commuove, un’interazione tra paganesimo e cristianesimo tout court, oltre ogni ideologia o teologia. Una specie di milite ignoto per il quale una prece fa sempre bene!

Nepo’... vire che te dico

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orrere ed affrettarsi sono cattive abitudini in uso tra giovani e meno giovani quando si trovano alla guida di un’auto. Negli anni cinquanta di automobili in circolazione ve ne erano poche; zio Luigi, con la sua Fiat millecento, accompagnava spesso nonno da zi’ Turillo (Salvatore, fratello di nonna) a Sant’Egidio ed immancabilmente il papà lo ammoniva dicendo: Va chian’… che vac’ ‘e press’ (Va’ piano… che ho fretta) Il sotteso di questa espressione è chiaro: la fretta ci porta a valutare poco le conseguenze del nostro agire, il più delle volte negative, senza la dovuta cautela. Papà mi trasmetteva lo stesso messaggio raccomandando: Meglio perdere cinque minuti nella vita … che la vita in cinque minuti! che preferiva al classico: chi va piano, va sano e va lontano, in quanto, esemplificava chiaramente a cosa la fretta può portare! Gli inviti a prestare attenzione non mi erano rivolti solo se ero al volante dell’auto ma anche se uscivo da casa per recarmi a scuola o in giro con i coetanei. Nonno e mam-

Paraustielli di Giuseppe Ianniello

…da meditare

ma, infatti, si raccomandavano spesso così: guagliò, vattenne chiappeca chiappeca e, m’ raccomand’, cota cota (Ragazzino, vai piano piano e, mi raccomando, sotto sotto [i muri]) I termini utilizzati, sia “chiappeca” che “cota”, non avendoli ritrovati nel dizionario napoletano, devo dedurre che appartengano al vernacolo dell’agro nocerino. Circa l’origine del termine “cota cota” è abbastanza corretto definirlo un francesismo ossia derivato da “côte côte” (costa costa, sottocosta). “Chiappeca chiappeca”, invece, considerandola un’onomatopèa, può essere riportata al rumore (chia chia ) che l’asino (animale molto utilizzato un tempo nelle nostre campagne, lento nel procedere per natura) provocava affondando le zampe nel fango camminando.

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SPAZIO CONSULENZA di Carolina Rossi

Quella rabbia improvvisa Edoardo ha 7 anni e vive una relazione sana ed equilibrata con i genitori. Non riesce, invece, ad instaurare un rapporto sereno con i compagni di scuola. Come aiutarlo?

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ome può essere interpretato il comportamento aggressivo e “improvviso” di un bambino? Cosa si nasconde dietro? Sebbene non vi siano interpretazioni univoche sulla rabbia che un bambino sente il bisogno di esprimere, è fondamentale accogliere il suo vissuto per leggere i disagi e le difficoltà sopraggiunte o nelle quali il suo sistema di relazioni versa. Questo mese vi racconto la storia di un bimbo di 7 anni che frequenta la seconda elementare; i genitori hanno chiesto una consultazione per degli episodi particolari che si sono verificati in classe. Le insegnanti del piccolo Edoardo, quasi a conclusione del primo anno di scuola, hanno consigliato ai genitori di chiedere una consulenza psicologica. Edoardo manifestava, nel contesto scolastico e nei momenti ludici, atteggiamenti “improvvisamente” aggressivi verso gli altri bambini. È stato accolto nel contesto di consulenza in alcuni momenti da solo, in altri in presenza della mamma, profondamente preoccupata, e talvolta anche insieme al papà. Ha potuto esprimersi e comunicare sia verbalmente che attraverso il gioco, il disegno libero e l’uso di favole.

Il contesto familiare Edoardo vive in un contesto familiare affettuoso ed accogliente. Trascorre il suo tempo con la mamma casalinga, di sera, al rientro dal lavoro, c’è anche il papà.

Dal ciclo di incontri è emerso un bisogno costante del bambino di sentirsi accolto e ascoltato. Edoardo è fiducioso nell’altro adulto, è curioso e solare ed esplora gli ambienti e i giochi utilizzandoli creativamente. Cosa fa rabbia ad Edoardo? Piano piano è emerso che la difficoltà di Edoardo è nel rapporto con i pari. L’autostima che egli ha potuto maturare è sufficientemente adeguata in contesti relazionali adulti, con regole di funzionamento diverse rispetto ai contesti in cui si relaziona con i pari. Così la “prepotenza” o forza che lui utilizza per interfacciarsi con il mondo dei coetanei assume un significato più chiaro. Edoardo sta chiedendo aiuto all’adulto nella difficoltà che sperimenta nell’integrazione. Ha paura di ricevere manifestazioni non accoglienti che gli fanno perdere le certezze delle quali fa uso nel contesto relazionale adulto. Cosa possono fare insegnanti e genitori? Sicuramente non possono prescindere dall’accoglimento pieno delle sue manifestazioni di rabbia e dalla possibilità, pensata e costruita, di consentirgli di trovare altri canali, soprattutto quelli verbali, per esprimere le sue sofferenze e paure. Laddove un bambino ha difficoltà a costruire relazioni, l’adulto ha il compito di sostenerlo dando vita a momenti ludici informali e giochi cooperativi, all’interno dei quali lui possa “far palestra” di sé come bambino competente e stimato in un mondo per lui, per ora, non ancora pienamente noto!

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

A dieci anni dalla Beatificazione La solenne celebrazione eucaristica per ricordare i 10 anni della beatificazione di Alfonso Fusco. Al centro Mons. Valentino Cerbo, Vescovo di Alife-Caiazzo, a sinistra il vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano e don Gerardo Del Pezzo, a destra don Marco Limodio

I festeggiamenti per ricordare il grande evento del 7 ottobre 2001 in piazza S. Pietro a Roma Annunziata, le suore ed i fedeli laici hanno festeggiato la felice ricorrenza con una solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Valentino Di Cerbo, Vescovo di Alife-Caiazzo e amico della Congregazione. Era presente anche S. E. Mons. Gioacchino Illiano, Vescovo emerito di Nocera Inf.-Sarno e “testimone vivente” della Beatificazione del Fusco insieme a Madre Immacolata Vicidomini, ex Madre Generale. All’inizio della celebrazione, la Madre Provinciale, Suor Lina Pantano, ha voluto ringraziare i presenti ricordando l’attenzio-

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omenica 7 ottobre 2001, in una piazza S. Pietro gremita di persone e con una folta delegazione della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, Giovanni Paolo II dichiara Beato il sacerdote angrese Alfonso

Maria Fusco insieme al suo confratello Tommaso Maria Fusco. Una giornata di festa per le suore della Congregazione di San Giovanni Battista, che da ogni angolo della terra erano accorse a Roma per l’occasione e una giornata memorabile per Gershom Chizuma, il bambino dello Zambia che nel 1998 era stato guarito per intercessione del Servo di Dio A. M. Fusco. Dieci anni dopo, le suore hanno voluto ricordare quello stupendo evento attraverso una serie di incontri.

Giornata Orante Sono alcuni anni che il Co.Gio.For. di Angri insieme alla Comunità delle Suore di Casa del Padre propone ai giovani angresi e non solo di vivere la giornata del 7 ottobre in modo molto speciale, una preghiera continua (anche a distanza) dall’alba al tramonto, per cominciare l’anno sociale all’insegna del Beato Alfonso M. Fusco. Alle ore 7.00 si ci ritrova per pregare insieme le lodi e poi fare

ne particolare che il Beato ha sempre avuto per i poveri e per la formazione dei giovani, attenzione che ancora oggi è parte fondamentale dell’opera delle suore battistine insieme all’aiuto dei tanti laici vicini alla congregazione. Nella domenica in cui il Vangelo propone la parabola del banchetto di nozze preparato dal re per i suoi sudditi, il Vescovo Valentino Di Cerbo ha voluto ricordare che tutti siamo chiamati alla santità, chiamati ad essere “portatori di speranza e di pace e messaggeri di Dio come lo è stato il Beato Alfonso M. Fusco”. Egli, nonostante le tante difficoltà incontrate, non ha mai messo da parte il “desiderio di essere grande davanti a Dio” e ha operato instancabilmente senza mai arrendersi.

Concerto per il Beato A chiusura dei festeggiamenti per il decimo anniversario, si è svolto il Concerto sulla vita e la spiritualità del Beato con la partecipazione del prof. Pasquale Pannone, che ha curato le presentazioni di foto e immagini sulla vita del Beato. I racconti sono stati accompagnati dai canti del Coro SS. Annunziata diretto dal Maestro Giuseppe Aversa e dalle musiche dell’Orchestra The Sound diretta dal Maestro Alfonso Barba. Carmine Giordano

colazione. Per le 8.00 ognuno va alle proprie attività quotidiane con la consapevolezza di essere uniti da un legame particolare agli altri amici che condividono la giornata orante. Alla sera ci si ritrova insieme per terminare con la preghiera le attività. Quest’anno, vista la particolare ricorrenza, i giovani si sono ritrovati di sera a Casa Madre per ascoltare la meditazione ad alta voce di un papà, Lello Alfano, che ha fatto riflettere i giovani sulle quarantore della Madonna, a cui il Beato era estremamente devoto. Dopo la meditazione, hanno condiviso anche un piccolo momento di festa.

Celebrazione Solenne Domenica 9 ottobre, alle ore 11.30 presso la chiesa della SS.

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Roma, 7 ottobre 2001: Giovanni Paolo II accoglie Gershom Chizuma, il bambino dello Zambia guarito per intercessione del Servo di Dio A. M. Fusco, sotto lo sguardo emozionato di Mons. Illiano e di tutta la Congregazione delle suore Battistine


IL LEGALE RISPONDE

Foto Salvatore Alfano

Dalla parte dei figli Novità in tema di affido condiviso. Una parte della dottrina parla di collocazione paritaria dei figli presso entrambi i genitori. Previste maggiori tutele anche per i nonni Gentile avvocato,

diritto di visita relegato ad ore e giorni predeterminati - sem-

sono un papà separato disperato! Ho due figli e una moglie che

pre secondo il pensiero riformista - appartiene alla formula

non mi lascia vedere o stare spesso con i miei figli, nonostante

dell’affidamento esclusivo, in assoluto contrasto con il pensie-

il Tribunale abbia disposto l’affidamento condiviso. Addirittura,

ro giurisprudenziale secondo cui l’affidamento condiviso allude

impedisce ai nonni - i miei genitori - di stare in compagnia dei

all’assunzione di responsabilità da parte di entrambi in ordine

propri nipotini. Come posso risolvere il problema, evitando di-

alla cura, istruzione ed educazione dei figli.

scussioni inutili in famiglia che si ripercuoterebbero negativamente sui ragazzi? Antonio

Carissimo Antonio,

Il tema della doppia residenza Ovviamente, le associazioni italiane hanno criticato la proposta della doppia residenza perché comporterebbe seri danni psicologici al minore che vivrebbe sdoppiato e diviso. A mio

l’art. 155 del Codice civile ed i successivi articoli disciplinano

avviso, tali critiche possono essere superate se consideriamo il

la delicata materia della separazione che è abbastanza chiara:

fatto che ognuno di noi, o quasi, vive in più luoghi in assoluto

«il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato

agio. Mi spiego meglio, molte famiglie hanno una casa al mare

e continuativo con ciascuno dei genitori, nonché di conservare

o in montagna dove vivono in estate o nei fine settimana e non

rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun

fanno un trasloco ogni volta, poiché lì c’è tutto quello di cui

ramo genitoriale». Alla luce di quanto riportato, è evidente che

hanno bisogno: due contesti abituali assolutamente comple-

ogni figlio minore deve continuare a crescere e a “vivere” con

mentari tra loro!

entrambi i genitori. Deve, inoltre, continuare ad alimentare il

Il problema dell’affidamento viene risolto se entrambi i genitori

proprio rapporto con i nonni che ogni genitore dovrebbe pre-

partecipano quotidianamente alla vita dei propri figli, per cui,

servare e non ostacolare.

caro Antonio, preoccupati di essere sempre presente nella vita

Ma vi è di più. Tale materia, molto cara al Legislatore Italiano

dei tuoi figli e, se tua moglie ti ostacola, rivolgiti al tuo avvocato

e alle associazioni che lavorano nel settore, è attualmente og-

di fiducia, il quale saprà bene come risolvere il problema.

getto di discussione e futura riforma. Tra le proposte, anche i

Se puoi, intanto, fai recapitare questo articolo alla madre dei

nonni dovrebbero beneficiare di maggiore tutela. Infatti, l’art.

tuoi figli.

155 del Codice civile, se novellato, dovrebbe consentire al Giu-

Avv. Giovanni Severino

dice “la facoltà di disciplinare il diritto dei minori al rapporto con i propri nonni”. Vorrà dire che il Giudice, nell’assumere i provvedimenti che riguardano i figli, potrà riservare dei periodi temporali ben determinati esclusivamente ai nonni e ai nipoti. Non è male, specialmente se consideriamo la proposta, sperimentata positivamente anche dall’Unione Europea, relativa alla collocazione paritaria dei figli presso entrambi i genitori. Secondo la riforma proposta, la collocazione paritaria, o quasi paritaria, del minore presso padre e madre è elemento

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

costitutivo dell’affidamento condiviso; di converso, il vigente Insieme - Novembre 2011

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ULTIMA FERMATA di Peppe Iannicelli

Nasce l’Accademia della Lunga Vita L’Istituzione ha lo scopo di approfondire la ricerca sul rapporto tra alimentazione e qualità della vita. Perché l’obesità è una malattia ancora sconosciuta e la Campania detiene il triste primato dei bimbi obesi

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angiar bene e sano allunga la vita ed aiuta a vivere meglio. Sulla mia pelle, e la mia pancia, sto sperimentando questa affermazione che con il trascorrere degli anni è sempre più confortata da autorevoli referenze scientifiche internazionali. La mia rotondità infantile si è trasformata in obesità grave e giunto alle soglie degli anta ho dovuto fare i conti con la bilancia, ché i chili di troppo stavano cominciando ad intaccare la struttura ed il funzionamento del mio organismo.

Ho conosciuto un mondo variegato di persone serie e ciarlatani nel quale convivono, come sempre capita quando c’è un possibile business, metodi rigorosi per un dimagrimento controllato e pozioni magiche che promettono l’impossibile. Ho cominciato un duro percorso di abbattimento di chili, ma soprattutto di riequilibrio del mio rapporto con il cibo decisamente bulimico e squinternato. L’obesità è una malattia ancora semisconosciuta; le cause profonde che inducono un individuo ad ingurgitare cibo smodatamente non sono ancora

davvero note. E, naturalmente, ignorandone l’eziologia non è possibile approntare una cura. Bisogna ricorrere allora alla forza di volontà, trovando un’alimentazione adeguata al proprio stile di vita, ben comprendendo che l’obesità ha anche un elevato costo sociale e che proprio la Campania detiene il triste primato dei bimbi obesi. Diffido dei proclami che volta per volta individuano un nemico da eliminare: carboidrati, fritti, dolci, carne. Ritengo che un serio regime alimentare debba comprendere un ampio spettro di cibi correlati alle proprie necessità. Mio nonno Giuseppe si sobbarcava dieci chilometri a piedi ogni giorno per raggiungere il fondo dove lavorava dall’alba al tramonto. Io dieci chilometri a piedi li percorro, forse, in un mese. Mia nonna Maria preparava ottime zuppe di verdura e ci faceva mangiare tanti legumi, l’altra nonna Teresa invece imbandiva poca carne e pesce in abbondanza condito con un filo d’olio delle colline salernitane. Non me ne accorgevo ma stavo usufruendo della dieta mediterranea che ho abbandonato in età adulta

per ritornarci con più consapevolezza oggi. Dopo che tale regime alimentare è stato dichiarato Patrimonio Universale dell’Unesco, nasce nel nuovo Ospedale Costa d’Amalfi a Castiglione di Ravello l’Accademia della Lunga Vita. «D’intesa con i sindaci della Costiera – spiega Andrea Reale sindaco di Minori capofila del progetto – le aziende ospedaliere, le camere di commercio e le università, abbiamo creato un’istituzione internazionale per approfondire la ricerca sul rapporto alimentazione/qualità della vita. Faremo corsi aperti ai cuochi ed ai turisti per illustrare la corretta scelta e preparazione degli alimentari secondo le nostre salutari tradizioni. Il benessere alimentare migliorerà la qualità di vita e l’attrazione dei nostri territori». Buon appetito e buona vita a tutti.

Un particolare dell’Ospedale Costa d’Amalfi

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Insieme - Novembre 2011


Inaugurazione 23 novembre ore 18:00 - Via Roma, 77 - Nocera Inferiore Il progetto delle Botteghe di Campagna Amica nasce su forte spinta di Coldiretti , con l’obiettivo di creare una catena di distribuzione alimentare in vendita diretta gestita dai produttori del “vero” made in Italy agroalimentare. Un grande progetto che vuole portare sulle tavole degli italiani un prodotto autentico, sicuro e che garantisca il consumatore. Pertanto Coldiretti, attraverso i suoi soci, ha deciso di investire anche a Salerno partendo da Nocera Inferiore. Grazie alla determinazione di due giovani imprenditrici si inizierà a fare la spesa a Nocera in un modo nuovo e diverso. “NUOVO” perché per la prima volta si

potranno trovare in un negozio tutte le eccellenze dell’agroalimentare italiano, a partire da quello salernitano, dove la faranno da padrone la mozzarella di bufala d.o.p., l’olio delle colline salernitane, i pomodori San Marzano d.o.p. e quanto il vostro palato possa desiderare. “DIVERSO” perché senza sorprese in quanto tutto è garantito dalle imprese agricole che producono queste eccellenze e lo fanno mettendoci la faccia. Due giovani imprenditrici che vogliono affermare anche un altro grande principio ovvero la tutela del consumatore più piccolo. In Campania molti bambini hanno bisogno di dover mangiare meglio

e in maniera più sana. Presso la bottega di Nocera infatti si troveranno prodotti pensati proprio per loro: dall’Olio extraverdine d’oliva per i bambini al latte d’asina, latte fortemente consigliato dai pediatri. Ma la Bottega di Campagna Amica vuole anche essere un momento di socialità dove ci si incontra e ci si confronta sulla salute, sul mangiar bene, sul conoscere le grandi qualità dei vini, dei formaggi, dei salumi italiani. Presto a Nocera potremo essere ancora più orgogliosi di quel grande patrimonio che si chiama made in Italy e che potremo trovare ogni giorno sotto casa.


Ia partire fatti…

dalla Parola

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La partenza del pellegrinaggio è garantita da un numero minimo di 35 partecipanti


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