Insieme - Novembre 2012

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Sommario Sommario Sommario

Anno VII - n. 10 Novembre 2012 € 2,00 Anno VII - n. 10

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INFORMAZIONE INFORMAZIONE Il punto sulla scuola nell’Agro Studenti, genitori e insegnati Il punto sulla scuola nell’Agroa confronto Studenti, genitori e insegnati a confronto

0 EDITORIALE

5 La rabbia degli onesti

Sommario

Sommario Sommario Sommario

Sommario Sommario Sommario Sommario Sommario novembre 2012 Sommario 0 IL PANE DELLA DOMENICA

44 Sussidio liturgico

di Silvio Logobardi

a cura di Mons. Giudice

L’ABC DELLA FEDE

IN DIOCESI

6 Il Concilio, una grande semina dello Spirito

VITA NELL’AGRO

NEWS DALLE PARROCCHIE

50 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

55 I nostri auguri

LE PAROLE DELLA CRISI

70 Droga libera?

di Peppe Iannicelli

PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

di p. Matteo Ferrari

36 VITA ECCLESIALE Speciale Anno della Fede di Mariarosaria Petti

l o a re Fin emb Dic 15

LE RUBRICHE

68 Congregazione Suore di San Giovanni Battista 69 Il legale risponde a cura dell’avv. Gianni Severino

a cura della Redazione

34 Sintonizzati sulla frequenza del silenzio

a cura della Redazione

BACHECA

di Silvio Logobardi

MONTE TABOR

65 Libri, storia e arte

a cura della Redazione

a cura di Salvatore D’Angelo

32 CHIESA NEL MONDO

CULTURA

48 Uffici diocesani e associazioni

risponde mons. Giudice

27 Notizie dall’Agro-nocerino

0 IN PARROCCHIA

57 Pagine parrocchiali

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Cose che non tutti sanno I dati La scuola pubblica La voce dei genitori La scuola cattolica La partita della conoscenza L’ora di religione

Buongustaio

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El Bodegonero

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EDITORIALE di Silvio Longobardi

Non solo la politica

Il deputato Roberto Giachetti

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i riuscirà il deputato Giachetti? In fondo chiede una cosa così semplice che, a noi comuni cittadini, sembra anche troppo poco: chiede che i magistrati impegnati nella pubblica amministrazione siano costretti a scegliere e, soprattutto, che non ricevano, come oggi accade, doppio stipendio. Attenti, il deputato chiede che il doppio incarico – e il doppio stipendio – sia garantito solo per cinque anni! Al termine di questa scadenza il magistrato deve scegliere. Ebbene, una cosa così ragionevole e logica, trova una decisa opposizione in Parlamento e anche nel Governo. Tutti difendono la Casta. Una delle tante che esistono in Italia, alla faccia dell’articolo 3 della Costituzione che predica l’uguaglianza di tutti i cittadini. Ma non è l’unica anomalia. Tanti altri sono i privilegiati: non solo parlamentari e consiglieri (regionali e provinciali), pensiamo agli enti statali, alle società miste ma di fatto controllate dalla politica (importanti serbatoi di voti), ai tanti organismi istituzionali e ciascuno con il suo apparato. Pensiamo a tutti gli alti dirigenti delle strutture militari (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Marina, Esercito, …). Quante persone godono di privilegi e di garanzie che di fatto sono negate a tutti gli altri cittadini? Le pensioni d’oro – parliamo di 10mila euro e più euro al mese! – non sono forse una forma ingiustizia legalizzata?

Il carico fiscale è sempre più pesante, i tagli sociali riducono gli interventi dello Stato e impongono altri fardelli, la crisi del lavoro e la crescente disoccupazione getta tante famiglie sulla strada. Chi ha responsabilità di governo non può limitarsi a predicare pazienza. È troppo facile chiedere di stare calmi quando si ha la pancia piena. Monti parla di interventi a favore della famiglia, previsti per il 2013. Briciole dinanzi al dramma. Nel frattempo il Governo approva una legge che impone a tutti di non superare il limite di 3.000 euro per le detrazioni fiscali. Ma una famiglia con tre figli non ha le stesse esigenze di un single! Una legge che tratta tutti allo stesso modo è per sua natura profondamente ingiusta. In Italia 9 Comuni su 10 non hanno ancora definito le delibere per pagare l’IMU. Lo faranno all’ultimo momento, forse lo fanno per aumentare a dismisura le aliquote e dare meno tempo ai cittadini di organizzare una protesta vigorosa. Sarà un’altra stangata, soprattutto per le famiglie giovani che già devono fare i salti mortali per pagare il mutuo della casa. Il Governo Monti si è trovato a gestire una situazione disastrosa e ha fatto di tutto per evitare uno tsunami economico e sociale ma i costi del risanamento non possono essere spalmati nella stessa misura su tutte le fasce sociali. Il Governo è chiamato a tutelare i soggetti più deboli e tra questi vi sono senza dubbio le famiglie giovani e quelle numerose. Ed ha il preciso dovere di ridurre drasticamente le spese inutili e non i servizi sociali, senza scaricare la crisi sui redditi di chi ha poco ma togliendo privilegi e prebende a chi ha troppo. Una strada che purtroppo non è stata intrapresa con quella determinazione necessaria, nonostante i proclami. La lista delle promesse non mantenute è piuttosto lunga, a cominciare dal numero dei parlamentari, rimasto intatto nonostante l’unanime disponibilità alla riduzione. E purtroppo si allunga anche la lista dei cittadini delusi dalla politica. Sicilia docet. Serve una scossa, abbiamo bisogno di nuovi contenuti ma anche e soprattutto di un nuovo modo di far politica.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Il Concilio, una grande semina dello Spirito Di quel grande evento ecclesiale, che ebbe inizio l’11 ottobre 1962 e si concluse l’8 dicembre 1965, cominciamo appena a vedere i frutti Eccellenza, che cosa è il Concilio? Antonella Tutti parlano del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, ma più di uno ha chiesto: che cosa è e che cosa è stato il Concilio? Cerco di rispondere brevemente e semplicemente. Il Concilio Vaticano II, cioè la riunione di tutti i vescovi cattolici della Terra, voluto dal grande cuore di Giovanni XXIII e portato avanti e concluso da Paolo VI, è stato una grande seminagione da parte dello Spirito Santo. Di quel grande evento ecclesiale, animato dallo Spirito, che ebbe inizio l’11 ottobre 1962 e si concluse l’8 dicembre 1965, noi cominciamo appena a vedere i frutti. Il Concilio, iniziato nella Basilica di San Pietro e conclusosi sulla Piazza nel grande abbraccio del Bernini, già in questo è stato un grande segno: la Chiesa dal Cenacolo, come all’inizio, è uscita sulla piazza per incontrare il mondo, per parlare al mondo, per amare

il mondo, per dire al mondo l’eterna parola di verità, riprendendo lo stile missionario di Gesù. Nei sedici documenti, firmati dai Padri conciliari con Pietro, è ridisegnato il volto di una Chiesa che, fedele al Vangelo e alla Tradizione, è permanentemente giovane, perché animata dallo Spirito di Dio. Le quattro costituzioni conciliari: Sacrosantum Concilium; Dei Verbum; Lumen Gentium; Gaudium et Spes sono come i quattro pilastri che reggono l’edificio e ridicono il Novum, che è Cristo, ieri oggi e sempre: la Chiesa, la Preghiera, la Parola, il Mondo. La Chiesa nell’ascolto della Parola è animata dalla ricchezza liturgica, va verso il mondo, un mondo che sempre cambia, non per giudicarlo, ma semplicemente per amarlo e salvarlo. Il Concilio sta tutto qui! Mons. Giuseppe Giudice

Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme!

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EDICOLA

INDIRIZZO

CITTÀ

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART KAIROS EDICOLA Daniele Raffaela CART’EDICOLA EDICOLA D’andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M.Rosaria MIR MIR MIR CARTOLIBRERIA Archimede

Via dei Goti, 11 Via dei Goti Piazza Doria Via Petrosini, 17 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via Caduti di Superga, 5 Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI PAGANI S. EGIDIO DEL M. ALBINO SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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Se vuoi abbonarti e ricevere la rivista in edicola, chiama in redazione tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 14.00 Tel/Fax 081 513 45 04 oppure scrivi a diffusione.insieme@virgilio.it redazioneinsieme@alice.it



MESSAGGIO DEL VESCOVO PER LA III GIORNATA DIOCESANA DI INSIEME

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Onestà e verità

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“… il retto esercizio di questo diritto (all’informazione) esige che la comunicazione sia sempre verace quanto al contenuto e, salve la giustizia e la carità, completa; inoltre, per quanto riguarda il modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti rigorosamente le leggi morali, i diritti e la dignità dell’uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro diffusione. Non ogni conoscenza infatti giova, «mentre la carità è costruttiva» (1 Cor 8,1)” (Inter Mirifica 5)

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Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore!

Il Vescovo chiede alle diverse comunità di impegnarsi nell’accoglienza e nella diffusione della rivista diocesana Carissimi, voglio raggiungervi in occasione della Terza Giornata diocesana della Rivista Insieme sul tema “Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore!”, tratto dagli Orientamenti consegnati alla Diocesi. Ci collochiamo nel contesto dell’Anno della fede, appena iniziato, e nella memoria grata del Concilio Vaticano II, che ha posto i mezzi della comunicazione tra le meravigliose invenzioni – INTER MIRIFICA – dando così anche il nome al Decreto sui mezzi della comunicazione sociale (4-121963). Siamo invitati ad abbassare il tono della voce per non emulare gli strilloni che, una volta, venivano a vendere le mercanzie nei nostri paesi, o a gridare le diverse notizie gettando il bando. Anche oggi, in tante piazze mediatiche, gli strilloni continuano il loro mestiere; ma noi sappiamo che chi grida non sempre, o quasi mai, ha ragione. La Chiesa non strilla, ma invita ad

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alzare il volume del cuore, perché è dal cuore che nasce il bene o il male (Cfr Mc 7,21). La sua è voce suadente che, con rispetto, vuole parlare al cuore di ogni uomo; è voce sottile, cioè voce innamorata dell’uomo in cerca di Dio. Nei deserti attuali, come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI, la Chiesa sussurra parole di fede al cuore dei credenti (Cfr Os 2) per invitare ogni uomo a saper stare nella storia. Permettetemi, Sorelle e Fratelli, di insistere per la rivista Insieme, che vuole essere uno strumento per alzare nella nostra diocesi il volume del cuore. Molto è stato fatto, e ringrazio ogni operatore, ma si deve fare di più, specialmente nell’accoglienza in ogni parrocchia e luogo ecclesiale, presso le case religiose, gli operatori pastorali e gli insegnanti di religione cattolica. Deve essere un dovere di ogni credente trasmettere la fede, anche attraverso i mezzi della comunicazione.

Io sogno che, tramite i 72 (i giovani che ho chiamato, insieme ai 12, per dar fiato giovanile alla nuova evangelizzazione) Insieme possa entrare in ogni famiglia per parlare al cuore di tutti. Dobbiamo credere, cioè avere fiducia, nella comunicazione corretta ed osare ed investire sempre di più. Ricordo ancora una volta che non saranno le processioni a salvarci, ma la fede veicolata da una pastorale nuova ed originale, capace di dire Dio a chi è rimasto fuori. Sono sicuro che Gesù passa anche attraverso le pagine di Insieme e rimane Insieme alle persone che leggono. Lasciamo strillare gli strilloni; noi con Insieme abbassiamo il tono della voce, non per vendere un prodotto, ma per alzare il volume del cuore, del cuore in ascolto, come quando si accosta l’orecchio alla conchiglia per ascoltare la voce del mare. Mentre vi auguro buona lettura, vi benedico. + Giuseppe Vescovo


IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

COSE

CHE NON TUTTI SANNO

C

hi legge la nostra rivista sa l’importanza che attribuiamo alla scuola, ci sta a cuore perché, insieme alla famiglia, è uno dei luoghi aggregativi più importanti e decisivi nella crescita educativa. Chi non ricorda i docenti che hanno accompagnato il proprio percorso scolastico? Sono diversi i soggetti che operano nella scuola ma il prof rimane una figura centrale e decisiva. San Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, vissuto nel quarto secolo, tratteggia così il ruolo dell’educatore: “Che cosa c’è di più grande che governare le anime, e plasmare i costumi degli adolescenti? Io giudico senza dubbio più eccellente di tutti i pittori, di tutti gli scultori ed artisti colui che ben conosce l’arte di modellare l’animo dei giovani”. Molte delle cose che impariamo a scuola, le dimentichiamo. Poco importa. Quello che conta è incontrare persone che sanno trasmettere la bellezza della vita e la fatica della ricerca, persone che non insegnano in modo noioso ma con gioia, comunicando la passione per quei valori che danno senso all’esistenza, persone che hanno coscienza della loro responsabilità educativa. Una scuola che si limita a istruire, comunicando nozioni, perde l’appuntamento con la vita, non lascia

traccia nel cuore degli studenti, non accende i sogni nascosti, non diventa una pietra miliare in quella grande e misteriosa avventura che si chiama vita. Una scuola così, direbbe Alessandro D’Avenia, prof e scrittore, è come la verdura: “amara e utile solo al transito intestinale, cioè a fartela sotto il giorno dell’interrogazione …”. In questo dossier parliamo della nostra scuola: 111 istituti sparsi nell’Agro. Diamo la parola a quanti vivono nella scuola, 43.929 studenti (il dato è aggiornato al 30 giugno 2012), più o meno altrettante famiglie, migliaia di docenti e tanti altri operatori. Parliamo anche della scuola cattolica dell’Agro: 11 istituti che accolgono 1500 alunni. Grandi numeri che giustificano una speciale attenzione. Vogliamo provare ad accendere i riflettori su questo mondo in cui spesso si decide l’orientamento della vita. Per quanto ci riguarda non si tratta di un’iniziativa occasionale, lo dimostrano la nostra rubrica sulla scuola e il concorso scolastico sulla comunicazione che abbiamo istituito alcuni anni fa. Speriamo di trovare lungo la strada altri compagni di viaggio che condividono la stessa passione e ci permettono di stringere un’alleanza sempre più stretta tra il mondo della comunicazione e quello della scuola. Silvio Longobardi


I DATI

Geografia della scuola nell’Agro

Studenti del territorio diocesano rispetto al totale degli studenti della provincia di Salerno

U

n quarto della popolazione scolastica salernitana risiede nell’Agro. 43.929 alunni per un totale salernitano di 165.331. Un numero significativo se si pensa che è espressione di appena una decina di comuni, rispetto ai 158 dell’intera provincia. Certo, i dati relativi alle scuole presenti sul territorio diocesano includono anche i due comuni napoletani di Striano e Poggiomarino, ma seppur scorporati la situazione non cambierebbe di molto. Tanti studenti, ma anche moltissime scuole. 238 le Istituzioni scolastiche censite dall’Ufficio scolastico provinciale, totale che ha dovuto fare i conti con gli accorpamenti seguiti alle riforme e alla spending rewiew. Di queste 167 normodimensionate e 71 sottodimensionate, ossia con meno di 600 studenti e, dunque, con dirigente scolastico e dirigente amministrativo reggenti. La Valle del Sarno risponde con 71 istituzioni scolastiche autonome, alcune delle quali hanno risentito ugualmente

Scuole pubbliche presenti nel territorio diocesano, suddivise per grado. Dati aggiornati all’a.s. 2010/2011

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Un quarto della popolazione scolastica salernitana risiede nell’Agro. Aumentano le richieste di iscrizioni per la scuola materna, la scuola primaria regge, in calo la secondaria di primo grado. Boom di iscrizioni per Licei ed Istituti tecnici dell’austerità governativa, e 111 plessi in generale. In molti casi, specialmente per le scuole primarie, ogni circolo didattico arriva a comprendere pure quattro sedi.

CONTI ALLA MANO Dai dati specifici emerge il forte calo di natalità. Sono sempre meno gli iscritti alla scuola dell’infanzia. Ciò non è dovuto al fatto che i bambini vengono cresciuti in casa dalla mamma. Tutt’altro. Rispetto al passato le famiglie chiedono questi servizi, basti pensare al moltiplicarsi di scuole private o paritarie. È che si fanno meno figli. E così i bambini iscritti sono 6.469, su un totale provinciale di 26.153 alunni. Meno figli, tutti però con un posto in predicato al nido. È fortissima anche la richiesta di iscrizione presso gli asili che accolgono il bambino dai primi mesi ai tre anni. I Comuni provano a dotarsi di tali servizi, ma la carenza di fondi non consente grandi spazi di manovra. Regge ancora la scuola primaria: 51.836 gli studenti della provincia, 12.995 quelli della Valle del Sarno. Nettamente inferiore il dato relativo alla scuola secondaria di primo grado, tant’è che in diversi casi si è dovuto ricorrere all’accorpamento. Bisogna, comunque, tenere conto che si tratta di tre anni e, dunque, il ricambio di iscritti è più veloce rispetto alla primaria e alle superiori. Gli iscritti sono 8.832 nell’Agro, 28.720 in tutto il salernitano. Palma d’oro per numero di studenti, con tanto di classi super affollate e istituti al collasso, la ottengono le scuole secondarie di secondo grado. Complice anche l’obbligatorietà scolastica, in pochi rinunciano a diplomarsi. Licei ed istituti tecnici e professionali raggruppano ben 59.122 allievi in tutta la provincia, 15. 633 nell’Agro.


Scuole pubbliche suddivise per città. Dati aggiornati all’a.s. 2010/2011

LA DISABILITÀ Tra le decine di migliaia di studenti c’è anche una percentuale di diversamente abili. Stime nazionali calcolano, in media, un 2% dell’intera popolazione scolastica. In provincia di Salerno, dunque, dovrebbero essere circa 3.300 gli studenti con diritto al docente di sostegno. Un numero importante di allievi che non sempre ha dignità di integrazione così come prevede la legge. Lo scorso anno scolastico, riporta una circolare dei Sindacati di base, c’erano 2.831 disabili gravi e 2.121 docenti di sostegno, un numero insufficiente per assicurare la giusta assistenza. Quest’anno la soglia si è lievemente alzata, il CSA ha conteggiato 2190

insegnanti di sostegno, ma secondo i sindacati il numero è comunque insufficiente per garantire parità di diritti. Occorrerebbero almeno altri 400 docenti. Una differenza quasi impossibile da colmare. A pagarne le spese sono gli allievi che devono il più delle volte dividere il proprio docente con altri coetanei aventi diritto all’assistenza, ma non censiti perché meno gravi. Infatti i dati ufficiali riportano solamente il numero di portatori di gravi disabilità, senza contare gli altri alunni con handicap meno gravi. Per questo, casi di classi affollate con più di un alunno disabile e un solo docente sono ormai la norma. Salvatore D’Angelo

Circoli didattici 3

Secondaria I grado 3

Secondaria II grado 3

TOTALE SCUOLE 9

Nocera Inferiore

4

4

6

14

Nocera Superiore

2

1

1

4

Corbara

1

1

0

2

Pagani

3

2

3

8

Roccapiemonte

1

1

2

4

San Marzano sul Sarno

1

1

0

2

San Valentino Torio

1

1

0

2

Sant’Egidio del Monte Albino

1

1

0

2

Sarno

3

2

5

10

Scafati

4

3

2

9

Poggiomarino

3

1

1

5

Striano

1

1

0

2

28

22

23

73

Città Angri

TOTALE

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LA SCUOLA PUBBLICA

Le eccellenze dell’Agro Istituti che lavorano bene, giovani che raggiungono risultati brillanti: piccole esperienze che non hanno la pretesa dell’esaustività

I docenti del Liceo Scientifico Rescigno in sala professori

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Il dirigente Vincenzo Passa durante l’intervista

con la Scuola media P. Opromolla e la Scuola media don Enrico Smaldone), poi a Torre in un scuola media. Da quest’anno è arrivata a Poggiomarino. Le esperienze precedenti l’hanno preparata ad affrontare la complessità di un istituto comprensivo. «Ho ricevuto una pesante eredità dal precedente dirigente che ha lavorato in questa scuola per 10 anni, mi impegnerò al massimo per mantenere alta la qualità e la formazione di questo istituto. Un ruolo fondamentale in questo processo ce l’hanno i docenti che sono molto preparati e si sono resi già estremamente disponibili». Tra i punti di forza della scuola c’è una struttura a norma, un servizio di vigilanza esterna e di trasporto per i ragazzi di Poggiomarino (la scuola è un po’ fuori mano) e dei paesi limitrofi. L’istituto ha una biblioteca con testi da collezione che la dirigente e i docenti desiderano valorizzare aprendola all’utenza esterna, un auditorium da 200 posti capace di ospitare numerosi eventi, aperto alle richieste del territorio. «Da poco è stato utilizzato per la festa dei nonni, ma vista la vicinanza con il sito archeologico di Longola stiamo pensando di organizzare una settimana dedicata all’archeologia e al dialogo interculturale tra i popoli». Tantissime le attività extracurriculari: un giornale scolastico, scambi culturali con l’estero e, lo scorso anno, un corso per il Patentino del ciclomotore destinato agli over 14. «I giovani vanno continua-

Foto Marilena Abate (2)

S

trutture fatiscenti, classi troppo numerose, mense che non funzionano. Sono solo alcuni dei motivi più ricorrenti che portano spesso la scuola agli onori della cronaca. Con l’approvazione della Legge di stabilità e il discusso aumento dell’orario scolastico (da 18 a 25 ore) senza aumento di stipendio per gli insegnanti delle medie e superiori i malumori aumentano. I partiti hanno iniziato le loro battaglie, perché la scuola è da sempre un grande bacino di voti. Tra queste e altre difficoltà, vi sono nel nostro Agro realtà che funzionano bene e che lavorano ogni giorno in silenzio per formare la classe dirigente del nostro Paese. A Poggiomarino, 21.175 abitanti, la formazione dei giovani è affidata ad un’unica scuola superiore, l’Istituto comprensivo Leonardo Da Vinci che accoglie 1.100 ragazzi: 800 per l’indirizzo liceale che comprende il Liceo Scientifico tradizionale, l’indirizzo Scienze applicate (due classi) e l’indirizzo Liceo Classico e 500 per quello tecnico che ingloba l’indirizzo Costruzione, Ambiente e Territorio (l’ex Geometra) e quello Amministrazione, Finanza e Marketing (l’ex Istituto tecnico commerciale). Restano fuori solo i ragazzi che scelgono di frequentare l’Istituto Alberghiero ad Ottaviano o nella vicina Striano. Da settembre c’è la nuova dirigente, Ottavia Savarese. Ha lavorato 3 anni ad Angri, presso la Scuola media L. Galvani (inglobata all’apertura del nuovo anno scolastico in una nuova autonomia


La prima pagina del giornalino scolastico dell’Istituto “Leonardo da Vinci” di Poggiomarino

mente stimolati a rispettare le regole», spiega Ottavia Savarese. La famiglia in questo percorso ha un ruolo fondamentale. «Se scuola e famiglia riescono a trovare un accordo intorno al medesimo obiettivo potremmo formare cittadini consapevoli». Anche se le famiglie, soprattutto nel triennio, sono poco presenti. Dato rilevato anche presso il Liceo Rescigno di Roccapiemonte che accoglie, insieme a quella distaccata di Siano, 1.050 alunni. Il nuovo dirigente, Vincenzo Passa, in servizio dallo scorso settembre, ha raccolto l’eredità del preside Fimiani, uomo di elevato spessore umano e culturale che ha formato numerose generazioni di giovani rocchesi. «Ho trovato una scuola in buona salute - ci ha raccontato -, operando qualche piccola modifica spero di continuare sulla stessa rotta». Un istituto di eccellenza, Scuola Polo per i giochi di matematica organizzati dall’Università Bocconi di Milano, Scuola di riferimento dei Saperi per l’Università di Salerno, Scuola estiva di alta formazione per l’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. Oltre ad una struttura molto bella, dotata di un’aula magna con 300 posti, laboratori di scienza e lingue straniere, la scuola è nota anche per i numerosi scambi culturali con l’estero. Qualche settimana fa giovani tedeschi passeggiavano tranquilli per le vie di Rocca dando un profumo internazionale al piccolo centro. Il nuovo dirigente è attento anche alla salute dei suoi ragazzi: divieto assoluto di fumare che vale, ovviamente, anche per i prof. I frutti si vedono dall’albero. Ce lo insegna la saggezza popolare e prima ancora la Sacra Scrittura. Nel caso di Severino Ambrosio la teoria è confermata. Classe 1993, il giovane di San Valentino Torio, dopo essersi diplomato con 100/100 al Liceo Maxi Scientifico “Tito Lucrezio Caro” di Sarno, è risultato primo su 6.136 partecipanti ai quiz per l’accesso alla Facoltà di Medicina

Severino Ambrosio, il giovane di San Valentino Torio

alla Federico II di Napoli. Successo replicato anche per le Facoltà di Biologia e Veterinaria. Severino ha sempre avuto una grande passione per la chimica e la biologia, trasmessagli dalla prof. Fiore. “Il segreto è incontrare insegnanti capaci”. La sua scuola che lentamente sta concludendo il suo ciclo (la riforma Gelmini ha eliminato molti indirizzi sperimentali) prevedeva ore in più nelle materie tradizionali e materie aggiuntive, come il diritto e l’economia. «Esistono certamente doti innate e forti predisposizioni allo studio, ma su questi elementi la scuola incide per il 90%», racconta il giovane. Gli amici che si sono diplomati insieme a lui infatti hanno ottenuto i medesimi risultati presso altre Facoltà a numero chiuso. Nel suo percorso un ruolo fondamentale lo ha ricoperto la famiglia. «È stata la mamma a consigliarmi di frequentare il Liceo sperimentale. Io avrei preferito un Liceo normale, per studiare di meno, ma oggi sono felice di aver accolto quel suggerimento. Noi giovani siamo sempre restii ad ascoltare i consigli dei genitori, anche se poi, con onestà, dobbiamo riconoscere che hanno sempre ragione». Ogni giorno lo attende la sveglia all’alba e tre ore di viaggio. Ma i sacrifici non spaventano questo giovane dalla faccia pulita. Piccole esperienze che non hanno la presunzione dell’esaustività, eppure gettano un cono di luci colorate su un ambito delicato e prezioso per il futuro del nostro territorio. Antonietta Abete

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La voce dei genitori Lo stato di salute del rapporto tra scuola e famiglia nel nostro Agro a partire dalla voce di genitori che costruiscono, mattone dopo mattone, l’edificio della formazione dei loro figli

«O

ggi ha imparato a leggere. Sembra essere una rivoluzione copernicana nella sua vita: ha gli occhi sbarrati, scandisce in sillabe frasi che trova ovunque, sulle scatole di biscotti, sui cartelloni pubblicitari per strada, sulle confezioni delle figurine. La sua maestra forse non lo sa, ma oggi gli ha regalato la libertà».

Chissà che rapporto c’era tra l’insegnante e i genitori del piccolo Niccolò Copernico. La passione del bambino sarà stata alimentata da una mamma e da un papà sensibili al suo percorso scolastico, desiderosi di rendersi partecipi della sua vita tra i banchi di scuola, attenti interlocutori dei docenti? Sembra uno spot pubblicitario. È vero, le immagini patinate di famiglie allegre e sorridenti di note réclame televisive ci seducono per il solo tempo della loro messa in onda e poco o niente ci restituiscono delle esperienze e testimonianze disseminate tra i ciottoli della vita quotidiana. Sono le storie di tutti i giorni che ci fanno riflettere, i consigli consegnati da una madre all’altra all’uscita della scuola che indirizzano la nostra strada. Proviamo a descrivere lo stato di salute del rapporto tra scuola e famiglia nel nostro Agro a partire dalla voce di genitori che costruiscono, mattone dopo mattone, l’edificio della formazione dei loro figli nel nostro territorio. «Con le maestre ho un rapporto splendido» – racconta Gaetana, con suo marito Francesco – «i colloqui scuola-famiglia non sono l’unico momento per vedersi e parlarsi, si è creato un rapporto di fiducia e di stima che va oltre i momenti istituzionali di incontro». Anna Pia frequenta la quinta elementare dell’Istituto Comprensivo di Poggiomarino, di via Nuova San Marzano, e sta vivendo la realtà di una scuola sperimentale che offre la possibilità agli studenti di partecipare a numerosi P.O.N. (Programma Operativo Nazionale). Gaetana si è impegnata in prima persona per la tessitura di un buon rapporto con la classe docente: «Due anni fa sono stata rappresentante di classe per i genitori. Mi ha spinto il desiderio di affrontare i problemi che riscontravo, dalla sicurezza alle uscite organizzate per i bam-

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LA STORIA DI RAFFAELE La disabilità nel mondo della scuola

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affaele è un ragazzo autistico, l’integrazione scolastica assume per lui e l’intera famiglia un significato ancora più profondo ed è influenzata da numerose variabili: la preparazione degli insegnati di sostegno, il materiale didattico, la capacità della classe di accogliere un ragazzo con esigenze differenti. La sua mamma ha lottato molto per fargli prendere il diploma presso il Liceo Scientifico di Pagani. «La scuola per Raffaele è stata una bella esperienza, ogni giorno un’avventura nuova - racconta -. C’erano le gite e le feste di compleanno, ma anche la semplice ricreazione si trasformava in un’occasione preziosa, un momento speciale nel quale Raffaele si sentiva uguale ai suoi compagni». L’obiettivo concertato tra scuola e famiglia era ottenere progressi nell’autonomia sociale piuttosto che nella didattica. Dopo l’impatto iniziale un po’ diffici-

bini, insieme con le maestre», di questa esperienza conserva un buon ricordo della proficua collaborazione con gli insegnanti, ma un leggero disappunto per la gestione dei rapporti con gli altri genitori, non sempre facile. Alle elementari il dialogo tra famiglia e scuola è fondamentale, perché esiste la dimensione psicologica del bambino da supportare all’ingresso di una realtà che, abbandonati i giochi della scuola dell’infanzia, immette nella cornice propria dell’insegnamento. Tiziana e Giovanni raccontano così i primi anni di Noemi al II circolo didattico di Pagani, alla scuola “don Milani” in via Taurano: «La timidezza di nostra figlia all’inizio ha causato qualche problema per le maestre. Gli insegnanti ci hanno accolto più volte per discutere della situazione e ora, al quarto anno scolastico, possiamo dire che lo scambio frequente di impressioni ha dato i suoi frutti». La scuola elementare accompagna con delicatezza gli alunni alla conquista dell’autonomia e della maturità, utilizza le attenzioni di un genitore per seguire con dedizione gli sviluppi umani e scola-

le - occorre tempo per familiarizzare con la patologia del giovane - i docenti hanno fatto una vera e propria maratona per aiutare Raffaele a superare le difficoltà che si presentavano. «Prezioso è stato il lavoro sinergico e l’umiltà delle docenti di sostegno. La professoressa divideva la sua giornata in due fasi: la prima parte dedicata alla didattica con l’ausilio di schede che servivano a potenziare la memoria, la manualità e la concentrazione. Nel secondo momento, l’obiettivo da raggiungere diventava l’autonomia: assegnandogli delle commissioni, utilizzando il distributore per la gestione dei soldi, accompagnandolo a fare delle passeggiate per le strade di Pagani, per insegnargli a rispettare la segnaletica stradale». Quando scuola e famiglia lavorano insieme per il bene di un ragazzo speciale come Raffaele i risultati non si fanno attendere a lungo. Antonietta Abete

stici dei bambini. Quale è la natura del rapporto tra le principali agenzie educative – scuola e famiglia – quando cambia il terreno della partita che si gioca tra di loro? Rosa Maria e Francesco hanno due figli, Marco di 15 anni e Paola di 13, entrambi studenti al Liceo Scientifico N. Sensale di Nocera Inferiore. Conoscono bene il passaggio dalle scuole elementari alle medie e poi alle superiori. «La grande difficoltà che riscontro è nell’avere un punto di riferimento costante tra i docenti» – spiega Rosa Maria e continua – «in tre anni sono stati trasferiti di continuo gli insegnanti di Marco e questo non aiuta i ragazzi a consolidare un metodo di studio univoco né tanto meno i genitori a coltivare un rapporto serio e costruttivo con loro». La scuola assolve al suo compito di istruzione se riesce a mantenere salda la dialettica con i genitori dei suoi studenti: attraverso le esperienze raccontate rivediamo le nostre, a partire dalle parole raccolte costruiamo ponti ancora più solidi per l’edificazione di una scuola sempre più capace di formare integralmente i discenti. Mariarosaria Petti

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LA SCUOLA CATTOLICA

Una risorsa per l’Agro La scuola cattolica, tra attenzione ai bisogni dei bambini e delle famiglie e il falso mito delle rette alte

Nelle foto, i bambini della scuola materna gestita dalle Suore Figlie di Nostra Signora di Fatima

alizzazione di opere di carità e compassione verso il prossimo. La Madre fondatrice istituì scuole di ogni ordine e grado. Le Suore sono arrivate ad Angri nel 1876. «Dopo il sanguinoso secondo conflitto mondiale, fu costruito un edificio scolastico ex-novo,

Le scuole cattoliche Istituti che gestiscono una scuola materna

QUALCHE DATO

PAESE

MATERNA

Nocera Superiore

25

Suore Vocazioniste

San Marzano

52

Suore Vocazioniste

San Valentino Torio

100

Roccapiemonte

100

Suore San Giovanni Battista (Casa Padre)

Angri

60

Istituti con materne ed elementari

PAESE

MATERNA

ELEMENTARE

Suore San Giovanni Battista (Casa Madre)

Angri

80

200

Suore crocifisse adoratrici dell’eucaristia

Suore di Nostra Signora di Fatima

Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue

Pagani

70

140

Roccapiemonte

50

100

Suore terziarie Francescane di Sant’Antonio

Pagani, via Cesarano

85

123

Suore terziarie Francescane di Sant’Antonio

Pagani, via Matteotti

35

65

Angri

80

134

Suore Francescane Alcantarine

Suore Compassioniste di Maria

16

TOT. MATERNA

TOT. ELEMENTARE

TOT. ALUNNI

737

762

1499

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inaugurato il 15 settembre del 1958». In questi 54 anni migliaia di ragazzi sono passati in questa scuola. Attualmente l’Istituto accoglie 234 bambini; 80 per la materna, divisi nelle sezioni infanzia e primavera, e 134 per la scuola elementare.

«Le docenti laiche di questa scuola sono selezionate con grande cura», spiega Suor Nives, che è ad Angri da 4 anni e ha alle spalle 47 anni di insegnamento a Roma, Milano, Castellammare ed Afragola. «Sono preparate ed estremamente disponibili anche per riunioni pomeridiane». Per precise disposizioni stabilite nelle loro Costituzioni, le suore aiutano un determinato numero di bambini indigenti, ma con la grave crisi economica che sta attanagliando il nostro Paese aumentano a dismisura le famiglie che hanno difficoltà a pagare la retta mensile. «Per la prima volta, lo scorso anno la Madre Superiora ha dovuto chiedere sostegno a Roma (alla Casa Generalizia, ndr)». Così l’Istituto ha attivato una collaborazione con il Banco alimentare per offrire un ulteriore sostegno alle famiglie. «Le insegnati laiche hanno

Foto Marilena Abate (3)

M

aria e Paolo percorrono a piedi il breve tratto di strada che separa la loro casa dall’Istituto delle “Suore Compassioniste Serve di Maria” di Angri, al centro il piccolo Gianluca stringe forte la mano di mamma e papà come quando si gioca a girotondo. «Ti piace andare all’asilo?», domando. Risponde con un sorriso largo: «Ho comprato anche le patatine!» Ogni mattina, grazie all’offerta formativa di 9 Istituti religiosi femminili presenti nella nostra Diocesi (che gestiscono 11 Istituti scolastici), 1499 bambini varcano la soglia di una scuola cattolica (737 frequentano la scuola materna, 762 quella elementare, cfr tabella). Per loro, il suono della campanella si mescola al profumo dell’accoglienza e al calore della preghiera mattutina. Suor Nives Capobianco dirige con piglio e determinazione l’Istituto fondato nel 1869 a Castellammare di Stabia da suor Maria Maddalena della Passione. La loro vocazione, si legge nelle Nuove Costituzioni, è la re-


tutte una ottima preparazione religiosa, qualora non fosse sufficiente è integrata con corsi specifici. La giornata dei piccoli inizia con un momento di preghiera, essi studiano anche musica e lingua inglese e godono di una attività di animazione durante la ricreazione». La ricchezza della proposta formativa ad Angri è arricchita dalla scuola gestita dalle Suore Battistine, Congregazione fondata il 26 settembre 1878 dal Beato Alfonso M. Fusco con un carisma specifico: l’educazione e l’istruzione delle bambine orfane e bisognose. Attualmente essa ospita presso la Casa del Padre 60 bambini per la materna, nei locali situati all’interno della Casa Madre 80 per la materna e 140 per le elementari. L’Agro conferma i dati nazionali raccolti dal Centro Studi per la Scuola cattolica dai quali emerge che la scuola paritaria è squilibrata verso il basso con una forte presenza nella scuola dell’infanzia. Tutti i 9 istituti religiosi infatti hanno una scuola materna, solo 5 gestiscono anche una scuola elementare. A Pagani le Suore del Preziosissimo Sangue fondate dal Beato Tommaso Maria Fusco animano una scuola elementare con 140 bambini, le Suore terziarie francescane di San’Antonio accolgono 123 piccoli nella scuola primaria di via Cesarano e 65 nel plesso di via Matteotti. Dal 1971 al 2010 hanno gestito anche l’unico Istituto superiore dell’Agro - un istituto magistrale - chiuso per mancanza di iscrizioni. Chiudono il cerchio le suore Francescane Alcanta-

rine che a Roccapiemonte, nella loro scuola elementare, accolgono 100 bambini. Una mattina di ottobre, senza preavviso, abbiamo visitato la Scuola d’Infanzia “Duca E. Ravaschieri Fieschi” delle Suore Figlie di Nostra Signora di Fatima a Roccapiemonte. Ad accoglierci, insieme a suor Feliciana Mastrangelo, il sorriso e le voci dei bambini, insieme ad una buona tazza di caffè. Presenti in Diocesi da 48 anni, le Suore hanno ricevuto in dono il luogo nel quale vivono dalla Principessa di Ravaschieri, grazie alla preziosa mediazione di Mons. Mario Vassalluzzo. Nella struttura vivono 10 suore, a cui si è aggiunta da due anni una signora senza fissa dimora, segnalata dai servizi sociali di Nocera Inferiore. Tre insegnanti interne (suor Brigida, suor Franca e suor Fausta) e quattro esterne si prendono cura di circa 100 bambini, suddivisi in tre sezioni in base alla loro età. C’è anche un nido privato per il quale è stata già avviata la documentazione per il riconoscimento. Le Suore offrono anche un servizio di “doposcuola” che si protrae fino alle cinque del pomeriggio “per venire incontro alle esigenze delle famiglie in cui lavorano sia la mamma che il papà”. Chiedo a suor Feliciana di spiegarmi in cosa si differenzia la sua scuola da quella pubblica. «Al primo posto c’è l’accoglienza - risponde -, l’orario prolungato e molta attenzione ai bisogni della famiglia. Nella formazione dei piccoli, l’insegnamento della religione cattolica ha un posto privilegiato». La scuola ha una chiara impronta mariana, infatti l’anno scolastico si apre ufficialmente il 13 ottobre, giorno dell’ultima apparizione a Fatima (anche se la scuola apre i battenti a settembre) mentre la chiusura si celebra il 31 maggio, ultima apparizione della Vergine ai pastorelli, anche se le attività continuano fino al 31 luglio e nel periodo estivo la scuola si trasforma in un grande campo estivo. Con la crisi vocazionale molti istituti sono stati costretti ad avvalersi anche di insegnanti esterni. Come vengono scelti? «Il personale è selezionato in base alle attitudini - spiega la suora -. Il nostro obiettivo è che il bambino stia bene, che sia felice e sereno. Ecco perché in questa scuola non si usa il classico grembiule e non ci sono

banchi. Alle mie insegnanti dico sempre che quando devono affrontare un problema, devono domandarsi: “Come si sarebbe comportato Gesù al mio posto?”. E sono certa che il Maestro non avrebbe mai sgridato né punito un bambino. Prima dei libri di Pedagogia e Psicologia, è sufficiente consultare il Vangelo per avere delle risposte». Fino allo scorso anno, la retta mensile includeva anche una quota per la mensa. Ma la crisi attanaglia anche le famiglie di Rocca. E così, le suore hanno eliminato dalla retta questa parte, senza privare tuttavia i bambini né del pranzo, né della merenda e dello spuntino pomeridiano. Visitiamo la scuola. Bambini che cantano, altri consumano il pasto in allegria, alcuni giocano in giardino. Sereni e felici, proprio come a casa propria.

LE RETTE Spesso si parla degli alti costi della scuola cattolica. In questa breve indagine è emerso che in media la retta mensile per la scuola elementare è di 100 - 110 euro al mese e comprende anche la mensa (almeno il primo piatto), per le materne il costo scende ad 80 - 90 euro. Si spende poco più di 3 euro al giorno per far studiare e pranzare i propri figli. Queste sono le cifre ufficiali, perché ogni istituto ha poi grande attenzione per la situazione personale delle famiglie. Dalle Suore battistine ad esempio, che hanno circa 16 dipendenti tra insegnanti, addetti alla mensa e altri collaboratori, tutti assunti con regolare contratto, circa il 30 % dei bambini paga una “retta agevolata”. Il dato rilevante è un altro: la scuola cattolica, schiacciata dagli alti costi di gestione e dalla crisi economica che investe l’Italia, continua a svolgere in silenzio la sua missione educativa. Antonietta Abete

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Foto Marilena Abate

La parità scolastica Un cammino ancora incompiuto

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tutto con la parte, riconducendo la rivendicazione della parità ad un affare della Chiesa. In realtà la parità scolastica interessa l’intera collettività. «È patrimonio di tutti i cittadini - chiarisce il presidente della Cei - perché il diritto ad una educazione libera appartiene ad ogni persona, indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa o dai suoi orientamenti culturali». In Italia la presenza delle scuole paritarie fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro a fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di un poco più di cinquecento milioni. Non mancano tuttavia gli aspetti problematici, in particolare non è garantita l’attuazione del diritto costituzionale di uguale trattamento degli studenti delle scuole paritarie e il finanziamento viene rimesso alla discrezionalità del momento politico, così che resta incerta la definizione annuale della quantità e delle modalità delle sovvenzioni. Si ha così l’impressione che la parità sia offerta più per condividere gli oneri che per riconoscere i diritti. Dai dati nazionali (cfr. tabella) emerge

ono passati 12 anni dall’approvazione della legge n. 62 - era il 10 marzo del 2000 - intesa a dare attuazione al dettato costituzionale sulla parità scolastica (comma 4 dell’articolo 33 della Costituzione). Il cammino, ha ricordato Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, nel XII rapporto sulla Scuola Cattolica, è stato lungo e contrastato e tanta strada resta ancora da percorrere. Infatti, il principio della libertà di scelta educativa fatica ancora ad affermarsi. «Si avverte spesso la mancanza di cultura della parità, intesa come possibilità di offrire alle famiglie un’effettiva possibilità di scelta tra scuole di diversa impostazione ideale, sebbene accomunate dall’identica finalità di rispondere alla domanda sociale di istruzione e di formazione». La parità si basa su un concetto di educazione fondato sulla corresponsabilità di tutti gli attori del processo educativo, a partire da coloro che ne detengono il diritto primario, ovvero i ragazzi e i loro genitori. Numerose sono le resistenze culturali, l’opinione pubblica spesso confonde il

che il sistema complessivo delle scuole paritarie è decisamente squilibrato verso il basso, con la scuola dell’infanzia che incide per oltre il 70%, mentre negli ordini successivi di scuola si nota la scarsissima incidenza della secondaria di 1° grado (meno del 5%). Quanto alla varietà degli enti gestori, più di un terzo del totale è un gestore laico (ente locale o privato), mentre le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana costituiscono intorno ai due terzi, con una loro presenza ancora forte nel primo ciclo di istruzione e nelle scuole dell’infanzia. Si può infine osservare come tra le scuole secondarie di 2° grado i gestori laici prevalgano di gran lunga (quasi due terzi) su quelli di matrice cattolica, evidenziando la diversa dinamica di questo livello scolastico, dove il ricorso alla scuola paritaria può essere dettato dalla ricerca di un rimedio agli insuccessi incontrati nella scuola statale. Si sfata così il pregiudizio che le scuole non statali siano le “scuole dei preti”, dato che una parte consistente di esse è costituita da scuole degli Enti locali o di gestori privati non religiosi. Antonietta Abete

Composizione del sistema delle scuole paritarie (anno scolastico 2009-10) Scuole paritarie

Infanzia

Primaria

Sec. I grado

Sec. II grado

Totale

VA

%

VA

%

VA

%

VA

%

VA

%

Scuole cattoliche

4.200

42.7

1.027

68.0

513

77.4

501

29.4

6.241

45.5

Scuole di ispirazione cristiana

2.492

25.3

104

6.9

64

9.6

88

5.2

2.748

20.0

Scuole cattoliche e di ispirazione cristiana

6.692

68.0

1.131

74.9

577

87.0

589

34.6

8.989

65.5

Altre scuole

3.147

32.0

379

25.1

86

13.0

1.116

65.4

4.728

34.5

9.839

71.7

1.510

11.0

663

4.8

1.705

12.5

13.717

100.0

Totale

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VA = Valori assoluti Fonte: elaborazione Centro Studi Scuola Cattolica su dati Miur


La scommessa di una giovane insegnante che desidera unire formazione e trasmissione dei valori cristiani

Un’aula dell’Istituto

Una scuola dedicata a mons. Vincenzo Pastore

L

a scuola è una scommessa, non solo per studenti e insegnanti. La professoressa Rita Pastore ha deciso di aprire ad Angri un Istituto paritario che ospita una scuola media e un istituto tecnico “per costruire una scuola così come l’ha sempre sognata”. L’Istituto è dedicato a mons. Vincenzo Pastore, fratello del nonno paterno, scomparso nel 1980. La sfida è grande, qualcuno infatti ha subito scambiato l’aggettivo paritario per un sinonimo di “diplomificio” e la prof dirigente ha dovuto rimandare a casa qualche ragazzo. La struttura che sorge accanto alla scuola media P. Opromolla è confortevole ed è arredata con grande gusto. Accoglie una prima media e i primi due anni dell’Istituto Tecnico Commerciale. All’ingresso, oltre ad una libreria ricca di volumi che profumano di storia, una bella immagine di mons. Pastore catapulta immediatamente il visitatore in una scuola diversa, a misura di famiglia, dove la formazione è intimamente legata alla trasmissione dei valori cristiani per formare giovani preparati e responsabili. Gli insegnanti sono scelti in base a due criteri: esperienza ed abilitazione all’insegnamento. Al mattino studenti e prof depongono il telefonino e la giornata inizia con una preghiera dedicata mons. Pastore, che si ripete anche prima del pranzo. I ragazzi dell’Itc, oltre alle materie tradizionali, hanno un’ora in più di religione e studiano musica. Hanno com-

posto un canto dedicato a don Vincenzo, l’inno della scuola. Quelli delle medie, oltre all’ora in più di religione, studiano Informatica e Cittadinanza attiva. «Il rapporto con le famiglie è costante. Se i ragazzi arrivano in ritardo, se si assentano, se ci sono cali nel rendimento, i genitori sono immediatamente informati». Gran parte dei ragazzi arriva dalle due scuole elementari cattoliche di Angri. Una volta al mese l’Istituto si reca in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica. L’insegnante di Religione Cattolica è una catechista della vicina parrocchia santa Maria del Carmine e riesce così a coinvolgere i ragazzi nelle attività della comunità parrocchiale. In questa scuola il profitto non è al primo posto. «Le classi non devono superare le 20 unità, accetto iscrizioni solo dal primo anno - racconta Rita Pastore -. Se si è intrapreso il percorso di formazione da un’altra parte è difficile assorbire lo stile della scuola». La retta è di 80 euro mensili e comprende la mensa (tre volte a settimana per i ragazzi delle medie, due per le superiori) e degli appunti come libri di testo». 16 i dipendenti: insegnanti, cuoca, bidello, un assistente materiale (vi sono 3 bambini diversamente abili). Tante le nottate passate a mettere a posto la parte amministrativa, ma i risultati già si vedono: «Lo scorso anno abbiamo avuto12 controlli ispettivi, tutti superati». La giovane dirigente, insegnante di Ma-

tematica e Scienze, madre di due bambini, Eugenio di 5 anni e Giada di 3 anni, si augura di poter avere per il prossimo anno due classi in più. Un desiderio che ci auguriamo possa tramutarsi in realtà, perché realtà come questa meritano di gettare radici profonde. Antonietta Abete

Cenni biografici

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acque ad Angri il 6 ottobre del 1917. Ordinato sacerdote il 25 giugno del 1944, fu nominato dal Vescovo Teodorico De Angelis prefetto del Seminario Vescovile del quale fu poi Rettore e Professore. Cappellano e confessore delle Suore «Serve dell’Addolorata» in Portaromana di Nocera Superiore e confessore delle Suore Battistine della Casa Madre di Angri. Pari allo zelo pastorale fu l’amore e la perseveranza negli studi storici della sua terra natale. Morì il 31 marzo del 1980, senza poter completare l’appendice dei due volumi “Angri, dalla preistoria ai nostri giorni”, 18 anni di ricerche per offrire agli angresi di oggi e di domani l’identità completa della loro patria natale.

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La partita della conoscenza Il verbo conoscere, dalla sua versione francese - connaître - significa co-nascere. Nascere un’altra volta con uno sguardo nuovo, grazie allo studio, agli insegnanti, alle lezioni. La nostra scuola è in grado di provocare questa rinascita negli allievi o si perde nei labirinti del nozionismo? A colloquio con due giovani neo laureate

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banchi rotti contro le lavagne multimediali. Aule troppo piccole in cambio di immense sale informatiche. Palestre di fortuna in contrasto con attrezzi sportivi all’ultimo grido. Ebbene, se a colpo d’occhio è possibile classificare una scuola dalla sua struttura e dai servizi che offre, è ben più difficile creare uno strumento che misuri uno dei beni più preziosi che la scuola è chiamata a trasmettere: la crescita umana. Questa nostra scuola è capace di indicare una visione di vita agli studenti o troppo spesso si perde nei labirinti del nozionismo? È una partita che si gioca tutto intorno al termine conoscenza, la sua versione francese – connaître – ci offre l’occasione per afferrare dal ventre della parola italiana il verbo “nascere”: conoscere significherebbe co-nascere. Grazie allo studio, agli insegnanti, alle lezioni nascere una seconda volta, con una nuova coscienza, con un nuovo sguardo sulla vita: la nostra scuola è in grado di provocare un tale tipo di rinascita negli allievi? A colloquio con due giovani neo laureate per ascoltare, a con-

clusione del loro percorso universitario, le impressioni maturate sul sistema scuola-Università, nel nostro territorio e nel nostro Paese. «Perchè l’istruzione non sia solo un mero trasferimento di concetti o un esercizio sterile della mente, la scuola deve essere vista come un luogo in cui si veicolano modi di essere, modi di pensare, possibilità presenti e future» – spiega Assunta D’Angelo (Nocera Inferiore), laureata alla Facoltà di Psicologia della Seconda Università di Studi di Napoli e continua: «per la mia esperienza, credo sia nevralgico il ruolo degli insegnanti, che dovrebbero comprendere che l’insegnamento non è solo un lavoro, ma una missione che si è chiamati a compiere, perché è dalla scuola che comincia la formazione dei singoli individui». Prosegue, in sintonia, Sofia Bianchi, laureata in Filosofia all’Università di Trento e vicepresidente nazionale della Fuci: «I miei anni di studio sono stati scanditi dal ritornello “i giovani non vogliono più studiare, non vogliono più imparare”. Trovo che oggi sia raro incontrare persone che si prendono la respon-

L’Aimc a servizio dei docenti cattolici

L’

Associazione Italiana Maestri Cattolici, nata nel 1945, è una rete professionale che riunisce docenti, dirigenti e ispettori della scuola dell’infanzia e di base. Presente su tutto il territorio nazionale, l’associazione ha scelto di operare in solidarietà, nella scuola e nel Paese,

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testimoniando i valori evangelici nel servizio alla persona, attraverso la competenza professionale. L’impegno dell’Aimc si traduce nel riconoscimento del lavoro nella scuola, attraverso l’offerta di opportunità di crescita per i professionisti della scuola.


Panoramica dell’Università di Salerno a Fisciano

La Fuci all’Università di Salerno

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sabilità di essere maestri per noi giovani» e ha terminato con vigore: «per essere insegnanti occorre l’umiltà di saper consegnare tutto ciò che sia ha perché qualcun altro lo porti con se; l’umiltà di seminare laddove altri raccoglieranno». Che la scuola abbia compiuto la sua missione è un risultato da leggere soltanto negli occhi di ciascuno di noi: se dalle pagine e pagine ripetute abbiamo imparato la pazienza di perseverare nonostante i nostri limiti, se abbiamo afferrato un concetto a tal punto da gustare la bellezza della ricerca e se dai banchi di scuola ci siamo innamorati della vita e abbiamo deciso di spenderci per essa, allora forse sì, la scuola non ha fallito. E per questo non esiste un’unità di misura. Mariarosaria Petti

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato

Mons. Giuseppe Giudice, Mariangela Giudice, Peppe Iannicelli, p. Matteo Ferrari, Gabriella Calenda, Giovanni Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Danilo Sorrentino, Antonio Caiazza, Maria Bonfiglio, Tiziana Liguori, Donatella Ferrari, Aldo Longobardi, don Gaetano Ferraioli, Fa-

on l’evento inaugurale del 17 ottobre scorso, ha aperto i battenti la Fuci all’Università degli Studi di Salerno. La Federazione Universitaria Cattolica Italiana, con una tradizione ultracentenaria alle spalle, è una proposta che si rivolge agli studenti universitari per vivere il luogo accademico come tempo di crescita umana e culturale, alla luce dell’insegnamento evangelico. Al convegno di presentazione, oltre ai giovani che hanno lavorato per la nascita del gruppo Fuci a Salerno, era presente il preside della Facoltà di Scienze Politiche, don Luigino Rossi, che ha introdotto gli interventi di mons. Luigi Moretti, arcivescovo della Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, la professoressa Elisabetta Barone, presidente dell’Azione Cattolica diocesana, don Michele Del Regno, responsabile diocesano del servizio della pastorale giovanile, universitaria e vocazionale e il vicepresidente nazionale della Fuci, Gianbattista Coltraro. La Fuci condivide con la storia del nostro Paese figure importanti: da papa Paolo VI ad Aldo Moro, da Vittorio Bachelet a Leopoldo Elia. Non solo uomini, ma fasi storiche dense di significato quelle che hanno visto la Fuci impegnata in prima linea, soprattutto nel periodo di resistenza al fascismo. Mariarosaria Petti

bio Senatore, Stefania Ferrentino, Grazia Pannullo, Elena Ferrentino, Francesco Sessa, p. Paolo Saturno, Carmine Giordano, Martina Nacchio, Anna Maria Avino, don Natalino Gentile, Francesca Anna Crispo, don Alessandro Cirillo, Anna Chiara Desiderio, Emilia Longobardi, Salvatore Manzo, Michele Raiola, Giulia Rossi

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 5 novembre 2012

“Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.


L’ORA DI RELIGIONE

Un’ora da vivere Il prof. Franco Senatore (al centro) insieme ad alcuni alunni

L’insegnamento della religione cattolica è scelto dalla quasi totalità degli studenti dell’Agro. Anche gli stranieri restano in classe. Servono tuttavia «testimoni, non insegnanti», la cui formazione e passione possa fare la differenza

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ltro che secolarismo e rifiuto del cattolicesimo. Dalle scuole dell’Agro traspare tutt’altro. Sembra esserci una corsa per avvalersi dell’ora di religione cattolica. Non frutto di un retaggio passato, ma una certezza per gli italiani e per gli stranieri. Sì, anche chi arriva da oltre confine preferisce restare in classe. Un fenomeno diffuso soprattutto tra i cinesi. Pure alcune bambine di religione islamica vengono lasciate in aula, a differenza dei maschietti dirottati sull’ora alternativa così come accade per i figli di Testimoni di Geova. Una lettura, questa, scaturita dai dati rilevati dall’indagine annuale prodotta dall’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica (vedi box). Nessun rifiuto, quindi, ma voglia di essere presenti nell’ora di religione. Lo dimostrano i numeri, ma nei fatti non sempre è così. Molti gli alunni che ne approfittano per fare altro e disturbare chi vorrebbe fare seriamente lezione. Tanti anche i professori, non sempre di primo pelo, che non lasciano trasparire il desiderio di offrire qualcosa ai giovani che hanno di fronte. Numerose - la maggior parte sono le esperienze positive che si consumano dietro le cattedre: incontri, confronti e pure qualche dibattito. «La mia decennale esperienza professionale – racconta Franco Senatore, docente al Liceo scientifico di Roccapiemonte – mi porta a constatare che gli studenti, oggi come sempre, non respingono un annuncio autentico, accolgono senza pregiudizi proposte educative che siano prima di tutto vissute da testimoni credibili». «Paolo VI diceva che c’è “bisogno di testimoni, non di insegnanti”», ricorda Lazzaro Caruccio, docente di religione all’IPIA di Nocera Inferiore. Credibilità, insomma. Questa la parola magica, che Senatore richiama pure rispetto all’aggiornamento: «La formazione continua più che un dovere professionale è un’esigenza fondamentale di chi ha il gravoso compito di educatore. Ma nella formazione continua e soprattutto per il docente di religione cattolica vale prima di tutto il fondamentale presupposto della testimonianza personale e della coerenza di vita». «Occorre tanto studio e la Sapienza per trovare le parole più giuste per veicolare il nucleo centrale di tale insegnamento, al di là di facili e semplicistici proclami. Proprio questi ultimi, infatti, allontanano i nostri giovani dalla Religione. Essi, però, non si sentono lontani da Dio» afferma

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Maria Teresa Baselice, docente del Liceo classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore. Ma cosa vuol dire insegnare religione a scuola? «Entrare nella vita concreta dei giovani, ascoltarli e poi, “in punta di piedi”, fare la proposta formativa» risponde Caruccio. «L’ora di religione diventa l’occasione per far sperimentare agli alunni la bellezza dell’amicizia. Solo dall’assaporare relazioni umane sincere si può promuovere e suscitare la convinzione che è possibile pensare all’umanità intera come una grande famiglia» afferma un giovanissimo maestro, Adamo Desiderio, impegnato nella sua prima esperienza di insegnamento presso la scuola per l’infanzia “L’arcobaleno”. A volte lo scontro nasce con mamma e papà: «Soprattutto alle elementari – spiega Antonio Ferrentino, responsabile

Le frontiere dell’interdisciplinarietà

L’

insegnamento della religione cattolica nella scuola secondaria di secondo grado è essenziale soprattutto perché dà la possibilità al docente di poter coniugare il proprio lavoro con quello di altre discipline. Come? Attraverso percorsi interdisciplinari. Confrontarsi con la storia e le sue testimonianze; con la scienza e lo stupore che rapisce l’uomo di fronte al Creato; con la letteratura e i suoi aspetti di ricerca costante nella fede in uomini e donne attraverso i secoli; con il proprio intelletto; con l’arte e le sue molteplici immagini, così profondamente legate alla religiosità di tutti i tempi. La caratteristica fondante dell’insegnamento della religione è il dialogo. Un dialogo che porta con sé volontà di cambiamento e che aiuta a superare i pregiudizi. Emilia Longobardi Istituto statale istruzione superiore ex ITC “Fortunato” di Angri


Insieme ai ragazzi La professoressa Maria Teresa Baselice (al centro) insieme ai suoi studenti

diocesano dei docenti di religione cattolica – sono i genitori di stampo laicista ad essere scettici, taluni sembrano essere preoccupati che i loro figli possano seriamente considerare la possibilità di improntare la loro vita sulla base dei principi cristiani». Ma quali sono le tematiche che i ragazzi, in particolare gli studenti più grandi, intendono approfondire? «La Chiesa (che non conoscono) e la Bibbia (che ignorano)» afferma Caruccio. Ferrentino aggiunge: «C’è anche la scoperta di personaggi capaci di essere campioni della fede nella loro vita». «Gli alunni – continua Senatore – sono molto affascinati sia dalle tematiche che presentano il “mistero” della vita, dell’origine dell’universo, dell’uomo, delle cose, le teorie dell’evoluzionismo e del creazionismo, il rapporto della fede con la ragione, la fede e la scienza, ma anche della spiritualità in genere». Ma ci sono anche «le tematiche reali, quelle con le quali si confrontano tutti i giorni» Un campo minato per alcuni, un incontro che forma per altri. Il tutto, poi, deve essere condito dalla passione, «quella forte per trasmettere l’amore che Dio ha per noi» conclude Baselice. Salvatore D’Angelo

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n più di venti anni di insegnamento ho potuto osservare ed ascoltare centinaia di ragazzi e giovani che tra i banchi di scuola hanno dato vita alle proprie storie, con le loro domande, le inevitabili frustrazioni e dolori, gli innumerevoli sogni e le personali speranze. Tante sono le storie personali, le esperienze didattiche e di vita che conservo con piacere e consolazione. Ma ancor oggi, se dovessi scegliere, la cosa che mi dà maggiore soddisfazione è sentir dire ad un alunno “Professò ma lei ci fa pensare durante le sue lezioni, noi non siamo abituati a pensare!”. Sono le parole di Laura, 1^N, dette a fine lezione qualche giorno fa. Pensare, riflettere, porre domande: un modo per offrire agli studenti strumenti per mettersi alla ricerca, intraprendere un cammino dentro se stessi, dare ‘forma’ alla propria coscienza ed ‘esistere’! Salvatore Manzo docente presso il Liceo classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore

Il professore Antonio Ferrentino, responsabile diocesano insegnanti religione cattolica

AVVALENTISI SCUOLA D’INFANZIA Tipo di Scuola: INFANZIA Totali

Totale alunni

Italiani avvalentisi

Italiani non avvalentisi

Stranieri avvalentisi

Stranieri non avvalentisi

6469

6334

47

44

44

Totale alunni

Italiani avvalentisi

Italiani non avvalentisi

Stranieri avvalentisi

Stranieri non avvalentisi

12995

12714

94

122

65

AVVALENTISI SCUOLA PRIMARIA Tipo di Scuola: PRIMARIA Totali

AVVALENTISI SCUOLA SECONDARIA I GRADO Tipo di Scuola: SEC. I GRADO Totali

Totale alunni

Italiani avvalentisi

Italiani non avvalentisi

Stranieri avvalentisi

Stranieri non avvalentisi

8832

8591

47

115

79

AVVALENTISI SCUOLA SECONDARIA II GRADO Tipo di Scuola: SEC. II GRADO Totali

Totale alunni

Italiani avvalentisi

Italiani non avvalentisi

Stranieri avvalentisi

Stranieri non avvalentisi

15633

15225

215

135

58

Dati Ufficio scuola – Insegnamento religione cattolica – Anno scolastico 2011/2012 Insieme - Novembre 2012

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Foto Marilena Abate

I ragazzi del Liceo Rescigno nel laboratorio di lingue con la prof. Cianco Maria e l’assistente di laboratorio

LA SCUOLA VISTA DA UN MONITOR Le scuole dell’Agro e la didattica tecnologica. Un rapporto non sempre sereno. Non mancano tuttavia esperienze positive

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n passato il piccolo alunno, armato di penna e calamaio, scriveva sul quaderno di bella grafia le storie che immaginava poggiando, di tanto in tanto, la testa sul robusto banco di legno. Ed era intimorito dalla voce austera del maestro, che l’avrebbe di certo messo in punizione, qualora avesse commesso un errore. Tornava però a casa sereno, il giovane alunno, con i suoi quaderni ben stretti nella molla, felice di essere di nuovo libero di giocare all’aperto… Ma questi sono tempi andati ormai! Nell’ultimo decennio la scuola è stata infatti investita da un irreversibile cambiamento sintetizzato in un’unica parola: “tecnologia”. I nostri istituti non sempre hanno accolto con facilità l’avvento della “didattica tecnologica”, in qualche caso mettersi al passo con i tempi ha richiesto un po’ di fatica. In queste pagine vogliamo parlare della “tecnologia buona”, capace di portare a termine la stessa missione educativa della scuola che promuove una didattica libera e diretta. Molte sono state le scuole dell’Agro che hanno promosso nuovi metodi di insegnamento i cui strumenti principali sono la-

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boratori informatici all’avanguardia e le sempre più gettonate LIM. Le Lavagne Interattive Multimediali, con annessi computer e proiettori, sono infatti considerate strumenti “a misura di scuola” poiché consentono di integrare la tecnologia in classe, in modo trasversale nelle diverse discipline. Tuttavia, sebbene quasi tutte le scuole dell’Agro ne siano state munite, non è stato sempre possibile usufruire al meglio di questo nuovo strumento, il cui utilizzo a volte risulta ostico ai nostrani insegnanti abituati ad una didattica tradizionale, spesso troppo lontana dai giovani alunni, figli di un’era digitale. Un gran successo è stato invece riscosso da tutti quei progetti organizzati da intraprendenti insegnanti che hanno invitato i propri alunni a deporre penna e calamaio per cimentarsi in interessanti lezioni interattive. È il caso dell’iniziativa intrapresa dagli alunni del Liceo scientifico B. Rescigno di Roccapiemonte i quali, come racconta la prof. Maria Cianco, hanno svolto nel laboratorio di lingue, lezioni di grammatica inglese utilizzando testi online. Il risultato? Ragazzi più entusiasti e partecipi, perfettamente a loro agio


tra il monitor e la tastiera. Esperienza analoga è stata vissuta anche da alcune classi della Scuola Media A. Criscuolo di Pagani che hanno voluto servirsi al meglio della loro attrezzatura informatica svolgendo laboratori pomeridiani di matematica e italiano. Ce lo racconta la prof. Civale Giovanna, che si fa portavoce anche dei suoi colleghi: «Approcciarsi alla tecnologia per noi che in primis abbiamo avuto una formazione di tipo tradizionale non è semplice… Ma la voglia di ricercare ed apprendere nuovi metodi di insegnamento c’è; del resto anche noi insegnanti non smettiamo mai di imparare!» È quindi certamente diffusa, soprattutto tra gli adulti, una comune necessità di apprendere nozioni più approfondite sul mondo del digitale; di andare incontro alla cosiddetta “alfabetizzazione informatica”, attraverso corsi di aggiornamento organizzati dalle stesse scuole. Anche nella piccola realtà dell’Agro si avverte dunque la necessità di lasciare che la tecnologia prenda il suo posto tra i banchi di scuola e che l’alunno si serva in maniera corretta dei mezzi forniti dalla tecnologia, senza mai dimenticarsi però delle piccole cose autentiche che da un monitor non si possono trasmettere: il profumo delle pagine di un libro, lo scrivere con cura su un quaderno, lo sguardo complice di un compagno di banco. Martina Grimaldi

Pollice verde Nell’era digitale, a Poggiomarino i ragazzi delle scuole primarie e secondarie adottano gli spazi verdi della città

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artirà entro la fine dell’anno il progetto di adozione degli spazi verdi del Comune di Poggiomarino da parte degli alunni delle scuole del territorio. L’iniziativa è scaturita dal tavolo di confronto, voluto dal sindaco Leo Annunziata e dell’assessore Gerardo Aliberti, tra l’amministrazione comunale ed i rappresentanti del mondo della scuola. Si tratta di un progetto educativo e formativo che mira a sensibilizzare sull’importanza della tutela dei beni comuni. In particolare, la nuova area verde di via Nuova San Marzano sarà affidata agli alunni dell’istituto comprensivo “De Filippo”, i giardini pubblici di via Roma agli alunni del primo circolo didattico mentre gli alunni del plesso “Tortorelle” si occuperanno delle aiuole interne alla loro scuola. Spiega l’assessore Aliberti: “Naturalmente la manutenzione effettiva degli spazi verdi resterà una prerogativa del Comune. Tuttavia riteniamo che questo progetto possa rappresentare un importante momento di condivisione del bene pubblico per le nuove generazioni di Poggiomarino”. Francesco Gravetti

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SCUOLA&UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Siamo al terzo appuntamento con il nostro spazio dedicato alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo il quadro Le vacanze di Hegel di René Magritte insieme alla canzone La linea d’ombra di Lorenzo Jovanotti

L’inquietudine della giovinezza

N

el corso di una giornata a volte ci si domanda «Ma finirò mai?» oppure «È davvero questa la mia strada?». Da studenti non sempre ci sentiamo protetti dal contesto in cui ci troviamo e vorremmo isolarci, cambiare vita, essere riparati come con un ombrello. Eppure c’è sempre qualcosa che ci fa andare avanti, che ci conforta: è ciò che ci permette di raccogliere l’acqua nel bicchiere, così come vediamo nel quadro Le vacanze di Hegel di Magritte. Dunque il non – senso che si può riscontrare nel quadro è parallelamente visibile anche nella nostra vita: il desiderio di raccogliere la nostra conoscenza attraverso lo studio, da un lato, e l’istinto di scansarsi da essa e dalle istituzioni che ci permettono di studiare, dall’altro. È questo stesso bivio di cui ci parla anche Jovanotti nella canzone La linea d’ombra. Il celebre cantante dice: «non so cos’è il coraggio se prendere e mollare tutto se scegliere la fuga od affrontare questa realtà». Il nostro è un futuro di studio, di approfondimento, di voglia di migliorare e di migliorarci, e viviamo già un presente che, seppure non ci consente di fare molto, ci consente però di essere liberi. Io credo molto proprio nella libertà che Dio ci da nello scegliere e, nella nostra scelta, io vedo la Sua volontà. È per questo che intendo la vita (di studentessa e di cittadina) come un ricco percorso fatto di infinite domande e poche ma definite risposte. Quello che potrebbe turbare è il tempo, che non sembra mai venirci incontro, eppure ce n’è dato a

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«Mi offrono un incarico di responsabilità non so cos’è il coraggio se prendere e mollare tutto se scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretare ma bella da esplorare» da La linea d’ombra di Lorenzo Jovanotti

Rosaria Revellini: classe 1990, studia alla Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II”. È tra i 12 scelti dal vescovo Giuseppe per il Consiglio Episcopale dei giovani

sufficienza per non sprecarlo: la nostra intelligenza sta nel saperlo usare e condensare opere e fede nel nostro lavoro. La nostra fede deve soccorrerci nel nostro operato, cosicché nello studio, o nel tempo libero, riusciamo a testimoniarla. Quello tra fede e opere è infatti un rapporto direttamente proporzionale! È umano vedere degli ostacoli, ma è bellissimo sapere che l’intelligenza e la costanza donataci, ci consentirà di superarli. Rosaria Revellini


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Un’estate per una missione Il racconto di Antonio, giovane della parrocchia Sant’Antonio di Padova a Poggiomarino e membro della Fraternità di Emmaus, in missione in Ucraina Da sinistra: Fabio Conza e Antonio Boccia all’Oasi Martin

Foto di gruppo con i bambini sostenuti dalla casa famiglia in Ucraina

«L

o stipendio più bello che si possa avere da un’esperienza missionaria è vedere un bambino felice, contento della tua presenza»: è la retribuzione di Antonio Boccia, giovane ventiquattrenne della Fraternità di Emmaus dopo un’estate trascorsa in Ucraina, in una cittadina rurale a sud-ovest del Paese, di nome Bar. Ospitato in una casa di accoglienza della Fraternità, l’Oasi Martin, insieme ad un altro giovane del movimento, Fabio Conza, entrambi hanno vissuto giornate scandite dalla preghiera, dal lavoro e dall’accoglienza al prossimo. Era il maggio del 2005 quando l’associazione Progetto Famiglia ha svolto la prima missione in Ucraina: gli impegni assunti in quest’area hanno riguardato il dramma dei minori in istituto e la costituzione di alcune case famiglia di sostegno e accoglienza per bambini. Da allora non si è più spezzato il filo di aiuti che dall’Italia giunge fino in Ucraina. Dopo un ritiro spirituale ad Assisi con i giovani della Fraternità, mosso dall’entusiasmo di un’esperienza di condivisione arricchente, Antonio offre la sua disponibilità per una permanenza in l’Ucraina per un intero mese, nel cuore dell’estate. Prima della partenza iniziano a concretizzarsi le rinunce da accettare: perdere una sessione d’esami, non essere presente al matrimonio di un caro amico. Il biglietto è in tasca e nella mente la speranza di vivere una parentesi significativa della propria vita. L’impatto con una cultura e una tradizione diversa è forte: la

complessità della lingua e le discrepanze tra diversi stili di vita. Tra le difficoltà inizia a delinearsi il vero volto dell’esperienza missionaria: «la missione non è tanto un tempo del fare, ma un tempo del vivere»; perché è vero che si parte con la grinta e l’entusiasmo di voler raccogliere i frutti del proprio operato, ma la gioia più grande si ritrova nello stare all’interno della realtà che ti riceve con il tuo carisma e il tuo percorso di fede. L’ultima settimana Antonio e Fabio, guidati da padre Ian, un sacerdote polacco che vive da vent’anni in Ucraina, e da Maddalena, una consacrata della Fraternità, sono raggiunti da un gruppo di italiani per vivere insieme un campo scuola a Kiev: un regalo per i tanti bambini sostenuti dal Progetto Famiglia per sperimentare la bellezza di visitare nuovi posti e gustare la gioia di fare festa tutti insieme. «Se non vivi l’esperienza della missione continui a dirti che non è indispensabile; se accetti di andare non puoi fare a meno che programmare una nuova partenza», è un ritorno a casa che rimanda ad un altro viaggio. È forse in questo che si contraddistingue un viaggiatore da un missionario: la sete di farsi continuamente prossimo lì dove c’è più bisogno e la necessità di non tenere segreta e per sé questa esperienza, ma di contagiare chiunque sia disposto ad ascoltare. Agli amici più scettici, Antonio ha, infatti, consigliato: «inizia ad aiutare a distanza un bambino, un piccolo passo per volta, poi chissà un giorno vorrai incontrarlo». Mariarosaria Petti

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La stangata Definite le aliquote per l’IMU nei Comuni dell’Agro. I massimali sono stati aumentati un po’ ovunque. Non si salva nessuno. Aumenti ci sono per negozi ed attività professionali. Ne parlano i commercialisti D’Antonio e Pennisi

È

stata battaglia nei consigli comunali dell’Agro nocerino sarnese per definire le aliquote dell’IMU. Alla fine ha avuto la meglio chi sosteneva la politica dell’austerity. Un po’ ovunque, infatti, ci si è adeguati al rialzo. Questioni di cassa probabilmente. Il piatto piange e in questo modo i Comuni possono prendere leggermente fiato. Sì, leggermente, perché una parte degli incassi va girata alle casse centrali dello Stato. «Il gettito dell’imposta per l’anno corrente - spiega il commercialista Giovanni D’Antonio, consigliere dell’Ordine di Nocera Inferiore - viene ripartito fra Stato ed Ente locale, in particolare per gli immobili diversi dall’abitazione principale. In buona sostanza l’IMU non è ancora un’imposta propria del Comune e lo sarà solo quando lo Stato, superata la crisi finanziaria in cui ci troviamo, rinuncerà alla propria quota a favore degli enti locali». Per questo motivo un po’ tutti hanno calcato la mano. Aliquote massime a Nocera Inferiore e ad Angri, dove solo per qualche millesimo non si raggiunge il top. Si è cercato di calmierare, per quanto possibile, a Sarno. Tariffe base a Nocera Superiore. Nei Comuni più piccoli, infine, si è cercato di salvare capre e cavoli. «Quasi tutte le Amministrazioni - dice il commercialista Giulio Pennisi, presidente dell’Unione giovani commercialisti - hanno provveduto ad aumentare le aliquote secondo i pa-

rametri stabiliti dalla legge per esigenze finanziarie proprie. Quindi, la rata di dicembre peserà non poco sulle tasche dei contribuenti». Facciamo un esempio concreto. Consideriamo una prima casa, di 100 mq in zona semi centrale, abitata da una famiglia di quattro persone con due figli minorenni, quanto dovrà pagare questo nucleo familiare? «L’imposta si basa su due valori essenziali: quello dell’immobile desumibile dalla rendita catastale e l’aliquota applicata dal Comune. Un immobile con una rendita catastale di 600 euro e con il nucleo famigliare descritto – analizza D’Antonio – potrà scontare una imposta pari a zero se il Comune applicherà la massima riduzione consentita, un’IMU di 103,20 euro nel caso l’aliquota resti immutata, un valore apicale di 304,80 euro in caso di aumento dell’aliquota allo 0,6 per cento». Il problema è che si fa poco per le fasce deboli: «Non esistono particolari strumenti a loro sostegno. L’Ente locale può solo intervenire su una riduzione generalizzata delle aliquote, in particolar modo sulla prima casa – afferma Pennisi –, sono pochi i casi in Italia in cui enti locali “virtuosi” si sono dotati di un fondo di sostegno per le famiglie bisognose». Un esempio, in tal senso, è rappresentato dal Comune di Montemurlo in pro-


vincia di Prato. In questa città le famiglie bisognose possono ottenere contributi per ridurre l’impatto degli aumenti. Cambiano anche i criteri per imprese e attività professionali e commerciali. Nessuno, dunque, si salva dalla stangata: «Il valore della rendita catastale, nel caso di immobili non abitativi, dopo essere stato rivalutato, va moltiplicato per un valore che varia da un minimo di 55, per i negozi, ad un massimo di 160. La maggior parte degli opifici industriali – spiega D’Antonio – sconta il moltiplicatore di 60. La rendita catastale di un immobile uso ufficio oggi sconta il valore di 80, con un incremento base dell’imposta pari al 60 per cento». Ma se l’ICI non fosse stata abolita, la situazione attuale degli enti locali sarebbe stata migliore? «L’abolizione dell’ICI esclusivamente sulla prima casa – dice Giovanni D’Antonio – ha provocato una riduzione di entrata per complessivi 3,4 miliardi di euro secondo i dati forniti dall’ANCI. Il minor introito dei Comuni fu parzialmente ripianato da trasferimenti straordinari dallo Stato alla periferia. L’attuale esecutivo, adottando la forma della compartecipazione, ha calcolato un gettito complessivo di 21,5 miliardi di euro fra Stato ed enti locali. A questo

punto, per rispondere alla domanda, non appare chiaro quale danno abbia prodotto l’abolizione dell’ICI sulla prima casa se non la giustificazione per introdurre una nuova imposta che solo in parte garantisce nuove entrate per le povere casse comunali». Insomma viene fuori che i cittadini pagano, ma non è chiaro se questo sforzo servirà a far intravedere la luce alla fine del tunnel. Salvatore D’Angelo

Giulio Pennisi

Giovanni D’Antonio

Che cos’è l’IMU?

Natale di solidarietà

L’IMU, “Imposta Municipale propria”, sostituisce la vecchia ICI ed è applicata a tutti gli immobili, comprese le abitazioni principali e le loro pertinenze. La base imponibile su cui viene calcolata l’IMU è la stessa utilizzata per la vecchia ICI e corrisponde al valore dell’immobile calcolato ai sensi dell’art. 5 del D. Lgs. n°504 del 30 dicembre 1992. Vengono però modificati i moltiplicatori assegnati a ciascuna categoria catastale utilizzabili ai fini del calcolo. L’aliquota principale da utilizzare per il calcolo è pari allo 0,76%, modificabile dai comuni, in aumento o diminuzione, sino 0,3 punti percentuali, o fino allo 0,4% per immobili non produttivi di reddito fondiario. Alle abitazioni principali e alle loro pertinenze si applica l’aliquota ridotta pari allo 0,4%, modificabile dai comuni, in aumento o diminuzione, sino 0,2 punti percentuali. L’aliquota applicata ai fabbricati rurali ad uso strumentale è pari allo 0,2%, modificabile dai comuni in diminuzione fino allo 0,1%. Sono previste detrazioni per l’abitazione principale, una fissa pari a 200 euro ed una che dipende dal numero di figli conviventi di età non superiore a 26 anni nella misura di 50 euro per ciascun figlio fino ad un massimo di 400 euro.

«Una realtà onesta e seria che ha un nobile obiettivo: quello di aiutare i più fragili». Così il famoso pasticciere Sal De Riso motiva il suo sostegno alla Cittadella della Carità, per la quale ha realizzato un panettone personalizzato: «Io e mia moglie Anna – dichiara – abbiamo lo stesso “pensiero fisso”: quello che tutti i bambini del mondo abbiano le stesse opportunità». E così, dopo le colombe pasquali, il pasticciere ha ideato «un classico mandorlato con gli agrumi canditi della mia amata Costiera». Un dolce speciale per il messaggio che l’accompagna e per gli ingredienti «accuratamente selezionati dal territorio Campano». Un panettone che verrà proposto a 10 euro in una particolare confezione creata dalla signora De Riso: «Rappresenta Rovaniemi, il Villaggio di Babbo Natale. Il sogno di tutti i bambini è quello di incontrarlo mentre porta i doni, i sorrisi e soprattutto il calore della famiglia, diritto assoluto di tutti i fanciulli. Ecco il motivo per cui dovete comprare il mio Panettone, per consentire a chi è meno fortunato di non smettere di sognare». Per info Anna Pisacane: 3929286895 – 081946441

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Lavoriamo!

Conosciamo il Pinscher di Gabriella Calenda*

Parte questo mese la bacheca per quanti cercano e offrono lavoro. Una finestra aperte sulle numerose occasioni proposte da enti ed aziende

65 milioni di euro per fare impresa È stato pubblicato il bando di Sviluppo Campania per la selezione dei progetti da ammettere al finanziamento del Fondo Microcredito FSE. La presentazione delle domande potrà avvenire online dal 19 novembre al 19 dicembre 2012. II Fondo Microcredito FSE, con una dotazione finanziaria di 65 milioni di euro, prevede un sistema di prestiti da 5.000 fino a 25.000 euro, restituibili in 5 anni a tasso zero.

30 posti per una carriera prefettizia Il Ministero dell’Interno ha pubblicato un bando per 30 posti per l’accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia. Per partecipare alla selezione è necessario possedere: cittadinanza italiana; età non superiore a 35 anni; possesso delle qualità morali e di condotta necessarie all’impiego; godimento dei diritti politici; idoneità fisica all’impiego; posizione regolare nei confronti degli obblighi militari; laurea specialistica in giurisprudenza, scienze della politica, scienze delle pubbliche amministrazioni, scienze dell’economia, sociologia, programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali, storia contemporanea, studi europei. Per info concorsiciv.interno.it.

7 posti a Centola Concorso pubblico per la copertura di 7 posti di istruttore cat. C posizione economica C/1, di cui 3 riservati al personale a tempo determinato avente diritto alla stabilizzazione. Durata tempo indeterminato e part-time al 50%. Le domande possono essere presentate entro il 19 novembre. Per contatti ed informazioni su quanto pubblicato scrivi a: diocesi.nocera@progettopolicoro.it

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Insieme - Novembre 2012

C

iao a tutti amici degli animali, come accennato nello scorso numero di Insieme, lasciati alle spalle gli argomenti sulle patologie che colpiscono cani e gatti, ora tratteremo le singole razze. Inizieremo da quelle di piccola taglia o “toy”, come le chiamano nei negozi di animali. Una delle più gettonate in Ambulatorio è il Pinscher. Discendente da una vecchia razza tedesca, riconosciuta nel 1879. In passato è stato utilizzato anche come razza per creare il Dobermann. È un cane da compagnia, ma è al contempo un ottimo guardiano. È molto vivace, vigile e coraggioso, attaccato alla famiglia, può essere un buon compagno di giochi per i bambini, a condizione che non sia troppo manipolato. La razza toy (Pinscher nano), rispetto al Pinscher Medio, ha un temperamento più forte e nervoso, quindi ha bisogno di maggiore disciplina da parte del padrone. È un cane molto pulito grazie al pelo raso. Può vivere in casa, assicurandogli comunque una dose giornaliera di esercizio: almeno tre passeggiate al giorno di mezz’ora. Il mantello di questa razza può essere unicolore (fulvo o bruno) e bicolore (nero con macchie fuoco o rosse). Il mese prossimo parleremo del Maltese, altro cane di taglia piccola molto in voga. *Medico veterinario (gabriella_calenda@hotmail.it)

Cerco lavoro Vincenzo, 20 anni, di Nocera Inferiore, cerca lavoro come apprendista idraulico. Per contatti 3385755851


redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Foto di gruppo dei sindaci

Una rete di solidarietà È stato siglato a Termoli il gemellaggio tra le associazioni Avis di Sarno, Termoli, San Giovanni Rotondo, Silvi e Sermoneta. A siglare l’accordo i cinque sindaci

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a data del 30 settembre 2012 resterà scritta nella storia dell’Avis come quella in cui è stato siglato un patto di amicizia e solidarietà tra cinque importanti Comuni dove operano altrettante Associazioni di donatori. In occasione del 30esimo anno di attività della fondazione “Avis Sez. di Termoli” è stato suggellato il gemellaggio tra il sodalizio molisano e quelli di Sarno, San Giovanni Rotondo, Silvi e Sermoneta. Presente anche il sindaco di Sarno Amilcare Mancusi, accompagnato da una delegazione comunale e dal Presidente dell’Avis sarnese Donato Pellegrino, con un gruppo di volontari. Tantissime le persone che hanno preso parte alla Santa messa in Cattedrale, officiata dal Vescovo di Termoli, Monsignor Gianfranco De Luca. Imponente è stato, poi, il Corteo sviluppatosi lungo le vie del centro, accompagnato dalla Fanfara dei Bersaglieri di Casoli. Emozionanti i momenti in cui sono stati onorati, con la deposizione di corone d’alloro, i Caduti del mare, i Caduti di guerra e il fondatore dell’Associazione. L’Avis da sempre si prodiga per venire incontro alla crescente domanda di sangue, essendo d’aiuto in un ambito sanitario e sociale davvero delicato. Amilcare Mancusi, anche in

qualità di assessore provinciale alle politiche socio-sanitarie, ha affermato: «Abbiamo vissuto una splendida giornata all’insegna della solidarietà, per festeggiare una risorsa essenziale per il nostro Paese: le Associazioni di Volontariato e, in questo caso, l’AVIS. Ottima l’organizzazione da parte della Città di Termoli, alla quale vanno i miei apprezzamenti». Una vicinanza che in molte occasioni è stata dimostrata anche dal Comune di Sarno: «La nostra amministrazione è sempre attenta e vicina ai Volontari e questo gemellaggio con le Associazioni AVIS di Termoli, San Giovanni Rotondo, Silvi e Sermoneta valorizza e rafforza un rapporto di amicizia e di collaborazione importantissimo; è

un patto istituzionale che lega metaforicamente ‘con il sangue’ le nostre comunità ed esorta noi sindaci, in virtù dei principi di solidarietà e di sussidiarietà, a porre basi solide per un vero e proprio gemellaggio che riguardi anche altre importantissime tematiche». Necessario, inoltre, il supporto della Provincia: «In qualità di assessore provinciale ho portato a Termoli i saluti del Presidente Edmondo Cirielli, sottolineando la rilevanza del volontariato nell’intera Provincia di Salerno e il ruolo fondamentale che l’AVIS svolge in sinergia con l’Asl del nostro Territorio». E l’anno prossimo il raduno si sposta a Sarno. Appuntamento al 2013.

Il sindaco Mancusi interviene durante la conferenza Avis

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CHIESANELMONDO

Il messaggio ai laici

DON ORESTE BENZI

di Silvio Longobardi

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Testimone del Concilio

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a incarnato la Chiesa dei poveri, quella che molti predicano e pochi praticano. Una Chiesa che sta dalla parte degli ultimi, quelli che non contano nulla. Una Chiesa che si fa povera con i poveri. Don Oreste Benzi si è incamminato nel solco del Vaticano II: alla sua comunità ha dato il nome di Papa Giovanni, il Papa del Concilio; ha scelto di seguire Cristo “povero, umile e carico della croce” (Lumen gentium, 41). A Rimini, sua città natale, un grande convegno lo ha ricordato. I media nazionali erano assenti, a parte Avvenire. Ma i poveri e gli amici erano tutti lì, commossi e grati per avere avuto la sorta di incontrare un gigante della fede. Anch’io tra questi.

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aolo VI chiuse il Vaticano II consegnando ad un gruppo di laici una serie di messaggi. Benedetto XVI ha voluto ripetere questo gesto per sottolineare ancora una volta la fiducia che la Chiesa ripone nel laicato cattolico. Non è un premio ma una consegna e quindi un impegno. Sono stati scelti personaggi di fama internazionale e volti anonimi: diplomatici, scienziati e uomini di cultura, artisti e sportivi, persone impegnate nel sociale e nel lavoro, giovani e ammalati. Modi diversi e complementari di vivere l’unica missione, quella di accendere la luce del Vangelo nei diversi ambiti della vita sociale, lì dove la gente vive. È questa la missione propria dei laici.

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Il Papa: basta con letture arbitrarie del Concilio

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er alcuni il Concilio è stato una nuova genesi, come se nella grande basilica di san Pietro fosse risuonato nuovamente l’originario “fiat lux”. Tutto ricomincia daccapo. Un’interpretazione sponsorizzata per anni e ancora presente in alcune frange del cattolicesimo. Non è così, dice Benedetto XVI. Il Vaticano II non opera una rottura con la tradizione ma segna un altro passo nella storia della salvezza, offre una lettura che riprende e attualizza la fede della Chiesa. Inaugurando l’Anno della Fede, a coloro che invocano lo “spirito del concilio”, proponendo letture arbitrarie, il Papa chiede di “ritornare alla lettera del Concilio – cioè ai suoi testi – per trovarne l’autentico spirito”. E aggiunge: “Il riferimento ai documenti mette al riparo dagli estremi di nostalgie anacronistiche e di corse in avanti, e consente di cogliere la novità nella continuità. Il Concilio non ha escogitato nulla di nuovo come materia di fede, né ha voluto sostituire quanto è antico. Piuttosto si è preoccupato di far sì che la medesima fede continui ad essere vissuta nell’oggi, continui ad essere una fede viva in un mondo in cambiamento”. (11 ottobre 2012)

La cosa più importante

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ell’omelia inaugurale dell’Anno della Fede, a 50 anni dal Vaticano II, Benedetto XVI ha ribadito che “riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo” è “la cosa più importante” (11 ottobre 2012). La politica, l’economia e la cultura non possono dare le risposte che attendono le nuove generazioni. Abbiamo bisogno, scrive il Papa, “di riprendere lo stesso slancio apostolico delle prime comunità cristiane che, piccole e indifese, furono capaci, con l’annuncio e la testimonianza, di diffondere il Vangelo in tutto il mondo allora conosciuto”. (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale)


CHIESALOCALE Un libro sulla Purità

a cura della Redazione

Chi crede in Lui non sarà deluso

P

resentato lo scorso 13 ottobre il libro “Storia del Monastero e della Chiesa di S. Maria della Purità – Contesto storico, religioso, politico e sociale del Sud”. Il volume è stato curato dal cavaliere Gerardo Tipaldi. La serata culturale è servita a mettere a fuoco la funzione della struttura paganese e a scoprire alcuni aspetti della fondatrice del Monastero. Importante, in tal senso, il contributo offerto da don Gaetano Ferraioli. Ha concluso la serata il vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, che ha sottolineato la necessità di «riconciliarsi» con il passato.

La gioia dei fanciulli

G

rande partecipazione per la Seconda Giornata del Fanciullo che si è tenuta, lo scorso 14 ottobre, nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore. Tema dell’incontro con i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione è stato “Non essere più incredulo, ma credente” (Gv 20,27). Dopo un momento di riflessione con il Vescovo, i numerosissimi ragazzi presenti sono stati coinvolti in giochi ed animazioni con artisti di strada.

XXXV Convegno regionale del RnS

“C

hiunque crede in Lui non sarà deluso”: è stato il tema del 35esimo convegno regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo che ha visto riunite, lo scorso 21 ottobre, presso il Centro Agro Alimentare di Volla in provincia di Napoli, oltre 6mila persone. Relatore d’eccezione Salvatore Martinez, presidente nazionale del RnS che conta in Italia più di duecentomila aderenti. A guidare, al mattino, il momento di esperienza di guarigione e liberazione e, di pomeriggio, la celebrazione eucaristica il Cardinale Ivan Dias, prefetto emerito per la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Grande attenzione è stata riservata ai giovani, con il tradizionale Meeting dei bambini che si è svolto contemporaneamente alla convocazione. Soddisfatto Giuseppe Contaldo, membro del Comitato Regionale, il quale ha ricordato che «la fede autentica sconfigge ogni dubbio, perché crede fermamente che Cristo è venuto nella carne, è morto, è disceso agli inferi ed è risuscitato il terzo giorno». Dio è un padre che non delude mai e che fa sentire la sua vicinanza anche nei momenti più bui. Chi confida in Lui trova pace, consolazione e la via eterna.

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MONTE TABOR di p. Matteo Ferrari

Padre Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli. Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il PIB di Roma.

Sintonizzati sulla frequenza del silenzio Questo mese ci soffermiamo sul numero 5 degli Orientamenti pastorali: il silenzio di Nazareth. Mons. Giudice esorta le nostre comunità a rivestirsi della quiete del silenzio, trampolino per un ascolto autentico Mons. Giuseppe Giudice propone Nazareth, luogo in cui il Verbo si è incarnato, come icona del silenzio. Che rapporto esiste tra la Parola e il silenzio? Un rapporto strettissimo. Il mistero dell’incarnazione è al centro della fede cristiana. Se ripercorriamo i testi biblici della liturgia di Natale, momento dell’anno liturgico nel quale si celebra l’incarnazione del Signore, a una prima lettura, potremmo pensare la Parola – e solo la Parola – al centro della nostra fede. Nel giorno di Natale il bellissimo prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1,1-18) ci parla di una “Verbo-Parola”, che era in principio presso Dio e che ha preso dimora, ha piantato la sua tenda, in mezzo a noi. Tuttavia, anche se è certamente vero che l’evento della Parola sta al centro della fede cristiana, occorre fare attenzione per non rischiare di frantumare la Parola in molte parole. Da questo rischio ci salvano, oltre che una lettura più attenta dei testi biblici, alcune espressioni di un antico padre della Chiesa, s. Ignazio di Antiochia, quando sottolinea che Gesù è il Verbo di Dio «uscito dal silenzio» (Ai Magnesii, VIII,2). Il silenzio è come il grembo nel quale questa Parola viene generata. Quindi prima della Parola c’è il silenzio: il seno del Padre.

IL SILENZIO DI NAZARETH «Per ascoltare, però, abbiamo bisogno di silenzio. E dove meglio di Nazareth possiamo diventare alunni del silenzio? Si può proporre, oggi, nel caos e nella confusione, una pastorale del silenzio? O, diciamo meglio, non è forse il silenzio che manca nella nostra vita, nelle famiglie, nelle nostre celebrazioni?». Dagli Orientamenti pastorali, n.5

Come trovare nell’arco della giornata, tra ritmi frenetici e impegni incalzanti, uno spazio per vivere il silenzio?

lenzio occorre “porre dei confini”. Stabilire dei momenti nella giornata da dedicare all’ascolto della Parola, di noi stessi e degli altri. Si potrebbe pensare ad un periodo più o meno lungo, anche solo cinque minuti, la mattina prima di andare al lavoro o di iniziare lo studio. Un tempo nel quale aprire la Bibbia, leggere il brano del Vangelo del giorno, sostare qualche momento in silenzio facendo risuonare in noi una frase che ci ha colpito. Possiamo terminare con una preghiera di domanda, di lode, di ringraziamento a partire da ciò che la Parola ha suscitato in noi e da ciò che stiamo vivendo nella nostra vita. In questo modo semplice si può imparare a fare spazio al silenzio nella nostra vita. È importante che il silenzio non sia isolamento, ma apertura ad una comunione più profonda.

Il silenzio autentico non è l’assenza di rumori, suoni, ma la disponibilità all’ascolto e alla comunione. Paradossalmente ci può essere vero silenzio anche quando intorno a noi risuonano molte parole. Per fare si-

Una Parola che proviene dal silenzio, nel silenzio deve essere accolta, nel silenzio prende carne “oggi”, nella Chiesa e in ciascuno di noi. P. Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli

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VITA ECCLESIALE

Anno della Fede: apertura nel

La fiaccolata, partita dal Monastero delle Clarisse, è giunta fino in Cattedrale

Fiaccolata per inaugurare l’anno dedicato alla riscoperta della fede e alla nuova evangelizzazione

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000 fiaccole e il cuore della città di Nocera Inferiore illuminato da un corteo in preghiera: presbiteri, religiosi e laici hanno partecipato all’apertura dell’Anno della Fede, giunti da ogni angolo dell’Agro, lo scorso 11 ottobre. Benedetto XVI ha scelto una data speciale per dare avvio ad un anno dedicato alla riscoperta della fede: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962) e i venti anni del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992). A dare impulso alla fiaccolata le parole della presidente diocesana di Azione Cattolica, Giovanna Civale, a cui il vescovo aveva affidato l’organizzazione della serata con la lettera “Tantum Aurora Est”. Una preparazione poi condivisa con la Consulta delle Aggregazioni Laicali, guidata dal neo vicario, don Ciro Galisi. Cornice della partenza del pellegrinaggio, il Monastero di Santa Chiara: il benvenuto delle monache clarisse si è convertito in accompagnamento continuo del corteo – con canti e preghiere – trasmesso in filodiffusione lungo l’intero tragitto che ha condotto alla Cattedrale di San Prisco, dove si è svolta la veglia di preghiera. Avvolti dalla luce della luna, nel cortile del Vescovado e in collegamento con piazza San Pietro, i segni del Battesimo e la lettura della Parola di Dio hanno animato la meditazione, che si è poi aperta all’ascolto dell’omelia

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del vescovo Giuseppe: «Oggi dobbiamo avanzare nella fede, come se vedessimo l’invisibile, aiutati e sorretti dai tanti testimoni della fede che, nella fede, hanno avuto occhi per vedere, alimentando con olio di carità il piccolo lume che stringiamo tra le mani». La Chiesa diocesana ha inaugurato quest’anno, così importante per il cammino della Chiesa universale, con gioia ed entusiasmo ma anche con la lucida consapevolezza delle difficoltà che oggi incontriamo. Ha concluso, infatti, mons. Giudice: «Passando per la nostra città ho visto anche la grande religione di questo mondo, l’indifferenza. Noi passiamo tante volte con questa piccola fiaccola della fede e il mondo continua come se nulla fosse. Non ci scoraggiamo, perché l’importante è che questa fiaccola sia portata da noi nella forza e nella bellezza». Mariarosaria Petti

Perché l’Anno della Fede? Benedetto XVI ha chiesto a tutta la Chiesa Universale di vivere l’Anno della Fede: inaugurato l’11 ottobre scorso, si concluderà il 24 novembre 2013 nella solennità di Cristo Re. Questo tempo vuole indirizzare ad una riscoperta della fede, affinché chi crede possa indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”. Il Santo Padre auspica una rinnovata attenzione alla celebrazione della fede nella liturgia e, in particolare, nell’Eucarestia.


Foto Salvatore Alfano (3)

segno del Concilio Vaticano II

LA FRESCHEZZA DEL CONCILIO

A

l termine della veglia di preghiera nel cortile del Vescovado, è stato proiettato il celebre discorso alla luna di papa Giovanni XXIII: «Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare questo spettacolo». Un discorso improvvisato quello del Papa buono, che a distanza di soli tre mesi dall’elezione alla cattedra di Pietro aveva annunciato il Concilio Vaticano II, rendendosi autore del ringiovanimento della Chiesa “attraverso lo Spirito vivificante del Vangelo”. Al tramonto della sua vita papa Roncalli dirà: «Il mio ruolo era quello di far salpare la nave» – aggiungendo – «il mio successore avrà come compito quello di portarla a largo». Al pontefice bresciano, Paolo VI, l’eredità pesante di traghettare il Concilio a buon esito. Due papi, Giovanni e Paolo, e uno straordinario momento storico di fermento e vitalità ecclesiale: 44 mesi di intensa preparazione (dall’annuncio del Concilio Vaticano II alla sua apertura), 4 anni di lavoro, 171 congregazioni generali: un tempo di grande confronto, a volte aspro, tra diverse sensibilità presenti nella comunità cattolica; un periodo in cui tutti hanno compreso che solo partendo dal Vangelo, e rimanendo ancorato ad esso, la Chiesa può svolgere la sua missione lungo i secoli.

«Solo la fede ti fa grande, o Maria! Regalamene un briciolo, stasera e in questo Anno della Fede, per poter accogliere ancora una volta e ancora di più il Tuo Bambino, Dio fatto uomo, giovinezza del tempo». Dall’omelia per l’Apertura dell’Anno della Fede, mons. Giuseppe Giudice

«Se vuoi sapere ciò che sei leggilo nella Lumen Gentium. Come parli vedilo con Dei Verbum. Come preghi te l’insegna Sacrosanctum Concilium. Come interpretare i segni dei tempi, ne trovi la chiave in Gaudium et spes» – in poche ed efficaci battute l’ex segretario di papa Giovanni XXIII, mons. Loris Francesco Capovilla, ci consegna la grandezza del Concilio Vaticano II. Le 4 costituzioni conciliari e gli altri dodici testi raccontano il rinnovamento della Chiesa, a cui anche noi oggi siamo chiamati a dare adempimento. Mariarosaria Petti

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L’eredità del Concilio Vaticano II La testimonianza di Carmela, giovane impegnata in Diocesi, sui frutti del Concilio

«I

concili non sviluppano la loro azione che con il tempo. Ci vorranno cinquant’anni per poter cominciare a ben apprezzare il Concilio Vaticano II». La provocazione di Yves Congar, uno dei grandi teologi che hanno preparato e vissuto il Concilio, affida alla nostra generazione il compito di discernere con lucidità i frutti del Vaticano II. Sempre più spesso la parola Concilio è accostata agli aggettivi interrotto, incompiuto, tradito. Eppure Paolo VI aveva chiaramente raccontato il Concilio come un punto di convergenza tra passato, presente e futuro. Una maggiore familiarità con la Parola di Dio, una liturgia più partecipata, un laicato corresponsabile e una Chiesa segno visibile di comunione sono i passi compiuti dai Padri conciliari. Ma quanto del Concilio sentiamo di realizzare quotidianamente nelle nostre comunità, attraverso le azioni più semplici di cristiani che amano la “Chiesa bella del Concilio”? Riappropriamoci della stima temporale del teologo francese e chiediamoci, qui ed ora, quale sia l’eredità che riceviamo dal Concilio Vaticano II. Proviamo a farlo attraverso la testimonianza di Carmela Tortora, vicepresidente diocesana per il settore giovani di Azione Cattolica e membro del Consiglio Episcopale dei Giovani: «Tre sono le parole che ereditiamo dal Concilio Vaticano II: speranza, fiducia e gioia. Speranza nel futuro, nel domani, nel mondo, anche e soprattutto per il nostro oggi. Fiducia in noi stessi, in quanto designati dalla Chiesa, attraverso il Concilio, come coloro che nella costruzione della società sono in grado di far rispettare la dignità, la libertà, il

Mons. Giuidice durante l’omelia In basso l’adorazione eucaristica in Cattedrale ha accompagnato la veglia di preghiera all’aperto

diritto delle persone. Ed infine il richiamo forte alla gioia di vivere: nel servizio, nella testimonianza, nelle cadute e nelle risalite quotidiane, perché consapevoli che la Chiesa ci è vicina, che anche noi siamo parte della Chiesa, e soprattutto perché certi che guardandola ritroveremo sempre in essa il volto di Cristo, nostro compagno e amico».

LO SPIRITO DEL CONCILIO Uno sguardo giovane sul Concilio per una Chiesa giovane, come molto spesso ricorda il nostro vescovo, mons. Giuseppe Giudice. Un’intuizione che fu già propria di papa Montini, quando nel Messaggio ai giovani, consegnato nel 1965 al termine dell’assise, diceva che la Chiesa possiede «ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste». Ogni singola parola del Concilio, ciascuna speranza e attesa, non è stata pensata per essere riposta in archivi impolverati, ma per essere afferrata da mani e cuori generosi e disposti a scrivere un’altra pagina nella lunga e feconda avventura ecclesiale. Il cinquantesimo anniversario offre, dunque, l’occasione di rileggere i documenti conciliari. Lasciamoci inquietare e sconvolgere dalla profonda attualità del Concilio. Lasciamoci interrogare senza cercare facili giustificazioni. Il Vaticano II ha aperto una strada, antica e sempre nuova. A noi, a tutti noi, il compito di realizzare quello che lo Spirito ha detto nei giorni di quello che a buon diritto possiamo considerare l’evento più importante del Novecento. Mariarosaria Petti Foto Salvatore Alfano (2)

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Foto Salvatore Alfano

“PAX ET OBOEDIENTIA” Il saluto, lo scorso 28 settembre, a Mons. Mario Vassalluzzo “che ha fatto della sua vita un’opera di servizio”

L

a mattina del 28 settembre splendeva un bel sole e nella curia vescovile dominava un’aria di serenità. Una folta schiera di sacerdoti ha preso posto nella sala “avv. Agostino Pepe” per salutare Mons. Mario Vassalluzzo, giunto al termine del suo servizio di Vicario generale della Diocesi. A ritrarre con parole dalle sfumature vivaci il quadro della vita di don Mario è stato Mons. Carmine Citarella che, con maestria, è riuscito a riassumere ottantadue anni di vita, 57 di sacerdozio e di servizio ecclesiale, delineando un preciso profilo del Moderatore di Curia. Il viaggio a ritroso lungo la vita di quest’uomo, divenuto colonna portante della Diocesi, è stato diviso in tre momenti: primo di questi il “ministero sacerdotale” per offrire una panoramica sui primi passi mossi da don Mario nella vita ecclesiale, sul suo modus operandi e soprattutto sulla sua personalità riservata e prudente, caratterizzata da un grande amore per il sapere e da una continua ricerca di humanitas nella storia e letteratura. Uomo dedito completamente alla sua attività di Vicario, ha fondato la sua vita su due vocaboli: PAX e OBOEDIENTIA. Obbedienza al Vescovo, di cui è stato fedele alter ego per oltre ventidue anni; pace verso i suoi subalterni e per la sua pronta disponibilità a trovare una soluzione e suggerimenti per tutti. Mons. Citarella ha poi parlato dell’amore del Vicario per i giovani e di quanto si fosse battuto per promuovere tra loro la cultura, intesa come talento offerto dal Signore per il bene di tutti. La promozione culturale del territorio è stato infatti un altro passaggio fondamentale della vita di don Mario che, soprattutto nel paese di Roccapiemonte, dove per quasi trent’anni ha svolto il ministero di parroco, ha portato avanti intraprendenti iniziative e numerosi progetti, rendendo

evidenti il suo amore per la storia e per le tradizioni locali. Non solo ricercatore, archivista, psicologo, saggista, storico, Mons. Vassalluzzo si impegnò anche in ambito socio-politico. Adoperò la sua “carità politica” rendendosi sempre disponibile al consiglio e all’incoraggiamento di chi non fosse spinto ad impegnarsi socialmente dalla brama di potere, ma dalla volontà di “guarire i mali della società”. Autore di una bella pagina di storia ecclesiale. Don Mario ascoltava raccolto in religioso silenzio le parole di Mons. Citarella. Sembrava gli passassero dinanzi agli occhi tutti i tasselli della sua vita e che si venisse a formare, man mano, un puzzle chiaro e completo. La voce di don Carmine Citarella, al termine della vibrante esposizione, comincia a spezzarsi un po’ anche per la crescente commozione che domina tutta l’aula; a quel punto il silenzio si scioglie in un’unica, appassionata parola: “GRAZIE!”. Segue il più breve ma ugualmente caloroso saluto del vescovo Mons. Giudice, basato su una parola: “fortiter”, poiché “fortemente” è l’avverbio che più si addice alla persona e all’attività diligentemente svolta dal Vicario, autore di una bella pagina di storia ecclesiale. Interviene infine Mons. Iliano, che ringrazia con occhi emozionati il suo Vicario per il servizio prestato alla Chiesa ma soprattutto per il generoso amore e per la grande amicizia. Sono poche le parole di ringraziamento espresse da Mons. Vassaluzzo che, spiega, ha voluto basare il suo sacerdozio sull’obbedienza poiché “la grazia, che interviene sull’uomo educato, aiuta a costruire l’uomo di Dio ed il servo di tutti”. Il Vicario ringrazia quindi con affetto gran parte dei presenti e fa un caloroso augurio al suo successore, don Giovani Iaquinandi. Conclude con occhi stanchi, ma soddisfatti e sereni citando il beato J. H. Newman: “Non abbiamo paura che la vita possa finire. Abbiamo, invece, paura che essa possa non cominciare mai davvero!”. Martina Grimaldi Insieme - Novembre 2012

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Foto Salvatore Alfano (4)

Grazie, padre Gioacchino

Solenne celebrazione nella cattedrale nocerina per festeggiare il 25esimo anniversario di ordinazione episcopale di Mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito di Nocera - Sarno

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essuno conosce il cuore di un vescovo: le gioie e i dolori, le ansie e le preoccupazioni, i sogni e i desideri, perle preziose che il Signore vi depone ogni giorno, in ginocchio, dinanzi alla lampada eucaristica. Mentre la processione avanza lungo la navata della Cattedrale di san Prisco e Mons. Illiano è stretto tra vescovi, sacerdoti e diaconi, con i numerosi fedeli e religiosi che fanno da corona, mi ritornano alla mente le parole di san Paolo all’amico Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia…, ho conservato la fede”. 51 anni di sacerdozio, 25 di episcopato, riletti con sapienza da Mons. Giudice che utilizza come faro la Parola di Dio, “per non smarrirci e per non dire parole nostre”. Poco alla volta, i fili del passato si intrecciano a quelli del presente e la vita e la vocazione del vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano si ricompone sotto i nostri occhi come i diversi pezzi di un puzzle. Guidati dalla voce del Vescovo Giuseppe, abbiamo sentito lo sguardo di Gesù posarsi su Mons. Illiano attraverso il dono della vita il 27 luglio del 1935. Lo abbiamo visto crescere, accudito dalle mani sapienti dei genitori e dei numerosi educatori. Cresceva insieme a lui anche il germe della vocazione e quasi ci è sembrato di essere presenti quando il 2 luglio del 1961 è stato

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invitato a sedersi, da sacerdote, alla tavola eucaristica. L’appassionato racconto prosegue: «Dal 7 ottobre 1961 all’8 agosto 1987 egli è parroco della parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Siano. Nel tempo in cui la Chiesa ritorna alla sorgente, al Cenacolo e alla Croce, per rinnovarsi con il Vaticano II, don Gioacchino vive l’esaltante ministero di parroco per costruire la Chiesa bella del Concilio». Lo sguardo di Dio gli permette di essere pastore attento, docile e fedele alla chiamata. Quello sguardo accompagna, protegge e sceglie ancora: è uno sguardo vocazionale. «Così l’8 agosto 1987, il Beato Giovanni Paolo II, sceglie proprio don Gioacchino quale nuovo Pastore della Chiesa di Nocera Inferiore - Sarno, ed egli, dalle mani del compianto mons. Grimaldi, è ordinato Vescovo, nella cattedrale di Salerno il 3 ottobre 1987; 52° vescovo sulla cattedra di San Prisco». La rilettura stupenda che intreccia sapientemente Parola e vita è interrotta da un lungo e fragoroso applauso. Il vescovo Giuseppe attende qualche minuto, poi conclude: «Grazie, padre Gioacchino, che per 24 anni siete stato fedele a questo mandato, sostenuto dall’Ut unum Sint di Cristo, senza mai distogliere lo sguardo dal Maestro! Stasera semplicemente vi ringraziamo, mentre come comunità diocesana avremo ancora modo


L’abbraccio di pace tra il vescovo Giuseppe Giudice e Mons. Illiano

Mons. Illiano legge il suo ringraziamento

di leggere in profondità le opere e i giorni del vostro ministero, che rimane scolpito nelle fibre di questa Chiesa locale». Mons. Illiano segue in silenzio tutta la celebrazione, cullato dai ricordi di una vita spesa tutta al servizio di questa porzione di Chiesa. Pone un argine alle emozioni che cercano una via di fuga attraverso gli occhi, col cuore gonfio dei segreti che il Signore ha deposto nel suo animo raggiunge l’ambone per salutare la sua gente. Scatta il secondo applauso, caldo, intenso, prolungato. Emozioni che salgono dallo stomaco e che non trovano altra forma di espressione se non quella del suono delle mani battute l’una contro l’altra e dello sguardo umido che dice “grazie padre Gioacchi-

no, la tua Chiesa ti ama”. Un affetto ricambiato a piene mani. «Vi ringrazio per questo spettacolo di Chiesa unita nella carità; questo spettacolo di comunione intorno all’altare e al Vescovo, per esprimere ancora una volta la gioia di camminare insieme, di condividere ciascuno i propri doni con gli altri, di tendere concordi verso l’unica mèta: la santità». La santità. Un obiettivo, un desiderio, una strada da percorrere. Questo filo invisibile che unisce il cielo alla terra, lega indissolubilmente Mons. Illiano alla sua Chiesa, attraverso il profumo, la forza, l’impegno della preghiera. Antonietta Abete

Il profumo della comunione 14 i vescovi hanno preso parte alla celebrazione eucaristica, segno di unità e condivisione tra Chiese sorelle

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ons. Felice Cece, vescovo emerito di Castellammare - Sorrento; mons. Francesco Alfano, vescovo di Castellammare - Sorrento; mons. Giovanni D’Alise, vescovo di Ariano Irpino - Lacedonia, mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli; mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa; mons. Mario Milano, vescovo emerito di Aversa; mons. Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro; mons. Pietro Farina, vescovo di Caserta; mons. Lucio Lemmo, vescovo ausiliare di Napoli; mons. Orazio Soricelli, vescovo di Cava - Amalfi; mons. Gerardo Pierro, vescovo emerito di Salerno; mons. Andrea Muggione, vescovo di Benevento; mons. Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania; mons. Arturo Aiello, vescovo di Teano - Calvi ; abate Giordano Rota, Abate dell’Abazia della SS. Trinità in Cava de’ Tirreni.


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li ultimi anni di episcopato di Monsignor Gioacchino Illiano ripercorsi attraverso i documenti pastorali che il Vescovo emerito ha scritto alla Chiesa dell’Agro, ma anche le testimonianze di amici e collaboratori che per 24 anni sono stati al suo fianco. È questa la raccolta “Perché il vostro frutto rimanga” pubblicata per il 25esimo anniversario di episcopato di Monsignor Illiano. Il libro, che viene a completare, a mo’ di trilogia, quello curato nel 1997 da monsignor Mario Vassalluzzo e quello di Angelo Scelzo del 2007, è stato preparato da monsignor Carmine Citarella. «Egli – ha detto monsignor Vassalluzzo nel presentare l’opera – come “persona informata dei fatti” è stato scelto dal nostro attuale Pastore, il vescovo Giuseppe, per questo compito; e bisogna dire che lo ha portato avanti con precisione, passione e con quella sapientia cordis che rende questa ulteriore opera oggetto molto interessante di studio e di riflessione». Affettuosa la presentazione iniziale del Vescovo, Monsignor Giuseppe Giudice: «Egli – continua monsignor Vassalluzzo – afferrandola con uno sguardo d’insieme bibli-

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Mons. Vassalluzzo presenta il libro

co e poetico, contempla ammirato come il suo predecessore sia riuscito ad attraversare il mare, a volte in tempesta, di questi ventiquattro anni, conservando e testimoniando la fede, quale anello tenace e vigoroso della tradizione apostolica». “Atto dovuto”, e compiuto con nostalgico apprezzamento, la postfazione di Monsignor Franco Alfano, Arcivescovo di Sorrento-Castellammare.

Il lavoro di Mons. CItarella Una raccolta che monsignor Citarella ha realizzato senza tanta difficoltà: «Nel preparare il volume – ha detto – ho provato una profonda gioia per il cammino compiuto fino ad oggi dalla nostra Chiesa particolare. Un notevole stupore a riguardare, indietro nel tempo, le varie scelte operate dal Vescovo circa gli argomenti dei suoi scritti, contemplando come essi si inserivano provvidenzialmente nel cammino della Diocesi e della Chiesa universale e nelle vicende personali di tutti noi. Avevo la percezione di una tela tessuta da “Mani superiori”». Dopo aver vissuto e ripercorso gli ultimi anni di governo pastorale del Vescovo emerito, monsignor Citarella evidenzia anche le tracce la-

Perché il vostro frutto rimanga Pubblicata la raccolta degli ultimi documenti pastorali del Vescovo emerito. Il libro è stato distribuito in occasione del 25esimo anniversario di episcopato di Monsignor Gioacchino Illiano

sciate da Monsignor Illiano nell’Agro: «La valorizzazione del laicato e la sua crescente e attiva partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa; l’avvio della Nuova Evangelizzazione supportata, in particolare, da una nuova fiducia nei mass-media e da una conversione delle comunità parrocchiali ad una pastorale “sociale” cioè attenta e rispondente ai problemi e ai bisogni del territorio; l’immane lavoro per la costruzione della comunione ecclesiale e, in particolare (o a partire da), quella del presbiterio intorno al Vescovo». Un libro da leggere per ritrovare i significati del passato recente e da conservare come testimonianza dei grandi traguardi raggiunti dalla Chiesa locale nell’ultimo quarto di secolo. Salvatore D’Angelo


Da dieci anni Beato Le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue hanno ricordato con una serie di eventi e conferenze il decimo anniversario della beatificazione di don Tommaso Maria Fusco

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i sono concluse lo scorso 6 e 7 ottobre le celebrazioni per il decimo anniversario della beatificazione di don Tommaso Maria Fusco, fondatore delle “Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue”. Due i momenti per ricordare l’evento: il sabato un seminario nella pinacoteca dell’Auditorium comunale “S. Alfonso M. de Liguori”; la domenica la santa Messa nella parrocchia Corpo di Cristo di Pagani. Madre Ofelia Marzocca, già Superiora Generale della Congregazione religiosa, è stata l’animatrice dei due appuntamenti, operando in nome e per conto della Madre Generale suor Alfonsa Bove. Dopo il saluto di suor Lionella Calderaro, postulatrice per la causa di canonizzazione del Beato, è intervenuta la dott.ssa Laura Cassio, componente della triade commissariale che amministra il Comune di Pagani. Ha fatto seguito un primo intervento musicale del trio Salvatore Padovano (violino), Vincenzo Di Sieno (violoncello), Enza Di Stano (pianoforte), che ha eseguito l’Adagio religioso di Albert Becker. Al brano strumentale è seguito l’inno L’amore non ha legge, il cui testo e musica sono stati scritti dal Prof. Mario Chiarapini, interpretato da Amalia Francese. Ad aprire gli interventi il Vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, che alla tematica Sangue preziosissimo di Gesù - spiritualità di don Tommaso Fusco, ha offerto un approfondimento teologico sapientemente coniugato con le problematiche sociali della diocesi. La relazione, Tommaso M. Fusco e la Pace, è stata presentata dal redentorista p. Sabatino Majorano, professore di Teologia morale e già preside dell’Accademia Alfonsiana, il quale ha dimostrato che per

costruire la pace non bastano le strutture, ma occorrono uomini di pace come il beato. È seguita la relazione del prof. Alfonso Tortora, docente di Storia della Chiesa presso l’Università degli Studi di Salerno, il quale ha svolto il tema Tommaso M. Fusco e la Chiesa, in cui ha sviluppato il concetto di pensiero sociale della Chiesa in don Tommaso. La terza relazione è stata tenuta dal gesuita p. Pietro M. Schiavone, prof. di Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e direttore del Centro Ignaziano di Spiritualità di Napoli. Il relatore ha sviluppato il tema Tommaso M. Fusco, il mistico di ogni tempo dimostrando come il Beato sia mistico e maestro di mistica, che insegna ad incontrare Dio tanto nella preghiera, quanto nel lavoro. Sono seguiti i ringraziamenti della Vicaria Generale, Madre Giuseppina Alberuccio. La manifestazione, registrata e teletrasmessa in differita da Telenuova 2, si è conclusa con l’esecuzione dell’inno Chi è Gesù per te? il cui testo è stato scritto da padre Schiavone e la cui musica è stata composta dal M° Alfonso Vitale C.Ss.R. La messa di ringraziamento domenicale è stata presieduta dal Vescovo che ha concelebrato con don Flaviano Calenda e don Antonio Guarracino. Nell’omelia monsignor Giudice ha coniugato la liturgia della Parola del giorno, incentrata sul matrimonio cristiano, con la celebrazione del Beato evidenziando come il matrimonio spirituale di don Tommaso con la Chiesa ha prodotto copiosi frutti di bene a favore dei piccoli, dei sofferenti e dei bisognosi. Da segnalare anche la danza del Magnificat a cura delle alunne della Scuola “Igea” di Maria Teresa Contaldo e l’animazione musicale dell’ensemble Coro Polifonico Alfonsiano-Orchestra Alfaterna. p. Paolo Saturno C. Ss. R. Insieme - Novembre 2012

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXXIV domenica del Tempo ordinario alla IV domenica di Avvento Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Preghiera alla Madonna della Quercia Vergine obbediente, Madre di Cristo, che, con il tuo docile “Sì” all’annuncio dell’Angelo, sei diventata Madre dell’Onnipotente, aiuta tutti i tuoi figli ad assecondare i disegni che il Padre celeste ha su ciascuno, per cooperare all’universale progetto di redenzione, che Cristo ha compiuto morendo sulla croce. Vergine di Nazareth, Regina della famiglia, rendi le nostre famiglie cristiane fucine di vita evangelica, e rendile focolari di serenità e di concordia, dove il dialogo paziente dissipi le difficoltà e i contrasti. Vergine Immacolata, Madre della Chiesa, alimenta l’entusiasmo di tutte le componenti della nostra Diocesi, rendi ferma e decisa la volontà di quanti

il Padrone della messe continua a chiamare come operai nella sua vigna. Vergine Clemente, Madre dell’umanità, volgi il tuo sguardo sugli uomini e le donne del nostro tempo, sui popoli e i loro governanti, sulle nazioni e i continenti; consola chi piange, chi soffre, chi pena per l’umana ingiustizia, sostieni chi vacilla sotto il peso della fatica e guarda al futuro senza speranza; incoraggia chi lavora per costruire un mondo migliore dove trionfi la giustizia e regni la fraternità, dove cessino l’egoismo e l’odio, e la violenza. Ogni forma e manifestazione di violenza sia vinta dalla forza pacificatrice di Cristo! Amen!

Dalla preghiera del papa a Viterbo, 6 Settembre 2009

25 novembre 2012

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – N.S.G.C. Re dell’universo (Anno B) Le letture “Dunque tu sei re?” Prima lettura: Dn 7,13-14 Salmo: Sal 92 Seconda lettura: Ap 1,5-8 Vangelo: Gv 18,33-37 Il Vangelo Gesù disse: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù. Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». (cfr Gv 18,36-37) Colore liturgico: BIANCO

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“Che cos’è la verità?” Nell’ultima domenica dell’anno liturgico siamo invitati a ri-centrare nella fede il nostro sguardo sull’essenziale: Gesù Cristo. Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti! Il potere, maschera di ieri e di oggi, sempre si chiede: sei tu il Re? E Gesù a Pilato, di ieri e di oggi, risponde: «dici questo da te (cioè è il tuo atto di fede) oppure altri ti hanno parlato di me?» A Pilato, altri hanno parlato di lui, anche la moglie che gli spiega un sogno, ma Pilato è prigioniero della paura e del potere. Quante prigioni conosciamo dove noi stessi ci siamo rinchiusi? E Lui è in croce, ma libero. «Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo…» E Pilato, ancora più ottuso, incalza: «Dunque tu sei re?» Gesù risponde: «Tu lo dici: io sono Re». La pretesa di Gesù viene dalla conoscenza della sua identità che è la verità. Per entrare nel suo regno bisogna essere nella verità… allora ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero.


2 dicembre 2012

I DOMENICA DI AVVENTO (Anno C) Le letture “Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” Prima lettura: Ger 33,14-16 Salmo: Sal 24 Seconda lettura: 1Ts 3,12-4,2 Vangelo: Lc 21,25-28.34-36 Il Vangelo «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (cfr Lc 21,34.36)

Inno alla fede Riprendiamo il cammino: colui che è sempre presente, colui che è già venuto, verrà… tornerà. A te, Signore, innalzo l’anima mia. L’Avvento, tempo di Dio e tempo mio, mi colloca nella giusta dimensione della vita: vivere di fede e nella fede per rendere saldi i nostri cuori e irreprensibili nella santità. Fede: per scorgere il germoglio giusto. Fede: per crescere nell’amore verso tutti. Fede: per progredire ancora di più. Fede: per scorgere, tra i tanti segni della storia, il segno della sua presenza, pronti ad alzare il capo, a non vivere con i cuori appesantiti, ma leggeri, della leggerezza della fede. Viene, è venuto, verrà! Nella notte della storia, abbi fede!

Colore liturgico: VIOLA

8 dicembre 2012

IMMACOLATA CONCEZIONE (Solennità) Le letture: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” Prima lettura: Gen 3,9-15.20 Salmo: Sal 97 Seconda lettura: Ef 1,3-6.11-12 Vangelo: Lc 1,26-38 Il Vangelo L’angelo disse a Maria: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». (cfr Lc 1,30-33) Colore liturgico: BIANCO

Coraggiosi come Maria Nel cuore dell’avvento, nella fede, Maria si fa porta per far entrare il verbo nel mondo. Natale ha bisogno di una Madre. Gesù ha bisogno di un corpo. La Chiesa ha bisogno di una Donna di fede. La prima donna, Eva, indietreggia, disobbedisce e si nasconde. Maria, nuova Eva, donna nuova, si fa avanti, obbedisce e accetta. Pagina stupenda di fede, e Maria si affida, confida, ascolta il contenuto del messaggio perché crede a colui che le ha inviato il messaggio. È immagine della vera credente: si affida a Dio e crede a quello che Dio le dice. La fede è così: il soggetto e l’oggetto della fede vanno tenuti sempre insieme. Per questo Maria, è madre di fede per ognuno di noi e, immacolata nella fede, si fa nostra compagna di strada nel cammino verso il Regno.

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9 dicembre 2012

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno C) Le letture “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” Prima lettura: Bar 5,1-9 Salmo: Sal 125 Seconda lettura: Fil 1,4-6.8-11 Vangelo: Lc 3,1-6 Il Vangelo Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. (cfr Lc 3,1-3) Colore liturgico: VIOLA

Tempo di ricominciare a costruire Il popolo di Dio, popolo pellegrino, è sempre sulle strade dell’esodo e sulle strade dell’Avvento. All’andare dell’uomo corrisponde il venire di Dio e l’incontro, per fede, è nella carne di Cristo. Allora la nostra si bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per conto di Dio. Accompagnati dalla parola del profeta Baruc, viviamo l’Avvento come un ritornare per accogliere Colui che sempre viene. Abbiamo fede che colui il quale ha iniziato l’opera buona la porterà a compimento. Siamo invitati – è questa la proposta della fede – a preparare la strada del cuore al Signore. Solo così, accogliendo Colui che viene, le nostre piccole storie diventeranno, per fede, la storia stessa di Dio, e ogni uomo vedrà la sua salvezza. Crederci è già iniziare il cammino. Ci accorgeremo che nel pellegrinaggio un Altro ci verrà incontro.

16 dicembre 2012

III DOMENICA DI AVVENTO - GAUDENTE (Anno C) Le letture “Maestro, che cosa dobbiamo fare?” Prima lettura: Sof 3,14-18 Salmo: Is 12 Seconda lettura: Fil 4,4-7 Vangelo: Lc 3,10-18 Il Vangelo Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Viene colui che è più forte di me. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». (cfr Lc 3,15-17) Colore liturgico: VIOLA O ROSACEO

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Il cristiano uomo della gioia L’Avvento, tempo denso di Dio, è un invito alla gioia. Rallegrati, esulta, non temere, non lasciarti cadere le braccia! Viene la Gioia… la gioia, la gioia viene! Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, canta ed esulta… ecco la gioia! Lieti nel Signore e amabili, perché amati, perché amanti ci facciamo amabili: la gioia! Si è tristi, quando si è attaccati a se stessi. Si è tristi, quando si è nel peccato. Si è tristi, quando si è invidiosi, accidiosi. Ascoltiamo il Battista, egli ha una parola per tutti; anche per me e per te che cammini verso Betlemme. Egli evangelizza con la sua vita, cioè dona il Vangelo della gioia e lo fa con la sua vita austera, ma non triste, non peccaminosa. Dove abita il peccato, non può mai avere domicilio la gioia. Se tu accogli Gesù nascente, accogli in te la gioia nascente.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IL CALENDARIO 17 novembre, ore 10.30, Visita al liceo classico “G. B. Vico” di Nocera Inferiore 17 novembre, ore 19:30, Messa per i Figli in Cielo – Concattedrale di Sarno 18 novembre, ore 12:00, presiede la Santa Messa nella parrocchia San Giacomo in San Valentino Torio per la festa del ringraziamento della Coldiretti 19 novembre, ore 19:30, presiede la Santa Messa di apertura dell’anno liturgico/pastorale in occasione della festa della dedicazione della Cattedrale e conferimento del mandato ai Consigli Pastorali Parrocchiali 24 novembre, ore 10:30, visita al liceo psicopedagogico

“Galizia” di Nocera Inferiore 25 novembre, ore 19:00, presiede la Santa Messa nella Congrega di Santa Caterina in Angri 27 novembre, ore 10:00, assemblea del clero presso la Curia vescovile 3 dicembre, ore 20:00, presiede la Santa Messa in Cattedrale con i membri della Fraternità di Emmaus 4 dicembre, ore 18:00, presiede la Santa Messa per la Festa di Santa Barbara, patrona dei Vigili del Fuoco, al Convento di Sant’Antonio in Nocera Inferiore 6 dicembre, ore 18:00, presiede la Santa Messa per gli Istituti secolari in Cattedrale 8 dicembre, ore 6:00, presiede la Celebrazione eucaristica

nella parrocchia Corpo di Cristo in Pagani; ore 8:30, presiede la Santa Messa nella parrocchia Maria SS. delle Tre Corone in Sarno 11 dicembre, ore 9:00, ritiro del clero nella parrocchia Santa Maria delle Grazie in Angri 12 dicembre, ore 20:00, Lectio del Vescovo nella parrocchia San Giovanni Battista in Angri 14 dicembre, ore 19:00, presiede la Celebrazione eucaristica nella parrocchia San Matteo in Nocera Inferiore 16 dicembre, ore 17:00, ritiro religiose e celebrazione del vespro nel Monastero di Santa Chiara in Nocera Inferiore

LE CRESIME 18 novembre, ore 19:00, parrocchia San Sisto II – Pagani

IL VANGELO CHE SI INCARNA Terra dei fuochi, macchè scuse lo Stato faccia ciò che è giusto

S

i dice che da un male può anche venire un bene. Dal gran male dei roghi tossici nella “terra dei fuochi” in vent’anni sono venuti solo altri mali. Terribili, pagati da tutti, anche da chi ha avvelenato la propria terra e la propria gente pensandosi invulnerabile o semplicemente, cinicamente, più furbo di tutti («inquiniamo le falde? E vabbuò, tanto noi ci beviamo l’acqua minerale...», dice uno dei gestori degli “inceneritori della camorra” in un indimenticabile dialogo agli atti delle inchieste). Dal male minore, imprevedibile e incomprensibile di una solenne e formalistica sfuriata del prefetto di Napoli contro il parroco don Maurizio Patriciello “reo” di aver definito solo “signora” il prefetto di Caserta verrà forse un piccolo bene se un altro po’ di giornali

apriranno gli occhi sulla «lenta strage» che continua nella fascia di territorio tra Napoli e Caserta dove la malavita organizzata brucia incessantemente rifiuti tossici provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Speriamo davvero che da questo piccolo male venga un bene vero sul fronte del grande male, che venga una svolta di attenzione e di contrasto senza tregua agli avvelenatori della “terra dei fuochi”. Se invece venissero solo polemiche, manfrine e “ammuine”, saremmo al trionfo dell’ipocrisia. Dopo il trionfo del formalismo celebrato da un alto funzionario dello Stato che ha sbagliato clamorosamente bersaglio, avremmo una piccola tempesta di parole senza seguito, che non aiuterebbe a spazzare via l’incubo che grava sulla vita

di famiglie e comunità che lo Stato non ha saputo sinora difendere da prepotenti che assassinano un popolo e una terra. Non ci sono scuse da chiedere o da accampare, ma gesti da fare. Gesti di legalità, gesti di solidarietà, gesti di ordine pubblico, gesti di pulizia, gesti che diventino una felice normalità in un pezzo d’Italia abbandonato dalla legge, ma non da Dio. Don Maurizio questo chiede ora e questo chiedeva ieri. Lo chiede con la sua gente, sostenuto dal suo vescovo e dagli altri vescovi di questa sua bella e martoriata terra. Ma la risposta tarda terribilmente ad arrivare. E per questo, tutti l’abbiano chiaro, non ci sono scuse possibili. Marco Tarquinio (Da Avvenire del 21 ottobre 2012)

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IN DIOCESI a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

La GMG 2013: Salerno come Rio La proposta regionale per la Giornata Mondiale della Gioventù 2013

“A

ndate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19), è questo il tema che accompagnerà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà dal 23 al 28 luglio 2013 a Rio de Janeiro (Brasile). La GMG è l’incontro del Santo Padre con i giovani provenienti da tutte le nazioni del mondo e si svolge in una città diversa ogni due/tre anni. Siccome il costo per la partecipazione alla GMG di Rio si preannuncia elevato (vedi box Partecipazione Diocesana), i Servizi di Pastorale Giovanile della Campania hanno pensato di organizzare una piccola GMG regionale in concomitanza con l’appuntamento carioca. In questo modo tutti i giovani potranno vivere un’esperienza di Chiesa Giovane sul proprio territorio. La GMG regionale avrà come sede la città di Salerno, qui migliaia di giovani da tutte le diocesi della Campania si ritroveranno per far gioire e testimoniare la propria fede. La GMG regionale, infatti, prevede momenti di festa e di preghiera, le catechesi sul tema dell’appuntamento di Rio, un’esperienza di evangelizzazione in spiaggia e la Santa Messa conclusiva con collegamenti ed immagini da Rio de Janeiro. Nei prossimi mesi, quando la macchina organizzativa comincerà a dare forma e contenuto ai vari appuntamenti, comunicheremo maggiori informazioni circa i giorni e le modalità di partecipazione. Naturalmente, sul nostro sito diocesano sarà possibile trovare tutte le informazioni più aggiornate. Carmine Giordano

Il Vescovo in ascolto dei Giovani

Partecipazione Diocesana GMG Rio13

Lo scorso 5 ottobre, il Vescovo Giuseppe ha incontrato i giovani dell’Equipe 84 (12+72) presso la parrocchia S. Giovanni Battista in Nocera Inferiore. Si è trattato di una serata speciale, non c’è stata alcuna catechesi o convegno, il Vescovo ha ascoltato uno per uno i giovani che erano presenti per conoscere le idee ed i suggerimenti di ciascuno per il cammino della nostra Comunità Diocesana verso una Chiesa Giovane. Tra i vari interventi è emersa soprattutto l’importanza della testimonianza di fede e dell’ascolto dei cosiddetti “lontani”. Alla fine, il Vescovo ha invitato i giovani a partecipare alle Lectio Diocesane per vivere insieme l’Anno della Fede e crescere alla Scuola della Parola.

Il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile si sta organizzando insieme alle altre diocesi campane per partecipare alla GMG a Rio de Janeiro (Brasile). In questo periodo si stanno raccogliendo le preiscrizioni per poi studiare un pacchetto specifico; il pacchetto regionale della durata di circa 15 giorni, dalla seconda metà di luglio fino ai primi di agosto comprende: GMG a Rio+Gemellaggio a San Paolo; viaggio in aereo A/R; vitto e alloggio a San Paolo e Rio presso istituti religiosi; pass e kit del pellegrino. Il costo approssimativo si aggira intorno ai 2.200 euro. Sono previsti pagamenti rateizzati.

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a cura della Caritas Diocesana

Foto Nello Cardenuto (2)

Dare risposte

concrete Un momento della serata

R

iscoprire la logica del dono in una forma di carità sempre più autentica che sappia rispondere alle sfide dei tempi e alle emergenze sempre nuove. È questa la sfida che la Caritas diocesana, nella proposta del Percorso di Formazione Base, si propone di assumere, puntando in maniera decisa sulla formazione degli operatori della carità presenti nelle strutture caritative parrocchiali. Da un’analisi di quanto si è realizzato in campo sociale o caritativo, ad intra ed extra ecclesia, possiamo constatare a malincuore che la stagione sociale (anni 2000) della proliferazione delle Onlus ha generato una mentalità deleteria: ogni gesto, ogni azione di carità o di solidarietà (termine quest’ultimo in uso nel mondo laico) vada remunerata. Dunque, Onlus sorte e scomparse il giorno dopo solo perché andassero ad alimentare quell’edificio chiamato “progettificio” (servizi sociali o caritativi dietro remunerazione), che ha annientato completamente la “carità” e le forme di quel volontariato cristiano gratuito che per anni ha supportato e garantito una presenza ecclesiale nella società, accogliendo i bisogni dei più poveri. Occorre più che mai ripartire dalle nostre comunità, alimentando percorsi autentici di fede che sfocino in una vera testimonianza di carità, con le comunità aperte ad accogliere quei fratelli lasciati fuori dalle chiese e che spesso più che risorsa diventano un problema. Il povero, non bisogna dimenticarlo, è sempre una ricchezza! Per questo, il Percorso di formazione Base per parroci ed operatori della carità, che è arrivato al suo secondo appuntamento, resta per la Chiesa locale nocerino-sarnese l’opportunità preziosa di “qualificare” un volontariato che non sia solo fondato sull’energia eversiva proveniente dal Vangelo, ma che sappia at-

Il percorso di formazione per operatori della carità promosso da Caritas intende assicurare alle parrocchie volontari in grado di rispondere ai bisogni dei nuovi poveri trezzarsi per sostenere le sfide e le richieste di tanti che vivono nella povertà. L’ultimo rapporto di Caritas Italiana ci pone di fronte all’allarmante dato che la povertà non è più quella proveniente da fuori Italia, ma interessa sempre più gli italiani, sono loro a rivolgersi maggiormente ai Centri d’Ascolto Caritas. Occorro, quindi, specializzarsi per dare risposte concrete. Questo vuole fare il percorso di formazione promosso dalla Caritas diocesana. Don Alessandro Cirillo – Direttore Caritas diocesana

“La carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono” Benedetto XVI, Caritas in veritate n. 34

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

San Francesco Sarno

Cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale di padre Giacinto D’Angelo Comunità dei francescani in festa

D

opo la celebrazione solenne del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di padre Giacinto D’Angelo, presso la Chiesa di S. Maria degli Angeli di Nocera Superiore l’8 luglio scorso, l’OFS e la Gifra di Sarno, con la comunità francescana di Sarno-Foce, hanno voluto rivivere, domenica 23 settembre nella Chiesa di S. Francesco, il giorno di grazia della sua ordinazione, a distanza di 50 anni, insieme ai familiari, a tanti fedeli di Sarno ed alcuni terziari di Nocera. In chiesa, durante la celebrazione, si è respirata un’aria di letizia francescana e, allo stesso tempo, di emozione, vissuta soprattutto da quelli che hanno avuto modo di conoscere e seguire il percorso di questo frate francescano eccezionale, che ha fatto della vera sequela di Cristo, sull’esempio del Poverello d’Assisi, lo scopo unico della sua vita. All’inizio della celebrazione, il ministro dell’OFS ha espresso il suo compiacimento per la presenza di p. Giacinto ed ha ricordato quando, nel 1952, lo conobbe impegnato nello studio e nella preghiera, al collegio di Vico Equense. Lo ha ritrovato oggi ancora sulla breccia, allo Studio Francescano di Liveri, come docente e vera guida per i colleghi e i frati studenti, sempre pronto al servizio degli altri, dell’Ordine e della Chiesa. La sua cultura è viva e operante, come la sua spiritualità francescana, fatta di semplicità, umiltà e obbedienza. Finita la Santa Messa, nel chiostro del convento, ha fatto seguito un’agape e la proiezione di un documentario sulla vita di p. Giacinto con testo sapiente, ironico e poetico di p. Vincenzo Ippolito. Antonio Caiazza (Ministro OFS)

Padre Giacinto D’Angelo durante la Celebrazione Eucaristica

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L’altare del Santuario di Materdomini (AV)

S.S. Apostoli Simone e Giuda Nocera Inferiore

Un pomeriggio insieme a San Gerardo 9 ottobre: terza giornata di novena

I

l mese di ottobre è dedicato alla devozione di San Gerardo Maiella, patrono delle mamme e dei bambini. I fedeli della parrocchia S.S. Simone e Giuda di Nocera Inferiore, accompagnati dal parroco, don Rosario Villani, hanno voluto vivere a Materdomini, nella provincia di Avellino, lo scorso 9 ottobre, un intero pomeriggio di preghiera. Circa una sessantina i devoti che hanno affidato a San Gerardo gioie, dolori e suppliche. Al canto d’ingresso “Chiesa di Dio, popolo in festa” è seguito il saluto di benvenuto di don Rosario Esposito, padre redentorista del Santuario. Il celebrante, nell’omelia, prendendo spunto dalla lettura del Vangelo di Luca, ha evidenziato gli atteggiamenti differenti delle due sorelle di Lazzaro: Marta, indaffarata nei lavori domestici, e Maria, docile di cuore: l’una non comprende l’insegnamento di Gesù, l’altra se ne ciba. L’ubbidienza di Maria è la stessa di San Gerardo, che affermava: «Signore, seguirti è stato il migliore affare della mia vita». Al termine della Celebrazione Eucaristica è stata portata in processione ai piedi dell’altare la sacra reliquia di San Gerardo, accolto da un lungo e forte applauso. Dopo essere stata incensata, la reliquia del Santo è stata accompagnata da tutti i devoti fino alla tomba, ubicata nell’altra basilica, dove è stata recitata la novena. È seguita un’intensa meditazione sui momenti più significativi della vita di San Gerardo. In un’atmosfera di silenzio, compostezza e preghiera tutti hanno testimoniato la propria fede sulla tomba di San Gerardo ed ognuno si è reso conto quanto sia appagante affidarsi a lui, giovane dal volto dolce e sorridente. Maria Bonfiglio


Gesù Risorto – Madonna di Fatima Pagani

Trenta anni di sacerdozio per don Antonio Guarracino Il raduno in piazza Ferrajoli

L’ingresso in parrocchia dei partecipanti alla Festa dell’accoglienza

S. Maria Maddalena in Armillis S. Egidio del Monte Albino

“Gesù non ci fa camminare soli” La Festa dell’accoglienza per ripartire in parrocchia

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ole, voci, colori, fogli, sorrisi, bambini, giovani, giovanissimi e adulti in festa per accogliere Gesù nel loro cuore. Domenica 14 Ottobre alle 9.30 si sono riuniti in piazza G.B. Ferrajoli, nel centro storico di Sant’Egidio del Monte Albino, per sentirsi “tutti amici con Gesù” ed intraprendere con entusiasmo il nuovo cammino di catechesi parrocchiale. Così è iniziata la Festa dell’accoglienza dei vari gruppi di catechismo per la preparazione alla comunione e alla formazione cristiana del dopo comunione, curata dalle infaticabili catechiste ed animata dal gruppo dei “Giovanissimi giovani”. Tutti insieme, in fila, hanno poi raggiunto la vicina Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis per partecipare alle 11.00 alla Celebrazione Eucaristica e ricevere da padre Massimo Staiano il mandato pastorale, affinché ciascuno sia nella propria vita testimonianza autentica della Parola di Dio. Dopo il pranzo a sacco presso i locali parrocchiali, i vari gruppi giovanili, tra canti e giochi, hanno continuato le attività di catechesi. Gli stessi catechisti, divertendosi, hanno sperimentato nuovi linguaggi adatti per comunicare la fede nel nostro tempo. Soprattutto a loro, infatti, è affidato il compito della nuova evangelizzazione, nella consapevolezza di “essere Chiesa” e che il “Maestro interiore” è lo Spirito del Signore risorto. Perciò significativo è il loro invito ed augurio per l’Anno della Fede a tutti i fedeli, dubbiosi e non credenti: “lascia che il mondo vada per la sua strada…ma tu vieni e seguimi”. Maria Ermelinda Di Lieto

L’Assistente unitario di Azione Cattolica festeggia a Pagani con mons. Giudice

«C

hi ha conosciuto la gioia dell’incontro con Cristo, non può tenerla chiusa dentro di sé, ma deve irradiarla»: questa frase, una delle più famose di Giovanni Paolo II, ha accompagnato i festeggiamenti per il trentesimo anniversario dell’ordinazione presbiterale di don Antonio Guarracino. Era il 7 ottobre del 1982, quando un carismatico giovane paganese disse il suo “sì” al Signore. Don Antonio non poteva sapere che 26 dei 30 anni di sacerdozio li avrebbe spesi per una comunità che stava appena nascendo. Sin dall’inizio della sua istituzione come parrocchia, per volontà di mons. Iolando Nuzzi, quella di Gesù Risorto ha avuto infatti come unico sacerdote proprio don Antonio Guarracino. Con lui, dunque, tutta la comunità ha voluto festeggiare questo importante traguardo. La Santa Messa è stata presieduta da mons. Giuseppe Giudice: il vescovo ha voluto partecipare di persona alla gioia di don Antonio e delle comunità di Gesù Risorto e Madonna di Fatima (altra parrocchia dove don Antonio, dal 2001, è parroco). Devoto di Papa Wojtyla, don Antonio ha voluto consegnare ai presenti l’aforisma del Beato Giovanni Paolo II e anche una chiave, perché bisogna sempre spalancare le porte del nostro cuore agli altri e irradiarli della gioia dell’incontro con Cristo. Una missione che don Antonio sta portando avanti nella periferia di Pagani. La speranza è quella di festeggiare i prossimi anniversari e traguardi importanti altrove: nel nuovo complesso parrocchiale di Gesù Risorto, che nel 2013 sarà terminato e potrà così essere luogo per l’incontro con Cristo. Danilo Sorrentino

Mons. Giudice festeggia con don Antonio Guarracino

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Santa Maria di Costantinopoli Angri

Il gruppo parrocchiale di Azione cattolica di Santa Maria di Costantinopoli in Angri ha festeggiato la sua giornata del “Ciao”, lo scorso 20 ottobre.

San Sisto II Pagani

Il calendario degli appuntamenti e una proposta editoriale In cantiere la ripresa delle attività e la presentazione di un libro per suggellare il progetto “Acqua per la vita”

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ono riprese a pieno ritmo le attività parrocchiali, dopo il disastro alluvionale del 13 settembre scorso, che ha causato danni notevoli al salone parrocchiale. «Decisivi sono stati i reiterati incontri del Consiglio pastorale parrocchiale per stabilire gli interventi da effettuare» – ha commentato don Salvatore Fiore – e ha continuato: «la comunità intera ha dato il proprio valido apporto affinché fosse ridotto al minimo il ritardo dell’inizio dei lavori, così come era stato programmato in precedenza». In effetti, il cammino di iniziazione cristiana per i bambini delle

scuole elementari, che si svolge nei pomeriggi del sabato e della domenica, è slittato solo di una settimana. Stabilito il giorno per le catechesi comunitarie: ogni giovedì, dalle 20:30 in poi, don Andrea Annunziata e don Salvatore intrattengono i fedeli intervenuti (giovanissimi, giovani e adulti) su argomenti che hanno conquistato immediatamente il favore di tutti. Il Vangelo di Luca e, in occasione del 50° anniversario del Concilio Vaticano II, la Lumen gentium sono gli oggetti delle catechesi settimanali. Per i giovanissimi è stato approntato un progetto di attività oratoriali.

BARKA, NASARA! Sfruttando le pagine del diario di Elena Carrara, che con don Andrea si è recata in Burkina Faso per inaugurare un pozzo, elemento vitale per la sopravvivenza nell’assetato territorio africano, grazie ai contributi mensili di oltre duecento famiglie, la parrocchia ha prodotto “Barka, nasara!”, che significa: “grazie, uomo bianco!” Il testo si avvale anche di un ricco commento fotografico (le foto sono di don Alessandro Cirillo, Francesco Di Prisco e Francesco De Maria) e della prefazione del vescovo, mons. Giuseppe Giudice. La presentazione del libro si svolgerà giovedì 29 novembre, alle ore 20:00. L’invito da parte dei parroci e del gruppo di animazione missionaria è esteso a tutti! Michele Raiola


Movimento dei Focolari

Buon compleanno Michelina Raffale Mercogliano e Raffaele Sorrentino sotto una delle due sculture

San Teodoro Martire Sarno

Gli angeli dell’altare Svelate le opere d’arte che hanno riportato l’altare all’antico splendore

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ottobre 1512: papa Giulio II inaugura la Cappella Sistina, uno dei capolavori mondiali dell’arte insieme alle Stanze e alla Loggia di Raffaello. Opere d’arte sì, ma anche di fede, veri e propri trattati di teologia. I cristiani hanno da subito colto l’importanza del canale visivo: durante i primi secoli, non potendo scrivere a causa delle persecuzioni, hanno approntato un linguaggio di simboli semplici come il pane, il pesce, il vignaiolo. Durante il medioevo raffiguravano intere sequenze bibliche, poiché la maggioranza della popolazione non sapeva leggere. Né oggi, in un tempo di esasperata comunicazione visiva, dobbiamo trascurare tale strumento: l’arte, il decoro, l’armonia sono indizi, tracce, segni della bellezza di Dio. Nel nostro piccolo contribuiamo al decoro della liturgia. Il giorno della Solennità di Ognissanti è stata svelata e benedetta la coppia di angeli in marmo che abbellirà l’altare maggiore. Fino a non molti decenni fa ce n’era uno per ogni lato dell’altare, esempi di tradizionale arte sacra. Oggi, grazie alla generosità di tante famiglie della nostra parrocchia è stato possibile approntare ex novo delle sculture sullo stile degli originali. Ad occuparsi dei lavori è stato Raffaele Sorrentino della ditta Maestranze napoletane. Della medesima ditta Raffaele Mercogliano aveva intarsiato l’urna che contiene la reliquia di San Teodoro. Mariangela Giudice

È

la storia del Movimento dei Focolari nell’Agro nocerino-sarnese, probabilmente tra le pioniere in Campania. Sicuramente Michelina Rossi, 90 anni ad agosto scorso, è stata la prima ad accogliere le focolarine che da Trento e da Roma venivano a Nocera, ancor prima di fermarsi a Napoli. Ad invitarle nell’Agro era una persona importantissima per Michelina, ricorre spesso nei suoi racconti, ossia il fratello, padre Ermanno. Era a casa Rossi che si svolgevano i primi incontri di giovani e ragazze desiderosi di conoscere questo nuovo ideale ecclesiale. Una spiritualità che Michelina ha sempre testimoniato con tutti, specialmente sul lavoro. Dalle prime Mariapoli a Fiera di Primiero, negli anni 50, ad oggi, ne è passato di tempo. Quel fuoco della Parola e dell’Amore è però vivo, vivissimo, nel suo cuore. Per questo motivo, gli amici di allora e tanti nuovi compagni di viaggio che ha incontrato nel tempo l’hanno voluta festeggiare e dirle grazie per quanto ha fatto. In tanti si sono ritrovati, il 29 settembre scorso, nell’auditorium della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri per augurarle un cammino di gioia e santità.

La signora Michelina Rossi


Curia Vescovile Nocera Inferiore

Nuovi incarichi e responsabilità Nelle ultime settimane sono stati perfezionati alcuni organismi consultivi diocesani, tra cui il Consiglio presbiterale ed il Collegio dei consultori. Nominati anche i nuovi vicari foranei

N

uove responsabilità per alcuni sacerdoti diocesani, chiamati a collaborare a più stretto contatto con il vescovo. Tra elezioni e nomine, monsignor Giuseppe Giudice potrà contare su una serie di presbiteri che lo coadiuveranno nella gestione della Chiesa locale. Innanzitutto è stato eletto il Consiglio presbiterale, una sorta di senato diocesano, che deve obbligatoriamente essere votato entro un anno dall’insediamento del nuovo pastore. Un organismo di nuova istituzione, nato dopo il Concilio Vaticano II, nel solco della nuova ecclesiologia di comunione post conciliare. Ne fa parte il vescovo, il vicario generale mons. Giovanni Iaquinandi, il vicario per il clero don Gaetano Ferraioli, il vicario per il laicato don Ciro Galisi ed il delegato per la vita consacrata padre Michele Alfano. Dieci, invece, sono i membri eletti. Otto facenti parte del clero: mons. Mario

Mons. Antonio Calabrese

Mons. Mario Ceneri

Vassalluzzo, mons. Carmine Citarella, mons. Domenico Cinque, don Flaviano Calenda, don Alfonso Santoriello, don Carmine Vitolo, don Antonio Adinolfi e don Antonio Guarracino. Due espressione delle famiglie religiose: padre Michele Floriano e padre Saverio Santomassimo. Don Andrea Annunziata, inoltre, entra come membro scelto dal Vescovo. In caso di sede vacante, quando cioè la diocesi resta senza il proprio vescovo, il consiglio presbiterale cessa immediatamente i suoi compiti, che sono svolti dal Collegio dei consultori. Anche quest’ultimo organismo è stato di recente rinnovato. Sei i presbiteri che ne fanno parte oltre al Vescovo: il vicario generale mons. Giovanni Iaquinandi, il vicario per il clero don Gaetano Ferraioli, il vicario per il laicato don Ciro Galisi ed il delegato per la vita consacrata padre Michele Alfano, don Antonio Guarracino e don Andrea Annunziata.

Mons. Carmine Citarella

I NUOVI VICARI FORANEI Monsignor Giuseppe Giudice ha anche nominato i sei vicari foranei che lo aiuteranno nelle varie zone della diocesi. Si tratta di don Rosario Villani per Nocera Inferiore, mons. Carmine Citarella per Nocera Superiore/Roccapiemonte, don Enzo Di Nardi per Pagani, mons. Antonio Calabrese per Angri/Corbara/ Sant’Egidio, don Alessandro Cirillo per San Valentino/San Marzano/Striano/ Poggiomarino, mons. Mario Ceneri per Sarno. Per quanto riguarda la gestione delle parrocchie, padre Aldo D’Andria è il nuovo parroco di Sant’Antonio a Poggiomarino, mentre don Giuseppe Perano è diventato vice parroco di San Giacomo Maggiore a San Valentino Torio. Nomina di vice parroco anche per don Carmine Cialdini, aiuterà don Luigi La Mura nella parrocchia Santa Maria di Costantinopoli di Angri. Salvatore D’Angelo


IN BACHECA a cura della Redazione foto Salvatore Alfano

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Don Vincenzo Russo (San Marzano sul Sarno) ha festeggiato il 7 novembre 82 anni; don Pietro Milite (Officiale del Tribunale Apostolico della Rota Romana) ha compiuto 42 anni, il 16 novembre; don Romualdo Calcìde (Regina Pacis, Angri) spegne 40 candeline, il 17 novembre; don Salvatore Verdoliva (diacono permanente, Santa Maria delle Grazie, Angri) festeggia 47 anni, il 20 novembre; don Flaviano Calenda (SS.mo Corpo di Cristo, Pagani) compie 64 anni, il 23 novembre; don Giovanni Orlando (cappellano delle Suore Compassioniste di Angri) e don Alfonso Santoriello (San Giuseppe, Nocera Inferiore) festeggiano il 25 novembre rispettivamente 72 e 47 anni. Affinché nella vostra vita non si spenga mai il desiderio di Cristo e non venga mai meno la lampada dell’amore. Auguri!

Don Augusto Spanò Cuomo (San Francesco di Paola, Pagani) festeggia 24 anni di sacerdozio, il 19 novembre; padre Damiano Antonino (SS.mo Corpo di Cristo, Nocera Inferiore) celebra 15 anni di sacerdozio, il 24 novembre; mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della Cattedrale) festeggia 59 anni di sacerdozio, il 29 novembre. Il Signore possa rendere le vostre vite semi di carità e di speranza, come chicco di grano nella terra dell’umanità, per far crescere su questa terra il frutto del suo amore.

Una augurio speciale di buon compleanno ai nostri referenti parrocchiali: Giuseppe Seccia (S.S. Apostoli Simone e Giuda, Nocera Inferiore) ha compiuto 70 anni, il 9 novembre; Maria Ermelinda Di Lieto (Santa M. Maddalena in Armillis, S. Egidio del M. Albino) ha festeggiato 42 anni, il 9 novembre; Laura Della Casa (Maria Immacolata, Nocera Inferiore) ha spento 32 candeline, l’11 novembre; don Alberto Rosciano (S. Maria della Foce, Sarno) ha festeggiato 38 anni, il 13 novembre; Michele Raiola (San Sisto II, Pagani) festeggerà 66 anni, il 22 novembre. Affidiamo tutti voi, operatori della buona notizia, alla Vergine Maria, perché vi custodisca nella fede

Auguri di buon onomastico a: Mons. Ernesto Giove (canonico cantore della Cattedrale), il 7 novembre; don Massimo Staiano (Santa Maria Maddalena in Armillis, Sant’Egidio del Monte Albino), il 27 novembre; don Andrea Amato (San Giovanni Battista in Pucciano e San Bartolomeo Apostolo in Pareti, Nocera Superiore) e don Andrea Annunziata (San Sisto II, Pagani), il 30 novembre. I santi di cui portate i nomi vi facciano gustare la dolcezza della loro presenza e possano guidarvi nella testimonianza della fede. Auguri!

Un premio per… Un nuovo riconoscimento per due amici e colleghi. Peppe Iannicelli e Francesco Gravetti sono stati insigniti, lo scorso 19 ottobre, del premio giornalistico “Francesco Landolfo”. Il Premio, alla sua prima edizione, è in memoria del giornalista Francesco Landolfo, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania, già vicedirettore del quotidiano “Roma”, fondatore e presidente dell’Arga Campania. Iannicelli è stato premiato per il servizio televisivo “Scienza e agricoltura, salute e turismo, storia e qualità della vita nella Campania Felix”, andato in onda su Canale 21. Francesco Gravetti per l’articolo pubblicato su Il Mattino dal titolo “Acque più sane, sul fiume Sarno tornano a volare anatre e aironi”. Complimenti!

Peppe Iannicelli e Francesco Gravetti insieme agli altri premiati Insieme - Novembre 2012

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IN PARROCCHIA a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

A scuola di legalità

I padri della nostra Costituzione

“L’

Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, recita così l’articolo 1 della nostra Costituzione, che ha visto la luce nel 1948. 64 anni dopo, sono molti i sorrisi impregnati di amarezza quando ripensiamo al dettato costituzionale dell’articolo 1. Viene da pensare che quel testo sia una bugia. La democrazia è una bugia se i politici pilotano i voti per farsi eleggere; la giustizia è una bugia se aumentano a dismisura gli accordi tra governi e associazioni mafiose; la libertà è una bugia se un cittadino non può decidere chi deve rappresentarlo. Lo scorso mese siamo stati bombardati dagli scandali che hanno travolto la Regione Lombardia (con l’arresto dell’assessore regionale alla Casa, Domenico Zambetti, accusato di aver stretto patti con la criminalità organizzata in cambio di voti per le elezioni regionali del 2010 e quelle comunali del 2011) e il Lazio (il cui vice presidente del Consiglio regionale Raffaele d’Ambrosio risulta essere in rapporti con la ‘Ndrangheta che ha sostenuto la sua campagna elettorale del 2010). Se puntiamo lo sguardo su realtà a noi più vicine, non possiamo dimenticare che a Pagani il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, dopo che l’ex sindaco Gambino, divenuto consigliere regionale, è stato arrestato con l’accusa di con-

Primo incontro con l’Arma dei Carabinieri, lo scorso 16 ottobre, per analizzare i fatti più rilevanti di interesse locale e nazionale e riscoprire la bellezza dell’impegno sociale e politico cussione e associazione per delinquere finalizzata allo scambio elettorale politico-mafioso. C’è un’elevata connivenza tra i rappresentanti delle Istituzioni e le associazioni criminali. Allora è tutto perduto e anche l’articolo 1 della nostra Carta costituzionale risulta svilito?

Ripartire dal poco di buono che c’è Di questo e molto altro abbiamo parlato lo scorso 16 ottobre nella nostra parrocchia, durante il primo di una lunga serie di incontri organizzati dall’Arma dei Carabinieri che avranno luogo in numerose scuole e parrocchie del nostro territorio, per informare e confrontarsi con le nuove generazioni. I due marescialli presenti, grazie all’ausilio di materiale video e fotografico raccolto dal nostro parroco don Enzo, hanno approfondito argomenti e problematiche di interesse locale e nazionale, infondendo fiducia e sottolineando che non tutto ciò che ci circonda è marcio. E proprio dal quel poco di buono che resta bisogna ripartire e ricostruire. Finché qualcuno avrà la forza di gridarli in faccia al prepotente di turno, gli ideali della nostra Costituzione rimarranno in vita. Eccellente l’iniziativa dell’Arma dei Carabinieri perché solo l’educazione alla legalità può generare la rinascita di una forte coscienza civile, per ricostruire il tessuto sociale e politico del nostro Paese. Martina Nacchio Insieme - Novembre 2012

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

Una Cappella dedicata a San Francesco di Paola

È

Uno spazio per la preghiera, donato alla parrocchia Maria SS. delle Tre Corone, riportato agli antichi splendori

stata inaugurata, lo scorso 11 ottobre, una cappellina gentilizia per anni rimasta chiusa e donata alla nostra comunità parrocchiale dalla famiglia Montoro. Essa è dedicata a San Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, nato a Paola in provincia di Cosenza il 27 marzo del 1416 e morto il 2 aprile del 1507, a 91 anni, nel pieno delle sue capacità fisiche e intellettuali. Tante persone di buona volontà hanno collaborato per riportare la Cappella agli antichi splendori, impegnandosi nel restauro, per la sistemazione dell’impianto elettrico, la pitturazione, le pulizie, curando ogni minimo dettaglio per rendere più bello questo dono ricevuto. È stato restaurato anche il mezzo busto in carta pesta che raffigura san Francesco di Paola con il saio, il bastone e la barba bianca e fluente.

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Nonostante sia molto piccola, la comunità ha deciso di utilizzare la cappellina che si trova in via San Francesco di Paola come spazio per la preghiera, lasciandola aperta tutte le mattine. In questo modo, chiunque lo desidera può vivere un momento di intimità con l’amico di sempre, Gesù. Don Antonio Mancuso, alla presenza di numerosi fedeli, ha celebrato la Santa Messa durante la quale ha pronunciato la formula per la benedizione dell’altare, lo ha asperso con l’acqua benedetta e lo ha incensato. Mentre ringraziamo il Signore per questo evento ricco di grazia, speriamo di recarci al più presto in pellegrinaggio a Paola presso il Santuario dedicato a San Francesco, per conoscere meglio la sua figura e le opere che ha realizzato. Tiziana Liguori Donatella Ferrara

Don Antonio Mancuso, durante un momento della celebrazione eucaristica

L’interno della Cappella. Sopra l’altare, il mezzo busto di San Francesco di Paola


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

Una parte dei 430 infioratori presenti al congresso

Barcellona chiama, l’Infiorata risponde

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al 21 al 24 settembre, si è tenuto presso il Museo Marittimo di Barcellona il “IV Congresso Internazionale di arte effimera” che ha riunito circa 30 delegazioni, provenienti da tutto il mondo, tra quelle che hanno nella loro tradizione l’arte di realizzare tappeti floreali. Al congresso, organizzato dal Catifaires Catalano, sotto la presidenza di Vincenta Pallares, a rappresentare l’Italia c’erano le delegazioni di Noto, di Infioritalia e San Valentino Torio con l’associazione Le Vie dei Colori.

L’Infiorata di Casatori chiamata a rappresentare l’Italia al “IV Congresso Internazionale di arte effimera”, dal 21 al 24 settembre, a Barcellona

Il congresso si è tenuto durante i festeggiamenti de la Mercè, patrona di Barcellona, ed è stato una vetrina importante dei migliori tappeti del mondo realizzati con fiori e altri materiali naturali, occasione di confronto e di condivisione delle varie tecniche. Le delegazioni hanno analizzato i benefici di partecipazione sociale, culturale ed educativa che quest’arte riveste nelle varie nazioni e si sono interrogate sulle modalità per valorizzare la realizzazione di tappeti artistici. I risultati più importanti. Esse hanno approvato la creazione di un soggetto giuridico che garantisca la continuità e la sopravvivenza dell’arte “effimera”, sostenendo la vita sociale e culturale di quest’arte come elemento della cultura popolare; l’analisi dell’impatto e del beneficio economico nella promozione del turismo nei luoghi in cui si realizzano queste opere. Tra gli obiettivi che le delegazioni si sono proposte, quello di maggior fascino, è sicuramente la richiesta inoltrata agli organi competenti di dichiarare questo mestiere come patrimonio culturale ed etnografico di qualità. In sintesi, la volontà di raggiungere la dichiarazione di Bene Culturale Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Aldo Longobardi don Gaetano Ferraioli

La delegazione di San Valentino Torio

Le delegazioni che hanno partecipato al Congresso

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sociación Alfombristas Corpus ARUCAS (GRAN CANARIA), Asociación Amigos de las Alfombras de Serrín del Corpus Christi ELCHE DE LA SIERRA (Murcia), Alfombristas de PONTEAREAS (GALICIA), Asociación de Alfombristas de la Villa de la Orotava, (TENERIFE), Asociación “El Pampillo” CASTROPOL (ASTURIAS), Associazione Culturale Le Vie dei Colori di SAN VALENTINO TORIO, ITALIA. Ayuntamiento di CARRION DE LOS CONDES (PALENCIA), Assoziacione Maestri Infioratori di NOTO (ITALIA), Infiorata Associates Japan Tokyo, (Giappone), Fundación Casa del TIBET de Sera Lachi (INDIA), Flower Carpet BRUXELLES (Belgio), Heimatverein KALRSDORF (GERMANIA) Huamantla, Arte Efímero (MESSICO) Tapisseurs de PAU (FRANCIA) Associazione Nazionale delle Infiorate Artistiche d’Italia (ITALIA), e altre 15 dalle varie città della Catalogna. A.L.

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a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Il Signore parla ai piccoli

È ripartita, il sabato pomeriggio, alle 17.00, la Celebrazione eucaristica dedicata ai bambini e alle loro famiglie. E i primi banchi si sono rivestiti del profumo e del candore dei piccoli

C

redevo che l’immagine della Chiesa piena di bambini, mamme e papà, fosse solo un ricordo racchiuso nel mio cuore, risalente a quando ero una piccola di 6, 8 anni. Pochi mesi fa, invece, il nostro parroco don Ciro Galisi ha proposto di ricominciare con quest’abitudine: dedicare una Celebrazione ai più piccoli e alle loro famiglie, il sabato pomeriggio alle 17.00. Proposta accettata, anche se con un po’ di timore dovuto alla paura, forse, di non essere abbastanza preparati ad affrontare una tale esperienza. In qualche settimana quest’esperimento ha cominciato a prender forma e il nostro timore a diminuire, lasciando spazio alla meraviglia di vedere quelle immagini, prima così lontane, tornare: le prime file occupate dalle famiglie, i canti a misura di bambino, la guida sull’altare che aiuta i piccoli fedeli ad essere attenti a ogni momento della Celebrazione. Sono immagini, queste, che sembrano costruirsi e migliorarsi giorno per giorno, grazie al lavoro di chi si impegna a rendere costruttiva questa esperienza e grazie alla collaborazione di due grandi famiglie: l’ACR e il Catechismo. Due realtà parrocchiali pronte ad aiutarsi l’una con l’altra, per unirsi e rafforzarsi a vicenda. Ognuno di noi ha maturato e riposto speranze in questa nuova, bellissima abitudine. La prima di queste speranze è che sia soltanto una delle pedine che i bambini incastreranno nel loro percorso di fede. Speriamo, anzi, siamo certi che in questo modo ogni genitore scoprirà la bellezza di festeggiare il Signore con i propri figli e che, magari in un futuro non molto lontano, si accorgerà che è ancora più bello farlo di domenica, giorno del Signore. L’idea di provarci è nata tempo fa, dopo vari interrogativi su

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come fare per testimoniare la gioia della Festa a chi più facilmente se ne allontana. Quale strada seguire affinché il messaggio di Cristo conquisti il cuore accogliente dei più piccoli e in che modo essere testimoni per chi ha bisogni diversi da quelli dei più grandi? La strada che abbiamo deciso di seguire è quella della semplicità. La semplicità è il modo di fare che ci ha accompagnati nell’organizzazione di questa celebrazione e nella sua messa in pratica. È una parola che sottolinea l’aspetto fondamentale su cui vogliamo basare il nostro impegno: è il Signore che parla al cuore dei bambini, come a quello di tutti... il modo in cui lo fa è vario e misterioso e non siamo certo noi a doverlo stabilire. Nostro compito è, invece, offrire l’occasione per accogliere le sue parole. Come? Evitando inutili e difficili fronzoli, andando al cuore della Messa, mettendoci il giusto, a poco a poco, e lasciare che sia il Signore a fare, semplicemente, tutto il resto. Giulia Rossi

Coraggio!

Diventa anche tu un adoratore! Info: Renato Ianniello - Ilia Alfano 3498558025 - 3337186888 Imma Amato 3336470646 Rosa De Filippo 3472957152 Piero Coppola - Adele Bolino 3388436493 - 3316178505 Antonio Orefice - Anna Pina Spera 3398366549 - 3334467225


Al servizio dei bambini

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l 4 ottobre 2012 l’Associazione “Il Buon Samaritano Onlus” ha festeggiato l’inizio del suo 3° anno di attività. L’associazione è nata infatti il 4 ottobre del 2010, come concreta attuazione della volontà di impegno sociale del parroco don Ciro Galisi, che, accogliendo le richieste di tante famiglie bisognose, decise di acquisire la ex struttura delle Suore del Perpetuo Soccorso, sita in via Garibaldi 48, nel Comune di Nocera Inferiore, per offrire attività di mensa, doposcuola e ludiche ai bambini delle famiglie disagiate. L’inizio, come in tutte le cose, non è stato semplice, ma, grazie al costante impegno di don Ciro e dei volontari, oggi si è raggiunto un risultato più che soddisfacente. Ormai il Buon Samaritano è diventato per i 46 bambini che attualmente lo frequentano un

fondamentale punto di riferimento, in cui trovano accoglienza, supporto pedagogico e tanto, tanto divertimento. Come è stato possibile constatare dagli incontri avuti con le famiglie e gli insegnanti scolastici, i bambini del “Buon Samaritano” hanno mostrato, nel corso degli anni, evidenti miglioramenti nel campo scolastico e comportamentale.

Don Ciro Galise durante una celebrazione eucaristica con i bambini

Il Buon Samaritano ha iniziato il suo terzo anno di attività. Grazie alla passione di don Ciro e dei volontari, 46 bambini hanno trovato una seconda famiglia

Ma il lavoro da fare è ancora tanto… e, anche se la grinta e la volontà degli operatori è immensa, cogliamo l’occasione per invitare tanti altri ad aiutare don Ciro in questo suo favoloso progetto. Infine, un grazie è rivolto a tutti i benefattori e a quanti vorranno offrire il loro gradito e necessario contributo a questo “MATTO” gruppo. Una volontaria

La comunità in festa Lo scorso 3 novembre, con una Messa solenne, i fedeli hanno ringraziato il Signore per il dono dell’Adorazione Eucaristica Perpetua

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on il cuore ricolmo di gioia, la comunità parrocchiale ha ringraziato il Signore per l’inizio del III anno di Adorazione eucaristica perpetua. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da padre Manlio Di Franco (OFM), che durante la predicazione si è soffermato sul tema: “Eucarestia, contemplazione e carità”. I canti eucaristici, preparati dalla corale, hanno sottolineato i sentimenti di profonda devozione dei fedeli, che, dopo aver ricevuto la solenne

benedizione eucaristica, hanno affidato alla Vergine Maria il terzo anno di adorazione con alcune ore di contemplazione comunitaria. Durante la Messa è stato distribuito un segnalibro, in ricordo dell’avvenimento con una bella preghiera del nostro vescovo. Alle 22.00 è cominciata una veglia di preghiera e di adorazione animata dai giovani sul vangelo di Giovanni: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Il parroco don Ciro Galisi ha continuamente esorta-

to gli adoratori, in questo anno che il Santo Padre ha voluto dedicare alla Fede, a diventare araldi dell’Eucarestia, evangelizzando in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro. Sono più di 400 gli adoratori consacrati che rispondono, con una preghiera continua di lode, di rendimento di grazie, di contemplazione, di ascolto al dono che il Signore Gesù ci ha fatto, scegliendo il Santissimo Sacramento per rimanere con noi fino alla fine dei giorni.

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

È partita la grande missione parrocchiale Ha avuto inizio, lo scorso 14 ottobre, la Missione parrocchiale, un’occasione per vivere con maggiore intensità l’Anno della Fede indetto da papa Benedetto XVI L’accoglienza di Maria SS. di Costantinopoli

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omenica 14 Ottobre ha avuto il via la grande Missione parrocchiale che il nostro parroco don Roberto Farruggio ha indetto per far vivere a tutti i fedeli in maniera speciale quest’Anno della Fede e coinvolgere anche i più lontani, non solo per motivi geografici, dalla vita della comunità. Tutta la parrocchia si sta impegnando con gioia in questo fitto programma missionario che durerà ben sette mesi! Ci accompagna la Vergine Maria, attraverso la peregrinatio della statua di Maria SS. di Costantinopoli, nostra Patrona, che sarà accolta settimana dopo settimana in numerose case di tutti i quartieri della nostra popolosa parrocchia. Una folla di fedeli dopo aver partecipato alla Solenne Celebrazione eucaristica, ha salutato con commozione la Madonna, pellegrina per le strade e le case della parrocchia per raccogliere le fatiche e le speranze di ciascuno, dopo essere stata omaggiata dall’inchino di San Pasquale Baylon. La prima settimana di missione ha coinvolto la frazione montana di Casa Milite, i cui abitanti hanno riservato una calorosissima accoglienza alla Vergine Maria, al parroco e ai fedeli che l’accompagnavano. Da lunedì 15 ottobre il nostro parroco ha cominciato le benedizioni di tutte le famiglie del quartiere, delle case, delle campagne e dei luoghi di lavoro. Sono iniziate le catechesi serali nelle famiglie, che si sono concluse, come sarà per tutti gli abitanti dei rioni, il venerdì, con l’Adorazione Eucaristica e il sacramento della Riconciliazione nella Chiesa parrocchiale.

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Nei giorni della missione, i gruppi parrocchiali dell’Azione Cattolica, il Movimento Giovanile Costruire, gli Scout, il Catechismo, il coro Parrocchiale e gli addetti al decoro, animano la preghiera del Rosario nelle famiglie che accolgono la Madonna di Costantinopoli. Attraverso questo prezioso servizio si potrà far conoscere meglio a tutti, la varietà di carismi che arricchisce la nostra parrocchia e quanti giovani e adulti hanno scelto di dedicare tempo ed energie al servizio di Gesù Cristo e della sua Santa Chiesa attraverso una partecipazione attiva alla vita parrocchiale. Al termine della settimana, domenica 21 ottobre la Madonna ha ripreso il suo cammino per giungere nelle frazioni di Spineta e di Tondi dove continuerà la Missione parrocchiale che, ne siamo certi, è un dono speciale che il Signore ha voluto concedere alla nostra comunità e che porterà copiosi frutti! Fabio Senatore

L’Adorazione Eucaristica con gli abitanti di Casa Milite


Speciale campi estivi E…state insieme Agosto speciale per 40 bambini Gioco, musica, divertimento e momenti di preghiera hanno caratterizzato il mese di agosto per 40 bambini di Nocera Superiore. Insieme all’associazione “C’era una volta…”, don Roberto Farruggio ha aderito al progetto “Centro estivo per minori” promosso dal Comune di Nocera Superiore. I bambini sono stati accolti presso l’Oratorio “Can. Don Antonio Fiorillo”, ove gli spazi sono stati adibiti ad aree ludiche-ricreative. I vivaci ragazzini hanno svolto numerose attività: gioco, laboratori manipolativi, pittorici, tiro con l’arco, calcio, pallavolo, karate, balli di gruppo e non sono mancate le escursioni sul territorio. Il progetto ha coinvolto i bambini in attività stimolanti e al tempo stesso ha fornito un sostegno alle famiglie andando incontro alle esigenze dei genitori che lavorano. Stefania Ferrentino e Grazia I. C. Pannullo

Alla scuola del creato Il campo estivo del gruppo Scout si è svolto dal 21 al 26 agosto a Giffoni Valle Piana L’ambientazione è stata improntata sui samurai e i ninja rapportando i loro valori sull’onore, lealtà e senso del dovere a quelli cristiani. I ragazzi hanno realizzato diverse costruzioni tra cui, quella di maggiore interesse, un ponte tibetano inserito all’interno di un percorso ad ostacoli (percorso herbert) in cui i ragazzi hanno messo alla prova le proprie abilità fisiche. Ma in un campo scout degno del nostro gruppo non potevano certo mancare le tende, le cucine, l’alzabandiera, il campetto sportivo polivalente e soprattutto, ogni sera, il famigerato fuoco di bivacco attorno al quale lupetti ed esploratori si sono cimentati in scenette, canti e bans. Un’esperienza bella ed unica che mette a confronto i ragazzi con se stessi e con il creato imparando a rispettare il proprio corpo, gli altri e tutto ciò che Dio ha creato per noi. Francesco Sessa Il Campo estivo Scout del Nocera Superiore 1

Il segreto per essere felice Priscilla racconta l’esperienza vissuta al campo A.C.R. Andare in chiesa e al gruppo mi aiuta a dare un senso alla mia ricerca di felicità e a trovare risposte al mio modo di stare al mondo. L’esperienza intensa del Campo Scuola A.C.R. che abbiamo vissuto ad Acerno (SA) dal 21 al 24 Agosto 2012, mi ha aiutato molto a capire cosa vuol dire essere felici. Sono convinta che mi aiuterà anche ad affrontare momenti difficili e passaggi dolorosi della mia esistenza. Questo campo mi ha insegnato che la fede in Dio è una storia di amicizia e di amore con Lui, quindi devo approfondirla e coltivarla, perciò penso che se desidero un rapporto profondo con Dio non posso limitarmi solo all’incontro con il gruppo o in Chiesa e poi finisce lì, Il compleanno della signora Rosaria no! Ma devo vie di Francesco durante il Campo Scuola A.C.R. e Adulti A.C. verla anche con me stessa. Priscilla Romano

Alla scuola di Giovanni Bosco La figura di S. Giovanni Bosco ci ha accompagnati dal 21 al 24 agosto 2012, nel corso del Campo Scuola degli Adulti di A. C., svoltosi ad Acerno (SA). L’impegno educativo è uno stile di vita che scaturisce da una continua conversione personale alla vita del Vangelo. Il senso dell’allegria alla quale don Bosco invitava i ragazzi, con lo studio come formazione continua e la preghiera, anima della vita, hanno scandito questi giorni speciali, di preghiera, riflessione e comunione, tra noi adulti e con i ragazzi dell’A.C.R. con i loro giovani educatori. Anche quest’anno l’esperienza della comunione “intergenerazionale” è stata un punto di forza che ha arricchito la già bella e rigenerante esperienza del Campo Scuola. Elena Ferrentino Insieme - Novembre 2012

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Medico e cristiano Scelse la medicina come via per servire i malati, con una predilezione speciale per i poveri. Molti episodi della vita di san Giuseppe Moscati hanno il sapore dei Fioretti francescani

G

iovanni Paolo II lo presentò così: “L’uomo che oggi invocheremo come Santo della Chiesa universale si presenta a noi come un’attuazione concreta dell’ideale del cristiano laico: Giuseppe Moscati, medico primario ospedaliero, insigne ricercatore, docente universitario di fisiologia umana e di chimica fisiologica…”. Era il 25 ottobre 1987. Esattamente 25 anni fa. Un laico impegnato ma non secondo l’accezione corrente e riduttiva che considera impegnati solo i laici che offrono il loro servizio nella vita ordinaria della parrocchia. Giuseppe Moscati era impegnato a vivere eroicamente la sua fede nel contesto della vita professionale. La fede non era per lui una devozione da conservare ma una luce che rivoluzionava tutta la sua vita. Curava il corpo per dar sollievo all’anima. La fede lo aveva condotto a scegliere la medicina come via del suo apostolato. La fede gli diede il coraggio di rinunciare alla Cattedra universitaria per dedicarsi esclusivamente alla cura dei malati. Grazie alla fede il lavoro - a volte stressante e pieno di preoccupazioni - non solo non fu per lui un ostacolo ma divenne la via privilegiata per annunciare il Vangelo e testimoniare quella carità che viene da Dio. Mentre curava i corpi Moscati dava sollievo alle anime. Ad un giovane seminarista che aveva chiesto il suo parere a causa di un grave esaurimento nervoso, disse: “L’esaurimento è una grave malattia, ma si può curare. Non vi preoccupate. La prima medicina è la preghiera a Dio. Voi guarirete perché non avete vizi”. E fu proprio così. L’Eucaristia quotidiana. Ha ricevuto molti riconoscimenti di altissimo valore ma è rimasto umile e povero. Attingeva forza alla Messa che frequentava ogni giorno

San Giuseppe Moscati (Benevento, 25 luglio 1880 - Napoli 12 aprile 1927)

nella Chiesa del Gesù Nuovo, a Napoli, dove oggi riposano le sue spoglie mortali. Non era geloso della sua scienza, acquisita attraverso lo studio e la pratica medica. Anzi, contrariamente a tanti suoi colleghi, di ieri e di oggi, era contento di insegnarla ai più giovani: “Ho pensato – scrive in una lettera – che fosse debito di coscienza istruire i giovani, aborrendo dall’andazzo di tenere misteriosamente geloso il frutto della propria esperienza”. Insieme alla scienza medica insegnava le vie di Dio, come ricorda un suo allievo: “A noi tutti parlava di Dio, della divina Provvidenza, della Religione Cristiana ed il suo volto si irradiava di gioia quando noi lo seguivamo nelle chiese di Napoli ad ascoltare la S. Messa”. Una predilezione per i poveri. Quanti episodi della sua biografia hanno il sapore dei Fioretti francescani. La professione medica gli faceva incontrare molti poveri. Per loro aveva una particolare predilezione. Una povera donna che si era rivolta a lui non solo non pagò la visita ma nel foglio su cui era indicata la terapia trovò anche i soldi necessari per pagare le medicine. Giovanni Paolo II volle proclamarlo santo al termine del Sinodo sui laici, proponendolo così come un testimone autorevole di quella santità a cui sono chiamati tutti i battezzati. Una santità che veste la vita quotidiana, la professione, i legami affettivi. E dona di compiere in tutta serenità scelte eroiche. Almeno così appaiono a noi, gente di poca fede. Per questo Dio ci dona i santi. Per capire la strada da percorrere.

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CULTURA

Solitudine e aridità spirituale

Recensioni

Un colloquio ristretto e confidenziale tra un vescovo e una penitente immaginaria, scritto da sant’Alfonso Maria de Liguori nel 1775. L’opera, curata da p. Alfonso Amarante e Antonietta Serino, è arricchito da immagini che favoriscono la comprensione del testo

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la strana sensazione di sentirsi vuoti, senza memoria, senza neppure una parvenza di dialogo con altri e la natura circostante. Si tratta di stress da troppo lavoro o disoccupazione, stanchezza fisica e mentale. È una specie di rifiuto totale. Pur nella frenetica e tumultuosa vita globalizzata, con mille finestre aperte sul mondo dalla tecnologia, si ha la sensazione di essere soli, muti, senza parola, senza respiro. Si vive pure in un grande condominio, perfino in un grattacielo, ma non si riconosce nessuno, non si saluta nessuno. È la triste situazione della solitudine, dell’aridità, che crescono e si dilatano di giorno in giorno a dimensioni esponenziali. Manca un momento di preghiera vocale o mentale. È il carcere dell’anima, dello spirito, di tutta la persona. È impossibile vivere una tale dimensione. Possibile che non si possa rimuovere un tale stato di estrema solitudine? Alfonso de Liguori (Napoli 1696 – Pagani 1787), santo, Dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione dei Missionari Redentoristi, Vescovo, autore di 128 opere di alto contenuto morale e ascetico, già nel Settecento, pur tra i suoi concittadini, portati al dialogo, alla gestualità, al vocio fragoroso, su un mare azzurro e sotto un cielo perennemente invaso dal sole, si accorse di questo stato di assillante aridità, sperimentato da moltissime persone di vari strati e condizioni sociali. Scrisse così, nel 1775, un breve sussidio, un colloquio, ristretto e confidenziale tra un vescovo (Alfonso stesso) e una penitente (immaginaria). Alfonso sembra che per qualche tempo deponga, abbandoni la sua imponente, ma a volte in parte statica Theologia Moralis (1748), la Pratica del confessore (1757), e si rivolga confidenzialmente, in situazione, a persone afflitte e sole. Il suo dialogo scalda, apre a una ritrovata fiducia in se

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stessi, negli altri, in Dio. Allora si spalanca una finestra di speranza e un’ondata di conforto penetra tutta la persona, anima e corpo, trasferendola in una nuova, positiva e ritrovata dimensione. L’opera, curata da p. Alfonso Amarante in collaborazione con la prof. Antonietta Serino per l’Editrice Shalom, si avvale anche di illustrazioni pensate, opportune, amate, che dispiegano in modo sensibile la ricchezza dei contenuti e ne favoriscono la comprensione. Il pensiero allora trasmigra nelle immagini e queste parlano al cuore. La lettura si consiglia a tutti per tendere una mano, offrire un conforto, aprirsi alla fiducia nella vita, negli altri, tutti fratelli in Cristo. Questa volta leggere ne vale la pena. Forse. Anna Maria Avino docente di lingua e letteratura inglese

Editrice Shalom 2012 5,00 euro pp. 127


LA NUOVA RUBRICA CULTURALE

Educare: portare fuori Cos’è la lingua? Anche il più esperto linguista o filologo avrebbe difficoltà a rispondere. Allora procediamo per negazione e chiediamoci cosa saremmo noi senza lingua? Immaginate per un attimo la vostra vita, i sentimenti e le emozioni che dimorano in voi. Cosa sarebbero se non poteste materializzarli in qualche modo? Non è forse vero che questo fantastico strumento che chiamiamo lingua è l’unico mezzo che possediamo, o quantomeno il migliore, per dare forma alle cose del mondo? Ecco un nuovo spazio per avvicinare il lettore, attraverso piccoli spunti di riflessione, alla propria lingua. Perché in fondo… siamo parole!

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n un momento in cui più che mai il sistema educativo del nostro paese sembra essere entrato in crisi, tra tagli e riforme, e gli educatori pare abbiano perso di vista la loro missione, è forse il caso interrogarsi su alcuni termini della nostra lingua di cui spesso si abusa, ignorandone il significato. Si parla tanto di educazione e non solo in riferimento al contesto scolastico, ma in che

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di Francesca Anna Crispo

consiste e cosa vuol dire veramente educare? Etimologicamente, il verbo si presenta composto da una particella e (di fuori) e ducàre (per ducere, condurre). Portare fuori, insomma, e non solamente inculcare, riempire di nozioni, come molti insegnanti credono di poter fare con i propri studenti, come fossero sacchi da riempire. Portare fuori il meglio di qualcuno, indirizzarlo verso quelle che sono le sue inclinazioni e vocazioni, senza nessun atteggiamento classificatorio o razzista. E visto che la scuola (oltre alla famiglia) è il luogo predisposto a un certo tipo di educazione, è bene ricordare che il termine, questa volta di origine greca (scholè, ozio, riposo), indica tutt’altro che un luogo di segregazione e oppressione. L’ozio a cui fa riferimento l’etimo greco, inoltre, rimanda all’idea del riposo fisico, necessario per predisporre lo studente a un’attività ricreativa mentale. Se questi concetti fossero noti, tanto agli educatori quanto agli studenti, saremmo in molti a cogliere il piacere di una tale attività e a giovare di figure professionali più competenti.

Gli zingari… argentieri

ogliamo parlare di una categoria di persone, veri e propri artisti, che nel passato soprattutto hanno espresso il meglio della loro arte e della loro perizia artigianale in manufatti che ancora oggi suscitano ammirazione. Pensiamo, per esempio, a quelli del nostro Meridione, napoletani in genere, le cui sigle (i cosiddetti punzoni) noi troviamo sui nostri calici, ostensori e vari oggetti liturgici. Anzi, per completezza, notiamo che un pezzo non poteva uscire dalla bottega se non con tre “timbri”, quello del console dell’anno, quello dell’argentiere e quello del saggio bontà per autenticare il prezioso metallo. Ed oggi? Vogliamo riferirci a quella pletora di pseudo artisti che, nomadi di estrazione e ladri per costituzione, conservano l’arte di abbindolare i nostri sacerdoti e parroci, con promesse di interventi gratuiti e poi con esose richieste di denaro, fatto salvo il pessimo servizio che rendono, quando restituiscono, se la restituiscono, la merce presa dalla chiesa. Cominciano con una telefonata, in genere hanno nomi stranieri, provenienti dalla Macedonia, dai pa-

Non solo parole

Arte... rischi di don Natalino Gentile

esi slavi o giù di lì. Vecchi calderai che nelle fiere arroventavano pentole e tenaglie e che oggi, nelle nuove generazioni, si sono auto trasformati in artisti del restauro in argento ed oro. Lo vogliamo ricordare caldamente ai nostri colleghi, responsabili di oggetti preziosi che, affascinati dal luccichio provvisorio di un approssimato restauro, consegnano turiboli antichi, reliquiari autentici e quant’altro viene fortunatamente ancora conservato negli armadi e negli stipi delle nostre sagrestie. Conosciamo storie di preti inesperti che si sono concluse in tribunale, sborsando fior di quattrini per “conciliare”. Di colleghi che lamentano la scomparsa totale e del soggetto e dell’oggetto. In questi casi, come si dice, ci vai a mettere il sale sulla coda? Raccomandiamo, invece, più sale in zucca e più oculatezza. Ricordiamo che esiste in Diocesi un Ufficio di Beni Culturali cui rivolgersi per chiedere consigli e ditte autorizzate, accreditate alla Soprintendenza: non affidiamoci, con l’illusione del risparmio, a zingari da mercati.

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Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

“Il dono di una vita” L’esperienza di una mamma al corso di preparazione al parto al Consultorio “Granello di senapa”

D In preghiera Durante l’Anno della Fede sarà possibile partecipare al vespro presso la Casa del Padre

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a comunità di Casa del Padre, in linea con l’invito che il vescovo ha rivolto alla diocesi “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore”(1 Re 19,11), quest’anno ha deciso di aprire le porte a chiunque desideri di condividere il momento della preghiera del vespro. In questo modo la comunità propone un angolo di spiritualità vera ed incarnata, un luogo di sosta nel quale ritrovarsi con Dio e ritrovare la gioia di servire i fratelli. La proposta è diretta a tutti, giovani e meno giovani. Ogni sera, dalle ore 18:00, nella cappellina che ha visto nascere il Beato Alfonso Maria Fusco, si potrà sostare in preghiera silenziosa alla presenza di Gesù Eucarestia e alle ore 19:00 partecipare alla preghiera dei vespri. Anna Chiara Desiderio

iventare mamma, che grande mistero! Rendermi disponibile ad accogliere il dono di una vita che il Signore aveva pensato, amato e sognato prima di me è stato come partecipare alla creazione con Dio. Ho vissuto la maternità come un momento unico e speciale nel quale ho sperimentato un cambiamento totale di me stessa, uno stravolgimento delle priorità, una trasformazione che ha coinvolto la mia sfera psicofisica al punto tale da richiedere una nuova costituzione del mio essere donna. È stato bellissimo non essere sola in questa meravigliosa avventura, poter condividere tutte le gioie, ma anche i piccoli e grandi dubbi e qualche immancabile paura con altre mamme, ha contribuito a rendere ancora più entusiasmante il tempo della gravidanza. Il corso di preparazione al parto che ho seguito al Consultorio è stato uno splendido accompagnamento, sia per la presenza dei diversi esperti, sia per le testimonianza di mamme e papà che hanno voluto condividere la loro storia di coppia e di famiglia. La presenza di Gesù in cappellina ha reso la preparazione al parto una preparazione alla vita, ha aperto i nostri cuori alla lode e al ringraziamento per l’accoglienza di una creatura che non ci appartiene ma è Suo dono. Una Mamma

Novità alla scuola primaria paritaria “Alfonso Maria Fusco”

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nche quest’anno riaprono le aule del nostro istituto. Numerosissimi gli alunni e le famiglie con le quali condividiamo il sogno del nostro Beato Alfonso Maria, facendo della nostra scuola una comunità accogliente e ospitale vicina alle storie particolari di coloro che ne entrano a far parte. Per rispondere ad un bisogno e per esaudire un desiderio di molti genitori, quest’anno a scuola è stato introdotto il “Trinity” per l’approfondimento della lingua inglese. Il corso, di trenta ore, si

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terrà nelle ore extrascolastiche, in modo da poter accogliere anche bambini non iscritti presso il nostro istituto. In programma c’è anche “La scuola per genitori” intesa come un percorso di accompagnamento e di confronto con esperti, ma anche come un luogo dove poter far emergere le preoccupazioni dell’essere famiglia, i dubbi e le paure di genitori, i propositi, le intenzionalità educative, i progetti. Sr. Julie


IL LEGALE RISPONDE

L’IMU per i coniugi separati Ripartizione degli oneri relativi agli immobili a seguito della separazione dei coniugi

Caro avvocato, sono un padre separato con due figli e una casa di proprietà che il Giudice, in sede di giudizio, ha affidato a mia moglie unitamente alle mie figlie. Sono continuamente vittima di mia moglie che mi obbliga a sostenere tutte le spese relative all’immobile di proprietà. Poiché sono stanco di subire, vorrei conoscere nello specifico le spese a carico del proprietario e quelle invece a carico di mia moglie, con riferimento anche all’Imu. Anonimo Caro amico, questa è una domanda frequente che attanaglia tante coppie separate. L’assegnazione della casa coniugale di proprietà dell’altro coniuge obbliga il coniuge assegnatario a sostenere tutte le spese correlate all’uso, per cui, salva diversa disposizione del giudice in sede di assegnazione o per dichiarata volontà del proprietario, le stesse restano ad esclusivo carico del coniuge assegnatario. Se l’immobile adibito a casa familiare è detenuto a titolo di locazione, con contratto intestato a uno solo dei coniugi, nessuna modificazione si produrrà sul rapporto contrattuale con il locatore, quando l’intestatario del contratto coincida con l’assegnatario della casa familiare. Nel caso, invece, l’assegnazione venga disposta in favore del coniuge non conduttore, è prevista la sua successione nel contratto di locazione con il subentro in tutti i diritti e gli obblighi facenti capo al precedente conduttore. Pertanto, l’assegnazione della casa coniugale di proprietà di un coniuge all’altro implica necessariamente che le spese inerenti all’uso della casa siano a carico del coniuge assegnatario in difetto di formale e/o volontario accollo da parte del proprietario.

IL CASO IN QUESTIONE Nello specifico, rientrano a carico di sua moglie le spese condominiali ordinarie, perché riguardano la manutenzione delle cose comuni; tutte le utenze domestiche (enel, gas, telecom, etc etc). Per quanto riguarda la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu), la norma contempla come debitori chiunque possa disporre del bene a qualsiasi titolo (proprietà, possesso o detenzione), ma anche i detentori dei beni che producono rifiuti, per cui, nel suo caso, anche la Tarsu resta a carico della sua ex moglie. La recente e famosa imposta municipale unica (Imu), introdotta dal D. Lgs n.23 del 14 marzo 2011 e applicata in via sperimentale a partire dal 2012 dal decreto Monti, che sostituisce l’imposta comunale sugli immobili (Ici), deve essere pagata in caso di separazione o di divorzio dal coniuge assegnatario anche se non è proprietario. È quanto stabilisce l’art. 4 comma 12 quinquies, del D.L. 2 marzo 2012 n.16 (c.d. decreto fiscale) convertito in Legge n.44 del 26 aprile 2012, secondo cui, ai soli fini dell’applicazione dell’imposta municipale, l’assegnazione della casa coniugale al coniuge, disposta a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, si intende in ogni caso effettuata a titolo di diritto di abitazione, a differenza della vecchia Ici che era a carico del coniuge proprietario dell’immobile, nonostante l’assegnazione all’altro coniuge. Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti al decimo appuntamento con la nostra nuova rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: droga

Droga libera?

Contro Saviano e Veronesi. No alla droga libera e “leggera”

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e parole sono pesanti. Nonostante l’apparenza volatile, le parole piombano come macigni sulla vita delle persone. Alcune parole sono riuscite a cambiare il corso della storia o, più modestamente, il destino di un uomo. Non si possono sprecare le parole ed anche Gesù ammoniva a non far discorsi fatui: sì o no, il resto viene dal maligno! Le parole vanno pensate e pesate. Vanno elaborate nel cervello e poi fatte passare per il cavo orale. E chi più di uno scrittore può saperlo? Eppure Roberto Saviano ha di recente proposto di liberalizzare la droga. Lo scrittore, che da anni la scorta protegge dagli attentati criminali in ragione del suo benemerito impegno di denuncia, propone di far vendere in farmacia le sostanze stupefacenti per togliere alla malavita una delle sue più importanti fonti di reddito. Droga libera, sostiene Saviano, così mafiosi e camorristi non potranno usarla per reclutare nuovi adepti ed aumen-

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tare il loro potere. Droga alla portata di tutti per toglierne il monopolio a Mafia&Camorra ed assegnarlo allo Stato proprio come una licenza di sale e tabacchi. E a dargli ragione è sceso in campo persino Umberto Veronesi. Anche il celebre oncologo ha sottoscritto questa “ricetta” per sconfiggere la malavita. Ho molto rispetto per la storia umana e letteraria di Saviano e per la scienza di Veronesi, ma la proposta è balorda! È persino subdolo che al termine droga si aggiunga l’aggettivo leggero. Saviano e Veronesi vogliono legalizzare le droghe leggere, ma non esistono droghe leggere. Ogni sostanza stupefacente produce un’alterazione delle capacità psicofisiche; che tale alterazione sia leggera o pesante poco importa. Da genitore e cittadino non accetto l’idea che si possa legalizzare una sostanza che sconvolga la mente dei miei figli, dei miei colleghi di lavoro, di coloro che guidano un’au-

tovettura nella strada che incrocia la mia, del medico che dovrà visitarmi, del fiscalista che dovrà compilare la mia dichiarazione dei redditi. Legalizzare la droga per sottrarla ai criminali sarebbe come far compiere le rapine ai poliziotti per impedire che le banche siano svaligiate dai malviventi. La droga è droga! Altro che leggera o pesante. Uno Stato ipocrita, che lucra sulle sigarette, impone scritte minatorie sui pacchetti. Faremo altrettanto con gli spinelli e le pasticche? Stupisce che un illustre scienziato come Veronesi possa avallare, pur con i dovuti distinguo, una simile idiozia. Proprio lui che in vita sua non ha mai fumato – così almeno ha pubblicamente dichiarato – una sigaretta. La criminalità si combatte con la repressione dei traffici e dello spaccio e con la prevenzione educativa. Aiutiamo i ragazzi a crescere sani, a mangiar bene, a non fumare e a fare sport. L’unico sballo sia quello della creatività e della voglia di vivere alla grande la propria vita.


“Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore”

CAMPAGNA ABBONAMENTI 2012/2013 Entra anche tu nella famiglia di Insieme e vieni con noi a LOURDES Sottoscrivi, rinnova o regala un abbonamento alla rivista diocesana entro il 28 febbraio 2013 e partecipi al sorteggio che assegnerà un posto gratuito al pellegrinaggio diocesano organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza

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Il sorteggio per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes (agosto 2013) avverrà alla presenza del Vescovo in data da destinarsi. L’esito sarà tempestivamente comunicato al vincitore.



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