Insieme - Ottobre 2012

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insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro

Anno VII - n. 9 Ottobre 2012 € 2,00

Una sosta per imparare ad ascoltare Appunti del vescovo Giuseppe per il nuovo anno

“Desidero la santità” Intervista a Mons. Illiano

Padre Terenzio Soldovieri

A servizio di tutti



Insieme ai nostri partner

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insieme

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insieme insieme mensile di attualità e cultura dell’Agro mensile di attualità e cultura dell’Agro

Anno VII - n. 9 Settembre 2012 € 2,00 Anno VII - n. 9 Settembre 2012 € 2,00

Foto di copertina Salvatore Alfano

Una sosta sosta per Una imparare per imparare ad ascoltare ascoltare Appunti ad del vescovo Giuseppe per il nuovo anno Appunti del vescovo Giuseppe per il nuovo anno

“Desidero la santità” Intervista a Mons. Illiano “Desidero la santità”

Intervista a Mons. Illiano Padre Terenzio Soldovieri.

A servizio di Soldovieri. tutti Padre Terenzio

Sommario Sommario Sommario

Sommario

Sommario Sommario Sommario

Sommario Sommario Sommario Sommario Sommario ottobre 2012 Sommario

A servizio di tutti

0 EDITORIALE

5 La rabbia degli onesti

0 NEWS DALLE PARROCCHIE

42 Notizie dalle parrocchie

57 Uffici diocesani e associazioni

di Silvio Longobardi

a cura di Mariarosaria Petti

a cura della Redazione

L’ABC DELLA FEDE

BACHECA

CULTURA

6 La fede è una grazia

46 I nostri auguri

58 Libri, storia e arte

risponde mons. Giudice

a cura della Redazione

a cura della Redazione

VITA NELL’AGRO

IN PARROCCHIA

LE RUBRICHE

16 Notizie dall’Agro-nocerino

47 Pagine parrocchiali

a cura di Salvatore D’Angelo

SCUOLA & UNIVERSITÀ

24 “Parole che arrivano al cuore” 28 CHIESA NEL MONDO di Silvio Longobardi

VITA ECCLESIALE

60 Congregazione Suore di San Giovanni Battista 61 Il legale risponde

MONTE TABOR

56 La preghiera della Liturgia delle Ore

di Martina Grimaldi

a cura dell’avv. Gianni Severino

LE PAROLE DELLA CRISI

di p. Matteo Ferrari

PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

32 Pellegrinaggio P.U.A.C.S. 36 Professione solenne di Suor Giovanna Francesca Savarese 37 IL PANE DELLA DOMENICA Sussidio liturgico a cura di Mons. Giudice

l oa e F i n to b r ot 31

0 IN DIOCESI

62 La pillola della felicità di Peppe Iannicelli

8 Una sosta contemplativa 10 Senza l’attenzione per i giovani, la Chiesa non ha futuro 12 La risposta del laicato 14 Riscoprire il silenzio 15 I mercoledì dell’ascolto

Buongustaio

Jesse James

Restaurant & pizza Pagani - Via Zeccagnuolo, 4 tel 334 23 28 727 (escluso sabato e domenica)

Pub restaurant & pizza San Valentino Torio - Via Curti, 4 tel 081 95 71 29 - 339 65 15 472

El Bodegonero

Brooklyn food & game

Restaurant & pizza San Marzano sul Sarno - Via Ugo Foscolo, 31 tel 081 320 80 51

Restaurant & pizza Striano - Via Piano, 46 tel 081 827 62 63


EDITORIALE di Silvio Longobardi

La rabbia degli onesti le tasse ad un fisco sempre più esoso se quei soldi vengono spesi per cose futili? Come possiamo chiedere a cittadini onesti di fare sacrifici, se poi permettiamo alla politica di continuare a fare questi sprechi?

N

o, non serve la magistratura, dovrebbe bastare il buon senso e una cittadinanza attiva, cioè una presenza critica della società civile. Nella Regione Lazio non c’è alcuna truffa, ordita con raffinata intelligenza. Ci sono stati parecchi abusi, senza dubbio. Ma il vero scandalo è costituito da una serie di regolamenti interni che elargivano contributi a destra e a manca, una normativa approvata da tutti i gruppi politici o comunque da nessuno rigettata come immorale. Inutile qui ripetere quello di cui stampa e tv hanno ampiamente parlato. Ma dov’erano i cronisti politici, quelli che seguono da vicino le vicende parlamentari? E dov’erano i magistrati e finanzieri che oggi setacciano gli uffici regionali alla ricerca di altri abusi (e forse, diciamolo sottovoce, anche di qualche gloria)? Gli scandali ormai non scandalizzano più nessuno, nel senso che siamo talmente abituati da cadere nella rassegnazione. Ha fatto bene, perciò, il cardinale Bagnasco ad alzare la voce, dedicando a questo tema un ampio paragrafo della sua prolusione al Consiglio Permanente della CEI. Il porporato ha usato parole dure, evocando “il disagio e la rabbia degli onesti” e accusando la politica di non fare abbastanza per emarginare gli sprechi e gli abusi, oltre che le truffe e le malversazioni. Come possiamo chiedere alle persone di pagare

Bagnasco non ha mancato di lanciare una precisa stoccata sul reclutamento dei candidati. Una denuncia che investe i partiti ma, diciamolo francamente, anche la società civile. Riguarda i partiti che sono a caccia di voti e molto spesso non fanno attente verifiche sul curriculum dei candidati. Anzi, mettono in lista i più furbi. Come mai certi personaggi – proprio quelli che ora sono soggetti al processo mediatico – ricevono un ampio mandato popolare? Chi e perché li vota? Quali favori attende e forse pretende? Qui siamo tutti chiamati in causa. Questo problema riguarda tutti gli enti locali. “Il mondo senza Dio diventa un inferno”, ha detto Benedetto XVI. Senza Dio l’uomo cerca solo se stesso, in questo contesto nascono “gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza”. Abbiamo bisogno di ripartire da Dio. Anche la politica, ha detto ancora Bagnasco, ha bisogno di cristiani che, prima della competenza, possono vantare la fede e la coerenza con i valori i cui credono. “Non dimentichiamo che i cattolici che hanno lasciato traccia, e di cui spesso si evoca il nome, erano anzitutto dei credenti di prim’ordine, con una forte presa soprannaturale”. Il cardinale ha detto chiaro e tondo che, prima dei programmi politici vengono le persone, e cioè laici credenti capaci di tradurre coerentemente e coraggiosamente i valori della fede in un progetto che “non mercanteggia ciò che non è mercanteggiabile”. Politica e fede: due parole che molti, anche all’interno della comunità ecclesiale, considerano assolutamente incompatibili, come il diavolo e l’acqua santa. Eppure solo un nuovo e fecondo intreccio di questi due mondi può generare una nuova stagione di impegno sociale e politico. È una speranza da coltivare se non vogliamo guardare rassegnati la nave che va alla deriva.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

La fede è una grazia Interrogato sulla fede, il vescovo Giuseppe spiega che essa è un dono che viene da Dio, che l’uomo può accogliere oppure rifiutare Eccellenza, che cosa è la fede ? Rosanna Dio parla agli uomini come ad amici e la risposta che si aspetta dall’uomo è la fede. Con la fede, l’uomo dice sì a Dio e a ciò che Dio dice. La Sacra Scrittura parla di obbedienza della fede. Obbedire (ob-audire) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, il cui garante è Dio stesso. Credo perché me lo ha detto Dio e, se credo in Lui, non dubito di ciò che Lui mi dice. Se credo alla mamma o al papà, ho fiducia di tutto ciò che loro mi propongono. Padre della fede nell’Antico Testamento è Abramo e sulle soglie del Nuovo Testamento è Maria. Essi credono, cioè si affidano totalmente a Dio. La fede è una grazia, un dono che viene da Dio e al quale l’uomo può rispondere sì o no. È come il sole, che splende in cielo. Noi abbiamo la libertà di aprire o chiudere la finestra, cioè di illuminarci o restare al buio. Abramo e Maria hanno aperto liberamente la finestra della loro vita; il sole è entrato, li ha illuminati, illuminando anche le loro intelligenze, e così sono cresciuti e hanno camminato nella fede. Mons. Giuseppe Giudice Il Sacrificio di Isacco di Michelangelo Merisi da Caravaggio

Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme!

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EDICOLA

INDIRIZZO

CITTÀ

GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART KAIROS EDICOLA Daniele Raffaela CART’EDICOLA EDICOLA D’andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M.Rosaria MIR MIR MIR CARTOLIBRERIA Archimede

Via dei Goti, 11 Via dei Goti Piazza Doria Via Petrosini, 17 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via Caduti di Superga, 5 Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI PAGANI S. EGIDIO DEL M. ALBINO SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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IN PRIMO PIANO a cura di Antonietta Abete

UNA SOSTA CONTEM

N

on è una Lettera pastorale ma un documento agile, poche pagine, sembra quasi una comunicazione confidenziale, una riflessione ad alta voce che il vescovo Giuseppe condivide con i sacerdoti e gli operatori pastorali della sua Chiesa. Chi cerca un piano pastorale o un progetto di ampio respiro resta deluso. Chi vuole una strategia si trova a mani vuote. Il Vescovo si limita ad offrire alcuni orientamenti, direi suggerimenti e suggestioni. Più che dare precise indicazioni sul da fare, mons. Giudice pone domande e invita a riflettere, chiede una verifica puntuale o onesta della vita pastorale, a partire dalla Parola di Dio e dal magistero della Chiesa. Il documento parte dalla grande domanda posta da Gesù, quella che faceva tremare anche Paolo VI: “il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). E si conclude con una promessa, tratta dal libro dell’Apocalisse: “Ecco: sto alla porta e busso” (Ap 3,20). L’Anno della Fede si muove tra questi due poli: da una parte il desiderio di guardarsi dentro, dentro se stessi e la vita delle nostre comunità, per verificare se davvero la fede tutto rischiara e illumina. E dall’altra la consolante certezza che il nostro Dio non ci abbandona, anche quando siamo chiusi nell’orto delle nostre passioni, ma sempre bussa alla porta, con infinita discrezione e con amorosa insistenza. È preoccupato il Vescovo, e s’intravede tra le righe di questi

orientamenti. Egli desidera che la pastorale sia sempre più radicata su due pilastri fondamentali: la Parola di Dio e l’Eucaristia. Per questo richiama continuamente la Scrittura e invita a ridare alla Messa la sua assoluta centralità. È preoccupato di una fede fai da te, quella che ciascuno costruisce in base ai suoi gusti personali. È preoccupato anche di una liturgia che, invece di essere la porta del Mistero, diventa uno spettacolo. È preoccupato anche di quella moltiplicazione di Messe che, se da una parte manifesta attenzione nei confronti del popolo di Dio, dall’altra riduce inevitabilmente la qualità della celebrazione e, alla fine, stanca gli stessi presbiteri. Dinanzi a questo scenario ecclesiale, in cui s’intrecciano passione e abitudine, il Vescovo chiede una sosta contemplativa: “un Anno in cui più che fare delle cose, vogliamo fermarci, per stare con Lui (Mc 3,14), per ascoltare e ascoltarci e per ricollocarci nuovamente nel grande progetto di Dio” (n. 1). La pausa invita a “riscoprire la dimensione contemplativa della vita e riascoltare la mai definitivamente compresa Parola del Maestro” (n. 1). Una sosta dunque non intesa come una parentesi ma come uno stile pastorale, per imparare che i progetti e le opere nascono stando in ginocchio, ai piedi del Signore. Il primo anno è stato segnato dal verbo ricominciare il secondo anno, invece, pone l’accento sul verbo stare, rimanere. Non è un passo indietro ma una chiara indicazione di metodo. Andare e rimanere, scrive il vescovo Giuseppe, non sono alter-


Foto Salvatore Alfano

Punti Fermi

MPLATIVA nativi ma complementari, sono esperienze che s’intrecciano continuamente nella stessa prassi pastorale. Scrive il vescovo Giuseppe: ”Rimanere è il verbo della comunione; andare è il verbo della missione e vanno tenuti sempre insieme” (n. 3). Non c’è prima il rimanere e poi l’andare, anche se lo stare è l’indispensabile premessa dell’annuncio e della testimonianza. Il Vescovo non manca di sferzare quella “pastorale autoreferenziale e narcisistica” che chiude i battezzati “nei recinti delle nostre Parrocchie, diventate tante volte orti conclusi e inaccessibili » (n. 3). E invita a riprendere la via dell’annuncio missionario: la gente, soprattutto quella “con il cuore gonfio e con le mani stanche” attende di “ri-sentire in modo caldo e appassionato, da trafiggere il cuore (cf. At 2,37), il nome di Gesù” (n. 2). Una sosta vissuta secondo lo stile che il vescovo Giuseppe tratteggia nei nove capitoli della sua Lettera, non solo prepara una nuova missione ma sarà essa stessa “un vero cammino” (n. 9), una tappa di quella grande avventura della fede iniziata in quella terra che noi chiamiamo santa perché è lì che il Tre volte Santo si è manifestato in tutta la sua pienezza. In quella terra il vescovo invita ad andare per sigillare il cammino pastorale. E da lì ripartire per una nuova tappa del nostro pellegrinaggio terreno. Silvio Longobardi

Non mancano però quelli che il vescovo chiama “punti fermi”, richieste precise. Provo a fare un rapido elenco, forse non del tutto esaustivo, seguendo l’ordine del documento: «dobbiamo sempre, tutti e nuovamente, tornare alla scuola del Vangelo, dall’unico Maestro, per imparare la inesauribile lezione evangelica» (n. 2). «deve risuonare con freschezza e passione il nome di Gesù, liberandolo dalle tante incrostazioni pastorali, che lo hanno quasi soffocato e seppellito» (n. 2). «educare ad una ministerialità che riesca a stare fuori, tra la gente, dove il dramma rischia di consumarsi e gli uomini e le donne di perdersi» (n. 3). «La prima azione pastorale è pregare, imparare a pregare e insegnare a pregare. [...] Il Vescovo, [...] invita i suoi presbiteri ad essere attenti alla Lectio Divina e alla Preghiera, anzi alla qualità della preghiera [...]» (n. 6). «il nostro impegno primario durante l’Anno della Fede – a rifare della Messa il cuore della Chiesa» (n. 7). «Ritornano in questo testo [Ap 3,20] l’Ascolto, la Fede e l’Eucaristia, che vogliono essere in questo Anno Pastorale i binari obbligati del nostro percorso ecclesiale» (n. 8). Silvio Longobardi


LETTI PER NOI

A colloquio con padre Antonio Cuomo, responsabile della Pastorale giovanile insieme a don Luigi La Mura e padre Aldo D’Andria

SENZA L’ATTENZIONE PER I GIOVANI, LA CHIESA NON HA FUTURO

«S

enza l’attenzione reale alle nuove generazioni, la Chiesa non ha futuro», scrive il Vescovo negli Orientamenti. Per questo motivo abbiamo deciso di sentire padre Antonio Cuomo, parroco di san Giovanni Battista in Nocera Inferiore, che dallo scorso settembre condivide la responsabilità della Pastorale giovanile insieme a don Luigi La Mura e padre Aldo D’Andria. Come responsabile dei giovani, quale aspetto la colpisce maggiormente di questi Orientamenti? «Da una prima lettura sono rimasto colpito, ma soprattutto edificato, dalla passione che il nostro Vescovo vive e mostra verso la Chiesa, verso quella Chiesa comunione nata dal Concilio Vaticano II e che scalpita di grande passione per Dio e per l’uomo. Mi colpisce la dilatazione del cuore che questi

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orientamenti provocano in me perché spingono tutti a recuperare la dimensione dell’ascolto: siamo chiamati ad ascoltare Dio attraverso la preghiera, siamo chiamati ad ascoltare l’uomo per intercettare il suo bisogno di spiritualità. Il Vescovo ci mette anche in guardia da una pastorale che soffre la “sindrome del giardino”, una pastorale, cioè, chiusa in se stessa. La Maddalena sembra soffrirne: Restiamo qui per sempre: fuori ci sono tanti rischi. Io sono tua e tu sei mio. Ma Gesù risponde: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17). Spesso i giovani sono sballottati di qua e di là e le stesse comunità parrocchiali si perdono dietro tante cose da fare! In maniera sapiente, il Vescovo spinge tutti ad una sosta contemplativa (stare con Gesù in ascolto della sua Parola) che dà gusto e sapore alla dimensione


attiva: uscire dalle sacrestie e, direi anche da quei gruppi blindati in se stessi, per andare nella piazze, nei cortili, nei crocicchi della strade, nei condomini, nelle famiglie, nelle scuole, nelle università, dove si incontra la realtà della vita vissuta in tutta la sua bellezza e drammaticità». Spesso i giovani sono più abituati a fare, a compiere azioni concrete. Il vescovo invece lancia una forte provocazione e dice: “Il primo invito di Gesù ai 72 è: Pregate!”. Come si trasmette ai giovani la bellezza dell’ascolto della Parola? «Girando per le nostre città scorgiamo tanti giovani che camminano con il loro iPod e sembrano isolati dalla realtà… La fatica di relazionarsi con gli altri genera la difficoltà di relazionarsi con Dio. Io credo, però, che nel cuore dei giovani c’è una grande sete di assoluto e di infinito, una ricerca di verità e di amore: da noi si aspettano una vita di testimonianza! La lectio divina è uno strumento che appartiene alla storia e alla tradizione della Chiesa: dobbiamo avere il coraggio di proporla ai giovani. Altrimenti, come ci dice il Vescovo, vanno ad abbeverarsi ad altre fonti, rischiose ed ingannevoli». Come si può aiutare un giovane a riappropriarsi del senso della Domenica? «È importante recuperare “lo spazio del sagrato”, spazio posto subito fuori la Chiesa dove ci si saluta, raccontandosi le gioie e le fatiche della vita quotidiana. E tutto questo lo si porta insieme sull’altare e si realizza quanto il Vescovo dice al punto 6: «Tutto deve convergere verso l’altare e tutto dall’altare deve ripartire in una osmosi sempre nuova e ricca di stupore tra rimanere e andare». Quando i giovani respirano aria di comunione e di fraternità e si costruiscono amicizie sane, allora per loro diventa “normale” condividere l’Eucaristia domenicale». Che ruolo ha l’adorazione eucaristica nel percorso programmato per la Pastorale giovanile? «Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce» (Lao Tzu). Nella Pastorale giovanile fanno più rumore i grandi eventi che la fatica della fede vissuta pazientemente giorno dopo giorno. Credo che sia necessario intercettare quel bisogno dei giovani di stare - ad un certo punto - soli con se stessi. La preghiera silenziosa, dinanzi a Gesù Eucaristia, mentre aiuta a recuperare il senso del mistero, consente a Dio di guardare le profondità della mente e del cuore: questo sguardo è capace di riempire di speranza le fragili forme del quotidiano». Antonietta Abete

«La Sosta Contemplativa ci chiede con urgenza di essere alunni e maestri di preghiera cristiana…» (n. 6)

UNA GIOVANE CHE NON CREDE

“Abbassiamo il tono della voce” Negli Orientamenti il Vescovo invita a non stazionare nei recinti delle nostre parrocchie. Accogliendo il suo invito, abbiamo fatto leggere le sue parole ad una giovane che non ha ancora ricevuto il dono della fede

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iulia, il nome di fantasia, è una giovane studentessa che non ha ancora incontrato Dio. L’inquietudine e le domande che si porta dentro non hanno ancora la firma di Gesù. Le abbiamo chiesto di leggere gli Orientamenti del vescovo Giuseppe. Una lettura non semplice per chi non mastica la Parola di Dio e non ha confidenza con le realtà parrocchiali. Ha raccontato di essersi trovata d’accordo con molti passaggi, di aver annuito leggendo alcune frasi, anche se quello scritto, per ora, sembra lontano dalla sua vita. Alla domanda “Quale passaggio ti ha colpito di più?” ha risposto così: «Per ascoltare però abbiamo bisogno di silenzio. Non è forse il silenzio che manca nella nostra vita, nelle famiglie, nelle nostre celebrazioni? Parliamo di silenzio, e non di mutismo, che può essere una patologia. Abbassiamo il tono della voce per alzare il volume del cuore, del cuore in ascolto. Mi sembrano parole molto belle, che fotografano fedelmente la realtà dei giorni nostri. Parole su cui dovremmo soffermarci e che potrebbero, in qualche modo, darci delle risposte riguardo alcuni brutti mali della nostra società. Una società che è ormai diventata sorda a tutto quello che non ci riguardi direttamente».

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La risposta del laicato Le prime impressioni di Giovanna Civale, presidente diocesana di AC, e di Giuseppe Contaldo, membro del comitato regionale per Rinnovamento nello Spirito Santo. Nei prossimi mesi pubblicheremo altri commenti

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ome in una grande musica occorre che ciascuno strumento, con la dolcezza del proprio fiato o accordo, segua uno spartito e la direzione di un maestro per dirsi una vera sinfonia, così la nostra Chiesa locale, in particolare le associazioni e i movimenti, accolgono gli Orientamenti Pastorali del vescovo, mons. Giuseppe Giudice, per il prossimo anno: per intonare il proprio canto ad una sola melodia. Abbiamo ascoltato le impressioni e i pareri di chi fa parte di quel laicato che si dedica alla vita ecclesiale con uno stile di corresponsabilità e impegno: Giovanna Civale, presidente diocesana di Azione Cattolica e Giuseppe Contaldo, membro del comitato regionale per Rinnovamento nello Spiri-

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to Santo. «L’aspetto che trovo peculiare per la vita stessa dell’AC è il richiamo alla reale attenzione alle nuove generazioni che si traduce per un’associazione ecclesiale come la nostra, di lunga tradizione, in un impegno sempre più spinto in campo educativo», questo il passaggio degli Orientamenti che ha particolare affinità con lo stile di Azione Cattolica, secondo Giovanna Civale. Per Giuseppe Contaldo il dono degli Orientamenti da parte del vescovo Giuseppe offre a tutti noi «l’opportunità di accostarci al Signore per conoscerlo da vicino e meglio». Un documento di un Pastore offre sempre spunti per operare con nuovo slancio. La condivisione delle riflessioni da parte di

chi quotidianamente si misura con il cammino di gruppi e movimenti – riscontrando anche i limiti e le fatiche che questo comporta – rappresenta un’occasione di crescita preziosa. Per la presidente di AC l’ostacolo maggiore per la concretizzazione degli Orientamenti è costituito dalla paura ad aprirsi alle novità, abbandonando una pastorale che spesso può diventare autoreferenziale e narcisistica, dunque, lontana dai reali bisogni della gente. Per il responsabile del Rinnovamento nello Spirito non è sufficiente organizzare azioni, iniziative o istituzioni: saremo in grado di seguire le parole del vescovo se sapremo assicurare la presenza, il contatto e le relazioni con le persone alla soglia del cortile dei gentili.


Il Mistero Eucaristico A colloquio con don Domenico D’Ambrosi sul punto 7 degli Orientamenti che contiene numerose provocazioni per i sacerdoti

Foto Salvatore Alfano

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Ciascuno, seguendo il proprio carisma, ha un compito specifico all’alba della nuova rotta indicata da mons. Giudice: per Giuseppe Contaldo l’amore per la preghiera e la passione per la missione si coniugano in un instancabile annuncio del Vangelo «nei nuovi scenari che si sono venuti a creare dentro la storia degli uomini». Per Giovanna Civale una rinnovata attenzione alla Dottrina Sociale della Chiesa «si traduce in impegno concreto per l’edificazione del bene comune» – attraverso, anche – «una rimotivata partecipazione alla vita amministrativa e politica delle nostre città». Se sapremo fare rete – arrivando all’unica nota che solo insieme è possibile raggiungere – saremo in grado di orientare, alla scuola di Cristo, i nostri passi. Mariarosaria Petti

he ne è oggi della Messa?”, è solo la prima di una lunga serie di domande contenute nel paragrafo 7 degli Orientamenti, ricco di riflessioni e qualche provocazione per i parroci. “Che posto ha la Messa nella mia vita, nella vita della comunità, nel nostro cammino di Fede”, domanda il vescovo mentre invita tutti a compiere un attento lavoro di restauro e rinnovamento per restituire alla celebrazione eucaristica la sua bellezza. Ne discuto con don Domenico D’Ambrosi, classe 1953, 34 anni di sacerdozio, parroco nella parrocchia Santa Maria delle Grazie in Angri. Il santo di Pietrelcina affermava che se la gente conoscesse la bellezza della Messa, fuori alle Chiese dovrebbero stazionare i carabinieri. «Il segreto - confida don Domenico - è far gustare la Messa, consentire a ciascuno di immergersi nel dono dell’Eucaristia fino a dichiarare, come i primi martiri cristiani: “Non possiamo vivere senza l’Eucaristia domenicale!”. I frutti non si fanno attendere, nella vita personale e comunitaria: la fraternità, la missione, la costruzione del bene comune». Il vescovo, sempre nel paragrafo 7, richiama le parole del Cardinale Martini che affermava: «Spesso dietro un imperfetto celebrare si nasconde un imperfetto vivere». Parole forti. Che responsabilità avverte come sacerdote? «Spesso si dice: Voglio celebrare questa Messa come se fosse la mia prima Messa e la mia ultima Messa. Occorre scegliere ogni giorno Dio! Metterlo al primo posto, prima degli impegni, delle responsabilità, delle persone». In questo passaggio viene in soccorso lo Spirito Santo che aiuta a capire e ad offrire ogni lacerazione interiore che può ostacolare la gioia di celebrare.

Mons. Giudice invita anche a “riscoprire la bellezza dell’Anno Liturgico, che va restituito alla sua primigenia funzione: tempo e luogo per fare insieme un vero cammino di Fede”. A don Domenico viene subito in mente l’Annuncio del giorno Pasqua che si proclama nel giorno dell’Epifania: (…) Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza. «Instilla nell’anima la bellezza dell’Anno Liturgico, ci fa percepire la grazia del Padre. Il cuore dell’Anno Liturgico è la Pasqua ed è importante far cogliere e gustare come, di domenica in domenica, Dio ci prende per mano e ci fa vivere delle tappe che ci avvicinano a Lui e ai fratelli». “Quale è il rapporto, a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, tra denari e Sacramenti?”, è questa forse la provocazione più forte del paragrafo 7. «Sono contento che il vescovo abbia richiamato la nostra attenzione su questo aspetto. Ridurre la celebrazione dei sacramenti ad un mero interesse economico è avvilente, non corrisponde a quella testimonianza di distacco dai beni terreni che Gesù ci chiede. Non bisogna mai dimenticare che i sacramenti sono un dono di Dio e noi siamo suoi collaboratori; Egli si serve di noi per diffondere i suoi doni. Nella mia parrocchia c’è una cassetta ai piedi della Madonna, ognuno mette quello che desidera per ogni celebrazione». La comunità è educata attraverso un volantino che spiega che l’offerta è un gesto d’amore fatto a Gesù nei poveri, alla Chiesa che ci accoglie, alle attività che ci fanno essere famiglia. «Noi non disponiamo tariffe, si legge, confidiamo nella tua carità». Un esempio che merita di essere seguito. Antonietta Abete

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I RELIGIOSI

Riscoprire il silenzio Ha letto per noi gli Orientamenti Padre Michele Alfano, frate conventuale di Nocera Inferiore, Vicario episcopale per la vita consacrata Quale aspetto degli orientamenti l’ha più colpita? «Senza alcun dubbio l’aver posto a fondamento di tutta l’esperienza pastorale ed ecclesiale il binomio inscindibile contemplazione e azione. Questo è ancor più incisivo all’inizio di quest’anno in cui la Chiesa ci invita ad approfondire la nostra fede: la contemplazione, come ascolto orante della Parola di Dio, quando è accolta nella fede, genera la carità che è l’anima della Chiesa e di ogni espressione pastorale. Se sperimentiamo l’amore di Dio nella contemplazione, sperimentiamo anche un grande amore per l’essere umano nella nostra azione pastorale». Il vescovo pone l’accento sul ruolo del silenzio. In che modo i religiosi possono aiutarci a riscoprire la dimensione del silenzio e dell’ascolto? «C’è tanta ansia oggi di orientare l’affannosa e deludente ricerca di esteriorità verso un’esperienza spirituale e profonda di Dio. Questa ricerca si coltiva con la preghiera e con la pratica della fede. Tutto ciò non è possibile senza vivere l’esperienza del silenzio che apre la nostra mente e il nostro cuore a Dio. In questo senso, la scelta dei religiosi di ritirarsi nel silenzio del chiostro, non è isolamento né incapacità di comunicare, ma è un ritirarsi per essere

inviato, un ritorno alle fonte dello Spirito davanti al mistero di Dio». Perché le persone hanno paura di abbassare la voce e preferiscono riempirsi di parole? «Direi semplicemente perché si avverte in modo forte il senso di vuoto interiore e a volte anche la consapevolezza di non poter donare agli altri quell’amore di Dio che non riempie il proprio cuore: nessuno dà ciò che non ha. È quindi incapacità consapevole di non poter essere testimoni. E allora, come nella psicologia, anche in termini di testimonianza cristiana, usiamo le parole per nascondere la nostra incapacità di testimoniare». In che modo i religiosi possono insegnarci a ritmare il tempo con la preghiera? «L’esperienza della vita comunitaria vissuta nella quotidianità, può ancora dare testimonianza di una vita ritmata da frequenti incontri con Dio nella preghiera. Essa può dire agli altri che è ancora possibile ritmare bene il proprio tempo, senza trascurare l’incontro giornaliero con il Signore». Antonietta Abete

Non prego perché...

«L

a fede svanisce quando non viene più praticata e tale prassi è la preghiera», l’inciso di Gabriel Bunge ci introduce ad una realtà dei nostri tempi: se fino a qualche decennio fa la domanda più frequente era: “che cos’è la preghiera?”, oggi questo interrogativo si è trasformato in “preghiamo ancora?”. E se non preghiamo più, perché non lo facciamo? Tra luoghi comuni e difficoltà reali elenchiamo alcuni motivi: - Pregare è faticoso. Faticoso è rimanere in silenzio, imparare ad abitare

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sé stessi, convincersi a restare fermi per un certo tempo e in uno stesso luogo, accettare l’inattività del tempo. Una condizione esteriore da superare per giungere al dialogo con il Signore. - Non ho tempo. Le ore per computer e tv aumentano ma il ritornello è sempre lo stesso: “non c’è tempo!”. L’uomo ha la capacità di trovare sempre spazio per le cose che gli stanno realmente a cuore: la preghiera non si accontenta dei ritagli di tempo, essa necessita di tempi forti, precisi, che devono avere la precedenza su tutto

affinché questo tutto abbia senso. - Ho troppe distrazioni. Occorre saper integrare le distrazioni nella preghiera, “gettarle in Dio” (1Pt 5,7), trasformandole in occasioni di preghiera. - Sono incostante. I momenti di costanza si alternano a fasi di allontanamento dalla preghiera. È in questo distacco, quando ci si sente incapaci di rivolgersi a Dio, che bisogna continuare a offrire, comunque, anche solo l’aridità del cuore. Mariarosaria Petti


I mercoledì dell’ascolto Sei Lectio Divine, una per ogni forania, nelle quali il vescovo Giuseppe rilegge il Vangelo di Luca

L

a sosta contemplativa proposta dal vescovo Giuseppe è un tempo in cui siamo chiamati ad intensificare l’ascolto della Parola, perché solo una fede nutrita è capace di resistere alle tempeste e tramutarsi in un annuncio gioioso. In questo anno, la Lectio Divina deve accompagnare e ritmare il cammino. Il vescovo ci dà l’esempio, attraverso sei appuntamenti mensili rileggerà il Vangelo di Luca, come un pellegrinaggio verso Gerusalemme. Ecco gli appuntamenti: - 14 novembre, ore 20:00, Sant’Alfredo in Sarno; - 12 dicembre, ore 20:00, San Giovanni Battista in Angri; - 9 gennaio 2013, ore 20:00, San Michele Arcangelo in Nocera Superiore; - 13 febbraio 2013, ore 20:00, San Giovanni Battista in Nocera Inferiore; - 13 marzo 2013, ore 20:00, SS. Corpo di Cristo in Pagani; - 10 aprile 2013, ore 20:00, San Biagio in San Marzano sul Sarno. Vi sono altri appuntamenti importanti che ci accompagneranno nel corso del nuovo anno pastorale. - Apertura Anno della Fede, 11 ottobre. L’appuntamento è alle ore 18,30 presso il Monastero di santa Chiara a Nocera Inferiore. Alle ore 19,00, vi sarà una fiaccolata verso la Cattedrale

di San Prisco. Alle 20,00, la Veglia di preghiera presieduta dal Vescovo Giudice; - 15 novembre Convegno di presentazione della Giornata diocesana di Insieme, ore 18,45, presso la Curia di Nocera Inferiore; - Messa per i genitori che hanno perso un figlio (Figli in cielo), 17 novembre, alle ore 19,00 presso la Concattedrale di Episcopio; - Giornata diocesana di Insieme, 18 novembre, in tutte le parrocchie; - Apertura Anno Liturgico, venerdì, 30 novembre, ore 19,00 nella Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore; al termine gli Orientamenti saranno consegnati a tutti i partecipanti; - 25 dicembre, Santa Messa pontificale di Natale, ore 10,30, Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore; - 6 gennaio 2013, Epifania del Signore, ore 11,00 ad Episcopio di Sarno; - Via Crucis diocesana, 20 marzo 2013, ore 20,00 nel centro cittadino di Sarno; - Discorso alla Città, martedì 30 aprile 2013, ore 10,30 in Cattedrale; - Messa Crismale, 28 marzo 2013, alle ore 10,30 in Cattedrale; - Veglia di Pentecoste, 18 maggio 2013, Piazza degli Eventi, Nocera Inferiore.

É possibile scaricare il testo degli Orientamenti pastorali dal sito www.diocesinocerasarno.it

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente) Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Direttore Editoriale Silvio Longobardi Redazione Salvatore D’Angelo, Mariangela Giudice Mariarosaria Petti Coordinatrice Antonietta Abete Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato

Mons. Giuseppe Giudice, Peppe Iannicelli, Michela Giordano, p. Matteo Ferrari, Gabriella Calenda, Giovanni Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Maddalena Cerrato, Lisa Scognamiglio, Antonio Marra, Carmela De Mattia, Maria Rosaria Buonagura, Agostino Orefice, Mario

Giordano, Fabio De Simone, Antonella Di Loreto, Anna Apicella, don Roberto Farruggio, Tiziana Liguori, don Natale Gentile, Martina Grimaldi, Antonio Maria Mira, Maria Bonfiglio, Rosario Contaldo, don Gaetano Ferraioli, Giovanna Abbagnara, Don Gerardo Coppola, Renata Ciannella, Mariangela Iuliano, Antonio Marra, Carmela De Mattia, padre Michele Alfano, Guseppe Pironti

Amministrazione Via Adriana, 18 - 84012 Angri (SA) Tel/Fax 081 5134504 redazioneinsieme@alice.it Fotografia Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA) Abbonamenti € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 1 ottobre 2012 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Foto Salvatore Alfano

Il ten. colonnello Gianfilippo Simoniello. L’Arma dei Carabinieri è sempre stata attenta al rapporto con la Chiesa locale

Il comandante del Reparto territoriale dei carabinieri di Nocera Inferiore, Gianfilippo Simoniello, racconta la sua esperienza nella valle del Sarno. «Dopo Nocera credo posso fare tutto»

Dall’Agro a Potenza

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ore non sono abbastanza se il tuo, più che un “lavoro” è un “servizio” e se il senso del dovere ti impedisce di rimandare a domani ciò che puoi assicurare oggi ai tuoi collaboratori, alla comunità di cui sei entrato a far parte, allo Stato. E allora l’orologio non conta più: la notte si confonde con il giorno e ogni momento è

buono per “fare”. Del tenente colonnello Gianfilippo Simoniello, che qualche giorno fa ha lasciato la guida dei Carabinieri dell’Agro, i più stretti collaboratori ricorderanno soprattutto le sue interminabili giornate, con telefonate e mail nelle ore meno consuete, quando il resto del mondo rallenta il proprio ritmo. «L’Agro nocerino – ha raccontato – non


consente distrazioni a chi fa il mio lavoro. Di emergenze ce ne sono tante e noi Carabinieri abbiamo il compito di andare incontro alle richieste di sicurezza dei cittadini». 45 anni, salernitano di origine, Simoniello è rientrato a Potenza, dove, negli ultimi due anni aveva continuato a vivere la sua famiglia, «fortemente penalizzata dalla full immersion nell’Agro». L’ufficiale ammette che «sono stati anni difficili, con ritmi forsennati che mi hanno consentito di accrescere, come mai avrei potuto altrove, il mio bagaglio professionale e umano». Nel capoluogo lucano Simoniello sarà responsabile dell’aliquota Carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura. Una scelta di vita, il rientro a casa, imposta dalla volontà di non perdere d’occhio, in una fase delicatissima dell’esistenza di un individuo, il figlio adolescente. Sarà per questa sua condizione di “padre lontano” che nei due anni nocerini il tenente colonnello Simoniello ha sempre, caparbiamente ritagliato spazio, nelle sue frenetiche giornate di comandante di quasi 300 Carabinieri, per interessanti confronti con i ragazzi delle scuole del territorio. «Ne ho tratto – dice – l’idea di una generazione disorientata dal multitasking: un’impressionante dose di stimoli che, tuttavia, rischia di annullare il senso della prospettiva che noi avevamo alla loro età. Sembra che lo studio non serva e che il “copia e incolla” sia sufficiente per risolvere gli intoppi. Nei miei incontri con loro ho sempre cercato di parlare, invece, dell’importanza della cultura per potere immaginare un futuro pieno di opportunità». Carabiniere tutto d’un pezzo, non ha perso l’umanissima capacità di provare compassione per alcuni disperati cui si è trovato di fronte. È capitato così che, colpito dalle condizioni di miseria di extracomunitari appena arrestati per furti di piccola entità, accompagnasse l’inflessibile applicazione della legge con la somministrazione di cibo e bevande a quei disperati senza Patria. O che, chiamato a gestire l’ordine pubblico nell’occasione di sit in di disoccupati si sentisse «in forte difficoltà» a svolgere il suo compito «al cospetto di recriminazioni da non potere essere contestate: un lavoro, un futuro, dignità».

Foto Luigi Pepe

Il tenente colonnello Gianfilippo Simoniello

Con “gli alamari cuciti sulla pelle”

L’

educazione prima di tutto. Nei due anni di permanenza a Nocera il tenente colonnello Simoniello ha cercato di imporre uno stile di comando garbato, mai sopra le righe, da gentiluomo in uniforme. Disponibile con i giornalisti, mai aggressivo con i suoi interlocutori, umano nel suo rappresentare un servitore dello Stato, da esempio nel suo “indossare” con decoro la gloriosa uniforme dell’Arma anche quando ne era svestito. Il più calzante esempio di Carabiniere con “gli alamari cuciti sulla pelle”, come amava ripetere di se stesso il generale Dalla Chiesa. Un garbo che ha proposto caparbiamente, correndo il rischio di non essere compreso o apprezzato in una terra che non si sottrae alla moda, pessima, di premiare chi urla, sgomita, solleva polveroni. Al di là dell’impegno “sul campo”, premiato da cifre da primato in molti settori (numero di arresti, sequestri di droga, denunce e indagini sulla criminalità organizzata), Gianfilippo Simoniello ha anche dovuto gestire il non facile passaggio di Nocera Inferiore da Compagnia a Reparto Territoriale dell’Arma, uno dei soli 5 istituiti in Italia per garantire il massimo possibile di personale e mezzi in servizio in aree ritenute particolarmente “sensibili”, nonché la tanto attesa attivazione della Stazione Carabinieri di San Marzano sul Sarno. Michela Giordano


E se gli osservatori esterni immaginano che sia l’indagine “Linea d’ombra”, quella che ha portato in carcere l’ex sindaco di Pagani Alberico Gambino, a rappresentare il suo più appagante risultato professionale, a domanda diretta stupisce asserendo che è ad altri accertamenti che lega le sue più grandi soddisfazioni nocerine: «Ci è costata grande lavoro – spiega – l’indagine sui diplomifici, ma ho voluto il massimo impegno dai miei collaboratori perché credo che sia umiliante vedere la terra dell’Agro associata all’idea di una cultura che si può comprare senza sacrificio». Il tenente colonnello Simoniello ritiene ugualmente significative le maxi indagini sullo sfruttamento della prostituzione, a Nocera Inferiore, e sulla diffusione delle false assicurazioni, in tutta la valle del Sarno. Per quanto ad uno sguardo superficiale possa sfuggire, nei risultati citati dall’ufficiale dell’Arma sussiste un ideale filo conduttore: l’idea di un benessere comune che deve e può essere costruito sul rispetto delle regole e della dignità umana, con un concetto che ritorna più volte, quello della “responsabilità” verso le nuove generazioni. Anche quando si sofferma sul fenomeno della diffusione della droga nell’Agro nocerino (con il dato, preoccupante, della prima “canna” già a 13/14 anni) Simoniello se la prende con le

famiglie «troppo spesso assenti». Capita, così, che «quando li becchiamo con le mani nel sacco, i ragazzi non si preoccupano dei danni cui espongono la propria salute, ma solo del dato punitivo e che vengano a saperlo i genitori». Dal suo punto di osservazione privilegiato, l’ormai ex comandante del Reparto territoriale dell’Agro con sede a Nocera Inferiore ha toccato con mano anche la difficoltà di fare breccia nelle solide mura dell’omertà: «Ci chiamano se dal bar vicino casa arriva musica ad alto volume a notte tarda e, invece, se interveniamo per arrestare uno spacciatore poco ci manca che ci tirano un vaso sulla testa». Per non parlare dei più gravi fatti di cronaca, rispetto ai quali difficilmente sono giunte indicazioni utili: «Il problema è che manca l’idea di comunità, quello che accade all’altro interessa poco». Un’analisi a metà tra l’investigatore e il sociologo per il tenente colonnello Simoniello, interrotto nella sua chiacchierata da una chiamata sul cellulare da parte del figlio. Uno sguardo all’orologio, un altro alla pila di cartelle di posta da firmare e il cronista capisce che è ora di salutare approfittando di un ultima domanda. Progetti per il futuro? «Dopo Nocera credo che possa fare tutto». Michela Giordano

Arriva Gabelloni Il nuovo comandante del Reparto territoriale di Nocera Inferiore è il maggiore Matteo Gabelloni. 37 anni, originario di Lucca, Gabelloni arriva in Campania dopo aver partecipato a varie missioni all’estero e prestato servizio al Settimo Reggimento “Trentino-Alto Adige” di Laives (Bolzano). Nell’ultimo incarico è stato comandante della Compagnia dei Carabinieri di Ravenna, in passato ha ricoperto anche il delicato ruolo di dirigente della Compagnia dell’Arma a Corleone.


redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Foto Luigi Pepe

La ricostruzione che funziona

La consegna delle chiavi

vigili sulle reali condizioni della ricostruzione». Nelle stesse ore della consegna delle chiavi il sindaco ha poi consegnato ai vertici regionali e dell’Arcadis altro materiale riguardante ulteriori zone da mettere in sicurezza. In più, ha messo al corrente dei problemi che attanagliano la città quando si scatenano piogge violente. «La consegna delle chiavi – continua Mancusi – è da ricordare in memoria di quanti ci hanno lasciato quel triste maggio di 14 anni fa». Da ottobre, intanto, la Arcadis si trasferirà a Sarno nell’area di via Ingegno, facendo diventare Sarno il crocevia della discussione e della risoluzione della problematica idrogeologica campana. Il direttore Flavio Cioffi si è detto «contento del trasferimento a Sarno della sede». Nel suo intervento l’assessore regionale Edoardo Cosenza ha ricordato i giorni dell’alluvione, che lui ha vissuto come professionista, ed ha ribadito la volontà «di essere vicino concretamente alla città non con parole, ma con progetti ed idee importanti».

Foto Salvatore Alfano

L

a vicenda del cosiddetto “Lotto 11” si può finalmente dire chiusa e con esito positivo. Grande è stato il lavoro di sinergia, di dialogo e di impegno che ha coinvolto l’Amministrazione comunale e l’ARCADIS. Le lungaggini burocratiche sono state superate grazie alla collaborazione tra il sindaco Amilcare Mancusi, l’assessore alla ricostruzione Annunziata, i vertici dell’Agenzia Regionale Campana Difesa Suolo, i dottori Cioffi e Serra, e i funzionari del Comune, in particolare gli ingegneri Angelino e Silverio ed il segretario generale Iervolino. Il Comune ha rilasciato l’agibilità provvisoria e la Commissione collaudo si è impegnata a concludere i restanti adempimenti tecnici entro marzo 2013. La consegna delle chiavi dei 20 alloggi è avvenuta il 14 settembre scorso, alla presenza del primo cittadino, dell’assessore regionale alla Protezione Civile Edoardo Cosenza, del responsabile dell’ARCADIS Flavio Cioffi, dell’assessore provinciale Sebastiano Odierna e di molti altri rappresentanti istituzionali. Tanti i cittadini presenti, tutti pieni di speranze per il futuro, ma ancora con il cuore frantumato al solo ricordo dei tragici eventi del maggio 1998. Il sindaco Mancusi ha subito chiarito che la consegna degli appartamenti è un segno di ripartenza e non di arrivo e che non bisogna sottovalutare nessun aspetto della ricostruzione, ancora oggi da completare: «Per la Città di Sarno è un’ottima notizia. I funzionari del Comune e tutta la giunta non hanno mai smesso di lavorare insieme ai funzionari dell’ARCADIS per risolvere questa problematica che ha coinvolto venti famiglie. Una questione per me di fondamentale importanza, un punto che come sindaco dovevo necessariamente definire nel più breve tempo possibile. La consegna delle chiavi, non in una zona diversa della Città ma proprio nella stessa zona che fu atrocemente colpita, è un atto di speranza dal quale ripartire con nuova carica». Un punto di ripartenza, quindi, ma non di arrivo: «Continuiamo ad essere costantemente vicini alle famiglie colpite dagli eventi del 1998 – prosegue il primo cittadino – e siamo sempre

A Sarno sono stati consegnati i 20 alloggi del cosiddetto “Lotto 11”

La ricostruzione a Sarno. Immagine di repertorio Insieme - Ottobre 2012

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Tumori in crescita Ci si ammala di meno rispetto al nord, ma l’aumento è costante. Rilevato un maggior numero di tumori alla prostata e al colon retto. Sono stati presentati a Palazzo Sant’Agostino i dati del Registro dei tumori

Lo staff del Registro Tumori

S

i è discusso di incidenza dei tumori, sopravvivenza e mortalità, lo scorso 17 settembre, nel salone “Bottiglieri” della Provincia di Salerno. Durante il convegno “I tumori in provincia di Salerno” sono stati presentati i dati raccolti dall’Ufficio Statistico Oncologico della Provincia di Salerno – Registro dei tumori, coordinato dal dottor Luigi Cremone. A moderare Alfonso Maria D’Arco, direttore dell’Oncoematologia dell’Umberto I di Nocera Inferiore, e Stefano Pepe, direttore dell’Oncologia del San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno. Tanti i rappresentanti istituzionali presenti: il presidente della Provincia Edmondo Cirielli, il consigliere regionale Giovanni Baldi, il direttore generale del “Ruggi” Elvira Lenzi e il manager dell’ASL Salerno Antonio Squillante.

Numerosi i ringraziamenti rivolti all’assessore provinciale alle Politiche Sociali e Sanitarie Sebastiano Odierna, che ha mostrato profonda sensibilità e attenzione al Registro Tumori. L’evento, è stato reso possibile grazie al prezioso lavoro dal dottor Cremone, dalla dottoressa Claudia Gaudiano e da Arturo Iannelli, Gennaro Senatore e Arrigo Zevola. Importante anche l’apporto dei rilevatori dati Ida Alfano, Loredana Annunziato, Daniela Ferraro, Assunta Ferrante e Nicola Basile. «I dati statistici – ha dichiarato Giovanni Baldi – individuano zone del territorio ad alto contenuto radioattivo e inquinate che favorisce lo sviluppo di neoplasie. Ritengo che il personale medico e le autorità politiche presenti debbano avviare una concreta campagna di prevenzione».

Cercasi medici volontari In programma per il 2013 una missione sanitaria in Nicaragua

L’

ASI è impegnata a realizzare, anche per il 2013, una missione sanitaria a San Rafel del Norte in Nicaragua, secondo paese più povero del Centro America. L’associazione di solidarietà opera in questa zona dal 2000, qui malattie facilmente curabili si trasformano spesso in patologie gravi per la

scarsa inadeguatezza delle strutture a disposizione. Il sistema sanitario, inoltre, è a pagamento e inaccessibile ai più. Questo il motivo che spinge l’ASI a realizzare una nuova missione sanitaria. Non è facile organizzare una simile spedizione. Occorrono donazioni ma anche medici e infermieri

volontari. Chi ha vissuto quest’esperienza di solidarietà ha raccontato di esserne stato ricaricato. Per aderire al progetto o chiedere semplici informazioni è possibile consultare il sito www.asionline.it, scrivere all’indirizzo e-mail info@asi-online.it oppure chiamare al numero 081/957345.

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Foto Salvatore Alfano

Arturo Iannelli, coordinatore dei flussi informativi e dell’organizzazione del lavoro di Ricerca presso il Registro Tumori della Provincia di Salerno, ha illustrato i dati della pubblicazione: «In termini numerici ci ammaliamo un po’ meno rispetto al nord – ha detto – ma abbiamo comunque osservato un trend costante di crescita nell’ultimo decennio, con circa 208 casi di tumore in più». Pecora nera della provincia è l’Agro nocerino «dove si osserva un gradiente maggiore rispetto al resto della provincia». Tra le spiegazioni di questa crescita Iannelli pone innanzitutto l’invecchiamento: «È cambiata la struttura della popolazione, abbiamo più persone anziane». Nella zona a nord di Salerno, poi, potrebbero esservi anche altre concause di natura ambientale ed industriale, ma afferma lo specialista statistico che «nulla è dimostrato». «Per conoscere il perché – ha aggiunto – basterebbe investire più risorse e fare studi mirati». Ma quali sono le malattie più frequenti? Cresce il tumore alla prostata, a causa dell’invecchiamento della popolazione ma anche per un’anticipazione diagnostica, nei maschi è alto anche il numero di tumori ai polmoni. Nelle donne resiste l’incidenza del cancro alla mammella. Per entrambi i sessi, inoltre, si riscontra una crescita di tumori al colon retto. Il significativo aumento dei casi accertati, comunque, è anche frutto delle numerose campagne di screening che consentono di diagnosticare prima e più frequentemente le patologie cancerogene, dando anche un’occasione in più per guarire. Maddalena Cerrato - Salvatore D’Angelo

A Nocera Inferiore promosso un protocollo d’intesa tra Comune e banche per l’accesso a fondi agevolati

B

uone opportunità per le imprese nocerine. Si apre una strada importante per l’accesso al credito. L’assessore alle attività produttive Andrea Vagito sta per lanciare un bando che consentirà alle aziende in difficoltà di poter chiedere un prestito da restituire con interessi agevolati. «Abbiamo sottoscritto un accordo con alcune banche – dichiara Vagito – per dare fiato alle attività cittadine che non se la passano troppo bene». L’accordo, in sostanza, prevede la concessione di prestiti a tassi bassissimi: «L’imprenditore – spiega l’assessore – potrà chiedere fino a 50 mila euro e li potrà restituire con un tasso del 3 per cento in 84 mesi». L’iniziativa si basa su una serie di accordi e protocolli d’intesa che saranno sottoscritti con gli istituti di credito. Un’opportunità unica, che si inserisce nel solco delle molteplici iniziative promosse a vari livelli e inerenti il micro credito. Anche la Regione si prepara a varare un bando che consentirà l’accesso al credito agevolato a nuove imprese o a soggetti in crisi con tassi prossimi allo zero. Su questa linea si sta muovendo sempre il Comune che ha preso contatti con alcuni esperti per l’attivazione di uno sportello di consulenza ad hoc da stabilire a Palazzo di Città.

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Articoli Religiosi, Oggetti Sacri Libri, Bomboniere, Ricordini Trigesimo ed altro...

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Via Roma, 85/87 84087 SARNO Tel 081 5137149 - Cell 393 9740101 mir@articlireligiosi-mir.it - www.articolireligiosi-mir.it


Ciao Diego! L’avvocato Giovanni Severino ricorda il suo collega Diego De Pascale, morto a 48 anni lo scorso 16 luglio per un tumore. Un’amicizia nata da un incidente stradale tra i due. Ma altro che lite, quella conoscenza improvvisa si è trasformata in rapporto lavorativo e di amicizia fraterna

C

iao Diego, sei al di là del cammino, ma vivo e sorridente come sempre nei nostri cuori. Cari lettori di Insieme, ho pensato di scrivere qualche riga per un mio carissimo amico e collega che da pochi mesi, dopo un atroce cammino di sofferenza, è volato in cielo. Diego De Pascale, paganese, è stato un giovane e brillante avvocato del foro di Nocera. Ha fatto della bontà e del sorriso le sue regole di vita. L’ho conosciuto bene in 15 anni di vita. Ho lavorato con lui, ho frequentato la sua famiglia e dire di essere stato trattato come un fratello forse non è abbastanza. Non l’ho mai visto arrabbiato, mai disperato di fronte alle responsabilità lavorative. Era sempre sorridente e disponibile con tutti. Presente se avevi bisogno. È stato un uomo di valori e di esempio. Ha dimostrato l’attaccamento alla vita e alla famiglia. Ha accettato la malattia con coraggio e amore. L’ha affrontata affidandosi a Dio. Nell’ultimo periodo della vita, durante una conversazione, ringraziava dal suo letto il Signore per avergli dato la possibilità di vedere la luce anche quel giorno. Diego però per la malattia non vedeva più bene. Ma sappiamo che l’umiltà è dei virtuosi. Grazie per quanto ci ha donato. Arrivederci in cielo. Avv. Giovanni Severino

Alle origini del cane di Gabriella Calenda*

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ari amici ben ritrovati! Da questo numero inizieremo a parlare delle diverse razze di cani e gatti, soffermandoci in particolare sulle loro attitudini. Prima di andare nello specifico è importante però andare alle origini di queste specie animali. L’antenato del cane è il lupo. Il suo primo fossile risale a 15000 anni fa. Fido è stato anche immortalato in dipinti egiziani e allo stesso periodo risalgono anche alcune mummie ritrovate in nord Africa. Su come questo animale speciale si sia accostato all’uomo e ne sia diventato il suo migliore amico si possono solo avanzare delle ipotesi. La più accreditata è quella dell’uomo che, durante l’età della pietra, abbia trovato cucciolate smarrite e le abbia catturate per nutrirsene, per poi cambiare idea. Infatti dopo aver notato l’efficienza del cane nel fare la guardia o difendere da attacchi da parte di altri animali, piuttosto che la grande capacità di cacciare selvaggina, avrebbe deciso di allevarle. Tra l’uomo ed il lupo si creò così un legame che si fece via via più profondo, comportando il suo addomesticamento. Sulla varietà di specie possiamo solo dire che da vari studi effettuati esistevano razze molto grandi come i molossoidi e molto piccole come i volpini, nei secoli e dopo un’infinità di incroci si è arrivati agli allevamenti pianificati del giorno d’oggi. *Medico veterinario (gabriella_calenda@hotmail.it)

Lavoriamo! Dal prossimo numero avvieremo una bacheca in cui pubblicare gli annunci di quanti cercano o offrono lavoro. In un momento di crisi economica ed occupazionale speriamo di svolgere un servizio utile per quanti leggono Insieme. Un’occasione di condivisione realizzata in collaborazione con il Progetto Policoro della Chiesa italiana. Manda le tue segnalazioni all’indirizzo e-mail diocesi.nocera@progettopolicoro.it

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SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

“Parole che arr N

el numero di settembre di Insieme abbiamo pubblicato il messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico che il Vescovo Giuseppe ha dedicato agli studenti, ai docenti e al personale scolastico, attingendo ad un testo bello e sempre attuale di Papa Giovanni Paolo I. Che risonanza hanno avuto le parole scelte con cura dal Mons. Giudice? Raccogliendo alcuni commenti, abbiamo scoperto che esse hanno fatto breccia nel cuore di molti lettori di questa rivista e… non solo!

Abbiamo raccolto alcuni commenti al messaggio dedicato al mondo della Scuola dal vescovo Giudice

IDENTIKIT

Nome: Teresa Professione: prof. di religione presso il Liceo Classico G.B. Vico di Nocera Inferiore. Una frase che racconta di me: “Insegnare è toccare una vita per sempre” (Don Bosco) Voglio ringraziare sua Eccellenza per il messaggio inviato al mondo della scuola. Credo che Dio Padre gli doni la capacità di usare parole che vengono dal cuore e parlano al cuore. Grazie Eccellenza perché mi ha permesso di iniziare l’anno scolastico nelle mie classi leggendo le sue parole che, unite a quelle di Papa Luciani, invitano a volare alto, a com-

battere e a vincere le battaglie che la vita presenta. Se questo è possibile con tanta volontà e lavoro, dunque, perché non posso farlo anch’io? Cur non ego? Questo messaggio è stato provvidenziale per incoraggiarmi ulteriormente ad essere da stimolo positivo per questa generazione che necessita di sostegno e sollecitazione fatti con il cuore.

IDENTIKIT

Nome: Isabella Professione: studentessa presso il Liceo Linguistico G.B. Vico Una frase che racconta di me: “Yes, I can” Dopo qualche giorno, anche un’alunna della prof. Teresa Ferraioli ha voluto dar voce alle impressioni e alle emozioni che sono scaturite dalle parole del Vescovo lette in classe. Sono stata molto colpita dalle parole lette oggi in classe dalla mia professoressa. Non mi aspettavo che la lettera scritta da Papa Giovanni Paolo I, più di 30 anni fa, potesse essere così concreta anche per noi, così attuale! Forse tutto questo accade perché la scuola non cambia e le generazioni si modificano, crescono, maturano, ma hanno sempre un percorso didattico che le accomuna.

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Insieme - Ottobre 2012

È stato bello leggere questo messaggio di augurio. Queste parole hanno fatto bene a noi giovani che, troppo spesso, tendiamo a cominciare “con il piede sbagliato”, o ci scoraggiamo facilmente. A volte basterebbe ricordarsi un po’ di più che Dio Padre è con noi per sostenerci, anche quando sembra che vada tutto storto, anche quando non otteniamo i risultati sperati.


ivano al cuore” Il Concorso scolastico promosso da Insieme ritorna il prossimo anno Si ferma solo per questo anno il Concorso scolastico che la nostra rivista organizza per le scuole primarie e secondarie dell’Agro. Questa bella esperienza partita tre anni fa e che ci ha regalato tante emozioni, permettendoci di scrutare, insieme a numerosi insegnanti, il cuore e i sentimenti degli studenti del nostro territorio, riprenderà a settembre del 2013.

Pienezza e apertura: sono queste le sensazioni che ho provato leggendo la lettera del Vescovo. Mi sono sentita ad un tratto piena di nozioni, tutte quelle che ogni giorno ho incamerato senza saperlo o che ho appreso sbuffando sui libri di scuola. Una pienezza che non si esaurisce oggi ma che è aperta al domani e soprattutto al futuro. Sono d’accordo col fatto che “per vincere le battaglie della vita bisogna prepararsi, studiare …”. Ogni giorno è una sfida e a noi giovani non viene mai in mente che per essere pronti a superarla bisogna fare sfoggio di tutto ciò che sappiamo, con le azioni e con le parole. Il mio percorso di studio mi ha insegnato che le cose più belle sono quelle che vengono da sé, quelle che il Signore mette davanti al tuo cammino affinché tu non possa prendere la strada sbagliata. Non sempre è semplice, spesso molliamo e

vorremmo gettare la spugna dicendo: «Grazie, è stato utile ma non fa per me!». I miei studi universitari mi hanno portato lì dove avrei sempre voluto andare, in un Paese straniero ad apprendere una nuova cultura. Sono infatti in Erasmus in Francia da 10 giorni e questo posto mi sta già entrando nel cuore. Anche se qui tutto sembra essere avvolto da un’atmosfera magica, le difficoltà sono tante e la voglia di mollare ogni tanto si fa sentire! Per questo, a tutti i giovani come me, dico di farsi guidare dal proprio cuore, la cui voce è quella delle scelte che tracceranno il nostro futuro; ed è proprio grazie ad essa che ho la forza di andare sempre avanti, perché so che per far parte della Società del domani devo essere preparata, e per farlo devo vivere i miei sogni e mettercela tutta, anche quando sembra impossibile. Buon anno scolastico a tutti!

IDENTIKIT

Per concludere, un’altra preziosa testimonianza: Donatella, studentessa dell’Università di Salerno, grazie al progetto Erasmus, sta studiando in una Università in Francia. Abbiamo pensato di far ricevere anche a lei l’augurio del Vescovo, affinché potesse leggere tra le righe un messaggio di incoraggiamento, l’invito a non mollare, perché, diciamocelo, per una ragazza giovane studiare all’estero non sempre è semplice.

Nome: Donatella Professione: studentessa presso la Facoltà di Editoria e Pubblicistica Una frase che racconta di me: “Non mollare, se vuoi, puoi farcela. Basta solo volerlo!” Insieme - Ottobre 2012

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SCUOLA&UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Siamo al secondo appuntamento con il nostro spazio dedicato alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo la tela Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich insieme alla canzone Sogna ragazzo sogna di Roberto Vecchioni

L’intelligenza è dono di Dio

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e è vero che bisogna conoscere per amare, allora quello dello studio, è di sicuro un viaggio che non si esaurisce con il termine dell’università ma che dura tutta una vita. Ed è per questo che, pur avendo ultimato i miei studi, mi sento solo in parte arrivata in cima, come il viandante rappresentato da Friederich. La cima, quella che arrivi a toccare quando ti rendi conto che la scoperta di uno scienziato, il modello di società elaborato da un’economista, l’interpretazione della realtà data da un poeta, ti permettono di «chiudere gli occhi e credere solo a quel che vedi dentro», come canterebbe Vecchioni. La cima, che ti sembra di raggiungere quando ti rendi conto che la conoscenza ti avvicina alla Verità, ti accosta al cielo. Ho sempre pensato, però, che prima di arrivare lì, su quella cima, il viandante avesse affrontato la salita. É stato così anche per me, tra la fatica di vivere spesso un ambiente universitario in cui, presi dalla corsa contro il tempo, si è perso il senso dello studio e la difficoltà di abitare un contesto, che per i giovani non fosse più luogo di pensiero e di confronto. E ci si ritrova, così, come tra la nebbia e spaesati. Quando, però, ho avuto la fortuna di incontrare persone o docenti capaci di guardare oltre, allora tutto ha acquisito un sapore diverso, il colore della possibilità di realizzare i tuoi sogni e rendere piena la tua vita. Quando arriva il momento di scendere nuovamente da quella

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«Io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo chiudi gli occhi ragazzo e credi solo a quel che vedi dentro» da Sogna ragazzo sogna di Roberto Vecchioni

Lisa Scognamiglio: laureata in Economia delle imprese finanziarie, classe 1987. Già segretaria del Movimento Studenti di Azione Cattolica. Segni particolari: una studentessa viandante... tra cielo e terra.

cima – perché il sapere ha senso se messo al servizio del mondo – ti immergi nuovamente nella nebbia. Una foschia data da assenza di meritocrazia, da una situazione sociale che non punta su progetti giovani con uno stile nuovo e in cui, per non sentire le tue ali tarpate, spesso sei costretto a volare altrove. Lontano dai luoghi da cui sei partito per la lunga salita. È proprio allora che c’è bisogno di essere profetici, vento di cambiamento e, accompagnati dallo Spirito, voce di speranza. Lisa Scognamiglio



CHIESANELMONDO Benedetto XVI ai politici

a cura di Silvio Longobardi

Dopo aver ricordato i principi etici non negoziabili dell’impegno politico – la difesa della vita umana e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio – il Papa conclude ricordando ai politici che hanno una particolare e più grave responsabilità e che, per questo, saranno giudicati in modo più severo

Una Chiesa arretrata? La risposta del Cardinale Ruini

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norevoli Signore e Signori, se è vero che della difesa e della promozione della dignità della persona umana «sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli uomini e le donne in ogni congiuntura della storia» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1929), è altrettanto vero che tale responsabilità concerne in modo particolare quanti sono chiamati a ricoprire un ruolo di rappresentanza. (…). Utilmente risuona in questo senso il monito del libro della Sapienza, secondo cui «il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto» (Sap 6,5); monito dato però non per spaventare, ma per spronare e incoraggiare i governanti, ad ogni livello, a realizzare tutte le possibilità di bene di cui sono capaci, secondo la misura e la missione che il Signore affida a ciascuno” Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dall’Internazionale Democratico-Cristiana, 22 settembre 2012

In Africa, la prima religione

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ettembre 2012 – Secondo i dati di un convegno organizzato dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) il cristianesimo rappresenta oggi la prima religione in Africa. All’inizio del Novecento i discepoli di Gesù erano pochi milioni, oggi sono più di 500 milioni. I Paesi a maggioranza cristiana sono 31, quelli che vedono prevalere i seguaci dell’Islam sono 21. Una presenza che è andata via via crescendo grazie ad un grande impegno missionario ma anche al ruolo della famiglia che, in quel Continente, ha custodito il compito di trasmettere la fede alle nuove generazioni.

Il cardinale Martini

Ha fatto rumore l’ultima intervista concessa dal cardinale Martini (8 agosto) e resa pubblica nei giorni della sua morte. Tra le altre cose, il compianto biblista diceva che “La Chiesa è indietro di 200 anni”

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ntervistato dal Corriere, il cardinale Camillo Ruini, uomo di fiducia di Papa Wojtyla e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana dal 1991 al 2007, risponde così: «Non ho mai polemizzato con lui da vivo, tanto meno lo farei adesso. A mio parere, occorre distinguere due forme di distanza della Chiesa dal nostro tempo. Una è un vero ritardo, dovuto a limiti e peccati degli uomini di Chiesa, in particolare all’incapacità di vedere le opportunità che si aprono oggi per il Vangelo. L’altra distanza è molto diversa. È la distanza di Gesù Cristo e del suo Vangelo, e per conseguenza della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù. Questa distanza ci deve essere, e ci chiama alla conversione non solo delle persone ma della cultura e della storia. In questo senso anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma è più avanti, perché in quella conversione c’è la chiave di un futuro buono». Intervista di Aldo Cazzullo, 5 settembre 2012

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CHIESALOCALE Va’ e anche tu fa’ così

a cura di Antonietta Abete

La Chiesa di Nocera - Sarno è in festa perché ha ricevuto in dono dal Signore due Diaconi

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opo un lungo cammino di formazione, lo scorso 7 settembre, nella parrocchia Santa Maria Maggiore in Nocera Superiore, Giuseppe Pironti e Alfonso Giordano hanno ricevuto l’Ordine del Diaconato. «Che cosa devo fare per avere la vita eterna? Cosa devo fare per essere felice e dare un senso alla mia vita?» ha domandato il vescovo Giuseppe alla numerosa assemblea, arricchita da una folta presenza di giovani, prendendo spunto dal Vangelo scelto per la celebrazione (Lc 10, 25 - 37). «La parabola del buon samaritano - ha continuato Mons. Giudice - ci insegna che solo l’amore può dare senso e significato alla nostra vita». Domanda stupenda a cui Giuseppe e Alfonso hanno dato una risposta.

Ri-Vestiti di Cristo

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Sulle orme del Papa Buono

reghiera, dialogo e gioia sono i temi scelti dall’AC diocesana per prepararsi all’Anno della Fede. Giovani e Giovanissimi hanno partecipato all’approfondimento nella splendida cornice di Vitorchiano in provincia di Viterbo (i Gio-

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seminaristi, i diaconi e i presbiteri della nostra diocesi, insieme al Vescovo Giuseppe, hanno visitato, dal 18 al 20 settembre, i luoghi cari a Giovanni XXIII: Loreto, Sotto il Monte, Bergamo. Per Mons. Giudice «anche questi momenti contribuiscono alla formazione permanente dei presbiteri». «Chiamati - proprio come i Padri e il Popolo di Dio al Concilio Vaticano II (dal verbo latino calare/chiamare) - a radunarsi e ascoltare, pregare ed esultare, valutare i doni della Provvidenza per l’utilità comune e fare esperienza della medicina della misericordia» (Mons. Capovilla).

Campo Scuola Diocesano di AC, Settore Giovani vanissimi dal 26 al 29 agosto, i Giovani dal 30 al 2 settembre). Non sono mancati il dialogo, la condivisione e i momenti di gioiosa animazione. Il momento formativo è stato arricchito dalla presenza di tre sacerdoti diocesani, due seminaristi e dal lavoro dell’equipe Giovani Diocesana. Preziosa la collaborazione della presidente Giovanna Civale e del Vice-Adulti Michele D’Avino, per rimodulare e migliorare la proposta offerta agli over 30.

Il Gruppo dei Giovanissimi

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VITA ECCLESIALE Foto Salvatore Alfano

“Desidero la santità” 77 anni compiuti lo scorso 27 luglio, 51 anni di sacerdozio e 25 di episcopato festeggiati il 3 ottobre in Cattedrale. A colloquio con Mons. Illiano

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ons. Illiano, classe 1935, ha guidato la nostra diocesi per 24 anni spendendo le sue energie migliori per l’annuncio del Vangelo. Al compimento del 75esimo anno di età, ha consegnato le sue dimissioni a Papa Benedetto XVI. Attualmente vive nella parrocchia Santa Maria delle Grazie in Angri. Racconta di essere ritornato a fare il parroco, quando la salute e le forze glielo permettono. Il suo 25esimo anniversario di episcopato, celebrato con tutta la comunità diocesana il 3 ottobre in Cattedrale, è stato lo spunto della nostra chiacchierata. Un incontro a cuore aperto in cui i fili del passato e quelli del presente si sono intrecciati e la vita del vescovo emerito si è ricomposta pian piano sotto i nostri occhi come i diversi pezzi di un puzzle che trovano la loro esatta collocazione. 3 ottobre 1987, cosa ricorda di quel giorno? «L’emozione, la preghiera e lo slancio del cuore per Gesù Cristo, per la Vergine e per Papa Giovanni Paolo II che mi ha dato questo onore e questo onere. Dio mi chiamava a servirLo affidandomi la Diocesi Nocera - Sarno. Ero emozionato ed incredulo: al mattino, mentre mi facevo la barba, mi domandavo: “Davvero tu sei il vescovo di Nocera - Sarno?”». Non è facile lasciare un ministero che per 24 anni ha riempito la vita di gioie e preoccupazioni. Lei cosa ha provato? Come ha vissuto questo passaggio? «Come un esame di coscienza, tra le cose dette e quelle realizzate, tra il passato e l’avvenire che si presentava davanti a me come un’incognita». Fu ordinato sacerdote nel 1961, l’anno dopo iniziava il Concilio Vaticano II. Come ricorda quegli anni? «Nel 1961, dopo il Seminario, nell’aria si respirava un’aspettativa nuova, ma non immaginavo che ci sarebbe stato il Concilio Vaticano II. In realtà era stato già annunciato nel 1959, quindi si sapeva ma nessuno immaginava la portata che avrebbe avuto. Quegli anni erano caratterizzati da una certa ansia per quello che stava per

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Mons. Gioacchino Illiano

nascere grazie a papa Giovanni XXIII, il “Papa Buono”, il parroco di campagna, il Papa che parlava della parrocchia come la “fontana del villaggio”. Ricordo quegli anni meravigliosi, i primi del mio sacerdozio, fui inviato come parroco a Siano: tutto per Dio e per la Chiesa, tutto per il Papa Paolo VI, per gli uomini e i poveri della parrocchia! Per i giovani e i bambini, non si trascurava nulla. Con grande fervore, nel cuore della Chiesa». Quando ha incontrato l’esperienza del Movimento dei Focolari e in che modo ha sostenuto il suo sacerdozio e il suo episcopato? Chiara Lubich mi ha fatto rinascere a nuova vita, mi ha contagiato col suo entusiasmo: desiderava fare la Chiesa più bella, più laica e più santa. Lo stesso entusiasmo che ritrovavo in Giovanni Paolo II, il Papa dei movimenti. La Chiesa è sempre agitata da venti contrari. Almeno così appare allo sguardo del cronista. Come vede Lei la Chiesa di oggi? Quali cose (della vita della Chiesa) le danno maggiore preoccupazione e quali sono motivi di gioia? «La Chiesa è minata dall’idea che dobbiamo a tutti i costi modernizzare, quasi come se la proposta di Gesù Cristo fosse qualcosa di vecchio, stantio. A volte smarriamo la strada, presi dal timore e dalla paura. Le tempeste ci sono sempre state, basta ricordare l’esperienza di Pietro nel mare di Galilea, sulla barca sbattuta dal vento. Al-


lora come oggi, noi sappiamo che Gesù è a bordo. Sono molto preoccupato dalle guerre fatte in nome della libertà religiosa che sfociano in atroci atti di terrorismo e dalla crescente crisi economica che, generando alti livelli di disoccupazione, crea disperazione nel cuore dell’uomo. La gente ha fame di lavoro e chiede il rispetto dei propri diritti. Laddove arriva il Vangelo, tutto questo si realizza! Gioisco invece ogni qualvolta un uomo accoglie il Vangelo, l’unica vera ricchezza». Oggi, quando prega, cosa chiede? «Chiedo che si faccia la volontà di Dio, come ha insegnato Gesù nel Padre nostro. Che tutti gli uomini facciano la volontà di Dio: quelli della Chiesa e quelli delle altre Chiese. È questa la strada della pace interiore e di quella sociale». La malattia è arrivata nella sua vita poco prima che compisse 75 anni. È sembrato quasi che volesse prepararla a questo passaggio: come l’ha accolta e cosa le ha insegnato. «È vero. L’ho accolta con grande amore, mi ha insegnato l’umiltà necessaria per fare la volontà di Dio. Maria mi ha aiutato a vivere il tempo della passione». Un vescovo è preparato a soffrire? E per cosa offre il suo dolore? «Chi è preparato a soffrire? Il Vescovo è un uomo come gli altri, ma la fede nell’Onnipotente mette le ali alla grazia e all’offerta». Qual è la Parola che più l’accompagna mentre si prepara a festeggiare il suo 25esimo di ordinazione episcopale? «Il mio motto episcopale (Ut unum sint) e Ti guiderà sempre il Signore, frase che ha accompagnato il Sinodo diocesano e che Mons. Alfano ha scelto come suo motto episcopale. Approfitto per ringraziare il vescovo Giuseppe che mi ha proposto di celebrare con tutta la comunità diocesana il mio 25esimo di ordinazione episcopale. Grazie anche ai suoi collaboratori. Pensavo di vivere questo evento in maniera più intima, ma sono stato felice del pensiero avuto per me». Dice spesso di essere ritornato a fare il parroco adesso che vive in una comunità parrocchiale. Quali vantaggi ha riscoperto? E i limiti? «Il parroco si occupa delle anime e delle persone che si trovano in situazioni difficili. C’è sempre qualcosa da fare, una parola da dire, un’azione da compiere. I limiti e i vantaggi sono gli stessi: si lavora sempre per il Regno

e per l’umanità da redimere dal peccato e dalla morte». Le capita di sentirsi solo? «Qualche volta. Così come a volte ci si può sentire non curati dalla Chiesa. Ma è solo un’impressione! Quando mi sento solo mi abbandono nelle mani di Dio, e sperimento che è bello stare in compagnia della croce! È la salvezza. Gesù non è forse stato in croce e Maria ai suoi piedi?». Com’è oggi il rapporto con i sacerdoti diocesani? «Abbastanza vivo. Spesso mi invitano a celebrare la Messa o a partecipare ad eventi e attività parrocchiali. Alcuni vengono a trovarmi spesso. Non mi posso lamentare, ma, confesso che qualche volta mi mancano». Immaginiamo di essere al cinema e di poter riavvolgere la pellicola della sua vita. C’è qualcosa che cambierebbe di questi 25 anni? «C’è sempre qualcosa da cambiare, non penso di essere stato “buono” con il mio Signore e con il prossimo. Se fosse possibile tornare indietro, cambierei la mia vita perché non vi è alunno che possa pensare di essere tanto bravo da non cambiare nulla, o così presuntuoso da credere che non ci sia bisogno di cambiare vita! Non possiamo cambiare gli anni della vita, ma possiamo cambiare vita e chiedere perdono a Cristo e alla sua Chiesa. E così trovare la pace». Ogni persona vuole lasciare una traccia. Qual è la sua eredità? «L’unica traccia che vorrei lasciare è il desiderio della santità, che ha sempre accompagnato la mia vita, anche se non mi sono convertito abbastanza “per farmi santo”. È la santità che vale davanti a Dio, nient’altro, né il potere, né la sapienza di questo mondo, né la ricchezza. Initium sapientiae timor Domini (Principio di sapienza è il timore del Signore)». La stanza si riempie della radiosa luce mattutina, piccoli guizzi indugiano delicatamente sulle mani di don Gioacchino che il tempo ha reso più candide e delicate. Mani che a tratti si muovono velocemente, seguendo lo stesso ritmo dei ricordi, per poi fermarsi una sull’altra, dolcemente, come chi, inginocchiato davanti al Crocifisso, continua a servire la Chiesa con la preghiera e la lode. Vado via pensando che ha la stessa età di mio padre. Ed è questa la sensazione che mi avvolge: ho incontrato un padre. Antonietta Abete

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DA QUARANT’ANNI PELLEGRINI Mons. Giudice accende, a nome di tutti i pellegrini, il cero votivo alla Madonna

Il Vescovo con i sacerdoti e i dirigenti della P.U.A.C.S.

420 persone - ammalati, pellegrini, volontari e sacerdoti - hanno partecipato al 40esimo pellegrinaggio a Lourdes, dal 20 al 25 agosto, organizzato dalla P.U.A.C.S. e presieduto per la prima volta dal vescovo Giuseppe

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gni pellegrinaggio ci ricorda che non siamo dei vagabondi, degli sbandati senza meta, ma siamo dei pellegrini che, passo dopo passo, si avvicinano alla casa paterna dove la prima ad accoglierci è la Madre»: è la penna di mons. Giudice in occasione della partenza per il quarantesimo pellegrinaggio a Lourdes organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza (P.U.A.C.S.). Un anniversario importante, vissuto dal 20 al 25 agosto da un folto gruppo di volontari e ammalati insieme al Pastore della nostra Diocesi. «Il pellegrinaggio, soprattutto quando si compie con un treno speciale ed è presieduto dal vescovo, con la partecipazione di sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, ammalati e pellegrini, è un’esperienza ricca di grandi valori spirituali, umani e sociali», così ha commentato il commendatore Gerardo Tipaldi, direttore della P.U.A.C.S., in occasione della partenza. Abbiamo raccolto racconti, ricordi ed emozioni dei pellegrini per ripercorrere le giornate alla grotta di Bernadette.

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LE ESPERIENZE La prima esperienza è di Maria Grauso, referente per le ragazze della P.U.A.C.S.. Maria: «Ho cominciato a frequentare la P.U.A.C.S. all’età di sedici anni: sono, quindi, tredici anni che l’associazione è per me non solo luogo di formazione spirituale, ma una vera e propria seconda casa. Il momento più significativo di quest’anno, come del resto di ogni anno, è stato l’incontro con la persona affidata: un momento che si ripete, ma che sempre si rinnova. Quest’anno il mio momento speciale ha avuto un nome: Emiliana. Io ero più schiva rispetto agli scorsi anni, lei decisa a vivere il suo pellegrinaggio con nessun’altro che non fosse suo padre o sua madre. Una forza al di sopra di noi ha fatto sì che il suo sorriso incontrasse i miei occhi ed è stato subito amore. Grazie a lei, ecco confermato, ancora una volta, che Lourdes è una luce che si accende anche nel buio più pesto».


ALLA GROTTA DI BERNADETTE

I fratelli della P.U.A.C.S.

Gli angeli della P.U.A.C.S Il dono di Maria, Emiliana Guardascione, racconta in una testimonianza cosa ha significato per lei il viaggio a Lourdes. Emiliana: «Dopo tanto tempo anch’io sono riuscita a vivere per la prima volta l’esperienza di Lourdes, un mondo magico che riempie il cuore di gioia e serenità, grazie alla Mamma Celeste che ci accompagna. Ho vissuto tante emozioni che porterò nel cuore e che mi daranno la forza che viene da Maria per vivere questa vita non sempre facile per me. Questa esperienza mi ha fatto un regalo: degli angeli, gli angeli della P.U.A.C.S., che mi hanno accompagnato durante tutto il viaggio. Un grazie speciale va a due di questi angeli: Maria Grauso e Giovanni Severino, che mi hanno seguito in questo cammino facendomi sentire speciale. Un altro ringraziamento va al direttore dell’associazione, commendatore Gerardo Tipaldi, per avermi dato la possibilità di partecipare al pellegrinaggio. In due parole: grazie P.U.A.C.S.!».

“La ricchezza ricevuta dagli ammalati” Il rapporto con gli ammalati come lavoro e come servizio al prossimo: le parole del dott. Mario Memoli, medico del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Salerno. Mario: «Vivo quotidianamente il rapporto con gli ammalati per la mia professione eppure posso dire che questa relazione a Lourdes si incarna in una dimensione completamente diversa: il legame con l’ammalato si radica nella condivisione di una profonda spiritualità che colora e connota in modo totalmente nuovo ogni conoscenza. Anche quest’anno ho potuto assistere alla generosità di tanti volontari che si dedicano con tanta dedizione all’aiuto del prossimo e questa

Mons. Giudice con le sorelle della P.U.A.C.S. è una benedizione che mi incoraggia a proseguire nel mio impegno quotidiano. Dopo aver vissuto nuovamente l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes posso dire che non siamo noi volontari a dare una mano agli ammalati, sono loro che ci donano le ali».

“Grazie Signore per quello che mi doni” Le fatiche quotidiane si ridimensionano nella condivisione del dolore dei sofferenti. Ecco il bagaglio che riporta a casa l’avvocato Giovanni Severino. Giovanni: «Del pellegrinaggio di quest’anno a Lourdes porto con me il colore del cielo, l’azzurro, e la presenza del neo diacono, don Alfonso Giordano, che ci ha presentato la grotta come il cielo, il paradiso! Un cielo da toccare, da scrutare e conoscere, da fare proprio e portarlo nel quotidiano tra la gente. Sembrerà strano, ma Lourdes mi riporta ad uno status umano non fatto di vanagloria e mi ridimensiona ad una realtà dove non esistono solo i propri problemi o le proprie sofferenze, anzi la sofferenza che vedi e vivi a Lourdes dà vero significato e pieno senso alla propria. Attraverso quella sofferenza, con capo chino e grato, posso e devo dire: “Grazie, o Signore per tutto ciò che mi doni”». «La preghiera è la mia sola arma» una frase celebre di Bernadette, che risale al periodo in cui era già duramente provata dalla malattia, è la cifra dell’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes, perché anche i sacerdoti, i volontari e gli ammalati tornano a casa portando nel cuore la stessa arma della santa della grotta. Mariarosaria Petti

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Una vita senza compromessi È ritornato al cielo lo scorso 27 agosto, all’età di 78 anni, padre Terenzio Soldovieri

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i sono persone che nel corso della loro esistenza lasciano tracce luminose, bagliori che fanno breccia nell’animo della gente. Padre Terenzio, col suo esempio di vita coerente al Vangelo, è riuscito a conquistare il rispetto anche di quelli che non condividevano la sua stessa fede. Non è forse questo il valore autentico della testimonianza cristiana? È ritornato al Cielo il 27 agosto del 2012, dopo 4 anni di lunga malattia che lo ha consumato nel corpo, senza scalfire il vigore dell’anima. Il giorno dei funerali, nonostante il grande caldo, la Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Nocera Superiore era gremita. C’era la famiglia francescana, i tanti figli spirituali, il vescovo Giuseppe Giudice che ha presieduto la celebrazione, i sacerdoti diocesani, i religiosi e le religiose, tantissima gente comune. Difficile sintetizzare un’esistenza straordinaria come la sua. L’arduo compito è stato affidato al Padre provinciale che con voce rotta dall’emozione ha esordito: «Padre Terenzio Soldovieri, una vita senza compromessi e senza mezze misure». Era nato ad Auletta, in provincia di Salerno, il 22 settembre del 1934. Diventato frate minore a 17 anni nel convento di Serino, padre Terenzio ha professato i voti per 61 anni: per 55 quelli definitivi. È stato sacerdote per 54 anni. Per 12 anni, dal 1962, è stato promotore della proposta vocazionale dal Convento S. Cuore a Salerno. Molti ricordano i “corsi di orientamento vocazionale” a Maiori, frequentati da decine di giovani. Amava impostare la proposta vocazionale come proposta di vita per tutti, anche per quella laicale e familiare. «Ha fatto scuola nella Provincia religiosa - ha ricordato padre

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Emanuele Bochiccio -. Nel 1982 ottiene dai superiori il permesso di vivere un’esperienza di lavoro ed eremo a Serre (SA), ricerca continuata a Montoro. Poi è la volta di un’esperienza fuori dagli schemi comuni di vita conventuale: a Barile, per 5 anni, vive in una casa di contadini nel paese, condividendo i tempi di lavoro con i poveri, alternando con tempi di preghiera “in eremo” nei boschi». Nel 1990, con il fratello e amico fedele p. Damiano Lanzone vive a Poggiomarino un’esperienza di prima accoglienza per immigrati ed extracomunitari. Agli inizi degli anni Novanta il Vescovo Gioacchino Illiano gli affida la responsabilità della Caritas diocesana, ne1995 è nominato Delegato Regionale della Caritas, cui si aggiunge l’incarico di Membro della Presidenza della Caritas Italiana. Difensore della vita di eremo, dopo aver rinunciato all’attività nella Caritas diocesana, dal 2004 al 2008, già ammalato, riprende l’esperienza in eremo a S. Angelo Le Fratte, in Contrada Campo di Venere, con un’unica interruzione: a metà anno di noviziato, 2004-2005, il Padre provinciale gli chiede di andare a Piedimonte Matese, come maestro dei novizi. E padre Terenzio obbedisce. L’ultima tappa della sua vita si è conclusa nell’Infermeria la mattina del 27 agosto. «Padre Terenzio ha fatto dell’amore il significato della sua vita - ha ricordato il Vescovo Giuseppe durante i funerali -. Aveva compreso la radicalità del Vangelo. Per questo, la Chiesa di Nocera - Sarno e la Fraternità francescana gli saranno sempre grate». Antonietta Abete


Due francescani meravigliosi Padre Terenzio e fra Damiano Lanzone nel ricordo di Mons. Illiano

«A

ll’inizio del mio episcopato, una mattina si sono presentati in Vescovado chiedendomi il permesso di mettersi al servizio della Diocesi di Nocera - Sarno (senza chiedere alcuna paga) - racconta con gli occhi lucidi Mons. Illiano -. Ho visto Francesco venirmi incontro… Li ho inseriti immediatamente nella Caritas, attività che richiedeva impegno e passione. Abbiamo lavorato molto insieme, ricordo l’indagine socio-religiosa sul territorio che confluì nel 1° Congresso Pastorale Diocesano (Sarno, settembre 1988), il Sinodo Diocesano, l’alluvione di Sarno del 5 maggio 1998 nel quale persero la vita 137 persone. Il loro aiuto nella gestione dell’emergenza fu prezioso e insostituibile. Per il bene che hanno fatto, resteranno per sempre nel cuore della gente, testimoni autentici della carità e dell’ecumenismo. Sono morti nello stesso anno, chissà che non si siano dati l’appuntamento in Cielo». Antonietta Abete

Uno dei gruppi di partecipanti ai corsi di orientamento vocazionale a Maiori

Padre Terenzio con i giovani francescani

Grazie, Frate Terenzio

Salvatore Alfano e Ciro Coticelli obiettori presso “La Quercia” nel 1995, insieme a p. Terenzio

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ultima volta che l’ho visto, grazie ad un’amica che mi ha proposto di andare a fargli visita, presso il convento Francescano di Nocera Superiore, non so neppure se mi ha riconosciuto. Ho trovato un uomo ormai prigioniero di un corpo che sembrava il tronco contorto e duro di una vecchia Vite. Insomma, non sono riuscito a dirgli quanto è stata importante per me l’esperienza del Servizio civile vissuta con lui e frate Damiano negli anni ‘94 - ‘95 presso l’associazione “La Quercia” di Poggiomarino. Ho atteso come sempre oltre il dovuto, sono passati gli anni e queste due splendide figure non sono più fra noi, almeno non lo sono materialmente. Tanti gli episodi che potrei raccontare. L’infaticabile attività a favore degli altri, dei più poveri fra i poveri, i cosiddetti extracomunitari. La voglia di aiutare, senza sosta, senza pensare a cosa ne potesse derivare e il farlo mettendosi nella stessa condizione di povertà di chi veniva aiutato. Questo ho visto avendo avuto la fortuna di stargli dietro quando “correva” con la sua 126 sgangherata per le vie dell’Agro a chiedere continuamente, per dare continuamente.

In quest’epoca di conflitti irrisolti, ho un brivido quando vedo le immagini di Cristiani in preghiera uccisi dalla furia estremista di uomini che nulla hanno a che fare con la stessa fede che credono di professare. Ricordo, allora, dietro l’ufficio dove accoglievamo gli immigrati, quasi tutti mussulmani, una stanza che p. Terenzio aveva voluto insieme a p. Damiano. Mentre prestavo il mio servizio a ragazzi che non conoscevano la nostra lingua, e che non avevano nulla oltre la possibilità di fidarsi di quei due frati, ricordo l’odore che veniva da quella stanza sul retro. Odore di uomini sudati che avevano lavorato tutta la giornata e lì, a sera, trovavano la serena possibilità, in terra straniera, di poter alzare a Dio la loro lode. Salvatore Alfano

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A piedi nudi, nella terra promessa Il 29 settembre, suor Giovanna Francesca Savarese ha sigillato il suo sì a Dio con la professione solenne. “Il monastero è il luogo santo dove si vive la profezia della povertà e della verginità”, ha ricordato il vescovo Giuseppe nell’omelia

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a il capo chino e gli occhi bassi suor Giovanna Francesca della Trinità, mentre avanza verso l’altare accompagnata dalla madre abbadessa Chiara Cristiana Stoppa e da due Sorelle Povere della comunità religiosa del monastero di Nocera. Vita nascosta anche nel Giorno dei giorni. È l’inizio dell’alleanza nuziale, è la liturgia pasquale, la sintesi di un cammino faticoso, in cui la debolezza di una donna si intreccia con la fortezza di un Dio che l’ha scelta, l’ha chiamata, l’ha prediletta. Così è stato per suor Giovanna Francesca. Nella piccola frazione di Orta Loreto, dove è cresciuta, tutti la ricordano per il suo sorriso, per l’impegno in parrocchia, per l’entusiasmo e la gioia che metteva in tutto ciò che faceva. Con lo stesso slancio ha iniziato il cammino nella Fraternità di Emmaus, qui all’ombra della Parola e dell’adorazione eucaristica ha scoperto l’amore di Dio Padre. Racconta: “Quando compresi che l’Amore per le creature aveva spinto Gesù al dono estremo dissi: Tu mi hai donato la tua vita, io voglio dare la mia a Te”. Il percorso. Da quell’istante è iniziato un cammino di discernimento più serrato: “Dopo vari tentativi per capire come corrispondere ad un amore così grande, il Signore mi ha fatto capire che Lui voleva me. Era la chiamata alla totalità nella clausura”. Questa intuizione la spinge ad entrare in monastero, il 7 ottobre del 2004 sotto la protezione della Vergine del Rosario. Spoglia di ogni bene materiale, porta con sé l’amore ricevuto in quegli anni e un’attenzione speciale alla vita nascente e

Suor Giovanna Francesca nelle mani della madre abbadessa pronunzia la formula di professione

alle mamme che faticano ad accogliere la vita per le quali offre la sua preghiera. Il nome che sceglie da professa è quello di Giovanna Francesca. È il nome di battesimo di santa Gianna Berretta Molla. “L’incontro con lei è avvenuto nell’adolescenza, durante la preparazione ad una Giornata per la Vita” racconta suor Giovanna “ma non è tanto il suo gesto estremo a colpirmi, piuttosto la sua maternità, la sua sponsalità, il suo amore per la Bellezza. Il suo sì è diventato il trampolino di lancio per il mio sì. Prendere il suo nome significa tenere viva in me la sua testimonianza e vivere quell’intreccio fecondo tra le diverse vocazioni che ci fa sentire Chiesa”. Il sì definitivo. Sono trascorsi otto anni da quel primo e debole eccomi, tante le difficoltà e le gioie. “La vita in monastero è scuola di fraternità”, racconta, “è fatta di accoglienza reciproca, di perdono dato e ricevuto, di gioie e dolori condivisi. Siamo di generazioni distanti, dai 28 ai 100 anni, di culture e paesi diversi ma questo è fonte di ricchezza e di unità per i tanti fratelli che ogni giorno bussano alla porta e chiedono preghiera, aiuto e sostegno”. In ginocchio davanti alla madre abbadessa, suor Giovanna pronunzia la sua promessa. Lo sguardo limpido e sereno di chi si consegna completamente. Poche cose porta con sé nel nuovo viaggio a piedi nudi nella terra dell’alleanza: l’anello della fedeltà a Colui, che per amor suo, tutto si è donato, e la corona di spine per vivere la sua vita imitando il Crocifisso povero. Giovanna Abbagnara


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXIX al XXXIII domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Dio Padre Sii benedetto, o Padre, che nel tuo infinito amore ci hai donato l’unigenito tuo Figlio. Egli s’è fatto nostro compagno di viaggio e ha dato nuovo significato alla storia, che è un cammino fatto insieme nel travaglio e nella sofferenza, nella fedeltà e nell’amore, verso quei nuovi cieli e quella nuova terra in cui Tu, vinta la morte, sarai tutto in tutti. Sostieni, o Padre, con la forza dello Spirito l’impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione e guida i nostri passi sulle strade del mondo, per annunciare Cristo con la vita orientando il nostro pellegrinaggio terreno verso la Città della luce.

Risplendano i discepoli di Gesù per il loro amore verso i poveri e gli oppressi; siano solidali con i bisognosi e larghi nelle opere di misericordia; siano indulgenti verso i fratelli per ottenere essi stessi da Te indulgenza e perdono. Concedi, Padre, che i discepoli del tuo Figlio, purificata la memoria e riconosciute le proprie colpe, siano una cosa sola, così che il mondo creda. Si dilati il dialogo tra i seguaci delle grandi religioni, e tutti gli uomini scoprano la gioia di essere tuoi figli. Dalla preghiera di papa Giovanni Paolo II in preparazione al Giubileo del 2000

21 ottobre 2012

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire” Prima lettura: Is 53,2a.3a.10-11 Salmo: 32 Seconda lettura: Eb 4.14-16 Vangelo: Mc 10,35-45 IL VANGELO In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «I governanti delle nazioni dominano su di esse. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». (cfr Mc 10,42-45) Colore liturgico: VERDE

Siamo capaci di umiltà? Manteniamo ferma la professione della fede: perché al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori; perché ha vissuto il suo intimo tormento; perché si è addossato le nostre iniquità; perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera; perché è passato attraverso i cieli; perché ci compatisce nelle nostre prove; perché è venuto a servire ogni uomo. Egli ha bevuto il calice per noi e ha ricevuto il battesimo di sangue. Egli ha governato dallo sgabello scomodo della Croce. Egli, si è fatto ultimo, affinché ogni ultimo possa stare accanto al Primo. Sì, ha dato la vita per tutti, anche per coloro che, come i discepoli, sono indignati. Egli scende nella povertà del cuore umano. Accostiamoci con fiducia al trono della grazia e manteniamo ferma la professione della nostra fede.

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28 ottobre 2012

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Va’, la tua fede ti ha salvato” Prima lettura: Ger 31,7-9 Salmo: Sal 125 Seconda lettura: Eb 5,1-6 Vangelo: Mc 10,46-52 IL VANGELO In quel tempo il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». (cfr Mc 10,46-48) Colore liturgico: VERDE

Un cuore povero sa chiedere pietà Il sommo sacerdote, Gesù, sente giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore. Bartimeo è al suo posto, nella condizione di estrema fragilità: icona di ogni uomo e di ogni donna che siedono lungo la strada della vita a mendicare. Bartimeo è un uomo che grida perché sente che arriva Gesù Nazareno. Il sentire del cuore, sensibilità spirituale, lo indirizza verso Gesù e così egli, mendicante della vita, si accorge della presenza del Maestro. Grida una delle preghiere più belle: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! Bartimeo non chiede delle cose, chiede la pietà di Dio sulla sua vita. Molti, nella festa della vita, lo rimproverano, ma egli grida più forte. Non può fare altro e grida semplicemente le sue preghiere. Dinanzi al grido dell’uomo, Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo, si ferma e fa chiamare Bartimeo. E gli altri, la Chiesa, mandata da Gesù, dice: Coraggio! Alzati, ti chiama! Gesù, nascosto nei poveri panni della Chiesa, ha il potere di rimettere l’uomo in piedi. Bartimeo, gettato il mantello – tutto ciò che gli impedisce di essere libero – va libero e risorto da Gesù. Riacquista la vista ed è salvato nella fede. Sì, erano partiti nel pianto; ritornano tra le consolazioni. È la storia di ogni uomo quando passa Gesù.

4 novembre 2012

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Amare Lui e amare il prossimo vale più degli olocausti e dei sacrifici” Prima lettura: Dt 6,2-6 Salmo: Sal 17 Seconda lettura: Eb 7,23-28 Vangelo: Mc 12,28b-34 IL VANGELO In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». (cfr Mc 12, 28-31) Colore liturgico: VERDE

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Porgi le orecchie all’ascolto per aprire il cuore Shemà, Israel! Ascolta, Israele! Ascolta, popolo mio! Oggi dobbiamo chiedere al Signore la grazia dell’ascolto. Ascoltare Cristo, sacerdote per sempre, colui che ha un sacerdozio che non tramonta. L’uomo ha due orecchie ed una bocca; deve ascoltare di più e parlare di meno. Un orecchio deve essere teso verso il cielo per ascoltare Dio nella totalità. L’altro orecchio deve essere teso verso la terra, per ascoltare l’uomo nella profondità. Amare, cioè ascoltare. Perdonare, cioè ascoltare. Dare, cioè ascoltare. Nell’ascolto nasce e cresce l’uomo di fede. Solo così, nell’ascolto duplice, continuo e fedele, non si è lontani dal Regno.


11 novembre 2012

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Lei, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quanto aveva per vivere” Prima lettura: 1 Re 17,10-16 Salmo: Sal 145 Seconda lettura: Eb 9,24-28 Vangelo: Mc 12,38-44 IL VANGELO In quel tempo, Gesù seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora disse ai suoi discepoli: «Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri» (cfr Mc 12,41-43)

Non importa quanto dai, se non dai prima te stesso Sulla scena del Vangelo oggi appaiono due povere donne: due vedove. Povere, ma ricche di fede. Ricche di Dio, ma povere di mezzi. La condizione dell’uomo è tesa sempre tra questi due estremi: ricchezza e povertà. Dio sostiene l’orfano e la vedova, mentre le vie degli empi sono sconvolte. Una vedova accoglie Elia perseguitato e la farina della giara non viene meno e l’olio nell’orcio non diminuisce. Una vedova nel Vangelo, fidandosi solamente di Dio, versa nel tesoro quanto ha per vivere. Dinanzi ai ricchi di orgoglio, Gesù la loda. La loda perché ha dato di più; ha dato tutto; ha dato la vita. Come Gesù, il Figlio di Dio, che consegna anche l’ultima goccia di sangue. E tutto questo, per ogni uomo, una volta per sempre.

Colore liturgico: VERDE

18 novembre 2012

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE “Sappiate che egli è vicino, è alle porte” Prima lettura: Dn 12,1-3 Salmo: Sal 15 Seconda lettura: Eb 10,11-14.18 Vangelo: Mc 13, 24-32 IL VANGELO In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». (cfr Mc 13,24.26.29.31) Colore liturgico: VERDE

Come l’albero, dai nostri frutti riveliamo il nostro cuore Egli è vicino. È alle porte. Per questo il mio cuore gioisce ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro perché sono sicuro, nel dono e nella certezza della fede, che non mi abbandonerà. A coloro che si soffermano sulla fine, profeti di sventura di ieri e di oggi, Gesù parla del fine, del senso, dell’orientamento della storia umana e cosmica. La Parola ci ricorda che sorgerà Michele, il gran principe, e salverà il suo popolo. Egli, nel suo stesso nome – Chi come Dio? – annuncia il mistero stesso di Dio. Il sentiero della vita conduce alla gioia piena alla presenza del Signore, dolcezza senza fine alla sua destra. In questa domenica siamo invitati a diventare alunni della pianta di fico: quando il ramo diventa tenero e spuntano le foglie, si sa che l’estate è vicina. Così il cuore, tenero nella carità, rivela la presenza e la vicinanza del Signore.

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IL CALENDARIO 14 ottobre, ore 15:00, raduno con i fanciulli che quest’anno hanno fatto la Prima Comunione - parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore; 15ottobre, ore 20:00, Roveto Ardente in occasione del 40esimo Anniversario del Rinnovamento nello Spirito parrocchia SS. Annunziata di Angri; 23 ottobre, ore 15:00, Cerimonia inaugurale dell’Anno accademico dell’Istituto teologico salernitano con il Cardinale Camillo Ruini Seminario arcivescovile di Salerno; 26 ottobre, ore 19:30, incontro con le Confraternite-Congreghe - parrocchia Madonna del Carmine di Pagani; 27 ottobre, ore 19:00, inizio del ministero pastorale di padre Aldo D’Andria,

parrocchia S. Antonio da Padova di Poggiomarino; 29 ottobre, ore 19:30, presentazione degli Orientamenti pastorali alle aggregazioni laicali - parrocchia S. Alfonso di Pagani; 2 novembre, ore 9:30 Santa Messa al cimitero di Angri; ore 11:30 Santa Messa al cimitero di Sarno; 5/9 novembre, esercizi spirituali con i sacerdoti; 15 novembre, ore 18:45, presentazione Giornata diocesana di Insieme Curia a Nocera Inferiore; 17 novembre, ore 19:00, Messa per i figli in cielo - Concattedrale di Sarno.

LE CRESIME 20 ottobre, ore 19:00, parrocchia San Giovanni Battista Pucciano di Nocera Superiore.

L’APPUNTAMENTO Sarà presentato il 13 ottobre il libro “Storia del Monastero e della Chiesa di S. M. della Purità - Contesto storico, religioso, politico e sociale del Sud”. L’appuntamento è per le ore 19:00 nell’aula magna del Monastero Santa Maria della Purità. Interviene il Vescovo, mons. Giudice. Relazionano don Gaetano Ferraioli, la giornalista Marina Carrese e lo storico Gennaro De Crescenzo. Dopo la presentazione sarà inaugurata la mostra “I Piemontesi…al Sud” che sarà possibile visitare fino al 4 novembre.

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it

IL VANGELO CHE SI INCARNA Legalità e giustizia concrete. Quelle iniziative per il bene di tutti

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isabili e immigrati. Mozzarelle biologiche e olio di alta qualità. Uva e origano. Lavoro pulito e accoglienza. Vescovi e volontari. Parrocchie e gruppi scout. Coraggio e speranza. Ma anche grano bruciato e ulivi tagliati. Case danneggiate e mezzi rubati. Minacce e intimidazioni. È la storia dell’impegno della Chiesa sui beni confiscati alle mafie. Storie che si scrivono ormai da più di quindici anni. Storie di una Chiesa silenziosa (non silente) e operosa. Che non fa notizia. Preti antimafia? No, solo preti, preti veri. E con loro tanti laici impegnati. Comunità in prima linea e pronte a rinnovarsi. A fare rete. Perché la mafia (come ogni potere forte) lo sa bene

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che chi è solo, isolato, è più debole. È l’idea del progetto “Libera il bene Dal bene confiscato al bene comune”, promosso da tre uffici della Cei e da Libera che nei prossimi mesi coinvolgerà ben 45 diocesi in 17 regioni del Nord, del Centro e del Sud. Non un corso, non una scuola ma un cammino di formazione, di crescita comunitaria per sostenere le iniziative già esistenti (fatiche e rischi non mancano di certo...), per difenderle e rafforzarle, e per promuoverne di nuove. Ma sempre nello spirito del “noi”, di quella squadra del bene, della giustizia e dei diritti che non sempre c’è, ma che le cosche tanto temono. Pur tra tante difficoltà, resistenze,

ostacoli e intoppi burocratici e culturali («Ma padre chi glielo fa fare a mettersi contro loro?») sono così nate tante belle iniziative. Non “anti” ma “per”. Per la comunità, per il territorio, per la speranza, per la giustizia, per la solidarietà. Scelte di testimonianza forte, mentre tanti beni restano abbandonati e devastati per paura e collusione. «Non li vuole nessuno e allora li prendiamo noi...». Un cammino dove sono cresciuti tanti giovani. Un percorso di lavoro pulito, di crescita culturale, di comunità vive e vivaci. Legalità e giustizia concrete, non solo proclamate. Antonio Maria Mira (Da Avvenire, 14 settembre 2012)


“Ero ammalato e sei venuto a visitarmi” Don Gerardo durante una visita ad un ammalato

Il vescovo Giuseppe conferisce il mandato a 246 ministri straordinari della Comunione Eucaristica

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l 22 settembre, durante la celebrazione del Vespro presso la Cattedrale di San Prisco, mons. Giuseppe Giudice ha conferito il mandato a 246 ministri straordinari della Santa Comunione. Fu la sollecitudine pastorale di Paolo VI, mediante l’istruzione “Immensae Caritatis” del 1973, ad istituire il ministro straordinario della Comunione. Ciò avvenne per dare la possibilità a tutti i fedeli che lo desiderassero, soprattutto malati e anziani, di accostarsi alla Santa Eucarestia “presenza salvifica di Gesù nella comunità dei fedeli” (cfr. Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 9). Nella nostra Diocesi sono circa 250 i fedeli che prestano questo servizio. Il mandato di ministro straordinario viene conferito unicamente dal vescovo su segnalazione dei singoli parroci ed è temporaneo. Il fedele designato deve essere debitamente preparato e distinguersi per fede, vita cristiana e condotta morale.

TESTIMONI AUTENTICI Il ministro straordinario deve essere autentico testimone e strumento dell’amore di Dio tra i fratelli. È stato per me un momento di grande commozione. Pensare che questi nostri fratelli dovranno andare a casa di coloro che vivono il mistero della sofferenza, portando loro il conforto della Parola di Dio proclamata nella Liturgia domenicale e l’Eucaristia, culmine e centro del culto cristiano, è motivo per noi di grande gioia e nello stesso tempo di grande responsabilità. Il vescovo Giuseppe ci ha invitato a essere consapevoli che que-

sto ministero non è una gratificazione o un privilegio personale accordatoci, ma un servizio comunitario che risponde ad una necessità dei fedeli, soprattutto infermi. Inoltre, il vescovo ci ha ricordato che i bisogni dell’ammalato non sono soltanto spirituali; pertanto, ci appare chiaro che il compito del ministro straordinario non si conclude solo nel portare la comunione a persone che per malattia o anzianità non possono recarsi in Chiesa, ma anche nell’esercitare una presenza di accompagnamento e di consolazione. Il ministro straordinario della Comunione Eucaristica non deve quindi lasciare solo l’ammalato nella sua esperienza di malattia, ma deve garantire quella presenza di misericordia e di consolazione, che è dono del Cristo stesso. Come ha efficacemente affermato mons. Giudice: «voi non portate Gesù ma è Lui che vi porta per poter prestare anche un servizio di conforto con la Sua Parola». Essere quindi ministro della chiesa, contrariamente al comune linguaggio che né da una definizione di colui che si pone per poteri, importanza o qualità al di sopra degli altri, significa fare proprio il principio proclamato da Gesù: porsi al servizio degli altri, essere il servo dei servi. Possa Maria, che è Madre della Chiesa, intercedere per noi affinché adempiamo, nel miglior modo possibile, al mandato che il vescovo ci ha conferito a gloria di Dio. Spero tanto, infine, che non manchi mai l’entusiasmo, l’impegno e l’attenzione verso il mondo della sofferenza; che si capisca che Gesù non è presente solo nel tabernacolo ma anche in chi è piegato dal dolore. Sac. Gerardo M. Coppola

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti I partecipanti al campo-scuola 2012

San Lorenzo Martire Sant’Egidio del M. Albino

Una ricorrenza speciale La comunità in festa per l’anniversario di ordinazione presbiterale di don Carmine

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abato, 15 settembre 2012, la comunità parrocchiale di San Lorenzo è stata in festa, in occasione del sesto anniversario di ordinazione presbiterale del parroco, don Carmine Vitolo. Per desiderio dello stesso don Carmine, i festeggiamenti sono stati concentrati in un momento di spiritualità, vissuto intorno alla Mensa Eucaristica. Particolarmente toccante è stata la presenza della mamma di don Carmine che, all’offertorio, ha portato all’altare la stola e la casula da lei stessa donate al figlio il giorno della sua consacrazione. Durante l’omelia, don Carmine ha sottolineato il suo sentirsi strumento nelle mani di Dio e ci ha parlato della sua vocazione, illuminata sempre dalle parole del Salmo 135 : “quoniam in aeternum misericordia eius!”. Al termine della Santa Messa, Emiddia Avitabile, che ha curato l’organizzazione della celebrazione, ha rivolto al parroco il saluto affettuoso di tutta la comunità e lo ha ringraziato per tutto il bene che ha saputo costruire nei 3 anni di guida pastorale della parrocchia di San Lorenzo, assicurandogli la volontà di tutti di crescere sempre più in qualità e presenza. La celebrazione si è conclusa con gioia: don Carmine è venuto tra noi, abbracciando ciascuno con l’affetto che lo contraddistingue. Renata Ciannella

Don Carmine Vitolo abbraccia la comunità di San Lorenzo

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S. M. Maddalena in Armillis Sant’Egidio del M. Albino

“Sherlock Orms”: sulle orme di Gesù Il famoso personaggio di Arthur Conan Doyle a servizio del campo estivo dei ragazzi

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uest’anno il campo-scuola per i ragazzi della comunità parrocchiale dell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis di Sant’Egidio del Monte Albino si è svolto a Castellafiume (AQ), dal 24 al 30 agosto scorso. Fin dal mese di maggio gli educatori ed animatori parrocchiali si sono attivati per individuare le linee educative ed organizzative delle attività estive. A Castellafiume ai ragazzi è stata presentata una scuola per aspiranti detective in cui sparisce la G.L.W. (Grande Lente di Watzon). Così, prendono il via le indagini per arrivare al possibile autore del furto. La storia diviene, dunque, il pretesto per far riflettere i partecipanti sulla propria famiglia, sul comportamento proprio e quello degli altri. Le “attività investigative” sono diventate una vera e propria indagine su loro stessi. Lo slogan delle giornate è stato “smontiamo le etichette e affiniamo lo sguardo”. Infatti, per fare una “buona indagine” servono occhi aperti, intuito, buona volontà e capacità di vincere il fascino delle illusioni (che oggi potremmo chiamare moda, pubblicità, Internet, Facebook). La verità dell’uomo ha un solo nome: Gesù. Sulle sue sole orme possiamo essere noi stessi fino in fondo, trovare la gioia vera e diventare luce interiore per i fratelli. Ci serve la “lente della fede” per vedere oltre, attraverso gli occhi di quel Dio che non si ferma all’esteriorità, ma guarda al cuore. Durante la settimana, i partecipanti al campo-scuola si sono recati anche al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, all’Isola del Gran Sasso (TE). Inoltre, durante le attività educative sono state approfondite le figure del beato Pier Giorgio Frassati e don Luigi Calabria. L’ultima sera del campo è stata organizzata “La veglia alle stelle”. Questa settimana è stata un grande dono per tutta la comunità del campo: un’occasione per divertirsi e riposarsi, ma anche per iniziare serenamente un nuovo anno di studio e lavoro. Maria Ermelinda Di Lieto Mariangela Iuliano


I pellegrini della parrocchia S.S. Simone e Giuda

SS.mo Corpo di Cristo Nocera Inferiore

IIª giornata dello studente San Giuseppe da Copertino, patrono

S.S. Apostoli Simone e Giuda Nocera Inferiore

In cammino verso Lourdes Pellegrinaggio alla grotta di Bernadetta per la comunità parrocchiale

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a Nocera Inferiore sono andati in pellegrinaggio a Lourdes, dal 6 all’11 agosto 2012, quaranta fedeli della parrocchia accompagnati dal parroco, don Rosario Villani, coadiuvato dai coniugi Concetta e Pasquale Bevilacqua. É stata una bella esperienza di fede per tutto il gruppo, perché ognuno ha provato intense emozioni già durante il tragitto in pullman, in quanto don Rosario è stato capace di coinvolgere tutti nella preghiera, sottolineando che Maria è ricerca di Dio che conduce verso Cristo. Il pellegrinaggio è stato scandito da momenti di profonda commozione: la visita alla grotta, la Messa internazionale, il bagno nelle piscine, la recita del Rosario e la veglia di preghiera nella grotta, la via Crucis sulla collina delle Espégues, l’offerta del cero, la fiaccolata dei fedeli che cantano l’Ave Maria di Lourdes sul piazzale del Rosario, costeggiato da un mare di persone giunte da ogni parte del mondo. Il momento più intenso per il gruppo è stato vissuto nella grotta, dove tutti si sono raccolti in preghiera, confessando alla Madonna le proprie ansie, affidandole i propri cari, chiedendole protezione e fede profonda, rivolgendole preghiere non solo per la guarigione fisica, ma soprattutto per quella dell’anima. La bellezza naturale di questo luogo di pace aiuta l’ascolto e la riflessione, perché Lourdes è oasi di spiritualità, dove ognuno trova consolazione e speranza. Il pellegrinaggio è stato per il gruppo,

come tutti hanno avuto modo constatare durante il viaggio di ritorno, un prezioso momento di arricchimento spirituale, durante il quale ognuno ha imparato a vivere un rapporto sincero e a condividere con gli altri gioie, emozioni e speranze. «Abbiamo cominciato il cammino verso Lourdes da conoscenti ed ora siamo diventati amici» ha ben sottolineato un partecipante. Il gruppo ha lasciato a malincuore quel piccolo paradiso che è Lourdes per ritornare alla quotidianità, fortificato, rinvigorito, con cuore nuovo, aperto alla speranza. Questo è il vero grande miracolo di Lourdes: a tutti i suoi figli, ma proprio a tutti, la nostra Madre Celeste dona un cuore nuovo e la capacità di rialzarsi per ricominciare daccapo. È una sensazione indescrivibile, che “intender non può chi non la prova”. Maria Bonfiglio

degli studenti ed esaminandi

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l giorno 16 settembre, presso la parrocchia del SS.mo Corpo di Cristo di Nocera Inferiore si è tenuta la Seconda giornata dello studente, in occasione della festività di san Giuseppe da Copertino, che si celebra il 18 settembre. Hanno contribuito ad animare la celebrazione, presieduta dal parroco, padre Damiano Antonino, diversi gruppi: la Gioventù Francescana del convento di Sant’Antonio, i ministranti ed i catechisti della parrocchia, il movimento giovanile parrocchiale, Belli dentro, le simpatiche mamme del coro ed una rappresentanza giovanile del movimento dei focolarini. Protagonisti, insieme al “Santo dei voli”, i numerosi alunni, professori e personale del mondo scolastico. La giornata, voluta fortemente dai ragazzi della parrocchia, ha cercato di preparare spiritualmente gli studenti e i docenti per il nuovo anno scolastico. Rosario Contaldo

I partecipanti alla II giornata dello studente

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Lo staff promotore della festa

San Giovanni Battista Angri

Alla scoperta dell’amore Un appuntamento estivo per riflettere sul tema dell’amore

I Santa Maria delle Grazie Angri

“Insieme è più bello!” Sabati in festa all’ombra del campanile

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abato 8 settembre, nel giorno dedicato alla natività della Beata Vergine Maria, si è svolta la serata conclusiva dei “sabati in festa all’ombra del campanile”, iniziativa maturata nel cuore del parroco, don Domenico D’Ambrosi, durante un ritiro spirituale parrocchiale. Pensando ai tanti che, per disparati motivi, sono impossibilitati a recarsi in vacanza e vivere così un tempo di ristoro e di riposo, don Domenico ha pensato bene di dare vita ad un appuntamento gioioso, offrendo momenti di gastronomia, di musica e di intrattenimento, per trascorrere qualche ora in amicizia e riscoprire l’importanza di essere parte viva di una comunità. Naturalmente, per la realizzazione di tale iniziativa c’era bisogno di braccia e cuori volenterosi, che con tenacia e impegno costante hanno permesso la buona riuscita delle serate, vivendo anche il lavoro, a volte faticoso, con spirito di armonia e di unità. La buona cucina e la piacevole musica sono diventate sempre più occasione di condivisione, sperimentando che così come cantiamo, «è davvero più bello insieme». Tutto lo staff ha ricevuto un attestato di gratitudine per aver contribuito a realizzare il progresso del bene comune e per essere stati presenza viva nel territorio. Speriamo di aver donato gioia e compagnia a coloro che spesso d’estate, e non solo, fanno i conti con la solitudine, e ci auguriamo di poter continuare e progredire in questa esperienza, contando sulla fervente e solidale collaborazione di tanti altri. Antonio Marra

I ragazzi del campo-scuola

nostri educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi hanno organizzato un campo-scuola sul tema dell’amore. L’amore è il tema principale non solo del campo, ma anche della nostra vita. L’amore non solo inteso verso una singola persona, ma verso tutte le persone che ci stanno accanto. Siamo partiti per il campo giovedì 30 agosto, di pomeriggio, e siamo ritornati domenica 2 settembre. Siamo stati a Monte Faito, in un alloggio che ospita giovani, “Casa Don Orione”; un luogo immerso nel verde e nella quiete dove è possibile allontanarsi da tutte le abitudini quotidiane che distraggono i ragazzi. Questi tre giorni sono stati progettati dai nostri educatori per parlare dell’amore, un sentimento che noi adolescenti stiamo cominciando a conoscere e che non dobbiamo confondere con altri. Ci ha onorato della sua presenza anche mons. Franco Alfano, che ci ha portato la sua esperienza d’amore verso Dio e verso i fedeli. Non si può non rispondere all’amore, perché senza amore non si vive. È stata un’esperienza non solo di preghiera e di riflessione, ma anche di divertimento e di responsabilità. Abbiamo capito che per correggere un errore bisogna parlare e comprendersi l’un l’altro. Per me questo campo-scuola ha seminato qualcosa nel cuore e noi tutti ne raccoglieremo i frutti durante il corso dell’anno e soprattutto durante il corso della nostra vita. Un ringraziamento particolare ai nostri educatori, che per noi ci sono sempre stati: Rosario Capone, presidente ed educatore, Anna Di Maio, Giusi Atorino e i nostri educatori più giovani, Mario Montella, Domenico Guida e Luigi D’Ambrosio. “Rispondere all’amore si può. Provare per credere!” Carmela De Mattia - ACR, 12-14


San Biagio San Marzano sul Sarno

San Teodoro Martire Sarno

L’estate e la ripresa settembrina

Imparare a donare

Il campo scuola estivo e i festeggiamenti per il patrono di San Marzano

L’annuale festa di San Teodoro è sempre un incentivo per vivere da cristiani giorno per giorno

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estate e le vacanze rappresentano un’occasione per avviare nuove amicizie, ma anche per rinsaldare e ravvivare quelle vecchie: con questa volontà nella mente e nel cuore, i ragazzi ed i giovani dell’Azione Cattolica di San Marzano sul Sarno hanno intrapreso l’avventura del campo estivo 2012. Svoltosi dal 24 al 28 agosto ad Ascea, presso la Villa Sacro Cuore, il campo, intitolato “Sherlock La statua di san biagio Orms… sulle orme di Gesù!”, ha visto la partecipazione di 40 ragazzi, tra gli 8 ed i 25 anni, genitori ed animatori, tutti coinvolti in un avvincente percorso di investigazione e di ricerca alla scoperta di Gesù, in riva al mare e non solo. Il campo estivo è stata una buona occasione per rinsaldare una “vecchia amicizia”… quella con Gesù! Le attività non si sono certo fermate con l’estate. Settembre è un mese che vede tutti i cittadini impegnati per la festa patronale. Anche quest’anno le celebrazioni in onore di San Biagio Vescovo e Martire, organizzate dalla parrocchia con l’associazione “S. Biagio V. e M.” ed il patrocinio dell’ente comunale, hanno animato la cittadina. Iniziati il 9 settembre e anticipati da tre giorni di preparazione, con la recita del Santo Rosario e l’ascolto della Parola, i festeggiamenti hanno avuto inizio con la processione della statua del Santo. Alle celebrazioni religiose si è affiancato un programma civile, articolato in quattro giornate: alla sagra delle polpette, organizzata dalla Caritas parrocchiale, si è accompagnata, domenica sera, l’esibizione dell’associazione musicale Weber; lunedì sera la tradizionale Corrida, presentata dall’oratorio San Domenico Savio. Ancora musica per le serate successive, tra gli ospiti la banda musicale “Città di Sarno-Filarmonica Mediterranea”. Al termine lo show dei fuochi d’artificio, atto di lode per un Santo che – come ha affermato lo stesso parroco, don Giovanni Iaquinandi – «è posto dal Signore come esempio di un vincolo di amore fraterno».

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ono”, breve ma profonda parola. Chi può dire di saper accettare e comprendere - fino in fondo - la portata di un dono? Chi può dire di saper dare il contraccambio? Seguendo l’esempio dei santi, però, impareremo lo stile della gratuità e del grazie. Il santo martire a cui è dedicata la nostra parrocchia ce lo dice fin dal nome, che significa “dono di Dio”, e settembre è il mese in cui ricordiamo il dono del suo martirio. L’1 e il 2 settembre c’è stato l’ormai tradizionale pellegrinaggio a Brindisi, dove si celebra l’arrivo dall’Oriente delle reliquie del Santo. Il 30 settembre abbiamo ricordato l’arrivo nella nostra comunità di un pezzo di reliquia da Brindisi. Nel pomeriggio si è tenuta la processione, a cui ha partecipato anche una rappresentanza della parrocchia di San Teodoro in San Mango sul Calore (AV), che abbiamo conosciuto a Brindisi l’anno scorso. A sera la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giudice. Il vescovo ci ha ricordato la necessità di dire grazie a Dio per tutti i beni che ci vengono donati. Questo ci libererà dalla tentazione di essere gelosi dei doni degli altri, correndo il rischio di vivere nell’affanno e di non accorgerci di quanto è stato elargito a noi: così potremo diventare come Teodoro. Come “doni materiali” sono stati offerti una croce pettorale al vescovo, perché alla Sua volontà siamo sottomessi, e l’icona di San Teodoro alla comunità di San Mango, con cui ormai abbiamo stretto un bel legame di fratellanza spirituale. Mariangela Giudice

Parrocchie in fermento

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ovità per alcune parrocchie. Padre Francesco Pisapia, francescano della provincia salernitano-lucana, è diventato parroco delle comunità di San Francesco e Santa Maria della Foce a Sarno. Don Domenico Cinque, già parroco di San Prisco, lo scorso 29 settembre, ha celebrato il suo ingresso nella Chiesa di San Francesco di Paola a Pagani. Il 27 ottobre, a Poggiomarino, padre Aldo D’Andria, stimmatino, diventerà parroco della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova. A tutti auguriamo un fecondo ministero pastorale. Mariarosaria Petti


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Don Augusto Spanò Cuomo (S. Francesco di Paola, Pagani) ha festeggiato il 3 ottobre 61 anni; don Marco Limodio (SS.ma Annunziata, Angri) e don Piercatello Liccardo (Maria Immacolata, Nocera Inf.) hanno compiuto 37 anni l’8 e il 9 ottobre; don Salvatore Fiocco (S. Giovanni Battista, Striano) spegne 38 candeline il 16 ottobre; don Gerardo Rosolia (Santuario S. Bambino di Praga, Pagani) festeggia 68 anni, il 17 ottobre; don Raffaele Ferrentino (S. Matteo Apostolo, Nocera Inf.) compie 35 anni il 18 ottobre; don Salvatore Di Prisco (diacono permanente) raggiunge i 69 anni il 19 ottobre. Affinché possiate sempre essere rivestiti della carità di Dio. Auguri!

Don Andrea Amato (S. Giovanni Battista, Pucciano e S. Bartolomeo Apostolo, Pareti), don Salvatore Fiore (S. Sisto II, Pagani), il 3 ottobre hanno festeggiato 4 anni di sacerdozio; lo stesso giorno, don Vincenzo Buono (S. Teodoro, Sarno), don Raffaele Ferrentino (S. Matteo Apostolo, Nocera Inf.) e don Marco Limodio (SS.ma Annunziata, Angri) ne hanno festeggiati 5; don Vincenzo Califano (S. Maria delle Grazie, Lavorate di Sarno) ha celebrato 24 anni di sacerdozio il 6 ottobre; il giorno seguente don Ciro Galisi (S. Maria del Presepe, Nocera Inf.) ha festeggiato 23 anni di sacerdozio e don Antonio Guarracino (Gesù Risorto, Pagani) accoglie una ricorrenza speciale, 30 anni di sacerdozio; p. Giuseppe Ferraioli (S. Giovanni Battista e S. Maria del Ponte, Roccapiemonte) festeggia 8 anni di sacerdozio il 20 ottobre; don Antonio Mancuso (Maria SS.ma delle Tre Corone) ricorda 21 anni di sacerdozio il 26 ottobre; don Giovanni Padovano (cappellano cimitero di Pagani) festeggia 52 anni di sacerdozio il 30 ottobre; don Salvatore Verdoliva celebra il 23 ottobre il quarto anniversario di ordinazione diaconale. A tutti voi, operai del Vangelo, l’augurio di ricevere sempre una messe abbondante.

Don Marco Limondio

Don Piercatello Liccardo

Una ricorrenza speciale per:

Don Salvatore Verdoliva

Mons. Gioacchino Illiano, in occasione del venticinquesimo anniversario di ordinazione episcopale, il 3 ottobre. Affidiamo al Signore, che ha suscitato nella Chiesa pastori santi e sapienti, il ministero di mons. Gioacchino, guida saggia e generosa per la nostra comunità diocesana.

Mons. Gioacchino Illiano

Una augurio speciale a: Maria Luisa Franco ed Ettore Mancusi per la nascita della piccola Maira. La redazione esprime la sua gioia per il lieto evento ed augura a tutti voi di raggiungere la gioia della santità familiare.

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Auguri di buon onomastico a:

Don Franco Ferraioli (diacono permanente) il 4 ottobre; don Rosario Ingenito (S. Anna, Fiano di Nocera Inf.), don Rosario Villani (S.S. Simone e Giuda, Casolla di Nocera Inf.), don Augusto Spanò Cuomo (S. Francesco di Paola, Pagani) il 7 ottobre; don Edoardo Tafuto (diacono permanente), il 13 ottobre; don Gerardo Coppola (S. Antonio, Orta Loreto), don Gerardo Del Pezzo (Angri), don Gerardo Rosolia (Santuario S. Bambino di Praga, Pagani), don Gerardo Guastaferro (diacono permanente), il 16 ottobre. Perché la vostra vita sia sempre modellata sull’esempio dei santi di cui por- Don Augusto Spanò Cuomo tate i nomi. Auguri!

Il nostro cordoglio: È salito al cielo, il 14 settembre, il padre di fra Massimo Squitieri: il Signore possa concedergli il riposo e accogliere la sua anima nell’assemblea dei santi.


IN PARROCCHIA a cura della comunità parrocchiale Sant’Alfonso - Sarno

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

Destinazione Ostuni I gioiosi partecipanti al camposcuola

L

a nostra parrocchia ha vissuto, dal 21 al 26 agosto, l’esperienza ormai consolidata del campo scuola con i ragazzi e i giovanissimi di Azione Cattolica. Quest’anno c’è stata una grossa novità: il campo scuola si è svolto in una località di mare, Ostuni, presso la casa accoglienza Villa della Speranza. Spiagge bellissime e paesaggi incantevoli che i ragazzi hanno raggiunto il pomeriggio. Sì, perché quest’anno il nostro don Raffaele ha pensato di regalare ai ragazzi, oltre alle tante attività formative previste, anche un momento di svago e di relax. Novità accolta con entusiasmo vista la grande partecipazione: 50 ragazzi, dai 9 ai 20 anni, accompagnati dagli educatori e dallo stesso don Raffaele, mentre 10 volontari hanno gestito la cucina. Un bel numero ed un grande successo. Il campo scuola prevedeva la visione di due film; Le cronache di Narnia: il viaggio del veliero per i ragazzi e Benvenuti al Sud per i

50 ragazzi, accompagnati dal parroco don Raffaele Corrado e dagli animatori, più dieci volontari: ecco i numeri di un campo indimenticabile

Un momento di animazione giovanissimi. I temi affrontati sono stati l’amicizia, il pregiudizio, l’ipocrisia, il perdono: argomenti impegnativi ma accolti e vissuti intensamente da tutti i ragazzi. Molto intensa la veglia di preghiera a cui hanno partecipato tutti: il gruppo 12/14, i giovanissimi, gli educatori e tutti i volontari. La testimonianza di don Vito, impegnato nel mondo dello spettacolo, è stato uno dei momenti più toccanti. Il campo poi si è concluso domenica 26 agosto con la celebrazione della Santa Messa durante la quale sono stati offerti i lavori e le attività svolte dai vari gruppi. Un sentito grazie va agli educatori, ai volontari, al nostro parroco che ancora una volta ci ha dimostrato che per vincere bisogna osare e ai ragazzi ai quali abbiamo testimoniato, prendendo in prestito un verso di Jovanotti, che “la vita ci insegna che vale solo l’amore”. Arrivederci al prossimo campo. Maria Rosaria Buonagura

La veglia di preghiera guidata da don Raffaele

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a cura della comunità parrocchiale Sant’Antonio da Padova Poggiomarino Coordinatore di redazione Mariano Rotondo Gli animatori del Grest

Il Grest,

il successo dell’estate

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I numeri e le emozione di un’esperienza che ha coinvolto 130 bambini e 60 giovani

nche quest’anno luglio in parrocchia è stato vissuto col Grest, i giochi estivi che vedono coinvolti per tre settimane circa 130 bambini e 60 giovani. Tre settimane in cui i ragazzi hanno partecipato a 40 giochi, 15 scenette, 8 laboratori per la preparazione del musical finale. Descrivere il Grest con i numeri fa un certo effetto, è semplice e allo stesso tempo efficace per rendere l’idea. Più difficile invece parlare di ciò che è dentro i numeri, emozioni, impegno, fatica ansie, piccole tensioni e grandi soddisfazioni: tutte sfumature che può cogliere soltanto chi il Grest lo vive giorno per giorno. L’estate ragazzi ha assunto per noi ragazzi un sapore speciale per una serie di eventi che lo hanno caratterizzato: è stato il Grest delle prime volte. La prima volta che lo abbiamo realizzato senza l’aiuto di nessun sussidio, tutta farina del nostro sacco, avvalendoci tuttavia delle tre fiabe classiche (Pinocchio, Biancaneve e Aladin) abbiamo costruito le scenografie, creato i dialoghi, abbinato i giochi al tema. La prima volta che abbiamo messo in scena un musical con i bambini quale risultato dei laboratori svoltisi per due/tre volte la settima. Ma l’esperienza più bella è stata ritornare negli ambienti della parrocchia dopo due anni che il Grest è stato fatto nei locali delle scuole elementari: per noi è stato come ritornare a casa. Rimettere a posto il cortile che fino a metà giugno era un cantiere aperto ci è costato tanto impegno

fisico; più di due settimane di lavoro per svuotarlo dai calcinacci, ripulirlo per fare il campetto di pallavolo, coprire le parti incomplete con striscioni e arazzi, è stato stancante, a volte avvilente, ma ancor più un’emozione unica nel pensare che in quel modo stavamo preparando la casa estiva per i bambini che sarebbero venuti a giocare, mentre per noi animatori era il luogo che ci ha visti crescere, maturare diventare animatori, quello che ora noi siamo! Non c’è niente di più bello e gratificante dell’abbraccio di un bambino che ti dice “ti voglio bene”, perché sai che quell’affetto è sincero, gratuito, come quello di un Dio che ti ama per farti diventare migliore. È per questo a distanza di due mesi i ragazzi ci chiedono e noi animatori ci diciamo: Quando si ricomincia?

Gli animatori del mitico Grest

Un’estate da missionari Un gruppo di giovani e adulti, con padre Aldo D’Andria, ha passato 20 giorni nelle Filippine

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on è stata ancora inventata una parola per descrivere l’esperienza missionaria che abbiamo vissuto quest’estate. Un gruppo di ragazzi e adulti di Poggiomarino, Battipaglia e Bellizzi, guidati da padre Aldo D’Andria (sacerdote stimmatino) e con la collaborazione dell’Associazione missionaria “Euntes” di Battipaglia, ha vissuto un’esperienza missionaria di 20 giorni nelle Filippine. Un viaggio articolato in più fasi, un’esperienza di fede e di reciproci scambi culturali e carità cristiana. Abbiamo condiviso tutto con la gente del luogo: abbiamo sudato e lavorato per la costruzione di una scuola materna, portato il sorriso e l’allegria a tanti bambini adottati a distanza da famiglie italiane, condiviso la preghiera con i carcerati e con quanti

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hanno solo baracche come case. Abbiamo conosciuto la storia di questo popolo visitando i monumenti che spiegano il fascino e la bellezza di una terra tanto lontana da noi, ma davvero vicina alla nostra fede. La fede del popolo filippino è coinvolgente. Non si può non percepire il loro amore per Cristo, per la Chiesa, per l’Eucarestia, testimoniato con la meravigliosa accoglienza che ci hanno riservato. Io, Denise, Antonietta, Adamo, Paola, Francesco, Nicola, Roberto, Mirko, Caterina e Maria siamo tornati alla nostra vita feriale con una ricchezza interiore straordinaria, difficile da esprimere con le parole. Cercheremo di testimoniarla con il nostro cuore missionario. Agostino Orefice


a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani Il parroco don Vincenzo Di Nardi insieme ai giovanissimi della parrocchia

Pronti a partire? Riprendono le numerose attività della comunità parrocchiale, con tante proposte per grandi e piccini

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iamo ritemprati e riposati dopo la pausa estiva? Pronti a rituffarci nel tran tran quotidiano? In verità, il nostro Paese sta vivendo un momento molto difficile e questo si riflette sulle nostre abitudini e incide sulla nostra vita sociale e sulla nostra tranquillità interiore. Ma noi abbiamo qualcosa che ci fa rialzare da tutte le cadute, che non ci fa esitare di fronte alle difficoltà, che ci rianima e ci fa rinascere quando siamo sfiduciati: la nostra Fede. È il rifugio sicuro. Il Signore ci accoglie e ci conforta. Ci esorta ad essere cristiani fino in fondo.

Il calendario delle attività Ed è proprio con questo spirito che ci prepariamo a riprendere le diverse attività pastorali e sociali nella nostra comunità, con l’entusiasmo che ha sempre contraddistinto tutti i collaboratori. Riparte il Catechismo per i bambini (a partire dai piccoli che frequentano la seconda elementare), che iniziano così il cammino che li porterà ad accogliere Gesù nel pane eucaristico. Riprendono i corsi per la preparazione ai Sacramenti della Cresima e del Matrimonio e le attività dell’Oratorio che contribuiscono a veicolare i valori cristiani in tante giovani vite. Nel ricco programma non potevano mancare le catechesi per i giovani e per gli adulti,

momento di incontro e confronto su temi di attualità, a partire dall’approfondimento della Sacra Scrittura. Al via anche i corsi di musica, un impegno costruttivo per tanti ragazzi e ragazze della comunità. Riprendono le prove della Corale parrocchiale e tutte le altre manifestazioni di impronta religiosa, sociale e culturale promosse dal nostro parroco che rimane, in questo, sempre infaticabile.

Porta un amico Dunque, rimbocchiamoci le maniche, squillino le trombe, si aprano i cancelli! Entriamo tutti i pista, perché questo sia un anno pastorale denso di avvenimenti che lasceranno certamente una traccia. Non ci lasciamo certo scoraggiare dalle solite frasi fatte di chi non ha ancora avuto la grazia di aprire il suo cuore a Dio. È questo infatti l’unico motivo che impedisce a molti di essere felici: la chiusura ermetica della porta del proprio cuore. Ma il Signore non si stanca di bussare. A proposito, non dimentichiamo che la parrocchia S. Maria del Carmine è aperta a tutti. Ditelo ai vostri amici, informateli delle diverse attività, invitateli a partecipare affinché la nostra comunità si arricchisca di tante altre esperienze. Mario Giordano Insieme - Ottobre 2012

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a cura della comunitĂ parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

La magia dei fiori Le immagini ci aiutano a ricordare, a conservare nel cuore la bella esperienza vissuta. Esse testimoniano anche la passione e la dedizione di tutti quelli che hanno lavorato per consentire alle migliaia di visitatori di ammirare i numerosi tappeti floreali

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I nostri contatti Per continuare a sognare insieme Sottoponiamo alla vostra attenzione il nostro sito, per aiutarvi a continuare a navigare sulla lunghezza d’onda della nostra splendida infiorata di Casatori: www.infioratadicasatori.it.

Pronti a ripartire! Si è appena conclusa la XVII edizione dell’Infiorata di Casatori e gli organizzatori sono già al lavoro per preparare con passione ed entusiasmo l’edizione del 2013

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uando un viaggio, un’avventura, un’esperienza volge al termine ci si sente carichi di tristezza e di nostalgia perché quanto vissuto è già finito in un lampo. Ma l’Infiorata non è un punto d’arrivo, non finisce con l’epilogo dei festeggiamenti. L’Infiorata è un evento che ci tiene impegnati tutto l’anno, è un’attività dalla quale ripartire ogni volta carichi di esperienza e di motivazione. Essa è manifestazione di annuncio che diventa stile di vita nel quotidiano. Ciascuno di noi, nel proprio ambiente, deve vivere la totale appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Oggi, si chiude sì quest’esperienza, ma lo sguardo tende già al domani, affinché sia migliore. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, ciascuno secondo le proprie capacità, alla realizzazione di un sogno che si rinnova. Il nostro desiderio, ora, è non dare spazio alle parole, ma offrirvi attraverso una sequenza di immagini, le emozioni vissute e che certamente sapranno farvi rivivere o immaginare ciò che abbiamo vissuto. Sac. Gaetano Ferraioli

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a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

“Un giovane che ha vissuto seriamente il Vangelo” Così il Cardinale Martini ha definito il Servo di Dio Sabatino Iefuniello. Diverse manifestazioni per ricordare il 30° anniversario della sua nascita al cielo Foto Geremia Robustelli

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La targa benedetta lo scorso 30 agosto

Sabatino Iefuniello

i sono stelle che brillano più di altre e dal cielo ci accompagnano nel cammino. Tra queste vi è certamente il Servo di Dio Sabatino Iefuniello. Nato a Sarno, in Campania, nel 1947, è emigrato ventenne a Milano, lavorando come fattorino, vivendo in grande semplicità e godendo della simpatia di chi gli stava intorno. Malato di cuore e aggravatosi per una broncopolmonite riacutizzatasi durante un acquazzone estivo mentre prestava il suo aiuto in un “ricovero” per poveri, è morto a Milano il 30 agosto 1982 a soli trentaquattro anni. Gli eventi. Per celebrare degnamente il 30° anniversario della sua nascita al cielo, la nostra parrocchia ha vissuto due toccanti momenti. Giovedì 30 agosto, abbiamo ripercorso la vita di Sabatino, grazie alla testimonianza della sorella Filomena e ad una presentazione in Power Point, preparata con cura dalla nipote che ha voluto ricordare lo zio con una successione di immagini, dalla nascita fino alla morte. Al termine, tutti i presenti, insieme alle autorità civili e al parroco don Antonio Mancuso, si sono recati in Via Laudisio, dinanzi al portone della casa natia di Sabatino, dove è stata

scoperta e benedetta una targa in suo ricordo. Per ringraziare il Signore del dono del caro Sabatino, il 1 settembre è stata celebrata la S. Messa presieduta da Mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della Diocesi di Nocera - Sarno. Sabatino è stato definito dal Cardinale Carlo Maria Martini “un profeta minore del nostro tempo, uno di quelli che non parlano molto, ma che vivono seriamente la vita evangelica”. Era un giovane semplice che passava il tempo libero in adorazione del Signore e dedicandosi agli emarginati senza fissa dimora. Ha aiutato il camilliano fratel Ettore Boschini nell’apostolato dei barboni, avviando diverse opere di carità. Non spetta a noi dare giudizi di santità, tuttavia i fatti parlano e noi speriamo vivamente che questo nostro giovane fratello, per la sua preghiera abbondante e la fede viva, per la sua carità incessante ed umile, possa essere un vero modello di santità, soprattutto per i giovani e per quanti si dedicano al volontariato. Preghiamo affinché vi siano iniziative pastorali per diffondere la sua storia e chiediamo al Signore che possa aprirsi presto un processo di Beatificazione e Canonizzazione. Tiziana Liguori


a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

Un’estate di formazione Anche quest’anno i campi estivi hanno arricchito i giovani e giovanissimi di A.C. nel meraviglioso scenario di Vitorchiano. «Cosa ci aspetta, chissà? Non lo sappiamo!», si sono domandati. E la risposta ha la freschezza della loro giovinezza: «Siamo giovani e quindi ci affidiamo!»

I giovani impegnati in un’attività del campo

La condivisione del pranzo insieme al parroco

“Come il pellegrino”

Crescere nella preghiera

Arricchiti dalle testimonianze di santità

È la porta privilegiata per arrivare a Dio

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l termine di questa caldissima estate, Vitorchiano, piccolo paese a dieci minuti da Viterbo, ha accolto i giovani di Azione Cattolica che si sono messi in cammino “come il pellegrino”, attraverso la preghiera. Anche la visita e la testimonianza di santità della giovane santa Rosa da Viterbo, quella delle monache Trappiste e l’esperienza di vita della beata Maria Gabriella ci hanno aiutato ad entrare nel mondo infinito della preghiera. La riflessione sul Padre nostro e i momenti di deserto, inoltre, ci hanno fatto definitivamente capire quanto sia importante per la nostra vita dire «sia fatta la Tua Volontà». Fabio De Simone

A

nche quest’anno noi Giovanissimi di Azione Cattolica siamo partiti insieme ai nostri coetanei della Diocesi per il campo generale. Tanta la voglia di arricchire la nostra esperienza di giovani cristiani. In quei giorni, dal 26 al 29 agosto, ci siamo chiesti quale potesse essere il modo migliore per affidarsi a Dio se non attraverso la preghiera. I giorni di campo sono stati fondamentali per crescere nella preghiera, mezzo privilegiato per stare in contatto con il Signore. Strumento che non va mai dai dato per scontato, perché dietro ogni semplice parola si nasconde un profondo significato. Una tematica importante, quella della preghiera, che ha richiesto ore di intensa attività nei gruppi. Non è mancato, comunque, il tempo per trascorrere serate in allegria come ogni campo sa offrire. Antonella Di Loreto e Anna Apicella

Il racconto continua sul prossimo numero… Abbiamo ancora tanto da raccontarvi. Nel prossimo numero parleremo dei campi dell’ACR, degli adulti di Azione Cattolica, degli Scout, del Movimento giovanile Costruire e le esperienze del centro estivo per minori.

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Un anno da vivere Don Roberto Farruggio annuncia la missione parrocchiale dal 14 ottobre al 28 aprile 2013, un’esperienza straordinaria che sarà condivisa attraverso le pagine di questa rivista

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50 anni dal Concilio Vaticano II e a 20 dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, il Santo Padre Benedetto XVI indice un Anno della Fede come un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo (Lettera Apostolica Motu Proprio, Porta Fidei, del Sommo Pontefice Benedetto XVI, con la quale si indice l’Anno della Fede, n. 6). Un anno propizio per una grande Missione parrocchiale, tempo favorevole di annuncio ed evangelizzazione, di riflessione e di riscoperta della fede. Dal 14 ottobre 2012 al 28 aprile 2013 tutta la comunità parrocchiale sarà sollecitata a riscoprire la gioia della fede attraverso la visita del Parroco a tutte le famiglie, la benedizione delle case, delle campagne e dei luoghi di lavoro, la Peregrinatio della statua di Maria SS. di Costantinopoli con le Catechesi nei rioni, l’Eucaristica e il Sacramento della Riconciliazione.

sosta contemplativa). Attraverso le indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede e gli Orientamenti Pastorali del nostro Vescovo, mons. Giuseppe Giudice, la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, la particolare devozione a Maria, figura della Chiesa, la catechesi e la predicazione alla luce del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, l’intensa Preghiera e la vita sacramentale dovranno caratterizzare questi giorni di grazia perché quest’Anno sia occasione privilegiata per condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell’uomo, Re dell’Universo, «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 2). (Indicazioni Pastorali per l’Anno della Fede, Conclusione). Lungo questi mesi sulle pagine di Insieme condivideremo questa splendida avventura che il Signore ci pone davanti e che affidiamo a Maria SS. di Costantinopoli, Madre della Chiesa, e a San Pasquale Baylon, Serafino dell’Eucaristia. Don Roberto Farruggio

Un’occasione priviliegiata «L’Ascolto, la Fede e l’Eucaristia, vogliono essere in questo Anno Pastorale i binari obbligati del nostro percorso ecclesiale». (Da mons. Giuseppe Giudice, Vescovo di Nocera Inferiore – Sarno, Orientamenti Pastorali per l’Anno della Fede 2012-2013. Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore (1Re 19,11). Una

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“Caritas Christi urget nos” (2Cor 5,14): l’amore di Cristo che colma i nostri cuori ci spinge ad evangelizzare


IL PROGRAMMA


MONTE TABOR di p. Matteo Ferrari

La preghiera della Liturgia delle Ore

Matteo Ferrari è monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli (AR). Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il PIB di Roma e conseguito la Licenza in Teologia Biblica presso la Facoltà dell’Italia centrale di Firenze e il Diploma superiore di scienze biblico-orientali e archeologia allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.

Parte questo mese Monte Tabor, la rubrica curata da padre Matteo Ferrari. In questo numero affrontiamo il tema della preghiera. Dal prossimo mese seguiremo gli Orientamenti pastorali di mons. Giuseppe Giudice Che cosa è la Liturgia delle Ore? La Liturgia delle Ore è la celebrazione della Pasqua nel ritmo della giornata. In questo senso i documenti che parlano della Liturgia delle Ore dicono che essa ha come fine la “santificazione del tempo”. Il tempo di una giornata diventa nella preghiera liturgica della Chiesa “simbolo” della morte e risurrezione del Signore. É cioè la natura stessa, con il sorgere e il calare del sole, ad annunciare la passione e risurrezione del Signore. Quando celebro le Lodi mattutine, il sorgere del sole e il risveglio della natura e delle attività umane annunciano la risurrezione del Signore e la nuova creazione che egli ha inaugurato; quando celebro i Vespri è al mistero della passione e morte del Signore che il calare del sole e il sopraggiungere dell’oscurità della notte rimandano. Come posso vivere al meglio la Liturgia delle Ore? Il primo aspetto da tener presente celebrando la Liturgia delle Ore è quindi questo: fare attenzione al “linguaggio del tempo”. Il tempo in cui celebro i vari momenti della Liturgia delle Ore non è indifferente ma mi parla di Gesù e mi mette in comunione con la sua Pasqua. I Vespri, le Lodi mattutine e le altre Ore liturgiche sono quindi come un “sacramento” che mi permette di vivere la mia giornata avendo come modello la vita stessa del Signore. Per questo il Concilio Vaticano II ha così insistito sulla “verità delle ore”, cioè sul fatto che i momenti principali della Liturgia delle Ore fossero celebrati nel tempo corrispon-

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dente della giornata. Che cosa significa che nella preghiera si alternano ascolto e risposta? Davanti a Dio come prima cosa ci si mette in ascolto. Solo in un secondo momento siamo noi a rispondere nella lode, nel ringraziamento e nella intercessione. Questo momento della nostra risposta a Dio, che ha parlato per primo, noi lo troviamo nella Liturgia delle Ore principalmente nelle Invocazioni delle Lodi e nelle Intercessioni dei Vespri. All’inizio di un nuovo giorno, quando il sole che sorge ci annuncia la risurrezione del Signore e la nuova creazione, la nostra risposta alla Parola ascoltata diventa lode e affidamento delle nostre attività e della nostra vita. Nei Vespri, quando il giorno che declina ci parla della passione e morte del Signore che ha dato per noi la sua vita, la nostra risposta orante si fa intercessione e ringraziamento. Una preghiera che non guarda solamente alle nostre necessità e a quelle delle nostre famiglie e comunità, ma che si apre alla Chiesa e al mondo, acquistando un sapore universale. Questi due tratti costituiscono lo sfondo sul quale collocare ogni altro elemento della Liturgia delle Ore e se presi sul serio diventano per ognuno di noi una vera “scuola di preghiera” capace di modellare non solo la preghiera liturgica, ma anche quella personale. P. Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli


IN DIOCESI a cura della Caritas Diocesana

Operatori formati

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Parte il percorso di formazione base per coloro i quali intendono mettersi al servizio dei più bisognosi. A promuoverlo è la Caritas

etto, fatto. Don Alessandro Cirillo, direttore della Caritas diocesana, lo aveva promesso sin dal suo insediamento che avrebbe puntato sulla formazione degli operatori. A meno di un anno da quell’annuncio lancia il percorso di formazione base per gli Operatori della carità e per i volontari parrocchiali. L’iniziativa si inserisce nel nuovo percorso che la Caritas intende vivere. «Dagli incontri avuti con i parroci nelle diverse foranie – spiega don Cirillo – è emerso più che mai l’urgenza di un’adeguata formazione degli operatori delle nostre Caritas parrocchiali laddove sono esistenti, e di formare nuovi operatori laddove si ha intenzione di istituire la Caritas parrocchiale. Per queste motivazioni, credo che sia importante prendere in seria considerazione la proposta del corso formativo». L’esperienza di approfondimento ha preso il via lo

scorso 27 settembre, una giornata significativa perché si celebrava la memoria liturgica di San Vincenzo de Paoli, santo della carità. L’ultimo appuntamento è previsto a giugno 2013. Il corso prevede appuntamenti mensili strutturati con relazioni e momenti di laboratorio e confronto. Il percorso si propone di privilegiare dinamiche formative che partano dall’esperienza dei partecipanti per arrivare insieme ad organizzare un cammino condiviso ed unitario. «Spero in una buona partecipazione – afferma don Cirillo – per avviare in Diocesi quella formazione che tanto si richiede per vivere un’esperienza sempre più qualificata al servizio dei fratelli più bisogni». Salvatore D’Angelo

Per informazioni ed iscrizioni: 0815170112, www.diocesinocerasarno.it, noxsar@inwind.it

IL PROGRAMMA

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tto incontri a Villa Rosalia, a San Valentino Torio, e due ritiri sono contemplati dal corso di formazione promosso dalla Caritas. Appuntamenti che approfondiranno argomenti afferenti a tre aree diverse: l’ambito A riguarda le conoscenze, l’ambito B le competenze e l’ambito C le capacità. Il primo incontro, tenutosi il 27 settembre, ha interessato gli ambiti A e B. La relazione principale, dopo i saluti del Vescovo, mons. Giuseppe Giudice, è stata tenuta da don Salvato-

re Ferdinandi, responsabile del settore promozione di Caritas italiana. Il prossimo appuntamento è fissato per il 29 ottobre, con don Vincenzo Cozzolino si parlerà di attenzione ai poveri in diocesi e in parrocchia. Il 26 novembre don Marco Russo interverrà sull’attenzione alla Chiesa locale. Il 28 gennaio è previsto un approfondimento con don Nicola De Blasio sull’attenzione al territorio e al mondo. Il 25 febbraio, invece, si discuterà sulla necessità di ascoltare con Maria Pia Messina. Ad aprile, il

29, appuntamento con Ciro Grassini che tratterà la tematica dell’osservare. Rosario Pellegrino il 27 maggio relazionerà sul discernimento, infine, il 17 giugno don Vincenzo Federico, responsabile della Caritas campana, parlerà del ruolo delle Caritas parrocchiali. Il 15 dicembre e il 16 marzo sono, invece, previsti due momenti di ritiro e preghiera con le meditazioni, rispettivamente, di monsignor Carmine Citarella e del Vescovo, mons. Giuseppe Giudice.

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Un prete onesto Don Oreste Benzi

(San Clemente, 7 settembre 1925 - Rimini, 2 novembre 2007)

“Dove c’è una ferita, lì dobbiamo correre”: Don Oreste Benzi aveva l’onestà di dire sempre quello che pensava

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on Oreste è stato un prete onesto, uno di quelli che hanno reso più bella l’Italia. Cinque anni fa, agli inizi di novembre, don Benzi ha concluso la sua esistenza terrena in quella Rimini che ha visto sorgere la sua opera. Aveva 82 anni, la maggior parte dei quali passati a donare un sorriso. Un carattere sanguigno. Don Oreste aveva l’onestà di dire sempre quello che pensava. Quando Livia Turco, allora ministro della salute, raddoppiò la dose di droga che una persona poteva portare per uso personale, disse con tristezza: “Questo non è più il ministero della salute ma della morte!”. Quante volte l’abbiamo visto in Tv difendere da solo certi valori diventati spazzatura per la cultura di oggi. Agli inizi del 2006 ho partecipato con lui ad un’audizione parlamentare, si parlava della 194, la legge sull’aborto. Don Benzi ascoltava, sonnecchiava, sembrava che dormisse (chissà, forse pregava per quelle persone che si pavoneggiavano con le parole). Quando fu il suo turno, disse con voce pacata, ma colma di tristezza, rivolgendosi in particolare alle deputate che difendevano l’aborto: “La donna può vantare dei diritti. Ma nei confronti dei figli ha solo dei doveri, in primo luogo il dovere di farli nascere”. L’amore per i poveri per lui non ha confini: i bambini non ancora nati, i minori privi di famiglia, i disabili senza diritti, i giovani drogati senza speranza, i barboni senza casa, le donne costrette a prostituirsi. Dove c’è una vita ferita, diceva don Oreste, lì dobbiamo correre. Davvero ha corso, aprendo case in Italia e all’estero. Ad oggi la Comunità da lui fondata conta più

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di duecento case di accoglienza e di carità. Lottava contro la logica del profitto e sognava una società dominata dalla logica del gratuito. Troppa gente fabbrica croci e le pone sulle spalle degli altri, il nostro compito – diceva il prete romagnolo – non è solo quello di portare la croce ma di combattere contro chi le fabbrica. Chiedeva scelte coraggiose. A se stesso, anzitutto. E poi agli amici che Dio gli aveva donato come compagni di viaggio. Aprire le porte di casa, condividere con i più poveri, accogliere quelli che gli altri rifiutano. Aveva l’onestà di parlare di Gesù Cristo perché aveva capito che senza di Lui non possiamo affrontare né avviare a soluzione i problemi di una società che rischia il collasso. Per questo ha dato vita alla Comunità Papa Giovanni XXIII, che, prima di ogni impegno sociale, trova nella fede e nella preghiera la forza della carità. “La devozione senza rivoluzione non basta”, era uno slogan che ripeteva spesso. Una testimonianza come la sua non appartiene al passato ma ha la capacità di alimentare quei desideri di bene che lo Spirito santo non smette di suscitare nel cuore di ogni uomo.

«In discoteca i giovani hanno bisogno di vedermi non con i jeans e neanche col pullover o i capelli tirati. Hanno bisogno di vedermi con questa tonaca lisa e con il colletto da prete. Io vado a ricordare il mistero e da me vogliono solo questo, non che vada a ballare con loro. [...] il prete come tale può stare ovunque: nelle discoteche, fra le prostitute, i ladri, gli zingari, gli omosessuali. Nella mia esperienza ho capito che non ho limiti: omnia munda mundis. Però vado dovunque con la mia veste da prete in modo che mi riconoscano e dicano: “toh, un prete”. Sì, un prete vicino a te, che ti ricorda Dio e perciò ti scoccia» Don Oreste Benzi. Con questa tonaca lisa. Intervista di Valerio Lessi, Guaraldi, Rimini 1991


CULTURA

Il coperchio… del diavolo

È

una storia strana che alla fine lascia l’amaro in bocca. Quando si dice l’imprudenza o la mancanza di senso di rispetto per le cose affidateci e per le quali non ci stanchiamo mai di ricordare che siamo amministratori e non proprietari. La storia è di qualche anno fa ma vale la pena riportarla ad memoriam e ad ammonimento. Nella chiesa di S. Bartolomeo Apostolo di Nocera Inferiore, tra i tanti tesori d’arte trasportati dall’antico santuario di Montalbino all’attuale chiesa parrocchiale, figurava un importante ciborio di alabastro (o lampada cimiteriale come la descrive qualche storico): indubbiamente un manufatto d’eccezione che rivelava nella sua matrice addirittura influssi michelangioleschi. La storia, quella vera, ci racconta che fu il generale nocerino Giambattista Castaldo (1493-1563), condottiero e Maestro di campo generale di Carlo V d’Asburgo a portarlo, dopo il sacco di Roma del 1527, a Nocera nel monastero degli Olivetani da lui costruito nel 1530. Per secoli è stato ammirato dagli studiosi e pubblicato tra gli oggetti più preziosi del nostro Agro. Fino a qualche anno fa, quando, messo in un angolo del presbiterio, veniva maldestramente occultato da una orribile pianta di ficus beniaminus, in plastica.

Arte... rischi di don Natalino Gentile

Fu consigliato, dati i tristi tempi in cui si è vissuti, soprattutto dopo le depredazioni del sisma dell’80, di rimuoverlo per evitare un probabile furto. Cosa che puntualmente successe, quando il parroco, in un freddo mattino invernale, si ritrovò il manufatto trafugato: il tutto concluso con una scrolla di spalle e col solo coperchio abbandonato sul pavimento. Perché? Fu paura, fretta o semplicemente perché non serviva. Il ciborio, trasformato in un prezioso ed unico portapiante, forse ora orna la sala di qualche plutocrate, chi sa dove. Ora, nel Museo diocesano, il coperchio (nonostante sia bello anche da solo, concavo o convesso ) sembra la desolata e lapidea Niobe che invano invoca i suoi figli. Mai come in questo caso è vero il proverbio, invertito: il diavolo fa… il coperchio ma non le pentole!


Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista Casa Madre e Casa del Padre Associazione “Granello di Senapa” Onlus

“Voi siete la mia speranza”

S

Pellegrinaggio sulle orme del beato Giovanni Paolo II

embrava quasi uno scherzo quando lo scorso anno, tornando dalla GMG, sr. Caterina propose un viaggio in Polonia. Con l’aiuto del Signore, la proposta è diventata una realtà e lo scorso 4 agosto, siamo partiti verso la terra del beato Giovanni Paolo II, con un bel gemellaggio tra Angri e S. Benedetto del Tronto. A guidare il pellegrinaggio un trio d’eccezione: sr. Caterina, sr. Iolanda e don Raffaele Ferrentino. Il santuario di Czestochowa è stata la prima tappa, dove siamo stati ricevuti dalla Regina della Polonia. In seguito abbiamo visitato il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove abbiamo toccato con mano le atrocità della furia nazista. In questa terra dilaniata da tanto dolore Gesù appare a suor Faustina Kowalska, chiedendole di essere raffigurato con due raggi sgorganti dal petto, uno rosso e uno pallido, in segno della sua infinita misericordia per il mondo intero. È proprio a questa immagine, presente all’interno del santuario della Divina Misericordia, che il beato Giovanni Paolo II, durante la consacrazione della nuova basilica nel 2002, affidò il mondo intero. Il nostro viaggio ci ha portato a Wadowice, dove, sotto lo sguardo della Madonna del Perpetuo Soccorso, Karol ha vissuto la sua giovinezza. Tante volte da studente ha pregato quella Madre Celeste. È ritornato in quella chiesa prima come vescovo poi come papa, ma sempre come un figlio che, al ritorno a casa, corre ad abbracciare sua madre. È stato bello ripercorrere i passi di quest’uomo semplice diventato un santo servo di Dio. L’imponenza e la bellezza di Cracovia, città ricca di storia, ci ha fatto assaporare ancora meglio sì la bellezza ma anche le difficoltà di un mondo costruito 430 metri sotto terra. Infatti, scendendo nel cuore della miniera di sale di Wieliczka ci siamo resi conto che, come diceva il beato “tutta la grandezza del lavo-

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ro è dentro l’uomo”. Nonostante la fatica, i minatori hanno fatto del loro lavoro un costante inno di lode a Dio. Infine non potevamo lasciare questa magnifica terra senza fermarci a Pasierbiec, un paesino di montagna, dove l’aria che si respirava era quella di una fede pura e forte, di persone umili e semplici. Qui, abbiamo pregato la via della croce con Maria lungo un paesaggio suggestivo e ad accoglierci con un’immensa dolcezza sono state le sorelle della casa delle Suore Battistine, con i loro bambini della casa famiglia. La gioia che ci hanno donato è indescrivibile eppure nessuno di noi parlava il polacco: non ci sono parole che valgano più di un sorriso o di una carezza, soprattutto di un bambino che altro non chiede che affetto.

I FRUTTI DEL NOSTRO VIAGGIO La fatica di tante ore di viaggio e le aspettative della partenza sono state ripagate da quanto abbiamo vissuto: nove giorni trascorsi insieme hanno fatto nascere una bella amicizia tra i pellegrini. Preziosa è stata la presenza di don Raffaele, che ci ha permesso di partecipare alla S. Messa, non solo ogni giorno del nostro pellegrinaggio, ma anche in luoghi di fortissima spiritualità, dove lo stesso beato Giovanni Paolo II aveva celebrato. Dove c’è grazia, c’è gioia. Ed è, infatti, di gioia che il nostro cuore si è riempito, rafforzato dalla scoperta, ri-scoperta, o maturazione della nostra fede. Le orme da seguire sono ancora molte e il cammino continua. Nel cuore il desiderio di non tenere per noi questa esperienza di vita e di fede, ma la volontà di esserne testimoni, perché Dio – come anche il beato Giovanni Paolo II – continua a ripetere: «Voi siete la mia speranza!». Pellegrini sulle orme del beato Giovanni Paolo II


IL LEGALE RISPONDE

Le dimissioni del lavoratore Un antico diritto del lavoratore alla prova della nuova riforma dell’estate, firmata dal Ministro Fornero Caro avvocato, sono un autotrasportatore alle dipendenze di un’azienda di trasporti della provincia di Salerno e spesso il mio datore di lavoro mi paga gli stipendi con diversi mesi di ritardo. Poiché ho serie difficoltà economiche, volevo sapere se posso dimettermi volontariamente e quali sono le possibili conseguenze? Biagio Caro Biagio, le dimissioni costituiscono l’atto unilaterale recettizio con cui il lavoratore comunica al datore la propria volontà di recedere dal rapporto di lavoro subordinato. La loro efficacia è ora condizionata, a decorrere dal 18 luglio del 2012 (in base a quanto previsto dalla Riforma del lavoro), all’esperimento dell’apposita procedura di convalida ovvero dell’inerzia del lavoratore protrattasi per oltre 7 giorni dopo che questi abbia ricevuto l’invito rivoltogli dall’ex datore di lavoro a convalidarle (art. 4, comma 17, L. 28.6.2012, n. 92). Nel tuo caso, ci troviamo di fronte ad una “giusta causa” costituente un fatto grave tale da impedire la prosecuzione del rapporto di lavoro, anche temporaneamente, per il periodo di preavviso o fino alla scadenza del termine apposto al contratto. Il lavoratore può dimettersi prima della scadenza del contratto a tempo determinato o del contratto a tempo indeterminato, senza preavviso. Tra le motivazioni si ricordano, ad esempio: la mancata retribuzione in quanto grave inadempimento, che non deve essere occasionale ma prolungarsi nel tempo; la mancata regolarizzazione della posizione contributiva del lavoratore; l’omesso versamento dei contributi previdenziali; le molestie sessuali; il mobbing, le variazioni notevoli a seguito di cessione dell’azienda; lo spostamento del lavoratore da una sede all’altra senza che sussistono comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive; il fatto che le mansioni affidategli siano state svuotate di contenuto; il tentativo dell’impresa di coinvolgere il dipendente in attività illecite; la mancata predisposizione delle misure di sicurezza sul lavoro.

NUOVA PROCEDURA PREVISTA DALLA RIFORMA DEL LAVORO Dal 18 luglio di quest’anno, l’efficacia delle dimissioni del lavoratore è sospensivamente condizionata alla convalida effettuata in via alternativa con le seguenti modalità: - presso la DTL (Direzione Territoriale del Lavoro) o il CPI (centro per l’impiego) territorialmente competenti; - presso le sedi individuate dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale; - tramite la sottoscrizione di apposita dichiarazione della lavoratrice o del lavoratore apposta in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro. Qualora, in mancanza della convalida o della sottoscrizione, il datore di lavoro non provveda a trasmettere alla lavoratrice o al lavoratore la comunicazione contenente l’invito entro il termine di 30 giorni dalla data delle dimissioni, le stesse si considerano definitivamente prive di effetto. Infine, nel caso in cui il lavoratore non proceda alla convalida presso la DTL o il CPI o alla sottoscrizione della comunicazione di cessazione, il rapporto di lavoro si intende risolto. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti al nono appuntamento con la nostra nuova rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: pillola

La pillola della felicità Preoccupante crescita del consumo di farmaci e integratori, tra ansie irreali e pubblicità illusorie

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l nostro è un tempo inquieto. Il mondo gira a mille all’ora e non sempre riusciamo a tenere il passo. Sembra che non ci sia più neanche il tempo di ammalarsi, starnutire, avere dolori mestruali, tossire, avere l’intestino pigro, sudare. Per ogni fastidio è pronto un rimedio sotto forma di pillola, pomata, bevanda. Il fastidio è abolito dall’orizzonte umano, non deve esser più sopportato. Ai primi sintomi basta assumere il farmaco relativo ed il gioco è fatto, la salute ristabilita, la piena efficienza psicofisica recuperata senza neanche il “poco di zucchero” della canzoncina di Mary Poppins. Insomma uomini, donne e famiglie sono diventati danarose prede dell’industria farmaceutica che con il supporto della pubblicità imbonisce ogni giorno una sorta di pillola della felicità. Ed adesso l’ingordigia delle multinazionali della felicità in pillole si sposta anche nei riguardi dell’universo infantile. Una nota azienda produttrice di un celebre

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integratore multivitaminico ha lanciato una versione-baby della sua scatolina di pillole. L’intento è quello di convincere madri e padri in ansia ad imbottire il pargolo d’integratori affinché cresca sano, robusto, felice e flaco-dipendente (assuefatto cioè ad assumere un flacone di pillole per ogni disturbo). Questa vicenda e questa tendenza mi sembrano scandalose e mi chiedo cosa attendano gli ordini professionali dei medici e dei farmacisti, i garanti vari della comunicazione, le associazioni dei genitori ad insorgere. Tra breve al posto della merendina, nello zaino scolastico dei bambini, ci sarà un flacone di pillole come quelle degli astronauti. É il momento di dire basta e smascherare questo losco commercio ai danni dell’infanzia e delle famiglie. É il momento di gettare i flaconi nel cestino della spazzatura e comprendere che le vitamine si possono assumere tranquillamente mangiando una mela, un piatto di verdure e legumi. Che un succo di

frutta o una marmellata naturali valgono molto di più di qualsiasi costosa bevanda integratrice. Che una camomilla ed una vita più regolare possono sconfiggere quasi tutte le forme d’insonnia. Senza dimenticare che il dolore è un importante campanello d’allarme per il nostro organismo. Imparare ad ascoltarlo, prima d’imbottirsi di farmaci, può a volte esser fondamentale per la guarigione definitiva dal problema più che dal sintomo soltanto lenito da pozioni e pillole varie. Tengo a precisare di non avere pregiudizio alcuno contro i farmaci che vanno assunti senza esitazione in caso di necessità e prescrizione medica. Condanno invece l’abuso di sostanze che in molti casi non hanno neanche una reale efficacia rispetto a disturbi che possono esser curati in maniera naturale e senza stress chimici per l’organismo. Una condanna ancora più forte se sono i genitori a costringere i figli ad imbottirsi di medicine.


“Abbassa il tono della voce per alzare il volume del cuore”

18 novembre 2012

III GIORNATA DIOCESANA DI INSIEME • Un numero speciale con un ampio approfondimento sul mondo della Scuola • Giovedì 15 novembre conferenza stampa per presentare il dossier realizzato dalla redazione con la partecipazione di docenti, studenti e genitori, alle ore 18:45 presso la Curia di Nocera Inferiore • Offerte speciali per coloro che sottoscrivono o rinnovano un abbonamento • Prezzo speciale per la rivista, per questo mese solo € 1,50!

Ia partire fatti…

dalla Parola

La redazione ringrazia tutti i sacerdoti e i referenti di Insieme che ogni mese consentono alla rivista di arrivare nelle case delle famiglie dell’Agro. Il loro contributo diventa ancora più prezioso in occasione della Giornata diocesana di Insieme Per maggiori informazioni: tel. 081 513 45 04 - diffusione.insieme@virgilio.it



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