Insieme - Ottobre 2014

Page 1

OTTOBRE 2014 N. 9 ANNO IX

Speranze e timori dei giovani dell’Agro La ricerca realizzata dall’equipe diocesana del Progetto Policoro AGRO

ORDINAZIONI

DIOCESI

Okdoriafest, la storia di un successo

Intervista a don Ciro Zarra, che sarà ordinato sacerdote il 30 ottobre

Storie e volti dei nuovi parroci


Da settembre sono attivi i nuovi indirizzi di posta elettronica per scrivere alla redazione di Insieme Insiem

insieme@diocesinocerasarno.it

per chi vuole scrivere alla redazione, inviare articoli e news dalle parrocchie

segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it

per le comunicazioni alla segreteria, info, servizio vendite e abbonamenti oppure scrivete a Redazione Insieme Insiem Via Vescovado, c/o Palazzo Vescovile - 84014 Nocera Inferiore (Sa) tel e fax 081 517 04 66

Per leggere tutti i mesi la rivista, puoi versare il tuo contributo annuale e riceverla dove vuoi: € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritiro in edicola € 20,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

BANCA PROSSIMA IBAN: IT21E0335901600100000070110 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO Causale: Contributo annuale C/c postale n. 11278843 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO Causale: Contributo annuale


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Riflettori

U

na giovane mamma, nelle settimane estive ha dovuto rinunciare alla Messa domenicale. Contro ogni suo desiderio. Non aveva a chi affidare il bambino, affetto da una grave disabilità. Né poteva portarlo con sé. Forse si è stancata di chiedere aiuto sempre alle stesse persone. È difficile bussare alla porta per mendicare un po’ carità, specie quando amici e parenti non sono affatto convinti che la Messa sia un bene essenziale. Mentre l’ascoltavo e guardavo i suoi occhi, inumiditi dalle lacrime, pensavo al prossimo Sinodo. Quando leggerete questa pagina, l’assemblea dei Padri sarà riunita a Roma, stampa e tv di tutto il mondo saranno presenti per comunicare quello che avviene nell’aula sinodale. Possiamo fin d’ora prevedere che la comunicazione mediatica sarà monopolizzata dal tema della Comunione ai divorziati risposati. Come se questo fosse l’unico problema. I media hanno la pretesa di ridisegnare la realtà, dando importanza ad alcuni aspetti e trascurando o negando altri. La fotografia scattata dai media è come un selfie, riflette la propria immagine più che la realtà. Quella mamma, invece, con il suo bagaglio di sofferenza era l’icona eloquente di quel dramma che tante famiglie si trovano ad affrontare, di quella battaglia quotidiana che sono costrette a combattere per ottenere l’effettivo riconoscimento dei loro diritti. Famiglie che spesso sono lasciate sole. Anche dalla comunità ecclesiale. Chi si prende cura di loro? Chi si preoccupa di accompagnarli e sostenerli con affetto e amicizia? Chi offre a questi sposi una serata libera per dare loro la possibilità di respirare e non perdere il contatto con la realtà? Anche queste sono problematiche che riguardano la famiglia. Ma di questo non si parla. Non ne parla neppure il documento preparatorio del Sinodo che sta per aprire i battenti.

sulla famiglia Il termine sofferenza ritorna diverse volte in relazione alla questione dei separati ma nessun accenno alla fatica che pesa sulle famiglie che hanno accolto la sfida della disabilità. Non parlo solo dei minori ma anche degli anziani non autosufficienti. E non mi riferisco tanto alla dimensione sociale e riabilitativa, che spetta alle istituzioni pubbliche, quanto alla dimensione di fede, alla possibilità di custodire e coltivare l’esperienza orante e la vita sacramentale. Se viene a mancare questo nutrimento spirituale, la fatica rischia di diventare insopportabile. Ogni comunità parrocchiale dovrebbe avere un’équipe che segue con amore queste famiglie, segno di una Chiesa che non abbandona nessuno. Il Sinodo è una finestra sul complesso mondo della famiglia, invita ad entrare in quel microcosmo da cui – non dimentichiamolo – dipende la stabilità e lo sviluppo armonico dell’intera società. Non limitiamoci a guardare le cose dall’esterno, non fermiamoci a quello che raccontano i media. Entriamo nelle case, ci sono quelle in cui risplende l’amore e la convivialità ma anche quelle in cui si lotta e si soffre. Tante, troppe famiglie sono costrette a camminare da sole sopportando problemi più grandi di loro. Il Sinodo non è un’aula accademica ma un’assemblea orante, non è semplicemente un convegno dove si confrontano le opinioni ma una convocazione ecclesiale in cui tutti insieme, con lo stesso cuore, invocano lo Spirito che fa nuove tutte le cose. Sono certo che, grazie al Sinodo, crescerà nella Chiesa una nuova attenzione per la famiglia. Mi auguro che gli sposi siano in prima fila, la grazia sacramentale dell’amore che essi hanno ricevuto, li rende di diritto protagonisti di una nuova stagione pastorale. Insieme - Ottobre 2014

3


OTTOBRE 2014 N. 9 ANNO IX

Sommario

Speranze e timori dei giovani dell’Agro

Ottobre 2014

La ricerca realizzata dall’equipe diocesana del Progetto Policoro AGRO

ORDINAZIONI

DIOCESI

Okdoriafest, la storia di un successo

Intervista a don Ciro Zarra, che sarà ordinato sacerdote il 30 ottobre

Storie e volti dei nuovi parroci

PRIMO PIANO a cura di Salvatore D’Angelo

3 EDITORIALE Riflettori sulla famiglia di Silvio Longobardi

5 SPERANZE E TIMORI DEI GIOVANI DELL’AGRO 6 IL FUTURO NELLO SGUARDO 8 UNA RISORSA SPRECATA 12 Il Progetto Policoro, una strada possibile

14 SCUOLA & UNIVERSITÀ Mamme, scuola e lavoro di Martina Nacchio

17 VITA NELL’AGRO Con la cultura si vince di Sofia Russo

22 I PASSI DI FRANCESCO di Silvio Longobardi

23 I PASSI DI GIUSEPPE di Antonietta Abete

29 VITA ECCLESIALE “La famiglia è viva. Evviva la famiglia” di Giuseppe Contaldo

38 IN DIOCESI

60 Le suore Francescane di sant’Antonio

di padre Paolo Saturno

61 Il legale risponde a cura dell’avv. Gianni Severino

Una Chiesa che si rinnova di Salvatore D’Angelo

43 NEWS DALLE PARROCCHIE

62 LE PAROLE DELLA CRISI

L’Europa, ma a cosa serve?

di Peppe Iannicelli

Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

30

48 IN PARROCCHIA

Una nuova Chiesa in onore di San Gerardo Maiella

Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

57 BACHECA I nostri auguri a cura della redazione

LE RUBRICHE 58 Pagine della nostra storia di Silvio Longobardi

59 Arte... rischi di don Natalino Gentile

37 DON ENRICO SMALDONE


Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO a cura di Salvatore D’Angelo

SPERANZE E TIMORI

dei giovani dell’Agro

Q

uali sono i sogni dei giovani dell’Agro? Quali le speranze che ripongono nel futuro, le paure che albergano nel loro cuore? L’equipe diocesana del Progetto Policoro ha promosso una ricerca per rintracciare le attese di coloro che vivono la freschezza dell’età.

Grazie alla collaborazione dei 12 del Consiglio episcopale dei giovani e dei 72, cinquecento questionari hanno raggiunto giovani di età compresa tra i 16 e i 35 anni, nelle comunità parrocchiali ma anche nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

commentati dalla dottoressa Nicla Iacovino, sociologa e responsabile del Centro Informagiovani e della Biblioteca comunale di Nocera Inferiore, che ha evidenziato l’aumento della piaga del lavoro nero e delle forme di lavoro senza garanzie contrattuali. “Questo non è un Paese per giovani” ripetono sociologi e antropologi. L’augurio è che questo lavoro possa produrre un’ampia riflessione – a livello sociale ed ecclesiale – affinché il nostro territorio sia sempre più casa accogliente per i progetti dei giovani, non morsa da cui scappare.

L’idea di realizzare e somministrare un questionario è nata lo scorso inverno, mentre lavoravamo alla programmazione annuale. Dieci domande per tentare di scavare nel vissuto dei nostri giovani, per tratteggiare come vivono il presente e quali desideri affidano al futuro. In particolare, abbiamo puntato i riflettori sul lavoro, la formazione, la partecipazione alla vita sociale ed ecclesiale.

La ricca partecipazione e l’impegno profuso nel compilare i questionari ci hanno fatto comprendere il bisogno dei giovani di essere ascoltati e di confrontarsi su temi importanti come il lavoro, da cui dipende il progetto di vita di una persona, e l’impegno sociale. Solo così la Dottrina Sociale della Chiesa non rimarrà un testo impolverato tra gli scaffali della biblioteca, ma guida viva e strumento prezioso, insieme al Vangelo, per accompagnare e sostenere i nostri giovani.

È emerso un quadro interessante che vi proponiamo nelle prossime pagine. I risultati della ricerca sono stati

Antonio Francese, animatore di comunità per il Progetto Policoro Insieme - Ottobre 2014

5


LA RICERCA

Il futuro nello sguardo

U

n quadro variopinto per mostrare, senza presunzione, come i giovani dell’Agro vivono il quotidiano e cosa vedono nel loro futuro. Percentuali che potranno e dovranno diventare, attraverso programmazioni e interventi futuri, nomi e volti. Persone a cui la Chiesa, grazie alle innumerevoli attività portate avanti, dovrà stare accanto. Dall’indagine promossa dall’equipe del Progetto Policoro si evince che il 27,7% degli intervistati lavora (maschi 38,6%, femmine 19,5%), mentre il 37,1% studia. Tra i maschi, invece, il 10% è inoccupato, percentuale che scende di mezzo punto per le donne.

La scolarizzazione. La maggioranza degli intervistati ha un diploma (53,1%) o una laurea (22,8%). In questo caso le femmine superano i maschi in riferimento agli studi universitari: il 25,5% delle donne è laureata. Preoccupante, rispetto alla domanda sul lavoro svolto, l’alta percentuale di donne (10%) rispetto agli uomini (3,3%) che lavora in nero. Guardando al futuro le idee sono molto chiare. Il 45,7% spera in un lavoro autonomo, il 34,2% in uno dipendente, solo l’8,5%, probabilmente anche per una scarsa conoscenza del tema, in un’e-

6

Insieme - Ottobre 2014

La ricerca avviata dall’equipe del Progetto Policoro mette in luce il rapporto tra i giovani dell’Agro e il mondo del lavoro e della formazione. Dai dati raccolti emerge l’attenzione verso l’ambiente e l’ampia partecipazione alle attività associative. Rilevante il dato sulla partecipazione alla vita ecclesiale

sperienza cooperativa. L’11,4%, invece, non sa ancora come immaginare il proprio futuro lavorativo. Il lavoro. Un mondo di opinioni si è aperto dinanzi alla domanda su quale sia il problema del mondo del lavoro oggi. Le possibili scelte erano due. La maggioranza indica come prima causa la disoccupazione (48,5%), seguita dalla scarsa attenzione del Governo (27,1%) e dalla precarietà (20%). Rispetto alla partecipazione all’impegno sociale attraverso l’adesione a gruppi o associazioni di vario tipo, il campione si spacca in due. Il 41,4% dice di non avere nessuna forma di impegno associativo, il 58,5% sì. I maschi superano le ragazze di oltre dieci punti. Guardando ai generi, infatti, il 66,6% dei maschi è impegnato, rispetto al 52,5 % delle ragazze. Ma quali sono le attività che li vedono coivolti? Nella maggior parte dei casi, il 38,5%, dato forse falsato dal canale di distribuzione, dice di essere impegnato con un’associazione cristiana, il 22,8% in un’attività ricreativa/ culturale/sportiva, il 14,2% in associazioni di impegno sociale. Molto più basse le percentuali relative alle associazioni pacifiste (2,8%), a quelle di sostegno ai Paesi in via di sviluppo (1,4%) e a movimenti

politici (4,2%). Nessuno ha, poi, indicato di prendere parte ad organizzazioni sindacali o associazioni ambientaliste. Un dato, quest’ultimo, che contrasta con le risposte date rispetto all’interesse per l’ambiente. Solo l’1,4% ha risposto per nulla e il 4,2% poco, ma la quasi totalità ha mostrato abbastanza interesse (42,8%), se non molto (51,4%). La partecipazione ecclesiale. Qualche sorpresa è emersa dalla domanda sulla partecipazione ecclesiale. Nonostante il canale di distribuzione, più del 45% degli intervistati dimostra scarsa attenzione per le attività parrocchiali e diocesane: il 15,7% per nulla, il 30% poco. L’altro lato della medaglia mostra dati quasi equivalenti. Il 25,7% degli intervistati dice di partecipare abbastanza alla vita parrocchiale e diocesana, molto il 28,5%. Dunque, la popolazione giovanile dell’Agro si divide quasi in due rispetto alla vita ecclesiale. I giovani intervistati hanno anche palesato il loro pensiero rispetto ai rischi maggiori che si temono per il futuro. Anche in questo caso era possibile scegliere tra due risposte. Rapportando le due opzioni viene fuori che il 27,1% teme di avere un lavoro precario o di non poter garantire ai figli


Fonte: Questionario i giovani dell’Agro, 2014

Che tipo di lavoro svolgi?

che verranno una vita dignitosa. Il 15,7% teme di restare disoccupato. L’8,5% teme di perdere la gioia di vivere, leggasi depressione. Gli ottimisti, quelli che pensano di non correre rischi, sono in netta minoranza (2,8%). Le possibili soluzioni. Il questionario si conclude con una domanda sulle possibili soluzioni da mettere in campo. Le modalità di risposta erano uguali a quelle della precedente domanda. Solo il 4,2% ripone le proprie aspettative sul singolo, mentre la maggioranza confida nelle soluzioni di insieme. Nel dettaglio il 34,2% indica che occorre organizzarsi insieme, mentre il 44,2% confida nella concertazione delle parti sociali. Da questi dati viene fuori uno spaccato eterogeneo di un tessuto sociale forse nemmeno tanto consapevole di cosa può attenderlo, sia nel bene che nel male. È questo, comunque, un punto dal quale partire per cercare di costruire relazioni nuove che aiutino a realizzare certezze e a far crescere il numero di persone che crede nell’importanza delle azioni collettive, al di là di soluzioni individuali. La storia ha insegnato che da soli non si va da nessuna parte. Salvatore D’Angelo

L’indagine

H

anno partecipato alla ricerca giovani di età compresa tra i 16 e i 35 anni, residenti nei comuni della diocesi. Il questionario è diviso in una parte anagrafica e in un’altra di indagine e si conclude con una domanda aperta per rintracciare il sogno nel cassetto di ciascuno dei giovani del comprensorio. Per la distribuzione sono stati coinvolti i 12 del Consiglio episcopale dei giovani e i 72. Grazie alla loro disponibilità è stato possibile entrare in tanti luoghi - parrocchie, scuole, fabbriche e uffici - in cui i giovani spendono la loro esistenza. 500 i moduli distribuiti.

Insieme - Ottobre 2014

7


IL COMMENTO

«I giovani della Diocesi avvertono la gravità della crisi e soprattutto la mancanza di prospettive per il futuro. Percepiscono che per la prima volta, da decenni, le nuove generazioni stanno subendo un arretramento nelle condizioni economiche e lavorative rispetto alla generazione precedente»: Nicla Iacovino, sociologa e responsabile del Centro Informagiovani e della Biblioteca comunale di Nocera Inferiore, commenta i risultati della ricerca

Una risorsa sprecata Cresce la piaga del lavoro nero e le forme di lavoro senza garanzie contrattuali

L’

indagine sulla condizione giovanile, nata all’interno del Progetto Policoro, mette in luce risultati interessanti, evidenziando soprattutto la difficile ricerca di stabilità da parte delle nuove generazioni e il suo peso nella realizzazione di un progetto di vita. Il fattore primario di disagio è rappresentato dall’inserimento nel mondo del lavoro, particolarmente arduo per le donne.

I dati sulla condizione lavorativa fanno emergere innanzitutto una significativa differenza di genere. I giovani che lavorano rappresentano il 27,7% del campione; di questi il 38,6% è costituito da maschi e solo il 19,5% da femmine. Ha un lavoro autonomo appena l’8% del totale degli intervistati contro il 22% che ha un lavoro dipendente. Il tasso di lavoro autonomo è fortemente ridimensionato tra i giovani del nostro territorio date le difficoltà oggettive di intraprendere un’iniziativa imprenditoriale o individuale, in un’area economica recessiva e priva di sostegni finanziari. La totalità del campione che ha un lavoro autonomo è rappresentato da maschi. Anche questa è una rilevante differenza di genere che pone le donne nei settori e nelle posizioni lavorative con livelli inferiori di responsabilità e potere decisionale. D’altra parte la maggioranza dei rispondenti afferma di preferire un lavoro autonomo; le donne optano con più frequenza per la sicurezza e i minori rischi connessi al lavoro dipendente, anche se la maggior parte di esse avverte presumibilmente l’attrazione per

8

Insieme - Ottobre 2014

la libertà, l’indipendenza personale e la creatività, valori insiti nel lavoro autonomo e ricercati soprattutto dai più giovani, come risulta dalle risposte alla domanda: «Quale forma lavorativa preferiresti per il tuo futuro?». Troviamo conferma anche in questa indagine di quanto siano diffusi nel nostro territorio il lavoro nero e le forme di lavoro senza garanzie contrattuali. Infatti il 7% dei giovani dichiara di lavorare in nero, percentuale sottostimata perché il presente dato non risulta scorporato dal totale di quanti non studiano e non lavorano con contratto. Dei lavoratori in nero, il 10% è costituito da giovani donne e il 3% da maschi. Se consideriamo le risposte alla domanda “Quale forma lavorativa preferiresti per il futuro?” risulta che le ragazze che lavorano hanno, rispetto ai loro coetanei maschi, un lavoro prevalentemente dipendente e in nero. Il problema occupazionale è emergenza sociale, soprattutto in un territorio come il nostro dove il sistema industriale e la struttura produttiva e tecnologica non si sono adeguati sufficientemente alle innovazioni richieste dalla globalizzazione. Il risultato è un eccesso di risorse giovanili altamente qualificate che non trovano impiego e la mancata corrispondenza tra formazione specializzata e sistema economico tradizionale determina una dequalificazione del capitale umano. I giovani sono quindi una risorsa sprecata in quanto spesso con-


Quale pensi che sia il più grande problema del mondo del lavoro?

finata ai margini della vita economica, politica e sociale e costretta a trovare all’estero un inserimento lavorativo adeguato o ad adattarsi a lavorare in aziende o enti dei comuni dell’Agro con ruoli esecutivi e deprofessionalizzati e con mansioni non attinenti al proprio percorso formativo. Tra il secondo trimestre del 2008 e il terzo trimestre del 2013 sono stati persi in Italia oltre un milione di posti di lavoro. Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione giovanile è più che raddoppiato, passando da valori prossimi al 20% a quelli superiori al 41% degli ultimi mesi del 2013. A questo dato si aggiunge un enorme bacino di giovani scoraggiati che non si affacciano nemmeno sul mercato del lavoro: sono arrivati a 616mila nel terzo trimestre del 2013. Si diffonde, soprattutto nelle regioni del meridione, il fenomeno dei NEET (Not in Employment, Education or Training), cioè giovani 15-24enni non impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo, stimabili in circa 1,5 milioni di giovani, al 2014, pari al 23,3% della popolazione di questa fascia di età. (Fonte ISTAT). Gli incentivi a favore dell’occupazione, che si sono avuti soprattutto negli anni novanta, sono andati a beneficio soprattutto dei giovani in ingresso nel mercato del lavoro, che hanno tuttavia goduto le maggiori opportunità occupazionali a fronte di lunghi periodi di precarietà, stipendi bassi e scarse prospettive di carrie-

ra. Altra mancata corrispondenza tra sistema formativo e sistema occupazionale risiede nel tipo di istruzione o di competenze acquisite nell’istruzione scolastica che risultano inappropriate al lavoro da svolgersi per cui le aziende dell’Agro richiedono personale con esperienza e competenze specifiche che i giovani, pur essendo laureati, non hanno. Di questo contesto problematico i giovani del campione sono realisticamente consapevoli considerando il più grande problema del mondo del lavoro, in primo luogo, la disoccupazione e la precarietà, e, in secondo luogo, la scarsa attenzione del governo. Significativo che i rispondenti non attribuiscano responsabilità agli imprenditori, reputati quindi anch’essi vittime della crisi attuale. Ambiente e cultura. L’indagine ha esplorato inoltre altri aspetti della vita associativa e sociale dei giovani della diocesi e ne risulta una vivace fotografia che sembra contraddire l’immagine stereotipata di una generazione di “sdraiati” priva di passioni e speranza. In effetti osserviamo negli ultimi anni una rinnovata ripresa dell’interesse giovanile per la vita culturale e associativa, legata alla tutela dell’ambiente, alla valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, alla riconsiderazione del quartiere (in epoca di globalizzazione!) come spazio di aggregazione e protagonismo giovanile. La nascita o rinascita dei forum giovani in diversi Comuni diocesani segnala parimenti il bisogno dei giova-

Insieme - Ottobre 2014

9


Negli ultimi sei mesi hai partecipato attivamente o aderito, con qualche forma concreta di impegno non occasionale, a qualche associazione o gruppo?

ni di sentirsi parte attiva nelle istituzioni pubbliche locali. Infatti il 58,5% afferma di aver partecipato attivamente o aderito con qualche forma concreta di impegno non occasionale ad associazioni o gruppi negli ultimi sei mesi. Da evidenziare che la partecipazione dei giovani nel volontariato può essere anche uno strumento per la crescita relazionale e l’acquisizione di abilità che possono facilitare l’inserimento lavorativo o avviare un’esperienza d’imprenditoria sociale. Ben il 51,4% dichiara di essere “molto” interessato all’ambiente che lo circonda; solo l’1,4% lo è “per nulla”. Risultato questo indubbiamente molto positivo che ci restituisce un’immagine inedita di giovani impegnati ma che partecipano poco attivamente ad attività, temi, riflessioni della chiesa parrocchiale e diocesana di appartenenza. Lo scarto percentuale di chi partecipa “molto” alla vita della chiesa, tra maschi e femmine è significativamente elevato in quanto il 32,5% delle ragazze partecipa “molto” contro

insieme

Vicedirettore Antonietta Abete

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati

Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici,

Marketing Sofia Russo

Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Per scrivere alla redazione insieme@diocesinocerasarno.it tel/fax 081 517 04 66 Editore Insieme Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Insieme - Ottobre 2014

10

Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Nicla Iacovino, padre Giuseppe Ferraioli, Giuseppe Contaldo, Michele Tortora, Maria Contaldo, Maria Bonfiglio, Michele Lanzetta, Livia Rossi, Raffaele Massa, don Natalino Gentile, don Vincenzo Di Nardi, Gianluca Volpe, Domenico Petti, Adriano Ri-

il 23,3% dei maschi. I ragazzi poi che non partecipano “per nulla” alla vita della chiesa locale sono più del doppio rispetto alle ragazze (23,3% e 10,0%). La paure maggiori. Quali sono le ansie che i giovani percepiscono circa il proprio futuro? La risposta più ricorrente è “avere un lavoro precario” (27,1%), data in maniera decisamente maggiore dalle donne, evidentemente più consapevoli dei rischi connessi all’identità di genere; in seconda posizione troviamo la preoccupazione “di non poter garantire ai figli una vita dignitosa” (17,1%) e in terza posizione “di non avere il necessario per vivere” (11,4%). Una percentuale irrilevante ha affermato “non penso di correre rischi” (2,8%). I giovani della Diocesi avvertono la gravità della crisi e soprattutto la mancanza di prospettive per il futuro. Percepiscono che per

spoli, Lucia Vitale, don Antonio Mancuso, don Roberto Farruggio, p. Paolo Saturno, Barbara Senatore, Chiara Pagano, Giovanni Severino, Peppe Iannicelli.

Causale: Contributo annuale Conto corrente postale n. 11278843 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO Causale: Contributo annuale

Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

SERVIZIO DIFFUSIONE Per informazioni: tel/fax 081 517 04 66 segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione venerdì 25 settembre 2014

Stampa Grafica Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA)

“Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di col­la­borazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”.

Contributo annuale € 15,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 18,00 ordinario con ritito in edicola € 20,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore BANCA PROSSIMA IBAN: IT21E0335901600100000070110 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO

Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’archivio Insieme


Quali pensi siano i rischi maggiori per il tuo futuro?

la prima volta, da decenni, le nuove generazioni stiano subendo un arretramento nelle condizioni economiche e lavorative rispetto alla generazione precedente. Ciò che crea allarme dalla lettura sociologica di questi dati non è solo o tanto la mancanza di lavoro quanto la percezione diffusa circa la mancanza di opportunità, il che spegne o rischia di spegnere nei giovani l’entusiasmo e la passione, che sono fattori indispensabili per costruire un qualsiasi futuro nel mondo delle professioni e nella società, un futuro conforme ai propri sogni o ad aspettative positive. L’8,5% teme anche di “perdere la gioia di vivere” e il 10% “di rimanere disoccupato”. I giovani intervistati tuttavia non credono che il modo più efficace per risolvere i problemi sociali sia “cercare soluzioni individuali, arrangiarsi da solo” (4,2) ma “organizzandosi insieme” (34,2) e “attraverso la concertazione delle parti sociali” (44,2). Da rilevare che solo il 2,8% vede nell’azione politica dei partiti la possibilità di risolvere i problemi, il che conferma lo scollamento presente specialmente tra i giovani dal sistema partitico attuale che arriva al rifiuto delegittimante della forma partito in sé come mezzo efficace del sistema democratico per la risoluzione dei problemi e il miglioramento della qualità della vita. Nicla Iacovino

Quale pensi possa essere oggi il modo più efficace per risolvere i problemi sociali?

Nicla Iacovino

Tutti i grafici della ricerca sono consultabili sul sito: www.diocesinocerasarno.it

Insieme - Ottobre 2014

11


Foto di repertorio

Il Progetto Policoro,

una strada possibile

L

a Chiesa non poteva rimanere indifferente, soprattutto nel Sud Italia, alle tante attese lavorative dei giovani, delusi da una programmazione economica e sociale che spesso li vede ai margini e costretti a partire, ora come nel passato, per altre terre. Sgombriamo subito il campo da un equivoco: il Progetto Policoro non deve funzionare come ufficio di collocamento distribuendo posti di lavoro, ma attraverso di esso la Chiesa continua a dare ai giovani la stessa risposta data da Pietro allo storpio seduto alla Porta Bella del Tempio di Gerusalemme: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6). Il dono che possiede la Chiesa e che può donare al mondo è sempre lo stesso: il Vangelo di Cristo, da portare nel mondo del lavoro come segno di speranza per l’umanità. Lavorare insieme. Il metodo di Policoro è quello di imparare a lavorare assieme, ciò presuppone una cultura nuova, fatta di relazioni, di fiducia, di formazione e promozione umana dove si mettono alla prova, con la necessaria umiltà, strade nuove e soluzioni inedite intorno al grave problema della disoccupazione. Policoro vuole aiutare ad innestare nella vita del giovane un processo virtuoso, che parte dall’annuncio del Vangelo, passa attraverso un impegno di formazione culturale e culmina nella capacità di mettersi insieme per realizzare

12

Insieme - Ottobre 2014

gesti concreti di solidarietà e rapporti di reciprocità. In ogni Chiesa locale il Progetto rappresenta una novità e un’opportunità per la diocesi stessa, un lavoro di sinergia fra uffici diversi: Pastorale del lavoro, Pastorale giovanile, Caritas. La necessaria collaborazione tra le diverse pastorali e il coinvolgimento delle associazioni laicali nazionali e locali è segno di novità. Si ha una comunità ecclesiale più coraggiosamente animata e resa protagonista dal basso. Anche nella nostra diocesi è presente il Progetto Policoro, ulteriormente sostenuto e incrementato dal nostro vescovo Giuseppe. Contattando l’Animatore di comunità – il braccio operativo del Progetto in diocesi – è possibile confrontarsi su idee da mettere in campo, progetti lavorativi da elaborare, trovare aiuto e sostegno nel compilare un semplice curriculum vitae o intercettare un bando di lavoro. L’Animatore di comunità è un giovane laico che si dedica in quest’opera paziente di formazione personale e di acquisizione di informazioni per organizzarle e metterle a disposizione dei suoi coetanei. Si impegna quale raccordo tra i giovani e i diversi

Nato nel 1995 nella cittadina lucana da cui prende il nome, il Progetto Policoro è germogliato come una speranza nei cuori di tanti ragazzi. In Italia Policoro ha promosso la nascita di oltre 400 esperienze lavorative che danno lavoro a circa 3000 giovani soggetti, sia pubblici e sia del mondo associativo organizzato, per orientare verso la realizzazione di gesti concreti; tenta di scoprire e valorizzare le potenzialità dei giovani e delle risorse del territorio e coinvolgendoli in scambi di reciprocità. Le potenzialità del progetto in Diocesi sono tante, a cominciare dall’acquisire una nuova mentalità circa il mondo del lavoro basata sulla legalità e sulla giustizia, dal combattere il mito del posto fisso con idee nuove nate dal basso e poi accompagnate dalla rete di servizio che il Progetto Policoro riesce a mettere su. Non vi è l’ambizione di riuscire a risolvere il problema della disoccupazione, ma la speranza di creare segni autentici per stimolare la coscienza di tutti gli uomini. I risultati. Finora in Italia Policoro ha promosso la nascita di oltre 400 esperienze lavorative (consorzi, cooperative, imprese…) che danno lavoro a circa 3000 giovani e che hanno il senso di tracciare una strada possibile, di ridare fiducia alle persone, di proporre un modo diverso di vivere l’impegno civile, di richiamare all’assunzione di responsabilità individuali e comunitarie. Padre Giuseppe Ferraioli, tutor Progetto Policoro

INFO: www.progettopolicoro.it diocesi.nocera@progettopolicoro.it


Gaetano Fabbricatore

Foto Frankie Pepe

Makeup artist and hairstylist

Insieme - Ottobre 2014

Via Santissimi Martiri, 55 - Sant’Egidio del Monte Albino - Info 338 63 91 895

13


SCUOLA&UNIVERSITÀ

Mamme, scuola e lavoro

C

ara scuola, finalmente! Se le mamme scrivessero una lettera di benvenuto alle scuole italiane dopo la lunga stagione estiva, comincerebbe proprio così. Che amino passare del tempo con i propri figli è indiscutibile, ma – a sentire le voci che corrono – l’apertura dell’anno scolastico è un sollievo per chi nella vita fa il corridore non professionista. Certo, non indosseranno le tutine attillate e le scarpetta da atleta, ma le mamme devono sempre districarsi tra mille impegni. E se sono anche lavoratrici tutto è amplificato all’ennesima potenza. Così, l’apertura delle scuole allevia il carico giornaliero, visto che per qualche ora c’è qualcuno che si occupa dei loro bambini. Gli istituti scolastici vengono incontro alle esigenze dei genitori lavoratori proponendo l’asilo nido per i piccolissimi o il tempo pieno e la mensa scolastica per i bambini dall’asilo in su, ad esempio. Questi servizi non sono però sufficienti per chi svolge la propria professione tutto il giorno. Così spesso tra i genitori si crea una

14

Insieme - Ottobre 2014

Anna – un marito, due figli e un part-time – racconta la sua corsa quotidiana, con la sveglia alle cinque del mattino

sinergia e ci si aiuta a vicenda come meglio si può. Chi non lavora cerca di venire incontro alle esigenze e ai bisogni delle mamme lavoratrici, che non sempre sanno a chi affidare i figli dopo l’orario scolastico, né possono permettersi una tata. La storia di Anna. Anna corrisponde perfettamente all’identikit tracciato. Mamma, moglie e lavoratrice. Passa le sue giornate tra lavoro e cura della sua famiglia. La sua corsa giornaliera ha inizio alle cinque del mattino, quando si sveglia e comincia ad organizzare la sua giornata, dai preparativi per il pranzo alle faccende domestiche. Mentre me lo racconta, ride: «Spesso preparo il pranzo già la sera, apparecchio anche la tavola. Poi dico

a mio marito che se qualcuno venisse durante la notte penserebbe che pensiamo a mangiare ancora prima di svegliarci!». Alle sei accompagna suo marito a lavoro perché con una sola auto e mille impegni ci si organizza come meglio si può. I suoi bambini, Lucrezia e Marco, fino all’anno scorso frequentavano entrambi una scuola paritaria a Pagani, l’Istituto Immacolata diretto dalle suore francescane di S. Antonio. Anche questa scelta è dovuta ad esigenze lavorative: l’istituto infatti rispondeva alle esigenze di Anna, offrendo mensa, tempo pieno, maggiore flessibilità di orari e festività ridotte rispetto ad una scuola pubblica. Per le mamme che lavorano avere i bambini a casa durante tutti i mesi estivi è una grande difficoltà. Se a questi si aggiungono poi le festività natalizie, pasquali ed altre eventuali, la situazione diventa insostenibile per chi ha due settimane di ferie all’anno. Anna ha accolto l’inizio dell’anno scolastico con sollievo, ma la situazione quest’anno si è complicata. Lucrezia ha intrapreso infatti un


nuovo percorso scolastico, avendo cominciato il primo anno della Scuola Superiore di primo grado, all’istituto paganese Criscuolo. La vita frenetica di Anna si è così ulteriormente intrecciata, visto che da oggi in poi i suoi bambini avranno orari di entrata e uscita differenti, essendo Marco ancora alle elementari. Alle 8.00 la campanella di Lucrezia, alle 8.30 quella di Marco e poi via, Anna corre a lavoro dove sarà già terribilmente in ritardo. Stessa corsa frenetica si ripete per arrivare in tempo alla campanella dell’uscita: poco prima delle tredici la super mamma esce dal posto di lavoro e passa a prendere Lucrezia. Il pomeriggio è altrettanto movimentato: Anna torna a lavoro alle 14.00 e alle 15.30 termina la sua giornata lavorativa part time, proprio al suono della campanella di Marco. Fortunatamen-

te la solidarietà tra genitori non manca mai, e Anna quando ha bisogno di aiuto può fare affidamento su altre mamme, che possono accompagnare suo figlio a casa. Il lavoro più impegnativo. Il tardo pomeriggio è di certo più tranquillo, ma si sa che fare la mamma è il lavoro più impegnativo che ci sia. Lo stipendio, però, è molto più gratificante: passare il tempo con i propri figli, aiutarli a fare i compiti, guardarli negli occhi per capire se c’è qualcosa che non va e parlare con loro. Mentre mi racconta che Lucrezia ha difficoltà ad organizzarsi con lo studio – ora che sta affrontando i cambiamenti di metodo con il passaggio dalle elementari alle medie – mi dice che deve andare via, perché sua figlia avrà certamente bisogno di una sgridata per

rimettersi in carreggiata e ultimare i compiti. Anna è una mamma che lavora, eppure queste attenzioni ai suoi figli non sono mai mancate. Si fa in quattro per organizzare la giornata sua e della famiglia e nessuno risente delle ore che il lavoro sottrae alla sua vita familiare, nessuno tranne lei ovviamente. Mentre ci salutiamo dice: «Oggi sono proprio stanca. Questa vita mi distrugge». È sicuramente vero, come potrebbe essere il contrario. Eppure i suoi occhi dicono altro. Domani si alzerà, di nuovo alle 5.00, con la stessa grinta, perché deve accompagnare suo marito a lavoro e poi tornare a casa di corsa per svegliare Marco e Lucrezia, perché alle 8.00 la campanella della scuola suonerà ancora. Martina Nacchio

ECCO LE EDICOLE DOVE PUOI TROVARE INSIEME! EDICOLA Amato Giornali - 081 513 27 08 EDICOLA Ruocco Bruna - 333 29 03 154 CARTOLIBRERIA NASTA - 081 94 85 75 EDICOLA Attianese Vincenzo - 081 517 64 09 EDICOLA “Il Giornalaio” - 081 94 82 56 EDICOLA Ferro Francesca - 081 517 22 95 CARTOLIBRERIA CORINTO - 081 517 48 74 EXPO SMILE di Esposito Maria CENTRO EDICOLA - 081 514 40 60 EDICOLA Lambiase - 081 514 40 88 SARDO ART - 081 91 73 53 EDICOLA Daniele Raffaela - 081 515 14 69 EDICOLA D'Andria Giuseppe - 339 34 09 275 EDICOLA Zambrano Valentino - 081 320 80 23 TABACCHI EDICOLA Buonaiuto Luca - 081 513 61 73 MIR MIR MIR - 081 513 71 49 Cartolibreria BLOB - 081 95 00 86 EDICOLA Archimede - 081 528 40 43

Via Dei Goti, 11 Piazza Doria Via Giudici, 46 C.so Vittorio E., 42 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via R. Silvestri, 6 Via Russo Piazza Zanardelli Via Cesarano Via G. Marconi Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Lavorate di Sarno Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI S. MARZANO SUL SARNO S. VALENTINO TORIO SARNO SARNO SARNO POGGIOMARINO

Se vuoi ricevere la rivista in edicola, chiama in redazione dalle ore 9.00 alle 14.00 Tel/Fax 081 517 04 66 oppure scrivi a segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it

Insieme - Ottobre 2014

15


La copertina dell’Alfabeto della vita di mons. Giuseppe Giudice

L’Alfabeto della vita arriva in classe

Pubblicata la Nota della CEI sulla presenza della scuola cattolica in Italia

Giunto in dono agli studenti dell’Agro il Messaggio alla scuola del Vescovo Giuseppe

I

n più di 45 istituti scolastici – dalla scuola primaria alla superiore di secondo grado – è giunto in dono dal vescovo Giuseppe Giudice il Messaggio per l’inizio dell’anno scolastico. Un’edizione a misura di ragazzo: l’Alfabeto della vita ha preso la veste di piccola rubrica. Una pagina per ogni lettera e per ciascuna delle parole scelte da mons. Giudice, frutto del progetto grafico di Carmine Giordano. Spazio anche per l’orario scolastico e le note degli studenti. L’Ufficio di pastorale scolastica ha colto l’occasione per rivolgersi nuovamente ai dirigenti scolastici e rinnovare l’invito ad una proficua sinergia in campo educativo. Il desiderio di consolidare l’alleanza educativa tra scuola, Chiesa e fami-

Scuola cattolica, risorsa da rilanciare

glia ha condotto all’organizzazione della presentazione del Messaggio alla Scuola in due istituti scolastici. Infatti, l’8 ottobre si è svolto a San Marzano sul Sarno presso l’Istituto Comprensivo “Anna Frank” il primo incontro formativo per il Primo ciclo di istruzione, grazie alla sensibilità della dirigente Emma Tortora. L’11 ottobre, invece, gli studenti delegati di tutti gli istituti superiori dell’Agro sono stati accolti dal direttore dell’Ufficio diocesano, Filippo Toriello e dal suo Liceo classico-scientifico “Don Carlo La Mura”, ad Angri. Alla presenza del Vescovo Giuseppe, i ragazzi hanno interagito con il Pastore della nostra Diocesi, in uno scambio fresco e fecondo. Mariarosaria Petti

Diffusa lo scorso 11 luglio la Nota pastorale “La scuola cattolica risorsa educativa della Chiesa locale per la società” della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. A trent’anni dal documento “La scuola cattolica, oggi, in Italia”, uno sguardo rinnovato «della comunità ecclesiale sulla presenza della scuola cattolica nel nostro Paese» come si legge nel testo. Un invito a «superare qualche diffuso pregiudizio», accompagnato da efficaci orientamenti pastorali. M.P.

“La vita è come un fotografia, se sorridi viene meglio”

16

Insieme - Ottobre 2014

Fiera della Borsa di Raffaele Biosa Via F. S. Caiazzo, 5-7 84012 Angri (SA) Tel. 081 94 63 80 - raffaelebiosa@alice.it


L’esibizione del coro polifonico “Santa Rita”

REDAZIONALE A CURA DELLA CASA ALBERGO PER ANZIANI “SANTA RITA”

Arrivederci estate… La bella stagione degli ospiti della Casa albergo per anziani “Santa Rita” è stata ricca di passeggiate, giornate trascorse in piscina, divertimento, svago e soprattutto di buona compagnia

Le prove del coro

N

on si sono fatti mancare nulla gli ospiti della Casa albergo per anziani “Santa Rita”. La loro estate è stata all’insegna del divertimento e dello stare insieme. Gite in costiera e in montagna, giornate in piscina, ma anche corsi di musica e serate di sport. Probabilmente la nazionale italiana non ha fatto una bellissima figura agli ultimi mondiali, ma i “nonnini” della Casa albergo “Santa Rita” non si sono scoraggiati e fino all’ultimo hanno sostenuto i colori azzurri. L’amarezza, forse, del post gara è stata immediatamente soppiantata dalla gioia di stare insieme. La bella compagnia è stato il punto forte dei tanti indimenticabili momenti dei mesi estivi. Bella è stata la gita in costiera, altrettanto meravigliose sono state le giornate in piscina, tra i tuffi, l’acquagym e le feste a tema. Anche il ferragosto è stato di alto livello. Una giornata passata sulla splendida terrazza della struttura di via Isonzo, una location perfetta per gustare le pietanze della tradizione preparate amorevolmente dal personale della Casa albergo di Sarno. Elevati standard alberghieri, grande professionalità e accoglienza, sono i segni distintivi del “Santa Rita”, un’offerta straordinaria per vivere al meglio gli anni d’argento.

Gita in Costiera

La colazione di Ferragosto

La cena di Ferragosto

In piscina

Party hawaiano in piscina

INFO

Tifando Italia

Casa albergo per anziani “Santa Rita”, Via Isonzo, 22 – Sarno (SA) Tel. 0815136548 - info@albergosantarita.it - www.albergosantarita.it Insieme - Ottobre 2014

17


VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Veduta aerea della festa

LA STORIA DI UN SUCCESSO

U

n fiume di persone che ha superato quello di birra versato. Successo tutt’altro che inaspettato quello dell’Okdoriafest, evento che ha animato il centro di Angri dal 4 all’8 settembre scorso. In cinquantamila, poco più o poco meno, hanno scelto di passare qualche ora in piazza per stare in compagnia ballando e bevendo un buon boccale di birra artigianale. Ad organizzarlo tre amici, Mimmo Esposito, Marco De Simone e Pietro Paolo Coppola. Insieme a loro tante persone e soprattutto 60 ragazzi che sono stati il braccio operativo dell’iniziativa. «L’idea della festa della birra – spiega De Simone – nasce come un gioco tra 3 amici che volevano fare qualcosa di interessante per il proprio paese, qualcosa che desse una piccola scossa alla bulimica quotidianità in cui versava. Poi, giocando giocando, in quattro anni abbiamo costruito qualcosa di veramente importante, forse al di là dei nostri più reconditi desideri». Tre giovani temerari? «Ed anche un po’ incoscienti del peso delle tante e grandi responsabilità che ci stavamo assumendo. Ma talvolta è proprio l’incoscienza la forza dei giovani». Avete regalato, nel tempo, una bella iniziativa alla vostra città, attirando persone da ogni dove. Siete stati compresi o siete in fase di comprensione? «Dalla maggior parte delle persone siamo stati compresi fin dal primo anno. E di anno in anno ci sostengono sempre di più. Leggiamo nei loro occhi l’orgoglio di vedere la propria città per 5 sere protagonista assoluta della Campania. C’è poi una fetta di cittadini che, inizialmente scettici o ostili, si sono convertiti col tempo per le più svariate ragioni. Infine c’è un piccolo zoccolo duro di quelli che sono contrari a prescindere, magari anche solo per antipatie personali, su cui difficilmente riusciremo a fare breccia. Ma ci sta, è fisiologico».

18

Insieme - Ottobre 2014

Okdoriafest: aggregazione, promozione commerciale e divertimento. L’edizione 2014 ha attirato 50 mila persone nel centro di Angri. Le impressioni degli organizzatori, impegnati a mantenere alta la qualità dell’evento e la sicurezza. Anche un’occasione di lavoro per sessanta giovani Le numerose presenze sono una risposta a chi depreca forme di divertimento che hanno come protagonista l’alcool. «No, non sono le numerose persone ad essere una risposta a tale critica, ma il modo in cui è impostata la festa. La nostra non è la festa degli ubriaconi, ma dei degustatori di birra artigianale. Chi viene da noi, non lo fa per sbronzarsi. Abbiamo organizzato anche dei laboratori gratuiti, che hanno riscosso un bel successo, proprio per ampliare le proprie conoscenze sul come riconoscere una buona birra e su come valutarla. Se poi qualcuno abusa dell’alcool, allora quella è una questione di educazione: un qualcosa che deve trasmettere la famiglia, la scuola o la società, non certo la nostra associazione. Ci sono però dei maligni che sostengono che vendiamo la birra ai minorenni. Lo staff era molto attento su questo aspetto. I ragazzini li abbiamo solo fatti ballare e divertire. Magari ci fosse stata questa possibilità quando noi eravamo adolescenti!». Non solo giovani, ma anche famiglie perché il leit motiv è stare insieme? «Da noi non ci sono ubriaconi molesti, ma solo famiglie e ragazzi che si vogliono divertire, stare insieme e ascoltare un po’ di buona


Lo staff al completo. Al centro i tre organizzatori, Pietro Paolo Coppola, Marco De Simone e Mimmo Esposito

musica. Quest’anno abbiamo allargato la festa su altre strade proprio per consentire alle coppie con bimbi di poter degustare una birra in tranquillità senza infilarsi nella confusione di piazza Doria». Quanti litri di birra sono stati spillati? «A sufficienza per pagare gli esorbitanti costi per allestire un evento del genere, ma di sicuro molto meno di quello che le oltre 50.000 presenze possano far pensare. Talvolta si confonde il numero di persone con il numero di consumatori, che è notevolmente inferiore. Questo perché la nostra festa, crediamo unica nel suo genere, sebbene sia una festa di piazza organizzata da privati, non prevede né il pagamento di un biglietto di ingresso, né un obbligo di consumazione. Quindi c’è tanta gente che viene, si diverte, ascolta musica, balla e non consuma niente o, almeno, non consuma da noi».

facciamo insieme si crea un clima molto positivo, nascono nuove amicizie. Si sta insieme e si scherza, ma quando arriva il momento di lavorare si fa sul serio, anche perché sono loro che hanno la responsabilità di accogliere tutti quei visitatori e fornire servizi di qualità in tempi rapidi. Un servizio che viene pure retribuito, così i nostri ragazzi possano mettere qualcosa da parte per gli studi o per un proprio hobby». Perchè non traslocare in uno spazio più accogliente? «Il centro di Angri, affascinantissimo col suo castello medievale e la villa, è in effetti ormai troppo piccolo per ospitare le attuali e future dimensioni della festa. C’è il rischio di non riuscire a garantire servizi di qualità elevati e si creano parecchi disagi ai residenti. L’idea di traslocare altrove è forte, ma, al tempo stesso, l’amore per questo luogo ci fa sempre desistere».

Tanta birra è sinonimo di incidenti. All’Okdoriafest non sono segnalati episodi simili. Qual è il segreto? «È nel tipo di persone che attira una festa organizzata in questo modo. Quello che vuole ubriacarsi a dismisura e fare casino si tiene a distanza dal nostro evento, perché l’offerta non fa al caso suo. Di sicuro la presenza costante delle forze dell’ordine, carabinieri e polizia locale, ed anche quella ben visibile della nostra security interna è un ottimo deterrente».

Qualche anticipazione per la prossima edizione? A proposito, si farà? «Ancora ci dobbiamo riprendere dalle fatiche di quest’anno, figuriamoci se ci viene di pensare all’anno prossimo. Si farà? Sì? No? Dove? Come? Chi vivrà, vedrà. Dipende da tanti fattori, in primis garantire la sicurezza dei visitatori e su questo c’è stato e ci sarà sempre un tavolo aperto con le forze dell’ordine e l’amministrazione comunale».

Ci sono tanti ragazzi dietro gli stand, un modo per fare aggregazione e non solo? «Sì, nelle settimane precedenti alla festa e in quella di lavoro che

Gli amanti della birra e, soprattutto, gli estimatori dello stare insieme dovranno avere pazienza e attendere gli sviluppi futuri. Salvatore D’Angelo

Insieme - Ottobre 2014

19


Foto di repertorio

Con la cultura si vince

A

nche Sarno nel tour salernitano di Odeh Amarneh, consigliere e addetto culturale dell’ambasciata palestinese in Italia. Il diplomatico è stato in visita nel nostro comprensorio lo scorso 16 settembre per chiedere vicinanza e sostegno al popolo palestinese attraverso la promozione culturale. «Si devono recuperare le relazioni di amicizia e solidarietà – sostiene Amarneh – attraverso azioni concrete. Presentazioni di libri, concerti, mostre, cibo… tutto ciò che serve per far conoscere la bellezza della cultura palestinese, perché al momento l’unico volto della Palestina che si conosce è quello della repressione e della distruzione». Il consigliere palestinese, che negli impegni istituzionali ha fatto le veci dell’ambasciatrice in Italia Mai Al Kaila, oltre gli amministratori di Sarno ha incontrato anche quelli di Siano, Baronissi, Fisciano e Pellezzano. La giornata si è conclusa con un incontro organizzato da Sinistra Ecologia Libertà a Salerno, presso il centro “La Tenda”, al quale erano presenti anche Alfonso Gambardella del Comitato Salernitano per la Pace e il Disarmo e Franco Tavella segretario generale della CGIL Campania. «Salerno e la Campania hanno una grande storia e grandi relazioni con la Palestina, già dagli anni ’80 – sottolinea Amarneh – ed è un rapporto che va recuperato. La cultura è l’unico strumento efficace per costruire un futuro insieme.

20

Insieme - Ottobre 2014

Siamo popoli del Mediterraneo, abbiamo tanto in comune, non si deve dimenticare la Palestina e il dramma che sta vivendo». Da quando sono iniziate le ostilità, lo scorso 8 luglio, la situazione nella Striscia di Gaza è precipitata e l’ambasciata palestinese in Italia si sta operando per diffondere tutte le notizie che arrivano da Hamas. L’UNRWA (United Nation Relief and Work Agency for Palestine Refugees), struttura dell’ONU, segnala la violazione del Diritto Internazionale Umanitario a Gaza da parte di Israele, per i bombardamenti di scuole, abitazioni private e l’uccisione di civili. «Se davvero si vuole avviare un processo di pace - conclude il consigliere - bisogna lavorare insieme, bisogna prendere chiaramente una posizione contro questa faida che dura da oltre mezzo secolo. E molto si può fare, anche nel proprio piccolo. Con l’attacco e il blocco di Israele è forte la carenza di medicinali a disposizione delle strutture sanitarie. Già in varie zone dell’Italia sono partite raccolte di farmaci da spedire a Gaza e sono tante le associazioni accreditate sul territorio che se ne occupano. Anche un piccolo gesto può salvare una vita. Nella speranza di poter invitare presto tutti gli italiani a visitare la bellezza del mio paese, senza guerre, né distruzione». Un appello a cui anche i cittadini dell’Agro si stanno adoperando per rispondere. Sofia Russo

Tour nell’Agro di una delegazione diplomatica palestinese per cercare sostegno e promuovere azioni solidali

I NUMERI Più di 2000 morti, di cui 700 bambini e 400 donne. Circa 10.000 i feriti, di cui un terzo ha riportato handicap totale. Tra i caduti 23 sono medici e paramedici della UNRWA e 16 i giornalisti. Sono state distrutte 62 moschee e 2 chiese cristiane, 10 cimiteri. Si contano più di 300.000 sfollati. Sono state distrutte 17.000 case, 141 scuole governative, 5 private, 76 scuole UNRWA, 6 università, 10 ospedali, 19 cliniche ambulatorie e 36 ambulanze. Secondo l’ONU i danni oscillano tra i 6 e i 9 milioni di dollari.


Monsignor Luigi Moretti

Una festa non festa

U

rla, fischi, mancata preghiera, ammutinamento dei portatori. È accaduto quello che non doveva accadere, lo scorso 21 settembre, in occasione della processione di San Matteo a Salerno. Sembrava fossero state interiorizzate, nonostante le remore e le perplessità iniziali, le nuove regole per la processione stabilite dalla Curia salernitana alla luce del documento della Conferenza Episcopale Campana sulla pietà popolare. I fatti hanno dimostrato il contrario, tanto che il Vescovo metropolita ha quasi rischiato l’aggressione fisica. Uno spettacolo indegno per una città che si autodefinisce modello per l’Europa. All’indomani di quanto accaduto i Vescovi campani hanno firmato un documento per esprimere amarezza e solidarietà all’Arcivescovo di Salerno. L’amarezza, scrivono i presuli, corrisponde al constatare «una vera e propria ferita inferta ad una Chiesa che venera intensamente i suoi Santi» e che «atteggiamenti pretestuosi e prese di posizione ingiustificate hanno decisamente deturpato nel suo autentico volto».

I vescovi della Campania esprimono vicinanza a monsignor Luigi Moretti per quanto accaduto a Salerno durante la processione del patrono San Matteo «Quanto è accaduto – continuano i Vescovi – esige rinnovato vigore nel cammino di evangelizzazione, teso a promuovere e valorizzare autenticamente la pietà popolare. È necessario, ai vari livelli di responsabilità ecclesiale e sociale, incentivare un cammino di approfondimento per ridurre le zone d’ombra che tradiscono la qualità autentica della pietà popolare». È quanto viene indicato anche dal Documento dei Vescovi della Campania sulla pietà popolare. Indicazioni che l’Arcivescovo di Salerno ha fatto proprie e per questo «devono essere accolte dai fedeli evitando atteggiamenti supponenti e pretestuosi, che di fatto snaturano e offendono la natura stessa della fede popolare». I Vescovi della regione auspicano, infine, che «le manifestazioni del culto popolare siano sempre più espressioni autentiche e comunitarie di vera fede e testimonianza dei genuini sentimenti religiosi della comunità». Sa. D’An.

Il concorso “Più tenti, più trendy” Ecco la vincitrice Ha riscosso notevole successo il concorso “Più tenti, più trendy” che metteva in palio una bellissima borsa Jlo by Jennifer Lopez offerta dalla pelletteria Biosa di Angri. Ad estrarre il coupon fortunato è stata la segretaria di redazione Maria Luisa Franco. La vincitrice è la signora Francesca Tipaldi di Nocera Superiore. Ha dieci giorni di tempo dalla distribuzione del giornale nelle parrocchie, fissata per il 12 ottobre, per ritirare il premio.

Insieme - Ottobre 2014

21


IPASSIDIFRANCESCO di Silvio Longobardi

I martiri

I

La famiglia

l libro dei martiri non è mai stato chiuso ma nella nostra epoca si è arricchito di nuovi e più drammatici capitoli. Non solo singoli cristiani ma intere popolazioni sono perseguite e costrette a lasciare tutto. Anche la vita. In questi mesi più volte la voce del Papa si è levata con commozione per chiedere di porre fine a questa violenza. Questa tragedia, ha detto il Pontefice, interpella tutti e chiede a ciascuno di testimoniare con coraggio la propria fede: “Oggi molto spesso sperimentiamo che la nostra fede viene messa alla prova dal mondo, e in moltissimi modi ci viene chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo. E tuttavia i martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno. Essi ci provocano a domandarci se ci sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire” (Papa Francesco, Omelia Messa di beatificazione, Seoul 16 agosto 2014).

È

un tema che sta molto a cuore al Papa. Lo sappiamo. Per questo, accanto e prima di ogni pur legittimo confronto di idee, non si stanca di chiedere a tutti l’impegno della preghiera. Lo ha fatto nello scorso febbraio, quando ha chiesto a tutte le famiglie una speciale preghiera in vista del Concistoro straordinario. Lo ha ribadito in molte altre occasioni durante gli ultimi mesi. E lo ha fatto ancora una volta chiedendo a tutte le diocesi del mondo di pregare per il Sinodo nella domenica che precede l’importante assemblea ecclesiale. Questa insistenza sulla dimensione orante non va sottovalutata né interpretata in modo semplicistico. Siamo abituati a dire: prego per te. Il Papa non chiede solo di pregare, invita a lottare con le armi della preghiera perché sa che la vittoria finale non dipende dalle forze in campo ma dalla grazia dello Spirito.

La guerra

H

anno fatto discutere le parole che Papa Francesco ha detto sull’aereo, nel viaggio di ritorno dalla Corea: “Oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: lei sa, padre, che siamo nella terza guerra mondiale, ma fatta a pezzi, a capitoli”. In riferimento alla drammatica situazione irachena, ha poi aggiunto: “ove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito”. Una posizione non diversa da quella assunta da Giovanni Paolo II alla fine del secolo scorso quando chiese di intervenire per fermare il massacro che stava avvenendo nei Balcani. Non è una guerra contro qualcuno ma un intervento umanitario a difesa di intere popolazioni attaccate con brutalità. Non sono mancate le ironie sulla distinzione, fatta dal Pontefice, tra fermare e bombardare. Forte dell’esperienza passata e recente, Papa Francesco vuole semplicemente ricondurre l’inevitabile conflitto nei termini della giustizia. Niente di meno ma anche niente di più.

Papa Francesco mentre parla ai giornalisti sull’aereo

22

Insieme - Ottobre 2014


IPASSIDIGIUSEPPE di Antonietta Abete

Il profumo dell’obbedienza

La Visita Canonica al Monastero delle sorelle Clarisse

D

i mattina incontrava i sacerdoti in vista dei trasferimenti che hanno poi modificato la geografia della diocesi, di pomeriggio si recava presso il monastero delle sorelle Clarisse per la Santa Visita Canonica, dall’1 al 6 settembre, in qualità di Ordinario del Monastero. Queste due esperienze si sono quasi sovrapposte nella vita del vescovo Giuseppe. La Provvidenza intreccia passi ed eventi, per sostenere, dare forza, concedere intuizioni speciali. I colloqui personali con le suore giovani e anziane hanno donato al Pastore diocesano la fermezza di portare a compimento quello che lo Spirito gli suggeriva e che, in quei giorni, incontrava qualche resistenza. Dietro ogni volto c’è una storia. La scoperta del percorso vocazionale è sempre affascinante. Incontrare una giovane che dopo una brillante carriera in Rai sceglie il silenzio delle grate aiuta a riscoprire la radicalità della sequela. Smarrire la fede perché un tragico incidente frantuma in pochi attimi il sogno di mettere su famiglia, perdersi in un tunnel buio e senza di Dio, venirne fuori dopo tanto dolore con la decisione di donare la propria vita a Cristo conferma che Dio, goccia dopo goccia, scava anche la roccia. Nei singoli colloqui è emersa la fiducia nella Madre Abadessa nelle cui mani, ogni mattina, le suore consegnano la propria vita. «Vedere la serenità con cui una suora – che ha nel cassetto una Laurea a

‘Na settimana ‘e settembre (testo originale “Na sera e maggio”) Le sorelle clarisse hanno dedicato al vescovo Giuseppe il testo ‘Na settimana ‘e settembre, prendendo spunto dalla canzone “Na sera e maggio” scritta da Gigi Pisano e Giuseppe Cioffi nel 1937 che il vescovo ha scelto come titolo per il testo di meditazioni mariane pubblicate con la Libreria Editrice Vaticana lo scorso mese di maggio. Ve ne proponiamo qualche stralcio

Il vescovo Giuseppe

pieni voti – si occupa del giardino mi ha fatto riscoprire la bellezza dell’obbedienza», racconta il vescovo. «È vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia», scrive San Massimiliano Maria Kolbe. Se ripenso alla mia vita, quante volte da bambina non ho compreso le scelte di mia madre. Con il passare degli anni ho scoperto che dietro quelle che giudicavo disattenzioni o mancanza di premura si celava un bene immenso. C’è voluta la pazienza dell’attesa. Le scelte dei padri, nell’immediato, non sempre sono facili da comprendere. Con il tempo, il Signore continua a tessere la tela della nostra esistenza e ci dona la luce necessaria per guardare la trama della nostra vita nel suo complesso. Scopriamo, così, che quel singolo particolare su cui ci siamo a lungo soffermati si perde e quasi perde significato nell’oceano immenso della nostra esistenza.

Sì venut’ o munastero già da messa a prima sera cu chist’uocchie vispi e aller’ Ce guardat a cap o per. E capenn tutt cos cu na man ncopp o’ cor ce parlat do signor E ca fatt appiccià Rit. Quann Eccellenz parl tienl a ment Tu nun te può scurdà chell ca sient Tutt e parole soie so miele e spada e mo ce vo o coraggio e cagna cap’ Quann l’uocchie se sturceie, Gesù Cristo cchiù non vede e guardann accà e alà Perde l’interiorità. Troppe cose ‘nzanna fa Perché o core fai affannà, na domanda m’aggià fa “Sentinè che stat a ffà” Rit. Don Giuseppe chisti iuorn’ Se girav attuorn attuorn E assaie chin e meraviglia Sta proposta vurria fa. Eccellè ie mo ve dic, mò ie lascio tutte cos’ pecchè a vita e chesti spose me fa quasi restà cà. (...) e’ Sor vostre Clariss

Insieme - Ottobre 2014

23


VITA ECCLESIALE I giovani della Diocesi accolgono l’annuncio del Concilio giovane nella Cattedrale

U

na Chiesa giovane, rinnovata dallo Spirito. È questo il senso del Concilio Giovane annunciato dal Vescovo lo scorso 12 aprile, al termine della Giornata diocesana dei giovani. Un momento di riflessione, preghiera e riscoperta. «Un anno speciale, straordinario nell’ordinario» lo ha definito monsignor Giuseppe Giudice negli Orientamenti pastorali, che avrà inizio il prossimo 19 novembre nella Cattedrale di Nocera Inferiore e si concluderà il 7 dicembre 2015 nella Basilica Pontificia di Sant’Alfonso Maria de Liguori di Pagani. Il fondatore della Congregazione redentorista, infatti, è stato scelto quale protettore e guida del cammino conciliare. La finalità di questo speciale percorso sarà «costruire una Chiesa giovane, non dal punto di vista anagrafico, ma giovane perché animata sempre dallo Spirito del Risorto» ha scritto ancora il Vescovo. «Con il Concilio giovane – si legge ancora negli Orientamenti –, mentre sono chiamati a danzare insieme giovani e vecchi secondo

24

Insieme - Ottobre 2014

la prospettiva del profeta, vogliamo riconsegnare il dono del Concilio alle nuove generazioni, come una bussola per essere orientati nel cammino della fede e della vita». L’anno conciliare sarà contrassegnato da numerosi appuntamenti. Per ora è stato stilato un calendario orientativo che prevede un momento di riflessione in vista del Natale, una settimana di evangelizzazione durante la Quaresima, una giornata dedicata a Maria nel mese di maggio, una veglia eucaristica a giugno e alcune assemblee su temi specifici. In queste settimane sarà rifinito il programma che aiuterà la Chiesa diocesana a ritrovarsi con nuovo slancio nella quotidiana missione evangelizzatrice. «Rinascendo dall’alto – ricorda il Vescovo nella conclusione degli orientamenti –, rifacendo l’uomo dal di dentro, accogliamo senza pregiudizi il dono del Concilio Giovane per ringiovanire, con la freschezza e la novità dello Spirito, la nostra vita e la vita della nostra Chiesa, imparando a mettere il vino nuovo negli otri nuovi (cf. Mc 2,22). Salvatore D’Angelo

Un anno speciale Si apre il prossimo 19 novembre, nella Cattedrale di Nocera Inferiore, il Concilio Giovane. Un’occasione di preghiera, meditazione ed evangelizzazione nuova per la Chiesa diocesana


Antonio Francese

L’intervista Il segretario del Concilio Giovane ci racconta che anno sarà

Antonio Francese è il segretario del Concilio Giovane. Il Vescovo lo ha scelto tra i 12 del Consiglio episcopale dei giovani per la sua attenzione alle tematiche ecclesiali e sociali, ma anche per la sua speciale conoscenza di Sant’Alfonso Maria de Liguori. Rispondendo ad alcune domande ci racconta che cosa sarà il Concilio Giovane

Concilio giovane. Perchè? «Concilio giovane perché l’attenzione per i giovani resta peculiare all’interno dell’azione pastorale della nostra Diocesi, ma è necessario avere uno sguardo per tutti e per ciascuno, in modo che nessuno si senta escluso dal messaggio di salvezza». Un’intuizione del Vescovo che può significare molto per la nostra Chiesa? «Può significare molto nella misura in cui ognuno di noi saprà rinnovarsi all’interno di questo cammino. Un Concilio è per definizione un periodo di studio della realtà ecclesiale, da cui desumerne aspetti sia positivi che negativi, per dare nuovo vigore all’azione evangelizzatrice. Noi non abbiamo grandi pretese, ma viviamo col desiderio nel cuore di poter essere sempre più al servizio della nostra terra, ricordando che ciò che facciamo per essa, e naturalmente per chi la vive, lo facciamo per Gesù Cristo, il figlio di Dio». Un anno di attività nel segno di... «Un anno, più che di attività, di fraternità in cui riscoprirsi unica famiglia alla sequela dell’unico Signore della nostra esistenza. C’è una comunità attorno a noi che ci richiama alla responsabilità di combattere “la buona battaglia”. Noi sogniamo di gettare semi di verità che facciano fiorire il dialogo, la comprensione reciproca e l’attenzione per chi è nel bisogno». A guidare i passi della nostra Chiesa diocesana ci sarà sant’Alfonso. Una figura da riscoprire? «Alla notizia che Alfonso sarebbe stata la figura di riferimento, un’emozione profondissima ha pervaso il mio animo: Alfonso per me è stato padre, maestro, guida, testimone. In verità, ho notato che Sant’Alfonso è una figura da scoprire, più che da riscoprire. In molti ignorano la sua vita, il suo carisma, la sua missione. Credo sia urgente, in un tempo colmo di problematicità, parlare di giustizia, di amore per gli ultimi, di impegno intellettuale e so-

ciale. Temi cari a Sant’Alfonso, che come testimone particolarissimo, ha saputo declinare tutti questi aspetti in modo eccezionale». Sant’Alfonso è stato segno di rinnovamento al suo tempo. Oggi come può aiutarci? «Può aiutarci facendoci riscoprire la bellezza e l’impegno nel mettersi al servizio di quelli che lui definì “i più abbandonati”. Il rinnovamento, parte dal contributo di ciascuno, a vivere la propria esistenza con lo sguardo fisso al crocifisso e con i piedi ben piantati a terra. Può aiutarci facendoci riscoprire l’anelito di riscatto per gli “ultimi”, il desiderio di veder loro restituita la dignità, che è un valore assoluto per la vita di ognuno». Quali dovranno essere le direzioni che il Concilio dovrà intraprendere? «Tante saranno le strade, in modo fisico e figurato, che si dovranno percorrere; fondamentale sarà a qualsiasi incrocio, più o meno sicuro del nostro cammino, imboccare sempre una sola direzione, un solo senso: il senso unico che conduce a Dio». Un programma è già stato approntato, da cosa sarà caratterizzato? «L’itinerario che abbiamo concepito sarà caratterizzato da quattro momenti di studio, riflessione ed evangelizzazione che uniranno lo spirito del Concilio Vaticano II con la spiritualità redentorista. Quattro tappe che si conciliano con i quattro amori di Alfonso: l’incarnazione, la passione, Maria e l’Eucaristia». Un lavoro importante che parlerà alla sola realtà ecclesiale diocesana o intende uscire fuori? «Sarebbe quantomeno riduttivo pensare o vivere questi momenti solo per chi già è assiduo frequentatore delle nostre comunità parrocchiali. I punti fermi del nostro anno conciliare sono troppo espliciti nella richiesta di “uscire fuori”, come ultimamente il nostro santo Padre ci ha più volte ricordato, per azzardare un’idea di questo tipo». Sa. D’An. Insieme - Ottobre 2014

25


4 gennaio 2014, parrocchia san Giovanni Battista in Nocera Inferiore: alcuni momenti dell’ordinazione diaconale di don Ciro Zarra

“Per quello che è stato grazie, per quello che verrà dico sì”

A

ffidarsi completamente a Dio è l’unico modo per aspirare alla felicità. A pensarlo è don Ciro Zarra, un giovane operaio della vigna del Signore che il 30 ottobre riceverà il Sacramento dell’Ordine. Ad annunciarmi, in un fresco mattino di settembre, è il rintocco delle campane della chiesa di San Giovanni Battista in Nocera Inferiore, ad accogliermi un sorriso. All’apparenza riservato e sicuro di sé e delle sue parole, don Ciro si mostra presto aperto e disponibile. La sua storia comincia nella parrocchia di San Bartolomeo apostolo, dove serve alla mensa del Signore in veste di ministrante, fin da bambino. È don Giuseppe Lanzetta a scorgere in lui i segni di una vocazione, grazie alla sensibilità verso i giovani in discernimento vocazionale, frutto di anni di serviziono come rettore del seminario. Un percorso che raggiunge il culmine nel febbraio del 2008, quando Ciro decide di entrare in seminario. Il suo cammino prosegue con il servizio presso la parrocchia dove si trova attualmente, San Giovanni Battista, dal 2009 al 2011, per poi ritornarvi a conclusione del suo percorso in Seminario. «È stato bello tornare qui, anche se in una veste diversa – dice don Ciro che adesso affianca don Andrea Annunziata e il nuovo vicario parrocchiale don Mario Ceneri – Dai parroci che ho incontrato ho cercato di prendere sempre tutti gli aspetti positivi, per potermi equipaggiare di mille sfaccettature diverse». In questi ultimi nove mesi ha vissuto con il vescovo Giuseppe Giudice, che da circa tre anni ha adottato una nuova linea per il discernimento dei diaconi

26

Insieme - Ottobre 2014

«Spero che il mio sacerdozio sia come l’ha pensato il Signore»: a colloquio con don Ciro Zarra che sarà ordinato sacerdote dal vescovo Giuseppe Giudice il prossimo 30 ottobre nella Cattedrale nocerina che si avvicinano all’Ordinazione sacerdotale. «Sono d’accordo con la decisione presa dal vescovo. Spesso il discernimento è fatto più con le parole che con i fatti, e quei venti minuti che i rettori dei seminari impiegano per parlare con noi giovani li trovo spesso fine a sé stessi. In questo periodo di convivenza mons. Giudice ha infatti modo di conoscere ciascuno di noi e di scrutare i desideri riposti nel nostro cuore. È stata un’esperienza formativa, che ha confermato l’idea che avevo già del nostro vescovo: è una persona molto dinamica, con un’attenzione rivolta a tutti, soprattutto a noi giovani». Un foglio bianco. Don Ciro Zarra entusiasta racconta che in quest’ultimo anno ha scoperto la fratellanza e lo spirito di comunione che può nascere tra i sacerdoti e la fiducia che il vescovo ripone in ognuno di loro. Gli incarichi di responsabilità di cui è stato ricoperto gli hanno permesso di maturare come giovane e futuro sacerdote, comprendendo che nella vigna del Signore c’è tanto lavoro ed è necessaria una regola di vita. È proprio su quest’ultima che torna spesso don Ciro, la regola, denunciando la condizione at-


SEGNI PARTICOLARI LA SCHEDA NOME: Ciro COGNOME: Zarra ETÀ: 26 PROFESSIONE: operaio nella Vigna del Signore QUALITÀ: prudenza DIFETTO: testardaggine LIBRI PREFERITI: Sei personaggi in cerca d’autore - Pirandello; Lettera a Lucilio - Seneca PROGRAMMA PREFERITO: Focus CITAZIONE PREFERITA: Salmo 90 SEGNI PARTICOLARI: Sorriso e guance rosse PERSONAGGI FAMOSI PREFERITI: Sant’Alfonso e Tommaso Maria Fusco

tuale dei sacerdoti, i quali stanno perdendo l’equilibrio, poiché le cose del mondo spingono l’ago della bilancia verso il basso, e solo una sana regola di vita può alleggerire tutto. Suggerisce infatti don Ciro che “per recuperare l’equilibrio è fondamentale imparare a stare nel mondo senza dimenticare come si sta davanti al tabernacolo, altrimenti si rischia di diventare operatori sociali, e noi non siamo laici con la Messa”. Passeggiando tra i suoi ricordi giungiamo finalmente al giorno più importante, quello in cui si troverà a fare il giuramento davanti a Dio, promettendo di obbedire sempre. Il suo sguardo si illumina, è consapevole di ciò a cui andrà incontro e sa che sarà solo gioia. Gli chiedo delle sue attese, delle speranze, di tutti i progetti, ma il suo è ancora un foglio bianco, e forse resterà sempre così, perché don Ciro ha deciso che a scrivere sarà solo Dio. Non ha progetti, perché aspetta che sia il Signore a dettarglieli giorno

ANEDDOTO «Comunicai a mons. Gioacchino Iliano il mio desiderio di entrare in Seminario, ma non ricevetti nessuna risposta. Il giorno della mia Cresima, il vescovo nell’omelia disse che ognuno di noi aveva in seno una vocazione: chi voleva fare un mestiere piuttosto che un altro, e chi voleva farsi prete. Alla fine della Celebrazione, con mio immenso stupore, con un rimando all’omelia comunicò all’assemblea che il giorno dopo sarei entrato in Seminario».

per giorno: «Il mio confessore mi diceva sempre che l’obbedienza non deve essere solo formale, ma anche spirituale. Non devo essere passivo di fronte a ciò che mi viene chiesto, ma in un certo senso vi devo vedere Dio». Attese e speranze. L’atmosfera è carica di pace e serenità. «Realizzerò di essere diventato sacerdote solo quando inizierà la celebrazione del 30 ottobre. È sempre stato così, per ogni avvenimento importante, anche per il diaconato, e lo sarà anche adesso. L’unica speranza che ho è che il mio sacerdozio sia come l’ha pensato il Signore. Il mio motto è infatti “Per quello che è stato grazie, per quello che verrà dico sì”, ed è per questo che non ho attese particolari, ma con obbedienza dirò sempre sì a ciò che Dio mi mette davanti». Parlando con don Ciro la mia mente torna spesso al concetto di Dioincidenza, dove non esiste la coincidenza legata al caso, ma tutto avviene secondo un progetto divino, e lui a quanto pare sembra essere d’accordo con me: «È la seconda volta che torno a San Giovanni Battista, e se ci fai caso il precursore ha il dito puntato verso l’alto, per indicare Dio. Insomma, lui è un tramite, e proprio come lui io dico sempre che il mio sacerdozio è un tramite e non un fine». Ci salutiamo così, lasciando nelle mani del Signore la matita per tracciare il suo cammino e affidandogli tutte le speranze riposte nel suo cuore. Donatella Salvati

Insieme - Ottobre 2014

27


I pellegrini insieme al vescovo Giuseppe davanti alla Basilica di san Francesco ad Assisi

Pane del Cielo

Il vescovo Giuseppe ha guidato il pellegrinaggio diocesano sui luoghi eucaristici, dal 15 al 18 settembre, a cui hanno partecipato dieci presbiteri e i seminaristi della diocesi, insieme al dicono Ciro Zarra che sarà ordinato sacerdote il prossimo 30 ottobre

V

erso l’anno Mille alcuni pii ecclesiastici della città di Veroli, che non conducevano né vita canonica né vita ecclesiastica, vennero nel luogo chiamato Casamari e, ispirandosi alla regola di San Benedetto, diedero vita ad una comunità monastica ed edificarono una chiesa in onore dei Santi Giovanni e Paolo. Dall’anno 1152 l’Ordine dei cistercensi, per interessamento di Eugenio III, subentrò ai benedettini. Ad accogliere il vescovo Giuseppe, accompagnato dal suo segretario, dal diacono Ciro Zarra e da dieci sacerdoti e tredici seminaristi, dopo mille anni, è stato proprio un abate cistercense, Silvestri, che ha introdotto i pellegrini nella maestosa Abbazia di Casamari. La concelebrazione eucaristica del 15 settembre ha aperto il Pellegrinaggio diocesano suoi Luoghi Eucaristici. Al termine, l’abate cistercense, a capo di una comunità di 18 monaci e 5 postulanti, ci ha introdotto nel chiostro, nella biblioteca e nell’ex scuderia del regno napoleonico, attualmente adibita a sala da pranzo. Nella tarda mattinata, poi, ci siamo recati ad Alatri, dove è conservata presso la Cattedrale di S. Paolo Apostolo la reliquia del miracolo eucaristico avvenuto nel 1228: si tratta di un frammento di Particola convertita in carne, tuttora custodita in un reliquiario esposto al pubblico. Dopo il

28

Insieme - Ottobre 2014

pranzo, nel tardo pomeriggio siamo giunti a Collevalenza, al Santuario dell’Amore Misericordioso fondato da Madre Speranza. Nella mattinata del 16 settembre abbiamo fatto tappa alla Cattedrale di Orvieto, intitolata a Santa Maria Assunta, dove è conservato il Corporale intriso di sangue del miracolo eucaristico di Bolsena. In questa città, secondo la tradizione, nel 1263, un sacerdote boemo di ritorno da un pellegrinaggio sulla tomba dei santi Pietro e Paolo in cui chiese di liberarsi dal dubbio sulla presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia, domandò di poter celebrare Messa nella cripta di Santa Cristina. Nel momento della consacrazione il pane si mutò in carne, stillando sangue vivo che bagnò il Corporale, gli altri panni di lino e la pietra d’altare. Questi ultimi, su richiesta di Urbano IV, furono portati ad Orvieto dove risiedeva la corte pontificia. Nel 1264 il Pontefice con la Bolla Transiturus de hoc mundo, istituiva la festa del Corpus Domini. Nella Cappella del SS.mo Sacramento e del Corporale abbiamo avuto la grazia di poter concelebrare l’Eucaristia presieduta dal nostro Vescovo nel Giubileo Eucaristico del miracolo di Bolsena (12632013). Nel pomeriggio abbiamo fatto visita alla città di Todi, rientrando a Collevalenza per la cena e il riposo. Il giorno successivo ci siamo reca-

ti ad Assisi, dove abbiamo concelebrato la S. Messa nella Basilica Inferiore, nel giorno in cui si faceva memoria liturgica dell’Impressione delle Sacre Stimmate ricevute dal Serafico sul Monte della Verna. Terminata l’Eucaristia ci siamo recati sulla tomba del Frate per un momento di raccoglimento e preghiera. Dopo una passeggiata per le vie d’Assisi, abbiamo pranzato alla Domus Pacis. Nel pomeriggio abbiamo fatto visita alla Porziuncola, a pochi metri vi è la cappella del Transito del Santo spirato sulla nuda terra, mentre gli altri frati cantavano inni e salmi. Siamo ritornati a Nocera rinfrancati e rigenerati, pronti a continuare con rinnovato vigore il nostro cammino pastorale. Don Enzo Di Nardi

Un momento del pellegrinaggio


“La famiglia è viva. Evviva la famiglia” 15 mila fedeli presenti al Pellegrinaggio Nazionale a Pompei

La piazza gremita di famiglie per l’incontro

Da sinistra: Salvatore Martinez, mons. Vincenzo Paglia e mons. Tommaso Caputo

Oltre 15 mila fedeli per il VII Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per la Famiglia, lo scorso 13 settembre a Pompei

S

i è concluso lo scorso 13 settembre il VII Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per la Famiglia promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, in collaborazione con la Prelatura Pontificia di Pompei, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI, il Forum delle Associazioni familiari, i Comuni di Scafati e Pompei. Oltre 15 mila persone si sono ritrovate alle ore 14.00 nell’area mercatale di Scafati, nella zona adiacente al Palamangano. Alle ore 15.00 hanno avuto inizio le testimonianze moderate da mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno. Sono intervenuti Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari; don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI; Salvatore Martinez, presidente del RnS. Ha affermato don Paolo Gentili nel suo intervento: «Per qualcuno sembra quasi che la famiglia si stia oscurando ma invece questo “sole” in Italia è vivo grazie a tanti uomini e donne che insieme costruiscono la famiglia». Così il Presidente del Forum delle Associazioni familiari

ha posto l’accento sull’attualità del tema del pellegrinaggio, “Maschio e femmina Dio li creò”: «Oggi alcuni vogliono introdurre una famiglia che non ha niente a che fare con l’uomo e con la donna, e che non ha niente a che fare con l’accoglienza della vita». Il presidente nazionale del RnS, Salvatore Martinez, ha esortato a proclamare insieme «La famiglia è viva! Evviva la famiglia! Perché Gesù è vivo e deve crescere nell’amore degli sposi e nella vita dei figli – e ha aggiunto – la famiglia è e rimane un evento d’amore, un miracolo dello Spirito». Ad arricchire l’incontro, alcune testimonianze di vita familiare: Costanza Miriano, giornalista e scrittrice sui temi dell’identità familiare; i coniugi Butturini con la loro esperienza di famiglia missionaria e di famiglia numerosa (10 figli); Saverio Sgroi, consulente educativo impegnato in particolar modo con gli adolescenti; la famiglia profuga africana di Siaca Kone e Helen Simon, ricongiunta in Italia grazie all’opera di evangelizzazione di una comunità del RnS; Gianluca Mencarelli, convertito grazie alla preghiera dei bambini protagonisti di una comunità di evangelizzazione del RnS.

Alle ore 16.30 il popolo delle famiglie provenienti da tutta Italia si è messo in cammino da Scafati per giungere al Santuario di Pompei alle ore 18.00. Durante il cammino è stato recitato “il Rosario della Famiglia” animato e meditato su sette dei tradizionali 20 misteri. A Pompei, il vescovo prelato, mons. Tommaso Caputo, ha accolto i pellegrini porgendo un saluto di benvenuto, invitando a guardare Maria. La celebrazione eucaristica delle ore 19.00, trasmessa in diretta su TV2000, è stata presieduta da mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che nella sua omelia ha ricordato l’importanza di celebrare il pellegrinaggio a Pompei nella solennità dell’Esaltazione della Santa Croce. Il pellegrinaggio si è concluso con l’accensione delle candele, segno che anticipa l’iniziativa “Accendi una luce in famiglia” indetta dalla CEI, un invito alle famiglie di tutta Italia ad accendere una candela in segno di preghiera, il prossimo 4 ottobre, alla vigilia del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia. Giuseppe Contaldo Comitato Regionale Campania RnS Insieme - Ottobre 2014

29


Una nuova Chiesa in onore di San Gerardo Maiella

L’assemblea in festa

Dopo anni di missione in Madagascar, don Giovanni Padovano fu vittima di un incidente stradale. Da luogo del dolore, il villaggio di Ambodipont è diventato la casa del Signore

I

l sei luglio scorso, alla presenza del Superiore Provinciale dei Redentoristi, padre Davide Perdonò, del Superiore Regionale Redentorista del Madagascar, padre Roger, di don Giovanni Padovano e di altri sacerdoti di altre Missioni redentoriste malgasce, è stata inaugurata una nuova chiesa ad Ambodipont, dedicata a S. Gerardo Maiella. Il villaggio di Ambodipont è situato nel Nord-Est del Madagascar, la popolazione residente è di poco più di mille abitanti. Intorno ad Ambodipont, su una altura, è stata costruita la nuova chiesa realizzata in cemento armato che sostituisce quella già esistente, in fasciame di legno. Questa chiesa è stata voluta e realizzata grazie alla volontà, alla tenacia ed alla generosità di don Giovanni Padovano. Classe 1933, attuale Cappellano del Cimitero di Pagani e assistente spirituale della Congrega Madonna del Carmine, nel 1964 don Giovanni arriva come missionario Redentorista presso la Missione di Ampanefena. Tutto iniziò nel 1982. Don Padovano era un infaticabile missionario che portava la Parola di Dio nei villaggi più lontani. All’inizio della sua opera pastorale, raggiungeva a piedi i vari villaggi impiegando anche diversi giorni. Don Giovanni faceva affidamento sulle sue forze, attingendo le energie dallo spirito missionario che ferveva nel suo cuore. Tanti volti, danze e canti lo accoglievano al suo arrivo. Il numero dei convertiti aumentava ed anche quello dei battezzati, regalando al sacerdote una forza interiore sconosciuta per affrontare il viaggio di ritorno. L’incidente. Gli anni passavano e l’età avanzava. Così, acquistò da un meccanico del posto una moto di terza, quarta mano. Adesso avrebbe potuto spostarsi più velocemente da un villaggio all’altro, portando con sé un maggior numero di cose, da qualche regalo per i ragazzi al necessario per celebrare. Purtroppo, un giorno, sulla strada del ritorno ad Ampanefena, poco prima del villaggio di Ambodipont, don Giovanni perse il controllo della moto, sbandando e rimanendo a terra esanime. Passarono oltre 72 ore prima di riaversi dal trauma cranico che si era procurato nella caduta. Si ritrovò in un letto di una struttura sanitaria.

30

Insieme - Ottobre 2014

Don Giovanni taglia in nastro per l’inaugurazione della nuova chiesa, al suo fianco don Davide Perdonò

Gli operatori sanitari si mostravano preoccupati e confidarono ad alcuni che solo un miracolo lo avrebbe salvato. Ma don Giovanni come era arrivato fin là, in quel letto? Un abitante del villaggio di Ambodipont, passando accanto al luogo dell’incidente, corse al villaggio a chiedere aiuto. Fu trovata un’auto, grazie alla quale il presbitero italiano fu portato in ospedale. Dopo 24 ore dal ricovero, l’immobilità del corpo di don Giovanni, l’assenza di ogni reazione agli stimoli esterni facevano pensare al peggio. Un susseguirsi di preghiere spontanee e di gruppo accompagnarono il calvario del missionario. Molti invocarono l’intercessione di S. Gerardo Maiella, il santo redentorista a cui il nostro don Giovanni era così legato. Al quarto giorno di ricovero, le condizioni di don Giovanni migliorarono sensibilmente. Uscì dal coma, iniziò a parlare e a rispondere. S. Gerardo aveva ascoltato le preghiere dei tanti fedeli riuniti intorno al sacerdote. Don Giovanni ne rimase colpito. In questo solco, iniziò a farsi strada l’idea di realizzare una chiesa dedicata a S. Gerardo, chiesa da costruire nel villaggio più vicino al punto in cui era avvenuto l’incidente. Ed il villaggio prossimo era quello di Ambodipont. Michele Tortora


Nella precarietà, la speranza

Insegnanti a scuola

A Salerno, dal 24 al 26 ottobre, il convegno dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro

S

i ritrovano a Salerno, dal 24 al 26 ottobre, le delegazioni degli Uffici per i problemi sociali e il lavoro delle diocesi italiane. Lo scopo del Convegno è suscitare speranza sapendo leggere fino in fondo i diversi aspetti della crisi. «Nella loro storia, anche dopo grandi difficoltà – spiegano gli organizzatori –, i cattolici non si sono chiusi in un pessimismo, né in nostalgie del passato, ma sotto la guida di una moltitudine di santi e testimoni, grandi educatori, hanno ricostruito una nuova città dell’uomo, impegnandosi nel mondo della scuola, della carità, dell’economia, dell’educazione, dell’impegno so-

ciale fin dalla stesura della Rerum novarum (1891) e di tutti i grandi documenti sociali che divennero frutti vitali per le nostre Chiese e sfociarono nella feconda stagione dell’impegno sociale e politico di molti di loro». Sa. D’An.

L

a Diocesi ospiterà il corso regionale dell’Ufficio scuola dal 23 al 25 ottobre. Monsignor Giuseppe Giudice, in qualità di vescovo referente della Conferenza episcopale campana per questo settore, ha fortemente voluto che la serie di incontri fosse ospitata dalla Chiesa nocerino-sarnese. Saranno un centinaio i docenti di religione che parteciperanno alla tre giorni. Ad accogliere i convegnisti sarà l’Holiday Inn di Cava de’ Tirreni. Il programma prevede alcuni momenti di aggiornamento, ma anche visite e celebrazioni liturgiche nelle parrocchie della Diocesi.

Don Gaetano Ficuciello, padre e pastore, educatore nella santità

C

ome già abbiamo detto, la Biblioteca Diocesana è divisa in tre sezioni. Una al Palazzo vescovile, una in Curia a Nocera Inferiore e una ad Episcopio di Sarno, per un patrimonio librario di circa 30.000 volumi. La sezione del Palazzo vescovile, nel 2009, fu intitolata dal vescovo monsignor Gioacchino Illiano a monsignor Gaetano Ficuciello, nel 15° anniversario della sua morte. La sua vita è stata un fulgido esempio di dedizione sacerdotale e pastorale. È stato un educatore umile e colto che ha ricalcato le orme del Cristo, richiamando in ciascuno la bellezza di vivere per Lui. Nacque a Nocera Inferiore il 4 Aprile del 1933. Fu ordinato sacerdote da monsignor Fortunato Zoppas l’8 luglio 1956. Dal 1958 al 1969 fu professore al Seminario Pontificio Regionale di Salerno dove insegnò materie letterarie, latino e greco. Come docente poté esplicare più compiutamente le già brillanti capacità mostrate come studente e maturare quella preparazione culturale che lo contraddistinse nella sua azione pastorale. Fu un uomo sensibilissimo, dotato di

delicatezza di sentimenti, di mente lucidissima, di una capacità di sintesi formidabile, custode delle profondità di tanti cuori. Per questo monsignor Illiano ha voluto dedicargli una sezione della biblioteca, affinché quei sentimenti si potessero trasferire ai tanti studiosi che chiedono di consultare i preziosi volumi in essa custoditi. Don Roberto Farruggio

Una sala della sezione “Mons. Ficuciello”

Insieme - Ottobre 2014

31


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXIX domenica del Tempo Ordinario alla Solennità di Cristo Re (Anno A) Commenti a cura di mons. Giuseppe Giudice

Ciò che basta per amare Rendimi fedele, Signore, a questo filo di speranza e a questo minimo di luce sufficienti per cercare.

Rendimi fedele, Signore a questo briciolo di allegria e a quest’assaggio di felicità sufficienti per cantare.

Rendimi fedele, Signore a questo vino del tuo calice e a questo pane quotidiano sufficienti per campare.

Rendimi fedele, Signore al tuo Nome sulle labbra, a questo grido della fede sufficienti per vegliare.

Rendimi fedele, Signore all’accoglienza del tuo Soffio, a questo dono senza ritorno, sufficienti per amare Sr. Marie-Pierre di Chambarand Collectif, Sur la trace de Dieu Paris 1979, p. 150

Passaggio di testimone

32

Insieme - Ottobre 2014

Foto Salvatore Alfano

C

on il numero di ottobre 2014 il vescovo Giuseppe Giudice conclude i suoi commenti al Vangelo della domenica. La comunità diocesana e la redazione di Insieme ringraziano il Pastore della Chiesa pellegrina in Nocera Inferiore-Sarno per aver spezzato la Parola per tutti noi negli ultimi tre anni. La sua penna delicata e raffinata è stata compagna di viaggio per molti fedeli, in un appuntamento tanto atteso quanto apprezzato. Il Pane della domenica continuerà a profumare le case dei nostri lettori: saranno, infatti, le sorelle Clarisse a raccogliere il testimone. Dalle grate del Monastero di Santa Chiara ci condurranno per mano nella lettura e nella meditazione del Vangelo domenicale.


19 ottobre 2014

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture

Dio sulla moneta dell’esistenza

“Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”

Dare a Dio e dare a Cesare… Anzi, rendere a Dio e rendere a Cesare, cioè restituire. Torna la domanda di Gesù: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Nella nostra vita c’è l’immagine di Dio, perché siamo stati creati a sua immagine e somiglianza. Se sulla moneta della nostra esistenza, c’è l’immagine di Dio, allora significa che dobbiamo restituire la vita a Lui. Come? Cantando al Signore un canto nuovo e narrando in mezzo

Prima lettura: Is 45,1.4-6 Salmo: Sal 95 Seconda lettura: 1Ts 1,1-5 Vangelo: Mt 22,15-21 Il Vangelo «Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”». (cfr Mt 22,18-22) Colore liturgico: VERDE

alle genti la sua gloria. Solo allora, restituendo la vita al Signore, sapremo nell’attenzione ad ogni coscienza restituire nel mondo anche a Cesare quello che è di Cesare.

26 ottobre 2014

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture “Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso” Prima lettura: Es 22,20-26 Salmo: Sal 17 Seconda lettura: 1Ts 1,5-10 Vangelo: Mt 22,34-40 Il Vangelo «In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”». (cfr Mt 22,34-36) Colore liturgico: VERDE

L’amore non è domani Amerai… il Vangelo è un invito costante all’amore. Ma è importante non confondere la misura dell’amore: Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso. La totalità – cuore, anima e mente – è solo per Dio, mentre l’altro è sempre un fratello che rimane al mio livello, non a quello di Dio. Qui è tutta la Legge e i Profeti. Qui è tutto l’Antico e il Nuovo Patto. Qui è la porta del Cielo, nell’amore a Dio e al fratello. È importante, poi, sapersi comportare in mezzo agli altri per il loro bene. L’amore è concreto: non molesterai, non opprimerai, non maltratterai. Se prendi in pegno il mantello, glielo restituirai prima del tramonto del sole. L’amore non è domani, è adesso, oggi, qui, in questo momento. Insieme - Ottobre 2014

33


2 novembre 2014

Commemorazione di tutti i fedeli defunti (Anno A) Le letture “Chi crede nel Figlio ha la vita eterna” Prima lettura: Gb 19,1.23-27a Salmo: Sal 26 Seconda lettura: Rm 5,5-11 Vangelo: Gv 6,37-40 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”». (Cfr Gv 6,37-38) Colore liturgico: VIOLA O NERO

Una memoria grata Odilone, abate di Cluny (994-1049) prescrisse la celebrazione della memoria dei defunti nelle case dell’ordine a partire dal 2 novembre 998. Quella prescrizione ne assicurò una rapida diffusione in tutta la Chiesa latina. Ricordati dei nostri defunti, dei quali tu solo hai conosciuto la fede. È una memoria grata e riconoscente che la Chiesa non mette mai da parte. Ma è una memoria ricca di preghiera cristiana e non di semplice nostalgia. Alla luce della risurrezione, mentre le foglie cadono e marciscono nella terra, noi crediamo che i nostri defunti che oggi dormono, torneranno a rivivere. Io so che il mio Redentore è vivo. La volontà di Dio è di non perdere nulla e nessuno perché Egli eliminerà la morte per sempre. Venite benedetti dal Padre mio! Venite, c’è un cielo nuovo e una terra nuova: beati voi!

9 novembre 2014

Dedicazione della Basilica Lateranense (Anno A) Le letture “Parlava del tempio del suo corpo” Prima lettura: Ez 47, 1-2.8-9.12 Salmo: Sal 45 Seconda lettura: 1Cor 3,9-11.16-17 Vangelo: Gv 2,13-22 Il Vangelo Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». (Cfr Gv 2,18-20) Colore liturgico: BIANCO

34

Insieme - Ottobre 2014

L’uomo, cattedrale di Dio Voi siete edificio di Dio. Ogni uomo, abitato da Dio, è la vera cattedrale dove Dio vuole celebrare la sua gloria. Infatti, l’uomo vivente è la gloria di Dio. Ogni chiesa, anche la più bella e antica, è un semplice segno, chiesa misticamente adombrata nel segno del tempio. Dio vuole abitare là dove è raccolto il popolo in preghiera. Paolo ricorda: «Come un saggio architetto, io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Nessuno può porre un fondamento diverso da Gesù Cristo». Siamo chiamati a costruire, non a distruggere. Ci deve divorare lo zelo per la casa del Signore, solo così passeremo dal mercato alla preghiera.


16 novembre 2014

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture “Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone” Prima lettura: Pr 31,10-13.19-20.3031 Salmo: Sal 127 Seconda lettura: 1Ts 5,1-6 Vangelo: Mt 25,14-30 Il Vangelo «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì”». (Cfr Mt 25,14-15)

La fiducia di Dio nell’uomo Il Signore, partendo per un viaggio, ci affida i suoi beni. Si fida di noi e si allontana. Non è né sospettoso né assillante. Egli ha fiducia delle sue creature. L’importante è non avere paura a trafficare i beni e i talenti. Dobbiamo sapere che Egli tornerà. Riguardo ai tempi e ai momenti non avete bisogno che ve ne scriva: verrà come un ladro di notte. Non sappiamo il come e il quando, ma sappiamo che verrà. Nel frattempo, invece del servo pauroso, imitiamo la donna forte dei Proverbi. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. La donna che teme Dio è da lodare.

Colore liturgico: VERDE

23 novembre 2014

Cristo Re dell’Universo (Anno A) Le letture “Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri” Prima lettura: Ez 34,11-12.15-17 Salmo: Sal 22 Seconda lettura: 1Cor 15,20-26.28 Vangelo: Mt 25,31-46 Il Vangelo Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto. (Cfr Mt 25,34-35) Colore liturgico: BIANCO

Il Signore è il mio Pastore Regnare è servire. Il Re è Pastore che cerca le sue pecore. Erano disperse e Lui le raccoglie. Le conduce al pascolo, al riposo, dopo i giorni nuvolosi e di caligine. Cerca la perduta, riconduce all’ovile la smarrita, fascia quella ferita e cura quella malata; ha cura della forte e della grassa; le pasce con giustizia. È il mio Pastore e con Lui non manco di nulla. È il Risorto, che mi farà risorgere. È il Re che mi giudicherà. Ed io sono sereno perché, se mi ha guidato nella valle oscura, sono sicuro che mi porterà, anche in braccio, fino ai pascoli ubertosi. Regno con Lui tutte le volte che, come Lui, faccio qualcosa per un piccolo.

Insieme - Ottobre 2014

35


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Al via la Settimana Teologica Dal 13 al 17 ottobre si terrà la prima Settimana Teologica Diocesana. Cinque giorni per riflettere sul tema «Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi? (Sal 8,5) – In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Cinque incontri per approfondire il tema antropologico, che sarà anche al centro del convegno nazionale di Firenze nel novembre 2015. Nozze d’oro Le suore di Fatima festeggeranno cinquant’anni di presenza nella città di Roccapiemonte. Cinque decenni caratterizzati dal grande attivismo delle religiose in ambito pastorale, scolastico, sociale e

36

Insieme - Ottobre 2014

culturale. L’anniversario sarà celebrato il 17 ottobre, alle ore 19.00, con la Santa messa presieduta dal Vescovo nella parrocchia San Giovanni Battista di Roccapiemonte. La Cresima Il Vescovo presiederà la celebrazione del Sacramento della Confermazione nella parrocchia San Sisto II di Pagani. L’appuntamento è per il 26 ottobre alle ore 19.00. Novello sacerdote Il 30 ottobre sarà ordinato sacerdote il diacono don Ciro Zarra. Il Vescovo presiederà la solenne liturgia nella Cattedrale di San Prisco, in Nocera Inferiore alle ore 19.00.

Giornate di spiritualità Si terranno dal 3 al 7 novembre gli esercizi spirituali del clero diocesano insieme al Vescovo. Come avviene da qualche anno, il corso si terrà presso il santuario del Getsemani a Paestum. A predicare gli Esercizi sarà padre Edoardo Scognamiglio, Provinciale dei frati conventuali di Napoli e Basilicata. Vescovi riuniti Si terrà dal 10 al 14 novembre l’Assemblea straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana. I Vescovi d’Italia si ritroveranno ad Assisi, per pregare e meditare sulla tomba di San Francesco.

Beato Paolo VI Il 19 ottobre sarà beatificato papa Paolo VI. Il Vescovo parteciperà alla celebrazione che si terrà in Vaticano. Un momento importante per monsignor Giuseppe Giudice, notoriamente legato alla figura del pontefice bresciano. Un momento per la Chiesa per riscoprire l’esempio e l’insegnamento di papa Montini.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it


Agnese Adinolfi insieme ai ragazzi della Città

IL PRETE CHE AMAVA I BAMBINI

La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

D

omenico Cosentino è ritornato in Cielo da qualche anno. La sua vita è stata segnata dall’incontro con don Enrico Smaldone e la Città dei Ragazzi. È lui stesso a raccontarlo in una testimonianza scritta prima della morte. «Ero un piccolo pastore, nato in una famiglia povera», ricorda. Il suo papà era originario di San Giorgio Lucano, in provincia di Matera, la mamma era nata a Scafati. Da bambino passava le giornate sui monti ad occuparsi del pascolo delle pecore. Nel 1948, il padre si ammala ed è ricoverato a Napoli. Gli zii materni decidono di portare Domenico e i suoi piccoli fratelli ad Angri. Racconta: «All’inizio ci siamo sistemati nella stalla di uno dei miei zii, poi ci fittarono una casa in via Badia, alle spalle del convento delle Suore Battistine». L’appartamento era composto da una sola stanza, fredda e umida. I vicini gli parlano della Città dei Ragazzi e di un sacerdote di nome Enrico che si prende cura dei bambini disagiati. Lo incoraggiano a rivolgersi a lui, “perché era buono d’animo e sicuramente lo avrebbe aiutato”. L’incontro. Ogni mattina, di buonora, don Enrico andava a celebrare la Messa dalle Suore Battistine, ma Domenico non aveva la forza di parlargli. Un giorno raccoglie il coraggio a due mani e gli domanda di portarlo con sé alla Città. Il sacerdote scruta a fondo gli occhi del bambino e gli chiede di raccontargli la sua storia. S’immerge nel suo sguardo, legge nel suo cuore. Rammaricato è costretto a dirgli che per ora non può portarlo con sé. I ra-

Il dodicesimo ragazzo Domenico Cosentino racconta in una testimonianza scritta il suo incontro con don Enrico Smaldone e l’arrivo nella Città dei Ragazzi

gazzi già accolti vivevano ancora nella casetta di blocchi che gli operai della ditta Lamaro usavano per custodire gli attrezzi, i lavori del primo edificio non erano completati. Mimì, così viene chiamato amabilmente il piccolo, è determinato e continua ad aspettarlo ogni mattina. Fino a quando, una domenica, don Enrico lo fa salire sulla sua vespetta e lo porta con sé presso la Chiesa di Santa Caterina. In sagrestia, tante persone lo attendono. Don Enrico indica a tutti il piccolo Domenico come il dodicesimo ragazzo. A Pasquale Lamberti, il Sindaco della Città, dice: «Ecco un altro cittadino!». Pasquale abbraccia il piccolo e per mano lo conduce in Chiesa dove gli presenta gli altri ragazzi. Al termine della celebrazione, i piccoli, in cerchio, fanno da corona al sacerdote. In sagrestia, su un tavolo troneggia il cestino con le offerte. Don Enrico chiama ciascuno per nome: a chi aveva fatto la Comunione regala 20 lire, a quanti invece avevano partecipato solo alla Messa dona 10 lire. «Anche a me le regalò – ricorda Domenico – poi ordinò al Sindaco di portarmi alla Città dei Ragazzi. Arrivati, Pasquale mi presentò Nannina, la cuoca, che stava cucinando in una baracca».

L’arrivo nella Città. A quei tempi, ricorda Mimì, la Città dei Ragazzi era una semplice baracca, costruita con lapillo e col tetto di lamiere, divisa in due stanze: una metà funzionava da cucina e refettorio, l’altra parte fungeva da scuola nelle ore di lezione. Si mangiava in cucina tre volte al giorno, c’era una tavola lunga e panche di legno costruite dai muratori. A capo tavola, la sedia di don Enrico. «Quel giorno – aggiunge – mangiai insieme agli altri amici un bel piatto di pasta». Ma le sorprese non erano finite: imparò anche a giocare a pallone. «Non avevo mai giocato prima», confessa. Don Enrico, dopo pranzo, organizzò una partita nel cortile. Divise i ragazzi in due squadre, sei per parte. Due pietre delineavano il confine della porta. Domenico faceva il portiere, ma non era bravo. Quando il pallone si avvicina alla sua area, il goal per la squadra avversaria era certo. I compagni si lamentavano, ma don Enrico che arbitrava la partita fece in modo che finisse in parità. «Allora non ci feci caso – scrive Domenico – oggi, invece, comprendo che tra noi non c’erano né vinti, né vincitori. Eravamo tutti uguali». La premura del sacerdote. Dopo la partita don Enrico gli chiese quanti fratelli aveva e se avevano da mangiare. Il piccolo rispose: «Se la mamma ha trovato lavoro, i miei tre fratelli hanno mangiato, altrimenti stanno facendo il digiuno». Subito don Enrico prese pane e formaggio e preparò quattro panini. «Portali a casa - si affrettò a dire - prima che faccia buio». Antonietta Abete Insieme - Ottobre 2014

37


IN DIOCESI

UNA CHIESA CHE SI RINNOVA Cambia la geografia diocesana: il vescovo Giuseppe ha comunicato, lo scorso mese, le nomine dei nuovi parroci

U

na dimostrazione di fiducia nei confronti dei più giovani, ma anche una riconoscenza infinita per chi ha qualche anno in più. Nell’annunciare le nuove nomine a parroco, monsignor Giuseppe Giudice ha voluto sottolineare un duplice aspetto che chi ama la dietrologia spesso non coglie. Il pastore diocesano ha scelto l’8 settembre, giorno della natività di Maria, per presentare le nuove disposizioni, perché tutto si svolgesse sotto lo sguardo materno e premuroso della Vergine celeste. Le decisioni del Vescovo si pongono in continuità con le scelte dello scorso anno pastorale, quando numerose parrocchie furono investite dall’arrivo di nuovi parroci. «Ho voluto dare fiducia a tanti giovani diventati parroci – ha spiegato monsignor Giudice –. Ci tengo anche a ricordare che i sacerdoti non vanno mai in pensione, per questo in coloro che lasciano la parrocchia vedo quei frammenti preziosi di cui parla il Vangelo». Il riferimento è al Vangelo di Giovanni. Una gran folla segue Gesù, affamata di pane e di Parola. Con cinque pani e due pesci Egli sazia più di cinquemila persone. E ai discepoli che lo accompagnano Gesù dice: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (cfr Gv 6, 12-13). Furono riempiti dodici canestri. Nella Chiesa, ogni frammento è prezioso, ogni vita donata nel ministero sacerdotale continua a generare frutti in qualsiasi stagione della vita. Sa. D’An.

38

Insieme - Ottobre 2014

Don Giuseppe Pironti, 31 anni il prossimo 21 novembre, è stato ordinato nel 2013 ed è il nuovo parroco di San Sisto II in Pagani. Finora è stato vicario parrocchiale di Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata in Angri. È anche assistente spirituale dei 12 e dei 72 e assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica. Don Giuseppe Perano ha 28 anni ed è stato ordinato sacerdote il 5 luglio 2012. Da amministratore parrocchiale diventa parroco di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore. Don Antonio Mancuso ha 50 anni ed è sacerdote dal 1991. È il nuovo parroco di Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata in Angri. Dal 2005 ad oggi è stato parroco di Maria Santissima delle Tre Corone e amministratore parrocchiale di Sant’Alfonso in Sarno. Cura su Radio Base la seguitissima rubrica “Buongiorno di gioia”. Don Vincenzo Buono ha 33 anni, è stato ordinato sacerdote nel 2007. È stato nominato parroco di San Bartolomeo in Corbara. Dal 2009 ha ricoperto l’incarico di amministratore parrocchiale di San Teodoro in Sarno.


Don Andrea Annunziata, 37 anni, sacerdote dal 2001, dallo scorso anno è parroco di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore. Ora dovrà guidare anche la parrocchia di Sant’Anna di Fiano, che comprende la cappella di Materdomini di Fosso Imperatore, entrambe a Nocera Inferiore. Si avvarrà della collaborazione di Monsignor Mario Ceneri, in qualità di vicario parrocchiale, e di don Ciro Zarra che sarà ordinato sacerdote il prossimo 30 ottobre nella cattedrale di san Prisco (cfr intervista pagina 26).

Don Salvatore Agovino, 36 anni, è sacerdote dal 28 giugno 2012. È stato per un anno, dal settembre 2013, amministratore parrocchiale di Sant’Anna di Fiano in Nocera Inferiore. È il nuovo parroco di Santa Maria delle Grazie e amministratore parrocchiale di San Sebastiano in Sarno. Don Salvatore Fiore, 31 anni, ordinato sacerdote nel 2008, è il nuovo vicario parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli in Angri. È stato amministratore parrocchiale di San Sisto II in Pagani.

Mons. Antonio Calabrese, ordinato sacerdote nel 1970, ha 68 anni. È nuovo parroco della Concattedrale di San Michele Arcangelo e Vicario foraneo di Sarno. Ritorna ad Episcopio dopo alcuni anni passati alla guida delle parrocchie San Giovanni Battista di Nocera Inferiore e San Bartolomeo Apostolo in Corbara.

Don Vincenzo Califano, 57 anni, ordinato sacerdote nel 1988, sarà il nuovo vice parroco della comunità di San Matteo Apostolo di Nocera Inferiore. È aiutante dell’Ufficio protocollo della Cancelleria diocesana ed è stato finora parroco di Santa Maria delle Grazie in Lavorate di Sarno.

Don Alfonso Giordano, finora vice parroco di San Giovanni Battista in Nocera Inferiore, è stato nominato parroco di San Teodoro in Sarno. Ordinato sacerdote nel 2013, studia diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense.

Don Carmine Cialdini, 32 anni il prossimo 29 dicembre, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 2012. Finora viceparroco della comunità Santa Maria delle Grazie in Lavorate di Sarno, è il nuovo parroco di Sant’Alfonso in Sarno.

Don Salvatore Fiocco, ordinato nel 2001, ha 40 anni ed è il Cancelliere diocesano. Finora guida di Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata di Angri, è stato nominato parroco di Maria Santissima delle Tre Corone e Amministratore parrocchiale di San Matteo in Sarno.

Don Raffaele Ferrentino, 37 anni il 18 ottobre, è stato nominato educatore/ formatore per l’Anno propedeutico al Seminario metropolitano Giovanni Paolo II di Pontecagnano. Don Raffaele, ordinato sacerdote nel 2007, è dal 2011 parroco di San Matteo Apostolo a Nocera Inferiore. Da marzo di quest’anno è assistente diocesano degli adulti di Azione Cattolica. Per la forania di Sarno don Mario Carillo, don Domenico La Guardia, i Padri Pavoniani e Francescani saranno impegnati in qualità di sacerdoti collaboratori.

Don Mario Carillo

Don Domenico La Guardia

Insieme - Ottobre 2014

39


Foto Salvatore Alfano

“Date loro voi stessi da mangiare” Pubblicata la Nota pastorale “sul significato e sui compiti della Curia diocesana” Chi arriva in Curia, ha ricordato monsignor Giudice, porta con sé attese che vanno accolte e custodite. È necessario creare uno stile nuovo perché nella Curia «il Vescovo, coadiuvato dal Vicario generale e dai responsabili degli uffici, eserciti la sua carità pastorale cercando di sfamare la folla»

«S

pesso ci lamentiamo quando ci rechiamo negli uffici civili per come siamo accolti e trattati. In Curia non può e non deve essere così. Lo stile della Chiesa deve essere diverso, anche attraverso i nostri uffici, dobbiamo far percepire e respirare un clima nuovo, più umano e cristiano». È questo il senso della Nota pastorale “sul significato e sui compiti della Curia diocesana” che monsignor Giuseppe Giudice ha indirizzato a quanti vi lavorano e, attraverso di loro, all’intera Diocesi. Uffici dove si dovrà sperimentare l’incontro, «per evitare che l’incuria prenda il sopravvento». Un luogo dove i responsabili dei vari uffici, coordinati dal vicario generale, «dovranno esprimere sempre meglio e sempre di più l’ansia pastorale del vescovo e della Chiesa e lavorare insieme, non come navigatori solitari». La famiglia come riferimento. Il Vescovo di NoceraSarno ha scelto come riferimento evangelico “Voi stessi date loro da mangiare”, un brano che fa riferimento «all’Eucaristia nella quale sempre nasce e si costruisce la Chiesa, ed è una scelta eucaristica che sempre ci deve animare e sostenere, anche all’interno della Curia». Quando si varca la soglia degli uffici non bisogna trovare persone che, come i discepoli, «suggeriscono di congedare la folla, eco di una pastorale che tenta di allontanare la gente e lavarsi le mani», ma responsabili che accolgono l’invito di Gesù: «Voi stessi date loro da mangiare». Appropriarsi, insomma, di uno stile nuovo perché nella Curia «il vescovo, coadiuvato dal vicario generale e dai responsabili degli uffici, esercita la sua carità pastorale

40

Insieme - Ottobre 2014

cercando di sfamare la folla. Ogni realtà, anche quella economica, e direi soprattutto quella per essere trasparenti, deve essere posta a servizio della salus animarum». Chi viene in Curia, ha ricordato monsignor Giudice, «presenta un’attesa e una sete che non possono essere disattese». È importante, ha suggerito, «creare un clima di famiglia, di accoglienza, con uno stile di sobrietà e di eleganza. Nessuno, fosse anche l’ultimo povero, deve mai sentirsi non considerato e ai margini della Chiesa». Ridefinizione dei ruoli. In attesa che sia pronto un regolamento interno, il vescovo ha anche accennato ad una ridefinizione dei ruoli. «Nella Curia, dopo il vescovo, il riferimento deve essere il vicario generale e la sua segreteria pastorale». Un potenziamento, per così dire, della figura di monsignor Giovanni Iaquinandi, vicario che finora ha preferito operare in silenziosa umiltà. Nella Nota monsignor Giudice ha messo in evidenza anche il ruolo dei laici: «Dobbiamo imparare meglio e di più a lavorare per la Chiesa con i christifideles laici che portano con noi il peso della responsabilità, ci aiutano con la loro competenza professionale e spirituale e ci ricordano che la Chiesa è il popolo di Dio». Essenziale, poi, è la presenza femminile, da tempo aumentata: «Ci può aiutare a comprendere il volto femminile della Chiesa ed è bene, se sarà possibile, inserire anche qualche religiosa». Una rivoluzione in piena regola perché la Curia sia «immagine e specchio della Chiesa, capace di uscire verso le periferie esistenziali e del cuore». Salvatore D’Angelo


Insieme - Ottobre 2014

41


Don Antonino Lazzazzara

“L’EDUCAZIONE È COSA DI CUORE” Presentate le attività per il nuovo anno, lo scorso 8 settembre ad Angri

S

i è svolto lunedì 8 settembre presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie in Angri l’incontro di presentazione delle attività oratoriali previste per l’anno 2014/2015. Tema della serata, la celebre frase di don Bosco: “L’Educazione è cosa di cuore”, sollecitazione affidata alla relazione di don Antonino Lazzazzara (responsabile pastorale giovanile della diocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia), il quale si è soffermato in modo particolare proprio sulla parola cuore. Il presbitero ha sottolineato come anche nelle nostre comunità sia sempre opportuno riscoprire il ruolo educativo che hanno i catechisti, gli animatori e quanti sono chiamati

all’accoglienza dei ragazzi. È necessario puntare ad una educazione che venga dal cuore e non dal “fare” perché si deve e basta. «Ricordatevi che l’educazione è cosa di cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e ce ne dà in mano le chiavi», questo il monito di don Bosco. Ogni educatore assume un ruolo fondamentale nella crescita del ragazzo – sia umana che spirituale – perché ha la possibilità di avere fra le mani la chiave del cuore dei giovani che gli vengono affidati. La serata si è conclusa con la presentazione delle attività previste ed una cena fraterna sul piazzale della parrocchia, all’ombra del campanile.

Don Antonino Lazzazzara tra i partecipanti

LE MERAVIGLIE DEL CREATO Si svolgerà il prossimo 19 ottobre il corso di formazione per animatori di oratorio

S

i svolgerà domenica 19 ottobre, presso il complesso turistico “Villa Lina” di Sarno, il prossimo corso di formazione per animatori di oratorio. Il corso di primo livello è aperto alla partecipazione dei nuovi ragazzi che si avviano a diventare animatori-educatori nei rispettivi oratori, ma anche a tutti coloro che già offrono il loro servizio come animatori, ma sono impossibilitati a partecipare al corso residenziale per impegni lavorativi e familiari. Sarà una giornata da vivere

insieme per scoprire nuove tecniche di animazione. Quest’anno con un’attenzione speciale alle meraviglie del Creato, infatti, il tema centrale sarà: «E Dio disse». Sarà una meravigliosa avventura, da vivere con entusiasmo e da trasmettere ai ragazzi affidatici nei diversi oratori, con la gioia di aver scoperto la vera bellezza del Creato. Appuntamento da non perdere per la gioia di stare insieme.

Per info e adesioni e-mail: anspinocerasarno@anspi.it Locandina del corso di formazione per animatori di oratorio

42

Insieme - Ottobre 2014


NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Monastero di Sant’Anna Nocera Inferiore

Un luogo dell’anima L’Eucarestia con la comunità di Sant’Anna, respirando il senso autentico della fede

P I partecipanti del campo scuola estivo

Gesù Risorto, Madonna di Fatima e SS.mo Corpo di Cristo Pagani

Fino ai confini della Terra Campo scuola estivo per i ragazzi delle tre comunità parrocchiali paganesi

“R

imanere, Andare, Gioire” sono i tre verbi che Papa Francesco ha lasciato lo scorso maggio all’Azione Cattolica e che hanno accompagnato le parrocchie di Gesù Risorto, Madonna di Fatima e, per la prima volta, Corpo di Cristo, nel campo scuola a Vitulano, nell’ultima settimana di agosto. Grazie al confronto con la storia delle prime comunità, i ragazzi hanno potuto riscoprire la bellezza della Chiesa, bellezza che viene dal Signore e che ci rende speciali. Il campo è stato occasione per fare esperienza di condivisione fraterna di momenti, spazi e preghiera per queste tre comunità. I ragazzi hanno capito di essere chiamati ad affrontare i momenti di dolore e di tristezza con la stessa forza degli apostoli, aiutati dall’ala protettrice del Signore. La figura di Pietro ha accompagnato i ragazzi durante il deserto, momento clou del campo. Immersi nella natura, hanno sentito la vicinanza del Signore nel venticello leggero che sussurrava parole dolci e nei raggi del sole, ma anche nel cielo stellato che si è aperto all’improvviso durante il falò, in una ultima sera che si presentava invece nuvolosa. E adesso, rigenerati e rinforzati in amicizie vecchie e nuove, l’ACR è pronta a vivere sulla scia delle prime comunità, nell’attesa dell’apertura del nuovo complesso parrocchiale in cui far vivere la Chiesa di persone. Maria Contaldo

reghiere, fede, riflessione. Sono questi i sentimenti che comunicano emozioni forti fin dal primo istante in cui i fedeli varcano la soglia della chiesetta del Monastero di Sant’Anna: vero e proprio luogo dell’anima. Come ogni domenica alle ore 11.00, anche il 7 settembre scorso, la Chiesa è gremita di fedeli, che in un abbraccio collettivo – con gli occhi fissi all’altare addobbato di fiori – partecipano alla celebrazione della Santa Messa, presieduta da padre Giuseppe. Le voci melodiose delle monache intonano canti soavi, quasi sussurri, che infondono nei cuori dei presenti un senso di pace profonda e di spiritualità. Durante l’omelia, padre Giuseppe partendo dal Vangelo di Matteo propone quale argomento di meditazione la correzione fraterna. «La fraternità è un dono grande che si costruisce insieme e chi è in grado di procedere speditamente deve tendere con generosità la mano a chi è in difficoltà, aiutarlo a correggersi e a rinascere a vita nuova, indicandogli la via dell’amore. Il cristiano – continua il religioso – sia modello di riferimento con il suo esempio, senza mai condannare l’altro». Un breve momento di silenzio per esprimere la propria preghiera personale e per chiedere al Signore di aiutarci a tradurre la Sua parola in gesti concreti d’amore verso il nostro prossimo. Maria Bonfiglio

Un momento della celebrazione eucaristica

Insieme - Ottobre 2014

43


S. Maria Maddalena in Armillis S. Egidio del M. Albino

“Ce n’è per tutti” Emozionante campo scuola estivo in Basilicata Don Vincenzo Buono

San Teodoro Martire Sarno

Grazie don Vincenzo Lettera aperta della comunità al suo parroco

M

ai nome è stato più azzeccato. D’altronde al Padre Onnipotente nulla sfugge. Già sapeva, prima della sua venuta al mondo, la persona che sarebbe diventata, tant’è che ha voluto donarle il dono del sacerdozio. Umile, caritatevole, cordiale, disponibile, esemplare: potremmo continuare all’infinito nella descrizione del suo essere. Ma forse una parolina le racchiude tutte, che è insita già nel suo stesso nome: buono, di nome e di fatto. Bambini, anziani, giovani e famiglie: chiunque in questi cinque anni abbia avuto la fortuna di conoscerla e di confrontarsi con lei, ha avuto modo di apprezzare un sacerdote ammirevole. Vederla in giro sempre con l’abito talare ha significato tanto per noi. Non che l’abito faccia il monaco, ma per il significato della talare in sé. La talare è il segno che sta per qualcos’altro. Ci rimanda al sacerdote, e tramite questi, a Dio. Senza l’abito sfuma il segno e con il segno il significato, nella banalità della vita. Nella società odierna, sempre più aperta alla mondanità, è facile distrarsi e dimenticare il significato dei segni e dei valori. Lei è il sacerdote e, sia per fede che per deduzione sillogistica, è Cristo in mezzo a noi. Ora la salutiamo non con lo sconforto nel cuore, perché sappiamo che non saranno 10 km a separarci. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro” (Mt. 18, 19), ci ha insegnato il nostro Signore Gesù Cristo e noi resteremo sempre vicini nella preghiera. Lei, carissimo don Vincenzo, andrà ad arricchire i cuori dei fedeli della sua nuova parrocchia. A noi resteranno la consapevolezza e la grazia di aver conosciuto un santo sacerdote, che ci ha regalato il dono di essere più “buoni”. In corde Matris! Michele Lanzetta

44

Insieme - Ottobre 2014

P

artiti il 25 agosto alla volta di Chiaromonte, un gruppo di una quarantina di fedeli, tra ragazzi ed educatori, ha condiviso il tradizionale appuntamento estivo, organizzato con il sussidio di don Maurizio Mirilli, direttore del Sevizio Diocesano per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Roma. Dopo una sosta a Padula per visitare la celebre Certosa, ai partecipanti è stato presentato l’itinerario settimanale attraverso la contemplazione dei valori della responsabilità, dell’umiltà e della condivisione. Significativa è stata la rappresentazione della storia del drago malvagio, Mòrtifer, sconfitto insieme all’avidità, allo spreco e alla carestia. Fruttuosi sono stati anche i riferimenti alle testimonianze di vari uomini di Dio, da Sant’Isidoro agricoltore a San Francesco d’Assisi, da San Vincenzo De Paoli a Marcello Candia. Alle catechesi e alle attività di studio, si sono alternati momenti di preghiera e meditazione spirituale attraverso la lettura del Vangelo del giorno, la recita del Santo Rosario e la benedizione della cena. Infine, gli adolescenti partecipanti hanno pensato ad un tema per ogni serata: dal “Pigiama” al “Black&White” party. Le emozioni, dunque, sono state tante perché dove i fratelli vivono insieme «là il Signore manda la benedizione». Livia Rossi

I partecipanti al campo scuola estivo


Regina Pacis Angri

Regina Pacis in festa Maria, Regina della Pace, in processione per le strade della parrocchia

Alcuni momenti del concorso

San Giovanni Battista Striano

Alla IX edizione il concorso dei piccoli madonnari Accoglienza, riciclo e solidarietà: i punti chiave del concorso

B

andierine riciclate, 200 bambini e 10 grandi artisti a Striano per il IX Concorso “Piccoli Madonnari e Artisti in Piazza” di sabato 6 e domenica 7 settembre. Via del Municipio, via Roma e piazza 4 novembre sono state trasformate in una grande tavolozza, circondando la chiesa madre di San Giovanni e il Palazzo Comunale “F. Marino”. Il tema scelto riprende quello trattato nell’anno 2013-2014 dal vescovo, mons. Giuseppe Giudice, “E chi accoglie Me” (Mt 10,40). Sabato alle 17.00, gli artisti si sono radunati presso l’oratorio di San Severino per festeggiare insieme l’evento. Alle 19.00, cittadini e turisti hanno potuto assaggiare con una semplice offerta i deliziosi piatti della Sagra “Trippa & Fagioli”, che ha avuto luogo presso la casa canonica. Ad intrattenere la serata, Jack&Jonny con la finale regionale del campionato di karaoke. Alle 8.30 del giorno seguente è suonata la sveglia per i veri e propri lavori del concorso, cominciati dopo la benedizione dei gessetti. Alle 13.00 è scattata la pausa pranzo, offerta dall’organizzazione e al termine gli artisti sono tornati al lavoro per terminare le opere per le ore 16.00. Aspettando la S. Messa delle ore 18.30, la giuria (formata da Giovanni Boccia, Pasquale Granturco e Aristide Rendina, sindaco di Striano) ha potuto valutare l’attività degli artisti. Piazza stracolma di gente alle 20.00 per la premiazione organizzata da cinetv.it e caratterizzata anche dalla sfilata di moda dei bambini. Una partecipazione anche virtuale da parte di molti utenti del social Facebook, i quali hanno seguito in diretta tutti gli eventi tramite l’hashtag #piccolimadonnari e la fanpage. Agli artisti, il concorso ha riservato medaglie fatte a mano ed elogi. Ad organizzare la manifestazione, che quest’anno è stata caratterizzata dal “riciclo”, è stato il Laboratorio d’arte “Creativity”, la parrocchia San Giovanni Battista, con il patrocinio del Comune di Striano. Raffaele Massa

T

ra applausi e petali di rose Maria, Regina della Pace, domenica 31 agosto, inizia il suo peregrinare per le strade della parrocchia. Il triduo di preparazione ha visto tutta la comunità riunita nella preghiera e nella fraternità, dando grande attenzione agli anziani e ammalati, ai bambini, ai giovani e alle famiglie: Maria Regina della Pace, continua a donarci il suo Figlio Gesù, Principe della Pace! Nella parte finale della solenne processione, la santa Vergine è stata portata a spalla dalle donne della parrocchia, le figlie della Pace, e accolta sul sagrato dal popolo festante. È stata una gioia condivisa da tutti coloro che hanno partecipato ai festeggiamenti, arricchiti dal Concerto di evangelizzazione del Coro regionale del Rinnovamento nello Spirito e soprattutto dalla presenza del nostro vescovo, mons. Giuseppe Giudice, che ha presieduto la S. Messa di ringraziamento di lunedì primo settembre. Per la nostra comunità i festeggiamenti si sono protratti fino al 5 settembre, con la celebrazione eucaristica e l’agape fraterna, ringraziando il Signore insieme al nostro parroco nel primo anniversario dell’inizio del suo ministero di padre e pastore della nostra comunità parrocchiale di Regina Pacis. La comunità parrocchiale

La statua di Maria portata in processione

Insieme - Ottobre 2014

45


“I sacerdoti, segni permanenti dell’unico Sacerdote” Don Ciro Galisi

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Un augurio speciale Un giovane della parrocchia scrive a don Ciro in occasione del suo venticinquesimo anniversario di ordinazione presbiterale Caro don Ciro, sono trascorsi venticinque anni dal giorno della tua ordinazione. Io non c’ero, ma tanto ne ho sentito parlare che mi sembra di ricordarlo nei particolari. Quello che invece non so è cosa avevi nel cuore quel giorno. Ho sempre immaginato quali possano essere i pensieri di un seminarista in quel lungo momento in cui la liturgia chiede di sdraiarsi a terra, con il volto rivolto al pavimento. Chissà cosa hai sperato per i tuoi anni a venire, cosa hai chiesto per te e per quelli che ti sarebbero stati affidati. Quanti di quei giovani desideri hai visto realizzarsi e quanti invece sono stati sovvertiti dalla sapienza di Dio, che va ben oltre ciò che il nostro cuore osa credere di meritare. E ancor mi chiedo a cosa anela il tuo cuore ora che la Chiesa ti pone in piedi, come Colui che è stato mandato, ha visto e ha conosciuto, con le spalle grevi del peso di tanta esperienza, con le mani che hanno dato e fatto tanto. In parrocchia non si parla d’altro che dei festeggiamenti per il tuo venticinquesimo anniversario. Ci sarò, insieme a tutti, ma ti prometto che mi riserverò di fermarmi, lontano dalla confusione del momento e da quella di ogni giorno. E chiederò a Dio di accogliere i tuoi desideri, quelli di ora e quelli di allora: quelli di un uomo che ha dedicato tutto se stesso all’Amore, quelli di un sacerdote che è stato mandato e che ha ancora tanta strada da percorrere. Auguri! Un giovane della tua comunità

46

Insieme - Ottobre 2014

Mons. Giudice scrive alla comunità diocesana in occasione dell’inizio del ministero parrocchiale dei nuovi parroci

U

n padre che scrive ai suoi figli. Questo lo stile con cui il vescovo Giuseppe si è rivolto in una lettera alla comunità di fedeli in occasione dell’inizio del ministero parrocchiale dei nuovi parroci. Con la ripresa settembrina e dopo un’attenta riflessione, mons. Giudice ha annunciato numerose novità, riguardanti l’insediamento di alcuni sacerdoti e il trasferimento di altri. «È la sollecitudine del Padre che tutti ama, conosce e cerca di conoscere meglio ogni figlio e per ciascuno, sintonizzandosi con la volontà di Dio, cerca di scegliere il meglio per inserirlo nel cammino pastorale. Dietro ad ogni decisione ci sono notti insonni e prolungata preghiera nella cappella dell’episcopio». Cambiamenti e decisioni accolte nello spirito di obbedienza, non senza un velo di amarezza, come ha spiegato in un passaggio mons. Giudice: «Ricordo a tutti che, venendo molte volte in mezzo a voi, ascolto e guardo e, aiutato dallo Spirito Santo, faccio discernimento; e mi fa piacere che i preti siano ben voluti e stimati ed è bello anche quando questo bene si esprime, in modo ecclesiale e ordinato, anche nella tristezza per questi momenti di cambiamento». Ponendo poi l’accento sulla solidità dei legami autentici che travalicano ogni circostanza, ha proseguito: «La nostra Diocesi, densamente popolata e con un territorio non molto vasto, permette degli spostamenti che non danneggiano le persone e danno loro la possibilità di incontrarsi facilmente, anche per coloro che hanno intessuto una bella amicizia spirituale». Il vento fresco del cambiamento sia segno di benedizione per la nostra Chiesa locale, affinché ciascuno ricordi di custodire i sacerdoti – tutti i sacerdoti – “come segni permanenti dell’unico Sacerdote che è Cristo”. Mariarosaria Petti


Santa Maria Addolorata San Potito

Appena un toc alla porta della vita Don Natalino scrive a Domenico e Annamaria, genitori che hanno perso troppo presto il loro bambino Ai carissimi genitori Domenico ed Annamaria, un fiocco di neve caduto dal cielo, un pezzo d’azzurro dell’immensa umanità. E nel silenzio tremulo di un batter d’ali il rientro ancor più silenzioso verso i cieli sconfinati dell’eternità. Il tempo di uscire alla vita, un attimo per respirare la nostra aria, pochi momenti per dire sono vivo, poi il mesto rientro nel grembo della madre terra. Il mistero della vita interagisce col mistero della morte, in una inestricabile vicenda i cui fili introvabili non riescono a darci la soluzione. Ci rimane solo il vuoto nel cuore e nella mente, quel senso di solitudine e di impotenza che non ha potuto prolungare quella breve esistenza, dando ancora una volta alla nostra vita il senso della fragilità e del provvisorio. Non vi sono parole sufficienti d fronte ad un corpicino inerme che riposerà, come ogni frammento umano, fino alla speranza finale. Viene in aiuto, però, la nostra fede, la fede che ci fa tollerare questi atroci momenti di dolore, colorandoli del sangue redentivo di Cristo sulla croce e soprattutto dell’amaro sapore delle lacrime di una madre, come Maria ai piedi della croce. Di solito l’iconografia cristiana illustra il momento della crocifissione con la presenza di numerosi angioletti e cherubini che fanno contorno al Cristo morente, e qualche puttino alato, con un calice raccoglie il sangue sgorgante dalle ferite della vittima sacrificata. Vogliamo immaginare il nostro neonato Riccardo così, per la consolazione dei suoi genitori, dei nonni, di quanti gli avrebbero voluto bene nella vita, se la vita gli fosse stata prolungata. Ma non dimentichiamo la luce radiosa della Risurrezione, nella quale gli stessi angeli fanno corona a Cristo, vittorioso sul tempo e sulla morte. E allora affidiamo proprio a lui, angioletto purissimo, passato dalla passione alla gloria come Gesù, il nostro pianto, il nostro dolore, ma soprattutto la nostra speranza. Arrivederci, nostro piccolo angelo. Don Natalino Gentile

Insieme - Ottobre 2014

47


Foto Salvatore Alfano

IN PARROCCHIA

Il festival Un’esperienza nata nel 1998 quella del Festival delle Infiorate. Per l’occasione si ritrovano a Casatori persone da tutta Italia e dal mondo. L’iniziativa è nata per far conoscere e valorizzare l’arte dell’infiorare. Ospiti del Festival 2014 gli infioratori di Genzano, Fabriano, Rocca Santo Stefano e San Gemini.

Un successo Un momento della preparazione dei tappeti

Dal 19 al 21 settembre è andata in scena la 19esima edizione dell’Infiorata di Casatori. Migliaia i fedeli arrivati nella frazione di San Valentino Torio per l’evento organizzato dalla parrocchia in onore della Vergine Addolorata

C

olori e profumi in scena per la 19esima edizione dell’Infiorata di Casatori. Confermato il successo dell’evento organizzato per rendere omaggio alla Vergine Addolorata. Dal 19 al 21 settembre scorso si è rinnovato l’appuntamento con una delle iniziative più apprezzate della Campania. Un momento di fede e fraternità con il quale la comunità di San Valentino Torio ha festeggiato la Madre celeste, a cui era anche dedicato il tema 2014. A promuovere l’Infiorata è stata la parrocchia Santa Maria delle Grazie, insieme all’associazione “Le vie dei colori” e alla cooperativa “L’Onda”. Decine i volontari impegnati, coordinati dal

48

Insieme - Ottobre 2014

parroco don Gaetano Ferraioli. L’Infiorata non si limita ai tre giorni della festa, ma comincia mesi prima, quando si valutano i bozzetti, il tema e poi si passa alla fase operativa. Attività che dura settimane e va dalla preparazione dei fiori, all’allestimento delle strutture di supporto fino alla realizzazione e allo smantellamento di tutto. Non è solo, insomma, predisporre i fiori secondo un determinato disegno, l’Infiorata è tanto altro. La fase operativa più immediata è rappresentata dalla “capatura” dei fiori e dalla selezione dei petali. Durante la settimana che precede l’evento, infatti, le donne e i bambini di Casatori si ritrova-

no per preparare quanto occorre per la realizzazione dei tappeti. Quei fiori, poi, saranno utilizzati dalle decine di infioratori che per ore lavoreranno chini a terra per realizzare dei veri e propri capolavori. Uno spettacolo che da 19 anni attira migliaia di persone a San Valentino Torio. Anche per l’edizione 2014 il successo è stato tale, con tanti fedeli trattenutisi la domenica fino a tarda notte, quando la statua della Addolorata è passata sui quadri di fiori e rientrata in chiesa accompagnata dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, dal parroco, alcuni sacerdoti e dal popolo raccolto in preghiera. Salvatore D’Angelo


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

Foto Salvatore Alfano (3)

La spettacolare preparazione del tappeto verticale

I temi

Il tappeto verticale Uno spettacolo nello spettacolo. È il trono della Vergine, un enorme tappeto verticale realizzato con oltre 200 mila fiori. Il lavoro comincia il primo giorno di festeggiamenti. Venerdì 19 settembre le sei contrade che compongono la frazione di Casatori hanno offerto i petali necessari per la realizzazione della suggestiva opera. Un ulteriore segno di amore e gratitudine nei confronti della Madonna.

Un momento della Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Giudice

“Maria: segno d’amore” è il soggetto a cui hanno lavorato gli artisti che hanno presentato un disegno per la realizzazione dei tappeti dell’Infiorata: «Uno sguardo a Maria – si legge sul sito internet dell’evento –,alla sua presenza nella storia della Chiesa, presenza costante e mai invadente, presenza d’amore pieno nel consolare, nell’accogliere, nell’aiutare, nel perdonare, nel soffrire, nel gioire, nel donarsi». Per l’Infiorata dei piccoli gli alunni delle scuole primarie si sono ispirati al “Carosello”: «Un ritorno ai tempi in cui la reclame non era un’interruzione di un programma, ma una appuntamento per tutta la famiglia».

Gli artisti infioratori al lavoro

Insieme - Ottobre 2014

49


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE SS. ANNUNZIATA ANGRI

Un momento della presentazione del libro “Per sempre Madre” nell’ambito dei festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine

Il saluto di un padre Don Silvio Longobardi scrive alla comunità Santa Maria del Carmine per ringraziare del dono del ministero parrocchiale Alla comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Cari amici, lo scorso anno, quando il Vescovo Giuseppe mi chiese di assumere il ministero parrocchiale, ho subito accolto l’invito, nonostante i molteplici impegni che già avevo e non potevo lasciare. L’ho accolto senza calcoli perché credo che l’obbedienza alla Chiesa sia la via ordinaria per scoprire nuove strade. Quando sono venuto, grazie a Dio, ho trovato tante persone già impegnate al servizio della comunità nella catechesi, nella liturgia e nella carità. Non faccio nomi perché la lista è lunga. È stata un’esperienza molto coinvolgente. Ho cercato di fare tutta la mia parte, mettendo tutto me stesso: non solo le idee ma il cuore, non solo il tempo ma l’amore. Ho cercato di volervi bene. Un prete è inviato come padre, non come manager. Un padre che manifesta tutta l’amorevolezza di Dio e collabora con Lui per generare sempre nuovamente la fede. In questi mesi abbiamo fatto un buon cammino. Ho cercato di dare alla vita parrocchiale una più chiara impronta orante: abbiamo imparato a metterci in ascolto della Parola, abbiamo celebrato l’Eucaristia, feriale e festiva, con maggiore consapevolezza, abbiamo dato molto spazio all’adorazione eucaristica perché è il luogo in cui Dio parla al cuore. Tutto questo è l’indispensabile premessa perché la comunione scaturisce dalla preghiera. Solo se sperimentiamo di essere figli di Dio, solo se questa coscienza diventa la nostra nuova carta d’identità, possiamo imparare ad essere fratelli nella fede. La pastorale non si misura con le iniziative, nelle quali si nasconde sempre un po’ di orgoglio, ma con l’amore, con la disponibilità a vivere la carità fraterna, secondo il comandamento di Gesù. Abbiamo fatto alcuni passi insieme. Anzi, tanti passi considerando il poco tempo che abbiamo condiviso. Con la stessa obbedienza di fede ora accolgo l’invito del Vescovo a lasciare la parrocchia. Ringrazio il Signore per tutto il bene ricevuto e i nuovi amici che mi ha donato. Alla Vergine del Carmelo, che tante volte abbiamo pregato insieme, affido ciascuno di voi, con Lei anche la strada più ripida diventa dolce. Un giorno ci ritroveremo sulla santa montagna, dove tutto splende di luce e di gioia. Vi abbraccio tutti e vi chiedo di pregare per me. don Silvio

50

Insieme - Ottobre 2014

Grazie don Silvio Una fedele della parrocchia ripercorre l’anno trascorso, salutando con affetto il parroco

È

trascorso appena un anno, ma lascia nella nostra comunità un ricordo indelebile: l’umiltà e carità che è il suo stile di vita sono per noi un grande insegnamento per costruire l’unità nella Chiesa. Ci siamo sentiti i prescelti, gli eletti guidati dal buon pastore. L’opera di Dio continua attraverso i suoi insegnamenti di amore fraterno e gioia nella condivisione. La sua presenza è stata un sostegno sicuro nelle tempeste della vita, perché ci ha aiutato a scoprire il dono della fede e il valore della preghiera. Abbiamo ricevuto un dono, quello di “averla avuto con noi”, anche se per poco tempo. Grazie, le vogliamo bene. Francesca

Il coro parrocchiale


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA NOCERA INFERIORE IN REDAZIONE: FRANCESCO COPPOLA E ANNATERESA SCARPA

«I

I fanciulli che hanno ricevuto la Prima Comunione, lo scorso 7 settembre, insieme a don Andrea Annunziata, don Alfonso Giordano, don Ciro Zarra e alle catechiste

IL VERO RE

l cuore batte forte e l’emozione è alle stelle, occhi che brillano e mani che tremano. Tutti i riflettori sono su di te, ti sembra di essere un divo di Hollywood, la star delle star, il Re del momento. Ma sei consapevole che il vero Re è quello che tra poco entrerà dentro di te, facendoti diventare Suo amico, varcando le porte del

tuo cuore. È lui: Gesù, sempre pronto a donare la sua vita per te, ogni giorno, ogni volta che tu lo cercherai e lo accetterai nella tua vita». Con queste toccanti parole i fanciulli che domenica 7 settembre hanno ricevuto la Prima Eucaristia hanno condiviso le emozioni di un incontro speciale, capace di donare senso e compimento alla propria esistenza.

Quindici bambini, lo scorso 7 settembre, hanno ricevuto la Prima Eucaristia. Con poche parole, colme di emozione, hanno condiviso il loro primo incontro con Gesù

COLTIVATE I TALENTI RICEVUTI

Arrivederci don

Due celebrazioni per affidare a Dio l’inizio dell’anno scolastico hanno coinvolto gli studenti dalle elementari all’Università

Il saluto dei giovani e della comunità a don Alfonso Giordano, nominato lo scorso 12 settembre parroco della comunità San Teodoro in Sarno

L

a chiesa desidera camminare insieme al mondo della scuola, accompagnando i diversi attori in gioco. Sospinti dal desiderio di affidare l’inizio dell’anno scolastico a Colui che è Maestro e Signore, lo scorso 14 settembre, nella nostra comunità parrocchiale sono state celebrate due Messe di benedizione per alunni, docenti e personale ATA. La celebrazione delle 11.00 è stata dedicata ai ragazzi delle scuole elementari e medie, quella delle

21.00 è stata pensata per gli studenti universitari e i giovani liceali invitati direttamente dai nostri ragazzi che si sono recati di persona al Liceo Scientifico “N. Sensale”. La comunità parrocchiale augura a tutti di vivere un anno scolastico fruttuoso e brillante. E ai ragazzi rivolge una raccomandazione speciale: «Tirate fuori la grinta che c’ è in voi, mettete a frutto i talenti ricevuti. Con lo sguardo puntato in alto, coltivate grandi aspirazioni».

Alcuni giovani della comunità davanti al Liceo Scientifico “Nicola Sensale”

I ragazzi delle scuole superiori e gli studenti universitari che hanno ricevuto la benedizione di inizio anno scolastico

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su insieme@diocesinocerasarno.it

La comunità di San Giovanni Battista ringrazia don Alfonso Giordano per la gioia e l’amore ricevuti nell’anno appena trascorso. Caro don Alfonso, ti accompagniamo con la nostra preghiera nel nuovo cammino che lo Spirito ha tracciato per te. Arrivederci don, come tu ci hai insegnato, “ci ritroviamo nell’album della nostra anima, dove ci sono tanti momenti scattati insieme” I giovani e la comunità

Insieme - Ottobre 2014

51


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

I partecipanti al campo estivo parrocchiale a Velia

Il campo estivo parrocchiale di Azione Cattolica, a Velia

“BEATI GLI OPERATORI DI PACE”

52

Insieme - Ottobre 2014

D

al 20 al 24 agosto 2014 si è tenuto il campo scuola parrocchiale di Azione Cattolica, ACR ed Adulti, al quale abbiamo partecipato in 70, a Velia (SA) sul tema: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. L’esperienza ogni anno si rivela emozionante, coinvolgente e nuova anche per chi vi partecipa da tempo. Il tema di fondo rimane il punto di riferimento di tutte le giornate e delle attività che si svolgono, sia quelle relative alle riflessioni nei gruppi che quelle ricreative. Non si perde mai di vista l’obiettivo, la costante che è Cristo Gesù, l’unico Maestro della nostra vita! L’Eucarestia resta, infatti, il centro della giornata, insieme alla preghiera scandita dalla liturgia delle ore. Si sperimenta la condivisione e l’unità pur permanendo le diversità caratteriali ed i limiti personali, ed è questa forma mentis che, una volta a casa, ciascuno di noi dovrebbe sforzarsi di calare nella propria quotidianità. Abbiamo riflettuto sul significato della pace che porta alla vera felicità a partire da due figure carismatiche del nostro tempo, i Papi Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ogni mat-

tina degli spezzoni di film sulla loro vita ci hanno aiutato ad orientare il percorso nei vari gruppi. Fra i momenti particolarmente toccanti bisogna annoverare la celebrazione eucaristica al nostro arrivo e la veglia eucaristica in spiaggia, venerdì 22 agosto, condivisa con i fratelli della comunità di Croce Malloni, che vivevano il campo scuola nella nostra stessa struttura. Ancora, il pellegrinaggio al Santuario Mariano di Novi Velia sul monte Gelbison a 1705 metri; la visita agli scavi di Velia. La storia di quest’antica colonia e la cultura e la filosofia che in essa si sono sviluppate ci hanno aiutato a comprendere ancora meglio il significato della vera felicità su cui riflettevano i filosofi, come Parmenide, già 2500 anni fa: non contentezza che subito si esaurisce, ma dono che nasce dalla pace interiore e scaturisce dall’aver conosciuto Gesù. Possiamo dire di aver vissuto cinque giorni grazie ai quali il nostro spirito si è non solo ristorato e ritemprato ma ha anche accumulato quell’energia necessaria per riprendere il cammino e sostenerci quando la strada diventa faticosa. Arrivederci al prossimo anno! Barbara Senatore


IN REDAZIONE MARIANGELA BISOGNO E CINZIA FAIELLA

Il gruppo del campo estivo diocesano a Capracotta

Niente è “casomai” I giovani e i giovanissimi di Azione Cattolica partecipano al campo estivo diocesano a Capracotta

D

al 28 al 31 agosto 2014 i giovani e i giovanissimi dell’Azione Cattolica della nostra parrocchia hanno partecipato al campo scuola diocesano che non si teneva da due anni. Molti di loro avevano già vissuto questa esperienza, ma non si aspettavano dei giorni così ricchi di gioia e di una instancabile voglia di mettersi alla prova. Tema centrale: la “Provvidenza”. Alcuni ragazzi nei vari gruppi sin dal primo giorno si sono posti degli interrogativi: Dio che posto occupa nella mia vita? Al centro del nostro universo ipotetico chi metteremmo? Noi a che punto dell’universo ci ritroviamo rispetto a Dio? Siamo dei pianeti impazziti dove regna il caos? Oppure pianeti che si muovono lungo un unico fine, che è Dio? Dio cosa vuole da noi? Io cosa faccio per avvicinarmi alla mia vocazione? Nel mio operato mi sento vicino o lontano da quello che vuole Dio da me?

A queste domande ogni ragazzo ha tentato e ha dato delle proprie risposte, attraverso il deserto dell’ultima sera e nella veglia al Santissimo Sacramento. Dato che niente è “casomai” siamo stati spettatori della meraviglia dell’universo, avendo l’onore di ammirare con i nostri occhi lo spettacolo della via Lattea, come se le stelle ci volessero parlare, e noi potessimo partecipare alla bellezza della creazione. Come ad ogni campo diocesano e parrocchiale, il dolore di tutti noi era quello di abbandonare quel luogo e la famiglia che é l’Azione Cattolica diocesana. Ritornando alle nostre parrocchie, siamo stati tentati come Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor, ma infine abbiamo compreso che il vero campo non è quello che avevamo vissuto lì, ma era quello che stava per cominciare una volta tornati a casa. Domenico Petti e Adriano Rispoli

UN DIARIO TUTTO PER Sé Campo nazionale femminile del Movimento Giovanile Costruire, a Gesso

Q

uest’anno il campo nazionale femminile del Movimento Giovanile Costruire si è svolto a Gesso (ME) e ha visto la partecipazione di 50 ragazze provenienti da tutta Italia. Il tema che ci ha guidate è stato “Colora la vita”. Nel corso di questi sei giorni abbiamo parlato delle modalità per mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo. Ognuna ha creato un proprio diario personalizzandolo: una volta consegnati, sono stati ridistribuiti a caso. È stato bello ricevere in dono i pensieri di un’altra persona e

regalare i propri. Questa esperienza è stata molto importante per me, perché mi ha fatto capire che non devo essere una stella che implode ma una che esplode e fa vedere agli altri i propri talenti. Mi ha fatto anche cambiare idea sul mio rapporto con Dio, grazie a una meditazione del mattino, in cui ci è stato spiegato che il rapporto con Dio è come quello di una madre col proprio figlio. Quando cadiamo, Dio ci prende in braccio proprio come farebbe una madre. Lucia Vitale

Le partecipanti al campo nazionale femminile

Insieme - Ottobre 2014

53


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

La facciata della parrocchia Maria SS. delle Tre Corone

“Ringrazio Dio per il tempo vissuto insieme” Carissimi, vi saluto con affetto sincero ringraziando Dio per tutto il tempo che abbiamo passato insieme. Stare con voi per alcuni anni è stata per me un’occasione di crescita, ho imparato molto da tutti voi, dai bambini, dai giovani e dagli anziani. Ringrazio Dio anche per i momenti di difficoltà, perché mi hanno fortificato. Ho cercato di essere un fratello in cammino con voi e nonostante le mie fragilità, ho dovuto donarvi quanto il Signore mi donava. Chiedo scusa se non sono riuscito a volervi bene come avreste voluto, sono venuto tra voi così come sono, con le mie qualità e i miei difetti, sono sicuro che Dio ha operato attraverso di me per voi. Intanto vi assicuro che porterò sempre nel mio cuore quanto vissuto insieme, ricordo i momenti in cui abbiamo pregato insieme, le celebrazioni, i campi scuola e tutto quello che di bello siamo riusciti a fare insieme per crescere come comunità e per essere di aiuto a chiunque veniva in parrocchia. Vi chiedo di pregare per me, per questo nuovo incarico ad Angri. Accogliete il vostro nuovo parroco con gratitudine verso Dio, perché ogni Sacerdote è un suo dono. Vi saluto affettuosamente e chiedo a Dio di benedire ognuno di voi e le vostre famiglie. Don Antonio Mancuso

54

Insieme - Ottobre 2014

Con queste parole, don Antonio Mancuso, nuovo parroco di Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata in Angri, saluta le comunità Maria SS. delle Tre Corone di cui è pastore e guida dal 2005 e Sant’Alfonso in Sarno che segue dal 2013


Gli educatori e gli animatori dell’Oratorio “San Giovanni Bosco”

A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

L’oratorio, una seconda casa

A

nche quest’anno il semaforo verde si è acceso e le porte del nostro oratorio si sono aperte. Dopo una lunga estate di riposo e preparazione, gli animatori insieme a don Enzo, con il cuore pieno di gioia, sabato 20 settembre hanno accolto i tanti bambini e adolescenti che hanno affollato la piazza antistante la nostra parrocchia. Tutto era pronto: ogni cosa al suo posto ed ogni persona impegnata nel suo ruolo. Tanti i giochi e le sorprese che hanno reso questa festa indimenticabile. Per gli animatori ed i ragazzi, l’oratorio è stato, è e sarà, nel vero senso della parola, “una seconda casa”. Il tema. Proprio il tema “dell’abitare” è al centro della formazione che quest’anno verrà proposta ai bambini. Lo slogan “Piano Terra - e venne ad abitare in mezzo a noi” vuole, infatti, essere un invito per i più giovani a “dimorare” negli spazi e nelle relazioni, mettendo in gioco se stessi. La casa sarà l’immagine di un cammino che ci accompagnerà tutto l’inverno. Dunque, quale luogo migliore per approfondire questo tema, dell’oratorio, “casa che accoglie ed educa”? Il percorso che quest’anno proponiamo, a primo impatto, può sembrare un po’ complicato; ma la bravura di un educatore sta proprio nel trovare i canali e gli strumenti adatti ad adeguare il tema alle esigenze dei gruppi di diversa età. Il progetto di questa casa si compone di 5 ambienti; per ogni ambiente sono stati individuati 5 verbi. Ogni ambiente ed i verbi corrispondenti comunicano qualcosa dello stile “dell’abitare”, ad imitazione di Colui che “venne ad abitare in mezzo a noi”. I verbi scelti diranno molte cose ai ragazzi e li aiuteranno a comprendere che “nell’abitare con stile” si gioca tanto della propria vita, delle proprie relazioni e del “modo di stare al mondo”. Occorrerà esercitarsi per scoprire che anche le azioni che sembrano più

Sono riprese, lo scorso 20 settembre, le attività dell’oratorio “San Giovanni Bosco”. Nel nuovo anno pastorale, bambini e adolescenti saranno accompagnati dallo slogan “Piano Terra - e venne ad abitare in mezzo a noi”. Un invito a dimorare negli spazi e nelle relazioni mettendo in gioco se stessi semplici ed immediate, come mangiare e bere, come lavarsi o vestirsi, richiedono una scelta di stile e qualche cambiamento del cuore e della mente. Lo slogan “Piano Terra” va analizzato e spiegato nella sua profondità: c’è un PIANO che è quello di Dio, in cui la TERRA non è vuota ma abitata dall’uomo cioè da chi sa riconoscerne il valore, da chi sa dare senso alle cose e nomi a situazioni ed incontri. Dio ha voluto l’umanità perché la abitasse, potendo dire “sono a casa”. “Piano Terra”, dunque, è una mis-

sione che quest’anno vedrà coinvolti tutti i gruppi dell’Oratorio e gli animatori. Scopriremo insieme, nel corso del cammino, il valore delle nostre azioni, delle nostre scelte, dei nostri gusti e comportamenti. Abitare significa lasciare un segno stabile ed insostituibile; questa la sfida che proponiamo ai bambini, ai ragazzi e a noi stessi: adottare questo stile di vita affinché nessuno si lasci vivere, ma ciascuno diventi protagonista della propria vita. Ha fatto così Gesù: è entrato in punta di piedi nel mondo, ma poi con la sua impronta ed il suo passaggio, lo ha trasformato ed ora questo mondo non è più lo stesso. Non ci resta che augurare un buon cammino a quanti offrono il loro tempo e i loro talenti al servizio dei più piccoli. Che il Signore ci accompagni e ci guidi in questa importante missione. Ognuno dia quello che può e sia ciò che sa essere. Non esistono classifiche che misurano il bravo Educatore o Animatore. La buona volontà ed i sani propositi vanno sempre accettati e valorizzati. Buon anno oratoriale a tutti NOI! Chiara Pagano

LA FOTONOTIZIA Un regalo per l’oratorio Lo scorso 27 settembre è stato benedetto il dipinto di San Michele Arcangelo, donato dall’artista Mario Giordano che sarà posizionato nel nuovo oratorio parrocchiale “San Giovanni Bosco”.

Insieme - Ottobre 2014

55


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO Da sinistra: Maria Grazia Bonagura, don Maurizio Patriciello e padre Aldo D’Andria

“Musica e Testimonianze”

G

razie agli “Amici del Presepe” anche quest’anno la manifestazione “Musica e Testimonianze”, alla sedicesima edizione, è stata un’occasione di rilancio per tutta la vita parrocchiale. Lo ha sottolineato il parroco padre Aldo D’Andria alla Messa inaugurale in cui ha presentato i membri del nuovo Consiglio pastorale parrocchiale. La serata del sabato è proseguita in piazza De Marinis con la testimonianza di vari membri delle diverse realtà parrocchiali, con la presenza sul palco degli amici “Diversamente Abili” dell’Adaap e con il concerto della Comunità “Nuovi Orizzonti” che attraverso il canto ha dato la sua esperienza di fede. La serata della domenica ha visto la

presenza di ospiti di eccezione tra cui i cantanti “diversamente abili” Marilina e Antonio Di Lauro che si sono esibiti sulle coreografie delle scuole di ballo Gabry Dance e Loco Dance, il cantautore Luca Napolitano direttamente da “Amici di Maria De Filippi” e la testimonianza di don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, da anni impegnato per la salvaguardia dell’ambiente nella “Terra dei Fuochi”. Don Maurizio ha denunciato la grave situazione dei nostri territori e l’abbraccio mortale tra camorra e politica che è il vero cancro da estirpare: «Fino a che persiste questo patto di morte c’è poco da fare», ha detto senza mezzi termini il “prete coraggio”. A confermare il successo dell’intera manifestazione la presenza di un

Poggiomarino prega e s’infiamma con don Patriciello nel corso della sedicesima edizione della manifestazione promossa dagli “Amici del Presepe”

pubblico numeroso e la partecipazione dell’Amministrazione comunale con il sindaco Leo Annunziata che nel suo saluto ha voluto sottolineare il dovere dell’accoglienza nel rispetto delle leggi dello Stato. Alla redazione di “Insieme”, che da tre anni segue “Musica e Testimonianze”, è stato riservato un posto privilegiato ed allestito un gazebo in piazza per entrambe le serate. Aniello Franzese, presidente operativo degli “Amici del Presepe”, si è detto «soddisfatto per il lavoro svolto da tutti i volontari e felice per il successo di una manifestazione che ormai è divenuta storica per la vita della comunità religiosa e civile di Poggiomarino». Gianluca Volpe

La parrocchia presenta il nuovo consiglio pastorale

R Padre Aldo D’Andria insieme al nuovo consiglio pastorale

56

Insieme - Ottobre 2014

innovato il consiglio pastorale della parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Poggiomarino. La presentazione ufficiale del nuovo “organo” è avvenuta con una solenne cerimonia religiosa in piazza: spazio ai giovani, così hanno deciso i fedeli-elettori. Ecco la composizione: Alberto Boccia e Amedeo D’Ambrosio (Ambito Liturgia); Anna Coppola e Alfonso Dell’Isola (Ambito Carità, Fragilità, Ambiente); Maria Grazia Bonagura e Giovan-

ni Iervolino (Ambito Evangelizzazione e Catechesi); Carmela Filosa e Giuseppe Sorrentino (Ambito Cultura e Relazioni con il Territorio); Aniello Franzese, Rosella Prisco e Rosa Maria Mercadante (Ambito Sociopastorale, Famiglie e Giovani). Inoltre il parroco, padre Aldo D’Andria, si è riservato di affidare alcuni settori a fedeli di provata esperienza e capacità, di cui molti sono rappresentanti delle varie realtà parrocchiali.


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno Don Marco Limodio (sacerdote Fidei Donum a Montreal) ha festeggiato 39 anni, l’8 ottobre; don Piercatello Liccardo (S.S. Simone e Giuda, Nocera Inf.) ha compiuto 39 anni, il 9 ottobre; don Salvatore Fiocco (Maria SS. delle Tre Corone e S. Matteo, Sarno) spegne 40 candeline, il 16 ottobre; don Gerardo Rosolia (Santuario S. Bambino di Praga, Pagani) compie 70 anni, il 17 ottobre; don Raffaele Ferrentino (S. Matteo, Nocera Inf.) festeggia 37 anni, il 18 ottobre; don Salvatore Di Prisco (diacono permanente) compie 71 anni, il 19 ottobre. Le vostre vite siano semi di bene per le vostre comunità. Auguri!

Buon compleanno ai nostri referenti Iolanda Campanella (San Giuseppe, Nocera Inferiore) ha compiuto gli anni il 5 ottobre; Luisa Sellitti (S. Antonio di Padova, Orta Loreto) ha festeggiato il compleanno il 9 ottobre; Carolina Celentano festeggia il 13 ottobre. A voi che donate il vostro tempo alla diffusione Luisa Sellitti della Buona Notizia, giungano gli auguri più cari della redazione di Insieme.

Diocesi in festa La comunità diocesana e la redazione di Insieme formulano gli auguri più sentiti per il ventisettesimo anniversario di ordinazione episcopale di mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Il suo ministero continui a custodire e illuminare il cammino della nostra Chiesa locale. Auguri!

Buon onomastico a: Don Franco Ferraioli (diacono permanente) il 4 ottobre; don Rosario Ingenito (S. Giovanni Battista, Roccapiemonte) e don Rosario Villani (Maria Immacolata, Nocera Inf.) il 7 ottobre; don Edoardo Tafuto (diacono permanente) il 13 ottobre; don Gerardo Coppola (S. Antonio di Padova, Orta Loreto), don Gerardo Del Pezzo (Angri), don Gerardo Rosolia (Santuario S. Bambino di Praga, Pagani), don Gerardo Guastaferro (diacono permanente) il 16 ottobre. I santi di cui portate i nomi vi orientino nelle scelte della vita. Auguri!

Buon anniversario di ordinazione presbiteriale Don Andrea Amato (S. Giovanni Battista e S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Sup.), don Vincenzo Buono (S. Bartolomeo Apostolo, Corbara), don Raffaele Ferrentino (S. Matteo, Nocera Inf.), don Salvatore Fiore (S. Maria di Costantinopoli, Angri), don Marco Limodio (sacerdote Fidei Donum a Montreal) hanno festeggiato il 3 ottobre; don Vincenzo Califano (San Matteo, Nocera Inf.) ha festeggiato il 6 ottobre. Anniversario importante per don Ciro Galisi (Santa Maria del Presepe, Nocera Inf.): 25 anni di sacerdozio lo scorso 7 ottobre. Lo stesso giorno ha festeggiato don Antonio Guarracino (Gesù Risorto e Madonna di Fatima, Pagani). P. Giuseppe Ferraioli (S. Giovanni Battista e S. Maria del Ponte, Roccapiemonte) festeggia 10 anni di sacerdozio, il 20 ottobre. Don Salvatore Verdoliva (diacono permanente) festeggia l’anniversario di ordinazione diaconale il 23 ottobre; don Antonio Mancuso (SS. Annunziata e S. Maria del Carmine, Angri) festeggia il 26 ottobre; don Giovanni Padovano (cappellano cimitero di Pagani) festeggia il 30 ottobre. Affidiamo a Maria, Madre della vita, le vostre vite, perché con il suo sguardo materno vi custodisca nel ministero di presbitero.

Un augurio speciale Caro Gianmarco, che tu possa sempre seguire la strada che porta al Signore e prego che il Suo sguardo ti accompagni per tutta la vita. Nonna Carmelina ti vuole un gran bene e ti augura di avere sempre giorni pieni di felicità. Maria Carmela Nocera Per il primo compleanno di Gianmarco, 9 ottobre 2014

Insieme - Ottobre 2014

57


PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

Come vento impetuoso Teresa di Lisieux Alençon, 2 gennaio 1873 Lisieux, 30 settembre 1897

Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, appartiene alla categoria dei piccoli del Vangelo. Nei suoi scritti usa parole semplici ed immagini tratte dalla vita quotidiana, ma apre orizzonti nuovi alla teologia

eresa di Lisieux appartiene alla categoria dei piccoli del Vangelo, quelli che hanno scelto di vivere nel nascondimento e nell’umiltà ma sono stati posti sul candelabro. Passa la sua breve esistenza a Lisieux, un piccolo paese della Normandia, una regione francese che affaccia sull’Atlantico. Sceglie il silenzio del monastero e lì consuma la sua vita attraverso la preghiera. Muore a ventiquattro anni a causa della tubercolosi. Una vita semplice e ordinaria. Solo gli stretti familiari accompagnano il feretro quando il corpo viene inumato nel cimitero della cittadina. Tutto sembra concluso. E invece in pochi anni la sua santità entra nella vita ecclesiale e costringe a riscrivere numerosi capitoli della teologia e della spiritualità. Nulla di straordinario, in apparenza. Ma è proprio questa semplicità di vita, dice san Pio X pochi anni dopo la morte, “la cosa più straordinaria e degna di attenzione”. La carriera di questa monaca è rapidissima: nel 1914, esattamente un secolo fa, il Papa san Pio X introduce la causa di beatificazione, pochi anni dopo, nel 1921, è riconosciuta Venerabile da Benedetto XV, due anni dopo beatificata da Pio XI e dallo stesso Pontefice proclamata santa nel 1925, e patrona delle missioni nel 1927. Quella corsa da gigante, come lei stessa definisce la sua vita, iniziata la notte di Natale 1886 continua anche dopo la morte. La piccola via. Teresa è vissuta negli ultimi anni dell’Ottocento. Ma la sua spiritualità ha illuminato il cammino del ventesimo secolo. La sua presenza si è fatta sempre più travolgente. Al punto da poter dire che Teresa è passata come “vento impetuoso”,

proprio come accadde a Pentecoste. Nei suoi scritti troviamo una dottrina nuova ed espressa con sorprendente autorità. Usa parole semplici ed immagini tratte dalla vita quotidiana ma apre orizzonti nuovi alla teologia. Teresa vive la piccola via della fiducia e dell’abbandono, testimonia la gratuità dell’amore e la fedeltà nella prova, proclama la confidenza nell’amore misericordioso di Dio, suggerisce di non abbattersi nella debolezza anzi di scoprire proprio in essa la forza della grazia. Alla fine del Novecento (1997), come a sigillare il cammino di tutto il secolo, Giovanni Paolo II ha proclamato Teresa Dottore della Chiesa. La teologia di Teresa. La piccola carmelitana appartiene alla categoria di quelli che von Balthasar definiva “teologi in ginocchio”. La teologia di Teresa non passa attraverso una rigorosa dinamica intellettiva ma si nutre della più genuina affettività. È l’amore per Gesù che la spinge e le permette di trovare, senza volerlo, strade nuove. La sua è stata una rivoluzione silenziosa. Teresa attende la morte con l’intima certezza di partecipare ancora più pienamente all’opera salvifica. “Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra”, dice negli ultimi mesi di vita, quando il corpo è ormai piegato dalla sofferenza. Ed è proprio quello che è accaduto. Le sue reliquie sono giunte in ogni angolo della terra e ovunque hanno trovato un’accoglienza straordinaria, portando in ogni Paese una pioggia di benedizioni celesti. Oggi parla con autorità ai grandi teologi e ai cristiani più umili. Nella vita di Teresa si rivela pienamente una parola evangelica: Dio rende grandi quelli che scelgono di essere piccoli. È un segno di speranza per tutti.

T

58

Insieme - Ottobre 2014


CULTURA Arte... rischi di don Natalino Gentile

G

li “incidenti” possono capitare a tutti, sia agli inesperti che ai professionisti. Parliamo di ricettazione e di incauto acquisto. Il codice penale parla chiaro: la ricettazione è un reato, previsto e punito dall’art. 648, commesso da chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto. Per la punibilità è sufficiente che chi acquista non abbia prestato la dovuta diligenza quando, per le condizioni di chi offre il prezzo, doveva sospettare l’illiceità della provenienza del bene. È proprio l’elemento soggettivo che differenzia i due reati: mentre nella ricettazione c’è la certezza da parte dell’agente della provenienza delittuosa della cosa acquistata o ricevuta, nell’incauto acquisto vi è il colposo mancato accertamento di quella provenienza. Quindi, se si acquista merce rubata, ignari della provenienza illecita, ossia colposamente, si risponderà ai sensi dell’art, 712 del codice penale; se si acquista con la piena

La porticina rubata consapevolezza dell’illecita provenienza del bene, ossia con dolo, si risponderà con l’ ex 848 del codice penale. Di fronte ad un pezzo che piace la tentazione è forte. Come nella storia di una porticina di tabernacolo. Quante ne sono state asportate, quante se ne vendono nei mercatini. Uno dei nostri amici artigiani-restauratori propone l’acquisto di una porticina, interessante per il tema insolito: un Santo e magari conosciuto, anziché il solito pellicano o il desueto calice radiato con nuvole e puttini. Si decide anche il prezzo. Ma nel mezzo dell’operazione, la notizia: il pezzo è stato trafugato dalla sagrestia di una cattedrale! Fortuna vuole che ci si ritrovi tra persone educate, altrimenti avremmo potuto avere di certo una denuncia per chi ha venduto e per chi ha comprato. Si cerca di riparare con molto imbarazzo. Ma oggi di chi puoi fidarti? La porticina è stata restituita e l’operatore deve ringraziare Dio se ha perso solo il lavoro di restauro, evitando il peggio. Dura lex, sed lex!

Insieme - Ottobre 2014

59


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia

Gli statuti del 1830 Nel numero di settembre, a proposito di Regola dell’Istituto di Suor Maria Luigia, abbiamo dimostrato l’esistenza di una “primitiva” in vigore dal 1824, e abbiamo accennato all’esistenza di un’altra del 1830. Perché in pochi anni due Regole? Ne parliamo in questo appuntamento

P

er gli Istituti religiosi, le Regole - lo abbiamo già ribadito - rappresentano lo strumento per caratterizzare il proprio carisma, e la conditio sine qua non per ottenerne l’approvazione. Sappiamo anche che quella Regola primitiva o Breve Compendio... era in realtà una sintesi delle Costituzioni delle antiche Religiose Scalze di santa Chiara della Sabina, che Suor Maria Luigia aveva avuto dagli Alcantarini. Ora è necessario porci una domanda relativa a questo Breve Compendio: esso, per il nuovo Istituto, è una vera Regola oppure una normativa momentanea in attesa di quella definitiva? Sicuramente per la Fondatrice, che era una mistica, quel documento rappresentava una Regola a tutti gli effetti perché conferiva quella ufficialità di vita consacrata alla sua famiglia religiosa, che si era costituita per aggregazione spontanea intorno alla sua persona. Il nuovo gruppo, però, nonostante tutta l’ingenuità della Serva di Dio, non poteva configurarsi, né per Lei, né per alcuna delle sue Suore, come una succursale del convento delle Religiose di santa Chiara della Sabina. Dunque il Breve Compendio era da considerare la Regola propria delle Solitarie Alcantarine. Pertanto, se la Regola era una, e le famiglie religiose erano due, cosa determinava la differenza tra le due Congregazioni religiose? Il diverso spirito, il diverso modo di approcciarsi alla stessa normativa. In fondo tutti gli Istituti religiosi professano i medesimi consigli evangelici - povertà, castità e ubbidienza - e s’impegnano ad evangelizare pauperibus, eppure ognuno lo fa con un carisma proprio. Il ruolo della Curia. Tuttavia, se questo modo di ragionare poteva apparire logico per la santa Fondatrice, certamente non lo era per la Curia arcivescovile di Napoli, che ritenne essere il Breve Compendio delle Alcantarine la medesima Regola delle Suore scalze di s. Chiara della Sabina. E siccome la nascita di un

60

Insieme - Ottobre 2014

nuovo Istituto religioso comporta caratteristiche tali da non potersi confondere con quelle di altra Congregazione, le rispettive Regole dovevano necessariamente diversificarsi. Ecco perché, mancando di una Regola propria, il nuovo Istituto non poteva avere riconoscimento giuridico. Per questo motivo l’Arcivescovo di Napoli, in maniera piuttosto categorica, all’indomani della morte di Suor Maria Luigia, pretese Statuti specifici per l’approvazione canonica delle Solitarie Alcantarine. I figli di san Pietro d’Alcantara, che avevano cura delle religiose di Suor Maria Luigia, si affrettarono allora a redigere il testo degli Statuti del 1830 “modellati” sulla Regola precedente e “modificati” o adattati alle esigenze delle nuove Religiose. Sicché questa nuova redazione, mentre viene dichiarata “modellata”, e quindi in qualche modo simile alla precedente, viene anche qualificata “modificata”, e quindi diversa dall’altra. Ciò appare evidente già nel titolo eloquentemente didascalico della redazione dei tutori Alcantarini: Statuti per le Religiose di S. Pier d’Alcantara del Terzo Ordine del nostro Padre S. Francesco modellati sulle Costituzioni delle antiche Religiose Scalze di s. Chiara della Fara in Sabina e modificati pel Monastero di Solitarie Alcantarine nel Regno di Napoli. Quali differenze? A proposito di uguaglianze o differenze tra i due testi, ecco il mio parere: la Regola primitiva appare più essenziale, meno circostanziata, più attenta al contenuto spirituale e ascetico. Gli Statuti, invece, sembrano più inclini al particolare e ad un orientamento giuridico; manifestano, insomma, più l’aspetto della legalità e della disciplina, che quello dell’ascetismo e del misticismo. Potremmo dire: il Breve Compendio sembra badare più allo spirito, gli Statuti più all’ordine comunitario. (Continua nel prossimo numero) Paolo Saturno CSsR


IL LEGALE RISPONDE

USURA, quando denunciare? Un lettore in difficoltà con la restituzione di una somma ottenuta in prestito si rivolge al nostro legale Caro avvocato, ho un piccolo negozio di articoli per la casa. Negli ultimi mesi gli affari vanno male e le spese aumentano. Ho chiesto un “prestito” ad una persona di mia conoscenza, che nelle ultime settimane mi sta pressando per riottenere la cifra con l’interesse, “per il disturbo” dice. Anche se non mi ha minacciato fisicamente, si tratta di usura? Cosa posso fare? Anonimo L’usura è un reato definito secondo l’articolo 644 del codice penale come segue: «Chiunque si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità, interessi o altri vantaggi usurari è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 3.098 a euro 15.493». Si compie, dunque, reato di usura quando si concede un prestito ad un tasso d’interesse superiore al cosiddetto “tasso soglia”, calcolato prendendo come riferimento il Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM) rilevato ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, relativo a vari tipi di finanziamenti (tra cui il mutuo ipotecario per la casa) e aumentandolo del 50%. Si affida, quindi, ad un provvedimento di natura amministrativa la determinazione del limite superato il quale gli interessi sono usurari. Nella specie, la Banca d’Italia rileva trimestralmente il TEGM, pubblicandolo sulla G.U. aumentato della metà. La valutazione dell’interesse come usurario deve effettuarsi nel momento in cui gli interessi sono promessi o convenuti ed a prescindere dal momento del pagamento. Considerando i soggetti che sono legalmente autorizzati a concedere un prestito, chiunque svolga attività finanziaria non autorizzata, concedendo prestiti al pubblico, commette comunque reato di abusivismo finanziario o bancario punibile con la reclusione o con pene pecuniarie.

Un fenomeno sommerso. Il problema maggiore in relazione all’usura è che le vittime tendono a non fare ricorso al tribunale e a non denunciare gli usurai, per vari motivi. Da una parte c’è la vergogna o la paura di ritorsioni, dall’altra la sensazione, da parte delle vittime, di non aver altra scelta che ricorrere agli usurai, perché nessun altro viene loro incontro nel momento di crisi. Naturalmente però, il ricorso a prestiti usurai non fa altro che peggiorare la situazione, gettando le persone in un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Il numero esiguo di denunce nei confronti di usurai rende anche difficile definire la dimensione del fenomeno stesso che, tuttavia, sulla base dei dati in possesso del Ministero degli Interni, appare più diffuso nel Sud del Paese. Per muoversi in maniera consapevole tra la moltitudine di proposte finanziarie che di primo acchito possono sembrare convenienti, ma che in realtà nascondono tassi usurari, la Legge impone che le banche e le società finanziarie espongano la tabella aggiornata dei TEGM riferiti ai vari tipi di operazioni creditizie. Esse, inoltre, sono tenute a dichiarare negli avvisi sintetici e nei fogli illustrativi analitici tutte le condizioni economiche delle operazioni di finanziamento offerte (tassi d’interesse, spese accessorie etc.). Solo in questo modo è possibile effettuare un paragone tra le proposte e compiere una scelta ragionata. Pertanto, nel tuo caso, prima mi accerterei se la richiesta degli interessi rientri nei parametri usurai, e solo in caso di esito positivo, non esiterei a denunciarlo. Auguri! Avv. Giovanni Severino L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

Insieme - Ottobre 2014

61


LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: Europa

L’Europa, ma a cosa serve? L’Europa suscita dubbi, rabbia. Ma dalla nascita dell’Unione europea il vecchio continente ha conosciuto il più lungo periodo di pace e prosperità della sua storia

L’

Europa suscita molti dubbi. I timori che condizionano il giudizio sono molti e consistenti per motivi storici, politici, economici, culturali. Bisogna interrogare la propria coscienza prima di emettere un giudizio o bocciare in toto l’Unione europea, che pure di problemi ed affanni ne palesa tantissimi anche nella strettissima attualità: gestione delle crisi internazionali e dei flussi migratori, risposte al crollo dell’economia ed alla perdita dei posti di lavoro, incertezze riguardo ai grandi temi strategici come l’energia, la ricerca scientifica, le infrastrutture. Ma prima di bocciare l’Europa è utile ricordare chi siamo e da dove veniamo. La Seconda Guerra Mondiale aveva ridotto l’Europa ad un cumulo di macerie. Città, porti, ferrovie, strade distrutti. Milioni di morti, milioni di persone prive di lavoro, casa e cibo. I padri fondatori (De Gasperi, Schumann, Adenauer, Spack) compresero che il sistema degli Stati nazionali

62

Insieme - Ottobre 2014

Ma prima di bocciare l’Europa è utile ricordare chi siamo e da dove veniamo

avrebbe presto condotto ad una Terza Guerra Mondiale. Ebbero costoro il coraggio profetico di voltare pagina, di aprire una nuova era a partire dalla messa in comune delle risorse energetiche ed agricole. E nel territorio dell’Europa non scoppiano più guerre dal 1945. Il carbone dell’Alsazia aveva provocato secoli di guerra tra Francia e Germania ed i rispettivi alleati. Condividere carbone e poi energia nucleare avrebbe cambiato il destino degli europei. Per mio nonno e mio padre e le loro generazioni era “normale” prevedere che nell’arco della vita prima o poi sarebbero stati mandati in guerra a sparare contro tedeschi, inglesi, francesi. Ed ancora nonostante la gravissima crisi economica e sociale, nessuno muore

più di fame in Europa come invece accadeva prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Oggi la capitale dell’Alsazia, Strasburgo, ospita una delle sedi del Parlamento europeo. È un Parlamento dimezzato, privo di tanti poteri ed è l’emblema stesso di un deficit di guida politica che ha lasciato troppo campo all’Europa dei mercati piuttosto che a quella dei popoli. Eppure nessun giovane italiano immagina di dover sparare nell’arco della sua vita contro un coetaneo inglese, francese, tedesco. I luoghi sono importanti in Europa. Strasburgo, metà tedesca e metà francese, rappresenta al tempo stesso la lacerazione e la sintesi del continente. Una terra di mezzo attraverso la quale passano il nostro passato ed il nostro futuro.



R L E E F E D R A E T N S E 8 novembre 2014, ore 19.00

Parrocchia San Giovanni Battista - Cicalesi, Nocera Inferiore

R L E E F E D R A E T NTE S E F fe s t a o m insieme a i c c fa

Quest’anno desideriamo fare festa insieme a quanti ci aiutano a diffondere la rivista diocesana nelle comunità parrocchiali e nelle famiglie. Una serata per ascoltare e condividere le esperienze dei nostri referenti e di quanti si adoperano per sostenere e promuovere Insieme e l’impegno culturale in ogni parrocchia.

V Giornata Diocesana di Insieme Un numero speciale, con un ampio dossier, nuove rubriche e tante promozioni per i nostri lettori

16 novembre 2014

In vista del Concilio dei Giovani, annunciato dal Vescovo per il 19 novembre, Insieme desidera essere ponte tra vecchie e nuove generazioni - chiamate a servire insieme la Chiesa diocesana - e contribuire alla diffusione della buona notizia nelle case, nelle comunitĂ e nei gruppi della nostra Diocesi per danzare insieme come una grande famiglia. Per ulteriori informazioni contatta la segreteria di redazione: tel/fax 081 517 04 66 - segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.