Insieme - Ottobre 2015

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oTTOBRE 2015 N. 9 ANNO X

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

I SENTIERI DELLA CARITà

é possibile coniugare tempo libero e servizio? Le nostre storie

CHIESA LOCALE Le nuove sfide

CULTURA L’antica Nuceria torna alla luce



i r g e h l e a r t e h c n a a s s a p e d e f La

VI Giornata diocesana di Insieme 14 novembre 2015

Parrocchia San Giovanni Battista - Nocera Inferiore Un numero speciale, distribuito a partire dal primo novembre, con un ampio dossier e nuove rubriche perchĂŠ la fede passa anche tra le righe

Il programma Ore 16.30, training course per tutti i giovani che a diverso titolo collaborano con la rivista, per affinare la loro passione per la scrittura ore 18.30, Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Giudice ore 19.30, Facciamo Festa Insieme Desideriamo fare festa con quanti ci aiutano a diffondere la rivista diocesana nelle comunità parrocchiali e nelle famiglie. Una serata per ascoltare e condividere le esperienze dei nostri referenti e di quanti si adoperano per sostenere e promuovere Insieme e l’impegno culturale in ogni parrocchia. Vi aspettiamo!

Per ulteriori informazioni contatta la segreteria di redazione: tel/fax 081 517 04 66 segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it


Foto di copertina Salvatore Alfano

OTTOBRE 2015 N. 9 ANNO X

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

I SENTIERI DELLA CARITà

é possibile coniugare tempo libero e servizio? Le nostre storie

CHIESA LOCALE Le nuove sfide

CULTURA L’antica Nuceria torna alla luce

In copertina un'immagine scattata in Burkina Faso in uno dei quartieri più poveri della capitale Ouagadougu

ottobre2015

25. Vita nell’Agro Pillole di finanza etica

EDITORIALE

CRESCIAMO INSIEME

6 Gli amici, preziosi compagni di viaggio di Donatella Salvati

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L'APPROFONDIMENTO Lungo i sentieri dell’estate di Silvio Longobardi “Sono in viaggio” di Antonietta Abete “Per me il pellegrinaggio dura tutto l’anno” di Mariarosaria Petti

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Un vestito da pagliaccio di Donatella Salvati

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Fatima, la città che arde di fede di Martina Nacchio

SCUOLA&UNIVERSITà

19 "Non lasciamoci abbagliare dalle vetrine dell'ignoranza" di mons. Giuseppe Giudice

59. Cultura Il tondo dell’Annunziata

Sommario

5 La luce della famiglia di Silvio Longobardi

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32. Vita ecclesiale Il campo diocesano di A.C.

20 La buona scuola, finalmente un’opportunità 18

LA BACHECA

a cura della redazione

VITA NELL'AGRO

22 La Nuceria romana torna alla luce di Donatella Salvati

VITA ECCLESIALE

RUBRICHE

58 Diario dal Concilio di Silvio Longobardi 59 Arte e rischi di don Natalino Gentile La recensione di Giovanni di Santo 60 Le suore francescane di sant’Antonio di p. Paolo Saturno

28 “L’idea di Chiesa che mi porto dentro” di Mariarosaria Petti

61 Le parole della crisi di Peppe Iannicelli

30 Conto alla rovescia di Salvatore D'Angelo

62 "Dammi la mano" di mons. Giuseppe Giudice

CARISSIMI

34 Il Pane della Domenica a cura delle sorelle Clarisse 38 Don Enrico Smaldone di Antonietta Abete

NEWS PARROCCHIE

43 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

IN PARROCCHIA

47 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

62. Carissimi "Dammi la mano"


EDITORIALE di Silvio Longobardi

La luce della famiglia

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l Sinodo riapre le porte, si riaccende il confronto sulla famiglia. In ogni dibattito l’accento è inevitabilmente posto sulle questioni problematiche, quelle che richiedono approfondimento e sulle quali non c’è ancora un accordo. Sono temi da affrontare. Senza dimenticare però che la famiglia non è tutta coperta di piaghe, come il corpo di Giobbe, ma è una realtà che possiede non poche risorse. Il bene non fa notizia. In questi giorni sarebbe bello ascoltare l’esperienza di tanti sposi che vivono il Vangelo con una fedeltà eroica, accolgono i figli e s’impegnano a farli crescere, testimoniano la fede nell’ambiente di lavoro, offrono un servizio nella comunità ecclesiale. Famiglie che custodiscono e trasmettono la fede. Conosco tanti sposi come questi. Il Sinodo dovrebbe accendere la luce sulla famiglia, non solo per evidenziare i problemi ma anche per far emergere la famiglia come un bene e tutto il bene che passa attraverso la famiglia. Domenica 18 ottobre, durante i lavori del Sinodo, Luigi e Zelia Martin saranno proclamati santi. È stato Papa Francesco a scegliere la data, volendo così donare alla Chiesa un modello di quella santità coniugale che tutti gli sposi sono chiamati a vivere. È un evento piuttosto raro. Per trovare un’altra coppia di santi sposi dobbiamo tornare indietro di parecchi secoli: Isidoro e Maria Toribia, una coppia di contadini spagnoli vissuti nell’XI secolo. Certamente non sono mancati gli sposi che hanno vissuto santamente ma nei secoli passati,

e fino a pochi anni fa, questa forma ordinaria di santità non ha trovato il giusto riconoscimento. È stato Giovanni Paolo II a chiedere di mettere sul candelabro la santità coniugale. I primi a ricevere questo riconoscimento sono Luigi e Zelia, i genitori di santa Teresa. In questa esperienza non troviamo solo una coppia ma un’intera famiglia avvolta dalla luce di santità, come dimostra il fatto che, oltre a Teresa di Lisieux, anche per Leonia, la figlia ribelle, proprio lei che veniva chiamata “anatra zoppa”, lo scorso 2 luglio è iniziata la causa di canonizzazione. Il Sinodo non è chiamato solo a parlare delle fragilità che accompagnano il vissuto familiare ma anche e soprattutto della santità, cioè di quella vita segnata dalla costante e ostinata ricerca della volontà di Dio. È questa la luce che dobbiamo accendere, è questa la speranza che deve orientare i nostri passi. I padri sinodali sono chiamati a discutere e a confrontarsi ma, prima ancora, sono invitati ad invocare e accogliere lo Spirito. E tutti noi con loro. Il rinnovamento della vita ecclesiale e sociale non scaturisce da un nuovo sapere o da una dottrina aggiornata, ma da Gesù, l’unico Salvatore. Se la famiglia ritrova la fede, riceve anche la forza di lottare e vincere i limiti che accompagnano ogni avventura umana. Se la famiglia accende la luce della fede, diventerà essa stessa una luce. Luigi e Zelia Martin, voi che avete affrontato con ferma fiducia le avversità della vita, custodite la fede e l’amore nelle nostre famiglie. ottoBRE 2015 Insieme

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CRESCIAMO INSIEME Cambia look la nostra rubrica dedicata ai ragazzi che da questo mese dà la parola agli adolescenti, per scrutarne i sogni e le attese, le speranze e la fatica di diventare grandi. Se vuoi raccontarci la tua esperienza, manda una mail a insieme@diocesinocerasarno.it

Carmela Longobardi

Carmela ha 13 anni, vive ad Angri ha tanti impegni in parrocchia. Al primo posto, nel suo cuore, vi è il sentimento dell’amicizia

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capelli lunghi e scuri, gli occhi piccoli color nocciola, le labbra schiuse in un accenno di sorriso, le mani in grembo. Carmela ha 13 anni, una famiglia che la ama, una sorellina più piccola che la adora e una profondità d’animo che fa a pugni con la sua timidezza. Nonostante la sua natura riservata, è una ragazza molto socievole e fra tutti i sentimenti, sul suo personalissimo podio, al primo posto mette l’amicizia. «Che cos’è per me l’amicizia? Direi che la risposta è semplice: è avere un rapporto speciale con qualcuno a cui vuoi bene davvero. Qualcuno che a sua volta ne vuole a te. È sentirsi parte della stessa famiglia, come fratelli, non di sangue ma per scelta». Le sue parole ricordano il ritornello di una canzone. Tra i ragazzi della sua età questo motivo ritorna spesso. E la parola “scelta” testimonia un’assunzione di responsabilità nella loro vita. Ma allora gli amici si scelgono? O inciampano sul nostro cammino per caso? «A volte si scambiano per amici quelli che sono solo compagni – aggiunge –. L’amico è un’altra cosa, è la persona con cui si cresce e si ride, è sostegno per affrontare i problemi e condividere le gioie. Con un amico vero puoi non vederti o sentirti per mesi, ma l’affetto, se è reale ed autentico, dura in eterno». Il tono di quest’ultima affermazione conferma la sua idea: per Carmela l’amicizia inizia per caso ma poi diventa una scelta. Forse è proprio co-

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Insieme ottoBRE 2015

sì. È una scelta fatta inconsciamente dal cuore, quando trova di fronte a sé qualcuno veramente speciale. Non parla tanto Carmela, gli occhi e i movimenti del corpo lo fanno per lei. Racconta del suo tempo libero speso in gran parte in parrocchia, dove è impegnata come ministrante, acierrina e membro del Rinnovamento nello Spirito. Parla della sua trasformazione, del piccolo bruco chiuso che era un tempo e delle splendide ali da farfalla che ha ora. Ringrazia il suo gruppo, dice che deve tutto all’Azione Cattolica che frequenta fin da quando era piccolissima e che è stata fucina di amicizie importanti. Afferma: «Se devo raccontare una mia esperienza, preferisco parlare non tanto di un’amicizia in particolare, ma di quanto l’amicizia mi ha aiutato – afferma –. Sono sempre stata timida, sguardo basso e poche parole. La comunità mi ha aiutato a sciogliere quel nodo che mi teneva legata alla mia insicurezza e riservatezza. I tanti amici che ho incontrato mi hanno permesso di aprirmi, confidarmi e talvolta sfogarmi». Per Carmela far parte di un gruppo è fondamentale per conoscere meglio se stessi e mostrare al mondo il proprio carattere. A testa alta. Come il suo sguardo che adesso incrocia il mio. Donatella Salvati

Gli amici, preziosi compagni di viaggio


L'ANGOLO PSICOLOGICO

Il volano dell’amicizia in adolescenza Quanto conta l’amicizia nella delicata fase adolescenziale? Ce lo spiega la dottoressa Rossi

L’

ILMIOLIBRO

amicizia è una vera e propria ricchezza per la costruzione dell’identità nelle prime fasi di sviluppo. Risorsa in tutti i momenti della vita, mai come in adolescenza rappresenta la dimensione relazionale capace di influenzare lo sviluppo psicologico e sociale dei nostri figli, piccoli esploratori alla ricerca di un equilibrio sempre più evoluto. Tra i 10 e i 15 anni la vita sociale di ragazzi e ragazze ruota intorno alle amicizie strette – inizialmente esclusivamente dello stesso sesso – e all’essere accettati dal gruppo dei coetanei, trampolino di lancio per l’autonomia. Palestra di idee, intimità, nuove esperienze, emozioni, segreti, tradimenti, differenziazione dall’altro ma anche imitazione, paura e coraggio di muoversi sempre più lontano e indipendentemente dai genitori… Insomma un vero e proprio volano per la costruzione di un sé adulto. Possiamo dire che l’amicizia, quella buona, aiuta a crescere. Essa risponde al bisogno di socializzazione ed offre una compensazione ai limiti della persona, assicura aiuto e favori, alleanze e comUscito per Mondadori a gennaio 2015 plicità. è il primo volume di una duologia, La fabbrica delle meraviglie di Sharon Cameron, conta 308 pagine. Il prezzo è di € 17,00 per la versione rilegata con sovracopertina.

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n una notte di nebbia Katharine arriva in una misteriosa tenuta vittoriana con l’incarico di controllare che l’eccentrico zio George non stia dilapidando il patrimonio di famiglia. Convinta di incontrare un uomo sull’orlo della follia scopre invece che lo zio è un geniale inventore e sostenta una vivace comunità di persone straordinarie come lui, salvate dai bassifondi di Londra. Aiutato dal giovane e affascinante Lane, George realizza creazioni fantasmagoriche: pesci meccanici, bambole che suonano il pianoforte e orologi dai mille ingranaggi. Ma Katharine comprende ben presto che una trama di interessi oscuri minaccia il suo mondo pieno di meraviglie e, forse, il destino di tutta l’Inghilterra. Una storia di formazione ricca di suspense e avventura, con un’incantevole protagonista divisa tra ragione e sentimento.

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

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Una foto scattata da don Antonio Mancuso durante il suo viaggio nelle Filippine

Lungo i sentieri dell’estate E

state per molti significa vacanza e riposo, sole e mare, abbronzatura e buona gastronomia. Ma ci sono anche quelli che, invece di lasciarsi sedurre dall’effimero e dal consumismo, scelgono di riempire i giorni estivi con esperienze che aiutano a scoprire ciò che è davvero essenziale, esperienze che lasciano una traccia. Certo, il riposo fisico è essenziale, per recuperare energie ma anche l’equilibrio interiore. Possiamo ritrovare noi stessi anche mettendoci in cammino verso i luoghi santi in cui Dio ha acceso una particolare luce, in modo speciale quelli delle apparizioni mariane. Anche se i media puntano altrove le loro telecamere, i dati turistici ricordano che i pellegrinaggi sono e restano una bella consuetudine del periodo estivo. Per i giovani l’estate è l’occasione per vivere momenti di ebbrezza e stordimento. Questo almeno è il cliché dominante. Ma ci sono anche altri giovani – di cui nessuno parla – che non cercano luoghi esotici ma sono pronti a investire tempo ed energie per vivere esperienze di carità e di condivi-

sione. Come fa Nicoletta che ogni anno si reca a Lourdes per accompagnare e far sorridere bambini ammalati. È una delle storie che raccontiamo in questo dossier. Queste pagine sembrano lontane perché le leggiamo quando siamo immersi e forse già appesantiti nelle attività quotidiane, a cominciare dal lavoro e dalla scuola. Eppure sono preziose perché ricordano che la vita non si consuma solo nelle cose da fare ma ha bisogno anche di silenzio per gustare la presenza di Dio; e ricordano ancora che non possiamo vivere soltanto per noi stessi, facendo del proprio benessere un idolo, ma occorre esplorare i sentieri della carità per imparare che la gioia più grande consiste nel servire. “Chi non vive per servire – ha detto Papa Francesco ai giovani cubani – non serve per vivere”. Fare dell’estate e dei periodi di vacanza il tempo per vivere esperienze più forti di carità può diventare un passaggio essenziale e decisivo nella vita di tante persone. E non solo per i giovani. Silvio Longobardi ottoBRE 2015 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

“Sono in viaggio” O cchi fissi sul mappamondo alla ricerca del lungo elenco di Paesi che don Antonio ha visitato dal 1996 ad oggi. Un filo invisibile li unisce in un’unica trama: il sacerdote originario di Sarno, nel mese di agosto, vive i suoi esercizi spirituali al servizio di una missione nel mondo. Volti e storie si intrecciano con la sua vita, i diversi idiomi si fondono con il lungo cammino di ricerca che lo ha condotto al sacerdozio. «Sono in viaggio», ripete più volte durante il nostro incontro. Un viaggio che è nel medesimo tempo geografico ed interiore, teso a conservare la bellezza di un incontro che ha cambiato la sua vita. «I primi segni della vocazione al sacerdozio risalgono alle scuole medie ­– ricorda –. Ero attratto dal Cielo, da questo Dio che non sapevo neppure chiamare». Siamo a Sarno, seconda metà degli anni 70. Antonio inizia a frequentare la parrocchia e incontra un giovane sacerdote. Che peso dà don Domenico D’Ambrosi alle confidenze di quel ragazzino? Avrebbe potuto liquidarlo con qualche frase di circostanza, invece inizia insie-

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me a lui un cammino di discernimento, cucito sulla sua giovane età. La strada che Antonio dovrà percorrere è lunga e in salita. Amante dell’arte e del bello, sogna di frequentare l’Accademia delle Belle Arti. I suoi genitori, piedi ben piantati a terra, lo indirizzano all’Istituto alberghiero a Salerno. L’inizio delle superiori segna l’allontanamento dalla parrocchia. «Durante la stagione estiva lavoravo nei posti più belli d’Italia – ­ racconta ­–. Perennemente fidanzato, ho vissuto il divertimento, il sesso, la libertà». A Rimini le notti in discoteca si prolungavano fino alle 6.00 del mattino. Prima di rientrare, in spiaggia il giovane contempla sempre il Cielo. Nella penombra del suo ufficio parrocchiale stringe gli occhi, agguanta i ricordi e aggiunge: «Avevo soldi, giovinezza e divertimento, eppure ero logorato da una profonda irrequietezza. E me la prendevo con Dio». “Lasciami stare”, gli urla in quelle notti vuote di senso. Ad attenderlo nella sua stanza c’è un piccolo Vangelo, inseparabile compagno di viaggio. In quelle pagine il cuore ritrovava un po’ di pace e per qualche

Don Antonio Mancuso insieme ai bambini filippini

Dal 1996, durante il mese di agosto, don Antonio Mancuso vive i suoi esercizi spirituali al servizio di una missione nel mondo


Alcune immagini dell’ultimo viaggio missionario

ora l’arsura che gli divora l’anima diventava più sopportabile. Settembre 1986. È tempo di fare ordine nel cuore. Il giovane passa qualche giorno nel monastero Benedettino di San Pietro di Sorres a Borutta, in provincia di Sassari. Qui matura una scelta che segna la sua vita: decide di iscriversi alla Facoltà di Teologia, ha intuito che lo studio è la strada per trovare le risposte che cerca da tempo. «Quell’anno mi ha cambiato – afferma sereno ­–. Divoravo gli esami, mi innamorai della filosofia antica, di Platone e Agostino. Finalmente mi sentivo sazio». Alla fine del primo anno, raccoglie il coraggio a due mani e si presenta al rettore del Seminario di Napoli, il cardinale Agostino Vallini (dal 2008, vicario generale del Papa per la Diocesi di Roma, nda). «Era un sacerdote attento e severo», ricorda. Il Cardinale scruta quel cuore a lungo travagliato e riconosce i segni di una vocazione al sacerdozio che ha resistito a numerose tentazioni. È il punto di svolta: Antonio entra in Seminario, al secondo anno. Finalmente ha trovato la sua strada. Nel 1990 riceve il diaconato, il 24 ottobre del 1991 è ordinato sacerdote nella Concattedrale di Sarno, il paese natio nel quale ha svolto il suo ministero fino allo scorso anno, quando il vescovo Giudice gli ha affidato due parrocchie di Angri: la SS. Annunziata e Santa Maria del Carmine.

Dal 13 al 18 ottobre, in occasione del Triduo in onore di San Gerardo, sarà possibile ammirare le foto scattate durante il viaggio nelle Filippine, presso la sala don Enrico Smaldone in piazza Annunziata, dalle ore 17.30 alle 20.30

Curioso e gioviale, don Antonio coltiva negli anni la passione per i viaggi. Nel 1995 visita la California. «È stato l’incontro con la ricchezza assoluta», afferma. Di nuovo socchiude gli occhi e aggiunge: «Ho deciso che non avrei mai più fatto un viaggio simile: era tutto artificiale». Inizia una stagione nuova, quella dei viaggi spirituali. «Insegno da quando ho ricevuto il diaconato. Durante

l’anno non riesco mai a fare gli esercizi insieme agli altri confratelli sacerdoti. Così ho scelto di vivere diversamente il riposo estivo». Nel 1996, in Tanzania passa un mese nella missione della Congregazione delle Suore di Ivrea. «Non sapevo fare neppure una puntura», confessa. Passa le sue giornate al dispensario, impara a curare le piaghe e a vivere con un solo secchio di acqua al giorno. È il primo incontro con l’umanità ferita. Torna in parrocchia e crea ponti: adozioni a distanza, invio di cibo e indumenti, fondi per sostenere progetti. Nel 1997 ripete l’esperienza in India, nel ’98 in Honduras, nel ‘99 è in Messico. Nel 2000 in Giamaica, nel 2001 in Brasile. Poi è il turno della Bolivia, del Perù, dell’Argentina, del Giappone e del Tibet. Ancora Paraguay e Cile. L’anno dopo in Madagascar di nuovo calpesta zolle di terra rossa. «Ti ha mai sfiorato la tentazione di non tornare?», domando. «Sì – confessa sincero ­– ma poi ho capito che sarebbe stato troppo facile». Si ferma un attimo, dalla finestra dello studio parrocchiale si scorge la piazza su cui affacciano le due parrocchie. Rompe il silenzio e aggiunge: «Sento di dover fiorire qui dove sono stato piantato, in una terra che presenta sfide diverse: sai, è difficile riuscire ad entrare nel cuore indurito della gente». È da poco rientrato da un viaggio nelle Filippine. «Ho visitato le case delle Suore di san Giovanni Battista: orfanotrofi, scuole, case per ritiri. Sono stato invaso dagli orfani, mi si arrampicavano addosso. Era successo già in Africa, ma adesso sono più maturo e la ferita dell’infanzia abbandonata mi colpisce di più», afferma. Ed è lo sguardo di quei bambini, i volti, le loro storie che si porta addosso, come un vestito che non riesce più a togliere. Antonietta Abete ottoBRE 2015 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO Uno dei primi pellegrinaggi di Angelo nell'agosto del 2003

Da 16 anni Angelo Santitoro continua ad andare a Lourdes, in quel luogo toccato da Dio dove Maria è apparsa a Bernadette. Il viaggio verso la grotta è solo una tappa di un cammino spirituale che dura tutto l’anno, a servizio di chi soffre nella carne e nello spirito

“Per me il pellegrinaggio

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uanto costa alle mani di uno scultore modellare un pezzo di marmo? Perché le forme siano perfette, è necessario snellire, eliminare l’eccesso, sagomare un blocco che fatica ad abbandonare la sua durezza. E via via che piovono schegge e frammenti, si compone quell’immagine nitida nel cuore dell’artista. Sarà per deformazione professionale, ma è così che Angelo Santitoro, volontario della P.U.A.C.S., descrive l’esperienza dei pellegrinaggi a Lourdes. Il viaggio in treno, lungo e non poco faticoso, è il tempo in cui liberarsi dei brandelli che appesantiscono, spogliarsi dell’inutile per essere pronti all’incontro con Dio una volta arrivati alla grotta. Ha soltanto 15 anni Angelo quando parte per il suo primo viaggio. Da qualche anno, grazie all’amicizia e al sostegno di don Domenico Cinque, ha

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iniziato a frequentare la P.U.A.C.S. Ora è necessario completare l'iter burocratico prima di lasciare l’Italia: la carta d’identità valida per l’espatrio e un atto di affidamento ad una persona maggiorenne. Tutto è pronto per raggiungere la Francia. Da quel momento – e per i successivi 16 anni – Angelo non interromperà neanche per una sola estate i suoi pellegrinaggi a Lourdes. Anzi, dal 2004 vola in aereo anche a febbraio per la festa della Madonna di Lourdes. Ragazzino, liceale e poi universitario, giovane lavoratore e infine segretario del vescovo: nella parabola della vita una costante accompagna la sua crescita. «Per me il pellegrinaggio durava tutto l’anno – racconta il giovane architetto – nei mesi invernali pensavo a come organizzare al meglio la partenza». Da quando muove i primi passi in associazione ad oggi i suoi compiti sono

cresciuti e sono aumentate le responsabilità. Da piccolo ministrante Angelo diventa uno dei principali promotori del pellegrinaggio estivo: «Preparare un treno per 600 persone richiede uno sforzo organizzativo non indifferente, tutti i volontari si impegnano al massimo per facilitare la partenza degli ammalati». Oggi, l’impegno in associazione si è ridotto, ma non si è affievolita la sensibilità per gli ammalati, che si traduce in frequenti visite in case e ospedali, insieme al vescovo Giuseppe. L’angelo della P.U.A.C.S. Alla grotta dove Maria è apparsa a Bernadette, Angelo non si reca mai da solo. L’esperienza come volontario della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza ha impresso ai suoi pellegrinaggi il carattere del servizio ai fratelli ammalati. «In associazione amiamo ripetere che non siamo noi volontari a dare qualcosa a-


A sinistra, insieme ad un ammalato. A destra foto di gruppo dei sacerdoti e seminaristi insieme al vescovo Giuseppe, Alfonso Russo e Gerardo Tipaldi

dura tutto l’anno” gli ammalati, al contrario sono loro a dare molto di più a noi» spiega. Negli anni ha visto bambini e giovani volare in Cielo, dopo il calvario della malattia, ma continua a stare accanto a chi soffre nella carne e nello spirito: «Non esiste la malattia, ma il malato. Con il tempo impari a capire quando c’è bisogno di stare accanto semplicemente in silenzio e quando invece c’è bisogno di intervenire. Ad esempio – sorride – portando una colazione in camera». È una forza nutrita dalla serenità d’animo che contraddistingue il giovane segretario del vescovo Giuseppe: «A Lourdes ti sfilano davanti agli occhi persone allettate e in carrozzina. Giovani che cercano in quel luogo una speranza che li trascini via dalla paura della morte. Sono situazioni che fanno riflettere e aiutano a dare il giusto peso ai piccoli inciampi quotidiani». Maestro di vita. «Senza la preghiera

sarebbe impossibile alimentare il desiderio di servire chi vive il tempo della croce» afferma Angelo. Sin da bambino ha avuto un maestro da cui ha appreso la bellezza della lettura della Parola e del dialogo con Dio. «Il fondatore della P.U.A.C.S., Alfonso Russo, è stato un esempio di vita – ricorda – mi ha plasmato e quando capisci di avere un santo accanto è facile essere docili ai suoi insegnamenti». Angelo è cresciuto respirando la fiducia di chi affida un progetto grande al motto “Se è opera di Dio, va avanti”. «Alfonso ci ripeteva che l’associazione è sotto il manto di Maria. Non passa giorno in cui non rivolgiamo un pensiero e una preghiera a lui, tornato alla casa del Padre nel febbraio del 2013». Di anno in anno Angelo resta fedele alla sua scelta di andare a Lourdes, anche se qualcuno non comprende la

decisione di tornare nello stesso luogo: «Per me è un pellegrinaggio nuovo ogni volta, mai una gita». E anche quando in qualche circostanza ha pensato di astenersi per un anno, è partito ricevendo la conferma che «lì è possibile ricentrare la propria vita, rispetto a qualcosa di più grande, la sofferenza». Negli occhi dei pellegrini Angelo scorge sempre lo stesso miracolo: «All’andata aleggia il senso dell’attesa, al ritorno tutti desiderano tornare presto a casa per raccontare quanto hanno vissuto» confida. Partire, lasciare le zavorre che inutilmente ci appesantiscono per afferrare quel pezzo di cielo che si è squarciato per comunicare l’amore materno di Maria per il mondo. È il segreto che da 16 anni spinge quel giovane schivo a mettersi in cammino. Mariarosaria Petti ottoBRE 2015 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO Il gruppo di giovani animatori

Nicoletta Criscuolo, classe 1994, insieme ad altri 9 ragazzi durante il periodo pasquale indossa il vestito da clown per donare un sorriso ai ragazzi che vanno in pellegrinaggio a Lourdes con l’Unitalsi

Un vestito da pagliaccio «E

ro solo una ragazzina e ogni volta che la mia parrocchia si metteva in moto per l’appuntamento di Lourdes, io speravo che il tempo volasse per compiere in fretta 18 anni». Inizia così la storia di Nicoletta Criscuolo, 21 anni, di Nocera Inferiore, che alla divisa da volontario ha preferito quella da pagliaccio. Per lei Lourdes è una parentesi di pace, nel traffico della vita, che attende con ansia ogni anno. L’Unitalsi cercava animatori per i bambini e i ragazzi che andavano in pellegrinaggio a Lourdes. La parrocchia di San Matteo, 18 anni fa, accolse con gioia la proposta insieme alla comunità Santa Maria del Presepe e ad una parrocchia di Aversa: «Inizialmente cercavano più di 20 persone – ricorda Nicoletta –, per questo fu coinvolta

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anche Aversa. Da qualche anno siamo in 10 animatori per circa 500 bambini. Si lavora in gruppo, ed io mi sento talmente un tutt’uno col mio che non vivrei quest’esperienza nello stesso modo se un giorno dovessimo separarci. Siamo l’uno la spalla dell’altro». Mi sembra un numero esiguo, ma la gioia di questi giovani è coinvolgente e basta ad allietare tutti i piccoli pellegrini. Si parte dopo Pasqua e nei giorni precedenti tutta la parrocchia si mobilita per preparare il materiale necessario. Si comincia con la scelta del tema – che solitamente rispetta gli orientamenti pastorali del santuario –, subito dopo si organizzano le giornate. Nonostante siano pochi quelli che partono, la comunità partecipa donando frammenti preziosi del proprio tempo.

L’animazione parte già dal viaggio in treno, quando di vagone in vagone, vestiti di stoffe colorate e con musica, canti e giochi si porta un po’ di gioia alle famiglie. «Il viaggio è lungo e questo ci permette di interagire con i piccoli. Il pellegrinaggio è dedicato ai ragazzi fino ai 18 anni, accompagnati dai genitori. La mamma e il papà sono indispensabili per l’interazione con i bambini. Molto spesso, non possono offrire più di uno sguardo o un sorriso. E i genitori ci aiutano a calarci nella loro storia, fatta di dolore ma anche tanta speranza». Nicoletta è un treno in corsa, un treno colorato che dispensa sorrisi ed energia. Ricorda con emozione un episodio accaduto quattro anni fa, durante la sua prima esperienza come animatrice: «Emanuele era un ragazzino di


Nicoletta insieme ad Emanuele, durante la sua prima esperienza di animatrice

14 anni. Inchiodato alla sedia a rotelle, andava a Lourdes accompagnato dalla mamma». Chissà quanta tristezza doveva avere nel cuore. Nicoletta cerca di strappargli un sorriso ballando di fronte a lui, con la delicatezza necessaria per non fargli pesare la sua condizione. Ad un tratto il ragazzo chiede ai medici di sollevarlo. «Voleva ballare aggrappandosi a me. Non dimenticherò mai le lacrime di gratitudine della sua mamma». Aveva assistito ad un piccolo miracolo. Era la prima volta che Emanuele chiedeva spontaneamente di essere sollevato. Oggi ha 18 anni e grazia ai social Nicoletta è riuscita a rimanere in contatto con lui. Le chiedo se ha mai pensato di partecipare al pellegrinaggio come volontaria. I suoi occhi diventano enormi, quasi posso perdermi nella loro profondità. No, non crede di essere portata per l’assistenza agli adulti. Con i bambini, aiutata anche dal suo percorso in Azione Cattolica, è nel suo

sieme

elemento naturale. Ai piccoli sa donare tanta gioia e altrettanta ne riceve in cambio. Tuttavia un desiderio Nicoletta ce l’ha: «Vorrei andare a Lourdes da pellegrina, per vivere da figlia la vicinanza alla Madonna». Da quando vive questa forma di servizio il suo rapporto con la preghiera è maturato. Ha cominciato ad affidarsi alla Mamma celeste come prima non faceva. E le lacrime che versa al ritorno a casa non sono altro che il nutrimento quotidiano per la sua fede, quando prega la Vergine per i doni che possiede e per le vite che l’anno dopo rincontrerà. In fondo, per Nicoletta, Lourdes è proprio questo: il miracolo della speranza. È vedere bambini ormai guariti che si recano ancora al santuario per rendere omaggio alla Vergine. Piccoli ammalati che ritornano per restare legati a quel filo invisibile che, di anno in anno, dona loro la forza per andare avanti. Donatella Salvati

MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Insieme Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, don Natalino Gentile, Marina Longobardi, don Antonio Mancuso, Chiara Panella, padre Paolo Saturno, don Giuseppe Pironti, Lisa Scognamiglio, Dina Grimaldi, don Alessandro Cirillo, Celeste Miranda, Michele Strianese, Gianni Di Santo, Giovanni Nacchia, Chiara Pagano, Livia Rossi, Raffaele Massa, Michele Lanzetta, Maria Felicia Capaldo, don Alfonso Giordano, sorelle Clarisse, Antonio Francese, Pino D’Ammora, Peppe Iannicelli, Giovanni Giordano, Elisa Califano Amministrazione Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 24 settembre 2015

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L'APPROFONDIMENTO Il gruppo di pellegrini guidati da don Raffaele Corrado. In basso a destra, Raffaele Pepe

Fatima,

la città che arde di fede

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ille luci traballanti, fiammelle che danzano nella notte, frammenti luminosi di speranze, sussurrate in milioni di preghiere che si fondono e si innalzano al cielo in un sol canto. Cera che arde, lingue di fuoco che riscaldano e purificano l’anima di chi in quel momento è lì, un puntino del manto della Vergine di Fatima. Siamo nel piazzale del Santuario a Cova da Iria, in Portogallo, il luogo sacro in cui la Madonna apparve ai tre pastorelli – Lucia, Giacinta e Francisco – per la prima volta il 13 maggio 1917. I nostri occhi sono quelli di Raffaele Pepe, un giovane dottore paganese che

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insieme alla comunità parrocchiale Madonna delle Grazie di Pagani, guidata da don Raffaele Corrado, ha deciso quest’estate di compiere un pellegrinaggio a Fatima. Da sempre membro attivo della sua comunità parrocchiale, oggi coordinatore del coro di bambini che allietano l’Eucarestia domenicale, Raffaele ha deciso di intraprendere questo viaggio per il desiderio di conoscere, per sentirsi più vicino a Dio. E quale città più di Fatima, per le verità di fede di cui è stata protagonista, può rappresentare un ponte tra terra e cielo? La città mariana è uno scrigno di tesori inestimabili per la fede cri-

Quest’estate la comunità Madonna delle Grazie di Pagani ha vissuto un intenso pellegrinaggio a Fatima. Raffaele era lì insieme a centinaia di fedeli e ci ha raccontato la sua esperienza


stiana. La cappella delle apparizioni di Maria ai tre pastorelli, i tre misteri di Fatima rivelati da suor Lucia, il proiettile che colpì papa Giovanni Paolo II nell’attentato del 13 maggio 1981 e che è incastonato nella corona della Vergine in un foro da sempre misteriosamente esistito, tutte queste verità di fede colmano il cuore dei pellegrini che - come papa Wojtyla sono profondamente devoti alla Madonna del Rosario.

La piazza gremita di fedeli

«Fatima è una città consacrata interamente alla fede - spiega Raffaele - non solo nei luoghi sacri, nell’antica Basilica della Beata Vergine del Rosario e in quella nuova della Santissima Trinità, nelle case e nelle tombe dei tre pastorelli. Qui in ogni angolo, in ogni strada c’è un’immagine, un’invocazione alla Madonna». Raffaele ha compiuto il pellegrinaggio a luglio e ha avuto la fortuna di essere a Fatima nei giorni più sentiti di ogni mese, quelli del 12 e 13, vigilia e anniversario delle apparizioni della Madonna che vengono celebrati in maniera solenne. I momenti più suggestivi di questo suo pellegrinaggio li ha vissuti proprio il 12 sera, quando - dopo il Rosario internazionale - ha avuto inizio la fiaccolata. Ogni sera, infatti, un corteo di pellegrini segue in processione la statua della Madonna del Rosario lungo tutto il piazzale, statua che è una riproduzione dell’immagine autentica modellata su indicazione di suor Lucia. Solo il 12 invece è la statua originale della Madonna – di solito esposta nella cappella delle apparizioni – ad essere portata in processione. «Centinaia di fedeli in una piazza grande il doppio di quella di San Pietro, o-

gnuno con il suo cero, la sua preghiera, gli occhi lucidi puntati verso la Vergine del Rosario». Vi sono diversi motivi per cui si decide di affrontare un viaggio alla ricerca di un incontro più intimo con Dio. Per fede, per chiedere una guarigione o, più semplicemente, il dono della speranza. Moltissime sono le persone che si recano in queste città in cui Cristo, attraverso sua Madre, si è mostrato all’uomo, per chiedere una grazia. Chilometri macinati spesso in condizioni di salute gravi pur di consegnare la propria preghiera alla misericordia di Maria. Molti pellegrini compiono ampi tragitti sulle ginocchia, spesso attraversano l’intera piazza, per presentare la loro richiesta alla Vergine. È con i ceri che si presentano le richieste di grazia a Fatima. «Le fiamme sono alte. E la scena di questo fuoco che straborda dalle grandi fornaci crea una profonda suggestione, soprattutto di sera» confida. «La cera delle candele è scura, poiché una volta fusa viene riciclata per creare nuove candele, affinché la preghiera precedente continui ad esistere nel fuoco della candela nuova e le invocazioni a Dio diventino un’unica lode». «Era più splendente del sole» riferirono i tre pastorelli raccontando dell’immagine divina che aveva abbagliato i loro occhi. Fatima, con le fiamme ardenti dei ceri dei milioni di pellegrini, sembra voler riprodurre quello splendore, quella luce di fede che irradiava in quei giorni il viso di Maria e che ancora oggi risplende nel cuore dei fedeli che percorrono quelle stesse strade. Martina Nacchio ottoBRE 2015 Insieme

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Diocesi in festa

Il 3 ottobre mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, festeggia 28 anni di ordinazione episcopale. Al Pastore che ha guidato con amore la nostra Chiesa locale, l’augurio perché possa sempre gustare la gioia del ministero episcopale.

Auguri di buon compleanno

Don Marco Limodio (sacerdote Fidei Donum, Montreal) festeggia 40 anni, l’8 ottobre; don Piercatello Liccardo (S.S. Simone e Giuda, Nocera Inferiore) compie 40 anni, il 9 ottobre; don Salvatore Fiocco (Maria SS.ma delle Tre Corone e S. Matteo, Sarno) festeggia 41 anni, il 16 ottobre; don Gerardo Rosolia (Santuario S. Bambino di Praga, Pagani) compie 71 anni, il 17 ottobre; don Raffaele Ferrentino (S. Matteo, Nocera Inferiore) spegne 38 candeline, il 18 ottobre; don Salvatore Di Prisco (diacono permanente) compie 72 anni, il 19 ottobre. Siate sempre sale del mondo e luce della terra. Auguri!

Il nostro cordoglio

Giuseppina Boccia è tornata alla Casa del Padre, aveva una parola di conforto per tutti anche quando la malattia aveva preso il sopravvento. Il suo Giuseppina Boccia sorriso e la sua classe contagerà gli angeli in Paradiso.

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Redazione in festa

Agnese Senatore, presidente della Cooperativa diocesana Priscus, e Salvatore D’Angelo, direttore dell’Ufficio per le ComuniSalvatore e Agnese cazioni Sociali, hanno celebrato il sacramento del matrimonio il 4 settembre scorso. Affinché possiate tessere la vostra storia familiare sulla trama del Vangelo, testimoniando la bellezza dell’amore coniugale. Auguri!

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

don Andrea Amato, don Vincenzo Buono, don Raffaele Ferrentino, don Salvatore Fiore, don Marco Limodio, il 3 ottobre; don Vincenzo Califano, il 6 ottobre; don Ciro Galisi e don Antonio Guarracino, il 7 ottobre; padre Giuseppe Ferraioli, il 20 ottobre; don Antonio Mancuso, il 26 ottobre; don Giovanni Padovano e don Ciro Zarra, il 30 ottobre. Buon anniversario di ordinazione diaconale a don Salvatore Verdoliva, il 23 ottobre. Auguri! Don Giovanni Padovano

Buon compleanno ai referenti

Iolanda Campanella (S. Giuseppe, Nocera Inferiore) compie gli anni, il 5 ottobre; Luisa Sellitti (S. Antonio di Padova, Orta Loreto) festeggia il compleanno, il 9 ottobre; Carolina Celentano (S. Maria delle Grazie, Sarno) festeggia il compleanno, il 13 ottobre, il prof. Salvatore D’Angelo (S. Francesco, Sarno) compie 80 anni, il 28 ottobre. Auguri di ogni felicità dalla redazione di Insieme.

Auguri speciali

Dalla mamma più felice del mondo, gli auguri più sinceri a Lucia Ruggiero e Michele Pandolfelli, sposi il Michele e Lucia 12 settembre scorso, di un futuro roseo e ricco di soddisfazioni. (Teresa Tolone)

Gioia Pappacena

Il 23 luglio è nata Gioia Pappacena a Sarno. I nonni e zia Francesca, augurano alla piccolina una vita santa insieme alla sua famiglia. (Andrea Pappacena)


SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

Lo scorso 14 settembre la campanella è suonata per grandi e piccini, decretando l’inizio del nuovo anno scolastico. Pubblichiamo il messaggio del vescovo Giuseppe Giudice al mondo della scuola

“Non lasciamoci abbagliare dalle vetrine dell’ignoranza” Carissimo, si ricomincia! Di nuovo libri, penne, matite, cartelle, pc e i banchi di scuola. Sembra che avevamo appena terminato e già riprendiamo la strada della scuola. Sì, perché l’apprendimento, ce ne rendiamo conto, non finisce mai! Allora, buon anno e buon anno scolastico! Abbiamo bisogno di cultura, studio, formazione per avere gli strumenti adatti per scalare, con coscienza, serietà e determinazione, la montagna della vita. Non iscriviamoci mai alla scuola del degrado e non partecipiamo alle lezioni dei qualunquisti. Studio e approfondimento sono gli ingredienti per riuscire seriamente nella vita, non lasciamoci abbagliare dalle vetrine dell’ignoranza. Buon anno a te, che fai fatica a lasciare la mamma per cominciare la scuola! Buon anno a te, che vai a scuola e pensi e sogni e sbuffi! Buon anno a te, docente e dirigente, che sai quanto è bello e costoso educare!

Buon anno a tutti gli operatori della scuola! Si riprende, si ricomincia, si progredisce con gioia, con entusiasmo, con determinazione. Carissimo, pensa al seme che cade nel terreno mentre intorno la natura, spogliandosi dei colori dell’autunno, si prepara all’inverno. Primavera verrà: è la forza della speranza e la speranza nel cammino quotidiano. Capirai solo dopo, quando non ne avrai più il tempo, quanto sono preziosi questi anni trascorsi tra i banchi. E non dimenticare mai, se vuoi crescere in armonia, di mettere insieme i banchi della scuola, le panche della chiesa e le sedie della casa per trovare dentro la spinta per camminare nella vita. Buon anno, il Vescovo accompagna ciascuno e tutti benedice. † Giuseppe Vescovo

Il vescovo Giuseppe incontra gli studenti L’Ufficio di pastorale scolastica promuove per il prossimo 13 ottobre un incontro degli studenti con il vescovo, mons. Giudice. Il Pastore della nostra Diocesi dialogherà con i piccoli alunni del III Circolo didattico di Sarno, dalle ore 9.00 alle ore 10.30, accolto dalla dirigente Virginia Villani. Sarà invece il dirigente Giuseppe Palmisciano del Liceo "Tito Lucrezio Caro" di Sarno ad ospitare il colloquio con i ragazzi delle Scuole Superiori, dalle ore 11.00 alle 12.30.

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SCUOLA & UNIVERSITà

Pino Visone insieme alla moglie Eva e al figlio Enrico

La Buona Scuola, finalmente un’opportunità

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n questi mesi sono state spese molte parole intorno alla riforma scolastica del ministro Giannini. Discorsi a supporto della Buona Scuola, ma soprattutto contro. Contro il preside sceriffo, contro un sistema che economizza la cultura e tratta un’istituzione fondamentale per la crescita e la formazione degli individui alla stregua di un’azienda. Anche su Insieme avevamo raccolto le storie di protagonisti che si sono battuti contro la legge 107. Non avevamo ancora parlato di opportunità. Non avevamo ancora descritto cosa si prova ad emergere dall’oblio del precariato per appropriarsi di una stabilità lavorativa, e quindi economica, guadagnata con studio, lavoro e sacrifici. Nessun insegnante mi aveva ancora detto, guardandomi negli occhi: «Il posto fisso mi permetterà di entrare in banca e chiedere un mutuo». A completare i pezzi del puzzle ci ha pensato Pino, insegnante quarantenne, professore di storia e filosofia. Il docente liceale ha raccontato dei cambiamenti radicali che ci saranno nella sua vita dopo anni di instabilità, speranze disattese, delusioni. Dati alla mano ad oggi sono 38mila gli insegnanti assunti nelle tre fasi della riforma portate a termine: la fase zero, riguardante il turnover ordinario; la fase A, primo step del piano straordinario di assunzioni; e la fase B, la più traumatica delle tre, che ha aggiunto ai 29mila posti già assegnati un assorbimento di atri 9mila insegnanti. Pino non fa parte di questa schiera di docenti che hanno avuto già un’assegnazione. È tra gli insegnanti della fase C, ultimo

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La famigerata legge 107, dai più criticata e boicottata, rappresenta per molti insegnanti precari – come Pino – l’occasione attesa da anni


Una scuola in memoria di mons. Vassalluzzo

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na scuola intitolata a mons. Mario Vassalluzzo. Al parroco che tanto ha donato al mondo della scuola, del giornalismo e della Chiesa, venuto a mancare nel marzo 2014 dopo trent’anni dedicati alla diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è stato dedicato l’Istituto comprensivo di Roccapiemonte, città che lo ha tanto amato. L’ufficializzazione è avvenuta lo scorso 14 settembre con lo scoprimento della lastra marmorea posta all’entrata dell’edificio scolastico, che proprio quella mattina ha augurato buon anno agli alunni con la prima campanella. Una cerimonia in suo nome si svolgerà il pomeriggio del 9 ottobre presso l’edificio scolastico di via Pigno, quando oltre ad essere ricordata la figura di don Mario, sarà anche scoperto un busto in bronzo nell’atrio dell’Istituto. Mar. Nac.

passo del piano straordinario che prevede l’assorbimento di altri 55mila docenti entro novembre nella provincia di preferenza. Insegnanti destinati al potenziamento di aree disciplinari che spetterà ad ogni singola scuola segnalare entro l’inizio di ottobre. Sono stati in 10mila circa a rinunciare all’incarico loro assegnato nelle tre fasi conclusesi con la “notte delle mail” del 2 settembre scorso. Docenti che hanno preferito rimanere precari perché non hanno ritenuto idonea la destinazione assegnata, spesso troppo lontana da casa. Clamorosi i malumori creati dalla fase B, momento di assunzioni sul piano nazionale, che ha costretto oltre 7000 insegnanti – soprattutto siciliani e campani – a trasferirsi in regioni del Nord, pena l’estromissione dalle altre fasi del piano straordinario. Pino, però, va controcorrente e non vuole sentire parlare di ricatto. «La logica lavorativa che esclude da incarichi una volta rifiutati quelli precedentemente offerti si ritrova anche in Paesi con uno stato sociale forte, come la Germania» afferma, raccontandomi la sua esperienza personale. Gli chiedo se lui avrebbe accettato qualsiasi destinazione. Ne è convinto: «Avrei accettato per diverse ragioni. Prima di tutto perché sono un padre e mio compito primario è assicurare una sicurezza economica alla mia famiglia; e poi, perché sono un uomo». Pino ha una moglie e un bambino di pochi anni, Enrico. Parlando di loro la sua voce si incrina: «Se dovessi partire il mio bambino non ne ri-

sentirebbe – mi confida – perché ha una madre splendida che gli sta accanto, e questo è fondamentale. Sarei io a soffrirne di più». L’87% degli insegnanti assunti grazie alla Buona Scuola, invece, è donna. Tra loro moltissime madri che, reclutate dalla fascia d’età under 40, hanno spesso figli piccoli. «A compiere il sacrificio maggiore sono loro. Eppure – spiega con un sorriso amaro – la legge non ammette ignoranza». Dunque quale sarebbe la soluzione? «Umanizzare la legge, si può?» chiedo, come avrei fatto con il mio professore al liceo. «No, ma si dovrebbe affrontare la questione anche dal punto di vista sociale, supportando ad esempio gli insegnanti lontani da casa dal punto di vista economico, perché tornino più spesso dalle loro famiglie». È una persona integra Pino, fiduciosa nelle istituzioni e verso una classe governativa che spesso lo ha deluso. «Ci hanno detto di laurearci, poi di fare concorsi, dopo scuole di specializzazione, promettendoci un posto fisso che non è mai arrivato. Ci hanno costretto a incarichi annuali se tutto andava bene, non assicurandoci mai una continuità reddituale di 13 mensilità, rovinandoci sempre le vacanze. La mia è la generazione di docenti meglio formata e più frustrata della storia» scherza. Ha ragione. Ma questa deve essere la volta buona. Finalmente. Martina Nacchio

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VITA NELL'AGRO a cura della redazione

I resti di una villa romana e di due monumenti funerari emersi dal sottosuolo a pochi metri dalla chiesa di San Matteo a Nocera Inferiore

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orreva l’anno 1991. A pochi metri dalla chiesa di S. Matteo di Nocera Inferiore, emersero dal sottosuolo, i resti di una villa romana e di due monumenti funerari in seguito ai lavori di scavo per la costruzione di un nuovo immobile. Tornavano alla luce frammenti inediti di una porzione dell’insediamento extraurbano di Nuceria, evidenze che determinarono lo stravolgimento del progetto di edificazione. In attesa che si stabilisse come procedere, i lavori furono interrotti per anni prima che si decidesse di lasciare in vista i reperti e di

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La Nuceria romana torna alla luce Nel 1991, nei pressi della chiesa di S. Matteo, emersero dal sottosuolo i resti di una villa romana e di due monumenti funerari, durante un scavo per una costruzione edilizia. A vent’anni, l’area archeologica ha finalmente trovato la sua fisionomia nel tessuto urbano cittadino


realizzare i vani concordati recuperando i volumi in altezza. Successivamente, le strutture antiche furono coperte, ma non precluse allo sguardo dei visitatori e purtroppo neppure al degrado ed all’inciviltà. A vent’anni di distanza l’area archeologica stentava a trovare una sua fisionomia nel tessuto urbano cittadino, finché non si è deciso di intervenire per un riassetto complessivo della piazza. Oggi la nuova Piazza del Corso copre i monumenti romani che però sono raggiungibili tramite due accessi ed un percorso sotterraneo. Ma si è voluto fare di più. È stata rinnovata una convenzione del 2011 tra il Comune e il Dipartimento di Scienza del Patrimonio Culturale dell’Ateneo Salernitano e, in sinergia con la Soprintendenza “Archeologia” della Campania, sono stati inaugurati nuovi lavori di analisi, valorizzazione ed indagine archeologica nel sito. Dal luglio di quest’anno, infatti, studiosi e studenti di Beni Culturali stanno rimettendo in luce le strutture cercando di recuperare nuovi dati per accrescere la conoscenza sulla vita quotidiana della Nocera romana e post-classica. L’operazione si configura come un’azione di “archeologia pubblica”, vale a dire un’indagine scientifica aperta alla comunità, funzionale al recupero dell’identità culturale. I cit-

tadini possono di persona visitare il cantiere, interagendo con gli archeologi soddisfacendo le proprie curiosità e fornendo i loro personali ricordi sulle trasformazioni della zona. Di intesa con la Soprintendenza, i lavori sul campo continueranno e sta partendo la valorizzazione da attuarsi con lo studio dei materiali emersi dalle precedenti campagne e la realizzazione della pannellistica guida per la fruizione. Gianfranco Trotta, consigliere con la delega ai Beni Culturali cittadini, si dice soddisfatto dell’iniziativa: «Mi preme innanzitutto complimentarmi con gli studenti che stanno facendo un lavoro egregio per il recupero e la salvaguardia del sito Piazza del Corso. Quest’intervento è il segnale evidente che l’amministrazione Torquato ha posto al centro della propria attività la cultura, il recupero e la valorizzazione, in un progetto più ampio di restituzione alla cittadinanza della propria identità culturale, di quanto di storico esiste sul nostro territorio. Sento di rivolgere un ringraziamento al Soprintendente, dott.ssa Campanelli ed al suo funzionario dott.ssa Bisogno, alla prof.ssa Fiorillo, docente dell’UNISA, ed al dott. Gianluca Santangelo per la preziosa opera di coordinamento di lavori». Donatella Salvati

Un tesoro nascosto Il sito di “Piazza del Corso” a Nocera Inferiore rappresenta l’evidenza archeologico-monumentale di età romana più rilevante nel territorio comunale. Nel 1991 in seguito all’abbattimento di alcuni volumi furono intercettati i resti di un insediamento con fasi di vita databili dal II secolo a. C. al V secolo d.C. La Soprintendenza Archeologica promosse un intervento di scavo che mise in luce: una villa rustica, un monumento funerario del I sec. d. C., un tratto dell’antica via Nocera-Stabia ed alcune sepolture tardoantiche.

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OKDORIAFEST 2015: un successo confermato

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ol suo gusto inconfondibile e le sue sfumature dorate ha saputo incantare gli uomini da molti secoli. Da cinque anni è l’indiscussa protagonista dell’evento culturale che celebra la birra come bevanda della convivialità e del divertimento in cinque serate, quest’anno dal 3 all’8 settembre, allietate da musica dal vivo, dagli Spaccapaese ai Foja, passando per Enzo Avitabile, James Senese e i Bottari, e spettacoli di cabaret, da Paolo Caiazzo e Simone Schettino, con tanto di comparsa di Gino Fastidio nell’ultimo giorno. Le serate sono state arricchite da suggestivi stand gastronomici dedicati a chi voleva fare un salto in Baviera senza allontanarsi troppo dagli affetti di casa, con brezel e wurstel, e ai più tradizionalisti legati alla cucina nostrana.

Migliaia di persone ad Angri per la V edizione della festa della birra, dal 3 all’8 settembre

L’Okdoriafest è un esperimento iniziato qualche anno fa e diventato subito un successo senza pari, testimoniato dalle migliaia di persone presenti anche a quest’ultima edizione, che tra sorrisi e brindisi hanno riempito le strade del centro di Angri. Anche quest’anno la manifestazione, superando le preoccupazioni di alcuni cittadini per la tutela del patrimonio culturale del centro storico, si è inserita nella cornice del castello Doria, illuminandolo di luci e di colori. L’evento ha richiamato gente da tutta la Campania per degustare alcune tra la trentina di birre artigianali spillate per l’occasione. Non solo divertimento all’Okdoriafest. Infatti, se di sera i riflettori erano puntati sull’aspetto ludico della festa, la mattina e il pomeriggio erano dedicati ad un percorso culturale in cui, attraverso laboratori e seminari, esperti insegnavano gratuitamente l’arte della birra fatta in casa, o della degustazione, o ancora l’importanza del bere responsabilmente e degli effetti dell’alcool. Maggiore è stata l’attenzione nella vendita delle bevande bionde, vietata ai minori di 18 anni con un’offerta di altrettanto pregiate birre analcoliche, perché per divertirsi a volte basta la semplice buona compagnia degli amici. La Festa della birra ha sostenuto l’associazione onlus “Tutti insieme per Giuseppe”, per la gangliosidosi GM1 e altre malattie affini. Donatella Salvati

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Gli organizzatori della manifestazione


Pillole di finanza etica di Pino D’Ammora*

Alla fiera dell’economia solidale

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possibile diventare con poche decine di euro “piccoli imprenditori” nel settore dell'energia elettrica, utilizzando solo fonti di approvvigionamento che non inquinano e per giunta risparmiando sul costo della bolletta di casa? È possibile impiantare in una sede confiscata alla camorra un’azienda che produce maglioni di lana di qualità, creando nuovi posti di lavoro? È possibile trasformare i “rifiuti” urbani in risorse, risparmiando sulle imposte comunali? È possibile bere ottimo caffè, mangiare cioccolata di alta qualità, bere una coca, del the, delle tisane pagando il giusto prezzo e non sfruttando chi coltiva spezie in qualsiasi parte del mondo egli si trovi? È possibile usare olio di oliva di qualità o mangiare frutta e verdure controllate e provenienti dalle nostre zone, incentivando l’economia locale e risparmiando sui costi della distribuzione? È possibile che i fortunati che hanno qualche risparmio investano in titoli che rendono bene e aiutano a crescere l’economia “buona”: quella che tutela ambiente e paesaggio e crea lavoro e accoglienza?

È possibile che l’olio di frittura esausto, anziché andare nelle fogne dove danneggia i depuratori, venga utilizzato per creare lavoro e produrre farmaci e cosmetici? La risposta a tutte queste domande è sì, è possibile. E la finanza etica sostiene tutte queste iniziative. Gli appuntamenti. Chi ha voglia di vedere con i propri occhi può venire il prossimo 16 ottobre, a Salerno, al Centro Sociale, in via D. Vestuti, alle ore 18.00, per partecipare ad una breve conferenza con assaggio gratuito di specialità gastronomiche tipiche del salernitano. Oppure, il giorno seguente, 17 ottobre, alla Sala “Martin Luther King” in via Rocco Cocchia (località Pastena di Salerno), dalle ore 15.00 alle 22.00. Ultimo appuntamento, domenica 18 ottobre, dalle 9.00 alle 13.00, Fiera dell’Economia Solidale ingresso libero). Postete visitare i siti

www.greenopoli.it e www.enostra.it e per info scrivenre a git.salerno@bancaetica.org *Coordinatore dei soci di Banca etica in Provincia di Salerno

Il Sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, il sindaco Torquato e il Generale di Corpo d'Armata Luigi De Leverano (Foto www.difesa.it)

A Nocera il primo piazzale dell’esercito italiano

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a Nocera Inferiore la prima piazza d’Italia dedicata all’Esercito Italiano. Lo scorso 4 settembre ha avuto luogo, infatti, la solenne cerimonia di intitolazione del piazzale antistante la caserma Libroia, sede militare del Battaglione Trasmissioni “Vulture” dell’Esercito Italiano. La proposta, approvata dall’amministrazione Torquato, era stata avanzata dall’associazione dei Bersaglieri, Sezione Agro-Nocerino Sarnese. Un riconoscimento celebrato con una due giorni di eventi a cui hanno preso parte le massime autorità militari e civili. La città dell’Agro ha voluto rendere omaggio alla storia dell’Esercito Italiano, in più occasioni incrociatasi con quella della città di Nocera Inferiore. Martina Nacchio

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VITA NELL'AGRO Alcune immagini dei Cortili

Un tuffo nel Medioevo U

n uomo è stato messo a morte davanti ai miei occhi, un altro mi ha offerto da bere da una botte di legno. Popolani con vestiti di velluto e capelli intrecciati giravano per le strade antiche, mura spesse che hanno guardato in faccia la storia. C’era un artigiano che svolgeva il suo mestiere in strada, un altro che preparava da mangiare in un calderone. Ho gli occhi aperti eppure mi trovo nel Medioevo, ma questi cortili li riconosco, sono rimasti immutati nei secoli. Siamo nel cuore della valle dell’Agro Nocerino-Sarnese, a Sant’Egidio del Monte Albino dove da diciannove anni si svolge una rievocazione storica della vita del borgo dei secoli passati. “I Cortili della Storia” è ormai uno degli eventi più attesi non solo per la cittadina di Sant’Egidio, ma per tutto l’Agro. Un vero e proprio viaggio nel tempo svoltosi quest’anno sabato 19 e domenica 20 settembre all’insegna della tradizione e del rilancio artistico di un centro storico che – come pochi in Campania – mantiene ancora i caratteri originari dell’antichità. Organizzata dalla Pro Loco locale,

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la manifestazione attira decine di migliaia di turisti da ogni parte d’Italia, che si immergono nel passato degustando piatti tipici locali e toccando con mano l’aria di festa che si respira nei cortili. Legata al passato eppure sempre rinnovata, la ricchezza de “I Cortili della Storia” sta nell’originalità che gli organizzatori ogni anno donano alla manifestazione. In particolare quest’anno, in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni della Pro Loco di Sant’Egidio, la manifestazione si è presentata particolarmente arricchita. Aumentato il numero dei cortili allestiti, rinnovati gli spettacoli e per la prima volta ospitata, tra musiche medievali e danze, una mostra di antiche macchine da tortura. Rilancio economico del paese grazie al coinvolgimento di numerose aziende locali del settore turistico e alimentare, tutela, conservazione e recupero del patrimonio architettonico, attenzione alla tradizione, tutto questo in una sola manifestazione che dal 1997 rallegra il cuore di chi ama il proprio territorio. Martina Nacchio

Migliaia di turisti a Sant’Egidio del Monte Albino per la manifestazione “I Cortili della Storia”, giunta alle XIX edizione


Folklore Photo Contest È Giuseppe Speranza il vincitore della prima edizione del Folklore Photo Contest, la gara promossa dal mensile diocesano Insieme per raccontare a colpi di immagini la tradizione e rispolverare così l’identità delle nostre comunità locali con la forza dei social media. La foto – che ha ottenuto 178 “mi piace” – ritrae un momento della famosa processione della statua di Santa Rita con la tradizionale “cascata delle rose”, ad opera della parrocchia Santi Simone e Giuda di Nocera Inferiore.

Nella foto Giuseppe Speranza ritira il premio offerto da Biosa Accessori

Insieme anche al bar in queste caffetterie Insieme + caffé ad 1 euro Dolci tentazioni

Bar Firenze

Via F. Turati, 520 Poggiomarino (Na)

Piazza V. De Marinis, 6 Poggiomarino (Na) ottoBRE 2015 Insieme

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

“Questa è l’idea di Chiesa che mi porto dentro”

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a bambina mi ha sempre affascinato il metronomo. È quello strumento usato in musica che detta il tempo a chi canta o suona. È una segnaletica per chi si addentra nel mondo delle note, serve a capire come affrontarle, con quale velocità e potenza di fiato. Non ci si può perdere nel pentagramma, se l’orecchio è attento a non perdere il ritmo o – potremmo dire – quel filo rosso che tiene unita una melodia dai suoi bassi fino all’esplosione della sinfonia. Una fitta agenda di impegni della Chiesa universale ed italiana si aggiunge alla trama che anima la pastorale diocesana. L’Anno della vita consacrata, il Sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia, il Convegno ecclesiale di Firenze, il Giubileo. Come ritrovare il filo di Arianna per non disperdersi in un “consumismo pastorale” che di evento in evento rischia di disorientare la vita dei fedeli? Abbiamo intervistato il vescovo Giuseppe, Pastore della Chiesa pellegrina in

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Nocera Inferiore-Sarno, per sintonizzarci sulla giusta frequenza per vivere i prossimi appuntamenti ecclesiali. Il Sinodo ordinario dei vescovi accende i riflettori sulla famiglia. Una sensibilità che Papa Francesco ha espresso anche con il Motu Proprio che modifica il procedimento di annullamento canonico del matrimonio, nel quale il Vescovo sarà figura centrale. Che significato ha questa rivoluzione per la nostra diocesi?

«Il primo concetto da tenere presente è l’indissolubilità del matrimonio. Come famiglia cristiana deve intendersi l’unione nella fedeltà tra un uomo e una donna, aperti alla vita. Un’idea per noi univoca che però diventa equivoca nella società odierna. Oggi abbiamo un’attenzione in più alle fragilità, alle famiglie ferite, e il vescovo riprende come nelle prime comunità il posto del Pastore e di legislatore. Ma il vescovo non annulla il matrimonio, riconosce la nullità di un ma-

L’Anno della vita consacrata, il Sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia, il Convegno ecclesiale di Firenze, il Giubileo: come vivere questa stagione ecclesiale senza disperderci in un “consumismo pastorale”? A colloquio con mons. Giudice per scoprire lo stile con cui affrontare i prossimi impegni diocesani


trimonio che di fatto non c’è mai stato. Io credo che il problema più grande sia dei tanti matrimoni celebrati in Chiesa, ma non di Chiesa. È una situazione urgente, sicuramente il Sinodo ci darà una luce per rivolgerci alle situazioni di difficoltà ma soprattutto per tornare a proporre la bellezza del matrimonio cristiano». Il Papa ha lanciato un appello accorato ad aprire le nostre porte ai fratelli migranti che sfuggono a situazioni di guerra. Come Chiesa locale in che modo accoglieremo i profughi?

«La Chiesa fa accoglienza da sempre, però non vuole fare supplenza a nessuno. Non vuole mettersi al posto delle istituzioni, vuole collaborare. L’emergenza che viviamo riguarda un vero e proprio esodo, è necessario quindi passare da un’accoglienza disordinata ad una buona accoglienza. E per farlo, sarà necessaria una stretta collaborazione con le istituzioni civili. Molti si stanno attivando, piovono associazioni che però pensano solo al profitto. Invece, la nostra urgenza è la carità, perché nell’altro c’è il volto di Cristo. Poi non basta solo accogliere, è indispensabile integrare i migranti e considerare che le nuove presenze si aggiungono ad una realtà campana che ha già le sue vecchie povertà. Alle antiche ferite dobbiamo aggiungere i nuovi poveri». La scuola è iniziata e con la prima campanella si è abbattuta anche la bufera sulla questione gender. Che cosa desideriamo che i ragazzi portino a casa da questo anno scolastico?

«Bisogna partire dalla conoscenza delle questioni: si parla di gender, ma noi credenti dobbiamo ammettere di non aver approfondito molto il tema. L’idea della cultura tende a sovrastare il concetto di natura, invece la dicotomia cultura-natura è da recupe-

rare fortemente. Registro una grande disonestà con cui vengono diffusi alcuni messaggi, dai media e persino dai libri scolastici. A volte, i genitori presi dal caos quotidiano non si accorgono di quello che i figli apprendono. Sono però contrario ad una pastorale aggressiva. Non possiamo imporre – piuttosto proporre – un modo di pensare. La proposta è valida non tanto se arriva da dibattiti o bagarre, ma se è la mia vita – la gioia che emana, la sua bellezza – a suscitare una domanda negli altri». Come fa un vescovo a far passare una traccia per far camminare la Chiesa locale su una determinata rotta?

«Il vescovo accoglie un’idea che il Signore gli dona. La rielabora dinanzi a Lui, poi inizia a presentarla ai collaboratori, quasi a macchia d’olio. Segue un momento più magisteriale. Per la Curia, ho scritto una Nota pastorale sul suo significato. È il desiderio di dare un’impronta più pastorale alla nostra organizzazione. Chi viene anche solo un attimo per un documento deve respirare l’aria di famiglia. È per questo che ho voluto come centrale la costruzione della nuova cappella. Al centro del nostro servire c’è il Signore». Eccellenza, come possiamo non perderci in questo anno ricco di impegni?

«Il filo per non smarrirci è quello della misericordia. Miseri cor dare significa letteralmente “dare il cuore ai miseri”. E chi sono i miseri di oggi? C’è il divorziato, il migrante, il giovane che non trova lavoro, il tossicodipendente, l’omosessuale trattato male». La categoria dei miseri si è allargata, sono folle che bussano alle nostre porte e abbiamo una sola medicina, il Vangelo. Mariarosaria Petti ottoBRE 2015 Insieme

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VITA ECCLESIALE

CONto alla rovescia A

bitare, uscire, educare, trasfigurare e annunciare sono i cinque verbi che faranno da sfondo al Convegno della Chiesa italiana a Firenze. Appendici al tema, «In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo», che aiuteranno i delegati di tutte le diocesi, delle associazioni e dei movimenti del Paese a riflettere sul cammino percorso e quello da intraprendere. Un evento a cui si è lavorato tanto e a cui ci si è preparati. Eppure, davanti all’importanza dell’iniziativa, non ci si sente mai pronti. L’analisi della Traccia, ma anche gli incontri diocesani, ci hanno aiutato in quest’anno ad andare un po’ più a fondo. Un ritrovarsi che vuole generare un cambiamento che deve assolutamente passare dalla conversione, principalmente di coloro i quali sono attivi nelle realtà particolari. «Il Vangelo si diffonde se gli annunciatori si convertono. Perciò – si legge nella parte conclusiva della Traccia – mettiamoci in questione in prima persona: verifichiamo la nostra capacità di lasciarci interpellare dall’esser-uomo di Cristo Gesù, facciamo i conti con la nostra distanza da lui, apriamo gli occhi sulle nostre lentezze nel prenderci

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cura di tutti e in particolare dei «più piccoli» di cui parla il Vangelo (cf. Mt 25,40.45), ridestiamoci dal torpore spirituale che allenta il ritmo del nostro dialogo col Padre, precludendoci così una fondamentale esperienza filiale che sola ci abilita a vivere una nuova fraternità con gli uomini e le donne d’ogni angolo della terra e ad annunciare la bellezza del Vangelo». Un traguardo ambizioso, che sarà possibile raggiungere spronati dalle domande di Gesù ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo? Voi chi dite che io sia?». Un interrogativo, il secondo, a cui Pietro risponde: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Un’affermazione inedita, questa, ma anche un’intuizione straordinaria, che «illumina il passaggio, che necessariamente dobbiamo azzardare, dalla prospettiva della dimostrazione a quella dell’interlocuzione: riusciamo a sapere chi è davvero il Figlio dell’Uomo non quando ci attardiamo a parlare di Gesù in terza persona, bensì allorché accettiamo di interloquire con lui, in un confronto diretto, declinato in prima e in seconda persona. È

Si avvicina l’a pertura del Convegno ecclesiale di Firenze. Dal 9 al 13 novembre, la Chiesa italiana parlerà di nuovo umanesimo per incamminarsi verso «la sua più alta misura»


Si è svolto lo scorso 5 settembre, presso il Teatro Di Costanzo-Mattiello a Pompei, il convegno organizzato dalla Conferenza Episcopale Campana sul tema “Quale umanesimo cristiano in terra campana?”, tappa regionale di preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze

la scienza di Dio, comunicata dal suo dirsi a noi in Cristo Gesù». Riconoscere il volto di Dio manifestatosi umanamente in Gesù Cristo «ci permette di capire a fondo il nostro esser-uomini, con le sue potenzialità e responsabilità». In tal senso occorre interpretare la promessa fatta dal Signore a Pietro: «Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». «Non significa dover fare i censori dell’umanità – scrivono nella Traccia –. Al contrario, significa tentare sempre tutto il possibile per risolvere qualsiasi nodo, impegnare al massimo grado la nostra creatività per districare ogni matassa, non trovar requie prima d’aver tagliato tutti i legacci che frenano l’uomo, e prima d’aver spezzato le catene che gli impediscono di raggiungere la sua più alta misura». Questo attende le comunità che vivificano la Chiesa italiana. Firenze 2015 possa servire ad avviare la scalata verso «la sua più alta misura». Ne beneficeranno i singoli, troveranno sostegno le diocesi, si arricchirà la società. Salvatore D’Angelo

Quale umanesimo cristiano in terra campana?

Q

uale umanesimo cristiano in terra campana? È questa la domanda che la Conferenza Episcopale Campana ha posto alle diocesi della nostra regione in preparazione al 5° convegno nazionale ecclesiale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre. 
L’incontro, svoltosi a Pompei nel Teatro Di Costanzo-Mattiello, ha visto la partecipazione dei delegati delle varie diocesi, molti accompagnati dai propri vescovi, tra i quali sua eccellenza mons. Giuseppe Giudice. Il clima accogliente ha dato il senso di un convegno incarnato e, fortunatamente, poco asettico, che ha reso più piacevole la partecipazione e più efficace il coinvolgimento. C’è un dono da accogliere da ciascuna parola detta e da ogni relazione ascoltata. Dal cardinale Sepe il richiamo ad una chiesa pronta ad una fede pra-

tica, che abbia a cuore la sorte di chi soffre; dal dottor Iasevoli, moderatore, la necessità di organizzarsi bene per fare il bene. Dalla professoressa De Simone, l’importanza di rivalutare la grammatica dell’umano uscendo dal recinto per porsi come artigiani di comunione, espressione citata in riferimento al nostro documento diocesano. Da don Emilio Salvatore l’importanza antropologica della pietà popolare; dal professore Di Costanzo, il richiamo forte a formare i cattolici alla luce della “Dottrina Sociale della Chiesa”, per essere sempre più chiesa che prende posizioni nelle vicende che riguardano l’uomo. Da tutto ciò prende forma una consapevolezza: l’urgente necessità di essere, come Cristo, incarnati sempre più nel bisogno di ciascun uomo. Antonio Francese

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VITA ECCLESIALE

Nelle immagini, alcuni momenti di gioiosa animazione del Campo

Un’altra vi(s)ta

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nche quest’anno il tempo estivo è stato occasione di incontro per i giovani dell’Azione Cattolica della Diocesi di Nocera-Sarno. L’ultima settimana di agosto, come consuetudine, il Campo Scuola diocesano ha coinvolto più di cento giovani tra i 14 ed i 30 anni, provenienti da diverse parrocchie dell’Agro. “Un’altra vi(s)ta”, questo lo slogan che ha guidato le nostre giornate che hanno avuto come tema centrale l’Eternità, promessa a ciascuno di noi e donataci sin dall’istante in cui siamo stati pensati da Dio. La vera Vita che, se accolta, ci svela un altro punto di vista e ci dona un nuovo sguardo sul cammino quotidiano, fatto di gioie ma anche di fatiche e difficoltà. Un giovane che accoglie il dono dell’Eternità guarda all’esistenza con speranza, agisce mosso dalla certezza che la promessa di salvezza del Padre sarà mantenuta, perché nella sua vita Lo ha incontrato e ne ha sperimentato l’amore. Tale certezza diventa il fondamento di ogni scelta, azione e relazione. Su questi temi i giovani si sono interrogati a partire dalla propria vita, rileggendola alla luce della Parola, e condividendo le proprie esperienze nell’incontro con quelle altrui. I quattro giorni di campo sono trascorsi in un clima di gioia e fraternità, in cui sono nati, an-

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che grazie all’aiuto dei sacerdoti presenti, legami belli e profondi che nella pace del Cristo verranno coltivati e alimentati. Ma, come i giovani ben sanno, il vero Campo inizia al ritorno a casa, nel quotidiano delle proprie Associazioni e delle proprie città. Sono questi i luoghi che essi sono chiamati ad abitare e a guardare con un’altra vista, questi gli ambienti in cui testimoniare ed annunciare che un’altra vita è possibile: una vita toccata dall’amore di Dio. Il nuovo anno. Con l’entusiasmo e la ricchezza provenienti da questa esperienza, ha inizio per l’Associazione un nuovo anno che vedrà i giovani protagonisti di un cammino ricco: verso la Giornata Mondiale della Gioventù, in comunione con tutta la Chiesa Diocesana e Universale, nei gruppi di appartenenza dove gradualmente ripartono i cammini ordinari che quest’anno ci chiameranno ad “Alzarci e andare in fretta”, tema dell’anno associativo. E insieme, ancora, nei momenti di formazione, di incontro e di spiritualità del settore Giovani Diocesano. Un anno ricco, un tempo da condividere con una bella compagnia e uno sguardo differente. “…dai sorridi ed esci per strada, non la senti la vita che chiama?” Lisa Scognamiglio

Più di cento giovani, tra i 14 e 30 anni, nella splendida cornice di Castellammare di Stabia, hanno partecipato al Campo Scuola diocesano di Azione Cattolica con lo sguardo puntato sul dono dell’eternità


I laici più protagonisti nella vita della Chiesa

È questo il desiderio manifestato dal vescovo Giuseppe, lo scorso 16 settembre, a conclusione della prima sessione del Concilio Giovane. Al centro dell’incontro la Gaudium et spes, approfondita da don Giovanni Iaquinandi. Tre gli altri appuntamenti in calendario

I prossimi appuntamenti 9 ottobre, ore 20.00, presso la Concattedrale San Michele Arcangelo di Sarno, rifletteremo sulla Dei Verbum aiutati da don Luigi Lamberti, eremita diocesano. 17 novembre, ore 20.00, presso la parrocchia Santa Maria dei Bagni di Scafati, mediteremo sulla Lument Gentium guidati dal nostro vescovo Giuseppe. 4 dicembre, ore 20.00, presso la parrocchia San Giovanni Battista di Roccapiemonte, in compagnia di una suora clarissa ci addentreremo nella Sacrosanctum Concilium. 7 dicembre, ore 20.00, presso la Basilica Sant’Alfonso Maria de Liguori, a Pagani, per la celebrazione conclusiva.

È

cominciata il 16 settembre l’ultima tappa del Concilio Giovane. In quell’occasione, abbiamo vissuto la prima delle quattro sessioni conciliari che ci porteranno a redigere il documento per le linee guida da consegnare alla nostra Chiesa diocesana. Quattro incontri, come quattro sono le Costituzioni del Concilio Vaticano II. Momenti, questi, per approfondire la ricchezza donataci dal Concilio a cinquant’anni dalla sua conclusione. Un modo per comprendere e attuare le novità dello Spirito. Nella prima sessione conciliare, abbiamo riflettuto sulla Costituzione dogmatica sulla Chiesa e il mondo contemporaneo, la Gaudium et spes. Aiutati dal Vicario generale, don Giovanni Iaquinandi, abbiamo meditato sul desiderio della Chiesa di partecipare alle gioie, speranze, dolori e angosce del mondo. Una Chiesa che, come Madre e Maestra, vuole accompagnare i suoi figli lungo i sentieri della vita terrena per condurli alla meta della vita eterna. L’introduzione di don Giovanni è stata ricca e completa e ha fatto trasparire il suo zelo pastorale e la sua passione di presbitero. Certo, non è stato possibile esaurire la ricchezza di questo documento in un incontro tanto breve. Ecco perché, a conclusione dell’incontro, il nostro vescovo Giuseppe ha esortato i presenti a rileggere la Costituzione, a farla nostra, e a viverne lo spirito e gli insegnamenti per una Chiesa sempre più giovane e rinnovata. Il suo desiderio è quello di una Chiesa dove i laici non siano semplici spettatori ma principali attori di una pastorale che vada oltre i muri della parrocchia, che percorra le periferie come spesso ci invita a fare Papa Francesco. Un desiderio che ha trovato accoglienza nel cuore di tanti e che, ne siamo certi, non tarderà a realizzarsi. Don Giuseppe Pironti

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ILPANEDELLADOMENICA commenti a cura delle sorelle Clarisse del Monastero di Santa Chiara

Sussidio liturgico dalla XXVIII domenica del Tempo Ordinario alla Solennità di Tutti i Santi (Anno B)

Dove cadono le briciole O tu, Signore del Paradiso, abbi dunque pietà di me! Se nel tuo Paradiso non si può penetrare, rendimi almeno degno, al suo esterno, del prato che sta nel suo recinto. Dentro, vi stia la tavola dei santi! Ma fuori, cadano fitti come briciole i frutti del tuo giardino per i peccatori che là per la tua bontà, vivranno Efrem il Siro

11 XXVIII domenica OTTObre dEL TEMPO 2015 ORDINARIO (Anno B) Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve 1450 circa - Fontignano, Perugia, 1523) è uno tra i maggiori protagonisti dell'arte rinascimentale italiana. Egli si formò sulle opere dei grandi artisti della prima metà del Quattrocento. Nella sua bottega, la più prestigiosa dell'Italia rinascimentale, nel 1495 circa, fece la sua comparsa il giovane Raffaello.

Le letture: “Vendi quello che hai e seguimi” Prima lettura: Sap 7,7-11 Salmo: Sal 89 Seconda lettura: Eb 4,12-13 Vangelo: Mc 10,17-30 Il Vangelo: «Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni». (Cfr Mc 10, 21-22)

Madonna Gambier Parry, di Pietro Perugino, 1470 circa

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Colore liturgico: VERDE

Cosa devo fare? Il desiderio di altro e di incontri di senso fa dell’io chiuso in se stesso, nelle sue sicurezze e nelle sue paure un homo viator, una creatura della strada, mendicante di frammenti di luce. Cosa devo fare…? L’esodo verso la terra promessa di una vita bella e buona, umanissima, è la via del bene a cui si accede attraverso i precetti della Legge che si riferiscono ai doveri verso il prossimo. Una cosa sola ti manca: si possiede soltanto quello che si dona, quello che si trattiene per sé, non si possiede, ma ci possiede. L’uomo pensava di possedere i beni, in realtà ne era posseduto. Gesù per seguirlo non chiede di lasciare tutto, ma di lasciare soltanto quello che impedisce la piena libertà dell’uomo. O beata povertà, che procura ricchezze eterne a chi l’ama e l’abbraccia! (S. Chiara)


18 XXIx domenica OTTObre dEL TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B)

25 XXX domenica OTTObre dEL TEMPO ORDINARIO 2015 (Anno B)

Le letture: “La propria vita in riscatto per molti”

Le letture: “Abbi pietà di me”

Prima lettura: Is 53,10-11 Salmo: Sal 32 Seconda lettura: Eb 4,14-16 Vangelo: Mc 10,35-45

Prima lettura: Ger 31,7-9 Salmo: Sal 125 Seconda lettura: Eb 5,1-6 Vangelo: Mc 10,46-52

Il Vangelo: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». (Cfr Mc 10,42-44)

Il Vangelo: «Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada». (Cfr Mc 10, 51-52) Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

La vita fino all’ultimo respiro

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o chiamano Maestro, ma in realtà non lo ascoltano, non lo seguono. Gesù ha appena annunciato la sua passione e morte e loro pensano al trionfo, ai primi posti. Tra voi però non è così: il corretto pensarsi e collocarsi di chiunque detenga un ufficio o svolga un compito, sia il sapersi servo accovacciato ai piedi dell’altro. Questa è grandezza, e questa è la risposta di Gesù ai due, ai Dodici, a ogni uomo, perché anche Lui è venuto per servire e dare la propria vita. I discepoli chiamati da Gesù a stare e a camminare con Lui ne condividono la sorte sorretti dalla sua stessa ragione di vita: la vita è stata data per essere donata con amore fino all’ultimo respiro, nel dono di sé fino alla croce.

Sposalizio della Vergine, di Pietro Perugino, 1501-1504

Chiara Fancelli, nelle vesti di una Madonna di Pietro Perugino, particolare

Tu sei la Luce

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iglio di David abbi pietà di me: un urlo e un gemito che trovano ospitalità in Dio, accoglienza fatta carne in Gesù. In Lui, la pietas invocata diviene pietas concessa, tenerezza liberatrice. Buttato via il pesante mantello dello scoraggiamento, del ripiegamento, è restituito al suo desidero più profondo: che io veda, e alla sua intuizione più profonda, Tu sei la luce incontrata per darmi luce. L’uomo, come mendicante di occhi e di luce per cogliere il mistero delle cose, diviene presenza di Dio luce nella cecità del mondo a restituire occhi capaci di “stupite visioni”: Dio è luce perché è amore; l’uomo è nella luce perché è amato ed abilitato ad amare, chiamato a camminare alla luce dell’amore versando lacrime di dolcezza sulle ferite del mondo. ottoBRE 2015 Insieme

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1 Tutti NOVEMBRE i santi 2015 (Anno B)

Nella compagnia dei Santi

Le letture: “Rallegratevi ed esultate” Prima lettura: Ap 7,2-4.9-14 Salmo: Sal 23 Seconda lettura: 1Gv 3,1-3 Vangelo: Mt 5,1-12 Il Vangelo: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Cfr Mt 5, 11-12) Colore liturgico: BIANCO

Battesimo di Cristo, di Pietro Perugino, particolare del Polittico di Sant'Agostino

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a santità è relazione filiale col Padre: non si diventa santi da soli perché non si può essere figli da soli, senza padre, senza fratelli. L’identità di figli di Dio è in noi come un seme, il seme della santità di Cristo, che deve germogliare, crescere e dare frutto lungo il corso della vita. Le Beatitudini indicano la via per nascere alla vita filiale, per accogliere la grazia di diventare figli di Dio: afflizione, fame, sete, persecuzione, ma tutto questo non è che il passaggio del seme dalla sterilità al molto frutto, dalla solitudine alla comunione, dalla morte alla vita. È il dolore passeggero del parto della santità, in cui l’uomo perduto si ritrova abbracciato dal Padre, reso divinamente figlio nel Figlio di Dio incarnato.

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Conferenza Episcopale Campana Il 5 e 6 ottobre, mons. Giudice sarà impegnato per i lavori della Conferenza Episcopale Campana. Rinnovamento nello Spirito Santo Mons. Giudice presiederà la celebrazione eucaristica con il Rinnovamento nello Spirito Santo, l’11 ottobre alle ore 12.00 a Pagani. Inizio del ministero pastorale Mons. Giudice presiederà le celebrazioni di ingresso

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di: don Ciro Zarra, presso la parrocchia di San Prisco in Nocera Inferiore, il 12 ottobre; don Ciro Galisi, presso la parrocchia di S. Maria delle Grazie in Angri, il 14 ottobre; don Domenico Cinque, presso la parrocchia Maria SS. di Costantinopoli in Nocera Superiore, il 15 ottobre; don Roberto Farruggio, presso la parrocchia di Santa Maria del Presepe in Nocera Inferiore, il 16 ottobre. La Santa Messa sarà celebrata sempre alle ore 19.00.

II Partita del Sorriso Laici contro consacrati si sfideranno nella seconda edizione della Partita del Sorriso. Il calcio di inizio è previsto per le ore 16.00 del 17 ottobre, a Pagani. Una nuova Chiesa Mons. Giudice consacrerà la nuova chiesa della parrocchia di Gesù Risorto di Pagani, il 22 ottobre alle 17.30.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

II Sessione Conciliare Si svolgerà il 9 ottobre presso la Concattedrale San Michele Arcangelo di Sarno la II Sessione Conciliare, alle ore 20.00. L’introduzione alla Dei Verbum è a cura di don Luigi Lamberti, eremita diocesano.


PICCOLI passi Tanti i progetti in cantiere per il cammino di preparazione alla GMG di Cracovia

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Gemellaggio. Abbiamo contattato una diocesi a 70 km da Cracovia per vivere l’esperienza del gemellaggio. Ci è stata accordata la prenotazione, speriamo fin dal prossimo mese di potervi dare conferma.

Alcune indicazioni. Le iscrizioni sono già aperte da tempo. Possono partecipare tutti i giovani con un’età compresa tra i 16 e i 35 anni. Quest’ultimo limite di età non vale per i responsabili. È vivamente consigliato iscriversi utilizzando il canale della Pastorale Giovanile diocesana, per aiutarci ad avere contezza dell’evento agevolando l’organizzazione.

I costi. Vi sono diversi pacchetti (è possibile prenderne visione sul sito) a cui va aggiunto il costo del viaggio. Stiamo effettuando una serie di valutazioni sul mezzo di trasporto da utilizzare, mentre sul versante dell’abbattimento dei costi continua l’impegno della rassegna teatrale che ha lo scopo di raccogliere fondi destinati a questo scopo. Diverse le compagnie amatoriali che andranno in scena sul palcoscenico dell’Auditorium S. Alfonso che il comune di Pagani ha messo a disposizione patrocinando l’evento. Al più presto saranno comunicate le date degli spettacoli. Don Giuseppe Pironti

ontinua con passione e fantasia il lavoro della Pastorale Giovanile diocesana nell’organizzare una serie di eventi che hanno lo scopo di accompagnare i giovani all’importante appuntamento con la GMG di Cracovia. La Giornata Mondiale della Gioventù è un pellegrinaggio che comincia nelle singole diocesi, ha il suo apice nell’incontro con il Papa e continua quando ciascuno ritorna nella sua comunità.

L’App della Pastorale Giovanile Sarà disponibile a breve l’App della Pastorale Giovanile. Basterà scaricarla sul proprio smartphone o tablet per essere sempre informati sugli eventi e appuntamenti del cammino verso Cracovia.

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DON ENRICO SMALDONE

IL PANE VITA ECCLESIALE DELLA DOMENICA

Il prete che amava i bambini di Antonietta Abete

Un incendio minaccia la Città

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nno 1962: dopo tanti sacrifici è finalmente inaugurato il grande refettorio e la cucina. Un altro pezzetto della Città prende forma. Le preoccupazioni che spesso tolgono il sonno a don Enrico non sono solo di natura economica. Nel diario della Città, in data 7 febbraio 1962, è riportato un episodio che crea sgomento e preoccupazione. Sono da poco passate le cinque del pomeriggio, Luigi, uno dei ragazzi, si reca nella camerata grande e si accorge che il primo lettino sta bruciando. Dà subito l’allarme, accorrono veloci Franco De Gregorio e Armando Olivieri e spengono il fuoco. Il corridoio è invaso dal fumo, Armando apre l’ultima finestra e scopre che altro fumo proviene da sotto la porta della camerata piccola. Nel buio, il ragazzo scorge alcuni lettini che stanno bruciando. Chiama i pompieri, mentre Franco e Immacolatina, con grande sangue freddo, entrano nella camerata ed aprono le finestre. Tutti i ragazzi si danno da fare per spegnere l’incendio con secchi d’acqua, pentole e pompe. In pochi minuti il fuoco è domato

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ed è possibile stilare un primo bilancio dei danni: un lettino con materasso, reti e coperte è stato divorato dalle fiamme, c’è una porta bruciata e le pareti rovinate. Il bilancio poteva essere molto grave se Luigi non avesse dato l’allarme. Ma il cuore di don Enrico, sollevato perché nessuno dei suoi ragazzi è rimasto ferito, è inquieto. Troppe domande albergano nella sua mente: com’è potuto accadere? Ha preso fuoco l’ultimo lettino della camerata piccola ed il primo della camerata grande. Una coincidenza? Il sacerdote interroga uno ad uno tutti i ragazzi. Non emerge nessun elemento. «Chi può essere il criminale che ha osato tanto? Finché non riusciremo a scoprirlo vivremo giorni di ansia» è riportato in un appunto. Dopo pochi giorni Armando, Sindaco della Città a cui tutti sono profondamente affezionati, parte per Milano ove raggiunge la mamma. La preoccupazione si mescola al dolore per il distacco. Sono indette nuove elezioni, è Franco De Gregorio il nuovo sindaco.

Agli inizi del 1962, tante preoccupazioni, non solo di natura economica, tolgono il sonno a don Enrico. Continua il racconto della vita nella Città dei Ragazzi


L’autore dell’incendio. Una lettera di minacce conferma i timori di don Enrico: è una mano esterna ad aver appiccato il fuoco. Lo stile e il linguaggio della missiva sono noti al sacerdote che incontra l’uomo nella caserma dei carabinieri. Egli confessa il suo reato, nelle sue parole vi è quasi un senso di soddisfazione per il gesto compiuto. Ma chiede perdono e promette, per il futuro, di rimanere alla larga dalla Città.

Un immagine dei lavori di costruzione della CIttà

Le preoccupazioni non sono finite: vengono smarrite le chiavi dello studio. Don Enrico pensa che qualcuno le abbia rubate. Qualche giorno dopo gli studenti che frequentano la scuola di avviamento professionale scioperano, rifiutando la colazione (il centro di Addestramento professionale era stato avviato nel 1959). Pochi minuti dopo, nello studio, ricompaiono le chiavi, ma sono scomparse le mille lire che il sacerdote aveva ritirato in banca qualche giorno prima. È svolta una rapida indagine: due ragazzi – Sabino e Gennaro – hanno lasciato per primi la sala e Sabino ha

sceso furtivamente le scale. Tutti i ragazzi sono interrogati: nessuno sa nulla e Sabino nega. I maestri raggiungono l’ultimo piano con la speranza di ritrovare la refurtiva. Scovano il pacchetto con le mille lire, non manca nessuna banconota. Ma scelgono di non dire nulla: il colpevole tornerà sul luogo ove ha nascosto i soldi e potrà essere colto in flagrante. Alle 14 Sabino sale in fretta le scale, verifica di essere solo e si avvia verso il nascondiglio ma viene sorpreso dal maestro Rosato. Il ragazzo è mandato subito a casa. Partono anche Grimaldi e Crescenzo, autori insieme a lui dello sciopero della fame. Arriva un’altra lettera anonima, le minacce stavolta sono più pesanti. Il fuoco sarà appiccato all’officina e alla falegnameria. Don Enrico rimane sveglio tutta la notte. A pensare e a pregare. L’uomo ha disturbi psichici. Dopo un lungo discernimento, il sacerdote è costretto a prendere una decisione dolorosa: lo denuncia all’autorità giudiziaria affinché possa essere curato in una struttura idonea.

Fiera della Borsa di Raffaele Biosa ottoBRE 2015 Insieme Via F. S. Caiazzo, 5-7 - 84012 Angri (SA) Tel. 081 94 63 80 - raffaelebiosa@alice.it

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Antony Della Porta, accompagnato da Giuseppe, nella sua esperienza a Lourdes

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otte insolita e luogo poco comune data l’ora. L’orologio del binario segna le 03.30, è buio e la frescura di una notte estiva inizia a sentirsi alla stazione di Nocera Inferiore. A beneficiare di questa brezza notturna sono circa 400 volti, ognuno con una propria storia racchiusa in una valigia ricca di speranze, attese ed emozioni da vivere. Improvvisamente sbuca un treno che con il suo canto fischiettante squarcia il silenzio della notte. Arriva da Reggio Calabria con il suo consueto ritardo, ma nessuno si lamenta perché è il treno bianco. Un treno speciale pilotato da Maria che con la sua destrezza materna accompagnerà questi volti ad incontrare gli occhi di suo figlio Gesù nella terra dove è apparsa a Bernardetta. Finalmente le porte si spalancano e aprono le danze al pellegrinaggio diocesano “Lourdes 2015: la gioia della missione”, organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e presieduto dal nostro caro vescovo mons. Giuseppe Giudice. Tutti hanno sentito parlare di Lourdes: un comune francese ai piedi dei Pirenei che si colora di ammalati, sedie a rotelle e barelle che sfilano in code interminabili davanti alla grotta, di volontari in uniforme e della luce dei flambeaux. Proviamo a scorgere la luce di questo posto facendoci aiutare dalle esperienze di alcuni partecipanti al pellegrinaggio. L’immagine più significativa è la Grotta di Massabielle. Tra la fila di persone che attende per accarezzare la roccia e rendere omaggio alla Signora vestita di bianco, s’incrociano gli occhi di Anthony Della Porta, un ragazzo speciale di 19 anni il quale rivela: «La grotta è un paradiso di preghiera, ho sentito una forte emozione e il bisogno di rivolgermi alla Mamma celeste che tutto ascolta. La grotta è un incanto che genera forza per affrontare la vita che ti aspetta». Anthony ha gli occhi intrisi di speranza e a Lourdes la speranza ha la trasparenza dell’acqua che continua a sgorgare limpida nel punto che indicò la Vergine. L’acqua di Lourdes ha un sapore speciale, di cielo terso, di nevi immacolate, di vette dorate. Si beve gustandola a piccoli sorsi; ci si bagna alle piscine. Stefano Salvati, membro del gruppo scout Teano 1, ha prestato servizio alle piscine. Racconta: «Mi hanno detto: “devi sorridere sempre, tutti devono essere accolti con un sorriso!”. Ho pensato che fosse una richiesta semplice, anche se emozione e tensione incombevano. La prima persona che ho accolto era un ammalato immobilizzato sulla sedia a rotelle: il suo sorriso era più forte del mio. Dopo l’immersione nell’acqua, l’ho accompagnato a rivestirsi e in quell’istante mi ha parlato di sé e della sua famiglia, sempre con il suo sorriso contagioso. Sono arrivati altri ammalati, mi sono commosso, il loro sorriso e le loro parole mi davano la forza per aiutarli. Non dimenticherò mai i loro nomi, i volti e gli incontri inaspettati che Lourdes riserva. Volontari e ammalati hanno cambiato il mio modo di vedere le cose e l’essere

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La gioia della missione 43esimo pellegrinaggio diocesano a Lourdes: il racconto di giorni densi di grazia attraverso l’esperienza di ammaltati, volontari e pellegrini


Alfonso Ferraioli, il nostro sorriso a Lourdes

sempre pronto nello scoutismo a servizio della chiesa». Sulla strada di Lourdes esistono anche i sassi della Via Crucis. Sulla montagna ingioiellata di statue dai riflessi di bronzo, incrociamo i passi di una coppia di sposi, Lucia e Filberto Russo: «La via Crucis che s’inerpica sulla collina dell’Espélugues ci porta a fare i conti con il tradimento e la sofferenza che ha dovuto subire il Dio fatto uomo. Dalla prima all’ultima stazione, Gesù è maestro e testimone, ci dice come amare. Durante il cammino mille domande travolgono la nostra mente. Noi siamo capaci di amare con lo stesso coraggio e forza? E a Maria che incontra il Figlio con il viso sfigurato dalla ferocia umana, quale dolore avrà lacerato il cuore? E ad ogni caduta sotto la croce quante volte lo avrà ricordato bambino e avrebbe voluto rialzarlo come faceva allora? Alla XII stazione la croce ci sovrasta e si staglia verso un cielo limpido che è in contraddizione con la morte. La risposta a tutti i nostri interrogativi è arrivata alla XV stazione, qui il nostro cuore si è aperto alla speranza e la nostra anima ha intonato l’Alleluia. Alla fine del cammino abbiamo chiesto a Gesù e Maria fortezza e fede perché con la nostra vita possiamo annunziare sempre "Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto"».

Un momento del flambeaux

A sera, il Santuario attende le fiaccole dei pellegrini per illuminarsi. I gruppi s’infittiscono e si organizzano in file ordinate, in attesa della partenza del flambeaux. Altri salgono sopra la Basilica del Rosario, per fotografare la serpentina di fuoco, quando giungerà compatta sul sagrato. E proprio dall’alto si riesce a immortalare la luce di Alfonso accompagnato dolcemente da Davide Tedesco, ( fratello Puacs): «Quest’anno ho vissuto la mia esperienza a Lourdes accanto ad Alfonso, per lui è stata la prima volta e gli è bastato un solo sorriso per conquistarmi. Alfonso ha partecipato intensamente a tutte le celebrazioni, non mostrava segni di stanchezza, come se quel luogo gli desse la forza di oltrepassare le proprie barriere. Alla fiaccolata gli è stata data una torcia che sostituiva la consueta candela e durante il tragitto si girava spesso per vedere quelle fiaccole che lo avvolgevano. Alla fine del flambeaux si leggeva nei suoi occhi la voglia di restare nel posto dove tutto ha un senso. La spontaneità e l’allegria di Alfonso mi hanno fatto comprendere quanto la vita è meravigliosa». I giorni a Lourdes trascorrono svelti, il treno è già pronto per il viaggio di ritorno. Le parole non bastano per raccontare l’incanto che avvolge la vita di chi calpesta questa terra benedetta. Si torna a casa, nel cuore un bagaglio prezioso per affrontare i giorni che verranno. Alfonso Giordano ottoBRE 2015 Insieme

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Diventa Animatore Dopo il periodo estivo che ha visto molti oratori impegnati nell’organizzazione del GREST, il prossimo 18 ottobre l’Anspi zonale riprende le sue attività con un corso di Formazione, di primo livello, per Animatori di Oratorio, rivolto ai ragazzi dai 14 anni in su, privi di esperienza o con un bagaglio esperienziale non superiore ai due anni. Il corso, che si terrà presso la sede Anspi di Episcopio-Sarno a partire dalle ore 9.00, vuole essere una giornata di confronto e conoscenza tra persone che si spendono per la crescita degli oratori. La giornata prevede il pranzo a sacco e una piccola quota di partecipazione di 3 € a persona. Diventa anche tu Animatore di Oratorio. Ti aspettiamo!

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Le attività dell’A.N.S.P.I. ripartono nel solco della formazione. L’appuntamento è per le ore 9.00


NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti Il momento del rito di Comunione

San Giovanni Battista Striano

Grande successo per la X edizione dei Piccoli Madonnari e Artisti in Piazza

Il gruppo di bambini insieme a don Massimo Staiano e le catechiste

S. Maria Maddalena in Armillis S. Egidio del M. Albino

L’Eucarestia: cibo di vita eterna e bevanda di salvezza

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a voi, chi dite che io sia?”. La domanda centrale nella pagina del Vangelo di Marco di domenica 13 settembre scuote sempre i cuori di tutti noi fedeli. Senz’altro lodevole la risposta che hanno dato i tredici bambini della comunità parrocchiale di Santa Maria Maddalena in Armillis, i quali, con amore, si sono accostati per la prima volta al Corpo ed al Sangue del Signore Gesù. Nella preghiera di ringraziamento, scritta con l’aiuto delle catechiste, infatti, le parole di risposta, “un amico sincero, un Maestro vero e la stessa sorgente della vita”, hanno fatto ben riflettere tutta l’assemblea festante che non ha potuto far altro che gioire con loro. Un altro momento di felicità è stato certamente durante il rito di Comunione, ascoltare e cantare “Padre nostro tu che stai” – la cui base sonora è l’intramontabile The sound of silence – insieme alla recita della preghiera del Salvatore. Tra canti, doni spirituali e materiali si è conclusa, infine, una celebrazione eucaristica piena di Grazia. Livia Rossi

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mila presenze, 250 bambini, 10mila gessetti, 10 artisti e 16 premi. Sono questi i numeri della X edizione – che si è svolta il 5 e 6 settembre scorso – dei Piccoli Madonnari ed Artisti in Piazza, il concorso ideato nel 2003 dalla pittrice Lucia Fiore e che ogni anno ravviva il centro storico di Striano. I giovani artisti hanno dato sfogo alla propria creatività realizzando originali opere, dipinte su strada, sul tema delle Beatitudini. Ai giovanissimi madonnari si sono affiancati artisti professionisti, provenienti da tutta la Campania, che hanno meravigliato i presenti con le loro opere dipinte su tela. Le opere sono state poi valutate, sulla base di criteri tecnici da una giuria di esperti selezionati. L’organizzazione, da sempre attenta all’ambiente, ha realizzato magnifici addobbi con bottiglie di plastica e scarti sartoriali. Molti hanno seguito il tutto da casa tramite i social e il photocontest, novità di quest’anno. La manifestazione si è conclusa con i concerti degli strianesi Nico Zero, Denny Celentano, Umberto Terry. A organizzare la manifestazione è stato il Laboratorio d’arte “Creativity”, in collaborazione con la parrocchia San Giovanni Battista e con il patrocinio del Comune di Striano. Raffaele Massa

I momenti più belli della X edizione dei Piccoli Madonnari e Artisti in Piazza

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NEWS DALLE PARROCCHIE L’insediamento di don Antonio Agovino

San Bartolomeo Apostolo Nocera Inferiore

La festa in onore di San Bartolomeo

San Teodoro Martire Sarno

Benvenuto don Antonio

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na comunità in festa per abbracciare la sua nuova guida pastorale: è la famiglia di San Teodoro Martire in Sarno, che dal 3 settembre ha accolto don Antonio Agovino, nominato nuovo amministratore parrocchiale lo scorso 27 luglio da mons. Giuseppe Giudice. Sarnese doc, don Antonio Agovino fa ritorno nella sua terra d’origine dopo più di 20 anni dalla sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 4 luglio del 1998 presso la Cattedrale di Isernia. In questi anni ha seminato la Parola del Signore in giro per il mondo. Prima di essere richiamato nella sua città, è stato parroco presso la diocesi di Isernia, dove ha lasciato un ricordo encomiabile. Tre i punti cardine su cui, ora, vuole impostare il suo esercizio pastorale: preghiera, accoglienza e misericordia. «La nostra parrocchia – afferma don Antonio – deve essere una Chiesa che accoglie tutti, dove tutti vanno a trovare ristoro, tranquillità e la possibilità di rapportarsi con Dio. Una Chiesa senza pareti e senza tetto, una Chiesa che sa guardare più in alto del soffitto». Michele Lanzetta

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a decenni la festa in onore del Santo Apostolo e Martire Bartolomeo, patrono della parrocchia, era stata dimenticata dai fedeli. Da sei anni, però, collaboratori pastorali e in primis il parroco, don Vincenzo Ruggiero, cercano di risvegliare la sensibilità della comunità parrocchiale. Per ravvivare la devozione verso questo Santo è stato prima recitato un novenario, dal 16 al 23 agosto, seguito poi dalla solenne celebrazione del 24 agosto in onore del Santo patrono. Infine, il 29 agosto, la Santa Messa si è conclusa con una processione per le principali strade della parrocchia, accompagnata da inni, litanie, dal suono di una banda musicale e, grazie alla disponibilità di alcuni credenti, San Bartolomeo è stato trasportato in spalla. Al termine della processione, nell’Oratorio San Domenico Savio, vi è stata una “cocomerata” con distribuzione gratuita di fette di anguria a tutti i partecipanti. Anche al termine della Santa Messa delle ore 19.00 del giorno 30 agosto vi è stato un momento di convivialità per festeggiare il Santo, “Pasta e fagioli, Musica e Compagnia in Oratorio” accompagnata musicalmente dal gruppo “Love of Confusion” e con spazio per i più piccoli gestito dall’animazione “Max Party”. La festa è stata sentita con grande entusiasmo e nonostante una già sentita e calorosa partecipazione della popolazione, ci auguriamo che possa crescere sempre di più la venerazione verso san Bartolomeo. Maria Felicia Capaldo


Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

Grande partecipazione al Grest parrocchiale

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er il secondo anno consecutivo si è svolto nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova in Orta Loreto il Grest (Gruppo Estivo) al quale hanno partecipato circa 150 ragazzi dai 7 ai 13 anni. La tematica che abbiamo scelto quest’anno, insieme con il nostro parroco don Gerardo e ai nostri due seminaristi Aniello Cipriani e Francesco Amarante, è stata quella del “Mago di OZ”. Queste settimane sono state momento di grazia per l’intera comunità: bambini, animatori e mamme hanno assaporato la gioia di stare insieme e ognuno di loro ha donato il suo contributo per la riuscita di questo campo parrocchiale. È stato davvero un evento straordinario, arricchito ancora di più dalla presenza del nostro vescovo Giuseppe che ci ha trasmesso una riflessione sulla condivisione: come i discepoli che sono saliti sulla barca e hanno scelto di condividere un cammino, accettandosi vicendevolmente con i propri pregi e i propri difetti anche noi dobbiamo accogliere senza pregiudizi i nostri amici a scuola, in parrocchia e nelle comitive. Quest’esperienza si è conclusa con l’escursione in montagna l’8 agosto in una località di Angri chiamata “Monte Chianiello” e abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta dal nostro parroco. Dina Grimaldi

Alcuni momenti del Grest

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NEWS DALLE PARROCCHIE

Suore Serve di Maria Addolorata Nocera Superiore

50 anni donati a Cristo

O Alcuni sacerdoti e religiosi che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica per il cinquantesimo di consacrazione di suor Adriana, suor Agnese e suor Teresa Le suore Serve di Maria Addolorata che hanno festeggiato il cinquantesimo anniversario della consacrazione alla vita religiosa

mne trinum est perfectum dice l’assioma latino e vogliamo riferirci non all’augusto mistero trinitario ma al trio delle Suore che hanno festeggiato il loro cinquantesimo di vita religiosa: suor Adriana Balzano, suor Agnese Pignataro e suor Teresa Pastore. Tre vite diverse, tre percorsi diversi, tre esperienze diverse – ognuno di noi, nella sua differenza è irripetibile ed inimitabile – ma come tre raggi provenienti da un’unica fonte e diretti alla stessa meta. Mezzo secolo di vita consacrata al Signore, nella Congregazione delle Suore Serve di Maria Addolorata, nel carisma della Fondatrice, Serva di Dio Maria Consiglia Addatis, al sevizio dei piccoli e delle orfanelle: in una dimensione variegata che ha saputo amare e servire, spaziando dall’umiltà di un impiego, alla gestione generale della Casa o alla ricerca delle memorie storiche e delle radici che non vanno mai dimenticate. Grande festa, quindi, di ringraziamento, di rinnovato impegno, continuando l’oblazione della propria vita nel martirio di una quotidianità che l’amore della Famiglia servitana ha voluto eccezionale nella concelebrazione solenne a S. Maria degli Angeli di Nocera Superiore, all’elegante ristorante di Ciorani, chiudendo con i saluti e gli auguri nella culla di Portaromana. Sotto un cielo estivo, occhieggiante di stelle. Natalino Gentile

La festa di Sant’A lfonso, maestro di spiritualità

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ono passati più di 200 anni dalla morte del Santo patrono di Pagani, S. Alfonso Maria de Liguori, e ancora oggi si è lieti di festeggiare la solennità, il primo agosto. Si tratta di una delle festività più amate e attese dal popolo paganese e non solo. Molti festeggiano ricordando un Santo che ha attraversato un lungo cammino di fede, dedicandosi in particolare ai ceti più u-

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mili, per evidenziare la vera ricchezza, che ognuno dovrebbe possedere, quella spirituale. Tante attività si sono svolte e continueranno a svolgersi all’interno della basilica, al fine di orientare la popolazione verso i valori alfonsiani. La maestosa bontà che Alfonso ha mostrato nei suoi 90 anni di vita, viene ben ripagata dal popolo paganese e dalla sua stessa basilica, attraverso una lunga

processione per le strade principali di Pagani, con preghiere e canti. Un evento arricchito da intrattenimenti per ragazzi e bambini senza mai dimenticare il valore religioso della festa, che riunisce milioni di cristiani, con lo scopo di ricordare e celebrare la forte e umile spiritualità di un uomo che ha lasciato una notevole impronta nel mondo della cristianità. Chiara Panella

Sant’Alfonso Pagani


IN PARROCCHIA

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

a cura di Antonietta Abete

“Continua a guardare le stelle”

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i osservo mentre sfuggi con lo sguardo, le paure superano la tua spavalderia. Il tuo corpo sembra tutto ciò che hai e invece stai cercando solo di conoscere l’amore. Quel banco a scuola, la tua casa. I muri, spazi bianchi dove scrivi il brutto, mentre dentro sei una bellezza tutta da scoprire. E sfidi il mondo intorno a te, perché pretendi il tuo posto. Insieme agli altri ti fai forte, quando poi con chi ti ha preso a cuore, sei poeta, così fragile e sensibile. Al futuro non vuoi pensare perché credi che “vivere alla giornata” sia meno impegnativo e meno rischioso, ma trovandoti tra te e te tiri fuori il coraggio per dirti che hai solo paura di non farcela, di non riuscire a realizzare i tuoi sogni. Hai paura di deludere i tuoi genitori, sei preso dall’ansia di non essere all’altezza. Ed è per questo che gli altri diventano la misura di te stesso: il confronto è crudele, non ti senti uguale e l’inferiorità è il tuo tormento. Sei giovane, sperimentare tutto questo è normale ed io sono sicuro che “dentro” desideri riaccenderti. Nella parte vera di te, tu vuoi vivere... Sogni e desideri. Fai bene a sognare una vita diversa e un mondo migliore, a desiderare che i tuoi genitori si amino di più, continua a credere nella famiglia. Fai bene a scommettere nella fiducia, nel rispetto e nell’educazione. Non sei fuori moda se i tuoi

compagni ti vedono dare un bacio a mamma e a papà, se aiuti un anziano a portare la borsa della spesa troppo pesante. Fai bene a parlare con Dio quando sei solo, chiedendoti che senso ha la tua esistenza e quel male che senti dentro. Continua a credere nei sentimenti, a perderti con lo sguardo nel movimento delle nuvole desiderando un futuro bello, a guardare le stelle nelle sere d’estate, magari in dolce compagnia. Sei creato per amare e non per un’adrenalina facile che potrebbe costarti la vita. Solo l’amore di una persona ti emoziona veramente.

L’inizio della scuola è lo spunto per scrivere una lettera aperta ai giovani, un invito a credere nella bellezza dei propri sogni. Le parole di don Antonio

Mio giovane amico, fai bene a chiederti il perché del male e delle ingiustizie, fai bene a non arrenderti e a non accettare regole imposte da chi non ti fa sentire amato o accettato così come sei, con le tue difficoltà e le tue domande. La tua giovinezza è un dono. Forse non farai ciò che gli altri si aspettano da te, perché tu, come freccia lanciata nel tuo tempo, non sai dove andrai a finire. Ma sii freccia per raggiungere mete importanti, non un’arma per provocare dolore. La tua età è uno spazio sacro che ti è stato affidato e tu l’inventore e l’artista. Anima bella, cuore buono, creatura di Dio, l’amore che sogni esiste». Don Antonio Mancuso ottoBRE 2015 Insieme

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Lacrime di gioia

Il folto gruppo di pellegrini

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randi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il Suo nome” (Lc 1,49). Quanto è dolce e consolante la presenza di Maria nella vita di un cristiano, ancora di più in quella di un sacerdote. Quest’anno i festeggiamenti in onore di Maria Santissima, venerata nella parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo con il titolo di Madre della Consolazione, sono stati davvero emozionanti. Il pellegrinaggio a Roma, l’accoglienza e il ritorno della venerata immagine a San Valentino Torio, i giorni di festa mi hanno aiutato a vivere nella fede dei semplici la gioia di amare Maria. Sono stati giorni faticosi, ma ricchi di fede: l’attaccamento dei sanvalentinesi alla Madre del Signore è forte ed autentico. Maria, Madre della Consolazione, è una presenza viva per questo popolo che si sente amato e protetto dalla Vergine. Non dimenticherò l’incontro con Papa Francesco. Con semplicità ha accolto il mio invito a pregare per questo popolo e ad incoronare la ve-

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nerata statua della nostra Madonna. Ciò che ha reso davvero felice il suo cuore è stato il gesto di carità che tanti pellegrini – più di cinquecento – hanno voluto donare per la sua carità verso i poveri e i clochard che vivono intorno a piazza San Pietro. Papa Francesco, nonostante la stanchezza dell’udienza generale, mi ha detto con il viso sorridente: «Bene, bene… questo mi piace! Li darò a mons. Konrad (l’elemosiniere del Papa, nda)». I poveri sono il cuore del Papa. Al ritorno, il 3 settembre, ad accogliere la venerata immagine, restaurata dalla ditta Nova Ars di Cesinali in provincia di Avellino, c’era il nostro vescovo Giuseppe che ci ha invitato a restaurare soprattutto i nostri cuori perché la nostra vita sia piena di carità verso Dio e i poveri. È festa solo con Maria nel cuore e con la sua presenza autentica e reale nella nostra vita. Incamminiamoci come Lei, “in fretta” verso i poveri del nostro tempo. don Alessandro Cirillo

Foto Osservatore Romano

Lo scorso 2 settembre, più di cinquecento fedeli provenienti da San Valentino Torio hanno invaso Piazza San Pietro. Durante l’udienza papa Francesco ha benedetto la sacra effige di Maria SS.ma della Consolazione, appena restaurata

Papa Francesco benedice la statua di Maria SS.ma della Consolazione


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE S. Giacomo Maggiore Apostolo SAN VALENTINO TORIO Un momento della Celebrazione eucaristica al Santuario del Divino Amore

Don Alessandro bacia l’anello del Papa, accanto a lui il sindaco Michele Strianese

Un emozionante momento di fede Allo straordinario evento ha partecipato anche il sindaco Michele Strianese Foto Osservatore Romano

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opo i primi 100 giorni di governo posso affermare di essere pienamente soddisfatto delle attività messe in cantiere e di quelle già realizzate. Soprattutto non è da tutti essere ricevuto da Papa Francesco per l’Incoronazione della nostra Statua di Maria Santissima della Consolazione. Insieme al parroco don Alessandro Cirillo, a cui va tutta la mia stima per l’impegno profuso, abbiamo vissuto un emozionante momento di fede e preghiera. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che hanno partecipato e lavorato alla realizzazione di questo evento e a chi costantemente lavora fianco a fianco con me e la mia amministrazione affinché il nostro paese possa diventare un modello a cui guardare. Auspico altresì una collaborazione proficua con tutti i Paesi dell’Agro e con la provincia con i quali abbiamo già intessuto buoni rapporti collaborativi. Michele Strianese, sindaco di San Valentino Torio

Bentornata Madre Dopo un anno di attesa, l’effigie dell’amata “Maria SS.ma della Consolazione” è tornata a casa

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n evento che rimarrà scritto nella storia del nostro Paese. Grazie alla premura e alla passione del nostro parroco, dieci pullman sono partiti in direzione Piazza San Pietro per prendere parte ad un evento straordinario: la benedizione e l’incoronazione da parte del Papa della statua di Maria SS.ma della Consolazione. Durante il tragitto, abbiamo elevato a Dio con un’unica voce una preghiera di lode e ringraziamento. L’incontro in Piazza S. Pietro è stato emozionante, molti occhi erano pieni di stupore e meraviglia, e tanti si sono sciolti in lacrime! Durante la sosta al Santuario del Divino Amore abbiamo tocca-

to con mano la bellezza della nostra Mamma Celeste che raduna intorno a sé i suoi figli. Commossi abbiamo partecipato alla Celebrazione eucaristica presieduta dal nostro parroco. Il 3 settembre la comunità intera ha accolto il ritorno della statua restaurata con una solenne Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giuseppe e concelebrata da tutti i sacerdoti che hanno svolto il loro ministero sacerdotale nella nostra parrocchia: don Domenico Cinque, don Gaetano Ferraioli e don Vincenzo Buono. L’invito del pastore diocesano a restaurare il cuore ha posto il sigillo a due giorni ricchi di grazia. Celeste Miranda ottoBRE 2015 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO Il concerto di Maria Grazia Bonagura

Musica e Testimonianze

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iciassettesima edizione con il botto quella di Musica e Testimonianze che a settembre ha fatto il pieno di consensi e di pubblico: due serate, tanti artisti e storie che hanno mostrato ancora la grandezza di Cristo e della fede. L’ospite più atteso quello della domenica sera, Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ammazzato a bruciapelo da un supporter romanista. «Ho perdonato l’assassino di mio figlio - ha detto la signora Leardi - e oggi racconto la sua storia, morto per una partita di calcio, affinché non accada mai più». In regalo agli “Amici del Presepe”, promotori della rassegna, una sciarpa fatta a mano dall’associazione “Ciro Vive”. A seguire, la testimonianza di Marco e

Luigia Campanino, che hanno avuto la meglio su un tumore tra i più aggressivi diagnosticato a Marco dieci anni fa. La serata ha ospitato il concerto della cantautrice Maria Grazia Bonagura, circa un’ora e mezza di buona musica live a carattere benefico, con la rivisitazione di pezzi dei grandi della musica italiana e brani inediti: un mix di suoni e versi, ed anche di danza. Infine, lo show di Luca Sepe e Antonio Manganiello, tra i più attesi per il pubblico. Emozioni anche sabato, con l’esposizione eucaristica e l’adorazione per mezz’ora. Prima lo spettacolo-testimonianza “Rap Gesucristico” di Luca Maffi e di don Roberto Dichiera, oltre a quella toccante del cardiologo Giuseppe Miranda.

Tra show e “Parola”, applausi per gli Amici del Presepe Padre Aldo insieme a Mariano Rotondo e Antonella Leardi

Don Raffaele saluta Poggiomarino Don Raffaele Zoppi, 73 anni, lascia la comunità Stimmatina e parrocchiale di Poggiomarino per Palombaio, in provincia di Bari. Generale è stato il dispiacere per il suo trasferimento, poi è prevalso l’affetto per un sacerdote buono, uomo di preghiera che alle 17 di ogni pomeriggio apriva la Chiesa per confessare. Attento lettore della nostra rivista, di cui conserva gelosamente i ritagli di Poggiomarino, non verrà dimenticato il suo libro “Gocce di Miele” regalato a tanti fedeli.

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Consiglio pastorale nel verde

Si è tenuto il 6 settembre presso la tenuta “Le Lune del Vesuvio” a Terzigno il Consiglio pastorale. Vari sono gli argomenti trattati. «Le differenze devono essere il nostro punto di forza - spiega padre Aldo D’Andria -, se fossimo tutti uguali non ci sarebbe la bellezza dell’essere diversi». È stato un momento di condivisione e arricchimento per tutti. Nel pomeriggio, c’è stato un bel momento di condivisione: attraverso un gioco simbolico ognuno donava all’altro la sua diversità e quello che poteva servirgli.


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE - CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO La realizzazione dei tappeti

Maria, Regina amata della nostra città

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l primo passo è l’ingrandimento dei bozzetti, con i gruppi di giovani che si sono divisi i comuni dell’A gro per il volantinaggio, la ricerca delle foglie tra le campagne del paese, fino ad arrivare al 14, giorno d’inizio della capatura dei fiori. Da questo momento in poi, è l’intera comunità che scende in campo e si rimbocca le maniche per preparare i petali utilizzati che consentiranno la realizzazione dei tappeti. Una comunità che si riunisce presso i locali parrocchiali e che socializza per un’intera settimana. Gruppi di anziani, ragazzi, giovani, adulti e bambini che tra chiacchiere, risate e perché no, qualche sgridata, con lavoro minuzioso, si prepara a festeggiare degnamente la Madonna Addolorata. Intanto, prosegue il montaggio del trono e la preparazione dei mazzetti di fiori per l’offerta floreale del venerdì. Il 15, durante la Celebrazione eucaristica, abbiamo vissuto un momento intenso con l’offerta del cero, rito che si ripete il 15 di ogni mese: è stato il gruppo Giovanissimi di Azione Cattolica a compiere questo gesto particolarmente sentito, gesto che ha fermato ogni attività, perché tutti al cospetto della Vergine hanno voluto pregare e ringraziare. Tutto è pronto! Venerdì 18, l’intera comunità, sotto l’effige di sei contrade, insieme all’Università di Pucciano, ha offerto i fiori alla Vergine con i quali è stato realizzato il maestoso tappeto verticale.

Dopo lo start, con un ritmo sempre più incalzante, si sono susseguiti tutti i vari appuntamenti. Il benvenuto ai paesi ospiti per la realizzazione del Festival dell’Infiorata con gli infioratori di Alatri, Fucecchio, Gerano, Genazzano, Noto, Poggio Moiano e Saviano. Finito il quadro verticale all’alba, ecco, di buon mattino, il momento dell’accoglienza con i Piccoli Infioratori che, “andando a spasso per l’Italia” hanno rappresentato le bellezze del nostro paese. Nel primo pomeriggio, poi, l’inizio dell’evento tanto atteso: la realizzazione dei tappeti.

Cala il sipario sulla XX edizione dell’Infiorata di Casatori. Il lavoro di un anno ha trovato il suo compimento dal 7 al 20 settembre

Centinaia di persone, con lavoro certosino, hanno dato vita a capolavori variopinti che hanno stupito i visitatori. All’alba della domenica quando tutto era pronto, la Festa ha avuto inizio, visitatori provenienti da tutta la Campania e non solo, si sono lasciati affascinare da questo evento, che ha trovato il suo culmine in tarda serata con la processione della Vergine Addolorata. Questo è sempre il momento più bello ed emozionante, il lavoro di giorni trova compimento e senso in un omaggio alla Vergine, che raccoglie le preghiere, i ringraziamenti, le gioie e i dolori di una comunità stretta attorno alla Madre Celeste perché possa indicarci la strada che ci conduce verso il Cristo suo Figlio. Marina Longobardi

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO

Una sola parola: grazie Il saluto della comunità a don Roberto

19 luglio 1998: ingresso in parrocchia di don Roberto

Nel 1999, grazie alla fantasia pastorale del sacerdote, nasce il Concorso Internazionale dei Madonnari

Il viaggio missionario in Africa, in Burkina Faso, tra i Paesi più poveri al mondo. La parrocchia ha inviato altari da campo per i Sacerdoti e materiale utile alla popolazione

Dopo 17 anni passati alla guida della parrocchia Maria SS. di Costantinopoli, don Roberto Farruggio continua il suo servizio alla Chiesa nella comunità Santa Maria del Presepe in Nocera Inferiore. Vogliamo ringraziarlo ricordando i tanti rivoli di bene costruiti in questi anni ricchi di gioia e di grazia e affidare a Dio la sua nuova avventura pastorale

Visita alla missione che la parrocchia sostiene in India, in Kerala e Andhra Pradesh

Grazie all’impegno di don Roberto, nasce il Gruppo Scout Nocera Superiore 1

Nell’Anno della Vita consacrata, 12 religiosi sono i protagonisti della lavanda dei piedi

L’appuntamento quindicinale con il Corso Biblico

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La Missione parrocchiale nell’Anno della Fede. Le catechesi del parroco

Nasce in parrocchia l’Azione Cattolica

Festeggiamenti in onore di Sant’Antonio di Padova a Camerelle

L’Anno Sacerdotale e la consacrazione della parrocchia al Sacratissimo Cuore di Gesù

Adorazione eucaristica, appuntamento fisso del giovedì

La Missione Mariana e la peregrinatio della Madonna del Rosario di Pompei

Il gruppo Ministranti della Parrocchia

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La ricetta della felicità

Dal 30 luglio al 2 agosto, 130 ragazzi e giovanissimi hanno vissuto il campo estivo ad Ascea Marina. L’esperienza di un educacuore

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rendi un pizzico di sale, aggiungici un po’ d’acqua e lievito, quanto basta. Ma... non manca qualcosa? Sì, manchi tu e manco io. Siamo noi, piccoli chicchi di grano che, macinati insieme, formiamo la farina, elemento essenziale per la nostra ricetta: “La Ricetta della Felicità”.

Quale momento ti ha colpito di più? «Quando sei lì, catapultato in quella realtà, vivi tutto all’ennesima potenza. L’emozione più bella è vedere la grinta, l’entusiasmo e la commozione dei ragazzi. È un miscuglio di emozioni che, in sordina, ti fanno battere il cuore. Solo così capisci il dono di ciò che stai facendo!

Cosa ti ha lasciato questo campo? «Ogni anno, dietro ogni campo, c’è sempre un’incredibile scoperta: intraprendi quest’avventura per lasciare un segno e scopri di ricevere tu qualcosa. Hai le vesti del regista, ma ti ritrovi ad essere un protagonista».

Com’è stato organizzarlo? «Stavolta ci siamo cimentati in una sfida nuova: abbiamo dovuto conciliare le realtà di tre parrocchie diverse. Non è stato semplice, ma il risultato è stata una gioia centuplicata. Ora possiamo dire che i numeri non ci fanno più paura!».

Il campo visto con gli occhi di un giovane partecipante Cosa ti ha lasciato questo campo? «Penso sia stata una delle esperienze più divertenti della mia vita. Non era un campo estivo e basta. Infatti unire tre parrocchie, non avere pregiudizi e brutti pensieri uno dell’altro non era semplice. E poi, un campo estivo pieno di contenuti importanti e giochi mai banali. É uno di quei momenti dove capisci che il motto “più siamo e meglio è” non è poi così scontato». Quale momento ti ha colpito di più? «Sono state giornate così piene che un reale contatto con il mondo che ci circondava non c’era. Il falò sulla spiaggia ha racchiuso in sé tutti i momenti vissuti in quei giorni. Le stelle, il mare e la musica come sottofondo, hanno creato un’atmosfera quasi magica, da rendere quei momenti indimenticabili».

Domenica 6 settembre, un nutrito gruppo di bambini ha vissuto con gioia immensa il Primo incontro con Gesù

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Il campo visto con gli occhi di un giovane partecipante


A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI

La celebrazione del 13 settembre a Cicalesi, alle ore 21.00

Il gruppo di animazione Missionaria della parrocchia ha incontrato suor Caterina e due ragazzi africani

Fiano, 11 settembre: inizio del ministero pastorale di don Mario Ceneri

I primi passi del nuovo anno pastorale

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olevamo riposare un po’, ma non ne abbiamo avuto il tempo. Il mese di settembre è stato ricco di occasioni di incontro e preghiera. In parrocchia abbiamo gioito per la nomina di don Mario Ceneri che è diventato parroco di Sant’Anna in Fiano e Fosso Imperatore. Nella foto c’è un momento della celebrazione presieduta dal Vescovo a Fiano, lo scorso 11 settembre, per l’inizio del suo ministero. Mons. Giudice ha visitato la nostra comunità di San Giovanni Battista il 13 settembre, a conclusione delle celebrazioni estive sperimentali: da giugno fino a settembre, infatti, la Messa domenicale serale è stata celebrata alle ore 21:00. Nella foto scattata al termine della celebrazione vi sono i tre sacerdoti, il Vescovo e i ministranti. In preparazione all’ottobre missionario, il gruppo di animazione missionaria ha organizzato un incontro con suor Caterina e due ragazzi burkinabé: essi sono il nostro punto di riferimento in Burkina Faso. Abbiamo ascoltato dal vivo la loro esperienza e, così, anche chi non ha ancora potuto mettere piede in Africa ha respirato un po’ di odori e profumi di questo Paese splendido. In quell’occasione è stato consegnato l’assegno di 5.000 euro per la realizzazione della casa per le studentesse: la nostra comunità ha finanziato una stanza della struttura e, con molta probabilità, nel viaggio missionario in cantiere per il prossimo febbraio andremo ad inaugurarla. La comunità parrocchiale

Nel mese di settembre, tante attività comunitarie sono riprese nel segno della gioia e condivisione

25esimo anniversario di consacrazione di suor Narcisa (Congregazione Suore di San Giovanni Battista, Casa del Padre) celebrato nella nostra parrocchia lo scorso 8 settembre

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola

Alcuni momenti dell’esperienza estiva

Don Giuseppe Pironti insieme agli adulti della parrocchia

Il profumo dei sogni Dal 18 al 21 agosto, la comunità ha vissuto il campo estivo presso il Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano-Faiano, in compagnia di “Giuseppe e i suoi fratelli”

L’ESPERIENZA di giovanni

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io, perdono e amore: ecco le tre parole che userei per raccontare il campo estivo. Guidati da don Giuseppe, abbiamo scoperto particolari inediti della bellissima storia di Giuseppe. Ogni scoperta era poi arricchita dalla gioia della condivisione, dal mettere in comune spunti e riflessioni. Non sono mancate le attività, tra cui un avvincente e divertentissimo “processo simulato” in cui giovani e giovanissimi dovevano difendere Dio dall’accusa (gruppo adulti) di non esistere. L’ultima sera, tutti insieme abbiamo condiviso l’adorazione e la preghiera, momento che ha reso ancora più “magici” – concedetemelo – i giorni vissuti. Per la cronaca, al processo vittoria scontata per Nostro Signore visibile nell’amore, nel divertimento e nella fraternità che hanno permeato questo campo. Giovanni Nacchia

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l campo è finito, che nostalgia!» racconta Luisa e aggiunge: «Con Giuseppe e i suoi fratelli, dalla terra di Canaan all’Egitto, abbiamo provato dolore, invidie e gelosie, rimorso, ravvedimento, pentimento e misericordia. Il campo, luogo di sorpresa e riscoperta, di amicizie e condivisione. Don Giuseppe ci ha aiutati a riconciliare il sogno rimpianto e il sogno realizzato: abbiamo compreso che Dio cammina con noi e la comunità ritrova la sua anima». «Una comunità che si riscopre famiglia, formata da persone piene di Dio – aggiunge Elena –, presente e disponibile per tutti». Angelica era al suo primo campo. Dice: «Mi ero prefissata di accogliere tutto come un dono, segno della Sua presenza. È stato un momento di condivisione e di preghiera vissuto nella semplicità che appartiene a chi in Dio tutto spera. E pensando a come Giuseppe è stato la realizzazione di una speranza, anch’io desidero realizzare il sogno che Dio ha per me». «Il primo grazie è rivolto al Signore che ci ha consegnato il dono della fede – scrive Salvatore –. Solo grazie a Lui si compiono le meravigliose condivisioni vissute in questi giorni. Il secondo ringraziamento è per i partecipanti di tutte le età. Sono le persone che danno senso alle nostre esperienze formative, le relazioni che instauriamo il tesoro inestimabile che portiamo a casa. Il terzo grazie è per don Giuseppe, che ci ha permesso di vivere questa bella esperienza, con semplicità e gratuità. Grazie per i carichi di energia che ci venivano dall’incontro quotidiano con Gesù Cristo. Il nostro cuore, la nostra mente, ma anche il nostro corpo, pur desiderando un po’ di riposo, già si proiettano verso nuove bellezze da costruire insieme». La redazione

Una foto di gruppo dei partecipanti


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

La squadra dei Seniores alla finale di Bellaria

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i è conclusa, lo scorso 4 settembre, a Bellaria-Igea Marina, un’esperienza indimenticabile per l’Oratorio San Giovanni Bosco di Pagani: cinque giorni densi di emozioni indescrivibili. Giungere alle finali nazionali di un torneo che nel corso dell’anno ha visto impegnati diversi oratori della nostra diocesi è motivo di gioia e di orgoglio: eravamo lì a rappresentare la Regione e la Diocesi Nocera-Sarno. Nonostante la nostra squadra dei Seniores – ragazzi di 16 e 17 anni – non abbia alzato la “Coppa dei Campioni”, siamo soddisfatti e felici di essere saliti sul podio e di aver conquistato il 3° posto. Molti sono i ringraziamenti da fare per questa esperienza meravigliosa: il primo grazie va al nostro parroco, don Enzo Di Nardi, che ha incentivato la nascita e la crescita di sane attività sportive e ricreative e che era con noi a Bellaria. Poi vi sono i ragazzi che quest’anno hanno lavorato duramente, con grande impegno e costanza per raggiungere questo obiettivo e, infine, i nostri mister e allenatori Peppe D’Amato, Alfonso Esposito, Giulio Volante e Nunzio La Femina che anche in questa occasione hanno mostrato la loro passione e competenza. I frutti raccolti. Siamo tornati a casa felici ed arricchiti. Queste esperienze fanno crescere e maturare i ragazzi: quello che accade su un campo di pallone induce a riflettere su tanti aspetti della vita. Le foto hanno catturato sorrisi ed esultanza, ma anche lacrime e delusione per un goal non dato o un’ammonizione inesistente: è la dura legge del calcio che insegna tanto anche per la vita. In quest’ottica lo sport, con semplici strumenti e poche regole, educa a stare insieme, a fare gruppo, a mettersi in gioco e ad esprimersi. Fa cadere e rialzare più forti di prima, con una mano sulla spalla e un “batti il cinque”, fa correre ed urlare di gioia, abbattere e piangere, ma insegna a rialzarsi con un sorriso. Chiara Pagano

Presenti! Terzo posto per L’Oratorio San Giovanni Bosco di Pagani alla 35esima rassegna nazionale Anspi “Gioca con il sorriso L’Oratorio in festa”

I ragazzi con il signor Pietro

Ragazzi splendidi I ringraziamenti del signor Pietro, titolare dell’albergo di Bellaria Igea Marina che ha ospitato la squadra, a cui l’oratorio ha inviato la foto di gruppo

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iete un gruppo meraviglioso, siamo noi a dovervi ringraziare. Avete un gruppo di ragazzi splendidi a cui auguriamo il meglio. Sarete sempre i benvenuti nella nostra casa. Un abbraccio a tutti. Pietro, Lella e Michela

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DIARIO DAL CONCILIO di Silvio Longobardi

Nella luce di Maria

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a Vergine Maria ha accompagnato i lavori del Concilio, dall’inizio alla fine. Non è un modo di dire. Il Concilio Vaticano II ha aperto i battenti l’11 ottobre 1962, nel giorno in cui la liturgia allora celebrava Maria, Madre di Dio. Qualche giorno prima, Giovanni XXIII si era recato al santuario di Loreto per affidare alla Vergine quell’evento così delicato e decisivo per le sorti della Chiesa. L’8 dicembre 1965, nella solenne cornice dell’Immacolata Concezione, una festa molto cara al popolo cattolico, Paolo VI ha chiuso i lavori conciliari, al termine di quattro sessioni dense e combattute. Il primo e l’ultimo passo del Vaticano II è stato fatto nella luce di Maria. Queste scelte non vanno considerate marginali o puramente occasionali. Né tanto meno possono essere derubricate alla tradizionale devozione mariana. Appartengono al Vaticano II e sono anch’esse una parola da custodire e interpretare. Non importa quali intenzioni avevano i protagonisti perché noi sappiamo che è Dio a guidare i passi della Chiesa. Il Concilio, dunque, si apre richiamando il primo dogma mariano dell’antichità, quello che nel 431 ha proclamato Maria come la Théotokos, Madre di Dio. E si chiude nella luce di un altro dogma, quello dell’Immacolata, formulato nel 1854 da Pio IX. Quel Concilio, che molti si ostinano a presentare come radicalmente nuovo rispetto al passato, appare invece ben radicato in una storia, antica e recente. Non dobbiamo dimenticare che il dogma

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dell’Immacolata è stato – ed è ancora oggi – fortemente osteggiato dal mondo protestante. Ma questo non ha impedito di scegliere proprio quella data come la cornice più luminosa per chiudere il Concilio e affidare alla Madonna il cammino che la Chiesa avrebbe dovuto intraprendere. Il dialogo ecumenico non deve farci nascondere o sminuire i tratti specifici della nostra identità. Ma c’è un’altra data che non possiamo dimenticare: il 21 novembre 1964, lo stesso giorno in cui fu promulgata la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, Papa Montini decise di proclamare Maria “Mater Ecclesiae”, Madre della Chiesa. Fu una scelta significativa e un passaggio essenziale. Paolo VI avrebbe voluto che fosse lo stesso Concilio a fare questa proclamazione ma non tutti erano d’accordo. Decise allora di impegnare la sua autorità. Ricordando questo fatto, nel 40° anniversario della chiusura del Vaticano II, Benedetto XVI disse che “con questo titolo il Papa riassumeva la dottrina mariana del Concilio”. E lo spiegava così: “Essendo totalmente unita a Cristo, ella appartiene anche totalmente a noi. […] La Madre del Capo è anche la Madre di tutta la Chiesa; lei è, per così dire, totalmente espropriata da se stessa; si è data interamente a Cristo e con Lui viene data in dono a tutti noi” (Omelia, 8 dicembre 2005). Grazie, papa Paolo, per la tua fede limpida e per il coraggio di aprire nuove e feconde strade sia per la riflessione teologica che per la spiritualità degli umili.

La Vergine Maria ha accompagnato i lavori del Concilio dall’inizio alla fine. Una scelta che appartiene al Vaticano II, una parola da custodire e interpretare


CULTURA

ARTE... RISCHI

LA RECENSIONE

di don Natalino Gentile

di Gianni Di Santo

Il tondo dell’Annunziata

Abiterai la terra

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iamo ad Angri, nella chiesa dell’Annunziata, fondata da Giovanni Zurlo nel 1436. Questo maestoso complesso funzionante – mentre l’attiguo ex-convento domenicano è abitato da civili ed il chiostro versa in pessime condizioni – ebbe l’onore di ospitare il Cardinale Pier Francesco Orsini, giunto da Benevento per riposarsi prima di partire per il Conclave che nel 1724 lo elesse Papa col nome di Benedetto XIII. In questo tempio, il cardinale Orsini celebrò alla presenza del popolo festante mentre i confratelli della Congrega di Santa Caterina lo accompagnarono in pompa magna in processione solenne a visitare la loro confraternita e il relativo ospedale. Nel transetto, si possono ammirare quattro dipinti di altrettan-

ti Pontefici. Il tondo, olio su tela del secolo XVIII, lo rappresenta vestito da Pontefice con la tiara e la preziosa stola con la raffigurazione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Reca un’iscrizione circolare in latino: BENEDICTUS XIII URSINUS-ROMANUS PONTIFEX MAXIMUS. Istruttore del giovane Orsini fu il vescovo Nicola Antonio Tura (1624-1706), nostro vescovo di Sarno (1673), ambedue originari di Gravina di Puglia. Ed Angelo Solimena ce ne ha lasciato un ritratto negli affreschi della Concattedrale di Episcopio, con un interessante cartiglio AUREO TURIBULO ARCAN-MICHAELIS HIC OFFERT EPUS TURA (Il gioco di parole è evidente tra turibolo e Tura = incenso). Ma questa è un’altra storia.

Papa Benedetto XIII

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enciclica «Laudato si’» di papa Francesco sta suscitando molta attenzione nell’opinione pubblica. I temi in essa contenuti fanno parte del vivere quotidiano. Se l’uomo si oppone al ritmo della natura e del creato, ecco cosa succede: «L’acqua dolce che corre nei fiumi non si può bere e non offre un ambiente salutare per i pesci, l’acqua salata dei mari diviene inquinata e sporca e inadatta al mantenimento della diversità biologica oceanica. L’aria inquinata da gas tossici emessi dalle industrie e degli autoveicoli rende miserabile la vita in alcuni grandi metropoli. Le foreste tropicali si riducono e i ghiacciai si sciolgono». Così Sandro Calvani, esperto di economia dello sviluppo e ora Consulente senior per la pianificazione strategica presso la Mae Fah Luang Foundation di Bangkok, nel saggio a corredo di Abiterai la terra, curato da Giuseppe Notarstefano. Diversi contenuti (Draghetti, Giovanelli, Longoni, Alici, Calvani, Canziani, Fusco Girard, Notarstefano, Polidoro, Zamagni, Truffelli), per dire quanto il testo di papa Francesco sia una risposta molto concreta ai temi dello sviluppo, dell’ambiente e della salvaguardia del creato. Una risposta per tutti, fedeli, agnostici e non credenti, nella convinzione che cielo e terra non appartengono solo a Chiese e religioni.

Abiterai la terra Commento all’enciclica Laudato si’ A cura di Giuseppe Notarstefano pp. 256, € 10,00 - Editrice AVE www.editriceave.it ottoBRE 2015 Insieme

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Le Suore Terziare Francescane di Sant'Antonio che portano avanti il carisma di suor Maria Luigia, presso l'Istituto "Immacolata" di Pagani

Due biografie e due manoscritti biografici raccontano la vita della fondatrice delle Suore Francescane di sant’Antonio. La lettura comparata dei testi evidenzia non poche discrepanze

I biografi di suor Maria Luigia

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ue sono le biografie sulla vita di suor Maria Luigia del Cuore di Gesù: Una rosa tra le spine del francescano Paolo Rosati (Napoli, 1959) e Servire Cristo nei giovani di don Mario Vassalluzzo (Milano, 1998). Curate bene sia sotto il profilo tipografico che stilistico, si rifanno entrambe ai manoscritti biografici di suor Maria Luigia: quello ottocentesco del farmacista Luigi Lombardi (che ebbe familiarità con la Serva di Dio e descrive soprattutto fatti vissuti in prima persona) e quello del primo Novecento del sacerdote Gabriele Conte che si presenta più completo e sistematico.

Dalla lettura comparata dei quattro scritti emergono numerose disparità di notizie. Problema non si evidenzia molto nelle biografie di Rosati e Vassaluzzo perché la seconda è chiaramente dipendente dalla prima e, quindi, in linea con essa. Il divario emerge invece in maniera evidente nei due manoscritti. A titolo esplicativo,

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riporto il caso dell’intervento chirurgico praticato all’addome di suor Maria Luigia per farle fuoriuscire il liquido purulento che vi si accumulava. Il Lombardi ascrive a sé il merito dell’operazione, il Conte, ripreso letteralmente dal Rosati, l’attribuisce invece al dottor Santoro. Le due testimonianze. Il Lombardi scrive «L’incisione praticata al trocantere dall’illustre dottor Santoro si era rimarginata, però il tumore alla parte destra dell’addome era divenuto simile al primo [...]. Per alleviare, sia pur momentaneamente, la Serva di Dio dalle sue sofferenze ricorsi a vescicanti per raggiungere il liquido accumulato nell’addome. Vi riuscii nel giro di un paio di settimane grazie a due corde di budella introdotte attraverso fistole. Il risultato fu significativo. Per la durata di diversi mesi, ogni giorno immettevo le due corde di budella attraverso le fistole lunghe un mezzo palmo, permettendo al liquido purulen-

to di fuoruscire. Nel corso delle 24 ore l’addome espelleva circa due libbre (600 grammi, ndr) di pus. Questo purgatorio si è protratto fino al 1825, anno in cui lo scolo marcioso è andato a diradarsi al punto che nelle 24 ore era solo di qualche oncia (una cinquantina di grammi, ndr). Il Conte riporta una versione differente: «L’operazione fattagli al femore dal professore Santoro appena terminata, rimarginata, accumulerà internamente grande massa di pus nell’addome che appariva abbastanza gonfio, teso e fluttuoso. Il dottore per alleviargli tanto spasimo, gli praticò diversi impiastri, fatti con cavi nel tiraggio con corde di budelle, da cui ne uscivano in continuazione materia e pus che vi si era formato. L’esito fu molto soddisfacente...». Chi ha ragione? Numerose sono le contraddizioni come questa riportata. Sarà compito della critica storica appurare (o tentare di appurare) la verità.


PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

Logico che manipolare i moderni marchingegni possa creare qualche imbarazzo ma con un pizzico di buona volontà si riesce a far tutto… persino a ricaricare il telefonino

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a tecnologia ci cambia la vita e continua a riservarci sorprese. Specialmente quando coinvolgono gli anziani nati in un mondo dove non esistevano computer, telefoni portatili ed in molte case neanche quelli fissi. Logico che manipolare i moderni marchingegni possa creare qualche imbarazzo ma con un pizzico di buona volontà si riesce a far tutto….persino a ricaricare il telefonino. “Dov’è la fessura nella quale infilare i soldi per ricaricare il cellulare?”. A cercare l’inesistente fessura sul cellulare dove infilare le banconote era una vispa signora, almeno ottantenne. Era seduta in treno proprio davanti a me. Girava e rigirava tra le mani un telefonino di ultima generazione, recente regalo di compleanno di una ciurma di nipoti. Il credito era esaurito e la signora voleva ricaricare l’apparecchio. Sapeva bene come ricaricare la batteria, ma i soldi non aveva proprio idea di dove metterli; i nipotini non avevano fornito spiegazioni a sufficienza. Troppo piccoli i pur tanti forellini presenti sul bordo esterno del telefonino per riuscire ad infilarvi banconote anche di piccolo taglio o peggio ancora monete spicciole. La signora però non si è mai persa d’animo. Talvolta gli anziani sono proprio insopportabili. Basta un breve stop ai computer di un ufficio postale per far partire il lamento: “Era meglio prima quando i conti si facevano a mano, era meglio prima quando non c’era la corrente elettrica nelle case e si andava a letto con le galline”. La signora – ho scoperto chiamarsi Teresa – non era per nulla infastidita di questa difficoltà. Riusciva a comprendere che il telefono portatile era uno strumento utilissimo per restare in contatto con il mondo, persino con quei nipoti che potevano ben spiegare meglio il funzionamento dell’apparecchio. Ha accettato di buon grado il mio aiuto e le mie spiegazioni. Ci ha messo un attimo, una volta scesi dal treno, ad acquistare una ricarica prepagata e a rimettere in funzione il marchingegno. Era felice. Un poco meno i nipoti che ha cominciato a sommergere di chiacchiere per raccontare la sua impresa. Brava questa volenterosa nonna migrante digitale, il mondo cambia e bisogna saper vivere da protagonisti il cambiamento. A cominciare dalle modalità per restare in contatto con i propri cari.

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: tecnologia

I soldi per ricaricare il cellulare dove s’infilano? Ho incontrato in treno un’anziana signora con un telefono di ultimissima generazione. Non aveva difficoltà a districarsi con la tecnologia e anche l’ostacolo incontrato è stato superato abilmente. La caparbietà di una migrante digitale

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CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice

“Dammi la mano” Carissimi Angeli Custodi, mi piace rivolgermi a voi in questo mese di ottobre, mentre quasi vedo i vostri volti dipinti nei colori dell’autunno. Siete stati relegati tra le fantasie e le favole dei bambini, invece avete un posto importante in tutta la Bibbia e la storia della Chiesa. Educati alla scuola della tecnica, ci stiamo convincendo che esiste solo ciò che si vede, si tocca, si scarica da internet e abbiamo dimenticato l’invisibile, l’oltre, l’immateriale, il di più. Viviamo una solitudine tremenda, angosciante, preoccupante, perché ci sentiamo soli anche in mezzo alla folla e nel cuore di una festa. E se non abbiamo il dono interiore, cerchiamo la felicità nelle cose e dalle cose. Caro Angelo Custode, la fede mi dice che sono stato affidato a te da sempre, compagno invisibile ma reale, tu mi cammini accanto e sempre mi torna alla mente un’immagine stupenda di te che accompagni un bimbo. Con l’antica e bella preghiera della Chiesa ti ripeto: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi, governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Sì, illumina, custodisci, reggi, governa la mia vita perché non sempre ne sono capace e, non poche volte, mi affido ad altri angeli, ad altri messaggeri, ad altre luci che, abbagliandomi e accecandomi, mi impediscono di progredire. Il Vangelo afferma che i vostri volti guardano sempre la faccia del Padre, e questo mi rassicura nel cammino della vita, perché mi ricorda l’orientamento sicuro che viene dall’alto. Sento la tua presenza, il fruscio delle tue ali, il profumo di cielo che viene da te e, tutto questo, mi aiuta nel mio pellegrinaggio, sempre, ma specialmente quando sono triste. Per vederti, per sentirti, per accoglierti mi serve la fede, quella vera, quella della Chiesa, quella che ripeto ogni domenica a Messa nella cordata dei fedeli: Credo in Dio onnipotente, creatore del Cielo e della Terra, di tutte le cose visibile e invisibili. Tra le cose invisibili che Dio ha creato ci sei tu, Angelo mio, Angelo custode, Angelo amico, Angelo pellegrino sulle strade esodali della vita. Accompagnami, dammi la mano, sostienimi e fammi evitare le buche che puntellano la mia strada. Aiutami innanzitutto a custodire il dono della vita e, nella vita, il dono più prezioso che è la fede, e non una fede secondo me, ma la fede della Chiesa, ricevuta sulle ginocchia della mamma e maturata nella sofferenza e nella gioia. Sono sicuro che sempre mi sei vicino, giorno e notte, e spero che in quell’ultima ora, mio caro Angelo Custode, sarai proprio tu ad accompagnarmi sulle rive dell’eternità e, finalmente, con te, con i Santi e con coloro che mi attendono, vedrò il Suo volto. † Giuseppe, Vescovo

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«Angelo pellegrino sulle strade esodali della vita, aiutami ad evitare le buche che puntellano la mia strada»: il vescovo Giuseppe scrive agli Angeli Custodi

Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari (Es. 23, 20-22)



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Con il patrocinio del comune di Pagani

IL TEATRO AL SERVIZIO Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno

Uno spettacolo al mese, fino al prossimo mese di giugno, per sostenere i giovani che parteciperanno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù. L’appuntamento con papa Francesco è a Cracovia, dal 26 al 31 luglio 2016. Diverse compagnie teatrali amatoriali hanno messo la loro passione al servizio di quest’iniziativa. Location d'eccezione l’auditorium Comunale S. Alfonso di Pagani.

È possibile partecipare al singolo spettacolo o fare un abbonamento. Per conoscere le date degli spettacoli, consultare la pagina FB www.facebook.com/pgnocerasarno e il sito diocesano www.diocesinocerasarno.it

contatti Pastorale Giovanile diocesana giovani@diocesinocerasarno.it | 344 27 20 169

Don Giuseppe Pironti dongiuseppepironti@gmail.com | 347 69 62 168


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