Insieme - Speciale Illiano

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80 PASSI Compleanno speciale per mons. Gioacchino Illiano


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3 Editoriale 4 L'album dei ricordi 6 L'instancabile operaio di Dio 8 Semplicemente grazie 9 Ut unum sint 12 Il bagaglio sempre pronto per il Paradiso 14 Una ricchezza per tutti 15 Il saluto del vescovo Gioacchino sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Supplemento al numero 7, luglio-agosto 2015 del mensile Insieme Progetto grafico Salvatore Alfano Redazione Il dossier è stato curato dalla redazione di Insieme

80 PASSI Compleanno speciale per mons. Gioacchino Illiano

Foto Salvatore Alfano

Compleanno speciale per mons. Gioacchino Illiano

Il 27 luglio mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della Diocesi di Nocera Inferiore -Sarno, spegne 80 candeline. Attraverso la realizzazione di questo speciale, Insieme ripercorre le tappe fondamentali della sua vita: l’infanzia e la formazione, il sacerdozio, l’episcopato, il tempo del riposo presso la comunità Santa Maria delle Grazie in Angri. Questo album dei ricordi è l’augurio da parte di tutta la Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno che rende lode a Dio per la vita feconda e l’opera di mons. Illiano.


Foto Salvatore Alfano

Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio (Sal 90,12)

Buon compleanno, Eccellenza! Il salmista ci ricorda: ottanta per i più robusti! e a Lei noi riconosciamo la robustezza della fede. Nel giorno del suo genetliaco (27 luglio), la Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, di cui Lei è stato pastore per ben 24 anni, semplicemente, come si fa in famiglia, vuole porgerLe gli auguri. Eccellenza, buon compleanno! Nell’augurio del Vescovo Giuseppe confluiscono gli auguri dei presbiteri, dei diaconi, dei religiosi e delle religiose e di ogni fedele laico di questa Santa Chiesa pellegrina in Nocera – Sarno. Celebrare il compleanno significa innalzare un canto alla vita; vuol dire intonare un inno alla vita che, per noi, viene da Dio attraverso l’amore fecondo di un uomo e una donna. E il canto si fa gratitudine per tutti coloro che, a cominciare dai genitori, sono stati trasmettitori, non solo della vita fisica, ma di più di quella divina, spirituale, la vita di grazia. Il nostro augurio semplice glielo porgiamo tramite il mensile diocesano Insieme, sua creatura, che attraverso le parrocchie e gli altri luoghi aggregativi, raggiunge tutta la Diocesi. Un augurio semplice, popolare, ecclesiale, ma dettato direttamente dal cuore. Un dono, ricco di parole condivise, posto nelle mani di tanti per essere offerto a Lei. È come se volessimo dire in ogni famiglia, quasi a voler sfogliare un album: Ecco, ti ricordo che il Vescovo Gioacchino compie ottant’anni, essendo nato a Bacoli il 27 luglio 1935. La rivista Insieme te lo comunica e te lo ricorda – le date dei compleanni, infatti, le conoscono i parenti e gli amici – e così anche tu, dovunque ti trovi, con un gentile gesto di preghiera, gli puoi porgere gli auguri. Auguri, Eccellenza a nome mio e di tutta la Diocesi. †Giuseppe, Vescovo luglio 2015 80 PASSI

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Foto di gruppo dell’ordinazione diaconale con l’Arcivescovo metropolita, S.E. Rev.ma monsignor Demetrio Moscato

L'ALBUM DEI RICORDI di Antonietta Abete

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ricordi emergono nitidi come foto in bianco e nero custodite con cura in una vecchia scatola di cartone. La prima istantanea ha il sorriso luminoso della mamma, Maria Margarita. La giovane donna, occhi luminosi e i capelli folti, ai figli insieme al latte ha trasmesso la fede. «Mia mamma era formidabile», ricorda con gli occhi chiusi mons. Gioacchino Illiano, ottant’anni il prossimo 27 luglio e aggiunge: «Sì, eccezionale, per l’affetto e per la fede. Avevo tre anni e al mattino andavo alla prima Messa insieme a lei». Erano altri tempi. Anni in cui la Messa si celebrava alle cinque del mattino e le mamme lasciavano i figli piccoli ancora addormentati pur di non perdere l’appuntamento quotidiano con Dio. Nel secondo fotogramma, la giovane Maria è insieme a Pasquale Illiano. Sullo sfondo, la cittadina di Bacoli alla fine degli anni 20. È qui che germoglia l’amore tra i due giovani. Un sentimento autentico che li conduce presto al matrimonio: Pasquale ha 26 anni, Maria appena 20. I giovani sposi accolgono con generosità il dono dei figli: Orsolina è il primo bocciolo, poi arriva Teresa che muore alla tenera età di 9 anni. Il 27 luglio del 1935 nasce il terzogenito, Gioacchino. Nel 1943 arriva Tonino, quattro anni più tardi, è il 1947, vede la luce Mario. Tre anni più tardi arriva Claudio. «Ho avuto anche un altro fratellino, Salvatore, voltato in cielo a pochi mesi», ricorda il vescovo. Le istantanee si tingono dei ricordi di infanzia. «I miei genitori sono stati meravigliosi. Durante la guerra, tra tanti stenti, non ci hanno fatto mancare nulla». Tanti sacrifici, dolori e affanni deposti ogni mattina ai piedi del Tabernacolo. Per molti anni la mamma ha vissuto a Montoro Superiore con i primi tre figli piccoli, mentre il papà Pasquale era a Bacoli, dai genitori, perché lavorava all’Ilva di Bagnoli. «Un episodio è rimasto scolpito nel mio cuore. C’erano i bombardamenti, mancavano cibo e soldi. Una sera la mam-

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Alla vigilia degli 80 anni, Mons. Gioacchino Illiano ricorda l’infanzia e la giovinezza, gli anni di formazione e l’ordinazione sacerdotale


ma ci fece sedere accanto a lei e disse: “Non ho nulla per farvi mangiare”. Guardò il cielo e aggiunse: “affidiamoci a Dio, moriremo tutti insieme”. Poco dopo, bussarono alla porta. Una vicina portò delle rape». La provvidenza quella sera prese posto alla tavola della famiglia Illiano.

1956. In gita con i compagni di seminario in Costiera amalfitana. Mons. Illiano in piedi vicino la barca

Il piccolo Gioacchino respira a pieni polmoni questa fede autentica che si incarna e radica nel quotidiano. Erano anni in cui non c’era nessuna discrepanza tra ciò in cui si credeva e quanto si viveva. È ancora un bambino quando capisce che desidera fare della sua vita un dono. Dopo aver terminato a Bacoli la quinta elementare, si iscrive alla scuola di avviamento professionale. Al secondo anno si trasferisce al Seminario Minore di Salerno. «Quando ha compreso che il Signore le chiedeva di donargli la vita?», domando. «La vocazione è un cammino - spiega il vescovo - di Dio e della persona. Di Dio, perché sceglie. E nostro, perché vi aderiamo». Come reagiscono Maria e Pasquale alla scelta del figlio? «Non mi hanno precluso la strada», ricorda. Una sola raccomandazione: “Studia e lasciati guidare". In quegli anni studio e percorso spirituale si intrecciano saldamente. Quarto fotogramma: Salerno. Negli anni ’50 il porto era bellissimo, una spiaggia meravigliosa che puntava lo sguardo dritto a mare. «Contemplavo le onde e anche la mia anima si gonfiava, si allargava. In quinta ginnasio ho fatto un sogno, ho rivisto quello stesso mare e la Madonna con il dito mi indicava la direzione da seguire: “Vai di là!”. È stato l’inizio del mio cammino di seminarista».

1957. In gita in bici a Montella, durante il seminario estivo. Mons. Illiano con gli occhiali sulla bici al centro della foto

1957. Mons. Illiano (in primo piano a destra) con un gruppo di compagni seminaristi in gita alle cascate di Tivoli per il XXV anniversario di fondazione del Seminario di Salerno

Quinta scena: Gioacchino steso a terra consegna la sua vita a Dio attraverso le mani dell’arcivescovo della Diocesi di Salerno, mons. Demetrio Moscato. Cosa ricorda di quel giorno? Le parti si invertono ed è lui a farmi una domanda: «Cosa avete fatto tu e tuo marito quando vi siete sposati?». Sorrido. Poi aggiungo: «Il giorno prima mi sono confessata e ho pianto a dirotto: la mia vita, il giorno seguente, sarebbe cambiata per sempre». Mi guarda con la saggezza di chi ha macinato tanta strada e aggiunge: «Io ho sposato Dio! Il giorno dell’ordinazione – era il 2 luglio del 1961 – è stato sublime: si è realizzato il piano di Dio». Dopo la celebrazione della Prima Messa, l’arcivescovo Moscato gli affida la parrocchia Santa Maria delle Grazie a Siano. «Sono sicuro che farai bene», gli dice. Alla guida di questa comunità don Gioacchino scrive un importante capitolo della sua vita. Nell’ultima immagine di questa prima parte della sua esistenza c’è di nuovo lei, mamma Maria. «Guagliò, ti stai squgliando nella sottana»: con premura segue i primi passi da sacerdote del figlio, conditi di gioia ma anche di tanta fatica. luglio 2015 80 PASSI

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Ordinazione sacerdotale con S.E. Rev.ma monsignor Demetrio Moscato

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a 26 anni il giovane don Gioacchino quando gli viene affidata la parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Siano. E per altri 26 – strana casualità – resterà in quella città, accanto alla sua comunità parrocchiale, scrivendo una pagina nuova e bellissima della storia dei fedeli che ancora lo ricordano. «Quando don Gioacchino è arrivato in parrocchia per Siano era tempo di grandi cambiamenti» racconta Salvatore Cerrato, che appena quindicenne conosce il sacerdote, diventandone prezioso collaboratore. «Negli anni ’70, la cittadina da sempre a vocazione agricola si trasforma rapidamente. I primi diplomati trovano impiego nella pubblica amministrazione, mutando il contesto socio-economico del paese». Don Gioacchino accompagna questa svolta, senza dimenticare le famiglie in difficoltà. «Molte donne si impegnavano nella lavorazione estiva dei pomodori per due soli obiettivi: pagare il salumiere durante l’anno e preparare il corredo per le figlie» ricorda Salvatore. A chi lasciare i bambini durante i mesi caldi e di duro lavoro? «Mons. Illiano pensò alle colonie estive, noi ragazzi andavamo al mare o in montagna, grazie alla sua generosità e sensibilità». Nel 1970 il percorso di fede della parrocchia si avvicina al Movimento dei Focolari: «Don Gioacchino ci portò ad un convegno a Salò, fu un periodo molto positivo. Per don Illiano, ogni iniziativa non doveva essere fine a se stessa, ma frutto di una scelta di vita» scava tra i ricordi Salvatore. È il 23 novembre del 1980, il devastante terremoto dell’Irpinia sconvolge anche Siano. Insieme al sindaco Tenore, don Gio-

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L’instancabile operaio di Dio Per 26 anni, dalla sua ordinazione presbiterale fino a quella episcopale, don Gioacchino Illiano è parroco di Santa Maria delle Grazie in Siano. Anni di profondi cambiamenti per la cittadina, accompagnati da un uomo innamorato di Dio, infaticabile servo del Signore


1962. Con i bambini al termine della Messa dell’Immacolata nella parrocchia di Siano

1973. Con alcuni profughi jugoslavi

In moto per le strade di Siano

acchino parla al megafono per le strade della città. Cerca di tranquillizzare i cittadini. Ancora una volta è l’anima di quel popolo. In parrocchia è instancabile: «Tutte le sere c’erano incontri. Non dimenticava nessun gruppo – spiega ancora Salvatore – e tutte le realtà sapevano vivere l’unità e riconoscersi figli della stessa famiglia. È stato un uomo fortemente innamorato di Dio, che ci ha insegnato a tradurre il Vangelo in vita». Negli anni del suo ministero sacerdotale matureranno molte vocazioni: «Ero il catechista di molti giovani che ho visto consacrarsi al Signore – rammenta Cerrato – tra cui don Gerardo Albano, oggi rettore del Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II”; don Rocco Aliberti, attualmente parroco di San Biagio a Lanzara; don Rocco Di Filippo, impegnato a Roma presso la Congregazione del clero; infine, don Antonio Pisani, parroco di diverse comunità a Fisciano».

Sulle sponde del fiume Giordano

Il ricordo del santo sacerdote è ancora vivo nel cuore dei fedeli di Siano. È domenica, incontro una ragazza fuori alla parrocchia di Santa Maria delle Grazie. È troppo giovane per conoscere mons. Illiano, mi dico. Le rivolgo ugualmente qualche domanda. «È come se lo conoscessi, per i tanti racconti di mia nonna. Parlava così tanto e spesso di lui, che mi sembra di averlo incontrato». Interessata, proseguo con le curiosità. «Pensa, un attimo prima di volare in Cielo, ha chiesto a tutti noi di pregare per don Gioacchino». Mariarosaria Petti luglio 2015 80 PASSI

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Semplicemente “grazie” Lettera aperta di don GERARDO Albano, rettore del Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” e figlio spirituale di mons. Illiano

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arlare di mons. Illiano è raccontare di uno dei pilastri della mia formazione umana, spirituale, sacerdotale, pastorale. Ho vissuto alla sua rassicurante ombra l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, il desiderio via via crescente di essere sacerdote e di provare a somigliargli almeno un po’. Perché, in fondo, un tratto di ogni vocazione è imitare un modello. Sì, mons. Illiano è stato per me un modello di sacerdote. E ora che la Provvidenza mi ha posto, come Rettore del Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II”, a guidare i seminaristi della Metropolia Salernitana – tra cui anche alcuni della diocesi di Nocera-Sarno – desidero riuscire a ricambiare almeno in parte quanto ricevuto, profondendolo nei giovani che mi sono affidati. Cosa dire in occasione del compleanno di mons. Illiano? Cosa ricordare delle tante esperienze vissute insieme, dei tanti esempi di vita ricevuti? Certamente esprimo la gratitudine a Dio per il bene ricevuto e auguro a mons. Illiano di continuare a donarsi senza riserve al Signore, per la santificazione del popolo di Dio, perché agli occhi del Signore ogni attimo della nostra vita è prezioso. E addirittura sono assai più fruttuosi i giorni in cui “lasciamo fare a Dio” – espressione così cara a mons. Illiano – magari nell’impossibilità di poter operare come vorremmo, piuttosto che i giorni in cui pensiamo di essere noi a voler progettare, fare, realizzare. Siamo preziosi agli occhi del Signore. Sempre. Soprattutto “nelle debolezze” (2Cor 12,5)! Prendo a prestito le parole di Chiara Lubich, tanto care a mons. Illiano, per esprimergli tutta la mia gratitudine e riconoscenza. Sono la sintesi di ogni insegnamento, l’unica e sola cosa che veramente vale e resta, il segreto della vita e di ogni cosa, l’amore: «Quando un fiore fiorisce, è per amore che fiorisce, non fiorisce per caso. Così anche quando l’autunno cade e le foglie cadono, non è per caso che cadono le foglie, ma è per amore, per quell’amore che assomiglia a Gesù abbandonato che cadono le foglie. La natura è tutta sostenuta dal Vangelo, è tutta sostenuta da Dio». Per ogni sguardo, per i silenzi, le premure, i rimproveri: grazie, solo grazie, per tutto e per sempre, grazie a te. Semplicemente, grazie a te. Sac. Gerardo Albano

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Don Gerardo Albano, accanto a Mons. Ciro Miniero, insieme all’equipe formativa del Seminario metropolitano “Giovanni Paolo II” di Salerno


3 ottobre 1987: consacrazione episcopale nel Duomo di Salerno per l’imposizione delle mani di Mons. Guerino Grimaldi In basso, l’ingresso in Diocesi il 24 ottobre

Ut unum sint

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di Silvio Longobardi

on Gioacchino ha ricevuto la nomina e la consacrazione episcopale nel 1987, aveva 52 anni, alle spalle una consolidata esperienza sacerdotale e davanti un orizzonte vasto quanto il mare. Il vescovo è inviato come Padre e Pastore di una diocesi ma il suo cuore non resta prigioniero dei confini geografici. Nessuno si prepara ad essere vescovo, ciascuno impara strada facendo, lasciandosi guidare dallo Spirito ma anche dal carattere e dal patrimonio di idee e di esperienze che ha acquisito fino a quel momento. Ut unum sint, scrisse nel motto episcopale. In quella frase era racchiuso l’impegno fondamentale che egli voleva realizzare, e cioè diventare ponte di unità tra Dio e gli uomini e dare alle relazioni umane uno spazio adeguato. Un ideale che sconfina nell’utopia ma nello stesso tempo un impegno imprescindibile perché risponde al testamento che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa. Ripercorrendo i lunghi anni dell’episcopato incontriamo molti eventi e alcuni passaggi significativi. A cominciare dalla piena unità delle due antiche diocesi di Nocera e Sarno, che era stata sancita l’anno prima, nel 1986. Una sfida difficile che è stata affrontata e vinta senza particolari problemi, grazie alla buona volontà di tutti ma anche alla pazienza e alla lungimiranza del Pastore. Il Concilio Va-

Alcuni frammenti del ministero episcopale

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Un'immagine del Congresso Eucaristico diocesano

ticano II era terminato da vent’anni ma la struttura ecclesiale appariva ancora lacunosa. Lo dico per esperienza personale perché due mesi dopo il suo ingresso in diocesi, mons. Illiano mi affidò l’incarico di responsabile diocesano della pastorale familiare. Questo ufficio allora non esisteva. Era già funzionante invece l’Istituto di Scienze Religiose ma fu primaria responsabilità del Vescovo dotarlo di una struttura e di un corpo docente capace di offrire un insegnamento qualificato. Nello stesso mese in cui il vescovo Gioacchino fece il suo ingresso in diocesi a Roma si svolgeva il Sinodo dei vescovi sulla vocazione e la missione dei laici. Un tema importante, una cifra significativa del rinnovamento conciliare. In questo ambito si è impegnato non poco chiamando i laici ad esercitare compiti di responsabilità all’interno della Chiesa locale e della stessa Curia. Una scommessa che presenta luci e ombre, come in tutte le vicende umane, ma svela anche la disponibilità a fare i passi nella giusta direzione. La storia di una Chiesa locale non passa solo attraverso i documenti o i convegni ma è fatta soprattutto dalla testimonianza di quelle persone che hanno vissuto fedelmente il Vangelo. Mons. Illiano ha voluto far emergere questi testimoni perché la luce che essi hanno acceso non restasse nascosta. All’inizio del suo ministero chiese a mons. Vassalluzzo, del quale conosceva e apprezzava la capacità di scrivere, di tratteggiare un’agile biografia di don Enrico Smaldone, pubblicata nel 1989. In questa scia nacque una collana di storie affidata allo stesso sacerdote che nel 1989 fu nominato Vicario generale e divenne il fedele e riservato collaboratore del Vescovo, sempre pronto a tradurre i suggerimenti e le intuizioni del Pastore, nella linea di un’obbedienza mai formale o di bandiera. La Provvidenza ha voluto che proprio nel corso dell’episcopato di Illiano avvenisse la beatificazione di Alfonso e Tommaso Maria Fusco, due perle del presbiterio diocesano, vissuti nella seconda metà dell’Ottocento. Quel 7 ottobre

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La visita di Giovanni Paolo II


18 marzo 2010, apertura del Giubileo straordinario diocesano e riapertura al culto della Cattedrale

2001, giorno della proclamazione liturgica, rappresenta senza dubbio una pietra miliare nella pur lunga e ricca storia della Chiesa dell’Agro. Non posso non accennare alla pastorale familiare che ho sviluppato in prima persona ma sempre sotto lo sguardo vigile del vescovo Gioacchino. L’intraprendenza dei figli dipende anche dalla fiducia dei padri. Come ho già detto, questo compito mi fu affidato due mesi dopo l’ingresso in diocesi, mi pare un segno eloquente della sua preoccupazione per la famiglia, considerata come uno degli aspetti prioritari dell’azione pastorale. Lungo gli anni dell’episcopato quest’attenzione ha trovato molteplici espressioni. Illiano ha seguito con grande paternità il cammino, non sempre facile sul piano pastorale, accogliendo le proposte, incoraggiando e suggerendo iniziative.

Foto Salvatore Alfano

Dovremmo anche parlare del Sinodo diocesano (1996-2001), introdotto da una missione popolare che ha percorso l’intera diocesi (1995); e anche della ricerca socio-religiosa (19992000) che ha cercato di tracciare una fotografia socio-culturale del territorio. E come dimenticare la scelta, meditata e sofferta, che ha portato alla nascita della rivista Insieme? Un capitolo a parte dovremmo dedicare alla drammatica alluvione di Sarno (1998) e all’impegno profuso dal Vescovo, in unum con la Caritas diocesana, allora guidata dal vulcanico e umile fra Terenzio Soldovieri. Ma come raccontare tutte queste e tante altre vicende in uno spazio così limitato? Il ministero episcopale è un intreccio di storie, impossibile passare in rassegna non dico tutti i passi compiuti ma anche le scelte più significative. La mia rievocazione ha piuttosto una natura affettiva, ho cercato di mettere in luce alcuni aspetti. Il di più resta affidato alla memoria di quanti hanno vissuto questo tempo e, soprattutto, alla bontà di Colui che “tutto move” e tutto orienta verso il suo fine ultimo. Soli Deo gloria. luglio 2015 80 PASSI

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il bagaglio sempre pronto per il Paradiso

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anni spesi a servire ed amare la Chiesa di Nocera Inferiore - Sarno, affidatagli nel 1987. Un tempo lungo segnato anche dalle sfumature dolorose della croce. Nel 2011, dopo aver passato il testimone al vescovo Giuseppe Giudice, mons. Illiano si trasferisce ad Angri, accolto dalla comunità Santa Maria delle Grazie affidata alla cura pastorale di don Domenico D’Ambrosi. I riflettori si spengono, le luci si abbassano, le uscite pubbliche diminuiscono. Le coordinate del servizio alla Chiesa cambiano, nel cuore lo stesso amore e la medesima premura per la famiglia diocesana che il Signore gli ha affidato. Lo sguardo – in questo tempo ­– è ancora più proteso verso il Cielo, come le chiome verdeggianti dei pini centenari. Cullati dalla frescura di un pomeriggio di giugno, alla vigilia di un compleanno speciale, entriamo in punta di piedi nel quotidiano del vescovo emerito. Racconta: «Da quattro anni vivo con don Domenico, in una sincera e autentica sintonia: si può dire che siamo anima e corpo, nel senso più bello del termine. Condividiamo lo stesso ideale, siamo animati dai medesimi sentimenti, chiamati alla stessa vocazione». Dismessi gli abiti del pastore, mons. Illiano sembra aver indossato di nuovo quelli del sacerdote. La semplicità a tratti ricorda quella di un prete appena ordinato: «Io faccio quello che mi dice don Domenico. Quando mi sono trasferito ero ancora frastornato dalla malattia (nel 2010 mons. Illiano è colpito da un’ischemia che gli procura uno stato di afasia, nda). Un po’ alla volta e con tanta pazienza sono diventato più lucido, così un giorno mentre in macchina rientravamo a casa, gli ho domandato: “don Domenico, mi fai fare qualcosa?”. “Scegliete voi”, ha risposto”. Ed io ho aggiunto: Voglio confessare, celebrare la Messa e stare con te». Parla con gli occhi socchiusi. Ad 80 anni si riacquista la tenerezza che contraddistingue i bambini. «Non è molto quello che posso fare, ma lo faccio volentieri. Ho confidato a don Domenico che avrei voluto confessare il sabato matti-

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Dal 2011, mons. Gioacchino Illiano vive ad Angri, nella comunità Santa Maria delle Grazie. Il quotidiano, i sogni e le attese del vescovo emerito


Foto Salvatore Alfano

na». Nel rione Alfano, dove sorge il complesso parrocchiale che ha da poco festeggiato i dieci anni della sua dedicazione, il sabato mattina c’è il mercato e tantissime persone affollano le strade. «Dalle 9 alle 12 sono in chiesa. Chi vuole, viene a confessarsi». L’amore per la Chiesa diocesana è lo stesso, le coordinate del servizio sono diverse. È il tempo in cui la preghiera risuona con un vigore speciale, sono i suoi ritmi a scandire la giornata tipo del vescovo Gioacchino: «La sveglia suona alle 7,00. Dopo la recita delle Lodi, c’è la colazione. Poi mi dedico a piccole commissioni, faccio qualche telefonata. Dopo il pranzo, condiviso con don Domenico e suor Federica, e le pratiche di pietà, c’è la Celebrazione eucaristica. Qualche volta partecipo agli incontri che don Domenico organizza in parrocchia». Il mercoledì ha un sapore diverso: «Ho messo insieme un piccolo gruppo di persone e ce ne andiamo a spasso – racconta con un sorriso –. Li accompagno a visitare i luoghi sacri, i santuari. Parliamo di Dio, della Madonna, della Sacra Scrittura». Tra sacerdozio ed episcopato, 54 anni della sua vita sono stati dedicati a Dio. Chissà se ha ancora un sogno nel cassetto, un desiderio che, più forte di altri, gli fa vibrare il cuore. «Hai fatto bene a farmi questa domanda», mi dice. Gli occhi diventano due piccole fessure: «Il sogno che ancora conservo nel cassetto è la santità. Devo fare i conti con tutto quello che ho fatto nella vita. Spero che Dio accompagni i miei giorni e la Madonna mi indichi la strada come ha fatto quando ho iniziato il cammino di formazione sacerdotale. Vedi – mi confida – il futuro è sempre la parte più bella di ogni esistenza, perché Dio vi ha impresso su il timbro dell’eternità. Bisogna avere il bagaglio pronto per entrare in Paradiso». In questa stagione della vita la valigia è zeppa di fragilità fisica, è il tempo in cui bisogna fare i conti con gli acciacchi e con la necessità che altri si prendano cura di noi. Come si accoglie questa dimensione? «Mi sono sempre accontentato, anche quando la mia vita è stata visitata dal dolore. Ho gridato a Dio: “donami la forza!”. E finora me l’ha sempre data. Quando me ne andrò nell’al di là, voglio cantare le lodi di Gesù e Maria. E se non potrò farlo a voce alta, le sussurrerò col cuore». Gli occhi sono completamente chiusi e il cuore rapito dall’incanto di Dio. Antonietta Abete luglio 2015 80 PASSI

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Don Domenico D'Ambrosi con mons. Gioacchino Illiano

Foto Salvatore Alfano

Una ricchezza per tutti

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ar sentire a casa mons. Gioacchino Illiano è stato il primo obiettivo che si è presentato nel mio cuore. Dopo anni in cui ha respirato l’aria e la vita della nostra Chiesa diocesana e del nostro Agro, profondendo tutto il suo impegno per costruire e realizzare questa “casa” nelle sue molteplici dimensioni, occorreva un’accoglienza che lo facesse sentire con gioia in mezzo a noi. “Essere famiglia” nell’ambiente in cui veniva accolto è stato il secondo obiettivo. Consapevoli che il suo sguardo era rivolto in questa direzione, che lo rendeva felice questa possibilità di vita quotidiana attraverso l’amicizia sacerdotale e la fraternità parrocchiale, abbiamo voluto esprimere così la nostra gratitudine. Accogliere il Vescovo emerito è stata ed è un’esperienza che arricchisce ogni giorno la nostra comunità parrocchiale. Ad multos annos! Don Domenico D’Ambrosi

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Don Domenico D’Ambrosi, a nome di tutta la comunità parrocchiale, esprime la sua gratitudine a Dio per il dono di Mons. Illiano


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li anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti”: dice il salmista. Questa parola mi conforta perché mostra tutta la benevolenza che Dio ha avuto per me, dandomi una vita lunga e operosa. A Lui, al Dio della vita e della gioia, rivolgo il mio più sincero ringraziamento per il dono della vita e per tutte le grazie che l’hanno accompagnata. Ma subito dopo voglio ricordare i miei genitori, la loro premura, le fatiche che hanno affrontato per far crescere i figli. Mi piacerebbe ricordare anche tutti coloro che in diverso modo mi hanno accompagnato e sostenuto nel corso degli anni. E anche quelli che oggi condividono i miei passi, resi più incerti dal peso degli anni e dalla malattia. La lista sarebbe troppo lunga e rischierei di dimenticare alcuni. Ma non posso evitare di richiamare Chiara Lubich perché l’incontro con la spiritualità dei Focolari – avvenuto quando ero giovane sacerdote – è stato davvero decisivo e ha dato una particolare impronta alla mia vocazione e al mio ministero. Quando penso alla mia vita – e lo faccio spesso – emergono tanti bei ricordi: le persone che ho incontrato, le opere che ho realizzato, le parole che ho seminato. Tutto è grazia! Emergono anche gli errori e tutte le manchevolezze che hanno accompagnato il mio ministero sacerdotale ed episcopale. Il mio più grande desiderio è quello che ha rischiarato la mia esistenza: farmi santo. Oggi però comprendo meglio che Dio si accontenta della mia buona volontà e mi donerà, per grazia sua, quello che ho sempre cercato lungo i sentieri della mia esistenza. Non so quanto tempo ancora il Signore vorrà donarmi. Ma so che la mia vita è stata e resta saldamente nelle sue mani, come recitiamo nel salmo: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita” (Sal 16). Sono giunto ad un’età in cui la maggior parte delle persone care hanno già lasciato questa terra. Anch’io devo prepararmi all’incontro con Dio. Ho letto una volta che il beato Giacomo Alberione ad un certo punto scelse di lasciare ogni responsabilità per prepararsi alla morte. È quello che faccio anch’io. Per questo ogni giorno invoco la Madonna come “porta del Cielo”. “Ti guiderà sempre il Signore”, queste parole del profeta Isaia sono state – e sono ancora – una luce che mi fa avanzare fiducioso verso il futuro. † Gioacchino, Vescovo

Il saluto del vescovo Gioacchino

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Comune di Siano Provincia di Salerno

AUGURI ECCELLENZA Anno domini 1961. Il mondo e l’Italia sono in fermento, il boom economico entra nel vivo. Viene costruito il Muro di Berlino, la Chiesa Cattolica è guidata da Sua Santità Papa Giovanni XXIII, il “Papa Buono” che fa dialogare Kennedy e Kruscev e prepara la rivoluzione ecclesiale con il Concilio Vaticano II. Il 7 ottobre è nominato parroco di Siano don Gioacchino Illiano, ha appena 26 anni. Nella piccola parrocchia Santa Maria delle Grazie il lavoro non manca e don Gioacchino è un operaio umile e silenzioso, efficace e paziente. Impegnato nel sociale, attraverso l’associazionismo crea momenti di aggregazione e condivisione. Con il suo impegno quotidiano, tenace e costante, testimonia che si è Chiesa insieme. Porta il profumo di Cristo in ogni circostanza, anche nel catastrofico sisma del 1980. È vicino a tante famiglie che vivono difficoltà economiche. Dà vita all’Azione Cattolica. La mia adolescenza e la mia formazione sono legate al grande carisma di don Gioacchino. La nostra comunità deve molto a Mons. Gioacchino Illiano per il suo significativo contributo alla formazione della futura classe dirigente. Con gratitudine e riconoscenza, formuliamo i più sentiti auguri di buon compleanno. Il Sindaco Sabato Tenore


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