Lettera di Natale 2014 del Vescovo Giuseppe

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Mons. Giuseppe Giudice

Lettera di Natale 2014



Progetto grafico Salvatore Alfano Editing Antonietta Abete Distribuzione Segrateria di Insieme segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it www.diocesinocerasarno.it Supplemento al n째 11 del mensile Insieme - Dicembre 2014



Mons. Giuseppe Giudice Lettera di Natale 2014


…troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia (Lc 2,12) “Risplende d’un astro divino la notte che già fu sì buia” (Guido Gozzano)


Caro Gesù Bambino, sono i giorni di Natale, densi di ricordi, volti, attese e Tu, puntualmente, ritorni nei nostri presepi, nelle chiese e nelle case e in tanti altri luoghi dove è bello e significativo, ancora per la passione di qualcuno, allestire un presepe. Ho esitato molto prima di scriverti, i motivi sono tanti e credo tutti validi. Innanzitutto mi sono chiesto chi può scrivere oggi lettere a Gesù Bambino. Magari un sms, una mail, un tweet, una foto, un breve messaggio, non certo una lettera che nel tempo della comunicazione breve, forse, è fuori moda. Caro Gesù Bambino...

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Lettera di Natale 2014

Anche le Poste, a causa delle nuove autostrade dell’informazione, oggi sono in crisi e la mia missiva rischierebbe di rimanere in giacenza per molti giorni, o consegnata ad altro destinatario. E, poi, indirizzarla a Gesù Bambino per dirgli o chiedergli non si sa bene cosa. Ho anche pensato che ne riceverai tante e non avrai certo il tempo di rispondere a tutte, sicuramente non risponderesti proprio a me. Devo confessarti che il motivo della mia perplessità, forse, è più profondo e nasce dalla domanda: ma chi è, esiste davvero e dove abita Gesù Bambino? Qual è il suo indirizzo? Forse abita solo in chiesa e in qualche vecchia scatola nel ripostiglio, in un negozio di articoli religiosi. Forse è rimasto a Betlemme e nei nostri presepi dell’infanzia. Sta calando la sera, in casa preparano il presepe. C’è atmosfera natalizia, ma io “non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade” (Giuseppe Ungaretti) e mi sono rinchiuso nella mia stanza per pensare ad altro. Eppure, quest’aria di Natale mi spinge a parlare con Te, a raccontarti la mia vita, quasi a riscoprire la bellezza di un racconto che, man mano, stiamo perdendo.

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Caro Gesù Bambino...


Lettera di Natale 2014

Caro Gesù Bambino, voglio scriverti del mio Natale perché ho scoperto che raccontarsi vuol dire prendere in mano il dono della vita: immersi “nel gran racconto l’anima si desta succhiando infanzia dai lontani evi” (Cesare Angelini). Mi chiamo Alfonso, ma potrei chiamarmi anche Prisco, Michele, Antonio… o scegli Tu un altro nome dal calendario. Abito nell’Agro Nocerino Sarnese, una terra bella ma anche sfregiata dalla corruzione, dalla mancanza di lavoro, dalla crisi di valori. Qui, nella Basilica omonima, riposa sant’Alfonso Maria de Liguori, un grande santo, cantore del Natale e autore, tra l’altro, di Tu scendi dalle stelle. Sono giovane e come tanti ragazzi, dopo aver completato gli studi, un po’ lavoro e un po’ cerco un’occupazione migliore. Ho molti amici ed interessi vari. Frequento qualche amica, ma niente di impegnativo. Devo decidere se sposarmi, rimanere da solo o scegliere altro. Ho un po’ di confusione nella mente e nel cuore, e “inciampo nel buio attendendo l’aurora” (Novalis). Per il momento va bene così, anche se i miei mi ricordano – forse nascondendo qualche segreta aspirazione – che devo ricevere ancora la Cresima. Da bambino, caro Gesù, per me sei stato un amico vero. Ti ho conosciuto in parrocchia e al catechismo ed ho imparato a volerti bene, a seguirti. Non dimenticherò mai il giorno stupendo della mia Prima Comunione. Caro Gesù Bambino...

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Da adolescente ho cominciato ad allontanarmi: più che da Te, mi sono allontanato dalla Chiesa e non sempre sono stato capace di rimanere fedele alle tue parole, alla tua amicizia, ai tuoi comandamenti. Con il passare degli anni, non sapevo più se credevo in Te; qualche volta quasi mi vergognavo del mio credo. Per mancanza di coraggio, ho seguito più gli altri che gli ideali che portavo dentro. Poi ho scoperto che grazie a Te, che mi guidavi senza che io lo sapessi, non mi sono perso nei vicoli del nulla. È vero, spesso ti ho lasciato fuori… fuori dalla mia vita, dai miei dubbi, dalla mia crescita. Pensavo che la fede fosse solo un bel ricordo del passato e Tu sei rimasto nella casa dell’infanzia come un oggetto prezioso, da custodire, mentre io crescevo nel corpo e nei sogni. Un ricordo, quello della fede, che ho associato sempre al volto dei nonni, per me veri testimoni e maestri. Quante volte la sera, nel silenzio del mio letto, ti ho pensato, ho riletto distrattamente qualche pagina di Vangelo, ma poi il giorno dopo ho seguito gli amici che mi portavano per altre strade, tante volte banali e monotone, anche se mai feroci. Mi divertivo, ma non sempre ero felice: era come se mancasse qualcosa o Qualcuno. Come ho letto da qualche parte, il nostro cuore

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Caro Gesù Bambino...


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è inquieto fino a quando non riposa sul tuo. E sai che, ad un certo punto, non andavo più neanche a Messa. Anzi, quasi mi sentivo estraneo, tagliato fuori, e facevo sempre più fatica a mettere insieme le tue parole e i miei sentimenti, i tuoi insegnamenti e i desideri che mi scoppiavano dentro, mentre tra amici si parlava poco di Te. Non ti nascondo che, qualche volta, spinto più dagli altri che dal mio istinto, ho preso in giro le persone e le realtà della Chiesa. Era solo un atteggiamento alla moda, ma dentro ti cercavo e Tu mi cercavi. Caro Gesù Bambino, sai bene, perché sei stato un ragazzo come me, com’è difficile crescere in età, sapienza e grazia e attraversare, senza farsi troppo male, i sentieri della vita. Negli anni della tempesta adolescenziale, ti ho messo da parte. Non riuscivo a riconoscerti nei miei interessi, nei battiti del mio cuore, negli scoraggiamenti, nei momenti di gloria e di polvere. E non sempre ho incontrato persone disposte a parlarmi di Te in modo corretto. Ti ho sentito estraneo, caro Gesù, anche se di fretta e senza farmi vedere, forse solo per scaramanzia, prima di una partita di calcio mi segnavo furtivamente con il segno della croce, ripetevo distrattamente qualche preghiera che ricordavo e pensavo ad un tatuaggio con il tuo volto sul mio braccio. Caro Gesù Bambino...

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Lettera di Natale 2014

Caro Gesù Bambino, guardo fuori e osservo la neve che lentamente fiocca. Ti sto scrivendo senza chiederti nulla. Senza accorgermene, ti sto raccontando la mia vita e, per la prima volta, lo faccio con il cuore in mano. E mi sento più leggero, diverso, come quel fiocco di neve che vedo dalla mia finestra. Come sono belli i racconti che ci mostrano che siamo parte di una storia più grande. Com’è prezioso il racconto della fede che a volte è mancato nella stanza della mia vita, per la mia superficialità nell’ascoltare. Se sei veramente il Figlio di Dio, Tu mi conosci fino in fondo e sai che nel mio cuore albergano grandi sogni e piccole miserie.

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Caro Gesù Bambino...



“Sei venuta, o luce della luce, a dar chiarore alla luce� (R. Tagore)


Una scoperta sorprendente

Sono giovane e, nonostante tutto, sono contento della mia vita, anche perché in questi giorni di Natale ho fatto una scoperta sorprendente… forse ho trovato un tesoro! Un mio amico, che crede veramente e stimo molto, mi ha raccontato a lungo della sua fede, della gioia di credere, della vita dei Santi e dei testimoni, quelli che vedono Dio (cf. Mt 5, 8). Parlando con lui, che ha avuto ottimi maestri spirituali, ho compreso molte cose; mi ha aiutato a dipanare tanti dubbi, a sciogliere tanti nodi sulla vita, la sofferenza, l’amore, la morte, la giustizia, l’amicizia e la gioia.


“Ma piano, mio Dio, così mi accechi…” (Chiara De Luca)

Occhi per vedere Caro Gesù Bambino, ammirando con lui un presepe stupendo, ho visto, e forse per la prima volta, le meraviglie di Dio e mi sono lasciato invadere e attraversare dallo stupore, dalla meraviglia, dalla gioia vera e semplice. Che ne dici - Tu che te ne intendi - è successo un miracolo, è questo il mio Natale? Questo che ti sto raccontando è, secondo Te, la nascita dall’alto, è la mia rinascita, è il mio primo e vero Natale? Ho visto per la prima volta… Che cosa vedi? Vedo un ramo di mandorlo (Ger 1, 11).

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Caro Gesù Bambino...


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Non solo ho guardato, come tante altre volte, ma questa volta ho visto: ho visto la speranza, ciò che nasce e incomincia. Ciechi, volgete lo sguardo per vedere… hai visto molte cose, ma senza farvi attenzione (Is 42, 18.20). Mi sono ricordato di una parola ascoltata una volta: ...liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno (Is 29, 18). Ero un uomo cieco dalla nascita (Gv 9, 1) e il Signore mi ha detto: Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo (Lc 18, 41). E ho visto l’amore. A Betlemme ho visto nascere l’Amore. Sì, caro Gesù Bambino, guardando il presepe accompagnato dalla fede di un mio amico, quasi preso per mano da lui, ho visto ciò che per tanti anni ho solo guardato come un cieco, perché gli occhi erano impediti a riconoscerlo (Lc 24, 16). Mi è tornata allora alla mente una scintilla del catechismo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. …Ma se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri (1Gv 1, 5.7). Mi sono allora ricordato di una domanda letta una volta in un romanzo: Voi che avete la luce, che ve ne fate della luce? Caro Gesù Bambino...

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Lettera di Natale 2014

Era la domanda che una cieca ebrea rivolgeva ad una cristiana vedente. Che ve ne fate della luce?: la domanda mi frulla dentro ancora oggi. Per grazia, abbiamo la luce, perché Natale è la festa della luce, luce vera che illumina ogni uomo, che si accende nella stanza buia del mondo e in quella caotica della mia vita. Isaia, il grande profeta della speranza, aveva detto: Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere (Is 60, 1-3). E noi, sempre del partito di Tommaso, ripetiamo: se non vedo… non credo! E Gesù, di rimando: beati quelli che non hanno visto e hanno creduto (cf. Gv 20, 25-29). E sicuramente pensava a sua madre, la donna dal cuore trasparente, la madre del Natale tutta intarsiata nella luce, la Domus aurea:

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Caro Gesù Bambino...


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Or dunque, sparito l’angelo, nella sua rilucente casa d’oro, stava nascosto il piccolo gran Re. Ed eri tu, Maria, casa di terra, la casa d’oro del Sole infinito. E il vecchio Adamo (senz’occhi, da quando li aprì per accecarsi) non vedeva ancora il tuo splendore, o Illuminata, Illuminante. L’uomo inciampava, errando, nel suo buio. E tu sola adoravi, in te stessa, la germinazione di quella Luce che esisteva prima delle stelle. (Domenico Giuliotti) Stando in mezzo alla piazza mi sono accorto che c’è una folla di giovani che, a bassa voce, grida: vogliamo vedere Gesù (Gv 12, 21). Caro Gesù Bambino, c’è bisogno che, come facesti con il cieco, Tu spalmi oggi il fango sui nostri occhi (cf. Gv 9, 6). Come accadde a Paolo, dinanzi ad Anania: e subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista (At 9, 8). Caro Gesù Bambino...

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Caro Gesù, luce da luce, sole senza tramonto, così è capitato a me in questo Natale. Guardando il presepe, ho visto la bellezza della natura, le stelle, la notte, la luna, il cielo, e mi sono reso conto che abbiamo distrutto il giardino nel quale ci avevi posto. Ho visto e, forse, per la prima volta con occhi diversi, chiaramente (Mc 8, 25). Mi sono ricordato di una cosa che mi diceva sempre mia nonna: la lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso (Lc 11, 34). Restituito alla trasparenza dello sguardo, con gli occhi levigati anche dalle lacrime, ho visto nel volto di Maria, mia madre; nelle rughe di Giuseppe, la fatica di mio padre; nei pastori, volti umili di chi ogni giorno, senza lamentarsi come faccio io, esce e lavora e, sognando, costruisce e spera. Ho visto nel presepe la gente semplice, che ha sempre qualche cosa da offrire, gente che non ha sostituito le mani con gli artigli. Ho visto, come i discepoli di Emmaus, quando si aprirono gli occhi e lo riconobbero (cf. Lc 24, 31) con occhi nuovi il prete, la suora, la chiesa, il mondo, il missionario, il volontario, il medico e la vecchietta. Ho visto, perché ora, illuminati dal Sole, i miei occhi hanno visto la tua

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Caro Gesù Bambino...


Lettera di Natale 2014

salvezza (Lc 2, 30), tante creature che, nella Notte Santa, sono rinate alla speranza. Guardando con fede, senza pregiudizi e con serena attenzione, ho visto ciò che, tante volte, non ho voluto vedere, o non sapevo vedere perché distratto o arrabbiato: la gioia che traspare dai cuori di chi è radicato nel dono e non solo nel possesso. Ho visto un cielo nuovo e una terra nuova, la tenda di Dio con gli uomini (Ap 2, 1.3) e Chi, in questa notte impastata di luce, sempre ripete: Ecco, io faccio nuove tutte le cose (cf. Ap 2, 5). E, guardando, ho visto gli angeli cantare su una misera grotta e le pecore inginocchiate, con l’asino e il bue, dinanzi ad un bambino. Ho visto un bambino adagiato in una mangiatoia e ho capito che la vita è un dono, è adesso, è qui, anche se posta in una grotta angusta e sporca, ma illuminata da Dio e, per questo, consegnata al futuro e all’eternità. Ho visto e ho compreso che la vita di quel bambino – radice e stirpe di Davide, stella radiosa del mattino (Ap 22, 16) – accoglie e raccoglie la vita di ogni bimbo, dal grembo di ogni donna fino al grembo di ogni terra. La vita di quel bambino, con il nostro sguardo rivolto già a Colui che sarà trafitto (cf. Gv 19, 37), raccoglie anche i palpiti della mia vita, le ferite, gli sbagli e, nel racconto della salvezza che sempre continua, ora so che bisogna diventare bambini per entrare nel regno e non morire più. Caro Gesù Bambino...

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Lettera di Natale 2014

Bellezza eterna del Natale! Bellezza antica e sempre nuova! Si cresce, ed è Natale, diventando bambini, rinascendo dall’alto nel soffio dello Spirito, come Francesco nella notte del suo natale. Caro Gesù Bambino, mi sentivo troppo grande, troppo forte, orgoglioso, egoista e, solo fermandomi ai bordi della tua grotta, ho cominciato a capire perché ti sei fatto piccolo, infante, e così ci hai insegnato che l’amore è farsi prossimo, farsi mano, farsi cuore, farsi accanto. Amare è stringere il Bambino ed ogni piccolo tra le braccia, frutto dell’amore, presente e futuro del mondo e, solo così, è Natale, è di nuovo Natale. Amare è uscire, uscire da sé, uscire nella notte e nella neve e partire per raggiungere la terra dell’altro che, senza di Te, mi è straniero. Natale è uscire dalla mia stanza, adesso perché “ci sono in cielo tutte le stelle, ci sono i lumi nelle capanne” (Giovanni Pascoli). Sì, caro Gesù Bambino, mi si sono aperti gli occhi (cf. Gen 3, 7), ho guardato oltre e questa volta ti ho visto. Come Francesco, con gli occhi di carne, nella notte di Greggio; come ti hanno visto tua madre e Giuseppe; come ti hanno visto gli angeli e i poveri pastori. Come gli Apostoli, i discepoli, i santi di ieri e di oggi, affascinati dal tuo sguardo, che lo amano, pur senza averlo visto e, ora senza vederlo, credono in Lui (cf. 1Pt 1, 8).

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Caro Gesù Bambino...


Lettera di Natale 2014

Chi crede, vede. Ora in modo confuso, come in uno specchio, nella nebbia, nelle ombre della sera; domani, ma solo domani, nel chiarore del mattino, luce anticipata e nascosta nella carne del tuo Natale: e tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio (Lc 18, 43). Finalmente, in questo tuo e mio Natale, ti ho visto perché mi hai donato occhi per vedere facendo cadere le squame che li coprivano. E lo hai fatto con il collirio della fede, che si fa speranza e carità, medicamenti per il cammino (cf. Tb 11, 12-13; Ap 3,18). È Natale e ti vedo, Dio fatto bambino, nascosto nei veli della carne, nella mangiatoia, tra un asino e un bue, accolto da due cuori vergini; amore incarnato, parola fatta carne, luce tra le mie mani ed ora presenza vera nel mio cuore, piccola e fragile ostia, ammalato sul mio pianerottolo. Grazie, Gesù Bambino, per questo Natale in cui non ti ho chiesto niente, ma lasciando il cielo mi hai portato il dono della fede, che mi fa vedere, luce ai miei passi. Adesso, ripartendo da Betlemme, da questa notte di luce, di luce in luce, anche io come i pastori, glorificando e lodando Dio, tornerò indietro per raccontare del Bambino e cogliere lo stupore sul volto dei miei amici e di chi mi ama. Caro Gesù Bambino...

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Lettera di Natale 2014

Come Maria, tua Madre, custodirò tutte queste cose e le metterò insieme nel mio cuore per poter discernere e leggere il grande libro della vita. Come Giuseppe, nel silenzio, ti custodirò e ti proteggerò da ogni Erode che ti cerca per ucciderti. Come i pastori, vegliando nella notte, mi incamminerò sempre verso di Te per offrirti la mia vita, anche dopo notti di paura e di freddo. Come gli angeli, sorriso di cielo, canterò la gloria a Dio e donerò la pace agli uomini, che incontrerò lungo la strada scrivendo a lettere maiuscole solo il tuo nome e usando, per tutto il resto, le minuscole. Grazie, Gesù Bambino, per il dono di questo Natale con la parola che dice: Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi (Is 40, 30-31); e per il dono degli occhi della fede (cf Lc 24, 31) e dell’amore, non solo per guardare, ma per vedere e vedere oltre e vedere sempre, anche l’invisibile perché nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di Lui è perfetto in noi (cf. 1Gv 4, 12). Buon Natale, il tuo Alfonso

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Caro Gesù Bambino...



Mons. Giuseppe Giudice è nato a Sala Consilina il 10 settembre 1956 ed è stato ordinato Presbitero il 27 settembre 1986. Il 24 marzo del 2011 è stato chiamato dallo Spirito ad una nuova avventura: il 13 maggio ha ricevuto la consacrazione episcopale dal cardinale Agostino Vallini. Dal 4 giugno 2011 è il Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno.


Finito di stampare nel mese di dicembre 2014 presso Grafica Metelliana spa - Cava de’ Tirreni (SA)


Dono la mia lunga lettera di Natale come un augurio ad ogni famiglia, casa del Natale; come un lungo cammino per raggiungere Betlemme, casa del pane; come un itinerario di fede – per te bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto – per andare a vedere il Bambino, casa di Dio; e per continuare oggi il grande racconto natalizio, cercando poi di vederlo nei tanti poveri che affollano i sentieri di ogni Betlemme. È una lettera, e tanti stralci di lettere, da leggere quasi a sorsate, un po’ alla volta, per ritrovare il gusto del Natale e chiedere al Nato in dono uno sguardo amorevole, attraente, grato e riconoscente per vivere il Natale oggi. Santo Natale 2014 † Vi benedico

Giuseppe, Vescovo


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