June n. 2 (Italiano)

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JUNE 2017

NO. 2

DISCOVER

NAPLES TRAVEL AND FOOD MAGAZINE

TOPOLINO SUPERSTAR Intervista ad Antonio Borrelli l'ideatore del balcone della "canzone".

STREET FOOD

ALLA SCOPERTA DI

Frittata o frittatina? anche i taralli non possono mancare.

Nessun golfo risplende più dell'amena di Baia

PHOTOGRAPHED BY PIETRO SCOLORATO


"Vedi Napoli e poi muori." (JOHANN WOLFGANG GOETHE)

 #DISCOVERNAPLESMAGAZINE


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DISCOVER NAPLES MAGAZINE

IL PROGETTO DEL MAGAZINE BY DISCOVER NAPLES TEAM

Raccontare e offrire ai turisti quello che per noi napoletani rappresenta davvero Napoli. Raccontare attraverso le foto che Napoli è una città che vive di storia, di cultura, di tradizioni, di spettacolo, di folklore, di cibo, di mare e di pallone. Una città che ha oltre 2800 anni di storia e conserva tradizioni uniche che vogliamo farvi leggere e vedere. Discover Naples è questo. E’ una rivista che offre ai turisti italiani e stranieri contenuti originali, consigli sui luoghi da visitare e suggerimenti gastronomici. Scriviamo per aiutarvi a capire quanto è magica la città che vi apprestate a visitare, ricca di civiltà e generosità, abitata da un popolo sempre pronto ad affrontare le difficoltà con il sorriso sulle labbra e con un ottimismo disarmante.

La rivista nasce online proprio perché #zerowaste, il nostro sito non a caso è ospitato su server con un sistema di raffreddamento a bassissimo impatto ambientale. Il team di Discover Naples magazine ha a cuore il futuro del nostro pianeta e le abitudini dei lettori, infatti, tra i nostri obiettivi importanti da concretizzare, c' è quello di stampare la rivista su carta ecologica certificata. Non ci resta che augurarvi buon viaggio grazie anche alle pagine di Discover Naples.


SOMMARIO 08

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05

Topolino Superstar

02

IL PROGETTO DELLA RIVISTA

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STREET FOOD

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EVENTI DI GIUGNO

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COME E QUANDO MUOVERSI

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LEZIONI DI NAPOLETANO

Intervista ad Antonio Borrelli l'ideatore del balcone della "canzone". Di Ciro Cuozzo

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Ricette Napoletane Parmigiana e Caprese. Di Discover Naples Magazine

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Alla scoperta di Baia Articolo di Giorgio Nugnes Foto di Lisa Sicignano e G. Nugnes

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I quartieri Spagnoli Di Ciro Cuozzo Foto di Pietro Scolorato

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DISCOVER NAPLES

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I CONSIGLI DI DISCOVER NAPLES #1

Scopri il mondo di campania>artecard. Musei, monumenti, teatri, siti archeologici... tutto in una card!


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TOPOLINO SUPERSTAR

INTERVISTA AD ANTONIO BORRELLI L'IDEATORE DEL "BALCONE DELLA CANZONE" DI CIRO CUOZZO, FOTO LISA SICIGNANO

IL BALCONE DELLA CANZONE DI PALAZZO D'ATRI. ESIBIZIONI: sabato e la domenica a pranzo, dalle 12.30 alle 14 e nel tardo pomeriggio, dalle 18 alle 20.



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L'INTERVISTA

Antonio Borrelli, meglio conosciuto come Topolino, ha 60 anni e da diversi mesi, a partire dall'ottobre del 2016, subito dopo la sua scarcerazione, è diventato uno dei personaggi più noti per i turisti in visita a Napoli. Tonino, così come viene affettuosamente chiamato dai sui cari, abita in una traversina di via dei Tribunali, uno della principali strade del centro storico della città. Una posizione strategica la sua perché si trova a pochi passi da celebri pizzerie che ogni giorno deliziano i palati di numerosi turisti, in fila per ore prima di poter assaggiare uno dei piatti tipici della cucina napoletana. Così Topolino dal suo balcone ha iniziato pian piano a intrattenere turisti e cittadini cantando brani storici della canzone partenopea come “Malafemmena”, “A pizza” o il repertorio di Renato Carosone. Microfono alla mano, Tonino canta direttamente da casa sua, al primo piano di uno storico edificio. Prima di iniziare, dal suo balcone, arredato da finti limoni, cipolle e aglio, cala un paniere dove raccoglie durante i soldi delle offerte che generosamente lasciano i passanti.

Signor Borrelli, come è nata la sua idea? Per caso. Ho sempre cantato, sin da piccolo, così alcuni amici ogni tanto mi chiedevano di improvvisare una canzone dal balcone. Ho iniziato a farlo per gioco, poi ho visto che le persone si fermavano ad ascoltare incantati la mia musica e ho deciso di continuare.

Ora è diventato un appuntamento fisso il suo... Si, mi esibisco il sabato e la domenica a pranzo, dalle 12.30 alle 14, e nel tardo pomeriggio, dalle 18 alle 20.

Il suo repertorio va dalla musica classifica napoletana ai brani neomelodici? Abbraccio un po' tutto. Da Renato Carosone a Roberto Murolo, fino alle canzoni neomelodiche che ho scritto in passato anche per grandi artisti del settore.

Perché la chiamano Topolino? Da piccolo ero decisamente irrequieto, non stavo mai fermo e difficilmente riuscivano a prendermi. Così un giorno mi hanno detto che ero

proprio un topolino.



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L'INTERVISTA

Il suo è un passato un po' turbolento, che per un periodo si è incrociato con la camorra?

Qual è il messaggio che manda alle nuove generazioni, spesso affascinate dalla malavita?

Ho commesso tanti errori e alla fine ho

Io credo di essere l'esempio vivente

pagato tutto. Dieci anni di carcere

che le cose possono cambiare. Ho

non sono pochi.

commesso tanti errori in passato, ho pagato e ora sono un uomo libero che

Perché è stato arrestato?

sta cercando di ritagliarsi uno spazio

Per droga.

in questa società. Ai giovani dico di lavorare sodo e di credere nei propri

Era un pusher?

sogni senza lasciarsi abbagliare da

No, non ho mai ceduto nemmeno un

ambienti che nel giro di qualche anno

grammo. Sono stato incastrato...

ti rovinano completamente.

Da chi?

In futuro come si vede?

Da quelli che prima facevano parte

E' difficile da dire. Diciamo che spero

del clan e poi sono diventati

di continuare con il “balcone della

collaboratori di giustizia.

canzone”, ho avuto davvero una bella idea, apprezzata da tanti addetti ai

Lei ha mai fatto parte di un clan?

lavori. Sono stato ospitato in

Ero vicino a un clan storico del centro

trasmissioni radiofoniche e, a breve,

di Napoli, i Giuliano, ma ripeto, ho

sarò anche in quelle televisive. Il

pagato per i miei errori e ora sono

messaggio che lancio è semplice:

ripartito con il “balcone della

Napoli non nega a nessuno una

canzone”.

seconda possibilità e io ora voglio essere l'ambasciatore di questa

Mediamente quanto incassa ogni giorno dalle offerte di turisti e napoletani? Poco, diciamo una trentina di euro che servono giusto per sopravvivere.

bellissima verità.



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Parmigiana & "Caprese" di Discover Naples | foto LISA SICIGNANO


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Un’origine un pò incerta. La melanzana arrivò in Italia nel XV secolo, quando gli Arabi la fecero arrivare dall’India. Già questo itinerario fa propendere per la “pista” siciliana: secondo questo tesi, la città di Parma non c’entrerebbe nulla, né tanto meno il parmigiano.Quindi in origine, quella della parmigiana di melanzane era una ricetta nata in Sicilia, terra notoriamente produttrice di melanzane di ottima qualità. Napoli, capitale del Regno, se ne “impossessò”: la prima ricetta “ufficiale” la ritroviamo, infatti, nel trattato “Cucina teorico pratica” di Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, pubblicato a Napoli nel 1839. Nel secolo scorso, raggiunse massima notorietà la parmigiana di melanzane servita a Ischia Ponte nella trattoria delle Sorelle Pirozzi, tanto che alcuni attribuiscono a queste l’invenzione della ricetta. Oltre che dall’uso del parmigiano, presenza importante nella ricetta, alcuni pensano che il nome derivi dal termine dialettale parmiciana, che sta a indicare l’anta a listelli Idelle persiane di legno, che ricorda la forma in cui le

melanzane si tagliano e il modo in cui si dispongono nella teglia. Anche altre preparazioni a strati vengono chiamate “parmigiane”. Secondo altri significherebbe “cucinare alla maniera dei parmigiani”. Troviamo infatti una definizione di parmigiana nel dizionario Devoto che la definisce così “cucinare alla maniera dei Parmigiani, ovverosia degli abitanti della città di Parma, vuol dire cucinare vegetali a strati”. Secondo il “Dizionario etimologico Cortellazzo-Zolli”, l’etimologia del termine è “parmisciana”, melanzane fritte e poi cotte al forno. In ogni caso, in ben ventotto ricette di libri di gastronomia scritti tra il 1600 e 1800, compare la locuzione “alla parmigiana” che indica la presenza del parmigiano. La ricetta Ingredienti Melanzane ovali nere 1,5 kg Passata di pomodoro 1,4 l Fiordilatte 500 g Parmigiano reggiano 150 g


Cipolle dorate ½ Olio extravergine d'oliva q.b. Pepe nero q.b. Basilico qualche foglia Sale fino q.b. Olio di semi di arachide per friggere le melanzane q.b. Sale grosso per spurgare le melanzane 35 g Per preparare la parmigiana di melanzane cominciate lavando e asciugando queste ultime. Poi con un coltello eliminate il picciolo e affettate per il senso della lunghezza con l’aiuto di una mandolina, in alternativa con il coltello, per ottenere delle fette spesse 4-5 mm. Man mano disponete le fette all’interno di uno scolapasta e cospargete con un pò di sale grosso; continuate così fino ad ultimare il tutto. Sulla sommità delle melanzane sistemate un piatto con un peso, così le melanzane potranno spurgare dell’acqua di vegetazione che è amarognola ed è nemica del fritto. Lasciate così per almeno 1 ora. Nel frattempo affettate e tagliate a listarelle il fior di latte, dopodiché ottenete dei cubetti piccolissimi. Mettete a scolare anche questi, se non avete un altro scolapasta potrete


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disporli su un canovaccio pulitissimo. Nel frattempo occupatevi del sugo. In una larga casseruola versate un filo d’olio extravergine d’oliva e unite la cipolla tritata, mescolate spesso per non farla bruciare e lasciatela rosolare per un paio di minuti. Poi unite la passata di pomodoro e aggiungete anche un po’ d’acqua, regolate di sale e lasciate cuocere a fuoco dolce per 45 minuti. A fine cottura non dimenticate di aggiungere le foglioline di basilico spezzettandole a mano. Mettete a scaldare abbondante olio di semi e intanto sciacquate la porzione di melanzane che friggerete e asciugatela con carta assorbente: procedete sempre un po’ alla volta così non scuriranno. Nell'olio bollente a 170° immergete poche fette alla volta e dopo 2-3 minuti di cottura scolate su carta assorbente; procedete così con tutte le altre. A questo punto dovreste avere tutto quello che vi occorre, quindi passate alla composizione. Sporcate con un po’ di sugo una pirofila da 20x30cm, poi formate il primo strato disponendo le fette di melanzane in orizzontale. Grattugiate un po’ di pepe nero, spolverizzate con del parmigiano e versate dei cubetti di fior di latte distribuendoli uniformemente. P.

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E infine versate ancora un po’ di sugo, giusto il necessario per colorire l’interno. Ripetete lo stesso procedimento stavolta sistemando le melanzane in senso verticale; continuate in questo modo a formare gli strati invertendo ogni volta il senso delle melenzane. Tra uno strato e l’altro, ricordate di pigiare delicatamente con i palmi delle mani così da compattarli. Sull’ultimo strato versate la restante passata di pomodoro,i cubetti di fior di latte ed il parmigiano. È arrivato il momento di cuocere la vostra parmigiana di melanzane in forno caldo a 200° per 40 minuti. Una volta pronta lasciatela assestare qualche minuto prima di servirla.

CONSIGLIO: Per una versione più leggera ed estiva potete arrostire le melanzane e dopo condirle con un filo di olio EVO, così eviterete la frittura!


Negli anni 20 del secolo scorso, in una delle isole Ingredienti : più belle al mondo, Capri, il cuoco Carmine di150 g di cioccolato fondente, Fiore inventò involontariamente la torta

100 g di burro, 130 di zucchero, 150 di

caprese.Capolavoro dell'arte dolciaria napoletana mandorle, 3 uova, 1 noce di burro per famosa in tutto il mondo.Carmine stava

imburrare la teglia di 20 cm di diametro

preparando una torta per tre malavitosi giunticon a l'aggiunta di una spolverata di cacao Capri per comprare una partita di ghette di Al Capone.Sarà stata la paura di sbagliare, il cuoco Procedimento: dimenticò di aggiungere la dose di farina

In un pentolino sciogliere il cioccolato

all'impasto per completare la torta.Il risultato fondente è il burro lo zucchero a stato un grandissimo successo adatta anche per bagnomaria. i Appena intiepidito versare il celiaci. Una torta gluten free.

composto in una zuppiera di vetro e aggiungere le mandorle tritate finemente con un frullatore. Separare i tuorli dagli albumi e montare a neve con una frusta elettrica gli ultimi.


Aggiungere un tuorlo per volto al composto mescolando con un cucchiaio di legno. Incorporare gli albumi montati a neve, mescolando con una spatola con un movimento dal basso verso l'alto in modo che gli albumi non si smontano. Imburrato e cospargere di cacao lo stampo di 20 cm circa di diametro e versare il composto al suo interno. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30-35 minuti circa. Lasciarla intiepidire, capovolgendola su un piatto per dolci e cospargerla con zucchero a velo. L’insalata Caprese, invece, è un secondo piatto partenopeo che, come suggerisce il nome, ha le sue origini nella bellissima Isola di Capri. Sulla sua storia, così come accade per molti dei piatti tipici del nostro paese, esistono diversi miti e leggende. Ma la vicenda più accreditata sull’origine di questa deliziosa insalata, riporta la nascita del piatto durante il secondo dopoguerra. Molti sostengono che la Ricetta della Caprese debba la sua nascita a un muratore particolarmente patriottico, il quale amava racchiudere i colori del nostro tricolore all’interno di un panino: basilico, pomodoro e mozzarella andavano così a farcire una morbida pagnotta di pane da gustare durante la pausa pranzo. Tuttavia esiste una prova storica antecedente a questo vicenda, che collocherebbe l’inizio della storia della Caprese intorno agli anni ‘20, quando la ricetta del piatto fece la sua comparsa nel menù dell’Hotel Quisisana di Capri.


La ricetta Si dice, infatti, che la Caprese facesse parte di

Ingredienti:

una cena futurista, organizzata per il

Mozzarella di bufala

fondatore di questo movimento storico-

4 pomodori san Marzano

culturale, Filippo Tommaso Marinetti.

origano

Al fine di stupire il poeta, che più di una volta

basilico

si era scagliato contro la cucina tradizionale, si

olio extravergine d’oliva

diede vita a questa particolare insalata che, oltre a rappresentare l’Italia nei colori e negli

Procedimento

ingredienti, si contrapponeva alla classica

Affettate la mozzarella ed i pomodori. Adagiate le

pasta che lo stesso Marinetti definiva

fette in un piatto, alternandole. Aggiungete

“passatista di pesantezza”.

origano a piacere e decorate con foglie di basilico

E non finisce qui: a quanto pare, secondo le

ed un filo di un buon olio extravergine d’oliva.

cronache cittadine, la caprese fu anche la protagonista di una vicenda che coinvolse,

Condimenti: No a maionese, aceto, olive, uova

addirittura, il Re Farouk, sovrano d’Egitto.

e salse di nessun genere come il pesto.

Nel 1951, il sovrano si recò in visita a Capri con

Condimenti e accostamenti eccessivi

la famiglia e in un pomeriggio assolato, dopo

coprirebbero il gusto equilibrato della

la richiesta di un pasto veloce che potesse

mozzarella e del pomodoro.

placargli la fame, ebbe l’occasione di assaporare un fragrante panino farcito con pomodoro, mozzarella e basilico.

OCTOBER

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MIXED


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STREET FOOD

TARALLI, FRITTATA DI PASTA E FRITTATINE DI DISCOVER NAPLES | FOTO DI LISA SICIGNANO


Ne “Il ventre di Napoli” (1884) della

(avvolgere), o dal francese antico

scrittrice partenopea Matilde Serao, “danal” vi (pane rotondo). La tesi più è una descrizione delle zone popolari attendibile afferma, invece, che tarallo adiacenti al porto (fondaci) , dove

derivi dall’etimo greco “daratos“, che

viveva una popolazione denutrita e per significa “sorta di pane”, e il tarallo, nutrirla, dalla fine del ‘700, come cibo infatti, è proprio dal pane che deriva. principale c’erano proprio i taralli. I fornai della zona utilizzavano gli

Oggi la parola “tarallo” è presente

avanzi, lo ”sfriddo”, della pasta

anche nei modi di dire napoletani: si

utilizzata per preparare il pane ed

sente spesso l’espressione “a tarallucci

aggiungevano la sugna (il grasso di

e vino“, che sembra essere nata nelle

maiale) e pepe nero per creare i famosi osterie ed ha un tono negativo, taralli napoletani. Le mandorle sono denigratorio, indicando la risoluzione state aggiunte solo successivamente. Il “arronzata”, ovvero superficiale, di una “tarallaro“, fig. partenopea per indicare questione; oppure “‘a sporta d’o chi vendeva i taralli, portava una cesta tarallaro“, ossia il cestino che il tarallaro in spalla colma di taralli coperti da un portava sulle spalle o in testa. Il cestino, canovaccio, per mantenere il calore.suo Il malgrado, era costretto a tarallo, oggi, viene consumato come girovagare insieme al suo proprietario tipico street food sul Lungomare

nella speranza di svuotarsi al più presto.

Caracciolo, in abbinamento alla birra, Il detto, quindi, si riferisce a una connubio che i napoletani definiscono persona o cosa che è costretta a “à mort’a soj” (la morte sua) per

continui spostamenti nella speranza che

intendere che non c'è migliore

prima o poi si fermi o che, insomma,

abbinamento possibile. L’etimologia realizzi e concretizzi una situazione. della parola “tarallo” ha origini incerte:

Taralli campani varianti: taralli

c’è chi dice che la parola tarallo derivi

intrecciati, tarallini al vino, tarallo

dal latino “torrère” (abbrustolire), e chi dal francese “toral” (essiccatoio). In

con le mandorle, tarallo con

riferimento alla sua forma

l'uovo, tarallo di Agerola, tarallo sugna e pepe, tarallucci al naspro.

rotondeggiante, invece, si sostiene che tarallo derivi invece dall’italico “tar” P.

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La regina dell’estate Napoletana è la Ferdinando IV amava mangiare ‘e

frittata di pasta. Per anni le famiglie maccarune con le mani, e per maccarune s napoletane sono state derise per

intendeva proprio gli spaghetti.

l’abitudine di portare al mare, da gustare come pranzo sotto

Sorella minore, solo perché nata

l’ombrellone la frittata di pasta. Come successivamente, della frittata, ma in passato, ancora oggi, il modo

protagonista delle friggitorie è: la frittatina

migliore per non buttare la pasta

Bucatini, carne macinata, piselli,

avanzata ed avere del cibo caldo e

besciamella e una pastella che la ricopre, d

diverso anche per il giorno successivopiccole dimensioni rispetto a sua sorella è quello di mischiarla insieme alle

maggiore, ma con un sapore unico e alla

uova e friggerla in una padella con

portata del vero street food napoletano.

olio caldo. Insomma, una ricetta

Un’imperdibile viaggio gustativo.

#nessunspreco che come ingrediente principale non ha solo gli spaghetti, ma ogni tipo di pasta, che è o meno già condita. A questo punto facendo riferimento alla lingua napoletana, verrebbe da chiedersi: Ma perché viene chiamata “frittata ‘e maccarune” se per la ricetta viene utilizzato ogni tipo di pasta? Fino a meno di un secolo fa in tutta Italia non esistevano sostantivi differenti per indicare i diversi tipi di pasta: il nome maccheroni o “maccarune” veniva, quindi, usato per definire genericamente la pasta, riferendosi alla semplice trasformazione del grano e non ad una particolare tipologia. Come tramandano numerosi storici,


I CONSIGLI DI DISCOVER NAPLES #2

Frittata o frittatina? Assaggiate tutto, altrimenti "pare brutto".


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ALLA SCOPERTA DI BAIA ARTICOLO DI GIORGIO NUGNES FOTO DI LISA SICIGNANO E GIORGIO NUGNES Golfo nel golfo, bellezza nella bellezza, Baia è una tappa imprescindibile per un soggiorno a Napoli. Spiagge incantevoli, scorci mozzafiato, divertimento, lusso raffinato, antichi monumenti e fulgidi resti della Baia romana conservati nella profondità del mare si fondono qui, intrecciandosi tra passato e presente, in colori senza tempo per dipingere un quadro di rara bellezza. Il toponimo della città prende origine da Baios, nocchiere e fedele compagno di mille avventure dell’eroico Ulisse, che secondo la leggenda raccontataci dal geografo Strabone è stato seppellito qui a Baia. Dopo un periodo in cui è stata colonizzata dalla Cuma greca, Baia come tutta l’Italia nei secoli seguenti finisce per diventare parte del “mondo romano” ed è in quest’epoca che la città prende vita, diventando una vera e propria perla del Mediterraneo. Infatti già in età Repubblicana la città diventa zona di villeggiatura della più alta “borghesia” della Capitale e successivamente diventerà anche meta dei soggiorni oziosi di imperatori e familiari: Marcello, figlio adottivo di Augusto morirà qui, Caligola invece si autonominerà Dio proprio su questa costa mentre Claudio qui farà lungi soggiorni. Nerone invece perpetrerà i propri intrighi durante le sue villeggiature a Baia mentre sognava di costruire un collegamento tra Miseno e l’Averno.

Progetto grandioso, probabilmente folle come il suo ideatore, ma che le recenti ricerche archeologiche hanno confermato: i lavori furono davvero iniziati, e si era anche arrivati a un buon punto. Anche Adriano , come Marcello, cercò di sfruttare l’amenità del luogo per curare i propri malanni e Alessandro Severo, ancora in pieno III secolo d.C., diede grande impulso all’edilizia della città per renderla ancora più magnifica. Tutti gli scrittori antichi, geografi poeti e storici, hanno parlato di Baia: Orazio, Cicerone, Properzio, Marziale, Varrone. Si decanta la bellezza e si raccontano i vizi e i lussi che qui si inseguono e si consumano, sognare e amare. “I piaceri, gli amori, gli adulteri, Baia e le spiagge”; così Cicerone forse più di tutti sintetizza quel misto tra bellezza e desiderio che rappresentava Baia per gli antichi. E anche oggi, con i tanti locali sulle belle spiagge, Baia fa vivere tante di quelle sensazioni, magari dopo una bella giornata al mare o una visita a uno dei tanti siti archeologici che riempiono la piccola cittadina flegrea. La città come detto è un’insenatura naturale, delimitata a sud dallo splendido castello aragonese eretto nel cinquecento e dall’altra parte chiude l’orizzonte il Rione Terra, splendido promontorio che domina Pozzuoli, mentre sullo sfondo invece si staglia da una parte Capo Miseno, sede della tomba del leggendario Misenus (il trombettiere di Enea) mentre dall’altro si ammira Capo Posillipo, antica Pausilypon.


Ecco quali muse hanno ispirato tutti quei poeti quando dovevano descrivere Baia, somigliante alla grande cavea di un teatro antico, tanto da favorire l’impianto di un’architettura a terrazza, dal grande impatto scenografico, che si sviluppa su piani sfalsati seguendo il digradare del pendio collinare. La natura vulcanica del suolo flegreo, le tante sorgenti di acqua calda e sulfuree favorirono la costruzione di tanti edifici termali. Anzi la tradizione ci dice che proprio a Baia fu inventata dai romani il sistema di riscaldamento degli ambienti, quei calidaria e tiepidaria poi famosi in tutto il mondo. Vestigia del passato affiorano ovunque e ,a un occhio attento, possono restituire le bellezze del tempo che fu e i ricordi degli antichi splendori.

Il versante della collina di Baia è infatti occupato da strutture archeologiche denominate per il turista moderno “Terme di Baia”. Il complesso si presenta come una serie di residenze costituite da nuclei architettonici separati, organizzati su P.

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diversi livelli di terrazzamento e messi in comunicazione tramite rampe a gradoni. Il primo complesso architettonico è denominato Villa dell’Ambulatio e si articola su sei terrazze. L’intero complesso originariamente presentava pavimenti in marmo o a mosaico bianco e nero. Il nucleo denominato della Sosandra occupa invece la parte centrale. La struttura si sviluppa su quattro livelli: la parte destinata a residenza si sviluppa sui due livelli superiori, il più alto dei quali è occupato da ambienti di servizio, quello sottostante da triclini, sale da giorno ed un piccolo laconicum (locale per saune) decorato a stucco, che affacciavano sul golfo, panorama di lusso per quei signori, preceduti da un portico a colonne, ed erano decorati con raffinati pavimenti a mosaico. Dalla sala più grande di questo settore proviene la statua in marmo della c.d. Aspasia, nota come Afrodite Sosandra (copia romana di un originale greco), che da il nome al complesso. I due livelli inferiori dell’edificio si articolano con un effetto scenografico e sono costituiti superiormente da un emiciclo ed inferiormente da un’area scoperta. Il settore cosiddetto di Mercurio, prende il nome,da una natatio termale a pianta circolare con volta a cupola, chiamato ”Tempio di Mercurio“ dai primi viaggiatori ed è composto da due nuclei edilizi, il primo dei quali è in realtà poco conosciuto poiché gli ambienti sono interrati e sommersi fino all’imposta della volta o sono stati distrutti da costruzioni moderne. Da uno di questi locali proviene la testa di Apollo dell’Omphalos, copia romana in marmo di un originale greco in bronzo.

Il nucleo meridionale di questo quartiere, realizzato in età Severiana, è composto da sale fastose sia per opera architettonica che per apparati decorativi. Probabilmente tutti questi edifici facevano parte del Palatium di Alessandro Severo, che forse si estendeva fino al mare. Infine, il settore detto di Venere deve il nome ad eruditi del Settecento che definivano “Stanze di Venere” alcuni ambienti del livello inferiore del complesso, caratterizzati da raffinate decorazioni in stucco sulle volte. Esso comprende tre nuclei edilizi di diversa epoca, posti su tre livelli differenti. Quello inferiore è alterato sul lato orientale dalla moderna via litoranea che ne ha isolato il c.d. Tempio di Venere, edificio termale a pianta circolare all’interno ed ottagonale all’esterno originariamente coperto da volta "a spicchi". 
 M a i resti del passato di Baia non sono solo quelli visibili sulla terraferma. Tantissimo della vecchia città è infatti sprofondata sotto il livello del mare. Una vera e propria Atlantide: strade lastricate, vicoletti, magazzini, mosaici,ville patrizie, statue, ninfei e palazzi imperiali sono conservate a 6-7 metri sotto il livello del mare. Nonostante già nei secoli precedenti alcuni viaggiatori avessero osservato dei resti nascosti sotto il mare, solo negli anni quaranta del ‘900 quando grazie alle foto aeree effettuate dal pilota Raimondo Baucher che evidenziarono, nello specchio antistante il lago Lucrino, l'area archeologica sommersa del Portus Julius, i resti della Baia sommersa tornarono a far parlare di se. Ma poi bisognerà aspettare altri 19 anni, quando per opera di due grandi studiosi come Amedeo Maiuri e Nino Lamboglia , cominciarono i primi studi scientifici dell’area.


VISTA SUL GOLFO DI POZZUOLI DAL BELVEDERE DI VIA CAMPI FLEGREI.


Altri 10 anni ci vollero per effettuare la prima sensazione scoperta che avvenne, come spesso capita in archeologia, con una buona dose di fortuna : il ninfeo di Claudio e le sue spettacolari statue. Dagli anni ottanta in poi gli scavi furono sistematici e ora tutto quello che il mare ha gelosamente custodito per secoli è ammirabile e visitabile in quello che oggi è il “parco archeologico sommerso di baia”. I complessi maggiori e più interessanti sono quelli che si sviluppano sotto “Punta Epitaffio”, che si trova più o meno al centro di Baia. Ci sono i resti di tre ville marittime, residenze aristocratiche dei personaggi più influenti di tutto l’impero. La residenza imperiale di Claudio, con il notissimo Ninfeo, la villa dei Pisoni – la potentissima famiglia senatoriale che addirittura congiurò contro l’imperatore Nerone- e un’altra splendida villa detta “Villa a protiro” perché presenta un ingresso a protiro appunto. E’ possibile visitare il parco con immersioni subacquee, in snorkeling oppure dai battelli che , con un ponte trasparente, lasciano ammirare il fondale. Il museo è invece stato allestito nel castello di Baia, dove è stato ricostruito il Ninfeo di Claudio, e dove sono state conservate tutte le statue recuperate. Facevano parte di in un complesso programma figurativo che aveva al centro l’Odissea e la figura di Ulisse, eroe con il quale l’imperatore Claudio si identificava. Questo però non era solo un Ninfeo, ma era anche una grandiosa sala di banchetto. Un podio al centro fungeva da tavola da pranzo e le portate fluttuavano nell’acqua della piscina all’interno di piccole barchette per il piacere dei commensali, cerchia ristretta dell’imperatore.

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“NULLUS IN ORBE SINUS BAIS PRAELUCET AMONEIS” (NESSUN GOLFO RISPLENDE PIÙ DELL’AMENA BAIA)

O R A Z I O : E P . I , 2 , 8 3

I SEC. A.C.


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D I S C O V E R

N A P L E S • 2 0 1 7

I QUARTIERI SPAGNOLI DI CIRO CUOZZO | FOTO PIETRO SCOLORATO


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Vicoli stretti e in salita, “bassi”, ovvero abitazioni ricavate direttamente sul livello stradale, panni stesi, botteghe, trattorie, enoteche e quel folklore che sintetizza nel migliore dei modi la filosofia di vita dei napoletani. In una parola i Quartieri Spagnoli, zona popolare che si trova a pochi passi dal lungomare, dal Municipio e dalle centralissime via Toledo e piazza del Plebiscito, e abbraccia ben tre quartieri del centro: San Ferdinando, Avvocata e Montecalvario. Una città nella città, dove ogni giorno i turisti amano perdersi nel dedalo di stradine senza paure, consapevoli di poter contare sulla generosità e la simpatia degli abitanti e dei commercianti del luogo.

La rinascita dei Quartieri Spagnoli parte proprio da qui. Nati nel 1500 per ospitare i soldati spagnoli durante la dominazione dei Borbone, le cui giornate all'epoca venivano alleviate dalla compagnia delle prostitute, nei secoli i Quartieri Spagnoli si sono trasformati in un luogo simbolo della criminalità e della malavita a Napoli. Era pericoloso accedervi anche per gli stessi napoletani, rapine e scippi erano dietro l'angolo. Una zona borderline che però negli ultimi decenni è stata liberata dalla voglia di riscatto degli stessi residenti. Una rifioritura che ha raggiunto il suo apice oggi, con i Quartieri Spagnoli diventati meta di turisti e luogo di residenza di


V I C O L I S T R E T T I E I N S A L I T A . "UNA RIFIORITURA CHE HA RAGGIUNTO IL SUO APICE OGGI,"

tantissimi stranieri (anche grazie a prezzi d'affitto competitivi) che restano a vivere a Napoli per diversi tantissimi stranieri (anche grazie a prezzi d'affitto competitivi) che restano a vivere a Napoli per diversi mesi. Solo il sole fatica a entrare nei vicoletti stretti e caotici dove sono gli odori provenienti da botteghe, trattorie e, soprattutto, abitazioni a farla da padrone. Odori e profumi tipici della cucina napoletana, a partire proprio dal ragù, uno dei condimenti più famosi. Odori cui spesso si accompagnano canzoni neomelodiche o classiche della tradizione partenopea che fuoriescono dai bassi e dalle case sovrastanti. Proprio i bassi sono le abitazioni tipiche dei Quartieri Spagnoli. Spesso hanno le finestre e le porte aperte e chiunque si trova a passare quasi viene invitato ad entrarci magari


ESPLORARE NAPOLI I QUARTIERI SONO FAMOSI ANCHE PER LA STREET-ART.

per prendere un caffè o mangiare (pagando poco spiccioli) qualcosa preparato al momento. "La zona è ricca di trattorie, pizzerie e ristoranti dove si mangia decisamente bene a un prezzo competitivo. Famose poi anche le chiese di Sant'Anna di Palazzo, Concordia, Trinità degli Spagnoli, Santa Teresella e la chiesa di Montecalvario. Altra zona popolare dei Quartieri Spagnoli è la Pignasecca, che dalla stazione di Montesanto costeggia lateralmente la principale via Toledo. Celebre per il mercato alimentare molto frequentato e sempre ricco di prodotti genuini da gustare anche al momento, la Pignasecca resta uno dei luoghi simbolo della città. IQuartieri sono poi famosi anche per la street-art. Numerosi i murales e i graffiti realizzati negli anni da alcuni writer. Tra questi sono famosi


Cyop&Kaf , che hanno realizzato oltre 200 opere tra i vicoli delle zona, e l’artista scomparso Mario Filardi, che quasi 30 anni fa realizzò il murales gigante di Diego Armando Maradona, all’epoca capitano del Napoli. Proprio lo scorso anno, Salvatore Iodice, bravo writer napoletano, ha ristrutturato l’opera presente sulla facciata di un palazzone in via Emanuele De Deo (in foto).

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EVENTI DI GIUGNO DI DISCOVER NAPLES

Mostre Helmet Newton a Pan (Palazzo delle Arti di Napoli) Quando: 25 febbraio – 18 giugno 2017 Orari: Tutti i giorni, escluso il martedì, 9,30 -19,30 Dove: Pan, via dei Mille 60 Napoli Prezzi: Intero 11 euro (con audioguida) – 10 euro gruppi di almeno 12 e/o cral – 5 euro scuole e giovani fino a 26 anni – Gratuito per minori di 6 anni "Totò genio" Eventi a Napoli Quando: 13 aprile- 9 luglio 2017 Orari: 10-19 domenica –giovedì; 10-22 venerdì-sabato Dove: Maschio Angioino, Palazzo Reale e Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore. Prezzi: 6 euro per la singola mostra – 12 euro per tutte le mostre – ridotto 1 mostra 4 euro - tre mostre 9 euro The Young Pope, la mostra Quando: 11 aprile - 18 giugno Orari: 9-20 tutti i giorni, mercoledì chiuso 
Dove: Palazzo Reale di Napoli Prezzi: 4 euro Picasso e Napoli: Parade. Uno spettacolo, una visione, un’opera d’arte
Quando: 8 aprile – 10 luglio Orari: 8.30-19.30-20 tutti i giorni, mercoledì chiuso 
Dove: Museo di Capodimonte
Prezzi: 10 euro Intero Mostra, 8 euro Ridotto Mostra
12 euro Mostra + Museo

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Museo Madre English for foreigners Stephen Prina : dal 15 maggio al 16 ottobre 2017 Siamo arrivati Wade Guyton: dal 15 maggio all’11 settembre 2017 Dove: Museo Madre, Via Luigi Settembrini, 79 Orari: dal lunedì al sabato: 10.00 – 19.30 domenica: 10.00 – 20.00 | Martedì chiuso Prezzi: Intero euro 7, ridotto 3.50 euro, ridotto gruppi prenotati euro. Gratuito il lunedì Festival di Fotografia di Capri IX edizione Capri: un’isola per la fotografia. La Collezione ideale Dove: Certosa di San Giacomo, Quarto del Priore, Capri Inaugurazione sabato 24 giugno 2017 ore 19.00 Periodo: 25 giugno – 23 luglio 2017 Orari: 10-19 da martedi a domenica Artisti in mostra: Marina Alessi, Andrea Alfano, Maria Vittoria Backhaus, Isabella

Balena, Olivo Barbieri, Gian Paolo Barbieri, Settimio Benedusi, Silvia Camporesi, Cesare Cicardini, Nicola Cicognani, Lorenzo Cicconi Massi, Francesco Maria Colombo, Roberto Cotroneo, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Franco Fontana, Maurizio Galimberti, Betta Gancia, Giovanni Gastel, Piero Gemelli, Mario Giacomelli, Giacomo Giannini, Alberto Giuliani, Elena Givone, Alessandro Grassani, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Cosmo Laera, Alizia Lottero, Uliano Lucas, Raffaela Mariniello, Paola Mattioli, Giuseppe Mastromatteo, Malena Mazza, Francesco Merlini, Andrea Micheli, Nino Migliori, Davide Monteleone, Marco Pasini, Roberto Polillo, Efrem Raimondi, Filippo Romano, Andrea Rovatti, Ferdinando Scianna, Emanuele Scorcelletti, Paolo Simonazzi, Massimo Siragusa, Paolo Solari Bozzi, Gaia Squarci, Daniele Tamagni, Lady Tarin.


Eventi e Concerti Silent Disco Quando: 2, 9, 16, 23 e 30 giugno 2017 Orari: 23-4 Dove: Piazzetta Nilo a Napoli Prezzi: ingresso gratuito Noisy Naples Fest Quando: da giugno a settembre 2017 Dove: Etes Arena Flegrea nella Mostra d’Oltremare – via J.F.Kennedy, 54 e via Terracina 197 Prezzi: in base ai singoli eventi • Concerto di Alvaro Soler • Concerto degli Jarabe de Palo • Concerto di LP • Concerto dei Justice • Spettacoli in collaborazione con il Teatro San Carlo: Il Flauto Magico, Il Barbiere di Siviglia e Cenerentola • Concerto con orchestra Harry Potter e la Pietra Filosofale: 15% di sconto su tutti i settori • Alvaro Soler: Cavea Bassa – 25€ al posto di 38€ – Cavea Alta- 15 € al posto di 25€ Concerto Villanelle e canzoni napoletane “Storia musicale dell'amore a Napoli” Quando: 10 giugno Orari: 21 Dove: Basilica San Severo


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Prezzi: Evento su prenotazione 08119571624 – 0817443714 info@fondazionesangennaro.org Aperivisita al Rione Sanità – Visita guidata gratuita nei luoghi dell’arte del quartiere + aperitivo Quando: 11-18-25 giugno , orario: 18:00. Mates Festival Quando: 1-2-3 giugno Orari: 12 pm-2 am Dove: Ippodromo di Agnano - Napoli Prezzi: Dj: Bob Sinclarm Daddy’s Groove, Promise Land, Mindshake, Anfisa Letyago, Amed Key e tanti altri Rione Sanità 2017: 50 eventi in onore di Totò Eventi a Napoli Concerto Valentina Stella Quando: 3 giugno Orari: 21 Dove: piazza Sanità Prezzi: gratuito Dove: Rione Sanità Prenotazioni: 08119571624 0817443714 info@fondazionesangennaro.org Corsi Informazioni su Giovani in yoga Quando: sino al 21 giugno 2017 (le lezioni sono sospese il 1 maggio) Dove: Villa Floridiana, Centri Giovanili e Galleria Principe di Napoli Prezzo biglietto: ingresso gratuito

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A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l'ultima speranza che resta alla razza umana. L U C I A N O

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# D I S C O V E R N A P L E S M A G A Z I N E


COME E QUANDO Il modo migliore per visitare Napoli è in scooter o in metropolitana con la linea 1 (un'occasione anche per visitare le "Stazioni dell'arte"). E' possibile muoversi anche con la funicolare, la linea 2 della Metropolitana (per raggiungere la zona Flegrea) e con i pullman (ma che circolano con meno frequenza). Pertanto, se avete degli orari da rispettare (come partenze, impegni o appuntamenti) informatevi prima sul sito dell'ANM. Un'occasione da non perdere è poter visitare la città con il bus Sightseeing. Per chi vuole raggiungere la costiera in auto, (anche se il modo migliore è con il Metrò del Mare) attenzione al traffico. Per chi si muove in città con l'auto, ecco le info per le eventuali code: tutti i giorni direzione e

Corso Malta in entrambi i sensi; da e verso Vomero (dalle ore 9:00 alle 12:00 e tratto

dalle 15:30 alle 20:00 tranne il sabato e la domenica); In occasione delle partite della squadra di calcio del Napoli evitare l'uscita della tangenziale

Fuorigrotta e la zona dello stadio San Paolo. Nei weekend code anche sul lungomare di

di Mergellina dove è possibile, però, noleggiare delle biciclette ( ne è sconsigliato l'utilizzo per spostarsi dalle zone basse alle alte della città causa forti pendenze). Per chi dall'aeroporto vuole raggiungere il centro può prendere i taxi o il bus "Alibus" (la fermata è quasi all'esterno dell'Aeroporto di Capodichino, uscendo subito dopo la stazione dei taxi). P . 4 0

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DO YOU SPEAK NEAPOLITAN?

Rione Terra.

La posteggia in origine non aveva il senso che ha ora nel dialetto napoletano, ma era un modo particolare di fare musica, stando appunto “appustiati” (fermi ad un posto) per esempio sotto il balcone di una donna per dedicarle una serenata o girando per i tavoli di una taverna o di un caffè per allietare i clienti. Se però ci pensiamo, la “posteggia” così come viene intesa ora dai giovani napoletani, non è così diversa da quella di un tempo; ora la posteggia non è altro che una reinterpretazione del vecchio significato, che è appunto quello di fermarsi in un posto a parlare con una ragazza per corteggiarla.


Discover Team Giornalista Ciro Cuozzo Giornalista Giorgio Nugnes Fotografa Lisa Sicignano Fotografo Pietro Scolorato Traduzioni  in inglese Giovanna Giannone Grafica Lisa Sicignano

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"Tra i monti viola dorme, Napoli bianco vestita, Ischia sul mare fluttua. Come nube purpurea; La neve tra i crepacci. Sta come studio candido di cigni; il nero Vesuvio leva il capo, cinto di rossi riccioli." H A N S

C H R I S T I A N

A N D E R S E N

# D I S C O V E R N A P L E S M A G A Z I N E


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