Polisphere

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Associazione costituita il 27 gennaio 2003, giornata della Memoria della Shoah, ispirata all’opera di don Tonino Bello

Polisfere

Contra Dogmaticos Format d’intervento sulle forme della democrazia 1/2007

L’organizzazione politica come learning organization di Giuseppe Nenna e Leonida Reitano

La virtù che ha nome umiltà è radicata nel profondo della divinità Meister Eckhart, Dell’Uomo nobile, Adelphi 1999

Cui prodest? Polisfere è il tentativo di fornire una risposta alla domanda di partecipazione attiva che chiama in causa le formazioni politiche nazionali, ma anche le grandi istituzioni locali. La proposta qui avanzata assume il tema del raccordo con la quota attiva di popolazione che, nella società delle reti, è il sostituto naturale degli apparati tradizionali chiamati a tracciare la linea d’azione concreta [sul territorio si sarebbe detto una volta] dei partiti o di frazioni dominanti di esso. Proprio perché, per concentrarne la dinamica in uno slogan, la differenza tra Novecento e secolo nuovo è il recupero della logica inclusiva, potenziata dalle tecnologie della comunicazione peer to peer. Ovvero vince chi condivide meglio, non chi esclude di più. Oggi la componente governativa assorbe la totalità della rappresentanza, schiacciando l’elaborazione politica che sorreggeva la selezione interna di classe dirigente, o esterna di intellettualità professionale [un rapporto non necessariamente utilitaristico, o non solo] ad un ruolo gregario che disperde passioni, ma anche intuizioni e visioni, tecnicalità e presenze di cui l’asfittica sopravvivenza delle formazioni politiche tradizionali potrebbe solo giovarsi. Indipendentemente dal riflesso autoreferenziale e perfino ovvio di tali apparati. L’unico esperimento su grande scala che ha provato a forzare quel limite lo ha messo in campo La fabbrica del programma, ed il suo corollario Incontriamoci, cui si salda il vasto movimento d’opinione favorevole all’introduzione estesa di elezioni primarie. Questi tentativi hanno il limite nel modello, che mantiene un approccio sostanzialmente gerarchico all’interlocuzione coi volontari che prestano tempo e motivazioni al movimento che ha riportato Romano Prodi e l’Unione al governo del Paese. Polisfere si spinge invece sul terreno proprio del deliberative polling suggerito da James S. Fishkin, e pertanto assume dall’economia della conoscenza, anche non formalizzata ed esperienziale [molto diffusa nei territori borderline del nuovo assetto dei rapporti tra pubblico e privato e tra stato e cittadini], la chiave per recuperare una riconosciuta e riconoscibile partecipazione attiva alle scelte ed alla formazione degli atti politicamente rilevanti. Se non anche della linea di tendenza che si associa ad un programma, amministrativo o di governo, capace di connotare distintivamente un soggetto politico o la sua proiezione istituzionale, senza diminuire l’autonomia propria dei soggetti istituzionali né la responsabilità delle scelte che i rappresentanti elettivi esercitano quotidianamente. Riepilogando sinteticamente, Polisfere delinea un modello di sondaggio deliberativo che punta ad attrarre forme nuove di partecipazione, eliminando i filtri tradizionali d’impronta gerarchica, per supportare una domanda di riconoscimento e partecipazione dal basso. Ovvero niente altro che la traduzione nel processo politico di quanto spontaneamente accade nel sistema di relazioni provocate dallo spazio virtuale, sul modello wiki. Utile anche nel supportare il confronto aperto nella redazione di “scelte” e “programmi” amministrativi o generali, d’area e nazionali. Associazione per il servizio di formazione all’impegno civile e politico

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La proposta può essere utilizzata altresì come forma di sondaggio deliberativo o canale permanente di comunicazione politica tra base avvertita e sistemi di governo, includendovi le alternanza di opposizione, rilevanti quanto le medesime funzioni di maggioranza. Lo scopo è rafforzare il sistema delle rappresentanze, riancorandolo ad una solida base di opinione consapevole ed informata. Il partito come rete La relazione di Salvatore Vassallo sulla forma organizzativa indica una prospettiva di forma partito alternativa a quelle delle formazioni tradizionali. La proposta di Vassallo per il Partito Democratico è quella di un partito inteso come una organizzazione di circoli trasversali, aperti alle istanze della società civile: luoghi di impegno civico volontario, luoghi di dibattito culturale, di auto-formazione, di elaborazione di proposte e trasmissione delle domande che emergono sul territorio. Ma in uno spirito volontario, appunto, che non ha la pretesa di rappresentare in forma esclusiva ed ufficiale la posizione del partito in quella porzione del territorio e che lavora invece per la creazione di contesti aperti, in cui deve esserci la massima libertà di creare qualsiasi tipo di network, circolo, associazione tematica. Tale suggestione è stata solo parzialmente recuperata nel Manifesto per il Partito Democratico, in un passaggio fondamentale e fondativo, per citarne la lettera: «Ci impegniamo a costruire un partito che, sin dalla sua fase fondativa, sia aperto alla partecipazione di una larga platea di cittadini, ed affidi al loro voto, diretto e segreto, la scelta della leadership. Un partito capace di parlare al paese con una voce autorevole, che proponga il suo leader alla guida del Governo della nazione, un partito che affidi al metodo delle primarie la scelta delle candidature alle massime cariche di governo nelle Regioni e negli Enti locali. Ci impegniamo a costruire un partito a rete, che preveda molteplici opportunità di adesione e di impegno, che assuma le differenze di genere, di ispirazione culturale, di interesse sociale e professionale. Un partito organizzato su base federale, che preveda una ampia autonomia regionale e territoriale». Internet e forma partito La rete Internet appare oggi come lo strumento attraverso cui tali associazioni tematiche, tali circoli di interesse, spontaneamente prendono forma. Ne consegue che l’utilizzo di software sperimentali per l’incentivazione di tali dinamiche possa fornire un utile strumento al perseguimento degli obiettivi indicati nella relazione Vassallo. Non sono solo slogan per una lezione provocatoria. Sono anche i contenuti e i fatti reali che accadono in rete: vedi l’esempio di Howard Dean in America e della sua campagna che non è stata più, retrospettivamente, la campagna di Dean, ma quella di centinaia di migliaia di americani in prima persona. Dean è l’ex candidato presidenziale antiestablishment, che alle primarie del 2004 aveva cominciato con i favori dei sondaggi, il sostegno dei blog di Internet e dei pacifisti. Sconfitto dal senatore John Kerry, ritenuto dai potentati del partito come il candidato più adatto ad affrontare George W. Bush, Dean ha perso la sua battaglia con i big del partito, ma grazie al consenso tra la base è riuscito a farsi eleggere presidente del Democratic National Committee. Da questa posizione strategica ha deciso di cambiare i democratici dall’interno. Forte di un formidabile seguito su Internet tra chi si Associazione per il servizio di formazione all’impegno civile e politico

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reputa estraneo alle lobby e ai giochi di potere di Washington – i cosiddetti netroots – Dean è riuscito ad allargare la base dei contribuenti del partito, ampliandola soprattutto tra quei piccoli finanziatori che sono sempre stati la forza del Partito repubblicano. Se oggi Dean ha acquistato una sua credibilità e non viene più additato con sorrisi ironici, il merito va in gran parte al suo manager Joe Trippi. Fervente sostenitore delle insondate potenzialità di Internet Trippi, per portare Dean alla sfida con Bush, ha scelto due strade nuove, mai esplorate fino in fondo nelle precedenti campagne. Da una parte la mobilitazione del grande popolo della rete che negli Stati Uniti ha ormai raggiunto dimensioni importanti, attraverso MoveOn.org e dall’altra un sistema di incontri, gli house meetings, organizzati attraverso Meetups.com, sito che organizza gruppi di lavoro in comunità virtuali. Le cifre del successo dovuto a questi due strumenti sono impressionanti: partita all’inizio del 2003 la campagna di reclutamento di Dean contava circa 3.000 supporters. Verso il novembre dello stesso anno i supporter di Dean erano diventati 140.000 e avevano contribuito in maniera sostanziale alla promozione dei temi politici del movimento e al fundraising [Dean risultò il primo politico del Partito Democratico per i fondi raccolti]. Barack Hussein Obama ne ripete le orme, con strumenti più sofisticati e già ampiamente testati.

[ http://www.BarackObama.com ] Il sistema delle polisfere Il modello delle Polisfere risponde alle esigenze sopra descritte di incentivare lo sviluppo di gruppi di interesse e soprattutto di centri di riflessione non periferici, attraverso la creazione di uno spazio di comunicazione orientato all’uso cooperativo della conoscenza e soprattutto al suo utilizzo operativo, e situazionale. I circoli infatti riusciranno a coinvolgere la società aperta, solo a patto essi non funzionino come delle articolazioni periferiche volte alla propaganda e/o alla promozione delle tematiche indicate dai

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livelli superiori del partito, ma bensì che essi siano dei veri e propri “nodi intelligenti”di una rete di relazioni politiche. Perché questi nodi possano funzionare bene è necessario che si dotino degli strumenti con cui porre in essere dei processi di riflessione collettiva, coordinata e soprattutto competente. Tali requisiti sono oggi offerti dalle tecnologie telematiche, ma soprattutto da sistemi prototipali di software, in grado di incentivare lo svilupparsi del partito come learning organization. Per learning organization si intende una struttura che è capace di apprendimento, vale a dire a sviluppare al proprio interno gli strumenti e le strategie necessarie alla propria crescita conoscitiva. Tale capacità di apprendimento delle organizzazioni non è certo nuova visto che anche le organizzazioni tradizionali hanno capacità di rinnovamento e di trasformazione [seppure in maniera lenta e pianificata dai vertici], ma è nuova l’idea che tale conoscenza si sviluppi secondo una modalità orizzontale e non gerarchica. L’altro elemento che caratterizza le learning organization è la loro predisposizione all’innovazione di processo e di prodotto. L’atteggiamento delle imprese e delle organizzazioni in generale non è orientato all’innovazione. Gli studi sulla crescita dalla conoscenza organizzativa dimostrano che quando esse si trovano di fronte a due scelte di adattamento: orientare la propria azione verso l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse esistenti [exploitation] o la ricerca di nuove strategie di produzione di conoscenza [exploration] generalmente scelgono la prima strategia. Le learning organization invece si collocano sul fronte dell’exploration, che richiede appunto una predisposizione al cambio organizzativo [anche radicale] e una attitudine aperta verso gli errori ed i fallimenti cui può portare la sperimentazione. Il sistema delle Polisfere è un sistema di mappatura e di matching delle conoscenze in funzione di uno specifico task da assolvere. Esso consente alle organizzazioni di strutturarsi in funzione di assetti emergenti e adattivi, vale a dire capaci di adeguarsi in maniera rapida ed efficace ai cambiamenti degli scenari in cui operano: learning organization. La formazione della rete delle Polisfere si sviluppa attraverso un meccanismo di connessione tra individui aventi domini di conoscenza compatibili. Immaginiamo che la rappresentazione grafica di tali competenze individuali assuma la forma di una sfera colorata. Ora tale sfera non sarà mai monocromatica, ma avrà un colore [competenza] dominante e una serie di competenze secondarie rappresentate come delle microsfere interne alla sfera. In altri termini la percentuale di colore all’interno della sfera rappresenta la quantità di conoscenza posseduta in relazione ad una 1 determinata area del sapere umano. L’elemento di attivazione della rete è l’attrattore , da immaginare come un problema, un obiettivo, etc. Rispetto a tale attrattore [rappresentato come una semisfera monocromatica] si configurerà la rete delle Polisfere, per cui la sfera con il colore [dominio di conoscenza] più simile a quello dell’attrattore diventerà la sfera leader e ad essa si collegheranno le sfere con lo stesso colore. Questo meccanismo di connessioni consente anche alle sfere che non hanno alcuna microsfera dello stesso colore dell’attrattore di essere incorporate nella rete collegandosi alla sfera con la compatibilità maggiore rispetto ai propri domini di conoscenza. 1

Ho definito l’elemento attivatore delle polisfere con il termine “attrattore” riprendendolo con un uso metaforico dalla teoria del caos. Nella teoria del caos gli attrattori sono stati di equilibrio verso i quali convergono tutti gli stati di un sistema. È come se questo attirasse tutti i possibili stati di un sistema di modo tale che tutte le traettorie convergono verso un unico punto. L’attrattore quindi può essere visto come l’elemento in base a cui si riconfigura e trova equilibrio il sistema delle polisfere. Associazione per il servizio di formazione all’impegno civile e politico

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Keyword DEGERARCHIZZARE Sergio Marchionne, commentando i risultati conseguiti da Fiat sotto la sua direzione di AD, rileva:

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Quando l’attrattore cambia, anche il sistema si riconfigura .

«Un altro buon principio di gestione ha a che fare con l’eccesso di burocrazia al quale troppo spesso siamo abituati. La burocrazia uccide lo spirito di impresa e costa cara. Burocrazia in azienda significa rinviare le decisioni, disperdere le responsabilità, restare sempre un passo indietro rispetto al ritmo del mercato. Significa perdere competitività. Per questo abbiamo agito in tempi molto rapidi e abbiamo smantellato le tradizionali strutture gerarchiche che appesantivano l’organizzazione. Si è passati a una struttura piatta e snella, dove le persone hanno responsabilità dirette e un’ampia libertà operativa. La nuova struttura ha portato molti benefici, a livello di efficienza, gestione delle risorse e riduzione dei costi. Ma questi principi di gestione, da soli, vanno bene per i libri di scuola. Nella realtà, servono a poco se non sono fondati su pochi ma forti valori. Il richiamo ai valori e ai principi culturali mi trova pienamente concorde. La cultura è il vero collante delle organizzazioni, è il tessuto che tiene insieme e motiva le persone ».

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Al seguente indirizzo web è disponibile una animazione flash esplicativa del modello: http://www.uniurb.it/eg/spheres/animation/polyspheres.htm Associazione per il servizio di formazione all’impegno civile e politico

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Mutatis mutandis, il richiamo ed il senso delle parole del dott. Marchionne appaiono, nel tempo del peer to peer, in sintonia con quanto qui si intende suggerire.

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Gli attrattori rispetto ai quali la rete si polarizza e configura possono essere dettati dal caso, [es. l’apparire di un determinato fenomeno] dall’orientamento ideologico e/culturale della comunità, oppure nei sistemi in cui è presente un sistema gerarchico [azienda, scuola, etc], introdotti da quadri dirigenti e insegnanti, la cui funzione si trasforma da quella di pianificazione e di supervisione a quella di coordinamento delle reti di Polisfere. Naturalmente tale sistema di visualizzazione e mappatura delle conoscenze non riguarda i singoli individui. La mappatura può tranquillamente applicarsi alle relazioni tra reti di comunità di pratiche. In tal caso la sfera della rete delle Polisfere non rappresenterà più i domini di conoscenza di un singolo individuo, ma quelli di una intera comunità e le relazioni che si polarizzano attorno agli attrattori. 3

Il modello delle Polisfere propone inoltre l’introduzione di nuovi criteri per la valutazione e l’assessment focalizzandosi sulla crescita degli skill, individuali e di gruppo, di un’intera comunità di discussione. Il design aperto delle polisfere incentiva gli elementi della rete ad autocollocarsi nella rete in base al proprio patrimonio conoscitivo. Il punto di partenza delle Polisfere è, come detto sopra, l’attrattore che può essere la risoluzione di un problema o la costruzione di un determinato output: la creazione di un happening, di una conferenza, di un comizio, etc. Una volta definito l’attrattore la rete si configurerà in funzione delle sue caratteristiche. Ad esempio, se il problema fa riferimento ai possessori di un particolare dominio di conoscenze [come può essere la programmazione in html se immaginiamo che l’output sia un giornale elettronico legato ad una specifica campagna politica] allora la rete si polarizzerà attorno ai possessori di quelle conoscenze, quando invece il problema si sposta e comincia a riguardare altri ambiti [ad esempio la costruzione di testi giornalistici] allora anche la rete si ridisegna e i singoli più capaci di produrre testi elaborati guidano l’attività del gruppo, formando, by doing chi invece presenta lacune in questo campo. Il vantaggio del sistema Polisfere rispetto ad altri software dedicati alla gestione della conoscenza organizzativa e che esso non si limita a migliorare la gestione delle risorse umane di una data organizzazione, ma ne migliora anche le capacità di performance e di autoformazione. Tale crescita della formazione è dovuta al fatto che il sistema incentiva la condivisone e lo scambio di conoscenze, senza creare gerarchie statiche o rendite di posizioni. La posizione di leader è direttamente collegata alle funzioni previste per il task da svolgere. All’emergere di un nuovo compito anche la leadership può mutare, se essa non corrisponde più alle mutate esigenze organizzative. Le Polisfere quindi sono immaginabili come una organizzazione a geometria variabile, non selettiva, cooperativa e autogestita che presenta i vantaggi di una maggiore economia di gestione [visto che i processi sono in buona parte autogestiti] e una rinnovata democraticità [nella misura in cui reduce sensibilmente le differenze di capitale culturale posseduta dai singoli membri]. 3

Per quanto concerne il problema dell’assessment o della valutazione del livello di competenza dei soggetti che partecipano alla rete, ritengo che questo sia, in realtà, un falso problema. Wikipedia ad esempio non richiede certificazione alcuna per i suoi redattori, così come anche molti progetti open source sono basati sulla autocertificazione delle competenze dei soggetti che partecipano alle reti di sviluppo dei progetti. I nuovi modelli di cooperative learning [tra cui la teoria delle comunità di pratiche] sorvolano ampiamente il problema dell’assessment, in quanto la valutazione ed il riscontro delle conoscenze autocertificate risiede di fatto nella capacità del singolo soggetto di contribuire alla rete comunitaria. Insomma il controllo esiste, ma è affidato al gruppo dei pari. Chi non è in grado di fare quanto promette rischia di perdere la propria reputazione e di essere escluso dalla rete.

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Sul piano strettamente relativo alla costruzione dell’interfaccia, la mappatura delle conoscenze viene sviluppata attraverso la creazione di appositi form on line, a cui sono allegabili file in word o pdf con informazioni integrative, in cui gli utenti che partecipano alla rete autocertificano la tipologia ed il livello di conoscenze possedute ed indicano qual è il loro campo di specializzazione. A tale form è inoltre possibile aggiungere un questionario di valutazione [da sviluppare sempre on line] che indichi il livello di conoscenza dell’utente secondo una serie di parametri scientifici. In tal modo sarà possibile filtrare le conoscenze possedute ed indicare qual è il loro campo di specializzazione, selezionando le conoscenze presunte e differenziandole da quelle effettive. Una volta che il database abbia raggiunto una certa consistenza ogni utente del sistema potrà digitare, su una casella simile a quella di un motore di ricerca, una serie di parole chiave relative ad un determinato task da risolvere [attrattore] e compilerà una serie di campi [simili alla ricerca avanzata di Google] relativi all’estensione geografica del team da assemblare e ad una serie di altri parametri [età, titolo di studio, etc.]. In base alla tipologia di task e alle altre variabili inserite nella richiesta il sistema estrarrà i nomi degli utenti più adeguati all’assolvimento dello specifico task. Tale selezione verrà rappresentata attraverso una mappa concettuale dinamica [vedesi l’animazione del sistema delle polisfere di cui è segnato l’indirizzo web in nota] in cui appariranno le conoscenze anche non formalizzabili dei membri del team [mapping], i legami di interazione migliori [matching] e la configurazione del gruppo in funzione delle attività da svolgere correlate all’attrattore. Struttura e funzioni del modello delle polisfere Nel contesto della progettazione di interfacce per sistemi di knowledge management, il modello delle polisfere incorpora le seguenti funzioni: 1. knowledge mapping system; 2. knowledge matching system; 3. knowledge improving system; 4. shared decision-making process; 5. shared sense-making process; 6. motivating and problem-solving process. 1) Per organizzare un Polisfere team è necessario creare un database di tutte le abilità e le conoscenze dei membri che lo formeranno. Ogni componente del team sarà rappresentato graficamente come una sfera con diverse microsfere colorate al suo interno. Le microsfere sono delle icone delle sue competenze e la grandezza di ognuna di esse è rappresentativa del grado di expertise raggiunto in un particolare dominio di conoscenza. Il software dedicato a tale funzione è costruito attraverso lo sviluppo di un database relazionale ed una interfaccia di visualizzazione grafica dei dati che rappresenta i risultati sotto forma di mappe. 2) Il database consentirà ad ogni membro della rete delle Polisfere di conoscere le competenze e le abilità di tutti gli altri membri. Ogni sfera potrà collegarsi con la/le sfere necessarie alla gestione di una specifica questione o problema e chiedere le informazioni necessarie al sistema [pull and not push logic]. 3) In ognuna di queste sfere policromatiche il colore dominante indicherà il campo di conoscenze principale e i colori secondari indicheranno i differenti livelli di competenza in altri campi. Noi possiamo immaginare dunque che le sfere cromaticamente simili all’attrattore [lead-spheres] si

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collocheranno in un’area di prossimità creando un campo d’attrazione per tutte le altre sfere che si riposizioneranno in funzione della loro corrispondenza con la lead-sphere. In questo modo la leadsphere darà luogo ad una comunità di lavoro che consentirà a tutte le sfere di connettersi l’una con l’altra, migliorando la competenza relata all’attrattore. 4) Probabilmente questo è l’aspetto più importante del modello delle Polisfere : la leadership a geometria variabile. In tutte le strutture organizzative, infatti, c’è sempre una figura fissa che coordina e gestisce la comunicazione e le azioni del gruppo di lavoro. Nel design del modello delle Polisfere questa figura cambia continuamente in funzione della riconfigurazione legata al sorgere di nuovi attrattori. Se l’attrattore cambia, infatti, la struttura si riconfigura e una nuova lead-sphere guida la ristrutturazione e i relativi processi. In questo processo di decision making, quindi, ogni sfera può coprire il ruolo di coordinatore. Inoltre, favorendo questa modalità di interazione, nel medio-lungo periodo un Polisfere team può raggiungere un perfetto affiatamento. Infatti, tutte le volte che un team lavora, la condivisione delle conoscenze e l’interoperatività sviluppata attraverso il sistema favoriscono l’incremento delle conoscenze “collaterali” di ognuno dei suoi componenti. 5)Il processo di sense-making [ o problem - setting ] è basato su analisi connettive e condivise. Allo stesso modo dal processo di decision making, noi abbiamo una geometria ad assetto variabile dove la sfera più competente rispetto al processo guida tutte le altre. 6) Il momento del motivating and problem-solving process stimolato dalla partecipazione collettiva è un potente strumento di miglioramento della motivazione, della concentrazione e dell’entusiasmo del gruppo. La partecipazione, liberata dai tipici vincoli burocratici delle organizzazioni tradizionali, favorisce l’emergere di soluzioni creative ed originali. Benevento, l’11 febbraio 2007

Bibliografia James S. Fishkin, La nostra voce. Opinione pubblica & democrazia, I libri di Reset, Marsilio 2003 Manuel Castells, La città delle reti, I libri di Reset, Marsilio 2004 Leonida Reitano, Disegnare comunità di pratiche, in Elearning Communities, Napoli, Liguori, in corso di pubblicazione. Leonida Reitano, Mark Federman, Poly-spheres – a Rhizomatic Model for E-Learning Communities, in Mobile Technology for European Integration and Growth, MOST Press, Poland, 2005.

1. Il servizio di formazione all’impegno civile e politico nasce nel contesto di un’esperienza comu-nitaria di preghiera e, nella sua connotazione fortemente mariana, dal bisogno di incarnare sempre di più la spiritualità nel vissuto di ciascuno di noi. L’Incarnazione rende la vita umana, nella sua integralità, santa e degna di essere vissuta qui ed ora. «Chi vive con un solo piede sulla terra [affermava in una splendida suggestione il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer] vivrà con un solo piede anche nel Regno dei Cieli». Questo è il tempo della testimonianza nutrita dalla preghiera. La preghiera senza testimonianza tradisce il messaggio più profondo del cristianesimo, cioè che Dio si fa uomo. La testimonianza senza preghiera inaridisce, diventa lotta senza speranza, fatica di Sisifo. Associazione per il servizio di formazione all’impegno civile e politico

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2. Il valore di servizio dell’iniziativa intende connotare non solo l’apertura al mondo, ma anche la necessità di agire gratuitamente, per colmare un vuoto di presenza cristiana e di elaborazione politica (og gi drammaticamente tangibile nello scenario politico interno ed internazionale) ed evitare di confondersi con gli schieramenti che ingrossano l’affollata vulgata neo-liberista. Il progetto intende affrontare il tema dell’innovazione fissando l’attenzione su metodo ed approcci che possano definirsi cristiani ed, in quanto cristiani, offerti alla comunità degli uomini senza distinzione. Esercitandoci a scrivere il servizio con l’ inchiostro della misericordia, per edificare una sponda temporale a questo valore ed apprendere l’arte dell’ascolto in mare aperto, pertanto senza arroccamenti o fughe nell’integralismo cristiano. 3. Il servizio prende il nome da un uomo di Chiesa, il Vescovo di Molfetta, presidente di Pax Christi e figura profetica della fine del secondo millennio cristiano, don Tonino Bello. Al suo messaggio, alla sua vita di sentinella che si lascia dislocare nel mondo com’è, questo servizio intende ispirarsi. 4. La sua forma sarà incardinata, nella fase di ricerca e sperimentazione di assetti e strumenti, in un’associazione, che potrà evolversi in fondazione qualora i riscontri rilevati nell’interesse e nell’efficacia dei risultati lo consiglino: l’Associazione per il servizio di formazione all’ impegno civile e politico ditaubi, acronimo imperfetto delle due dimensioni a cui si ispira: I) il solco tracciato da Don Tonino Bello sublimato nel 4 carattere della croce commissa, il tau , icona simbolica che Francesco d’Assisi scelse come proprio sigillo e firma; II) i valori di Democrazia Tolleranza e Biodiversita’ che permeano l’humus a cui intende alimentarsi il servizio. 5. Il servizio nasce dalla percezione di un esaurimento delle categorie della politica del secolo [e del 5 millennio] scorso, dalla necessità di ridefinirle per «abitare le contraddizioni» e prospettare una nuova agenda. Per questo motivo il servizio è aperto a tutti: uomini e donne, di fede e non, che avvertono il bisogno di strumenti d’intervento nella realtà più prossima, odierna, a partire dal proprio territorio e, pertanto, anche a coloro che vivono già esperienze politiche all’interno di partiti, associazioni o gruppi. 6. Scopo del servizio è quello di fornire strumenti [culturali prima di tutto] per la comprensione dei problemi delle Comunità di cui si è parte, della Polis di cui si è cittadini, dello Stato, i quali agiscono indipendentemente dai confini nazionali. L’impegno civile va inteso pertanto come necessaria assunzione di una cittadinanza attiva. 7. E’ auspicio dei promotori che questo servizio possa contribuire alla formazione di opinion-leaders presenti nelle più diverse dimensioni della vita civile ed uomini politici di rango, protagonisti di ogni schieramento; ma quest’ultimo può ritenersi piuttosto che lo scopo principale dell’iniziativa, un suo effetto a medio termine. 8. Punto di partenza teorico del servizio è il glocalismo, ovvero l’idea che, nella realtà contemporanea, sia impossibile scindere la dimensione locale da quella mondiale. Per dirla con una formula: «pensare globalmente, agire localmente». Ad evitare tanto il rischio di una banale astrattezza teorica, sia una troppo svogliata, rassegnata comprensione dei fenomeni sociali, economici e politici. Avvalendosi, promuovendo o partecipando delle elaborazioni tematiche sviluppate da centri-studi e centri di ricerca politico-economica, di analisi predittiva e scientifico-tecnologica, possano aprire varchi nell’incantesimo del pensiero unico che governa le istituzioni economiche mondiali, a favore di impostazioni che coniughino il rispetto della dignità umana e la correzione degli squilibri indotti da distorsioni politiche nel procacciamento e depauperamento di fonti energetiche e minerali non rinnovabili, come nell’uso della proprietà intellettuale. L’innovazione che intende introdurre, nella lettura del piano storico contemporaneo, è orientata alla ridefinizione delle analisi tradizionali [e sorpassate] per approdare e precisarsi in azioni POLITICHE D’ ALTO IMPATTO CIVILE o ad alto beneficio collaterale, condotte da nuove classi dirigenti [espressamente contrastando un diffuso linguaggio bellicistico già nell’uso simmetrico (ed ironico) della comunicazione].

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Il Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e si riscontra nell’alfabeto greco. Nella forma richiama la figura della croce. In Ezechiele (9,4) è il segno di coloro che vengono scampati dallo sterminio, impartito dall’uomo vestito di lino sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che si compiono in Gerusalemme. 5 Un’espressione di don Luigi Di Liegro, il parroco dei poveri, fondatore della Caritas di Roma, scomparso l’ottobre del 1997.

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