Dolce Vita 50

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EDITORIALE

Al traguardo dei 50 anni una persona è solita guardarsi indietro per fare dei bilanci. Noi, giunti al numero 50, con 8 anni di pubblicazioni, più che un punto d’arrivo, lo consideriamo un nuovo punto di partenza. Un nuovo inizio, nel percorso iniziato per informare sulla coltura e cultura della cannabis dando un punto di vista fuori dal coro sull’attualità e il mondo che ci circonda, che passa dal rafforzamento del nostro staff per offrirvi una rivista sempre più curata. Nei contenuti, perché la sostanza è ciò che ci è sempre interessato di più, ma anche nella forma, perché nel cercare di informare al meglio, serve anche quella. In questo numero speciale cogliamo l’occasione di ringraziarvi per tutti i complimenti e i messaggi di supporto che riceviamo. Non ci si abitua mai e lo stupore e la riconoscenza nel leggere l’ultimo messaggio, sono le stesse provate nello scoprire 8 anni fa che un progetto del genere potesse avere spazio e lettori. Siamo anche ben aperti alle vostre critiche: non esitate a segnalarci in cosa secondo voi possiamo migliorare la nostra Dolce Vita. Per noi sarebbe uno strumento in più, una sorta di misuratore in tempo reale riguardo al lavoro che stiamo svolgendo. Una delle cose che ci fa più piacere è che crescete con noi, senza abbandonarci, rendendo i lettori di Dolce Vita un gruppo eterogeneo di persone per età, religione, cultura, passioni, convinzioni e pensieri: valori aggiunti che convivono insieme in un progetto comune. In quest’ottica siamo contenti del fatto che anche su internet e relative pagine dei social network, siate sempre di più. Siete solo voi che potete aiutarci nel diffonderci i nostri messaggi, con l’idea in testa che un individuo più informato ha senza dubbio più strumenti per effettuare una scelta. Gli speciali di questo numero riguardano la realtà dei Cannabis Social Club spagnoli, approfondita con un articolo e un’intervista a un italiano che ne ha appena aperto uno a Madrid, e i reality show. Abbiamo cercato di darvi la nostra opinione sul movimento dei forconi, ricordando da dove proviene per tentare di capire in cosa può sfociare, e abbiamo provato a capire qualcosa di più riguardo al Kamut, che si trova dappertutto anche se non tutti sanno esattamente cosa sia. Siamo anche stati a trovare Ozmo, street artist italiano che come molti altri geni del nostro bel Paese è forse più apprezzato all’estero che da noi, dal quale ci siamo fatti spiegare, tra le altre cose, perché sia sbagliato parlare di “riqualificazione urbana” quando i colori del writing sostituiscono il grigio delle nostre città. E infine un nuovo spazio per la Fini-Giovanardi affidato ai ragazzi di SMK Videofactory, che nell’ultimo numero vi abbiamo raccontato come stiano preparando un documentario che mostri a tutti le conseguenze di questa legge liberticida. Ad ogni numero di Dolce Vita sarà affidata una storia di una persona privata della libertà, da semplice consumatore, con le conseguenze che tutti conosciamo. Conseguenze che vanno mostrate a più persone possibili, per far capire a tutti che cosa ci sia di sbagliato in un approccio del genere riguardo alla cannabis e tracciare percorsi nuovi e condivisi, che abbiano una base comune che non si debba più chiamare repressione. La redazione

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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INDICE

Anno IX - Numero 50 GENNAIO/FEBBRAIO 2014 Edito da

Azienda ProdAction S.r.l. Via Monferrato 9/11, 20094 Corsico (Milano)

03. 06. 07. 09. 11. 12. 12. 13. 14. 16. 17. 18. 18. 21. 22. 24. 27. 30. 33. 36. 36. 38. 41. 42. 43. 45. 48. 51. 55. 57. 58. 61. 62. 63. 66. 67. 69. 71. 72. 72. 73. 74. 74. 75. 75. 76. 79. 80. 81. 83. 85. 89. 90.

Editoriale Guardando le stelle Ivanart Buone notizie Eventi: International Drum and Bass Meeting, Biennale di Venezia Speciale: Manipolatori della realtà Speciale: Metà della produzione globale di Kamut® consumata in Italia. Ma sappiamo cos’è? Speciale: Italia, il paese dei forconi High Times Enjoint news ASCIA Corner: ASCIA in Commissione Giustizia Legalize it: Cannabis Club a dimensione umana, il futuro Avvocato Corner: La Fini-Giovanardi finalmente al vaglio della Corte Costituzionale Eco-Friendly: Pulire casa rispettando l’ambiente e la propria salute Animals: Il falso mito della vivisezione utile alla scienza Giardinaggio: Coltiva risparmiando Shantibaba’s bag of dreams Strain & Seed Bank: Dutch Dragon, il dolce alito del drago Speciale Grow: Guerrilla che passione Speciale canapa: Fuga di cuore, a Madrid per aprire un Cannabis Social Club Speciale canapa: Storie di Fini-Giovanardi Cannabis Terapeutica news Cannabis Terapeutica: LaPiantiamo Cannabis Terapeutica: Ecco come il CDB può inibire il cancro al cervello Salute: Curare l’influenza con la fitoterapia Canapa industriale: In edilizia, oltre alla canapa, ci vuole Equilibrium. Paolo Ronchetti ci ha raccontato “La follia” del fondare e gestire una giovane e innovativa Start-Up in Italia Canapa Industriale: CanaPuglia, Canapa Lifestyle, Sicilcanapa Jack Herer book Growshop Page: Campo di Canapa Psiconauta: LSD Il mio bambino difficile Psiconauta: Le droghe degli antichi Egiziani Input: libri, film, musica Hi-tech & web: Phonebloks, quando lo smartphone è per sempre! Street Art: Ozmo, dai muri ai musei con la dignità di un vero artista Musica: I talent Show e la generazione del “tutto e subito” Musica: Galup, il rastaman che scuote il grande schermo Reggae Vibrations HipHop Skillz Electro Zone: Il suono made in Ram records Suggerimenti musicali Legends: Roger Waters Voglio vivere così: Da Verona a Sydney per svelare “Il Segreto” Survivalism De vino veritas Birra corner Oltreconfine: Inside Creta, un viaggio dove le distanze sono scandite dalle chiese Cronache da dietro il cancello: Gabbie Dolce Vita Ludica Immagin*ando Campagna abbonamenti Pubbliredazionale Logout Info varie + Lista distributori

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in collaborazione con ENJOINT.com Registrazione al Tribunale di Milano n.306 del 3.05.2006 Direttore responsabile: Fabrizio Rondolino Direttore editoriale: Matteo Gracis Coordinatrice: Enrica Cappello Supporto legale: Avv. Carlo Alberto Zaina Collaboratori: Scott Blakey, Maurizio Gazzoni, Ivan Art, Gennaro Maulucci, Mario Catania, Maurizio Bongioanni, Daniele Martinelli, Giuseppe Nicosia, Giulia Rondoni, Team ASCIA, Robert Murphy, AmbienteBio Team, Indoorline Team, Yoda, SMK Videofactory Team, Tamara Mastroiaco, Artevox Musica, Francois Le Jardinier, Reggae Revolution Team, T-Action, AcirnE, Filippo M. Fatigati, La PianTiamo, Marco Cedolin, Francesco Cristiano, CBG, Sicilcanapa, ENjOINTeam, Junkaos aka L’Hop non è mai Trop, Canapalifestyle, Canapuglia, MadMan Impaginazione e copertina: Ernesto Corona Sito web: www.dolcevitaonline.it Email: info@dolcevitaonline.it Facebook: facebook.com/dolcevitamagazine Twitter: twitter.com/dolcevita_mag Pubblicità: Prodaction Ltd. Email: prodactionltd@gmail.com Distribuzione Negozi: Tel: 366.4582650 Email: distribuzione@dolcevitaonline.it Abbonamenti: Tel: 06.39745482 Email: abbonamenti@redscoop.it Distribuzione Edicole: REDS Rete europea distribuzione e servizi, Coop a.r.l., via Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma Tel: 06.39745482 - Fax: 06.83906171 Stampato presso: Vela Web Srl - Binasco (MI) ATTENZIONE La redazione di Dolce Vita e i suoi collaboratori non intendono e non vogliono in alcun modo incentivare e/o promuovere condotte vietate dalle attuali leggi vigenti nei Paesi dove la rivista è reperibile. Tutte le informazioni contenute sono da intendersi esclusivamente ai fini di una più completa cultura generale nonché sulle strategie di riduzione del danno. La redazione non si assume nessuna responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in Dolce Vita e ricorda ai lettori che il possesso e la coltivazione di cannabis sono VIETATE. Dolce Vita non è responsabile dei contenuti e dei prodotti presenti sulle pubblicità della rivista.

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GUARDANDO LE STELLE Le luci delle auto illuminavano la strada, erano circa le dieci di sera e Jack guidava lento... Eravamo vicini a Pistoia, di ritorno dalla prima fiera italiana dedicata alla canapa (CTF 2005) dove avevamo partecipato con lo stand di ENjOINT. Stavamo tornando a Milano dopo i due giorni di manifestazione ed io ero particolarmente eccitato dal fatto che Stampa Alternativa, fosse molto interessata ad un mio progetto. Avevo iniziato a pensare ad un’eventuale nuova rivista (dedicata agli stili di vita alternativi) poche settimane prima, ovvero quando fui “gentilmente invitato” a lasciare il mio posto di capo redattore della rivista in cui lavoravo (per motivi che mi piace definire di ordine comunicativo). A dir la verità, l’idea di realizzare una pubblicazione di questo tipo, ce l’avevo da diversi anni: era uno dei miei tanti sogni nel cassetto che non azzardavo a tirar fuori perché sapevo quanto utopistico fosse. […] Sono bastati un paio di incontri, qualche telefonata e un po’ di ore davanti al computer per rendermi conto che la cosa avrebbe avuto un buon seguito. Il progetto rivista stava pian piano prendendo forma; non si trattava più solo di una mia visione e se fosse stata tale, si trattava per lo meno di una visione collettiva. [...] A breve avremmo dovuto proporre il progetto ai vari sponsor, contattare i nuovi redattori e realizzare i primi documenti ufficiali, non potevamo più aspettare quindi, dovevamo trovare un nome alla rivista, al più presto! Ci serviva un nome italiano, inerente agli argomenti trattati, un nome vincente, classico, simbolico, facile da ricordare, serio ma non troppo, composto al massimo da due parole, non troppo lungo ma neanche troppo corto, non banale ma neanche troppo complicato, senza riferimenti politici o religiosi e possibilmente, che avesse anche una buona dosa di stile. [...] Pochi minuti dopo, improvvisamente, l’illuminazione. Mi giro verso il mio compagno di viaggio e gli dico: “Jack, ho trovato il nome!”. Era perfetto, forse il migliore che si sarebbe potuto trovare, perché spontaneo e magico come un colpo di fulmine. Se dovessi romanzare ulteriormente il momento in questione, racconterei che guardando le stelle ho visto tracciato il nome che cercavo. [...] Quella notte mi addormentai felice, perché quella notte un sogno era diventato realtà: era nata Dolce Vita.

CINQUANTA +1 Questo, il primo testo pubblicato nella mia rubrica, sul numero 0. Sono passati 8 anni da allora e quel sogno è più vivo e reale che mai. 50 numeri, un bel traguardo, un nuovo punto di partenza. Il mondo sta attraversando grandi cambiamenti e noi con esso: in questi anni abbiamo cercato di evolverci, di crescere, di sperimentare e metterci sempre in discussione, mantenendo saldi i valori su cui si basa questa rivista, unica nel suo genere. Coraggio e onestà ci hanno sempre contraddistinto e continuano ad ispirarci. Oggi ci leggono dottori, politici, imprenditori, avvocati e il nostro target va dai 18enni ai padri di famiglia, un pubblico sempre più ampio e variegato. Contemporaneamente, abbiamo mantenuto e consolidato l’attenzione nei confronti dei lettori a noi più affezionati, grower, attivisti, centri sociali e associazioni di svariati generi. La cannabis e tutti i suoi utilizzi (ludici, botanici, terapeutici e industriali) è ancora il cuore di Dolce Vita e lo sarà per sempre, ma attorno ad essa, col tempo, abbiamo costruito un mosaico di rubriche che raccontano un mondo diverso, alternativo, spesso ignorato o peggio censurato dai mass media. Continueremo a essere una voce fuori dal coro, come piace a noi (e a voi), a fare contro-informazione, a combattere il proibizionismo e a difendere la libertà in tutte le sue forme. Ma soprattutto, continueremo a guardare le stelle, consapevoli del fatto che a volte, i sogni possono diventare realtà. Matteo Gracis blog: matteogracis.it Giornalista e editore indipendente. Viaggiatore. Creativo. Fondatore e direttore editoriale di Dolce Vita. Amministratore di Enjoint.com

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BUONE NOTIZIE

GLI ITALIANI APPREZZANO LA MOBILITA’ SOSTENIBILE PER RISPARMIARE Mantenere un’automobile ha dei costi molto alti e non è una novità. Per questo i consumatori hanno ormai imparato a risparmiare, soprattutto grazie al confronto delle assicurazioni auto più vantaggiose che permettono davvero di pagare di meno. Tuttavia, accanto a questa esigenza di risparmiare, si affaccia anche un nuovo bisogno, legato alla diffusione di una nuova cultura della sostenibilità ambientale. La compagnia assicurativa Linear, attraverso il suo osservatorio, ha infatti evidenziato come, in termini di mobilità sostenibile, gli italiani siano diventati più attenti e responsabili, pur non rinunciando all’uso dell’automobile. La buona notizia è che ci stiamo pian piano avvicinando ai nuovi sistemi di mobilità come il car sharing e il car pooling. Se l’automobile rimane in assoluto il mezzo di trasporto più usato nel Paese, cambia il modo in cui vengono concepiti gli spostamenti. Il 42% del campione considerato dall’osservatorio, infatti, dichiara di approvare una riduzione nelle città in cui vive dell’uso delle automobili, non tanto grazie all’implementazione dei trasporti pubblici, ma ampliando l’offerta dei servizi di car sharing e car pooling.

RIFIUTI, ACQUA, ENERGIA: L’ISTAT FOTOGRAFA UN’ITALIA PIU’ SOBRIA E ATTENTA C’è un’Italia che tende al miglioramento. Ed è quella che l’ISTAT fotografa con il report “Eco management e servizi ambientali nelle città: rifiuti, acqua, energia”. La raccolta differenziata, nel 2012 anno di riferimento del report, continua a crescere, attestandosi a quota 34.9%, 1,4 punti percentuali in più rispetto al 2011. Certo, il report evidenzia la permanenza di alcune significative differenze tra Comuni in termini di percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani. Se, infatti, la percentuale nei capoluoghi del Nord Italia è pari mediamente al 46,1%, un po’ meno bene si comportano quelli del Centro (che si collocano al 32,0%) e del Mezzogiorno, (21,4%). Nello stesso senso muovono anche i dati relativi alla contrazione dei consumi di acqua per uso domestico, che – in media – passa dai 206 litri per abitante al giorno del 2001 ai 172 del 2012. Secondo il report il 42% mostra consumi giornalieri attestati attorno ai 150 litri pro capite, ma solo Padova, Bari e Messina hanno consumi inferiori ai 150 litri giornalieri per abitante. A “fare acqua” è il sistema di reti idriche, visto che la dispersione dal momento dell’immissione in rete, al momento in cui l’acqua raggiunge l’utente finale, è in media pari al 33,9% mentre in più dell’80% dei comuni la dispersione di rete è superiore al 20%. Infine, buone notizie anche per quanto riguarda l’energia elettrica pubblica. Con il 3% in più di punti luce su tutto il territorio nazionale, le strade diventano più luminose ma anche più ecologiche. Aumentano infatti i lampioni fotovoltaici (+6,3%) e quelli con luce orientata verso il basso e schermata (+3,8%), coerentemente con quanto previsto dalla normativa europea. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

Ogni giorno i mass media ci bombardano con notizie tragiche, cronaca nera, a volte falsi allarmi di epidemie in arrivo, altre volte imminenti guerre mondiali. La “strategia della tensione” è un metodo diffuso, un popolo che ha paura è più facile da governare. A noi piace andare controcorrente e abbiamo deciso di dedicare la nostra pagina news solo alle buone notizie. Be happy!

SICUREZZA STRADALE, BREVETTATO UNO SPECCHIO CHE IMPEDISCE PUNTI CIECHI Uno specchio per automobili che impedisce punti ciechi: questa la creazione di Andrew Hick, professore e ricercatore presso la Drexel University. Si tratta di una lente che amplia il campo di vista, distorcendo l’immagine riflessa in modo quasi impercettibile, ed elimina così il cosiddetto “punto cieco”, spesso causa d’incidenti e problemi per gli automobilisti sulle strade. L’invenzione, da poco brevettata, si basa su un algoritmo matematico che definisce con precisione l’angolo della luce riflessa. L’invenzione è stata annunciata sulla rivista Optics Letters e quello che si auspica è che questa tecnologia venga integrata nelle linee di produzione delle case automobilistiche.

PAGA LA SPESA AI CLIENTI DI UN SUPERMERCATO: LE LORO REAZIONI DIVENTANO VIRALI Sta spopolando sul web il video-documentario di Andrew, un giovane americano, che ha deciso di pagare la spesa ai clienti di un supermercato della sua città, per vedere e registrare le emozioni suscitate dal gesto. Andrew Hales ha fatto questo “esperimento” in un supermercato di Salt Lake City (Utah): una volta arrivati alla cassa, ai clienti veniva detto che, quel giorno, la loro spesa era già pagata e che non dovevano sborsare nemmeno un centesimo. Anche se qualcuno all’inizio era un po’ scettico e diffidente, tutti hanno potuto appurare la buona fede di quel gesto. Alcuni abbracciavano le commesse del supermercato, altri erano increduli e senza parole, molti si sono emozionati e sono scoppiati in lacrime. Le reazioni sono state talmente calorose e spontanee, che il video pubblicato da Andrew sul web è diventato virale e, in breve tempo, ha già superato 2 milioni e mezzo di visualizzazioni. Fonte: WORLD WIDE (WILD) WEB

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EVENTI

© Stefan Paun

BIENNALE DI VENEZIA 2013 - 55ESIMA ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE

BODY WORLD: L’INTERNATIONAL DRUM L’ORIGINALE MOSTRA AND BASS MEETING DEI CORPI UMANI FESTEGGIA 10 ANNI! Gunther von Hagens famoso

La 55esima edizione della Biennale di Venezia appena conclusa non poteva andare meglio. L’appena quarantenne Massimiliano Gioni ha deciso, infatti, di curare questo evento in maniera piuttosto insolita: se generalmente la Biennale è il luogo dove per tre mesi all’anno i cinque continenti vengono rappresentati dagli artisti più significativi dei nostri giorni, quest’anno grazie al tema scelto – Il palazzo enciclopedico – i visitatori hanno trovato accanto all’arte contemporanea opere meno recenti risalenti alle avanguardie o ancor prima. Il genio creativo del curatore si è ispirato all’opera di Marino Auriti, che nel 1955 ha immaginato un palazzo di 136 piani che potesse contenere tutto il sapere dell’umanità. Questo sogno utopistico è stato omaggiato da Gioni in maniera piuttosto originale; oltre alle consuete fotografie, videoinstallazioni, performance, una miriade di tavole enciclopediche, progetti e bestiari vari hanno costellato i padiglioni dei giardini e l’arsenale. Come se non bastasse, più di 48 eventi collaterali e mostre sparse in tutta la città che hanno visto come protagonisti artisti d’eccezione come Marc Quinn o Ai Weiwei. Record di visitatori e di consensi; per chi volesse qualche notizia sul padiglione Italia Bartolomeo Pietromarchi ha curato il volume ViceVersa edito da Mousse Publishing mentre sulla Biennale e gli eventi collaterali si consiglia Il palazzo enciclopedico, edito da Marsilio.

Artisti provenienti da tutta Europa, in particolare dall’Inghilterra, patria per eccellenza della drum & bass, si sono esibiti sul palco del Link (Bo), lo scorso 23 novembre, per festeggiare la 10° edizione dell’IDM. L’International Drum and Bass Meeting, conosciuto ormai a livello nazionale, è un evento imperdibile per tutti gli amanti del genere. 3 sale diverse, un impianto potenziato per l’occasione e un progetto scenografico davvero particolare: la consolle, infatti, è personalizzata ad hoc da una cornice di triangoli mappata che fa da sfondo per i visual, proiettati per tutta la durata dell’evento. La serata inizia con i dj resident, Ferro e Alex:Igno, nonché organizzatori dell’evento, accompagnati da Mc Def che aprono le danze per una serata tutta in divenire. Si susseguono alla console gli ospiti d’eccezione tra cui il famoso duo DC Breaks e Prolix, che hanno caricato la folla con le loro nuove uscite. Presenti sul palco anche Drumsound & Bassline Smith, in tuor con il nuovo album Wall of Sound, ascolto vivamente consigliato per chi se lo fosse perso. Al microfono si alterna anche McV carico come una mina per tutta la serata! In un amalgama di sonorità ecco anche General Levy al microfono con Bonnot in consolle per la presentazione ufficiale, in anteprima, del nuovo album in uscita nelle prossime settimane. Sul posto circa 1500 persone che hanno infuocato la dancefloor per tutta la notte. A questo punto non ci resta altro che attendere l’11esima edizione che probabilmente ci riserverà tante sorprese.

Franco Inchiostro

Acirne

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anatomopatologo tedesco nonché inventore della plastinazione, procedimento che permette la conservazione dei corpi umani tramite la sostituzione dei liquidi con dei polimeri di silicone, è l’autore della mostra intitolata Body World. Già visitata da 38 milioni di persone nel mondo Body World e visitabile oggi nelle città di Bologna, Bochum, Guben, Boston, Dallas, Città del Messico e New York. L’esposizione anatomica è il risultato di un lavoro di condivisione tra donatori, anatomisti e visitatori. La sua particolarità, infatti, non è solo data dal fatto che i corpi esposti sono reali ma dal modo critico in cui vengono mostrate le conseguenze dello stile di vita e dall’ambiente sul nostro benessere fisico e mentale. Una mostra assolutamente straordinaria che aiuta a guardarsi dentro e capire alcuni errori, un autentico inno al rispetto del corpo.

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SPECIALE

MANIPOLATORI DELLA REALTA’ L’informazione mediatica, che già all’inizio del secolo scorso iniziava a mostrare tutte le proprie potenzialità, ha man mano conquistato nei decenni a venire uno spazio sempre maggiore, crescendo di pari passo con la crescita degli strumenti tecnologici idonei a veicolarla. Oggi la sua presenza è immanente e costituisce la spina dorsale di un modello sociale ipercinetico e visionario, basato sull’informazione urlata, la superficialità assoluta e la competizione sfrenata, elevata a ragione di vita. Chi gestisce i media, attraverso la TV, internet, le radio e i giornali, detiene il potere non solo di gestire, ma anche di creare la realtà nella quale conduciamo la nostra esistenza. Controlla i nostri sentimenti e le nostre idee, decide quando dobbiamo piangere, ridere o indignarci, crea i nostri nemici e i nostri eroi, sceglie se attirare la nostra attenzione in una determinata direzione, oppure sviarla, ci informa su quanto sta accadendo all’altro capo del mondo e contemporaneamente ci tiene all’oscuro riguardo a quanto accade a pochi chilometri da noi. Chi gestisce i media sceglie le coordinate per delimitare il piano inclinato attraverso il quale siamo costretti a muoverci, ci suggerisce chi dobbiamo amare e chi detestare, quali devono essere le nostre aspirazioni, quali vicende meritano la nostra attenzione e quali no. Chi gestisce i media gestisce noi e le nostre idee, lasciandoci unicamente l’illusione che esse ci appartengano. E’ sufficiente la visione di un TG

o la lettura di un quotidiano, per prendere coscienza del sottile lavoro di mistificazione in essi contenuto. In un periodo di grande sofferenza economica come quello attuale, l’attenzione dello spettatore (lettore) deve essere sviata dai problemi contingenti cha affliggono le famiglie e dalle responsabilità che stanno alla base di questi problemi. I servizi di apertura e le prime pagine saranno di conseguenza monopolizzati dalle vicende giudiziarie di Berlusconi, dalla gestione del relitto della Costa Concordia, dalle tragedie aventi per oggetto i naufragi dei migranti, mentre al tempo stesso l’epidemia di suicidi causati dalla crisi economica, l’aumento dell’IVA e della benzina, la crescita esponenziale della disoccupazione, verranno sottaciuti o al più relegati in qualche trafiletto minore. Seguendo lo stesso modus operandi, il presidente di un paese non più nelle grazie dell’Occidente verrà definito tiranno o dittatore ed il suo governo regime, per suscitare l’odio dello spettatore che sarà indotto ad approvare la futura guerra. Ad uno scandalo concernente un uomo politico o un partito verrà data ampia o scarsa visibilità, le tribolazioni di un popolo oppresso, verranno raccontate o completamente ignorate e via discorrendo. Riuscire a ragionare in maniera autonoma, riducendo il più possibile l’influenza della manipolazione mediatica sulla nostra psiche è più difficile di quanto si possa immaginare. Occorre innanzitutto abbandonare la presunzione di essere immuni ai manipolatori e armarsi di pazienza e “coraggio” nella ricerca della vera realtà. Marco Cedolin Nato a Torino nel 1963 vive oggi in Val di Susa nel piccolo comune di Mompantero. Scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, gestisce il sito web Il Corrosivo e collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web

META’ DELLA PRODUZIONE GLOBALE DI KAMUT® CONSUMATA IN ITALIA. MA SAPPIAMO COS’E’? Il Kamut® non è un tipo di cereale, ma un marchio. E il primo mito da sfatare è che sia adatto all’alimentazione dei celiaci: non è vero, contiene glutine. Il successo avuto da questo prodotto è accompagnato da una mole sempre più vasta d’informazioni che spesso non rispecchiano la realtà, o per lo meno non del tutto. La Kamut international nasce alla fine degli anni ’80 in Montana, quando Bob Quinn iniziò a commercializzare i prodotti di una varietà di cereale – detta grano Khorasan – alla quale aveva dato un nome nuovo di zecca: Kamut® appunto, che dovrebbe significare grano in egiziano antico, con due piramidi come simbolo. Si tenta così di far passare il concetto che sia lo stesso coltivato ai tempi dei faraoni, anche se, come raccontato da Dario Bressanini nel libro “Le bugie nel carrello”, «il grano orientale o grano Khorasan viene dal nome della provincia dell’Iran dove ancora oggi si coltiva […] ed è stato descritto per la prima volta nella letteratura scientifica nel 1921 anche se alcuni accenni si trovano già nel secolo precedente». Chiunque può piantare la stessa varietà di grano, ma non può commercializzarla con quel nome. Non c’è da stupirsi, racconta sempre Bressanini, perché «è da tempo che i vegetali si brevettano, almeno nei paesi occidentali, il che conferisce al titolare una serie di diritti esclusivi per un periodo limitato, solitamente inferiore ai vent’anni». Il passo avanti è stato fatto «associando quel tipo di grano a un marchio registrato, che non scade mai, garantendosi a tutti gli effetti un monopolio perenne». Ma ci sono altri aspetti che stonano nell’invasione di massa del Kamut®. Innanzitutto il prezzo alto, circa 3 o 4 euro al chilo ri-

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spetto all’euro scarso di altre farine di grano duro. Inoltre, ad esempio secondo uno studio condotto dalle Università di Firenze e Bologna, sembra che il consumo di prodotti a base di farina Khorasan migliori le capacità antiossidanti dell’organismo riducendo glicemia e colesterolo. Ma, come ha spiegato la dottoressa Laura Rossi, ricercatrice del CRA a Ilsalvagente.it: «Si tratta di uno studio che ha scarsa applicabilità di salute pubblica». Il riferimento è al fatto che sia stato portato avanti facendo assumere ai volontari esclusivamente prodotti a base di farina di Kamut®, dalla pasta al pane, passando per biscotti e altri prodotti. «Il Khorasan – ha continuato – non è una panacea, ma semplicemente una varietà di grano; contiene sostanzialmente gli stessi principi nutritivi: è la produzione biologica che ne fa un prodotto differente». Ma se gli alimenti biologici sono un modo per salvaguardare l’ambiente, l’operazione rischia di essere vana se il prodotto deve essere trasportato da lontano e il 99% del Kamut® viene coltivato nelle grandi pianure americane del Montana e in Canada. Per arrivare in Europa deve attraversare l’Oceano e transitare dall’azienda belga Ostara, che ne detiene i diritti esclusivi per il vecchio continente. In tutto questo uno dei dati che dovrebbe far riflettere è che circa il 50% della produzione mondiale è assorbita proprio dall’Italia. Nel nostro Paese si coltiva da tempo, in una zona compresa tra la Lucania il Sannio e l’Abruzzo, una varietà di grano Khorasan chiamato grano Saragolla. Ma a chi interessa un grano tradizionale a km 0, quando nel negozio bio sotto casa posso trovare a prezzi spropositati il grano che arriva dall’America e che tutti dicono essere quello degli antichi faraoni? Mario Catania Giornalista professionista e praticante di Muay Thai fa a pugni con le parole e usa la dialettica (inutilmente) quando volano calci e ginocchiate. Ha scritto su settimanali e mensili, quotidiani cartacei e online, siti e (a volte) anche sui muri. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


ITALIA: IL PAESE DEI FORCONI

Si sono (apparentemente) dileguati i cosiddetti Forconi. Un movimento di cittadini accomunati da un’accozzaglia di bisogni e di risentimenti, provenienti da svariate categorie professionali: dagli agricoltori, ai camionisti, da ex imprenditori fino a qualche studente. Dopo il riuscito esperimento di due anni fa in Sicilia, quando per 1 settimana migliaia di manifestanti bloccarono l’isola fino a provocare allarme sociale per l’esaurimento del carburante in molti distributori e dei viveri in molti supermercati, il movimento dei Forconi ha mantenuto la promessa: quella di varcare lo stretto di Messina per invadere tutta l’Italia all’insegna della serrata e del disordine. Hanno tentato di metterla a ferro e fuoco dappertutto, la penisola, con blocchi stradali e presìdi in luoghi nevralgici di molte città. Da Bari a Vicenza, da Venezia a Torino e Milano, è stata una settimana di passione, quella dal 9 al 15 dicembre scorsi. Il Paese ha vissuto da vicino gli umori di uno spaccato di società italiana attuale, impoverita dalla crisi, con un’ondata di malessere che si è tradotto in disagi e blocchi in più parti. Le armi usate, più che il familiare attrezzo appuntito assai utile in campagna nonostante la meccanizzazione dell’agricoltura, sono stati i trattori, i camion e i gazebo accampati in prossimità degli svincoli stradali, attorniati da slogan all’insegna della ribellione e della rivoluzione. Indirizzati a chi? Al cosiddetto sistema attuale, che va dall’istituzione europea alla classe politica italiana, fino all’euro. Temi poco dibattuti in tivù, se non con i soliti filtri linguistici attenti alla persuasione, ma assai popolari in Rete: vera aggregatrice di questa rivolta che per una settimana i media generalisti hanno sminuito bollandola come un’iniziativa fascistoide, di qualche personaggio folkloristico con idee sgangherate in tema di democrazia. Leader indiscusso dei Forconi è Mariano Ferro, agricoltore siciliano di Avola, lo stesso che due anni fa organizzò la rivolta in Sicilia, quando a governare l’isola c’era Raffaele Lombardo, e a fare il premier c’era Mario Monti. In quei giorni, per la prima volta nella storia repubblicana, in una piazza di Palermo fu bruciato il Tricolore da un corteo di studenti. Un fatto gravissimo che la politica di allora, come quella odierna, sottovalutò assieme a tutta l’iniziativa. L’allora ministro Passera si disse meravigliato per i “blocchi ingiustificati”, e il leader di Confindustria Sicilia Lo Bello accostò le proteste a infiltrazioni mafiose, guardandosi bene dal fare nomi e cognomi. Monti si limitò a promettere «D’ora in poi ci concentreremo su crescita lavoro», con i risultati che vediamo. In questa seconda tornata di protesta, stavolta nazionale, con Crocetta a governare la Sicilia ed Enrico Letta in veste di premier, ai Forconi non è riuscito il vero e proprio blocco dell’Italia com’era nelle intenzioni, ma certamente ha registrato un’adesione massiccia, oltre il prevedibile. In strada sono scesi di nuovo contadini, camionisti, ex imprenditori e anche molti studenti. La città di Torino ha vestito i panni di capitale del disagio durante i 5 giorni di agitazione. Nel capoluogo piemontese si sono registrati i DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

maggiori focolai di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Anche in questa tornata di proteste i media generalisti si sono affrettati ad arginare la rivolta come fenomeno isolato di qualche ultrà scalmanato vicino a Casapound. La rivolta dei Forconi è stata sedata nei telegiornali dalle primarie del Pd con Renzi che discettava di “salvaguardia del bipolarismo”, fino ai “ragionamenti” di Alfano sul sindaco d’Italia. Una sottovalutazione programmata e ben riuscita, da parte dei media generalisti, che tuttavia non ha scalfito la preoccupante nota del dipartimento di Pubblica sicurezza in cui si leggeva che «Il problema è fermare il contagio. Impedire che all’innesco segua un’incontrollabile reazione a catena nelle piazze del Paese». Eccolo riassunto in queste parole il potenziale esplosivo della miccia della rivolta dei Forconi. Una sorta di partito trasversale dei disperati che non ha più nulla da perdere. Quelli che non ne possono più di tasse smisurate, burocrazia e complicità delle istituzioni con i cosiddetti poteri forti. Quelli che hanno comandato con i fili la classe politica dell’ultimo ventennio, di destra e di sinistra, all’insegna dell’immobilismo e degli eterni rinvii. Sono loro, i cittadini emarginati dall’economia della finanza creativa, quelli che stanno ingrossando le fila del disagio dilagante. Impossibile da ingabbiare in un modello. I disagiati e i disperati provengono da tutte le categorie sociali e da tutte le aree geografiche. Si organizzano in Rete, tramite il sito www.iforconi.it ma soprattutto col passaparola su Facebook. Sono una “forza d’urto” che potrà avere conseguenze sull’ordine pubblico in funzione dell’aumento di coloro che non avranno altre soluzioni se non quella di scendere in piazza. Il movimento dei Forconi si dice che non abbia idee. Che non abbia un obiettivo. In effetti non lo si può paragonare agli Indignados di Madrid. Quello era un movimento che chiedeva una riforma del sistema politico spagnolo e l’apertura di nuovi spazi sociali ed economici. Qui invece siamo di fronte a un campionario di frustrazioni e disagi che la politica difficilmente potrà controllare. I Forconi hanno avuto la loro collocazione mediatica nella settimana di proteste annunciate. Ma qua e là il Paese è già in eterna guerriglia. Napoli ha raggiunto livelli di povertà mai visti dal dopoguerra. Il Lazio e la città di Roma, secondo il rapporto Eures ricerche economiche e sociali, registrano un furto ogni tre minuti. Si parla di «allarme rosso» e di «guerra tra poveri in un clima di sopraffazione e disperazione». Il 2013 si chiuderà con un settore dell’edilizia in croce. Con gli investimenti crollati più del previsto, con una strage di aziende, fallite nell’ordine delle decine di migliaia dall’inizio della crisi, il 2008, e con posti di lavoro andati in fumo ormai nell’ordine del milione. Il governo Letta balbetta di «aggancio alla ripresa» e di «fine della recessione». In realtà il disagio dei Forconi, è il disagio dell’ossatura sociale italiana. Quella della classe media impoverita che non ha vie d’uscita dalla crisi se il Paese non riacquisterà sovranità, probabilmente anche monetaria. Il Vaticano, dopo anni di complicità al sistema del riciclaggio grazie agli artifici finanziari dello Ior, la Banca vaticana, è l’unica istituzione-Stato che pare sposare la causa degli ultimi. Papa Francesco è un rivoluzionario che ci voleva vent’anni fa, quando a capo dello Ior c’era Paul Marcinkus, passivamente accettato da Papa Wojtyla nonostante le ormai passate amicizie piduiste con la buonanima di Michele Sindona e Roberto Calvi. Papa Francesco si è spogliato degli ori, ha rinunciato ai salotti e si è aperto ai clochard. Forse sta tentando di convogliare lì, in piazza San Pietro, la marcia su Roma annunciata dai Forconi. Che non si sono dileguati. Anzi, con questo andazzo non potranno che aumentare. Con esiti imprevedibili per la tenuta di questo Paese. Daniele Martinelli Giornalista d’inchiesta dalla seconda metà degli anni ’90. Si occupa di cronaca politica, di cronaca giudiziaria e di territorio. Ha lavorato per Il Fatto Quotidiano e il gruppo di comunicazione del Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati.

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HIGH TIMES

MAROCCO, LEGALIZZAZIONE CANNABIS IL DIBATTITO PARLAMENTARE La settimana scorsa il Parlamento marocchino ha dibattuto sulla legalizzazione della cannabis, sia in ambito terapeutico, sia industriale. Il Marocco, dopo l’Afghanistan, è il secondo produttore mondiale di kif; la pianta è coltivata essenzialmente nel nord del regno, nella regione povera e montagnosa del Rif. I sostenitori della legalizzazione perorano un piano e una strategia prudente e quindi il voto di una legge per il 2015. Una giornata di studi è stata organizzata lo scorso 4 dicembre al Parlamento di Rabat. Mehdi Bensaid, giovane deputato che ha dato vita a questa iniziativa, dice che «le politiche basate solo sulla sicurezza,

per questo problema, non funzionano più, sia in Europa, sia in Marocco. Per cui sarebbe ora di avere altre politiche in merito, può darsi che non ci siano altro che danni da una nuova politica, ma sono possibili anche dei benefici, occorre studiarli». L’uso terapeutico della pianta sarebbe promettente, ha spiegato ai deputati André Furst, un neurologo svizzero che dirige un centro di rieducazione per la sclerosi a placche. “Spesso, i farmaci tradizionali non sono soddisfacenti dal punto di vista terapeutico. La cannabis è una pianta che contiene sostanze con effetti miorilassanti. Molti miei malati, con una tisana o fumandosi uno spinello, eliminano la loro rigidezza muscolare, col risultato di avere meno dolore”. In Marocco, la coltivazione della cannabis oggi significa 300 milioni di euro per 200.000 famiglie di agricoltori del Rif, spesso ostaggi dei cartelli della droga. fonte: aduc.it

ASSOCIAZIONI CANNABIS TERAPEUTICA IL COMUNE DI BARCELLONA VUOLE MEGLIO REGOLAMENTARLE Barcellona intende porre un freno alla proliferazione delle associazioni di cannabis, dove i soci comprano e consumano marijuana. L’amministrazione della città fa sapere che il numero ufficiale di questi locali è di circa 200, la maggior parte dei quali nel centro urbano. Solo due anni fa erano 40 in tutta la Catalogna. Prima di tutto farà indagini per verificare che siano associazioni legalmente costituite; poi verificherà sui loro statuti le ragioni sociali costituenti. Le prime indagini svolte fanno sapere che in molti casi lo scopo sociale è il consumo di cannabis a scopo terapeutico. Se questo non viene rispettato il Comune provvederà a porre i sigilli ai locali. Questa situazione, che si rifà al modello californiano dove è consentito solo il consumo a fini terapeutici, fa emergere una miriade di problemi e controversie poiché sul consumo di marijuana c’è un vuoto legislativo. In Catalogna questa situazione è venuta fuori agli inizi del 2012, quando il Comune di Rasquera manifestò la sua intenzione di cedere alcuni terreni all’Asociacion Barcelonesa Cannabica de Autoconsumo, perché vi piantasse marijuana per i propri associati. Il dibattito che seguì questa intenzione, che avrebbe dovuto portare

nelle casse di questo comune qualcosa come 1,3 milioni di euro in due anni, mise a nudo le improvvisazioni delle amministrazioni. Il consigliere del ministro dell’Interno, Felipe Puiz, fece sapere che avrebbe consultato il dipartimento di Giustizia e la Procura per sapere se l’iniziativa del Comune di Rasquera fosse legale o meno. Il giudice di Tarragona diede poi ragione al Comune, validando i suoi accordi con l’associazione di Barcellona. La sentenza poi è stata impugnata in appello dal Sindaco di Barcellona. Il principale ostacolo a cui deve far fronte l’amministrazione di Barcellona è che solo i giudici possono determinare se un’associazione stia mettendo in atto o meno i propri scopi sociali previsti dal suo statuto. L’avvocato penalista Marti Cànoves fa sapere che le associazioni di cannabis sono favorevoli alla regolamentazione, ma solo se vengono riconosciuti i loro diritti. Cànoves dice che il Comune non può andare oltre una normativa che regoli le condizioni tecniche dei locali. Il Comune, invece, pretende di approvare una nuova normativa che limiti la capienza di questi locali, che li obblighi ad installare una reazione forzata per i fumi e che abbiano dei limiti di orario. Nel frattempo si attendono le prime conclusioni del Governo della Catalogna che sta cercando di regolamentari questi locali in accordo con la Procura. fonte: aduc.it

COFFEE SHOP VERSO L’APERTURA A BERLINO I berlinesi potranno acquistare marijuana e hashish per fumarli tranquillamente in un bar. Lo hanno deciso i governanti di uno dei distretti della capitale, il Friedrichshein-Kreuzberg, così da smettere con gli acquisti clandestini e la criminalità che sta intorno al consumo illegale di queste sostanze. L’iniziativa è stata approvata all’unanimità dopo che era stata presentata dal Sindaco del distretto, Monika Hermann, del Partito dei Verdi. Monika Hermann fa notare che quanto approvato dall’assemblea del distretto è un primo passo per porre un freno al fallimento del proibizionismo sul consumo di marijuana in Germania.

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“Occorre trovare soluzioni fuori del comune”, ha detto per spiegare l’idea di aprire i famosi “coffee shops” nei dintorni del parco. Oggi i venditori godono di una totale impunità quando offrono la droga ai frequentatori del parco ed ai turisti, nonostante le frequenti retate messe in atto dalla polizia. Secondo la nuova iniziativa, che deve essere approvata dall’Istituto Federale del Farmaco e Dispositivi Medici, i futuri clienti dovranno essere maggiorenni e nei locali ci dovranno essere esperti incaricati di dare consigli sui potenziali danni legati al consumo di droga. Allo stato dei fatti non è chiaro se l’iniziativa del distretto andrà a buon fine e un portavoce dell’Istituto Federale del Farmaco è intervenuto in merito: «E’ la prima volta che c’è una proposta del genere e, pertanto, non si può dire se sarà approvata o meno». fonte: enjoint.com DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


COLTIVAVA CANNABIS, MEDICO CONDANNATO: “SCONFITTA SOCIALE, ERA PER TERAPIA”

Pena di 6 anni a Fabrizio Cinquini, arrestato nel luglio scorso a Pietrasanta (Lucca) dove i carabinieri avevano trovato le piante. Si era autodenunciato e aveva organizzato convegni sull’argomento. Il pm: “In questa sede dobbiamo applicare la legge”. Condannato a 6 anni e al pagamento di 30mila euro di multa più le spese processuali e interdizione perpetua dai pubblici uffici: è questa la pena decisa dal giudice di Lucca Valeria Marino per il medico specializzato in chirurgia vascolare Fabrizio Cinquini, 50 anni, ritenuto colpevole di coltivazione di cannabis. Cinquini era stato arrestato lo scorso luglio nella casa di Pietrasanta, dove i carabinieri avevano trovato le piante. Il dottore ha spiegato di usarle per ricerche terapeutiche e per curarsi da quando ne aveva tratto beneficio nella cura dell’epatite C, contratta sul lavoro nel 1997, quando operò in emergenza a bordo dell’ambulanza un paziente col virus. «La sento come una sconfitta sociale, non solo personale» commenta il medico chirurgo al fattoquotidiano.it. E la moglie, Lucia Pescaglini, aggiunge: «Mi dispiace perché è un’ignoranza che fa male a tutti, non fa male solo a Fabrizio. Ci rimettono tutti». Cinquini la vede come disobbedienza civile: sa di infrangere una legge a suo parere non giusta. In passato si era persino autodenunciato alle forze dell’ordine e aveva organizzato convegni nazionali sull’argomento, con l’associazione Cannabis Tipo Forte da lui fondata. E, a colloquio con Maria Martone, direttrice del carcere di Massa dove è stato

rinchiuso per mesi in attesa di giudizio, ha chiesto il permesso di coltivare cannabis nell’orto del penitenziario, per riprendere le ricerche interrotte. Permesso non accordato, ovviamente. «C’è questo accanimento da parte del Cinquini nel continuare una condotta che è stata già qualificata come illecita dall’ordinamento italiano» ha sostenuto in aula il pubblico ministero Elena Leone, titolare del fascicolo fin dall’inizio. Per lei la marijuana potrebbe anche essere utile ai malati di epatite C, ma quella in possesso di Cinquini era troppa, a suo dire, per l’uso personale. “Ci sono dei ministeri - ha affermato il pm - che si occupano di tutto ciò, ci sono delle equipe mediche che possono in futuro considerare un utile utilizzo della marijuana, ma noi in questa sede dobbiamo applicare la legge”. Le proprietà terapeutiche della cannabis sono già state riconosciute dalla legge italiana, ma curarsi con la pianta, nella pratica, resta molto difficile a causa di uno scoraggiante iter burocratico e di una scarsa informazione a riguardo. Il pubblico ministero ha chiesto 7 anni, il giudice ne ha decisi 6 e, nonostante l’opposizione del pm, ha accordato una “misura cautelare meno afflittiva” rispetto ai domiciliari, cioè l’obbligo di dimora, come aveva chiesto la difesa. Il dottore potrà quindi spostarsi liberamente all’interno del comune di Forte dei Marmi, dove da una settimana scontava gli arresti domiciliari, dopo essere passato nel giro di 5 mesi dal carcere di Lucca, dall’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino e infine dal penitenziario di Massa. Cinquini perde anche i diritti politici: per lui un’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ilaria Lonigro fonte: ilfattoquotidiano.it

NOTA DELLO STAFF ENJOINT/DOLCE VITA Vogliamo esprimere massima solidarietà a Fabrizio e alla sua famiglia. Con lui abbiamo organizzato la prima fiera italiana sulla canapa, “Cannabis Tipo Forte” di Pescia nel 2005 e insieme portato avanti una battaglia per le libertà personali che continua tuttora. E’ una vergogna, che oggi, nel 2013, mentre tutto il mondo sta riscoprendo gli infiniti potenziali di questa pianta rendendosi conto inoltre che il proibizionismo ha fallito, qui in Italia si infligga una condanna del genere a un cittadino, un consumatore, un medico, un ricercatore. Ma ingiustizie simili non ci fermeranno (così come siamo sicuri, non fermeranno neanche Fabrizio) e anzi, continueranno ad alimentare il nostro impegno in questa assurda guerra, che alla fine, vinceremo noi!

ILLEGALE E’ LA LEGGE, IL SUO COSTO REALE… 8 FEBBRAIO 2014 - ROMA L’11 febbraio è una data importante poiché la Corte Costituzionale si riunirà per discutere sulla Fini-Giovanardi, legge incostituzionale poiché approvata tramite un decreto che riguardava un altro argomento (le olimpiadi invernali di Torino). In vista di questa data importante molti gruppi, attivisti, associazioni, pazienti e organizzazioni stanno unendo le forze per riuscire ad abolire questa legge che ha causato il sovraffollamento delle carceri, crescita dei profitti delle narcomafie etc. L’appuntamento è a Roma l’8 febbraio 2014 per manifestare la necessità di abrogazione della legge, che tra l’altro viola la normativa europea. Per ulteriori informazioni visitate www.leggeillegale.org. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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ENJOINT.COM NEWS

THE BEST OF... I migliori articoli di Enjoint ---------------------------CANNABIS WORLD

WAR ON DRUGS

PORTO RICO: DEPENALIZZAZIONE MARIJUANA, SENATO APPROVA LEGGE Il Senato ha approvato un progetto di legge che decriminalizza il possesso di meno di 14 grammi di marijuana, sostituendo l’attuale pena di tre anni con una multa di almeno 100 Usd. Ma il percorso che porterà questo progetto a trasformarsi in legge è molto lungo perché dovrà passare il vaglio della Camera dei Rappresentanti, dove i conservatori detengono la maggioranza, prima di arrivare alla firma del governatore Alejandro Garcia Padilla... www.enjoint.info/?p=9503

ALBANIA, L’INTERO VILLAGGIO COLTIVA MARIJUANA AZARAT (Albania) – Si salva soltanto il cimitero. Unico angolo di legalità assediato da migliaia di piante di cannabis. Di fianco a poche case. Un paio di bar con le tv sintonizzate sui canali di sole notizie. E stradine di terra battuta che portano verso le montagne. L’odore è forte e riconoscibile. Si sente già all’ingresso di Lazarat, paesino a 230 chilometri a sud di Tirana. L’aria pizzica la gola. E molti tossiscono. Donne e ragazzi lavorano intensamente. Tanto che, nelle ultime settimane, 700 di loro sono finiti in ospedale. Tutti con gli stessi sintomi: vomito, diarrea, problemi cardiovascolari. E tutti per la stessa causa: “Intossicazione da cannabis dopo aver lavorato nelle piantagioni”, certifica Hysni Lluka, responsabile del pronto soccorso dell’ospedale di Argirocastro... www.enjoint.info/?p=9456 ATTUALITA’

LE DROGHE EUROPEE SEMPRE PIU’ CONTRAFFATTE Non c’è più la droga di una volta. Quella che si vende ora nelle piazze di spaccio europee, infatti, è contraffatta: in gergo si chiama sofisticazione, una truffa nella truffa. Riguarda tutti gli stupefacenti, cocaina, eroina, ecstasy, cannabis, mescolate ad altre sostanze per guadagnarci di più, mentre i prezzi per i consumatori salgono, eccome. Nell’ultimo rapporto redatto a settembre 2013 dall’Osservatorio francese per le droghe e la tossicodipendenza si legge che il costo medio della cocaina è passato dai 63 euro a grammo del 2011 ai 70 euro del 2012… www.enjoint.info/?p=9415

> PERCHE’ LA CANAPA E’ STATA PROIBITA L’importanza della pianta, gli interessi commerciali, la proibizione… > LA VERA STORIA DELLA MARIJUANA (documentario) Un documentario ben fatto e completo che riassume la storia della canapa a 360° > CANNABIS: LIBRI E MANUALI ONLINE Raccolta di pubblicazioni sulla cannabis, tutte leggibili online > SPECIALE OUTDOOR GROW Le 10 regole d’oro sulla coltivazione outdoor di Shantibaba > CAPITOLO 1: ORTICOLTURA DELLA MARIJUANA Il capitolo introduttivo della Bibbia della Marijuana, di Jorge Cervantes > INDOOR VS OUTDOOR: QUAL’E’ IL MIGLIOR TIPO DI COLTIVAZIONE PER LA CANNABIS? Un articolo chiaro e semplice di Franco Casalone (Il Canapaio) > COME OTTENERE I FARMACI CANNABINOIDI Un articolo completo di procedure, moduli fac-simili e info varie > I 10 MAGGIORI BENEFICI DELLA MARIJUANA SULLA SALUTE Articolo e grafico completo di informazioni scientifiche e fonti attendibili > REAL DRUGS: GUIDA ESSENZIALE SULLE DROGHE Informazione prima di tutto: info scientifiche, effetti, rischi, precauzioni > IL SOMMELIER DEGLI DEI: OMAGGIO AD ALBERT HOFMANN La storia dell’inventore dell’LSD > TIMOTHY LEARY: LA VITA, GLI STUDI, LE ESPERIENZA, L’LSD La storia di uno dei precursori della psichedelia

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CORNER AVVOCATO

Su Enjoint è attivo il CORNER AVVOCATO, una nuova importante sezione del forum di Enjoint dedicata a domande, risposte, commenti legali e approfondimenti a cura del nostro legale di fiducia, l’avv. Carlo Alberto Zaina, massimo esperto in materia. Da anni collaboriamo con l’avvocato cercando di divulgare informazioni utili e di aiutare i cittadini a tutelarsi e difendersi. Ora, con questa nuova stanza del forum, ci sarà la possibilità di interagire direttamente con lui. Questo prezioso servizio è assolutamente gratuito e offerto in esclusiva per i nostri utenti, dall’avvocato stesso e da Enjoint/Dolce Vita. Per tanto sottolineiamo, che l’avvocato Zaina risponderà alle domande tempo e impegni permettendo. Per porre una domanda è sufficiente registrarsi al forum (registrazione gratuita, automatica e anonima) e aprire un nuovo topic per ogni domanda o questione da discutere. No messaggi privati. www.enjoint.info/?p=8212

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ASCIA CORNER

ASCIA IN COMMISSIONE GIUSTIZIA e Giustizia che evidenziano come i detenuti per reati legati agli stupefacenti, siano ben il 36%. A tal proposito è stato anche chiarito il motivo per il quale, tali detenuti, risultano essere tutti spacciatori: avendo ognuno di essi la possibilità di ottenere un cospicuo sconto di pena, “patteggiandolo” con l’ammissione di un reato inesistente. E’ stato inoltre ricordato che queste persone subiscono condanne previste da 6 a 30 anni di carcere, decisamente maggiori di reati come stupro, pedofilia e sequestro di persona. Importante anche l’intervento di Markab Giorgini, anche lui membro del Direttivo ASCIA, in rappresentanza di coltivatori e consumatori, che ha avuto modo di specificare quali potrebbero essere le quantità di cannabis ed il numero di piante non perseguibili dalla legge e relative motivazioni. Il 12 dicembre 2013, presso la Commissione Giustizia della Camera, dove è in esame la proposta di legge dell’On. Farina (SEL), per una nuova regolamentazione sulle sostanze stupefacenti, sono stati convocati ed ascoltati i rappresentanti di ASCIA.

E’ stata poi la volta di Giorgio Gatti (Consulente in Economia della Sicurezza) che ha sottolineato la blanda pericolosità della cannabis a confronto di droghe legali, mostrando il grafico della rivista scientifica The Lancet.

L’audizione è stata aperta da Giancarlo Cecconi, Segretario ASCIA, che ha ringraziato l’intera Commissione per la possibilità data. Ha poi passato la parola a Giuseppe Nicosia, membro del Direttivo ASCIA, che, con l’ausilio di svariate slide, ha riassunto la storia della canapa, dall’uso che ne faceva l’uomo preistorico, all’avvento del proibizionismo. A questo punto ha sottolineato quali siano state le vere cause che hanno portato alla demonizzazione di questa pianta, evidenziando che nulla c’entrano con la tutela della salute pubblica. Sono stati portati all’attenzione della Commissione prove inconfutabili in merito a diversi aspetti tra i quali la totale assenza di principi psicoattivi nei semi, l’inesistenza di piante di canapa che producono infiorescenze al 50% di THC e il fatto che la cannabis è tra le sostanze meno tossiche al mondo, avendo una dose letale letteralmente inassimilabile. Tra le slide mostrate da Giuseppe Nicosia, hanno avuto particolare effetto quelle che hanno chiarito la differenza tra una cannabis al 12% di THC ed una al 24%, seguite dalla slide con la foto della piccola Mykayla, affetta da Leucemia, che nell’Oregon si cura grazie all’Hemp Oil (Olio di Cannabis ad elevato contenuto di cannabinoidi).

Inaspettatamente, a conclusione dell’audizione, che sembra aver conquistato il record di durata mai registrato tra i lavori della Commissione, (1 ora e 8 minuti), è partito un applauso spontaneo e i membri della Commissione si sono complimentati per il contributo apportato dalla nostra Associazione. Dobbiamo ringraziare gli On. Ferraresi e Bernini (M5S) e Farina (SEL) per la sensibilità dimostrata nei confronti del problema causato dalla vigente legislatura e per essersi attivati affinché i consumatori venissero ascoltati nelle sedi decisionali.

Poi ha ripreso la parola il Segretario di ASCIA, entrando nel merito della “finigiovanardi”, e portando un chiaro quadro dell’attuale situazione giuridica, sociale ed economica, provocata dall’attuale politica repressiva. E’ stato ampliamente dimostrato come, l’inserimento della cannabis in Tabella I delle sostanze stupefacenti, e quindi la comparazione di essa con droghe pesanti come la cocaina e l’eroina, non solo è privo di logica, ma ha anche creato un problema di sovraffollamento carcerario punendo cittadini irreprensibili, di ogni età, estrazione sociale, professione e origine territoriale. Nello specifico sono stati ricordati i dati forniti dal Ministero di Grazia

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Riteniamo un traguardo eccellente che siano stati ascoltati i rappresentanti dei consumatori e dei coltivatori di cannabis. Se, fino ad oggi, i consumatori di cannabis erano stati trattati alla stregua di tossici o malati che non potevano avere argomentazioni valide da tenere in considerazioni nella modifica del testo unico sugli stupefacenti, adesso anche gli organi legislativi ammettono l’importanza dell’opinione di chi, in prima persona, subisce costantemente attacchi alla libertà personale perpetuati da un’illogica politica repressiva. Pensiamo di aver portato un contributo concreto nella battaglia antiproibizionista e nell’opera informativa ed educativa nei confronti delle Istituzioni. Adesso non ci rimane che attendere anche il pronunciamento della Corte Costituzionale prevista per il 12 febbraio prossimo. Avendo messo la “finigiovanardi” alle corde, ci auspichiamo di vederla finalmente finire KO, sostituita da una normativa sugli stupefacenti più civile e socialmente più evoluta, in linea con ciò che sta avvenendo in tutto il mondo. Direttivo ASCIA

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LEGALIZE IT

CANNABIS CLUB A DIMENSIONE UMANA, IL FUTURO Si è detto e scritto molto sui Cannabis Social Club, in particolare quelli spagnoli. La trasmissione le Iene ne ha innalzato notevolmente la popolarità facendo più servizi sull’argomento e ora tutti ne conoscono il funzionamento. Un semplice e logico meccanismo con il quale un’associazione raccoglie previsioni di consumo di cannabis per i propri soci, coltiva per tutti e distribuisce il raccolto equamente, condividendo i costi della produzione con ovvi risparmi da parte di tutti. Non è tutto rose e fiori però e sono in pochi a conoscere il problema che si sta creando e che prima o poi imploderà: alcune di queste associazioni, soprattutto nelle grandi città, stanno diventando enormi dispensari, superando anche i 10mila soci. Avendo sempre più richiesta, tendono a rivolgersi all’esterno “acquistando” il materiale secondo logiche un po’ troppo vicine a quelle commerciali. Inoltre le quantità di cannabis e denaro che muovono queste grandi associazioni cominciano ad essere notevoli e fiscalmente non è facile rimanere nelle regole, anche perché non ci sono dei paletti precisi. Insomma l’impressione è che si vada incontro ad una liberalizzazione che permetta alle associazioni di avere delle regole precise e garantisca una vita tranquilla ai soci e allo stesso tempo riesca ad evitare che diventino delle lucrose attività di vendita come i coffeeshop di Amsterdam, dove i prezzi sono alti, la qualità è bassa e le regole, dopo più 20 anni, non sono molto chiare. Nelle Isole Canarie, in particolare nell’isola di Gran Canaria ci sono 6

club, dei quali solo 2 già attivi. Si tratta di realtà totalmente diverse dal caos del continente, dominate per ora dalla passione e dalla ricerca della qualità. Noi siamo andati a visitare il DutZi Social Club, fondato da due italiani che vivono alle Canarie da più di un anno. Appena entrati si avverte subito l’atmosfera familiare, un ambiente confortevole e ricco di materiale informativo. Uno degli argomenti più caldi tra i soci in questo periodo è quello di come riuscire a produrre una varietà o un derivato con effetti più mirati secondo le esigenze dei soci. Ad esempio un consumatore con una patologia come la sclerosi multipla avrà dei benefici da una Cannabis Indica con un contenuto alto di CBD. Il consiglio: sostenete le associazioni positive come quella alle canarie, preferite e aiutate i club a dimensione umana perché saranno loro a dare il maggior contributo nella battaglia sulla normalizzazione della canapa. Questo è un numero speciale di Dolce vita: 50 numeri e 8 anni dalla nascita. La rivista che ha dato voce a un popolo numeroso e inascoltato, la rivista che tutti davano per spacciata. Forse in cuor suo neanche il fondatore, il buon Matteo Gracis, credeva che gli avrebbero lasciato pubblicare Dolce Vita per 8 anni. E invece eccola qui più forte che mai e oltre ad aver interpretato e amplificato le voci dei consumatori è diventata sempre più un punto di riferimento dell’informazione libera da censure e autocensure. Auguri alla redazione che ha il merito di compiere questo piccolo miracolo ogni due mesi. Gennaro Maulucci Antiproibizionista dalla nascita. Inizia a praticarlo nella prima metà degli anni ‘90 nei centri sociali romani e contribuisce alla costruzione della Million Marjiuana March italiana. Apre uno dei primi growshop in Italia.

AVVOCATO RULEZ

LA FINI-GIOVANARDI FINALMENTE AL VAGLIO DELLA CORTE COSTITUZIONALE La fissazione, 12 febbraio, dell’udienza di discussione innanzi alla Corte Costituzionale della questione di legittimità costituzionale che riguarda plurimi aspetti del DPR 309/90 ha suscitato molto fermento ed attesa. E’ pacifico sostenere che un’eventuale decisione di accoglimento delle eccezioni proposte potrebbe schiudere prospettive di elevata novità. Tale ipotesi imporrebbe – con il ritorno al regime antecedente alla L. 49/2006 cd. FINI-GIOVANARDI – la necessità di un celere intervento legislativo che innovi la struttura del DPR 309/90. Cosa effettivamente può succedere nel giudizio dinanzi alla Consulta? Due sono le possibilità. In primo luogo, si deve ricordare che le questioni sottoposte all’attenzione della Consulta sono sostanzialmente due. 1. La prima attiene al contrasto rilevato fra l’art. 73 comma 1 bis dpr 309/90, da un lato, e, gli artt. 3, 24, 27 Cost., in relazione alla intervenuta parificazione sul piano sanzionatorio delle droghe legge (cannabis) e delle droghe pesanti (cocaina, eroina ed altre). Ci si duole della illogicità ed irragionevolezza di sanzionare nella medesima misura condotte concernenti sostanze, tra loro assolutamente differenti e suscettibili di produrre effetti di diversa gravità. 2. La seconda, invece, si sofferma sul conflitto insorto fra il DL. 272/2005 convertito nella L. 49/2006 – che modifica il dpr 309/90 - e l’art. 77 comma 2° Cost.. Quest’ulteriore eccezione, a propria volta, investe tutta la legge FINI-GIOVANARDI, contestando la correttezza della procedura adottata dal Governo e dal Parlamento dell’epoca, per la modifica della normativa sugli stupefacenti. Ad un attento esame del procedimento

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risulterebbero mancati i requisiti di necessità ed urgenza che l’art. 77 della Cost. richiede. Non tutti sanno che la legge 49/2006 venne approvata con inusitata urgenza e velocità, in quanto venne inserita - ingiustificatamente - in un più ampio provvedimento di finanziamento delle Olimpiadi invernali di Torino, adottato con un Decreto-legge, che fu convertito in legge a colpi di voti di fiducia (senza un percorso valutativo adeguato). Se si pensa che attualmente, la valutazione di alcune proposte legislative di modifica del DPR 309/90 (le quali appaiono inadeguate) viene svolta dalla relativa commissione Parlamentare con tempi assai lenti, procedendo, inutilmente, all’audizione conoscitiva di qualsiasi soggetto sia ritenuto utile, ci si renderà conto dell’arbitrarietà della procedura a suo tempo adottata. Uno dei principali quesiti che sorge naturale riguarda quali conseguenze possano derivare da una pronunzia di incostituzionalità. a) per chi già stia scontando una pena a causa di quella legge o sia in attesa di scontarla e, quindi sia stato giudicato con sentenza definitiva; b) per chi abbia in corso un procedimento penale non ancora definito. Nel primo caso, la persona è stata già condannata in via definitiva. Viene preclusa qualsiasi possibilità di effetto modificativo in meglio di un’eventuale pronunzia favorevole in favore del condannato (art. 2 comma 4 c.p.). Nel secondo caso, invece, l’imputato/indagato può chiedere (e deve ottenere) la sospensione del procedimento in corso, in quanto il citato articolo 2 comma 3 cp, come si è detto, non si applica solo a sentenze irrevocabili. Quest’opportunità, quindi, appare compatibile anche con giudizi di secondo grado, o anche giudizi pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione. Avv. Carlo Alberto Zaina Avvocato Penalista e Patrocinante in Cassazione. Componente effettivo dello staff redazionale di ALTALEX membro permanente del comitato scientifico di DIRITTO.IT ed OVERLEX.COM DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


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ECO-FRIENDLY

PULIRE CASA RISPETTANDO L’AMBIENTE E LA PROPRIA SALUTE Per mantenere le nostre case pulite, ogni giorno consumiamo una grande quantità di detergenti e prodotti chimici, e nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti non biodegradabili che rovinano in maniera significativa il nostro eco-sistema. Questi prodotti, utilizzati quotidianamente, non solo danneggiano l’ambiente, ma anche la salute fisica, infatti sono dannosi per la pelle, possono provocare allergie, dermatiti o malattie cutanee. Sul mercato esistono una serie di prodotti “Ecolabel” ecologici che garantiscono standard ecologici molto più alti rispetto a quelli dei detersivi tradizionali in commercio. Sicuramente questi prodotti riducono l’impatto ambientale rispetto ai loro concorrenti, ma se si vuole eliminare del tutto l’impatto provocato dai prodotti per la pulizia della casa, e allo stesso tempo mantenere gli ambienti igienizzati, le alternative esistono e le vostre nonne ve lo potranno confermare! IL BAGNO Per pulire le piastrelle del bagno e il pavimento si può usare una miscela di aceto e acqua calda oppure, a seconda della frequenza, semplicemente il vaporetto e l’acqua calda. Se in casa ci sono dei bambini, evitare in particolar modo i prodotti chimici sui pavimenti e sulle piastrelle, perché finiranno sulle mani dei vostri bimbi. Per pulire a fondo il water si può usare una miscela composta dall’acqua di bollitura della pasta (ricca di amido) con aceto o limone oppure pulire direttamente usando lo scopino del water su cui si è versato del bicarbonato di sodio. Oltre alla sua funzione detergente e igienizzante, è efficace anche nel neutralizzare gli odori. Per quanto riguarda i rubinetti e i miscelatori, spesso ricoperti di calcare, l’alleato migliore è l’aceto. Sarà sufficiente una spugna imbevuta di aceto caldo per togliere tutte le incrostazioni, e se i miscelatori sono molto intasati basta svitarli e lasciarli in una soluzione di acqua calda ed aceto per fare sciogliere il calcare, poi sciacquarli e rimontarli. I PAVIMENTI Se i pavimenti sono di marmo o di granito (ma anche per altri tipi di superfici piastrellate) è sufficiente passare una spugna morbida inumidita, su una saponetta di marsiglia e poi strofinare e risciacquare. Un’altra soluzione un po’ più elaborata per la pulizia dei pavimenti in marmo è quella composta da 3 litri d’acqua, dieci cucchiai di alcool, 2 di bicarbonato e un pezzetto di sapone di marsiglia. Questa soluzione si può preparare direttamente nel secchio e va utilizzata con un panno in microfibra ben strizzato. Il grasso del sapone di marsiglia contribuisce a nutrire i pavimenti e a renderli lucenti senza rovinarli e inoltre ha potere antibatterico. Per il parquet invece, la soluzione migliore è uno straccio in microfibra con acqua calda, ben strizzato. Per quanto riguarda la moquette, invece il metodo più efficace è l’utilizzo del vaporetto, il getto di vapore riesce a penetrare a fondo nelle superfici disinfettandole. Se invece si forma una macchia, si può provare a strofinare con una gomma pane oppure a ricoprire la macchia con un po’ di schiuma da barba, risciacquando poi col vaporetto.

LA CUCINA Un ottimo alleato nella pulizia delle superfici di acciaio inox della cucina è il limone: basta tagliarlo a metà e intingerlo nel sale e strofinare. Una volta sciacquate e asciugate torneranno ad essere brillanti. Per sgrassare le incrostazioni dalle pareti del forno è importante non utilizzare prodotti chimici i cui residui non riescono mai ad esser rimossi del tutto, ed evaporando potrebbero penetrare nei cibi cotti successivamente. Servirsi piuttosto di un panno imbevuto nel bicarbonato e passarlo sulle superfici ancora tiepide facilitando così lo scioglimento dell’unto. Per quanto riguarda il frigo, si può usare una soluzione di acqua e aceto o una spugna umida con bicarbonato. Un ottimo modo per neutralizzare gli odori del frigo è quello di lasciarvi per qualche giorno una tazzina di bicarbonato che oltre ad assorbire gli odori, igienizza. IL BUCATO Anche i detersivi per il bucato e l’ammorbidente possono essere facilmente sostituiti da prodotti naturali. Una delle ricette più semplici per produrre il detersivo in casa è la seguente: basta portare a ebollizione 3 litri d’acqua in una pentola, sciogliendoci 250gr di sapone di marsiglia grattugiato. Una volta fatto sciogliere il sapone a fiamma bassa, spegnere il fuoco e aggiungere 3 cucchiai colmi di bicarbonato, lasciare riposare per qualche ora e utilizzare il detersivo nella vaschetta della lavatrice come si farebbe con quello normale. Anche per l’ammorbidente ci sono diverse ricette a disposizione, ma la più semplice è quella di mescolare due bicchieri di bicarbonato, 4 bicchieri di acqua calda, un litro di aceto bianco e qualche goccia di olio essenziale profumato a piacimento. Il bicarbonato riduce l’elettricità statica dei tessuti rendendoli morbidi e addolcisce l’acqua. Queste sono solo alcune delle soluzioni alternative per prendersi cura dell’igiene della casa ma allo stesso tempo della propria salute e di quella dell’ambiente. Non c’è niente d’innovativo e di rivoluzionario anzi, sono ricette antiche che spesso dimentichiamo travolti dalle pubblicità e dai colori accattivanti delle confezioni. Ci sarà un motivo se per i consigli su come neutralizzare le macchie ci siamo sempre rivolti alle nostre nonne? Giulia Rondoni

PASSAPAROLA

COMILVA COMILVA è l’acronimo di Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione. Si articola in gruppi, comitati o associazioni radicate sul territorio il cui scopo è quello di ottenere la libertà di scelta in materia di vaccinazioni e la tutela dei diritti dei danneggiati da vaccino. Ufficialmente l’associazione nasce nel ’93 a Brescia, raccogliendo molte adesioni e affermandosi nel panorama italiano. Scopri come SOSTENERE l’associazione su www.comilva.org. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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ANIMALS

IL FALSO MITO DELLA VIVISEZIONE UTILE ALLA SCIENZA

Il Comitato Scientifico Equivita esprime profondo rammarico per gli insulti giunti alla studentessa Caterina (Caterina Simonsen, la studentessa padovana al centro del dibattito dopo le offese ricevute nelle scorse settimane perché aveva fatto osservare di essere viva grazie alla sperimentazione animale - Ndr), che aveva difeso i test su animali, da parte di persone inqualificabili, che sono state definite “animaliste” ma di certo non lo erano, in quanto prive di rispetto per il prossimo e per la sofferenza altrui. Equivita esprime inoltre uguale rammarico e stupore nel constatare che decine di anni da noi impiegati nell’informazione dell’opinione pubblica sembrerebbero non avere lasciato traccia, a giudicare dai commenti dei quotidiani, che scrivono “si deve trovare un compromesso tra i due fronti opposti degli animalisti e degli scienziati”. L’errore più grave che si possa fare è quello di parlare di un conflitto tra i diritti della scienza e quelli degli animali. L’unico conflitto esistente è quello tra una ricerca non-scientifica perché basata su di un presupposto errato (che vede nelle prove su di una specie indicazioni utili per un’altra specie) e una ricerca ben più aggiornata e avanzata, che le straordinarie nuove conquiste della scienza (nella genetica, nella biologia, nell’informatica, nella chimica, ecc) ci permettono di utilizzare. E’ necessario capire che siamo fortunati perché sia il rispetto dei diritti degli animali, sia il progresso scientifico, tanto necessario per sconfiggere le gravi patologie come quella di Caterina, vanno nella stessa direzione: il superamento dei test su animali. Il cambiamento epocale annunciato negli USA dall’Accademia Nazionale delle Scienze con il documento “Toxicity testing in the 21st Century” (i test di tossicologia rappresentano, ricordiamo, il 75% delle prove su animali) metterà da parte, in quanto non predittivi per la nostra specie, gli animali da laboratorio, sostituendoli con la ricerca in vitro su cellule e tessuti umani. Infatti ogni specie può essere

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modello soltanto di se stessa. Tale ricerca oltre a ridurre i costi, fornisce risposte assai più predittive, complete e veloci. La rivoluzione annunciata nella ricerca tossicologica è già in corso negli USA dal 2007, con un importante programma federale di tossicologia cellulare… Questo avviene mentre l’Europa continua ad abbarbicarsi ai vecchi e inutili test su animali, non tutelando a dovere la nostra salute e tanto meno l’ambiente (che urge invece tutelare perchè l’inquinamento chimico è causa del pauroso aumento di tumori, in particolare nei bambini, di malattie neurodegenerative, di malformazioni, sterilità, e altro ancora). Herman Koeter, già direttore dell’EFSA ha scritto: “Le nuove tecnologie generano una mole di conoscenza mai raggiunta né individuata. L’uso degli animali diverrà obsoleto in un futuro assai vicino” (comunicato stampa conclusivo, 7° Congresso mondiale sulla Sperimentazione animale, Roma 01.09.2009). Usare le prove su animali, disponendo oggi di metodi di valutazione di gran lunga più affidabili, significa sperperare immense risorse, causare sofferenze inutili e un ritardo irrecuperabile nella ricerca. Quanto abbiamo qui riportato è stato comprovato da studi sempre più numerosi pubblicati dalle massime riviste scientifiche del mondo (Nature, Science, Scientific American, Lancet, British Medical Journal, ecc.). Uno per tutti, ecco un recente articolo del New York Times che riporta un estratto degli atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze(PNAS). Il pezzo riguarda uno studio, durato 10 anni, con il quale gli scienziati hanno dimostrato che l’avere usato i topi per la ricerca su tre patologie molto diffuse: sepsi, traumi e ustioni, li ha portati del tutto fuori strada nelle conclusioni raggiunte e ha fatto produrre 150 farmaci inutili. Fabrizia Pratesi de Ferrariis - Equivita

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In



GIARDINAGGIO

COLTIVA RISPARMIANDO

L’ULTIMA FRONTIERA DELL’ILLUMINAZIONE INDOOR Per quanto l’illuminazione artificiale sia sinonimo di consumo energetico è corretto fare delle precisazioni e degli approfondimenti su quelli che sono i termini di paragone delle diverse sorgenti luminose. Per sorgente luminosa intendiamo un qualsiasi apparato che per sua natura converte energia elettrica in flusso luminoso, sia esso basato su tecnologia ad incandescenza (a filamento o alogeni), su tecnologia a scarica (fluorescenti, vapori ad alta pressione, ad alogenuri metallici) oppure a tecnologia LED (diodi a emissione luminosa). L’unità di misura, universalmente riconosciuta dalla ricerca per valutare quantitativamente e qualitativamente la luce necessaria a promuovere i processi fotobiologici è il flusso fotonico emesso da una sorgente luminosa nello spettro PAR (Photosyntetically Active Radiation). Essa è misurabile tramite un misuratore di flusso fotonico che traduce la densità di flusso fotonico PPFD (Photosynthetic Photon Flux Density); la sua unità di misura è il m mol sec-1 m-2. Le differenze sostanziali tra le svariate sorgenti presenti sul mercato vengono solitamente espresse nelle schede tecniche allegate alla confezione di ciascun prodotto. In particolare, le informazioni interessanti, per chi coltiva in serre indoor sono: - potenza nominale (watt); - flusso luminoso (lumen); - temperatura del colore (kelvin); - durata. Nell’ultimo decennio la ricerca agronomica in campo illuminotecnico ha sviluppato e consolidato un nuovo genere di sorgenti di illuminazione, i LED. Lo scopo è quello di migliorare l’efficienza luminosa al fine di ottenere un maggiore risparmio energetico senza compromettere la resa e la produttività. Il risultato è stato quello di ottenere lampade estremamente potenti in termini di flusso luminoso, contenendo notevolmente la potenza nominale consumata. In quest’articolo analizzeremo le sorgenti a LED della ORTOLED: una linea dedicata all’uso professionale ed hobbistico. La gamma ORTOLED propone 8 diversi modelli (da 90W a 730W) costruiti con componenti qualitativamente molto alti. Diodi fitostimolanti con spettro di emissione tipo grolux ad alta resistenza e alimentatori di fascia alta fanno si che la luce emessa abbia un rapporto tra flusso luminoso e watt particolarmente efficiente per il punto di vista del coltivatore. Il test condotto da Indoorline srl ha voluto mettere a confronto l’efficienza di alcuni riflettori ORTOLED con una lampada Grolux 400W Sylvania accesa tramite un ballast elettromagnetico ETI. I dati misurati nell’esperimento sono stati: - la potenza espressa in watt (Watt); - la densità del flusso fotonico espresso mol sec-1 m-2 nello spettro PAR (spettro fotosintetico attivo) misurato tramite un misuratore di flusso fotonico con sonda PAR (PPFD); - il rapporto calcolato tra watt e densità del flusso: in pratica l’efficienza della sorgente luminosa (PPFD/W); - la densità dell’illuminamento espresso in Lux tramite luxometro (Lux). Le misurazioni sono state effettuate in una growroom di dimensione 1x1m con sorgente luminosa posizionata ad 1m di distanza dai sensori del misuratore di densità di flusso fotonico e del luxometro. La tabella di seguito riporta i dati raccolti durante l’esperimento:

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Modello ORTOLED 4 ORTOLED 6 ORTOLED 8 HPS Grolux 400W

Watt 140 200 280 400

PPFD 311 497 536 674

PPFD/W 2,22 2,49 1,91 1,69

Lux 15500 21200 24100 28100

Watt: potenza nominale (W) PPFD: densità di flusso fotonico PPFD/W: efficienza tra flusso fotonico e potenza nominale Lux: densità illuminamento Il dato più interessante è il valore PPFD/W ovvero l’efficienza della sorgente luminosa, esso esprime quanti fotoni emessi nello spettro PAR vengono prodotti per ogni Watt di corrente elettrica consumata dall’apparecchio. I fotoni sono la misura dell’energia effettivamente assorbita dalla pianta per compiere i processi fotosintetici. Appare immediato il divario tra l’efficienza degli ORTOLED (valore medio 2.20) e la lampada HPS. I diodi utilizzati vengono garantiti per 50mila ore di luce e possono essere sostituiti con una spesa minima a fine ciclo di vita; in questo modo la resa della sorgente risentirà in modo marginale del deperimento dovuto all’utilizzo. Indoorline Team DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014




SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS

LA SPECIALIZZAZIONE NELL’INDUSTRIA DELLA CANNABIS SARA’ FONDAMENTALE!

Predire ciò che deve ancora accadere non può mai essere una scienza esatta, almeno non da una prospettiva umana! E’ stato detto che, al massimo, il nostro grado di precisione nella predizione degli eventi è del 10%. Ebbene, io ho una predizione che ribalterà queste percentuali, ed è riferita al futuro dell’industria della Cannabis!

Prima di tutto ci saranno cambiamenti e movimenti nel campo immobiliare, e la crescita della domanda porterà probabilmente ad un aumento degli affitti e dei prezzi al metro quadro delle proprietà in vendita. Tutto questo avverrà all’inizio, prima ancora che qualunque coltivazione abbia luogo. Di conseguenza, assicurarsi una buona fabbrica, o serra, o terreno, in settori come laboratori, trasporti o Io predico che entro 5 anni dalla legalizzazione dell’uso di produzione, sarà una delle preoccupazioni principali. Dopodiché, Cannabis negli stati USA di Washington e del Colorado, le persone che faranno richiesta e che amministreranno queste l’industria della Cannabis sarà compagnie con le adeguate compartimentalizzata in settori licenze, subiranno indagini fiscali, I genomi delle specie di cui già si ha specializzati, ognuno dei quali indagini riguardanti la storia civile rappresenterà una professione a esperienza saranno all’inizio dominanti, e criminale, ed indagini riguardanti parte. Ciò che succederà dipenderà ma questa tendenza potrebbe cambiare, qualunque altra informazione totalmente dal ritmo e dalla quantità necessaria, richiesta per poter come conseguenza di una maggiore di produzione durante i primi anni, prendere in considerazione le comprensione delle domande del mercato candidature. Una licenza, in ogni in questi due stati americani. Fino ad ora i dati raccolti derivano e dei materiali in forma grezza necessari. industria, non è garantita alla da ciò che la polizia ha sequestrato e persona più adatta ed esperta da ciò che è passato attraverso il sistema giudiziario. Con la neonata nel coltivare le piante, in quanto ci sono tante altre responsabilità industria arrivano però inevitabili anche i dolori della dentizione. Ad ad aspetti da considerare. I governi hanno pienamente ragione a ogni modo, se questi dolori sono superati attraverso la soluzione di controllare se le persone che chiedono di avere accesso alla fase 2, problemi minimi, vedo il futuro funzionare grossomodo come segue. passano determinati criteri di selezione. Considerando che grandi DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS

aziende e banche finanzieranno queste imprese, ci sarà bisogno di protocolli e di set di regole basilari a cui conformarsi, finché le dinamiche di questo settore economico non diventeranno più conosciute e i dati potranno essere raccolti come in qualunque altro settore agricolo.

serre ed attrezzature indoor con luci artificiali saranno i sistemi più diffusi, in quanto la coltivazione outdoor non sarebbe abbastanza affidabile per un’industria che si prefigge di produrre tutto l’anno, né sarebbe compatibile col bisogno di materie grezze che i sistemi indoor e le coltivazioni in serra invece soddisfano. Riadattare serre originariamente concepite per le coltivazioni di fiori sarà la soluzione migliore per procurarsi un’infrastruttura adatta alla coltivazione, in quanto ci saranno già le principali attrezzature e sarà necessario solo un adattamento dell’infrastruttura ad un fiore specifico. Aumenteranno le compagnie di trasporto specializzate nel ritiro e nella consegna del prodotto, che verrà testato altrove rispetto al luogo di produzione. Inoltre verranno elaborate nuove tecniche di trasporto sicuro, così da soddisfare di volta in volta le emergenti esigenze di questa industria.

Una volta acquisite le licenze ed affittati o comprati gli immobili, il lavoro si sposterà nell’ambito vero e proprio dell’agricoltura e del mercato. I genomi delle specie di cui già si ha esperienza saranno all’inizio dominanti, ma questa tendenza potrebbe cambiare, come conseguenza di una maggiore comprensione delle domande del mercato e dei materiali in forma grezza necessari. I genomi con una loro storia e con test di laboratorio alle spalle saranno disponibili a buon prezzo, ed è per questo che le aziende che li commercializzeranno e che possiederanno un protocollo aziendale chiaro, saranno quelle a cui i coltivatori e i possessori di licenza si rivolgeranno per procurarsi Le attrezzature da giardinaggio incrementeranno e molti nuovi dei cloni sani. Se i coltivatori cresceranno una pianta che incontra la prodotti faranno la loro comparsa nel mainstream del mercato delle domanda del mercato e che è proficua nel loro settore industriale, attrezzature da giardinaggio, così da soddisfare le esigenze di piante lo si potrà dire solo dopo uno o specifiche, com’è accaduto per i due raccolti. Di conseguenza il coltivatori di pomodori e cetrioli. In futuro, lavorare fianco a fianco periodo di coltivazione iniziale prezzi dei cosiddetti prodotti con un laboratorio sarà fondamentale Id’elite del 2014 non sarà come molti se si ridurranno per l’inizio della se non obbligatorio, visto che ora viene competizione nell’acquisizione di lo aspettano, né tanto proficuo come tanti sperano. La scienza fornito materiale non regolamentato quote di mercato, e la quantità di darà un aiuto in questo senso e le a coloro che vogliono produrre farmaci grower aumenterà. dinamiche di domanda ed offerta per il loro uso personale e non è giusto. La cosa più importante di tutte nelle del mercato sanciranno i genomi che verranno preferiti nel tempo. mie previsioni è il ruolo delle analisi di I coltivatori o possessori di licenza che sceglieranno di coltivare piante laboratorio per cannabinoidi, contaminanti, standard alimentari, e così o cloni, sceglieranno ovviamente di massimizzare la produzione nel via… La logica infatti porta ad immaginare una crescita esponenziale loro settore dell’industria, e questo significa programmare ogni anno in questo campo per tutti i settori della post-produzione, estrazione la coltivazione del massimo numero di piante possibili, adeguandosi e standardizzazione dei prodotti, test per l’industria cosmetica, alle capacità e ai mezzi a disposizione. Sistemi di oscuramento per collaudo dell’impianto con le norme HPLC, profiling dei terpeni

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per identificare le piante, distillazione di oli essenziali, sterilizzazioni per applicazioni mediche e altro ancora. A mio parere i laboratori saranno l’aspetto rivoluzionario che manca attualmente in questa industria “rinnegata”. In futuro, lavorare fianco a fianco con un laboratorio sarà fondamentale se non obbligatorio, visto che ora viene fornito materiale non regolamentato a coloro che vogliono produrre farmaci per il loro uso personale e non è giusto. Quindi penso che possa solo migliorare in futuro.Un esito inevitabile, sono quindi i dispensari che compariranno a poco a poco in tutti gli Stati Uniti. Dei luoghi autorizzati al servizio del crescente pubblico con prodotti certificati, estrazioni standardizzate, cosmetici testati in laboratorio e prodotti commestibili. Avendo strutture specializzate con farmaci e vaporizzatori a disposizione e assistenza specializzata sui prodotti e sulle dosi, sarà necessaria una formazione personale specifica che permetta al cliente una consulenza affidabile. In un certo senso è quello che è già avvenuto in Olanda ma mancano le prove, i certificati e le garanzie per dimostrare la consistenza del prodotto nel tempo. In futuro non sarà sufficiente registrare il nome del prodotto, ma ci vorranno degli standard particolari dal momento che il consumatore deve potersi affidare ogni volta allo stesso prodotto con gli stessi identici valori. Controllare i valori dei terpeni potrebbe essere un buon modo per verificare il prodotto, eseguendo dei test e delle comparazioni per capire se il prodotto è sempre lo stesso. Resta il fatto che i punti vendita saranno indispensabili per gli utenti finali e per la credibilità dei prodotti, anche se come saranno e quali autorizzazioni avranno

è ancora da vedere. Le ricerche e i test saranno necessari anche per capire meglio gli utilizzi dei prodotti e i vantaggi legati ad ognuno di essi. Serviranno a capire quale cura è indicata per ogni malattia permettendo nuove scoperte e utilizzi. La ricerca e lo sviluppo di nuovi composti andranno di pari passo con i test e le prove sui consumatori per stabilire le dosi e il tipo di somministrazione. Queste ricerche vanno avanti in tutto il mondo ma sono lente e laboriose.La formazione e la ricerca in questo campo cresceranno mano a mano che le persone vedranno il potenziale di questo settore. Diverse aziende organizzeranno corsi per imparare tutti gli aspetti di questo lavoro. I certificati diventeranno sempre più importanti per i proprietari delle diverse società che avranno bisogno di integrare il loro personale. I corsi di specializzazione avanzata in alcuni campi di questa industria porteranno alcune persone a diventare altamente capaci, rispettate ed esperte. Come in qualsiasi altra area di lavoro, i più istruiti e quelli con maggiore esperienza, avranno meno problemi a trovare un impiego in questo settore. Anche se ci sono ancora molte incertezze, il mio grado di esperienza mi permette di affermare che piuttosto che una serie di previsioni, credo che si tratti di una realtà per il futuro se le cose continuano di questo passo. Per anni ho insistito in questo lavoro e vedremo come cambieranno le cose nei prossimi 5 anni. Sono sicuro che ci saranno grandi cambiamenti e che il livello di professionalità aumenterà cosi come l’interesse per la regolamentazione! SHANTIBABA Breeder della Mr Nice Seedbank tra i massimi esperti mondiali di genetiche e semi di cannabis. Padre di alcuni degli strain più famosi al mondo tra cui “White Widow” e “Super Silver Haze”

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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STRAIN & SEEDBANK

DUTCH DRAGON: IL DOLCE ALITO DEL DRAGO The Doc era contento di coltivare un classico di vecchia data targato Paradise Seeds: Dutch Dragon, una qualità principalmente sativa con un pedigree sud africano. Questa creazione uscita dalle mani di Luc di Paradise Seeds risale al 1994, quindi questo “mostro” botanico celebrerà il prossimo anno il suo 20° compleanno, e nel frattempo, nel 2002 ha anche ricevuto dei miglioramenti genetici. Questo ceppo di sativa diventa molto alto, producendo foglie sottili e a ventaglio e lunghe cime grandi e resinose, proprio per questo richiede 9-10 settimane per la fioritura. Il sapore è dolce e agrumato, secondo Paradise dovrebbe ricordare il mandarino. Grazie alle sue origini sative e il rispettivo comportamento di crescita, potrebbe essere un problema per le coltivazioni indoor richiedendo un’induzione precoce della fioritura. Coltivata outdoor si adatta più facilmente ai climi caldi ma può essere piantata anche in posti più freddi grazie al fatto che matura a metà ottobre. Inoltre la Dutch Dragon si è aggiudicata il primo premio alla Highlife Cannabis Cup del 2006 nella categoria Bio. Su un pacchetto di 5 semi femminizzati, The Doc ne ha messi a germinare 3 nella carta da cucina umida dove sono germinati velocemente. Successivamente sono stati piantati in vasi da 11 litri riempiti con il terriccio Plagron Standard Mix (al quale è stato aggiunto un 5% di argilla espansa e trucioli di corno) e dopo circa 3 giorni, hanno mostrato le teste in superficie. Fin dall’inizio i vasi sono stati messi nella growroom principale illuminati da due lampade da 600W MH e una da 400 W HPS. Una settimana dopo la germinazione, le tre piante sviluppavano già il terzo internodo dimostrando una straordinaria capacità di crescita. «Inizialmente le foglie presentavano una forma piuttosto allargata per poi diventare più allungate, rispecchiando il carattere sativo, nella fase successiva di crescita» ha aggiunto The Doc. In seguito ha allungato la durata della fase vegetativa da 3,5 a 4,5 settimane «ho deciso di farlo perché le Dutch Dragon continuavano a crescere molto compatte e folte, e visto che nella mia growroom c’è molto spazio per espandersi in altezza le ho lasciate allungare al massimo durante la fase vegetativa visto che non era un problema». Successivamente, raggiunte le 4 settimane ha indotto la fioritura, le piante misuravano tra 45-54 cm crescendo in maniera omogenea e presentando una decina di internodi. Il regime di luce giornaliera è stato ridotto da 18/6 a 12/12 e le due lampade MH sono state sostituite con altre due di tipo HPS. Le 3 piante hanno reagito tempestivamente al cambiamento di regime d’illuminazione e, dopo solo 4 o 5 giorni, avevano già prodotto i primi fiori dai tratti femminili. Dopo tre settimane di fioritura The Doc ha affermato «Le piante hanno subìto una forte crescita in altezza durante le prime due settimane di fioritura raggiungendo quasi un metro di altezza.». Due settimane dopo, continua «Le piante presentano grandi cime dense, ed è un piacere vederle fiorire con tale energia e vedere, già in questa fase un sacco di ghiandole coperte di resina. Sono rimasto colpito anche dal rapporto fiori-foglie che rispecchia perfettamente il carattere sativo della Dutch Dragon, anche se la forma dei fiori è più tendente all’indica. Le piante sprigionano un delizioso e intenso odore dolce e agrumato». Dopo otto settimane di fioritura, i germogli erano diventati ancora più spessi e ricchi di resina. Le altezze finali erano 107, 111 e 116 cm, non eccezionalmente alte per un ceppo di sativa. Dopo il primo spliff The Doc ha riportato un effetto elettrizzante classico delle sative che lo faceva sentire eccitato. Questo viaggio è accompagnato da un sapore dolce, fruttato e delicato allo stesso tempo che ha davvero impressionato The Doc. «La Dutch Dragon mi ha stupito in ogni aspetto dimostrando di essere un mostro a livello di THC e con un alto potenziale di rendimento, per un ceppo principalmente sativo, il tempo di fioritura è molto breve e l’altezza ben controllabile. È sicuramente una delle mie sative preferite.» conclude The Doc, aggiungendo «la Dutch Dragon è forte e potente più che mai».

Dutch Dragon (75% sativa, 25% indica) Fase vegetative Qui: 4-5 settimane Fioritura Qui: 61, 63 e 65 giorni, 63-70 giorni in generale Plagron Standard Mix con 5% di argilla espansa Suolo e trucioli di corno, vasi da 11 litri pH 6.2 - 6.8 Fase vegetativa: 1.2–1.6 mS EC Fioritura: 1.6-1.8 mS Fase vegetativa: 2x 600 W MH, Illuminazione 1x 400 W HPS Fioritura: 2x 600 W HPS + 1x 400 W HPS Temperatura 24-28°C (giorno) - 17-20°C (notte) Umidità dell’aria Fase vegetativa: 40–60% - Fioritura: max. 50% Irrigazione A mano Plagron Alga Grow + Alga Bloom, Fertilizzanti Plagron PK 13-14 dalla 4° settimana di fioritura Plagron Power Roots, Plagron Vita Race, Stimolanti/Additivi Plagron Green Sensation Nome

Green Born Identity – G.B.I. www.paradise-seeds.com

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.

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Circa l’80% degli individui di questa varietå aquisisce tonalitå violacee, porpora o rossicce durante la fioritura, in alcuni casi anche nelle foglie. I fiori, una volta raccolti e seccati, acquisiscono un tono violaceo molto scuro, quasi nero.

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SPECIALE GROW

GUERRILLA CHE PASSIONE Vorrei cominciare dedicando quest’articolo a tutti i grower vittime, in questi 7 anni, di questa legge scellerata e liberticida, ma in special modo a Michele the “Haze man” che ha saputo ispirare e motivare tanti, me compreso, nel mondo cannabico.

della guerrilla, sono imperativi necessari per la sicurezza e l’incolumità di voi stessi. Tuttavia quando questi tre fattori coincidono con un po’ di esperienza e conoscenza di questa specie botanica è possibile realizzare “grandi opere”, meravigliose come queste!

Certamente, a livello emozionale, la guerrilla è una delle passioni e delle imprese, più eccitanti, ardite e talvolta deludenti che un grower possa compiere. Come disse “il compare” infatti; la guerrilla è come la roulette, rosso vinci nero perdi!

Dacché una pianta è costituita da circa l’85% d’acqua e nel suo massimo sviluppo può traspirare dai 5 ai 20 litri d’acqua al giorno, è facile intuire come questo elemento non debba mai mancare in tutte le fasi. Molti grower si equipaggiano con taniche e secchi, indispensabili certamente soprattutto per la fertirrigazione, ma quando la massa verde aumenta a dismisura, sopraffacendo le capacità di approvvigionamento e di trasporto umano, sono certamente necessari altri stratagemmi.

Cacciatori, fungaioli, guardia forestale, ladri ma anche cinghiali, talpe e parassiti di ogni specie possono mandare in malore il raccolto in ogni momento o ancor peggio possono privarti della libertà. Ma non questa volta… La fortuna ha certamente un fattore rilevante nella riuscita dell’impresa, ma ancor di più l’arte di adattarsi e l’improvvisazione, sono attitudini indispensabili, che possono salvare situazioni critiche o disperate. Tuttavia, l’esperienza che mai si conclude nella carriera di un grower ti porta sempre a ripetere: «Caspita! Questa non l’avevo prevista…». Insomma, sebbene l’improvvisazione può risultare determinante nella suprema arte della guerrilla, improvvisarsi a volte può, invece, diventare improduttivo, oltre che molto pericoloso. La scelta del posto, ovviamente, è un fattore determinate per il successo o il fallimento della coltivazione. Quindi il mimetismo del posto, la quantità d’acqua accessibile, e sicuramente la struttura del terreno, non sono solamente espedienti basilari per la crescita robusta e sana della pianta, ma sono fattori essenziali per abbassare il fattore di rischio, dacché brevi e limitatissime incursioni nel posto DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

Trasportare in collo batterie da 120 ampere di 34 kg con pompe di sentina da 5000 L/H su pendii e dirupi, oppure connettere pannelli solari ed impianti di irrigazione, stendendo 150m di tubo nella notte, sono la prova tangibile che i più determinati, scaltri e coraggiosi hanno maggior successo nella guerrilla. Ci sono molti altri modi per assicurarsi la riserva di acqua. Raccogliere l’umidità con teli di nylon o la pioggia con delle cisterne, sono metodi utili soprattutto nelle zone umide e di montagna, anche se molto dipende dalla dimensione della coltura che si è impostata. Ciononostante i posti preferiti dalla maggior parte dei grower sono certamente in prossimità dei corsi d’acqua, ricchi di falde, venature e rigagnoli dove questo elemento non manca. La struttura del terreno è di basilare importanza. Sono da evitare certamente terreni tufacei o argillosi, sconsigliati per lo scarso drenaggio ed il pH acido. Sono molto favorevoli invece le terre

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SPECIALE GROW

“humiche” e torbose simili a quelle del sottobosco, ricche di materiale vegetale organico in decomposizione. Spesso, scavando alle pendici delle radure boscose o sulle spalle dei corsi d’acqua, è facile trovare sotto il primo strato colonie di funghi simbiontici (micorrizze), ben visibili ad occhio nudo, segno di un’alta attività microrganica. Quello probabilmente sarà il posto ideale! Ciononostante non cantate presto vittoria; foreste di rovi ed ortiche che vanno bonificate sono le specie botaniche che prediligono quei tipi di terreno. Anche in questo caso, la determinazione e la stoffa del grower vengono messe a dura prova; non è raro vedere in primavera, alcuni grower con delle vere e proprie stigmate sulle braccia, segno evidente di una severa battaglia compiuta per disboscare rovi. Un altro fattore determinante per il successo di una coltivazione che mette a dura prova la perseveranza e la fatica del grower, è certamente la dimensione della buca. Vesciche dolorose e calli, sono una consuetudine quando si scavano buche 50x80. Potendo, è suggeribile per il primo start di radicazione, mescolare (almeno50%/50%) con i composti (alcuni molto validi) che si trovano nei negozi specializzati. Da sconsigliare, se non bandire, il terriccio universale del vivaio. Un’infinità di ottimi ammendanti solidi quali guano, pollina, humus di lombrico, compost animale o vegetale, fosforite, lupini, alghe etc. sono molto utili per arricchire il substrato, assicurando piante sane robuste e maggiormente produttive. Tuttavia se si riesce a trovare il posto/substrato giusto, l’esperienza ci racconta che gli ammendanti, passano decisamente in secondo piano. Lavorare e concentrarsi sulla prevenzione, la salute e la stabilità della pianta in fioritura, sono invece gli espedienti più importanti quando si pratica la guerrilla. Trichoderma e funghi simbiontici non devono mai mancare, soprattutto nelle prime fasi, per assicurare sia una barriera dai patogeni, sia un maggior assorbimento degli elementi. Vaporizzare accuratamente sopra e sotto le foglie, gli steli con prodotti naturali quali, olio di neem, di pino, equiseto, quassia, silicato di sodio etc., è di basilare importanza per difendersi dalle specie più comuni di parassiti (ragnetto, afidi, acari, mosca bianca, cocciniglia etc.). Questo espediente se praticato con costanza, scongiura l’intervento con diserbanti chimici che rovinerebbe la qualità del prodotto. Tuttavia, la piaga più temuta dai guerrilla growers è senza dubbio la botrite nelle ultime fasi. La polvere di roccia micronizzata ricca di silicio, vaporizzata fino a prefioritura, si è dimostrato un agente insostituibile a difesa della botrite. É stupendo poter vedere ad occhio nudo come agisce. Quando l’umidità sale e la pianta si ricopre di rugiada, la patina grigiastra di silicio che ricopre le foglie scompare assorbendosi l’acqua; per poi ricomparire quando il sole asciuga la pianta. Questa capacità di scambio assorbimento/disidratazione della

polvere di roccia, aiuta moltissimo nella difesa contro le muffe. Un altro pericolo che potrebbe mandare in malora parte del raccolto, sono i consueti temporali estivi, ormai diventate quasi tempeste tropicali. Dalle immagini è possibile notare come le canne di bambù per pomodori sono un ottimo stratagemma per ancorare e sorreggere le piante. Le foto mostrano come questi grower, molto ingegnosi, hanno dovuto ancorare questi “mostri” tra loro con un cordino che le congiunge una all’altra, di fatto le ancora tutte quante. Tecnica sicuramente ingegnosa, ma molto rischiosa, dato che se una solo fosse caduta a terra, tutte le altre l’avrebbero seguita. Concludendo, come spesso accade nella vita, potremmo dire che nella guerrilla, sono le sinergie di vari elementi che determinano il successo di una coltivazione. Anche se il buon karma, gioca sempre un ruolo determinante. Di seguito riportiamo le caratteristiche del terreno e i materiali usati da questi fortunati e bravi grower. Semi: Chocolope kush, Holy grale kush (Dna), k13 haze (Philosopher Seed), Gokunk (Philosopher Seed); Substrato: 10% (Misto Atami janeco, Plagron, Gaia), 10% (stallatico equino) e 80% Substrato pre-esitente (humico, torboso, sabbioso); Ammendanti: Trichoderma, Micosat TF (poco), Polvere di roccia (silicio); Protettivi: Olio di neem, sapone alla citronella, quassia; Fertilizzanti: Gaia Floridus (Npk organo-minerale), Impulsor (stim. fioritura), Diamond nectar (Ghe). Yoda

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.

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INTERNATIONAL CANNABUSINESS

FUGA DI CUORE, A MADRID PER APRIRE UN CANNABIS SOCIAL CLUB Storco sempre il naso quando mi capita di leggere sui giornali, sempre più di frequente, della “fuga di cervelli” in atto nel nostro Paese. Perché non credo che per noi possa considerarsi una perdita solo il caso in cui il malcapitato, dopo aver mediamente resistito a 10/20 offerte di lavoro mal retribuito o non retribuito del tutto, se ne vada per svolgere un lavoro intellettuale o legato a qualche ambito della ricerca. La fuga è di cervelli, di braccia, di gambe e soprattutto di pance e di cuori. E in questo esodo di massa di migliaia di giovani della mia generazione ha trovato la sua strada anche Roberto, che ha scelto Madrid per aprire un Cannabis Social Club, realtà che in Spagna è in continua espansione. E’ stata una decisione meditata o improvvisa? E’ successo tutto all’improvviso. Ero già stato a Madrid l’anno scorso grazie ad un’amica che viveva qui perché stavo cercando un posto dove potessi svolgere la mia passione della coltivazione della cannabis senza troppi problemi. Qui ho conosciuto un amico che lavora in un growshop nel centro di Madrid, e ridendo e scherzando è venuta fuori quest’idea di aprire un Cannabis Club. Abbiamo trovato altri 2 soci ed eccoci qua che stiamo per aprire! Cosa ti ha spinto a farlo? Credo che la ragione che mia abbia spinto di più a farlo, sia il fatto di poter lavorare per me stesso e di occuparmi di qualcosa che realmente mi piace e mi da soddisfazione. Ho lavorato sempre come cuoco e la cannabis è stata sempre solo una passione: quando ho avuto quest’opportunità, non me la sono lasciata scappare.

A quali problemi ti sei trovato di fronte? Devo dire che non ho avuto grossi problemi, a parte l’investimento iniziale. Invece le pratiche burocratiche per aprire il club sono state semplicissime: qui in Spagna ci sono degli avvocati che si occupano solo di questo. Come immagini la tua attività una volta avviata? La immagino come un posto dove la gente possa prendere cannabis tranquillamente, però anche un posto dove passare il tempo libero, bere o mangiare qualcosa, stare con gli amici; me lo immagino un po’ come un grande gruppo di amici con la stessa passione in comune. Cosa hai lasciato in Italia? E cosa hai trovato a Madrid? Sicuramente ho lasciato la famiglia e gli amici, però sono contento di aver fatto questa scelta perché l’Italia non da queste opportunità, e con la passione che ho in Italia non ti rendono la vita facile. Qui a Madrid ho trovato bella gente, con mentalità aperta, molta voglia di fare e un soprattutto un posto con molte possibilità in questo settore che è sempre più in crescita. E che dire di più... venite a Madrid a trovarci! Mario Catania

TESTIMONIANZE

I DANNI DELLA FINI-GIOVANARDI LA STORIA DI RICCARDO Mi chiamo Riccardo, nato a Bologna e cresciuto in una famiglia di testimoni di Geova. Un ambiente severo e proibizionista perché era ciò che la religione insegnava e questo non ha fatto altro che alimentare in me la curiosità per il proibito, fin da quando ero piccolo. A 14 anni ho cominciato a distaccarmi da quel mondo di regole e di imposizioni iniziando a provare alcolici e sostanze chimiche, per noia o forse perché a quell’età ero una testa calda. I miei genitori si separarono ed io andai a vivere con mia madre. Da qui iniziarono i miei problemi più seri e i primi colloqui con psicologi e assistenti sociali. Iniziai a fumare eroina, incurante dei pericoli anche perché ero un po’ stupido e in pochi mesi mi accorsi di non riuscire più a farne a meno, era il mio corpo a chiedermelo: persi il senso della vita del quale già ero incerto. Dopo 3 anni riuscii a smettere ma al posto dell’eroina divenni dipendente dal metadone. A un certo punto decisi di voler cominciare a scalare il farmaco perché volevo essere libero di vivere e non legato a questa droga sintetica. Quando finiva l’effetto del metadone, infatti, mi venivano dolori diversi tra cui nausea, dolori a ossa e nervi, capii che l’astinenza da metadone era anche più dolorosa di quella da eroina.

metadone da 80ml fino ai 10ml che prendo tuttora. Nel 2011 decisi di coltivare alcune piantine perché non volevo né fumare lo schifo di strada tagliato con ogni porcheria, né arricchire mafie e criminalità organizzata. La tranquillità però durò poco, mentre stavo facendo il raccolto arrivarono i carabinieri e mi arrestarono. Fui mandato a processo e il giudice vista la banalità del fatto mi condannò al solo obbligo di firma. Io non l’ho mai venduta, era esclusivamente per uso personale. Sono una persona paranoica, ansiosa e nervosa e questa pianta mi calma e mi aiuta a vedere le cose in un altro modo, migliore e più sereno. Quest’anno ne ho coltivate altre con tanta fatica, nascondendo tutto come se fosse realmente una cosa brutta, come fosse un crimine far nascere e crescere una pianta. Ancora una volta mi hanno portato via il mio lavoro, il mio hobby e la mia unica passione. I carabinieri della mia zona pur sapendo che non sono un criminale continuano a pedinarmi anche quando vado a firmare, trovano scuse per entrarmi in casa. Vivo continuamente con l’ansia che possano rientrarmi in casa e con qualsiasi scusa portarmi in caserma. Io coltivo erba solo per provare a migliorare la mia qualità di vita, per stare tranquillo e in pace con me e con chi mi sta intorno, ma le cose belle non durano mai abbastanza. Non sono mai stato un santo ma non sono neanche un criminale... di questo sono certo. In collaborazione con:

Iniziai a fumare e in poco tempo l’assunzione di canapa mi aiutò ad alleviare tutte queste brutte sensazioni consentendomi di scalare il

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CANNABIS TERAPEUTICA

LA CANNABIS NON CAUSA LA SCHIZOFRENIA: NUOVO STUDIO DALL’UNIVERSITA’ DI HARVARD Un nuovo studio scientifico dell’Università di Harvard getta una nuova luce sul rapporto tra consumo di cannabis e psicosi. Secondo i ricercatori della Harvard Medical School, «non c’è ancora una prova scientifica definitiva del fatto che l’uso di cannabis possa causare psicosi». Il loro ultimo studio, pubblicato sulla rivista Schizophrenia Research, indaga sul ruolo dei fattori genetici nella schizofrenia, arrivando alla conclusione che il consumo di marijuana in sé non aumenta il rischio di sviluppare la malattia. «In sintesi – scrivono gli autori – possiamo concludere che la cannabis non causa psicosi da sé. In individui geneticamente vulnerabili la cannabis può modificare l’insorgenza della malattia, la gravità e l’esito, ma nel nostro studio non abbiamo trovato prove del fatto che possa causare la psicosi». Il team, guidato da Lynn DeLisi, professoressa di Psichiatria alla Harvard Medical School, ha confrontato le storie fami-

liari di 108 pazienti con schizofrenia e 171 persone senza schizofrenia per determinare se l’uso di cannabis è stato un fattore nello sviluppo del disturbo. Hanno scoperto che episodi pregressi di schizofrenia in famiglia aumentano il rischio di sviluppare la malattia, indipendentemente dall’utilizzo o meno di cannabis. Gli autori sostengono la necessità di ulteriori studi per verificare se la marijuana possa interagire con i fattori genetici ed influenzare l’età in cui si sviluppa la schizofrenia. Tuttavia, gli ultimi risultati forniscono prove sufficienti per la dottoressa DeLisi e il suo team nel sostenere che «è improbabile che sia la causa della malattia». E’ inoltre da notare che: «Sono gli effetti del THC che vanno tenuti sotto controllo, visto che il CBD è il componente che si ritiene abbia valore medicinale, anche nella schizofrenia». Lo studio ha ricevuto un finanziamento dal National Institute of Drug Abuse (NIDA).

NANOPARTICELLE DI CANNABINOIDI PER TRATTARE LA CAUSA PRIMARIA DI INFARTI E ICTUS

PRODOTTO FARMACEUTICO E CANNABIS FUMATA: STESSO EFFETTO PSICOATTIVO Si discute molto su quali differenze ci siano tra la cannabis fumata al naturale e i medicinali farmaceutici a base di cannabis, che spesso si concentrano su uno o due principi attivi. Per ora i ricercatori hanno trovato una cosa in comune: lo stesso effetto psicoattivo. I ricercatori del Brigham and Women Hospital e della Harvard Medical School hanno condotto uno studio che confronta gli effetti psicoattivi di Marinol (nome scientifico: dronabinol) – una pillola di THC usata per trattare nausea e perdita di peso nell’AIDS e nel cancro – con la marijuana fumata. Pubblicato da poco sulla rivista Clinical Of Pain, il team ha concluso che «entrambe le forme di trattamento cannabis hanno effetti psicoattivi simili». Il Marinol è stato dato a un gruppo di 30 pazienti con dolore cronico che erano anche in terapia con oppioidi. I loro parametri sono stati confrontati con uno studio su 20 soggetti sani, monitorati ogni 30 minuti, dopo aver fumato una sigaretta di cannabis con THC al 2% (leggera) ed una al 3,5% (forte). Lo studio ha coinvolto tre visite in diversi laboratori, dove, dopo l’assunzione del farmaco, veniva chiesto ai pazienti di completare un’auto-valutazione comunemente usata per misurare la psicoattività. Anche se il livello di psicoattività è lo stesso, i ricercatori hanno fatto notare una differenza nel tempo impiegato perché l’effetto arrivi al picco massimo. La cannabis fumata ha raggiunto il picco dopo 30 minuti, mentre il Marinol dopo 2 ore.

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Lo sviluppo di nanotecnologie per incapsulare farmaci in piccole nanoparticelle ha registrato una crescita enorme negli ultimi due decenni. Sono progettate per la consegna accurata di agenti di rilevamento immagine e/o farmaci, aumentando la precisione e riducendo gli effetti collaterali. Due anni fa c’è stata la prima sperimentazione in pazienti cardiovascolari con nanoparticelle. Da allora sono stati fatti notevoli passi avanti verso l’uso di una combinazione di nanoparticelle endogene e cannabinoidi per il trattamento di aterosclerosi, una forma di arteriosclerosi caratterizzata da infiammazione cronica delle arterie considerata una causa primaria di problemi cardiovascolari. Per l’esplorazione delle nanotecnologie in medicina cardiovascolare il chimico olandese Willem Mulder ha fondato il Laboratorio di Nanomedicina presso la Scuola di Medicina di Icahn al Monte Sinai nel 2006. Le piattaforme di nanoparticelle sviluppate dalla sua squadra sono progettate per colpire specificatamente le placche aterosclerotiche. In collaborazione con l’Academic Medical Center di Amsterdam sono stati avviati già nel 2011 i primi studi sull’uomo con nanoparticelle di sintesi. Gli studi pre-clinici sui topi hanno dimostrato che i cannabinoidi possono rallentare la progressione dell’aterosclerosi e di essere dei potenti anti-aterosclerotici. Inoltre, fornendo cannabinoidi tramite le nanoparticelle, secondo il dottore i farmaci non avranno mai modo di raggiungere il cervello, evitando così eventuali effetti psicoattivi. In una recente intervista al sito Ad.nl, il dottore ha raccontato che spera di iniziare i primi test sull’uomo nei prossimi 5 anni. Ma in totale, dice che per poter diventare un trattamento disponibile nelle cliniche dovranno passare almeno 15 anni.Il finanziamento è un altro ostacolo importante: al fine di aumentare il sostegno per il suo lavoro, il dottore ha collaborato con un team di registi olandesi che stanno documentando il suo lavoro. Coordinato da Gert van Kempen, il progetto High On Nano rilascerà una serie di cortometraggi che aiuteranno a mostrare la ricerca scientifica agli occhi del pubblico. Hanno in programma di raccogliere 30mila euro per iniziare la produzione del primo episodio entro la primavera 2014. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


NOTIZIE IN BREVE 125 BAMBINI AFFETTI DA EPILESSIA GIA’ IN CURA CON L’EPIDOLEX Vi avevamo raccontato nel numero scorso di come la società britannica GW Pharmaceuticals abbia annunciato che la US Food and Drug Administration (FDA) ha permesso la conduzione di uno studio su pazienti umani dell’Epidolex, il loro estratto di cannabis che contiene cannabidiolo (CBD) come suo principio attivo, per il trattamento di bambini con la sindrome di Dravet, una rara e grave forma genetica di epilessia infantile resistente ai farmaci. Ad oggi un totale di 125 bambini con epilessia riceve già questo farmaco.

I CANNABINOIDI POSSONO SOPPRIMERE I GENI COLLEGATI ALL’EPILESSIA E LIMITARE LE CONVULSIONI

CANNABIS TERAPEUTICA LEGALE, MA IMPOSSIBILITA’ ECONOMICA DI ACCEDERE AL FARMACO: LA SITUAZIONE DEI PAZIENTI IN REPUBBLICA CECA Nonostante il governo abbia legalizzato l’utilizzo della cannabis terapeutica, in Repubblica Ceca la situazione per i pazienti continua ad essere molto difficile. La legge è diventata effettiva il primo aprile, ma sono state mantenute restrizioni rigorose in materia di coltivazione, vendita e importazione. A fine novembre è stata assegnata formalmente la prima licenza per importare cannabis all’azienda Elkoplast Sluvovice. Ma alcuni dei 20.000 pazienti che si stima possano beneficiare di un trattamento con la cannabis non hanno alcuna possibilità di ottenerla legalmente. Questo perché il disegno di legge ha stabilito regole forse troppo rigide: nessun paziente ha meno di 18 anni può utilizzare la marijuana medica, le compagnie di assicurazione non possono coprire i costi relativi alla cannabis terapeutica, e i pazienti possono acquistare al massimo 30 grammi al mese, una quantità ritenuta insufficiente da molti dottori. Inoltre il disegno di legge vieta la coltivazione di marijuana nella Repubblica Ceca e consente l’importazione esclusiva dai Paesi Bassi di soli quattro ceppi prodotti dalla ditta Bedrocan, ad un costo di circa 10 dollari (circa 7,50 Euro) per grammo, proibitivo per la maggior parte dei pazienti in una nazione dove il salario medio mensile è di 1.300 dollari (circa 950 Euro) e la pensione media è di 500 dollari (circa 370 Euro). Il dottor Tomas Zabransky, coordinatore nazionale per le politiche sulle droghe in Repubblica Ceca e consulente dell’ONU e dell’UE, ha detto che la situazione è inaccettabile, e le restrizioni sono «inutilmente limitanti e discriminanti. C’è un impegno molto consistente per non rendere la legge realmente applicata».

Una nuova ricerca scientifica, pubblicata il mese scorso sulla rivista open access Peer J, getta una nuova luce nel potenziale dei cannabinoidi, in particolare la cannabidivarina (CBDV), riguardo a questa patologia e alle convulsioni che comporta. Secondo i ricercatori dell’Università di Reading in Gran Bretagna: «Questi risultati forniscono la prima conferma molecolare degli effetti comportamentali osservati del CBDV come cannabinoide non psico-attivo e con effetti anticonvulsione su crisi epilettiche indotte. Sono inoltre un’indicazione alla sua idoneità per lo sviluppo clinico».

L’ENDOCANNABINOIDE 2-AG UTILE NEI DANNI POLMONARI INFIAMMATORI In un recente studio scientifico, pubblicato sulla rivista open-access PLoS ONE, alcuni ricercatori della Scuola di Medicina Veterinaria dell’Università di San Paolo sono stati in grado di proteggere i topi da danno polmonare acuto con l’aumento del livello dell’endocannabinoide 2-AG (2-arachidonoilglicerolo). «Si è concluso che l’aumento dei livelli di 2-AG produce effetti anti-infiammatori in un modello murino, una constatazione che è stata considerata una conseguenza dell’attivazione dei recettori CB1 e CB2».

LA MARIJUANA PER PREVENIRE LA DISFUNZIONE ERETTILE Una delle cause più comuni di disfunzione erettile è il colesterolo alto, ma una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Clinical & Developmental Immunology spiega come la marijuana possa aiutare. Prendendo di mira recettori specifici, i ricercatori svizzeri sono stati in grado di ridurre i danni da disfunzione erettile correlata al colesterolo alto (ipercolesterolemia) nei topi. I recettori CB2 sono infatti presenti in molte parti del corpo, compresi i tessuti del pene. «L’attivazione dei recettori CB2 – si legge – ha diminuito le caratteristiche istologiche associate alla disfunzione erettile nei topi ipercolesterolemici».

LA GW PHARMACEUTICALS AVRÀ UN BREVETTO SU THC E CBD COME CURA PER IL CANCRO? La GW Pharmaceuticals ha annunciato che è stata emessa una concessione preliminare dall’Ufficio brevetti degli Stati Uniti per una domanda di brevetto che prevede l’uso di THC e CBD per il trattamento di gliomi, presentata nel 2009. Nel caso di una vera e propria invenzione, l’Ufficio brevetti invia un avviso che delinea le tasse da pagare in vista di un’approvazione definitiva. In particolare l’azienda fornisce questa descrizione del brevetto: «Il brevetto riguarda specificamente un metodo per il trattamento del glioma negli umani utilizzando una combinazione di cannabidiolo (CBD) e tetraidrocannabinolo (THC) in cui cannabinoidi sono in un rapporto di 1:01-01:20 (THC : CBD) con l’ intento di ridurre la vitalità cellulare, inibire la crescita cellulare o ridurre il volume del tumore». DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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LAPIANTIAMO

AVANTI TUTTA!

Un doveroso grazie a Dolce Vita che ci nutre di informazioni sulla canapa (e non solo) ormai da 8 anni! Il numero 50 è un obiettivo importante! Questo 2014, oltre a quelli di capodanno, inizia quindi con il doppio dei fuochi d’artificio… anzi il triplo! Perché anche LapianTiamo compie il suo primo anno di attività ed è a distanza di pochi mesi che abbiamo raccolto già tantissime richieste per rientrare nella lista dei soci Usufruitori, le persone che richiedono la cannabis per fini terapeutici. Abbiamo ottenuto una notevole visibilità grazie anche al servizio che Le Iene ci hanno dedicato e che è andato in onda il 19 novembre 2013 (visibile sul loro sito ufficiale).

Centinaia di e-mail ci sono arrivate e decine di nuove ne arrivano ogni giorno, molti sono i complimenti (dei quali non ne facciamo mai a meno) ma la maggior parte sono vere e proprie richieste d’aiuto. E’ l’Italia intera che ci chiede informazioni REALI su quali sono le modalità per accedere alla cannabis perché la classe medica si rifiuta o ostacola qualsiasi approccio a questa terapia, in qualsiasi regione o città e per ogni patologia. Nella stessa Regione Puglia abbiamo casi di malati affetti da Sclerosi Multipla che non ricevono dai propri medici la giusta attenzione e i ritardi sulle importazioni di canapa dell’estero ci spingono a pensare che siamo noi l’unica alternativa a tutta questa assurdità. Si parla poco delle nuove disposizioni ministeriali che “consigliano” di acquistare la Cannabis Flos dall’Italia, accorciando i tempi d’attesa per i malati. Ma il modo nel quale avviene tutto questo pone tanti interrogativi sulle future prescrizioni per coloro che già assumono il Bedrocan e per coloro che vorrebbero e dovrebbero iniziare la terapia a breve. Tanti altri dubbi poi sorgono su chi sia il distributore e come mai si parla di costi per grammo duplicati, triplicati, quadruplicati creando così ancora più incomprensioni e ritardi tra ministero e farmacie. In tutto questo caos, quindi, invitiamo tutte le persone che potrebbero usufruire dei benefici della cannabis terapeutica ad in-

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

viare una mail a info@lapiantiamo.it per richiedere il modulo di Socio Usufruitore. In questo modo, oltre a ricevere informazioni utili, si accederà alla lista di coloro che fino ad oggi hanno aderito al nostro progetto e finalmente tutti i dati raccolti potranno essere vagliati dai medici che affiancano e sostengono LapianTiamo. A proposito di medici, siamo felici di apprendere per primi della scarcerazione del dottor Fabrizio Cinquini, il quale felice di essere tornato a casa e in famiglia, approfitta di questo nostro spazio per dedicare un affettuoso saluto a Dolce Vita e in particolare a Matteo Gracis per la loro vicinanza. Abbiamo seguito la vicenda del medico specializzato in chirurgia vascolare fin dal 22 luglio, data in cui finì in carcere per la coltivazione di piante di marijuana con le quali stava sviluppando «ibridi di alta qualità terapeutica: per curare gli effetti collaterali della chemio e altre patologie».

Noi e il dottor Cinquini, come scrivevamo nel nostro blog, abbiamo anche in comune una malattia, un’intrusa che per lui si chiama Epatite C, contratta durante un intervento di emergenza eseguito a bordo di un’ambulanza. In comune abbiamo anche le cure tradizionali, come ad esempio cicli semestrali di chemioterapia. A causa però degli effetti collaterali lui ha cercato una cura che potesse far risalire gli anticorpi senza togliere l’appetito, e così, ha messo a punto una terapia nutrizionale a base di canapa, papaia e aloe che in sei mesi gli ha restituito il peso perduto. E’ così che ha iniziato a studiare gli innumerevoli effetti benefici della cannabis. Dopo quasi cinque mesi di carcere, dove non possiamo minimamente immaginare cosa sia passato per la sua mente, siamo certi di poter finalmente organizzare un incontro con lui, perché riteniamo che una persona del genere rappresenti una risorsa per la collettività. Auguri Fabrizio, ci vediamo presto. Il Direttivo LapianTiamo

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CANNABIS TERAPEUTICA

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ECCO COME IL CBD PUO’ INIBIRE IL CANCRO AL CERVELLO Una nuova ricerca fornisce una migliore comprensione di come CBD possa essere usato per combattere il cancro al cervello, suggerendo che le terapie a base di cannabis terapeutica hanno diverse strade per agire sulla malattia. Un gruppo di ricercatori provenienti da Spagna, Italia e Canada hanno infatti dimostrato che il cannabidiolo (CBD) – una sostanza chimica non psicoattiva contenuta dalla marijuana – esercita una combinazione di vari effetti anti-cancro a livello molecolare. La recente pubblicazione sulla rivista open-access PLoS ONE, fornisce «nuove intuizioni sull’azione antitumorale del CBD, che dimostrano che questo cannabinoide segua percorsi molecolari per colpire le cellule tumorali», scrivono gli autori che hanno condotto esperimenti usando il CBD sulle cellule di glioma in vitro. Guidati dalla dottoressa Paola Massi, ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, il gruppo ha concluso che il CBD potrebbe offrire un trattamento efficace senza effetti collaterali per il cancro al cervello. «Il CBD è un fitocannabinoide non psicoattivo che risulta privo di effetti collaterali. I nostri risultati supportano il suo utilizzo come un farmaco anti-cancro efficace nella gestione dei gliomi». Se il potenziale effetto della cannabis nel combattere il cancro non è una novità, bisogna constatare come l’interesse scientifico per cure a base di cannabinoidi stia crescendo. All’inizio di novembre la GW Pharmaceuticals ha annunciato l’avvio dei primi studi clinici del Sativex come terapia anti cancro. La società intende studiare il Sativex come trattamento aggiuntivo all’agente chemioterapico chiamato temozolomide, perché la ricerca pre-clinica dell’azienda suggerisce che i cannabinoidi possano migliorare la capacità anticancro di questo agente. Intanto la dottoressa Massi ed i suoi colleghi hanno condotto una serie di studi pre-clinici su cannabinoidi e cancro, finanziati proprio dalla GW Pharmaceuticals. Nel loro ultimo rapporto i ricercatori riassumono ciò che il loro lavoro ha dimostrato finora sugli effetti del CBD, che interferisce con la fornitura di sangue al tumore (angiogenesi) per innescare la morte delle cellule tumorali (apoptosi).

www.cannabisterapeutica.info

«Abbiamo precedentemente dimostrato che la non psicoattività del cannabidiolo (CBD) limita efficacemente la crescita di cellule di glioma umano, sia in vitro, sia in vivo, per innescare l’apoptosi, stress ossidativo, inibizione della lipossigenasi (LOX) e modulando il sistema degli endocannabinoidi. Inoltre il CBD interferisce con l’angiogenesi associata alla crescita del tumore». Anche se le prove pre-cliniche sono molto chiare, potrebbero servire anni per arrivare al termine delle sperimentazioni cliniche. Nel frattempo il team spera di avere la possibilità di condurre ulteriori ricerche sui meccanismi molecolari influenzati dal CBD. Lo studio ha ricevuto finanziamenti dall’Università degli Studi di Milano e dalla GW Pharmaceuticals. Redazione Cannabisterapeutica.info

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SALUTE

CURARE L’INFLUENZA CON LA FITOTERAPIA L’influenza, molto frequente in tutte le fasce d’età soprattutto nel periodo invernale, è una malattia infettiva causata da un virus della famiglia degli Orthomyxoviridae. Si presenta quasi sempre sotto forma di febbre, mal di gola, raffreddore, brividi e dolore alle ossa. La fase più acuta dell’infezione dura generalmente 3 o 4 giorni e il virus si estingue in circa 10 giorni. La medicina tradizionale, come unico strumento per la prevenzione dell’influenza, consiglia il vaccino preventivo da effettuare in autunno in particolare sugli adulti sopra i 65 anni, i bambini e i dipendenti degli esercizi pubblici. Per quanto riguarda la cura dell’influenza, invece la medicina convenzionale propone un trattamento sintomatico mirato a tenerne a bada i sintomi tramite l’utilizzo di medicinali con principi attivi tali il paracetamolo, l’ibuprofene o l’acido acetil salicilico. Inoltre, nel caso di infezioni batteriche secondarie, si consiglia l’uso di antibiotici e antivirali che provocano diversi effetti collaterali come l’insonnia e danni allo stomaco. Ma il nostro sistema immunitario, è progettato per sconfiggere da solo ogni tipo di virus, e se i virus ci colpiscono significa che è indebolito o ha delle carenze. Quando veniamo colpiti dall’influenza e ne avvertiamo i sintomi, il nostro corpo sta già cercando di curarsi da solo, espellendo ciò che di dannoso ci infastidisce. Anche la febbre, se non raggiunge livelli troppo elevati, è un meccanismo di difesa del nostro corpo, che si riscalda per combattere il virus. Una delle alternative più valide alla medicina tradizionale in termini di influenza è la fitoterapia (dal greco phytón: pianta e therapéia: cura): è quella pratica che prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie. La fitoterapia, piuttosto che un trattamento sintomatico, propone una strategia di prevenzione delle malattie e di rafforzamento del sistema immunitario, sfruttando i benefici di una dieta equilibrata, di uno stile di vita sano e d’integratori alimentari naturali. È consigliato intraprendere il trattamento a base di integratori naturali, all’inizio della stagione autunnale al fine di potenziare l’organismo in vista della stagione fredda. Il ginseng americano (Panax quinquefolius L.) aiuta a stimolare il sistema immunitario e può essere un buon alleato per prepararsi all’inverno così come l’Echinacea che ha proprietà antivirali ed antinfiammatorie ed è molto efficace nel trattamento del raffreddore. Anche il Sambuco (Sambucus nigra) ha forti proprietà antinfluenzali: i fiori secchi hanno azione fluidificante e favoriscono la sudorazione, mentre i frutti sono più indicati per la tosse e per i dolori alle ossa così come l’Uncaria Tormentosa, fortemente utilizzata nei casi di artrite reumatoide e osteoartrite. Oltre a quelle citate, se ne possono trovare molte altre, informandosi un po’. Solitamente la somministrazione degli

integratori è soggetta a una dose giornaliera sia che si presentino sotto forma di estratto secco (capsule) o in gocce. Se si è dei profani in materia è sempre consigliato lasciarsi guidare da un esperto per quanto riguarda le dosi e il modo di somministrazione. L’utilizzo delle piante ha come enorme vantaggio rispetto alla medicina tradizionale di non avere effetti negativi sullo stomaco, ma è necessario segnalare al proprio medico l’utilizzo della fitoterapia se si assumono altri farmaci tradizionali. Le stesse piante oltre ad essere utilizzate nella fase di prevenzione, possono essere usate anche al manifestarsi dei sintomi, integrandole con altre più specifiche ad azione antinfiammatoria come la Spirea o il Salice e gli oli essenziali di piante balsamiche come l’Eucalipto, la Menta Piperita, la Lavanda ecc. In casi d’infezioni come la tonsillite, la sinusite o l’otite vengono invece consigliati gli oli essenziali di Limone con proprietà antisettiche, Timo: antibatterico e fluidificante e Cipresso: espettorante e utile contro la tosse e la bronchite. Per quanto riguarda gli oli essenziali, è necessario prestare attenzione alle dosi e al modo di somministrazione perché hanno una proprietà farmacologica molto elevata e se si superano le dosi possono provocare effetti collaterali. Altre vitamine che è consigliato assumere soprattutto in caso di influenza sono la vitamina C, lo Zinco minerale per potenziare le difese naturali e il betacarotene. La fitoterapia vanta una storia lunghissima e moltissima letteratura a riguardo, è quindi sufficiente fare qualche ricerca per provare a curarsi in maniera alternativa, rispettando il nostro corpo e fruttando la natura senza arricchire inutilmente le case farmaceutiche! G.R.

LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO SONO PURAMENTE DIVULGATIVE. TUTTE LE EVENTUALI TERAPIE, TRATTAMENTI O INTERVENTI ENERGETICI DI QUALSIASI NATURA CHE QUI DOVESSERO ESSERE CITATI DEVONO ESSERE SOTTOPOSTI AL DIRETTO GIUDIZIO DI UN MEDICO. NIENTE DI CIÒ CHE VIENE DESCRITTO IN QUESTO ARTICOLO DEVE ESSERE UTILIZZATO DAL LETTORE O DA CHIUNQUE ALTRO A SCOPO DIAGNOSTICO O TERAPEUTICO PER QUALSIASI MALATTIA O CONDIZIONE FISICA. L’AUTORE E L’EDITORE NON SI ASSUMONO LA RESPONSABILITÀ PER EVENTUALI EFFETTI NEGATIVI CAUSATI DALL’USO O DAL CATTIVO USO DELLE INFORMAZIONI QUI CONTENUTE. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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CANAPA INDUSTRIALE

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IN EDILIZIA, OLTRE ALLA CANAPA, CI VUOLE EQUILIBRIUM PAOLO RONCHETTI CI HA RACCONTATO “LA FOLLIA” DEL FONDARE E GESTIRE UNA GIOVANE E INNOVATIVA START-UP IN ITALIA Equilibrium è un’azienda che si propone di rilanciare la canapa a 360 gradi, avendo come punto di partenza la bioedilizia. L’azienda è nata nel 2011, ma nel suo piccolo sta rivoluzionando il settore nel nostro Paese, come certificano i riconoscimenti ottenuti in rassegne e manifestazioni. La loro creazione più celebre è probabilmente la casa biocompatibile in legno, canapa e calce presentata all’esposizione internazionale dell’edilizia Made Expo 2012, della quale è stato donato un esemplare ad una famiglia terremotata in provincia di Modena, come simbolo per una possibile ricostruzione eco-compatibile. Ma Equilibrium non è solo Natural Beton®, e cioè il bio-composito di canapa e calce che produce e con cui viene realizzato anche il bio-mattone. I fondatori la definiscono un’azienda olistica, che non si concentra solo sui prodotti ma considera anche l’impatto sociale e ambientale che possono avere sulla filiera produttiva e sul consumatore. In che modo, con quali idee e conseguenze, l’abbiamo chiesto a Paolo Ronchetti, general manager e fondatore, insieme a Barbara Ceschi, di Equilibrium. In che senso siete un’azienda olistica? Per noi significa avere un approccio multidisciplinare: ci impegniamo a creare valore ambientale, sociale ed economico lungo l’intera catena e in più settori. Siamo un’azienda sistemica, che guarda alla bioedilizia – ma anche alla nutraceutica e a tutti gli aspetti innovativi della canapa – da un’altra prospettiva. Non si tratta solo di vendere materiali isolanti o alimenti, ma di mettere al primo posto la salute e il benessere della persona. Cosa fate nel settore della bioedilizia? Ci occupiamo di produzione, certificazione e vendita di prodotti e applicazioni a base di canapa e calce, per il mercato della nuova costruzione e per quello della ristrutturazione rivolta al risparmio energetico, in costante crescita grazie alle agevolazioni fiscali in termini di aliquota IVA, ridotta al 10% e di detrazione fiscale, aumentata al 65%. Nonostante l’edilizia sia totalmente in crisi, le nostre soluzioni vengono utilizzate per costruire e riqualificare energeticamente edifici di diversa natura e dimensione. Il bio-mattone, oltre che per la costruzione ex novo, può essere utilizzato isolando murature esistenti e coibentando pavimenti, tetti e sottotetti. Prossimi progetti? Un progetto al quale teniamo molto è “Case di luce”, del nostro partner Pedone Working: DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

un cantiere dalle dimensioni di un’intera area urbana a Bisceglie con 2 condomini e 8 case con muri perimetrali in tufo e Natural Beton® che offrirà abitazioni altamente performanti a livello energetico e con un eccezionale confort abitativo. Sarà l’edificio residenziale più grande del mondo con questa tecnologia. Come vedete il vostro futuro? Avete ricevuto offerte dall’estero? Nel futuro puntiamo a restare in Italia, con tutto quello che comporta, perché il nostro è un progetto costruttivo (in tutti i sensi ndr) che vuole contribuire a risolvere i tanti problemi del nostro Paese. Ma siamo ambiziosi e ci rendiamo conto che per raggiungere i nostri obiettivi siano necessari dei finanziatori e, vista l’esperienza, sarà più facile trovarli all’estero. Rimarremo qui per confermare che l’eco-sostenibilità, il rispetto delle persone e dell’ambiente sono parte di un modello di comportamento che può funzionare anche da noi.

esiste da 10 anni e si trova abbandonata a se stessa poiché l’unico focus delle banche sono i numeri, i bilanci già approvati ed i rating di settore. Ci vuole un cambio di visione. Come nasce invece l’idea di realizzare corsi teorici e pratici per formare tecnici e installatori? Non si può fare tutto da soli. Siamo convinti che le conoscenze vadano condivise senza per forza trarne un profitto immediato. Il nostro approccio è aperto anche nei confronti della concorrenza: siamo convinti che, condividendo parte della nostra esperienza, il ritorno sia superiore in termini di valore, di riscontri sul campo e di esperienza stessa, rispetto a quello che otterremmo se tenessimo segreta la nostra conoscenza. Aiutiamo in questo modo lo sviluppo generale del settore.

Come potete contribuire? Vogliamo creare una filiera che comprenda anche il settore alimentare, dalla produzione e trasformazione del seme di canapa all’apertura di negozi bio e alla fornitura di prodotti a bar e ristoranti, come è successo con il Centro Botanico e i suoi tre punti vendita di Milano, che dallo scorso settembre propongono tra gli scaffali i nostri prodotti a base di canapa. Lo intendiamo come un momento di crescita in generale dell’individuo, sia dal punto di vista culturale che dello stare bene fisicamente. Cosa vuol dire fondare una start-up giovane e innovativa in Italia? E’ una follia. E come spesso capita, le follie si fanno per amore: il bilancio generale è positivo e siamo convinti della bontà delle idee che hanno dato vita a tutto questo e che possono tracciare una strada nuova in direzione del cambiamento. Il nostro contributo sta in una visione del fare impresa che crea prodotti ecosostenibili, rispetta l’ambiente e offre anche un contributo sociale. Non è facile, ma lo stiamo facendo. E ne siamo sempre più soddisfatti, giorno dopo giorno! Quali sono i problemi principali? Mancano le strutture e le condizioni per esistere come start-up. Il sistema stesso è vecchio, lontano anni luce dalla knowledge economy, cioè il concepire idee che portino innovazione eco-sostenibile, predicata in altri Paesi. E’ difficile trovare investitori e le banche non finanziano nulla. Un’azienda innovativa con elevato potenziale di sviluppo ha lo stesso trattamento fiscale di una che magari

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CANAPA INDUSTRIALE

CANAPA LIFESTYLE (R)EVOLUTION 2014 LA FINE DELLA GUERRA ALLA DROGA Ebbene sì. Lo si sentiva nell’aria. L’anno è quello giusto: quello in cui non a caso, Dolce Vita compie 8 anni di egregio lavoro! Ogni pedina sembra finalmente muoversi seguendo un disegno ben preciso, e bene architettato. Dalla fine dell’estate, dopo il matrimonio in canapa e il servizio delle Iene di Willy, Lucia e Andrea, su LapianTiamo, il primo Cannabis Social Club italiano per malati, sembra passato pochissimo tempo. Ma da allora, in realtà anche l’Italia ha inserito la quinta (marcia!). In linea con il resto del mondo, anche da noi si è discusso seriamente sul tema di coltivazione e produzione, trasformazione e cessione di cannabis indica, ad uso ricreativo e a scopo medico. Finalmente direi, visto che intanto l’Uruguay ha approvato una legge che sdogana ogni tipo di mercato nero: prezzo di Stato 1 dollaro al grammo circa, permessa l’autocoltivazione sino a 6 piante, l’apertura di Cannabis Social Club, e il rifornimento presso farmacie autorizzate (max 40gr al mese). A ruota anche a Berlino, apre il primo esperimento di Cannabis Social Club, seguito da Ginevra, Svizzera. E anche la Jamaica che apre la prima azienda di Cannabis Medica, Medicanja. Allo stesso modo l’attivista inglese Colin Davies decide di aprire il New Way Cafè, il primo Cannabis Social Club di Manchester: «Lo Stato qui non permette la vendita di cannabis, e all’interno non vi sarà vendita! E’ una campagna di promozione e sensibilizzazione, e le

persone potranno entrare, iscriversi al club e consumare in qualità di liberi consumatori, in difesa di un proprio diritto». Ma torniamo a noi. Si è svolto martedì 5 novembre il primo incontro in Commissione Giustizia in materia di coltivazione e cessione della cannabis indica e dei suoi derivati. Dopo il secondo incontro, è stata chiesta anche la partecipazione di Giuseppe Nicosia, SicilCanapa e Giancarlo Cecconi di Ascia. Ricordiamo che oltreoceano, sono oramai 20 gli Stati che permettono l’accesso medicinale alla cannabis attraverso i dispensari medici: e adesso si è posta la questione del libero accesso anche ai minori, bambini e neonati. Inoltre sono 3 gli Stati dove la cannabis è stata depenalizzata, anche per l’uso ricreativo. Ed è recente la notizia che anche lo Stato di New York regolerà il consumo di cannabis, attraverso locali adibiti alla vendita e il regolare permesso di possesso di 2 once (trai 50 e 60 gr). In Israele, visto il sempre più crescente numero di persone che ne richiedono accesso, si pensa di estendere a tutti i dottori la possibilità di prescrivere cannabis. Insomma, il resto del mondo sta trascinando l’Italia dentro un movimento che cambierà l’intero sistema. Come l’istinto animale alla sopravvivenza e le teorie darwiniane confermano, si salverà soltanto chi si saprà adattare per primo e al meglio al GLORIOSO cambiamento in atto! Figuratevi allora, cosa potrebbe significare tutto questo, anche per la Canapa Sativa (max 0,2% THC). Go Hemp Go! La Redazione Canapa Lifestyle www.canapalifestyle.com

I DERIVATI DEL SEME DI CANAPA

Da poco più di un anno abbiamo intrapreso la nostra attività di vendita di prodotti a base di semi di canapa. Dapprima abbiamo commercializzato olio, farina e semi decorticati. Non è stato facile: nonostante gli amici di CanaPuglia abbiano comunque aperto la strada a tutti coloro che commercializzano prodotti di canapa in Italia, le persone rimangono comunque scettiche, o addirittura “impaurite”, quando sentono parlare di canapa come alimento. Il proibizionismo ha seminato danni ovunque: molti pensano alla canapa come la pianta da cui si ricava “droga”, ignorando totalmente il fatto che, da questa pianta, si ricavano migliaia di derivati, compresi degli alimenti eccezionali ed una medicina preziosissima.

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Anche i semi di canapa ed i suoi derivati risultano avere effetti terapeutici: i semi venivano usati per curare il deperimento organico nei malati di tubercolosi. All’indirizzo e-mail info@sicilcanapa.it abbiamo ricevuto decine di lettere di clienti che, acquistando i semi decorticati, ci hanno gentilmente reso partecipi di migliorie del loro stato di salute psico-fisico: maggiore attenzione, minor stanchezza, abbassamento del colesterolo, abbassamento dei trigliceridi, innalzamento delle difese immunitarie, migliorie anche nell’umore. A seguito di questi successi, ci siamo sentiti spronati a realizzare altri prodotti a base di canapa, da poter utilizzare ogni giorno, per vivere meglio. Dopo vari e gustosissimi test, siamo pronti ad immettere sul mercato la pasta con farina di grano duro siciliano e farina di semi di canapa e la barretta HempPower. Da gennaio arriverà anche la linea di fitocosmetici HEVO (Hemp Essential Vegetable Oil). Da quest’anno saranno diverse le novità, aggiunte alla lista dei nostri prodotti. Tornando alle lettere, tra quelle giunte dai nostri clienti, una ci ha colpito particolarmente: un connazionale emigrato in Spagna, che ha passato da noi l’estate ed ha acquistato la farina di canapa, ci ha inviato la foto di questa bella torta. Il nostro cliente è un appassionato lettore di Dolce Vita, a cui ha voluto dedicare il suo “stupefacente” dolce. Anche noi auguriamo “Buon Compleanno” alla nostra rivista preferita!

Giuseppe Nicosia Autore di “Leone Bianco - Leone nero. La legge non è uguale per tutti”. Antiproibizionista, responsabile alle produzioni di Sicilcanapa, membro ASCIA e referente della stessa in Sicilia nonché Vice-presidente dell’Ass. Cannabis Cura Sicilia. www.sicilcanapa.it DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


C.A.N.A.P.A.

COLTIVIAMO AZIONI PER NUTRIRE, ABITARE E PULIRE L’ARIA

NUOVO ANNO, NUOVE SFIDE CanaPuglia continua a diffondere il valore della Canapa per l’Uomo, l’Ambiente e l’Economia. Questa volta attirando l’attenzione sulla possibilità di utilizzare la coltivazione annuale di questa pianta per bonificare terreni contaminati da alcuni metalli pesanti e sostanze organiche. Il progetto, battezzato all’interno dell’A.B.A.P., vuole comunicare l’esigenza di coltivare azioni per migliorare le condizioni di vita di se stesso e del Pianeta. Protagonista non solo il territorio tarantino devastato dalla più grande industria siderurgica in Europa, ma anche tutta la zona del brindisino dove insiste la centrale a carbone di Cerano (anch’essa la più grande in tutta Europa) e la Montedison dove c’è il divieto di coltivare colture destinate al settore alimentare. La Canapa che crescerà su questi territori, prima di essere utilizzata, sarà analizzata in ogni sua parte come lo stesso suolo. È proprio questo il fulcro del progetto: verificare quali inquinanti sequestra la pianta, in che quantità e in quale parte. Dott.ssa Ilaria Di Palma www.CanaPuglia.it

Invitiamo tutti i lettori di Dolce Vita a sostenere la realizzazione e pubblicazione di un film–documentario sulla rivoluzione di CanaPuglia con il quale vogliamo dare un contributo al risveglio del cittadino italiano. Da Gennaio 2014 nuovi servizi per i sostenitori di CanaPuglia: green bistrot, aperitivi culturali, giardino indoor e bottega presso la nuova sede di Conversano.

CANAPUGLIA RINGRAZIA Tutto il Network di aziende, punti vendita, associazioni, istituzioni e singoli sostenitori per aver alimentato economicamente e moralmente nel 2013 tutte le attività dell’Associazione. Lo Staff di Dolce Vita, al suo ottavo anno di attività, per averci dato la possibilità di diffondere le nostre attività e le notizie del territorio, così come i nuovi portali canapaindustriale.it e cannabisterapeutica.info, fondamentali per accelerare il risveglio culturale dell’Italia.

EVENTI IN PROGRAMMA Progetto Ve.Li.Ca. - Milano, 3 Febbraio 2014 Incontro per gli agricoltori - Bari, Febbraio 2014



JACK HERER BOOK

THE EMPEROR WEARS NO CLOTHES CAPITOLO QUINDICI LA STORIA UFFICIALE DEBUNKING “GUTTER SCIENCE” Dopo 15 giorni passati ad ascoltare testimonianze e oltre un anno a deliberare, il giudice dell’amministrazione legale della DEA, Francis L. Young esortò ufficialmente la DEA a consentire la prescrizione medica di marijuana. Nella sua sentenza del settembre 1988, decretò: «Le prove di questa documentazione mostrano chiaramente che la marijuana viene ritenuta in grado di mitigare il disagio di una quantità di gente gravemente malata, con la sicurezza di una supervisione medica... Sarebbe irragionevole, arbitrario e capriccioso da parte della DEA mettersi ancora tra queste persone sofferenti e i benefici di questa sostanza, alla luce delle prove di questa documentazione. In termini strettamente medici, la marijuana è alla lunga più sicura di molti cibi che mangiamo comunemente, la marijuana nella sua forma naturale è una delle sostanze con principi terapeutici attivi più sicure tra quelle note all’uomo». Malgrado ciò, l’ex-amministratore della DEA John Lawn, il suo successore Robert Bonner, e l’attuale Amministratore John Constantine – nessuno dei quali è medico! – non hanno acconsentito, e hanno continuato a negare la cannabis medicale, a loro discrezione personale. TEMPO BUTTATO, VITE BUTTATE Sono trascorsi più di 100 anni da che la commissione di studi British Raj del 1894 sui fumatori di hashish in India riportò che l’uso di cannabis era innocuo e perfino salutare. Numerosi studi da allora si sono trovati in pieno accordo, dei quali i più rilevanti sono le Commissioni Siler, LaGuardia, Shafer (per Nixon), la Canadese LeDain e la Californiana Research Advisory Commission. Contemporaneamente, i Presidenti americani hanno elogiato la canapa, la USDA ha ammassata una quantità di dati sul suo valore come risorsa naturale, e nel 1942 l’amministrazione Roosevelt ha prodotto Hemp for Victory, un film che esalta i nostri patriottici coltivatori di canapa. Lo stesso anno, la Germania produceva l’Abbiccì Umoristico della Canapa, un giornalino a fumetti, scritto in rima, che decantava le virtù della canapa. Ma ancora oggi l’uso medico della canapa viene negato agli umani.* Intervistato a proposito del fallimento della sua proposta alla DEA alla fine del 1989, il giudice Young ha detto di aver lasciato all’amministratore John Lawn il tempo di acconsentire. *L’Autore si riferisce qui evidentemente agli usi veterinari (ancora) legali negli USA degli estratti di cannabis, N.d.t.

Più di un anno dopo, Lawn ha ufficialmente rifiutato di rimettere la cannabis nella sua agenda, classificandola ancora nella Tabella I come droga “pericolosa”, della quale non è permesso nemmeno l’uso medico. Condannandolo per questa inutile sofferenza imposta ad americani indifesi, la National Organization to Reform Marijuana Laws (NORML) e il Family Council on Drug Awareness hanno prontamente richiesto le dimissioni di Lawn. Ma i suoi successori, Bonner e l’attuale Constantine, mantengono la stessa linea politica. Con quale ipocrisia dei pubblici ufficiali possono screditare dei fatti e negare la verità? Come motivano le loro atrocità? Come? Si inventano i loro esperti personali.

PARTE PRIMA Jack Herer “The Emperor wears no clothes” è un libro del 1985 scritto da Jack Herer, famoso attivista Americano, un vecchio combattente da sempre in prima linea nella guerra per la depenalizzazione della cannabis, deceduto il 15 aprile 2010. Si tratta di uno dei più importanti documenti mai scritti a riguardo, ora disponibile in italiano. Pubblichiamo l’intero libro in questa rubrica, un capitolo ogni numero. E’ possibile scaricare il libro completo dal nostro sito internet (www.dolcevitaonline.it sezione downloads) Drug Abuse Resistance Education, Partnership for a Drug Free America. Tutte le ricerche seguenti considerarono le scoperte di Heath sulla marijuana irrilevanti, poiché l’intossicazione da monossido di carbonio e altri fattori furono totalmente trascurati.

Quando il governo statunitense sponsorizzava ricerche sulla cannabis prima del 1976, e queste ne indicavano l’innocuità o i benefici, la metodologia di ogni studio era presentata nel dettaglio assieme con il rapporto; leggete ad es. The Therapeutic Potential of Marijuana (del 1976) dove la metodologia di ogni studio è acclusa. Quando però i burocrati del nostro governo hanno sponsorizzato ricerche per avere esiti arbitrariamente negativi sulla marijuana, più e più volte la rivista Playboy, NORML, High Times, etc. hanno dovuto appellarsi alla nuova Freedom of Information Act per scoprire l’effettiva metodologia di laboratorio impiegata in questi “esperimenti”. Quello che hanno scoperto è shockante. STUDI DEL DR. HEATH/TULANE, 1974 I TITOLI: DANNI CEREBRALI E SCIMMIE MORTE Nel 1974, al governatore della California Ronald Reagan fu chiesto di depenalizzare la marijuana. Dopo aver prodotto le ricerche Universitarie Heath/Tulane, il cosiddetto “grande comunicatore” disse che «Le più attendibili fonti scientifiche dichiarano che danni permanenti al cervello sono tra i risultati inevitabili dell’uso di marijuana». (L.A. Times) Il rapporto del dottor Heath aveva concluso che le scimmie Rhesus, fumando l’equivalente di soli 30 joints al giorno, iniziavano ad atrofizzarsi e a morire dopo 90 giorni. E da allora, le cellule morte trovate nei cervelli delle scimmie costrette a fumare marijuana sono state uno degli spaventapasseri dei manualetti propagandistici del governo e nella letteratura contro l’erba. Il senatore Eastland del Mississippi lo usò in tutti gli anni ‘70 per terrorizzare i legislatori statali e impedire il loro supporto alla proposta di depenalizzazione del NORML al Congresso, perlopiù

I DOPPI SENSI DEL GOVERNO Dal 1976, il nostro governo federale (NIDA, NIH, DEA*, e Action), gruppi sponsorizzati dalla polizia (come il DARE*), e gruppi di interesse speciale (come il PDFA*) hanno dichiarato al pubblico, alla stampa, e ad associazioni di genitori di avere la “prova certa” degli effetti spaventosamente negativi della marijuana. * National Institute on Drug Abuse, National Institutes of Health, Drug Enforcement Agency, DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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JACK HERER BOOK

sponsorizzata dal poi senatore Jacob Javitts di New York. I rapporti dello studio sono anche stati distribuiti dalla gerarchia dei professionisti della riabilitazione come una delle loro motivazioni per tenere lontano i ragazzini dall’erba, basate su presunte pubblicazioni scientifiche. Vengono usati per terrorizzare le associazioni di genitori, i gruppi parrocchiali, etc., che poi li ridistribuiscono al pubblico.

inalato dalle scimmie. Il monossido di carbonio è un gas mortale per le cellule cerebrali che si produce dalla combustione di qualsiasi cosa. Con quella concentrazione di fumo, le scimmie erano in effetti come persone chiuse in garage con la macchina accesa per un quarto d’ora ogni giorno!

Tutti gli studi seguenti ritennero privi di valore gli esperimenti di Heath, Heath uccise le scimmie mezze-morte, aprì i loro cervelli, contò le cel- a causa dell’avvelenamento da monossido e altri fattori che erano stati lule morte, e poi prese delle scimmie di condel tutto trascurati nei rapporti. Altri, come trollo, che non avevano fumato marijuana, I metaboliti del THC nel corpo quelli del dottor Gabriel Nahas negli anni ‘70, uccise anche loro, e contò le loro cellule cesi possono comparare alla cercarono di collegare in qualche modo i merebrali. Le scimmie che avevano fumato erba taboliti del THC che si trovano comunemencenere di una sigaretta: il avevano una quantità enorme di cellule cerete nei tessuti grassi del cervello, degli organi brali morte, rispetto alle scimmie “normali”. residuo inerte che rimane del riproduttivi e in altre aree del corpo, con le cannabinoide attivo, quando cellule cerebrali delle scimmie soffocate. La dichiarazione di Ronald Reagan fu probaesso è stato metabolizzato Oggi, nel 1999, sono trascorsi 17 anni e non bilmente basata sul fatto che il fumo di marijuana era l’unica differenza fra i due gruppi di una singola parola delle ricerche di Heath e dal corpo. scimmie. Forse Reagan credeva che gli studi Nahas è stata comprovata! Ma i loro studi federali fossero reali e corretti. Forse aveva altri motivi. Qualunque vengono ancora tirati in ballo dalla Partnership for a Drug Free Amerifosse il motivo, questo è quello che il governo diede in pasto alla stam- ca, dalla Drug Enforcement Administration (DEA), dagli uffici statali della pa e al PTA, che gli credettero senza riserve. narcotici, dai politici, e più o meno in ogni occasione pubblica, come prova scientifica dei pericoli della marijuana. Questa è la propaganda di Nel 1980, Playboy e NORML ottennero finalmente, dopo sei anni di disinformazione negli USA al suo peggio! I contribuenti hanno pagato continue richieste e citazioni, un accurato resoconto delle procedure queste ricerche e hanno il diritto a una corretta informazione pubblica usate negli studi dell’infame rapporto. Quando gli studiosi ingaggiati da e scolastica. NORML e Playboy per esaminare i rapporti lessero i documenti che riguardavano la metodologia, si misero a ridere. Nel 1996, Gabriel Nahas, in Francia, citò Mishka, il traduttore dell’edizione francese di questo libro, “L’Emperor est Nu!” per danni. Mishka I FATTI: IL SOFFOCAMENTO scrisse che gli studi di Nahas erano considerati spazzatura dal mondo DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE intero. La corte francese, dopo avere esaminato il caso, e dopo che Come fu poi riportato su Playboy, la metodologia degli esperimenti Nahas aveva buttato l’equivalente di centinaia di migliaia di dollari in “voodoo” di Heath prevedeva di legare una scimmia Rhesus a una se- spese legali, lo premiò con il massimo insulto: un franco, all’incirca 15 dia e pompargli dentro l’equivalente di 63 spliff* colombiani in «cinque centesimi di dollaro Americano per danni, e spese a suo carico! minuti, attraverso una maschera, per evitare la perdita del fumo». Playboy scoprì che Heath aveva somministrato l’equivalente di 63 joint in cinque LA PERSISTENZA DEI METABOLITI DEL THC minuti per tre mesi, invece dei 30 al giorno per oltre un anno, come dichiarato all’inizio. Heath aveva fatto questo, si scoprì, per evitare la I TITOLI: RESTANO IN CIRCOLAZIONE PER 30 GIORNI! paga di un assistente per un anno intero. Il governo affermò anche che dal momento che “i metaboliti del THC” restano nelle cellule lipidiche del corpo fino a 30 giorni dopo l’ingeLe scimmie erano state soffocate! La deprivazione di ossigeno per un stione, un solo spinello era molto pericoloso; asserendo che gli effetti periodo che va dai tre ai cinque minuti provoca danni cerebrali e “cel- a lungo termine di questi metaboliti sulla razza umana non si possono lule cerebrali morte” (Manuale Salvavita della Croce Rossa e Manuale nemmeno immaginare, e altre allusioni in termini pseudo-scientifici di Sicurezza Acquatica). Con la concentrazione di fumo utilizzata negli (frasi come “si potrebbe verificare”, “potrebbe significare”, “probabilesperimenti, le scimmie erano un po’ come delle persone che stanno mente”, “forse”, etc.*) in auto nel garage, con il motore acceso, per 5, 10, o 15 minuti al gior- * “Può essere, potrebbe, e probabilmente non sono conclusioni scientifiche.” Dott. Fred Oerther, no, ogni giorno! L’esperimento delle scimmie di Heath non era altro Settembre 1986. che uno studio sull’asfissia animale e sull’avvelenamento da monossido di carbonio. Tra l’altro, Heath aveva completamente omesso (intenzioContinua sul prossimo numero… nalmente? incompetentemente?) il discorso del monossido di carbonio

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PSICONAUTA

“LSD Il Mio Bambino Difficile” è un libro del 1979 scritto da Albert Hofmann, famoso scienziato, comunemente conosciuto come il “padre dell’LSD”, psiconauta per eccellenza, deceduto nel 2008 all’età di 102 anni. Fu il primo a sintetizzare e sperimentare l’LSD scoprendone gli effetti psichedelici e studiandone i potenziali utilizzi medici e scientifici. Pubblichiamo i capitoli più interessanti in questa nuova rubrica. E’ possibile scaricare il libro completo dal nostro sito internet (www.dolcevitaonline.it - sezione downloads)

LSD IL MIO BAMBINO DIFFICILE DODICESIMA PARTE L’LSD non è certamente una sostanza che si trovi nell’organismo umano, ma la sua stessa esistenza e azione fanno sospettare e rendono possibile la presenza di prodotti metabolici anormali, che, anche in micro-quantità, potrebbero determinare stati psicotici. Con ciò l’ipotesi dell’origine biochimica di certe malattie mentali ha ricevuto ampio sostegno e ha incoraggiato la ricerca scientifica in quella direzione. Uno degli impieghi medicinali dell’LSD che tocca questioni etiche fondamentali, concerne la sua somministrazione alle persone in fin di vita. Questa pratica nacque nelle cliniche americane, quando alcuni medici si accorsero che gli stati particolarmente gravi di sofferenza nei malati di cancro, su cui gli antidolorifici convenzionali non sortivano più alcun effetto, potevano essere alleviati o addirittura soppressi dall’LSD. Ciò non implica ovviamente un’azione analgesica classica. La diminuzione della sensibilità al dolore può bensì verificarsi perché i pazienti sotto l’effetto di LSD vivono uno stato di dissociazione psichica dal corpo che impedisce al dolore l’accesso alla loro consapevolezza. Affinché questo farmaco si dimostri efficace, è in special modo decisivo che il paziente riceva la preparazione e le istruzioni necessarie sul genere di esperienza e di trasformazione che lo attende. In molti casi si è dimostrata utile la presenza di un sacerdote o di uno psicologo per guidare i pensieri del malato in una direzione religiosa. Numerose storie cliniche riferiscono di pazienti che nel letto di morte hanno raggiunto significative intuizioni circa la vita e la morte, e liberi dalla sofferenza in virtù dell’estasi provocata dall’LSD, riconciliati con il loro destino, hanno affrontato la fine senza paura e con serenità. Gli studi finora compiuti sulla somministrazione di LSD ai malati terminali sono stati compendiati e pubblicati da S. Grof e J. Halifax nell’opera The human encounter with death (E.P. Dutton, New York, 1977). Gli autori, insieme a E. Kast, S. Cohen e W. A. Pahnke, sono tra i pionieri di questo tipo di impiego dell’LSD. Anche la più recente e completa pubblicazione sull’uso di LSD in psichiatria, Realms of the human unconscious: observations from LSD research (The Viking Press, New York, 1975) porta la firma di S. Grof, lo psichiatra cecoslovacco emigrato negli Stati Uniti. Il libro presenta una valutazione critica dell’esperienza con l’LSD dal punto di vista dell’analisi freudiana e junghiana, così come di quella esistenziale. DA FARMACO A SOSTANZA STUPEFACENTE Durante i primi anni successivi alla sua scoperta, l’LSD mi procurò la stessa soddisfazione e gratificazione che un farmacologo proverebbe se venisse a sapere che la sostanza da lui creata potrebbe rivelarsi un farmaco efficace. La scoperta di nuovi medicinali è infatti l’obiettivo della sua attività di ricerca; è in questo che consiste il significato del suo lavoro. L’USO NON TERAPEUTICO DELL’LSD La gioia di aver generato l’LSD venne offuscata dopo più di dieci anni di ininterrotta ricerca scientifica e di impiego farmacologico, quando esso fu travolto dall’onda gigantesca di un desiderio incontenibile di DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

inebriamento, che cominciò a diffondersi nel mondo occidentale, soprattutto negli Stati Uniti, alla fine degli anni Cinquanta. Fu insolito il modo in cui l’LSD assunse rapidamente il suo nuovo ruolo di sostanza stupefacente, divenendo per un certo periodo la droga in assoluto più famosa. Con la diffusione del suo uso, a cui seguì un notevole incremento nel numero di incidenti provocati da un impiego irresponsabile, senza alcun controllo medico, l’LSD divenne per me e per la Sandoz un bambino difficile. Era comprensibile che una sostanza che ha un effetto così straordinario sulla percezione mentale e sul modo di esperire la realtà esterna e interna, avrebbe stimolato l’interesse anche al di fuori degli ambienti medico-scientifici, ma non sospettavo che l’LSD, con la sua azione imprevedibile, misteriosa e profonda, non certo tipica di una droga voluttuosa, avrebbe conosciuto un uso così esteso come stupefacente. Mi ero aspettato una certa curiosità e interesse da parte di artisti oltre che di scienziati, ma non da parte della gente in generale. Dopo le pubblicazioni scientifiche sulla mescalina intorno all’inizio del secolo, che, come già detto, provoca effetti abbastanza simili a quelli dell’LSD, l’uso di questo composto rimase circoscritto all’ambito medico e artisticoletterario. Prevedevo lo stesso destino per l’LSD. E, infatti, le prime sperimentazioni non terapeutiche vennero condotte da scrittori, pittori, musicisti e altri intellettuali. Le sedute con LSD sollecitavano, a quel che si diceva, esperienze estetiche fuori dell’ordinario e nuove intuizioni sulla natura del processo creativo. Gli artisti erano influenzati nella loro opera in modi del tutto non convenzionali. Si sviluppò un genere particolare di arte conosciuto come arte psichedelica. Comprendeva creazioni concepite sotto l’influenza di LSD e di altre sostanze psichedeliche, in cui le droghe agivano come stimolo e sorgente di ispirazione. Vi si fa riferimento nella pubblicazione curata da Robert E.L. Masters e Jean Houston, Psychedelic art (Balance House, 19G8). I lavori artistici non vengono eseguiti mentre la sostanza è ancora attiva, ma solo successivamente, in virtù dell’ispirazione ottenuta da queste esperienze. Per tutta la durata dello stato alterato di coscienza la creazione è ostacolata se non addirittura impedita. L’afflusso di immagini è troppo vasto e troppo veloce per essere raffigurato e darne una forma compiuta. Una visione incessante paralizza qualsiasi attività. Le produzioni artistiche che nascono nel corso dell’alterazione con LSD hanno perciò un carattere rudimentale e sono interessanti non per il loro valore estetico, ma perché rappresentano una sorta di psicogramma che rivela le più profonde strutture psichiche dell’artista. Questo aspetto venne evidenziato in una ricerca svolta su larga scala dallo psichiatra Richard P.Hartmann di Monaco, a cui presero parte trenta pittori famosi. Hartmann pubblicò i risultati nel libro Malerei aus Bereichen des Unbewussten: Kunstler experimentieren unter LSD (Dipinti dalle sfere dell’inconscio: un esperimento di artisti con l’LSD), Verlag M. Du Mont Schauberg, Colonia, 1974. Continua sul prossimo numero…

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PSICONAUTA

LE DROGHE DEGLI ANTICHI EGIZIANI Gli studi archeologici ed etnobotanici hanno rivelato che il prelato dell’antico Egitto utilizzava i seguenti vegetali psicoattivi per effettuare “viaggi nell’al di là”: ninfea, mandragora e, forse, una specie di datura (Emboden, 1995). Altre droghe psicoattive erano costituite da cannabis, giusquiamo (Hyoscyamus muticus L.), birra di dattero, di orzo e di melagrana, vino di palma e d’uva, semi di ruta siriaca (Peganum harmala), e una specie di lattuga. La ninfea egiziana (Nymphaea caerulea) è dotata di proprietà narcotiche, la mandragora (Mandragora sp.) è caratterizzata da proprietà allucinogene. La mandragora era associata alle divinità Ra e Hator (Heinrich, 1918). La presenza di papavero da oppio (Papaver somniferum L.) nella cultura egizia è oggetto di forte discussione. In particolare, studi critici confermerebbero la sicura presenza di questa droga solo a partire dall’età ellenistica (III° secolo a.C.), nonostante la moltitudine di studiosi che, in maniera un po’ acritica, riportano la sua presenza a partire dalla XVIII Dinastia (cfr. Nencini 2004). Nell’arte egizia le raffigurazioni di ninfea e mandragora iniziarono nella Quinta Dinastia (2560-2420 a.C. circa) e continuarono sino al Periodo Tolemaico (330-323 a.C.). Queste due piante appaiono intimamente associate fra di loro nella documentazione archeologica.

Scena di rituale di cura. L’uomo ammalato è un faraone (Semenkhara o Akhenaton), che è assistito dalla regina (Meritone o Nefertiti), che tiene in una mano due frutti di mandragora e nell’altra un mazzo di ninfee (cfr. Emboden 1989). Rilievo policromo del 1350 a.C. circa. Museo Egizio di Berlino.

E’ stato ipotizzato che il prelato egiziano mescolasse insieme le droghe – mandragora, ninfea e, forse, oppio – per ottenere un potente veicolo, chiamato didi, per raggiungere profondi stati di coscienza in uno stato di coma apparente (Emboden, 1989). Queste esperienze ad interpretazione religiosa erano molto probabilmente esclusive per la casta prelatizia. Numerosi “unguentari” ritrovati nelle tombe reali, ritenuti in precedenza contenitori per profumi, stanno ora rivelando una funzione più realistica, e cioè quella di flaconcini di “elisir per trasformarsi in dei”, dai potenti effetti psicotropi. Una specie di lattuga selvatica (L. serriola L.), dalle ritenute proprietà afrodisiache, era associata al dio itifallico Min (Germer, 1980; Harlan, 1986; Keimer, 1924). Da questa specie gli antichi Egiziani ottennero per assidua selezione la lattuga da orto, che fu in seguito diffusa in tutto il Mediterraneo. Il lattice essiccato della lattuga selvatica, noto nella cultura classica e medievale come lattucario, era la droga psicoattiva. A basse dosi fu impiegata in Europa come droga simil-oppiacea, mentre a dosaggi maggiori fu impiegata nell’antico Egitto come stimolante e associata al culto del dio Min (Samorini 2003-4, 2006). samorini.it

L. serriola L.

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SETTE FIORI DI SENAPE CONOR GRENNAN L’EROE DISCRETO MARIO VARGAS LLOSA Per Vargas Llosa un eroe è una persona semplice. Con la schiena dritta, diremmo noi, che si comporta secondo coscienza, ma che lo fa in modo discreto, senza forse nemmeno capire la forza dell’esempio che da a tutta la cittadinanza. Non cede alle minacce, si comporta in maniera onesta, e continua per la sua strada. La vita del Sudamerica in evoluzione raccontata dal premio Nobel per la letteratura attraverso la storia di due uomini diversi, ma simili nella buonafede e determinazione. Il pizzo, la lotta alla mafia, tradimenti famigliari e colpi di scena melodrammatici degni della miglior soap opera in una storia piena di poesia e contraddizioni, nella quale fa capolino anche il Diavolo, o forse no, che dispensa consigli con le sembianze di un anziano signore qualunque.

Un viaggio ai confini del mondo per combattere la noia della quotidianità, dopo 8 anni di lavoro presso un’azienda. E’ la storia di Conor Grennan, un normalissimo ragazzo americano che decide così di dare una nuova piega alla sua vita. E’ il 2004 quando si ritrova in Nepal, tappa del suo giro del mondo, in veste di volontario presso l’orfanotrofio la Casa dei piccoli principi, nel distretto di Humla, non sapendo ancora che da quel momento la sua vita cambierà radicalmente. Infatti alcuni mesi dopo, appena tornato in America gli giunge notizia che i bambini di cui si era preso cura sono scomparsi. Immediatamente decide di ritornare in Nepal per trovare i bambini scomparsi con pochi indizi da seguire e nel bel mezzo dei sentieri dell’Himalaya, rischiando tutto. Un libro che non si distingue per la particolare scrittura ma per il fatto che si identifica in un racconto di protesta nei confronti dei bambini in Nepal, audace!

L’ARTE DELLA FELICITA’ ALESSANDRO RAK Più che un film d’animazione L’arte della felicità è un piccolo miracolo italiano realizzato da un gruppo di 30enni. Racconta la storia di Sergio, un tassista che ha perduto se stesso e che si aggira per una Napoli sporca, buia e piovosa, minacciata da un Vesuvio borbottante, il cui taxi si trasforma in un set per racconti variegati fatti da un cliente dopo l’altro, che girano tutti intorno al significato di vita e di felicità. Una ricerca su come andare oltre il difficile presente in bilico tra il degrado culturale che la circonda e la bellezza dannata che potrebbe salvarla. La regia è di Alessandro Rak ed è stato prodotto da Luciano Stella, che ha scritto la sceneggiatura insieme al regista, mentre la struggente colonna sonora è firmata da Antonio Fresa, Luigi Scialdone e da altri giovani musicisti napoletani. Partito in sordina e con poca distribuzione ha già vinto due premi a Venezia e il primo premio come migliore debutto cinematografico al Raindance di Londra.

ENTER THE VOID GASPARE NOE’ Enter the Void, pellicola fuori dal normale, è stato definito dallo stesso regista argentino un melodramma psichedelico. Ambientato nella luminosa e caotica Tokyo, parla di un ragazzo orfano, Oscar, che per mantenere la sorella decide di fare lo spacciatore, diventando anche un consumatore. Il film va vissuto come una grande esperienza sensoriale dove all’interno si inseriscono tematiche profonde e archetipi che si mischiano e rischiano di rendere poco chiaro il messaggio finale, perché l’autore pone in rilievo i problemi senza risolverli. Il complesso di edipo, le discussioni sulla reincarnazione e l’esaltazione degli stati visionari provocati dalla droga si insinuano nella vita del protagonista influenzandone i vari aspetti. La pellicola è caratterizzata da lunghi piani sequenza in soggettiva in cui riusciamo a percepire quasi gli effetti delle droghe sul protagonista.

MUSICA HIDE - BLOODY BEETROOTS Hide è il nuovo album dei The Bloody Beetroots, progetto italianissimo di Bob Cornelius Rifo, partito dai DJset e finito sui palchi live di mezzo mondo, ma che da noi non ha ancora ottenuto il riconoscimento che merita. Il 35enne di Bassano ha registrato a Londra il nuovo disco che contiene collaborazioni del calibro di un certo Paul McCartney, Penny Rimbaud dei Crass, Sam Sparro, Chromeo e altri. L’energia del punk, l’elettronica, il rock, il rap e la dubstep fusi in un genere unico. Il titolo fa riferimento anche alla maschera usata durante i concerti, non per nascondere la propria identità alla gente, ma come simbolo di protesta usato dai fuorilegge di tutte le epoche per non farsi riconoscere.

BLACKBIRD - FAT FREDDY’S DROP Blackbird è il terzo album in studio dei Fat Freddy’s Drop, probabilmente il titolo è stato scelto per indicare il traguardo tanto temuto dalle band del 3° disco. Il settetto, proveniente da Wellington, è composto da trombe, tromboni, sax, campionatori, tastiere e synth ma non manca di improvvisazioni più vaste. Un album che rispecchia il percorso evolutivo della jam band, è l’unico termine appropriato che gli si addice dopo aver visto un loro live. Godono di una grandissima capacità di sperimentazione e la loro musica è famosa per essere contaminata da vari generi tra cui: reggae, electro, funky, soul e sporadicamente anche house. La vena rilevante è proprio l’armonia e la freschezza con cui miscelano i generi in cui i diversi stili s’incastrano alla perfezione. Proprio un ottimo disco per chi vuole godersi 64 minuti di gustosa musica. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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HI-TECH & WEB

PHONEBLOKS: QUANDO LO SMARTPHONE E’ PER SEMPRE! sorse necessarie alla ricerca e allo sviluppo, si è messo in moto creando Project Ara: progetto parallelo a quello dei Phonebloks. Il CEO di Motorola non sembra farsi scappare l’occasione dichiarando che l’azienda sta lavorando per realizzare un prototipo dello smartphone modulare che però non sarà disponibile prima del 2015.

La storia degli smartphone modulari si compone giorno dopo giorno come i pezzi di un puzzle, o meglio, come i blocchi di un Phonebloks. Nato dall’idea di un designer olandese di nome Dave Hakkens, il concetto di Phonebloks è nel pieno della sua evoluzione e ha richiamato l’attenzione di colossi della tecnologia come il gruppo Google-Motorola. L’idea di base è quella di reagire al problema dell’e-waste (inquinamento tecnologico) provocato dall’obsolescenza degli oggetti elettronici che acquistiamo a prezzi altissimi e che durano massimo un paio d’anni prima di andare alla discarica. Come ottenere quindi uno smartphone che non invecchi mai e che possa essere aggiornato proprio come accade per i computer? La risposta data da Dave Hakkens è il Phonebloks: lo smartphone modulare dove i “blocchi” vengono scelti e customizzati secondo le esigenze personali e dialogano su una base comune connettendosi tra loro “ad incastro” proprio come i lego. L’obiettivo? Mutare nel tempo il proprio dispositivo adattandolo alle proprie esigenze e permettendo di sostituire solo i blocchi rotti o vecchi. Bisogna tenere presente però che questa è la storia di un concetto e per ora non ci sono prototipi. Il 29 Ottobre 2013 è stato lanciato il video di presentazione che ha ottenuto più di 18 milioni di visite su Youtube e una campagna su Kickstarter che ha trovato l’interesse di 979, 626 supporters. Ma oltre all’interesse dimostrato dai futuri utenti, il team di Phonebloks ha cercato di

mettersi in contatto con le maggiori aziende mondiali di telefonia mobile con l’obiettivo di trovare qualcuno pronto ad investire e a collaborare al progetto senza però alterarne il concetto di base: uno smartphone sostenibile e una piattaforma che permetta agli utenti di creare i propri blocchi su misura, scegliendo tra le marche preferite. Gli utenti saranno al centro della fabbricazione del prodotto: nel mese di novembre, infatti, è stata avviata una piattaforma online che permette agli utenti di scambiarsi idee e suggerimenti con l’obiettivo di risolvere i problemi tecnici e contribuire con nuove idee. Per il momento i maggiori problemi tecnici sono legati alla velocità di connessione tra il blocco principale e le differenti componenti che rallenterebbero di gran lunga la user experience. Ed è proprio per risolvere problemi di questo tipo che il team Motorola, che possiede le ri-

AMO IL WEB, NON RICAMBIATO

Il telefono modulare potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione per l’industria della telefonia mobile e per i commercianti delle varie componenti. Essi sarebbero infatti in grado di vendere i blocchi direttamente al consumatore, diminuendone i costi e coinvolgendo un numero minimo di intermediari offrendo un prodotto di alta qualità. Nonostante l’entusiasmo di molti, il progetto dei Phonebloks è stato oggetto di critiche perché non ridurrebbe l’e-waste, ma piuttosto spingerebbe gli utenti ad aggiornare continuamente il dispositivo rimanendo una delle cause dell’inquinamento tecnologico. A questa accusa Dave Hakkens risponde che si tratterebbe ugualmente di una diminuzione in quanto normalmente produciamo un 100% di rifiuti buttando l’intero cellulare e ne produrremmo solo un 10% liberandoci di un blocco soltanto. Ma a questo proposito un’altra domanda sorge spontanea: che fine faranno i nostri attuali smartphone e cellulari se la rivoluzione dei Phonebloks arriva sul mercato? Solo il tempo ci racconterà il seguito della storia. Giulia Rondoni

IL SITO SEGNALATO

TED.COM BISOGNI URGENTI

Agenzia: Senti, qui la cliente ha fatto una precisazione che sega completamente l’idea che dovevo presentare. Riesci a ipotizzare un’altra app per IPhone? Un gioco che sia coinvolgente e costi poco! Alla Ruzzle…

Io: Uhm, provo a ragionarci e ti faccio sap… Agenzia: No, no! Mi servirebbe subito, sono uscito dalla riunione con la scusa di andare in bagno ma devo rientrare… fonte: amoilweb.wordpress.com

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Ted.com è una grande banca dati, creata dall’omonima associazione no-profit, con lo scopo principale di mettere a disposizione degli utenti, in maniera totalmente gratuita, video e file audio delle diverse conferenze che si tengono nel mondo. Gli argomenti trattati sono tra i più disparati tra cui: tecnologia, design, scienze, problemi globali, business e intrattenimento. Ted è l’acronimo di “Technology Entertainment Design” e il motto che lo identifica, nonché la mission, è “Ideas worth spreading” (lett. Idee degne di essere diffuse). I video sono in inglese ma fortunatamente c’è un database di video tradotti in italiano. Il valore aggiunto di ted.com è dato dalla possibilità di seguire le conferenze di personaggi di spicco tra cui premi Nobel, ingegneri e menti eccelse anche dall’altra parte del mondo. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


STREET ART

OZMO: DAI MURI AI MUSEI CON LA DIGNITA’ DI UN VERO ARTISTA Ozmo, che si è formato con i primi tag e puppet negli anni ‘90, evolvendosi ha cominciato a dipingere sui muri vere e proprie opere d’arte, senza mai smettere. All’inizio del 2012 è entrato a far parte della collezione del museo del Novecento di Milano, e a fi ne anno ha decorato una parete del Macro di Roma, come coronamento di un percorso iniziato da lontano. Nell’opera romana i soldi e il potere schiacciano l’individuo e Ozmo chiama a raccolta per una svolta. 28 metri che rappresentano una Babilonia tutta italiana: studenti che manifestano presi a manganellate, politici che s’ingozzano e la base cupa, con i volti spenti, che tiene tutto sulle proprie spalle. Se la rivoluzione culturale che tutti auspicano per l’Italia deve prima o poi cominciare da qualche parte, questo pare un buon punto

Come nasce il nome Ozmo? Il nome nasce dalla tag. Oltre al lettering mi sono sempre interessato all’aspetto figurativo concentrandomi sui cosiddetti puppet. L’ho scelto per avere due elementi nella tag che si potessero sostituire con due puppet, essendo la O una lettera intrasformabile e senza stile, con due lettere fighe come la Z e la M che sono invece molto appuntite e spezzettate. E poi ho studiato una firma per cui dalla Z facevo un loop con un tondo sotto per chiuderla in modo equilibrato. Ogni intervento di writing o street art viene oggi etichettato come “riqualificazione urbana”. Cosa c’è che non va in questo concetto? Sembra che oggi ci si debba sempre nascondere dietro il concetto di “riqualificazione urbana”. Come a dire “io non sto imbrattando, sto riqualificando” e il presupposto fosse che noi abbiamo il culo sporco. Da un lato è un peccato perché si perde tutto il discorso dell’illegalità, della libera espressione e tutto ciò che rappresenta l’uscire dai binari del controllo, visto che molte persone cominciano a dipingere proprio come atto di protesta; dall’altro è paraculo sbandierare questo concetto. Io sono anche per la mediazione, non dico che il writing debba essere sempre e per forza illegale. Ma un bel lettering o una stessa tag fatta bene per me è tranquillamente arte. Se si deve per forza passare dalla riqualificazione per poter dipingere o riappropriarsi degli spazi pubblici, si parte da una posizione di debolezza. Cosa vuol dire entrare in una galleria? E c’è spazio in Italia per giovani artisti? Io come molti altri artisti credevo che entrare in una galleria fosse un punto d’arrivo, invece è solo da considerare un punto di partenza. Quello che ti da credibilità e attenzione è la possibilità di entrare in un museo e lavorarci. Oggi tutto è cambiato. Con le nuove tecnologie si può raggiungere un’ampia visibilità con pochi click. Ci sono artisti giovani che stanno vendendo a cifre incredibili, ma rischiano di bruciarsi molto velocemente. Ovviamente non in Italia dove il mercato dell’arte è fermo da 3 anni, anche se nessuno lo vuole dire. Io con le gallerie ho cominciato a lavorarci come Gionata Gesi, prima di “diventare” Ozmo. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

E cosa facevi? Avevo coronato il mio sogno quando, nel 2001 partito da Pisa per cercare una galleria a Milano, l’avevo trovata. Dipingevo a olio dei quadri che sentivano molto l’influenza del writing, tratti da fotografie sottoesposte realizzate con una delle prime digitali, lavorando con “Cannaviello”, una delle migliori gallerie milanesi. Un gallerista vecchio stampo che quando veniva in studio ti comprava quasi tutto. Il problema è che mi chiedeva molte opere e io impiegavo due mesi per farne una, e con sei quadri all’anno la produzione era considerata bassa e si lamentava che fossi lento. L’altro problema è che cominciavo ad essere identificato per il mio stile di pittura. Quando inizi ad essere i quadri che fai diventi schiavo di uno stile. E quindi ricollegandoci alla domanda iniziale Ozmo è nato come rottura? Come rottura spontanea ma anche necessaria. Mi si era presentata l’opportunità di una personale: per un anno avrei dovuto dipingere quadri di diverse dimensioni, un tot, grandi, un tot, piccoli, un tot medi, per l’esposizione. L’idea di entrare in quell’ingranaggio, in quell’ambiente di artisti che fanno finta di essere amici ma in realtà si odiano mi prendeva male. E la mostra? Non l’ho mai fatta. In quel periodo facevo le prime cose in strada con gli amici e mi divertivo molto di più facendo cose illegali. In più gli articoli che uscivano sui giornali parlavano di Ozmo e non Gionata Gesi, per cui ho cambiato strada, nonostante vendessi e, senza parlarmi addosso, ero considerato un artista promettente. E non hai mai pensato di tornare a dipingere a olio? In realtà ultimamente ho realizzato una serie di dipinti a olio raffiguranti Gesù: penso che il problema non sia il mezzo ma il fatto che se sei connotato da una precisa scelta tecnica. Le immagini hanno un potere e se non lo sai usare si ritorce contro di te. Come la carta 16 che è il Diavolo dei tarocchi e rappresenta la cristallizzazione: il principio è lo stesso. Quando tu crei un idolo ne ottieni potere, ma poi finisci per diventarne schiavo. E’ il

grosso problema del manierismo e del writing in generale o di chi è legato troppo al suo nome o a una trovata. Mi stava succedendo quello. Ozmo è stato il tentativo di non avere uno stile, l’idea dell’annullamento dell’ego e l’ho fatto prendendo immagini diverse già esistenti mischiandole e ricontestualizzandole per creare una composizione nuova. Mario Catania

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SPECIALE MUSICA

I TALENT SHOW E LA GENERAZIONE DEL “TUTTO E SUBITO” Raramente guardo la televisione e in particolare i Talent Show, devo ammettere che non sono un’appassionata del genere, anzi più di 10 minuti davanti a questo genere di trasmissioni potrebbero far impazzire il mio sistema nervoso. Ciò che trovo molto interessante però è il dibattito che si è creato attorno a questi nuovi programmi di intrattenimento, perché, non bisogna dimenticarlo, è questo quello che sono realmente. Intrattengono puntando sulla spettacolarizzazione di un momento o sul lato emotivo della gente. Con il passare del tempo attraverso la continua ibridazione di questo genere, con le modalità del reality o del game show, è diventato ancora più difficile dargli una categorizzazione allargandone involontariamente i suoi reali potenziali. Siamo nella

ha comunque premiati e questo ci ha permesso di ascoltare musica di alto livello, anche se qualcuno aveva pensato diversamente. Certo è che non tutti, nonostante la determinazione e l’integrità artistica, hanno la possibilità di dedicarsi alla propria passione 24h su 24, ma dover provare il tutto per tutto ad un programma televisivo, per ottenere la svolta della vita tanto desiderata, è solo il frutto di menti plasmate dalla televisione.

Personalmente concepisco la musica come una forma d’arte che permette a chi la utilizza di esprimersi a modo proprio, secondo le tecniche e le pratiche più congeniali, ma chi è disposto a farlo secondo le regole del mainstream, accantonando quindi tutto società del ciò che di creativo può avere, è un po’ “tutto e subito”, dove Oggigiorno, infatti, assistiamo a continue come avere uno smartphone ma usarlo polemiche su come questi programmi semplicemente come se fosse un cellulare. 10 minuti di gloria sono «distruggono le nuove generazioni» come Inoltre sono programmi con una durata più importanti ha anche affermato Dave Grohl, leader limitata nel tempo che non permettono agli dei valori personali. dei Foo Fighters. Ad ogni modo, talenti o artisti di evolversi consapevolmente poiché meno, coloro che decidono di partecipare vengono lanciati davanti ad uno schermo a questo tipo di programmi diventano e ad un microfono senza nessun tipo di schiavi, o meglio figli, del sistema televisivo fatto di audience, approccio precedente. La classica gavetta viene ormai superata, ma televoto, pubblico, giuria e devono agire entro un determinato ci sarà un motivo se ogni mestiere ha sempre previsto un periodo di raggio d’azione. Le diatribe e gli scandali non sono mai mancati, prova in cui acquisire esperienza ed affinare le capacità? ovviamente tutti per motivi futili ed è proprio questo che piace alla gente! Il popolare litigio tra Simona Ventura e Arisa (uno tra i tanti) Purtroppo al giorno d’oggi si è perso molto il valore reale delle cose è la dimostrazione lampante di quanto questi programmi possano e delle proprie capacità, infatti si preferisce avere nell’immediato davvero creare dei momenti televisivi infelici e di bassissimo livello. qualche riscontro anche se scarso ed effimero. Siamo nella società del “tutto e subito”, dove 10 minuti di gloria sono più importanti dei Dove è finito lo spirito dei musicisti di una volta? Il volersi esprimere valori personali. Si tende a preferire un successo di carta fittizio e secondo un particolare stile e non secondo le regole commerciali irrisorio ma immediato piuttosto che qualcosa di maturato nel tempo che inculcano la moda e la tv? Sono famosi gli esempi storici di artisti in cui si crede e che si fa con fede e passione! Probabilmente ci aveva che hanno scritto la storia della musica e che inizialmente si sono visti visto bene Andy Warhol quando affermò che «Nel futuro ognuno sarà chiudere diverse porte in faccia. Un esempio clamoroso è quello di Neil famoso al mondo per quindici minuti». Young che in un’intervista ha rivelato che qualcuno gli disse: «Il gruppo Enrica Cappello è davvero grande, ma onestamente non dovresti essere tu il cantante». Giornalista di origini siciliane e viaggiatrice estemporanea. Laureata in Scienze della Comunicazione ha lavorato nell’ambito della pubblicità. Se l’artista avesse ascoltato quella persona non avremmo avuto Neil Attualmente è caporedattrice di Dolce Vita. Young. La determinazione e il non voler scendere a compromessi li Mi è capitato di recente di guardare uno spezzone di X Factor. C’è un incredibile quantità di talenti in giro, bisogna ammetterlo. Ed è un peccato che vengano “stritolati” in un talent show che appiattisce, omologa e quindi distrugge ogni scintilla artistica, ogni particolarità, ogni personalità originale. Ma in tutte quelle voci incredibili, dove sono i cantautori? Spariti. Non li vogliono, non interessano più. Loro cercano una “super star”, anzi, la creano. E allora sorrido (per non piangere) pensando ai grandi della musica da giovani: Bob Dylan, Jim Morrison, John Lennon, Bob Marley, Freddy Mercury o quelli più vicini a noi, da Battiato a Guccini, da Lucio Dalla a De Andrè: ve li immaginate sul palco pronti ad essere giudicati e sicuramente silurati da una Simona Ventura e un Morgan? Magari obbligati a cantare le canzonette di altri per far sentire la loro estensione vocale? O invitati a contenersi perché troppo estroversi? No, io non riesco proprio ad immaginarmeli. Siruan

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GALUP, IL RASTAMAN CHE SCUOTE IL PICCOLO SCHERMO Alberto Galuppini, meglio conosciuto come Galup, è un giovane cantante reggae della provincia di Brescia. Salito sul palco di X Factor ha mostrato la sua integrità artistica ed è pronto per il suo primo disco ufficiale, che uscirà entro l’anno. Sei conosciuto principalmente per aver partecipato ad X Factor, ma innanzitutto parlaci di come ti sei avvicinato alla musica reggae? Tutto è nato quando mi sono innamorato della musica di Alborosie, Morodo e Dani Macaco, da quel momento ho capito che non faceva per me il rap e nemmeno cantare, allora ho cominciato a scrivere tantissimo. A 17 anni con l’aiuto di Marco Garda ho registrato il mio primo mixtape, Rastaparadise, in cui l’elemento nuovo è stato quello di utilizzare riddim jamaicani invece che i soliti beat Hip Hop. Tutto è andato benissimo nonostante fosse il mio primo mixtape e da due anni a questa parte ho avuto l’opportunità di lavorare ad inediti totalmente miei come “Corro”, “Avevo un Sogno”, “Questione di carattere”, accompagnati da video ufficiali con Strong Villa, prodotti da Cianobi. Quando e perché hai deciso di partecipare ad X Factor? Siamo stati contattati per partecipare ai casting come trio io, Mr. Rain e Osso, ma in un secondo momento abbiamo deciso di presentarci divisi. Molti pensano che i talent rovinino le nuove generazioni perché puntano alla creazione di un personaggio spettacolare piuttosto che al potenziamento delle doti individuali. Tu che hai avuto modo di partecipare ad un talent show cosa ne pensi? Credo che un talent dia l’opportunità di mettersi in mostra davanti ad un intero Paese in un mese, che sia giusto o no. In generale questi programmi puntano su chi vende facendo così poi nascere un mito, ma può anche nascere un’artista che dopo crolla. Chi esce da un talent ha un contratto e viene seguito. Un’artista in mano loro viene spinto in ogni modo, crollare è difficile. Creare un pubblico dal nulla come facciamo io e Mr. Rain, da tre anni, è una strada difficile ma l’importante è avere voglia, pazienza e capacità di migliorare. Per noi X Factor è stata un’opportunità per farci vedere. Per quanto mi riguarda non puntavo ad entrare ma a farmi vedere per stimolare il pubblico a cercare i miei inediti sul web, e aggiungo che non mi sarebbe mai saltato in mente di partecipare. Credevo di interessare dopo essere stato contattato, anche se purtroppo sapevo già che non avrei potuto fare ciò che volevo all’interno del programma. Poi è andata come è andata ma mi sono divertito, i ragazzi erano tutti fenomenali. Per la tua esibizione avevi portato la cover di “Love is the only way” di Dani Macaco, ma molti l’hanno criticata perché sconosciuto, l’ennesimo esempio di come l’espressione artistica personale non sia abbastanza valutata… No comment, hanno fatto una figuraccia e hanno messo in onda l’1% di tutte le cose sgradevoli che hanno detto nei miei e nei suoi confronti. Per intero hanno fatto vedere solo la mia reazione, onestamente esagerata: non dovevo reagire. Mi è capitato di vedere una discussione molto accesa tra la Ventura e Arisa in merito ai giudizi dei giudici. In particolare sul fatto che vengono decisi dai tutor e che quindi risultano “orchestrati”. Hai avuto modo di constatare la veridicità della cosa? È un grande circo perfettamente giostrato ma divertente. Non credo tanto nella sfida tra talenti fatta a caso, credo in un programma finanziato allo scopo di tirare fuori un prodotto che vende. Poca musica, tanti affari, soldi, contratti e molte chiacchiere. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

Adesso che puoi guardarti indietro cosa ne pensi dell’esperienza televisiva? Sono stato me stesso e mi sono divertito molto. Ho conosciuto tanti bravissimi artisti e mi ha dato l’opportunità di entrare nel cuore di tantissime persone che ora più di prima mi supportano sul web, in radio e nei locali. Che cosa hai in mente per il tuo futuro? Presto uscirà il mio primo disco ufficiale di soli inediti, prodotto da Cianobi di Strong Villa; usciranno regolarmente sul canale STRONGVILLAtv inediti accompagnati da video ufficiali, miei e di tutti i miei fratelli: Freddy Key, Virgo, Nebbiosa Este. Lascia un messaggio ai lettori… Lo stress e la noia sono due cose che non dovrebbero esistere quindi vi dò un consiglio per evitarli e per combatterli: iscrivetevi a “STRONGVILLAtv” su YouTube, seguite la mia pagina ufficiale su Facebook e divertitevi con i nostri video e le nostre canzoni! Un abbraccio a tutti i lettori! SOSTENETE L’ORIGINALITÀ! GOOD VIBRATIONS! Acirne

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SONGS OF REDEMPTION DOCUMENTARIO NELLE CARCERI JAMAICANE Il tema delle carceri è già molto seguito da Dolce Vita con gli approfondimenti e le denunce di Maurizio Gazzoni. Anche noi vogliamo occuparcene, le carceri sono luoghi pessimi in tutto il mondo ma in certe città sono a dir poco “allucinanti”. E’ il caso della nostra amata isola, che non è solo “Good Vibes”, anzi nelle carceri della capitale “Kingston” lo stato dei detenuti e seriamente grave! Ma, come dimostra questo documentario, lo spirito dei Giamaicani detenuti e la loro positività li aiuta con musica, laboratori, grafica e anche una radio ascoltabile in streaming. Stand up For Jamaica da anni impegnata sull’isola è parte attiva in questi progetti. Songs of Redemption ha ricevuto diversi riconoscimenti (Los Angeles Pan African Festival, Toronto Film Fetival, Tiblisi Cine festival) a testimonianza della cura con cui è stato prodotto. Il documentario si può vedere o scaricare dal sito www. nicetimeproductions.com, 3 euro per affittarlo e 5 euro per acquistarlo nella sezione shop, oltre a vedere un ottimo documentario di qualità che sicuramente vi farà riflettere con l’affitto o l’acquisto contribuirete a dare fondi per le attività rieducative del penitenziario di Tower Street a Kingston.

COSTRUIAMO UNO STUDIO A SHASHAMANE NELLA TERRA DEI RASTA L’associazione Yow, Youths of the World, propone un altro progetto sociale e culturale di notevole interesse per tutta la comunità reggae-rasta e per i giovani africani. E interessante notare che si realizzerà proprio a Shashamane la terra donata da Haile Selassie a tutti i rastafariani del mondo. All’interno della storica scuola la JRD si auspica di costruire una Scuola di Musica e lo Studio di registrazione. Nello specifico, il progetto ha tre obiettivi: - creare nuove opportunità di lavoro in Shashamane; - supportare le abilità musicali e artistiche dei giovani in Shashamane; - promuovere lo sviluppo e l’integrazione delle comunità isolate con il resto del paese a livello internazionale. Dopo la realizzazione di un docu-film sui giovani cantanti etiopi, prossimamente sarà pronto anche un cd con le tracce dei figli dei Rasta rimpatriati in featuring con grandi artisti giamaicani, che avranno in anteprima tutti i donatori. E’ possibile aiutare l’associazione nella raccolta fondi al link www.yowassociation. wordpress.com.

LA GANJA SARA’ LEGALE IN JAMAICA? Secondo appuntamento in real time dall’isola del reggae. Tema caldo la legalizzazione. L’opposizione al governo sta pressando per l’approvazione di una legge che depenalizzi la marijuana. La discussione è ancora aperta ma il nuovo tentativo giunge in un momento topico. Si legalizza in molte città americane. Curiosamente qui è in vigore una delle più rigide politiche voluta fortemente dall’America stessa, in qualche caso l’ha applicata direttamente con dei raid. E’ quindi molto importante sapere per chi viene che la pubblicità della Jamaican Torist Board con Marley che fuma non è la vera immagine dell’isola del reggae. Qui in Giamaica si rischiano tre notti in gattabuia ed un’ammenda di colpevolezza di pochi dollari giamaicani per uscire. Costa più al governo sostenere un detenuto che la pena pecuniaria. Ma visto che si legalizza in USA questa legge ha senso? Tanto si sta facendo sotto il fronte ed a supporto di nuove ricerche ed associazioni che rivalutano l’uso medico della cannabis. Qui in Giamaica nei giorni prima di partire c’è stata la presentazione di un nuovo progetto supportato da diverse menti scientifiche sull’isola. Mentre a tutti sembrerebbe una cosa palese, invece ai Rasta non sta bene la legalizzazione. La Ganja ad uso ricreativo non è educativa, va utilizzata solo ad uso cerimoniale. Infine per alcuni potrebbe offrire un sollievo alle casse dello stato caraibico.

10 TOP CHART REGGAE/DANCEHALL 1. Rootsman I - Dem Cyaan 2. Maxi Priest - Every Little Thing 3. Piero Dread - Forever 4. Kabaka Pyramid - The Revival 5. Garnett Silk - Lord Watch Over Our Shoulders (Tribute R.I.P.) 6. Shaggy feat. RSNY - Life of the Party DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

In collaborazione con:

7. Protoje feat. Tessane Chin Someone Like You 8. Jesse Royal - Modern Day Judas 9. Midnite feat. Lutan Fyah When Jah Arise 10. Ed Robinson - Even Though He Has Passed And Gone (Tribute Mandela R.I.P.)

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HIP HOP SKILZZ

#GOODBYE 5 POINTZ BUILDING Per più di 20 anni il 5 Pointz Building (Long Island City, Queens) è stato il centro d’eccellenza per il ritrovo di street artist provenienti da tutto il mondo. In tanti, tantissimi nel corso degli anni hanno collaborato e mostrato il loro lavoro rendendo l’esterno del 5 Pointz Building una delle raccolte più vibranti e dinamiche della storia del Writing. Il nome “5 Pointz” deriva dai cinque distretti amministrativi della città. Grande circa 200 mila metri quadrati, l’edificio ha dato casa a numerosissimi graffiti, colorati dal 1993. Al suo interno, inoltre, era disponibile il Crane Street Studios, uno spazio affittato a circa 200 artisti. Considerato ormai come un vero e proprio tempio artistico, il palazzo è stato però letteralmente imbiancato nella notte tra lunedì 18 e martedì 19 novembre su ordine dei proprietari. Il complesso è infatti di proprietà dell’imprenditore edile Jerry Wolkoff, che ha preso la decisione di radere al suolo l’area, con l’intenzione di fare spazio a 2 nuovi enormi condomini per appartamenti. Jerry Wolkoff, ovviamente chiamato in causa dalle proteste che hanno seguito l’operazione notturna di imbiancamento, ha difeso la sua decisione in

un’intervista concessa a NBC 4 New York. Ecco un estratto di quanto detto dall’imprenditore: «The decision was mine. Let me tell you the reason why: the judge gave me the right to demolish my building. It would take three months. To watch the pieces go down piece by piece by piece would be torturous. In New York, you can’t implode a building. So let me just go in and paint it in one morning, and it’s over with. I had tears in my eyes while I was doing it. I know it seems like a bitter pill to take, but it’s medicine. I didn’t like it, but it’s going to get me better. It’s best for them, and it’s best for me. In my new building I’ll have walls for them to express their aerosol art» - (trad.) La decisione è stata mia. Mi lasci spiegare il motivo: il giudice mi ha dato l’approvazione per potere demolire il mio palazzo. Ci metteremo 3 mesi. Guardare i pezzi andarsene uno ad uno sarebbe stata una tortura. A New York non puoi fare implodere un palazzo. Quindi ho deciso di fare tutto in una notte e chiudere velocemente la cosa. Avevo le lacrime agli occhi mentre lo facevano. So che è come una pillola amara da inghiottire, ma è medicina. Non l’ho fatto con piacere, ma mi e ci farà stare meglio. E’ meglio per loro, ed è meglio per me. Nel mio nuovo palazzo metterò a disposizione delle pareti perché possano esprimere ancora la loro “arte della bomboletta“... Continua su: www.myhiphop.it/2013/11/21/goodbye-5-pointzbuilding

NEWS

LA RIVOLUZIONE EGIZIANA RACCONTATA DALL’ARTE DI STRADA

“TAKE YOUR PLEASURE SERIOUSLY”, IL PRIMO LIBRO DI LUCA BARCELLONA AKA LORD BEAN

In Egitto, dopo l’inizio delle proteste del 2011, gli artisti non hanno perso tempo. Sono scesi in strada trasformando i muri che ben conoscevano in testimonianze visive di resistenza e di coraggio. Un atteggiamento che ha contributo all’esplosione creativa alla quale si assiste nel Paese dall’inizio della rivoluzione. «Il rivoluzionario non ha armi. Nessuna. Le armi le hanno i dittatori e le oligarchie. L’intelligenza di un rivoluzionario consiste nel saper pianificare una strategia vincente per riuscire a prendere all’oligarchia e al dittatore le sue armi, per poi finalmente poterle usare contro di loro», scriveva Ernesto Che Guevara nel 1962 in “Lezioni strategiche per la rivoluzione in America Latina”… Continua su: www.myhiphop. it/2013/11/08/la-rivoluzione-egizianaraccontata-dallarte-di-strada/

Luca Barcellona deve essere un grande orgoglio per il mondo hip hop italiano. Non solo perché musicalmente si faceva chiamare Lord Bean e ci ha lasciato in dote una buona quantità di brani di spiccata intelligenza e notevole intensità (lo troviamo ancora sul palco, assieme ai Good Old Boys in alcune date); ma anche perché ora è uno degli artisti calligrafici riconosciuti universalmente tra i migliori. Insomma, Barcellona ha saputo giostrare alla grande con le parole, dapprima unendole in rima e poi, facendo tesoro del suo passato di writer, disegnandole artisticamente. Ora è pronto “Take your pleasure seriously“, il primo libro monografico di Luca Barcellona, che raccoglie i suoi lavori degli ultimi 10 anni… Continua su: www.myhiphop.it/2013/12/17/ take-your-pleasure-seriously-il-primolibro-di-luca-barcellona-aka-lord-bean/

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

GHEMON - ASPETTA UN MINUTO (RECENSIONE) Aspetta un minuto. No, dico davvero, aspetta un minuto e prenditelo ‘sto minuto per procurarti l’ultimo “disco” di Ghemon che è un capolavoro. Uso le virgolette perché questo #A1M non si è capito bene cosa sia. Una raccolta d’inediti (8!), di pezzi live (un paio) e di quelle chicche che il buon Gianluca ci ha regalato nei mesi scorsi su YouTube, il tutto mixato dal fido Dj Tsura. Ghemon non ha molti pari in Italia, anzi forse non ne ha proprio se consideriamo il suo marchio di fabbrica: vibe che miscela un mood soul/introspettivo, una maniacale cura dei dettagli e strofe complesse e spesso ai limiti dell’elaborazione… Continua su: www.myhiphop.it/2013/12/12/ ghemon-aspetta-un-minuto-recensione In collaborazione con:

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ELECTRO ZONE

DOLCE VITA SEGNALA

Dolce Vita in collaborazione con Nextpress vi segnala gli artisti più interessanti della scena musicale. Dal rock al rap, dal jazz all’elettronica, le migliori band del momento solo per i lettori di Dolce Vita.

FEDERICO CAMICI AKA JOLKIPALKI Produttore, dj e polistrumentista con un debole per la musica africana e caraibica. Scelto per l’originalità del suo lavoro da Jovanotti stesso, come vincitore del contest di Red Bull “Jova Remix”.

IL SUONO MADE IN RAM RECORDS

DEAD SHRIMP I Dead Shrimp prendono il loro nome da Dead Shrimp Blues di Robert Johnson. Tra le nuove leve del nu-bluez italiano, hanno pubblicato il loro cd d’esordio con tre cover di classici del blues e sette brani inediti.

Negli anni Novanta di turbinio e ascesa del suono jungle/drum’n’bass, fra la moltitudine di label che infiammarono e portarono all’ascesa questo suono, la Ram Records segnò sicuramente i solchi e i club in una maniera indelebile. Nata nel 1992 dai neuroni del leggendario Andy C, aiutati da quelli del caro Ant Miles, la Ram Records si distinse dall’inizio per la sua doppia attitudine: da una parte l’intensa produzione di solchi (oggi tramutata in cd e digital version) e dall’altra le famigerate serate nei club inglesi (ed ora in quelli di tutto il globo); un’etichetta messa su con 1.000 sterline e trasformando un garage in studio di produzione. La politica in Ram si è sempre basata sul concetto di libertà, di musica fatta per passione, fuori da qualsiasi vincolo che si poteva trovare nei circuiti delle major, più attente ai denari e a concepire il suono del momento. Piombò nel mercato pioneristico della jungle proprio nel 1992, con l’ep Sour Mash prodotto da Andy C, oggi uno dei dj sinonimo assieme a pochi altri del suono drum’n’bass made in Uk.

AMIR Rapper di origini egiziane è un punto di riferimento della scena rap italiana e per i ragazzi delle seconde generazioni. Il suo ultimo singolo ha un titolo decisamente provocatorio: Ius Music.

CHIAZZETTA Gabriele Graziani in arte Chiazzetta viene da Latina e il suo ultimo album s’intitola I Mostri. Uno sguardo verso il proprio mostro interiore dove Marilyn Manson, De Andrè e i NoFx sposano la dance Anni ’90.

L’anno di ribalta per la Ram Records e per gli uomini che la sostenevano, fu però il 1993, quando grazie alla creatura Origin Unknown e alla loro Valley of Shadow, arrivarono a vincere il premio di Best Hardcore Tune agli Hardcore Dance Awards. Segnarono altre tappe importanti, forti anche di un passaggio che si viveva in quegli anni fra la jungle e la drum’n’bass e le produzioni concepite dalla creatura Moving Fusion, che, a partire dal 1996, stordirono i sensi delle teste sfasate amanti di questo suono. Probabilmente, nel periodo a cavallo fra la fine degli anni ‘90 e i primi anni del 2000, rimase l’unica fiaccola accesa del mercato drum’n’bass, imponendosi sulla scena sia come miglior etichetta e sia come volano per infiammare i club; leggendari i racconti e gli aneddoti delle serate “The End”, andate avanti fino al 2008 o quelle concepite al Fabric di Londra, che ancora oggi spezzano la monotonia del mainstream. A livello di produzioni, tornarono alla ribalta con quella che oggi rappresenta poi la new school drum’n’bass e cioè la chiave di svolta per una cultura che aveva perso la via maestra; i lavori di Sub Focus e Chase & Status segnarono la rinascita della d’n’b inglese e l’ennesimo colpo giusto per Andy C della Ram Records. Attiva ancora oggi, con quasi 22 anni di storia, rappresenta una delle realtà drum’n’bass più solide fra le label inglesi, capace di non impantanarsi in loop senza uscita e con una lungimiranza per il free sound che ha sempre ripagato. Oltre allo storico e già citato Sour Mash Ep di Andy C del 1992, consiglio l’ascolto di The Beginning ep del 1999, fuori dalla creatura Moving Fusion, fino ad arrivare ai più recenti X Ray – Dimension Ep Vol.1 e alla succulenta Andy C Nightlife 4. Per chi invece, volesse documentarsi in maniera più approfondita, sulla storia dell’etichetta, c’è un intenso documentario radio prodotto dalla BBC Radio 1: 1992 – 2012 – Twenty Years of Ram Records.

DUB INC Dub Inc è diventato il nome più importante e conosciuto della scena reggae europea. La band francese ha da poco pubblicato un nuovo cd dal titolo Paradise.

KENTO Rapper atipico, spesso paragonato ai cantautori degli Anni ’70, sta per uscire con un nuovo album legato a sonorità blues. Lo accompagneranno i Voodoo Brothers, una nuova all-star band tutta da scoprire. in collaborazione con

Francesco Cristiano www.ciroma.org

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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


LEGENDS

ROGER WATERS Nome e cognome: Roger Waters - Nazionalità: Inglese - Strumenti: Basso Gruppi: Pink Floyd - Singolo di maggior successo: Another Brick in the Wall George Roger Waters è stato cantante e polistrumentista dei Pink Floyd. Nasce il 6 settembre 1943 nella contea di Surrey in Inghilterra. Il padre Erik muore durante lo sbarco in Normandia, quando Roger aveva meno di cinque mesi. Insieme alla mamma (insegnante e militante comunista) e al fratello maggiore si trasferisce a Cambridge, dove frequenta le stesse scuole elementari di Syd Barrett e David Gilmour, scherzo del destino anch’essi futuri Pink Floyd. Durante l’adolescenza si avvicina alla musica prendendo lezioni private di basso e armonica, dimostrando da subito notevole creatività. Maggiorenne si trasferisce a Londra per frequentare la Regent Street Polytechnic dove conosce Nick Mason e Richard Wright (rispettivamente batterista e tastierista). Affievolita la passione per l’architettura inizia a spendere i sussidi universitari per acquistare strumenti musicali, che reputa ormai più importanti degli studi. Con Mason, Wright, Syd Barrett e Bob Close forma i “Sigma 6”. Dopo poco diventano i “The Tea Set” riscuotendo successo nell’ambiente underground londinese. E’ Barret che propone un nuovo nome per la band, che nel 1966 cambia definitivamente in Pink Floyd. Le prime esibizioni avvengono nel celebre locale Marquee: siamo agli albori dell’era psichedelica di cui la band sarà protagonista. Roger Waters suona il basso e la chitarra acustica oltre a cantare in numerosi brani. L’album d’esordio è lo psichedelico The Piper at the Gates of Dawn con i suoi testi fiabeschi, astronomici e spesso grotteschi come il brano “Arnold Layne/Candy and a Currant Bun”. E’ autore della maggior parte dei testi dei Pink Floyd a partire dal 1968, anno in cui Barrett lascia la band sostituito da David Gilmour. Opere come The Dark Side of the Moon con oltre venticinque milioni di copie vendute, Wish you were Here, Animals, The Wall e tutti i brani di The Final Cut, che viene ritenuto da molti il suo primo album solista. Quest’ultimo lavoro è ispirato dalla guerra delle Falkland ed è dedicato alla memoria del

padre. Dopo quest’album i rapporti con gli altri membri della band peggiorano, anche perché ormai si sente l’ispiratore unico della musica dei Pink Floyd. Nel 1986 la band si scioglie e nascono controversie giuridiche tra Waters e Gilmour per i diritti d’autore. Alla fine ottiene per intero i diritti di The Final Cut. Inizia la carriera da solista non ottenendo lo stesso successo, anche per via del quasi anonimato in cui viveva ai tempi dei Pink Floyd, che non si erano mai concessi ai media ed avevano mantenuto una sorta di muro tra essi e lo star system. Nel 1984 pubblica The Pros and Cons of Hitch Hiking. Nel 1992 esce il suo album solista di maggior successo Amused to Death che raggiunge l’ottavo posto nelle classifiche inglesi. Roger Waters ha sempre dichiarato le sue simpatie politiche di sinistra, è un pacifista che si è schierato contro la politica di Blair riguardo all’invasione dell’Iraq, è solidale con la popolazione palestinese e ha partecipato negli anni sessanta alla campagna per il disarmo nucleare. Da ricordare la sua performance di “The Wall” per festeggiare la caduta del Muro di Berlino proprio nella città tedesca nel 1990. E suo il messaggio nascosto nella canzone “Empty Spaces”, comprensibile solo ascoltando il brano al contrario e riferito all’ex compagno Syd Barrett. Nell’autunno del 2010 è partito il tour di “The Wall”, durante ogni tappa incontra i reduci di guerra di quel paese fermandosi ad ascoltare le loro storie, comportamenti che stanno a sottolineare quanto drammatico sia vivere le conseguenze della guerra sulla propria pelle. E’ considerato insieme a Bob Dylan e Neil Young uno dei più grandi parolieri di sempre. E’ stato sposato con quattro donne, l’ultima in ordine cronologico è Laurie Durning sposata nel 2012. Il figlio Harry è un pianista e lo ha seguito in tour a partire dal 2002. Oggi vive stabilmente negli Stati Uniti e ha accumulato un patrimonio stimato di 110 milioni di dollari. Robert Murphy

MUSICURIOSITY

FOLLIE PER UN PANINO La rivista americana “Maxim” ha stilato una classifica dove elenca le stravaganze dei divi del rock e del Pop, in pratica una lista delle spese più folli della storia. In testa alla classifica troviamo Elvis Presley, non tanto per i dollari spesi, quanto per la sua bizzarra impresa. Nel 1976 Elvis affitta un aereo per farsi portare a Denver, dove cucinano il suo panino preferito, il “22 Fool’s Gold“, un sandwich farcito con burro d’arachidi e pancetta. Per il viaggio e il panino Presley sborsa 3.387 dollari. A seguire Michael Jackson, che diede un milione di euro a Marlon Brando per averlo nel suo show per pochi minuti. Al quarto posto Mick Fleetwood che ha dichiarato di aver speso 8 milioni di dollari in cocaina. Fanalino di coda Elton John che ha dilapidato tra il 1996 e il 1997 ben 410.000 dollari in fiori. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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VOGLIO VIVERE COSÌ

SURVIVALISM

DA VERONA A SIDNEY PER SVELARE “IL SEGRETO”

RICICLARE LE MOLLETTE IN MODO CREATIVO E’ necessaria una scatolina di latta (tipo tonno etc.) e delle vecchie mollette per costruire un piccolo vaso porta fiori o dei portacandele ecologici. Si possono personalizzare ed abbellire a piacere.

Con grande spirito di sacrificio e duro lavoro Vinicio Rinaldi è riuscito a realizzare a Sidney il suo grande sogno: aprire una trattoria chiamata “Il segreto”. «La mia avventura è iniziata l’8 dicembre 1998 a Milano Malpensa, ma prima di allora avevo sempre vissuto a Isola della Scala, in provincia di Verona. E’ stata una decisione presa su due piedi. Ho conosciuto una ragazza italo-australiana e ho deciso di partire con lei per quest’avventura. Quando l’ho riferito a parenti e amici erano tutti sconvolti. Se ci penso ora so che è stata la decisione migliore: se mi fossi soffermato sulla difficoltà di adattarsi a una cultura diversa e sulla lingua, che allora non conoscevo, probabilmente non sarei partito». L’Australia è di una bellezza mozzafiato e regala una vastità di paesaggi notevole, «ma le difficoltà per me, che non ero un giramondo, sono state tante. A cominciare dalla lingua: sembra impossibile ma se non riesci a comunicare ti trovi isolato, per non parlare poi della ricerca di un lavoro. Ci vogliono sacrificio, umiltà e tanta buona volontà per superare il primo periodo in un Paese così diverso dal tuo». Ad ogni modo a Sidney la comunità italiana è presente e pronta a ritrovarsi: «In occasione delle feste comandate ci troviamo tutti insieme e festeggiamo ballando e cantando: forse per sentirci un po’ più vicini a casa. Gli australiani hanno un’ottima opinione di noi: tutto ciò che è “made in Italy” qui fa subito tendenza. Ci invidiano la cucina, la moda, il nostro stile e molti di loro sognano una vita nel Belpaese tanto quanto noi idealizziamo l’Australia o i luoghi esotici. Vivere qui ti fa sentire fiero di essere italiano». Anche se l’inizio è stato duro e Vinicio si è dovuto adattare a impieghi umili e poco pagati, come il lavapiatti in un ristorante. «Mia madre – continua

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a raccotnare – era un’ottima cuoca e mio padre un macellaio. Io sono sempre cresciuto in mezzo al cibo col sogno di creare un giorno qualcosa di mio, quindi ho preferito iniziare come sguattero in cucina piuttosto che fare altro. Soprattutto a causa della lingua, i primi impieghi li ho cercati prendendo contatto con gestori italiani, e, a essere sincero, alcuni di loro mi hanno umiliato solo per il fatto che erano arrivati da più tempo e avevano il potere della lingua e delle conoscenze giuste». Ma la perseveranza e il sacrificio pagano sempre, e così, «oggi, dopo tanti anni, sono finalmente riuscito a realizzare il mio sogno. Ho aperto una trattoria in un sobborgo di Sidney, dove cucino piatti italiani. Non mi sembra ancora vero di essere riuscito a realizzare tutto contando solo sulle mie forze». Quando il nostro connazionale prepara il risotto all’isolana (piatto di Isola della Scala per eccellenza) a Sidney, riceve i complimenti di tutti i commensali. «Una cosa che non ha prezzo», commenta, spiegando che: «Qui, come negli Stati Uniti, fai carriera se t’impegni e se lo meriti davvero, poco importa da dove arrivi o chi sei». Parlare di crisi con Vinicio sembra quasi inopportuno. «Qui si avverte solo di riflesso. La situazione non è per nulla paragonabile a quella europea: ecco perché negli ultimi anni l’Australia ha registrato un boom di emigrati dall’occidente arrivati in cerca di un futuro migliore». Un consiglio per chi vorrebbe cambiare vita, ma non ha il coraggio di farlo? «Ascoltate il vostro cuore; non è facile, le difficoltà sono molteplici e bisogna crederci davvero, ma una volta arrivati, qualunque sia la destinazione, ci saranno tantissime cose da imparare che vi arricchiranno. E’ da provare». Alessandro Luongo DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


DE VINO VERITAS

CANTINA ‘A VITA, CIR0’ ROSSO CLASSICO SUPERIORE 2010 All’esame visivo il vino risulta limpido, di colore rosso rubino, intenso e consistente. L’impatto olfattivo è originale, si avverte il minerale, una nota acidula e alcolica. Solo molto più in là arrivano dei sentori di frutta rossa matura. E’ persistente, di una qualità abbastanza fine e con un bouquet finale di tutto rispetto. Alla gustativa risulta secco, abbastanza morbido, fresco e la prevalenza del tannino è preponderante; inoltre essendo un vino “di mare” risulta abbastanza sapido. Tra le considerazioni finali possiamo dire che il vino è abbastanza armonico ma il suo stato evolutivo deve esprimere il suo meglio, degustato tra tre o quattro anni esprimerà in maniera più spiccata il suo carattere deciso. Gennaro Maulucci erbavino@gmail.com

BIRRA CORNER

WILD BEER Nell’ultimo pezzo abbiamo parlato del birrificio Revelation Cat e della loro F.R.E.S.H. birra che viene prodotta con luppoli freschi di provenienza anglo-tedesca. Questa volta parliamo di un altro birrificio, di un’altra birra ma sempre Fresh. La Fresh in questione è prodotta sempre nel Regno Unito, esattamente a Bristol la città del dub dei Massive Attack nati dalle ceneri della Wild Bunch Crew. Wild Beer Company è un progetto nato dalla passione di Brett Ellis e Andrew Cooper e alcuni accreditati amici beer sommellier, tutti provenienti dall’esperienza della Bristol Beer Factory. La Fresh è una birra in stile Apa, prodotta con luppoli freschi provenienti dai due emisferi, in questa versione 2013 hanno utilizzato dall’Australia il Pacific Jade e dall’America il Centennial, nella pinta si forma un alto cappello di schiuma bianca e persistente, mentre al naso è primavera, floreale, agrumata e con una leggera nota balsamica; sembra quasi di imbattersi in un prosecco che sa di uva bianca, pompelmo e caramello. Degustandola si avverte l’amaro, molto piacevole, e con i suoi 5,5% alcool si beve Fresh! Junkaos aka L’Hop non è mai Trop www.beershopbari.it


OLTRECONFINE

INSIDE CRETA. UN VIAGGIO DOVE LE DISTANZE SONO SCANDITE DALLE CHIESE Andare a Creta ed essere un turista, ti costringe a smettere di esserlo, trasformandoti per forza di cose in un viaggiatore curioso. Ma la crisi della Grecia è nera, ed a volte, come uno squalo, azzanna anche questi suoi lembi di terra inermi, coccolati dall’Egeo. Due bicchieri di raki, la grappa locale, offerti appena uscito dall’aeroporto alle otto di mattina da un uomo che te ne vuole vendere un po’, sono una faccenda seria. Ma quando la tua ragazza ti fissa e ti ricorda che ancora dovete trovare l’appartamento e tutto il resto, rinunci e ne accetti soltanto uno. Siamo a Creta, aeroporto di Chania, adesso qualche ora di pullman e arriviamo alla base: Chersonisou. Questo benedetto bus, per percorrere nemmeno 200 chilometri in linea d’aria, impiega quasi sette ore. Tutto sommato però niente male, riusciamo a farci un’idea del paesaggio: palme meravigliose, rocce, montagne e un mare del color del cielo. Poi dirupi e curve, tante curve. Ogni tanto sulla strada una chiesetta ortodossa in miniatura a ricordare il luogo di un incidente mortale. Paesini sparsi qua e là, alcuni colorati, altri bianchissimi. Poi i centri più importanti come Georgioupoli, Rethimo, Iraklio. C’è da considerare che l’isola si trova circa alla stessa latitudine di Tunisi, perciò la geografia è intensamente africaneggiante, con una nota di Mediterraneo che sovrasta tutto soffiando da ogni lato. Pallidi, o più semplicemente bianchi, scendiamo e salutiamo l’autista, che dopo aver corso a 120 chilometri orari per tutta la tratta mortale, ci scarica a pochi metri da un mercato nel centro del paesi-

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no; poi, con un sorrisone gigante quasi grida: «Wellllcoome to Chersonisou my frieends!!». Mettiamo i piedi a terra e più che un atterraggio è un allunaggio: il viavai di motorini carichi di due o tre ragazzi, un tizio, in mutande sopra l’Harley, saluta la volante della polizia, l’aria di mare ti riempie i polmoni e ti ubriaca il cervello, stampandoti in volto un sorriso ebete da bimbo felice. Partendo dal mercato, con un taxi arriviamo al villaggio di appartamenti, dove “Big Mama” Maria, una signora sempre allegra con cui ancora intratteniamo una corrispondenza, ci accoglie abbracciandoci e cantando alla mia ragazza: «Ooh my daarling, you are soo beautifull» su un’aria blues, accennando una sculettata. Noi, avendo visto questo e il benvenuto dell’autista, crediamo di essere in un film. Dopo aver dormito una serie infinita di ore, la mattina seguente ci rechiamo subito da Emmanuel per noleggiare un’auto. Emmanuel è un signore sulla cinquantina molto affabile, mentre sbrighiamo le pratiche per la macchina gli faccio qualche domanda sulla crisi in Grecia e sul suo lavoro. Mi risponde che in estate a Creta non c’è crisi e che in inverno lavora ad Atene, dove invece la situazione è davvero nera. Poi però aggiunge che in Inverno, se vivi a Creta, è bene che tu abbia già qualcosa da fare che ti permetta di DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


andare avanti, altrimenti sei finito. L’isola va in letargo. Qualche anno fa invece era diciamo viva anche in quel periodo. Parlando con più persone scoprirò che molti, quasi tutti i commercianti, qui a Creta fanno così. I prezzi bassi e il mare da sogno, senza considerare la popolazione locale che è meravigliosa, attirano nella stagione calda migliaia di turisti e viaggiatori. Noi concludiamo con Emmanuel, che per il primo pomeriggio, in attesa di un’auto disponibile, ci rifila un vecchio motorino rosa shocking. Saltiamo in sella e ci avventuriamo nel caos coloratissimo di Chersonisou, con in testa due caschetti da mountain bike premurosamente fornitici dall’ormai amico noleggiatore. Non potendoci allontanare troppo, dovendo tornare a prendere l’automobile la sera, ci facciamo qualche giro dentro Chersonisou, lungomare. Qui una sorta di marciapiede lastricato e larghissimo, pieno zeppo di gente di ogni tipo, di ristoranti e pub di ogni genere, di gelaterie ambulanti, fa da tappeto al nostro ferro vecchio sgangherato. Zigzaghiamo ancora per un po’ nel traffico di biciclette, quad e clacson, suonati per salutare più che per la fretta. All’ora dell’aperitivo, aspettando la sera per prendere la macchina, ci fermiamo un’oretta al White Lion, un locale veramente accogliente di fronte ad una fumeria di narghilè. Qui conosciamo Alexander, un ragazzone gigante di 25 anni, che appena scopre che sono juventino, mi costringe a bere un buon bicchiere di raki insieme a lui. Alexander studia Matematica ad Atene, ma per la stagione primaverile ed estiva lavora qui e si guadagna qualche soldo per l’inverno. Pago il conto (bassissimo, considerando anche il raki offerto) e mi rimetto il caschetto da bici. La mia ragazza è scettica, non vuole salire sullo scooter, con quel traffico pazzoide e con me leggermente brillo, ma dobbiamo andare da Emmanuel a tutti i costi. Tra due risate per il modo di guidare della gente e un’occhiata in giro, arriviamo sani e salvi. Ritiriamo la nostra fiammante c1 e ce ne andiamo a Malia, la cittadella degli inglesi. Per arrivare qui si percorre El Venizelou, la statale lungomare in questo tratto d’isola. Nel tragitto ci sintonizziamo su una radio locale che trasmette tutto il giorno musica tradizionale greca, soprattutto Sirtaki, una compagnia irrinunciabile se volete vivere l’atmosfera in maniera autentica. Noi non la abbandoneremo mai durante tutta la settimana. La città di Malia, più grande di Chersonisou, ma di certo meno caratteristica, è una Londra in miniatura. La via principale è infestata di pub inglesi e di schermi piatti per guardare le partite, oltre che di orde di ragazzi sbronzi che credono di essere allo stadio. Qui, però, facciamo casualmente l’incontro della settimana, Dijmitri, o meglio, Billy. E’ stato lui ad indicarci quello che secondo molti è il ristorante a gestione familiare più buono di Malia, la Odas Taverna. Billy ci ha spedito in questo posto caricandoci una responsabilità enorme sulle spalle: consegnare a Maria, la sua diletta che non lo ricambia, un biglietto d’amore... “I love You Maria, Billy. Kleftico (quest’ultimo, scritto in greco, era il piatto che lei doveva cucinarci)”. Quando poi lo abbiamo consegnato, Maria ci ha incenerito con lo sguardo. Poi ci ha spiegato bonariamente che Billy fa così con molti suoi clienti, che non lo sopporta più e che è un illuso se crede di conquistarla in questo modo. Comunque ci conferma che il

piatto che ci ha consigliato Billy è uno dei migliori: si tratta precisamente del Kleftico Mouskarico, una tipica zuppa di ragù e risini. Dopo averci mangiato una sola volta, come abbiamo fatto con la radio, così abbiamo fatto con la Odas Taverna, che non abbiamo più abbandonato se non rare volte. Passiamo qualche giorno ad esplorare le vicinanze. Un giorno, con il blocco inferiore del cambio bloccato, andiamo da Emmanuel per farci cambiare la macchina per la seconda volta (la prima aveva un guasto alla serratura, lui ce ne ha data una identica senza fare storie ma ci ha rassicurato sul fatto che nell’isola non si rubano auto, non passerebbero al porto). Ci dà così una Toyota arancio di categoria maggiore senza farci pagare il supplemento, raccomandandosi decine di volte di andare piano. Con il nuovo mezzo, fornitoci dal nostro ormai vecchio amico, ci inoltriamo nell’entroterra montuoso. Attraversiamo i paeselli contadini di Vrachasi, Latsida, fino a Nèapolis, dove conosciamo un anziano signore che ci offre un caff è, come dice lui, alla maniera greca, cioè con la polvere sciolta nell’acqua. Non avendolo visto fare il caff è, né avendolo capito prima, quando alla fine della tazza trovo un sedimento nerissimo e denso, credo che sia qualcosa di tipico da mettere nel caff è, così me lo pappo in sole due cucchiaiate. Poi capisco che è polvere ed inizio a stare male di stomaco, non guarirò per tutto il giorno. Acquisto dunque dall’improvvisato barman, ma sublime agricoltore, dell’olio di oliva fatto in casa, per poi dirigermi verso la città di Agios Nikolaos. Visitata questa e altre zone intorno, torniamo verso l’appartamento, da Big Mama. Qui, la notte, tiriamo fuori le cartine e iniziamo ad organizzare il viaggio per il giorno successivo: tre ore di macchina sulla strada dei dirupi, piena di chiesette dei morti a scandire le distanze, fino al Palazzo di Cnòsso, la reggia del Minotauro. Filippo M. Fatigati Studia Giurisprudenza ed è appassionato di giornalismo d’inchiesta e di viaggi. Il suo sogno è quello di entrare in magistratura, anche se è affascinato dal mestiere di corrispondente all’estero. Ama il motocross e la musica, soprattutto quella classica e il rock anni ‘70.

TRAVELCURIOSITY

1888 HOTEL, IL PRIMO “INSTAGRAM HOTEL” CHE TI OFFRE UNA NOTTE GRATIS SE HAI PIU’ DI 10MILA FOLLOWERS Si trova a Pyrmont, un sobborgo di Sidney, il 1888 Hotel pensato per gli utenti di Instagram, il social network che permette di condividere le foto. La caratteristica più curiosa dell’hotel, che prende il nome dall’anno in cui Kodak ha creato la prima macchina fotografica portatile, è che gli ospiti che hanno un profilo Instagram con almeno 10000 followers vengono ospitati gratis. Tutti i clienti che, sul social network, utilizzano l’hashtag #1888Hotel per gli scatti effettuati durante il loro soggiorno, partecipano ad un concorso speciale: ogni mese viene scelta la foto più creativa e anche questa da diritto a una notte gratis nella struttura. L’idea di fondo degli ideatori di questo insolito albergo è che la condivisione su internet delle foto ormai è parte centrale dell’esperienza di viaggio. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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CRONACHE DA DIETRO IL CANCELLO

GABBIE Non avrei mai creduto possibile, se me ne avessero parlato solo 5 o 6 anni fa, che saremmo stati noi stessi, volontariamente ed entusiasticamente, a registrare i nostri dati nella più grande operazione di auto schedatura della storia. Sto parlando del mondo virtuale di Facebook, nel quale ormai siamo quasi tutti e dove ogni giorno inseriamo qualcosa che ci rende sempre più catalogabili ed omologati. Le carceri sono uno dei pochi luoghi in cui Facebook non è accessibile, per ovvi motivi legati alla necessità di impedire ai detenuti di comunicare con l’esterno; un esterno che a mio modesto avviso, è chiuso in altre gabbie senza pareti. Ovviamente anch’io faccio parte del data base e come tutti pubblico le mie cazzate che condivido con coloro a cui ho dato accesso ai miei dati pubblici eleggendoli come “amici”. Non credo di dover specificare che i miei dati, cosi come i vostri, siano accessibili alle istituzioni in ogni momento e che quando parliamo di privacy, essa abbia un unico senso, e cioè quello che impedisce a voi ed a me di avere accesso ai dati di coloro che invece possono controllare ed analizzare i nostri come e quando vogliono. Ciò che ho invece notato e su cui vorrei proporre una riflessione è l’interazione più o meno frequente che ogni iscritto a Facebook ha con i suoi contatti; mi spiego meglio: l’algoritmo del social network vi propone solo i post di alcuni dei vostri contatti in base a regole matematiche che non conosco ma che dipendono, per esempio il numero di amici in comune, dalla frequenza con la quale scambiamo messaggi, dalla condivisione di contenuti etc.. L’effetto ultimo di questa “selezione naturale” è quello di rendere alcuni dei nostri contatti “dormienti” al punto da farli scivolare nell’oblio ed altri invece, costantemente presenti al punto di renderli famigliari. Se ci pensiamo bene ed in un’ottica distaccata, questo equivale ad una delega sulla nostra scelta di selezionare persone ed informazioni conseguenti. Il principio di base non è molto diverso da quello delle prigioni, dove altri decidono con chi passerai, una volta rinchiuso, quasi tutte le ore della giornata e con chi invece, non avrai mai contatti. Tenere conto di questo può essere faticoso, ma altrettanto utile per non dimenticare che camminiamo su percorsi tracciati da altri anche quando conserviamo l’illusione di una libertà sempre più stravolta nel suo significato autentico e primordiale. That’s all Buon 2014

QUI DENTRO SI MUORE Suicidi in carcere: quando la “conservazione del principio di legalità” è venuta meno. ANNI

SUICIDI

TOTALE MORTI

2000

61

165

2001

69

177

2002

52

160

2003

56

157

2004

52

156

2005

57

172

2006

50

134

2007

45

123

2008

46

142

2009

72

177

2010

66

184

2011

66

186

2012

60

154

2013*

46

143

Totale

798

2.230

* Aggiornamento al 6 dicembre 2013

Maurizio Gazzoni jazzon@libero.it Libero e professionista, scrive su Dolcevita dal numero 0, ha pubblicato articoli su Soft Secrets e tradotto per l’Italia il romanzo “Los Contrabandistas de l’Estrecho” di Rafaèl Rossellò Cuervas Mons.

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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LUDICA

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REGALATI O REGALA UN ABBONAMENTO A DOLCE VITA! E’ UN REGALO ECONOMICO, ORIGINALE E ALTERNATIVO, CHE DURA TUTTO L’ANNO! Un abbonato Dolce Vita : • Riceve la rivista in anticipo, rimanendo comodamente a casa. • Gode di massima discrezione: spedizioni sempre in buste bianche o colorate. • Sostiene una realtà editoriale indipendente, non filtrata e alternativa come la nostra! CEDOLA PER ABBONAMENTO (6 NUMERI DI DOLCE VITA) N°50 GENNAIO FEBBRAIO 2014

Si, sottoscrivo l’abbonamento annuale a Dolce Vita al prezzo di 15€. Si, regalo un abbonamento annuale a Dolce Vita al prezzo di 15€. Si, mi abbono e regalo un abbonamento a Dolce Vita al prezzo di 30€. FORME DI PAGAMENTO - Ho versatto l’importo : Sul C/C postale n° n.76450048 intestato a “Reds rete europea distribuzione”. indicando nella causale oltre ai dati di spedizione la dicitura “Abbonamento Dolce Vita”. Con bonifico bancario: iban IT20 V031 2403 2100 0000 0202 614, intestato a “Reds rete europea distribuzione” indicando nella causale oltre ai dati di spedizione la dicitura “Abbonamento Dolce Vita”. Tramite assegno non trasferibile intestato a: Reds Area Abbonati V.le Bastioni di Michelangelo 5 / a - 00192 Roma. Carta di credito N° SCADENZA: mese

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PUBBLIREDAZIONALE

PARAFLECTOR BY PHYTOLITE Phytolite, noto produttore di lampade fluorescenti per la coltivazione, ha introdotto da poco sul mercato questo riflettore ad ombrello per bulbi a basso consumo. Il problema di come appendere verticalmente un bulbo CFL è finalmente risolto. Questo riflettore necessita del reggi lampada e di un cavo non inclusi nella confezione. Paraflector è disponibile sul sito del produttore www.phytolite.com e sul sito del distributore per l’Italia www.idrogrow.com.

DYNAMIC DUO BLOOMSTIMULATOR DI ATAMI In seguito al famoso Dynamic Duo Bloombastic con Rootbastic, presentiamo il nostro nuovo Dynamic Duo Bloomstimulator con il Blossom Builder Liquid. Un’indispensabile combinazione per la fase di fioritura. Il Bloomstimulator contribuirà ad una produzione esplosiva dello zucchero, cosi migliorerà il gusto del prodotto. I fiori diventeranno più grandi e compatti, mantenendo però l’odore e il gusto caratteristici. Blossom Builder Liquid contiene un’unica soluzione di P:K ratio di 1:1,5 ed è altamente concentrato con 0.25 - 0.50 ml di un litro di acqua. E’ utilizzato nelle ultime 2-4 settimane della fioritura. Inoltre se compri 1 litro di B Cuzz Bloomstimulator ricevi 50 ml di Blossom Builder Liquid gratuito. Per maggiori informazioni visita il sito www.atami.com.

CULTILITE G-SHOCK BULBO CFL AGRO Cultilite è una giovane azienda britannica nel campo dell’illuminazione indoor a basso consumo. Alla loro gamma di bulbi fluorescenti da 150, 200 e da 250 Watt si aggiungono le colorazioni agro. Le lampade Cultilite sono famose per la loro durata e per la solidità con cui escono dalla fabbrica, inoltre i bulbi sono rinforzati per durare di più nel tempo. I bulbi CFL Cultilite sono disponibili sul sito del produttore www.cultilite.com o presso il distributore esclusivo www.idrogrow.com. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

BIOMAGNO 2.0 - FACILE, GUSTOSO E NATURALE Dopo 7 anni di grandi risultati BIOMAGNO si rinnova perfezionandosi e ampliando la linea di fertilizzanti e biostimolanti. Con le nuove linee BIOMAGNO vi propone soluzioni riformulate con nuovi ingredienti e ritrovati, frutto della ricerca scientifica in campo agronomico degli ultimi anni. Oltre ad avere arricchito le formule dei fertilizzanti di base, abbiamo anche evoluto la serie di biostimolanti migliorandone le matrici organiche in base alle esigenze specifiche del grower. BIOMAGNO fornisce, oltre ai necessari macronutrienti, una serie di sostanze secondarie che sono fondamentali per ottenere rese maggiori e per garantire una spiccata salute delle piante. Le linee di fertilizzazione base si suddividono nella linea O.M. (organico-minerale), nella linea 100%BIO; a cui si aggiungono i biostimolanti 100%BIO utilizzabili con entrambe le linee. Le novità sono il BATMAGNO 100%BIO, un fertilizzante pellettato ad alto contenuto di fosforo, da usare in combinazione al FIORITURA 100% BIO; e il portentoso biostimolante BIOMASSA 100%BIO per incrementare la massa secca. Per maggiori informazioni visita il sito www.biomagno.com.

PURE EXTRACT BAGS Pure Extract Bags è una compagnia di produzione di reti e accessori per estrarre in casa il miglior hashish. Dalla sua entrata nel mercato degli articoli per la cannabis, è stato un continuo innovarsi: prima le maglie totalmente fatte di maglia setacciante, poi il formato XL da 120 litri ed infine le ultime sacche per estrazione da 4 litri. La vasta gamma di sacche e setacci disponibili vanno a completare l’offerta per soddisfare tutte le esigenze di ogni tipo di coltivatore. Per i meno esigenti rimane disponibile l’intera selezione di sacche per estrazione più economica. Per maggiori informazioni su dove acquistare i prodotti Pure Extract Bags visitate il sito ufficiale www.pureextractbags.com.

BULBI HPS KICKASS Kickass è una nuova linea di bulbi per la coltivazione indoor appositamente pensata per durare di più. Dalle saldature curate, alla scelta dei materiali sempre di prima qualità per arrivare al controllo qualità svolto da personale europeo. Il prezzo di questi bulbi è basso mentre la qualità è molto alta. I bulbi Kickass sono disponibili in 250, 400 e 600 Watt presso il distributore italiano www.botanicaurbana.com.

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PUBBLIREDAZIONALE: NEWS E PRODOTTI

SUGAR ROYAL DELLA PLAGRON

TUMBLE TRIMMER Tumble Trimmer è la soluzione per i coltivatori medio-piccoli con esigenze di discrezione e rapidità nel pulire il raccolto. Girando la manovella si attiva un sistema di lame che procedono alla pulizia delle infiorescenze. Le lame affilate poste sotto la griglia di sicurezza assicurano la prevenzione dagli incidenti: Tumble Trimmer non è un giocattolo. I tempi di pulizia e manicure delle vostre infiorescenze saranno notevolmente ridotti con l’impiego di questa nuova macchina ad azione manuale. Tumble Trimmer si trova presso il distributore autorizzato per l’Italia www.botanicaurbana.com.

ADVANCED NUTRIENTS ANCIENT EARTH Advanced Nutrients, la famosa casa produttrice di fertilizzanti per fuori suolo, propone un nuovo prodotto di derivazione organica per rinvigorire tutti i substrati esausti o poco pregiati. Ancient Earth contiene l’uno per cento di potassio e lo 0,5 per cento di acidi umici. L’effetto è immediatamente visibile dopo una settimana dalla prima applicazione. Qualsiasi substrato risponderà al trattamento e la risposta sarà nelle vostre piante. Ancient Earth si trova presso tutti i growshop italiani.

MAGIC FLIGHT LAUNCH BOX Magic Flight Launch Box è un vaporizzatore dalle dimensioni ridottissime proveniente dagli USA. Il suo funzionamento è semplicissimo, si avvale di una pila stilo e viene venduto con una confezione in cui è incluso un caricabatteria ed una pila di ricambio. Con discrezione è possibile vaporizzare pressoché ovunque, con un utilizzo che non ha nulla da invidiare ai vaporizzatori più grandi e famosi. Magic Flight Launch Box non emette rumori né odori, caratteristica che lo rende il perfetto compagno di viaggio per ogni occasione. In California fanno la fila per averlo, voi cosa aspettate? Il sito del produttore è www.magic-glifht.com.

All’inizio del 2012 abbiamo introdotto un nuovo prodotto denominato Sugar Royal. È stato provato che questo prodotto è un ottimo additivo grazie ai molti risultati sperimentali e ai feedback di coltivatori noti. Provalo anche tu e sperimenta i benefici di Sugar Royal! Che cos’è Sugar Royal? Sugar Royal è un potente stimolatore biologico a base di amminoacidi. Favorisce l’attività di fotosintesi aumentando la formazione di resina/ cristalli. Questo assicura un prodotto finale forte con l’aroma e il gusto migliore. Alcuni amminoacidi presenti in Sugar Royal stimolano una reazione da parte della pianta. La pianta ha la sensazione di seccare per cui tenta di proteggersi al meglio contro l’essiccazione producendo più resina/cristalli e accelerando il processo di maturazione. Sugar Royal presenta gli stessi vantaggi dello stress di aridità, senza il rischio che la pianta riceva troppa poca acqua. Utilizzando Sugar Royal, per un buon affaticamento di piante salutari che hanno la possibilità di sviluppare in condizioni ottimali, il tempo totale dalla semina alla raccolta potrebbe essere ridotto di una settimana. Consigliamo di utilizzare Sugar Royal sempre in combinazione con Green Sensation. Quest’ultimo, infatti, rispetto a Sugar Royal contiene ormoni per la fioritura, enzimi, fosforo e potassio per ottenere frutti compatti e duri. Vantaggi di Sugar Royal: - migliore aroma e sapore; - aumento dell’attività; - aumento del peso. Contenuto: 100 ml, 250 ml, 500 ml e 1 litro. Hai ancora delle domande? Scrivici a servicedesk@plagron.com. Per informazioni aggiuntive relative a Sugar Royal e agli altri prodotti, www.plagron.com. a cura di CBG

GROWSHOP CONTEST

Growshop contest è il nuovo concorso fotografico che premia i growshop. Per partecipare è necessario inviare 5 foto ad alta risoluzione del vostro negozio all’indirizzo growshopcontest@gmail.com ed i dati dell’attività commerciale. In palio una pagina di pubblicità gratuita su Dolce Vita.

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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


GANESH RECORDS presenta

GANJA MOMENTS 60 minuti di musica rilassante e d'atmosfera composti appositamente per rendere ancora piu' intensi e speciali i tuoi momenti di relax. COMING SOON nei migliori growshop e in tutti i digital stores

MEDICAL MUSIC www.ganeshrecords.com



LOGOUT

Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi. Essere liberi non significa semplicemente rompere le catene ma vivere in modo tale da rispettare e accentuare la libertà altrui. Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa.

Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso. Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli. Sono io il padrone del mio destino, il capitano della mia anima. Nelson Mandela

L’uomo coraggioso non è colui che non si sente impaurito, ma colui chevince la paura. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014

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INFO VARIE

UNDERGROUND DISTRIBUZIONE DISTRIBUTORI FRIULI VENEZA GIULIA

SIETE UN NEGOZIO, UN CENTRO SOCIALE, UN’ASSOCIAZIONE O SEMPLICEMENTE UN GRUPPO DI AMICI E VOLETE DISTRIBUIRE DOLCE VITA? CONTATTATECI E VI FORNIREMO I DETTAGLI. SPEDIZIONE A CARICO NOSTRO. ORDINE MINIMO 25 COPIE. • Abbiamo mantenuto un prezzo ridotto, perchè il nostro obbiettivo è quello di far girare la rivista il più possibile; con queste cifre, un negozio può anche utilizzarla come OMAGGIO per i suoi clienti nel caso di qualche acquisto. Sarà un pensiero apprezzato e contribuirete a divulgare la rivista. • Dolce Vita NON è un progetto riservato ad un pubblico di nicchia; puntiamo infatti a NORMALIZZARE determinati argomenti che ad oggi, nel mondo e soprattutto in Italia, sono ingiustamente considerati “scomodi” e “pericolosi”. Invitiamo quindi a distribuire la rivista in QUALSIASI negozio o luogo (edicole, negozi di sport, di musica, di vestiti, associazioni, eventi, ecc). • Divulgare Dolce Vita signifi ca SUPPORTARE l’antiproibizionismo, la contro-informazione, la cultura della canapa, la libertà in tutte le sue forme (di parola, pensiero, espressione, comunicazione, stili di vita, ecc) e in generale, qualsiasi realtà italiana del settore. • E’ ora possibile distribuire Dolce Vita anche nelle edicole. Invita il tuo edicolante di fi ducia a contattarci per richiedere la distribuzione della nostra rivista.

PROSSIME USCITE N.51 - 15 Marzo 2014 N.52 - 15 Maggio 2014 N.53 - 15 Luglio 2014

• CITY JUNGLE, VIA 30 OTTOBRE 11, 33100, UDINE • OPEN MIND, VIA CRISPI 41/C, 34125, TRIESTE • EL CANTON DELA CANAPA, VIA SVEVO 22/1, 34144, TRIESTE

TRENTINO ALTO ADIGE

• CHACRUNA, CORSO 3 NOVEMBRE 72/2, 38100, TRENTO • CHACRUNA, VIA CAVOUR 3, 39100, BOLZANO

VENETO

• BOOMALEK, VIA EUGANEA 78, 35141, PADOVA • GRACE, VIA SALVORE 3-5, 30170, MESTRE (VE) • HEMPORIUM, S.S. 11 PADANA SUPERIORE 279, 36100, VICENZA • IL GIARDINO IDROPONICO, VIA TRESIEVOLI 63, 30034 BORBIAGO (VE) • MANALI, VIA B. LORENZI N°40, 37131, VERONA • NUOVA DIMENSIONE, VIA ROMA 13, 36045, LONIGO (VI) • HAPPY LIFE, VIA VARLIERO 1B, 45026, LENDINARA, (RO)

LOMBARDIA

• GROWRAMA, VIA MANDELLI 49 ANG. VIA FILANDA, 20884, SULBIATE (MB) • ROOTS TEAM SNC, VIA BAIONI 5/E, 24122, BERGAMO • CAMPACAVALLO, VIA UMBERTO I° 142, VAREDO (MB) • CANAPALIFESTYLE, VIA ISONZO 25/F, 20090, BUCCINASCO (MI) • GANESH SHOP BRESCIA, VIA PIETRO DEL MONTE 22, ZONA OSP CIVILE, 25123, BRESCIA • GHIRIGORI FAMILY, VIA VALERIANA 155, 23015, DUBINO (SO) • GHIRIGORI FAMILY, PIAZZA GARIBALDI 7, 23848, OGGIONO (LC) • GREEN TOWN, VIA ROSOLINO PILO 14, 20129, MILANO • KARKADE’, VIA MONTE CENGIO 17, 25128, BRESCIA • MY GREEN HOUSE, VIA SAN PAOLO 27 ANGOLO VIA FERRINI, 27100, PAVIA • MY GRASS, VIA TORRICELLI 26, 20136, MILANO • NON SOLO ERBA, VIA MAGENTA 26, 23900, LECCO • NPK, VIA A. GRANDI 25, 20068, PESCHIERA BORROMEO (MI) • LA BOTTEGA DEL ROSSO , OGNI SABATO FIERA DI SINIGAGLIA, 20150, MILANO • SHIVA ART’S TATOO, VIA STAZIONE 66/68, 26013, CREMA • VIRGOZ’ STUDIO, VIA VOLVINIO 31,20141 MILANO

PIEMONTE

• ALTER ECO, VIA OZANAM 10, 10153, TORINO • CRAZIEST’09, VIA CORTE D’APPELLO 7 BIS, 10122, TORINO • INDOORLINE, REGIONE ARTIGIANALE CONTI 15, 10060, GARZIGLIANA (TO) • NEW BIOGROUP, VIA SOLERO ANG. VIA GORIZIA, 15100, ALESSANDRIA

EMILIA ROMAGNA

• ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE GREEN RIOT, VIA BONESI 3, 41059, VIGNOLA (MO) • BOTTEGA DEL VERDE, VIA DI ROMA 82, 48121, RAVENNA • BOTTEGA DELLA CANAPA, VIA MARSALA 31/A, 40126, BO • LOGNA • BOTTEGA DELLA CANAPA, VIA CERVESE 1303, 4752, CESENA • CANAPAJO’, VIA PASCOLI 60, 47841, CATTOLICA • CANAPERIA, VIALE DELL’APPENNINO 117, 47121, FORLI’ • DELTA 9, VIA PARENTI 53,41013, CASTELFRANCO EMILIA (MO) • DEVIL’S WEED, VIA CAIROLI 241, 47522 CESENA (FC) • FOGLIE D’ERBA, VIA DE MARCHI 29/A, 40123, BOLOGNA • HIERBA DEL DIABLO, VIA MONTE GRAPPA 27/C, 40121, REGGIO EMILIA • IDROGROW, VIA LOMBARDIA 10, 41012, CARPI, (MO) • ORA LEGALE, VIA MARCHE 2/E, 40139, BOLOGNA • SECRET GARDEN, VIA MATTEOTTI 61, 41049, SASSUOLO (MO) • GROWSHOP REGGIO, VIA JACOPO DA MANDRA 30/A, 42120, REGGIO EMILIA • FOGLIE D’ERBA, VIALE TRIPOLI 150, 47921, RIMINI

LIGURIA

NELLE PRINCIPALE EDICOLE DI ANCONA AVELLINO BARI BELLUNO BERGAMO BOLOGNA BOLZANO BRESCIA BRINDISI CAGLIARI CATANIA COMO COSENZA FIRENZE

FOGGIA FORLI’ GENOVA GORIZIA LA SPEZIA LECCE LIVORNO MACERATA MANTOVA MILANO MODENA NAPOLI NOVARA PADOVA

PALERMO PARMA PAVIA PERUGIA PESARO PESCARA PIACENZA PISA RAGUSA RAVENNA REGGIO EMILIA ROMA SALERNO SASSARI

TARANTO TERNI TORINO TRENTO TREVISO TRIESTE UDINE VARESE VENEZIA MESTRE VERONA VICENZA

INFO DISTRIBUZIONE E ARRETRATI distribuzione@dolcevitaonline.it

INFO ABBONAMENTI Tel. 06.39745482 abbonamenti@redscoop.it

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• HEMPATIA IT GROW, VIA SAN DONATO 32-34/R, 16123, GENOVA • INDOORLINE STORE, VIA SANT’AGNESE 12/R, 16126, GENOVA

TOSCANA

• ALTRA CAMPAGNA, PIAZZA DON CESARE STEFANI, 55012, CAPANNORI (LU) • CAMPO DI CANAPA, VIA LEOPARDI 4/R, 50121, FIRENZE • FIORI DI CAMPO , VIA SALVAGNOLI 81, 50053, EMPOLI

MARCHE

• ZONAUFO, VIA PASSERI 155, 61121, PERSARO

UMBRIA

• MYSTICANZA, VIA SAN FRANCESCO 9, 06100, PERUGIA

LAZIO

• GROWERLINE POMEZIA, VIALE MANZONI 33, 00040, POMEZIA • AREA 51, VIA CORRADO GRECO 32, 00121, OSTIA • EXODUS, VIA CLELIA 42, 00181 ROMA • FILO D’ERBA, VIA R. GRAZIOLI LANTE 46, 00195, ROMA • HORTUM DEUS, VIA RAFFAELE DE COSA 9, 00122, OSTIA LIDO • HEMPORIUM, VIA DEI CAMPANI 33/35, 00185, ROMA • I-GROW, VIA ODERISI DA GUBBIO 234, 00146, ROMA • I-GROW, VIA TOR SAN GIOVANNI 140, 00139, ROMA • I-GROW, VIALE GIULIO CESARE 102, 00193, ROMA • FILO D’ERBA, VIA VAL DI CHIENTI 19, 00141, ROMA • FILO D’ERBA, VIA IPPOCRATE 61, 00161, ROMA • HEMPORIUM SAN LORENZO, VIA DEI CAMPANI 33/35, 00185, ROMA • HEMPORIUM TUSCOLANA, VIA MASURIO SABINO 23, 00175, ROMA • HEMPORIUM VENDITA ALL’INGROSSO, VIA DEI CASTELLI ROMANI 61, 00178, ROMA

CAMPANIA

• FUMERO’, VIA SEDILE DEL PORTO 60, 80134, NAPOLI

PUGLIA

• ASSOCIAZIONE LA PIANTIAMO! - CANNABIS SOCIAL CLUB RACALE (LE) • ASSOCIAZIONE CULTURALE CANAPUGLIA, VIA ADUA 33, 70014, CONVERSANO (BA) • A.S.C.I.A. ASSOCIAZIONE PER LA SENSIBILIZZAZIONE DELLA CANAPA AUTOPRODOTTA • LA PIANTIAMO CANNABIS SOCIAL CLUB, VIA DELLE ORCHIDEE, 71122, SALICE (FG)

SICILIA

• HEMPATIA, VIA LASCARIS 381n.8, 98100, MESSINA • IL CANAPAIO, VIA TORREARSA 6, 91100, TRAPANI • KALI’, VIA CAVOUR 31, 90133, PALERMO • SKUNKATANIA, VIA VITTORIO EMANUELE 229, 95124, CATANIA • SKUNKATANIA, VIA ROMA 92, 96100, ORTIGIA, SIRACUSA • SUPER NATURAL, VIA CROCIFERI 68, 95120, CATANIA • THE OTHER PLANT, VIA FRANCESCO BATTIATO 13, 95124, CATANIA • VUDU PALERMO, VIA PIGNATELLI ARAGONA 15, 90141, PALERMO • SICILCANAPA TRADE S.R.L., VIA OLIVO SOZZI 12, 97014, ISPICA -RAGUSA (RG) • ROCK BAZAR GROWSHOP, VIA ROMA 13, 91026, MAZARA DEL VALLO (TP)

SARDEGNA

• ORTO BIOLOGICO SHOP, VIA TIGELLIO 60, 09123, CAGLIARI DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2014


NFORMAZIONI SUL NOSTRO SITO WEB E WWW.FACEBOOK.COM/PARADISESEEDSOFFICIAL MAGGIORI INF

PARADISE SEEDS STORE, GRAVENSTRAAT 12, AMSTERDAM. PARADISE SEEDS SHOP: 020 7371599 PARADISE SEEDS OFFICE: 020 6795422 FAX: +31 342461027 INFO@PARADISE-SEEDS.COM WWW.PARADISE-SEEDS.COM PO BOX 377 - 1000 AJ AMSTERDAM. HOLLAND


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