Dolce Vita 87

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NUMERO 87 - MARZO/APRILE 2020

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DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 1


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EDITORIALE

La cannabis è utilizzata per scopi medici, spirituali, religiosi o ricreativi da almeno 5mila anni. Tutt’oggi, nel mondo, ci sono paesi dove vige la piena legalizzazione e altri che la considerano una sostanza pericolosa quanto l’eroina e dove i consumatori sono denigrati, arrestati e addirittura condannati a morte. Non siamo criminali. Siamo giornalisti, artisti, avvocati, genitori, atleti, insegnanti, architetti, commessi, ingegneri, tecnici, attivisti, commercianti, medici, impiegati, ricercatori, studenti, agricoltori, cuochi, ristoratori, designer, apprendisti, artigiani, educatori, psicologi, imprenditori, scrittori, musicisti, infermieri… Siamo persone normali e siamo ovunque. Godere di questa pianta per uso personale non può essere un reato. Coltivarla e curarsi, beneficiando delle sue proprietà, deve essere un diritto. L’ignoranza va combattuta. E quando le leggi sono ingiuste, allora è un dovere disobbedire. È giunta l'ora di piantarla, ora più che mai! CANNABIS - CANAPA - MARIJUANA - GANJA - ERBA - MARIA Abbiamo scelto di utilizzare il termine "marijuana" in copertina per attirare l'attenzione, per lanciare una provocazione, ma soprattutto perché riteniamo sia giunto il momento di sdoganare questa parola liberandola da qualsiasi pregiudizio. La differenziazione tra canapa, cannabis e marijuana ha un’origine del tutto arbitraria. Il termine "marijuana" è stato introdotto negli Usa, all’alba del proibizionismo, quando le lobby dell’industria e i media cominciarono a criminalizzare la pianta. Un nome che gli americani non conoscevano (termine messicano) perché la chiamavano "cannabis" o "hemp". Oggi nel gergo comune con il termine "canapa" (“hemp” in inglese, “cáñamo” in spagnolo, “hanf” in tedesco e “chanvre” in francese) si intende in genere la canapa ad uso industriale, con bassi livelli di THC. Con "marijuana" invece si intende quella con alti livelli di THC a uso ricreativo. Mentre il termine "cannabis" è utilizzato per tutte le accezioni e in particolare per la cannabis in medicina. Ma la pianta è sempre la stessa, seppur con varietà, caratteristiche e percentuali di principio attivo diverse. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 3


INDICE 03.

Editoriale

06.

Guardando le stelle

07.

Ivanart

08.

Cannabis for future

10.

Buone notizie

12.

Cover Story: disobbedire per cambiare una legge sbagliata

16. 20. 30.

Contro-Informazione: sparatorie di massa, negli Usa è un bagno di sangue

32.

Avvocato Rulez: coltivazione ad uso personale, quando (non) è reato

34.

Giardinaggio: piante da appartamento che vivono con poca luce, ecco quali scegliere

36.

Shantibaba’s bag of dreams: attenzione a investire nella cannabis, non tutte le aziende valgono quanto promettono

42.

Strain Guide: Vortex, Shoreline e Sour Tangie

44.

Strain & Seedbank/Promo: USA “super forte”, XL autofiorente, ricca di CBD… Sono solo alcune delle nuove varietà di Sweet Seeds®

46.

Promo: Evo Greenhouse, speciali serre automatizzate per la coltivazione indoor

48.

Prime armi: autoproduzione outdoor, da dove iniziare

52.

Grow Pro: coltivare indoor, tutto quello che c’è da sapere

57.

Strain & Seedbank/Promo: con la primavera arrivano 3 nuove genetiche Fast di Paradise Seeds

58.

Promo: novità stupefacenti su Idroponica.it, lampade Quantum Board e CMH 600

61.

Ganjagirl: Usa, le donne rappresentano oltre un terzo dei dirigenti del settore della cannabis

63.

Strain & Seedbank/Promo: il colore della cannabis. Perché ci sono strain viola?

65.

La posta del grower

66.

Cannabusiness: la cannabis californiana è pronta al boom

69.

Botanica: nutrire la canapa non è un gioco da ragazzi, linee guida per il grower

74.

Canapa Industriale

High Times Antipro

76. 79. 80.

Le nuove vie della canapa

87. 88. 93. 97. 101. 106. 109. 111. 112. 114. 116. 118. 119. 120. 120. 120. 122. 127. 129. 133. 134. 136. 137. 138.

Ganjart

Canapa in cucina Cannabis Terapeutica Psiconauta

Input: libri, film, documentari Street Art: Pipemaking, i maestri vetrai della cannabis culture Oltreconfine: Amazzonia in barca, la traversata della foresta più grande del mondo Intervista: Ed Rosenthal, il grower che è già leggenda Reggae Vibrations

Cronache da dietro il cancello Cronache dal cratere Hi-tech & Web: agricoltura 4.0, produrre di più utilizzando meno risorse Decrescita L’angolo dell’autoproduzione

The Growshop: Cbdimension De vino veritas Birra corner Tea Time Eco-friendly: la lotta impari, riforestare non basta più Eventi Pubbliredazionale e flash prodotti Inside Magazine Lista distributori-punti vendita Abbonamenti Info varie Logout

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GUARDANDO LE STELLE

Ad un certo punto della sua vita - nel 1846 - Henry David Thoreau fu arrestato. Il grande filosofo e scrittore statunitense si rifiutò infatti di pagare una tassa imposta dal suo governo. Tassa che serviva a finanziare una guerra schiavista nei confronti del Messico. Per questo fu prelevato dalla sua dimora e messo in carcere. Di lì a breve, uno dei suoi migliori amici e colleghi, Ralph Waldo Emerson, andò a trovarlo. Vedere Thoreau dietro alle sbarre era cosa strana: non si trattava di un emarginato né di un criminale, bensì di una persona distinta e rispettabilissima. Così il suo amico gli chiese: «Henry, cosa ci fai lì dietro?!» La risposta di Thoreau fu: «Caro Waldo, la questione non è cosa ci faccio io qui dietro, ma cosa ci fai tu lì fuori.» Quando una legge è ingiusta, può essere giusto infrangerla. Questa è la disobbedienza civile e questa è la grande lezione di Henry Thoreau

6 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

così come di altri grandi del passato, da Malcom X a Nelson Mandela, da Lev Tolstoj a Gandhi. Persone che decisero di infrangere le leggi del loro tempo, per dimostrarci l’insensatezza e l’ingiustizia di tali leggi. Oggi, chi coltiva Cannabis (in Italia o in qualsiasi altra zona del mondo) – una pianta che cresce spontaneamente in natura, che non ha dose letale, che non ha mai provocato un singolo morto nella storia dell’umanità, che ha importanti proprietà mediche, che rappresenta una risorsa preziosissima per l’essere umano nonché una valida alternativa al petrolio e i suoi derivati – non compie alcun reato ma, eventualmente, mette in atto un’azione legittima, inoffensiva, pacifica e rivoluzionaria di disobbedienza civile. Matteo Gracis Giornalista e nomade digitale. Fondatore e direttore editoriale di Dolce Vita. Il suo blog: www.matteogracis.it


IVANART

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 7


CANNABIS FOR FUTURE

Siamo un gruppo di attivisti sparsi per tutta Italia. Il nostro obiettivo è sensibilizzare l'opinione pubblica e la classe politica sui grandi benefici che puòÈ... portare LA CANNABIS la legalizzazione della cannabis e la valorizzazione di tutti i suoi utilizzi. Questa pianta è una risorsa, non un nemico.

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BUONE NOTIZIE

Ogni giorno i mass media ci bombardano con notizie tragiche, cronaca nera, a volte falsi allarmi di epidemie in arrivo, altre volte imminenti guerre mondiali. La “strategia della tensione” è un metodo diffuso, un popolo che ha paura è più facile da governare. A noi piace andare controcorrente e abbiamo deciso di dedicare la nostra rubrica solo alle buone notizie. Be happy!

In Svizzera il tragitto casa-ufficio entra a far parte dell’orario di lavoro Da quest’anno i dipendenti pubblici che lavorano durante gli spostamenti su treno o bus potranno uscire prima dall’ufficio. Si stima infatti, che in media i dipendenti impieghino circa 62 minuti al giorno per recarsi in ufficio e la maggior parte del tempo del viaggio venga spesso sfruttata per portarsi avanti con il lavoro. Di fatto le nuove tecnologie lo consentono. Ecco perché la Svizzera ha deciso di riconoscere ai lavoratori il tempo del tragitto quando questo viene effettivamente impiegato per dedicarsi alle proprie mansioni, conteggiandolo nell’orario di lavoro e retribuendolo in quanto tale. Infatti, se in passato le persone, una volta uscite dall’ufficio, lasciavano sulla scrivania le scartoffie per poi rivederle il giorno seguente, adesso non è più così. 10 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Inazione climatica: la prima causa dal basso contro lo Stato italiano È partita la prima causa contro lo Stato per inazione climatica. L’iniziativa dal basso ha preso il nome di Giudizio Universale e come spiega la sua portavoce serve a «chiedere allo Stato Italiano di attuare misure più stringenti per rispondere ai cambiamenti climatici e invertire il processo: se non ci pensiamo noi, nessuno lo farà al posto nostro». Attualmente l’Italia vanta risultati energetici e ambientali più elevati di quelli chiesti dall’Unione europea per il 2020, ma la maggior parte dei progressi sono stati raggiunti tra il 2013 e il 2015. Negli anni successivi, l’azione per contenere i cambiamenti climatici ha rallentato, le emissioni si sono livellate e le rinnovabili hanno tirato il freno.

In Cile le comunità indigene fermano il gigante del litio Il Tribunale per l’Ambiente della città di Antofagasta ha accolto la denuncia delle comunità indigene di Atacama contro la SQM, la società chimica e mineraria del Cile, accusata di un uso sconsiderato delle risorse idriche per le sue attività. La società è il secondo produttore mondiale di litio, elemento chiave per le batterie che alimentano i veicoli elettrici. L’aumento della domanda di litio, considerato il petrolio del futuro, ha sollevato dubbi sul fatto che l’arido deserto settentrionale del Cile possa sostenere i livelli attuali (e futuri) della produzione del metallo e il tribunale ha preferito far prevalere il principio di precauzione anche tenendo conto della «particolare fragilità» dell’ecosistema di Atacama.

Europa: la stretta su imballaggi e plastica monouso La Commissione europea ha stabilito il divieto dell’uso degli imballaggi e confezioni di plastica e di consentire solo quello in plastica riciclata a partire dal 2030. Inoltre entro lo stesso termine verrà limitato l'uso delle microplastiche. La direttiva sulle plastiche monouso, il cui via libera definitivo è arrivato lo scorso anno, prevedeva già la messa al bando di alcuni prodotti (cotton fioc, posate, piatti e bastoncini per palloncini) e una serie di misure per scoraggiare l’uso di imballaggi con questo tipo di materiale. Purtroppo l’orizzonte del 2030 appare un po’ troppo lontano rispetto a una vera e propria emergenza che sta assumendo, giorno dopo giorno, dimensioni estremamente preoccupanti.

La Colombia dice basta alla caccia sportiva Ad anni di distanza, la Colombia segue l’esempio del Costa Rica, il primo paese dell’America Latina ad aver vietato la caccia sportiva nel proprio territorio. Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha infatti deciso che dal 6 febbraio in Colombia non è più consentito uccidere gli animali per “sport”. Il giudice ha stabilito che questa pratica va contro l’interesse dell’ambiente affermando che il Paese ha il dovere di difendere la propria fauna. Le motivazioni dietro la decisione sono inequivocabili: poiché la caccia sportiva nel Paese non è giustificata in termini di sussistenza o controllo della popolazione della specie, non esiste un motivo valido per permettere la caccia a fronte della sofferenza provocata agli animali.


Una tassa di sostenibilità sulla carne per salvare il Amsterdam e Berlino pianeta mettono un tetto agli All’ennesimo studio che sottolinea affitti: troppo cari! gli insostenibili costi ambientali degli Il provvedimento è stato reso necessario dal costante rialzo dei prezzi negli ultimi dieci anni, un fenomeno che ha stravolto il volto delle capitali Il comune di Amsterdam ha deciso di operare una stretta sugli speculatori degli appartamenti. Basta al business sfrenato di chi acquista abitazioni di nuova costruzione allo scopo di affittarle. La giunta cittadina in nome della sostenibilità urbana ha istituito il divieto di affittare case a più di 1.027 euro al mese. L’obiettivo è quello di incentivare l’acquisto delle stesse per viverci invece di destinarle ad affitti brevi. Il tutto per ripopolare una città popolata sempre più da turisti e pendolari. E dire che non è nei Paesi Bassi che si registra il più alto rialzo degli affitti su scala decennale (38%). Gli affitti sono letteralmente saliti alle stelle in Lituania (+101,1%), Repubblica Ceca (+78,6%) e Ungheria (+67,8%). Solo in Grecia (-17,5%) e Cipro (-0,3%) si registra un contratto di affitto più leggero rispetto al 2017. Nel complesso nell’ultimo decennio gli affitti sono aumentati del 21% nell’UE, una realtà a cui l’Irlanda vuole mettere mano a breve attraverso il congelamento degli affitti residenziali. In Germania questa manovra era già stata introdotta nel 2015, ma i risultati non sono stati quelli previsti perché è stato molto facile aggirarne le regole e perché erano praticamente inesistenti le sanzioni per chi trasgrediva. Ecco perché nel primo quadrimestre del 2020 entrerà in vigore una nuova legge, che riprende la vecchia correggendone le criticità. La prima città a sperimentarla su larga scala sarà Berlino dove circa 1.5 milioni di case avranno l’affitto congelato per i prossimi cinque anni. Il tetto massimo sarà di 9,80 euro per metro quadrato. Secondo il Dipartimento per lo Sviluppo Urbano di Berlino, sono circa 340mila le famiglie berlinesi che otterranno la riduzione dell’affitto grazie alla nuova legge, un provvedimento che protegge i gruppi sociali più poveri e vulnerabili. Sarà anche retroattivo: chi ha pagato troppo in questi mesi, potrà chiedere indietro “il maltolto” calcolando quanto pagato di troppo da giugno 2019 al momento della richiesta. La legge, che ha avuto un iter molto discusso, nasce dalle lamentele dei cittadini che vivono in affitto, i quali occupano circa l’82% degli appartamenti, riguardo al fenomeno ormai noto come “febbre degli affitti” che, nella capitale, sono saliti in media del 2,8% all’anno dal 2000.

allevamenti intensivi, l’Europa prende in considerazione di tassare la carne Un nuovo studio commissionato dalla True Animal Protein Price Coalition (TAPP) suggerisce che il prezzo al dettaglio della carne non riflette i costi ambientali associati alla sua produzione e chiede una “tassa di sostenibilità” sulla carne. Nonostante non sia il primo report a evidenziare l’impatto che l’allevamento intensivo ha sull’ambiente, questa volta il Parlamento Europeo potrebbe pensarci seriamente e inserire la manovra nel Green Deal e nella nuova politica alimentare dell’UE. Se così fosse il prezzo della carne bovina potrebbe aumentare nell’arco dei prossimi dieci anni di almeno 0,47 euro ogni 100 grammi, circa il 25% in più rispetto all’attuale prezzo di vendita applicato mediamente nel Regno Unito. L’aumento per la carne di maiale e di pollo sarebbe leggermente inferiore. Applicando tasse simili - secondo i ricercatori - i consumi di carne bovina potrebbero ridursi fino al 67% in tutta Europa, mentre quelli di carne suina potrebbero diminuire del 57% e quelli di carne di pollo del 30%, entro il 2030. Se fosse messo davvero in pratica, si tratterebbe di un grande risultato anche per gli animali. Se il provvedimento entrasse in vigore, ne guadagnerebbe l’ambiente attraverso la riduzione delle emissioni di CO2, che potrebbero abbassarsi di 120 milioni di tonnellate l’anno. I ricercatori affermano che una dieta più varia, che includa meno carne, porterebbe aiutare a mantenere il riscaldamento globale appena al di sotto dei 2°C ma il trend del consumo va esattamente nella direzione opposta, una direzione assolutamente non sostenibile. Gli Stati membri utilizzerebbero i 32 miliardi di euro incassati grazie alla nuova tassa per finanziare l’agricoltura sostenibile e favorire il consumo di cibi salutari. Diminuire il consumo di carne, infatti, significa anche risparmiare sulla spesa sanitaria. Il consumo di carne è associato a una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e tumori e poiché gli europei consumano in media circa il 50% in più di carne rispetto a quanto indicato nelle linee guida, si risparmierebbero grosse cifre in termini di spesa sanitaria. Tassa a parte, da consumatori, possiamo modificare autonomamente i nostri consumi alimentari preferendo una dieta ricca di frutta e verdura, rispetto a una ricca di carne e zuccheri, e scegliendo prodotti freschi, non confezionati e di stagione. Da soli possiamo fare poco ma una sensibilizzazione generale sul tema può davvero concorrere a rallentare la corsa verso la distruzione. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 11


COVER STORY

Disobbedire per cambiare una legge sbagliata Ogni spinello fumato, ogni grammo detenuto, ogni pianta coltivata è un atto di disobbedienza, l’atto attraverso il quale possiamo cambiare le cose «Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi e impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta». Questa frase è dell’illustre antropologa americana Margaret Mead e dovrebbero mandarla a memoria tutti coloro che reputano impossibile una prossima legalizzazione della cannabis in Italia. Infatti, il divieto cesserà nonostante il Vaticano, la lobby del farmaco, le narcomafie e il benestare di quei rappresentanti politici che, pur sapendo quanto sia inutile e dannoso, si ostinano a sostenere il proibizionismo. Purtroppo non è solo una questione di logica, altrimenti ogni italiano avrebbe 12 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Tutti, se ne conoscessero le proprietà, vorrebbero possedere un po' dei fiori più terapeutici al mondo già le sue piante di cannabis sul balcone: tutti, se ne conoscessero le proprietà, vorrebbero possedere un po' dei fiori più terapeutici al mondo. Evidentemente non è neppure una questione di buonsenso, infatti mentre in diversi

Stati nel mondo si legalizza l'uso ricreativo e vengono investiti ingenti capitali nella ricerca e nella produzione di cannabis terapeutica, il governo italiano è talmente cauto che ha previsto la fornitura gratuita di cannabis terapeutica, solo quando le cure convenzionali hanno dato esito negativo. Inoltre l’approvvigionamento viene garantito, salvo esaurimento scorte, solo a pazienti con patologie oncologiche o neurodegenerative particolarmente gravi, e/o con affezioni dolorose acute che superano i 5 punti della scala NRS (Numerical Rating Scale). Così capita spesso che la cannabis venga prescritta solo dopo aver somministrato al paziente farmaci con oppiacei o triptani, entrambi sostanze


che provocano forte dipendenza fisica e possono avere effetti collaterali gravissimi se non addirittura letali. Non è più accettabile che nel nostro Paese, per via di una legge frutto del pregiudizio del legislatore, o di quello che egli stesso intende alimentare, sia di fatto impedito ad aziende italiane di produrre un farmaco che però acquistiamo, a caro prezzo, da aziende estere; oltre a impedire la coltivazione privata. A giustificare l’ostinazione proibizionista, nonostante le innumerevoli prove contrarie, una falsa apprensione nei confronti dei minori, della sicurezza pubblica e della salute dei cittadini. In realtà, nonostante le severe sanzioni, sia amministrative sia penali, siamo tra i primi paesi europei per consumo minorile di droga: i nostri giovani consumano decisamente più cannabis di quella usata dai minori olandesi che vivono dove la marijuana è sempre stata legale per i maggiorenni. Nel nostro paese fumiamo tonnellate d’erba, alla faccia della legge; ma lo facciamo di nascosto, quasi come se fosse un gioco il cui scopo è proprio quello di non farsi beccare. Chi non conosce l’effetto della cannabis sul corpo umano

crede che questa sostanza viene fumata da chi ne è dipendente. In realtà il 97% dei consumatori potrebbe smettere immediatamente, ma semplicemente non vuole. Il restante 3% avrebbe effettivamente bisogno di un aiuto per liberarsi dalla dipendenza psicologica che si instaura in individui particolarmente vulnerabili. Ma davvero la stragrande maggioranza dei consumatori di cannabis lo fa per sfidare lo Stato? È una domanda che ha senso in un’epoca in cui spesso siamo indotti a compiere azioni che fanno male, mentre viene vietato quello che fa bene. Nel nostro Paese è vietata una pianta, manifestare pubblicamente e aiutare il prossimo, previa autorizzazione. Invece, con il gratta e vinci, il lotto e i centri scommesse, è legale il gioco d’azzardo. È legale pure la caccia che sul territorio italiano, in un anno, provoca più morti rispetto a quelle che ci sono state per abuso di cannabis nell’intera storia dell’umanità. Le armi da fuoco, normalmente detenute nelle case dei cacciatori, possono comunque finire nelle mani di ragazzini o persone non idonee al porto d’armi, o addirittura essere rubate (in Italia, soprattutto in estate, si registrano sino a 500 furti in appartamento al giorno).

Se un ladro trova dell’erba e la ruba, la conseguenza più grave sarà la tosse, perché le maledizioni del proprietario faranno certamente andare di traverso un po’ del fumo di quei fiori. Non solo, perché c’è un principio basilare che non viene mai sottolineato abbastanza: chi coltiva cannabis non fa del male a nessuno e allo stesso tempo danneggia la criminalità organizzata perché coltiva e si produce da sé ciò di cui ha bisogno. E non è un fenomeno nuovo: in Italia si stima che ci siano circa 100mila grower che coltivano cannabis illegalmente da anni, con numeri in costante crescita. Quindi parliamo di un fenomeno che esiste già, indipendentemente dalla legge, e va solo regolamentato. Si tratta di aprire gli occhi e di riportare nella legalità milioni di cittadini italiani che consumano e coltivano cannabis. Vietare la coltivazione e l’uso di cannabis in modo effettivamente dittatoriale, ignorando persino il referendum del 1993 che ha sancito la volontà popolare di legalizzare le droghe leggere, ha portato il cittadino a ribellarsi continuando a effettuare quello che possiamo definire il suo rito pacifico, che non lede nessuno, ma che è illegale. Chi consuma cannabis, come chi la coltiva, effettua

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 13


di fatto una disobbedienza civile perché non comprende e ritiene errato il divieto. Chi vive ignorando quella determinata legge, ma senza comunque ledere nessuno, non deve essere considerato un criminale. Lo Stato avrebbe dovuto prendere atto dell’elevatissimo numero di denunce e segnalazioni a prova dall’esplicita volontà del cittadino di non rispettare quella norma. La media annua dei sequestri dimostra che il proibizionismo non è la soluzione. Evidentemente ignorare la verità frutta un bel po’ di soldi: da quando è entrato in vigore sono stati oltre 1 milione i cittadini sorpresi a violare il DPR 309/90. Tutto ciò è costato un enorme sforzo economico ed energetico che ha coinvolto forze dell’ordine, Ser.T., giudici e avvocati, per reprimere una scelta assolutamente personale di quasi un milione di individui.

Gandhi affermava che occorre cessare di collaborare coi governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste. È lo strumento di resistenza passiva, messo in pratica da tutti coloro che ignorano il divieto imposto sulla cannabis, che cambierà una legge sbagliata. La personale ribellione di singoli individui che violano tutti la stessa legge è di fatto una disobbedienza collettiva, in aggiunta a quelle di associazioni di malati che ormai pubblicamente coltivano cannabis per scopi terapeutici personali degli associati, come Cannabis Cura Sicilia Social Club. Dando la possibilità alle persone di coltivare 2, 3 o 4 piante a testa per uso personale - come già è permesso in Canada o in diversi stati americani - si risolvono almeno 3 problemi: quello dell’approvvigionamento ai pazienti, una tematica che purtroppo continua

a restare d’attualità, si evitano monopoli e si crea consapevolezza; perché invece che andare al coffee shop a comprarla e fumarla, limitando il problema alla varietà da scegliere, una persona si deve informare, a partire dal seme, passando per il substrato e il metodo di coltivazione, fino a capire come ottenere un buon prodotto finale, accudendo le proprie piantine giorno dopo giorno. Gli avvocati devono difendere i propri assistiti partendo dal presupposto che, per qualsiasi cittadino, è una scelta lecita consumare, detenere e coltivare cannabis in casa propria. L’idea di spaccio deve essere sostituita da quella di condivisione, perché lo scambio di fiori, semi e piante tra estimatori è la norma e non arreca danni a nessuno. Il vero reato deve rimanere la cessione a minori e la detenzione di droghe diverse evidentemente confezionate a fine di spaccio. Il resto è pretendere i propri diritti. In tutti questi anni si è provato in qualsiasi modo a far ragionare la classe politica e a discutere su un progetto di legge, ma non c’è stato niente da fare. Quindi, oggi, chi vuole godere dei frutti di questa pianta si trova obbligato a disobbedire ad una legge assurda e folle. Giuseppe Nicosia Autore di “Leone Bianco - Leone nero. La legge non è uguale per tutti”. Tra i più attivi antiproibizionisti italiani

14 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


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CONTRO-INFORMAZIONE

Sparatorie di massa: negli Usa è un bagno di sangue Cosa si nasconde dietro a un fenomeno in continua crescita che non può spiegarsi solo con la disponibilità di armi da fuoco Durante gli ultimi anni, negli Stati Uniti sono diventate sempre più frequenti le stragi conseguenti a sparatorie di massa, messe in atto da squilibrati in genere privi di qualsiasi humus ideologico che ne sostenga le gesta e di qualsivoglia collegamento fra loro, che prescinda dalla disponibilità di armi in grande quantità. Negli ultimi 6 anni sono state oltre 2mila le vittime e oltre 5mila i feriti, causati da quelli che generalmente negli USA vengono definiti “mass shooting”. Il 2019 appena trascorso è stato in assoluto l’anno più nero con 246 morti e 979 feriti, nel corso di assalti a mano armata compiuti da killer solitari armati di fucili, pistole o altre armi non da fuoco. Numeri che sono quelli di una vera e propria guerra “casalinga”, combattuta senza esclusione di colpi, nettamente superiori a quelli determinati dal terrorismo islamico. 16 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

I luoghi in cui vengono perpetrate le stragi risultano essere i più svariati, dai centri commerciali alle scuole, dai locali pubblici alle sagre di paese, dalla famiglia al luogo di lavoro, dalle basi militari agli eventi sportivi come una maratona. Il bagno di sangue generalmente si conclude in breve tempo, spesso con l’uccisione o il suicidio dell’attentatore, che nella maggior parte dei casi risulta essere un uomo giovane che agisce da solo in preda a una sorta di raptus omicida. Un fenomeno di questo genere, statisticamente in continua crescita, risulta essere estremamente preoccupante ed è importante cercare di comprendere le cause che sono alla base di tante stragi e tanto dolore, soprattutto per evitare che questa sorta di “terrorismo interno” privo di qualsiasi ideologia e qualsivoglia obiettivo abbia modo di continuare a espandersi e proliferare. Sul banco degli imputati in primo luogo c’è l’enorme diffusione delle armi ne-

gli Stati Uniti, un Paese dove circolano 350 milioni di armi da fuoco, a fronte di 327 milioni di abitanti. Un dato per molti versi allarmante, dal momento che alla tragedia dei “mass shooting” vanno sommati gli 11mila omicidi con armi da fuoco commessi ogni anno negli USA, tutte cifre che suggerirebbero la necessità di un netto cambio di strategia attraverso un radicale giro di vite sulle modalità dei controlli messi in atto nei confronti di chi intende acquistare un’arma. Argomento che è stato più volte oggetto del dibattito politico e sociale, suscitando reazioni controverse all’interno dell’opinione pubblica statunitense, comunque in larga parte contraria a una limitazione all’acquisto di armi, e il ferreo ostracismo della lobby legata alle industrie e alla distribuzione di armi da fuoco. L’abnorme diffusione delle armi da fuoco, rispetto a quanto avviene da noi


in Europa, pur rappresentando l’elemento preponderante alla base di un fenomeno come quello del “mass shooting”, non è però in grado di spiegare in maniera esaustiva perché un giovane americano venga colto dal raptus di compiere l’insano gesto d’imbracciare una di quelle armi e sparare su una folla di persone sconosciute, su un gruppo di colleghi di lavoro o sui propri familiari. Se la disponibilità di armi rappresenta il mezzo e la possibilità con cui compiere una strage, il movente alla base della stessa risiede senza ombra di dubbio altrove. All’interno di una società iperliberista e ipercompetitiva, dove la prima ragione di vita diventa quella di essere “vincenti”, mentre il “perdente” quello che non ce la fa o che non tiene

il passo, viene ostracizzato ed emarginato alla stregua di un corpo estraneo, non c’è spazio per la comprensione. E dal momento che anche nella vita, come in qualsiasi gara, qualcuno “vince” ma molti altri perdono, si crea per forza di cose un mare di frustrazione all’interno del quale prosperano giocoforza psicosi e sete di vendetta. Non è un caso se negli Stati Uniti una persona su cinque assume psicofarmaci, spesso fin dalla più tenera età, e l’incidenza dei disturbi mentali risulta elevatissima. Molti fra coloro che hanno analizzato l’argomento e di esso hanno scritto sui giornali, si sono sentiti in dovere di

sottolineare come nella maggior parte dei casi gli attentatori fossero maschi bianchi che agivano da soli, spesso maniaci delle armi, talvolta suprematisti o individui inclini alla violenza per partito preso. Solo in pochi hanno messo in evidenza il fatto che quasi sempre gli autori dei “mass shooting” appartenevano alla categoria dei “perdenti” e avevano accumulato odio e frustrazione a profusione, considerandosi inadeguati al contesto sociale nel quale conducevano la loro vita. Tante piccole bombe a orologeria, pronte a esplodere qualora innescate anche dall’accadimento più banale. Senza dubbio per arginare un fenomeno come quello delle sparatorie di massa sarà necessario disciplinare in maniera diversa da quella attuale la legislazione concernente il possesso e l’acquisto delle armi, ma un passo di questo genere potrebbe purtroppo non essere sufficiente, qualora non si ripensi in profondità una società per molti versi “malata” che ha fatto del competere selvaggiamente la propria ragione di vita. Marco Cedolin Scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, gestisce il sito web Il Corrosivo e collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 17


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Cannabis all'ONU: la votazione sulla riclassificazione è stata rimandata Niente da fare. La storica votazione sulla riclassificazione della cannabis sulla quale si era espressa l'OMS, è stata rimandata. In questi giorni è infatti in corso a Vienna la la 63ª sessione della Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (CND). Terminerà il 6 marzo ma per la riclassificazione della cannabis è già stato deciso il rinvio del voto. La prossima occasione utile sarà quella del 3-4 dicembre, come sostiene Marco Perduca dell'Associazione Coscioni, o la prossima sessione della CND prevista per marzo 2021. Quindi, per ora, si tratta di un niente di fatto. Secondo Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo attualmente a Vienna per seguire la discussione, il motivo principale sarebbe stata l'opposizione della Russia, che avrebbe visto la riclassificazione come un aiuto alla liberalizzazione della cannabis. «In questi mesi si sono contrapposti due fronti, uno guidato da Canada, USA, Uruguay, Messico e Unione Europea che sosteneva l’approvazione della raccomandazione, in particolare sulla rimozione dalla tabella IV, l’altro capitanato dalla Russia e sostenuto da Cina, Giappone, da molti paese africani e del medio oriente», ha scritto su Fuoriluogo precisando che: «La motivazione che sarebbe stata portata dai contrari è che riconoscere oggi il valore terapeutico della cannabis significherebbe tirare la volata al processo di regolazione legale della cannabis in corso in molti paesi». Come vi abbiamo raccontato, la Commissione europea aveva chiesto il voto unificato. Da una parte avrebbe garantito il passaggio della riforma, ma dall'altra si sarebbe espressa positivamente solo su 3 punti sui 6 previsti. Ora non ci resta che aspettare e tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema perché, nonostante la risoluzione sia stata ampiamente criticata e sia probabilmente migliorabile, ora è importante che passi alla prossima occasione utile. 20 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Canada: con la legalizzazione il consumo di cannabis tra gli adolescenti è diminuito del 47% Da quando è stata legalizzata la cannabis, nell'ottobre del 2018, ad oggi il numero di cittadini canadesi di età compresa tra 15 e 17 anni che consumano cannabis si è praticamente dimezzato, passando dal 19,8% del totale al 10,4%. Un semplice dato che è come una pietra tombale su decenni di propaganda dei proibizionisti, che da sempre hanno sostenuto come la legalizzazione della cannabis mettesse a rischio la salute dei giovani. Al contrario è la dimostrazione che togliendo alla cannabis il fascino del proibito diminuisce anche il suo appeal tra i ragazzi. Il dato è stato diffuso da Statistics Canada, l'agenzia statistica nazionale canadese, che da quando è stata legalizzata ogni tre mesi pubblica un report che analizza i consumi di cannabis dei canadesi. Sono complessivamente 5,1 milioni i canadesi che hanno dichiarato di aver consumato cannabis almeno una volta negli ultimi tre mesi, un dato in aumento sui 4,5 milioni registrati un anno fa. Ma l'aumento è dettato dai maggiori consumi dei cittadini di età maggiori di 25 anni (passati dal 13 al 25,5%), mentre rimangono invariati i consumi nella fascia di età 18-24 anni (33,3 %) e diminuisce in modo netto il consumo tra gli adolescenti. Il report testimonia anche lo stato della battaglia tra mercato legale e mercato illegale della cannabis. Una lotta che vede il primo avanzare, avendo ormai superato il mercato nero. Nel 2019 il 29,4% dei consumatori ha dichiarato di aver acquistato tutta la cannabis che ha consumato sul mercato legale, mentre il 51% ha dichiarato di averla comprata legalmente almeno una volta nel corso dell'anno. La percentuale di coloro che hanno acquistato erba da una fonte illegale è diminuita notevolmente, dal 51,7% del 2018 al 40,1% del 2018. Il 9,9% dei consumatori ricava invece il proprio fabbisogno dall'autoproduzione.


Serpelloni, che fine ingloriosa! Lo zar del proibizionismo è stato condannato a 7 anni di carcere Il tribunale di Verona ha condannato Giovanni Serpelloni, ex capo del Dipartimento politiche antidroga del governo italiano e storico braccio destro di Giovanardi, a 7 anni e 6 mesi di carcere per il reato di tentata concussione. Secondo il giudice veronese, Serpelloni (insieme ai colleghi della Ausl di Verona Maurizio Gomma e Oliviero Bosco, condannati rispettivamente a 6 anni e mezzo e 4 anni e mezzo di detenzione) avrebbe pilotato le gare di appalto di un software per la raccolta delle statistiche sull'uso di sostanze utilizzato da oltre 200 Ausl in tutta Italia. Lo stesso software per il quale era stato citato in causa nel 2015 contro la stessa Ausl di Verona che dirigeva, rivendicandone i diritti intellettuale e quindi i proventi economici. Ancora la sentenza non è stata pubblicata e quindi non molto di più si può dire sui reati contestati che hanno spinto il tribunale di Verona ad emettere la pesante condanna. Inoltre la sentenza è di primo grado e certamente Serpelloni e soci faranno ricorso. Con la sentenza arriva un ulteriore colpo alla carriera dello "zar", già da tempo avviata a fine ingloriosa dopo essere stato licenziato in rapida successione prima dal governo italiano e poi addirittura dall'Ausl di Verona. Già negli ultimi tempi Serpelloni, evidentemente in cerca di visibilità, era passato ad occuparsi di questioni locali come la recente proposta di introdurre test antidroga nelle scuole del veronese. Sono lontani, per fortuna, i tempi in cui dominava sulle tv nazionali rilanciando senza alcun contraddittorio le sue teorie più assurde: dalla "supercannabis ogm" che provoca i buchi nel cervello, all'automatismo del passaggio dagli spinelli alle pere di eroina.

Argentina: anche Maradona In Colorado si scende in campo sono venduti per il diritto legalmente 1,75 all'autocoltivazione miliardi di dollari di cannabis di cannabis in un Diego Armando Maradona prende solo anno posizione per il diritto all'autoproduIl Colorado nel 2019 ha fatto segnare il nuovo record da quando ha legalizzato la cannabis nel 2014. Dentro i confini dello stato sono stati infatti venduti legalmente 1,75 miliardi di dollari di marijuana, un aumento del 13% rispetto alle vendite registrate nel 2018. In totale, dal 2014 al dicembre scorso, sono stati venduti 7,79 miliardi di dollari di cannabis a scopi medici o ricreativi, generando per lo stato proventi pari a 1,21 miliardi di entrate fiscali. Un risultato importante non solo a fini economici, ma anche a scopo sociale, visto che parte delle tasse incassate vengono utilizzate dallo stato per finanziare borse di studio per gli studenti e alloggi per i senzatetto. Le vendite di marijuana legale sono state piuttosto costanti per tutto il 2019, con un curioso picco nel mese di aprile, facilmente collegabile ai "festeggiamenti" per la data del 20 aprile (festa del 420), evento molto sentito specialmente dalla comunità cannabica americana. Secondo gli analisti il record di vendite del 2019 potrebbe non ripetersi in questo 2020. Molti dei proventi sono arrivati anche da americani residenti in altri stati dove la cannabis non è ancora regolamentata, ma le recenti legalizzazioni in Michigan e Illinois potrebbero contendere al Colorado parte dei proventi provenienti dagli stati centrali degli Usa.

zione di cannabis a scopi terapeutici. L'ex pibe de oro si è espresso in un video messaggio realizzato per conto dell'associazione medica pro-cannabis La Semilla. «Sosteniamo l'auto-coltivazione in modo che i nostri figli vivano meglio, abbiano una qualità di vita migliore della nostra», ha detto Maradona nel video diffuso dall'associazione. La dichiarazione dell'ex campione del Napoli arriva in un momento di dibattito in Argentina. Il mondo politico sta infatti dibattendo l'opportunità di cambiare la legge sulla cannabis terapeutica in vigore ammettendo anche la possibilità per i malati di coltivare legalmente cannabis per le proprie necessità terapeutiche. L'attuale legge, approvata nel 2017, autorizza diverse entità statali a produrre marijuana per scopi terapeutici, ma non permette la coltivazione individuale. Diego Armando Maradona non è certo nuovo ad assumere posizioni politiche coraggiose e controcorrente. «Ci siamo incontrati e ha mostrato grande curiosità per le proprietà mediche della cannabis, delle quali aveva ammesso di non sapere molto - ha dichiarato l'attivista antiproibizionista Valeria Salech - rimanendo molto colpito dai risultati della cannabis nel trattamento dell'autismo dei bambini». Maradona stesso, infatti, ha un figlio di appena sei anni con problemi di autismo, Diego Fernando. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 21


Nuova Zelanda, adesso è ufficiale: il Negli Usa oltre 19 settembre 243mila persone i cittadini lavorano decideranno se legalmente nel legalizzare settore della Mancava solo la data e ora è arrivata. Il cannabis 19 settembre 2020, in occasione delle Duecentoquarantatremila e settecento. Tanti i cittadini americani che hanno trovato un lavoro nel mercato della cannabis legale. Negli ultimi 12 mesi, l'industria della cannabis statunitense ha creato 33.700 nuovi posti di lavoro a livello nazionale, il settore in più rapida crescita in America. I dati sono stati pubblicati nel rapporto annuale curato da Leafly. I maggiori aumenti sono stati osservati in Massachusetts, Oklahoma e Illinois: 10.226 posti di lavoro per il Massachusetts (settore medico e ricreativo) e 7.300 per l'Oklahoma nel solo settore della cannabis terapeutica. Risultati che testimoniano come la cannabis legale continui ad essere un settore economico in grande espansione negli Usa, nonostante nei mesi scorsi sia scoppiata la prima bolla finanziaria nel settore della cannabis, con diverse aziende coinvolte - anche di grandi dimensioni - che hanno perso fino ai 2/3 del loro valore in borsa. Nonostante numerosi licenziamenti, la California rimane lo stato con il maggior numero di impiegati nel settore della cannabis degli Stati Uniti. Il Colorado è tuttavia lo stato che ha il maggior numero di lavoratori dell'economia verde in rapporto alla sua popolazione, con un cittadino che lavora nel settore ogni 165 abitanti, contro il rapporto 1/980 abitanti della California. 22 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

elezioni politiche, quattro milioni di elettori neozelandesi troveranno alle urne anche una scheda referendaria con un semplice quesito: «Sostieni il disegno di legge sulla legalizzazione e il controllo della cannabis?». Se i “sì” prevarranno sui “no” diventerà esecutivo il disegno di legge varato dal governo, che mette insieme laburisti e ambientalisti, presentato nei mesi scorsi dal ministro della Giustizia Andrew Little. Ogni cittadino dai 20 anni in su potrà acquistare cannabis presso i dispensari (massimo 14 grammi al giorno) e coltivare due piante per consumo personale o un massimo di 4 per consumo familiare. Sarà vietato il consumo nei luoghi pubblici, ogni forma di pubblicità sulla cannabis e la produzione e la vendita di estratti ad alto contenuto di THC. Il progetto di legalizzazione preparato dal governo si è dato due macro obiettivi espliciti. Come si legge in un documento ufficiale, il fine della legalizzazione della cannabis è quello di affrontare il benessere dei neozelandesi e ridurre i danni sociali e di salute dati dal consumo di droghe e dall’esistenza del mercato illegale; ridurre il consumo complessivo di cannabis, specie nelle fasce più giovani della popolazione, attraverso servizi di istruzione e contrasto alle dipendenze che verranno finanziati con i proventi stessi della legalizzazione.

Addestrati a ignorare la cannabis: la nuova vita dei cani poliziotto dopo la legalizzazione negli Stati Uniti Negli Stati Uniti gli effetti della legalizzazione si fanno sentire anche sulla popolazione dei cani poliziotto. Ora che in moltissimi stati la cannabis non è più tra le sostanze proibite, gli animali non vengono più addestrati per riconoscerla e segnalarla ai loro colleghi umani. La nuova generazione di cani poliziotto, laddove la cannabis è considerata legale, svolge quotidianamente la propria funzione dando la caccia alla cocaina, all'eroina, alla metanfetamina e all'MDMA. Di nuovo c'è che l'odore della cannabis gli è indifferente. Addestrare un cane a ignorare la cannabis è semplice, basta escluderla fin dall'inizio dalle sostanze che gli vengono insegnate a riconoscere durante un lungo training di circa 400 ore. Diversamente, fargli disimparare quello per cui è stato addestrato, o una parte di esso, per stare al passo con il cambiamento della politica sulle droghe è infinitamente dispendioso in termini di tempo e denaro. Ecco perché per la vecchia generazione di cani poliziotti è scattato il prepensionamento. Molti sono andati a vivere nelle case dei poliziotti che erano soliti accompagnare, altri sono stati destinati a privati cittadini selezionati accuratamente dalla polizia. Infatti, per evitare che qualcuno potesse sfruttare la peculiarità di questi cani per fini personali, al pubblico non ne è stata permessa la possibilità di adottarli.


Il famoso breeder Subcool ci ha lasciati e il paradiso si è tinto di verde L’uomo del super soil, delle potenti genetiche fruttate al sapore di ciliegia, mango, agrumi, limoni e mele, e dai mille capellini, uno diverso dall’altro per ogni giorno della settimana e forse più, ci ha lasciato lo scorso primo febbraio a causa di una grave malattia. Stiamo parlando di Dave Bowman meglio conosciuto come Subcool il “weed nerd”. Breeder e grower di fama internazionale che ha dato un grosso contributo al mercato della cannabis nei suoi oltre 30 anni di attività ed esperienza. Correva l’anno 2001 e dopo molti anni dedicati alla coltivazione di cannabis, alla condivisione sui forum di settore di informazioni preziose e alle costanti collaborazioni su importanti testate di settore, Subcool insieme a sua moglie MZJill e un team di coltivatori fondò la seedbank TGA Genetics, Team Green Avenger Genetics. Seedbank di rilievo che offriva ceppi originali e progettati per specifiche condizioni e/o patologie. Purtroppo però nel 2013, nel pieno dell’attività della seedbank, gli fu diagnosticata una grave patologia chiamata deficit di Alfa-1-antitripsina (AATD), che colpisce principalmente polmoni e fegato e si manifesta quando vi è un insufficiente produzione della proteina alfa-1-antitripsina. Nonostante la malattia che ha compromesso il 70% delle sue funzioni polmonari, Subcool è sempre stato lì, dietro a un monitor sul suo canale youtube “subcool420” con l’appuntamento fisso conosciuto come “weed nerd”. Alla ricerca di un clima migliore per alleviare le sofferenza della malattia insieme alla moglie MZJill si trasferisce dall’Oregon alla California, iniziando una vorticosa ascesa seguita purtroppo da un'altrettanta spericolata di-

scesa. Gli anni della California furono estremamente produttivi purtroppo però nell’ottobre del 2017, prossima al divorzio la coppia perse la casa, gli impianti e tutto ciò che possedeva (comprese piante madri, maschi, talee e scorte per 4 milioni di semi) nell’incendio che devastò la Contea di Sonoma in California. Gli anni del riscatto, seppur duri e stancanti, furono decisamente produttivi. Nel giro di poco tempo, riacquistò i suoi stessi semi e diverse talee da amici e altre seedbank, con un investimento di oltre 60mila dollari. Si rimboccò le maniche e dopo un duro lavoro ripropose al pubblico le vecchie glorie del passato e mise in catalogo nuove genetiche, completando un vasto assortimento con oltre 40 varietà di notevole spessore medico. Ci mancherai Weed Nerd, ma siamo sicuri che se dovesse esistere un paradiso, con la tua presenza sarà sicuramente più verde. Leggi l’articolo integrale su www.dolcevitaonline.it

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 23


Croazia verso la legalizzazione della cannabis: sarà possibile coltivare 9 piante a testa Già l'anno scorso avevamo dato notizia delle intenzioni della Croazia di puntare sulla legalizzazione della cannabis per far crescere economia e turismo. Ora però le cose si fanno serie e nei prossimi giorni il paese dei Balcani discuterà una nuova proposta di legge rivoluzionaria a livello europeo. Mirela Holy, ex ministro dell’Ambiente, in una recente intervista televisiva ha spiegato che il nuovo disegno di legge prevede la piena legalizzazione e liberalizzazione della canapa. «La canapa ha un grande potenziale economico e, data la sua capacità di fertilizzare il suolo e di assorbire CO2, è anche importante nella lotta ai cambiamenti climatici. I benefici economici sono enormi per quanto riguarda lo sviluppo della scienza, per il futuro dei cosmetici e per la produzione di carta. Secondo le stime, in Canada e negli Stati Uniti, i guadagni annuali sono di circa 43,7 miliardi di dollari e non è stato sfruttato tutto il potenziale della canapa: può essere utilizzato per costruire compositi spaziali, automobili e nel settore delle costruzioni», ha affermato. «La proposta di legge prevede un modello ibrido di agenzia statale per mantenere alta qualità nel mercato. Riguardo a l’uso di cannabis per scopi ricreativi, ogni adulto potrà crescere fino a nove piante femminili in piena fioritura con un alto contenuto di THC per le proprie esigenze». L'ex ministro durante il suo intervento ha dimostrato grande preparazione sull'argomento, illustrando tra le altre cose anche le diverse varietà di cannabis (indica, sativa e ruderalis) e le rispettive caratteristiche. Ma non solo, ha concluso affrontando il tema dei pregiudizi nei confronti della cannabis e degli interessi economici occulti, con parole inequivocabili che a sentirle dall'Italia ci sembrano quasi surreali: «Quando ho iniziato a parlarne qualche anno fa, le reazioni sono state terribili, ma le cose sono cambiate. Le persone hanno bisogno di essere educate e quindi cambiare il loro atteggiamento. Il potenziale di dipendenza della cannabis è inferiore al potenziale di dipendenza della nicotina o dell’alcol e, per quanto ne sappia, nessuna persona è morta a causa di un’overdose di cannabis, eppure esistono grandi pregiudizi, motivati dagli interessi di determinati gruppi e industrie». 24 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Amsterdam potrebbe vietare ai turisti l’accesso ai coffee shop Se si dovesse tramutare in realtà segnerebbe la fine di un'era che ha contraddistinto intere generazioni. La città di Amsterdam potrebbe vietare l'ingresso ai coffee shop a tutti i turisti, continuando a consentire l'acquisto legale di cannabis solo ai cittadini olandesi. Il disegno di legge comunale è stato formalizzata dalla sindaca Femke Halsema, che ha proposto di vietare l'accesso ai turisti nei 170 coffee shop rimasti nel territorio del centro cittadino. Il consiglio comunale voterà la proposta nelle prossime settimane, e viene data per molto probabile l'approvazione della norma. L'idea di limitare l'accesso al mercato della cannabis legale si inserisce in un piano che da tempo la sindaca sta portando avanti: quello di cambiare radicalmente l'immagine della città, che ancora oggi attrae turisti principalmente grazie alla cannabis ed al quartiere a luci rosse, ed al contempo cercare di ridurre l'impatto del turismo sul tessuto sociale, che negli ultimi anni ha visto un progressivo proliferare di appartamenti destinati all'affitto a breve termine per i turisti a danno dei residenti storici. Per dare un'idea del problema: Amsterdam è una città da un milione di abitanti che nell'ultimo anno è stata visitata da 18 milioni di turisti. Per quanto riguarda quest'ultima tematica Amsterdam si è già dotata di una norma che restringe le possibilità di affittare appartamenti su Airbnb ed ha stabilito un prezzo massimo agli affitti. Mentre per il quartiere a luci rosse, dove la presenza di prostitute si è già ridotta del 40% nell'ultimo decennio in maniera spontanea, la proposta è quella di chiuderlo per allestire un nuovo centro della prostituzione legale in periferia. Tornando alla cannabis, la proposta di vietarla ai turisti segue i risultati di un sondaggio commissionato dalla stessa giunta comunale su oltre mille turisti di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Il 57% ha detto che i coffee shop hanno avuto un ruolo nella decisione di scegliere la capitale olandese come propria destinazione, e il 45% ha affermato che senza la possibilità di accedere ai coffee shop probabilmente non avrebbe scelto Amsterdam. Negli ultimi anni la città ha intrapreso diverse misure per limitare la presenza di coffee shop che vendono legalmente cannabis, che infatti si sono ridotti dalle quasi 400 degli anni novanta alle 175 attuali, ed in generale si respira un clima meno tollerante verso il mercato e la cultura della cannabis.


Il Lussemburgo fa sul serio: ecco come funzionerà la prima legalizzazione della cannabis in Europa • Inizialmente vi saranno 14 punti vendita dove i cittadini potranno acquistare la cannabis • Il prezzo al dettaglio sarà stabilito dallo stato (nella bozza viene specificato semplicemente che dovrà essere "né troppo economico, né troppo caro"

Il governo lussemburghese continua a muovere a passi decisi verso la legalizzazione della cannabis. Dopo l'annuncio di alcuni mesi fa, quando il premier Xavier Bettel dichiarò che il governo intende abbandonare il proibizionismo, il governo ha continuato a muoversi nell'ombra mettendo a punto la bozza del testo di legge di quella che potrebbe diventare la prima legalizzazione della cannabis vera e propria in Europa. La bozza del disegno di legge è stata pubblicata dall'emittente pubblica lussemburghese Radio 100,7. La medesima fonte specifica che l'intenzione del governo lussemburghese è quella di non andare allo scontro con l'Unione Europea né con i paesi confinanti e per questo sono previsti per i prossimi mesi tavoli di confronto con la possibilità di apportare modifiche concertate al testo. Questi i punti principali di come funzionerà la legalizzazione della cannabis in Lussemburgo secondo Radio 100,7: • I cittadini di almeno 18 anni potranno acquistare massimo 30 grammi di can-

• Non vi saranno limiti di THC, ma si prevede una tassazione progressiva in base al principio attivo per scoraggiare la produzione di cannabis con livelli alti psicoattivi nabis al mese previa registrazione in un albo dei consumatori • Per accedere alla cannabis legale bisognerà essere residenti in Lussemburgo da almeno 6 mesi (regola che mira ad evitare il turismo della cannabis) • Divieto di autoproduzione della cannabis per i consumatori • A produrre la cannabis saranno esclusivamente due enti autorizzati dallo stato che dovranno rispettare rigidi protocolli di produzione

• Sarà vietato consumare cannabis nei luoghi pubblici ed in tutti i luoghi dove attualmente è vietato il consumo di tabacco • Sarà vietata ogni forma di pubblicità sulla cannabis legale. Criteri stringenti, che dimostrano come il governo lussemburghese voglia procedere ad una regolamentazione rigidamente controllata, che non trasformi il paese in una meta di turismo per i consumatori di cannabis dei vicini paesi europei.

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Israele: il premier Netanyahu sta "Affari in fumo", la archiviata l'inchiesta valutando della sulla cannabis light legalizzazione cannabis dopo il maxi-sequestro Vendere cannabis light non è legale ma non è nemmeno punibile, è quello che conferma la procura di Taranto che ha disposto l’archiviazione per le 56 persone coinvolte nell’inchiesta del 2018 “Affari in fumo”, che aveva portato al sequestro di oltre 1 tonnellata di cannabis light nella provincia di Taranto e anche in altre regioni tra cui Campania, Sicilia, Lazio e Lombardia. L’operazione si conclude con l’archiviazione per “asimmetrie interpretative”, in altre parole significa che la normativa che dovrebbe regolamentare la vendita delle infiorescenze è talmente confusa da rendere, come spiega la procura stessa, “inevitabile l’errore nel quale sono incorsi gli indagati nel momento in cui hanno dovuto fronteggiare una norma che non brillava per chiarezza, tanto da indurre i tribunali a determinazioni non collimanti tra loro e anzi a decisioni di segno opposto”. Per avere un’idea chiara sulla questione abbiamo contattato l’avvocato Zaina che chiarisce: «L'intervento della magistratura appare tale da suscitare rilevanti perplessità, perché mirava a scoprire chissà quali illeciti e non li ha trovati. Va detto, infatti, che l'indagine in questione non ha avuto alcun tipo di verifica scientifica, tanto che i PM affermano disinvoltamente ed espressamente che l'analisi tossicologica sui prodotti asseritamente stupefacenti (ma allo stato solo presunti tali) non pare necessaria. Vi è, quindi, da domandarsi come non si sia inteso verificare l'unico elemento che poteva sortire dati favorevoli agli indagati e cioè l'effettiva presenza di THC nei prodotti. Questo grave inadempimento del PM viene colmato discutibilmente con una soluzione finale, cioè ricorrere all'espediente dialettico della assenza di dolo in capo agli indagati, (in carenza dell'accertamento tossicologico) costituisce, rispetto alle emergenze processuali, una soluzione errata ed inaccettabile, nonché troppo comoda per gli inquirenti. È quindi sempre più evidente l’urgenza di normare e regolamentare un settore in crescita e sicuramente redditizio per l’Italia, sperando che gli organi competenti la smettano di ignorare una situazione urgente e importante per il paese. 28 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

«Il mio governo sta esplorando la possibilità di legalizzare la cannabis seguendo il modello adottato dal Canada», lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Netanyahu si è espresso con un post su Twitter, sottolineando che «Il ministro della giustizia Amir Ohana ha iniziato a lavorare sulla questione e dirigerà un comitato di professionisti che indagherà sull'importazione del modello canadese per la regolamentazione di un mercato legale in Israele». Il leader del partito di destra Likud è in carica come premier dello stato di Israele ininterrottamente dal 2009, ma sta affrontando la terza campagna elettorale nel giro di pochi mesi, in quanto dopo aver perso la maggioranza assoluta non riesce a trovare un accordo parlamentare con le forze politiche di minoranza per formare un nuovo governo. Benjamin Netanyahu ha inoltre dichiarato che è allo studio anche un'amnistia per tutti i cittadini israeliani condannati per detenzione di droghe leggere a scopo di consumo personale, un provvedimento che nelle intenzioni del premier dovrebbe avere carattere retroattivo sancendo anche la cancellazione di ogni condanna passata dal casellario giudiziale di circa 40.000 israeliani che in passato hanno subito condanne per consumo di cannabis. Molti osservatori israeliani hanno visto in questo slancio pro-cannabis una mossa elettorale che mira da una parte a cercare nuovi bacini elettorali specie tra i giovani e dall'altra a preparare la strada per una possibile alleanza di governo con i partiti laici e di centro-sinistra presenti nella Knesset (il parlamento israeliano). Nello stato di Israele la cannabis terapeutica è già legale, ed anzi lo stato ebraico si è imposto in questi anni come uno dei centri globali del mercato. Recentemente è stata anche approvata una legge che permette alle aziende israeliane del settore di esportare cannabis in tutto il mondo. Fino ad oggi però la cannabis ad uso ricreativo rimane vietata, seppur largamente utilizzata.



ANTIPRO

La caccia alle streghe italiana mentre il mondo normalizza l’approccio alla cannabis A livello internazionale stiamo assistendo a legalizzazioni e depenalizzazioni mentre in Italia si vuole inasprire la guerra alla droga, cosa che ha già ampiamente fallito A livello internazionale si legalizza la cannabis favorendo approcci di normalizzazione nei confronti di questa pianta, mentre in Italia, un unicum in tutto il mondo, inaspriamo la guerra alla droga. In diversi paesi si inizia a ragionare seriamente sulla canapa industriale come risorsa da sfruttare a pieno per contrastare i livelli di CO2 e i cambiamenti climatici, da noi non siamo nemmeno riusciti a regolare la cannabis light, con bassi livelli di THC. Per fortuna nel resto del mondo il futuro è già arrivato e governi civili, che guardano all’interesse dei cittadini invece che al proprio tornaconto elettorale, studiano e mettono in pratica nuove soluzioni che vanno al di là della proibizione, restituendo risorse a stati e cittadini e mettendo in moto politiche virtuose a livello economico, sociale e ambientale, naturalmente grazie alla pianta dai mille utilizzi. OMS Mentre stai leggendo questo articolo, tutti i paesi che fanno parte delle Nazioni Unite si apprestano a votare 30 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

le raccomandazioni dell’OMS dopo la storica richiesta di riclassificare la cannabis nei trattati internazionali. Con un semplice voto a maggioranza gli stati avranno la possibilità di far passare o meno la riforma che prevede diversi cambiamenti. In gennaio l’Unione Europea ha proposto che i paesi membri dell'UE votino a favore di tre delle sei raccomandazioni. Se venisse adottata dal Consiglio d'Europa, i paesi dell'UE voterebbero in blocco alla sessione CND di Vienna e le tre mozioni che la Commissione sostiene avrebbero maggiori possibilità di essere approvate (segui il nostro sito dolcevitaonline.it per tutti gli aggiornamenti sul tema). USA In USA la cannabis, dove è legale per l’uso ricreativo in 11 stati e in oltre 30 per quello medico, e dove la canapa industriale è stata tolta dalle sostanze controllate a livello federale facendo esplodere le coltivazioni, è il settore che sta creando più posti di lavoro in assoluto. Ad oggi quelli a tempo pieno

sono più di 240mila che diventano più di 340mila considerando l’indotto e quelli part-time. E potrebbero essere molti di più. Secondo New Frontier Data, gruppo di analisti specializzati nel settore, se fosse attiva la legalizzazione ricreativa a livello federale, i posti di lavoro potrebbero essere già oggi 1,46 milioni, per diventare più di 1,6 milioni nel 2025. Un’enorme mole di lavoro che si traduce in miliardi di dollari di tasse, che vengono spesi per attività sociali come borse di studio e case per i senzatetto, o per fare campagne sugli effetti degli stupefacenti. Non solo, perché secondo un recente studio nello stato di Washington, la cannabis legale ha portato a una diminuzione dei reati, delle liti domestiche e dell’uso di armi. Le forze dell’ordine hanno più tempo per dedicarsi ai veri crimini, che infatti diminuiscono. La situazione europea L’Europa potrebbe diventare presto il più grande mercato della cannabis al mondo. Secondo Prohibition Partners, gruppo di analisti indipendenti di settore che hanno da poco rilasciato la quinta


edizione del loro rapporto sull’Europa, se tutti i paesi europei legalizzassero la cannabis potrebbero avere un mercato da 123 miliardi di euro entro il 2028 per i settori ricreativo e medico. Gli occhi puntati di tutto il mondo sul vecchio continente iniziano a produrre i primi risultati. In Spagna il tema era stato rilanciato da Podemos durante l’ultima campagna elettorale. In Olanda, dove la cannabis è tollerata ma non legale, sono state avanzate delle proposte per normare la produzione. In alcuni paesi dell’Est e del nord Europa si è iniziato a parlare pubblicamente di legalizzazione, così come in Germania. E se in Lussemburgo sembra che sia tutto pronto per la presentazione della proposta di legge, in Croazia è già stata presentata e «prevede un modello ibrido di agenzia statale per mantenere alta qualità nel mercato. Riguardo l’uso di cannabis per scopi ricreativi, ogni adulto potrà crescere fino a nove piante con un alto contenuto di THC per le proprie esigenze». Lo ha detto l’ex ministro dell’ambiente Mirela Holy annunciando un dibattito pubblico in tutto il paese a precedere la discussione parlamentare. Le recenti aperture nel resto del mondo Intanto continuano ad arrivare aperture da tutto il resto del mondo. In Malesia, uno dei paesi con le leggi più ristrettive a livello mondiale che prevedono anche la pena di morte, il governo ha annunciato di voler depenalizzare il possesso di sostanze stupefacenti per uso personale. In Nepal il governo vuole legalizzare la cannabis, dove è stata utilizzata per generazioni, con una proposta sottoscritta da 46

membri del partito di governo. In Sudafrica rimane una sostanza controllata ma di recente la Corte costituzionale ha dichiarato che la coltivazione e l'uso personale dovrebbero essere protetti dai diritti alla privacy. In Messico, dopo 5 pronunce della Corte Suprema, il governo sta mettendo a punto una legge per legalizzare la cannabis, considerata come un “diritto umano”, e combattere i narcotrafficanti. Italia Intanto in Italia non riusciamo nemmeno a regolare la cannabis light. Nonostante i diversi tentativi, infatti, la politica non è riuscita a risolvere questo brutto pasticcio all’italiana che vede migliaia di attività agricole e commerciali ostaggio di un vuoto normativo che non è stato colmato né dalle diverse leggi proposte e mai discusse, né dai tentativi di inserire degli emendamenti nella legge di Bilancio o nel decreto Milleproroghe. L’ultimo tentativo è una legge depositata a dicembre con Riccardo Magi come primo firmatario e 60 parlamentari dei vari schieramenti della maggioranza che l’hanno sottoscritta. La speranza è che venga discussa al più presto ma visti i recenti risultati il dubbio che possa essere approvata in tempi brevi rimane. I 60 parlamentari sono gli stessi che, di recente, hanno ricomposto l’inter-gruppo per la legalizzazione della cannabis, visto che anche qui ci sono leggi che giacciono nei cassetti del Parlamento senza vedere la luce, una delle quali di iniziativa popolare e sostenuta da quasi 70mila firme. Potremmo primeggiare a livello mondiale in tutti i settori che la cannabis può esprimere, ma evidentemente è un primato che la no-

stra politica preferisce lasciare a mafie e spacciatori, invece che riappropriarsene a vantaggio di tutta la comunità. Nonostante questo i nostri ricercatori sono stati protagonisti a livello mondiale di una scoperta che può cambiare la storia della cannabis dal punto di vista scientifico. Il gruppo guidato dal professor Giuseppe Cannazza ha infatti scoperto dei nuovi cannabinoidi, aprendo scenari inesplorati per la ricerca. Uno di questi, il THCB, si è rivelato essere psicoattivo e 33 volte più attivo del THC: potrebbe essere la chiave per spiegare gli effetti stupefacenti e terapeutici che non potevano essere giustificati dal solo THC o dai cannabinoidi fino ad oggi identificati. Dal punto di vista della canapa industriale il settore ha avuto un brutto arresto a causa dei continui sequestri e processi subiti da attività agricole e commerciali, portando nel tempo il fenomeno cannabis light a ridursi. Continua ad ogni modo lo sviluppo delle altre filiere come quella alimentare o per la bioedilizia, mentre diverse realtà stanno lavorando per favorire il ritorno di una moderna filiera della canapa tessile. A livello dell’uso ricreativo siamo alla schizofrenia. Da una parte la Cassazione ha ribadito con una sentenza storica che la coltivazione a scopo personale non può costituire reato, dall’altra il ministero dell’Interno ha appena annunciato una legge per inasprire le pene per chi spaccia anche piccole quantità, in completa sintonia con Salvini che, quando era ancora al governo, sognava di eliminare la “modica quantità”. Il risultato lo ha ipotizzato con poche parole Riccardo Magi in Parlamento: «Un terzo dei detenuti nelle nostre carceri – che scoppiano! – lo sono per violazione del testo unico sugli stupefacenti. La guerra alle droghe ha fallito, le politiche proibizioniste hanno fallito, e questo è sotto gli occhi di tutti. Per ridurre lo spaccio e il giro d'affari della criminalità organizzata sul traffico degli stupefacenti dobbiamo riportare nella legalità milioni di italiani che fanno uso di cannabis e vorrebbero poterla acquistare legalmente, senza dover finanziare le mafie. Dobbiamo diffondere informazione e consapevolezza». Esattamente l’opposto di quello che accade nel nostro Paese.

Mario Catania Giornalista freelance e praticante di arti marziali. Fa a pugni con le parole e usa la dialettica, inutilmente, quando volano calci e ginocchiate La politica croata Mirela Holy

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 31


AVVOCATO RULEZ

Coltivazione ad uso personale: quando (non) è reato In caso di processo è il numero di piante coltivate, il peso e la percentuale di THC a fare la differenza tra condanna e assoluzione Poco prima delle ultime festività natalizie, i coltivatori e consumatori di cannabis (a fini ricreativi e comunque per uso personale) hanno creduto che Babbo Natale fosse passato in anticipo sulle date canoniche, per lasciare il regalo più gradito a loro: una sentenza che escludeva la rilevanza penale della attività coltivativa. Ma così non era, nonostante gran parte della stampa (specializzata e non) avesse suonato le campane a festa con titoli roboanti (dimostrando come al solito il sempre più basso livello del giornalismo italiano, divenuto incapace anche di leggere le sentenze, in quanto ormai abituato a riprendere i mattinali dei Carabinieri o le conferenze stampa delle Procure), non avendo capito nulla. Le SSUU con la sentenza n. 41356/19 proprio il 19 dicembre avevano affrontato la questione: «Se, ai fini della configurabilità del reato di coltivazione di piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti, è sufficiente che la pianta, conforme al tipo botanico previsto, sia idonea, per grado di maturazione, a produrre sostanza 32 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

per il consumo, non rilevando la quantità di principio attivo ricavabile nell'immediatezza, ovvero se è necessario verificare anche che l'attività sia concretamente idonea a ledere la salute pubblica e a favorire la circolazione della droga alimentandone il mercato». La risposta fornita dalla Corte si è posta nel senso di ritenere che il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente. Dunque un’affermazione che in linea di principio non lascia purtroppo dubbi e che sancisce, quindi l’esatto opposto di quello affermato dai media.

za della pianta a una specifica tipologia botanica) che da tempo erano stati abbandonati. Anche il concetto di attitudine alla maturazione per il carattere astratto e ipotetico non era più stato richiamato nelle più recenti pronunzie. Quindi, un grave passo indietro.

Coltivare piante di cannabis (idonee a produrre derivati ad alto contenuto di THC, giacché gli stupefacenti non si coltivano) resta un reato.

Come però accade da tempo, nelle pronunzie del S.C., alla regola generale è stata abbinata una deroga espressa. La Corte, rendendosi conto dell’asprezza e della durezza del principio generale ha affermato che «devono però ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore».

Gli argomenti addotti dai giudici supremi sono assai discutibili, perché riprendono concetti (quale quello dell’appartenen-

In questo caso, l’eccezione ha una portata così importante da oscurare la regola e da attrarre in modo abnorme


l’attenzione dei non addetti ai lavori, che hanno così ribaltato i termini della questione. In realtà, le SSUU nella deroga non dicono nulla di nuovo. I parametri, che permettono che una coltivazione non presenti caratteri di offensività, sono stati sanciti da tempo da una giurisprudenza, forse minoritaria in Cassazione, ma certamente maggioritaria tra i giudici di merito. Le SSUU, dunque, giungono buone ultime ad affermare il valore probatorio esimente di canoni interpretativi, che la giurisprudenza di merito ha da tempo affermato anche in aperta ribellione con quella sentenza (sempre delle SSUU) del 2008 n. 28605 che escludeva decisamente che la coltivazione domestica potesse venire esclusa dal novero delle condotte punibili penalmente. Va, infatti, rilevato che sin dal 2012, numerosi Tribunali e Corti di Appello hanno privilegiato il numero delle piante, il

peso e la percentuale di THC contenuti in ogni pianta (o comunque globalmente ove si tratti di coltivazione con un numero di esemplari superiore a 10), la condizione di assuntore del coltivatore e la rudimentalità dei mezzi utilizzati per la coltura. Sono questi paradigmi rivitalizzati, pur con grande circospezione dalla sentenza in questione.

Essi possono essere utilizzati solo in corso di processo, quale metro di valutazione ad appannaggio del giudice per decidere se l’imputato di coltivazione possa essere (o meno) prosciolto. Si potrà essere assolti (e potrà capitare spesso), ma questo esito si avrà solo al termine del percorso processuale, che tanto travaglio morale ed economico provoca a carico dell’imputato di turno.

Dunque, nulla è mutato sotto il cielo del diritto in materia di coltivazione.

Rimane, quindi, per i coltivatori il rischio dell’indagine penale e del processo, che nella specie, mi pare ben poco affascinante.

Chi coltiva lo fa a proprio rischio e pericolo, in quanto nessuno può proibire preventivamente alle forze dell’ordine di procedere con denunce o arresti, con l’avvallo dei PM, sovente non adeguatamente preparati sul tema. I canoni espressi dalla sentenza, quindi, non hanno una funzione preventiva, idonea a evitare l’instaurazione di un procedimento penale a carico del coltivatore.

Avv. Carlo Alberto Zaina Avvocato penalista patrocinante in Cassazione. Componente effettivo dello staff redazionale di ALTALEX, membro permanente del comitato scientifico di DIRITTO.IT ed OVERLEX.COM

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GIARDINAGGIO

Piante da appartamento che vivono con poca luce: ecco quali scegliere Ecco le varietà più adatte per chi ha poca luce in casa e non vuole rinunciare al suo angolo verde La luce è un fattore fondamentale per la crescita delle piante ma purtroppo non tutti hanno a disposizione un attico luminoso o un terrazzo particolarmente assolato. Per fortuna, come sempre, la natura ci viene in aiuto con delle piante da interni che necessitano di poca luce e che quindi possono vivere anche in un appartamento poco luminoso. Scegliere pertanto la varietà giusta permetterà di far crescere le piante senza farla diventare un’impresa impossibile o quasi. Ecco le principali specie consigliate.

correnti d’aria e i ristagni d’acqua, per questo è consigliato poggiare il vaso su dell’argilla espansa che mantiene il terreno drenato e asciutto.

Filodendro Grandi soddisfazioni con poca luce. Questa pianta se lasciata crescere raggiunge dimensioni notevoli ed è anche utilizzata come pianta rampicante. Resiste senza problemi alla mancanza di luce ma non deve essere posizionata vicino a fonti di calore e inoltre le foglie ogni tanto devono essere pulite con uno straccio umido, per togliere la polvere che tende ad accumularsi.

Edera Una delle piante più comuni in Europa anche se è originaria del sud-est asiatico. Anche l’edera cresce bene nei luoghi poco luminosi o in penombra e può raggiungere i 30 metri. Le bacche che produce sono velenose per l’uomo ma non per gli uccelli.

Aspidistra L’aspidistra è una delle piante da interni più longeve, può vivere anche oltre i cento anni, che meno tollera la luce prediligendo invece le zone fresche e ombrose. Non ha bisogno di potature ed è consigliato non esporla a forti correnti d’aria.

Chamaedorea Appartenente alla famiglia delle palme, resiste a qualsiasi clima e temperatura, anche se preferisce stare intorno ai 18 gradi. Non ama la luce diretta, le

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Kenzia Pianta australiana che sopravvive benissimo con scarsa luce ma non tollera il freddo, in particolare le temperature sotto i 10 gradi, per questo in inverno è consigliabile tenerla in casa con il riscaldamento acceso. L’importante è annaffiarla spesso per evitare che si secchino le foglie.

Ficus Pianta da interni molto diffusa, si sviluppa a forma di alberello e ha una crescita molto celere. Tollera bene gli ambienti secchi e teme i ristagni d’acqua.

Spatafillo Molto diffusa perché davvero semplice da coltivare, produce una grande quantità di fiori e cresce bene con poca luce. L’unica particolarità dello spatafillo è che predilige l’umidità, per questo motivo è consigliato tenerla in bagno o in ambienti altrettanto umidi. Zamia Una delle piante d’appartamento più resistenti, anche a parassiti e malattie, e adattabile a tutti i tipi di coltivazione. Si sviluppa anche in condizioni difficili quali poca luce e poca acqua, ma è fondamentale evitare i ristagni d’acqua e le potature. La Zamia non ha una crescita veloce e produce dei fiori molto belli che somigliano alle calle. a cura di Acirne



SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS

Attenzione a investire nella cannabis: non tutte le aziende valgono quanto promettono Per il futuro delle aziende e per gli investitori di domani saranno fondamentali la strategia e la pianificazione a lungo termine per evitare le fluttuazioni del mercato Negli ultimi tempi, c’è stata un’enorme correzione nel mercato delle cosiddette “cannastocks” a opera delle grandi corporation. Sono sparite in un batter d’occhio le ingenti quantità di denaro spese qua e là per comprare e reclutare grossi nomi da inserire nei consigli di amministrazione di altre aziende controllate per farle sembrare grandi multinazionali. Il valore netto di molte aziende è calato di parecchi zeri. Infatti, aziende che erano sconosciute in paesi che hanno recentemente legalizzato la cannabis senza la presenza di una vera e propria industria alle spalle, hanno avuto un brusco risveglio. Aurora, Canopy, Tilray e così via hanno perso milioni in poco tempo: io la considero una truffa globale di proporzioni epiche. Qualcuno è stato processato 36 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

o ritenuto responsabile? Qualcuno ha ripagato gli azionisti? O forse abbiamo solo assistito a un palloncino che è stato gonfiato fino a scoppiare senza che nessuno sia stato ritenuto responsabile per la vendita di aria fritta che ha derubato gli investitori? Mi sembra sia il fallimento della giustizia! Gente come me, che da trent’anni è in questo mondo turbolento della cannabis senza avere leggi consolidate sulle quali basarsi, ancora persevera e alla fine prevarrà perché abbiamo le conoscenze pratiche dalla nostra parte. Quindi, solo con il denaro o con la sola conoscenza pratica, il mondo della cannabis rimarrà frantumato, ma se si forma una squadra efficiente con un buon bilanciamento di entrambi questi fattori, allora le cose funzioneranno bene.

Avidità, potere, dominio, controllo e altri termini simili sono spesso le parole che spingono le grandi corporation a mettersi in gioco. È raro trovare un partner di questo tipo che abbia interesse ad aiutare gente malata o a prendersene cura senza ottener benefici. Dunque, per comprendere le motivazioni di alcuni, è necessario indagare più a fondo in questa ondata euforica fatta di promesse e di scommesse ad alto rischio. Diversi anni fa, quando l’Uruguay ha legalizzato la cannabis fissando un limite massimo di prezzo, eravamo tentati di credere che si trattasse di una proposta ottimistica e avventurosa. Invece, senza limiti stabiliti, abbiamo visto aziende canadesi spendere soldi come


fossero caramelle; molti soldi sono stati spesi bene, ma la maggior parte è servita per tentare di stabilire il cosiddetto Corporate Brand. Per come la vedo io l’integrità, il sapere, l’onore e il coraggio sono tutti aspetti necessari per un’azienda, ma sono cose che non si possono comprare con i soldi! Sono cose che arrivano con il passare del tempo e col conseguimento degli obbiettivi stabiliti dalla strategia aziendale. Ebbene, sono poche le aziende che si sono mostrate lungimiranti, quasi tutte sono state accecate dall’idea che i soldi gli sarebbero piovuti addosso non appena piantato un seme. Temi come l’infrastruttura, la strategia, la pianificazione aziendale e l’impegno richiesto sono stati trattati in modo rapido e approssimativo al fine di trasformare un’azienda in una grossa società per competere nel mercato azionario. Ciò non era mai accaduto nell’industria della cannabis prima della legalizzazione in Canada. Aziende italiane con scarse conoscenze ma in possesso delle autorizzazioni alla coltivazione sono state valutate molto bene, e i canadesi si sono fatti avanti acquistando parti di queste aziende per poter mostrare i documenti di proprietà e di collaborazione con società globali. In verità, però, si trattava di coltivatori di canapa appena registrati con qualche conoscenza agricola, ma senza competenze sulla cannabis o sul mercato globale. Ma l’offerta di

Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è fare domande più approfondite corroborate da fatti e cifre reali denaro facile era irresistibile per molti, e così il “mordi e fuggi” è diventato la norma. Essere proiettati verso il futuro non è sbagliato se si ha una strategia o una organizzazione definita, ma senza di esse altro non è che un approccio superficiale per un business povero e frammentato. Il che significa che dover sempre porre rimedio alle cose appena realizzate per progredire, non è il modo di gestire aziende pubbliche di grosse dimensioni e finanziate dagli azionisti. Ma ciò è esattamente quello che è successo negli ultimi due anni a molte aziende registrate sia in Canada che altrove. È successo qualcosa di simile a quella frenesia tipica della bolla delle Dot-com, fino a quando il mercato non si è stabilizzato e allineato a quelle poche aziende che, prima di entrare nel business, erano preparate sia sulla pratica che sulla teoria.

Anche se il mercato può non sembrare favorevole per gli azionisti che hanno investito nelle start-up, mostra invece la propensione delle persone a investire in questa industria. Magari ha colpito o messo fuorigioco alcuni potenziali investitori, ma per coloro che si sono preparati a dovere potrebbe non costituire una grande sorpresa. Non c’è dubbio che la prossima ondata di investitori nel settore della cannabis, presterà attenzione a una gamma più ampia di capacità tecniche e amministrative di un’azienda o di una grande società, e non solo alla loro forza finanziaria. Le aziende che sopravvivranno a questo tsunami iniziale saranno quelle che hanno in mano contratti per la produzione e per la fornitura agricola di biomassa valutata adeguatamente, e non sui valori del mercato nero! Comprendere su quali prodotti specializzarsi e qual è il target di riferimento dovrà essere pianificato bene per evitare di aggredire il mercato intero senza un fine o obbiettivi precisi. I molteplici prodotti esistenti e i possibili usi della cannabis sono talmente vari e diversi che è un imperativo per le aziende conoscere i propri punti di forza e concentrarsi su quelli piuttosto che occuparsi di tutti i prodotti. Alcune aziende saranno ben attrezzate per la coltivazione della biomassa. Altre acquisteranno tale biomassa grezza al fine di trasformarla

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 37


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in prodotti base. Altre aziende ancora sceglieranno di fare prodotti cosmetici, farmaceutici o alimentari, prodotti per animali domestici, materiali per l’edilizia e così, alla fine si svilupperanno come molte altre aziende. Tuttavia, sarà essenziale che gli standard siano allineati alla protezione del consumatore, visto che attualmente il compratore sta in guardia! Recentemente, le autorità britanniche hanno comunicato ai fabbricanti di prodotti destinati al pubblico che entro un anno dovranno vendere i loro prodotti avendo le certificazioni, le licenze, i test di laboratorio, etc. così da poter continuare a vendere. Se non saranno conformi, entro maggio 2021 verrà loro preclusa la possibilità di vendita. Questa notifica è stata fatta a causa della quantità di prodotti derivati dalla cannabis presenti sugli scaffali dei negozi di molte strade principali, ma senza etichette che mostrino il contenuto, o informazioni sulla produzione o sugli ingredienti, e senza un marchio di garanzia verificabile o uno standard che permetta al consumatore di orientarsi un minimo. Una specie di Far West. Come fa un consumatore ad avere un’idea chiara su cosa e adatto o cosa no alle proprie esigenze? Da dove cominciare, di chi fidarsi? C’è un motivo assolutamente valido se adesso le autorità britanniche richiedono alle aziende di allinearsi e far aderire i loro prodotti a tutta una serie di requisiti, così come avviene per gli altri settori simili. Anche

se questo può sembrare ingiusto e rappresenta una maggiore mole di lavoro amministrativo per i titolari di piccole aziende artigianali che realizzano prodotti di alta qualità su piccola scala, sarà l’unico modo in futuro per orientare in maniera corretta i consumatori. Per molti investitori, perdere denaro scommettendo su nuove aziende startup può costituire una lezione necessaria per capire quali siano le aziende con programmi solidi e infrastrutture pronte per proseguire nell’industria della cannabis in modo corretto e duraturo. Le aziende improvvisate non dureranno a lungo e lasceranno l’amaro in bocca sia agli investitori che agli azionisti. Considerando il funzionamento del mercato azionario, non sorprende che alcuni perdano e altri vincano, sono gli stessi principi di un casinò. Sembrerebbe esserci una convinzione radicata secondo cui il mercato azionario è regolato da principi e norme governative, ma ciò sembra una visione superficiale e parziale quando si osserva quanto velocemente compagnie sconosciute con risorse sconosciute o con gente sconosciuta al comando, ottengono capitali da chi vuole investire. Mentre il mercato resta deludente per chi investe nelle cosiddette attività commerciali regolamentate, quando un’azienda raggiunge gli standard per quotarsi in borsa, è certo che si tratta di fatto di puro azzardo. Il futuro per l’industria della cannabis

è eccezionalmente brillante. Tuttavia, è stato macchiato da aziende spazzatura che cercano di trarre profitto da investitori troppo poco prudenti. Per coloro che vogliano seguire la prossima ondata di aziende pronte a essere quotate in borsa, è essenziale svolgere le proprie ricerche e i dovuti controlli basandosi sia sulla teoria che sulla pratica, non solamente su uno di questi due fattori. Le aziende buone saranno quelle che hanno, in primo luogo, prodotti che funzionano, e in secondo luogo obbiettivi solidi in linea con le proprie competenze. In futuro, il minimo sarà richiedere di poter esaminare la strategia di un’azienda, la sua storia e il posizionamento sul mercato, oltre al tipo e alla quantità dei prodotti che vendono. Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è fare domande più approfondite corroborate da fatti e cifre reali. Non basate la vostra ricerca sulle dichiarazioni circa le intenzioni o la missione di un’azienda: si tratta di dati che provengono dall’interno di un’azienda alla ricerca di capitale! Se vi limitate a questo, tanto vale andare al casinò a puntare tutti i vostri soldi alla roulette sul vostro numero preferito. Alla fine ci sono le stesse probabilità di successo!

Shantibaba Breeder e proprietario della Mr Nice Seedbank tra i massimi esperti mondiali di genetiche e semi di cannabis. Padre di alcuni degli strain più famosi al mondo tra cui “White Widow” e “Super Silver Haze” DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 39




STRAIN GUIDE

Strain Guide: Vortex, Shoreline e Sour Tangie Le varietà di cannabis sono davvero tante ed è quasi impossibile conoscerle tutte. In questa selezione vi presentiamo Vortex, una varietà sativa energizzante, Shoreline strain molto potente e profumato e infine Sour Tangie un mix di genetiche moderne e old-school

VORTEX

INDICA/SATIVA: 20%/80% GENITORI: SPACE QUEEN APOLLO 13 FIORITURA: 7-8 settimane RACCOLTO OUTDOOR: fine settembre RESA INTERNA/ESTERNA: media – media THC/CBD: 17%/0,2% SEED BANK: Subcool’s The Dank Vortex è una delle varietà più celebri della seedbank californiana TGA Genetics, oggi nota col nome di uno dei suoi breeder di punta, Subcool’s The Dank, tragicamente scomparso da poco. Lo strain si caratterizza per l’abbondanza di fenotipi che può sviluppare, esattamente come avviene per i suoi progenitori Space Queen e Apollo 13. Ciò che non varia è la netta tendenza verso il lato Sativa dello spettro, infatti Vortex possiede un 80% di geni Sativa e produce un potente sballo energizzante che lascia il fumatore contento e anche un po’ spaesato. Il profilo terpenico di Vortex è eccellente, frutto del paziente lavoro di breeding che caratterizza da sempre questa seedbank lontana dalle logiche del mercato. Quando si aspira il suo fumo – o il suo vapore – si notano chiaramente sapori di mango e di limone in grado di sorprendere anche i palati più fini. Altra nota sorprendente è data dalla breve durata del ciclo di fioritura, circa 7-8 settimane, e dalla compattezza dei suoi esemplari. Il consiglio per i grower che abbiano questo strain per le mani è quello di offrire supporto ai rami, che altrimenti potrebbero spezzarsi per il peso delle cime. Aspettatevi raccolti nella media. 42 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


SOUR TANGIE

SHORELINE

INDICA/SATIVA: 60%/40% GENITORI: SENSI SKUNK – OASIS FIORITURA: 8-9 settimane RACCOLTO OUTDOOR: settembre RESA INTERNA/ESTERNA: alta - alta THC/CBD: 19-21%/sconosciuto SEED BANK: Devil’s Harvest Seeds Shoreline è uno strain di recente creazione che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali. Il suo patrimonio genetico è per il 60% Indica e per il restante 40% Sativa, un mix equilibrato frutto dei ceppi da cui discende: Sensi Skunk e Oasis. Gli esemplari di questa varietà di cannabis presentano un’infinità di sfumature colorate che vanno dal bianco al verde chiaro, passando per i toni viola e rossastri. Questa ricchezza si ritrova anche nei sapori, un tripudio di fragranze Skunk e fruttate tra cui spicca il gusto di mirtillo. Le infiorescenze di Shoreline sono parecchio potenti, racchiudono livelli di THC che oscillano tra il 19% e il 21%. Delle concentrazioni così promettono di far viaggiare il fumatore verso nuovi orizzonti, ma senza farlo muovere dal divano! Questo strain è difficile da coltivare, ma il grower esperto potrà portare a termine il ciclo di vita con successo e ottenere così dei raccolti abbondanti di cime strepitose.

INDICA/SATIVA: 20%/80% GENITORI: SOUR DIESEL – TANGIE FIORITURA: 9-10 settimane RACCOLTO OUTDOOR: ottobre RESA INTERNA/ESTERNA: 500-600g/m2 - alta THC/CBD: medio-sconosciuto SEED BANK: Reserva Privada Sour Tangie è una popolare varietà di ganja composta per l’80% da geni di tipo Sativa. Comprende al suo interno genetica Sour Diesel e Tangie. Per la precisione, il progenitore Sour Diesel è un clone denominato East Coast Sour Diesel che le trasmette sapori di agrumi stile vecchia scuola, possibili grazie a un profilo terpenico più unico che raro, una vera gemma. La netta dominanza Sativa fa sì che gli effetti di questo strain siano energetici e stimolino la creatività, bastano pochi tiri per avere una spinta sul piano motivazionale e sentirsi carichi come molle. Questo pieno di vibrazioni positive è utile per trattare alcuni disturbi come stress, dolore e stanchezza, confermando una volta di più il potenziale terapeutico della nostra amata pianta. A rendere l’esperienza di Sour Tangie ancora più invitante ci pensa un processo di coltivazione relativamente facile che risulta alla portata di quasi qualunque grower. Diciamo che con un minimo di esperienza acquisita e alcune nozioni di base si possono ottenere piante altamente produttive in grado di sviluppare cime di erba completamente ricoperte di tricomi. Vedere per credere!

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE O ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. È CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETÀ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 43


STRAIN&SEEDBANK/PROMO

USA "super forte", XL autofiorente, ricca di CBD... Sono solo alcune delle nuove varietà di Sweet Seeds® Con l'inizio del nuovo decennio la seedbank spagnola compie 15 anni e festeggia con nuovi strain

RED HOT COOKIES®

GORILLA GIRL XL AUTO®

TROPICANNA POISON F1 FAST VERSION®

Quindici anni di passione, lavoro e ricerca dedicati alla nostra amata pianta. Ci riempie di orgoglio sapere che le nostre varietà sono scelte da milioni di coltivatori di cannabis in tutto il mondo. Amici, clienti e colleghi: GRAZIE!

rietà preferite: l’esuberante automatica di taglia grande Gorilla Girl XL Auto® (SWS82) e l’ultrarapida Gorilla Girl F1 Fast Version® (SWS86).

La quinta novità, sempre della linea “Super Strong”, è Tropicanna Poison F1 Fast Version® (SWS85). Questa varietà è: dipendente dal fotoperiodo, dal fiore rosso, dalla fioritura ultrarapida e proviene da una delle varietà “Super Strong” più famose degli USA della famiglia Cookies. Tropicanna Poison F1 Fast Version® ha una resa molto alta: i suoi livelli di THC possono arrivare al 24%.

Vi presentiamo 8 novità che siamo sicuri non vi lasceranno indifferenti. Red Pure Auto CBD® (SWS81) è una pianta Indica nell’aspetto e dall’effetto rilassante e ansiolitico, risultato dell’incrocio della nostra Sweet Pure CBD®, la nostra prima varietà “CBD pura” lanciata nel 2018, e la nostra Red Poison Auto® (SWS39). Coltivatori per fini terapeutici, ecco per voi la varietà CBD rossa con bassi livelli di THC. La seconda e la terza novità provengono dalla nostra potente Gorilla Girl® (SWS74), varietà che può arrivare fino al 31% di THC. Per questo, se ti piacciono le varietà “Super Strong”, ti presentiamo due delle tue prossime va44 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

La quarta novità segue la linea delle varietà “Super Strong”, la nostra deliziosa Red Hot Cookies® (SWS83). Un’eccellente genetica proveniente dall’incrocio tra un clone selezionato di Tropicanna Cookies (Girl Scout Cookies x Tangie) e un clone selezionato di un potente ceppo americano, la Tangie. Per questo incrocio sono stati selezionati eccellenti parentali con fenotipo dal fiore rosso, ottenendo che il 60% della discendenza presenti questa caratteristica tanto apprezzata, solita comparire nelle ultime settimane del periodo di fioritura. Red Hot Cookies® può raggiungere fino al 25% di THC e ha un aroma e un sapore delizioso, profondo e denso, accompagnato da sfumature di mandarino, mango e un tocco di frutti di bosco.

È arrivata anche la nostra Sweet Zkittlez® (SWS84) e la adorerai. Si tratta del nostro sesto ceppo, risultato dell’incrocio tra un clone selezionato di élite di una delle genetiche più potenti della costa occidentale degli Stati Uniti, la famosa Zkittlez, con un clone selezionato di Grape Ape. I fiori sono carichi di terpeni e presentano squisiti sapori e aroma dolci, con sfumature di caramelle alla frutta. E, per finire, la nostra settima e ottava novità rappresentano la celebrazione


in grande del nostro 15º anniversario. Due delle nostre varietà più richieste, ora in versione XL: Sweet Amnesia Haze XL Auto® (SWS57) e Crystal Candy XL Auto® (SWS87) Sweet Amnesia Haze XL Auto® è un ceppo autofiorente di grandi dimensioni che produce molta resina con aromi muschiati e dolci. È una pianta a predominanza sativa e i cui livelli di THC possono arrivare al 15-20%. Anche Crystal Candy XL Auto® (SWS87) fa parte della famiglia XL ed è stata sviluppata nell’ambito di un programma speciale del Reparto R&S di Sweet Seeds®, il cui obiettivo era la ricerca di peculiari e deliziosi aromi dolci che assomigliano a quel momento speciale rappresentato dall’entrare in un negozio di dolci.

CRYSTAL CANDY XL AUTO®

Prima di salutarvi, vigliamo ringraziarvi per tutto l’appoggio e la fiducia che riponete in noi giorno dopo giorno. Potete continuare e usufruire delle nostre varietà con la promozione speciale di 1 seme gratis nelle confezioni da 3 semi e di 2 semi gratis nelle confezioni da 5.

SWEET ZKITTLEZ®

Troverete i nostri formati anche in confezioni da 25 e 100 semi, disponibili per alcune delle nostre varietà. Un saluto a tutti i nostri amici!

Maggiori informazioni su www.sweetseeds.es/it. a cura di Sweet Seeds

ATTENZIONE: QUESTA SEZIONE CONTIENE ARTICOLI PUBBLIREDAZIONALI E PROMOZIONALI. SI TRATTA DI ARTICOLI SCRITTI DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE PRODUTTRICI O DAI NEGOZI CHE COMUNICANO LE NOVITÀ DELLA PROPRIA ATTIVITÀ. NON SONO QUINDI RECENSIONI REALIZZATE DALLA NOSTRA REDAZIONE E NESSUNO DEI PRODOTTI PROPOSTI È STATO TESTATO DAL NOSTRO STAFF. LA REDAZIONE PERTANTO NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO SCORRETTO O PER QUALSIASI MAL FUNZIONAMENTO DEI PRODOTTI PROPOSTI. PER APPROFONDIMENTI E INFORMAZIONI A RIGUARDO FATE RIFERIMENTO DIRETTAMENTE AI CONTATTI DEL PRODUTTORE.

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 45


PROMO

Evo Greenhouse: speciali serre automatizzate per la coltivazione indoor Le innovative greenhouse di Evolution BNK progettate per la coltivazione di canapa light e non solo Evolution BNK è un’azienda italiana con sede a Milano, specializzata nella coltivazione, estrazione e produzione di canapa sativa light. Nel 2019 lancia sul mercato la Evo Greenhouse, ovvero una speciale serra automatizzata per la coltivazione indoor. Il progetto nasce dalla volontà di rendere possibile la coltivazione a chiunque grazie a un impianto totalmente meccanizzato. Infatti, mediante la centralina domotica, il cliente può controllare e gestire da remoto tutte le sue parti. La centralina domotica crea in completa autonomia l’ecosistema ideale per la coltivazione, inclusi i valori ottimali di aria, come umidità, temperatura e ricambio, e i valori necessari dell’acqua, come temperatura, EC e pH. Questa serra può essere impiegata per qualsiasi tipo di coltivazione, dalla canapa ad altri tipi di vegetali. L’intero apparato può essere gestito in totale autonomia sia per la parte elettrica con taniche dedicate e generatore elettrico, sia per quella idrica. 46 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

La Evo Greenhouse è costruita con impianti idroponici RDWC di ultima generazione che abbattono notevolmente l’uso di nutrimenti e i tempi di coltura, ottimizzando il raccolto. Per agevolare la crescita e la fioritura delle piante è stato studiato un apposito impianto di illuminazione costituito da particolari lampade LED. Per Evolution Bnk è fondamentale il rapporto cliente-azienda e per soddisfare le specifiche esigenze dei suoi clienti la greenhouse può essere allestita e personalizzata a seconda delle varie richieste, come l'aria geografica oppure la tipologia di vegetale da coltivare. Quest'ultime sono soltanto due esempi delle varie necessità che saranno poi valutate di volta in volta. L’impianto di coltivazione può essere strutturato in modalità idroponica, tecnica di coltivazione fuori suolo, oppure in modalità aeroponica, senza l’utilizzo di terra o di qualsiasi altro aggregato di sostegno. Ciò consente di ottenere un raccolto o più raccolti garantiti nel corso dell’anno. Le serre, per quanto riguar-

da la coltivazione della canapa, hanno un ciclo produttivo di 4 raccolti l’anno e quindi garantiscono un’altissima produttività. PERCHÉ SCEGLIERE EVO GREENHOUSE Le classiche serre necessitano di un attento monitoraggio poiché le condizioni al loro interno sono in continua evoluzione. All'interno della serra, la crescita delle colture è determinata dai fattori ambientali che vanno tenuti costanti tutto il giorno. I vantaggi della Evo Greenhouse con un sistema completamente automatizzato sono molti. In primis è adatta a chiunque, anche ai non esperti di orticultura. È perfetta per qualsiasi tipo di coltivazione, riduce il lavoro manuale e dona la certezza di un prodotto di valore. Infatti, la coltivazione indoor, ovvero in ambiente controllato, consente di mantenere la qualità del prodotto ai massimi livelli perché elimina le variabili esterne come agenti atmosferici, spore, insetti e dà vita a un prodotto finito privo di agenti contaminanti.


La centralina domotica misura la temperatura e l'umidità ambientale e consente di avere un database nel quale vengono raccolte tutte le informazioni. Inoltre offre un sistema personalizzabile a seconda di specifiche richieste e controllo remoto. Tutto questo può davvero fare la differenza, la stessa che c'è tra la garanzia di un buon raccolto e subire la perdita di quello che si è seminato. Una serra domotica consente l'automazione dell'ambiente, dell'irrigazione e della somministrazione di fertilizzanti. Inoltre, il monitoraggio dei fattori ambientali in tempo reale consente un intervento tempestivo laddove necessario, evitando problemi alle colture.

Infine, uno dei vantaggi più comodi è la possibilità di controllare tutto da remoto, da casa, dal proprio PC o smartphone. UN NUOVO MODO DI COLTIVARE E FARE BUSINESS La Evo Greenhouse è realizzata con diverse superfici di coltura, da 36 a 144 metri quadri. Viene prodotta nei seguenti formati standard e i prezzi si differenziano a seconda della superficie: • 6mx6mx3m - 36 mq/108 mc • 12mx6mx3m - 72 mq/216 mc • 12mx12mx3m -144 mq/432 mc Le modalità di acquisto offrono l’occasione di diversi business, tra cui la possi-

bilità di investimento con reddito annuo, franchising oppure l'opzione “mini” quota societaria. Il cliente può anche acquistare la serra e scegliere di lasciarla in gestione ad Evolution Bnk, che si preoccuperà di gestire il tutto e di consegnare al cliente la rendita annuale che la greenhouse produce con le coltivazioni proposte dall'azienda. Per tutte le informazioni e modalità di acquisto delle Evo Greenhouse è possibile rivolgersi direttamente alla società Evolution Bnk, dalla sezione contatti sul sito ufficiale www.evolutionbnk.it. a cura di Sabina D’Anna

ATTENZIONE: QUESTA SEZIONE CONTIENE ARTICOLI PUBBLIREDAZIONALI E PROMOZIONALI. SI TRATTA DI ARTICOLI SCRITTI DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE PRODUTTRICI O DAI NEGOZI CHE COMUNICANO LE NOVITÀ DELLA PROPRIA ATTIVITÀ. NON SONO QUINDI RECENSIONI REALIZZATE DALLA NOSTRA REDAZIONE E NESSUNO DEI PRODOTTI PROPOSTI È STATO TESTATO DAL NOSTRO STAFF. LA REDAZIONE PERTANTO NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO SCORRETTO O PER QUALSIASI MAL FUNZIONAMENTO DEI PRODOTTI PROPOSTI. PER APPROFONDIMENTI E INFORMAZIONI A RIGUARDO FATE RIFERIMENTO DIRETTAMENTE AI CONTATTI DEL PRODUTTORE. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 47


PRIME ARMI

Autoproduzione outdoor: da dove iniziare Una guida per principianti per avviare una piccola coltivazione outdoor senza sbagliare un colpo Che si tratti di cibo, utensili o energia, vale sempre lo stesso detto "chi fa da sè fa per tre"; seppur in diversa misura, questo vale anche per l'autoproduzione di cannabis. In Italia coltivare cannabis, anche per uso personale, è un reato. Nessuna sentenza delle sezioni unite penali della Cassazione può sostituirsi a legislatore, sebbene questo parere crei un importante precedente giuridico. Ciononostante, il divieto non ha mai frenato e mai frenerà la passione di coloro che sono interessati a questa pianta che ogni giorno di più, anche grazie ai social network, possono contare sulle esperienze di tanti appassionati e specialisti del settore che condividono il loro lavoro per apprendere le nozioni necessarie per dedicarsi all’autoproduzione. Con l’avvento della primavera, tutti possono sperimentarsi con una coltivazione outdoor. Vediamo come.

Scegli il tuo seme All’interno del vasto panorama delle seedbank, si trovano generalmente almeno tre categorie di semi: regolari, femminizzati e autofiorenti. Negli ultimi anni, grazie ai progressi fatti in campo scientifico sull’utilizzo del CBD in medicina, è subentrata una nuova categoria all’interno dei cataloghi: le varietà con un alto contenuto di CBD, appunto. Questa nuova tipologia di piante possono essere femminilizzate o autofiorenti, in entrambi i casi l’innovazione sta nel rapporto di THC/ CBD che di solito è di 1:1 (esempio 10% THC/10% CBD).

Le condizioni atmosferiche e il clima Per ovviare a spiacevoli imprevisti di ogni sorta, bisogna sfruttare a pieno il clima del nostro territorio. Essendo la nostra penisola soggetta a climi differenti a seconda della regione, vi consigliamo di scegliere varietà di semi adatte alle vostre latitudini. Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è la temperatura media, anche notturna, dell'area che scegliete per l'autoproduzione, nonché l'esposizione al vento e ovviamente alla luce.

Il divieto non ha mai frenato e mai frenerà la passione di coloro che sono interessati a questa pianta

48 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Per far germinare i tuoi semi di cannabis nel modo giusto, devi innanzitutto decidere quali semi coltivare e dove comprarli,

cercando delle seedbank affidabili che abbiano una storia di successi alle spalle. Se possibile, fatti consigliare dal tuo growshop di fiducia. I principianti potrebbero voler iniziare con una varietà a predominanza Indica che rimarrà piccola e tozza con un breve periodo di fioritura; diversamente le varietà a predominanza Sativa tendono ad allungarsi di più e hanno tempi di fioritura più lunghi. Non diamo nulla per certo Spesso capita che un’azienda di semi affermi che il loro prodotto matura in 60 giorni, ma questa non è quasi mai una data certa per il raccolto. Alcune aziende abbassano i tempi di fioritura nel tentativo di convincerti ad acquistare i loro semi, una semplice ma efficace strategia di marketing. È inoltre necessario tenere conto dei tempi di inattività che le piante impiegano per recuperare lo stress causato dal trapianto o da altri fattori aggravanti; delle volte questo può aggiungere settimane alla fase di fioritura e spingere significativamente avanti il tempo di raccolta. Germinazione, l'inizio di una nuova vita Iniziare a far germinare un seme equivale a far nascere una nuova vita, uno degli errori più comuni che i neofiti fanno è quello di trattare i semi come oggetti


inanimati. Bisogna essere delicati e garantire le condizioni ottimali per una corretta germinazione. Di seguito illustreremo due tecniche basilari per garantire la riuscita del nostro investimento. Germinazione in umido. Alcune persone scelgono di usare un metodo che prevede l’adagiamento del seme in un panno di carta o di cotone umido: questo metodo consiste nel posizionare i semi su un piatto tra due lembi di carta inumiditi, coperto da un secondo piatto. Entro un paio di giorni, dovreste vedere il seme aperto e un germoglio emergere. Immediatamente e con attenzione (usando le pinzette), il seme va posizionato nel substrato e innaffiato delicatamente. Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nell’usare questo metodo, purché si operi con cautela e senza lasciare che il germoglio cresca troppo a lungo prima di piantarlo. Germinazione in substrato. Se avete deciso di seminare in substrato il processo è ancora più facile, bisogna applicare un foro al centro del substrato pre-umidificato.

Lascia cadere il seme in circa un quarto di centimetro di profondità, copri il seme con un po’ di terreno e tamponalo delicatamente. Scelta del suolo Selezionare un buon substrato di coltivazione è il primo step per ottenere un buon raccolto. Badate bene che ogni tipo di coltivazione domestica, che sia indoor o outdoor, ha inizio con la scelta del seme e del metodo di coltura. Comprare del terriccio a buon mercato o scegliere di utilizzare la terra che si trova in giardino non è mai una buona scelta per chi si cimenta nell’autoproduzione le prime volte. Spendere qualche euro in più per acquistare dei substrati altamente performanti, rappresenta un’ottima scelta per chiunque voglia ottenere il massimo da una coltivazione, senza incorrere in problemi che metterebbero a rischio qualsiasi raccolto. Ricordate bene, non vi è cosa più naturale di far crescere una pianta direttamente nella terra! Normalmente i terricci che si trovano in vendita nei growshop sono tutti altamente indicati per la coltivazione

di cannabis. Le migliori marche di fertilizzanti infatti, producono in larga parte anche dei propri substrati, già pre-fertilizzati con l’aggiunta di perlite e pieni zeppi di oligoelementi, senza contare un rapporto N-P-K- adatto alle varie fasi di coltivazione. Un buon terriccio è ricco di torba e morbido al tatto, favorisce il drenaggio dell’acqua anche grazie all’aggiunta di vermiculite e risulta molto poroso, per permettere un buon attecchimento delle radici e favorire il passaggio d’aria. Esistono sul mercato substrati più o meno fertilizzati, sta al coltivatore saper scegliere il giusto mezzo di coltura in base alle proprie esigenze. Salde radici per un buon raccolto Uno dei fattori più importanti per intuire quanto bene crescerà una pianta e quanto potrà produrre è la salute e la forza del suo apparato radicale. Al di sotto della superficie del terreno di coltura, vi è una rete intricata di radici che immagazzina zuccheri e amidi (alimenti per la cannabis) e trasporta i minerali necessari alla pianta.

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 49


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Le radici delle piante di marijuana sono ricoperte da milioni di piccoli peli che assorbono acqua e minerali dal terreno circostante. Questo sistema di radici invia minerali attraverso il corpo della pianta alle foglie per l’uso durante la fotosintesi, che a sua volta rende gli amidi e gli zuccheri che la pianta utilizza per cibo ed energia. Più grande e più esteso è l’apparato radicale, migliore sarà la crescita della pianta. Nell’apparato radicale, i livelli di umidità, temperatura e ossigeno influenzano direttamente la crescita. È molto importante ricordare che per le radici è fondamentale l’ossigeno, mentre il resto della pianta utilizza anidride carbonica (CO2). Quando si coltiva in vaso i migliori contenitori per ospitare le piante sono quelli più traspiranti o permeabili all’aria, in modo che l’ossigeno possa facilmente entrare nella zona delle radici. Il contenitore prima del contenuto Non dimentichiamo che abbiamo bisogno innanzitutto di un buon vaso, per una coltivazione outdoor che si rispetti, lo andremo a scegliere in base alle dimensioni che vogliamo far raggiungere alla nostra pianta, più è piccolo il vaso più sarà discreta la nostra coltivazione. Utilizzare vasi di media dimensione è una buona scelta per ottimizzare la produzione e nascondersi da occhi indiscreti e quelli che vanno dai 5 ai

10 litri rappresentano un’ottima soluzione. Fertilizzazione, organico o minerale? Ogni azienda nutritiva consiglia un ciclo di nutrimento con dosaggi diversi tra di loro e questo non fa altro che generare confusione. Ciò accade perché ogni azienda basa i propri dosaggi e il conseguente calendario di fertilizzazione per un’intera linea di prodotti mono-marchio. Facciamo un po’ di chiarezza: gli elementi

nutritivi che la pianta utilizza derivano dalla solubilizzazione dei minerali costituenti il terreno e dal riciclaggio delle sostanze organiche degli organismi morti che vengono di nuovo mineralizzate dai batteri e da altri microrganismi. La concimazione consiste nel fornire gli stessi elementi in forma minerale (concimazione chimica) o come sostanza organica da decomporre (concimazione organica). I prodotti finali della decomposizione dei materiali forniti con la concimazione organica sono i medesimi, la differenza tra le due tecniche è di ordine ecologico piuttosto che chimico. Abbiamo così rispolverato alcune nozioni basilari per allestire un cultivo per una piccola autoproduzione outdoor. Ricorriamo a questa forma di disobbedienza civile con parsimonia e senza alcuna pretesa, lì dove lo Stato non ci permette di accedere per vie legali a un fiore troppo spesso demonizzato. Seppur non lecita, bisogna ricordare a tutti che l'autoproduzione rappresenta l'unica soluzione per arginare il monopolio delle narcomafie, le quali lucrano sui semplici consumatori e ledono la salute pubblica, minando la stessa autorità dello Stato che risulta essere, in questo contesto, il loro miglior complice.

Giuseppe Maio Laureando in giornalismo presso l’Università di Messina, fervente antiproibizionista dall’indole curiosa, coltiva idee seminando parole

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE O ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. È CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETÀ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 51


GROW PRO

Coltivare indoor: tutto quello che c’è da sapere Linee guida alla coltivazione indoor nei suoi aspetti fondamentali Nel dedicarci alle nostre amate piante in atmosfera protetta è chiaro che il primo passo è comprendere le caratteristiche del substrato che abbiamo deciso di utilizzare. Che sia terra (soil) o idroponica (DWC-RDWC-COCCO) cio che dobbiamo sapere è che i parametri fondamentali sono sempre gli stessi. L’ossigenzione del substrato Questo paramentro è fondamentale per il sano sviluppo dell’apparato radicale e tanto piu ossigeno riusciremo a fornire tanto più il suo sviluppo sarà vigoroso. L’ossigeno può essere apportato al substrato mediante irrigazione nel caso di cocco e terra e mediante areatori in caso di sistemi idroponici DWC o RDWC. Ma quanto ossigeno occorre? Ebbene l’acqua che è il mezzo comune di apporto per tutti i substrati, puo saturarsi di ossigeno disciolto fino a un limite dettato dalla sua temperatura. Per le nostre piante ci sarà bsogno di apportare acqua a una temperatura che da una parte non provichi schock termico, rispetto alla temperatura del substrato, e dall’altra sia utile ad apportare la maggior quota di ossigeno. Il paramentro ideale di temperatura è 1920 gradi dove la saturazione di ossigeno oscilla attorno a 9mg/l che diminuirà 52 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

progressivamente con l’innalzamento della temperatura e aumeterà fino a 14 mg/l con temperatura prossima allo 0. Iniziamo dunque a considerare di gestire la temperatura dell’acqua irrigua per poter ottenere il miglior risultato sullo sviluppo radicale. Se siete maniacali, sappiate che sui market place più noti esistono kit economici con diversi reagenti per poter verificare quanto ossigeno disciolto è presente nelle vostre vasche.

L’acqua e l’importanza della sua salubrità (la più importante tra tutte le variabili) Se stiamo utilizzando acqua di rete (tap water) dobbiamo accertarci che questa venga decantata 24 ore in un contenitore non sigillato al fine di permettere la completa evaporazione del cloro che se ancora presente al momento dell’innaffiatura andrà a distruggere la vita microbica del substrato. Relazione tra temperatura e solubilità dell’ossigeno

Radici in ottima salute grazie un substrato in fibra di cocco, irrigato con acqua in riserva ossigenata con agitatore e ossigenatore (bubbler)

Temperatura (°C)

Solubilità Ossigeno (mg/L)

0

14.6

5

12.8

10

11.3

15

10.2

20

9.2

25

8.6

100

0

La miglior scelta a mio avviso resta sempre l’acqua da osmosi, anche se purtroppo non è la scelta più ecosostenibile, riportata a un valore di EC pari a 0.4 con un buon fertilizzante di


calcio e magnesio, possibilmente con un rapporto tra essi di 5/1. Acqua in movimento equivale ad acqua sana e ossigenata, un agitatore a supporto dei classici areatori all’interno delle vostre vasche sarà ben ripagato. La fertilizzazione, EC e pH Scegliere i fertilizzanti più adatti non è cosa assai complicata, esistono molti brand che hanno specializzato le loro formule sulle necessità della cannabis. Ciò che è importante comprendere è come gestire l’apporto seguendo le tabelle EC facilmente scaricabili online. Ovviamente le indicazioni di etichetta dovranno sempre essere il nostro primo riferimento. Quando rileviamo l’EC, non facciamo altro che conoscere la concentrazione di sali (puri e non organici) disciolti in acqua. Con tale dato e le tabelle a supporto potremmo individuare facilmente il dosaggio personalizzato migliore.

valore EC assurdamente alto rispetto ai paramentri ottimali delle tabelle anche se si segue correttamente l’indicazione da etichetta. Nessun timore, in questo caso sebbene l’EC sia elevatissimo sappiate che non essendo sali NPK non andranno a bruciare le vostre amate piante. Personalmente non li gradisco per via dell’obbligo di dover rispettare rigidimente l’etichetta senza avere possibilità di tarare l’alimentazione a seconda della varietà.

Biostimolanti! Non rinunciate ai migliori boost in assoluto!

Il pH ideale È sufficiente sapere che determina la capacità di scambio cationico (CSC) del substrato relativamente agli elementi in esso disciolto rendendoli più o meno assimilabili dall’apparato radicale. La struttura del substrato determina il suo CSC e avremo valori ottimali di pH a seconda del substrato che abbiamo deciso di utilizzare. Per le coltivazioni in terra, il valore ideale di pH è compre-

Zuccheri mono e polisaccardi (melasse) per nutrire la flora batterica del substrato che instaura una simbiosi con le radici migliorandone l’efficienza. Micorrize (glomus intraradicens), bacillus (subtilis, megaterium etc), tricoderma invece dovranno essere la base microbica del vostro terreno di coltura specialmente in coltivazioni in terra. Sarete egregiamente ripagati da una crescita esplosiva!

EC METODO DI COLTIVAZIONE

IDROPONICA

TERRA

PERIODO (settimana)

CRESCITA

FIORITURA

CRESCITA

FIORITURA

1

0.7 - 0.8

x

0.8 - 0.9

x

2

0.8 - 1.0

x

0,9 - 1.0

x

3

1.1 - 1.3

x

1.1 - 1.2

x

1

x

1.3 - 1.4

x

1.2 - 1.3

2

x

1.4 - 1.5

x

1.4 - 1.5

3

x

1.5 - 1.6

x

1.5 - 1.6

4

x

1.7 - 1.8

x

1.6 - 1.8

5

x

1.9 - 2.0

x

1.8 - 1.9

6

x

2.0 - 2.2

x

1.9 - 2.0

7

x

0.0 - 0.4

x

1.4

8

x

0.0 - 0.4

x

0

EC per cannabis propriamente più utile in caso di ibridi o indica, mentre per gli strain con componente sativa dominante si dovrà ridurre leggermente il valore massimo di 0.2 o 04.

Attenzione all’azoto organico! Alcuni elementi fondamentali come l’azoto (N) in forma organica non vengono rilevati con la lettura dell’EC, quindi se siete appassionati di fertilizzanti organici badate bene a questo fattore che rischia di farvi apportare molto più azoto. Al rovescio, i sali per le soluzioni tamponi, presenti in alcuni prodotti con formulazioni particolari per ottenere un pH autoregolato dalla sola miscelazione di fertilizzante, portereanno un

so tra 6.2 e 6.8, mentre per i sistemi idroponici e soilless DWC-RDWC e COCCO è invece compreso tra 5.8 e 6.2. Potete considerare il valore minimo come quello più utile durante la fase vegetativa e il secondo, come quello più favorevole nella fase di fioritura. Potete inoltre utilizzare prodotti a a base di acido nitrico per la vegetativa e a base di acido fosforico in fioritura.

I silicati Utilissimi per intensificare il pigmento della clorofilla e migliorarne l’efficienza. Funzionali per intensificare la risposta immunitaria ad attacchi patogeni come muffe e virus e inspessire le pareti cellulari migliorando la difesa ad attacchi meccanici (morsi) di fitofagi come i tripidi.

Aminoacidi, auxine e citokinine naturali presenti in prodotti a base di alga bruna (ascophyllum nodosum) migliorano anch’esse l’efficienza dell’apparato radicale oltre che rendere più attiva ed efficace la risposta a stress abiotici (ambientali). La fonte luminosa Oggi la tecnlogia LED sta pian piano rimpiazzando le vecchie lampade HID. Il grower millenials ha familiarità con il PAR (Photosynthetic Active Radiation) e il PPFD (Photosynthetic Photon Flux Density) quest’ultimo più importante per la scelta del nostro LED in quanto indica la quantità di flusso luminoso emessa su una determinata area per ogni secondo, la sua unità di misura è espressa così μmol/m2/s. L’ultimo ritrovato in campo LED che sta riscuotendo maggior successo sono le cosidette quantum board, in grado di sviluppare un elevatissimo PPFD per la grande efficienza dei LED che convertono i watt assorbiti in flusso fotonico senza generare calore e dispersione. Il loro layout permette di avere una superfice di emissione luminosa molto ampia per via dei molteplici punti luci e il minor consumo, unitamente alla sua maggior efficienza stanno dando a questi ultimi ritrovati un grandissimo gradimento nelle comunità dei grower. I primordiali LED blu/red oggi molto economici restano tuttavia molto utili nelle fasi di germinazione, attecchimento e vegetativa peccando tuttavia nelle rese in fioritura per uno spettro non completo e a bassa penetrazione. La strada intermedia tra le prime e le ultime tecnologie sono invece i LED COB, ad alta efficienza, ma che rispetDOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 53


nendo la regola sulla proporzione per l’immissione ed il corretto apporto di CO2 sarà grantito. Valori di temperatura e umidità ideali Nella fase di germinazione o di attecchimento la temperatua ottimale oscilla fra i 21 e i 23 gradi mentre per l’umidità possiamo avere valori abbastanza alti tra 80 e 90% dove la più alta è da ritenersi per i cloni in fase di attecchimento. In fase di sviluppo vegetativo, dopo circa 2-3 settimane dalla germinazione o 7-10 giorni per i cloni, possiamo iniziare a seguire le tabelle VPD facilmente reperibili (approfondimento su DV 85 novembre/dicembre 2019).

Quantum Board

to alle quantum board diminuiscono l’ampiezza dei punti luci e sfruttano lenti con diversi gradienti per diffondere al meglio sul canopo la loro emissione. Basti sapere che senza arricchimento carbonico le piante di cannabis con un PPFD di 800 μmol/m2/s raggiungono il livello massimo utilizzabile per la fotosintesi. Dare una potenza maggiore può portare bruciature e al blocco dello sviluppo. Aerazione e apporto di CO2 Quando si allestiva un setting con lampade, la prima preoccupazione era la dissipazione del calore. Il modo più semplice per sopperire all’innalzamento delle temperature era il corretto proporzionamento dell’estrazione dell’aria che ci permetteva di dissipare il calore in ecceso. Accessori come il cooltube hanno ulteriormente reso piu semplice la risoluzione di questo problema. Il proporzionamento ideale per l’estrazione era così calcolato: volume della growbox (area della base x altezza) moltiplicato per 50 o 70 e il numero derivante esprimeva i m3/h che doveva essere in grado di espellere l’estrattore. Determinato questo, bastava inserire una immissione pari a 1/3 e il gioco era fatto. L’avvento dei LED ha un po’ cambiato le regole dovendo considerare che il

fattore temperatura non è piu una nostra prerogativa, ma resta fondamentale esclusivamente il ricambio di CO2 e la depressurizzazione per rendere efficiente il nostro immancabile filtro ai carboni attivi. I moltiplicatori 70-50 possono essere ridotti a 50-30 mante-

Fioritura È abbastanza complesso ridurre in poche righe i dettami necessari a una fioritura perfetta ed esplosiva, pertanto questo fatidico momento di vita delle nostre piante lo tratteremo come argomento a sè assieme alla descirzione dettagliata di tutti i singoli aspetti già menzionati in quest’articolo! Stay tuned and grow your best Daniele D’Agata THC university certified grower

TEMPERATURA RACCOMANDATA GIORNO/NOTTE (°F) SPECIE

Germinazione Giorno

Vegetativa

Riproduttiva

Notte

Giorno

Notte

Giorno

Notte

Cannabis

72-80

70-78

74-84

68-76

68-84

68-78

Pomodori

68-72

68-72

70-79

61-65

68-73

62-65

Cocomeri

73-75

70-72

70-75

62-68

70-75

62-68

Peperoni

72-73

72-73

72-74

64-65

72-74

66-68

RELAZIONE TRA LE VARIABILI AMBIENTALI Temperatura dell'aria

Umidità relativa

Deficit di pressioRichiesta di acqua ne vapore

Evapotraspirazione

UMIDITÀ RACCOMANDATA RELATIVA (%) SPECIE

Germinazione

Vegetativa

Riproduttiva

Cannabis

60-80

55-75

50-60

Pomodori

60-80

55-75

60-80

Cocomeri

60-80

55-75

60-80

Peperoni

60-80

55-75

60-80

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. È CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETÀ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.

54 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


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56 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


STRAIN&SEEDBANK/PROMO

Con la primavera arrivano 3 nuove genetiche Fast di Paradise Seeds Una sativa e due indica, ecco le nuove varietà del 2020 della seedbank di Amsterdam Paradise Seeds sorride questa primavera per il suo più grande lancio di nuove genetiche da qualche tempo. Arrivano non 1, non 2, ma 3 nuovi strain Fast dal cuore USA: una delle sativa più produttive mai viste nella lunga storia dell'azienda, una versione paradisiaca della celebre Gelato e una corposa bomba di tricomi indica. La seedbank di Amsterdam è rinomata per il suo patrimonio genetico e la capacità di creare sempre una nuova versione delle ultime novità: se non avete visto la serie “Test Field” sui suoi canali social, date subito un'occhiata per avere un’idea del potenziale. Questa nuova collezione 2020 presenta 3 varietà Fast: una sativa e due indica. Rainbow Road. Uno strain di cui tutto il team Paradise è davvero entusiasta per l’enorme potenziale di raccolta (da record!). Il cross genetico è un affascinante mix tra un’antica gloria (Hindu Kush) e una Strawberry, la genetica sativa dei Paesi Bassi. Nei test questa sativa coloratissima ha generato rese fenomenali ed espresso un delizioso turbinio di terpeni,

caratterizzati da mango, fragole e frutti rossi. La ricompensa è caratterizzata da grosse gemme oleose che inducono energia e una calma edificante. Sunset Paradise. A meno che non abbiate vissuto in una grotta, non vi saranno estranei il potere e la popolarità dell’esotica genetica californiana Gelato. Quindi una nuova Gelato disponibile, a primo avviso, potrebbe non sembrare una notizia pazzesca. Tuttavia, i fan di Paradise sanno che l’azienda si prende sempre il giusto tempo per sviluppare la propria versione particolare di una varietà popolare e i clienti ne vengono premiati di conseguenza. Ecco quindi una Gelato con la raffinatezza olandese e un gusto complesso, che risulta delizioso. Il suo sofisticato palato terpenico (ricco di agrumi, bacche e lavanda) è completato da un potente ma rotondo senso di rilassamento e una fioritura super fast. El Dorado OG. Se si dovesse riassumere questa indica in tre parole, allora sarebbero «bomba di tricomi»! Una varietà che segue la ricca tradizione di kush

iper-resinose, profumate e cristalline di Paradise, questo ibrido ha un cross di OG Kush e Thin Mint GSC nel suo mix. Il profilo terpenico è altamente equilibrato con note di terra, legno, pino, limone e carburante, che saranno sufficienti a far salivare la maggior parte degli appassionati di indica. Potremmo parlare per giorni interi delle infinite qualità di una varietà che è stata progettata per uso diurno e notturno. Il fondatore di Paradise Seeds, Luc Krol, è ancora al centro del processo di breeding dell'azienda: «Volevamo iniziare il nuovo decennio con il botto», afferma, «e sono felice di dire che le stelle si sono allineate bene nel nostro programma di breeding, con tre nuove varietà Fast pronte per questa primavera. Il team ha lavorato duramente per mantenere le qualità caratteristiche e la stabilità del patrimonio genetico che completano le nuove varietà USA. I risultati sono davvero molto piacevoli e non vediamo l'ora di condividerli!». a cura di Paradise Seeds team

ATTENZIONE: QUESTA SEZIONE CONTIENE ARTICOLI PUBBLIREDAZIONALI E PROMOZIONALI. SI TRATTA DI ARTICOLI SCRITTI DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE PRODUTTRICI O DAI NEGOZI CHE COMUNICANO LE NOVITÀ DELLA PROPRIA ATTIVITÀ. NON SONO QUINDI RECENSIONI REALIZZATE DALLA NOSTRA REDAZIONE E NESSUNO DEI PRODOTTI PROPOSTI È STATO TESTATO DAL NOSTRO STAFF. LA REDAZIONE PERTANTO NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO SCORRETTO O PER QUALSIASI MAL FUNZIONAMENTO DEI PRODOTTI PROPOSTI. PER APPROFONDIMENTI E INFORMAZIONI A RIGUARDO FATE RIFERIMENTO DIRETTAMENTE AI CONTATTI DEL PRODUTTORE. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 57


PROMO

CMH 600

QUANTUM BOARD

Novità stupefacenti su Idroponica.it: lampade Quantum Board e CMH 600 Nel mondo delle lampade ideate per chi coltiva indoor, in piccoli o grandi spazi, sono arrivate due grandissime novità che certo non passeranno inosservate, stiamo parlando della rivoluzionaria Quantum Board e della CMH 600 Basta navigare sul sito di Idroponica.it per notare due importanti novità dedicate a chi coltiva: la super lampada Quantum Board e la nuovissima CMH 600. Super efficiente, pratica e facile da gestire, la Quantum Board è l’ultima innovativa lampada LED lanciata sul mercato da Sonlight. Ideata per soddisfare le necessità e le aspettative dei coltivatori più esigenti, questa nuovissima lampada LED è caratterizzata da un design ultra compatto e da uno spessore di appena due centimetri, per un peso complessivo di poco più di due chilogrammi. Questa lampada consente di coltivare in modo pratico ed efficiente anche in spazi ridotti e in ambienti molto bassi, come - ad esempio - le grow box dalle piccole dimensioni. Sviluppata con le più recenti tecnologie di illuminazione, la Quantum Board rappresenta l’ultima generazione delle lampade LED fitostimolanti e vanta numerosi anni di studio. Grazie alla tecnologia impiegata per la sua realizzazione, infatti, è possibile regolarla secondo le proprie esigenze, grazie a un potenziometro precablato

al driver della lampada, che permette di gestire la luminosità in base alle esigenze delle piante e alla fase di sviluppo. Ad esempio, nei primi giorni della propagazione, è bene impostarla al 20%, nel periodo di vegetativa dovrebbe essere al 50/90%, mentre nel periodo di fioritura al 100%. Vantaggi della Quantum Board Oltre al grande risparmio energetico rispetto alle lampade HPS, MH o Agro a scarica - che si traduce in una bolletta più leggera e, quindi, in un risparmio economico - uno dei grandi vantaggi dell’innovativa lampada a LED Quantum Board è anche nella ridotta quantità di calore che viene generato nel periodo in cui è accesa. A differenza di altre tipologie di lampade, questa riduce drasticamente il calore prodotto e permette – di conseguenza – di risparmiare in modo significativo nel sistema di trattamento dell’aria. Grazie all’innovativo design, infatti, il calore della lampada viene distribuito al meglio, senza la necessità di ricorrere alle ventole. Inoltre, non produce rumore e dura tantissime ore senza perdere l’efficienza iniziale. I LED grow sono forniti

di tutto il necessario e sono precablati: basta solo collegarli alla corrente e sono immediatamente pronti per l’utilizzo. Grazie ai suoi componenti, la Quantum Board riesce a garantire prestazioni senza precedenti per una lampada LED così piccola: 150W di consumo per un output di 300W (rispetto una HID), un PPFD >2000 umol/m2/s con un flusso continuo di 22500 lumen. Altra novità da non perdere è la lampada di ultima generazione Sonlight CMH/LEC 600W Full Spectrum, ideale per tutto il ciclo vitale delle piante. È caratterizzata da un bulbo a doppio vetro a scarica di metallo ad alogenuri metallici (CDM) e offre uno spettro luminoso vicinissimo a quello della luce solare naturale (ancora meglio rispetto ai sistemi HID a scarica ad alta intensità, HPS, MH). Questa innovativa lampada fornisce prestazioni di luce ottimali ed è studiata per migliorare e potenziare il vigore naturale delle piante coltivate. Acquistale subito su www.idroponica.it.

ATTENZIONE: QUESTA SEZIONE CONTIENE ARTICOLI PUBBLIREDAZIONALI E PROMOZIONALI. SI TRATTA DI ARTICOLI SCRITTI DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE PRODUTTRICI O DAI NEGOZI CHE COMUNICANO LE NOVITÀ DELLA PROPRIA ATTIVITÀ. NON SONO QUINDI RECENSIONI REALIZZATE DALLA NOSTRA REDAZIONE E NESSUNO DEI PRODOTTI PROPOSTI È STATO TESTATO DAL NOSTRO STAFF. LA REDAZIONE PERTANTO NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO SCORRETTO O PER QUALSIASI MAL FUNZIONAMENTO DEI PRODOTTI PROPOSTI. PER APPROFONDIMENTI E INFORMAZIONI A RIGUARDO FATE RIFERIMENTO DIRETTAMENTE AI CONTATTI DEL PRODUTTORE.

58 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


www.guidacanapa.it

main sponsor 2020


60 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


GANJAGIRL

USA: le donne rappresentano oltre un terzo dei dirigenti del settore della cannabis L’industria della cannabis cresce vertiginosamente e anche la sua rappresentanza femminile Secondo un recente sondaggio del Marijuana Business Daily – una delle pubblicazioni più affidabili sull’industria della cannabis in America e nel mondo, tra l’altro fondata anche da una donna – quasi il 37% dei posti di lavoro dirigenziali o di alto livello nel settore della cannabis americano è occupato dalle donne. La recente industria della cannabis, ormai settore trainante di molti stati americani, ha attirato tante imprenditrici che hanno visto in questo nuovo mercato una grande opportunità e ne stanno pian piano cambiando il volto. Questo interesse tutto femminile ha permesso alla cannabis di essere il settore con la maggiore presenza di donne, superiore alla media nazionale del 21% di tutte le imprese statunitensi. In questi anni infatti le donne hanno creato aziende da zero, forgiato nuove alleanze e ribaltato modelli di business tradizionali mentre spianavano la strada a questa industria in rapida evoluzione. Questo trend è stato seguito dal Marijuana Business Daily che già nel 2015 aveva pubblicato il primo report “Women & Minorities in the Cannabis Industry,” aggiornato da uno secondo report del 2017 e da quello più recente dello scorso luglio con dati aggiornati al biennio 2017-2019. Da quanto si evince dai dati, la percentuale di dirigenti e manager donne nel settore è diminuita drasticamente passando dal 36% nel 2015 al 27% nel 2017,

per poi risalire al 37% nel 2019. I numeri sono stati estratti da un sondaggio anonimo fatto a 567 manager e dirigenti. Anche il Dipartimento del Lavoro aveva calcolato che, più in generale, «il 58,6% di donne di età pari o superiore a 16 anni negli Stati Uniti rappresentano la forza lavoro, e si prevede che le donne rappresenteranno circa il 47% della forza lavoro entro il 2024». Sebbene il numero di donne che occupano posizioni dirigenziali o manageriali molto qualificate nel settore cannabico sia vacillato dal 2015 ad oggi, a causa dell’andamento del mercato in fase di assestamento, si mantiene comunque a un buon livello. Alcuni esperti hanno ipotizzato che probabilmente la causa di questo cambiamento dell’adesione femminile al cannabusiness sia data dai principali mercati ricreativi, tra cui quelli del Colorado e di Washington, non più acerbi, ma estremamente competitivi e in espansione che hanno prediletto uomini in posizioni privilegiate di leadership perché - sempre secondo gli esperti - detengono l’accesso al capitale, costringendo alcune società a chiudere e alcune dirigenti a uscire dal settore. I fondi monetari infatti provengono spesso da capitali privati, ad esempio dagli uffici di investimento familiari o da società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio - un settore ancora purtroppo prevalentemente dominato dagli uomini.

Inoltre, rispetto alla precedente indagine del 2017, c’è da tenere presente che nel successivo arco di tempo sono state autorizzate le vendite di cannabis ricreativa in California, Massachusetts e Nevada, e si sono aperti i principali mercati medici in Maryland, Ohio e Pennsylvania. Si è registrato anche un crescente senso di consapevolezza riguardo alla mancanza di diversità non solo di genere ma anche razziale nel settore della cannabis, spingendo sforzi più concertati tra le aziende, soprattutto quelle più affermate, per riempire posizioni chiavi di leadership con queste categorie. Tutto questo avrà probabilmente influito sull’andamento del mercato che nonostante gli alti e bassi si sta creando il suo spazio in maniera rapida e decisa. Guardando il mercato della cannabis oltreoceano ci si può rendere conto di quanto questo influisca sul mercato generale in maniera estremamente positiva, con molti altri benefici di cui vi abbiamo ampiamente parlato, sociali ed economici in primis. Speriamo che la rivoluzione verde della cannabis arrivi presto anche in Italia e in Europa, così da mostrare il nostro grande potenziale nel mercato crescente. Enrica Cappello Giornalista di origini siciliane e viaggiatrice estemporanea. Laureata in Scienze della Comunicazione ha lavorato nell’ambito della pubblicità. Attualmente è caporedattrice di Dolce Vita DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 61


NUOVA

APERTURA

BOLOGNA

www.botanicaurbana.com


STRAIN&SEEDBANK/PROMO

Il colore della cannabis. Perché ci sono strain viola? Alcuni precisi fattori condizionano la colorazione delle piante di cannabis, che in alcuni particolari casi tende al viola Il verde è il colore predominante nelle piante di cannabis. Ma perché troviamo alcuni strain di cannabis di colore viola? Tre fattori influenzano il cambiamento di tonalità, dando origine a piante con fiori viola profondi, ad esempio. Questi fattori sono la genetica, la temperatura e i nutrienti. Genetica della cannabis: strain viola Il colore della cannabis è in gran parte soggetto alla genetica della pianta. Cioè, ci sono varietà geneticamente predisposte ad alti livelli di antocianina. Gli antociani (dal greco anthos: fiore + kyáneos: blu) sono molecole di pigmento solubili in acqua che si trovano nei vacuoli delle cellule delle piante e che danno colore rosso, viola o blu alle foglie, fiori e frutti. Potremmo dire che i colori della cannabis sono prodotti dagli antociani e dalla miscela di altri pigmenti, come i flavonoidi. Gli antociani sono presenti in tutte le piante. Ma perché la cannabis produce antociani e flavonoidi? La risposta è per la protezione. Cioè, questi pigmenti agiscono come una protezione solare per proteggere le cellule dalla luce ultravioletta e per scoraggiare i predatori attratti dalle piante verdi. La temperatura e il pH della cannabis Un altro fattore che influenza il colore

della cannabis è la temperatura e la maturazione della pianta (fioritura). Come si sa, la clorofilla è il pigmento verde dominante nelle piante e spesso blocca la comparsa degli antociani e quindi impedisce l'esplosione di colore. Allora come si passa dal verde al viola? Con il calo della temperatura e i giorni freddi (sotto 10°C) la pianta di cannabis inizia a convertire la clorofilla in zuccheri. Gli zuccheri vengono assorbiti dalla pianta come energia per produrre fiori, cannabinoidi e semi. Questo processo permette all'antocianina di mostrare l'esplosione di colore. Il colore che gli antociani provocano nelle piante è strettamente correlato ai livelli di pH. Quando i livelli sono superiori a 7 (alcalini) la pianta mostra colori blu; se è tra 5 e 7 (condizioni neutre) le piante offrono colori viola; se il livello di acidità scende sotto di 5 le piante appaiono rossastre. Al contrario, le piante con un basso livello di antocianina possono produrre una gamma diversa di colori nelle ultime settimane di fioritura, a causa di un'altra famiglia di molecole chiamate carotenoidi. Questi sono responsabili dei toni dorati e gialli dei fiori. Come i nutrienti influenzano il colore della cannabis Le carenze di nutrienti possono anche

influenzare la nostra pianta a diventare viola. Così, una carenza di azoto o fosforo provoca un aumento di antociani e gli steli delle foglie diventano viola. Se durante la fase di crescita il colore della cannabis diventa più vivace, questo non è dovuto agli antociani. Probabilmente abbiamo una mancanza o un eccesso di nutrienti. Nuova Purple Kush. Ora in versione non autofiorente Se vi piacciono gli strain viola, Purple Kush di Buddha Seeds è lo strain che stavate cercando. Ora disponibile nella versione non autofiorente. Con una crescita esplosiva, Purple Kush arriva alla fase di fioritura solamente in 60 giorni. Fin dalla prima settimana spicca il colore viola intenso delle sue foglie. Può culminare, secondo le condizioni ambientali, con una vera e propria gamma cromatica di colori brillanti per la sua abbondante resina. Ideale per fare estratti (secco/ghiaccio). Maggiori informazioni su www.buddhaseedbank.com

a cura di Buddha Seeds

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LA POSTA DEL GROWER

Come faccio a capire se sto fumando erba priva di prodotti chimici? Alcune dritte per riconoscere se la cannabis che stiamo fumando è priva di fertilizzanti Fumare erba priva di fertilizzanti è importantissimo, sia perché sono nocivi per l’uomo sia perché compromettono il sapore dell'erba. Un bravo grower sa che se le foglie delle sue piante, nella fase finale e al raccolto, risultano gialle, allora la pianta avrà consumato tutti gli elementi nutritivi principali o oligominerali e quindi sarà pulita da fumare. Se invece fumando prevale uno strano sapore che ricorda il sapone e la cenere è nera, allora significa che persistono tracce di azoto e altri elementi. In questo caso non c’è dubbio, le foglie erano troppo verdi anche al momento del raccolto. Inoltre l'erba sporca fa fatica a bruciare bene anche se il joint è ben rollato. Nota bene: per capire cosa stiamo fumando nel complesso, il joint deve essere rollato assolutamente senza tabacco, pressando bene in modo che non si creino vuoti d'aria. Se stiamo fumando un prodotto pulito e seccato bene, la cenere sarà bianca e compatta. Coltivare senza fornire alle piante il necessario per vivere e fiorire è impossibile; sia che si opti per una coltivazione biologica sia minerale, non si può andare contro la natura. Come tutte le piante, anche la marijuana è composta da carbonio, idrogeno e ossigeno; attraverso le radici assorbe acqua (H2O) e attraverso

le foglie anidride carbonica (Co2). Inoltre ha anche bisogno di alcuni elementi principali come azoto, fosforo, potassio e altri secondari come, tra gli altri, calcio, magnesio, zinco, ferro. Il coltivatore deve fare in modo che grazie ad essi la pianta goda di ottima salute e produca cime grosse e resinose, ma deve anche assicurarsi che tutti gli elementi che ha utilizzato non lascino residui nei fiori che andrà a consumare. Può scegliere di utilizzare prodotti naturali bio oppure no, può preparare un substrato ricco di tutto ciò che serve o comprare un supersoil già pronto come supersoil_official. Se si coltiva in super o living soil e il substrato è stato preparato perfettamente, non ser-

ve fare il lavaggio finale come per la coltivazione con prodotti aggiunti all'acqua, perché tutto quello che serve alla pianta è già nel soil e si andrà a irrigare con sola acqua o al massimo con compost tea. Per gli altri substrati, invece, è necessario fare un lavaggio finale, magari utilizzando uno dei tanti prodotti in commercio per pulire le radici o l’acido umico, e innaffiare con abbondante acqua (ovviamente con pH e temperatura corretti, anche se in questa fase, non dovendo assorbire nulla, non è fondamentale che il pH sia preciso) fino a che il misuratore dell'elettro conducibilità (EC) dell'acqua non superi determinati valori. Gli elementi nutritivi vanno adattati alle varie fasi, per esempio il nitrogeno serve più nella fase vegetativa, mentre fosforo e potassio sono utili nella fioritura, ma anche alla genetica. Alcune piante necessitano di più nutrienti rispetto ad altre, ma tutte devono essere pulite, cosa che possiamo verificare dal colore delle foglie che devono essere prevalentemente gialle al momento del raccolto. Come dico spesso, yellow leaves, white ash! Hilde Cinnamon Grower residente a Barcellona. Ha un cultivo, un’associazione cannabica e una selezione di genetiche più che rispettabile. Instagram: @hilde.cinnamon

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CANNABUSINESS

La cannabis californiana è pronta al boom Dopo un 2019 difficile, per il paese e il settore in generale, ci sono diversi cambiamenti che fanno pensare che la cannabis californiana possa finalmente esplodere per raggiungere il fatturato che gli analisti immaginavano prima della legalizzazione Da almeno 50 anni la California, con il suo epicentro verde che è l’Emerald Triangle, ha il primato per i livelli di produzione di cannabis a livello mondiale. Nonostante un difficile 2019 viste le problematiche di assestamento della legalizzazione del paese e nonostante altri paesi americani e il Canada abbiano provato a toglierle questo primato, le previsioni per questo 2020 dicono che il mercato californiano esploderà. La cannabis in California è completamente legale dal primo gennaio 2018, ma era il lontano 1996 quando divenne il primo paese a legalizzare l’uso medico e la situazione che si è protratta per 22 anni ha bisogno di assestarsi del tutto, tra licenze, nuovi regolamenti e nuove attività, per poter esprimere il suo potenziale. Se all’indomani della legalizzazione gli analisti prevedevano un mercato che a regime avrebbe portato un fatturato di 5 o 6 miliardi di dollari, le vendite nel 2019, secondo i dati pubblicati da Leafly, si sono attestate a 2,03 miliardi, con una diminuzione del 18% rispetto all’anno precedente. 66 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Cosa c’è di positivo e cosa di negativo Le notizie negative non mancano: la catena californiana di vendita al dettaglio MedMen ha sofferto di difficoltà finanziarie che hanno portato alle dimissioni del CEO Adam Bierman il 31 gennaio. Caliva di San Jose ha annunciato 200 tagli di posti di lavoro il 4 febbraio, legati alla divisione con il servizio di consegna Eaze che a sua volta ha tagliato 36 dipendenti a novembre. Il leader del settore vape e tinture CannaCraft ha licenziato 40 dipendenti, circa il 16% del personale, a novembre.

Attualmente in California ci sono 600 dispensari legali di cannabis, rispetto ai 13mila negozi che vendono alcol e liquori

Ma il rovescio della medaglia è che il gettito delle accise legali è aumentato del 60,5% su base annua fino a raggiungere i 305,30 milioni di dollari nel 2019 (rispetto ai 190 milioni di dollari del 2018). Ci sono ora più di 600 negozi aperti e servizi di consegna, con una stima di 300 nuovi negozi che dovrebbero aprire nel 2020. Ci sono 5.400 aziende agricole autorizzate, che garantiscono un'adeguata fornitura legale. Non solo, perché se da una parte sono più di 3,2 milioni i californiani di età superiore ai 25 anni che hanno usato cannabis nell'ultimo mese, dall’altra ci sono centinaia di città dove non è ancora nato un dispensario legale, il che significa che c’è ancora un enorme margine di crescita. Per fare un paragone attualmente in California ci sono 600 dispensari legali di cannabis, rispetto ai 13mila negozi che vendono alcol e liquori. Più regole e più tasse In più bisogna dire che l’alta regolamentazione del settore, dopo un ventennio in cui la supervisione normativa era quasi nulla, sta creando diversi problemi. Secondo Leafly infatti i coltivatori di cannabis californiani autorizzati sono


regolamentati da almeno 10 agenzie statali, mentre a livello locale il confronto è con il perito fiscale, il dipartimento di pianificazione, il dipartimento dell'agricoltura, il distretto aereo, lo sceriffo, la sanità pubblica, i vigili del fuoco, il consiglio comunale o i supervisori. Allo stesso modo, la cannabis è passata dall’essere praticamente non tassata all’esserlo pesantemente con una media del 29%. Il punto più dolente può essere la tassa locale sul commercio della cannabis, che può andare dallo 0% al 15% delle entrate lorde. Profitti ridotti Nei giorni precedenti la legalizzazione, la coltivazione e la vendita di cannabis portava con sé un premio di rischio. Non c'erano regolamenti o tasse, ma un solo errore poteva farti finire in prigione per anni. Il lato positivo era però che i profitti della vendita al dettaglio raggiungevano anche il 1000% dei costi di coltivazione. Nell'era legale di oggi, il rischio di finire in prigione è vicino allo zero, ma i margini di profitto legale a lungo termine della cannabis al dettaglio saranno intorno al 15%. I divieti per i dispensari si ammorbidiscono Uno dei maggiori vincoli dell'industria legale californiana è stata la diffusa proibizione delle attività commerciali della cannabis nelle municipalità locali. La marijuana è legale in tutto lo stato, ma il 67% delle giurisdizioni locali dello stato non ammette negozi al dettaglio. Ora la situazione sta cominciando a cambiare perché non solo si sta assistendo al rilascio di nuove licenze, ma diverse città fanno a gara per abbassare le tasse locali sulla cannabis e attrarre così nuove aziende e nuovi investimenti. Ad esempio, la città rurale della costa centrale di Lompoc ha offerto lo 0% di tasse commerciali sulla cannabis. Allo stesso modo, la città di Eureka, nel cuore del Triangolo di Smeraldo, fa pubblicità a facili permessi e a basse tasse e imposte. Queste caratteristiche hanno attirato in città oltre 70 aziende produttrici di cannabis. I servizi di consegna sono in espansione Eaze è il servizio di consegna della cannabis più noto della California e le sue recenti difficoltà finanziarie hanno fatto notizia. Ma altri corrieri dell'erba sembrano prosperare. Da quando i negozi al dettaglio sono stati banditi in due terzi dello stato, il servizio di consegna della marijuana medica Ganja Goddess ha aperto i battenti, consegnando cannabis legale il giorno successivo a indirizzi in quasi tutte le città della Ca-

lifornia. «Ultimamente abbiamo fatto un sacco di assunzioni», ha detto Zachary Pitts, capo della Ganja Goddess a Leafly sottolineando che: «Siamo stati fortunati a poterci espandere». Quello che risulta da questo quadro è che le difficoltà intrinseche al cam-

biamento stanno per essere superate, aprendo nuove opportunità per il futuro che andranno di pari passo con l’abbassamento delle tasse e l’apertura di nuove attività e dispensari. Mario Catania DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 67



BOTANICA

Nutrire la canapa non è un gioco da ragazzi: linee guida per il grower Sono diverse le variabili che attraverso la nutrizione della pianta influiscono sulla qualità del prodotto. Per il grower un rompicapo da risolvere attraverso la conoscenza e l’esperienza Quando si parla di nutrizione della cannabis ogni grower rivendica di conoscere la migliore combinazione di nutrienti e terricci per le sue adorate creature vegetali. C’è chi preferisce coltivare nel proprio terreno accuratamente nutrito con materiale organico quale letame o residui vegetali, altri coltivano in vaso con terricci altamente selezionati, altri più coraggiosi si affidano all’idroponica e infine vi è l’eterna battaglia tra chi utilizza fertilizzanti inorganici e chi utilizza fertilizzanti biologici organici, magari anche prodotti in casa. Ed è proprio grazie alle diverse “ricette” di nutrizione che si possono indurre diversi effetti sulla pianta come una maggiore produzione di infiorescenze e/o cannabinoidi e terpeni. Chi ha ragione? Difficile dirlo: purtroppo è molto relativo e bisognerebbe va-

lutare attentamente le variabili. Diversi agronomi in senso stretto e soprattutto fisiologi agrari (ricercatori che si occupano nello specifico di come i vari composti chimici si comportano all’interno della pianta) hanno cercato di fornire

La nutrizione deve essere valutata attentamente dal coltivatore caso per caso in base alla varietà di canapa e al suolo

risposte al tema “Nutrizione della cannabis”. I nutrienti altro non sono che le varie sostanze che la pianta assorbe e metabolizza, tra questi si può fare una distinzione tra quelli più assorbiti e quelli meno: • Macronutrienti: azoto (N), fosforo (P), potassio (K). • Mesonutrienti: calcio (Ca), magnesio (Mg), zolfo (S). • Micronutruenti: molibdeno (Mo), cloro (Cl), sodio (Na), ferro (Fe), manganese (Mn), zinco (Zn). • Biostimolanti: acidi umici, zuccheri, amminoacidi e alcuni tipi di fenoli. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 69


La variabile “suolo” Quando si decide di coltivare la canapa da infiorescenza, ci si chiede quale sia il miglior suolo che permetta una crescita ottimale. Tendenzialmente, in ambito agronomico, un buon suolo deve avere una buona capacità di scambio cationico (CSC), cioè una buona capacità di trattenere e rendere disponibili alla pianta i nutrienti. Tale caratteristica è influenzata dalla tessitura del terreno. Cioè dalle rocce da cui il terreno si è originato e dalla grandezza delle particelle, le quali si dividono in sabbia (grandi), limo (medie) e argilla (fini). Tendenzialmente un terreno con una buona quantità di argilla tra il 20 e il 40% risulta avere un’ottima CSC, che permette di trattenere i nutrienti evitando di essere “dilavati” a ogni irrigazione. Tale discorso non è univoco poiché non tutte le argille risultano avere un’alta CSC, argille come la caolinite, ad esempio, presentano bassa CSC. Un terreno troppo argilloso (sopra il 40%) potrebbe creare grandi problemi, infatti trattiene molta acqua ostacolando l’ossigenazione delle radici. È fondamentale che il terreno presenti anche particelle grosse di sabbia, perlite o argilla espansa al fine di evitare ristagni e permettere una microcircolazione dell’aria nel terreno. È importante anche avere una componente organica nel terreno, comunemente detta “humus”. Essa è costituita da materiale organico quale letame o residui vegetali elaborati da batteri e funghi nel terreno. L’humus permette di aumentare notevolmente la CSC anche in terreni che ne sono poco dotati (ad esempio quelli prettamente sabbiosi e limosi), inoltre fornisce riserve di nutrienti, che vengono rilasciati nel terreno durante la degradazione dell’humus stesso. Uno studio condotto nel 1997 ha messo in evidenza come i nutrienti vengono ripartiti negli organi vegetativi (fiori e foglie) all’interno di piante di canapa di 4 varietà coltivate su 4 suoli diversi. Le varietà prese in esame furono Carmagnola (Italia), Fibrimon 56R (Francia), Uniko BF2 (Ungheria) e Fibranova (Italia) e i suoli presentavano caratteristiche di tessitura e percentuali di nutrienti anche molto differenti tra loro. Lo studio ha evidenziato che una stessa varietà assorbe e ripartisce in maniera differente tra fiori e foglie i nutrienti in base al suolo in cui viene coltivata e che la medesima situazione avveniva persino tra diverse varietà coltivate sullo stesso suolo. Da ciò si deduce che la nutrizione nel suolo è molto complessa e che essa debba essere valutata attentamente dal coltivatore caso per caso in base alla va70 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Triangolo riassuntivo delle varie tessiture del suolo - Fonte: agraria.org

rietà di canapa e al suolo. Per evitare di cercare il terriccio migliore molti coltivatori di cannabis si affidano alla coltivazione idroponica. Con tale sistema la canapa acquisisce i nutrienti dalla sola acqua annullando la variabile suolo. Di sistemi idroponici ne esistono molti e sono più o meno complessi e possono essere costruiti anche a casa potendo contare su un minimo di dimestichezza manuale. Il principio di base è che la pianta immerge direttamente le radici in acqua, la quale verrà arricchita di aria atmosferica mediante ossigenatori molto simili a quelli degli acquari al fine di prevenire l’asfissia radicale. Le radici in idroponica si sviluppano molto velocemente poiché non incontrano l’ostacolo del suolo, inoltre la pianta non deve fare fatica per cercare nutrienti poiché essi circolano all’interno della soluzione. Il metodo idroponico permette di avere risultati maggiormente standardizzati e permetterebbe di avere effettivamente piante con produzioni fisse di biomassa, cannabinoidi e terpeni, qualora avvenisse in un ambiente indoor con variabili di luce, umidità, anidride carbonica e umidità e seguendo tabelle nutrizionali accuratamente studiate per nutrire cloni provenienti da talee di un’unica pianta madre. Vi piacerebbe mangiare ogni giorno pasta al pomodoro? Molte volte il coltivatore si chiede quan-

do e come sia meglio somministrare un determinato nutriente. È fondamentale avere un buon buffet di nutrienti che non comprenda solo NPK o booster di fioritura. Come nel caso degli umani, di tanto in tanto ci fa bene mangiare un bel piatto di pasta alla carbonara, una fetta di tiramisù oppure una bella pizza con vellutata di zucca e pistacchi con crosta riempita internamente di ricotta di bufala alla maniera dei pizzaioli napoletani, basta solo non mangiarli ogni giorno altrimenti si ingrassa e si potrebbe incorrere in problemi di salute. Le piante in definitiva ci assomigliano, anche loro sarebbero contente di mangiare altri nutrienti come ad esempio calcio e magnesio, ferro e zinco. Di base si dovrebbero seguire le istruzioni del produttore del fertilizzante o del biostimolante sia per quanto riguarda i dosaggi che la fase di sviluppo in cui bisogna somministrare il prodotto, ma è anche vero che l’assorbimento dipende dalla varietà e dal terreno, quindi il coltivatore dovrebbe prima di tutto sperimentare e fare più tentativi con diversi prodotti e diversi dosaggi al fine di trovare la combinazione che più lo aggrada. Un’indicazione molto valida di quali organi della canapa assorbono un determinato nutriente è possibile desumerla da uno studio del 2017. Si è notato su campioni vegetali disidratati che le infiorescenze contengono circa 50mg/g di azoto e fosforo, le sugar leaves (fo-


di frutti. In particolare si è visto che, con una sola somministrazione a una dose di 50ml/L di tale prodotto, il numero di foglie era triplicato rispetto alle piante non trattate. Allo stesso modo la massa dei peperoncini trattati risultava essere di 40g contro i 14g dei peperoncini non trattati (un incremento del +185% del peso). Il biostimolante ha inoltre migliorato il metabolismo secondario della pianta incrementando la produzione di capsaicina (molecola che dà la sensazione di piccantezza) e i risultati sono stati estremamente “infuocanti”. La pianta trattata con il biostimolante presentava una quantità di capsaicina all’interno del peperoncino di 277 μg/g contro i 48 μg/g di quelli non trattati. In sintesi mangiare un peperoncino trattato con un biostimolante naturale può essere potenzialmente 6 volte più forte di uno non trattato. Applicare tale categoria di prodotti sulla canapa, che con il suo metabolismo secondario produce cannabinoidi e terpeni, sarebbe estremamente interessante. Inoltre l’utilizzo dei biostimolanti permetterebbe di applicare meno fertilizzanti e migliorare lo stato di salute e il vigore vegetativo della pianta, tali risultati si potrebbero avere esclusivamente nel momento in cui vi è una corretta dose e somministrazione di tali prodotti.

Diverse tipologie di sistemi idroponici - Fonte: Skunkology

glie prossime alle infiorescenze) circa 30mg/g e le fan leaves (foglie grandi da fase vegetativa) circa 20 mg/g. Il potassio invece risulta essere bilanciato nei vari organi tra i 20 e i 30 mg/g così come il ferro che risulta leggermente più alto nelle infiorescenze e nelle sugar leaves. Il calcio e magnesio invece sono maggiormente concentrati nelle fan leaves arrivando a 35mg/g contro i circa 10 mg/g delle infiorescenze. Per gli altri micronutrienti (manganese, zinco, cloro e sodio) ve ne sono tracce minime nei vari organi. Da ciò si desume che azoto, fosforo, potassio e ferro necessitano di essere somministrate durante l’intero ciclo e aumentare leggermente gli apporti in fase di prefioritura e fioritura. Mentre calcio e magnesio dovrebbero essere somministrati all’inizio della fase vege-

tativa, aumentando gli apporti durante la crescita della pianta e diminuirli progressivamente dall’inizio della fioritura in poi. Per gli altri micronutrienti sarebbe utile somministrare una tantum piccole dosi al fine di nutrire nella maniera più completa la pianta. Una menzione interessante va ai biostimolanti di cui non vi sono studi rilevanti su cannabis ma un ragguardevole numero su altre colture. Un biostimolante è una sostanza che è in grado di stimolare i processi fisiologici delle piante, quali crescita, produzione di metaboliti e resistenza a patogeni e stress. Uno studio pubblicato nel 2014 ha permesso di vedere come un biostimolante a base di Medicago sativa una volta somministrato alle piante Capsicum chinensis (peperoncino), permetteva di avere notevoli incrementi di produzione sia di foglie che

In conclusione, è evidente che la nutrizione della canapa risulta essere estremamente difficile e non univoca. Per questo il coltivatore deve comprendere le esigenze della propria varietà di canapa e dei propri prodotti nutrizionali al fine di scegliere le combinazioni per avere il miglior prodotto. L’unico vero consiglio è sperimentare ma con consapevolezza scientifica, considerando la pianta come un essere vivente con le sue esigenze e i suoi gusti.

Bibliografia - Bernstein, N., Jonathan Gorelick, J., Koch, S. (2019). Interplay between chemistry and morphology in medical cannabis (Cannabis sativa L.), Industrial Crops and Products, 9, 185-194. - Ertani, A., Pizzeghello, D., Francioso, O., Sambo, P., Sanchez-Cortes, S., & Nardi, S. (2014). Capsicum chinensis L. growth and nutraceutical properties are enhanced by biostimulants in a long-term period: chemical and metabolomic approaches. Frontiers in plant science, 5, 375. - Landi, S. (1997) Mineral nutrition of Cannabis sativa L., Journal of Plant Nutrition, 20:2-3, 311-326.

Carlo Roperto Dottore agronomo laureato all’università di Torino. Ama la canapa e il mondo della ricerca agraria e botanica DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 71


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CANAPA INDUSTRIALE

La casa ideale? È fatta di canapa e calce! Provare per credere con la Hemp experience Per chi volesse toccare con mano i benefici del vivere in una casa in canapa e calce, Messapia Style mette a disposizione una delle proprie abitazioni per darvi questa possibilità Se siete di quelli che non si convincono a meno che non abbiano provato una cosa sulla propria pelle, l'idea di Messapia Style, azienda pugliese che si dedica alla bioedilizia in canapa e calce, è fatta proprio al caso vostro. Partendo dall'idea che non basta raccontare le incredibili proprietà della canapa in edilizia, ma che per essere davvero convincenti si debba dare a chiunque voglia l'occasione di provare in prima persona cosa significhi vivere e dormire in una casa in canapa, l'idea è stata quella di creare l'"Hemp experience", nata proprio con questo scopo. Presso una delle abitazioni costruite dall'azienda è infatti possibile prenotarsi per passare una notte in una casa realizzata con questa tecnologia e testarne in prima persona i benefici che riguardano la salubrità degli ambienti, l'assenza di umidità, le ottime temperature grazie all'isolamento termico e il silenzio dovuto a quello acustico. Case che inoltre hanno un bassissimo impatto ambientale che si traduce anche in bassi consumi energetici e bollette vicine o pari allo zero. Per farvi conoscere meglio la realtà di Messapia Style, abbiamo fatto due chiacchiere con il fondatore Emilio Sanapo. 74 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

se in consumi e manutenzione. Potrei aggiungere che è fantastico usare un materiale di scarto e che esistono tantissimi altri motivi validi ma uno più di tutti: "l'incomprensibile" ingiustizia confezionata ai danni di questa insostituibile pianta. Ma la verità è che è stata lei a scegliere noi.

Di cosa si occupa Messapia Style? Messapia Style si occupa di edilizia ma la definizione più consona è bioedilizia naturale. Costruisce abitazioni sane, robuste, leggere, termiche, utilizzando esclusivamente materie prime naturali come la calce e la canapa per un bilancio carbon negative sull'ambiente. Perché avete scelto la canapa? Potrei dire che abbiamo scelto la canapa perché è un materiale a impatto zero, biodegradabile, perché non è tossico per noi che lo usiamo e negli ambienti in cui viene vissuto, perché una casa in canapa ha un’anima, oppure perché noi stessi che le realizziamo abbiamo scelto di viverci in prima persona o perché ti permette di affrontare pochissime spe-

È vero che, per far testare direttamente i benefici di una casa in canapa, date la possibilità alle persone interessate di passare una notte in una casa da voi progettata? È una pratica che funziona? L'abbiamo chiamata Hemp experience. A una persona che decide di affrontare una spesa come quella di una casa, abbiamo pensato di dare la possibilità di passare una notte in una camera in calce canapa, testandone i benefici. In questi ultimi tre anni abbiamo avuto giudizi positivi da alcune coppie e dai single che hanno provato questa pratica. Per il futuro c'è gente che si è prenotata. Leggi l’intervista integrale su canapaindustriale.it Mario Catania


La canapa a km 0 per la riqualificazione energetica In USA le coltivazioni di canapa sono aumentate di edifici pubblici La canapa come opportunità per la riqualificazione enerdi 100 volte in 5 anni getica di edifici già esistenti in modo da migliorarne le preLa canapa industriale è la coltura a più rapida crescita nell'agricoltura americana. Gli USA definiscono la canapa industriale come piante di cannabis sativa contenenti lo 0,3% o meno di THC. Prima del 2015, la canapa era virtualmente inesistente in termini di agricoltura statunitense, perché la legge sulle sostanze controllate (Controlled Substances Act) a livello federale lo impediva.

Poi, nel 2014, una nuova legge agricola ha aperto alla coltivazione industriale della canapa in forma sperimentale e per programmi pilota controllati dallo Stato. L'anno successivo, negli Stati Uniti sono stati piantati 1.500 acri di canapa. Oggi, dopo che grazie all'ultimo Farm Bill del 2018 la canapa è stata tolta dalle sostanze controllate a livello federale, secondo i nuovi dati del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), le coltivazioni sono aumentate di 100 volte e sono arrivate a 146mila acri, circa 60mila ettari. Per fare un paragone, in tutta Europa nel 2017 ne sono stati coltivati 47mila ettari. Nel 2018 la canapa è stata piantata in 18 stati e nel 2019 sono più che raddoppiati, con 37 stati che la coltivano per un aumento del 350% sulla superficie coltivata a dicembre 2018. In testa c'è il Montana (oltre 44mila acri), che ha più del doppio della superficie del secondo stato - il Colorado - quando si tratta di coltivazione della canapa. Intanto il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti sta lanciando un nuovo programma pilota di assicurazione per la canapa, che fornirà la copertura della Actual Production History nell'ambito del programma Multi-Peril Crop Insurance dell'agenzia. Il nuovo programma assicurativo si aggiunge all'assicurazione federale sulle colture, alla quale l'USDA ha detto che i coltivatori di canapa avranno accesso in agosto. E un altro passaggio riguarda invece l'Agenzia per la protezione dell'ambiente USA che ha approvato l'uso di 10 pesticidi per la coltivazione della canapa, nove dei quali sono biopesticidi e uno è un pesticida convenzionale. Quattro dei biopesticidi approvati sono prodotti da Agro Logistic Systems, Inc. e tutti contengono olio di neem. Tre sono prodotti da Hawthorne Hydroponics e due sono prodotti da Marrone Bio Innovations. Entrambi sono fungicidi.

stazioni e dare nuove opportunità alle aziende in un mercato che guarda sempre di più all'ambiente e alla sostenibilità.

«Per la prima volta la comunità europea ha stanziato dei fondi per stabilire e trovare sistemi costruttivi e materiali per l'efficientamento energetico di edifici esistenti, creando delle filiere locali con prodotti reperibili in un raggio d'azione di un massimo di 150 chilometri». Lo spiega il geometra Walter Perisello, titolare dell'azienda "Calce legno canapa" che si è posta come capofila di questo interessante progetto in provincia a Cuneo. «La provincia di Cuneo la gioca da padrone per diversi fattori geografici: coltiviamo la canapa da centinaia di anni, abbiamo le foreste di abete e larice in Valle Stura di altissima qualità per la legna, e anche le cave e la calce adeguata». Si tratta del progetto europeo Eco-Bati che prevede la riqualificazione energetica di quattro edifici pubblici: oltre alla sede della Camera di commercio di Cuneo (che è cantiere pilota), anche la sede della Scuola Edile di Boves, la sede della Camera di commercio delle Riviere di Liguria e l'edificio di proprietà della Chambre de Metiers a Nizza in Francia. «La Camera di commercio con il progetto Alcotra Eco-Bati, e in particolare attraverso la realizzazione del proprio cantiere pilota, vuole accompagnare le tante piccole e medie imprese del comparto edile e impiantistico alla riqualificazione energetica, per essere competitive in un mercato che, dopo anni di crisi, oggi intravede nuove e interessanti opportunità nella necessità di conversione ambientale e di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare», ha sottolineato il presidente Ferruccio Dardanello spiegando che: «Con questa iniziativa abbiamo dato applicazione agli appalti verdi, introdotti dal legislatore su impulso europeo, per contribuire a costruire un futuro sostenibile». «Si tratta di una sfida non da poco perché un conto è costruire un edificio da zero e un conto è lavorare sull'esistente. L'involucro esterno è stato realizzato con montanti in legno dentro cui viene versata una miscela di calce, legno e canapa. A completamento verrà fatta la sostituzione dei serramenti dall'alluminio al legno, cercando alte prestazioni energetiche», ha poi concluso l'architetto Alice Lusso. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 75


LE NUOVE VIE DELLA CANAPA

Canapa Sativa L.: politiche no-sense contro la filiera italiana del fiore di canapa Tutti i modi in cui lo Stato italiano sta danneggiando il settore Il ritorno alla canapicoltura in Italia non deriva dallo storico primato di alcune regioni nella produzione di canapa tessile. Sono passati ormai decine di anni dall’abbandono delle faticose colture tradizionali da fibra. Oggi la fortuna dei tessuti di canapa italiana è un ricordo che cede il passo ai prodotti tessili provenienti dall’Asia. Le nuove sfide della canapicoltura sono segnate in tutta Europa dal crescente interesse per la raccolta delle infiorescenze. L’hype per l’estrazione dei cannabinoidi contenuti dalla pianta ha valorizzato in massima parte il CBD, molecola su cui si fonda l’attuale espansione della filiera legata alla biomassa di canapa a basso tenore di THC. Canapicoltura e demagogia In Italia, l’attenzione alla riscoperta della canapa ha agitato anche il dibattito politico. Dapprima, è abortito il tentativo di riformare la legge sulla filiera canapiera nel corso delle manovre di bilancio annuale. Gli stessi parlamentari hanno provato a inserire la regolamentazione delle infiorescenze e del CBD nel c.d. decreto milleproroghe. Ancora una volta, la proposta è stata dichiarata 76 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

inammissibile e i promotori additati dal centrodestra come «ignoranti che hanno presentato un emendamento per la diffusione delle droghe». L’indotto economico risente negativamente dell’altalena politica. Il nostro paese vanta un contesto pedoclimatico ideale per la coltivazione dei fiori di canapa, ma l’ostruzionismo demagogico ostacola il posizionamento dei coltivatori italiani sul mercato globale. L’incertezza normativa Per l’effetto di queste politiche, in alcune città italiane (come Napoli e Torino)

Il ministero della Salute si rifiuta di concedere licenze per la coltivazione di canapa ad uso medico nel nostro paese

gli appuntamenti annuali alle fiere nazionali della canapa sono saltati, a causa delle improvvise rinunce da parte di numerosi espositori. I più, italiani e stranieri, sono spaventati dal rischio di sequestri e stanchi dei pressanti controlli delle forze dell’ordine. Eppure, le fiere della canapa non inneggiano all’uso della cannabis per scopi ricreativi bensì permettono l’incontro di tanti operatori economici e la condivisione delle loro esperienze e aspettative. Questo tipo di eventi ha favorito lo sviluppo della filiera, funzionando come motore di scambio culturale e laboratorio di progettualità. Al loro interno si svolgono numerosi seminari e dibattiti divulgativi e informativi, con la partecipazione di tecnici e studiosi riconosciuti a livello internazionale. Le regole sui prodotti da inalazione in Svizzera e Belgio Escludere dalla legge sulla canapa le infiorescenze e la biomassa della pianta significa lasciare un vuoto normativo che danneggia tanto i produttori quanto gli acquirenti finali. In effetti, i riferimenti e le informazioni riportate sulle etichette delle confezioni di can-


nabis light in commercio - cioè infiorescenze femminili, resine e trinciato di canapa - sono molto vaghe, a discapito della tracciabilità dei prodotti e della tutela dei consumatori. A ben vedere, il fenomeno “cannabis light” non si presta a essere regolato con gli strumenti dell’ordine pubblico, ma richiede una disciplina ad hoc. Così in Belgio, come già in Svizzera, lo sviluppo del settore ha indotto il governo a riconoscere l’utilizzo inalatorio dei prodotti derivati dalle infiorescenze di canapa. In Svizzera e in Belgio la cannabis light è soggetta agli stessi obblighi previsti per il tabacco. Indipendentemente dalla forma o dall’imballaggio, tutti i prodotti a base di canapa destinati a essere fumati o vaporizzati sono sottoposti all’imposta sul tabacco. Viceversa, i prodotti a base di canapa destinati chiaramente a scopi diversi dal fumo non sono soggetti a tale tassazione. Caratteri peculiari del cannabis light business La normativa svizzera rappresenta un buon punto di partenza per orientare il fenomeno della cannabis light. Questo mercato presenta caratteristiche del tutto peculiari. I fumatori di canapa non sono indotti alla dipendenza fisica, come succede nel caso dell’assunzione di nicotina, ma sono attratti dagli effetti benefici delle molecole presenti nella pianta (cannabinoidi, terpeni, ecc). In questi termini, la canapa trova collocazione tra le piante officinali e, specialmente quando viene vaporizzata, la cannabis light potrebbe essere considerata un vero e proprio prodotto fitoterapico. Il cannabis light business è trainato dall’eccitazione globale per

le potenzialità terapeutiche del CBD. La tendenza principale del settore è perciò tesa a massimizzare la capacità produttiva di cannabinoidi legali quali il CBD. Tuttavia, quando si vuole ottenere piante con alto contenuto di cannabinoidi, si rischia sovente di sforare i limiti sul contenuto di THC, il famigerato cannabinoide illegale. Il pregiudizio del limite legale di THC Alcuni paesi extraeuropei (ad esempio Svizzera, Colombia, Australia, Uruguay) hanno fissato il limite legale di THC all’1%, soglia sotto la quale non si riscontra alcun effetto psicoattivo. I canapicoltori europei sono svantaggiati dal limite dello 0,2%, tra i più restrittivi al mondo. La soglia di sforamento dai limiti europei stabilita dalla legge italiana - posta allo 0,5-0,6% di THC contenuto nelle piante e derivati della canapa -, pur se tra le più alte in Europa, è eccessivamente prudenziale. Inoltre, lo sviluppo e la ricerca nel settore delle infiorescenze e della biomassa risentono negativamente dei limiti imposti alla riproducibilità di talee e alla coltivazione di varietà di canapa selezionate per le proprietà organolettiche, non iscritte nei registri dell’Unione Europea. Le importazioni di canapa terapeutica In definitiva, politiche pubbliche no-sense che utilizzano gli strumenti della lotta alla droga (sequestri, denunce, allarme delle istituzioni) contro la canapa non drogante generano unicamente gravi pregiudizi alla competitività internazionale delle aziende italiane, oltre a rappresentare un enorme spreco di risorse pubbliche. Il paradosso trova la sua massima espressione in ambito medico,

svelando i presumibili retroscena. Nonostante il World Health Organization abbia qualificato il CBD come sostanza sicura da sottrarre al controllo sulle droghe, di recente il Consiglio Superiore di Sanità si è espresso in maniera contraria. L’ente ha messo in guardia sui pericoli per la salute e per l’ordine pubblico causati dall’assunzione di cannabis ad alto tenore di CBD, suggerendo al governo di vietarne la vendita e il consumo incontrollati. Contestualmente, il ministero della Difesa ha appaltato a un’azienda farmaceutica canadese la fornitura biennale di centinaia di kg di cannabis terapeutica, compreso un lotto di canapa a basso tenore di THC. Il rischio di monopolio nelle mani delle industrie farmaceutiche Le imprese italiane sono state estromesse in toto dal bando di fornitura, perché il Ministero della Salute si rifiuta di concedere licenze per la coltivazione di canapa a uso medico nel nostro paese. Eppure, le aziende richiedenti offrono alti standard di sicurezza e l’applicazione di metodologie GACP e GMP, al pari dei fornitori stranieri. L’ombra delle lobby farmaceutiche oscura le posizioni delle istituzioni sanitarie. Difatti, le restrizioni normative consentirebbero alle multinazionali dei farmaci di monopolizzare il commercio di prodotti a base di CBD, il cannabinoide più in voga del momento. Maria Paola Liotti Ricercatrice in campo giuridico e consulente legale. Si interessa di canapa a 360° grazie al canapificio familiare, i cui materiali hanno consentito la realizzazione dell’area museale nella edizione 2015 di Canapa in Mostra

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CANAPA IN CUCINA

Una colomba a base di canapa per una Pasqua differente Il dolce tipico pasquale rivisitato in versione canaposa, con diversi abbinamenti proposti per gustarlo al meglio durante le feste La colomba è uno dei simboli delle festività pasquali, ma anche un dolce tipico della pasticceria italiana, la cui ricetta proviene direttamente dal famosissimo panettone. Di questi dolci, CanapaHouse Riccione ne propone una variante altrettanto gustosa a base di farina di canapa. «La nostra Colomba alla canapa infatti», spiegano i titolari, «riprende la ricetta della tradizione, ma con una rivisitazione che si sposa molto bene alla modernità, grazie all’utilizzo della canapa, indiscutibilmente uno degli ingredienti naturali più in voga in questi anni».

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La ricetta Gli ingredienti per la Colomba alla canapa sono i seguenti: farina di canapa, farina di farro, burro di soia, succo di agave, lievito, pasta madre di farro. Una volta amalgamati tutti gli ingredienti è fondamentale lasciare il composto in lievitazione per almeno 24 ore, prima di cuocerlo in forno. CanapaHouse Riccione ne propone poi due varianti: una classica alle mandorle e una per i più golosi, con il cioccolato.

Gli abbinamenti Il risultato finale è un dolce raffinato, per un pranzo di Pasqua innovativo, ma anche per festeggiare con un sapore nuovo tutti i giorni delle festività, dalla colazione all’abbinamento con una buona “bollicina” per il brindisi, come il Prosecco alla canapa, entrato a far parte del menu dello Shop&Kitchen di CanapaHouse. Si tratta di un vino prodotto con il metodo tradizionale, ma aromatizzato alla canapa. In alternativa, per chi vuole gustare la Colomba a fine pasto, si consiglia di abbinarla al nuovo Liquore alle erbe proposto da CanapaHouse, anch’esso alla canapa. Così come il Ginger Ale aromatizzato alla canapa, da servire con frutta fresca a cubetti, per chi desidera assaggiare la Colomba alla canapa per una pausa leggera o anche durante un dolce aperitivo. CanapaHouse CanapaHouse è il primo Shop&Kitchen a chilometro zero a Riccione DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 79


CANNABIS TERAPEUTICA

Cannabis e autismo: secondo uno studio c’è un miglioramento nell’85% dei casi La cannabis può essere utile per trattare i sintomi dell’autismo come evidenziato da un recente studio scientifico e dalla pratica clinica del dottor Bertolotto Il tema che affronto questa volta è relativo a ragazzi che soffrono di autismo e trattano i sintomi con la cannabis. L’autismo è un disturbo dello sviluppo che è caratterizzato da problemi comportamentali prevalentemente legati a un deficit della comunicazione verbale e non verbale, associata a delle stereotipie, a una rigidità e ritualità quotidiane, interessi spesso ossessivi e talvolta associati a delle anomalie sia sensoriali che motorie. Discuto di questo tema facendo riferimento a uno studio che è stato pubblicato un anno fa da un gruppo israeliano formato da padri nobili della ricerca sul campo come Mechoulam. Si tratta dello studio "Real life Experience of Medical Cannabis Treatment in Autism: Analysis of Safety and Efficacy" pubblicato su Scientific Reports. 80 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Lo studio è stato effettuato su 188 ragazzi affetti da autismo, all’80% maschi e con un’età media di 13 anni. I disturbi presentati andavano dall’irrequietezza alla rabbia, passando per agitazione, disturbi del sonno, nell’espressione verbale, disturbi cognitivi, ansia, incontinenza urinaria e limitazione motoria. Inoltre alcuni manifestavano altre patologie come l’epilessia, disturbi dell’attenzione e sindrome di Tourette. È stata usata una cannabis con rapporto di THC e CBD 1:30. Io seguo alcuni casi, con sorprendente efficacia della cannabis, e prescrivo olio di Bedrolite (rapporto THC/CBD 1:20) o, nei casi in cui il THC non ci permette di aumentare il dosaggio perché peggiora alcuni aspetti, solo CBD. I risultati che osservo sono simili a quelli dello studio. Dopo 6 mesi di trattamento il 30% circa dei casi ha riferito un

importante miglioramento e il 54% dei casi un miglioramento moderato. Quindi l’85% circa dei pazienti è migliorato. Riuscite a immaginare cosa possa significare sia per i ragazzi sia per le famiglie che ora possono contare su una qualità di vita migliore? Circa un quarto dei pazienti si sono ritirati perché non tolleravano la cannabis. Io in questi casi, come detto, uso il solo CBD. Le conclusioni degli autori è che in questi pazienti è bene utilizzare la cannabis perché può dare un aiuto: gli effetti collaterali sono minimi e la cannabis tutto sommato è un medicamento di facile utilizzo. Dottor Marco Bertolotto Direttore del Centro Terapia del dolore e cure palliative dell’ospedale Santa Corona di Albenga e Pietra Ligure e fondatore di Medical Cannabis


2020, inizio a rilento: carenza di cannabis e interruzione di terapie Nonostante i buoni propositi di fine 2019 la situazione in farmacia presenta i soliti problemi: carenza di cannabis e pazienti costretti a interrompere le terapie A forza di ripetere le stesse cose, si rischia di diventare noiosi. Ma che si può fare se i problemi sono sempre gli stessi? Nell’ultimo numero del 2019, avevo elencato dei desideri relativi al mondo della cannabis terapeutica, volando alto, immaginando utopisticamente traguardi che avrebbero significato i grandi passi avanti fatti nell’utilizzo di questa terapia. Poi però, con l’avvicinarsi di fine anno, sono tornato alla (dura) realtà e il 19 dicembre in un post di Facebook scrivevo delle mie previsioni per un brutto inizio anno, con carenza di cannabis terapeutica e interruzione di terapie. Alcuni gridarono all’uccellaccio nero. Il 2 febbraio 2020 la situazione era la seguente: - ancora nessuna consegna dall’Olanda dalla ditta Bedrocan - ancora nessuna consegna dal Canada dalla ditta Aurora - assenza sempre più diffusa di varietà ad alto THC (Bedrocan 22%, Pedanios 22%, FM1)

- nessuna disponibilità di cannabis italiana FM1 - carenza di cannabis terapeutica (alto THC e Bedrolite principalmente) - interruzione di terapie Qualche Kg dalla Bedrocan è arrivato i giorni seguenti, con l’illusoria convinzione che “visto, c’è cannabis!”. Ma i dati che abbiamo a disposizione oggi (poi in futuro si spera sempre le cose cambino in meglio) ci dicono che: - l’Olanda fornirà lo stesso quantitativo di cannabis del 2019, ossia 750 Kg - dal Canada arriveranno massimo 160 Kg di Pedanios 22% (nel bando, 20 Kg di Aurora 1/12 sono stati annullati e non verranno importati 20 Kg di Pedanios 8/8 per la quale ci sono già FM2 e Bediol) - in base a dichiarazioni ufficiali che parlano di circa 150 Kg di cannabis prodotti nel 2019 dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico di Firenze, autorizzato sulla carta nel 2020 a produrre fino a 500 Kg. Ma nel 2019 era autorizzato a produrre fino a 300 Kg… E l’INCB per il 2020 stima a 2 tonnellate (DUE TONNELALTE) il fabbisogno

della cannabis medica. Ma la disponibilità stimata con i dati sopra è praticamente la stessa dell’anno scorso. Solo che nel frattempo i pazienti sono aumentati e continuano ad aumentare, si sono aggiunte due nuove Regioni (Abruzzo e Sicilia) a fornire cannabis terapeutica gratuita (ergo aumento di pazienti). Come finirà secondo voi, stando così le cose? Soluzioni: restituire potere ai pazienti. Per davvero. Permettendo di fare conoscere realmente la loro difficoltà/impossibilità di ottenere cannabis. Come? Ve ne parlerò nel prossimo articolo, essendo un progetto in partenza.

Dottor Marco Ternelli Dottore in Farmacia operante nella farmacia galenica Dr. Ternelli, fondatore del blog Farmagalenica.it DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 81


Il beta-cariofillene per trattare il dolore e migliorare la guarigione delle ferite Il beta-cariofillene, terpene presente in varie piante, si è dimostrato efficace sia nel trattamento del dolore sia nel trattamento delle ferite grazie a diverse proprietà Il beta-cariofillene è un terpene presente negli oli essenziali di varie piante, tra le quali rosmarino, luppolo, pepe nero e, appunto, cannabis. Come la maggior parte dei terpeni contribuisce all’aroma univoco associato con oli vegetali ma ha la particolarità di legarsi ai recettori del nostro sistema endocannabinoide alla pari dei fitocannabinoidi della cannabis. Oltre ai diversi tipi di cannabinoidi, la cannabis contiene più di 500 sostanze che comprendono terpeni, flavonoidi, alcaloidi, acidi grassi e altri ancora. La ricerca scientifica continua a identificare nuovi fitocannabinoidi (i cannabinoidi presenti nella cannabis), ma inizia a concentrarsi anche su altre sostanze che potrebbero avere effetti terapeutici per l’uomo, come ad esempio i terpeni. In passato uno studio pubblicato su Physiology & Behavior aveva indagato 82 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

questo terpene per raccontarne i benefici ottenuti sui topi nel trattamento di ansia e depressione, sottolineando che studi precedenti avevano già dimostrato l’importanza dei recettori CB2, quelli su cui agisce il terpene, nel ridurre queste problematiche. Non solo, perché una migliore comprensione delle proprietà di questo terpene può contribuire a spiegare perché i consumatori di cannabis citino spesso il sollievo da ansia e depressione come effetto della sostanza. Ora sono stati pubblicati altri due studi che identificano nuove proprietà di questo terpene. Nel primo, pubblicato su Molecules, il beta-cariofillene ha dimostrato di ridurre il dolore neuropatico, indotto da farmaci antiretrovirali. Secondo gli autori «la somministrazione orale di BCP in concomitanza con farmaci antiretrovirali potrebbe avere un valore clinico nel prevenire lo sviluppo di infiammazione indotta da farmaci antiretrovirali

e dolore neuropatico. Il β-cariofillene ha il vantaggio di non avere gli effetti psicoattivi della cannabis e di essere disponibile come sostanza naturale già approvata dalla FDA come aromatizzante». Nel secondo i ricercatori hanno dimostrato che il beta-cariofillene migliora la guarigione delle ferite nei topi e questo effetto è stato «generato da impatti sinergici di molteplici vie». Nello studio pubblicato su Plos One, gli autori scrivono che: «Le ferite cutanee di topi trattati con beta-cariofillene hanno migliorato la riepitelizzazione. Il tessuto trattato ha mostrato un aumento della proliferazione cellulare e le cellule trattate con beta-cariofillene ha mostrato una maggiore migrazione cellulare, suggerendo che la maggiore riepitelizzazione è dovuta alla proliferazione cellulare e la migrazione cellulare». Mario Catania


Thailandia: inaugurata la prima clinica per trattamenti a base di cannabis La prima clinica che effettuerà trattamenti a base di cannabis a tempo pieno è stata inaugurata in Thailandia a gennaio. Ed è il segno che, dopo aver legalizzato la cannabis in medicina e inaugurato quella che è probabilmente la più grande produzione nel sud-est asiatico, il paese sta facendo sul serio. «Questa è una clinica pilota, perché non riusciamo ad avere abbastanza medici esperti in cannabis», ha sottolineato il ministro della Sanità Pubblica, Anutin Charnvirakul, durante la cerimonia di apertura a Bangkok, aggiungendo che i pazienti riceveranno trattamenti gratuiti per le prime due settimane. Dalla legalizzazione della cannabis in medicina

avvenuta nel 2017, nonostante il paese avesse una grande tradizione nell'uso di questa pianta, ad esempio per il trattamento del dolore, di cliniche simili ne sono già nate 25, ma sono collegate ai principali ospedali del paese e operano solo per pochi giorni alla settimana, sempre a causa della mancanza di medici specializzati in materia. Il più grande produttore di cannabis medicinale è attualmente l'Organizzazione farmaceutica governativa del ministero della salute che, secondo la Reuters, fornirà 2.200 kg di cannabis al ministero. Attualmente la produzione, coltivazione e vendita di cannabis è stata limitata ai produttori thailandesi autorizzati per i prossimi quattro anni per proteggere

l'industria nazionale e solo gli ospedali e le strutture di ricerca sono autorizzati a richiedere licenze per la produzione e l'estrazione di cannabis; intanto il governo sta rivedendo i regolamenti per consentire alle imprese thailandesi di richiedere i permessi necessari. La clinica pilota, con sede presso il ministero della Salute Pubblica, a regime avrà tra i 200 e i 300 pazienti al giorno. Ad oggi circa 2200 pazienti hanno prenotato una visita entro marzo. Dal ministero hanno fatto sapere che quattro tipi di farmaci, contenenti diverse combinazioni di cannabidiolo (CBD) e tetraidrocannabinolo (THC), sono stati somministrati ai pazienti per trattare emicrania, insonnia, dolore e rigidità muscolare.

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 83


Germania: il punto sulla cannabis medica dall’introduzione nel 2017 Dall'introduzione della legge sulla cannabis medica in Germania nel 2017, il fornitore di assistenza sanitaria BARMER, ha ricevuto 14.986 domande per prodotti a base di cannabis medica entro la fine di gennaio 2020. L'analisi mostra che 10.255 (68,4%) richieste sono state approvate e 4.731 respinte. Secondo la dottoressa Ursula Marschall, responsabile medico di BARMER, «la cannabis è una sostanza altamente complessa che richiede conoscenze mediche specialistiche. Usata correttamente, può essere una valida opzione terapeutica per pazienti gravemente malati, ma non una panacea». Secondo l'analisi BARMER, il numero di richieste di rimborso di medicinali contenenti cannabis è aumentato negli ultimi anni. Mentre ci sono state 3.090 domande da marzo a dicembre 2017 incluso, ci sono state 5.238 domande l'anno successivo e 6.094 domande l'anno scorso. Il tasso di approvazione è stato del 65% nel 2017 ed è salito al 72% nel 2018 per poi scendere al 67% l'anno scorso. «Le domande di autorizzazione per la cannabis vengono respinte, ad esempio, se devono essere utilizzate per quadri clinici per i quali non sono state ancora esaminate altre terapie alternative», ha sottolineato la dottoressa. Riguardo alle regioni tedesche l'analisi mostra che negli ultimi tre anni la maggior parte delle richieste di rimborso di preparati contenenti cannabis sono state in Baviera (3.029), seguite dal Nord Reno-Westfalia (2.871) e dal Baden-Württemberg (1.310). Secondo la dottoressa: «Ci sono così tante normative sulla cannabis in Baviera perché c'è stato un focus di ricerca all'Università di Monaco di Baviera a metà degli anni Novanta. I medici sono di conseguenza esperti nella formulazione». Questo non avviene ovunque nella stessa misura, il che può portare a tassi di approvazione più bassi in alcune regioni. Ad ogni modo secondo l'analisi, dal marzo 2017, agli assicurati BARMER sono state prescritte quasi 83mila confezioni di preparati contenenti cannabis per un valore di circa 35,3 milioni di euro (38,49 milioni di dollari). Tra queste c'erano quasi 20mila confezioni di fiori di cannabis non lavorati. 84 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

UK: nuove regole sul CBD a partire dal 2021 Nel Regno Unito i produttori di CBD hanno poco più di un anno di tempo per fare domanda di valutazione della sicurezza dei propri prodotti e fare in modo che restino in vendita: un passo in avanti storico, dato che molte nazioni devono ancora decidere se il cannabidiolo può essere venduto negli alimenti. La Food Standards Agency (FSA) del Regno Unito ha anche dato raccomandazioni sui dosaggi e ha messo in guardia le donne incinte e le donne che allattano riguardo l’uso del CBD. La nuova regola alimentare del Regno Unito stabilisce che dopo il 31 marzo 2021, solo i prodotti che hanno «presentato una domanda valida saranno autorizzati a rimanere sul mercato». Fino ad allora, i prodotti con CBD possono rimanere sugli scaffali dei negozi, a patto che siano: correttamente etichettati, sicuri da ingerire e che non contengano sostanze che rientrano nella legislazione sulle droghe. L'agenzia aveva detto l'anno scorso che l'estratto di CBD non può essere venduto come ingrediente alimentare senza un'autorizzazione di sicurezza pre-commercializzazione perché fa parte dei Novel food. Ad oggi, nessun prodotto alimentare CBD ha ottenuto tale approvazione, anche se i prodotti sono ampiamente disponibili nel Regno Unito. La FSA regola la sicurezza alimentare in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, il che significa che il provvedimento non si applica alla Scozia, dove la Food Standards Scotland è l'agenzia responsabile. Non si applica nemmeno a: cosmetici, vapes, prodotti che reclamizzano medicinali, prodotti contenenti THC o altre sostanze controllate. La FSA ha anche consigliato alle donne in gravidanza e in allattamento di «non consumare prodotti con CBD» e ha raccomandato agli adulti sani di «pensare con attenzione» prima di prenderli, suggerendo di non superare una dose giornaliera di 70 milligrammi, o circa 28 gocce di olio CBD al 5%.


Israele: al via l’export di cannabis medica

Il CBD riduce lo stress nelle persone ad alto rischio di psicosi

L'azienda israeliana InterCure ha comunicato che la sua filiale Canndoc ha firmato un accordo di cooperazione strategica con la canadese Tilray per l'importazione e l'esportazione di cannabis medica. Canndoc ha la possibilità di importare 2,5 tonnellate e mezzo di cannabis di alta qualità dalle strutture della Tilray in Portogallo, con una prima spedizione di 250 chilogrammi già in viaggio verso Israele.

Per realizzare questo studio scientifico i ricercatori sono partiti da due punti chiave: il fatto che lo stress è un fattore di rischio per le psicosi e sono necessari trattamenti che ne mitighino gli effetti dannosi e che il cannabidiolo (CBD) ha effetti antipsicotici e ansiolitici.

La cannabis sarà venduta come prodotto finito nelle farmacie israeliane e sarà la prima cannabis medica importata commercialmente in Israele. Secondo la Reuters la compagnia israeliana esporterà anche fino a 5 tonnellate di cannabis per l'uso in prodotti commercializzati da Tilray, a condizione che Canndoc riceva una licenza di esportazione. Canndoc fornirà circa 1,5 tonnellate entro la fine del secondo trimestre. «Le operazioni congiunte consentono alle due società di offrire una varietà di prodotti di alta qualità ai pazienti in Israele e, nel prossimo futuro, al mondo», ha detto il presidente di Canndoc Ehud Barak, ex primo ministro israeliano. Il mercato israeliano della cannabis medica dovrebbe raggiungere i 100mila pazienti entro la fine del 2020. Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto a fine febbraio che il suo governo sta esplorando la legalizzazione della cannabis per uso ricreativo, seguendo un modello simile a quello canadese. Il ministro della Giustizia Amir Ohana "ha iniziato a lavorare sulla questione, e guiderà un comitato che comprende professionisti e Oren Leibovich, presidente del partito Green Leaf, che indagherà sull'importazione del modello canadese per la regolamentazione di un mercato legale in Israele", ha twittato Netanyahu.

Partendo da queste due certezze gli studiosi del Dipartimento di Studi sulle Psicosi del Kings College di Londra hanno realizzato uno studio su 32 pazienti con un alto rischio di psicosi e 26 persone sane per poi sottoporli al test di stress sociale di Treviri (TSST). I 32 pazienti a rischio psicosi erano stati precedentemente divisi in due gruppi: a uno sono stati somministrati 600 mg di CBD al giorno per una settimana, all'altro un placebo. I risultati, pubblicati su Psychopharmacology parlano chiaro: il CBD ha ridotto significativamente i segni di stress. Il CBD ha ridotto i livelli ematici del cortisolo, considerato l'ormone dello stress, durante un test di conversazione. Attraverso i tre gruppi di partecipanti il test di conversazione ha prodotto il livello di ansia più alto nel gruppo placebo e il più basso nel gruppo di controllo sano mentre i pazienti che hanno ricevuto CBD hanno dimostrato «un livello intermedio di cambiamento». Gli autori hanno concluso che i loro risultati «dimostrano che vale la pena progettare ulteriori studi che indaghino se il CBD possa essere usato per influenzare la risposta del cortisolo nei pazienti ad alto rischio clinico di psicosi e gli eventuali effetti che questo possa avere sui sintomi». DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 85



GANJART

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DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 87


PSICONAUTA

Il futuro è psichedelico Negli Stati Uniti attivisti e aziende vogliono normalizzare l'utilizzo di sostanze psichedeliche, ma per ragioni diverse. Il percorso ad ogni modo è ormai avviato Applicazioni e conseguenze dei possibili effetti terapeutici degli psichedelici, insieme alle eventuali forme di legalizzazione, sono temi sempre più sotto la luce dei riflettori nel panorama anglofono. Una rapida ascesa tra i media mainstream e nell’ambito imprenditoriale che secondo alcuni rischia tuttavia di commercializzare e stravolgere il potenziale trasformativo dell’intero fenomeno, riassorbendone i valori portanti a esclusivo vantaggio del paradigma dominante. Come già per certi eventi degli anni ’60, dalla controcultura al rock, dall’erba libera al pacifismo diffuso, gli attivisti denunciano certi tentativi di appropriarsene per poi ridurli a semplici beni di consumo da piazzare in qualche modo sul mercato. O comunque di co-optare e appiattire l’attuale incarnazione della cultura psichedelica privilegiandone i vantaggi individuali e l’aspetto del business. 88 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Tra gli ultimi esempi in tal senso, un’ampia inchiesta di “Playboy” si è concentrata sulle possibili modalità di legalizzazione, mentre la “BBC” ha dato spazio ai “miracoli” delle microdosi e l’azienda farmaceutica Eleusis Benefit Corporation è super impegnata a commercializzarne i poteri anti-infiammatori. L’agenzia governativa Darpa, responsabile per lo sviluppo di nuove tecnologie per l’apparato militare e uno dei motori dietro l’avvento di Internet nei primi anni ’70, sta cercando di mettere a punto una speciale psilocibina per la depressione priva di “effetti collaterali significativi” (il classico trip). Su Netflix la nuova serie curata dall’attrice Gwyneth Paltrow, “Goop”, legata all’omonima azienda per prodotti e terapie poco convenzionali (e finanche controverse o fasulle) per il benessere quotidiano, ha dedicato un episodio alla sessione di alcuni suoi dipendenti con i funghi psicoattivi in Gia-

maica, dove lo scorso autunno è partito un centro di ricerca appositamente dedicato presso la University of the West Indies. In Canada, una start-up di questo settore emergente, Mind Medicine Inc., ha annunciato che a inizio marzo verrà quotata alla borsa di Toronto, puntando a raccogliere inizialmente qualcosa come 50 milioni di dollari. E a fine aprile è previsto a San Francisco l’ennesimo convegno internazionale, Psychedelic Liberty Summit, finalizzato a discutere il futuro della libertà degli psichedelici. Esempi, questi, da cui emerge un quadro nient’affatto univoco che, per fortuna, non sembra inficiare i continui passi avanti sul fronte amministrativo-legislativo in diversi Stati degli Usa. A metà febbraio si è tenuta a Denver, in Colorado, la prima riunione del Psi-


locybin Mushroom Policy Review Panel, che ha visto consiglieri comunali, autorità di polizia e attivisti antiproibizionisti riuniti nel salone municipale per avviare l’implementazione delle recenti normative locali sulla depenalizzazione dei funghetti magici. Un evento storico, così come lo era stato il referendum dell’estate scorsa in cui la maggioranza dei cittadini aveva decretato la “bassa priorità” per gli interventi repressivi nei confronti di maggiorenni coinvolti in uso, possesso e coltivazione a scopo personale dei funghi psicotropi. Grazie agli attivisti di Decriminalize Nature, questo percorso va sfociando in un centinaio di simili iniziative in ambito locale, mentre è in corso la raccolta firme per proporre un analogo quesito referendario a livello statale alle prossime elezioni di novembre, e in Oregon si sta facendo lo stesso per legalizzare la psilocibina a scopo terapeutico. Ma non basta. A metà febbraio 2020 anche le autorità comunali di Washington, DC, la capitale statunitense, hanno dato semaforo verde all’avvio del medesimo processo: se entro 180 giorni gli attivisti riusciranno a raccogliere 25mila firme valide, nella scheda elettorale del prossimo 3 novembre gli elettori potranno dire “Sì” a depenalizzazione di coltivazione e distribuzione personali di «piante o funghi contenenti ibogaina, mescalina

o psilocibina». In tutte queste situazioni, la molla primaria rimangono i molteplici benefici psicoterapeutici prodotti da tali sostanze, ripetutamente confermati da pazienti, medici e studi soprattutto per chi è affetto da dipendenze, depressione, disturbo post traumatico da stress (Dpts), e altri problemi mentali. E la Food and Drug Administration ha appena garantito l’accesso alla terapia con l’Mdma per il trattamento del Dpts anche prima dell’approvazione definitiva prevista fra due anni, pur se ciò vale solo per i casi più gravi o quando le comuni terapie non hanno effetto. Insomma, il pentolone psichedelico rimane in ebollizione continua ed è inevitabile che attiri pure l’interesse di entità di vario tipo e ideologia. Non sorprende perciò il fatto che, nel tentativo di evitare qualche eccesso di 50 anni fa, si cerchi di annacquare o eliminare la stessa forza trasformativa dall’esperienza psichedelica. Come rivelano alcuni degli esempi di cui sopra, vanno emergendo pratiche e soggetti poco scrupolosi tesi a strappar via «l’aspetto visionario (ovvero, psichedelico in senso letterale) dagli stessi psichedelici», mette in guardia la rivista online “Psymposia”. Chiarendo poi che queste operazioni di marketing mirano a suggerire, in maniera neppure troppo velata, che l’alterazione della coscien-

za prodotta da queste sostanze - la possibilità di spalancare le “porte della percezione” a livello individuale per poi innescare processi creativo-spirituali atti a migliorare la società tutta - vada in qualche modo annullata e ridimensionata per poterle oggi imporre (vendere?) a livello di massa. Lo scrittore Jesse Jarnow sottolinea invece che, pur se oggi gli psichedelici stanno diventando parte della cultura americana mainstream, «continuano a rimanere strani e visionari, dando vita a scenari imprevedibili e a nuove trame culturali direttamente connesse a influenti autori degli anni ’70 quali Philip K. Dick, Robert Anton Wilson e Terence McKenna». Nella speranza che i protagonisti, vecchi e nuovi, di quest’ampio scenario riescano a preservare e attualizzare al meglio le tante anime che, ieri come oggi, danno vita al variegato calderone psichedelico.

Bernardo Parrella Giornalista e traduttore freelance, vive da tempo negli Stati Uniti e collabora con varie testate e progetti su temi di attualità internazionale. In particolare, ha curato "Cannabis non solo fumo" (2014) e "Rinascimento Psichedelico" (2018), entrambi per Stampa Alternativa. Twitter: @berny

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 89


PSICONAUTA

Piccolo compendio etnobotanico Proseguiamo la rassegna di piante che posseggono un’azione neurostimolante o psicostimolante

ALOCASIA ⊛

AILANTHUS TRIPHYSA ⊕ Imponente albero delle foreste pluviali asiatiche e australiane, appartenente alla famiglia delle Simaroubaceae. Diffuso in India, Sri Lanka, Cina, Malesia, Birmania, Tailandia, Laos, Filippine, Indonesia e Vietnam, trova naturale habitat anche nell’Australia occidentale, nel Queensland e a sud nel New South Galles. Sempreverde, alto fino a 30 metri e con una circonferenza di un metro e più, l’Ailanthus ha un tronco retto e cilindrico, con corteccia grigia piuttosto ruvida, come di carta vetrata. Il suo portamento è elegante, con chioma densa e molto ramificata. Le foglie sono pinnate, curvate e leggermente puntute. La venatura è prominente, soprattutto sottofoglia. I fiori hanno una colorazione verde crema, i frutti sono provvisti di pericarpo alato (samara), spesso a gruppi di tre. Maleodoranti, lunghe fin oltre 70 cm, da ovate a oblunghe o lanceolate, acuminate all’apice. La resina dell’Ailanthus (halmadddi) viene utilizzata in India a scopi medicamentosi, ma anche nella produzione dei bastoncini d’incenso tradizionali (Nag Champa). È molto profumata e viene applicata su pezzettini tagliati di bambù che poi vengono ricoperti con polvere di sandalo o con pollini di altre piante. Nella corteccia sono presenti oleoresine, resine, mucillagini, ailantina, ossalato di calcio, glicosidi (isoquercetina, quassina), tannino, saponine. Nelle foglie ancora tannino, quercetina, isoquercetina e alcaloidi indolici. Nei semi quassina. Non siamo a conoscenza di ricerche specifiche, ma dobbiamo considerare l’Ailanthus come una pianta potenzialmente psicoattiva. Legenda: ⊙ = incerto, sconosciuto ⊛ = allucinogeno, delirogeno ⊕ = stimolante, euforizzante ⊖ = sedativo, narcotico ⊗ = tossico, anche mortale 90 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Si tratta di un genere di piante rizomatose appartenente alla famiglia delle Araceae e comprende una settantina di specie tutte originarie delle foreste tropicali dell’Asia sud-orientale. Generalmente hanno un aspetto cespitoso, con un’altezza che varia da 1 a 2 metri; le foglie sono oblungo-ovate, molto grandi e a forma di cuore e dalla colorazione metallica con screziature violacee o bronzee, molto appariscente e decorativa; sono sostenute da lunghi piccioli, spesso più lunghi delle stesse foglie. I fiori sono piccoli e riuniti in un’infiorescenza a spadice. Tra le specie più importanti sono da segnalare la Alocasia cuprea, originaria del Borneo e della Malesia, con foglie lunghe circa 60 cm portate da piccioli lunghi anche 70 cm. La parte superiore della foglia presenta zone verde scuro intervallate a nervature verderame, mentre la parte inferiore è violacea; e soprattutto la Alocasia macrorrhiza, dalle larghe foglie lucide, ovate, color verde brillante con venature più pallide, portate da piccioli fogliari lunghi anche due metri. Veri e propri laboratori chimici, le Alocasia hanno una lunga tradizione nella medicina popolare, tradizione confermata anche dalla ricerca fitochimica che ha evidenziato nel genere aminoacidi, flavonoidi, glicosidi, acido ascorbico (Vitamina C), acido gallico, acido mallico, ossalico, succinico, alocasina (nella pianta intera); fitosteroli, alcalodi, glucosio e fruttosio (nel rizoma); una neurotossina, la sapotossina (nella radice tuberosa). Nel complesso le foglie sono considerate astringenti e antitumorali, mentre le radici lassative e diuretiche. La ricerca scientifica evidenzia inoltre una possibile azione antimicrobica e antifungina, antiossidante ed epatoprotettiva, antitumorale. I tuberi rientrano anche nell’alimentazione indigena, ma hanno anche una probabile azione psicoattiva, essendo utilizzati dalle popolazioni della Nuova Britannia nel corso di danze cerimoniali (Thomas, 2000). Pur non essendoci mai stati (per lo meno a nostro sapere) ricerche in merito, è probabile che l’azione psicoattiva sia dovuta alla neurotossina, attivata attraverso procedure non ben chiare quando i tuberi vengono usati nell’alimentazione.

N.B.: Non vi sono prove che le piante presentate in questo spazio siano state utilizzate per le loro proprietà psicoattive in contesti magico-religiosi, tranne qualche eccezione che verrà evidenziata. Ma di una cosa non c’è dubbio: tutte posseggono un’azione neurostimolante o psicostimolante, diretta o indiretta.

Gilberto Camilla Etnopsicologo e psicoterapeuta. Appartiene al “nucleo storico” della SISSC, ne ricopre attualmente la carica di Presidente e ha pubblicato diversi libri sugli stati di coscienza. Dal 1994 al 2018 è stato Direttore Scientifico della rivista Altrove


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GLI SCHIFOSI SANTIAGO LORENZO

VITA DA CANNABIS GUELFO MAGRINI L’autore, Guelfo Magrini, si definisce un giornalista naturalista prestato al mondo agricolo. Se pubblica un libro sulla cannabis per la piccola casa editrice Porto Seguro, è perché ne ha una lunga esperienza diretta. Attraverso testimonianze, documenti, pensieri ed esperienze personali, l’autore racconta un sogno che appartiene a molti. «Avevo deciso di dare il meritato spazio a questa pianta, cercando di farla crescere al massimo delle sue potenzialità. Piante alte e possenti come alberelli fioriti. Di questi alberelli avrei utilizzato le foglie e gli steli per fare tisane calmanti, per condire zuppe e minestre, insaporire biscotti. Dei fiori avrei inalato i fumi per svegliare la mia mente e garantire il mio apporto creativo al progresso umano attraverso progetti utili alla comunità. E se fossero venuti più fiori di quel che richiedeva la mia famiglia, la mia mente andava al prossimo: sognavo un conferimento al sistema sanitario, una provocazione per affermare la mia idoneità a produrre una sostanza veramente eccellente, pura e pulita.» Sogni fraintesi da proposte di legge finite nel cestino troppe volte per colpa di una classe dirigente che favorisce il proibizionismo a discapito delle migliaia di consumatori responsabili e dei coltivatori per uso personale di questo paese.

IL DESTINO DEL CIBO AGNESE CODIGNOLA Sebbene l’attenzione verso l’alimentazione, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale sia degli effetti diretti sulla nostra salute, appartenga ormai a una fetta consistente di popolazione con la conseguenza che, ad esempio, più o meno tutti sappiamo quanto sia importante mangiare meno carne, in pochissimi sono a conoscenza che in un paio di anni assisteremo a una rivoluzione legata al cibo. Nuovi alimenti e nuove tecniche per realizzarli stanno solo aspettando che la burocrazia sciolga alcuni nodi nella stesura dei protocolli prima di entrare in commercio. Il “clean food”, in pratica, è già realtà. Si tratta di cibo “pulito” in tutti i sensi: sano per gli umani, rispettoso dell’ambiente e degli animali. Si tratta, nel caso delle carni, di manzo, pollo e pesce coltivati, realizzati cioè in vitro, che mantengono le stesse proprietà, aspetto e sapore di quelle provenienti dagli allevamenti tradizionali. Agnese Codignola, giornalista scientifica a cui non manca la capacità di avvincere il lettore trasmettendogli la stessa curiosità che evidentemente la guida, ne “Il destino del cibo”, edito da Feltrinelli, racconta ciò che sta per accadere, di come ci siamo arrivati e del perché non dobbiamo temere di ampliare la nostra cultura culinaria, insetti inclusi.

LA SCIENZA NASCOSTA DEI COSMETICI BEATRICE MAUTINO Ecco uno di quei libri in prima linea per aprirci gli occhi su come scegliere i cosmetici migliori per le nostre esigenze. Ciò che emerge è che i cosmetici “ecobio” non esistono, né è facile definire quali siano "biologici" e quali "naturali". In questa inchiesta della divulgatrice scientifica Beatrice Mautino impareremo anche quali sono i test per garantire la sicurezza di un prodotto, quali sono le differenze fra le varie tinture sul mercato e, per dirne un’altra, com’è possibile che ci sia del piombo nei rossetti (per non parlare delle microplastiche in alcuni prodotti…). Siamo sommersi da cosmetici di tutti i tipi, le cui proprietà e virtù sono veicolate dalle manovre di marketing che si celano dietro alla pubblicità, ma sui prodotti in sé non viene fatta moltissima ricerca. Dietro le creme, i rossetti e gli shampoo che compriamo in profumeria o al supermercato (oltre alle aziende di cui ignoriamo l’esistenza e che li fabbricano per i marchi più noti) c’è una scienza complessa, per quanto poco nota. Per questo un’ottima guida per imparare a scegliere è proprio quel che serve a un consumatore consapevole.

“Gli schifosi” di Santiago Lorenzo, caso editoriale in Spagna, arriva in Italia con i suoi tanti spunti di riflessione grazie alla piccola Blackie Edizioni. Manuel, il protagonista, è un giovane laureato che si accontenta di vivere in modo precario e al di sotto delle sue possibilità. La sua è un’esistenza priva di stimoli e interessi, preferita a una socialmente più ricca, proprio a causa della sua incapacità a relazionarsi con gli altri e a credere in se stesso. La solitudine e l’inadeguatezza sono la sua condanna. Il momento storico-economico della Spagna dei primi anni duemila è senz’altro una delle principali cause di una vita giocata così in rimessa, dove il progresso e la repressione della polizia, in nome di ideologie a volte difficili da capire, non fanno altro che alimentare il vuoto che Manuel vive. Un fatto inaspettato e violento lo porterà a fuggire dalla città e a nascondersi in un piccolo villaggio fantasma. Lì pian piano (ri)troverà una sua dimensione fatta di piccole cose che lo renderanno padrone del suo tempo e dei suoi pensieri. Infatti la solitudine e la quasi totale assenza di rapporti umani, non solo non lo inaridiranno, ma lo aiuteranno a focalizzarsi per la prima volta su quel che conta davvero. Un cammino a ritroso, dove pian piano una naturale predisposizione alla vita parca e frugale, tanto ingegno e una sottile dose di autoironia, renderanno la vita del protagonista addirittura gratificante. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 93


FILM

I MISERABILI LADJ LY Mentre la Francia celebra la sua vittoria della Coppa del Mondo 2018, la telecamera segue alcuni adolescenti sul treno dall'Arco di Trionfo fino alla periferia di Montfermeil dove convivono diverse etnie: bambini di strada, boss malavitosi, famiglie precarie, predicatori, loschi figuri sospesi tra legalità e illegalità si aggirano nei bassifondi mentre tre poliziotti cercano di presidiare il quartiere sempre sul punto di deflagrare. Ispirato alle rivolte di strada di Parigi del 2005 e ad altri fatti realmente accaduti, “I Miserabili” traccia la mappa del degrado sociale che spesso caratterizza le periferie urbane, del disagio e delle rabbie che raccolgono in maniera convincente, puntando dritto alla pancia dello spettatore. Ha colpito così tanto il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron da spingerlo a chiedere al governo di affrettarsi per trovare idee e agire per migliorare le condizioni di vita in quei quartieri e in quartieri analoghi in tutta la Francia. Il regista Ladj Ly è nato e cresciuto, anche come filmaker, nel sobborgo che racconta e dal suo esordio a Cannes il suo film, fin dal titolo un tributo all'omonimo romanzo di Victor Hugo, sta facendo incetta di premi e menzioni. Nel finale, aperto e lasciato nelle mani di un bambino, risuona chiara la domanda: vogliamo salvarci o siamo disposti a farci carico del peso e delle conseguenze dell’odio? 94 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

DOCUMENTARI

SERIE TV

BANKSY - L’ARTE DELLA RIBELLIONE ELIO ESPANA In uscita il 23 marzo nelle sale, il documentario da non perdere “Banksy - L’arte della ribellione”, diretto da Elio Espana e prodotto in Gran Bretagna. Bansky è uno degli artisti più influenti del momento che con la sua street art a sfondo satirico ha trattato temi politici, culturali ed etici contemporanei. Non conosciamola sua identità, si sa solo che è britannico, nato e cresciuto a Bristol. Si dice che abbia frequentato fino all'adolescenza una scuola privata e che non si sia mai iscritto all'Accademia delle Belle Arti. Ha iniziato a dipingere a Barton Hill, un centro giovanile che si trovava nella periferia di Bristol e dove si riunivano i writers, avvicinandosi così al mondo della street art. A quei tempi si firmava con pseudonimi diversi, come Tes e Kato, e lavorava con delle crew. Le sue opere oggi combinano un umorismo oscuro con graffiti eseguiti con la tecnica dello stencil. I suoi murales di critica politica e sociale sono apparsi su strade, mura e ponti di città in tutto il mondo. La sua arte trova espressione nella dimensione stradale e pubblica dello spazio urbano, realizzando pezzi che documentano la povertà della condizione umana. L’anonimato dell'artista Banksy ha contribuito alla creazione del mito legato alla sua immagine. Ha contribuito inoltre a rendere eccezionali le sue opere. «Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui colpire qualcuno», parola di Bansky.

ZERO ZERO ZERO SKY

NOTTE SUL PIANETA TERRA SU NETFLIX Sei episodi per la docu-serie di casa Netflix dal titolo “Notte sul pianeta Terra”. Grazie a una tecnologia rivoluzionaria, la serie rivela i comportamenti segreti della natura al calar del sole, restituendo una visione unica delle meraviglie del mondo durante la notte grazie a telecamere estremamente sensibili al chiaro di luna. I sei episodi esplorano habitat diversi svelando come l’esigenza di sopravvivere nelle ore più buie modelli la vita in modi inaspettati. Come contenuto extra, c’è lo speciale “Notte sul pianeta Terra: un salto nel buio”, episodio backstage che presenta i componenti della troupe e svela nel dettaglio le innovazione tecnologiche utilizzate per questo inedito e suggestivo racconto. Disseminati tra i più affascinanti habitat del pianeta, gli operatori e i registi, accompagnati da esperti e biologi, hanno sfidato condizioni estreme per riuscire in un’impresa mai compiuta finora. Il risultato è una serie mozzafiato, capace di illuminare di una luce nuova e piena di fascino le ore più buie, spiando con discrezione animali di ogni specie. Da vedere, di notte.

Dal 14 febbraio su Sky Atlantic, “ZeroZeroZero” è la nuova serie tv creata e diretta da Stefano Sollima tratta dall’omonimo libro di Roberto Saviano. «Il libro di Roberto è stato una fonte di documenti che metteva in luce questa dimensione globale della cocaina, poi per più di due anni abbiamo fatto un lavoro di investigazione che ci ha portato a Monterrey in Messico a intervistare i narcotrafficanti, abbiamo letto decine di rapporti di polizia sulla 'ndrangheta, siamo stati in Senegal, in Marocco, abbiamo studiato le rotte, le differenze culturali: nel porto di New Orleans non entri senza badge, a Dakar portano i pacchi sulla schiena... La nostra idea era mostrare questi luoghi per far vedere come si crea l'effetto farfalla». La serie segue il viaggio di un carico di cocaina, dal momento in cui un potente clan della ‘ndrangheta decide di acquistarlo, fino a quando viene consegnato e pagato. Attraverso le storie dei suoi personaggi, “ZeroZeroZero” getta luce sui meccanismi con cui l'economia illegale diventa parte dell'economia legale e come entrambe siano collegate a una spietata logica di potere e controllo, che influenza le vite e le relazioni delle persone in tutto il mondo. Girata benissimo, la serie tiene incollati al televisore e con la musica dei Mogwai il viaggio risulta imprescindibile.


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STREET ART

Pipemaking: i maestri vetrai della cannabis culture Pipe per dubbing e bong d’autore: i lavori incredibili di Bob Snodgrass e AKM The Pipemaker Esistono diverse ipotesi sulle primissime origini del bong, la più accreditata è quella che vede la sua invenzione in Africa. Il nome tuttavia proviene dalla parola tailandese "Baung" che significherebbe "pipa fatta di bambù". Sarà però grazie agli hippy che a partire dagli anni ’60 avremo la diffusione di questa pipa nel mondo occidentale, dagli Stati Uniti all’Europa. L’evoluzione e la richiesta delle pipe di vetro è stata rapida e dal 1995 non è possibile parlare di bong senza nominare l’eccellente lavoro dell’azienda tedesca RooR di Martin Birzle, rinomata per i suoi accessori di altissima qualità su produzione in larga scala. Sono moltissimi gli appassionati della modellazione del vetro che negli anni, tra un

AKM - The Pipemaker

vaso e l’altro, qualche pipa e bong venduto a prezzo di mercato, hanno dato sfogo alla creatività producendo vere e proprie opere d’arte distaccandosi dai pezzi standardizzati. C’è voluto molto, però, prima che questi pezzi d’autore ricevessero la considerazione dovuta. Negli ultimi sei o sette anni, grazie alla crescente disponibilità di denaro data dalla legalizzazione e al diffondersi del “dubbing”, questi veri e propri maestri vetrai hanno visto la luce uscendo dall’underground con pezzi mozzafiato sempre più elaborati e dall’altissimo valore tecnico e artistico. Uno dei precursori di quest’arte è senza dubbio Bob Snodgrass, noto come “Godfather of glass”, che dagli anni ’70 si è distinto per la tecnica che comporta la vaporizzazione di argento, oro o platino per rilasciare fumi che si legano alla superficie del vetro e creano effetti unici. Dal 2005 è però il leggendario AKM – The Pipemaker a lasciare il segno e attrarre l’attenzione a livello globale con i suoi pezzi dalle forme di teschio dell’era di Neanderthal con inserti e forme che ricordano parti del corpo umano come polmoni e interiora.

Impossibile non approfittare di questo spazio per segnalare la “Glass Vegas Expo”, l’evento che dal 2018 ha contribuito a trasformare e far crescere l'industria dell'arte vetraia del settore cannabis in modo totalmente nuovo, organizzando competizioni e dando visibilità globale a grandi nomi come il celebre Robert Mickelson, Elbo Glass e Daniel Coyle che per l’occasione uniscono le forze creando lavori incredibili come quelli del “Molten Classic Crew”.

Enrico Pirana Laureato in Scienze Politiche all’Università di Bologna gestisce distribuzione e advertising per Dolce Vita. Appassionato di grafica, graffiti e cultura metropolitana, cura la rubrica Street art e Design

Bob Snodgrass

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 97


Creazione di AKM

Una pipa di AKM

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Creazione di AKM


Creazione di Bob Snodgrass

Due pipe di Bob Snodgrass Creazione di Bob Snodgrass

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OLTRECONFINE

Amazzonia in barca: la traversata della foresta più grande del mondo Popoli indigeni e deforestazione. Narcotrafficanti e turisti. Piante medicinali e energia ancestrale. Così è l’Amazzonia vista dal fiume Nella traversata della foresta amazzonica, via terra e fiume partendo da Lima, in Perù, per arrivare a Belem, in Brasile, sono venuto a contatto con diverse realtà. Ho vissuto con la tribù Shipibo alcune settimane, nella capanna di un curandero, sperimentando le loro potenti piante medicinali. Ho incontrato altre diverse popolazioni indigene anche se non è stato facile farlo in modo autentico evitando i tour costruiti. Ho conversato con meticci e stranieri che vivono da quelle parti e lavorano per preservare la foresta. Riguardo al Perù la situazione degli incendi mi è sembrata meno grave di come è stata annunciata negli scorsi mesi. Ho controllato una mappa satellitare, con vari fuochi, che girava su diversi siti o quotidiani, poi sono andato a chiedere informazioni in alcune zone segnate dalle fiamme, ma non ho ricevuto conferma dei roghi. La questione più grave, sulla parte peruviana, rimane

la deforestazione non solo per via degli allevamenti intensivi o il commercio abusivo di legna, ma anche per le piantagioni di palme da olio e di piante da coca dei narcotrafficanti. Per le palme da olio è stato raggiunto un accordo da parte dell’associazione dei produttori di olio di palma del Perù, JUNPALMA, che prevede a partire dal 2021 il divieto di deforestazione per fare spazio a questo tipo di piantagioni. Se il Perù dovesse mantenere la promessa sarebbe il secondo Paese sudamericano dopo la Colombia a percorrere questa strada. Speriamo accada davvero perché in Sud America il Perù è la nazione che più è stata colpita da questo fenomeno. Purtroppo è senza controllo la deforestazione per le piantagioni di piante da coca da parte dei narcotrafficanti che si insidiano nelle zone remote della foresta amazzonica minacciando le popolazioni indigene. Si tratta di vaste aree del parco nazionale Alto Purus e

di alcune riserve dei Mashco-Piro, la più grande tribù peruviana che vive isolata. Le aree protette sono spesso colpite a causa della loro scarsa accessibilità, della presenza di terreno coltivabile e della noncuranza del governo. Non si vedono i raccolti di coca lungo il fiume, i narcotrafficanti infatti riescono a nasconderli bene. La coca viene coltivata più in profondità nella foresta, nascosta dalla vista di barche di passaggio; le fattorie sul fiume sono coltivate con colture come cacao, mais e manioca e, a quanto si dice, servono da facciata per giustificare la presenza degli agricoltori. Le popolazioni indigene, di tutta l’Amazzonia, sono sempre più aggredite dal contatto esterno per via degli interessi economici di molti, ma anche per la curiosità degli stranieri. Alle tribù ha fatto malissimo il contatto con noi. Abbiamo trasmesso loro malattie nuove e abbiamo contaminato le loro tradizioni che si stanno sempre più perdendo. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 101


IL LIBRO

“QUEL PRIMO PASSO” LUNGO 200MILA CHILOMETRI

Nei popoli che ormai vivono a contatto con il mondo moderno, da diversi anni i giovani non hanno più interesse a utilizzare gli indumenti tradizionali o a tramandare la cultura tribale. Preferiscono avere le scarpe da ginnastica, vestirsi alla moda e avere i capelli con il taglio all’ultima tendenza. Tra gli adulti molti si perdono nell’alcol e si rinchiudono in squallidi bar a mangiare cibo spazzatura. Però d’altra parte, ora che il danno è stato fatto, il nostro grande interesse per le tradizioni tribali può aiutare questi popoli a valorizzare il loro patrimonio culturale e a mantenere in vita ciò che gli può ancora dare da vivere. Come accade nel caso della medicina degli Shipibo. Nella parte brasiliana invece la realtà degli incendi è stata devastante, soprattutto nella zona sud, regione di Acre, e orientale della foresta amazzonica. La parte lungo il Rio delle Amazzoni invece è ancora intatta. La zona di emergenza comprende infatti l’area dove si stanno sviluppando sempre più allevamenti e campi agricoli. Lì si stanno verificando spietati omicidi nei confronti di guardiani della foresta o rappresentanti di rilievo di associazioni e gruppi indigeni. Mi è stato molto difficile indagare me-

102 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

glio su quello che sta accadendo in Brasile. Appena entrato nel Paese al triplice confine tra Perù, Colombia e Brasile sono stato controllato dalla polizia federale brasiliana ben tre volte durante il viaggio in barca da Tabatinga a Manaus. Mi hanno perquisito lo zaino da cima a fondo, tenendomi fermo a lungo. Ma soprattutto in un caso, dopo che sono venuti a sapere che ero uno scrittore, mi hanno pure controllato alcuni file sul computer e il mio taccuino. In quindici anni di viaggi non mi era mai successo qualcosa del genere, neanche in Zimbabwe durante il colpo di stato. Nel complesso è stata un’esperienza molto intensa attraversare la foresta più grande al mondo via fiume. Le sue piante medicinali e la sua energia mi hanno purificato e donato una nuova linfa vitale. La conoscenza delle sue popolazioni indigene è uno dei più grandi tesori del mondo in cui viviamo.

Carlo Taglia Viaggiatore e scrittore indipendente ha attraversato tutti i continenti senza prendere aerei. Ha autopubblicato sei libri sulle sue esperienze, tra cui alcuni best seller. Su Instagram: @vagamondo3 Su Facebook: Vagamondo.Pirata

C’è chi l’ha definito il Jules Verne 2.0 perché (anche) il suo giro del mondo ha ispirato tantissimi che ne hanno seguito le orme. Carlo Taglia, torinese, non ha ancora quarant’anni, quindi i tantissimi km che ha percorso, raccontandoli nei suoi libri “Vagamondo”, non sono definitivi: aumenteranno. Però, dopo aver attraversato oltre 60 nazioni, si è preso del tempo per tornare alle origini e raccogliere in “Quel primo passo”, ultimo libro autopubblicato su Amazon, le idee attorno al passato: «Nel 2005, appena ventenne, ho dovuto mettermi sulla strada per rimediare a un forte malessere autodistruttivo che stava devastando la mia vita. Da quel primo passo è iniziata una straordinaria evoluzione che è diventata il senso della mia vita». Da allora la sua missione è diffondere il viaggio come medicina dell’anima, come spiega lui stesso: «Cerco di avvicinarmi a chi vive tenebre simili a quelle del mio passato, per trascinarli qui fuori, a respirare un po’ di armonia e amore per la vita». In questa cruda autobiografia Taglia racconta come è riuscito ad arrivare a compiere quel tanto agognato passo per uscire da un buco nero adolescenziale fatto di tossicodipendenza, violenza e criminalità. Descrive l’abisso di rabbia e inquietudine in cui si trovava affinché conoscendo già il suo personale lieto fine ciascuno comprenda che venirne fuori è possibile.


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Cambiare continente senza prendere aerei: 4 viaggi da fare Che sia in treno, con un mezzo di trasporto pubblico o privato, non è difficile cambiare continente partendo dall’Italia. Qualche idea per iniziare a godere dello spostarsi via terra ALLE PORTE DELL’ASIA: LA TURCHIA, LA GEORGIA E IL MAR NERO Il traghetto che parte da Bari impiega dalle 8 alle quasi 14 ore, a seconda della compagnia, per raggiungere il porto di Igoumenitsa, in Grecia. Percorrendo per 650 km la Egnatia Odos, l’autostrada greca che fa parte della strada europea E90, si arriva al confine turco attraversando località come Salonicco e Alessandropoli. Facendo tappa a Istanbul si può esplorare il Mar Nero percorrendo la lunghissima linea costiera fatta di chilometri e chilometri di spiagge circondate da fitte foreste di pini, fino all’Anatolia nord-orientale, una delle zone meno visitate di tutta la Turchia. Da qui proseguire per la Georgia, Stato transcaucasico situato sulla linea di demarcazione che separa l’Europa dall’Asia. L’AFRICA: IL MAROCCO Partendo dall’Italia si attraversano Francia e Spagna, visitando città come Barcellona e Valencia ed esplorando l’Andalusia, la regione spagnola dell’estremo sud. Facilmente si raggiunge il porto di Algeciras da dove partono i traghetti diretti in Africa. La breve traversata dello Stretto di Gibilterra ha una durata di navigazione che varia da 30 minuti a 1 ora e 30 minuti e si

Milano-Tangeri

Venezia-Mosca

possono raggiungere Ceuta (enclave spagnola in territorio africano) oppure Tangeri. Proseguire per le città imperiali e il sud, andando incontro al deserto del Sahara, è estremamente semplice, con qualsiasi mezzo, pubblico o privato. L’AFRICA: LA TUNISIA Facilissimo. Si percorre tutto lo Stivale,

si attraversa la Sicilia e, una volta arrivati a Palermo, si salpa in direzione Tunisi. Il traghetto che compie la traversata impiega circa 10 ore per approdare nella capitale tunisina e, a seconda della compagnia, opera una o più corse a settimana, soprattutto in alta stagione. Il posto poltrona ha prezzi a partire da 32 euro a tratta. Il sistema di trasporti pubblici in Tunisia è molto efficiente motivo per cui è consigliabile non arrivarci con mezzi propri. DALL’ EUROPA ALLA CINA: LA TRANSIBERIANA Un lunghissimo viaggio in treno per raggiungere Mosca e salire a bordo della leggendaria Transiberiana, la linea ferroviaria più lunga del mondo. Partendo da Venezia si raggiungono le capitali Vienna, Varsavia, Minsk in Bielorussia e infine la capitale russa da cui hanno inizio i 9mila chilometri che separano l’Europa dalla Cina. La linea conosciuta come Transiberiana, in realtà, arriva fino a Vladivostok, mentre Transmongolica e Transmanciuriana proseguono fino a Pechino. Stefania Cassani Viaggiatrice, blogger e travel coach. Ha percorso circa 50 paesi per lo più in solitaria. Scrive delle sue avventure su viaggiatorisidiventa.it DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 105


INTERVISTA

Photo Credits: Tonya Perme Photography

Ed Rosenthal, il grower che è già leggenda Il grower più famoso al mondo si racconta a Dolce Vita e parla del suo nuovo libro in uscita Chiunque abbia mai coltivato cannabis conosce sicuramente Ed Rosenthal, noto anche con lo pseudonimo “The guru of ganja”. Intere generazioni di coltivatori dagli anni ‘80 ad oggi hanno acquisito molte informazioni preziose sulla coltivazione grazie ai suoi libri o alla sua famosa colonna “Ask Ed”, apparsa inizialmente su “High Times” e adesso pubblicata su varie riviste internazionali. In sostanza si tratta di uno spazio in cui l’indiscusso guru risponde alle domande specifiche sulla coltivazione dei suoi lettori e considerata la scarsità di informazioni, soprattutto in passato, è diventato nel tempo uno strumento fondamentale per molti grower appassionati in cerca di informazioni tecniche. Rosenthal è considerato il più grande esperto mondiale di coltivazione e breeding e nonostante i suoi 75 anni continua a regalarci informazioni e conoscenze. Entro la fine di marzo sarà disponibile anche il suo nuovo libro, “Ask Ed: Marijuana Success: Tips and Advice for Gardening Year-Round”. 106 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Il nuovo libro raccoglie articoli, esperimenti, esperienze per la coltivazione indoor e outdoor e tecniche per aumentare le prestazioni e l'efficienza. È adatto a tutti i grower, qualunque sia il livello? Certo! Tutti gli articoli sono utili ai coltivatori interessati a migliorarsi. Molti di questi contengono informazioni rilevanti per i coltivatori professionisti, altri, pensati per i grower alle prime armi, li ho realizzati chiedendo a diverse aziende di sementi di suggerire delle varietà facili da coltivare e anche piacevoli. Quindi ogni grower, qualunque sia il livello, troverà informazioni che potrà adattare alla propria coltivazione, professionale o meno. Possiamo definire il libro come la versione aggiornata di “Marijuana Question? Ask Ed” uscito nel 1987? “Marijuana Question? Ask Ed” è una raccolta di domande prese dalla rubrica “Ask Ed”. Tuttavia, questo libro non viene più ristampato perché alcune delle informazioni risultano datate: oggi esi-

stono strumenti e metodi più recenti e affidabili. Questo nuovo libro è una raccolta di articoli su differenti tecniche sia per piccole che per grandi coltivazioni. Ci sono anche alcuni capitoli sulle domande più recenti prese della rubrica “Ask Ed”, selezionate perché contribuiscono ad arricchire gli esempi nei capitoli principali, ma non è incentrato solo su queste. “Ask Ed” è un format che porti avanti da quasi 40 anni... Molti grower in questi anni mi hanno detto che Ask Ed era la prima cosa che andavano a cercare in ogni nuovo numero di “High Times”. Questo accadeva prima dell’avvento di Internet, in quel periodo per i coltivatori la rubrica era un modo per condividere i propri problemi e, ogni tanto, le proprie idee. Le domande che vengono scelte per la rubrica sono quelle che possono essere interessanti per molti grower, non solo per chi pone la domanda. Questo è ciò che la rende così coinvolgente.


Qual è l'errore più comune tra i grower? Quello di cercare di fare troppo. È fondamentale iniziare in piccolo ed espandere il giardino solo dopo aver acquisito una maggiore conoscenza della pianta.

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla riscoperta di strain ad alto contenuto di CBD, credi che la cannabis medicinale sarà il nuovo business? Nel futuro, quasi sicuramente, il mercato della cannabis diventerà addirittura più segmentato di quanto non sia oggi e ci saranno ulteriori ricerche sui cannabinoidi minori come CBG, THCA, CBDA e altri. Molto probabilmente ci saranno seedbank specializzate in queste nuove varietà e il mercato sarà sempre più specializzato.

Sappiamo che collabori anche con la Oaksterdam University. Cosa insegni? Sì, sin dalla fondazione della scuola ho partecipato sia come sostenitore che come docente occasionale. Insegno orticoltura e sono lieto che il mio libro “Marijuana Grower’s Handbook” sia tra i libri di testo richiesti e utilizzati. Inoltre la stessa Oaksterdam University si occupa di reclutare nuovi studenti e offrire loro un programma completo di informazione relativo all’industria della cannabis. Essendo uno dei maggiori esperti mondiali nel settore della cannabis viaggi spesso tra Europa e Stati Uniti, quali differenze hai notato tra i due continenti? Per molti anni l’Olanda e poi la Spagna sono stati porti franchi per i venditori di semi e per la conservazione genetica. Questa tendenza è cambiata molto negli ultimi 15 anni poiché con l’apertura dei nuovi mercati, come quelli americani, il breeding e la produzione di semi si sono diffusi negli Stati Uniti e in altri paesi togliendo il primato all’Europa.

Grazie all'innovazione anche le seedbank di tutto il mondo si rinnovano presentando sempre nuove genetiche, credi che tutti questi ibridi possano contribuire alla perdita delle genetiche pure? Con l’ampliarsi delle produzioni i coltivatori hanno avuto una scelta più ampia di varietà. Il grande problema è che le landrace (varietà autoctone, ndr) nei loro paesi nativi sono state compromesse dall’inter-breeding . Tuttavia, le varietà tradizionali sono state preservate da collezionisti e sono disponibili su Internet.

Purtroppo qui in Italia siamo molto limitati sia nelle ricerche che nello sviluppo del mercato della cannabis, quale credi sia il modo migliore per abbattere i pregiudizi su questa pianta? La maniera più efficace per combattere i pregiudizi è la crescente familiarità che la gente ha con i cannabinoidi. Quando le persone vedono che i loro amici e i vicini la utilizzano, si rendono conto che non è dannosa. Questo sicuramente potrebbe portare a una maggiore apertura. In passato i tuoi arresti sono stati portati all’attenzione dei media così da influenzare l'opinione pubblica e favorire l’introduzione di leggi statali sulla cannabis. Come andò esattamente? Premettendo che negli Stati Uniti le leggi federali e quelle statali sono in conflitto tra di loro, in quel periodo come incaricato di fornire cannabis ai pazienti stavo rispettando le leggi locali della città e dello Stato. Per fortuna grazie a ciò ho ricevuto un grande supporto dalla mia comunità, così massiccio che ha spinto il “New York Times”, uno dei giornali più autorevoli, a scrivere che il mio processo dimostrava come la politica federale fosse “crudele e fuorviante”. Dopo questo articolo, la maggior parte dei media si è espressa favorevolmente sull’uso medico della cannabis e ha sostenuto le mie azioni. Questo avveniva nel 2003 quando solo pochi stati consentivano l’uso legale della cannabis a scopo medico. Oggi sono 33 stati più Washington DC a riconoscere l’uso legale della cannabis medica. Quale varietà preferisci? Preferisco quelle che tirano su l’umore e stimolano la socialità. Sensi Seeds ha sviluppato uno strain su questa linea, si chiama “Ed Rosenthal Super Bud”. In genere comunque preferisco le sativa.

Enrica Cappello

Photo Credits: Tonya Perme Photography

Giornalista di origini siciliane e viaggiatrice estemporanea. Laureata in Scienze della Comunicazione ha lavorato nell’ambito della pubblicità. Attualmente è caporedattrice di Dolce Vita DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 107


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108 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


REGGAE VIBRATIONS

Koffee è la nuova stella del reggae Chi è la giovane artista che ha vinto il grammy con “Rapture”, un mix di hip-hop e reggae di cui sentiremo parlare a lungo Incredibile quanto talento e passione ci siano in un’adolescente di bassa statura e grande modestia! Il suo nome d’arte, Koffee, è nato in una giornata torrida giamaicana, una di quelle in cui vengono trangugiati ettolitri di soda, ma lei... ha ordinato un caffè! Lo scorso gennaio Mikayla Simpson, in arte Koffee, ha vinto la sessantaduesima edizione del Grammy Award per la categoria “Best Reggae Album” allo Staples Center di Los Angeles, California, con il suo album di debutto “Rapture”. “Rapture” è il primo EP della cantante giamaicana, pubblicato da Columbia Records e Sony Music in cui rende omaggio alle sue radici utilizzando sia il patois giamaicano che l'inglese in un mix di hip-hop e reggae. «Sono molto onorata, ho lavorato molto per il mio primo progetto e vedere che è stato riconosciuto a questi livelli mi ha reso veramente soddisfatta, sono molto grata». Ha ringraziato i produttori e tutti coloro che hanno aiutato a rendere "Rapture" ciò che è diventato oggi. Ha reso inoltre omaggio a Julian Marley, Sly & Robbie & Roots Radics, Steel Pulse e Morgan Heritage «per tutti gli input che hanno offerto all’industria del reggae» e ha terminato il suo discorso con: «Questo lo dedico al Reggae. Questo lo dedico alla Giamaica».

Nata a Spanish Town, in Giamaica, è cresciuta sola con sua madre, essendo il padre partito per New York quando era ancora una bambina. La madre, un’attrice occasionale che lavora per il ministero della Salute, l’ha tenuta al riparo da tutta la violenza che affliggeva la loro comunità. Ha iniziato la sua carriera esibendosi nel coro della chiesa. A 12 anni ha cominciato a studiare chitarra da autodidatta, esercitandosi con una regalatale da un suo amico. Scriveva brani musicali in camera sua, lasciandosi ispirare dal cantante reggae Protoje. Nel 2016 ha partecipato a un’audizione per il talent show della sua scuola e ha vinto. All'età di 17 anni, Koffee ha catturato l'attenzione del pubblico condividendo un

video della sua interpretazione di “Legend”, il suo tributo originale a Usain Bolt. Nel 2017 interpreta “Burning” in Ouji Riddim della Upsetta Records, resa popolare dalle leggende giamaicane Busy Signal e Luciano. «Burning è nata da un’esperienza deludente» ricorda Koffee, «ho fatto domanda per il Sixth Form (istituto che ha solo studenti degli ultimi due anni di scuola superiore in Jamaica, Ndr) ma non sono riuscita ad entrare e mi sono sentita veramente affranta, allora mi sono detta: “Io ho un suono bruciante, io brucio la città”. Intendevo accendere un fuoco a Kingston, portare quell’energia». Nel 2018, è stata invitata a esibirsi sul palco con Cocoa Tea al Rebel Salute Festival e a seguito di questa performance è stata invitata da Protoje e Chronixx a unirsi a loro in esibizioni dal vivo e anche in tournée. Nel 2019, Koffee ha firmato un contratto con la Columbia Records. «Riconosco di essere in una posizione in cui ora ho una responsabilità da portare avanti. Tutto questo mi spinge solo a lavorare più duramente, far accadere più cose, e ad andare avanti». Arianna Petrolati (Rasta Snob Crew) Autore per Rasta Snob, da trent’anni rivista di riferimento per gli amanti del reggae

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 109


110 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020


CRONACHE DA DIETRO IL CANCELLO

Isolamento: l’evergreen delle carceri italiane Criticabili per tante ragioni, le celle di isolamento potrebbero essere una risorsa nel caso in cui il Coronavirus entrasse nelle carceri Dopo il suo malgrado noto Fabrizio, nel momento in cui scriviamo, gli ultimi giorni di febbraio 2020, siamo in attesa che il più famigerato dei Corona varchi le porte delle patrie galere. L’attuale Corona(virus) sembra tirare più del precedente, poiché monopolizza tv, radio e giornali e web da quando, in 48 ore ha permesso l’assedio del Paese con zone rosse, assalti ai supermercati, esercito e droni a controllare la popolazione in quarantena. È palese che l’emergenza sarà economica e sociale più che sanitaria, tuttavia questo è uno di quei rari casi in cui la situazione è più gestibile all’interno degli Istituti Penitenziari che fuori. Nessuno in carcere può far sentire la propria voce di protesta se viene “isolato”, nemmeno quando l’isolamento viene comminato per motivi differenti da quelli legati a emergenze sanitarie. Esistono “sezioni” apposite per isolare i detenuti, che una volta relegati in quei reparti non hanno più contatti con il resto della popolazione carceraria, fatto salvo per gli operatori, che possono però mettere in atto di volta in volta, il più opportuno dei protocolli. La comunità scientifica è concorde nel sostenere che i danni sulla salute fisica e mentale dell'isolamento sono più che rilevanti. Nel 2018, secondo l’Asso-

ciazione Antigone, i provvedimenti di isolamento disciplinare nelle carceri italiane sono stati 2367: il 27,5% del totale delle sanzioni comminate dai consigli di disciplina. Sulla durata dei provvedimenti non ci sono dati. Tuttavia sappiamo per esperienza che spesso si arriva al limite massimo previsto dalla legge, 15 giorni. Mi auguro che in nessuna delle nostre prigioni vengano rilevati casi del virus che da giorni sta terrorizzando un po’ tutti anche se per ragioni diverse. Non avendo molta scelta, i prigionieri sarebbero comunque meno soggetti a quell’isterismo collettivo che fuori dilaga alimentato dai media. Più volte, su queste pagine, ho avuto modo di parlare delle condizioni sanitarie all’interno delle carceri. In un Paese in cui i tagli alla sanità pubblica costituiscono la norma, provate a immaginare quanto può venir messo a bilancio per le prigioni… Maurizio Gazzoni Libero e professionista, scrive su Dolce Vita dal numero 0, ha pubblicato articoli su Soft Secret e tradotto per l’Italia il romanzo“Los Contrbandistas de l’Estrecho” di Rafaèl Rossellò Cuervas Mons

QUI DENTRO SI MUORE

Suicidi in carcere: quando la “conservazione del principio di legalità” è venuta meno. I numeri dei detenuti morti in carcere dal 2000 ad oggi. ANNI

SUICIDI

TOTALE MORTI

2017

52

123

2018

67

148

2019

52

131

2020

8

15

Totale

1114

3042

* Aggiornamento al 25 febbraio 2020 DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 111


CRONACHE DAL CRATERE

Il ruolo della canapa nella rinascita delle zone terremotate Dal basso un percorso alternativo che prevede la canapa per riappropriarsi del territorio contro chi approfitta della “desertificazione” della montagna Quella che chiamiamo “rigenerazione ecosociale” per le Brigate di Solidarietà Attiva è sempre prima fare e poi parlare. Per questo abbiamo sostenuto e sosteniamo il percorso di costituzione, nascita e crescita della Cooperativa di Comunità del Ceresa. Il monte Ceresa è tanta parte della zona terremotata nel centro Italia, parliamo dei comuni di Roccafluvione, Montegallo, Acquasanta Terme e Arquata del Tronto con decine e decine di frazioni e piccoli borghi. Dalla solidarietà alle popolazioni terremotate del centro Italia, alla ricostruzione sociale delle comunità il passo è stato breve. La salvaguardia e una diversa fruizione della montagna nel rispetto del territorio stesso sono stati i primi passi attraverso i quali abbiamo provato a immaginare una contro-narrazione rispetto allo sviluppo turistico basato su aree food e centri commerciali. La Coop di Comunità è uno strumento diverso che permette di mettere in rete soggetti singoli e collettivi, privati e pubblici: istituzioni comunali, comunanze, associazioni del territorio, agricoltori, ecc. Il percorso di costituzione della cooperativa è durato più di 6 mesi. Aggregare, riallacciare i legami tra soggetti e riconnetterli con le tradizioni progettando una rinascita non solo culturale ma anche economica sul versante agricolo è stata la prima tappa. Pur ritenendo questa parte di attività preponderante, 112 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

la Coop. del Ceresa non è una cooperativa esclusivamente agricola ma ha anche l'ambizione di promuovere pratiche mutualistiche dal basso nei comuni feriti dal sisma. Nell'estate 2019 è nato il Summer camp come ricongiungimento di bimbi delle aree SAE con bimbi in CAS. Conoscenza del territorio, natura e tradizioni per bimbi che rischiano lo sradicamento per via delle diverse collocazioni spaziali e geografiche a seguito del sisma e che dureranno per anni. La Cooperativa ha un preciso piano economico su 3 assi di attività: recupero castagneti e marroni autoctoni; coltivazione di piccoli frutti, frutti rossi e frutti di bosco e recupero e riattualizzazione della antica tradizione di coltivazione della canapa. È, infatti, nella memoria di tutti gli abitanti la zona del Ceresa, nella provincia di Ascoli Piceno e nelle provincie limitrofe come in regioni confinanti quali l'Abruzzo, come nella cultura delle famiglie contadine la produzione di canapa ad uso tessile. In soffitta vi sono i bauli con i corredi tessuti a mano delle nonne, fatti di canapa o meglio di canapa mista ad altri tessuti, prevalentemente lino. Si coltivava nei terreni in prossimità di torrenti e a Roccafluvione la coltivazione della canapa era preponderante. Il Fluvione con i suoi affluenti, rivoli e torrenti consentiva agevolmente questa coltura. In un volume storico che fotografa le produzioni agricole di metà '800

si riportano le produzioni al quintale delle varie frazioni del Ceresa. La canapa era sempre o al primo o al secondo posto tra le maggiori produzioni. Il Comune di Roccafluvione ha organizzato una prima iniziativa di sensibilizzazione presso il palazzetto dello sport pochi mesi fa. L'obiettivo che ci si propone è di riattualizzare questa tradizione non più solo ad uso tessile (la cui filiera si è persa oramai da tempo) ma a uso alimentare e in stretta connessione con gli altri due assi di intervento già avviati. È infatti già partita la piantumazione di lamponi (circa 500 piantine) in gran parte nella frazione di Agelli, un borgo completamente spopolato dopo gli eventi sismici che si sta provando a far rinascere. In piccola parte nel paese di Roccafluvione nella creazione di un boschetto didattico. Allo stesso modo la vertenza aperta e la spinta dal basso ha ottenuto un primo riconoscimento nel PSR per la rigenerazione dei castagneti. Tutto questo si contrappone frontalmente ai progetti calati dall'alto come ad esempio il progetto Ferrero di noccioleti ad alta produttività a discapito di coltivazioni autoctone e del rispetto di ambiente e suoli. Progetto di ricerca Emidio di Treviri Gruppo di lavoro multidisciplinare nato nel 2016 che porta avanti un’inchiesta sociale sul post-sisma del Centro Italia


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Agricoltura 4.0: produrre di più utilizzando meno risorse Internet delle cose, nanotecnologie e educazione digitale: la rivoluzione agricola è cominciata. Obiettivo? Ridurre il suo impatto sull’ambiente Si prevede che la popolazione mondiale raggiunga i 9 miliardi nel 2050. Con questa prospettiva è essenziale che vengano effettuati dei cambiamenti nella catena di produzione del cibo. All’ordine del giorno vi sono d’ora in avanti argomenti quali la sostenibilità della produzione delle materie prime, la riduzione degli sprechi, l’adattamento al cambiamento climatico e ultima, ma non per importanza, la sicurezza alimentare, intesa sia come quantità che come qualità. La tecnologia è la chiave per centrare questi obiettivi e l’utilizzo di espressioni come “cibo digitale” diventano ogni giorno più consuete, ma cosa significa esattamente? Le tecnologie digitali aiutano a produrre cibo migliore? E come? L’impiego di differenti tipi di sensori e tecnologie, come GPS, GIS, RFID, scienze omiche (metabolomica, proteomica, etc.), robotica, Big Data (BD), l’Internet delle cose (IoT) da soli o combinati tra loro stanno di fatto por114 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

tando enormi cambiamenti al nostro modo di produrre, analizzare, misurare e controllare i differenti aspetti della produzione del cibo. Adottare soluzioni 4.0 in campo agricolo comprende, ad esempio, il poter calcolare in maniera precisa qual è il fabbisogno idrico di una determinata coltura ed evitare gli sprechi. Oppure permette di prevedere l’insorgenza di alcune malattie delle piante o individuare in anticipo i parassiti che potrebbero attaccare le coltivazioni. O ancora di individuare le carenze nutritive delle colture e valutare se e di quale fertilizzante ci sarà bisogno. Un altro ambito di applicazione dell’agricoltura 4.0 è quello della tracciabilità della filiera e, secondo gli addetti ai lavori, è qui che si intravedono le prospettive più interessanti guardando al futuro. Durante ogni passaggio, dal campo al confezionamento, è possibile raccogliere dati utili a mantenere sotto controllo ogni step del processo di pro-

duzione. Poco margine d’errore, dunque, consente di poter realizzare una filiera corta capace di produrre alimenti di massima qualità e in maniera sostenibile dal punto di vista ambientale. Storicamente, uno degli aspetti più delicati della produzione alimentare è sempre stata la contaminazione involontaria del cibo con patogeni, sia manualmente che durante il processo. In un sistema complesso e articolato come quello della produzione alimentare, bisogna tenere presente che gli attori in gioco sono molti e risalire al momento e al responsabile esatto di un dato evento può essere alquanto tedioso e complicato. Non a caso in questi ultimi anni i concetti di tracciabilità e filiera sono diventati estremamente importanti per garantire la sicurezza alimentare ai consumatori. I mezzi moderni a disposizione possono sicuramente rendere più agevole ed efficace il controllo della qualità del cibo dall’inizio alla fine.


Tuttavia, l’acquisizione di queste nuove tecnologie nel mondo dell’agrifood sta purtroppo mostrandosi più lenta dell’evolversi delle stesse. Mentre lo sviluppo negli hardware, software, nelle comunicazioni e nei sensori permette oggigiorno di aumentare le prestazioni in ogni campo, una realtà già oliata nella moderna industria alimentare, l’adozione da parte dei piccoli produttori di analoghe tecnologie è più complicata, basti pensare alla difficoltà di apprendimento del loro utilizzo da persone che non necessariamente hanno le adeguate basi tecnico-scientifiche, nonché i costi iniziali da sostenere. Da questo punto di vista i singoli stati e governi dovrebbero agire affinché tali tecnologie diventino ogni giorno più fruibili per tutti, sia dal punto di vista dell’educazione, sia per ciò che concerne adeguati finanziamenti. L’utilizzo di diversi tipi di strumenti, sensori e tecnologie nei sistemi alimentari, ha portato alla raccolta di un’imminente quantità di informazione sui diversi passaggi della produzione, dando vita alla così detta “Era dei Big Data”. Molto probabilmente, l’accesso ai dati raccolti cambierà l’attuale status quo in numerosi campi, consolidando o combinando l’attuale approccio analitico con quello statistico. Il prossimo passo per quanto riguarda l’espansione dell’utilizzo dei sensori e

della tecnologia nell’industria alimentare dovrà essere quello di passare dai singoli sensori e dispositivi individuali, a dei sistemi interconnessi da una rete intelligente, che possa rispecchiare la complessità del sistema di produzione alimentare dal campo alla tavola. Di conseguenza, l’integrazione dei Big Data e della tecnologia dell’Internet delle cose con la catena di produzione del cibo non potrà che aumentare la conoscenza e migliorare i sistemi di gestione delle decisioni, permettendo inoltre la creazione di nuovi processi e prodotti. L’utilizzo di tecnologie avanzate come BD, IoT e i modelli matematici, sta aprendo nuovi scenari per la produzione di alimenti più sicuri, nutrienti e sostenibili, in conformità con le sfide che oggi e domani siamo tenuti ad affrontare. Investire in scienza e in tecnologia permetterebbe di rispondere alle preoccupazioni ambientali, assicurare un profitto per i produttori e ammorbidire la pressione sulle risorse naturali. Una strada che dobbiamo saper percorrere.

Annabella Coluzza Lavora come informatrice scientifica. Collabora con la FIDAF come membro dell'Osservatorio sul Dialogo nell'Agroalimentare. I suoi orizzonti sono illimitati

PIANTE NELLO SPAZIO Come avviare un'attività agricola su altri mondi. Non è la trama di un film di fantascienza ma la possibilità suggerita da un recente studio pubblicato sulla rivista Open Agriculture. L’esperimento del team dell'Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, dice che in futuro potremo coltivare ortaggi sulla Luna e su Marte. Il suolo lunare e ancor di più quello marziano, dove i lombrichi (utilissimi decompositori) possono vivere e riprodursi senza problemi, si prestano per produrre cibo fresco (e commestibile). Nel frattempo l’ENEA, l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, sta mettendo a punto un sistema per la coltivazione di piante legnose sul Pianeta Rosso mentre al Centro Ricerche di Portici, in provincia di Napoli, si studia la coltivazione di patate, pomodori, lattuga e basilico. Sembra che alla base ci sia un sistema molto simile a quello dell’idroponica. Qualunque raccolto riusciremo ad avviare su Marte o sulla Luna, dovrà molto probabilmente rimanere al chiuso per non scontrarsi con condizioni – anche climatiche – estreme. Dalle scienze aerospaziali, dunque, anche il gancio per prospettare nuove soluzioni e garantire qui sul nostro pianeta autosufficienza e sostentamento alimentare nel caso il mondo diventasse sempre più inospitale. DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 115


DECRESCITA

Un mondo senza automobili è possibile? Sin dalla sua prima comparsa, l’automobile è stata associata al significato di “libertà”. Oggi però è l’esatto contrario In un mondo in cui ce n’erano ancora poche, agli occhi di tutti l’automobile rappresentava un vettore di libertà e in qualche modo lo era: per la prima volta nella storia dell’uomo un marchingegno prometteva di poterti portare dove volevi, quando volevi, con chi volevi, fermandoti dove ti pareva. Andrea Coccia, giornalista e intellettuale, milanese, già tra i fondatori del progetto Slow News, ha scritto da poco un saggio breve che smentisce però questa tesi già dal titolo: “Contro l’automobile”. Le automobili presenti in Italia, secondo i dati più recenti, sono circa 37 milioni. Dalle città alla provincia, la loro presenza è ben più che invadente: anche il più appassionato sostenitore delle quattro ruote è costretto ad ammetterlo. L’approccio di Coccia è radicale, ma le argomentazioni sono enumerate con precisione, senza ricorrere ad argomenti strillati; insomma non è un libro di un polemista, ma la costruzione di un ragionamento che tocca nodi essenziali e pone domande giuste, legittime. 116 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Nel libro scrivi che l'automobile non rende affatto liberi. Perché? L’automobile limita le libertà sia di chi guida sia di chi non guida. Limita le libertà di chi guida perché ormai quel sogno di libertà iniziale esiste solo nelle pubblicità patinate in cui auto bellissime sfrecciano solitarie in paesaggi pazzeschi. Mentre in realtà la maggior parte dei tragitti che facciamo in macchina ci portano a lavoro, lungo strade intasate da altre macchine, a velocità spesso inferiori di quelle di una bicicletta, prigionieri delle nostre auto. La maggior parte degli abitanti del mondo occidentale, quelli che non vivono nelle zone urbane, non sono nemmeno più liberi di farne a meno, perché avendo creato distanze che solo le auto possono colmare, fuori dalle città, se non hai l’automobile, sei semplicemente prigioniero di casa tua. Ma non basta, perché l’automobile ti rende schiavo anche quando non la usi, perché ovviamente devi pagarla. Un altro intreccio indissolubile è quello tra automobile e capitalismo: forse

si tratta dell'industria più pervasiva tra tutte. La storia dell'automobile, di fatto, è un po’ la storia stessa del capitalismo. Già, credo che ne sia contemporaneamente il suo simbolo più perfetto, la sua arma più efficace e il suo cuore pulsante. È infatti il simbolo dell’affermazione del privilegio dell’uno sul diritto dei molti, della distruzione delle comunità, ma anche della vittoria del profitto e della crescita esponenziale contro la sostenibilità e la ricerca dell’equilibrio. E sì, l’industria automobilistica è la più pervasiva: rappresenta il reparto industriale più grande a livello globale. In che modo la rete stradale ha indebolito le lotte dei lavoratori? Prima di tutto lo ha fatto in modo indiretto, ovvero isolandoli. La rete del trasporto pubblico garantiva l’esistenza di uno spazio sociale e quindi di uno spazio politico, dove i lavoratori si incontravano e avevano più possibilità di sviluppare una coscienza politica e di classe. Ma io credo che lo abbia fatto,


in qualche modo, anche in modo diretto: le ferrovie erano un ambiente fortemente politicizzato e molto radicale, schierato massicciamente su posizioni anarchiche e socialiste, ma soprattutto erano direttamente in mano ai lavoratori, che potevano occupare stazioni, scioperare e bloccare un intero paese. Da questo punto di vista le autostrade, prive o quasi di lavoratori, sono molto più difficili da bloccare. Quali sono, secondo te, i limiti oggettivi delle automobili? I loro limiti sono l’essere anti-logiche, anti-economiche e anti-sociali. Sono contrarie alla logica perché, pensando 1 tonnellata in media e spostando in media una persona e mezza (facciamo per comodità 100 kg di esseri umani) il 90 per cento dell’energia che richiedono la usano per spostare loro stesse. Sono anti-economiche perché per poter esistere e poter essere abbordabili per i poveri di tutto il mondo (che sono la classe che le usa) non possiamo limitarne la produzione, senza contare che, senza gli aiuti statali che in tutto il mondo piovono a pioggia sul mondo delle auto, l’industria automobilistica sarebbe fallita da decenni. E infine, sono anti

mente i nostri spostamenti ed eliminare quelli inutili, che poi significa per esempio rivendicare il diritto al telelavoro (non per stare in casa, ma per stare vicino a casa), ma soprattutto lottare per avere il possesso del proprio tempo. Per gli spostamenti inevitabili, oppure volontari e non obbligati (non per lavorare ma per viaggiare, per esempio) l’alternativa è tutto il resto: è sviluppare un sistema integrato di mezzi pubblici e privati di ogni tipo, dai treni ai tram, dalle biciclette ai monopattini, dai pattini agli skate, ma significa anche ripristinare funicolari, trasporti fluviali, convertire autostrade in ferrovie, e magari usare con creatività mezzi di spostamento collettivo che ora non pensiamo in quest’ottica: servirà creatività.

sociali, perché drogano e mostrificano l’ego della gente che, dentro a quegli esoscheletri di acciaio, si radicalizza e si assolutizza. Quali sono le alternative più credibili alle macchine? La prima alternativa è ripensare intera-

Pensi che in futuro potranno essere “sconfitte”? Non credo che ci sarà bisogno di sconfiggerle. Credo invece che il loro più grande nemico siano loro stesse, come in fondo vale anche per il capitalismo. Per alcuni siamo già arrivati al cosiddetto picco: le auto sono troppe, la domanda, se privata degli aiuti statali sta crollando, le più grandi industrie si stanno fondendo per sopravvivere. Se dobbiamo smettere di guidare ora non è perché dobbiamo sconfiggerle, ma perché dobbiamo organizzarci per ricostruire la nostra società senza di loro, disintossicandoci, ma trovando anche il modo di non far tornare al medioevo tutti coloro che in questo momento, senza automobile, non potrebbero sopravvivere. Non pensi che il superamento delle automobili dovrebbe essere un progetto politico? Esistono partiti o movimenti che lavorano in questo senso? È chiaramente un obiettivo politico, quindi certo che dovrebbe far parte di un progetto politico. Il problema è che l’inception ha funzionato talmente bene che tirarsi fuori da questa dipendenza è difficilissimo, soprattutto in una fase del mondo come quella che stiamo vivendo, il cui centro ormai è l’ego e l’individuo. Come scrivo nel libro, smettere di guidare è una cosa che dobbiamo fare tutti insieme, trasformando quello che solitamente è un discorso individuale io, io, io, io - in un discorso collettivo. Non è affatto detto che ce la possiamo fare, anzi, se devo dirtela tutta io sono molto pessimista sul futuro.

Stefano Nieri Nato in provincia di Bari nel 1983, vive a Roma. Giornalista freelance, collabora con diverse riviste cartacee e online DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 117


L’ANGOLO DELL’AUTOPRODUZIONE

La cura del viso dell’autoproduttore Le ricette fai da te, facili e ecologiche, per realizzare una polvere detergente e una crema viso naturale La pelle del viso è una zona del corpo delicata e, generalmente, prendersene cura con prodotti e rituali è per ciascuno un percorso differente. Nonostante ciò, sempre di più, esiste un’ambizione che ci accomuna tutti: prendersi cura di sé nel modo più possibile etico, naturale e riducendo il proprio impatto ambientale. Un modo valido per raggiungere questo scopo è prodursi da sé i prodotti della skin care routine. Partiamo dalla base allora! Oggi condividerò con voi le ricette di una polvere detergente e una crema viso ricca. Ho creato una polvere a base di farine dalle spiccate qualità detergenti affinché il processo di pulizia fosse profondo, ma delicato, pensato in particolare per pelli secche e tendenti ad arrossarsi. Avrete bisogno di: - 30 ml di farina di avena (2 cucchiai) - 30 ml di farina di segale (2 cucchiai) - 30 ml di farina di ceci (2 cucchiai) - 5 ml di fiori di camomilla essiccata (1 cucchiaio) - 5 ml di fiori di lavanda essiccata (1 cucchiaio) Tritate finemente camomilla e lavanda, mescolatele alle farine e infine stoccate il tutto in un vasetto di vetro ermetico. Al momento del bisogno non dovrete far altro che prelevare mezzo cucchiaino di polvere detergente, idratarla con qualche goccia d’acqua, massaggiarla sul viso e risciacquare con acqua tiepida. La pelle del viso sarà ora pulita e liscia, ma anche bisognosa di idratazione. Ci viene in aiuto la ricetta di una crema che io definisco “dell’alveare”, perché 4/5 dei suoi ingredienti derivano del duro lavoro delle api; raccomando perciò di reperire i seguenti 118 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

ingredienti con particolare cognizione. Vi serviranno: - 37 g di olio evo - 10 g di cera d’api - 40 gocce di tintura di propoli - 2,5 ml di polline macinato (1/2 cucchiaio) - 5 g di miele crudo Con un po’ di pazienza durante la preparazione, otterrete una quantità di

crema che vi basterà per circa tre mesi di applicazione sul viso, perciò ne vale davvero la pena! Iniziate sciogliendo a bagnomaria la cera d’api nell’olio evo. Nel frattempo frammentate il polline in modo da ottenere una polvere e incorporatelo al miele e alla tintura di propoli in una ciotola. Dopo aver amalgamato bene questo composto, aggiungetevi la cera fusa con l’olio evo e continuate a mescolare finché il composto si raffredda. L’emulsione finale deve essere omogenea e cremosa e la potete ottenere soltanto se continuate a mescolare (con una forchetta o una frusta), in modo da rompere continuamente i legami del processo di solidificazione della cera! Stoccatela infine in un vasetto ermetico, al riparo da calore e luce; in estate è perciò preferibile conservarla in frigo. Avendo la pelle molto chiara, il polline contenuto nella crema funge in modo naturale da colorante e mi dà un leggero colorito abbronzato quando la metto! Una BBcream naturale che sembra un dolce al cucchiaio e una polvere detergente che somiglia alla base per un impasto di pane… Ricordatevi di non lasciarle in cucina! Disclaimer: questa rubrica ha l’obiettivo di divulgare ricette trovate su manuali di auto-produzione e canali YouTube dedicati al fai da te, selezionate attentamente, testate nella loro efficacia e talvolta adattate

Aurora Angrisani Persegue uno stile di vita low waste, si autoproduce creme, prodotti per le pulizie casalinghe e quant’altro in linea con una visione di consumo critico, equilibrato e rispettoso


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CBDIMENSION Viale Guglielmo Marconi 12 65127 Pescara (PE) Tel 085.8962976 www.cbdimension.net cbdimension@gmail.com


DE VINO VERITAS

BIRRA CORNER

Fausto, il bianco autoctono che celebra il grande Coppi A uno dei più grandi atleti e campioni di tutti i tempi è dedicato Fausto, un Colli Tortonesi Timorasso DOC, prodotto a Castellania (Al) dall'azienda Vigne Marina Coppi. Nonostante al timone dell'azienda ci sia Francesco Bellocchio, nipote diretto del Campionissimo, non si pensi che questo vino abbia solo un valore celebrativo, anzi: da diversi anni questa realtà si è affermata per la grande qualità dei suoi prodotti. I cinque ettari di vigne che circondano la cantina producono ottimi vini: tra questi abbiamo scelto il Fausto, anche per avere l'occasione di parlare del timorasso, raro vitigno autoctono a bacca bianca coltivato sulle colline del tortonese fin dall’antichità. Nei decenni passati ha rischiato di scomparire, ma oggi è stato riscoperto e nel 2005 è stata riconosciuta la DOC. Di Fausto abbiamo assaggiato l'annata 2015 che si dimostra sorprendente fin dall'aspetto: un giallo paglierino quasi dorato, lucente, limpido e brillante. Al naso si intuisce tutta la grandezza del timorasso: nonostante grande alcolicità e acidità rivela infatti un bouquet straordinario che spazia dal floreale (sambuco) al fruttato (albicocca, mela verde, agrumi), dall'erbaceo (fieno, erba bagnata) fino a note speziate di vaniglia. La struttura è importante, con ottime sapidità, calore e freschezza, elementi che gli conferiscono grande equilibrio, e anche la persistenza finale è di assoluto livello, lasciando intravedere predisposizione per l'invecchiamento. Insomma, un grande vino degno del Campionissimo! Daniele Bandi Ha appeso da tempo sia la laurea in storia sia gli scarpini da calcio. È entrato nel mondo del vino per passione. Di professione giocatore di fantacalcio e indefesso burocrate; ama leggere e cucinare, possibilmente non contemporaneamente

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TEA TIME

Un sorso di bergamotto, Earl Grey Tea Wit Wit, doppiamente blanche! Lo stile Blanche viene spesso bistrattato, forse per la semplicità di bevuta che presenta. In realtà è uno stile nobile come gli altri, di origini antiche. Nata nella zona tra Belgio e Olanda come bevanda leggera e dissetante, nota come Witbier (letteralmente birra bianca), questa birra viene brassata con malto pils e frumento non maltato (50/50), che le dona quella caratteristica opacità e velatezza. Ho provato la WitWit, una “dubbel blanche”, doppia, ossia più alcolica e corposa, di NixBeer, beerfirm di Nicola Grande, attivo in Lombardia da molti anni. Essendo “dubbel” il grado alcolico è elevato fino a 7° e il corpo è più pronunciato (la proporzione di malti è 60/40 e il grano usato è quello tenero italiano). Il lievito è quello dell’originale Hoegaarden, storica blanche da pizzeria, passata nel frattempo nelle braccia più comode di una multinazionale. La speziatura è classica, affidata a coriandolo e buccia d’arancia. Al naso anche un leggero aroma di zolfo, dato dalla fermentazione del frumento. Non classico invece l’uso di tre pepi diversi, a donare ulteriore aromaticità e secchezza. La bevuta è un po’ più presente di una Blanche tradizionale, ma non perde bevibilità e anzi sostiene con robustezza le spezie. Cheers! Michele Privitera Titolare de “Il Pretesto Beershop” di Bologna

L’Earl Grey sprigiona le sue note di bergamotto già alla prima infusione e ti rapisce il cuore. Si tratta di una miscela composta da tè nero che si fa riconoscere per l’inconfondibile aroma di bergamotto. Di nazionalità inglese, questo blend in realtà ha delle origini alquanto controverse e gli ingredienti provengono infatti da tutt’altra parte del mondo: il tè nero è orientale, principalmente indiano o cinese, mentre il bergamotto è calabrese. Pare che il suo nome derivi dal Conte (in inglese Earl) Charles Grey, Primo Ministro britannico dal 1830 al 1834. Due sono le leggende che ne spiegano la sua origine. Charles Grey, durante una missione diplomatica in Cina, salvò la vita a un mandarino e questo, per ringraziarlo, donò al conte un pregiato tè al bergamotto. Un’altra versione invece racconta che il regalo era semplicemente la ricetta per creare questa miscela che poi ebbe una gran fortuna in Inghilterra. In realtà le date non combaciano e ci si chiede se questo uomo abbia mai bevuto quello che oggi noi conosciamo come l’Earl Grey. Oggi molte case propongono la propria miscela di Earl Grey con tante varianti. Vi consiglio di controllare che nella lista degli ingredienti si parli di olio essenziale o aroma naturale di bergamotto e poi lasciatevi guidare dal vostro naso: se profuma di fresco, con note di arancia, lime e limone è quello giusto. Diffidate dai profumi troppo artificiali e… buon tè a tutti! Marta De Zolt La passione per il tè l’accompagna sindall’infanzia. Laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, come libera professionista si occupa di promozione ed organizzazione di eventi d’arte e turismo


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ECO-FRIENDLY

La lotta impari: riforestare non basta più Si moltiplicano le iniziative che invitano a piantare alberi per contrastare il surriscaldamento globale. Un’azione buona e giusta, che però da sola non basta «Nella vita bisogna fare tre cose: mettere al mondo un figlio, scrivere un libro, piantare un albero». Così recita un antico detto Zen che suggerisce che il senso della nostra esistenza sia quello di garantire la continuità della vita. Ma quanti di noi possono dire di aver fatto la cosa apparentemente più semplice delle tre: aver piantato, cioè, almeno un albero? Pochissimi, probabilmente. Treedom può farlo per noi. Si tratta di una piattaforma web fondata a Firenze che permette di acquistare alberi da far piantare in giro per il mondo. Sono oltre 6mila le persone che hanno ade122 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

rito, regalando ad amici e conoscenti una pianta che porterà il loro nome nel tempo a venire. Se infatti un albero non può cambiare il mondo, così come una persona da sola non può mutare il corso della storia, grazie a Internet possiamo unirci per avere un pianeta più sano. Sono svariate ormai le iniziative votate a rendere più verde la Terra, basta cercarle su Google o meglio attraverso Ecosia, il motore di ricerca che devolve l’80% degli introiti ricavati dalla pubblicità online a opere di salvaguardia e di

protezione dell’ambiente, che spesso e volentieri consistono in veri e propri imponenti progetti di riforestazione. Più click ottiene Ecosia, più alberi vengono piantati. Al momento già 83 milioni. Quota 1 milione è invece l’obiettivo di One Million Tree. Nata nel 2006 dall’allora sindaco di Los Angeles, questa iniziativa è stata via via adottata da diverse città e megalopoli del calibro di Londra, New York e Shanghai. Nello stesso anno il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha alzato la posta, puntando su un obiettivo più ambizioso: la campagna One Trillion Tree attualmente coinvolge nazioni come Cina, In-


dia, Etiopia, Messico e Turchia, per citarne solo alcune e lo scorso 4 febbraio, a seguito dell’ultimo World Economic Forum di Davos, Donald Trump, tra i maggiori negazionisti climatici che la storia ricordi, ha annunciato che anche gli Stati Uniti vi prenderanno parte. Si tratta di una piattaforma nata per favorire la collaborazione tra gli stati e le società private per piantare più alberi, con l’obiettivo di arrivare a mille miliardi di nuove piante in giro per il mondo. Tutti sanno che il ciclo vitale di una pianta si basa in gran parte sull’assorbimento di anidride carbonica, uno dei principali gas serra che impedisce alla Terra di disperdere nella giusta misura il calore ricevuto dal Sole, con il conseguente riscaldamento anomalo del pianeta e il cambiamento del suo clima. Le piante sono in grado di trasformare la CO2 in ossigeno, ecco perché mantenere il pianeta più verde è una buona cosa. «Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso», diceva Confucio a dimostrazione che è una pratica sempre valida, ma dalla scorsa estate diversi ricercatori hanno espresso dubbi sull’efficacia di iniziative come questa per contrastare il surriscaldamento globale, non perché siano inutili ma perché “strumentalizzabili”: un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica “Science” dice che «affermare che piantare nuovi alberi sia la soluzione più efficace per il clima è scorretto dal punto di vista scientifico ed è pericolosamente ingannevole» perché anche supponendo che l’attività di piantumazione ecologica coinvolga sempre più stati e realtà, non sarà sufficiente a compensare l’inquinamento. A questo pensiero si sono presto affiancati altri tre scienziati con un articolo sul “New York Times”

«L’unico modo per fermare il surriscaldamento di questo pianeta passa attraverso soluzioni politiche, economiche, tecnologiche e sociali che mettano fine all’impiego dei combustibili fossili» in cui si afferma che: «L’unica cosa che potrà salvare noi e le generazioni future dal pagare un alto prezzo in termini di denaro, di vite umane e di danni alla natura è una riduzione rapida e significativa delle emissioni di anidride carbonica derivate dall’utilizzo dei combustibili fossili, che deve essere portata a zero entro il 2050». Dunque non possiamo aspettarci che il semplice aumento del numero di alberi possa risolvere un problema che riguarda tanti, troppi e quasi infiniti aspetti della nostra società: non c’è nessuna possibilità di piantare così tanti alberi da riuscire a riassorbire l’enorme quantità di anidride carbonica in eccesso che viene prodotta e immessa nell’atmosfera dai paesi industrializzati. Per questo, dicono gli scienziati, è necessario intervenire sulle cause alla base dell’inquinamento. Su scala globale, i combustibili fossili forniscono

l’80% circa di tutta l’energia utilizzata al mondo. Da qui si capisce perché le politiche e le leggi per limitarne l’impiego faticano ad affermarsi: nessun governo vuole rinunciare al proprio benessere o alle proprie opportunità di crescita nel breve periodo, senza contare gli enormi interessi delle multinazionali che hanno il controllo dei combustibili fossili e che non vogliono vedere diminuire i propri profitti. «L’unico modo per fermare il surriscaldamento di questo pianeta passa attraverso soluzioni politiche, economiche, tecnologiche e sociali che mettano fine all’impiego dei combustibili fossili», dice l’articolo. Trasmettere il messaggio che sia sufficiente piantare alberi per risolvere un problema complesso come il riscaldamento globale rischia di diventare una pericolosa distrazione e di far perdere di vista le cause che stanno determinando il cambiamento climatico, ciononostante non è vano continuare a sognare nuovi modi, nuove strategie e nuove alternative che possano, anche se solo in una minima parte, combattere il degrado del nostro ambiente. In fondo non importano le dimensioni di un nostro gesto, ma l’importanza che quello ha per noi. Essere complici di Ecosia, farsi travolgere dagli entusiastici propositi di One Trillion Tree ci rende parte di quel nuovo e impressionante movimento che aspira al cambiamento, un’onda che prende forza e può fare pressione affinché chi governi domani sia espressione di questa rinnovata coscienza ambientalista. Gabriele Ferreccio Studia scienze umane dell'ambiente, del territorio e del paesaggio all'università statale di Milano e segue da vicino e con passione tutto ciò che riguarda la causa ambientalista

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EVENTI

Dopo oltre 12 anni CannaTrade torna a Berna, dal 15 al 17 maggio Dopo oltre 12 anni la CannaTrade ritorna alle sue origini a Berna. È infatti qui che nel 2001 ha avuto luogo la prima fiera della canapa. Poi nel 2008, quando mancava poco alla legalizzazione della canapa in Svizzera, la fiera iniziò a girare tutta la Svizzera fino a ritrovare ora il suo splendore, anche grazie alla liberalizzazione a livello mondiale ed il boom sempre crescente del CBD. Le ultime edizioni della CannaTrade nel famoso padiglione 622 a Zurigo raggiungevano sempre il tutto esaurito, così la continua e crescente richiesta di partecipazione ha portato alla decisione di ritornare alla BernExpo per l’edizione 2020 in programma dal 15 al 17 maggio. Grazie alla nuova area espositiva di oltre 12mila m2 CannaTrade potrà offrire una gamma vastissima di tematiche tutt’attorno alla canapa: CBD, coltivazione, cultura del fumo e dei vaporizzatori, medicina, alimentari, cosmesi, materiali edili, arte e cultura. Più di 300 espositori presenteranno i loro prodotti e innovazioni e forniranno preziose informazioni e svariati servizi

sulla pianta della canapa. Si prevede inoltre l’afflusso di circa 2mila Business Visitors provenienti da tutto il mondo, nonché dai 10mila ai 15mila visitatori svizzeri ma anche esteri. Manifestazioni come l’Hemp Food Festival, il campionato svizzero Jointroll o i dibattiti di medicina, coltivazione e politica, rappresentano i veri highlights per i visitatori. Ai clienti Business è riservata la Business Lounge dove potersi rilassare e, perché no, scambiare le proprie idee con altri partecipanti. Visto il grande successo riscontrato nel 2019, il giorno antecedente la fiera avrà nuovamente luogo la “International Cannabis Business Conference (ICBC)” in collaborazione con la ditta americana International Conferences Group, mentre ci sarà grande attesa tra gli espositori per il CannAward, che premierà i migliori prodotti in 10 diverse categorie. Ma anche i produttori di CBD avranno il loro momento di gloria: sarà il CannaSwissCup a proclamare la miglior erba CBD annata 2019. Non ci sarà certo da annoiarsi! Tutte le info su www.cannatrade.ch

420 Vibes Party Milano Il 20 aprile è la festa della marijuana in tutto il mondo e anche in Italia si festeggia alla grande! 420 Vibes Party è la festa di punta che va in scena a Milano ormai da 3 anni, organizzata dalla mega collaborazione tra Dolce Vita, il king del freestyle ENSI e lo storico growshop GreenTown. Free entry e free gadget per tutti. Dettagli e aggiornamenti su www.420milano.it DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 127


NEXT HEMP EVENTZ EUROPA Athens cannabis Expo Atene (Grecia) Gennaio 2021 CanapaMundi Roma (Italia) 19-20-21 febbraio 2021 Spannabis Barcellona (Spagna) 13-14-15 marzo 2020 IndicaSativa Trade Bologna (Italia) 17-18-19 aprile 2020 Expo Canapa Sud Catania (Italia) 25-26-27 aprile 2020 Expo Grow Irun (Spagna) Aprile 2020 Hanfexpo Vienna (Austria) 24-25-26 aprile 2020 CannaTrade Zurigo (Svizzera) 15-16-17 maggio 2020 Kanaba Fest Varsavia (Polonia) 30-31 maggio 2020 Mary Jane Berlin Berlino (Germania) 12-13-14 giugno 2020

Milano avrà un'unica grande fiera della cannabis: 4.20 Hemp Fest e Canapa Expo si uniscono «4.20 Hemp Fest e Canapa Expo hanno deciso di unire le forze per offrire al mercato italiano e internazionale un unico evento, come anche richiesto dagli stessi espositori e operatori del settore. La partnership tra le due realtà permetterà di mantenere un concept espositivo completo richiamando tutti i settori del mondo canapa: industriale, terapeutico e ludico senza perdere di vista gli aspetti B2B e B2C così come workshop e convegni. Un appuntamento unico nel suo genere nella capitale del business italiano, aperta ai vicini Paesi europei. Un grande evento al quale gli operatori del settore non possono mancare». È con questo comunicato che oggi gli organizzatori dei due eventi fieristici di Milano, hanno annunciato la fusione e la nascita del nuovo marchio: "4.20 Hemp Expo Milan". Una collaborazione che trova il nostro totale sostegno e che avevamo auspicato da tempo: finalmente Milano avrà un unico grande evento degno di nota e in grado di ritagliarsi il suo spazio tra le fiere europee di settore. Dolce Vita si conferma official media partner. L'appuntamento è fissato quindi per il 20, 21, 22 novembre 2020 al Parco esposizioni di Milano-Novegro.

Cannafair 2019 Düsseldorf (Germania) 21-22-23 agosto 2020 Product Heart Expo Warwickshire (Inghilterra) 21-22-23 agosto 2020 NorthGrow cannabis Expo Copenhagen (Danimarca) 4-5-6 settembre 2020 Cultiva Vienna (Austria) 16-17-18 ottobre 2020 Cannafest Praga (Repubblica Ceca) Novembre 2020 420 Hemp Expo Milano Milano (Italia) 20-21-22 novembre 2020 Amsterdam Cannabis Expo Amsterdam (Olanda) 24-25-26 novembre 2020 128 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

CanapaMundi Roma 2020: la novità è la nuova location Per la sesta edizione, andata in scena dal 20 al 22 febbraio scorso, la CanapaMundi si è spostata alla Fiera di Roma (zona Fiumicino), una struttura professionale e adeguata al tipo di manifestazione. Gran varietà di stand ed espositori da tutta Italia ed Europa, ma l'affluenza di pubblico è stata inferiore alla scorsa edizione. Un evento fieristico che può crescere molto nei prossimi anni, soprattutto se saprà far rete con le altre realtà del settore e aprirsi alle collaborazioni.


PUBBLIREDAZIONALE

“Come coltivare cannabis indoor 2.0”: il nuovo libro di Mr. José finalmente in italiano

Un nuovo libro sulla coltivazione di cannabis indoor ha recentemente fatto il suo ingresso nel mercato italiano. Il bestseller europeo già pubblicato in quattro lingue e finalmente disponibile anche in italiano. L'autore del libro è Mr. José noto per avere molta esperienza dopo oltre vent'anni dedicati alla coltivazione della cannabis.

“Come coltivare cannabis indoor 2.0” è una moderna pubblicazione che offre molto di più dei libri simili. «I lettori possono visualizzare istantaneamente online tutte le immagini del libro nelle dimensioni originali e nella massima risoluzione possibile, ciò è possibile grazie ai QRcode incorporati. - spiega Mr. Jose - Inoltre è possibile approfondire gli argomenti con dei video, sempre attraverso i QrCode, sui metodi di coltivazione avanzati o sull’identificazione dei parassiti. E nuovi video vengono continuamente aggiunti alle singole categorie, il che significa che il libro continua a crescere anche dopo che è stato stampato.» Negli ultimi anni sono stati compiuti enormi progressi nella ricerca sulla cannabis e «sto seguendo da vicino tutto ciò che sta accadendo nel campo della coltivazione e della ricerca. Sono in contatto

con esperti di coltivazione di tutto il mondo», continua a spiegare l'autore concludendo che: «Questo mi permette di ottenere nuove informazioni da loro, nonché dai miei esperimenti e da una serie di pubblicazioni e conferenze professionali. Sono inclusi consigli e informazioni che possono aiutare i coltivatori ad avere un raccolto di qualità perfetta.» L'obiettivo principale di questo libro è soddisfare sia i principianti che i coltivatori avanzati e professionisti con una raccolta delle informazioni più utili e importanti, che l’autore ha acquisito in oltre venti anni di esperienza. Il libro è disponibile nello shop online di Dolce Vita, sul sito dell’autore e negli store online.

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Verdesativa, la cosmesi Bio e vegan a base di olio di canapa

Bubba Slush, il nuovo strain di Greenhouse Abbiamo incrociato la nostra Bubba Kush originale pre '98 con una Gelato selezionata dai nostri breeder. Il risultato è questo strain dal sapore di cioccolato fondente-caffè con la cremosità gassosa e dolce della Gelato che rimane a lungo in bocca. È una pianta bassa e cespugliosa con una resa medio-alta e pronta in 8-9 settimane. Produce fiori molto compatti, rotondi e densi di tricomi ed incredibili sfumature durante la fase finale di fioritura. L'effetto è molto fisico e cerebralmente molto simile al classico effetto Kush ma con un leggero high, che permette alla Bubba Slush di essere uno strain da utilizzare durante tutto il giorno, molto benefico per il trattamento del dolore, per aumentare l‘appetito e per aiutare le persone che hanno disturbi del sonno. Ottimo strain anche per estrazioni, grazie alla sua sorprendente produzione di resina e al profilo terpenico accentuato. Per saperne di più www.greenhouseseeds.nl.

130 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

Verdesativa è l’azienda pioniera in Italia nella produzione di Bio eco cosmesi a base di Canapa Sativa coltivata in Italia; da circa 20 anni investe le proprie risorse nella ricerca di formule rispettose dell’ambiente e della salute del consumatore. Siamo stati la prima azienda a re-introdurre la coltivazione della canapa nel 1999! Con amore e passione realizziamo cosmetici privi di sostanze potenzialmente dannose come i petrolati, i solfati e le paraffine. I nostri prodotti contengono esclusivamente materie prime vegetali di alta qualità e sono etici e rispettosi dell’ambiente in quanto biodegradabili. Verdesativa non effettua, né ha mai commissionato, test su animali. La nostra attenzione e cura per la salvaguardia degli animali e dell’ambiente ci ha permesso di ottenere la prestigiosa certificazione THE VEGAN SOCIETY. I cosmetici Verdesativa sono Cruelty free e conformi ai disciplinari animalisti. L’impegno nel produrre cosmetici totalmente naturali, vegetali e biodegradabili, l’accurata selezione delle materie prime vegetali e del packaging eco compatibile e riciclabile ci ha permesso di ottenere anche la certificazione BIO da parte di AIAB. I nostri prodotti sono altamente dermocompatibili, Nichel Tested ed adatti a tutti i tipi di pelle, anche quelle più sensibili e dei neonati. Naturalmente, tutti i nostri prodotti sono regolarmente notificati al Ministero della Salute ed al Dipartimento Europeo e sono conformi a tutte le normative vigenti Italiane ed Europee. Verdesativa, cosmetici bio con amore. Maggiori informazioni su www.verdesativa.com.

Semina, coltiva, coccola, raccogli, imbusta: il controllo della filiera del Growers Department CBWEED Sin dalla sua nascita CBWEED ha lavorato sul progetto GROWERS DEPARTMENT, ovvero la divisione interna che si occupa dello studio, ricerca e coltivazione delle infiorescenze a marchio CBWEED. Il dipartimento ha dato vita finora a una decina di varietà, iniziando nell'estate 2018 con la apprezzatissima OG KUSH CBD. Il Growers Department opera per la maggior parte in Romagna (terra natia di CBWEED), con qualche campo anche in Emilia ed in altre regioni, ed è composto da un team di tre responsabili che si amplia nei periodi di trapianto e raccolta. Per giungere a un prodotto finale di straordinaria qualità, i nostri growers sono impegnati in un minuzioso controllo di ogni singolo passaggio della filiera: iniziano dalla semina, arrivano al raccolto e passano all‘essiccamento. Il processo si chiude poi con il confezionamento. Il nostro “semina, coltiva, coccola, raccogli, imbusta” non è solo un motto, ma la filosofia su cui poggia l'intera azienda: solo controllando personalmente tutte le fasi possiamo garantire un prodotto di altissima qualità. Attualmente, tutti gli strain CBWEED sono autoprodotti con coltivazione organica e simbiotica, per la maggior parte in serre con impianti LED, ma anche in indoor e outdoor. Per la stagione 2020 il GROWERS DEPARTMENT ha in serbo grandi sorprese, tra le quali nuove partnership e innovative genetiche dalle caratteristiche e dai profumi unici nel loro genere, nate dalla costante ricerca che da sempre ci contraddistingue. Per saperne di più www.cbweed.com.


Canapando presenta I Hemp: un sogno diventato realtà Noi di Canapando ci sentiamo fortunati perché abbiamo fatto del nostro hobby un lavoro. La coltivazione di cannabis per molti di noi è stata per lungo tempo una grande passione, un sogno troppo a lungo irrealizzabile. La diffusione delle infiorescenze CBD nel 2016 ci ha reso speranzosi, ma non trovavamo nessun prodotto di una qualità tale da poter soddisfare appassionati come noi e quindi meritare il nostro marchio. È nata così, dopo lungaggini burocratiche e investimenti importanti, I Hemp, la nostra azienda agricola, perno centrale di tutto il progetto Canapando. La nostra farm infatti, ci permette di gestire in piena autonomia tutta la filiera di coltivazione di cannabis light. Quest’anno I Hemp festeggia il suo terzo compleanno ed è il nostro punto di forza e il nostro più grande orgoglio. Hemp consta di 1,7 ettari di terreno con 12.000 mq quadri di serre e 600 mq di spazio dedicato all’indoor. Proprio questo spazio ci permette di sperimentare di più, infatti la luce artificiale ci dà la possibilità di selezionare, controllare, ibridare e generare talee che poi verranno fatte crescere in greenhouse. Dopo anni di attenta selezione e ricerca, abbiamo sviluppato i migliori fenotipi di cannabis light e abbiamo la possibilità di coltivarli come più ci piace, utilizzando solo concimi organici. Gianicolo, King Kong, Sorbetto, Big Babol e Space Cake sono il risultato finale del grande lavoro di I Hemp e sono solamente i primi rappresentanti di una linea di prodotti unici e di altissima qualità, al top tra le infiorescenze CBD reperibili sul mercato. Maggiori info su www.canapando.net.

Domus Seeds, la Cannabe è finalmente seedbank spagnola dal un e-commerce: DNA italiano acquista ora i prodotti a base di canapa! Da sempre l’Italia è una terra ricca di coltivatori di cannabis eccellenti ed è costantemente ben rappresentata nel settore delle seedbank, anche con esponenti di fama internazionale. Nonostante il mercato sia in continua evoluzione con nuove tecniche di dubbia validità a Valencia c’è Domus Seeds, seedbank fondata da Andrea e Michela, che persegue la vecchia scuola italiana portando a compimento un lavoro di gran qualità e affidabilità visibile grazie alla «piena soddisfazione dei nostri clienti finora - come tende a sottolineare Andrea - serviti in ogni parte del mondo attraverso il sito web e i rivenditori ubicati in Spagna, Italia, Inghilterra, Uruguay, Argentina e Brasile».

Questa seedbank vanta inoltre un patrimonio genetico di tutto rispetto e di indubbia qualità, confermata anche dai 2 riconoscimenti vinti in Uruguay nel 2019, come la White Fruit (seconda classificata) e la Auto Bruce Banner (prima classificata), pianta quest’ultima davvero molto apprezzata tra le autofiorenti per l’elevato contenuto di THC. Il prossimo 16 e 17 maggio Domus Seeds sarà presente all’Expocbd2020 a Rosario, Argentina, dove si terrà la Copa Zona Norte giunta alla sua 6° edizione. Quest’evento prevede la partecipazione dei migliori marchi del settore e vedrà Andrea tra i giudici insieme ai suo colleghi delle altre seedbank. Per la prima volta in assoluto una giuria formata anche da tutti i breeder delle seedbank presenti all’evento.

La notizia che molti aspettavano è finalmente arrivata: oggi è possibile acquistare direttamente su Cannabe. it tutti i prodotti disponibili sul sito. Tra questi ricordiamo le infiorescenze, tutte provenienti da piante legali regolarmente inscritte nel catalogo nazionale delle piante agricole coltivabili e commercializzabili, i trinciati di fiori, piantine e talee, estratti e resine, i cristalli, che consentono di utilizzare la forma più pura di CBD disponibile sul mercato, e gli oli CBD, composti di natura vegetale contenenti olio evo e cannabidiolo. Ma sul sito è possibile acquistare anche birre a base di canapa, prodotti alimentari di origine biologica, come l’olio di semi di canapa, fonte importantissima di Omega 3 e 6, farina di semi di canapa decorticati, crema spalmabile a base di semi di canapa e nocciole, cioccolato artigianale, mix di erbe per la profumazione di armadi, cassetti e ambienti. Senza dimenticare naturalmente tutti i prodotti dedicati al mondo dei liquidi scomposti, come CBD stick, liquidi impreziositi da aromi naturali differenti e CBD vape stick, che rappresentano non solo un vero e proprio prodotto di tendenza, ma anche uno strumento importante per evitare i danni derivanti dalla nicotina e dagli altri ingredienti potenzialmente dannosi, senza dover rinunciare al piacere del rituale e ai propri momenti di relax. Per saperne di più visita www.cannabe.it.

Per saperne di più www.domusseeds.com/it.

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INSIDE MAGAZINE

DOLCE VITA · marzo-aprile 2020 · 133


ELENCO PUNTI VENDITA/DISTRIBUTORI FRIULI-VENEZIA GIULIA • CBWEED SHOP, VIA DEI FORNI DI SOTTO 9, 33100, UDINE • CITY JUNGLE, VIA LONGARONE 34, 33100, UDINE • L’ERBA PROIBITA WEED HOUSE, VIA DEI GIULIANI 17, 34137, TRIESTE • YOU HEMP, VIA POSCOLLE 32, 33100, UDINE VALLE D’AOSTA • SHANKARA LAB, VIA MONTE VODICE 32, 11100, AOSTA • TECNOCEILING HEMPORIA, VIA GRAMSCI 5, 11100, AOSTA TRENTINO-ALTO ADIGE • CANNABIS SOCIAL CLUB BOLZANO/BOZEN, VIA DANTE 2, 39100, BOLZANO • CANNABIS COMPETENCE CENTER, VIA DANTE 2, 39100, BOLZANO • CHACRUNA, CORSO 3 NOVEMBRE 72/2, 38100, TRENTO • CHACRUNA, VIA CAVOUR 3, 39100, BOLZANO • GREEN ZONE, VIA VERGOLANO 29, 38062, ARCO (TN) • SEA OF GREEN, VIA GOETHE 99-101, 39012, MERANO (BZ) • XATIVA HEMP & GROWSHOP, VICOLO PAROLARI 10, 38068, ROVERETO (TN) VENETO • BABYLONIA, CONTRA’ MURE PORTA NOVA 26, 36100, VICENZA • BIOELIX SRL, VIALE DELLE TERME 28, 35030, GALZIGNANO TERME (PD) • BOOMALEK, VIA EUGANEA 78, 35141, PADOVA • BOTANICA URBANA, VIA GRASSAGA 28, 30020, NOVENTA DI PIAVE (VE) • BOTANICA URBANA VICENZA, VIA CAP. SELLA 47, 36015, SCHIO (VI) • CASA DEI BENI COMUNI, VIA VITTORIO VENETO 71, 32100, BELLUNO • CAMELOT, CORSO VITTORIO EMANUELE – ANG. VIA DEI RONCONI 7°, 45011, ADRIA • CANAPALPINO, PIAZZA IV NOVEMBRE, 32036, BRIBANO (BL) • CANAPALPINO FELTRE, VIA GIUSEPPE GARIBALDI 26, 32032, FELTRE (BL) • CANAPALPINO BELLUNO c/o TABACCHERIA JOLLY, VIA VITTORIO VENETO 164, 32100, BELLUNO • CHACRUNA VERONA, VIACOLO DUE STELLE 3, 37121, VERONA • CSO PEDRO - CENTRO SOCIALE OCCUPATO, VIA TICINO 5, 35135, PADOVA • DEJAVU, VIA TRIESTE 16, 37135, VERONA • DOLOMITI MATERASSI, VIA CAMP LONC 7, 32032, VILLAPAIERA (BL) • EDO’S VERONA, VIA SAN VITALE 5A, 37129, VERONA • FIOR DI CANAPA, VIA A.CRESCINI 98/34, SANT’AMBROGIO DI VALPOLICELLA 37015 (VR) • GREEN DOOR, VIA ANGELO MESSEDAGLIA 34, 37069, VILLAFRANCA DI VERONA (VR) • GREEN LEMON GROWSHOP, VIA GORIZIA 19/A, 45014, PORTO VIRO (RO) • HEMPORIUM, S.S. 11 PADANA SUPERIORE 279, 36100, VICENZA • HEMPTOWN, VIA CASTELLI 5, 30175, MARGHERA (VE) • IDROPONICA GROWSHOP, VIA DON FEDERICO TOSATTO 19, 30174, MESTRE (VE) • IN & OUT, CORSO CESARE BATTISTI 48, 37058, SANGUINETTO (VR) • MOKSA, VIA SAN FRANCESCO 12, 31100, TREVISO (TV) • MR GREEN, VIA MARCHESANE 174, 36061, BASSANO DEL GRAPPA (VI) • NUOVA DIMENSIONE, VIA ROMA 13, 36045, LONIGO • PUNTOVERDE TREVISO, VIA CASTELLANA 37/O, TREVISO (TV) • SALUTE DI CANAPA, VIALE VENEZIA 39, 36067, SAN GIUSEPPE DI CASSOLA (VI) • SEMI AMI PADOVA, VIA CHIESANUOVA 173, PADOVA • SUMMANO CANAPA, VIA VITTORIO VENETO 96, 36035, MARANO VICENTINO (VI) • THE JUNGLE – INDOOR GARDEN, VIA MILONE 21, 37135, VERONA (VR) • VAN GOGH, VIA NAZIONALE 32, 31020, SAN FIOR (TV) LOMBARDIA • 3LIFES, VIA SAN GIUSEPPE 15, 20841, CARATE BRIANZA (MB) • AGROW GROWSHOP, VIA GABRIELE D’ANNUNZIO 44, 22100, COMO • AKUNAMATATA, VIA VIGEVANO 39, 20144, MILANO • AZ. AGRICOLA IL GIARDINO DEI SEMPLICI, VIA PRATO MOLINARO 42, 24010, DOSSENA (BG) • BIO GROWSHOP, VIA GARIBALDI 26, 46043, CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN) • BLUEBERRY, VIA ALESSANDRO MANZONI 48, 20862, ARCORE (MB) • BOTANICA URBANA, VIA ENRICO FOLLI 6, MILANO • CANAPAMONDO, VIA F. GENALA 4E, 26100, CREMONA • COLTIVA, CORSO XXV APRILE 149, ERBA, 22036, COMO • GHIRIGORI FAMILY, VIA VALERIANA 155, 23015, DUBINO • GHIRIGORI FAMILY, PIAZZA GARIBALDI 7, 23848, OGGIONO • GREEN FACTORY, PIAZZA MARCHETTI 11-12, 21014, LAVENO-MOMBELLO (VA) • GREEN DREAMS, VIA PIETRO DA LISSONE 65, 20851, LISSONE (MB) • GREEN COUNTRY, VIA CAVOUR 7, 20010, VITTUONE (MI) • GREEN FAMILY, VIA GIACOMO LEOPARDI 22, 24036, PONTE SAN PIETRO (BG) • GREEN FLOWER, VIA G.MARCONI 14, 23875, OSNAGO (LC) • GREEN PEOPLE, VIA UGO LA MALFA 84, 27029, VIGEVANO (PV) • GREEN UTOPIA, VIA CREMA 20, 20135, MILANO • GREEN TOWN, VIA ROSOLINO PILO 14, 20129, MILANO • GROOVY SHOP, VIA TODESCHINO 49, 25019, SIRMIONE (BS)city • GROW TIME, VIA LECCO 79, 24035, CURNO (BG) • GREEN ZONE SRLS, PIAZZA DEL POPOLO 25, 20025, LEGNANO (MI) • HAPPINESS, VIA TRIESTE 13, 27100, PAVIA (PV) • HEMPIRE ITALIA, VIA SUSANI 17, 46100, MANTOVA • HEMPTOWN BRIANZA, PIAZZETTA SANDRO PERTINI, 23885, ARLATE (LC) • HYDROROBIC, VIA NELSON MANDELA N.30, (EX VIA TRENTO), 24048, TREVIOLO (BG) • IDROPONICA GROWSHOP, VIA ERCOLE RICOTTI 3, 20158, MILANO • IGROX, VIA VITTORIO VENETO 23B, 20010, BERNATE TICINO (MI) • JUSTMARY, PIAZZALE BIANCAMANO, 20121, MILANO • KARKADE’, VIA MONTE CENGIO 17, 25128, BRESCIA • KING’S GARDEN STORE, VIA XXV APRILE 11, 20832, DESIO (MB) • LA BOTTEGA DEL ROSSO, OGNI SABATO FIERA DI SINIGAGLIA, 20150, MILANO • LA MANDRAGOLA, VIA SAN POLO 1, 25124, BRESCIA

134 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020

• LEONCAVALLO SPAZIO PUBBLICO AUTOGESTITO, VIA WATTEAU 7, 20125, MILANO • LIGHT FLOWER SHOP, VIA G VERDI 62B, 25016, GHEDI (BS) • LOVE CANAPA TRADATE, CORSO MATTEOTTI 11, 21049, TRADATE (VA) • MACAO CENTRO PER LE ARTI E CULTURA, VIA MOLISE 68, 20137, MILANO • MARY JANE BG, VIA SAN BERNARDINO 33, 24122, BERGAMO • MARI JUST RELAX, VIA GALLARANA 74 ANG. VIA LIBERTÁ, 20900, MONZA • MB GROW, VIA FELICE CAVALLOTTI 23, 21016, LUINO (VA) • MISTER CANAPA, VIA SANT’AGNESE 12, 20123, MILANO • MISTER HEMP, VIA PIRANDELLO 4, 20144, MILANO • NEW BIOGROUP VOGHERA, VIA AMENDOLA 1D, 25058, VOGHERA (PV) • NON SOLO ERBA, VIA MAGENTA 20, 23900, LECCO • PIANETA VERDE GROWSHOP, VIA MARCONI, 38, 20098, SAN GIULIANO MILANESE (MI) • ROOTS TEAM SNC, VIA BAIONI 5/E, 24122, BERGAMO • SECRET GARDEN, VIA ANTONIO VIVALDI 21, 24125 BERGAMO • SEMI AMI, VIA CARLINI 28, 20831, SEREGNO (MB) • SEMI AMI CASSINA DE PECCHI, VIA ROMA 64, 20060, CASSINA DE PECCHI (MI) • SEMI MATTI, VIA INDIPENDENZA 10, 21100, VARESE • SOLUZIONE CANAPA, VIA ROMA 46, 21019, SOMMA LOMBARDO (VA) • VIRGOZ’ STUDIO, VIA VOLVINIO 31,20141 MILANO PIEMONTE • ALTER ECO, VIA OZANAM 10, 10153, TORINO • ASKATASUNA CENTRO SOCIALE, CORSO REGINA MARGHERITA 45, 10124, TORINO • BAHIA GROWSHOP, VIA CASTELGOMBERTO 141, 10137, TORINO • CANAPAX, CORSO GARIBALDI 40, 12042, BRA (CN) • CAVANESE GROWSHOP, VIA GIACOMO BUFFA 12/B, 10081, CASTELLAMONTE (TO) • CLUB 1753, VIA PADOVA 36, 10121, TORINO • CRAZIEST’09, VIA CORTE D’APPELLO 7 BIS, 10122, TORINO • EASY GREEN, VIA TORINO 19/A, 10075, MATHI (TO) • ECOLTURE, VIA REGIO PARCO 100A, 10036, SETTIMO TORINESE (TO) • EVERWEED, VIA XX SETTEMBRE 29BIS, 13011, BORGOSESIA (VC) • GREEN & GROW, VIA SAVONA 47, 12100, CUNEO • GREEN DREAMS, VIA PRIVATO 4, 10034, CHIVASSO (TO) • GROWING CONCEPT STORE, VIA VIRGINIO 17, 10063, PINEROLO (TO) • HEMP EMBASSY, CORSO VERCELLI 29F, 28100, NOVARA • INDOORLINE, VIA LORENZO PEROSI 3, 10040, VOLVERA (TO) • NEGOTIUM NATURAE, VIA BLIGNY 7A, 10122, TORINO • NEW BIOGROUP, VIA TORTONA 88, 15100, ALESSANDRIA • NEW BIOGROUP ALBA, CORSO BRA 52F FRAZ. MUSSOTTO, 12051, ALBA (CN) • NEW BIOGROUP VERCELLI, VIA SEMPIONE 5, 13100, VERCELLI • NEW BIOGROUP TORINO, VIA POLVERIERA 8, 10042, NICHELINO (TO) • SEMI AMI TORINO, VIA DANTE DI NANNI 105F, 10147, TORINO • O’SHOP GROWSHOP, VIA MADDALENE 40A, 10154, TORINO • OFFICINE DELLA CANAPA ASSOCIAZIONE, VIA ROMA 98, 14042, CALAMANDRANA (AT) EMILIA-ROMAGNA • BOTANICA URBANA BOLOGNA, VIA VALDOSSOLA 33A, 40134, BOLOGNA • BOTANICA URBANA PIACENZA, VIA TORTONA 59 – ANG. M.TE PENICE, 29121, PIACENZA • BOTTEGA DEL VERDE, VIA DI ROMA 82, 48121, RAVENNA • BOTTEGA DELLA CANAPA, VIA MARSALA 31/A, 40126, BOLOGNA • BOTTEGA DELLA CANAPA, VIA CERVESE 1303, 4752, CESENA • CANAPAIO DUCALE, PIAZZA GUIDO PICELLI, 11, 43100 PARMA • CANAPAHOUSE SHOP & KITCHEN, VIALE CECCARINI 130, RICCIONE • CANAPAJO’, VIA PASCOLI 60, 47841, CATTOLICA • CANAPAJO’ CITY, VIA ROMA 104/B, 47922, RIMINI • CANAPERIA, VIALE DELL’APPENNINO 117, 47121, FORLI’ • CBWEED SHOP, CORSO GIUSEPPE GARIBALDI 189, 47121, FORLI’ • CBWEED SHOP, VIALE CARLO SIGONIO 129, 41121, MODENA • DEEP ROOTS, VIA CESARE COSTA 89, 41123 MODENA (MO) • DOTT BUD, VICOLO DELLA FONTE 14, 44022, SAN GIUSEPPE FRAZ. COMACCHIO (FE) • DOTTOR WEED, VIA VALENTI 4, 43122, PARMA • FLOWER POWER, VIA PELLIZZA DA VOLPEDO 19E, 40139, BOLOGNA • FOGLIE D’ERBA, VIA AURELIO SAFFI 61B/C, 40131, BOLOGNA • FOGLIE D’ERBA, VIA DELLA GRADA 4/F, 40122, BOLOGNA • GRACE SHOP PARMA, VICOLO AL LEON D’ORO 6, 43121, PARMA • GREEN PASSION, VIALE MEDAGLIE D'ORO 21, 41124, MODENA • GROWSHOP REGGIO, VIA JACOPO DA MANDRA 30A, 40122, REGGIO EMILIA • GROWSHOP REGGIO, VIA CESARE COSTA 29, 41123, MODENA • HEMP SHOP, VIA EMILIA INTERNA 152, 48014, CASTEL BOLOGNESE (RA) • HIERBA DEL DIABLO REGGIO, VIALE MONTE GRAPPA 27/C, 42121, REGGIO EMILIA • HEMP STORE PARMA, STRADA BIXIO 75, 43100, PARMA • HEMPATICA, VIA PREMUDA 28H, 42123, REGGIO EMILIA • IDROGROW, VIA LOMBARDIA 10, 41012, CARPI (MO) • IDROPONICA GROWSHOP, VIA VIRGINIA REITER 19, 40127, BOLOGNA • IL PRETESTO BEERSHOP, VIA RIVA RENO 60D, 40121, BOLOGNA • I SAPORI DELLA CANAPA, VIA MARCONI 71, 47833, MORCIANO DI ROMAGNA (RN) • MALERBA, CORSO ISONZO 107/D, 44121 FERRARA • MARMALADE SKIES, VIA LEONARDO DA VINCI 18, 44034, COPPARO (FE) • NATURAL MYSTIC, VIA VIGNOLESE 1230 (SAN DAMASO), 41125, MODENA • NATURAL MYSTIC, VIA SANTA CHIARA 7, 41012, CARPI (MO) • ORA LEGALE, VIA MARCHE 2/E, 40139, BOLOGNA • PHARMACY LEAF, VIA SBRILANCI 23A, 41012, CARPI (MO) • YOU CANN, VIA ROMA 92, 29027, PODENZANO (PC) LIGURIA • BLOW VAPE & GROWSHOP, VIA C. COLOMBO 125, 18018, TAGGIA (IM)


• CANAPA ZENA, VIA VARESE 5R, 16122, GENOVA • DR BUDS, VIA GALATA 49R, 16121, GENOVA • GOLDENWEED, VIA AMERIGO VESPUCCI 57, 19135, LA SPEZIA • HEMPLINE, VIA SAN LUCA 76/78 ROSSO, 16124, GENOVA • INDOORLINE STORE, VIA SANT’AGNESE 12 ROSSO, 16124, GENOVA • VENERE NERA, VIA GERMANO JORI 174R, 16159, GENOVA TOSCANA • BOTANICA URBANA, V. LOCCHI 94/A, 50141, FIRENZE • BOTTEGA CANACANDIA, VIA PONTESTRADA 16, 54100, MASSA • CAMPO DI CANAPA, VIA LEOPARDI 4/R, 50121, FIRENZE • CANALIFE14, VIA SAN BERNARDO 53, 56125, PISA • DOMANI SMETTO, VIA AURELIA NORD 111 LOC. PONTESTRADA, 55045, PIETRASANTA (LU) • FIORI DI CAMPO, VIA SALVAGNOLI 77, 50053, EMPOLI (FI) • FIORI DI LUCA, VIA D.MANIN 36C, 51016, MONTECATINI TERME (PT) • GLASS & GREEN, VIA DEL BRENNERO 344, 55100, LUCCA • IDROPONICA GROWSHOP DI AREZZO, VIA FARNIOLE 23, 52045, FOIANO DELLA CHIANA (AR) • IDROPONICA GROWSHOP FIRENZE, VIA BRONZINO 34D, 50142, FIRENZE • IDROPONICA FIRENZE NORD, VIA AMEDEO AVOGADRO 32, 50019, OSMANNORO (FI) • LA BONAMARIA HEMPORIO, VIA R. CORSINOVI 63, 50019, SESTO FIORENTINO (FI) • LIBERTY FISKIONS, VIA TOSCO ROMAGNOLA 731, 560121, CASCINA (PI) • MADE IN CANAPA, VIA A. NARDINI D.M. 17/19, 57125, LIVORNO • MATERIA MEDICA PROCESSING SRL, STR. DEL PETRICCIO E BERLIGUARDO 35, 53100, SIENA • MCK BIOGARDENING, VIA PADRE NICOLA MAGRI 118, 57121, LIVORNO • MEGA SVAPO, VI ROMA 67, 50063, FIGLINE E INCISA VALDARNO (FI) • MOUNTAIN GROWSHOP, PIAZZA GRAMSCI 30, 53021, ABBADIA SAN SALVATORE (SI) MARCHE • ALL-GREEN GROWSHOP, VIA E. ROSSI 54, 60035, JESI (AN) • GUERILLA GARDEN, VIA GIOVANNI PERGOLESI 2, 62012, CIVITANOVA MARCHE (MC) • GREEN PARADISE, VIA GIORDANO BRUNO 185, 63822, PORTO SAN GIORGIO (FM) • IDROPONICA GROWSHOP PERUGIA, VIA CIPRIANO PICCOLPASSO 20, 06128, PERUGIA • NATURAL STORE, VIA CHERUBINI 6, 63074, SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) • TEMPIO VERDE CANNABIS STORE PESARO, PIAZZA DORIA 12, 61121, PESARO (PU) • TEMPIO VERDE CANNABIS STORE FANO, VIA GABRIELLI 77, 61032, FANO (PU) • TEMPIO VERDE CANNABIS STORE URBINO, BORGO MERCATALE 30, 61029, URBINO (PU) • VITAVERDE INDOOR SOLUTIONS, VIA MARCHE 20, 60030, MONSANO (AN) • ZONAUFO, VIA PASSERI 155, 61121, PESARO UMBRIA • CANNABIZZANDO, VIALE PATRONO D’ITALIA 31G, 06081, SANTA MARIA DEGLI ANGELI (PG) • CBWEED SHOP PERUGIA, VIA A. GRAMSCI 121, 06073, ELLERA DI CORCIANO (PG) • DOCTOR GREEN GROW SHOP, VIA DAMIANO CHIESA 7A, 05100, TERNI • MYSTICANZA, VIA SAN FRANCESCO 9, 06100, PERUGIA • ZIO BOB GROWSHOP, VIA SANT’EGIDIO 86, 06039, TREVI (PG) LAZIO • AREA 51, VIA CORRADO GRECO 32, 00121, OSTIA • CANAPA CAFFE, VIALE DELLO SCALO DI S. LORENZO 30, 00185, ROMA • CANAPANDO, VIA GIOVANNI DE CALVI 97, 00151, ROMA • CANAPANDO, VIA L’AQUILA 48, 00176, ROMA • CANAPANDO, VIA DELLE MEDAGLIE D’ORO 6D, 00136, ROMA • CANAPANDO, LARGO DELLE SETTE CHIESE 11, 00145, ROMA • CANNABIS STORE AMSTERDAM LADISPOLI, VIA ANCONA 38/A, 00055, LADISPOLI (RM) • CASA DELLA CANAPA, PIAZZA SAN BENEDETTO DA NORCIA 37, 000171, POMEZIA (RM) • COLTIVAZIONE INDOOR GROW SHOP, VIA GIUSEPPE BASILE 12/14, 00166, ROMA CASALOTTI • DR. SPLIFF, VIA FILIPPO ARENA 23, 00171, ROMA • EDICOLA76, VIA MATTEOTTI 47, 01022, BAGNOREGIO (VT) • ESCAPE, VIA G. MARCONI 16, 04011, APRILIA (LT) • FILO D’ERBA, VIA R. GRAZIOLI LANTE 46, 00195, ROMA (GSI) • FILO D’ERBA, VIA VAL DI CHIENTI 19, 00141, ROMA (GSI) • FILO D’ERBA, VIA IPPOCRATE 61, 00161, ROMA • GREEN LIGHT DISTRICT, VIA GIOVANNI XXIII 18, 00043, CIAMPINO (RM) • KEEP GROW, VIALE TIMOCLE 46, 00124, ROMA • GREENLAND, VIA NOMENTANA 340, 00141, ROMA • GROWERLINE POMEZIA, VIALE MANZONI 33, 00040, POMEZIA • HORTUM DEUS, VIA RAFFAELE DE COSA 15, 00122, OSTIA LIDO • IDROPONICA GROWSHOP, VIA BOLOGNOLA 30, 00138, ROMA • IDROPONICA GROWSHOP (ROMA BOCCEA), VIA DI BOCCEA 541Bbis, 00166, ROMA • IDROPONICA GROWSHOP (RE DI ROMA), LARGO PAOLA FRASSINETTI 18, 00182, ROMA • IL DISPENSARIO, VIA GIUSEPPE ARMELLINI 37, 00143, ROMA • JOINT GROW, VIA CARLO AMORETTI 224, 00157, ROMA • LADY NIRVANA, VIA ALESSANDRO ZANNETTI 4, 00188, ROMA • L’HEMPIRICO, VIA LUCA VALERIO 14, 00146, ROMA • MUSEO DELLA CANAPA, VIA DEI GINEPRI 37, 00171, ROMA • MR.BLOOM, VIA SESTIO CALVINO 120/122, 00174, ROMA • PIANTA GRANE, VIA DON BOSCO 17, 00044, FRASCATI (RM) • STRIKE SPAZIO PUBBLICO AUTOGESTITO, VIA PARTINI 21, 00159, ROMA • TERRA NATURA, VIA CORI 66, 04010, CORI (LT) • VERDESATIVA SRL, VIA ANCHISE 8, 00071, POMEZIA (RM) • 4 YOU GROW SHOP, VIA G. GERACE 68, 02100, RIETI ABRUZZO • ASSOCIAZIONE CANABRUZZO, CONTRADA S. SILVESTRO 27, 64037 CERMIGNANO (TE) • CBDIMENSION, VIALE G. MARCONI 12, 65127, PESCARA • GREEN STORE, VIA MARRONE 16, 65015, MONTESILVANO (PE)

POCO

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Anno XV - Numero 87 MARZO/APRILE 2020 Edito da DV Network S.r.l. via Filippo Argelati 10 20143 Milano in collaborazione con ENJOINT.com Registrazione al Tribunale di Milano n.306 del 3.05.2006 Direttore responsabile: Fabrizio Rondolino Direttore editoriale: Matteo Gracis Coordinatrice: Enrica Cappello Redattori: Mario Catania Beatrice Mele Supporto legale: Avv. Carlo Alberto Zaina Collaboratori: Scott Blakey aka Shantibaba, IvanArt, Carlo Roperto, Maurizio Gazzoni, Giuseppe Maio, Marc Nistico, Marco Cedolin, Dr. Marco Bertolotto, Jay-T, Federica Pojaga, Acirne, Sweet Seeds Team, Hilde Cinnamon, Bernardo Parrella, Sabina D’anna, Dr. Marco Ternelli, Buddha Seeds team, Gabriele Ferreccio, CanapaHouse, Carlo Taglia, Daniele D’Agata, Paradise Seeds Team, Enrico Pirana, Gilberto Camilla, Annabella Coluzza, Stefania Cassani, Collettivo di ricerca Emidio di Treviri, Giuseppe Nicosia, Aurora Angrisani, Stefano Nieri, Arianna Petrolati, Maria Paola Liotti, Daniele Bandi, Marta De Zolt, Michele Privitera. Impaginazione e Copertina: Ernesto Corona Sito web: www.dolcevitaonline.it Email: info@dolcevitaonline.it Facebook: facebook.com/dolcevitamagazine Twitter: twitter.com/dolcevita_mag Instagram: instagram.com/dolce_vita_magazine Pubblicità: adv@dolcevitaonline.it Distribuzione Negozi: Tel: 388.65.23.211 Email: distribuzione@dolcevitaonline.it Abbonamenti: Tel: 02.84402302 abbonamenti.dolcevita@sofiasrl.com Stampato presso: Lineagrafica S.R.L. Città di Castello (PG) ATTENZIONE La redazione di Dolce Vita e i suoi collaboratori non intendono e non vogliono in alcun modo incentivare e/o promuovere condotte vietate dalle attuali leggi vigenti nei Paesi dove la rivista è reperibile. Tutte le informazioni contenute sono da intendersi esclusivamente ai fini di una più completa cultura generale nonché sulle strategie di riduzione del danno. La redazione non si assume nessuna responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in Dolce Vita e ricorda ai lettori che il possesso e la coltivazione di cannabis sono VIETATE. Dolce Vita non è responsabile dei contenuti e dei prodotti presenti sulle pubblicità della rivista.

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