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Graziella Bindocci, Donna luna, di Anna Vincitorio, pag

GRAZIELLA BINDOCCI Donna Luna

di Anna Vincitorio

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IL titolo fa pensare alla luna umanizzata nella stessa autrice. Luna, intesa come luce di freddo argento che alimenta il mistero della notte; “colline nere echeggiano/ di civetta il grido/ mistero e paura/ cela l’ombra scura”. Luna è anche donna, sensualità, corpo sfiorato “dalle dita della notte/ che un brivido percorre”.

Il testo scorre come la vita di Graziella che emerge “da profondità abissali” per poi manifestarsi. Sensazioni scaturite dal sogno. Nel sogno viviamo vite parallele apparentemente in contrasto perché esse stesse fanno parte del nostro essere. Tutto ciò che in noi emerge proviene da profondità lontane. Pulsioni, desideri inconfessati, frutto di inquietudini e sensazioni che alimentano e anche colmano le nostre incertezze. Nell’autrice, l’ignoto compagno e ladro per lei: “ad una rosa il profumo/ l’energia alla primavera/ i colori all’alba/ e la notte non conosceva/ il mistero della luna/ perdeva le stelle/ si popolava di fantasmi”.

Graziella si racconta. Lunga la strada. Sono i momenti tristi e lieti del suo percorso dove i giorni colmi di tristezza si alternano a sorrisi. “Un ponte una strada/ diversi ogni volta/ perché io diversa/ più veri ogni giorno/ perché io più vera”.

La sua vita una ricerca negli altri. Voler essere consapevole di verità terribili. La sua mano ferma fissa nell’obiettivo realtà lontane, spesso atroci che fa sue. Occhi che denunciano e, intorno a lei, “non solitudine. Ma folla di volti intorno…”. Lei è coloro che le si fanno incontro. C’è solitudine, la veste dei poeti, e voci, pianti nel mare della vita. Ricordo del padre acui l’orrore della guerra rubò l’innocenza e dopo sette anni, il ritorno. “Un uomo cupo/ triste e silenzioso”. Graziella non ricorda il sorriso del padre. Il sangue, la morte, gli ospedali da campo.

La sua è una poesia di vissuto e la vita è popolata di ombre vaganti, di eventi lontani o vicini che l’hanno segnata. Potremmo dire che il suo cuore batte con la stessa intensità della mano quando scrive. Sempre di lei “compagna la notte ora cosparsa di stelle, ora manto nutrito d’ombre”. “La notte assume in lei carnalità/ di fiore notturno”. È poesia che scorre. “Una lunga vita rivive/ dolci ricordi, amarezze lutti e nascite/ ne hanno costellato il cielo/ mescolati come petali/ di fiori di campo/ alla deriva nella brezza/ su un verde prato di primavera”. E lei aspetta ad occhi chiusi… La fine? No. Per una persona così ricca di emozioni, di sensibilità, di amore non può che esserci la continuità in tutto ciò che ha prodotto, sentito, sofferto.

Voglio chiudere con – Le bambine di Aleppo –“Non sorridevano le bambine di Aleppo…/ guardavano in silenzio/ turisti davanti al Suk ben vestiti…/ con pochi euro si può comprare

molto/ fra i poveri della città/ anche un sorriso/… Il Suk non c’è più devastato dalle bombe/ aleggia l’odore della morte/ nella città di Aleppo/ gelido… soffia il vento della paura/ Dove sono le bambine di Aleppo dal volto serio e la tristezza negli occhi?”.

Anna Vincitorio

Firenze, 14 agosto 2021 GRAZIELLA BINDOCCI - Donna Luna, Blu di Prussia, 2020 – pagg. 86, € 10,45

PICCOLA FIGURA

Piccola figura nera immobile, posata in alto sull’angolo del tetto della casa in fianco alla mia, piccola figura solitaria e silenziosa che ti stagli sul grigiore del cielo osservando e quasi dominando sotto di te la terra e in alto il tutto…

Così, dal mio balcone, anch’io guardo il cortile sottostante e scruto il cielo per trovarvi i segni dell’ormai imminente temporale.

E se ad un primo sguardo io ti avevo invidiato quella tua possibilità di volo e di librarti alto nel cielo, ora mi è di conforto il pensiero del sicuro rifugio sotto il tetto della mia casa.

14 luglio 2021

Mariagina Bonciani

Milano

Niente è eterno, tutto è provvisorio, le cose, come la vita, le stelle, le galassie; tutto perennemente si muta e si trasforma. È questa l’eternità.

GIARDINI PENSILI

I mille giardini dei tetti di Milano sono cupole verdi aperte al sole penetrate dalla luna. Sono sogno di boschi e foreste di savane e praterie. Sussurrano l’Africa in noi… … e l’ominide oscilla fra i rami contende bacche agli uccelli beve rugiada dalle foglie, poi sale alle più alte cime tende le braccia alle stelle e le stelle lo irradiano, divine.

I fastosi giardini pensili di Milano sono eco delle origini, miraggio della casa antica che aveva per tetto il cielo. Sono zone dell’anima, nostalgia di un globo giovane di spazi vergini. Vagheggiano semplicità tradite.

Ada De Judicibus Lisena

Milano (2021)

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