IL DON CHISCIOTTE Numero
Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte Via Zanone, 3 - Autorizzazione n°1105 della Segreteria di Stato agli Affari Interni della Repubblica di San Marino del 26/03/2004 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino 17
Marzo 2009
Beppe Cremagnani a San Marino
G8/2001: fare un
golpe e farla franca
Ospite della Don Chisciotte, il regista presenta il suo ultimo film il 26 marzo a Domagnano . 16 volantino a pag
Sopra di noi niente
Es...cogitando
sciocchezze
“tutti contro tutti”
Di vita, di morte, e di altre L’insana pretesa di decidere della propria vita
A pag. 12
Don Chisciotte
A tutela del benessere comune
Sei associazioni per la gestione dei rifiuti A pag. 2
Appunti di psicologia
Un funzionale
Capire le cause per individuare i problemi
a pagina
Campagna di finanziamento
Il
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mese prossimo si dovrà presentare la dichiarazione dei redditi. Se volete finanziare le nostre attività potrete indicare come beneficiario del 3 per mille (quota sociale comunque trattenuta) l’“Associazione Culturale Don Chisciotte”. Viviamo solo di queste liberalità. Chi voglia contribuire ulteriormente può farlo contattandoci via mail, o versando la quota che desidera su apposito form nel nostro sito. La gratuità delle nostre attività dipende dai finanziamenti che ci invierete. Grazie di cuore per l’affetto!
Oasiverde
Sandor Ferenczi
La scuola psicoanalitica ungherese Ferenczi, già affermato medico e neurologo, nonché uomo di vasta cultura e molteplici interessi, incontrò la psicoanalisi nel corso dei suoi esperimenti associativi. Lesse quindi “L’interpretazione dei sogni”, ma non ne fu come altri conquistato. La sua conversione alle idee freudiane si verificò invece, probabilmente, con gli “Studi sull’isteria” e con
A pag. 6
La pagina autogestita: articoli, foto, divulgazione... “Le allergie salveranno gli asini dall’estinzione?”
Pagg. 4 - 5
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6 Associazioni unite
A tutela del benessere comune
Richiesto un impegno vincolante al governo per affrontare di petto il problema dello smaltimento dei rifiuti
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In collaborazione con “Riccione per l’energia pulita” (con cui abbiamo organizzato a novembre, assieme all’AMS, un incontro a Borgo M.), il 10 febbraio abbiamo inviato una raccomandata (pubblicata sotto) ai Segretari di Stato interessati. Con questa iniziativa, le Associazioni Don Chisciotte, Micologica, Oasiverde, Agenda 21, Quarta Torre e G.A.S. Marino, fanno pressione affinché la RSM adotti una regolamentazione sullo smaltimento dei rifiuti che non contempli la creazione di inceneritori in Repubblica, e si prefigga di diminuire la produzione degli stessi attraverso programmi di formazione della cittadinanza al riciclo, il riuso e la separazione. Le associazioni firmatarie contrasteranno eventuali decisioni contrarie che dovessero verificarsi in futuro. L’iniziativa si è resa necessaria a partire dal rischio di ampliamento dell’inceneritore di Raibano (Coriano - RN). Per le Associazioni hanno firmato, rispettivamente: R. Ciavatta, R. Forcellini, D. De Biagi, E. Guidi, M. Giardi e S. Guardigli. Chi volesse contribuire contro l’ampliamento dell’inceneritore, potrà farlo versando un contributo con causale “ricorso al TAR per inceneritore di Raibano Provincia di Rimini” al conto corrente di Unicredit Banca S.p.a., cod. iban IT98L0200803359000010232171 - intestato ������������ a WWF ��������������� Italia, oppure al ������������������������������������������������������� conto corrente postale n. 10788404 intestato a WWF Italia - sezione regionale Emilia-Romagna, via San Felice, Bologna, con identica causale. Sul nostro sito, nella “GALLERIA EVENTI”, è pubblicata un’intervista rilasciata a SanMarinonotizie.com sull’iniziativa.
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L’ONU ci
bacchetta! I referendum del 2008 di R&T avvalorati da un documento del “Consiglio Economico e Sociale” (ECOSOC) delle Nazioni Unite
Siamo venuti a conoscenza di un documento della 39° sessione del Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Di cosa si tratta? Di un documento con cui ECOSOC comunica agli stati aderenti al “Patto internazionale per i Diritti Economici, Sociali e Culturali” (d’ora in poi “Patto”) gli interventi che devono attuare per rispettare il patto stesso. Il Patto è un documento delle Nazioni Unite (entrato in vigore il 3/01/76), sottoscrivendo il quale gli Stati si impegnano a favorire il rispetto dei diritti umani, una parità effettiva di diritti per cittadini e forensi, uomini e donne, abili e disabili, nel tentativo di eliminare ogni discriminazione, sia interna che nelle relazioni con l’esterno. San Marino ha aderito il 18/10/85, e l’entrata in vigore è datata 15/01/86. Ebbene, con questo documento del 19/11/07, l’ECOSOC fa un resoconto dei rapporti inviatigli da San Marino iniziando con gli aspetti positivi (l’adozione della legge del 2004 che riconosce ad entrambi i genitori di trasmettere la cittadinanza ai figli, l’adesione alla Convenzione dell’Aia, l’acqua potabile accessibile a tutti ecc). Poi, però, vengono i “Principali argomenti di preoccupazione”. Eccoli: Punto 10: la RSM destina solo lo 0,007% del PIL alla Cooperazione Internazionale (L’ECOSOC ci esorta a portarlo allo 0,7% - 100 volte tanto - entro il 2015). Punto 11: Assenza di disposizioni pe-
nali contro il razzismo. Punto 12: Preoccupazione per l’utilizzo di contratti temporanei e di collaborazione (interinale e co.co.pro, contro cui Rinnovamento & Trasparenza ha fatto due referendum nel 2008). Punto 13: esclusione dei frontalieri dal sussidio di disoccupazione in caso (attuale) di licenziamento Punto 14: Pensioni sociali troppo basse Punto 15: L’uso di linguaggio giuridico inaccettabile, come “figli illegittimi”. Punto 16: Preoccupazioni sulla definizione di famiglia che esclude le famiglie monoparentali dai sostegni statali (che penserà il vescovo Negri degli utlimi due rimproveri?). Inoltre l’ECOSOC incoraggia la RSM ad intraprendere iniziative tese a far fronte ad alcune lacune, come ad esempio: aderire alle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) n°81 (Ispezione del lavoro), n°102 (Sicurezza sociale), n°117 (politica sociale) e n°118 (parità di trattamento); creare disposizioni legali per combattere il razzismo, creare statistiche sul frontalierato ed includere i frontalieri nelle forme di sicurezza sociale in vigore, aumentare le pensioni sociali, fornire informazioni dettagliate sulle famiglie monoparentali. E dulcis in fundo, di fornire informazioni dettagliate sui motivi dell’elevato numero di persone sottoposte ad esami psichiatrici. Due considerazioni: 1) la RSM non è certo promossa, al massimo (si diceva una volta) rimandata a settembre! 2) le forme di lavoro precario, il cui vero scopo lo scopriamo durante questa crisi (co.co.pro. e interinali servono perché quando il lavoro cala devono andarsene senza belare, punto e basta), è condannato dalle Nazioni Unite. Il Patto, infatti (che la RSM ha sottoscritto ma non rispetta), dice all’articolo 7: “Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo di godere
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di giuste e favorevoli condizioni di lavoro, le quali garantiscano in particolare: a. la remunerazione che assicuri a tutti i lavoratori, come minimo: i. un equo salario ed una uguale remunerazione per un lavoro di eguale valore, senza distinzione di alcun genere; in particolare devono essere garantite alle donne condizioni di lavoro non inferiori a quelle godute dagli uomini, con una eguale remunerazione per un eguale lavoro; ii. un’esistenza decorosa per essi e per le loro famiglie in conformità delle disposizioni del presente patto; b. la sicurezza e l’igiene del lavoro; c. la possibilità uguale per tutti di essere promossi, nel rispettivo lavoro, alla categoria superiore appropriata, senza altra considerazione che non sia quella dell’anzianità di servizio e delle attitudini personali; d. il riposo, gli svaghi, una ragionevole limitazione delle ore di lavoro, e le ferie periodiche retribuite, nonché la remunerazione per i giorni festivi”. È evidente che chi lavora a una paga inferiore, con una scadenza come una spada di Damocle sulla testa, senza ferie (i co.co.pro. non ne hanno, come non hanno versamenti pensionistici, né tutele per la salute), è la negazione vivente di ogni punto contenuto in questo Patto. A questo punto, i responsabili dell’introduzione di quella legge (PDCS e PSD) dovrebbero cospargersi il capo di cenere e porre rimedio. Purtroppo, invece, nonostante i loro destini si siano (momentaneamente) separati, stanno lavorando per rimettere in piedi il secondo pilastro pensionistico finanziarizzato che era stato cancellato nel 2006 grazie ai referendum sempre di R&T (unica recente boccata d’aria nel torpore indecente della società civile sammarinese). Ma questo è il contenuto dell’articolo a pagina 10.
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La pagina di Oasiverde
Le allergie
salveranno gli asini dall’estinzione? Gli asini hanno alleviato per millenni il lavoro dell’uomo. Hanno svolto i lavori più pesanti tirando l’aratro e l’erpice, facendo girare la macina del grano e il frantoio per le olive. Hanno trainato carri e slitte e sulla sua groppa è stato caricato di tutto. Ha rappresentato uno dei mezzi di trasporto più sicuro e più antico, utilizzato per la capacità di trasportare notevoli carichi attraverso sentieri angusti e pericolosi. Nell’era della tecnologia avanzata, con l’avvento delle macchine agricole, l’asino è diventato inutile ed ora è a rischio di estinzione: scomparso dai
campi, gli ultimi rari esemplari testimoniano un passato lontano, l’iconografia di un mondo irripetibile, di una cultura contadina tramontata. Nonostante la tutela delle razze autoctone sia da sempre considerata prioritaria, dal 1950 al 2000, sono scomparse almeno 4 razze di asini. L’ultimo studio della Fao riconosceva che in Italia esistono otto varietà delle quali cinque a rischio critico contano poche centinaia di esemplari per razza(Asinara, Martina Franca, Romagnola e Grigio siciliano) e tre
(Amiatina, Ragusana e Sarda) sono comunque in pericolo. Perciò in quanto animale domestico, ci si pensi un po’ sopra, una volta persa la sua funzione economica o produttiva, sarebbe destinato ad estinguersi, mentre non essendo un animale selvatico, non viene considerato dalle associazioni tipo WWF. Così, pur essendo in estinzione, è tutelato solo in alcune colonie dove sovvenzioni statali garantiscono una cospicua giustificazione per chi le gestisce e dove molti degli esemplari forniscono una fonte di guadagno ulteriore attraverso la macellazione e la produzione di carne. L’aumento delle allergie nei bambini e la vanità femminile hanno portato alla riscoperta delle proprietà del latte d’asina in medicina ed in cosmetica con l’effetto di far salire a quota 5ooo gli esemplari del simpatico equino dopo l’allarme d’estinzione lanciato dalla Fao. In Italia nascono ogni anno circa 15.000 bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al normale latte di mucca e, per quelli che non possono essere allattati al seno, il latte d’asina rappresenta una valida alternativa. Il latte d’asina è un vero e proprio farma-food che oltre a risolvere i problemi delle intolleranze al latte
vaccino nell’età neonatale, grazie all’elevato contenuto in calcio e il bassissimo contenuto di grassi è utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Per le positive proprietà distensive della pelle dovute anche all’alto contenuto di lisozima (potente antibatterico e antivirale) il latte d’asina è richiesto anche in cosmetica sotto forma di creme, shampoo e sapone detergente. Già ai tempi dell’antica Roma, infatti, il latte d’asina era conosciuto per le sue proprietà contro le malattie e l’invecchiamento della pelle tanto che uomini e donne di alto lignaggio come Cleopatra e Poppea (consorte di Nerone) erano soliti lavarsi nel latte d’asina (lac asininum). Siamo di fronte a una pluralità di destinazioni che rendono meno pesante l’impossibilità di utilizzare il latte d’asina per realizzare latticini e formaggi a causa dell’insufficiente presenza di caseina, mentre si possono realizzare ottimi yogurt e dolci. Si stima che a livello nazionale la produzione raggiunga circa i duemila litri al giorno, meno del dieci per cento del latte di mucca. E’ questa la ragione del prezzo che può raggiungere al dettaglio i 15 euro al litro. Nonostante ciò la richiesta da parte del mercato è in continua crescita.
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Associazione Oasiverde www.oasiverdersm.org info@oasiverdersm.org
Abolite lo stufato d’asino dal menù delle feste dell’unità!
Salvate gli asinelli destinati a diventare stufato In genere, per una Festa dell’Unità, si consumano in media 200 chilogrammi di carne d’asino con la polenta. Calcolate che sono ben 61 le feste dell’Unità che si svolgono nel solo mese di giugno nelle province lombarde. Si può fermare il massacro degli asinelli destinati a diventare stufato nelle feste dell’Unità (e nelle altre feste e sagre di paese). Non sarà certo infatti rinunciando ( con un gesto di civiltà) ad un piatto di stufato d’asino che si cambia la propria vita, mentre
decine di asinelli salvati possono essere coinvolti in attività socialmente utili a partire dalla pet-terapy (onoterapia) fino all’uso in agricoltura dove gli asini sono dei veri e propri pulitori non solo di zone agricole e boschive ma anche dei bordi delle strada. A Treviso da 4 anni gli asini vengono utilizzati nel “Progetto sfalcio ecologico”, una soluzione ecocompatibile di pulizia dei bordi tramite il pascolo, sostituendo il costoso ed inquinante lavoro delle tradizionali macchine rasaerba. Non
Se queste sono le nuove frontiere raggiunte da un mercato che sino ad ora rappresenta una nicchia in costante crescita, tuttavia non dimentichiamoci mai che il latte prodotto da qualsiasi animale in natura dovrebbe essere ad esclusivo appannaggio dei piccoli della specie e non ad utilizzo umano. Per questo infatti spesso il latte vaccino crea problemi di intolleranza: è un latte prodotto dalle mucche per i propri vitelli mentre è l’uomo che ne incrementa la produzione per proprio uso, spesso p u r troppo in maniera intensiva e obbligando le mucche a continue gestazioni.
Noi di Oasiverde tuttavia speriamo che non sarà solo grazie ad una riscoperta produttività che l’asino troverà scampo dall’estinzione, ci auguriamo e daremo il nostro contributo affinchè l’uomo si renda conto dell’importanza della biodiversità e accetti l’asino semplicemente in quanto asino.
meno interessante il ruolo delle eco-asine di Castelbuono (Palermo) dove le vie talmente strette non consentono il passaggio di mezzi meccanici e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani viene fatta porta a porta con gli asini ragusani. Guardando ai costi, un asino costa mediamente l’anno 1500 euro, contro i 30000 per l ’acquisto di un mezzo meccanico e la sua manutenzione. Sono questi ottimi esempi dell’attuazione dei concetti di sviluppo ecosostenibile.
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Appunti di psicologia Rubrica di Davide Tagliasacchi La scuola psicoanalitica ungherese
Sandor Ferenczi La terapia, le opere e la vita di uno degli allievi più cari a Freud Dalla prima i “Tre saggi sulla teoria sessuale”. Anche allora, ovviamente, la vocazione psicoanalitica era alimentata dalla psicopatologia degli aspiranti psicoanalisti ma, allora più di oggi, a causa del pansessualismo del primo Freud, la curiosità e l’interesse derivavano particolarmente dalle loro sofferenze o presenti difficoltà sessuali e, come nel caso di Ferenczi, dai conseguenti complessi d’inferiorità. Una volta convinto, Ferenczi volle conoscere Freud, nel 1908, e da lì nacque un sodalizio che si perpetrò per un decennio, facendo sì che il giovane ungherese, pur se fisicamente lontano, divenne il più vicino fra gli allievi di Freud. Se di Jung piacquero a Freud le differenze, come l’esuberanza psichica, la sicurezza e l’intraprendenza, in Ferenczi egli invece amò quanto v’era di famigliare, di ebraico, di mitteleuropeo: la curiosità intellettuale, l’anticonformismo, la spiccata capacità di auto osservazione, glielo fecero subito immaginare come una sorta di “paladino e segreto gran visir”. Ne derivarono visite frequenti, uno dei più importanti epistolari psicoanalitici, viaggi comuni e soprattutto un’intensa attività creativa. L’evoluzione del pensiero
di Ferenczi attraverso gli anni, documentata da oltre duecento pubblicazioni psicoanalitiche e dal “Diario clinico” (1932), può essere suddivisa in quattro grandi periodi, in cui l’emancipazione dal maestro andrà progressivamente sfociando nella divergenza e nella produzione ferencziana più originale: (a) il periodo di sodalizio con Freud; (b) il periodo della terapia attiva; (c) il periodo dello stile materno; (d) il periodo dei tentativi di mutua analisi. Da un punto di vista teorico, fondamentale è l’elaborazione del concetto di “introiezione”(“Introiezione e transfert”, 1909; “Il concetto d’introiezione” 1912), a cui i nome di Ferenczi resta particolarmente congeniale, tanto che per il suo modo di operare si può dire che Ferenczi costituisca un esempio di analista introiettivo quanto Freud di analista proiettivo, avvalendosi l’uno più dell’empatia e l’altro maggiormente dell’intuito. Un risalto particolare lo si deve a quello che può
essere considerato il suo scritto formalmente più riuscito, “Fasi evolutive del senso di realtà” (1913), dove lo sviluppo psichico individuale viene misurato attraverso le successive tappe che portano a sostituire “il principio di piacere originariamente predominante, e il meccanismo di rimozione che gli è proprio, con l’adattamento alla realtà, cioè con l’esame della realtà fondato su una valutazione obbiettiva”. Il percorso che dall’illusoria onnipotenza della megalomania infantile porta al riconoscimento dei limiti e delle possibilità reali passa, nella ricostruzione ferencziana, per fasi di onnipotenza incondizionata, di onnipotenza magicoallucinatoria, di onnipotenza sostenuta da gesti magici e poi da pensieri e parole magiche, fino a una visione scientifica in cui il senso di realtà raggiunge il culmine, “mentre l’illusione d’onnipotenza subisce la più grande umiliazione”. Parallelamente, nello sviluppo sessuale si
passerebbe dall’autismo e dal narcisismo, alla realtà erotica come necessità di trovare un oggetto. Dello stesso periodo appartengono anche altre importanti pubblicazioni, come “Sull’ontogenesi dell’interesse per il denaro” (1908), che illustra come dal primitivo interesse per le feci, attraverso il gioco col fango e successivamente con la sabbia, i sassolini e le biglie, si pervenga a giocare con le monete come feci idealizzate. Del 1913 è il saggio di indiretta psicoanalisi infantile “Il piccolo uomo-gallo”, centrato sul totemismo infantile del piccolo Arpàd, ripreso da Freud in “Totem e tabù” (1912-1913): certamente meno noto del piccolo Hans, il piccolo Arpàd non è un soggetto meno interessante, anche perché in questo caso si tratta non di una piccola e passeggera nevrosi, ma di una ben più grave e perversa deviazione, risultante da una massiccia identificazione con l’aggressore. E proprio come il piccolo Arpàd, il difficile e lento distacco di Ferenczi da Freud avverrà attraverso un’identificazione con l’aggressore. A orientarlo verso una forma di terapia differente, denominata “terapia attiva”, rispetto alla classica “scuola freudiana”, sarà infatti l’esempio
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm dello stesso burbero maestro, notoriamente “meno freudiano” dei suoi stessi discepoli, e sempre “più attivo” di quanto vada prescrivendo agli altri. Ferenczi stesso rammenta che “ogni psicoanalista ricorre, senza saperlo e senza nominarla, alla tecnica attiva, poiché attivi sono, a ben vedere, sia l’abituale invito a liberamente associare, che la scelta di rispondere con il silenzio o con una determinata interpretazione alle comunicazioni del paziente”. Le due importanti pubblicazioni a riguardo, possono essere considerate senz’altro “Thalassa”, e “Prospettive di sviluppo della psicoanalisi”, entrambe del 1924. La prima opera rappresenta un tentativo di psicoanalisi cosmica, la più geniale fantasia in stile freudiano che sia stata concepita nella letteratura psicoanalitica. La seconda corrisponde invece a un ulteriore passo nella divergenza da Freud, e non a caso è stata scritta a due mani con Rank, che di lì a poco, con una spericolata pubblicazione, si metterà del tutto al di fuori del movimento psicoanalitico. In “Prospettive di sviluppo della psicoanalisi”, Ferenczi e Rank si propongono di colmare il divario di conoscenze che s’è creato tra teoria e prassi psicoanalitica da quando Freud ha rinunciato a occuparsi di tecnica. L’aggiornamento comporta anzitutto, in riferimento al freudiano Ricordare, ripetere e rielaborare, la necessità di “attribuire il ruolo principale al ripetere anziché al ricordare”, al presente piuttosto che al passato, ed infine al linguaggio inconscio della mimica, dei gesti e delle posture, piuttosto che al linguaggio verbale. Sono, insomma i significativi spostamenti di accento, quelli di Ferenczi che segnano, come lui stesso afferma “il passaggio dalla fase cognitiva delle prime sorprendenti scoperte alla fase dell’esperienza emotiva della tecnica psicoanalitica”.
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“Gli odierni “secret dictators” non esercitano la loro dittatura mediante la costrizione al lavoro, bensì – il che rende irriconoscibile il carattere di costrizione a coloro che ne sono costretti – mediante la costrizione al consumo. La differenza tra l’aperto terrore del nazionalsocialismo e il terrore commerciale che si presenta senza rivelare la sua natura né alle vittime né ai colpevoli, è incontestabile. Ma vero è che gli interessati al «terrore morbido» – l’eco restituisce quel che si è gridato – possono permettersi di definire il loro sistema di costrizione come un sistema di libertà e di realizzarlo, sotto questa falsa etichetta, al 100%. Non sono solo le opinioni degli uomini ad essere plasmate da questo «terrore morbido», ma le loro anime soccombono ad esso interamente. Nessuna meraviglia che costoro considerino in buona fede, sabotatori della libertà, e trattino come tali i pochi esseri davvero liberi, che trovano la forza di opporre resistenza a questa forzata formazione” Günther Anders, 1980
...in pillole Il 5 febbraio scorso il senato italiano ha approvato un indecente disegno di legge denominato “sicurezza” che, tra le altre cose, istituisce il “registro dei clochard”, permette ai medici di denunciare gli irregolari che si curano, punisce con multa fino a 1000 € chi vende bombolette spray a minorenni, e infine legalizza le cosiddette “ronde padane”. Si tratta di un manifesto ideologico e razziale, che si inserisce nel solco di una politica che crede di risolvere il disagio contemporaneo cancellando i diritti privati dei singoli limitandone le libertà
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Es...cogitando: Rubrica a cura di Roberto Ciavatta
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Le reazioni allo stupro di Guidonia, evidenziano un bisogno di chiarezza
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Capire le cause per individuare i rimedi IL FATTO: Il 23 gennaio, a Guidonia (comune di 81.000 abitanti in prov. di Roma), l’auto in cui due fidanzati si sono appartati in una stradina viene assalita da 5 persone che rompono un vetro, estraggono e picchiano il ragazzo, lo chiudono nel bagagliaio, poi a turno violentano la ragazza. I cinque, si scoprirà poi, sono rumeni. ANALISI POLITICA: La destra, come da copione, denuncia un’emergenza “rumeni” e paventa misure esemplari (la castrazione ecc). La sinistra, come da copione, moralizza e invita alla comprensione reciproca per scongiurare l’inasprirsi della difficile convivenza tra rumeni e popolazione indigena. REAZIONE DEGLI AMICI DELLA RAGAZZA: Riassumibile in “occhio per occhio”. Parlano di spedizioni punitive contro rumeni e albanesi per costringerli ad andare altrove, del farsi giustizia da sé perché lo Stato è assente. UNA MIA LETTURA: Gli amici della ragazza che vogliono far fuori gli stupratori (ma non solo, bensì tutti i rumeni e gli albanesi - capri di ogni colpa), «perché non c’è nessuna chanche di convivenza con quelle “bestie”»… beh, quei ragazzi non sono mostri o sbandati, ma la fedele espressione dell’italiano medio, per cui non importa risolvere un problema, ma solo spostarlo altrove (se ne devono andare rumeni e albanesi di lì, dove vadano e cosa facciano altrove non interessa). Considerarli tali (mostri o sbandati) equivarrebbe a forzare la loro rabbia sorda all’interno delle categorie (inadeguate) del borghese benestante. Fino ad ora, però, non ho ancora detto nulla di questi ragazzi, se non che
non sono né mostri né borghesi. Proviamo ad approfondire. 1) Non sono mostri. Vogliono linciare i rumeni in una sorta di guerra tra bande che si configura (attraverso una stupefacente somiglianza col film di Scorsese “Gangs of New York”) come una lotta “per la sopravvivenza” tra “autoctoni” e “occupanti”, ma quest’affermazione necessita di una scomposizione in due elementi: a) il senso di rivalsa per l’ingiustizia (che si dà per scontato che lo Stato non punirà) subita da una conoscente; b) la generalizzazione a tutti i “diversi” di una colpa che risiede contingentemente in alcuni di loro (in un cortocircuito razziale per cui il singolo non è mai indipendente dai “simili”). L’elemento a), come convinzione del bisogno di una giustizia “fai da te”, deriva dalla convinzione che i doveri comuni (che obbligano reciprocamente chi convive nello stesso tessuto sociale) siano venuti meno, che il principio “contrattuale”, secondo cui lo Stato esiste per dare sicurezza alle persone, che in cambio rinunciano a parte delle loro libertà, non ha più corso. Di fronte a questa perdita di un contesto sociale in cui con-fondersi, i singoli si sentono costretti (al di là delle proprie convinzioni politiche) a ricostituire ambiente e identità sociale in base a legami parentali, di amicizia, di (sic!) “razza”, intimamente esclusivi.
Non si tratta, qui, del fallimento di una o l’altra visione “politica” (chiunque si trovasse in una tale situazione di “terrore quotidiano” sentirebbe il bisogno di difendersi, come ringhia e morde il cane ferito), ma del fallimento dello Stato stesso e dei suoi fondamenti. L’elemento b), invece, ha chiare matrici politiche, perché la generalizzazione delle colpe di chi commette un reato a chi con esso condivide un legame (di parentela, provenienza o “razza” – come se qualcuno, per banalizzare, possa considerarsi colpevole per l’omicidio commesso da un parente) viene aggiunto in un secondo tempo all’odio pre-riflessivo appena discusso, e sempre su pressione di chi, su queste generalizzazioni, fonda il suo successo politico. Questi ragazzi difendono (regredendo nel loro grado di civiltà fino alla reazione irriflessa di un cane) il loro territorio, e lo fanno perché esperiscono quotidianamente l’assenza dello Stato, ma la loro libera violenza senza legge contro chi minaccia il territorio, è l’altra faccia della stessa medaglia di chi, ugualmente senza legge, violenta una ragazza in branco!
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Scena di stupro “diversivo” da “Arancia Meccanica”, di S. Kubrick
Questi ragazzi esperiscono l’assenza dello Stato (unica sovrastruttura che potrebbe risolvere la spirale di violenza altrimenti non componibile), ma invece di combatterne le inadempienze finiscono per considerare “nemici” altri ragazzi che come loro subiscono la stessa assenza. Come gli ultras si picchiano nello stadio (si veda il testo della canzone di questo mese), ebeti e fissi al “panem et circenses”, allo stesso modo i ragazzi di periferia sbagliano bersaglio, straziandosi in una guerra tra ultimi, gli uni contro gli altri. Incapaci di trovare obiettivi per il loro odio, lo indirizzano contro il possibile alleato, legittimando la loro rabbia come una crociata contro i diversi. Incapaci di comporre un pensiero critico, stanno al gioco di chi li manovra, adeguandosi ad un sistema che implicitamente chiede agli esclusi di eliminarsi reciprocamente, pur di non allearsi per sopprimere il sistema stesso! A ben vedere, infatti, la causa delle violenze in periferia è l’assenza dello Stato, mentre i crimini commessi in modo contingente (da italiani o stranieri) sono solo l’effetto di questo abbandono. Per risolvere la situazione, si dovrebbe combattere uniti il vero nemico: lo Stato che latita, che non elimina le cause socio-economiche che favoriscono la criminalità, che non vuole punire i criminali comuni, perché ad essi si sente intimamente affine dovendo affermare la propria intoccabilità attraverso la depenalizzazione di reati contro la società che perpetra sui “periferici”
(depenalizzazione le cui conseguenze, infine, ricadono solo sul cittadino semplice e periferico). Insomma, il nemico vero è lo Stato che abbandona a sé il cittadino spingendolo a non pesare sulle sue casse (che devono rimanere a disposizione dei saccheggi elitari) e farsi giustizia da sé. Per riassumere, chi intende il “farsi giustizia da sé” come una lotta dell’uno contro l’altro piuttosto che una rivolta verso l’assenza dello Stato, non fa che aderire al Sistema, legittimandolo ed in tal modo rendendo endemici e necessari questi fatti violenti. Di qui giungiamo alla seconda affermazione: non sono “borghesi”. Lo stato decide di abbandonare a sé le periferie per una visione liberista secondo cui lo stato deve costare sempre meno e lasciare campo al libero mercato in cui le merci circolino liberamente creando, secondo l’utopia liberista, ricchezza sociale. Quest’assenza dello Stato è ininfluente per chi sta al vertice del sistema (politico, economico, finanziario), potendo essi permettersi sicurezza, istruzione, servizi privati. Il resto della popolazione, che ho chiamato “periferica”, viene abbandonato a sé in nome della competitività. Questo abbandono a sé dei pesi sociali morti (periferie sociali e soggettive, cioè sia luoghi non centrali che persone a loro volta “periferiche”, residuali… proletarie!) comporta due vantaggi per le élites del sistema: 1) taglia i costi di gestione della macchina statale; 2) sviluppa un disordine sociale permanente, che crea una spirale di violenza reciproca tra i periferici che porta con sé la richiesta di sicurezza sempre maggiore, che infine tende a legittimare ogni tipo di repressione (di ronda o di Stato), e di limitazione delle libertà. È quanto successo in USA dopo “ogni 11 settembre” della sua storia (Da Pearl Harbor fino alle bombe di Oklahoma City). Il disordine sociale periferico favorisce la conservazione del potere delle élite, perché legittima ogni soppressione che miri a mantenere saldo il sistema, fintanto che la gente periferica, questi residui di arbitrio veterodiretto, chiederà lei stessa di essere mantenuta in schiavitù e difenderà l’assenza dello stato con lotte fratricide. Riassumendo: le periferie sono fabbriche sperimentali dell’odio, create ad arte per giustificare la repressione e la limitazione delle libertà. Chi le abita, succube acritico di false ricette preconfezionate da chi comanda, non va condannato ma compatito, perché pensa che esprimere “senza legge” la sua violenza “animale” gli dia una parvenza di libertà eroica d’azione liberatrice, mentre in realtà è una pedina inconsapevole che legittima il mantenimento della latitanza dello
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Stato che è l’antipode della civiltà. La destra (ma con “destra” intendo ogni sistema di potere, ogni “borghese” – anche seduto a sinistra - come più su definito), vince perché non prova rimorsi nel condannare a morte reciproca gli uomini “di periferia”. La sinistra, finché non riconosce i suoi dirigenti come parte del sistema da abbattere, con il suo moralismo finisce per essere nient’altro che una caricatura “buonista” (e fuori luogo) degli stessi interessi del sistema destroide in cui si è adagiata. In fondo rimanendo alla metafora del film iniziale, meglio sarebbe unire le forze degli “esclusi” contro il sistema che non scalfirlo affatto massacrandosi a vicenda. Meglio “I guerrieri della notte” che le “Gangs of New York”. (25/02: nel frattempo i casi di stupro apparentemente privi di motivi sono moltiplicati - anche se, miracolo dei media, sono in calo dell’8% rispetto al 2008 -. Non mi pare però che la quantità possa modificare le conclusioni di quest’articolo, così come mi pare che questi stupri non sono perpetrati - anche le confessioni dei responsabili paiono confermarlo - da un disagio “materiale”, quanto da un disagio “esistenziale”. Non è, insomma, odio verso una vita difficile, ma noia per una vita insensata, il cui senso le è tolto dalle circostanze socio-economiche che ci riguardano tutti)
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Previdenza
integrativa: si salvi chi può! Dovunque crollano fondi pensione e si sollevano richieste di tutela del reddito. Da noi invece la poltica vuole introdurre nell’ordinamento gli stessi strumenti previdenziali dimostratisi fallimentari Adriano Bonafede, sul supplemento “Affari e Finanza” di “Repubblica” del 9 febbraio 2009 (visionabile su www.repubblica.it/supplementi/ af/2009/02/09), nell’articolo “Fondi e gestioni Previdenza integrativa lo Stato non risponde”, dice che 15000 lavoratori, da quando si è manifestata la crisi finanziaria, sono andati in pensione ma hanno registrato una perdita secca. Che significa? Che il fondo pensioni a gestione privata, “giocato” sui mercati finanziari e spacciato come un “sistema per rivalutare in modo più ingente le pensioni”, non è altro che un sistema con cui banche, finanziarie, assicurazioni ed enti di gestione patrimoniale privano il lavoratore di un diritto (il diritto ad una vecchiaia con qualche certezza di
reddito) e in cambio non gli danno nulla, se non la quasi certezza che la sua pensione verrà nel migliore dei casi rivalutata molto meno che in un qualsiasi “pronto contro termine” o un qualsiasi titolo di stato, nel peggiore dei casi completamente risucchiata dal circuito finanziario. Tutto questo è già stato scritto dal Prof. Beppe Scienza nel suo libro “La pensione tradita” (che consiglio a tutti, a partire dai più giovani). In questo articolo Bonafede dice che la Crisi finanziaria “ha messo a nudo le crepe della previdenza integrativa”, che si deve riformare per garantire “un sistema permanente di protezione del lavoratore”, che dia risposte al “pensionato abbandonato ormai al proprio destino dai poteri pubblici”.
Di fronte a queste notizie, alla crisi dei fondi pensioni, alle richieste di maggiori tutele… che fanno i “politici” (si fa per dire) di San Marino? Dicono che si deve senz’altro mettere in piedi le pensioni integrative! Ma come? Che interesse si cela dietro questa forzatura impertinente, che non tiene conto dell’accoglimento del referendum del 2006, e che finge che non ci sia alcuna crisi finanziaria in corso! Chi ci guadagna con questi fondi pensione? Notizie di fallimenti arrivano da tutto il mondo. Negli USA le crisi di Enron e Lehman (che gestivano anche le pensioni dei propri dipendenti), ma anche in Italia, dove nel solo 2007 hanno fatto crack i fondi pensioni IBI, BNL E COMIT. Sempre in Usa è di dicembre 2008 la notizia che in Connecticut il fondo pensione dei pompieri è saltato per 50milioni di dollari, e qualche tempo fa (questa è la cosa più indecente), i dipendenti United Airlines sono stati truffati e rimborsati per un 50% dallo Stato! Ecco la logica: io gestisco un fondo pensioni: mi entrano mensilmente un mucchio di soldi, e li investo in borsa sui titoli
più rischiosi (potenzialmente più redditizi). Se mi va bene ci faccio un mucchio di grana, se va male i soldi ce li rimette il pensionando, e se proprio faccio crack ci pensa lo Stato a ripianare i debiti. Così io non ho rischi, mentre lo Stato paga sempre due volte! In pratica lo Stato privatizza gli utili e collettivizza i debiti! Grande affare. Chiedetevi un po’: se i fondi a gestione privata (lo dimostra Scienza nel succitato libro) nel lungo periodo sono meno competitivi dei titoli di Stato, se lo Stato non ha utili ma solo perdite (mentre potrebbe investire in titoli di stato gli stessi soldi che fa gestire ai privati, garantendo loro un minimo di incremento e godendo anche di liquidità utili per finanziare opere pubbliche), se i privati che gestiranno i fondi non hanno rischi ma solo possibili guadagni… a chi conviene fare i fondi? Che interessi perseguono i politici che vogliono metterli in piedi? In un momento come questo, in cui l’intero sistema finanziario e bancario sammarinese è in crisi, in cui la finanza internazionale non garantisce nessuna stabilità, a chi conviene questo suicidio!? ACDC
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Eco-curiosità
Qualche piccola curiosità per educare al cambiamento di abitudini nocive
Mister Tred
e i suoi amici Un riciclo elettrizzante! Sono 142 le scuole modenesi che hanno aderito alla 4° edizione del concorso Mister Tred e i suoi amici (vedi anche il video game correlato, inserito nella pagina di cui parliamo nel riquadro di questa pagina) per incentivare la raccolta differenziata di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e di altri rifiuti riciclabili. Líiniziativa, realizzata per il quarto anno consecutivo da “La lumaca soc. coop.” per conto di “Consorzio Concerto” (Rete nazionale Achabgroup), è promossa dalla Provincia di Modena e Tred Carpi, patrocinata dalla Regione Emilia Romagna e realizzata in collabora-
zione con i tre gestori dei servizi di raccolta (Aimag, Geovest, Hera Modena). Studenti e famiglie porteranno per due mesi i loro rifiuti riciclabili presso le stazioni ecologiche attrezzate (SEA) del proprio Comune di residenza, ricevendo in cambio un numero di crediti di CO2, pari allíanidride carbonica risparmiata. Le scuole che raccoglieranno più crediti CO2 (in rapporto al numero di alunni) vinceranno i ricchi premi messi a disposizione dagli sponsor dell’iniziativa: Comieco, Corepla, Cial, Tetra Pak Italia, ed Unieco. Le scuole potranno organizzare visite guidate alle SEA del proprio comune ricevendo in cambio un bonus di 30 crediti CO2. Lo scorso anno le 121 scuole modenesi che hanno aderito al concorso hanno raccolto ben 41.000 kg di rifiuti elettronici, ricevendo una menzione speciale da parte di Legambiente. Per info: “La lumaca soc. coop.” www.lalumaca.org info@lalumaca.org Numero verde 800-855811
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Per fare movimento Imparare a circolare Esplorare il proprio quartiere Diminuire traffico e inquinamento Insieme per divertirsi Bambini più allegri e sicuri di sè Un buon esempio per tutti Svegliarsi per bene e arrivare belli vispi a scuola
Il Piedibus
Vi siete mai chiesti quanto costi, in termini ambientali, che ogni bambino venga portato e prelevato da scuola ogni giorno da un’automobile? Perché fino a pochi anni fa a scuola si arrivava con il pulman, e oggi, invece, ognuno sente il dovere di inquinare l’ambiente per condurre in auto i propri bambini a scuola anche se si trova a poche centinaia di metri da casa? Per contrastare questa pratica diseducativa è nato il Piedibus, un modo più sano, sicuro, divertente ed ecologico per andare e tornare da
scuola. è un autobus umano, formato da un gruppo di bambini “passeggeri” e da due o più adulti “autisti” e “controllori”. Il Piedibus è un progetto che nasce in Danimarca. è attivo in Nord Europa e negli Stati Uniti e si sta diffondendo in moltissimi altri paesi. Anche in Italia si inizia a parlarne. Ci sono iniziative e progetti in molte città. Alcuni sono curati ed organizzati dai Comuni o altre Istituzioni pubbliche (come Reggio Emilia o Macerata), altri ancora da singole associazioni o dalle scuole. Una variante è il Bicibus. Per info: w w w. p i e d i bus.it
Videogames ambientalisti Sul nostro sito, alla pagina “ECOLANDIA”, trovate tanti nuovi videogames ambientali: giocateci, ed invitate i vostri bambini a farlo! Per unire il divertimento ad un sano rispetto ambientale. I videogiochi online sono pubblicati da: WWF Svizzera, Eni scuola, Hera, Mister tred, BBC.
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Sopra di noi niente Rubrica a cura di A.M.
Di vita,
di morte e di altre sciocchezze
L’insana pretesa di decidere della propria vita Eluana, Beppino, morte, omicidio, libertà, sentenza, testamento biologico, eutanasia, alimentazione forzata, pane, acqua, sondino naso-gastrico, terapia, non terapia, morte cerebrale, coma persistente, corpo, piaghe, associazioni cattoliche, associazioni laiche, chiesa, campane a morto al crepuscolo, verità, Napolitano, Silvio, Quagliariello, Fini, silenzio, rispetto, costituzione, teodem, relativismo, difesa della vita, esercito della vita, esercito della morte, morale, vita bene indisponibile, boia... Queste sono le parole che si sono sentite e si sono lette a febbraio ma chi si aspetta invettive verso le gerarchie cattoliche per come hanno gestito questa situazione rimarrà deluso. L’ateismo che intendo io non è infatti una sorta di religione in cui gli (in)fedeli si prodigano per convincere gli altri delle proprie idee: l’ateismo è una religione allo stesso modo in cui il digiuno rappresenta un pasto. Ciò che mi sta a cuore è l’autodeterminazione ovvero la libertà di ciascuno di noi di prendere liberamente decisioni sulla propria vita, sul proprio corpo e sulla propria morte. Infatti ritengo che sia del tutto legitti-
mo che un cattolico decida di delegare alla gerarchia ecclesiastica delle decisioni che lo riguardano, ciò che è ingiusto è che questo pretenda di applicare le stesse regole di vita a chi non riconosce i suoi stessi dogmi. Inoltre non vedo come possa interessare al cattolico se io dovessi decidere di morire nel caso mi trovassi in stato vegetativo: a me non interessa affatto se lui dovesse decidere di vivere comunque. Quindi ritengo più che legittimo se la chiesa dice ciò che ritiene di dire; è il suo lavoro, anche se è arrogante quando sostiene di essere la detentrice de “la Verità”, ma cosa ci vuoi fare? C’è scritto nel libro... Per mantenere questa rubrica ad un livello degno per il mensile di un’associazione culturale si deve evitare la deriva dei rigurgiti biliosi verso coloro che non la pensano come noi anche se spesso ci fanno venire i conati: un cucchiaino di Peridon e via... Questo atteggiamento ci impone di analizzare la situazione prescindendo dal nostro stato d’animo e cercando di osservare la vicenda nel suo insieme. La situazione è questa: la società manifesta opinio-
“Eye”, 1946 - M.C.Escher ni diverse ed antitetiche in merito ad una data problematica, il potere legislativo, venendo meno al proprio dovere di decidere, delega ad una delle componenti della società, peraltro non rappresentativa, la decisione. È vero, la CEI ha dimostrato abilità nello sfruttare il vuoto di potere ma si deve ammettere che chiunque, avendo questa possibilità, cercherebbe di usarla al meglio. Quindi il problema italiano, e per estensione sammarinese, non è tanto la presenza della chiesa o di altri gruppi di potere ma la mancanza di uomini dotati di senso dello stato. La classe politica si deve rendere conto che il relativismo, additato spesso come una piaga della società tecnologica, di fatto esiste. Non tutti pensano che la vita sia un valore da difendere a prescindere dalle condizioni della vita stessa; non tutti pensano che l’embrione sia un essere umano e soprattutto non tutti pensano di avere la verità in mano solo perché lo vedono scritto in un libro. Bello o brutto che sia, il relativismo, ce lo dobbiamo tenere e non ci si può illudere di debellarlo con lo stato confessionale. Mi auguro quindi che i politici dimostrino più senso dello
stato ovvero quella sensibilità verso le libertà individuali che tutti i cittadini devono poter esercitare indipendentemente dalle convinzioni dei politici stessi. Sensibilità che hanno dimostrato di avere persone come Gianfranco Fini ed Ignazio Ma-
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Ancora tutti i martedì di marzo: “Cult-Movie: Cinema d’autore”, al Cinema Astra di Misano Adriatico. Ogni martedì una proiezione di cinema d’autore. Programma completo sul nostro sito alla pagina “news” Ogni venerdì di marzo “Ritratti d’autore”, al Cinema Astra di Misano Adriatico. Letture e commenti di grandi intellettuali (Galimberti, Boncinelli, Sini ecc.) Info e programma sul nostro sito alla pagina “news” Ogni sabato di marzo “Youdrama”, al Teatro del mare di Riccione. Progetto di teatro, video e web in cui lo spettatore costruisce la sceneggiatura che gli attori interpretano su due piedi. Organizzata dalle Compagnie “Attimatti”, “Serraglio” “Maan”. Info e programma sul nostro sito alla pagina “news” Ogni domenica di marzo: Per “Meditazioni Riminesi”, “Filosofia della Ricchezza - riflessioni sull’economia contemporanea”. Facoltà di Economia di Rimini, Aula Alberti. Progr. completo sul nostro sito, pagina “news” Sabato 7 marzo: “La prima vittima della Guerra: l’Informazione”, incontro conferenza con Giulietto Chiesa. PANDORA TV. Sala Consigliare “De Giovanni”, Piazza del popolo, 31 Faenza. Ore 19.00 Domenica 8 marzo: “Carnevale di cento” (FE). Il carnevale più famoso d’Italia. www.carnevalecento.com Martedì 10 Marzo: “Sisters of Mercy Live”, all’Estragon di Bologna. prevendite su www.bookingshow.com
rino; il primo classificabile sicuramente come conservatore, il secondo ex democristiano. Mi piacerebbe potere individuare politici simili anche a San Marino ma più cerco più sento di avere bisogno di un cucchiaino di Peridon.
Sabato 14 Marzo: - “D.A.F. Live”, alla Fucina Controvento di Marghera (VE) - “SKA-P Live”, al 105 stadium di Rimini Domenica 15 marzo: “Z-DAY - il giorno di Zeitgeist”. Controllate su www.thezeitgeistmovement.com/wiki/ dove ci saranno iniziative legate a ZEITGEIST. Per chi non lo conoscesse, i due video di Zeitgeist sono visionabili dalla Home page del nostro sito Giovedì 19 Marzo: Presso il Vecchio Macello (Via Ferrarin 30/d) di Bellaria, proiezione di “Una scomoda verità”, il film/documentario di Guggenheim che ha agghiacciato il mondo parlando di inquinamento, riscaldamento globale, impronta umana. Da non perdere! Sabato 21 marzo: “Le fiamme e la ragione”, al Teatro Ermete Novelli di Rimini, l’ultimo spettacolo teatrale di e con Corrado Augias. Prevendite su www.teatroermetenovelli.it Da giovedì 26 a sabato 28 marzo “Sparla con me” di e con Dario Vergassola. Al teatro delle Celebrazioni di Bologna. Prenotazione 051.6176111 - biglietteria@teatrocelebrazioni.it Domenica 29 marzo “Parole Sante” di e con Ascanio Celestini, Teatro Ermete Novelli, Rimini. Biglietteria tel.0541/24152 www.teatroermetenovelli.it Giovedì 26 Marzo:
- ASS. CULT. DON CHISCIOTTE PRESENTA: “G8/2001: Fare un golpe e farla franca”, presentazione del film omonimo di Deaglio e Cremagnani sui fatti di Genova 2001. Ospite Beppe Cremagnani. Casa del Castello di Domagnano, P.zza F. da Sterpeto, ore 21.E VEDI VOLANTINO A PAG. 16!
- “Ecologia della nutrizione”, con il Chimico Ambientale M. Tettamanti. Presso il Vecchio Macello, in Via Ferrarin 30/d a Bellaria. Organizzato da Animal Liberation Mercoledì 1 aprile: “Cerimonia d’investitura dei Capitani Reggenti”, Palazzo pubblico di San Marino Imperdibili al cinema: “La pantera rosa - 2”. di H.Zwart. Sane risate. Dal 6 marzo “Gran Torino”, di C.Eastwood. Un reduce della guerra di Corea supera il suo odio per i “musi gialli”. Dal 13 marzo “The International” di T.Tykwer. Un’intrico di banche fraudolente legate al malaffare, con uno spaccato della corruzione made in Italy. Imperdibile. Dal 20 marzo
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Nel fondo del baule
Corrente Sindacale Alternativa Analisi di San Marino vista con gli occhi di 5 anni fa (seconda parte) Così oggi con le leggi sulle pensioni e sul mercato del lavoro il governo si può permettere di mettere in discussione anche quel poco di “benessere” che resta (ridotto in sempre più casi al “privilegio” di non dover smettere di mangiare a fine mese), ed il sindacato non fa altro che continuare a manifestare la sua impotenza limitandosi a stampare dei comunicati di disapprovazione. Come si sarebbe potuto pensare diversamente quando i legami che hanno potuto stringere i nostri governanti con le classi più abbienti rendono impossibile qualsiasi sorta di ridistribuzione?[1] Ora che a San Marino non vi è nessun privilegio che non sia stato elargito dalle mani dei governanti, e nessun privilegio che essi non condividano, come pensare che proprio questi soggetti, giunti a volte al potere solo grazie all’“eredità di voti” del padre, altrimenti per mire egoistiche, possano in un periodo di crisi come quello attuale togliere a sé stessi la parte superflua, piuttosto che togliere a tutti gli altri parti via via sempre più essenziali? Come non vedere che da quando è stato svelato il dissesto delle finanze dello Stato la sperequazione fra parte ricca e povera della popolazione (ovvero affine ai politici governativi o ad essa - se non ostile - indifferente), è progressivamente aumentata? Come tollerare lo sfoggio di miliardi, il proliferare di ville residenziali e auto di lusso, di milionarie indennità pensionabili, i balletti di potere sempre più indegni e sfacciati a fronte di una parte di popolazione che inizia ad intravedere il proprio futuro in modo dubitativo? Come tollerare che a difendere gli strati sociali in difficoltà siano gli stessi sindacalisti che patteggiano i propri privilegi personali, gli stessi che frequentano i bei “salotti alla moda” di questi politici fraudolenti? In questa baraonda di soprusi, che ruolo si dà la C.S.A? Quando lo stallo delle richieste di tutele sociali risiede in un deficit culturale universalmente
radicato, quali vie intraprendere? Le risposte, si riducono a due: 1) tentare di sviluppare teoricamente, e divulgare attraverso una fitta rete di collaborazioni, una vera e propria cultura dei diritti. Ma si tratta di una risposta che potrà presentare i suoi vantaggi solo a medio e lungo termine, e che comporta una capacità di elaborazione teorico-culturale che la C.S.A. non pretende di avere. 2) agire immediatamente e, per così dire, impulsivamente, per difendere a spada tratta i propri diritti di lavoratori e cittadini, calibrando le proprie iniziative in base alla condivisione più larga possibile al fine di limitare i danni. Noi agiamo! Per noi il “fare-qualcosasubito”, ovvero il “resistere”, precede il “decidere-come-fare”: l’urgenza degli imminenti attacchi allo stato sociale esige risposte immediate. Non che pretendiamo di possedere qualche verità d’azione (che dovrà venire dall’elaborazione teorica del punto 1) o una sorta di superiorità morale; ma agiamo, lo facciamo senza esitare, lo facciamo proprio nel momento in cui la crisi mostra il suo vero volto reazionario, in cui gli apparati di tutela dei lavoratori, che finora avevano funzionato in quanto, come detto, non v’era bisogno di alcun merito particolare oltre la vicinanza e la commistione con chi “poteva dare”, mostrano la loro impotenza. Soprattutto lo facciamo nel momento in cui i veri manovratori delle politiche del lavoro, i nostri governanti, continuano a confidare nell’omertà che fino ad oggi ha permesso loro di fare del paese ciò che volevano, nel silenzio disinteressato di una popolazione resa imbelle. Oggi i nostri politici sanno che forse si tratta degli ultimi arrembaggi prima che il bottino finisca anche per
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loro, mirano a procurarsi una sorta di “pensione d’oro” per i periodi bui che verranno e che in tal modo rendono inesorabili, e perciò la loro azione ostile alla riproposizione di una sorta di equità fiscale e sociale è ora ancora più diretta: sono consapevoli che è loro ancora tutto permesso, confidando su quello che qualche tempo fa l’avv. Renzo Bonelli definiva in un articolo su tribuna “un sistema di impunità consentita”, garantita loro da giudici nominati alla stessa stregua dei dirigenti di partito, sindacali, amministrativi ed imprenditoriali. Oggi più che in passato la classe dirigente difende i suoi interessi sobbarcando sulle spalle dei lavoratori dipendenti, più facilmente individuabili e spesso, soprattutto nella PA, ricattabili, tutti gli oneri della crisi. Così la C.S.A. è nata all’interno degli organismi sindacali della PA, in opposizione ad alcune iniziative intraprese dai sindacati stessi ed in maniera alternativa alle logiche di commistione politica suesposte, scavando come la celebre “talpa” nel sottosuolo. All’inizio non contava più di poche persone negli organismi sindacali delle federazioni del pubblico impiego, quelle che si contano sulle dita di una mano, e per poter influire sulle decisioni di quegli organismi ha immediatamente richiesto ai lavoratori di procurargli forza attraverso la loro partecipazione attiva: in questo modo, dopo alcune assemblee definite sprezzantemente “dei carbonari”, ha ottenuto che della proposta di una piccola, insignificante minoranza, si facesse la proposta economica dell’intero sindacato. Accettata la nostra proposta economica e i principi di solidarietà a tutela del potere d’acquisto dei redditi più bassi che la reggevano, abbiamo deciso di “congelarci” in attesa degli eventi, ma la nostra formalizzazione non ha più potuto slittare quando il sindacalistademocristiano Marco Beccari ha platealmente palesato la sua subordinazione alle richieste del governo, assecondandolo quando gli ha chiesto di annullare uno sciopero per non essere ostacolato. La nostra contrapposizione non ha potuto che rinsaldarsi quando la cricca alle dipendenze del “padrino” Beccari ha sottoscritto un fantomatico pre-accordo col governo, fregandosene prima del mandato loro affidato dai lavoratori e delle loro decisioni, ora della loro condivisione. Da allora la nostra azione prosegue
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www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm nel tentativo di arginare le periodiche ricadute gerarchiche e filo-governative in cui il sindacato incappa. Ora la C.S.A. conta un rispettabile numero di “alleati” all’interno degli organismi direttivi ma soprattutto molti simpatizzanti tra rappresentanti sindacali e lavoratori della base, ed evidenzia in ogni iniziativa una notevole capacità attrattiva, da tempo persa dai sindacati “ufficiali”, che testimonia che ciò che sta facendo, ragionevole o meno che sia, intelligente o avventato, pur nella sua impulsività ha la capacità di comprendere e rappresentare le problematiche ed i disagi delle basi e di dargli voce e dignità. Per ora ci stiamo muovendo solo sul versante del pubblico impiego, certamente la nota più dolente del sindacalismo “made in San Marino”, anche se logicamente speriamo di coinvolgere nelle nostre iniziative il mondo del lavoro privato, nella convinzione che si sia “tutti sulla stessa barca”. Che scopi, ambizioni, aspettative? Sinceramente non mi fermo spesso a ragionare sui possibili esiti: personalmente cerco di affrontare volta per volta le problematiche sul piatto per tentare di dare delle risposte a quelle; e a dire il vero non mi pongo il problema della plausibilità o meno della C.S.A. nel panorama sammarinese. Non è la C.S.A., io o i miei compagni ad avere valore, quanto il segnale che essa trasmette ai lavoratori; sollevare la testa e pretendere ciò che per anni e anni si era accantonato per un “interessato disinteresse”: diritti, tutele sociali, equità fiscale Senza ingenti disponibilità finanziarie la “politica” populista non è più sostenibile, così il governo non potrà più assicurare un qualsivoglia benessere per tutti i cittadini. Rimane solo la necessità di raggranellare qualche somma, in un modo o nell’altro (ma sempre sottraendola alla collettività), per continuare a favorire clientelarmente quei pochi cittadini indispensabili per non perdere la poltrona, cosicché nessuno si potrà più sentire a posto con la coscienza ottenendo un “favore politico”: se prima era un favore in più rispetto ai cittadini, d’ora in poi sarà un furto che toglie al resto dei cittadini un po’ di ricchezza. Il segnale che la C.S.A. vuole trasmettere col suo attivismo è che d’ora in poi non solo l’impegno civico è un diritto, ma diviene un dovere etico ed esistenziale. Cosa vuole la C.S.A? Influire affinché
TUTTO il sindacato, disfacendosi di debiti verso i governanti, si volga finalmente a tutela dei lavoratori e di loro solo, senza più legami clientelari, non rendendosi più complice di favori ad hoc a questo o quell’“assistito”. Un sindacato non libero da vincoli e lacci col governo non può godere di libertà d’azione o forza di resistenza contro le sue iniquità, un sindacato legato agli interessi di parte non può voltare le spalle ai superprotetti coi quali intrattiene stretti legami per volgersi a tutelare gli strati sociali in difficoltà. La priorità è oggi quella della tutela dello stato sociale, nonché la proposizione di nuove forme di tutela
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sociali più rispondenti ai nostri tempi. E questo oggi, nel momento in cui a nulla più può valere l’omertosa commistione col potere, è possibile farlo unicamente al di fuori delle sue schiere. Perciò la CSA, come la stessa sigla chiarisce, è una corrente interna ai sindacati, ma è tesa ad una modificazione netta del sindacato stesso e del sindacalismo. Il fulcro non deve più essere l’alto ma il basso, e a tal proposito aggiungo che la CSA per ora è interna ai sindacati, in attesa che cambino rotta. Se non succederà, il nostro posto sarà fuori di essi, contro di essi. ___________ [1] Non è un caso che lo stato sociale sia già stato attaccato, che le tutele rivolte a tutti vengano ogni giorno ridotte, mentre si mantengono quelle rivolte alle sole élites. Roberto Ciavatta
La canzone del mese Tafferugli (Paolino Paperino Band)
Ogni domenica è un rituale, darsi pugni e farsi male, siamo gente un po’ così. Otto ore sono pese in officina, con le frese per pagare la cucina… Domattina vado in banca per pagar le rate della casa e il mutuo della golf… Ma mi prende troppo male, mi incazzo e poi mi dico: “almeno c’ho un nemico, qualcuno da Pestar!” Noi abbiamo queste sciarpe blu, arrivan quelli con le gialle: son nasi rotti e calci… nelle palle! Ci diamo i pugni sulla testa, ogni domenica è una festa… ma poi torna il lunedì (e la rata è sempre lì). Ma il nemico vero è là, è là che se la spassa, inventa un’altra tassa! La violenza delle piazze oggi è solo dentro gli stadi, col cuor pieno d’orgoglio… ma vuoto il portafoglio! Ultrà! Le nostre sciarpe buttiamole via, ordiniamole nuove in maglieria (unico colore, un unico avversario!) Fuori dagli stadi e dal gioco, dall’alto ci osserva il nemico, mentre come un branco di salami picchiamo con le mani i poveracci come noi! Hanno fatto i tafferugli dallo stadio alla stazione, ma i feriti più innocenti li fa sol la polizia! La tifoseria violenta, sanguinante ma contenta, che non vuole più fermare l’escalation militare. Militante l’ultras che pesta con vigore l’avversario anche se ha gli stessi suoi problemi ed ha gli stessi guai ma noi siamo imparziali, non ci fermiamo mai! Jugoslavia non è niente quando il Milan gioca a Roma o il Cesena va a Bologna… E la rata è sempre alta, e la tassa è sempre lì Ma che spreco di energia non la usiamo più così! Ma il nemico vero non è in curva, non è in campo, ci guarda alla tv, che facciamo i tafferugli alla domenica sportiva, la fede è sempre viva, la fede è sempre viva. Ultrà! Le nostre sciarpe buttiamole via, ordiniamole nuove in maglieria (unico colore, un unico avversario)! Fuori dagli stadi e dal gioco, dall’alto ci osserva il nemico, mentre come un branco di salami picchiamo con le mani i poveracci come noi!
Il Don Chisciotte numero 17, marzo 2009
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Indietro tutta
La politica non gioca d’anticipo Il mese scorso, nell’articolo “Due osservazioni sulla crisi bancaria”, scrivevo che per godere di buona reputazione internazionale San Marino avrebbe dovuto considerare le pressioni contro il segreto bancario come una chanche per cambiare, eliminandoli. Lo dicevo già qualche anno fa, in un contesto per cui ho subito molti attacchi. Ora, quello che dicevo (forse troppo presto) lo ripetono tutti, e per ripeterlo vengono considerati “statisti”. Poco male, l’importante è risolvere i problemi in cui il paese è incappato per favorire l’interesse di pochi (piuttosto che quello comune) sfruttando la segretezza. In linea con quanto sempre sostenuto, piuttosto che fare i vittimisti (“ci invidiano tutti, per questo ciattaccano”), scrivevo che data la lotta internazionale a traffici illeciti, riciclaggio e finanziamento al terrorismo, la RSM avrebbe dovuto allinearsi. Ora, di fronte a identiche considerazioni di Giulia Bongiorno (pres. comm. Giustizia della Camera), alcuni “statisti” finiscono per identificarsi con le mie stesse affermazioni che fino a poco tempo fa condannavano come “tradimento e disaffezione”. Giulia Bongiorno ha detto (cito da “l’Informazione” 21/02): “Si addebita a San Marino di non fornire all’Italia dati sulla propria clientela quando vuole accertare la posizione fiscale dei suoi cittadini. Un problema che, nel caso in cui venisse meno l’operatività garantita dalla convenzione del ‘91, il Titano dovrebbe risolvere con una scelta definitiva su cosa prevalga fra aspirazione al riconoscimento
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Giovedì 26 marzo, ore 21 casa del castello di Domagnano
presentazione nazionale e proiezione del film/documentario
G8/2001
Fare un golpe e farla franca di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani
Ospite della serata Beppe Cremagnani, che introdurrà la proiezione affiancato da testimonianze di chi era presente alla manifestazione del social-forum. Seguirà dibattito sugli eventi del G8 di Genova 2001, per non dimenticare quanto accaduto in quel contesto, che Amnesty International ha definito «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale». Sarà in vendita, per chi interessato, il DVD originale a soli €5. Per info: 338.6537340 / ass.donchisciotte@omniway.sm internazionale e l’asset del segreto bancario”. Le fa subito eco, riverente, Antonella Mularoni: “L’accordo valutario del ‘91, se dovesse scattare la denuncia da parte italiana, tempo 6 mesi e non vale più. La rinegoziazione è imprescindibile anche perchè nel frattempo qualcosa è cambiato: nel ‘91 non c’era l’euro e in seguito è intervenuta una normativa comunitaria verso cui l’Italia ha degli obblighi da mantenere”. E aggiunge (“l’Informazione” 23/02): “siamo stati de-
gli artisti a incappare nella procedura rafforzata del Moneyval e finire nella lista dei Paesi che finanziano anche il terrorismo internazionale”. E Gabriele Gatti aggiunge: “la realtà è brutale. La comunità internazionale ha decretato che il nostro sistema non è affidabile… esiste una sola strada: l’adeguata verifica dei clienti, intese, accordi e procedure specifiche” nel settore finanziario e “le mele marce che rovinano tutta l’economia sammarinese, nessuno le deve
proteggere e l’amministrazione le deve emarginare”. Infine, la Mularoni sancisce: “L’Italia, di cui San Marino è enclave, è il miglior Paese grande che un Paese piccolo possa avere come vicino. È sempre stata una nazione amica e ci sta dando una mano a risolvere i problemi in cui per grossa parte c’eravamo cacciati da soli”. Sono solo 3 anni in ritardo rispetto a quanto dicevo. Spero che a queste indicazioni seguano dei fatti. Roberto Ciavatta