Don Chisciotte 21, luglio 2009

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IL DON CHISCIOTTE Numero

Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte Via Zanone, 3 - Autorizzazione n°1105 della Segreteria di Stato agli Affari Interni della Repubblica di San Marino del 26/03/2004 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino 21

Terza Festa del Solstizio

Nonostante il tempaccio un fiume di persone ha salutato la notte più corta. All’interno le foto pagg. 8 e 9

Luglio 2009

Sopra di noi niente

Cos’avra

voluto dire?

Il Vaticano denuncia la paglia per nascondere la trave pag.

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Appunti di psicologia

La sindrome di Down

Un mondo ancora oggi sconosciuto

è nata Minnie!

è il settimo asinello all’Oasiverde! Correte a vederla. Nella pagina dell’Oasi altre sue foto a pagg. 6 e 7

pag.

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Es...cogitando

Partito dei Pirati

Rimette in discussione la politica pag. 12 ACDC

Roberto Ciavatta

Qualche piccola proposta per inquinare meno

Del tracollo del sistema Democratico Liberale occidentale

Eco-consigli pag.

L’Ippogrifo

Postdemocrazia 15

pag.

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Walden ovvero vita nei

Oasiverde

boschi / La sottile linea rossa . 10 pag

Pagina autogestita. Questo mese: “Benvenuta a Minnie” + “Apas e Oasiverde” + “Operare Stella”

Pagg. 6/7


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Il Don Chisciotte numero 21, luglio 2009

La recensione: Colin Crouch

Postdemocrazia Del tracollo del sistema democratico liberale occidentale

“Il classico partito del XXI secolo sarà formato da un’élite interna che si autoriproduce, lontana dalla sua base del movimento di massa, ma ben inserita in mezzo a un certo numero di grandi aziende che in cambio finanzieranno l’appalto di sondaggi d’opinione, consulenze esterne e raccolta di voti, a patto di essere ben viste dal partito quando sarà al governo” In questo libro del 2003, Crouch delinea un panorama ogni giorno più realistico: le democrazie occidentali, la loro forma “liberale”, non sono più tecnicamente democrazie. Di qui il titolo “Postdemocrazia” del libro. Postdemocratico è un modello contraddistinto da: 1) smantellamento dello stato sociale (non più diritto ma carità ai derelitti); 2) aumento del divario tra ricchi e poveri; 3) una politica che non risponde più alla gente ma alle élite economiche; 4) Una popolazione che si disinteressa ad una politica in cui non incide più. Declino della democrazia La politica, per dirla con Crouch, “cede sempre maggior potere alle lobby economiche [tanto da lasciare una] scarsa speranza di dare priorità a forti politiche egualitarie che mirino alla redistribuzione del potere e della ricchezza o che mettano limiti agli interessi più potenti”. Crouch parla di una deriva dei sistemi democratici occidentali che si sviluppa a partire dai mutamenti sociali degli anni ’70 del ‘900. Precedentemente la politica, per governare, doveva necessariamente rivolgersi a masse di lavoratori numericamente tali da costituire un interlocutore di prim’ordine. Dopo, per via del declino del manifatturiero (che faceva emergere all’interno della fabbrica “l’uomo massa”) a favore dei servizi, e anche dell’accresciuta possibilità tecnologica di incanalare e dirigere gli interessi della popolazione verso argomenti favorevoli al proprio partito (si legga Anders, o Chomsky), il

peso della popolazione attiva è venuto sempre più a mancare. Questa perdita d’identità delle classi subalterne, disperse in lavori, condizioni di vita e necessità spesso molto differenti l’una dall’altra, non riescono più a rivolgere richieste univoche ai partiti che dovrebbero rappresentarle, mentre lo fa sempre meglio la nuova classe capitalista. I partiti di sinistra, incapaci di leggere il cambiamento sociale appena descritto e perdendo consensi, abbandonarono le loro basi storiche per diventare “partiti di tutti”. Cambiarono i loro nomi, e abbracciarono sotto la propria ala anche quelli che fino al giorno prima erano i nemici… per stare al passo con i tempi; ma i tempi del neoliberismo, che fecero anche dei partiti di sinistra, i partiti dell’uomo massa, dei partiti neoliberali moderati. Il venir meno delle critiche da sinistra al potere economico e affaristico ha lasciato strada libera a derive élitarie. Cosè una democrazia? È una forma ideale di egualitarismo che sfida i privilegi di casta o classe in nome della tutela di ogni cittadino, anche delle classi subordinate. Nel XX secolo si considerava buona una democrazia che avesse un saldo stato sociale universale. Secondo Marshall (1963) la gente nel XX secolo ha acquisito il “diritto” a servizi base, che perciò erano sottratti alle influenze del mercato. Oggi invece quegli stessi servizi vengono privatizzati: istruzione, sanità, assistenza (anche all’infanzia) pensioni, assicurazioni infortunistiche.

Con ciò non sono più diritti ma si forma una “barriera d’accesso”. Per accedere ai servizi privatizzati si deve poterli pagare! La democrazia liberale odierna, insomma, pur mantenendo le forme democratiche (elezioni periodiche) ne modifica la sostanza. Il dibattito elettorale diviene uno spettacolo da professionisti di comunicazione su temi selezionati dai gruppi d’interesse cui appartengono. “La politica e i governi cedono progressivamente terreno cadendo in mano alle élite privilegiate, come accadeva tipicamente prima dell’avvento della fase democratica”. Secondo Crouch una democrazia è al culmine della sua compiutezza ai suoi inizi o dopo un regime. Ad es. dopo la seconda guerra mondiale le politiche di Keynes dicono per la prima volta che la salute dell’economia si calcola in relazione alla prosperità della massa dei salariati. Per Crouch “La corruzione è un indicatore evidente della scarsa salute della democrazia, poiché segnala una classe politica cinica, amorale e avulsa dal controllo e dal rapporto con il pubblico”. Questa, a suo avviso, è in forte crescita a partire dagli anni ’80 in poi (tanto che la politica postdemocratica potrebbe essere definita come la politica che legalizza la corruzione), quando con la “deregulation” la dinamica economica si sposta dalla produzione reale alla borsa. Il successo di un’impresa non è più dato dalla sua produzione, ma dal valore delle sue azioni. Da allora gli stipendi ricominciano a diminuire perché il peso del lavoro nella creazione del valore di un’azienda è sempre più residuale. Nel contempo aumenta la disegualianza all’interno dei singoli stati. Dopo questa parentesi, si ha una “riduzione dei politici a qualcosa di più simile a botte-

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gai che legislatori, ansiosi di scoprire cosa vogliono i loro “clienti” per restare a galla”. Il politico postdemocratico Il politico postdemocratico usa un linguaggio pubblicitario: conciso, semplice, di forte impatto, che s’imprime nell’elettore ma distrugge il dibattito, cioè la democrazia stessa. Tale leader si erge a portavoce della volontà a breve termine espressa nei sondaggi dalla popolazione. Pretende che il pubblico si comporti come le aziende, controllando utili ecc. Così finisce il diritto, e anche il monopolio su servizi essenziali: “Il governo diventa una sorta di idiota istituzionale”, che non deve fare nulla, e anzi deve privatizzare in favore delle imprese amiche. Per economizzare lo Stato, cancella i finanziamenti ai partiti che in tal modo devono trovare sponsor privati per continuare a vivere. È a capo di un partito verticistico che autoriproduce i suoi leader, privo di programmi e idee: un cartello di raccolta voti per il suo leader, lontano dalla base che non serve più a finanziarlo (ci pensano le aziende sponsor che in cambio di finanziamenti e raccolta voti richiedono corsie preferenziali una volta al governo, e piazzano come consulenti del partito i propri). Una volta al governo, si sente responsabile verso il demos solo per la politica generale (da addomesticare con la propaganda), ma non per la sua attuazione nei dettagli, che invece deve soddisfare gli sponsor del suo partito. Capitalismo postdemocratico “Uno degli obiettivi chiave delle élite multinazionali è palesemente combattere l’egualitarismo”. Ciò perché lo strapotere che la globalizzazione dà alle multinazionali, strozzando le piccole imprese, dà un peso politico alle aziende, che possono ricattare i governi: minacciano di andarsene se non vengono defiscalizzate o se non si eliminano le tutele del lavoro. Tutti i partiti cedono al bluff (è un bluff perché i costi sommersi di un trasferimento aziendale sono alti), e la gente non può che votare partiti concordi nell’abbassare le tutele sociali in favore delle multinazionali. In tal modo chiunque vinca dirà che la deregulation l’ha voluta la gente votandoli, ma la


www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm gente non aveva alternative! Questo serve a Crouch per sottolineare che c’è un conflitto insanabile tra le istanze egualitarie democratiche e quelle individualiste capitaliste (come dire: il capitalismo è antidemocratico). Ma siccome oggi i partiti sono egemonizzati da élite capitaliste, anche lo stato sociale viene affidato loro, cioè al mercato. Con la scusa che il servizio migliora se privatizzato. Privatizzazioni Le aziende scelgono il target di clienti cui indirizzare l’offerta, il pubblico è universale. Creare strutture in cui pubblico e privato sono “sussidiari” significa far scegliere al privato il segmento di mercato migliore, lasciando al pubblico gli utenti poveri e insolventi (l’impresa si prende l’utile, lascia il debito). Inoltre la privatizzazione aumenta la corruzione, perché aldilà delle vane formule, a chi va un servizio lo decide la politica. Nascono così aziende specializzate nella stipula di accordi coi governi. Cosa fare? La politica torna ad essere, dopo i fasti del XX secolo dovuti alla forte pressione del movimento dei lavoratori, faccenda di un’élite chiusa come in epoca pre-democratica. Per evitarlo ci sono tre strade: 1) Avviare politiche che diminuiscano la preponderanza delle élite economiche. 2) Riformare la politica in sé. 3) Riproporre azioni a tutela dei soli cittadini. Per farlo si deve evitare di cadere nell’accusa del capitalismo per cui vincolando il mercato con leggi restrittive se ne diminuirebbe il dinamismo. Gli stessi USA, patria del capitalismo, difendono la loro produzione con tasse sull’importazione, scalfendo così le leggi di un fantasioso mercato libero: Il mercato libero del mito capitalista favorisce solo gli interessi delle multinazionali, sopprime le economie locali e crea oligo-

poli. Inoltre il mercato è un mezzo, non un fine, e deve servire solo per creare ricchezza in un paese. Sta poi a quel paese amministrare equamente quella ricchezza attraverso una sana redistribuzione, sintomo di una democrazia vigorosa. La riforma della politica, infine, non può essere fatta solo attraverso gruppi di pressione abbandonando a sé i partiti. La disaffezione delle masse verso la politica favorisce le élite che se ne impossessano per i propri interessi di parte, facendo in tal modo scivolare il sistema in una postdemocrazia. Si deve sostenere quelle associazioni [la Don Chisciotte, n.d.r.] che continuano a perseguire cause che i partiti non perseguono più perché vincolati dal rispetto di accordi con i potentati economici che li finanziano, e con esse lavorare non con o attraverso, ma SUI partiti, per cambiarli e rinnovarli. Si deve far tornare la politica a parlare di problemi reali, come quelli della globalizzazione selvaggia, non cari alle élite economiche. Al momento solo i gruppi di estrema destra ne parlano, ma producendo soluzioni false. Ad es. individuano l’immigrato come emblema del problema dell’apertura dei mercati, non come effetto di una causa economica che risiede nell’interesse privato della multinazionale. Questo parlare, da soli, di problemi oramai tabuizzati dalle élite economiche a destra come a sinistra, spiega il recente successo dell’estrema destra alle europee. Una politica della resistenza postdemocratica, deve tornare a parlare del male nel mercato capitalista piuttosto che tentare di navigare al suo interno: del bisogno di riformare la globalizzazione senza freni del WTO, che è libertà per le merci, schiavitù per gli uomini. Roberto Ciavatta

“L’affermazione secondo cui le privatizzazioni salvaguardano un’industria o un servizio dall’essere politicizzato e forniscono una garanzia contro la corruzione è assolutamente in malafede: lungi dal ridurre le occasioni di corruzione nelle relazioni tra politica e affari, questa strategia le aumenta considerevolmente e crea una classe speciale di aziende con accesso alla politica assolutamente privilegiato. Più il servizio in questione è rilevante per la politica, più la situazione diventa problematica”

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Appunti di psicologia Rubrica di Davide Tagliasacchi

La sindrome di Down

Un mondo ancora oggi sconosciuto Per diverse ragioni, la sindrome di down mantiene una posizione distintiva rispetto a tutte le altre sindromi che causano ritardo mentale. Nonostante le ricerche spesso vedano la sindrome di down come “rappresentativa” del ritardo mentale in generale, questa attualmente viene caratterizzata da peculiari pattern di punti di forza e di debolezza comportamentali. e anche se la maggior parte delle persone possono facilmente riconoscere le caratteristiche facciali tipiche degli individui affetti da tale sindrome, generalmente esse conoscono molto poco circa le problematiche causate da questo disturbo. La sindrome di down è stata descritta per la prima volta nel 1866 da H.Langdon Down, un medico inglese che lavorava in un asilo a earlswood, in inghilterra. nel suo breve articolo che descrive questa condizione (riportato in Dunn,1991), down ha indicato come caratteristiche di questi individui le pieghe epicantali (ossia pieghe della pelle attorno agli occhi), una faccia ampia, la lingua spessa, problemi relativi al linguaggio, una più breve

Es. di Trisomia piena

durata di vita, e personalità prettamente “umorale”. egli inoltre riscontrò la tendenza di molti degli individui di codesta condizione a mostrare variazioni nello sviluppo, ossia acquisizioni cognitive, seguite da perdite. egli scrisse: “qualsiasi progresso intellettivo fatto in estate, ci si può aspettare che regredisca, almeno parzialmente, in inverno” (Dunn, 1991, p.828). Down argomentò che gli individui con questa sindrome mostravano una “retrogressione” alle caratteristiche della famiglia europea nella razza della bassa mongolia. egli quindi definì gli individui con tale condizione come aventi “un tipo mongolo di ritardo”, in base alla loro somiglianza facciale con individui di stirpe mongola. nonostante negli anni recenti questo sgradevole termine sia stato correttamente sostituito da quello meno offensivo di sindrome di down, e in inglese, di down syndrome (addirittura senza possessivo), il termine mongolismo è stato utilizzato incautamente sia in ambito professionale che pubblico per più di un secolo. nonostante il fatto di definire la sindrome attraverso questa tipologia razziale manifesti palesemente una forma di razzismo non certo sottile dell’inghilterra dell’era vittoriana, a down va il merito di aver analizzato con attenzione analitica la sindrome che oggi porta il suo nome. attualmente la sindrome di down è la più comune sindrome congenita associata a ritardo mentale. si manifesta in media in un caso ogni 700-1000 nati, sia nei

maschi che nelle femmine di qualsiasi etnia e status socio-culturale. il caratterisitco aspetto facciale della sindrome di down include testa piccola con viso piatto, orecchie e bocca piccole, lingua sporgente, collo ampio e occhi a mandorla con pieghe epicantali agli angoli interni. La sindrome è causata dalla presenza di una coppia in più (del tutto, o solamente in parte) del cromosoma 21. La trisomia 21 piena, ovvero la presenza di un cromosoma 21 in più in tutte le cellule del corpo, si manifesta per oltre il 92% di tutti i casi in bambini nati vivi. La maggior parte dei casi di sindrome di Down non risulterebbe famigliare, onde per cui i genitori presentano una probabilità relativamente bassa di concepire un secondo bambino con la sindrome. Nonostante un bambino con sindorme in realtà possa nascere da genitori di qualsiasi età, la possibilità che questo accada aumenta quando una donna diventa più anziana. Riguardo invece all’interazione con le madri, o con le prime persone che si prendono cura di loro durante i primi anni d’infanzia, questi bambini mostrano più chiaramente comportamenti decisamente sociali. Per esempio, guardano più a lungo i volti, piuttosto che oggetti o altri avvenimenti. Inoltre alcuni studi riscontrano come bimbi piccoli con sindrome di down mostrino la medesima componente affettiva, o addirittura più positiva, rispetto a gruppi di controllo appaiati per età mentale. Dal punto di vista genitoriale, invece, pare che vi siano

fin da subito delle differenze, secondo cui le madri di bambini con disabiità elaborano il lutto della perdita del bambino perfetto, rispetto a quelle dei bambini normodotati. Le prime possono risultare maggiormente intrusive, didattiche, direttive e preoccupate di dare al loro bambino ogni chanche possibile di svilupparsi intellettivamente. Le madri dei bambini normodotati, per contro, appaiono meno preoccupate e, come risultato, tendono ad essere più orientate al gioco. Le madri di bambini con simdrome di down hanno la tendenza a prendere turni interattivi più lunghi e più frequenti. Allo stesso modo, queste madri si sovrappongono, o parlano allo stesso momento, rispetto ai loro figli, più frequentemente delle madri di figli normodotati. le prime quindi, tendono a mettere in atto dei pattern di interazione asimmetrici, in cui esse compiono più azioni, e danno ai oro figli minori possibilità di prendere l’iniziativa. Come ha riferito una madre di un bimbo con sindrome di down, durante un esperimento: “farlo sedere sulle ginocchia e parlare con lui, questa è la prima preoccupazione. Parlare al bambino, insegnargli qualcosa”. Nonostante tutto, però, sembra che le famiglie e i fratelli di tali bambini, riescano a reagire meglio di fronte ad una situazione apparente-


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Le canzoni del mese

Questo mese pubblichiamo due stornelli della resistenza d’inizio ‘900, di area anarchica e socialista libertaria. La libertà di pensiero che mostrano, la strenua volontà di non avere Dei né padroni, dovrebbero servire d’esempio ad una politica che aramai non fa che leccare culi di preti e padrini, elemosinando voti e corruzione. I nemici devono rimanere nemici, non interlocutori! Inizio ‘900, epoca in cui il movimento anarchico era radicato, e le “bandiere rosse e nere” che gli ultimi sbandieravano non erano quelle del Milan di Berlusconi, ma quelle anarchiche, appunto. Anche le bandiere e i colori, oltre al futuro, ci sono stati rubati da quell’ometto.

Figli dell’officina

mente difficile, rispetto a quasiasi altro problema di natura analoga. Una serie di spiegazioni può essere il risultato di fattori culturali che circondano la sindrome stessa. La sindrome di down è largamente riconosciuta da tutti, ed è il focus di molti gruppi di sostegno ai genitori (tra cui l’Associazione Nazionale Sindrome di Down, e il Congresso Nazionale Sindrome di Down). Un’altra serie di motivi ta nelle caratteristiche legate alla personalità, le quali apportano sicuramente vantaggi sul funzionamento famigliare. In primo luogo, molti bambini con sindrome di down hanno un orientamento socievole ed allegro, oltre che una personalità decisamente affascinante, che conservano anche in età adulta. Mantenendo sembianze e aspetti fisiognomici meno maturi e più legati a quelli dei bambini piccoli, come questi tendono più spesso a fare “mezzi sorrisi”, e usano il loro socievole “trucco della festa” ogni volta che si ritrovano di fronte a compiti difficili. Infine, i ragazzi con sindrome di down hanno un numero minore di comportamenti disadattivi rispetto agli altri, così come psicopatologie meno gravi. Questi ragazzi sono più predisposti a mostrare problemi di attenzione, disobbedienza e ostinatezza, che non gravi psicopatologie come l’autismo.

E quando muoio io

(Autore ignoto, circa 1921)

(Autore ignoto, circa 1908)

Figli dell’officina o figli della terra, già l’ora s’avvicina della più giusta guerra,

Vorrei che il Vaticano andesse in fiamme e il papa ne bruciasse lemme lemme. E il papa ne bruciasse lemme lemme, bruciasse i pret’in corpo alle su’ mamme.

la guerra proletaria, guerra senza frontiere, innalzeremo al vento bandiere rosse e nere,

E quando muoio io non voglio preti, non voglio preti e frati né paternosti, non voglio preti e frati né paternosti, voglio la bandiera dei socialisti.

Avanti, siam ribelli, fiori vendicator un mondo di fratelli di pace e di lavor.

E la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e sempre arditi evviva i socialisti, abbasso i gesuiti!

Dai monti e dalle valli giù giù scendiamo in fretta, con queste man dai calli noi la farem vendetta; del popolo gli arditi, noi siamo i fior più puri, fiori non appassiti daI lezzo dei tuguri. Avanti, siam ribelli, fiori vendicator un mondo di fratelli di pace e di lavor. Noi salutiam la morte, bella vendicatrice, noi schiuderem le porte a un’era più felice; ai morti ci stringiamo e senza impallidire per l’anarchia pugnamo; o vincere o morire, Avanti, siam ribelli, fiori vendicator un mondo di fratelli di pace e di lavor.

Hanno arrestato tutti i socialisti l’arresto fu ordinato dai ministri l’arresto fu ordinato dai ministri e questi sono i veri camorristi! E la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e mai la sbaglia, evviva i socialisti, abbasso la sbirraglia! La Francia ha già scacciato i preti e i frati, le monache i conventi ed i prelati le monache i conventi ed i prelati perché eran tutte spie e in ciò pagati. E la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e la ferindora, abbasso tutti i preti, e chi ci crede ancora. Ma se Giordano Bruno fosse campato non esisterebbe più neanche il papato non esisterebbe più neanche il papato e il socialismo avrebbe già trionfato. E la rigi-la rigi-la rigira, la rigira e la fa trentuno, evviva i socialisti, evviva Giordano Bruno! E quando muoio io non voglio preti, non voglio preti e frati né paternosti, ma quattro bimbe belle alla mia barella, ci voglio il socialista e la sua bella. E la rigi-la rigi-la rigira, la rota e la rotella, evviva Giordano Bruno, Garibaldi e Campanella!


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La pagina di Oasiverde Benvenuta a Minnie! Il settimo asinello all’Oasi. Fiocco rosa Qualche tempo fa ci siamo imbattuti in un commerciante di asini, che come tutti i commercianti deteneva questi animali per scopi speculativi, spesso destinandoli al macello. Era il caso di un gruppo di tre asine, di cui una di evidente razza Ragusana. Dopo varie vicissitudini siamo riusciti in un primo tempo a portare via 2 asine, riuscendo pian piano a far capire a queste bellissimi esemplari che la mano dell’uomo può portare anche cure e carezze, invece che botte. Ma la sensibilità degli asini è incredibile, e presto abbiamo visto notevoli cambiamenti, con l’enorme piacere di vedersi venire incontro festanti degli animali che fino a poco

tempo prima fuggivano alla sola vista dell’uomo. Marta prima calciava per difesa, ora si fa abbracciare, ama la compagnia e le coccole, è molto sensibile. Rea quando è arrivata era già incinta. Ha vissuto la sua gravidanza con molti cambiamenti: seppur migliorando le proprie condizioni ha dovuto adattarsi alla presenza delle capre e dei maialini e non capiva bene cosa volevamo da lei. C’è voluto un po’ per farle capire che l’unica cosa che cercavamo era la sua fiducia. Ci ha premiato con la nascita di Minnie, una splendida piccola in salute, e Rea ci ha subito lasciato avvicinare, giocare con la piccola, prestarle le cure necessarie. Rea

I piccoli ronfano spesso

è di carattere più schivo, ma il suo atto di fiducia è stato una conquista sia per noi che per lei. Ora la sua piccola scorrazza nell’Oasi, ha un’intelligenza precoce, le piace assaggiare tutto, va d’accordo con gli altri animali ma sa già farsi rispettare. La terza asina è la più problematica: nonostante l’avessimo scelta Stella fu comunque portata al macello e per un mese ne perdemmo le tracce. Poi riuscimmo a convincere il commerciante (che arrivò pure alle minacce, nonostante la somma pagata) ad andarla a prendere. Ma quel mese passato fuori ha lasciato gravi segni sul corpo di Stella, che oltre ad essere dimagrita allo stremo e coperta di parassiti, era piena di cicatrici di frustate fin sotto gli occhi. Ma la cosa più grave è la frattura alla seconda falange, con un distaccamento della corona dello zoccolo, cosa che probabilmente richiederà un intervanto chirurgico molto costoso. Non siamo noi a decidere del destino di Stella, lo fa già lei ogni singolo giorno, noi non possiamo fare che aiutarla. Stella ha un carattere forte ed è stata l’unica di tutte e tre le asine a darci subito una piena fiducia, lasciandosi toccare sin da subito senza remore, accettando le iniezioni e le cure come capendo che stavamo cercando di farla stare meglio. Stella è forte, non

Minnie

vuole lasciarsi andare, reagisce alla sua situazione e non può essere che del futile denaro possa decidere del suo destino. Perciò chiediamo aiuto, anzi, semplicemente trasmettiamo l’aiuto che Stella chiede.


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Associazione Oasiverde www.oasiverdersm.org info@oasiverdersm.org

Raccolta fondi

Stella, l’asina in attesa dell’intervento

per operare Stella

Stella (l’asina nella foto sotto) dev’essere curata ad una zampa. L’intervento è costoso e delicato, e l’Oasi da sola non riesce a trovare i fondi per affrontarlo. Stella era un’asina denutrita e destinata al macello; noi (si legga anche l’articolo a fianco) l’abbiamo presa per evitarle questa fine crudele, ma le sue condizioni sono apparse subito gravi, e non c’è modo di farle migliorare senza questo intervento. Perciò chiunque volesse donare il proprio contributo può contattare Elena al 335.7347787, oppure effettuare un bonifico bancario sul

Apas e

oasiverde

Insieme per gli animali, e per firmare accordi internazionali Oasiverde con entusiasmo si è unita all’Apas nel presentare al Segr. per gli Affari Esteri

Antonella Mularoni tre annose problematiche di interesse internazionale, alle quali crediamo fortemente che la nostra Repubblica possa dare il proprio prezioso contributo attraverso una decisa presa di posizione. Il primo caso è rappresentato dall’annuale uccisione delle foche in Canada (ed in particolare dei cuccioli) a scopi commerciali per venderne le pelli ed i prodotti derivati quali il grasso di foca. Già molti paesi europei hanno vietato l’importazione di questi prodotti, per i quali migliaia di animali

Conto Corrente: 000040301467 – Banca: IBS di Borgo Maggiore – ABI: 03171 – CAB: 098004 – BBAN: L0317109804000040301467 – IBAN: SM37L0317109804000040301467 – CODICE SWIFT: ISBMSMSMXXX – intestato ad: Associazione Oasiverde – Causale: Salviamo Stella ogni anno vengono barbaramente uccisi a bastonate. Il secondo caso, nel quale molti sammarinesi hanno dimostrato sensibilità attraverso un’estesa raccolta di firme che a breve verrà sottoposta alla Reggenza, è rappresentato dalla crudele uccisione annuale dei delfini-balena nelle isole FaerOer (Danimarca), secondo una barbarica tradizione alla quale partecipano persino i bambini saltando la scuola. Centinaia di esemplari muoiono dissanguati sulle spiagge, tra atroci e ingiustificabili sofferenze. Il terzo punto riguarda la sottoscrizione da parte di San Marino della Convenzione di Berna, richiesta già avanzata nel 2006 dall’Apas congiuntamente alla Micologica, e che quest’anno trova come alleata Oasiverde. Vista la precedente sottoscrizione della Convenzione di Washington (CITES, che regolamenta il commercio di specie in pericolo d’estinzione), infatti, ci risulta dif-

ficile capire le motivazioni che rendono tardiva una presa di posizione riguardo al Trattato di Berna, strumento fondamentale per la conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali. È stata ratificata dai 39 stati membri del Consiglio d’Europa assieme a Monaco, Burkina Faso, Marocco, Tunisia e Senegal. Invece Algeria, Russia, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Il Vaticano e la Repubblica di San Marino non hanno sottoscritto l’accordo. Ci auguriamo che la nostra Repubblica cambi presto questa posizione.


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Terza Festa del Solstizio '

Anno 2009: le foto dell ozio e del vizio

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Chi c’è, c’è. Chi non c’è, non c’è.

P.M.Carattoni in Jam Session Mort-a-della

Ospedale Psichiatrico

The Using Bridge Leitmotiv

Leitmotiv


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L’ippogrifo: Rubrica di Angelica Bezziccari

Walden ovvero vita nei boschi Di Henry D. Thoreau

“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita, e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto” Forse molti conoscono già queste parole, citate nel film “L’attimo fuggente” (titolo originale: dead poet society). L’autore è Henry D. Thoreau, e sono un frammento del saggio-diario da lui scritto tra il 1845 e il 1847, anni vissuti a stretto contatto con la natura sulle rive del lago di Walden, a Concord, Massachusetts; qui costruisce una capanna nella quale vivrà per tutto il tempo lì trascorso. Ci si

potrebbe chiedere come sia riuscito a resistere alla solitudine, agli allettanti richiami del ‘mondo civilizzato’, come abbia fatto a non annoiarsi... Ebbene, il suo tempo era pieno perché la sua mente era vuota, liberata da tutti gli inutili fardelli fisici e mentali che già stavano appesantendo la nascente borghesia americana del tempo. Attraverso capitoli tematici, alcuni più pratici dedicati alla sopravvivenza e all’economia, e altri che toccano livelli filosofici e poetici, anche il lettore entra per un momento nella casetta di Walden, ed è continuamente punzecchiato da Thoreau, dalle sue considerazioni sull’effettiva utilità di tutto quello che ci circonda. Il suo pensiero si può riassumere con una parola: ‘semplicità’, che non è affatto sinonimo di banalità. Ci invita a riflettere sulle reali necessità fisiche dell’uomo (cibo, tetto, vestiario, calore), che non rinnega, infatti solo quando si avranno queste cose l’uomo potrà elevarsi spiritualmente, ma soprattutto potrà iniziare a sperimentare la vita. All’interno della società vi è un paradosso nascosto: le condizioni per ottenere libertà e indipendenza materiali (il denaro) sono le stes-

Scorcio del lago di Walden se che non ci rendono liberi (lavoro, quindi il denaro); ogni oggetto in più che noi possediamo ha un costo, la vita stessa, che subito o a lungo andare bisogna dare in cambio per ottenere quell’oggetto. Perché sacrificare la vita al lavoro se poi per colpa di esso non si ha più il tempo di vivere, o perché ammalarsi per mettere da parte dei soldi per quando saremo ammalati? Thoreau guarda molto avanti rispetto ai suoi contemporanei: vede nella vecchiaia dimenticanza e non esperienza, l’umanità come un enorme potenziale intellettivo utilizzato solo in minima parte, e non esclude l’esistenza di altre creature viventi nel cosmo: “quali esseri lontani e differenti, contemporaneamente e dai vari luoghi di una medesima stella, contemplano l’universo!” si era già fatto osservatore della passività con cui gli uomini si rapportano alla tecnologia: “ora sono diventati strumenti dei loro strumenti”. Emerge costante l’amore per la natura, l’obiettiva consapevolezza di farne parte, ché essa non è una

cosa esterna agli uomini. E se all’inizio la solitudine è spiacevole, a breve scompare, quando si capisce che non è la presenza di altre persone a farci sentire meno soli. Ciò non significa rinnegare la piacevolezza della compagnia umana; Thoreau a Walden riceve visitatori e condivide con loro la vita, come lo fa con gli animali e gli alberi, che non hanno meno importanza. Di questi e altri argomenti parla Henry Thoreau, e ogni riga è satura di spunti e descrizioni, più di un libro che possa aver scritto un viaggiatore nello stesso periodo di tempo. Anche Thoreau in effetti ha viaggiato, ma all’interno di se stesso, e nessun viaggio può essere più denso di questo. “...così è la vecchiaia, dunque limitazione. Eppure vi sono tante cose che riempiono la mia vita: le piante, gli animali, le nuvole, il giorno e la notte, e l’eterno nell’uomo. Quanto più mi sono sentito incerto di me stesso, tanto più si è sviluppato in me un senso di affinità con tutte le cose” Carl G. Jung


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La

sottile linea rossa Definirlo solo un film di guerra sarebbe un errore. Ambientato nelle isole Salomone meridionali del Pacifico, tra il 1942 e 1943, quando era in corso la battaglia di Guadalcanal, che ha visto fronteggiarsi truppe americane e giapponesi nel contesto della seconda guerra mondiale. Tratto dall’omonimo romanzo di James Jones, ha probabilmente spunti autobiografici, visto che l’autore stesso ha partecipato alla battaglia. Qui il tema in primo piano non è il conflitto armato, ma quello all’interno di ogni soldato, e lo stesso conflitto rapportato all’ambiente incontaminato che i due schieramenti andranno a invadere. Dando voce a più personaggi, senza far emergere nessun vero protagonista, inserendo monologhi e introspezioni dei soldati, Malick riesce a trasmettere le sensazioni di questi uomini che in un continuo crescendo di tensione, dalla partenza fino allo sbarco sull’isola e poi al combattimento, mostrano l’assurdità dell’uomo che uccide se stesso e la natura. Ciò che risalta di più è il contrasto tra gli elmetti, le armi, il frastuono e il sangue rispetto alla vegetazione rigogliosa attorno, nonché agli indigeni che vivono lì. I soldati sono invasori, profanatori di un ambiente protagonista e al contempo estraneo allo sfacelo che avviene. La bellezza del luogo a tratti pare quasi non esserne troppo disturbata, perché così forte e immanente da sovrastare tutto il resto, come il vecchio indigeno che passeggia tranquillo nella foresta mentre

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i soldati in marcia lo osservano un po’ stupiti. Nei pensieri a cui la voce narrante del soldato dà vita, emerge anche un interrogativo profondo; si chiede se sono solo gli uomini a combattere o lo fa anche la natura, se il conflitto sia naturale e inevitabile. E tuttavia, ciò non giustifica gli orrori prodotti, e soprattutto la loro causa: “questo grande male... da dove proviene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da che seme, da quale radice è cresciuto? Chi ci sta facendo questo? Chi ci sta uccidendo, derubandoci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovina è di beneficio alla terra, aiuta l’erba a crescere, il sole a splendere?” La fotografia fa risaltare la nitidezza del verde,dei colori degli animali, e le contrappone la cupezza delle scene di guerra. La musica di Hans Zimmer, trasmette inquietudine, ma anche stupore, sconcerto... Comunque complessa di fronte alla semplicità e serenità dei canti della popolazione autoctona. La guerra si sente anche quando non ancora iniziata, perché è nell’animo umano, e quella materiale è solo un’ esternazione, pur deprecabile. Malick rappresenta la guerra invisibile e invisibile. Non c’è nessun vero eroe: la guerra non ha eroi. Nessun vero buono o cattivo: la guerra in alcuni casi non ha né buoni né cattivi ma solo uomini, che arrivano a commettere azioni spietate spesso senza un vero motivo, solo perché gli è stato ordinato (la psicologia sociale ha indagato molto su questo). Follia? Il confine tra essa e la normalità è “una sottile linea rossa”, come scrisse il poeta Rudyard Kipling.

Regia: Terrence Malick Con: Sean Penn, Nick Nolte, Elias Koteas, John Savage Titolo originale: The thin red line Durata: 170 min. USA - 1998


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Es...cogitando: Rubrica di Roberto Ciavatta

Partito dei Pirati

Il partito svedese che rimette in discussione il modo di intendere la politica Alle elezioni europee del 7 giugno scorso, il “Partito dei Pirati” svedese ha raggiunto un risultato “storico”: un seggio nel parlamento europeo. Ma cos’è il Partito dei Pirati? Si tratta di un movimento politico nato successivamente al raid della polizia svedese (fine maggio 2006) alla sede di “Pirate Bay”, il più importante tracker Bit Torrent website al mondo. Della nascita di questo partito ne aveva scritto Raf Valvola Scelsi in “Sinistra senza sinistra”.

Pirate bay subì l’irruzione della polizia perché accusata di violare il copyright attraverso, appunto, i file bit torrent, cioè l’utima generazione di peerto-peer,. Si tratta di Torrents, distribuiti all’utente che intende scaricare un file, che puntano a copie non autorizzate di materiale protetto da copyright, agendo da instradatore verso la reperibilità del materiale ricercato in tutti i computer connessi in un determinato momento. La MPAA (Motion Picture Association of America), risentita della divul-

gazione non autorizzata del suo materiale, aveva fatto pressione sul governo svedese che, infine, decise di autorizzare il blitz, con conseguenti fermi e oscuramenti del sito incriminato. Pirate Bay è nato nel 2003, in seno ad un’organizzazione anticopyright russa chiamata Piratebyråån, ed è inutile dire, per chi usa internet, che dopo questa operazione repressiva i Bit Torrent sono decuplicati, proprio sfruttando la pubblicità del blitz, e oggi circa 10 milioni di persone usano il protocollo Bit Torrent per scaricare dal web copie non autorizzate di opere protette. Il Partito dei Pirati, nato dopo il Blitz e giunto in meno di un mese all’1% alle elezioni svedesi del giugno 2006, si pone come obiettivo di liberalizzare la fruizione del materiale protetto da copyright, sostenendo che un divieto in tal senso sospenderebbe la tutela della privacy dei fruitori, perché siccome gran parte dei download del materiale protetto da copyright viene effettuato da luoghi privati, cercare di impedirlo significherebbe monitorare le attività di ogni singolo utente collegato in rete fin dentro la sua abitazione. Secondo il Partito dei Pirati, l’unico diritto sancito dal copyright dovrebbe essere, com’era a loro avviso in origine, quello di riconoscere come creatore di un prodotto il suo effettivo

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autore, ma non il diritto di ricevere compensi dalle copie del materiale protetto che vengono divulgate. A loro avviso gli sviluppi tecnologici (internet in particolare) hanno reso antiquate le leggi sul copyright a danno dei consumatori. Per loro “condividere copie, o altrimenti diffondere o usare opere per usi non commerciali, non deve mai essere illegale visto che di tale fair use (utilizzo leale) ne beneficia tutta la società”. Di fatto il Partito dei Pirati paragona la condivisione di file protetti sul web alle “biblioteche”, dove vengono messe a disposizione per usi personali, a titolo gratuito, pubblicazioni anch’esse protette da copyright, ponendo in tal modo un tema di stretta attualità, con cui la politica dovrebbe iniziare a confrontarsi. Il partito dei Pirati è stato il primo esempio di partito politico che nasce del tutto al di fuori di ogni intermediazione istituzionale di tipo tradizionale. Si tratta di un gruppo che come altri nasce autonomamente in difesa di singole e precise istanze, che i gruppi politici tradizionali non difendono abbastanza radicalmente. Si tratta, come scrive anche Raf Valvola Scelsi, dei “primi movimenti postmoderni… espressione di nicchie sociali” che mirano ad imporsi su un piano generale. Anche le liste civiche di Beppe Grillo in Italia, anch’esse con risultati confortanti (2 eurodeputati, più di 30 consiglieri provinciali), iniziano ad imporsi a partire da una mobilitazione della rete. Non si tratta di stabilire da che parte stiano e che legittimità abbiano movimenti simili, ma semplicemente di prendere atto che ci sono e ci saranno sempre più, e il motivo di interesse, da prospettive di geografia politica, è di capire perché le istanze che propongono non sono ricomprese in movimenti partitici che, se una volta parevano capaci di ricomporre le frammentazioni sociali, oggi paiono distanti ed autoreferenziali. A mio avviso la disaffezione verso i partiti tradizionali è data dal loro indecente spiri-


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to compromissorio, dalla con- bisogno di darsi, altrimenti cezione di sé stessa come il stritolato dall’atomizzazione campo dell’accordo e non più dell’individualismo capitalista dello scontro tra idee incon- occidentale. ciliabili. Questo ha livellato i Concludo perciò con una cipartiti, e ha impedito di cre- tazione dall’articolo di Raf are aspettative, qualcosa per Valvola Scelsi: “Cosa cercacui impegnarsi, fiducia in un no le persone in queste reti futuro difeso radicalmente. (di social networking, n.d.a.)? Proprio, cioè, l’assenza di ra- Identità sociale, restituzione dicalismi, la politica ridotta a di senso, un senso sociale via di mezzo che accontenta- alla propria vita. Le stesse re la maggioranza lasciando ragioni che guidano milioni tutti delusi, aldi individui a lontana da par- Condividere, impegnarsi attiti oramai butivamente nel rocratizzati ed senza volontariato incancreniti in permesso, sociale e che logiche di vera suo tempo, ticismi e ruoli copie protette nell’ormai lonformali, avvici- da copyright su tana epoca nandoli invece della politica a movimenti internet, non preinternet, li che difendono deve mai essere induceva in strenuamente considerato una militanza pochi temi con generosa e r a d i c a l i s m o , reato straordinaria senza possibinei novecenlità di compromessi. teschi partiti politici di masÈ la cultura del “free” e della sa.” democrazia dal basso, che si Tutto questo testimonia di contrappone all’elitismo della un rifiuto per la forma odierderiva democratica occiden- na di democrazia autoritaria, tale. Free software (l’open del laissez-faire capitalista, e source) non significa aggi- del monetarismo come fonramento del copyright ma damento del legame sociademocratizzazione dei mez- le. Di qui, comprendendone zi di produzione, dato che il le potenzialità, si dovrebbe software è oramai indispen- ripartire per ridare un senso sabile per lavorare. Le piat- ad una socialità e ad esistentaforme Wiki equivalgono ad ze singole oramai perdute, una democratizzazione delle perché non accettare queste conoscenze, e le piattafor- sfide significa perdere il treno me di social networking (ad della storia, e non raccogliees. facebook) sono luoghi in re sfide radicali di senso, che cui con-dividere le proprie i giovani dimostrano di volere esperienze, in un continuo intimamente.

«L’etica scientifica richiede un modello in cui le teorie vengano sviluppate collettivamente, e i loro difetti percepiti e gradualmente eliminati per mezzo di una critica fornita dall’intera comunità scientifica. Tutta la nostra conoscenza della natura si basa su questo modello accademico o scientifico. La ragione per cui il modello open-source degli hacker originari funziona così efficacemente va ricercata nel fatto che (…) si adegua a un modello accademico ideale aperto, che storicamente è il più adatto alla creazione di informazioni» Pekka Himanen, “L’etica hacker”, 2001


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Mercoledì 1 luglio: - “Diamanda Galas Live: Prayers For The Infidel”, all’interno del Ravenna Festival. www. ravennafestival.org/ Venerì 3 luglio: “PFM canta De Andrè”, Teatro Arena della Regina, Cattolica. www.riminibeach.it/eventi Dal 3 al 12 luglio: “Santarcangelo dei Teatri”, un appuntamento classicoe imperdibile con il teatro d’ecellenza. www.santarcangelofestival.com Sabato 4 Luglio: - “La Notte Rosa”, a Rimini, San Marino e dintorni. Info su www.lanotterosa.it - “Battiato live” a Riccione. Prevendita su Ticketone Mercoledì 8 luglio: “Patty Smith live”, in Piazza G.Matteotti, Sogliano. www.goth.it/event/33286 Giovedì 9 luglio: Per il ciclo “Biblioteca Illuminata”, Biblioteca di Misano, Via Rossini. Massimo Donà presenterà la sua ultima opera “I ritmi della creazione”. www.misano.org/news

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Eco-co

Qualche piccola inquinare meno

Yogurt

fai da te

è facile, gustoso ecologico, ed economico!

Dal 10 al 19 luglio: “Umbria Jazz”, a Perugia il superclassico del jazz. Info e ticket www.umbriajazz.com Lunedì 13 e martedì 14 luglio: “Morrissey live”, al Velvet di Rimini. Prevendita www.vivaticket.it Dal 13 al 18 luglio. “San marino Etnofestival”, nel centro storico di San Marino. www.visitsanmarino.com Dal 15 al 25 luglio: “Verucchio Music Festival”, a verucchio dieci giorn di musica di qualità. www.verucchiofestival.it Venerdì 17 luglio: All’interno del “Ravenna Festival”, “Sutra”, preghiera e lotta con i monaci buddisti del Tempio Shaolin. www.ravennafestival.org Dal 17 al 19 luglio: “NNT 800 - Nero Notte Teatro”, a Saludecio. Spettacoli dal vivo dedicati al noir. www.ottocentofestivalsaludecio.it Dal 20 al 26 luglio: “Arezzo Playart”, una settimana di musica, artisti di strada e teatro. www.playarezzo.it Dal 23 al 26 luglio: “Giornate medievali” a San Marino, centro storico. www.giornatemedioevali.sm Sabato 25 luglio: “Negrita live” a Cattolica. www.riminibeach.it/eventi/negrita Dal 29 luglio all’1 agosto: “Filosofia sotto le stelle”, a Cervia. Conferenze all’aperto. www.turismo.comunecervia.it/eventi_proposte Dal 31 luglio al 2 agosto: “Moonlight Festival”, a Fano. L’unico festival dark-postpunk italiano. www.moonlightfestival.com Dall’1 al 2 agosto: “Raduno Facebook”, al Mirabilandia di Cervia. www.riminibeach.it/eventi Dal 6 al 9 agosto: “800 Festival” a Saludecio... c’è bisogno di spiegazioni? www.ottocentofestivalsaludecio.it Dall’8 al 9 agosto: “Amarcort FilmFestival”, a Rimini Terme (Miramare). festival di cortometraggi. www.amarcort.it

Sapone

fai da te

è piacevole, facile, ecologico, delicato ed economico! Per ottenere un buon sapone è necessario: pesare con assoluta precisione gli ingredienti; anche la minima differenza può rovinare tutto. Miscelare grassi e soluzione caustica alla temperatura ottimale. Isolare gli stampi nelle prime 24 ore perchè il calore della reazione chimica non si disperda. Ingredienti: 1 Kg d’olio di oliva, 128 gr. di soda caustica (NaOH), 300 gr. d’ acqua Ingredienti facoltativi: 10 ml d’olio essenziale di lavanda, 1 cucchiaio di farina di riso, 1 cucchiaio di fiori secchi di lavanda tritati


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nsigli

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Per i più interessati consigliamo di dare un’occhiata su www.ecoblog.it, dove è possibile trovare tante altre ricette per il fai da te!

proposta per

COSA SERVE: 1) Un recipiente cilindrico di plastica trasparente (plexi-glass) con coperchio. Misure approssimative: altezza 18 cm. - diametro 12 cm; 2) Un pentolone che contenga comodamente il predetto recipiente di plastica: altezza 18 cm. - diametro 20 cm; 3) Un colino di plastica di circa 14 cm di diametro con manico; 4) Una vaschetta di plastica del diametro del colino; 5) Latte pastorizzato fresco scremato o parzialmente scremato; 6) Fermenti lattici vivi: li trovi nelle farmacie e nelle erboristerie, ma basta anche acquistare, per la pri-

ma volta, qualche vasetto di yogurt naturale; A questo punto siamo pronti per partire: 1. Scalda il latte fino a una temperatura di circa 40° C. In pratica, immergendo il dito, non dovresti scottarti. 2. Aggiungi al latte i fermenti lattici o alcuni vasetti di yogurt naturale freschissimo nella misura di 2 vasetti per 1/2 litro di latte. 3. Mantieni ad una temperatura costante il composto per diverse ore, in modo che il processo di fermentazione possa avere inizio regolare. Per fare ciò è bene mettere a bagnomaria il recipiente in plexi-glass e controllare periodicamente la temperatura dell’acqua. Se l’acqua si raffredda, ac-

cendi il fornello e riscaldala brevemente. Dopo circa 6 ore di riposo, il composto comincerà ad addensarsi. Più i fermenti lattici sono freschi e vitali, più il processo sarà rapido. 4. Filtra il contenuto del recipiente cilindrico una volta divenuto ben denso: versa in un colino, posto sulla vaschetta, 2 cucchiaiate dello yogurt appena formato e stendilo sopra la trama del colino, in modo da creare una superficie filtrante. 5. Aggiungi il contenuto del recipiente cilindrico ed attendi la formazione dello yogurt compatto. Per ottenere una consistenza meno densa puoi omogeneizzare il composto in un

Fase 1: Indossa guanti, mascherina e occhiali; in una tazza larga pesa con assoluta precisione la soda caustica. In una caraffa di pirex pesa l’acqua. Metti la caraffa sul fondo del lavello. Versa poco a poco la soda nell’acqua, mescolando in modo che si sciolga bene. Attenzione perché la temperatura della soluzione caustica salirà rapidamente sino ad 70/80 gradi. Riponi il contenitore coperto in luogo sicuro a raffreddare Fase 2: Pesa l’olio in una pentola d’acciaio. Metti la pentola sul fornello. Fai scaldare a fuoco bassissimo, mescolando di tanto in tanto. L’olio non deve scaldarsi

troppo. Fase 3 (facoltativa): Mentre la soluzione caustica raffredda e il grasso si riscalda, in una tazzina mescola l’olio essenziale con la farina di riso. Trita finemente i fiori secchi di lavanda. Fase 4: Indossa guanti, mascherina e occhiali, con il termometro controlla le temperature di grasso e soluzione caustica: quando entrambe sono a 45 gradi versa dolcemente la soluzione caustica nel grasso, mescolando bene col cucchiaio di legno. Poi mescola con un frullatore a immersione (facendo attenzione agli schizzi) pochi secondi per volta, alternando pause per controllare lo stato del sapone. Fase 5: Mentre frulli, il sapone cambierà colore e consistenza, diventando sempre più cremoso. Ad un certo punto, facendo colare un po’ di miscela nella pentola, questa resterà in superficie qualche secondo prima di affondare. in questo momento puoi aggiungere gli ingredienti facoltativi previsti: posa il frullatore, mescola piano col cucchiaio mentre

versi l’olio essenziale nel sapone e poi aggiungi i fiori tritati. Fase 6: Dopo aver aggiunto velocemente gli ingredienti facoltativi, versa il sapone nello stampo, isolandolo bene con coperte perchè stia caldo. Dopo qualche ora il calore prodotto dalla reazione chimica trasformerà il sapone in una massa gelatinosa. Questa è una reazione molto importante che avviene mentre il sapone è dentro la coperta. I saponi che non vanno in gel impiegano più tempo a maturare e possono essere meno gentili con la pelle. Se usi stampi piccoli isolali singolarmente perchè il calore si conservi. Fase 7: Lascia il sapone coperto nello stampo per 48 ore. Dopo sformalo e lascialo maturare all’aria in un ambiente asciutto e fresco. La saponificazione si completa nel giro di un paio di settimane ma la stagionatura ottimale di un sapone di olio di oliva è di 6-8 settimane. Stagionando il sapone migliora in compattezza, tenuta e delicatezza. Il sapone è come il vino, più invecchia meglio è!

frullatore. Al contrario, per ottenere uno yogurt ancora più compatto, tipo greco, il giorno dopo devi versare lo yogurt ottenuto in un panno a trama non troppo fitta appoggiato su un colapasta ed appenderlo a sgocciolare per un paio d’ore, quindi rimetti lo yogurt compatto e cremoso nel recipiente in frigo. L’acqua sgocciolata può essere raccolta e utilizzata per zuppe, brodi vegetali, carne in umido. Il primo yogurt non viene buonissimo: la flora dei bacilli tende a stabilizzarsi dopo due o tre produzioni. Ma con un po’ di pazienza in brevissimo tempo otterrai uno yogurt squisito, che si “riprodurrà” anche per anni. Lo yogurt fatto in casa si conserva molti giorni nel frigo. Puoi gustarlo al naturale oppure con l’aggiunta di miele, marmellata, zucchero di canna, frutta fresca ecc. Prima, però, non dimenticare di prelevarne un cucchiaino per la successiva produzione. METODO ALTERNATIVO PIù VELOCE Un metodo alternativo, e più semplice, per fare lo yogurt in casa è il seguente: 1. Scalda il latte (bollire se latte crudo) 2. Fallo raffreddare un paio di minuti 3. Mescolalo con un cucchiaio di yogurt (o con quello rimasto dalla volte precedente) in un termos da 350 ml 4. Chiudi il termos 5. Dopo qualche ora è bello denso (si può farlo la sera e la mattina è pronto). 6. Una volta pronto, puoi mettere in frigo lo yogurt direttamente dentro il termos.


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Sopra di noi niente Rubrica a cura di Andrea Mina

Cos’avrà voluto dire? Il Vaticano denuncia la paglia per nascondere la trave Il 13 giugno apprendo da un articolo di Giacomo Galeazzi che il Papa, durante l’incontro con una fondazione impegnata in opere di carità, ha mosso dure critiche al sistema finanziario che ha portato alla crisi dei mercati odierna. Benedetto XVI (B16), ha sottolineato come l’idolatria del denaro allontani l’uomo dalla ragione e lo conduca su strade sbagliate ed ha criticato il comportamento dei paradisi fiscali e di chi li sfrutta a proprio vantaggio. Fin qui sembrerebbero affermazioni del tutto condivisibili se non si considerasse che a pronunciarle è stato il capo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana (CCAR), istituzione che, nel corso dei secoli, ha dimostrato più volte molto

interesse per il denaro. È dimostrato che la CCAR, pur avendo sempre proclamato il valore della povertà, ha accumulato le sue fortune usando ogni metodo: simonia, confische dell’inquisizione, falsificazione di atti, guerre di conquista e speculazione. Se vi va di approfondire l’argomento e se non avete lo stomaco troppo debole vi consiglio la lettura de “Il libro nero del cristianesimo” di Jacopo Fo. In un primo momento avevo perdonato questa ipocrisia, in fondo sono frasi di circostanza, poi B16 ha mosso una critica aperta e circostanziata ai “paesi come l’Italia che tuonano contro i paradisi fiscali ma, invece di sopprimerli, li ospitano e li adoperano”. Cosa avrà voluto dire? All’interno del territorio italiano ci sono solo due stati: il Vaticano e la Repubblica di San Marino. Essendo molto improbabile un’autocritica da parte dell’Infallibile, devo dedurre che B16 si riferisse a San Marino. Certo, a San Marino abbiamo i nostri problemi ed i nostri dottori della finanza

e delle finanziarie che ogni tanto combinano qualche marachella, ma mi sembra che da qualche anno la nostra Repubblica stia cercando di uscire dal pantano, anche a discapito della propria sovranità, mediante le trattative più o meno proficue che sta intrattenendo con l’Italia. La critica mi sembra ingiusta anche perché i truffatori nostrani sarebbero dei ladri di polli se paragonati con quelli che hanno gestito lo IOR durante i ruggenti anni ’70 ed ’80. Lo IOR è l’unica banca dello stato del Vaticano con un’unica sede i cui bilanci e movimenti sono noti solo al Papa, al collegio dei 5 cardinali da lui nominati ed a pochi altri. L’istituto è stato al centro di numerosi scandali finanziari come tangentopoli e calciopoli ma il più famoso è quello relativo al fallimento del Banco Ambrosiano che coinvolgeva anche elementi della criminalità organizzata e della P2. Il Vaticano ha inoltre il primato di non aver mai concesso una ro-

gatoria internazionale per nessuno degli scandali finanziari che hanno coinvolto lo IOR. Purtroppo devo rilevare il silenzio delle nostre istituzioni che, al di là degli schieramenti partitici, hanno dimostrato in diverse occasioni di essere succubi delle gerarchie ecclesiastiche. Lo stato del Vaticano, indicando la paglia nell’occhio di San Marino, tenta di distogliere l’attenzione dalla trave che ha nel suo e l’assurdo è che ci riuscirà.

I quattro dell’Ave Maria Michele Sindona Roberto Calvi

Paul Marcinkus

Licio Gelli


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