IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24
Numero 27 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Giornale gratuito - vietata la vendita
gennaio 2010
Dal 22 al 24 gennaio, a Domagnano, il festival culturale di San Marino, che politica ed economia snobbano perdendo un’ottima occasione di rilancio dell’immagine del paese Riccardo Castelli
appunti di bioedilizia
Poster a pag 8
Valentina Quadrelli
Sopra di noi niente
L’ippogrifo
Che fine ha Crisi d’identità un uomo fatto la Nel libro di Oriana I simboli creano la storia di identità oppure, al striscia di contrario, le identità Fallaci Alekos Panagulis, un gaza? Don Chisciotte greco creano simboli? a pag.
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Oasiverde
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Prima di tutto, prima di parlare di Bioarchitettura, dobbiamo fare una precisazione doverosa: definire cioè i materiali “ecosostenibili” e quelli “biocompatibili”. Mentre i primi, come suggerisce il nome, sono compatibili con l’ecosistema-natura, i secondi lo sono con “la vita” (bios) che vi abita, e non è detto che un materiale ecosostenibile sia automaticamente biocompatibile e viceversa. Primo esempio: la fibra di amianto, una materiale impiegato fino agli anni 80 per produrre la miscela cemento-amianto (il tristemente noto Eternit). La fibra di amianto é ecosostenibile, integrato nel proprio ecosistema e molto comune in natura, ma non possiamo di certo dire che sia anche bioa pag.
Gli articoli di “Salviamo gli alberi di natale” + questo mese “Lettera agli iscritti” Pagg. 4-5
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Terzo mondo e PVS
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che fine ha fatto la striscia di gaza? Cosa rimane dell’operazione “piombo fuso” un anno dopo “Prendete un pezzo di terra di 40 km per 5 e chiamatela Gaza. Poi riempitelo con 1.400.000 abitanti. Circondatelo con il mare a Ovest, l’Egitto di Mubarak a Sud, Israele a Nord e a Est e chiamatela terra dei terroristi. Poi dichiaratele guerra e invadetela con 232 carri armati, 687 blindati, 43 postazioni di lancio per jet da combattimento, 346 mortai, 3 satelliti spia, 64 informatori, 12 spie infiltrate e 8.000 truppe. Ora dite che è per la difesa di Israele. E dichiarate che eviterete di colpire la popolazione civile.” dal blog di R.Chemayel Un anno fa, l’operazione Piombo Fuso devastava la Striscia di Gaza causando
1.400 morti e azzerando l’economia palestinese. In quei giorni, i televisori occidentali si sono riempiti di immagini difficili da sopportare: carri armati israeliani che abbattevano le abitazioni di latta degli abitanti di Gaza, famiglie di coloni che scappavano ogni volta che Hamas lanciava un razzo, donne e bambini innocenti sacrificati per la “ragione di Stato”. Improvvisamente la “questione palestinese” è tornata in auge per poi ripiombare nell’oblio, sostituita da altre notizie più importanti e sensazionali. Eppure le famiglie palestinesi non se ne sono andate, sono rimaste chiuse in quella prigione a cielo aperto che è Gaza, continuando a morire non più per mano del-
la guerra ma dell’indifferenza globale che li ha lasciati soli, a fare i conti con una ricostruzione impossibile. L’operazione Piombo Fuso (iniziata il 27 Dicembre 2008 e protrattasi fino al 18 gennaio 2009) è stato il più pesante intervento militare nei Territori Occupati, dopo le guerre del ’48 e del ’67. Proprio in quei giorni, la Tregua firmata da Hamas e Israele era scaduta senza essere riconfermata. La Tregua, prevedeva in particolare due aspetti: da una parte che Hamas non lanciasse razzi contro le comunità israeliane e dall’altra che il governo israeliano ponesse fine alla morsa (economica, sociale, militare) su Gaza. In realtà però, per tutta la durata degli accordi, Israele aveva continuato a tenere la Strisicia in un regime di embargo rifiutando persino il passaggio di beni di prima necessità (proprio questa situazione aveva spinto molte famiglie palestinesi a sfondare le barriere di Rafah per fuggire in Egitto). La scadenza degli accordi e la mancata rinegoziazione degli stessi, unita all’embargo israeliano, avevano provocato la risposta armata di Hamas: il lancio di decine di razzi a lunga gittata, pur non provo-
cando vittime, manteneva nel terrore centinaia di famiglie di coloni israeliani. Hamas, così facendo, chiedeva al governo israeliano di rinegoziare la tregua ma quest’ultimo, non volendo cogliere il messaggio, ha dato il via ai bombardamenti aerei sulla Striscia. L’operazione Piombo Fuso era veramente indispensabile per la sicurezza di Israele come hanno detto i vertici del suo esercito? I motivi per cui il governo israeliano ha portato avanti questo attacco sono sostanzialmente quattro: in primo luogo la vacanza di potere negli Stati Uniti e la certezza che, una volta insediatosi Obama alla presidenza, il governo israeliano non avrebbe più goduto della libertà e dell’appoggio incondizionato garantitogli da Bush Junior. In secondo luogo, Israele doveva dimostrare di essere una vera potenza militare, lavando via l’onta della guerra persa in Libano nel 2006. Inoltre, l’offensiva contro Gaza può essere vista anche come strumentale al rafforzamento del governo israeliano in vista delle elezioni che si sarebbero tenute nel 2009. Infine, questa guerra è stata considerata da molti studiosi come una guerra su procura
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commissionata ad Israele da Arabia Saudita ed Egitto per colpire i loro nemici (ovvero Siria, Iran e Giordania) attravero l’eliminazione del loro “protetto” Hamas. Certo è che Piombo Fuso non è servito per eliminare il Movimento integralista islamico che, nonostante la guerra, è ancora attivo e ben visto dalla popolazione. Hamas ha speculato sul martirio della popolazione di Gaza senza preoccuparsi del costo umano di una battaglia condotta contro il secondo esercito più forte del mondo. Isralele non ha tenuto conto del fortissimo radicamento territoriale di Hamas, un radicamento che nessuna guerra, per quanto distruttiva e feroce, potrà scalfire. Piombo Fuso non solo ha logorato l’immagine del governo israeliano (che ha infatti perso le elezioni del 2009) ma ha soprattutto rafforzato Hamas che è oggi visto come l’unico Movimento in grado di tener testa all’esercito di Tel Aviv. Nel frattempo le donne, gli uomini e i bambini di Gaza continuano a vivere una vita di stenti mentre ogni giorno emergono verità inquietanti sul modo con cui l’esercito israeliano si è assicurato la vittoria, verità che spesso hanno portato l’opinione pubblica mondiale a chiedere l’istituzione di un Tribunale Penale Internazionale contro Israele (basti pensare all’utilizzo del fosforo bianco, alle fucilazioni di massa, all’uccisione di migliaia di civili o alle violenze perpetrate per puro sadismo). A questo si aggiunge la notizia recente arrivata dall’Egitto secondo cui Mubarak sta facendo costruire un muro in grado di chiudere anche la parte di Striscia che confina con questo stato. Gaza è diventata definitivamente la più grande prigione del mondo con sbarre fatte da “logiche di Stato” e indifferenza mondiale.
Gli appuntamenti imperdibili del mese di gennaio 2010 Dal 6 al 17 gennaio “La notte delle stelle”, Villa Mussolini, Riccione Sabato 9 gennaio “Punkreas - live”, Velvet (RN)
Lunedì 18 gennaio “Vinicio Capossela, live”, Teatro comunale, Ferrara
Dal 14 al 17 gennaio “Mystery - Holyday on ice”, 105 Stadium, Rimini
Dal 22 al 24 gennaio “AltrEmenti festival”, si interroga sul tema “CRISI. Verso un nuovo modello sociale?”. Sala del Castello di Domagnano (RSM). Intervengono: Beha, Fini, Chiesa, Esposito, Jappe, Foti, Mezzadra, Dal Monte, Coluccia, Pulselli. Info e schede sul nostro sito!
Venerdì 15 gennaio “Spettacolo evolution”, T. della Regina, Cattolica.
Lunedì 25 gennaio “Grease”, 105 stadium, Rimini
Sabato 16 gennaio “Sipario aperto”, spettacolo di cabaret ad improvvisazione. Teatro A. Bettelli, Macerata Feltria
Mercoledì 27 gennaio “La banalità del male”, teatro degli atti, Rimini
Domenica 10 gennaio “E buonanotte col mostro”, teatro Malatesta, Montefiore.
Domenica 17 gennaio “Igor il gobbo...”, teatro Malatesta, Montefiore.
Sabato 30 gennaio “Dante un pataca”, con Ivano Marescotti, Teatro Titano, RSM
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# gli con i appuntame dispo web link s nti pagin nibili nella ono nostroa “news” d el sito #
Domenica 31 gennaio “Le lingue di Federico”, di e con Loris Pellegrini, Teatro Malatesta, Montefiore Dal 31 gennaio al 28 febbraio “Carnevale di Cento”, ogni domenica a Cento Venerdì 5 febbraio “Francesco Guccini live”, Adriatic Arena, Pesaro al cinema “Il mondo dei replicanti”, con B.Willis. Dal 8 gennaio “L’uomo che verrà”, di G.Diritti. Dal 22 gennaio BUON ANNO NUOVO!
Pagina autogestita
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Associazione Oasiver de
sede legale: Str. Genghe di Atto, 122/3 - 47892 Acquaviva (Rep. San Marino) tel: 335/7340580 ~ Fax: 0549/944242 ~ COE: SM21783 ~ coord. IBAN: SM22X0326209800000000304885 e-mail: info@oasiverdersm.org ~ web: www.oasiverdersm.org
salviamo gli alberi di natale
Per il secondo anno consecutivo, Oasiverde avvia la campagnia di salvataggio degli abeti natalizi, estirpati e fatti seccare in ogni ufficio pubblico e in tante abitazioni private L’Associazione Oasiverde anche quest’anno lancia una campagna per salvare gli Alberi di Natale! Non volendo cedere alla logica consumistica dell’ “usa e getta” che colpisce soprattutto le festività natalizie, e volendo favorire lo sviluppo di una sensibilità più consapevole verso la natura, pensiamo sia bene evitare che le piante vere acquistate per allietare le case durante le festività natalizie, vengano buttate o si secchino senza dar loro la possibilità di un futuro. Pochi sono i giorni di festa in cui vengono valorizzati i nostri alberi, e
terminato il loro ruolo di addobbo, nella maggioranza dei casi il così venerato Albero di Natale viene lasciato senz’acqua o ancor peggio gettato nei cassonetti del pattume. E’ nostro dovere cercare di dare un futuro a questi alberi, affinché la loro esistenza non sia unicamente legata ad un nostro temporaneo bisogno. Già nell’anno passato abbiamo cercato di dare il nostro contributo tramite un comunicato stampa e coordinando con i nostri volontari le azioni di recupero delle piante che ormai avevano perso ogni speranza. Dietro specifica segnalazione infatti, i
nostri volontari si sono adoperati per prelevare i poveri “abeti indifesi” direttamente dalle case o quelli trovati appoggiati ai cassonetti dell’immondizia. Alcune di quelle piante sono state curate e ripiantate all’Oasiverde o donate a chi a voluto piantarle nel proprio giardino. Anche se il nostro impegno non fornisce una garanzia di sopravvivenza della pianta (le piante destinate al mercato natalizio, vengono sistematicamente trattate con sistemi obsoleti che ne rendono il trapianto molto difficile e di improbabile attec-
chimento) noi tentiamo di fare tutto il possibile per salvarle. Degli alberi trapiantati all’oasi soltanto un 50% è sopravvissuto. Ma noi ci riproveremo anche quest’anno, cercando di dimostrare a tutti che se lo vogliamo, con l’aiuto di tutti le cose possono cambiare. Non è possibile accettare che delle piante vive, vengano utilizzate per la sola funzione di addobbo, e siano destinate fin dalla nascita a morire giovanissime. Quindi per Natale fai come noi. Costruisciti il tuo albero con materiali di recupero oppure acquista un Albero di Natale sintetico.Ma se non puoi resistere alla tentazione di comprarne uno vero, piantalo in giardino così potrai addobbarlo ogni anno e non dovrai più ricomprarlo.
Per altre info visita www.flickr.com/ groups/christmastreecaracass/pool/
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
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A grizoo - A llianz /L loyd adriatico - A rtemisia - B abette - B abylab - B lu notte - C iquadro C obafer - E stetique M ichelle - F ior di verbena - F ood & science - L egatoria incipit - I ndia world L a rondine - L avanderia M agis - L ayak - L egno design - P hisicol - P iletas - S almoiraghi & V iganò S an M arino vernici - S crigno delle fate - T itan gomme - T utta natura - V ivaio Z anotti - Z aff byke
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Le attività convenzionate con Oasiverde
Lettera agli iscritti asi enzione a favore dell’O
Nasce una conv endere con maggior slancio itiva, è possibile intrapr la noriato con una logica propos sa con l’Oasiverde. Da questo mese infatti a al mondo del volonta un’inte ai nostri iscritti commercio privato si avvicinper mancanza di risorse. Cos’ì si concretizza disponendo degli sconti a Quando il settore del arenati deciso di supportarci, era si hanno ci che cui 3% del loro guadagno e su del e aziend quota una con alcune quelle importanti iniziativ a mantenere i riconosciuta a fine anno te collaborazione diretta verrà una e, aiutere ci ici, aziend avviato ha da parte di queste stra associazione piccoli vantaggi econom nte contattarci via mail , oltre a beneficiare di offerti. Allo stesso tempo, e per iscriversi è sufficie alla nostra associazione sulla merce e sui servizi all’Oasiverde è di 10 , cari tutti, iscrivendovi base ione Quindi . d’iscriz siverde La quota annua favore dell’Oa are il nostro progetto. nostri animali ed a svilupp 0580 ersm.org / tel. 335734 o telefono a: info@oasiverd
Nasce una convenzione a favore degli iscritti dell’Oasiverde
Se terrai a casa un albero di natale vivo, adotta questi accorgimenti per non farlo soffrire esageratamente e poterlo poi ripiantare. Posiziona l’Albero di Natale lontano dalle fonti di calore. Esso appartiene alla famiglia delle aghifoglie e per natura vive in climi rigidi e al di sopra dei mille metri di altitudine. Rinchiuderlo dentro una casa riscaldata significa obbligarlo a temperature tropicali e indebolisce la sua salute. Mantieni la terra umida e aggiungi un po’ d’acqua non appena ti accorgi che il pane di terra è troppo asciutto. Augura un buon Natale anche alla tua pianta vera, perché ne avrà bisogno; almeno fin a quando anche a San Marino gli abeti recuperati dopo le festività, verranno usati per il rimboscamento delle aree verdi (come qualche comune d’Italia fa già da anni in collaborazione con il Corpo della Guardia Forestale).
Quando il settore del commercio privato si avvicina al mondo del volontariato con una logica propositiva, è possibile intraprendere con maggior slancio quelle importanti iniziative su cui ci si era arenati per mancanza di risorse. Così si concretizza un’intesa con l’Oasiverde. Da questo mese infatti la nostra associazione ha avviato una collaborazione diretta con alcune aziende che hanno deciso di supportarci, disponendo degli sconti ai nostri iscritti sulla merce e sui servizi offerti. La lista di questi esercenti la troverete d’ora in poi in alto in questa nostra pagina autogestita del don chisciotte, sempre aggiornata (e per questa volta qui a fianco inseriamo i loghi degli aderenti). Allo stesso tempo, da parte di queste aziende, verrà riconosciuta a fine anno una quota del 3% del loro guadagno a favore dell’Oasiverde. Quindi
iscrivendovi alla nostra associazione, oltre a beneficiare di piccoli vantaggi economici, ci aiuterete a mantenere i nostri animali ed a sviluppare il nostro
Un ringraziamento particolare a tutti i collaboratori che si sono distinti nel corso dell’anno, dimostrandosi particolarmente sensibili alle nostre cause. Un grazie di cuore in particolare a: Alessandro, Annalisa, Carla, Barbara Benedettini, Fabrizio, Fulvia, Alberto e tutto il direttivo dell’Apas e Animal Freedom, Dino e Federico, Denise, Alfo, Emiliano, Enrica Ghiotti per Linea Uno, Giorgio Cenni, Mary, Lidio, Luca, Mirko e Lisa, Paola, Rafael, Primo, Raniero Forcellini, Renzo Tosi, Roberto Ciavatta, Rosi e Riccardo, Silvia e Zaff, Sissy e Sophie per il Ristorante la Gara, Tutta Natura, F.M. escavazioni e tutti gli altri amici e associati che per ragioni di spazio non menzioniamo ma che ci hanno supportato con donazioni, presenza ai banchi raccolta fondi e con duro lavoro, nonchè a tutti coloro che hanno reso il loro apporto all’Oasiverde-fest. Grazie e Buon 2010 a tutti.
progetto. La quota annua d’iscrizione base all’Oasiverde è di 10€. Per iscriversi basta contattarci via mail o telefono a: info@oasiverdersm.org tel.335.7340580
Ecologia e consigli
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L’angolo del Castelli
a cura di Riccardo Castelli
Appunti di bioedilizia Dizionario minimo ad introdurre una disciplina complessa Dalla prima
compatibile, in quanto ha effetti cancerogeni se viene inalato. Secondo esempio: la gomma di caucciù, estratta dalle piante. In questo caso possiamo dire che sia biocompatibile, infatti il suo uso non è nocivo, ma non che sia ecosostenibile, se pensiamo al disboscamento del bacino del Rio delle Amazzoni, attuato per poterla estrarre. Terzo esempio: il legno. Nel caso derivi da foreste gestite, a taglio controllato, possiamo dire di aver trovato un materiale sia ecosostenibile che biocompatibile, ma potremmo parlare anche di terra o di laterizi (che non sono altro che forme di argilla cotta) o della paglia, utilizzata anch’ essa in edilizia. Naturalmente dobbiamo tenere d’occhio anche il movimento su gomma necessario per l’ approvvigionamento del materiale: se ad esempio impieghiamo legname proveniente da 2000 Km. di distanza ecco che a causa dei gas di scarico immessi nell’ambiente difficilmente potremo parlare di una operazione ecosostenibile o biocompatibile. Veniamo ora alla definizione di Bioarchitettura. Con questo termine si intende non solo la conoscenza di materiali biocompatibili ed ecosostenibili (bioedilizia), ma anche la consapevolezza ecologica-
mente corretta che sta alla base del loro utilizzo, nel rispetto del “genius loci” come lo definiva Norberg-Schulz, ossia l’essenza del luogo, dettata dalla storia, dai caratteri geografici e climatici, dalla cultura e dalle tradizioni, ma anche nel rispetto del benessere psico-fisico dei suoi abitanti. Va da sé che parlare di Bioarchitettura significa parlare anche del rapporto tra il nuovo e l’esistente, che molte volte coincide con l’architettura tradizionale, e la riflessione si spinge più in là, a comprendere la città stessa ed i rapporti sociali che essa determina o preclude,
con le sue vie e le sue piazze, i suoi palazzi pubblici ed i monumenti, i parchi ed i belvedere. Non parliamo semplicemente di costruire nel rispetto dell’ambiente (nonostante la miriade di implicazioni che ciò significa) ma di fornire all’uomo che vivrà quei luoghi un ambiente ideale per crescere come individuo all’interno di una società consapevole. Quale attualità abbia oggigiorno questa professione ce lo dimostra il crescente impatto ambientale delle attività umane, con particolare riferimento all’ industria delle costruzioni, e le
Esempi di abitazioni biocompatibili
inevitabili ricadute sulla qualità di vita delle persone. L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura è un ente italiano nato dall’associazione di professionisti ed opera da circa vent’anni con attività di sensibilizzazione, informazione e formazione, ed è stato fondato nel 1991 a Bolzano dall’architetto Ugo Sasso (scomparso a gennaio 2009) autore di importanti testi come “Isolanti si - isolanti no” (Alinea Editrice) sull’uso responsabile di questi materiali, ed il “Nuovo Manuale Europeo di Bioarchitettura” (Mancosu Editore srl), una summa di conoscenze acquisite nel corso degli anni. Sito web: www.bioarchitettura.it Riccardo Castelli (riccast@libero.it)
l’Allegato
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Deficit culturale! Le élites, per rancori personali, non vogliono riconoscere il valore di Altrementi festival sacrificando al loro amor proprio un sicuro beneficio per il paese La famosa e prestigiosa rivista “Internazionale” ci pubblicizzerà gratuitamente sul prossimo numero dell’8 gennaio, e così farà il giornale a tiratura nazionale “il Fatto quotidiano” come probabilmente anche “il Messaggero”, e a breve dovremmo avere riscontri dal tg regionale di RAI3 e da altri giornali a tiratura nazionale. Sul web diversi siti ci linkano, enti che organizzano festival simili al nostro (dal Caffè filosofico di Crema, alla biblioteca comunale di Misano, alla Gambalunga di Rimini, fino all’Università Aperta riminese) si complimentano con noi e ci aiutano a pubblicizzare il festival attraverso le loro mailing list. Ad Urbino alcuni docenti universitari ci danno una mano a divulgare l’evento. La nota dolente è San Marino, il posto in cui organizziamo questo evento che potenzialmente potrebbe attrarre in Repubblica per 3 giorni molte persone da oltre confine, se solo ci fosse da parte delle istituzioni una collaborazione costruttiva e propositiva tesa a risollevare l’immagine offuscata del paese. Qua, a parte il Segretario Romeo Morri (e l’intero staff della segreteria, disponibile e gentile), la Titancoop e diverse associazioni e singoli cittadini (elencati a pagina 10), nessuno sembra
capire, nessuno collabora con noi come fanno oltre confine grandi realtà culturali, i più nemmeno ci ricevono per ottenere maggiori informazioni! Politici e imprenditori non fanno che ripetere che si deve rilanciare l’immagine del paese anche puntando sulla cultura, salvo voltare le spalle quando qualcuno lo fa indipendentemente. E forse il problema è proprio qui: non si accetta che ci siano organismi indipendenti, che vogliono creare qualcosa a partire dal basso, e così li si ostacola qualsiasi cosa facciano. È un’occasione persa! Non per noi, che il festival lo facciamo comunque, ma per il paese, bloccato da ricatti morali, equilibrismi e rancori, che rendono ciechi di fronte a quanto la società civile sta facendo per cambiare in meglio un paese al capolinea. Il futuro è la gente, siamo noi, non chi ci governa (sia politicamente che economicamente) misurandoci in base alla nostra disponibilità a piegarci. Si va dai Segretari di Stato, fondazioni e RTV che dopo 3 mesi neppure ci hanno incontrati, a quelli che hanno promesso poi sono spariti, alle associazioni imprenditoriali che latitano, a chi non ci ha messo a disposizione sale pubbliche più idonee.
Ma se nemmeno ci incontrano, se non sanno di cosa si parla… in base a cosa decidono che il progetto non vale la pena? Già, viviamo in un paese in cui non si valuta il contenuto di una proposta, ma il proponente! Si va dalla USL che prima vuole finanziare il progetto con 1000 euro, poi, dopo aver verificato chi organizzava, ritira l’offerta senza motivazioni chiare, al Segretario di Stato che riceve due curatori, e gli dice che se vogliono avere appoggi devono prendere le distanze dal terzo, a quelli che ci dicono che non ci sono soldi poi ne spendono 45.000 per un convegno di flebologia, 10.000 per una riunione del Rotary Club (che non dovrebbe aver bisogno di contributi statali), 240.000 euro per un’agenzia stampa che parli bene dell’operato governativo. Vedete, non si tratta di parlar male di questo governo: quello precedente ha fatto altrettanto! Si tratta di avere una visione diversa della società: qualcuno pensa che per ben figurare si possa continuare a fare come ora, basta che si paghi qualcuno per scrivere che è ben fatto, qualcun altro invece vorrebbe cambiare registro, perché in quel modo la stampa non si dovrebbe pagarla
per parlare bene del paese. Pagare un’agenzia esterna per farci fare bella figura, non equivale a spendere dei soldi per promuovere un cambiamento che dovrà arrivare, contribuendo nello stesso momento a formare le coscienze di ogni cittadino verso una maggiore legalità e un più spiccato senso di modestia e aiuto reciproco! Basterebbe valutare la bontà dei progetti e la loro economicità, e allora, come ha fatto il Segretario Morri, si capirebbe che se anche la Don Chisciotte è critica verso il potere, se anche ha idee socio-economiche agli antipodi, in questo caso ha organizzato un evento che si potrebbe rivelare di beneficio per i sammarinesi e per l’immagine dello Stato. Riconoscere questo forse è chiedere troppo, in un paese che a volte si rivela piccolo non solo nelle dimensioni geografiche.
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Sul nostro sito www.associazionedonchisciotte.org trovate tutte le informazioni sul festival e anche il form per i finanziamenti. Visitateci!
aiutaci a divulgare la notizia!
Stacca questa pagina centrale e affiggi il poster in giro, a scuola, al lavoro, al bar, nella tua auto o dove meglio credi!
Ringraziamenti particolari Altrementi festival si farà con questi soldi: Segreteria per l’Istruzione e la Cultura, l’Università e le Politiche Giovanili e TitanCoop hanno contribuito con più di 1000 euro l’una (per un totale di 9000 euro). L’associazione Don Chisciotte ha destinato l’intero 3x1000 che ci avete destinato quest’anno, per un totale di €1.025. Associazioni che hanno versato piccoli (ma significativi) introiti per il nostro festival sono: Coord. Agenda 21, Forum Giovani, Associazione Nazionale Partigiani Sammarinesi, Giunta del Castello di Chiesanuova, Associazione Micologica, Giunta del Castello di Domagnano, La Quarta Torre, Oasiverde (per un totale di 1200 euro) La forma più gradita di finanziamento sono le vostre donazioni private (su paypal e direttamente a noi). Per ora siamo a circa 700 euro! Continuate così! Ecco i vostri nomi, ad ognuno un grazie di cuore: Patrizia Dolcini, Michele Giardi, Luciano Bartolini, Davide De Biagi, Natalino Sbraccia, Antonella Albani, Sara Pavoni, Loredana Bollini, Roberto Ciavatta, Daniele Baldisserri, Fabio Quadrelli, Daniela Battistini, Maria Pia Paoletti, Laura Ciavatta, Cristiana Vandi, Emily Chiesa Siamo ancora lontani dal budget necessario. Confidiamo in voi!
Laicità e uguaglianza www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
Sopra di noi niente a cura di Andrea Mina
crisi d’identità! I simboli creano identità oppure, al contrario, le identità creano simboli?
Gli strascichi polemici che ancora accompagnano la sentenza di novembre scorso, che vieta l’esposizione del crocifisso all’interno delle scuole pubbliche, mi spronano ad esprimere la mia opinione. Non mi soffermerò certo su coloro che hanno sparato cretinate spesso esilarati per quanto grottesche; credo sia più opportuno segnalare coloro che si sono al contrario distinti per la limpidezza del ragionamento e per le posizioni particolarmente aperte al dialogo ed al confronto. Andatevi quindi a rileggere gli articoli di Domenico Gasperoni e Giovanni Giardi: sicura-
mente, qualsiasi opinione abbiate in materia, vi saranno utili per un arricchimento personale. Mi voglio però soffermare su una delle argomentazioni, che spesso vengono addotte a favore dell’esposizione del crocifisso, secondo la quale “Va tenuto perché è un simbolo alla base della nostra identità e delle nostre radici culturali”. Che a me suona un po’ come “Lo dobbiamo sbattere in faccia a quelli che non condividono la nostra storia, le nostre radici e la nostra cultura!” Da questo punto di vista il crocifisso è simile agli altri simboli partoriti dalle varie
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civiltà e culture che, nel Tornando al crocifisso, corso dei millenni, hanno ammettiamo pure che sia formato quello che la noun simbolo della nostra stra società oggi esprime: cultura e delle nostre raobelischi, piramidi, bovini dici. Nasce un nuovo proantropomorfi, blema: cosa veneri di varappresenta? L’ostentazione Consideranrie fattezze, pesci, caveje, maniacale di do l’uso e falci e martelli, simboli, come l’abuso che fasci, croci nel corso dei può essere di ogni tipo, secoli se ne per alcuni il doppie eliche è fatto, si ascrocifisso, molecolari, siste ad una nasconde a E=mc2, sciartrasfiguraziomio avviso pe e gadget ne del simda stadio ecc. una forte crisi bolo; ognuno di identità Sì ognuno di ci vede ciò questi e molche vuole. ti altri in misura diversa Ogni giudizio qualifica in sono espressioni della primo luogo il suo autore nostra identità ma non i e così il devoto ci vedrà costituenti. L’ostentazioil simbolo della propria ne maniacale di simboli, religione, qualcuno quello come può essere per aldella propria cultura, il cuni il crocifisso, nasconrazionalista, l’anarchico de a mio avviso una forte e l’illuminista lo percepicrisi di identità. Pare infatti ranno come quello di un che sia il simbolo stesso a potere oscurantista e sanformare la nostra identità guinario, il cattocomunista culturale e non il contrario. ne apprezzerà la valenza In altri termini, non è il rivoluzionaria ed altri si pezzo di legno che deve fermeranno alla visione di infondere la conoscenun supplizio. za ma è la conoscenza Nessuna interpretazione è acquisita nel corso della migliore dell’altra ma, conpropria vita che fa si che siderando la molteplicità e quell’oggetto non sia solo l’intensità delle emozioni un pezzo di legno. che ne possono scaturire, Credo che alla base di pare che quella piccola questo modo di pensare croce onnipresente evochi ci sia una forte ignoranpiù contrasti di quanti ne za: non si ha la minima riesca a sanare e proprio idea di cosa sia la propria per questo condivido la identità e si cerca di idensentenza di Strasburgo. tificarla con un logo. Non sappiamo ciò che siamo ma la visione del simbolo ci tranquillizza, sappiamo che è diverso da altri simboli e ci fa sentire parte di un gruppo. Secondo questa logica il nostro modo di essere sarebbe basato sulle differenze con gli altri. Questa non è consapevolezza di ciò che si è, è piuttosto una pavida coscienza di ciò che non si è o non si vuole essere!
Laicità e uguaglianza
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la perdita della laicità
Una breve indagine sullo stato delle cose in Italia, alla luce delle forti affermazioni di “Noi Siamo Chiesa” Mi confesso subito, nella amministrazione le mie originarie dello Stato in pesante e intenzioni erano di fare costante arretramento. delle riflessioni sulla Mi sembra aderente “blasfema” alla realtà, disporre sentenza di sostenere Strasburgo1 che siamo della vita (e ma poi ho in presenza della morte) preferito di una non è tipico occuparmi di “dominante dello stato un problema Chiesa più radicale etico o delle in supino e atavico Stato”, una dittature? del nostro invasione paese: il debordante continua ed ruolo delle gerarchie istituzionalizzata nella ecclesiastiche cattoliche, politica italiana che si strettamente collegato palesa nella continua ad una laicità nella vittoria dei temi cattolici produzione legislativa e nell’agenda politica
(finanziamenti alle scuole private, marcate restrizioni nel campo dei diritti umani - gay e donne in particolare - , oltre ad un continuo ostruzionismo nel campo della bioetica, in tema di eutanasia, testamento biologico ecc.). Tutto questo si badi bene è accaduto sia con il centrosinistra guidato da Romano Prodi che con il centrodestra di Silvio Berlusconi, anche se con differenze di rilievo sia nella forma che nella sostanza. Quello che mi preme sottolineare è l’atteggiamento fortemente bigotto ed ipocrita, questo sì bipartisan, della stragrande maggioranza dei politici che fanno uso di droghe come ampiamente dimostrato e poi legiferano in modo ultraproibizionista e repressivo in materia di uso di stupefacenti, sono divorziati e vanno al family day, criticano la morale laica salvo poi utilizzare ampiamente in privato le conquiste di faticose lotte libertarie. Altro fatto da sottolineare è il grande show mediatico e populista nel vivere la religione, basti vedere le grandi adunate di massa (tipiche dei
gerarchie tra i due poteri grandi regimi totalitari) con i politici di rango presenti e genuflessi in prima fila che accreditano presso il Vaticano le loro credenziali; parafrasando un vecchio adagio dei tempi passati si potrebbe dire: “Piazze piene coscienze vuote”. Ma quanto di questa religiosità cattolica tanto sbandierata si traduce in comportamenti concreti? Come giustamente evidenziato da Lidia Ravera2 “La verità è che i comportamenti sono una cosa le esternazioni sono un’altra. A essere rigidamente osservanti si perdono troppi privilegi, ad applicare con puntiglio il dettato del Vangelo si diventa spiace dirlo praticamente comunisti. Ama il prossimo tuo come te stesso è un precetto rivoluzionario altro che liberismo sfrenato, altro che iniquità fiscale, altro che chi se ne frega se due terzi del mondo muore di fame”. All’interno di questa politica forte e coerente, una vicenda italiana che contiene in nuce quanto sopra esposto è la Via Crucis di Eluana Englaro, una donna che
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a causa di un incidente d’auto e nonostante tutte le cure a cui era stata sottoposta viveva nel fisico ma era deceduta a livello encefalico. Il padre di Eluana, Beppino ha provato ad attuare le volontà della figlia, provando a “staccare la spina” al corpo della figlia tenuto artificialmente in vita, ma si è scontrato con una serie infinita di ostacoli, persino una Camera convocata per approvare in tutta fretta una legge che senza nessun reale contraddittorio in aula, evitasse il “distacco della spina” perpetrando di fatto un inutile accanimento sul corpo di Eluana. Ricordiamo che a livello cerebrale lei era già morta, per non citare poi i facinorosi controlli inviati dal Ministero preposto alle strutture che ospitavano la paziente, da laico è evidente tutta la serie di storture anche giuridiche di questo caso, ma se una persona non può disporre di se stessa, agli ignoranti (in senso morale!) chiedo questo: disporre della vita (e della morte) non è tipico
dello stato etico o delle dittature? Alle persone cattoliche chiedo dove è finito il rispetto per Beppino Englaro, eroe sobrio e borghese che non ha avuto il privilegio di vedersi riconosciuta un po’ di sana misericordia e carità per il suo travaglio interiore, visto anche l’indegno linciaggio mediatico ed umano a cui è stato sottoposto? In questo momento storico l’Italia vive con una destra dai forti toni reazionari ed integralisti, un centro liquido che spesso attua la politica dei due forni, ed una sinistra frammentata e dalla laicità debole ed incerta. Date queste premesse è molto arduo pensare ad un futuro di riforme utili quanto urgenti nei campi dei diritti umani, dell’equità sociale e della
Il Don Chisciotte numero 27, gennaio 2010 crescita generale del paese. Ma anche all’interno della Chiesa Cattolica qualcosa di molto positivo si muove come nel comunicato della assemblea di Noi Siamo Chiesa3 che recita “Come cattolici crediamo nella laicità della Repubblica, crediamo nei grandi valori della fraternità e della solidarietà, auspichiamo che la nostra Chiesa diventi povera di strumenti mondani e che sappia spogliarsi dei privilegi e dei ruoli di cui gode ora per predicare con maggiore credibilità il Vangelo. Da qui il nostro scandalo per il pagano connubio tra il trono e l’altare che si sta intensificando nel nostro paese e le cui responsabilità principali sono del vescovo di Roma che ha favorito e
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accettato il servile atto di vassallaggio del capo del governo. E auspichiamo che i cristiani adulti, ben presenti a tutti i livelli nella Chiesa, aprano la bocca senza timidezze su questa questione, rompendo la cappa di conformismo che grava sul cattolicesimo italiano”. La domanda sorge spontanea: ma chi li ascolterà? Pietro Masiello ___________ Note: 1 Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo CEDH n. 30814 /06 del 3 novembre 2009 2 Lidia Ravera, “Ateo è Bello” in Micromega n. 2 del 9 marzo 2006 3 L’assemblea nazionale di “Noi Siamo Chiesa” dell’ 11 giugno 2008 http:// caramella-fondente.blog. kataweb.it/2008/06/11/ rapporti-stato-e-chiesaoggi/
«La condotta degli uomini somiglia alla corsa di uno che scenda giù dalla montagna, il quale, se volesse fermarsi, dovrebbe cadere, e si tiene sulle gambe solo continuando a correre. (…) Qualora dovesse mai raggiungersi uno stato dove tutto crescesse da sé e i piccioni volassero intorno già arrostiti, dove anche ciascuno trovasse immediatamente la sua amata prediletta e la ottenesse senza difficoltà; allora gli uomini, in parte, invece, si combatterebbero, scannerebbero e assassinerebbero a vicenda per procurarsi in tal modo più dolore di quanto glie ne imponga la natura.» Arthur Schopenhauer - “Parerga e paralipomeni”
Cinema e letteratura BIOGRAFIA Oriana Fallaci nasce nel 1929 a Firenze; durante l’invasione nazifascista della sua città, da ragazzina, diventa staffetta per la causa partigiana. Terminato il liceo si iscrive alla facoltà di medicina che poi abbandona per dedicarsi al giornalismo. Inizialmente si occupa di cronaca nera e di costume, fino a quando diventa corrispondente di guerra seguendo i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in Medio Oriente. Scrive i suoi articoli per importanti riviste come L’Europeo, New York Times, Washington Post. Intervista i potenti della Terra, e raccoglie le testimonianze nel libro “Intervista con la storia”. Si dedica anche alla narrativa, scrivendo dodici libri che hanno veduto venti milioni di copie in tutto il mondo. L’11 settembre 2001 dopo quasi dieci anni di silenzio a causa della malattia (un cancro che lei chiama “l’Alieno”) riprende a scrivere, portando avanti la sua battaglia intellettuale contro l’islamismo, criticando aspramente i suoi lati più violenti, soprattutto nei confronti delle donne. Muore nel 2006 a Firenze. Tra i suoi libri più famosi: Niente e così sia (1969) Intervista con la Storia (1974) Lettera a un bambino mai nato (1975) Insciallah (1990) La rabbia e l’orgoglio (2001).
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L’ippogrifo
a cura di Angelica Bezziccari
un uomo
Nel libro di Oriana Fallaci la storia di Alekos Panagulis, un Don Chisciotte greco La Fallaci con Panagulis
«Contemporaneamente i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotskij, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostoevskij, Cechov, Gorki e tutti i russi, il “chi è?”, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera “Ζ” che vuol dire “è vivo” in greco antico.» Dal film “Z - l’orgia del potere”
Questa è la storia di un uomo e di una donna che gli promise di raccontarla. L’uomo si chiama Alekos Panagulis. La donna si chiama Oriana Fallaci. L’uomo era una persona qualsiasi, che viveva in un paese qualsiasi, la Grecia. Fin dal 1967 in Grecia c’era una dittatura come ce ne sono tante, una dittatura militare. L’uomo qualunque decise un giorno di cambiare la sua storia uguale alle tante altre storie di uomini, e decise anche di cambiare la Storia: cercò di far esplodere l’automobile e con essa il dittatore, ma il suo piano fallì. Fu catturato e incarcerato per lungo tempo, ma le torture fisiche e psicologiche (la cui narrazione è la parte più emotivamente toccante del libro) non riuscirono a
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scalfire la sua anima, così innamorata della Libertà e della Giustizia. Quando uscì di prigione, Oriana Fallaci volò in Grecia per intervistarlo, e nacque un amore. Il loro amore riuscì a resistere alla dittatura, alle persecuzioni, ai pedinamenti, ai drammi interiori di entrambi, alle incertezze, alle paure, e riuscì persino a resistere alla morte e al Potere, il Potere che è sempre uguale a sé stesso anche se cambia colore. “Scrivilo tu per me” “Alekos ma che dici… la racconterai tu la tua storia”. Non è stato così, e chissà, forse sarebbe stata un po’ diversa la sua storia raccontata da lui. Forse sarebbe stata meno poetica, meno dolce nella sua crudezza, meno ricca di emotività; una storia come un uomo qualunque racconterebbe la sua storia. Perché questo è stato Panagulis; non avrebbe voluto chiamarsi eroe, anche se la folla l’ha chiamato così. Durante gli anni successivi alla prigionia e precedenti al suo omicidio, l’uomo aveva continuato a combattere la dittatura, in tutti i modi possibili in cui un singolo uomo potrebbe pensare di sconfiggere il Potere; spesso facendolo nel modo più difficile, cioè rifiutando di piegarsi e di ubbidire: “la solita fiaba dell’eroe che si batte da solo, preso a calci, vilipeso, incompreso. La solita storia dell’uomo che rifiuta di piegarsi alle chiese, alle paure, alle mode, agli schemi ideologici, ai princìpi assoluti da qualsiasi parte essi vengano, di qualsiasi colore si vestano, e predica la libertà. La solita tragedia dell’individuo che
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non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti.” Approfondimento: Oriana Fallaci, la guerra e l’Islam Essendo stata una cronista di guerra, proprio per questo la Fallaci ha da sempre condannato ogni tipo di conflitto (anche quello in Iraq scoppiato nel 2003) avendone visto da vicino tutti gli orrori, e l’ha scritto chiaramente in articoli e libri. A Sabina Guzzanti, comica che la imitò facendola passare per guerrafondaia, rispose così: «Giovanotta, essendo una persona civile io le auguro che il cancro non le venga mai. Così non ha bisogno di quell’esperienza per capire che sul cancro non si può scherzare. Quanto alla guerra che lei ha visto soltanto al cinematografo, per odiarla non ho certo bisogno del suo presunto pacifismo. Infatti la conosco fin da ragazzina quando insieme ai miei genitori combattevo
Fallaci in Vietnam
per dare a lei e ai suoi compari la libertà di cui vi approfittate». L’avversione per il mondo islamico risale a molto prima dell’11 settembre 2001, ed è dovuta a diverse esperienze personali, non a elucubrazioni astratte, esperienze che si possono rinvenire nei suoi ultimi libri. Si è occupata specialmente della condizione delle donne musulmane, portando alla luce la pratica dell’infibulazione, le storie delle spose bambine vendute come oggetti, i libri di certi Imam pubblicati non nell’anno 1000 ma nel 2000, dove -ad esempiospiegano il modo esatto di picchiare le donne. Così fino agli anni recenti la relativa sura del Corano è stata interpretata, e così milioni di musulmani l’hanno seguita, come tante altre (solo nel 2007 una studiosa iraniana, Laleh Bakhtiar, ha scritto una nuova versione del Corano con interpretazioni meno violente, ma è stata duramente contestata). Il popolo spesso è gregge,
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Fallaci da giovane
e inizia a urlare “razzista, razzista” anche se il solo razzismo che c’è è quello verso tutte le forme di violenza e di Potere. Oriana Fallaci: Alekos, cosa significa essere un uomo? Alekos: Significa avere coraggio, avere dignità. Significa
credere nell’umanità. Significa amare senza permettere a un amore di diventare un’ancora. Significa lottare. E vincere. Guarda, più o meno quel che dice Kipling in quella poesia intitolata Se. E per te cos’è un uomo? Oriana Fallaci: Direi che un uomo è ciò che sei tu, Alekos.
Spettacoli
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il 16 gennaio si ride a macerata feltria
“Sipario aperto”, lo spettacolo di improvvisazione teatrale organizzato da Luciano Bartolini, a cui v’invitiamo a partecipare DOVE/QUANDO Sipario aperto si terrà il 16 gennaio 2010 alle ore 21,00 a Macerata Feltria Teatro “A. Battelli” (Via C. Belli, 7) Per info: pagina “Sipario Aperto” su Facebook Luciano: 335.7334109
Sipario aperto è una rassegna di comici di professione ed artisti dilettanti che abitano nei vari comuni in cui lo spettacolo si sposterà in maniera itinerante. Ogni artista si esibirà in situazioni… anche paradossali. Lo spettacolo è scenograficamente ambientato in una piazza, in un bar, per la strada… e in ogni caso nei più svariati luoghi in cui la gente solitamente si incontra, e semplicemente si saluta o dialoga su argomenti dei più comuni, discute per i più svariati motivi, senza le censure che solitamente la stessa gente si dà quando si ritrova in ambienti “formali” come un teatro. L’idea è quindi quella di trasporre comicamente in scena le situazioni anche imbarazzanti, scabrose o semplicemente stupide, che la gente di solito vive ma che poi non vengono mai “messe in scena” perché “sconvenienti”. La rappresentazione di scene e situazioni solite, garantisce una istantanea immedesimazione con gli attori, e la risata è assicurata. Si parte dalla mattina, in un ipotetico mercato, in cui si incontrano nel frenetico viavai lo spazzino e la signora con la spesa, ma non si rinuncia a mettere in scena anche le vite e le gag di una ragazza di vita in tarda ora, un depresso, il barbone che a notte tarda cerca un luogo in cui dormire... e in tutti questi contesti si immagina un ipotetico piccolo palco dove si esibisce il perso-
naggio di turno, che logicamente potrà venir disturbato (questo non succede sempre nella vita “reale”?) da una passante qualsiasi, da un conoscente… e qui nasce l’arte dell’improvvisazione. “Sipario aperto” è un progetto che verrà proposto ad enti e Comuni interessati ad integrare cabarettisti, compagnie locali e personaggi tipici della zona agli attori centrali, in un vortice d’improvvisazione che renderà ad ogni nuova rappresentazione totalmente diversa la trama. A Macerata Feltria, prima tappa di questo spettacolo, oltre ai comici di
professione Stefano Boncompagnato (Trento), I Giovanquattro (Cesena), I Miraccolati (Forlì), Georges Santi (Rep. San Marino) ed altri personaggi dilettanti, pareciperanno gli artisti locali Giuseppe Chiarabini, Sergio Salussi, Angelo di Macerata e Paolo Carloni (in veste di musicista). Lo spettacolo sarà supportato da proiezioni di luoghi ed ambienti consoni a quelli trattati: la piazza, il bar, il barbiere ecc. In tre parole... teatro di strada, in un teatro… molto improvvisato!