IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24
Numero 28 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Giornale gratuito - vietata la vendita
internazionali
Riccardo Castelli
l’impronta ecologica
Dopo il grande successo di “Altrementi”, fioriscono collaborazioni con intellettuali internazionali. è il caso di Anselm Jappe (a fianco) che sarà ospite della Don Chisciotte per un seminario/ simposio. E se ne nascesse un libro? 3
Sopra di noi niente
bonifica statistica
Lo sbattezzo non è solo un vezzo: ecco le ragioni a pag.
16
a pag.
2
Piermatteo Carattoni
Sono ancora in crisi
Sulla sventurata idea di babylaurearmi a pag.
6
L’editoriale
Un ritardo motivato
Nuovi progetti, idee, opportunità
una FESTA per I BAMBINI DI HAITI
Il 14 febbraio sosteniamo “SOS a pag. 5 villaggi dei bambini”
Oasiverde
Questo mese: Teflon: una pericolosa comodità + comunicazioni
Pagg. 12-13
Questo mese, come vedete, il giornale esce in ritardo rispetto al solito. Non ce ne vogliate, ma la sovrapposizione di tempi con “Altrementi” ci ha impedito di dedicargli l’attenzione dovuta. Nonostante questo, crediamo che l’organizzazione del festival, pur volendo essere nei proponimenti “solo” un festival culturale (cosa per nulla “scontata” a San Marinoi), si sia trasformata durante la sua a pag.
Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n.1042 del 11.09.09 Direzione Generale PP.TT della Rep. di San Marino
spazio riservato all’indirizzo
a pag.
febbraio 2010
5
Primo piano
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
Il “Club di Roma” è un’associazione non governativa composta da scienziati, economisti, imprenditori, attivisti per i diritti civili, dirigenti pubblici e capi di Stato, fondata nel 1968 da Aurelio Peccei (imprenditore), Alexander King (scienziato), Elisabeth Mann Borgese (insignita della Medaglia dell’ Ordine del Canada e della Medaglia Caird del Museo Marittimo Nazionale di Londra) e da altri intellettuali, leader politici e premi Nobel. Il suo fine consiste nel prevedere quali scenari si presenteranno all’umanità in un prossimo futuro in termini di cambiamenti globali e, per esprimere la nostra situazione attuale in attesa che il futuro diventi presente, ha usato il termine “overshooting”, ossia quanto il nostro ricorso alle risorse naturali del Pianeta supera la reale disponibilità annua di materie prime. Da 25 anni a questa parte l’uomo ha inciso in maniera tale nella ecosfera da bruciarla sempre più velocemente lasciandole sempre meno tempo per rigenerarsi e, nell’anno che è appena trascorso, abbiamo esaurito entro il giorno 25 Settembre le risorse che ci Il treno in spettavano per tutto il 2009: corsa su cui l’“Earth Overshooth Day” è siamo saliti, appunto la “Giornata del De- volenti o bito Ecologico”, il giorno in nolenti, ha cui cominciamo a “rosicchiare” raggiunto i servizi ecologici (depurazione una velocità degli scarti, assorbimento di tale che ci CO2, produzione di risorse alivorrà molto mentari) che ci spetterebbero tempo dal un domani. momento in Secondo il Global Footprint cui tireremo Network, associazione di riil freno a cercatori che misura quante quello in cui il risorse naturali abbiamo, nel 2008 abbiamo raggiunto que- rallentamento sarà sto punto di disequilibrio due percettibile giorni prima rispetto al 2009, ossia l’ anno passato abbiamo “guadagnato” 48 ore di sfruttamento del di una determinata zona del pianeta è pianeta, ma questo magro successo è da disponibile (biocapacità) e quanta ne attribuire alla crisi mondiale con il conseutilizza l’ uomo (impronta), per cui se guente rallentamento nella produzione di quest’ultima supera la biocapacità signibeni. fica che siamo in una situazione di deficit Il primo “Earth Overshoot Day” cadde il e che dobbiamo sottrarre ad altri Paesi le 31 Dicembre 1986: dieci anni più tardi già risorse naturali necessarie a sostenere il cadeva in Novembre. nostro stile di vita. Un altro indicatore che dà l’idea di quanto L’Impronta Ecologica media dei terrestri l’umanità prema sui sistemi naturali è è di 2,23 ettari pro capite, a fronte di una l’Impronta Ecologica, che si misura in biocapacità di 1,78: almeno il 30% più ettari, indica il consumo di risorse ecologi- grande della disponibilità del pianeta, che e ci permette di capire che la crescita questo vuol dire che c’ è bisogno di un economica illimitata é pura utopia. anno e tre mesi circa affinché la terra riL’Impronta Ecologica ci dice quanta area generi ciò che usiamo in un singolo anno.
2
l’impronta ecologica
Quando la crescita economica illimitata diviene pura utopia
di Riccardo Castelli E’ stato calcolato che se il livello di vita dell’ italiano medio venisse esteso a tutti gli abitanti della terra occorrerebbe la produttività di due pianeti terra e mezzo e che, come se non bastasse la crisi strutturale del sistema capitalista a livello globale, tra circa dieci anni inizieremo a vedere chiaramente le conseguenze dell’overshooting. Ora la domanda è: “aspetteremo che l’overshooting sia sotto gli occhi di tutti, conseguenza inesorabile comunque vadano le cose, o cominceremo a muoverci prima?” E ancora: “aspetteremo che la soluzione
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
3
internazionali!
ci piova dall’alto dei palazzi della politica o saremo noi nelle nostre piccole scelte quotidiane a partecipare al cambiamento?” Risparmio energetico, uso di energie alternative, riduzione dell’inquinamento ambientale, equa distribuzione delle risorse: quante volte abbiamo sentito usare queste parole? Sono tutti fattori che permettono di ridurre l’Impronta Ecologica, ma dobbiamo al tempo stesso esigere una politica mirata a sortire effetti tangibili ed una informazione/educazione libera da logiche lobbistiche. Il treno in corsa su cui siamo saliti, volenti o nolenti, ha raggiunto una velocità tale che ci vorrà molto tempo dal momento in cui tireremo il freno a quello in cui il rallentamento sarà percettibile, ma questa non è una buona ragione per non tirarlo, dal momento che sappiamo che i binari hanno una fine. Le resistenze al nostro cambiamento, esercitate da multinazionali e governi, saranno enormi, per non parlare di tutte quelle persone restie a cambiare anche solo di poco le proprie abitudini: ma tutto questo non interessa alla natura. I binari hanno una fine.
Che dovessimo fregarcene del disinteresse più o meno totale (escluse rare, e gradite, eccezioni) delle istituzioni di San Marino verso “Altrementi” ce lo avete detto in tanti, e ne siamo convinti. Ma di qui a pensare che i più vivi complimenti ci sarebbero venuti dagli invitati, intellettuali di fama internazionale, per il clima respirato durante il festival, la sua organizzazione, e l’interessante caso di riuscita di un festival “dal basso”, non potevamo pensarlo. E invece è stato proprio così, ne siamo felici ma questo non può far altro che spingerci a fare di più e meglio in futuro. Non ringrazieremo mai abbastanza le associazioni, gli enti e le decine di persone, forse circa un centinaio, che hanno contribuito (ci comunicano da Rimini che le “Meditazioni riminesi”, la più grande rassegna filosofica della zona, sono state soppresse per mancanza di fondi... anche lì spesi per la notte rosa e il capodanno). E ora si aprono collaborazioni e opportunità per l’intera cittadinanza attiva di San Marino, occasioni di contatto con l’esterno, di contaminazione culturale. Ci piace soprattutto anticipare tre possibili esiti (immediati, ma ne seguiranno altri - altro che partito degli imprenditori come si sente blaterare da troppo tempo a San marino).
Il primo, anticipato in
copertina, è una collaborazione con Anselm Jappe, uno dei più importanti pensatori critici a livello internazionale, con la Don Chisciotte. Si tratta di un “seminario/simposio”, in cui Jappe approfondirà i temi solo accennati durante il festival, in maniera colloquiale con i partecipanti, tra un bicchiere (due, tre...) di vino, una buona cena, una lezione informale. Il seminario si terrà verso aprile, in un week-end da stabilire con lui
e tra chi vorrà partecipare. Sono richieste almeno 20-25 persone, e il costo del seminario (circa 8-10 ore complessive, ma spalmate come detto in due intere giornate e alleggerite dall’atmosfera informale) sarà all’incirca di 25-30 euro. Questi soldi serviranno solo per sostenere le spese vive di Jappe (trasporto - abita in Francia -, vitto e alloggio), che dopo aver visitato il centro storico con uno stra-ordinario cicerone quale Maurizio Gobbi la mattinata di domenica 24, si è innamorato del paese ed è stato talmente entusiasta dell’atmosfera respirata da noi da averci proposto lui questa collaborazione. Se solo gli avessi detto che quell’atmosfera ce la siamo dovuti guadagnare sgomitando contro la ritrosia governativa...
Il secondo esito possibile è
un ruolo, propostoci da Pier Paolo Dal Monte quali co-organizzatori di un festival per la decrescita felice che organizzerà a Bologna assieme a Maurizio Pallante nei prossimi mesi. nche Dal Monte è entusiasta della vivacità e della caparbia della nostra associazione, e vuole dare a noi alcuni compiti organizzativi e logistici dell’importante festival di Bologna.
Il terzo, ma non ultimo, esito
possibile è l’ipotesi di pubblicazione di alcuni interventi del nostro festival (più precisamente quelli di Sandro Mezzadra, Anselm Jappe, Alex Foti e Roberto Esposito). Questa propsettiva è resa possibile grazie all’interessamento (davvero prezioso, perciò ringraziamo vivamente) del Prof. Alessandro Simoncini, che ne curerà la stesura assieme a dei colleghi dell’Università di Firenze e che al momento sta attendendo il via libera da un editore nazionale. Come vedete, le novità non mancano: state in orecchio, la Don Chisciotte continua a macinare!
Società
attendendo che succeda anche qua Dalla Puglia per la seconda volta un segnale preciso: basta ai politici decisi dall’alto, basta agli “inciuci”. Quando anche da noi una persona “diversa” darà “uno schiaffo” alla nomenklatura?
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010 In Puglia, per la seconda volta Nichi Vendola stravince (73%) le primarie per le elezioni a presidente della Regione. Entrambe le volte “contro” la leadership del centrosinistra. Questo mi fa credere che unico modo per dare ai cittadini comuni la possibilità di protestare contro la deriva partitocratica che ci assale, sia il coraggio di qualcuno che sfida a denti stretti il sistema. Nichi Vendola, al di là del colore politico (fa parte di un partito che a livello nazionale arriva sì e no al 2%), ha dato alla gente la possibilità di scegliere, e puntualmente la gente ha scelto di stare contro le direttive dei partiti! I partiti, in linea teorica, nascono per “rappresentare” la volontà del loro elettorato. Chi tra gli elettori la pensa nello stesso modo, vive gli stessi problemi, si unisce, elegge una persona fidata, e quella è delegata a parlare a nome loro del programma che sempre la base decide. In pratica, però, non è più così da tempo. I partiti sono diventati organismi indipendenti dalla gente, che pensano ai loro interessi, decidono da soli il programma, con chi allearsi, a che rampollo far fare carriera. Il partito si è posto al centro della scena, dimenticando che esiste un “popolo” da rappresentare! Il fine di qualsiasi partito è governare, e poco conta assieme a chi lo si fa (se criminali, razzisti, corrotti). Tutto diviene una gara per governare senza avere alcun programma preciso da applicare, e nemmeno
4
più un “popolo” di elettori che la pensano allo stesso modo da rappresentare: alias il partito fa ciò che gli pare, e continua a legittimarsi dicendo che gli altri fanno peggio (in fondo basta stare al governo, essere “meglio degli altri”, e intanto ciucciarsi le prebende governative e arricchire un po’ sé stessi e i compari di “squadra”)! Per governare si deve avere il 50%+ uno dei voti. Questo diviene lo scopo, e per raggiungerlo si deve captare il voto degli indecisi al centro. Così i programmi e i candidati di tutti i partiti si assomigliano sempre di più, non rappresentano più chi un’idea ce l’aveva (tanto quello vota comunque...), contribuendo a far passare l’idea che non avere idee precise sia meglio. La gente come può ribellarsi? Se non vota rinuncia a qualsiasi rappresentanza, ma se vota contribuisce alla continuazione di questa deriva antidemocratica e partitocratica. L’unico modo per protestare è, allora, un Nichi vendola che sfidi le nomenklature partitiche e le loro cordate, dando davvero la possibilità all’elettorato di scegliere tra opzioni “diverse”. Vendola è un’icona della diversità, chi meglio di lui? Omosessuale, fuori dalla nomenklatura, artista, intellettuale, “politicamente scorretto” perché indisposto ad inciuci. Non rimane che sperare che anche da noi arrivi al più presto un “Nichi Vendola”. Contro i partiti, cioè per il paese! RC
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
5
una festa in aiuto deI bimbi DI HAITI
A San Valentino una giornata di amore “totale” AVOSM (Associazione Volontari San Marino) organizza il 14 Febbraio 2010 una giornata di festa solidale per raccogliere fondi a favore di SOS VILLAGGI DEI BAMBINI (www. sositalia.it), una ONLUS che opera da diversi anni ad Haiti in aiuto dei piccoli senza famiglia, e come il resto della popolazione haitiana ha subito il terremoto dei giorni scorsi. AVOSM ha deciso di aiutare questa ONLUS richiedendo la collaborazione di alcune associazioni, nello spirito di collaborazione attiva che ultimamente permea l’associazionismo sammarinese. La Don Chisciotte aderisce e contribuisce con entusiasmo, e aderiscono anche Oasiverde, Probimbi e Attivamente. Il programma: dalle 15.30 alle 18.30 festa in maschera per i più piccoli, con giochi e animazioni, e un piccolo buffet carnevalesco. Se avete bambini non mancate: per loro sarà un pomeriggio
diverso dal solito, per i bambini di Haiti, a centinaia senza famiglia, qualcosa di ben più importante! Dalle 18.30 alle 20.30 aperitivo intrattenuti da uno spettacolo di cabaret dedicato ad un pubblico più adulto, per trascorrere il pre-serata in allegria contribuendo a favore dei bambini haitiani.
stand di associazioni sammarinesi aderenti. è stata scelta la giornata di San Valentino perché l’amore è anche, se non soprattutto, amore per il prossimo, per chi ha bisogno di un conforto!
Dalle 21 concerti live (Piermatteo Carattoni e i riccionesi Nobraino) e festa in maschera per i più grandi a tema “La Coppia”, essendo il giorno di San Valentino. Qualunque genere di coppia, non solo celebri o storiche o innamorate, ma anche, ad esempio, due agenti di polizia o tutte quelle figure che normalmente vediamo in coppia.
Dalla prima
La festa si terrà nella sala polivalente “Il ritrovo” di Fiorentino, sopra il ristorante 2 Archi. Ci sarà per tutta la durata della festa il servizio bar, guardaroba e alcuni
Si tratta di un’ottima alternativa alla cena a lume di candela, per una serata di amore non consumistico. Per Info: Andrea - 338.5461169
un ritardo motivato L’editoriale di Roberto Ciavatta organizzazione in qualcosa di diverso. Tanti amici, spesso riconducibile a qualche partito, ci avevano consigliato di lasciar perdere: i soldi non c’erano, l’incertezza del risultato era enorme, tre giorni di conferenze potevano non essere digeribili e senza l’appoggio di altre segreterie si sarebbe rivelato un fallimento. Nonostante questo “disfattismo” siamo andati avanti, alla Don Chisciotte, organizzando ciò che avete apprezzato dal 22 al 24 gennaio. Certo, ci sono state sviste, molte cose andranno migliorate nelle prossime edizioni, ma una cosa è certa: ce l’abbiamo fatta, e solo grazie al vostro aiuto, perché il festival si è autofinanziato! La sfiducia di chi pensa che senza la politica o l’imprenditoria nostrana non avremmo combinato niente, ha
trasformato un festival culturale in un qualcosa di tutt’altra portata: un segnale d’indipendenza da cui crediamo tanti dovrebbero trarre esempio. Tornando al ritardo del nostro giornale, un secondo motivo è dovuto all’idea di apportare qualche modifica a partire dai prossimi mesi: nuove collaborazioni, forse un nuovo design e soprattutto una ristrutturazione organizzativa, in vista dell’apertura di diversi campi d’inchiesta . Per questo avremo bisogno di nuovi collaboratori, disposti a perdere qualche ora ogni mese per indagare nei campi e sui temi che gli interessati decideranno assieme in una prossima riunione. Fatevi sotto: in questi tempi in cui in tanti cercano di nasconderci la verità, la DOn Chisciotte e il paese hanno bisogno di voi!
Società
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
6
sono ancora in crisi
Riflessioni su “Altrementi” e sulla sventurata idea di babylaurearmi Ho risposto alla telefonata per pura coincidenza. Mi trovavo nel pieno del Festival Altrementi alla sua prima giornata; l’appassionata conferenza di Giulietto Chiesa era finita da pochi minuti e nel mio annoiato isolamento non trovavo di meglio da fare che riattivare il cellulare fino a quel momento giustamente riposto, senza vita, nella borsa. Con mia sorpresa l’ormai antico display di un nokia tenuto assieme da un giro di nastro isolante rosso, si illumina a festa: mi stanno telefonando da un numero di rete fissa che non conosco. È un datore di lavoro, ha avuto il mio nominativo dall’apposito Ufficio di Stato. Sono iscritto al collocamento da mesi e non ero ancora stato contattato. È quasi emozionante. La conversazione è diretta, priva di divagazioni. L’offerta di taglio impiegatizio. Io non ho niente per le mani, il mio è un sì a priori. Ma nel rispondere alla domanda “Di cosa ti sei occupato finora?” commetto una grossa ingenuità. Ritenendo
poco congruo produrmi in un resoconto sullo stato dei lavori del mio disco, considero signorile e tutto sommato dignitoso informare l’interlocutore della mia sostanziale disoccupazione posteriore al “…conseguimento della laurea”. Occorre, giunti a questo muro del videogame, premettere che nei mesi intercorsi tra l’agognato titolo (un primo livello in filosofia a Bologna) e la telefonata in questione, io sono stato iscritto alle liste di collocamento per circa sette mesi senza mai ricevere richieste né aggiornamenti. Indagando nelle apposite sedi a proposito di questa latitanza assoluta, mi si informa che col mio titolo di studio non verrò mai cercato da nessuno in quanto il suo unico esito riconosciuto come tale è l’insegnamento, ma nel mio caso tale soluzione risulta impraticabile dato che il sottoscritto non ha acquisito una laurea specialistica (requisito necessario anche se non sufficiente per il percorso di cui sopra). Quindi non posso insegnare e, in qualche modo, divengo
Piermatteo Carattoni impermeabile anche al resto dell’universo di possibilità. Smaltito lo sconforto, afferro che il problema è verbale, burocratico. Dichiarandomi laureato vengo contattato solo per impieghi inerenti alla mia laurea, ovvero nessuno, ovvero niente. Ho fronteggiato la situazione proponendomi al collocatore come diplomato (a questo mi riferivo parlando della matrice verbale del problema: il titolo di studio maggiore esclude quello minore…il mio nome non sarà mai divulgato per impieghi non inerenti ai miei studi universitari, peccato che – in base allo stesso ragionamento – gli impieghi inerenti non esistano). Singolare: arrotolando la laurea e mettendola assieme agli ombrelli in soggiorno, giunge la prima telefonata. Siamo di nuovo nel corso di una pausa del Festival Altrementi. Io sono incollato al mio nokia con le pezze rosse. Rivelo, con l’intenzione di fare discorso e magari anche un po’ bella figura, di avere una laureina in tasca. La vergognosa
confessione mi costa il mancato accordo per un colloquio preliminare. La tesi alla base di tale rifiuto è che in quanto laureato io mollerò la ditta alla prima occasione, me lo dice proprio in faccia, è schietto. Schietto ma comunque, a mio modo di vedere le cose, inquietante. A questo nuovo livello del gioco di ruolo non mi è più sufficiente abbassare le velleità al punto di definire sprecati i tre anni di università (in assenza di una specialistica), al punto di prendere in considerazione qualsiasi occasione lavorativa accettando come ineludibile e normale la più assoluta dissociazione rispetto all’ambito nel quale mi sono – nel mio piccolo – formato, al punto di dover modificare il profilo col quale i collocatori mi propongono ad aziende ed esercizi escludendo la subdola pergamena… non è più sufficiente, manca un tassello: bisogna far sparire la laurea. Vergognarsene, nasconderla in cantina, fulminare con lo sguardo i commensali
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
qualora dovessero alludervi ammiccando, sbagliare i congiuntivi volontariamente, intrattenere conversazioni inerenti al Grande Fratello televisivo o ad uno qualsiasi dei dibattiti promulgati da Barbara D’Urso o Rita Dalla Chiesa per non innescare torbidi dubbi sul proprio conto. Questo scritto è un indigesto melting pot i cui due ingredienti principali sono le mie difficoltà di laureato a trovare un’occupazione ed il Festival Altrementi, teatro della narrazione. L’accostamento non è casuale, ma significativo sul piano simbolico. La tematica principale della suddetta serie di conferenze, quella attorno a cui gli interventi hanno orbitato, è stata la Crisi. La crisi di un sistema, di un pensiero, di un modo di concepire la permanenza sul pianeta Terra. Ritengo che una piccola violenza intellettuale della statura di quella che ho subito e raccontato, trovi possenti e allarmantissimi riferimenti prospettici nello stato di salute che il “nostro-stare-al-mondo” attraversa. Il mio racconto termina qui, si interrompe privo di finale come certi sconclusionati film d’autore, senza commenti né giudizi. Questo bozzetto è, a ben guardare, solo un modestissimo presente per Angelica, Roberto e Valentina (organizzatori di Altrementi) che, col loro ottimo e faticoso lavoro, hanno contribuito al risveglio di coscienze assopite…gesto di per sé inestimabile. Con amicizia e stima Piermatteo Carattoni
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
Gli appuntamenti imperdibili del mese di febbraio
Dal 7 al 21 febbraio “Gran carnevale Verdiano”, con carri mascherati per le vie di Busseto, (Parma) Lunedì 8 febbraio “Elio e le storie tese - live”, Nuovo teatro carisport, Cesena Martedì 9 febbraio - “La macchina del capo”, con e di Marco Paolini. Teatro Novelli (RN) - “Biblioterapia per bambin e bambini: il virus della lettura”, formazione al contagio di lettori volontari. A cura di Alessia Canducci, biblioteca gambalunga, Rimini Venerdì 12 febbraio - “M’illumino di meno”, giornata dedicata al risparmio energetico: spegniamo tutte e luci e i dispositivi elettrici non necessari dalle 18 in poi! - “Paolo Villaggio”, teatro Astra di Bellaria. Paolo Villaggio interpreta con i suoi personaggi “fantozziani” tre superclassici di Cechov e Pirandello! Dal 12 al 14 febbraio “Gradara d’amare”, nel centro storico di Gradara e nel teatro comunale, serie d’eventi dal pomeriggio fino alla sera, in teatro e all’aperto Sabato 13 febbraio - “Skin - live”, allo spazio “La scala”, Gualdicciolo (RSM) - “Carmen Consoli - live”, Estragon club, Bologna
Domenica 14 febbraio “Avosm pro Haiti”
L’associazione Volontari San Marino organizza una giornata di festa in beneficenza per i terremotati di Haiti. La Don Chisciotte contribuisce a questa iniziativa, a cui invita ognuno a partecipare. Dalle 15.30 festa per bambini, giochi e animazione, buffet, cabaret e musica dal vivo. Alla sala polivalente di Fiorentino (sopra il ristorante “2 archi”). Un San Valentino di vero Amore!
7
# gli con i appuntame dispo web link s nti pagin nibili nella ono nostroa “news” d el sito #
Dal 17 al 21 febbraio “Cats”, il più famoso musical, inscenato dalla Compagnia della Rancia al Teatro Europa di Bologna Dal 19 febbraio al 26 marzo “Capire il cinema”, 6 incontri per capire l’arte e il linguaggio del cinema, con Roberto Naccari, alla cineteca di Rimini Sabato 20 febbraio - “Da qualche parte tra musica e psicanalisi”, Teatro del mare, Riccione. Per capire il fascino della musica per il cinema - “Ragazze”, con Lella Costa, Teatro nuovo di Dogana (RSM) Dal 21 al 24 febbraio “MIA - mostra internazionale dell’alimentazione”, Riminifiera Martedì 23 febbraio “Studio per la povera gente”, di e con Paolo Rossi. Teatro Novelli di Rimini Dal 28 febbraio “I preraffaelliti”, una imperdibile mostra di pittura al museo d’arte di Ravenna Venerdì 5 marzo Per “Ritratti d’autore”, Carlo Sini legge Spinoza. Al cinema Astra di Misano. Programma completo sul nostro sito. Domenica 7 marzo “L’occasione d’ora”, con Elisa Manzaroli. Teatro Titano (RSM) Imperdibili al cinema “Paranormal activity”, un puro horror. Dal 5 febbraio “Invictus”, il nuovo capolavoro di Clint Eastwood parla del sogno di Nelson Mandela. Imperdibile dal 26 febbraio
Altrementi
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
Altrementi festival Impressioni a caldo
a cura di Angelica Bezziccari La prima edizione di AltrEmenti Festival si è conclusa in modo direi buono. Sono state tre giornate intense, che sono però solo la punta dell’iceberg di lavoro organizzativo e preparatorio necessario; abbiamo iniziato i lavori a ottobre, e in questi mesi sono seguiti compiti più o meno impegnativi, più o meno intensi. Questi compiti - da parte mia, ma credo anche da parte degli altri organizzatori e collaboratori - sono stati svolti con grande passione; del resto, è difficile portare a termine un compito in modo anche solo buono, se si è mossi solamente dal richiamo del denaro. Non è certamente il nostro caso (soprattutto viste le difficoltà economiche) né di tutti i volontari che ci hanno aiutato
nell’organizzazione, che voglio ringraziare per il sostegno materiale e morale. Non li nomino uno per uno perché ci conosciamo più o meno tutti, e credo che leggendo questo capiscano a chi mi rivolgo. Quello che tengo a mettere in luce sono pochi e importanti aspetti emersi dalla realizzazione di questo evento. La fine del Festival è soltanto il suo inizio. Abbiamo conosciuto tante persone, altre menti con cui continuare e approfondire un dialogo per adesso solamente accennato, nella sua fase embrionale ma che ha le basi per crescere. Abbiamo già proposte di collaborazioni e iniziative di cui più avanti informeremo voi lettori, sia come membri
della Don Chisciotte, sia come privati cittadini, cioè tutti coloro che hanno riempito in questi giorni la sala del Festival. A chi dice che questi eventi sono un po’ autoreferenziali, come alcuni degli stessi relatori hanno affermato (Oliviero Beha parla di circa un 20% di popolazione che ha facoltà di critica, il resto ne è privo), io penso che non sia così. Innanzitutto perché personalmente non ho la presunzione di sapere già tutto su certi argomenti, anche se da tempo me ne interesso. Poi, credo che si frequenti un Festival di questo genere per saperne di più, o per sapere ciò che non si conosce, non per ascoltare concetti già noti. Oltre le teorie e i verdetti apocalittici, vi voglio dire quali sono i suggerimenti che ho raccolto io, forse già insiti dentro di me, e che suggerisco anche a voi se non li avete còlti. Il primo è il concetto di collaborazione e di relazione, sia di associazioni che di persone. Da soli si fa poco, e arriva un momento in cui anche la quantità è importante (ma sempre se accompagnata dalla qualità). Poi, è essen-
I curatori di Altrementi: Angelica Bezziccari, Roberto Ciavatta, Valentina Quadrelli
8
ziale trovare delle alternative concrete, non parlare dei problemi e basta. In questo senso i suggerimenti sono un po’ più nascosti, ma possono venir fuori se ci si impegna concretamente nella loro ricerca, sia nei libri che nella vita quotidiana. L’altro concetto è la manipolazione dell’infanzia. I bambini rischiano di venire contaminati sempre più precocemente dalle logiche feroci del consumo e del mercato senza se e senza ma, trasformati in una sorta di OGM umani, per questo devono essere difesi con un lavoro a monte, a partire dai primissimi anni di vita, per fargli subito conoscere, capire e rispettare l’ecosistema Terra e gli esseri che vi abitano. Dalla loro educazione, da quello che fanno da piccoli, dipenderà la formazione della loro coscienza adulta. Concludo con una poesia di Doret Law Nolte, “I bambini imparano ciò che vivono”: Se un bambino vive nella critica impara a condannare. Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire. Se un bambino vive nell’ironia impara ad essere timido. Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole. Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente. Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia. Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia. Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede. Se un bambino vive nell’approvazione impara ad accettarsi. Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare l’amore nel mondo.
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
9
Anselm Jappe e M.Angela Colombini
Paolo Coluccia e Lino Sbraccia
Sandro Mezzadra e M. Gobbi Giulietto Chiesa
P.Paolo Dal Monte
Oliviero Beha
Roberto Esposito
Massimo Fini
Alex Foti
Federico M. Pulselli e F.Santi
Filosofia e società
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
Es... cogitando
a cura di Roberto Ciavatta
san marino: la saga degli esaltati La classe dirigente gestisce potere e denaro arbitrariamente, non dando risposte alla cittadinanza. Crede di avere “la verità in tasca”, erige pregiudizi a legge dello stato. Non gli serve aggiornarsi: la verità è quella del partito, una volta per tutte. E la popolazione? Ammansita, limita le preoccupazioni e lascia fare... oppure no? Qualcosa si sta già muovendo?
10
Non c’era bisogno di un festival ben riuscito come Altrementi per constatare le carenze democratiche (anche) della Repubblica di San Marino. L’ho scritto più volte: democrazia equivale a trasparenza, libero accesso alle informazioni per i cittadini, cosa a San Marino impossibile. Democrazia equivale anche ad élites che si confrontano con la società civile rispondendo ai suoi quesiti; che insomma non si considerano “al di sopra” di nessuno, altrimenti tecnicamente decade ogni principio democratico puro (del resto il saggio è umile, chi “se la tira” è un coglione, sempre!). Un’intera generazione di politici e imprenditori attaccati alla mammella di mamma patria ha fallito sotto ogni profilo, e San Marino vive in una sorta di “medioevo mascherato”, in cui i tanti servi della gleba (le pecore a novanta gradi, salvo credere fermamente di “aver capito come vanno le cose”) accettano passivamente le carenze di democrazia subite in cambio di un pizzico di pace sociale: pur di non avere problemi, sono anche pronti a prenderlo in culo, purché il potente di turno, l’usurpatore, il carnefice abbia la minima accortezza di usare un po’ di vaselina, perché anche se lì per lì fa male “un domani si potrebbe sempre aver bisogno”. San Marino, dicevo, non è una democrazia liberale. A sostenerlo sono solo politici prezzolati (che sostengono il sistema grazie a cui sono diventati - incredibile - “uomini di potere” spesso anche molto ricchi) e imprenditori legati ai maggiori potentati del paese (finanziario, palazzinari,
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
prestanome ecc), quelli che hanno fatto i miliardi alle spalle della gente comune devastando la bellezza paesaggistica e il buon nome del paese, e ricattando l’intero arco istituzionale (trovando in ciò terreno fertile in chi, non avendo qualità, concepisce la carriera politica come la scelta del capofila giusto a cui vendersi per “30 denari”). Gli stessi imprenditori che ora, con un paese sull’orlo di una crisi epocale, si formalizzano in partito (solo a questo serviva la ECSO? Solo a questo serviva la mostra di copie serigrafate di Wahrol costata 16.000 euro allo Stato? Per favorire un partito degli amici e sponsor imprenditori che condividono solamente una visione economica degli anni ‘80 del secolo scorso, quella della stagione della “crescita infinita”? Solo per questo il Segretario di Stato Berardi dà sponda a persone che come curriculum possono solo vantare la discendenza - appunto medievale - da contadini arricchiti?). Come dicevo senza possibilità di ricevere tutte le informazioni di interesse comune che si vuole in maniera facile e veloce, non c’è democrazia. E allora veniamo un po’ a noi, a questo spicchio di terra che invece di “bastare a sé stessa” vuole giocare alla grande potenza mondiale, non stancandosi di prendere bastonate quotidiane nei denti! Circa un anno fa le 6 associazioni più attive e rappresentative di San Marino (Don Chisciotte, Oasiverde, Micologica, Quarta Torre, Agenda 21 e Gas Marino) chiesero al governo di essere ricevute perché il governo si impegnasse, per la salute
dei cittadini, a non fare un inceneritore a San Marino. Nessuna risposta, nessuna convocazione. Nello stesso periodo le istanze d’arengo a tutela dell’ambiente presentate da noi venivano bocciate. Verso metà novembre 2009 le stesse associazioni hanno inviato una nuova raccomandata per richiedere, in vista della settimana europea di riduzione dei rifiuti, misure concrete per ridurre i rifiuti a San Marino, e avviare una raccolta differenziata. Di nuovo nessuna risposta. Poco prima, a luglio 2009, avevamo chiesto alla Segreteria competente di fornirci i dati di spesa dell’Alba sul monte, ma non ci è stato detto né come né perché sono stati spesi tutti quei soldi. Sempre a luglio 2009 (il 27, vedi lettera a lato) ho rivolto domanda scritta al tribunale sammarinese per venire in possesso delle sentenze che avessero a che vedere con reati di mafia, malavita organizzata, riciclaggio ecc. Anche qui non ho mai ricevuto risposta: non è dato sapere ai cittadini se il loro vicino di casa è un indagato per mafia. La latitanza delle istituzioni che non ci hanno incontrato per Altrementi festival, è quindi solo l’ultimo capitolo di questa saga. Sono piccoli uomini, piccole donne fantozziane che considerano i propri danari come un diritto di casta che li pone al di sopra del resto del paese. Gente che nemmeno s’è vista al festival, credendo di avere già in tasca le ricette per la crisi: il casinò, l’inceneritore, qualche “affare“ internazionale. L’ultimo capitolo suggellato dai superaumenti per
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010 i propri gettoni consigliari, mentre per i lavoratori di soldi non ce n’era, non ce n’è per l’ambiente... Dopo tutto questo, non scriverò i soliti “vergogna”, i soliti “dimettetevi”, i soliti “vaffanculo”. Questa classe dirigente non si dimetterà mai, non conosce vergogna e se va a fare in culo lo fa in privato, alla Marrazzo, mai pubblicamente. Dirò invece che qualcosa deve cambiare e sta cambiando. è questo che ci insegna Altrementi: che la società civile si sta unendo per far fronte alle carenze di una dirigenza latitante. Ora sappiamo che questo cambiamento lo può imprimere solo chi è fuori da questa logica, attraverso indagini, pressioni, forzature, lotte,
11
scontri anche violenti, con un potere sempre più autoreferenziale che dopo aver rovinato il nostro passato e il presente, è in procinto di organizzarsi per distruggere indelebilmente anche il nostro futuro, un futuro nostro, perché loro, come tutti, prima o poi moriranno lasciandoci solo il residuo delle loro idiozie! Vi invito allora a smettere di parlare al bar, di unirvi a noi, di incominciare una guerra, perché il nostro futuro ci riguarda e non possiamo farcelo saccheggiare da satrapi medievali privi di scrupoli, che sono nostri nemici, anche se sono conoscenti, vicini di casa, clienti. A questo stato di cose, cari miei, rimane una sola parola d’ordine: accendiamo la miccia della rivolta!
Pagina autogestita
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
12
Associazione Oasiver de
sede legale: Str. Genghe di Atto, 122/3 - 47892 Acquaviva (Rep. San Marino) tel: 335/7340580 ~ Fax: 0549/944242 ~ COE: SM21783 ~ coord. IBAN: SM22X0326209800000000304885 e-mail: info@oasiverdersm.org ~ web: www.oasiverdersm.org
Teflon: una pericolosa comodità Con il teflon si corrono rischi per la salute Il Teflon politetrafluoroetilene (PTFE) è una polvere bianca, derivata dal fluoro. Galleggia sull’acqua, non può essere sciolta da alcun solvente ed è resistente a qualsiasi sostanza chimica. Per le sue caratteristiche - non conduce elettricità, non è infiammabile e resiste al calore di 300°c che consente di cucinare senza l’uso dei grassi. E’ stato scoperto per caso nel 1938 da Roy J. Plunkett. Venne utilizzato durante la II Guerra Mondiale nei sistemi radar, ma divenne ben conosciuto e di largo consumo solo nei tardi anni cinquanta. Il PFOA (acido perfluoroctanoico) viene utilizzato come additivo da compagnie come la Dupont non solo nella fabbricazione di utensili da
cucina antiaderenti e di prodotti come il Teflon,ma anche nei tessuti da abbigliamento e da arredamento, oltre che come componenti di farmaci, schiume antincendio, lubrificanti, adesivi, cosmetici, insetticidi, rivestimenti per tappeti e mobilio. Le pentole antiaderenti sono divenute un caso ormai popolare: è stato infatti dimostrato che una volta scaldate raggiungono velocemente temperature molto alte e il rivestimento inizia a rilasciare almeno sei tipi di gas tossici fra cui due sono cancerogeni, due sono inquinanti ambientali mentre l’MFA è un composto chimico che anche a piccole dosi può risultare letale per l’uomo. Persino la DuPont, che inventò il Teflon circa 70 anni fa, sebbene continui ad affermare che questo prodotto è innocuo per gli esseri umani, tuttavia avverte di non usare queste pentole antiaderenti vicino a pappagallini e canarini, in quanto è stato dimostrato che le
esalazioni risultino per loro letali in pochi minuti. Nel 2006 la DuPont ricevette un mandato di comparizione dal Dipartimento di Giustizia statunitense, sezioni crimini ambientali, per presentare i documenti attestanti la sicurezza del PFOA: dovette pagare 85 milioni di dollari ad abitanti dell’Ohio e della West Virginia perché residui di Pfoa erano stati trovati nell’approvvigionamento idrico di un impianto della West Virginia. Poco prima un’altra causa obbligò la stessa compagnia al pagamento di una multa di oltre 10 milioni di dollari all’EPA (Agenzia di Protezione Ambientale) la quale dimostrò che l’azienda aveva occultato per vent’anni i dati riguardanti la connessione fra salute e PFOA. La stessa EPA ha classificato il PFOA come potenzialmente cancerogeno. Esso è rintracciabile nel sangue del 95% della popolazione statunitense ed è ritenuto responsabile di sempre più casi di tumore al pancreas, al fegato, ai testicoli, alle
ghiandole mammarie e in casi di aborto, problemi alla tiroide, indebolimento del sistema immunitario. Secondo uno studio divulgato dal WWF e da Greenpeace, il PFOA è stato individuato nei cordoni ombelicali e nel sangue delle donne incinte. Ora l’EPA ha invitato DuPont, 3M ed altre compagnie a ridurre l’utilizzo del PFOA del 95% entro il 2010 e ad eliminarlo entro il 2015, non solo negli Usa ma ovunque operino. Tuttavia il teflon è largamente utilizzato anche nell’abbigliamento, sia per i tessuti tecnici col nome di Gore-Tex, sia nella maglieria classica. Tessuti di Gore-Tex sono impiegati anche in medicina per la fabbricazione di protesi vascolari e
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
A grizoo - A llianz /L loyd adriatico - A rtemisia - B abette - B abylab - B lu notte - C iquadro C obafer - E stetique M ichelle - F ior di verbena - F ood & science - L egatoria incipit - I ndia world L a rondine - L avanderia M agis - L ayak - L egno design - P hisicol - P iletas - S almoiraghi & V iganò S an M arino vernici - S crigno delle fate - T itan gomme - T utta natura - V ivaio Z anotti - Z aff byke
protesi di legamenti. Bisognerebbe approfondire se questo materiale così dannoso nella cottura degli alimenti possa far male anche indossato, a contatto con la pelle e con il sudore. CONSIGLI UTILI PER MINIMIZZARE I RISCHI IN CUCINA Probabilmente la scelta migliore è il pentolame RIVESTITO IN CERAMICA. Non solo è duraturo e facile da pulire, ma soprattutto è completamente inerte, quindi nessun componente chimico pericoloso verrà rilasciato nel cibo o nell’aria di casa. Ma ecco alcuni consigli per altri materiali: ● Non conservate o cucinate cibo in stoviglie di alluminio e rame ● Il ph degli alimenti è fondamentale: più il cibo è acido, più i metalli che compongono le pentole nelle quali viene cotto vengono rilasciati. Non conservate cibi acidi, come sugo di pomodoro, in contenitori di acciaio inox e alluminio. ● Non conservate cibi acidi, come sugo di pomodoro, in contenitori di acciaio inox ● Non usate pellicola ali-
mentare o plastica comune per la cottura a microonde ● Evitate di usare plastica o contenitori danneggiati, macchiati o che emanano cattivi odori. In cucina non utilizzare mai plastica che non sia specificatamente dichiarata come plastica per alimenti. ● Non usate il silicone a temperature maggiori di 220°C e state attenti quando rimuovete il cibo appena cotto, perciò bollente, perché potrebbe uscire molto velocemente dallo stampo ● Il pentolame senza Teflon necessita di un po’ di grassi, ma meglio qualche caloria in più che inalare gas tossici ( I trucchi per non far attaccare il cibo alle pentole senza antiaderente: 1- la padella deve essere caldissima 2-non rigirate il cibo troppo presto, esso deve formare una leggera doratura croccante prima di essere girato sull’altro lato, altrimenti si attaccherà al fondo). Quando sarete pronti a sostituire le vostre pentole antiaderenti, ricordate che possono essere riciclate. Di solito vengono smaltite nella categoria “alluminio sporco”.
13
Le attività convenzionate con Oasiverde
Usa: tracce di inquinanti nei neonati Usa: tracce di inquinanti nei neonati Nei cordoni ombellicali rinvenuti 287 agenti cancerogeni o tossici WASHINGTON - Ben 287 composti cancerogeni o tossici sono stati rinvenuti in un’indagine effettuata su dieci campioni di sangue prelevati da cordoni ombellicali negli Stati Uniti. Ora membri del Congresso Usa chiedono leggi più restrittive sui prodotti chimici diffusi nell’ambiente. I prodotti chimici rinvenuti sono tra i più pericolosi:
tra questi mercurio, sottoprodotti della benzina, sostanze ignifughe, pestidici, antiparassitari e un componente del teflon, il Pfoa. Questi dieci neonati sono nati ‘inquinati. «Dei 287 prodotti chimici che abbiamo rilevato nel sangue del cordone ombelicale», si legge nella ricerca, «sappiamo che 180 causano il cancro, 217 sono tossici per il cervello e il sistema nervoso e 208 causano difetti di nascita o lo sviluppo anormale». Fonte: www.ilcorriere.it
Comunicazione agli iscritti oasiverde Chi è interessato a supportare le nostre iniziative e iscriversi alla nostra Associazione può farlo contattandoci al 335.7340580 o inviando una mail a info@oasiverdersm.org. Come già saprete, da gennaio scorso è partita una convenzione con varie attività commerciali che supportano la nostra associazione, fornendo degli sconti sui servizi e prodotti a tutti i nostri iscritti. Ai fini di aggiornare il registro degli associati che hanno regolarmente versato il contributo, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto al rinnovo della tessera Oasiverde per il 2010 che potranno farlo presso la propria banca entro fine febbraio, tramite bonifico agli
estremi sotto indicati. Per visionare gli sconti, potete consultare la pagina relativa alle “Attività Convenzionate” disponibile sul nostro sito internet www.oasiverdersm.org. Questi gli estremi per effettuare il bonifico: BANCA: Asset bank FILIALE: Dogana INTESTATARIO: Oasiverde CAUSALE: rinnovo/ iscrizione IBAN: SM22 X032 6209 8000 0000 0304 885 Ti invitiamo ad aggiornarti sugli eventi intrapresi da Oasiverde, fornendoci il tuo indirizzo e-mail e cellulare, scrivendo a info@oasiverdersm.org. I tuoi dati saranno protetti dalla legge sul diritto della privacy.
Psicologia Etnopsichiatria
è un ramo critico della psichiatria che studia e classifica i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto sia del contesto in cui si manifestano, sia del gruppo etnico del paziente. In particolare, mette in risalto la specificità di disturbi strettamente collegati all'ambiente culturale di insorgenza e non riducibili a categorie psichiatriche universalmente condivise. Tale approccio scientifico è considerabile una forma di etnoscienza nel momento in cui tenta di comprendere il punto di vista emico* delle popolazioni rispetto alle condizioni psichiatriche prese in esame. *Per “emico” s’intende il “punto di vista” (credenze, valori ecc.) degli attori sociali studiati
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
14
Appunti di psicologia
a cura di Davide Tagliasacchi
etnopsichiatria Lo sviluppo di un complicato rapporto interdisciplinare secondo Georges Devereux Durante il secolo scorso, numerosi sono stati gli studi sul rapporto fra cultura, psicopatologia e terapia delle malattie mentali, cercando quelli che potevano offrire nuovi spunti di ricerca, a partire proprio da elementi capaci di collegare tali ambiti. Pare che il termine “etnopsichiatria” sia stato utilizzato per la prima volta nel 1953 dallo psichiatra John Colin Carothers. Varie correnti di pensiero vogliono però attribuire al poliedrico studioso Georges Devereux, o Dobo (questo il suo vero nome), il patrocinio dell’etnopsichiatria: allievo dei due grandi antropologi francesi Lévy-Bruhl e Marcel Mauss, a seguito della sua storia personale, e dei numerosi studi riguardo alla psicopatologia, tentò di mettere in discussione il concetto stesso di identità. Egli sostenne sempre la “teoria dell’identità psichica umana”: il funzionamento psichico deve essere interpretato sotto vari aspetti, come i meccanismi che lo compongono, i materiali prodotti, i contenuti e le sue possibili forme. Soprattutto queste ultime, secondo l’etnologo rumeno, possono essere le medesime a prescindere dal contesto culturale nel quale si trovano, mentre i contenuti debbono
variare proprio in guisa al rapporto socio-culturale di riferimento. E’ proprio dalla fusione di codeste due parti indissolubili che, secondo lo studioso, può nascere l’unica possibile comprensione del comportamento umano, le quali rappresenterebbero insieme l’integrazione della personalità, di qualsivoglia personalità, il nesso fra similitudine e differenza. Nel corso delle sue ricerche, svoltesi soprattutto nel Nord America presso la tribù degli indiani Mohave, Devereux si rese conto di come occorresse creare un nuovo tipo di approccio interdisciplinare, in una prospettiva complementaristica, in cui fosse necessario non perdere di vista la dinamicità del vissuto della persona, la sua storia reale dentro la quale erano radicati elementi culturali; egli propose inoltre di evitare quella da lui definita “etnicizzazione della terapia”, in quanto era convinto che dentro i processi di sofferenza mentale avvenisse una “deculturazizzazione dei tratti culturali”: il terapeuta è tenuto a conoscere il mondo etnicoculturale del paziente, e proprio grazie a tali conoscenze, ha la possibilità di poter discriminare dalla storia del paziente stesso, tutto quanto può esser
considerato avulso, ossia facente parte delle categorie classificatorie del terapeuta stesso, comprese quelle di origine culturale. Devereux parlerà inoltre dell’importanza del controtransfert freudiano, e della necessaria capacità del terapeuta di saper analizzare continuamente se stesso, durante il processo di cura; secondo lui questo era il solo metodo possibile nella misura in cui lo psicoterapeuta riconosceva in sé, come nel paziente, un essere capace di produrre cultura, la caratteristica fondamentale dell’essere umano, da sempre. Le prime ricerche svolte nel campo dell’etnopsichiatria sono state dominate sin nelle origini dal ruolo assunto da fattori socio-culturali concernenti l’eziologia e la classificazione dei vari disturbi mentali, in merito ad una nuova e più pertinente distribuzione sintomatologica, e ad una possibile evoluzione in merito. Pare che sin dal principio i rapporti fra antropologia e psichiatria non siano stati dei più semplici, citando come esempio le varie resistenze incontrate riguardo all’accettazione di teorie come l’evoluzionismo o l’etnocentrismo da parte della psichiatria transculturale, perplessità che si poterono constatare fin
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm
Georges Devereux
verso la metà degli anni sessanta da parte dei suoi più importanti esponenti. Col passare degli anni, però, la psichiatria si dimostrò maggiormente sensibile sull’argomento, tentando di aprire i propri orizzonti anche all’orientamento antropologico. Un esempio può essere rappresentato da una serie di studi condotti dall’OMS e divenuti famosi negli anni settanta intitolati “International pilot study of schizophrenia” . Da essi si evinse come il ruolo del contesto fosse dotato di valore pregnante nel riuscire a determinare la prognosi e l’eventuale decorso di una particolare malattia mentale; si pose inoltre l’accento sul dubbio esercitato dai metodi di rilevamento diagnostico utilizzati nelle varie parti del mondo, nonché sul loro grado di pertinenza, in rapporto proprio alla
cultura locale. A partire da quelle ricerche, e negli anni successivi, venne gradualmente delineandosi la disciplina che attualmente prende il nome di etnopsichiatria. Una prima vera definizione di questa disciplina venne redatta dallo psichiatra Tobie Nathan negli anni 90, per cercare di chiarificare il tipo di ricerche svolte nel suo centro, il “George Devereux”: “L’etnopsichiatria può essere definita come una tecnica psicoterapeutica che riserva eguale importanza alla dimensione culturale del disturbo e della sua presa in carico da un lato, all’analisi dei funzionamenti psichici interni dall’altro. Sul piano teorico, essa si costituisce su un principio metodologico, il complementarismo, e su due discorsi, quello della psicoanalisi e quello dell’antropologia”.
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
15
«Assicurarsi i contratti di privatizzazione, stabilirne le condizioni e pianificarne l’eventuale rinnovo è diventata occasione per un’intensa interazione all’interno dell’ellisse della nuova classe politica: un esiguo numero di individui privilegiati in rappresentanza delle grandi aziende (spesso ex ministri ed ex funzionari), consiglieri politici e lo staff dei centri studi dei partiti insieme ai ministri e ai funzionari in carica. È impossibile verificare il ruolo delle “reti” di compari, i contributi al finanziamento dei partiti, le promesse di futuri posti dirigenziali ai funzionari statali, eccetera, in questo scambi» Colin Crouch “Postdemocrazia”
Il Don Chisciotte
Laicità e uguaglianza In Italia lo chiamano sbattezzo; è la procedura grazie alla quale è possibile fare cancellare i propri dati dai registri della parrocchia in cui si è stati battezzati. Sbattezzarsi di per sé non avrebbe senso: il parroco, per dogma, è convinto che nessun sacramento possa essere cancellato mentre l’apostata non riconosce alcun valore a questo rituale. Quindi perché farlo? A me piace di più chiamarla bonifica statistica perché è più attinente al significato di questa procedura a cui ricorrono sempre più persone in tutti i paesi europei. Ma spieghiamo di cosa si tratta. Ormai ci hanno abituato a ragionare in termini di cifre e statistiche e molto spesso non ci si pone il problema da dove vengano presi questi numeri. Nel caso della percentuale dei credenti cattolici, il dato che fa testo è quello dei battesimi, dai quali non si può evincere la reale posizione nei confronti della religione dei vari individui. Secondo l’Annuario statistico della Chiesa del 1997, i cattolici in Italia erano 56.258.000 mentre la popolazione dello stesso anno, secondo l’ISTAT, era di 57.460.977. Ciò significherebbe che nel 1997 il 98 % degli italiani era cattolico. Secondo voi è un dato credibile? Considerando l’incremento dei matrimoni civili, il collasso delle vocazioni ed il calo della partecipazione alle funzioni domenicali, pare
Il Don Chisciotte numero 28, febbraio 2010
Sopra di noi niente a cura di Andrea Mina
bonifica statistica Lo sbattezzo non è solo un vezzo: ecco le ragioni proprio di no! Fosse solo una questione di numeri non avrebbe alcuna importanza: ognuno può millantare ciò che vuole, cantarsela e suonarsela. Sulla base di questi dati però, le istituzioni cattoliche vantano un’autorevolezza ed un consenso universale che non risultano dalla realtà dei fatti ma vengono impropriamente desunti dall’elenco di coloro che, ancora incapaci di intendere e volere, sono
stati sottoposti al rituale magico del battesimo. Un consenso che viene quotidianamente captato da politici e governi che, privi di spina dorsale, si appellano a pretestuosi valori cristiani per il raggiungimento dei propri scopi. Una condanna anche per quei poveri politici che sono costretti ad ostentare “virtù” che non hanno e vivere i propri sani vizi nella clandestinità. Ecco il motivo per cui un non credente può
16
ritenere importante cancellarsi dagli elenchi dei battezzati: per avere il peso statistico che gli spetta. La bonifica statistica è inoltre un metodo per emergere da uno stato di latenza che i non credenti vivono all’interno di una società che, a torto, si autodefinisce univocamente cattolica. Sbattezzarsi in Italia è facilissimo; potete trovare tutte le informazioni sul sito UAAR dal quale è possibile scaricare un vero e proprio modulo. La procedura prevede che il parroco, in qualità di responsabile dei registri di battesimo, annoti, in corrispondenza del nome del richiedente, la volontà di non appartenere più alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, ai sensi dell’art. 7, comma 3, del Decreto Legislativo n. 196 del 2003 che definisce i diritti del titolare dei dati. A San Marino sono stati fatti alcuni sporadici tentativi in tal senso, che però non hanno prodotto alcun esito. Per addivenire a qualche risultato, è infatti importante essere tutelati da una norma sammarinese omologa a quella italiana, che il sottoscritto non ha ancora individuato. Spero che il nostro stato tuteli il diritto alla privatezza, se così non fosse auspico un adeguamento della normativa in materia. Vi prometto che continuerò a cercare e vi invito a fare altrettanto. Se trovate qualcosa, comunicatelo a ass. donchisciotte@omniway. sm.