Don Chisciotte 35, ottobre 2010

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numero 35 - ottobre 2010 Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca’ Giannino, 24 - 47895 - Domagnano (RSM)

IL LAVORO UCCIDE Storie di ordinaria indifferenza

Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09 Direzione Generale PP. TT della Rep. di San Marino (Associazione Culturale Don Chisciotte Via Ca' Giannino, 24 - 47895 - Domagnano)


LA pAgInA DI OAsIVERDE Sommario

Rubriche

RISVOLTI FORMATIVI DI EVENTI CULTURALI

nUmERO Numero 33 35 6

Come la cultura porta cultura

Es... cogitando di Roberto Ciavatta 44 GAS(ISTI)

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In fila per sei, col resto di due

G.A.S. di Stefano Palagiano La terapia di gruppo per pazienti psichiatrici

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Gli aspetti peculiari che uno psicoterapeuta dovrebbe conoscere

Appunti di psicologia di Davide Tagliasacchi ADESSO BASTA

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Lasciare il lavoro e cambiare vita

L’Ippogrifo di Angelica Bezziccari

L’autogestita

ALLARME VACCINO H1N1

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Qual’è il vero pericolo? L’influenza suina o il vaccino?

MONSANTO IN AIUTO DI HAITI? Pagina autogestita da Oasiverde

Articoli

sognando las vegas

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La questione casinò oltre la retorica

di Pietro Masiello COMPRO ERGO SUM

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Una campagna pro-consumismo da una politica senza idee

di Angelica Bezziccari il lavoro uccide... chissenefrega!

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Storie di ordinaria indifferenza

di Matteo Zeppa

Ritagli l’epoca delle passioni tristi L’AFORISMA DEL MESE SCRITTURA CREATIVA COS’è IL DOWNSHIFTING

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Redazione

DIRETTORE RESPONSABILE: Roberto Ciavatta CAPOREDATTORE: Angelica Bezziccari GRAPHIC DESIGN: Luca Zonzini (lostilosodesign@gmail.com) TEL: 0549. 878270 MAIL: ass.donchisciotte@omniway.sm WEB: associazionedonchisciotte.org COLLABORATORI : Angelica Bezziccari, Marco Canarezza, Roberto Ciavatta, Pietro Masiello, Stefano Palagiano, Davide Tagliasacchi, Matteo Zeppa. Copia depositata presso il tribunale della Repubblica di San Marino

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Altrementi festival 2011 I curatori dell’Altrementi festival sono al lavoro per l’edizione 2011. In attesa che Valentina Quadrelli torni dall’Africa, dove sta preparando la tesi, a Roberto ed Angelica si è unito un nuovo curatore: Stefano Palagiano. Il festival del 2011 si terrà dal 18 al 20 febbraio al Teatro Titano di Città, e il tema affrontato sarà, ancora una volta suggestivo, “GLOBALIZZAZIONE. Voci dai territori”. Già confermati il filosofo Giacomo Marramao, i giornalisti Paolo Barnard e Salvatore Cannavò, il presidente della rete di transizione Cristiano Bottone. Stiamo attendendo conferma dalla fisica e ambientalista indiana Vandana Shiva, e tutto ci fa supporre che ci sarà. Altri relatori che speriamo di avere con noi sono Toni Negri, Carlo Petrini, Alex Zanotelli, Roberto Saviano, Zygmunt Bauman. Abbiamo già richiesto incontri con le Segreterie di Stato, le Fondazioni e qualsiasi ente potenzialmente interessato a finanziare il progetto. Come l’anno scorso, tuttavia, richiediamo anche a tutti voi un piccolo sforzo. L’iscrizione all’associazione Don Chisciotte è gratuita, come gratuito sarà l’ingresso al Festival ed

è ogni mese questa rivista. Chiediamo però a chiunque sia interessato alla realizzazione e alla crescita di un festival che, già alla seconda edizione, pare una delle iniziative culturali più interessanti a livello sammarinese, con potenzialità di crescita significative, di continuare a sostenerci con finanziamenti che potrete versare sia agli organizzatori, sia tramite carta di credito sul sito dell’associazione, nella pagina dedicata all’Altrementi Festival, sia con bonifico al conto corrente bancario intestato a Roberto Ciavatta alle seguenti coordinate IBAN: SM08 Z031 9509 8020 0001 1235 165 (causale contributo Altrementi Festival 2011). Confidiamo nel vostro sostegno. ACDC

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AppUntI DI psICOLOgIA Attualità

nUmERO Numero 3533 Al ritorno dalle vacanze spesso salgono alla ribalta dell’informazione vecchi temi: tra i tanti, quello di aprire uno o più casinò a San Marino. A tal proposito riporto l’opinione del sig. Forcellini1 Paolo : “ormai la Convenzione del ‘39 è stata disattesa con gli ultimi avvenimenti che hanno calpestato la nostra sovranità e la nostra indipendenza [...]pertanto cosa si aspetta? apriamo questo o questi casinò come la maggioranza dei sammarinesi vuole”. Non discuto l’appello del sig. Forcellini ma mi limito a ricordare che la maggioranza popolare in un sistema democratico si misura in un solo modo, con un referendum. Al di là del sopra citato pistolotto nazionalpopolare ritengo che la “questione case da gioco” per la sua complessità e per i suoi risvolti economici, etici e sociali meriti una riflessione politica seria ed approfondita. Il grande economista Luigi Einaudi amava ripetere: “conoscere per deliberare”, e al momento non risulta esservi nessuna conoscenza o analisi puntuale con costi ricavi ed investimenti su questa iniziativa economica, né sulle ricadute economico – occupazionali nel breve, medio e lungo termine. Invece, si diffondono sui media locali opinioni e dati miracolistici (ma non dimostrati) sulle ricadute positive che l’apertura dei casinò avrebbe sull’ economia del Paese. A dimostrare poi come l’ottimismo pro-casinò sia fuori luogo, fornisco alcuni dati sulle tendenze economiche complessive dei 4 casinò italiani (Venezia, Sanremo, Campione d’Italia, Saint Vincent) che nel 2008

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Robert De Niro in una scena del film “Casinò” di Martin Scorsese

sognando las vegas La questione casinò oltre la retorica hanno incassato il 4% in meno rispetto al 2007, e nel 2009 l’8% in meno rispetto al 20082. Di contro è in prepotente e veloce ascesa il gioco virtuale ossia le varie forme di gioco tramite Internet (il cd. gambling online) cresciuto in Italia tra il 2008 ed il 2009 del 880%. Un dato rilevante spesso sottaciuto è che l’apertura di un casinò presuppone un quadro turistico ben sviluppato ed efficiente, ossia strutture ricettive di prestigio internazionale e un apparato di servizi turistici coerente con l’operatività di una casa da gioco, dato che, come spesso ricordato, è il turismo che fa lavorare i casinò, non il contrario. In questo ambito l’offerta

turistica sammarinese va ripensata ed ammodernata perché non funzionale a soddisfare una domanda di alto livello. Inoltre, è noto come le case da gioco possano tramite l’anonimato servire a ripulire denaro di provenienza illecita3. Se esistesse una decisa volontà politica tesa ad aprire nuove case da gioco, occorrerebbe automaticamente emanare norme che prevedano efficaci strumenti di controllo e registrazione sulla attività di cambio di denaro nelle sopracitate strutture. In estrema sintesi e tralasciando altre problematiche di carattere etico – morale, siamo molto lontani da una possibilità concreta di apertura di una casa da gioco,

di Pietro Masiello

per mancanza di un progetto chiaro e dettagliato, oltre che per una serie di lacune strutturali non risolvibili nel breve termine. Non da tralasciare il fatto che si rischia di arrivare con grande ritardo in un business in costante e sostenuto declino: Las Vegas sembra molto lontana (e non solo geograficamente). Masiello Dott. Pietro Note: 1) Direttore de “Lo Stradone”. “Casinò cosa aspettiamo”, giornale.ms, 12 agosto 2010 2) Articolo di Marco Baranzelli “Il mercato del gioco traina l’economia italiana”, 25 gennaio 2010, lavoce.it 3) come ben evidenziato nel comunicato del Collettivo Sottomarino, 9 giugno 2010, Libertas.sm

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LA pAgInA DI OAsIVERDE Attualità “Compra a San Marino”: questa l’ultima trovata di un governo e di un’associazione di commercianti alla canna del gas, senza più soluzioni. Il vecchio adagio del comprare per risollevare l’economia è ormai superato. Tutte le più innovative teorie economico-sociali parlano di decrescita, di fine del lavoro (e anche di fine del capitalismo). Le fabbriche stanno chiudendo, le auto vengono acquistate sempre meno (-6,9% nel mercato europeo rispetto al 2009). In molte parti del mondo civilizzato piccoli ma determinati gruppi parlano di riciclaggio - non di denaro - di baratto, o istituiscono no-shopping day. E a San Marino? Viene speso danaro (altro spreco) per dire alla gente di comprare qui. L’intento è lampante: si tenta di affidare ai singoli cittadini, incentivandoli a consumare, le sorti di un’economia ormai finita, invece di adoperarsi per un’ oculata politica economica e di risparmio. Un altro tentativo disperato è la veloce approvazione della delibera per spendere 73000 euro nella festa di “San Marino in Love”, che è fallita clamorosamente (circa una quindicina di persone a gustarsi i fuochi d’artificio l’ultima sera della festa). È inoltre una grande contraddizione fare campagne di sapore autarchico, quando poi si affida la gestione dell’immagine pubblica di San Marino a un’agenzia di comunicazione di Faenza, la “MPR Comunicazione Integrata” (vedi delibera n.94 del 29 dicembre 2008). Forse a San Marino non ci sono professionisti nel settore? O forse ci sono dietro interessi personali di qualcuno? Non

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Compro ergo sum

Una campagna pro-consumismo da una politica senza idee di Angelica Bezziccari ci è dato sapere. Secondariamente i cittadini, soprattutto in tempi di interconnessione globale, devono esseri liberi di comprare o di non comprare in qualunque luogo, anche grazie a Internet, a prezzi convenienti. È poi chiaro che se si ha bisogno del latte o del pane, non è molto logico che si vada fino a Rimini o a Riccione…questo si spera non c’è bisogno che ce lo dicano! Dunque se i beni essenziali sono già probabilmente acquistati in Repubblica dalla maggior parte dei sammarinesi, se proprio in extrema ratio si vuole incrementare il guadagno degli esercizi sammarinesi,

forse ci si deve chiedere: perché i sammarinesi non comprano a San Marino? Forse perché se faccio un giro per il centro storico di San Marino (ricordiamolo, la CAPITALE) trovo in maggior parte negozi pieni di paccottiglia, di borse firmate FALSE (si, proprio come quelle dei vu cumprà) di katane giapponesi fatte in Cina, di tristi souvenir o negozi di armi… La triste cartolina arrivata in tutte le case la si può vedere qui a fianco: rappresenta la Statua della Libertà con in mano un sacchetto per fare shopping! Chi ha un minimo di rispetto per i valori di cui si dice che sia fondata la

nostra Repubblica, dovrebbe fermarsi a riflettere: ci stanno prendendo in giro. Questa è l’ennesima burla di politici e di una classe imprenditoriale che mirano solo a coltivare il proprio orticello, alzando il ditino per insegnarci a far girare l’economia - quando loro sprecano milioni di euro per eventi senza nessun ritorno economico come le gare di moto GP. “Ogni euro speso all’interno del territorio favorisce la crescita locale. Ne beneficia la terra dove vivi, dove lavori e dove crescono i tuoi figli. E anche tu risparmi tempo e benzina.” Questo il simpatico slogan della cartolina. Ebbene, prima di chiedere a cittadini di risparmiare tempo (scelta del tutto personale) e benzina (che si può risparmiare attuando delle politiche di incentivazione dei mezzi pubblici!!) prima chiediamo ai politici che inizino loro a risparmiare i soldi pubblici, quindi anche nostri. Che inizino loro a dare il buon esempio, che smettessero di comprare energia dall’Italia e iniziassero a investire in pannelli

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AppUntI DI psICOLOgIA Attualità

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l’epoca delle passioni tristi

Al Cinema Astra di Misano Adriatico

solari! Che inizino a creare un serio programma turistico/culturale di rilievo, che inizino a non finanziare una televisione di Stato che non produce un’inchiesta, non produce uno scoop, non è minimamente critica nei confronti del governo ma si limita a riportare comunicati stampa. Lunedì 20 settembre appare una video intervista al segretario Berardi accompagnata da una grande falsità di RTV: “San marino in Love ha attirato attenzioni a non finire”. Fatto non vero. Più di una persona può testimoniare come durante i fuochi d’artificio siano state presenti al massimo 15 persone, e davanti a una cantante vicino la porta del paese non ci fosse nessuno. Durante il flash mob tanto declamato, poche coppie presenti. Occorre sottolineare l’inutilità di tale evento? Occorre sottolineare l’incapacità di ammettere un clamoroso fallimento? Ricordiamo peraltro che il governo si avvale di agenzie di comunicazione retribuite per risollevare la sorte della martoriata repubblica, che

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tengono i contatti con i quotidiani e gli organi di stampa italiani. Che per risollevare l’immagine del nostro Stato basti inviare un video di un flash mob dove qualcuno si bacia, a fronte della notizia (sempre su repubblica.it) che è stato evaso un miliardo di tasse grazie a San Marino non è realistico. Quello che si sta attuando si chiama “propaganda”. “La promozione turistica della Repubblica passa anche dal web che evidenzia la partecipazione assicurata dagli esercenti sammarinesi”. Ricordiamo alla segreteria al Turismo come gli albergatori si siano lamentati dell’evento organizzato all’ultimo minuto (per quale motivo?) e in più in concomitanza con un importante convegno sulla dislessia (perché sovrapporre due eventi?). La partecipazione degli esercenti non si misura dal numero di cuoricini che i negozianti appendono alle loro vetrine, così come la salute dell’economia di San Marino non si misura dalla quantità di shopping dei suoi cittadini.

Dall’8 ottobre fino al 25 novembre, presso il Cinema-Teatro Astra di Misano Adriatico, si terrà la consueta rassegna autunnale di filosofia curata dalla biblioteca comunale di Misano Adriatico, con il cui direttore dei lavori, Gustavo Cecchini, abbiamo collaborato per la prima edizione dell’ALTREMENTI festival. Il tema di quest’anno è “L’epoca delle passioni tristi”, la rassegna di filosofia che come ogni anno vedrà susseguirsi ogni venerdì sera a partire dalle 21, relatori di grande rilievo come Salvatore Natoli, Carlo Sini, Umberto Galimberti, Ilvo Diamanti, Remo Bodei ecc. Non mancate. Info su www.biblioteca-misano.org

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LA DI OAsIVERDE Es...pAgInA cogitando

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RISVOLTI FORMATIVI di eventi culturali Distributore di libri nel centro di Modena

Come la cultura porta cultura di Roberto Ciavatta Mentre ero nella biblioteca multimediale a consultare gratuitamente Internet (in postazioni di studio ognuna dotata di accesso al web), DVD e libri ricercati, pensavo alle cose lette e viste nei giorni precedenti. Differenziazione dei rifiuti oltre il 55% (non male per una città con quasi 200.000 abitanti); wi-fi gratuito nelle maggiori piazze della città con cui accedere a Internet; mezzi pubblici rigorosamente a energia elettrica o tutt’al più a metano; strade pulite, e ancora: mercatini, negozi ordinati e nessuna vetrina ingombrante in mezzo alla strada, vita notturna ovunque, presenza massiccia di immigrati perfettamente integrati nel tessuto sociale. Mi ha fatto sorridere il cameriere croato del ristorante in cui ho mangiato un “menù filosofico”, che alla mia domanda sul tipo di preparazione di un alimento mi ha risposto: “come lo facciamo noi qui!”. Parrebbe una favola, una specie di “Città del sole”, e invece si tratta della vicina Modena e dei comuni di Carpi e Sassuolo, dove dal 17 al 19 settembre ho soggiornato in occasione del Festival di Filosofia,

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AppUntI DIEspsICOLOgIA ... cogitando

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Zygmunt Bauman quest’ anno incentrato sul tema della “Fantasia”. Il Festival, alla sua decima edizione, vanta un afflusso di turismo di alto spessore complessivo che supera il milione di unità. Negli stessi giorni sul Titano si celebrava “San Marino in love”, ultimo evento ideato dal nostro governo per portare qualcuno in centro storico. Ma può un governo organizzare feste? È il suo compito? Oppure dovrebbe lasciare fare a chi ha più idee e dimestichezza con l’organizzazione gratuita di eventi? Mi dicono amici e conoscenti che si sono avventurati nel centro storico di San marino durante questa manifestazione, che lo spettacolo era a dir poco spettrale: saracinesche abbassate (su alcune di esse un adesivo a forma di cuore… sic!), negozi chiusi, qualche palloncino messo alla rinfusa qua e là, qualche candela – a indicare le “atmosfere sognanti” – che pur rimanendo accesa incendiava i sacchetti bianchi all’interno dei quali era stata infilata per non spegnersi, creando colate grigie e odori malsani. E che cosa ancora? “Punti bacio” contrassegnati da

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qualche adesivo nei pressi di vetrinette e vendite di patatine fritte, e il fantastico finale pirotecnico di fronte a circa 15 – 20 spettatori! Piazza della libertà desolatamente vuota, e qualche coppia di attori che si fingono innamorati di fronte alle telecamere. Il tutto al costo di più di 73.000 euro, soldi nostri. Il confronto tra le due kermesse è desolante. Da una parte, a Modena, si organizzano eventi che nel lungo periodo contribuiscono a imprimere nella cittadinanza comportamenti civici più sostenibili, favorendo il commercio con festival (negli stessi comuni c’è anche il festival della letteratura e quello della poesia), ottenendo un ritorno non solo economico e di immagine ma pure civile. A San Marino invece si annaspa in iniziative improvvisate, slegate tra loro (grandiosa la polemica, sacrosanta, dei commercianti che lamentano di non essere neppure stati interpellati per la pianificazione dell’evento in questione). Così nascono i San Marino in love, i mercatini di moda vintage ecc.Tutto questo, a mio parere, ci insegna due cose. La prima è che inizia-

tive culturali e turistiche di spessore non possono essere organizzate dalle Segreterie di Stato ma da enti, associazioni, consorzi che contribuiscono a tagliare le spese, non devono né vogliono favorire alcun interesse e possono contare sulla passione e il lavoro praticamente gratuito degli attivisti. L’AltreMenti Festival organizzato dalla nostra associazione, se venisse organizzato da una Segreteria sarebbe molto più costoso e certamente meno aperto a voci “fuori dal coro”. Lo stesso crediamo si possa dire per lo Smiaf, anch’esso organizzato da ragazzi e ragazze senza scopi di lucro, e il risultato si vede. La seconda cosa è che non è assolutamente vero che ogni iniziativa abbia lo stesso valore purché conduca a San Marino dei turisti. Oltre al dato immediato dell’afflusso turistico un’amministrazione dovrebbe porsi il problema del risvolto che le varie iniziative hanno sul territorio: portare a San Marino 200 persone con il poker, con il gioco d’azzardo, con una festa frivola come tante ce n’è, o portarle con un festival culturale, cambia

radicalmente gli esiti. Nell’ultimo caso, come visto con l’esempio modenese, oltre a sostenere il commercio si favorisce anche una formazione culturale e civica permanente per i cittadini, e anche quelli che non partecipano nel lungo periodo non possono che assimilare passivamente gli stimoli formulati. Negli altri casi al massimo si favorisce l’idea del passatempo, dello svago fine a se stesso, l’azzardo e un certo modo di ragionare per bluff e giochi al limite delle regole, che paiono aver preso ormai molto piede in Repubblica e che tanto poco piacciono oltre confine. C’è da augurarsi che le Segreterie lascino a chi di dovere organizzare eventi di spessore, sostenendo i loro sforzi piuttosto che sperperando cifre stratosferiche che non hanno alcun esito positivo. L’Altrementi festival, se verrà sostenuto come dovrebbe un paese lungimirante, potrà favorire un risveglio delle coscienze e un rilancio del commercio. Forse che sia proprio tale risveglio che chi ci amministra non vede di buon occhio?

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LA La pAgInA pagina diDIOOAsIVERDE asiverde

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allarme vaccino h1n1

Qual è il vero pericolo? L’influenza suina o il vaccino? L’Ansa ha da poco fornito le informazioni riguardo alla nuova campagna vaccinale che avrà inizio quest’anno almeno 15 giorni prima del solito, già dai primi di ottobre. Anticipando i tempi infatti, secondo le indicazioni dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità), si crede di battere sul tempo il ritorno del virus pandemico e sarebbe proprio a favore della nostra salute che le potenze farmaceutiche hanno depositato i brevetti per i loro vaccini. Per la nostra salute, e non certo per i 7 miliardi di dollari che il governo statunitense ha stanziato per velocizzare l’entrata sul mercato dei vaccini entro la stagione autunnale. L’OMS si è ampiamente dimostrato un organismo fortemente permeabile alle pressioni delle grandi corporation dell’industria farmaceutica. La novità di quest’anno è che con unico vaccino potremo difenderci da ben 3 ceppi influenzali, compresa l’H1N1. In pratica funziona un po’ come alla Coop con il 3x1! Poco importa se per un normale vaccino necessitano anni di studi e sperimentazioni, perché sicuramente ci sarà un modo per tutelarci

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dai rischi! A questo pensava forse il Segretario statunitense alla Salute e ai Servizi, Kathleen Sebelius, mentre firmava il decreto che concede ai produttori di vaccini la totale impunità davanti alla legge contro qualsiasi processo penale che possa derivare dalla somministrazione di nuovi vaccini dell’influenza suina. Tre diverse compagnie hanno ricevuto contratti per produrre il vaccino su scala mondiale: Baxter International, GlaxoSmithKline, Novartis. Dati i problemi per la produzione in grandi quantità, queste aziende hanno fatto sì che dosi inferiori di vaccini agiscano più velocemente. Cerchiamo di capire meglio. Il vaccino distribuito in Italia al momento è stato prodotto dal colosso svizzero Novartis. I normali tempi di preparazione di un vaccino prevedono diversi anni di ricerca: viene isolato il virus, riprodotto in laboratorio, mutato per ottenere la versione depotenziata, prodotto il prototipo di vaccino, testato sugli animali (ahinoi!) e infine sugli uomini. La Novartis ha prodotto il suo vaccino in soli 4 mesi! Come? Potenziandolo con i coadiuvanti,

sostanze aggiunte per migliorare l’immunogenicità dei vaccini. Ad esempio l’alluminio, il mercurio e lo squalene, che lo rendono più potente e permettono di venderne una quantità di dosi che risponde alla richiesta di una vaccinazione così estesa. C’è una notevole letteratura medica sulla tossicità dei coadiuvanti. Il mercurio viene usato nei vaccini sotto forma di thimerosal, un conservante estremamente tossico. Lo squalene fu ritenuto responsabile della cosidetta “Sindrome della guerra del golfo” in 180.000 soldati (il 25% dei soldati vaccinati contro l’antrace), e collegato a malattie devastanti e autoimmuni di cui si potrebbe fare lunga lista. Intanto è in atto un condizionamento mediatico tendente a creare tensione e preoccupazione per spingere le persone a proteggersi da non si capisce bene quale pericolo vista l’esiguità del

fenomeno H1N1. Dal canto suo il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) italiano reclama per gli agenti vaccini sicuri: «...è scientificamente accertato che taluni di questi vaccini (ne esistono diversi tipi) contengano tamil, squalene e/o mercurio, tutti componenti altamente tossici e dannosi. Pertanto abbiamo chiesto al Ministero di verificare con estrema urgenza se la vaccinazione che intende somministrare agli operatori di polizia contenga le indicate sostanze, al fine di assicurare e tutelare al meglio la salute del personale interessato». Intanto in Svezia ci sono già stati casi di morte imputabili alla somministrazione del vaccino, e ben 350 casi di complicanze ed effetti indesiderati. La Polonia ha bloccato le vaccinazioni: il Ministro della Salute polacco Eva Kopacz prende posizione in parlamento con

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AppUntI DI psICOLOgIA La pagina di Oasiverde

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una vera e propria invettiva ed ecco uno dei dubbi da lei sollevati: «non esiste un solo effetto collaterale: hanno inventato il farmaco perfetto, e visto che il farmaco è così miracoloso, come mai le società che lo producono non vogliono introdurlo nel mercato libero e assumersene la completa responsabilità?». In Germania si agisce diversamente: vengono previsti vaccini di serie A senza i pericolosi coadiuvanti per

l’élite e per i militari, mentre i vaccini di serie B con lo squalene ed il mercurio vanno al resto della popolazione. Leggiamo sul sito dello Spiegel un articolo dal titolo eloquente: “Cancelliere e ministri devono ricevere vaccini speciali”. La giornalista austriaca specializzata Jane Burgermaister fu licenziata dopo aver diffuso notizie sulla pericolosità del vaccino e dopo aver depositato accuse penali contro l’OMS e la Baxter chiamando in causa anche le autorità del suo paese: il 12 agosto è stata processata. Rimandato il processo di un mese, adesso rischia l’arresto. È molto importante vincere il condizionamento mediatico che è attualmente in atto e incoraggiare le persone a formarsi un’opinione critica in merito all’assunzione del vaccino, attingendo le proprie informazioni da più campi, ad esempio internet. Adesso anticipando i tempi dell’inoculazione del vaccino stagionale è stato creato un bel cocktail contenente anche il veleno dell’anti H1N1. Rivendichiamo il diritto di poter decidere sulla nostra pelle: questa è l’unica garanzia che abbiamo per difendere la nostra salute, e la nostra vita!

monsanto in aiuto di haiti? Un progetto da 127 milioni di dollari che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali di Haiti. Questo sarebbe lo scopo secondo la Monsanto multinazionale di biotecnologie agrarie - che da maggio di quest’anno sta inviando ogni mese tonnellate di mais ibrido, trattato come usanza con fungicidi e pesticidi da loro stessi prodotti e brevettati. Da giugno continua la protesta di chi diffida delle multinazionali e che vede a capo Chavanne JeanBaptiste, il quale accusa il presidente di Haiti di svendere alle multinazionali il patrimonio dello Stato, dando loro il dominio nel controllo dell’opera di ricostruzione. La Monsanto sarà davvero spinta unicamente da scopi umanitari o sta solo cercando nuovi terreni su cui impiantare subdolamente il proprio controllo delle sementi? Ecco le parole di Chavanne: “le sementi rappresentano una sorta di diritto alla vita. Ecco perché oggi abbiamo un problema con la Monsanto e con tutte le multinazionali che vendono semi: semi e acqua sono patrimonio comune dell’umanità”.

associazione oasiverde

Sede legale: Strada Genghe di Atto, 122/b 47892 - Acquaviva (Rep. San Marino). Telefono: 335.7340580 - Fax: 0549.944242 è suportata da

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Agrizoo - Allianz/Lloyd Adriatico Artemisia - Babette - Babylab - Blu notte - Ciquadro - Cobafer - Estetique Michelle - Fior di Verbena - Food & Science Legatoria Incipit - India World - La rondine

Coord. IBAN: SM22 X032 6209 8000 0000 0304 885 - COE: SM21783 mail: info@oasiverdersm.org web: www.oasiverdersm.org

attivita’ convenzionate - Lavanderia Magic - Layak - Legno Design - Phisicol - Piletas - Salmoiraghi & Viganò - San Marino Vernici - Scrigno delle Fate - Titan Gomme - Tutta Natura - Vivaio Zanotti - Zaffbike

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LA pAgInA DI OAsIVERDE Diritti

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Il lavoro uccide... chissenefrega! Storie di ordinaria indifferenza di Matteo Zeppa Ammetto di essere affranto nell’essere rappresentato da certi individui a livello politico. Spiace dare eccessiva importanza a queste persone e alla politica, parola oltremodo abusata di questi tempi, ma volenti o nolenti, tutto è necessariamente riconducibile lì. Un uomo, alle porte del Ferragosto, si trova a passare casualmente in una ditta, e muore dissanguato. Alcune forze della politica

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attuale, ebbero almeno la coscienza di porsi dei perché sull’accaduto; la maggioranza tutta non ha fatto uno che sia un comunicato, che rendesse onore all’operaio ucciso da queste leggi medievali sammarinesi in merito al contrasto al lavoro nero. Non siamo tutti così fortunatamente: c’è chi tra i cittadini normali anni fa presentò Istanze d’Arengo, chiedendo un inasprimento dei controlli nonché delle pene verso chi fomentava

tale fenomeno. Ebbene, quello che è uno strumento di democrazia diretta unanimemente riconosciuto, fu gettato alle ortiche e tale richiesta fu mandata al macero, pare per un vizio di forma non corretto. La forma, la modalità di scrittura…continuo a non capire. La politica tutta rifiuta dunque di portare in sicurezza un settore con uno sviluppo esponenziale lapalissiano, con morti, feriti, il tutto per la forma? Un gruppo musicale (C.S.I.) cantava “Forma e Sostanza”; è difficile non dubitare che nella più antica Terra della Libertà manchino entrambe, ora resta da capire il perché (a Roma direbbero: “e ‘sti cazzi”, tanto per andare contro la forma). In uno Stato Sovrano pare normale che il Segretario al Lavoro non abbia preso posizione sull’episodio e/o non abbia dato in stampa nessuna nota di cordoglio? Forse si attendono gli sviluppi delle indagini, quasi a pensare che se si instradassero in una certa maniera la persona morta possa tornare a vivere? È morto un uomo, e quale fu la sua colpa? Forse fu quella di essere salito nella più Antica Terra della Libertà a racimolare qualche soldo apparentemente in maniera semplice e facile; forse venne perché invo-

gliato dalle non applicazioni delle leggi vigenti in materia di lavoro nero. Mi vien da pensare, caro segretario marcucci, come vivrà la famiglia di colui che lei (badi bene lo scrivo con la lettera minuscola, chiara esemplificazione della stima che ho verso voi che siete l’attuale classe politica..) non ha nemmeno citato. Probabilmente è stato in ferie, ma ciò non solleva dalla gravità del gesto. Come sosteniamo tale famiglia? Con le torte di San Marino e una SmaCard? O lo si incolpa di essere passato “lì per caso”, oppure si attua una nuova legge, chiamandola magari con il nome del defunto, a memoria? Questo atteggiamento è perpetrato in maniera demoniaca dai compagni di Segreteria e da chi è attualmente la maggioranza in quello che stupidamente chiamiamo Parlamento Sammarinese. Ribadisco che nessuno di maggioranza e opposizione mi rappresenta, provo solo un reale senso di vergogna vedendo che ci siano certe persone in entrambi gli schieramenti, ma perlomeno due partiti di opposizione hanno avuto il merito (caspita che coraggio verrebbe da dire!!) di dire qualcosa. È del tutto evidente quali siano le priorità e quanto esse siano superiori persino al concetto di vita e di morte. C’è qui nella Terra di Marino questo sport nazionale nel sentirsi superiori a tutti e a tutto, superiori allo stesso Iddio (per chi è credente) dimenticando di essere delle “cacche biologiche” (tornando al discorso della forma), dimenticando che

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AppUntI DI psICOLOgIA Diritti

nUmERO Numero 3533 oggi ci sei e domani no… Il senso di onnipotenza, unito alla “sboronaggine” tipica del sammarinese, è un mix deleterio che fa perdere di vista la realtà delle cose. Niente importa. Non provocano sdegno i Niki Gatti, non creano sdegno le Long Drink, non creano sdegno i milioni di euro riciclati, non creano sdegno le infiltrazioni mafiose, non crea sdegno essere pubblicamente “sputtanati” (sempre per il discorso della FORMA...) mediaticamente a La7 e a Report senza che chi ha fatto ciò venga semplicemente interrogato; non creano sdegno le lettere greche Alfa e Beta, non creano sdegno scandali telefonici che passano in quel di Rovereta (Helvetiacom), non creano sdegno processi fermi con ricusazione ad oltranza di giudici, non creano sdegno i 9000 appartamenti sfitti e che qualcuno dica che sia “ necessario incentivare il mercato edile” nonostante abbiamo 61 km quadrati, non creano sdegno gli ecomostri reali e futuri; non crea sdegno Montalbo e le carte nascoste all’UNESCO, non provocano sdegno i precari con 10 anni di lavoro non regolamentato. Nulla oramai sembra provocare più nulla; si vive con l’adagio del “francamente me ne infischio” a portata di mano. Nonostante tutto continuo a guardarmi intorno e a sdegnarmi e a vergognarmi d’essere un abitante di questa Terra, ricordando invece quanto fosse alto il senso patriottico dei nostri nonni, meno ricchi di denaro e più di valori morali. Ciao Luciano Perfetto, mi spiace che tu abbia avuto

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«La nostra percezione del tempo dipende dalla regolare ricorrenza di eventi, a differenza della nostra coscienza della storia la quale dipende da mutamenti e variazioni imprevedibili. Senza mutamento non c’è storia; senza regolarità non c’è tempo. Il tempo e la storia stanno tra loro come la regola e la variazione: il tempo è la cornice regolare alle divagazioni della storia. Lo stesso rapporto esiste tra repliche e invenzioni: una serie di vere invenzioni ininterrotta da repliche si avvicinerebbe al caos: una serie infinita di repliche senza alcuna variazione sembrerebbe priva di forma. La replica è collegata alla regolarità e al tempo; l’invenzione è collegata alla varietà e alla storia» Gorge Kubler, “La forma del tempo” l’ardire di venire nella più Antica Repubblica del mondo, e che tu sia morto dissanguato. Pure le mie mani sono sporche del tuo sangue...ovunque tu andrai, buon viaggio e... scusa.

Questa è la mia personalissima forma e la mia altrettanto personale sostanza.

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LA pAgInA DI OAsIVERDE Gruppi di acquisto solidale

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di Stefano Palagiano

44 gas(isti) Periodicamente fa capolino, nel mondo dei gas, il tema dei numeri. Quanto può/ deve essere grande un gas? L’argomento è interessante, ma è a volte affrontato in modo banale e interessato. Bisognerebbe essere onesti e autocritici. La questione andrebbe vista anche in termini di una vera e propria alfabetizzazione gasista. Come fare a inquadrare il problema? Viviamo tempi di confusione, sparsa ad arte nel circuito gasista anche, purtroppo, da soggetti interni: è necessario pertanto fare chiarezza e distinguere ciò che è gas da ciò che non lo è. Farlo è relativamente semplice. L’autonomia e la specificità delle singole esperienze sono valori importanti e sacrosanti, ma non devono diventare alibi per progettare e realizzare iniziative che con i gas non hanno nulla a che vedere. Il dibattito all’interno del movimento è vivo, ma è indirizzato più verso l’esterno

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che verso l’interno: poco si è badato, ad esempio, alla presenza - reale e pericolosa - di falsi gasisti che inventano di sana pianta un mondo dell’economia solidale piegato ai propri interessi. In definitiva: un gas deve essere grande o piccolo? Il buonsenso, i fatti, le analisi di autorevoli esponenti del movimento e il patrimonio di cultura e valori su cui questo si basa, mostrano in modo inequivocabile che le esperienze rivelatesi vincenti sono quelle dei numeri piccoli e organizzati. Ciò che rende un gas efficace è la sua capacità di (auto)gestirsi con numeri contenuti, motivati, radicati sul territorio. Poniamo il caso di una crescita numerica esponenziale: arrivati a una certa soglia, percepibile in modo semplice, il gas deve andare avanti per gemmazione. Nascono cioè altri gruppi, in modo spontaneo. L’esperienza suggerisce che il gas piccolo è più fedele ai princìpi ispiratori del movimento,

In fila per sei, col resto di due funziona meglio, agisce più e meglio sul territorio, realizza i fondamentali ideali di solidarietà, relazione e convivialità, coinvolge e responsabilizza i partecipanti, diventa un motore virtuoso per il rinnovamento sociale, culturale ed economico. Per corroborare una valutazione, occorre citare anche esempi di pratiche meno buone (che conosco e ho sperimentato direttamente): i gas che non funzionano sono quelli (troppo) grandi. Esperimenti come questi sono destinati a morire dopo un fallimento che può diventare agonia. Funzionamento difficoltoso, scarsa motivazione nei gasisti, mancanza di proposta culturale, naufragio dell’aspetto relazionale: sono alcuni e più visibili effetti dell’idea (irrazionale e falsa) che un gas debba essere numericamente grande. I fautori del “grande e bello” hanno come unico argomento il seguente: “più siamo, più incidiamo e facciamo

girare una certa economia”. Si tratta di un grave errore di valutazione, come d’altronde suggeriscono i fatti, che denota non da ultimo un forte deficit culturale ed etico. Questo deficit consiste nell’idea, assai stramba e tutt’altro che solidale, che l’economia e il cambiamento promossi dai gas siano (solo, sempre e ancora) una questione di soldi. Se così fosse, occorrerebbe rassegnarsi al fatto di essere in continuità con la “solita” economia: dunque, nulla potrà realmente cambiare. Pertanto, i gas grandi non solo non incidono di più, ma è vero l’esatto contrario. Per la diffusione e l’azione dei gruppi d’acquisto solidali è consigliabile, ma si potrebbe dire necessaria, una struttura “federalista” e decentrata, che mira anche a creare consapevolezza del proprio ruolo nel territorio. Le considerazioni sin qui espresse consentono inoltre di affrontare un problema nel quale qualche gas, purtroppo, si imbatte: essere considerato un negozio. E’ certamente una iattura, visto che il messaggio così comunicato è completamente falsato. Fra i motivi che causano la percezione del gas come negozio c’è indubbiamente anche un fattore numerico. Se si perseguono solo risultati nei numeri (cioè, in concreto, cercando e favorendo adesioni sostanzialmente formali) viene meno qualsiasi discorso serio di consumo critico, la consapevolezza scompare, la gente considera negozio quello che non lo è e presto si va a gambe all’aria. È quindi preferibile una forma di espansione ragionata, che preservi l’importanza delle relazioni, ad un immotivato galoppo verso... il precipizio.

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AppUntI DI psICOLOgIA Società

nUmERO Numero 3533 Poco tempo fa, scrivendo per il mensile che stai leggendo, ebbi la sensazione di sprecare il mio tempo. Perché scrivere? La scrittura è una cosa virtuale, finta, che rappresenta qualcosa che, al più, la puoi immaginare ma in concreto non c’è più, c’è stata, ma non c’è ora. Vado a teatro, luogo principe della finzione. La rappresentazione cui assisto, oltre a essere divertente, comunica dei contenuti. Profondi, peraltro. Dunque la finzione scenica si è rivelata ricca di proprietà emergenti, utili, inaspettate. Abito a San Marino – potrei dire in Italia – e osservo come gli strumenti deputati all’informazione del vero, dei fatti, sono inutili finti fuorvianti contenitori. Le notizie non vengono dette per far capire ma sono elencate come ingredienti. Prima la politica, i soliti quattro pupazzi; poi dall’estero in linea con i più forti, poi la cronaca, anche quella di dieci anni fa; poi un po’ di costume, una ricetta di cucina e il meteo. Fine. Nel mondo non accade altro, e se accade è lontano, non ci appartiene. Una domanda critica - e di merito - prima o poi qualcuno se la dovrà porre dico io; ma accade che anche ponendosi alcuni la domanda, n-o-n a-c-c-a-d-e n-u-l-l-a. La gente resta dov’è, com’è, senza una reazione. I nostri amministratori politici sono un’oligarchia, una casta. Il fatto è conclamato ma è come se avessimo fatto l’abitudine a una cosa inevitabile e normale, e non ci si fa nulla. Così va il mondo, la mamma è sempre la mamma e nessuno è profeta in patria. Quando il 2 agosto 1980 si è compiuta la strage di Bo-

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L’orologio della stazione di Bologna

imminenza passiva Ovvero di come il popolo si è inebetito di Marco Canarezza logna cosa è accaduto veramente? Era un sabato. Le famiglie aspettavano il treno per andare in vacanza. La bomba era stata messa lì per massacrare della gente, non per colpire un politico, un leader, un simbolo. La gente è un bersaglio molto concreto. Diedero la colpa al terrorismo nero – entità indecifrabile. 11 settembre 2001. Tutti sono in grado di ricordare un attentato contro due grandi edifici nel cuore della nazione più potente del mondo. Ma cosa è successo veramente? Sì, la favola di Bin Laden ce la siamo bevuta lì per lì, ma oggi, sapendo che non è stato trovato nessun indizio di colpa contro questo arabo – e l’Iraq è però diventato una colonia dei paesi occidentali – oggi cosa ne pensa la gente di quel fatto?

Ve lo dico io cosa pensa di Bologna o di New York, la gente pensa una sola parola: PAURA. Grazie ai media compiacenti il mondo si è gradualmente trasformato in un luogo medievale, cupo, violento, cinico. Meglio stare in casa buoni buoni, non vorrei che venisse un arabo, un terrorista nero a spazzare via il nostro stile di vita, il nostro PIL, i nostri modelli di sviluppo. Il mondo però - quello vero - non è nella carta stampata dei giornali, non è nel tubo catodico delle tv, non è in un folkloristico rito democratico una volta ogni cinque anni. Ultimo esempio. Il Giorno della Memoria. Sei milioni di ebrei uccisi in un singolo, bruttissimo capitolo di storia. Ma chi si ricorda dei duecento milioni di indiani americani uccisi in due

comodi secoli? Sono un milione all’anno tanto per fare due conti. E chi si ricorda di tutti gli altri popoli indigeni di quella parte del mondo che chiamiamo Terzo, dove ogni giorno proseguono altri genocidi e dove affondano le radici del nostro concetto occidentale di interesse nazionale? Il teatrino è intorno a noi, e forse, se leggi un articoletto, o se fai attenzione a una testimonianza di chi è stato messo in un angolo dai media, forse – e dico forse – in quello spettacolare tentativo di spalancare una breccia in questa imminenza passiva che sta alienando la gente, c’è del vero. Il vero è un’essenza buona, non aggredisce, non s’impone; il vero va cercato e accolto senza pregiudizio. “Cercate… e troverete”.

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LA pAgInA DI OAsIVERDE Appunti di psicologia

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la terapia di gruppo per pazienti psichiatrici

Gli aspetti peculiari che uno psicoterapeuta dovrebbe conoscere di Davide Tagliasacchi Ci sono svariati e importanti criteri per un approccio pratico al trattamento di gruppo. Tale orientamento deve essere a disposizione del maggior numero possibile di terapeuti, nonché efficace per il maggior numero di tipi di pazienti; dovrebbe essere il più elementare possibile, essere indigeno e non preso in prestito, e dovrebbe esaudire tutti i criteri di una terapia pratica, volta unicamente allo scopo di alleviare le sofferenze altrui.

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Il trattamento di gruppo, inteso nel senso più reale del termine, non va mai istituzionalizzato: dopo che il paziente si è presentato in trattamento, il terapeuta in un modo o nell’altro e al momento opportuno chiarisce che cosa potrebbe fare per migliorare lo stato del paziente. Se e quando il paziente accetta l’offerta enunciata o implicita, in qualsivoglia forma essa venga presentata, il processo potrà svilupparsi secondo il programma che il

terapeuta ha previsto. Il trattamento di gruppo viene proposto solo dopo un’attenta considerazione, accompagnata da meditato giudizio clinico, di tutti i possibili approcci disponibili nella comunità psichiatrica. Se infatti il trattamento di gruppo non viene considerato come la prescrizione migliore, accade che occorra indirizzare il paziente verso altre forme di terapia. Nella scelta del trattamento tutta la formazione passata e l’esperienza

del terapeuta sono chiamate ad assicurare che il paziente riceverà il massimo vantaggio dal metodo prescelto. Le capacità di prescrizione del terapeuta mettono alla prova il suo giudizio clinico, proprio come la scelta di un dato farmaco mette alla prova la qualità di un medico tanto quanto le sue capacità diagnostiche. Qualora vi sia giustificatamente scelto il trattamento di gruppo, il terreno deve essere precedentemente preparato durante il perio-

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AppUntI DI psICOLOgIA Appunti di psicologia

nUmERO Numero 3533 do diagnostico preliminare. Quando lo psicoterapeuta sente, e quindi decide, che la preparazione risulta adeguata, il paziente verrà immesso in un gruppo di terapia. Se il paziente adotta un atteggiamento restio, è compito dello psicologo considerare attentamente se esercitare pressioni di sorta, oppure lasciare altro tempo per un’ ulteriore preparazione e così porre in atto la sua decisione nel modo più vantaggioso possibile. Una volta che gli obiettivi sono stati chiariti è compito del terapeuta raggiungerli con la maggiore economia possibile di tempo, denaro, sforzi e disagi, impiegando il proprio giudizio esperenziale nell’applicare tutte le tecniche terapeutiche a disposizione. Tra queste devono essere presi in considerazione metodi fisici, chimici, psicologici, presi da soli o in combinazione tra loro. Partendo dall’enunciato più generale che i pazienti psichiatrici sono persone confuse, scopo dello psicoterapeuta diventa allora risolvere codesta confusione in modo ben programmatico, tramite una serie di operazioni analitiche e sintetiche. Anche qui, nella forma descrittiva più generale, queste operazioni consisteranno in quelle tecniche chiamate decontaminazione, reinvestimento, chiarificazione e riorientamento. Decontaminazione significa che dove le reazioni, le emozioni o i punti di vista del paziente risultano adulterati o distorti, la situazione verrà rettificata tramite un processo analogo a quello della dissezione anatomica. Reinvestimento significa che verrà mutata l’accentuazione effettiva che il paziente pone su vari aspetti della propria esperienza. Chiarificazio-

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ne significa che il paziente stesso otterrà una certa comprensione di cosa sta avvenendo, in modo da poter mantenere il nuovo stato in forma stabile, estrapolando i processi passati per riuscire ad affrontare quelle nuove situazioni che incontrerà dopo il termine del trattamento, senza l’aiuto del terapeuta. Riorientamento significa che a seguito di tutto questo, il comportamento, le reazioni, e le aspirazioni del paziente saranno orientate verso un rinnovamento, per divenire quelle che per consenso ragionevole sono considerate maggiormente costruttive. L’approccio più funzionale possibile al trattamento di gruppo dovrebbe fornire una solida base sulla quale possano fondarsi la terapia psicoanalitica con altre forme di terapia, secondo quanto indicato dalle esigenze dei singoli pazienti e dalle capacità dei singoli terapeuti. In questo modo risulterà utile sia per chi mette in pratica a seguito di una formazione, sia per chi possiede una conoscenza specializzata in altri approcci terapeutici. Infine, i fattori che differenziano il trattamento di gruppo dal trattamento individuale, nonché i vantaggi offerti dal gruppo, vanno riconosciuti in una forma di trattamento che sia indigena al gruppo di terapia stesso, invece di permettere che la terapia di gruppo ondeggi a caso sul materiale ricavato da metodi terapeutici individuali tramite una pressione intellettuale organizzata. Tale metodo non deve inoltre interferire nelle fasi successive, mediante l’esecuzione di specifiche manovre terapeutiche basate su altri approcci, pena il complicarsi di tutti i fattori presi in considerazione.

scrittura creativa Con Cesare Padovani al Centro Sociale di Dogana

Dal 13 ottobre, ogni mercoledì fino al 3 novembre, dalle ore 18 in poi al Centro Sociale di Dogana prende il via il nuovo corso di scrittura ceativa tenuto dall’amico Cesare Padovani, al quale ci unisce un legame di stima nonché un forte senso di gratitudine per avere in più occasioni collaborato con il nostro giornale (memorabile la pubblicazione su queste pagine di un suo racconto breve a gennaio 2009). Cesare Padovani è uno degli intellettuali ed autori più autorevoli del circondario. Consigliamo la lettura del suo ultimo libro “Paflasmos”. Al corso parteciperanno gli ospiti Piero Meldini, Rosita Copioli, Fabio Molari e Giorgio Ricci. Vi invitiamo a partecipare!

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LA pAgInA DI OAsIVERDE L’Ippogrifo

adesso basta

Lasciare il lavoro e cambiare vita

La schiavitù lavorativa esiste ancora. Solo che non si tratta solo di quella forzata. Esiste anche una schiavitù volontaria. È quella della gente che ogni mattina si alza e decide forzatamente di andare a lavoro, essendo infelice, perché il lavoro dà soldi, e i soldi servono. Ragionamento ineccepibile per chi non può fare diversamen-

te. Peccato che esistano anche molte persone che, nonostante abbiano quantità di denaro a sufficienza tanto da campare di rendita per un anno o più, spesso continuano a lavorare, insistendo nella loro infelicità. È soprattutto a queste persone che Simone Perotti si rivolge, e la sua è la storia vera, la storia di un downshifter. Ex manager

di Angelica Bezziccari

COS’e’ IL DOWNSHIFTING Letteralmente, significa “scalare la marcia”. Che cos’è il downshifting? Sostanzialmente possiamo definirlo come il riadattamento ad uno stile di vita più lento e semplice. In particolare, uno dei concetti chiave di questa filosofia riguarda la diminuzione delle ore dedicate al lavoro per poterle sfruttare su esperienze più soddisfacenti sul piano umano, come

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del settore delle comunicazioni, stanco degli obblighi lavorativi e sociali che gli individui si impongono in molti casi solo per non rinunciare a comfort e inutile benessere, in questo saggio dal titolo “Adesso Basta” (edizioni Chiarelettere) descrive e racconta le tappe che lo hanno portato a lasciare il suo lavoro ben retribuito in cambio di riuscire a realizzare sogni e passioni (continuando a lavorare ogni tanto). Ipotizzando un percorso individuale della durata di dieci anni circa, Perotti mette in evidenza con esattezza quelle che sono le fasi essenziali del pro-

cesso di uscita dalla vita lavorativa. In particolare ci sono due punti fondamentali: la lunga e disciplinata preparazione psicologica che dovrà permettere al downshifter di distaccarsi lentamente da abitudini, obblighi e consumi, e quindi accettare la filosofia del risparmio come fonte di guadagno e mai di privazione. Un processo non adatto a chiunque, come lo stesso autore ci tiene a sottolineare in più parti del testo, ma che può permettere ai più tenaci di raggiungere la meta più ambita, quella che è la propria personale libertà.

ad esempio coltivare un talento artistico o essere più presenti in famiglia. Insomma, il downshifter cerca di costruire un modello alternativo per equilibrare la nostra vita sui cardini che ci sembrano realmente più importanti. A cosa serve infatti investire tutte le proprie giornate per poter guadagnare molti soldi, se non abbiamo il tempo per spenderli? Oppure, perché chiudersi in un ufficio per garantire maggiori soldi a una famiglia, ma poi essere fisicamente poco presenti?

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