Don Chisciotte 37, dicembre 2010

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numero 37 - dicembre 2010

VIETATO DOCUMENTARE Lo stratagemma dei politici per nascondersi dai cittadini

Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n. 1042 del 11. 09. 09 Direzione Generale PP. TT della Rep. di San Marino (Associazione Culturale Don Chisciotte Via Ca' Giannino, 24 - 47895 - Domagnano)


lA pAgINA DI OAsIVERDE Sommario

NUMERO Numero33 37

Rubriche aviosuperficie di torraccia

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A chi giova il suo ampliamento?

Es... cogitando di Roberto Ciavatta DEPILIAMOCI

12 Non c’è dubbio: l’Associazio-

Liberarsi del PIL superfluo e vivere felici

L’Ippogrifo di Angelica Bezziccari la solitudine del gasista

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Nuove forme aggregative, vecchi tarli del capitalismo

G.A.S. di Stefano Palagiano

L’autogestita lo sport della crudeltà

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La caccia e gli uccelli da richiamo

lettera sulla caccia Pagina autogestita da Oasiverde

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Articoli vietato documentare

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Lo stratagemma dei politici per nascondersi dai cittadini

di Roberto Ciavatta vedo, sento, parlo

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Quando la società civile non chiude gli occhi

di Matteo Zeppa dopo la grecia, l’irlanda

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Apoteosi del debito, del sistema bancario e del Nulla

di Marco Canarezza don’t cry for san marino, argentina

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Ignorata la richiesta di collaborazione dell’ambasciata argentina

di ANPS - Daniele Baldisserri Le 8 “R” della decrescita di Angelica Bezziccari

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Ritagli L’AFORISMA DEL MESE

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Redazione

DIRETTORE RESPONSABILE: Roberto Ciavatta CAPOREDATTORE: Angelica Bezziccari GRAPHIC DESIGN: Luca Zonzini (lostilosodesign@gmail.com) TEL: 0549. 878270 MAIL: ass.donchisciotte@omniway.sm WEB: associazionedonchisciotte.org COLLABORATORI : Daniele Baldisserri, Angelica Bezziccari, Marco Canarezza, Roberto Ciavatta, Oasiverde, Stefano Palagiano, Davide Tagliasacchi, Matteo Zeppa. Copia depositata presso il tribunale della Repubblica di San Marino

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a che servono le istanze d’arengo? ne Micologica ha tutte le ragioni nel ritenere che non ha più senso presentare Istanze d’Arengo. Ogni Istanza viene bocciata di default, ogni tanto ne approvano qualcuna che non dà fastidio a nessuno (tanto poi non la applicano). Hanno cose ben più importanti da fare, loro, che perdere tempo con quisquilie. Devono salvare il paese, risollevare l’economia, rilanciare rapporti internazionali. Che vuoi che glie ne freghi d’ambiente, etica, trasparenza? (ma gira e rigira la “loro” politica è ancora e sempre prebenda agli amici, favore agli padrini elettorali, cinismo vestito da festa, supponenza del tipo “io sono stato eletto, decido io cosasi fa: come si permette il cittadino di interferire!”). Guai poi a sostenere che ambiente, trasparenza, riduzione degli sprechi ecc. sono forse la sola via per risollevare il paese! Lo Stato deve machiavellicamente fregarsene, e smascherata ogni propaganda il paese continua a sprofondare, loro e i loro amici ingrassano, e la chiamano casualità, o peggio “merito” (oh! Mio Dio!). Nel mese di novembre sono state bocciate 3 Istanze

d’Arengo proposte dal movimento Sottomarino. Riguardavano la trasparenza e la soppressione di privilegi politici. Anche noi siamo convinti che, soprattutto in situazioni di crisi, la politica debba dare l’esempio, sacrificarsi per prima. Sottomarino chiedeva: 1) che i consiglieri, in occasione delle sedute, parcheggiassero nel parcheggio 9, gratuitamente, piuttosto che lungo la strada arrecando danno al commercio e all’ambulatorio medico; 2) Che quando c’è un’interpellanza parlamentare la risposta alla stessa sia di pubblico dominio; 3) che ad ogni votazione si procedesse al controllo dei presenti per evitare il fenomeno, diffusissimo, dei pianisti (vedi foto e articolo a lato). Cose elementari, di buon senso, mica rivoluzionarie? Non conta, loro semplicemente non vogliono che gente “fuori da palazzo” possa insinuare che stanno sbagliando, che si permettano di proporre qualcosa a “loro”. Esito, come detto, tutt bocciate, spesso con maggioranze bulgare. Con questa gente, ha ragione la Micologica: niente più Istanze d’Arengo! R.C.

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AppUNTI DI psICOlOgIA Attualità

NUMERO Numero 3733

Pianista in Consiglio Grande e Generale

Lo stratagemma dei politici per nascondersi dai cittadini

vietato documentare Il nuovo regolamento impedisce ai cittadini di riprendere i consiglieri durante le sedute pubbliche. Addotta la scusa della sicurezza, la realtà pare essere diversa. di Roberto Ciavatta Da pochi giorni il Consiglio Grande e Generale (CGG) ha adottato un nuovo “Regolamento di sorveglianza e sicurezza di Palazzo Pubblico”: è impedito a chiunque di introdurre nella tribuna del CGG cellulari, macchine fotografiche e telecamere. Questo, si legge, per questioni di sicurezza (evidentemente qualche consigliere pensa che chi sta sulla tribuna del Consiglio gli possa lanciare addosso qualcosa... eventualità non del tutto esclusa: se chi dovrebbe “rappresentarti”, quando non è altrove, gioca al solitario sul portatile, qualche istinto violento può sempre emergere!). Al di là di queste sciocchezze, però, pare evidente che questo regolamento di accesso al consiglio nulla ha a che vedere con la sicurezza. A rigor di lo-

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gica pure uno scarpone -se ne ricorda bene il buon vecchio Bush- può essere “oggetto contundente”. Perché allora non richiedere di entrare scalzi come in moschea? E che dire del fatto che non vi sono metal detector, per cui un malintenzionato potrebbe ben entrare con una piccola pistola, non dichiarandola, e sparare per primo al gendarme che dovrebbe controllarlo, poi all’impazzata verso i consiglieri? L’ipotesi “sicurezza” è quindi una scusa usata per celare il vero motivo per cui si è chiesto -esplicitamente- di requisire ogni oggetto atto a riprendere e immortalare i comportamenti degli stessi consiglieri durante il loro ruolo istituzionale: comportamenti spesso tutt’altro che dignitosi.

Il nuovo regolamento non sarebbe stato promulgato se da qualche mese i ragazzi del movimento “Sottomarino” non avessero iniziato a visitare in massa e immortalare, pubblicandoli poi online (ricordiamo a tutti che si tratta di sedute “pubbliche”, tenute nel Palazzo “Pubblico”), i comportamenti dei consiglieri. I nostri consiglieri, sono pagati se presenti all’apertura dei lavori. Se poi se ne escono da Palazzo per i cavoli loro a nessuno importa: li pagano lo stesso! Per quelli che non sono presenti votano i vicini di postazione, impunemente. Chi girovaga, chi chiacchiera, chi gioca ai videogames sui portatili, chi legge un giornale (fotocopiato, pratica vietata)... insomma, non si tratta certo di comportamenti idonei all’importanza del ruolo. Così il CGG ha pensato bene di evitare non tanto di comportarsi come se fossero al mercato, quanto di evitare che tali loro comportamenti fuoriescano dal consiglio, evitando ogni tipo di ripresa. Il regolamento, però, chiarisce che “sono ammessi in tribuna i giornalisti sammarinesi o comunque impiegati presso testate giornalistiche sammarinesi, ai quali è rilasciato apposito pass a cura della Segreteria Istituzionale” e che “fotografi accreditati sono autorizzati a portare con sé macchine fotografiche, telecamere ed eventuali ulteriori strumenti per le riprese e le fotografie”. Già qualche tempo fa ci era stato impedito di fare riprese in CGG. In quel caso mi sono recato dalle Guardie di Rocca chiarendo che sono il direttore di un giornale regolarmente riconosciuto e depositato in Tribunale e presso la Segreteria per l’Informazione a San Marino. In quel caso le Guardie di Rocca, in accordo con la Dott.ssa Crescentini della Se-

greteria Istituzionale, avevano deciso che potevo riprendere la seduta Consigliare. Così, uscito questo nuovo regolamento, il nostro collaboratore Matteo Zeppa ha immediatamente richiesto un accredito per il nostro mensile, ma gli è stato risposto che siccome non è iscritto all’albo dei giornalisti la sua richiesta non può venire accolta, e rimane a discrezione della Dott.ssa Crescentini permettere o meno le riprese. Il fatto è che a San Marino non vi è alcun albo dei giornalisti! Dunque qualsiasi domanda sarà sottoposta ad un criterio discrezionale? E allora che bisogno c’era di fare un regolamento? Oppure che non si vuole permettere a chi, come Zeppa e il sottoscritto, oltre che collaborare ad un mensile fa anche parte di quei rompicoglioni di Sottomarino, di divulgare più alcunché? Questo sarebbe grave! Ciò che si configura è un CGG blindato, in cui ogni carenza deontologica non può venire denunciata perché non ci saranno testimoni indipendenti. Si può ancora parlare di sedute “pubbliche” e di istituzioni “democratiche”? Ricordo che per D.Hollier il potere nei governi democratici non può per definizione contemplare alcun “segreto”. Noi, come giornale sammarinese, continueremo ad insistere perché la nostra richiesta di accreditamento venga accettata, e continueremo a denunciare ogni sopruso consuetudinario. Almeno finché non vi saranno consiglieri che, loro stessi, richiederanno il rispetto di criteri procedurali tali da rendere superfluo un controllo da parte della cittadinanza attiva. Fino a quel momento non potranno cavarsela così facilmente!

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lA pAgINA DI OAsIVERDE Attualità

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La sede dell’Aeroclub San Marino, a Torraccia

Aviosuperficie di torraccia Il CGG decide, con la solita motivazione della sicurezza, il suo ampliamento. Ma ci sono molti dubbi e zone d’ombra. Ecco una breve inchiesta di Roberto Ciavatta Il 25 novembre scorso il CGG decide -proclamando la pubblica utilità- l’ampliamento dell’Aviosuperficie di Torraccia (d’ora in poi AT). La maggioranza approva compatta. Sono decenni che si parla di ampliamento dell’AT, cosa che vede contrapposti l’Aeroclub San Marino e il Comitato cittadino che si oppone all’ampliamento. Se parli con quelli dell’Aeroclub sono i residenti a non capire niente e osteggiare l’ampliamento per aspetti speculativi (vorrebbero costruire laddove dovrebbe invece allargarsi l’AT), se invece parli con i resi-

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denti del Comitato sono quelli dell’Aeroclub ad avere interessi speculativi. Tagliamo la testa al toro, per non parteggiare per nessuno dei contendenti, stabiliamo che in quell’area non si può costruire più nulla, e che L’Aeroclub debba gestire con soldi suoi, non statali, l’AT. Sarebbe un punto di partenza! Ciò che lascia perplessi è altro. Il provvedimento prevede l’espropriazione di 29.000 metri

quadri di terre attorno all’AT, terre circondate da case. Tali espropriazioni servirebbero “per ampliare la pista di atterraggio dagli attuali 300 metri a circa 500: il minimo per assicurare gli standard di sicurezza”. Tuttavia, se andiamo a vedere su Wikipedia (vedi a lato), l’Aeroclub dichiara che già ora “L’aviosuperficie è lunga 500 metri circa(...). Il P.R.G. prevede l’espansione di altri 400 metri, per un totale di 950 metri. L’ampliamento è tuttavia ostacolato dai residenti, a causa dell’edilizia poco regolamentata

che ha permesso la costruzione di edifici residenziali quasi in testata pista”. Insomma, la pista misura 350 o 500 metri? Chi mente? E se misura 500 metri, come dichiara l’aeroclub, e 500 metri è la misura di sicurezza individuata dal CGG, che bisogno c’è di ampliamenti? Dunque c’è una pista usata da alcuni appassionati, di cui non si sa l’effettiva lunghezza, che da anni la politica vuole ampliare considerandolo un “interesse strategico per il paese”. Di solito si presume che un benestante (chi arranca per sbarcare il lunario non va in aereo nel tempo libero), si paghi da sé i suoi hobby. In questo caso non è così: lo Stato sostiene le spese di gestione di un’aviosuperficie (che io come il 99,9% della popolazione non useremo mai) con circa €30.000 annui. “Pubblica utilità”? L’ampliamento dell’AT, dove arriva un’unica strada, creerebbe di certo problemi di circolazione. Infine questo ampliamento comporterebbe un’intensificazione senza precedenti dei problemi di buon vicinato con l’Italia: c’è chi pensa che con un aeroporto nostrano “non potrebbero più rompere le palle ai confini”... come se il problema di San Marino fosse la Guardia di Finanza che ogni tanto becca un evasore, non il fatto che siamo più che propensi a dare asilo a chi evade! E poi che idea c’è dell’AT? Farne uno scalo per valigie di contanti? Crediamo davvero che la GdF accetterebbe uno spazio franco di atterraggio privo di controlli? Lo chiedo alle persone oneste: crediamo che non arriverebbero delle sanzioni? Che l’Italia non pretenderebbe informazio-

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AppUNTI DI psICOlOgIA Attualità

NUMERO Numero 3733 ni su ciò che attraversa il suo spazio aereo? Chi sostiene il progetto Aviosuperficie sbandiera come opportunità il “giro di soldi” che un aeroporto costituirebbe, ma in un paese come il nostro, in cui non vi sono meccanismi di controllo né di redistribuzione trasparente delle ricchezze, ogni buon affare è un affare per pochi, sempre quelli, per gli altri una seccatura! Degli esempi? La politica ha presentato come un’opportunità per il paese la costituzione del Registro Aeronautico, dell’Autorità per l’Aviazione Civile e della Federazione Aeronautica Sammarinese (inizialmente presieduta dal solito Gianfranco Terenzi). Fare immatricolare a San Marino aerei e barche -ci diceva la politica- significa lasciare a San Marino le tasse di registrazione! Come se questo significasse che arriverebbero nelle tasche dei cittadini e non di chi gestirà il business. E di che cifre si parlerà? Si è calcolato se potranno mai coprire le spese di gestione delle varie

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autorità, registri ecc? Non c’è il rischio che chi immatricola a San Marino, ad es. Mario Rossi di Roma, lo faccia per evitare controlli “più accurati” altrove? Su internet si trova il sito di Tangosette srl, un’azienda “Aviation Trading & Consulting” con sede a Serravalle, che a quanto sta scritto sul sito è autorizzata a fare intermediazioni di immatricolazioni aeronautiche nel registro sammarinese. Lasciamo perdere il fatto che tale azienda usa nel suo sito l’icona della Statua della Libertà (chi l’ha autorizzata a farne uso commerciale?) e in home page infila un boeing con la sua sigla. In questo sito la Tangosette promette “tempi brevissimi” di immatricolazione “senza esami o particolari formalità”. Sono certo che non significa ciò che potrebbe far immaginare... ma appunto può fare intendere che immatricolare a San Marino sia una pratica con cui aggirare insopportabili seccature altrove! Viene inoltre offerta la possibilità di ottenere “vantaggiosi

leasing aeronautici da parte di primarie banche e finanziarie sammarinesi. Vuole un aeromobile senza divenirne proprietario a tutti gli effetti? (...) Abbiamo soluzioni personalizzate per finanziare aeromobili di ogni tipo”. Dunque si potrebbe arguire che si è pensato di attrarre immatricolazioni di piccoli aerei a San Marino garantendo facilitazioni... ma non è pericoloso? E se chi immatricola aerei a San Marino lo facesse solo per evadere le tasse altrove, o per nascondere i suoi capitali, magari frutto di traffici illeciti? Vediamo un paio di esempi recenti in cui pare sia accaduto proprio questo. 5 ottobre 2010: nell’Isola d’Elba viene sequestrato un elicottero, di proprietà di un commercialista romano, registrato in RSM. Motivo: mancato rispetto del limite temporale di sei mesi per la temporanea importazione nel territorio comunitario (in quanto bene iscritto in uno stato extracomunitario). In pratica il velivolo era stato

introdotto nel territorio comunitario senza aver assolto gli obblighi dell’iva. Su richiesta di dissequestro presentata dalla società sammarinese formalmente proprietaria del velivolo, Il GIP di Livorno ha confermato la misura cautelare disposta dalla Guardia di Finanza. 23 novembre 2010: a Viareggio viene sequestrato un ultraleggero, di proprietà di un imprenditore lucchese, immatricolato a San Marino. Motivo: identico a sopra! Ma c’è una novità: i finanzieri sono stati allertati dalla sigla identificativa di San Marino. Dunque anche in questo campo la sigla di San Marino, dati i precedenti che testimoniano di un suo uso a fini di evasione, viene collegata a pratiche illegali. Per fare contento qualche benestante, o per arricchire qualche azienda, a me, semplice cittadino, fa imbestialire! Rimane da capire che ruolo abbiano in tutto questi i tanti politici che ne sostengono la pubblica utilità! Suggerimenti?

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lA pAgINA DI OAsIVERDE Società

vedo, sento, parlo. Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene. (Paolo Borsellino)

Quando la società civile non chiude gli occhi di Matteo Zeppa

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“Sempre caro mi fu quest’ermo colle”: questa frase mi ha sempre affascinato esattamente come il poema di cui fa parte, “L’infinito” di Giacomo Leopardi. Con mestizia la si può prendere in prestito e ricollocarla per la situazione socioeconomica della Terra di Marino. Proprio mentre scrivo, si parla di una manovra economica di “lacrime e sangue” figlia di una NON programmazione avvenuta da venti anni. Non sono un economista ma un realista assolutamente sì. Qualcosa o qualcuno in questi venti anni si è inserito al posto di una fantomatica programmazione… chi? Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta…non giriamoci intorno, è così. 9000 appartamenti sfitti, 14 Istituti Bancari, circa 70 finanziarie: questa è stata la ricchezza di San Marino e non è propriamente Economia Reale. Tutti sapevamo e tutta la realtà sammarinese ha tratto profitto da questa Economia

grigia. Per non parlare dei soldi usciti con lo Scudo Fiscale..Punto. Inutile fare come le tre scimmiette. Ora siamo a un punto di svolta; qualcosa accadrà, dovrà accadere. Questa economia falsa è terminata e non si hanno le naturali contromosse da mettere sulla bilancia, se non appunto manovre economiche di “lacrime e sangue”. In questo contesto omertoso capita che nella vicina Rimini, molte associazioni come ad esempio la VedoSentoParlo (osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata) e il GAP (gruppo Anti-Mafia Pio La Torre) organizzino eventi/incontri sulle infiltrazioni delle cosche malavitose nel contesto emilianoromagnolo e conseguentemente con la vicina San Marino. Ho avuto la fortuna di partecipare sabato scorso ad un incontro del GAP, ove il giornalista Giovanni Tizian (esperto di narcomafie) ha portato la sua esperienza alla gente in Piazza Cavour, fra

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AppUNTI DI psICOlOgIA Società

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un matrimonio in Comune e le classiche “vasche in centro”, cercando di sensibilizzare sulle infiltrazioni malavitose, che vanno dalle sale giochi al settore alberghiero/turistico, sino ad arrivare ai rifiuti. A un certo punto, esortato dalla presenza di uno Stato nello Stato, Tizian alloca San Marino quale “lavatrice” del denaro della malavita organizzata. Niente di più vero, viste le numerose licenze societarie tolte o sospese e le tantissime indagini cui giornalmente questa terra è sottoposta. E’ di questi giorni la notizia di una deposizione fiume al Magistrato di persone che parlano di “riscossione con metodi camorristici” qui, nel cuore del Bel Paese. Inutile girarci intorno, lo sanno tutti cosa è stato per anni San Marino. Lo sanno i nostri cugini italiani che di riflesso lo vivono. La possibilità di offrire anonimato societario ha ingolosito certi

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loschi individui a foraggiare le casse degli Istituti di credito e finanziari di denaro di dubbia provenienza. Come ha ben detto Gaetano Saffioti, imprenditore e collaboratore di giustizia: “A San Marino, come al nord, la ‘Ndrangheta entra nel tessuto sociale perché qualcuno la fa entrare”. Qualcuno fece una scelta, e il peccato originale trovò attuazione. Facile piangersi addosso ora. Ora è giunto il tempo di agire e di cominciare a risollevarsi. Come? Tizian in Piazza Cavour fece un’ottima proposta: COMINCIARE A PARLARNE ALLA GENTE! Non costa nulla, se non il tempo libero di ogni persona. Ero lì presente come detto, e armato di coraggio, ho portato la mia testimonianza di cittadino che vive nella “lavatrice”. Credetemi, la bellezza di vedere la gente fermarsi ad ascoltare, unitamente al contesto e all’evento stesso preparato da giovani riminesi con la mente

assolutamente aperta a queste problematiche, rende del tutto evidente il fatto di DOVERLO FARE anche a casa nostra. Dopo il mio personalissimo e piccolo intervento, la gente mi guardava strano, in maniera del tutto simile a come si guarda una bestia fuggita dallo zoo…quello sguardo deve terminare, e solo NOI possiamo fare ciò. La malavita impregna ogni tessuto sociale, si radica in esso ed inevitabilmente parrebbe impensabile che non lo faccia laddove trova terreno fertile come qui. E’ necessaria evoluzione sociale, esattamente come fanno gli amici di Rimini. E’ giunto il tempo di sensibilizzare. “L’infinito” di Leopardi termina con: “e il naufragar m’è dolce in questo mare” …parrebbe meglio non dover andare a fondo, ma vivere in una Nazione reale, più a misura d’uomo e meno “sborona”, visto da che cosa deriva questa sua“sboronaggine”… Buona vita.

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lA La pAgINA pagina diDIOOAsIVERDE asiverde

lo sport della crudelta’

La caccia e gli uccelli da richiamo

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NUMERO Numero33 37 Gli uccelli in libertà hanno adottato sistemi per la difesa e riproduzione seguendo i ritmi naturali: il cambio del piumaggio a primavera e il canto aiutano il maschio ad approcciare la femmina. Questo comportamento viene sfruttato dai cacciatori, i quali, accedendo alla caccia in autunno e non in primavera, decidono di sostituire queste elementari leggi della natura. La detenzione in gabbia di alcuni uccelli selvatici a scopo di richiamo è consentita dalla legge. L’uccellagione, che serve per la cattura dei soggetti da ingabbiare sarebbe permessa solo in zone autorizzate, in cui vengono posizionate reti che intrappolano gli uccelli. In realtà è pratica comune servirsi direttamente dai nidi o posizionare reti in zone prive di autorizzazione. Una volta catturati, gli uccelli vengono messi in minuscoli contenitori di 30 cm dove, se sopravviveranno, non usciranno più. A causa delle dimensioni ridotte sono costretti a emettere le feci sul mangime e sull’acqua, poiché i relativi contenitori sono posizionati all’interno delle gabbie, in modo da far risultare le stesse più comode da trasportare e stoccare. Si feriscono le ali nel tentativo di sbatterle, perdono la muscolatura a causa della mancanza di movimento, le zampe si ricoprono di piaghe e ulcere, finché molti uccelli perdono gli arti. Ovviamente molti non sopravvivono, rifiutano il nuovo cibo, si feriscono fino alla morte. Queste cassettine sono poi poste in scantinati, soffitte o luoghi bui per mesi finché l’uccello perde la cognizione del passare del tempo e delle stagioni. Il buio li induce a credere che sia inverno nonostante sia in realtà piena estate. A giugno vengono loro strappate le penne in una sorta di muta artificiale che sostituisce quella naturale primaverile. Inoltre subiscono uno scompenso del metabolismo e chi non si

accontenta di tutto ciò somministra ai malcapitati il “dopante” che sconvolge il loro sistema ormonale. Una delle ultime trovate dei bracconieri per distinguere al momento della cattura il maschio dalla femmina (ad esempio nel tordo) è quella di tagliare l’addome dei nidiacei allargando la ferita con degli stecchini. Il maschio viene tenuto e la femmina buttata via. Ultimamente in Romagna è stato trovato un cardellino con cucito sul petto una cordicella per poterlo strattonare in modo che aprendo le ali mostrasse i colori del sottoala per attirare gli altri cardellini. Ci è stato qualche tempo fa consegnata in una delle gabbie da una nostra associata un tordo femmina, catturata per il canto pensando fosse un maschio. Quando il cacciatore si è accorto che non cantava l’ha volentieri ceduta affermando che non sapeva cosa farsene. Purtroppo era troppo debilitata ed è morta poco dopo. Quando apre la stagione di caccia, il cacciatore si reca al suo capanno trasportando i suoi uccelli da richiamo, contenuti ognuno nella propria gabbietta. Qui verranno appesi agli alberi e cadranno nel tranello: hanno cambiato le piume e rivisto la luce! e iniziano così a cantare e, contro natura, canteranno per attirare e far cadere in trappola altri sventurati uccelli, che saranno uccisi dal cacciatore nascosto nel capanno. Aspettare e sparare: questo è sport! Finisce la caccia e gli uccelli, sempre rinchiusi nelle loro minuscole gabbiette, vengono disposti di nuovo sugli scaffali e quando non canteranno più saranno inutili e molto spesso vengono abbandonati. Non sono più in grado di volare, non sanno più procurarsi il cibo da soli, non sanno più migrare e scappare dai predatori: non sono più degli uccelli ma solo la rappresentazione più drammatica della crudeltà umana.

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AppUNTI DI psICOlOgIA La pagina di Oasiverde

NUMERO Numero 3733

lettera sulla caccia Riceviamo e pubblichiamo questa lettera sulla caccia inviataci da un iscritto Cari amici di Oasiverde, la battaglia sulla caccia, al di là della legalità di questa attività consentita in ogni parte del mondo, è una questione di civiltà. La caccia NON è uno sport, poiché nello sport la posta in gioco non è MAI la vita dei contendenti, nello sport ci si affronta su un piano di parità (un peso mosca non fa a pugni con un peso massimo, nessuno corre in bici contro uno in moto) e soprattutto si SCEGLIE se gareggiare o meno. Un animale non sceglie di andare in competizione (???) con un cacciatore, è già in competizione per la sopravvivenza che è comunque cosa duramente quotidiana. Quindi la caccia è solo un’ attività, antica come l’uomo certo, ma diventata nel tempo solo un crudelissimo divertimento. Che sia poi necessario gestire certi squilibri causati dall’uomo col fucile o con azioni violente, questo è vero, talvolta diventa necessario sradicare specie esotiche nocive, così come controllare una specie alterata dall’uomo con continue ibridazioni (anche nel caso del cinghiale, attualmente un super ibrido che localmente può creare danni ingenti alla agricoltura). Come è vero che sia POSSIBILE utilizzare anche gli animali come “frutto” dell’ambiente, alla stessa stregua di funghi e tartufi, sia pure con metodi e orientamenti mentali più simili all’Animismo che a questa sete di sangue del cacciatore occidentale del XXI secolo. Detto questo, per ribadire una posizione laica, piena di rispetto e amore verso le espressioni della natura, possiamo dire che quello che muove un cacciatore è spesso un’ arroganza senza limiti, una sete di uccisione, fine a se stessa, che cerca di volta

in volta di camuffarsi, di darsi nobili intenti, di avere motivazioni ecologiche nonché etiche. Ma non c’è nulla di etico a usare la maggiore forza, la maggiore potenza, la maggiore tecnologia, non c’è nulla di sportivo a competere con fucili di altissima tecnologia contro ali e zampe, per di più fiaccate da lunghi voli migratori, da corse per salvarsi la vita, dalla fatica di trovare il cibo quotidiano. […] Qualche chance il cinghiale l’avrebbe se il “cinghialaro” andasse contro di lui correndo e gli si gettasse alla gola mordendolo. Questo sarebbe armi pari! E quella sarebbe vera selezione. Muscolo contro muscolo, olfatto contro olfatto, polmoni e garretti contro garretti e polmoni, questo fanno i predatori, mentre nessun muscolo può opporsi ad una palla di carabina. Abbiamo a che fare con gente che spesso è parimenti violenta contro gli animali e anche contro chi li difende, mentendo su tutto, ignorando le leggi fondamentali dell’ecologia. Lo dico ammettendo la caccia, poiché mangio carne e credo che allevare animali ed ucciderli si possa fare se fatto con forme di rispetto per la vita e la sofferenza, evitando morti inutili e sofferenze evitabili. Ma il cacciatore non risponde alla logica. Non risponde al buon senso. Non risponde neanche alla legge, perché appena può (e può spessissimo dati gli scarsi controlli) la ignora senza problemi. Se qualcuno osserva attentamente l’interno di un negozio Caccia e Pesca, potrà trovare ogni sorta di attrezzature non legali, in quanto la legge favorisce sempre e comunque il cacciatore stabilendo che sia proibito utilizzare certe strumentazioni ma non acquistarle e detener-

le, come per esempio i richiami elettronici per uccelli. Questa caccia non mi piace! Eppure credo che in una immensa foresta del Canada con l’arco andrei a caccia di un cervo da metter sotto sale per l’inverno, forse; mentre non potrei mai sparare ad un uccelletto da dieci grammi, anche se dovendo farlo non esiterei ad uccidere le nutrie (comunemente conosciuto come castorino – un grosso roditore non autoctono liberato dagli allevamenti nelle nostre campagne dopo la fine del boom per la sua pelliccia) che devastano le nostre zone umide. Non sento contraddizione in questo. Penso che “caccia” sia una cosa e “cacciatore” sia un’altra. La caccia potrebbe essere concepita avendo norme etiche e scientifiche, i cacciatori sono quasi sempre solo assetati di uccisione, e non c’entra nulla lo sfamarsi, la lotta per la vita, il camminare armoniosamente nella natura (come se camminare per boschi e campi senza fucile non producesse lo stesso rapporto intimo con la natura), l’amore (???) per gli animali. Se solo si avesse almeno il coraggio di sostenere quello che è vero: “vado a caccia perché mi piace ammazzare”. Io, come altri, vado in natura perché amo gli alberi, ma non li taglio ogni volta che ne vedo. Vado in giro, come altri, per vedere animali; qualunque animale, e non devo ucciderli per essere soddisfatto. Il cuore del cacciatore è diventato il suo fucile. A.F.

associazione oasiverde

attivita’ convenzionate

Sede legale: Strada Genghe di Atto, 122/b 47892 - Acquaviva (Rep. San Marino)

Agrizoo - Allianz/Lloyd Adriatico Artemisia - Babette - Babylab - Blu notte - Ciquadro - Cobafer - Estetique Michelle - Fior di Verbena - Food & Science - Legatoria Incipit - Harmoniæ - India World - La rondine - Lavanderia Magic - Layak - Legno Design Phisicol - Piletas - Salmoiraghi & Viganò - San Marino Vernici - Scrigno delle Fate - Titan Gomme - Tutta Natura - Vivaio Zanotti - Zaffbike

Telefono: 335.7340580 Fax: 0549.944242 mail: info@oasiverdersm.org web: www.oasiverdersm.org Coord. IBAN: SM22 X032 6209 8000 0000 0304 885 - COE: SM21783

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lA pAgINA DI OAsIVERDE Società

dopo la grecia, l’irlanda

Apoteosi del debito, del sistema bancario e del Nulla di Marco Canarezza

NUMERO Numero33 37 Il Sistema Bancario miete una nuova vittima, per la gioia di molti banchieri. L’istituito fondo di salvataggio che l’Europa ha approvato e realizzato in gran velocità è la messa a punto della macchina dello sfruttamento. Hanno impiegato un mese per trovare i fondi per l’Irlanda, poi il giorno dopo la borsa ha perso 55 miliardi di Euro, che è quasi l’equivalente del prestito irlandese. La Germania – con un PIL del 3.5% - detta legge dall’alto del suo potere economico. Non occorre essere semplicemente virtuosi per essere in Europa, non occorre essere bravi come i tedeschi, perché se tutti fossimo bravi come loro non ci sarebbero affari d’oro per la Banca Centrale Europea (BCE). La BCE è così composta: Banca Nazionale della Germania (23,40%) Banca della Francia (16,52%) Banca d’Inghilterra (15,98%) (Non ha l’euro) Banca d’Italia (14,57%) Banca della Spagna (8,78%) Banca d’Olanda (4,43%) Banca Nazionale del Belgio (2,83%) Banca Centrale di Svezia (2,66%) Banca nazionale d’Austria (2,30%) Banca della Grecia (2,16%) Banca del Portogallo (2,01%) Banca Nazionale della Danimarca (1,72%) Banca di Finlandia (1,43%) Banca Centrale d’Irlanda (1,03%) Banca centrale del Lussemburgo (0,17%) Domanda: perché un’associazione di banche private con un potere economico smisurato, può liberamente dettare legge ai meno-liberi cittadini europei? E’vero, se non l’Europa, CHI avrebbe dato tutti quei soldi a un paese indebitato? CHI avrebbe “salvato” un paese se non la comunità europea? La retorica del sistema politico-bancario è smisurata, perché a fronte di queste argomentazioni, non è anteposto il tema di fondo: l’Irlanda, con CHI ha contratto il debito primo?

Qui e a lato, raff igurazioni delaDio Pan L’Eurotower, sede della BCE Francoforte

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Come al solito se un paese è in difficoltà la colpa non è certo della popolazione, ma molto probabilmente delle scelte sconsiderate dei loro governanti. Detto questo, rimane il quesito: con CHI hanno contratto il

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AppUNTI DI psICOlOgIA Società

NUMERO Numero 3733 debito per il quale sono stati costretti a chiedere un prestito? La risposta è tutta dentro il sistema di complicità instaurato tra i Governi (tutti) e le banche centrali. Le banche prestano soldi agli Stati e i governi degli Stati impongono tasse ai cittadini per rifondere tali somme. Lo scopo di questo gioco meschino è aumentare la pressione debitoria sulle nazioni, in modo da poter mettere le mani su qualsiasi bene appartenente ad una popolazione Sovrana. Della dinamica irlandese va detto che il Governo dimissionario di Brian Cowen ha accettato di mettere mano ai fondi pensione, alla sanità, alle infrastrutture, a fronte di un tasso del 5,6% sul prestito ricevuto. Il 13% del prestito UE sarà destinato al sostegno delle banche (che sono enti privati) e ci si domanda: se il fondo non fosse stato di “sostegno”, quanto sarebbe stato alto? Si possono argomentare in tutti i modi le validità delle manovre di salvataggio della Grecia e dell’Irlanda, ma non cambia il senso di queste spregiudicate operazioni di pirateria a danno del Diritto. Uno Stato è Sovrano sul proprio territorio. Un ente privato non può mettere le mani sul Diritto di un Popolo di essere padrone del suolo, dell’aria, della vita dei cittadini, dei beni legati al territorio… ma col salvataggio di Grecia e Irlanda, nei fatti, sta accadendo proprio questo. A livello finanziario si sta realizzando ciò che a livello di biotecnologie hanno creato aziende multinazionali come la Monsanto. La Monsanto produce e immette sul mercato semi per la coltivazione. Ma questi semi che producono cibo per le persone sono proprietà privata, un brevetto, un prodotto destinato alla vendita esclusiva. E’ più semplice inorridire per una pratica ritorsiva che utilizza il razionamento alimentare; più difficile capire lo schiavismo basato sul Debito; e tuttavia il sistema di “aiuti” economici attuati in Europa, significa proprio minore libertà per le persone. Quello che le banche centrali stanno facendo è privatizzare ciò che è pubblico. E’ come piantare una bandierina in un territorio vergine, come conquistare la Luna con un rettangolo di stoffa a stelle e strisce, e dire “Questo è mio”. Gli abitanti dei vari paesi sono intesi sem-

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plicemente come schiavi, come uno strumento da utilizzare e sfruttare nella sua incredibile duttilità. Noi siamo tutti servi, prigionieri incantati dalle chiacchiere di Sistema, chiacchiere veicolate dal teatrino della Democrazia e del rituale delle elezioni, che diventano per molti l’inevitabile “verità”. Cercate un politico disponibile a discutere la questione della Sovranità Monetaria – se non il diritto sovrano di un popolo sul proprio territorio – e se lo trovate provate a chiedere se la sua compagine politica ha l’intenzione di mettere in discussione la tirannide del sistema bancario. Vedrete defilarsi la persona con un mezzo sorriso sulla faccia. Dopo l’Irlanda sarà la volta del Portogallo e poi della Spagna. Poi toccherà all’Italia, ma c’è da scommetterci che per quel tempo l’emirato di Berlusconi sarà passato all’opposizione, mentre il Governo di turno, con assoluta incapacità sistemica, avrà sottoscritto un accordo vincolante con la BCE, indebitandosi per almeno 15 anni, al 6% di interesse, causando la spoliazione delle casse dello Stato e aumentando l’insanabile computo del debito pubblico. Pessimismo? Vedremo. Certo è che nella nostra società atomizzata fin nella sua struttura fondamentale, una società fatta di fami-

glie smembrate, una società di individualisti, il Dividi Et Impera ha raggiunto il suo apice, la gioia di qualsiasi regnante. Chi usa il potere sa che questa è la migliore delle condizioni possibili per realizzare un potere autoritario, e considerata la tendenza a rendere globale questo apparato, c’è da credere che il metodo lo si voglia applicare in molte altre parti del pianeta. Le battaglie civili non si combattono più con le idee, ma con i soldi, e c’è da scommettere che CHI si è arrogato il diritto di creare valore monetario dal Nulla (ovvero gli aggregati bancari come la BCE), possiede non solo le armi per guerreggiare, ma tutte le armi.

L’AFORISMA DEL MESE «L’oppressione e lo sfruttamento del proletariato sono sempre più opera della classe burocratica; così il vero antagonismo diventa quello tra organizzatori ed organizzati, tra dirigenti ed esecutori. Il gruppo di Socialisme ou Barbarie (siamo attorno al 1950, n.d.r.) riscopre così i consigli operai. Si perde però in un’infinita discussione sulla questione se bisogna limitarsi rigorosamente ad essere un mero strumento di classe che diffonde informazioni tra gli operai, rifiutando qualsiasi cosa che assomigli a un partito – opzione che, secondo i suoi critici, significa condannarsi all’inefficacia completa –, oppure se invece una qualche forma di avanguardia organizzata è indispensabile» Anselm Jappe, “Guy Debord”

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lA pAgINA DI OAsIVERDE L’ippogrifo

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Trova le differenze

depiliamoci Liberarsi del PIL superfluo e vivere felici di Angelica Bezziccari

Gli autori di “Depiliamoci” sono Roberto Lorusso e Nello De Padova (Editori Riuniti)

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In questo saggio/manuale sono racchiusi piccoli e grandi consigli pratici, spunti di riflessione per condurre in modo meno doloroso possibile a un processo che con l’andare degli anni sarà sempre più inevitabile: la diminuzione della ricchezza di tutti (o quasi). Beninteso, si parla di ricchezza monetaria e materiale. I concetti di crescita e sviluppo sono divenuti ormai obsoleti, perché finalmente qualcuno sta iniziando a capire che non si può crescere all’infinito in un sistema finito (il nostro pianeta Terra). Diverse risorse non

sono rinnovabili o si stanno differenza. esaurendo, come le foreste Le parole “crescita” e “svipluviali vergini, i metalli, il pe- luppo” sono nella bocca di trolio. Se sono rinnovabili, la tutti i politici, che le usano a produzione comporta in ogni sproposito, non solo perché caso l’aumento dell’inquinafa parte del linguaggio pomento e l’utilizzo e spreco di litichese e delle campagne energia. In un mondo dove la elettorali, ma perché coloro crescita demografica sta auche ne parlano credono mentando esponenzialmente, davvero che il benessere in un mondo in cui se tutti i di una nazione si misuri cittadini vivessero come gli dalla quaneuropei, tità di beni ci sarebbe prodotti. bisogno Niente di o it s Sul di 2,6 piapiù falso: it i. c o depiliam neti (fonte lo aveva trovi idee, WWF) è capito già s assoluRobert consigli e new to n e tamente Kennedy im v o M sul necessario nel 1968, a it c s re c della De ripensare il in un nostro stile discorso di vita. che fece all’UniNon deve essere per forza versità del Kansas, e che un cambiamento improvviso merita di essere riportato per e repentino, anzi: sono tanti intero: “Non troveremo mai piccoli passi che però, messo un fine per la nazione né una uno in fila all’altro, fanno la nostra personale soddisfazio-

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AppUNTI DI psICOlOgIA L’ippogrifo

NUMERO Numero 3733 ne nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice DowJones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei finesettimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”

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don’t cry for San marino, argentina

Associazione Nazionale Partigiani San Marino

Ignorata la richiesta di collaborazione dell’Ambasciata argentina Riceviamo da ANPS e pubblichiamo Da tempo nel dibattito politico s’invoca un rinnovato rapporto fra istituzioni e suoi cittadini, unitamente al recupero del prestigio internazionale da parte del Governo del Titano. La vicenda di cui l’Associazione Partigiani di San Marino è stata protagonista va purtroppo in tutt’altra direzione. In breve i fatti: il 4 marzo scorso, il Segretario alla cultura Romeo Morri ha accettato di organizzare una mostra (attualmente esposta a Barcellona) dedicata alla memoria dei desaparecidos nell’ambito delle manifestazioni per il bicentenario dell’indipendenza argentina. Ebbene, trascorsa l’estate, dopo aver passato gli ultimi due mesi ad elemosinare un nuovo incontro con l’On. Morri onde definire i dettagli operativi, ci viene comunicato (a seguito dell’ennesima nostra sollecitazione), nella persona dell’Avv. Alessia Ghironzi, il “congelamento” del progetto. È indubbio che la Segreteria possa mutare parere, quello che non è accettabile è il trattamento riservatoci: dall’aspettare invano di essere richiamati, al farsi negare fingendo di non essere in sede. Se ciò non bastasse, ben più grave è l’aver ignorato le ripetute richieste di risposta avanzate direttamente alla Segreteria da parte dell’Ambasciata Argentina di

Roma per concretizzare il progetto esposto appunto a marzo dalla nostra associazione. Tale sgarbo è avvenuto proprio nei giorni in cui l’Argentina piangeva la morte di Nestor Kirchner, la cui presidenza ha contribuito a far riprendere il cammino della giustizia. È così che San Marino vuole riconquistare credibilità all’estero? È così che San Marino intende la promozione dei diritti umani? L’inaugurazione della mostra sarebbe dovuta avvenire alla presenza dell’Ambasciatore nella giornata del 10 dicembre, dichiarata giornata internazionale dei diritti umani dall’ONU. Forse in questo paese la cultura è considerata un lusso? La nostra Associazione ritiene che la memoria debba essere un valore fondativo per una Repubblica che si professi come la più antica nel mondo. Organizzare tale evento sul Titano sarebbe stata l’occasione per ricordare una tragedia di cui furono vittime per lo più giovani, così come furono giova-

ni coloro i quali parteciparono alla Resistenza. Avrebbe potuto inoltre essere interpretata come un omaggio alla numerosa comunità argentina qui residente e un ringraziamento alla loro terra d’origine che nel secolo scorso accolse tanti sammarinesi. A Roma, durante uno dei processi ai militari argentini accusati della sparizione di cittadini italiani, una Madres de Plaza de Mayo, Vera Vigevani Jarach raccontò della scomparsa del nonno ad Auschwitz e della figlia desaparecida in Argentina: per entrambi nemmeno una tomba sulla quale piangere i propri cari. La storia si ripete e non in forma di farsa: di farsesco in questa vicenda che ci ha coinvolto c’è il comportamento di politicanti i cui cambi d’umore si ripercuotono su una società che sembra di gran lunga più civile di costoro. Il Presidente Dr. Baldisserri Daniele 345.3366100

Una foto della mostra “Ausencias” di Germani

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lA pAgINA DI OAsIVERDE Gruppi di acquisto solidale

la solitudine del gasista Nuove forme aggregative, vecchi tarli del capitalismo di Stefano Palagiano Quanto sia dirompente, se correttamente interpretato e applicato, il fattore delle relazioni nel contesto della proposta dei gas è un aspetto che merita di essere appro-

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fondito. Il tema è molto interessante perché apre il campo a un’ampia serie di riflessioni. L’attività di un gruppo di acquisto solidale mira alla creazione di un’economia altra, ba-

NUMERO Numero33 37 sata sulle relazioni, orientata alla valorizzazione dei rapporti umani. L’individualismo di cui la nostra società è intrisa non è un incidente di percorso. Tutt’altro, è un male evitabile ma contemporaneamente progettato e perseguito meticolosamente. L’istupidimento operato dai media, specie nelle più becere forme della televisione cosiddetta generalista, serve a distrarre da più atroci piani e soprattutto a inculcare, con le buone o con le cattive, l’idea che bisogna emergere dalla massa guadagnandosi un posto al sole nei reality o in simili forme di abbrutimento sociale.

Un tempo il concetto di massa non puzzava, come oggi, di sconfitta, ma dava semmai modo di ragionare su quali fossero le vie del bene comune. L’esaltazione usa e getta del singolo ha fatto sì che si compisse la tragedia definitiva: ti si propone un modello di emersione che invece ti affosserà ancora di più. Mentre la socialità va a rotoli, le garanzie e i diritti vengono erosi, l’arricchimento di pochi sparge il sangue di molti, le file per le selezioni ai reality si ingrossano di un’umanità grottesca e disperata. Dal punto di vista sociale ed economico, il capitalismo sembra essere riuscito nella missione di confezionare un capolavoro assoluto, fondato su due elementi cardine: creare e mantenere un sistema basato sulla solitudine dell’individuo e aver reso quel sistema una incrollabile certezza, una imprescindibile necessità storica e culturale. Apparentemente, non si riesce a fare a meno di questo sistema. L’abitudine a pensare al meno peggio offusca la vista che tenta invece di immaginare il meglio. Il campo dell’economia è un banco di prova formidabile per il confronto di idee, pratiche, scenari diversi. I gas sono innegabilmente portatori di valori e di istanze alternative rispetto al capitalismo e alle sue degenerazioni. In molti modi, rigorosamente al di fuori di diatribe politiche sterili, i gruppi di acquisto solidale infatti dimostrano l’esistenza e la praticabilità di soluzioni mirate a prevenire, prima ancora che a curare, gli esiti disastrosi di un modello di sviluppo e di economia ormai non più oltre sostenibile. Uno degli aspetti fondanti dell’altra economia praticata dai gas è proprio quello delle

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DI psICOlOgIA GAppUNTI ruppi di acquisto solidale

NUMERO Numero 3733 relazioni. Ciò che il capitalismo rende anonimo, i gas intendono rinominare. Il capitalismo necessita della solitudine, di un buon grado di disinformazione, del conformismo di pensiero e stili di vita. I gas promuovono l’aggregazione e la convivialità, combattono l’impoverimento culturale, fanno leva sull’informazione, provano ad introdurre una riflessione condivisa sugli stili di vita. Si potrebbe dire che il consumatore “tradizionale” viene scelto, mentre in un gruppo di acquisto solidale si sceglie, secondo determinati valori, ragionati e condivisi. Queste scelte guardano al benessere dei singoli, della comunità e del mondo. Ristabilire le relazioni tranciate di netto, in modo sistematico e funzionale, da un sistema economico e sociale che ha tutto l’interesse a mantenere

soggetti marginalizzati e inconsapevoli delle conseguenze delle proprie scelte: ecco una missione degna della più grande considerazione. Il semplice consumatore (termine non brillantissimo, a mio parere) diventa “consumattore”, intendendo con questo indicare un soggetto che ritorna padrone della propria iniziativa e protagonista delle proprie scelte. Il progetto portato avanti dai gas tende a rinforzare la conoscenza diretta e le relazioni fra le persone: fra i singoli componenti del gas, fra questi e i produttori, il territorio, la comunità. La storia delle persone, dei territori, dei prodotti, torna a contare. Il tessuto di relazioni umane e sociali ricostruito e restituito dai gas è quindi uno dei fattori più importanti della stessa ragion d’essere di questi gruppi e nello stesso tempo una del-

le principali controproposte al modello asociale e deresponsabilizzante sopra descritto. In realtà questa battaglia, che restituisce dignità a chi produce e a chi consuma, non è un terreno facile: molti ostacoli si frappongono al ristabilirsi di relazioni umane piene e autentiche. La burocratizzazione, il formalismo, la crescita numerica non ragionata di gruppi che rischiano l’implosione sono alcuni dei fattori che minano la possibilità di coltivare l’aspetto relazionale, quindi di creare gas autenticamente disposti a

promuovere il cambiamento. Il gas infatti deve farsi promotore di rinnovamento nel territorio, non subire, come talvolta accade, le consuete logiche economiche e sociali che ci hanno portato alla rovina. A causa di questo scarso coraggio alcuni gasisti, ahimè, sono soli anche nei gas. Ma questa solitudine conformista e verde è solo un ulteriore, e forse ultimo, colpo di coda del tardo impero.

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lA pAgINA DI OAsIVERDE L’approfondimento La “società della decrescita” presuppone, come primo passo, la drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come secondo passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita: ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci ad un miglior modo di vivere. Questo processo comporta otto obiettivi interdipendenti, le 8 R, che vediamo qui di seguito: Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare. Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione. Ristrutturare. Adattare in funzione

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Le otto “r” della decrescita del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato. Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti. Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse

I NOMI DELLA DECRESCITA La decrescita è un sistema economico ecologista, anticapitalista, umanista e anticonsumista ideato da N.GeorgescuRoegen, fondatore della bioeconomia. Il suo principale esponente mondiale è Serge Latouche (a sinistra), che sarà nostro ospite all’Altrementi festival 2012. In Italia il guru della decrescita è Maurizio Pallante (a destra), che sarà ospite alla prossima edizione, dal 18 al 20 febbraio, dell’Altrementi.

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naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che “dare di più”. Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare a un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria a un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione…) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose. Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al nuovo”. Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività. (fonte: decrescita.it)

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