Don Chisciotte 46, ottobre 2011

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nemici del paese

Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n.1042 del 11.09.09 Direzione Generale PP.TT della Rep. di San Marino

spazio riservato all’indirizzo

ottobre 2011

L’altra informazione a San Marino

numero 46

Il Don Chisciotte


Il Don Chisciotte

Attualità

numero 46, ottobre 2011

L’editoriale

AFORISMA DEL MESE

noi, i nemici del paese

«I politici rispondono in prima istanza alle esigenze di un pugno di imprenditori ai quali si consente di tradurre i propri interessi particolari in linee di condotta politica generale.» Colin Crouch, “Postdemocrazia” «Il ribelle è un uomo che dice no. A che cosa? All’ordine costituito, a credenze, valori, opinioni, regole, comportamenti, comuni alla società nella quale vive, in cui non si identifica e non si riconosce. è nato in un luogo e in un tempo non suoi. è uno spostato, un borderline. Ma non vuole farsi normalizzare, omologare, inglobare. Per questo dice no. Anzi lo grida in modo che tutti possano sentirlo. Non si nasconde. Detesta le mezze misure, le morali a metà, le vie traverse, le mediazioni. Ama lo scontro frontale. è un combattente a viso aperto.» Massimo Fini, “Il ribelle”

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Sommario noi, i nemici del paese Editoriale di Roberto Ciavatta

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festivalfilosofia

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Resoconto della partecipazione di AltreMenti

di Angelica Bezziccari

Per chi... la cultura paga

Intervista all’assessore di Sassuolo Claudia Severi

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di ACDC

transizione a san marino: e ora? La serata del 9 settembre ed i suoi sviluppi

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di Stefano Palagiano

l’eclisse sul monte titano

Considerazioni sulle opportunità perse a San Marino

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di Matteo Zeppa

la rivolta pacifica

L’Islanda si impone come esempio di democrazia

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di S8marino.org

istanbul, la capitale della cultura europea La città meraviglia d’oriente che non dorme mai

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di Pietro Masiello il narcisismo

Il mito rispecchia una condizione tipica della nostra cultura

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Appunti di psicologia di Davide Tagliasacchi Il manuale del cantautore

Ritorno in superficie di un vecchio tuffatore

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di Francesco Meazzini

aforisma del mese trova le differenze

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L’autogestita ritorno a madre terra Pagina autogestita da Oasiverde

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a questo mese il nostro giornale sarà inviato, per conoscenza, ad ogni Segreteria di Stato, consigliere, sede di partito e Giunta di Castello e quotidiano della Repubblica di San Marino. Dal 2004 pubblichiamo e siamo depositati in Tribunale, Segreteria con delega all’Informazione e Biblioteca di Stato, ma evidentemente non basta: in questo paese è pur sempre dovuta una forma di reverenza verso il “potente” di turno. Abbiamo deciso di inviare il giornale ad ognuna di queste Istituzioni e forze sociali perché non abbiamo proprio nulla, noi, da nascondere. Da sempre la nostra fierezza va al di là da affiliazioni partitiche di qualsiasi sorta, da sempre per ricevere il nostro materiale è sufficiente farne domanda, e l’invio è gratuito finché non sia lo stesso ricevente a revocare il servizio tramite una semplice mail o lettera. L’associazione Don Chisciotte e il suo mensile sono aperti da sempre ad ogni voce della società, sono organismi indipendenti tramite cui esprimere opinioni, spaziando dalle voci culturali più pure alla critica sociale che, in una società che voglia mantenere una parvenza di democraticità, è il sale. Mai ad alcuno dei nostri collaboratori è stato chiesto di rispettare “punti di vista” o “linee politiche” predefinite: chiunque voglia contribuire alla realizzazione di questo giornale, non fa che scrivere -sotto la responsabilità della sua firma- ciò che pensa, e noi non facciamo altro che pubblicare, alla luce del

sole e a nostre spese! In tale situazione diviene inaccettabile che un Segretario di Stato, Fabio Berardi, nel corso di un incontro nel quale si sarebbe dovuto discutere delle forme di collaborazione da instaurare per la terza edizione dell’AltreMenti festival, definisca ironicamente coloro che scrivono per il nostro mensile “Nemici del paese”, indicando che alla nostra associazione sono “riconducibili” alcuni “scalmanati” che scrivono su facebook considerazioni sgradite alla maggiornanza. Ve li immaginate, durante il Congresso di Stato, fotocopie alla mano discutere degli scalmanati di facebook e del Don Chisciotte? Dunque vogliamo evitare all’Ing. Berardi, e ad ogni altro Segretario che dovesse trovarsi nelle stesse condizioni, di girare miserrimamente, fotocopie alla mano, dandogli gratuitamente in mano l’oggetto del contendere: questo mensile, appunto, reo di non inchinarsi di fronte a nessuno! è inaccettabile, dicevo, sentirsi dire da un signore che dovrebbe rappresentare le Istituzioni del nostro paese, dunque ognuno di noi, che “non ci possiamo aspettare che finanzino i loro nemici”: quale messaggio implicito dovremmo scorgere nelle parole di chi, invece di interessarsi del progetto culturale in questione (ci ha interrotti immediatamente) ci informa che siamo “controllati” su facebook, e tira fuori la parola “nemici”?


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Non si tratta forse di un approccio intimidatorio? Inutile ricordare le decine di migliaia di euro impegnate dal sig. Berardi per iniziative prive di spessore: una su tutte la famigerata “Un bacio sul pianello” (o “San Marino romantica”... nemmeno il nome si è capito), un buco nell’acqua eclatante, costata nel 2010 (con decreto d’urgenza) 73.000 euro a favore di una società, la Brand You, con sede presso lo Studio del costruttore Marino Grandoni (con cui Berardi ha lavorato in più occasioni come ingegnere, pertanto amico personale), e che risulta amministrata da una ragazzina nipote dello stesso Grandoni. Non voglio, dicevo, fare paragoni tra la validità di un’iniziativa culturale quale AltreMenti festival, che vede l’associazione che presiedo organizzatrice, e altre attività finanziate da Berardi. Voglio però chiarire, all’ing. Berardi e a chi legge -perché è pur sempre necessario uno scatto d’orgoglio, soprattutto quando il paese, per via di miopie così disarmanti, sprofonda ogni giorno di qualche centimetro nella merda- alcune questioni che probabilmente lui, specializzato nel salto della quaglia da un partito all’altro pur di rimanere al governo, non conosce, ma

che la società civile dovrà tenere a mente se non vuole lasciarsi travolgere in fondo al letamaio da simili condottieri. Le questioni sono le seguenti: 1) i soldi che gestisce contingentemente e -a mio parere- disgraziatamente, per conto della Segreteria del Turismo non sono i suoi soldi. 2) Un segretario non può né deve permettersi di fare discriminazioni, riguardo ai finanziamenti che gestisce per conto dello Stato, in base a simpatie personali. 3) peggio ancora se le discriminazioni sono di tipo ideologico: come a dire “o la pensi come me, e mi sostieni, e nel caso chini il capo e fingi di non vedere le (eventuali) porcate che combino, oppure ti tolgo l’ossigeno” Ora, non mi pare di essere un folle se desidero vivere in un paese normale! E in un paese normale, dove a mio avviso una persona come il sig. Berardi non avrebbe ruoli di rilievo, si dovrebbero valutare le iniziative (soprattutto quando -si veda il mio articolo del mese scorso- ci si erge a paladini della promozione del “turismo culturale”) in base al loro interesse e ai loro riconoscimenti, non tenendo in alcuna considerazione chi organizza un evento e se per caso non è allineato o silente col potere. Sassuolo, in tal senso, è un paese normale, dove la giunta di destra ci tiene, senza che nemmeno glie lo si chieda, a far notare che la cultura non ha colore politico (si veda a tal proposito l’intervista a pag.6). Volendo valutare AltreMenti per i suoi contenuti, il suo potenziale, i suoi riconoscimenti, il suo

valore formativo, la situazione è questa. In due anni abbiamo condotto a San Marino 22 intellettuali di chiara fama. La validità del nostro progetto ci ha garantito collaborazioni con prestigiose università, enti culturali e istituzioni di tutt’Italia. Dal 2012 saremo nel catalogo dei festival culturali italiani, abbiamo avviato un gemellaggio con il festival di filosofia di Crema (MI) “Crema del pensiero”. La direttrice scientifica del festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, riconosciuta la validità del nostro lavoro, sarà presente, portando i saluti del suo festival (170.000 spettatori solo quest’anno) come introduttrice. A breve altre collaborazioni verranno avviate, e l’edizione 2012 oltre ai 3 (o 4) giorni di lezioni e dibattiti, avrà un contorno di iniziative (spettacoli teatrali, aperitivi filosofici, cineforum, mostre) per un’intera settimana. Per tutto questo lo Stato ha speso, nel 2011, 6.200 euro. Vi rendete conto? Briciole che cadono dal piatto forte degli investimenti buttati lì alla rinfusa, senza progetti, senza trasparenza. 6.200 euro e neppure la menzione, anche marginale, nelle mailing list e nel sito visitsanmarino... il che significa: tutto pur di evitare che la vostra iniziativa possa aver più successo di quello che ha già avuto... e a pagarne, logicamente, non è né Berardi né noi, che lo facciamo gratuitamente, a tempo perso, e volendo potremmo anche organizzarlo altrove: a rimetterci siete voi tutti, i sammarinesi, privati di ogni forma di organizzazione e proposta culturale che non sia funzionale ai piani di motecarlizzazione sfrenata del paese, per il bene di pochi, per il danno degli altri, cioè noi! Nessuno, da questa parte, è stupido: sappiamo bene che verso la nostra associazione c’è un muro di gomma. Il motivo, lampante, non è quello che so-

stengono, cioè che si sia politicizzati (ma de che!) ma perché, come scrivevo prima, critichiamo l’intero modello sociale sulla cui china San Marino ha iniziato a scivolare 30 anni or sono. Il motivo è che gli intellettuali che invitiamo, per il semplice motivo che sono intellettuali e non scemi, pur trattando di temi generali indirettamente ridicolizzano il progetto elitista di fare di San Marino il regno del borderline dell’illegalità. Potremmo fare come i tanti che ingoiano il rospo, cercano di smussare i propri tratti pur di piacere al tiranno di turno, e alla fine riescono a ricevere anche qualcosa in più (magari gonfiando i numeri, sport nazionale sammarinese, dei partecipanti alle proprie iniziative), ma noi siamo don chisciotte: i mulini a vento come lei, Berardi, ci stimolano morbosamente! Dunque, lungi dal ricorrere a sotterfugi (di qui parte il cambiamento), rendiamo pubbliche le sue dichiarazioni, e di più: scriverò personalmente a San Marino RTV perché si possa fissare un incontro tra me e lei in diretta televisiva, su Altrementi, per spiegare al pubblico i veri motivi che spingono un dirigente pubblico a sostenere posizioni di tale natura, e atteggiamenti così intimidatori nei nostri confronti. Se ha la coscienza pulita, Berardi, non si tiri indietro: venga a spiegare ai sammarinesi perché non vuole puntare su iniziative gratuite e culturalmente rilevanti per il paese come questa, preferendo finanziare progetti ad aziende ed attività con fini di lucro. Avrà le sue ragioni, e se non le ha, ricordi che lei è una persona che deve dare spiegazioni, non ordini né tanto meno ultimatum bulgari, alla cittadinanza sammarinese. Non posso credere che la sua indifferenza per le sorti del paese giunga fino al punto di non confrontarsi con me su questo tema di interesse pubblico!


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Cultura

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Festivalfilosofia Resoconto della partecipazione al festival culturale emiliano, primo in Italia in ordine d’importanza, con la delegazione di AltreMenti festival di Angelica Bezziccari Emanuele Severino

Zygmunt Bauman

Vandana Shiva discute con il nostro Stefano Palagiano

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rrivati a Modena, la prima impressione è quella di una cosa in grande. Una sinergia di forze che in tre giorni si attivano per dare vita a quello che è chiamato il FestivalFilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo. Nei giorni del festival la città assume l’aspetto di un’università a cielo aperto: ti giri intorno e vedi persone di tutte le età ed estrazioni sociali, dallo studente al pensionato, da chi prende scrupolosamente appunti a chi incuriosito passa lì per caso e si ferma in bicicletta. Il festival è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, i cui fondatori – ovvero i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena – sono i soci storici che hanno partecipato alla realizzazione del festival fin dalla prima edizione. Piazze, chiese e cortili ospitano le oltre 50 lezioni magistrali dell’evento, che hanno visto quest’anno tra i protagonisti, tra gli altri, Zygmunt Bauman, Vandana Shiva, Marc Augé, Roberto Esposito, Emanuele Severino, Umberto Galimberti. Non ci sono solo le lectio magistralis: il programma molto vasto

(che si può trovare su www.festivalfilosofia.it) comprende anche musica, spettacoli per adulti e bambini, mostre d’arte, “menù filosofici” suggeriti da filosofi che poi vengono proposti in quasi tutti i punti di ristoro della zona; per finire, ingresso gratuito ai monumenti, come l’imponente palazzo ducale di Sassuolo. Molto soddisfatti gli organizzatori, come sottolinea Franco Tazzioli, presidente del Consiglio direttivo del Consorzio per il festivalfilosofia: “Anche quest’anno un grande successo. L’affluenza di pubblico alle lezioni magistrali, agli spettacoli e alle manifestazioni artistiche è stata davvero rilevante, con punte da record”. Infatti, secondo le prime stime le presenze sono oltre 170mila. “Il consolidamento organizzativo del Consorzio per il festivalfilosofia, operativo da tre anni, ha dato i suoi frutti: i dati sulle presenze, parlano chiaro – conferma Giorgio Pighi, sindaco di Modena e presidente del Consorzio per il festivalfilosofia - La manifestazione è sempre più motivo di orgoglio per il territorio, grazie alla sua formula vincente”. Il tema della prossima edizione, che si svolgerà il 14, 15 e 16 settembre 2012, è quello delle


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Il pubblico del festival. Modena, Piazza Grande

“cose”: “Si tratta di un concetto importante della tradizione filosofica e di una questione calda dell’esperienza contemporanea - sottolineano i membri del Comitato Scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia -. Cose è un termine critico, che consente di riflettere sugli oggetti che ci circondano, sulla loro dimensione quotidiana, ma anche sui modi in cui essi vengono prodotti. Il prossimo festival porterà quindi a considerare l’attività umana nelle sue diverse forme produttive: da quella lavorativa a quella artistica”. Michelina Borsari, direttore scientifico del festival, si sofferma sui dati quantitativi e qualitativi: “Il festivalfilosofia si conferma una manifestazione in continua crescita, apprezzata e seguita in particolare dai giovani che hanno riempito le piazze”. Abbiamo avuto modo di contattare personalmente la Borsari, che si è detta lieta di accettare il nostro invito per la terza edizione di

AltreMenti, in qualità di ospite e introduttrice. Ci porterà così in prima persona la testimonianza di questo evento. Abbiamo inoltre conosciuto Claudia Severi, assessore all’urbanistica del Comune di Sassuolo, di cui potete vedere la video-intervista sul nostro canale YouTube “AltreMentiFestival” al link www.youtube.com/ watch?v=z40wrtDbyPw Cosa voglio, vogliamo dire con tutto ciò? Significa che è possibile un turismo culturale di alto livello, e che soprattutto è possibile in piccole realtà. Questo è un tipo di turismo che non è basato sul semplice entertainment, ed è lontano dalle logiche mordi-e-fuggi (non a caso si svolge per tre giorni di fila in un weekend). È un evento-investimento, poiché le parole e le riflessioni spese non sono fini a se stesse, ma permangono e germogliano non solo nel turista, ma soprattutto nella comunità. È quella stessa comunità

che poi si attiva, dà una mano, si fonde con il Festival, ancor di più in una realtà come quella della provincia di Modena, dove l’industria è la principale attività, e proprio per questo i cittadini sentono il bisogno di riappropriarsi del proprio territorio, e di farlo con autonomia e criticità, principi cardine della buona filosofia. L’idea iniziale del nostro AltreMenti Festival è scaturita prendendo ispirazione da altre realtà proprio come quella di Modena. Non abbiamo inventato niente. Quello che però dobbiamo inventarci e re-inventarci ogni giorno, è la forza di andare avanti, di continuare, di cercare energie nuove che ci consentano di portare avanti questo progetto in un mare desertico fatto spesso di porte sbattute in faccia. Perché crediamo nella riflessione e nel libero pensiero. Perché non ci piacciono i media mainstream e i pennivendoli pagati dai politici. Perché sentiamo che molte persone a San Marino si sono

stancate di un sistema mafioso e vogliono cambiare. Perché ci piace pensare che questo piccolo fazzoletto di terra possa diventare qualcosa di meraviglioso, e non più rifugio di briganti e soldi sporchi. Perché ci piace offrire cultura gratuita, e ripagare il territorio con scambi non solo economici, ma anche e soprattutto umani e culturali. [fonte: festivalfilosofia.it]

Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare. M. Foucault


Il Don Chisciotte

Cultura

numero 46, ottobre 2011

Intervista all’assessore per l’Urbanistica del comune di Sassuolo Claudia Severi

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Claudia Severi intervistata da R. Ciavatta

Per chi... la cultura paga! di ACDC

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omanda: Per il comune di Sassuolo che cosa significa avere un festival culturale come il FestivalFilosofia all’interno del comune del quale è amministratrice? Risposta: Noi siamo molto onorati di ospitare il Festival della Filosofia. E’ l’undicesima edizione e le frequentazioni del medesimo sono via via crescenti di anno in anno. è una grande soddisfazione perché da un lato ci consente di aprire la città in questa occasione non solo alla cittadinanza ma a tutti i frequentatori che possono così coglierne anche gli aspetti storici, architettonici, quindi le potenzialità turistiche che la città ha. Contemporaneamente testimoniano del bisogno di cultura ad alto livello che i cittadini, pur in una città che è così a forte vocazione industriale, ampiamente manifestano. Questo fa sì che noi, come città, come amministrazione,

siamo stimolati a cogliere quest’occasione, ci attiviamo a mettere in campo tutte le energie possibili, e quindi ringraziamo le associazioni di categoria e tutti gli enti pubblici e privati che con noi collaborano per produrre alta cultura che è una ricchezza per il territorio. D: Ecco, a questo punto, dal punto di vista turistico -e quindi il risvolto economico, che comunque per un’amministrazione è importante- ci può dare dei numeri, oppure comunque delle impressioni? R: Numeri ancora io purtroppo non sono in grado di darvene, però è sempre crescente l’interesse e la partecipazione a questo festival, che porta pubblico a tutte le ore del giorno – perché in tutte le ore del giorno ci sono manifestazioni – nonostante contemporaneamente ci siano a Modena e a Carpi, quindi c’è proprio un’esposizione

sempre maggiore di interesse che coinvolge tutti i cittadini di tutte le parti che vengono in questi territori, ci consente di aprire il nostro bellissimo Palazzo Ducale, ci consente di far vedere le nostre bellissime piazze, i nostri scorci urbani, e ripeto è una città a vocazione industriale. Io credo che per noi sia una pedana con la quale continuare a lanciare un messaggio di cultura e di valorizzazione storico-artistica. D: C’è quindi una sinergia tra l’amministrazione e il Consorzio di Filosofia, anche dal punto di vista logistico, diciamo per l’organizzazione del festival.

R: Si, c’è una stretta collaborazione, una stretta sinergia -e non potrebbe non esserci- e che mette in campo ripeto moltissime energie, ma tutte estremamente ricche di entusiasmo, perché le soddisfazioni sono talmente tante che non viverla in questo modo sarebbe una visione miope delle cose. Vorrei inoltre aggiungere che la caratteristica fondamentale è che non c’è politica, perché noi siamo un comune di destra e gli altri due sono di sinistra. Quindi il fatto che tutti insieme camminiamo a braccetto nonostante sia cambiata l’amministrazione vuole dire che c’è il senso della cosa.

...una stretta sinergia con gli organizzatori non potrebbe non esserci. Non viverla in questo modo sarebbe una visione miope delle cose.

Trova le differenze (a parte lo sfondo...)! Sharm el Sheik, El Fanar

Rep. San Marino, Cailungo


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transizione a san marino: e ora? La serata del 9 settembre e i suoi sviluppi di Stefano Palagiano

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on il Transition Talk del 9 settembre u.s. è stato compiuto un ulteriore, importante passo nel cammino di transizione a San Marino. La presenza di Cristiano Bottone, di Transition Italia, ha dato modo a un pubblico ampio di chiarirsi le idee su cosa sia la Transizione e su quali problemi stiamo affrontando in ordine al riscaldamento globale e al picco petrolifero. L’evento, ospitato nella suggestiva cornice dell’Anfiteatro di Chiesanuova, ha visto anche la partecipazione di membri della giunta di castello, che hanno quindi manifestato, ancora una volta, non una mera e magari distratta disponibilità logistica ma una reale consapevolezza dell’importanza dei temi trattati. Il pubblico, di varia provenienza (importanti contatti sono stati avviati in questo periodo con varie realtà territoriali), è accorso numeroso: circa una cinquantina di persone infatti hanno deciso di venire ad ascoltare Cristiano Bottone, che non ha fatto certo mancare brillantezza e qualche piccola provocazione al suo dialogo con i presenti. La serata ha suggerito molte riflessioni e ci ha aiutato a far luce su alcuni punti critici della società sammarinese.

Uno degli elementi principali è probabilmente relativo alla necessità di trovare nelle persone che popolano e animano la comunità sammarinese risposte specifiche, non preconfezionate, alle varie crisi in atto. Solo se sapremo ricostruire il senso e il vivere comunitario e se sapremo assumerci la conseguente responsabilità di osare, infatti, potremo recuperare terreno, cambiare direzione. Inevitabilmente, questo si scontra in parte con l’italica (e dunque, in senso culturale, anche sammarinese) attitudine alla frammentazione, alla dispersione. Questa frammentazione, a sua volta, discende da motivazioni più profonde: scarsa capacità di mobilitazioni comuni, di coordinamento, ancor più scarsa propensione a riconoscere validità e dignità al metodo, al processo. Questi aspetti conducono a una miopia generalizzata e ad alcuni paradossi con qualche coloritura comica: il tessuto sociale sammarinese è ricchissimo infatti di associazioni, testimonianza di una vitalità da coltivare, che però soffrono spesso di tentazioni isolazionistiche e rischiano talvolta di non riuscire a rendere pienamente

giustizia ai propri obiettivi. Il senso della comunità, infatti, obbliga in qualche modo a prendere in considerazione il processo prima dei risultati: la condivisione del percorso, dunque, è l’elemento cruciale, di fatto tra i più determinanti nel raggiungere obiettivi. Non tutte le forme di coordinamento e condivisione sono però efficaci: se tutto può rientrare in un percorso di transizione, bisogna rifuggire inutili forme di leaderismo, più utili alla visibilità di satrapi locali che al bene di tutti. Si può, questo sì, prendere spunti da tutti e coinvolgere ogni soggetto, ma senza la presunzione che qualcuno serva più degli altri (o, peggio, che qualcosa serva e altro no). L’altro rischio è quello che esperienze che devono svolgersi su un piano conviviale, paritario, “leggero”, di autentica iniziativa sociale e dal basso vengano gravate dall’ipoteca di sovrastrutture elaborate altrove e per altri fini. Nell’ottica che consideriamo, le forme di coordinamento non devono essere imposte dall’alto, secondo griglie e schemi che rispondono a una parossistica ansia classificatoria: si rischia infatti di forzare un percorso che è naturale oppure non è, in poche parole si propone una logica che, quando anche

muova da premesse giuste, non centra l’obiettivo e può finire col diventare autoritaria. Il percorso di transizione si caratterizza invece per la libertà, la valorizzazione delle competenze e dell’apporto dei singoli, una dimensione di serenità, la ricostruzione di autentiche relazioni: compito non facile ma possibile su un terreno come il nostro, votato all’individualismo, al machiavellismo. Durante la serata, secondo quanto ci eravamo prefissi di fare, abbiamo anche potuto valutare quale fosse la disponibilità a “sbilanciarsi” degli intervenuti, raccogliendo adesioni esplicite sia ad essere informati che ad attivare un gruppo di Transizione a San Marino: il riscontro è stato buono e ha dimostrato che la Transizione, secondo buon senso, non si cura affatto di folle oceaniche e anonime ma punta a promuovere un percorso con persone responsabilizzate e che ci mettono il nome e la faccia. Il resto viene da sè. Del resto, ci sono iniziative locali meritevoli: un esempio che ritengo di dover fare è senz’altro quello dell’Oasiverde e del suo progetto di orto comune. In questo cammino, molto si può fare, è stato fatto e pensiamo ancora di fare.


L’autogestita: Oasiverde

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biologica, unita alla volontà di partecipare a laboratori, attività didattiche e dimostrazioni pratiche, attraverso un rapporto collaborativo con il personale attivista dell’associazione. Questo presuppone la conoscenza delle basi della coltivazione e la volontà di portare avanti un percorso insieme, valorizzando il rapporto con la terra. · la volontà di aderire al progetto senza finalità di lucro · la consapevolezza di portare avanti un percorso insieme, che richiede tempo e lavoro dedicato a livello quotidiano, che segue i ritmi e cicli naturali, l’adattamento alla vita aperta, il rispetto di tutte le forme di vita…

RITORNO a madre terra Hai la passione per l’orto ma non hai il terreno da coltivare? Oasiverde ha la soluzione che fa al caso tuo! Mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto. Dobbiamo fare spazio alla natura nel nostro cuore. S.J.Gould

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’associazione Oasiverde ha tra i suoi obiettivi la creazione di una rete di collaboratori, offrendo loro un contesto ricco di stimoli per attuare progetti di stampo naturalistico con lo scopo di divulgare una cultura che approfondisce il rapporto con la nostra terra in maniera spontanea e genuina. Il progetto Madre Terra proposto da Oasiverde si propone l’obiettivo di sviluppare un piccolo appezzamento di terreno, immerso nel paradiso naturale dell’area Oasiverde, con scopo finale divulgativo e didattico. Oasiverde mette a disposizione la terra, il concime naturale

proveniente dai nostri asini, l’acqua piovana raccolta e gli attrezzi necessari per la coltivazione dell’orto. Il concetto base è : chi ben semina raccoglie, perciò i frutti della terra verranno raccolti da coloro che si impegneranno nella coltivazione dell’orto. Le condizioni sono: · la condivisione dei principi che sottendono al rispetto delle regole dell’ area Oasiverde (regole di convivenza sociale ed educazione ambientale). Il comportamento dovrà essere cioè adatto ad un’area di rispetto e di tutela. · l’ applicazione dei metodi di coltivazione

La parola RITORNO, nel nostro caso, non significa tornare ad un passato contadino troppo spesso mitizzato, stereotipato, banalizzato e divenuto simbolo di qualcosa che abbiamo perso. Oasiverde non propone simboli, ma cose concrete, che se da una parte richiedono maggior sacrificio, dall’altra parte vanno ad agire per attuare un cambiamento duraturo, fatto non solo di parole, di riunioni, di obiettivi da porsi ma di scelte intraprese con coraggio e costanza. Ritorno per Oasiverde è vecchio e nuovo insieme, è l’umiltà di mettersi in gioco imparando a conoscere un nuovo modo di rapportarsi con un mondo in continuo cambiamento. È imparare da persone, anche anziani, che hanno voglia attraverso progetti come questo di condividere le loro conoscenze, ma è anche affrontare un approccio


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all’ambiente che resti al di sopra delle leggi del mercato e della produzione forzata a favore della comprensione e del rispetto, dello scambio e della convivenza. Oggi abbiamo una forza in più: possiamo avvalerci dell’esperienza raccolta negli anni dai contadini e della loro capacità di tramandare tecniche e tradizioni (e semi puri!!), ma possiamo (forse ancora per poco) dissociare queste conoscenze dal carico delle necessità (la fame, il freddo..) che permeavano la cultura contadina da cui si è sviluppato il nostro benessere, per riprendere in mano vanga e zappa con una nuova coscienza, capace di svincolarsi dalle esigenze del progresso e accorgersi quanto qualità della vita e qualità dell’ambiente siano perfettamente correlati. Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli. Chiunque fosse interessato può contattare il personale per concordare una visita sul posto e maggiori chiarificazioni. Il progetto infatti verrà modellato ed integrato in base alla personalità e alle esigenze del collaboratore.

i vostri avanzi sono cibo ottimo per i nostri animali! Oasiverde ha predisposto all’ingresso dell’Oasi un raccoglitore per pane secco (senza muffa!), scarti di verdura e cibo in scatola. Ogni aiuto è prezioso, ciò che noi chiamiamo scarto per gli animali è un’importante integrazione! Inoltre cogliamo l’occasione per ringraziare i nostri nuovi tesserati che col loro contributo ci aiutano a terminare la realizzazione di questo importante progetto!

attivita’ convenzionate

associazione oasiverde Sede legale: Strada Genghe di Atto, 122/b 47892 - Acquaviva (Rep. San Marino) Telefono: 335.7340580 Fax: 0549.944242 mail: info@oasiverdersm.org web: www.oasiverdersm.org IBAN: SM 22X03 26209 80000 00003 04885 COE: SM21783

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Il Don Chisciotte

Società Ambiente

numero 46, ottobre 2011

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erto che non ci facciamo mancare nulla qui a San Marino. Saremo capaci sul serio di fare concorrenza al CERN, viste le nostre abilità nell’inguaiarci in tortuosi viaggi verso l’impossibile, certi solo di una cosa: la pecunia. Lei consente atteggiamenti spocchiosi, ridondanti, che però se si fosse capaci di leggere attentamente le controindicazioni, potrebbero causare problemi di salute. Siamo ad una svolta. Come profetizzai, settembre 2011 è la data dove tutto comincia ad essere più chiaro. Siamo passati attraverso un’estate dove il Decreto Legge sul Lavoro disse già la piega che ci sarebbe stata. Anni di lotte cancellati con una spugna. Si ricomincia con la pantomima dell’utilizzo smodato dello strumento del Decreto, il quale normalmente lo si usa solo per le emergenze, perché di iter più snello. Poi arriviamo alle nomine per la più alta carica Istituzionale sammarinese: la Reggenza. Badate bene, che essa non è solo una cosa rappresentativa. È un qualcosa di più. La Reggenza può mettere dei veti che altri non potrebbero togliere. Due nomi: assolutamente differenti. Il giovane, cofirmatario della legge dei dieci anni per i Congressisti di Stato; il più attempato, uno di coloro a cui tale legge era indirizzata. Chi era in piazza, lo fece perché spinto dallo sdegno di questa nomina. Non verso la persona, ma verso ciò che rappresenta. Consapevoli del fatto che oramai la decisione fu solo politica, travalicando tutta la litania del ritiro per schiarirsi le idee. Ci si attendeva due cose. La prima: il giovane, in un momento di sdegno e di coerenza con ciò che firmò, che potesse dire: “io non ci sto”.... non pervenuto, anzi. La seconda: che la direzione del PDCS, preso atto delle polemiche non solo di piazza, capisse che

l’eclisse... sul monte Considerazioni sulle opportunità perse a San Marino di Matteo Zeppa forse non era il caso di calcare la mano, e visto la loro affinità con i Santi, speranzosi che quell’illuminazione li facesse tornare indietro. Non pervenuta. Anzi. Ciliegina sulla torta? Chi ti invitano per il sermone del 1 Ottobre? Nientedimeno che Brunetta!! Colui che definì i precari: “voi siete la peggior specie”. Diciamo che tutti assieme non possono che essere segnali davvero raccapriccianti. Nemmeno Kubrick avrebbe ordito una trama siffatta, e se mai lo avesse fatto, avrebbe di certo vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura. Ma Settembre è mese di vendemmia del resto. Dopo un breve accenno sulle infiltrazioni malavitose in questa Antica Terra della Libertà, mesi addietro, ecco venire allo scoperto tutto il marcio. Essi sono qui, hanno tentato una scalata ad un Istituto Bancario. Non contenti, hanno minacciato, picchiato, scalando una Finanziaria. Abbiamo anche dato alloggio ad un loro

boss, autore della strage degli Extracomunitari a Castel Volturno. Il radicamento malavitoso con il tessuto sociopolitico sammarinese è giunto al termine. C’è voluto tanto, e quel tanto lo dobbiamo all’Italia, ai suoi organi di Polizia. Non certamente a noi. Noi, come al solito NON ABBIAMO FATTO NULLA. Siamo stati bravi nell’aprire le porte a certi personaggi, facendogli anche vincere un appalto statale, e quando lo si scoprì, la reazione fu sempre: IL NULLA! Colpa della liberalizzazioni delle Licenze, tuonò qualcuno. Questa terra è morta socialmente. Siamo degli zombi che camminano in cerca di carne fresca....fra altri zombi. Quindi come si fa a sopravvivere? Poi la cosa più bella, una trovata uscita fuori da un magico cilindro di cartapesta, è che qualcuno definì i contestatori: “i nemici di questa Terra”. Caro il mio Lei...come dirle....vediamo....ma come si permette? Chi è il nemico? Chi manifesta un disagio o chi questo disagio

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lo conclama, utilizzando il proprio ruolo? I nemici sono quelle sessanta persone (fonte di un autorevolissimo quotidiano sammarinese, detenuto da imprenditori, figli di questo sistema, da finanziarie e da uomini ombra) che andarono in Piazza? O quei sessanta sono qualcosa di più? La storia recente delle “altre” piazze evidentemente non la tocca e non la interessa. Quei sessanta (guarda caso il numero dei Consiglieri...) certamente non erano lì per perdere tempo. Chiunque abbia denigrato ciò che avvenne, è un pusillanime ed un fine ciarlatano. Quei sessanta (molti di più) sono il polso di una esasperazione sociale che mai ha avuto precedenti. Si perché, va bene predicare il sacrificio per tutti, va bene riformare un po’ a destra un poco a sinistra; ma torniamo sempre lì alla parola iniziale di questo articoletto: LA PECUNIA. La nostra PECUNIA abbiamo visto bene come trovò i natali, come si ingigantì, come esplose e come si instaurò. Ora essa manca. E come si fa? Si fa che si deve necessariamente resettare il sistema. Diventare più poveri, far pagare a caro prezzo chi consentì ciò. Chi comprò voti. Chi li diede in cambio di un favore. Chi ha svenduto questa nazione, deve PAGARE di proprie tasche. Nomi e Cognomi. E per favore, smettiamola di dire che è tutto un gioco di politica; la Politica è morta, e forse non s’è mai palesata nel Paese del Fu Bengodi. Tutto era ipocrisia e sedimentazione del potere. Il potere è finito, esattamente come la pecunia. Ma perchè cazzo questi due termini vanno sempre a braccetto? Visitate la più Antica Terra della Libertà. Troverete conforto alle vostre risposte. Ci vediamo in Piazza. Buona vita!


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La rivoluzione pacifica Mentre San Marino ripete gli errori del passato, l’Islanda si impone come esempio di Democrazia di Movimento Sottomarino

on pochi click di mouse e una connessione, si può accedere ad informazioni che ci fanno comprendere come sia facile ottenere rispetto dalla classe dirigente se il Popolo tutto si unisce sotto i valori del “bene comune”. La rivoluzione islandese, l’unica rivoluzione taciuta e nascosta ai e dai canali d’informazione classici, si è mossa in maniera pacifica e coesa (non ci sono cluster bombs, né lanciarazzi, tantomeno proiettili all’uranio impoverito, in Islanda è andata in scena una rivoluzione delle idee): una collaborazione tra popolo e istituzioni che ha portato alle dimissioni dell’intero governo, all’arresto dei top manager e dei dirigenti responsabili della bancarotta, a una consultazione popolare per eliminare il pesante fiato sul collo dell’FMI, alla nazionalizzazione delle banche e a una Costituzione nuova di zecca, pronta per difendere i valori nazionali dall’attacco di chi intende riversare sulla massa i gravi errori di pochi. Un’azione senza precedenti, che ha portato gli abitanti del piccolo Stato scandinavo a rifiutare il debito imposto dagli stanziamenti internazionali, degni del peggior strozzino, che stanno soffocando le identità e l’umanità di molti popoli un po’ ovunque nel vecchio continente. Al grido «noi la Crisi non la paghiamo», nasce un radicale cambiamento di coscienza negli islandesi che ha partorito, insieme al rigetto verso il capitalismo neoliberista, anche un’esigenza di trasparenza. Questa consapevolezza si è subito tradotta nell’ “Icelandic Modern Media Initiative”, un progetto teso a creare una cornice legale per la protezione della libertà di stampa e di espressione: tra le sue prerogative quella di

mantenere il semaforo verde sulla connessione internet, che può essere tagliata solo dietro l’ordine di un giudice. Ma non solo, deve anche vigilare sui dati e provvedimenti del governo, documenti che devono essere e rimanere accessibili a tutti i cittadini poiché loro sono i veri controllori delle azioni messe in atto dalla Politica. Il Popolo, in quest’isola veramente Sovrano, viene reso partecipe anche alla realizzazione della Costituzione da un’Assemblea Costituente innovativa che si avvale, quasi in tempo reale di opinioni trasmesse da Facebook, Twitter, Flickr e You Tube, oltre che sul sito del Parlamento. Un messaggio unico, che fa crollare il divario gerarchico tra lo Stato e il cittadino. La bozza costituzionale dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento il prossimo primo ottobre. Il testo finale verrà poi sottoposto a referendum. E a San Marino il 1° ottobre si festeggerà l’Insediamento dei Nuovi Capitani Reggenti, che di festa ha ben poco. Diverse sono state le voci che si sono sollevate contro i nominativi, in particolare uno, che sono stati votati. Qualcuno ha pure manifestato in piazza mettendoci la faccia per dimostrare il proprio dissenso nel vedere svenduta la Reggenza. E mentre l’Islanda prosegue imperterrita il suo cammino nel percorso alternativo che l’ha portata ad essere un simbolo ed un emblema di coraggio, trasparenza e democrazia, che molti di noi sognano di emulare, nella nostra Terra di Libertà si mette in scena il solito ed obsoleto teatrino di collusi, ignavi e schiavi di un sistema fallito. A nostro avviso, il modello islandese deve passare: tasto destro “copioincollo”, click. www.s8marino.org


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Dal mondo

numero 46, ottobre 2011

Istanbul, ponte di Galata

istanbul, la capitale della cultura europea La città meraviglia d’oriente che non dorme mai di Pietro Masiello

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ceso dall’aereo, mi chiedo con quali occhi guardare questa città. Il dilemma non dura a lungo: intrigo, romanticismo, profumi, mistero, colori, lingue convivono allegramente in questa metropoli, ottimo set cinematografico per spy story o film d’amore o entrambi.... Cerco un’immagine simbolo che rappresenti in toto Istanbul. Mi rendo conto che diventa tutto molto complicato dato che parliamo di una città che nella storia è stata capitale dell’Impero Romano, di Bisanzio e dell’Impero Ottomano e in cui convivono religioni come Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Forse il simbolo per identificare al meglio questa città da sempre crocevia di culture, sono i ponti. Due in particolare: il Bogazici Koprusu, tecnologico luogo della modernità, il secondo di Galata, testimonianza del profondo multiculturalismo che regna sul Bosforo.

Nel 1502 Leonardo da Vinci elaborò un progetto per questo ponte sul Corno d’oro della lunghezza di 240 metri e largo otto metri, per incarico del Sultano Bayediz II. In questa città che realmente non dorme mai è stupefacente il panorama culturale, tra una serie quasi infinita di eventi cinematografici, musicali, artistici, tra musei dove oltre ad ammirare i vari Picasso, Botero, Chagall, si possono visionare opere di giovani artisti grazie anche ad un circuito di banche, imprese ed investitori privati che hanno rilanciato il settore dell’arte. In campo musicale vanno menzionate manifestazioni di gran pregio come L’Istanbul Jazz festival a Beyoglu che si tiene a luglio con quaranta concerti sparsi per il quartiere. Tutto questo fermento culturale ci fa comprendere perché nel 2010 questa città leggenda ha

avuto l’onore di essere la Capitale Europea della Cultura. In quell’occasione la città è stata scelta come casa da artisti contemporanei provenienti da ogni angolo del mondo, ed è stata scenario di una grande trasformazione urbana, che ha ruotato intorno alla cultura e alle arti: nuove aperture di centri cultu-

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rali, installazioni urbane, esposizione di arti visive, spettacoli e rappresentazioni teatrali, progetti pluridisciplinari. Nella skyline di questa metropoli la turbo modernità fa crescere in altezza gli avveniristici grattacieli di Levent ed Etiler, che si mescolano ai minareti delle moschee rendendo la municipalità forse più moderna, ma di sicuro più anonima. Il luogo principe della movida culturale di Istanbul è sicuramente l’area di Taksim con tutte le stradine che si affacciano su Istiklal Caddesi, il corso centrale di Taksim, dove è tutto un pullulare di eventi musicali, spazi espositivi all’avanguardia ad esempio le Project - 4L – Arter e Platform Comtemporary Art. A rendere fruibili nel sovraffollato mosaico urbano di Istanbul queste possibilità culturali viene in aiuto un efficiente, multiforme ed economico sistema di trasporto urbano che va dallo storico tram rosso Taksim Tunel ai tram di superficie, ai bus, ai traghetti per le isole, agli onnipresenti taxi gialli. Il giornalista Emre Kizilkaya sostiene che Istanbul è nello spirito la città più europea del pianeta. Speriamo solo che questo “sforzo” per raggiungere una modernità molto desiderata, non faccia perdere a questo composito mosaico urbano il suo fascino di regina del Bosforo.

Istanbul, Levent financial district


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il narcisismo

Come nel mito si rispecchia una condizione tipica della nostra cultura di Davide Tagliasacchi Secondo il mito greco, Narciso era un bel giovane di Tespi di cui si innamorò la ninfa Eco. Ella era stata privata della parola da Era e poteva soltanto ripetere le ultime sillabe delle parole altrui. Incapace di esprimere il suo amore, Eco venne respinta da Narciso e morì di crepacuore. Gli dèi punirono allora Narciso per la durezza con cui aveva trattato Eco facendolo innamorare della propria immagine. L’indovino Tiresia aveva predetto che Narciso avrebbe cessato di vivere nel momento in cui si fosse visto. E un giorno, chinandosi sopra le limpide acque di una fonte, colse la sua immagine riflessa nell’acqua. Narciso si innamorò appassionatamente di quell’immagine e non volle più abbandonare il luogo. Morì così di languore e si trasformò in un narciso, il fiore che cresce ai bordi delle fonti. Quello che colpisce della saggezza dei miti greci, riguarda sempre il simbolismo delle novelle e la profondità a esso connessa: Narciso si è innamorato della

sua immagine soltanto dopo aver respinto l’amore di Eco; divenire narcisisti è interpretato nel mito come una forma di punizione a causa dell’incapacità di amare. Non è casuale nemmeno la scelta del nome della fanciulla, Eco, stando a simbolizzare la voce che proviene da dentro. Così, se Narciso avesse potuto dire “ti amo”, Eco avrebbe ripetuto le stesse e il giovane si sarebbe sentito amato. E proprio nell’incapacità di pronunciare queste parole si racchiude il problema del narcisismo. Avendo ritirato la libido dal mondo esterno, i narcisisti sono condannati a innamorarsi della propria immagine, dirigendo cioè la libido verso il proprio io. Respingendo Eco, Narciso ha anche respinto la propria voce. Ma essa risulta l’espressione dell’essere interiore, del sé corporeo in quanto opposto all’apparenza superficiale. La parola “personalità” riflette tale idea. Nel termine persona è implicita l’idea che sia possibile conoscere un individuo dal suono della propria

Salvador Dalì, Metamorfosi di narciso, 1937

Appunti di psicologia voce. Secondo questa interpretazione Narciso negò il suo essere interiore in favore dell’apparenza: condizione tipica del narcisismo. Un altro aspetto del mito interessante è rappresentato dalla figura dell’indovino Tiresia. La sua profezia esprimeva la saggezza dell’inevitabile condanna a cui sono destinati coloro che vivono nell’immagine: la consapevolezza di possedere bellezza rende inevitabilmente egocentrici. Nell’epoca vittoriana uscì un romanzo destinato a divenire una pietra miliare non soltanto della letteratura senza tempo, quanto inoltre perché costituì la rappresentazione maggiormente archetipica della personalità narcisistica: Il ritratto di Dorian Gray, dello scrittore irlandese Oscar Willde. Come Narciso, Dorian Gray era un giovane di estrema bellezza a cui corrispondeva, inoltre, un eguale bellezza di carattere. Inevitabilmente, le belle sembianze di Dorian suscitarono l’interesse di un artista di successo che lo volle come modello per un ritratto; parallelamente eccitò anche l’interesse di un dilettante, lord Henry, che decise di iniziarlo alle maniere del bel mondo. Così, con studiata adulazione, lord Henry indusse Dorian Gray a pensare di essere speciale a causa della sua bellezza fisica. Lo convinse

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che era suo dovere conservarla intatta. Uno dei modi per farlo era quello di non permettere che nessun forte sentimento disturbasse la tranquillità della sua mente o lasciasse il segno sul suo corpo. Così avvenne che la maggiore preoccupazione del giovane era il tempo che scorreva: pensava alla vergogna che avrebbe suscitato quel ritratto in cui era raffigurato un giovane bellissimo, mentre egli sarebbe invecchiato e imbruttito dall’età. Pregò che succedesse il contrario e fu esaudito. Il suo segreto divenne quel dipinto, che invecchiava e mostrava la bruttezza di una vita vissuta senza sentimenti, che Dorian non guardava mai. Il giovane trascorreva una vita alla ricerca di eccessi e dissoluzioni. Seduceva le donne, quindi le abbandonava. Corrompeva con vizi e droghe i giovani che lo ammiravano, rovinandoli. Alla fine, però, Dorian non potè trattenere oltre la propria curiosità riguardo al ritratto e neppure calmare il crescente tormento interiore. Si avventura così fino al nascondiglio e solleva il telo che copre il dipinto. L’orrore che lo coglie nel vedere quella faccia vecchia, contorta e martoriata è troppo forte; Dorian prende un coltello e squarcia la tela. Il mattino seguente un servo scopre a terra davanti al ritratto, con un coltello nel cuore, un vecchio dal viso contorto. All’inizio della vicenda, la bellezza di Dorian non è solamente effimera, egli era bello dentro come fuori. Ma Oscar Wilde era convinto che la natura umana è sempre corruttibile: l’innocente può essere sedotto da una promessa di potere, di amore, di posizione sociale. Tale seduzione è sempre presente nella nostra cultura e favorisce lo sviluppo delle personalità narcisisitiche. Basti pensare che nell’ultima versione del manuale psichiatrico DSM V, l’unico disturbo tolto (a fronte di centinaia di patologie aggiunte a ogni aggiornamento) è proprio quello narcisistico, perché connaturato nelle fondamenta della nostra stessa cultura.


Il Don Chisciotte

Musica

numero 46, ottobre 2011

il manuale del cantautore Ritorno in superficie di un vecchio tuffatore di Francesco Meazzini

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agina 1: la tecnica Scrivete su un quaderno abbastanza pezzi per un concerto dal vivo scrivete tante canzoni quante ne servono per reggere il palco da soli in un locale alternativo

scrivete su un quaderno o su dei fogli sparsi Pagina 2: la parte musicale La musica è il codice delle frequenze la chiave per interpretarlo è il suono per capire il suono bisogna capire il silenzio il silenzio è la mancanza di vibrazione se c’è vibrazione la vibrazione genera frequenza e la frequenza è udibile Pagina 3: la parte letteraria La lunghezza dei pezzi è relativa al testo il testo è uguale alle cose da dire le cose dette sono sempre e comunque la vostra storia

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Si apre con queste note di copertina l’ultimo album in ordine temporale di Flavio Giurato, a prima vista una sorta di promemoria per giovani leve cantautoriali, tra disciplina applicata all’arte e fantasia domata dal mestiere. A prima vista ripeto, nel caso ci penserà poi l’ascolto a sciogliere ogni residuo dubbio. Chi è Flavio Giurato? Sicuramente un outsider, un tale che non è sceso a compromessi con l’industria discografica: “mi sono servito dell’industria senza che l’industria si servisse di me. Quando mi sono reso conto che volevano trasformarmi in “quello che canta” ho lasciato tutto”. Un tipo che messo alle strette ha scelto di cadere perché non considerava la propria caduta una fine, ma un nuovo inizio. Infine un tizio che dopo l’ottimo esordio con il concept Per futili motivi del 1978, se ne esce nell’82 con l’album culto Il Tuffatore, e nell’84 con lo sperimentale e schizofrenico Marco Polo, un LP troppo coraggioso per gli anni ottanta italiani, quelli dei socialisti al governo e della Milano da bere. Dunque tre album; non male per chi nel ’79, a un anno dall’esordio, rispose così a un giornalista che già preconizzava un suo futuro più commerciale: “non posso ipotecare il futuro. Tra quattro anni potrei anche essere morto”. Se fossimo in ambito cinematografico, ci starebbe sicuramente bene a questo punto un carrello che si allontana e un bell’effetto dissolvenza lungo circa ventitré anni intermezzato da una carriera come film maker/documentarista, sporadici ritorni alla musica live con un mini LP ad inizio millennio, l’amata attività sportiva come allenatore di baseball dopo un passato giovanile da giocatore in serie A. Nel 2007 esce Il Manuale del Cantautore, sospinto dal tam-tam alimentato dai giuratiani della prima ora e ampliato verso le nuove generazioni dalla rete. L’album è un turbine fra l’onirico e il crudo realismo dell’immagine, un continuo oscillare di pendolo da una visione all’altra, mentre i riferimenti spaziano dal letterario al fatto storico, dal nazional-popolare al lirismo puro. Si va dal giovane Padre Pio de La tentazione, all’omicidio Pasolini de La giulia bianca (Hai visto la giulia bianca e hai visto a’ Pierpaolo/Quell’angelo del cazzo col bacio del diavolo/Che gira per Roma e gira per Roma/Sbagliando l’accento e


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sbagliando persona) passando per la Primavera di Praga a Nesta, da Totti alla strage di Ustica, dal viaggio notturno di Centocelle alla toccante vicenda descritta ne L’ufficialino (Marini sono Dino e sono ritornato/Ero scomparso ma non ero morto e mi hanno ritrovato/Marini sono vivo e voglio progettare motori). I fatti di cronaca, recenti e non, vanno a fondersi con le vicende personali dell’autore in una sorta di diario collettivo degli ultimi cinquanta anni. In Praga non c’è solo la cronaca quasi didascalica dell’occupazione sovietica della città, è la Primavera stroncata dai carri russi vista in prima persona dal giovane Flavio, “un ragazzo che era lì con la sua squadra di baseball”, Parlavamo delle donne dalle grandi bocce/Parlavamo di partite che si giocheranno/Parlavamo di qualcuno ch’era già a scopare/Parlavamo di qualcuno ch’era andato a dormire/La notte era bella e sincera/La notte tra il 20 e il 21/Con quel suono continuo dal cielo/Che nessuno ancora capiva/Non potevamo immaginare di sentire le strade tremare. Già dalla prima traccia che dà titolo all’album percepiamo subito di trovarci di fronte ad un ascolto “sano” fuori da qualsiasi logica commerciale e lontano dai canoni dell’alternativismo o dell’ “alternadivismo” di oggi, anche se, in un certo senso, di quest’ultimo ne è vittima più o meno consapevole. Questo è il manuale del cantautore/Ci vuole la musica/Ci vogliono parole/Questo è il manuale del cantautore/I fatti della vita/I danni dell’amore/Questo è il manuale del cantautore/È buono se ti lasciano/È buono per rimorchiare/Basta ricordare/ Basta ricordare/Di appiattire dopo l’uso/Di appiattire dopo l’uso. Musicalmente è un’opera non catalogabile. A corredo di una voce intensa, il tappeto sonoro tocca vari generi senza esserne contaminato, mantenendo tra i vari brani un marchio di fabbrica ben riconoscibile. Il rock classico de Il caso Nesta ci porta verso un coro di stampo gospel, gospel anche nel testo (As long as I love Jesus/ As long as I love God/ As much as I love Jesus /As long as I love Lord), le venature etno de La tentazione, l’inaspettata melodia napoletana in Core addannato, I dinosauri e Mi-Lang con i loro inserti progressive. Questa varietà stilistica è data non solo dal classico

formato da “album di canzoni” rispetto ai primi tre concept album, ma anche dalla disomogeneità temporale nella stesura dei pezzi, alcuni dei quali erano già presenti nel mini LP del 2002. L’album ha ormai quattro anni, ha percorso già una buona fetta di vita artistica per poterne tirare le somme. Tanti elogi dalla critica, poco riscontro di pubblico, o meglio, molto riscontro da quel pubblico che è riuscito a farselo arrivare all’orecchio. Né più né meno di come andò con quei vecchi tre album di quando era appena trentenne negli anni Ottanta, ma non è questo il fatto, perché nel 2011, nel decennio della grande delusione, andiamo da un signore di sessantadue anni a chiedergli la più banale delle domande - Caro Flavio,

Flavio Giurato

che cosa hai fatto in tutti questi anni? Come se l’appassionato ascoltatore lo incolpasse un po’ delle proprie nostalgie, vere o presunte che siano. Comunque sì, Luca è suo fratello. Brani scelti: Il colpo di vuoto da Per futili motivi Il rondone da Per futili motivi Orbetello da Il tuffatore Marcia nuziale da Il tuffatore Il tuffatore da Il tuffatore Le funi da Marco Polo Marco e Monica da Marco Polo Il manuale del cantautore da Il manuale del cantautore La giulia bianca da Il manuale del cantautore L’ufficialino da Il manuale del cantautore


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Dal 2004 contro i mulini a vento!

Lo sguardo oltre al dito

numero 46, ottobre 2011

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Redazione DIRETTORE: Roberto Ciavatta editing: Angelica Bezziccari INDIRIZZO: Via Ca’ Giannino 24 - 47895 - Domagnano (RSM) TEL: 0549. 878270 / MAIL: info@associazionedonchisciotte.org SITO WEB: www.associazionedonchisciotte.org COLLABORATORI: Pietro Masiello, Francesco Meazzini, Oasiverde, Stefano Palagiano, S8Marino.org, Davide Tagliasacchi, Matteo Zeppa

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La cultura che “non paga!” Sassuolo, squarcio di Piazza Garibaldi, ore 16.30, Sabato 17 settembre 2011 Spicchio del pubblico di 3.500 persone per il sociologo Zygmunt Bauman


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