POSTE ITALIANE s.p.a. Spedizione in A.P. - 70 % DCB Messina
THE CONTEMPORARY ART MAGAZINE BASED ON INTEGRITY AND VISIONS
BILINGUAL ITALIAN / ENGLISH TRIMESTRALE / QUARTERLY SPRING / SUMMER MMXI
N.19 - SOPRANNATURALE / SUPERNATURAL 9,00 € IVA assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 del DPR 633/72
MATTHEW DAY JACKSON / UMBERTO CHIODI / MARINA ABRAMOVIC MOUNIR FATMI / ANGEL VERGARA / LUC TUYMANS / BOUROULLEC DAN PERJOVSCHI / MASTER MUSICIANS OF BUKKAKE / RAW EDGES
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Constantin Luser, Conversationscollage, 2010, Collage, Fineliner, 35 x 35 cm, courtesy Jette Rudolph Galerie, Berlin, seen at Art Brussels 29
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“De’ miei bollenti spiriti Il giovanile ardore Ella temprò col placido Sorriso dell’amore!” Giuseppe Verdi, La Traviata, atto secondo, scena prima “My passionate spirit And the fire of youth She tempers with the Gentle smile of love!” Giuseppe Verdi, La Traviata, Act 2, Scene 1
I media espandono i nostri sensi. La tecnologia ci fa credere che tutto sia possibile. Solo il reale, quello che non vediamo più, è destinato a stupirci. Questo numero, votato al soprannaturale, nato chiaramente per stregarvi, si riconosce, si bea, quasi, e così si annuncia, nel breve passaggio di Agnieszka Kurant nell’INTRO: la sua nuova serie è una meravigliosa cartografia delle isole che non ci sono, ma che potrebbero esserci perché sono state - qualcuno, per un giorno o per decadi, le ha credute esistenti. Fantasmagorici lembi terrestri dai confini porosi, dove lo spettro delle possibilità non si limita al reale semplificato, quando non adulterato, che ci investe ogni giorno. Bellezza e mistero, quindi, ma anche un’ennesima prova che colonialismo e interessi politico-economici non risparmiano neanche il mondo immaginario. In queste pagine, tutto è impregnato del binomio realtà/ illusione. La magia che ci ha avvolti nel comporlo si deve all’incontro tra tecnologia e poesia, tra politica e poetica, attraversando le zone di aderenza che legano l’arte contemporanea ai primi vagiti della fotografia e del cinema. Esploratori esteti, abbiamo dato la caccia ai fantasmi - il cui tempo, con Derrida, è l’avvenire -, rendendoci noi i loro trofei. Eleganti figure dicotomiche destinate a sopravviverci, gli spettri sono cartine da tornasole attraverso cui guardare ai nervi scoperti della società, in cui ci riconosciamo (quasi) impossibilitati nella rappresentazione del reale, a causa dell’infinito flusso di immagini da cui siamo investiti, che si condensano travolgendo le nostre coscienze (Tuymans/ Vergara, Perjovschi). Ma c’è anche una sublime sensatezza in tutto questo: come nella visionarietà che nel rigore si fa invito alla consapevolezza (Chiodi, Bouroullec, Abramovic, von Bingen), nell’estetica rivelatrice dell’errore (Teotino) e della caduta (Valdoca), nell’ideativo prodigio feromonico dell’amore (Fatmi, Palomino/von Christann). Gli effetti speciali, poi, ci sono tutti, e si potrebbero tradurre in un’altra cartografia, quella dei nostri costanti spostamenti fisici e trance-disciplinari. DROME è nato, sette anni fa, dall’urgenza visionaria di far conoscere agli italiani ciò che accadeva nel mondo dell’arte e della cultura oltre i confini dello stivale, ispirandoli. Otto numeri dopo, DROME parlava al lettore di ogni latitudine. Questo concetto ha plasmato l’identità unica del periodico, che ha trovato nella sempre più densa produzione di eventi una naturale manifestazione di sé. L’espansione degli ultimi due anni, concretizzata dall’apertura delle redazioni di Parigi e Bruxelles, non può che rivelare una semplice cosa: DROME è un’isola fantasma, a cui si approda, da cui si riparte, e in cui a chiunque è concessa la cittadinanza.
Mass media amplify our senses. Technology makes us believe that anything is possible. Only reality, which we do not seem to see anymore, is destined to leave us flabbergasted. This issue, dedicated to the supernatural, clearly chosen to leave you spellbound, reflects, rejoices and introduces itself in the short passage by Agnieszka Kurant in the INTRO section: her new art pieces represent a stunning cartography of islands that do not exist, but which actually might exist because once they existed - as someone, just for one day or for years, believed they were there. Phantasmagorical strips of land with blurry boundaries, where the spectrum of possibilities is not limited to the simplified, if not adulterated, reality that surrounds us every day. Beauty and mystery, therefore, but also a further proof that even imaginary world is not safe from colonialism and socio-economic interests. Through these pages, everything is imbued with the dual concept of reality/illusion. The enchantment that got us hooked over its composition arose from the encounter of technology and poetry, of politics and poetics, and from the exploration of the connections that relate contemporary art to the first signs of photography and cinema. As aesthetic explorers, we have been hunting for ghosts - whose time is, according to Derrida, the future -, making ourselves their hunting trophies. Elegant dichotomous figures destined to outlive us, spectres who act as a reflecting pool where we can observe the raw nerve of our society, where we find ourselves (almost) unable to represent reality, because of the incessant flow of images running into our life, which get together and overflow our souls (Tuymans/Vergara, Perjovschi). However, there is also a sublime significance in all this: such as in the visionariness that in its rigour turns into a call for awareness (Chiodi, Bouroullec, Abramovic, von Bingen), in the revealing aesthetics of mistake (Teotino) and fall (Valdoca), in the pheromonic and creative prodigy of love (Fatmi, Palomino/von Christann). Then, there are all the possible special effects that might be translated into another cartography, to trace our constant trance-disciplinary voyages. DROME was founded seven years ago because of our visionary desire to inform Italian people about what was going on in the art and culture scene beyond the boundaries of the boot-shaped country, thus providing them with inspiration. Eight issues after its creation, DROME was talking to its readers from and about any possible latitude. Such concept has shaped the unique identity of the magazine, which has found a natural self-expression in the more and more intense organisation of events. Its growth over the last two years, with the opening of the offices in Paris and Brussels, does reveal one simple thing: DROME is a ghost island, where we can land, from which we can set out again, and where anyone can be allowed citizenship.
Rosanna Gangemi
Rosanna Gangemi
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Agnieszka Kurant, Fatamorgana. Map of Phantom Islands. 2011, termochromic print on paper, 100 x 70 cm, courtesy of Agnieszka Kurant Seen at the Kerstin Engholm Gallery in Vienna, as part of the exhibition “curated by_vienna 2011 - EAST by SOUTH WEST�
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Agnieszka Kurant’s new works will be featured in the upcoming Venice Biennale in the exhibition “Commercial Break”, curated by Neville Wakefield, and in the show “The End of Money” at Witte de With, Rotterdam. Her next solo show will be at Montehermoso Art Center, Vitoria Gasteiz, Spain, opening the 10th of June 2011.
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John Stezaker, Sonata, 2009, collage, Collection Stephen Bennett, Germany, Š the artist, seen at the John Stezakers’ solo show at the Whitechapel Gallery in London, courtesy of the gallery
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John Stezaker, Pair IV, 2007, collage, private collection, Š the artist, seen at the John Stezakers’ solo show at the Whitechapel Gallery in London, courtesy of the gallery
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Nick Cave, Soundsuit, 2011, twigs, wire, upholstery, basket, metal armature. Photo by James Prinz, Chicago, courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York
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Nick Cave, Soundsuit, 2008, appliqued found knitted and crocheted fabric, metal armature, painted metal and wood toys. Photo by James Prinz, Chicago, courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York
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Alberto Lapenna (Myops), Los Disastros de los ninos#4, 2009, digital print, courtesy Biagiotti Arte Contemporanea, Firenze
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Alberto Lapenna (Myops), Los Disastros de los ninos#5, 2009, digital print, courtesy Biagiotti Arte Contemporanea, Firenze
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Roberto Timperi, Vision Alone, 2011, 100 x 70 cm, materiali vari (matita, cenere di sigaretta, smalto spray, busta nera, gomma per cancellare) su carta, courtesy of the artist
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S A R Ò L A T UA O M B R A I ’ L L B E YO U R S H A D OW Fenomenologia del ghostwriter: Puffi mercenari, controfigure della parola Phenomenology of the ghost writer: mercenary smurfs, doubles of the word by Rebecca Rossi
“Sarai tu a cercare me. Lo capisco dai fluidi fra di noi”. È l’inizio di una storia d’amore? L’incontro con un guru? Un sortilegio di Gargamella su Puffetta? Quest’ultimo, forse un po’ sì. Non c’entrano né le affinità elettive, né l’India. Siamo piuttosto dalle parti dell’ego, precisamente quello di uno scrittore alle prese con una sua potenziale ghostwriter e che, con l’intenzionalità della coscienza che Husserl riconosce in ogni fenomeno mentale e in ogni atto psicologico, riduce ogni altro soggetto a un mero ectoplasma. Un ghost, appunto. Nessuna violenza, però. Di solito questi fantasmi sono consenzienti e consapevoli, come Ewan McGregor che, nel film The Ghost Writer di Roman Polanski, si presenta a Pierce Brosnam dicendo sorridente: “Sono la sua ombra”. In America, infatti, è un mestiere ormai comune. Esistono agenzie di ghostwriting professionale come la Ghostwriters Ink. In Canada, la Writer’s Union svolge un ruolo sindacale anche per la categoria dei ghostwriter, stabilendo un tariffario minimo. E come per altri settori industriali, è sempre più frequente il ricorso all’outsourcing in Oriente: un ghostwriter indiano - quindi l’India un po’ c’entra! -, di pari livello e preparazione rispetto a uno americano, inglese o canadese, può far risparmiare quasi l’80% del costo redazionale. Insomma, fantasmi sì, ma non invisibili. E svolazzando di ossimorico in grottesco, un esempio recente e di grande risalto e successo, è quello di Christopher Michel, ex stagista non pagato alla Casa Bianca, oggi remunerato ghostwriter (non più tanto ghost) dell’autobiografia di George W. Bush, Decision points. Tanto più che, per ironia della sorte, il caso più celebre di scrittore-fantasma è quello del maestro dell’horror H.P.Lovecraft, che di fantasmi scriveva e che per anni lavorò prestando parole a un altro Bush, il reverendo David Van Bush.
“You will be looking for me. I know it from the fluids between us”. Is it the beginning of a love story? A meeting with a guru? A spell cast by Gargamel over Smurfette? Yes, it is probably something like the latter. It has nothing to do with elective affinities or with India. We are rather on the ego side, and precisely on that of a writer dealing with his potential ghost writer. With the same intentionality of consciousness that Husserl attributed to all mental processes and psychological acts, the writer reduces any other human being to a mere ectoplasm, a ghost, actually. There is no violence, though. These ghosts are usually aware of their tasks and freely consent to perform them, just like Ewan McGregor in the film The Ghost Writer by Roman Polanski, where he introduces himself to Pierce Brosnam by saying with a smile: “I’m your ghost”. In the United States, ghost writing has actually become a very widespread occupation. There are professional ghost-writing agencies, such as the Ghostwriters Ink. In Canada, the Writer’s Union provides support and assistance to ghost writers, also establishing a minimum fee schedule. Just like for other industrial sectors, the practice of outsourcing to Eastern countries is increasingly common: an Indian ghost writer - so India is involved, after all! - with the same qualifications and skills as an American, a British or a Canadian one, can cost as much as 80% less. They are certainly ghosts, but not invisible at all. Skipping from the paradoxical to the grotesque, a recent and quite successful example is Christopher Michel, a former unpaid intern of the White House who has
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Luc Tuymans and Angel Vergara at Art Brussels 29, photographed by eckelwood.com for DROME magazine
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LUC TUYMANS / ANGEL VERGARA Picture it! (united we stand, divided we fall) by Tea Romanello-Hillereau
Da quasi un anno, un governo inesistente; da sempre, un antico antagonismo tra le due comunità: a rappresentare l’altro Belgio, invece, il trascinante punto di vista politico e artistico di un belga fiammingo e di un belga francofono che, a colpi di pennello, esprimono il loro amore per l’arte e denunciano la corruzione del potere. Appuntamento con Feuilleton, video affresco, e non solo, sugli attesi schermi della Biennale di Venezia A non-existent national government for over one year; a long-lasting rivalry between two communities: to represent the other side of Belgium, however, the enthralling political and artistic point of view of a Flemish-speaking Belgian and of a Frenchspeaking Belgian who, by brush strokes, express their love for art and decry the corruption of the political power. Don’t miss your appointment with Feuilleton, a painted video that is going to be screened during the Venice Biennale
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Dan Perjovschi at the MACRO Museum in Rome, photographed by Claudia Pajewski for DROME magazine
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DA N P E R J O V S C H I REVOLUTION and ON and ON by Teresa Macrì
A Roma, intervenendo sulla nuova pelle del Macro, arriva l’opus mordax di Dan Perjovschi, complice l’insopprimibile libertà del segno e Teresa Macrì, che ci spiega perché l’artista rumeno non possa non dirsi un fenomeno che ci illumina su altri fenomeni... In Rome, working on the new ‘skin’ of the museum Macro, comes in Dan Perjovschi’s opus mordax, with the help of the irrepressible freedom of the sign and Teresa Macrì, who explained us why the Romanian artist is a wonder enlightening us about other wonders…
REVOLUTION and ON and ON è il play word taggato da Dan Perjovschi (classe 1961), quasi a ritmo di hip hop, sui candidi muri del museo MACRO di Roma, che si staglia come segno partecipativo all’onda della rivolta popolare nei paesi arabi che in quei giorni indimenticabili di Febbraio, surfando tra i social network, destituiva uno dopo l’altro i regimi dittatoriali. I muri disegnati da Perjovschi sembrano quasi assorbire i fremiti degli accadimenti e conservarne gli echi attraverso quel suo filo sarcastico che recupera nel dramma quotidiano la lucidità dell’evento. C’è dunque il sospetto di una complicità concettuale e di una condivisione spudorata per quei fenomeni che rovesciano il mondo e lo riscrivono. BASTAAAAAAAAAAAAA, altro lancinante urlo in quella costellazione di segni/disegni che Perjovschi fa fluttuare nello spazio rappresentativo come fosse un gigantesco dazebao fosforico e irridente, e che costituisce il suo anticonvenzionale linguaggio. Il linguaggio, appunto. Parte della immediata fruizione dei suoi lavori deriva dai suoi tambureggianti fonemi. Un mix di irriverente urban freestyle, di post-dadaismo ritmato, di slang metropolitano, di rovesciamento dei luoghi comuni, di simboli rubati ai codici di comunicazione globale. Sono dei segni ad effetto boomerang, che vengono lanciati nell’universo delle immagini
REVOLUTION and ON and ON is the play word tagged by Dan Perjovschi (born in 1961), to the rhythm of hip hop, on the white walls of the museum MACRO in Rome, which stands out as a participative sign of the popular revolt in the Arab countries that in those unforgettable days, surfing social networks, were deposing one after the other the dictatorial regimes. The walls painted by Perjovschi seem almost to absorb the thrills of those events, keeping their echoes through the sarcastic tone of the painter, who retrieves in the actual tragedy the lucidity of the event itself. There is, therefore, the suspicion of a conceptual complicity and an impudent sharing of those phenomena that can turn the world upside down and re(write) its ‘story’.
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Mounir Fatmi, Beautiful Language, 2010, videostill (video, 16’30), courtesy of the artist and Analix Forever, Geneva
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M O U N I R FAT M I Un minuto di sole in più One more minute of sun by Barbara Polla
Per parecchi anni, la ricerca video di Mounir Fatmi è rimasta quasi confidenziale, a vantaggio delle sue grandi installazioni, di un lavoro costruito sulla realtà personale, politica e sociale. Niente di soprannaturale in queste proposte, ma, al contrario, un solido radicamento nella realtà della periferia, anzi, delle periferie; proposte monumentali, a volte pesanti. Ma ecco che Les Ciseaux entrano in scena… For many years, Mounir Fatmi’s video research has remained almost confidential, to the benefit of his big art installations, a work built upon a personal, political and social reality. There is nothing supernatural about these proposals - on the contrary, they are strongly rooted in the reality of the suburb, or better, of the suburbs: monumental proposals, sometimes quite heavy. But now Les Ciseaux come on stage…
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M AT T H E W DAY J A C K S O N Archeologia del futuro Archeology of the future by Fulvio Chimento
L’arte è come un microscopio, uno strumento che ci aiuta a scoprire ciò che all’occhio nudo appare inaccessibile Art is like a microscope, a tool that help us to find what appears impenetrable to the naked eye
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Matthew Day Jackson, Me Dead at 35, 2009, Digital C-Print, edition 1 of 5, 104,1 x 78,7 cm, courtesy of private collection, Wassenaar. Image courtesy of GRIMM Gallery
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K A R A TA N A K A L’eredità di Anubis Anubis’ Legacy by Marianna Liosi
Gli accelerati progressi della tecnica ci permetteranno di eliminare le malattie e tutto ciò che ci limita biologicamente, facendoci concentrare su altro da noi. Questa l’affascinante scommessa metafisica di Kara Tanaka. L’interrogazione sul destino del corpo umano segna fortemente la sua pratica artistica, che esplora il deperimento del desiderio d’immortalità: sparito un corpo un tempo rincorso, si può partire per un nuovo viaggio della coscienza nel cosmo The accelerated developments of technologies will allow us to eliminate diseases and all our biological limits, giving us the chance to concentrate on something other than us. This is the appealing metaphysical dare made by Kara Tanaka. The question about the fate of the human body greatly influences her art works, which explore the deterioration of the desire of immortality: a body once chased now vanishes, and we are free to leave for another travel of conscience in the universe
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Kara Tanaka, A Doomsday Fragrance, 2008, acrylic and ink on paper, 22 x 30 in. / 55.9 x 76.2 cm, courtesy the artist and Simon Preston, New York
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Valdoca, Caino, photography by Paolo Guerzoni
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NESSUNA CONSOLAZIONE Cold comfort by Leonardo Gliatta
Tornano a calcare le scene con una nuova produzione due rappresentanti della tradizione alta del teatro di ricerca italiano, Valdoca e Emma Dante, i cui lavori sono destinati a dividere critica e pubblico. Ma quel che è certo, è che i loro protagonisti hanno i piedi per terra e lo sguardo che fatica a rivolgersi verso l’alto Two leading figures in the best tradition of the Italian vanguard theatre, Valdoca and Emma Dante, are back on stage with dramas that are bound to divide critics and audiences alike. What is certain, however, is that their protagonists keep their feet on the ground and hardly lift their gaze to heaven
Dalle chiuse di due spettacoli molto attesi in questa stagione, come il Caino del Teatro Valdoca e la Trilogia degli Occhiali di Emma Dante, possiamo ricavare due risposte diverse all’ansia dell’uomo verso il sentimento del soprannaturale. I primi urlano al Creatore la loro rabbia di fronte all’interrogativo supremo, la seconda fa calare il sipario su una notte foderata di stelle, che si spengono sullo sfondo di una vecchia a cui non è rimasto più nulla se non una valigia di ricordi. Sono forse io il custode di mio fratello? È il grido del Caino della Genesi, chiamato a rispondere delle azioni di Abele. Sussurrato, depotenziato, asciugato di ogni livore contro la divinità, è il lamento di Danio Manfredini, che presta la sua voce e i suoi passi a Caino. Non è questo il primo atto di affermazione “consapevole” dell’essere umano? In questa frase, Caino è già lontano dal Paradiso Terrestre, è fuori dalle delizie della salvezza. È già un uomo come tutti noi, senza nessuna idea di prossimo, senza alcuna appartenenza, solo con la sfrontatezza del suo imporsi sul mondo. Con quest’ultima fatica, il duo Cesare Ronconi alla regia e Mariangela Gualtieri al tessuto narrativo, ci lascia un affresco corale e intenso tutto incentrato sull’enigma del male, il misterium iniquitatis. Uno studio durato due anni, per creare una partitura scenica che si intrecci alle liriche umane,
In the ending of two eagerly-awaited plays of this season, such as Cain by Teatro Valdoca and The Trilogy of Glasses by Emma Dante, it is possible to find two different answers to the human anxiety about the sense of the supernatural. Confronted with such a supreme question, the ones shout their rage to the Creator, whereas the other draws the curtain over a night full of stars, which fade out on an old woman who is only left with a suitcase of memories. Am I my brother’s keeper? That’s what Cain shouts in the Genesis, when he is called to answer for Abel’s actions. The wail of Danio Manfredini, who lends his voices and movements to Cain, is whispered, weakened, deprived of any spite against God. Isn’t that the first real act of selfassertion of the human being? As he utters these words, Cain is already
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M A R I N A A B R A M OV I C Artist
synusi@: i miracoli esistono, oppure sono interpretazioni che diamo al desiderio / bisogno di infinito? MARINA ABRAMOVIC: Pensiamo sempre che i miracoli siano degli eventi speciali, in realtà i miracoli accadono ovunque, in ogni istante della nostra vita. Piccole cose. La vita stessa è un miracolo. s: la tua vita di artista ti porta certamente a dover sostenere un forte carico di stress. di cosa non puoi proprio fare a meno nei tuoi continui spostamenti e quante ore dormi solitamente per notte? MA: Sono una nomade moderna. Qualche anno fa ho toccato il mio personale record di ben 15 voli internazionali in appena due settimane. Dopodiché, ho totalmente perso il contatto con la realtà, con lo spazio e con il tempo. Ricordo che, una volta, al cinema, mi trovai a cercare la cintura di sicurezza attaccata alla poltrona. Mi piace portarmi un buon libro e uno scialle di cashmere che ho da oltre 30 anni. Ho bisogno di comfort intorno a me. Le mie ore di sonno variano continuamente. A volte mi bastano 4 ore, altre ho bisogno di dormire anche più di 8 ore. s: james hillman ci parla del “daimon” portatore del nostro destino individuale. sei tu che hai scelto l’arte o è l’arte che ha scelto te? MA: Sin da bambina sentivo che sarei diventata un’artista. Non ho mai avuto alcun dubbio, non ho mai desiderato fare altro. Provavo ad immaginare quale sarebbe stato il mio ruolo nel mondo, il mio scopo e quale fosse il messaggio che avevo il compito di comunicare. Non credo che l’arte sia un daimon, al contrario, la concepisco come un obiettivo. 64
synusi@: are miracles something real or are they just an interpretation of our need / desire for infinity? MARINA ABRAMOVIC: We always think about miracles as big events, but miracles are everywhere, every moment of our lives. Small things. Life itself. s: your life as an artist can often be quite stressful. what are the things you always have with you when you move from one place to another? how many hours do you sleep a night? MA: I am a modern nomad. A few years ago, I even made my own personal record of 15 international flights in two weeks. After that I totally lost contact with reality, space and time. I remember going to the movie theatre and trying to find the safety belt in the seat. I always like to have a good book with me and one cashmere shawl, which I have had for more than 30 years. I need to have this comfort with me. Sleeping is always different. Sometimes 4 hours is enough, sometimes I need more than 8.
Marina Abramovic photographed in Bologna by synusi@ for DROME magazine
s: “dopotutto, ognuno di noi vive isolato, anche i più grandi amanti non sono mai completamente insieme. c’è sempre un momento, in ogni relazione, in cui uno dei due è più innamorato dell’altro, o più maturo, o più presente”. questo passo è tratto da uno dei dialoghi de la moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, di audrey niffenegger. che cosa hai imparato dall’amore? MA: L’amore per me è fondamentale. Senza amore non potrei vivere. Tuttavia l’amore è sofferenza. La maggior parte delle volte è un’esperienza dolorosa. L’amore significa separazione, distanza, solitudine, significa non essere riamati o amare troppo, oppure essere traditi o fraintesi. L’unica cosa che so è che dobbiamo imparare il distacco (se vogliamo evitare di soffrire, dobbiamo essere distaccati), ma questa è una contraddizione perché l’amore si basa sull’attaccamento. Non esiste via d’uscita, e noi dobbiamo accettarlo. s: uno dei maggiori pensatori spirituali, krishnamurti, ha sempre sostenuto che situazioni interiori, che sembrano tanto radicate in noi, come la paura, la rabbia ed il dolore, siano come dei pesi di cui doversi liberare. come convivi con queste “location dell’anima”? MA: Krishnamurti è meraviglioso; una grande ispirazione. Lo ammiro da lungo tempo. Adoro l’immagine di questo uomo esile e semplice, con indosso un paio di pantaloni grigi e una camicia bianca mentre siede su una sedia al
s: james hillman talks about a ‘daimon’ shaping our individual destiny: are you an artist by choice or, in some way, was it art that chose you? MA: Since my very early childhood, I felt I knew I was an artist. I never doubted, I never wanted to do anything else. I was always thinking what is my function in the world, what am I here for what do I have to deliver. I don’t see art as daimon, I see it as purpose. s: “after all, each of us lives isolated. even the greatest lovers have been never completely together. there is always a moment, in every relationship, in which one is more in love than the other, or more mature or attentive”. this is a dialogue from the book the time traveler’s wife by audrey niffenegger. what have you learned from your love experiences? MA: Love is very important to me. I can’t live without love. But love hurts. Most of the time, it’s a painful experience. It’s about separation, it’s about distance, loneliness, about being loveless or loving too much or being betrayed or being misunderstood. I only know that you have to learn detachment (if you want to be free from suffering you have to be detached), but this is a contradiction because love is about attachment. There is not a solution, it is just let it be. s: one of the greatest spiritual thinkers, krishnamurti, has always claimed that our most intimate emotions, like fear, rage and sorrow, are like burdens we should better get rid of. how do you live with these ‘locations of the soul’?
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Umberto Chiodi photographed by Alberto Cibin for DROME magazine
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U M B E RT O C H I O D I La Bellezza è impavida consapevolezza Beauty is a fearless awareness by Micol Di Veroli
Con un’amabile conversazione, Umberto Chiodi apre a DROME il suo mondo ribollente di contrasti e tensioni, svelando i delicati meccanismi alla base di un linguaggio intimo fatto di segni, suoni e altri simboli immaginifici. PerchÊ il mistero della bellezza riposa sul conscio scardinamento di ogni certezza In a friendly conversation with DROME, Umberto Chiodi lets us into his vibrant world of contrasts and tensions, revealing the subtle mechanisms of an intimate language made up of signs, sounds and other imaginative symbols. After all, the mystery of beauty lies in the conscious dismantling of all certainties
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T R E Y S P RU A N C E Statement
Se scoprissi che il mondo ti considera dotato di un superpotere… quale sarebbe? Vorrei che il mondo credesse che il mio superpotere fosse la capacità di vivere pienamente il presente, il quale è eterno, e quindi portare esempio della possibilità di cancellare i vari miraggi del futuro, offerti come false speranze e paure microcontrollate da coloro che ci chiedono di credere nei loro poteri. Il “potere” del ragionamento scientifico condiscendente che diventa un’ideologia globale imposta (materialismo) e il “potere” degli usurpatori della religione che la brutalizzano grazie ad una confusione di ruoli con la politica temporale (pseudoreligione). Potremmo anche chiamarla tensione tra il materialismo della farsa / farsa del materialismo e la pseudoreligione della tragedia / tragedia della pseudoreligione. Ognuno dei due spettacoli ciba l’altro con i carboni pungenti del forno del tempo, e incrementa il coinvolgimento dell’altro all’estremo di uno dei due miraggi, rendendo il tutto ancor più “credibile”, e facendoci tutti ancor più rassegnati ai vari esiti narrativi. Niente di questo a priori. Solo il presente, nelle sue piene implicazioni, è propriamente “escatologico” o addirittura “evolutivo”. Spero che Toto (il cane de Il Mago di Oz, NdR) arriverà un giorno a smascherarmi, per scoprire che non ho questo superpotere! Trey Spruance è un compositore e musicista americano nato sotto il segno del Leone. Negli anni Ottanta, fondò assieme ai compagni di scuola Trevor Dunn e Mike Patton, la band cult sperimentale Mr. Bungle. Scivolò nei Faith No More per un breve periodo e, in un momento di pausa dai Mr. Bungle, creò i Secret Chiefs 3. Con quest’ultimo progetto sta ancora oggi attraendo ascoltatori colti e curiosi da sopra e sotto l’equatore: i SC3 sono, infatti, una rara e crescente enciclopedia musicale divisa in sette band, ognuna delle quali indaga un aspetto diverso di questo cosmo. Grazie alla dedizione artistica e la curiosità verso le religioni misteriche, ogni album pubblicato si è rivelato un preziosissimo libro miniato su cui perdere gli occhi. 78
If you found out that the world believes you’ve been blessed with a superpower... which would it be? I would want the world to believe that my superpower was the ability to fully inhabit the present, which is eternal, and therefore give example to the possibility of erasing the various mirages of the future, held out as false hopes and micro-managed fears, by those who would ask us to believe in their own power. The ‘power’ of benign applied scientific reasoning becoming an enforced global ideology (materialism), the ‘power’ of the usurpers of religion who satanize it with a confusion of roles with temporal politics (pseudo-religion). You could even call that a tension between the materialism of farce / farce of materialism and the pseudoreligion of tragedy / tragedy of pseudo-religion. Both spectacles feed each other bitter coals from the furnace of time, and mutually enhance the commitment to one extreme of the mirage or the other, making it all yet more ‘believable’, and making us all that much more resigned to the various narrative outcomes. None of it a priori. Only the present in its full implications is properly ‘eschatological’ or even ‘evolutional’. I hope Toto (the dog in The Wizard of Oz, EN) will come someday to unmask me of the curtain that hides my lack of this superpower!
Trey Spruance is an American composer and musician born under the sign of Leo. Along with his schoolmates Trevor Dunn and Mike Patton, he founded the experimental cult band Mr. Bungle in the Eighties. He slipped in Faith No More for a short time and, in a break from Mr. Bungle, he created the Secret Chiefs 3. With this last project he is still attracting curious and cultured listeners from above and below the equator: in fact, the SC3 are a rare and growing musical encyclopaedia divided into seven bands, each one of which explores a different aspect of this cosmos. Thanks to the artistic dedication and the curiosity towards the mystery cults, every published album has turned out to be a very precious illuminated book in which you could lose your eyes.
Trey Spruance photographed by Sada Ranis for DROME magazine
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Master Musicians of Bukkake, courtesy of the artists
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MASTER MUSICIANS OF BUKKAKE Sulla montagna sacra On the sacred mountain by Sada Ranis
C’è una musica che serpeggia sull’axis mundi, e che echeggia nell’inconscio collettivo più ancestrale. Uno dei modi meno ortodossi per accedervi è farvi traghettare dai Master Musicians of Bukkake There is a music that slithers on the axis mundi, and that echoes in the most ancestral collective unconscious. One of the least orthodox ways to access it is to let you get ferried by the Master Musicians of Bukkake
Come la spirale del fumo di franchincenso, la musica dei Master Musicians of Bukkake si eleva solennemente con ritmi tribali, sussurri psichedelici e synth ipnotici, in una grammatica melodica sperimentale allo stesso tempo primordiale e avanguardista. Nel 2002 si formano a Seattle, dove compongono il primo album, Visible Sign ofThe Invisible Order (2005), con la Abduction Records; a questo eccezionale debutto segue la trilogia dei Totem, che si conclude quest’anno con l’uscita del finimondo strumentale Totem 3. Le esalazioni propiziatorie dei MMOB provengono dalla tradizione musicale americana, da quella cattolica europea medievale, quella turca e quella tibetana.Abbiamo scambiato qualche parola con Randall Dunn. DROME: Chi sono i Master Musicians? RANDALL DUNN: James Davis (The Spoils), Randall Dunn, B.R.A.D. (Asva, The Accused), Don McGreevy (Earth), Milky (Asva, Earth), Timb Harris (Secret Chiefs 3), Dave Abramson (Diminished Men). D: Da dove viene la musica dei MMOB? RD: La musica dei MMOB viene dalla superstrada del dio gangster dei ripetitori dei cellulari. Viene dalla morte caustica degli ultimi segni visibili del mondo naturale nascosto, mentre il kali yuha entra nel più profondo e oscuro degli abissi. Questa è un’eco no-age all’atrofia occidentale.
Like the coil of the frankincense smoke, the music of Master Musicians of Bukkake solemnly rises, with tribal rhythms, psychedelic whispers and hypnotic synths, in an experimental melodic grammar that is both primordial and avant-guardist. In 2002 they form in Seattle, where they compose the first album Visible Sign of The Invisible Order (2005) under Abduction Records; this outstanding debut is followed by the Totem trilogy that concludes this year with the release of the instrumental pandemonium Totem 3. The propitiatory exhalations of MMOB come from the musical tradition of North America, of the medieval catholic Europe, of Turkey and Tibet. We had an interesting chat with Randall Dunn.
DROME: Who are the Master Musicians? RANDALL DUNN: James Davis (The Spoils), Randall Dunn, B.R.A.D (Asva, The Accused), Don McGreevy (Earth), Milky (Asva, Earth), Timb Harris (Secret Chiefs 3), Dave Abramson (Diminished Men). D: Where does MMOB’s music come from? RD: The music of MMOB comes from the cell phone tower gangster god
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M U S I C F RO M O U T E R S P A C E Percorsi alieni e necessari A needed alien way by Riccardo Uras
Abbracciare sfide inusuali, interrompere bruscamente percorsi già avviati per ritrovarsi “altrove”, farsi promotori di un’istanza rivoluzionaria, la cui condivisione diviene pura esigenza. Questa è la storia di tre progetti dell’altro mondo: JoyCut, Lilies on Mars, The Visitors Attak To embrace unusual challenges, to stop abruptly some already taken paths and find ourselves ‘somewhere else’, to be promoters of a revolutionary instance, which needs to be shared. This is the story of three projects of the other world: JoyCut, Lilies on Mars, The Visitors Attak
Un sentimento diffuso di disagio e alienazione, affiancato dall’estraneità (voluta o subita) rispetto alle dinamiche del mercato discografico, è elemento più che mai ricorrente nel proliferare di progetti musicali made in Italy che, nella dichiarazione d’alterità, trovano l’elemento cardine della propria autodefinizione (e promozione), nell’ostinato tentativo di affermare la propria peculiare identità. Fortunatamente, a volte capita che la dichiarazione d’intenti - o la strategia di marketing - sia preceduta e affiancata da un vissuto reale, dal riconoscersi vicini ad una diversa percezione, e soprattutto - e qui è di casa il soprannaturale - che questo comune sentire possa effettivamente confluire in musica, in un vero e proprio percorso “alieno”. 84
A widespread feeling of unease and alienation, together with a feeling of extraneousness (wanted or suffered) for the dynamics of the recording industry, is the most frequent element within the proliferation of made in Italy musical projects which, in their declaration of alterity, find the main element for their auto-definition (and promotion), in the relentless attempt to affirm their peculiar identity. Fortunately, sometimes it happens that the declaration of intents - or the marketing strategy - is preceded and joined by a real sense of lived life, by the realization of being close to a different perception, and most of all - and this is the reign of the supernatural - that these common perceptions can actually converge in music, in a pure ‘alien’ path.
Lilies on Mars, photo by Luna Caricola for Doitforthemonster, 2011, Mars
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Mariko Mori, Genesis (Soap Bubbles), 1996, Sammlung Ringier, Schweiz, Š VBK, Wien 2011. Seen at the exhibition Weltraum. Die Kunst und ein Traum - Kunsthalle Wien, Austria, on-going until 15 August 2011
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L’ O T T A VA O R A THE EIGHTH HOUR Storie di fantasmi Ghost stories by Luiza S. Kainowska
“Secondo l’antico sistema giapponese di contare il tempo, l’ottava ora, yatsudoki, corrispondeva alle nostre due del mattino. Ogni ora giapponese era uguale a due ore europee, così che c’erano soltanto sei ore al posto di dodici: queste sei ore venivano contate alla rovescia, cioè 9, 8, 7, 6, 5, 4… Così l’ora nona corrispondeva al nostro mezzogiorno o alla nostra mezzanotte, le otto e mezzo erano la nostra una, le otto le nostre due. Le due di mattina, dette anche l’ora del bove, erano l’ora giapponese degli spiriti e dei fantasmi.” Hugo Von Hofmannsthal
“According to the ancient Japanese system of time measurement, the eighth hour, yatsudoki, corresponded to our 2 after midnight. Each Japanese hour was equal to two European hours, so there were only six hours instead of twelve: these six hours were counted backwards, i.e. 9, 8, 7, 6, 5, 4… So the ninth hour corresponded to our midday or midnight, the half past eight was our one o’clock, eight o’clock was our two o’clock. Two after midnight, called also the hour of the ox, was the Japanese hour of spirits and ghosts.” Hugo Von Hofmannsthal
Al mondo esistono otto milioni di deità e noi viviamo costantemente circondati dagli spiriti. Guida ragionata a quelli della terra del Sol Levante… Eight million deities exist in the world, and that we are constantly surrounded by spirits. An annotated guide to the ones of the land of the Rising Sun…
Secondo lo shintoismo, la religione animista del Giappone preistorico, dopo la morte, gli esseri umani si ritrovano in una realtà parallela compresente alla nostra, sotto forma di spettri, dei, o altre entità. Se i rituali di purificazione del defunto non vengono eseguiti secondo tutti i crismi, il morto si trasforma in yuurei, fantasma confinato nei luoghi dove ha vissuto. Lo yuurei è una creatura completamente assorbita da un desiderio: può venir esorcizzata solo dopo che il suo desiderio è stato appagato. Nella terra del Sol Levante, le ombre sono per lo più di sesso femminile e, a differenza del setting occidentale, che predilige il gelo dell’inverno, sono solite manifestarsi durante la calura estiva. Demoni dal collo lungo, oni dai grossi artigli, dispettosi tengu con la testa d’uccello, stupefacenti yukai, il mondo dell’aldilà giapponese è instabile ed eclettico. I suoi
According to Shinto, the animist religion of Prehistoric Japan, the human beings, after death, go to a parallel reality, coexistent with our dimension, taking the form of ghosts, gods or other entities. If the rituals of purification of the deceased are not made in strict accordance with the rules, the dead transform into yuurei, which are ghosts confined in the place they lived. The yuurei is a creature completely absorbed by a desire: it can be exorcised only after its desire has been fulfilled. In the
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Aby Warburg wearing a kachina dancer’s mask. Warburg Institute Collection
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FA N TA S M AT I C A / P H A N TA S M AT I C A L Sull’incontrastabile potere delle immagini insepolte On the unstoppable power of unburied images by Valerio Dehò
Strana storia, quella di Frederick Rolfe, detto il Baron Corvo, scrittore e artista inglese che cercò un’impossibile avventura estetica tra Londra e Venezia, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Cercò la religione, sognò di diventare papa, nascose a lungo la sua omosessualità, fino a diventare gondoliere a Venezia, morendoci in miseria. Rolfe scrisse nel 1905 un romanzo dal titolo Don Tarquinio, che definì lui stesso “catalettico e fantasmatico”. Circa negli stessi anni, Aby Warburg (1866-1929), figlio di celebri banchieri e inventore dell’Iconologia, faceva della sopravvivenza delle immagini il nucleo centrale del suo pensiero. L’immagine è fantasma, cioè qualcosa che ritorna da un’altra dimensione, ma che proprio per questo non è separata dalla realtà, anzi ne è un elemento costitutivo. A lui si deve il termine pathosformel, ossia il ritorno attraverso i secoli delle immagini archetipiche. Strane coincidenze, anche perché per il Baron Corvo dire “fantasmatico” voleva dire esattamente copia della realtà: non cose dell’altro mondo, ma qualcosa che invece vi appartiene interamente. L’arte è eterno ritorno (Nietzsche), sopravvivenza indefinita, insopprimibile, ma in quanto fantasma, ha anche su di sé il pathos di una congerie di condensazioni attorno alla superficie, come incrostazioni che il tempo non cancella, ma aumenta. Come a dire che non muoiono mai, le immagini. Si accumulano nella memoria collettiva e poi rispuntano in contesti diversi, in arti minori o maggiori, improvvisamente, come se fossero sempre lì e accudissero la casa dell’arte.Trasmigrano, anche, in altre culture rispetto a quelle da cui originano.
The story of Frederick Rolfe, better known as Baron Corvo, English writer and artist, who at the turn of the 20th century tried an impossible aesthetic adventure between London and Venice, is quite a weird one. He pursued religion, he dreamed of becoming a pope, for a long time he hid his homosexuality, and finally he became a gondolier in Venice where he died in poverty. In 1905, Rolfe wrote the novel Don Tarquinio, which was defined by Rolfe himself as ‘cataleptic and phantasmatical’. More or less in the same years, Aby Warburg (1866-1929), son of two well known bankers and inventor of Iconology, made the survival of pictures the main element of his thought. The image is a ghost, namely something that comes back from another dimension, and which, for this very reason, is not estranged from reality; and actually, it is a constitutive element of reality itself. We owe to Warburg the existence of the word pathosformel, namely the return, through centuries, of archetypal images. Weird coincidences, also because Baron Corvo believed that ‘phantasmatical’ meant, precisely, a copy of reality: not things coming from another world then, but rather something which is completely part of our reality.
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Mrs. R. Foulds of Sheffield, England, with a spirit image of her mother that was recognized by all family members, February 1920. Photography by William Hope
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L’ O C C U L T O O T T I C O T H E O P T I C A L O C C U LT O della fotografia quale miglior mezzo per documentare il “soprannaturale” Or of photography as the better means to document the “supernatural” by Silvano Manganaro + Claudio Lanzi
“Qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” Arthur C. Clarke, Profiles of The Future, 1961 (Clarke’s third law)
“Any sufficiently advanced technology is indistinguishable from magic” Arthur C. Clarke, Profiles of The Future, 1961 (Clarke’s third law)
Apparizioni, visioni, allucinazioni, scie luminose, corpi avvolti da luce accecante… la storia dell’umanità è costellata dall’epifania di presenze soprannaturali. Che fossero vere e proprie divinità o semplici spiriti, non c’è cultura che non sia ricca di aneddoti, storie e, infine, raffigurazioni di entità ultraterrene che si mostrano a una ristretta cerchia di “eletti”. Folle sbalordite di fronte a santi e maghi in trance che guardano nel vuoto con gli occhi colmi di lacrime, uomini solitari atterriti di fronte a fuochi fatui e fantasmi notturni… tutti accomunati da una cosa: l’onere della prova! Una prova che non poteva concretizzarsi se non in un racconto convincente o in poche e ambigue tracce o impronte. Sarebbe stato necessario un testimone esterno, non corruttibile e “iperattendibile”; sarebbe stato necessario poter fermare per un momento la realtà di fronte a noi, cristallizzarla in un’immagine e poi mostrarla al mondo. Impresa pressoché impossibile fino a quando, nel 1839, di fronte ai rappresentanti dell’Accademia delle Scienze di Parigi, il matematico e scienziato francese François Arago descrisse l’esistenza di una nuova tecnologia che, unendo meccanica, fisica e chimica, permetteva di realizzare qualsiasi tipo di ritratto in tempi rapidi e inimmaginabili fino a poco tempo prima. Da questo momento in poi un nuovo mezzo era a disposizione… ed è qui che inizia la nostra storia! La fotografia è stata sin da subito al centro di numerosi e accesi dibattiti, soprattutto tra chi ne elogiava le potenzialità espressive e documentative e chi l’avversava in quanto sorella povera della più nobile arte pittorica e scorciatoia per pittori di poco talento. Eppure, quello che a noi ora interessa è un’altra questione. Un’immagine in cloruro d’argento era o no una rappresentazione attendibile e a prova di sofisticazione del reale? La macchina fotografica è in grado di “vedere” ciò che l’occhio umano non riesce a percepire? Il fatto che l’immagine fosse frutto di un dispositivo meccanico che, in quanto tale, era priva di libero arbitrio e volontà, era per molti una prova inconfutabile che tutto ciò che essa registra-
Appearances, visions, hallucinations, luminous wakes, bodies shrouded in a blinding light… the history of humanity is full of epiphanies of supernatural presences. Whether they were real divinities or mere spirits, there is no culture devoid of anecdotes, stories and, lastly, representations of super-terrestrial entities who show themselves to an inner circle of ‘elected people’. Astonished crowds before saints and magicians in a trance who stare at the emptiness with their eyes full of tears, solitary men terrified by some ignes fatui and night ghosts… and they all have one thing in common: the burden of the proof! A proof that cannot not manifest itself through something other than a convincing tale or a few ambiguous traces or imprints. It would have been necessary an external witness, non-bribable and ‘more-than-reliable’; it would have been necessary to stop for a while the reality facing us, to crystallize it in an image and then show it to the world. This was quite an impossible undertaking until when, in 1839, before the representatives of the Paris Academy of Sciences, the French mathematician and scientist François Arago described the existence of a new technology that, combining mechanics, physics and chemistry, allowed to realize any kind of picture in a short time, something really unthinkable until shortly before. From
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L A M B E RT O T E O T I N O Portfolio
Sistema di riferimento monodimensionale
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All’interno di scenari che fanno parte della storia della nostra civiltà industriale, affiorano figure che si distinguono nitidamente. Si tratta di uomini instancabilmente impegnati nella loro speranza di progresso, ingranaggi organici imbrigliati dalla loro stessa operosità. In queste immagini di un passato tangibile che sembra ergersi innanzi allo sguardo dello spettatore in tutta la sua geometrica realtà, Lamberto Teotino attua un’operazione sovrannaturale, uno spostamento ambiguo all’interno del tempo e dello spazio, che tronca di netto la carne dell’immagine, come un’interruzione matematica nel processo di apparizione della visione. Un errore nella trasmissione dati, uno spostamento simultaneo del corpo che rende oggettiva la casualità del movimento, una porzione di storia non-singola che si sviluppa dentro il caos spazio-temporale del multiverso. Questi sono gli enigmi binari che Teotino pone nel cuore della sua indagine creativa ed innanzi ad essi vacilla la ferma certezza della realtà. In variazioni minime ed inesatte si cela la perfetta architettura delle cose sconosciute.
In the scenarios that belong to the history of our industrial culture, there are some personalities that clearly stand out. They are men unfailingly committed to their hope of progress, cogs in the social machine entangled in their own industriousness. Among these pictures of a tangible past, which seems to stand out in all its geometric reality at the viewer’s eye, Lamberto Teotino performs a supernatural operation, an ambiguous shift within time and space that cleanly cuts the flesh of the image, as in a mathematical interruption in the process of appearance of the vision. It is like an error in data transmission, a simultaneous shift of the body that makes the randomness of the movement objective, a portion of a non-single story that develops within the spatial-temporal chaos of the multiverse. Such are the binary enigmas that Teotino places at the core of his creative research, and in front of which the firm certainty of reality wavers. The perfect architecture of unknown things hides behind minimal inexact variations.
Micol Di Veroli
Micol Di Veroli
Lamberto Teotino, nato a Napoli nel 1974, si occupa di arti visive.Vive e lavora a Roma.
Lamberto Teotino, born in Naples in 1974, is specialised in visual arts. He lives and works in Rome.
Lamberto Teotino, sistema di riferimento monodimensionale, 2011, courtesy of the artist
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Zoe Beloff, The Influencing Machine of Miss Natalija A., 2001, still from interactive video installation, courtesy of the artist
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MEDIUM L’infanzia del cinema e i suoi fantasmi Cinema’s childhood and its ghosts by Alessandra Violi
“Attento: a giocare al fantasma, si finisce col diventarlo” Roger Caillois “Beware: by playing ghost, you’ll become one” Roger Caillois
È iniziato tutto con Robertson. Nella Parigi di fine Settecento, l’oscura cripta di un convento sconsacrato ospita uno spettacolo di “fantasmagoria” allestito da Etienne Gaspard Robertson, bizzarro showman, inventore e studioso d’ottica, ma anche sedicente erede di antichi riti necromantici. Pescando in una lunghissima tradizione di ierofanti muniti di apparecchi di proiezione, Robertson è il primo impresario dell’aldilà, un commerciante di spettri che promette di dar corpo all’invisibile grazie a una macchina diabolica per produrre fantasmi, la “lanterna magica” o “lanterne de peur”, come la chiamava qualcuno. E in effetti, da impercettibili schermi fatti di sottilissima garza imbevuta di cera traslucida, gli spettatori immersi nel buio assistono per la prima volta, increduli e terrorizzati, al materializzarsi di un’assemblea di fantasmi. Apparizioni luminescenti, spume eteree in dissolvenza, impalpabili spettri animati che fendono l’oscurità come a voler attraversare il confine tra vita e morte. È nato un nuovo medium spettrale, una “machine à fantômes”: il cinematografo. Certo, per la sua piena maturità occorrerà attendere ancora un secolo, ma all’epoca della sua infanzia il cinema è il regno del mago di Oz, un vero e proprio universo del sovrannaturale tecnologico costellato di balocchi ottici con cui giocare ai fantasmi. E del resto ancora Artaud negli anni Trenta del Novecento parlerà del cinema come stregoneria, il “tramite rivelatore di una vita occulta con la quale ci mette direttamente in relazione”, mentre Jean Cocteau popolerà i suoi film di specchi magici, misteriosi portali adibiti al passaggio dei fantasmi sotto la guida di Orfeo, il mitico rianimatore
It all began with Robertson. In Paris, in the late eighteenth century, the dark crypt of a deconsecrated convent hosts a show of ‘phantasmagoria’ put on by Etienne Gaspard Robertson, not just a bizarre showman, inventor and student of optics, but also a self-proclaimed heir of a ancient necromantic rites. Drawing on a very long tradition of hierophants’ employment of projective devices, Robertson is the first impresario of the hereafter, a seller of ghosts who undertakes to give body to the invisible by means of a diabolical machine for making ghosts, the ‘magic lantern’ or ‘lanterne de peur’, as it was called. On imperceptibly thin gauze screens soaked in translucent wax, the spectators thrust into darkness witness for the first time, incredulous and terrorised, the materialisation of a crowd of ghosts. Luminescent apparitions, dissolving ethereal froths, animated but impalpable spectres that thrust through the darkness as if wanting to cross the border between life and death. A new spectral medium is born, a ‘machine à fantômes’: the cinematograph. For sure, we have to wait another century for it to come to maturity,
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STEVEN FORREST Come sopra, così sotto As above, so below by Sada Ranis
Il cielo è una mappa per cercarsi in se stessi, nella propria generazione e nel cosmo, e l’astrologia, tra scienza e poesia, ne è la chiave. Grazie ai saggi di Steven Forrest, ora il cielo è diventato più accessibile a tutti. DROME è andato a conferire con lui nel deserto The sky is a map that allows us to search for ourselves within ourselves, within our generation and the cosmos, and astrology, between science and poetry, is the key to that map. With the essays by Steven Forrest, now the sky has become more accessible for all. DROME went conferring with him in the desert
Steven Forrest è un astrologo americano di fama internazionale, che vive e lavora con la moglie Jodie, anch’essa astrologa, nel deserto californiano. Laureato in Scienze delle Religioni, ha cominciato a lavorare come astrologo negli anni Settanta, ed ha pubblicato il suo primo libro, Il Cielo Interiore, nel 1984. Grazie alla sua particolare chiarezza espositiva, alla sua sincerità e alla sua ironia, i suoi numerosi manuali hanno da subito riscosso successo, attraendo tantissimi scettici agli studi astrologici. DROME: Cos’è, in poche parole, l’astrologia? STEVEN FORREST: L’astrologia è l’arte di osservare gli eventi nei cieli e metterli in correlazione con l’esperienza umana. Come disse Hermes Trismegistus tanto, tanto tempo fa nell’antico Egitto, “Come sopra, così sotto”. Il cielo sopra e la mente umana sotto, sono come due specchi che si riflettono vicendevolmente. D: In astrologia abbiamo la posizione dei pianeti e i loro movimenti, e poi l’interpretazione di questi fenomeni. Un lato scientifico ed uno poetico. Cos’è l’aspetto più importante del lato artistico dell’astrologia? È essa un’arte? SF: Io direi che la pratica effettiva dell’astrologia è più un’arte che una scienza. Potremmo dire scientificamente 112
Steven Forrest is an American astrologer of international renown, that lives and works with his wife and astrologer Jodie in the Californian desert. After earning a B.A. in Religion, he began to establish his astrological practice in the Seventies, and he published his first book, The Inner Sky, in 1984. Thanks to his particular expository skills, his honesty and irony, his numerous manuals have immediately met with great success, and have attracted many sceptics to the astrological studies.
DROME: What is, in few words, astrology? STEVEN FORREST: Astrology is the art of observing events in the heavens and correlating them with human experience. As Hermes Trismegistus said long, long ago in ancient Egypt, “As above, so below.” The sky above and the human mind here below are like two mirrors facing each other. D: In astrology we have the position of the planets and their movements, and the interpretation of these phenomenons. A scientific and a poetic side. What is most important in this artistic side of astrology? Is astrology an art?
Andrew Bell (1726-1809), Plate XLII.—Astronomy: detail: sun and eclipses, taken from Enclyclopædia Britannica (1771)
che il segno dei Gemelli rimanda alla nostra capacità di imparare e comunicare, il che è un’energia della mente. Allo stesso modo, potremmo osservare che i Pesci si riferiscono alle funzioni più intuitive e immaginative della nostra psiche. Ma cosa accade quando queste due energie esistono nella stessa persona? L’arte dell’astrologia sta nell’interpretare e integrare dei paradigmi come questi.
SF: I would say that the actual practice of astrology is more an art than it is a science. We might say scientifically that Gemini refers to our capacity to learn and communicate - that it is a mental energy. In the same way, we might observe that Pisces refers to more imaginative and intuitive functions in the psyche. But what happens when these two energies exist in the same person? The art of astrology lies in interpreting and integrating patterns such as that one.
D: Considerando l’astrologia come uno strumento incredibile per conoscere meglio noi stessi, per capire cosa succede nel pianeta nel suo complesso, o a noi come parte di una generazione, considerando questo, perché l’astrologia non fa parte della nostra conoscenza quotidiana, della nostra educazione, ed è, invece, promossa sotto forma dell’oroscopo più superficiale, quello basato solo sui segni solari? Cosa accadrebbe se tutti usassero l’astrologia vera nella loro vita di tutti i giorni? SF: Se tutti usassero l’astrologia, avremmo un mondo molto più tollerante e creativo. Accetteremmo le nostre differenze con più grazia ed entusiasmo. Perché non succede? Questa è una domanda davvero complessa. La religione e la scienza
D: Considering astrology as an incredible tool to know ourselves more, to understand what is going on in the planet as a whole and to us as part of a generation, considering this, why is it that astrology is not a part of our everyday knowledge, of our education, and is, instead, promoted in the form of a very generic sun-sign horoscope? What if everyone were to use true astrology on their daily life? SF: If everyone used astrology we would have a much more tolerant, creative world. We would accept our differences with more grace and enthusiasm. Why is this not the case? That is a very complex question. Religion and science have often opposed astrology. I think that is at least partly the fault of the astrologers themselves. When we practice a rigid or fatalistic kind of astrology, it hurts people. From the religious
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E L I S A PA L O M I N O + T R I S TA N VO N C H R I S TA N N Statement Se scoprissi che il mondo ti considera dotato di un superpotere… quale sarebbe? EP: Ordisco trame di benefica energia in forma di abiti Perché forme e colori allevino i cuori. E chiffon, tulle e organza ne addolciscano i moti. Un tessuto poetico sussurra il suo sogno pastello, Mentre pesanti ricami infondono energia illuminante, Nutrendo i nostri pensieri di morbide forme naturali. …Se anche una sola delle mie creazioni sortisce tali effetti benefici Tutto l’amore e il lavoro e la passione Che ci sono stati, rimarranno per sempre! Sorta di fata turchina, Elisa Palomino infonde questo spirito magico nelle sue creazioni moda. Nata in Spagna da una famiglia sensibile all’arte, viaggia per il mondo alla ricerca di chiese sperdute da restaurare e città da preservare, scoprendo culture diverse. Appassionata di musica rinascimentale e barocca, ha nei profumi un’altra ossessione: ne affina la tecnica per il lancio del primo profumo di John Galliano. Dopo aver studiato al St Martins alla fine degli anni ‘80, lavora per Timney Fowler, prima di essere nominata direttrice dell’ufficio stile di Moschino. Poi, grazie a Katell Le Bourhis, la sua prodigiosa madrina, incontra Galliano, che diverrà suo mentore per otto anni. Dopo un breve periodo da Roberto Cavalli, si trasferisce a New York, dove diventa vicepresidente dell’ufficio stile di Diane von Furstenberg. Oggi ha un marchio tutto suo,“Elisa Palomino”, insegna in vari paesi e vive di nuovo a Valencia, con il marito Tristan. TVC: Le cose realizzate senza poteri soprannaturali non sono degne di considerazione. La maggior parte delle volte uso contemporaneamente tre poteri, per non annoiare i rimanenti e limitandomi raramente a un territorio condiviso, che evidenzia sempre una totale mancanza di gusto. Ad esempio, non mi fa impazzire utilizzare le mie ossa, molli e rigide, se non per andare a pesca tra il cielo o accarezzare le profondità in cui le nuvole mi rilanciano con naturalezza i miei sguardi di felicità. Dopo aver sperimentato una molteplicità di arti durante tutto il corso della sua giovinezza, alla fine Tristan von Christann decide di dedicarsi anima e corpo alla cinematografia, dove tutti questi approcci riescono a coesistere. Viene ammesso all’Accademia di Belle Arti di Berlino, e qui gli si offre la possibilità di frequentare le lezioni di Cinema Sperimentale del Prof. Heinz Emigholz, suo mentore. Da qui il viaggio con l’amico Johannes Girke alla volta di Madrid, per fare un film sull’Esistenzialismo. Poi l’amore interferisce con il suo ritorno in Germania, trattenendolo a Parigi per altri otto anni, dove era necessario sconfiggere secoli di dissolutezza intellettuale. Ma, alle porte di Firenze, il suo cuore viene trafitto dalla freccia più pericolosa di Amore, per un istante teme di perdere i sensi, poi una nuova vita ha inizio ed incontra “Elisa, il suo amore eterno e musa”. Insieme, afferma, viaggiano su calzari d’oro, galleggiando nel cielo e quando si riposano sulla terraferma, guidano i loro stuoli di ninfe e sirene alla volta di Manhattan, per circondarla di miele e ambrosia. 116
If you found out that the world believes you’ve been blessed with a superpower... which would it be? EP: I’m weaving healing force into clothes For colours and shades shall soften the hearts, And chiffons, tulles and organzas sooth their acts. A poetic print whispers its pastel dream, Whilst heavy embroideries foster our souls with enlightening force, In soft organic shapes nurturing our thoughts. ...If just one of my creations is healing this way All the love and effort and passion Has been there and will be for good! Kind of a Blue Fairy, Elisa Palomino spreads this magic flair through her fashion creations. Born in Spain into a family linked with the Arts, she has travelled the world to discover remote churches to restore, cities to be protected as well as people and their culture. Fanatic of Renaissance and Baroque music, she’s also fond of perfumes: she undertook some perfume technical studies for the launching of the first John Galliano perfume. After studying at St Martins College of Art in the late 80’s, she had an experience at Timney Fowler, before being appointed as Head of Textiles at Moschino. Then, thanks to Katell Le Bouhris, her fairy godmother, she met Galliano, who was her mentor for the next eight years. After a brief period at Roberto Cavalli, she moved to New York, to be the Vice President of Design at Diane von Furstenberg. Today, she runs her own eponym brand, she teaches in different countries and she lives in Valencia again, with her husband Tristan. TVC: Things done without supernatural powers, really are not worth the thought. I mostly use three powers in the same time, not to bore the remaining ones and rarely stop on common ground, which always proves such total lack of taste. It’s no cup of tea at all for instance, to use ones bones, soft and stiffening, for anything but fishing the skies or fondling the depths where clouds of either kind throw back naturally my glances of felicity. Having practiced many arts throughout childhood, Tristan von Christann finally put his heart to film, where all these different approaches can come together. The Fine Art School of Berlin, accepted him as a student and there he was given the chance to join the ‘Experimental Film Class’ of Prof Heinz Emigholz, his mentor. So he left with his friend Johannes Girke for Madrid to make a film on Existentialism. Love then interfered his return to Germany and kept him over eight years in Paris, where centuries of intellectual debauchery had to be overcome. But oh, on the very threshold of Florence his heart was pierced by Amors most poisonous dart, senses a-faint then life re-newed, he met “his eternal love and goddess Elisa”. Together, he says, they travel on golden shoes the skies afloat and then at rest, ashore, they guide their flocks of nymphs and mermaids to circle Manhattan in honey and ambrosia.
Elisa Palomino and Tristan von Christann photographed in Paris by Christian Demare for DROME magazine
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Ronan and Erwan Bouroullec with prototypes of their Osso chair, photographed in their studio in Paris by Alex Giomo for DROME magazine
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L E S F R è R E S B O U RO U L L E C o della delicatezza che salverà il mondo or delicacy that will save the world by Tea Romanello-Hillereau
Mentre la Francia incensa quest’anno i fratelli Bouroullec da un angolo all’altro dell’esagono, noi li interroghiamo su Madre Natura ispiratrice, gli incontri che cambiano la vita e le strategie di sopravvivenza al temperamento degli italiani, partner privilegiati in un lavoro-missione che li vede tracciare dolcemente le vie per un mondo migliore While France praises Bouroullec bros. from every corner of the Hexagon, we question them about inspiring Mother Nature, encounters that change our lives, survival strategies, and the passionate character of Italians, who are the privileged partners on a job-mission to gently blaze a trail for a better world
Le loro creazioni fanno parte delle collezioni permanenti del Centre Georges Pompidou e del Museum of Modern Art di New York, ma la Francia, a vero dire, in fatto di attenzioni li ha fatti un po’ attendere. Le cose cambiano, e oggi i bretoni naturalizzati parigini Ronan e Erwan Bouroullec sono in mostra a Bordeaux all’Arc en rêve e al Centre Pompidou di Metz. Anni addietro, era il 2002, era stata Londra a dedicargli una personale, al Design Museum, non prima però che Hedi Slimane e Issey Miyake li avessero chiamati per i loro spazi. Vincitori del New Designer Award all’ICFF di New York (1999), eletti creativi dell’anno nel 2002 al Salon du Meuble e al Now ! lo scorso Gennaio, dal 1997 non smettono di progettare e, soprattutto, di essere prodotti dalle più grandi case di design in circolazione.
Their creations are part of the permanent collections of the Centre Georges Pompidou and of the Museum of Modern Art of New York, but France made them wait for its approval. However, things are now changing, and Ronan and Erwan Bouroullec, Bretons naturalized Parisians, are presenting their exhibitions in Bordeaux at the Arc en rêve and will soon do it at the Centre Pompidou in Metz. Winners of the New Designer Award at New York’s ICFF (1999) and elected creative of the year in 2002 at the Salon du Meuble and at Now! last January, since 1997 they have never stopped designing and above all they continue being produced by the larger design houses. In 2002 London devoted them an exhibition at the Design Museum, and before that, Hedi Slimane and Issey Miyake asked them to design spaces for their collections.
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RO S S L O V E G R O V E Statement
Se scoprissi che il mondo ti considera dotato di un superpotere… quale sarebbe?
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If you found out that the world believes you’ve been blessed with a superpower... which would it be?
Avere il potere della levitazione e andare nello spazio ogni volta che voglio.
To be able to levitate and go at will into space.
Nato a Cardiff, Galles, nel 1958, Ross Lovegrove è uno tra i più importanti e affascinanti designer contemporanei. Laureatosi in design industriale al Politecnico di Manchester, specializzatosi con un master al Royal College of Art di Londra, Ross comincia la sua carriera in Germania con frog design, dove lavora su progetti di design per il Sony Walkman e i computer di Apple. Si sposta poi in Francia per Knoll International, in cui opera da interno, e diventa membro dell’Atelier di Nîmes, con Jean Nouvel e Philippe Starck, lavorando come consulente per Louis Vuitton, Cacharel, Dupont e Hermès. Nel 1986, ritorna nel Regno Unito e, nel 1990, crea il proprio studio, che sin dagli esordi collabora con le più straordinarie case di design del mondo. Il suo “essenzialismo organico” ha dato vita, tra i tanti progetti, anche alle sedie Supernatural per Moroso che, di colore nero, versione poltroncina, decorano le redazioni di Roma e Bruxelles di DROME.
Born in Cardiff, Wales, in 1958, Ross Lovegrove is regarded as one of the leading and most charismatic of contemporary designers. After graduating in industrial design at Manchester Polytechnic, he switched to the Royal College of Art, London, where he completed his master of design. He began his career in Germany with frog design, where he was involved in designing the Sony Walkman and the Apple computers. There followed a period working as an in-house designer for Knoll International in France, and as a partner of Atelier de Nimes, along with Philippe Starck and Jean Nouvel, acting as consultant to firms such as Louis Vuitton, Cacharel, Dupont and Hermès. In 1986, Ross returned to Great Britain and, in 1990, he founded his own studio and he immediately started to design for prestigious international design companies. His notion of ‘organic essentialism’ gave life, among numerous other projects, to the Supernatural chairs for Moroso which, in the small black armchair version, also add a finishing touch to DROME’s editorial offices in Rome and Brussels.
Ross Lovegrove photographed by Giulio Mazzarini for DROME magazine Photographer’s assistant: Sam Dransfield, special thanks to Anka and the whole team at Ross Lovegrove Studio
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Raw Edges photograped in their studio in London by Giulio Mazzarini for DROME magazine. Photographer’s assistant: Vikki Ellis
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R AW E D G E S Oggetti mai visti Never seen before objects by Valeria Corti
Maghi del tailoring furniture, sono bravi, belli, giovani, preparati, originali, e già un po’ divi. E sanno piegare la materia a loro piacimento… Magicians of the tailoring furniture, they are skilful, good-looking, qualified, original, and already almost celebrities. And they know how to bend materials to their will…
Se avessero le antennine e fossero tutti verdi, ci sembrerebbero meno soprannaturali; invece sono fatti di carne e ossa, ma hanno una marcia in più. Sono i Raw Edges, al secolo Yael Mer e Shay Alkalay, trentenni israeliani di nascita e inglesi di adozione, coppia di nome e di fatto. Loro piegano geometricamente la ceramica come fosse carta (piastrelle per Mutina), arrotondano le forme del legno fino a farlo sembrare morbida carta stropicciata (sedute per Cappellini), sperimentano sempre materiali diversi utilizzando nuove tecniche produttive. Non amano le etichette, perché restrittive e limitanti, e vogliono semplicemente sorprendere con oggetti eccentrici. Ci riescono combinando con maestria le loro personali abilità: la mente matematica di Yael con quella più attenta alla meccanica delle cose di Shay.
If they had small feelers and they were all green, they would certainly look to us less supernatural. Actually they are made of flesh and bone, but they really are a cut above. They are Raw Edges, in the world Yael Mer and Shay Alkalay, two thirty-year-old Israelis (while England is their country of adoption), a couple by name and by nature. They geometrically bend ceramic as if it were paper (tiles made for Mutina), they round off wood shapes until they look like soft, wrinkled paper (seats made for Cappellini), they always try new materials, making use of new production techniques. They are not fond of labels, which they consider restrictive and limiting, and they simply want to amaze with eccentric objects. And they manage to do that, by combining workmanship with their personal abilities: Yael’s mathematical mind and Shay’s passion for the mechanics of things.
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M E R I Ç C A N ATA N ...inspired by DROME
Meriç Canatan
OGGI E DOMANI “Un eroe che stavamo aspettando da tempo. Una provvidenza, una divinità che metterà tutto a posto. Che, senza chiedere da quale continente, paese o città provenga, offrirà a questa folle e sconnessa umanità un posto dove vivere la propria vita. Una potenza che salverà l’umanità dalle minacce naturali, chimiche, nucleari e radioattive. Questo eroe arriverà da quelle nuvole che osserviamo con sguardi omicidi, dopo tutto ciò che abbiamo letto, scritto e disegnato. Quindi ci dirà: “Non sarò io a salvarvi, sarete voi stessi a farlo”. E oggi e domani, arriverà sempre il momento di restituire alla terra i suoi poteri, la quale non può più sopportare il caos causato dall’umanità. Ed è arrivato il momento per l’umanità di riprendersi i suoi poteri soprannaturali e cominciare ad usarli”. Meriç Canatan è nata ad Ankara, in Turchia, nel 1988. Ha studiato pittura alla Ankara Anatolian High School of Fine Arts e, durante i suoi studi, ha partecipato a programmi e mostre di livello internazionale, organizzate dall’agenzia europea Comenius. Nel 2006 si è iscritta alla facoltà di moda e design dell’Accademia di belle arti Mimar Sinan. Ha lavorato come assistente di stilisti e artisti presso gallerie d’arte, durante le settimane della moda e in progetti artistici indipendenti. Nel 2009, insieme alla sua amica Fatos Erhuy, ha creato il marchio di accessori “Birdy”. Durante l’ultimo anno di università, ha studiato decorazione presso l’Accademia di belle arti di Roma. Ha vinto il suo primo premio nel concorso internazionale di design grafico, “CCC create your crush”, esponendo le sue creazioni alla fiera internazionale HEIMTEXTIL 2011. All’inizio di quest’anno, i suoi “Cut-Out”, ispirati ad un tema fantascientifico, sono stati pubblicati da numerosi siti e riviste di moda. Attualmente, vive e lavora ad Istanbul. Oltre a studiare, continua a viaggiare per il mondo, creando nuove illustrazioni e progetti di design.
TODAY AND AFTER “A hero that we were waiting for, since a long time. A profit, a god who will put everything back together. Who, without asking from which continent, country or city they are, will give this twisted and insane mankind a space for living and a life. A power who will save humanity from natural, chemical, nuclear, radioactive threats. That hero will arrive from behind the clouds we look at with our blood stained eyes, after everything we have read,written and drawn. Then he will tell us this: ‘I am not the one to save you, you are.’ And today and after, it is time to give its power back to earth that can’t digest the chaos created by humankind anymore. And it is time for humankind to get back their supernatural powers and start using them.”
Meriç Canatan was born in Ankara, Turkey, in 1988. She studied painting at Ankara Anatolian High School of fine arts, and during her education she participated EU Comenius international projects and exhibitions. In 2006, she entered the department of textile and fashion design of Mimar Sinan fine arts university. She worked as an assistant of designers and artists in galleries, fashion weeks and independent art projects. In 2009, she created the accessory brand ‘Birdy’ with her friend Fatos Erhuy. In the last year of university, she studied decoration as an exchange student at Accademia di belle arti di Roma, Italy. She won her first prize in ‘CCC create your crush’ international print design competition and she has showed her artworks at the international trade fair HEIMTEXTIL 2011. In the beginning of this year, her science fiction themed illustration project ‘Cut-Out’ was published by various fashion trend sites and magazines. Now, she lives and works in Istanbul. Beyond her studies, she continues travelling, illustrating and designing.
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Meriรง Canatan, inspired by DROME..., 2011, courtesy of the artist
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T S U M O R I C H I S AT O Statement
Se scoprissi che il mondo ti considera dotato di un superpotere… quale sarebbe? Il potere di volare! Può sembrare scontato, ma a me che adoro viaggiare, incontrare nuove persone, luoghi, culture, piacerebbe poter spostarmi così facilmente e liberamente. C’è dell’onirico e della purezza nel poter volare e lasciarsi portare come fanno gli uccelli. Anche per contemplare tutti questi paesaggi (colori, forme, …) dall’alto, come ho potuto fare recentemente, sorvolando la Cappadocia in mongolfiera: un’esperienza indimenticabile!
Nata nella città di Saitama, Giappone, Tsumori Chisato studia moda presso la prestigiosa Bunka School di Tokyo. Nel 1977 entra a far parte della casa di moda fondata da Issey Miyake. Con il supporto dello stesso Miyake, nel 1990 lancia la sua prima collezione, e, in quello stesso anno, le sue creazioni sfilano sulla passerella della Japan Fashion Week. Il suo stile si rende subito riconoscibile per i tessuti stravaganti e lussuosi, abbelliti da intricate decorazioni di gioielli e ricami, applicazioni e stampe di sua stessa creazione, che raffigurano gatti, funghi ed altri fantasiosi motivi. Il “Maïnichi Award” è solo uno dei numerosi premi che la stilista riceve come riconoscimento del proprio lavoro. Ha scelto Parigi per aprire il suo primo negozio al di fuori dei confini asiatici: lo store rivela la passione di Chisato per l’arte attraverso le sue vetrine interattive, che espongono fotografi, artisti visivi e designer. Il suo talento artistico ha ispirato anche le fantasiose campagne pubblicitarie del brand. Recentemente, la sua creatività ha incontrato l’universo stilistico di Petit Bateau, per il quale ha ideato una sognante capsule collection dedicata all’intera famiglia. 140
If you were to find out that the world believes you have a superpower… what that power would be ? The power to fly! It can sound a bit predictable, but for someone like me who loves to travel, meet new people, places, cultures, it would be great to move so easily and freely. There is something dreamy and extremely pure in flying and letting yourself be taken away as birds do. Also to be able to admire all these landscapes (colours, forms, …) from above, as I did recently, flying over Cappadocia in a hot-air balloon: an unforgettable experience.
Born in the city of Saitama, Japan, Tsumori Chisato studied fashion at the prestigious Bunka School in Tokyo. In 1977, she entered the Issey Miyake design company. With the encouragement of Mr. Miyake himself, she started her own line in 1990, and made its first catwalk at the Japan Fashion Week that same year. Her signature magic touch was soon celebrated with her whimsical and luxurious textiles, intricate beading, embroidery, appliqués and prints of her own design, featuring cats, mushrooms and other playful themes. The ‘Maïnichi Award’ is just one of numerous prizes she has received in recognition of her design achievements. She chose Paris as the destination for her first free-standing shop outside Japan: it showcases Chisato’s love for art through collaborations with photographers, visual artists and set designers exhibited in the storefront. Her artistic sensibility is also translated through the brand’s inventive advertising campaigns. Lately, she met the universe of Petit Bateau imaging dreamy capsule items for the whole family.
Tsumori Chisato photographed in Paris by Alex Giomo for DROME magazine. Make-up: Ludovic Engrand for Shu Uemura, hair: Yusuke Taniguchi using Kiehl’s products
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HILDEGARD
VON BINGEN
Photographer: Nicol Vizioli Stylist: Irene Manicone Hair Stylist: Takuya Morimoto using Bubble Bubble Make-up Artist: Ole Elias Reinholdtsen Høve using MAC cosmetics Assistant Stylist: Bonita Andre Models: Bronte Dow, Ellie, Vanessa@PREMIER, Julian, Cedric Shot in London
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cream chiffon top Georgia Hardinge, jewellery Pabble London
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black cloak Ara Jo, veil National Theater, crown and round bracelet Andy Farrow, jewellery Pabble London, beige cloak National Theater, olive dress Issever Bahri, silver crown Rael Stone
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THE
HEALERS
Photography: Robert G. Bartholot Styling assistant: Raúl Baleige Hair: Gisela Miret Mestre Make-up: Antonio Lopez Culebras Models: Juan Carlos Molina, Álvaro Villarrubia, Antonio Lopez Culebras, Julia Lara, Giséla Miret Mestre, Natalia Oliveira, Darren, Giuseppe Tirritico, Joey Ghiara Shot in Madrid
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blousetop Sinpatron, tunica Pertegaz vintage for Corachan & Delgado, jewel case and fur stoles vintage by Corachan & Delgado, jewellery LaBicha and Iosseliani Francesca Liberatore
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vest, shirt and top Miquel Suay, trousers Sinpatron, jewellery LaBicha and Iosselliani
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