Pietro Virgadamo
Carla Di Martino
Vito Pipitone
Pietro Virgadamo
Carla Di Martino
Vito Pipitone
EDUCAZIONE CIVICA E FINANZIARIA
VIDEOLEZIONI PER I SAPERI ESSENZIALI
GUIDA ALLO STUDIO PER UNITÀ
OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ
CIAO RAGA Z ZI! IO VI CONOS CO, MA VOI ANCORA
NO N CONOSCE T E ME. IL MIO N OME È NO RMA
E VI ACCOMPAGNERÒ DUR ANTE I DUE PROSSIMI ANNI
DI SCUO LA . QUE S T I DUE CU CCIO LI ACCA N TO
A ME SI CHIAMAN O VALUE E P R IN C IPLE .
SO NO I MIEI PIÙ FIDATI CO MPAG NI DI VIAGG I O
AMO MOLTO L’ORDINE E L A PREC ISIONE, E PERCIÒ IL DIRIT T O, DI CUI VI PARL ERÒ
T RA PO CO. N ON MI SE PARO MAI DA QUE S TA
BORSE T TA A F ORMA DI LIBRO,
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ESSA È COME UN O S CRIGNO CHE CON T IE NE
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CIAO N ORMA!
OGGI FAREMO L A NOSTR A
P RIMA L EZIONE DI DIRIT T O.
DOBBIA MO PREO CCUPARCI?
MA NO! S COPRIRETE
ANZI CHE IL DIR ITTO
È GIÀ PRESENTE NE LLE VO ST RE VITE …
MA PENSA! E C HI SE
N ’E RA ACCORTO!!
Osserva la situazione presentata nel disegno, concentrandoti soprattutto sulle parole messe in evidenza.
VOCABOLARIO
La nostra vita è fatta di stare insieme e lo stare insieme richiede alcune regole, dette anche norme. Questo insegnamento dell’esperienza ha portato tutti i popoli del mondo a stabilire alcune norme per vivere civilmente e per attuare alcuni valori ritenuti comuni, per esempio il rispetto della vita.
Questo è avvenuto e avviene tramite norme di tipo diverso. Esistono, infatti:
• norme sociali;
• norme morali;
• norme giuridiche
Le norme sociali sono regole di comportamento che derivano per lo più dalla buona educazione, come cedere il posto a sedere a una persona anziana.
Le norme morali derivano da convinzioni etiche comuni o dall’adesione a un credo religioso; per esempio, andare a messa la domenica è una norma morale che riguarda i fedeli della religione cattolica.
Le norme giuridiche, infine, sono regole di comportamento poste dal Diritto di una certa comunità (lo Stato, l’Unione europea, una Regione ecc.).
Per esempio…
norma sociale o religiosa norma giuridica
articolo codice penale
Il Diritto è l’insieme delle norme che compongono un certo sistema giuridico o ordinamento giuridico.
Il termine “Diritto” e le espressioni “sistema giuridico” e “ordinamento giuridico” sono sinonimi e indicano l’insieme ordinato di regole che governano una certa comunità di persone. Noi viviamo nel sistema giuridico italo-europeo, regolato da norme nazionali, europee e, in parte, anche internazionali.
Guarda le immagini e scrivi quali tipi di norme (sociali, morali, giuridiche) secondo te vi sono rappresentate.
VOCABOLARIO
Coattività
Le norme giuridiche presentano alcuni caratteri fondamentali:
• generalità: le norme giuridiche si riferiscono a un insieme generale di soggetti che si trovano in una certa situazione e non a individui predeterminati;
Sanzione codice civile cives
• astrattezza: le norme giuridiche prevedono una situazione “cornice” potenzialmente applicabile a tante situazioni concrete, tra loro non identiche, ma che possono senz’altro rientrare in quella cornice. Questa “cornice”, o situazione astratta, si chiama “fattispecie astratta”, mentre la situazione concreta prende il nome di “fattispecie concreta”;
• coattività o obbligatorietà: è obbligatorio rispettare le norme giuridiche, altrimenti si è sottoposti a una sanzione paragrafo 3
Per esempio…
codice civile Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno
• generale
• astratta
qualunque fatto… che cagiona ad altri un danno ingiusto
• coattiva obbligatoria obbliga
Guardiamo diritto Quanti anni ha Norma?
Quanto sono antiche le norme giuridiche?
Quando sono state “inventate”?
ubi societas ibi ius
romano
Diritto
Il Corpus Iuris Civilis è la più famosa raccolta di norme giuridiche della storia romana, compilata nel VI sec. d.C. per disposizione dell’imperatore Giustiniano.
Altri due importanti caratteri delle norme giuridiche sono:
• bilateralità: le norme giuridiche regolano i rapporti tra almeno due soggetti (“bilaterale” vuol dire infatti “che ha due lati”), per cui, generalizzando un po’, si può dire che a chi ha un diritto si contrappone sempre chi deve rispettare un dovere;
Per esempio…
bilateralità dovere
diritto
• esteriorità: le norme giuridiche si riferiscono solamente a comportamenti “esterni”, vale a dire percepibili, e non riguardano fatti che rimangono solamente nella sfera interiore del soggetto, come le intenzioni. esteriore obbligatorietà
Per esempio…
Le interviste dell’autore
Con il giudice Manfredi Lanza chiediamoci: che cos’è un reato?
La sanzione giuridica è la conseguenza negativa che il Diritto prevede nell’ipotesi in cui una norma venga violata, ossia non rispettata.
La sanzione in sé non è caratteristica delle sole norme giuridiche. Infatti, anche la violazione di norme sociali e morali ha conseguenze negative, cioè sanzioni. Tuttavia, queste sanzioni sono rilevanti solo sul piano della coscienza (per esempio riguardano il senso di colpa) o del discredito sociale (per esempio la perdita della stima o della fiducia da parte degli altri). La sanzione giuridica, invece, è caratterizzata dalla coercizione, cioè dal fatto che è imposta anche contro la volontà di chi la subisce.
Esistono diversi tipi di sanzioni giuridiche:
• la sanzione civile, che ha funzione normalmente riparatoria, ossia serve a riparare un torto;
VOCABOLARIO
Pubblica
Amministrazione Bis
• la sanzione amministrativa, in genere di carattere pecuniario (cioè monetario), prevista in caso di violazione di norme stabilite dagli organi della Pubblica Amministrazione come lo Stato o la Regione; per esempio la Polizia municipale sanziona con una multa chi parcheggia in divieto di sosta;
• la sanzione penale, con funzione punitiva, è prevista quando si viola una norma che prevede un reato, cioè un fatto disapprovato dal sistema giuridico e considerato di particolare gravità; essa può essere pecuniaria, cioè prevedere una somma di denaro (multa o ammenda) o detentiva, ossia la limitazione della libertà personale, per esempio tramite la permanenza in carcere.
Le sanzioni civili, amministrative e penali possono anche cumularsi, cioè aggiungersi l’una all’altra.
Per esempio…
• sanzione penale bis
• sanzione civile
• sanzione amministrativa
derogabili
Le norme giuridiche possono concretizzarsi come regole o princìpi. Le regole sono specifiche, richiedono cioè un comportamento sufficientemente dettagliato per essere soddisfatte. I princìpi, sono più generici: essi sono gli strumenti per realizzare un valore; non può dirsi, come per le regole, che essi siano sempre rispettati o violati (diremmo: o è bianco o è nero), ma può anche verificarsi che siano realizzati “di più o di meno”.
Per esempio…
regola
principio valore
Gli studiosi più attenti osservano che ogni norma deve essere attuativa di un principio. Può accadere, tuttavia, che una certa norma si discosti dai princìpi generali del sistema giuridico: si dice, in questo caso, che siamo di fronte a una norma eccezionale. Per esempio, la norma che stabilisce che le persone con alcune patologie non sono soggette all’obbligo di vaccinarsi è una norma eccezionale, perché si allontana dalla regola generale che stabilisce che quello stesso vaccino è obbligatorio per tutti.
NORME
inderogabili / imperative
Le norme derogabili possono essere disapplicate per volontà dei singoli soggetti destinatari; le norme inderogabili, viceversa, non possono esserlo. Normalmente, le norme sono inderogabili perché rappresentano l’unico modo per attuare un determinato principio fondamentale. La derogabilità di una norma non è in contraddizione con la sua obbligatorietà: anche quando una norma è derogabile, essa è infatti obbligatoria finché chi può derogarla non decide di farlo.
Per esempio…
norma derogabile
norma inderogabile
Una sottocategoria molto importante di norme inderogabili è costituita dalle norme imperative. Queste si distinguono perché pongono divieti assoluti a protezione di valori fondamentali, cioè di primaria importanza per il sistema giuridico.
Per esempio…
imperative
DIRITTO INTERNAZIONALE PUBBLICO
DIRITTO TRIBUTARIO
DIRITTO COMMERCIALE
DIRITTO ECCLESIASTICO
DIRITTO PENALE
DIRITTO PUBBLICO
DIRITTO COSTITUZIONALE
DIRITTO PROCESSUALE
DIRITTO PRIVATO
DIRITTO CIVILE DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO DIRITTO DEL LAVORO
DIRITTO AMMINISTRATIVO
COSTITUZIONE
VOCABOLARIO
Costituzione
Il Diritto in senso oggettivo, inteso cioè come ordinamento o sistema giuridico, può essere rappresentato come un albero dai molti rami, con un solo robusto tronco. Come avviene per ogni albero, anche se i rami sono diversi, la linfa che scorre all’interno è per tutti la stessa; inoltre, tali rami, pur diversi, sono comunque tutti indissolubilmente legati. Lo stesso avviene per il Diritto (o sistema/ordinamento giuridico): anche se si suddivide in veri e propri rami, i valori che lo attraversano sono sempre gli stessi, tanto che tutti tendono verso la stessa direzione, cioè la realizzazione di questi valori. In più, anche se separati, i rami del Diritto sono saldamente tenuti insieme da un asse portante costituito dai valori e dai princìpi fondamentali, normalmente espressi all’interno della Costituzione. Questi valori oprincìpi sono la linfa che scorre nell’albero del Diritto. Dobbiamo dire che i rami sono un’immagine che ci aiuta solo a comprendere l’articolazione del sistema giuridico: esso è infatti uno soltanto, anche se complesso, cioè, costituito da molte “fonti” e tipologie di norme Modulo 1, Unità 2 Tra i rami del Diritto possiamo distinguere:
• il DIRITTO PUBBLICO: si occupa dei rapporti tra i soggetti privati e un’autorità costituita, per esempio lo Stato. All’interno del diritto pubblico si distinguono, per esempio:
L’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, riunisce diversi Stati al fine di perseguire scopi comuni di pace e cooperazione su scala planetaria).
▶ il diritto costituzionale, costituito dall’insieme delle norme che si pongono al massimo livello (sono “le più importanti”), espresse nella Costituzione;
▶ il diritto amministrativo, l’insieme delle norme che regolano le Pubbliche amministrazioni e i loro rapporti con i soggetti privati;
▶ il diritto penale, l’insieme delle norme che regolano la funzione punitiva esercitata prevalentemente dello Stato;
▶ il diritto tributario, l’insieme delle norme che regolano la tassazione (ossia le tasse);
▶ il diritto ecclesiastico, che regola i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose, che si distingue dal diritto canonico, che è l’insieme delle norme della Chiesa cattolica che regolano la vita dei fedeli;
▶ il diritto processuale, che contiene tutte le norme che regolano i processi e l’organizzazione della giustizia: esso raccoglie, per esempio, le regole che rendono possibile un giudizio in tribunale, l’acquisizione delle prove di un fatto rilevante in quel giudizio, un’udienza davanti a un magistrato, l’emanazione di una decisione (una sentenza);
▶ il diritto internazionale pubblico: è l’insieme delle norme, di varia natura, che regolano i rapporti tra gli Stati e quelli con gli organismi internazionali, come l’ONU;
• il DIRITTO PRIVATO si occupa dei rapporti tra soggetti che agiscono come privati cittadini. In senso ampio, il diritto privato comprende:
▶ il diritto civile (dal latino cives, cioè “cittadini”) che riguarda i diritti fondamentali della persona, il diritto di famiglia, la proprietà, il testamento in caso di morte, i contratti, il risarcimento del danno e molto altro ancora;
▶ il diritto del lavoro, che disciplina i rapporti di lavoro e che tutela, oltre all’interesse economico, anche la libertà, la dignità e la personalità del lavoratore;
▶ il diritto commerciale, che riguarda, per la maggior parte, le regole dell’impresa e delle società;
▶ il diritto internazionale privato: è l’insieme delle norme volte a disciplinare i rapporti giuridici tra privati che presentano “elementi di estraneità” (soggetti, oggetti, azioni ecc.) rispetto a un determinato sistema giuridico. Anche se per alcuni aspetti esso appartiene all’ambito processuale (Diritto pubblico), nel suo complesso viene in genere classificato come ramo del diritto privato.
diritto internazionale privato
• il DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA: è l’insieme delle norme giuridiche emanate dagli organi dell’Unione europea che possono regolare tanto rapporti di diritto privato quanto rapporti di diritto pubblico. Per questa ragione appare appropriato indicarlo come un ramo autonomo.
sempre vincolante per il futuro
a volte vincolante per il passato (retroattiva)
è abrogata per il futuro è annullata dalla Corte costituzionale
LA NORMA “NASCE”
La norma, come fosse un essere vivente, ha una sua vita e un suo raggio di azione, che si chiama efficacia.
Possiamo dire che essa nasce quando viene emanata, cioè creata dal soggetto competente a generarla, e da un certo momento deve essere rispettata dai suoi destinatari, diventa cioè vincolante (tecnicamente, si dice che “entra in vigore”). In Italia ciò avviene generalmente 15 giorni dopo la pubblicazione della norma sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana (GU). Scaduti i 15 giorni, la norma si considera conosciuta da tutti e nessuno può affermare di non averla conosciuta per evitare di sottostarvi: è quella che si chiama “presunzione di conoscenza” (dicevano i Romani ignorantia legis non excusat, ovvero “l’ignoranza della legge non discolpa chi la viola”). Il termine di quindici giorni può essere prolungato qualora la norma sia particolarmente complessa, per consentire ai soggetti di conoscere il contenuto della nuova norma e di avere il tempo di adeguarvisi; oppure il termine può essere ridotto in casi di urgenza.
Otto donne, tra cui Letizia De Martino (nella foto), vinsero nel 1963 il primo concorso per la Magistratura aperto anche alle donne.
LA NORMA “VIVE”
Ogni norma ha generalmente efficacia per il futuro. Questo vuol dire che essa si applica ai comportamenti e alle situazioni che si verificano dopo la sua entrata in vigore.
Per esempio…
LE NORME RETROATTIVE
In verità, può anche accadere, in via eccezionale, che una norma si applichi anche al passato: in tal caso, si parla di efficacia retroattiva della norma o di norma retroattiva. Ciò significa che essa si applica anche ai comportamenti e alle situazioni che si sono verificati prima della sua entrata in vigore.
Perché una norma sia retroattiva ciò deve apparire giusto e ragionevole, altrimenti questa efficacia per il passato sarebbe illegittima, cioè non ammissibile.
VOCABOLARIO
Alcune norme non possono mai essere retroattive: si tratta delle norme penali che puniscono in maniera più severa chi ha commesso un reato. Il divieto di efficacia retroattiva di queste norme penali è assoluto, perché è posto addirittura dalla Costituzione (art. 25, secondo comma, Cost.).
Per esempio…
Una norma può essere applicata al passato quando la norma stessa lo prevede. Ciò può accadere esplicitamente oppure implicitamente:
• esplicitamente, quando la legge contiene una chiara indicazione che essa si applica al passato. Per esempio, può trovarsi scritto che “la presente norma ha efficacia retroattiva”;
• implicitamente, quando, per esempio, una legge tenta di chiarire il significato di una legge precedente poco chiara (cosiddetta “legge di interpretazione autentica”). In questo caso, si ritiene che la legge di interpretazione abbia effetto a partire non dalla sua entrata in vigore, ma dall’entrata in vigore della legge che vuole interpretare.
La norma giuridica perde la sua efficacia (metaforicamente “muore”) per due cause: l’abrogazione e l’annullamento.
• Abrogazione: è l’eliminazione della norma da parte dello stesso soggetto che l’ha introdotta nel sistema o di altro soggetto a ciò autorizzato. La norma, se abrogata, cessa di avere efficacia dal momento della sua abrogazione, ma continua a disciplinare i fatti passati, cioè verificatisi quando essa era ancora in vigore. In poche parole, l’abrogazione opera solamente per il futuro L’abrogazione può essere espressa, quando è così chiaramente definita, oppure tacita. Quest’ultima si verifica quando una norma successiva è incompatibile con quella precedente, oppure quando chi emana nuove norme intende regolare per intero e in maniera innovativa tutta un’intera materia. In questi casi, le norme incompatibili precedenti, cioè dal contenuto non conforme alle nuove, sono abrogate.
È abrogazione espressa anche quella che si verifica con il referendum abrogativo, cioè una consultazione popolare con la quale si richiede ai cittadini votanti di esprimere la loro volontà di abrogare una data norma: se essi rispondono “sì” alla domanda posta, e si raggiungono le maggioranze richieste, la norma oggetto di referendum è abrogata.
• Annullamento (o inapplicabilità): si verifica quando la Corte costituzionale dichiara una data norma incompatibile con o contraria alla Costituzione. Quella norma diviene allora inefficace, cioè inapplicabile, rispetto a tutte le situazioni che si verificano dopo la dichiarazione di illegittimità e anche rispetto a quelle verificatesi prima, tranne che si tratti di situazioni ormai “esaurite”.
La desuetudine è una particolarissima causa di inefficacia che vale solo per una tipologia di norme non scritte, che si chiamano consuetudini. Tali norme vengono osservate dai soggetti del sistema giuridico in quanto ritenute obbligatorie. Nel momento in cui quest’osservanza viene meno, le norme diventano desuete (“non più in uso”) e perdono di efficacia. La desuetudine non opera, cioè non vale, nei confronti delle norme scritte.
desueta
Le norme giuridiche si applicano all’interno di un territorio: a oggi è difficile immaginare una norma che si applichi nel mondo intero, anche se non è escluso che in un prossimo futuro ciò possa accadere. Il territorio, cioè lo spazio di applicazione di una norma, è quello sul quale una certa autorità esercita il proprio potere: in genere, le leggi dello Stato si applicano su tutto il territorio nazionale, quelle di una Regione nei limiti territoriali della Regione stessa, un regolamento comunale nello spazio del Comune di riferimento ecc. Questa regola della territorialità è normalmente senza eccezione quando si tratta di applicare le più importanti norme di diritto pubblico, come quelle penali, mentre è possibile che in Italia si applichi anche una norma straniera quando si tratta di rapporti regolati da norme di diritto privato. In questo caso, entra in gioco quel ramo del diritto che si occupa di individuare quali norme applicare quando il caso concreto presenta “elementi” (soggetti, oggetti, azioni ecc.) estranei al nostro sistema giuridico che è, come abbiamo visto, il diritto internazionale privato.
Diritto naturale e diritto positivo
tra la legge e la giustizia
rapporto
diritto
naturale diritto positivo
diritti umani fondamentali
l’“obiettore” (cioè colui che ha fatto prevalere il dovere morale) non può essere sanzionato se non rispetta l’obbligo giuridico
Norme e doveri morali: il caso dell’obiezione di coscienza
La relazione difficile tra diritto naturale e diritto positivo è il dramma vissuto dal personaggio di Antigone nell’omonima tragedia greca di Sofocle. Antigone decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, pur contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte, che ha vietato tale sepoltura. Per Antigone mai una legge umana avrebbe potuto portare a «trasgredire leggi non scritte, e innate, degli dèi».
ogni ragionevole dubbio Una norma può essere sbagliata?Joseph Abel (1764-1818), Antigone piange sul corpo del fratello (1803), The Princely Collections, Liechtenstein.
LO SO, O G N I TA N TO
PA RLO U NA LIN G UA
TU T TA M I A . MA ECCOVI Q U I
UN A PICCO LA FI LA ST R OCCA
CO N QUA LCH E AI UT INO
PE R IN T ERP RE TAR M I…
E B UON D IV ERTI ME NTO !
E se vogliam esser veri giuristi, tutti i criteri vanno rivisti, facendo quel che dicono anche i cuori… attuando i princìpi e soprattutto i valori!
SOGGETTI
CHE
Organi legislativi INTERPRETANO LE
Le norme giuridiche non sono comandi sempre chiari e immediati. Anche quando appaiono semplici e cristalline, esse vanno interpretate Ci sono diversi soggetti che possono interpretare una norma.
• Il primo soggetto è l’organo legislativo, l’organo che crea la norma, e la sua interpretazione è definita interpretazione autentica. Il legislatore, per chiarire il significato di una norma, ne emana un’altra che spiega o integra la precedente. La sua interpretazione è vincolante per tutti i soggetti e quindi obbligatoria.
Giudici
interpretazione autentica interpretazione giudiziale
interpretazione dottrinale
CRITERI PER INTERPRETARE LE NORME
interpretazione
• Il secondo soggetto è rappresentato dai giudici che durante i processi devono attribuire significato alle norme. Questa interpretazione, detta giudiziale, è obbligatoria per ogni processo e ogni giudice ricorre alla propria interpretazione e vincola, ossia riguarda, solo le parti del giudizio.
• La terza interpretazione, detta dottrinale, è effettuata dagli studiosi di diritto, i giuristi: non ha valore vincolante, cioè non è obbligatoria perché riguarda modelli teorici.
In che modo i tre soggetti possono effettuare la loro interpretazione? Esistono diversi criteri, che operano tendenzialmente in modo congiunto:
• interpretazione letterale: le norme si interpretano seguendo il significato proprio delle parole che le compongono, senza alterarlo in alcun modo;
• interpretazione logica: si deve ricercare la volontà del legislatore considerando anche elementi esterni alla norma quali, per esempio, il contesto storico, lo scopo razionale (ratio) che ha portato all’emanazione della legge;
sistematica
• interpretazione sistematica: le norme giuridiche devono essere interpretate le une in relazione con le altre, così che non venga meno il senso complessivo delle norme che regolano una determinata materia;
• interpretazione assiologica: le norme devono essere interpretate secondo i valori che l’ordinamento giuridico persegue, che sono principalmente quelli indicati nella Costituzione.
Interpretazione
dichiarativa estensiva restrittiva
analogica
In base ai risultati che si perseguono dall’interpretazione della norma si distinguono:
• interpretazione dichiarativa, se i risultati dell’interpretazione letterale coincidono con quelli dell’interpretazione logica (lex tam dixit, quam voluit, “la legge dice ciò che vuole”);
• interpretazione estensiva, se l’ambito di applicazione della norma è più ampio di quanto si ricava dalla sua formulazione letterale (lex minus dixit quam voluit, “la legge dice meno di ciò che vuole”). Occorre sottolineare che l’interpretazione estensiva non va confusa con l’analogia: infatti, con la prima si rimane sempre nell’ambito della norma, anche se dilatata fino al limite della sua massima espansione;
• interpretazione restrittiva, se l’ambito dell’applicazione della norma è più ristretto di quanto si ricava dalla sua formulazione letterale (lex plus dixit quam voluit, “la legge dice più di ciò che vuole”).
Per esempio…
interpretazione restrittiva
interpretazione estensiva
I criteri appena ricordati non sono sufficienti quando manca una regola specifica da applicare al caso concreto. In questa ipotesi, soccorre l’interpretazione analogica, grazie alla quale si prendono in considerazione le norme giuridiche che disciplinano casi simili o materie analoghe.
Per esempio…
interpretazione analogica
• La norma è una regola giuridica (diversa da quella sociale, morale o religiosa), cioè dettata dal Diritto (chiamato anche ordinamento giuridico o sistema giuridico).
• Il Diritto rappresenta l’insieme delle regole del vivere civile accompagnate da una sanzione, cioè da una conseguenza negativa per chi le viola, che si applica anche contro la volontà del soggetto che ha commesso la violazione.
• Caratteri delle norme giuridiche sono: la generalità, l’astrattezza, l’obbligatorietà, la bilateralità, l’esteriorità.
• Vari sono i tipi di norme. Si possono distinguere anzitutto regole (norme specifiche) e princìpi (norme generiche); norme derogabili e inderogabili (tra queste ricordiamo per importanza quelle imperative); norme regolari e norme eccezionali
• Il Diritto presenta, come un grande albero, molti rami: ricordiamo il diritto pubblico (e al suo interno il diritto costituzionale, amministrativo, penale, tributario, ecclesiastico, processuale); il diritto privato (e al suo interno, in senso ampio, il diritto del lavoro, il diritto civile e il diritto commerciale); il diritto dell’Unione europea.
• La norma entra in vigore, cioè diviene efficace, in genere dopo 15 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (raccolta ufficiale delle leggi italiane); diviene inefficace per abrogazione, annullamento e, solo in casi particolari, per desuetudine. Durante la sua “vita”, essa ha efficacia per i fatti futuri, cioè successivi alla sua entrata in vigore e solo raramente riguarda fatti precedenti a questo momento: in tal caso si parla di retroattività, che deve essere giustificata sul piano dei valori e può verificarsi solo in casi eccezionali.
• La norma si applica, in linea di massima, nel territorio di sovranità dell’autorità da cui proviene (principio di territorialità, che però subisce alcune eccezioni).
• La norma deve essere sempre interpretata, operazione che mira a darle il giusto significato: l’interpretazione compete ai giudici, agli studiosi e, talvolta, anche allo stesso Legislatore. La stessa legge prevede i criteri per interpretare correttamente le norme: sintetizzando al massimo, il criterio letterale, quello logico, quello sistematico, quello assiologico. Ove non si trovi una norma perfettamente adatta al caso concreto, si può ricorrere, con certi limiti (rappresentati dalle norme penali e da quelle eccezionali) all’analogia (cioè utilizzare una norma riguardante casi simili) o, infine, ai princìpi generali del sistema giuridico.
Una buona norma porta con sé princìpi e valori che consentono di stare insieme e di progredire verso una società più civile e solidale.
1. Scegli la risposta corretta.
1. Le norme sociali sono
2. L’insieme delle norme giuridiche costituisce
2. Dai una definizione dei seguenti termini.
3. Sono caratteri delle norme giuridiche:
4. Quando una norma giuridica viene violata, il Diritto prevede
3. Collega correttamente ogni termine alla sua definizione.
4. Completa il seguente testo inserendo le parole mancanti fra quelle proposte. estensiva • autentica • dottrinale • giudiziale
5. Rispondi sul quaderno in modo esauriente alle seguenti domande. a.
6. Individua se le norme proposte sono derogabili, inderogabili/imperative segnando con una X la scelta da te effettuata e spiega il perché della tua scelta.
Dividetevi in piccoli gruppi e leggete il caso proposto; interpretate la norma relativa al caso, spiegando quale tipo di interpretazione vi sembra adeguata. Utilizzate la griglia per indicare l’interpretazione e il risultato ottenuto.
INTERPRETAZIONE EFFETTUATA
Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone, da diversi anni in prima linea nella lotta alla mafia, fu assassinato insieme alla moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrata, e a tre uomini della scorta in un attentato nei pressi di Capaci, sulla strada che dall’aeroporto siciliano di Punta Raisi conduce a Palermo. La sua opera, così brutalmente interrotta, fu raccolta da un suo collega e amico, il giudice Paolo Borsellino, da sempre al fianco di Falcone nella battaglia contro le organizzazioni mafiose. Il 19 luglio 1992, mentre si recava a salutare la madre presso la sua abitazione in via D’Amelio, a Palermo, anche il giudice Borsellino morì, con cinque agenti della scorta, per l’esplosione di un’autobomba.
Una celebre foto dei giudici Falcone (a sinistra) e Borsellino (a destra) da cui è stato tratto anche un francobollo.
I giudici Falcone e Borsellino non sono i soli “uomini di legge” ad aver perso la vita per mano della mafia e di altre organizzazioni criminose, alle quali si sono sempre opposti cercando di alimentare, con la loro vita e la loro attività professionale, una cultura della legalità Ma cos’è, di preciso, la legalità? Una prima definizione potrebbe essere: «La legalità è il rispetto delle regole». Questo è sicuramente vero, ma poniamoci una seconda domanda: il rispetto delle regole è sufficiente ad alimentare una cultura della legalità? La risposta è sì, se il rispetto delle regole non è una semplice “obbedienza” a regole che si capiscono ma che si è obbligati a rispettare, ma si basa sulla comprensione profonda del senso e del ruolo delle regole all’interno della società.
1. A coppie, provate a dare una definizione di “cultura della legalità”. Come punto di partenza vi suggeriamo di commentare una celebre frase dello scrittore Erri De Luca, seguendo le domande-guida: «Non è un codice, non è una divisa da indossare né la disciplina di un ordine: la legalità è un sentimento. Combina rispetto e timore, misura il grado di lealtà di una comunità».
Dopo aver risposto alle domande (o aver elaborato il vostro personale commento), scrivete la vostra definizione di “cultura della legalità”, poi confrontatela con quelle delle altre coppie di compagne/i.
2. Cerca in Rete informazioni sull’iniziativa La nave della legalità, quindi rispondi alle domande.
• La nave della legalità
Se avete già partecipato a questa iniziativa, raccontate brevemente la vostra esperienza.
Nel corso dell’Unità abbiamo portato l’attenzione sul fatto che il Diritto non è una materia astratta, ma fa parte della nostra vita di tutti i giorni anche quando non ne siamo consapevoli. Ciascuno di noi vive infatti immerso in un sistema di regole che lo avvolge e che, più o meno consapevolmente, segue. Ciò avviene in ogni luogo che frequentiamo: a scuola, siamo tenuti a rispettare il regolamento scolastico; a casa, siamo tenuti a rispettare un regolamento di condominio (che impone, per esempio, di non provocare rumori che possano disturbare i vicini dopo una certa ora); nel nostro Comune o quartiere vige un regolamento di Polizia che regola come ci si deve comportare negli spazi comuni –sulla strada, nei parchi, in prossimità di negozi e altre attività commerciali – e in certa misura anche nelle abitazioni private.
3. Recati nella biblioteca della tua scuola o del tuo quartiere/Comune e informati su come funziona il prestito dei libri. In particolare, rispondi alle seguenti domande.
4. Dividete la classe in due squadre (la prima si chiamerà “Problema”, la seconda “Soluzione”), che in un’ora dovranno completare i seguenti compiti:
In seguito, le due squadre presenteranno i propri documenti per capire, tutti insieme, se la Legge elaborata dalla prima squadra è idonea a risolvere i problemi evidenziati dalla seconda. Se i due documento coincidono, le soluzioni sono adeguate ai problemi. In caso non lo siano, qual è il modo migliore di procedere? Si può ricorrere all’interpretazione – come studiato nell’Unità – e, se sì, a quale? Decidete con l’aiuto del docente qual è il miglior modo di procedere per arrivare alla definizione del “diritto di classe” migliore possibile.
Scarica e stampa la guida allo studio dell’Unità 1
EHI OIKOS, MA L’ECONOM IA
MI AIU TERÀ A NON ESSE RE SEMPRE AL VERDE?
PIÙ CHE ALTRO, IMPARERAI AD
AM MINIS TR ARE
LE TUE F INANZE .
Osserva la situazione presentata nel disegno e rifletti.
risorse VOCABOLARIO
Il termine “economia” deriva dalla combinazione di due parole greche: oikos (“casa” o “famiglia”) e nomos (“legge” o “regola”). Unendo queste due parole otteniamo il termine “oiko-nomia”, diventato in italiano “economia”, che si può tradurre come “regole per la gestione della famiglia o della casa”. Come puoi vedere, il significato di “economia” non è quello di accumulare ricchezza. Per indicare l’arte di arricchirsi esiste un altro termine, “crematistica”, con il quale si indicano tutte le attività di appropriazione, possesso e gestione della ricchezza materiale.
La parola “economia” ha quindi un significato più nobile, dato che indica le regole per la gestione della famiglia, o, in modo simile, le regole su come amministrare la casa. Ma che cosa significa, in concreto, gestire una famiglia o amministrare la casa?
Tutti in famiglia hanno bisogni, esigenze, desideri. Alcuni sono molto semplici da soddisfare («Ho proprio voglia di un buon gelato!»), altri sono più difficili e richiedono più tempo e impegno («Vorrei cambiare auto», «Vorrei avere abbastanza tempo e soldi per girare il mondo...» ecc.).
L’esperienza ci insegna che non sempre è possibile acquistare o fare tutto ciò che si vuole, e che non sempre è possibile soddisfare tutti i nostri desideri. Ciò avviene perché, di solito, le risorse che abbiamo a disposizione sono limitate. Pensiamo, per esempio, ai soldi o, come si dice in economia, al reddito.
Il reddito a disposizione della famiglia costituisce il primo limite alle spese.
Per esempio...
Abbiamo fatto l’esempio di una famiglia con un reddito “medio”. La questione del reddito tuttavia riguarda tutti. Per quanto una famiglia possa essere ricchissima, infatti, esisterà sempre un limite alle spese che può permettersi. Esiste anche un altro limite che colpisce tutti nello stesso modo: il tempo. Tutto ciò che puoi pensare di fare in un giorno (studiare, giocare, fare acquisti, passeggiare e, un giorno, lavorare) ha un limite, e questo limite è fissato dalla lunghezza della giornata, ossia da 24 ore.
Limitato è il reddito a disposizione di ogni famiglia, ma limitato è anche il tempo. La famiglia ha dunque la necessità di fare delle scelte: decidere cosa acquistare e cosa no, quale attività svolgere e quale posticipare.
FAMIGLIE
come limiti
Possiamo quindi dare ora una prima risposta alla domanda da cui siamo partiti (Che cosa significa amministrare la casa?) e possiamo dire che:
fare delle
“amministrare la casa” significa compiere scelte per soddisfare i bisogni di coloro che vivono nella casa, utilizzando al meglio le risorse che si hanno a disposizione e tenendo conto di determinati vincoli (il reddito, il tempo).
Una cosa interessante da osservare è che la necessità di scegliere fra possibilità alternative, tenendo conto di alcuni vincoli, non riguarda solo le famiglie, ma anche le imprese e gli Stati, cioè gli altri soggetti protagonisti dell’economia.
• Le imprese hanno la necessità di scegliere se utilizzare più lavoratori o più macchinari, se aumentare la produzione o diminuirla, se aumentare o ridurre i prezzi di vendita.
Tutte le scelte delle imprese hanno l’obiettivo di rendere massimo il profitto, cioè il “guadagno” che l’impresa ricava dalla sua attività.
Ma anche queste scelte sono condizionate da alcuni vincoli. I vincoli per le imprese sono il capitale posseduto, le competenze dei lavoratori e, ancor più importante, le tecnologie disponibili di produzione.
• Anche gli Stati si trovano a dover fare delle scelte. I cittadini di un Paese, infatti, hanno bisogni diversi, esigenze diverse, sogni diversi. Tutti chiedono allo Stato di essere soddisfatti. Per esempio, i dipendenti dello Stato, cioè coloro che lavorano all’interno degli uffici pubblici, chiedono salari più alti, le imprese chiedono sussidi e servizi, gli studenti chiedono scuole migliori, tutti chiedono un sistema sanitario più efficiente.
Tuttavia, come per le famiglie e per le imprese, gli Stati hanno risorse limitate che per la maggior parte derivano dalle tasse che i cittadini pagano. In base alle tasse raccolte, lo Stato deve decidere cosa fare, chi accontentare, quali bisogni soddisfare subito, quali posticipare.
Come vedi, l’esigenza di fare delle scelte in presenza di vincoli (ossia in presenza di risorse limitate) è un problema comune a tutti e, si può dire, è il problema fondamentale che l’economia cerca di risolvere.
Nel corso dei tuoi studi avrai notato che ogni materia ha un linguaggio diverso. Anche in Economia utilizzeremo un linguaggio specifico e conosceremo parole nuove.
I diversi termini che utilizzeremo costituiranno la nostra “cassetta degli attrezzi”, ossia l’insieme degli strumenti che ci aiuterà a comprendere meglio il mondo che ci accingiamo a studiare.
Sebbene in futuro impareremo a conoscere meglio ciascuno di questi nuovi termini, soffermiamoci fin da ora su alcune parole che abbiamo già utilizzato e sul particolare significato che esse hanno nella nostra disciplina.
FAMIGLIE, IMPRESE, STATO: I SOGGETTI ECONOMICI
• Partiamo dagli attori, i veri protagonisti dell’economia, o, come si dice, dai soggetti economici, e consideriamo in primo luogo la parola “famiglia”. La nostra esperienza riconduce la famiglia a un luogo di affetti e, spesso, alla presenza di una casa.
In economia si dà alla famiglia un significato diverso. Per gli economisti, quindi: la famiglia è il luogo dove ognuno manifesta i propri bisogni
In particolare, quei bisogni che possono essere soddisfatti attraverso l’acquisto di beni (cibo, vestiti…) o di servizi (scuola, viaggi, visite mediche…).
• La seconda parola su cui vogliamo porre l’attenzione è “impresa”. Dall’art. 2082 del codice civile possiamo indirettamente ricavare una definizione di impresa: L’impresa è il luogo dove avviene la produzione e/o lo scambio di beni e di servizi necessari a soddisfare i bisogni delle famiglie e dello Stato.
Attenzione: l’impresa non va confusa con l’azienda. L’impresa fa riferimento all’attività di produzione (e/o di scambio). L’azienda invece rappresenta l’insieme di tutti i beni (stabilimento, impianti, computer, materie prime, energia elettrica ecc.) che l’imprenditore utilizza per realizzare la produzione (e/o di scambio).
Per esempio…
• La terza parola che prendiamo in considerazione è “Stato”. Il concetto di Stato è un po’ più complesso. In Diritto, esso viene spesso indicato come un’autorità composta di tre elementi: il territorio, il popolo e la sovranità Modulo 1, Unità 1 Nella percezione comune, lo Stato è inteso come l’organizzazione sociale e culturale di una comunità, attraverso la quale vengono regolati i comportamenti di tutti coloro che vi appartengono. Ancora una volta, in economia si dà allo Stato un significato specifico.
Per gli economisti lo Stato è il luogo nel quale convergono i bisogni collettivi, ossia i bisogni percepiti da una pluralità di persone.
Per esempio…
bisogni collettivi
Le famiglie, le imprese e lo Stato costituiscono il sistema economico Definiamo sistema economico l’insieme di relazioni all’interno del quale si svolge la produzione e lo scambio di beni e servizi per il soddisfacimento dei bisogni di coloro che ne fanno parte (i soggetti economici).
Per esempio...
sistema economico
Generalmente, un sistema economico non è un’isola. Esso interagisce con il resto del mondo, cioè con soggetti stranieri, attraverso le esportazioni (ossia la vendita di prodotti all’estero), le importazioni (l’acquisto di prodotti esteri), le collaborazioni produttive, scientifiche e culturali.
Per descrivere gli attori del sistema economico (famiglie, imprese, Stato) abbiamo più volte utilizzato i termini “bisogni”, “beni” e “servizi”. Ma cosa intendiamo in Economia con questi termini?
I bisogni rappresentano una mancanza, una necessità, un desiderio di qualcosa che può essere soddisfatto attraverso il consumo di beni o di servizi
BISOGNI primari secondari individuali collettivi presenti futuri
BISOGNI CONSUMO BENI o SERVIZI che hanno un PREZZO di sono soddisfatti attraverso il
Per esempio...
Non tutte le necessità, però, possono essere considerate come bisogni in termini economici. Affinché siano considerate tali, infatti, i “beni” o i “servizi” devono avere un prezzo bisogno
• I bisogni possono essere primari o secondari
Definiamo bisogni primari quelli che fanno riferimento a ciò che è essenziale per la vita (il bisogno di nutrirsi, di vestirsi, di curarsi, di avere una casa ecc.).
Sono bisogni secondari quelli che fanno riferimento a ciò che può accrescere il valore della vita stessa, ma che non sono essenziali per sopravvivere (il bisogno di conoscere, di viaggiare, di stare con gli altri, di divertirsi ecc.).
• I bisogni possono anche essere individuali o collettivi. I primi sono i bisogni percepiti da una sola persona o da una sola famiglia (il bisogno di nutrirsi, di vestirsi, di studiare, di divertirsi ecc.), mentre i secondi, come abbiamo detto parlando dello Stato, sono bisogni percepiti da una pluralità di persone (il bisogno di giustizia, di protezione, di equità ecc.).
Per esempio…
• I bisogni, infine, possono essere presenti o futuri. I primi fanno riferimento a una necessità immediata, come per esempio la necessità di nutrirsi e di vestirsi. I secondi fanno riferimento a necessità che probabilmente verranno percepite in momenti successivi della propria vita, per esempio la necessità di ricevere una pensione quando si diventerà anziani.
Nel linguaggio economico, i beni sono i mezzi materiali che soddisfano un bisogno.
Per esempio...
I beni, intesi in senso economico, presentano quattro diverse caratteristiche:
• sono utili, ossia sono ritenuti adeguati a soddisfare la mancanza, la necessità, il desiderio di qualcosa;
• sono accessibili, ossia reperibili per le famiglie, le imprese o lo Stato;
• sono scarsi, ossia disponibili in quantità limitata;
• hanno un prezzo che è determinato dalla scarsità del bene stesso (maggiore è la scarsità del bene, più elevato è il suo prezzo).
Possiamo classificare i beni in diverse categorie.
• Sulla base del numero di volte in cui possono essere utilizzati, distinguiamo beni durevoli e beni non durevoli
Sono beni durevoli quelli che possono essere utilizzati più volte (l’automobile, la bicicletta, la televisione, il cellulare…). Sono beni non durevoli quelli che possono essere utilizzati una volta sola (una pizza, un gelato, un bicchiere d’acqua, una confezione monouso…).
• Possiamo inoltre distinguere tra beni di consumo e beni di investimento I primi soddisfano un bisogno direttamente. I secondi, invece, soddisfano i bisogni indirettamente. Essi, cioè, consentono di produrre altri beni che, poi, saranno in grado di soddisfare i bisogni.
beni di consumo
bene di investimento
• Tra i beni possiamo anche distinguere tra beni complementari e beni sostituti. I primi sono beni che vanno necessariamente consumati insieme, come l’automobile e il carburante. I secondi sono beni in grado di soddisfare lo stesso bisogno e che possono essere consumati in alternativa, come per esempio un menu di McDonalds o di BurgerKing, un iPhone o un cellulare Samsung, un computer Apple o un pc Windows.
Oltre ai beni, abbiamo spesso fatto riferimento ai servizi.
In economia i servizi sono attività umane (o “prestazioni”) in grado di soddisfare i bisogni.
1. Osserva le immagini e indica se i seguenti beni sono primari (P) o secondari (S).
2. Osserva le immagini e sottolinea a quali categorie appartengono i beni.
Abbiamo detto che per soddisfare un bisogno economico occorre procurarsi dei beni o servizi che abbiano un prezzo. Naturalmente, per pagare tale prezzo è necessario disporre di un reddito.
Nel linguaggio economico, il reddito è un flusso di ricchezza ottenuto in un arco temporale (una settimana, un mese, un anno).
Per esempio, gli stipendi rappresentano il flusso mensile di ricchezza dei lavoratori. I guadagni ottenuti da uno Youtuber in un anno rappresentano il suo flusso di ricchezza annuale. Tra un periodo e un altro il reddito può naturalmente variare. Così, uno Youtuber può ottenere un reddito di 200.000 euro in un anno e di 100.000 euro nell’anno successivo.
Il patrimonio (o capitale) è invece l’insieme dei beni posseduto in un dato momento Si tratta di una fotografia di ciò che si possiede, in un preciso momento.
Per esempio, se facciamo riferimento a oggi, tutti i beni posseduti da una famiglia in questo momento (la casa di proprietà, l’automobile, la barca ecc.) rappresentano il patrimonio.
Il reddito costituisce la grandezza flusso della ricchezza (ossia riferita a un intervallo di tempo), mentre il patrimonio costituisce la grandezza stock (ossia riferita a un dato momento).
La ricchezza è la somma del reddito e del patrimonio di una famiglia (ma anche di un’impresa o di uno Stato).
PATRIMONIO REDDITO
RICCHEZZA
Per esempio...
reddito patrimonio
Normalmente, si pensa al reddito in funzione dei consumi. Nella realtà, non tutto il reddito viene destinato immediatamente agli acquisti di beni e servizi. Spesso le famiglie risparmiano una parte del loro reddito per proteggersi da bisogni imprevisti o per effettuare grandi spese future.
Definiamo risparmio la differenza tra il reddito e i consumi.
REDDITO CONSUMI
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RISPONDI
2. Sottolinea nelle seguenti frasi l’opzione corretta.
a. beni bisogni
b. reddito patrimonio
c. il patrimonio la ricchezza
d. patrimonio risparmio
LE MIE PAROLE NUOVE
RISPARMIO
VOCABOLARIO
produzione
Abbiamo iniziato a conoscere il significato di alcuni dei termini che utilizzeremo durante il nostro viaggio alla scoperta dell’Economia.
La domanda che adesso dobbiamo porci è: che cosa studia, esattamente, l’Economia? Per rispondere a questa domanda è utile innanzitutto distinguere tra due grosse branche dell’Economia: la microeconomia e la macroeconomia.
La microeconomia affronta i temi delle scelte delle famiglie e delle imprese e dello scambio.
Le famiglie devono decidere che cosa e quanto acquistare, chi deve lavorare fra i componenti della famiglia e per quanto tempo. Allo stesso modo, le imprese devono decidere che cosa e quanto produrre, quanti lavoratori assumere e quanto capitale utilizzare al fine di realizzare la produzione.
In questo complesso insieme di decisioni, le famiglie e le imprese si trovano a interagire tra loro. Infatti, da un lato le famiglie chiedono alle imprese beni e servizi (nel linguaggio economico si dice “domandano”), ma contemporaneamente mettono a disposizione (“offrono”) il proprio lavoro. Le imprese, dal canto loro, offrono beni e servizi ma contemporaneamente domandano lavoro (necessario per realizzare le loro produzioni). Il lavoro delle famiglie è retribuito (ricompensato) dalle imprese con una somma di denaro che, a seconda del tipo di lavoro, prende il nome di salario o stipendio
Il luogo fisico, astratto o virtuale dove avviene lo scambio (beni, servizi o lavoro) prende il nome di mercato Modulo 3, Unità 5
SALARIO/STIPENDIO
offrono LAVORO
MERCATO DEL LAVORO
MERCATO DEI BENI E SERVIZI
offrono BENI e SERVIZI
SPESA/ACQUISTI
Volendo sintetizzare, la microeconomia affronta due problemi essenziali:
• il problema della scelta, ossia come famiglie e imprese assumono decisioni in un mondo di risorse scarse;
• il problema della distribuzione, ossia come famiglie, imprese e Stato interagiscono fra loro.
La macroeconomia affronta lo studio dei sistemi economici nel loro complesso. I comportamenti delle famiglie e delle imprese non vengono più analizzati nel dettaglio, ma osservati nel loro insieme. La macroeconomia non si occupa di studiare le scelte di consumo o il reddito di una singola famiglia, ma misura i consumi di tutte le famiglie (consumi “aggregati”) e il reddito nazionale. Non si occupa di studiare le scelte di produzione di una singola impresa, ma misura il valore prodotto da tutte le imprese Inoltre, non si occupa di studiare come si determina il prezzo di un bene, ma studia i prezzi di tutti i beni
Oltre a misurare gli aggregati che sintetizzano il sistema economico, la macroeconomia studia il modo in cui tali aggregati si influenzano a vicenda. L’intreccio di relazioni tra aggregati macroeconomici può essere paragonato a ciò che avviene nel corpo umano. Tutti gli organi del nostro corpo sono fra loro collegati e proprio questi collegamenti rendono possibile l’esistenza dell’intero corpo. Anche in macroeconomia, i diversi aggregati (produzione, occupazione, crescita, risparmio ecc.) sono fra loro collegati e questi collegamenti rendono unico ogni sistema economico.
Volendo sintetizzare, la macroeconomia studia il sistema economico nel suo complesso, affrontando:
• il problema della misura, ossia della somma dei comportamenti individuali;
• il problema delle correlazioni, ossia dei collegamenti fra fenomeni diversi.
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La microeconomia e la macroeconomia nascono insieme?
riflessione sui temi della microeconomia
riflessione sulla macroeconomia
1929 crisi economica
La crisi economica del 1929 culminò con il crollo della Borsa di New York il 24 ottobre. La crisi provocò, tra l’altro, la disoccupazione di un grande massa di persone, almeno 14 milioni negli Stati Uniti.
La macroeconomia cerca di dare risposte anche ad altre grandi domande, come, per esempio:
• da cosa dipende la ricchezza di un Paese?
• Quali sono le cause della disoccupazione? Perché, cioè, alcune persone, pur cercandolo, non riescono a trovare un lavoro retribuito?
E ancora:
• A cosa serve la moneta?
• A cosa serve il sistema finanziario?
• In che modo ogni Paese è collegato al resto del mondo?
Vedremo in che modo la macroeconomia risponde a questi interrogativi nel Modulo 6
RISPONDI
3. La macroeconomia studia
4. Il mercato
Per studiare l’Economia si utilizzano alcuni modelli. Il modello è una rappresentazione semplificata della realtà.
Supponiamo che tu debba decidere quante volte ricaricare il tuo cellulare in un mese. Come fai a decidere? Sicuramente prenderai in considerazione tanti elementi diversi: quanti soldi possono darti i tuoi genitori, quanti soldi riesci ad avere dai tuoi nonni o da altri adulti, quanto spendi ogni volta che devi fare una ricarica, quanto ti dura una ricarica, quali compagnie offrono prezzi migliori ecc. Voler analizzare tutte queste cose insieme è difficile. Allora, in Economia si utilizza un modello, ossia una rappresentazione semplificata che tiene conto degli elementi più importanti e tralascia tutto il resto. Quali sono i due elementi più importanti nella tua decisione di fare una ricarica? Provo a indovinare: quanti soldi hai a disposizione e quanto costa la ricarica. Attraverso i modelli, possiamo studiare in modo più semplice ciò che avviene nella realtà. Ma possiamo anche raffigurare una decisione attraverso un grafico Vediamo insieme come fare.
Tornando al nostro esempio, proviamo a rispondere a questa domanda: che differenza c’è fra la paghetta mensile, il prezzo della ricarica e il numero di volte in cui puoi ricaricare il telefono?
La paghetta mensile è fissa, 20 euro: essa conserva sempre lo stesso valore. Per questa ragione possiamo definire questo dato come costante.
Il prezzo della ricarica e il numero di volte in cui puoi ricaricare variano: essi possono assumere valori diversi. Il prezzo della ricarica varia (5, 10 o 20 euro). Il numero di volte in cui puoi ricaricare varia (4, 2 o 1 volta). Per questo motivo possiamo definire questi dati come variabili La distinzione tra costanti e variabili può essere utilizzata per tutti i dati che andremo a studiare.
In Economia, quando un fenomeno varia lo chiameremo variabile, quando un fenomeno conserva lo stesso valore, lo chiameremo costante
prezzo dei libri
numero di libri acquistati
delle ordinate
prezzo dei libri
numero di libri acquistati
prezzo dei libri
curva
PREZZO DEI LIBRI (in euro)
NUMERO DI LIBRI ACQUISTATI
numero di libri acquistati
asse delle ascisse
asse
• La parola “Economia” deriva dalle parole greche oikos + nomos e significa “regole per la gestione della famiglia o della casa”
• Le famiglie, per soddisfare i propri bisogni, devono compiere delle scelte: hanno come limiti il reddito e il tempo.
• La famiglia in ambito economico è considerata il luogo in cui ognuno manifesta i propri bisogni.
• L’impresa è il luogo in cui avviene la produzione di beni e servizi.
• Lo Stato è il luogo in cui convergono i bisogni della collettività.
• Famiglie, imprese e Stato sono detti soggetti economici: compongono insieme il sistema economico.
• I bisogni rappresentano ciò che può essere soddisfatto attraverso il consumo di beni o di servizi. Si classificano in primari o secondari, individuali o collettivi, presenti o futuri.
• I beni sono i mezzi che soddisfano i bisogni. Sono caratterizzati dall’essere utili, accessibili, limitati e dotati di prezzo. Si classificano in durevoli o non durevoli, di consumo o di investimento, complementari o sostituti.
• I servizi sono prestazioni che possono soddisfare i bisogni.
• Il reddito è un flusso di ricchezza ottenuto in un determinato arco temporale. Il patrimonio è l’insieme dei beni posseduto in un determinato momento. La ricchezza è data dalla somma di reddito e patrimonio.
• La microeconomia studia il comportamento dei singoli operatori economici (le famiglie, le imprese, lo Stato) e si concentra sul problema della scelta (come e quando utilizzare le risorse) e sul problema della distribuzione (ossia l’interazione tra famiglie, imprese e Stato).
• La macroeconomia studia il sistema economico nel suo complesso, vale a dire il comportamento degli operatori economici nel loro insieme (tutte le famiglie, tutte le imprese…), affrontando due problemi: il problema della misura (ossia la somma dei comportamenti di chi opera nel sistema economico) e il problema delle correlazioni (ossia i collegamenti fra fenomeni economici).
• I modelli sono rappresentazioni semplificate della realtà, utili per studiare i fenomeni economici.
• Le rappresentazioni grafiche (o grafici) servono a rappresentare e visualizzare i fenomeni economici, permettendo di vedere “a colpo d’occhio” ciò che accade.
Le risorse a nostra disposizione sono limitate e abbiamo bisogno di effettuare delle scelte.
L’Economia ci aiuta a capire come scegliere e come interagire con tutti gli altri.
FAMIGLIE IMPRESE STATO
QUINDI, L A MICROE CO NOMIA SI OCCUPA DI ME COME SINGO LO CO NSUM ATO RE
ME NTRE LA MACROE CO NOMIA SI OCCUPA DI TE IN QUAN TO PART E DEL SISTE M A E CONO MICO
1. Scegli la risposta corretta.
1. Qual è l’origine del termine economia?
a. oikos nomos
b. oikos logos
c.
2. Che cosa s’intende per “sistema economico”?
a.
b.
c.
3. Che cosa s’intende in economia per “bisogno”?
a.
2. Dai una definizione dei seguenti termini.
4. In quali branche possiamo distinguere l’economia?
a.
b.
c.
5. Che cosa studia la microeconomia?
a.
b.
c.
6. Che cosa studia la macroeconomia?
a.
b.
c.
7. Che cos’è un modello economico?
a.
b.
c.
3. Inserisci opportunamente nel brano i seguenti termini: beni • famiglie • imprese • servizi • lavoro • salari e stipendi • denaro
4. Inserisci opportunamente nel brano i seguenti termini: servizi • retribuzione • lavoro • famiglie • Stato • tributi
COMPRENDI E APPLICA
5. Completa opportunamente la tabella in base al caso proposto.
SCOPO DELL’AZIONE
CRITERI ADOTTATI NELLA SCELTA VINCOLI
6. Rappresenta su grafici i dati delle seguenti tabelle.
PREZZO DI UN’APPAPP ACQUISTATE PREZZO DI UN’APPAPP ACQUISTATE
Dalla realtà
Lavoriamo su un caso economico
Dividetevi a piccoli gruppi, leggete il caso proposto e svolgete l’attività.
Provate a immaginare, partendo dalle domande che seguono, come Laura e Marco possono fare ordine fra le richieste dei figli e decidere quali spese affrontare.
Da diversi anni, la rapida crescita della popolazione mondiale e delle attività economiche ha provocato stress ambientali in tutti i sistemi socioeconomici.
L’effetto serra, l’assottigliamento dello strato d’ozono, le piogge acide, la perdita di biodiversità, gli inquinamenti tossici e l’esaurimento delle fonti non rinnovabili rappresentano i gravissimi problemi dell’insostenibilità ambientale.
Cosa si può fare?
Nel settembre del 2015, 193 Paesi aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile del pianeta.
Si tratta di un importante accordo d’azione che ha come obiettivo generale il miglioramento delle condizioni di vita delle persone e la salvaguardia del pianeta. Tale obiettivo è a sua volta “composto” di diciassette obiettivi settoriali (Goal) che spaziano dalla società alla cultura, alla tutela, appunto, dell’ambiente.
In particolare, l’Agenda 2030 promuove una nuova concezione della relazione tra gli esseri umani e la natura, quella dell’ecologia integrale, che possa favorire il benessere integrale dell’essere umano e il miglioramento della nostra casa comune, ossia del nostro pianeta.
L’ecologica economica studia il legame tra equilibrio dell’ecosistema e benessere delle persone
La critica principale degli economisti ecologici all’attuale economia riguarda l’approccio alle risorse naturali e al capitale: essi sostengono, infatti, che l’economia sottovaluta l’importanza del capitale naturale - ossia dell’insieme delle risorse naturali: suolo, acqua, aria, specie vegetali e animali -, dando invece troppa importanza alla tecnologia e allo sfruttamento del lavoro umano.
I principali temi trattati dall’economia ecologica riguardano:
• lo sviluppo sostenibile, per il quale si intende un progresso più armonico delle comunità umane, non basato necessariamente sulla disponibilità di maggiori beni e servizi, ma anche su altri fattori, come la salute, l’educazione, le relazioni interpersonali
• l’impronta ecologica delle attività economiche sull’ecosistema planetario, un indicatore complesso utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle;
• la ricerca di specifici strumenti di politica economica ecologica, quali le tasse verdi che colpiscono attività e prodotti dannosi per l’ecosistema.
1. Prova a dare una tua definizione di ecologia economica.
2. Le tre tematiche trattate dall’ecologia economica prevedono scelte da parte del sistema economico. Pensa ad alcune azioni pratiche che i soggetti individuati nella tabella seguente possono compiere per un’economia, e un mondo, più sostenibile.
Lo studio dell’Economia ci aiuta ad affrontare situazioni concrete della nostra vita. Ciò che abbiamo studiato in questa Unità, per esempio, può aiutarci a organizzare le nostre spese. Probabilmente ogni settimana ricevi dai tuoi familiari una “paghetta” che puoi utilizzare a tuo piacimento. La “paghetta” rappresenta la tua “entrata”, mentre ogni volta che fai un acquisto si generano delle “uscite”.
Procedere in modo disordinato all’acquisto dei beni non è un metodo efficace in Economia perché si rischia di trovarsi all’improvviso senza più soldi e senza la possibilità di acquistare le cose che riteniamo più importanti.
È dunque fondamentale progettare le spese secondo un piano.
Supponiamo perciò che la tua “paghetta” sia di 20 euro a settimana. A te piace andare in pizzeria il sabato sera con i tuoi amici e in pizzeria spendi 10 euro. A te piace anche fare sport, ma anche il costo del campo sportivo è di 10 euro. Inoltre, vorresti acquistare una nuova tuta sportiva, ma questa costa 40 euro.
Così come avviene per tutti, le risorse sono limitate rispetto ai bisogni. Occorre dunque fare delle scelte, stabilire delle priorità, e organizzarsi bene nelle spese.
Se decidi di andare ogni settimana in pizzeria e al campo sportivo spenderai tutto il denaro disponibile e non riuscirai mai a comprarti la tuta nuova. Per poterla acquistare devi fare delle rinunce e programmare in modo da risparmiare il denaro necessario.
Per esempio, potresti andare in pizzeria una settimana e al campo sportivo quella dopo, in modo da creare un gruzzolo di risparmi che aumenti nel tempo. Possiamo rappresentare questa programmazione della spesa con tabelle di entrate e uscite (che possiamo chiamare budget).
Come vedi nelle tabelle, rinunciando un po’ alla pizzeria e un po’ allo sport, dopo 4 settimane avrai ottenuto un risparmio totale di 40 euro e potrai acquistare la nuova tuta.
Senza una corretta programmazione delle spese e dei risparmi tutto sarebbe stato più difficile e forse non avresti potuto acquistare la nuova tuta. Il risparmio (calcolato come differenza fra entrate e uscite) è dunque molto importante e non dobbiamo affatto trascurarlo nella nostra programmazione delle spese. Esso ci consente di far fronte alle spese più grandi e talvolta a quelle inaspettate.
Prima settimana
Seconda settimana
totale: euro 20totale: euro 10
Risparmio euro 10
Terza settimana
totale: euro 40totale: euro 10
Risparmio euro 30
Utilizzando la tabella seguente, descrivi la tua programmazione finanziaria per la prossima settimana. Calcola l’eventuale risparmio che pensi di ottenere.
totale: euro 30totale: euro 10
Risparmio euro 20
Quarta settimana
totale: euro 50totale: euro 10
Risparmio euro 40
totale:
Risparmio (entrate – uscite):
totale: