e-borghi travel magazine: 02 Benessere e borghi

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BENESSERE Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

Numero 02 2019 Edizione gratuita

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e-borghi travel 02 www.e-borghitravel.com Publisher Salvatore Poerio direzione@3scomunicazione.com Coordinamento editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Alessandra Boiardi, Simona P.K.Daviddi, Renata Giolli, Cinzia Meoni, Luca Sartori, Giulio Tellarini, Marco Raccichini Traduzioni Beatrice Lavezzari Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Piersilvio Volpato volpato@e-borghi.com Giovanna Fiori fiori@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghi.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 e-borghi


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ditoriale

eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

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on mi sembra un uomo libero quello che non ozia di tanto in tanto”. Parola di Marco Tullio Cicerone (106 a.C. - 43 a.C.), il cui aforisma galoppa attraverso i secoli e arriva al terzo millennio così intriso di contemporaneità da ritrovarsi – Cicerone in primis su Facebook. Non stupisce, quindi, che l’archetipo olistico “salus per aquam” risulti più che mai attuale: il benessere psicofisico prelude al rinnovo di sé. Voglia di leggerezza, quindi, e anche di ritmi slow da vivere in occasione di un viaggio nell’Italia dei borghi, scoprendo territori che promuovono l’armonia individuale. In questo secondo numero di e-borghi travel vi portiamo alla scoperta di luoghi nei quali il verbo “sostare” assume un significato ampio: pausa, effetto, conseguenze. Ovviamente positive. I borghi e i territori del benessere che vi proponiamo sono tutti congeniali a un turismo da assaporare senza fretta, perché il benessere è anche questo: seguire i ritmi della natura. Vi condurremo innanzitutto a Caderzone Terme e a San Candido in Trentino Alto-Adige, nella lombarda San Pellegrino Terme, a Bertinoro e Castrocaro in Romagna e poi nelle Marche, precisamente a Genga e fra gli arabeschi delle grotte di Frasassi. Nel verde dell’Umbria ecco Borgo San Pietro e non potevano mancare le terme di Saturnia - frazione di Manciano - nella Toscana più autentica seguite da quelle di Fiuggi, in Ciociaria e nel Lazio, quindi abbiamo virato verso sud con un itinerario ambientato sulla riviera dei Ciclopi in Sicilia, disegnata dalla lava dell’Etna e forgiata dalle onde del Mediterraneo. Sfogliando e-borghi travel troverete tanti spunti e idee per le vostre prossime avventure, sempre corredati da pratici suggerimenti nel contesto dell’ospitalità, del food & beverage e dello shopping, con uno sguardo attento al folclore e alle tipicità locali. Le rubriche, abbiamo letto nelle vostre mail, sono state particolarmente apprezzate e allora eccole, ancora più intriganti. Ritagliatevi del tempo per leggere: anche questo è benessere. Luciana Francesca Rebonato coordinatore editoriale


Sommario San Candido

San Pellegrino

Manciano

Genga

San Pietro Aquaertus

Bertinoro

Caderzone

Castrocaro Terme


Fiuggi

Riviera dei Ciclopi

Oltreconfine: Croazia

Vacanze fuori posto

Tavola e tipicitĂ

Leggende

CuriositĂ

Recensione

La valigia




Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

Alessandra Boiardi twitter.com/aleboiardi

Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


Bolzano, Trentino-Alto Adige

San Candido, destinazione per tutte le stagioni

Simona PK Daviddi


È

incastonato nel parco incontaminato delle Tre Cime in Alta Pusteria, San Candido, borgo altoatesino di antiche origini, che ancora oggi sa coniugare tra le sue vie il sapore della tradizione sudtirolese con la calda accoglienza italiana, le atmosfere mitteleuropee – il confine austriaco è distante solo una manciata di chilometri – e la vocazione per il bien vivre. Bien vivre che qui è scandito da panorami mozzafiato – si potrebbe stare ore ad ammirare anche soltanto le Tre Cime di Lavaredo

per vederle mutare man mano che la luce del sole le illumina nelle diverse ore del giorno, colorandole ora di violetto, ora di arancione acceso – una gamma pressoché infinita di attività sportive da praticare in contesti naturali di rara bellezza e in qualsiasi stagione e una proposta enogastronomica che racchiude in sé il meglio della cucina altoatesina e che spazia dai classici canederli ai piatti di selvaggina accompagnati da composte fatte in casa, dagli Spätzle agli irresistibili strudel di mele.




Inverno: non solo sci

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e è vero che San Candido è tra le località invernali più apprezzate dell’arco dolomitico, con il comprensorio sciistico delle Tre Cime che offre circa 110 chilometri di piste di sci alpino di tutti i livelli – tra le quali figura anche la pista più ripida d’Italia, la Holzriese, con una pendenza del 71 per cento –, la discesa sulle due lame è solo uno degli sport che si possono praticare “da queste parti”. La magia innevata di questa vallata, infatti, accontenta anche gli amanti dello sci di fondo - che hanno

a disposizione circa duecento chilometri di piste di varia intensità con i percorsi di Braies e quelli della Val Fiscalina di particolare suggestione –, dello snowboard – con uno snow park dedicato – delle escursioni con le racchette da neve ai piedi – con sentieri e circuiti di lunghezza variabile ma sempre immersi nel silenzio della natura, per indimenticabili passeggiate alla scoperta dei dintorni – e persino i fan delle discese in slittino, con proposte anche nell’adrenalinica versione notturna.


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Acquafun

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Un tuffo tra le montagne Alessandra Boiardi

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oprattutto quando si ha voglia di staccare, si desidera premiarsi con qualcosa di particolare. A volte basta un dettaglio, a volte bisogna prendersi del tempo per dedicarsi a sé, per divertirsi in famiglia, per rilassarsi insieme agli amici, magari in qualche posto diverso dal solito. Meglio ancora se si può fare tutto ciò mentre si è in vacanza. Ecco

perché la filosofia di Acquafun di San Candido è quella di volere essere una piscina che è molto più di una semplice piscina: un parco acquatico che riserva diverse sorprese, tra cui la posizione, incastonata in un suggestivo paesaggio alpino, con una vista rigenerante sulle Alpi, l’aria fresca di montagna e la più bella natura altoatesina.


È

un posto davvero per tutti e in particolare per le famiglie, con la sua acqua a una piacevolissima temperatura costante a 31 gradi, le sue vasche perfette per giocare e divertirsi, i giochi d’acqua, uno scivolo gigante per le sfide più divertenti lungo ben 75 metri, altri scivoli e spazi d’acqua, ma anche la piscina dove i più piccoli possono fare

il bagno immersi in un giardino esotico e quella sportiva di 25 metri, dove i nuotatori hanno tutto lo spazio per allenarsi e misurarsi in entusiasmanti gare di nuoto. E per tutti, nella stagione più calda, è a disposizione un bel prato verde dove sdraiarsi, prendere il sole e rilassarsi tra una bracciata e uno scivolata.


Benessere con vista

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iete sicuri di sapere approfittare al meglio del tempo che amate passare in sauna? Per esempio sapevate che è l’alternanza delle temperature a ritemprare davvero il corpo? I cinque tipi di sauna, percorso kneipp e le vasche di acqua fredda e calda del centro benessere all’interno di Acquafun sono concepite proprio con questa idea, e cioè per permettere il massimo del rigenero, da completare nella zona relax e sulla terrazza con vista.


A tutto fitness

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enersi in forma significa allenare il corpo nella sua interezza e da questa riflessione è nato il servizio di Acquafun che permette di sottoporsi a un colloquio intensivo e ad alcuni test per analizzare il proprio stato sportivo e avviare un ciclo di allenamento su misura e personalizzato.




I mille colori della natura

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una vera esplosione di colori la natura dolomitica nel susseguirsi delle stagioni: dagli infiniti prati fioriti della primavera al verde chiaro e intenso dell’estate, ai rossi accesi e agli ocra dell’autunno. E ai colori corrispondono profumi intensi: quello dei mille fiori montani che le api trasformeranno in delizioso miele, quello del sottobosco nelle calde giornate estive, quello dei funghi e dei muschi accompagnato dai primi freddi. Per assaporare pienamente una tale esplosione dei sensi, da San Candido è possibile partire alla volta di passeggiate e tour della durata


anche di più giorni, fermandosi nelle malghe per un “semplice” ristoro enogastronomico o nei rifugi per passare la notte. Non solo nordic walking, però: sono numerosi infatti anche i sentieri da esplorare

in mountain-bike o a cavallo, ma anche le distese di verde infinito, di boschi e alpeggi da sorvolare in mongolfiera o in parapendio. E ancora, l’impianto di bob estivo su rotaia adatto anche ai più piccoli.


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Bellezza di pietra

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enché la natura sia la protagonista assoluta di una vacanza a San Candido, dopo una giornata sugli sci o dopo una passeggiata nei boschi per cercare riparo dal sole estivo, il delizioso gomitolo di case in pietra dai tetti spioventi riserva più di una sorpresa per concludere la giornata. Le viette dell’agglomerato, infatti, regalano scorci scenografici, impreziositi da alti campanili che emergono qua e là – bellissimo quello a cipolla della chiesa tardobarocca di San Michele, che contrasta armoniosamente con quello, quadrangolare e massiccio,

della Collegiata di San Candido, considerato l’edificio romanico più importante del Sudtirolo, risalente al 1043 ma costruito su un precedente convento benedettino datato 769 – e ravvivati da café e pub, ristorantini e locande. Indirizzo imperdibile è quello di DoloMythos, il locale museo di storia naturale dall’atmosfera fiabesca, mentre appena fuori dall’abitato meritano una visita il castello da caccia, risalente al secolo scorso e immerso in un bosco, e i Bagni Wildbad, edificati a partire dal XVI secolo nei pressi di quattro sorgenti sulfuree e minerali.




Uno scrigno di sorprese

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on è necessario essere esperti di trekking o di arrampicata per scoprire gli innumerevoli gioielli naturali che si possono raggiungere da San Candido: una passeggiata tra i piacevoli sentieri che partono dall’abitato, consente per esempio di ammirare l’imponenza della Rocca dei Baranci, una cima dolomitica il cui nome tedesco, Haunold, narra di una leggenda lontana, quella dei giganti Hauno e Huno che si sono affrontati proprio su queste terre sui muri di alcune case del borgo è ancora possibile vedere una raffigurazione dei due. Ad

appena una manciata di chilometri (e una decina di minuti di macchina) si può invece scoprire una vera gemma, il Lago di Dobbiaco, piccolo e immerso nel verde dei boschi, dove i più coraggiosi, in estate, fanno addirittura il bagno. Sono infine una ventina i chilometri che separano San Candido da un altro lago alpino di rara suggestione, quello di Braies, soprannominato la “perla dei laghi alpini” per il colore turchese delle sue acque, che in alcune giornate si tingono di affascinanti sfumature verde smeraldo.



Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

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el cuore dell’Alta val Pusteria, precisamente a San Candido, è possibile un soggiorno da sogno nelle numerose strutture del borgo. Storia e tradizione contraddistinguono l’hotel Cavallino Bianco, che lega le sue fortune alla linea ferroviaria che collegava la val Pusteria alla rete rotabile delle Alpi orientali. Dal 2014 incluso nei Locali Storici d’Italia, propone, tra le altre, la camera del principe, quella dell’imperatore e quella del re. Altro albergo elegante e raffinato è l’hotel Baranci, completamente ristrutturato, a cinque minuti dal centro storico e dalla zona pedonale e a due passi dagli impianti di risalita, dove al moderno design in legno si unisce l’ottima cucina del ristorante. Sono ben nove le suite del Boutique Hotel Zenana, tutte con vista sui monti dell’alta val Pusteria: dalla Zenobia alla Lakshmi, dalla Giselle alla Audrey, dall’Anastasia alla Samblana, dalla Elena alla Modjadji alla Coco. Al ristorante Walter si mangiano l’affettato di speck Alto Adige IGP, canederli di formaggio

al burro fuso, le pappardelle al capriolo, la paillard di vitello ai ferri, le bracioline d’agnello alle erbe aromatiche e il filetto di manzo alla pietra. Al Jora Mountain Dining la cucina alpina incontra quella mediterranea ed è luogo da buongustai, dove ai canederli allo speck in brodo di manzo si unisce la ricca merenda tirolese con speck, “kaminwurz” e formaggi tipici oltre ai tagliolini di castagna al ragù di camoscio. Rosticciata a base di patate e carne di manzo e strudel di mele sono invece tra le specialità dell’agriturismo Glinzhof, immerso in uno scenario montano mozzafiato. Imperdibile una sosta al Wachtler, tra i negozi più apprezzati delle Dolomiti, per chi voglia portare con sé un ricordo o un sapore di quest’angolo di Alpi: qui si trovano cioccolate, dolci tipici, marmellate e oggetti artistici da collezione. Per chi invece ama lo speck, la fermata al Maso dello Speck, dove acquistare lo speck tradizionale, quello di filetto, lo speck carré, il riserva o quello di cinghiale.



San Candido

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COMUNE DI SAN CANDIDO

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BOLZANO

Bolzano, Trentino-Alto Adige Abitanti: 3352 Altitudine: 1175 m s.l.m. Superficie: 79,85 km² Santo Patrono: San Candido





Bergamo, Lombardia

San Pellegrino Terme,

benessere “quattro stagioni� Cinzia Meoni


Cinzia Meoni

facebook.com/cinzia.meoni

Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT



È

l’acqua, il tema conduttore di San Pellegrino Terme, borgo nel cuore della Val Brembana, nel quale relax e coccole sono piaceri quotidiani e nello scenario delle Prealpi Orobie. L’acqua termale della sorgente Vita – alla quale sin dal 1992 il ministero della Sanità ha riconosciuto proprietà terapeutiche - rende il borgo un’oasi di benessere in cui prendersi cura di sé con trattamenti dedicati o in cui abbandonarsi al piacere di un’esperienza ri-

generante lontano dalla frenesia. Le rilassanti passeggiate sulle montagne circostanti, i percorsi ciclistici - da non perdere l’itinerario che si sviluppa da Zogno a Piazza Brembana per oltre 20 chilometri - e le numerose possibilità di esplorare la valle da una prospettiva diversa, quella del fiume Brembo, con il kayak o dedicandosi alla pesca, fanno del borgo una meta ideale da vivere in qualsiasi stagione dell’anno.



A tutta Art Nouveau

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San Pellegrino Terme il tempo si è fermato a inizio Novecento, in piena Belle Époque, quando l’ottimismo e la voglia di leggerezza dominavano fra le classi più agiate alla ricerca di svaghi a portata di carrozza prima e di treno poi. Camminando tra i palazzi liberty del borgo, si respira ancora oggi l’allure dell’epoca in cui a “passare le acque” a San Pellegrino erano famiglie reali come i Romanov o i Savoia. In poco più di cinquant’anni, tra metà Ottocento e inizio Novecento, il borgo bergamasco si è trasformato in una delle “villes d’eaux” più glamour d’Europa con la costruzione

del Casinò, del Grand Hotel, dello stabilimento di imbottigliamento dell’acqua minerale, di ville private e, infine, dello Stabilimento dei Bagni e della sala Bibite, un vero e proprio trionfo dell’Art Nouveau. Visitare oggi questi edifici significa intraprendere un viaggio nel tempo e tornare agli anni in cui la buona società trascorreva intere stagioni alle terme rilassandosi con buona musica, balli e ottimo cibo. Tutte coccole che possono essere godute anche oggi, un secolo dopo, regalandosi il tempo giusto per assaporarle pienamente e senza fretta.




L’acqua miracolosa

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an Pellegrino è un’icona dell’acqua da bere. Impossibile lasciare il borgo senza un brindisi con queste bollicine analcoliche. La leggenda racconta che tra i primi estimatori delle acque “miracolose” del borgo, note fin dal 1200, ci sia stato Leonardo Da Vinci, seguito poi, in tempi più recenti, da Federico Fellini e Salvatore Quasimodo. Ancora oggi il borgo è a tutti gli effetti una meta ideale per chi cerca un relax benefico grazie agli effetti

terapeutici dell’acqua sorgiva. Le acque sgorgano a 26 gradi da tre sorgenti con identica composizione - Palazzolo, Salaroli e Fonte Vecchia - e attraversano diversi strati di roccia prima di sgorgare dal suolo biologicamente pure, ricche di sali minerali. Per addolcire il retrogusto minerale, sono state aggiunte, a inizio ‘900, le mille sottili bollicine che hanno trasformato il nome del borgo di San Pellegrino in un emblema dell’acqua frizzante.




Luca Sartori Alessandra Boiardi

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a storia dell’acqua San Pellegrino è quella di un’icona italiana di eccellenza, eleganza e stile: un esempio di come esaltare al meglio il piacere della convivialità nella grande bellezza dell’italian way of life. E la San Pellegrino è ben nota e utilizzata fin dal Medioevo. I primi esercizi di imbottigliamento avvennero già nel corso del XIX secolo in concomitanza con la nascita delle prime cure termali a domicilio e del grande sviluppo delle stazioni termali europee, tra cui San Pellegrino Terme. E’ nel 1899 che con la nascita della società omonima si comincia a imbottigliare l’acqua - che sgorga ai piedi delle Alpi in Val Brembana - presso lo stabilimento termale, esclusivo e rinomato centro di cure dell’epoca. Nel 1932 San Pellegrino lancia l’Aranciata e nel 1956 un’altra storica bibita che diventa rapidamente molto popolare, il Chinotto. Nel 1961 inizia la produzione del Bitter Sanpellegrino, ora famoso come Sanbittèr. Nel 2010 si raggiunge lo straordinario record di un miliardo di bottiglie vendute tra acqua, bibite gassate e aperitivi. L’acqua S. Pellegrino è ora messaggera e sinonimo nel mondo di un’arte di vivere unica e raffinata, con un posto da

protagonista sulle migliori tavole internazionali. In oltre un secolo, S. Pellegrino ha affermato sempre più il suo ruolo di partner ufficiale del fine food e del mondo dell’alta gastronomia.

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benessere al top

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Acqua San Pellegrino,


Questo connubio naturale oggi si riafferma e va ben oltre, perché il cibo è più che mai fenomeno sociale, culturale e aggregatore naturale. Il 2019 sarà un anno di celebrazioni nell’ambito degli eventi gastronomici internazionali - tra cui il World’s 50 Best Restaurants a Singapore e delle più prestigiose iniziative nel mondo del fashion e del cinema, per esempio la Settimana della Moda di Milano e il Festival del cinema di Cannes. A 120 anni dalla creazione del brand, San Pellegrino sceglie di celebrare l’identità e i valori che hanno reso unica la marca svelando l’Edizione dell’Anniversario, autentico oggetto da collezione, impreziosito da un esclusivo motivo che reinterpreta la sfaccettatura di un diamante. Dalla celebrazione di un anniversario così importante al futuro il passo è breve: a San Pellegrino Terme presto sorgerà la nuova S. Pellegrino Flagship Factory, una struttura innovativa, tecnologicamente avanzata, disegnata per armonizzare l’estetica dello stabilimento con il territorio circostante e apportare benefici per le persone che vi lavorano e per il territorio in cui sorge. Sono queste le fondamenta della nuova casa dell’acqua minerale S. Pellegrino progettata dall’archistar danese Bjarke Ingels a capo dello studio di architettura internazionale BIG (Bjarke Ingels Group). Il progetto di BIG è stato quello che più di tutti si è avvicinato ai valori della marca e all’impegno dell’azienda: rilanciare il ruolo di ambasciatori del Made in Italy raccontando un bene straordinario e non delocalizzabile quale l’acqua minerale in un ambiente confortevole e gratificante. La nuova factory, che prevede un investimento complessivo di 90 milioni di euro, prenderà forma anche nell’ottica di un rapporto virtuoso con le comunità locali, verso cui il Gruppo Sanpellegrino da sempre si pone in una posizione di ascolto, sostegno e cooperazione.




I brand del gruppo

L’

azienda Sanpellegrino S.p.A detiene più marchi fra cui S. Pellegrino, Acqua Panna e Sanpellegrino Sparkling Fruit Beverages che sono brand internazionali dell’azienda che ha sede a Milano. Distribuiti in oltre 150 paesi attraverso rami e distributori in tutti i continenti, questi prodotti rappresentano l’eccellenza in virtù delle loro origini e della loro storia e rappresentano –

interpretandolo - lo stile italiano nel mondo quale sintesi di piacere, salute e benessere. Sanpellegrino S.p.A è leader nel settore delle bevande in Italia con la sua gamma di acque minerali, aperitivi non alcolici, bevande e tè freddi. Importante produttore di acque minerali in Italia, la Sanpellegrino S.p.A è da sempre impegnata a valorizzare questo bene primario per il pianeta.



Benessere nel verde

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l relax a San Pellegrino passa anche attraverso passeggiate nel verde sulle montagne circostanti e lungo itinerari da percorrere con calma, lasciando correre lo sguardo sulle Alpi Orobie e sulla Val Brembana. In un’ora e mezza si può salire alla croce di ferro che sorge sulla vetta del Monte Zucco e veglia sul borgo attraversando prati, boschi e cascine per un dislivello di appena 245 metri. Di particolare fascino è la salita a Sussia, piccolo borgo - frazione di San Pellegrino Terme - che si raggiunge percorrendo un’ex

mulattiera e passando dalla Tribulina Madrera dedicata alla Madonna delle Grazie. Per l’estate 2019 è previsto il ripristino della storica funicolare Centro-Vetta, a 110 anni dalla sua entrata in funzione e a trent’anni dalla sospensione delle corse. L’impianto porta in tutta comodità gli escursionisti al parco della Vetta, pronti per visitare le Grotte del Sogno, inoltrarsi nel bosco fino alla sorgente Boione fra cascatelle e piscine naturali e per scoprire le ville liberty della frazione San Pellegrino Kulm.


Grotte e diorama

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ra le meraviglie della natura di San Pellegrino Terme ci sono anche le Grotte del Sogno: un piccolo dedalo di stalattiti e stalagmiti dalle forme e dai colori singolari, tanto da essere paragonato, da molti, a un’esperienza onirica. Le grotte, tre pozzi impostati su un’unica faglia, sono state scoperte nel 1931 da Ermenegildo Zanchi e sono state riaperte al pubblico nel 2012, dopo una chiusura trentennale. Nelle giornate soleggiate è piacevole raggiungere questo incanto nascosto percorrendo un’antica mulattiera che sale

dal Casinò verso la frazione Vetta, godendosi il paesaggio sul fiume Brembo e sulle vette circostanti. Nei giorni di pioggia, invece, vale la pena visitare il Museo Brembano di Scienze Naturali allestito a Villa Speranza dove si può assistere a una rappresentazione tridimensionale di uno dei più belli paesaggi naturalistici delle Prealpi Orobie: la conca del Calvi, con il Pizzo del Diavolo sullo sfondo e, in primo piano, alcuni esemplari della fauna del territorio. Il diorama è stato realizzato dall’artista tedesco Uve Thuernau.




San Pellegrino gustosa

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rodotti caseari Dop e polenta taragna, realizzata con una dose molto generosa di formaggio - Bitto o Branzi -, sono i protagonisti della cucina del borgo bergamasco dove il piacere della vita significa anche buona tavola. Il borgo, così come l’intera Val Brembana, è un paradiso per gli amanti del formaggio: qui si possono gustare gli “strachitunt” Dop, erborinati prodotti sin dall’800 mescolando la cagliata della sera con quella della mattina prima poi di passare alla stufatura e alla salatura a secco; i “formai de mut”, formaggi di alpeggio dell’Alta Val Brem-

bana - sempre Dop - e il taleggio Dop, mentre tra i Presidi Slow Food è d’obbligo provare l’agrì di Valtorta - il bitto storico delle valli -, lo stracchino all’Antica delle Valli Orobiche e il Branzi. Un posto d’onore sulla tavola di San Pellegrino Terme lo occupano le castagne - con cui sono realizzati gnocchi, zuppe e dolci -, i tipici piatti con lepre o capriolo in salmì e le erbe selvatiche, tra cui il “parùch”, lo spinacio selvatico che, unito alla panna e al formaggio, diventa una salsa irresistibile per accompagnare le salsicce e l’immancabile polenta di mais.


Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

È

nel cuore dei monti bergamaschi che si stende la rinomata località di San Pellegrino Terme. Indirizzo di riferimento è l’Albergo Centrale, che propone stanze con tutti i comfort, il centro benessere e un ristorante non solo per gli ospiti dell’hotel ma anche per chi a San Pellegrino desidera trascorrere una giornata a tutto benessere. Lunga la tradizione dell’Albergo Papa, con sala meeting e ampia sala ristorante dove si servono i piatti tipici della cucina locale; ambienti completamente ristrutturati per l’hotel Avogadro, dove alle stanze si unisce l’accogliente sala ristorante dove vengono servite le specialità bergamasche tra cui la polenta taragna e i classici casoncelli. Risotti, casoncelli, polenta e stufati sono solo alcune delle specialità servite al ristorante Tirolese, dal 1976 nel centro storico della località termale, con la sala da pranzo disposta su due livelli e caratterizzata da un soppalco. Tanta polenta taragna

nel menù del ristorante Cafè Liberty, meta ideale anche per banchetti. Casoncelli alla bergamasca, polenta con formaggio Branzi dop e tanta selvaggina come cervo e capriolo al ristorante Il Riposo, situato di fronte allo stabilimento internazionale Sanpellegrino, rinomato per la produzione dell’acqua. Per chi vuol portare con sé un po’ dei sapori di San Pellegrino Terme c’è il birrificio artigianale Via Priula, dove acquistare birre artigianali, Bohemian pils, blanche, dappelbock, american lager e birre alla frutta. Fermata d’obbligo è lo spaccio del Caseificio Giupponi, con prodotti a chilometri zero tra cui i formaggi di latte vaccino freschi come ricotta, crescenza, primo sale e Agrì di San Pellegrino Terme, oppure stagionati come Branzi, formaggio d’alpe e Bitto. Oltre ai formaggi, nello spaccio è possibile acquistare anche salumi e insaccati prodotti in caseificio e salse e marmellate delle aziende agricole della valle.



San Pellegrino Terme

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COMUNE DI SAN PELLEGRINO TERME

MILANO

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Bergamo

Bergamo, Lombardia Abitanti: 4811 Altitudine: 358 m s.l.m. Superficie: 22,95 km² Santo Patrono: Madonna di Caravaggio e San Pellegrino


09 - 11 FEBBRAIO FEBRUARY 2020 FIERAMILANOCITY | MICO

HAPPINESS IS A JOURNEY.


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


bien vivre a tuttotondo Simona PK Daviddi

Grosseto, Toscana

Manciano,


U

n piccolo borgo incastonato nel verde della Maremma, appollaiato su una collina da dove lo sguardo può spaziare a 360 gradi su un panorama mozzafiato, che verso ovest raggiunge l’Argentario e si spinge poi fino all’isola del Giglio, Giannutri, Montecristo e, nelle giornate limpide, tocca persino la Corsica perdendosi nel blu intenso del Tirreno, mentre guardando verso est è il Gran Sasso a rubare la scena, con le sue possenti alture rocciose. Passeggiando per il labirinto di seducenti stradine e vicoli dal sapore antico, sono numerose le gemme architettoniche che si incontrano a Manciano, dal poderoso castello con la torre panoramica, che si erge alla sommità del paese, ai resti turriti della mura quattrocentesche, alle chiese di San

Leonardo e della SS. Annunziata, entrambe decorate da opere di due importanti pittori mancianesi ottocenteschi – Pietro Aldi e Paride Pascucci –, all’interessante Museo di Preistoria e Protostoria della Valle del Fiora, con reperti risalenti al Paleolitico. Deliziosi sono anche i piccoli borghi che punteggiano il territorio circostante e che narrano di un fiorente passato medievale: Poggio Capanne, con la splendida piazza rinascimentale, Poggio Murella, con il Castellum Aquarum risalente alla seconda metà del I secolo a.C., Marsiliana, con il severo castello duecentesco, e San Martino, dalla bella chiesa omonima in stile neorinascimentale con accenti moreschi, meritano tutti una sosta per un viaggio a ritroso nel tempo.



Saturnia: non solo terme

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una frazione di Manciano ed è famosa in tutto il mondo per le proprietà terapeutiche delle sue acque termali, note fin dall’antichità. Stiamo parlando di Saturnia, il cui borgo riecheggia ancora del passato che si perde nella notte dei tempi, quando da quella che oggi è piazza Vittorio Veneto – il vivace cuore di Saturnia, con ristorantini e bar – passava la via Clodia, una delle strade romane di origine etrusca più antiche d’Italia, della quale è ancora possibile seguirne a tratti il tracciato e ritrovarne resti e testimonianze, come due importanti cippi con iscrizioni latine. E la stessa Saturnia

vanta di essere tra i più antichi abitati della Penisola, risalente addirittura all’età del Bronzo e fiorente nel periodo etrusco, come testimoniano i corredi funerari ritrovati nelle necropoli circostanti, databili fino all’VIII secolo a.C., e oggi ospitati nel locale Museo Archeologico Collezione Ciacci. In realtà l’intero borgo è un museo a cielo aperto, con resti latini, etruschi e rinascimentali disseminati sull’intero territorio, come la cisterna quadrangolare che secondo la leggenda era la sorgente delle acque termali prima che il cavaliere Orlando la deviasse per sconfiggere i nemici in battaglia.


Foto francobollo di Fausto Cabri, Manciano





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a forma a cuore del centro storico di questa frazione di Manciano e il nucleo intatto dell’abitato hanno valso a Montemerano l’inserimento nel circuito dei Borghi più belli d’Italia. Compatto, aggrappato a un colle e dominato dal campanile della pieve di San Lorenzo e dalla torre quadrangolare del castello, Montemerano sembra sospeso nel tempo e la sua visita invita a rallentare i ritmi, assaporando le atmosfere medievali che regala a ogni angolo. Se il complesso quattrocentesco della Chiesa di San Giorgio – inserito anche nel percorso del Giubileo –, con la vicina porta omonima e la terza cinta muraria, emozio-

na per la bellezza architettonica e la preziosità delle opere d’arte che racchiude – una per tutte: il polittico di Sano di Pietro –, la piazza del castello invita a fermarsi per rivivere con la mente la storia di cavalieri, soldati e dame che hanno soggiornato tra le sue possenti mura. E poi, ancora, la Chiesa della Madonna del Cavalluzzo, l’elegante Piazza del Forno, dalle misteriose origini, e la “buca”, un passaggio che attraversa la seconda cinta muraria e da uno stretto vicolo porta alla via principale, risalente probabilmente al XVI secolo, quando non era più necessario difendere il villaggio dai nemici.

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Montemerano: nel “cuore” del Medioevo

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Tra acqua termale e natura

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e il Terme di Saturnia Spa e Golf Resort è il posto dove andare per una remise en forme globale e di lusso – per la CNN si tratta del miglior centro termale al mondo – grazie non solo all’acqua termale dagli importanti poteri curativi che sgorga nelle vicinanze, ma anche ai trattamenti esclusivi che fanno uso di oro, diamanti e ghiaccio antartico, nel territorio di Manciano c’è un (altro) posto di raro fascino: le Cascate del Mulino. Considerate da Lonely Planet tra le migliori terme libere del mondo e inserite nell’elenco dei posti da vedere almeno una volta nella vita dal New York

Times e dal The Guardian, le Cascate del Mulino sono una serie di scenografiche vasche naturali – ad accesso libero – formate dallo scorrere continuo dell’acqua termale sulfurea sulla roccia calcarea. E tra un bagno termale e l’altro, il territorio di Manciano offre una natura incontaminata, perfetta per lo slow travel e per indimenticabili escursioni in mountain bike, a cavallo o a piedi; sono infatti numerosi e di rara bellezza i percorsi di trekking che, di lunghezza e intensità variabile, si diramano tra boschi, prati, zone agricole e deliziosi agglomerati urbani.






Enogastronomia: le eccellenze locali

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e il bien vivre richiede ritmi lenti per assaporare atmosfere, risorse territoriali e bellezze architettoniche, il suo concetto non può prescindere dall’elemento enogastronomico. E anche in questo caso, il comprensorio di Manciano è in grado di sorprendere anche il viaggiatore più esigente. Non si può infatti passare da queste parti senza assaggiare almeno una volta il Ciaffagnone Mancianese, una crespella preparata solo con acqua, uova e farina, condita con il pecorino toscano e cotta su una padella sot-

tilissima di ferro unta con il lardo. Non solo, la zona è punteggiata da numerose aziende agricole nelle quali degustare i prodotti tipici, quelli caseari in primis, capitanati dal celebre pecorino toscano DOP, anche nella sua versione “anticolesterolo”, da accompagnare ai robusti rossi locali, primo fra tutti il Morellino della vicina Scansano. Per i palati più raffinati e curiosi, infine, ci sono anche due ristoranti stellati: da Caino, due stelle Michelin, e la stella de All’Acquacotta, all’interno del Terme di Saturnia Resort.




Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

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anciano è il cuore della Maremma. Dal poggio sul quale è appoggiato, la vista spazia sulla valle dell’Albegna da una parte e sull’Area del Tufo, le terre di Sorano e Pitigliano dall’altra. La cucina di quest’angolo di Toscana è semplice ma particolarmente saporita e la trattoria da Paolino, situata nel cuore storico del borgo, propone il meglio della cucina tradizionale maremmana, dalle pappardelle al cinghiale ai pici alla campagnola, dal cinghiale alla maremmana al maialino al forno. Cinghiale, lepre e coniglio, in umido o alla cacciatora, ma anche grigliate miste, tagliate, fiorentine e salsicce toscane, magari accompagnate dall’ottimo rosso locale, il Morellino di Scansano, sono solo una parte di quanto si serve invece alla trattoria Il Rifugio, anch’essa situata nel centro storico di Manciano. Elegante e intrisa di tradizione è l’enoteca ristorante La Filanda, dove gran parte di quanto è servito è fatto in casa; dalla focaccia al rosmarino alla pasta tirata a mano

ai dolci. Da non perdere anche solo una sosta-aperitivo per un assaggio di qualche prestigiosa etichetta custodita nell’enoteca. Per chi sceglie Manciano per una vacanza c’è l’hotel Il Miravalle, con un ristorante orientato ai sapori locali e alcune camere con vista mare, poi ecco il bed & breakfast Relais nel Borgo, situato in un palazzo dell’800 e a due passi da enoteche e ristoranti del centro e il bed & breakfast La Casa delle Camelie, con la stanza dei ciclamini, delle rose, dei glicini, la suite delle orchidee e l’appartamento la grotta. Per gli acquisti, in località Campigliola, c’è la Tenuta Montauto, dove comprare vini tra cui il ciliegiolo, il vermentino e il pinot nero, ma anche pasta biologica e olio extravergine di oliva. All’azienda agricola Il Poggio di Teo, a due chilometri dal centro di Manciano e a otto dalle terme di Saturnia, si acquista olio extravergine di oliva, pasta, farro pelato, farina di grano duro, farina di grano tenero e persino l’olio essenziale di lavanda.



Manciano

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COMUNE DI MANCIANO FIRENZE

Grosseto, Toscana Abitanti: 7289 Altitudine: 444 m s.l.m. Superficie: 372,51 km² Santo Patrono: San Leonardo

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Grosseto

MONTEMERANO


craiweb.it craiweb.it


Ancona, Marche

Genga, natura da record


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Marco Raccichini

www.marcoraccichini.com



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Genga va in scena lo spettacolo della natura. Raccolto tra i fitti boschi dell’alta valle dell’Esino, Genga è un borgo formato da una miriade di piccole frazioni e il suo cuore storico, circondato da fitti boschi, è racchiuso tra le mura del castello medievale. Territorio un tempo di Annibale della Genga, papa dal 1823 al 1829 con il nome di Leone XII, è oggi compreso nel Parco naturale regionale Gola della Rossa e di Frasassi, e proprio per Frasassi e le sue straordinarie e visitatissime grotte è famosa in Italia e nel mondo. In questo pic-

colo borgo nel cuore delle Marche si giunge per visitare le grotte e l’incanto della natura ma anche per scoprire o ritrovare i suoi storici angoli di benessere nei quali abbandonarsi al relax, ai trattamenti termali, ai benefici delle acque e dei fanghi. Per gli appassionati di arte e cultura, inoltre, Genga racconta la sua storia attraverso i suoi edifici storici, le sue chiese e i musei. Per gli amanti dell’enogastronomia la scelta è copiosa e si spazia dai primi ai secondi piatti, tutti annaffiati da eccellenti vini locali.



Passatelli e Verdicchio

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ono sapori forti, quelli che propongono le terre di Genga, e nei ristoranti e nei casolari delle sue colline si servono piatti che affondano le loro radici nella storia delle Marche. Tra i primi ci sono i passatelli e i maccheroncini in brodo, le zuppe di farro e cicerchia, gli gnocchi di patate con la papera, le tagliatelle servite con il sugo di asparagi o i funghi dei boschi della zona e i vincisgrassi, le tradizionali lasagne marchigiane. Per gli appassionati dei secondi la scelta è tra

le lumache e le spuntature, i budelli del maiale, i piccioni ripieni e il coniglio in porchetta al finocchietto selvatico. Per chi invece ama i salumi, l’ideale è un pranzo in uno dei tanti casolari rurali sparsi sul territorio dove si servono saporiti salumi e gustosi prosciutti da assaporare con il pane nero prodotto con il grano locale. Tra i vini ci sono l’Esino, tipico delle zone di Ancona e Macerata, e il noto Verdicchio, entrambi pregiati Doc delle Marche.




Romanico marchigiano

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’antico palazzo dei Conti della Genga, la chiesa di San Clemente, la chiesa di Santa Maria Assunta e un pugno di case formano l’antico centro storico del borgo. Le origini di Genga sono legate al monastero di S. Vittore e a Pierosara, l’antico Castello Petroso, centro di un gastaldato longobardo, sotto la cui giurisdizione ricade probabilmente il castello nell’alto Medioevo. Le prime notizie di Genga risalgono ad un contratto del 1090 con cui l’abate di S. Vittore concede in enfiteusi ai conti Ugo, Alberto e Suppo, figli di Alberico, il castello con metà della rendita spettante alla chiesa di S. Clemente. Il Museo di Genga “Arte Storia Territorio, allestito all’interno del palazzo della Genga, custodisce paramenti liturgici di Leone XII, una Madonna con Bambino della bottega di Antonio

Canova proveniente dall’ottagonale Tempietto di Valadier, fatto costruire da Leone XII e inaugurato nel 1828 in una grotta della vicina gola di Frasassi, e un trittico quattrocentesco di Antonio da Fabriano, anche autore di uno stendardo ligneo dipinto su entrambi i lati. Imperdibile è una visita all’abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse, situata nei pressi dell’omonimo complesso termale, edificata dai monaci benedettini nel XI secolo nel cuore di un anfiteatro montano, tra le principali espressioni romaniche della regione. Nei resti dell’antico cenobio del monastero è stato allestito il Museo Speleopaleontologico e Archeologico dove sono esposti un fossile di ittiosauro e urne cinerarie della necropoli di Pianello risalente all’età del bronzo finale.






Spettacolo carsico

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ra i più straordinari spettacoli naturali d’Europa, le grotte di Frasassi sono un complesso di grotte carsiche sotterranee. Tra le maggiori attrazioni turistiche della regione, sono in parte aperte al pubblico e visitabili seguendo differenti percorsi, da quello turistico a quello di speleo-avventura al percorso per esperti. La visita è un viaggio emozionale tra differenti ambienti che vanno dall’Abisso Ancona, l’enorme cavità di oltre 200 metri d’altezza, 120 di larghezza e 180 di lunghezza, alla Sala dei Duecento, dal Gran

Canyon, dove si attraversano dei crepacci con, sul fondo, cavità completamente allagate, alla Sala dell’Orsa e alla Sala Infinito. Tra i passaggi suggestivi spiccano il laghetto cristallizzato - formatosi dalla saturazione di un bacino di acqua a opera del carbonato di calcio -, la cascata del Niagara, colata bianchissima di calcite allo stato puro, il Castello della fatina, caratterizzato da guglie e pinnacoli, e i Giganti, complesso di stalagmiti millenarie con diametri che arrivano a 5 metri e altezze anche di 20 metri.


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stituito sul finire del 1972 dall’accordo tra il comune di Genga e la provincia di Ancona, il “Consorzio Frasassi” è l’ente che si occupa, da decenni, della valorizzazione e della salvaguardia delle grotte di Frasassi. L’Assemblea generale del Consorzio, infatti, ha approvato il progetto per la salvaguardia e valorizzazione delle grotte e con successivo atto è stata appaltata l’opera. I lavori sono iniziati molto tempo fa, il 21 gennaio 1974, e la galleria artificiale di accesso all’Abisso Ancona, lunga 223 metri, è stata ultimata appena quattro

Consorzio Grotte di Frasassi mesi dopo. I camminamenti interni dell’Abisso Ancona, invece, si sono conclusi nell’agosto dello stesso anno e il primo settembre del 1974 questo prodigio naturale è stato aperto al pubblico. A distanza di oltre quarant’anni dalla nascita del consorzio di tutela delle Grotte, il complesso carsico di Frasassi resta una delle mete turistiche più spettacolari delle Marche. Decine di migliaia di turisti, ogni anno, arrivano a Genga per godersi uno degli spettacoli naturali più belli ed emozionanti della Penisola. Una meraviglia aperta tutto




l’anno, fruibile in diverse modalità e per qualsiasi età. Al percorso appositamente studiato per le scuole si unisce quello turistico per le famiglie, mentre per i più esperti ci sono esperienze più impegnative, quelle definite “speleo-avventure”. Prima parte del percorso è l’Abisso Ancona, apparsa in tutta la sua imponenza ai suoi scopritori che la battezzarono con il nome della loro città. Tra le più grandi cavità del mondo, con 180 metri di lunghezza, 120 di larghezza e 200 d’altezza, presenta nel fondo un ammasso di blocchi, risultato di movimenti e crolli avvenuti nei millenni. La vista

dell’“angolo del paradiso” e la “fetta di pancetta” precedono l’arrivo al laghetto cristallizzato, frutto della saturazione di un bacino d’acqua a opera del carbonato di calcio, sovrastato da una stalagmite ferrigna di oltre due metri sulla quale, di lato, si è originata una concrezione bianca dalla forma particolare enfaticamente battezzata il “diavolo con la candela”. Ai margini del laghetto di cristallo c’è il “castello della fatina”, così chiamato per la selva di guglie e pinnacoli che lo contraddistinguono. Incantevole è il “Niagara”, colata bianchissima di calcite allo stato puro. Il cuore della sala è


dominato dall’imponente gruppo di stalagmiti millenarie denominate “I giganti” - dal diametro che va dai 2 ai 5 metri con un’altezza variabile tra un metro e mezzo e 20 metri - che possono essere considerate le più importanti stalagmiti della grotta. Da questo luogo, osservando la cupola dell’“Abisso Ancona”, è possibile vedere l’apertura naturale attraverso la quale, il 29 settembre 1971, i primi speleologi si calarono all’interno del complesso ipogeo per annunciare al mondo la loro straordinaria scoperta. Un vistoso abbassamento della volta segna la fine del percorso dell’Abisso Ancona dopo il quale si approda nella “Sala dei duecento”, così nominata in riferimento alla sua lunghezza di circa 200 metri. Ancora emozioni con il “castello delle streghe” chiamato anche “castello rosso”, la “Sala Barbara” e l’obelisco”, straordinaria stalagmite che ha per base una enorme roccia caduta dell’alto, con un’altezza di circa 15 metri compreso il basamento. A fianco, in un angolo di grotta, su una colata simile a una tavolozza, si trova un’ampia gamma di colori: il bianco, il terroso e il rosa con lievi sfumature di grigio cenere, caratteristico dell’ossido di manganese. Intrigante, poi, è il “Gran Canyon”, così chiamato perché si attraversano dei crepacci in fondo ai quali si trovano cavità completamente allagate al livello del fiume Sentino. Belle le “canne d’organo”, un gruppo di stalattiti parallele che sembrano formare un organo e che, se colpite delicatamente, regalano suoni diversi, poi è la volta della “sala delle candeline”, composta da esili stalagmiti disposte ai bordi di un laghetto. Le ultime due sale sono la “sala dell’orsa e la “sala dell’infinito, straordinario finale di un percorso d’emozioni uniche e indimenticabili.




Aquile reali e geotritoni

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l Parco naturale regionale Gola della Rossa e di Frasassi è una straordinaria area speleologica e anche un insieme di scenari naturali fra acque, monti e boschi. La Valle Scappuccia, attraversata dal torrente omonimo, è una delle mete naturalistiche di maggior fascino della zona, dove si alternano più aspetti vegetazionali legati ai differenti ambienti che la caratterizzano. Alla zona dei costoni calcarei, dominata da specie arbustive e erbacee, si uniscono quella in prossimità dei corsi d’acqua, dove si trovano salici e pioppi, e quel-

la del versante sud, caratterizzata dalla presenza di vegetazione termofila. Meta per camminatori e arrampicatori è la zona di Pontechiaradovo, punto di partenza e arrivo di percorsi naturalistici. Quest’angolo d’Appennino aspro e selvaggio, dalle caratteristiche carsiche, è luogo ideale per rapaci come l’aquila reale, il gheppio, il gufo comune, la poiana e la cornacchia grigia ai quali si uniscono la lepre, lo scoiattolo, la volpe e il tasso. Nelle grotte di Frasassi vive il geotritone, vertebrato senza polmoni presente in ambienti umidi.




Dormire, gustare e comprare

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’è la storia delle Marche, nella cucina di Genga, e sulle tavole dei suoi ristoranti e dei suoi agriturismi si respira la tradizione marchigiana. Il ristorante Francesco è l’approdo ideale per i visitatori delle Grotte di Frasassi, ristorante pronto ad accogliere comitive e scuole con menù adatti ai grandi gruppi tra paccheri “cacio e pepe”, pappardelle al cinghiale, vitello alla brace e braciolette di maiale. Al ristorante La Scaletta sono le carni le grandi protagoniste della tavola: stinco di vitello rucola e pinoli, cinghiale alla cacciatora, filetto di maiale con salsa di porro e scaglie di pere e carré di agnello, per esempio, accompagnati dai migliori vini locali. Rigorosamente casalinga è la cucina del ristorante Da Maria, rustico panoramico dove si serve il misto alla griglia con spiedino, agnello, salsiccia e i tradizionali arrosticini, i fegatelli di maiale e il filetto al tartufo. Antiche ricette marchigiane ma anche piatti classici e pizza al ristorante Da Bosio, tra ta-

gliatelle al cinghiale, tagliolini tartufo e salsiccia, tagliolini tartufo e porcini, scaloppina ai funghi e tanto pesce tra fritture e spiedini, il tutto annaffiato dai vini locali tra cui il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Per chi invece sceglie Genga per una vacanza, c’è l’hotel Le Grotte, immerso nei colori della Gola Rossa e di Frasassi, che propone camere e suite, la spa, la piscina e il buon ristorante con cantina fornita. Interessanti il B&B La Colombaia, location ideale per riscoprire la pace e la tranquillità - che propone la camera Avana, quella Blu e la Multicolor - e l’albergo Magrini, dalle camere arredate con semplicità e con tutti i comfort. Imperdibile è una sosta al Salumificio di Genga dove acquistare delizie del territorio tra cui il salame Fabriano e quello di Genga, il soppressato di fegato, il lonzino magro, il salame morbido di Genga, il lonzino con lardo, la pancetta stagionata, il prosciutto con osso e l’antipasto marchigiano.



Genga

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COMUNE DI GENGA

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ANCONA

Ancona, Marche Abitanti: 1758 Altitudine: 320 m s.l.m. Superficie: 73,16 km² Santo Patrono: San Clemente



Terni, Umbria

San Pietro Aquaeortus


Antonella Andretta

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facebook.com/antonella.andretta



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i sono posti di cui è difficile scrivere per timore di non essere in grado di restituire a parole non solo il fascino e l’atmosfera che emanano, ma anche la storia di cui sono portatori: Borgo San Pietro è uno di questi. Molto più di un albergo o di un resort, Borgo San Pietro è un intero piccolo paese trasformato in una struttura ricettiva dove ogni singola pietra, muro, spazio chiuso o aperto, raccontano una storia antica e sono testimoni di un

presente straordinario fatto di attenzione, amore per il dettaglio e un senso dell’accoglienza che travalica il consueto concetto di hôtellerie e approda a un nuovo modo di intendere l’ospitalità di alto livello. Ma andiamo con ordine: siamo in Umbria, per la precisione tra Fabro e Allerona, in provincia di Terni, sulle colline del Parco della Selva di Meana: in altre parole, in mezzo al verde della più verde delle regioni italiane.


Miracoli umbri

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l contesto appare magico e miracoloso ai nostri occhi così come probabilmente apparve ai monaci che, nell’XI secolo, decisero di edificare qui una chiesa e un complesso monastico. Anche il nome del complesso ha del prodigioso: si narra, infatti, che sia stato San Pietro a far zampillare l’acqua in questo luogo romito, da cui il nome, “aquae ortus” cioè sorgente di acqua. Le vicende dell’abbazia, che si arricchisce di edifici e di gente, trasformandosi man mano in un piccolo borgo, si snodano poi nei secoli, fino ad arrivare al Novecento, quando il paesino viene dotato di una scuola, un cimitero e altri servizi per gli abitanti che, alla fine degli anni Settanta, abbandonano

la frazione per trasferirsi altrove. Fine del miracolo, dunque? Non proprio, perché una quindicina d’anni fa un uomo s’innamora di questo posto, ormai poco più di un ammasso di ruderi, e decide di riportarlo a vivere. C’è voluto tempo, lungimiranza e pazienza (oltre a un notevole investimento) da parte di Stefano Magini, ex commercialista, sognatore e patron del progetto di recupero nonché amministratore delegato della struttura, ma il risultato è davanti agli occhi di chi arriva e che, dopo aver percorso il viottolo carrabile costeggiato di alti cipressi, vorrebbe non andarsene mai più, lasciandosi alle spalle per sempre lo stress, il traffico, la folla e il trillo dei cellulari.






Salus per aquam: concetto antico

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uore del complesso è una piazzetta lastricata, sulla quale si affacciano alcuni edifici come la ex scuola, il vecchio mulino, il frantoio e così via, trasformati in 25 unità abitative di diversa ampiezza, veri e propri appartamenti ricavati dalle antiche stanze, perfettamente arredati ed equipaggiati di ogni moderno confort. La piazzetta, intima nella sua ampiezza, è uno spazio ideale non solo per organizzare mostre, concerti o cocktail, ma anche per socializzare e per star bene, che poi è il vero obiettivo di San Pietro AquaeOrtus, nato dall’acqua che è fonte

di vita, di salute, di benessere. Un benessere che si amplifica nella splendida piscina esterna con bocchette in pietra per un idromassaggio naturale e nella piccola, ma curatissima, spa interna con mini piscina di acqua di mare, aree per trattamenti e palestra attrezzata. E non mancano percorsi naturalistici, ambientati nel verde degli esterni, progettati da un architetto paesaggista, tra piante, fiori e antiche essenze officinali utilizzate dai monaci e recuperate all’oblio, altro simbolo di rinascita e di continuità col passato declinato alla salute dell’ospite di oggi.




Matrimoni, alta cucina e novità in vista

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ra i ricordi più cari del primo anno di apertura-soft (la stagione 2019 sarà la prima a pieno regime), Magini conserva quello di una coppia di sposi che ha organizzato a San Pietro la propria festa di nozze: la felicità provata, l’incanto del contesto e la perfezione del banqueting a cura di un celebre chef stellato, hanno fatto loro promettere che torneranno ogni anno da Monaco per festeggiare gli anniversari! La ristorazione è infatti un altro dei punti forti: messa a punto con la consulenza dello chef, esalta i sapori e le pregiate materie prime locali, declinate con gusto e raffinatezza anche nelle perfette mise en place. Il ristorante (con annessa sala convegni) è stato ricavato all’interno della chiesa medievale i cui ampi spazi ben si prestano ad accogliere il rito laico del cibo. Nel

prossimo futuro, è prevista anche la creazione di un’azienda agricola destinata a rifornire la cucina, sempre sulla scia di quanto già realizzato nei secoli precedenti dai monaci, consci che corpo e spirito vanno nutriti di cose buone, semplici e sane. Cos’altro aggiungere se non che da San Pietro si può partire alla scoperta di un territorio ricchissimo di risorse ambientali e storiche: a breve distanza si trovano Orvieto col suo duomo, le meraviglie della Val d’Orcia e della Maremma toscana, il lago di Bolsena, Viterbo e la Tuscia: un concentrato dell’Italia più seducente e soave, fatta di colline, antichi borghi e città d’arte (Assisi e Perugia comprese), dove la natura e la bellezza fungono da contraltare a una spiritualità millenaria. Esattamente come accade a borgo San Pietro.



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ForlĂŹ-Cesena, Emilia-Romagna

Bertinoro: ospitalitĂ , terme, vino... e il segreto dello Spungone


Antonella Andretta

facebook.com/antonella.andretta

Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


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orse non tutti sanno che c’è un’altra Romagna, oltre a quella delle spiagge: è la Romagna dell’entroterra, delle alture e delle vigne. Ed è qui che si trova Bertinoro, un borgo di diecimila anime disteso su un colle che ha conservato intatto non solo l’impianto urbanistico medievale ma anche una capacità di dispensare benessere che giunge da lontano: tre milioni di anni. A questa remota epoca risale infatti la dorsale rocciosa che costituisce le sue colline: altro non era che una

lussureggiante barriera corallina. Questa particolare conformazione rocciosa, chiamata Spungone per via della sua spugnosità, è ricchissima di minerali che conferiscono peculiarità organolettiche intense ai vini prodotti in questa zona e proprietà termali uniche alle acque che scorrono nel sottosuolo. Non è un caso dunque se Bertinoro è uno di quei posti dove ci si sente bene appena vi si mette piede, dove il bello, il buono e il sano sono valori assoluti.




Tutti in bicicletta

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a come si raggiunge Bertinoro? E come ci si muove nei dintorni? Per chi sceglie il treno, una volta giunti a Cesena o a Forlì, si può proseguire in bicicletta seguendo itinerari segnalati dai GPS che conducono al borgo. I percorsi bike sono numerosissimi in tutto il territorio e si diramano tra intricati sentieri e strade di campagna: uno dei più interessanti parte proprio da Bertinoro e collega tutte le rocche della zona dello Spungone fino a Castrocaro, passando per Meldola e Predappio. Chi invece si muove in automobile può contare su nu-

merosi parcheggi ai piedi del centro: lasciata l’auto, salite dunque godendovi la passeggiata fino a piazza della Libertà. Qui vi accoglieranno l’antica Torre dell’Orologio e la facciata ornata di merlature di palazzo Ordelaffi, che ospita gli uffici comunali dal XIV secolo: al suo interno, la Sala del Popolo e la Sala Quadri (con un ciclo di tele del Settecento dedicate alla storia locale). Addossata al palazzo, l’importante cattedrale del XVI secolo dedicata a Santa Caterina d’Alessandria (alcune opere seicentesche di pregio all’interno delle tre navate).




Dove gli ospiti son contesi

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a quello che nella piazza attirerà di più la vostra attenzione, (oltre alla vista che si gode da questo belvedere, noto anche come il Balcone della Romagna), sarà la Colonna dell’Ospitalità, simbolo stesso di Bertinoro e legata a un’antica tradizione che dimostra quanto qui l’ospite sia sacro. Per decidere chi dovesse accogliere un forestiero, Guido del Duca, giudice intorno al 1200, fece costruire una colonna con 12 anelli: quando il viandante giungeva in città e legava il suo cavallo a uno degli anelli, veniva ospitato dalla famiglia cui l’anello corrispondeva. Quella visibile attualmente

non è la colonna originale ma una copia del 1926: questo non sminuisce il significato profondo di questo originale monumento all’accoglienza tanto che da allora la comunità bertinorese celebra ogni anno un grande evento dedicato all’ospitalità. Imperdibile è anche una sosta all’enoteca Ca’ de Bè, sottostante a Piazza della Libertà (cui è collegata da una scalinata) dove degustare i migliori vini della Romagna, dal Sangiovese all’Albana (primo bianco d’Italia a ottenere il riconoscimento DOCG nel 1987), dalla Cagnina al Pagadebit per circa 400 etichette.






Buon cibo e antiche pievi

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a la Ca de Bè, per quanto sia il più celebre e storico, non è certo l’unico punto ristoro della città: il borgo pullula di trattorie, enoteche e negozietti che, tra piadine e crescioni, garganelli, formaggi accompagnati dalla tipica saba (condimento a base di mosto d’uva) e ciambelloni non vi deluderanno. Dopo un buon pasto e con tutta calma (qui la fretta è bandita e il turismo è slow di natura) niente di meglio che fare altri quattro passi per visitare la Rocca, sorta prima dell’anno Mille, ora sede universitaria, e del Museo Inter-

religioso dedicato alle tre grandi religioni monoteiste. Dal centro si può arrivare a piedi anche a Monte Maggio, colle gemello di Bertinoro, un tempo sede di un convento di frati cappuccini di cui rimane un antico pozzo al cui interno scende una scaletta a spirale che funge da accesso alle celle situate lungo le pareti. A circa dieci minuti di auto dal centro si trova invece la longobarda pieve di San Donato di Polenta, cantata dal Carducci in ricordo di Dante che qui sostò in preghiera durante l’esilio.


Acque termali e parchi avventura

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a non è tutto perché Bertinoro, nel suo piccolo, ha molto altro da proporre, comprese le terme, le uniche in grado di offrire, nello stesso luogo, ben sette tipi di acque diverse. Il centro termale, edificato negli anni Trenta, è stato totalmente rinnovato nel 2007 e oggi offre l’opportunità di soggiornare a quattro stelle all’interno del Grand Hotel Terme della Fratta per usufruire di cure termali e trattamenti estetici, ma si può accedere alle zone benessere anche senza pernottamento. All’interno del Parco delle Terme si trova

poi l’IndianaPark, un divertente parco avventura per bambini e adulti con percorsi aerei, passaggi tra gli alberi con corde, reti, passerelle, teleferiche, ponti, dotato anche di piscine estive, pareti di arrampicata e una torre da cui saltare per provare l’emozione di un volo nel vuoto da 13 metri di altezza in massima sicurezza. Molto ricco infine anche il calendario di eventi estivi che culmina ogni anno la prima domenica di settembre con il Rito dell’Ospitalità che si rifà all’antica tradizione di accoglienza del forestiero.




Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

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la ricca tavola di Romagna a contraddistinguere la cucina di Bertinoro. Qui, tra le terre di Forlì e Cesena, tra vigneti e colline, dove l’Appennino si mescola con le terre padane, è difficile scegliere dove fermarsi e accomodarsi per un ricco pranzo o anche solo per una semplice serie d’assaggi. Si adatta a entrambe le occasioni l’osteria enoteca La Cà de Bè di piazza della Libertà, detta anche “Il balcone della Romagna” per la splendida vista che abbraccia le colline fino al mare, dove ai piatti della tradizione vengono accostate 400 etichette di vini locali. Per gli appassionati di carne c’è invece il ristorante La Divina Bistecca, situato nell’edificio che un tempo ospitava l’antico convento delle suore clarisse. Bruschette, primi, e poi tanti salumi con la classica piadina romagnola nel menù all’agriturismo Fattoria La Quercia. Per un soggiorno a Bertinoro, per godere della pace delle colline di Romagna e delle atmosfere del borgo, ci sono il centralissimo hotel La Colonna, con camere con

vista panoramica verso l’Adriatico, e l’agriturismo Al Colle, immerso nel verde del giardino che fa da cornice alle camere con vista. Il B&B La Residenza nel Borgo, situato nel cuore medievale di Bertinoro, è invece adatto a chi vuole respirare arte e storia, tra raffinati tessuti e ambienti eleganti tra cui l’ampio salone con camino dove rilassarsi, leggere e degustare un buon bicchiere di vino. Per chi vuole invece portare con sé i sapori di quest’angolo di Romagna, ci sono l’azienda Zaccarini Vini, dove comprare alcuni dei vini locali più apprezzati tra cui il Sangiovese di Romagna DOP Superiore e il Trebbiano. Sangiovese e Albana dolce di Bertinoro sono invece i vini di produzione dell’agriturismo 7 Colonne, dove si comprano anche grappe, liquori e olio. Da non perdere è una visita al caseificio Mambelli di Santa Maria Nuova di Bertinoro, dove acquistare il morbido, tipico squacquerone da spalmare sulle piadine, seguito da caciotte, ricotte e primosale.


Bertinoro

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COMUNE DI BERTINORO

Forlì

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BOLOGNA

Forlì-Cesena, Emilia-Romagna Abitanti: 10947 Altitudine: 254 m s.l.m. Superficie: 57,25 km² Santo Patrono: Santa Caterina


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Trento, Trentino-Alto Adige

Caderzone, Mille sfumature di‌ verde Simona PK Daviddi


Simona PK Daviddi

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Luca Sartori

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l verde muschio dei boschi alpini, il verde brillante dei prati infiniti, il verde tenue dei pascoli a perdita d’occhio e persino il verde acceso dei campi da golf: il raccolto borgo di Caderzone Terme in provincia di Trento è una gemma preziosa incastonata nel mare color smeraldo della Val Rendena, al quale fanno da contraltare l’azzurro del cielo – per la maggior parte dell’anno sereno –, il bianco accecante dei ghiacciai dell’Adamello-Presanella, il celeste metallico del fiume Sarca – che scor-

re placido a breve distanza dall’abitato – e l’impagabile rosso delle affilate guglie delle Dolomiti di Brenta al tramonto. Una tavolozza ricca di colori e suggestioni, che nei secoli ha emozionato teste coronate, vescovi e nobili, che hanno fatto di Caderzone Terme una delle località più amate dall’élite mitteleuropea, contesa nei secoli da diversi casati e perennemente in bilico tra Italia e Austria, e con una parentesi sotto l’influenza del Regno di Baviera, di pertinenza di Napoleone Bonaparte.



Il borgo: tra nobiltà ed echi contadini

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n giro per le viette e i vicoli del centro storico di Caderzone Terme, in qualsiasi stagione dell’anno lo si faccia, consente di percorrere un viaggio a ritroso nel tempo, che parte dal 1506, data di un documento che nomina le malghe del paese – le costruzioni alpine che pastori e mandriani usavano per l’alpeggio – e che oggi dominano l’abitato da splendide posizioni panoramiche. Il “viaggio” prosegue con il secentesco Palazzo Lodron Bertelli, voluto dai conti Bertelli, signori della zona, e che narra anche di episodi drammatici come la grande peste del 1630, che trasformò l’e-

dificio in lazzaretto, protetto da un’alta recinzione e controllato a vista per impedire agli appestati di fuggire – è ancora visitabile anche il cimitero, dove i malati deceduti venivano sepolti – mentre le ex scuderie ospitano oggi l’interessante Museo della Malga. Poco distante si incontra la chiesa parrocchiale di San Biagio dal bel portale in granito: ricostruita a metà dell’Ottocento, è impreziosita dal campanile originale, risalente al Duecento, ed è abbellita all’interno da sculture lignee e da una pregevole Via Crucis, sempre in legno, rappresentata in 14 stazioni con episodi non canonici.






I dintorni: tra natura e leggende

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ppena lasciato l’abitato, la natura della Val Rendena sfodera gemme di rara bellezza, come i due laghetti alpini di San Giuliano e Garzonè, a circa 1.950 metri di altitudine, entrambi ricchi di pesce ed entrambi legati alla leggenda di un eremita, le cui uniche tracce rimanenti sono i ruderi di un antico eremo. Proprio accanto al romitorio sgorga, inoltre, una fonte che la credenza popolare vuole essere letale per tutti i rettili – specialmente quelli velenosi –, secondo la tradizione che vede in San Giuliano il protettore dai serpenti. Ed è dedicata a San Giu-

liano anche la piccola chiesetta sul lago omonimo – di antiche origini ma restaurata nel 1488 e ricostruita nel 1868 –, che custodisce preziosi doni del vescovo di Trento: una tazza d’argento, un messale decorato e una sontuosa veste ricamata in oro zecchino, che il parroco indossa ancora oggi a Natale. Sentieri e tratturi consentono poi di esplorare il territorio in scenografiche passeggiate, mentre la vista assapora tutta la bellezza delle alture dolomitiche, con l’Adamello e il Gruppo del Brenta nel ruolo di protagonisti del paesaggio.


Slow e di qualità

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aderzone Terme è la meta ideale per chi ama uno stile di turismo improntato alla qualità e ai ritmi lenti, quelli scanditi dalla natura e dalla stagionalità dei prodotti genuini che il territorio porta sulle tavole dei suoi ospiti, ma anche quello all’insegna del bien vivre, arricchito dall’offerta termale, che qui si avvale dell’acqua oligometallica-ferruginosa che sgorga appena sopra il paese, dalla fonte di Sant’Antonio, e che è nota fin dal Seicento per le proprietà terapeutiche in grado di

apportare benefici in caso di affezioni osteoarticolari e di disturbi alle vie respiratorie, ma che oggi è impiegata anche “semplicemente” per il wellness nei diversi centri termali e spa della zona. Ma il “borgo della salute”, come viene soprannominato Caderzone, è anche l’ambasciatore dei sapori tradizionali della Val Rendena e il posto giusto dove assaggiare, per esempio, il “patugol”, a base di patate cucinate con soffritto e formaggio Spressa, o il “salam da l’ai”, lo sfizioso salame all’aglio.






A tutto benessere

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empre più spesso natura fa rima con sport e attività en plein air e la Val Rendena non è certo un’eccezione, anzi: le proposte per gli amanti della vita salutare da queste parti sono pressoché infinite e, in alcuni casi, addirittura inaspettate. Ne è un esempio il Golf Club Val Rendena, uno splendido tracciato con nove buche e par 35. Gli appassionati delle due ruote non hanno che l’imbarazzo della scelta e possono percorrere la panoramica ciclovia che costeggia il fiume Sarca e la pineta di Caderzone oppure avventurarsi lungo uno dei numerosi percorsi ciclabili che

attraversano la zona. Anche il trekking non è da meno, con itinerari di diversa difficoltà e durata: dalle passeggiate in giro per malghe alla salita al rifugio San Giuliano, dal “Giro della Salute” a un anello panoramico che richiede due giornate di cammino con pernottamento in rifugio. Infine, gli sport bianchi trovano nei paesaggi dolomitici i loro palcoscenici, a iniziare dai vicini impianti di Pinzolo e Madonna di Campiglio, per proseguire con i percorsi di sci alpinismo nei pressi della Malga Lamola e di Cima Dossone, entrambi sopra i duemila metri.


Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

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uore verde della val Rendena, Caderzone Terme è un borgo nel quale la parola d’ordine è “benessere”. Tra gli hotel del borgo ecco l’hotel Rio, a conduzione familiare, posto lungo la pista ciclabile e pedonale. Situato in una zona tranquilla del borgo, dispone di un bel parco privato ed è a soli 200 metri dal centro wellness e termale “Borgo Salute”. Con diversi riconoscimenti per la sostenibilità, la tutela dell’ambiente e il legame con il territorio, l’hotel Regina Elena è sicuramente tra le migliori location di Caderzone, con 28 camere e un’atmosfera raffinata. Ha invece il fascino di un’antica dimora nobiliare l’albergo Palazzo Lodron Bertelli, residenza storica recentemente ristrutturata sotto la tutela delle Belle Arti, che propone undici tra camere, suite e junior suite. Cucina tipica locale da assaggiare al Rustik ristorante, per esempio i tradizionali canederli accompagnati anche con verza, cicoria e crauti, poi tanti formaggi tipici, salumi,

carni e verdure. Sfiziosi antipasti a base di salumi e formaggi da abbinare agli ottimi sottolio e sottaceti sono di casa all’agritur Maso Pan, meta ideale per cerimonie, compleanni e occasioni speciali, dove apprezzare anche primi piatti classici come gli strangolapreti, i canederli e gli gnocchi di ricotta da assaggiare con l’ottimo burro o con la crema di formaggi. E’ tempo ora di acquisti e fra le prelibatezze da portare con sé ci sono i formaggi del caseificio Maso Pan. Tra i suoi prodotti, spiccano il formaggio del maso, formaggio a latte Bio crudo scremato, il Fontalpan, morbido e dolce con occhiatura spessa tipica, la ricotta del Maso Pan e la caciotta del Maso Pan. E poi ancora il Granpan, il primo sale, il burro ed il formaggio di malga. Prodotti tradizionali da forno - tra cui focacce e rustici – sono in vendita, infine, presso il panificio Pistoria Val Rendena: freschi e impacchettati, un ricordo di questo angolo di Trentino.



Caderzone Terme

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COMUNE DI CADERZONE TERME

BOLZANO

Trento, Trentino-Alto Adige Abitanti: 674 Altitudine: 723 m s.l.m. Superficie: 18,61 km² Santo Patrono: San Giuliano e San Biagio

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Trento



Simona PK Daviddi

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Luca Sartori

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armonia e well-being Simona PK Daviddi

ForlĂŹ-Cesena, Emilia-Romagna

Castrocaro Terme,


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ell’entroterra forlivese, Castrocaro Terme racchiude, nel suo piccolo borgo dominato da una fortezza medievale, tutti gli ingredienti del tipico bien vivre romagnolo: scorci pittoreschi, una proposta enogastronomica di tutto rispetto, acqua termale per una rilassante remise en forme e una manciata di leggende da inseguire fra i suoi vicoli. Arrivando dalla statale che da Forlì si snoda tra verdi colline, vigneti a perdita d’occhio e gli ultimi contrafforti dell’Appennino, è proprio il turrito castello ad annunciare l’arrivo

a Castrocaro Terme. Appollaiato su una rupe di origine marina – notevoli sono i fossili ritrovati in zona – il maniero e le sue torri di avvistamento hanno una storia millenaria da raccontare: dal 1118, quando gli annali ne parlano già come parte del feudo dei conti di Castrocaro, sarà infatti un succedersi di ospiti illustri - uno su tutti: Federico Barbarossa -, battaglie, scomuniche e passaggi di proprietà. Curioso è il ruolo di Castrocaro come capoluogo della Romagna Fiorentina a partire dal XV secolo.




Tra storia, vino e leggende

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i giorni nostri la severa fortezza merita una visita perché ospita, oltre a un interessante museo storico-archeologico, anche l’Enoteca della Strada dei Vini di Forlì-Cesena, dove scoprire – e degustare! – alcuni dei paladini di Bacco che hanno reso celebre la zona, con il Sangiovese in primis, seguito, fra gli altri, da Albano, Trebbiano, Pagadebit e Cagnina. E mentre si sorseggia un bicchiere di buon vino nelle sale medievali, in una serata senza luna potrebbe capitare di sentire un lamento flebile:

è il pianto d’amore di Margherita, giovane figlia dei conti di Castrocaro, che nel 1253 si suicidò buttandosi dalla torre più alta del castello pur di non andare in sposa al cugino Guidone, che non amava. Da una giovane donna che si toglie la vita, a una sanguinaria senza scrupoli: si narra infatti che Caterina Sforza, figlia illegittima di Gian Galeazzo e contessa di Forlì, assassinasse i suoi amanti facendoli precipitare in un pozzo profondissimo – ancora oggi visibile – posto nella parte più alta della fortezza.


Il borgo: uno scrigno di tesori

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asciato il castello, un gomitolo di stradine e vicoli cinto da una cerchia di mura invita a una passeggiata dai ritmi lenti, per assaporarne le gemme architettoniche: imponenti porte medievali, torri, palazzi nobiliari – bellissimi Palazzo Corbizi, con decori rinascimentali, e Palazzo Grazioli, dal tipico portale in pietra serena e in stile toscano – ed edifici pubblici che riecheggiano un glorioso passato, come il Palazzo Pretorio o dei Capitani di Giustizia, ex tribunale sul quale campeggia il cinquecentesco stemma mediceo. E ancora, la chiesa di San Nicolò, impreziosita da un pregevole ciclo di affreschi di

scuola marchigiana, forse addirittura della bottega di Gentile da Fabriano, e il suggestivo complesso del Bargello, le cui cantine furono usate anche come “pubbliche prigioni” nei tempi più bui. Accanto ai tesori storici, non mancano trattorie e ristorantini dove assaggiare la ricca proposta gastronomica romagnola, che a Castrocaro cala i suoi assi più classici, dai cappelletti alla piadina, dalle tagliatelle – rigorosamente fatte a mano – alle carni più pregiate, via via fino al re della tavola forlivese, il tartufo bianco locale, dal caratteristico aroma in grado di impreziosire ogni pietanza.



Le Terme: elogio dell’Art Déco

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ccanto a Bacco e Cerere non può mancare il wellness, che qui si avvale di un’acqua termale sulfurea e salsoiodica, che si declina in bagni, fanghi, massaggi e innumerevoli trattamenti medico-estetici, per una perfetta remise en forme. Tempio del benessere è lo splendido complesso termale, costruito a cavallo tra gli Anni 30 e 40 in stile Art Déco, con l’elegante Grand Hotel e con l’imperdibile Padiglione delle Feste: marmi policromi, travertino, mattoni iridescenti e laterizio costituiscono l’originale facciata semicircolare di quest’ultimo, che nasconde una hall ariosa

quanto scenografica – dominata da due imponenti scaloni elicoidali e impreziosita da mosaici, marmi e maioliche colorate – e il salone delle feste vero e proprio, abbellito da due fontane in tessere d’oro e marmo verde e un incredibile pavimento in maiolica che riproduce un fondale marino popolato da innumerevoli varietà di pesci, reali e immaginari. E ancora, delfini, cornucopie, segni zodiacali, simboli metafisici, vasi di fiori, cascate, anfore scandiscono anche gli spazi del Grand Hotel e dello stabilimento termale vero e proprio, in un continuum artistico.






Terra del Sole: fascino rinascimentale

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quasi un tutt’uno con Castrocaro, il vicino borgo di Terra del Sole, il cui nome evoca la calda luce che riscalda le colline della zona per gran parte dell’anno e le cui radici affondano nel Rinascimento, quando venne creato lo “spazio simbolico” che rappresentasse il potere signorile. Cinta da possenti mura alte fino a 12 metri e protette ai quattro angoli da robusti bastioni, Eliopoli - questo il suo secondo nome - è una vera e propria “città ideale” fortificata, con addirittura una data di fondazione, l’8 dicembre 1564, quando se ne iniziò la costruzione

secondo i dettami urbanistici cinquecenteschi derivati dalle esperienze degli ingegneri militari. Voluta da Cosimo I De’ Medici per presidiare il confine con lo stato pontificio, Terra del Sole si attorciglia intorno all’ampia piazza d’armi – sulla quale si fronteggiano la chiesa di Santa Reparata e il Palazzo Pretorio, a simboleggiare i due poteri che governano sull’individuo – e ai due castelli – quello del Capitano delle Artiglierie e quello del Governatore – mentre tutt’intorno lo sgurdo si immerge nelle terre del Sangiovese, con vitigni a perdita d’occhio.


Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

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una manciata di chilometri dalla città di Forlì, Castrocaro è terra romagnola, nella quale le tavole sono ricche e generose. Cappelletti alla romagnola, tagliatelle al ragù, la tipica zuppa di farro e l’arrosto di coniglio al forno sono solo alcune delle specialità del ristorante Il Farro, dove non mancano i taglieri di salumi e i vini di Romagna. I crescioncini zucca e patate, la piadina squacquerone e rucola, le tigelle farcite romagnole, i cappellacci verdi al crudo e burro profumato, gli strozzapreti al vino rosso, lo stinco al forno e il filetto di manzo al balsamico sono invece alcune delle prelibatezze del ristorante La Cantinaza. Anche al ristorante Gabriele si mangiano gustosi primi come i cappelletti fatti in casa, gli strozzapreti al ragù, le lasagne, i passatelli e i cappellacci accompagnati dal ragù alla bolognese o da funghi e salsiccia, e tanti piatti di carne, tutti arricchiti dalle migliori etichette di vini locali. Tra gli hotel del piccolo centro di Castrocaro, per chi da queste

parti viene in vacanza, ci sono il Park Hotel, situato a soli 400 metri dalle Terme Spa, immerso nel verde, con camere dall’arredamento semplice e affacciate sul verde, l’hotel Prati, a conduzione familiare, ideale per famiglie, con servizio ristorante e cucina del territorio, e l’hotel Rosa del Deserto, situato nel cuore di Castrocaro, di fronte alla storica stazione termale, con una terrazza solarium panoramica. Per acquisti golosi a Castrocaro c’è la pasticceria Gran Caffè 900, dove ai biscotti si uniscono bignè e torte, paste secche e salate, e dove ci si può fermare anche per un aperitivo. Per gli amanti del vino c’è la tenuta Villa Bagnolo, dov’è possibile acquistare i vini tipici di Romagna come il Romagna Sangiovese DOP Superiore, il Forlì Rosso IGT Sangiovese, il Forlì Cabernet IGT, il Romagna Albana Secco DOCG, il vino spumante brut e, magari, prelibate grappe prodotte nella tenuta: la grappa Bagnolo, ricavata da uve rosse oppure quella ottenuta da uve bianche.



Castrocaro Terme

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COMUNE DI CASTROCARO TERME

Forlì

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BOLOGNA

Forlì-Cesena, Emilia-Romagna Abitanti: 6321 Altitudine: 68 m s.l.m. Superficie: 38,95 km² Santo Patrono: San Nicola



Frosinone, Lazio

Fiuggi, “acque� e Michelangelo Cinzia Meoni


Cinzia Meoni

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Luca Sartori

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Fiuggi si arriva in macchina in poco più di un’ora da Roma. Il problema, poi, è trovare il coraggio di tornare alla vita quotidiana lasciando un borgo così accogliente, ricco di storia, tradizioni e acque “miracolose”. Qui si viene a “passare le acque” sin dal Rinascimento, circondati da tesori dell’arte e da boschi di castagni che ricoprono le pendici dei Monti Ernici, proprio dove sorge Fiuggi. Si beve il te-

soro liquido del borgo, si ozia immersi nella natura dedicandosi a lunghe passeggiate nel verde o ci si accomoda a tavola per dilettarsi con le delizie della cucina ciociara. Non c’è da stupirsi come un simile e rigenerante territorio registri fra i suoi primi estimatori Bonifacio VIII - il papa del “Mistero Buffo” di Dario Fo - e Michelangelo Buonarroti, per poi fiorire nel XX secolo in piena Art Nouveau.




Un borgo… bifronte

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l borgo, fino a un secolo fa noto come Anticoli ovvero davanti ai colli, data la sua posizione alle pendici dei Monti Ernici -, ha due volti tutti da scoprire. A valle si trova Fiuggi Fonte con le due sorgenti da cui è possibile bere l’acqua curativa, il cui nome è stato scelto a inizio ‘900 come toponimo stesso del borgo: la Fonte Bonifacio VIII e la Fonte Anticolana. Poi c’è il borgo di Fiuggi che si arrampica sulla collina in una ragnatela di vicoli, come il Vicolo Baciadonne, talmente stretto che per passare in due contemporaneamente

occorre stringersi in un abbraccio, e poi ecco un susseguirsi di piazzette, ripide scalinate, chiese - a iniziare dalla Collegiata di San Pietro del XVII secolo - ed edifici storici. Mentre ci si perde nel dedalo di stradine, vale la pena soffermarsi a Palazzo De Medici, al cui interno si trova il Pozzo delle Vergini. Qui, secondo la leggenda popolare, venivano gettate le ragazze che si rifiutavano di assoggettarsi allo ius primae noctis imposto da Pietro Margani, sanguigno feudatario e capitano dei balestrieri di papa Leone X.




Fiuggi 365 giorni l’anno

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el tempo libero a Fiuggi si può giocare a golf, a tennis, nuotare nel centro polifunzionale e andare a cavallo. In inverno i vicini impianti di Campocatino a 1.800 metri di altezza con dieci piste da discesa e una da fondo, oltre al comprensorio di Campo Staffi, sono a portata di macchina. Così come a breve distanza si possono fare escursioni verso il piccolo lago di Canterno, particolarmente suggestivo all’ora del tramonto e verso la Rocca di Fumone, dove fu imprigionato e ucciso Celestino V, “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. O an-

cora, verso il Parco Naturale Regionale Monti Simbruini, dove si trova la Valle di Pietra che divide il Lazio dall’Abruzzo. Per i più sportivi c’è la ciclabile che porta a Paliano seguendo il tracciato dell’antica linea ferroviaria Roma-Fiuggi: in una sessantina di chilometri di saliscendi, rappresenta una sfida da non perdere. Si pedala in borghi fantasma, lambendo pareti di roccia bianca dove spuntano fichi d’india e rose canine e si passa tra boschi di querce, castagni e lecci mentre il panorama si apre sulla valle e sulla catena dei Lepini e dei Colli Albani.




Leggende, santi ed eventi

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iuggi è una destinazione termale ideale in qualsiasi periodo dell’anno. Ma in alcune occasioni lo è forse ancora di più. Come per la Festa delle Stuzze - tronchi di legno utilizzati per dar fuoco a “capannoni”, ovvero strutture in legno di varie forme e dimensioni costruite in ogni quartiere del borgo -, dedicata a San Biagio e in scena il giorno della Candelora - 2 febbraio - fin dal 1298, quando gli abitanti del borgo scongiurarono un assedio da parte delle truppe della famiglia Caje-

tani, nemica storica dei Colonna - all’epoca reggenti di Fiuggi - grazie alla miracolosa intercessione del Santo. Narra la leggenda che San Biagio, patrono del borgo, fece apparire un enorme falò mettendo così in fuga l’esercito assalitore. I soldati nemici, infatti, vedendo il borgo circondato dalle fiamme evocate dal Santo, si ritirarono lasciando il paese indenne. L’evento si replica anche la prima domenica di agosto e accende l’intero borgo a festa.




Benessere in tavola

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l benessere nel borgo ciociaro dalle acque rigeneranti passa anche dalla tavola, sulla quale non possono mancare i prodotti tipici della tradizione come la ricotta di pecora, la caciotta, gli gnocchetti freschi e l’abbacchio accompagnati dai vini locali: il Cesanese del Piglio Docg, il nettare prediletto da Federico di Svevia e dei papi di Anagni, il Passerina del Frusinate Igt, un bianco secco e caratterizzato da una profumazione fruttata e il Cabernet di Atina, un vino Doc

di nicchia e con cui, a maggior ragione, vale la pena brindare a Fiuggi. Il territorio frusinate ha poi dedicato un goloso primo piatto a uno dei personaggi a cui ha legato a doppio filo la propria storia: in onore a Bonifacio VIII, infatti, è stato creato un timballo composto da maccheroni, polpette fritte e prosciutto di montagna. Per finire in bellezza, sul carrello dei dolci di Fiuggi sfilano ciambelle al vino e la crostata con marmellata fresca di visciole.





Dormire, gustare e comprare Luca Sartori

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uore della Ciociaria, Fiuggi è tra le più esclusive località del centro Italia e dosa sapientemente la bellezza del paesaggio con il benessere e l’ottima cucina. Tra gli hotel più rinomati ci sono l’Ambasciatori Place hotel, perfetta combinazione di più elementi – soprattutto eleganza, funzionalità e semplicità -, il Silva Hotel Splendid, con diverse tipologie di camere, dalle economy classic alle superior fino ad arrivare alle superior large e alle suite superior. In posizione centrale, immerso nell’incanto del suo giardino, sorge l’Hotel Benessere San Giorgio, che propone camere standard, comfort e superior. Tutti gli hotel citati propongono una pluralità di pacchetti benessere nelle loro attrezzate spa, dove l’acqua è la grande protagonista. Tra i protagonisti della tavola ciociara ci sono sicuramente le carni, i salumi e la pasta fatta in casa. Gli involtini di maiale con pecorino e prosciutto e le fettuccine al ragù sono alcune delle specialità del rustico ristorante La Locanda, si-

tuato nelle cantine del vecchio albergo Verghetti, nel cuore del centro storico di Fiuggi. Cannelloni ricotta e melanzane, trofiette con funghi porcini e i paccheri all’amatriciana sono invece alcuni dei primi che vengono serviti al ristorante La Taverna del Castello. Cucina tradizionale ciociara anche alla trattoria Il Buongustaio, dove assaggiare ottime fregnacce alla carbonara. Per gli acquisti c’è l’agriturismo San Lorenzo, con i suoi numerosi prodotti, dal miele alle confetture di fichi, pere, pesche, castagne, melograno e mirtilli, dalle marmellate di cipolle e peperoncini ai cereali perlati sottovuoto ai liquori e alle grappe. Per deliziarsi il palato c’è poi la pasticceria Fantini, dove concedersi un assaggio di salatini, pizzette, torte salate, ma anche belle composizioni dolci e cornetti. Un tripudio di delicatessen per il palato anche al Gran Caffè Michelangelo, salotto buono di Fiuggi Terme, dove assaggiare e acquistare deliziose crostate, croissant e tante altre goloserie.



Fiuggi

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COMUNE DI FIUGGI

Frosinone

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ROMA

Frosinone, Lazio Abitanti: 10511 Altitudine: 747 m s.l.m. Superficie: 32,98 km² Santo Patrono: San Biagio




Giulio Tellarini

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Riviera dei Ciclopi, mitica e slow


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e accecato. La meta per eccellenza della riviera dei Ciclopi è il borgo marinaro di Aci Trezza, nel territorio comunale di Aci Castello. La ripetizione del prefisso Aci nei toponimi della zona deriva dal fatto che qui sarebbe vissuto il pastore Aci, un bellissimo giovane innamorato della ninfa Galatea e per questo ucciso da Polifemo, geloso della fanciulla. Il sangue del pastore, per intercessione delle ninfe, sarebbe stato trasformato in un fiume che portava il suo nome, oggi tradizionalmente identificato con il torrente Lavinaio.

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uel tratto della costa siciliana che va da Aci Castello ad Acireale, disegnata dalle colate di lava dell’Etna e forgiata dalle onde del Mediterraneo, affonda le radici negli antichi miti greci e ha ispirato personaggi del calibro di Giovanni Verga e Luchino Visconti. La riviera dei Ciclopi prende il nome dalle isole antistanti, un piccolo arcipelago compreso in un’area Marina protetta formato da sei faraglioni e dalla disabitata isola Lachea e si narra siano le pietre che il ciclope Polifemo scagliò contro Ulisse, in fuga dopo averlo ingannato




Borgo letterario e da set Da sempre centro di grande tradizione peschereccia, nel borgo di Aci Trezza lo scrittore Giovanni Verga scelse di ambientare le vicende del suo romanzo più famoso, “I Malavoglia” (1881), opera che ha ispirato successivamente il film “La terra trema” (1948), del regista Luchino Visconti. Attorniato dal Monte Fano e dal Monte Fanello, il borgo merita una visita per la secentesca chiesa di San Giovanni il Battista, con la sua facciata barocca, la Fattoria del Feudo con il suo antico frantoio, la stalla e la limonaia, e Casa Merra, un palazzetto

anticamente usato come Locanda che si trova vicino al porto antico. La Torre dei Faraglioni è l’unica superstite dell’antico sistema difensivo, le cui basi poggiavano su ruderi addirittura di epoca romana o bizantina, e ancora oggi ricorda l’epoca della incursioni piratesche. Assolutamente da vedere, nel borgo, è la casa del Nespolo, che sarebbe stata abitata dai Malavoglia di Verga. La piccola abitazione, risalente al diciottesimo secolo, ospita oggi un museo dedicato al film di Visconti e alla tradizione peschereccia del borgo.




La Timpa, profumi e Mulini Risalendo il litorale, ecco Capo Mulini, una tappa nella natura incontaminata, nei colori e nei profumi della macchia mediterranea. Capo Mulini prende il nome dai Mulini che anticamente venivano usati dalle numerose concerie del luogo e si presenta come un affascinante porto naturale, con la cinquecentesca chiesa di Santa Maria e la coeva torre Sant’Anna, un tempo adibita all’avvistamento delle navi dei pirati, che oggi ospita un faro. A breve distanza si trova la contrada della Gazzena, compresa nella riserva naturale della

Timpa, dove è possibile effettuare un percorso - non è necessaria una particolare preparazione fisica - che si sviluppa per circa 1700 metri attraverso una tipica strada di campagna. Lungo il tragitto si incontrano pozzi, casolari e infine Villa Calanna, una grande dimora patrizia che rappresenta ancora un mirabile esempio di architettura rurale. Da alcuni pianori, infine, è possibile osservare la distesa della macchia mediterranea che si apre sull’azzurro del mare, respirando il profumo degli arbusti selvatici tra i quali il sommacco.






Santa Maria la Scala, mare e sole Ai piedi della riserva della Timpa si trova infine il borgo marinaro di Santa Maria la Scala, raggiungibile a piedi direttamente dal pianoro di Acireale tramite una scalinata, detta delle Chiazzette, che procede verso la costa attraverso otto tornanti in basilari lavici intermezzati da alcune piazzette panoramiche. La scalinata, che risale al Seicento, è immersa nella vegetazione mediterranea tipica della riserva: piante di cappero, di fico d’india e un monumentale platano di circa 150 anni. Lungo la discesa si incontra inoltre la seicentesca fortezza del Tocco. Dall’ultima rampa si possono scegliere due percorsi alternativi: il sentiero sulla destra porta alla spiaggia del Miuccio, mentre proseguendo dritti si arriva infine alla suggestiva piazza di Santa Maria la Scala. Nel borgo è ancora possibile osservare esperti pescatori che riparano le reti sotto al sole, o anziane tessitrici intente a ricamare.


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Luciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato


Oltreconfine: Croazia

Borghi istriani: belli e con l’anima


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stria: esposta al mare nel quale penetra schierando borghi e seduzioni sull’orlo della costa, tenendosi salda alla terraferma con le Alpi Dinariche. Tra le acque e le vette, un orizzonte di colline con borghi medievali immersi in siepi di alloro e mirto e una tavolozza di colori da incorniciare con lo sguardo. Colore-ombra e colore-luce, come nelle tele dei Macchiaioli: terra rossa, quasi incline al mattone e percorsa da filari di viti e da uliveti d’argento, golfi cobalto con penisole color menta e carsiche rocce bianche che si getta-

no nel mare. Un paesaggio eterogeneo, nel quale percorrere un itinerario slow per assistere alla solenne messa in scena del passato con una rutilante sequenza di vestigia bizantine, romane, veneziane e austroungariche. Un viaggio a tutto benessere, ritmato dal patrimonio storico e naturale che l’Istria compendia, affascinante nei suoi contrasti e poliedrica nelle proposte: un inesauribile serbatoio di idee per scoprire i suoi borghi seguendo le rotte della storia fra i multiformi scenari della natura.


Oltreconfine: Croazia



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Gente di mare

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all’Italia si arriva innanzitutto a Umag (Umago), dove il centro storico e il dedalo di viuzze si aprono su scorci e atmosfere veneziane, dimore rinascimentali e barocche. Nella piazza che guarda il mare, invece, campeggia la barocca chiesa di S. Maria che custodisce un polittico gotico del XV secolo, mentre in quella di S. Pellegrino si trova un organo del 1776, simbolo di un importante festival di musica organistica, evento cui si affianca l’appuntamento clou di Umag, il Croatia Open, il famoso torneo internazionale di tennis. Sempre sul litorale e vicina alla foce del fiume Mir-

na è Novigrad (Cittanova), anch’essa con un allineamento di palazzi gotici veneziani, alcuni rimasti inalterati nel tempo come due torri e parte delle mura merlate. Preziosa è anche la collegiata di S. Pelagio, che della struttura originaria conserva la cripta del XIII secolo. Seguendo la costa ecco Porec (Parenzo): nel suo nucleo antico il castrum romano imbriglia in una planimetria ordinata i monumenti e i palazzi sorti sul Decumanus. Ed è qui che sorge la basilica Eufrasiana, patrimonio dell’Unesco: i suoi mosaici - del VI secolo - vantano l’ottanta per cento di tessere originali.



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Assi nella manica

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sud di Porec la riviera istriana gioca tre carte vincenti, a iniziare da Funtana (Fontane), un piccolo borgo di pescatori situato in una profonda insenatura, il cui nome deriva da sorgenti che sgorgano in prossimità della costa. Segue Vrsar (Orsera), che meriterebbe da sola un viaggio per ammirare la sua parrocchiale della Madonna del Mare, eretta nel IX secolo e ampliata nel XII, uno dei più rilevanti e meglio conservati edifici romanici della regione croata con affreschi e pavimento musivo a

motivi floreali. Da Vsar si arriva al Limski Kanal (Canale di Lemme), in realtà un fiordo profondo nove chilometri e largo seicento metri, fiancheggiato da costoni alti sino a cento metri e da sponde rigogliose nelle quali vi sono grotte con reperti preistorici. È questa una riserva naturale fra le più belle della penisola istriana, da conoscere lentamente e assaporandola in tutti i sensi. La bassa salinità delle acque, infatti, favorisce la crescita di molluschi e di pesci, prelibatezze gastronomiche tutte da gustare.


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A tutta cuspide

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el vertice del triangolo istriano si entra a Rovini (Rovigno), che custodisce il secentesco arco dei Balbi, ornato da un quattrocentesco leone di S. Marco. Quasi cinque secoli di Serenissima sono da leggere fra le pietre – e scoprire nel Museo regionale – di questo centro marinaro avvolto su se stesso e con strade tortuose che si arrampicano sulla collinetta dalla quale svetta il campanile della cattedrale di S. Eufemia: con i suoi 60 metri è il più alto dell’Istria. Dal porto vecchio, con un’imbarcazione, si

guadagnano gli isolotti di fronte alla riva: sono 13 e fra questi spicca Crveni Otok (Isola Rossa), preziosa per un’abbazia fondata dai benedettini nel VI secolo e per le calette cristalline. Ancora abissi: tra Rovinj e Pula e in mare aperto affiora l’arcipelago delle Brijuni (Brioni), parco nazionale dal 1983, un mediterraneo gioco della natura con circa 700 specie di piante e un ventaglio di opzioni di cose da fare: qui vi sono un moderno parco-safari, antiche fortificazioni, rovine di monasteri, ville romane e bizantine.



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Al vertice e a oriente

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Pula (Pola) il segno del tempo incide i monumenti e la storia lavora senza posa da millenni: non a caso la località vanta un anfiteatro romano eretto nel I secolo d.C. per ospitare le lotte dei gladiatori. Quasi perfettamente conservata, l’ellisse esterna dell’arena in bianca pietra istriana presenta tre ordini di gradinate con due piani a 72 arcate e un terzo inciso da aperture quadrate: intatta e imponente, l’arena è oggi sede di concerti e spettacoli teatrali con vista sul mare. Da non mancare sono anche l’a-

rea del foro romano con il tempio di Roma e Augusto, l’Arco dei Sergi e il Teatro Romano. Come un ciondolo che si protende nel mare è Punta Kamenjak, frastagliato promontorio con circa 500 specie vegetali e lunghe spiagge che preludono a fondali ricchi di fauna, esattamente come Rabac (Porto Albona), sulla costa orientale istriana, sequenza di arenili ghiaiosi posti sotto il colle di Albona, destinazione medievale finale di questo routing all’insegna della sostenibile leggerezza dell’essere.


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Antonella Andretta

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er alcune persone, non fare nulla è la cosa piÚ difficile: soffrono sul lettino al sole, smaniano se rinchiusi in una spa e si annoiano se costretti ai ritmi di una vacanza slow. Per loro, ma anche per chi non disdegna il movimento, ecco alcuni spunti energizzanti in un itinerario da nord a sud della Penisola.


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nnanzitutto il contatto con la natura e con gli animali che, si sa, è in grado di suscitare grandi emozioni e un trekking a cavallo con il Willow Horse Center di Smarano (Trento) è l’occasione per una vacanza dinamica in Val di Non. I trekking, organizzati ad hoc da esperti guide alpine equestri, possono durare una o più giornate, con la possibilità di soste in alpeggio e di cavalcate in notturna. Il centro è specializzato in corsi di equitazione per grandi e piccoli di tutte le abilità. Lasciati i cavalli, una delle esperienze più adrenaliniche è sicuramente il volo a fune: gra-

zie a una speciale imbracatura e a un carrello, è possibile scivolare lungo un cavo d’acciaio sospeso sul vuoto. L’unico impianto in Italia a consentire di volare su due tratte differenti si chiama Fly Emotion Aerofune e si trova in Valtellina. La tratta d’andata, di circa un chilometro e mezzo, parte da Albaredo per San Marco (Sondrio), dove si trova anche il ticket office, e arriva a Bema; quella di ritorno va da Bema a Albaredo per San Marco, ma su un altro percorso. Non occorre essere esperti ed è possibile effettuare il volo sia da soli sia in coppia. Non è ancora abba-


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mento in famiglia, invece, basta andare al di là degli appennini per provare il soft rafting sul fiume Serchio (Lucca), adatto anche ai bambini: l’imbarco avviene dal laghetto di Piano di Gioviano e l’arrivo è a Chifenti dove si incontra il torrente Lima. Due le rapide divertenti lungo il percorso che dura circa un’ora e mezzo. Attrezzatura fornita dal Dreavel e tante possibilità di abbinare visite ed escursioni a Lucca e dintorni. Un po’ più a sud, sempre per gli amanti delle acque dolci, Campania Adventure, società sportiva specializzata in escursionismo ambientale e sportivo, propone attività di kayak fluviale, orien-

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stanza? La saga cinematografica di “Fast and Furious”, ha sicuramente riacceso i riflettori su sgommate e controsterzate: chi non vorrebbe destreggiarsi al volante come i protagonisti del film? Senza andare fino a Hollywood e per chiunque voglia migliorare le proprie doti di pilota, c’è il Centro internazionale Guida sicura De Adamich: un giorno o un week end intero da dedicare a un corso di guida sportiva possono rappresentare non solo un momento di vacanza fuori dagli schemi, ma anche un bel regalo per qualcuno di speciale. Il centro si trova a Varano de’ Melegari, non lontano da Parma. Per un mo-

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teering, surviving e percorsi di avventura in varie località della regione con centro nel Parco Nazionale del Cilento presso Vallo di Diano e Alburni (Salerno), dove si trovano le due sedi principali: la scuola di kayaking sulle sponde del fiume Calore, a Controne, e il centro rafting, a Postiglione. E ancora: cosa può fare una persona super attiva che, pur non amando le sdraio, non voglia rinunciare al mare? Caprera è la soluzione: oltre a essere bellissima, ospita il Centro velico Caprera: una o due settimane di corso per apprendere i primi rudimenti sulle derive o approfondire competenza sui cabinati (e molto altro ancora), possono essere la soluzione.

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Corsi per tutti dai 15 anni in su e per ogni livello, ospitalità spartana ma conviviale e motivante, esperienza indimenticabile garantita. Ultimo brivido col parapendio in tandem per planare saldamente imbragati a un pilota professionista sui panorami della Sicilia nord occidentale: partendo semplicemente da una montagna scoscesa (niente salti su strapiombi), in pochi secondi ci si trova a volare senza che sia necessaria alcuna competenza perché il pilotaggio del parapendio è completamente in mano al pilota. Poche esperienze possono essere più emozionanti di questa, da provare almeno una volta nella vita.


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Renata Giolli

e-borghi benessere: Tavola e tipicitĂ


Tavola e Tipicità

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’alimentazione influenza la salute, si sa, e già nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach ebbe l’intuizione che poi tradusse nel motto “l’uomo è ciò che mangia”. La fortunata espressione è stata ripresa da chiunque cercasse una relazione tra cibo e salute. Ora anche noi la facciamo nostra e rilanciamo, scovando da nord a sud, località i cui ghiotti alimenti tipici fanno rivivere storie affascinanti. Partiamo nel nostro viaggio dal sapore dolce del miele, uno dei più straordinari prodotti della natura. Calma la tosse, disinfetta piccole ferite – è ottimo sulle labbra screpolate – e tutti ne abbiamo sperimentato l’azione rilassante, aggiungendone un poco nelle tisane prima di coricarci. Il miele migliore è quello di montagna, dove l’aria è limpida e pulita. Il suggerimento è di provare quello delle Dolomiti bellunesi, una produzione iniziata nel Cinquecento, che nel 2010 ha ottenuto la Dop e che ha la sua capitale nel paesino di Limana. In autunno qui c’è una festa che premia i migliori mieli lo-

cali e consente di assaggiare le specialità che lo vedono protagonista. Ipotizzando un pasto a tutto miele, la gente del posto consiglia gnocchi di patate allo zenzero e miele millefiori, coniglio con castagne e miele di castagno e gelato con fichi caramellati al miele. Restando sulle Dolomiti, nei borghi friulani dove le persone ancora abitano in graziose casette in pietra e legno, puntiamo i riflettori sull’aceto di mele, un Pat - Prodotto Agroalimentare Tradizionale - della Carnia, i cui usi terapeutici sono noti da tempi lontani. Qualsiasi nonna del luogo sa che un cucchiaino al giorno in primavera aiuta il risveglio dell’organismo, dà equilibrio a stomaco e intestino, combatte i reumatismi e le allergie. Non ultimo, dona lucentezza a pelle e capelli e in cucina regala soddisfazioni con poco sforzo. Una fra tutte la salsa agrodolce, fatta con la stessa quantità di aceto di mele, zucchero e farina, con un pizzico di zenzero e chiodi di garofano. Spostandoci nelle vallate del Trentino meridionale merita una tap-


Tavola e TipicitĂ


Tavola e Tipicità

pa Riva del Garda, dove si svolge “Garda con gusto”, una vera e propria ode alla carne salada. È tra i pochi salumi ammessi dai dietologi, perché è ricca di protei-

ne, ma è anche molto magra. Il suo sapore speziato è unico. Nasce nel ‘400 per esigenze di conservazione e oggi la tecnica si è modernizzata, ma la produzione non è molto diversa da quella di un tempo. La carne di manzo privata delle parti grasse, viene insaporita con un mix di sale e spezie e fatta riposare all’asciutto da 2 a 5 settimane. Una variante meno nota ma molto gustosa, è la carne fumada della Val di Cembra. In entrambi i casi, i ricettari locali traboccano di preparazioni sia


to, così come gli altrettanto rinomati limoni pugliesi del Gargano, i calabresi di Rocca Imperiale e quelli di Interdonato di Messina. Ancora in Sicilia abbiamo le arance rosse igp di Francofonte e Lentini. Tutti questi agrumi sono perfetti in ricette di primi, secondi di carne e pesce e golosissimi dessert. E per chiudere, non possiamo che insaporire il tutto con un pizzico di sale, poco per evitare l’ipertensione e di altissima qualità, per godere di tutti i benefici dei minerali. Per questo scegliamo il sale marino di Sant’Antioco, isola sarda con una storia antica e affascinante, che oggi è meta per i viaggiatori gourmet che vogliono scoprire una delle più antiche vie del sale.

Tavola e Tipicità

cotte sia a crudo. Passiamo ora a cereali integrali e legumi, il connubio più amato dai nutrizionisti. Ricchi di fibre, sali minerali e proteine vegetali, aiutano l’attività dell’intestino, aumentano il senso di sazietà e regolano glicemia e colesterolo. In questa sede dove, tuttavia, abbiamo a cuore soprattutto il palato del lettore, non possiamo che proporre alcune tipicità encomiabili come il farro della Garfagnana Ipg, specialità toscana da cucinare in zuppe o insalate insieme alle lenticchie di Castelluccio di Norcia Igp - Umbria - o ai fagioli bianchi di Rotonda Dop, della Basilicata. Andando nettamente a sud facciamo il pieno di vitamine, scegliendo in Campania i notissimi limoni di Sorren-


Tavola e Tipicità

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Tavola e TipicitĂ



Ivan Pisoni

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Leggende Benessere e terme‌ leggendari


Benessere e terme… leggendari

Quella ninfa che diventò un carciofo salutare R

icco di proprietà salutari, grazie alla concentrazione di antiossidanti, potassio, fosforo, sodio, calcio e vitamina A, il carciofo, questo “guerriero del benessere” dalla corazza spinosa e dal cuore nobile e tenero, sembra essere il protagonista di una leggenda risalente alla mitologia greca. Si racconta, infatti, di una ninfa dalla bellezza mozzafiato di nome Cynara. La splendida creatura, alta, snella, dal carattere orgoglioso e mutevole, con occhi color verde-viola e capelli color cenere (notare che il nome latino del carciofo “Cinis” derivava, appunto, dalla parola cenere con il quale

veniva concimato) ammaliava con la sua figura ogni essere, mortale e non. Lo stesso Zeus non rimase indifferente alla bellezza della fantastica ninfa, e se ne innamorò perdutamente. Doveva certo essere un grande onore essere tra le amate del dio greco, ma Cynara non ne voleva sapere. Ciò non poteva essere sopportato da Zeus, il quale, in un momento d’ira, trasformò la bellissima fanciulla in un carciofo. Un carciofo verde e spinoso, come il carattere della ninfa, violetto, come il colore dei suoi occhi, e dal cuore tenero, come quello di una dolce fanciulla.


La mitica scoperta delle Terme di Montevago Corinzia si stabilirono per diverso tempo in quel luogo sacro. In segreto, di giorno, i due celebravano alla fonte riti sacri dedicati alla dea Afrodite per poi riposare le membra, di sera, in una grotta vicina che era ormai diventata la loro casa. Con il passare del tempo, fiduciosi della loro fede nella forza della natura e dei riti da loro praticati, si accorsero di essere diventati immortali. In quel luogo fatato i loro corpi non invecchiavano e la loro bellezza e virtù rimanevano immutate. Era un luogo davvero sacro, quello che oggi è conosciuto come le Terme di Montevago.

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ella Valle del fiume Hypass (oggi valle del Belice, Sicilia) vivevano felici due pastori, Cinzio e Corinzia. I due, un giorno, decisero di risalire la foce del fiume alla ricerca della “Fonte Sacra”. Il canto dell’acqua, il cui scrosciare era invisibile e nascosto sotto il manto di una folta vegetazione, faceva loro da guida lungo il cammino che risaliva il pendio. Arrivati ai piedi del monte trovarono la mitica sorgente, così calda da formare leggere nuvole di vapore che rendevano l’aria del luogo umida, dai contorni indefiniti ma estremamente accogliente. Cinzio e


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Le origini della grotta “fetida” di Santa Cesarea L

e proprietà termali delle grotte di Santa Cesarea, nel Salento, erano note fin da prima della fondazione del centro abitato. Sono quattro le grotte che hanno attirato viandanti e viaggiatori in cerca di benessere fin dall’antichità e nelle quali si utilizzavano le acque sulfuree e i fanghi termali, attività sulla quale ancora oggi si basa l’economia locale: la Gattulla, la Solfatara, la Solfurea e la Fetida. Sull’origine di quest’ultima, vi sono ben due leggende. La prima, pagana, racconta delle gesta del prode Ercole, il quale dopo la battaglia con i giganti Leuterni, gettò i loro corpi in quella grotta e il loro disfacimento diede

origine alle acque sulfuree. La seconda, cristiana, narra la storia di Cesarea (o Cisaria), una fanciulla molto credente con la vocazione alla vita monastica. Il padre di Cesarea, malvagio e immondo, cercava di costringere la fanciulla ai suoi propositi incestuosi ma per fortuna lei continuava a rifiutarsi. Un giorno Cesarea dovette fuggire alle continue pressioni del padre e si nascose in una grotta in riva al mare. Il padre, inseguendola, venne investito da fiamme che lo fecero cadere in mare nel quale venne inghiottito. Da quel giorno, le acque di quella grotta semisommersa divennero, per l’appunto, fetide.


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La terribile fossa dei coltelli del palazzo di Caderzone Terme I

n uno dei luoghi termali più suggestivi d’Italia si narra la leggenda di una stanza maledetta e perduta nel tempo, nella quale sono state trascinate con l’inganno e brutalmente uccise innumerevoli persone, Al tempo in cui l’attuale palazzo di Caderzone Terme (borgo in provincia di Trento) era un unico complesso, vi era al suo interno un corridoio pensile che portava a quella che veniva definita la “sala delle udienze”, ma che nascondeva un terribile tra-

bocchetto. Era lì che venivano condotti mercanti incapaci, arroganti possidenti o rivali della casata del palazzo. Il piano era semplice: si invitavano gli “ospiti” con illusorie gentilezze a soggiornare negli alloggi signorili per poi accoglierli nell’orribile sala dove, quando meno si aspettavano il peggio, il pavimento girava aprendosi su un baratro irto di acuminati coltelli. Questo nel passato. Oggi, per “nemesi”, Caderzone Terme è un rilassante borgo del benessere.

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Ivan Pisoni

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lo sapevate che...


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e quattro cose che contano davvero nella vita le abbiamo sempre con noi. Secondo il sito viverepiusani.it “concentrarsi sulle cose che realmente contano nella vita è importante poiché ciò è alla base della nostra felicità”. Leggendole ho pensato che fossero un po’ scontate, ma ripensandoci non è realmente così. Queste sono: la nostra salute, il tempo che dedichiamo a noi stessi, l’amore o l’affetto per le persone care e vivere una vita con un proposito. Tutto molto vero, soprattutto leggendo il quarto punto mi ha toccato molto la frase “Una vita senza proposito è una vita senza destinazione”.

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a lanterna (la zucca gialla) di Halloween non era una zucca. E’ certamente un alimento sano dalle molteplici proprietà. La zucca gialla, infatti, è ricca di valori nutrizionali, ha poche calorie, è ricca di betacarotene, omega 3, minerali, fibre, vitamine A e C, contrasta la colite, infiammazioni intestinali e molto altro... Ma il vegetale intarsiato e trasformato in lanterna, legato al fenomeno “Halloween”, in origine non era una zucca. La leggenda vuole che l’irlandese Jack, dopo aver beffato il diavolo in punto di morte - rifiutato sia dal paradiso sia dall’inferno -, iniziò a vagare con un tizzone infernale sempre acceso all’interno di una rapa. Rapa che divenne una zucca solo dopo che questa leggenda approdò in America.

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ibi afrodisiaci... davvero? Il mito della dea Afrodite ci ha portato a credere che alcuni ingredienti in natura siano in grado di scaturire “magicamente” il desiderio sessuale o effetti disinibitori, ma c’è del vero? Sembra di sì. Secondo una tavola rotonda organizzata da “Pianeta Uomo” – Siu (Società italiana urologia), si direbbe che peperoncino, noce moscata, pepe, zenzero, chiodi di garofano, prodotti della pesca, sedano, tartufo, miele, ginseng, cioccolato e champagne rientrino proprio in questa categoria. Champagne!? non avevo dubbi... Ma sull’argomento c’è molto da dire e vorrei invitarvi a cliccare su “scopri” per saperne di più.

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lo sapevate che... speciale benessere

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pruzzare la casa con il basilico porta energie positive. Ebbene sì, dopo aver terminato le pulizie di casa, mettete in un nebulizzatore dell’acqua e delle gocce di olio essenziale di basilico (trenta per un litro) e spruzzatene il contenuto su pavimenti, mobili e angoli delle stanze. Questo procedimento serve ad allontanare le energie “negative” che si accumulano durante la nostra vita domestica e che continueremmo ad assorbire se non prendessimo provvedimenti. Questo procedimento si dice sia particolarmente efficace anche in ambiti lavorativi!


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hi ha detto che tagliare i capelli li rinforzi? Certo, lo avrete sentito dire. Magari proprio dal parrucchiere o dalla pettinatrice di fiducia... e allora via a tagli cortissimi “alla moda”. Beh, è un falso clamoroso. Tagliare i capelli ne elimina la parte più sfibrata dando alla chioma più volume e un aspetto più sano, ma non rafforza la struttura del fusto del capello.

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’olio di fegato di merluzzo NON porta benessere ai bambini. E’ ora di dire BASTA ai giorni delle torture perpetrate dai nostri nonni ai danni del nostro palato. E’ ormai provato che l’olio di fegato di merluzzo - certamente ricco di vitamine -, temibile ingrediente che in passato si pensava proteggesse il sistema cardiocircolatorio, che guarisse ferite o che fosse necessario alla crescita, non giova di più di un buon piatto di merluzzo con verdure.

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peritivo allargato dopo una dura e lunga giornata di lavoro? Poi uno o due bicchieri di vino a casa? Siete stressati, giusto? Stando a uno studio del British Medical Journal, sembra che le persone che lavorano più di 48 ore a settimana siano inclini a bere più alcool per alleviare lo stress rispetto a chi ne lavora meno. Vero? Falso? …Birretta?

lo sapevate che... speciale benessere

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opamina, questa sconosciuta portatrice di benessere. La dopamina è un neurotrasmettitore prodotto dal cervello e conosciuto anche come “l’ormone dell’euforia” in quanto legato alla sfera del piacere e al “meccanismo di ricompensa”. La dopamina viene rilasciata nel nostro corpo da tutto ciò che ci dà piacere: il buon cibo, il buon bere, una buona compagnia, la vista di un paesaggio mozzafiato, una situazione felice, il sesso, l’affetto, anche la nostra musica preferita. Ogni volta che vi sentirete appagati e gratificati, contenti, euforici, motivati... dietro c’è lei, la magica dopamina.


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Recensione Le terme dei destini incrociati Và dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro

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ella seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso, un’intera generazione di ragazzine - in conformità con il pensiero al tempo in vigore, secondo cui un romanzo che avesse la parola “cuore” nel titolo era riservato a un pubblico prevalentemente femminile - è cresciuta leggendo “Va’ dove ti porta il cuore”, il romanzo che ha reso universalmente celebre la scrittrice Susanna Tamaro. Vogliamo farlo (ri) scoprire a un pubblico più ampio, che non ne conosce la trama, più che mai attuale. Nelle quasi duecento pagine del romanzo, edito per la prima volta da Baldini e Castoldi nel 1994 e poi divenuto un best seller mondiale con traduzioni in numerose lingue, viene narrata in forma epistolare la storia di Olga, una donna anziana e prossima alla fine che si rivolge alla nipote, raccontandole la sua vita e rivelandole un segreto a lungo custodito. Cresciuta a Trieste con la rigida educazione di una famiglia borghese di origine ebraica,

ostacolata nelle sue ambizioni e poi intrappolata in un matrimonio privo di trasporto, Olga sembra rassegnata a non trovare nel mondo esterno una corrispondenza ai suoi desideri. Tuttavia, quando decide di recarsi per due settimane alle terme di Porretta, in provincia di Bologna, incontra un affascinante dottore di nome Ernesto e attraverso la relazione con lui si sente finalmente viva. Il destino non sarà benevolo, ma da quell’incontro prende vita – letteralmente - il futuro. Proprio nell’ambiente delle terme, un luogo deputato alla purificazione del corpo e anche - o forse soprattutto - alla rige-


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Giulio Tellarini

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nerazione dello spirito, la protagonista del romanzo per la prima volta viene in contatto con i propri sentimenti e si lascia travolgere dalla vita. Oggigiorno, auspicabilmente accantonata la divisione per generi della letteratura, anche gli uomini possono conoscere non soltanto il fascino sussurrato della

scrittura intimista di Susanna Tamaro, ma anche un altro piacere che dall’antichità e fino al primo Novecento è sempre andato d’accordo con la “virilità“: quello delle terme. Non a caso fondate dai Romani – e frequentate dalle legioni per rigenerarsi – ben duemila anni fa.

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Produce 15 suoni rilassanti tra cui rumore bianco (capace di diminuire quasi totalmente i suoni che ci circondano), foresta pluviale, tuono, campanella, ventaglio, vento, fuoco di bivacco, oceano, gabbiani, ruscello, uccelli, tifone, pioggia. Questi suoni favoriscono la concentrazione e il rilassamento prima di addormentarsi. € 55,94

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Set di 12 “bombe da bagno” relax, aromaterapia, idratazione della pelle ai profumi fizzers Grace & Stella Co.

Ogni “bomba bagno” rappresenta un trattamento termale a casa. Le argille naturali marine che compongono questi fizzers contengono sostanze nutritive e ricche di minerali. € 22,99


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Mascherina da viaggio bluetooth Eurobuy

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Mascherina confortevole e completamente ombreggiata in velluto, lavabile, con sistema bluetooth per ricevere telefonate e ascoltare musica attraverso il proprio cellulare. Ricaricabile via USB. € 21,75

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Uno strumento aggiornato e moderno per viaggiare. Viaggiare, tuttavia, comporta dei rischi e bisogna adottare delle precauzioni, specie se le destinazioni sono luoghi dove il clima e l’assenza di prevenzione sanitaria creano focolai endemici di malattie infettive. € 12,66

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Guida alla salute in viaggio. Paese per paese

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Set di 3 palline antistress profumate Envision

La valigia

Palline ideate per contrastare lo stress. Ogni pallina incarna uno dei tre segreti che consentono di vivere una vita serena: consapevolezza, gratitudine e positività. Rivestite in Lycra, liscie e morbide al tatto, sono profumate con diverse essenze per un’esperienza di completo relax. Gli aromi di Limone (Blu) Gelsomino (Viola) Rosmarino (Verde) alleviano lo stress, contribuendo al benessere psicofisico. € 18,98



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