4 minute read
Trentino: paesaggio, tradizioni e moderno design
Che sia per trascorrere qualche giorno nel verde, per visitare borghi e città, per fare sport o per rilassarsi alle terme, quella in Trentino è sempre un’esperienza di qualità da vivere in un ambiente ancora molto naturale, curato e ben gestito, con una composizione di aree protette che copre circa il 30% della regione. In Trentino l’amore per il proprio territorio e il senso di protezione che ne derivano non sono solo la conseguenza di norme, leggi e divieti, ma sono soprattutto uno stile di vita, adottato da sempre da chi vi abita e trasfuso in un turismo il cui obiettivo è
Advertisement
quello di essere il più sostenibile possibile, tra risparmio energetico e idrico, promozione dei prodotti a chilometro zero e miglior amento del paesaggio, considerato una risorsa preziosa da curare e non un pozzo senza fondo da cui attingere a mani basse. Il paesaggio, infatti, è qualcosa di più e di diverso dalla semplice opera della natura: secondo la Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze nel 2000 dagli stati dell’Unione, il carattere di un paesaggio deriva infatti dall’azione di fattori naturali, fattori umani e dalle loro interrelazioni.
Dal maso in poi
Il paesaggio trentino è costituito da un felice mix di corsi e specchi d’acqua (oltre trecento, compreso il Lago di Garda), boschi, vigneti, meleti, cime dolomitiche, piste da sci (Madonna di Campiglio, Moena, Canazei e San Martino di Castrozza solo per citare le più famose), ghiacciai dell’Adamello, ma anche di rifugi alpini, castelli, malghe e masi con le loro architetture tradizionali. A proposito di masi, ce n’è uno, il Maso Curio di Caderzone Terme, che si presenta come un vero e proprio caso da manuale di architettura locale: ha una parte in muratura e una in legno, le stalle, il porticato, gigantesche colonne di larici ed è coperto da un tetto di scandole (assi e scaglie di legno). Documentato sin dal XIV secolo, più volte restaurato, ha resistito fino a oggi mantenendo la sua funzione legata all’allevamento del bestiame. A questi simboli della tradizione si affiancano
interessanti esempi di architettura moderna: a Trento spiccano il MART (Museo di Arte moderna e contemporanea), il MUSE (Museo delle Scienze) che si trova nel quartiere Le Albere (un quartiere green, con domotica e impianti all’avanguardia, inaugurato nel 2013) entrambi progettati da Renzo Piano. Ma il design si trova anche dove meno ci si aspetta di trovarne: un esempio è il nuovo bivacco del Rifugio Pradidali, incastonato a 2.278 metri, tra le perfette pareti delle dolomitiche Pale di S. Martino: sul basamento originale in pietra del vecchio edificio è stato costruito un guscio metallico con vetrate dalle quali si può godere di una splendida vista. Gli ambienti interni sono interamente rivestiti in legno d’abete, materia prima che da queste parti certo non manca.
Matoci, Stradivari, biancheria e stufe verdi
Aproposito di legno: è un prodotto naturale che le foreste locali - preziosa componente del paesaggio, gestita in modo sostenibile - forniscono copiosamente all’artigianato trentino: dai Matoci della Valfloriana (tipiche maschere car nevalesche di legno) fino alle statue in legno policromo della Val di Fiemme o alle sculture e dei fratelli Zeni di Fiera di Primiero per arrivare ai mobili rustici realizzati un po’ ovunque.
Ed è sempre col legno degli abeti rossi della Val di Fiemme che si realizzano i violini: si dice che Stradivari stesso si aggirasse nella foresta di Paneveggio alla ricerca degli alberi più idonei (la foresta purtroppo non è stata risparmiata dalla tempesta Vaia dello scorso anno che ha sradicato molti degli abeti). Antica in Trentino è anche la lavorazione dei tessuti e dei filati: un bell’esempio di recupero della tradizione si può ammirare presso Artelèr
a Mezzano, un laboratorio di tessitura a mano che utilizza solo filati naturali per produrre tessuti unici per disegno e ca- ratteristiche coi quali vengono realizza- ti capi d’abbigliamento, biancheria per la casa, sciar pe e borse. Vere e proprie icone trentine, infine, le stufe ad olle e in maiolica di Sfruz, prodotte tuttora. Circa cinquecento anni fa, i ceramisti di questo piccolo borgo sull’altipiano della
Predaia, iniziarono a decorare i loro manufatti grazie alle competenze apprese dei ceramisti di Faenza (Forlì) che, in fuga dalle repressioni dello Stato Pontificio, trovarono asilo nel territorio, rendendo questo piccolo centro un im- portante punto di riferimento dell’arte ceramica. Il classico colore verde di queste stufe, ancora oggi, viene chiamato “ verde Sfruz”.