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La Leggenda ...di Radegonda, del principe delle nuvole e…

Questo racconto è ambientato ad Angera, borgo della provincia di Varese, dominato dall’alto del suo colle dalla Rocca che si rispecchia nel Lago Maggiore dove, dalle calme acque, si erge l’Isolino Partegora (detto Isulin dagli abitanti del posto), fra le isole del lago. Partegora, il cui nome deriverebbe dall’appartenenza dell’isolino a una gora del lago, è più che altro un piccolo scoglio circondato - sulla quasi totalità della costa - da canneti e ninfee bianche e vanta una spiaggetta sabbiosa sul lato meridionale. Sulla piana, una discreta vegetazione di pioppi saluta il borgo che è distante solo poche decine di metri dalla costa. A pochissimi metri invece, sul lato ovest e nelle acque, si cela il Sass Margunin, un masso erratico visibile solo nei periodi di siccità. Un masso che ricorda a tutti la storia di un uomo malvagio, di una bellissima ragazza e del principe delle nuvole.

Rocca di Angera

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Il marchese malvagio

La leggenda narra di un tempo in cui, nella Rocca di Angera, viveva un nobile signore dal buon cuore e ben voluto dai cittadini del borgo che vivevano le loro giornate in armonia. Unico neo, il malvagio marchese Margolfo: signorotto della zona, insaziabile e avido, chiedeva sempre nuove tasse. Ai poveri malcapitati che non potevano pagare, questi irrompeva a cavallo sul luogo con la sua armata e devastava la casa, bruciava i campi, espropriava le bestie. Tutti temevano il marchese malvagio che regnava con violenza. Anche il nobile del castello gli doveva obbedienza, a suo malgrado. Dall’alto della Rocca, dalla polvere che la sua squadra sollevava lungo la strada, si poteva ben vedere a gran distanza quando il Margolfo era in procinto di avvicinarsi per una delle sue missioni punitive e, chi poteva, si nascondeva di gran carriera.

La bella Radegonda

L'Isulin Partegora

Tra coloro che avevano buoni motivi per non farsi vedere dal marchese c’era Radegonda, la figlia del buon nobile. Radegonda era una fanciulla bellissima e dal cuore ancor più puro del padre e che passava le sue giornate felici tra le mura della Rocca. Il padre della fanciulla sapeva benissimo che il malvagio Margolfo avrebbe posato gli occhi su Radegonda e preteso la sua mano e, infatti, la bella figliola aveva una gran paura del marchese. Così, ogni qualvolta le vedette scorgevano in lontananza la nube di polvere preannunciare l’arrivo della piccola orda, la bella Radegonda scendeva di gran lena verso il borgo e andava a rifugiarsi nel suo padiglione tra gli alti pioppi dell’Isulin Partegora, il suo piccolo santuario. Per tutta la permanenza del Margolfo nella zona, lei passava il tempo ad ascoltare gli usignoli in compagnia degli altri abitanti dell’Isolino quali folaghe, cigni, germani reali, anatre, aironi e tartarughe.

La nebbia e il polverone

Ma un giorno nefasto, una fitta nebbia non permise alle vedette di scorgere l’arrivo del marchese e fu impossibile nascondergli l’esistenza di Radegonda. Infatti, come temeva il buon padre della ragazza, una volta arrivato al castello e visto la bellissima fanciulla, Margolfo se ne invaghì perdutamente e pretese immediatamente di sapere chi fosse. Venuto a conoscenza dell’identità della giovane, ne pretese la mano e il castellano, a malincuore, concesse in moglie la sua affezionatissima figlia chiedendo però al malvagio signorotto di tornare dopo due mesi, ovvero il tempo necessario per preparare la cerimonia. Povera Radegonda. Per la sua disperazione non mangiava e non dormiva, passava le sue giornate a piangere. Una disperazione che spezzava il cuore di tutti nel castello e nel borgo.

Il principe delle nuvole

La bella fanciulla decise di passare i suoi ultimi giorni di libertà cercando sollievo nel suo santuario sull’Isulin Partegora, ma anche gli abitanti di questo sito persero la felicità davanti alla disperazione della loro signora. Persino l’usignolo aveva smesso di cantare, anzi, non lo si vedeva più. Nel tentativo di cercarlo, Radegonda alzò gli occhi al cielo e, dinnanzi a lei, le nuvole che prima danzavano calme trasportate dal vento divennero ferme, come a guardare la povera fanciulla. Fu in quel momento che Radegonda vide una nuvola staccarsi dalle altre e scendere lentamente verso di lei, e più scendeva più diventava luminosa, una luce abbagliante che non le permise di tenere ulteriormente gli occhi aperti. Quando il bagliore scomparve, Radegonda vide al suo fianco un giovane dalla bellezza accecante che la guardava con occhi di conforto. Era il principe delle nuvole il quale, impietosito da tanta tristezza, decise di allietare la bella fanciulla. Da quel momento Radegonda passò le sue giornate sull’Isulin in compagnia del bellissimo principe, compagnia così inebriante da farle dimenticare che il giorno delle nozze si stava avvicinando.

Il Sass Margunin

Ma il fatidico momento arrivò. Le vedette scorsero il polverone avvicinarsi e tutti si prepararono per la cerimonia. Ma Radegonda non c’era. Giunto al castello e non trovando la promessa sposa, Margolfo divenne nero di rabbia e nessuno volle rivelargli il nascondiglio della malcapitata. Solo una vecchia meschina, che aveva notato la mancanza della barca della giovane dal suo solito ormeggio, disse al malvagio dove avrebbe potuto trovarla. Infuriato più che mai, il marchese scese alla riva del lago davanti all’isolino e iniziò a chiamare la ragazza a squarciagola, ordinandole di tornare altrimenti sarebbe andato lui stesso a prenderla. Ma Radegonda taceva la sua presenza finché il Margolfo, tuffatosi nel lago, iniziò a nuotare verso l’Isulin. Fu allora che il principe delle nuvole chiese aiuto a due nuvole nere, sue sorelle, le quali scurirono il cielo e scagliarono un fulmine sul malvagio marchese trasformandolo in macigno, il quale sprofondò nel lago a pochi metri dall’Isulin Partegora.

Quando mi vedrete, piangerete

Il Sass Margunin

Tutti gli abitanti della zona gioirono per la scomparsa del malvagio marchese Margolfo. La bella Radegonda, ringraziato il principe e preso commiato, tornò alle sue giornate felici nella Rocca del buon padre e nel suo santuario sull’Isulin. Un lieto fine insomma… O forse no. Gli anni passarono e una grande siccità abbassò di molto le acque del lago. Un pescatore, che stava attraversando la parte di lago che separa Angera dall’Isulin Partegora, riuscì a stento a evitare la collisione con un masso che non aveva mai notato e che sporgeva dalle acque. Avvicinatosi al masso notò che su di esso vi erano incise – non si sa da chi - le parole “Quando mi vedrete, piangerete”. Ed era realmente il caso di piangere perché quando il masso emerge – ora come allora - dalla superficie del lago, la siccità non permette di far crescere neanche un filo d’erba e i campi diventano aridi e secchi. Come a ricordare gli incendi e le scorrerie del malvagio marchese Margolfo.

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