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Palestina,i racconti di una terra

La Palestina rappresenta l’espressione storica e sensibile dell’umanità: impossibile non emozionarsi al solo sentire nominare Gerusalemme, Betlemme, Jerico, Ramallah, luoghi dove nella storia dell’uomo si sono incontrati spirito e civiltà. Ed è questa una meta dove potere compiere un viaggio di profonda esperienza: quella che rimane nella memoria, misto di cultura e sensazioni, capace di unire la meraviglia dei luoghi con l’incontro di persone del luogo, coloro che possono trasmettere una conoscenza reale del territorio. Questo oggi è possibile in tutta sicurezza grazie a “Palestine: Tales of Hospitality” . Si tratta

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di un progetto realizzato da un consorzio di realtà non profit palestinesi ed europee e finanziato dall’Unione Europea che sviluppa e promuove un “circuito di villaggi esperienziali”. In pratica rappresenta un modo per coniugare la visita ai luoghi iconici della Palestina a destinazioni poco conosciute per vivere un turismo sostenibile a favore delle comunità palestinesi sotto tutti gli aspetti: ambientale, sociale ed economico. E per orientarsi esiste il servizio “home2home”: un programma di assistenza che parte dall’organizzazione del viaggio e prosegue durante il soggiorno con il supporto di guide locali.

Dove l’ospitalità è garbo e calore

Colazione tipica palestinese ad Arrabah

Un viaggio, quindi, alla scoperta dei luoghi meno noti della Palestina, e per questo rimasti ancora più veri, dove compiere esperienze autentiche che partono già dal soggiorno: pensioni, bed and breakfast, alloggi in case private in cui si viene accolti come ospiti d’onore dalle famiglie locali. Il tempo trascorso in un borgo diviene così l’occasione per passare momenti in compagnia di persone del luogo, avendo così la rara opportunità di parlare con loro acquisendo cultura, usanze, storia e cucina. A proposito di gastronomia locale: sono pochi i ristoranti e le specialità che si possono assaggiare in piccole

Zarb, piatto tipico del territorio di Wadi Rum - Foto Huey Min

botteghe che servono street food, oppure nelle case private dove vengono organizzate delle vere e proprie cooking class con la preparazione di piatti tradizionali dai nomi esotici, come kafta b’thine, maflouf, maqlubeh, zarb, baklava, warbat or kullaj, che coniugano con grande equilibrio alimenti base della cucina mediterranea a spezie ed erbe locali. Anche gli acquisti fatti nei piccoli centri rurali possono riservare delle sorprese: il riferimento sono i punti locali del network “Associazione delle donne” dove si vendono prodotti artigianali di qualità e che contribuiscono allo sviluppo di un’economia sostenibile.

Wadi Rum Visitor Center - Foto Anton_Ivanov

Burquin e Arrabah:tra sacralità e splendore

Sono proprio i racconti delle persone il filo conduttore dell’esperienza di un viaggio in Palestina, sia che si voglia intraprendere un avventuroso trekking nella natura selvaggia o nel deserto sia che si voglia vivere in relazione con le comunità locali come può avvenire nei borghi, spesso custodi di tesori inaspettati. Come nel nord a Burquin, nel distretto di Ramallah: qui una delle guide più straordinarie è un membro dell’antico clan dei Jarrar e narra la storia del palazzo che porta il suo nome e che ospita la più antica biblioteca di testi sacri di tutta la Palestina. Nel borgo si visitano inoltre la Vecchia Moschea e la Chiesa ortodossa di San Giorgio, la quarta chiesa cristiana più antica del mondo. Da Burquin, in poco più di un’ora di strada, si giunge a Arrabah, uno dei villaggi più belli della Palestina, la cui fondazione risale al periodo cananeo (II millennio a.C.) di cui conserva un sito archeologico, il Tal Dothan. È notevole inoltre il suo centro storico in stile Barocco ottomano, dove spiccano i ricchi palazzi testimoni della storia della famiglia Abd Al-Hadi.

Santuario di Burquin

Deir Dibwan, Aboud, Deir Ammar: culture in equilibrio

La grotta in cui fu rinchiusa Santa Barbara ad Aboud

Nel cuore della Palestina il borgo di Deir Dibwan è anch’esso famoso per il sito archeologico del periodo cananeo, con le rovine di El Tel Ai. Poco distante si trova il borgo antico di Deir Ammar: una visita suggestiva tra case e strade completamente abbandonate. Da qui si può proseguire con l’escursione in cima alla collina dove si trova il santuario e il parco del profeta Gaith, un luogo denso di misticismo, da cui si ammira la Valle del Natuf, detta delle sorgenti. Un’altra valle fiorita, con vigneti da cui si produce un eccellente vino, circonda il borgo di Aboud, tipico con i colorati murales che decorano le vie del centro storico.

Il suo nome in arabo significa adorazione, un nome perfetto poiché ospita ben otto chiese tra cui il Monastero di Santa Barbara e la Chiesa ortodossa di Santa Maria Theotokos, un interessante esempio di stile Bizantino risalente al V secolo. Ad accogliere i turisti un altro eccellente ospite: il papas Emmanuel Awwad pronto a introdurre i visitatori alla comunità e a raccontare storie, immagini, riti e tradizioni della chiesa cristiana ortodossa in Palestina. Un’altra persona, un’altra esperienza.

Aboud

Dettaglio dello spazio Kahujan a Arrabah

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