LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010 ANNO 49 - N. 24
In Italia
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Del lunedì
Il gigante buono del basket La scomparsa di Manute Bol, eroe Nba e voce del Sudan
Finlandia, Paese delle donne
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Una quarantenne la nuova premier
CASO USTICA E UN ESEMPIO DA LONDRA
Pari con la Nuova Zelanda, polemiche nel gruppo
LE VERITA’ IMPOSSIBILI
La confusione di Lippi e un’Italia senza qualità
di SERGIO ROMANO
di MARIO SCONCERTI
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Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
giorni della memoria stanno diventando sempre più frequentemente commemorazioni di misteri insoluti. Quando parleremo di Ustica, nei prossimi giorni, lo faremo ancora una volta elencando la lista delle ipotesi che nessuna sentenza, nel corso degli ultimi anni, sembra avere definitivamente eliminato. Ci siamo ormai abituati. Dall’assassinio di Salvatore Giuliano nel 1950 alle stragi terroristiche degli anni di piombo, dal caso della Loggia P2 a quello dello spionaggio sovietico in Italia (il «dossier Mitrokhin») non esiste vicenda italiana su cui sia calato definitivamente il sipario della verità. Vi sono state sentenze di tribunale, ma i tre gradi di giudizio producono spesso verdetti contraddittori, come è accaduto recentemente per le vicende di Genova durante il G8 del 2001. Abbiamo un sistema «garantista» che protegge in ultima analisi l’imputato. Ma là dove un tribunale corregge frequentemente un altro e il colpevole di oggi può essere l’innocente di domani, o viceversa, nessuna sentenza appare agli occhi della pubblica opinione, soprattutto in casi politicamente controversi, un punto fermo, una verità indiscutibile. Quando un tribunale assolve e l’altro condanna, molti italiani, inevitabilmente, giungono alla conclusione che all’origine di ogni evento vi siano responsabilità coperte da un protettore occulto. E il Paese continua a vivere
nell’impressione di galleggiare su un mare di segreti. Gli scandali, gli intrighi e la credulità della pubblica opinione, sempre pronta a sospettare il peggio, appartengono alla fisiologia di tutte le democrazie. Se il presidente della Repubblica francese non fosse un monarca, la presidenza Mitterrand avrebbe prodotto un considerevole numero di «casi». Non soltanto in Italia, inoltre, quando occorre fare luce su un avvenimento, le indagini possono sembrare interminabili. Per l’accertamento dei fatti accaduti a Londonderry, in Irlanda del Nord, il 30 gennaio 1972 (il massacro di Bloody Sunday), sono state necessarie due pubbliche indagini. La seconda, decisa da Tony Blair, è durata dodici anni e ha smentito la prima, ma le sue conclusioni, rese pubbliche negli scorsi giorni, sono nette e non verranno verosimilmente contestate. Forse l’esempio britannico può aiutarci a capire perché la ricerca della verità sia più complicata in Italia che altrove. La Commissione sul massacro di Londonderry è stata presieduta da Lord Mark Saville, un uomo che ha passato la sua vita nelle aule dei tribunali, dapprima come avvocato poi come giudice, ed è oggi membro, con altri nove magistrati, della Corte Suprema, istituita un anno fa. Accanto a lui vi erano, tra gli altri, un giudice neozelandese e un giudice canadese.
Pubblico&Privato
E’
successo davvero qualcosa di incredibile. Non c’è livellamento globale che possa prevedere il risultato di Italia-Nuova Zelanda. Perfino le incertezze di un Mondiale diverso hanno sempre mantenuto una piccola logica. L’Inghilterra ha pareggiato con l’Algeria che resta comunque la seconda squadra africana. La Nuova Zelanda no, non ha passato e non ha presente. De Rossi e Iaquinta, che ha appena segnato il rigore dell’1-1, mimano la vuvuzela
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Cannavaro, lungo declino di un grande capitano di ALDO CAZZULLO A PAGINA 49
L’orgoglio del ct: a casa non ho lasciato fenomeni di ALESSANDRO BOCCI A PAGINA 45
CONTINUA A PAGINA 44
Il restauro fantasma di Sepe Il Vaticano: collaboriamo nel rispetto del Concordato Le interviste
Il giurista: «Ha diritto all’immunità e al segreto» di PAOLO CONTI A PAGINA 5
Buttiglione: «Lo conosco E’ esemplare e integro» di MONICA GUERZONI A PAGINA 6
CONTINUA A PAGINA 15
Nell'autunno del 2003 la facciata del palazzo di Propaganda Fide in piazza di Spagna venne avvolta da un ponteggio. E' l'inizio degli interventi che nel 2005 beneficeranno di un finanziamento statale da 2,5 milioni di Euro. L'iscrizione nel registro degli indagati del cardinale Crescenzio Sepe, presidente di Propaganda Fide del 2000 al 2006, e dell'allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, è stata decisa dalla procura di Perugia dopo l'acquisizione di una relazione della Corte dei conti nella quale si definisce «non motivato» lo stanziamento. Il Vaticano sull’inchiesta che coinvolge l’arcivescovo di Napoli: collaborazione nel rispetto del Concordato.
Bossi: «Il Federalismo è mio» Giannelli
«Tranquilli, fratelli scalmanati… ». E Umberto Bossi parte all’attacco: «C’è un solo ministro per il Federalismo, e sono io». A PAGINA 8 Cremonesi
LA SOFFERENZA DEI SINDACI di DARIO DI VICO
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Pontida comincia Castelli, vice-ministro per le Infrastrutture: «La Lega tiene insieme questo Stato, assicuriamo stabilità». E finisce con i timori dei sindaci del Carroccio: difficile amministrare senza fondi. A PAGINA 9
DA PAGINA 2 A PAGINA 6
moderno. Ma anche il «grande timoniere» Mao Tse tung, col «grande balzo in avanti» ha prodotto una delle più paurose carestie della storia. Molte decisioni storiche vengono prese in uno stato di eccitamento collettivo che ottunde le capacita critiche. Chi voleva la Prima guerra mondiale pensava che sarebbe durata pochi mesi. Due decenni dopo i tedeschi erano convinti che con le truppe corazzate non avrebbero più avuto avversari e Goering si era messo in testa che bastasse l’aviazione per costringere l’Inghilterra alla resa. Molti leader che balzano alla ribalta in situazioni belliche o rivoluzionarie spesso sono personalità autoritarie ed impulsive con poco senso critico e che non ammettono mai di aver sbagliato. Col loro fa-
I veri profitti
LE BANCHE NON DEVONO SCOMMETTERE CONTRO DI NOI di SALVATORE BRAGANTINI
A Pontida
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distanza di quasi tre anni dall’avvio della crisi finanziaria, stiamo ancora a «Caro amico». Ferve il dibattito, ma le decisioni mancano; in un mondo globale serve un approccio concordato, che però le pressioni locali — in prima linea la lobby bancaria americana — impediscono. Negli Usa, in verità, la riforma pare in arrivo; ora siamo alla «riconciliazione» dei testi del Senato e della Camera. In Europa, invece, torna l’idea di un prelievo sulle singole operazioni in titoli, ma soprattutto si punta ad una tassa sull’attività delle banche. È probabile che sia giusta la prima, e sbagliata la seconda. CONTINUA A PAGINA 15
di Francesco Alberoni
oi tutti compiamo errori di ogni tipo e per le cause più disparate. Disattenzione, ignoranza, paura, imprudenza. Però quando osserviamo i grandi accadimenti storici abbiamo spesso l’impressione che molti errori nascano da uno stato alterato della mente, da un eccitamento eccessivo, da una vertigine che ha reso i protagonisti troppo sicuri. Mussolini ed Hitler non erano mai stati negli USA, non avevano una idea della potenza industriale americana, ma si erano costruiti una idea immaginaria della sua debolezza. Quasi tutti i rivoluzionari fanno errori catastrofici perché affrontano situazioni totalmente nuove. Quando Emiliano Zapata e Pancho Villa hanno conquistato Città del Messico non sapevano assolutamente governare uno Stato
Gli azzurri
Le carte dell’inchiesta: 2,5 milioni ricevuti dal cardinale per lavori mai completati
Le personalità autoritarie sbagliano con più facilità La presunzione fa perdere il senso della realtà
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di Paolo Valentino a pagina 19
di Luigi Offeddu a pagina 17
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Dopo presidente e 11 ministre
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Estate tropicale Maltempo, poi caldo torrido e temporali natismo trascinano gli altri e li portano a fare atti sconsiderati. Pensiamo a quante sciocchezze hanno fatto gli studenti che hanno occupato le università negli anni Sessanta e quanti danni hanno creato gli artisti che contestavano la mostra di Venezia. Naturalmente nelle circostanze eccezionali emergono anche personalità straordinarie, capaci di creare e costruire. Tutti però corrono il pericolo di eccessi. Perfino Napoleone ha compiuto un fatale errore di presunzione quando si è fermato a Mosca aspettando la resa dello zar. Insomma le cause dell’errore sono infinite, sappiamo che possiamo sbagliare tutti, anche i più timidi, i più riflessivi ed i più prudenti, e che basta una disattenzione, un errore insignificante. Ma di certo nei momenti drammatici della storia sbagliano più frequentemente gli individui aggressivi, autoritari, megalomani, che non ammettono i propri errori, che agiscono in un stato di esaltazione e che perdono il senso della realtà. www.corriere.it/alberoni © RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica di giugno. Con la neve Oggi il calendario dice che l’estate è qui ma il maltempo di questi giorni insisterà fino a metà settimana su tutto il meridione e sulle regioni centro-adriatiche. Dopodiché lo rimpiangeremo. Perché sembra che quest’estate non sarà soltanto calda. Di più: torrida. Eppure ieri c’erano 14 gradi a Milano, trombe d’aria in Veneto e nevicate sulle Alpi a quota 1600. A PAGINA 21 Fasano
CorrierEconomia Investire i risparmi senza rischiare troppo di Giuditta Marvelli nell’inserto Stampato e distribuito da NewspaperDirect
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
L’inchiesta Le accuse
«Incongruo» È solo l’inizio di quegli interventi che nel 2005 beneficeranno di un finanziamento statale da 2,5 milioni di euro, sul quale anche alcuni organi di controllo avevano sollevato molte perplessità. Il primo allarme, infatti, arrivò dalla Corte dei conti, sollecitata da una denuncia del sindacalista della Uil Gianfranco Cerasoli. L'iscrizione nel registro degli indagati del cardinale Crescenzio Sepe, presidente di Propaganda Fide del 2000 al 2006, e dell’allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, è stata decisa dalla Procura di Perugia dopo l’acquisizione di una relazione della Corte dei conti nella quale si definisce «incongruo» e «non motivato» lo stanziamento della cifra, destinata a un palazzo extraterritoriale, essendo di proprietà del Vaticano. La stranezza di quella vicenda, e il fatto che i lavori non ebbero mai fine, hanno convinto i pubblici ministeri di essere in presenza di una contropartita concessa da Lunardi — firmatario del decreto insieme all’ex ministro della Cultura Rocco Buttiglione — in cambio dell’acquisto a prezzi decisamente vantaggiosi di una palazzina di Propaganda Fide in via dei Prefetti, a Roma. L’andamento di quel restauro ha sempre avuto una sorte accidentata. Il primo ponteggio venne smontato nel febbraio 2004. I lavori ripresero nell’estate del 2005, sempre con lo stesso progetto, dopo che all’interno degli «interventi in materia di spettacolo ed attività culturali» previsti per il varo di Arcus, la spa governativa che si occupa di edilizia culturale, venne deciso uno stanziamento di 2,5 milioni di euro per il restauro del palazzo. Cambiò la ditta appaltante, con l'ingresso della Italiana Costruzioni. La Corte dei conti Il totale delle spese previste per un secondo blocco di 26 lavori deliberato da Arcus era di 24,70 milioni di euro. La voce più alta nel capitolo riguardante gli ultimi 13 interventi previsti era proprio quella relativa alla palazzina del Vaticano. Al secondo posto, i lavori per la Metropolitana di Napoli, nelle stazioni Duomo e Municipio (1.5 milioni). In una relazione sul funzionamento generale di Arcus, la Corte dei conti critica pesantemente l’assenza di un regolamento attuativo, previsto in origine ma mai redatto. In questo modo, scrivono i giudici, le scelte non vengono mai fatte da Arcus, ma direttamente dai vertici dei ministeri, senza la necessità di alcuna spiegazione. «Il soggetto societario in mano pubblica è stato trasformato in un organismo che in concreto ha assolto prevalentemente una funzione di agenzia ministeriale per il sostegno finanziario di interventi, decisi in via autonoma dai ministri e non infrequentemente ed a volte anzi dichiaratamente, indicati come integrativi di quelli ordinari, non consentiti dalle ridotte disponibilità correnti del bilancio». La mancata esplicitazione della logica delle decisioni operate «dai ministeri e non da Arcus», scrive
La Corte dei conti nel 2007. Zampolini diresse il restauro Il palazzo A sinistra, la sede di Propaganda Fide a Roma. A destra, in una illustrazione di Giuseppe Vasi. Progettato nel XVII secolo dal Bernini, fu completato dal Borromini (foto Benvegnù-Guaitoli)
Reciproche utilità L’episodio della palazzina di piazza di Spagna viene considerato importante perché fa emergere il contesto di presunte reciproche utilità fra Lunardi e il religioso
nel 2007 la Corte dei Conti, «avrebbe portato a decisioni apparentemente non ispirate a principi di imparzialità e trasparenza». Il sospetto L’episodio della palazzina di piazza di Spagna viene considerato importante perché fa emergere il contesto di presunte reciproche utilità tra il ministro e il religioso. Ma all’esame degli investigatori c’è la gestione complessiva del nutrito comparto immobiliare di Propaganda Fide ai tempi in cui la congregazione era presieduta dal cardinal Sepe. Tra il 2001 e il 2005 molti appartamenti e palazzi di Propaganda Fide vennero ristrutturati proprio da Diego Anemone. Nei gior-
ni scorsi i carabinieri del Ros di Firenze hanno acquisito dal ministero delle Infrastrutture altri appalti e stanziamenti decisi da Lunardi, per verificare se tra quelle carte non vi sia qualche altra utilità fatta giungere tramite Balducci e il ministero a Propaganda Fide. Inoltre sarebbero in corso accertamenti sull’assunzione di un nipote del cardinal Sepe presso l’Anas, azienda pubblica dipendente dalle Infrastrutture.
I nomi Candidamente, Lunardi ha raccontato che a gestire gli immobili della congregazione era Balducci insieme a Pasquale De Lise, ex presidente del Tar laziale, recentemente nominato presidente del Consiglio di Stato, e al genero di quest’ultimo, l’avvocato Patrizio Leozappa. Gli investigatori avevano già segnalato in una informativa gli «stretti contatti» tra Balducci e De Lise, senza ulteriori precisazioni. In una conversazione del 4 settembre 2009 l’alto magistrato chiama Balducci e gli accenna al fatto che, su input di Leozappa, si è anche «occupato» — le virgolette sono dei carabinieri del Ros — di un provvedimento di rigetto del Tar del Lazio che avrebbe favorito il Salaria Sport village, la struttura riconducibile a Diego Anemone dove Guido Bertolaso avrebbe usufruito di alcune prestazioni sessuali. È un provvedimento per il quale Leozappa incassa i complimenti telefonici di Anemone, per poi replicare: «Io il mio lo faccio». Neppure il nome di Leozappa è inedito. Appare nell’inchiesta fiorentina sulla presunta cricca, perché lavora spesso con l’avvocato d’affari Guido Cerruti, scelto da Balducci per aiutare l’imprenditore Riccardo Fu-
I protagonisti
Architetto L’architetto Angelo Zampolini era uno dei principali collaboratori dell’imprenditore Diego Anemone considerato uno degli uomini chiave della cosiddetta «cricca». Sta collaborando con la Procura di Perugia
Magistrato Pasquale De Lise, ex presidente del Tar del Lazio, lo scorso 18 giugno è stato nominato presidente aggiunto del Consiglio di Stato. Lunardi ha raccontato che a gestire gli immobili della congregazione era Balducci insieme a De Lise
Dirigente Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è stato arrestato il 10 febbraio del 2010. È ancora oggi in carcere ed è uno dei perni dell’inchiesta sugli appalti per i Grandi Eventi. È stato consultore di Propaganda Fide
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ROMA — Nell’autunno del 2003 la facciata del palazzo di Propaganda Fide in piazza di Spagna viene completamente avvolta da un ponteggio esterno. «Manutenzione provvisoria e restauro» si legge sulla targa che segnala lo stato dell’opera. Il progettista è l’architetto Angelo Zampolini, che sette anni dopo diventerà noto per essere l’uomo di fiducia di Diego Anemone, il custode di molti dei suoi segreti. L’impresa a cui sono affidati i lavori è la ditta Carpineto, che in una recente informativa del Ros viene definita «vicina» ad Angelo Balducci, ex Provveditore alle Opere Pubbliche.
Quell’allarme dei giudici «Soldi a Sepe senza motivo»
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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La giornata a Napoli
Il cardinale e l’applauso dei fedeli «Dopo il calvario la resurrezione» L’arcivescovo: tanta invidia dentro e fuori la Chiesa DAL NOSTRO INVIATO
si in un suo contenzioso con lo Stato e arrestato lo scorso marzo. Il magistrato L’ultimo nome noto ricorrente in questa nuova fase dell’inchiesta perugina è quello di Mario Sancetta. Il regolamento di Arcus del quale la Corte dei conti lamenta la mancanza era stato affidato in origine proprio a lui, magistrato di quell’organismo, attuale presidente di sezione, indagato a Perugia per corruzione. Gli investigatori si stanno rileggendo alcune intercettazioni riportate in una informativa del Ros dello scorso settembre. Il 25 giugno 2009, Sancetta è al telefono con Rocco Lamino, socio del Consorzio Stabile Novus, di cui faceva parte anche Francesco Piscicelli, l’imprenditore che rideva la notte del terremoto dell’Aquila. Sancetta si lamenta dell’atteggiamento inconcludente che hanno nei suoi confronti Lunardi e «il cardinale», identificato poi come monsignor Sepe, perché «non sufficientemente solleciti al soddisfacimento di richieste di commesse» che il magistrato gli avrebbe fatto pervenire. «Non è che sia molto conclusivo, sto’ cardinale — dice —. Io spero allora di incontrarlo, così gli do sto’ depliant… perché l’altra volta gli diedi tutto quel fascicolo che non serve a niente, insomma… come pure ora devo vedere la prossima settimana a coso… Lunardi… anche lui, perché lui mi ha obbligato… ma la gente si piglia le cose degli altri e non gli fa niente… quella è una cosa indegna». Il canovaccio si ripete in altre telefonate, nelle quali Sancetta accenna alla possibilità di sfruttare il suo rapporto con Lunardi per far avere a Lamino qualche commessa da parte di Impregilo («Ma non so se dargli fiducia…») oppure nell’ambito dei lavori post terremoto, magari facendo leva sul fatto che l’ex ministro ha ancora un procedimento pendente presso la Corte dei conti. «Con Lunardi — dice — c’abbiamo una questione ancora in sospeso».
Marco Imarisio Fiorenza Sarzanini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il documento
La decisione Il testo del decreto interministeriale del 20 luglio 2005 firmato dagli allora ministri delle Infrastrutture Pietro Lunardi e della Cultura Rocco Buttiglione riguardante l’«approvazione del programma degli interventi relativi ai beni e alle attività culturali e allo spettacolo per gli anni 2005 e 2006». Tra questi anche un finanziamento per la ristrutturazione della sede di Propaganda Fide
NAPOLI — Quanto pesa questa croce, cardinale? Crescenzio Sepe impone le mani, paterno, sulle teste dei cronisti, sospira: «Ogni croce è croce, ma sempre croci sono... non c’è vita di cristiano senza croce!». La gente gli si stringe attorno, lui accarezza mille facce, mille labbra gli baciano l’anello uscendo dalla basilica di San Lorenzo Maggiore nella sera napoletana fradicia di pioggia: «Sì, il popolo mi sta molto vicino», sorride. Lo staff lo sospinge sull’auto dai vetri oscurati: «Tra poche ore saprete la verità! Sarete soddisfatti...». È pronta una sua lettera pastorale alla diocesi, per spiegare, spiegarsi ai fedeli: «Mi metto a disposizione dei magistrati, ecco com’è andata nei dettagli...». Bene e male sempre stanno nei dettagli. È il giorno più lungo, che finisce così, dopo l’amaro in bocca, arriva il conforto. Già al mattino presto, al secondo piano di palazzo Donnaregina, squilla il telefono: è Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato. Il Vaticano si fa vivo, dopo il primo gelo: «Eminenza, parliamone». Si concorda la linea, «stima e vicinanza in un momento difficile», è quello che dirà padre Federico Lombardi alla stampa di lì a poco. Arriva anche la telefonata di Angelo Bagnasco: «Ti sono accanto con affetto, tutto si chiarirà». Forte di questo viatico, il cardinale si alza dalla graticola e affronta la sua domenica. Prima tappa, dieci del mattino, la chiesetta di Sant’Onofrio dei Vecchi, sul corso Umberto, che festeggia i 150 anni di promozione a parrocchia. Folla smisurata all’evento: il vero evento è Sepe e tutti lo sanno. Lui intreccia le grandi mani contadine nella preghiera. Abbassa appena la voce potente e cita il Vangelo di Luca, stando come Gesù davanti agli apostoli: «Voi, chi dite che io sia?». Nella chiesa stracolma, tra messali e telecamere, sacro e profano, i fedeli capiscono, lo guardano con occhi lucidi. È confessione e penitenza, rito di purificazione collettiva celebrato sul corpo e sulla natura stessa del pastore di queste anime: bene o male, salvezza o impostura, «chi credete che io sia?». Le metafore evangeliche e la logica della proprietà transitiva lo conducono a un passo dal transustanziare i suoi guai terreni nel sacrificio del Redentore («l’identità del cristiano è la stessa di Gesù», del resto) nel cuore di una città di nuovo scossa da uno scandalo attorno al suo cardinale: prima Michele Giordano, adesso il successore, questo teologo popolano che benedice i fedeli in dialetto («a maronna v’accumpagna»), macchiato da una storia miserabile di corruzioni romane. Il
cardinale conosce le parole di rito per i microfoni: «La verità vince sempre, sono sereno, ho operato secondo coscienza!», ripete, una, due, dieci volte in una ressa selvaggia che per qualche minuto lo rende drammaticamente simile a un qualsiasi povero ladrone di Tangentopoli sballottato dagli eventi. Ma sa soprattutto, Sepe, che l’assoluzione deve venire dal suo popolo. E questo è il giorno giusto, giorno di omelie, di
Chi è Casertano Crescenzio Sepe è nato a Carinaro (Caserta) nel 1943. Elevato al rango di cardinale da papa Giovanni Paolo II nel concistoro del 21 febbraio 2001, dal 9 aprile 2001 è stato nominato Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli
A Napoli Il 20 maggio 2006 papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo di Napoli (sopra con la teca di San Gennaro). È anche presidente della Conferenza Episcopale Campana
L’inchiesta Il cardinale Sepe è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Perugia per corruzione aggravata. I magistrati stanno indagando sulle operazione immobiliari gestite quando guidava Propaganda Fide
visite pastorali ai nigeriani, ai romeni e nel pomeriggio alla basilica di San Lorenzo per la quarantaduesima festa napoletana della comunità di Sant’Egidio. «Dopo il calvario c’è sempre la resurrezione», dice dunque dall’altare, e tutti capiscono chi sia il crocifisso. C’è un grande silenzio, in cui risuona il pianto di qualche bambino (ce ne sono tanti, glieli portano per la benedizione). «E Gesù chiese ai suoi apostoli: chi dicono che io sia?». Silenzio, pausa. «Gesù non fa come fanno certi opinionisti di oggi, che vogliono sapere quanti e non quanti... La domanda di Gesù è sapere se i suoi discepoli credono nella sua identità». Eccolo, il punto, l’identità bruttata, resa grottesca da una pochade tangentista, il rischio che lo strumento diabolico della risata possa seppellire il suo prestigio. «Il figlio dell’uomo dovrà patire, soffrire... C’è tanta invidia fuori e dentro la Chiesa... Io non sono un politico, non un industriale, non un ricco, non uno che viene a dire parole, ma a dimostrare l’amore di Dio. Quanti martiri anche oggi vengono torturati, disprezzati, umiliati, infangati! Ma noi non dobbiamo aver paura, come diceva il grande Giovanni Paolo II», e anche questa citazione del Papa che gli diede la porpora, contrapposta al silenzio su Ratzinger che l’ha sfrattato da Propaganda Fide, non appare casuale. Sacro e profano, inscindibili nell’omelia: «Siate fedeli a Cristo nonostante le tentazioni e le malversazioni, a Maronna v’accumpagna, amen». Un applauso che diventa ovazione parte dai banchi. In sagrestia c’è la torta, ci sono i botti e i coriandoli, Sepe sta nel suo come uno scugnizzo invecchiato alla prima comunione del migliore amico. Chi sono mai Balducci e Bertolaso? Addentando il dolce le loro ombre sono così lontane... All’uscita, uno scatolone si apre e dieci colombe si levano in volo. «Cardina’, la Madonna t’accompagni a te, ne hai bisogno!», strillano le donne. A San Lorenzo Maggiore ancora applausi e lacrime. Ancora un bagno di folla, anche se qui ci sono le istituzioni, i comandanti di carabinieri e Finanza. In verità manca il sindaco (con la Iervolino non si sono mai amati), ma il prefetto Pansa, lungo pedigree di lotta ai clan, si alza come una delle dieci colombe e lo bacia due volte sulle guance. La nottata non è ancora passata, no, ma stanotte, da queste parti, pare meno buia.
Goffredo Buccini © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’inchiesta La Chiesa
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Bisognerà tenere conto dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti fra Santa Sede e Italia Padre Lombardi Portavoce vaticano
«Collaborazione nel rispetto del Concordato» Nota del Vaticano sull’inchiesta che coinvolge l’arcivescovo di Napoli. La telefonata di Bagnasco CITTÀ DEL VATICANO — Chiarire al più presto, chiudere la faccenda, tenere fuori Propaganda Fide, anche perché ne va delle offerte dei fedeli. La preoccupazione più urgente in Vaticano, a cominciare dal Papa, è evitare che ci vada di mezzo l’immagine pubblica di un dicastero chiave come quello per l’Evangelizzazione dei popoli: i 9 miliardi abbondanti del suo patrimonio, frutto di proprietà e donazioni di quasi quattro secoli, sostengono un terzo abbondante della Chiesa universale — 1.077 circoscrizioni ecclesiastiche su 2.883 — nelle zone più povere del pianeta, dall’Africa all’Asia, e quindi missioni, ospedali, opere di carità. «Per questo giorni fa si è detto che eventuali responsabilità, se davvero esistono, sono personali: bisogna dissipare ogni dubbio, mettere in chiaro che la Congregazione non fa affari», spiegano Oltretevere. Di qui le riunioni di ieri mattina, la telefonata dalla Segreteria di Stato al cardinale Sepe che, per parte sua «è disponibile a parlare ai magistrati appena lo chiameranno, rinuncerà a ogni privilegio, è pronto a chiarire pubblicamente tutto». La sera anche il cardinale Angelo Bagnasco ha telefonato all’arcivescovo di Napoli: per dire la sua «affettuosa vicinanza in questo momento», confermare
L’incontro a Napoli nel 2007
Lo status
Le «guarentigie» In virtù degli accordi fra Stato italiano e Chiesa (sopra, la prima pagina del Corriere del ’29 sui Patti lateranensi) i cardinali godono di alcune «guarentigie» e cioè di esenzioni come quella dal servizio militare o da «prestazioni personali», e di diritti particolari come la «libertà di comunicazione» con il Vaticano
Il Pontefice Il 21 ottobre, una domenica, Benedetto XVI si reca a Napoli e lì recita l’Angelus chiamando i cattolici a impegnarsi per la città
Il cardinale A ricevere Ratzinger c’è il cardinale Sepe, che in piazza Plebiscito lo saluta così: «A Maronna t’accumpagni!»
Il passaporto Se un cardinale ha il passaporto diplomatico gode dei diritti della Convenzione di Vienna: né lui né la sua abitazione e l’ufficio possono essere sottoposti a misure di giurisdizione e i suoi documenti non possono essere sequestrati
«la stima per la sua intensa attività pastorale» e soprattutto «auspicare che il sollecito accertamento dei fatti da parte della competente autorità giudiziaria porti piena luce sull’accaduto». La posizione ufficiale della Santa Sede è nelle parole, pesate una ad una, che padre Federico Lombardi ha affidato ieri mattina alla Radio Vaticana. «Anzitutto, desidero dire una parola di stima e di solidarietà per il cardinale Sepe, in questo momento difficile», ha premesso il portavoce vaticano. «Il cardinale Sepe è una persona che ha lavorato e lavora per la Chiesa e per il popolo che gli è affidato in modo intenso e genero-
Vincino
so, e ha diritto a essere rispettato e stimato». Dopodiché, «naturalmente, auspichiamo tutti e abbiamo fiducia che la situazione venga chiarita pienamente e rapidamente, così da eliminare ombre, sia sulla sua persona, sia su istituzioni ecclesiali». Del resto «il cardinale Sepe, come ha già detto egli stesso, collaborerà ovviamente per parte sua a questo chiarimento». «Per parte sua». È a questo punto che padre Lombardi dice la frase più importante: «Naturalmente bisognerà tenere anche conto degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti fra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi
a questa vicenda». Niente polveroni, la Santa Sede garantisce trasparenza ma anche la magistratura italiana è chiamata a fare chiarezza nel rispetto delle regole, a cominciare dal Trattato del Laterano, dove all’articolo 11 si stabilisce che «gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano». Tra l’altro, Sepe era stato informato dell’indagine su di lui, ma Oltretevere un’alta personalità fa notare: «Non so se sia corretto inviare un avviso di garanzia a mezzo stampa il sabato sera, non si può trattare un cardinale così». Ma «se si fanno domande competenti e sensate si cerca di rispondere per aiutare la magistratura a fare il proprio dovere». L’importante, appunto, è distinguere le «eventuali» responsabilità, separare persone ed istituzioni. Al di là dell’aspetto penale la Santa Sede sede ha già mostrato di non avere una grande opinione circa la «gestione non esemplare» di Propaganda Fide ai tempi in cui era prefetto il cardinale Sepe, dal 2001 al 2006. Tanto che Benedetto XVI lo trasferì a Napoli, nominando al suo posto l’indiano Ivan Dias, estraneo ai giri di amicizie romani.
Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Vitali, docente di diritto ecclesiastico
Il giurista: un cardinale può avvalersi di immunità e «segreto professionale» ROMA — «Il significato di quella frase mi pare chiaro. Cioè che ora l’autorità giudiziaria italiana deve informare ufficialmente la Segreteria di Stato della Santa Sede che si sta iniziando un procedimento contro un alto ecclesiastico. Non c’entra la Conferenza Episcopale. Parliamo di un arcivescovo nonché cardinale... l’unica sua autorità superiore è il Pontefice, quindi l’interlocutore è la Segreteria di Stato». Il professor Enrico Vitali, docente di Diritto ecclesiastico e canonico all’università Statale di Milano, decifra così la frase di padre Federico Lombardi, portavoce vaticano («bisognerà tenere anche conto de-
I rapporti
Gli accordi Nel 1929 Benito Mussolini firma i Patti Lateranensi con il cardinale Pietro Gasparri (nella foto sotto). Il Concordato fra Stato e Chiesa sarà poi rivisto nel 1984 da Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli
no anche della cittadinanza vaticana, ma a patto che risiedano nella Città del Vaticano e in Roma». Il cardinale Sepe ha un passaporto della Santa Sede... «Evidentemente deriva dalla sua antica condizione di Prefetto di Propaganda Fide, uno dei dicasteri vaticani». Facciamo un’ipotesi. Un cardinale come Sepe può essere formalmente convocato per un interrogatorio? «Facendo valere la sua condizione speciale, potrebbe chiedere che l’interrogatorio si svolga in un luogo terzo o addirittura presso il suo stesso domicilio». Sempre in pura teoria: potreb-
Prerogative «Un cardinale potrebbe chiedere che un interrogatorio si svolga in un luogo terzo o addirittura al suo domicilio» gli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti tra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda»). Un’espressione solo superficialmente criptica ma che rinvia direttamente alla lettera del Concordato tra Italia e Santa Sede. Qual è la condizione giuridica di un cardinale, professore? «Un cardinale è in effetti una strana figura. Nel Concordato del 1929 venne equiparata ai principi di sangue reale. Infatti nelle cerimonie in teoria i cardinali dovrebbero precedere tutte le autorità, fatta eccezione per il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio. Godo-
Gli articoli L’articolo 15 del Concordato del ’29 attribuisce a palazzi come quello di Propaganda Fide le immunità che si riconoscono agli agenti diplomatici di Stati esteri. L’articolo 4 del Concordato del ’84 dice: «Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati notizie su persone o materie» conosciute per via del loro ministero
be essere arrestato? «Escludo che qualcosa del genere possa accadere, anche per l’assoluta mancanza di un pericolo di fuga. Ma inseguendo sempre le ipotesi e le congetture, Sepe potrebbe nel caso sostenere che all’epoca dei fatti contestati non era arcivescovo di Napoli ma Prefetto di Propaganda Fide. Ora, l’articolo 15 del Concordato del 1929, tuttora vigente, attribuisce a quel palazzo le stesse immunità che si riconoscono, secondo il diritto internazionale, agli agenti diplomatici di Stati esteri. E quindi, sempre in teoria, potrebbe sostenere che quanto possa essere avvenuto tra quelle mura è di assoluta e totale perti-
nenza dello Stato Vaticano e non riguarda minimamente la Repubblica Italiana». Viene in mente lo Ior... «Infatti. Ai tempi, la Santa Sede sostenne che Pellegrino de Strobel e Marcinkus erano "soggetti esponenziali di un ente centrale della Chiesa", quindi completamente esenti da qualsiasi ingerenza dello Stato italiano». Ci sono poi altri fattori da tenere nel conto? «Certamente. Per esempio l’articolo 4, al punto 4, del Concordato attuale del 1984 recita: "Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o su materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero". Una sorta di segreto professionale, insomma. Ed è evidente che in quel "ragione del loro ministero" ci si può inserire, volendo, un po’ tutto. E l’articolo fa il paio con l’articolo 200 del Codice italiano di procedura penale secondo il quale i ministri dei culti non sono obbligati a deporre su quanto conosciuto sempre in ragione del loro ministero...». Lei come pensa che procederà tutta la vicenda? «La vedo improntata, per ora, al totale fair play. Credo che il cardinale Sepe si sottoporrà all’interrogatorio se saranno osservate tutte le formalità richieste. Non vedo polemiche, come accadde nel caso del cardinal Giordano che si ritrovò la Finanza in casa...». Cosa accadde, in quel caso? «Molto semplicemente che c’era l’obbligo del preavviso. E che gli italiani se ne erano dimenticati...».
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
I nodi La Chiesa
Il Papa interviene sul sacerdozio «Non sia usato per avere potere» Da Benedetto XVI un invito ai religiosi a guardarsi dall’ambizione CITTÀ DEL VATICANO — «Il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o conquistarsi una posizione sociale». La tentazione del potere, il carrierismo. Nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ordina quattordici preti e ricorda, non sono a loro beneficio, i fondamentali: essere discepolo di Gesù significa «perdere se stesso» per «ritrovarsi pienamente», quindi «conformarsi alla volontà di Dio» e seguire il Crocifisso. «Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero». Non è, né potrebbe essere, un riferimento all’indagine sul cardinale Sepe, l’omelia di ieri era scrit-
ta da giorni. Però fa capire, una volta di più, il rigore spirituale di Ratzinger in fatto di scandali o contaminazioni «mondane». Il riferimento, memorabile, sono le parole che l’allora cardinale e prefetto dell’ex Sant’Uffizio scrisse per la nona stazione della Via crucis del 15 marzo 2005, meno di un mese prima d’essere eletto pontefice: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completa-
Il monito Il discorso è stato fatto durante l’ordinazione di quattordici preti nella Basilica di San Pietro
mente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». Un invito all’umiltà ripetuto dieci giorni fa, a chiusura dell’anno sacerdotale, quando ricordava che essere preti non è «un lavoro» ma «un sacramento», e dipende dall’«audacia di Dio» se degli esseri umani, con le loro debolezze, possono «agire in vece sua». Del resto, «chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica», ha spiegato ieri Benedetto XVI. «Per essere considerato, dovrà adulare; dire quello che piace alla gente; adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi». Di qui il
monito ai preti novelli: «Un uomo che imposti così la sua vita, un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso». Di lì a poco, all’Angelus, il pontefice è tornato sull’invito di Gesù nel Vangelo, «se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». E ha citato le parole di una donna, la «santa carmelitana» Edith Stein, filosofa del Novecento, di famiglia ebraica, perseguitata dai nazisti e morta ad Auschwitz: «Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto».
Cerimonia Un momento della cerimonia di ordinazione di 14 nuovi sacerdoti ieri nella Basilica di San Pietro, durante la quale il Papa ha parlato del senso del sacerdozio (foto Giglia)
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L’intervista Nel 2005, da ministro dei Beni culturali, diede con Lunardi il via libera al restauro della sede di Propaganda Fide
Buttiglione difende il prelato: «Esempio d’integrità» Il presidente Udc: certo dell’onestà di Sepe, se avessi saputo di tangenti non avrei firmato ROMA — «No, non ci credo assolutamente». Presidente Buttiglione, il cardinale Crescenzio Sepe è indagato per corruzione. «Non credo che sia coinvolto in questa vicenda e non capisco chi voglia tirarlo in ballo e perché». Nel luglio del 2005 il presidente dell’Udc e vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione, era ministro dei Beni culturali. E fu lui a firmare, in tandem con Pietro Lunardi, che allora era responsabile delle Infrastrutture, il via libera al finanziamento di 2,5 milioni per il restauro della sede di Propaganda Fide. Perché pensa che qualcuno voglia tirare in ballo il cardinale? «Qualcuno avrà fornito dei sospetti ai giudici». Non ha fiducia nei pubblici ministeri di Perugia? «Fiducia assoluta. Non ho motivo di dubitare del loro lavoro, ma sono convinto dell’integrità di Sepe. È un sacerdote esemplare che sta facendo un lavoro magnifico a Napoli, è un punto di riferimento per la città, la sua unica speranza». Ha parlato con lui nelle ultime
ore? «No, ma credo di conoscerlo abbastanza per immaginare come si sente. Bisogna che questa vicenda non distrugga la sua immagine nel cuore della gente». Lei che idea si è fatto dell’inchiesta? «Che lo Stato intervenga per mettere in ordine un bene di grande va-
lore architettonico mi sembra una cosa normale, non vedo cosa ci sia che non va». Gli investigatori ipotizzano uno scambio tra il restauro di Propaganda Fide e il palazzo che Lunardi avrebbe comprato, a un quarto del valore, in via dei Prefetti a Roma. «Che il cardinal Sepe paghi tangenti a Lunardi per farsi mettere a posto la sede mi pare poco credibile, anche perché il valore della presunta tangente sarebbe superiore al costo del restauro. I sacerdoti soFilosofo Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc ed ex ministro dei Beni culturali
no uomini come gli altri, anche nella Chiesa ci saranno dei malfattori. Ma non credo proprio che questo possa riguardare Sepe». La metterebbe ancora, oggi, quella firma? «Quell’atto fu perfettamente legale, corrispondeva a una normativa che andrebbe però semplificata. Non c’è nessuna operazione anomala, sono anomale le norme che regolano gli interventi della Arcus». La società pubblica attraverso la quale è passato il finanziamento a Propaganda Fide... «Le regole andrebbero semplificate, lo Stato dovrebbe versare gli stanziamenti direttamente ai Beni culturali per il fondo ordinario». Lei è sicuro che dietro la sua firma, e quella di Lunardi, non ci sia stata alcuna contropartita? «Non saprei. Di certo, se avessi saputo di tangenti non avrei firmato l’atto. Ma non credo ci sia stato niente del genere. Sia io, che Lunardi, che Sepe, abbiamo agito dentro quella normativa. È un mondo complicato, pieno di trabocchetti, in cui non è escluso che qualcuno possa aver fatto cose non lecite».
Non il cardinale, però. «Dell’onestà di Sepe sono moralmente certo». Non le sembra che il Vaticano lo abbia scaricato? «L’interpretazione delle cose vaticane è difficile quasi quanto la sovietologia». Presidente, ha mai avuto a che
❜❜ Non credo che sia
coinvolto. Bisogna che questa vicenda non distrugga la sua immagine nel cuore della gente fare con Anemone e Balducci, i boss della «cricca»? «Non voglio dire di non averli mai visti né conosciuti. È probabile che li abbia incrociati, ma non ricordo. Non sono personaggi rilevanti nel mondo dei miei contatti».
Monica Guerzoni
La scheda La firma Nel luglio del 2005 il presidente dell’Udc e vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione, all’epoca ministro dei Beni culturali (dall’aprile 2005 al maggio 2006), firma insieme a Pietro Lunardi (ministro per le Infrastrutture), il via libera al finanziamento di 2,5 milioni per il restauro della sede di Propaganda Fide in piazza di Spagna Le spese Il finanziamento prevedeva, oltre al restauro del palazzo seicentesco realizzato da Bernini e Borromini, anche la realizzazione di una pinacoteca La casa Lunardi ha poi dichiarato in un’intervista che, quando era ministro, Propaganda Fide (all’epoca guidata dal cardinale Crescenzio Sepe) gli ha offerto gratis per quattordici mesi un appartamento romano che gli ha poi venduto a metà prezzo
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
Lega Il raduno
L’affondo di Bossi «Per il Federalismo un solo ministro: io» Calderoli: emendamento alla manovra per tagliare gli sprechi e non i servizi DAL NOSTRO INVIATO
PONTIDA (Bergamo) — «Tranquilli, tranquilli, fratelli scalmanati…». Umberto Bossi il pompiere getta (altra) acqua sui più accesi tra i militanti leghisti che, in una Pontida martellata dal diluvio, scandiscono «secessione – secessione» come se il 1997 non fosse mai finito. Ma al capo leghista preme altro. Ed è con quello che apre il suo intervento: «C’è un solo ministro per il federalismo, e sono io. Non è cambiato nulla». Il rife-
rimento è alla designazione di Aldo Brancher a ministro per l’Attuazione del federalismo. Una nomina che per certi versi avrebbe colto di sorpresa lo stesso Bossi, e certamente la maggioranza dei dirigenti leghisti. Di qui, la precisazione: «Dopo tanto lavoro, il federalismo lo facciamo io e Calderoli. Quello di Brancher sarà il ministero al decentramento, che è pure una cosa importante». E in effetti la nuova parola d’ordine lanciata da Pontida è quella delle «capitali reticolari». Spiega Bossi che «uno dei più grossi errori dei
Savoia è stato scegliere Roma come capitale. Ma ci sono anche altre città, a partire da Venezia la Grande». E dunque, «è necessario spostare i ministeri. Decentrarli significa anche spostare migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma». Ma, appunto, la cosa più importante è tranquillizzare i militanti sul federalismo. Ammette il capo leghista: «Una cosa ve la devo dire. Quando ho sentito certe telefonate a Radio Padania mi sono arrabbiato. Gente che chiedeva cosa stanno facendo Bossi e
Calderoli…». Ad evocare la parola secessione era stato, poco prima, il viceministro Roberto Castelli: «Se non ci sarà il federalismo, ci potrà essere solo la secessione. Ma perché la vorrà tutto il Nord». Basta la parola. Da quel momento, il prato rimbomba di cori pro secessione. Ma il messaggio di Bossi è tutt’altro. Il leader ricorda che il «Belgio si sta divi-
dendo, tante cose possono succedere… la scelta è tra i fucili e la via pacifica. Noi abbiamo scelto la seconda strada, la migliore. Ma vi assicuro che io so molto bene che cosa volete. E non dimentico che la Lega è nata per la libertà della Padania». E ancora: «Quanti uomini ci sono che, se venisse il momento, potrebbero battersi? Secondo me, qualche milione. Ma dobbiamo ragionare
in modo diverso». Poi, un pensiero sembra disturbare il leader leghista: «Non prendeteci per scemi, i voti del Nord li abbiamo noi. Non è che Berlusconi possa cacciarci via dei ministri…». Intanto un pezzo di federalismo, quello demaniale, già è arrivato: «Ci han ridato i nostri fiumi e i nostri laghi». Anche altri, poco prima, avevano rilanciato l’avviso ai naviganti. Roberto Caldero-
li: «I patti vanno rispettati, noi non siamo un partito di plastica». E Roberto Maroni: «Dovremo costringere e convincere gli alleati ad approvare il federalismo. È la nostra guerra e siamo vicini alla vittoria finale». La grande assente, da Pontida, è la manovra. Giusto qualche riferimento da Calderoli: «Stiamo costruendo un emendamento correttivo in modo che il taglio non
L’imprenditore vicino al centrodestra
Tricolore e iniziative D’Amato «testimonial» del fronte anti-Carroccio
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NAPOLI — In un Paese dove il governo ha istituito un ministero per il federalismo e dove c’è una opposizione che sul tema caro alla Lega non si è mai opposta granché, c’è un signore — e non è proprio l’ultimo arrivato — al quale non manca il coraggio di dire quello che probabilmente al di sotto di Roma pensano in molti. Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria e imprenditore al vertice della Seda — forse l’unica multinazionale nata in provincia di Napoli, ad Arzano, e rimasta lì anche se ha aperto uffici in mezza Europa e pure in Australia — usa toni e parole che non lasciano spazio a equivoci: «Il federalismo non è una priorità, anzi, va contrastato perché spacca il Paese». Un Paese prigioniero «della Lega che da vent’anni detta l’agenda politica nazionale e tiene sotto scacco il governo con la riforma della giustizia». Un paio di settimane fa, alla presentazione del progetto Naplest (recupero e riqualificazione della zona orientale di Napoli con interventi perlopiù a capitale privato), la promotrice Marilù Faraone Mennella, moglie di D’Amato, volle che tutti i partecipanti mettessero al polso un nastrino tricolore, in segno di impegno per la coesione nazionale. Antonio D’Amato è andato anche oltre, e come gesto simbolico in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, regalerà un migliaio tra cravatte e foulard tricolori. Il suo appello antifederalista è al centro della lunga intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno e pubblicata ieri. L’ex presidente di Confindustria spiega che non è del federalismo che c’è bisogno ma di altro. «Far crescere il proprio Pil, recuperare sul terreno della competitività, dell’equità e della coesione». E in-
vece «questa riforma non ha niente a che vedere né con il rilancio economico del Paese e del Meridione, né con il rigore». D’Amato è convinto che questo «non è un rischio, è una certezza. Del resto sono gli stessi fautori della riforma, e mi riferisco ai leghisti, che dicono chiaramente un giorno sì e l’altro pure che il loro obiettivo è di disarticolare l’Italia. Quindi, il federalismo non solo non è la priorità del Paese ma va contrastato in maniera ferma e chiara». Ma non con un partito del Sud («sarebbe speculare alla Lega e commetterebbe lo stesso errore:
Coesione «C’è bisogno di recuperare sul terreno della competitività, dell’equità e della coesione» dettare un’agenda corporativa e di interessi strettamente localistici»), né con un suo impegno in politica: «Ho una visione aristotelica della politica: è la più alta forma di servizio che si possa fare per il proprio paese. E per questo occorre avere assoluta indipendenza da ogni possibile conflitto d’interessi; bisogna ricordarsi che si opera nell’interesse collettivo e non per interessi individuali. È una scelta di vita che non è compatibile con quella dell’imprenditore». O quanto meno con l’imprenditore Antonio D’Amato.
Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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Protagonisti A sinistra, Umberto Bossi sul palco a Pontida. A destra, il leader leghista con la cantante Zuleika Morsut, che ha eseguito il Va’ Pensiero. Sotto, Renzo Bossi e una militante con la maglietta della Trota (foto Cavicchi)
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Tra i fucili e la via pacifica, noi abbiamo scelto la seconda strada. Ma non dimentico che la Lega è nata per la libertà della Padania Umberto Bossi
I paradossi del Carroccio In scena il derby lombardo-veneto: a Gibelli gli stessi onori di Zaia e Cota
I sindaci rimasti senza soldi non salgono sul palco di Pontida Nessuna citazione per Tremonti. Castelli: la stabilità la diamo noi di DARIO DI VICO
sia più lineare ma abbia dei parametri di riferimento che taglino gli sprechi e non i servizi». Mentre il governatore veneto Luca Zaia è secco: «Siamo stanchi di Regioni che hanno buchi di miliardi sulla sanità e noi dobbiamo pagare. Fatta salva la solidarietà e la sussidiarietà nazionale, arrangiatevi!».
Il più sincero è l’ingegner Roberto Castelli da Lecco, vice-ministro per le Infrastrutture, che in camicia verde e felpa bianca dal palco di Pontida spiega ai suoi in poche battute la situazione politica romana. Pensate quanto è buffo il mondo, dice, «è la Lega l’elemento che tiene insieme questo Stato», se non ci fossimo noi cadrebbe tutto a pezzi. Noi che dovremmo batterci solo per il cambiamento, «siamo costretti invece ad assicurare la stabilità!». È un paradosso, ripete due volte Castelli quasi a convincersene, ma è così. E, cari miei, l’anno del federalismo non sarà questo bensì il 2011, «allora sapremo veramente se
Folklore
Marco Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dal Pd
«Compagni» Tiro incrociato sull’attore Fabrizio Gifuni ROMA (M.Gu.) — Ce l’hanno tutti con lui, a destra come a sinistra. E tutto per aver esordito, dal palco del Palalottomatica, con quel «compagne e compagni» che ha infuocato i cuori dei militanti del Pd. Di certo Fabrizio Gifuni, attore di successo molto amato nel mondo veltroniano come in quello bersaniano, non se lo aspettava: essere colpito dal fuoco amico per aver rispolverato un’espressione che piaceva pure a Prodi... «Bersani faccia a meno di Gifuni», ha ammonito il senatore ex popolare Lucio D’Ubaldo». E il costituzionalista Stefano Ceccanti, su Facebook: «Ancora una volta a farci andare indietro, persino rispetto ai Ds, ci aiutano i ceti medi riflessivi». Per non dire dei cinque ragazzi della direzione romana dei Giovani democratici, che hanno scritto una missiva per avvertire Bersani: «Caro segretario, le parole "compagni o compagne" e la Festa dell’Unità non rientrano nel nostro pensare politico». Visto il clima Maurizio Gasparri, capogruppo pdl al Senato, ha pensato bene di sparare sul «personaggio» e complimentarsi con quei democratici che hanno preso le distanze dal «compagno Gifuni». E poiché l’attore è figlio di Gaetano Gifuni, il Segretario generale emerito del Colle indagato nel 2009 per una firma che avrebbe favorito il nipote Luigi Tripodi (responsabile del Servizio Tenute e giardini del Quirinale), Gasparri attacca il «noto rampollo» ed evoca i «parenti giardinieri che hanno causato non pochi problemi in famiglia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’avremo portato a casa oppure no». Per cui pazientiamo ancora un anno e se non succede niente a quel punto finiamo di fare i bravi e la parola d’ordine diventerà «secessione». Prima della sincerità di Castelli, il palco di Pontida era stato niente più che una scontata passerella per i vincitori delle Regionali. Tutti sul palco, protagonisti e comprimari, per ricevere l’applauso dei militanti e per promettere di crescere ancora. Fino addirittura a conquistare Bologna, «che una volta era godereccia e ora per colpa della sinistra è diventata triste». Dalla regia degli
Dall’alto un militante vestito da indiano, lo striscione «Non vogliamo morire itagliani» e un leghista-vichingo (Newpress e Fotogramma)
L’intervista
interventi si capisce benissimo come all’interno della Lega viva un animato derby delle medaglie tra veneti e lombardi, i primi che hanno conquistato la Regione con Luca Zaia e i secondi che non ci sono ancora riusciti. Siccome la lingua batte dove il dente vuole, i lombardi fanno a gara a promettere che la prossima volta ce la faranno e intanto a Pontida trattano Andrea Gibelli, il vice di Roberto Formigoni al Pirellone, alla pari di Zaia e Roberto Cota, governatori in carica. Di sindaci sul palco non ne è salito nessuno. Loro non sembra che in questo momento abbiano tanta voglia di festeggiare. Se Pier Luigi Bersani ha elevato a eroe, figura simbolo del Pd di oggi, l’insegnante di scuola pubblica, per il Carroccio il milite ignoto è il borgomastro che ha conquistato il Comune ma non ha i soldi per mandarlo avanti e aspetta solo che da un giorno all’altro gli arrivi il conto (salato) della manovra. Nei gazebo allestiti a Pontida per ripararsi dal diluvio abbattutosi sulla Bergamasca i bene informati raccontavano una storia esemplare della sofferenza dei sindaci. Il Varese Calcio è tornato dopo anni in serie B e tutti, compresi Umberto Bossi e Bobo Maroni, hanno esultato pubblicamente, ma lo stadio «Franco Ossola» non è adeguato agli standard di sicurezza. Il sindaco Attilio Fontana dovrebbe mettere mano al portafoglio innanzitutto per installare i tornelli e i soldi non ci sono. Così ha chiesto aiuto al segretario della Lombardia, Giancarlo Giorgetti, perché mai e poi mai può accadere che il prossimo anno il Varese debba andare a giocare in un’altra città. Sarebbe un’onta troppo grave per la capitale del Carroccio e per il ministro degli Interni. Episodi a parte, tutti i sindaci leghisti, quei 374 che rappresentano la vera struttura acchiappavoti, odiano la manovra e non hanno tanta voglia di applaudire Giulio Tremonti, pala-
Parole d’ordine
«Decentrare i ministeri» Il Carroccio lancia le «nuove capitali» «È necessario spostare dalla capitale i ministeri. Decentrarli significa anche spostare migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma». Così ieri Umberto Bossi ha lanciato la nuova parola d’ordine della Lega: decentramento. «Significa distribuire i poteri della capitale ad altre città», ha spiegato
Milano Nell’ottica leghista sarebbe la candidata naturale a dicasteri chiave, come l’Economia
Torino Il governatore Cota parla del capoluogo piemontese come sede ideale per le Attività produttive
Venezia Bossi: «Un errore dei Savoia è stato scegliere Roma e non altre città, a partire da Venezia la Grande»
Bologna Il Carroccio vuole valorizzare il capoluogo emiliano, «ormai triste per colpa della sinistra»
dino del rigore. Anche dal palco nessuno lo ha evocato, solo in un passaggio Roberto Calderoli ha parlato del ministro dell’Economia senza farne il nome per evitare rogne. Non si sa mai. Sarà un altro paradosso, il terzo, ma Giulio è diventato un amico ingombrante. Specie ora che si è pure scoperto europeista e vuole che i governi della Ue facciano una sola finanziaria. Sentite invece come la pensa in merito il capogruppo a Strasburgo, Enrico Speroni. «L’euro è un imbroglio, si è rivelato un fallimento. La Svizzera non è entrata e va benissimo. Con la scusa di difendere l’euro ora vogliono rafforzare i poteri di Bruxelles ma la Padania non deve essere schiava dell’Europa». Però l’unica ricetta anti-crisi che gli amministratori locali della Lega sembrano avere in testa è quella di dare soldi alle aziende che assumono o che comunque rinunciano a delocalizzare. In Piemonte Cota ci aveva provato con la Bialetti ma ha fatto un clamoroso buco nell’acqua, l’azienda ha confermato l’intenzione di trasferirsi da Omegna in Asia. Il governatore non si è arreso e ha messo a punto una specie di piano per il lavoro, uno stanziamento straordinario di 390 milioni di euro, che di questi tempi non sono bruscolini. Trenta glieli hanno dati le fondazioni bancarie, però a Pontida Cota questo non l’ha detto. Ma scappata la Bialetti il vero bersaglio ora diventa l’Indesit dei Merloni, considerati vicini al centrosinistra. Il ministro Calderoli ha tuonato contro la decisione del gruppo marchigiano di chiudere due stabilimenti, uno vicino Pontida e l’altro nel Veneto di Zaia, e di portare le produzioni a Sud. Rosi Mauro ha esibito sul palco una rappresentanza di lavoratori Indesit e così il copione è già pronto. Non potendo parlar male di Tremonti, saranno i ricchi Merloni a recitare la parte del capro espiatorio delle paure leghiste. ddivico@rcs.it
Il presidente della Lombardia: «Va rispettata la legge delega, trasformando i trasferimenti dello Stato in fiscalità»
«Mancano dieci giorni, il governo si sbrighi» Formigoni: per attuare il federalismo va cambiata una manovra che ammazza le Regioni MILANO — «Non è il problema di un ministro in più o in meno. Il federalismo resta in fuorigioco se non cambia la manovra». Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’Attuazione del Federalismo ha provocato una marea di polemiche anche nel Pdl. C’era bisogno di un nuovo ministro? «La mossa del governo conferma l’attenzione al tema del federalismo fiscale e un’ulteriore assunzione di responsabilità nei confronti del tema». Anche se da Pontida Umberto Bossi ha fatto sapere che «il federalismo sono io»? «La discesa in campo di Bossi mi fa solo piacere. È un’ulteriore assunzione di responsabilità e di volontà politica. Bossi dice che il federalismo va fatto e lui ne sarà il garante. Ripeto. Mi fa piacere, perché in momenti difficili come questi il ritorno di Bossi è una garanzia». È stato un favore alla Lega? «No. Ho visto letture molto com-
plicate. Brancher è un ministro in più che si occupa di federalismo in prossimità di un traguardo. Da una parte c’è Bossi che ha la delega, dall’altra Silvio Berlusconi che mette a disposizione un suo uomo per il finale di partita». Anche se Maurizio Gasparri ha detto che ci sono troppi ministri e uno nuovo non serve? «A me preoccupa di più che, a dieci giorni dall’attuazione del federalismo fiscale, il governo debba fare ancora molte cose. Torniamo alla ciccia del problema». Qual è? «A dieci giorni è intervenuta una manovra che ha tolto i trasferimenti di risorse che devono essere fiscalizzati per realizzare il federalismo fiscale». La lingua batte dove il dente duole... «Federalismo e manovra sono due cose diverse. Ma da un paio di settimane sono avviluppate. È chiaro che la manovra dovrà essere cambiata. Non si può, nel momento in cui con il federalismo si dà au-
tonomia alle regioni, ammazzarle un minuto prima con una manovra del genere. Quindi, un istante prima di realizzare il federalismo, è necessario cambiare la manovra e distribuire i pesi in maniera proporzionata».
Insomma, non è un problema di ministri in più o in meno, è un problema di soldi. «Sono il più interessato di tutti a realizzare il federalismo. Lo si attui secondo la legge delega, trasformando i trasferimenti dello Stato al-
❜❜ Si sente vociferare di un
patto fatto con i Comuni, poi con le Province e non si sa quando con le Regioni. Sarebbe strano le Regioni in fiscalità. Ma la manovra taglia proprio quei trasferimenti. Ecco una ragione in più perché il ministero del Tesoro ci presenti un’altra proposta». Che cosa si aspetta? «Che in settimana il ministero del Tesoro ci convochi al tavolo politico e ci sottoponga un’altra mano-
vra perché, così com’è, è difficilmente emendabile». E sul federalismo? «Chiediamo che i trasferimenti restino e siano trasformati in tributi. Ma non l’Iva, che non è manovrabile. L’Irpef. E poi bisogna stabilire i livelli essenziali di assistenza. Quali saranno i livelli degli asili nido? E dei posti letto per anziani? La Lombardia stabilisce 7 posti letto ogni mille anziani. Lo Stato, 2. Su cosa ci si posiziona? E poi...». E poi? «E poi la legge prevede che il federalismo parta con un patto tra Stato, regioni, comuni e province. Mi aspetto che prima del 30 giugno venga presentata contestualmente a tutti gli enti. Perché già si sente vociferare di un patto fatto prima con i comuni, poi con le province e non si sa quando con le regioni. Sarebbe strano. Non si può partire con una gamba sola e l’altra che resta ferma. Altrimenti si cade. C’è ancora tanto lavoro da fare».
Maurizio Giannattasio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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La maggioranza Il caso
I toni di Bossi a Pontida sono stati eccessivi. Ed eccessive sono state le riflessioni sul correntismo di Urso e Bocchino Osvaldo Napoli
Brancher promosso, scontro nella maggioranza Gasparri, capogruppo pdl al Senato: non ce n’era bisogno. Opposizione all’attacco Cicchitto (Pdl)
«Intercettazioni Vogliamo un sì rapido» ROMA — Il Pdl farà di tutto per approvare il disegno di legge sulle intercettazioni ma di sicuro il testo non verrà stravolto come chiedono l’opposizione e i finiani: «Se si cede anche sul tribunale collegiale, sui tempi che limitano gli ascolti e sui "reati spia" è la fine, e allora è meglio non farla per niente questa legge», assicurano dalla maggioranza, che cerca di far capire quale sia il limite ai cambiamenti posto ai tecnici dal presidente del Consiglio. Oggi, alla Camera, si riunisce la conferenza dei capigruppo ma la discussione sulla calendarizzazione del ddl Alfano non ci sarà perché, prima di scoprire le carte, il Pdl deve completare alcuni passaggi interni: riunire la Consulta giustizia (martedì) per formalizzare le modifiche che sono all’esame del ministro Angelino Alfano, convocare l’ufficio di presidenza del Pdl (mercoledì o giovedì, prima che il premier parta per il Canada), decidere d’intesa con i finiani se gli emendamenti verranno firmati dal relatore Giulia Bongiorno o dal governo. Poi una nuova conferenza dei capigruppo (forse già a fine settimana) dovrà stabilire la data del dibattito in aula: se si parte entro fine giugno, si vota a luglio; se invece la discussione generale slitta a luglio,
Le tappe Oggi alla Camera si riunisce la conferenza dei capigruppo. Giovedì il Pdl riunirà la Consulta sulla giustizia l’esito dell’iter del ddl si allunga alla prima settimana di agosto. In ogni caso, assicura il capogruppo Fabrizio Cicchitto, il Pdl «farà il possibile e l’impossibile affinché il provvedimento venga approvato dal Parlamento perché riteniamo che sia essenziale dare uno strumento che garantisca la difesa della privacy dei cittadini». Cicchitto, però, ricorda che bisogna «mettere al riparo questo testo da successivi interventi della Corte costituzionale». Eppure, tanto più leggeri saranno i cambiamenti tanto più robusti saranno i paletti che il presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, e la pattuglia dei finiani pianteranno lungo l’ultimo tratto del percorso parlamentare del provvedimento. Infatti, i punti segnalati dalla relazione della Bongiorno sono molti e sollevano una serie di dubbi sul testo approvato con la fiducia dal Senato. 1) Le proroghe di 72 ore al limite dei 75 giorni, stabilito per gli ascolti, creano problemi organizzativi per il tribunale del distretto che, per autorizzarle, dovrà riunirsi con cadenza troppo ravvicinata. 2) Le sanzioni previste per gli editori, i cui giornali pubblicano anche notizie non coperte da segreto, incidono sui rapporti con i direttori e con le redazioni. 3) Serve una corsia preferenziale per facilitare le intercettazioni anche quando si procede per i cosiddetti «reati spia» (usura, estorsione, ecc.) che spesso conducono all’associazione mafiosa. 4) Riconsiderare il limite di «luogo privato» all’interno del quale si può piazzare una «cimice», solo se vi è la certezza che lì si stia compiendo un reato. 6) Rivedere le limitazioni per l’acquisizione dei tabulati quando si procede contro anonimi.
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ROMA — Che non sia un buon momento per il Cavaliere - e i sondaggi stavolta non c’entrano poco - lo dimostrano i tanti, troppi fronti aperti sui quali deve (o dovrebbe) combattere. Va bene quello con Fini, che si capirà nelle prossime ore se è destinato a rimanere tale o se vedrà qualche schiarita; va bene quello con le tante stelle comete che stanno apparendo nel cielo del Pdl, ovvero nuove fondazioni, componenti, associazioni, mai «correnti» per carità, che comunque non gli piacciono, lo insospettiscono, lo innervosiscono. E va bene anche il «normale» batti e ribatti con Tremonti sulla manovra, e le diffidenze - mascherate fino a un certo punto - con la Lega su un federalismo di difficile attuazione. Ma che terreno di scontro potesse diventare la nomina di un ministro di seconda fascia come quella di Aldo Brancher all’Attuazione del Federalismo, questo probabilmente Berlusconi non se l’aspettava. Certo, la scelta di non avvertire nessuno prima del Consiglio dei ministri nel quale è stata annunciata la promozione (da sottosegretario) dell’amico e ufficiale di collegamento tra Pdl e Lega non è stata una grande idea. E però, nello stesso Cdm in fondo l’unico a muovere garbatamente l’obiezione sul perché mai ci fosse necessità di fare un nuovo ministro è
stato Andrea Ronchi. Gli altri, tra i quali Bossi e Calderoli, pare abbiano annuito tranquilli. Ieri invece le prese di distanza da Brancher si sono fatte esplicite. La più clamorosa è stata quella di Bossi, che ha rivendicato a sé la responsabilità del varo della riforma federalista. Ma anche il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri è sbottato: «Credo che non ci fosse proprio il bisogno di un nuovo ministero - ha detto al talk show di Klaus Davi -. Credo che gli italiani non avessero veramente la necessità di un nuovo ministero del federalismo anche se Brancher è un mio amico del quale ho stima». Insomma, «ministri ce ne sono già tanti, c’è l’overbooking, non ho proprio capito a che serve e temo non lo abbiano capito neanche gli italiani». Gasparri certo non dice quello che, in privato, ripetono un po’ tutti nel Pdl: se Brancher è stato promosso, è solo perché da ministro potrà usufruire del legittimo impedimento e per 18 mesi sottrarsi al processo che lo vede imputato nel caso Fiorani. Cosa che, fin dal pri-
La linea dei finiani I finiani hanno deciso di non alzare la voce: quella nomina è un affare di Berlusconi
mo momento, dicono ad alta voce i dipietristi, che ieri sono tornati all’attacco con Massimo Donadi: «Anche Bossi silura l'inutile ministro Brancher. Berlusconi e Brancher ne prendano atto. È un ministero inutile voluto per tenere insieme una maggioranza ogni giorno sempre più divisa. Ed anche per fornire a Brancher uno scudo contro i processi». Dal Pd si chiedono spiegazioni sulla nomina e l’Udc la considera «un inutile spreco». In verità, se la nomina ha creato tanto fastidio nel centrodestra, non è solo perché - come dicono alcuni - non si può «fare il quarto ministro veneto e pensare che vada tutto bene», e neanche per un sussulto di indignazione, visto che nemmeno i finiani alzano la voce: «Sono affari di Berlusconi, Fini non entra nelle questioni di stretta pertinenza del premier». Piuttosto, il nervosismo è il segno del clima molto caotico che regna nella maggioranza. Che fotografa Osvaldo Napoli, fedelissimo del premier, dando una botta al cerchio («I toni di Bossi a Pontida sono stati eccessivi») e una alla botte («E eccessive sono state le riflessioni di Urso e Bocchino» sul correntismo), richiamando il monito di Berlusconi: «Quando il premier invita la maggioranza a non farsi del male, si rivolge a tutti: da Bossi a Fini».
Federalismo Sopra, il neoministro Aldo Brancher, 67 anni, insieme a Fedele Confalonieri, 72. Sotto, con il ministro leghista Roberto Calderoli, 54 anni
Chi è
Paola Di Caro La carriera Aldo Brancher, 67 anni, nato nel bellunese, è stato dirigente del gruppo Fininvest negli anni Ottanta
Il personaggio «Usare il legittimo impedimento? Mi tocca un lavoro immenso»
Il neoministro: dal Senatur soltanto una battuta Non rinnego il mio passato ROMA — «Pensare che una battuta di Umberto Bossi a Pontida, mentre parla con il suo popolo di una sua bandiera politica, ovvero il federalismo, possa incrinare il nostro rapporto significa non capire nulla della Lega come della mia nomina a ministro. Pensare che io non sia andato per qualche mistero o incomprensione è la stessa cosa: sono solo in vacanza con la mia famiglia». Aldo Brancher, titolare del neonato ministero per l’Attuazione del federalismo, è a Bibione, in spiaggia: «E non sono fortunato, ho preso dei giorni liberi e non c’è uno straccio di sole». Ma peggio del tempo sono le cose che ha letto in questi giorni, i suoi ritratti sui giornali, la sua vita racchiusa in articoli che lo hanno dipinto come un faccendiere e di conseguenza ferito. Dice Brancher: «Io sono uno che lavora dalla mattina alla sera, che fra l’altro è molto corretto con i giornalisti e invece mi ritrovo dipinto come uno che ha le mani in pasta. Io della mia vita, a scanso di equivoci, non rinnego nulla, non mi vergogno del mio passato, ho subito un processo, ho fatto il carcere e poi dopo 26 udienze la Cassazione ha deciso che il fatto non sussisteva. Ora ho un altro processo e sono assolutamente tranquillo, come lo ero tanti anni fa. Detto questo, occorre più rispetto per le persone». Del lavoro che lo attende difende il merito, e le ragioni per cui un ministero come il suo risulta indispensabile: «Le critiche arrivate sono tutte strumentali. Bossi è già ministro alle
Riforme, ma non può occuparsi di tutto, ha davanti a sé la cosa più importante, la modifica dell’assetto dello Stato, che è nel nostro programma. Io devo invece portare a compimento tutti i decreti delegati del federalismo fiscale, che dovranno essere attuati nei dettagli, un lavoro certosino, di coordinamento, molto grande, delicato e che sta a cuore sia alla Lega che al presidente Berlusconi. È quello che abbiamo promesso agli elettori». Se il leader della Lega dice che il vero ministro del federalismo resta
il giuramento al Quirinale Aldo Brancher stringe la mano al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo aver giurato come ministro venerdì scorso
lui non c’è quindi ragione di scomporsi: «Bossi e io abbiamo due compiti diversi e il mio integrerà il suo, pensare che vi possano essere delle incomprensioni significa non sapere nulla della mia e della sua storia. Io e Umberto, che resta ovviamente il regista delle riforme, siamo amici nel vero senso della parola, lavoriamo insieme da oltre vent’anni, la mia nomina è stata frutto anche di un confronto nel merito delle cose sia con lui che con Calderoli. Non è mica spuntata come un fungo, come a sinistra vogliono far credere par-
Al «Kura kura»
Il Cavaliere in visita al cantiere di una discoteca «contestata» ROMA — È arrivato alle tre del pomeriggio, preceduto dalla scorta. Si è fermato per una decina di minuti, studiando con cura gli allestimenti della discoteca. Ombrelloni colorati, pouf color fucsia, gialli e blu, luci d’ambiente. Poi è tornato ai suoi impegni. Una visita a sorpresa quella di sabato pomeriggio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al «Kura Kura», il locale outdoor dell’estate romana sulla scalinata storica Bruno Zevi, alle Belle Arti, al centro delle polemiche fra Sovrintendenza ai Beni culturali (che vuole tutelare l’area della scalinata) e il Campidoglio (che in un primo tempo aveva autorizzato l’apertura del locale), e ora aperto dopo la sospensione cautelare decisa dal Tribunale amministrativo regionale. A dare notizia della presenza del presidente del Consiglio nel cantiere della discoteca è stato il quotidiano online «L’Unico», che ha riportato le parole di Davide Bornigia, ideatore del «Kura Kura». «Silvio Berlusconi — ha raccontato — indossava una semplice polo blu. È rimasto entusiasta del posto, ha fatto i complimenti a chi ha curato gli allestimenti, che ha poi voluto conoscere, e per la magia del locale». © RIPRODUZIONE RISERVATA
lando del mio processo. Era un progetto in formazione già da parecchio tempo, poi giovedì scorso Berlusconi mi ha chiamato da Bruxelles, durante il consiglio europeo, e mi ha detto di prepararmi per l’indomani». E il fatto che la sua nomina possa aiutarlo nel presentare ragioni di legittimo impedimento davanti ai giudici? «L’obiezione avrebbe un fondamento se mi avessero affidato un ministero vuoto, senza deleghe, nato per caso. Mi attende un lavoro immenso, con una delega fondamenta-
❜❜ Le critiche arrivate sono
strumentali. Bossi è già ministro delle Riforme ma non può occuparsi di tutto. Io seguirò i decreti le per il concreto compimento del federalismo». In conclusione: «Sono uno che è nato povero, che non ha mai cercato pubblicità, che ha grande rispetto per tutti, compresi i cronisti, che lavora dalla mattina alla sera per il Paese e per il proprio partito, ragioni per cui nel prossimo futuro spero di ricevere maggiore rispetto da chi si occuperà di me. Al netto ovviamente di quei farabutti che a sinistra fanno dell’ironia. Su di loro non ho speranze».
In politica Eletto alla Camera per la prima volta nel 2001, durante la XIV Legislatura, sotto entrambi i governi Berlusconi, è stato sottosegretario di Stato nel ministero per le Riforme istituzionali e la devoluzione. Il 18 giugno scorso è stato nominato ministro per l’Attuazione del federalismo Il processo Il 26 giugno dovrà presentarsi ai giudici di Milano come imputato nel processo Fiorani, ma ora da ministro potrebbe avvalersi del legittimo impedimento che ferma il dibattimento per 18 mesi. Brancher deve rispondere di appropriazione indebita. La moglie Luana Maniezzo è accusata invece di ricettazione
Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
La maggioranza Il premier
Berlusconi e il «correntismo» «Non facciamoci del male»
Nel Pdl Ex FI Liberamente si aggiunge alla galassia di iniziative nel Pdl: dal Predellino di Stracquadanio alla Magna Charta di Quagliariello, a Rel di Cicchitto
«Ridicola la tassa sulle transazioni finanziarie». Duello con Berlino ROMA — Silvio Berlusconi ricorda a se stesso e agli italiani che «siamo il Paese più ricco d’Europa», che l’«opposizione non ha idee», che lui è sopra il 60 per cento di gradimento (dati «Euromedia») «nonostante il fango che circola» e che nel Pdl, in ogni caso, non «bisogna farsi male in casa» cedendo al correntismo. Poi, però, il presidente del Consiglio rischia di aprire un incidente diplomatico con il governo tedesco del cancelliere Angela Merkel: «Credo di aver reso un buon servizio al mio Paese e anche all’Europa con il veto sulla tassa sulle transazioni finanziarie», afferma rivendicando il merito di aver bloccato «una proposta ridicola» perché «se la misura fosse stata approntata solo dall’Unione europea e non dagli altri grandi, avrebbe spostato negli Usa e in altri Paesi» il grosso delle transazioni finanziarie internazionali. Le considerazioni di Berlusconi non passano inosservate a Berlino. Un portavoce del governo tedesco replica subito che, al Consiglio europeo tenutosi giovedì scorso a Bruxelles, «le conclusioni sono state approvate da tutti i capi di Stato e di governo». In particolare, puntualizza, il punto 16 delle conclusioni del verti-
ce fa riferimento «alla necessità che gli Stati membri introducano sistemi di prelievi e tasse a carico degli istituti finanziari per assicurare un’equa ripartizione degli oneri e stabilire in-
centivi volti a contenere il rischio sistemico». Controreplica di Palazzo Chigi: «Ribadiamo che nel vertice di Bruxelles Berlusconi ha posto il veto dell’Italia. Tanto è vero che il vertice ha previsto la possibilità di un’imposizione sulle banche e non sulle operazioni finanziarie». Insomma, un vero e proprio duello con Berlino in tema di finanza, che scaturisce dall’intervento telefonico del premier a un’iniziativa promossa da «Liberamente», l’ultima delle fondazioni nate nel Pdl, promossa da Mariastella Gelmini, Franco Frattini e Sandro Bondi. Il premier — dopo aver rilanciato la riforma dell’Università e la «rivoluzione» di un nuovo articolo 41 della Costituzione, «l’unico che parla di impresa» — si era concentrato sulla dialettica interna al partito: «Purtroppo stia-
Liberamente Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini tiene a battesimo Liberamente, la «rete» nata in seno al Pdl della quale fanno parte anche Bondi, Frattini e Sacconi
mo cercando di farci del male in casa, cerchiamo di non farlo, non credo che dobbiamo aprirci a correnti, ma dobbiamo rimanere uniti come lo siamo sempre stati». Poi, riferendosi alle fondazioni di area, il presi-
Ex An Sono organizzati in Italia protagonista (Gasparri) e La nostra Destra (La Russa). L’unica vera corrente dichiaratamente critica verso Berlusconi è quella finiana, articolata in Farefuturo e Generazione Italia
dente ha insistito che «devono concorrere a rafforzare e a rendere più forte il grande partito che è il Pdl». Il messaggio, hanno fatto notare i promotori di «Liberamente», «non è rivolto a noi ma ai
finiani». Eppure, Italo Bocchino, braccio destro di Gianfranco Fini, l’ha presa bene: «L’intervento del presidente Berlusconi al convegno di "Liberamente" rappresenta un fatto estremamente positivo perché legitti-
L’Europa e il G20
Quei vincoli difficili da imporre
(f. fub.) Difficile che l’Europa applichi i vincoli che propone se non riuscirà a convincere l’intero G20. L’ultimo vertice dei leader europei avanza l’idea di «prelievi e tasse» sulle banche per finanziare i costi delle crisi. I leader dell’Ue accennano anche al progetto di
una tassa sulle transazioni speculative, per frenarle. C’è chi, come le banche italiane, non vuol pagare per una crisi nata altrove. E c’è chi ritiene impossibile che l’Europa, da sola, si carichi nuovi vincoli che il resto di un sistema globale integrato ignora.
ma il dibattito interno quando è a fini costruttivi e non muscolari, così come auspicato negli ultimi mesi da Generazione Italia (la fondazione vicina al presidente Fini, ndr)». Il sottosegretario Paolo Bonaiuti, però, preferisce un’imagine diversa: «Il Pdl è un mare vivo in cui confluiscono idee e pensieri ma non divisioni. Non credo a correnti, a spifferi e refoli d’aria». Infine Fabrizio Cicchitto: «Nel partito nessuno mette in riga nessuno, è auspicabile che tra maggioranza e minoranza si realizzi una pacifica convivenza».
Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Fiat La vertenza
L’accordo
Pomigliano verso il voto Sacconi: preoccupato per le scelte della Fiat Landini (Fiom): referendum illegittimo ROMA — Per il futuro di Pomigliano d’Arco domani è il giorno della verità. I cinquemila lavoratori sono infatti chiamati a esprimersi sull’accordo «separato» — perché non firmato dalla Fiom — dal cui esito la Fiat ha subordinato la decisione di investire 700 milioni di euro per ristrutturare lo stabilimento campano e per spostare dalla Polonia la produzione della nuova Panda. La lettura dei risultati del referendum sarà delicata e decisiva. Che vincano i sì è scontato ma il problema sarà vedere con quanto margine. La Fiom-Cgil, che dentro Pomigliano ha un peso di circa il 17-20%, ha definito l’intesa raggiunta tra il Lingotto e le altre sigle sindacali «illegittima» in quanto, secon-
L’intervista
do loro, modifica alcuni diritti previsti dalla Costituzione. E ha quindi deciso di non partecipare al referendum. Bisognerà vedere quanti lavoratori decideranno di seguire questa strada e quale sarà la quota di successo sufficiente per il vertice torinese in grado di garantire l’investimento. Su questo si gioca tutta la partita ma la soglia di gradimento è ancora top secret. In un confronto televisivo molto acceso — su Rai3, In Mezz’ora di Lucia Annunziata — tra il ministro del welfare Maurizio Sacconi e il neo segretario della Fiom Maurizio Landini sono emerse tutte le spigolosità di questo passaggio cruciale nella storia delle relazioni sindacali del Paese. Sacconi si è detto «molto pre-
Fiaccolata Operai della Fiat sabato a Pomigliano, durante il corteo in favore dell’accordo
occupato circa le possibili decisioni di Fiat, l’investimento non è affatto scontato, e se non va in porto la responsabilità della Fiom sarebbe straordinaria». Landini ha difeso la propria linea e ha provocatoriamente chiesto a Sacconi di dire «ai lavoratori che per fare investimenti in Italia si deve cancellare la Costituzione e le leggi». Domani, all’apertura dei seggi il Popolo viola ha annunciato che a Pomigliano terrà una conferenza stampa di sostegno alla posizione Fiom che, nei giorni scorsi, ha incassato la so-
lidarietà politica di Antonio Di Pietro e di Rifondazione. Landini ha parlato di «ricatto» da parte della Fiat — «prendere o lasciare» — e ha definito la manifestazione dell’altro giorno a favore dell’intesa «di regime». Tutti elementi che, alla vigilia
L’accusa di Bonanni Il leader Cisl: «Questa sigla sindacale che rifiuta l’accordo ormai è un movimento antinazionale»
del referendum, stanno surriscaldando l’atmosfera. Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, la cui organizzazione è quella che più si è spesa per siglare l’accordo con la Fiat, è ottimista. «La Fiom è ormai un movimento antinazionale, luddista e non rappresenta più i lavoratori — ha detto al Corriere della Sera — la Fiat non si deve preoccupare, ci pensiamo noi a rappresentare la stragrande maggioranza dei lavoratori».
Roberto Bagnoli
La consultazione Domani i lavoratori del gruppo automobilistico saranno chiamati a esprimersi sull’accordo, a cui la Fiat ha subordinato 700 milioni di investimenti per portare la produzione della Panda nello stabilimento campano Le posizioni L'intesa è stata firmata da tutte le sigle sindacali esclusa la Fiom, che ne ha contestato i profili di illegittimità e incostituzionalità per gli aspetti legati al diritto di sciopero e al contrasto dell'assenteismo. L’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, ha ribadito con estrema chiarezza l'intenzione di procedere solo di fronte a un consistente successo dei sì al referendum Il rischio In caso contrario via da Pomigliano, cui spetterebbe la stessa sorte già segnata per lo stabilimento siciliano di Termini Imerese. L’aut aut ha alimentato polemiche e ha messo a dura prova la tenuta delle relazioni sindacali anche tra Fiom e la sigla confederale Cgil
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«Un’alleanza riformista non può prescindere da una posizione chiara su questa vicenda»
«Nel Pd troppe ambiguità, appoggi il sì»
gli scioperi in coincidenza con le partite? «Ha totalmente ragione. Avrà un eccesso di franchezza quando dice certe cose, però non è un politico: è l’amministratore delegato della Fiat che si trova di fronte alla crisi globale dell’auto». Il leader della Cisl Bonanni sostiene che anche la Fiat in passato ha commesso un errore considerando come suo interlocutore principale la Cgil. «La Fiat in passato ha puntato troppo sugli aiuti statali e non sempre con coerenza. Ma ora si apre una nuova stagione nei rapporti tra impresa e mondo del lavoro. Cisl e Uil stanno esprimendo posizioni coraggiose e "non tradizionali", è nata Rete impresa Italia e il mondo della cooperazione lavora per nuove convergenze. Si tratta di una rivoluzione che incontra le resistenze di chi, da una parte, ha il delirio di autosufficienza, e di chi, sul versante opposto, punta sull’antiberlusconismo come collante. Per questo insisto con il mio appello al Pd: faccia una scelta, non lasci alla sola maggioranza il dialogo con le parti sociali più innovative».
Casini: il Lingotto ha chiesto molti aiuti, ma ora Marchionne ha ragione ROMA — «È di fronte a una vicenda come quella di Pomigliano che si misura la qualità dell’opposizione: il Pd deve uscire dai suoi imbarazzi e scegliere di appoggiare il "sì" al referendum, così come abbiamo fatto noi sin dall’inizio». Pier Ferdinando Casini lancia un appello al partito di Bersani perché assuma una posizione netta a favore dell’accordo con la Fiat per il rilancio della fabbrica campana. Fa notare che fu una scelta giusta, quella di Veltroni, quando scaricò Rifondazione comunista ai tempi del Lingotto, critica l’Idv, che anche su Pomigliano è «massimalista», e offre al Pd e chiunque altro voglia accettarla un’alleanza «sul terreno riformista». Come giudica il patto anti delocalizzazione offerto dall’azienda e osteggiato dalla Fiom? «L’accordo segna la fine di un’epoca di tradizionali contrapposizioni e, al tempo stesso, l’inizio di una nuova stagione nei rapporti tra impresa e mon-
do del lavoro». Un accordo, però, sul quale c’è ampia sintonia solo all’interno della maggioranza. E l’Udc ora sta all’opposizione. «Noi siamo a favore del patto, ma al tempo stesso avvertiamo certi falchi della maggioranza, a tratti più realisti del re, che sulla vicenda sono da evitare assolutamente tifo da stadio ed esibizioni muscolari. In questo delicato momento occorre prima di tutto rispetto e razionalità anche perché nei prossimi anni la globalizzazione non spingerà a un’estensione dei diritti, ma al contrario a una loro restrizione». Ne ha parlato con gli esponenti del Pd che al riguardo hanno opinioni diverse tra loro? «Mi preoccupa il fatto che Bersani, nella manifestazione di sabato, che era contro la manovra economica, non abbia dedicato una parola alla vicenda di Pomigliano. È il segno di un grande imbarazzo che non ha ragione di essere:
quell’accordo non ha alternative e non è pensabile che chi si propone come forza di governo opposta a Berlusconi giri a vuoto su un argomento così importante». Walter Veltroni si è dichiarato a favore. «Sì. E proprio il fatto che Vendola e Bertinotti siano contrari è il segno che non può essere rimossa, come è stato fatto in questi mesi, la scelta di due anni e mezzo fa di scaricare Rifondazione comunista. Oggi un’alleanza riformista non può prescindere da Pomigliano e
❜❜ Oggi si dimostra
che Veltroni fece bene a scaricare Rifondazione L’Idv? È massimalista
non può esser indulgente con i Cobas, ma stare con coloro che difendono il posto di lavoro e accettano di fare sacrifici pur di evitare che la Fiat getti la spugna e vada all’estero. In altre parole, le ambiguità devono essere risolte. Se Vendola, Bertinotti o l’Idv protestano per me non c’è nulla di nuovo sotto il sole, ma il Pd non può restare in mezzo: deve scegliere da che parte stare». Enrico Letta si è schierato per il «sì» al referendum, ma ha messo in guardia da chi presenta quell’accordo come un «modello». «Può anche darsi che quell’accordo non sia un modello, ma non si può tacere di fronte a certi sindacati che proteggono rendite parassitarie. Non si può essere equidistanti tra la Fiom e Marchionne». Dà ragione a Marchionne quando se la prende con l’assenteismo, con
Pier Ferdinando Casini
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STATI NAZIONALI E UNIONE
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L’effetto Katyn alla fine non si è materializzato. E l’ondata emotiva della sciagura aerea di aprile, quando il vertice dello Stato polacco, in testa il presidente Lech Kaczynski, perì nella sciagura aerea alla vigilia delle commemorazioni dell’eccidio del 1940 per mano dei sovietici, non si è tradotta in un plebiscito per il gemello sopravvissuto, Jaroslaw Kaczynski. Col voto di ieri, salvo sorprese dal ballottaggio, la Polonia potrebbe girare pagina. Il liberale Bronislaw Komorowski si avvia a diventare presidente a luglio: certo, neppure lui è un campione di progressismo (si è definito in passato un «cattolico-conservatore»), ma il vincitore dello scrutinio di ieri rappresenta comunque quella Polonia pragmatica e aperta all’Europa che già è incarnata dal governo di Donald Tusk. Il contrario, appunto, della visione chiusa, ipnotizzata dal passato, dei gemelli Kaczynski: una visione francamente reazionaria, con la sua avversione all’Europa, la russofobia, l’antipatia per i diritti civili, da quelli delle donne a quelli degli omosessuali, le imbarazzanti venature di antisemitismo. Il ridi-
mensionamento di Jaroslaw Kaczynski, già primo ministro e quindi sceso in lizza per succedere al fratello defunto, è innanzitutto una buona notizia per l’Europa, se il risultato sarà confermato. Varsavia smetterà di remare contro lo spirito comunitario, come aveva invece fatto il presidente Lech, che aveva gettato fino all’ultimo sabbia nell’ingranaggio del Trattato di Lisbona. Ma è una buona notizia anche per i rapporti fra Europa e Russia in generale. I Kaczynski, con la loro avversione per Mosca, avevano fatto del loro Paese un cuneo nei rapporti tra la Ue e il Cremlino. La stessa commemorazione finita in tragedia due mesi fa era una cerimonia «alternativa» a quella cui avevano partecipato pochi giorni prima il premier Tusk e quello russo Vladimir Putin. Mosca, che è alla ricerca di un positivo legame d’affari con l’Europa, è stata abile a «resettare» di recente i rapporti con la Polonia. E un’affermazione liberale a Varsavia contribuirà a distendere l’atmosfera continentale fino al di là degli Urali.
Luigi Ippolito © RIPRODUZIONE RISERVATA
CINA, FRENATA DOPO L’APERTURA LA (SOLITA) STRATEGIA SULLO YUAN
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Il giorno dopo assomiglia al giorno prima. La banca centrale cinese (Pboc) ha diffuso ieri un nuovo comunicato. Che sembra fatto apposta per raffreddare eventuali eccessi di entusiasmo all’annuncio che Pechino è pronta, con molte cautele, ad avviare una rivalutazione del renminbi (o yuan). L’apprezzamento della moneta «non avverrà tutto in una volta», è la premessa. Poi il testo utilizza espressioni consuete, come l’avvertimento che la Cina «manterrà lo yuan fondamentalmente stabile a un livello ragionevole ed equilibrato». E attenzione: «La mossa è in linea con i fondamentali interessi di lungo periodo della Cina». Eccetera eccetera. Ieri ha parlato solo la Pboc. A ridosso del G20 canadese, la sua messa a punto sembra ricordare che prima di tutto vengono gli interessi della Cina e che Pechino gradirebbe non essere pressata sul «come» e sui tempi della rivalutazione. Non solo. L’annuncio di sabato pare riprodurre lo schema attuato dalla Cina prima del vertice di Copenaghen sul clima, quando Pechino anticipò tutti con una «misura volontaria» di contenimen-
to delle emissioni di anidride carbonica, riducendole del 40-45% entro il 2020 rispetto ai livelli di 4 anni prima (una riduzione per unità di Pil, dunque non un taglio assoluto). Un impegno pubblico ma vincolante solo per la Cina stessa. Al netto delle differenze tra le due questioni, lo stile risulta: sgusciare dalla morsa delle aspettative e rilanciare. Al G20 canadese, però, la partita è vasta. Ci sono parecchi dossier che incidono sulle relazioni sino-americane e la mossa sullo yuan può funzionare come strumento di trattativa. C’è il tema dei dazi e dei vari protezionismi surrettizi. Ci sono le periodiche vendite d’armi a Taiwan. Ci sono le «interferenze» sui diritti umani. C’è Google, caso a cavallo fra diritti e commercio. Ci sono Iran, Nord Corea ed equilibri regionali in Asia. Senza dimenticare la partita europea, che va — anche qui — dalle incomprensioni commerciali all’embargo sulle armi. L’annuncio sul renminbi ha soltanto appena cominciato a viaggiare tra i governi e le istituzioni economiche.
Marco Del Corona © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA FINE DELL’EDITORIA DI CARTA? RICORDATEVI DI MARK TWAIN
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Regola numero uno da spiegare ai debuttanti non appena mettono piede in redazione: occupatevi delle notizie, non dei giornalisti. Il problema inizia quando i giornalisti iniziano essere la notizia. Di questi tempi nell’informazione scritta accade così tanto che anche questa materia rischia di venire buona per la cronaca. Che dire per esempio di questo titolo: «Negli ultimi tre anni il mercato dei giornali in America è crollato del 30%». O di quest’altro: «Negli ultimi dieci anni il numero delle testate della carta stampata nel mondo è raddoppiato». O ancora: «In Francia ormai solo un giovane su dieci legge un quotidiano». E poi: «Nei Paesi avanzati il pubblico dei giornali tradizionali, su carta e online, è in rapido aumento». Tutto veritiero. Ma fare un giornale significa (anche) dare ordine e un senso al flusso delle notizie vere e stavolta lo hanno fatto degli economisti: quelli dell’Ocse, l’organismo di Parigi che raccoglie le trenta democrazie avanzate della Terra. Di solito l’Ocse si occupa di deficit, pensioni e inflazione. Se stavolta ha dedicato un rapporto di cento pagine all’industria delle noti-
zie, è perché ha uno scoop: i giornali hanno più punti di forza di quanto non si sia disposti ad ammettere. In parallelo al calo delle vendite in Occidente, nei Paesi emergenti il settore è in pieno boom malgrado Internet. Ma soprattutto, anche nelle economie mature il giornalismo scritto non se la cava male. L’ultima tendenza dal 2008 in poi è il classico «uomo che morde il cane»: i vecchi giornali stanno battendo i nuovi aggregatori di news — Google o Yahoo — come fonti di informazione per il pubblico. Lo fanno attraverso i loro siti, che offrono credibilità dei marchi e gerarchia delle notizie. Non solo: l’uso di Internet per l’informarsi, non solo per lo shopping o per l’email, è in crescita e ad alcuni l’idea di pagare per certe notizie non pare più così strana. E la carta? Nel 2002 40 italiani su 100 dichiarava di aver appena letto un giornale, nel 2008 era il 45%. «La notizia sulla mia morte — scrisse Mark Twain a un quotidiano, smentendolo — è un’esagerazione».
Federico Fubini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un passo indietro della politica per fare avanzare l’Europa di ANTONIO PURI PURINI
U
na decisa accelerazione dell’integrazione europea, basata su ulteriori condivisioni di sovranità, costituisce la sola risposta convincente alle pressioni speculative che hanno investito la moneta unica. Persino il Fondo monetario internazionale ha sollecitato i governi ad accelerare il passaggio dall’unione monetaria all’unione economica. Non può essere altrimenti. L’esperienza del passato, quando le crisi hanno fatto avanzare l’Europa, serve fino ad un certo punto. Questa volta, un rinnovato impulso fronteggia opinioni pubbliche incerte, un allentamento della coesione comunitaria, il fastidio per un’integrazione percepita come una camicia di forza, la moltiplicazione di movimenti radicalpopulisti che esaltano il localismo, il separatismo (risultato delle elezioni in Belgio) ed anche tanta colpevole indifferenza. Aggiungasi l’interrogativo sulla Germania: la storia d’amore con l’Europa è finita oppure continua, aggiustando la rotta sulla stella polare della cultura di stabilità tedesca? Mi sembra che il cancelliere Merkel rimanga impegnata nella difesa dell’euro imperniata non sulla retorica della solidarietà ma sui vantaggi del rigore per i cittadini comuni. Il merito è suo se oggi si è finalmente iniziato un vero dibattito sulla futura politica economica e finanziaria dell’Unione. Di fronte alla gravità della tempesta abbattutasi sull’euro, è anche doveroso identificare gli errori e capire, anche per non ripeterli, dove abbiamo sbagliato: grandi nazioni hanno avuto paura della propria ombra; l’Europa è rimasta senza guida proprio mentre l’introduzione della moneta unica ed il rafforzamento delle istituzioni avrebbero richiesto una marcia in più; si è crogiolata nei litigi, a cominciare dall’indecorosa divisione sul conflitto in Iraq nel 2003. Un errore tira l’altro. Vediamone alcuni: 1) la sovranazionalità (ovvero sovranità condivisa) è stata sacrificata alla cooperazione intergovernativa con la conseguenza d’inde-
bolire il ruolo della Commissione come garante degli interessi generali; 2) l’opposizione dell’opinione pubblica, malgrado la cattiva prova dell’allargamento alla Bulgaria ed alla Romania, alla dilatazione delle frontiere europee verso Est è stata sottovalutata, per non dire ignorata; 3) lo squilibrio fra la ripetizione rituale di obiettivi — una voce sola dell’Europa nel mondo, la rappresentanza comune nelle istituzioni finanziarie internazionali etc. — e la realtà dei risultati ha indebolito la credibilità europea; 4) la consapevolezza che gli interessi nazionali si difendono costruendo l’Europa e non tutelando interessi corporativi si è indebolita;
nanziaria comune. Poco è stato fatto: soprattutto, le regole della zona euro non sono state prese sul serio. C’è voluta la speculazione contro la moneta unica per accorgersi che le istituzioni garanti della stabilità dell’euro erano inadeguate. Adesso si paga il conto. Gli avversari dell’Europa sono stati dunque gli interpreti del generico linguaggio dell’europeismo ufficiale, non quelli che hanno detto scomode verità: fra questi, Carlo Ciampi sul governo dell’economia ed Angela Merkel sul freno all’adesione della Turchia. Oggi, il banco di prova dell’europeismo è rappresentato dalla capacità di ritrovare una rotta convincente per mercati ed opinioni pubbliche, dalla ricerca paziente dell’armonia politica e sociale fra 27 Stati. I governi avranno il coraggio e la lungimiranza necessarie? Il rafforzamento del patto di stabilità e di crescita sarà duraturo se accompagnato dalla rinnovata volontà d’investire sul completamento dell’unione monetaria, sull’utilizzazione del capitale inespresso del mercato unico, sull’avanzamento nell’unione politica. È impossibile trasformare un’Unione in uno Stato sovranazionale, è possibile accentuarne il carattere unitario. La politica dovrà accettare autorità europee veramente indipendenti e fare quindi un passo indietro: vedremo cosa succederà quando la Commissione sarà chiamata ad esaminare i bilanci nazionali prima ancora della discussione parlamentare nazionale! E come affronterà l’Italia la prospettiva, tuttora aperta, di un governo comune dell’economia, come manterrà il necessario aggancio con Francia e Germania? Il ritrovato rispetto per i criteri di Maastricht e la riscoperta dell’integrazione, confermerebbe un salutare ritorno alla strada maestra percorsa con successo per generazioni. CHIARA DATTOLA
L’EFFETTO KATYN NON BASTA IN CAMPO LA POLONIA PIÙ APERTA
5) il programma di scambi universitari Erasmus, essenziale per creare una futura opinione pubblica continentale, è stato trascurato; 6) la genericità e l’opacità della politica europea in materia d’immigrazione ha alimentato una dannosa confusione fra società multietnica e società multiculturale; 7) infine, è stato compiuto l’errore più nefasto: i governi hanno dormito sugli allori, pur sapendo che l’introduzione della moneta unica costituiva un rischio calcolato, una controassicurazione contro antichi demoni, uno strumento di stabilizzazione da completare con una politica economica e fi-
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IL RUOLO DELLE BANCHE
Più famiglia e meno scommesse di SALVATORE BRAGANTINI SEGUE DALLA PRIMA
Il balzello sulle singole operazioni, a suo tempo proposto dal premio Nobel Tobin, torna d'attualità per l'arrivo dell'high frequency trading (Hft), la compravendita di titoli ad altissima velocità, su spostamenti infinitesimali dei valori. Per eseguire all'istante tantissime operazioni battendo coloro che arrivano a conoscere i dati di mercato un attimo dopo, gli intermediari vanno a collocarsi nello stesso immobile che ospita il sistema informatico che gestisce le operazioni. Ciò comporta rischi di asimmetria informativa, se non addirittura di abusi di mercato. Se questa è l'innovazione finanziaria, possiamo farne a meno. Una tassa magari di un centesimo ad operazione non nuocerà agli investitori; scoraggiando operazioni su differenziali minimi, anzi, eviterà malfunzionamenti o blocchi di mercato — come in maggio a New York — legati alla gran massa di operazioni. Se poi dovesse soffrirne l'Hft ce ne faremo una ragione. Quanto alla tassa sulle banche — dai profili tecnici però ancora nebulosi — essa non basta ad accantonare risorse per salvare le banche in una prossima crisi, né a recuperare i fantastiliardi già spesi per salvarle, tanto più se conteggiassimo anche le perdite di reddito innescate dalla crisi finanziaria, il che forse non sarebbe neanche giusto. La crisi ha avuto infatti anche altre cause, come le enormi disuguaglianze di reddito e gli squilibri del commercio globale. L'obiettivo deve, invece, essere ridurre il pericolo di nuove crisi, anche perché stavolta agli Stati mancherebbero le munizioni per affrontarle. Per raggiungere l'obiettivo, oltre a varare alcune misure tecniche (su capitale, liquidità, trattazione dei derivati sui mercati etc.) bisogna solo impedire alle banche — che godono della costosa protezione dell'assicurazione, esplicita sui depositi e implicita sulle altre passività — di operare nel ramo
scommesse; lo ha detto bene il governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn King. Questa costosa protezione serve a compensare la manutenzione di un'infrastruttura di interesse pubblico — il sistema dei pagamenti — e di quell’ancor più importante asset che è la fiducia. Non deve perciò esser loro consentito esporsi massicciamente — col miraggio dei profitti di cui godrebbero, ma a rischio delle perdite che graverebbero sui contribuenti — ad investimenti estranei al loro mestiere. Se vogliono davvero evitare la tassa minacciata, le banche hanno una sola strada: primo, smetterla di far la punta alla matita per fiaccare le proposte del Financial Stability Board (presieduto da Mario Draghi), poi accettare l'impostazione di King (e di Volcker negli Usa), e uscire dal ramo scommesse (compravendita di titoli in proprio, hedge fund etc.). Se non lo faranno, si beccheranno — anzi ci beccheremo, perché finirebbero per pagarla famiglie e imprese, ha ragione Marcegaglia — una tassa sbagliata. Il bello è che oggi le banche, oltre a fare quel che non devono, spesso non fanno quel che devono. Esse hanno colpe-
volmente disperso il patrimonio di conoscenze degli istituti di credito speciale — l'Imi e i Mediocrediti — che finanziarono la ricostruzione postbellica analizzando rigorosamente i programmi di lungo termine delle imprese. Anche ora, se si dedicassero al loro mestiere con imprese e famiglie, avrebbero abbastanza da fare senza cercarsi rischiosi extraprofitti. C'è però un'altra cosa che banche (e assicurazioni, di cui però mai si parla) possono fare se vogliono riguadagnare quella fiducia del pubblico ormai — per troppi episodi — quasi del tutto evaporata. Instaurare fra di loro una vera concorrenza, simile a quella vigente fra le imprese operanti nella maggior parte dei settori industriali. Non si dica che essa c'è già, si vedano i rilievi anche recenti dell'Antitrust. Se poi servono idee per una vera concorrenza, eccone una: chi ha più coraggio, attacchi lui e snidi i concorrenti: prometta di sradicare i conflitti di interesse nei rapporti della propria banca con i clienti, e poi lo faccia. Sarebbe un bello spettacolo, infatti non ce lo faranno vedere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE VERITA’ IMPOSSIBILI
Ustica e la lezione dell’Inghilterra SEGUE DALLA PRIMA
La commissione istituita da Gordon Brown sulla guerra irachena è presieduta da John Chilcot, un «mandarino» che ha passato buona parte della sua carriera pubblica negli alti gradi del ministero dell’Interno. In Italia, invece, le Commissioni sono generalmente parlamentari, vengono composte con evidenti dosaggi politici e diventano spesso il luogo in cui ogni partito sostiene l’ipotesi che mag-
giormente coincide con la sua visione ideologica dell’avvenimento o, peggio, che maggiormente conviene ai suoi interessi. Nei casi più controversi sarebbe meglio seguire l’esempio britannico e affidare le indagini a un collegio di personalità indipendenti, possibilmente giunte alla fine di una onorata carriera. Credo che gli italiani sarebbero maggiormente disposti ad accettare le loro conclusioni.
Sergio Romano © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Esteri Elezioni Il presidente della Camera Bassa appoggiato dal premier Tusk è intorno al 40%. Il Paese tornerà alle urne il 4 luglio
Testa a testa in Polonia, deciderà il ballottaggio Le proiezioni: il liberale Komorowski è avanti, ma il gemello Kaczynski resiste La scrittrice Manuela Gretkowska
39,7% 37,7%
«Ma ancora manca il dibattito sui valori»
Komorowski avrebbe raggiunto, secondo le proiezioni, il 39,7% delle preferenze al primo turno di ieri in Polonia
Kaczynski sarebbe arrivato secondo: le proiezioni gli attribuiscono il 37,7% delle preferenze, a soli due punti dal rivale Komorowski
DAL NOSTRO INVIATO
VARSAVIA — Manuela Gretkowska ieri non ha votato. Studi in Filosofia e Antropologia tra Cracovia e Parigi, debutto letterario apprezzato da Czeslaw Milosz nel ’91, una carriera costellata di provocazioni, best-seller a sfondo erotico e scontri frontali con i «gemelli K», nel 2007 fondò il Partito delle donne che alle politiche non entrò in Parlamento. Queste presidenziali, dice, «si sono ridotte alla scelta del male minore: né al partito di Bronislaw Komorowski né a quello di Jaroslaw Kaczynski sta a cuore il progresso reale della società». La Polonia è un’economia solida e ormai un Paese di riferimento in Europa, quali sono i limiti di questo progresso? «C’è un arretramento culturale, le priorità dei leader sono economiche ed è giusto puntare sullo sviluppo ma non vedo nei polacchi consapevolezza civile, anche perché la politica non fa nulla per stimolarla. Manca un dibattito sui valori e in questo vuoto c’è il rischio che si facciano strada i demagoghi, agevolati da una tv che fa pura propaganda: quella privata è vicina al governo, quella pubblica divisa tra i partiti con il primo canale pro-PiS (il partito di Kaczynski) e il secondo schierato con i socialdemocratici. Così cresce il ruolo della Chiesa, in Polonia non esiste una discussione sui valori C’è un arretramento slegata dall’ortodossia culturale, i leader cattolica, il radicalismo religioso guadagna hanno priorità più terreno aneconomiche. Non vedo sempre che tra i giovani». consapevolezza civile A l s e c o n d o t u r n o Kaczynski può quindi contare non solo sulla reazione emotiva al disastro aereo. «Nel profondo della società le tendenze conservatrici sono molto forti e vanno di pari passo con un’idea di nazione che si definisce a partire dalla religione, persino gli emigrati in Gran Bretagna e Irlanda che tornano a casa sposano questa visione contro gli eccessi dell’Occidente corrotto. Certo queste forze coesistono con tendenze laiche e riformatrici, che però a mio parere restano minoritarie, sui diritti delle donne ad esempio il partito di governo non è più avanti di PiS. La catastrofe ha ridato slancio ai sentimenti nazionalisti e toccato corde sensibili in un popolo che si nutre di simboli». Si fida della «conversione» di Kaczynski? «La tragedia personale gli ha cambiato la vita, non il carattere, non credo alla conversione di un leader che ha sempre concepito la politica come scontro. Kaczynski ha cercato di dare agli elettori esattamente ciò che si aspettavano, una vittima. Una scelta tattica che ha reso impossibile agli avversari attaccarlo senza risultare cinici». Cosa si aspetta dal ballottaggio? «Noi polacchi tendiamo a votare per paura più che per la speranza di un vero cambiamento, il voto è uno strumento di difesa — un riflesso dei timori con i quali abbiamo convissuto nella storia. Il secondo turno sarà un confronto tra la paura di uno Stato monopartitico, con Piattaforma civica sia al governo che alla presidenza, e quella del ritorno del vecchio Jaroslaw». M. S. Na.
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Con la moglie Bronislaw e Anna Komorowski davanti al seggio ieri a Varsavia DAL NOSTRO INVIATO
VARSAVIA — «Ora cominciano i tempi supplementari, che sono sempre i più difficili», dice Bronislaw Komorowski dal palco allestito nella galleria di Plac Trzech Krzyzy, la Piazza delle Tre Croci dove la piccola targa accanto a Burberry ricorda gli insorti del ’44. Più a Sud sull’antica Strada reale, nell’Hotel Europejski poco distante dal Palazzo presidenziale, Jaroslaw Kaczynski ringrazia «chi ha votato per la Polonia e per la rinascita della democrazia». Al primo turno delle presidenziali anticipate, dopo una campagna resa unica dal disastro aereo del 10 aprile costato la vita al presidente Lech Kaczynski, e dalle alluvioni che hanno devastato il Sud, secondo le prime proiezioni diffuse nella notte, Komorowski ottiene il 39,7% dei voti, Kaczynski il 37,7%, meglio del previsto. Appuntamento al ballottaggio del 4 luglio, e sarà una sfida tra i due volti della Polonia post-comunista. Komorowski è l’uomo del compromesso, presidente della Camera bassa chiamato dopo la catastrofe a ricoprire il duplice e delicato ruolo di capo dello Stato ad interim e candidato del partito di governo. «Aristocratico decaduto», come ama definirsi, fiero della passata militanza anti-regime, per i critici è stato scelto dal premier Donald Tusk per-
ché poco carismatico e ingombrante ma adatto a rappresentare la Polonia produttiva ed europeista, aperta al dialogo (anche con la Russia) e favorevole all’adozione dell’euro «in tempi rapidi». Con lui si sono schierate personalità come l’ex premier Tadeusz Mazowiecki, il regista Andrzej Wajda, la poetessa premio Nobel Wieslawa Szymborska. Jaroslaw Kaczynski, fratello gemello del presidente Lech, militante di Solidar-
Europeista A votare per il liberale è stata la parte europeista del Paese nosc ed ex collaboratore di Lech Walesa, conta invece da sempre su un elettorato radicato nella Polonia rurale e cattolica ma in questi due mesi ha sorpreso mostrando uno stile insolitamente conciliante, lontano dalla retorica anti-russa e dalla consolidata immagine di moralizzatore ossessionato dalla Storia: un «nuovo Jaroslaw», trasformato dalla tragedia familiare e sceso in campo «per portare
I due candidati Piattaforma civica Bronislaw Komorowski, storico di formazione, è un ex ministro della Difesa. Per i polacchi è semplicemente «il conte», per le sue origini nobiliari. Dal 2001 è membro della Piattaforma Civica (Po), partito dell’attuale premier liberale Donald Tusk Partito tradizionalista Politico conservatore di destra, leader del partito tradizionalista Pis (Diritto e Giustizia) ed ex premier, Jaroslaw Kaczynski è il gemello sopravvissuto della politica polacca. Lech, che era presidente della Repubblica, è morto nella sciagura aerea di Smolensk, il 10 aprile scorso: Jaroslaw è sceso in lizza al suo posto. I polacchi lo hanno soprannominato «il fratello»
Con le nipoti Jaroslaw Kaczynski si dirige al seggio
a termine la missione di Lech». «È uno spostamento al centro in vista delle politiche del 2011 — dice al Corriere Wawrzyniec Konarski, professore di Scienze politiche all’Università di Varsavia — non sono mai stato convinto che il suo vero obiettivo fosse la presidenza. Indipendentemente dal risultato del ballottaggio, Kaczynski punta a una nuova legittimazione politica e ad accreditarsi come possibile alleato di forze più moderate rispetto alla sua formazione, Legge e giustizia, come il Partito contadino». Tra gli altri otto candidati, il miglior risultato è stato quello del giovane socialde-
mocratico Grzegorz Napieralaski, 36 anni, che ha raggiunto il 13-14 per cento dei consensi. Voti che al secondo turno potrebbero essere convogliati su Bronislaw Komorowski.
Maria Serena Natale © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Esteri 17
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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Controcorrente La Repubblica ha già una presidente e 11 ministre
Premier
Finlandia, donne al potere Una quarantenne è premier
Mari Kiviniemi, 41 anni, da poco eletta alla testa del Partito di Centro, principale formazione della coalizione di governo. Dopo le dimissioni da premier di Matti Vanhanen, che da sette anni era a capo del governo, è previsto che sarà proprio la Kiviniemi a sostituirlo, diventando così la seconda donna a ricoprire tale incarico in Finlandia. Nel 2003 per un breve periodo fu premier Anneli Jäätteenmäki
E Helsinki sta superando la crisi meglio degli altri Paesi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — Per gli antichi finnici, quello di oggi era il solstizio d’estate consacrato a Ukko, il dio maschile del tuono e della paternità fecondatrice. Per i finlandesi del 2010, è invece il giorno in cui un’altra donna, e mamma, arriva ai vertici dello Stato: Mari Kiviniemi, del Partito di Centro, 41 anni e 2 bambini, figlia di contadini e laureata in scienze politiche, nonché pattinatrice provetta, è da oggi primo ministro; così come Tarja Kaarina Halonen, 67 anni, una figlia, è ormai da 10 anni presidente della repubblica. E così come sono donne 11 dei 20 ministri dell’attuale governo. In Finlandia si parla molto poco, anzi non si parla mai, delle cosiddette «quote rosa» che molto più a Sud riempiono i programmi e i discorsi di tanti politici. Ma la presenza femminile nella politica, come in tutte le professioni, ha radici antiche e solide. In questo Paese le donne poterono votare ed essere elette già dal 1906, quando ancora la Finlandia era un granducato sotto l’ala dello zar di Russia, e ben prima che ciò avvenisse in tanti altri angoli del mondo. Nelle
Il Paese Repubblica Indipendente dalla Russia dal 1918, la Repubblica finlandese è entrata nell’Unione Europea nel 1995 e dal 1999 utilizza l’euro. Grande poco meno della Germania, ha una popolazione di soli 5,3 milioni di abitanti Politica Il sistema di governo è semipresidenziale, con il potere esecutivo affidato al premier (attualmente Tarja Halonen, nella foto), mentre gli affari internazionali e di sicurezza sono divisi tra il presidente e il primo ministro Economia Con un reddito pro capite simile a quello di Germania e Belgio, il Paese è altamente industrializzato: sviluppati soprattutto i settori elettronica, telecom, cantieristica e legno
prime elezioni parlamentari finlandesi, concesse nel 1907, già 19 fra gli eletti dal popolo portavano la gonna: una percentuale incredibile per le tradizioni politiche del tempo. La prima donna entrò nel governo nel 1926, come ministro degli Affari sociali. E fra i 550 ministri succedutisi nei 70 governi da che il Paese è indipendente, le donne ci sono sempre state in buon numero e anche con portafogli «pesanti»: da Elisabeth Rehn, ministro della Difesa nel 1995, a Tarja Kaarina Halonen, ministro degli Esteri e speaker del Parlamento prima di salire alla presidenza della Repubblica; o ad Anneli Jäätteenmäki, altra donna premier, nel 2003, seppure solo per 69 giorni (la buttò giù uno scandalo). Da anni, nell’Eduskunta, il Parlamento nazionale, difficilmente la percentuale delle donne scende al di sotto del 38%. E però, quote rosa o no, la notizia di oggi resta davvero una prima assoluta: non era mai accaduto che due donne occupassero contemporaneamente i due posti più alti dello Stato. Notizia che si accompagna a un’altra, di cui pure i finlandesi non parlano molto, forse per scaramanzia: senza clamori, il loro Paese sembra pian pia-
no superare la tempesta della crisi, assai meglio di altri. Per esempio è piazzato assai bene nella classifica internazionale della libertà d’impresa che esamina i vincoli posti dalla burocrazia, o dalla corruzione, alla creatività imprenditoriale: la Finlandia è al diciassettesimo posto nel mondo, e all’ottavo fra i 43 Paesi della regione europea. Entro i suoi confini, ci vogliono circa 14 giorni per dare il via a un’impresa, contro una media mondiale di 35 giorni. L’Italia, tanto per fare un confronto, è al posto 74 della classifica mondiale, e al posto 35 di quella europea (ma «impone» solo 10 giorni di attesa per l’avvio di un’attività, sempre che non sia implicata la richiesta di una licenza). In questa cornice, Mari Kiviniemi si avvia a fare la sua prova da primo ministro. Che non sarà facile: se le banche austriache o tedesche sono esposte in Paesi come l’Ungheria, o la Lettonia, o la Romania, quelle finlandesi hanno nervi scoperti proprio sul Baltico, in quell’Estonia che per ragioni storiche e culturali resta una sorta di «sorella minore», e che sta per aderire all’euro. Chi conosce la signora Kiviniemi assicura comunque che ha nervi sal-
In ripresa La Finlandia è al diciassettesimo posto nel mondo come libertà d’impresa
di, come le lame dei pattini sui cui trascorre molti pomeriggi domenicali. Qualche mese fa, nel mezzo di una tempestosa riunione del suo partito, cercando di restar seria propose una mozione per far riscaldare l’acqua troppo
fredda nella piscina interna del Parlamento: e il litigio che già stava per scoppiare fra gli «altri», gli uomini, si sciolse in una risata.
Luigi Offeddu
loffeddu@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
Medio Oriente Mossa politica in vista della visita di Netanyahu negli Usa
Gaza, autorizzate «merci civili» Israele: resta il blocco per i materiali «ad uso bellico» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Si aprono (un pochino) i portoni dei valichi, si socchiudono le porte delle prigioni. In difficoltà d’immagine, il governo Netanyahu accelera: già da oggi, «tutte le merci civili» potranno entrare via terra a Gaza. Tutte «eccetto quelle — spiega il portavoce Mark Regev — che possono rafforzare la macchina da guerra di Hamas». È già qualcosa, e se è vero che i camion in attesa
Addestramento Un «campo» di Hamas per giovani a Gaza
d’entrare sono già aumentati del 30 per cento. È ancora poco, a sentire Hamas che parla d’«inganno» e chiede «cemento, acciaio, materiali grezzi per industria e agricoltura». Non è ancora pubblica la lista dei beni autorizzati: ci saranno più materiali da costru-
Il blocco
Frontiera Israele ha sigillato la frontiera con Gaza bloccandone l’accesso dal mare nel 2007 Colpo di Stato La decisione dopo il «colpo di Stato» con il quale Hamas ha preso il potere a Gaza esautorando l’Anp di Abu Mazen
zione, ma solo per progetti (scuole, ospedali, depuratori) con supervisione internazionale. La mossa ha un senso specialmente politico: di fronte alle proteste europee (ieri, s’è infuriato il governo tedesco perché un suo ministro è stato lasciato fuori Gaza); in vista dell’incontro che Netanyahu avrà il 6 luglio a Washington con Obama, con la Casa Bianca che plaude alla decisione israeliana d’alleggerire il blocco. Si guarda anche alle nuove flottiglie che s’avvicinano per sfidare il blocco navale. Israele è dovuto intervenire perfino sul Vaticano, per un gruppo di suore imbarcate sulla Miriam: la nave tutta di donne è salpata dal Libano, è finanziata da un milionario amico personale di Nasrallah ed annunciata dal motto «portiamo le navi che serviranno agli ebrei per tornarsene in Polonia e all’ebreo francese Gilad Shalit per tornarsene a Parigi». A proposito del soldato rapito: ieri, è uscito dalle carceri israeliane Naif al-Rajub, deputato di Hamas. Un nome importante. L’avevano arrestato quattro anni fa. Farlo uscire ora, potrebbe significare qualcosa.
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Esteri 19
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
La storia
RAMIN TALAIE/CORBIS
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Il grande sportivo è morto a 47 anni: fu il campione dei profughi della sua terra
Le vite di Bol: figlio della tribù, eroe del basket e voce del Sudan La scomparsa di Manute, il «gigante buono» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON — Sul campo di basket era sensazionale. Non era un talento, ma dalla sommità dei suoi 2 metri e 31, uno dei due giocatori più alti nella storia della Nba, riusciva a fermare l'impossibile, battendo ogni record di stoppate. Era così magro e sottile, che uno dei suoi allenatori lo paragonò a un gigantesco grillo e Woody Allen a un fax. Ma di Manute Bol, morto l'altra sera a soli 47 anni per una rara malattia cutanea e complicazioni renali in un ospedale di Charlottesville, in Virginia, sono altri i talenti che hanno reso straordinario il suo passaggio terreno, facendone, com'è stato giustamente osservato, «un eroe e un esempio per il Sudan
vissimo passaggio in Italia. Ma mai dimenticò il Sudan, di cui aveva sposato in prime nozze una figlia, Atong, dopo averne convinto la famiglia con il dono di 80 mucche. Soprattutto non dimenticò il Paese devastato dalle guerre civili tra l'élite musulmana del Nord e la popolazione cristiana animista del Sud. Anzi, tutta la sua carriera e gran parte dei soldi guadagnati da cestista li spese per aiutare rifugiati e poveri sudanesi. Manute Bol era in testa nei sit-in di protesta davanti all'ambasciata sudanese di Washington, visitava i campi dei profughi, raccoglieva fondi per alleviare la sofferenza dei suoi connazionali. «Dio mi ha guidato in America dandomi un buon lavoro, ma mi ha dato anche un cuore per guardare in-
Il libro Il «personaggio» di Manute Bol compare anche nel romanzo di Dave Eggers (foto sopra) «Erano solo ragazzi in cammino», dedicato alla vicenda dei profughi fuggiti a piedi dall’inferno sudanese
dietro», diceva Bol, che era cristiano. Nel 1998 era tornato in Sudan, rimanendo vittima delle dispute interne al regime. Rifiutò il posto di ministro dello Sport, respingendo la pre-condizione di convertirsi all'Islam. Lo accusarono di finanziare i ribelli cristiani Dinka, la sua tribù. Diventò esule nel suo Paese. Solo nel 2002 gli fu accordato l'espatrio, accolto nuovamente negli USA, questa volta come rifugiato per motivi religiosi. Il Sudan che si lasciò alle spalle sprofondava nuovamente verso il baratro della guerra civile e il genocidio nel Darfur. Bol giocò anche a hockey sul ghiaccio per raccogliere fondi. Nel 2006 partecipò alla marcia di tre settimane da New York a
2,31
Metri l’altezza di Bol: era così magro e sottile che un suo allenatore lo paragonò a un gigantesco grillo
Washington per la libertà del Sudan, organizzata da Simon Deng, ex nuotatore sudanese suo amico. Divenne perfino uno dei personaggi di What is the What (tradotto in italiano da Mondadori con il titolo Erano solo ragazzi in cammino), il romanzo di Dave Eggers ispirato alla vita di Valentino Achak Deng, uno dei «Lost Boys of Sudan» che fuggirono a piedi dall'
inferno e furono tra i 3800 rifugiati che vennero accolti negli Stati Uniti. «Se ognuno nel mondo fosse come Manute Bol — ha detto Charles Barkley, suo ex compagno di squadra a Philadelphia — questo sarebbe il mondo nel quale vorrei vivere». Requiem per l'uomo dei buoni canestri.
Paolo Valentino
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La scheda Le origini Manute Bol era nato in Sudan nel 1962. Apparteneva al popolo dei Dinka: discendente di capi tribù, era passato attraverso riti di iniziazione come l’uccisione di un leone con una lancia e l’asportazione di sei denti. Scoperto a Khartoum da un allenatore americano
Il ricordo Un suo ex compagno di squadra: «Se ognuno fosse come lui, il mondo sarebbe migliore» e il mondo». Era nel martoriato Paese africano, infatti, che Bol aveva iniziato il suo improbabile viaggio verso la fama cestistica americana. Lì era nato, nel 1962, figlio del popolo Dinka, discendente di capi tribali, passato attraverso tutti o quasi i riti d'iniziazione: volentieri uccise un leone con una lancia, malvolentieri si sottopose ai rituali sfregi sul cuoio capelluto e all' asportazione di sei denti. La sua vita era cambiata nel 1982, quando Don Feeley, allenatore in cerca di campioni africani, lo vide a Khartoum e lo convinse a seguirlo in America. Bol fino a quel momento aveva soltanto fatto il guardiano di mucche e non aveva mai toccato un pallone. Ma su suggerimento di Feeley, l'anno dopo i San Diego Clippers gli fecero un contratto. Fu la prima di dieci stagioni, attraverso la University of Connecticut, Rhode Island, Washington, Miami, Philadelphia, Golden State. Dopo gli Stati Uniti, fece anche un bre-
In America Bol emigrò negli Stati Uniti dove, con i suoi 2,31 metri, divenne uno dei due giocatori più alti della storia dell’Nba. Ma non dimenticò mai il suo Paese, devastato dalla guerra civile tra élite musulmana del Nord e cristiani animisti del Sud Profughi Fu in particolare molto vicino ai profughi sudanesi, sempre in prima fila nella raccolta di fondi e nei sit-in. Rientrato in patria nel 1998, rifiutò il posto di ministro dello Sport. Deluso da quell’esperienza, nel 2002 era rientrato negli Usa, da dove continuava a dedicarsi all’attività umanitaria in favore della popolazione civile in Sudan
Iran
Elezioni
Impiccato il ribelle sunnita
Colombia, Santos presidente
TEHERAN — È stato impiccato nel famigerato carcere di Evin, in Iran, Abdolmalek Rigi, il leader del gruppo sunnita Jundullah, che era stato giudicato colpevole da un tribunale rivoluzionario di Teheran di «terrorismo». Il gruppo Jundullah («soldati di Dio») si propone di difendere i diritti e la cultura dei sunniti del Baluchistan. È però ritenuto responsabile di sanguinosi attentati, come quello dello scorso ottobre in cui rimasero uccise 40 persone, 15 delle quali importanti Guardiani della Rivoluzione.
BOGOTA’ — Juan Manuel Santos è il nuovo presidente della Colombia: il «delfino» del capo dello Stato uscente Alvaro Uribe ha battuto con un forte distacco il rivale al ballottaggio, il verde moderato Antanas Mockus. Dopo lo scrutinio di tre quarti dei seggi, l’ex ministro della Difesa di Uribe aveva nella notte il 68,9% dei voti a fronte del 27,6% di Mockus. La giornata elettorale è stata caratterizzata da un forte astensionismo e dalla violenza: 10 poliziotti e sei guerriglieri delle Farc sono rimasti uccisi.
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Cronache Maltempo Ieri piogge e freddo. Un 65enne disperso in provincia di Bergamo
Domenica di giugno con neve Il caldo arriverà a ondate I meteorologi: sarà un’estate instabile, con sbalzi continui
MILANO — Calma. Non è ancora finita anche se oggi il calendario dice che l’estate è qui. Il tempaccio di questi giorni insisterà fino a metà settimana su tutto il meridione e sulle regioni centro-adriatiche. Dopodiché lo rimpiangeremo. Perché sembra che quest’estate sarà non soltanto calda. Di più: torrida. Con quell’afa insopportabile che fa vibrare l’aria all’orizzonte e con le piogge che porteranno bruschi e continui abbassamenti di temperatura o, nei casi peggiori, bufere estive simili a quelle dei Tropici. Questo dicono le previsioni stagionali, con tanti saluti a chi — data la frescura di questi ultimi giorni — aveva sperato in un caldo moderato o quantomeno non afoso. Eppure vista dai 14 gradi milanesi di ieri, dalle trombe d’aria in Veneto o dalla neve sulle Alpi a quota 1600, si direbbe che siamo semmai in primavera. «È così» conferma Andrea Giuliacci, meteorologo del centro Epson meteo, «soprattutto al nord le condizioni
meteo di questi giorni sono più tipiche di aprile che di giugno». Neve, vento forte, piogge sempre più intense, grandine e mareggiate. Sono «eventi estremi», per dirla con Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia all’Università di Firenze, «e sono triplicati rispetto agli anni ’60-’90». Non si può dire che siano classici, ma certo «i fenomeni di questi giorni ormai sono tipici sulla nostra penisola da una ventina d’anni»
riflette Maracchi. E ricorda: «A metà giugno del ’96 c’è stata l’alluvione dell’Alta Versilia. Ieri, in una località vicino a Massa Carrara sono caduti 250 millimetri di pioggia, cioè in un giorno c’è stata una precipitazione pari a un terzo di quello che piove tutto l’anno. In poche ore a Roma ci sono stati 70-80 millimetri...». Tutta colpa dell’Anticiclone delle Azzorre, l’area di alta pressione che normalmente fa da muro piazzandosi nel punto
giusto per sbarrare la strada alle perturbazioni atlantiche. E invece stavolta no: «L’Anticiclone sta ballando, nel senso che non è stabile» spiega Maracchi, e quindi si sposta più in alto o più in basso facendo passare quelle benedette perturbazioni che portano pioggia e freddo. La domanda è: perché mai l’Anticiclone decide si comportarsi diversamente rispetto a quel che faceva nel periodo 1960-1990? Maracchi dice che
«la risposta sta nel fatto che è cambiata la circolazione generale dell’atmosfera», cioè le grandi masse d’aria circolano in modo diverso rispetto ad allora. «E la modifica dei loro spostamenti la dobbiamo ai cambiamenti climatici» è convinto. Quindi, in ultima analisi, è ai cambiamenti climatici che dobbiamo la neve in Alto Adige di ieri con la chiusura al traffico dei passi Rombo e Stelvio, mentre per molti altri passi do-
La tragedia
Alluvioni in Cina almeno 130 morti per le frane e le inondazioni
PECHINO — Centotrentadue morti. È l’ultimo bilancio delle piogge torrenziali che si sono abbattute sulla Cina meridionale causando inondazioni, crolli e frane. Almeno 86 persone risultano disperse, mentre un milione di abitanti hanno dovuto abbandonare le proprie case. È da oltre una settimana che le piogge torrenziali con le conseguenti inondazioni stanno flagellando il sud della Cina. In tutto, le persone colpite in modo più o meno
grave sono 9 milioni. Sono stati distrutti interi raccolti di grano. Il ministero degli Affari civili ha stimato il danno economico in circa 10 miliardi di yuan, pari a 1,17 miliardi di euro. Migliaia di soccorritori sono al lavoro nelle province di Fujian, Jiangxi, Hunan e Guangxi, tra le più colpite dall’ondata di maltempo. L’agenzia meteorologica centrale prevede ancora abbondanti piogge nelle province meridionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
lomitici è stata necessaria l’attrezzatura invernale. Imbiancate anche le prealpi vicentine e le Dolomiti venete. Stesso scenario in Valtellina e Valchiavenna, in Lombardia (in provincia di Bergamo un 65enne è disperso), con un crollo delle temperature di 12-13 gradi rispetto ai giorni precedenti. E poi piogge e vento in Friuli Venezia Giulia, e acquazzoni un po’ ovunque, specie nel Napoletano, in Emilia, Marche, Abruzzo. Già da oggi, promettono gli esperti, le temperature cominceranno a risalire al Nord anche se i valori resteranno ben sotto i 30 gradi. Per cominciare a lamentarci del caldo, quello vero, dovremo aspettare più o meno la fine di questa settimana o, meglio ancora, l’inizio della prossima quando saranno superati i valori medi della stagione. «Bisogna pur dire che questa situazione non è proprio eccezionale» valuta Guido Visconti, climatologo e direttore del Centro fenomeni estremi dell’Università dell’Aquila. «Qui
in Abruzzo abbiamo avuto anche in anni recenti minime di quattro gradi a giugno». Il professor Visconti non usa parole che esprimono eccessi: non termini come «stagione eccezionale» «fenomeno estremo». Sa bene che parlare di clima vuol dire anche parlare di dati interpretabili in modo diverso. Per esempio il riscaldamento globale: su «quell’argomento lì sento fare discorsi opposti partendo dagli stessi numeri. Oggi uno con i dati può fare quello che gli pare...». Anche le previsioni stagionali ufficiali (quelle che hanno previsto un’estate con temperature ben al di sopra della media), diciamolo: «Sono ancora largamente sperimentali quindi a volte sono più corrette, altre volte meno», mentre «le previsioni a breve termine hanno raggiunto livelli molto buoni». E allora affidiamoci al breve termine: da oggi avremo sicuramente più caldo. E per adesso dovremo farcelo bastare.
Giusi Fasano © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il personaggio La superiora delle Missionarie della Dottrina cristiana: «Ho scritto a Tremonti. Non possono trattarci peggio di tutti gli altri»
La suora dei terremotati: i ragazzi si buttano via Madre Maria Nazarena: all’Aquila solo macerie e baracche, annegano la tristezza bevendo e fumando Madre Maria Nazarena Di Paolo non l’ha mandata a dire. Ha preso carta e penna e ha scritto direttamente a Giulio Tremonti, il ministro dell’Economia: «Mica possono fare così, trattarci peggio di tutti i terremotati. All’Aquila ci sono stati molti più morti e più danni di quanti non ci furono in Umbria, ad esempio. Ma qui le tasse ce le fanno ripagare subito, lì è successo dopo dieci anni». La superiora generale delle Missionarie della Dottrina cristiana è una donna energica. Dalla sua sede dell’Aquila, Madre Maria Nazarena il terremoto lo ha vissuto fin dal primo minuto. Sempre con gli occhi dei bambini. Dei bambini delle sue scuole, materne ed elementari. Ma adesso è con gli occhi della disperazione che osserva l’Aquila ferita: «Nessuno sta pensando a ricostruirla», dice e unisce il suo grido di dolore a quello di Massimo Cialente, il primo cittadino di questa città dell’Abruzzo, colpita al cuore dal terremoto alle 3.32 del 6 aprile 2009. In quei giorni morirono oltre trecento persone. Sedici erano bambini. Giovedì mattina il sindaco Cialente porterà tutto il consiglio comunale a
❜❜ Adesso è una pena
passeggiare in centro Cominciamo da un simbolo, ricostruiamo il corso della città. Abbiamo bisogno di tornare a vivere
Roma, davanti a Palazzo Madama, per un consiglio straordinario di protesta in piazza. Al Senato è in discussione la manovra finanziaria ed è di soldi che ha bisogno l’Aquila ferita, in questo momento. Per via delle tasse, che hanno chiesto di abbassare almeno per un po’. Ma soprattutto per la ricostruzione della città. «Non ci sono soldi per l’Aquila». Madre Maria Nazarena, premiata venerdì scorso dalla Fondazione Marisa Bellisario, ha un occhio al portafoglio e tutte e due le mani sul cuore. Dice: «C’è bisogno di ridare un volto a questa città. Ne hanno bisogni i ragazzi. Gli adolescenti. Adesso è una pena passeggiare per il centro. E’ tutto cantierato, le macerie sono ancora lì. Ma davanti a quei cantieri hanno messo le baracche ed è lì che i ragazzi si buttano via, bevendo e fumando. Annegando la tristezza. E’ un vero strazio la sera vederli persi lungo il viale della Croce Rossa. Non erano così i nostri ragazzi, prima del terremoto». Madre Maria Nazarena ha vissuto con i bambini questi lunghi mesi dopo la grande scossa. «Con loro è tutto più facile. E’ facile proteggerli mettendoli in mezzo ad un clima gioioso. Ma
Scheda
con i più grandi no. Gli adolescenti si sbattono via. I giovani se ne vanno via, invece». Non è rimasta a guardare la superiora generale delle Missionarie della Dottrina cristiana. Anzi. Si è rimboccata le maniche e ha messo in piedi quattro progetti per far rinascere l’Aquila. Soldi di privati. Un palazzo ce lo ha messo un dentista che chiede l’anonimato per il suo gesto: «Diventerà la biblioteca per i più piccoli», esulta Ma-
La tragedia Il 6 aprile 2009 un terremoto pari a 5,9 della scala Richter colpisce l’Aquila: i morti sono 308 (sopra le macerie della Casa dello studente)
dre Nazarena. Che per i bambini dell’Aquila è riuscita a tirare in ballo pure Mago Zurlì. Già, Mago Zurlì. Al secolo Cino Tortorella. Spiega Madre Nazarena: «E’ lui che è riuscito a trovare un terreno per costruire un parco giochi ai confini della città. E ha portato all’Aquila anche Claudio Mazzoli, l’architetto che ha progettato Gardaland, per costruire anche qui un pezzetto di paradiso per i bimbi». Non si perde d’animo questa suora energica e maestosa, che in questo anno non si è fermata mai. Ai suoi bambini non ha fatto mancare nulla in quest’anno cupo del dopo terremoto. Ma per i più grandi si dispera. Non sa come muoversi. Spiega: «Abbiamo pensato di far intervenire qualche sacerdote. Qualche assistente sociale che possa tirare su i nostri adolescenti». Ma la certezza di Madre Nazarena è un’altra: «Ciò che potrebbe fare meglio ai ragazzi dell’Aquila è vedere la loro città rinascere. Rinascere sul serio». Per questo dopo la lettera al ministro Tremonti, quello di Madre Maria Nazarena è un appello, accorato: «Cominciamo da un simbolo: il corso dell’Aquila. Ricostruite almeno quello. L’Aquila ha bisogno di ricominciare a vivere. Di ritrovare la sua meravigliosa vitalità».
Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Cronache 23
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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Torino La Rai parla di un calo di tensione, ma i tecnici non escludono l’attacco hacker
Brevi
Blackout del digitale terrestre Il Piemonte resta senza tv
BENEVENTO
Uccide la madre per avere l’eredità Gabriele Barbato, muratore di 39 anni, ha ucciso la madre, Maria Libera Marucci, vedova, 74 anni, perché non si decideva ad assegnargli le proprietà di famiglia quale unico erede. Questo il movente dell’omicidio, secondo quanto hanno accertato i carabinieri. L' uomo, sposato, ieri si è recato a casa della madre: quando la donna ha aperto, l'ha strangolata con un filo di ferro.
Saltata mezza partita mondiale, è mistero sui motivi TORINO — «Montolivo allunga, De Rossi si allarga sulla fascia». Poi più nulla. Il segnale Rai in Piemonte è sparito al 42’ del primo tempo della partita Italia-Nuova Zelanda. Un blackout televisivo di marca Rai di un’ora e 32 minuti, record negativo per l’azienda in epoca di digitale terrestre. Un flop colossale che ha coinvolto l’intera città di Torino, tutta la provincia nord, Cuneo e, a macchia di leopardo, gran parte della Regione. In via Verdi, sede della Rai piemontese, i tecnici dell’alta frequenza si sarebbero dovuti precipitare al colle della Maddalena dove c’è il ripetitore principale ma ci è voluto un po’ di tempo per capire dove fosse il guasto e all’Eremo i tecnici sono arrivati in ritardo. «Era tutto buio — ha detto uno di loro — mancava l’elettricità e i gruppi elettrogeni non erano scattati». Dalla Maddalena, il colle più alto che circonda la città, «il segnale televisivo che viene irradiato — spiega Gianfranco Bianco del Tg3 — serve il 75% del territorio piemontese. Ciò che resta dipende dai tralicci del monte Penice (sull’Appennino Ligure) che, tra l’altro, replica il segnale dell’Eremo». Dunque, Rai colpita al cuore e in tilt non solo la partita di calcio trasmessa su Raiuno ma tutte le altre reti della televisione pubblica, ad eccezione di Rai
92
minuti di blackout televisivo della Rai in Piemonte
Storia che ha continuato a trasmettere inossidabili immagini in bianco e nero. I centralini della tv e quelli dei giornali sono stati subissati dalle telefonate di telespettatori e tifosi. Questi ultimi hanno preso d’assalto i bar nei quali la partita veniva trasmessa attraverso Sky. Senza immagini anche il maxi-schermo allestito nella centralissima piazza San Carlo. Con il trascorrere dei minuti la protesta si è trasferita sul web con centinaia di post sui più noti social network.
«Per noi in azienda — continua Bianco — sono stati momenti di forte tensione e abbiamo pensato seriamente ad un attentato. Poi ci sono stati i comunicati». Due, per la precisione, diffusi dall’ufficio stampa Rai di Roma: «Un violento sbalzo di tensione elettrica sulla rete del gestore nazionale (l’Enel) che alimenta l’impianto principale Rai del Piemonte occidentale ha provocato lo spegnimento completo di tutti gli apparati trasmittenti». Un evento imprevedibile: «Negli ultimi vent’an-
ni — ha riferito il caposquadra Raiway (il servizio tecnico di assistenza) — non era mai accaduto». Nel senso che sbalzi di corrente erano comunque sempre stati assorbiti dai gruppi di continuità e, all’assenza di elettricità si era ovviato con quelli elettrogeni. Un evento unico ma che potrebbe ripetersi ancora e che obbliga la Rai a «rapidi interventi tecnici». Ciò che appare inspiegabile, almeno per ora, è come le difese elettriche e informatiche (tra le più sofisticate e moderne) degli impianti possano aver ceduto improvvisamente. «Sì — confermano i tecnici che sono intervenuti alla Maddalena fino a tarda sera —, un attacco di hacker potrebbe essere tra le cause di questo cedimento. Ovviamente è solo un’ipotesi, ma fin da subito è circolata la voce di un attentato». Obiettivo dei pirati del computer non sarebbero stati i circuiti informatici Rai, piuttosto quelli dell’Enel, «cavalli di Troia» usati per far impazzire il sistema distributivo della corrente e, di conseguenza, far saltare le trasmissioni tv. «Per ora non siamo in possesso di elementi che possano suffragare ipotesi di questo genere e non mi risulta ci sia stata alcuna rivendicazione», taglia corto il capo della Digos torinese Giuseppe Petronzi ma un mi-
MODENA
Vandali al corteo Studente denunciato Uno studente, organizzatore della manifestazione che si è tenuta l’altro ieri in centro a Modena contro i centri di identificazione ed espulsione, è stato denunciato dalla polizia per danneggiamento. Attraverso gli operatori di Polizia scientifica sono stati individuati gli autori degli atti vandalici compiuti in città, imbrattata con scritte sui muri e sulle vetrine.
DIABETE
Media Prize 2010 a Pappagallo Allerta Un evento che obbliga la Rai a «rapidi interventi tecnici»
stero resta: «All’Eremo ci sono ripetitori anche di altre emittenti televisive che sono serviti dallo stesso gestore di elettricità — osservano gli specialisti di Raiway —. Dovremo capire perché lo sbalzo di tensione abbia creato guai soltanto a noi».
Marco Bardesono
Il concorso «Novo Nordisk Media Prize Italia 2010», che premia la migliore divulgazione sul tema del diabete, oggi assegna il riconoscimento al giornalista del Corriere Mario Pappagallo per il servizio «Un milione di bambini con problemi di peso» quale migliore elaborato sul diabete della sezione di concorso «stampa quotidiana». La premiazione avverrà questa mattina all’Accademia di Danimarca a Roma.
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Il progetto Il via libera della Regione è previsto per domani
Malpensa, il parco del Ticino e i dubbi sulla terza pista ROMA — Domani la Regione Lombardia potrebbe dare il via libera alla terza pista di Malpensa. Ed è inutile aggiungere che gli ambientalisti sono furibondi. Le motivazioni delle loro rimostranze sono note: l’ampliamento dell’aeroporto, uno dei più problematici d’Italia, comprometterebbe il parco del Ticino, riducendo ancora le aree naturali. Meglio, secondo un documento congiunto di Wwf e Fondo per l’ambiente italiano, sarebbe investire dei soldi per migliorare i collegamenti pubblici, ridefinire un piano aeroportuale per tutto il Nord Italia, ormai pieno zeppo di scali, e magari risolvere la vecchia faccenda delle due piste troppo vicine senza farne una terza. Perché Malpensa ha una particolarità tutta sua: le due piste sono state costruite troppo vicine, fatto che rende praticamente impossibile, in base alle norme internazionali, il loro utilizzo simultaneo. Difficile dire come si potrebbe tecnicamente rimediare a questo problema senza fare un nuovo nastro d’asfalto. Ma al di là delle pur importanti questioni ambientali (la Lombardia è un’area altamente urbanizzata e il consumo del territorio ha raggiunto ormai livelli inaccettabili, come nel resto del Paese), la decisione che la Regione si appresta a prendere desta molti interrogativi. Sappiamo che la terza pista di Malpensa è il pilastro del mastodontico piano di sviluppo (1,6 miliardi di eu-
ro entro il 2020) della Sea, la società pubblica guidata da Giuseppe Bonomi. Piano che guarda fra l’altro all’Expo 2015, evento dai contorni ancora molto fumosi, ma saldamente, con i suoi 15 miliardi di euro di investimenti, nelle mani delle forze politiche (il Pdl, con derivazioni cielline, e la Lega Nord) che controllano gli enti locali della Lombardia. Piano che soprattutto dovrebbe servire a dare un’identità all’aeroporto che sta a cuore soprattutto alla
Il problema dello scalo Due piste costruite troppo vicine ed è vietato usarle simultaneamente Wwf e Fai contrari Secondo gli ecologisti l’ampliamento comprometterebbe gravemente l’ambiente Lega Nord, partito che ha in quella zona il suo storico bacino politico-elettorale. Una decina d’anni fa era stato immaginato per quello scalo un futuro da hub, cioè da base operativa per l’Alitalia alleata della olandese Klm. Poi l’operazione è saltata e Malpensa è rimasta in una specie di limbo, condizionato di volta in volta dagli umori della politica. Finché la compagnia di bandiera ha deciso di mettere definitiva-
mente nel cassetto il progetto, tirando anche un respiro di sollievo: se è vero che mantenere un numero rilevante di voli su Malpensa costava almeno 200 milioni di euro l’anno. Allora si è pensato che potesse diventare un quartier generale per le compagnie, come la tedesca Lufthansa, vogliose di fare concorrenza all’Alitalia, alla quale nel frattempo era stato consegnato il monopolio della rotta Milano Linate-Roma Fiumicino. Insomma, una specie di spina nel fianco della Cai. Anche quel disegno ha incontrato però non poche difficoltà, segnalate per esempio dalla decisione, presa a febbraio dalla compagnia germanica, di sospendere la linea Malpensa-Fiumicino, giudicata «poco conveniente». Il fatto è che lo scalo varesino si trova pure in una posizione infelice: sempre più assediato da altri aeroporti che succhiano traffico all’aera più ricca d’Italia. Né la lieve ripresa dei passeggeri registrata nei primi mesi di quest’anno ha potuto compensare il crollo del 19% accusato nel 2008 e quello ulteriore di oltre l’8% nell’anno seguente. Vedremo ora quali altri risultati darà la strategia di «Airport driven hub» (parole di Bonomi). Ma non è forse legittimo chiedersi se il progetto della terza pista non risponda più a un’esigenza della politica che a quelle dei viaggiatori?
Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cronache 25
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Salute Foresti: l’impressione è che il mercato sia saturo
Un freno alla ricerca La depressione resta senza nuovi farmaci
Gli studi costano troppo e non sono affidabili MILANO — Il rischio c’è ed è questo: la depressione, la malattia che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità provoca invalidità più di qualsiasi altra patologia ed è in costante aumento nel mondo (ne soffrono 120 milioni di persone), rischia di rimanere «orfana» di nuovi farmaci. Quelli in uso sarebbero efficaci, ma non perfetti: la grande industria farmaceutica, però, ha deciso di tagliare gli investimenti in questo settore di ricerca. I motivi? Tanti. Ecco il primo: molti brevetti sono in scadenza e il mercato sarà presto invaso da antidepressivi generici a basso prezzo, mentre il costo delle nuove molecole è in costante crescita e sistemi sanitari o assicurazioni non sono disposti a pagarlo. Secondo: gli antidepressivi tipo Prozac, che agiscono sulla serotonina (un neurotrasmettitore cerebrale coinvolto nella trasmissione di messaggi fra cellule nervose, ndr) sono oggetto di periodici attacchi da parte di alcuni ricercatori. L’inglese Irving Kirsch dell’Università di Hull è uno di questi: due anni fa, in uno studio pubblicato su PLoS Medicine, aveva paragonato il Prozac (nome
commerciale della fluoxetina, ultranoto e diventato persino il nome di un gruppo musicale punk-rock) al placebo e, qualche giorno fa, ha ribadito che le psicoterapie, come quelle cognitivo-comportamentali, e persino l’esercizio fisico sono più efficaci del famoso farmaco. Ma la ragione più importante della disaffezione delle big Pharma nei confronti della ricerca sulla depressione, almeno stando alle dichiarazioni di alcuni suoi rappresentanti riportate dal Financial Times, sta nel fatto che il settore delle malattie mentali è considerato ad alto rischio: gli studi per valutare l’efficacia di un nuovo composto sono molto costosi e gli effetti sui pazienti sono difficilmente «misurabili» attraverso esami quali, per esempio, Tac del cervello o test sul sangue. Non solo: la depressione come patologia è difficile da definire (ne esistono più tipi) e i pazienti che ne soffrono possono, più di altri, risentire di un effetto «suggestione» della terapia. Ecco perché l’industria preferisce investire in settori di patologia più remunerativi. La ricerca pubblica, d’altra parte,
non ha la forza di sopperire alla mancanza di quella privata. «La ricerca, però, va continuata — commenta Giovanni Battista Cassano, dell’Università di Pisa, uno dei più noti esperti della patologia. — Gli antidepressivi tipo Prozac hanno cambiato la vita ai pazienti. E la loro maneggevolezza ha consentito anche ai medici di famiglia di prescriverli. Oggi agli psichiatri sono rimaste da curare le forme più gravi. Ma c’è un margine di miglioramento della terapia: vorremmo avere farmaci ancora più
efficaci, con un’attività più duratura, con maggiori capacità di prevenire le ricadute e con meno effetti collaterali: per esempio molecole che non facciano aumentare di peso, che non abbiano effetti sulla sfera sessuale e che non peggiorino la qualità della vita». Ci sono, comunque, piccole aziende e alcune compagnie biotech che non hanno del tutto abbandonato il campo e stanno studiano nuovi meccanismi d’azione degli antidepressivi. «Un settore interessante di ricerca — ricorda Cas-
sano — è quello della neurogenesi». Studiosi americani, infatti, hanno scoperto che alcuni effetti degli antidepressivi sono legati alla loro capacità di stimolare la crescita dell’ippocampo, un’area cerebrale coinvolta nell’apprendimento e nella memoria. E hanno così spiegato perché alcuni antidepressivi, che dovrebbero agire aumentando i livelli di serotonina, riescono a farlo rapidamente, ma offrono benefici clinici soltanto a distanza di tempo (benefici legati alla neuro genesi che richiede appunto
tempi più lunghi). La farmacologia non è stata del tutto abbandonata, ma secondo alcuni, come il già citato Kirsch, riprendere in considerazione le psicoterapie può non essere una cattiva idea. «L’impressione è che il mercato sia già saturo di farmaci — commenta Giovanni Foresti, psichiatra e psicoterapeuta del Centro Milanese di Psicoanalisi — e per questo si sta recuperando un atteggiamento un po’ più "tradizionale"». Sta ritornando fuori un vecchio principio secondo il quale, per le forme lie-
vi, la psicoterapia è più importante del farmaco. Per le depressioni maggiori, invece, quest’ultimo è più efficace». La psicoterapia però richiede tempo e oggi le persone non ne hanno. «Questo è vero — continua Foresti. — La pillola è più comoda. Ma proprio per ovviare al problema, sono state messe a punto psicoterapie brevi che un bravo terapeuta può adattare a ogni singolo paziente».
Adriana Bazzi
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Cronache 27
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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Società
Ambiente L’incontro
Un operaio di A2A è il recordman di Milano: tutti mi vogliono, ho unito duemila coppie
Poesie, canzoni e codice civile Le nozze celebrate dagli amici
E. D.
Un ruolo importante Giulio Siniscalchi ha voluto davanti a sé, quel giorno del 2006 a Massa Lubrense (Napoli), il compagno della madre. «Era una scelta significativa, non un parente qualsiasi. La cerimonia è stata commovente e divertente insieme. Alla fine i miei fratelli sono intervenuti minacciandolo davanti a tutti di rigare dritto», racconta la moglie Fiorenza. Paola Augusto, avvocato, e Filippo Ricchetti, dirigente Eni, hanno detto sì il 29 maggio scorso in una masseria di Bisceglie. Parla lei: «Ci ha sposati l’amico che ci ha fatto conoscere, ci sembrava bello affidare a lui questo compito. E non ci ha deluso, ha usato parole molto affettuose». Marco e Federica Bonaventura, veneziani, hanno dato l’incarico a Francesco, tra i loro amici quello più serio e affidabile. «Al termine della cerimonia ci ha fatto scegliere tra tre buste, dentro c’era una frase di un poeta inglese». Tutti contenti, insomma. Anzi, quasi tutti. Stefano Pillitteri, assessore ai Servizi civici di Milano, resta della sua idea: «Da liberale rispetto gli altri. Però preferisco che il celebrante sia un rappresentante del Comune. Già la cerimonia civile è scarna, se in più diventa una questione privatistica in cui l’amico sposa l’altro amico, allora perde la sua rilevanza pubblica».
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Elvira Serra
ROMA — In un clima agitato si riaccendono riflettori mondiali sulla difesa delle balene. Da oggi a venerdì 25 ad Agadir, in Marocco, si svolge la 62ª riunione annuale degli 88 Stati membri della Commissione baleniera internazionale (Iwc). Il summit si apre però con sospetti di corruzione. Anthony Liverpool, vicepresidente della Commissione — secondo il Sunday Times — ha accettato voli e soggiorno in hotel di lusso pagati da un’azienda giapponese, Paese che spinge per una riapertura della caccia commerciale ai cetacei. Nel mirino finisce anche l’Islanda per altri motivi. Bruxelles ha avvertito Reykjavik: va risolta la questione della caccia alle balene, che potrebbe trasformarsi in ostacolo per l’isola che aspira a diventare il ventottesimo Stato membro dell’Unione. Intanto, il summit si apre con una proposta secondo la quale Giappone, Norvegia e Islanda potrebbero praticare «legalmente» la caccia commerciale alle balene per i prossimi dieci anni, nonostante la moratoria in vigore dal 1986. Cosa che ha scatenato le reazioni degli ambientalisti. Per loro l’ipotesi della caccia peggiorerà il rischio di estinzione. La trattativa prevede di stabilire le quote di pesca dei Paesi cacciatori, anziché continuare ad assistere ad una pratica che dall’avvio della moratoria, 24 anni fa, ha causato la morte di 35 mila balene. Si pensa così di salvare fra 4 mila e 18 mila animali in dieci anni, imponendo quote di cattura inferiori a quelle che Giappone, Islanda e Norvegia si sono assegnati autonomamente. Il piano costituirebbe un via libera ufficiale ad una pratica vietata per andare incontro ai tre Paesi fuorilegge. Contrari alle quote sono Nuova Zelanda e Australia, in prima fila nella difesa dei giganti del mare. Il vicepresidente Liverpool, in arrivo da Antigua, ha ammesso di non sapere chi paghi per il suo viaggio, ma un’indagine avrebbe rilevato che il suo conto viene pagato dalla Japan Tours and Travel Houston (Usa), società collegata a Hideuki «Harry» Wakasa, identificata come il «mediatore» che paga segretamente i Paesi caraibici pro-caccia.
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Non solo Veltroni che sposa Cofferati, la fascia tricolore diventa «familiare» MILANO — Non solo Cofferati & Friends. A scegliere di farsi sposare dall’amico del cuore non sono soltanto politici o amministratori. D’accordo, ieri Walter Veltroni ha officiato il rito civile dell’ex segretario della Cgil con Raffaella Rocca. E sì, il giorno prima nel forte risorgimentale di Pastrengo il presidente del Senato Renato Schifani univa Cinzia Bonfrisco, segretaria d’aula a Palazzo Madama, e Stefano Ciccardini, dirigente di Poste Italiane. Ignazio La Russa si è fatto sposare la seconda volta da Riccardo De Corato. Mentre Rosario Fiorello ha detto sì a Susanna davanti all’amico Enrico Gasbarra, appena eletto presidente della Provincia di Roma. Il punto è che nella nuova fenomenologia del matrimonio civile, colui che «celebra» le nozze non è più per gli sposi un Signor Nessuno con delega del sindaco (quasi sempre troppo occupato per presenziare). E la scelta del sostituto diventa importante quasi quanto quella del testimone. Con conseguenze talvolta comiche. «Noi avevamo pensato a Marco, che nel nostro gruppo tiene sempre banco. E invece il 1˚ giugno scorso, a Palazzo Dugnani, qui a Milano, era il più emozionato di tutti. Alla fine ci ha regalato un libro di poesie di Pablo Neruda, ma non è stato in grado di leggerne una», racconta Silvia Peronetti, architetto. «L’altra cosa buffa è che i nostri familiari sono rimasti interdetti quando hanno visto lui con il codice civile in mano e lì ammetto che Marco si è ripreso: ha detto "è tutto vero! è tutto vero!" per tranquillizzare i presenti». Il decreto apripista Silvia e Oscar hanno saputo della possibilità di scegliere un amico quando sono andati in Comune per preparare la documentazione. In realtà, è da dieci an-
La legge
Il decreto Il comma 3 dell’articolo 1 del decreto presidenziale numero 396 del 2000, recita in questa maniera: «Per la celebrazione dei matrimoni le funzioni di ufficiale dello stato civile possono essere delegate anche a cittadini italiani che hanno i requisiti per la elezione a consigliere comunale»
I matrimoni Il presidente del Senato Schifani ha unito in matrimonio Cinzia Bonfrisco, segretaria d’aula a Palazzo Madama, e Stefano Ciccardini, dirigente di Poste Italiane. Ignazio La Russa si è fatto sposare la seconda volta da Riccardo De Corato, mentre Fiorello (foto) ha detto sì a Susanna Biondo davanti all’amico Enrico Gasbarra, appena eletto presidente della Provincia di Roma
ni che il compagno di banco del liceo può fare da officiante. Vedi il comma 3 dell’articolo 1 del decreto presidenziale numero 396 del 2000: «Per la celebrazione dei matrimoni le funzioni di ufficiale dello stato civile possono essere delegate anche a cittadini italiani che hanno i requisiti per la elezione a consigliere comunale». Incensurati, dunque. Poi sta un po’ alla sensibilità delle singole amministrazioni (sarebbe più corretto scrivere dei singoli sindaci) concedere o meno la delega. «Infatti non è un obbligo di legge, ma una facoltà del sindaco», puntualizza Mauro Cutrufo, numero due del Campidoglio. «Questa innova-
A2A, proto-graffitaro, è celebre per aggiungere ai tre articoli del codice civile che si leggono durante il rito — il 143, il 144 e il 147 — un fantomatico 148 (che esiste, ma evidentemente non corrisponde) tratto da una canzone di Eugenio Finardi: «Ma l’amore non è nel cuore/ ma è riconoscersi dall’odore.../ Che non serve esser sempre perfetti/ che di te amo anche i difetti/ che mi piace svegliarmi la mattina al tuo fianco/ che di fare l’amore con te non mi stanco...». Pubblico conquistato. In un’altra città, Bologna, il record è bissato da Maurizio Cevenini, consigliere regionale e prima provinciale, ambito come un totem. «Vengono anche dall’estero per farsi sposare da me», chiosa lui e cita le sue statistiche personali. «Negli ultimi cinque anni l’80% dei riti civili l’ho officiato io. Da quando c’è il commissario straordinario mi tocca seguire tutta la trafila dei cittadino comune. Ma sono già arrivato a quota cento, in tutto sono 4.200 le coppie sposate da me. Stamattina, per esempio, sette. Ieri sei su sette, la settima aveva come ufficiale un amico». In genere con lui il momento clou arriva con la lettura di Kahlil Gibran.
Caccia alle balene oggi il vertice per cambiare
zione consente di accogliere la domanda fatta da un grande avvocato, un cittadino illustre, o un cittadino normale. Ma non tutti sono pronti a farlo, né gli ufficiali di stato civile hanno tempo di fare formazione». E sicuramente era illustre Maurizio Costanzo quando ha celebrato il matrimonio di Giobbe Covatta. I recordman Davide «Atomo» Tinelli è arrivato a quota duemila nozze. Consigliere comunale Prc a Milano per 13 anni, la sua fama si è talmente diffusa che hanno continuato a cercarlo anche concluso l’incarico. Quarantacinque anni, operaio di
Il paragone dell’ex leader pd
Il Cinese «come Cassano» GENOVA — Veltroni ha unito ieri a Genova in matrimonio Sergio Cofferati, ex segretario Cgil ed ex sindaco di Bologna, e Raffaella Rocca. «Io e Cassano? — ha scherzato Cofferati, con chi gli ha ricordato le nozze del calciatore — direi che c’è una notevole differenza fra noi. Ma gli faccio molti auguri». «Sergio e Cassano sono due fuoriclasse e non stanno in panchina, sono protagonisti — ha detto Veltroni —: è divertente che si sposino a 24 ore di distanza». Testimone degli sposi l’ex giudice della Consulta Fernanda Contri.
Bolzano L’amministrazione di Laives blocca la cerimonia perché manca il nullaosta del consolato del Marocco
Non si converte all’Islam, il Comune gli nega il matrimonio MILANO — Non c’erano alternative, se davvero voleva sposare quella donna marocchina e musulmana con la quale lui, italiano e cattolico, era fidanzato da tempo. Avrebbe dovuto pronunciare, di fronte a testimoni rigorosamente maschi e islamici, la shahada: l’atto di fede in Maometto («Testimonio che non c’è divinità se non Allah e che Muhammad è il suo messaggero»). Convertirsi, insomma, al Corano. Soltanto abiurando la propria religione e accettando quella della fidanzata, l’uomo avrebbe infatti ottenuto il nulla osta al matrimonio da parte del consolato del Marocco, la cui legge prevede che la donna islamica (la norma non vale però per i maschi musulmani) non possa sposare un infedele. Non solo: un’eventuale conversione del nostro connazionale avrebbe tolto dagli impacci pure l’italia-
nissimo comune di Laives (Bolzano), dove la coppia vive, poiché, come prevede il codice civile, in assenza di una via libera alle nozze da parte del consolato marocchino, l’ufficiale di stato civile non può acconsentire alle pubblicazioni di matrimonio. Il trentenne italiano, però, di convertirsi non aveva la minima intenzione. E così il progetto di nozze si è arenato in una palude di no: quello del consolato marocchino e, a cascata, in ossequio al codice civile, pure
Coppia mista Lui è italiano, lei marocchina e le norme del suo Paese proibiscono di unirsi a un uomo di religione diversa
quello dei funzionari comunali di Laives. Un bel rompicapo. Ma i due innamorati (lei, 29 anni, vive in Italia dal ’98) non si sono dati per vinti. Hanno contattato un legale esperto in matrimoni misti e daranno battaglia a colpi di codici: «Sì — afferma il loro avvocato, Nicola Degaudenz —, in questi casi l’unica strada è il ricorso in tribunale. Noi ci siamo rivolti a Bolzano, sono fiducioso ...». Al suo attivo, il legale può vantare un causa analoga andata in aula mesi fa a Trento e finita positivamente: «In quel caso, i giudici diedero il via libera alle nozze anche in assenza del nulla osta da parte del Paese di provenienza della donna (si trattava di una tunisina), sostenendo che altrimenti vi sarebbe stata una violazione dell’articolo 3 della Costituzione, quello sul principio d’uguaglianza. Inoltre hanno ritenu-
to che fosse contrario all’ordine pubblico italiano vietare a una musulmana di sposare un non musulmano». Comunque finisca la storia della coppia di Laives, il problema dei matrimoni misti e della difficile coe-
sistenza tra i precetti del Corano e le leggi italiane resta in tutta la sua complessità. Un passo importante, in questo senso, è giunto nei giorni scorsi dalla Camera dove è stato approvato all’unanimità un emenda-
mento al disegno di legge sulla semplificazione, che, modificando l’articolo 116 del codice civile, cancella di fatto, per l’italiano cattolico che sposa una musulmana, l’obbligo all’abiura della propria religione, se vuole ottenere il nulla osta dalle autorità del Paese della sposa. Come ha spiegato la parlamentare pdl, Souad Sbai, promotrice della modifica, «in caso di rifiuto del nulla osta o decorsi i 90 giorni, l’ufficiale di stato civile è tenuto a verificare che le leggi del Paese di provenienza di un coniuge non entrino in contrasto con l’ordine pubblico italiano perché in tal caso non possono essere applicate». Niente più shahada, insomma. Resta il problema della tenuta dei matrimoni misti. Secondo dati recenti della fondazione «Migrantes» della Cei, 8 su 10 di queste unioni vanno in frantumi. Ma qui le leggi possono poco: sono le differenze culturali, spesso, a far saltare la coppia.
Francesco Alberti Matrimoni misti Le nozze di un italiano con una siriana di fede islamica
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Cronache 29
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
La tragedia
I colleghi, la sua agenzia, fino a Giorgio Armani: il mondo della moda riflette dopo la morte, a soli ventidue anni, di Tom Nicon
La vita fragile dei modelli «Privilegiati ma senza radici La tristezza può accecare» Gli amici del francese suicida a Milano MILANO — Ventidue anni e qualche mese, 22 Marzo 1988 — 18 giugno 2010. Tutta la vita di Tom Nicon, il modello francese morto venerdì scorso a Milano, saltato dalla finestra del palazzo di viale Papiniano nel quale viveva ospite di amici per sfuggire a un’inquietudine tanto impossibile da sopportare per lui quanto impossibile da comprendere per chi gli era vicino. Bello e timido e fragile e all’apice del successo, uno che ce l’aveva fatta in un mestiere competitivo e difficile, già apparso in tante passerelle e pubblicità importanti (Versace, Burberry, Costume National, Vuitton, Kenzo, Hugo Boss, Gareth Pugh). Un giovane uomo con il volto da poeta e l’animo già «piegato sotto il peso di un dolore così grande» per usare le parole di Sofocle, perché davanti a certe tragedie è inevitabile rivolgersi ai classici per cercare qualche lume. E le reazioni del mondo della moda, dei modelli suoi amici, degli stilisti, di chi lo conosceva bene e l’aveva portato a Milano — che con Parigi e Londra era la sua casa lontano dalla casa vera, nel sud della Francia, dov’era nato — cercano di darsi una spiegazione per quel salto dal quinto piano nel cortile. Voci che sembrano, riascoltate una dopo l’altra, il coro di una tragedia greca. Guillermo, modello, brasiliano, vent’anni, parla un ottimo italiano con l’accento dolce della sua terra e cerca le parole giuste, con timidezza, come per non offendere la memoria dell’amico con un’espressione fuori posto: «Conoscevo Tom, un mio caro amico aveva anche vissuto con lui per un certo periodo, l’anno scorso: quello che dicono tutti è vero, era una persona davvero gentile, sensi-
Precedenti
Novembre 2009 La morte della modella sudcoreana di 20 anni Daul Kim, impiccatasi nel suo appartamento di Parigi. Soffriva di depressione e aveva raccontato i suoi problemi in un blog
bile, educata. Uno che ascoltava. In questo mestiere c’è tanto stress, è vero: i viaggi, le prove, e lui magari adesso era un po’ stanco e il problema che ha avuto con la sua ragazza gli è sembrato troppo grande, chi lo sa, come si fa a dirlo. Però era un ragazzo che lavorava sempre bene, con impegno, serio: per questo aveva trovato un bel successo. Quello che è capitato non è capitato per colpa del lavoro: la tristezza, quando è così forte, è una malattia. Acceca». Jethro Cave, figlio del musicista Nick Cave, uno dei modelli più richiesti del mondo in questo momento, capelli rasati ai lati e lunghissimo ciuffo nero, sguardo torbido come quello del papà e gli zigomi della mamma, modella anni ’80: «Tom era uno allegro,
Malinconico Tom Nicon, 22 anni, il modello francese che si è tolto la vita a Milano
una persona positiva, bella. Mai mi sarei aspettato che succedesse a lui». Tom, australiano, ventuno anni, una copia di Gomorra in inglese piena di orecchie nello zainetto: «E’ una vita che richiede impegno, dal di fuori vedono solo i riflettori, i servizi sulle riviste di moda, ma si lavora duro e ci si sposta sempre. E’ un mestiere per gente seria, quello che pensano al di fuori è tutto sbagliato, qui quelli pigri non emergono e se Tom ce l’aveva fatta è perché era uno serio. E’ una vita di im-
pegno, senza orari, si guadagna ma non si timbra il cartellino. Lavorare in una fabbrica o fare il contadino è senz’altro molto peggio, però. Siamo privilegiati. Ma si suicidano un po’ tutti, in tutte le categorie intendo, privilegiati e non. Solo che se capita a uno di noi fa più impressione, forse». L’agenzia milanese che seguiva Tom e che nelle ore immediatamente successive non ha rilasciato dichiarazioni «per una questione basilare di rispetto» e in segno di lutto ha listato di
nero il sito internet con una lettera per Tom : «Era un modello che lavorava benissimo, protagonista di un’escalation pazzesca che era rimasto, nonostante il successo, una persona di grande educazione e sensibilità, a cui tutti volevamo bene. E’ incredibile che adesso suo padre sia qui per riportarlo a casa, alle prese con le pratiche della burocrazia per organizzare il funerale in Francia. La moda non c’entra niente in questa storia, va ripetuto senza vittimismi ma senza paura: manca da troppe parti il rispetto per una tragedia che lascia ammutoliti». Giorgio Armani: «Questo è un mondo troppo legato alla giovinezza, come se la vita finisse a 22 anni. Bisogna far capire ai giovani che la vita è bella anche dai 23 anni in poi. Le delusioni ci sono sempre, anche quelle d'amore, ma si devono affrontare senza tragedie. La giovinezza è un momento magico, dà la sensazione di essere belli e onnipotenti. Poi arrivano le delusioni della vita, i legami, il lavoro... ma la vita continua, val la pena di viverla. Questi ragazzi sono un po’ figli miei... Quelli nuovi che arrivano qui per le sfilate, mi chiedono consiglio, anche sul lavoro li vedi spesso incerti. Certo sarebbe bello potersi occupare di tutti, ma sono tanti».
Matteo Persivale © RIPRODUZIONE RISERVATA
Aprile 2010 La fine del modello americano Ambrose Olsen, originario dell’Alaska, impiccatosi a 24 anni. Volto di Armani e YSL, tra i tanti marchi per i quali aveva lavorato
Il caso di Corato, in Puglia
La scuola, le bocciature e l’appello di un padre di PAOLO DI STEFANO
Entrare nel mistero di un suicidio, anche quando le ragioni sembrano (sembrano) inequivocabili, è sempre improprio. Dunque, anche nel caso di Claudio, il diciassettenne di Corato che venerdì si è gettato sotto un treno delle Ferrovie Bari-Nord, appena saputo di non aver superato il quarto anno dell’istituto superiore in cui studiava. Il suicida, ha scritto Kafka, è il prigioniero che, vedendo rizzare un patibolo in cortile, crede che sia destinato a lui. Chissà quale patibolo avrà immaginato Claudio, per decidere di togliersi la vita a causa di una bocciatura: un patibolo eretto forse dai suoi genitori, forse dai professori, forse dai suoi amici, forse dal mondo, forse da tutti insieme. Fatto sta che ieri suo padre ha lanciato un appello televisivo ai ragazzi: «State vicini ai vostri genitori e dite tutto, perché io adesso sto pagando le conseguenze per un figlio che mi ha detto tutto tranne una cosa, per non deludermi». Non è escluso (anzi, è probabile) che il dolore abbia finito per offuscare in quell’uomo ogni capacità di anali-
si a caldo, ma c’è un leggero strabismo nel suo appello, come se la comunicazione debba essere unidirezionale e le responsabilità dei silenzi (o mutismi) in famiglia siano da attribuire solo a una parte (in questo caso i figli che non parlano). E c'è ancora più strabismo nella seconda denuncia televisiva pronunciata a caldo da quel padre disperato: contro i professori. I quali, in caso di bocciature, do-
Il gesto Claudio si è gettato sotto un treno dopo aver saputo di non aver superato l’anno vrebbero informare i genitori prima degli allievi («perché... vedete che cosa succede?»). Un appello che esclude a priori l’assunzione di responsabilità diretta da parte di un adolescente e/o la capacità di comunicazione da parte di un insegnante. Ma possibile che quel patibolo (immaginario finché si vuole, ma comunque letale) sia stato eretto solo dagli altri?
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Cronache 31
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Le sfilate di Milano Il ritorno al minimalismo e a un’eleganza più essenziale
La divisa (da lavoro) di Prada Emporio, l’uomo in leggings
ni. Catene annodate in vita, scarpe borchiate, gilet in filato spalmato, piccoli «chiodi», gli occhi truccati di scuro per rendere più duro lo sguardo: lo stile Armani declinato in chiave dark rock. «Ai ragazzi piace vestire così — dice lo stilista —. Su Emporio ho investito moltissimo negli ultimi tre anni, ora ha un look più internazionale e contemporaneo». Ultima uscita, fortissima, con gli inquietanti uomini in divisa di pelle nera creata per il video «Alejandro» di Lady Gaga. Stesso punto di partenza (l’interpretazione dei gusti giovanili), ma percorso opposto per Roberto Cavalli, che arriva a tutt’altra conclusione: non è più il momento dell’uomo rock, la trasgressione oggi è l’eleganza. Nel pool che ha disegnato la collezione c’è il figlio Daniele, 24 anni, che dimostra idee chiare. La giacca del tuxedo è riletta in
Cavalli rilegge il tuxedo: «Non è più tempo di rock» MILANO — Il nuovo minimalismo di Prada ha l’essenzialità di una divisa da lavoro. Non c’è ricamo, applicazione, gioiello nella nuova collezione: decorazioni e altre inutilità sono spazzate via. «Semplicità ritrovata», sintetizza la stilista. Se in qualcosa si abbonda, è solo in tessuto: il bermuda ampio come una gonna pantalone dà l’idea di un indumento con cui sia facile muoversi; la blusa a maniche corte, taglio camice da chirurgo, scende dritta, ampia sul corpo. I colori — blu, azzur-
da saldatore. Formale e informale si mescolano. Il completo ha pantaloni stretti e giacca a tre bottoni lunga ma asciutta, portata con cravatta e pull a «V» molto accollato. La camicia dalla linea morbida ha il colletto e la banda dei bottoni colorata a contrasto. È come un andare al nocciolo della moda. Spogliato di tutto, l’abito rigoroso e pulito diventa un terreno comune su cui ritrovarsi. Giornata ricca di spunti che portano verso mondi diversi,
Cavalli
Emporio Armani
Prada
La giacca formale del tuxedo di Roberto Cavalli è indossata con il pantalone di seta stampata
La linea Emporio di Giorgio Armani non rinuncia al pantalone corto, ma copre le gambe con i leggings
Sembra un sacchetto porta attrezzi da lavoro il nuovo marsupio di Miuccia Prada da agganciare alla cintura
ro della classica tuta da operaio, bianco con tocchi di arancio — sono un altro rinvio al mondo del lavoro e della fabbrica (e l’ambientazione della sfilata, un capannone industriale con passerella in griglie di metallo, esaspera l’atmosfera da periferia metropolitana). La borsa diventa un sacchetto portautensili da agganciare alla cintura, le scarpe hanno la suola alta, isolante, nata dalla saldatura di un fondo classico, di uno in corda e di un ulteriore fondo in gomma, gli occhiali da sole ricordano quelli
quella di ieri. Emporio Armani ha una svolta «cattiva» raccontata da capi dove prevale la pelle tagliata al laser e lavorata a squame oppure con effetto coccodrillo. I pantaloni, portati con stivaletti bassi, si accorciano fin sopra la caviglia oppure vanno ancora oltre, diventando bermuda da abbinare — tocco a sorpresa — con i leggings. Il ragazzo in leggings di Emporio, dunque: «Mi piaceva l’idea di coprire le gambe, ma di lasciare comunque l’effetto bermuda», racconta Giorgio Arma-
tutte le possibili chiavi: la forma classica, con collo a scialle, anche decorato da fregi in metallo, viene portata sulla doppia camicia in seta (una camicia vera e propria più una giacchetta svelta, che nel taglio e nella profilatura ricorda il pigiama); quella casual con un total look di jeans bianco; infine la più preziosa in pelle di camoscio, con lunghe frange, da indossare su calzoni in seta stampata dal cavallo molto basso.
Bottega Veneta
Ferragamo
Celeste, rosso vermiglio, verde campo: si osa con il colore, ma non lo si mescola mai. L’uomo di Bottega Veneta è rigorosamente monocromo, con pantaloni ampi, ripresi in fondo, e giacche dalle linee geometriche, costruite con intarsi di tessuto tono su tono ad effetto camouflage. Fra i materiali, vernice sottile come carta, camoscio, nylon.
Ferré
L’idea è quella di un lusso più rilassato, da risveglio in Costa Azzurra, atmosfera Anni 30. I pantaloni dalla linea morbida richiamano quelli del pigiama, così come la camicia per la profilatura del collo e dei polsini. Sopra, una giacca formale doppiopetto, da sera. Ai piedi sandali semplicissimi, a suola alta.
L’ispirazione viene dalla leggerezza e dall’eleganza del tessuto indiano. Il più nuovo è il lino, trattato al sale e alla sabbia, perché acquisti corposità. L’architettura classica di Ferrè diventa più sciolta: la camicia è leggerissima e decorata, i calzoni ampi ripresi in fondo; ai piedi babbucce di pelle intrecciata e stampata a motivi animalier.
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Moncler Si ispira al Giro d’Italia e al Tour de France la nuova collezione Moncler Gamme Blu. Cappotti sportivi, trench, cardigan e camicie. I giacconi si aprono a coda di rondine con la zip sul dorso; i giubbotti in maglia hanno il tascone portavivande sulla schiena. Dai bermuda imbottiti spuntano i leggings, con una stampa di biciclette
Westwood
Destrutturato, dalla giacca alle scarpe
giacca classica si gioca sull’esplorazione dei filati: gli spray che scuriscono i revers, i ricami usurati. «L’eleganza classica è più sexy anche in discoteca», confermano i modelli 20enni di Carlo Pignatelli per nulla imbarazzati a sfoggiare il tuxedo in broccato cangiante della linea cerimonia. La sartorialità italiana che esalta il corpo è l’arma contro crisi anche da Cerruti 1881 che ritorna ai dettagli virili classici: i revers grandi, i due bottoni, e il doppiopetto soprattutto, in Principe di Galles o gessato. I colori dell’uomo elegante sono blu e grigio, con un lampo di rosso vivo da Lab Pal Zileri. Virile, ma l’uomo non sa più rinunciare alla morbidezza. Tutto è destrutturato, anche le scarpe. Santoni celebre per le sue calzature indistruttibili che si addomesticano sul piede a costo di qualche vescica, ha tolto i contrafforti al tallone del mocassino estivo. Si presenta tutto afflosciato, ma indossandolo riprende vigore restando Tuxedo morbido come una pantofola.
Pignatelli e scarpe Santoni
Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tod’s
Il Marlin diventa un mocassino Irriverente Vivienne Westwood. Il suo uomo sfila con la parrucca e l’ombrellone (c’è pure un «vu comprà», carico di borse). Specchietti sono cuciti al centro dello slip
Pieghe
Presentazioni
Non è più tempo di jeans con gli strappi. Neppure per i rockettari duri e puri. In un’atmosfera newyorkese musicata dal gruppo francese The moi non plus, Renzo Rosso ha fatto presentare la linea Diesel Black Gold da due sartini con il metro al collo, pronti a dare l’ultima rifinitura o a confenzionare in quattro e quattr’otto una stola unisex, «tocco di stile che fa la differenza». «L’over design lascia il posto a forma e funzione», spiegano. Il nuovo denim è giapponese, di un bel blu ottanio o nei toni grigio, fino al carbone. Il jeans maschile cambia anche nella vestibilità: il cavallo resta leggermente basso, ma è più aderente e l’orlo si ferma alla caviglia. Si porta con il blazer in lino. L’evoluzione della
Daniela Monti
di Gian Luigi Paracchini
Jacky e John Kennedy sul Marlin. Sotto, la scarpa omonima di Tod’s
MILANO — È una riedizione degli Anni 80 — allora vera innovazione, soprattutto per la tecnica di costruzione — il mocassino dell’estate 2011 di Tod’s. Un corto girato alla Milton Abbey School, nel Dorset, ne lancia l’immagine: veri studenti del college, ripresi in momenti di studio e svago, raccontano per immagini uno
Uscire in pantofole e pigiama Il rigurgito d’autunno ha infierito senza pietà sugli stranieri calati per la moda. Scrosci di pioggia, gelide arie condizionate e loro, poverini, spesso vestiti quasi da spiaggia. Però non si lamentano, perché c’è sempre un lato buono in qualsiasi scocciatura. Primo con un clima così possono finalmente bere vino rosso a volontà e magari fosse vin brulé. Secondo, il meteo impazzito ha inibito le ormai famose zanzare milanesi, un classico nei reportage dei delicati giornalisti anglosassoni. Comprensione dunque per questa pattuglia umida e soprattutto stropicciata: un look che cade a fagiolo in questa prima tornata. Perché a parte qualche volo solitario, la tendenza dominante è di un uomo tranquillo, in armonia con la natura, attratto dai toni ecru e dalle fibre naturali come lino, canapa, seta, cotone. Tutti sappiamo come tessuti così si spiegazzino soltanto
a guardarli ma in compenso regalano, per chi l’apprezza, una formidabile aria svagata, mezza da artista e mezza da addormentato. E che cosa fa questo nuovo bell’addormentato nel bosco modaiolo? (Ri)Scopre alla grande il pigiama, primo simbolo di paciosa resa a qualunque velleità conflittuale. E’ facile ricordare una recente copertina con il ritratto d’un impigiamato, provocatorio Julian Schnabel, artista eclettico e lungimirante. Come a dire: vale la pena vivere in guerra a tempo pieno? E allora ben venga il pigiama, luccicante in foggia indiana (Gianfranco Ferrè), o a righe mescolato a varianti firmate Ferragamo, o ancora spezzato e con la giacca che può fare da camicia, come da Roberto Cavalli. Data la premessa non può sorprendere la profusione di morbide scarpe che assomigliano a pantofole. L’importante è caricare la sveglia.
stile di vita molto esclusivo, severo nella disciplina ma insieme giocoso. Dopo il libro «Italian Touch», continua dunque la strategia del gruppo Tod’s di comunicare un mondo con il quale si condividono valori ed estetica. Il nuovo mocassino si chiama Marlyn, come la famosa barca dei Kennedy. In vitello o camoscio, nei colori sabbia, cacao, tortora, rosso, denim, ha la suola in gomma flessibile fino al punto di poterla ripiegare su se stessa. ne verrà realizzata anche una versione femminile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
IN GRAN BRETAGNA
Anna Frank innamorata di Peter van Pels, prigioniero come lei nella soffitta di Amsterdam. Un amore intenso, non solo platonico. È da questa premessa che nasce «Il diario di Peter van Pels», nuovo romanzo di Sharon Dogar, scrittrice britannica specializzata in letteratura per teenager, un libro che segue Peter dal nascondiglio dove per due anni assieme ad Anna scampò ai nazisti, al campo di concentramento di Auschwitz. Peter morì il 5 maggio 1945,
Peter, l’amore segreto di Anna Frank Romanzo fa scandalo
un mese dopo Anna. Ma se di Anna si conoscono, grazie al diario, impressioni, sofferenze e piccole gioie della prigionia, di Peter si sa poco. Secondo Charlie Sheppard, direttore della casa editrice Andersen press che pubblicherà il romanzo tra un mese, Dogar «ha letto e riletto il diario di Anna Frank ed è convinta che Anna e Peter abbiano fatto sesso. Questa scena però era in una prima versione, ma è stata rimossa». Per Buddy Elias,
cugino di Anna Frank e presidente della fondazione in sua memoria, Dogar esagera. «Non riconosco il Peter di cui parla — si è sfogato con il "Sunday Times" — Peter era un ragazzo timido». Dogar si difende sottolineando che solo una piccola parte de «Il diario» parla della relazione con Anna, la parte centrale si concentra su Auschwitz. Paola De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cultura Maestri Aragno pubblica il viaggio di Cesare De Michelis nella letteratura del Novecento. Modernità e antimodernità: un profilo per l’oggi
Intellettuali, basta politica
«Il conformismo è nato con l’appartenenza, è l’ora di uscire dalle trincee» di ALFONSO BERARDINELLI
A
vviso ai progressisti: il progresso ha fatto il suo tempo. Prima di dire che qualcosa è superato mordetevi la lingua, pensateci tre volte. Non si va avanti senza tornare, più o meno, indietro. Il nuovo non coincide con il meglio e la linea che ci trascina verso il futuro è tracciata dal demone della distruzione e dell’oblio. Il secolo che ci sta alle spalle, secolo della tabula rasa e dell’utopia, delle avanguardie e delle rivoluzioni, si è concluso in un cumulo di macerie, in un trionfo di stragi e genocidi a fin di bene. I cimiteri della Modernità mostrano quanto possa essere agghiacciante credere di avere in pugno, concettualmente e politicamente, il corso futuro della Storia. Da tempo immaginiamo di non credere più nel progresso. In realtà l’idea che abbiamo della crescita economica e dello sviluppo tecnologico ci ricorda ogni giorno che la nostra cultura è dominata da una sola cosa: l’espansione illimitata e unilineare del nostro potere di cancellare il passato per migliorare il presente. Il Novecento non è stato affatto un susseguirsi di avanguardie e restaurazioni (da superare con nuove avanguardie) quanto piuttosto una lotta della modernità contro il mito di se stessa, contro i suoi effetti e le sue realizzazioni. Ogni rivoluzione, di sinistra o di destra, politica o tecnica, è stata accompagnata da utopie costruite con materiali mitologici: la nuova umanità, la fine della storia, l’ordine nuovo, la società liberata, il potere della ragione, il superuomo e l’oltreuomo, la comunicazione totale, la vita piena e la morte felice, la produzione ininterrotta... Comunque sia, non sono superati i Presocratici e le sapienze esoteriche (secondo alcuni) né l’arte socratica del dialogo (secondo altri). Maometto e il Medioevo cristiano fanno ancora rumore. Il Rinascimento e l’Illuminismo sono ancora le radici dell’Occidente, ma anche le radici possono marcire. A questo punto cosa pensare del Novecento? Cosa pensare della smania novecentesca di liberarsi dell’Ottocento, una smania che è durata un secolo? Mi ripeto questi pensieri e queste domande incoraggiato dalla lettura dell’imponente, appassionato volume Moderno Antimoderno (Aragno, pagine 506, e 40) in cui il mio coetaneo Cesare De Michelis ha raccolto i suoi saggi e studi novecenteschi. Leggo questo libro come un bilancio storico e come un’autobiografia intellettuale in cui ampiamente mi riconosco. Il tono fondamentale del libro è quello dell’insoddisfazione, della delusione. Ma sono gli interrogativi la cosa che soprattutto conta. L’incipit non lascia dubbi: «Sono quarant’anni e più che il Novecento mi sfugge nella sua identità, eppure (...) in questo lungo periodo mi sono confrontato con personalità di piccolo e grande rilievo e con questioni più o meno generali, sempre cercando di cogliere un’identità che mi sarebbe piaciuto riuscire a definire (...) Ebbene, mi è apparso chiaro che del Novecento non se ne sa ancora abbastanza: non lo so io (...) ma non lo sanno neppure gli altri, tanto più quelli che più si sono illusi di saperlo» (p. 9). Come dichiara anche un titolo di Massimo Onofri appena riedito da Avagliano, il Novecento è un «secolo plurale»: un secolo che secondo De Michelis resta «innominabile», di cui «non si riesce a cogliere la cifra unificante». Lo scontro, la compresenza di moderno e antimoderno, «evoca appunto quest’intima contraddittorietà che non riusciamo a risolvere». Da un lato «la corsa all’innovazione»: tecnologia, rivoluzioni politiche, spirito critico «che azzera ogni conquistata certezza». Dall’altro «la disperata resistenza antimoderna della letteratura», che si esprime soprattutto nel romanzo, genere per eccellenza mo-
Cesare De Michelis (foto Stefano Cavicchi)
derno, eppure animato da una insuperabile vocazione antiavanguardista a ritrovare le connessioni, le determinazioni di spazio e di tempo, la fisionomia morale dei personaggi, la circolarità e ciclicità degli eventi reali contro la tirannia delle astrazioni e della razionalità progressiva. Alla fine degli anni novanta De Michelis scrisse che il Novecento è «un secolo doloroso» e che ormai le catastrofi avvenute le vediamo interamente, anche se «a dire il vero, tutto questo avrebbe dovuto essere chiaro almeno da cinquant’anni, ma non è stato così, perché quando cadde il nazismo restò il comunismo, quando venne la pace ricominciò più mostruosa di prima la guerra e piano piano divenne chiaro per tutti che dopo la civiltà contadina poteva morire anche la natura» (p. 25). Al di là delle filosofie essenzialiste, i generi narrativi sanno che si può raccontare la globalità planetaria solo localizzandola: per questo il Novecento italiano può anche non avere oggi un grande interesse nel mercato internazionale delle
idee, ma certo lo ha, deve averlo per noi, se non vogliamo alimentarci di fantasmi culturali. De Michelis parla soprattutto di Novecento letterario italiano. Ne parla con una attenzione fedele e fraterna. Non si precipita a dare giudizi. Procede con pazienza nelle sue indagini su scrittori che ha seguito nel corso degli anni, libro dopo libro, che ha amato e sentito vicini, spesso geograficamente vicini per familiarità triveneta: come Stuparich, Berto, Cibotto, Tomizza, Camon, Magris, Tamaro. A questi si aggiungono Tozzi, Gallian, Pannunzio, Vittorini, Antonio Debenedetti, Daniele Del Giudice, Marco Lodoli. Scelte parziali, discutibili o perfino stravaganti: ma comunque campionature che permettono di articolare in pochi esemplari la riflessione sull’intero Novecento. Un libro di saggi non è un volume di storia letteraria, vive di assenze non meno che di presenze. I capitoli monografici più interessanti mi sono sembrati quelli su Tozzi, Pannunzio («estremista moderato»), Vittorini, Magris (che sceglie la forma saggistica come «sfida all’avan-
Dall’alto: Giuseppe Prezzolini, Piero Gobetti, Elio Vittorini, Norberto Bobbio, Goffredo Fofi, Piergiorgio Bellocchio. Sopra: un disegno di Kapusta (Corbis)
guardia»), Antonio Debenedetti (che ha «la sadica pazienza e la perversa curiosità di un antropologo d’eccezione»). Nei ritratti di singoli autori quello di De Michelis è lo stile della curiosità, della generosità, della comprensione e del rispetto: uno stile, direi, da editore e da prefatore, che non è tentato dalla volontà di sovrastare gli scrittori con giudizi perentori e definizioni brillanti. I primi quattro saggi (nell’insieme circa cento pagine) anche come scrittura sono quasi un libro a sé. Il primo è più che una prefazione, è autobiografia intellettuale, esame di coscienza generazionale, fra schemi teorico-simbolici, note di lettura e inserti semidiaristici («confesso ingenuo che ho nostalgia della pace, della democrazia, delle regole, del decoro, delle grigie giornate di lavoro ben fatto... non ne posso più delle rivoluzioni»). Il secondo saggio («Un’idea del romanzo novecentesco», 1999) si apre con l’affermazione che «una convincente credibile storia letteraria del Novecento ancora non si è riusciti a raccontarla» e che la narrativa del secolo ha oscillato fra l’antiromanzo lirico, l’autobiografismo esistenziale, la concitazione espressionistica (da Tozzi a Gadda a Vittorini): come se il romanzo avesse ubbidito alla stessa logica dell’avanguardia e dell’utopia. È con la fine del decennio settanta che i miti della modernità sprofondano all’improvviso nel vuoto. Arriva Il nome della rosa, «clamoroso esempio» di riciclaggio che rischia con spregiudicata indifferenza «gli effetti più incredibilmente kitsch». Ma il romanzo resta il «genere della modernità» e dopo le autodemolizioni novecentesche oggi può imporre «il recupero del tempo, la riconquista del passato, il ripristino di un ordine». Ma fra ideologia, letteratura e politica, al centro di questo libro c’è un personaggio decisivo: l’intellettuale. Qui la polemica arriva al suo punto più caldo. Obiettando o approvando, si parla di Prezzolini, Gobetti, Chiaromonte, Vittorini, Bobbio, fino a Goffredo Fofi e Piergiorgio Bellocchio. Il «conformismo degli intellettuali» nasce, secondo De Michelis, quando nasce il loro impegno politico, quando gli intellettuali diventano gruppo e decidono di compiere il salto dalla teoria alla prassi e tutto viene sacrificato al «primato della politica». L’intellettuale novecentesco emerge dal superamento delle due figure che storicamente l’hanno preceduto, il chierico e il letterato, per i quali la mancanza di potere era ovvia. Perciò ormai, conclude De Michelis, il vero anticonformismo intellettuale «è senza scampo impolitico» e gli intellettuali dovrebbero decidersi a «uscire finalmente dalle trincee». Chi alza le bandiere della pace e della non violenza, questo dovrebbe capirlo. La lotta contro la menzogna non è una lotta politica, ma piuttosto impolitica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Romanzo Il «melodramma» di Silvia Tesio
Nell’abisso, in cerca di una famiglia di GIORGIO DE RIENZO
A
riel è una bella ragazza sedicenne, ma non si sente tale. Certo è sfortunata. Ha patito la separazione del padre dalla madre. Della mamma diceva il papà: «Tua madre è una selvaggia nell’animo». Replicava lei: «Tuo padre è un impiegato statale nell’animo». La mamma soffriva di depressione e, creatura troppo fragile per stare nel mondo, dopo aver lasciato il marito è sparita. Ma prima che se ne fosse persa traccia, lui si era già accasato con Sara da cui avrà Greta, un’altra figlia. Su questa premessa si inserisce un altro trauma da cui inizia il racconto. In un incidente d’auto, il padre muore e la matrigna resta in coma, Ariel viene presa in casa dai genitori di Sara, perché possa avere una parvenza di famiglia, ma soprattutto perché possa stare vicina a
Greta a cui è affezionata. Cosa si può aspettare dalla vita un’adolescente che ha «una madre suicida e un padre morto» e forse una «matrigna assassina»? Niente di buono, se non abbassare la testa al destino, sentirsi sola e vivere da sbandata. Non la aiutano certo le amiche di scuola, che anzi la mettono in difficoltà. Si perdono in gesti maldestri i nonni di Greta che pure cercano di volerle bene. Ariel deve cavarsela da sola e nel far da sé commette errori. Scambia per un’attenzione sentimentale l’approccio di Lucio, un delinquentello che la trascina nei suoi guai. Sbaglia quando si apre al mondo o si richiude in sé in un rancore che non porta da nessuna parte. Sbaglia nel voler coprire di «rumore» ogni pensiero: «Penso a Lucio e non voglio. Penso a mia madre e non voglio. Penso a papà e non voglio. Quello che voglio è rumore. Un rumore che copra tutto. Un rumore
assordante che impedisca ai pensieri di entrare». Ariel fa delle cose senza riuscire a capire neppure lei perché le fa: sa benissimo che quello che vorrebbe (una famiglia vera e non finta come quella in cui per ora è costretta a stare) non lo potrà mai più avere: e quando tornerà la matrigna dall’ospedale si rende conto che anche la famiglia finta la escluderà. «Papà era il viticcio che teneva gli acini separati tra loro attaccati a lui. Ora che non c’è più siamo soltanto chicchi buttati a casaccio in un catino di legno». Silvia Tesio, nel suo romanzo Te lo dico in un orecchio (Sonzogno, pp. 302, € 18), sa alternare i toni della scrittura tenendo una linea da melodramma, in cui bene si amalgamano i momenti tragici e i loro risvolti comici: perché anche nella tragedia questa adolescente pensante sa rimanere ironica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
COMUNE DI MILANO DIREZIONE CENTRALE SVILUPPO DEL TERRITORIO SETTORE PIANI E PROGRAMMI ESECUTIVI PER L’EDILIZIA AVVIO DEL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DEI PROGETTI RELATIVI ALLE PROPOSTE DEI PROGRAMMI INTEGRATI DI INTERVENTO IN VARIANTE AL P.R.G. VIGENTE (APPROVATO CON DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE LOMBARDIA N. 29471 IN DATA 26.2.1980) AI SENSI DELLA L.R. 11.3.2005 N. 12 E s.m.i, UNITAMENTE ALL’AVVIO DELLA PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ ALLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS), RIGUARDANTE LE SEGUENTI AREE: - VIA DEI FONTANILI, 32 - VIA SAN FAUSTINO, 62, 64, 70 IL DIRETTORE DEL SETTORE Ai sensi e per gli effetti degli articoli 2 e 4 della L.R. 11.03.2005 n. 12 e s.m.i VISTI: • la Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12 e s.m.i per il Governo del Territorio; • la direttiva 2001/42/CE; • il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” come modificato dal D.lgs 16 gennaio 2008 n. 4; • gli indirizzi generali per la valutazione ambientale di Piani e Programmi approvati con deliberazione del Consiglio Regionale 13 marzo 2007, n. VIII/351, nonché la deliberazione della Giunta Regionale n. VIII/6420 del 27 dicembre 2007 come modificata dalla deliberazione della Giunta Regionale 30 Dicembre 2009 n. 8/10971; RENDE NOTO • l’avvio del procedimento di formazione dei progetti relativi alle proposte dei Programmi Integrati di Intervento in Variante al P.R.G. vigente, ai sensi della L.R. n. 12 dell’11.03.2005 e s.m.i, riguardanti le aree indicate in oggetto; • l’avvio del procedimento di verifica di assoggettabilità alla VAS relativamente alle proposte dei Programmi Integrati di Intervento riguardanti le aree di via Dei Fontanili, 32 e via San Faustino, 62, 64, 70 in conformità alle deliberazioni della Giunta Comunale del 21.05.2010 rispettivamente n. 1535/2010 e n. 1538/2010 divenute esecutive ai sensi di legge. L’ individuazione cartografica delle aree oggetto delle proposte dei Programmi Integrati di Intervento in Variante al PRG vigente, la sintesi dei contenuti delle proposte stesse nonché le deliberazioni di Giunta Comunale n. 1535/2010 e n. 1538/2010 del 21.05.2010, possono essere consultati nel Palazzo Comunale di Via Pirelli n. 39, presso il Settore Pianificazione Urbanistica Generale - Ufficio Informazioni Urbanistiche 9° piano a far tempo dal 21 giugno 2010 e sino al 6 luglio 2010 col seguente orario: nei giorni da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.30 alle ore 16.00; nei giorni di sabato e festivi dalle ore 10.00 alle ore 12.00. Eventuali istanze redatte in carta semplice ed in duplice copia, possono essere presentate negli orari di apertura al pubblico presso l’Ufficio Unico di Protocollo della Direzione Centrale Sviluppo del Territorio, Via Pirelli n. 39, piano terra del corpo alto, entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 6 luglio 2010. I grafici eventualmente prodotti a corredo delle istanze dovranno essere allegati a entrambe le copie delle stesse. Milano, lì 15 giugno 2010 IL DIRETTORE DEL SETTORE - Arch. Achille Rossi
COMUNE DI ROMA DIPARTIMENTO PROMOZIONE DEI SERVIZI SOCIALI E DELLA SALUTE U.O. EMERGENZA SOCIALE E ACCOGLIENZA ESTRATTO DI AVVISO PUBBLICO Oggetto: fornitura di due strutture situate nel Comune di Roma, in possesso della regolare idoneità al funzionamento, ai sensi della normativa vigente, per la gestione del servizio di accoglienza H24 di donne singole e madri con figli minori in condizioni di grave disagio sociale ed economico. Gli Organismi interessati potranno ritirare il testo dell’Avviso Pubblico, disponibile anche sul sito internet www.spqrdipsociale.it, presso il Dipartimento Promozione dei Servizi sociali e della Salute - Viale Manzoni n. 16, - Ufficio Relazioni Pubblico - U.R.P. - piano terra - dal lunedì al venerdì ore 9.00 - 12.30 e giovedì anche ore 14.30 - 17.00. Le offerte dovranno materialmente pervenire, entro le ore 12.00 del giorno 27 luglio 2010 a pena di esclusione presso l’Ufficio Protocollo del Dipartimento, Viale Manzoni 16, quinto piano. Roma, 21.06.2010 IL DIRETTORE - DOTT. ANGELO SCOZZAFAVA
I.V.G. di MONZA S.r.l. ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE 20052 - MONZA - Via Aspromonte, 15 Tel. 039-2842611 Fax 039-2842927 www.ivgmonza.it - www.astagiudiziaria.com
MARTEDI’ 29 GIUGNO 2010 ALLE ORE 10,30 IN PADERNO D. (MI) VIA ROMA N. 88 TRIBUNALE DI MONZA Fallimento 100/09 - LARES S.p.A. Giudice, Delegato: Dr. Buratti Curatori: D.ssa Farina - Rag. Affatato IMPORTANTE VENDITA ALL’ASTA DI MACCHINARI, ATTREZZATURE E LINEE PER LA PRODUZIONE DI CIRCUITI STAMPATI. ELENCO DETTAGLIATO PRESSO GLI UFFICI I.V.G. O SUI SITI INTERNET. BASE D’ASTA: € 475.000,00 (Oltre a IVA) PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE IRREVOCABILI D’ACQUISTO ENTRO IL 28 GIUNO 2010 ALLE ORE 18.00.
I.A.S. SpA
L’AMIAT S.p.A.
Impianto Biologico Consortile C/da Vecchie Saline - 96100 Priolo Gargallo
indice la seguente gara: *[Rif. PA 16/10] - Fornitura di energia elettrica per l’anno 2011. Importo a base di gara: € 780.000,00 + IVA. La documentazione della gara è disponibile sul sito aziendale: http://www.amiat.it - Sezione “Appalti e Gare”. Il bando è stato inviato alla G.U. della Comunità il 07/06/2010. L’Amministratore Delegato Dott. Maurizio Magnabosco
Si da avviso che l’IAS S.p.A. ha bandito un’asta pubblica per l’aggiudicazione del Servizio triennale di global service di manutenzione impiantistica ed immobiliare dell’impianto biologico consortile di Priolo Gargallo (SR). - C.I.G. 0479653E29 - Il corrispettivo posto a base d’asta è di € 6.000.000,00 oltre IVA. La domanda di partecipazione dovrà pervenire entro le ore 12.00 del giorno 15/10/2010 presso lo Studio Notaio Dott. Sergio Marciano, Via Polibio n. 26 - 96100 Siracusa a mezzo raccomandata, oppure a mano. La gara sarà celebrata in quella sede, previa convocazione, dopo la costituzione della commissione giudicatrice. La procedura di aggiudicazione della gara sarà il pubblico incanto secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del D.Lgs. n. 163/2006, con individuazione delle offerte anormalmente basse ai sensi dell’art. 86, c. 2 D.Lgs. n. 163/2006 in base ai criteri indicati di seguito. Ribasso canoni p.ti 40; Ribasso elenco prezzi p.ti 10; Incremento attività p.ti 15; Incremento dotazione tecnica p.ti 10; Qualità officine p.ti 10; attività segnalazioni p.ti 5; Curriculum persone p.ti 5; incremento presidio fisso p.ti 5. Il Bando integrale, il Capitolato d’oneri e relativi allegati sono disponibili all’indirizzo «www.iasacqua.it». Nel bando integrale sono anche indicate le modalità di effettuazione del sopralluogo. Il Responsabile del procedimento p.i. Michele Gerone
PROVINCIA DI CUNEO ESTRATTO BANDO DI GARA - PROCEDURA APERTA Data pubblicazione sulla GURI 16/06/2010 “SERVIZIO QUINQUENNALE DI MANUTENZIONE INVERNALE FORFETTARIA SULLA RETE STRADALE PROVINCIALE. Stagioni invernali 2010/11-2011/122012/13-2013/14-2014/15”. Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del 28/07/2010. Il bando unico prevede l’aggiudicazione di 32 distinti lotti con il criterio del prezzo più basso e secondo le modalità indicate da ciascun Capitolato. Bando, norme di partecipazione, Capitolati d’oneri e allegati reperibili sul sito: http://www.provincia.cuneo.it/servizi_amministrativi/contratti/bandi_gara/contratti.jsp. Informazioni presso Settore Appalti Contratti ed Espropri della Provincia di Cuneo, Corso Nizza, 21. Data invio bando alla G.U.U.E. 07/06/2010. Cuneo, lì 07/06/2010 IL DIRIGENTE DEL SETTORE APPALTI CONTRATTI ED ESPROPRI Dott.ssa Raffaella MUSSO
VALLÉE D’AOSTE STRUCTURE Sarl Via Lavoratori e Vittime del Col Du Mont n. 28 11100 Aosta - Telefono 0165-305529 Telefax 0165-305530 AVVISO DI GARA Questa società intende esperire una procedura aperta per l’affidamento dei servizi di architettura ed ingegneria inerenti la progettazione preliminare e definitiva dell’impianto di illuminazione del parco industriale “Espace Aosta” in Aosta, degli impianti di videosorveglianza e di tele gestione delle reti idriche e tecnologiche delle aree “Espace Aosta” ed ex “Illsa Viola” in Pont Saint Martin, nonché dei correlati servizi di direzione dei lavori, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, di misura, contabilità ed assistenza. L’ammontare presunto del servizio da affidare è pari a euro 338.119,30 esclusi IVA e oneri previdenziali. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa ex art. 83 D.lgs. 163/2006. Le offerte dovranno pervenire all’indirizzo di questa società entro le ore 17 del 22/07/2010. Il bando integrale è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 68 del 16/06/2010. Responsabile del procedimento: dott. Ing. Massimo Centelleghe. CUP: C73F08000020009. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione E Amministratore delegato Geom. Livio Sapinet
COMUNE DI UDINE Ai sensi dell’art. 6 della Legge 25 febbraio 1987, n. 67 si pubblicano i seguenti dati relativi al BILANCIO PREVENTIVO 2010 e al CONTO CONSUNTIVO 2008 (1) (1)
I dati si riferiscono al penultimo consuntivo approvato
1 - Le notizie relative alle Entrate e alle Spese sono le seguenti: ENTRATE Previsioni di competenza Accertamenti da conto Denominazione da bilancio ANNO 2010 consuntivo ANNO 2008 Avanzo di amministrazione 0,00 Tributarie 34.252.500,00 20.306.765,70 Contributi e trasferimenti 67.858.208,00 72.249.001,59 (di cui dallo Stato) 3.196.777,00 4.476.466,03 (di cui dalle Regioni) 63.256.077,00 67.186.998,89 Extratributarie 32.864.740,00 31.672.344,66 (di cui per proventi servizi pubblici) 13.899.900,00 16.456.745,61 Totale entrate di parte corrente 134.975.448,00 124.228.111,95 Alienazione di beni e trasferimenti 56.598.700,00 15.204.819,84 (di cui dallo Stato) 0,00 0,00 (di cui dalle Regioni) 1.974.000,00 1.411.077,00 Assunzioni di prestiti 45.110.800,00 17.025.400,00 (di cui per anticipazioni di Tesoreria) 0,00 0,00 Totale entrate conto capitale 101.709.500,00 32.230.219,84 Partite di giro
19.240.000,00 255.924.948,00
Totale Avanzo applicato TOTALE GENERALE
255.924.948,00
Personale Acquisto di beni e servizi Interessi passivi Investimenti effettuati direttamente dall’Amministrazione Investimenti indiretti TOTALE
INVITO AD OFFRIRE Invito ad offrire per immobile di Velletri (RM) Si informa che sino alle ore 12.00 del giorno 19 luglio 2010 potranno pervenire presso gli uffici della Patrimonio dello Stato S.p.a. offerte per l’acquisto dell’immobile sito in Velletri (RM), “Carceri giudiziarie”, Via Castello 34, prezzo base € 2.380.500 Le offerte dovranno essere formulate conformemente alla “Proposta irrevocabile d’acquisto di immobile” scaricabile dal sito internet www.patrimoniodellostato.it e corredate dalla documentazione ivi elencata. Informazioni e chiarimenti potranno essere richiesti al n. 06.46977207
9.777.827,35
Totale spese di parte corrente Spese di investimento
136.975.448,00 99.709.500,00
126.712.875,52 33.756.617,43
Totale spese in conto capitale Rimborso anticipazione di tesoreria ed altri Partite di giro Totale Avanzo di gestione TOTALE GENERALE
99.709.500,00 0,00 19.240.000,00 255.924.948,00
33.756.617,43 0,00 14.423.726,47 174.893.219,42 3.363.197,48 178.256.416,90
255.924.948,00
ATTIVITA’ SOCIALI TRASPORTI 6.484.117,71 0,00 20.733.940,54 0,00 286.290,38 0,00
ATTIVITA’ ECONOMICHE 0,00 52.357,82 32.394,09
TOTALE 27.612.189,45 38.227.511,48 3.066.647,45
12.767.248,39
5.765.458,28
0,00
385.500,00
0,00
4.218.000,00
23.136.206,67
0,00 21.177.408,23
0,00 0,00
0,00 27.889.848,63
0,00 0,00
0,00 4.302.751,91
0,00 92.042.555,05
€ € €
9.081.309,28 0,00 9.081.309,28 (€ 0,00)
€
1.279,01
€ € €
364,50 514,53 399,99
3 - La risultanza finale a tutto il 31 dicembre 2008 desunta dal consuntivo - avanzo di amministrazione del conto consuntivo dell’anno 2008 - residui passivi perenti esistenti alla data di chiusura del conto consuntivo dell’anno 2008 - avanzo di amministrazione disponibile al 31 dicembre 2008 - ammontare dei debiti fuori bilancio comunque esistenti e risultanti dalla elencazione allegata al conto consuntivo dell’anno 2008 4 - Le principali Entrate e Spese per abitante desunte dal consuntivo sono le seguenti: € Entrate correnti 1.253,93 Spese correnti di cui di cui € - Tributarie 204,97 - Personale € - Contributi e trasferimenti 729,26 - Acquisto beni e servizi € - altre entrate correnti 319,69 - Altre spese correnti IL SINDACO - PROF. FURIO HONSELL (F.to in originale)
TRIBUNALE DI PALMI
PATRIMONIO DELLO STATO S.p.a.
116.935.048,17
11.924.453,00
0,00 38.672.546,28
CONCORDATO PREVENTIVO 1/2010 Giudice Dott. Pietro Viola Commissario Giudiziale Dott. Carmelo Stracuzzi Il Tribunale di Palmi - Sezione Civile con decreto in data 17/05/2010 dep. 19/05/2010, ha dichiarato aperta la procedura di concordato preventivo dell’impresa Fincedi Calabria S.p.a. ora in liquidazione con sede in San Ferdinando alla II zona Industriale Area ASI. Il Tribunale ha delegato alla procedura il Giudice Delegato Dott. Pietro Viola ed ha nominato Commissario Giudiziale il Dott. Carmelo Stracuzzi con studio professionale in Reggio Calabria (RC) Via Cardinale Portanova, 128, fissando la data del 07/07/2010 ore 10.00 per l’adunanza dei creditori presso l’aula ex Corte d’Assise del Tribunale civile di Palmi, alla via Roma n. 28. Il Commissario Giudiziale Dott. Carmelo Stracuzzi
Sede: Via Versilia, 2 - 00187 Roma - Capitale Sociale € 1.000.000,00 interamente versato
125.050.995,00
AMMINISTR. GENERALE ISTRUZIONE CULTURA ABITAZIONI 17.716.273,23 3.411.798,51 0,00 7.460.111,67 9.981.101,45 0,00 728.912,99 2.019.049,99 0,00
AVVISO DI ESITO DI GARA Si rende noto che la gara del 27/05/2010, relativa al servizio di prelievo e smaltimento di percolato di discarica RSU non pericoloso (CER 190703) CIG: 0455670EC3, prezzo posto a base dell’appalto €/tonn. 67,00 oltre IVA, di cui €/tonn. 2,345 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso, è stata aggiudicata alla ditta Capizzello Salvatore di Gela con un ribasso unico del 1,111%, pertanto il prezzo di aggiudicazione risulta essere €/tonn. 63,937 + €/tonn. 2,345 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso, per un totale di €/tonn.66,282 oltre IVA. Imprese partecipanti n. 1 - Impresa ammessa n. 1 - Capizzello Salvatore di Gela. Il R.U.P. - Arch. Calogero Alessi
Via F.M. Preti, 36 Telefono 0423/735707 - Telefax 0423/735809 PUBBLICAZIONE ESITO GARA Affidamento in concessione del “Servizio di ristorazione scolastica a favore di alunni delle scuole dell’infanzia e primarie del Comune di Castelfranco Veneto - Periodo 1.1.2010 30.6.2013”. Criterio: offerta economicamente più vantaggiosa (art. 83 D.Lgs. 163/2006). Ditte partecipanti: n. 2. Data di aggiudicazione: 29.4.2010. Aggiudicatario: GEMEAZ CUSIN S.p.A. con sede a Milano. Importo affidamento: Euro 2.320.560,00.=, calcolato per l’intero periodo (I.V.A. esclusa) per un numero complessivo presunto di 504.000 pasti, di cui Euro 7.200,00.= per oneri di sicurezza derivanti da rischi interferenziali. Pubblicazione: siti www.comune.castelfranco-veneto.tv.it e http://www.rveneto.bandi.it. IL DIRIGENTE DEL SETTORE SEGRETERIA GENERALE Dott. Carlo Sartore
Disavanzo di amministrazione Correnti Rimborso quote di capitale per mutui in ammortamento
2 - La classificazione delle principali spese correnti e in conto capitale, desunte dal consuntivo, secondo l’analisi economico funzionale è la seguente:
ATO Ambiente CL 1 S.p.A.
COMUNE DI CASTELFRANCO VENETO
14.423.726,47 170.882.058,26 7.374.358,64 178.256.416,90
SPESE Previsioni di competenza Impegni da conto da bilancio Anno 2010 consuntivo ANNO 2008
Denominazione
CITTA’ DI SIRACUSA Si rende noto che il giorno 14.07.2010 alle ore 10,00 sarà esperita l’asta pubblica per l’affidamento del Servizio di progettazione, fornitura, installazione, formazione, assistenza e gestione del sistema informativo del Comune di Siracusa CIG 0457161D2D. Pubblico incanto ai sensi del D.L.vo n. 163/2006 e s.m.i.. Modalità di aggiudicazione: con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 del D.L.vo n. 163/2006 con le modalità di cui all’art. 1.3 del Capitolato d’oneri. Scadenza presentazione offerta entro le ore 12.00 del giorno 12/07/2010. Importo a base d’asta Canone annuo € 1.500.000,00 oltre IVA - art. 1.2 Capitolato Iscrizione C.C.I.A.A. per Categoria idonea al servizio - Durata del servizio: anni sette. Gli atti sono visionabili presso la Divisione Gare Piazza Adda n. 9 - 96100 Siracusa nei giorni dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9,00 alle 12,30. Dalla Sede Municipale, lì 18.06.2010 L CAPO SETTORE DOTT. GIUSEPPE ORTISI
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE di TRAPANI AVVISO DI SELEZIONE PUBBLICA, PER TITOLI ED ESAMI, CON RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO A TEMPO DETERMINATO (12 MESI) L’Università degli Studi di Milano - Bicocca ha pubblicato presso il proprio Albo, sito in Piazza dell’Ateneo Nuovo 1, Milano, il seguente bando: Selezione Cod. 3826: n. 1 posto Categoria EP Area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati - Requisiti di accesso: Diploma di laurea e abilitazione professionale e/o particolare qualificazione professionale. - Scadenza 05.07.2010. Il bando é inoltre pubblicato sul sito Internet dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca http://www.unimib.it. IL CAPO AREA PERSONALE Dott. Candeloro Bellantoni
AVVISO di avvenuta aggiudicazione Questa Azienda ha aggiudicato il contratto assicurativo: “RCT/O - Rischi diversi per il Presidio Ospedaliero S.A. Abate” per anni 1 alla Società “IGI Insurance Company Limited di Nottingham” per un premio annuo lordo di € 1.283.625,00. Per informazioni: tel. 0923/809632/634; fax 0923/809637. Il Responsabile del Procedimento Dott.ssa Anna Rita Rappa
MINISTERO DELLA DIFESA - ARSENALE MILITARE MARITTIMO AUGUSTA Via Darsena s.n. 96011 Augusta (SR) ESTRATTO DI BANDI DI GARA Questo Arsenale Militare Marittimo indice le seguenti procedure ristrette accelerate per l’affidamento di appalti di servizi di rilevanza comunitaria (D.Lgs. n. 163/2006 e ss.mm.ii). 1. PR/11/10/UE - CIG 0497557505 - “Servizi a quantità indeterminata di manutenzione delle strutture varie della piattaforma, sovrastrutture, ponti, casse e sentine delle Unità Navali, dei Bacini e del Naviglio Minore”. Importo €. 160.000,00 di cui €. 4.500,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. 2. PR/14/10/UE - CIG 0497591115 - “Servizi a quantità indeterminata di manutenzione dei MM.TT.PP. delle Unità Navali classe Minerva, Cassiopea e del naviglio/mezzi minori”. Importo €. 150.000,00 di cui €. 3.750,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. 3. PR/15/10/UE - CIG 0497665E22 - “Servizio di revisione delle 8000 h dei MM.TT.PP. di Nave Spica”. Importo €. 200.000,00 di cui €. 5.000,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. 4. PR/16/10/UE CIG 0497701BD8 - “Rinnovamento/Ammodernamento impianti vari e strutture del sistema di piattaforma dell’RP 131”. Importo complessivo €. 270.000,00 di cui €. 6.750,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. 5. PR/17/10/UE - CIG 04977525F0 - “Servizio di rinnovamento della carena di Nave Borsini mediante fornitura e applicazione di ciclo di Carenamento a specifica STQ 002/C sull’opera viva, sulle appendici e sul bagnasciuga dell’Unità”. Importo € 190.000,00 di cui € 4.250,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. 6. PR/18/10/UE - CIG 0497913ACB - “Rinnovamento/Ammodernamento Impianti e strutture del Sistema di Piattaforma di Nave Borsini”. Importo €. 1.350.000,00 di cui €. 33.750,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. Tutti gli appalti sono esenti da IVA. Le domande di partecipazione dovranno pervenire all’indirizzo sopra indicato, pena l’esclusione, entro il giorno 12/07/2010. Le condizioni di partecipazione e la documentazione da allegare alle domande sono indicate nei bandi di gara integrali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, sulla G.U.R.I. e visionabili all’indirizzo internet http://www.marina.difesa.it/gare/index.asp?ente=033. Data di spedizione dei bandi: 15/06/2010. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Direzione Amministrativa di questo Arsenale ai seguenti recapiti: tel. 0931/420261-402-274; fax 0931/420261-262-264 o al seguente indirizzo di posta elettronica: mnarsen.au.amm@marina.difesa.it. Responsabile unico del procedimento: C.V.(G.N.) Salvatore Imbriani - Tel. 0931/420457. Il Direttore Amministrativo Dirigente - Dott. Ing. Antonio E. Del Bufalo BARI - Via P. Villari 50 Tel. 080 5760111 - Fax 080 5760126 Dal lunedi al venerdi 9-13 / 14.30-18
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BOLOGNA - Via S. Donato 85 Tel. 051 4201711 - Fax 051 4201028 Dal lunedi al venerdi 9-13 / 14-18 COMO - Piazza del Popolo 5 Tel. 031 243464 - Fax 031 303326 Dal lunedi al venerdi 8.30-12.30 / 14.30-18.30
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PALERMO - Via G. Sciuti 164 Tel. 091 306756 - Fax 091 342763 Dal lunedi al venerdi 9-13,30 / 15-18 PADOVA - Via Francesco Rismondo 2e int. 8 Tel. 049 6996311 - Fax 049 7811380 Dal lunedi al venerdi 9-13 / 14-18 PARMA - Strada della Repubblica 45 Tel. 0521 285102 - Fax 0521 289810 Dal lunedi al venerdi 9-13 / 14.30-18 TORINO - Corso Duca d’Aosta 1 Tel. 011 502116 - Fax 011 503609 Dal lunedi al venerdi 9-13 / 14-18 UDINE - Via G. Leopardi 25 Tel. 0432 501300 - Fax 0432 501410 Dal lunedi al venerdi 8.30-12.30 / 14.30-18.30 VERONA - Via Carlo Cattaneo, 26 Tel. 045 8011449 - Fax 045 8010375 Dal lunedi al venerdi 9-13 / 14-18
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Tendenze Un saggio di Bice Mortara Garavelli mostra come i modi di parlare influenzino la società
HENZE E MISHIMA, MUSICA PER EROI di PAOLO ISOTTA
I
l Festival di Spoleto si è sempre segnalato per il percorrere vie poco battute, talora sconosciute al pubblico e divenute storicamente vere e proprie rivelazioni. Ciò vale, naturalmente, non solo per i piccoli spettacoli, le gallerie d’arte che si aprono sulle strette strade della città. Vale in primo luogo per lo spettacolo inaugurale, sempre un testo di teatro musicale. Ma quest’anno la situazione è così complessa che potrebbe parer sfiorare la stravaganza se non avesse una sua solida ratio, che cercheremo di spiegare. Nel 1988 il più grande compositore vivente, già allora, Hans Werner Henze, scrisse per la Deutsche Oper di Berlino un’Opera da rappresentarsi in forma oratoriale, Das verratene Meer, tratta da un romanzo di Yukio Mishima che così si traduceva in tedesco; in italiano lo stesso romanzo è edito da Mondadori col titolo de Il sapore della gloria, onde ben si comprende come Mario Praz definisse la traduzione «la bella infedele». Il titolo autentico in giapponese è Gogo no eiko, del quale sconosciamo quale potrebb’essere la tra-
❜❜ Nichilismo giovanile
e una partitura come un mare in tempesta duzione italiana. Prima esecuzione assoluta, 1990. Ma nel 2002 il Maestro ebbe un profondo ripensamento e rimusicò il testo tedesco dopo esserselo fatto tradurre in giapponese. La prima della nuova versione è eseguita a Tokio nel 2003 con grande successo. Ma il compositore non è ancora soddisfatto. Aggiunge ulteriore musica nuova e ne prepara una versione che, sempre in forma di concerto, viene eseguita nel 2006. Le potenzialità drammatiche di questo testo sono però così forti che a Spoleto s’è deciso di far compiere a Gogo no eiko l’ultimo stadio e di rappresentarlo in forma teatrale pura. Yukio Mishima è il più grande scrittore giapponese del Novecento. Era un dandy profondamente occidentalizzato, omosessuale; ma nello stesso tempo un uomo capace di tendere la volontà fino all’estremo prima che non si spezzasse, un cultore nel profondo dell’animo dei valori tradizionali giapponesi, in primo luogo l’eroismo. Questa forma resta per noi la definitiva, anche perché sancita da un terribile suicidio rituale avvenuto in pubblico di Mishima stesso con i suoi adepti. Gogo no eiko è dedicato al nichilismo adolescenziale e all’odio che gli ado-
Retorica, quando la verità è relativa Oratori, predicatori, pubblicitari: usi e abusi delle tecniche di persuasione di CESARE SEGRE
lescenti hanno per gli adulti. Il protagonista è un tredicenne che vive con la madre, da otto anni giovane e bellissima vedova. La spia, la desidera. Un vero uomo, un ufficiale di Marina, conosce la donna: la possiede mentre il figlio spia da un buco della sua camera. Vuole sposarla. Il ragazzo fa parte di una banda di adolescenti che, affetti da un nichilismo, mi ripeto, pre-zaratustriano, decidono di attirare l’ufficiale in una trappola e ucciderlo. Il sipario cala sull’impiccagione di un corpo già senza vita. Naturalmente, i protagonisti teatrali non possono essere adolescenti: le voci sono quelle di tenore lirico spinto, di basso, di baritono, con l’eccezione di un controtenore. La finzione teatrale di Henze è che noi li vediamo per tali. Sono cinque compreso il tredicenne, e uno dei vertici della partitura è fatto da insiemi a cinque voci che con un accompagnamento dell’orchestra a volte alleggerito, a volte come un mare in tempesta, ricreano il madrigalismo rinascimentale di Luca Marenzio. L’ultimo ensemble è a sei voci, partecipandovi anche il sacrificaturo ufficiale. La partitura, diretta con vera competenza e amore da Johannes Debus, vuole molti strumenti a percussione chiari, specie per le zone ove il tempo deve fermarsi per estatiche parentesi. Ma son poche. Per il resto è un continuo combattimento dell’orchestra con se stessa, non senza lo sviluppo di nuclei tematici ben presto enunciati. Un altro dei vertici è una splendida Aria di coloratura che la vedova dedica all’idea del suo vestito nuziale, cantata in modo sopraffino da HiYe Son. Gl’interpreti sono tutti ottimi anche nella recitazione, in questa sorprendenti, si potrebbe dire: ma per la gran parte non sono giapponesi bensì coreani, talché il loro rapporto con la lingua dell’opera è lo stesso che avrebbe un italiano cantante in marocchino. Perciò sulla loro dizione, invero chiarissima, non possiamo esprimerci; citare i loro nomi è per un italiano inutile. Giorgio Ferrara, al suo debutto nella regia lirica, non solo è maestrevole nel creare per la prima volta la recitazione di un testo che nelle grandi linee musicali già la possiede: di lui ammiriamo la concezione scenica che un nome glorioso come Gianni Quaranta gli realizza, una serie di liste di legno che s’intersecano spostandosi in senso orizzontale e verticale, creandosi così ogni volta il luogo teatrale. Ch’è definito anche da leggeri pannelli mobili e scorrevoli, alla giapponese, e che pure sono protagonisti di alcune scene più drammatiche dello spettacolo, come il voyeurismo del tredicenne. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Aste
Hitler detenuto modello, scrive e chiede sconti per una Mercedes «Non beve, non fuma e accetta tutte le limitazioni». Così Otto Leybold, direttore del carcere di Landsberg am Lech, descrive il detenuto Adolf Hitler che stava scontando nove mesi di carcere, dal 1˚ aprile al 20 dicembre 1924, per il tentato putsch a Monaco del dicembre 1923. Concentrato nella stesura del Mein Kampf, Hitler aveva condizioni di favore: poteva ricevere regali e incontrare amici come il generale Erich Ludendorff. Tra le carte anticipate da «Der Spiegel» e che saranno messe all’asta da un privato, la lettera a un concessionario Mercedes in cui Hitler chiede uno sconto.
S
e guardiamo in un dizionario, vedremo che sulla retorica s’intrecciano definizioni contrastanti. Da un lato è «l’arte che tende a persuadere del giusto e dell’ingiusto mediante l’uso di appropriati strumenti linguistici» o la «tecnica della realizzazione dei mezzi espressivi», dall’altro è «un modo di scrivere o di parlare pieno di ornamenti o di ampollosità e privo di impegno intellettuale e di contenuto affettivo». Le notazioni negative aumentano con l’aggettivo retorico, che vale «vuoto e ampolloso», e con retoricume, che è un «discorso o scritto pieno di concetti convenzionali». Di fatto, tutta la letteratura classica, a partire da Aristotele, si fondava sull’uso appropriato della retorica e i trattati di retorica si sono moltiplicati nei secoli sino ad oggi, talora annoiando con la minuta classificazione delle «figure», cioè dei procedimenti che la retorica usa: che so, l’anadiplosi o la preterizione, la metonimia o l’ellissi. Quanti cercarono di affermare un modo di esprimersi più libero e inventivo fecero guerra alla retorica e di qui vengono le definizioni spregiative. Ma anche loro, inevitabilmente, della retorica erano buoni utenti. Oggi siamo in grado di dare giudizi più equilibrati, anche perché ci siamo resi conto che figure retoriche e testo non sono separabili: le figure fanno tutt’uno col testo, non sono un’ornamentazione aggiunta in un secondo tempo. Anzi, si è persino cercato di riformulare con criteri moderni le classificazioni retoriche (alludo al «Gruppo» di Liegi e alla «linguistica testuale»). Sappiamo per esempio che l’intera articolazione della lingua è sorretta da procedimenti espressivi che poi la retorica ha descritto: diciamo tutti che lo stupore ci ha fatti «di sasso», che «bruciamo di desiderio» o che «abbiamo fame di successo»; definiamo l’epidermide di una ragazza «pelle di pesca» e identifichiamo un violento con «una tigre»; attenuiamo una lode negandone il contrario: «non è uno stupido» significa «è piuttosto intelligente»; azzardiamo un «moriamo di fame» quando abbiamo solo appetito. In più, è proprio la struttura dei nostri discorsi che spesso realizza figure retoriche: i bellissimi discorsi di Barack Obama sono spesso intrecciati su anafore, cioè presentano due o più frasi che iniziano con le stesse parole. Si tratta di un procedimento caro ai predicatori. Ed eccoci appunto a un altro motivo d’interesse. La retorica è uno degli strumenti della persuasione, come già sapevano i teorici antichi. La persuasione, lo ha sostenuto in particolare il filosofo belga Chaïm Perelman, riguarda tutte le opinioni non suffragabili da una dimostrazione logica. Quando non abbiamo a che fare
con verità assolute, ma con verità passibili di continue revisioni e approfondimenti, la persuasione ci offre delle tecniche per convincere chi ci ascolta: esse s’identificano spesso con le figure retoriche. Le verità «relative» sono proprio quelle con cui c’incontriamo più spesso, dato che quelle assolute rinviano di preferenza all’ambito ristretto delle matematiche e della logica. Questo allargamento di campo carica però la retorica di responsabilità gravissi-
me. Perché se è vero che la persuasione può avere un’utilità pratica anche nella vita quotidiana, essa però può diventare un’arma micidiale, se viene usata per propugnare concezioni e idealità inumane e criminali o anche solo se la si mette al servizio di una pubblicità menzognera. Essere consapevoli di tutti questi aspetti della retorica ci può rendere migliori utenti delle sue possibilità e può favorire un’analisi critica dei discorsi che ci circondano. Bice Mortara Garavelli, della scuola di
(REMBRANDT, «ARISTOTELE CON UN BUSTO DI OMERO», 1653, METROPOLITAN MUSEUM OF ART, NEW YORK)
«Gogo no eiko» al Festival di Spoleto
Torino, si è occupata di stilistica e di «linguistica testuale», del linguaggio giuridico, di storia della punteggiatura e ha scritto un diffusissimo Manuale di retorica. Torna ora all’argomento in forma più agile e discorsiva (Il parlare figurato. Manualetto di figure retoriche, Laterza, pp. 180, e 12). Sin dall’inizio ci illustra le impostazioni tra le quali ha scelto e scelto bene. Invece di seguire le classificazioni correnti, ha cercato di arrivare alle loro ragioni, pur tenendo conto della terminologia, e anzi dando sempre etimologia e traduzione dei termini greci e latini. Abbiamo perciò capitoli dai titoli molto ariosi, per esempio «Come creare significati complessi», «Giocare con le parole», «Mettere davanti agli occhi», «Raffigurare con i suoni». Gli esempi sono tutti originali, tratti spesso da poeti e prosatori contemporanei, e commentati con sagacia. E ci sono felici divagazioni, come quella sul concetto di «figura» o «tipo», fondamentale per capire gli antichi testi cristiani. Per esempio «Beatrice è figura, typos, di Cristo che è l’antitypos, il personaggio da scoprire in controluce». Bella la divagazione sull’ironia, che termina così: «L’ironia può condire questo o quel modo (di parlare), ma non si identifica con nessuno perché, nella sua essenza originaria, è pudore, è mescolanza di riso e di pianto». E non mancano notazioni divertenti. «Chi ha detto: "Siamo obesi di lavoro" voleva dire oberati. Potrebbe trattarsi di un lapsus, che è un’altra causa scatenante della paronimia. C’è chi ha fatto collezioni di malapropismi (li chiamano svarioni, castronerie, eccetera) e li racconta come barzellette. "C’erano branchi di nebbia così spessa che non si vedeva neppure la mezzadria della strada"». La Garavelli è una guida sapiente tra le nebbie, ma anche le luci, del parlare figurato. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Confronti
L’EUROPA LAICA E LA SUA STORIA Il «Corriere della Sera» ha pubblicato il mese scorso un’intervista di Nuccio Ordine a Jacques Le Goff, occasione per una riflessione sulle radici dell’Europa e sul percorso intellettuale dello storico francese. Sui temi affrontati da Le Goff è tra gli altri intervenuto, su «Avvenire» del 5 giugno, Franco Cardini, che ha sottolineato «l’entità morale e religiosa» che il continente ha assunto nel Medioevo.
(FOTO DANILO DE MARCO)
Elzeviro
di JACQUES LE GOFF
T
emo che la mia intervista sull’Europa apparsa sul «Corriere della Sera» del 29 maggio abbia ferito alcuni cattolici italiani che hanno mal interpretato il mio testo. È vero che io affermo che l’Europa non è una creazione cristiana e che l’Europa di oggi è e deve essere laica, ma in quanto storico non posso evidentemente negare che almeno dal IV secolo il cristianesimo ha profondamente caratterizzato la civiltà europea e resta, a questo titolo, una componente essenziale delle sue radici. Questa precisazione è rivolta, in particolare, al mio caro amico Franco Cardini per il quale nutro, come storico e come uomo, molta ammirazione e affetto. (Traduzione di Anna Chiara Peduzzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Storie «Gli incendiati» di Antonio Moresco: una ballata nera tra sesso e romanticismo
Due disperati in cerca di un’apocalisse (e di riscatto) di CINZIA FIORI
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na ballata romantica e nera, a tratti eroica, persino sublime. Amore e morte, abbracci e spari. Ancora una volta Antonio Moresco ibrida i generi e cala i suoi personaggi in uno scenario apocalittico. Dopo le oltre mille pagine e i quindici anni dedicati ai Canti del Caos, ci consegna Gli incendiati (Mondadori), un romanzo di 182 pagine, scritto di getto, germinato da due personaggi dei Canti. Un nucleo di pensiero disperato genera il protagonista e, lontano da ogni nichilismo, si risolve nel fuoco di un’esaltazione narrativa estrema. Lui è un killer che incontra lei ai margini della catastrofe della sua vita e di un incendio che accerchia il lungomare per famiglie dove si è rifugiato. Con quattro parole: «Vuoi bruciare con me» lei, prostituta circassa, lo accende di fervore restituendogli la vita. Così inizia la loro ballata — due contro il mondo intero — sostenuta da una straordinaria coerenza stilistica. Le doppiette di ag-
Antonio Moresco (Mantova 1947) è autore del romanzo «Gli incendiati», Mondadori, pp. 182, e 18,50
gettivi, congruenti ma un po’ stupefacenti, danno alla prosa un’impronta espressionista e ritmano le frasi di una prosa d’azione, che qui si concede allitterazioni e persino qualche ripetizione a refrain. L’effetto è vagamente pop, l’atmosfera fumettara, dimostrando così che la narrazione di Moresco può essere seducente, ovunque ci conduca. E ci porterà oltre la morte, in una spaccatura dello spazio-tempo, dove i corpi continuano a vivere e ad agire. In quel mondo parallelo, che propone una notte senza fine — ossia l’attimo del decesso dilatato — i protagonisti partono in macchina e vedono levarsi al loro passare le vittime delle nostre guerre recenti: Croazia, Bosnia, Serbia, Cecenia. Una folla di morti, eroica e muta, si riunisce sotto la guida di lei (e di lui indissolubile da lei) per andare armata delle armi rubate ai vivi all’unica paradossale guerra giusta. È uno degli oltremondi di Moresco, ormai costante poetica di un autore che sfonda le nostre convenzioni di realtà perché le considera cie-
camente limitate. Finché, con un nuovo (più confuso) sfondamento, l’autore sconnette ciò che ha appena creato, mette a confronto morti e vivi che si sparano addosso morendo o ri-morendo, e fa ri-morire la coppia morta in un rogo romanticamente suicida che porta i corpi oltre al dolore, a una percezione selettiva del piacere che nasce dalla fusione assoluta. In un romanzo costellato da fughe nel buio, soccorsi armati, sparatorie, segnato dalla denuncia visionaria e allegorica delle nuove schiavitù, gli amplessi non si contano: perché la brama è urgenza di vita. Lo scopo è giungere «a toccare la radice unica del maschile e del femminile» per entrare nella stessa visione, per conoscere l’amore, ardere insieme libe-
Origini Da due personaggi dei «Canti del Caos» nasce questa nuova storia
rando una nuova energia. Il sesso diventa così una via mistica. La mistica dei quanti o, meglio, di quell’antimateria che pare ispirare buona parte del racconto. Delle «radici sessuali che ci sono al centro della vita e della morte dei corpi», l’autore scrive già all’inizio. Ed è proprio il suo punto di vista sui corpi ad essere unico e caratteristico. Moresco non fa che descriverli. La sua è un’osservazione anatomica, totalmente straniata. Come se quei corpi accessori, quegli ammassi di carne, che quasi non coincidono con il sé, fossero così ignoti da necessitare di essere raccontati ex novo. O forse per l’ultima volta. C’è un’urgenza nell’ossessività descrittiva, nell’aggettivazione accuratamente degradata che fa pensare a Pasolini. Ai sui corpi come luogo della storia. Corpi denuncia, quindi, corpi ostentati per raccontare lo stato delle cose. Ossia corpi sulla soglia di un altro sfondamento, di un passaggio di specie che, Moresco ci avvisa, è dietro l’angolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Lettere al Corriere
SOCIALISTI E COMUNISTI NEL 900 A VOLTE ALLEATI, SEMPRE NEMICI
Risponde Sergio Romano Quali furono, a suo avviso, le cause della separazione tra comunisti e socialisti dopo l’esperienza del Fronte popolare delle elezioni del 1948, stante la comune origine marxista? Tale separazione, che non fu più ricomposta e segnò in senso negativo la storia della sinistra italiana, mi appare ancora oggi incomprensibile anche perché Togliatti e Nenni compirono un passo indietro di quasi trent’anni, ancorandosi idealmente al congresso di Livorno del 1921 che aveva sancito la scissione dal partito socialista del neocostituito Partito comunista d’Italia. Stefano Bartolomei ste.bartolomei@tiscali.it
Caro Bartolomei, ue precisazioni anzitutto. La definitiva rottura del fronte comune, formato da socialisti e comunisti, non avvenne subito dopo le elezioni del 1948, ma nel 1956 quando Pietro Nenni, dopo la repressione sovietica della rivoluzione ungherese, restituì all’Urss la decorazione che gli era stata conferita qualche anno prima. La «comune origine marxista» dei due partiti, in secondo luogo, lascia intendere una sorta di fratellanza che non caratterizzò mai i loro rapporti. Se il nonno comune era Marx, il padre dei comunisti era Lenin e quello dei socialisti soprattutto Eduard Bernstein, il grande riformatore
CELIBATO ECCLESIASTICO
mai in fatti concreti.
I tempi della Chiesa
Caro Romano, in merito alla sua risposta sul celibato ecclesiastico («Corriere», 2 giugno) e alle motivazioni per cui nella Chiesa cattolica d’Occidente il viene considerato consustanziale al sacerdozio rigorosamente maschile, lei ritiene che la questione sarà superata. Da sacerdote che ha lasciato la Chiesa per contrarre matrimonio, mi permetto di farle osservare che superare la questione del celibato significa, per questa Chiesa fortemente gerarchica, mettere in discussione una serie di sicurezze che sono consequenziali al problema celibatario e che toccano interessi materiali che uomini più di potere che di Dio non hanno la minima voglia di mettere in discussione. Con mia moglie, da anni, cerchiamo d’essere vicini a donne in crisi o a preti in crisi e le assicuro che — per la nostra modesta esperienza — quando si cerca d’aiutare questa gente rivolgendosi al vescovo o al vicario generale della diocesi di competenza o non c’è risposta o ci sono generiche affermazioni di solidarietà che non si traducono quasi
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
D
tedesco che sottopose le teorie marxiste a una rigorosa e stringente revisione. I «fronti popolari», come vennero definite le alleanze social-comuniste in Francia, Spagna e Italia, furono l’eccezione piuttosto che la regola e vennero creati soprattutto nei momenti in cui la formula conveniva alla strategia internazionale di Mosca. Nei Paesi conquistati dall’Armata Rossa i comunisti, quando presero il potere, trattarono i «compagni» socialisti molto peggio di quanto trattassero
Ernesto Miragoli www.webalice.it/miragoli
Anche James Carroll, l’ex sacerdote americano citato nella mia risposta, ritiene che il problema del celibato sia in realtà una questione di potere. Ma il concetto di potere e del modo in cui esercitarlo può cambiare. Fra la condanna del modernismo (1907) e il Concilio Vaticano II, che revocò di fatto quella condanna, corrono 52 anni. I tempi della Chiesa non sono quelli delle istituzioni laiche.
Italia), ma anche una nuova e fortissima concorrenza soprattutto spagnola e croata. Occorrerebbe imitare i concorrenti per riportare l’Italia in alto nelle classifiche di presenze turistiche. Antonio M. Orlando antor.9449@yahoo.it
ARTICOLO 41
Rischi della riforma
TURISMO
Si vuol riformare l’articolo 41 della Costituzione in merito alla libertà d’impresa e per districarsi dai lacci della burocrazia. La mia perplessità è una sola. Premesso che l’Italia rischia di essere devastata dal bubbone di mafia, camorra e ’ndrangheta, non si offre il fianco a queste
Concorrenza spagnola Si può notare da qualche anno a questa parte un calo di interesse da parte di turisti nordeuropei, specie britannici, verso il Belpaese: costi elevati; servizi non sempre all’altezza, collegamenti difficili (in particolare verso il Sud
gli esponenti dei partiti borghesi. Si potrebbe addirittura sostenere che gli anni del Novecento, sino alla caduta del muro e all’implosione dell’Urss, furono segnati, a sinistra, da un lungo duello fra socialisti e comunisti per la rappresentanza delle masse popolari. Vinsero alla fine i socialisti e ne avemmo una pratica dimostrazione quando constatammo che negli ultimi anni del secolo i tre maggiori Paesi europei erano governati da Lionel Jospin in Francia, Gerhard Schröder in Germania, Tony Blair in Gran Bretagna. Là dove non erano al potere i socialisti rappresentavano pur sempre la parte più consistente dell’opposizione e si prepara-
vano alle elezioni con buone possibilità di successo. In Italia, come sappiamo, le cose andarono diversamente. La maggioranza del Partito comunista rinunciò alla ragione sociale, ma conservò una parte importante della leadership e dei quadri, il partito socialista, invece, fu travolto dagli scandali di Tangentopoli. Il Pci, sia pure dimezzato e sotto diverso nome, partecipò a diversi governi per sette anni; mentre parecchi eredi del Psi sopravvissero, a titolo individuale, nel partito di Silvio Berlusconi. Una storia alquanto diversa da quella delle altre democrazie occidentali.
organizzazioni criminali di mettere su imprese o aprire attività commerciali dal momento che basta una semplice autocertificazione?
potrebbero indignare e noi siamo tutti più poveri e saremo tanto più ignoranti.
Antonella Policastrese antonella.policastrese@live.it
NELLA SCUOLA
L’arte «cenerentola» La storia dell’arte silenziosamente ma inesorabilmente se ne va dalla scuola. Nei pochi indirizzi di studio dove rimane le ore diminuiscono, tanto da farla diventare la cenerentola della didattica, in altri sparisce completamente. Questo è veramente sconcertante in un Paese come il nostro la cui storia è incomprensibile senza la conoscenza del nostro patrimonio artistico. Questo lo diceva Giulio Carlo Argan. Oggi non ci sono più né gli Argan né gli Zeri, i Longhi, i Pallucchini che si
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Lucia Simonetto, Padova
TERZA MEDIA
I test Invalsi Sono il padre di un ragazzo che in questi giorni sta affrontando gli esami di terza media, i suoi primi esami visto che quelli di quinta elementare sono stati, a mio avviso giustamente, aboliti. Ha sostenuto quattro scritti (in Alto Adige dove viviamo c’è anche la prova di tedesco) e fra una prova e l’altra c’era la famigerata prova Invalsi. Sul sito del «Corriere» l’ho trovata e mi è sembrata per dei ragazzi di 14 anni veramente difficile, piena di trabocchetti inutili. Con questo test cosa voleva dimostrare il ministro? Paolo Castellani paolocastellani1@alice.it
PARADOSSI
Fisco e vuvuzela La tua opinione su corriere.it
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
Laureati: in ritardo ma con esperienza meglio che in corso solo con pratica accademica. Siete d’accordo?
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Sì
69,2
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No 30,8
La domanda di oggi Dopo i due modesti pareggi con Paraguay e Nuova Zelanda, la Nazionale italiana riuscirà a qualificarsi?
Leggo di una folla di più di cinquecento persone per le vuvuzela. Quando potremo leggere di altrettanta folla in coda per regolarizzarsi con il fisco? Ferdinando Piccini ferdinando.piccini@alice.it
Interventi & Repliche Università: crisi e illusioni Ernesto Galli della Loggia («Università tra illusioni e pregiudizi», Corriere del 5 giugno) riepiloga con rigore i fattori di crisi delle università: «Dietro una facciata di estrema democraticità costruita negli anni 60-70 (…) è venuta crescendo contemporaneamente una struttura inefficiente e sperperatrice», così che, nelle classifiche internazionali le università italiane (tranne poche e solo quelle con accesso selezionato) sono fra le peggiori: e andranno peggiorando anche per effetto che nei concorsi (ben pochi, così che non c’è adeguato rinnovamento dei docenti), sui criteri di meritocrazia, spesso prevalgono i collegamenti familiari, di «talamo» e di affari. Ma, a mio avviso (ahimè, una esperienza diretta di oltre mezzo secolo!),
la grande «illusione» è derivata dall’aperto accesso e dalla rilassatezza nel giudicare gli studenti così da considerare le lauree una meta facilmente raggiungibile, magari con molti anni fuori corso, ben oltre i 23/24 anni, ma senza assicurare una preparazione per l’inserimento nella vita attiva: e di qui il tentativo di acquisirla attraverso master e corsi, con aggravio delle spese per le famiglie costrette a mantenere i giovanotti (non solo i «bamboccioni»). Ma la grande illusione di chi li mantiene, è che la laurea consenta uno status di sicurezza per l’avvenire. Quindi università ingolfate, spesso ridotte a «esaminifici» con danno per gli studenti, per le famiglie e per il Paese. Occorre quindi smitizzare l’università e far comprendere ai giovani (e ai genitori) che ben più dignitosi e proficui sono gli istituti
tecnici (che sfornavano ottimi ragionieri e geometri a 18 anni pronti per la professione) e le scuole professionali, anche quelle per lavori manuali che di certo consentono un più pronto e più remunerativo inserimento nella società. Nelle parole del ministro Gelmini questo sembra essere l’auspicio, ma è urgente passare dalle parole ai fatti concreti, senza attendere il regionalismo, la cui auspicata attuazione non è di domani. Victor Uckmar, Genova
Il congedo di paternità In Portogallo la legge sul congedo di paternità obbligatorio è in vigore dal 2002. In Italia se ne è cominciato a parlare (Corriere, 14 giugno). Oggi il congedo è facoltativo. È richiesto dal 4
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Giulio Lattanzi
Particelle elementari di Pierluigi Battista
I nuovi interpreti del «pensiero elastico»
I
dirigenti del Partito democratico hanno il dovere di contrastare il governo, il premier, l’attuale maggioranza parlamentare, ma non possono bisticciare puerilmente con la lingua italiana, la logica, il senso comune, il significato delle parole. E invece perfino un esponente solitamente misurato del Pd come Enrico Morando sul Riformista reagisce scompostamente a chi, come Fabrizio Rondolino, ricordava l’impressionante somiglianza dell’attuale, deprecata, legge sulle intercettazioni con il programma elettorale dei Democratici, non di un secolo, ma appena di due anni fa. «Una caz…a impressionante»: che poi non sarebbe il programma del Pd, ma la lettura che se ne darebbe ora. Ah sì, una fesseria impressionante? E allora leggiamo quel testo del Pd di due anni fa, per l’esattezza del febbraio 2008: «Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze ammesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali». Chiaro? Chiarissimo: dato che chi «pubblica» la «documentazione relativa alle intercettazioni» sono i giornali, se si stabilisce il «divieto assoluto di pubblicazione» di quella documentazione fino al termine dell’udienIntercettazioni: za preliminare, vuol dire che i se il Pd giornali non possono far altro «non pubblicare» le interdimentica le sue che cettazioni. Vietato. Proibito. proposte (quando Interdetto, fino «al termine preliminare». C’è le fanno gli altri) dell’udienza molta differenza con quanto propone attualmente il centrodestra? Non tanta. E dunque, se la legge attualmente proposta dalla maggioranza è l’anticamera del fascismo, due anni fa il Pd se ne stava facendo promotore. Se è un bavaglio, era bavaglio anche allora. Se è liberticida, non lo è in misura molto diversa da quella suggerita dal programma elettorale di chi oggi esprime con allarme il proprio dissenso. Invece, da parte del Pd si dice che non hanno capito gli altri. Invece di giustificare un così radicale mutamento di opinioni nel giro di due anni, se la prendono con gli esegeti. Invece di spiegare, negano la realtà delle parole. Ma due sono i casi. O hanno affidato la stesura del programma elettorale a un alieno, rivelatosi in corso d’opera un sabotatore, senza neppure controllarne il lavoro. Oppure confermano l’indistruttibile legge che regola i comportamenti politici dei partiti della Seconda Repubblica: le cose che proponiamo noi sono buone solo se le facciamo noi e diventano un delitto se le fanno gli altri. Invece del pensiero debole, il pensiero elastico. Invece di una misura unica, una misura doppia. Davvero «impressionante», come sostiene il senatore Morando: la propria disinvoltura, non l’interpretazione degli altri.
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per cento dei neopapà. La proposta di legge prevede 4 giorni di congedo e mi sembra opportuna, perché parte dalla famiglia mettendo sullo stesso piano i papà e le mamme. La presenza del papà 24 ore su 24 non potrà che giovare al bebè, alla famiglia e alla società. Fabio Sicari, Bergamo
Pneumatici fuori controllo Il 50% degli automobilisti (Corriere, 17 giugno) viaggia con gomme usurate rischiando di provocare incidenti stradali, ma dopo mille cambiamenti del codice della strada non sono previsti né controlli né sanzioni: nei miei 55 anni di patente, nessuno mi ha mai controllato gli pneumatici. Lionello Leoni, lionello.leoni@alice.it
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Alberghi d’Italia Hotel al top dell’ospitalità
LA DOLCE VITA IN ROSA All’insegna del film di Fellini l’edizione 2010 della Notte Rosa D
a Comacchio a Cattolica: i110 km della riviera romagnola si tingeranno di rosa il weekend del 2-4 luglio. Ritorna, per la quinta edizione, la Notte Rosa all’insegna de “La dolce vita”. Il celebre film di Federica Fellini compie quest’anno 50 anni e i suoi protagonisti Anita Ekberg e Marcello Mastroianni campeggiano sul manifesto ufficiale della manifestazione. L’atmosfera della dolce vita aleggerà in riviera per tutto il fine settimana, con mostre fotografiche, teatro, reading, proiezioni, ma anche spettacoli, musica, concerti. A Rimini, ad aprire musicalmente venerdì 2 la Notte Rosa, ci saranno il vincitore di X Factor Marco Mengoni e gli Afterhours, seguiti da Mario Biondi e Nicola Piovani. Sabato 3, invece, al 105 Stadium si terrà lo spettacolo comico “Notte Rosa Ridens”, mentre per le strade e le piazze compariranno, a sorpresa, le chiocciole rosa giganti di Cracking Art Group.
musicale” dell’inedito trio Malika Ayane, Nina Zilli e Giuliano Palma, in concerto in piazzale Roma. A Cervia, rinomata per una delle spiagge più “cool” della riviera romagnola, Milano Marittima, si potrà scegliere tra lo spettacolo “Amarcord La dolce vita”, la voce ammaliante di Rokia Traoré e i racconti “C’era una volta Cervia…” al Museo del Sale. A mezzanotte in punto della prima serata (2 luglio), tutti in spiaggia con gli occhi al cielo, per assistere al fantastico spettacolo di fuochi d’artificio che unirà, in un unico concerto di colori, la riviera grazie a 25 postazioni. E per il rito del bagno di mezzanotte, appuntamento a Cesenatico, in una zona balneare appositamente protetta e illuminata. Nella stessa località sono previsti anche “Radio Bruno Estate” in concerto con Stadio, Zero Assoluto, Sonohra, Povia, il Mercatino delle tipicità romagnole e la serata di ballo latino. Appuntamento, allora, per la Notte Rosa, per festeggiare la quale la fantasia degli operatori ha inventato anche la lavatrice rosa, in cui si entra spenti e si esce illuminati di rosa! (foto, Archivio Fotografico Provincia di Rimini).
A Riccione, nella Villa Mussolini, si potranno ammirare gli scatti del paparazzo Marcello Geppetti sulle notti romane di via Veneto e una selezione di ritratti dei protagonisti de “La dolce vita”,presi sul set dall’operatore Arturo Zavattini. Domenica 4, alla sera, si potrà gustare la proiezione della copia originale del film sulla spiaggia. La sera prima si potrà apprezzare il “vintage A Milano Marittima, la località più cool della riviera Adriatica, esclusivo hotel quattro stelle sul mare, originale e solare, piscina, palestra, parcheggio, camere con aria condizionata regolabile, full comfort. Camere exclusive e de luxe in offerta speciale di benvenuto. Cucina internazionale e irrinunciabili delizie home made nella panoramica sala ristorante. Un angolo di paradiso a portata di click.
www.ospitalitalia.it - www.otravel.it Hotel ideale per famiglie con bambini, immerso nel verde della pineta, in zona tranquilla, 50 metri dal mare, piscina riscaldata, camere climatizzate con nuovi bagni, box doccia, asciugacapelli, wi-lan gratuita in tutte le camere, parcheggio recintato,biciclette,aria condizionata. Cucina curata. Animazione, mini-club, organizzato anche per lo sport: ciclismo, nuoto, corsa, vela. A 9 km da Mirabilandia.
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Torre Maura
Milano Marittima (RA) 0544.992217 www.hoteltorremaura.it L’Hotel Reggiana, gestito direttamente dai proprietari, si trova nel centro di Riccione, nel verde tra pini secolari, a 200 metri dal mare e da viale Ceccarini, salotto della città. L’albergo, totalmente climatizzato, dispone di una piscina riscaldata, parcheggio o garage a uso gratuito degli ospiti, cabine proprie al mare, biciclette. Particolare cura viene dedicata alla cucina con menu vari e stuzzicanti.
Cesenatico (FC) 0547.82209 www.hotelbeausoleil.it A soli 30 metri dalle terme di Riccione, l’hotel offre tutti i servizi per rendere indimenticabile una vacanza: camere con aria climatizzata e ampi balconi con vista sul litorale, ristorante con menu per bimbi, fitness center, piano bar, giardino, parcheggio e servizio spiaggia. Offerte all inclusive 7x6: settimana dall’11 al 17 luglio a 570 Euro a persona; settimana dal 18 al 25 luglio a 630 Euro a persona.
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Beau Soleil
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Una scelta raffinata per un’occasione di classe e di successo: Grand Hotel Des Bains, 5 stelle a Riccione, a pochi passi dal mare e dal famoso viale Ceccarini. In stile Liberty, avvolge gli ospiti in una magica atmosfera, comfort di altissimo livello, servizi di lusso, gastronomia di qualità. 70 camere, piscina sulla terrazza con solarium, nuovissima Spa, 3 ristoranti, centro congressi, garage sotterraneo.
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Des Bains
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Riccione (RN) 0541.600601 www.abnershotel.it
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Spettacoli
Horror e fantascienza La storia di un alieno giunto sulla Terra per andare a caccia di esseri umani è un successo nel 1987 con Arnold Schwazenegger. Il secondo film è del 1990 con Danny Glover protagonista. Nel 2004 è uscito «Alien vs Predator». Ora arriva «Predators»: a sinistra, un mostro del film
Hollywood Nuovo episodio della serie con l’attore premio Oscar per «Il pianista» di Polanski
❜❜ Muscoli
Gli allenamenti fanno bene al corpo e al cervello E credo nei film d’azione, non sono sottocultura
Nel 1987 Sopra, Arnold Schwarzenegger in «Predator». A destra Brody in «Predators», presto nelle sale
Torna la saga di «Predator» E’ Brody l’erede di Schwarzy «Anch’io culturista sul set per combattere gli alieni» LOS ANGELES — Anche un attore cerebrale e complesso come il Pianista di Polanski, il premio Oscar Adrien Brody, 37 anni, è pronto a tutto per Hollywood. Anche a trasformare il suo corpo magrissimo in quello di un temibile energumeno nonché mercenario capace di reggere il confronto nientemeno che con il culturista «storico» del cinema, Arnold Schwarzenegger. Così, People dedica questa settimana la copertina ai maschi con un fisico «bestiale» e Adrien entra in classifica grazie al film Predators diretto da Nimrod Antal. Nel nuovo episodio della saga cinematografica (la prima pellicola poi imitatissima uscì nel 1987 con Schwarzy che si barcamenava da body builder tra paura dell'ignoto, horror e fantascienza), ecco Brody armato sino ai denti, braccia così muscolose da fare invidia ai primi arrivati di un concorso di culturisti. Al suo fianco un drappello di uomini che buoni
non sono di certo (vanno di moda i bad guys a Hollywood), ma si trovano a combattere gli alieni predatori trasformandosi anche loro in Predators. Ennesima trovata per portare al cinema tutti i giovani. Così, Adrien, che attualmente è a Parigi sul set del nuovo film di Woody Allen, dopo mesi di riprese nella giungla e altrettanti in studios a Hollywood per gli effetti speciali e dopo aver incassato critiche splendide per Splice (un altro film horror fantascientifico in cui però appare nei panni di un magro scienziato) pregusta l'annunciato successo del blockbuster estivo, che presto uscirà in contemporanea nel mondo. Racconta: «Perché mai avrei dovuto rinunciare a questa sfida, che mi ha fatto bene e, con gli allenamenti, ha depurato e lavato il mio corpo e il mio cervello? Ritengo, poi, che que-
Armi Alice Braga, 27 anni, è nata a San Paolo (Brasile)
sto tipo di cinema possa non essere solo intrattenimento. Come è il caso di Avatar. E sono da sempre un fan di Alien o di Matrix. Non volevo certo perdermi in Predators la possibilità di lavorare con Laurence Fishburne, il grande Morpheus dei film con Keanu Reeves. La saga di Predator fa parte della storia del cinema, ha anticipato un certo tipo di storie e questa
Con Roman Adrien Brody sul set de «Il pianista» con il regista Roman Polanski. L’attore è stato premiato con l’Oscar nel 2003
volta abbiamo come produttore (alla guida dietro le quinte del nostro commando) Robert Rodriguez». Il regista del prossimo e davvero attesissimo Machete si è infatti riservato solo il ruolo da produttore con la
Nipote di Sonia
La guerriera Alice Braga, nuova stella LOS ANGELES — C’è sempre una ragazza palestrata nei film d’azione. In Predators il ruolo è toccato alla nipote di Sonia Braga, l’attrice brasiliana regina delle telenovelas anni ’70. Alice Braga, 27 anni, è Isabelle, ex cecchina infallibile di un commando, guerriera nata, abituata ad attacchi terroristici. Nel film è al fianco di Brody e di Tropher Grace. «Sono una fan di videogiochi e di Indiana Jones più che di telenovelas, con Ford ho recitato in Crossing Over».
Zia Sonia Braga
Fox di questo kolossal. Racconta ancora Adrien: «Ho imparato l'uso di ogni arma possibile per combattere gli alieni su un pianeta infestato. Sì, siamo una élite di mercenari e killer a sangue freddo, apparteniamo a un gruppo di disperati reduci da penitenziari, esperti di Yakuza, membri di pericolosi squadroni della morte. Ma quando ci troviamo braccati come predatori umani molte cose cambiano...» Rilanciato alla grande, Adrien Brody, che ha anche interpretato nel ruolo dell'ispettore Enzo Avolfi l'ultimo film, Giallo, di Dario Argento dichiara: «Io amo il cinema fumettistico, avrei sempre voluto diventare Dylan Dog e mi sono giocato questa carta divertendomi e faticando molto nelle riprese alle Hawaii persino in una zona desertica e pericolosa alle falde di un vulcano. Poi penso da sempre che ci siano anche istanze morali in certi film d'azione e di sangue: portano alla luce grandi conflitti, non solo muscoli. E, come per Manolete, ero assolutamente convinto della mia scelta. A darmi sicurezza nelle decisioni non è l'Oscar vinto per Il pianista grazie a un regista come Polanski, che ha tutto il mio appoggio in una battaglia non di redenzione, ma di rispetto per l'uomo che è diventato. Piuttosto, credo nella voglia di sperimentare: anche Clark Gable, Cary Grant, persino Spencer Tracy oggi si cimenterebbero con questo tipo di cinema, che unisce molti media spettacolari. Sì, anche i videogiochi che non sono di certo solo sottocultura: la nostra società si eccita con corse al potere e ambizioni sfrenate, io invece cerco di esorcizzarle anche con il mio lavoro, molto faticoso sin da quando ero a New York un magrissimo (e con un naso troppo grande) studente di recitazione con ambizioni shakespeariane». E Schwarzy? «Con i suoi film ha dato molto. Ha insegnato a tanti a essere un leader. Io ho provato con grande gusto a entrare nel suo ruolo convinto come sono che dentro ognuno di noi ci sia, liberato o imbavagliato, un Predator».
Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Spettacoli 43
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Il caso
Megan Fox La 24enne americana a «GQ»: «Avevo solo 14 anni e mi sono innamorata di una stripper russa di nome Nikita: sono riuscita a farla innamorare di me»
Drew Barrymore Californiana, classe 1975, a 7 anni protagonista di «E.T.», ha detto: «C’è sempre un innamoramento fisico nella più profonda amicizia femminile»
Provocazioni tra marketing e rivendicazioni di libertà Star Cameron Diaz, 37 anni
no bisessuale»), Angelina Jolie («Io bisessuale? Guardare il corpo di una femmina piace a tutte le donne»), Lindsay Lohan («Lesbica no. Bisessuale forse»). Ammicco e non ammetto, prometto e non permetto. Interviste e dichiarazioni che hanno il retrogusto del marketing, dell’uscita che fa moda perché i meccanismi della comunicazione li conosce bene chi fa spettacolo. Un’intervista a Playboy? Un bel titolo sul sesso fa il giro del mondo. Non sarà che per lanciare il suo Knight and Day Cameron Diaz è disposta a dire qualunque cosa? E la mora Megan? Sicuramente bella, forse furba come il suo cognome, alzi la mano chi ricorda il titolo di un suo film: la dichiarazione azzeccata, e oplà, una fotonotizia sicura. Come la moda saffo-hol-
Sacro e profano nelle «Tenebrae» di Cristina Muti
Anna Paquin Nata in Nuova Zelanda 27 anni fa, ha rivelato la sua bisessualità nello spot per una campagna a favore dei diritti dei gay
Da Cameron Diaz a Megan Fox: le dive «attratte» dalle donne MILANO — Donne che amano le donne, quarto romanzo mai scritto della trilogia di Millennium di Stieg Larsson, potrebbe avere la trama di certi film di serie b dove l’epidermide conta più del contenuto. Protagoniste, la bionda e la bruna. La cubano-tedesca e l’americana dal sangue franco-irlandese. Due che incarnano il codice della velina (inter)nazionale, due che popolano l’immaginario erotico da psicologia discount del maschio alfa, ma anche beta, che appena sente la parola «bisessuale» subito fantastica storie a buon mercato, teorizza il triangolo perfetto con due lati femminili. La chiamano la generazione Bi, che sta per bisex, ma anche per amBigua. Ammetto e non ammetto, vedo e non vedo. La bionda. Cameron Diaz a Playboy: «Sono attratta sessualmente anche dalle donne ma questo non vuole dire che possa innamorarmi di loro. Detto questo, non vuol dire che io sia lesbica». La mora. Megan Fox a GQ: «Avevo solo 14 anni e mi sono innamorata di una stripper russa di nome Nikita». Anche sul set preferisce baciare le colleghe, guai però a pensare che sia lesbica: «Non lo sono, credo semplicemente che tutti gli esseri umani siano nati con la facoltà di essere attratti da entrambi i sessi». Quelle della generazione Bi sono una schiera varia e assortita. Drew Barrymore («C’è sempre un innamoramento fisico nella più profonda amicizia femminile»), Anna Paquin («Sono Anna Paquin e so-
A Ravenna
Frasi ambigue sull’identità sessuale. Le ragazze che non vogliono più piacere (solo) agli uomini
lywoodiana del bacio tra donne nei pressi di una telecamera: Madonna che bacia Britney Spears e Christina Aguilera. Sandra Bullock con Scarlett Johansson e Meryl Streep. Selma Blair (La rivincita delle bionde) con Sarah Michelle Gellar (ammazzavampiri da telefilm). Il «lesbo kiss», l’anticonformismo che diventa conformista, fattura titoli sui giornali e in tv; per foto e video in homepage un angolo lo si trova sempre. Chissà che dietro il dilagare del saffismo light non ci sia addirittura la convenienza: tempo fa una ri-
Scarlett Johansson «Ci si veste per essere ammirate da altre donne. Se tutte osservano quello che indosso, sono felice»
RAVENNA — Il termine Tenebre si usa in termini soggettivi per identificare una condizione inquieta di smarrimento ma anche in termini oggettivi, nel senso per cui la liturgia della Settimana Santa si chiama appunto «delle tenebre». Non sempre però tali termini restano separati. Un processo di laicizzazione del sacro e di sacralizzazione dell’umano si riscontra per esempio nell’ossatura drammaturgica di Tenebrae, cantata video-scenica di Adriano Guarnieri che è stata rappresentata in questi giorni al Festival di Ravenna nella messinscena di Cristina Mazzavillani Muti. Non opera, non Oratorio, lo spettacolo è una sorta di azione concettuale ispirata a testi di Massimo Cacciari scelti dalla stessa Muti, che il compositore mantovano ha il merito di tradurre nella concretezza, onirica e materica insieme, di una musica piena di poesia e struggimento, di dilatazioni e dissolvenze, di tenebre e luci, di passato (tra gli ingredienti sonori c’è il canto gregoriano) e di presente (la scrittura è modernissima e trasformata elettronicamente), di armonia (più di quanto sembri) e di contrappunto (tantissimo). È una musica che tocca le corde più profonde dell’umano e che lo fa in modo viscerale e tenerissimo allo stesso
cerca aveva concluso che a Hollywood le attrici gay o bisessuali sono pagate meglio delle colleghe eterosessuali. Dietro però c’è anche il segno di tempi che cambiano. Un principio di sorellanza — ma qualcuno potrebbe anche chiamarlo femminismo — l’emancipazione 2.0 di donne che possono finalmente uscire dal cliché della bella che deve piacere solo all’uomo: finalmente donna-oggetto per altre donne, ecco il vero riscatto. Lo dice Scarlett Johansson: «Ci si veste per essere ammirate da altre donne. Ed è questo che conta per me. Se entro in una stanza e nessun ragazzo mi guarda non m’importa, ma se invece tutte le donne osservano quello che indosso, sono felice perché mi rendo conto che il mio stile ha colpito». Non solo la società, ormai anche la sessualità è diventata liquida: «Oggi, purtroppo, si tende ad etichettare troppo facilmente i gusti in fatto di sesso quando è un argomento così difficile da definire». Parola di Cameron Diaz.
In scena Un momento di «Tenebrae» a Ravenna
tempo: 100 minuti di forte tensione sonora (di più sarebbe troppo) che Cristina Mazzavillani rievoca e «dipinge» a sua volta collocando i cantanti-«sacerdoti» su una sorta di pulpito e animando l’azione attraverso i movimenti di un’attrice (Elena Bucci) e di una danzatrice (Catherine Pantigny), con le luci di Vincent Longuemare e le immagini video di Ezio Antonelli, per lo più giocate su dettagli «forti» delle tele di Caravaggio (chi più di lui seppe tratteggiare le tenebre?). Alla regista si deve anche la scelta di sovrapporre alla musica (ma fortunatamente solo in alcuni momenti) la recitazione in prosa dei testi di Cacciari, poiché la rete dei contrappunti vocali li rende incomprensibili al pubblico. Chiaro l’intento di «spiegare», ma perché non usare il solito, efficace escamotage dei sottotitoli? Ottimi i 14 strumentisti dell’Opera di Roma (dove il brano sarà rappresentato in ottobre) e la direzione di Pietro Borgonovo. Semplicemente fantastici i soprani Alda Caiello e Sonia Visentin e il controtenore Antonio Giovannini. Buon successo di pubblico, anche se non è mancata qualche sparuta disapprovazione.
Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA
Premi a «Baciami ancora»
La direzione del tg
Muccino superstar Mentana annuncia: al festival di Shanghai «Oggi firmo per La7» ROMA — Baciami ancora di Gabriele Muccino sbanca al Festival Internazionale di Shanghai che si è chiuso ieri. Vince infatti il Golden Globet Award sia nella categoria principale, quella di miglior film, che per la miglior sceneggiatura (Muccino, Sandro Petraglia e Stefano Rulli) e per l’attrice protagonista (Vittoria Puccini). «Sono profondamente onorato di ricevere questi premi per il mio film — ha detto il regista —. Ho cercato solo di raccontare con onestà e verità quello che succede quando ci si trova intorno ai 40 anni e si è spaventati dagli errori che abbiano fatto quando eravamo più giovani».
ROMA — «La firma del contratto per il Tg La7 dovrebbe avvenire oggi, ma la cosa finché non succede non è successa». Lo ha detto Enrico Mentana, intervenendo telefonicamente nel corso dell’incontro conclusivo del Reportage Atri Festival 2010 diretto da Toni Capuozzo. «Sarebbe sempre bene non parlarne, ma voglio essere estremamente sincero: sono qui che sto controllando tutti gli aspetti, non pecuniari per intenderci». Capuozzo ha anche chiesto a Mentana: «Ti rivedremo alla conduzione di un telegiornale?». Risposta: «Dovrebbe, vi toccherà». Per chiudere: «Nel giornalismo di oggi bisogna non essere conformisti».
Enrico Girardi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Mondiali ✒
L’analisi
CONFUSIONE E MANCANZA DI QUALITÀ
Azzurri subito in svantaggio con un gol irregolare, dopo il pari solo approssimazione nonostante il cambio di modulo e le tre punte schierate dal c.t. Italia Nuova Zelanda
SEGUE DALLA PRIMA
La Nuova Zelanda è nettamente l’ultima squadra del torneo. È arrivata al Mondiale vincendo uno spareggio con il Barhein. Su 23 giocatori tre giocano con dignità in Inghilterra, uno in Danimarca. Gli altri sono tutti dilettanti locali. Sono grandi, grossi e primitivi, picchiano e giocano il calcio semplice dei buoni oratori. Ripeto, è un risultato incredibile. E il bello è che è stato anche evidente. Non c’è stata la scoperta di un avversario segreto. La Nuova Zelanda è rimasta quella che sapevamo, una specie di Heidi del calcio, genuina e remota. Siamo noi che siamo caduti precipitosamente all’indietro. Il dato più inquietante è la confusione di Lippi. Ha cambiato tre moduli di gioco in quattro mezze partite. Sempre credendo fosse arrivata la soluzione giusta. Con la Nuova Zelanda ha cominciato con quattro centrocampisti puri, due dei quali sulle fasce. Perché tanta copertura di campo in una partita da vincere bene e in fretta? Non è corretto chiedere a Pepe di puntare l’uomo, perché quello è un gioco che Pepe non sa fare. E a che serve Marchisio in una partita in cui bisogna puntare l’uomo e saltarlo? Il problema dell’Italia è in questa distanza tra i propositi di Lippi e le possibilità della squadra. Temo che Lippi cambi continuamente l’Italia perché ha capito che la squadra non può dargli quello che cerca. Ho paura sia eternamente dentro un viaggio casuale e stia cercando di volta in volta un jolly che salvi partita e spedizione. Forse ha preteso troppo dalle sue scelte. Ha negato ci fosse qualità nel campionato italiano fuori da quella che gli serviva. Ha puntato sulla pigrizia dei nostri grandi giocatori, sulla loro indisciplina, sulla loro vecchiaia. Ma oggi che la strada diventa salita è ingiusto dire che nessuno tra quelli rimasti a casa non avrebbe saputo fare meglio. In Italia sono rimasti Totti, Balotelli, Cassano e perfino Del Piero. Può davvero dire Lippi che Camoranesi, fermo da un anno, è capace di fare meglio nel ruolo di questi giocatori? Nessuno ha veramente voglia di rimproverare niente a un grande tecnico, ma nessuno ha nemmeno voglia di ridiscutere l’evidenza. Lippi ha fatto le proprie scelte, non può pretendere siano le scelte di tutti. L’Italia non segna mai, è raramente pericolosa. Tutti gli attaccanti sono di volta in volta deludenti. Lippi dice che manca lucidità, ma cos’è la lucidità se non quel tasso di bravura, di personalità che porta oltre il problema? Torna d’attualità il giudizio del primo giorno: è un’Italia che può battere tutti ma può perdere al Mondiale contro una decina di avversari. Siamo sempre prevedibili. Lippi non ha più carte, ha giocato tutti gli uomini in appena due partite. Questo è il problema. Si aspettava molto di più e ha sbagliato. Ha scelto la semplicità, ma il gruppo non diventa gruppo solo perché tutti dicono le stesse cose e hanno le stesse abitudini. Anche le differenze fanno la forza. Questo è un gruppo che vota il grigio, considera un successo stare insieme. Manca dialettica. Lotta ma non riesce ad avere qualità. Allora resta solo un grido: buona fortuna.
Mario Sconcerti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Marcatori: Smeltz 7’, Iaquinta (rig.) 29’ p.t. ITALIA (4-4-2): Marchetti s.v.; Zambrotta 6, Cannavaro 4,5, Chiellini 6, Criscito 5,5; Pepe 5 (Camoranesi 4,5 1’ s.t.), De Rossi 6, Montolivo 6,5, Marchisio 4,5 (Pazzini 5 16’ s.t.); Gilardino 4,5 (Di Natale 4,5 1’ s.t.), Iaquinta 5,5. All.: Lippi 5,5 NUOVA ZELANDA (3-4-1-2): Paston 6,5; Reid 6,5, Nelsen 6,5, Smith 6,5; Bertos 5, Elliott 5, Vicelich 5 (Christie s.v. 36’ s.t.), Lochhead 5,5; Smeltz 6; Killen 5 (Barron s.v. 48’ s.t.), Fallon 5 (Wood 6 18’ s.t.). All.: Herbert 6 Arbitro: Batres (Guatemala) 5 Ammoniti: Fallon, Smith, Nelsen Recuperi: 1’ più 4’
Mezza Corea Pareggio coi modesti neozelandesi Troppo poco un rigore di Iaquinta DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Alti e bassi L’esultanza di Vincenzo Iaquinta dopo il rigore del pareggio; in alto, il gol del neozelandese Smeltz; a destra, Marcello Lippi (Getty, Ap)
NELSPRUIT — Chissà fino a che punto stordita dall’alienante frastuono delle vuvuzelas (a proposito: ricchi premi e cotillons a chi vorrà farsi promotore di un referendum abrogativo di questo autentico strumento di tortura) oppure dalla propria pochezza, comunque inequivocabilmente stordita, la seconda Italia di Marcello Lippi pone la sua autorevole candidatura al titolo mondiale delle figuracce chiudendo con un altro 1-1 la sua seconda apparizione sudafricana. Va da sé che, anche se mantiene intatte le nostre possibilità di qualificazione agli ottavi, questo pareggio (rete iniziale viziata da fuorigioco di Smeltz e rigore generoso per noi firmato da Iaquinta per una trattenuta di Smith a De Rossi) è mille volte più imbarazzante nella sua gravità di quello ottenuto a Città del Capo con il Paraguay visto lo spessore (inesistente) dei neozelandesi, da sempre, calcisticamente parlando, figli di un dio minore. Nei fatti una mezza Corea. In Nuova Zelanda si gioca a rugby in maniera fantastica, si va in barca a vela, si volteggia sulla cresta delle onde con la tavola da surf, si fa atletica a buon livello ma con il pallone tra i piedi spesso e volentieri si fa ridere. Non v’è dubbio infatti che gli All Whites (si chiamano così, i tutti bianchi, per mantenere le distanze dagli All Blacks, i tutti neri del
rugby e, verosimilmente, per non essere querelati da loro) siano la peggiore squadra presente al Mondiale sudafricano come anche la sfida di ieri ha ampiamente certificato: 3 soli tiri verso la nostra porta, piedi di marmo e comunque una certezza: difficilmente una formazione siffatta sarebbe in grado di sopravvivere nel nostro campionato di serie B. Ovviamente tutte queste considerazioni amplificano i demeriti dell’Italia perché, al di là della rete irregolare incassata, di una gestione della gara a senso unico (57 per cento di possesso del pallone, 15 calci d’angolo a zero) e di 23 conclusioni complessive (di cui 7 nel perimetro della porta), il combustibile della nostra manovra è stato soprattutto la confusione: un caos direttamente dipendente da poche idee (e quelle poche pure appannate) e dall’ansimare di chi vedeva la vittoria sfuggirgli di mano con il passare dei minuti. Il migliore attaccante di Lippi è stato Riccardo Montolivo che, poco prima del nostro pareggio, ha centrato l’interno del palo con una sventola da fuori. E soltanto da lontano hanno provato a colpire gli azzurri (Zambrotta, De Rossi, ancora Montolivo e Camoranesi) senza mai riuscire a trovare una adeguata angolazione di sparo dall’interno dell’area, tranne che in una circostanza (girata di Di Natale, ribattuta dal portiere neozelandese con il suo stile da avventizio della palla). Questa Italia è piatta, non ha un sussulto o un’intuizione. Ha gente acerba (Marchi-
sio, che anche come esterno nel 4-4-2 non ne ha azzeccata una), mediocre a livello internazionale (Pepe, Criscito), un po’ passata di cottura (Cannavaro e Camoranesi, ed è una fitta al cuore), in crisi di identità (Gilardino) e perfino sopravvalutata (Di Natale che, messo dentro nella ripresa per giocare rasoterra e creare la superiorità numerica, ha fatto il gioco dei corazzieri avversari piazzando una serie di traversoni a domicilio, su misura per le loro capocce). Anche ie-
ri il c.t le ha provate tutte ma, gira e rigira, è questo che passa il convento anche se, forse, gli è mancato (al c.t.) il coraggio di rischiare qualcosa. In uno scenario tatticamente compromesso come quello di ieri pomeriggio, con i neozelandesi a sparare palloni ovunque con i loro piedoni numero 45, uno come Francesco Totti a mezzo servizio probabilmente sarebbe servito più di Iaquinta e Di Natale messi assieme. Perché una cosa deve essere chiara: questo pareggio che vale una mezza Corea arriva da lontano. Gli attaccanti non segnano più, e quando ci riescono hanno bisogno di un calcio di rigore.
Alberto Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sport 45
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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Le partite di ieri
In tv
Le partite di oggi
BLOEMFONTEIN Girone F
NELSPRUIT Girone F
JOHANNESBURG Girone G
CITTÀ DEL CAPO Girone G
PORT ELIZABETH Girone H
JOHANNESBURG Girone H
SLOVACCHIA PARAGUAY
ITALIA NUOVA ZELANDA
BRASILE COSTA D’AVORIO
0-2
1-1
3-1
PORTOGALLO COREA DEL NORD ore 13.30 Sky Mondiale 1
CILE SVIZZERA ore 16 Sky Mondiale 1
SPAGNA HONDURAS ore 20.30 Raiuno, Sky Mondiale 1
Sotto accusa Il c.t. confida nei precedenti: «Nell’82 avanti con 3 pareggi»
Orgoglio Lippi: «A casa non ci sono dei fenomeni» A chi lo critica: «Certi discorsi potreste rimangiarveli...» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NELSPRUIT — Il vero Lippi, quello grintoso che avevamo conosciuto in Germania e prima ancora negli anni d’oro sulla panchina della Juventus, fa capolino verso la fine della conferenza stampa, preludio al primo processo al c.t.: «Non sono pentito delle scelte che ho fatto. A casa non c’è nessun fenomeno che avrebbe potuto cambiare questa partita». Uno scatto d’orgoglio nel giorno in cui la nazionale prende piena coscienza dei suoi limiti e capisce che il suo Mondiale è una strada in salita piena di curve. Prima e dopo Lippi ascolta le domande e misura le risposte. Dentro, magari, avrebbe voglia di spaccare il mondo. Sul palco, solo contro tutti, dentro l’inseparabile giacca a vento rossa che contrasta con i capelli bianchi, ringhia meno del solito e non cerca vendette. È rassegnato alle critiche che investiranno lui e la sua squadra ma consapevole, dopo una vita spesa dietro e dentro il pallone, che a volte è sufficiente un soffio di alito a cambiare una partita, un Mondiale, una vita. L’Italia è a pezzi, sorretta da un briciolo di volontà e poco altro. I giocatori, in campo, fanno l’esatto contrario di quello che Marcellone chiede: il c.t. voleva palla bassa e invece gli esterni arrivano sul fondo e crossano per la testa dei famelici giganti della Nuova Zelanda, voleva attenzione in difesa e invece al primo affondo gli azzurri si fanno infilare, voleva maggiore pressione sulle fasce e invece la squadra rilancia quasi sempre per vie centrali, tanto che nell’intervallo è costretto a sostituire Pepe. Ma Lippi, nel giorno più complicato della sua doppia vita di commissario tecnico, sa che basta niente per cambiare spartito. L’Italia è un pugile suonato che sbanda da una parte all’al-
tra del ring, ma aspettate a darla per spacciata. L'esperienza, e Lippi indubbiamente ne ha maturata tanta, insegna. «Certi discorsi tra una settimana potreste essere costretti a rimangiarveli», l’avviso ai naviganti della sala stampa, ricordando come una volta, per la precisione il 10 dicembre del ’97, quasi tredici anni fa, con la Juve era ad un passo dall’eliminazione nella fase a gironi della Champions League. E poi? «Poi arrivo un gol da lontano e cinque mesi dopo vincemmo la coppa...». La memoria tradisce il c.t. Il gol di Djordjevic evitò ai bianconeri l’eliminazione al primo turno, ma la corsa si fermo ad Amsterdam, nella finale contro il Real Madrid. Poco importa, però. Il succo del discorso resta. «Al Mondiale dell'82 l'Italia ha superato la prima fase con
tre pareggi e poi ha vinto. Potrebbe essere così anche stavolta. Però noi faremo l’impossibile per superare la Slovacchia. Perché di tornare a casa non ne abbiamo proprio voglia...». Lippi si attacca all’imponderabilità del calcio, nell’attesa di capire perché la manovra si sviluppa lenta e gli attaccanti non arrivano mai al tiro. Questa mattina, prima dell’allenamento al Southdowns College, è previsto un lungo faccia a faccia. «La verità è che non si può sempre dover rimontare. Non ci manca certo la volontà, casomai un po’ di lucidità. Non è un problema di personalità. E neppure di qualità perché in campo c’erano giocatori di valore e a casa, come ho detto, non ho lasciato gente più brava di quella che è qui con me. Non sono pentito delle scelte che ho fatto e le rifarei. Però l’Italia, questa Italia, può fare molto meglio. Rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti. Un pizzico di fortuna ci sarebbe servita, ma non cerco scuse e non mi sto ad attaccare al fatto che la Nuova Zelanda ha segnato in fuorigioco. Non sono nel panico, sono soltanto dispiaciuto per il pareggio che complica i nostri piani. Se abbiamo difficoltà a far gol non è colpa solo degli attaccanti. Qui ci sono i migliori. Una parola di speranza ai nostri tifosi? Niente parole, soltanto il lavoro, la voglia, la determinazione con cui inseguiremo l'obiettivo. Dobbiamo vincere contro la Slovacchia. Se non vinciamo la terza partita, allora è giusto tornare a casa». O forse no. «Anche il pareggio potrebbe bastare...». Magari all’ultimo secondo, un colpo di vento che faccia strambare la barca azzurra e accenda il nostro Mondiale di sofferenza.
Il futuro
Si allontana la meta Dubai per il tecnico NELSPRUIT — (a.b.) Il futuro di Marcello Lippi non sarà negli Emirati Arabi. La trattativa con l'Al Ahli, il club che ha ingaggiato Fabio Cannavaro (contratto biennale) e sondato il terreno per Rino Gattuso, è tramontata nel bel mezzo del Mondiale. Il club di Dubai, dopo una corte serrata lunga un paio di settimane, ha desistito dall’intenzione di assumere il c.t. della nazionale. Gli emissari del principe Abdullah Saheed, tra cui il manager italiano Andrea D'Amico, non sono riusciti a vincere le perplessità di Lippi, che si è mostrato scettico circa l'organizzazione, le strutture e le ambizioni degli arabi. Ma la rottura definitiva è avvenuta sui tempi dell'eventuale operazione: l'Al Ahli pretendeva una risposta entro metà settimana, Lippi intende affrontare l'argomento futuro solo dopo la fine del Mondiale. Di qui la decisione dello sceicco di voltare pagina: il rischio era quello di aspettare Lippi sino a metà luglio e poi ricevere lo stesso una risposta negativa. Così, da ieri, è scattata la ricerca di un altro allenatore che, in linea di principio, dovrà essere italiano. Così ha deciso Abdullah Saheed e in quella direzione stanno lavorando i suoi uomini: nel mirino potrebbe esserci Zola.
Alessandro Bocci
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Sport 47
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Promossi e bocciati
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Senza fantasia pratichiamo l’ovvio: i Totti e i Del Piero non ci sono più, Cassano e Balotelli sono a casa Paolo Bonolis
Gilardino e Di Natale, il gol è un’ipotesi L’Italia non produce reti nemmeno con il tridente. L’errore di Cannavaro è decisivo MARCHETTI
S.V. ZAMBROTTA
6 CANNAVARO
4,5 CHIELLINI
6 CRISCITO
5,5 PEPE
5 DE ROSSI
6 MONTOLIVO
6,5 MARCHISIO
4,5 GILARDINO
4,5 IAQUINTA
5,5 CAMORANESI
4,5 DI NATALE
4,5 PAZZINI
5 LIPPI
5,5
Le pagelle Italia
Le pagelle Nuova Zelanda
da uno dei nostri inviati a Nelspruit
da uno dei nostri inviati a Nelspruit
Marchetti non ha colpe
Nelsen dà tutto ciò che ha
S.V. MARCHETTI Senza colpe sulla correzione di Smeltz (7’ p.t.), resta senza lavoro fino alla fine. Vicelich e Wood tirano fuori. 6 ZAMBROTTA Primo tempo di iniziativa, lungo la corsia di destra, dove tiene sotto pressione Lochhead. Insiste un po’ troppo nei cross, invece che nella ricerca dei triangoli rasoterra, ma un compagno da servire non c’è quasi mai. Sfiora l’incrocio a metà primo tempo. Nella ripresa, i cambi lo tengono più lontano da Paston. 4,5 CANNAVARO Sbaglia sul colpo di testa di Reid, perché la palla gli sbatte sul fianco, causa un intervento scomposto e finisce sul piede di Smeltz (in fuorigioco). I neozelandesi usano molto i gomiti, soprattutto quando saltano su di lui. Nel finale, non è bello vedere come Wood lo salti, sfiorando il gol dell’1-2. Detto e scritto, senza mai dimenticare le sue straordinarie partite in azzurro. 6 CHIELLINI Duello molto fisico con Smeltz, dove non mancano i colpi proibiti. Però non fa mai mancare aiuto alla squadra in fase offensiva. Colpisce male di sinistro dopo un quarto d’ora; è suo il cross, in una sovrapposizione sulla sinistra, dal quale nasce il rigore su De Rossi; non si risparmia, andando in attacco sugli angoli, dove trova il tempo giusto (non il gol) in un’occasione. 5,5 CRISCITO Vorrebbe incidere sul match, ma come contro il Paraguay attacca poco e senza grande convinzione. Servirebbero più energia e maggiore velocità d’entrata per far male alla difesa neozelandese. Invece si limita a un lavoro di normale amministrazione, anche nella ripresa, quando dovrebbe essere il momento di stringere. 5 PEPE La gamba c’è, ma gira troppo al largo e soprattutto non cerca mai il numero che potrebbe mettere fuori causa avversari macchinosi nei primi appoggi. In sostanza, non fa niente di quanto Lippi gli ha chiesto, anche dopo avergli invertito la posizione con Marchisio. Questo spiega perché nell’intervallo viene sostituito, anche se la sua è una spiegazione sincera: «Tra quello che bisognerebbe fare e quello che si riesce a fare, c’è una bella differenza». 6 DE ROSSI Da centrale di centrocampo, nel 4-4-2 di partenza, si piazza in posizione più arretrata per lasciare più libertà a Montolivo. Dà un po’ d’ordine a una squadra che non ne ha; intelligente nel portare a casa il rigore, cogliendo l’attimo nel quale viene trattenuto per la maglia. Prova a sorprendere Paston. Non si capisce perché debba battere lui gli angoli (nella ripresa), quando è bravo a colpire di testa. 6,5 MONTOLIVO Almeno lui cerca di giocare a calcio, anche se non tutto gli riesce, come vorrebbe. Al 26’ del primo tempo il suo tiro sembra quello del pareggio, invece il pallone sbatte sul palo interno. Cresce nella ripresa e ci riprova da 30 metri, trovando le manone di Paston. 4,5 MARCHISIO Gioca sulla sinistra nel 4-4-2 di partenza e non lo si vede quasi mai; nella ripresa, parte a destra, ma nemmeno in questa posizione lascia una traccia sulla partita. Finché Lippi lo sostituisce. 4,5 GILARDINO Cambia il sistema di gioco, ma lui continua ad apparire come un corpo estraneo: i compagni non lo servono come dovrebbero, ma lui fa pochissimo per farsi vedere. Esce a fine primo tempo. 5,5 IAQUINTA Dà tutto e chiude stremato. Freddo nel tirare il rigore; mette a segno soltanto una delle sue percussioni, dalle quali nasce una buona occasione; prova a dialogare con i compagni, ma con risultati modesti. Nella ripresa gioca da ala destra. 4,5 CAMORANESI Rileva Pepe e alla fine gioca quasi da rifinitore dietro alle punte. Non gli riesce mai un dribbling e i passaggi sono tutti fuori misura. 4,5 DI NATALE Non fa nulla di quanto gli viene chiesto da Lippi: invece di puntare l’avversario, provando a superarlo in velocità, insiste con i cross da sinistra, per la felicità dei neozelandesi. 5 PAZZINI Entra per Marchisio ma, come Gilardino, non ha mai un’occasione buona per lasciare il segno.
6,5 PASTON Lo stile è approssimativo, soprattutto quando respinge il pallone a mani aperte, proprio quello che si raccomanda di non fare. Però non si fa sorprendere. E sui cross trova sempre il tempo giusto. 6,5 REID Forte e massiccio, potrebbe andare in difficoltà se l’Italia giocasse palla a terra, ma sui cross da sinistra è quasi sempre in anticipo. Decisiva la sua deviazione di testa per Smeltz sul vantaggio neozelandese. 6,5 NELSEN Il capitano chiude stremato e con i crampi, ma per tutta la partita sopperisce alla superiorità tecnica degli avversari, mettendo in campo tutto ciò che ha. 6,5 SMITH Anche lui, come gli altri due compagni di difesa, si fa vedere soprattutto per la reattività sui colpi di testa. Suo il rigore su De Rossi, ma senza grandi colpe. Lotta fino alla fine. 5 BERTOS Dovrebbe dare un po’ di respiro alla squadra, sul forcing azzurro, invece anche lui viene risucchiato ai limiti della propria area. 5 ELLIOTT Centrale di centrocampo, pieno di volontà, ma sopraffatto dalla propria modestia tecnica. Se c’è da dare un aiuto alla difesa, qualcosa di buono combina, ma appena potrebbe ribaltare l’azione, consegna il pallone agli azzurri. 5 VICELICH Anche lui dà tutto (sostituito nel finale), ma ha mezzi assai modesti e non riesce a combinare niente di buono se non cercare di arginare gli scomposti attacchi azzurri. 5,5 LOCHHEAD Da lui ci si sarebbe aspettato di più. Comincia bene, anche sulla spinta del vantaggio di Smeltz, poi si affloscia, ripiegando, anche perché Zambrotta non lo fa attaccare. Finale in trincea. 6 SMELTZ Gioca da attaccante centrale, con Fallon decentrato e quando ha la palla buona, sulla svirgolata di Cannavaro, non si fa sorprendere. Poi una partita anonima, di aiuto alla squadra, giusto per fare qualcosa, visto che di palloni in avanti non ne arrivano. 5 KILLEN Come attaccante non produce nulla di interessante, anche se su Cannavaro salta due volte a gomiti larghi, senza che l’arbitro intervenga con un cartellino giallo. 5 FALLON L’uomo che un anno fa aveva fatto venire l’emicrania agli azzurri in amichevole, questa volta si fa notare soprattutto per una gomitata, dopo 5 minuti, in faccia a Iaquinta. Ci riprova e si prende il giallo dopo 14 minuti. Partita anonima, esce dopo 63’. 6 WOOD Rileva Fallon e rischia di mandare l’Italia a casa: dribbla Cannavaro e il suo tiro di sinistro sfiora il palo.
5,5 LIPPI Parte con il 4-4-2, cambia la squadra a inizio ripresa (Camoranesi e Di Natale), chiude con il 4-3-3. Gli uomini sono questi, ma la squadra funziona poco.
Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA
A secco Alberto Gilardino in lotta con Reid e Vicelich: giornataccia per la punta azzurra ancora senza gol (Omega)
La pagella dell’arbitro di Paolo Casarin
Il gol kiwi è in fuorigioco Un «rigorino» e pochi gialli
5 BATRES Carlos Batres, del Guatemala, ha mostrato, in Italia-Nuova Zelanda, un arbitraggio insufficiente. Al 5’ non ha punito con il giallo la prima gomitata di Fallon su Zambrotta. Poco dopo non ha visto la posizione di fuorigioco di Smeltz autore del gol; fuorigioco originato dal tocco intermedio di un compagno, che l’assistente Pastrana non vede, ma che l’arbitro avrebbe potuto cogliere se si fosse posizionato al bordo dell’area invece che osservare da lontano la traiettoria del pallone. Solo al 14’ ammonisce Fallon per il bis su Cannavaro. Alla mezz’ora concede un «rigorino» all’Italia per una lieve trattenuta di Smith su De Rossi all’interno dell’area di porta. Trattenuta visibile dalla linea di fondo e difficilmente rilevabile dalla posizione dell’arbitro, ai limiti dell’area: sarà intervenuto l’assistente del Costarica? Anche il solo giallo a Smith fa pensare ai dubbi dell’arbitro.
6 HERBERT Non un grande stratega, applica un sistema rugbistico alla nazionale di calcio. Ha capito che il pallone è uno solo e quando l’avversario è più forte non resta che sistemare un pullman davanti alla porta e sperare. Stavolta gli è andata bene.
f.mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Slovacchia
L’altra sfida Umiliati i prossimi avversari degli azzurri. Hamsik: «Deluso»
Slovacchia inesistente, il Paraguay vola DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BLOEMFONTEIM — Ridateci indietro i soldi del biglietto. Avessimo pagato, questa sarebbe stata la richiesta minima. Questo è il Gruppo F come «fuffa». Se gli inglesi scherzavano sulla facilità del girone dell’Inghilterra, quello capitato agli azzurri, parafrasando il Sun, è il «miglior gruppo capitato all’Italia dopo l’Equipe 84» e il fatto di averlo fatto diventare problematico va solo a nostro disdoro. Considerate le fatiche italiane con la Nuova Zelanda è probabile che anche la Slovacchia, imbarazzante contro il Paraguay, tiri fuori le alabarde che ora tiene ben nascoste, oppure che anche alla truppa malinconica di Vladimir Weiss venga elargito qualche dono. Comunque sia, comunque vada, la Slovacchia è una formazione di indubbia mediocrità, con Marek Hamsik anti-profeta in patria. Contro la Nuova Zelanda avevano segna-
to un gol in fuorigioco e subito il pareggio nel recupero, contro il Paraguay non riescono a recuperare la bella rete di Vera al 28’ del primo tempo. Non che il Paraguay sia una squadra arrembante. Dopo l’1-0 amministra e, vista la pochezza slovacca, imbasti-
Vincino
sce un paio di ripartenze: Santa Cruz si vede ribattere la conclusione di piede e nel secondo tempo la testata di Vera (ancora lui) è fuori di un soffio. I sudamericani non corrono mai rischi e al 41’ del secondo tempo raddoppiano. Sei minuti dopo, in pieno recupero, il primo tiro slovacco della partita: Vittek da fuori impegna Villar. Fine. Il c.t. con il gessato più shocking del Mondiale, Vladimir Weiss, piuttosto nervoso alla vigilia, allarga le braccia. «Sono stati migliori di noi, sono stati più veloci di noi e noi abbiamo commesso tanti errori». Marek Hamsik ha i capelli ritti, ma non solo per il gel. «Ci è mancata l’esperienza internazionale, sono molto deluso. L’Italia? Una grande squadra». Dalla parte del Paraguay si fa festa. Il c.t. Gerardo Martino esalta la spedizione sudamericana, arrivata, con questa, a sei vittorie, due pareggi, neanche una sconfitta. Olè.
Roberto Perrone
Paraguay
0 2
Marcatori: Vera 28’ p.t.; Riveros 41’ s.t. SLOVACCHIA (4-1-3-2): Mucha 6; Pekarik 5, Skrtel 5,5, Salata 5,5 (Stoch s.v. 38’ s.t.), Durica 5; Strba 5,5; Weiss 5, Kozak 5, Hamsik 4,5; Vittek 5, Sestak 5 (Holosko s.v. 25’ s.t.). All.: Weiss 5 PARAGUAY (4-3-3): Villar s.v.; Bonet 6, Da Silva 6,5, Alcaraz 6,5, Morel 6,5; Vera 7 (Barreto s.v.43’ s.t.), V. Caceres 6, Riveros 6,5; Santa Cruz 6, Barrios 6,5 (Cardozo s.v. 37’ s.t.), Valdez 6 (Torres s.v. 23’ s.t.). All.: Martino 6,5 Arbitro: Maillet (Seychelles) 6 Ammoniti: Durica, Vera, Sestak, Weiss Recuperi: 1’ più 4’
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48 Sport
Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Il dopo partita
Questo è il momento più brutto, se superiamo la prima fase il Mondiale cambierà Giorgio Chiellini Gioia a metà
Illusione A sinistra il rigore trasformato da Vincenzo Iaquinta. Sopra la curiosa esultanza dell’attaccante juventino (Photoviews, Image, Ipp)
Iaquinta confessa: «Abbiamo paura» Prime polemiche. Pepe: «Io sostituito? Non mi sembrava d’aver fatto male» Radio Padania
«Anche questo pari è colpa nostra?» L’Italia ha pareggiato con la Nuova Zelanda: «Grande Lippi, grande Cannavaro... vabbe’, sarà colpa di Radio Padania!». È il commento lasciato dall’europarlamentare della Lega Nord Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook. Continua dunque a distanza la polemica tra Radio Padania (e Salvini) con gli azzurri. Prima l’esultanza leghista, meglio di quanti si affacciavano ai microfoni dell’emittente, al gol del Paraguay nel debutto mondiale dell’Italia. Tifo contro a cui aveva immediatamente risposto dal Sudafrica Daniele De Rossi: «Radio Padania? Non mi preoccupo, è una piccola emittente. Vuol dire che se la Padania disputerà mai un Mondiale, noi tiferemo contro». Ieri, al gol di Smeltz per i neozelandesi, nuova puntata della querelle calcistica: «Ci hanno massacrato per una cosa innocente, perché abbiamo osato ridere sul calcio», aggiunge Salvini. «Al posto di Lippi e Cannavaro gli ascoltatori adesso vogliono Lino Banfi e il mago Otelma». Palla al centro e si ricomincia. Si attende ora la replica dei calciatori della nazionale. A proposito, l’unico degli uomini di Lippi che i leghisti salvano è l’oriundo Camoranesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NELSPRUIT — Occhi bassi e il timore che l’avventura sia quasi arrivata alla fine. «È un Mondiale di sofferenza. Non mi aspettavo che tra Paraguay e Nuova Zelanda non vincessimo neanche una partita». Onesto, sincero, persino disarmante Vincenzo Iaquinta. L’uomo che dal dischetto ci ha rimesso in piedi allarga le braccia sconsolato e ammette limiti e timori. «Ora, lo confesso, dentro di noi c’è un po’ di paura». La paura di non farcela e di tornare a casa già alla fine della settimana, dopo il primo infernale gironcino. Lo dice Iaquinta, lo rimarcano molti suoi compagni. Certi risultati non complicano soltanto la classifica, ma colpiscono duramente il morale di un gruppo che ha smarrito la propria identità. E comincia a registrare le prime crepe. Come lo sfogo di Simone Pepe, che non ha gradito il cambio. «Ne parlerò con il mister e con la squadra», ha dichiarato il neo juventino, «ma è una cosa di campo e voglio che resti nel-
lo spogliatoio. Non mi era sembrato di aver giocato male, ma magari da fuori si vedono altre cose. Voglio rivedere la partita e valutare, poi ne parlerò con lui. Io mi sentivo bene, se poi ha deciso di mettere uomini con altre caratteristiche, il bene della squadra viene prima di tutto». Ma il processo riguarda tutti e gli azzurri, a cominciare
da Chiellini, non si sottraggono. «Non abbiamo tanti piccoli problemi, ma uno solo e piuttosto grande: non possiamo prendere gol così». Prima con il Paraguay, poi contro i Kiwi. «Mi consola la condizione fisica, ma tutti insieme dobbiamo dare qualcosa di più». Nella zona delle interviste, cupa come l’umore degli az-
zurri, tutti pensano alla classifica dopo due partite e fanno i conti: cosa serve per passare? Chiellini non ci sta: «Dobbiamo preoccuparci solo di noi stessi e vincere contro la Slovacchia. Questo è il momento più brutto, se superiamo la prima fase il Mondiale cambierà». Iaquinta, suo collega nella Juventus, alza addirittura l’asticella: «In questo
senso ben venga l’Olanda. Potrebbe essere più facile che contro la Nuova Zelanda...». Ma prima di pensare agli ottavi di finale, tutti da conquistare, c’è una partita da vincere fra tre giorni. Con una nazionale che non sa più segnare. Gilardino, l’altro sostituito dopo un tempo, si difende: «Spesso e volentieri mi trovo con le spalle alla por-
La polemica
Il saluto
Il c.t. Herbert: «Orgogliosi di noi Ma quel rigore non l’ho capito»
Della Valle: «Auguri Prandelli In azzurro anche grazie a Firenze»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NELSPRUIT — A chi ama i conti forse interesserà sapere che il monte ingaggi dei 14 neozelandesi è di 1.800.000 euro (netti). Non tantissimo. Eppure sono riusciti a lamentarsi in coda a un pomeriggio da ricordare. Ha detto Sheme Smeltz: «Ci hanno fischiato contro un rigore ridicolo». Il c.t. Ricki Herbert, dopo aver ricevuto l’applauso del primo ministro, John Key, ha raccontato: «Il rigore? Non l’ho proprio capito». Poi ha puntato su altri argomenti: «Siamo molto orgogliosi. È un risultato incredibile». Pare che ora creda all’impossibile: «Dobbiamo provare a battere il Paraguay. Tutto è possibile; abbiamo gli stessi punti dei campioni del mondo».
NELSPRUIT — Diego Della Valle, proprietario della Fiorentina, torna a parlare di Cesare Prandelli che a fine Mondiale prenderà il posto di Marcello Lippi alla guida dell’Italia. «Spero che sappia reggere alle pressioni che dovrà sopportare sulla panchina azzurra. Gli auguro di poter lavorare tranquillo come ha fatto sempre a Firenze. Se è arrivato in nazionale è grazie alle sue doti, ma anche perché dietro ha avuto una società e dei tifosi che non gli hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Penso che Prandelli continuerà il lavoro di Lippi, che è sempre il tecnico campione del mondo».
f.mo.
a.b.
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ta, questo gioco mi penalizza. Se non ci sblocchiamo la colpa non è solo dell’attacco, ma dell’atteggiamento di tutta la squadra». Marchisio è demoralizzato: «Lippi negli spogliatoi ci ha detto di non demoralizzarci, ma non è facile. Sappiamo che possiamo fare meglio, ma anche che il tempo stringe». Gli azzurri, in coro, si lamentano della Nuova Zelanda. «Sono volate troppe gomitate», accusa Chiellini, mentre sull’argomento Daniele De Rossi alza le mani e sorride: «Io sono l’ultimo a poter parlare di queste cose», dice ricordando che quattro anni fa, per un intervento scomposto sull’americano McBride, rimediò 4 giornate di squalifica. Il cecchino della prima partita, però, di cose da dire ne ha parecchie: «Il rigore voglio rivederlo alla televisione, ma per me è netto, ho sentito tirare la maglia e sono finito a terra. La situazione dopo questo secondo pareggio non è facile. Se vogliamo andare avanti, una partita dobbiamo portarla a casa. Dieci anni fa una gara così l’avremmo vinta 6-1, ora l’abbiamo pareggiata perché gli avversari, anche modesti, sono cresciuti sul piano tattico. Uscire al primo turno sarebbe un fallimento. Servirebbe più qualità in questa nazionale? Non tocca a me dirlo, io difendo sempre il gruppo. Certo potevamo fare meglio...».
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Caos Domenech legge una lettera dei giocatori: «La Federcalcio non ci ha consultati». E il team manager si dimette
Francia ammutinata: «Senza Anelka non ci alleniamo» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
JOHANNESBURG — Con un po’ di anticipo sulla data storica del 14 luglio i giocatori della Francia hanno preso la Bastiglia, simbolo del potere tirannico della loro Federcalcio, per cercare di liberare il prigioniero Nicolas Anelka. Con una decisione unica nella storia dei Mondiali, les Bleus si sono rifiutati di allenarsi per protestare contro il rimpatrio forzato del loro compagno di squadra, colpevole di aver investito a male parole il c.t. Raymond Domenech durante l’intervallo della gara poi perduta contro il Messico per 0-2. Era stato il quotidiano sportivo L’Équipe a pubblicare in prima pagina il rosario di insulti che Anelka aveva recitato a Domenech. Una «soffiata» dallo spogliatoio che prima ha provocato la risposta sdegnata del capitano Patrice
Colloquio Raymond Domenech con il capitano francese Evra (Ap)
Evra («C’è una talpa che vuole il male della Francia») e poi la clamorosa astensione dall’allenamento. Questa la lettera aperta dei giocatori, che, come contrappasso, è stata letta alla stampa proprio dal c.t. Domenech: «Tutti i giocatori della nazionale, senza eccezioni, vogliono affermare la loro opposizione alla decisione presa dalla Federcalcio francese di escludere Nicolas Anelka. Ci rammarichiamo per l’incidente che è avvenuto nell’intervallo di Francia-Messico, ma ci rammarichiamo ancora di più che sia stato divulgato un fatto che appartiene solo al gruppo. Su nostra richiesta, il giocatore in questione ha iniziato un tentativo di dialogo. La sua iniziativa è stata volontariamente ignorata. La Federcalcio non ha cercato di proteggere il gruppo in nessun istante. Ha preso una decisione senza consultarci, solamente sulla base di fatti riporta-
ti dalla stampa. Di conseguenza, tutti i giocatori assieme hanno deciso di non partecipare all’allenamento». Rivolta totale, ma, anche se i bookmakers inglesi quotano un boicottaggio anche per la partita contro il Sudafrica, questo suicidio non è possibile. La Francia verrebbe squalificata per il prossimo Mondiale. I giocatori, però, non vogliono passare per gli unici capri espiatori. Hanno capito l’aria che tira. Prima le critiche del ministro dello Sport per il costo del lussuosissimo ritiro (590 euro per notte, a camera) e
Capri espiatori Rivolta totale: i giocatori non vogliono essere l’unico capro espiatorio. «Il gruppo non è stato tutelato»
poi il presidente Sarkozy che ha definito il comportamento di Anelka «inaccettabile». È stato un ammutinamento premeditato. Quando il pullman è arrivato al campo, i giocatori hanno salutato i tifosi. Solo Evra si è fermato con Domenech (nella foto) e poi ha avuto un alterco con Robert Duverne, il preparatore atletico. Evra gli aveva comunicato l’intenzione di non allenarsi. Il team manager, Jean-Louis Valentin, è esploso: «Me ne vado, rientro a Parigi, è una vergogna. Mi dimetto dalla Federazione, qui non ho più nulla da fare». Un giornalista gli chiede se sia lui la spia. Valentin sembra sul punto di crollare, poi scappa via: «No, no, no». Dopo pochi minuti, i giocatori consegnano a Domenech il documento. È la presa della Bastiglia.
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Sport 49
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
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Avete dato a me la colpa per il gol del Paraguay anche se ha segnato l’uomo di De Rossi, ora mi date la colpa per questo Fabio Cannavaro
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Lippi ci ha detto di non demoralizzarci, ma non è facile. Sappiamo che possiamo fare meglio, ma il tempo stringe Claudio Marchisio
In difficoltà Sovrastato dagli avversari in campo, il capitano azzurro, protagonista 4 anni fa, reagisce alle accuse del dopopartita
La ribellione di Cannavaro al declino e alle critiche
Recordman Fabio Cannavaro, 135 presenze in azzurro (Insidefoto/ Perottino)
«Cercate un colpevole? Prendete me, fate pure» un tale Wood (a 20 minuti dalla fine, e se fosse stato un altro attaccante saremmo già fuori dai Mondiali). Soprattutto, è triste vedergli fischiare contro una punizione per uno stop di braccio in mezzo al campo. L’errore di un calciatore stanco, insicuro. Un errore non da Cannavaro. Lui non l’ha riconosciuto. «Avete dato la colpa a me per il gol del Paraguay, anche se ha segnato l’uomo di De Rossi. Ora mi date la colpa per il gol della Nuova Zelanda; ma quando la palla ti ‘‘spizzica’’ addosso, cosa puoi fare? Avete bisogno di un colpevole? Prendete me, fate pure». Parole da capitano. Ma anche parole di chi non realizza che, proprio per la sua grandezza passata, i limiti di oggi si notano ancora di più. Come accadde all’ultimo Baresi, ferocemente saltato in velocità dall’allora giovane Vieri. O a Maldini, che ha saputo chiudere un minuto prima del fischio finale. Cannavaro questo coraggio non l’ha trovato. Dopo l’avventura al Real Madrid, era tornato alla Juve come in un porto tranquillo. Al termine di un’annata fallimentare, la nuova dirigenza bianconera non gli ha rinnovato il contratto. Il suo sogno — concludere la carriera nel Napoli, la squadra di suo fratello Paolo e della
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NELSPRUIT — All’inizio del Gladiatore, film-cult per i calciatori e non solo, il luogotenente Quinto dice a Massimo Decimo Meridio, insomma Russell Crowe: «Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto». E lui: «Tu lo capiresti, Quinto? E io, lo capirei?». Fabio Cannavaro non l’ha capito. Anche se, per sottolineare il suo spirito guerriero, si è tatuato sulla spalla destra non proprio un gladiatore ma un samurai. L’ultimo a metterlo di fronte ai suoi 37 anni a settembre è stato Lothar Matthäus, l’altro giorno, con la spietatezza dell’ex: «Fabio è stato un grande. Però è finito». Matthäus certo sottovaluta Cannavaro, almeno su un punto: non è stato un grande, ma un grandissimo. Il capitano di Berlino. Il più forte calciatore italiano degli ultimi quindici anni. Mentre Totti e Del Piero in azzurro cercavano la loro identità, dietro lui combatteva battaglie durissime (memorabile il quarto di finale contro la Francia nel ’98, con il centravanti Guivarc’h che non toccò palla e lo prese a gomitate per disperazione). Per questo fa ancora più male vedere Cannavaro così. Impacciato sul gol di Smeltz. Sovrastato da un certo Fallon. Saltato netto da
Bagni spedisce Chiellini in bagno
LATTICINI ALLE GINOCCHIA V Mozzarelle azzurre, nuovo allarme: 11 sono addirittura riuscite a scendere in campo contro la Nuova Zelanda. GRAZIE ZIO V Dopo anni, forse è giunto il momento di chiederselo: ma perché Bergomi invece che parlare sempre a Caressa (Fabio qua, Fabio là, Fabio sopra, Fabio sotto) ogni tanto non dice due cose anche a noi? GRAZIE ZIA V «Sei molto bello con questa ombra che ti accarezza il volto e ti rende molto misterioso, Alessandro Alciato» (improvvisa tempesta ormonale per Ilaria D’Amico, «Sky Mondiale Show»). FRIZZI E LUZI V «Ho notato che i ragazzi sudafricani sono fisicati niente male» (Georgia Luzi si esprime come i Centocelle Nightmare, «Notti mondiali»). GRAZIE NIPOTINA V Luzi: «A Roma se dice: che je voi di’ a Cannavaro e Gilardino?». Costanzo: «Che je voi di’ te!». Luzi: «Eh, tante
di LUCA BOTTURA
sua città — non si è realizzato: non ha voluto Aurelio De Laurentiis, uomo che ha il senso del denaro. Gli sceicchi di Dubai, no. Nell’improbabile stadio di Nelspruit, con i pilastri a forma di giraffa e i tifosi locali delusissimi dagli azzurri adottati dopo l’eliminazione del Sudafrica, forse si è davvero concluso un ciclo, non solo sportivo. Come tutti i personaggi veri, Cannavaro ha saputo andare oltre il calcio. Un sorriso aperto, un uomo autentico; mai una scorrettezza cattiva, mai un atteggiamento sbagliato dentro o fuori il
Gli esempi mancati Pensando alla grandezza del passato, i limiti odierni si notano ancor di più. Il mancato esempio di Baresi o Maldini campo. Cercarono di metterlo in mezzo per un video dove veniva filmato nello spogliatoio del Parma con una flebo al braccio: erano vitamine. Un legame fortissimo con la sua Napoli e con i ragazzi poveri dei bassi (che aiuta senza farlo sapere troppo in giro). Un rapporto solido con la moglie Daniela e i figli Christian, Martina e Andrea, i cui nomi porta tatuati sul corpo. Il suo capolavoro fu il Mondiale
cosine...» (ancora la Luzi con l’acquolina in bocca). H IN BOCCA V «I giocatori si sono fatti reciprochi in bocca al lupo» (Veronica Baldaccini, Sky Mondiale Show). DIREI IPPOPOTAMO V «Come ti sei svegliata, Italia: leone o gazzella?» (Fabio Caressa incipit di Italia-Nuova Zelanda, Sky). STRATTENIMENTI V «Il rigore è nettissimo! De Rossi parte e Smith... lo strattiene» (Salvatore Bagni, Italia-Nuova Zelanda, Raiuno). BAGNI V «Chiellini per difendere il pallone è andato di corpo» (Salvatore Bagni, idem). E NOI A COSA GIOCAVAMO? V «I neozelandesi giocavano un misto di calcio, rugby e football gaelico» (Gianluca Vialli, «Sky Mondiale Show»). LE AVVENTURE DI GINOCCHIO V «La cosa più divertente di questi Mondiali di calcio è il situazionismo televisivo portato da Costanzo e Galeazzi» (Pierluigi Diaco, davanti a Costan-
in Germania, cui arrivò al culmine della condizione fisica e dell’esperienza. Da allora il declino è stato crudele. Gli Europei saltati per un infortunio in allenamento. Il disastro della Confederations Cup, l’anno scorso, qui in Sudafrica. L’annata da 15 sconfitte in campionato, più la disfatta con il Bayern in Champions e con il Fulham in Europa League, nonostante l’apporto di Chiellini che ancora ieri sera negli spogliatoi assicurava «Fabio è sempre lui», e chissà se ci credeva davvero. Scene che fanno male a chi ricorda il difensore di altri Mondiali, l’uomo sereno e forte di Berlino, quando la famiglia non era come adesso dall’altra parte del mondo ma stava al suo fianco, i ragazzini giocavano a pallone con i figli dei giornalisti nei giardini di Düsseldorf, e la notte della vittoria lui dormì nel letto con il maggiore, Christian, e con la Coppa. Mentre Andrea, il piccolino, divenne famoso quando le telecamere inquadrarono il suo nome scritto in caratteri gotici sul braccio destro del padre che alzava il trofeo. Ricordi cui siamo così affezionati che nulla ci farebbe più piacere di essere smentiti da Cannavaro stesso. Stavolta non negli spogliatoi, ma contro la Slovacchia, nella partita decisiva.
Aldo Cazzullo © RIPRODUZIONE RISERVATA
zo e Galeazzi, «Notti mondiali»). MA TU SÌ V «Parlo bene di Costanzo e Galeazzi non per piaggeria, perché non ne hanno bisogno...» (Diaco, idem). TORO SCATENATO V Piemonte: dicesi digitale terrestre il dito medio che gli spettatori mostrano alla Rai quando salta il segnale di Italia-Nuova Zelanda all’inizio del secondo tempo. AUGUSTIBUS... V Problemi tecnici anche al Tg1 delle 20: per un disguido, è andata in onda una notizia vera. ERA GLACIALE V Disappunto di Lippi alla notizia che secondo un luminare inglese gli uomini si estingueranno entro cent’anni: «Nel 2110 pensavo di convocare Cannavaro». http://blog.corriere.it/ ungiornoinpretoria
Inghilterra I bookmaker quotano le dimissioni di Capello, la Federazione però annuncia: «Avanti fino al 2012»
Terry: «Ci parleremo, qualcuno potrebbe tornare a casa» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BLOEMFONTEIM — «Siamo tutti con Fabio Capello». But. Ma. Però. L’ex capitano John Terry, sacrificato prima del Mondiale sull’altare del moralismo per quella sceneggiata londinese (lui, l’amico, la sua auto con la targa personalizzata, la fidanzata dell’amico personalizzata pure lei), giura sulla fedeltà del gruppo a Fabio Capello. «Non sono qui per dire qualcosa contro il manager, ma per dire che lo seguiamo. Sabato sera ci siamo rivisti insieme la partita con l’Algeria per capire dove abbiamo sbagliato. Lo abbiamo fatto per tutta la gente a casa e, se pensiamo che le cose vanno cambiate, tutti hanno bisogno di esprimere la propria opinione». A questo proposito il capitano «in pectore» (se Capello l’aveva scelto
una ragione c’era: non fa mai nulla a caso) annuncia un confronto con l’allenatore da sei milioni di sterline, come lo chiamano ora in Inghilterra, che è avvenuto ieri in serata nel ritiro in mezzo al nulla di Rustenburg. Tutto a posto? Insomma. Terry, dopo aver espresso solidarietà a Nico Anelka, il reietto della Francia, butta lì: «Magari, dopo l’incontro, ci sarà qualcuno che se ne andrà a casa». Qualche falla, più o meno risolvibile, si è aperta nel granitico gruppo creato in due anni da Capello. L’as-
Slovenia decisiva Dopo due pareggi gli inglesi si giocano tutto mercoledì contro la Slovenia: «Dobbiamo giocare come in allenamento»
senza (sebbene sia presente, ma non è la stessa cosa) di Rio Ferdinand ha tolto al c.t. uno dei suoi più importanti puntelli. L’uomo con la mascella forte ha sempre avuto un uomo di fiducia nello spogliatoio e in campo. Un fedelissimo che più che «spiare» gli altri per l’allenatore doveva sostenere l’ortodossia. Una sorta di commissario politico. Il problema è che la nazionale dei Tre Leoni non ruggisce più come prima del Mondiale e quando miagola saltano fuori giornali, pettegolezzi, scommesse. Tra queste sono entrate le dimissioni di Capello. Un consiglio: non ci sono quote, Fabio non molla mai la presa. E poi è intervenuta la Federcalcio inglese annunciando che «si va avanti insieme fino al 2012». Ciò non toglie che i tre giorni che porteranno alla Slovenia saranno molto agitati. C’è anche chi sostie-
Duro John Terry in azione (Ap)
ne che il metodo capelliano — ritiro blindato in mezzo al niente; disciplina severissima; nessuna deroga alle regole — sia utile durante le qualificazioni, ma non regga alla prova di un torneo dove si sta tanto tempo insieme. Insomma, c’è chi vorrebbe indietro le Wags. Fabio Capello, però, si preoccupa, alla Capello, solo dei giocatori. «Il problema è nella testa. Dobbiamo giocare come durante gli allenamenti, dobbiamo avere più pressing. La paura della coppa del Mondo è nella testa dei giocatori, incredibile. Tra allenamento e partita, la squadra non sembra la stessa». L’ultimo appello è mercoledì a Port Elisabeth. A proposito, dove sono finite le scommesse sulla data in cui la Regina avrebbe trasformato Capello in baronetto?
DOCCE ROTTE
Niente acqua calda Azzurri escono tardi Piccolo inconveniente per gli azzurri che hanno ritardato la loro uscita dallo stadio di Nelspruit dopo il pari con la Nuova Zelanda a causa di un guasto alle docce. La mancanza di acqua calda ha comportato qualche disagio ritardando l’uscita della nazionale.
ALLARME
Esplosione controllata, allarme al Soccer City Tensione a Johannesburg per un’esplosione non lontana dal Soccer City, che ha ospitato Brasile-Costa d’Avorio. La polizia ha subito tranquillizzato i presenti escludendo atti terroristici. Si è trattato di un’«esplosione controllata» in una fabbrica.
COREA DEL NORD
Il c.t.: «Nessuna fuga La notizia era falsa» «La notizia della presunta fuga di quattro miei giocatori è falsa. Nessuno è mancato all’appello». Lo afferma il c.t. della Corea del Nord, Kim Jong-hun, che però non spiega perché in quattro figurassero «assenti» nella lista delle formazioni Fifa.
STATI UNITI
Per proteggere il prato niente allenamento La Fifa ha chiesto agli Stati Uniti di rinunciare all’allenamento di rifinitura previsto per domani al Loftus Versfeld di Pretoria per «proteggere lo stato del prato». Gli Usa affronteranno l’Algeria mercoledì per l’ultima giornata del Gruppo C.
INGHILTERRA
Arrestato il tifoso entrato negli spogliatoi La polizia sudafricana ha arrestato in un hotel il tifoso che venerdì ha invaso lo spogliatoio dell’Inghilterra al Green Point Stadium di Città del Capo. L’uomo, 32 anni, che pare sia un broker, era entrato nello spogliatoio per protesta contro il pari con l’Algeria.
Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sport 51
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Qualificato
In questo bel Brasile c’è la mano di Dunga Kaká, rosso scandalo
Con Corea del Nord
Per Portogallo e Ronaldo ultimo appello DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Doppietta di Luis Fabiano, gol di Elano DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
JOHANNESBURG — Si può dominare una partita, vincerla 3-1, mettere perfettamente a segno il proprio piano tattico, qualificarsi agli ottavi con un turno di anticipo ed essere lo stesso furibondi. Chiedere informazioni a Dunga. In una partita dove i giocatori della Costa d’Avorio hanno picchiato come fabbri — compreso un intervento da codice penale di Tiote su Elano, che è uscito in barella —, alla fine è stato espulso Kaká. Doppia ammonizione, per due contatti con Keita a palla ferma, mentre si stavano accendendo qua e là principi di rissa. Dipenderà molto dal rapporto del vergognoso arbitro francese Lannoy, un Mister Magoo con il fischietto che non ha visto neppure un clamoroso fallo di mano di Luis Fabiano, in occasione del secondo gol brasiliano. L’impressione è che Kaká se la possa cavare con una sola giornata di squalifica. Di più sarebbe un’ingiustizia, perché chi ha cercato di spezzare le gambe agli avversari ha fi-
nito la gara in campo e lui no. Il finale arroventato non deve togliere meriti al Brasile. Chi critica Dunga, capisce poco di calcio. In un Mondiale di livello molto basso, ci sono solo due squadre complete: l’Argentina, per il suo livello tecnico molto elevato, e il Brasile, per l’eccellente bilanciamento tra individualità e gioco collettivo. La partita di ieri sera contro la Costa d’Avorio, ennesimo fallimento del calcio africano a questo Mondiale, poteva essere difficile. Gli ivoriani, sulla carta, sono una miscela esplosiva: forza fisica (Eboué, Kolo Touré), tattica (Yaya Touré davanti alla difesa), classe (Drogba), esplosività (Kalou) e furbizia (il vecchio Svennis Eriksson in panchina). Il Brasile ha lasciato all’avversario solo i calcioni e un gol di Drogba, sul 3-0, favorito da una disattenzione di Felipe Melo, che non ha seguito l’avversario e l’ha lasciato colpire di testa senza opposizione. Gol meritato da Drogba per quello che ha fatto in carriera e per il coraggio di aver giocato con un
Brasile Costa d’Avorio
3 1
Marcatori: Luis Fabiano 25’ p.t.; Luis Fabiano 5’, Elano 17’, Drogba 34’ s.t. BRASILE (4-2-3-1): Julio Cesar 7; Maicon 7, Lucio 7, Juan 7, Michel Bastos 6; Felipe Melo 5,5, Gilberto Silva 6,5; Elano 6,5 (Dani Alves 6 22’ s.t.), Kaká 7, Robinho 6 (Ramires s.v. 48’ s.t.); Luis Fabiano 7. All.: Dunga 7,5 COSTA D’AVORIO (4-1-4-1): Barry 5,5; Demel 5, Kolo Touré 4,5, Zokora 5, Tiene 4,5; Yaya Touré 6,5; Dindane 5 (Gervinho 6 9’ s.t.), Eboué 5 (Romaric 6 27’ s.t.), Tiote 4, Kalou 4,5 (Keita 5 23’ s.t.); Drogba 7. All.: Eriksson 5 Arbitro: Lannoy (Francia) 2 Espulso: Kaká 42’ s.t. Ammoniti: Tiene, Keita, Tiote Recuperi: 1’ più 3’
Rosso Kaká lascia il campo con un sorriso sarcastico dopo l’espulsione di Lannoy (Epa)
braccio mezzo rotto. Ma gol arrivato a gara chiusa, dopo un’ora di grande calcio della Seleção. Fino all’espulsione, Kaká era stato il migliore in campo, con due assist al bacio (Luis Fabiano per il primo gol, un destro fulminante sotto l’incrocio dei pali, e Elano per il 3-0, a porta spalancata). Si sono riviste le sue accelerazioni, che hanno fatto vincere l’ultima Champions al Milan, nel 2007. Il gol del 2-0 è stato invece un colpo da mariuolo di Luis Fabiano,
che, dopo aver spezzato la difesa ivoriana, saltando due uomini con un doppio sombrero, si è aggiustato la palla con il braccio, prima di scaricare in rete. L’imbelle Lannoy non ha visto nulla, andando poi a chiedere al brasiliano se avesse o meno toccato con il braccio. El Fabuloso gli ha risposto di aver stoppato di petto e si è portato a casa il gol, che gli mancava da 6 gare con la maglia verdeoro. Poi, alla fine, ha anche fatto il verso a Maradona: «Non è stato un fallo volontario. Dite di
sì? Allora diciamo che è stata la mano di Dio...». La mano di Dunga, invece, si è vista nel gioco del Brasile: sempre sette uomini dietro la palla in fase difensiva, sempre l’appoggio dei laterali Maicon e Michel Bastos, quando scatta la 4x100 del contropiede (Elano, Kaká, Robinho e Luis Fabiano). Due dei quattro, Kaká e Elano, mancheranno sicuramente contro il Portogallo, ma a quota 6 il Brasile è già qualificato.
Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA
CITTÀ DEL CAPO — Fuori Deco, ufficialmente indisponibile (ma dopo lo 0-0 con la Costa d’Avorio aveva attaccato il c.t. Queiroz), dentro ovviamente Cristiano Ronaldo che spera di interrompere oggi contro la Corea del Nord il lungo digiuno con la maglia del suo Portogallo (non segna da 8 partite, ultima rete alla Finlandia nel febbraio 2009). «Certo che voglio segnare, ma soprattutto voglio vincere — racconta il fenomeno del Real che, secondo Jong, il centravanti asiatico, è il migliore giocatore del mondo —. Non sarà semplice perché i coreani tengono bene il campo, stanno molto coperti e sono veloci e pericolosi in contropiede, ma non possiamo prendere in considerazione un risultato diverso dalla nostra vittoria». Ronaldo parla da capitano, e sa benissimo che il suo Mondiale è sul filo: un’altra brutta partita e tanti saluti, anche perché l’ultimo avversario dei portoghesi si chiama Brasile. «Ma noi non dobbiamo porci limiti — argomenta -, dobbiamo credere nelle nostre possibilità. Possiamo fare qualsiasi cosa, compreso battere il Brasile e vincere la Coppa del Mondo».
do.c.
Il flop Peggio del 2006: Camerun eliminato. Sudafrica, Algeria e Nigeria a rischio. Solo il Ghana non delude
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La passione non basta, l’Africa perde l’occasione DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
CITTÀ DEL CAPO — Ayoba, lo leggi dappertutto. Significa sii felice e pronto a festeggiare. Sì, ma festeggiare cosa? Il primo Mondiale in Africa doveva essere la grande occasione del calcio del continente nero. Sei squadre qualificate (un record), una già eliminata dopo 2 partite (Camerun), altre 3 praticamente fuori (Sudafrica, e sarebbe il primo Paese organizzatore eliminato al primo turno, Nigeria e Algeria), una messa bene, il Ghana, con 4 punti, ma che deve giocare con la Germania e rischia dunque di uscire subito pure lei, infine la Costa d’Avorio, che ieri ha perso 3-1 con il Brasile. Il bilancio, comunque vada a finire per Ghana e Costa d’Avorio, è in rosso: in 12 partite giocate finora, le 6 squadre africane hanno raccolto 7 punti sui 36 disponibili, segnando 5 gol e subendone 12. Insomma, un disastro. «È la più grande delusione della mia carriera» ha ammesso Samuel Eto’o sabato sera, appoggiato al muro di mattoni rossi del Loftus Versfeld di Pretoria, dopo che il suo Camerun era stato battuto dalla Danimarca. Su Le Guen, c.t. contestato da mezza squadra, ha sorvolato: «Decideranno i dirigenti, dico solo che i giovani per fare bene li abbiamo. È ora però di decidere una via e poi seguirla». Ma decidere una via e seguirla è praticamente impossibile nel calcio africano, dove l’instabilità e l’assenza di certezze sono la norma. Tolti Saadane, che in Algeria è un monumento, e Rajevic, alla guida
Deluso Samuel Eto’o dopo l’eliminazione del Camerun (Reuters)
del Ghana dal 2008, gli altri c.t. sono stati ingaggiati tutti negli ultimi mesi. Le Guen è in Camerun dallo scorso 17 luglio (e quasi sicuramente toglierà presto il disturbo), Parreira è tornato sulla panchina del Sudafrica il 23 ottobre, Lagerback allena i nigeriani dal 27 febbraio ed Eriksson gli ivoriano dal 28 marzo. Non esiste programmazione, si va avanti a tentativi e i dirigenti fanno e disfano. Non è questione di talento o passione, quelli abbondano, è il resto che manca. Il Ghana, per esempio, è una potenza del calcio giovanile, ha vinto lo scorso anno in Egitto il
Mondiale under 20, ma quando il livello sale il talento e l’entusiasmo non possono bastare. Negli ultimi 20 anni il calcio africano ha perso posizioni. I migliori risultati al Mondiale restano i quarti conquistati nel 1990 dal Camerun e dal Ghana nel 2002. Meglio è andata ai Giochi olimpici, oro nel 1996 per la Nigeria e nel 2000 per il Camerun. Ma l’esplosione annunciata, attesa per anni, non c’è mai stata. Il ranking della Fifa parla chiaro: 5 delle 6 africane impegnate nel Mondiale sono comprese tra il 19˚ posto del Camerun e il 32˚ del Ghana. Il Suda-
frica è 83˚. Manca la migliore, l’Egitto, 12˚ nel ranking, vincitore delle ultime 3 coppe d’Africa, eliminato dall’Algeria a Khartoum, in uno spareggio più simile a una guerra che a una partita di calcio. Ci sono insomma le premesse per fare peggio di 4 anni fa. In Germania, Costa d’Avorio, Angola, Togo e Tunisia uscirono al primo turno, il Ghana arrivò agli ottavi dove venne battuto 3-0 dal Brasile. Eppure, come direbbe Boskov, Africa è paese di calcio. Anche se non fa risultati. Ayoba, sì, ma quando?
Domenico Calcagno © RIPRODUZIONE RISERVATA
Città del Capo, ore 13.30
Portogallo
Corea del Nord
4-3-3 1 Eduardo 3 Paulo Ferreira 2 Bruno Alves 6 Ricardo Carvalho 23 Coentrao 19 Tiago 8 Pedro Mendes 16 Raul Meireles 7 Cristiano Ronaldo 9 Liedson 10 Danny All. Queiroz
4-3-2-1 1 Ri M. 2 Cha 13 Pak C. 14 Pak N. 5 Ri K. 11 Mun 3 Ri J. 8 Ji 10 Hong 17 Ahn 9 Jong All. Kim
Arbitro: Pozo (Cile) Tv: 13.30 SkyMondiale1 Internet: www.corriere.it
L’analisi
Sono nazionali ancora incompiute Già amputata dell’intera area comunista ed ex-comunista (salvo residui slavi), la mappa del Mondiale subisce ora il ridimensionamento africano, con attese eccessive capovolte in un down depressivo. Tra le cause, ce ne sono un paio decisive. La prima è la mancata crescita del movimento calcistico continentale rispetto alle premesse-promesse di una ventina d’anni fa. Dopo il Camerun a Italia ’90 (quarti), l’unico acuto è stato il meraviglioso Senegal di Corea-Giappone 2002 (sempre quarti): picchi — la metafora è facile — in un deserto. In contesti poveri, devastati dalle guerre civili, afflitti da emergenze sanitario-alimentari (per colpe sia occidentali che interne), non solo mancano le strutture adeguate, ma il serbatoio di talenti è adibito a vivaio per i club europei. È vero che molti di quei talenti rientrano nelle nazionali
come campioni maturi, ma questo non basta a nutrire la crescita autoctona. La seconda causa è la fase spuria dell’evoluzione del gioco. A lungo esaltate — non senza retorica paternalistica — per il loro anarchismo «simpatico» e la loro esuberanza, le squadre africane hanno perso parte di quell’aura genialoide cercando di europeizzarsi grazie a c.t. esteri. Adesso, sono delle incompiute: non più anarchiche e imprevedibili come le loro antenate, non ancora disciplinate e sincronizzate come quelle europee e sudamericane. Per tacere del
Mancata crescita Solo picchi nel deserto: il movimento non è cresciuto secondo le promesse
permanente deficit tecnico di base. Tutto questo è apparso chiaro in Camerun-Danimarca (1-2): per lunghi tratti, il Camerun di Le Guen ha mostrato difesa alta, pressing offensivo, movimenti senza palla, ma troppi cali di concentrazione. Sono stati fatali per un verso le tante palle-gol vanificate con tiri improbabili; per un altro amnesie difensive come quella sul gol di Rommedhal, lasciato avanzare fino all’area e col centrale che non esce a «murarlo», lasciandogli un vastissimo angolo di tiro. Se anche una delle africane rimaste andasse avanti, sarebbe un gradito exploit estemporaneo. È ancora lontano il giorno in cui l’Africa sarà qualcosa di più di un bacino elettorale per Blatter e di una colorata digressione folcloristica.
Sandro Modeo
Palla avvelenata
Giustizia (veloce) per tutti (m.fa.) Uno dei 56 «tribunali speciali» istituiti per i delitti commessi contro i visitatori stranieri durante la Coppa del Mondo ha condannato Themba Makhubu, 22 anni, a 5 anni di prigione per aver rubato (il giorno prima) un telefonino a un turista messicano a Johannesburg. Il processo è durato 20 minuti. Themba ha ammesso la colpa. Il magistrato Hein Louw l’ha pure redarguito per aver macchiato l’immagine del Sudafrica. Le corti speciali della World Cup (poliziotti, magistrati e 93 interpreti) funzionano a pieno ritmo. Se le avessero istituite per il Mondiale in Germania nel 2006 forse saremmo qui a discutere di inaccettabile giustizia sommaria. I sudafricani la vedono diversamente: le corti della «speedy justice» dovrebbero restare anche dopo il Mondiale. Giustizia veloce per tutti? Per i ladri di appartamento (18 mila furti all’anno) e per gli abbordaggi di automobilisti (15 mila). E magari anche per i pesci grossi del partito di governo, abili come Robinho a dribblare i processi (lentissimi) per corruzione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Sport 53
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Complicato
La Spagna insegue la Svizzera in fuga e le certezze perdute BLOEMFONTEIN — Il calcio è un fenomeno sociale, incide sui sentimenti nazionali, in caso di successo rassoda le certezze e fortifica il carattere, in caso di insuccesso incrina le sicurezze e mortifica i sentimenti. Basta guardare quello che accade in Svizzera e in Spagna, dopo la sorpresona del primo turno. Un gruppo di giocatori festanti dopo il gol agli spagnoli è usato dalla banca che è sponsor della «Nati» per fare una pubblicità ai suoi conti correnti.
Franchi (svizzeri) e pallone, è questo il gioco preferito nei cantoni. La fortuna è di avere Ottmar Hitzfeld in panchina, uno della vecchia guardia, concreto: «È stato un regalo che non ci aspettavamo, ora abbiamo l’occasione di arrivare primi nel girone». La Svizzera, però, se la dovrà vedere con Humberto Suazo «Chupete» attaccante prolifico del Cile di Marcelo Bielsa, vecchio marpione pure lui. Sui giornali della nazione sconfitta, invece, si deve ricorrere ai fotomontaggi. Il quotidiano spor-
tivo «Marca» ritocca il manifesto di Invictus, il film di Clint Eastwood sulla storica avventura del Sudafrica nella Coppa del Mondo di rugby del 1995. Un Mondiale diventato il simbolo del tentativo di creare la nazione arcobaleno. Storia vera, con il culmine nello stadio (Ellis Park) dove stasera gli spagnoli inseguiranno le certezze perdute. David Villa, Cesc Fabregas e Fernando Torres sono i protagonisti della pellicola che, però, presenta fotogrammi sfuocati. Spagna-Honduras dove essere una pura formalità, ora è af-
Johannesburg, ore 20.30
Cile
Svizzera
Spagna
Honduras
4-3-3 1 Bravo 4 Isla 17 Medel 3 Ponce 8 Vidal 6 Carmona 20 Millar 14 Fernandez 7 Sanchez 15 Beausejour 9 H.Suazo All. Bielsa
4-4-2 1 Benaglio 2 Lichtsteiner 5 Von Bergen 13 Grichting 3 Ziegler 7 Barnetta 8 Inler 6 Huggel 16 Fernandes 18 Derdiyok 10 Nkufo All. Hitzfeld
4-3-1-2 1 Casillas 15 Sergio Ramos 3 Piquè 5 Puyol 11 Capdevila 14 Xabi Alonso 16 Busquets 6 Iniesta 8 Xavi 9 Torres 7 Villa All. Del Bosque
4-4-2 18 Valladares 23 Mendoza 2 Guity 3 Figueroa 21 Izaguirre 17 Alvarez 8 Palacios 7 Nunez 20 Guevara 9 Pavon 11 Suazo All. Rueda
Arbitro: Al-Ghamdi (Arabia Saudita) Tv: ore 16 Sky Sport 1 Internet: www.corriere.it
Anche il piccolo Honduras fa paura DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Port Elizabeth, ore 16
All’attacco Il c.t. spagnolo Vicente Del Bosque punta su Fernando Torres dal primo minuto contro l’Honduras (Image Sport)
frontata con infinite discussioni tattiche e pericolosi rimandi storici. Le discussioni riguardano, ovviamente, le crepe nella sicurezza spagnola cementata, negli ultimi tre anni, dal successo negli Europei 2008 e da 44 vittorie su 48 match disputati (prima della Svizzera). L’aspetto scaramantico della vicenda è che la sconfitta precedente è stata rimediata sempre in
Sudafrica (0-2) con gli Stati Uniti un anno fa. E l’Honduras, nell’unico precedente di Coppa del Mondo, produsse infiniti lutti alla squadra che ospitava il Mondiale fermando le (poco) Furie Rosse sull’1-1 il 16 giugno 1982. «Ho fiducia nel gruppo e nel sistema. Abbiamo fede» sostiene il c.t. Vicente Del Bosque che è stato appena preso a schiaffi dal suo predecessore, Luis Aragones. Un classico. Il motivo del contendere è lo stile della squadra, improvvisamente improduttivo. Il 74 per cento di possesso palla inutile
Arbitro: Nishimura (Giappone) Tv: ore 20.30 Raiuno, Sky Mondiale 1 Internet: www.corriere.it
contro la Svizzera, tic-tic, toc-toc, Xavi-Xabi Alonso-Iniesta, insomma il metodo Barça rinforzato. Xavi ha paragonato la Svizzera all’Inter di Mourinho. «Un tiro, un gol. Poi tutti in difesa». Ma se gli altri si ingegnano, non è il caso che anche la Spagna lo faccia? L’ingresso di Cesc Fabregas, due punte con Villa e Torres. El niño ha escluso tradimenti alla linea: «Se dobbiamo morire, moriamo con le nostre idee».
Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
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Sport 55
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
L’addio Dal Torino al Milan e la storica finale col Brasile
Fotofinish
Rosato, il «pirata» con la faccia d’angelo
SUPERBIKE
Incidente a Marchetti, frattura coccige e pube Grave incidente per il pilota italiano Dario Marchetti durante la Superbike internazionale di Rijeka in Croazia. Marchetti è uscito di pista al primo giro per evitare due piloti caduti e ha riportato fratture al coccige, al pube e al bacino. Operato d’urgenza si sottoporrà in Italia a una seconda operazione per la riduzione della frattura.
Gerd Müller: «Lo stopper più forte di sempre» di ALDO GRASSO
Un altro «ragazzo» del Filadelfia se n’è andato prematuramente. È morto l’altra notte a Chieri (Torino) Roberto Rosato, uno dei difensori centrali più forti della storia del calcio italiano. Avrebbe compiuto 67 anni il 18 agosto, era nato lo stesso giorno e anno del suo «gemello» Gianni Rivera. Da dieci anni lottava contro il cancro. «I medici — ha ricordato la primogenita Carola — non si aspettavano tanta resistenza. Papà è sempre stato un grande combattente, anche nella vita personale, non solo sul campo di calcio». Rosato lascia tre figli, Carola, Davide e Alessandro, e la moglie Anna. Roberto Rosato ha legato il suo nome a quello del Milan, club con il quale ha vinto uno scudetto, quattro coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una coppa Intercontinentale e due Coppe delle Coppe. Ma nei primi anni 60 Roberto ha personificato un sogno, quello della rinascita del Toro, dopo la tragedia di Superga. Agli ordini dell’allenatore Beniamino Santos, con Giancarlo Cella e Giorgio Ferrini costituiva la «mediana dell’avvenire», un frangiflutti di centrocampo attraverso cui i granata cercavano di allestire una squadra finalmente competitiva (c’erano anche Vieri, Polet-
VOLLEY
World League 2010 l’Italia batte la Serbia
Protagonista Rosato anticipa Carlos Alberto in finale col Brasile nel 1970. A lato, solleva con Rivera la Coppa Italia 1972 e ai 100 anni del Torino (Omega)
La carriera Roberto Rosato era nato a Chieri (Torino) il 18 agosto 1943. Ha esordito in serie A con il Torino (1-1 a Firenze il 2 aprile 1961) e in granata ha giocato dal 1960 al 1966 con 131 presenze e 4 reti. Dal 1966 al 1973 nel Milan ha disputato 187 gare (5 gol) vincendo 1 scudetto, 1 Coppa Campioni, 3 Coppe Italia, 2 Coppa Coppe e 1 Coppa Intercontinentale. In nazionale 37 presenze e il titolo europeo 1968.
ti, Fossati, Crippa, Puja, Moschino, Hitchens e, di lì a poco sarebbe arrivato Gigi Meroni). Rosato aveva esordito a 17 anni in Fiorentina-Torino, il 2 aprile 1961. Lo misero su Montuori e lui picchiò duro, senza timori reverenziali. Per i tifosi del Toro (i ragazzi del Fila sono granata a vita) è sempre stato «Baby Face», faccia d’angelo per i giornali, per via di quel volto gentile, fanciullesco, in contrasto con il suo gioco, deciso e autoritario: «Un sorriso da bambino — secondo la stampa dell’epoca — per un killer dell’area di rigore, pronto a fermare anche gli avversari più difficili con le buone o con le cattive. Il tutto con classe ed eleganza da far rendere semplice ed elementare anche il più
difficile intervento». Le più grandi soddisfazioni calcistiche le ha ottenute con il Milan di Nereo Rocco, dal 1966 al 1973, assieme a gente come Rivera, Cudicini, Schnellinger, Anquilletti, Trapattoni. Ma sono stati i Mondiali di Messico 70, quelli di Italia-Ger-
mania 4 a 3, a consacrare definitivamente il difensore. La nazionale italiana finì seconda, battuta solo dal favoloso Brasile di Pelé e Roberto non solo fu il più bravo degli azzurri ma fu l’unico italiano inserito nella formazione ideale sancita da un referendum dei giornalisti al segui-
Il ricordo
Rivera: «Compagno ideale» MILANO — Gianni Rivera, compagno di squadra e di «nascita» (il 18 agosto 1943), lo ricorda così: «Festeggiavamo sempre insieme il compleanno nel ritiro della squadra. Lui era il compagno ideale, nella vita e in campo. Era sempre a disposizione di tutti. Un grande difensore, attento e corretto: quando c’erano le condizioni veniva avanti. Ricordo un suo grandissimo gol in un derby».
to. Per l’occasione Gianni Brera lo soprannominò «Pirata». «In Messico — ricordava Rosato — ero andato come terzo stopper. Il Cagliari aveva vinto lo scudetto, e il titolare era Niccolai. Come riserva, Valcareggi aveva scelto Puja del Torino». Gerd Müller, centravanti della Germania, ha sempre dichiarato che il difensore più forte contro il quale ha giocato è stato lo stopper piemontese. Col Milan ha vinto tutto, finanche la Coppa Intercontinentale in una battaglia contro l’Estudiantes, poi dal 1973 si è accasato al Genoa. Appese le scarpe al chiodo, aprì col collega Giorgio Garbarini un’agenzia di assicurazioni (proprio come il gemello Rivera).
A Firenze l’Italia si è presa la rivincita e ha battuto la Serbia il nella seconda sfida del terzo week-end di World League. Gli azzurri di Andrea Anastasi si sono imposti per 3-2 (21-25, 25-20, 25-18, 20-25, 15-13). Con questo successo l’Italia è ora a un solo punto dai serbi nella classifica del girone.
CICLISMO
Nibali vince in Slovenia Armstrong in crescita Vincenzo Nibali ha conquistato il Giro di Slovenia, dopo aver vinto sabato la tappa regina. L’ultima frazione è stata conquistata da Francesco Chicchi in volata. Andy Schleck si aggiudica il Giro di Svizzera con 12’’ su Lance Armstrong, in grande crescita. L’ultima crono la vince il tedesco Tony Martin.
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Mercato Continue visite di Raiola nella sede rossonera
Ibrahimovic si offre al Milan Il Man United tenta Sneijder MILANO — Nonostante l’austerity, il tetto agli ingaggi, la campagna acquisti non ancora decollata, il marchio Milan continua ad avere un certo fascino. Se è vero, come ieri ha riportato il quotidiano di Barcellona El Mundo Deportivo, che Zlatan Ibrahimovic, non ambientatosi completamente in Catalogna e indispettito per l’imminente arrivo di David Villa, abbia indicato nel Milan la sua destinazione preferita. Non ha intenzione di fare la riserva, questa prima stagione in blaugrana gli è bastata. Ha ancora quattro anni di contratto, ma ha dato mandato al suo agente Mino Raiola di lavorare per favorire il suo ritorno a Milano, sponda rossonera stavolta, per continuare a giocare la Champions League. Competizione alla quale non parteciperà ad esempio il Manchester City, club a cui vorrebbe cederlo la società del neo presidente Sandro Rosell. Ecco perché le visite nella sede di via Turati del suo procuratore Raiola sono continue. «A Ibra siamo legati da una simpatia reciproca», dichiara Adriano Galliani. «Eravamo già stati vicini a ingaggiarlo nell’estate del 2006, poi Calciopoli modificò la situazione. Purtroppo ora è difficilissimo che arrivi: guadagna cifre che
non sono più alla portata di squadre italiane». Il problema non è tanto il cartellino (partendo da una richiesta di 50 milioni di euro, il Barça potrebbe chiudere a 35) quanto l’ingaggio. Ibra guadagna 9 milioni di euro, annui, un’enormità considerando ad esempio che alle latitudini rossonero si è posto il tetto agli ingaggi di 4 milioni. Capitolo Allegri. L’allenato-
❜❜ Galliani: «A Zlatan
siamo legati da reciproca simpatia. Ma il suo ingaggio è fuori portata»
re livornese ha trascorso il week-end al Forte Village in attesa di riprendere oggi i colloqui con la dirigenza del Cagliari. «Ho dato la mia parola al Milan e libererò Allegri», ha promesso ieri Massimo Cellino. Che, litigando con il suo ex tecnico per la questione riguardante le mensilità post esonero non pagate e il premio salvezza non versato, minaccia di non dare la liberatoria allo staff che Allegri vorrebbe portare con sé al Milan. Sul fronte nerazzurro, il sogno è sempre Javier Mascherano, ma per quanto riguarda la difesa ieri è emerso un nome nuovo. È Simon Kjaer, centrale del Palermo. «Il mio assistito piace molto a Benitez, lo ha fatto seguire quand’era al Liverpool che più volte è stato vicino a fare un'offerta ufficiale», ha rivelato il suo agente. «Non so se Inter e Palermo hanno parlato, con me l’hanno fatto qualche giorno fa». Oggi arriva in Italia Fernando Hidalgo, procuratore di Milito e Burdisso (che vorrebbe restare a Roma). Per quanto concerne il futuro dell’attaccante argentino la situazione è più complessa: cedere alle lusinghe del Real e venderlo al club di Mourinho o trattenerlo con robusto aumento dell’ingaggio? Dall’Inghilterra giunge la voce di una maxi offerta del Manchester United per Wesley Sneijder: Alex Ferguson preme sulla dirigenza dei red devils per avere il trequartista olandese. Sul piatto la società di Old Trafford mette 20 milioni di sterline.
Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sport 57
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
MotoGp Orfano di Rossi, il campionato non incanta più. Pedrosa rimonta ed è ottavo, Stoner battuto da Hayden
Atletica
Lorenzo senza rivali nel Mondiale povero Solo 15 piloti al via, lo spagnolo già in fuga. Dovizioso, secondo, sogna Le classifiche MotoGp 1. Lorenzo (Yamaha) in 41’34’’083 2. Dovizioso (Honda) a 6’’743 3. Spies (Yamaha) a 7’’097 4. Hayden (Ducati) a 7’’314 5. Stoner (Ducati) a 7’’494 7. Simoncelli (Suzuki) a 14’’425 8. Pedrosa (Honda) a 15’’313 Classifica: 1. Lorenzo (Spa) 2. Dovizioso (Ita) 3. Pedrosa (Spa)
115 78 73
Moto 2 1. Cluzel (Suter) in 39’19’’472 2. Luthi (Moriwaki) a 0’’057 3. Simon (Suter) a 0’’322 Classifica: 1. Elias (Spa) 2. Tomizawa (Gia)
La Di Martino salta 2 metri «So ancora volare alto»
80 65
125 1. Marquez (Derbi) in 38’12’’837 2. Espargaro (Derbi) a 2’’576 3. Smith (Aprilia) a 13’’446 Classifica: 1. Espargaro (Spa) 99 2. Terol (Spa) 98 Prossima gara Gp di Assen (Olanda) 26 giugno (sabato)
Inseguimento Lorenzo davanti a Dovizioso, che alla fine del Gp d’Inghilterra festeggia il secondo posto sul podio e nella classifica del Mondiale A sinistra la gag di Lorenzo: vestito da Beatles insieme agli amici (LaPresse)
DAL NOSTRO INVIATO
SILVERSTONE — Braccino, pressione, paura dell’eredità di Valentino? Come no... Jorge Lorenzo ieri era così teso che è andato a spasso dal primo all’ultimo giro con la sua Yamaha perfetta piazzando un terrificante gancio al mento degli avversari sognatori. Chissà cosa sarebbe accaduto se fosse stato tranquillo. Mentre lui è primo per la terza volta in cinque gare, infatti, Dani Pedrosa come sempre grippa i suoi ingranaggi di Robottino fragile al momento del dunque, si incarta all’ottavo posto e precipita a meno 42 da Por Fuera, mentre Casey Stoner — nuovamente battuto dal compagno di Ducati, Hayden, quarto — non va oltre il quinto posto (bella la rimonta, ma scattare ultimo non è proprio l’ideale per vincere le gare) e scivola a meno 80. Un abisso. Nemmeno Lorenzo alla vigilia si sarebbe scritto un copione simile, anche perché qualche dubbio, lo ha confessato al-
la fine, ce l’aveva pure lui: «Dopo il Mugello ero un po’ preoccupato, ma sono stato bravo a fare un clic mentale: ho pensato solo a divertirmi». In pista ci è riuscito, prendendosi di fatto già mezzo titolo. Fuori meno, quando, insieme a tre amici («Io ero McCartney»), ha sfoggiato un vestitino alla Beatles epoca «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band». Si sono viste gag migliori, ma pazienza: «Questo è un giorno molto importante. Mai mi sarei immaginato di andare così dopo cin-
que gare». Rispetto a 15 giorni fa, il fantasma di Rossi non è stato evocato ed è senz’altro un bene. La vita va avanti e la MotoGp pure, benché ormai al minimo sindacale con appena 15 piloti al via dopo il forfait mattutino dell’hondista Hiroshi Aoyama (frattura della 12ª vertebra lombare). In tribuna c’erano 70 mila persone; la gara, monologo lorenziano a parte, è stata pure divertente, con quattro piloti in 7 decimi fra il 2˚ e il 5˚ posto; soprattutto, sono spun-
tate due facce fresche, che qui sono sempre benedette come una birra nel Sahara. La prima è quella di Ben Spies, il texano con la voce da crooner che sulla Yamaha Tech 3 ha siringato Hayden, conquistando il primo podio in MotoGp. Si dice in giro che se le belle performance del campione Superbike 2009 dovessero continuare, per la Yamaha sarebbe più leggero lasciar partire Valentino l’anno prossimo. Sensato? «Noi vogliamo che Rossi e Lorenzo restino anche nel 2011», ha chiarito ieri Lin Jarvis, boss del settore corse. Un dì vedremo. La seconda faccia, di gran lunga la più bella, è quella di Andrea Dovizioso, secondo in gara e nel Mondiale. Dovi, ripresa la leadership in casa Hon-
Il leader «Dopo il Mugello ero un po’ preoccupato, ma sono stato bravo a fare un clic mentale»
da su Pedrosa, è oggi non solo la speranza italiana della MotoGp ma anche l’avversario numero uno di Lorenzo. I punti di distacco sono 37, tanti, forse troppi, ma Andrea prova a crederci: «Lorenzo ieri era imprendibile, ma questo secondo posto vale come una vittoria perché ho tenuto dietro gli altri con autorità. Serviva alzare la voce, diciamo che l’ho alzata a metà. Ora può succedere di tutto». Passo dopo passo, l’arrampicata del Dovi — bravo, intelligente, costante (4˚ podio in 5 gare), a 24 anni ormai maturo —, lo sta portando vicino alla vetta. «Questo risultato insegna che bisogna crederci sempre, anche quando pensi che il mondo ti stia crollando addosso. Essere il riferimento Honda e del motociclismo italiano è una bella responsabilità, ma mi piace». Rossi tornerà prima o poi, ma con un tipo così in pista ci sentiamo tutti meno soli.
Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tennis Oggi al via i Championships. Federer insegue il settimo sigillo
Schiavone, missione Wimbledon «Ho capito che nulla è impossibile» MILANO — La ragazza che oscurò il calcio, ha modificato le nostre abitudini. Se Francesca Schiavone il 5 giugno 2010 non avesse osato l’inosabile annettendo ai suoi possedimenti lombardi la dependance parigina del Roland Garros, oggi parleremmo della passeggiata sull’erba di Roger Federer verso l’immortalità (l’immenso svizzero ha nel mirino il settimo titolo di Wimbledon, come Pete Sampras, ’93-’95 e ’97-2000, e Willie Renshaw, 1881-1889), delle ambizioni di Rafa Nadal di riprendersi quello che l’infortunio gli tolse nel 2009, del dilemma di Serena Williams, campionessa in carica a Church Road, indecisa se fare l’inchino o un bel sorriso alla regina Elisabetta che giovedì, per la prima volta dal 1977 (quando premiò Virginia Wade), presenzierà ai Championships. E invece eccoci qui, felicemente impegnati a inseguire gli spostamenti di Francesca per l’Europa (Parigi-Passerano-Roma-Tirrenia-Eastbourne-Londra), i precedenti sull’erba di Wimbledon a cui aggrapparci (quarti di finale nel 2009), i sorrisi dispensati in un ambiente in cui è benvoluta da tutti, anche al netto del Roland Garros, perché non è da certi particolari — un titolo
dello Slam, il primo vinto da un’italiana — che si giudica una tennista: «Non sono cambiata io, è cambiato il modo in cui voi mi vedete». Di sicuro, nel frattempo, è cambiata la sua vita. Staccarsi da un’emozione così grande come quella vissuta a Parigi, il sussulto collettivo che un’intera nazione ha condiviso con lei, non è stato facile. Un pomeriggio a casa con i genitori, qualche giorno a Tirrenia per riallacciare i nodi con le radici del centro tecnico federale, dove si allena con Renzo Furlan, un primo turno a Eastbourne (erba) forse non sono l’abbigliamento adeguato per affrontare le due settimane dei Championships, però un titolo Slam è evento tale da far saltare tutte le marcature, quindi non ci stupiamo sentir dire Francesca che «ho imparato tante cose, l’esperienza di Parigi mi ha dato sicurezza, è vero che il tennis su erba è molto diverso da quello sulla terra però ho capito che se gioco bene posso battere chiunque e portare a termine qualsiasi impresa». È la testa di serie n.5 (da domani, nella classifica mondiale, cederà una posizione alla Stosur, l’australiana battuta a Parigi, diventando numero 7 del mondo) e oggi affronta, sul
Così in tv
Ruggito La grinta della Schiavone a Wimbledon l’anno scorso (Ap)
Tre canali dedicati, 6 campi in contemporanea e circa 150 ore in alta definizione: questa l’offerta di Sky Sport. Su Sky Sport 2 HD (centrale) e Sky Sport 3 HD (campo n.1) il meglio del torneo Oggi Camerin-Clijsters (Bel); Schiavone-Dushevina (Rus); StaraceKohlschreiber (Ger); Lorenzi-Montanes (Spa).
campo n.2 e sotto inediti riflettori, la russa Vera Dushevina, un unico precedente (perso), sulla terra rossa di Madrid l’anno scorso. «L’erba è una superficie che ti costringe a non sprecare le possibilità che ti costruisci. Il gioco è molto basso e veloce. Ma non vedo l’ora di scoprire cosa accadrà. Di certo mi sento molto carica, ho ancora voglia di stupire e di regalare emozioni ai tifosi, nulla è impossibile, l’ho sempre pensato, chi mi conosce davvero sa che
sono la persona di sempre. Certo ora devo fare cose che prima non facevo, ma continuo a trattare il presidente del consiglio come la numero mille del mondo e mi fa davvero piacere quando i tifosi si avvicinano per dirmi che si sono emozionati durante la finale del Roland Garros. Perché io gioco a tennis anche per questo». Su Federica, l’amica-manager di una vita, sono piovute offerte di sponsorizzazione, inviti, premi, comparsate tv. Francesca non è una velina e non vuole diventarlo, di mestiere fa la tennista e il suo uffi-
cio da oggi è nel verde di Wimbledon, mercoledì compirà 30 anni ed è ovvio che cominci a pensare anche al futuro, «se vinci uno Slam o se ne vinci dieci la questione, in fondo, non cambia, devi allenarti e tirare fuori il massimo quando vai in campo. La cosa più importante è trovare un buon equilibrio: nulla, dopo Parigi, è stato facile, perché era la prima volta». L’errore più grande, ora, sarebbe pensare che ce ne possa essere, subito, un’altra.
MILANO — Dagli Europei a squadre di Bergen la migliore notizia per l’atletica italiana in vista dei campionati Europei di Barcellona (26 luglio-1 agosto) è il successo di una ritrovata Antonietta Di Martino (foto Plpress), che saltando 2 metri alla terza prova si è imposta davanti ad atlete di assoluto valore mondiale come la russa Shkolina e la tedesca Friedrich, fermatesi entrambe a 1.98. Con due metri l’atleta campana ha così eguagliato il suo migliore risultato degli ultimi tre anni, collocandosi al terzo posto della classifica mondiale stagionale dopo l’americana Howard-Lowe (2.04) e la croata Blanka Vlasic (2.03). Apparsa più tonica muscolarmente rispetto al passato, Antonietta ha sfoderato una rincorsa molto veloce e la solita perfetta gestione del corpo sull’asticella. Giustamente euforica per un successo prestigioso che mancava nel suo palmarès, la saltatrice azzurra rimane però con i piedi per terra. «A 32 anni ho imparato a vivere alla giornata. Oggi avevo la giusta adrenalina, anche se ho faticato a trovare gli automatismi a causa del vento, che mi ha obbligata a cambiare rincorsa ogni volta. Comunque il mio obiettivo numero uno rimane Barcellona. Intanto la prossima settimana sarò in pedana agli Assoluti di Grosseto (30 giugno-1 luglio ndr), poi cercherò una gara al caldo, cosa che ancora non mi è riuscita quest’anno per le avverse condizioni climatiche». La vittoria della Di Martino rimane in pratica l’unica perla preziosa di una seconda giornata in cui l’Italia è scesa dal terzo al settimo posto, finendo dietro la corazzata Russia che ha stravinto la classifica per nazioni davanti a Gran Bretagna, Germania, Francia, Ucraina, Polonia ed Italia. Fra gli altri big azzurri in gara si è ben battuto Giuseppe Gibilisco, terzo nell’asta con 5.60 m, a cui serve maggiore velocità nella rincorsa per salire più in alto. Poco brillante in volata Elisa Cusma, quinta nei 1500 in 4’08’’53. In palese difficoltà Libania Grenot, sottotono sia nei 400 m (4ª in 52’’97) di sabato, sia ieri nell’ultima frazione di una 4x400 femminile inferiore alle attese.
Giorgio Rondelli © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
Motori Contromano di Maurizio Donelli
Belle Arti, brutte notizie Comincia la vendita delle auto elettriche. In queste pagine, ad esempio, diamo conto del debutto sul mercato canadese e americano della Smart, per il cui acquisto in Italia bisognerà attendere però il 2012. Ma il nostro è un Paese straordinario che sa regalare continue sorprese. Soprattutto per gli automobilisti. A Milano, ad esempio, l’installazione delle 200 colonnine di rifornimento per le auto, deliberato un anno fa dopo l’accordo con A2A, ente gestore dell’energia elettrica, è fermo. Ragioni tecniche? Problemi burocratici? Di sicurezza? No, questa volta il veto arriva nientepopodimeno che dalla Sovrintendenza alle Belle Arti e dal settore Arredo del Comune. Secondo quanto riportato nelle cronache, i tecnici hanno bocciato il colore acciaio con logo azzurro previsto sulle colonnine e hanno giudicato più adatto un grigio scuro con inserti gialli, oppure blu. È una notizia fantastica. Che allunga i tempi di diffusione dell’auto elettrica, pazienza, ma che siamo sicuri a questo punto sia il preludio a tanti altri severi interventi relativi al decoro urbano. Piccolo promemoria per la Sovrintendenza, dunque: le orribili insegne di certi negozi (a proposito: chi fornisce i permessi per le vetrine dei centri «massaggi» thailandesi?), la confusa foresta di segnali stradali vecchi e scrostati, i «panettoni» di cemento (grigio scuri, per carità...) contro i quali più di un automobilista ha lasciato il paraurti, intere aree stradali occupate da cantieri abbandonati... Possiamo essere certi che, una volta ridipinte le fondamentali 200 colonnine, la Sovrintendenza si occuperà anche di tutti questi piccoli dettagli? © RIPRODUZIONE RISERVATA
Numeri
di Tommaso Tommasi
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228.418
auto elettriche: è l’ambizioso potenziale produttivo per il 2012 dell’Alleanza Renault-Nissan. Intanto la Nissan Leaf ha già raccolto 13 mila ordini in Usa e Giappone
le Volkswagen Golf vendute in Europa tra gennaio e maggio 2010 (+0,8% rispetto allo stesso periodo 2009). La berlina tedesca è al primo posto, davanti a Ford Fiesta e Vw Polo
Abarth Punto Evo Motore: 4 cilindri in linea, 16V, 1.368 cc, 165 cv, coppia massima di 250 Nm a 2.250 giri, turbo a geometria fissa; cambio a 6 marce; CO2: 142 g/km. Velocità massima: 213 km/h; 0-100 km/h: 7,9 secondi; consumo medio 6,0 litri/100 km
Cattive! Debuttano le versioni Abarth della Punto Evo e della 500 Cabrio BALOCCO (Vercelli) — Decapottabili ce ne sono tante e di tutti i tipi. L’Abarth 500 Cabrio, però, è unica. Gasatissima. Per creare una supercar dalle dimensioni extra small, che seduce a prima vista, i progettisti Abarth hanno fatto quello che sanno da sempre fare: hanno preso una Fiat 500C, l’hanno punta con la coda dello Scorpione e le hanno aggiunto alcune gocce di veleno. «È nata così la prima Abarth che fa l’occhiolino alle donne. Non solo perché in Europa, secondo le statistiche, il 60 per cento delle cabriolet vengono acquistate dall’altra metà del cielo — spiega Harald Wester, amministratore delegato di Abarth&C —. Se fino a ieri era difficile trovare donne interessate ai modelli Abarth, la 500 cabrio con lo Scorpione le renderà curiose». Magari vorranno provare una piccola peste con un motore da 140 cv e trasmissione robotizzata a cinque marce con levette al volante (prezzi
da 21.000 euro). Non c’è leva del cambio sulla Cabrio, ma quattro bottoni per scegliere auto o manual, ambedue anche in modalità sport, e la retromarcia. La filosofia che permea i modelli Abarth è quella per cui ogni incremento di potenza, di prestazione, va a braccetto con un proporzionale aumento della sicurezza attiva e passiva. Così sull’Abarth 500C non ci sono solo sette airbag, ma anche tanta elettronica che aiuta nel controllo della traiettoria, della potenza, della frenata. La capote elettrica permette poi anche alla 500 Cabrio dello Scorpione di essere utilizzata al meglio in qualunque periodo dell’anno.
Sopra, l’abitacolo della Punto Evo Abarth; sotto, quello della 500C
La capote è un oggetto di design, un tessuto multistrato robusto e raffinato che scorre sui binari laterali del tetto con cinematismi tecnologici per fermarsi in numerose posizioni. Le chicche sono il lunotto in vetro e la terza luce degli stop incorporata nello spoiler. Può essere nera o grigio titanio, da abbinare anche alle due combinazioni bicolore create ad hoc: la versione più sportiva, nero e bianco gara, e quella più elegante, in due tonalità di grigio. Ancora più cattiva, e destinata a piloti dalle esigenze precise e dal palato fino, l’altra novità del 2010: l’Abarth Punto Evo (da 19.400 euro). Cuore
Mercato In Italia e nel resto d’Europa bisognerà attendere fino al 2012. Ha batterie al litio e un’autonomia di 160 chilometri
In vendita la Smart elettrica, ma solo negli Usa e in Canada NEW YORK — La stella Mercedes torna a splendere: dopo i mesi spenti dalla crisi mondiale, nel primo trimestre di quest’anno la divisione auto di Daimler ha riportato un utile di 806 milioni di euro contro la perdita 2009 di 500 milioni di euro. I tedeschi puntano ora su qualità, stile e sicurezza: come dice lo slogan di una campagna che partirà a fine giugno, Best or nothing, il meglio o niente. L’offensiva parte con la commercializzazione della Smart Fortwo elettrica in Canada e Usa (la produzione, avviata nel novembre 2009, è già stata incrementata dalle mille unità previste alle 1.500 attuali), equipaggiata con batterie a ioni di litio tra gli assali, per non ridurre l’abitabilità. Il motore da 30 kw, posteriore, ha un’au-
tonomia compresa fra 135 e 160 km. Dal 2012, l’auto sarà disponibile in 40 Paesi, tra cui l’Italia. Nel nostro Paese è stato siglato un accordo con Ugf Assicurazioni, partner di E-Mobility Italy, progetto Smart-Enel:
Daimler fornisce cento vetture elettriche alle città di Roma, Pisa e Milano; Enel installa 400 colonnine di ricarica. Le vetture sono disponibili a un canone mensile di 400 euro, più Iva. La cooperazione con Renault
contribuirà a rendere ancora più interessante il progetto, grazie a economie di scala ottenute con lo sviluppo della futura Smart sulla piattaforma della Twingo. I risultati positivi di MerceIl frontale della Mercedes Classe R (a sinistra) è stato ritoccato. A destra, la Smart elettrica: cominciano le vendite
des in questi primi mesi si devono alla Cina: da gennaio, la Casa ha raddoppiato le immatricolazioni, stima 100mila vendite nel 2010 e punta alle 300mila nel 2015. La Classe E, in particolare, sta andando bene. In Euro-
pa (dove il marchio non ha praticamente beneficiato degli incentivi, destinati ai segmenti inferiori) si prevede un volume stabile, pur in un mercato che cala. Da qui al 2013 Mercedes presenterà quattro nuovi modelli di Classe A e B, costruiti nella fabbrica ungherese, in allestimento. Ma al momento l’attenzione è concentrata sul restyling della Classe R. La nuova serie ha un frontale tutto rinnovato, che ricalca lo stile delle altre berline e dei grandi suv della casa. Superfluo sottolineare l’ampiezza e la funzionalità dell’interno, i materiali di pregio, la raffinatezza tecnologica: il tutto per ottenere un confort elitario. Oltre ai tradizionali cinque posti, disponibili configurazioni a quattro, a sei e a sette se-
dili. Il volume del bagagliaio va da 1.950 litri a 2.385 litri, mentre il vano di carico può arrivare alla lunghezza di 2,16 metri. Venduta in 86 Paesi, la Classe R è disponibile con due misure di passo e con trazione integrale 4Matic. Ai motori a benzina già disponibili, si aggiungono nuovi diesel. La R 300 Cdi Blue Efficiency ha 190 cavalli, consuma mediamente 7,6 litri di gasolio in 100 km e, secondo la Casa, offre un risparmio del 7 per cento rispetto al modello precedente; inoltre emette 199 grammi di CO2 al km. La R 350 Cdi 4Matic, da 265 cavalli, Euro 5, coniuga la forza del V8 con i consumi limitati del V6: 8,5 litri in media ogni 100 km, emettendo 223 grammi di CO2. Il 350 BlueTec 4Matic è uno dei diesel più puliti al mondo: 211 cavalli, 540 Nm di coppia, 222 grammi di CO2. Ed è pure Euro 6.
Bianca Carretto
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Motori 59
Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
MONZA — Le quattro ruote sterzanti non sono una novità in assoluto, ma in passato questa soluzione è stata scartata per motivi di affidabilità. A riportarla d’attualità è l’impiego dell’elettronica. La Renault ha chiamato «4control» il sistema che prevede di far sterzare le ruote posteriori con un angolo massimo di 3,5 gradi: fino a 60 orari le ruote dietro sterzano dalla parte opposta
Quattro ruote sterzanti sulle Renault
126.046 le vetture rottamate in maggio: il 31,1% in meno rispetto al 2009. Senza incentivi il ricambio delle auto vecchie rallenta. E frena pure la riduzione delle emissioni inquinanti
Abarth 500C Motore: 4 cilindri in linea, 16V, 1.368 cc, 140 cv, coppia massima di 206 Nm a 2.000 giri, turbo a geometria fissa; cambio a 5 marce; CO2: 151 g/km. Velocità massima: 205 km/h; 0-100 km/h: 8,1 secondi; consumo medio 6,5 l/100 km
della nuova vettura è il MultiAir turbo benzina da 165 cv. Rispetto a quella di un motore tradizionale, la tecnologia MultiAir e già di per sé un simbolo di incremento di potenza, in quanto a parità di cilindrata la potenza cresce del 10% e la coppia fino al 15 con un’attenzione straordinaria a consumi ed emissioni di CO2, che possono calare fino al 10%. Sull’Abarth Punto Evo le prestazioni crescono ancora di più grazie a una turbina maggiorata. Così la pratica 0-100 all’ora si esplica in 7,9 secondi, la velocità massima tocca i 213 km/h, la coppia arriva a 250 Newtonmetro e le emissioni si fermano a 142 grammi/km grazie allo start&stop. Per sottolineare la sportività è stato aggiunto un manettino, che agisce su motore, sterzo, controlli di stabilità, acceleratore per adeguare il comportamento dell’Abarth Punto Evo allo stile di guida del pilota. «Due modelli che sono il simbolo della solidità di un vero progetto industriale — dice Wester — di qualcosa che solo tre anni fa era un’idea. In questo tempo, intorno al sogno Abarth è stata costruita un’organizzazione, una rete internazionale presente su tre continenti». Dal 2008 Abarth si è gradualmente inserita in un mercato che rispetto a quello tradizionale presenta piccoli numeri, se si contano le auto vendute, che diventano cifre importanti, se invece si guarda al valore. «Dal 2008 Abarth ha fatturato circa 12 miliardi di euro in Europa, 10 negli Usa, 4 in Giappone, e sono state immatricolate 22mila vetture, venduti 5mila kit prestazionali, 500 vetture speciali e oltre
9.715 Le auto, tra cabriolet (4 posti) e spider (2 posti), vendute da gennaio. Prima, la Fiat 500C
150 da competizione e il 60% di tutte queste vendite è avvenuto fuori Italia»,sottolinea Wester. Di recente Abarth ha aperto showroom in grandi città europee, a Parigi, Amsterdam, Madrid, Bucarest, e in Medio oriente, a Tel Aviv. «Il numero dei Paesi dove Abarth è presente è salito a 16, i venditori sono 150, i preparatori ufficiali 140, i punti di assistenza 300, le nuove officine Abarth Racing 6 — afferma Wester —. Numeri che aumenteranno
ancora. Entro il 2013, lo Scorpione sarà presente in tutti e cinque i continenti e ci saranno nuovi prodotti, serie speciali, come la 695 Tributo Ferrari, presentata al Salone di Francoforte lo scorso settembre». Per continuare a crescere, con la stessa passione di Carlo Abarth, un signore austriaco trapiantato a Torino, che mezzo secolo fa ebbe un’intuizione, semplice e geniale.
Paolo Artemi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Jimmy Ghione
«Tra me, mia moglie e mia madre lo Scorpione è un affare di famiglia»
Jimmy Ghione, 46 anni, è uno degli inviati del programma di Canale 5 «Striscia la Notizia»
MILANO — «Io sono un vero abarthista da anni, ma devo cedere la mia 500 Abarth a mia moglie. La vuole lei. Mi consolo con la Ferrari California». Non male come consolazione, Jimmy Ghione. «Perché lei non è abarthista. Vede, siamo una genia a parte. Prendiamo la vita con filosofia. Sulla mia Opening Edition mi sento un re, eppure non è regale: ha il tetto a scacchi!». Ma lei non faceva motocross? «Certo, poi sono passato alle auto: ho pure 46 anni. Ma la Abarth è un affare di famiglia: ce l’aveva mia madre, che è
stata fra le prime ferrariste». Com’è un vero abarthista? «Io sono torinese e mi sento legato a quest’auto perché ne conosco la storia. Ma oggi gli abarthisti non sono nostalgici. È gente simpatica, che ama la guida sportiva e sicura». Come ha scelto la Opening? «Mi è stata consigliata dal mio esperto di fiducia. E ho anche fatto un regalo al mio amico Carlo, che lavora a Striscia la Notizia: l’ho mandato a ritirarla al posto mio. Così ha potuto guidarla per molti chilometri».
Roberta Scorranese © RIPRODUZIONE RISERVATA
a quelle anteriori; superato quel limite, la sterzata posteriore avviene nella stessa direzione. In pista a Monza con una Laguna Coupé (foto a sinistra) abbiamo potuto verificare come le manovre a bassa velocità diventino più agevoli, e come diminuisca la tendenza ad allargare la traiettoria in curva.
r.g. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Prova Quattro motori per la nuova wagon tedesca
La Serie 5 Touring si allunga un po’ e diventa più comoda La nuova Bmw Serie 5 Touring misura 7 cm più della vecchia serie. Il passo è cresciuto di 8 cm
MONACO DI BAVIERA — Peter-Frank Arndt è responsabile della produzione Bmw, oltre che membro del consiglio di amministrazione della Casa tedesca. Per lui non è difficile stampare il biglietto da visita della nuova Serie 5 Touring: «È arrivata alla quarta generazione — dice — e rimane un modello di primaria importanza per noi, sotto il profilo strategico ed economico. È un’auto ambitissima in Europa e in particolare in Germania e Italia, dove una Serie 5 ogni due vendute è una Touring». Da noi la vettura arriva a metà settembre, circa sei mesi dopo il debutto della berlina. Dati alla mano, la wagon di gamma è dunque attesa con molto interesse. La linea, dinamica e slanciata, parte da un frontale comune a quello della citata berlina. Lo stile è senza dubbio moderno, ma percorre il sentiero della tradizione anziché cercare discussi schemi di rottura com’è avvenuto con la precedente generazione della Serie 5. L’aumento della distanza di 8 centimetri tra ruote anteriori e posteriori ha regalato ulteriore abitabilità agli interni, con molto spazio a disposizione dei passeggeri posteriori e del bagagli-
La scheda DIMENSIONI Lunghezza: 491 cm; larghezza: 186 cm; altezza: 146 cm; passo: 297 cm PESO Da 1.710 kg, in ordine di marcia BAGAGLIAIO Da 560 a 1.670 litri
MOTORI A benzina: 523i (2.996 cc, 204 cv) e 535i (2.979 cc, 306 cv). A gasolio: 520d (1.995 cc, 184 cv) e 530d (2.993 cc, 245 cv) PREZZI Da 46.390 euro (520d) a 61.190 euro (535d Futura)
aio. Non è una novità, ma è in ogni caso sempre di serie l’apertura separata del lunotto dal portellone. Per prima abbiamo potuto guidare la 520d, dotata del quattro cilindri di 1.995 cc, arrivato a 184 cavalli di potenza. Un motore un po’ sottodimensionato, per i quasi 18 quintali di peso e le caratteristiche dell’auto, che però in cambio permette percorrenze notevoli, con una media dichiarata di 5,2 litri per 100 km per il modello con il preciso e funzionale cambio manuale. Le prestazioni sono comunque più che sufficienti, grazie a una velocità di punta di 222 km/h e un tempo di 8,3 secondi da 0 a 100 km/h. La tenuta di strada e la facilità di guida sono rassicuranti, con la possibilità di avere anche l’assetto dinamico che fa scegliere quattro modalità d’uso dell’auto, dalla più confortevole alla più sportiva, purtroppo previsto solo come optional in una sempre lunga lista di equipaggiamenti a pagamento.
Roberto Gurian © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il progetto L’architetto francese François Confino rivela i contenuti della nuova opera che aprirà a Torino nel 2011
«Il mio nuovo museo dell’auto sarà in continuo movimento» TORINO — L’inaugurazione del 1960, in pieno boom economico e con la coscienza immacolata è stata, al confronto, un gioco da ragazzi. Perché oggi, tra odi e amore, nuove consapevolezze e un imprevedibile avvenire, con che coraggio l’automobile si mette in mostra, al rinato Museo Biscaretti di Ruffia, toriFrançois Confino nesissimo e mondiale insieme, il più importante d’Europa? È il coraggio di un creativo senza macchia e senza paura, François Confino, maestro franco-svizzero di mostre e musei, e quello di un creativo-cultore
della materia, innamorato ma lucido, Rodolfo Gaffino Rossi, già comandante di lungo corso sul bastimento Fiat. Due mondi e due modi di guardare l’auto, lontani ma complementari. E i risultati stanno per vedersi: il museo in riva al Po, ampliato e reinventato, aprirà a marzo 2011, dopo 32 milioni di spese e tre anni di cantiere, uno dei fiori all’occhiello del 150˚ dell’Unità d’Italia. Confino vive e disegna in un atelier di campagna, sulle colline intorno ad Avignone. «Prendo l’auto solo quando davvero mi serve o mi diverte, ma ho messo l’auto in tutte le mie mostre — dice ricordando l’inaugurazione del Beaubourg di Parigi, dell’Expo di Siviglia e del nostro Museo del Cinema alla Mole Antonelliana — con l’au-
Il bozzetto di una sala del nuovo Museo dell’auto: l’edificio si trova a Torino, al numero 15 di via Massimo d’Azeglio
to racconto la storia del ’900, dal Futurismo alle guerre, dall’emancipazione della donna al crollo del muro di Berlino». Gaffino Rossi vive e dà ordini dal suo accampamento nel museo provvisorio, tra calci-
nacci e tramezze a Torino Esposizioni. «Benissimo Berlino e la Trabant, icone di un’epoca e di un dramma. Ma a noi serviranno anche per raccontare l’automobile sostenibile, le nazioni ricche coperte di quattro ruote,
ma tese nella ricerca. L’Oriente con i suoi due miliardi di automobilisti, che non vogliono aspettare». Confino è orripilato dai musei: «Ho visto troppe gallerie di cadaveri immobili, autorimes-
se zeppe di cartellini che nessun legge. Sono la negazione dell’automobile. A Torino tutto sarà in movimento, reale, virtuale, concettuale. Uno spettacolo da godere e condividere, perché il "mio" museo è uno stimolo al dialogo, al confronto». «Ma guai a tradire il valore degli oggetti — accorre Gaffino —, la missione di raccontarne storia e conoscenza. Abbiamo creato un allestimento scenico da grande prima, ma la collezione, unica nel suo genere, è sempre lì. Il garage-magazzino e la bottega di restauro saranno anche aperti alle visite del pubblico». Confino insiste: «Bisogna saper scegliere. Una volta, in un museo di vetri romani, ho fatto piazza pulita di centocinquanta
caraffe. Splendide, ma per il visitatore erano tutte uguali. Ne abbiamo scelta una, la più bella e intorno abbiamo raccontato la grande storia dell’arte del vetro, che Roma ha donato all’Europa. La gente non si staccava dalla brocca e si è portata a casa anche la storia». «È una ricetta, ma non l’unica — corregge appena Gaffino —. Il nostro deve essere un museo di aggregazione, dove la gente viene la prima volta a godersi lo spettacolo e poi torna, per approfondire, studiare, capire. Per questo l’oggetto "vero" non deve essere cannibalizzato. Il segreto è usare l’atmosfera, gli strumenti di comunicazione per parlare il linguaggio di oggi, soprattutto quello dei giovani, lasciando l’opera e la correttezza del racconto al centro della visita». Ben detto, direttore. Però bravo anche lei, monsieur Confino.
Giosuè Boetto Cohen
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
Giacomo Sani ci ha lasciati.- Lo annunciano con immenso dolore la moglie Marina e la figlia Giulia.- I funerali si svolgeranno lunedì 21 giugno alle 14.45 nella parrocchia di Sant'Andrea in via Crema 24 a Milano.- Un ringraziamento particolare alla dottoressa Ada Longoni e al personale della Vidas. - Milano, 20 giugno 2010. Addio
Giacomo e grazie per la vita straordinaria che mi hai regalato.- Marina. - Milano, 20 giugno 2010. Good bye
La facoltà di scienze politiche dell'Università di Pavia partecipa al lutto per la scomparsa del suo professore emerito
Giacomo Sani studioso autorevole, maestro generoso, collega stimato. - Pavia, 20 giugno 2010. I colleghi del Tg4 e di News Mediaset sono vicini a Marina per la scomparsa del marito
prof. Giacomo Sani - Milano, 20 giugno 2010. I figli Gianni con Elena, Pierfranco con Nicoletta, Paolo con Adriana, Emilio con Cécile, Carlo con Cecilia annunciano la morte della loro mamma
daddy
Marcella Castelli Brambilla
we love you and we'll miss you very much.- Giulia and Laura. - Milano, 20 giugno 2010.
Si ringraziano i medici e il personale della Residenza Santa Lucia.- Il funerale si terrà, in forma riservata, domani alle ore 11 nella chiesetta del cimitero di Oggebbio, sul lago Maggiore. - Milano, 21 giugno 2010.
Resi, Cristina e Silvia abbracciano Marina e Giulia nel ricordo di
Giacomo Sani - Milano, 20 giugno 2010. Maurizio e Ada abbracciano con affetto Marina e Giulia nel ricordo del caro amico
prof. Giacomo Sani - Milano, 20 giugno 2010. Paolo ed Anna Segatti ricordano commossi l'amico
Giacomo e abbracciano Marina e Giulia. - Pavia, 20 giugno 2010. Gli amici e colleghi dell'associazione di studi Itanes, nel ricordare il loro presidente
Giacomo Sani e il ruolo determinante da lui avuto nello sviluppo degli studi sul comportamento politico e sull'opinione pubblica in Italia, partecipano al dolore di Marina e Giulia. - Bologna - Milano, 20 giugno 2010. Era un nostro amico.- Per
Giacomo con dolore.- Antonella e Fabrizio. - Fidenza, 20 giugno 2010. Vittorio e Gianna con Mario, Cristina e le loro famiglie si stringono con tanto affetto a Marina e Giulia nel dolore per la scomparsa del loro amato consorte e padre
prof. Giacomo Sani
Partecipano al lutto: r Angelo e Francesca Brambilla. r Giovanna e Marina Brambilla con Matteo e Maria. r Tiziano, Edgardo, Luigi Barbetta e Augusta. r Basilio Graziella Russo. r Lorenzo e Maria Paola Ferraguti. I nipoti Luca con Cristina, Lara con Nicola, Nicola, Vincent, Tiziano, Micola, Anita, Agostino piangono la loro cara
nonna Marcella - Milano, 21 giugno 2010. Beatrice, Benedetta, Federico, Tommaso e Chiara abbracciano forte la loro
nonna bis Marcella - Milano San Felice, 21 giugno 2010. Le collaboratrici della società Brambilla Servizi Telematici partecipano al dolore dei titolari per la perdita della loro adorata mamma
Marcella Castelli Brambilla - Milano, 21 giugno 2010. Ceci, Memo, Carmela, Laura con tutti i nipoti Castelli Dezza ricordano con profondo dolore
Marcella Castelli Brambilla madre, moglie, sorella molto amata e sono vicini ai figli con affetto. - Milano, 20 giugno 2010. Giorgio con Ada, Elena con Giancarlo partecipano al dolore dei cugini Gianni, Piero, Paolo, Emilio e Carlo per la morte della cara zia
Marcella Brambilla
- Milano, 20 giugno 2010.
- Milano, 20 giugno 2010.
Partecipa al lutto: r Raffaella Martinelli.
Silvio Bertoldi è vicino con affetto a Carlo, Gianni, Pierfranco, Paolo ed Emilio per la morte di
Renato Mannheimer, con Maria Ludovico e Giacomo partecipa al dolore di Marina e Giulia e ricorda i giorni trascorsi assieme e gli insegnamenti umani e scientifici ricevuti dal suo maestro ed amico
prof. Giacomo Sani - Milano, 20 giugno 2010.
Marcella Castelli Brambilla - Milano, 20 giugno 2010. Dino, Jennifer, Anna e Massimo abbracciano con affetto Carlo e sono vicini ai suoi cari fratelli per la scomparsa della mamma
Marcella - Milano, 20 giugno 2010.
Marina Cosi e Jacopo Macrì con Giulia e Francesco abbracciano con profondi affetto e amicizia Marina e Giulia nel ricordo del
Lilina, Carla e Giorgio sono vicini a Pierfranco e ai suoi fratelli ricordando con affetto
prof. Giacomo Sani
Marcella
e della sua schiva e rara autenticità. - Milano, 20 giugno 2010.
- Milano, 20 giugno 2010.
Bill e Daniela si stringono forte a Marina e Giulia profondamente addolorati per la perdita di
Gli amici Marco e Silvana, Alfonso e Carla, Silvano e Lella, Giorgio e Bianca, Alfredo Rita e Mario partecipano con grande affetto al dolore di Pier e famiglia per la perdita dell'amatissima mamma
Giacomo amico molto amato e stimato. - Milano, 20 giugno 2010.
Marcella - Milano, 20 giugno 2010.
Guido e Franca sono vicini a Marina e Giulia nella perdita del maestro e amico
Piera e Augusto sono vicini all'amico Pierfranco per la perdita della mamma
Giacomo Sani
Marcella Castelli Brambilla
- Pavia, 20 giugno 2010. Al nostro amato
prof. Giacomo con affetto.- Gady, Sabina, Laurenzo, Daniela, Eleonora e Ludovico. - Milano, 20 giugno 2010.
- Milano, 20 giugno 2010. Luciano e Paola Massi ricordano con affetto l'amico
dott. Attilio Daffra e si uniscono al dolore della famiglia. - Forlì, 20 giugno 2010.
La famiglia annuncia con profondo dolore che si è serenamente spento all'età di 87 anni
Ci ha lasciati dopo un'intensa esistenza, ad un anno dalla sua Seline
Erminio (Bob) Parini
Gianfranco Brenni
Ne danno notizia la amata moglie Jole, i figli Andrea, con Giulia, Sergio, con Francesca e i nipoti Marco, Cecilia e Giorgio.- I funerali si terranno martedì 22 giugno.- Per conferma del luogo e dell'ora telefonare all'Impresa Fusetti 02.5513027. - Milano, 20 giugno 2010.
23 febbraio 1927, industriale, uomo libero.- Con amore lo ricorderanno per sempre Sebastiano con Bianca Maria, Maria Seline, Maria Sofia, Francesco e Giovanni Paolo con Giovanna, Franco e Paola, la sorella Enrica Wetterwald-Brenni, le cognate Paola de Nunno e Liliana Brunner con le loro famiglie.- I funerali avranno luogo martedì 22 giugno 2010 alle ore 12 nella chiesa di Santa Maria di Loreto a Lugano.- A Rosa, Simonetta, Veronica e Dolores un vivo ringraziamento per la preziosa assistenza. - Lugano, 20 giugno 2010.
Gli avvocati e i collaboratori dello Studio Avvocato Parini, Marco Andreolini, Emanuela Fanelli, Silvana Sbarra si uniscono al dolore della famiglia per la scomparsa del fondatore dello studio
avv. Erminio Parini - Milano, 20 giugno 2010. Franco e Carla Nespoli ricordando con affetto e rimpianto il cugino
Erminio Parini con cui hanno condiviso tanta parte della loro esperienza di vita piangendo stringono Jole, Andrea e Sergio in un forte abbraccio. - Milano, 20 giugno 2010. I cugini Nespoli partecipano commossi alla dipartita del caro
Erminio Parini e sono affettuosamente vicini a Jole e figli. - Milano, 20 giugno 2010. Fabio, Michele e Filippo si stringono a Jole e famiglia per la perdita del caro
zio Erminio (Bob) - Milano, 20 giugno 2010. Marytza e Achille Baruffaldi abbracciano l'amatissima Jole e piangono con lei e i suoi figli per la perdita del grande amico
Erminio (Bob) Parini - Lentate sul Seveso, 20 giugno 2010. Tanti anni di felice vicinanza professionale e umana trascorsi con l'
avv. Erminio Parini ci fanno dolorosamente sentire la sua mancanza.- Stretti a lui da un forte e vero legame condividiamo il dolore di Jole, Andrea, Sergio e della famiglia.- Alessandra Mugnoz e Marco Andreolini. - Milano, 20 giugno 2010. Tere e Battista Somaini partecipano al dolore di Jole e figli per la morte dell'
avv. Erminio Parini ricordando gli anni di una lunga amicizia. - Milano, 20 giugno 2010. Patrizia, Cipriana, Susanna, Giancarlo e tutti gli amici di Donna Moderna sono vicini a Sergio in questo momento di dolore per la perdita del suo papà
Erminio Parini - Segrate, 20 giugno 2010. Caro Sergio, è il momento di pensare a chi ti vuole bene.- Piangiamo con te la scomparsa del tuo papà
Erminio Parini Patrizia, Cipriana e Giancarlo. - Segrate, 20 giugno 2010. I colleghi dell'ufficio centrale di Donna Moderna sono vicini a Sergio Parini nel dolore per la scomparsa del suo papà
Erminio
Partecipano al lutto: r Iaia e Seline Hess con affetto. r Giovanni Trottmann. Il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale di Salchi Metalcoat S.r.l. (Burago Molgora) esprimono all'avvocato Paolo Brenni, presidente ed al dottor Sebastiano Brenni, amministratore delegato vive condoglianze per la scomparsa del padre
dott. Gianfranco Brenni dal 1977 al 1998 presidente e consigliere delegato di Salchi S.p.A., ispiratore e guida, capace e illuminata, di tante iniziative. - Burago di Molgora, 20 giugno 2010. Antonio, Maria Alessandra, Giacomo e Federico Foglia con le loro famiglie abbracciano gli amici Brenni a cui si stringono affettuosamente nel ricordo del loro padre e nonno
Gianfranco Brenni - Lugano, 20 giugno 2010. Lo studio Pirola Pennuto Zei e Associati partecipa al dolore di Paolo e Sebastiano per la morte del padre
Gianfranco Brenni imprenditore illuminato e uomo sensibile. - Milano, 20 giugno 2010. Partecipano al lutto: r Giuseppe Pirola. r Massimo Cremona. r Piero Marchelli. r Andrea Alberico. r Gianluca Pozzi. r Barbara Castelli. r Mosè Metrangolo. r Flavia Artigiani. r Simona Bello. Federico e Marianna con Andrea, Lucia e Ilaria annunciano la scomparsa di
Adriana Cavazza Cassarini che ricorderanno sempre con affetto. - Milano, 20 giugno 2010. Partecipano al lutto: r Aldo e Brigitte Banfi. Rossana Marmont ricorderà sempre la carissima amica di gioventù
Adriana Cavazza Cassarini e con Marco è vicina nel dolore a Marianna e Federico. - Milano, 20 giugno 2010.
Adriana Cavazza Cassarini Partecipa al lutto della famiglia Gabriella Steffen Silvestrini con Betty e Andreas. - Milano, 20 giugno 2010.
barone campione ideale di virtù militari e civili. - Roma, 20 giugno 2010.
Giuseppe - Trani, 21 giugno 2010.
Ada Keel Valle non è più tra noi.- Ha raggiunto il suo amato marito, ingegner Armando Valle.- Con profonda tristezza, ma con la consapevolezza e la serenità di avere amato ed aiutato una signora altruista e generosa, ricevendone insegnamenti di vita, lo annunciano Marco Valle e le affezionate Milva, Marika e Stefano con le loro famiglie cui va un sentito ringraziamento per la grande ed affettuosa disponibilità.- La cerimonia funebre è fissata per martedì 22 giugno alle ore 9.30 nella parrocchia di San Giovanni Evangelista di Montorfano, indi la tumulazione nel locale cimitero. - Montorfano, 21 giugno 2010.
Con tanta tristezza Marco, Maurizio e Caterina salutano lo zio
Ha raggiunto improvvisamente il suo adorato Duccio
Angelo Melzi
Marialuisa Rossi ved. Barawitzka
- Milano, 18 giugno 2010. Ciao
Angelo un ultimo abbraccio con l'affetto di sempre.- Mariuccia e Gloria con Andrea, Lodovico ed Edoardo. - Milano, 20 giugno 2010. Partecipano al lutto: r Giancorso Donati e famiglia. Si è spenta serenamente all'età di 93 anni
Ne danno il triste annuncio ancora increduli i figli Stefano con Mariella ed Elena, Roberto con Laura Filippo e Camilla.- I funerali avranno luogo martedì 22 giugno alle ore 14 presso la parrocchia SS. Martino e Riccardo via San Francesco d'Assisi Peschiera Borromeo (MI). - Milano, 20 giugno 2010.
"Nihil tollitur sed mutatur". Lorenza e Carlo Enrico ricordano con nostalgia e affetto
Aldo e Mila Brachetti Peretti profondamente addolorati per la scomparsa dell'amico
Francesca Foresio Figurelli
conte
Rinaldo Pozzoli
Lo annunciano con grande tristezza e commozione le figlie Rosa e Michela, i nipoti Silvia Luca Stefania e Alessandra, i generi Claudio e Tommaso, i piccoli pronipoti e i parenti tutti.- I funerali si svolgeranno presso la chiesa di Santa Maria della Passione, in data e ora da definire. - Milano, 20 giugno 2010.
e si stringono in un abbraccio a Milena, Benedetta e Gaia. - Milano, 20 giugno 2010.
Giuseppe Pavoncelli sono affettuosamente vicini a Rosalba e alla famiglia tutta. - Roma, 20 giugno 2010. Gli amici di Orvieto Toni e Susanna, Alois e Marta, Fabrizio e Giuly, Piero e Andrée, Tony e Enrico, Tommy e Marini, Claudio e Angela, Simonetta, Raffaella, Mila, Enrico, Bice, Gioia si stringono a Rosalba, Andrea e Gloria, Riccardo e Cosima nel ricordo dell'insostituibile amatissimo
Giuseppe - Orvieto, 20 giugno 2010. Franco e Susannah Antamoro de Cespedes partecipano con profonda tristezza al dolore dei familiari per la scomparsa dell'amico di sempre conte
Giuseppe Pavoncelli - Roma, 20 giugno 2010.
In occasione del secondo anniversario della scomparsa di
Lorenzo Attolico
È mancata al nostro affetto
Maria Paola Zampieri Ne danno il triste annuncio gli amici Giuseppe, Graziella, Sima.- L'estremo saluto alla cara amica verrà dato martedì 22 giugno alle ore 8.30 presso la camera ardente dell'Ospedale San Giuseppe.- Si prega di non inviare fiori. - Milano, 20 giugno 2010.
Santina Donzelli Bignami Ciao zia Tina, ti ricorderemo sempre con affetto.Chiara, Memo, Francesca, Valeria con Lorenzo. - Milano, 19 giugno 2010.
conte di Adelfia
sarà celebrata in Roma a Santa Maria in Vallicella (chiesa nuova) il 23 giugno alle 17.30 una santa messa.- Lo ricordano agli amici il figlio Gian Giacomo, i fratelli Maria Carmela e Giacomo e le loro famiglie. - Milano, 21 giugno 2010.
Dott. Giuseppe Castellotti medico veterinario
Nel ventiduesimo anniversario della scomparsa, la moglie lo ricorda con immutato affetto. - Codazza di Mairago, 21 giugno 2010.
Improvvisamente è mancata al nostro affetto
N.D.
Letizia Maria Coletti Con tristezza e dolore lo annunciano i fratelli MariaSandra, Maddalena, Carla e Pierachille con le cognate Lucia e Stella.- I funerali avverranno il pomeriggio di martedì 22 giugno presso la chiesa di Santa Maria Assunta di Casiglio, Erba.- Per l'orario contattare il numero 02.32867. - Milano, 19 giugno 2010. Partecipano al lutto: r Franco Concone e famiglia. r Pinuccia Festari.
Zia Letizia troppo presto e inaspettatamente ci hai lasciato.Ti abbracciamo con grande affetto, i nipoti Gianfranco, Alessandro con Marina, Roberto con Francesca, Antonio con Helen, Luca con Cristina, Daniela con Luca. - Milano, 19 giugno 2010. Luigi e Antonietta Bottero con Carmen si uniscono al dolore della famiglia Coletti per la scomparsa della sorella
Letizia Maria Coletti - Milano, 20 giugno 2010. Daria con Lory, Sandro, Barbara e Roberto è affettuosamente vicina a MariaSandra e familiari per l'improvvisa scomparsa della cara
Letizia - Biandronno, 20 giugno 2010. Carlo e Domenico annunciano la scomparsa di
Marilena Maggi Manzini
Adriana
Amedeo Guillet
Gianfranco e Paola Filiasi con Gianluigi, Francesca e Ferdinando profondamente addolorati si stringono a Rosalba, Andrea e Riccardo per la perdita di
Sei andata lontano ma resterai per sempre nei nostri cuori.- L'ultimo saluto si terrà lunedì 21 alle ore 14.45 presso la parrocchia San Francesco di Paola. - Milano, 20 giugno 2010.
Susi, Brigitte, Charlie, Francesca ed i loro figli ricordano la tua cara presenza nelle loro vite e sono vicini a Federico e Marianna. - Milano, 20 giugno 2010.
Adalberto di Spilimbergo partecipa con la moglie Maria Luisa al cordoglio per la morte del
Ne danno il triste annuncio la moglie Rosalba, i figli Andrea e Riccardo, le nuore Gloria, Cosima ed i nipoti tutti.- I funerali avranno luogo nel Duomo di Orvieto lunedì 21 giugno alle ore 18. - Orvieto, 20 giugno 2010.
amiche per una lunga vita, ma troppo presto ancora per lasciarci.- Anna, Giannina e Mariella. - Milano, 20 giugno 2010.
I colleghi dell'attualità di Donna Moderna partecipano al lutto di Sergio Parini per la morte del papà
Francesca Magni, Sara Peggion, Monica Triglia, Liliana Di Donato, Myriam De Filippi, Isabella Fava, Maurizio Dalla Palma, Giusy Cascio, Antonella Trentin, Lavinia Rittatore. - Segrate, 20 giugno 2010.
Giuseppe Pavoncelli
Adriana
Monica Triglia, Lucia Cordero, Marina D'Incerti, Donatella Gianforma, Roberto Porta. - Segrate, 20 giugno 2010.
Erminio
Il giorno 19 giugno 2010 è mancato in Orvieto
Via Mecenate, 91 - 20138 Milano
ACCETTAZIONE NECROLOGIE E ADESIONI TARIFFE BASE IVA INCLUSA: CORRIERE DELLA SERA • PER PAROLA: Necrologie € 5,20 Adesioni al lutto € 10,90 • A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti € 650
TARIFFE BASE IVA INCLUSA: GAZZETTA DELLO SPORT • PER PAROLA: Necrologie € 2,00 Adesioni al lutto € 4,10 • A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti € 310
SERVIZIO TELEFONICO E TELEFAX ATTIVO DA LUNEDÌ A DOMENICA 14-20 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE
Fax Necrologie 02 50956003 - 02 50956033 Tel. Necrologie 02 50984519 E’ POSSIBILE ANCHE IL PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO NON SI ACCETTANO CHIAMATE DAI CELLULARI L'INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITÀ
SERVIZIO SPORTELLI Milano: Via Solferino 22, lunedì-venerdì 9.00-17.45 orario continuato Bologna: Via San Donato 85, lunedì-venerdì 9.00-13.00/14.00-18.00 Firenze: Lungarno Delle Grazie 22, lunedì-venerdì 9.00-13.00/14.00-18.00 Napoli: Vico S. Nicola Alla Dogana 9, lunedì-venerdì 9.00-13.00/14.45-17.30 Bari: Via Villari 50, lunedì-venerdì 9.00-13.00/14.30-18.00
Partecipano al lutto: r Marisa e Giannelli Flores.
Como: Piazza del Popolo 5, tel. 031243464 - Osimo (AN): Via Grandi 10, tel. 0717276077 Palermo: Via G. Sciuti 164, tel. 091306756 - Torino: Corso Duca D’Aosta 1, tel. 011502116 - Rimini: Via Principe Amedeo 7, tel. 054156207 - Brescia: Via Lamarmora 169, tel. 0305107830 - Bergamo: Viale Papa Giovanni XXIII 124, tel. 035358777 - Genova: Via Trento 43/2, tel. 0103622525 - Monza: Via Giuseppe Longhi 3, tel. 039322140 - 039380732 039320851 - Cremona: C.so XX Settembre 18, tel. 037220586 - Parma: Via Emilio Casa 3/a, tel. 0521464111
Gli amici dei giardini piangono la scomparsa della cara
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 ("Codice in materia di protezione dei dati personali").
Marilena (Marlene) Giulio, Roberta, Carla, Daniela, Lilli con Toto, Germana con Aldo, Francesca con Nanni, Paola con Emerico, Francesca con Uberto, Serenella con Emilio. - Milano, 20 giugno 2010. Il presidente, il segretario, il consiglio direttivo e i componenti della Mod presenti a Milano in occasione del XII convegno della Società Italiana per lo Studio della Modernità Letteraria sono vicini con grande partecipazione al collega e amico Bruno Falcetto per la perdita del padre
Maggiorino Falcetto
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- Milano, 20 giugno 2010.
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Il Tempo
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IL SOLE
OGGI
Sorge alle Tramonta alle
Bari
Palermo
Bologna
Firenze
Torino
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5.21 20.29
5.44 20.33
5.31 21.02
5.34 20.59
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LA LUNA
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Nuova
Primo quarto
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Ultimo quarto
11 Luglio
18 Luglio
26 Giugno
4 Luglio
LE PREVISIONI a cura del Col. Giuliacci Trento LEGENDA
Venezia
Milano
Sole
Nuvoloso
Coperto
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Genova
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Firenze
Rovesci Temporali
Moderato
Neve
Forte
Nebbia
Molto forte
Ancona Calmo
Mosso
Agitato
Perugia
Bel tempo su gran parte dell’Europa centrooccidentale e sulla Scandinavia, per un’alta pressione estesa dal medio-basso Atlantico fino alla Danimarca. Bel tempo anche sulla Russia per un’altra alta pressione. Molte nuvole invece sull’Europa orientale e sul Mediterraneo, per un vasto vortice di bassa pressione centrato sui Bassi Balcani; rovesci su Austria, Paesi ex Jugoslavia, Ungheria, Romania, Ucraina, Bulgaria, Grecia, Lituania, Lettonia ed Estonia.
-10-5
Oslo
ROMA Campobasso
Bari
Potenza Napoli
Catanzaro Cagliari
LE TEMPERATURE DI OGGI 23
Aosta
24
Genova
24 Roma
24
Torino
25
Bologna
18 Campobasso
26
Milano
24
Firenze
23
Trento
20
Perugia
23 Napoli 24 Bari
25
Venezia
20
Ancona
23
Trieste
19
L’Aquila
Palermo
18 Potenza
25 R. Calabria 26 Catania
23
Alghero
23 Catanzaro
23 Palermo
23
Cagliari
DOMANI
MERCOLEDÌ
ASIA AUSTRALIA
28 Seul Tokyo
25 Shanghai 44 Delhi 29 Bangkok
33
Giacarta
31 18 Sydney
I monsoni porteranno numerosi acquazzoni su coste occidentali indiane, Bangladesh e Indocina. Rovesci e temporali sparsi sul Giappone per il passaggio di una perturbazione. Molto caldo in India Settentrionale, Pakistan, Iran, Iraq e Penisola Arabica.
NORD AMERICA Due deboli perturbazioni, in movimento da Ovest verso Est attraverso il continente, porteVancouver 26 ranno rovesci e temporali qua e Chicago là su Canada Sud-occidentale, San Francisco 20 New York Washington, Idaho, Montana, Los Angeles 30 North e South Dakota, Iowa e re24 25 gione dei Grandi Laghi. Temporali Città del Messico pomeridiani su Florida e Georgia.
17
Caracas
28
19 Lima
20
25 11
Santiago
11
Rio de Janeiro
Buenos Aires
19
14
Fronte Freddo
20
Ankara 25-30
33
Atene
Tunisi
Algeri
20-25
Bucarest
Tirana
24
28
25
23
24
25
15-20
Belgrado
Milano
Roma
Fronte Caldo
Vienna
26
VENERDÌ
Bogotà
16
Barcellona
5-10
10-15
Berna
Parigi
Kiev
27
Praga
19 Londra 19
Varsavia
19
20
Amsterdam
Bassa Pressione
31
30-35
25
28
Fronte Occluso
>35
LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA Alghero Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brescia Cagliari Campobasso Catania Crotone Cuneo
min
max
+16 +17 +14 +18 +14 +12 +13 +17 +14 +16 +18 +10
+20 +24 +19 +26 +16 +13 +14 +20 +18 +29 +26 +17
P T N R P P P P N N N
Firenze Genova
N
Perugia
Imperia L’Aquila Lecce Messina Milano Napoli Olbia Palermo Parma
min
max
+15 +15 +15 +14 +19 +20 +14 +15 +18 +20 +13 +16
+21 +21 +22 +17 +26 +27 +15 +23 +22 +25 +14 +22
T N N P N N P P N N P
Pescara Pisa
P
Verona
Potenza R. Calabria Rimini Roma Torino Trento Trieste Udine Venezia
min
max
+19 +16 +15 +20 +19 +18 +12 +11 +16 +15 +14 +13
+25 +22 +21 +27 +21 +21 +18 +14 +19 +18 +16 +15
N N P N T P N P P P T P
LE TEMPERATURE DI IERI ALL’ESTERO Europa min
+10 +22 +16 +15 +9 +9 +16 +15 +8 +5 +4 +9 +9 +11 +16 +16 +8 +12 +14 +13 +18 +7 Parigi +8 Praga +9 S. Pietroburgo +15 Amsterdam Atene Barcellona Belgrado Berlino Bruxelles Bucarest Budapest Copenhagen Dublino Edimburgo Francoforte Ginevra Helsinki Kiev Lisbona Londra Lubiana Madrid Mosca Nicosia Oslo
S = Sereno
max
+13 +33 +23 +26 +18 +13 +26 +22 +16 +20 +22 +17 +15 +17 +28 +24 +18 +14 +24 +24 +34 +16 +15 +15 +18
P = Pioggia
SUD AMERICA Piogge sparse sulle regioni centrali e meridionali del Sud America, per una perturbazione proveniente dal Pacifico. Rovesci e temporali qua e là, soprattutto fra pomeriggio e sera, sulle regioni settentrionali del continente.
Sofia Stoccolma Tirana
R N S N N R P R N S S N R N S N N P S N N N R P
La Valletta Varsavia Vienna Zagabria Zurigo
Africa Casablanca Il Cairo Johannesburg Nairobi Tunisi Americhe Buenos Aires Caracas Chicago Città del Messico Honolulu Houston L’Avana Lima Los Angeles Miami
R
New York
N = Nuvoloso
Casablanca
min
max
+15 +15 +17 +19 +10 +13 +15 +7
+22 +19 +26 +25 +17 +17 +19 +12
T N P N P C P R
+16 +28 +2 +13 +20
+24 +45 +16 +22 +31
N S S N N
+10 +26 +19 +14 +21 +24 +24 +17 +16 +24 +17
+13 +32 +29 +27 +29 +37 +34 +19 +21 +33 +24
N
T = Temporale
N
C = Coperto
Toronto
min
max
+19 +12 +11 +7 +19 +18
+29 +17 +28 +13 +29 +32
B C S R R
+27 +23 +33 +23 +29 +25 +21 +33 +24 +11 +34 +21 +21 +24 +26 +9 +27 +26 +24
+36 +29 +43 +36 +33 +32 +31 +45 +34 +13 +45 +35 +27 +25 +31 +19 +34 +36 +29
N N S S N N N S T R N S C R T S N N
Washington Asia/Oceania Bangkok Beirut Dubai Gerusalemme Hong Kong Kuala Lumpur Istanbul La Mecca Manila Melbourne New Delhi Pechino Seul Shanghai Singapore Sydney Taipei Teheran Tokyo V = Neve
R = Rovesci
N
C
B = Nebbia
AFRICA
Il Cairo
23
P N T N C T C C N
Rio de Janeiro S. Francisco S.Paolo Santiago
41 Piogge sparse nelle regioni più meridionali del Sud Africa, lambite da una perturbazione in movimento verso Est. Improvvisi acquazzoni e temporali qua e là, soprattutto nella seconda parte del giorno, sulla fascia di continente fra Equatore e 10 gradi di latitudine Nord.
29 Lagos
Nairobi
23
Luanda
27 16 Città del Capo
LavelliADV.it
32
Berlino
19
19
Domani: al mattino qualche pioggia su Levante Ligure, Alta Toscana, rilievi di Abruzzo-Molise-Campania, Foggiano, bassa Calabria, Nord Sicilia, Alpi Occidentali-Marittime. Al pomeriggio isolati temporali su Levante Ligure, Piacentino, medio-alta Toscana, Reatino, basso Lazio, rilievi di Molise-Campania, Napoletano, Cosentino e Nord Sardegna. Mercoledì: nubi su regioni tirreniche al Sud; isolati temporali su Ovest Alpi, Calabria, Lucania e Sicilia. Giovedì: bello quasi ovunque. Venerdì: temporali pomeridiani su basso Lazio, rilievi di Abruzzo-Molise, Campania, Puglia, Lucania e Catanzarese. Pechino
0-5
18
Dublino
Lisbona
-5-0
18
Copenaghen
21
SITUAZIONE Ancora tempo instabile in settimana su molte regioni della Penisola, anche se con fenomeni meno diffusi e meno intensi di quelli avvenuti negli ultimi due giorni. La instabilità del tempo sarà determinata dal nucleo di aria fresca sospinto sulla Penisola da un vortice di bassa pressione, che per tutta la settimana insisterà sull’Europa Sud-orientale. In particolare oggi rovesci diffusi sulle regioni del Medio Adriatico e al Sud. Domani qualche rovescio su regioni tirreniche, Marche e Sardegna. Mercoledì bello al Centronord; qualche rovescio al Sud. Giovedì bel tempo quasi ovunque. Venerdì moderato peggioramento al Sud. Temperature oggi in forte rialzo al Nord; un po’ freddo sulle regioni del Medio Adriatico; forti venti settentrionali su tutti i mari. IL TEMPO OGGI Al mattino bel tempo su regioni di Nordovest; nubi sul resto d’Italia; rovesci su Emilia, Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Salernitano e Calabria. Al pomeriggio ancora bello al Nordovest; temporali qua e là su Marche, Abruzzo, Molise e quasi tutto il Sud. Qualche temporale anche su Alpi centro-occidentali. Nella sera temporali su basso Piemonte, Marche, Abruzzo, Molise, medio-alta Puglia e Calabria tirrenica. Temperatura: massime in calo al Sud; in forte rialzo al Nord. Venti: forti su tutti i mari. Mari: molto mossi o agitati.
GIOVEDÌ
16 Stoccolma
Madrid
L Aquila
Helsinki
17 Edimburgo
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Là, Dove Volano le Aquile, Nasce...
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
Programmi Tv Teleraccomando
Rai1 di Maria Volpe
PER DISTRARSI
Giovani e droga Come aiutarli
Serata «Amiche per l’Abruzzo»
Nella versione estiva del programma, condotto da Michele Mirabella e Arianna Ciampoli (foto insieme) non si parla solo di frivolezze. Anzi. Oggi si discute di un tema tristemente attuale: giovani e giovanissimi fanno un uso sempre più massiccio di alcol e droghe, droghe di ogni tipo, da fumare, inalare, inghiottire. Cominciano presto e spesso non sanno come uscirne. Come si può fermare tutto questo? Chi può aiutare questi giovani? Ne discutono in studio molti esperti tra cui il prof. Giulio Maira direttore del reparto di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli.
In «Amiche per l’Abruzzo», dove l’informazione si intreccia con la musica, eccezionalmente in prima serata, sono ospiti di Alessio Vinci: Laura Pausini (foto), Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Giorgia ed Elisa ovvero le protagoniste del concerto tutto al femminile che si è tenuto lo scorso anno allo stadio San Siro di Milano. Le artiste ricorderanno i momenti più emozionanti dell’evento (si raccolsero quasi 2 milioni di euro per i terremotati) e verrà presentato il Dvd del concertone: 4 ore di musica con le 38 cantanti che hanno partecipato.
Cominciamo bene estate Raitre, ore 10.40
Matrix speciale Canale 5, ore 21.10
Film e programmi Wynona giornalista a caccia di scoop
Catene con le parole Si gioca con Insegno
Deeds (Adam Sandler) eredita 40 milioni di dollari da uno zio. Lascia il paese e va ad abitare a New York dove incontra una giornalista (Wynona Ryder, foto) a caccia di scoop. Mr. Deeds Italia 1, ore 21.10
Nuovo gioco con Pino Insegno (foto). Due squadre ognuna da 3 giocatori, parenti o amici, si sfidano in quattro gare nell’indovinare parole per formare con esse delle catene. Reazione a catena Raiuno, ore 18.45
Orlando incontra l’hostess Kirsten In profonda crisi professionale, il giovane Drew (Orlando Bloom) riceve la notizia della morte del padre. Prende il primo aereo e in volo conosce l’hostess Claire (Kirsten Dunst). Elizabethtown Raidue, ore 23
Gene Hackman difeso dal nipote Un avvocato in carriera (Chris O’Donnell) segue il caso del nonno Sam (Gene Hackman) che, membro del Ku Klux Klan, sta per essere giustiziato per una strage di 30 anni prima. L’ultimo appello Retequattro, ore 23.10
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6.30 TG 1 6.45 UNOMATTINA ESTATE. Attualità. Con Georgia Luzi, Pierluigi Diaco 10.40 VERDETTO FINALE. Attualità. Con Veronica Maya 11.35 TG 1. CHE TEMPO FA. 11.45 UN CICLONE IN CONVENTO. Telefilm. Con Fritz Wepper 12.35 LA SIGNORA IN GIALLO. Telefilm. Con Angela Lansbury 13.30 TELEGIORNALE. 14.00 TG 1 ECONOMIA. Attualità 14.10 DON MATTEO. Miniserie 15.05 RACCONTAMI CAPITOLO II. Serie 16.50 TG PARLAMENTO. Attualità 17.00 TG 1. 17.10 CHE TEMPO FA. 17.15 MONDIALE RAI SPRINT. Rubrica sportiva. Con Marco Mazzocchi 18.45 REAZIONE A CATENA. Varietà. Con Pino Insegno 19.55 TELEGIORNALE. SERA 20.10 MONDIALI 2010: SPAGNA HONDURAS. Calcio 22.50 TG 1. 23.05 NOTTI MONDIALI. Rubrica sportiva 1.00 TG 1 - NOTTE. 1.30 CHE TEMPO FA. 1.35 APPUNTAMENTO AL CINEMA. Attualità
7.30 CARTOON FLAKES. Ragazzi 10.10 TUTTI ODIANO CHRIS. Telefilm 10.30 TG 2 MATTINA. 10.45 TG 2 COSTUME E SOCIETÀ. Attualità 11.00 TG 2 EAT PARADE. Attualità 11.10 TG 2 NONSOLOSOLDI. Attualità 11.15 THE LOVE BOAT. Telefilm 12.05 IL NOSTRO AMICO CHARLY. Telefilm 13.00 TG 2 GIORNO. 13.30 TG 2 COSTUME E SOCIETÀ. Attualità 13.50 MEDICINA 33. Rubrica 14.00 DRIBBLING MONDIALE. Rubrica 14.30 GHOST WHISPERER. Telefilm 15.15 SQUADRA SPECIALE COLONIA. Telefilm 16.00 LA SIGNORA DEL WEST. Telefilm 16.50 LAS VEGAS. Telefilm 17.35 ART ATTACK. Attualità 18.00 TOM & JERRY TALES. Cartoni 18.25 RAI TG SPORT. 18.30 TG 2. 19.00 MONDIALE SERA. Rubrica sportiva
8.00 LA STORIA SIAMO NOI. Attualità 9.00 FILM AMORE SOTTOCOPERTA. (Commedia, Usa, 1948). Regia di Michael Curtiz. Con Doris Day 10.40 COMINCIAMO BENE ESTATE. Attualità 12.00 TG 3. SPORT NOTIZIE. 12.25 COMINCIAMO BENE ESTATE. Attualità 13.00 COMINCIAMO BENE ESTATE CONDOMINIO TERRA... Attualità. 13.10 JULIA. Telefilm 14.00 TGR. TGR METEO. 14.20 TG 3. METEO 3. 14.50 COMINCIAMO BENE ESTATE CONDOMINIO TERRA... Attualità 15.05 LA TV DEI RAGAZZI. Attualità 16.30 RAI SPORT POMERIGGIO SPORTIVO. Rubrica 17.15 DOC MARTIN. Telefilm 18.05 GEO MAGAZINE 2010. Documentario 19.00 TG 3. 19.30 TG REGIONE. TG REGIONE METEO.
7.10 KOJAK. Telefilm 8.15 IL FUGGITIVO. Telefilm 9.10 BALKO. Telefilm 10.30 AGENTE SPECIALE SUE THOMAS . Telefilm. Con Danne Bray, Yannick Bisson, Rick Peters 11.30 TG 4 TELEGIORNALE 12.00 CARABINIERI. Telefilm 13.05 DISTRETTO DI POLIZIA. Telefilm 14.05 FORUM - IL MEGLIO DI. Attualità. Con Rita Dalla Chiesa 15.10 NIKITA. Telefilm. Con Peta Wilson, Don Francks, Eugene Robert Glazer 16.15 FILM FIORI D’ACCIAIO. (Drammatico, Usa, 1989). Regia di Herbert Ross. Con Shirley MacLaine, Sally Field, Julia Roberts. Nel programma: Tgcom; Vie d’Italia 18.55 TG 4 TELEGIORNALE 19.35 TEMPESTA D’AMORE. Soap Opera
6.00 TG 5 PRIMA PAGINA. Attualità 8.00 TG 5 MATTINA. 8.40 FINALMENTE SOLI. Serie 9.10 FILM TRIGGER. (Commedia, Norvegia, 2006). Regia di Gunnar Vikene. Con Ann Kristin Sømme, Sven Wollter, Anneke von der Lippe 11.00 FORUM. Attualità 13.00 TG 5 13.40 BEAUTIFUL. Soap Opera 14.10 CENTOVETRINE. Soap 14.45 ALISA - SEGUI IL TUO CUORE. Soap Opera 15.45 FILM SOGNI SUL GHIACCIO. (Drammatico, Usa, 2009). Regia di David Burton Morris. Con Jessica Cauffiel, Shelley Long, Brady Smith 17.45 A GENTILE RICHIESTA. Attualità 18.00 TG 5 MINUTI. 18.05 A GENTILE RICHIESTA. Attualità. Con Barbara D’Urso
7.55 CARTONI ANIMATI 9.45 RAVEN. Serie 10.20 SUMMER DREAMS. Telefilm 11.20 SUMMER CRUSH. Telefilm 12.25 STUDIO APERTO. 13.00 STUDIO SPORT. 13.35 MOTOGP - QUIZ. Quiz 13.40 CAMERA CAFÉ. Serie 14.05 ONE PIECE - TUTTI ALL’ARREMBAGGIO! Cartoni 14.35 I SIMPSON. Cartoni 15.00 CHAMPS 12. Telenovela 16.00 BLUE WATER HIGH. Telefilm. Con Sophie Luck, Kate Bell, Adam Saunders 16.30 H2O. Telefilm 17.00 CHANTE! Telefilm. Con Priscilla, Gari Kikoine, Tiphaine Doucet 17.25 KILARI. Cartoni 17.50 SPONGEBOB. Cartoni 18.20 TOM & JERRY. Cartoni 18.30 STUDIO APERTO 19.00 STUDIO SPORT. 19.25 SPORT MEDIASET WEB. Rubrica 19.30 SAMANTHA CHI? Telefilm
6.00 TG LA7 7.00 OMNIBUS. Attualità 9.15 OMNIBUS LIFE. Attualità 10.00 OMNIBUS (AH)IPIROSO. Attualità 11.00 DUE MINUTI UN LIBRO. Attualità 11.05 MOVIE FLASH. Attualità 11.10 L’ISPETTORE TIBBS. Telefilm 12.30 TG LA7. 12.55 SPORT 7. 13.00 MOVIE FLASH. Attualità 13.05 THE DISTRICT. Telefilm 14.05 FILM FIFA E ARENA. (Commedia, Italia, 1948). Regia di Mario Mattoli. Con Totò 16.05 CUORE D’AFRICA. Telefilm. Con Stephen Tompkinson, Amanda Holden, Lucy-Jo Hudson 18.05 RELIC HUNTER. Telefilm. Con Tia Carrere, Christien Anholt, Lindy Booth 19.00 CROSSING JORDAN. Telefilm
20.00 CLASSICI DISNEY. Cartoni 20.30 TG 2 20.30. 21.05 FILM ICE PRINCESS UN SOGNO SUL GHIACCIO. (Commedia, Usa, 2005). Regia di Tim Fywell. Con Hayden Panettiere
20.00 BLOB. Attualità 20.10 SECONDA CHANCE. Telefilm 20.35 UN POSTO AL SOLE. Soap 21.05 TG 3. 21.10 CHI L’HA VISTO? Attualità. Con Federica Sciarelli 23.10 SURVIVORS. Serie
20.30 RENEGADE. Telefilm. Con Lorenzo Lamas 21.10 COMMISSARIO NAVARRO. Telefilm. Con Roger Hanin, Maurice Vaudaux, Emmanuelle Boidron 23.05 I BELLISSIMI DI RETE 4. Attualità
20.00 TG 5 20.30 VELONE. Varietà. Con Enzo Iacchetti 21.10 SPECIALE MATRIX. Attualità. Con Alessio Vinci. Con Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia 0.30 TG 5 NOTTE
20.05 I SIMPSON. Cartoni 20.30 VIVA LAS VEGAS. Quiz 21.10 FILM MR. DEEDS. (Commedia, Usa, 2002). Regia di Steven Brill. Con Adam Sandler, Winona Ryder, John Turturro
20.00 TG LA7. 20.30 OTTO E MEZZO. Attualità 21.10 FILM IL MEDICO DELLA MUTUA. (Commedia, Italia, 1968). Regia di Luigi Zampa. Con Alberto Sordi, Ida Galli, Bice Valori.
1.40 SOTTOVOCE. Attualità. Con Gigi Marzullo 2.10 REWIND - VISIONI PRIVATE. Documenti
22.45 TG 2. 23.00 FILM ELIZABETHTOWN. (Commedia, Usa, 2005). Regia di Cameron Crowe. Con Orlando Bloom
24.00 TG3 LINEA NOTTE. 0.10 TG REGIONE. METEO 3. 1.10 FUORI ORARIO. COSE (MAI) VISTE. Attualità
23.10 FILM L’ULTIMO APPELLO. (Drammatico, Usa, 1996). Regia di James Foley. Con Gene Hackman
1.00 VELONE. Varietà. Con Enzo Iacchetti 1.45 PRIMA O POI DIVORZIO. Serie 2.15 HIGHLANDER. Telefilm
23.00 CHUCK. Telefilm. Con Zachary Levi, Yvonne Strahovski, Adam Baldwin 0.55 POKER1MANIA. Varietà
23.10 FILM UNO SCONOSCIUTO ALLA PORTA. (Thriller, Usa, 1990). Di John Schlesinger. Con Melanie Griffith
PREMIUM GALLERY
Digitale Terrestre
PER RIFLETTERE
Rai2
13.30 DISASTRO A HOLLYWOOD. Film JOI 13.43 CHI È CLETIS TOUT?. Film Premium Cinema 14.00 GALACTICA 80. Telefilm STEEL 14.28 MEN IN TREES. Telefilm MYA 14.55 QUELLA CHE AVREI DOVUTO SPOSARE. Film Studio Universal 15.15 CHANTE! II. Telefilm MYA 15.21 L’INCREDIBILE HULK. Film Premium Cinema 15.40 CHANTE! II. Telefilm MYA 15.42 LIFE I. Telefilm JOI 15.45 ROBOCOP. Telefilm STEEL 16.25 HOLLYWOOD COLLECTION. Rubrica Studio Universal 16.30 E.R. - MEDICI IN PRIMA LINEA XIV. Telefilm JOI 16.35 CHUCK II. Telefilm STEEL 16.37 AMORI IN CORSA. Film MYA 17.00 BALLANDO A LUGHNASA. Film Studio Universal 17.18 I DUKE ALLA RISCOSSA. Film Tv JOI 17.19 STRIPTEASE. Film Premium Cinema
RAI 4 17.20 18.10 18.31 18.35 19.15 19.22 19.22 20.11 21.00 21.00 21.00 21.00 21.45 22.43 22.45 23.01 23.09
WEST WING I. Telefilm STEEL CODICE ROSSO. Telefilm STEEL MAR NERO. Film MYA PENSIERI PERICOLOSI. Film Studio Universal CODICE ROSSO. Telefilm STEEL BIG BOUNCE - BRIVIDO BIONDO. Film Premium Cinema STUDIO 60 ON THE SUNSET STRIP. Telefilm JOI CLOSER IV. Telefilm MYA CHOCOLAT. Film Premium Cinema FROST/NIXON - IL DUELLO. Film JOI HEROES IV. Telefilm STEEL RITROVARSI. Film Studio Universal SMALLVILLE IX. Telefilm STEEL IL MANDOLINO DEL CAPITANO CORELLI. Film MYA I SEGRETI DI TWIN PEAKS. Telefilm STEEL LAW & ORDER: UNITÀ SPECIALE XI. Telefilm JOI CORALINE E LA PORTA MAGICA. Film Premium Cinema
13.15 14.00 15.50 16.15 17.00 17.50 18.40 19.25 20.15 21.10 22.40 0.35
ALIAS I. Telefilm TRAITOR. Film LA SITUAZIONE COMICA. Varietà BEVERLY HILLS 90210 VIII. Serie STREGHE V. Serie ROSWELL. Serie BATTLESTAR GALACTICA. Serie 4400 II. Serie ALIAS I. Telefilm RIDERS. Film MEMENTO. Film CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA. Film
DAHLIA TV 13.00 DARTS WORLD CHAMPIONSHIP. Freccette DAHLIA SPORT 13.30 STREETS. Sport XTREME 16.00 THERE’S ONLY ONE ROY KEANE. Calcio DAHLIA SPORT XTREME 18.00 WWE RAW. Wrestling 19.30 AUSTRALIAN RUGBY LEAGUE: Knights - Eels. Rugby DAHLIA SPORT 20.00 MOTO X WORLD CHAMPIONSHIP. XTREME Motociclismo 23.00 FRATELLI D’IDHALIA. Rubrica sportiva. DAHLIA SPORT
la7.it
mtv.it 8.00 HITLIST ITALIA. Musica 10.00 ONLY HITS. Musica 12.00 LOVE TEST. Varietà 13.05 MTV DAY LIVE. Musica 14.05 MY TRL VIDEO. Musica 15.05 JERSEY SHORE. Telefilm 16.00 ONLY HITS. Musica 18.00 LOVE TEST. Varietà 19.05 MTV DAY LIVE. Musica 20.00 MTV NEWS. 20.05 MICHAEL JACKSON. Musica 21.00 PRANKED. Varietà 21.30 NITRO CIRCUS. Varietà 22.00 SLIPS. Varietà
Deejay TV 6.00 COFFEE & DEEJAY. Musicale 9.45 THE CLUB. Musicale 10.30 DEEJAY HITS. Musicale 13.00 THE CLUB. Musicale 13.30 HI SHREDABILITY. 13.55 DEEJAY TG. 14.00 VIA MASSENA. Attualità 14.30 SUMMER LOVE. Musicale 15.55 DEEJAY TG. 16.00 SUMMER DAYS. Musicale 18.55 DEEJAY TG. 19.00 VIA MASSENA. Attualità 19.30 HI SHREDABILITY. 20.00 SENZA PALLA. 22.30 HI SHREDABILITY. 23.00 THE LIFT. 1.00 THE FLOW - ONLY VIDEO. Musicale 2.00 DEEJAY NIGHT. Musicale 4.00 THE CLUB. Musicale
Binoche e Depp amore e cioccolato
Kutcher viaggia nel passato e lo cambia
A fine anni 50 in un paesino francese si rifugiano una ragazza madre e la figlia. Apriranno una cioccolateria. Ma la loro vita libera scandalizza i benpensanti così come l’arrivo di nomadi. Nella foto, i protagonisti, Johnny Depp e Juliette Binoche. Chocolat Premium Cinema, ore 21
Evan (Ashton Kutcher, nella foto) può tornare nel passato e modificarlo. Ma cambiare il passato significa cambiare anche il presente, in base al principio di causa ed effetto. E, quando il giovane torna dopo ogni viaggio, il mondo è peggiorato. The Butterfly Effect Cinema Energy, ore 21
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Corriere della Sera Lunedì 21 Giugno 2010
Dal Satellite Film e programmi Tutti i segreti di Gigi D’Alessio
All’uscita del nuovo album Semplicemente sei Gigi D’Alessio si racconta con videoclip e interviste inedite. «Il giorno in cui mi sentirò arrivato, vorrà dire che non sarò arrivato da nessuna parte». Speciale Gigi D’Alessio Sky Uno, ore 20
Harrison Ford contro i narcotrafficanti
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
Cinema 17.00 IL SEGRETO DI SANTA VITTORIA Nel paesino di Santa Vittoria, si produce un ottimo vino. Per non farlo trafugare dai Tedeschi gli abitanti lo nascondono. Con A. Magnani. MGM 17.05 CHARLIE BARTLETT Un ragazzo timido si trasforma nello psicologo della propria scuola. Commedia interpretata da K. Dennings, R. Downey jr. e H. Davis. Sky Cinema Mania 17.25 ROLLERBALL Remake del celebre film degli anni 70, questa volta con Jean Reno Sky Cinema Max HD 18.00 IL MIO SOGNO PIÙ GRANDE Il regista di “Una scomoda verità” di Al Gore, realizza nel 2007 un film sullo sport come riscatto dal dolore e dal sessismo. Sky Cinema Hits HD 19.10 MAX PAYNE Max Payne (M. Wahlberg) è un poliziotto del dipartimento di New York a cui vengono uccise moglie e figlia. Riuscirà a scoprire i colpevoli. Sky Cinema Max HD 19.20 IO SONO LA LEGGE Un gruppo di mandriani ubriachi uccide un uomo. Lo sceriffo Jarold Maddox (B. Lancaster) decide di scoprire il colpevole. MGM 19.25 HERBIE SBARCA IN MESSICO Il “maggiolino” Volkswagen è in nave per il Brasile, ma viene buttato a mare come un clandestino indesiderato. Approda in Messico... Sky Cinema Classics
Sport 19.40 ORTONE E IL MONDO DEI CHI Adattamento del libro per l’infanzia di Ted Geise, animato dagli stessi creatori di “L’era glaciale”. Ortone è doppiato da C. De Sica. Sky Cinema Hits HD 21.00 LA MIA DROGA SI CHIAMA JULIE Pellicola diretta da F. Truffaut, amato dai critici, con una sfolgorante C. Deneuve e il sempre fascinoso J.P. Belmondo. MGM BUONASERA, SIGNORA CAMPBELL Carla (G. Lollobrigida), durante la guerra ha una relazione con tre soldati americani: da questa situazione è nata Gia. Chi è il padre? Sky Cinema Classics THE WOMEN Tratto da “Donne” (1939), The Women risulta privo dell¿ironico sarcasmo che caratterizzava il film di G. Cukor. Con M. Ryan. Sky Cinema Family SOTTO IL SEGNO DEL PERICOLO Terzo adattamento di un best seller di Tom Clancy (autore di “Caccia a Ottobre Rosso” e “Giochi di potere”). Protagonista H. Ford. Sky Cinema Max HD TRANSFORMERS: LA VENDETTA DEL CADUTO I Decepticon decidono di tornare sulla Terra: devono fare prigioniero Sam (S. LaBeouf), il giovane che ha scoperto le loro origini. Sky Cinema 1 HD
21.05 JFK - AMORI DI UN PRESIDENTE Washington, 1963. Mentre impazza la crisi cubana, il tredicenne e solitario Adam Stafford ha problemi di adolescente timido e insicuro. Sky Cinema Mania 21.15 NOTTE BRAVA A LAS VEGAS Joy (C. Diaz) e Jack (A. Kutcher) hanno qualcosa da dimenticare: per farlo vanno a Las Vegas. Qui si incontrano, vincono e si sposano, ma il giorno dopo... Sky Cinema Hits HD 22.40 ORGOGLIO E PREGIUDIZIO K. Knightley, nella parte di Elizabeth Bennet, ha ricevuto la candidatura agli Oscar 2005. MGM 23.00 FUOCO NELLA STIVA Tony (J. Lemmon) e Felix (R. Mitchum) sono amici e contrabbandieri. Quando si innamorano della stessa donna (R. Hayworth)... Sky Cinema Classics 23.25 MINORITY REPORT Film ambientato in una Washington del futuro: la polizia per prevenire il dilagare della violenza... S. Spielberg dirige T. Cruise. Sky Cinema Max HD 23.35 NEW IN TOWN Lucy Hill (R. Zellweger) è una donna manager di Miami. Un nuovo incarico in una zona sperduta del Minnesota, le cambierà la vita. Sky Cinema 1 HD 0.15 GIRL 6 - SESSO IN LINEA La Ragazza 6 (T. Randle) è una giovane attrice che, far quadrare il bilancio, decide di divenire operatrice di una linea erotica. Sky Cinema Mania
14.00 TENNIS: 1ª GIORNATA Wimbledon. Diretta Sky Sport 2 HD 14.50 CALCIO: FINALE Campionato Italiano - Serie D RaiSport più 15.30 CALCIO: NAPOLI - LIVORNO Serie A Sky Sport 1 HD 15.35 CALCIO: COPPA DEL MONDO SOCCER CITY FLASH Diretta Eurosport 16.00 CICLISMO: GIRO DI SVIZZERA Sport Italia 16.50 NUOTO: SETTE COLLI RaiSport più 17.00 CALCIO: SIENA - MILAN Serie A Sky Sport 1 HD 18.05 CALCIO: COPPA DEL MONDO SOCCER CITY FLASH Diretta Eurosport 18.15 ATLETICA LEGGERA: GIORNO 1 Campionati Europei a squadre Eurosport 20.15 BIATHLON: GRAND PRIX Eurosport 21.00 BASKET: SIENA - MILANO Serie A. Diretta Sky Sport 2 HD 22.00 PUGILATO: MERCEDES, SINGLETON, HALPIN Tyson nudo e crudo ESPN 22.30 PUGILATO: SPAIN, ALDERSON, CANADY Tyson nudo e crudo ESPN 22.35 CALCIO: COPPA DEL MONDO SOCCER CITY LIVE Diretta Eurosport 22.40 AUTOMOBILISMO: TROFEO BORDINO RaiSport più
Il presidente degli Stati Uniti ordina un’azione repressiva nei confronti dei narcotrafficanti colombiani. Un uomo della Cia, Jack Ryan (Harrison Ford, foto) è al centro di un complotto. Sotto il segno del pericolo Cinema Max, ore 21
Il prof Silvio Orlando e i politici corrotti
Un professore di Lettere (Silvio Orlando, foto) viene convocato da un ministro (Nanni Moretti), rimane colpito dalla personalità del politico e lo segue a Roma. Scoprirà corruzione ovunque. Il portaborse Cinema Italia, ore 21
Autobot e Decepticon: è guerra universale Sta per partire per il college, il giovane Sam (Shia Labeouf), ma si trova nuovamente coinvolto nella guerra senza confini tra Autobot e Decepticon. In gioco c’è il destino dell’universo. Transformers-La vendetta del caduto; Cinema 1, ore 21
Serie Tv
Intrattenimento
Ragazzi
Documentari
14.20 THE STRIP Jimmy 14.30 IL MONDO DI PATTY Disney Channel 16.30 IL RITORNO DEL TENENTE COLOMBO Fox Crime HD 16.35 BUFFY Fox HD 17.40 UGLY BETTY Fox Life 18.10 BEVERLY HILLS, 90210 Sky Uno 19.05 COLD CASE Fox Life 19.15 NUMB3RS Fox Crime HD 19.40 SIAMO FATTI COSÌ DeAkids 20.05 C.S.I. NEW YORK Fox Crime HD 20.15 IL MONDO DI PATTY Disney Channel 21.00 N.C.I.S. Fox Crime HD 21.10 GLEE Fox HD 21.50 MEGA MINDY DeAkids 21.55 N.C.I.S. Fox Crime HD 22.00 FLIGHT 29 DOWN Rai Gulp
15.15 QUELLI DELL’INTERVALLO Disney Channel 16.00 FREESTYLE - TUTTA UN’ALTRA STANZA DeAkids 16.10 SONNY TRA LE STELLE Disney Channel 17.15 MAKE ME A SUPERMODEL Sky Uno 18.25 HANNAH MONTANA Disney Channel 19.05 MISSIONE CUCCIOLI DeAkids 19.40 QUELLI DELL’INTERVALLO CAFÈ Disney Channel 20.30 LA TATA Fox Life 21.00 FREESTYLE - TUTTA UN’ALTRA STANZA DeAkids 21.15 LIFE BITES Disney Channel 22.00 LE RAGAZZE DI PLAYBOY E! 22.05 JINX Disney Channel
18.00 SPONGEBOB Nickelodeon 18.30 RUPERT BEAR Boomerang 18.35 POKÉMON DP: LOTTE GALATTICHE K2 19.25 MIX MASTER Rai Gulp 19.30 TOM & JERRY SHOW Boomerang 19.45 I GRIFFIN Fox HD 19.50 A TUTTO REALITY: L’ISOLA K2 20.15 I SIMPSON Fox HD 21.00 BABY LOONEY TUNES Boomerang 21.15 STAR WARS: THE CLONE WARS Cartoon Network 21.25 AMAZING SPIEZ! DeAkids 21.35 POP SECRET Rai Gulp 22.05 TITEUF Cartoon Network 22.20 INCANTEVOLE CREAMY DeAkids 22.25 RUBY GLOOM Rai Gulp 22.30 HERO: 108 Cartoon Network 22.35 JOHNNY TEST Nickelodeon
14.00 MITI DA SFATARE Discovery Channel HD 15.00 INVENZIONI IMPOSSIBILI History Channel 16.00 DESTROYED IN SECONDS Discovery Channel HD 18.05 X MACHINES Discovery Science 18.55 GLI EROI DEL GHIACCIO History Channel 19.10 NON LO SAPEVO! National Geographic 20.00 TOP GEAR Discovery Channel HD 20.10 MEGASTRUTTURE National Geographic 21.00 I MISTERI DI FATIMA History Channel 21.10 INSIDE - FBI National Geographic 21.30 COME FUNZIONA? Discovery Channel HD
RADIO 3 rai.it 13.00 I MAESTRI CANTORI. 14.00 AD ALTA VOCE. 14.30 ALZA IL VOLUME. MUSICHE NUOVE. 15.00 FAHRENHEIT. 16.00 GLI INCONTRI DI FAHRENHEIT. 18.00 SEI GRADI. UNA MUSICA DOPO L’ALTRA. 19.00 HOLLYWOOD PARTY. 19.50 RADIO3 SUITE. 21.00 IL CARTELLONE.
RMC radiomontecarlo.net 7.00 SI SALVI CHI PUÒ. 9.00 ALFONSO SIGNORINI SHOW SIGNORINI. 10.00 RMC IN TEMPO REALE VALLI, SALA. 13.00 IN THE MUSIC PATRIZIA FARCHETTO. 17.00 MONDIALI 2010 TEO TEOCOLI, GABRIELLA MANCINI, MAX VENEGONI. 18.00 ANTEPRIMA NEWS LUISELLA. 22.00 MONTE CARLO NIGHTS NICK THE NIGHTFLY.
A fil di rete di Aldo Grasso
Effetto Mondiali Chi può sceglie Sky
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randi ascolti per i Mondiali, come previsto, ma anche qualche novità nelle abitudini del pubblico calciofilo. Prima fra tutte, il fatto che, quando ne ha la possibilità, lo spettatore predilige Sky alla Rai. Raiuno sta certamente capitalizzando il tesoretto in arrivo dal Sudafrica. 8.636.000 sono gli spettatori medi delle 7 partite andate in onda in prima serata (ad eccezione di quella inaugurale, Sud AfriTop & Flop ca-Messico), nella prima settimana di maratona sporItalia-Paraguay tiva. Il picco è stato raggiunto, prevedibilmente, lo scorPalla a centrocampo so lunedì, con i 18.908.000 spettatori medi che hanno seguito l’esordio degli Azzurri col Paraguay (63,18% di share). La squadra di LipItalia-Paraguay (I tempo) pi non ha proprio brillato e 19.006.000 spettatori, così Raiuno ha ceduto qual64,38% share, Raiuno lunedì cosa rispetto ai precedenti 14 giugno, ore 20.30. Minuto Mondiali in Germania. Per picco: 20.102.000 spettatori, Italia-Ghana, infatti, partita l’Italia e il Paraguay si d’esordio di Germany 2006, alternano nel possesso palla gli spettatori Rai furono a centrocampo (ore 21.14) 21.216.000, con uno share del 67,49%. In crescita, viceversa, il Wallander trend degli ascolti Sky: da Kurt trova l’auto di Robert 1.650.000 spettatori nel 2006 (5,3% di share) a 2.542.000 spettatori oggi (8,25% di share). Cos’è successo in questi quattro anWallander 1.168.000 ni? Si tratta dell’effetto comspettatori, 6,5% di share, binato di diversi fattori: cerRetequattro, sabato 12 tamente la crescita della plagiugno, ore 21.28. Minuto tea della pay tv è il primo picco: 1.004.000 spettatori, elemento da considerare; Kurt (Krister Henriksson) ma non bisogna sottovalutaparla del ritrovamento re la politica del criptaggio dell’auto di Robert (ore 22.04) della partita da parte della Rai. Gli utenti Sky abbonati allo sport hanno così una ragione in più (assieme all’HD e al livello qualitativo migliore delle telecronache) per spostarsi sul satellite, invece che cambiare piattaforma e finire sul digitale terrestre. Complessivamente, l’ascolto delle partite sulla pay tv ha toccato, fin’ora, quota 5%, con circa due punti in più rispetto al 2006. La partita più seguita, fra quelle non trasmesse in chiaro, è stata Argentina-Nigeria, col satellite che tocca la quota record dell’11% di share. In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 21 Giugno 2010 Corriere della Sera
Notizie in 2 minuti Primo piano Sepe: collaborerò con il pm Il Vaticano: stima e fiducia
QUEST’ANNO PIÙ CHE MAI CI SENTIAMO UNA COMPAGNIA DI BANDIERA.
Il cardinale Crescenzio Sepe conferma di essere disponibile ad essere ascoltato dai magistrati di Perugia dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per corruzione: è l’indicazione che trapela dal suo staff. Nessun ricorso, dunque, a questioni procedurali legate al possesso da parte dell’arcivescovo di un passaporto diplomatico. Dalla Santa Sede arriva all’arcivescovo di Napoli un attestato di stima. «Anzitutto desidero dire una parola di stima e di solidarietà per il cardinale Sepe, in questo momento difficile» ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
Il Papa: no al sacerdozio per potere personale Una dura requisitoria contro quegli ecclesiastici che usano il sacerdozio per acquisire potere e prestigio personale, per soddisfare le «proprio ambizioni» e raggiungere un proprio successo è stata fatta domenica da papa Benedetto XVI. «Il sacerdozio, non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale. Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero».
Bossi: io sono il solo ministro per il Federalismo «C’è un solo ministro per il Federalismo e sono io». Umberto Bossi ha aperto il comizio a Pontida con queste parole, precisando che non è vero che gli sono state tolte le deleghe con la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’attuazione del Federalismo. «Per il Federalismo — ha aggiunto — la coppia è sempre quella, io e Calderoli. Ad Aldo Brancher si è pensato di dare il decentramento, che è certo importante ma è un’altra cosa. Non è cambiato nulla».
Premier: minoranza assente Non facciamoci male da soli Il premier Silvio Berlusconi continua a confidare su un forte consenso popolare alla sua persona e al suo governo, a dispetto «di tutto il fango che ci buttano addosso». E invita il centrodestra a «non farsi del male in casa», approfittando semmai di una opposizione che descrive pressoché inesistente. «Nonostante tutto il fango che tentano di buttarci addosso — dice nel suo collegamento telefonico con il convegno dell’associazione del Pdl «Liberamente» a Moniga del Garda.
Cronache Maltempo, neve e vento Un disperso a Bergamo ALITALIA È OFFICIAL CARRIER DELLA NAZIONALE ITALIANA DI CALCIO. PERCHÉ I PRIMI TIFOSI DELL’ITALIA AI MONDIALI SIAMO NOI.
Neve a 1.600 metri in Alto Adige, trombe d’aria nel Veneziano, frane nel Cuneese, grandine nel Padovano, un paese isolato per un fiume straripato in alta Versilia: in Italia è tornato l’inverno. Il maltempo, dopo avere flagellato il Nord, ha colpito le regioni centrali con piogge e grandinate e si estenderà anche su quelle meridionali, portando un generale abbassamento delle temperature. Un uomo di 65 anni è disperso dal pomeriggio di sabato in Alta Val Brembana (Bergamo), nei boschi tra Branzi e Valleve.
Sudoku Difficile 5
Sport Mondiali, l’Italia pareggia Ora rischia la qualificazione
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E adesso si rischia. Nel «gironcino» l’Italia colleziona un altro pareggio (il secondo di fila) e finisce in una buca dalla quale sarà dura tirarsi fuori. Troppo brutta per essere vera la squadra bloccata dalla Nuova Zelanda e ora (quasi) obbligata a vincere contro la Slovacchia per non dire addio al Mondiale. La Slovacchia è stata battuta dal Paraguay per 2 reti a zero.
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LA SOLUZIONE DI IERI
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Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9
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La storia di Raffaello, 30 anni, di Forlì, famiglia di musicisti. Prende la laurea e poi la butta via per realizzare il suo primo album Guarda la videostoria di una passione travolgente
Altri giochi su www.corriere.it * Con "Sette" e 2,70; con "Io Donna" e 2,70; con "Style Magazine" e 3,20; con "Corriere Enigmistica" e 2,50; con "Storia d’Italia" e 12,19; con "I grandi classici della letteratura italiana" e 8,70; con "La cucina del Corriere della Sera" e 6,10; con "Il mondo di Patty" e 11,10; con "L’Europeo" e 9,10; con "Viaggio nella scienza" e 11,19; con "Daniel Barenboim" e 12,19; con "Philosophia" e 11,19; con "Il corpo umano" e 8,19; con "Supereroi. Le grandi saghe" e 11,19; con "Il Blasco Story" e 12,10; solo in Lombardia con "Il grande teatro dialettale lombardo" e 11,19; con "Le inchieste del commissario Maigret" e 8,19; con "Il grande cinema di Hitchcock" e 11,19; con "Wolverine and the X-Men" e 11,19; con "Michael Jackson" e 11,10; con "Giochi d’ingegno" e 11,19; con "I grandi libri degli ingredienti" e 14,10; con "Era l’anno dei Mondiali" e 8,10; con "English Fitness" e 14,10; con "Stieg Larsson e Giallosvezia" e 8,10; con "Pooh. The definitive collection" e 14,10; con "Misteri d’Italia" e 12,19; con "Gli anni d’oro di Topolino" e 11,19; con "Il grande cinema di Vittorio De Sica" e 14,10; con "Mondiali" e 14,19; con "Il Mondo" e 3,20; con "La grande storia dell’uomo" e 11,19; con "Gol" e 7,10
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