Basettino (Panurus biarmicus) (Tiziana Lerda) QUADERNI DI BIRDWATCHING - n° 14, Anno 2014 - € 8,00 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. C/LT/10/2012
QUADERNI DI BIRDWATCHING - agosto 2014
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NAMIBIA VENTOTENE NIBBIO REALE PRISPOLONE INDIANO
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controcopertina
Cormorano (Phalacrocorax carbo), foto Roberto Ragno
arrivo era imminente, noi pronti e assonnati nella muta alba invernale, un comitato di ombre irrigidite sul lungo arco di sabbia che separa il Tirreno dalla laguna meridionale di Orbetello. Ognuno scrutava l’intatto profilo del mare in direzione della formica di Burano, lo scoglio disabitato sul quale i cormorani usavano trascorrere il buio. L’attacco ebbe luogo poco prima del levar del sole. Con una bava di luce lo stormo sopraggiunse in volo disordinato, come di oche stralunate. Non ricordo più quanti fossero, ma ognuno di noi fece la sua stima. E i conti tornavano, con quelli fatti dagli altri, con i numeri dei giorni precedenti. A quel punto tutti compresero con gioia che era giunto il solenne momento della ricerca di un caffè. Intanto il cielo schiudeva la sua corolla dorata e la laguna scintillava ai raggi radenti del sole. Sull’acqua liscia una barca di pescatori filava senza un sussulto, mentre i colli di piccoli draghi neri affioravano, misteriosi e sfuggenti. Dalla barca si ritiravano le reti, ma i volti degli uomini erano forse insoddisfatti. Ostentando la loro diurna crocifissione, i cormorani avrebbero ammesso senz’altro una parte di colpa. Federico Cauli
A ssociazione
A nno 2014
Quota sociale 2014 Italia € 25,00. Soci sostenitori, enti, associazioni e biblioteche: € 50,00 Quota familiare € 5,00 Estero (UE e Svizzera) € 35,00 Pagamento Italia Bollettino di c/c postale n. 2947128 intestato a “Associazione EBN Italia” Italia/Estero Bonifico bancario IBAN IT34 M031 6501 6000 0001 1780 103 BIC/SWIFT: IWBK IT MM Causale: Quota sociale Associazione EBN Italia 2014
EBN Italia - Via Allende, 3 - 27100 PAVIA (Italia)
Anno XVI - numero 14, agosto 2014 In copertina: Bucero beccogiallo meridionale (Tockus l. leucomelas) Foto di Daniela Di Brigida
Direttore responsabile Salvatore Grenci Direttore editoriale Luciano Ruggieri Responsabile della fotografia Gianni Conca Redazione Gianni Conca, Gaia Graziano, Andrea Nicoli, Lorenza Piretta, Lorenzo Prada, Ettore Rigamonti, Luciano Ruggieri, Michele Viganò
EDITORIALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . METE DEL BIRDWATCHING Un viaggio nell’altro emisfero: Caprivi e Okavango . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sulla rotta della migrazione: l’Isola di Ventotene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . SPECIE A RISCHIO La terra del Nibbio reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IDENTIFICAZIONE Identificazione e status del Prispolone indiano RARITà Una Strolaga maggiore al lago di Viverone . . Storia di una strolaga in Val Venosta . . . . . . . . SEGNALAZIONI Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Paleartico occidentale e Malta . . . . . . . . . . . . . . FOTOGRAFIA La visione personale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ASSOCIAZIONE Il XXIV Meeting di EBN Italia . . . . . . . . . . . . . . . . Fiera del Birdwatching a Comacchio . . . . . . . . . Contro i furti nel Delta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Una webcam per l’Aquila di Bonelli . . . . . . . . . . Apuane 3000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Viaggio in Bulgaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . RECENSIONI Ornitologia Cuneese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Progetto grafico, impaginazione e stampa Edizioni Belvedere di Luigi Corsetti Via Adige, 45 - 04100 Latina (Italia) www.edizionibelvedere.it Hanno collaborato a questo numero Massimo Alviani, Maurizio Azzolini, Sergio Banfi, Silvio Bassi, Alex Boldrini, Enrico Bresciani, Saverio Cacopardi, Federico Cauli, Remo Ciuffardi, Andrea Corso, Rachele Della Putta, Antonio De Stefano, Daniela Di Brigida, Massimiliano Di Vittorio, Marco Franchini, Egidio Fulco, Nicholas Galea, Raymond Galea, Fabio Gnoni, Antonio Guarrera, Carlo Guzzon, Ottavio Janni, Roberto Lerco, Tiziana Lerda, Igor Maiorano, Tuuli Mann, Giuseppe Martino, Guido Massetti, Bruno Petriglia, Lorenzo Petrizzelli, Guido Premuda, Roberto Ragno, Alfredo Vilmer Sabino, Marco Sozzi, Fernando Spina, Clotilde Tomei, Antonello Turri, Fabio Viviani, Giuseppe Zanolo
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5.282 euro raccolti ! EBN Italia ringrazia tutti i suoi soci e simpatizzanti per aver contribuito fattivamente alla protezione dell’Aquila di Bonelli. Una piccola cifra per un grande risultato !
Antonio Guarrera
Si ringraziano Luigi Andena, Dario Azzalin, Stefano Brigidi, Marco Caparello, Luciano Catozzi, Raffaella Chatel, Gianni Chiancianesi, Giuseppe Citino, Egon Comploj, Gaudenzio Conti, Luigi Corsetti, Filippo D’Erasmo, Giorgio Di Liddo, Igor Festari, Umberto Fusini, Antonia Galanti, Paola Garofalo, Fabrizio Giudici, Roberto Giumelli, Giusto Abramo, Alessandro Jacopi, Tommaso La Mantia, Roberto Macario, Alberto Giulio Marcone, Cristiana Marti, Diego Massalongo, Raffaella Melfi, Angiola Montiferrari, Alberto Nardi, Angelo Nitti, Rosario Notaro, Alessandro Paolucci, Giuliana Pirotta, Vanni Polo, Andrea Riceputi, Ana Maria Alonso Rodriguez, Assunta Roscilli, Paolo Russo, Domenico Segagni, Marina Semiglia, Giuseppe Speranza, Francesco Veronesi, Paola Donata Zanin, Corrado Zanini. E in particolar modo Maria Grazia Carpi, Giovanni Natale Giovanni, Tucci Massimo, Davide D’Amico, Massimiliano Di Vittorio, Simonetta Cutini, Mancuso Claudio, Gavino Pallara, Corrado Nava, Felice Simmi, Maria Augusta Totonelli, Giorgio Aliprandi, il Komitee gegen den Vogelmord e il Gruppo insubrico di ornitologia.
Q B E ditoriale
Un resoconto delle attività sociali dell’ultimo triennio
In occasione dell’Assemblea annuale a Samboseto (PR), ho tratteggiato le attività sociali degli ultimi tre anni. Anni decisamente intensi per la nostra associazione. Innanzitutto, per l’esplosione editoriale che ha caratterizzato il mondo del birdwatching: avevamo poche guide di identificazione, ora abbiamo lo Svensson tradotto in lingua italiana sia in formato tascabile sia in grande formato, come ogni Paese moderno che si rispetti. La guida è alla sua seconda edizione italiana e sta andando benissimo. Non solo, allo Svensson si sono affiancate due altre guide, una fotografica, il Singer, e l’altra anche con disegni, il Dierschke, entrambi di autori tedeschi, che completano decisamente un quadro editoriale asfittico da anni. Ciliegina sulla torta la pubblicazione della guida concepita e redatta dagli stessi soci di EBN Italia, Birdwatching in Italia dove sono descritte 295 località differenti. Tutto questo si deve ad un unico editore, l’illuminato Bruno Ricca. La nostra rivista, Quaderni di birdwatching, è al suo quindicesimo anno di pubblicazione, di cui gli ultimi quattro su carta. Come si evidenzia nel bilancio, pubblicato in questo stesso numero, costa circa cinquemila Euro per numero, spese postali comprese. Tale cifra è sostenuta interamente dalle quote sociali, visto che non abbiamo sponsorizzazioni. La scelta di investire tutte queste risorse in una rivista cartacea ha determinato un aumento costante di soci. Mi piacerebbe arrivare a mille nel prossimo triennio. Le attività non editoriali della nostra associazione sono state molto più concrete e palpabili, anche sul campo. Il Progetto Occhio alla Bonelli ha conseguito un importante traguardo grazie unicamente all’attività dei soci. Non c’è denaro pubblico dietro il monitoraggio dell’aquila italiana più minacciata, ma solo l’impegno dei soci che credono in un progetto specifico e lo portano avanti con obiettivi professionali. Il Consiglio Direttivo uscente ringrazia tutti i soci che, in virtù del raggiungimento di questi traguardi, hanno scelto di riconfermare il mandato per i prossimi tre anni.
Luciano Ruggieri
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Un viaggio nell’altro emisfero
â– Il fiume Okavango nella regione del Caprivi (foto Clotilde Tomei).
Caprivi e Okavango di Clotilde Tomei e Daniela Di Brigida
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Clotilde Tomei
■ Un canale nella zona umida del Caprivi, in prossimità del delta dell’Okavango.
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a scelta di visitare la Namibia, seguendo un itinerario in parte differente rispetto a quelli classici, è scaturita dal desiderio di conoscere i parchi e le riserve situati a nord del Paese lungo le rive dell’Okavango, fino a giungere in prossimità del suo delta, dove il fiume scompare nella sabbia del deserto formando uno straordinario habitat per le numerose specie della regione. Qui il turismo di massa è ancora lontano, gran parte della popolazione vive in primitive abitazioni di paglia e la sopravvivenza è legata alla soddisfazione pura e semplice dei bisogni essenziali. Lontano dai centri abitati più organizzati, si percorrono centinaia di chilometri immersi in una sensazione di grande isolamento e di forte impatto con la natura. A causa delle enormi distanze, in rapporto al ristretto numero di giorni a nostra disposizione, non è stato possibile visitare le zone a sud della capitale, i deserti e la costa. Come tappa intermedia del nostro tour abbiamo scelto il parco di Etosha, meta irrinunciabile per chiunque si rechi in Namibia.
Informazioni di viaggio Il viaggio è stato prenotato qualche mese prima della partenza tramite African Footprints Tour (http://www.afootours.com). È stato necessario agire con anticipo, in modo da assicurarsi la disponibilità dei lodge meno costosi situati nelle aree più interessanti. Le zone da visitare sono state concordate con il referente Alessandro Micheletti, che si è rivelato prezioso per l’organizzazione e la scelta dei siti per l’osservazione dell’avifauna. I costi per l’ingresso ai parchi e per il pernottamento-permanenza nei vari lodge, così come la guida/autista e il fuoristrada utilizzato per il tour, erano compresi nel pacchetto. Questo è stato concordato tramite e-mail, con relativo contratto per accettazione. I pagamenti di tutte le spese in loco sono stati effettuati direttamente dalla nostra guida. Non abbiamo esperienza diretta di un viaggio self-drive. La Namibia è un paese tranquillo ma è tuttavia consigliabile consultare il sito del Ministero degli Esteri per ottenere notizie precise riguardanti la sicurezza.
Clotilde Tomei
La strada principale, che va da Windhoek ad Etosha fino al Botswana, è asfaltata e solo l’ultimo tratto verso Caprivi è in fase di completamento. Le strade che portano verso alcuni lodge o campi sono sterrate, come del resto i percorsi all’interno di alcuni parchi. È opportuno evitare di viaggiare dopo il tramonto, perché vi sono regole e orari precisi di entrata e uscita dai parchi per motivi di sicurezza ambientale e personale. Chi vuole organizzare un viaggio in Africa per proprio conto deve considerare le grandi distanze che comportano gli spostamenti; in ogni caso è possibile trovare formule di self-drive interessanti. Nei luoghi da noi raggiunti ai confini con il Botswana è necessario un fuoristrada in grado di attraversare zone allagate e paludose. Ci siamo imbarcati all’aeroporto di Roma Fiumicino, con scalo a Addis Abeba, Johannesburg e arrivo a Windhoek. Qui ci attendeva la guida italiana che ci ha accompagnati nel viaggio con un comodo fuoristrada 4x4 a otto posti (e in barca, dove previsto). La guida, inoltre, ha fornito precise informazioni
sulle caratteristiche ambientali dei luoghi e sugli aspetti sociali e culturali delle comunità locali presenti nel territorio. Il viaggio è stato effettuato nel mese di luglio, durante la locale stagione invernale: per questo abbiamo incontrato solo le specie svernanti o stanziali; tuttavia, dato che gli alberi sono prevalentemente senza foglie, siamo stati avvantaggiati per le osservazioni. In questo periodo le temperature sono accettabili, nonostante la forte escursione termica tra il giorno (circa 30°C, caldo secco) e la notte (intorno ai 4°C). È consigliabile un abbigliamento primaverile unito a qualche indumento pesante, che tornerà utile durante le escursioni notturne.
■ Le escursioni in barca sull’Okavango, oltre a offrire numerose occasioni per l’osservazione dell’avifauna, dispensano attimi di grande stupore e profonda commozione per la bellezza dei paesaggi africani.
Le specie endemiche Il bilancio complessivo è stato di 166 specie. Un risultato positivo, sopratutto in relazione al tempo che abbiamo potuto dedicare all’osservazione e alla particolarità di alcune specie poco diffuse. Per quanto riguarda gli endemismi, di seguito riportiamo l’elenco delle spe-
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■ In blu si evidenziano le tappe del percorso: 1. Parco Nazionale di Ethosha. 2. La regione del Kavango. 3. La regione del Caprivi. 4. Waterberg Plateau Park.
cie da noi incontrate indicate come “endemic” o “near-endemic” nella Roberts Birds Guide of Southern Africa, specificando, per quanto possibile, la zona dell’avvistamento (i nomi delle specie endemiche sono in grassetto). Lungo il percorso per il parco di Eto sha: Astore cantante (Melierax canorus), Codirossone unghiecorte (Monticola b. brevipes), Tordo grattaterra (Psophoci chla litsitsirupa) e Codinero familiare (Oenanthe familiaris). Etosha: Casarca sudafricana (Tador na cana), Otarda crestarossiccia (Lopho tis ruficrista), Otarda nera alibianche (Afrotis afraoides), Pavoncella fabbro (Vanellus armatus), Grandule doppiocollare (Pterocles b. bicinctus), Tessitore velato (Ploceus velatus nigrifrons), Zigolo alaudino (Emberiza impetuani). Parco nazionale del Mamili: Airone golarossa (Egretta vinaceigula). Mahango Park: Garrulo biancone ro meridionale (Turdoides bicolor). Presso il Waterberg Camp nel Waterberg Plateau Park: Francolino beccorosso (Pternistis adspersus), Barbetto bianconero (Tricholaema leucome las centralis), Usignolo del Kalahari (Erythropygia paena damarensis), Stor no alichiare (Onychognathus nabou roup). Caprivi: Jacana africana (Actophi lornis africanus).
Molto diffuse: Ghiandaia marina pettolilla (Coracias c. caudatus), Ghi andaia marina caporossiccio (C. nae vius), Bucero beccogiallo meridionale (Tockus l. leucomelas), Bulbul frontenera (Pycnonotus n. nigricans), Pigliamosche del Mariqua (Bradornis mariquen sis territinctus), Passera del Capo (Pas ser melanurus).
Il diario di viaggio La partenza è avvenuta da Roma il 13 luglio con arrivo a Windhoek il giorno successivo, nel pomeriggio. Giorni 15 e 16 luglio La partenza verso Etosha avviene di buon mattino, al fine di giungere in tempo per una prima visita del Parco. Divenuto riserva nel 1907, il Parco di Etosha si estende per oltre 22.000 kmq (circa quanto il Piemonte) e presenta una grande concentrazione di animali. Nella lingua Ovambo il nome significa: “grande luogo bianco dell’acqua asciutta”, perché le piogge sono scarse e la vasta depressione centrale è spesso secca. Il Pan, l’arido bacino salato, dodici milioni di anni fa era un lago alimentato dal fiume Kunene, prima che quest’ultimo mutasse il proprio percorso. Quando c’è acqua il Pan diventa un’enorme laguna punteggiata di fenicotteri e pellica-
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Daniela Di Brigida Daniela Di Brigida
■Tordo grattaterra (Psophocichla litsitsirupa). Specie dal comportamento piuttosto confidente che si incontra solitario o in coppia. ■Codinero familiare (Oenanthe familiaris). Specie stanziale, assai diffusa nell’Africa sub-sahariana. Predilige i terreni rocciosi e le zone con vegetazione arbustiva rada. Facile da incontrare, anche nei pressi dei centri abitati.
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■ Otarda Kori (Ardeotis k. kori). Le pozze del parco di Etosha offrono buone possibilità per osservare questa specie, rara e difficile da contattare altrove.
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ni. Nel parco vivono 114 specie di mammiferi e 380 di uccelli. Nelle pozze permanenti di acqua sorgiva ai margini del Pan, nei mesi asciutti, si concentrano per abbeverarsi impala, orici, zebre, giraffe, antilopi, cudù, gnu, rinoceronti, elefanti e predatori di ogni specie. Il suolo calcareo e salino consente la crescita di bassi cespugli spinosi, alberi di mopane e acacie. La visita alle pozze permette di assistere a uno spaccato di vita animale straordinario e indimenticabile: le specie si accostano prudenti all’acqua, avvicendandosi secondo gerarchie e modalità tali da garantire la sicurezza necessaria. Si assiste a lotte anche tra individui della stessa specie, fughe precipitose di folti stormi, lunghe attese e caute avanzate. Per l’avifauna, tra le specie caratteristiche, osserviamo: Oca egiziana (Alopo chen aegyptiaca), Casarca sudafricana, Alzavola del Capo (Anas capensis), Anatra beccorosso (A. erythrorhyncha rendalli), Avvoltoio testabianca (Trigo noceps occipitalis), Falco giocoliere (Terathopius ecaudatus), Aquila rapace
(Aquila r. rapax), Astore cantante, A store cantante scuro (M. metabates me chowi), Gabar (Micronisus g. gabar), raro nella forma nera da noi incontrato, Otarda Kori (Ardeotis k. kori), Otarda crestarossiccia, Corriere dai tre collari (Charadrius tricollaris), Corriere di Kittlitz (C. pecuarius), Pavoncella fabbro, Grandule doppiocollare, Grandule golagialla (P. g. gutturalis), Francolino crestato (Dendroperdix sephaena zam besiae), Tortora smeraldina macchieverdi (Turtur chalcospilos), Civettina perlata (Glaucidium perlatum), Uccello topo facciarossa (Urocolius indicus palli dus), Ghiandaia marina pettolilla, Drongo codaforcuta (Dicrurus adsimilis api vorus), Bulbul frontenera, Usignolo dorsorosso (E. leucophrys ovamboensis), Camarottera dorsogrigio (Camaroptera brevicaudata sharpei), Crombec del Capo (Sylvietta r. rufescens), Tessitore velato, Quelea beccorosso (Quelea quelea lathami), Granatino guanceviola (Urae ginthus granatinus siccaqtus), Astrilde guancenere (Estrilda erythronotos), Astrilde di Sant’Elena (E. astrild dama rensis), Cordon-blu pettazzurro (Urae
ginthus angolensis niassensis), Zigolo alaudino. Pernottiamo presso il Namutoni Rest Camp, che si trova sul lato orientale di Etosha; il suo nome deriva dal vecchio forte tedesco intorno al quale è stato costruito. La zona centrale del lodge, riservata solo ai pedoni, si affaccia sulla pozza d’acqua “Re Nehale”, che, adeguatamente illuminata, offre la possibilità di effettuare interessanti avvistamenti della fauna selvatica che va ad abbeverarsi durante la notte. Giorno 17 luglio Lasciamo Etosha per proseguire verso nord e raggiungere la regione del Kavango. Pernottiamo nel Ndhovu Safari Lodge che si trova sulle sponde del fiume Okavango tra Divundu (sulla strada trans-Caprivi) e il confine con il Botswana a Mohembo. Questo lodge, senza fronzoli, ricorda lo stile dei vecchi safari africani ed è immerso in un habitat eccezionale, dove faremo avvistamenti molto interessanti. L’arrivo sul fiume Okavango avviene nel pomeriggio e vi è il tempo per una crociera in barca lungo le sponde del fiume. La folta vegetazione consente a molti piccoli uccelli e anfibi di trovare riparo dai predatori e riprodursi. Sulle rive, al sole, stazionano sornioni i coccodrilli e si affacciano gli elefanti, per abbeverarsi insieme ad altri mammiferi. Gruppi di ippopotami spuntano a pelo d’acqua con gli occhi attenti e le piccole orecchie rotonde. Dove il fiume ha scavato le pareti di terra giallo chiaro, si notano numerosi buchi di varie grandezze: sono i nidi dei gruccioni, topini e martin pescatori, che restano in zona tutto l’anno. Presto scorgiamo i Gruccioni frontebianca (Merops bullockoides) posati sulle radici che sporgono dal terreno, raggruppati in piccole colonie vocianti. Dai rami degli alberi, che si protendono sul fiume, pendono numerosi i nidi abbandonati dei tessitori; torneranno a essere abitati nella stagione delle piogge. La loro posizione molto esposta, certamente non casuale, offre una maggiore protezione da predatori come serpenti e varani.
■ Gabar (Micronisus g. gabar). Questo esemplare, raro perché in morfismo scuro, è stato osservato presso una delle pozze nel parco di Etosha (foto Clotilde Tomei).
■ Crombec del Capo (Sylvietta r. rufescens). È possibile scorgere questa specie, tipica delle zone boschive, mentre si muove velocemente tra i fitti rami (foto Clotilde Tomei).
■ Cordon -blu pettazzurro (Uraeginthus angolensis niassensis). Specie tipica della savana, presente nella Namibia settentrionale (foto Clotilde Tomei).
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■ Ghiandaia marina pettolilla (Coracias c. caudatus). Questo splendido rappresentante dei coraciformi è una specie target del viaggio. Diffusa soprattutto nel nord della Namibia, si incontra spesso posata sugli alberi.
Nascosto tra i rami, osserviamo anche il Martin pescatore gigante (Megaceryle m. maxima), il più grande della sua famiglia. Sulle rive, ricchissime di avifauna, tra le specie interessanti avvistiamo: Aninga africana (Anhinga r. rufa), Cormorano africano (Microcarbo africa nus), Nitticora dorsobianco (Gorsachius
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Il Martin pescatore bianco e nero (Ceryle r. rudis) compare per primo, sorvolando l’imbarcazione per raggiungere un posatoio. Poi è la volta del Martin pescatore malachite (Corythornis c. cristatus). Con la barca riusciamo ad avvicinarci senza disturbarli; sono vivaci e confidenti e i loro colori, iridescenti al sole del tramonto, sembrano dipinti.
■ Camarottera dorsogrigio (Camaroptera brevicaudata sharpei). Specie comune in Namibia, frequenta ambienti con fitti arbusti, parchi e giardini.
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■ Pavoncella fabbro (Vanellus armatus). Dal piumaggio molto caratteristico, comune in tutta la Namibia. Il nome comune deriva dal verso di allarme, che ricorda il martello di un fabbro quando colpisce un’incudine.
stra), Jacana africana, Occhione acquaiolo (Burhinus v. vermiculatus), Becco a forbice africano (Rynchops flavirostris), Prinia fianchifulvi (Prinia subflava be chuanae).
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leuconotus), Airone striato (Butorides striata atricapilla), Oca dallo sperone (Plectropterus gambensis niger), Aquila pescatrice africana (Haliaeetus vocifer), Gallinella nera (Amaurornis flaviro
■ Aquila pescatrice africana (Haliaeetus vocifer). Le escursioni in barca lungo i corsi d’acqua permettono spettacolari incontri ravvicinati con questa specie.
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■Airone striato (Butorides striata atricapilla). Si mimetizza tra i rami che si affacciano sull’acqua, assumendo la tipica postura in cerca di prede. ■Gruccione frontebianca (Merops bullockoides). Nidifica lungo le sponde dei fiumi scavando buchi nella sabbia degli argini. I suoi posatoi preferiti sono le radici sporgenti, sulle quali forma gruppi vocianti.
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■ Martin pescatore malachite (Corythornis c. cristatus). Specie largamente diffusa nell’Africa sub sahariana.
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■ Occhione acquaiolo (Burhinus v. vermiculatus). Si incontra facilmente lungo le rive dei corsi d’acqua. Si distingue dalle specie affini per la presenza della barra alare nera.
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■ Becco a forbice africano (Rynchops flavirostris). Si tratta di una specie localizzata e a rischio di estinzione. Può essere osservato durante le escursioni in barca sull’Okavango, posato sulle rive sabbiose.
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■ Ghiandaia marina caporossiccio (Cora cias naevius). La sua colorazione è meno sgargiante rispetto al congenere Ghiandaia marina pettolilla (C. c. caudatus). In volo sono particolarmente evidenti le ali e la coda blu-violetto.
Giorni 18 e 19 luglio Alle prime luci dell’alba il fiume rilascia una densa nebbia e un Allocco africano (Strix w. woodfordii) si posa per dormire tra i rami di un grosso albero. Un’Upupa africana (Upupa afri cana) si alimenta mostrando il suo piumaggio in controluce, insieme al Garrulo sagittato (T. jardineii) e al Garrulo di Hartlaub (T. h. hartlaubii), che zampettano accanto alle nostre tende. Tra gli alberi si fanno notare: Tortora lamentosa (Streptopelia decipiens), Barbetto
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dal collare (Lybius torquatus bocagei), Bulverde panciagialla (Chlorocichla fla viventris occidentalis) e Tessitore dagli occhiali (P. ocularis tenuirostris). Partiamo per un’escursione col fuoristrada all’interno del parco Mahango per poi entrare in Botswana, in prossimità del delta dell’Okavango. Lungo il percorso incontriamo, per la prima volta, il Gonolek pettocremisi (Laniarius atrococcineus) in alimentazione, il Gruccione minore (M. pusillus) e la Nettarinia pettobianco (Cinnyris t.
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■ Garrulo di Hartlaub (Turdoides hartlaubi). Questa specie, relativamente comune nella regione del Caprivi, frequenta i margini della foresta fluviale e in particolare zone con papiri e canneti (foto Clotilde Tomei).
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talatala). Poi Airone golia (Ardea go liath), Tantalo africano (Mycteria ibis), Spatola africana (Platalea alba), Dendrocigna facciabianca (Dendrocygna vi duata), Rondine striata minore (Cecro pis abyssinica ampliformis), Pavoncella coronata (V. coronatus), Ghiandaia marina caporossiccio, Bucero beccogiallo meridionale, Bucero beccorosso (T. erythrorhynchus), Upupa boschereccia viola (Phoeniculus damarensis). Restiamo per due notti presso lo Shakawe Lodge, situato sulle rive dell’Okavango. Durante la permanenza effettuiamo varie escursioni in barca all’interno dei canali e delle lagune di acqua cristallina di questo straordinario ecosistema. Qui la vegetazione è più folta e la portata del fiume maggiore. Saliti sul battello ci viene incontro un’Aquila pescatrice che dà spettacolo mostrando la sua agilità nel raccogliere un pesce lanciato dal ragazzo che conduce la barca. Lungo le rive incontriamo Uccello martello (Scopus umbretta), occhioni, gruccioni, jacane, Topino africano (Ri paria p. paludicola), Biancone pettonero (Circaetus pectoralis), Biancone bruno (C. cinereus), Falco di palude africano (Circus ranivorus), Baza africano (Aviceda cuculoides verre auxii), Gabbiano testagrigia (Chroico cephalus cir rocephalus poiocephalus), Cuculo fagiano del Senegal (Centropus senegalensis flecki), Bubu del Gabon (L. bicolor sticturus), Occhialino africano (Zosterops senegalensis anders soni), Nettarinia dal collare (Hedydipna collaris), Averla di macchia pettozolfo (Chlorophoneus sulfureopectus), Passera testagrigia settentrionale (P. grisou ugandae). Siamo alla ricerca di un’altra specie target: il Gufo pescatore di Pel (Scotope
■ Jacana africana (Actophilornis africa nus). Uccello inconfondibile, largamente diffuso nell’Africa sub sahariana, con le caratteristiche zampe che gli permettono di camminare sulla vegetazione galleggiante. ■ Rondine striata minore (Cecropis abys sinica ampliformis). Comune sulle rive dei fiumi, dove si nutre dei numerosi insetti presenti.
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■ Gonolek pettocremisi (Laniarius atrococcineus). Specie dal piumaggio molto appariscente, diffusa in gran parte della Namibia. ■ Gruccione minore (Merops pusillus). Si tratta, per l’Africa, del più piccolo fra gli appartenenti al suo genere.
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■ Nettarinia pettobianco (Cinnyris t. talatala). Specie comune, localmente abbondante; è possibile incontrarla in vari habitat, giardini compresi.
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■ Airone golia (Ardea goliath). Lungo il fiume Okavango è possibile ammirarlo mentre si sposta da una riva all’altra, fendendo l’aria con profondi colpi d’ala: un’apparizione resa ancor più spettacolare dalle notevoli dimensioni.
lia peli); questo è l’habitat che frequenta, ma ci dicono che è difficile avvistarlo. Noi siamo comunque fiduciosi e continuiamo le osservazioni sul fiume fino a quando la barca si accosta alla riva e la guida ci fa un cenno indicando tra i rami di un albero - È lui, il Gufo pescatore! Poi aggiunge ridendo - Basta chiedere! È delle dimensioni di un Gufo reale (Bubo bubo) e, pur essendo in ombra, riusciamo ad osservarlo bene e a fotografarlo. L’entusiasmo è alle stelle.
Giorni 20, 21 e 22 luglio Viaggiando verso est lasciamo il Botswana e ritorniamo in Namibia per raggiungere la regione di Caprivi. Attraversiamo i parchi Babwata e Mudumo per dirigerci verso il parco nazionale del Mamili. Lungo la strada incontriamo grandi zone boschive con alberi di acacia, ebano, mopane e teck, utilizzati per realizzare manufatti e per l’esportazione. Non mancano i rapaci: Falso grifone africano (Gyps africanus), Aquila rapace, Falco giocoliere, Aquila di Wahlberg
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■ Upupa boschereccia viola (Phoeniculus damarensis). Specie poco comune e localizzata, predilige le aride zone boschive di mopane. ■ Gufo pescatore di Pel (Scotopelia peli). Una delle specie target del viaggio, presente localmente con poche coppie. Questo esemplare è stato osservato durante un’escursione in barca presso il delta dell’Okavango, in Botswana.
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■ Pavoncella coronata (Vanellus coronatus). Specie diffusa in tutta la Namibia; a differenza della Pavoncella fabbro (V. armatus), legata agli ambienti umidi, predilige le praterie secche.
(Hieraaetus wahlbergi), Poiana delle steppe (Buteo buteo vulpinus). Avvicinandosi alla zona di Caprivi la strada non è più asfaltata (è in fase di costruzione) e i villaggi sono più numerosi. Durante una sosta ci viene incontro un gruppo di bambini di un villaggio poco distante, incuriositi dalla nostra presenza e ancor più dalle nostre patatine fritte e dalle bibite. Qui la gente vive con molto poco, con le lattine vuote si costruiscono giocattoli: è l’Africa che si mostra sorridente e inquietante allo stesso tempo. Per raggiungere il lodge è necessario attraversare con il fuoristrada un tratto di palude, poiché in questi giorni il livello del fiume si è alzato. Riusciamo a passare attraversano alcuni guadi, un ponte in ferro e uno più instabile costruito con grossi tronchi di legno. Il Nkasa Lupala Tende Lodge è situato sulla riva di uno dei numerosi canali del sistema fluviale Kwando-Linyanti, una zona umida del Caprivi orientale unica nella Namibia. La struttura poggia su palafitte, senza recinzioni, ed è costruita con materiali di recupero utilizzati con sapienza, gusto e creatività. L’ener-
gia elettrica è fornita esclusivamente da pannelli solari. Il soggiorno permette di verificare la possibilità di conciliare il turismo naturalistico con la sicurezza, il comfort e il rispetto verso una natura straordinariamente bella e ancora selvaggia. L’ambiente circostante consente di effettuare interessanti osservazioni durante tutta la giornata: dal Picchio barbuto (Dendropicos namaquus coale scens), che al mattino si affaccia dal suo nido scavato nel tronco di un albero sopra di noi, al Martin pescatore striato (Halcyon c. chelicuti) che si lascia fotografare posato sui rami, all’onnipresente e bellissima Ghiandaia pettolilla, fino ai piccoli uccelli che si alimentano ovunque tra gli arbusti. Al tramonto, poi, gli elefanti attraversano lentamente la palude antistante il lodge ed è possibile osservarli durante la cena. Nei safari effettuati con il fuoristrada e in barca incontriamo: Otarda ventrenero (Lissotis melanogaster notophi la), Averla gazza (Urolestes melano leucus), Airone ardesia (E. ardesiaca), Airone golarossa, Cicogna becco a stella (Ephippiorhynchus senegalensis), Pa-
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■ Ibis hadada (Bo strychia hagedash). Durante il viaggio è stato osservato in piccoli gruppi nel Caprivi orientale. La stria malare chiara che lo caratterizza è visibile a distanza.
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■ Averla gazza (Uro lestes melanoleucus). Questa specie, appartenente alla famiglia dei lanidi, mostra una caratteristica colorazione del piumaggio e una lunghissima coda. L’esemplare ritratto nella foto è stato osservato nella regione del Caprivi.
■ Martin pescatore striato (Halcyon c. chelicuti). Presente nella regione del Caprivi, risiede nei boschi di acacia, nella savana e ai bordi della foresta fluviale (foto Clotilde Tomei).
Giorno 23 luglio Inizia il viaggio di ritorno e ci dirigiamo verso Windhoek effettuando altre due soste di interesse naturalistico. Lungo la strada compiliamo la checklist degli avvistamenti fatti fin qui: siamo a più di 130. Un buon risultato, considerato che non siamo in periodo riproduttivo. La nuova destinazione è situata ad ovest, presso il centro abitato di Rudu. Il Hakusembe Lodge, che ci ospita, è sulla riva dell’Okavango e gode di un panorama eccellente. Appena giunti sul posto ci aspetta un’ultima escursione in barca. Lungo le sponde si assiste alla vita quotidiana dei villaggi: donne che lavano i pan-
ni, giovani che fanno il bagno, ragazzi che pescano sulle agili barche scavate nel legno, chiamate mokori. Nuovi avvistamenti compensano la sensazione di mestizia che avvertiamo sapendo di dover abbandonare lo spettacolo grandioso offerto da questo fiume. Alcuni nomi: Airone ventrerossiccio (Ardeola rufiventris), Cucal codarame (C. cuprei
■ Colomba verde africana (Treron calvus). Specie molto diffusa che frequenta sia le foreste sia la savana alberata, spesso in gruppi numerosi.
Clotilde Tomei
voncella facciabianca (V. crassirostris leucopterus), Prinia fianchifulvi, Anastomo africano (Anastomus lamellige rus), Ibis hadada (Bostrychia hagedash), Capovaccaio pileato (Necrosyrtes mo nachus), Nibbio bianco (Elanus c. cae ruleus), Pavoncella del Senegal (V. se negallus major), Colomba verde africana (Treron calvus).
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■ Turaco unicolore (Corythaixoides con color). Comune in tutta la Namibia, si può incontrare da solo o in piccoli gruppi.
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caudus), Tortora dal semicollare (S. se mitorquata). Concludiamo l’escursione con un brindisi sul fiume al tramonto. Il mattino seguente approfittiamo dell’accogliente parco circostante per effettuare altre osservazioni: Oriolo testanera (Oriolus l. larvatus), Bulbul capinero (P. tricolor layardi), Bucero grigio africano (T. nasutus epirhinus), Averla piumata bianca (Prionops plu matus poliocephalus), Tessitore dorato di Holub (P. xanthops), Amaranto beccorosso (Lagonosticta senegala rendal li), Eremomela bruciata (Eremomela u. usticollis), Cisticola raganella (Cisticola chiniana smithersi), Tordo di Kurrichane (Turdus libonyana).
Soggiorniamo al Waterberg Camp, alla base dell’altopiano, tra alberi, arbusti e sentieri di terra rossa. Vi è la possibilità di effettuare un’escursione a piedi, di circa 40 minuti più ritorno, che consente di giungere fino alla parte più alta della parete. Arriviamo al tramonto e purtroppo la parete inizia già a fare ombra sulla zona. Osserviamo comunque alcuni esemplari di Nettarinia pettobianco che si alimentano sugli alberi in fiore, numerosi Turachi unicolore (Corythaixoides con color), Tessitori mascherati minori (P. intermedius cabanisii), Storni alibianche e ascoltiamo in lontananza il richiamo dei babbuini.
Giorno 24 luglio Partiamo verso il Waterberg Plateau Park, che con i suoi 200 metri di altezza torreggia sopra il paesaggio circostante e costituisce uno dei tratti più spettacolari della regione settentrionale, con versanti a picco e formazioni rocciose di straordinaria bellezza.
Giorno 25 luglio Tra i vialetti, alla luce del giorno, incontriamo per la prima volta lo splendido Usignolo del Kalahari, il Pigliamosche mascherato del Batis pririt (Batis pririt affinis), il Barbetto bianconero e il Francolino beccorosso. Torniamo nella capitale Windhoek,
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che si trova proprio al centro del Paese, come per ribadire la sua importanza. La città si annida tra le colline tondeggianti di Eros d est, i monti Auas a sud e il Khomas Hochland a ovest. Rappresenta il punto d’incontro tra l’Africa e l’Europa, tra il passato e il presente, la tradizione e la mondanità. Sulla strada principale gli edifici coloniali tedeschi ben conservati contrastano con gli stili architettonici moderni. Le donne Herero, con i loro abiti vittoriani, e le donne Himba, vestite di nulla, si mescolano ai manager in giacca e cravatta. Anche se non tipicamente africana, si tratta di una città da vedere e capire. È la fine del viaggio, l’indomani ci aspettano molte ore di viaggio per il rientro a casa e già soffriamo del mal d’Africa! Per concludere La Namibia è certamente una nazione da visitare per intero, sia per la varietà degli ambienti (oceano, deserto, paludi ecc.) sia per la sua collocazione geografica. Il viaggio da noi compiuto, concentrato nella parte nord del Paese, si è
rivelato entusiasmante per la possibilità di unire aspetti ornitologici e paesaggistici. La scelta di limitare la visita a una zona relativamente ristretta ha avuto il vantaggio di farci conoscere più a fondo le caratteristiche di questa regione e ha permesso di dedicare maggior tempo alla ricerca delle specie più caratteristiche. Infine, la bellezza di questo viaggio è legata all’opportunità di conoscere da vicino la realtà sociale del Caprivi e di sperimentare la possibilità di un approccio con le comunità locali non speculativo, basato su alleanza e convivenza, nel rispetto della natura.
■ Usignolo del Kalahari (Erythropygia paena damarensis). È solito esibirsi facendo oscillare la coda. Questo esemplare è stato osservato nel Waterberg Plateau Park.
Nota La nomenclatura utilizzata è in accordo con la IOC World Bird List (v 3.5). I nomi in italiano sono tratti dal Reper torio italiano dei nomi degli uccelli - par te prima: Struthioniformes - Psittaciformes (Avocetta, 30-2006); per quelli non riportati nel Repertorio è stata utilizzata la versione multilingue della IOC.
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sulla rotta della Migrazione
Ventotene l’isola di
di Fernando Spina
■ Dall’Isola di Santo Stefano si nota il pro filo allungato di Ventotene, simile ad un gi gantesco rettile adagiato nel Mar Tirreno. In quest’immagine si può ammirare l’intera estensione dell’isola, da Punta dell’Arco (a sinistra) a Punta Eolo (foto Remo Ciuffardi).
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■ Le piante che fioriscono nelle fasi di transito migratorio, come la Ferula (Ferula communis), sono strettamente collegate alla consistente presenza di passeriformi, soprattutto dei generi Sylvia e Phylloscopus.
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entinaia di migliaia di battiti d’ala per lunghe ore nella not te sul Mediterraneo. Sono par titi dall’Africa all’imbrunire, cogliendo la luce polarizzata nel momento del tra monto per settare le loro invisibili bus sole solari e magnetiche che li avrebbe ro guidati nella trasvolata di un tratto di mare tanto vasto, quanto infido, per uc celli che non possono permettersi di po sarsi sull’acqua. Pochi grammi di peso, ancor meno di grasso accumulato prima della par tenza, uccelli delle dimensioni di Fior rancini (Regulus ignicapilla), Scriccio li (Troglodytes troglodytes), luì delle specie più diverse, superano in una sola notte la parte forse più rischiosa dei loro voli di migrazione. Sfruttando, nelle fasi iniziali del volo, il grasso e, successiva mente, anche i muscoli quali fonti di ne cessarie proteine, volando in strati d’aria sufficientemente freddi da minimizzare la traspirazione con conseguente perdita della preziosa acqua, queste macchine perfette puntano a raggiungere le coste
settentrionali del Mediterraneo nel più breve tempo possibile. Per uccelli soggetti a voli ininterrot ti, che si avvicinano al limite della fisio logia dello sforzo e del digiuno nell’in tero mondo animale, le isole distribuite irregolarmente nel Mediterraneo costitu iscono opportunità uniche di sosta, ripo so e foraggiamento. Le isole divengono visibili per gli uccelli in volo soprattutto a partire dal l’aurora. Considerando la rotta che, dal le coste settentrionali della Tunisia, por ta un notevole numero di uccelli ad at traversare un tratto di mare di 450-600 km volando verso NE, i primi piccoli tratti di terra emersa che i migratori in contrano dopo lunghe ore di volo sono le isole Pontine. Ho iniziato a inanellare a Ventotene su indicazione di colleghi dell’Univer sità di Roma, che mi avevano descritto episodi di incredibili concentrazioni di migratori sul prospiciente piccolo iso lotto di Santo Stefano. Quando decisi di lanciare il Progetto Piccole Isole, che al
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lora prevedeva quattro siti e, nei succes sivi 26 anni, ne avrebbe coinvolti ben 48 in 7 diversi Paesi, Ventotene era l’unica isola nella quale non erano state prece dentemente condotte attività di inanella mento. Dalla mia esperienza comunque plu riennale di inanellamento sull’isola di Montecristo, mai avrei potuto immagi nare quanto ho visto su questo piccolo lembo di terra in mezzo al mare. Ricordo ancora nettamente una mat tina grigia e leggermente piovosa ai pri mi di maggio nel 1988, primo anno del progetto. Centinaia di leggeri sibili ri empivano l’aria ferma e grigia; numeri enormi di uccelli, spinti verso NE dal vento favorevole e coinvolti nel fronte di pioggia, si lasciavano scendere da al tezze considerevoli alla vista dell’isola. Migliaia di piccole sagome si intuiva no sopraggiungere dal cielo e, in veloci picchiate, scomparivano nei cespugli e nell’erba bagnata.
Da quelle prime esperienze indimen ticabili molto tempo è passato e mol te sono state le domande alle quali ab biamo cercato di rispondere attraverso le intense campagne di monitoraggio condotte dal Centro nazionale di ina nellamento ISPRA su quest’isola, che rappresenta un vero laboratorio per lo studio delle strategie di migrazione e dell’ecologia della sosta. A parte le situazioni meteorologiche critiche, nel corso delle quali Ventote ne viene utilizzata quale possibilità di sosta e riparo, stante la regola generale per cui i migratori diretti verso le aree di nidificazione tendono a minimizzare la durata del viaggio per poter giungere quanto prima “a casa”, abbiamo cercato di comprendere la ragione per cui così tanti uccelli sostano sull’isola, pur ormai in prossimità della costa occidentale ita liana. Abbiamo così avuto l’opportunità di approfondire per la prima volta, gra
■ La stazione di inanellamento, presente a Ventotene grazie al Progetto Piccole Isole, ha svolto un ruolo centrale per la sensibilizzazione della popolazione locale e l’abbandono della pratica dell’uccellagione.
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■ La zona di Punta dell’Arco, dove vengono posizionate le reti della stazione di inanellamento.
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zie anche all’impegno sul campo e spe rimentale profuso insieme al team di Lucas Jenni della Stazione ornitologica svizzera e dal collega ISPRA e amico Jacopo Cecere, lo stretto legame tra al cune delle specie più numerose sull’iso la, appartenenti essenzialmente ai gene ri Sylvia e Phylloscopus, e piante fiorite nel corso delle fasi di transito migratorio di queste specie. Uccelli reduci da voli così prolunga ti sostano brevemente su Ventotene per riposare, certo, ma anche per bere avida mente il nettare profusamente offerto da piante quali Ferula e Brassica. Per que sti migratori stanchi e fisiologicamente provati, il nettare rappresenta una fonte di energia immediata, una bevanda zuc cherina ed energetica che gli uccelli rie scono a sfruttare senza doverla neppure digerire. In esperimenti fatti con uccelli appe na giunti sull’isola abbiamo avuto modo di dimostrare la selezione attiva a favo re del nettare anche quando agli uccelli
venissero offerte, in contemporanea, tar me della farina (quali fonte di proteine) o semplice acqua. Per gli amanti dell’osservazione de gli uccelli in natura e della fotografia naturalistica, poche occasioni sono com parabili a quanto offre Ventotene in pri mavera con le tante e altissime Ferule fiorite. Queste grandi infiorescenze, spesso alte quasi due metri, si offrono all’os servazione ravvicinata cariche di uc celli attratti dal nettare dei fiori gialli. Beccafichi (Sylvia borin), Sterpazzole (S. communis) e sterpazzoline delle sot tospecie e con i piumaggi più vari, Luì piccoli (Phylloscopus collybita), grossi (P. trochilus) e verdi (P. sibilatrix), Ri gogoli (Oriolus oriolus) con livree da vero rompicapo, consentono, e non solo agli inanellatori, di trascorrere ore intere nei pressi di una medesima pianta. Solo l’esperienza diretta può dare un’idea concreta di quanto l’arrivo di migratori su una piccola isola mediter
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ranea possa significare in termini di ab bondanza e ricchezza ornitologica. Da febbraio e fino a tutto maggio Ventote ne offre la possibilità di osservare deci ne di specie su base giornaliera e numeri di soggetti davvero sorprendenti. Le due strade principali che attra versano l’isola sono esse stesse siti par ticolarmente favorevoli per osservare Stiaccini (Saxicola rubetra), Culbianchi (Oenanthe oenanthe), Monachelle (O. hispanica) dalle forme più varie e rare, Codirossi comuni (Phoenicurus phoenicurus), Codirossi spazzacamini (P. ochruros) e potenziali ibridi, Anthus di varie specie (senza trascurare la chan ce per possibili lifers), Upupe (Upupa epops), Tortore selvatiche (Streptopelia turtur). Sui muretti a secco o nei giar dini da essi fiancheggiati: balie, fra cui maschi superbi dal collare (Ficedula albicollis), Canapini maggiori (Hippolais icterina), Ortolani (Emberiza hortulana). Insomma, una sorta di supermerca to per il birdwatcher.
Prima di lanciarsi all’inseguimento di liste giornaliere da ricordare, non si può mancare di visitare il Museo del la Migrazione di Ventotene. Struttura scientifica e divulgativa unica nel suo genere nel bacino del Mediterraneo, il museo è stato realizzato nello stabile del “Semaforo”, nella parte meridionale dell’isola. L’edificio, in origine punto di os servazione per la Marina Militare, si af faccia a strapiombo sulle alte falesie del versante nord, le quali ospitano Berte maggiori (Calonectris diomedea) e mi nori (Puffinus yelkouan) nidificanti pro prio nei balzi sottostanti il magnifico terrazzo sospeso sul mare. È affascinante rimanere sul terraz zo del museo a osservare gli uccelli che raggiungono l’isola provenienti diretta mente dall’Africa, dopo un’intera notte di volo. Dallo stesso punto è possibile assistere a eventi di caccia dei Falchi pellegrini (Falco peregrinus) locali, ni dificanti in situazioni di tale densità da
■ Sterpazzola (Sylvia communis). Una delle molte specie migratrici che utilizza la fonte immediata di energia fornita dal nettare delle ferule.
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Antonello Turri
■ Luì verde (Phylloscopus sibilatrix). Questo appariscente rappresentante della famiglia dei Luì è facilmente osservabile durante la migrazione.
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sfiorare una sorta di semi-colonialità, sulle Quaglie (Coturnix coturnix) in vo lo veloce e basso sull’acqua, dove ven gono insidiate anche da Gabbiani reali (Larus michahellis), altamente specia lizzati nella cattura, in gruppo, di questi migratori. Il museo offre una visione generale del fenomeno della migrazione con pan nelli, diorami e trans-light, insieme a in formazioni sulla migrazione a Ventote ne e a una sezione storica che descrive la trasformazione del rapporto che gli abi tanti hanno avuto, sin dall’antichità, con gli uccelli migratori. L’isola, infatti, è un esempio di co me si possa modificare l’atteggiamento dell’uomo nei confronti degli uccelli. A Ventotene si è passati dalle catture di quaglie, che fino agli anni ’70 coinvol gevano l’intera isola, e dalla caccia in tensa (anche primaverile) al divieto to tale di esercizio venatorio, su proposta della stessa Amministrazione comunale. Attualmente la massiccia presenza di uccelli migratori viene proposta quale importante volano per un turismo soste
nibile, rispettoso dell’ambiente e desta gionalizzato, rispetto ai picchi di presen za di turisti balneari che si registrano nei mesi estivi. Non posso che consigliare convintamene Ventotene quale destina zione unica per il birdwatching in Italia. Certamente in primavera, ma anche in autunno, stagione che ha offerto, grazie alle attività di inanellamento condotte dall’ISPRA, alcune delle osservazioni di specie in assoluto più rare. Una visita sull’isola offre, senza al cun dubbio, memorabili esperienze orni tologiche, unite al ricchissimo patrimo nio storico e archeologico dell’isola che ha visto la nascita dell’idea di Unione Europea1 e, certamente non da ultimo, una cultura gastronomica altrettanto me ritevole.
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Il Manifesto di Ventotene, stilato all’inizio degli anni Quaranta del Novecento da Altie ro Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati nel carcere di Ventotene dal regime fascista, è considerato il testo fondativo del federali smo europeo.
Ventotene: istruzioni per l’isola di Marco Sozzi
■ L’isolotto di Santo Stefano, a poco meno di un miglio da Ventotene, è coronato dalla struttura del carcere borbonico (foto Roberto Lerco).
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Remo Ciuffardi
■ Il tufo di Parata Grande, frutto dell’ultima eruzione vulcanica avvenuta sull’isola tra 200 e 300.000 anni fa.
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e penso a Ventotene, la prima parola che mi viene in mente è: andarci! Quindi, innanzitutto, le indicazioni per raggiungere l’isola. È necessario raggiungere Formia, che, per chi giunge da nord, è l’ultima città della costa laziale prima della Cam pania. Se utilizzate la ferrovia, una vol ta lasciata la stazione è necessario per correre a piedi due chilometri circa per raggiungere il porto; la strada è tutta in discesa (ma ricordatevi questo particola re per il ritorno). Se arrivate in automo bile è fortemente consigliato lasciare il mezzo al parcheggio adiacente al porto: l’isola è di piccole dimensioni, con una rete stradale limitata, e sono in vigore li mitazioni al traffico. Dal porto di Formia partono alla volta di Ventotene sia aliscafi, per soli passeggeri, sia motonavi, con possibilità di trasportare il proprio mezzo. Il servi zio di trasporto marittimo è fornito dal la Laziomar. Gli orari cambiano secon do la stagione, per cui, prima di partire, consultate il sito www.laziomar.com
per tutte le informazioni. Il traghetto è più economico, impiega due ore e per mette di effettuare osservazioni in mare durante la traversata. L’aliscafo impiega un’ora, ma non è sempre possibile stare all’esterno della cabina per le osserva zioni: dipende dalle condizioni del mare e spesso ci si trova tassativamente segre gati a prua. L’isola appare come un imponente blocco tufaceo, frutto di diverse eruzio ni. Una volta usciti dal porto entrate in paese, attraverso le rampe borboniche, e vi si svela un nuovo mondo. Ventotene è attraversata da quella linea, invisibi le all’occhio umano, che collega il nord al sud del mondo e, se siete nel periodo adatto, vi troverete attorniati dagli uc celli migratori fin dai primi passi. Non c’è luogo che venga risparmiato da que sti pacifici invasori e capita che si desi deri essere in posti diversi nello stesso momento, soprattutto in primavera. In questa stagione è necessario spulciare ogni metro quadrato con occhi e orec chie sempre all’erta, per scovare le ra
Remo Ciuffardi
rità che si mescolano con le specie più comuni. Non è per caso che gli antichi greci la chiamarono Pandotèira (“di spensatrice di ogni cosa”). In paese può accadere di trovare ovunque Stiaccini (Saxicola rubetra), Balie nere (Ficedula hypoleuca), Piglia mosche (Muscicapa striata), Codirossi (Phoenicurus phoenicurus) e di osser vare i Rigogoli (Oriolus oriolus), posa ti sulle antenne televisive, pronti a lan ciarsi per attraversare l’ultimo tratto di mare e raggiungere la meta prestabilita. Nell’apparente disinvoltura degli abitan ti, tutto ciò sembra normale. Un consi glio: approfittate per concedervi una so sta a base di prelibatezze dolci e salate nella panetteria di Antonio, grande esti matore e amico dei birdwatcher. Si prosegue con una visita al cam po da calcio: un posto eccellente per la sosta di Cutrettole (Motacilla flava), Pi spole (Anthus pratensis), Pispole gola rossa (A. cervinus), Stiaccini, Culbian chi (Oenanthe oenanthe). A ridosso del
le linee laterali, sulle piante di malva, si possono osservare le Sterpazzoline (Sylvia cantillans) e altri silvidi che si nutro no di nettare infilando nel fiore tutta la testa, con la conseguenza di sporcarsi di polline; quest’ultimo particolare mette in difficoltà il birdwatcher, che può es sere disorientato da un’inusuale macchia gialla sulla fronte. La destinazione seguente è Punta Eolo, il vertice settentrionale dell’isola. Qui vi sono gli scavi di villa Giulia, edi ficata come residenza estiva da Ottavia no Augusto e utilizzata come luogo per l’esilio di alcune esponenti delle fami glie imperiali: da Giulia, figlia di Augu sto, ad Agrippina, nipote di Tiberio. Tra i resti dei muri perimetrali, segnati dal vento e dalla salsedine, è possibile os servare: Culbianchi, Monachelle (O. hispanica), Codirossi, Codirossoni (Monticola saxatilis), torcicollo (Jynx torquilla), Cuculi (Cuculus canorus), Allodole (Alauda arvensis) e Cappellacce (Galerida cristata). Nelle peschiere modellate
■ La vegetazione presente sull’isola nei pendii scoscesi in prossimità del mare. L’attività umana ha modificato nei secoli l’originaria macchia mediterranea.
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■Stiaccino (Saxicola rubetra). Specie abbondante durante il periodo migratorio, qui posato su uno stelo di Papavero setoloso (Papaver setigerum). ■Occhicotto (Sylvia melanocephala). Specie tipica del bacino del Mar Mediterraneo, soprattutto residente, che an nuncia la sua presenza emettendo il tipico verso sonoro.
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■ Balia dal collare (Ficedula albicollis). Migratore regolare, è una delle specie ambite dai birders che frequentano l’i sola durante il passo primaverile. ■ Balia nera (Ficedula hypoleuca). Una specie presente in grande numero durante la migrazione, facilmente osserva bile mentre effettua la tipica caccia agli insetti da un posatoio elevato.
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■ Rigogolo (Oriolus oriolus). La migrazione offre l’occasione di apprezzare appieno l’eleganza di questa specie, altrimenti elusiva nei luoghi di nidificazione.
nel tufo sottostante la villa, sempre risa lenti all’epoca romana, trovano rifugio piccoli gruppi di ardeidi migratori, che compiono brevi soste. Riprendendo il cammino verso la punta meridionale dell’isola ci si imbat te nelle spettacolari falesie che caratte rizzano la costa; nel punto più alto svet ta l’edificio conosciuto con l’appellativo de Il Semaforo, che, completamente ri strutturato, ospita il Museo della Migra zione. Nelle formazioni rocciose presenti in questa zona si è insediata una colonia
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di Berte maggiori mediterranee (Calonectris diomedea), mentre i ciuffi di er be ospitano le nidificazioni dei Gabbiani reali (Larus michahellis). Tra la vegeta zione è presente il Fiordaliso delle sco gliere (Centaurea cineraria), una com posita delle rupi coperta di fitta lanugine bianca. Questo è il punto più favorevole per l’osservazione del Falco pellegrino (Falco peregrinus) che ribadisce, con i voli acrobatici e gli inconfondibili ri chiami, il suo dominio dell’isola. Proseguendo si incontra la stazione di inanellamento nei pressi della quale
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è presente una particolare concentrazio ne di piante di Ferula (Ferula communis) che, in piena fioritura, mostra densi ciuffi di minuscoli fiori gialli disposti in ombrelle terminali. Qui, appese a testa in giù, molte specie si riforniscono di sostanze energetiche: Bigiarella (S. curruca), Sterpazzola (S. communis), capi nera (S. atricapilla), Luì grosso (Phylloscopus trochilus), Luì bianco (P. bonelli), Luì verde (P. sibilatrix), Canapino maggiore (Hippolais icterina). Poco oltre ci si inoltra fra orti e giar dini, dove viene coltivata, tra l’altro, la lenticchia di Ventotene. Una zona di ga riga divide la zona colturale dall’area boschiva originaria di macchia mediter ranea, conservatasi grazie alla struttura scoscesa del terreno che non permette lo sfruttamento da parte dell’uomo. Qui si è insediata una piccola colonia di Pas sera sarda (Passer hispaniolensis). Tra i rami dei lecci si riposano le Tortore selvatiche (Streptopelia turtur) mentre, tra l’erba alta, si odono i richiami delle Quaglie (Coturnix coturnix). Per queste
ultime si tratta degli individui che sono riusciti, complice l’oscurità, ad atterrare sull’isola evitando gli attacchi dei gab biani reali. Le grandi agavi, insieme alle intri cate opuntie, formano spinosi e impene trabili muri di confine tra gli orti dove crescono gli alberi da frutta; in questo ambiente si osservano cacciare insetti le Averle capirosse (Lanius senator) e i muscicapidi, compresa la Balia dal col lare (Ficedula albicollis), meno comune ma regolare in migrazione. Durante gli spostamenti da un capo all’altro dell’isola, frequenti nel corso di una giornata di osservazioni, non c’è modo di annoiarsi: ogni luogo può offri re una piacevole sorpresa, sia per l’avi fauna sia per i paesaggi che, col passare delle ore, modificano i contorni con gio chi di luci e ombre. Stormi di Rondini (Hirundo rustica), tra le quali è possibile scorgere qualche Rondine rossiccia (Cecropis daurica), Balestrucci (Delichon urbicum), Rondoni (Apus apus), Rondo ni maggiori (Tachymarptis melba), e vo
■ Nibbio bruno (Milvus migrans). Oltre ai passeriformi, sull’isola è possibile effettuare ottime osservazioni di rapaci in migrazione.
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■ Pispola golarossa (Anthus cervinus). Un esemplare particolarmente vistoso, fotografato nel luogo di sosta preferito da questa specie: il campo da calcio. ■ Canapino maggiore (Hippolais icterina). L’isola di Ventotene è interessata da un consistente flusso migratorio di questa specie.
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cianti Gruccioni (Merops apiaster) vola no cacciando instancabilmente sopra la vostra testa. In questi ultimi anni, nel periodo primaverile sono molte le specie rare e accidentali segnalate sull’isola. Spicca no tre segnalazioni di Bigia di Rueppel (S. ruppeli); altre cose interessanti: Cul bianco isabellino (O. isabellina), Usi gnolo d’Africa (Erythropygia galactotes), Balia dell’Atlante (F. speculigera), Trombettiere (Bucanetes githagineus) ecc. Notevole la cattura, prima segnala zione per l’Italia, di un Luì verdastro (P. trochiloides), nel maggio 2012. La migrazione autunnale, da fine ottobre a fine novembre, appare meno spettacolare ma può riservare delle pia cevoli sorprese. La specie più numerosa è il Codirosso spazzacamino (P. ochru-
ros), seguito dai grossi turdidi e dai Pet tirossi (Erithacus rubecula); regolare la presenza di Peppole (Fringilla montifringilla) imbrancate con altri fringillidi. I Porciglioni (Rallus aquaticus) prendo no il posto occupato in primavera dalle quaglie e sui tetti degli edifici si staglia no, come sentinelle, le sagome dei Pas seri solitari (M. solitarius). La rarità più frequente in questa sta gione è il Luì forestiero (P. inornatus). Seguendo l’itinerario prima descritto, oltrepassato il Museo, è presente il più imponente carrubo (Ceratonia siliqua) dell’isola. Si trova in un giardino priva to ma è ben visibile anche restando al di fuori della proprietà; durante l’autunno, quando la fioritura è al culmine, costitu isce un’attrattiva irresistibile per molti piccoli uccelli, fra i quali vi è la possi bilità di scorgere l’ambito Phylloscopus;
■ Sterpazzolina (Sylvia cantillans) tra i fiori di Malva selvatica (Malva sylvestris). Il gruppo delle “sterpazzoline” è tuttora oggetto di studi tassonomici e l’attribuzione specifica può risultare difficoltosa.
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■ Monachella (Oenanthe hispanica). Nidificante localizzato in Italia, presente soprattutto nelle regioni meridionali; durante la migrazione è regolare a Ventotene, seppur in numero limitato. ■ Cutrettola (Motacilla flava). L’interesse per questa specie, molto comune durante la migrazione, è rappresentato dall’identificazione sottospecifica. In questo caso si tratta di un ibrido flava x feldegg, noto come “dombrowski”, che nidifica in Romania nella bassa valle del Danubio.
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Gianni Conca
un altro carrubo da non trascurare si tro va in paese, nel giardino della scuola materna. Fra le altre rarità presenti in autunno si possono citare: Pigliamosche pettiros so (F. parva), Ciuffolotto scarlatto (Carpodacus erythrinus) e Prispolone india no (Anthus hodgsoni). Vi sono state, tut te nel mese di ottobre, tre catture di Luì di Radde (P. schwarzi): quarta, quinta e nona segnalazione italiana. Per concludere con le sorprese che l’isola può riservare, è doveroso citare
lo svernamento di un esemplare di Luì di Hume (P. humei), segnalato da gen naio a marzo del 2008, che ha attirato sull’isola un gran numero di birders. Per il soggiorno sull’isola è possibi le pernottare alla Casa Vacanze Elicri so (http://www.elicrisoventotene.it/). La struttura è convenzionata con il ristoran te Il Giardino, che consiglio vivamen te. Per i soci di EBN Italia sono previsti sconti nei periodi di bassa stagione (dal 1 gennaio al 31 maggio e dal 20 settem bre al 30 novembre).
■ Gabbiano reale (Larus michahellis). Questa specie, che nidifica sull’isola, ha sviluppato una particolare tecnica di caccia in gruppo alle Quaglie (Coturnix coturnix) durante il periodo migratorio.
Contatti utili Area Marina Protetta - Riserva Naturale Statale Isole di Ventotene e S. Stefano Piazza Castello, 1 - 04020 Ventotene (LT) Tel.: +39 0771-854226 Fax +39 0771-854061 Centro visite AMP/RNS - Tel.: +39 0771-85239 Museo della Migrazione e Osservatorio Ornitologico - Tel.: +39 0771-85275 info@riservaventotene.it www.riservaventotene.it
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Q SPECIE A RISCHIO B
L a terra del Nibbio reale di Egidio Fulco
â– Area di nidificazione situata nella bassa valle del Sinni, con il tipico mosaico di vegetazione naturale e colture arboree che caratterizza gran parte della collina materana (foto Egidio Fulco).
A
rurali che contraddistinguono le colline della Basilicata. Iniziai così ad appuntarmi i nomi dialettali e notai come il termine Arpone fosse limitato alla sola area del Lagonegrese, dove peraltro la specie è poco frequente. Nel resto della regione è chiamato Niggh’ oppure Nigl’, mentre più raro è il nome di Furbicion’ o Furciddone dovuto alla coda forcuta che, evidentemente, non passa inosservata. Nella cultura contadina di questa regione, dunque, la specie è ben conosciuta, soprattutto per il tipico atteggiamento flemmatico con cui sorvola le masserie o i dintorni dei piccoli centri abitati di montagna alla ricerca di prede o di scarti alimentari. Questa abitudine è forse alla base della leggenda secondo cui si nutrirebbe di galline, tanto da far nascere espressioni colorite, rivolte in senso dispregiativo a chi mostra atteggiamenti ingordi. A tal proposito nell’area del Vulture, dove il Nibbio reale è particolarmente abbondante, una cantilena fa esplicito riferimento a questa specie: Nigl’ Nigl’ cannarut, t’hai fr’cat lu gadd’ arrustut’/Nibbio Nibbio goloso, hai rubato il gallo arrostito. Queste brevi note “antropologiche” servono a far comprendere quanto questa specie sia conosciuta ai lucani, e quanto essa sia parte integrante di quel paesaggio agro-pastorale che caratterizza la maggior parte del territorio.
Egidio Fulco
vevo all’incirca otto anni quando notai, per la prima volta, un grande uccello che si muoveva con leggerezza tra i venti delle montagne lucane, come un aquilone. Sfoggiando una brillante colorazione rossiccia, bruscamente interrotta da due grandi chiazze bianche sotto le ali, volava a pochi centimetri dai tetti di un piccolo centro agricolo della provincia di Potenza, tra Lagonegro e Lauria. Mi affannai a chiedere lumi agli adulti i quali, affidandosi a sospiri poco rassicuranti, mi guardarono con un’espressione che tradiva preoccupazione e perplessità. Fu un agricoltore, amico di famiglia, che per primo mi parlò dell’Arpone, ...una specie di falco che ruba le galline dopo aver fischiato. Per niente convinto di questa storia, mi lasciai comunque affascinare dall’Arpone e decisi di saperne di più. Per fortuna venne in mio soccorso l’Enciclopedia degli animali, un dono di mio padre, e capii che si trattava di uno dei rapaci più eleganti e meno conosciuti: il Nibbio reale (Milvus milvus). Dopo alcuni anni, quando cominciai a girovagare nell’entroterra lucano con maggiore frequenza, mi resi conto che questa specie era molto più diffusa di quanto immaginassi, tanto da essere ben nota agli abitanti dei centri urbani e delle frazioni
■ Gli estesi seminativi del territorio di Genzano di Lucania (PZ) sono utilizzati come aree trofiche durante la primavera e, soprattutto, in inverno.
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Alfredo Vilmer Sabino Alfredo Vilmer Sabino
■ Le lunghe ali e l’ampia coda conferiscono al Nibbio reale (Milvus milvus) una notevole capacità di manovra, consentendogli di sfruttare anche piccole brezze per librarsi in volo in cerca di prede. ■ Il colore rossiccio della coda è particolarmente evidente nella pagina superiore.
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Egidio Fulco
■ Tipico paesaggio dell’Appennino lucano, con la rapida alternaza di praterie secondarie, pascoli cespugliati e boschi di latifoglie. Aree utilizzate dal Nibbio reale (Milvus milvus) sia per la nidificazione sia per la caccia.
Il Nibbio reale è diffuso in tutta la regione, fatta eccezione per le aree immediatamente a ridosso della linea di costa e di una piccola porzione di territorio situata ai confini con la provincia di Bari. Nonostante la sua ampia diffusione su base regionale, la mancanza di una tradizione ornitologica locale ha fatto sì che le prime stime sulla consistenza della popolazione risalissero alla fine degli anni ’70, quando Chiavetta stimava una popolazione di circa 80 coppie (Chiavetta, 1986). Durante i rilievi per il primo Atlante italiano degli uccelli nidificanti, una spedizione di ornitologi fornì i primi dati quali-quantitativi sull’avifauna della Basilicata (Boano et al., 1985) con una popolazione era stimata in 100-120 coppie. Negli anni successivi, la crescente attività di ricerca ha consentito di migliorare lo stato delle conoscenze con stime più precise e complete: 100-160 coppie stimate nel periodo 1993-1997 (Sigismondi et al., 2003) e 150-200 nel periodo 2000-2006 (Sigismondi et al., 2007). L’apparente trend positivo della popolazione nidificante è dovuto al miglioramento delle indagini, cui va aggiunta una più approfondita conoscenza del territorio lucano, fino a pochi anni fa in gran parte sconosciuto. La stima di 150-200 coppie nidificanti appare piuttosto verosi-
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mile anche se, in parte sottostimata, per la difficoltà di monitorare efficacemente le aree difficilmente raggiungibili a causa di un’orografia accidentata.
Esigenze ecologiche La specie è abitualmente presente tra i 100 e i 1.200 metri di quota, anche se sono note osservazioni di soggetti erratici a quote più elevate, soprattutto durante i periodi post-riproduttivi, quando molti giovani approfittano dell’abbondanza di cibo fornito dalle praterie montane, sotto forma di invertebrati, micromammiferi o carcasse. Le densità maggiori, tuttavia, si concentrano tra i 300 e i 900 metri di quota, la fascia altimetrica entro cui ricadono gli estesi mosaici agrari peculiari della gran parte degli ecosistemi collinari e di media montagna della Basilicata. Questi territori si sviluppano in prevalenza lungo ampie valli fluviali che risultano circondate da una rapida alternanza di pascoli, coltivazioni estensive, boschi di latifoglie e densi arbusteti. In tale contesto, il Nibbio reale utilizza per la nidificazione fitte boscaglie solitamente situate a ridosso di ampi spazi aperti. Risultano frequentati sia
Alfredo Vilmer Sabino
Antonio De Stefano
■ Perastro (Pyrus pyraster) isolato utilizzato come dormitorio invernale.
■ Raggruppamento serale in prossimità di un roost invernale. Prima di posarsi sugli alberi-dormitorio, i Nibbi reali (Milvus milvus) volteggiano per parecchi minuti, talvolta fino all’oscurità quasi completa.
i boschi di latifoglie montane, quali cerrete e faggete, sia i boschi termofili di roverella, come pure i rimboschimenti a conifere. Diverse coppie territoriali si concentrano in prossimità di versanti scoscesi, dove la copertura arborea è costituita da leccete oppure da boschi mesofili a prevalenza di carpini e ornielli. Alcune nidificazioni sono state registrate anche lungo gli alvei dei principali torrenti e fiumi del settore collinare. Durante una ricerca condotta nel Parco Nazionale del Pollino, infatti, il Nibbio reale è risultato particolarmente abbondante lungo
la media valle del Sinni, dove è stato calcolato un indice chilometrico di abbondanza (IKA) medio annuo pari a 15,9±1,1 (Pandolfi et al., 2007). Nei territori più spiccatamente “montani”, caratterizzati da un’orografia più complessa, risulta invece meno frequente, seppure localmente possa raggiungere elevate densità, come nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, dove sono state censite 16 coppie nel periodo 2003-2004, con una densità di 0,32 nidi/km2 (Mallia et al., 2005). Situazioni simili sono note per il
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Alfredo Vilmer Sabino
Alfredo Vilmer Sabino
■ Nibbio reale (Milvus milvus) adulto che mostra la caratteristica striatura nera delle parti inferiori.
■ Nibbio reale (Milvus milvus) immaturo con muta attiva delle primarie e delle timoniere.
Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, in cui la specie risulta molto comune in aree dove vi sia una rapida alternanza di cerrete ad alto fusto e prati-pascoli. Tuttavia le maggiori frequenze riguardano la media val d’Agri e la media valle del Basento, dove gli ambienti ecotonali tornano ad essere elementi prevalenti del contesto collinare. In base alle osser-
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vazioni condotte, la specie sembra dunque particolarmente a suo agio nelle aree ecotonali che qualificano gli agrosistemi tradizionali, in cui pascoli, colture cerealicole, lembi di bosco e arbusteti, si alternano rapidamente andando a costituire un’unica entità paesistico-ecologica di grande rilevanza conservazionistica.
Egidio Fulco
■ Nibbio reale (Milvus milvus) con marcature alari rilasciato nel Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi nell’ambito del progetto LIFE Save the Flyers e osservato ripetutamente in Basilicata tra il 2011 e il 2012.
Minacce
Monitoraggi e conservazione
Le principali minacce per la specie sono da ricondurre a vari fattori che inducono modifiche sostanziali al paesaggio agrario tradizionale, quali la riduzione della pastorizia e l’incedere delle monocolture arboree (soprattutto frutteti). Un elemento di primaria importanza è costituito dall’incremento delle centrali eoliche, che occupano i crinali collinari tipicamente utilizzati dalla specie come siti di caccia. Oltre al rischio di collisione con le turbine, vi è un impatto, difficilmente stimabile, dovuto alla sottrazione di habitat che produce una riduzione delle disponibilità in termini di idoneità ambientale. Trattandosi di un rapace opportunista, il Nibbio reale si nutre spesso di carcasse, frequentando regolarmente anche le discariche di rifiuti solidi urbani. Tale comportamento espone la specie al rischio di intossicazione, sia dovuto all’utilizzo illecito di bocconi avvelenati (pratica purtroppo ancora in essere in alcune aree appenniniche) sia all’accumulo di sostanze nocive nell’organismo. Al fine di mettere in atto efficaci azioni di tutela è essenziale eseguire un efficace monitoraggio delle popolazioni, che analizzi la distribuzione, il trend delle popolazioni e le preferenze ambientali della specie. Sarebbe inoltre auspicabile promuovere indagini specifiche finalizzate alla verifica dell’eventuale accumulo di sostanze tossiche nell’organismo di questi rapaci.
Dal 2012, il CISO ha avviato un programma di monitoraggio della popolazione svernante del Nibbio reale, che consiste nel censimento serale presso i siti di aggregazione utilizzati come dormitori collettivi (Fulco et al., 2013). I dati vengono trasmessi alla Ligue pour la Protection des Oiseaux, che coordina i censimenti europei di questa specie. Grazie all’impegno e alla dedizione di numerosi volontari, è stato possibile ottenere stime quantitative piuttosto accurate per quanto riguarda le ultime tre stagioni invernali (2012-14), con un numero complessivo di Nibbi reali rilevato durante l’ultima sessione di censimento (gennaio 2014) pari a 1.6301.691 individui, conteggiati in 11 regioni. Il monitoraggio ha consentito di verificare l’ubicazione dei roost, elemento fondamentale al fine di orientare le scelte gestionali ed evitare interventi che possano interferire con la conservazione della specie. È stato inoltre possibile ottenere stime di popolazione aggiornate per le singole regioni. Come previsto, oltre il 60% dei Nibbi reali svernanti sono concentrati in Basilicata, dove sono stati conteggiati oltre 1.100 soggetti in 15-17 roost. In questa regione sono stati rilevati alcuni dormitori utilizzati da più di 150 individui, fino ad un massimo di oltre 220 in unico sito di roosting. Dati allarmanti provengono, invece, dalle altre regioni meridionali, come la Campania e la Cala-
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Egidio Fulco
■ Nibbio reale (Milvus milvus) giovane del primo anno, con le tipiche striature color crema delle parti inferiori, la stria chiara lungo le copriitrici del sottoala, il profilo ad “s” dovuto alle secondarie molto lunghe e la coda più corta e meno forcuta.
bria, dove la specie ha avuto una forte rarefazione rispetto alle stime condotte intorno alla metà degli anni ’90 (Corso et al., 1999). Molto critica la situazione anche nelle due isole maggiori, dove fino a pochi anni fa si contavano diverse decine di soggetti svernanti, in cui il numero degli effettivi si è ridotto drasticamente, fino a rasentare l’estinzione locale (cfr. Sarà et al., 2009). La popolazione svernante nelle regioni dell’Italia centrale è invece relativamente stabile, fatto salvo il forte incremento rilevato in Toscana in relazio-
Regione
ne ai progetti di reintroduzione condotti con successo negli ultimi anni (Ceccolini et al., 2013). I progetti di conservazione condotti in Toscana e nelle Marche hanno consentito sia di ripristinare uno stock di soggetti riproduttori, che ha attirato gli individui erratici, sia di monitorare efficacemente i loro movimenti. Grazie alla marcatura, mediante marche alari prima e strumenti satellitari in un secondo momento, si è verificato che i Nibbi reali tendono a compiere erratismi, anche di notevole raggio, fino a frequentare territori molto distanti dai siti
Gennaio 2012
Gennaio 2013
Gennaio 2014
Toscana Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
65 15 150 257 53 0 24 900 5 13 nr
68 15 120 185 144 0 40 1.054 34 8 nr
71 15 130 142 91 0 45 1.152 34 8 3
TOTALE
1.482
1.668
1.691
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Tabella 1. Risultati del monitoraggio dormitori invernali di Nibbio reale.
di rilascio: un soggetto rilasciato nelle Marche, ad esempio, è stato osservato in Basilicata tra il 2011 e il 2012. Il proseguimento delle attività di monitoraggio e l’implementazione dei progetti di ricerca, con nuove e più approfondite indagini sulla biologia, l’ecologia e l’uso dell’habitat, consentiranno di incrementare lo stato delle conoscenze sul Nibbio reale in Italia, al fine di elaborare efficaci strategie di conservazione condivise su base nazionale. Bibliografia Boano G., Brichetti P., Cambi D., Meschini E., Mingozzi T., Pazzucconi A., 1985. Contributo alla conoscenza dell’avifauna in Basilicata. Ricerche di biologia della selvaggina, 75: 1-35. Ceccolini G., Cenerini A., Baini M., Falchi V., Passalacqua L., Vignali S., 2013. Reintroduzione del Nibbio reale in Toscana meridionale. In: Mezzavilla F., Scarton F. (a cura di), Atti II Convegno Italiano dei Rapaci diurni e notturni. Treviso, 12-13 ottobre 2012. Associazione Faunisti Veneti, Quaderni Faunistici, n. 3: 11-20. Chiavetta M., 1986. Main wintering areas of Falconiformes in Italy with some data on the species. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, X: 73-90. Corso A., Palumbo G., Manzi A., Salerno M., Sanna M., Carafa M., 1999. Risultati preliminari dell’indagine nazionale sul Nibbio reale in Italia. Avocetta, 23: 12. Fulco E., Angelini J., Ceccolini G., De Lisio L., De Sanc
Egidio Fulco
■ La tipica coda forcuta, particolarmente evidente negli adulti, ha dato origine ai nomi dialettali di Furbicion’ o Furciddone.
tis A., Giglio P. Janni O., Minganti A., Panella M., Sarà M., Sigismondi A., Urso S:, Visceglia M., 2013. Il Nibbio reale svernante in Italia, primo anno di monitoraggio. In: Mezzavilla F., Scarton F. (a cura di), Atti II Convegno Italiano dei Rapaci diurni e notturni. Treviso, 12-13 ottobre 2012. Associazione Faunisti Veneti, Quaderni Faunistici, n. 3: 151-160. Mallia E., Rugge C., Delorenzo M., 2005. Densità riproduttiva del Nibbio reale in un’area del Parco di Gal lipoli Cognato Piccole Dolomiti lucane. Avocetta, 29: 116. Pandolfi M., 2007. Monitoraggio e valutazione dello status della popolazione di Nibbio reale nel Parco Nazionale del Pollino. Atti del Convegno Status del Nibbio reale e del Nibbio bruno in Italia e in Europa meridionale. Parco Gola della Rossa e di Frasassi, Serra S. Quirico (AN): 10-12. Sarà M., Sigismondi A., Angelini J., 2009. Status of Red kite in Italy. In: David F. (red), Proceedings of the Red kite international Symposium. October 17th & 18th 2009, Montbéliard, France: 24-27. Sigismondi A., Cassizzi G., Cillo N., Green A., Laterza M., 2003. Il Nibbio reale nella regione Basilicata, status e problemi di conservazione. Atti I Convegno italiano sui rapaci diurni e notturni. Preganziol (TV). Avocetta, 27: 43. Sigismondi A., Cillo N., Laterza M., 2007. Status del Nibbio reale e del Nibbio bruno in Basilicata. Atti del Convegno Status del Nibbio reale e del Nibbio bruno in Italia e in Europa meridionale. Parco Gola della Rossa e di Frasassi, Serra S. Quirico (AN): 26-27.
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Q RARITà B
C inquant’anni dopo Una strolaga maggiore al Lago di Viverone
D
di Alex Boldrini foto di Fabio Gnomi
urante la pausa pranzo del 28 aprile 2014, come ogni tanto mi capita di fare, ho visitato il lago di Viverone, al confine tra le province di Torino e Biella. Si tratta di una giornata con cielo coperto e pioggia e nutro la speranza di osservare qualche migratore tipico del periodo: Mignattino piombato (Chlidonias hybrida), Mignattino alibianche (C. leucopterus), Svasso piccolo (Podiceps nigricollis); mi auguro, soprattutto, di ritrovare gli Svassi collorosso (P. grisegena) presenti fino a un paio di mesi prima. La prima tappa è il molo di Viverone, da cui assisto allo spettacolo di centinaia di Rondini (Hirundo rustica) e Balestrucci (Delichon urbicum) in volo a pelo d’acqua. Di seguito mi trasferisco al molo della Masseria dove sono presenti una decina di Mignattini comuni (C. niger). Niente svassi o mignattini rari. Nella zona sud-ovest del lago raggiungo l’ultima fermata del mio giro, conosciuta come la “Baia delle Pesciaiole”, con le speranze ormai ridotte al lumicino. Osservando con il binocolo, proprio nella parte più riparata della baia, vedo emergere un uccello acquatico che dal jizz mi è parso subito una strolaga. Il primo pensiero è che si tratti di una delle Strolaghe mezzane (Gavia arctica) presenti fino a qualche settimana prima. Monto il cannocchiale, la inquadro bene e ri-
mango a bocca aperta. Incredulo, contino a strabuzzare gli occhi mentre modifico gli ingrandimenti, mettendo continuamente a fuoco in preda all’emozione. Trattandosi di un individuo adulto in abito riproduttivo, non posso sbagliare: si tratta proprio di una Strolaga maggiore (G. immer)! È da più di cinquant’anni che questa specie non viene segnalata al Lago di Viverone. Non potevo crederci, non tanto per l’ambiente lacustre, che è consono alla specie, ma per il periodo dell’anno (fine aprile). Probabilmente si tratta di un individuo che ha svernato nel bacino del Mediterraneo e, durante la via del ritorno verso i siti di nidificazione in nord Europa, ha sostato proprio sul lago di Viverone, soprattutto a causa del maltempo. Avverto in tempo reale gli amici della lista di Torino Birdwatching, che inoltrano la segnalazione alla lista nazionale di EBN Italia, e da qui è scattato il tam-tam tra i birders. Nei giorni successivi l’esemplare è parso in buona salute, effettuando frequenti immersioni per alimentarsi di Gamberi rossi della Louisiana (Procambarus clarkii), che hanno invaso l’intero bacino. Fortunatamente si è fermato per parecchi giorni, consentendo a numerosi appassionati di osservarlo, fotografarlo e, persino, di udirne le vocalizzazioni, soprattutto verso sera quando emetteva il suo canto melanconico.
Strolaga maggiore L’osservazione della Strolaga maggiore (Gavia immer) riportata nel presente articolo costituisce la decima segnalazione di sempre per il Piemonte. Curiosamente, non è l’unico individuo della sua specie in abito riproduttivo: l’ultima segnalazione, effettuata nel 1991, si riferisce proprio a un esemplare con questo piumaggio presente dall’8 al 14 giugno al lago della Piastra, un bacino artificiale nel comune di Entracque (CN). La precedente osservazione relativa al lago di Viverone (TO-BI) risale al 1963.
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■ Strolaga maggiore (Gavia immer), Lago di Viverone (TOBI), maggio 2014. Nell’ultimo periodo le segnalazioni di questa specie, in Italia, si sono limitate a un massimo di due per anno; la sua presenza ha attirato numerosi birders, spinti dall’opportunità di osservarla in abito riproduttivo.
■ Strolaga maggiore (Gavia immer), Lago di Viverone (TO-BI), maggio 2014. Durante la sua permanenza la maggiore fonte di cibo è stato il Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), presente in gran numero sul lago.
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Q RARITà B
Q uesta volta la “maggiore” Storia di una strolaga in Alta Venosta
I
di Maurizio Azzolini e Rachele Della Putta Il fiume Adige quassù non si fa riconoscere come a Bolzano o Verona: è ancora un esile torrente di montagna. Molto suggestivo il tratto immissario al Lago della Muta, bacino con habitat idonei alla nidificazione di svariati uccelli acquatici. Il vicino, ma più esteso, Lago di Resia presenta un ambiente differente, con qualche coppia di Corriere piccolo (Charadrius dubius) che si ripro-
Maurizio Azzolini
l 18 maggio 2014 ci dirigiamo, ancora una volta, verso una delle nostre mete preferite: i magici laghi dell’Alta Val Venosta (BZ) di San Valentino alla Muta e di Resia. Lungo la strada facciamo una tappa al Bacino di Glorenza, un minuscolo specchio d’acqua, incastonato tra i monti, che ci ha regalato negli anni tante osservazioni interessanti.
■ Strolaga maggiore (Gavia immer), Lago di San Valentino alla Muta (BZ), maggio 2014. A pochi giorni dall’osser vazione effettuata sul Lago di Viverone (TO-BI), è apparso un altro individuo in abito riproduttivo in Alta Val Venosta (BZ), presso il confine austriaco.
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Maurizio Azzolini
■ Strolaga maggiore (Gavia immer), Lago di Resia (BZ), maggio 2014. In questa immagine si apprezza appieno la bellezza dell’abito riproduttivo di questa specie, un piumaggio che di norma è possibile ammirare nei siti riproduttivi del Grande Nord.
duce sulle rive pietrose. A meno di due chilometri dalla diga che lo delimita a sud, inquadriamo in lontananza una sagoma interessante. Si tratta di un “acquatico” che si sta riposando con la testa incassata e il dorso simile a una scacchiera: una Strolaga maggiore (Gavia immer) in perfetto abito nuziale! In questo piumaggio l’abbiamo ammirata solo al Myvatn (lago dei moschini) in Islanda. Scoccano le 19.00 e la giornata ci regala altre osservazioni, non eccezionali ma sempre interessanti. Assistiamo ad una lotta tra Gabbiani reali (Larus michahellis), mentre una coppia di Aquile reali (Aquila chrysaetos) volteggia lambendo le rocce, attorniata dai Gracchi alpini (Pyrrhocorax graculus). Torniamo il giorno seguente, con le montagne ancora incappucciate di neve. Perlustriamo il Lago di Resia in lungo e in largo, a tratti sotto qualche scroscio di pioggia, annotando un’inusuale Oca selvatica (Anser anser) e due Aironi bianchi maggiori (Ardea alba). La Strolaga maggiore è scomparsa. Andiamo a controllare il vicino Lago di San Valentino alla Muta, non si sa mai. Giro di cannocchiale, due Smerghi minori (Mergus serrator) e... rieccola qui. Che bellezza! Si esibisce per un po’,
anche in un volo sostenuto, alzandosi sul bacino lacustre per poi ridiscendere tra le acque. Il 20 maggio effettuiamo un controllo al Lago di San Valentino alla Muta. La “strolagona” è assente e non c’è tempo per controllare Resia. Nuova spedizione il giorno 21. L’atmosfera è incantata come sui laghi dell’artico; all’alba siamo al Lago della Muta, dove si conferma l’assenza. Ritroviamo la strolaga sul Lago di Resia, per quello che si rivelerà il suo ultimo giorno di permanenza; copre rapidamente lunghi tratti nuotando sott’acqua, compiendo immersioni fino ad oltre un minuto. La magnifica visitatrice ci regala una fantastica sessione di osservazioni, con spettacolo finale sotto riva, prima di tornare al largo. Su questi laghi, in passato, abbiamo osservato più volte Strolaghe mezzane (G. arctica) e minori (G. stellata) ma questa esperienza ci accompagnerà a lungo. Continueremo a frequentare i territori dell’Alta Val Venosta: laghi, foreste e montagne che regalano grandi sorprese ed emozioni. Splendidi accostamenti di migratori artici e avifauna alpina, in un contesto ambientale imponente. Nel frattempo ringraziamo la natura e attendiamo quello che ci riserverà il domani.
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Q IDENTIFICAZIONE B
I nfluenza asiatica
Identificazione e status del Prispolone indiano
I
di Michele Viganò, Andrea Corso, Ottavio Janni, Igor Maiorano mento si trova nel sud del continente asiatico. In Europa la specie viene osservata principalmente in autunno e, dagli anni ’90, è considerata un visitatore scarso, ma regolare, nell’area nordoccidentale. Più rari gli avvistamenti nell’area sudorientale. Il Prispolone indiano è, forse, la specie che ha subito il più repentino cambiamento fenologico nella lista dell’avifauna italiana. La prima segnalazione,
Igor Maiorano
l Prispolone indiano (Anthus hodgsoni Richmond, 1907) è un passeriforme della famiglia dei Motacillidae. All’interno del suo esteso areale sono riconosciute due sottospecie: quella nominale nidifica sui rilievi dell’Himalaya, mentre la sottospecie yunnanensis, segnalata in Europa, è distribuita in quasi tutta la Siberia, dai monti Urali sino all’oceano Pacifico. L’area di sverna-
■ Prispolone indiano (Anthus hodgsoni), Linosa (AG), 11 novembre 2012. Questa specie siberiana negli ultimi anni ha cambiato il suo status in Italia: da rarissimo accidentale agli inizi del 2000 a visitatore raro, ma probabilmente regolare, in periodo autunnale.
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■ Figura 1. Avvistamenti annuali del Prispolone indiano in Italia.
12
numero individui
10 8 6 4 2 0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
■ Figura 2. Fenologia del Prispolone indiano in Italia.
9
numero individui
8 7 6 5 4
Prima decade
3
Seconda decade
2 1 0
Terza decade GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC
effettuata in territorio pugliese, è dell’inverno del 2002 e si riferisce a un individuo rinvenuto morto; a questa seguono poi tre dati di inanellamento effettuati sulle isole Ponziane (LT): due autunnali dall’isola di Ventotene (ottobre 2006 e 2009) e uno primaverile dall’isola di Zannone (maggio 2009). I primi due avvistamenti in natura risalgono al 2010: un individuo nella Riserva Naturale di Pian di Spagna (CO-SO) il 23 ottobre e uno, alla luce del tramonto del 30 ottobre, in quella che negli anni a seguire diverrà il “tempio” italiano dell’OBP (acronimo dal nome inglese Olive-backed Pipit), l’isola di Linosa (AG). Da questo momento il valico tra la Siberia e l’Italia sembra sia stato definitivamente aperto: quattro individui nel 2011, tre nel 2012 e una vera e propria mini invasione nel 2013, con 11 individui in autunno, che si è protratta sino ai primi mesi del 2014, quando vengono segnalati due individui in periodo invernale, di cui, almeno per uno, è stato confermato lo svernamento. Nel giro di un decennio si è quindi passati dallo status di rarissimo accidentale a quello di visitatore scarso, ma molto probabilmente regolare, e la specie può essere considerata il “siberiano” più facilmente osservabile in
Italia e nel Mediterraneo dopo Luì piccolo siberiano (Phylloscopus collybita tristis) e Luì forestiero (P. inornatus). L’incremento di avvistamenti degli ultimi anni è imputabile sia a una maggiore ricerca e conoscenza dei caratteri identificativi da parte dei birdwatcher italiani, sia a un effettivo aumento del numero di individui che raggiungono il nostro continente, con numeri record registrati in molti paesi europei negli autunni 2012 e 2013. Nella figura 1 è possibile notare il netto incremento nel numero di osservazioni registrato dagli inizi del 2000 a oggi, mentre nella figura 2 gli avvistamenti di tutti gli individui registrati sono divisi, oltre che per mesi, per decadi. Tutti i dati finora noti sono riassunti nella tabella 1. Benché negli anni a venire, con un numero maggiore di dati a disposizione, sarà possibile ottenere un quadro più chiaro, da questi grafici si può desumere la fenologia della specie in Italia. Appare evidente che, anche nel nostro paese, la specie sia soprattutto un visitatore autunnale, osservabile specialmente tra la seconda metà di ottobre e la prima di novembre. Occorre però considerare che la maggior parte dei dati giungono dall’Italia meridionale, dove anche per altre specie, come il Luì forestiero, è stato
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■ Tabella 1. Segnalazioni italiane di Prispolone indiano. Luogo Alessano Ventotene Zannone Ventotene Gera Lario Linosa Lampedusa Lampedusa Lampedusa Pachino Filicudi Tremiti Linosa Linosa Linosa Linosa Linosa Linosa Lampedusa Lampedusa Lampedusa Enna Abriola
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XII X V X X X X XI XI XI X X XI X X X X XI XI XI XI I II
2002 2006 2009 2009 2010 2010 2011 2011 2011 2011 2012 2012 2012 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2014 2014
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morto inanellato inanellato inanellato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato osservato
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notato un certo ritardo nelle date di arrivo rispetto al Nord Italia e all’Europa settentrionale; pertanto, per le regioni settentrionali, la fine di settembre potrebbe essere un periodo favorevole per la specie. Molto interessanti sono i recenti dati invernali e il dato primaverile, che testimoniano il successo dello svernamento della specie all’interno dei confini del Paleartico occidentale, fenomeno osservato anche in altre aree meridionali come Portogallo, isole Canarie e Medio Oriente.
Identificazione Il Prispolone indiano, nell’aspetto generale, è molto simile al Prispolone (A. trivialis), condividendo con esso molti caratteri di piumaggio, tratti di comportamento e scelta di ambienti. Si tratta, quindi, di un tipico Anthus terricolo e arboreo, caratterizzato da un piumaggio mimetico: parti superiori piuttosto scure con lievi striature, parti inferiori chiare striate molto pesantemente sull’alto petto, più finemente sui fianchi, becco piuttosto robusto, zampe abbastanza lunghe, coda medio-corta che
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viene spesso battuta verso il basso (come nel Prispolone, ma più regolarmente e insistentemente). Inquadrata la specie in generale, entriamo nei dettagli confrontandolo, carattere per carattere, con il cugino europeo: la descrizione che segue si riferisce alla sottospecie yunnanensis, poiché è l’unica accertata per ora in Europa. Disegno della testa. La testa colpisce subito per l’aspetto più contrastato rispetto a quella del Prispolone. Il colore di fondo di nuca, collo e guancia è più scuro, di tonalità marrone-oliva. Su questa colorazione spicca, ben evidente e marcato, un sopracciglio, dorato sopra le redini e bianco quasi candido dietro l’occhio; tale carattere risulta più evidente rispetto al Prispolone, sia perché quest’ultimo ha sopracciglio color crema-beige uniforme, sia perché il colore di fondo della nuca del Prispolone è più chiaro, color marrone-beige. In aggiunta, il Prispolone indiano presenta sul vertice delle sottili striature scure, quasi nere, la più cospicua ed evidente delle quali si trova proprio lungo il bordo superiore del sopracciglio, particolare che contribuisce ad accentuarlo per via di un effetto “cornice” o “mascara”.
Michele Viganò Michele Viganò
■ Prispolone indiano (Anthus hodgsoni), Lampedusa (AG), 14 novembre 2011. Notare l’aspetto generale contrastato e pulito di questa specie, con dorso scuro e parti inferiori chiare. Anche la faccia è molto marcata: il sopracciglio bianco e dorato è accentuato dai segni neri del vertice e dalle macchie auricolari. ■ Prispolone (Anthus trivialis), Ventotene (LT), 25 aprile 2011. Questa specie appare molto più uniforme nella colorazione: le parti superiori e inferiori non sono così nettamente staccate come nell’indiano e inoltre la faccia appare meno contrastata a causa di sopracciglio e macchie auricolari poco marcati.
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■ Prispolone indiano (Anthus hodgsoni), Lampedusa (AG), 14 novembre 2011. Il dorso appare molto omogeneo, con solo delle lievi striature scure, e le sopracaudali formano un’area olivastra uniforme. I margini dell’ala sono olivastri, le zampe rosa acceso e due primarie sporgono oltre le terziarie. ■ Prispolone (Anthus trivialis), Ventotene (LT), 24 aprile 2011. Oltre al dorso striato sia di scuro che di chiaro e le zampe aranciate, notare come in questo individuo sembri esserci una proiezione delle primarie; in realtà è l’ultima terziaria che, essendo spezzata in punta, rivela le primarie più esterne.
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Sul lato posteriore della guancia (auricolari) sono presenti due piccole macchie, l’una sopra l’altra: bianco-sporco quella in alto, nera e più piccola quella in basso. Questo pattern è quasi sempre meno evidente o, addirittura, assente nel Prispolone (anche se esistono individui che mostrano un disegno più marcato del normale). È pertanto utile valutare l’identificazione basandosi sul maggior numero possibile di caratteri, senza soffermarsi su singole caratteristiche. Parti superiori. Come anticipato, le parti superiori sono piuttosto scure, di color marrone-oliva. Oltre alla colorazione, il mantello si differenzia da quello del Prispolone per l’aspetto più omogeneo; pur essendo piuttosto variabile, il Prispolone indiano mostra, infatti, solo una lieve striatura più scura sul dorso, appena percettibile, mentre il Prispolone ne mostra una ben visibile scuro-chiara. Si può quindi riassumere affermando che l’indiano ha dorso oliva con solo delle leggere striature scure (e alcuni individui appaiono addirittura quasi del tutto omogenei a una certa distanza), mentre il Prispolone ha dorso marrone-beige con strie scure piuttosto evidenti e, in più, delle strie chiare (solitamente le due centrali). Un’altra piccola differenza si trova sulle copritrici del sopraccoda: queste sono di norma del tutto omogenee nell’indiano, mentre nell’europeo presentano il centro più scuro. Anche se è difficoltoso osservare dettagli così minuti sul campo, è semplice notare le sopracaudali omogenee del Prispolone, perché esse creano un’area chiara uniforme contrastante con il pattern variegato dell’ala e della coda. Una piccola nota di cautela: gli individui dell’Asia centrale, appartenenti alla sottospecie hodgsoni, presentano il dorso più striato, così come il vertice e le sopracaudali. Ali. Le ali hanno un disegno più omogeneo rispetto al Prispolone; i bordi delle grandi copritrici e, in molti individui, anche quelli delle copritrici mediane, sono color beige-olivastro, rendendo le due barre chiare dell’ala poco marcate e meno evidenti rispetto a quelle del Prispolone, che presenta bordi beige chiaro/bianco sporco. Identico discorso per i bordi delle terziarie, che risultano maggiormente contrastate nel Prispolone. In effetti, la marginatura delle terziarie nel Prispolone indiano è di un bel verde oliva intenso, appena più caldo e ruggine proprio lungo il bordo esterno, molto soffuso e gradualmente sfumato verso il centro più scuro, mentre nel Prispolone la marginatura delle terziarie appare più ocra-crema ruggine, più netta e priva di toni oliva. Questo carattere risulta spesso molto utile per individui problematici di Prispolone che mostrano disegno facciale ben marcato.
Parti inferiori. Le parti inferiori sono caratterizzate da una colorazione molto particolare, tipica di molte specie con distribuzione siberiana, come Usignolo di Swinhoe (Luscinia sibilans) e Usignolo azzurro siberiano (L. cyane), nonché del Tordo bottaccio (Turdus philomelos) e del Tordo sassello (T. iliacus): le parti bianche del ventre sono brillanti e quasi luminose, con un effetto simile alla seta. Nel Prispolone, invece, le parti più chiare sono di un bianco leggermente soffuso di beige e risultano quindi di un colore meno puro e luminoso, più sporco. La parte alta del petto e, di solito, i fianchi sono, in entrambe le specie, colorati di beige-giallo, ma nell’indiano questo colore tende maggiormente verso il giallo-ocra. Le striature nere dell’alto petto e dei fianchi sono molto variabili in entrambe le specie ed è difficoltoso mettere dei punti fermi per questo carattere. Si può affermare che, grazie alla colorazione delle parti inferiori più brillante nel Prispolone indiano, esse risultano di solito più marcate e vistose in questa specie. L’effetto generale delle parti inferiori nel Prispolone indiano è comparabile a quanto si osserva nel Tordo bottaccio: infatti l’aspetto è da piccolo tordo. Aspetto generale. Anche se è buona abitudine descrivere l’aspetto generale di una specie all’inizio, dopo aver letto i caratteri descritti sopra risulterà più facile farsi una buona idea del “colpo d’occhio” che danno le due specie. A una certa distanza il Prispolone indiano appare come un Anthus piuttosto contrastato, grazie al netto stacco tra parti superiori oliva e le parti inferiori bianco acceso con pesanti striature; dà l’impressione di essere appena uscito da un dipinto a olio per via dei colori brillanti e “setosi”. Il Prispolone, invece, a distanza appare molto omogeneo: il dorso marrone beige con segni scuri e chiari e le ali con margini chiari piuttosto evidenti vanno a “fondersi” con le parti inferiori bianco sporco, solitamente meno marcate dell’indiano, e sembra più frutto di un acquerello che non di un dipinto a olio. Zampe. Nelle zampe troviamo un’altra analogia tra Prispolone indiano e Tordo bottaccio poiché, in entrambe le specie (oltre a molte altre specie siberiane), sono di colore rosa chiaro molto intenso, che, con un po’ di fantasia, potrebbe essere definito un color “Big Babol”. Il Prispolone mostra invece un colore più discreto: rosa piuttosto scuro che vira verso l’arancione. Struttura. Dimensioni e struttura sono praticamente identiche nelle due specie, ma esiste una differenza che, per quanto sottile, può essere utile
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■ Prispolone indiano (Anthus hodgsoni), Linosa (AG), 30 ottobre 2010. Le parti inferiori del Prispolone indiano sono bianco seta sulla pancia e dorate su petto e fianchi; le striature sono piuttosto marcate e contribuiscono a donare un aspetto piuttosto simile al Tordo bottaccio (Turdus philomelos). ■ Prispolone (Anthus trivialis), Ventotene (LT), 26 aprile 2011. In questa specie le parti inferiori sono bianco sporco e opaco sulla pancia e beige molto chiaro su petto e fianchi; le marcature sono di solito meno nette che nell’indiano, anche a causa del minor contrasto col resto delle parti inferiori.
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aspro “PRIIISP”. Il verso mantiene la stessa struttura di base in entrambe le specie ma, sempre con un orecchio allenato, è possibile notare che il Prispolone indiano ha una frequenza leggermente più alta e una tonalità meno aspra, cosicché il verso suona più alto, sottile e pulito, più penetrante. Con delle registrazioni è possibile effettuare un’analisi più oggettiva avvalendosi dei sonogrammi. Possiamo riassumere le differenze tra le due specie dicendo che il picco massimo (cioè la più alta frequenza) raggiunta dai nostri Prispoloni si aggira tra i 6.5 e i 7.5 kHz, mentre nel Prispolone indiano si aggira tra i 7.5 e gli 8.5 kHz. Inoltre i sonogrammi del Prispolone indiano mostrano di solito un’ampiezza minore e un minor numero di modulazioni (se ascoltiamo due versi della stessa durata, ma con un diverso numero di modulazioni, essi suonano più puliti e cristallini nel caso in cui ci siano meno modulazioni, come nell’indiano, e più grattati nel caso ci siano più modulazioni, come nel Prispolone). I versi brevi sono vocalizzazioni poco intense, solitamente, ma non sempre, emesse da terra; non si sentono spesso, ma possono essere molto utili per identificare le due specie. Il verso breve del Prispolone indiano è un “SIT” alto e acuto, pulito e piuttosto penetrante; analizzato col sonogramma, esso si aggira tra 6.5 e 8 kHz e appare come una breve linea retta o discendente. Quello del Prispolone potrebbe invece essere trascritto come un “SUT” più basso e con un suono meno puro; il sonogramma evidenzia un picco tra 5 e 6.5 kHz e un aspetto a “U” o a linea ascendente.
a fini identificativi. Mentre la punta dell’ala chiusa è rappresentata nel Prispolone dalla terziaria più lunga, nella maggior parte dei Prispoloni indiani si possono scorgere due/tre primarie che sporgono oltre l’ultima terziaria. Bisogna prestare molta attenzione in primavera quando, anche nel Prispolone, l’abrasione può consumare le penne dell’ala e mettere in evidenza una corta proiezione delle primarie, oltre le terziarie consumate. Il becco è leggermente più corto rispetto al Prispolone e sul campo questo carattere, sommato alle redini piuttosto chiare quasi in continuità con il sopracciglio dorato, dona alla faccia dell’indiano un aspetto più dolce e meno accigliato. Vocalizzazioni. I versi delle due specie sono, a un primo ascolto, molto simili. Con una buona dose di esperienza, tuttavia, è possibile distinguere le sottili, ma tangibili, differenze. Queste possono essere utilizzate sia per confermare l’identificazione di un individuo che mostra caratteri di piumaggio da indiano, sia per operare una prima scrematura dei prispoloni sp., distinguendoli in due gruppi: quelli che suonano decisamente come dei Prispoloni e quelli che invece hanno un verso “interessante” e meritano attenzione perché tra essi potrebbe nascondersi un indiano. Alle nostre latitudini e nel periodo in cui vengono più spesso segnalati individui di Prispolone indiano (autunno e inverno), è molto improbabile ascoltarne il canto, perciò saranno descritti solo i versi, che possono essere divisi in un due gruppi: il verso normale (o lungo) e il verso breve. Il primo è senza dubbio quello che si ascolta più frequentemente ed è il tipico verso emesso da un prispolone sp. quando viene fatto involare, un esplosivo e
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■ Versi lunghi di Prispolone indiano (Anthus hodgsoni), Linosa (AG), a sinistra e Prispolone (A. trivialis), Luino (VA), a destra. Il verso dell’indiano supera gli 8 kHz e presenta meno modulazioni per unità di tempo. Queste informazioni visibili sui sonogrammi possono essere intuite da un orecchio allenato: il verso del Prispolone indiano, infatti, suona più acuto e pulito rispetto al Prispolone.
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■ Versi brevi di Prispolone indiano (An thus hodgsoni), Linosa (AG), a sinistra e Prispolone (A. trivialis), Luino (VA), a destra. I versi brevi, benché piuttosto infrequenti da ascoltare, sono un ottimo indizio per l’identificazione di queste due specie: nell’indiano la frequenza è sempre più alta e il verso può essere trascritto come un “SIT”, mentre il Prispolone emette un “SUT” molto più basso in frequenza.
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S egnalazioni dall’Italia
di Andrea Nicoli In questa rubrica sono riportate le osservazioni di specie interessanti diffuse sulla mailing-list EBN Italia nel periodo gennaio - aprile 2014. Si ricorda che le segnalazioni di accidentali devono essere confermate dalla Commissione Ornitologica Italiana (C.O.I.). Per la tassonomia e la nomenclatura si fa riferimento a: Castelli G., D’Amelio P., Haas M. 2014. Lista ornitica del Paleartico Occidentale, ver. 1.0 - 01/2014. GENNAIO ● Il giorno 1 si conferma la presenza del Totano zampegialle minore (Tringa flavipes) alla Piana di Gela (CL) (M. Zafarana), segnalato dal 12/12/2013. Lo stesso giorno viene osservata una Strolaga maggiore (Gavia immer) a Lavagna (GE) (A. Simoncini, G. Benini). ● Il giorno 2 viene segnalata un’Oca collorosso (Branta ruficollis) alla Riserva Foce dell’Isonzo (GO) (M. Toller, A. Bertoli). ● Quattro individui di Anatra marmorizzata (Marmaronetta angustirostris) sono segnalati il giorno 4 ai Pantani della Sicilia Sud Orientale (RG/ SR) (C. Cappuzzello, E. Gambino). ● Almeno trenta individui di Zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis) vengono osservati il giorno 5 a Bocca di Selva (VR), tradizionale luogo di svernamento per questa specie (M. Azzolini). In seguito verranno stimati almeno 72 esemplari (M. Sighele). Per il giorno 6 vi sono diverse segnalazioni: un Prispolone indiano (Anthus hodgsoni) a Enna (P. Bellavia), che svernerà e sarà osservato fino al 7 marzo, un Luì di Hume (Phylloscopus humei) a Romagnese (PV) (E. Vigo), un’Aquila di mare (Haliaeetus albicilla) a Monfalcone (UD) (I. Maiorano), un Gabbiano di Pallas (Ichthyaetus ichthyaetus) all’invaso di Lentini (SR) (Nodo EBN Sicilia) e
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due individui di Zigolo golarossa (Emberiza leucocephalos) a S. Bernardino di Vigasio (VR) (C. Izzo, P. Bertini). ● Il giorno 7 viene osservata una Moretta dal collare (Aythya collaris) al laghetto del Frassino (VR) (M. Azzolini), che rimarrà fino al giorno 26. Probabilmente si tratta dello stesso individuo presente in precedenza sul Lago di Caldonazzo (TN) dal 20 al 26/12/2013. Inaspettatamente verrà vista di nuovo sul Lago di Caldonazzo il giorno 8 febbraio (A. Schneider). Altre osservazioni per il giorno 7: due individui di Oca lombardella minore (Anser erythropus) alla Riserva Foce dell’Isonzo (GO) (S. Candotto) e una Monachella del deserto (Oenanthe deserti) alla Penisola Magnisi (SR) (P. Galasso et al.). ● Il giorno 12 viene segnalata un’Aquila di mare a Mergozzo (VB) (M. Piana). ● Un esemplare di Aquila anatraia maggiore (Clanga clanga) viene segnalata il giorno 15 a Valle Zignago (VE) (E. Stival et al.). ● Il giorno 17 vengono osservati uno Zigolo delle nevi sul litorale del Bacucco (RO) e un Mugnaiaccio (Larus marinus) a Sacca Scardovari (RO) (D. Trombin). ● Il giorno 18 vengono segnalati uno Zigolo minore (E. pusilla) a contrada Cozzo Pietra Perciata, Noto (SR) (R. Ientile et al.) e un Calandro maggiore (A. richardi) a Cervia (RA) (M. Nalin). ● Un altro esemplare di Calandro maggiore viene osservato il giorno 22 a Senise (PZ) (E. Fulco). Il giorno 25, a Valle Perera (VE), vengono segnalati tre individui di Aquila anatraia maggiore in volo nella stessa termica (E. Stival, M. Cargasacchi). ● Il giorno 26 vengono osservati uno Zigolo minore a Cantarana (AT) (F. Di Pietra) e un gruppo di dodici Zigoli delle nevi al Col Visentin (TV) (G. Della Pietà).
■ Luì di Pallas (Phylloscopus proregulus), L’Aquila, gennaio 2014. Un gran numero di birders è accorso per ammirare questo esemplare, secondo caso italiano di svernamento documentato dopo l’individuo presente a Treviso da gennaio a inizio marzo 2012.
● Il giorno 28, al Lago Vetoio presso L’Aquila, viene osservata una delle più importanti rarità di questo inizio d’anno: un Luì di Pallas (P. proregulus) (L. Petrizzelli, V. Dundee). L’esemplare svernerà in questo sito e verrà segnalato fino al 25 febbraio, permettendo il “twitch” a molti birders. ● Infine, il giorno 31, viene segnalato uno Storno roseo (Pastor roseus) ad Argenta (FE) (R. Gennati). FEBBRAIO ● Il giorno 1 viene segnalato un Piro piro del Terek (Xenus cinereus) a Campagna Lupia (VE) (L. Sattin). ● Una Monachella del deserto viene osservata il giorno 2 a I Variconi, Castelvolturno (CE) (M. Walters, F. Calabrese). L’individuo verrà segnalato fino al giorno 11. ● Il giorno 5 viene osservata un’Oca collorosso a Marano Lagunare (UD) (A. Formentin). ● Il giorno 6 un’altra segnalazione di Prispolone indiano, probabilmente svernante: un individuo a Pignola (PZ) (E. Fulco). Verrà ricontattato il giorno 11. ● Due individui di Oca lombardella minore vengono osservati a Fossalon (GO) il giorno 12 (S. Candotto). ● Un secondo individuo di Luì di Pallas viene segnalato il giorno 14 a Roccalbegna (GR) (G. Chiancianesi, G. Baiocchi). ● Il giorno 16 vengono osservati uno Zigolo golarossa a Osoppo (UD) (M. Toller, A. Bertoli) e un Gabbiano di Pallas alla foce del Simeto (CT) (M. Sammut). Lo stesso giorno iniziano le segnalazioni di un individuo di Luì di Hume a Mara-
MARZO ● Proseguono le segnalazioni di Culbianco isabellino, che confermano il consistente passaggio di questa specie; in tutti i casi si tratta di individui singoli: a Condofuri Marina (RC) il giorno 5 (G. Martino), a Punta Pellaro (RC) il 16 (G. Martino), al Pantano Longarini (SR) il 16 (C. Cappuzzello, E. Gambino), a Maganuco (RG) il 16 (C. Cappuzzello, E. Gambino), a Torre Canne (BR) il 29 (S. Todisco), a Trinitapoli (FG) il 30 (A. Nitti). ● Il giorno 8 viene segnalata una Monachella del deserto a Isola S. Andrea, Marano Lagunare (UD) (C. Guzzon, M. Toller, A. Bertoli). ● Due individui di Aquila anatraia maggiore transitano ad Arenzano (GE): un individuo il giorno 11 (A. Ghiggi) e uno il 15 (osservatori vari). ● Il giorno 20 viene osservato un Luì scuro (P. fuscatus) alle torbiere di Albate-Bassone (CO) (M. Brambilla). ● Tre osservazioni di singoli individui di Cutrettola testagialla orientale (Motacilla citreola): il giorno 23 a Fontanetto Po (VC) (L. Piretta, N. Scatassi), il giorno 24 ad Ariscianne (BT) (A. Di
Carlo Guzzon
Lorenzo Petrizzelli
no Lagunare (UD) (G. Vicario, A. Formentin); la presenza di questo esemplare si protrarrà fino al 24 marzo. ● Alcuni avvistamenti di Culbianco isabellino (O. isabellina): un individuo a Pantelleria (TP) il giorno 22 (P. Ferrandes), uno alla penisola Magnisi (SR) il 24 (R. Riddington), altri due individui a Pantelleria il 24 (P. Ferrandes). ● Il giorno 23 viene fotografata un’Averla del deserto (Lanius meridionalis elegans) a Capo Feto (TP) (A. Barbera).
■ Monachella del deserto (Oenanthe deserti), Isola S. Andrea, Marano Lagunare (UD), marzo 2014. Oltre a questo individuo, nel periodo gennaio-aprile, vi sono state altre due segnalazioni: a Penisola Magnisi (SR) e a Castelvolturno (CE).
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Gaeta) e il giorno 31 a Trinitapoli (FG) (N. Di Gennaro). ● Il giorno 26, sullo stretto di Messina, versante siciliano, vengono segnalate un’Aquila anatraia maggiore e un’Aquila anatraia minore (C. pomarina) (M. Cento, F. Adragna/LIPU). ● Sempre sullo Stretto di Messina, versante calabro, viene osservato un altro esemplare di Aquila anatraia minore il giorno 27 (G. Martino, A. Scuderi).
Giuseppe Zanolo
APRILE ● Altre osservazioni di Cutrettola testagialla orientale, sempre riferite a singoli individui: il giorno 5 lungo il corso del torrente Quiliano (SV) (G. Accinelli), il giorno 8 a Livorno Ferraris (VC) (D. Bernasconi, M. Brigo), il 19 alla riserva di Pian di Spagna (CO-SO) (Ang. e Alb. Nava), il 26 a Civitavecchia (RM) (D. Valenti), il 27 alla Penisola Magnisi (SR) (A. Corso, B. J. Small). ● Due segnalazioni di Sacro (Falco cherrug): un individuo il giorno 5 al Campo Rapaci Apuane, Capriglia (LU) (D. Bonazzi) e uno il giorno 8 sullo stretto di Messina, versante siciliano (A. Corso, M. Cento/LIPU). ● Un individuo di Aquila imperiale (Aquila heliaca) viene fotografato il giorno 8 a Bagni di Tivoli (RM) (M. Alviani). ● Il giorno 10 viene osservata un’Aquila anatraia minore al Campo Rapaci del Monte San Bartolo (PU) (L. Sonet).
● Il giorno 14 a Bari, località Punta Perotti, viene osservato un Culbianco isabellino (F. D’Erasmo). ● Il giorno 19 viene segnalata un’Aquila delle steppe (A. nipalensis) sullo stretto di Messina, versante siciliano (M. Cento, F. Adragna/LIPU). ● Il giorno 21, alla foce del torrente Quiliano (SV), viene osservato un Ciuffolotto scarlatto (Carpodacus erythrinus) (M. Bonifacino, G. Accinelli, G. Motta). ● Un Pigliamosche pettirosso (Ficedula parva) viene segnalato a Ventotene (LT) il giorno 24 (L. Bonanno). ● Il giorno 25, a Marano Lagunare (UD), viene osservato un Piro piro del Terek (G. Vicario). ● Il giorno 27 vengono segnalate una Calandrina (Calandrella rufescens) alla Penisola Magnisi (SR) e una Bigia grossa orientale (Sylvia crassirostris) (A. Corso, B. J. Small). ● Il giorno 28 un bellissimo esemplare di Strola ga maggiore in piumaggio riproduttivo viene osservato al Lago di Viverone (TO-BI) (A. Boldrini). Molti birders accorreranno per ammirare questo esemplare, che rimarrà fino al 5 maggio. ● Il giorno 29 si conferma, anche per quest’anno, la presenza di un maschio di Bigia grossa orientale in canto a Laureto-Fasano (BR) (S. Todisco). ● La rassegna si conclude con un Piovanello pettorale (Calidris melanotos) al bacino di Glorenza (BZ) il giorno 30 (M. Azzolini).
■ Cutrettola testagialla orientale (Motacilla citreola), torrente Quiliano (SV), aprile 2014. Le segnalazioni di questa specie, considerata accidentale nel recente passato, sono in aumento: otto individui sono stati osservati tra marzo e aprile.
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Giuseppe Martino Massimo Alviani
■ Culbianco isabellino (Oenanthe isabellina), Condofuri Marina (RC), marzo 2014. Almeno dieci individui di questa specie sono stati osservati tra l’ultima decade di febbraio e la fine di marzo. ■ Aquila imperiale (Aquila heliaca), Bagni di Tivoli (RM), aprile 2014. In Italia questa specie è considerata accidentale, ma ultimamente le segnalazioni sono in aumento: dal 2010 sono stati osservati da uno a tre individui all’anno.
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S egnalazioni dal Paleartico occidentale
di Lorenzo Prada GENNAIO-APRILE 2014 ● Il 6 gennaio viene segnalato a Engiweier (Schaf fhausen), una femmina di Crociere delle pinete (Loxia pytyopsittacus), la prima per la Svizzera. ● Il 18 gennaio viene segnalata a Gendringen (Gelderland), una Averla bruna (Lanius cristatus), la prima per l’Olanda: nel giro di poche ore attirerà una folla di circa 400 persone. ● Il 2 febbraio, in un campo da golf della contea di Mayo viene rinvenuto il cadavere di un Pollo sultano della Martinica (Porphyrio martinicus) del secondo calendario, il primo per l’Irlanda. ● Il 6 febbraio è stato avvistato presso Nahsholim un Chiurlo piccolo (Numenius phaeopus) appartenente alla sottospecie americana hudsonicus, il primo per Israele. ● Il 10 febbraio viene segnalato a Waterside, Gal way (Irlanda), un Gabbiano dorsoardesia (Larus schistisagus), il sesto per il Paleartico Occidentale. ● Il 19 febbraio viene segnalato a Vardo (Varan gerfjord), un Edredone del Pacifico (Somateria mollissima v-nigrum), riconoscibile per la grossa dimensione ed il becco color carota, il primo per la Norvegia e per il Paleartico Occidentale. ● Il 21 marzo, viene segnalato presso il parco nazionale dell’Albufera di Valencia, un Gabbiano di Pallas (L. ichthyaetus), il primo per la Spagna. ● Il 25 marzo è stato osservato a Sandasjön, (Hör ningsholm), un Corriere asiatico (Charadrius asia ticus), il primo per la Svezia. Lo stesso individuo era stato osservato il giorno precedente, presso Po ri, in Finlandia, (seconda segnalazione di sempre). ● Il 3 aprile viene segnalato presso Garður, un Corriere piccolo (C. dubius), il primo per l’Islanda. Lo stesso giorno viene segnalato presso il lago Rusanda, in Serbia, un probabile Chiurlottello (N. tenuirostris) in un gruppo di circa 400 Chiurli piccoli; se confermata l’osservazione segnerebbe una
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svolta nella storia di questa specie che si ritiene ormai estinta. ● Il 4 aprile vengono avvistati due Gruccioni egiziani (Merops persicus): uno a Castro Verde, primo per il Portogallo, il secondo sull’isola di Fuerte ventura (Canarie), settimo per la Spagna. ● Il 7 aprile presso Höfn viene osservato un primo inverno di Gabbiano pontico (L. cachinnans), il primo per l’Islanda. Lo stesso giorno, in Spagna, presso Tarifa (Cadice), viene registrata una coppia di Bulbul golanera (Pycnonotus barbatus) intenta a nutrire tre piccoli appena involati: è la seconda nidificazione per l’Europa continentale; l’altro precedente risaliva all’anno scorso, nella stessa località. ● Il 13 aprile, viene osservata presso Jahra Pools, una Rondine rupestre indiana (Petrochelidon flu vicola), la seconda per il Kuwait e terza per il Pa leartico: due giorni dopo, nello stesso luogo, verranno osservati due individui. ● Il 22 aprile, viene osservato presso Ondarroa, un Mugnaiaccio australe (L. dominicanus) della sottospecie vetula, originaria del Sud Africa, seconda segnalazione per la Spagna. Sempre il 22 aprile viene comunicata la notizia di un’osservazione di Aquila di Wahlberg (Hieraeetus wahlbergi) risalente a circa un anno prima. Il 13 maggio 2013, viene fotografato in presso Ras Shukeir,un individuo del secondo calendario, in morfismo chiaro, la prima Egitto e per il Paleartico. ● Il 27 aprile viene osservato presso Heemskerk, un Tordo migratore americano (Turdus migratorius), resterà in loco per qualche giorno; il primo per l’Olanda. ● Il 29 aprile, osservata presso Sörsalbo una Gru canadese (Grus canadensis), prima per la Sve zia; due giorni prima, un individuo in Germania. Sempre il 29, presso Yotvata, un Astore cantante scuro (Melierax metabates), il secondo per Israele.
Segnalazioni da Malta di Raymond Galea a cura di Lorenzo Prada
Raymond Galea
● L’adulto di Pollo sultano di Allen (Porphyrio alleni), osservato a fine dicembre 2013, viene segnalato per l’ultima volta a Wied Ghollieqa il 12 gennaio. Lo stesso giorno viene visto un Airone guardabuoi (Bubulcus ibis) presso Dingli Cliffs. ● Una femmina di Albanella pallida (Circus macrourus) è stata segnalata numerose volte sull’isola di Comino durante i mesi di gennaio e febbraio; si tratta del primo svernamento per l’Arcipelago. ● Uno Stercorario maggiore (Stercorarius skua) è stato osservato il 27 gennaio a Pembroke. ● Una Spatola (Platalea leucordia) viene segnalata il 17 febbraio alla riserva naturale di Ghadira. ● Nell’ultima settimana di febbraio è stato registrato un notevole influsso di Culbianchi isabellini
(Oenanthe isabellina), con almeno ventitré individui tra le isole di Malta e Gozo, con un gruppo di nove presso Xaghra l-Hamra il 26 febbraio. ● Il 5 marzo vengono osservati due individui di Stercorario maggiore presso Marsascala. ● Il 9 marzo presso Cirkewwa viene segnalato un individuo di Stercorario mezzano (S. pomarinus). ● Il 15 marzo viene osservato a Simar un Luì bianco orientale (Phylloscopus orientalis). ● Tra il 17 e il 19 marzo, presso la riserva naturale di Ghadira viene osservato un maschio adulto di Pettazzurro (Luscinia svecica) appartenente alla sottospecie cyanecula. ● Il 13 marzo viene segnalata una Balia caucasica (Ficedula semitorquata), un maschio adulto presso Simar. Lo stesso giorno si registrano tredici individui di Cicogna bianca (Ciconia ciconia) in varie località sulle isole di Malta, Gozo e Comino; alcuni di questi individui sono stati uccisi a fucilate. ● Presso la riserva naturale di Ghadira, tra il 28 e
■ Schiribilla grigiata (Porzana pusilla), riserva naturale di Ghadira, 29 marzo 2014. Questa specie si distingue dalla più comune Schiribilla (P. parva), per l’evidente barratura sui fianchi, l’assenza di rosso alla base del becco e la proiezione delle primarie corta.
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Nicholas Galea
■ Pettazzurro (Luscinia svecica), Riserva naturale di Ghadira, 19 marzo 2014. Questo individuo, appartiene alla ssp. cyanecula che nidifica nell’europa centromeridionale; si nota l’evidente macchia bianca sulla gola.
Raymond Galea
ne osservato un individuo di Allodola beccocurvo (Alaemon alaudipes). ● Il 10 aprile vengono osservati nel cielo sopra la riserva naturale di Ghadira tre individui di Airone bianco maggiore (Ardea alba). ● Il 14 aprile presso Dwejra, Malta viene segnalata una Balia caucasica. ● Dal 16 al 19 aprile viene osservato, presso Maj jistral, un individuo di Poiana codabianca (Buteo rufinus): si tratta della seconda segnalazione per l’arcipelago Maltese. ● Il 30 aprile vengono osservati due individui di Cicogna bianca presso Ahrax. ● Nel corso del mese di aprile, inoltre, sono stati registrati altri dieci Culbianchi isabellini.
Raymond Galea
il 30 marzo è stata osservata una Schiribilla grigiata (Porzana pusilla). ● Nel corso del mese di marzo sono stati osservati quattordici individui di Albanella pallida, in varie località. Prosegue inoltre, nel mese di marzo, l’influsso di Culbianchi isabellini iniziato l’ultima settimana di febbraio: in numerosi siti sono stati osservati molti individui, per un totale di circa trentacinque; solitamente ne vengono registrati al massimo cinque nel corso dell’intera primavera. ● Il 7 aprile viene osservato, presso Wied Ghol lieqa, un individuo di Luì forestiero (P. inornatus) che rimarrà in loco fino al giorno 11: si tratta della quinta segnalazione nel periodo primaverile. ● Sull’isola di Comino, dall’8 all’11 aprile vie-
■ Poiana codabianca (Buteo rufinus), Majjistral, 18 aprile 2014. Seconda segnalazione è per l’arcipelago Maltese; nel Paleartico Occidentale è presente con la sottospecie cirtensis che nidifica in Nord Africa e la nominale rufinus, in Europa orientale e meridionale.
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Raymond Galea Raymond Galea
â– Allodola beccocurvo (Alaemon alaudipes), Comino, 11 aprile 2014. Questa specie, nidifica in ambienti semi-desertici del Nord Africa e del Medio Oriente.
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S egnalazioni dal Paleartico occidentale
di Lorenzo Prada GENNAIO-APRILE 2014 ● Il 6 gennaio viene segnalato a Engiweier (Schaf fhausen), una femmina di Crociere delle pinete (Loxia pytyopsittacus), la prima per la Svizzera. ● Il 18 gennaio viene segnalata a Gendringen (Gelderland), una Averla bruna (Lanius cristatus), la prima per l’Olanda: nel giro di poche ore attirerà una folla di circa 400 persone. ● Il 2 febbraio, in un campo da golf della contea di Mayo viene rinvenuto il cadavere di un Pollo sultano della Martinica (Porphyrio martinicus) del se condo calendario, il primo per l’Irlanda. ● Il 6 febbraio è stato avvistato presso Nahsholim un Chiurlo piccolo (Numenius phaeopus) apparte nente alla sottospecie americana hudsonicus, il pri mo per Israele. ● Il 10 febbraio viene segnalato a Waterside, Gal way (Irlanda), un Gabbiano dorsoardesia (Larus schistisagus), il sesto per il Paleartico Occidentale. ● Il 19 febbraio viene segnalato a Vardo (Varan gerfjord), un Edredone del Pacifico (Somateria mollissima v-nigrum), riconoscibile per la grossa dimensione ed il becco color carota, il primo per la Norvegia e per il Paleartico Occidentale. ● Il 21 marzo, viene segnalato presso il parco na zionale dell’Albufera di Valencia, un Gabbiano di Pallas (L. ichthyaetus), il primo per la Spagna. ● Il 25 marzo è stato osservato a Sandasjön, (Hör ningsholm), un Corriere asiatico (Charadrius asia ticus), il primo per la Svezia. Lo stesso individuo era stato osservato il giorno precedente, presso Po ri, in Finlandia, (seconda segnalazione di sempre). ● Il 3 aprile viene segnalato presso Garður, un Corriere piccolo (C. dubius), il primo per l’Islan da. Lo stesso giorno viene segnalato presso il lago Rusanda, in Serbia, un probabile Chiurlottello (N. tenuirostris) in un gruppo di circa 400 Chiurli piccoli; se confermata l’osservazione segnerebbe una
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svolta nella storia di questa specie che si ritiene or mai estinta. ● Il 4 aprile vengono avvistati due Gruccioni egiziani (Merops persicus): uno a Castro Verde, pri mo per il Portogallo, il secondo sull’isola di Fuerte ventura (Canarie), settimo per la Spagna. ● Il 7 aprile presso Höfn viene osservato un pri mo inverno di Gabbiano pontico (L. cachinnans), il primo per l’Islanda. Lo stesso giorno, in Spagna, presso Tarifa (Cadice), viene registrata una coppia di Bulbul golanera (Pycnonotus barbatus) intenta a nutrire tre piccoli appena involati: è la seconda ni dificazione per l’Europa continentale; l’altro prece dente risaliva all’anno scorso, nella stessa località. ● Il 13 aprile, viene osservata presso Jahra Pools, una Rondine rupestre indiana (Petrochelidon flu vicola), la seconda per il Kuwait e terza per il Pa leartico: due giorni dopo, nello stesso luogo, verran no osservati due individui. ● Il 22 aprile, viene osservato presso Ondarroa, un Mugnaiaccio australe (L. dominicanus) della sottospecie vetula, originaria del Sud Africa, secon da segnalazione per la Spagna. Sempre il 22 aprile viene comunicata la notizia di un’osservazione di Aquila di Wahlberg (Hieraeetus wahlbergi) risa lente a circa un anno prima. Il 13 maggio 2013, vie ne fotografato in presso Ras Shukeir,un individuo del secondo calendario, in morfismo chiaro, la pri ma Egitto e per il Paleartico. ● Il 27 aprile viene osservato presso Heemskerk, un Tordo migratore americano (Turdus migratorius), resterà in loco per qualche giorno; il primo per l’Olanda. ● Il 29 aprile, osservata presso Sörsalbo una Gru canadese (Grus canadensis), prima per la Sve zia; due giorni prima, un individuo in Germania. Sempre il 29, presso Yotvata, un Astore cantante scuro (Melierax metabates), il secondo per Israele.
Segnalazioni da Malta di Raymond Galea a cura di Lorenzo Prada
Raymond Galea
● L’adulto di Pollo sultano di Allen (Porphyrio alleni), osservato a fine dicembre 2013, viene se gnalato per l’ultima volta a Wied Ghollieqa il 12 gennaio. Lo stesso giorno viene visto un Airone guardabuoi (Bubulcus ibis) presso Dingli Cliffs. ● Una femmina di Albanella pallida (Circus macrourus) è stata segnalata numerose volte sull’isola di Comino durante i mesi di gennaio e febbraio; si tratta del primo svernamento per l’Arcipelago. ● Uno Stercorario maggiore (Stercorarius skua) è stato osservato il 27 gennaio a Pembroke. ● Una Spatola (Platalea leucordia) viene segna lata il 17 febbraio alla riserva naturale di Ghadira. ● Nell’ultima settimana di febbraio è stato regi strato un notevole influsso di Culbianchi isabellini
(Oenanthe isabellina), con almeno ventitré indivi dui tra le isole di Malta e Gozo, con un gruppo di nove presso Xaghra l-Hamra il 26 febbraio. ● Il 5 marzo vengono osservati due individui di Stercorario maggiore presso Marsascala. ● Il 9 marzo presso Cirkewwa viene segnalato un individuo di Stercorario mezzano (S. pomarinus). ● Il 15 marzo viene osservato a Simar un Luì bianco orientale (Phylloscopus orientalis). ● Tra il 17 e il 19 marzo, presso la riserva natu rale di Ghadira viene osservato un maschio adulto di Pettazzurro (Luscinia svecica) appartenente alla sottospecie cyanecula. ● Il 13 marzo viene segnalata una Balia caucasica (Ficedula semitorquata), un maschio adulto presso Simar. Lo stesso giorno si registrano tredici individui di Cicogna bianca (Ciconia ciconia) in varie località sulle isole di Malta, Gozo e Comino; alcuni di questi individui sono stati uccisi a fucilate. ● Presso la riserva naturale di Ghadira, tra il 28 e
■ Schiribilla grigiata (Porzana pusilla), riserva naturale di Ghadira, 29 marzo 2014. Questa specie si distingue dalla più comune Schiribilla (P. parva), per l’evidente barratura sui fianchi, l’assenza di rosso alla base del becco e la proie zione delle primarie corta.
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■ Pettazzurro (Luscinia svecica), Riserva naturale di Ghadira, 19 marzo 2014. Questo individuo, appartiene alla ssp. cyanecula che nidifica nell’europa centromeridionale; si nota l’evidente macchia bianca sulla gola.
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ne osservato un individuo di Allodola beccocurvo (Alaemon alaudipes). ● Il 10 aprile vengono osservati nel cielo sopra la riserva naturale di Ghadira tre individui di Airone bianco maggiore (Ardea alba). ● Il 14 aprile presso Dwejra, Malta viene segnala ta una Balia caucasica. ● Dal 16 al 19 aprile viene osservato, presso Maj jistral, un individuo di Poiana codabianca (Buteo rufinus): si tratta della seconda segnalazione per l’arcipelago Maltese. ● Il 30 aprile vengono osservati due individui di Cicogna bianca presso Ahrax. ● Nel corso del mese di aprile, inoltre, sono stati registrati altri dieci Culbianchi isabellini.
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il 30 marzo è stata osservata una Schiribilla grigiata (Porzana pusilla). ● Nel corso del mese di marzo sono stati osser vati quattordici individui di Albanella pallida, in varie località. Prosegue inoltre, nel mese di marzo, l’influsso di Culbianchi isabellini iniziato l’ultima settimana di febbraio: in numerosi siti sono stati os servati molti individui, per un totale di circa trenta cinque; solitamente ne vengono registrati al massi mo cinque nel corso dell’intera primavera. ● Il 7 aprile viene osservato, presso Wied Ghol lieqa, un individuo di Luì forestiero (P. inornatus) che rimarrà in loco fino al giorno 11: si tratta della quinta segnalazione nel periodo primaverile. ● Sull’isola di Comino, dall’8 all’11 aprile vie
■ Poiana codabianca (Buteo rufinus), Majjistral, 18 aprile 2014. Seconda segnalazione è per l’arcipelago Maltese; nel Paleartico Occidentale è presente con la sottospecie cirtensis che nidifica in Nord Africa e la nominale rufinus, in Europa orientale e meridionale.
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Raymond Galea Raymond Galea
■Allodola beccocurvo (Alaemon alaudipes), Comino, 11 aprile 2014. Questa specie, nidifica in ambienti semi-deser tici del Nord Africa e del Medio Oriente.
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Q FOTOGRAFIA B
L a visione personale
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di Sergio Banfi (Società Italiana di Caccia Fotografica)
o letto di recente La mirada personal, un interessante articolo di Isabel Díez (fotografa spagnola che ha ottenuto molti riconoscimenti nei concorsi internazionali) e volevo condividere con voi alcune riflessioni. Nel 2012 sono state vendute nel mondo 150 mi lioni di macchine fotografiche digitali (di cui 2 mi lioni in Italia) e ogni giorno si realizzano, per gli scopi più vari, milioni di fotografie. Una cosa le ac comuna: i loro autori desiderano catturare l’atten zione. Tuttavia, la mole crescente di stimoli visivi rende questo obiettivo sempre più difficile. Un’im magine risveglia l’interesse di chi l’osserva quando attiva uno specifico ricordo associato a un’emozio ne. Tale ricordo è unico e non trasferibile ed è per questo che ognuno reagisce in modo differente di fronte alla medesima foto. La capacità di suscitare emozioni aumenta in presenza di immagini inedite, perché il cervello tende a ignorare gli stimoli ricor renti. Non importa quanto spettacolare sia il palco scenico, se è stato visto e fotografato più volte allo stesso modo l’emozione si riduce fino ad annullarsi. Dobbiamo concludere che non c’è più molto da inventare e che realizzare immagini nuove è prero gativa dei maestri della fotografia? Io non credo. Basta scoprire la nostra mirada personal. Si tratta di scattare immagini legate intimamen te al nostro percorso di vita e al nostro mondo inte riore che, proprio per questo, sono comprese dagli altri con difficoltà. Non si tratta di una strada facile. Per ottenere immagini personali è necessario spez zare i blocchi che soffocano la creatività, particolar mente ostinati e persistenti se derivano da condizio namenti culturali. Tra le fotografie che si realizzano solo una pic cola percentuale passa il filtro delle riviste di setto re, ottiene riconoscimenti in concorsi o illustra libri importanti. Questa minima selezione modella la no
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stra cultura visiva e stabilisce gli standard estetici delle “buone” fotografie; è però riduttivo distingue re le foto tra “buone” o “cattive” quando si tratta di canalizzare un bisogno o un’espressione artistica. È fondamentale prendere coscienza dei condi zionamenti che limitano la nostra capacità di perce pire la realtà, dal punto di vista fotografico, in modo da potersene liberare. Il principale blocco è quello che ci spinge a fotografare con il pensiero fisso di piacere agli altri. Seconda limitazione è la mancan za di fiducia in noi stessi, che si traduce in mancan za di controllo della fotocamera e della tecnica fo tografica. Il terzo punto sono le etichette che catalo gano ciò che vediamo e che condizionano la nostra capacità di focalizzare l’attenzione, nella massa di oggetti, linee e colori, solo sugli elementi veramen te importanti. Dopodiché è necessario lavorare mol to, studiare le nostre fotografie, sperimentare nuove tecniche di ripresa, l’uso di una particolare compo sizione, della luce, del colore, della prospettiva ecc. In poche parole si tratta di sviluppare un proprio lin guaggio fotografico. Fino a quando non compiremo questo passo, l’essenza delle cose ci resterà nascosta. Occorre imparare a “vedere” come fanno i bir ders, i quali, svincolati dalla necessità di scattare fo to, ogni volta che guardano un soggetto scoprono qualche particolare nuovo o riconoscono una specie da un semplice movimento. Per questo scatto foto che non vinceranno alcun concorso, ma che rappresentano le emozioni vissu te quando sono state realizzate. Rispetto al passato, quando il mio obiettivo era di “catturare” più specie possibili, ora mi concentro su un esemplare, in mo do da fissarne un solo particolare alla volta.
â– Aquile di mare in lotta... Mosso creativo? â– Aquile di mare in lotta... Mosso creativo o luce insufficiente?
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Q Associazione EBN Italia B
Birdwatching nelle
Terre di Verdi
Il XXIV Meeting di EBN Italia
EBN Italia
di Luciano Ruggieri Dal 23 al 25 maggio siamo ritorna ti in Emilia per l’annuale meeting na zionale. Dopo Modena abbiamo scelto Parma, graditi ospiti del “giardino delle meraviglie” di Maurizio Ravasini, che, non pago di aver realizzato dal nulla va rie zone umide, ha creato una palude os servabile dalle finestre di casa sua. Siamo tornati in Emilia per vedere uccelli, senza però trascurare gli aspet ti amicali e quelli conviviali, legati alla cucina parmense. Non a caso, la sera di venerdì ci siamo trovati per i primi con venevoli in un tipico locale, la Trattoria Vernizzi di Frescarolo, dove abbiamo gustato le celeberrime specialità del luo go, molto apprezzate anche da Verdi, di cui il locale è pieno di cimeli. La giornata di sabato è stata intera mente dedicata al birdwatching. Ci gui da, appunto, Ravasini che ha organizza to la visita di alcune aree private, che lui stesso ha contribuito a proteggere e a va lorizzare con interventi specifici di rina turalizzazione. Cerchiamo di ottimizzare il numero di vetture ma ci accorgiamo di essere in 14 veicoli e ben 60 partecipan ti! Per chi non è del posto la campagna parmense ha un fascino particolare: non appare come la “solita” pianura padana noiosa e uniforme cui molti sono abitua ti. Ci sono molti campi a erba medica, fieno, maggese alternati a pascolo, che offrono all’avifauna delle aree di pianu ra possibilità di alimentazione e di nidi ficazione. I semi dell’erba medica sono molto apprezzati dai roditori e i rodito ri… dai rapaci. Queste coltivazioni ser
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vono per alimentare i bovini dal cui latte si ottiene il formaggio italiano più famo so al mondo: il parmigiano. Di quest’ul timo si può dunque affermare che sia un toccasana anche per l’ambiente. La prima tappa è un’azienda faunisti ca venatoria dove sono state ricreate, gra zie all’azione di Ravasini, diverse vasche per complessivi 15 ettari. Qui vediamo un gruppo di otto Spatole, una Cicogna nera, alcuni Ibis sacri e Chiurli maggiori. Grande quantità di Cavalieri d’Italia e di Pavoncelle in nidificazione. Osserviamo anche una rara Averla capirossa e un’A verla piccola. Nel canneto cantano Can naiola e Cannaiola verdognola (lifer per i birders pugliesi e romani), Cannareccio ne, Mignattino piombato. C’è anche un maschio di Marzaiola.Nel pomeriggio, ci spostiamo di alcuni chilometri per cerca re di osservare l’Occhione sul Taro, ma ci va male. Ci consoliamo invece con i Grillai e i Falchi cuculi che sono appena arrivati a nidificare nella Bassa parmen se. Una coppia di Falchi cuculi aveva già preso possesso del nido. In questo sito, alcuni di noi, riescono a vedere la rara Averla cenerina. Ma lo spettacolo più coinvolgente giunge nel tardo pomerig gio: presso una golena del Po, Ravasini ci fa visitare un’area privata dove so no presenti le poche coppie di Albanel la minore che resistono in ambienti di agricoltura estensiva. Assistiamo a scene mai viste prima, come il passaggio della preda dal maschio alla femmina, le evo luzioni nuziali dei due partner, le scara mucce tra coppie contigue. Molto bello,
alcune specie nidificanti rare come Balia dal collare, Re di quaglie, Pittima reale. Chiude le relazioni della mattinata Tina relli, che ci parla dell’andamento delle presenze di Ghiandaia marina, Falco cu culo e Falco grillaio in Emilia Romagna. Il pranzo sociale viene splendida mente servito all’aperto, nella prestigio sa cornice di Palazzo Calvi a Samboseto. Nel pomeriggio Fasola ci parla della situazione delle garzaie padane, monito rate ormai da 35 anni dall’Università di Pavia, presentando risultati inaspettati sulle preferenze trofiche. Mezzatesta ci presenta il Gruppo Italiano Rondoni e il suo nuovo libro sulla storia della LI PU La casa delle aquile ferite. Brichetti parla della storia dell’ornitologia italia na, tratteggiata nel corso delle sue in numerevoli attività sul campo, celebra ta dall’uscita del 10° volume di Orni tologia italiana. Mentre si concludono le operazioni di voto per il rinnovo del Consiglio direttivo, il padrone di casa Ravasini ci fa vedere alcune delle sue ultime foto di Grillaio, partendo dall’as sunto che “nell’identificazione, nulla è dato per scontato”. Il primo Grillaio ni dificante nel Parmense era stato identifi cato, infatti, come un Gheppio. In conclusione, un convegno ben ap prezzato in una cornice esclusiva, con interventi sintetici e precisi, che han no tratteggiato anche parte della storia dell’ornitologia italiana, il cui volto – a detta degli stessi relatori – è rapidamen te cambiato in seguito all’avvento di EBN Italia.
EBN Italia
Gianni Conca
veramente unico. Ci sono poi Gruccioni e Sterpazzole in canto. Si cena a La Fontana di Carzeto di Soragna con torta fritta, culatello e ano lini in brodo. Domenica si inaugura la saletta con gressi di casa Ravasini, ristrutturata solo per l’occasione e per noi, con il Conve gno Il birdwatching incontra l’ornitolo gia 14 anni dopo. Nel frattempo, si apre l’Assemblea dell’associazione con la re lazione sulle attività sociali dell’ultimo triennio da parte del Presidente (rias sunte nell’editoriale di questo numero). Sono presenti molti amici e nel parterre spiccano il professor Mauro Fasola, il di rettore del Centro Naturalistico Samma rinese Andrea Suzzi Valli, il presidente dell’associazione svizzera Ficedula Ro berto Lardelli, la direttrice del Parco Na zionale dell’Arcipelago Toscano Franca Zanichelli, l’ex direttore della LIPU Ar mando Gariboldi, uno dei principali fon datori della LIPU Francesco Mezzatesta, il presidente dell’Associazione Ornitolo gi dell’Emilia Romagna Roberto Tina relli e il padre dell’ornitologia italiana moderna Pierandrea Brichetti. Per sdrammatizzare un contesto co sì di rilievo, inizia a parlare di rarità il nostro Ottavio Janni, che peraltro è se gretario della Commissione Ornitologi ca Italiana. Ottavio analizza, a distan za di 10 anni, se le sue stesse previsioni sull’arrivo di nuove specie accidentali durante il convegno a Trezzo sull’Adda siano state rispettate. Lardelli esamina la copertura dell’atlante italiano riguardo
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Q Associazione EBN Italia B
Il nodo Delta Po Bw dedutta alla Fiera di Comacchio
EBN Italia
di Luciano Ruggieri neo/groups/deltapobw/ ed il gruppo Face book https://www.facebook.com/groups/ deltaPoBW/ Lo stand di EBN Italia è stato un punto di riferimento per i molti soci che sono venuti a trovarci. Non ci crederete, ma la quota sociale versata a mano è an cora un rito che accomuna molti e fa sen tire meno impersonali i contatti virtuali. La Fiera, allestita tradizionalmen te presso l’argine di Valle Fattibello, è stata caratterizzata anche dall’esposizio ne a Palazzo Bellini, del 8° Fotofestival dell’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani (AFNI), evento molto apprez zato anche dai birders, per la bellezza e originalità delle immagini esposte non solo per la specifica sezione “Uccelli”.
Marika Mann
Dal 1 al 4 maggio si è svolta a Co macchio (FE) la Fiera internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalisti co, che si effettua con cadenza biennale. Quest’anno la fiera è stata l’occa sione per presentare il nostro nuovo no do Delta Po Bw, che ha come referente Marco Crivellari: una cornice importan te per far conoscere ad un vasto pubblico l’ultimo nato dei gruppi locali che fanno riferimento ad EBN Italia. Per questo, all’interno dell’evento, è stato organizzato un corso gratuito di birdwatching con tre lezioni teoriche pres so la Manifattura dei Marinati a Comac chio e due uscite pratiche sul campo. I contatti principali del nodo sono la mailing list https://it.groups.yahoo.com/
■ Lo stand di EBN alla Fiera Internazionale del Birdwatching a Comacchio
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Associazione EBN ItaliaQ
B
Abbiamo provato in vari modi: scri vendo al Prefetto di Ferrara, sollecitan do le autorità competenti sul territorio, parlando con il Corpo Forestale dello Stato, ma inutilmente. I furti nelle aree più visitate da birders e fotografi sono proseguiti, colpendo i nostri soci e sim patizzanti. Nel veronese è stata recentemente smantellata una banda che operava con le stesse modalità dei ladri del Delta: pe dinamento dei fotografi in auto, attesa di una loro sosta in area appartata e aper tura del baule con razzia del materiale fotografico. In altri casi l’auto veniva aperta rompendo un finestrino. Spesso, per evitare di essere seguiti, foravano uno o più pneumatici. Nel Delta del Po emiliano-romagno lo i furti compiuti negli ultimi anni sono diverse decine. Le prime segnalazioni risalgono a più di dieci anni fa. I siti più pericolosi sono la torre di Valle Man driole, dove le macchine dei birders e fotografi vengono saccheggiate mentre il proprietario è sulla torre di osservazio
EBN Italia
Un’allerta visiva contro i furti nel Delta
ne, Valle Zavelea, dove tutte le macchi ne in sosta davanti all’ingresso corrono il rischio di essere depredate, Stazione Foce e, a volte, il parcheggio di Valle Canneviè e l’argine Agosta. Stanchi di questa situazione, in col laborazione con il nodo Delta Po BW, abbiamo preparato degli adesivi che av vertono, in tre lingue, i turisti stranieri e italiani del pericolo di furti in auto. Gli adesivi sono stati affissi a Valle Man driole, Valle Zavelea e Stazione Foce. Non serviranno a risolvere il proble ma, che è di competenza delle autorità di pubblica sicurezza, ma eviteranno, speriamo, che ingenui turisti si faccia no depredare alla prima uscita di bir dwatching nel Delta. I consigli pratici per i nostri soci, che visitano questi luoghi irrinunciabili, sono di lasciare la vettura completamen te aperta o, se possibile, con una persona di guardia e di evitare soste in parcheg gi pubblici o autogrill dopo essersi fatti notare a fare birdwatching con costose attrezzature.
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Q Associazione EBN Italia B
Una webcam per l’Aquila del Bonelli Il monitoraggio di un sito sensibile
EBN Italia
di Massimiliano Di Vittorio Un sogno per ricercatori, appassio nati e amanti dei rapaci, fino a qualche anno fa utopico, è di avere la possibilità di seguire una nidificazione istante per istante, quasi a percepire, in tempo rea le, la vita di una specie che difficilmente consente osservazioni prolungate. L’Aquila di Bonelli (Aquila fascia ta) è da anni oggetto della nostra atten zione, sia per la rarità, sia per il precario stato di conservazione. Come emerso dalle attività del nostro gruppo di lavo ro, spesso strettamente intrecciate alle investigazioni della CITES, le Aquile di Bonelli siciliane sono oggetto di perse cuzione, con prelievo di pulli e uova, da parte di falconieri e collezionisti senza scrupoli che rischia di provocarne il tra collo demografico. Da qui l’idea di uti lizzare una webcam per monitorare uno dei siti più a rischio della specie in Si cilia, per molti anni oggetto del prelievo dei piccoli, diventato un simbolo perché a un tiro di fionda dal domicilio di un noto falconiere, che traveste la sua atti vità sotto epiteti quali “educazione am bientale” e “tradizioni storiche”. EBN Italia, che dalla nascita del Progetto Bonelli è sempre stata in pri ma fila nel sostenere le azioni di moni toraggio e conservazione, alla proposta di organizzare il telerilevamento si è subito adoperata per raccogliere i fondi per l’acquisto dell’apparato, progettato e implementato da Ornis Italica. A fine marzo, dopo innumerevoli test effettuati per tarare gli apparati, un continuo scambio di informazioni con
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Giacomo dell’Omo e Carlo Catoni e grazie al bravo Mel Bucolo, è stata po sizionata una piccola telecamera a poca distanza dal nido. Il 14 aprile, dopo aver verificato che gli adulti avessero nutrito i piccoli (il si to era tra quelli monitorati costantemen te con la presenza di campisti), si proce deva all’attivazione della webcam. Grande emozione! Mentre percorrevamo la discesa per tornare all’automobile, Carlo Catoni ci comunicava che dal suo monitor, a Ro ma, vedeva i due adulti al nido, chiaro segno che tutto era andato bene. Uno dei due pulli era così minuscolo da far temere che non avesse grandi speranze di sopravvivere. Inizia così l’avventura, costellata di problemi tecnici dovuti alle difficol tà di trasmissione (il campo GSM non proprio eccellente) ma caratterizzata da grande entusiasmo: abbiamo osservato in diretta un via vai di prede condotte dagli adulti (fino a cinque al giorno) e la femmina che, nutrendo a turno i due piccoli sempre famelici, riusciva ad alle vare felicemente anche il secondo nato. Finalmente, il 28 maggio, il primo piccolo, dopo aver mostrato nei gior ni precedenti l’imminenza dell’evento, spiccava il volo, tornando impacciato ed eccitatissimo al nido qualche ora dopo. Un’emozione incredibile per tutti, spe cialmente per chi, come John Di Mari, ha impiegato tempo e fatica per cam biare le batterie di alimentazione del la webcam (immaginate di risalire una
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Saverio Cacopardi Saverio Cacopardi
■ La coppia di Aquile di Bonelli della web cam aveva un territorio particolarmente ricco di prede e vario dal punto di vista geomorfologico e vegetazionale. Si noti la femmina più grande del maschio.
■ L’installazione della web cam è stata ef fettuata con il minimo disturbo dell’aquila al nido.
montagna con due batterie da automobi le, sotto il sole siciliano) e per verifica re costantemente che tutto filasse liscio, sempre pronto a risolvere ogni problema senza mai lamentarsi. Il primo di giu gno, infine, anche il piccoletto, impac ciato e spronato dai genitori, conosce per la prima volta il cielo. Attraverso questo monitoraggio, re so possibile dai molti volontari impe gnati nei campi di sorveglianza, è sta to possibile, oltre al controllo di questa coppia ad alto rischio, ottenere prezio se informazioni sull’alimentazione, sui tempi di permanenza al nido degli adul ti, sui tassi di crescita dei giovani, ecc. L’esperienza tecnologica acquisita, inol tre, negli anni a venire ci permetterà di utilizzare questo metodo nella maggior parte dei siti sensibili. Il significato di quanto accaduto, per noi tutti, è che un gruppo di persone motivate e disinteressate possono com piere azioni concrete di conservazione, premiate soltanto dal privilegio di os servare queste splendide aquile, simbo li dell’ambiente mediterraneo, libere in volo sulle nostre colline.
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Apuane 3000 Una nuova IBA: il bottleneck Versilia-Alpi Apuane
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di Guido Premuda, Marco Franchini, Fabio Viviani L’obiettivo del progetto era di veri ficare numericamente il passaggio dei rapaci nell’arco di tre mesi (fine feb braio-fine maggio 2014), allo scopo di fare rientrare il bottleneck della Versi lia-Alpi Apuane tra le IBA (Important Bird Areas) classificate con il criterio C5 (Large congregations of migratory raptors), che prevede il passaggio di ol tre 3000 rapaci migratori, indipenden temente dalla rarità delle specie. Il pro getto è stato organizzato da Guido Pre muda con la collaborazione del gruppo Sunbird, del Centro Ornitologico To scano (referente Marco Franchini), del Parco Regionale delle Alpi Apuane (re ferente Fabio Viviani) e con il patroci nio di EBN Italia. Lo sforzo organizzativo per gestire il calendario e i permessi di accesso al la proprietà privata è stato notevole, ma non quanto l’impegno sul campo, che ha visto oltre 60 osservatori partecipan ti, 78 giornate e 645 ore di osservazione. Un risultato forse unico in Italia, perché realizzato su base volontaria, senza fi nanziamenti e mosso unicamente dalla passione, curiosità e voglia di scoperta. L’obiettivo è stato pienamente rag giunto con 3271 rapaci migratori rileva ti dal punto di osservazione di Capriglia (Pietrasanta, Lucca), nonostante 14 gior nate non coperte. Con questi dati si può ora finalmente considerare il bottleneck Versilia-Alpi Apuane come IBA per la migrazione rapaci, anche considerando i risultati del 2012 e 2013 (2268 e 2598 rapaci in 45 giorni di osservazione).
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Questo risultato nobilita il sito di Capri glia, importante non solo per le scoper te sulle strategie migratorie di Bianco ne (Circaetus gallicus), Aquila minore (Hieraaetus pennatus), Nibbio bruno (Milvus migrans) e Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), ma anche in termini quantitativi per il volume di rapaci di passaggio in migrazione. La specie più abbondante é stata, ovviamente, il Biancone, seguita da Fal co pecchiaiolo e Aquila minore. Per il Biancone è stato rilevato per il sito il re cord assoluto stagionale (n=2254), men sile a marzo (n=1988) e giornaliero il 20 marzo (n=882). Tra le segnalazioni più interessanti a Capriglia ricordiamo (tra parentesi il no me degli osservatori): 30 Marzo 2014 - 1 Albanella pallida (Circus macrourus), maschio adulto (Alberto Belosi) 31 Marzo 2014 - 1 Gufo di palude (Asio flammeus) (Emiliano Arcamone, Alessio Bartolini) 05 Aprile 2014 - 1 Sacro (Falco cher rug) (Dante Bonazzi) 08 Aprile 2014 - 1 Astore (Accipiter gentilis) (Lorenzo Del Chiaro) 12 Aprile 2014 - 2 Lanari (F. biarmicus) (Alfredo Peghini) 17 Aprile 2014 - 1 Albanella pallida, femmina adulta (Guido Premuda) 17 Aprile 2014 - 1 Astore, immaturo (Guido Premuda) 23 Aprile 2014 - 1 Smeriglio (F. colum barius) (Franco Roscelli)
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Guido Premuda
■ Durante il campo Apuane 3000, svoltosi da fine febbraio a fine maggio 2014, è stato regi strato il passaggio di oltre 2200 Bianconi (Circaetus gallicus).
03 Maggio 2014 - 1 Albanella pallida, femmina adulta (Massimo Marcone) 03 Maggio 2014 - 1 Falco della Regina (F. eleonorae) (Massimo Marcone) 11 Maggio 2014 - 1 Falco della Regina (Alberto Belosi) 12 Maggio 2014 - 1 Grillaio (F. nau manni), femmina (Alfredo Peghini) 13 Maggio 2014 - 1 Albanella pallida (Debora Bedini) 15 Maggio 2014 - 3 Falchi della Regina (Guido Premuda) Tra le osservazioni di migratori mol to precoci riportiamo: 20 Febbraio 2014 - 6 Bianconi (Giovan ni Bertola) 19 Marzo 2014 - 2 Lodolai (F. subbu teo) (Debora Bedini) 25 Marzo 2014 - 1 Falco pecchiaiolo (Alfredo Peghini) 05 Aprile 2014 - 1 Falco pecchiaiolo (Dante Bonazzi) Si ringraziano vivamente tutti i parteci panti, e in particolare: • Andrea e famiglia Benvenuti, Fernando Sava e Monica Salvi, Elisabetta Gusti nucci
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Il Centro Ornitologico Toscano (www. centrornitologicotoscano.org), Il Parco Regionale delle Alpi Apuane e il suo personale: il Comandante Gio vanni Speroni, le guardie Giovanni An drea Bertola, Nicola Raffaelli e le GAV (Guardie Ambientali Volontarie) I capi-campo e aiuti: Lorenzo Del Chia ro, Marianna Corsinelli, Debora Bedini, Alfredo Peghini, Dante Bonazzi, Alber to Belosi, Alessandro Franchi, Marco Borioni, Mariarosa Baldoni, Francesco Franceschi, Camilla Pelizziari, Massi mo Marcone, Erio Bosi, Franco Roscel li, Emiliano Arcamone, Alessandro Sac chetti, Domenico Verducci, Franco Traf ficante, Gabriele Grilli, Stefano Donello, Alessio Bartolini, Giuliano Gerra, Ma riano Casani, Filippo Bonucci, Andrea Delle Sedie, Marco Cantarelli, Giuseppe Nardini, Pietro e Paolo Pelletti, Riccardo Gherardi, Roberto Dell’Orso
Progetto realizzato in collaborazione con: • Gruppo Sunbird, www.sunbird.it/orni tos/AlpiApuane.htm • Centro Ornitologico Toscano (COT), www.centrornitologicotoscano.org • Parco Regionale delle Alpi Apuane, www.parcapuane.it • Con il patrocinio di EBN Italia, www. ebnitalia.it
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In viaggio con EBN italia Bulgaria 2014
EBN Italia
di Enrico Bresciani “Deciso: si andrà in Bulgaria in maggio 2014”. All’inizio dell’anno ognuno di noi ha superato i rispettivi problemi organizzativi e ha ceduto al desiderio di visitare ambienti naturali nuovi, con la speranza di osservare spe cie mai viste. Dieci appassionati, dopo alcuni me si di contatti virtuali per i preparativi, si sono trovati il 5 maggio all’aeroporto di Sofia con Igor Festari, il tour-leader, e con la guida bulgara Dobromir Domu schiev. Entrambi si dimostreranno al l’altezza dei compiti: Igor preparato e pronto a trasmettere le proprie cono scenze naturalistiche, Dobromir esperto conoscitore dei luoghi. Sfortunatamente le condizioni mete orologiche sono state, usando un eufemi smo, mediamente “sfavorevoli al bird watching”, con almeno la metà dei giorni caratterizzati da pioggia abbondante, op pure vento teso e temperature relativa mente rigide. Nonostante ciò, l’itinerario previsto ci ha consentito di visitare am bienti differenti (dalla montagna al mare, dalle colline alle lagune costiere), senza particolari difficoltà logistiche, e di sti lare a fine viaggio una check-list di 228 specie di uccelli. I primi due giorni, dedicati ai Balcani centrali, oltre alla pioggia ci hanno rega lato: Balia caucasica (Ficedula semitor quata), Pigliamosche pettirosso (Ficedu la parva), Cincia dalmatina (Poecile lu gubris), Albanella pallida (Circus ma crourus) in migrazione, un solo Picchio dalmatino (Dendrocopos leucotos), Pic
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chio cenerino (Picus canus), Poiana co dabianca (Buteo rufinus), Aquila rea le (Aquila chrysaetos), Aquila di mare (Haliaeetus albicilla) in migrazione, Luì bianco orientale (Phylloscopus orienta lis), Bigia padovana (Sylvia nisoria), Cul bianco isabellino (Oenanthe isabellina), Codirossone (Monticola saxatilis) ecc. Lungo il trasferimento verso la co sta del Mar Nero abbiamo osservato Ca sarca (Tadorna ferruginea), Mignattino comune (Chlidonias niger) e alibianche (C. leucopterus), Cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), il primo Zigo lo capinero (Emberiza melanocephala), Cicogna bianca (Ciconia ciconia) e nera (C. nigra) e Occhione (Burhinus oedic nemus). Nei quattro giorni passati sulle co ste del Mar Nero, prima a nord vicino al confine rumeno, poi a sud presso le città di Pomorie e Burgas, abbiamo aggiunto alla lista alcune osservazioni di pregio: Monachella dorsonero (Oenanthe ple schanka), Cannaiola di Jerdon (A. agri cola), solo sentita, Gufo reale (Bubo bu bo), Picchio rosso di Siria (D. syriacus), Pellicano comune (Pelecanus onocrota lus) e riccio (P. crispus), Aquila anatraia minore (Clanga pomarina), Canapino pallido orientale (Iduna pallida). Inol tre, fra le altre specie: Strolaga mezza na (Gavia arctica), in abito riprodutti vo, Spatola (Platalea leucorodia), Mi gnattaio (Plegadis falcinellus), Bianco ne (Circaetus gallicus), molte specie di limicoli, tra i quali Gambecchio frullino (Limicola falcinellus), Marangone mi
■ Panorama delle pendici meridionali degli Stara Planina, la più importante area montuosa nei Balcani centrali per il birdwatching.
nore (Microcarbo pygmeus), Basettino (Panurus biarmicus). Abbiamo trascorso gli ultimi gior ni in collina, sui Monti Rodopi orienta li. Fra le specie qui contattate si possono citare: Aquila imperiale (Aquila helia ca), Grillaio (Falco naumanni), Aquila anatraia minore, Aquila minore (Hiera aetus pennatus), Cicogna nera, Coturni ce orientale (Alectoris chukar), Averla mascherata (Lanius nubicus), Canapino levantino (Hippolais olivetorum), Bigia grossa orientale (Sylvia crassirostris), Zi golo capinero, Capovaccaio (Neo phron percnopterus), Grifone (Gyps ful vus), Avvoltoio monaco (Aegypius mo nachus), Sparviere levantino (Accipiter brevipes), Poiana codabianca, Biancone, Falco della Regina (Falco eleonorae), Picchio muratore di roccia (Sitta neuma yer). Un acquazzone con grandine, du rante l’ultimo pomeriggio utile, ha pur troppo impedito la ricerca del Ciuffolot to scarlatto (Carpodacus erythrinus).
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■ Il gruppo EBN partecipante. In piedi, da dx a sx: Paolo Faifer, Valentino (autista bulgaro), Guido Massetti, Ennio Bezzone, Enrico Bresciani, Carlo Consiglio, Valter Ventura, Maurizio Azzolini, Dobromir Domuschiev (guida bulgara della Spatia Wildlife). Accosciati: Giovanni Melchiorri, Marcello Brugola, Igor Festari (EBN Italia Tour Leader ), Andrea Tarozzi.
Molte specie di uccelli, ambienti di versificati che colpiscono per la scar sa densità di popolazione – con l’ecce zione delle città costiere che stanno an dando incontro a una evidente massiccia espansione a scopo turistico – e il mini mo impatto delle attività antropiche so no gli aspetti naturalistici salienti della Bulgaria. Le giornate di birdwatching sono state intense ma alla portata di tutti e le opportunità fotografiche ridotte, consi derata la necessità di rispettare la tabel la di viaggio. La compagnia si è creata giorno dopo giorno senza intoppi, intor no alla comune passione ornitologica, e ha consentito a ognuno di vivere le gior nate del viaggio con le proprie peculia rità umane e culturali, senza prevarica zioni. Meglio di così? Il prossimo viaggio di EBN Italia... magari già nel 2015.
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Q Recensioni B
Ornitologia cuneese di Bruno Caula e Pierluigi Beraudo I nostri amici Beraudo e Caula l’hanno fatta grossa! Spariti dalla circolazione per un po’, so no riapparsi tutti felici con il loro nuovo nato tra le braccia: un tomo di 700 pagine che raccoglie tutto quello che è dato sapere sulla situazione ornitologi ca della provincia di Cuneo.
La pubblicazione è scritta in stile sobrio e con ciso e illustra lo status delle 336 specie che sono state registrate nella “Provincia Granda”, territorio che non si affaccia sul mare ma che spazia dalle Al pi Marittime alla Pianura padana occidentale e ai ri lievi interni delle Langhe. Non si dimentichi che in quest’area è compresa la Valle Stura, un corridoio migratorio di importanza internazionale. I due autori sono riusciti nell’impresa titanica di fondere informazioni recenti e dati storici, non solo spulciando minuziosamente le numerose fonti sto riche citate in bibliografia, ma anche consultando i dati dell’archivio GPSO, quelli del Gruppo Inanel latori Piemontesi, del MITO, dell’IWC e visitando personalmente le collezioni museali nazionali per un archivio fotografico inedito che viene inserito come cd-rom. Si pensi che, mentre il tomo è relativamen te povero di immagini per evidenti motivi di spazio, il cd-rom contiene 3.181 immagini, 317 videoclip e 189 canti, tutti registrati in provincia di Cuneo. Molto interessanti le schede dedicate all’Aqui la reale (grazie al contributo di Franco Bergese), al Gufo reale, studiato per anni dagli autori, e le sche de riferite alle specie non più nidificanti come Mo retta tabaccata, Albanella minore, Fraticello, Averla cenerina, Averla capirossa, Passera lagia. Una pubblicazione redatta in maniera impecca bile, assolutamente esaustiva per la provincia di Cu neo e di grande importanza a livello nazionale.
Caula B., Beraudo P.L., 2014 - Ornitologia Cu neese. Indagine bibliografica e dati inediti. Pri malpe Edizioni, Cuneo. pp. 693, € 47,00.
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